Rif. Doc. S4

PROGETTAZIONE PER LA REALIZZAZIONE E L’ESERCIZIO DI UN IMPIANTO EOLICO

Parrano e

“Località Poggio della Cavallaccia”

Criteri di scelta

Proponente Innova Wind. S.r.l.

Prof. Ing. F. Cotana Prof. Ing. F. Asdrubali Ing. G. Baldinelli Ing. A. Presciutti Ing. S. Schiavoni Ing. F. Bianchi Prof. Ing.Agr. Geol. L. Blois Ing. C. Festuccia Ing. A. Lepri Ing. F. Vonella Ing. M.Galeone Ing. V.M. D’Abundo INDICE 1. PREMESSA ...... 3

1.1 Scopo della relazione ...... 3

2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO ...... 4

2.1 Strumenti di tutela Paesaggistica ...... 4

2.1.1 Pianificazione nazionale ...... 4

2.1.2 Pianificazione regionale ...... 8

2.1.2.1 Piano Paesaggistico Regionale ...... 8

2.1.2.2 Il Piano Urbanistico Territoriale (PUT) ...... 14

2.1.3 Pianificazione Provinciale ...... 16

2.1.3.1 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) ...... 16

2.1.4 Pianificazione Comunale ...... 22

2.1.4.1 Pianificazione del Comune di Parrano ...... 23

2.1.4.2 Pianificazione del Comune di San Venanzo ...... 24

2.2 Considerazioni di sintesi ...... 26

3. ANALISI ANEMOMETRICA ...... 26

3.1 ATLANTE EOLICO DELL’ITALIA ...... 26

3.2 CARATTERIZZAZIONE ANEMOLOGICA DEL SITO ...... 29

3.3 ANALISI E CORRELAZIONE DEI DATI ANEMOMETRICI ...... 30

3.3.1 Analisi dei dati acquisiti ...... 30

3.3.2 Correlazione con dati storici ...... 34

3.4 STUDIO DELLA VENTOSITÀ' CON MODELLO NUMERICO ...... 36

3.5 CALCOLO DELLA PRODUCIBILITÀ' ...... 37

3.6 CONCLUSIONI ...... 39

4. CONCLUSIONI...... 39

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1. PREMESSA

1.1 Scopo della relazione

Lo scopo della presente “Relazione” è la definizione dei criteri con i quali è stato scelto il luogo di ubicazione del parco eolico in questione. Per conseguire l’obiettivo sopra indicato sono stati eseguiti studi, rilievi e verifiche sull’area di intervento e nel suo intorno significativo, i cui risultati sono illustrati ai capitoli che seguono. Lo studio è caratterizzato da una preliminare descrizione degli Strumenti di Tutela Paesaggistica, partendo da quelli a carattere nazionale fino ad arrivare agli strumenti di programmazione e tutela comunali. Successivamente viene riportata la caratterizzazione anemometrica del sito individuato. Dall’analisi congiunta dei due aspetti è scaturito l’attuale lay out del parco eolico.

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2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Nel presente capitolo vengono descritti ed analizzati i vincoli ambientali che interessano il territorio dove è prevista la realizzazione dell’opera in progetto. L’analisi ha lo scopo di verificare la coerenza tra la normativa vigente e l’opera proposta; gli strumenti di pianificazione territoriale, infatti, definiscono aree nelle quali sono presenti vincoli di tipo ambientale che possono influenzare il progetto.

2.1 Strumenti di tutela Paesaggistica

2.1.1 Pianificazione nazionale

Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) Il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137” è entrato in vigore dal 1° maggio 2004 e costituisce l’unico codice dei beni culturali e del paesaggio. Si devono inoltre considerare anche le successive modifiche e integrazioni introdotte con i seguenti provvedimenti: - Decreto Legislativo 24 marzo 2006, n. 156 “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione ai beni culturali” (G.U. n. 97 del 27 aprile 2006, Supplemento Ordinario n. 102); - Decreto Legislativo 24 marzo 2006, n. 157 “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio” (G.U. n. 97 del 27 aprile 2006, Supplemento Ordinario n. 102); - Decreto Legislativo 26 marzo 2008, n. 63 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio” (G.U. n. 84 del 9 aprile 2008); - D.P.R. 9 Luglio 2010, n° 139 “Regolamento recante procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità, a norma dell’art. 146, comma 9, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e s.m.i”.

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Il D.Lgs. n. 42/04, con le sue successive modifiche ed integrazioni, costituisce la principale disposizione normativa italiana che vincola l’utilizzo del suolo e recepisce, abrogandolo, il D.L. 490/99 (“Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali ed ambientali, a norma della L. 8 ottobre 1997 n. 352, art. 1”). In particolare, il decreto afferma che il patrimonio culturale è costituito dai Beni culturali e dai Beni paesaggistici: - Beni culturali – definiti come le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico antropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose aventi valore di civiltà; - Beni paesaggistici – intesi come gli immobili e le aree indicate dall’art. 134 dello stesso decreto, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio. Per quanto concerne i beni paesaggistici, il codice in oggetto persegue gli obiettivi della salvaguardia dei valori del paesaggio anche nella prospettiva dello sviluppo sostenibile. Ai sensi dell’art. 143, le regioni assicurano che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato. A tal fine sottopongono a specifica normativa l’uso del territorio, approvando piani paesistici concernenti l’intero territorio regionale. Il Piano paesaggistico definisce le trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposte a tutela, nonché gli interventi di valorizzazione del paesaggio.

In riferimento al D.Lgs. 42/2004, nell’area di studio non sono presenti beni ed immobili, intesi come appartenenti alle “Bellezze d’insieme”, di cui all’art. 136. l’opera interseca invece, solo per un piccolo tratto di passaggio del cavidotto di collegamento delle macchine un’area tutelata ai sensi dell’art. 142, in particolare art.142 lettera c) “fiumi torrenti corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici approvato con Regio Decreto 11/12/1933 n°1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuno”.

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Rete “Natura 2000” – Progetto “Bioitaly” (ex-Direttiva 92/43/CEE) Trattasi della legislazione che regola la rete Natura 2000, che rappresenta l’insieme dei siti denominati ZPS (Zone di Protezione Speciale) e SIC (Siti di Importanza Comunitaria), proposti alla Commissione europea, e che al termine dell’iter istitutivo saranno designati come ZSC (Zone Speciali di Conservazione). Questi sono volti a garantire la presenza, il mantenimento e/o il ripristino di habitat e di specie peculiari del continente europeo, particolarmente minacciati di frammentazione ed estinzione. La struttura fondamentale di tale impianto legislativo è costituita dai seguenti decreti: Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 "regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatica" (pubblicato sulla G.U. del 23 ottobre 1997, n. 248), il quale, ai fini della salvaguardia delle biodiversità, mediante la conservazione di definiti habitat naturali (elencati nell’allegato A) e delle specie della flora e della fauna (indicati all’allegato B, D ed E), istituisce le "Zone speciali di conservazione"; - Decreto Ministeriale 3 Aprile 2000 e successive modifiche ed integrazioni “Elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della direttiva 92/43/CEE” (pubblicato sulla G.U. del 22 aprile 2000, n. 95), che rende pubblico l'elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC), proposti unitamente all'elenco delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici; - Decreto 3 settembre 2002 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” (pubblicato nella G.U. del 24 settembre 2002, n. 224), in cui sono definite linee guida come supporto tecnico normativo alla elaborazione di appropriate misure di conservazione funzionale e strutturale, tra cui i piani di gestione, per i siti della rete Natura 2000; - Decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n. 120 “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione 6

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degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” (pubblicato sulla G.U. del 30 maggio 2003, n. 124). I decreti menzionati, recepiscono le seguenti direttive: 1. Direttiva n. 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli Habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica che ai fini della salvaguardia delle biodiversità, mediante la conservazione di definiti habitat naturali (elencati nell’allegato A) e delle specie della flora e della fauna, (indicati all’allegato B, D ed E), istituisce le "Zone speciali di conservazione";

2. Direttiva n. 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici. In base al DPR 357/97 (e quello integrativo 120/03), le Regioni individuano con proprio procedimento, i siti in cui si trovano tipi di Habitat delle specie di cui all’allegato B e ne danno comunicazione al Ministero dell’Ambiente e alla Commissione Europea dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC), per costituire la Rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione, denominata “Natura 2000”. Al fine di assicurare la coerenza ecologica della rete “Natura 2000”, il Ministro dell’Ambiente, definisce le direttive per la gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale che rivestono primaria importanza per la fauna e la flora selvatiche. La rete “Natura 2000”, comprende le zone di protezione speciale (ZPS), previste dalla direttiva 79/409/CEE e dall’articolo 1, comma 5, della legge 11 febbraio 1992, n. 157. Gli obblighi derivati dagli articoli 4 e 5 del DPR 357/97, di seguito descritti, si applicano anche alle zone di protezione speciale. In base all’art. 4 del decreto in oggetto, le regioni adottano per i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e per le Zone di Protezione Speciale (ZPS), le opportune misure regolamentari e quelle di conservazione per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie.

L’area di progetto non ricade in Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Interesse Comunitario (SIC) proposti ai sensi della Direttiva 92/43/CEE.

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2.1.2 Pianificazione regionale

2.1.2.1 Piano Paesaggistico Regionale Nell’ambito del nuovo processo di pianificazione territoriale avviato dalla Regione con la Legge Regionale 26 giugno 2009 n. 13, il PPR rappresenta lo strumento principale che promuove lo sviluppo durevole e sostenibile dell’intero territorio regionale, fondandolo sulla qualità del paesaggio e dell’ambiente. La valorizzazione e la tutela del patrimonio paesaggistico, naturale e culturale, il governo delle trasformazioni secondo obiettivi di qualità paesaggistica, sono le finalità principali da raggiungere. Tutto ciò nella consapevolezza che il paesaggio è una risorsa culturale, che concorre al benessere sociale della popolazione, non solo come miglioramento della qualità della vita e della identità culturale, ma anche come incremento di attrattività regionale e di competitività nelle reti di relazioni che sempre più si allargano a scala mondiale. Nel dettaglio il Piano Paesaggistico Regionale ha avuto inizio dalla definizione dei contenuti conoscitivi da assumere a base delle valutazioni e delle proposizioni del Piano. Tale definizione ha portato alla costruzione del Repertorio delle conoscenze, intesa come l’acquisizione, riordino e sistematizzazione delle numerose elaborazioni, nelle materie rilevanti rispetto al paesaggio (geologia, ecologia, attività agricole, urbanistica, centri storici, turismo, infrastrutture, attività produttive, ecc.), raccolte nel tempo in corrispondenza dell’attività regionale e provinciale in materia di governo del territorio, di pianificazione e di programmazione. Il Repertorio delle conoscenze consiste in una raccolta di fonti e in una serie di elaborati tematici rappresentati alla scala regionale tra i quali assume particolare rilevanza l’elaborato relativo ai Beni paesaggistici, ricostruito in collaborazione con la Soprintendenza. Il Repertorio delle conoscenze ha consentito di individuare, ad integrazione e precisazione dei risultati conseguiti con la Ricerca svolta dalla Regione in preparazione della formazione del Piano Paesaggistico Regionale, diciannove “Paesaggi regionali” attraverso i quali si riconosce l’identità della Regione.

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Premessa Il Piano Paesaggistico Regionale dell’ muove dalla concezione del paesaggio come una totalità contestuale, di natura trans-scalare, che integra localmente in modo specifico le caratteristiche storicoculturali, ecologico-naturalistiche, insediative, sociali e simboliche del territorio generando specifici profili identitari. In questa prospettiva individua alle diverse scale (da quella regionale a quella di area vasta e locale) i contesti che si configurano come paesaggi identitari dell’Umbria , con particolare riferimento ai Beni e alle aree tutelate per legge. Ne ricostruisce le dinamiche di mutamento per cogliere fattori di rischio e di vulnerabilità, tenuto conto anche degli atti di programmazione e pianificazione esistenti o in previsione. Attribuisce i valori, considerando anche il punto di vista delle popolazioni interessate. Infine definisce gli obiettivi di qualità di ciascun contesto, articolando di conseguenza le previsioni strategiche, quelle di regolazione degli interventi di trasformazione, e quelle di tutela dei Beni paesaggistici. Questo complesso insieme di attività di conoscenza, programmazione strategica, regolamentazione, progettazione e valutazione, del paesaggio umbro coinvolge direttamente la Regione e lo Stato per i Beni paesaggistici, ma anche gli altri soggetti di governo del territorio per tutte le altre trasformazioni del paesaggio, in particolare Province e Comuni. Il Piano Paesaggistico regionale diventa l’occasione per costruire visioni e regole comuni, all’interno dei ruoli stabiliti dalla nuova legislazione nazionale. I principali criteri posti a base della redazione del Piano paesaggistico regionale dell’Umbria sono così sintetizzabili:  Il Piano è inteso come strumento unico e organico di governo delle tutele, nonché di compatibilità e di indirizzo degli interventi di conservazione e trasformazione del paesaggio, fermo restando che i Beni paesaggistici di cui al D. lgs. n. 42/2004 si avvalgono di specifici contenuti regolativi. Il Piano assicura la certezza delle regole per la tutela e al tempo stesso promuove l’importanza del paesaggio ai fini del miglioramento della qualità del governo del territorio a tutti i livelli: regionale, provinciale,comunale.

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 L’efficacia del Piano si misura non soltanto rispetto alla sua funzione di salvaguardia dei paesaggi di maggior valore, ma anche rispetto alla sua capacità complessiva di orientare positivamente gli interventi su tutto il territorio, indirizzando le trasformazioni e valutandone preventivamente gli esiti sotto il profilo delle qualità del paesaggio. A questo scopo il piano prevede non solo di definire obiettivi di qualità per i singoli paesaggi articolati alle diverse scale ( regionale, di area vasta, locale ), ma anche di individuare specifici contesti di riferimento per le previsioni e i progetti, intesi come ambiti di territorio a cui va consapevolmente rapportata la pianificazione e la progettazione perché venga garantito il corretto inserimento paesaggistico dei nuovi interventi; il piano è sussidiario rispetto a questo scopo, fornendo il supporto di adeguate conoscenze, procedure e strumenti da utilizzare, con l’obiettivo di evitare il ricorso alla produzione di onerose conoscenze aggiuntive da parte dei progettisti. Il Piano definisce in questa prospettiva gli indirizzi e l’insieme dei criteri e strumenti per la valutazione delle trasformazioni, dettando misure per il corretto inserimento paesaggistico, ai sensi dell’art. 142, comma 1, lettera h) del DLgs, delle previsioni urbanistiche e dei progetti di intervento; definisce inoltre le attribuzioni di specifiche responsabilità per ciascuno dei livelli di competenza di governo del territorio  Il Piano promuove specifici progetti per il paesaggio ai fini della valorizzazione di particolari contesti identitari a valenza strategica. Inoltre, prevede che i progetti territoriali e i programmi di sviluppo regionale aventi incidenza sul paesaggio umbro, previsti tanto dall’ amministrazione regionale che da altre amministrazioni centrali o locali , dovranno essere approfonditi con specifico riferimento alla valenza paesaggistica degli interventi prefigurati.

Prestazioni Del Piano In base alla legislazione vigente e a quanto previsto in particolare dalla legge regionale 13/2009, il Piano Paesaggistico Regionale, mira ad assolvere a sei funzioni fondamentali:  tutela dei beni paesaggistici;

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 qualificazione paesaggistica dei diversi contesti, anche attraverso misure per il corretto inserimento;  indirizzo strategico per le pianificazioni di settore;  attivazione di progetti per il paesaggio;  indirizzo alla pianificazione degli enti locali e di settore;  monitoraggio e aggiornamento delle analisi delle trasformazioni del paesaggio regionale. Le diverse funzioni attengono in primo luogo al ruolo esercitato dalla Regione, congiuntamente con lo Stato limitatamente ai Beni paesaggistici. Ma attraverso il processo di governance multilivello prefigurato, investono anche gli altri soggetti di governo del territorio o comunque coinvolti in azioni con forti ricadute sui valori del paesaggio.

Organizzazione e Forma Del Piano Il Piano è organizzato secondo quanto previsto dagli artt. 135 e 143 del DLgs 42/2004, e dalla legge regionale 13/2009. In particolare è costituito dei seguenti elaborati, sia con testi scritti che specifiche cartografie: a) relazione illustrativa; b) quadro conoscitivo, che in particolare comprende l’atlante dei paesaggi con l’identificazione delle risorse identitarie, l’ attribuzione dei valori, la previsione dei rischi e delle vulnerabilità del paesaggio; c) quadro strategico del paesaggio umbro, articolato nella visione guida, nelle linee guida rispetto a temi prioritari della trasformazione e nel repertorio dei progetti strategici di paesaggio; d) quadro di assetto del paesaggio regionale articolato ai diversi livelli di governo del territorio, con la definizione degli obiettivi di qualità e delle discipline di tutela e valorizzazione, con particolare riferimento ai beni paesaggistici e ai loro intorni, nonché agli ambiti locali di pianificazione paesaggistica con specifiche normative d’uso prevalenti sui piani regolatori comunali ai sensi dell’articolo 135, commi 2 e 3 del d.lgs. 42/2004; e) disposizioni di attuazione.

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Inoltre il Piano, nel rispetto delle indicazioni di cui all’articolo 143, comma 1 del d.lgs. 42/2004, comprende in particolare: a) la rappresentazione del paesaggio alla scala regionale e la sua caratterizzazione rispetto alle articolazioni più significative, intese come specifici paesaggi regionali in applicazione dell’articolo 135, comma 2 del d.lgs. 42/2004; b) la perimetrazione dei paesaggi d’area vasta di cui all’articolo 21, comma 4, come specifiche articolazioni dei paesaggi regionali, nonché la definizione dei criteri per la delimitazione dei paesaggi locali a scala comunale sulla base degli obiettivi di qualità previsti all’interno dei paesaggi regionali; c) la rappresentazione delle principali reti paesaggistico-ambientali, con la definizione degli indirizzi e discipline per la loro tutela, valorizzazione e gestione sotto il profilo paesaggistico; d) l’individuazione dei beni paesaggistici di cui agli articoli 134 e 142 del d.lgs. 42/2004, con la loro rappresentazione su cartografie GIS alle diverse scale e con la definizione delle loro discipline di tutela e valorizzazione; e) l’individuazione degli intorni dei beni paesaggistici, da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia e utilizzazione; f) l’individuazione di paesaggi di particolare valenza ai fini della riconoscibilità regionale, definiti come Strutture Identitarie regionali, sottoposti a specifiche disposizioni di tutela e valorizzazione; g) la definizione delle misure per il corretto inserimento nel contesto paesaggistico degli interventi di trasformazione del territorio, con particolare riferimento alle modalità di intervento nelle zone produttive artigianali, industriali, commerciali per servizi e nel territorio rurale; h) la previsione delle modalità di integrazione e aggiornamento delle previsioni del piano, in particolare per ciò che riguarda i paesaggi d’area vasta, i paesaggi locali, gli ambiti locali, le aree compromesse o degradate. In definitiva la forma del Piano Paesaggistico Regionale (PPR) viene assunta come una combinazione di apparati di base. Coerentemente con l’art.17 della LR 13/2009, questi si articolano in sistema delle conoscenze e valutazioni (comma b); sistema

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delle previsioni, sia di carattere strategico programmatico (comma c) che regolativo (comma d) , e infine delle disposizioni di attuazione (comma e). Le diverse articolazioni sono rese interdipendenti da un processo di pianificazione che rifiuta la sequenza deduttiva a favore di un approccio di natura circolare orientato all’interattività dei diversi apparati. Conclusioni

Sono state analizzati gli elaborati del Piano Paesaggistico Regionale, tenendo conto degli ambiti territoriali individuati nei quali andranno a collocarsi il parco eolico, il cavidotto e la sottostazione in progetto e delle azioni di indirizzo o di vincolo che il piano definisce per tali zone.

Di seguito viene riportato, in forma tabulare, il confronto tra l’elenco di tutti gli ambiti identificati all’interno del Piano Paesaggistico Regionale e le caratteristiche dell’impianto in progetto e le eventuali prescrizioni dello stesso.

Sono state analizzati gli elaborati del Piano Paesaggistico Regionale, tenendo conto degli ambiti territoriali individuati nei quali andranno a collocarsi il parco eolico, il cavidotto e la sottostazione in progetto e delle azioni di indirizzo o di vincolo che il piano definisce per tali zone.

Di seguito viene riportato, in forma tabulare, il confronto tra l’elenco di tutti gli ambiti identificati all’interno del Piano Paesaggistico Regionale e le caratteristiche dell’impianto in progetto e le eventuali prescrizioni dello stesso.

Area interessata N° Strumento urbanistico parco stazione elettrodotto PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a1 elaborato QC 4.1 copertura forestale "Carta delle risorse fisico-naturalistiche" PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a2 elaborato QC 10.14 copertura forestale " Risorse Fisico Naturalistiche" aree collinari ed alto PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da collinari con sistema elaborato QC 10.14 insediativo a diffusione TAV 02a3 policentrica, accessibili

"Risorse Storico Culturali" aree montane con sistema insediativo in rarefazione difficilemente accessibili PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a4 elaborato QC 10.14 "Risorse Sociali Simboliche" 13

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PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da integro/parzialmente elaborato QC 11.07 integro integro integro TAV 02a5 rilevanza accertata / rilevanza "Repertorio dei valori" Contenuta rilevanza accertata accertata

PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a6 elaborato QC 12.7 Strutture identitarie prevalenti

"Repertorio delle strutture identitarie" Sistema montano di Montepeglia, apparato vulcanico di San Venanzo PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da elaborato QC 8 Territori coperti da foreste e da boschi TAV 02a7 fiumi torrenti e corsi "Carta delle aree tutelate per legge" d'acqua…..150 metri

PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da fiumi torrenti e corsi TAV 02a8 elaborato EP 7 d'acqua…..150 metri "Quadro delle Tutele" PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a9 elaborato EP 5 beni paesaggistici decretati "Quadro di Assetto Paesaggistico"

L’area interessata dal progetto non ricade in nessun ambito coperto da prescrizioni censite all’interno del Piano Paesaggistico Regionale.

2.1.2.2 Il Piano Urbanistico Territoriale (PUT) Il Piano Urbanistico Territoriale, approvato con Legge regionale 24 marzo 2000 n.27, è lo strumento tecnico con il quale la Regione dell’Umbria persegue finalità di ordine generale che attengono la società, l’ambiente, il territorio e l’economia regionale, con riguardo alla salienza delle risorse ambientali, culturali ed umane della regione nei confronti della società nazionale ed internazionale, definendo il quadro conoscitivo a sostegno delle attività e delle ricerche necessarie per la formazione degli strumenti di pianificazione territoriale, urbanistica e di settore degli enti locali. Il PUT rappresenta la società umbra nello spazio geografico, descrivendo la fotografia attuale di tale rappresentazione, ed in particolare evidenzia gli aspetti positivi quali gli equilibri ambientali fondamentali mantenuti, i valori storico-culturali strenuamente difesi ed attivamente vissuti, così come quelli negativi quali l’alterazione puntuale di

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alcuni equilibri ambientali, il consumo di risorse per via di processi pianificatori non sempre virtuosi, l’inadeguatezza del tessuto infrastrutturale e di servizio. Con il PUT si persegue la finalità di difesa delle risorse ambientali, garantendo una pari opportunità di accesso, di godimento e fruizione delle risorse naturali e culturali, anche per le generazioni future. Esso costituisce le condizioni per il ristabilimento degli equilibri essenziali, quando alterati, ed impedire ulteriori alterazioni. Con il PUT viene impostata la filiera virtuosa della decisionalità pubblica riguardo all’ambiente, stabilendo ex ante condizioni di compatibilità ai progetti di trasformazione, generali e specifici; questi ultimi rappresentati dalle singole opere pubbliche, anche prima dell’esito dell’applicazione degli appositi strumenti di valutazione, dando così "certezza" alla programmazione degli investimenti pubblici. Conclusioni

Sono state analizzati gli elaborati del Piano Urbanistico Territoriale, tenendo conto degli ambiti territoriali individuati nei quali andranno a collocarsi il parco eolico, il cavidotto e la sottostazione in progetto e delle azioni di indirizzo o di vincolo che il piano definisce per tali zone.

Di seguito viene riportato, in forma tabulare, il confronto tra l’elenco di tutti gli ambiti identificati all’interno del Piano Urbanistico Territoriale e le caratteristiche dell’impianto in progetto e le eventuali prescrizioni dello stesso.

Area interessata N° Strumento urbanistico parco stazione elettrodotto

PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da boschi di caducifoglie boschi di boschi di TAV 02b1 elaborato 3 collinari e submontane caducifoglie caducifoglie Carta geobotanica con principali classi di campi coltivati ed collinari e collinari e utilizzazione del suolo abbandonati submontane submontane PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da piano bioclimatico basso- TAV 02b2 elaborato 4 collinare piano piano bioclimatico bioclimatico piano bioclimatico collinare collinare Carta fitoclimatica collinare subcontinentale subcontinentale subcontinentale PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b3 elaborato 6 75% > copertura >= 50% Insulae ecologiche - Zone critiche di adiacenza tra insulae - Zone di discontinuità ecologiche di particolare interesse faunistico fiumi e torrenti PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b4 elaborato 7 demanio regionale zona di ripopolamento e Aree di interesse faunistico-venatorio cattura PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b5 elaborato 8 15

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Zone di elevata diversità floristico-vegetazionale e siti di interesse naturalistico PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b6 elaborato 9 aree recepite nello strumento urbanistico comunale aree non recepite nello strumento urbanistico Aree di particolare interesse naturalistico comunale già adeguato ambientale alla L.R.52/84 aree non recepite nello strumento urbanistico comunale non adeguato alla L.R.52/83

PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da sistemi alto collinari E sistemi alto sistemi alto TAV 02b7 elaborato 11 sistemi Basso Collinari collinari collinari Aree di particolare interesse geologico e singolarità geologiche sistemi basso collinari PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b8 elaborato 13 aree di studio di cui al D.P.G.R.10/02/98 n° 61 Parchi istituiti e aree di studio PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b9 elaborato 26 Viabilità storica, abbazie e principali siti benedettini PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b10 elaborato 27

Ambiti di tutela paesistica ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497 e legge 8 agosto 1985, n. 431, zone archeologiche e parchi PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b11 elaborato 28

Zone di tutela dei Monasteri Benedettini e dell'Antica Via Flaminia PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b12 elaborato 45 sorgente utilizzata Ambiti degli acquiferi di rilevante interesse regionale e punti di approvvigionamento idrico della rete acquedottistica regionale

La superficie in oggetto ricade all’interno di alcuna zona di particolare interesse faunistico od all’interno di altri ambiti faunistici quali oasi di protezione, aziende faunistico venatorie od agrituristico venatorie. Ricade invece in una zona di ripopolamento e cattura. Inoltre non ricade in nessun ambito coperto da prescrizioni censite all’interno del Piano Urbanistico Terriotriale

2.1.3 Pianificazione Provinciale

2.1.3.1 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

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Criteri di scelta

Lo strumento principale per il governo del territorio provinciale è attualmente rappresentato dal PTCP del 23/10/2000, aggiornato nel 2004 e attualmente è presente una Bozza di Documento Preliminare derivante dalla Revisione del maggio 2010. Nel contesto regionale umbro, la provincia di si caratterizza per la scarsa dinamica economica e territoriale, che ha complessivamente determinato una situazione fluida, sulla quale è possibile intervenire secondo diverse prospettive di sviluppo. Lo scenario implica scelte finalizzate al consolidamento e al rafforzamento delle diversità locali, considerando non tanto i centri, quanto i territori, e alla definizione di una rete di relazioni complementari e interdipendenti a diversi livelli. Il PTCP definisce delle Unità di Paesaggio (UdP) per individuare nelle dinamiche uomo-ambiente, le valenze specifiche dei territori e far proprio il principio di ecosostenibilità. Le analisi dell'ecologia del paesaggio hanno portato alla delimitazione di 50 unità, raggruppate in 4 sub-sistemi: orientale, centrale, occidentale e settentrionale. All'interno di ciascuna unità sono state riscontrate le esigenze e le criticità ambientali, sono state progettate le condizioni di equilibrio e sono state ricercate le possibilità di cambiamento e le imprescindibili cautele per le azioni di trasformazione. Sub-sistema 1(Orientale) Per questa area che comprende parte della pianura ternana, la bassa Valnerina, i Monti Martani e i Monti di , è previsto il potenziamento del ruolo di serbatoio di naturalità, riconnettendo tra loro le macchie boschive presenti, anche attraverso interventi di sistemazione idraulico - forestale con tecniche di progettazione naturalistica, e il recupero delle cave dismesse. Saranno tutelate le acque del fiume Nera, con particolare riguardo per i problemi di depurazione, di controllo dei prelievi e delle restituzioni dei deflussi minimi vitali. Sub-sistema 2 (Centrale) Si tratta di una zona di margine tra la piana densamente urbanizzata, la conca di Terni, e le aree agricole collinari, valle Antica, Collescipoli, Sangemini, e le colline interne della valle dell'Aia. Si prevedono operazioni di bonifica delle

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Criteri di scelta

numerose aree industriali dismesse, potenzialmente contaminate, e delle discariche urbane e industriali, ormai tecnicamente inadeguate. In alcune delle valli degli affluenti dell'Aia i dissesti riscontrati dovranno essere stabilizzati con tecniche di progettazione naturalistica volte al ripristino della vegetazione ripariale. Sub-sistema 3 (Occidentale) I monti Narnesi e Armerini costituiscono un corridoio ecologico a striscia, una delle principali configurazioni strutturali della provincia. Gli attuali margini dovranno essere rispettati, evitando gli arretramenti e le separazioni tra le macchie boschive all'interno del corridoio. Particolarmente importante è l'area umida del lago di San Liberato, che andrà tutelata e valorizzata. Si segnalano problemi relativi agli impianti idroelettrici, che sfruttano le acque dei fiumi Tevere e Nera: si ritiene necessario definire un rapporto equilibrato tra uso idroelettrico e altri usi. Sub-sistema 4 (Settentrionale) Il bosco dell'Elmo, che si caratterizza per l'elevata valenza naturalistica e, in generale, le aree del Monte Peglia e del Monte Piatto, saranno oggetto di specifiche salvaguardie. Nelle zone marginali verrà favorita la conversione delle attuali colture seminative a pascolo, allo scopo di aumentare la superficie dell'habitat naturaliforme. Gli ambiti fluviali del torrente Chiani, del fiume Paglia e dell'alto Tevere costituiscono un unico sistema strutturale, corridoio ecologico corrente, che svolge un'importante connessione lineare tra i sub-sistemi provinciali ed extra-provinciali. La strategia consiste in: politiche localizzative per le attività pubbliche; organizzazione di un circuito delle sedi museali e delle produzioni artistiche e culturali; individuazione di nuovi parchi regionali, in aree a grande valenza storico-culturale e ambientale; realizzazione di strutture centralizzate per l'informazione e la promozione di turismo, artigianato e produzione alimentare tipica; integrazione del sistema produttivo con l'Università, la ricerca e l'alta formazione. Data la specificità del territorio provinciale, tra gli interventi previsti assumono particolare rilievo quelli volti a: potenziare il parco scientifico e tecnologico e il polo multimediale nella conca ternana; riusare le aree industriali dismesse, in particolare quelle di ,quali centri di servizi (anche di formazione e ricerca) e di produzioni alternative compatibili con il contesto ambientale; aumentare la ricettività alberghiera,

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Criteri di scelta

favorendo in particolare il recupero di contenitori storici; valorizzare il polo fieristico regionale di ; promuovere il Parco di Monte Rufeno e Selva di Meana integrandolo con il sistema ambientale del Paglia e il parco urbano di . In accordo con il DST, relativamente alle strategie settoriali, l’obiettivo strategico di una organizzazione del sistema produttivo orientata all’utilizzo delle risorse territoriali secondo forme innovative, viene declinata secondo le seguenti azioni-indirizzo: - limitazione della nascita di nuove aree industriali ed all’ulteriore frammentazione delle zone produttive, attraverso iniziative a base intercomunale; - rafforzamento delle filiere produttive di qualità, specializzazione tecnologica e certificazione ambientale; - incentivazione di forme di associazione tra imprese e costituzione di consorzi per la razionalizzazione delle localizzazioni; - promozione del recupero e riuso delle aree dismesse; - progetti pilota sulla sostenibilità ambientale, paesistica ed energetica, cicli e insediamenti produttivi, ridefinizione della logistica a supporto delle città (piattaforme, autoporti, logistica di prossimità); - promozione di attività formative specializzate/superiori nel campo della qualificazione produttiva e sostenibilità ambientale; - promozione ricorso energie alternative, secondo forme compatibili con le caratteristiche ambientali. Per quanto attiene agli obiettivi strategici che sottendono alla base del processo di revisione del PTCP, essi vanno riferiti ad una serie di componenti essenziali così riassumibili: - Favorire un trasporto e mobilità sostenibile attraverso azioni e suggerimenti specifici che indirizzino piuttosto che inseguano, lo sviluppo; Rivisitazione degli ambiti delineato nel PTCP vigente ed individuazione delle principali opere infrastrutturali programmate in ambito regionale e interregionale; - Favorire politiche di localizzazione impianti energie alternative alla luce della nuova delega assunta dalle Province nella finanziaria 2007;

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Criteri di scelta

- Garantire attraverso l’approccio eco-sistemico la migliore valorizzazione delle risorse locali, considerando come prioritario uno sviluppo fondato sulla ri- scoperta, da parte delle comunità locali, delle proprie intrinseche traiettorie e della propria “identità” intesa anche come ri-proposizione di questa nei caratteri dei luoghi urbani e del territorio aperto; - Favorire l’applicazione ampia della Convenzione europea del paesaggio, anche attraverso la promozione di azioni partecipative delle comunità locali al processo di sviluppo del territorio; - Promuovere l’affermazione di sistemi locali che, valorizzando le diverse componenti territoriali, possano efficacemente proporsi come nodi di una “bioregione”, puntando sulla qualità della vita e del costruito e proponendo un modello di sviluppo coerente con l’alta qualità del paesaggio. Conclusioni Sono state analizzati gli elaborati del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, tenendo conto degli ambiti territoriali individuati nei quali andranno a collocarsi il parco eolico, il cavidotto e la sottostazione in progetto e delle azioni di indirizzo o di vincolo che il piano definisce per tali zone. Di seguito viene riportato, in forma tabulare, il confronto tra l’elenco di tutti gli ambiti identificati all’interno del Piano e le caratteristiche dell’impianto in progetto e le eventuali prescrizioni dello stesso.

Area interessata N° Strumento urbanistico parco stazione elettrodotto PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato 05 02c1 EMERGENZE DI INTERESSE STORICO E arch. PTCP Provincia di Terni - Estratto vincolo idrogeologico, vincolo dall'elaborato 06 vincolo idrogeologico, 02c2 boschi, seminativo idrogeologico, seminativo semplice CARTA DEI VINCOLI E DELLE semplice boschi EMERGENZE TERRITORIALI PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato 07 arenarie, conglomerati, 02c3 arenarie arenarie marne e calcari marnosi CARTA GEO-LITOLOGICA

PTCP Provincia di Terni - Estratto area a presenza 02c4 dall'elaborato 08 prevalente di frane attuali

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Criteri di scelta

CARTA DEI DISSESTI E o recenti ZONAZIONE SISMICA

PTCP Provincia di Terni - Estratto aree di dall'elaborato 10 aree di particolare aree di particolare particolare 02c5 CARTA COMPONENTI BIOTICHE: interesse faun. interesse faun. interesse AREE INTERESSE faun. E ITTICO faun. PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato 11 grado grado vulnerabilità: grado vulnerabilità: 02c6 vulnerabilità: CARTA DELLA VULNERABILITA' BASSO, MEDIO BASSO ALL'INQUINAMENTO DEI CORPI BASSO IDRICI SOTTERRANEI PTCP Provincia di Terni - Estratto corridoio ecologico; cerro- dall'elaborato 14 carpino nero,cerro- roverella, carpino nero, corridoio corridoio ecologico, 02c7 roverella e boschi puri; ecologico, seminativo CARTA DELLE UNITA' DI boschi puri o misti di bosco PAESAGGIO E USO DEL SUOLO conifere; seminativo arborato PTCP Provincia di Terni - Estratto pascolo, boschi, dall'elaborato 15 seminativo; serie collinare termofila del geosigmento cerro,geosigmento costituito costituito dalla serie geosigmento costituito dalla serie termofila del cerro dalla serie termofila del termofila del 02c8 CARTA DELLE SERIE DI alternata alla serie cerro alternata alla cerro VEGETAZIONE mesofile del cerro; serie serie mesofile del cerro alternata alla collinare termofila neutro- serie mesofile basifila del cerro;serie del cerro mediterranea termofila subacidofila del leccio PTCP Provincia di Terni - Estratto STINA, vincolo dall'elaborato I idrogeologico, bosco, seminativo semplice, STINA, vincolo seminativo arborato, vincolo idrogeologico, 02c9 Sistema dei Parchi idrogeologico, seminativo semplice regionali, Fasce di rispetto boschi PROGETTO DI STRUTTURA strada turistica dei corsi d'acqua (PUT art. 48), usi civici, strada turistica Aree di PTCP Provincia di Terni - Estratto Aree di interesse faun. e interesse dall'elaborato IIA particolare interesse faun., Aree di interesse faun. faun. e aree di particolare e particolare interesse particolare interesse naturalistico, faun., aree di 02c10 interesse pascoli da tutelare e particolare interesse SISTEMA PAESISTICO faun., aree di riqualificare, boschi, naturalistico,seminativo AMBIENTALE E UNITA' DI particolare seminativo semplice, semplice PAESAGGIO interesse seminativo arborato naturalistico PTCP Provincia di Terni - Estratto Aree di dall'elaborato IIA1 Aree di particolare Aree di particolare particolare SISTEMA PAESISTICO interesse naturalistico interesse naturalistico interesse 02c11 AMBIENTALE E UNITA' DI naturalistico PAESAGGIO SISTEMA NATURALISTICO

AMBIENTALE PAESISTICO PTCP Provincia di Terni - Estratto STINA, fasce di rispetto Zone 02c12 dall'elaborato IIA2 (PUT art 48), usi civici ex Boschive L.

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Criteri di scelta

SISTEMA PAESISTICO L. 431/85, Zone Boschive 431/85 AMBIENTALE E UNITA' DI L. 431/85 PAESAGGIO SISTEMA DEI BENI STORICO-

ARCHEOLOGICI PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato IIB1 ALTA CRITICITA' AREE A RISCHIO E AD ELEVATA 02c13 VULNERABILITA' RISCHIO COMPONENTE

AMBIENTE SUOLO PTCP Provincia di Terni - Estratto vulnerabilità acque vulnerabilità sotterranee: grado acque dall'elaborato IIB2 vulnerabilità acque vulnerabilità ALTO, sotterranee: sotterranee: grado MEDIO, BASSO, grado vulnerabilità BASSO, BASSISSIMO O NULLO; vulnerabilità AREE A RISCHIO E AD ELEVATA BASSISSIMO O pti di approvvigionamento BASSO, 02c14 VULNERABILITA' NULLO idrico aggiornati al 1999 BASSISSIMO PUT: sorgente utilizzata O NULLO AREE AD ALTA, MEDIO-ALTA, MEDIA CRITICITA' COMPONENTE

ACQUE SUPERICIALI E SOTTERRANEE PTCP Provincia di Terni - Estratto Boschi a dall'elaborato IIB3 Boschi a potenziale medio potenziale ed elevato rischio di medio e 02c15a AREE A RISCHIO E AD ELEVATA incendio rischio di VULNERABILITA' incendio

AREE A RISCHIO E AD AREE A RISCHIO SISMICO, ELEVATA LOCALIZZAZIONE INDUSTRIALE VULNERABILITA 02c15b A RISCHIO INCIDENTE indice di RILEVANTE, SITI DEGRADATI, indice di rischio da rischio da PROPENSIONE AGLI INCIDENTI 0,038 a 0,058 0,038 a 0,058

02c15c

PTCP Provincia di Terni - Estratto aree con funzioni di dall'elaborato III corridoio ecologico e oasi di protezione faun.; fasce aree di di rispetto dei fiumi;aree di interesse interesse naturalistico non aree di interesse naturalistico recepite nello strumento naturalistico recepite 02c16 recepite nello QUADRO DI RIFERIMENTO PER urbanistico comunale; nello strumento strumento LA GESTIONE SOSTENIBILE aree di interesse urbanistico comunale urbanistico DELL'ATTIVITA' ESTRATTIVA naturalistico recepite nello comunale strumento urbanistico comunale non adeguato alla L. R. 52/83

2.1.4 Pianificazione Comunale

L'area destinata a ricevere l'intervento insiste sul territorio del Comune di Parrano e del Comune di San Venanzo. Entrambi i comuni ricadono all’interno della Provincia di Terni. 22

Criteri di scelta

2.1.4.1 Pianificazione del Comune di Parrano

Il Comune di Parrano è dotato di un Programma di Fabbricazione, approvato con Deliberazione n° 37 del 12/11/1975 e di un Piano Regolatore Generale (PRG) approvato nel 18 maggio 2006 e composto da una Parte Strutturale PRG.S e da una Parte Operativa PRG.O Le linee d’azione del PRG si sviluppano su tre direttrici fondamentali, perfettamente in linea con il PUT regionale e con il PTCP della Provincia di Terni: • la tutela dell’ambiente territoriale e la riqualificazione dell’ambiente urbano; • lo sviluppo del turismo sostenibile attraverso la valorizzazione delle risorse locali; • le politiche dei servizi per il miglioramento della qualità della vita e per la qualificazione delle attività produttive. Il Comune di Parrano è interessato da alcune delle aree naturalistiche più pregiate presenti all’interno dello STINA– Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico Ambientale: • la parte settentrionale dell’Area Naturale Protetta “Elmo – Melonta”, con le relative zone contigue; • il SIC – Sito d’Interesse Comunitario IT5220001 comprendente le gole e le grotte (le cosiddette “Tane del Diavolo”) del Torrente del Bagno. Tali presenze evidenziano l’alto valore ambientale e naturalistico del territorio parranese; alto valore che non deve essere recepito come fattore di vincolo ed ostacolo allo sviluppo, bensì come risorsa in grado di orientare e promuovere lo sviluppo verso forme sostenibili, diverse e più qualificanti. Pertanto le tematiche ambientali caratterizzano in maniera significativa gli indirizzi programmatici di piano e le due idee forza poste alla base dello sviluppo sostenibile del Comune: • il Parco Termale e l’organizzazione dei servizi turistici; • il Parco Urbano e il ridisegno degli spazi d’uso pubblico o collettivo. Si è effettuata una zonizzazione del territorio comunale che fa riferimento ai tre ambiti funzionali che caratterizzano l’assetto del territorio: • l’ambito R delle funzioni rurali • l’ambito U delle funzioni urbane 23

Criteri di scelta

• l’ambito Z delle funzioni specializzate, che interpretano particolari vocazioni o intenti programmatici di rilevanza strategica. A ciascuno di questi ambiti fa riferimento un certo numero di zone e macrozone urbanistiche polifunzionali, in maniera tale che la funzione o attività predominante connoti le funzioni o attività complementari. Questo approccio pianificatorio mira ad evitare ogni compartimentazione monosettoriale del territorio a vantaggio, piuttosto, di una integrazione di attività plurime, caratterizzate, di volta in volta, da una funzione leader. Da un punto di vista più specificatamente urbanistico, s’intende inoltre utilizzare e trasformare le risorse ambientali, da mero scenario paesaggistico in materia prima per la conformazione dello spazio urbano: è la problematica del “parco urbano”, inteso come sistema della mobilità locale, del verde e degli spazi aperti ad uso collettivo. Per quanto riguarda infine lo spazio rurale, esiste già un’ampia copertura pianificatoria del territorio a vari livelli (PTCP, STINA, Direttiva Habitat); per cui risulta abbastanza agevole svilupparne le implicazioni a livello comunale, individuando tre tipi di zone urbanistiche: • Zone RN comprendenti le aree naturali già tutelate da specifica legislazione di livello regionale (STINA) e comunitario (Rete Natura 2000); • Zone RP comprendenti le aree agricole con prevalente funzione di conservazione del territorio e del paesaggio agrario, secondo la classificazione operata dal PTCP a livello di Unità di Paesaggio; • Zone RE comprendenti le aree agricole circostanti i centri e i nuclei insediati (Parrano, Cantone-Spereto-Pievelunga, Frattaguida); aree che, pur appartenenti ad un ambito complessivamente marginale, presentano un’attività agricola più vivace e bisognosa di servizi di supporto.

2.1.4.2 Pianificazione del Comune di San Venanzo Il comune di San Venanzo è dotato di un Piano Regolatore Generale approvato nel 2003 suddiviso in una Parte Strutturale ed una Parte Operativa. L’impianto interessa la zona di “Palazzo Bovarino”. Dalla cartografia del luogo è possibile dedurre che le zone interessate sono prevalentemente di natura agricola. 24

Criteri di scelta

Dall’analisi della cartografia ufficiale di tale strumento risulta che l’opera in progetto interessa le seguenti aree:

N° Strumento urbanistico Area interessata Boschi a prevalenza cerro-roverella; Boschi misti; Pascoli; Seminativi arborati; Seminativi semplici; Unità di Paesaggio PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Vc, 4Mp e 4Mp2 (agma: Aree agricole marginali, agpa: ST.01 "Carta delle unità di paesaggio e dell'uso dei Aree agricole con funzione di conservazione del territorio e suoli attuale e programmato" del paesaggio agrario) TAV 02d1 E1 (Aree boscate); E (Aree agricole di interesse

secondario); Area di particolare interesse naturalistico ambientale; Sistema territoriale di interesse naturalistico ambientale (STINA); Zone di rispetto dei corsi d'acqua; PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati Aree di rispetto dei pozzi; Zone residenziali di 1A e 1B completamento Aree agricole coltivate; Pascoli e aree incolte; Aree PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato boscate; Aree con vincoli alla trasformabilità dei suoli; TAV 02d2 ST.02 "Carta della struttura insediativa attuale e Strade extraurbane di interesse locale; Fasce di rispetto programmata" stradale; Percorsi escursionistici; Centri abitati PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1

PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Zone contigue alle ANP; Aree Boscate; Percorsi TAV 02d3 ST.03 "Carta del patrimonio ambientale e culturale" escursionistici; Punti panoramici

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1

PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Zone contigue ANP; Territorio demaniale (chiuso all'attività TAV 02d4 ST.04 "Carta degli usi faunistico venatori programmati" venatoria); Aree demaniali aperte

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato TAV 02d5 ST.05 "Carta della idoneità geologico-ambientale alla Classe 2 (EDIFICABILITA' CONDIZIONATA); Classe 3 destinazione urbanistica" (EDIFICABILITA' POSSIBILE) PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Aree boscate (Lett.c, art.142, D.Lgs. 42/2004); Fasce di ST.07 "Carta dei vincoli 1 Vincolo idrogeologico, aree transizione ai fini dell'attività edilizia (20 ml); Pascoli; Aree TAV 02d6 boscate e pascoli" sottoposte a vincolo idrogeologico

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Zone contigue alle ANP; Aree a vincolo di tutela ST.08 "Carta dei vincoli 2 Beni culturali, ambientali e paesaggistica (lettere c), g), m), art.129, D.Lgs 42/2004); TAV 02d7 paesaggistici" Punti panoramici

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Centri abitati (D.Lgs. 285/1992); Zone urbanizzate di PRG; ST.09 "Carta dei vincoli 3 Infrastrutture stradali e corsi Strade di tipo F; Fasce di rispetto stradale; Fasce di TAV 02d8 d'acqua" rispetto (lett.c, art.142 del D.Lgs. 42/2004)

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 RE.3 - Zone agricole marginali periurbane (art.31 del PTCP); RP.1 - Zona agricola ascrivibile all'UdP 4Mp; RP.2 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato - Zona agricola ascrivibile all'UdP 4Mp2; RP.3 - Zona TAV 02d9 ST.10A "Zonizzazione del territorio comunale (base agricola ascrivibile all'UdP 4Vc; UM.10 - Macrozone con CTR)" prevalente funzione residenziale; Macrozone urbane PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1

TAV 02d10 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato ST.10B "Zonizzazione del territorio comunale (base catastale)" come TAV 02d9

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Criteri di scelta

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1

2.2 Considerazioni di sintesi

Dallo studio e analisi delle normative vigenti e dei vincoli esistenti in termini territoriali e urbanistici, i cui risultati sono stati esposti nei paragrafi precedenti, non emergono contrasti o controindicazioni particolari, che possono in qualche modo inficiare la realizzazione dell’opera in progetto.

3. ANALISI ANEMOMETRICA

Il parametro meteoclimatico più importante, in relazione all'impianto in progetto è costituito, ovviamente, dal regime anemometrico, dal momento che su di esso si basano i criteri di individuazione del sito e l'intera progettazione del parco eolico.

3.1 ATLANTE EOLICO DELL’ITALIA

Una prima importante definizione del regime anemometrico dell'area si può ricavare utilizzando l’Atlante Eolico dell’Italia. L’Atlante rappresenta un utile strumento per una individuazione di massima di aree idonee all’installazione di impianti eolici. Esso fu implementato, per la prima volta, dall’allora CESI RICERCA, (oggi ERSE – Enea Ricerca sul Sistema Elettrico S.p.A.) in collaborazione con l’Università di Genova, nell'ambito dello sviluppo della Ricerca di Sistema (di cui al decreto MICA - Ministero dell'Industria, del Commercio e dell’Artigianato - del 26.01.2000, Decreto Bersani sulla liberalizzazione del mercato elettrico, come modificato il 17.04.2001) mirata al miglioramento del sistema elettrico italiano. Nella fattispecie, il progetto ENERIN dedicato alle fonti rinnovabili, nella parte che concerne il settore eolico era specificatamente orientato a tracciare un quadro del potenziale delle risorse nazionali sfruttabili quella eolica. La prima emissione dell’Atlante Eolico risale all’anno 2002.

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Criteri di scelta

Tutto ciò rappresentava un significativo passo avanti nel panorama energetico nazionale, dal momento che l’Atlante forniva, per la prima volta, dati ed informazioni relativi alla distribuzione delle risorse eoliche sul territorio italiano, al fine di facilitare l’individuazione delle aree più interessanti per un eventuale sfruttamento energetico. La redazione dell’Atlante avvenne in tre fasi fondamentali: in primo luogo fu realizzata la mappa simulata con modelli matematici del flusso del vento, in secondo luogo la mappa fu adattata con i dati anemometrici rilevati al suolo, e in terzo luogo furono fatte le valutazioni sulla producibilità specifica. Il modello utilizzato - WINDS (Wind-field Interpolation by Non Divergent Schemes), sviluppato dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova, richiede input di orografia, di copertura del terreno (effetti di rugosità superficiale), di velocità e direzione del vento ad alta quota. Pertanto, a partire dalle mappe di orografia, copertura del terreno e rugosità, utilizzando i dati del vento (3 valori di velocità e 16 direzioni) e avvalendosi anche di analisi statistiche, attraverso tale modello si è giunti alla elaborazione della mappe tridimensionali del vento. Nella fattispecie, i dati e le informazioni dell’Atlante vennero raccolti in quattro serie di n. 27 tavole (in scala 1:750000) ciascuna: mappe della velocità media annua del vento a 25 mt sul livello del suolo; mappe della velocità media annua del vento a 50 mt sul livello del suolo; mappe della velocità media annua del vento a 70 mt sul livello del suolo; mappe della producibilità specifica a 50 mt sul livello del suolo. Successivamente, nel 2006 l’allora CESI RICERCA (oggi ERSE) intraprese un’attività di affinamento e di completamento dell’Atlante eolico dell’Italia, per rispondere al forte interesse nella realizzazione di impianti eolici. La nuova versione dell'Atlante, aggiornata al novembre 2009, è caratterizzata soprattutto dal fatto di consentire un approccio interattivo da parte dell'utente, oltre che dall'affinamento delle mappe precedenti e dall'estensione delle stesse, prima limitate alla terraferma, anche alle aree marine entro 40 km dalla costa. La preparazione dell'Atlante si è sviluppata in quattro fasi:

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Criteri di scelta

1. simulazione di campi di vento a diverse altezze dal suolo a partire da dati in alta quota resi disponibili dall'istituto meteorologico ECMWF di Reading. La simulazione è stata svolta con la collaborazione dell’Università di Genova - Dipartimento di Fisica, che ha utilizzato il proprio modello matematico WINDS; 2. raccolta ed elaborazione di dati di misura del vento sulla terraferma e, per quanto possibile, anche offshore, provenienti da reti anemometriche di vari operatori qualificati fra cui ENEL, CESI, ENEA, Aeronautica Militare ecc.; 3. adattamento delle mappe del vento ottenute con WINDS ai dati di misura delle reti sopra menzionate attraverso un procedimento sviluppato allo scopo; 4. calcolo della producibilità specifica, definita come producibilità annua di energia per unità di potenza installata di un aerogeneratore campione (MWh/MW), a partire dalla mappe di ventosità corrette come descritto al punto precedente. Per tale nuova versione, l'adattamento delle mappe WINDS ha richiesto l'utilizzo di ulteriori 176 stazioni in aggiunta alle 240 della versione precedente, nonché stime del vento sul mare ottenibili da satelliti artificiali. Per le aree offshore si è fatto riferimento anche a lavori internazionali già svolti sulla ventosità del Mare Mediterraneo. In particolare, la nuova versione dell'Atlante eolico comprende 34 mappe di velocità media annua del vento (m/s) e di producibilità specifica (MWh/MW) di un aerogeneratore campione, con riferimento ad altezze di 25, 50, 75 e 100 m al di sopra del suolo o della superficie del mare. La sua banca dati contiene anche informazioni sul territorio (altitudine, pendenza e rugosità del terreno, distanza dalla rete elettrica ecc.), nonché sulle caratteristiche tecniche di vari modelli di aerogeneratore. Insieme ai dati sulla ventosità, queste informazioni vengono utilizzate da un modulo di calcolo con il quale l'utente può valutare, in via preliminare, la producibilità e il costo dell'energia di un'ipotetica centrale eolica in un punto da lui prescelto sulle mappe. È comunque importante sottolineare che l'Atlante è un indicatore della risorsa eolica su grande scala. Può essere molto utile per individuare zone promettenti, ma non può ovviamente sostituire la caratterizzazione di dettaglio (micrositing), con rilievi anemometrici sul posto, che è sempre indispensabile effettuare nei siti specifici prima

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Criteri di scelta

di decidere in merito alla convenienza di un impianto eolico. Questa precisazione è valida in linea di principio per impianti di qualsiasi potenza, anche se diventa particolarmente rilevante nel caso dell’installazione di singoli aerogeneratori di piccole dimensioni (potenze orientativamente da 1 kW a 200 kW). Per la consultazione dell’Atlante l’ERSE ha elaborato una apposita guida costituita, oltre che da una Introduzione di carattere generale, dai cinque Capitoli che descrivono, rispettivamente, la metodologia seguita nella costruzione dell’Atlante eolico dell’Italia, le caratteristiche delle sue mappe di velocità media annua del vento e di producibilità specifica annua, la valutazione dei livelli d’incertezza dei dati delle mappe, le modalità pratiche di accesso all’Atlante eolico interattivo e di lettura e interpretazione delle mappe e, infine, il modulo di calcolo con cui è possibile effettuare valutazioni tecnico economiche di massima per ipotesi di installazioni di impianti eolici. In aggiunta, è possibile approfondire i concetti di base e le metodologie utilizzate attraverso le sei Appendici che trattano l’impiego del modello di simulazione WINDS, le caratteristiche delle stazioni di misura del vento utilizzate per l’adattamento delle mappe WINDS, il procedimento di adattamento delle mappe WINDS ai dati di misura, il calcolo della producibilità teorica di un aerogeneratore campione nei vari punti del territorio, l’elaborazione e rappresentazione dei dati su GIS (Geographic Information System) e la valutazione delle prestazioni reali, tecniche ed economiche, di un impianto eolico con una o più macchine in un sito assegnato.

3.2 CARATTERIZZAZIONE ANEMOLOGICA DEL SITO Climatologicamente ci troviamo in una zona con oscillazioni del terreno molto pronunciate, ove l’andamento dei venti è quindi influenzato in maniera preponderante dall'orografia ed in secondo luogo dalla rugosità superficiale. Il regime di ventosità è caratterizzato da intensità medio/alte; la rosa dei venti generalmente si dispone lungo le direzioni nordest e sud discostandosi localmente da tali direzioni prevalenti per effetto dei rilievi.

Come dimostrato dall'inquadramento dell'area sull'atlante eolico di Cesi Ricerca (http://atlanteeolico.cesiricerca.it/), l'area gode di una buona ventosità e si presta ad ospitare un impianto per lo sfruttamento dell'energia del vento.

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Criteri di scelta

Figura 1 - Inquadramento sull'atlante eolico di CESI RICERCA.

E' opportuno notare, come si vedrà in seguito, che l'atlante tende a sottostimare il livello di ventosità dove, come in questo caso, esistono forti focalizzazioni indotte dall'orografia.

3.3 ANALISI E CORRELAZIONE DEI DATI ANEMOMETRICI

3.3.1 Analisi dei dati acquisiti

Per lo studio del livello locale di ventosità sono stati acquisiti i dati storici di velocità e direzione del vento della stazione meteorologica del CESI sita sul Monte Piatto, inserita nel Progetto ENERIN della Ricerca di Sistema per l’acquisizione dei dati eolici. La stazione anemometrica ha fornito dati inerenti velocità e direzione del vento mediati su periodi di 10’. Nella seguente figura viene mostrata la torre anemometrica di Monte Piatto.

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Criteri di scelta

Figura 2– Stazione anemometrica di Monte Piatto.

Il periodo di acquisizione dei dati decorre dal 27/09/2000 ore 11:50 al 31/12/2002 ore 23:50. Di seguito si allega il grafico che rappresenta la rosa delle frequenze rilevate nella posizione di installazione, da cui è possibile notare come il vento si disponga lungo le direzioni prevalenti nordest e sud.

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Criteri di scelta

Figura 3 - Rosa del Vento dei dati provenienti dalla stazione anemometrica del CESI sita sul Monte Piatto.

Di seguito si riporta il grafico della distribuzione di velocità del vento. La distribuzione reale viene interpretata mediante metodi statistici con cui si sovrappone la distribuzione vera della densità di probabilità della velocità. A tal fine la distribuzione è stata approssimata con la curva di Distribuzione di Weibull i cui parametri (di scala e di forma) sono stati calcolati mediante vari metodi che massimizzino l’aderenza del fit ottenuto. In questo lavoro sono utilizzati 3 metodi per minimizzare gli scarti tra la distribuzione teorica di Weibull e la distribuzione vera della densità di probabilità: metodo della massima verosimiglianza, metodo dei minimi quadrati e metodo dei momenti, le cui relative curve sono presentate nel grafico.

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Criteri di scelta

Figura 4-Distribuzione reale e di Weibull della densità di probabilità della velocità per la stazione anemometrica di Monte Piatto.

Figura 5 – Distribuzione cumulata di probabilità della velocità per la stazione anemometrica di Monte Piatto.

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Figura 6 – Profilo giornaliero del vento per la stazione anemometrica di Monte Piatto.

3.3.2 Correlazione con dati storici

Facendo riferimento alla base dati disponibile è necessario fare delle correlazioni di lungo termine per poter correggere la serie storica in modo che possa rappresentare la climatologia media annuale del sito, mediante un procedimento denominato storicizzazione. La storicizzazione è un procedimento che permette di confrontare le serie storiche di una centralina anemometrica con quelle di un’altra centralina posta in un sito dalle caratteristiche climatologiche confrontabili con quello in esame, ma avente a disposizione un calendario di acquisizioni di maggior durata temporale, al fine di correggere con dati di lungo periodo i dati a diposizione ed ottenere in tal modo stime maggiormente affidabili in termini di medie della velocità del vento alla quota del mozzo e, indirettamente, di producibilità. A tal fine si è tentato di stabilire le correlazioni esistenti tra la stazione di Monte Piatto e quelle di Marsciano e Caprarola rilevate a 10 m dal suolo dalle stazioni della rete UCEA (http://www.ucea.it); la stazione di Marsciano dista circa 15 km dal sito in esame, mentre la stazione di Caprarola circa 55 km. La stazione di Caprarola ha mostrato una buona correlabilità con la stazione di Monte Piatto prendendo in esame le medie giornaliere e mensili della velocità del vento, come si evince dalla seguente tabella, nella quale è riportato il valore del coefficiente di correlazione R2 nei casi analizzati. 34

Criteri di scelta

Valore di R2 Nome stazione giornaliere mensili MARSCIANO 0.7113 0.3741 CAPRAROLA 0.7215 0.4349 Tabella: Coefficiente di correlazione lineare per medie giornaliere e mensili nelle varie stazioni di confronto

Per la stazione di Caprarola si riporta la retta di correlazione che sussiste con la stazione di Monte Piatto.

Figura 7 - Retta di correlazione fra i dati della stazione di Caprarola e quella di Monte Piatto.

Applicando la stessa retta di correlazione a tutto il periodo storico si è ottenuta una serie storica in grado di rappresentare in maniera affidabile la climatologia media del sito su lungo termine.

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Criteri di scelta

3.4 STUDIO DELLA VENTOSITÀ' CON MODELLO NUMERICO

Lo studio delle caratteristiche eoliche del sito è stato affrontato sia con un modello CFD che con modelli linearizzati basati sull’equilibrio dello strato limite (tipo quello dell’Atlante Eolico Europeo). In ogni caso il dominio di calcolo è stato impostato utilizzando i dati di orografia relativi ad un DTM (Digital Terrain Model) con passo di 40 m elaborato e corretto in congruenza con le cartografie disponibili, mentre per la valutazione delle condizioni di rugosità superficiale è stata utilizzata la carta uso suolo e l'osservazione delle aerofotogrammetrie. In questo modo è possibile ottenere informazioni sul comportamento del vento nei vari settori di provenienza ed i profili verticali della velocità orizzontale nei punti più significativi quali anemometri e/o aerogeneratori. Di seguito è illustrata la mesh di calcolo attraverso la quale è stata effettuata la modellazione locale del vento .

Figura 8 - Mesh di calcolo utilizzata per la modellazione numerica del vento.

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Il calcolo CFD è stato effettuato sui 12 settori di direzione impostando una velocità di 10 m/s come vento geostrofico al di sopra dello strato limite; i dati di ventosità sono stati poi utilizzati per scalare il campo di moto del vento e conseguentemente calcolare la mappa della ventosità media e la produzione attesa dalle singole turbine eoliche.

3.5 CALCOLO DELLA PRODUCIBILITÀ'

Attraverso la modellazione numerica, utilizzando i dati anemometrici e la curva di potenza della turbina eolica che si prevede di installare (con rotore da 82 metri e potenza nominale massima da 2,3 MW), è stato possibile stimare la ventosità media per ciascuna turbina e la produzione lorda quantificata in ore/anno di funzionamento a potenza nominale.

Figura 9 - Disposizione delle turbine eoliche rispetto al modello del terreno.

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Per tenere in considerazione anche le scie fra aerogeneratori è stato effettuato il calcolo di produzione attesa dalle turbine utilizzando, in cascata ai calcoli effettuati dal modello CFD, un modello numerico che risolve le equazioni del moto del vento in forma linearizzata. Su siti eolici a non elevata complessità orografica possono essere ritenuti attendibili anche i risultati che derivano da modelli che si basano sulla linearizzazione delle equazioni di moto del vento che si presentano come equazioni semplificate di equilibrio dello strato limite. Al contrario dei modelli CFD tale tipo di modello non ha alcun problema di convergenza ed è dunque in grado di fornire risultati anche in poco tempo; il modello utilizzato è inoltre dotato di un motore di calcolo delle perdite per scia fra aerogeneratori. Tale dato, non considerato nei calcoli precedenti, sarà dunque tenuto in considerazione per la stima finale dell’energia producibile. Di seguito è riportata la tabella relativa alle perdite per scia calcolate per ciascun aerogeneratore ed il riepilogo delle produzioni stimate al netto delle perdite per scia:

Produzione netta Perdite ORE EQUIVALENTI turbina V (m/s) (MWh/anno) per scia % FUNZIONAMENTO

t1 6.53 5627.3 1.11 2446.65 t2 6.12 4978.9 0.80 2164.74 t3 6.8 6018.7 0.93 2616.83 t4 6.71 5884.2 0.29 2558.35 t5 6.03 4774.1 0.30 2075.70 t6 6.27 5165.9 0.12 2246.04 t7 6.08 4844.4 0.00 2106.26 t8 6.6 5657.3 0.32 2459.70 Perdita Ore medie di V media Prod. Netta totale media funzionamento 6.39 42950 0.48 2334 Tabella: Riepilogo delle produzioni stimate e delle perdite per scia per ogni aerogeneratore.

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3.6 CONCLUSIONI

In conclusione possiamo giudicare il livello di ventosità del sito eolico Parrano-San Venanzo in località Poggio della Cavallaccia più che sufficiente per poter sviluppare un impianto di sfruttamento dell’energia eolica. La velocità media stimata alla quota del mozzo degli aerogeneratori risulta essere di 6,39 m/s. Stimando pari al 7% le perdite di parco ed una disponibilità del 90% tale valore ci consente di calcolare per le macchine eoliche da installare una produzione media pari a 1953 ore/anno equivalenti di funzionamento a potenza nominale al netto delle perdite . Considerando che la potenza totale da installare è di 18.4 MW, si prevede dunque di produrre 35950 MWh/anno di energia elettrica a meno delle incertezze.

Le ottime condizioni anemometriche desunte dalle misure e dai calcoli effettuati andranno confermate dalle successive indagini di approfondimento.

4. CONCLUSIONI

La scelta di realizzare un parco eolico situato tra i comuni di San Venanzo e Parrano è il frutto di un’attenta analisi mirata sia all’individuazione del potenziale produttivo dell’area, sia al riconoscimento e salvaguardia delle caratteristiche proprie dei territori interessati. In questa duplice ottica la realizzazione di un impianto eolico presenta numerosi vantaggi, che investono sia questioni di carattere economico-gestionale che aspetti più meramente tecnici.

La scelta finale della localizzazione è avvenuta attraverso una serie di indagini preliminari di fattibilità riguardanti molteplici aspetti tra cui, in particolare, le caratteristiche anemologiche del sito e la sua orografia e il regime di tutela dell’area di interesse. Tenendo conto di tali parametri, la localizzazione prescelta risulta quella ottimale tra quelle analizzate.

Anche la definizione del lay-out del parco è scaturita da un’attenta valutazione delle situazioni morfologiche e di accessibilità locali.

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Criteri di scelta

Tali analisi permettono di concludere che anche la configurazione impiantistica proposta, pur considerando l’eventualità di locali e limitati spostamenti delle macchine, sia quella tecnicamente ottimale.

L’impianto si inserisce nel contesto territoriale senza ledere in alcun modo quelle che sono le specificità locali, ma puntando ad essere un volano per lo sviluppo delle economie locali, sia incrementando quelle già presenti che stimolandone la nascita di nuove.

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