Rif. Doc. S5

PROGETTAZIONE PER LA REALIZZAZIONE E L’ESERCIZIO DI UN IMPIANTO EOLICO

Parrano e

“Località Poggio della Cavallaccia”

Studio di Impatto Ambientale

Proponente Innova Wind. S.r.l.

Prof. Ing. F. Cotana Prof. Ing. F. Asdrubali Ing. G. Baldinelli Ing. A. Presciutti Ing. S. Schiavoni Ing. F. Bianchi Prof. Ing.Agr. Geol. L. Blois Ing. C. Festuccia Ing. A. Lepri Ing. F. Vonella Ing. M.Galeone Ing. V.M. D’Abundo

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INDICE

1 INTRODUZIONE ...... 9

1.1 CARATTERISTICHE GENERALI DEL PROGETTO ...... 9

1.2 I SOGGETTI PROPONENTI ...... 10

1.3 CRITERIO DI REDAZIONE DELLO STUDIO ...... 10

2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 12

2.1 STATO ED EVOLUZIONE DELLA PIANIFICAZIONE ATTINENTE AL PROGETTO ...... 12

2.1.1 PROGRAMMAZIONE ENERGETICA ...... 12

2.1.1.1 PIANIFICAZIONE ENERGETICA EUROPEA ED INTERNAZIONALE ...... 12

2.1.1.1.1 Pianificazione Energetica Europea in materia di fonti rinnovabili ...... 16

2.1.1.2 CONTESTO NORMATIVO NAZIONALE ...... 21

2.1.1.2.1 Pianificazione Energetica Italiana in materia di energia da fonti rinnovabili ... 25

2.1.1.3 PIANIFICAZIONE ENERGETICA REGIONALE ...... 29

2.1.2 PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E LOCALE, VINCOLI ...... 30

2.1.2.1 PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE REGIONALE ...... 30

2.1.2.1.1 Piano Energetico Regionale ...... 31

2.1.2.1.2 Disegno Strategico Territoriale ...... 34

2.1.2.1.3 Piano Urbanistico Strategico Territoriale ...... 37

2.1.2.1.4 Programma Operativo Regionale ...... 39

2.1.2.1.5 Piano Paesaggistico Regionale ...... 42

2.1.2.1.6 Il Piano Urbanistico Territoriale (PUT) ...... 48

2.1.2.2 LE AREE PROTETTE ...... 50

2.1.2.2.1 Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) 53

2.1.2.2.2 Rete “Natura 2000” – Progetto “Bioitaly” (ex-Direttiva 92/43/CEE) ...... 54

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2.1.2.3 PIANIFICAZIONE DI BACINO ...... 56

2.1.2.4 PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE ...... 56

2.1.2.4.1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di ...... 56

2.1.2.5 PIANIFICAZIONE COMUNALE ...... 62

2.1.2.5.1 Pianificazione del Comune di Parrano ...... 62

2.1.2.5.2 Pianificazione del Comune di San Venanzo ...... 64

2.1.2.5.3 Zonizzazione acustica ...... 66

2.1.3 CORRELAZIONE TRA PROGRAMMI, PIANI E PROGETTO...... 68

3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ...... 70

3.1 DESCRIZIONE GENERALE DEL PROGETTO ...... 70

3.1.1 INQUADRAMENTO GENERALE ...... 70

3.1.1.1 GENERALITA’ ...... 70

3.1.1.2 UBICAZIONE DELL’IMPIANTO ...... 70

3.1.1.3 ATLANTE EOLICO DELL’ITALIA ...... 71

3.1.2 LAYOUT DELL’IMPIANTO ...... 74

3.1.2.1 CARATTERISTICHE GENERALI ...... 74

3.1.2.2 CARATTERISTICHE TECNICHE DELL’AEROGENERATORE DI PROGETTO .. 75

3.1.3 OPERE CIVILI ...... 79

3.1.3.1 STRUTTURE DI FONDAZIONE ...... 79

3.1.3.2 STRUTTURE IN ELEVAZIONE ...... 80

3.1.3.3 VIABILITA’ INTERNA AL PARCO E PIAZZALI DI SGOMBERO ...... 80

3.1.4 OPERE ELETTRICHE ...... 81

3.1.4.1 RETE ELETTRICA INTERNA AL PARCO EOLICO ...... 82

3.1.4.2 STAZIONE ELETTRICA DI TRASFORMAZIONE 20/132 kV ...... 83

3.1.4.3 SERVIZI AUSILIARI ...... 84

3.1.4.4 RETE DI TERRA ...... 84

3.1.4.5 STAZIONE ELETTRICA DI COLLEGAMENTO RTN ...... 84

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3.1.4.6 FABBRICATO ...... 85

3.1.4.7 OPERE CIVILI VARIE ...... 86

3.1.4.8 APPARECCHIATURE PRINCIPALI ...... 86

3.1.5 ATTIVITA’ DI CANTIERE ...... 87

3.1.5.1 SERVIZI IGIENICO – ASSISTENZIALI NELLA FASE DI CANTIERE ...... 88

3.1.6 ESERCIZIO, MANUTENZIONE E DISMISSIONE ...... 89

3.1.6.1 PREMESSE ATTIVITÀ DI DISMISSIONE ...... 90

3.1.6.2 ATTIVITÀ DI DISMISSIONI PREVISTE ...... 91

3.1.6.3 DESCRIZIONE SINTETICA ATTIVITÀ DI DISMISSIONE ...... 92

3.1.6.4 STIMA DEGLI IMPATTI ATTIVITÀ DI DISMISSIONE ...... 93

4 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ...... 96

4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DELL’AREA ...... 96

4.2 INQUADRAMENTO ANTROPICO ...... 97

4.2.1 QUADRO DEMOGRAFICO: REGIONE ...... 97

4.2.2 LA PROVINCIA DI TERNI ...... 100

4.2.3 COMUNE DI PARRANO ...... 103

4.2.4 COMUNE DI SAN VENANZO ...... 105

4.3 IL CONTESTO ECONOMICO:REGIONE UMBRIA E PROVINCIA DI TERNI ...... 106

4.3.1 Indici delle imprese attive ...... 106

4.3.2 Indici degli sportelli bancari ...... 108

4.3.3 Indici di ricettività turistica ...... 108

4.3.4 Indici sui bilanci delle amministrazioni comunali ...... 109

4.3.5 Indici forza lavoro e tassi occupazionali ...... 111

4.3.6 L’apparato produttivo in termini di unità impiegate nella Provincia di Terni ...... 113

4.3.7 Il prodotto interno lordo della Provincia di Terni ...... 116

4.3.8 IL CONTESTO ECONOMICO:COMUNE DI PARRANO ...... 116 4

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4.3.8.1 Agricoltura ed allevamento...... 117

4.3.9 IL CONTESTO ECONOMICO:COMUNE DI SAN VENANZO ...... 121

4.3.9.1 Agricoltura ed allevamento...... 121

4.4 ATMOSFERA ...... 127

4.4.1 ATLANTE EOLICO DELL’ITALIA ...... 127

4.4.2 CARATTERIZZAZIONE ANEMOLOGICA DEL SITO ...... 130

4.4.3 ANALISI E CORRELAZIONE DEI DATI ANEMOMETRICI ...... 131

4.4.3.1 Analisi dei dati acquisiti ...... 131

4.4.3.2 Correlazione con dati storici ...... 134

4.4.4 STUDIO DELLA VENTOSITÀ' CON MODELLO NUMERICO ...... 135

4.4.5 CALCOLO DELLA PRODUCIBILITÀ' ...... 137

4.4.6 CONCLUSIONI ...... 138

4.5 SUOLO,SOTTOSUOLO E AMBIENTE IDRICO ...... 139

4.5.1 RISULTATI DELLO STUDIO GEOLOGICO-TECNICO ...... 139

4.5.1.1 Inquadramento morfostrutturale dell’area d’indagine ...... 139

4.5.1.2 Inquadramento morfologico di dettaglio ...... 140

4.5.1.3 Caratteristiche geologiche e strutturali ...... 140

4.5.1.4 Inquadramento geologico di dettaglio ...... 142

4.5.2 RISULTATI DELLO STUDIO IDROGEOLOGICO ...... 145

4.5.2.1 Caratteristiche idrologiche superficiali ...... 145

4.5.2.2 Considerazioni sul rischio idraulico ...... 145

4.5.2.3 Caratteristiche idrogeologiche ...... 145

4.5.3 RISULTATI DELLO STUDIO GEOTECNICO ...... 146

4.5.3.1 Caratteristiche litostratigrafiche ...... 146

4.5.3.2 Caratteristiche geotecniche...... 147

4.5.3.3 Caratteristiche sismiche locali ...... 149

4.5.3.4 Considerazione dei cedimenti ...... 151

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4.5.3.5 Valutazione del coefficiente di fondazione  ...... 151

4.5.4 Classificazione sismica ...... 151

4.5.5 CONCLUSIONI ...... 167

4.6 FLORA E VEGETAZIONE ...... 168

4.6.1 Inquadramento regionale ...... 168

4.6.2 Inquadramento dell’area di studio ...... 169

4.7 FAUNA ...... 178

4.7.1 ANALISI AVIFAUNA ...... 178

4.7.1.1 Analisi stato conservazionistico delle specie ...... 181

4.7.1.2 Stima del numero possibile di collisioni ...... 188

4.7.2 ANALISI CHIROTTEROFAUNA ...... 189

4.7.2.1 Analisi del paesaggio ...... 192

4.7.2.2 Ricerca dei rifugi ...... 193

4.7.2.3 Registrazioni al bat – detector...... 195

4.7.3 CONCLUSIONI ...... 195

4.8 PAESAGGIO ...... 195

4.8.1 Metodologia ...... 197

4.8.2 Considerazioni conclusive ...... 198

4.9 RUMORE E VIBRAZIONI ...... 200

4.9.1 Condizione ante operam ...... 200

4.9.2 Valutazione di impatto acustico dell’attività di cantiere ...... 201

4.9.3 Valutazione di impatto acustico dell’impianto eolico ...... 204

4.9.4 Monitoraggio post operam ...... 206

4.10 RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHE ...... 206

4.11 SALUTE PUBBLICA ...... 211

5 STIMA E VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI ...... 213

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5.1 IMPATTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA IN FASE DI CANTIERE ...... 213

5.2 IMPATTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA IN FASE DI ESERCIZIO ...... 215

5.2.1 Qualità dell’aria ...... 215

5.2.2 Suolo, sottosuolo e ambiente idrico ...... 216

5.2.3 Flora e vegetazione...... 217

5.2.4 Fauna ...... 217

5.2.5 Paesaggio ...... 219

5.2.6 Rumore e vibrazioni ...... 219

5.2.7 Radiazioni elettromagnetiche ...... 220

5.2.8 AMBITO SOCIO-ECONOMICO ...... 220

5.2.8.1 Fase di cantiere ...... 220

5.2.8.2 Fase di esercizio ...... 220

5.3 OPERE DI MITIGAZIONE ...... 221

5.3.1 Misure di mitigazione aggiuntive ...... 221

5.3.1.1 Caduta di ghiaccio dalle pale (probabile ed altamente mitigabile)...... 221

5.3.1.2 Rottura e caduta di una pala (alquanto improbabile ed altamente mitigabile) ..... 222

5.3.1.3 Crollo accidentale di una torre o distacco di una navicella (assolutamente improbabile) ...... 222

5.3.1.4 Perdita di suoli naturali per la realizzazione della viabilità e delle piazzole ...... 222

5.3.1.5 Alterazioni della permeabilità a causa della cementificazione di alcune superfici 223

5.3.1.6 Possibile innesco di fenomeni gravitativi o di dissesto idrogeologico ...... 223

5.3.1.7 Alterazione degli attuali parametri paesaggistici ...... 223

5.3.1.8 Limitata fruizione dell’area da parte dei residenti e dei frequentatori ...... 224

5.3.1.9 Impatti sulla fauna ...... 225

5.4 ANALISI DELLE ALTERNATIVE ...... 225

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6 CONCLUSIONI...... 227

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1 INTRODUZIONE 1.1 CARATTERISTICHE GENERALI DEL PROGETTO

Il progetto in esame consiste nella realizzazione di una Centrale Eolica nei Comuni di Parrano e San Venanzo, entrambi in Provincia di Terni, in località “Poggio della Cavallaccia”. L’impianto si configura, nelle intenzioni del proponente, come una “Fattoria del Vento”. Infatti, laddove le aree non siano già occupate da altri insediamenti, il proponente intende acquisire diritti che possano consentirgli la realizzazione di una “Wind Farm”. La Wind Farm sarà caratterizzata da una potenza elettrica nominale installata di 18,4 MW, ottenuta attraverso l’impiego di 8 generatori eolici da 2,3 MW nominali, ricadenti nel territorio dei Comuni di Parrano e San Venanzo, e per la precisione, 3 aerogeneratori insistenti sul territorio di Parrano ed i restanti 5 in San Venanzo. Le aree sulle quali va a svilupparsi il progetto si inquadrano in un contesto di tipo agricolo boschivo. L’impianto è posto ad quota media di circa 575 m s.l.m., e ha una potenza elettrica nominale installata di 18,4 MW, generata da n° 8 aerogeneratori di potenza 2.300 KW ciascuno. L’area su cui andrà a svilupparsi l’iniziativa eolica si articola su una serie di crinali posti in linea d’aria tra i due centri abitati, in quell’area a ridosso dei confini amministrativi tra i 2 Comuni. Il progetto del parco eolico prevede, per la consegna dell’energia elettrica prodotta, una rete elettrica in media tensione, in cavo interrato, all’interno del campo eolico per il collegamento tra gli aerogeneratori ed una Sottostazione Elettrica di Trasformazione 20/132 kV da connettere alla Rete di Trasmissione Nazionale - RTN su uno stallo di una sezione a 132 kV di una stazione di proprietà Terna SpA, che la stessa società in qualità di Gestore della RTN ha individuato a seguito della formale richiesta inoltrata in data 16/03/2011, tale connessione sarà effettuata sulla linea RTN a 120 Kv - Pietrafitta e la sottostazione sarà ubicata nel comune di San Venanzo in adiacenza alla rete stessa.

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1.2 I SOGGETTI PROPONENTI

Il soggetto proponente dell’opera oggetto del presente studio è la società Innova Wind S.r.l.– Società con unico socio, con sede legale in via Andrea d’Isernia 28 - 80122 Napoli; tel. 081/19807371; fax 081/19807374; Iscrizione al Registro delle Imprese di Napoli REA:834486, C.F./P.IVA 06719181213. La Società opera nell’ambito dello sviluppo, realizzazione ed esercizio di impianti per la produzione dell’energia elettrica, sia da fonte convenzionale che rinnovabile, e pertanto, è interessata allo sviluppo di impianti eolici sul territorio regionale.

1.3 CRITERIO DI REDAZIONE DELLO STUDIO

Lo scopo del presente studio è quello di analizzare gli impatti derivanti dall’istallazione di un nuovo parco eolico. Gli impianti eolici sono indicati nell’Allegato IV del D.Lgs. 4/2008, ad oggetto “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.lgs. 152/2006 recante norme in materia ambientale”, al cui punto 2 lett.e) vengono indicati tra i progetti sottoposti alla verifica di assoggettabilità di competenza delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano, “gli impianti industriali per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento”. Nella Regione Umbria lo specifico contesto normativo e procedurale è sostanzialmente definito, allo stato, dalla L.R. 16 febbraio 2010, n.12, recante “Norme di riordino e semplificazione in materia di Valutazione ambientale strategica e Valutazione di impatto ambientale, in attuazione dell’art.35 del D.lgs. 3 aprile 2006, n.152, e s.m.i.”, e da due provvedimenti del Governo regionale, il primo con D.g.r. 11 maggio 2005, n.729, “Atto di indirizzo per l’inserimento paesaggistico ed ambientale degli impianti eolici ai sensi del Piano energetico regionale approvato con D.c.r. 402/2004”, e dal D.g.r. 19 maggio 2008, n.561, “Criteri e modalità per lo svolgimento del procedimento in materia di autorizzazione unica per la costruzione ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile”. Ai sensi del comma 2, lett. b), dell’art.10 della citata legge regionale 12/2010, vanno sottoposte alla procedura di Valutazione di impatto ambientale di competenza regionale, i

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progetti elencati nell’allegato IV alla Parte II, del d.lgs. 152/2006, e s.m.i., in particolare, “gli impianti industriali per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento”. Sotto gli aspetti procedurali relativi alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, in attesa dell’emanazione del Regolamento previsto dall’art.27 della L.R. 12/2010, resta vigente la Deliberazione regionale n.806 del 30 giugno 2008. In ogni caso, allo stato attuale, la disciplina autorizzatoria per gli impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile è regolata dalle Linee Guida nazionali ex comma 10 dell’art.12 del d.lgs.387/2003, approvate con D.M. Sviluppo economico del 10 settembre 2010 (G.U. n.219 del 18 settembre 2010)1 e dalla L.R. n7 del 2011. Il presente Studio di Impatto Ambientale è costituito da una Relazione (comprensiva di Tavole e Allegati) e da una Sintesi non tecnica dello Studio.

Oltre al presente capitolo introduttivo (capitolo 1), lo Studio di Impatto Ambientale comprende:  Quadro di riferimento programmatico (capitolo 2), dove è presentata la situazione dei piani e delle linee programmatiche inerenti al progetto, analizzati i loro rapporti con il progetto, riportati i tempi previsti di attuazione del progetto;  Quadro di riferimento progettuale (capitolo 3), contenente tutte le informazioni relative al contesto su cui si inserisce il progetto (domanda e grado di copertura di energia elettrica), caratteristiche progettuali e delle infrastrutture connesse (e relativi fattori di impatto ambientale);  Quadro di riferimento ambientale (capitolo 4), si articola nelle seguenti parti: inquadramento generale dell'area, studio componenti ambientali, analisi delle potenziali interferenze ambientali del progetto nelle sue varie fasi, stima degli impatti sull'ambiente circostante e descrizione dei sistemi di monitoraggio adottati, opere di mitigazione.

1 Comma 18.4 dell’art.18 della Parte V: “Le Regioni, qualora necessario, adeguano le rispettive discipline entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore delle presenti linee guida, anche con l'eventuale previsione di una diversa tempistica di presentazione della documentazione di cui al paragrafo 13; decorso inutilmente il predetto termine di novanta giorni, le linee guida si applicano ai procedimenti in corso, ai sensi dell'articolo 12, comma 10, del decreto legislativo 387/2003, fatto salvo quanto previsto al punto 18.5”.

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2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

Nel Quadro di Riferimento Programmatico sono riportati gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l'opera progettata e gli atti di pianificazione e programmazione territoriali e settoriali a diverso livello di approfondimento, cioè a livello comunitario, nazionale, regionale e locale. Il Quadro Programmatico comprende:  la descrizione degli atti di pianificazione in relazione al progetto analizzato;  la descrizione dei rapporti di coerenza del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti pianificatori, evidenziando le eventuali modificazioni intervenute nelle ipotesi di sviluppo del territorio e l'indicazione degli interventi connessi o complementari rispetto a quello proposto;  l'indicazione dei tempi di attuazione dell'intervento e delle eventuali infrastrutture complementari;  l'indicazione di eventuali disarmonie di previsione contenute in distinti strumenti di pianificazione.

2.1 STATO ED EVOLUZIONE DELLA PIANIFICAZIONE ATTINENTE AL PROGETTO

Gli strumenti pianificatori e programmatori considerati nel presente studio sono stati raggruppati nelle seguenti tre categorie: programmazione energetica, pianificazione territoriale e pianificazione correlata al progetto.

2.1.1 PROGRAMMAZIONE ENERGETICA

Nei paragrafi seguenti è riportata una panoramica delle principali leggi e strumenti di programmazione e pianificazione in campo energetico, con uno specifico approfondimento sul tema della produzione di energia da fonti rinnovabili.

2.1.1.1 PIANIFICAZIONE ENERGETICA EUROPEA ED INTERNAZIONALE

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Per quanto riguarda il livello europeo e internazionale, è di seguito riportata una panoramica degli atti legislativi, programmatori e d'indirizzo messi in atto dall'Italia per recepire ed attuare le direttive europee ed internazionali (con riferimento ai protocolli di Kyoto ed altri) che contengono una certa cogenza in tema di produzione di energia e di tutela dell'ambiente. Da notare che il Decreto Legislativo 70/99 (conosciuto come Decreto Bersani), il più recente ed importante atto legislativo in tema di mercato dell'energia in Italia, riprende puntualmente le Direttive comunitarie pertinenti al settore. Tra i numerosi protocolli d'intesa, convenzioni e dichiarazioni, che hanno visto il nostro paese tra i principali e più convinti fautori, vanno ricordati i seguenti:  la Risoluzione di Lussemburgo del 29/10/1990, in cui l'UE si è posta l'obiettivo della stabilizzazione entro il 2000 delle emissioni di CO2 ai livelli del 1990.  la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (1994), che l'Italia ha sottoscritto, insieme ad altri 165 Paesi, e recepito con la Legge 15 gennaio 1994, n. 65, e che, tuttavia, anche se entrata in vigore come atto di diritto internazionale, non vincola realmente i Paesi industrializzati a ridurre o contenere le emissioni di

CO2, ma si limita ad auspicarne la stabilizzazione per prevenire gravi ed irreversibili mutamenti climatici. La Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici, assieme alla Dichiarazione di Rio, ed all'Agenda XXI, sono state recepite nel Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile in attuazione dell'Agenda XXI con Delibera 28/12/1993 da parte del CIPE. In detto Piano, oltre a richiamare gli obiettivi dell'Agenda XXI, si riprendono gli obiettivi del Piano Energetico Nazionale (PEN) del 1988, della Legge n. 9 del 1991, della Legge n.10 del 1991 e del provvedimento CIP 6/92, regolarmente utilizzato fino al 1997 ed ancora valido per quanto concerne i criteri di "assimilabilità" alle fonti rinnovabili. Da allora, con il manifestarsi sempre più evidente della correlazione tra cambiamenti climatici ed inquinamento di origine antropica, si sono susseguiti altri eventi internazionali, che hanno portato all'emanazione di ulteriori atti (protocolli) impegnativi anche per l'Italia. Di questi, i più pertinenti sono:

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 la Direttiva 96/611CE in materia di utilizzazione delle migliori tecniche disponibili per la protezione dell'ambiente e l'efficienza energetica ai fini dell'autorizzazione di nuovi impianti e della riautorizzazione di quelli esistenti;  la Direttiva 96/92/CE del 1996 per la liberalizzazione del mercato elettrico, recepita dal Decreto Legislativo del 16/03/1999 n. 79;  il Protocollo finale della Conferenza di Kyoto del dicembre 1997 per la riduzione concertata dei principali gas responsabili dell'effetto serra (gas-serra), che ha portato alla stesura di successivi documenti tecnici molto complessi, di cui si accenna più avanti;  la Direttiva 98/301/CE del 11 maggio 1998 in materia di distribuzione e vettoriamento del gas naturale. Tutte le Direttive europee si caratterizzano per un forte impulso verso la coesistenza e l'armonizzazione tra riduzione dell'inquinamento, e liberalizzazione dei mercati e competitività, che possono e debbono coesistere. Le tre Direttive della UE citate sono state recepite dall'Italia sia come delibere del CIPE sia come delibere dell'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas (AEEG), ed una, la 96/92/CE, anche dal Decreto Legislativo 16 marzo 1999 n. 79. Tra gli atti di interesse per l'opera in progetto possiamo ancora citare la:  Comunicazione della Commissione Europea Com (98)353 "Climate Change - Towards an EU post-Kyoto strategy" - richiamata nella deliberazione CIP 137/98 - che individua le linee di sviluppo delle politiche e misure europee per l'attuazione del Protocollo di Kyoto, con particolare riferimento all'energia, ai trasporti, all'agricoltura, all'industria, alle misure fiscali, alla ricerca scientifica ed allo sviluppo di nuove tecnologie, oltre che alla utilizzazione dei meccanismi di flessibilità; ed il:  Libro Bianco della Commissione Europea sulle Fonti Rinnovabili del 26 novembre 1997, e le decisioni del Consiglio dei Ministri dell'Energia dell'Unione Europea dell'8 dicembre 1997 e 11 maggio 1998, richiamati dalla decisione del 17 giugno 1998 del Consiglio dei Ministri dell'Ambiente dell'Unione Europea, che

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sottolineano l'esigenza di favorire con adeguate normative tecniche e fiscali la promozione in tutti gli Stati membri delle fonti rinnovabili, dei cicli combinati a gas naturale, dell'efficienza energetica. Il documento di livello internazionale più impegnativo per l'Italia (anche dal punto di vista economico) è il Protocollo di Kyoto, sottoscritto dall'Italia, per la riduzione dei 6 gas ritenuti maggiormente responsabili dell'effetto serra (C02, CH4, N20, HFC, PFC, SFs), che prevede un forte impegno di tutta la Comunità Europea nella riduzione delle emissioni di gas serra (- 8% nel 2010 rispetto ai livelli del 1990). Il Protocollo è stato approvato dalla Comunità Europea con Decisione del Consiglio del 25 aprile 2002 (2002/358/CE) e ratificato dall'Italia con legge del 1 giugno 2002, n.120. L'accordo prevede entro il 2010 la riduzione dell' 8-14% del riscaldamento globale rispetto al tasso attuale tendenziale. Il Protocollo, in particolare, individua le seguenti azioni da realizzarsi da parte dei Paesi Industrializzati:  incentivazione all'aumento dell'efficienza energetica in tutti i settori;  sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e delle tecnologie innovative per la riduzione delle emissioni;

 incremento delle superfici forestali per permettere la diminuzione del CO2 atmosferico;  riduzione delle emissioni metanigene degli allevamenti e promozione dell'agricoltura sostenibile;  limitazione e riduzione delle emissioni di metano dalle discariche di rifiuti e dagli altri settori energetici;  misure fiscali appropriate per disincentivare le emissioni di gas serra. Il Protocollo di Kyoto prevede inoltre, per i Paesi firmatari, l'obbligo di compilare inventari nazionali certificati delle emissioni nette di gas serra e, da parte sua, l'Italia si è formalmente attrezzata con:  il programma nazionale per l'energia rinnovabile da biomasse (24 giugno 1998);  l'istituzione della Commissione per lo sviluppo sostenibile;

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 l'istituzione del gruppo di lavoro interministeriale (DPCM 20/03/1998) per l'attuazione coordinata e secondo il criterio della massima efficienza ambientale ed economica dei programmi previsti dal CIPE con delibera del 3 dicembre 1997 (in preparazione alla Conferenza di Kyoto);  le linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra (Deliberazione 137/98 del CIPE);  il Libro Bianco del Ministero dell'Industria (predisposto sulla base del libro Verde elaborato dall'ENEA nell'ambito del processo organizzativo della Conferenza Nazionale Energia e Ambiente) per la valorizzazione energetica delle Fonti Rinnovabili (aprile 1999), che dà corso ed attuazione, a livello nazionale, al Libro Bianco comunitario.

2.1.1.1.1 Pianificazione Energetica Europea in materia di fonti rinnovabili

Con Decisione del Consiglio del 25 aprile 2002 (2002/358/CE), la Comunità Europea ha approvato il Protocollo di Kyoto dell'11/12/1997, secondo il quale i paesi industrializzati si impegnano a ridurre, per il periodo 2008-2012, il totale delle emissioni di gas ad effetto serra almeno del 5% rispetto ai livelli del 1990 (art. 3). Il Protocollo prevede che questo obiettivo venga raggiunto (Art. 2) attraverso una serie di interventi tra i quali il miglioramento dell'efficacia energetica in settori rilevanti dell'economia nazionale, la promozione di metodi sostenibili di gestione forestale, di imboschimento e di rimboschimento, di forme sostenibili di agricoltura ed anche attraverso la "ricerca, promozione, sviluppo e maggiore utilizzazione di forme energetiche rinnovabili". La necessità di sviluppo delle energie nuove e rinnovabili (Renewable Energia Sources - RES) emerge anche nel Libro Verde "Verso una strategia europea di sicurezza dell'approvvigionamento energetico" (C0M/2000/769), adottato dalla Commissione europea il 29 novembre 2000, non solo allo scopo di controllare e arrestare i cambiamenti climatici, ma anche nell'ottica di frenare il crescente tasso di dipendenza energetica dell'Unione Europea e ridurre il ruolo determinante del petrolio sui prezzi dell'energia.

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Al 2000, il consumo energetico UE risulta coperto per il 41 % dal petrolio, 22% dal gas naturale, 16% dai combustibili solidi (carbone, lignite, torba), 15% dal nucleare e solo per il 6% dalle fonti rinnovabili, valore attorno a cui ristagna già da alcuni anni, nonostante una crescita annuale continua del settore del 3% e crescite spettacolari, come quella del settore eolico. Si stima che, senza una politica attiva, nel 2030 il bilancio energetico UE continuerà a basarsi sui combustibili fossili (38% petrolio, 29% gas naturale, 19% combustibili solidi, 6% nucleare e 8% rinnovabili) e che la copertura del fabbisogno energetico con prodotti importati passerà dal 50 al 70%. Il libro verde propone come obiettivo per il 2010 il raddoppio della quota delle fonti rinnovabili nel bilancio energetico dal 6 al 12% e nella produzione di elettricità dal 14 al 22%, attraverso l'utilizzo anche di uno strumento fiscale che orienti la domanda verso consumi più razionali e più rispettosi dell'ambiente. Tra le fonti rinnovabili, nel libro Verde si sostiene la necessità di promuovere lo sviluppo dell'energia elettrica di origine eolica e sostenere l'energia idroelettrica, compresi i progetti di centrali di piccola potenza (meno di 10 MW), attualmente trascurati. L'obiettivo di raggiungere nel 2010 un tasso minimo di penetrazione del 12% delle fonti energetiche rinnovabili nell'Unione europea era già emerso in "Comunicazione della Commissione - Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili - Libro bianco per una strategia e un piano di azione della Comunità" (C0M/97/0599), libro nato dai dibattiti suscitati da "Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili - Libro verde per una strategia comunitaria (COM(96)576)", presentato dalla Commissione nel novembre 1996. Il raggiungimento dell'obiettivo (per il quale gli investimenti necessari sono valutati in 95 miliardi di ECU per il periodo 1997-2010) contribuirà a ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento, ma porterà anche effetti positivi in termini di occupazione (creazione da 500.000 a 900.000 posti di lavoro), un risparmio annuo di spese di combustibile di 3 miliardi di Euro a partire dal 2010, una riduzione delle importazioni di combustibile del 17,4%, una riduzione delle emissioni di CO2 di 402 milioni di t/anno ed una serie di considerevoli benefici economici dal momento che si profilano sbocchi importanti per l'esportazione legati alla capacità dell'Unione europea di fornire attrezzature nonché servizi tecnici e finanziari.

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Data la scarsa importanza conferita alle energie rinnovabili nelle politiche della Comunità, il Libro Bianco propone un piano di azione volto a sensibilizzare maggiormente i responsabili dei diversi programmi e a rafforzare la presenza delle energie rinnovabili nelle diverse politiche dell'Unione, oltre ad offrire alle fonti energetiche rinnovabili sbocchi equi sui mercati senza oneri finanziari eccessivi. Parte essenziale della strategia elaborata dal Libro Bianco della Commissione europea è la "Campagna per il decollo delle fonti rinnovabili in Europa, Energy For The Future: Renewable Sources Of Energy (Community Strategy and Action Pian) - Campaign for Take-Off": tale campagna ha l'obiettivo di facilitare il successo della strategia stessa, stimolando in particolare gli investimenti privati nei settori chiave del solare, dell'eolico e dell'energia da biomassa. La campagna mira a promuovere la realizzazione di progetti su grande scala in diversi settori delle energie rinnovabili, in particolare di 10.000 MW di grandi centrali eoliche. Al Libro Bianco fa seguito la Direttiva 2001/177/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 settembre 2001 sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità. Tale direttiva conferma l'obiettivo del 12% del consumo interno lordo di energia da fonti rinnovabili per l'intera Comunità, da raggiungersi entro il 2010 (quota dell'energia elettrica: 22,1%, per l'Italia tale quota è fissata pari al 25,0%); la direttiva prevede, inoltre, un sistema di garanzia di origine dell'elettricità, per agevolare gli scambi ed aumentare la trasparenza, rendendo più semplice la scelta del consumatore: le garanzie di origine indicano la fonte di energia rinnovabile dalla quale è prodotta l'elettricità, la data ed il luogo di produzione e, nel caso degli impianti idroelettrici, la capacità. Dal momento che le procedure amministrative e di pianificazione che devono rispettare i potenziali produttori costituiscono uno dei principali ostacoli al futuro sviluppo di elettricità RES (principalmente per le piccole e medie imprese che rappresentano un'alta percentuale delle imprese del settore), gli Stati membri devono riesaminare il quadro legislativo e regolamentare le procedure di autorizzazione, per ridurre gli ostacoli normativi, razionalizzare e accelerare le procedure amministrative e garantire regole trasparenti e non discriminatorie, tenendo conto delle specificità delle varie tecnologie utilizzate dalle fonti energetiche rinnovabili.

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Dal momento che l'allacciamento dell'elettricità RES alla rete può essere costoso per i produttori di tale tipo di elettricità, gli Stati membri devono controllare che i costi di trasporto e di distribuzione non provochino discriminazioni nei riguardi dell'elettricità RES. Gli obiettivi previsti dalla Comunità europea (energia da fonti rinnovabili dal 6 al 12% nel bilancio energetico e dal 14 al 22% nella produzione di elettricità) sono di seguito confrontati con i dati di crescita del settore eolico indicati in "Wind in power. 2009 European statistics” del Febbraio 2010, redatto dall'EWEA (European Wind Energy Association). In base alle previsioni di incremento della domanda di energia e alle stime di crescita del settore eolico, nel "Wind Force 12" (Fonte Greenpeace) si ipotizza che, entro il 2020, la produzione dì energia elettrica da sola fonte eolica soddisferà il 12% della domanda mondiale, con una capacità installata di 1260 GW: tale valore è stato calcolato ipotizzando, sulla base dei trend degli ultimi anni, un tasso di crescita annuo decrescente dal 25 al 10% tra il 2002 e il 2020. Tassi annuali di crescita del 20-25% sono molto elevati per un settore industriale, ma l'industria eolica, soprattutto durante le prime fasi del suo sviluppo, ha mostrato potenzialità di sviluppo ben più elevate: solo negli ultimi 5 anni il tasso di crescita annuale è stato prossimo al 40%. In Europa, inoltre, un ampio margine di espansione del settore è legato al mercato dell'off- shore.

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Figura 1: Potenza eolica installata in Europa – 2009 (MW) 20

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2.1.1.2 CONTESTO NORMATIVO NAZIONALE

Nel variegato e complesso panorama normativo nazionale del settore, costituito in buona parte dal recepimento di normative di natura comunitaria, nonché dall’attuazione della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.3, di modifica al Titolo V, Parte II, della Costituzione, si ritengono di particolare rilievo i seguenti provvedimenti, nel cui contesto si colloca l’iniziativa imprenditoriale della proposizione di un impianto eolico:  Il Decreto Legislativo 16 marzo 1999 n. 79 (decreto Bersani), “Attuazione della direttiva 96/62/CE recante norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica”, il quale definisce le attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica libere nel rispetto degli obblighi di servizio pubblico. Disciplina in tale contesto il settore elettrico, regolamentando anche i compiti del Gestore della rete di trasmissione nazionale. Tutela le garanzie dei clienti vincolati con la figura dell’acquirente unico nell’ambito delle funzioni del Gestore del mercato. Impone ai soggetti produttori o importatori responsabili degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti non rinnovabili l’obbligo di immettere nel Sistema elettrico nazionale una quota prodotta da impianti da fonti rinnovabili, imponendo, contestualmente, al Gestore della Rete di trasmissione nazionale, la priorità del dispacciamento delle stesse produzioni, e l'introduzione di un nuovo sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili.  D.L. 23 agosto 2003, n.239 (convertito in legge 27 ottobre 2003, n.290), “Disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo del sistema elettrico nazionale e per il recupero di potenza di energia elettrica”,che stabilisce, tra l’altro e nell’intento di garantire la sicurezza di un sistema energetico liberalizzato, semplificazioni procedurali di autorizzazioni per le Reti nazionali di trasporto dell’energia.  D.lgs. 29 dicembre 2003, n.387, “Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”, il quale nel rispetto della disciplina nazionale, comunitaria ed internazionale vigente, nonché nel rispetto dei principi e criteri

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direttivi stabiliti dall'articolo 43 della legge 1° marzo 2002, n. 39, e' finalizzato a: a) promuovere un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili alla produzione di elettricità nel relativo mercato italiano e comunitario; b) promuovere misure per il perseguimento degli obiettivi indicativi nazionali di cui all'articolo 3, comma 1; c) concorrere alla creazione delle basi per un futuro quadro comunitario in materia; d) favorire lo sviluppo di impianti di microgenerazione elettrica alimentati da fonti rinnovabili, in particolare per gli impieghi agricoli e per le aree montane. Il provvedimento normativo individua gli obiettivi nazionali, e fornisce indicazioni su quelli regionali, nonché misure di promozione della ricerca e diffusione delle fonti rinnovabili. Introduce i concetti di garanzia di origine dell’elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili, ma soprattutto, nel determinare norme di razionalizzazione e semplificazione delle procedure, introduce un sistema di autorizzazione, rilasciata dalle Regioni o Province delegate, per la costruzione e l’esercizio, per gli interventi di modifica, di potenziamento, di rifacimento totale o parziale, nonché per le opere connesse, e le infrastrutture indispensabili, per gli interventi di produzione di energia elettrica utilizzanti fonti rinnovabili.  Legge 23 agosto 2004, n.239, “Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia”. La legge, nell'ambito delle disposizioni derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali, definisce i principi fondamentali in materia energetica ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione. Vengono altresì determinate disposizioni per il settore energetico che contribuiscono a garantire la tutela della concorrenza, la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, la tutela dell'incolumità e della sicurezza pubblica fatta salva la disciplina in materia di rischi da incidenti rilevanti, la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema al fine di assicurare l'unità giuridica ed economica dello Stato e il rispetto delle autonomie regionali e locali, dei trattati internazionali e della normativa comunitaria. All’interno dello stesso provvedimento vengono definiti gli obiettivi e le linee della politica energetica nazionale, nonché i criteri generali per la sua attuazione a livello

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territoriale, riservati alla competenza dello Stato, che si avvale anche dei meccanismi di raccordo e di cooperazione con le autonomie regionali previsti dalla presente legge.  Legge 27 febbraio 2009, n.13, di conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 30 dicembre 2008, n.208, recante Misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell’ambiente”, il cui art.8 bis dispone Misure in materia di ripartizione della quota minima di incremento dell'energia elettrica da fonti rinnovabili, prevedendo che “Il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, emana, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, uno o più decreti per definire la ripartizione fra regioni e province autonome di Trento e di Bolzano della quota minima di incremento dell'energia prodotta con fonti rinnovabili per raggiungere l'obiettivo del 17 per cento del consumo interno lordo entro il 2020 ed i successivi aggiornamenti proposti dall'Unione europea.  D.M.10 settembre 2010, “Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”, recanti indicazioni tese a facilitare, nel complesso procedimento volto al rilascio dell’autorizzazione unica, di cui all’art.12 del d.lgs.387/2003, il contemperamento tra le esigenze di sviluppo economico e sociale con quelle di tutela dell’ambiente e di conservazione delle risorse naturali e culturali. Tendono inoltre ad assicurare il coordinamento tra il contenuto dei Piani regionali di sviluppo energetico, di tutela ambientale e dei Piani paesaggistici per l’equo e giusto contemperamento dei rilevanti interessi pubblici in questione, anche in un’ottica di semplificazione procedurale e di certezza delle decisioni spettanti alle diverse amministrazioni coinvolte nella procedura autorizzatoria.  D.lgs. di recepimento della direttiva 28/2009/CE (in attesa di pubblicazione): il decreto, nel recepire la direttiva e nel rispetto dei criteri stabiliti dalla legge 4 giugno 2010 n. 96, definisce gli strumenti, i meccanismi, gli incentivi e il quadro istituzionale, finanziario e giuridico, necessari per il raggiungimento degli obiettivi fino al 2020 in materia di quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo

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di energia e di quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti. Il medesimo documento interviene anche in tema di garanzia di origine, sulle procedure amministrative, sull’informazione e la formazione, nonché in tema di accesso alla rete elettrica e fissa criteri di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi. Il quadro normativo risulta integrato da un’ulteriore specifica normativa di settore, che, sinteticamente può riassumersi nei seguenti provvedimenti:  D.P.C.M. 14 novembre 1997, “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”, di attuazione della l.447/95, o di quanto previsto dall’eventuale zonizzazione acustica comunale emanata ai sensi della stessa legge.  D.lgs. 18 agosto 2000, n.267, “Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”; esso costituisce documento di principio e limite inderogabile nell’azione amministrativa degli enti locali.  Legge 22 febbraio 2001, n.36, “Legge quadro sulla protezione dalle esposizione a campi elettrici,magnetici ed elettromagnetici”, relativa alle valutazioni degli eventuali impatti del campo elettrico e del campo di induzione magnetica, di seguito integrata dal DPCM 8 luglio 2003 “Fissazione dei limiti di esposizione dei valori attenzione, e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti”.  D.P.R. 6 giugno, 2001, n.380, “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia”; il documento normativo, ferme le disposizioni in materia di beni culturali ed ambientali, contiene i principi fondamentali e generali inerenti l’attività edilizia, pur rimettendo a Regioni, Province autonome, ed ai Comuni le specifiche competenze in materia.  D.P.R. 8 giugno 2001, n.327, “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità”; il testo normativo disciplina l’espropriazione, anche a favore di privati, di beni immobili o di diritti relativi ad immobili per l’esecuzione di opere pubbliche o di pubblica utilità.

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 D.Lgs. 22 gennaio 2004, n.42, “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’art.10 della l.6 luglio 2002, n.137”; esso in conformità al dettato dell’art.9 Cost., è finalizzato alla tutela ed alla valorizzazione del patrimonio culturale, a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio, nonché a promuovere lo sviluppo della cultura. Definisce il patrimonio culturale come costituito dai beni culturali, qualificati “cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico, e le altre cose individuate dalla legge quali testimonianza aventi valore di civiltà”, e dai beni paesaggistici, individuati negli “immobili e aree costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici, ed estetici del territorio e gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge”.  D.Lgs. 3 aprile 2006, n.152” Norme in materia ambientale”; il decreto, ai attuazione della legge 15 dicembre 2004 n.308, disciplina materie quali le procedure di valutazione ambientale strategica (VAS), quelle per la valutazione di impatto ambientale (VIA), nonché quelle relative all’autorizzazione ambientale integrata (AIA). È anche ambito di applicazione del medesimo testo la difesa del suolo e la lotta alla desertificazione, la tutela delle acque dall’inquinamento e la gestione delle risorse idriche, la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti contaminati, la tutela dell’area e la riduzione delle emissioni in atmosfera nonché l tutela risarcitoria contro i danni all’ambiente.

2.1.1.2.1 Pianificazione Energetica Italiana in materia di energia da fonti rinnovabili

A livello nazionale, i primi strumenti governativi a sostegno delle fonti rinnovabili, in generale, e dell'eolico in particolare sono stati: il Piano energetico nazionale del 1988 (che stabiliva un obiettivo di 300-600 MW di eolico installati al 2000), la legge 394/91 (art. 7) che prevede misure d'incentivazione per quelle amministrazioni che promuovono interventi volti a favorire l'uso dell'energia eolica anche nelle aree protette, le leggi 9/91 e 10/91 ("Norme di

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attuazione per il nuovo Piano Energetico Nazionale: aspetti istituzionali, centrali idroelettriche ed elettrodotti, idrocarburi e geotermia, autoproduzione e disposizioni fiscali" e "Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia") e, soprattutto, il successivo provvedimento Cip 6/92, che per la prima volta introduce tariffe incentivanti per la cessione all'ENEL di energia elettrica prodotta con impianti da fonti rinnovabili o "assimilate", regolarmente utilizzato fino al '97 ed ancora valido per quanto concerne i criteri di assimilabilità alle fonti rinnovabili. In seguito il già richiamato Decreto Bersani 79/99, istituisce il mercato libero dell’energia, detta principi di priorità di dispacciamento e crea un primo sistema di incentivazione. Una delle più rilevanti innovazioni apportate dal decreto consiste infatti nell’introduzione dei i certificati verdi, titoli negoziabili sul mercato elettrico emessi e verificati dal GRTN, volti all'incentivazione della produzione elettrica da fonti rinnovabili; essi sono immessi sul mercato sia dai produttori di energia da fonti rinnovabili sia dal Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale. I Certificati Verdi raccolgono l'eredità e le funzioni degli incentivi previsti dal CIP 6/92, con un'importante differenza: mentre questi ultimi venivano assegnati solo in seguito a specifiche autorizzazioni e graduatorie, i certificati verdi saranno riconosciuti a chiunque ne faccia regolare domanda, dimostrandone di avere i requisiti richiesti. Un primo indirizzo per la diffusione delle energie rinnovabili è rinvenibile nel “Libro Bianco per la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili", predisposto sulla base del Libro Verde elaborato dall'ENEA nell'ambito del processo organizzativo della Conferenza nazionale energia e ambiente del 1998 e approvato dal CIPE il 6 agosto 1999. Questo libro dà corso e attuazione, a livello nazionale, al Libro Bianco comunitario, nel quale si sostiene che "il ruolo degli Stati membri nell'attuazione del piano d'azione è cruciale. Essi devono decidere i loro obiettivi specifici nell'ambito del quadro più generale ed elaborare le proprie strategie nazionali per conseguirli". Di recente l’Italia ha redatto, in attuazione dell’articolo 4 della direttiva 2006/32/CE e della Decisione 30 giugno 2009, n. 2009/548/CE, un Piano D’azione sulle fonti rinnovabili trasmesso dal Ministero dello sviluppo economico alla Commissione europea nel mese di luglio 2010; il

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Piano, inserito in un quadro più ampio di sviluppo di una strategia energetica nazionale ambientalmente sostenibile, risponde ad una molteplicità di obiettivi, e tra questi assumono particolare rilievo: 1) la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, data l’elevata dipendenza dalle importazioni di fonti di energia; 2) la riduzione delle emissioni di gas climalteranti; 3) il miglioramento della competitività dell’industria manifatturiera nazionale attraverso il sostegno alla domanda di tecnologie rinnovabili e lo sviluppo di politiche di innovazione tecnologica. Il documento, nel delineare le principali linee d’azione per le fonti rinnovabili, si articola su due piani:  La governance istituzionale  Le politiche settoriali. La governance istituzionale comprende principalmente: a) il coordinamento tra la politica energetica e le altre politiche, tra cui la politica industriale, la politica ambientale e quella della ricerca per l’innovazione tecnologica; b) la condivisione degli obiettivi con le Regioni, in modo da favorire l’armonizzazione dei vari livelli di programmazione pubblica, delle legislazioni di settore e delle attività di autorizzazione degli impianti e delle infrastrutture, con la definizione di un burden sharing regionale che possa responsabilizzare tutte le istituzioni coinvolte nel raggiungimento degli obiettivi. Con riferimento, invece, al livello di politica settoriale, le linee d’azione sono delineate sulla base del peso di ciascuna area d’intervento sul consumo energetico lordo complessivo. Nella tabella che segue vengono indicati gli obiettivi che l’Italia intende raggiungere in particolare nel settore dell’elettricità da fonte rinnovabile, coerenti con i target stabiliti dalla direttiva 2009/28/CE, al fine di orientare le politiche pubbliche di sviluppo sostenibile del settore.

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Tabella 1 Previsione al 2020 della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili

Figura 2 Produzione lorda di energia elettrica da FER

Con l’emanazione del D.M. 10 settembre 2010, recante le Linee Guida nazionali per lo svolgimento del procedimento autorizzativo previsto dall’art. 12 del D.Lgs 387/2003, il legislatore si è proposto di semplificare le procedure di comunicazione e dichiarazione di inizio 28

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attività, dando ragionata attuazione anche allo specifico criterio della legge comunitaria 2009, nonché valutare attraverso il potenziamento dello strumento della Conferenza dei Servizi, per meglio assicurare il coordinamento tra le diverse autorità coinvolte. Sono previste inoltre azioni di monitoraggio attivo per migliorare il livello della pianificazione strategica da parte delle Regioni e per sviluppare coerenti politiche infrastrutturali. In tal senso la Conferenza dei Servizi si pone come lo strumento più adeguato ad assicurare il coordinamento tra le diverse autorità responsabili. D’altra parte, la ripartizione degli obiettivi nazionali tra le regioni costituirà un utile orientamento alle stesse, stimolate a migliorare ed accelerare i procedimenti autorizzativi in modo coerente con gli impegni assegnati. Funzionali a questo scopo sono le previsioni della citata legge comunitaria 2009, che prevede l’istituzione di un meccanismo di trasferimento statistico tra le regioni di quote di produzione di energia da fonti rinnovabili ai fini del rispetto della stessa ripartizione, e il completamento del sistema statistico in materia di energia, compresi i consumi, anche ai fini del monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi in capo a ciascuna regione. Utili per questi stessi scopi potrà essere un sistema di esame delle politiche e delle procedure amministrative seguite in ciascuna regione, in modo da favorire lo scambio delle best practices.

2.1.1.3 PIANIFICAZIONE ENERGETICA REGIONALE

L’art.5 della legge 9 gennaio 1991, n.10, “Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energie” costituisce la fonte giuridica per l’emanazione dei Piani energetici ambientali regionali. La Regione Umbria ha provveduto all’emanazione del proprio Piano con D.C.R. 21 luglio 2004, n.4022, nonché in attuazione dello stesso, all’emanazione di un atto di indirizzo per l’inserimento paesaggistico ed ambientale degli impianti eolici, tramite la D.G.R. 11 maggio 2005, n.729.

2 Allo stato esso risulta vigente, in quanto ulteriori interventi di carattere modificativo sono tuttora allo studio della Regione. 29

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La Regione Umbria, a seguito di un'analisi della situazione attuale di produzione di energia da fonti rinnovabili e delle potenzialità di ciascuna fonte nonché della sostenibilità ambientale in relazione alle specifiche caratteristiche del territorio regionale, ha delineato una strategia di sviluppo a breve termine per la produzione di energia da fonti rinnovabili con una previsione di crescita che permetta il raggiungimento, nel 2020, dell'obiettivo europeo fissato per l'Italia pari al 17% di energia rinnovabile rispetto al consumo finale. Tale strategia é stata approvata con D.G.R. 29 luglio 2011, n. 903 e pubblicata sul B.U.R. n. 34 del 05 agosto 2011. La Regione Umbria, inoltre, a supporto di tale strategia e recependo sia il decreto 10 settembre 2010 che il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, ha declinato un regolamento che disciplina le procedure amministrative per l'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili ed individua, inoltre, le aree e i siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti. La suddetta disciplina é stata approvata con R.R. 29 luglio 2011, n. 7 e pubblicata sul B.U.R. n. 34 del 05 agosto 2011.

2.1.2 PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E LOCALE, VINCOLI

Il proposto intervento si colloca nella Regione Umbria, in Provincia di Terni ed insiste sul territorio dei Comuni di Parrano e San Venanzo, in un’area posta a cavallo dei confini amministrativi tra i 2 comuni ed individuabile come “Poggio della Cavallaccia”.

2.1.2.1 PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE REGIONALE I principali strumenti di programmazione e pianificazione regionale sono individuabili nel Piano Energetico Regionale, approvato il 17 marzo 2004; nel Piano Paesaggistico Regionale ( L.R. 07/12/2010); nel Piano Urbanistico Territoriale (L.R.24 Marzo 2000, n.27); nel Piano Urbanistico Strategico territoriale (PUST), D.G.R. n. 1265 del 20 settembre 2010 redatto sulla base del Disegno Strategico Territoriale (DST) approvato con D.G.R. 1903/2008 e nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.

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Il Piano Urbanistico Territoriale (PUT) assume, come riferimenti programmatici, gli atti di indirizzo adottati dall’Unione Europea. La regione si mostra favorevole alla produzione di energia da fonti rinnovabili e, all’interno di esso, si preannuncia la stesura del Piano Energetico Regionale in seguito riportato.

2.1.2.1.1 Piano Energetico Regionale

Il Piano Energetico Regionale è lo strumento di indirizzo e programmazione degli interventi in campo energetico, inserito e integrato nei documenti di programmazione economica e finanziaria della Regione, nel Documento Annuale di Programmazione - D.A.P, nel Piano Regionale di Sviluppo e negli altri Piani regionali settoriali. Esso costituisce un fondamentale quadro di riferimento per i soggetti pubblici e privati che assumono iniziative in campo energetico nel territorio di riferimento ed assicura l’armonizzazione delle decisioni che vengono assunte a livello regionale e locale. Tale Piano costituisce uno schema di sintesi finalizzato a rappresentare gli elementi conoscitivi fondamentali per la definizione di un quadro di riferimento regionale del settore, ad individuare gli obiettivi strategici e le linee di indirizzo da perseguire, a definire le politiche coerenti con gli obiettivi indicati, individuando, in particolar modo, gli interventi praticabili sul contenimento dei consumi, sulla promozione dell’uso razionale dell’energia e della diffusione dell’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile (eolico, idroelettrico, solare termico e fotovoltaico, biomasse e cogenerazione). Il principio informatore del P.E.R. è quello di garantire lo sviluppo sostenibile, in armonia con gli impegni assunti dall’Italia a livello comunitario e internazionale nel campo energetico ambientale. L’obiettivo fondamentale del Piano Energetico Regionale per l’attuazione delle politiche regionali in chiave di sostenibilità ambientale è l’implementazione dell’uso delle fonti di energia rinnovabili sia per usi termici che elettrici. Le possibili fonti di energia sono: − Idroelettrica: a fronte dell’attuale consistente capacità di generazione già installata in Umbria, essendo pressoché esaurite ulteriori potenzialità, il Piano individua alcune potenzialità da esplorare valutabili intorno a 3MW addizionali sfruttabili su condotte di irrigazione ed

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acquedottistiche esistenti. Indica altresì la possibilità di procedere a riqualificazioni e ripotenziamenti di impianti esistenti. − Energia solare: le condizioni climatiche regionali e lo stato attuale delle tecnologia consentono di ritenere credibile una strategia di diffusione del ricorso al “solare termico”. La Regione dedicherà la propria attività alla diffusione della tecnologia, cercando di dare risposta, anche normativa, agli impedimenti che fino ad oggi ne hanno limitato lo sviluppo. In tema di generazione elettrica per via fotovoltaica, la Regione provvederà a sostenere le nuove azioni a favore della tecnologia che si stanno definendo a livello nazionale e comunitario, cercando anche in questo caso di rimuovere eventuali ostacoli ad un’ampia diffusione. − Biomasse: rappresenta, insieme all’eolico, una delle potenzialità più rilevanti delle risorse rinnovabili. Rispetto al potenziale del comparto della biomassa agricola e forestale il Piano prevede lo sfruttamento energetico di 300.000 tonnellate/anno sia per fini termici che elettrici. La Regione indirizzerà la propria attività di promozione e diffusione verso tutti i settori, con particolare attenzione all’edilizia residenziale. − Geotermica: il settore presenta scarse potenzialità riconducibili al possibile ripristino dei pozzi geotermici, oggi inutilizzati, nel territorio di (Tr) che potrebbero produrre energia elettrica per circa 1 MWe, energia termica e CO2 per scopi industriali. − Combustibile da rifiuti: il P.E.R. riprende le indicazioni previste nel Piano dei Rifiuti approvato nel luglio 2002. − Energia eolica: il settore eolico, unitamente a quello dell’energia da biomasse, presenta oggi costi di investimento e costi di produzione di energia elettrica di fatto comparabili a quelli che caratterizzano l’energia da fonti primarie fossili. Considerazioni economiche e di maturità tecnologica inducono a ritenere prioritaria la valorizzazione del potenziale eolico, da fare precedere da accurate valutazioni paesistiche ed ambientali. Per l’autorizzazione degli interventi, da realizzarsi in aree non soggette a vincolo, si prevede una griglia valutativa che verrà definita dalla Regione. − Cogenerazione e teleriscaldamento / teleraffrescamento: Il P.E.R. individua nella cogenerazione, anche in affiancamento ai sistemi di teleriscaldamento/teleraffrescamento, una tecnologia che va sicuramente sviluppata, tenendo anche conto delle convenienze economiche che la sua adozione è ormai in grado di assicurare. Va privilegiata l’adozione di combustibili a

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minore impatto con emissioni assimilabili a quelle del metano indirizzando gli interventi prioritariamente verso ospedali, scuole, edifici pubblici, grandi utenze termico/elettriche. All’interno del Piano Energetico Regionale sono indicate le strategie da perseguire per l’attuazione degli obiettivi prefissati. Lo sfruttamento dell’energia eolica costituisce attualmente, dopo l’energia idroelettrica, una delle fonti di energia rinnovabile che consente i maggiori volumi di produzione energetica. Come gran parte delle fonti di energia rinnovabile anche l’energia eolica è caratterizzata da bassa densità energetica; per questo motivo lo sfruttamento di questa risorsa comporta l’installazione di più macchine per la conversione di energia. In genere dunque quando si parla di un impianto eolico spesso ci si riferisce ad una wind farm (gruppo di più aerogeneratori disposti variamente sul territorio, ma collegati ad una unica linea che li raccorda alla rete locale o nazionale) piuttosto che alle singole turbine. I sistemi di conversione dell’energia eolica in energia elettrica sono stati storicamente sviluppati dagli Stati Uniti (negli anni ‘80) e successivamente dalle Nazioni del Nord Europa (Germania, Danimarca ecc..) dove si sono verificate le condizioni tecniche ed economiche che favorivano uno sfruttamento della risorsa a livello industriale. Ai primi anni novanta risalgono gli studi sulla risorsa eolica su scala europea (Atlante Eolico Europeo) che però non avevano un dettaglio sufficiente per poter giudicare con chiarezza bacini eolici molto complessi (come ad esempio l’Italia, la Spagna, la Grecia ecc…). I sistemi di sfruttamento dell’energia eolica si sono dunque sviluppati sia a livello di applicazione che a livello tecnologico prima nei paesi sopra citati e dopo, solo grazie alla maggior attenzione nei confronti delle fonti di energia rinnovabile, anche nei paesi, come l’Italia, dove la risorsa e le tecniche di conversione dell’energia erano meno conosciuti. La tecnologia attualmente più utilizzata è quella delle grandi turbine eoliche tripala ad asse orizzontale con torre tubolare in acciaio. All’interno del piano si individuano tre bacini eolici, la cui natura dei siti è ottimale per lo sfruttamento del vento geografico: bacino eolico della dorsale umbra sud, bacino eolico della dorsale umbra nord, bacino eolico della dorsale umbra ovest. Il progetto oggetto della presente iniziativa, si inquadra nel Bacino della Dorsale Umbria Ovest, interessando la parte Nord-Ovest della provincia ternana.

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2.1.2.1.2 Disegno Strategico Territoriale

Il Disegno Strategico Territoriale - DST è un documento strategico di supporto alla valutazione delle politiche e dei documenti nazionali ed europei che esprimono, in maniera esplicita o implicita, scenari territoriali di scala vasta, da assumere criticamente per la messa a punto delle politiche regionali. All’interno del DST si evince come le Linee strategiche di sviluppo del territorio regionale siano definite come l’insieme degli obiettivi integrati e delle strategie settoriali, articolare in azioni strategiche per ciascun tema di riferimento per le politiche regionali (sistemi strutturanti). In vista della costruzione di politiche rispondenti all’idea guida e alla visione strategica del territorio regionale, e di una maggiore connessione tra programmazione e pianificazione territoriale, i sistemi strutturanti su cui il Disegno Strategico Territoriale viene costruito sono: − le infrastrutture; − le reti di città; − il sistema ambientale e storico culturale e lo spazio rurale; − il sistema produttivo. In particolare, il sistema produttivo si presta ad un rafforzamento e ripensamento complessivo, che tenga conto anche delle potenzialità delle “aree marginali” come parte integrante delle strategie di sviluppo. A partire dal mantenimento delle attività esistenti, la sua riorganizzazione prevede l’utilizzo delle risorse territoriali secondo forme innovative, capaci di declinare in chiave qualitativa il concetto di sostenibilità, così da proporsi come modello sostenibile di sviluppo nel panorama nazionale. Una delle principali azioni strategiche da perseguire è la promozione del ricorso alle energie alternative secondo forme compatibili con le caratteristiche ambientali, paesistiche e insediative dei contesti territoriali. Perché il territorio umbro, in riferimento all’idea guida, diventi luogo di politiche di sviluppo sostenibile, occorre conseguire diversi obiettivi di integrazione mirati al miglioramento dell’accessibilità, fisica e telematica, al rafforzamento delle reti urbane e delle loro relazioni con lo spazio rurale, al rafforzamento della capacità produttiva, alla valorizzazione delle vocazioni ambientali e paesistiche del territorio, al miglioramento delle condizioni generali dell’abitare.

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Di conseguenza, gli obiettivi integrati (o di integrazione) sono: − contrastare il rischio dell’isolamento regionale potenziando le interdipendenze con le Regioni circostanti e le reti di relazione a tutti i livelli, al tempo stesso rafforzando i legami di coesione territoriale interna. Il ripensamento e il rafforzamento delle connessioni infrastrutturali ai diversi livelli, infatti, diviene priorità strategica, ed è pertanto da intendere non come tema settoriale ma come occasione di integrazione e sviluppo territoriale. − incentivare forme di coordinamento tra centri in relazione alle politiche urbane, alla gestione delle attività e dei servizi, alla promozione culturale, secondo modalità differenziate in base alle opportunità e alle specificità locali (comunità di comuni, consorzi, reti tematiche), con azioni ed interventi di adeguamento delle reti e di potenziamento e redistribuzione mirata delle attività; − incentivare la qualificazione e la sostenibilità ambientale, paesistica e sociale degli interventi nelle reti di città, con particolare riguardo alla valorizzazione del patrimonio culturale, alla residenza, ai servizi di interesse collettivo, agli spazi pubblici, promuovendo la corresponsabilizzazione dei soggetti interessati pubblici e privati, la collaborazione interistituzionale, le modalità di valutazione comparativa e concorsuale delle proposte di trasformazione; − migliorare le connessioni trasversali tra centri, rafforzando il sistema reticolare tra nodi urbani di diverso rango, con particolare riguardo ai sistemi insediativi locali in aree marginali; − favorire la localizzazione di funzioni centrali in corrispondenza dei nodi di scambio, come contributo alla qualificazione insediativa e territoriale (nodi di scambio come “porte” delle città e del paesaggio umbro); al tempo stesso, rafforzare le connessioni infrastrutturali con i nodi funzionali (produttivi e di ricerca) già esistenti; − realizzare interventi infrastrutturali da concepire come progetti territoriali integrati (mobilità difesa del suolo-distribuzione energetica), e come occasione di qualificazione ambientale e valorizzazione del paesaggio regionale alle diverse scale; − incentivare la costituzione di comunità di imprese e consorzi produttivi e forme di coordinamento gestionale, in grado di migliorare le prestazioni ambientali, attraverso

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la riduzione degli impatti, l’utilizzo efficiente delle risorse territoriali (a partire dalla struttura insediativa e dal suolo), l’impiego di energie rinnovabili, l’organizzazione sostenibile dei cicli produttivi, in vista del miglioramento ambientale, paesistico e sociale dei contesti insediativi; − rafforzare le reti di comunicazione e di informazione tecnologicamente avanzate, come strumento per incrementare la competitività del sistema regionale e la coesione, attraverso la messa in rete dei centri e dei principali nodi produttivi e culturali (rete a banda larga). In un mercato caratterizzato da una forte competitività e da rapide trasformazioni, l’obiettivo principale delle politiche d’impresa è creare un «ambiente» favorevole allo sviluppo delle imprese stesse. L’impresa è, infatti, parte dell’ambiente cui appartiene: dalla qualità dell’ambiente in cui le imprese operano (che dipende da condizioni strutturali, finanziarie, commerciali e amministrative, ecc.) può trarre origine un potenziale di creazione di economie, e la capacità di favorire l’imprenditorialità e l’innovazione. Tutto questo nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, in cui le reciproche interrelazioni siano caratterizzate da sinergie e processi virtuosi, positivi e utili tanto all’impresa quanto al «suo» ambiente. La stessa attenzione per le condizioni «ambientali» dello sviluppo emerge nella programmazione 2007-2013 (POR - FESR), che assume come obiettivo generale quello di accrescere la competitività del “Sistema Umbria”, aumentando gli standard di innovazione del sistema produttivo, migliorando la tutela e valorizzazione delle risorse ambientali e culturali e promuovendo una maggiore coesione territoriale. Rispetto all’obiettivo generale si articolano 4 priorità strategiche: 1. promuovere e consolidare i processi di innovazione e di ricerca e sviluppo tecnologico al fine di rafforzare la competitività del sistema produttivo; 2. tutelare, salvaguardare e valorizzare l’ambiente e le sue risorse per promuovere lo sviluppo sostenibile del sistema regionale; 3. promuovere l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili e pulite; 4. promuovere una maggiore coesione territoriale e qualità urbana al fine di accrescere la competitività e l’attrattività del territorio e delle città.

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2.1.2.1.3 Piano Urbanistico Strategico Territoriale

Nell’ambito del quadro di riferimento strategico definito dalla Regione col Piano Urbanistico Strategico Territoriale – PUST (DGR. 1373/2009) ed il Piano Paesaggistico Regionale – PPR, il governo del territorio vede protagonisti gli enti locali e le Province in particolare, il cui ruolo in materia di pianificazione territoriale sarà sempre più quello di favorire il raccordo tra la programmazione regionale ed i piani regolatori comunali, in un’ottica di corretto uso del territorio e razionalizzazione dei servizi di valenza intercomunale. Ai sensi della L.R 13/2009, il PUST è lo strumento principe di territorializzazione delle politiche regionali di sviluppo sostenibile dell’Umbria. I suoi contenuti tracciano la visione strategica ed integrata del territorio regionale costruita sia sulla base delle potenzialità paesaggistico-ambientali-territoriali che dei riferimenti programmatici regionali e sovra-regionali. Questa visione è declinata attraverso obiettivi e linee strategiche di sviluppo, costituenti priorità e riferimento per programmi e progetti di territorio. L’attuazione della visione strategica viene indirizzata in modo programmatico ed anche sussidiario. In ragione di ciò il PUST prevede: 1. Definire indirizzi e contenuti programmatici, in coerenza con il PPR, con particolare riferimento: − ai propri progetti strategici territoriali; − a particolari piani di settore che richiedano specificazioni circa localizzazioni e trasformazioni territoriali ammissibili; − ad altri interventi di interesse regionale; 2. prendere in considerazione i progetti integrati di iniziativa dei territori finalizzati a favorire la partecipazione delle comunità locali.

In coerenza con quanto stabilito dalla Giunta regionale nell'atto di avvio della formazione del PUST (DGR. 1373/2009), i Progetti Strategici Territoriali del DST, sono individuati come progetti di riferimento. Essi sono concepiti come "macro contenitori sistemici" cui afferiscono progetti o politiche specifici che perseguono gli obiettivi di sviluppo territoriale nel rispetto di direttive e criteri di territorializzazione, definiti in sede di approvazione del PUST, in un'ottica di 37

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rilancio del sistema Umbria. Tale approccio comporta che divengano occasione di promozione di filiere composite integranti, ad esempio, il mondo produttivo con quelli dell'istruzione e della ricerca (Ricerca, Innovazione, Sviluppo), mirando all'equilibrio delle tre dimensioni della sostenibilità (Economica, Sociale, Ambientale). I PUST sono classificabili in parte come territoriali e in parte come tematici e diffusi. Di particolare interesse tra questi ultimi ricade il Progetto “Produttività e Sostenibilità: green- economy”. È il Progetto Strategico più direttamente connesso al tema dello sviluppo locale sostenibile, ovvero al tema della territorializzazione dello sviluppo, inteso come sviluppo fondato sulle risorse territoriali. In un mercato caratterizzato da una forte competitività e da rapide trasformazioni, testimoniate anche dagli eventi di crisi economica recenti, l'obiettivo principale delle politiche d'impresa è creare un "ambiente" favorevole allo sviluppo delle imprese stesse, letto nell'ottica di uno sviluppo sostenibile in cui le reciproche interrelazioni siano caratterizzate da sinergie e processi virtuosi, positivi e utili tanto all'impresa quanto al "suo" ambiente. Perseguire la visione strategica Umbria Laboratorio di sostenibilità vuol dire, quindi, "attrezzare ecologicamente ed energeticamente" l'intera Regione, o meglio, fare dell'intera Regione un "ambiente" produttivo, capace di incidere complessivamente sulla "capacità produttiva". Le politiche indirizzate al raggiungimento di questo obiettivo mirano quindi a: − orientare quantitativamente e qualitativamente la produzione rispetto alle risorse locali; gestire come unitario l'intero ciclo produttivo; attrezzare e riqualificare le aree produttive anche nel senso della loro localizzazione e della loro organizzazione (Aree Produttive Ecologicamente e Energeticamente Attrezzate - APEEA); − migliorare le interazioni tra il sistema produttivo nel suo complesso e il sistema territoriale; − far sì che le innovazioni produttivo-ambientali, determinate in primo luogo proprio dal cambiamento del modello produttivo e di sviluppo, e il legame forte tra produzione, sostenibilità ambientale, aumento della conoscenza e, generalmente, del capitale sociale, costituiscano la forza di attrazione principale della Regione (il suo valore aggiunto), come Laboratorio di sostenibilità.

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In coerenza con i presupposti suddetti, l'Umbria deve trovare il giusto equilibrio tra Ambiente, Energia e Paesaggio, affrontando in modo sinergico le questioni connesse alla realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili sul territorio, integrandoli il più possibile nel patrimonio identitario paesaggistico e culturale, riqualificando, ricucendo e sviluppando in modo ecologico ed energetico le zone industriali attive e/o dismesse. Partendo dalla necessità di ottimizzare il rapporto tra economia, energia, ambiente e paesaggio, la declinazione delle modalità di uno sviluppo territorializzato sostenibile dovrà avvenire nell'ottica della nascente green economy, mirando: − ad incentivare la ricerca di soluzioni che riescano a contemperare l'utilizzo di sistemi/impianti energetici per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili con la tutela e la valorizzazione dei caratteri tipologici dell'architettura e del paesaggio dell'Umbria; − a promuovere lo sviluppo industriale di componenti idonei alla configurazione di nuove soluzioni compatibili con il contesto ambientale e paesaggistico; a realizzare una filiera virtuosa tra le nuove tecnologie di produzione energetica e il territorio regionale, non solo in termini di corretta collocazione impiantistica produttiva, ma anche di ricerca e innovazione, ponendo attenzione al mondo dell'Università e della ricerca, attivando contestualmente un giusto equilibrio tra protezione dell'ambiente e del paesaggio e sviluppo economico, con ritorni socioeconomici per la società regionale; − ad affrontare, con particolare riferimento alle risorse e capacità del territorio e delle comunità locali, la gestione ambientale delle aree industriali, delle loro infrastrutture e dei servizi, in un'ottica di condivisione di conoscenze, esperienze, obiettivi e risorse tra tutti gli attori coinvolti, incentivando la premialità e la perequazione.

2.1.2.1.4 Programma Operativo Regionale

All’interno del Quadro Comunitario di Sostegno, la Regione Umbria si è dotata di un proprio Programma Operativo Regionale - POR del Fondo di sviluppo regionale 2007-2013- Obiettivo competitività regionale e occupazione, approvato con Decisione della C.E. 5498 dell’ 8 novembre 2007 e della successiva presa d’atto della Giunta regionale con deliberazione n.2031 del 03/12//2007.

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Esso presenta un contenuto piuttosto complesso, che coinvolge numerosi profili tra i quali, di rilievo, emerge che in tema di energia, la Regione si attesta su target piuttosto soddisfacenti in particolare in relazione a quote di produzione di energia provenienti da fonti rinnovabili e di consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili; è stato infatti calcolato che l’intensità energetica del PIL è per l’Umbria (159,0 tep/MEURO a prezzi 1995) più elevata di quella registrata a livello nazionale (125,8 tep/MEURO a prezzi 1995), così come accade per l’intensità elettrica del PIL (383,3 MWh/MEURO a prezzi 1995 per l’Umbria e 288,4 MWh/MEURO a prezzi 1995 per l’Italia). Un altro dato di interesse è costituito dal fatto che il livello di efficienza, calcolato sulla base del rapporto tra PIL e consumo energetico regionale, e di autosufficienza energetica, calcolato, invece, in base al rapporto tra capacità produttiva totale di elettricità e consumo elettrico totale, appare ragionevole in confronto alle Regioni del Centro Italia (le quali invece si attestano intorno al 5,60 per efficienza energetica, e 0,30 per autosufficienza energetica), a quelle dell’obiettivo “competitività regionale e occupazione” (4,74 efficienza energetica; 0,26 autosufficienza energetica), che nel caso dell’Umbria si aggirano intorno ad una percentuale del 3,33 di efficienza energetica e dello 0,18 di autosufficienza energetica. A ben vedere, il tessuto socio-economico sul quale si innestano le attività produttive da realizzare risulta contrassegnato da una serie di elementi di contesto quali l’aumento dei tassi di attività e di occupazione e la presenza di un tasso di disoccupazione costantemente inferiore a quello nazionale e comunitario, la propensione del sistema produttivo agli investimenti, il tutto in una più generale tendenza dell’ente regionale a promuovere l’attrattività del territorio in termini migratori e turistici fondando su realtà produttive qualitativamente ragguardevoli. A tale scopo, per consentire alla Regione di sfruttare appieno le proprie potenzialità in termini di produzione di energia da fonti rinnovabili, di ridurre gli elevati consumi di energia elettrica e di accrescere i livelli di efficienza e autosufficienza energetica, la pianificazione ha ritenuto necessario implementare una politica di interventi tesi alla promozione dell’efficienza energetica e al sostegno della produzione di energia da fonti rinnovabili. In tema di energia, in stretta coesione con quanto evidenziato dall’analisi di contesto, il programma prevede uno specifico asse, Asse III - “Promuovere l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili e pulite”, rivolto alla promozione dell’efficienza

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energetica del sistema produttivo regionale al fine di migliorare la sostenibilità ambientale dei processi produttivi e dar luogo ad una gestione efficiente delle risorse energetiche disponibili, che permetta alla regione di sfruttare appieno il proprio potenziale produttivo; inoltre, esso è diretto a sviluppare nel contesto regionale, un modello di risparmio energetico e di produzione di energia collegato all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. L’obiettivo specifico dell’asse si propone di creare delle sinergie tra tutela dell’ambiente e crescita economica, assicurando una gestione ragionata delle risorse energetiche attraverso l’ausilio, da parte del sistema produttivo e delle istituzioni, di strumenti di risparmio energetico e “tecnologie ambientali”, ossia di tecnologie a basso o nullo impatto ambientale, spesso non implementate in ragione dei costi elevati e/o dell’assenza di politiche pubbliche di sensibilizzazione. Per la realizzazione del suddetto obiettivo sono stati programmati i seguenti obiettivi operativi:  “Promozione e sostegno della produzione energetica da fonti rinnovabili”: tale obiettivo è teso a diffondere i processi di produzione di energia derivante da fonti rinnovabili, quali il fotovoltaico, l’energia eolica, l’energia idroelettrica, l’energia geotermica e la biomassa “da produzione locale”, con particolare attenzione alle energie pulite (solare, eolica, idroelettrica, geotermica) al fine di ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche convenzionali.  “Promozione e sostegno dell’efficienza energetica”: esso è finalizzato alla diffusione di misure di risparmio energetico (basso consumo, alta efficienza, cogenerazione, trigenerazione) che permettano un utilizzo efficiente delle energie prodotte nell’ambito dei processi produttivi. Tra le conseguenti azioni previste per il conseguimento degli obiettivi operativi, si evidenzia l’azione a3, “Sostegno alla produzione di energie da fonti rinnovabili”, la quale, in un’ottica di diversificazione dell’approvvigionamento energetico e di riduzione della dipendenza dalle fonti fossili, sostiene gli investimenti in strutture per la produzione di energia derivante da fonti rinnovabili, con l’obiettivo di risultato di incrementare del +5% le produzioni stesse. L’azione crea le condizioni affinché il mondo imprenditoriale proponga interventi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e alternative (energia eolica, energia solare,

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energia idroelettrica, geotermica e biomassa “da produzione locale”), sia per autoconsumo, sia per la messa in rete per l’immissione sul mercato, al fine di incrementare la produzione di energia derivante da tali fonti.

2.1.2.1.5 Piano Paesaggistico Regionale

Nell’ambito del nuovo processo di pianificazione territoriale avviato dalla Regione con la Legge Regionale 26 giugno 2009 n. 13, il PPR rappresenta lo strumento principale che promuove lo sviluppo durevole e sostenibile dell’intero territorio regionale, fondandolo sulla qualità del paesaggio e dell’ambiente. La valorizzazione e la tutela del patrimonio paesaggistico, naturale e culturale, il governo delle trasformazioni secondo obiettivi di qualità paesaggistica, sono le finalità principali da raggiungere. Tutto ciò nella consapevolezza che il paesaggio è una risorsa culturale, che concorre al benessere sociale della popolazione, non solo come miglioramento della qualità della vita e della identità culturale, ma anche come incremento di attrattività regionale e di competitività nelle reti di relazioni che sempre più si allargano a scala mondiale. Nel dettaglio il Piano Paesaggistico Regionale ha avuto inizio dalla definizione dei contenuti conoscitivi da assumere a base delle valutazioni e delle proposizioni del Piano. Tale definizione ha portato alla costruzione del Repertorio delle conoscenze, intesa come l’acquisizione, riordino e sistematizzazione delle numerose elaborazioni, nelle materie rilevanti rispetto al paesaggio (geologia, ecologia, attività agricole, urbanistica, centri storici, turismo, infrastrutture, attività produttive, ecc.), raccolte nel tempo in corrispondenza dell’attività regionale e provinciale in materia di governo del territorio, di pianificazione e di programmazione. Il Repertorio delle conoscenze consiste in una raccolta di fonti e in una serie di elaborati tematici rappresentati alla scala regionale tra i quali assume particolare rilevanza l’elaborato relativo ai Beni paesaggistici, ricostruito in collaborazione con la Soprintendenza. Il Repertorio delle conoscenze ha consentito di individuare, ad integrazione e precisazione dei risultati conseguiti con la Ricerca svolta dalla Regione in preparazione della formazione del Piano Paesaggistico Regionale, diciannove “Paesaggi regionali” attraverso i quali si riconosce l’identità della Regione.

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Premessa Il Piano Paesaggistico Regionale dell’Umbria muove dalla concezione del paesaggio come una totalità contestuale, di natura trans-scalare, che integra localmente in modo specifico le caratteristiche storicoculturali, ecologico-naturalistiche, insediative, sociali e simboliche del territorio generando specifici profili identitari. In questa prospettiva individua alle diverse scale (da quella regionale a quella di area vasta e locale) i contesti che si configurano come paesaggi identitari dell’Umbria , con particolare riferimento ai Beni e alle aree tutelate per legge. Ne ricostruisce le dinamiche di mutamento per cogliere fattori di rischio e di vulnerabilità, tenuto conto anche degli atti di programmazione e pianificazione esistenti o in previsione. Attribuisce i valori, considerando anche il punto di vista delle popolazioni interessate. Infine definisce gli obiettivi di qualità di ciascun contesto, articolando di conseguenza le previsioni strategiche, quelle di regolazione degli interventi di trasformazione, e quelle di tutela dei Beni paesaggistici. Questo complesso insieme di attività di conoscenza, programmazione strategica, regolamentazione, progettazione e valutazione, del paesaggio umbro coinvolge direttamente la Regione e lo Stato per i Beni paesaggistici, ma anche gli altri soggetti di governo del territorio per tutte le altre trasformazioni del paesaggio, in particolare Province e Comuni. Il Piano Paesaggistico regionale diventa l’occasione per costruire visioni e regole comuni, all’interno dei ruoli stabiliti dalla nuova legislazione nazionale. I principali criteri posti a base della redazione del Piano paesaggistico regionale dell’Umbria sono così sintetizzabili:  Il Piano è inteso come strumento unico e organico di governo delle tutele, nonché di compatibilità e di indirizzo degli interventi di conservazione e trasformazione del paesaggio, fermo restando che i Beni paesaggistici di cui al D. lgs. n. 42/2004 si avvalgono di specifici contenuti regolativi. Il Piano assicura la certezza delle regole per la tutela e al tempo stesso promuove l’importanza del paesaggio ai fini del miglioramento della qualità del governo del territorio a tutti i livelli: regionale, provinciale,comunale.  L’efficacia del Piano si misura non soltanto rispetto alla sua funzione di salvaguardia dei paesaggi di maggior valore, ma anche rispetto alla sua capacità complessiva di orientare

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positivamente gli interventi su tutto il territorio, indirizzando le trasformazioni e valutandone preventivamente gli esiti sotto il profilo delle qualità del paesaggio. A questo scopo il piano prevede non solo di definire obiettivi di qualità per i singoli paesaggi articolati alle diverse scale ( regionale, di area vasta, locale ), ma anche di individuare specifici contesti di riferimento per le previsioni e i progetti, intesi come ambiti di territorio a cui va consapevolmente rapportata la pianificazione e la progettazione perché venga garantito il corretto inserimento paesaggistico dei nuovi interventi; il piano è sussidiario rispetto a questo scopo, fornendo il supporto di adeguate conoscenze, procedure e strumenti da utilizzare, con l’obiettivo di evitare il ricorso alla produzione di onerose conoscenze aggiuntive da parte dei progettisti. Il Piano definisce in questa prospettiva gli indirizzi e l’insieme dei criteri e strumenti per la valutazione delle trasformazioni, dettando misure per il corretto inserimento paesaggistico, ai sensi dell’art. 142, comma 1, lettera h) del DLgs, delle previsioni urbanistiche e dei progetti di intervento; definisce inoltre le attribuzioni di specifiche responsabilità per ciascuno dei livelli di competenza di governo del territorio  Il Piano promuove specifici progetti per il paesaggio ai fini della valorizzazione di particolari contesti identitari a valenza strategica. Inoltre, prevede che i progetti territoriali e i programmi di sviluppo regionale aventi incidenza sul paesaggio umbro, previsti tanto dall’ amministrazione regionale che da altre amministrazioni centrali o locali , dovranno essere approfonditi con specifico riferimento alla valenza paesaggistica degli interventi prefigurati.

Prestazioni Del Piano In base alla legislazione vigente e a quanto previsto in particolare dalla legge regionale 13/2009, il Piano Paesaggistico Regionale, mira ad assolvere a sei funzioni fondamentali:  tutela dei beni paesaggistici;  qualificazione paesaggistica dei diversi contesti, anche attraverso misure per il corretto inserimento;  indirizzo strategico per le pianificazioni di settore;  attivazione di progetti per il paesaggio;

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 indirizzo alla pianificazione degli enti locali e di settore;  monitoraggio e aggiornamento delle analisi delle trasformazioni del paesaggio regionale. Le diverse funzioni attengono in primo luogo al ruolo esercitato dalla Regione, congiuntamente con lo Stato limitatamente ai Beni paesaggistici. Ma attraverso il processo di governance multilivello prefigurato, investono anche gli altri soggetti di governo del territorio o comunque coinvolti in azioni con forti ricadute sui valori del paesaggio.

Organizzazione e Forma Del Piano Il Piano è organizzato secondo quanto previsto dagli artt. 135 e 143 del DLgs 42/2004, e dalla legge regionale 13/2009. In particolare è costituito dei seguenti elaborati, sia con testi scritti che specifiche cartografie: a) relazione illustrativa; b) quadro conoscitivo, che in particolare comprende l’atlante dei paesaggi con l’identificazione delle risorse identitarie, l’ attribuzione dei valori, la previsione dei rischi e delle vulnerabilità del paesaggio; c) quadro strategico del paesaggio umbro, articolato nella visione guida, nelle linee guida rispetto a temi prioritari della trasformazione e nel repertorio dei progetti strategici di paesaggio; d) quadro di assetto del paesaggio regionale articolato ai diversi livelli di governo del territorio, con la definizione degli obiettivi di qualità e delle discipline di tutela e valorizzazione, con particolare riferimento ai beni paesaggistici e ai loro intorni, nonché agli ambiti locali di pianificazione paesaggistica con specifiche normative d’uso prevalenti sui piani regolatori comunali ai sensi dell’articolo 135, commi 2 e 3 del d.lgs. 42/2004; e) disposizioni di attuazione.

Inoltre il Piano, nel rispetto delle indicazioni di cui all’articolo 143, comma 1 del d.lgs. 42/2004, comprende in particolare: a) la rappresentazione del paesaggio alla scala regionale e la sua caratterizzazione rispetto alle articolazioni più significative, intese come specifici paesaggi regionali in applicazione dell’articolo 135, comma 2 del d.lgs. 42/2004; 45

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b) la perimetrazione dei paesaggi d’area vasta di cui all’articolo 21, comma 4, come specifiche articolazioni dei paesaggi regionali, nonché la definizione dei criteri per la delimitazione dei paesaggi locali a scala comunale sulla base degli obiettivi di qualità previsti all’interno dei paesaggi regionali; c) la rappresentazione delle principali reti paesaggistico-ambientali, con la definizione degli indirizzi e discipline per la loro tutela, valorizzazione e gestione sotto il profilo paesaggistico; d) l’individuazione dei beni paesaggistici di cui agli articoli 134 e 142 del d.lgs. 42/2004, con la loro rappresentazione su cartografie GIS alle diverse scale e con la definizione delle loro discipline di tutela e valorizzazione; e) l’individuazione degli intorni dei beni paesaggistici, da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia e utilizzazione; f) l’individuazione di paesaggi di particolare valenza ai fini della riconoscibilità regionale, definiti come Strutture Identitarie regionali, sottoposti a specifiche disposizioni di tutela e valorizzazione; g) la definizione delle misure per il corretto inserimento nel contesto paesaggistico degli interventi di trasformazione del territorio, con particolare riferimento alle modalità di intervento nelle zone produttive artigianali, industriali, commerciali per servizi e nel territorio rurale; h) la previsione delle modalità di integrazione e aggiornamento delle previsioni del piano, in particolare per ciò che riguarda i paesaggi d’area vasta, i paesaggi locali, gli ambiti locali, le aree compromesse o degradate. In definitiva la forma del Piano Paesaggistico Regionale (PPR) viene assunta come una combinazione di apparati di base. Coerentemente con l’art.17 della LR 13/2009, questi si articolano in sistema delle conoscenze e valutazioni (comma b); sistema delle previsioni, sia di carattere strategico programmatico (comma c) che regolativo (comma d) , e infine delle disposizioni di attuazione (comma e). Le diverse articolazioni sono rese interdipendenti da un processo di pianificazione che rifiuta la sequenza deduttiva a favore di un approccio di natura circolare orientato all’interattività dei diversi apparati.

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Conclusioni

Sono state analizzati gli elaborati del Piano Paesaggistico Regionale, tenendo conto degli ambiti territoriali individuati nei quali andranno a collocarsi il parco eolico, il cavidotto e la sottostazione in progetto e delle azioni di indirizzo o di vincolo che il piano definisce per tali zone.

Di seguito viene riportato, in forma tabulare, il confronto tra l’elenco di tutti gli ambiti identificati all’interno del Piano Paesaggistico Regionale e le caratteristiche dell’impianto in progetto e le eventuali prescrizioni dello stesso.

Area interessata N° Strumento urbanistico parco stazione elettrodotto PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a1 elaborato QC 4.1 copertura forestale "Carta delle risorse fisico-naturalistiche" PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a2 elaborato QC 10.14 copertura forestale " Risorse Fisico Naturalistiche" aree collinari ed alto PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da collinari con sistema elaborato QC 10.14 insediativo a diffusione TAV 02a3 policentrica, accessibili

"Risorse Storico Culturali" aree montane con sistema insediativo in rarefazione difficilemente accessibili PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a4 elaborato QC 10.14 "Risorse Sociali Simboliche" PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da integro/parzialmente elaborato QC 11.07 integro integro integro TAV 02a5 rilevanza accertata / rilevanza "Repertorio dei valori" Contenuta rilevanza accertata accertata

PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a6 elaborato QC 12.7 Strutture identitarie prevalenti

"Repertorio delle strutture identitarie" Sistema montano di Montepeglia, apparato vulcanico di San Venanzo PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da elaborato QC 8 Territori coperti da foreste e da boschi TAV 02a7 fiumi torrenti e corsi "Carta delle aree tutelate per legge" d'acqua…..150 metri

PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da fiumi torrenti e corsi TAV 02a8 elaborato EP 7 d'acqua…..150 metri "Quadro delle Tutele" PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a9 elaborato EP 5 beni paesaggistici decretati "Quadro di Assetto Paesaggistico"

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L’area interessata dal progetto non ricade in nessun ambito coperto da prescrizioni censite all’interno del Piano Paesaggistico Regionale.

2.1.2.1.6 Il Piano Urbanistico Territoriale (PUT) Il Piano Urbanistico Territoriale, approvato con Legge regionale 24 marzo 2000 n.27, è lo strumento tecnico con il quale la Regione dell’Umbria persegue finalità di ordine generale che attengono la società, l’ambiente, il territorio e l’economia regionale, con riguardo alla salienza delle risorse ambientali, culturali ed umane della regione nei confronti della società nazionale ed internazionale, definendo il quadro conoscitivo a sostegno delle attività e delle ricerche necessarie per la formazione degli strumenti di pianificazione territoriale, urbanistica e di settore degli enti locali. Il PUT rappresenta la società umbra nello spazio geografico, descrivendo la fotografia attuale di tale rappresentazione, ed in particolare evidenzia gli aspetti positivi quali gli equilibri ambientali fondamentali mantenuti, i valori storico-culturali strenuamente difesi ed attivamente vissuti, così come quelli negativi quali l’alterazione puntuale di alcuni equilibri ambientali, il consumo di risorse per via di processi pianificatori non sempre virtuosi, l’inadeguatezza del tessuto infrastrutturale e di servizio. Con il PUT si persegue la finalità di difesa delle risorse ambientali, garantendo una pari opportunità di accesso, di godimento e fruizione delle risorse naturali e culturali, anche per le generazioni future. Esso costituisce le condizioni per il ristabilimento degli equilibri essenziali, quando alterati, ed impedire ulteriori alterazioni. Con il PUT viene impostata la filiera virtuosa della decisionalità pubblica riguardo all’ambiente, stabilendo ex ante condizioni di compatibilità ai progetti di trasformazione, generali e specifici; questi ultimi rappresentati dalle singole opere pubbliche, anche prima dell’esito dell’applicazione degli appositi strumenti di valutazione, dando così "certezza" alla programmazione degli investimenti pubblici. Conclusioni

Sono state analizzati gli elaborati del Piano Urbanistico Territoriale, tenendo conto degli ambiti territoriali individuati nei quali andranno a collocarsi il parco eolico, il cavidotto e la

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sottostazione in progetto e delle azioni di indirizzo o di vincolo che il piano definisce per tali zone.

Di seguito viene riportato, in forma tabulare, il confronto tra l’elenco di tutti gli ambiti identificati all’interno del Piano Urbanistico Territoriale e le caratteristiche dell’impianto in progetto e le eventuali prescrizioni dello stesso.

Area interessata N° Strumento urbanistico parco stazione elettrodotto

PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da boschi di caducifoglie boschi di boschi di TAV 02b1 elaborato 3 collinari e submontane caducifoglie caducifoglie Carta geobotanica con principali classi di campi coltivati ed collinari e collinari e utilizzazione del suolo abbandonati submontane submontane PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da piano bioclimatico basso- TAV 02b2 elaborato 4 collinare piano piano bioclimatico bioclimatico piano bioclimatico collinare collinare collinare Carta fitoclimatica subcontinentale subcontinentale subcontinentale PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b3 elaborato 6 75% > copertura >= 50% Insulae ecologiche - Zone critiche di adiacenza tra insulae - Zone di discontinuità ecologiche di particolare interesse faunistico fiumi e torrenti PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b4 elaborato 7 demanio regionale zona di ripopolamento e Aree di interesse faunistico-venatorio cattura PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b5 elaborato 8

Zone di elevata diversità floristico-vegetazionale e siti di interesse naturalistico PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b6 elaborato 9 aree recepite nello strumento urbanistico comunale aree non recepite nello strumento urbanistico Aree di particolare interesse naturalistico comunale già adeguato ambientale alla L.R.52/84 aree non recepite nello strumento urbanistico comunale non adeguato alla L.R.52/83

PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da sistemi alto collinari E sistemi alto sistemi alto TAV 02b7 elaborato 11 sistemi Basso Collinari collinari collinari Aree di particolare interesse geologico e singolarità geologiche sistemi basso collinari PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b8 elaborato 13 aree di studio di cui al D.P.G.R.10/02/98 n° 61 Parchi istituiti e aree di studio PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b9 elaborato 26 Viabilità storica, abbazie e principali siti benedettini PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b10 elaborato 27

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Ambiti di tutela paesistica ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497 e legge 8 agosto 1985, n. 431, zone archeologiche e parchi PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b11 elaborato 28

Zone di tutela dei Monasteri Benedettini e dell'Antica Via Flaminia PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b12 elaborato 45 sorgente utilizzata Ambiti degli acquiferi di rilevante interesse regionale e punti di approvvigionamento idrico della rete acquedottistica regionale

La superficie in oggetto ricade all’interno di alcuna zona di particolare interesse faunistico od all’interno di altri ambiti faunistici quali oasi di protezione, aziende faunistico venatorie od agrituristico venatorie. Ricade invece in una zona di ripopolamento e cattura. Inoltre non ricade in nessun ambito coperto da prescrizioni censite all’interno del Piano Urbanistico Terriotriale

2.1.2.2 LE AREE PROTETTE

Parchi e riserve naturali : I parchi furono istituiti individuando quelle porzioni del territorio regionale che, per le loro peculiarità, erano forse le uniche nelle quali le modalità di gestione facevano riferimento ad una sostenibilità; di fatto, dopo l’approvazione dei documenti facenti capo alla Strategia di Lisbona ed alla Risoluzione di Göteborg, l’approccio sostenibile del territorio è diventato comune a tutta la regione. Le aree protette coprono una superficie di 63.200 kmq, pari a circa il 7,5% del territorio regionale, e sono così composte. Parchi naturali regionali: − Parco Regionale di Colfiorito. Il Parco, il più piccolo tra le aree protette dell’Umbria, è famoso per la sua zona umida di montagna, la palude, l’entità più significativa con forma tondeggiante ed una superficie di circa Ha 100. La Palude è stata dichiarata di interesse internazionale dalla Convenzione di Ramsar, per le caratteristiche della sua torbiera, per la ricchezza di specie vegetali e quale eccellente habitat per l’avifauna. Per la sua particolare

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conformazione geologica e la sua collocazione geografica, l’area di Colfiorito presenta complesse caratteristiche floristiche ed ecologiche. Si segnalano inoltre emergenze faunistiche di elevato valore nazionale. − Parco Regionale del Monte Subasio. Il rilievo montano del Subasio, da cui il Parco prende il nome, separa e al tempo stesso unisce i centri storici di Assisi, Spello e Nocera Umbra; dalla sua vetta si apre un vasto panorama che arriva ad abbracciare gran parte della catena appenninica fino ai Sibillini e al monte Catria. Il territorio offre, con l’alternarsi di zone aperte con boschi, condizioni ottimali per il pascolo degli ungulati, mentre il patrimonio faunistico, come quello della flora, pur subendo negli anni una forte pressione antropica, è assai ricco e significativo. L’intero centro storico di Assisi è compreso nel Parco e ne caratterizza le valenze storico-culturali, fino a fargli assumere un carattere di sacralità e misticismo. − Parco Regionale fluviale del Tevere. Oltre al fiume Tevere, il Parco comprende aree molto rilevanti dal punto di vista naturalistico-ambientale: il lago di Corbara, le Gole del Forello e l’Oasi naturalistica di . Lungo la sponda del fiume rivestono grande interesse archeologico la fornace romana di Scoppieto e la necropoli del Vallone San Lorenzo. Il patrimonio naturalistico è rimasto pressoché intatto e molto ricco di specie; la vegetazione dominante è quella legata all’ambiente fluviale. Il paesaggio agricolo varia dai fondovalle, con agricoltura intensiva, ai colli, su cui si coltivano vite e olivo, ai boschi delle quote alto collinari e montane. − Parco Regionale fluviale del . E’ stato definito il Parco delle acque; infatti l’area protetta comprende un tratto di 18 km. del Fiume Nera, che scorre tra ripidi versanti ed è sempre accompagnato da una notevole vegetazione ripariale: salici, pioppi ed ontani neri fiancheggiano le sponde, formando in qualche tratto addirittura una galleria verde sull'acqua. Bellezze notevoli sono le gole della Valnerina e il grandioso salto della Cascata delle Marmore che esalta le caratteristiche di acquaticità del Parco, con il suo precipitare di 165 metri. L’area aggiunge alle valenze paesaggistiche e ambientali, anche un patrimonio storico e culturale di notevole interesse quali i borghi fortificati di origine medievale, le torri di guardia e le abbazie.

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− Parco Regionale del Monte Cucco. E’ il Parco delle acque sotterranee e delle fonti minerali, dei corsi d’acqua incontaminati, delle grandi faggete intatte e delle grotte carsiche. Il territorio del Parco è dominato dal Monte Cucco, che rappresenta la vetta più alta del sistema appenninico; siamo infatti in presenza di uno dei territori più interessanti dell’intero Appennino sotto il profilo ambientale, geomorfologico, ma anche storico, culturale, archeologico e sociale. L’attività prevalente nella zona montana è orientata alla conduzione dei boschi e dei pascoli, mentre il fondo valle è gestito in gran parte a seminativo. − Parco Regionale del Lago Trasimeno. E’ il più grande dei Parchi regionali ed il suo territorio, oltre a quello che si estende lungo il perimetro del Lago Trasimeno, comprende tre isole: l’isola Polvese, che è utilizzata come centro didattico e di studio ambientale; l’isola Maggiore, in cui è presente un grazioso borgo di pescatori, risalente al ‘400 e l’isola Minore, di proprietà privata. Il patrimonio faunistico è molto ricco ed articolato; vi trovano rifugio un folto numero di specie di uccelli legati alle zone umide, che qui sostano per reintegrare le riserve energetiche necessarie per il proseguimento delle migrazioni. Lungo le sponde del lago si trovano una miriade di centri ricchi di storia e di monumenti. − Parco Regionale S.T.I.N.A. del Monte Peglia e Selva di Meana. Il progetto S.T.I.N.A. (Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico e Ambientale) comprende tre aree naturali protette separate tra loro, ma tutte ricadenti in un ambito più vasto che è quello di pertinenza della Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana. L’area più vasta è quella di -Selva di Meana, segue poi quella della Melonta-Bosco dell’Elmo, molto interessante sotto il profilo floristico-vegetazionale, ed infine l’area protetta di San Venanzo, che comprende anche una zona vulcanologia. L’ambiente montano del Gruppo Peglia è caratterizzato da cerrete, ma anche da estese pinete; ricchissima è la flora calcolabile in oltre un migliaio di specie. Il patrimonio naturale della zona possiede anche numerose testimonianze paleontologiche, tra le quali il giacimento preistorico del Monte Peglia, vecchio di 7.000 anni. − Parco Nazionale dei Sibillini. Il gruppo montuoso, da cui il Parco prende il nome, è molto imponente con cime che superano i 2000 metri, come il Monte Vettore e il Monte Sibilla. Le caratteristiche principali del gruppo sono date dal suo essere variegato: dalle grandi dorsali larghe, tipiche delle montagne calcaree, alle pareti scoscese, dai grandi altipiani carsici alle

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gole strette e profonde scavate dalle acque. Gli eventi geologici hanno dato vita a straordinarie formazioni degli altipiani tettonici, tra cui quelli di Castelluccio, il cui abitato, con i suoi 1452 metri, rappresenta uno spettacolare balcone sul Pian Grande e sulla chiostra massiccia del Monte Vettore.

Dal riscontro di tale elenco con quanto riportato negli strumenti di pianificazione territoriale, regionale, si rileva che l’area di impianto non si sovrappone ad alcuna area naturale protetta, seppur in prossimità, di quelle che compongono il progetto S.T.I.N.A. (Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico e Ambientale).

2.1.2.2.1 Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) Il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137” è entrato in vigore dal 1° maggio 2004 e costituisce l’unico codice dei beni culturali e del paesaggio. Si devono inoltre considerare anche le successive modifiche e integrazioni introdotte con i seguenti provvedimenti: Decreto Legislativo 24 marzo 2006, n. 156 “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione ai beni culturali” (G.U. n. 97 del 27 aprile 2006, Supplemento Ordinario n. 102); Decreto Legislativo 24 marzo 2006, n. 157 “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio” (G.U. n. 97 del 27 aprile 2006, Supplemento Ordinario n. 102); Decreto Legislativo 26 marzo 2008, n. 63 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio” (G.U. n. 84 del 9 aprile 2008); D.P.R. 9 Luglio 2010, n° 139 “Regolamento recante procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità, a norma dell’art. 146, comma 9, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e s.m.i”. Il D.Lgs. n. 42/04, con le sue successive modifiche ed integrazioni, costituisce la principale disposizione normativa italiana che vincola l’utilizzo del suolo e recepisce, abrogandolo, il D.L. 53

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490/99 (“Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali ed ambientali, a norma della L. 8 ottobre 1997 n. 352, art. 1”). In particolare, il decreto afferma che il patrimonio culturale è costituito dai Beni culturali e dai Beni paesaggistici: Beni culturali – definiti come le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico antropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose aventi valore di civiltà; Beni paesaggistici – intesi come gli immobili e le aree indicate dall’art. 134 dello stesso decreto, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio. Per quanto concerne i beni paesaggistici, il codice in oggetto persegue gli obiettivi della salvaguardia dei valori del paesaggio anche nella prospettiva dello sviluppo sostenibile. Ai sensi dell’art. 143, le regioni assicurano che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato. A tal fine sottopongono a specifica normativa l’uso del territorio, approvando piani paesistici concernenti l’intero territorio regionale. Il Piano paesaggistico definisce le trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposte a tutela, nonché gli interventi di valorizzazione del paesaggio. In riferimento al D.Lgs. 42/2004, nell’area di studio non sono presenti beni ed immobili, intesi come appartenenti alle “Bellezze d’insieme”, di cui all’art. 136. l’opera interseca invece, solo per un piccolo tratto di passaggio del cavidotto di collegamento delle macchine un’area tutelata ai sensi dell’art. 142, in particolare art.142 lettera c) “fiumi torrenti corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici approvato con Regio Decreto 11/12/1933 n°1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuno”.

2.1.2.2.2 Rete “Natura 2000” – Progetto “Bioitaly” (ex-Direttiva 92/43/CEE)

Trattasi della legislazione che regola la rete Natura 2000, che rappresenta l’insieme dei siti denominati ZPS (Zone di Protezione Speciale) e SIC (Siti di Importanza Comunitaria), proposti alla Commissione europea, e che al termine dell’iter istitutivo saranno designati come ZSC (Zone Speciali di Conservazione). Questi sono volti a garantire la presenza, il mantenimento e/o

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il ripristino di habitat e di specie peculiari del continente europeo, particolarmente minacciati di frammentazione ed estinzione. La struttura fondamentale di tale impianto legislativo è costituita dai seguenti decreti: Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 "regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatica" (pubblicato sulla G.U. del 23 ottobre 1997, n. 248), il quale, ai fini della salvaguardia delle biodiversità, mediante la conservazione di definiti habitat naturali (elencati nell’allegato A) e delle specie della flora e della fauna (indicati all’allegato B, D ed E), istituisce le "Zone speciali di conservazione"; - Decreto Ministeriale 3 Aprile 2000 e successive modifiche ed integrazioni “Elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della direttiva 92/43/CEE” (pubblicato sulla G.U. del 22 aprile 2000, n. 95), che rende pubblico l'elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC), proposti unitamente all'elenco delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici; - Decreto 3 settembre 2002 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” (pubblicato nella G.U. del 24 settembre 2002, n. 224), in cui sono definite linee guida come supporto tecnico normativo alla elaborazione di appropriate misure di conservazione funzionale e strutturale, tra cui i piani di gestione, per i siti della rete Natura 2000; - Decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n. 120 “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” (pubblicato sulla G.U. del 30 maggio 2003, n. 124). I decreti menzionati, recepiscono le seguenti direttive: 1. Direttiva n. 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli Habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica che ai fini della salvaguardia delle biodiversità, mediante la conservazione di definiti habitat naturali (elencati nell’allegato A) e delle

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specie della flora e della fauna, (indicati all’allegato B, D ed E), istituisce le "Zone speciali di conservazione";

2. Direttiva n. 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici. In base al DPR 357/97 (e quello integrativo 120/03), le Regioni individuano con proprio procedimento, i siti in cui si trovano tipi di Habitat delle specie di cui all’allegato B e ne danno comunicazione al Ministero dell’Ambiente e alla Commissione Europea dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC), per costituire la Rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione, denominata “Natura 2000”. Al fine di assicurare la coerenza ecologica della rete “Natura 2000”, il Ministro dell’Ambiente, definisce le direttive per la gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale che rivestono primaria importanza per la fauna e la flora selvatiche. La rete “Natura 2000”, comprende le zone di protezione speciale (ZPS), previste dalla direttiva 79/409/CEE e dall’articolo 1, comma 5, della legge 11 febbraio 1992, n. 157. Gli obblighi derivati dagli articoli 4 e 5 del DPR 357/97, di seguito descritti, si applicano anche alle zone di protezione speciale. In base all’art. 4 del decreto in oggetto, le regioni adottano per i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e per le Zone di Protezione Speciale (ZPS), le opportune misure regolamentari e quelle di conservazione per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie.

L’area di progetto non ricade in Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Interesse Comunitario (SIC) proposti ai sensi della Direttiva 92/43/CEE.

2.1.2.3 PIANIFICAZIONE DI BACINO

Il territorio in questione, interessato dal presente progetto dal punto di vista idrogeologico ricade interamente sotto la competenza dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere.

2.1.2.4 PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE

2.1.2.4.1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Terni

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Lo strumento principale per il governo del territorio provinciale è attualmente rappresentato dal PTCP del 23/10/2000, aggiornato nel 2004 e attualmente è presente una Bozza di Documento Preliminare derivante dalla Revisione del maggio 2010. Nel contesto regionale umbro, la provincia di Terni si caratterizza per la scarsa dinamica economica e territoriale, che ha complessivamente determinato una situazione fluida, sulla quale è possibile intervenire secondo diverse prospettive di sviluppo. Lo scenario implica scelte finalizzate al consolidamento e al rafforzamento delle diversità locali, considerando non tanto i centri, quanto i territori, e alla definizione di una rete di relazioni complementari e interdipendenti a diversi livelli. Il PTCP definisce delle Unità di Paesaggio (UdP) per individuare nelle dinamiche uomo- ambiente, le valenze specifiche dei territori e far proprio il principio di ecosostenibilità. Le analisi dell'ecologia del paesaggio hanno portato alla delimitazione di 50 unità, raggruppate in 4 sub-sistemi: orientale, centrale, occidentale e settentrionale. All'interno di ciascuna unità sono state riscontrate le esigenze e le criticità ambientali, sono state progettate le condizioni di equilibrio e sono state ricercate le possibilità di cambiamento e le imprescindibili cautele per le azioni di trasformazione. Sub-sistema 1(Orientale) Per questa area che comprende parte della pianura ternana, la bassa Valnerina, i Monti Martani e i Monti di , è previsto il potenziamento del ruolo di serbatoio di naturalità, riconnettendo tra loro le macchie boschive presenti, anche attraverso interventi di sistemazione idraulico - forestale con tecniche di progettazione naturalistica, e il recupero delle cave dismesse. Saranno tutelate le acque del fiume Nera, con particolare riguardo per i problemi di depurazione, di controllo dei prelievi e delle restituzioni dei deflussi minimi vitali. Sub-sistema 2 (Centrale) Si tratta di una zona di margine tra la piana densamente urbanizzata, la conca di Terni, e le aree agricole collinari, valle Antica, Collescipoli, Sangemini, e le colline interne della valle dell'Aia. Si prevedono operazioni di bonifica delle numerose aree industriali dismesse, potenzialmente contaminate, e delle discariche urbane e industriali, ormai tecnicamente inadeguate. In alcune delle valli degli affluenti dell'Aia i dissesti riscontrati

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dovranno essere stabilizzati con tecniche di progettazione naturalistica volte al ripristino della vegetazione ripariale. Sub-sistema 3 (Occidentale) I monti Narnesi e Armerini costituiscono un corridoio ecologico a striscia, una delle principali configurazioni strutturali della provincia. Gli attuali margini dovranno essere rispettati, evitando gli arretramenti e le separazioni tra le macchie boschive all'interno del corridoio. Particolarmente importante è l'area umida del lago di San Liberato, che andrà tutelata e valorizzata. Si segnalano problemi relativi agli impianti idroelettrici, che sfruttano le acque dei fiumi Tevere e Nera: si ritiene necessario definire un rapporto equilibrato tra uso idroelettrico e altri usi. Sub-sistema 4 (Settentrionale) Il bosco dell'Elmo, che si caratterizza per l'elevata valenza naturalistica e, in generale, le aree del Monte Peglia e del Monte Piatto, saranno oggetto di specifiche salvaguardie. Nelle zone marginali verrà favorita la conversione delle attuali colture seminative a pascolo, allo scopo di aumentare la superficie dell'habitat naturaliforme. Gli ambiti fluviali del torrente Chiani, del fiume Paglia e dell'alto Tevere costituiscono un unico sistema strutturale, corridoio ecologico corrente, che svolge un'importante connessione lineare tra i sub-sistemi provinciali ed extra- provinciali. La strategia consiste in: politiche localizzative per le attività pubbliche; organizzazione di un circuito delle sedi museali e delle produzioni artistiche e culturali; individuazione di nuovi parchi regionali, in aree a grande valenza storico-culturale e ambientale; realizzazione di strutture centralizzate per l'informazione e la promozione di turismo, artigianato e produzione alimentare tipica; integrazione del sistema produttivo con l'Università, la ricerca e l'alta formazione. Data la specificità del territorio provinciale, tra gli interventi previsti assumono particolare rilievo quelli volti a: potenziare il parco scientifico e tecnologico e il polo multimediale nella conca ternana; riusare le aree industriali dismesse, in particolare quelle di ,quali centri di servizi (anche di formazione e ricerca) e di produzioni alternative compatibili con il contesto ambientale; aumentare la ricettività alberghiera, favorendo in particolare il recupero di contenitori storici; valorizzare il polo fieristico regionale di ; promuovere il Parco di Monte

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Rufeno e Selva di Meana integrandolo con il sistema ambientale del Paglia e il parco urbano di . In accordo con il DST, relativamente alle strategie settoriali, l’obiettivo strategico di una organizzazione del sistema produttivo orientata all’utilizzo delle risorse territoriali secondo forme innovative, viene declinata secondo le seguenti azioni-indirizzo: - limitazione della nascita di nuove aree industriali ed all’ulteriore frammentazione delle zone produttive, attraverso iniziative a base intercomunale; - rafforzamento delle filiere produttive di qualità, specializzazione tecnologica e certificazione ambientale; - incentivazione di forme di associazione tra imprese e costituzione di consorzi per la razionalizzazione delle localizzazioni; - promozione del recupero e riuso delle aree dismesse; - progetti pilota sulla sostenibilità ambientale, paesistica ed energetica, cicli e insediamenti produttivi, ridefinizione della logistica a supporto delle città (piattaforme, autoporti, logistica di prossimità); - promozione di attività formative specializzate/superiori nel campo della qualificazione produttiva e sostenibilità ambientale; - promozione ricorso energie alternative, secondo forme compatibili con le caratteristiche ambientali. Per quanto attiene agli obiettivi strategici che sottendono alla base del processo di revisione del PTCP, essi vanno riferiti ad una serie di componenti essenziali così riassumibili: - Favorire un trasporto e mobilità sostenibile attraverso azioni e suggerimenti specifici che indirizzino piuttosto che inseguano, lo sviluppo; Rivisitazione degli ambiti delineato nel PTCP vigente ed individuazione delle principali opere infrastrutturali programmate in ambito regionale e interregionale; - Favorire politiche di localizzazione impianti energie alternative alla luce della nuova delega assunta dalle Province nella finanziaria 2007; - Garantire attraverso l’approccio eco-sistemico la migliore valorizzazione delle risorse locali, considerando come prioritario uno sviluppo fondato sulla ri-scoperta, da parte delle comunità locali, delle proprie intrinseche traiettorie e della propria “identità” intesa

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anche come ri-proposizione di questa nei caratteri dei luoghi urbani e del territorio aperto; - Favorire l’applicazione ampia della Convenzione europea del paesaggio, anche attraverso la promozione di azioni partecipative delle comunità locali al processo di sviluppo del territorio; - Promuovere l’affermazione di sistemi locali che, valorizzando le diverse componenti territoriali, possano efficacemente proporsi come nodi di una “bioregione”, puntando sulla qualità della vita e del costruito e proponendo un modello di sviluppo coerente con l’alta qualità del paesaggio. Conclusioni Sono state analizzati gli elaborati del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, tenendo conto degli ambiti territoriali individuati nei quali andranno a collocarsi il parco eolico, il cavidotto e la sottostazione in progetto e delle azioni di indirizzo o di vincolo che il piano definisce per tali zone. Di seguito viene riportato, in forma tabulare, il confronto tra l’elenco di tutti gli ambiti identificati all’interno del Piano e le caratteristiche dell’impianto in progetto e le eventuali prescrizioni dello stesso.

Area interessata N° Strumento urbanistico parco stazione elettrodotto PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato 05 02c1 EMERGENZE DI INTERESSE STORICO E arch. PTCP Provincia di Terni - Estratto vincolo dall'elaborato 06 vincolo idrogeologico, boschi, vincolo idrogeologico, 02c2 idrogeologico, seminativo semplice seminativo semplice CARTA DEI VINCOLI E DELLE boschi EMERGENZE TERRITORIALI PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato 07 arenarie, conglomerati, marne 02c3 arenarie arenarie e calcari marnosi CARTA GEO-LITOLOGICA

PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato 08 area a presenza prevalente di 02c4 CARTA DEI DISSESTI E ZONAZIONE frane attuali o recenti SISMICA PTCP Provincia di Terni - Estratto aree di particolare interesse aree di particolare aree di 02c5 dall'elaborato 10 faun. interesse faun. particolare

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CARTA COMPONENTI BIOTICHE: interesse faun. AREE INTERESSE faun. E ITTICO PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato 11 grado grado vulnerabilità: BASSO, grado vulnerabilità: 02c6 vulnerabilità: CARTA DELLA VULNERABILITA' MEDIO BASSO ALL'INQUINAMENTO DEI CORPI BASSO IDRICI SOTTERRANEI PTCP Provincia di Terni - Estratto corridoio ecologico; cerro- carpino nero,cerro-roverella, dall'elaborato 14 corridoio carpino nero, roverella e corridoio ecologico, 02c7 ecologico, boschi puri; boschi puri o misti seminativo CARTA DELLE UNITA' DI bosco PAESAGGIO E USO DEL SUOLO di conifere; seminativo arborato PTCP Provincia di Terni - Estratto pascolo, boschi, seminativo; dall'elaborato 15 serie collinare termofila del geosigmento cerro,geosigmento costituito costituito dalla geosigmento costituito dalla serie termofila del cerro serie termofila dalla serie termofila del 02c8 alternata alla serie mesofile del del cerro cerro alternata alla serie CARTA DELLE SERIE DI cerro; serie collinare termofila alternata alla mesofile del cerro VEGETAZIONE neutro-basifila del cerro;serie serie mesofile mediterranea termofila del cerro subacidofila del leccio PTCP Provincia di Terni - Estratto STINA, vincolo idrogeologico, bosco, seminativo semplice, dall'elaborato I STINA, vincolo seminativo arborato, Sistema vincolo idrogeologico, 02c9 dei Parchi regionali, Fasce di idrogeologico, seminativo semplice rispetto dei corsi d'acqua (PUT boschi PROGETTO DI STRUTTURA strada turistica art. 48), usi civici, strada turistica Aree di PTCP Provincia di Terni - Estratto Aree di interesse faun. e Aree di interesse faun. interesse faun. dall'elaborato IIA particolare interesse faun., aree e particolare interesse e particolare di particolare interesse faun., aree di interesse faun., 02c10 naturalistico, pascoli da particolare interesse aree di tutelare e riqualificare, boschi, SISTEMA PAESISTICO AMBIENTALE naturalistico,seminativo particolare seminativo semplice, E UNITA' DI PAESAGGIO semplice interesse seminativo arborato naturalistico PTCP Provincia di Terni - Estratto Aree di dall'elaborato IIA1 Aree di particolare interesse Aree di particolare particolare SISTEMA PAESISTICO AMBIENTALE naturalistico interesse naturalistico interesse 02c11 E UNITA' DI PAESAGGIO naturalistico SISTEMA NATURALISTICO

AMBIENTALE PAESISTICO PTCP Provincia di Terni - Estratto STINA, fasce di rispetto (PUT dall'elaborato IIA2 Zone Boschive art 48), usi civici ex L. 431/85, SISTEMA PAESISTICO AMBIENTALE L. 431/85 02c12 Zone Boschive L. 431/85 E UNITA' DI PAESAGGIO SISTEMA DEI BENI STORICO-

ARCHEOLOGICI PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato IIB1 02c13 ALTA CRITICITA' AREE A RISCHIO E AD ELEVATA VULNERABILITA'

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RISCHIO COMPONENTE AMBIENTE

SUOLO vulnerabilità PTCP Provincia di Terni - Estratto vulnerabilità acque sotterranee: acque dall'elaborato IIB2 grado vulnerabilità ALTO, vulnerabilità acque sotterranee: MEDIO, BASSO, sotterranee: grado grado BASSISSIMO O NULLO; pti vulnerabilità BASSO, vulnerabilità AREE A RISCHIO E AD ELEVATA di approvvigionamento idrico BASSISSIMO O BASSO, 02c14 VULNERABILITA' aggiornati al 1999 PUT: NULLO BASSISSIMO sorgente utilizzata O NULLO AREE AD ALTA, MEDIO-ALTA, MEDIA CRITICITA' COMPONENTE

ACQUE SUPERICIALI E SOTTERRANEE PTCP Provincia di Terni - Estratto Boschi a potenziale dall'elaborato IIB3 Boschi a potenziale medio ed medio e 02c15a elevato rischio di incendio AREE A RISCHIO E AD ELEVATA rischio di VULNERABILITA' incendio

AREE A RISCHIO SISMICO, AREE A RISCHIO E AD

LOCALIZZAZIONE INDUSTRIALE A ELEVATA VULNERABILITA 02c15b RISCHIO INCIDENTE RILEVANTE, indice di indice di rischio da SITI DEGRADATI, PROPENSIONE rischio da 0,038 a 0,058 AGLI INCIDENTI 0,038 a 0,058

02c15c

PTCP Provincia di Terni - Estratto aree con funzioni di corridoio dall'elaborato III ecologico e oasi di protezione faun.; fasce di rispetto dei aree di fiumi;aree di interesse interesse aree di interesse naturalistico non recepite nello naturalistico naturalistico recepite 02c16 strumento urbanistico recepite nello QUADRO DI RIFERIMENTO PER LA nello strumento comunale; aree di interesse strumento GESTIONE SOSTENIBILE urbanistico comunale DELL'ATTIVITA' ESTRATTIVA naturalistico recepite nello urbanistico strumento urbanistico comunale comunale non adeguato alla L. R. 52/83

2.1.2.5 PIANIFICAZIONE COMUNALE

L'area destinata a ricevere l'intervento insiste sul territorio del Comune di Parrano e del Comune di San Venanzo. Entrambi i comuni ricadono all’interno della Provincia di Terni.

2.1.2.5.1 Pianificazione del Comune di Parrano

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Il Comune di Parrano è dotato di un Programma di Fabbricazione, approvato con Deliberazione n° 37 del 12/11/1975 e di un Piano Regolatore Generale (PRG) approvato nel 18 maggio 2006 e composto da una Parte Strutturale PRG.S e da una Parte Operativa PRG.O Le linee d’azione del PRG si sviluppano su tre direttrici fondamentali, perfettamente in linea con il PUT regionale e con il PTCP della Provincia di Terni: • la tutela dell’ambiente territoriale e la riqualificazione dell’ambiente urbano; • lo sviluppo del turismo sostenibile attraverso la valorizzazione delle risorse locali; • le politiche dei servizi per il miglioramento della qualità della vita e per la qualificazione delle attività produttive. Il Comune di Parrano è interessato da alcune delle aree naturalistiche più pregiate presenti all’interno dello STINA– Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico Ambientale: • la parte settentrionale dell’Area Naturale Protetta “Elmo – Melonta”, con le relative zone contigue; • il SIC – Sito d’Interesse Comunitario IT5220001 comprendente le gole e le grotte (le cosiddette “Tane del Diavolo”) del Torrente del Bagno. Tali presenze evidenziano l’alto valore ambientale e naturalistico del territorio parranese; alto valore che non deve essere recepito come fattore di vincolo ed ostacolo allo sviluppo, bensì come risorsa in grado di orientare e promuovere lo sviluppo verso forme sostenibili, diverse e più qualificanti. Pertanto le tematiche ambientali caratterizzano in maniera significativa gli indirizzi programmatici di piano e le due idee forza poste alla base dello sviluppo sostenibile del Comune: • il Parco Termale e l’organizzazione dei servizi turistici; • il Parco Urbano e il ridisegno degli spazi d’uso pubblico o collettivo. Si è effettuata una zonizzazione del territorio comunale che fa riferimento ai tre ambiti funzionali che caratterizzano l’assetto del territorio: • l’ambito R delle funzioni rurali • l’ambito U delle funzioni urbane • l’ambito Z delle funzioni specializzate, che interpretano particolari vocazioni o intenti programmatici di rilevanza strategica.

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A ciascuno di questi ambiti fa riferimento un certo numero di zone e macrozone urbanistiche polifunzionali, in maniera tale che la funzione o attività predominante connoti le funzioni o attività complementari. Questo approccio pianificatorio mira ad evitare ogni compartimentazione monosettoriale del territorio a vantaggio, piuttosto, di una integrazione di attività plurime, caratterizzate, di volta in volta, da una funzione leader. Da un punto di vista più specificatamente urbanistico, s’intende inoltre utilizzare e trasformare le risorse ambientali, da mero scenario paesaggistico in materia prima per la conformazione dello spazio urbano: è la problematica del “parco urbano”, inteso come sistema della mobilità locale, del verde e degli spazi aperti ad uso collettivo. Per quanto riguarda infine lo spazio rurale, esiste già un’ampia copertura pianificatoria del territorio a vari livelli (PTCP, STINA, Direttiva Habitat); per cui risulta abbastanza agevole svilupparne le implicazioni a livello comunale, individuando tre tipi di zone urbanistiche: • Zone RN comprendenti le aree naturali già tutelate da specifica legislazione di livello regionale (STINA) e comunitario (Rete Natura 2000); • Zone RP comprendenti le aree agricole con prevalente funzione di conservazione del territorio e del paesaggio agrario, secondo la classificazione operata dal PTCP a livello di Unità di Paesaggio; • Zone RE comprendenti le aree agricole circostanti i centri e i nuclei insediati (Parrano, Cantone-Spereto-Pievelunga, Frattaguida); aree che, pur appartenenti ad un ambito complessivamente marginale, presentano un’attività agricola più vivace e bisognosa di servizi di supporto.

2.1.2.5.2 Pianificazione del Comune di San Venanzo Il comune di San Venanzo è dotato di un Piano Regolatore Generale approvato nel 2003 suddiviso in una Parte Strutturale ed una Parte Operativa. L’impianto interessa la zona di “Palazzo Bovarino”. Dalla cartografia del luogo è possibile dedurre che le zone interessate sono prevalentemente di natura agricola. Dall’analisi della cartografia ufficiale di tale strumento risulta che l’opera in progetto interessa le seguenti aree:

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N° Strumento urbanistico Area interessata Boschi a prevalenza cerro-roverella; Boschi misti; Pascoli; Seminativi arborati; Seminativi semplici; Unità di Paesaggio PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Vc, 4Mp e 4Mp2 (agma: Aree agricole marginali, agpa: Aree ST.01 "Carta delle unità di paesaggio e dell'uso dei suoli agricole con funzione di conservazione del territorio e del TAV 02d1 attuale e programmato" paesaggio agrario) E1 (Aree boscate); E (Aree agricole di interesse secondario); Area di particolare interesse naturalistico ambientale; Sistema territoriale di interesse naturalistico PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati ambientale (STINA); Zone di rispetto dei corsi d'acqua; Aree 1A e 1B di rispetto dei pozzi; Zone residenziali di completamento Aree agricole coltivate; Pascoli e aree incolte; Aree boscate; PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Aree con vincoli alla trasformabilità dei suoli; Strade TAV 02d2 ST.02 "Carta della struttura insediativa attuale e extraurbane di interesse locale; Fasce di rispetto stradale; programmata" Percorsi escursionistici; Centri abitati PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1

PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Zone contigue alle ANP; Aree Boscate; Percorsi TAV 02d3 ST.03 "Carta del patrimonio ambientale e culturale" escursionistici; Punti panoramici

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1

PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Zone contigue ANP; Territorio demaniale (chiuso all'attività TAV 02d4 ST.04 "Carta degli usi faunistico venatori programmati" venatoria); Aree demaniali aperte

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato TAV 02d5 ST.05 "Carta della idoneità geologico-ambientale alla Classe 2 (EDIFICABILITA' CONDIZIONATA); Classe 3 destinazione urbanistica" (EDIFICABILITA' POSSIBILE) PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Aree boscate (Lett.c, art.142, D.Lgs. 42/2004); Fasce di ST.07 "Carta dei vincoli 1 Vincolo idrogeologico, aree transizione ai fini dell'attività edilizia (20 ml); Pascoli; Aree TAV 02d6 boscate e pascoli" sottoposte a vincolo idrogeologico

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Zone contigue alle ANP; Aree a vincolo di tutela ST.08 "Carta dei vincoli 2 Beni culturali, ambientali e paesaggistica (lettere c), g), m), art.129, D.Lgs 42/2004); TAV 02d7 paesaggistici" Punti panoramici

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Centri abitati (D.Lgs. 285/1992); Zone urbanizzate di PRG; ST.09 "Carta dei vincoli 3 Infrastrutture stradali e corsi Strade di tipo F; Fasce di rispetto stradale; Fasce di rispetto TAV 02d8 d'acqua" (lett.c, art.142 del D.Lgs. 42/2004)

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 RE.3 - Zone agricole marginali periurbane (art.31 del PTCP); RP.1 - Zona agricola ascrivibile all'UdP 4Mp; RP.2 - Zona PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato agricola ascrivibile all'UdP 4Mp2; RP.3 - Zona agricola TAV 02d9 ST.10A "Zonizzazione del territorio comunale (base ascrivibile all'UdP 4Vc; UM.10 - Macrozone con prevalente CTR)" funzione residenziale; Macrozone urbane PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato TAV 02d10 ST.10B "Zonizzazione del territorio comunale (base catastale)" come TAV 02d9 PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1

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2.1.2.5.3 Zonizzazione acustica

Il DPCM 01/03/1991 "Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno" individuava sei classi di aree in cui suddividere il territorio dal punto di vista acustico fissando inoltre i limiti massimi di accettabilità di livello sonoro equivalente, ponderato, Leq in dB(A), per ciascuna delle sei classi, distinguendo tra il periodo diurno (dalle ore 06.00 alle ore 22.00) ed il periodo notturno (dalle ore 22.00 alle ore 06.00). Il DPCM 14/11/97 conferma l'impostazione del DPCM 1/3/91. Il valore numerico del limite assoluto di immissione è suddiviso per sei zone di destinazione d’uso e corrisponde esattamente ai limiti fissati dal DPCM 1/3/91. Il D.P.C.M. del 14 novembre 1997 inoltre prevede, la seguente classificazione in zone omogenee:

CLASSE DESCRIZIONE I Aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc. II Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali. III Aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici. IV Aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree con limitata presenza di piccole industrie. V Aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. VI Aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

Tabella 2:Classi di destinazione d’uso previste nel D.P.C.M. del 14/11/1997

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I limiti massimi dei livelli sonori equivalenti, fissati in relazione alla diversa destinazione d’uso del territorio, sono indicati nella tabella 2 del decreto, e vengono di seguito riportati:

CLASSI DI DESTINAZIONE D'USO DEL TEMPI DI RIFERIMENTO TERRITORIO Diurno (06.00-22.00) Notturno (22.00- 06.00) I aree particolarmente protette 50 40 II aree prevalentemente residenziali 55 45 III aree di tipo misto 60 50 IV aree di intensa attività umana 65 55 V aree prevalentemente industriali 70 60 VI aree esclusivamente industriali 70 70

Tabella 3: Valori limite massimi del livello sonoro equivalente (Leq (A)) relativi alle classi di destinazione d’uso del territorio di riferimento (DPCM 14-11-1997 tabella C “valori limite assoluti di immissione”)

La zonizzazione acustica deve essere redatta dai Comuni sulla base di indicatori di natura urbanistica e territoriale, quali ad esempio la densità di popolazione, la tipologia dei ricettori, la presenza di attività produttive, la presenza e le caratteristiche delle infrastrutture di trasporto, ecc. Il Comune di San Venanzo ha provveduto alla redazione del Piano di Classificazione Acustica PCA, che a tutt’oggi risulta in fase di adozione, e ha classificato l’area interessate dall’intervento secondo il D.P.C.M. del 1/03/1991 come aree di classe III, quindi limiti di immissione acustica sono di 60 dB(A) in periodo diurno e 50 dB(A) in periodo notturno. Anche il Comune di Parrano ha provveduto alla redazione del Piano di Classificazione Acustica (PCA), e classificata come zona agricola, quindi, secondo il D.P.C.M. del 1/03/1991 per tali i limiti di immissione acustica sono di di 60 dB(A) in periodo diurno e 50 dB(A) in periodo notturno. Per le zone non esclusivamente industriali, oltre ai limiti assoluti sono da rispettare i valori limite differenziali di immissione, ovvero la valutazione all’interno dei recettori abitativi, della differenza tra il rumore ambientale (cioè il rumore presente con le sorgenti sonore in funzione) e il rumore residuo (cioè la rumorosità presente con le sorgenti in esame non attive). I valori limite differenziali sono pari a:  Periodo diurno: 5 dB(A)

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 Periodo notturno: 3 dB(A) Si precisa che, come indicato nell’Art. 4 Comma 2 del D.P.C.M. del 14/11/1997, il differenziale non va valutato nei seguenti casi: a) se il rumore misurato a finestre aperte sia inferiore a 50 dB(A) durante il periodo diurno e 40 dB(A) durante il periodo notturno; b) se il livello del rumore ambientale misurato a finestre chiuse sia inferiore a 35 dB(A) durante il periodo diurno e 25 dB(A) durante il periodo notturno”.

2.1.3 CORRELAZIONE TRA PROGRAMMI, PIANI E PROGETTO

L’impianto in esame risulta pienamente conforme agli obiettivi di pianificazione indicati all’interno del Piano Energetico Regionale, approvato con D.c.r. 17 marzo 2004, n.402, il quale, mediante i riferimenti essenziali per la determinazione delle linee di sviluppo nel settore energetico, degli standard e degli obiettivi di attuazione, individua le finalità cui devono mirare gli interventi sul territorio, promuovendo sensibilmente la diffusione dell’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile. Tra queste quella eolica è oggetto di una disciplina puntuale contenuta all’interno del D.g.r. 11 maggio 2005, n.729, “Atto di indirizzo per l’inserimento paesaggistico ed ambientale degli impianti eolici ai sensi del Piano energetico regionale approvato con D.c.r. 402/2004”, e dal D.g.r. 19 maggio 2008, n.561, “Criteri e modalità per lo svolgimento del procedimento in materia di autorizzazione unica per la costruzione ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile”. Dal complesso delle prescrizioni contenute nelle suddette deliberazioni, emerge una diffusa predisposizione dell’ente locale di riferimento ad implementare la realizzazione di impianti che sfruttino la forza generata dal vento, in quanto fonte inesauribile e sicura, capace, allo stesso tempo, di generare elettricità a costi altamente competitivi rispetto alle fonti “tradizionali”, nonché di incrementare significativamente il livello socio-produttivo del territorio sul quale è destinato ad insediarsi. L’impianto in analisi appare pertanto pienamente in linea con i citati obiettivi di pianificazione a livello regionale, nonché con le prescrizioni contenute all’interno degli ulteriori atti di pianificazione locale: il riferimento è al Piano Urbanistico Territoriale, approvato con L.R. 68

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24 marzo 2000, n.27, al Piano Urbanistico Strategico Territoriale, approvato con D.G.R. 20 settembre 2010, n. 1265, redatto sulla base del Disegno Strategico Territoriale (DST) approvato con D.G.R. 1903/2008, al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale relativo all’area di Terni, risalente al 23 ottobre 2000 ed aggiornato nel 2004, del quale allo stato attuale è presente una Bozza di Documento Preliminare a seguito del procedimento di revisione occorso nel maggio 2010. L’impianto in oggetto risulta inoltre rispondente alle finalità, di cui si è detto in precedenza, contenute all’interno del Programma Operativo regionale del Fondo di Sviluppo regionale 2007- 2013- Obiettivo competitività regionale e occupazione, approvato con Decisione della C.E. 5498 dell’ 8 novembre 2007 , e della successiva presa d’atto della Giunta regionale con deliberazione n.2031 del 03/12//2007. L'iniziativa imprenditoriale proposta risponde, infatti, integralmente agli obiettivi delineati, in particolare, a quelli definiti all’interno dell’Asse III del documento programmatico, atti a promuovere le iniziative rivolte ad uno sfruttamento ragionato delle fonti di produzione di energia da fonti rinnovabili, tanto da destinare agli stessi anche finanza pubblica, mediante interventi sul territorio in grado di contemperare equamente le garanzie imprescindibili di tutela dell’ambiente con l’incremento produttivo ricavabile dall’installazione dell’impianto.

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3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 3.1 DESCRIZIONE GENERALE DEL PROGETTO

3.1.1 INQUADRAMENTO GENERALE

3.1.1.1 GENERALITA’ Il progetto in esame consiste nella realizzazione di una Centrale Eolica nel Comune di San Venanzo e Parrano (TR) – località “Poggio della Cavallaccia”. L’impianto sarà caratterizzato da una potenza elettrica nominale installata di 18,4 MW, ottenuta attraverso l’impiego di 8 generatori eolici da 2,3 MW nominali, di cui 3 ricadenti nel territorio del Comune di Parrano mentre i rimanenti 5 nel Comune di San Venanzo, entrambi in Provincia di Terni. Il progetto del parco eolico prevede, per la consegna dell’energia elettrica prodotta, una rete elettrica in media tensione, in cavo interrato, all’interno del campo eolico per il collegamento tra gli aerogeneratori ed una Sottostazione Elettrica di Trasformazione 20/132 kV da connettere alla Rete di Trasmissione Nazionale - RTN sulla linea RTN a 132 Kv Baschi - Pietrafitta e la sottostazione sarà ubicata nel comune di San Venanzo al foglio 71, particelle 96 - 106. Il progetto prevede inoltre la realizzazione di opere di infrastrutture elettriche e civili che consentiranno l’immissione in rete dell’energia prodotta dal suddetto parco. In particolare tali opere consistono in:  una rete elettrica in cavo interrato di collegamento tra gli aerogeneratori costituenti il campo eolico e la stazione di trasformazione;  una stazione di trasformazione 20/132 kV;  Un collegamento a 132 kV con la Rete di Trasmissione Nazionale

3.1.1.2 UBICAZIONE DELL’IMPIANTO L'impianto eolico sorgerà nei Comuni di San Venanzo e Parrano in località "Poggio della Cavallaccia". Il progetto del Parco Eolico prevede per le opere di connessione alla rete elettrica nazionale una rete di elettrodotti interrati che collegheranno gli aerogeneratori del Parco Eolico alla Stazione Elettrica di Utenza, dove si avrà l’elevazione della tensione da 20 a 132 kV, e dalla quale dovrà svilupparsi il collegamento con il punto di connessione alla Rete di Trasmissione 70

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Nazionale che il Gestore di Rete, sulla linea RTN a 132 Kv Baschi – Pietrafitta, indicata dalla società Terna S.p.A.. L’area del sito è individuabile sulla cartografia IGM (Istituto Geografico Militare) in scala 1:25.000 sulla tavola del Quadrante 322-II San Venanzo e 322-III . Il sito interessato dall’installazione degli aerogeneratori ricade ad est del centro abitato di Parrano, nella parte più orientale del territorio comunale e relativamente all’abitato di San Venanzo l’area risulta ad ovest, in prossimità della località Palazzo Bovarino. Si riporta di seguito uno stralcio cartografico dell’area di interesse

Sito impianto

Figura 3 Individuazione del sito dell’impianto

3.1.1.3 ATLANTE EOLICO DELL’ITALIA

Una prima importante definizione del regime anemometrico dell'area si può ricavare utilizzando l’Atlante Eolico dell’Italia. L’Atlante rappresenta un utile strumento per una individuazione di massima di aree idonee all’installazione di impianti eolici. Esso fu implementato, per la prima volta, dall’allora CESI RICERCA, (oggi ERSE – Enea Ricerca sul Sistema Elettrico S.p.A.) in collaborazione con l’Università di Genova, nell'ambito dello sviluppo della Ricerca di Sistema (di cui al decreto MICA - Ministero dell'Industria, del Commercio e dell’Artigianato - del 26.01.2000, Decreto Bersani sulla liberalizzazione del 71

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mercato elettrico, come modificato il 17.04.2001) mirata al miglioramento del sistema elettrico italiano. Nella fattispecie, il progetto ENERIN dedicato alle fonti rinnovabili, nella parte che concerne il settore eolico era specificatamente orientato a tracciare un quadro del potenziale delle risorse nazionali sfruttabili quella eolica. La prima emissione dell’Atlante Eolico risale all’anno 2002. Tutto ciò rappresentava un significativo passo avanti nel panorama energetico nazionale, dal momento che l’Atlante forniva, per la prima volta, dati ed informazioni relativi alla distribuzione delle risorse eoliche sul territorio italiano, al fine di facilitare l’individuazione delle aree più interessanti per un eventuale sfruttamento energetico. La redazione dell’Atlante avvenne in tre fasi fondamentali: in primo luogo fu realizzata la mappa simulata con modelli matematici del flusso del vento, in secondo luogo la mappa fu adattata con i dati anemometrici rilevati al suolo, e in terzo luogo furono fatte le valutazioni sulla producibilità specifica. Il modello utilizzato - WINDS (Wind-field Interpolation by Non Divergent Schemes), sviluppato dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova, richiede input di orografia, di copertura del terreno (effetti di rugosità superficiale), di velocità e direzione del vento ad alta quota. Pertanto, a partire dalle mappe di orografia, copertura del terreno e rugosità, utilizzando i dati del vento (3 valori di velocità e 16 direzioni) e avvalendosi anche di analisi statistiche, attraverso tale modello si è giunti alla elaborazione della mappe tridimensionali del vento. Nella fattispecie, i dati e le informazioni dell’Atlante vennero raccolti in quattro serie di n. 27 tavole (in scala 1:750000) ciascuna: mappe della velocità media annua del vento a 25 mt sul livello del suolo; mappe della velocità media annua del vento a 50 mt sul livello del suolo; mappe della velocità media annua del vento a 70 mt sul livello del suolo; mappe della producibilità specifica a 50 mt sul livello del suolo. Successivamente, nel 2006 l’allora CESI RICERCA (oggi ERSE) intraprese un’attività di affinamento e di completamento dell’Atlante eolico dell’Italia, per rispondere al forte interesse nella realizzazione di impianti eolici. La nuova versione dell'Atlante, aggiornata al novembre 2009, è caratterizzata soprattutto dal fatto di consentire un approccio interattivo da parte dell'utente, oltre che dall'affinamento delle

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mappe precedenti e dall'estensione delle stesse, prima limitate alla terraferma, anche alle aree marine entro 40 km dalla costa. La preparazione dell'Atlante si è sviluppata in quattro fasi: 1. simulazione di campi di vento a diverse altezze dal suolo a partire da dati in alta quota resi disponibili dall'istituto meteorologico ECMWF di Reading. La simulazione è stata svolta con la collaborazione dell’Università di Genova - Dipartimento di Fisica, che ha utilizzato il proprio modello matematico WINDS; 2. raccolta ed elaborazione di dati di misura del vento sulla terraferma e, per quanto possibile, anche offshore, provenienti da reti anemometriche di vari operatori qualificati fra cui ENEL, CESI, ENEA, Aeronautica Militare ecc.; 3. adattamento delle mappe del vento ottenute con WINDS ai dati di misura delle reti sopra menzionate attraverso un procedimento sviluppato allo scopo; 4. calcolo della producibilità specifica, definita come producibilità annua di energia per unità di potenza installata di un aerogeneratore campione (MWh/MW), a partire dalla mappe di ventosità corrette come descritto al punto precedente. Per tale nuova versione, l'adattamento delle mappe WINDS ha richiesto l'utilizzo di ulteriori 176 stazioni in aggiunta alle 240 della versione precedente, nonché stime del vento sul mare ottenibili da satelliti artificiali. Per le aree offshore si è fatto riferimento anche a lavori internazionali già svolti sulla ventosità del Mare Mediterraneo. In particolare, la nuova versione dell'Atlante eolico comprende 34 mappe di velocità media annua del vento (m/s) e di producibilità specifica (MWh/MW) di un aerogeneratore campione, con riferimento ad altezze di 25, 50, 75 e 100 m al di sopra del suolo o della superficie del mare. La sua banca dati contiene anche informazioni sul territorio (altitudine, pendenza e rugosità del terreno, distanza dalla rete elettrica ecc.), nonché sulle caratteristiche tecniche di vari modelli di aerogeneratore. Insieme ai dati sulla ventosità, queste informazioni vengono utilizzate da un modulo di calcolo con il quale l'utente può valutare, in via preliminare, la producibilità e il costo dell'energia di un'ipotetica centrale eolica in un punto da lui prescelto sulle mappe. È comunque importante sottolineare che l'Atlante è un indicatore della risorsa eolica su grande scala. Può essere molto utile per individuare zone promettenti, ma non può ovviamente

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sostituire la caratterizzazione di dettaglio (micrositing), con rilievi anemometrici sul posto, che è sempre indispensabile effettuare nei siti specifici prima di decidere in merito alla convenienza di un impianto eolico. Questa precisazione è valida in linea di principio per impianti di qualsiasi potenza, anche se diventa particolarmente rilevante nel caso dell’installazione di singoli aerogeneratori di piccole dimensioni (potenze orientativamente da 1 kW a 200 kW). Per la consultazione dell’Atlante l’ERSE ha elaborato una apposita guida costituita, oltre che da una Introduzione di carattere generale, da cinque Capitoli che descrivono, rispettivamente, la metodologia seguita nella costruzione dell’Atlante eolico dell’Italia, le caratteristiche delle sue mappe di velocità media annua del vento e di producibilità specifica annua, la valutazione dei livelli d’incertezza dei dati delle mappe, le modalità pratiche di accesso all’Atlante eolico interattivo e di lettura e interpretazione delle mappe e, infine, il modulo di calcolo con cui è possibile effettuare valutazioni tecnico economiche di massima per ipotesi di installazioni di impianti eolici. In aggiunta, è possibile approfondire i concetti di base e le metodologie utilizzate attraverso le sei Appendici che trattano l’impiego del modello di simulazione WINDS, le caratteristiche delle stazioni di misura del vento utilizzate per l’adattamento delle mappe WINDS, il procedimento di adattamento delle mappe WINDS ai dati di misura, il calcolo della producibilità teorica di un aerogeneratore campione nei vari punti del territorio, l’elaborazione e rappresentazione dei dati su GIS (Geographic Information System) e la valutazione delle prestazioni reali, tecniche ed economiche, di un impianto eolico con una o più macchine in un sito assegnato.

3.1.2 LAYOUT DELL’IMPIANTO

3.1.2.1 CARATTERISTICHE GENERALI La disposizione degli aerogeneratori è individuabile dalle tavole in Allegato. Gli aerogeneratori sono disposti ad una distanza reciproca, tale da permettere di incrementare la potenza installata evitando di penalizzare l’impianto con elevate perdite per effetto scia. Gli aerogeneratori sono raggiunti da una rete stradale interna al parco costituita da strade vicinali esistenti e da nuove piste.

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Le valutazioni tecniche ed economiche relative agli aspetti ambientali hanno portato ad individuare il lay-out di impianto suddetto con aerogeneratori, con le seguenti prerogative:  migliore efficienza del parco dovuta alla disposizione a righe e quinconce piuttosto che a matrice per via della minore interferenza reciproca;  maggiore ordine e linearità delle installazioni su sistemazione a righe e quinconce;  minore sviluppo della rete stradale interna di nuova realizzazione e della rete elettrica interna in cavo a media tensione interrato, con riduzione complessiva dell'impatto sul territorio. L'impatto territoriale in termini di occupazione di suolo risulta ridotto, in virtù della tipologia di impianto e delle scelte progettuali:  cavi interrati per lo più a lato delle strade e piste di accesso;  utilizzo della viabilità esistente, quando possibile;  trasformatori MT/BT ed apparecchiature elettriche interni all'aerogeneratore (assenza di cabine elettriche esterne a base torre). I suoli agricoli conserveranno la destinazione d'uso. La centrale eolica, la stazione di trasformazione elettrica di utenza e tutte le opere previste, accessorie e necessarie, oggetto della presente richiesta di autorizzazione, saranno realizzate dal Proponente nella piena osservanza delle disposizioni e/o normative tecniche e legislative vigenti in materia.

3.1.2.2 CARATTERISTICHE TECNICHE DELL’AEROGENERATORE DI PROGETTO

L’aerogeneratore che sarà adoperato per l’impianto eolico sarà del tipo Enercon E82 ed avrà le seguenti caratteristiche tecniche:

Potenza nominale 2300 kW Diametro del rotore 82 m Altezza del mozzo 108 m Classe di vento IEC/NVN II Senza moltiplicatore di giri, numero di giri variabile, angolo Concetto della turbina delle pale a regolazione individuale

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Rotore Tipo Rotore sopravento con regolazione attiva delle pale Direzione di rotazione Senso orario Numero delle pale 3 Area descritta 5.281 m2 Materiale delle pale Fibra di vetro (resina epossidica); sistema parafulmini integrato Velocità di rotazione Variabile, 6 –19,5 giri al minuto (rpm) Sistema di regolazione Sistema di regolazione delle pale ENERCON, un sistema di regolazione indipendente per ogni pala con alimentazione di emergenza Azionamento con generatore Mozzo Rigido Cuscinetto a rulli conici in doppia fila/ cuscinetto a rulli Cuscinetto principale cilindrici ad una fila Generatore Generatore ad anello ENERCON a trasmissione diretta Immissione in rete Invertitore ENERCON – 3 sistemi di regolazione delle pale indipendenti con alimentazione di emergenza Sistemi frenanti – Freno di tenuta rotore – Blocco rotore Controllo di virata Attivo con azionatore, ammortizzazione dipendente dal carico Velocità del vento di fermo 28 – 34 m/s (con storm control ENERCON) Controllo a distanza ENERCON SCADA

Tabella 4 Caratteristiche dell’aerogeneratore

All'interno di ciascun aerogeneratore è installato un sistema di controllo che gestisce l'automazione della macchina, le manovre di avviamento e arresto dell'aerogeneratore, la regolazione di potenza, la diagnostica, le funzioni di sicurezza e di telecontrollo. La torre è costituita da più tronchi in acciaio a sezione circolare che vengono collegati tra di loro per mezzo di collegamenti flangiati; all'interno della torre vengono fissati la scala di risalita alla navicella, e le staffe di fissaggio dei cavi che scendono dalla navicella ai quadri elettrici a base torre. La base della torre è anch'essa costituita da una flangia che viene solidamente collegata alla fondazione mediante appositi tirafondi bullonati. Come tutte le macchine rotanti anche l'aerogeneratore è caratterizzato da un'emissione acustica dovuta essenzialmente al rumore aerodinamico prodotto dall'attrito dell'aria con le pale. 76

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Tale rumore è direttamente proporzionale alla velocità di rotazione delle pale e alla velocità del vento, per cui a ciascun aerogeneratore può essere associata una sorgente acustica caratterizzata da un livello di emissione sonora dipendente dalla velocità del vento.

Figura 4 Aerogeneratore di progetto

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11.00 mt 11.00 mt 5.00 mt 4.60 mt 4.60

5.50 mt

INGOMBRO MEZZO TRASPORTO DI MEZZO INGOMBRO

55.00 mt 55.00

AREA AUTOGRU

AREA BILICO AREA

PIANTA PIAZZOLA PIANTA

PIAZZALE DI MONTAGGIO PALA MONTAGGIO DI PIAZZALE

15.00 mt 15.00 STRADA ESISTENTE O DI SERVIZIO DI O ESISTENTE STRADA

21.50 mt 5.50 mt

Figura 5 Organizzazione piazzole installazione torri 78

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SEZIONE A-A' Fondazione (Fusto - Pale - Generatore)

400 600 400

130

100 400

20 191

100 300 300 300 300 100 H=25 m per terreno in argilla Magrone di sottofondazione 1400 20 20

PIANTA

20 20 400 600 400 N.B.: SIA LE DIMENSIONI DEL PLINTO E DEI PALI CHE IL NUMERO DI 300 300 300 300 QUESTI ULTIMI SONO INDICATIVI E DERIVANTI DA UN

DIMENSIONAMENTO DI MASSIMA.

100 100 Ø100 Ø100 IL DIMENSIONAMENTO ESECUTIVO DELLE STRUTTURE DI FONDAZIONE SCATURIRA' DALLA CONOSCENZA PUNTUALE DELLE

400 CARATTERISTICHE GEOTECNICHE DEL TERRENO DI FONDAZIONE.

300 300

Ø100 Ø100

300 300

A A'

600

300 300

Ø100 Ø100 Magrone di sottofondazione Rck 15 N/cmq

Fondazione Rck 30 N/cmq

300 300 400 Acciaio tipo Fe b44K

Ø100 Ø100

100 100

300 300 300 300

1400

Figura 6 Pianta e sezione della fondazione degli aerogeneratori

3.1.3 OPERE CIVILI

3.1.3.1 STRUTTURE DI FONDAZIONE

Le fondazioni delle opere, in base ai dati al momento disponibili, saranno di tipo profonde (pali) le cui dimensioni e caratteristiche saranno dettagliate in fase di progettazione esecutiva. La torre in acciaio dell'aerogeneratore, a sezione tubolare, verrà resa solidale alla fondazione mediante un collegamento flangiato con una gabbia circolare di tirafondi in acciaio inglobati nella fondazione all'atto del getto. Nella fondazione, oltre al cestello tirafondi previsto per

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l'ancoraggio della torre, troveranno ospitalità le tubazioni passacavo in PVC corrugato, nonché gli opportuni collegamenti alla rete di terra. L'interfaccia tra la fondazione e il fusto di sostegno sarà determinata in fase di progettazione esecutiva, sulla base delle indicazioni fornite dalla ditta costruttrice degli aerogeneratori. In fase di progettazione esecutiva la fondazione e il sottostante terreno saranno verificati sulla scorta delle caratteristiche geotecniche derivanti da specifiche indagini geognostiche. I campioni ed i dati raccolti durante la campagna in sito, saranno seguiti da prove di laboratorio al fine di determinare i parametri geotecnici dei terreni affioranti che saranno interessati dalla realizzazione delle opere in progetto. Il dimensionamento finale della fondazione sarà dettato dal risultato delle indagini geologiche e dei relativi sondaggi eseguiti in sito. Le fondazioni saranno completamente interrate, così come le linee elettriche della rete interna al parco, pertanto non risulteranno visibili.

3.1.3.2 STRUTTURE IN ELEVAZIONE

Le strutture in elevazione sono limitate al sostegno dell'aerogeneratore realizzato mediante torre tubolare in acciaio a sezione circolare rastremata. La torre viene realizzata in stabilimento in più tronchi da assemblare in sito. Sulla torre viene fissata la navicella sulla quale è successivamente montato il rotore.

3.1.3.3 VIABILITA’ INTERNA AL PARCO E PIAZZALI DI SGOMBERO Le opere da realizzare consistono nella formazione di viabilità interna al parco eolico costituita da piste di cantiere e piazzole di sgombero per il montaggio degli impianti e la manovra dei mezzi (autogrù, autocarri, ecc.). Al fine di arrecare minor impatto possibile sul territorio, il tracciato delle piste per l'accesso agli aerogeneratori, fa riferimento per quanto possibile a strade interpoderali e piste già esistenti in sito che saranno, ove necessario consolidate e migliorate in modo da risultare uniformi con i tratti di nuova realizzazione. La viabilità interna è articolata su strade principali esistenti da migliorare, strade secondarie esistenti da allargare e rettificare e strade di accesso da realizzare.

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Relativamente alle strade da realizzare si evidenzia che queste avranno carattere permanente al fine di consentire il monitoraggio e la manutenzione degli impianti una volta in esercizio. A fine lavori il fondo naturale delle opere di viabilità interna sarà ripristinato a seguito di eventuali danni occorsi durante le fasi di movimentazione e montaggio assumendo così carattere definitivo. I piazzali di sgombero, manovra e stoccaggio materiali ("piazzole") allestiti in prossimità di ogni torre, a fine lavori saranno invece ridimensionati a seguito del ricoprimento con il materiale proveniente dagli scavi per le strutture di fondazione ed il successivo ricoprimento con il relativo terreno vegetale accantonato in loco. Le aree dedicate ai piazzali potranno in questo modo riprendere lo stato originario anche con eventuale inerbimento mediante idrosemine formate da miscugli di sementi di specie erbacee idonee al sito. Durante le operazioni di montaggio, soprattutto nell'assemblaggio delle pale al rotore, si utilizzeranno per l'appoggio delle aree esterne ai confini della postazione di macchina di cantiere, con effetti comunque trascurabili sulle condizioni presenti in sito. Le piste ed i piazzali dovranno essere idonei al transito di mezzi pesanti e saranno realizzati con sottofondo in misto naturale ed ulteriore strato di misto stabilizzato. La formazione dei rilevati avverrà anche con impiego di materiale proveniente dagli scavi necessari per la realizzazione delle sezioni in trincea e delle fondazioni degli aerogeneratori. Nell'esercizio dell'impianto, in condizioni di normale piovosità non sono da temere fenomeni di erosione superficiale incontrollata per il fatto che tutte le aree rese permanentemente transitabili (strade e piazzole di servizio ai piedi degli aerogeneratori) non sono asfaltate. A protezione delle stesse infrastrutture saranno predisposte cunette di guardia, ed in corrispondenza degli impluvi verranno realizzati dei semplici taglienti in pietrame in modo da permettere lo scolo delle acque drenate dalle cunette di guardia in modo non erosivo. Le strade di nuova concezione saranno realizzate in terra battuta con la movimentazione di materiale locale per sterro e riporto.

3.1.4 OPERE ELETTRICHE

Le opere elettriche che andranno a realizzarsi con il Parco eolico sono:

Le opere elettriche necessarie saranno pertanto: 81

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 Rete a 20 kV, interna al campo eolico, in cavi interrati;  Stazione di trasformazione 20/132 kV;  Collegamento a 132 kV tra la stazione di trasformazione ed il punto di collegamento indicato dal Gestore di Rete – Terna S.p.A..

3.1.4.1 RETE ELETTRICA INTERNA AL PARCO EOLICO Gli aereogeneratori della nuova centrale eolica in oggetto sono localizzati nel comune di San Venanzo, nella zona località “Poggio della Cavallaccia” e saranno connessi alla RTN tramite tre cavi interrati a 20 kV fino alla stazione di trasformazione da 20 a 132 kV. Il collegamento si svilupperà, interamente nella Regione Umbria, nella Provincia di Terni, interessando le aree in prossimità del confine amministrativo tra i comuni di San Venanzo e Parrano. Per raccogliere l'energia prodotta dal campo eolico e convogliarla verso la stazione di trasformazione è prevista una rete costituita da n. 2 cavi tripolari interrati aventi tensione di esercizio di 20 kV e posati in apposita trincea, in parte lungo la viabilità esistente ed in parte nei terreni di proprietà privata avente caratteristica di terreno agricolo non interessando zone eccessivamente antropizzate.. Tali cavi saranno del tipo cordato ad elica e pertanto per essi non sarà determinato l’andamento dei campi magnetici. Nelle tavole allegate è riportato il tracciato di tale rete interna al campo eolico che risulta avere una lunghezza complessiva di circa 14 km. Il tracciato dell’elettrodotto, come sopra descritto, è stato studiato in armonia con il dettato dell’art. 121 del T.U. 11/12/1933 n. 1775, contemperando le esigenze della pubblica utilità dell’opera con gli interessi pubblici e privati coinvolti ed è stato progettato in modo da recar minor sacrificio possibile alle proprietà interessate. L’elettrodotto sarà costituito da quattro cavi a 20 kV formati ognuno da tre conduttori unipolari estrusi (XPLE) aventi ognuno le seguenti caratteristiche:  Tensione nominale: 30 kV  Tensione massima del sistema: 45 kV  Corrente nominale: 500 A  Frequenza nominale: 50 Hz  Sezione del cavo: 300 mmq 82

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I cavi saranno posati in trincea, con disposizione a trifoglio, ad una profondità non meno di 1,10 metri. Là dove sarà necessario i cavi saranno posati in appositi tubi di PVC inglobati in un massello di calcestruzzo. Nella stessa trincea potrà eventualmente essere posato un tritubo in PVC per contenere i cavi di telecontrollo, telesegnalazioni e telecomunicazioni e sarà posato un nastro continuo, colorato secondo le norme vigenti, per la segnalazione di presenza di cavi sotterranei. I collegamenti potranno essere suddivisi in tratte separate da giunti intermedi. La progettazione dei cavi e le modalità per la loro messa in opera sono rispondenti alle norme contenute nel DM 21/03/1988, regolamento di attuazione della legge n. 339 del 28/06/1986, alle norme CEI 11-7, nonché al DPCM 08/07/2003 per quanto concerne i limiti massimi di esposizione ai campi magnetici.

3.1.4.2 STAZIONE ELETTRICA DI TRASFORMAZIONE 20/132 kV La stazione di consegna è prevista nel comune di San Venanzo (TR), su di un’area individuata al N.C.T. di San Venanzo su di un’area individuata nel foglio di mappa n° 112, ed occuperà le particelle n° 8, 9, 11 e 12. La stazione avrà un’estensione di 49x47 mq ed interesserà una superficie di circa 2.300 mq e sarà dedicata all’arrivo dei cavi MT del campo eolico, alla trasformazione MT/AT e alla partenza di un collegamento a 132 kV per l’allacciamento al punto di consegna sulla rete di trasmissione nazionale. L’accesso alla stazione sarà effettuato attraverso un tratto di strada secondaria. La Stazione di Trasformazione sarà del tipo con arrivo trasformatore e partenza linea in cavo. Essa sarà così costituita: N° 1 montanti trasformatore 132 kV comprensivo di misure fiscali e collegamento con impianto Terna e protezione di linea; N°1 Quadro MT 20 kV a 6 scomparti; N° 1 Trasformatori di Potenza 20/132 kV da 30 MVA.

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3.1.4.3 SERVIZI AUSILIARI I servizi ausiliari saranno alimentati tramite trasformatori MT/BT, derivate dalle sbarre MT di stazione o dalla rete locale MT di Enel Distribuzione. Inoltre, è previsto un gruppo elettrogeno di emergenza della potenza di 15 kW avente una autonomia di circa 40 ore di funzionamento. Le principali utenze in c.a. saranno: motori interruttori e sezionatori, illuminazione esterna ed interna, scaldiglie, etc. Le utenze fondamentali quali protezione e comando, manovra interruttori e segnalazioni, saranno alimentate in c.c. 110 Vc.c. tramite batterie al piombo ermetiche, tenute in tampone da un raddrizzatore. Il dimensionamento delle batterie sarà effettuato tenendo conto della massima implementazione dell’impianto.

3.1.4.4 RETE DI TERRA Il dispersore sarà costituito da una maglia realizzata in corda di rame 63 mmq, interrata a profondità di ca 0,9 m, composta a sua volta da maglie regolari di minore dimensione, mentre i collegamenti alle apparecchiature saranno in corda di rame da 125 mmq. Il dispersore, ed i collegamenti alle apparecchiature, saranno realizzati secondo le Norme CEI 11-1/99 e quindi dimensionati termicamente per una corrente di guasto di circa 10 kA per 0,5 sec.

3.1.4.5 STAZIONE ELETTRICA DI COLLEGAMENTO RTN Anche la stazione di collegamento è prevista nel comune di San Venanzo (TR), su di un’area individuata al N.C.T. di San Venanzo su di un’area individuata al medesimo foglio. In particolare, la stazione elettrica (S.E) sarà costituita da:

 N° 2 stalli AT per la connessione (entra–esci) con la linea AT 132 kV “Baschi – Pietrafitta” (Moduli compatti integrati linea con sbarre in SF6);

 Un sistema di sbarre 132 kV;

 N 1 fabbricato composto da un locale contatori, un locale quadri, un locale batteria e un locale per il telecontrollo. La suddetta cabina sarà collegata alla linea AT mediante raccordi AT.

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La stazione ha la predisposizione per la realizzazione di ulteriori 2 uscite a 132 kV e un secondo sistema sbarre a 132 kV.

3.1.4.6 FABBRICATO Nella stazione è stato previsto un unico fabbricato che ospiterà i locali adibiti all’eventuale arrivo MT di Enel Distribuzione e il locale misure. Il fabbricato, del quale si riportano pianta sezioni e prospetti (vedi Tavola E6) viene ubicato in corrispondenza dell’ingresso, lato Sud-Ovest, sarà a pianta rettangolare con dimensioni di circa 31,5 x 5,00 metri con altezza fuori terra di circa 4,75 m. e sarà destinato a contenere i quadri di protezione e controllo, i servizi ausiliari, i telecomandi, servizi igienici ed il quadro MT a 20 kV a doppio sistema di sbarre composto da n. 6 scomparti SF6 per l’arrivo delle 2 linee del campo eolico, una per il collegamento al trasformatore, una per la cella misure, uno per i Servizi Ausiliari (S.A.) e una disponibile futura. La superficie coperta è di circa 160 mq e la cubatura riferita al piano piazzale è di circa 750 mc. Il suddetto fabbricato sarà realizzato con struttura portante in c.a. e con tamponatura esterna in mattoni semiforati intonacati; i serramenti saranno di tipo metallico. Essendo il fabbricato ad una quota di circa 1.000 m. s.l.m, la copertura del fabbricato sarà realizzata con un tetto a falde inclinate ricoperto di tegole in laterizio. L’impermeabilizzazione del solaio di sottotetto sarà eseguita con l’applicazione di idonee guaine impermeabili in resine elastometriche. Particolare cura verrà osservata ai fini dell’isolamento termico impiegando materiali isolanti idonei in funzione della zona climatica e dei valori minimi e massimi dei coefficienti volumici globali di dispersione termica, nel rispetto delle norme di cui alla legge n.373 del 4.4.75 e successivi aggiornamenti, nonché alla legge n.10 del 9.1.91. Per le apparecchiature AT sono previste fondazioni in c.a. Inoltre, è prevista la sistemazione del terreno con viabilità interna e recinzione della stazione in pannelli prefabbricati di altezza non inferiore a 2,50 m.

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3.1.4.7 OPERE CIVILI VARIE  Le aree sottostanti le apparecchiature saranno sistemate mediante spandimento di ghiaietto  Sistemazione a verde di aree non pavimentate in prossimità della recinzione  Le strade e gli spazi di servizio saranno pavimentati con binder e tappetino di usura in conglomerato bituminoso.  Le fondazioni delle varie apparecchiature elettriche saranno eseguite in conglomerato cementizio armato.  Per lo smaltimento delle acque chiare e nere della stazione si utilizzerà una vasca IMHOFF che, vista la saltuaria presenza di personale presso la stazione, e quindi le ridotte dimensioni di cui necessita, fungerà anche da vasca di accumulo a tenuta che sarà espurgata periodicamente a cura di ditta autorizzata.  L’illuminazione della stazione sarà realizzata mediante l’installazione di n°4 paline.  L’approvvigionamento di acqua per gli usi igienici del personale di manutenzione sarà fornito da idoneo serbatoio.  Si evidenzia che nell’impianto è prevista la presenza di personale solo per interventi di manutenzione ordinaria e/o straordinaria.  L’accesso alla stazione sarà carrabile, corredato di cancello scorrevole e cancelletto pedonale, entrambi inseriti fra pilastri.  La recinzione perimetrale sarà del tipo chiuso con pannelli prefabbricati in calcestruzzo e paletti anch’essi prefabbricati in cls, infissi su fondazione in conglomerato cementizio armato, avrà altezza di 2,50 m.

3.1.4.8 APPARECCHIATURE PRINCIPALI Le principali apparecchiature AT, costituenti la sezione 132 kV, saranno le seguenti: Trasformatori di potenza, interruttori tripolari, sezionatori tripolari verticali per connessione alle sbarre AT, sezionatori tripolari orizzontali con lame di messa a terra sulla partenza linee, sezionatori tripolari orizzontali senza lame di messa a terra per sorpasso linee, trasformatori di corrente e di tensione per misure e protezione.

Dette apparecchiature sono rispondenti alle Norme tecniche CEI. 86

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Le caratteristiche nominali principali sono le seguenti: Tensione nominale massima 170 kV Corrente nominale 1250 A Corrente breve durata 10 kA (1 s ) Potere d’interruzione 10 kA.

3.1.5 ATTIVITA’ DI CANTIERE

La sistemazione della viabilità esistente e la realizzazione della nuova viabilità sarà effettuata avendo cura di compensare il più possibile i volumi di scavo e di riporto allo scopo di limitare al minimo indispensabile il movimento terra. Lo scavo delle fondazioni degli aerogeneratori darà luogo a materiale di risulta che, previa eventuale frantumazione meccanica dello stesso, potrà diventare materiale arido di sufficiente qualità per la costruzione della massicciata portante di strade e piazzole, ed in particolare dello strato di fondazione della stessa che si trova a contatto con il terreno. Lo scavo sarà effettuato avendo cura di asportare il manto vegetale e conservarlo per la successiva fase di ripristino allo stato originario. Agli scavi seguiranno la preparazione della sottofondazione, quindi delle casseformi, la posa dell'armatura e del cestello tirafondi, le tubazioni per il passaggio dei cavi, la maglia di terra ed il getto delle fondazioni. Modesto sarà l'incremento di traffico verso la cava di deposito, in quanto la quantità finale di materiale da portare a rifiuto verrà limitata utilizzando parte dello stesso nel rinterro dello scavo eccedente, il getto di fondazione e nella realizzazione della viabilità in rilevato. La costruzione del cavidotto comporta un impatto minimo per via della scelta del tracciato (a margine della viabilità), per il tipo di mezzo impiegato (escavatore a benna stretta) e per la minima quantità di terreno da portare a discarica, potendo essere in gran parte riutilizzato per il rinterro dello scavo a posa dei cavi avvenuta. Anche in questa fase particolare attenzione verrà rivolta al ripristino ambientale con il riposizionamento dello strato vegetale originario. Si passerà quindi al completamento definitivo della viabilità e delle piazzole di servizio, in termini di ottenimento dell'andamento plano-altimetrico definitivo e di realizzazione del pacchetto strutturale portante in materiale inerte. 87

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Ultimate le fondazioni e la viabilità, si procederà all'installazione degli aerogeneratori, consistente essenzialmente nelle seguenti fasi: 1. Trasporto e scarico materiali (segmenti di torre, navicelle, pale, apparecchiature) 2. Controllo e Montaggio torre 3. Sollevamento della navicella e relativo posizionamento 4. Montaggio della passerella cavi nella torre 5. Montaggio delle pale sul mozzo 6. Sollevamento del rotore e posizionamento 7. Collegamento dei cavi alle apparecchiature 8. Messa in servizio. Nel seguito vengono riassunte le modalità di montaggio. Il montaggio della torre viene realizzato imbragando i conci di torre con apposita attrezzatura per il sollevamento in verticale del tronco. La torre viene mantenuta ferma per il posizionamento mediante due funi di acciaio posizionate alla flangia inferiore. II tronco inferiore viene innestato al concio di fondazione. Segue il montaggio dei conci superiori, seguito subito dall'installazione della navicella che viene ancorata alla gru con un apposito kit di sollevamento. L'assemblaggio del rotore viene effettuato a terra. Il rotore viene quindi sollevato e fissato all'albero lento in quota. Queste operazioni saranno effettuate da un'unica autogrù di grande portata, per la cui manovra e posizionamento è richiesta un'area minima permanente in misto granulare consolidato; per la posa a terra e l'assemblaggio delle tre pale al mozzo prima del suo sollevamento in altezza verranno invece impiegate temporaneamente porzioni di terreno esterne ad essa, che verranno comunque lasciate indisturbate.

3.1.5.1 SERVIZI IGIENICO – ASSISTENZIALI NELLA FASE DI CANTIERE Il proponente allestirà, per la fase di cantiere, i servizi igienico - assistenziali commisurati al numero degli addetti che potrebbero averne contemporanea necessità. Servizi igienici I servizi di cui sopra saranno collocati in luoghi opportunamente coibentati, illuminati, ventilati e riscaldati. I servizi di cui sopra comprendono: 88

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- Acqua in quantità sufficiente, sia per uso potabile che per uso igienico; - Docce; - Spogliatoi convenientemente arredati; - Luogo di ristoro convenientemente arredato con tavoli e sedie.

Servizi sanitari e di pronto intervento In cantiere saranno disponibili i presidi sanitari indispensabili per prestare le prime immediate cure ai lavoratori feriti o colpiti da malore improvviso. L'ubicazione dei suddetti servizi per il pronto soccorso sarà resa nota ai lavoratori e segnalata con appositi cartelli. In cantiere si provvederà ad esporre avvisi riportanti i nominativi e gli indirizzi dei posti ed organizzazioni di pronto intervento per i diversi casi di emergenza o normale assistenza. Inoltre saranno fornite opportune indicazioni sui primi soccorsi da portare in aiuto all'eventuale infortunato.

3.1.6 ESERCIZIO, MANUTENZIONE E DISMISSIONE

La gestione dell'impianto sarà affidata ad un team caratterizzato da elevate competenze specialistiche nella conduzione di questa tipologia di impianti. A tale proposito occorre evidenziare che gli operatori individuati saranno sottoposti ad un'accurata fase di formazione in collaborazione con i fornitori delle macchine, in modo da accrescerne il livello di competenza specialistica. L'impianto sarà dotato di un sofisticato sistema di monitoraggio e controllo che fornirà le informazioni utili all'esercizio dell'impianto nell'arco delle 24 ore, con la possibilità di analizzare i dati relativi alle prestazioni dell'impianto con il massimo grado di accuratezza. Le macchine aerogeneratrici saranno dotate di sistemi di autodiagnosi, che forniranno tutte le necessarie informazioni agli operatori per individuare eventuali anomalie e programmare un puntuale intervento sul campo. Durante la vita dell'impianto tutte le apparecchiature saranno sottoposte a ciclo di manutenzione con interventi periodici (manutenzione ordinaria) e specifici (manutenzione straordinaria). Un intervento tipico di manutenzione ordinaria comporta le seguenti attività:

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 Ingrassaggi, Check meccanico, Check elettrico, Sostituzione di eventuali parti di usura. Al termine della vita utile dell'impianto (20-30 anni), potrebbe essere avviata la dismissione consistente nell'asportazione degli aerogeneratori, l'interramento della fondazione in calcestruzzo armato dell'aerogeneratore e il ripristino ambientale del sito.

3.1.6.1 PREMESSE ATTIVITÀ DI DISMISSIONE

Ogni componente dell’aerogeneratore è stato progettato per garantire un corretto funzionamento per un tempo minimo di venti anni. Effettuando una corretta e regolare manutenzione è possibile estendere tranquillamente la vita utile della macchina oltre i trent’anni. In genere per il primo anno successivo all’installazione vengono previsti tre interventi programmati di manutenzione, mentre dal secondo anno il numero viene ridotto a due. Da qui si capisce come la manutenzione dell’impianto comporti un impegno minimo delle risorse predisposte alla gestione dello stesso. Infatti gli interventi programmati di manutenzione ordinaria riguardano principalmente e solamente la sostituzione dei liquidi lubrificanti e refrigeranti ed i normali controlli di routine sullo stato di saluto degli organi in movimento. Un impianto eolico, al termine della sua vita utile, và smantellato, anche se tale fase non presuppone, automaticamente, l’abbandono dell’area interessata. Al contrario, è ragionevole pensare che un sito con buone risorse eoliche e, soprattutto, con dati di ventosità consolidati dal lungo esercizio dell’impianto stesso, possa continuare ad essere utilizzato per produrre energia pulita, o sostituendo le macchine installate con aerogeneratori tecnologicamente più avanzati, oppure, effettuando una revisione di tutti i componenti dell’impianto in modo da prolungarne l’attività. In ogni caso, una delle prerogative dello sfruttamento dell’energia eolica, che contribuisce a caratterizzare questa fonte come effettivamente “sostenibile”, è la quasi totale reversibilità degli interventi di modifica del territorio, necessari a realizzare gli impianti di produzione. Pertanto, al termine della vita utile di un impianto eolico è possibile programmarne lo smantellamento e, al contempo, la riqualificazione del sito interessato; quest’ultimo infatti, può essere ricondotto alle condizioni ante operam, con costi accettabili.

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Inoltre, alcuni interventi, come ad esempio: eventuali strutture di fondazioni profonde costituite da pali di grande diametro, o anche interventi di manutenzione eseguiti nel corso dell’esercizio dell’impianto, e ancora il ripristino della viabilità esistente e la realizzazione di alcuni tratti di nuova viabilità, possono configurarsi come interventi di tutela e consolidamento geomorfologico del territorio, con effetti, quindi, di salvaguardia nei confronti di un eventuale dissesto idrogeologico. Si può prevedere pertanto, il mantenimento di alcune opere a servizio del parco eolico (strade, piazzole, fondazioni profonde, ecc …) laddove queste risultassero funzionali, da parte dei successivi fruitori del sito interessato. Và infine, precisato che le ricadute sul territorio di tali attività di dismissione impianto e ripristino stato dei luoghi, in termini socio-economici, sono positive; ciò dal momento che, come per la fase di realizzazione di un impianto, anche per queste operazioni si cercherà di prediligere la manodopera locale, qualora in possesso dei necessari requisiti.

3.1.6.2 ATTIVITÀ DI DISMISSIONI PREVISTE Le attività di dismissione impianto e ripristino stato dei luoghi prevedono la rimozione di tutte le opere fuori terra che sono state realizzate al fine di esercire l’impianto eolico, oltre agli interventi necessari per riportare il sito nelle condizioni iniziali. Tali attività possono essere schematizzate nel seguente elenco:  rimozione degli aerogeneratori e delle strutture aeree di sostegno;  annegamento della struttura di fondazione in calcestruzzo sotto il piano di campagna di circa un metro;  rimozione di tutte le strutture rimovibili;  demolizione della base di appoggio delle torri anemometriche fino alle corrispondenti fondazioni;  livellamento del terreno secondo l’originario andamento;  rimozione completa delle linee elettriche;  conferimento dei rifiuti prodotti dalle operazioni, presso gli impianti di recupero e trattamento, secondo quanto previsto dalle normative vigenti;  eventuali opere di contenimento e di sostegno dei terreni;  eventuale ripristino delle pavimentazioni stradali (se danneggiate); 91

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 eventuale ripristino del regolare deflusso superficiale delle acque;  eventuale sistemazione a verde dell’area secondo le caratteristiche autoctone.

Considerando l’impianto in oggetto, per ogni categoria di intervento verranno adoperati mezzi ed addetti, adeguati in numero e per tipologia, durante ciascuna fase. Particolare attenzione sarà posta nell’individuazione degli impianti di destinazione finale dei materiali di risulta provenienti da ciascuna fase, nel rispetto delle leggi vigenti, fermo restando che laddove possibile si cercherà di recuperare quanto più materiale possibile (ad esempio nello smontaggio degli aerogeneratori), per ridurre gli impatti derivanti. Saranno prese tutte le precauzioni per evitare eventuali sversamenti anche accidentali. Per quanto attiene alle tempistiche, si stima che l’insieme delle fasi di smantellamento delle strutture fuori terra possa essere pari a circa 5-6 giorni per aerogeneratore. Pertanto, la durata dell’intervento è prevista pari a 2 mesi circa. Tutti i lavori verranno eseguiti a regola d’arte, rispettando i parametri tecnici di sicurezza, in accordo alla normativa vigente.

3.1.6.3 DESCRIZIONE SINTETICA ATTIVITÀ DI DISMISSIONE I primi interventi di dismissione riguarderanno la rimozione degli aerogeneratori. Nella fattispecie, la rimozione degli aerogeneratori sarà eseguita da ditte specializzate, con recupero dei materiali. Le torri in acciaio, smontate e ridotte in pezzi facilmente trasportabili, saranno smaltite presso specifiche aziende di riciclaggio. Successivamente, sarà eseguita la demolizione delle platee di fondazione poste alla base degli aerogeneratori riguarderà la quota di 80 cm – 1 m dal piano campagna, in modo tale da consentire il ripristino geomorfologico dei luoghi con terreno agrario e recuperare il profilo originario del terreno. Sarà quindi possibile, nelle limitate aree interessate dagli interventi, restituire le stesse all’uso originario per le attività di tipo agricolo-pastorale. Come soluzione alternativa, qualora la parte superficiale non fosse demolita, la stessa potrebbe costituire la struttura di fondazione di interventi finalizzati all’organizzazione e/o al potenziamento delle attività produttive agricole. Il materiale proveniente dalle demolizioni, calcestruzzo e acciaio per cemento armato, sarà trasportato ad idoneo impianto autorizzato.

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Si procederà poi alla sistemazione delle aree interessate dagli interventi di smobilizzo, che riguarderanno in particolare il ripristino delle piazzole e delle strade di servizio di accesso alle stesse. Sono previsti: - la rimozione del pacchetto di fondazione di piazzole e strade di servizio, costituito da misto di cava, con uno scavo di 40/50 cm, e il ripristino di terreno agrario; - la manutenzione delle opere d’arte di salvaguardia geomorfologia ed idrologica eseguite per la formazione delle piazzole e delle strade di servizio (cunette, tombini); - il ripristino, ove necessario, di vegetazione arborea utilizzando essenze autoctone. La rimozione di tutte le opere civili ed elettromeccaniche sarà effettuata da ditte specializzate e qualificate. Lo smaltimento del materiale di risulta sarà effettuato presso idonei impianti autorizzati. Sarà quindi possibile, nelle limitate aree interessate dagli interventi, restituire le stesse all’uso originario per le attività di tipo agricolo-pastorale. Infine, si prevedono ripristini, ove necessari e all’occorrenza, di vegetazione arborea, utilizzando essenze autoctone, per assicurare il ripristino dei luoghi allo stato originario.

3.1.6.4 STIMA DEGLI IMPATTI ATTIVITÀ DI DISMISSIONE Le attività di dismissione dell’impianto e ripristino dello stato dei luoghi, come quelle della fase di costruzione dell’impianto, sono puntuali e limitate nel tempo, quindi con scarso impatto su elementi come paesaggio, atmosfera, rumore e vibrazioni, idrografia e uso del suolo. Soprattutto per l’ultima di tali matrici, la fase di ripristino ha lo scopo di riportare il sito nella condizione ante operam. Si può pertanto ritenere che l’aspetto maggiormente sensibile durante tali attività è la produzione di rifiuti. I rifiuti prodotti sono legati alle seguenti operazioni: rimozione degli aerogeneratori, e delle opere civili ed elettromeccaniche; demolizione di porzione delle platee di fondazione degli aerogeneratori; sistemazione delle aree interessate. Pertanto le misure preventivamente adottate al fine di ridurre la produzione di rifiuti, saranno le seguenti:

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 maggiore riutilizzo possibile del materiale di risulta, per le operazioni di rinterro finalizzate a livellamenti;  maggiore riutilizzo possibile del materiale di risulta, qualora fertile, per l’eventuale impiego in opere di sistemazione a verde; Ovviamente, laddove non sarà possibile il recupero del materiale questo sarà conferito in idonei impianti autorizzati, nel rispetto delle vigenti disposizioni normative. Se necessario, sarà predisposto, presso il cantiere, un deposito temporaneo dei rifiuti idoneamente realizzato. Nel deposito temporaneo dei rifiuti ci sarà una separazione netta dei rifiuti per tipologia. Il conferimento, presso idonei impianti autorizzati, dei rifiuti nel deposito temporaneo avverrà nei tempi imposti dalla normativa, ad opera di ditte autorizzate e si darà la precedenza alle aziende di recupero. Infine, a titolo esemplificativo si riportano, nella tabella di seguito, le operazioni di smaltimento di una macchina aerogeneratrice (ovviamente, qualora si adottasse un aerogeneratore in calcestruzzo, i metodi di smaltimento e riciclo saranno diversi):

Componente Materiale principale Metodi di smaltimento e riciclo 1. Torre Acciaio strutturale della Acciaio Pulire, tagliare e fondere per altri usi torre Cavi della torre Rame Pulire e fondere per altri usi Copertura dei cavi Plastica Riciclare il PVC, cioè fondere per altri usi 2. Accessori elettrici alla base della torre 2.1 Quadri elettrici Rame Pulire e fondere per altri usi Acciaio Pulire, tagliare e fondere per altri usi Schede dei circuiti Metalli differenti e rifiuti Trattare come rifiuti speciali elettrici Copertura dei cavi Plastica Riciclare il PVC, cioè fondere per altri usi 2.2 Cabina di controllo Acciaio Pulire e tagliare per fonderlo nel altiforni Schede dei circuiti Metalli differenti e rifiuti Trattare come rifiuti speciali elettrici Fili elettrici Plastica Riciclare il PVC, cioè fondere per altri usi 2.3. Trasformatore Acciaio Pulire e tagliare per fonderlo negli altiforni Olio Trattare come rifiuto speciale 3. Rotore Pale Resina epossidica Macinare ed eventualmente utilizzare come fibrorinforzata materiale di riporto 94

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Mozzo Ferro Fondere per altri usi 4. Generatore Rotore e statore Acciaio Pulire, tagliare e fondere per altri usi Rame Pulire e fondere per altri usi 5. Navicella 5.1 Alloggiamento Resina epossidica Macinare e utilizzare come materiale di navicella fibrorinforzata riporto 5.2 Cabina di controllo Acciaio Pulire e tagliare per fonderlo negli altiforni Schede dei circuiti Metalli differenti e rifiuti Trattare come rifiuti speciali elettrici Fili elettrici Plastica Riciclare il PVC, cioè fondere per altri usi 5.3 Supporto principale Metallo e acciaio Pulire, tagliare e fondere per altri usi Vari cavi Rame Pulire e fondere per altri usi Copertura dei cavi Plastica Riciclare il PVC, cioè fondere per altri usi 5.4 Moltiplicatore di giri Olio Trattare come rifiuto speciale Acciaio Pulire, tagliare e fondere per altri usi

Tabella 5 Dismissione torre

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4 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DELL’AREA

L’area in esame, su cui è prevista secondo progetto la realizzazione di un parco eolico per la produzione di energia elettrica mediante aerogeneratori ricade nel territorio comunale di San Venanzo - Parrano, nella provincia di Terni, in Umbria.

Figura 7 – Inquadramento territoriale dell’area

Le principali arterie viarie presenti (vedasi Fig.7), che consentono di raggiungere l’area in esame, sono rappresentate da:  Autostrada A1;  Strada SS 317.

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4.2 INQUADRAMENTO ANTROPICO 4.2.1 QUADRO DEMOGRAFICO: REGIONE UMBRIA

La densità della popolazione sul territorio nazionale è nel 2009 di 200,24 abitanti per km2. L’indice in Umbria assume valore pari a 107,5 con una lieve differenza tra le due province (105,3 nella provincia di , 110,1 in quella di Terni). I comuni umbri con densità di popolazione superiore alla media nazionale sono Bastia Umbra (789,0), Terni (534,79), Perugia (373,5), Corciano (290,3), Foligno (219,5) e Deruta (215,0). Il Rapporto di mascolinità indica che in Italia nel 2009 risiedono 94,3 uomini ogni 100 donne, in Umbria 92,9. Si registra in Italia per il 2009 una dinamica naturale della popolazione appena positiva con un tasso di incremento naturale pari a -0,38 per mille abitanti. Il tasso di incremento naturale in Umbria è -2,19 per mille, nelle province di Perugia e Terni è rispettivamente -1,43 e -4,38 per mille. In Italia il tasso migratorio totale nel 2009 è pari a 4,9 per mille abitanti. Il valore comprende tre diverse voci: tasso migratorio interno (0,3 per mille), tasso migratorio estero (3,1 per mille), tasso migratorio per altri motivi (1,5 per mille). La dinamica migratoria in Umbria è diversa da quella nazionale: il tasso migratorio totale, pari a 9,5 per mille abitanti, è composto da un più alto tasso migratorio interno (3,2 per mille), un più alto tasso migratorio estero (4,7 per mille) e un minore tasso migratorio per altri motivi (1,6 per mille). All’interno della regione, il tasso migratorio totale è di 9,5 per mille nella provincia di Perugia e del 9,4 nella provincia di Terni. In Italia la crescita totale della popolazione residente, pari alla somma delle componenti del saldo naturale (-0,38 per mille) e del saldo migratorio (5,3), è per il 2009 positiva con un tasso di incremento totale pari al 4,9 per mille. In Umbria l’indice assume valore superiore al dato nazionale (7,3 per mille) con una marcata differenziazione tra le province: il tasso di incremento totale è nella provincia di Terni pari a 5,0 per mille, nella provincia di Perugia 8,1. L’unico contributo positivo alla crescita della popolazione è rappresentato dalla dinamica migratoria che in Umbria più che compensa quella naturale di segno negativo. L’indice di invecchiamento della popolazione mostra che in Italia nel 2008 la percentuale di popolazione di 65 anni e più rappresenta il 20,1% della popolazione residente totale, in Umbra il

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23,2 %. Nella provincia di Terni la popolazione di questa fascia di età rappresenta esattamente un quarto della popolazione totale (24,8%). In tutti i comuni umbri, ad eccezione di Bastia Umbra (18,8%) e Corciano (17,6%) tale percentuale è più alta rispetto al dato nazionale. Secondo l’indice di vecchiaia, nel 2008 risiedono in Italia 143,38 anziani (65 anni e più) ogni 100 giovani (0-14 anni). Il rapporto cresce se si considera l’Umbria (181,7), dove in particolare nella provincia di Terni la quota di anziani è superiore di oltre due volte quella dei giovani (207,6). Gli unici comuni con indice inferiore al dato medio nazionale sono Castel Ritardi (141,4), Bastia Umbra (129,6) e Corciano (119,7). L’indice di dipendenza strutturale, pari nel 2008 in Italia a 51,9%, segnala che la popolazione residente in età non attiva (minori fino a 14 anni e anziani di 65 anni e più) rappresenta più della metà della popolazione in età attiva (15-64 anni). Ciò si verifica in modo più accentuato in Umbria dove l’indice regionale assume valore del 56,0% e l’indice provinciale di Terni persino il 58,2%. La popolazione in età attiva (15-64 anni) nel 2008 costituisce in Italia il 65,8% della popolazione residente totale, mentre in Umbria il 64,1%. I valori delle province di Perugia e Terni si discostano dal dato regionale rispettivamente di +0,3 e -0,9 punti percentuali. L’indice di ricambio della popolazione attiva indica che in Italia nel 2008 vi sono 119,9 residenti in età 60-64 (coloro che stanno per uscire dalla popolazione in età lavorativa) ogni 100 residenti in età 15-19 anni (coloro che stanno per entrare nella popolazione in età lavorativa). Le possibilità di lavoro che potenzialmente derivano da coloro che raggiungono l’età pensionabile sono maggiori in Umbria dove l’indice regionale raggiunge il valore di 140,0. I valori provinciali sono 133,3 e 161,0 rispettivamente di Perugia e di Terni. Gli stranieri in Italia costituiscono nel 2006 il 5% della popolazione residente totale. In Umbria la percentuale è più alta (7,3) in particolare nella provincia di Perugia (7,9). Queste percentuali non variano significativamente se si considera l’incidenza della popolazione straniera sulla popolazione totale distinta per sesso. In 69 comuni umbri (pari al 75% dei comuni totali) la quota di stranieri residenti supera il valore medio nazionale, in particolare in 8 di essi la quota è superiore al doppio del dato nazionale: Lisciano Niccone (17,8), Fossato di Vico (13,5), (13,4), Giano dell’Umbria (12,1), Massa Martana (12,1), Umbertine (11,3), Collazione (11,0), Acquasparta (10,7). Riguardo al movimento anagrafico della popolazione

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residente straniera, il tasso di incremento totale nel 2006 è in Umbria del 7,4%, più basso rispetto a quello nazionale (9,6%). La diversa crescita della popolazione residente straniera in Umbria rispetto all’Italia è spiegata principalmente dal diverso tasso di incremento migratorio totale (rispettivamente pari a 5,6% e 7,6%) a fronte di un tasso di incremento naturale sostanzialmente simile nei due territori. Dall’esame della struttura per età degli stranieri residenti emerge per il 2006 una popolazione molto giovane. Il 70,6 per pento della popolazione straniera residente sul territorio umbro ha meno di 40 anni; il dato è leggermente inferiore a quello nazionale (72,0). Considerando le classi di età fino a 64 anni la percentuale raggiunge il valore di 97,2 in Umbria e 97,9 in Italia. Nelle due province umbre la percentuale di popolazione straniera per ciascuna classe di età (0-14, 15-24, 25-39, 40-64 65 ed oltre) assume valori essenzialmente in linea con quelli regionali e nazionali. Relativamente alla struttura della popolazione residente straniera per cittadinanza i valori dell’Umbria si discostano in modo sostanziale dai valori medi nazionali. I residenti stranieri con cittadinanza dell’Unione Europea rappresentano in Italia l’8,3% degli stranieri totali, in Umbria, come nelle sue due province, sono il 10,4%. In Umbria un cittadino residente straniero su due ha cittadinanza dell’Europa centro-orientale (50,2%), con una percentuale nazionale del 38,7. I residenti stranieri provenienti dall’Africa settentrionale sono in Umbria il 16,5%, 1,3 punti percentuali meno del valore nazionale (17,8). La concentrazione di stranieri con cittadinanza asiatica è sensibilmente inferiore in Umbria (7,3%) rispetto al territorio nazionale (17,4%). Meno di un punto percentuale separa i valori dell’Umbria e dell’Italia relativamente alla quota di stranieri con cittadinanza dell’America centro-meridionale pari rispettivamente a 9,6 e 8,9%. Riguardo alla differenziazione tra le due province umbre, emerge che nella provincia di Perugia rispetto a quella di Terni è maggiore la concentrazione di stranieri con cittadinanza dell’Africa settentrionale (6,3 contro 19,2%) e dell’America centro-meridionale (5,9 contro 10,6%). Minore è invece, nella provincia di Perugia rispetto a quella di Terni, la presenza di stranieri dell’Europa centro-orientale (47,2 contro 61,8%) e dell’Asia (6,2 contro 11,3%).

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4.2.2 LA PROVINCIA DI TERNI

La Provincia di Terni è una provincia dell'Umbria e conta 233.719 abitanti. Fu istituita nel 1927 per scorporo dalla Provincia di Perugia. Confina a nord con la Provincia di Perugia, a est, sud e ovest con il Lazio (Provincia di Rieti e Provincia di Viterbo), a nord-ovest con la Toscana (Provincia di Siena). La provincia si sviluppa nella parte sud-ovest della regione Umbria, occupando sia l'ultimo tratto della valle del fiume Nera presso la confluenza con il fiume Velino, sia la parte orientale della valle del Tevere dalla confluenza con la Nera alla confluenza con il Chiani e il Paglia. Così si alternano nel territorio interessato ampi tratti di fondovalle pianeggianti e coltivati a cime montuose boschive di discreta altezza come il Monte Peglia (837), il Monte Croce di Serra (994) fra Terni e Orvieto o i ripidi pendii della Valnerina (con i 1672 m s.l.m. del Monte Aspra, fra e Monteleone di ), dei monti Martani (monte Torre Maggiore, 1121 mslm) e delle Cascate delle Marmore. A sud-est al confine con la Provincia di Rieti il paesaggio è dominato da un altro gruppo di montagne, si sale da Monte Argento (436 m), Monte Terminuto (897 m), dove sorge la frazione di Miranda, fino ad arrivare nello Stroncolino dove Monte Cimitelle (1130 m) e il Monte Macchialunga (1158 m) svettano tra le colline. Da est a sud-est un'altra catena montosa si distende da Amelia, Narni fino a Calvi dell'Umbria: Monte Arnata (551 m), Monte San Croce (452 m), Monte Trassiuari (614 m), Monte Bandita (668 m) e il Monte San Pancrazio (1118 m). L'estremo nord della provincia è rappresentato dal sub comprensorio dell'Alto Orvietano, formato da 5 comuni, Ficulle, Fabro, Parrano, Montegabbione e Monteleone d'Orvieto: quest'ultimo in particolare è immerso nella provincia di Perugia (confina per molta parte del suo territorio con i comuni di Città della Pieve (PG) e Piegaro (PG) ed è molto vicino alla provincia di Siena (Chiusi). Nella provincia di Terni sono state istituite due importanti riserve naturali legate prevalentemente alla tutela e alla gestione delle acque e degli ecosistemi fluviali. Il Parco fluviale del Tevere nei comuni di Alviano, Baschi, , e Orvieto, e il Parco fluviale del Nera tra , Ferentillo, , Polino e Terni. La provincia di Terni ha un’estensione di 2.122 km2 ed ha una popolazione di 233.719 con una densità demografica di 110,39 abitanti per km2.

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Dei 33 comuni di cui si compone il territorio provinciale, il più popoloso è il capoluogo, Terni, con 113.064 abitanti (superficie 211,9 km2), seguito da Orvieto e Narni con i loro rispettivi 21.103 (superficie 281 km2) e 20.393 (superficie 197 km2). Di seguito una tabella con i dati per singolo Comune della Provincia di Terni.

Popolazione al 1 Popolazione al 31 Saldo N° medio di N° di Gennaio Dicembre demogr componenti famiglie Comuni Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale afico per famiglia Acquasparta 2.490 2.619 5.109 2.501 2.627 5.128 19 2.090 2,45 Allerona 911 956 1.867 913 962 1.875 8 771 2,43 Alviano 760 800 1.560 753 822 1.575 15 613 2,57 Amelia 5.836 6.109 11.945 5.877 6.136 12.013 68 5.149 2,32 Arrone 1.393 1.485 2.878 1.401 1.501 2.902 24 1.177 2,47 938 950 1.888 941 991 1.932 44 768 2,51 Baschi 1.388 1.458 2.846 1.386 1.459 2.845 (1) 1.195 2,37 Calvi dell'umbria 909 986 1.895 912 1.010 1.922 27 857 2,23 Castel giorgio 1.051 1.171 2.222 1.054 1.178 2.232 10 967 2,27 1.484 1.584 3.068 1.506 1.595 3.101 33 1.302 2,33 Fabro 1.436 1.490 2.926 1.429 1.477 2.906 (20) 1.212 2,39 Ferentillo 957 996 1.953 964 996 1.960 7 915 2,14 Ficulle 877 882 1.759 879 880 1.759 0 741 2,34 Giove 931 996 1.927 935 1.008 1.943 16 863 2,25 Guardea 910 971 1.881 903 967 1.870 (11) 785 2,38 813 797 1.610 805 794 1.599 (11) 650 2,46 2.577 2.625 5.202 2.596 2.640 5.236 34 2.076 2,50 Montecchio 855 912 1.767 872 920 1.792 25 764 2,33 Montefranco 623 649 1.272 647 670 1.317 45 566 2,31 Montegabbione 632 613 1.245 629 612 1.241 (4) 540 2,29 Monteleone d'orvieto 762 823 1.585 754 829 1.583 (2) 723 2,19 Narni 9.791 10.635 20.426 9.766 10.661 20.427 1 8.402 2,43 Orvieto 9.986 11.073 21.059 9.969 11.084 21.053 (6) 8.974 2,33 966 986 1.952 988 1.013 2.001 49 884 2,25 Parrano 291 303 594 286 301 587 (7) 293 2,00 530 593 1.123 540 598 1.138 15 521 2,18 Polino 152 128 280 145 120 265 (15) 143 1,85 924 1.026 1.950 916 1.021 1.937 (13) 796 2,38 2.323 2.473 4.796 2.355 2.519 4.874 78 2.011 2,42 San venanzo 1.185 1.189 2.374 1.178 1.193 2.371 (3) 947 2,49 2.457 2.483 4.940 2.462 2.480 4.942 2 2.204 2,24 Terni 52.913 59.108 112.021 53.228 59.507 112.735 714 50.453 2,23 umbro 1.332 1.288 2.620 1.357 1.301 2.658 38 1.102 2,41 Totale 111.383 121.157 232.540 111.847 121.872 233.719 1.179 101.454 2,33 Tabella 6 Dati popolazione Provincia di Terni

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Popolazione al Nucleo medio Densità Indice di Indice di Indice di Tasso di componenti invecchiamento dipendenza dai dipendenza dagli crescita 31.12.2009 famiglia a/kmq (2008) giovani (2008) anziani (2008) popolazione Perugia 667.071 2,43 105,3 22,56 20,21 35,03 8,11% Terni 233.719 2,3 110,1 24,82 18,91 39,26 5,06% Umbria 900.790 2,4 106,5 23,15 19,88 36,11 7,32% Italia 60.340.328 2,41 200,2 20,13 21,32 30,57 4,91% Tabella 7 Densità abitativa Provincia di Terni al 2008

La maggioranza dei centri urbani della provincia, quindi, è ricompresa in classi dimensionali davvero “contenute” ed, in particolare: 3 comuni hanno una popolazione residente maggiore di 20.000 abitanti; 1 comune appartiene alla fascia tra i 10.000 ed i 20.000 abitanti; 2 comuni appartengono alla fascia tra i 5.000 e i 10.000 abitanti; infine, la restante parte sono al di sotto dei 5.000 abitanti. (l’ultimo comune della graduatoria, rispetto al numero di abitanti, è Polino, con 270 residenti ed una superficie di 19 km2). Il quadro demografico appena delineato consente di concludere che, al di là di una differenziazione dell’intero territorio tra una zona collinare più densamente urbanizzata ed una montuosa a minore pressione demografica, l’unico caso di area urbana, caratterizzata da un sensibile addensamento della popolazione, è rappresentato dal capoluogo, Terni, che assorbe da solo il 48% dell’intera popolazione provinciale. Molto interessante ai fini di una valutazione qualitativa della demografia del ternano risulta l’analisi della distribuzione della popolazione per classi d’età. Complessivamente il territorio si contraddistingue per la presenza di una popolazione piuttosto “anziana”, in virtù di un indice di dipendenza dagli anziani (39,26 su base 100) ben più alto rispetto alla media nazionale (30,57) e anche quella registrata in regione (36,11). A conferma di tale indicazione va segnalato il valore dell’indice di invecchiamento (popolazione con oltre 64 anni su 100 abitanti) che denuncia, con il suo 24,82, un grado di invecchiamento della popolazione molto marcato, specie se paragonato al corrispondente livello nazionale (20,13). Tale dato - associato ad un indice di ricambio generazionale (48,17) molto contenuto rispetto alla media nazionale (69,74) - è la spia di preoccupazioni assolutamente fondate, relative all’effettiva capacità del territorio di disporre di quel patrimonio di risorse umane, dinamiche ed

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efficienti, indispensabile a fronteggiare la continua evoluzione delle necessità e delle opportunità dell’economia locale. Nel periodo tra il 2008 e il 2009, la Provincia di Terni ha registrato un aumento della popolazione pari all’5,06%, in termini relativi più basso rispetto alla crescita avuta durante lo stesso periodo dell’anno precedente (8,17%). Tra l’altro, l’analisi del bilancio demografico dei singoli comuni che compongono la provincia consente di verificare come il fenomeno della decrescita della popolazione sia più o meno diffuso su tutto il territorio provinciale (ad eccezione del capoluogo): su 33 comuni, infatti, ben 11 registrano complessivamente, nel 2009, una flessione demografica. Nello specifico vanno citati i casi relativi ai comuni di Fabro (-20 abitanti), Guardea (-11 abitanti), Lugnano in teverina (-11 abitanti), Polino (-15 abitanti) e Porano (-13 abitanti), dove i valori piuttosto consistenti di deflusso demografico vanno riferiti alla presenza concomitante di saldi, sia naturali che sociali, significativamente negativi. Un considerevole aumento di popolazione - riferita, in questo caso, esclusivamente alla presenza di consistenti valori positivi del saldo migratorio - si registra, invece, anche nel capoluogo di provincia, Terni, che vede aumentare la sua popolazione di 714 abitanti in un solo anno. Un trend particolarmente positivo mostrano anche i comuni di Amelia, Attigliano, Montefranco, San Gemini e Otricoli che, in virtù della presenza di valori sensibilmente positivi del saldo sociale, registrano, complessivamente, tra il 2008 ed il 2009, un consistente incremento demografico (+68 abitanti per il comune di Amelia; +44 per quello di Attigliano; +45 per Montefranco; +78 per San Gemini e +49 per Otricoli).

4.2.3 COMUNE DI PARRANO

Parrano è un comune di 587 abitanti della provincia di Terni. Parrano (441 m.s.l.m.) si trova in una posizione assolutamente di centralità rispetto a tanti punti di riferimento:si trova a metà strada tra il lago Trasimeno ed il lago di Bolsena, a metà strada tra Roma e Firenze (130 km), ad un passo da Orvieto ed a 70 km da Perugia. Il comune è caratterizzato da paesaggi ancora intatti,

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verdi colline, campi coltivati, antichi casolari e dal meraviglioso e pittoresco centro storico con il suo maestoso castello. Parrano si espande per una superficie di 39,89 km2. La densità demografica è pari a 14,71 abitanti per km2. Confina con i comuni di Ficulle, Montegabbione e San Venanzo. La zona in cui ricade il Comune di Parrano nel corso degli anni è rimasta isolata dallo sviluppo avutosi nei territori del capoluogo, sopravvivendo, nella maggior parte dei casi, grazie all’attivismo dei soggetti locali, trovando solo parzialmente in Terni un centro di riferimento che potesse coagulare e dirigere la politica di riequilibrio territoriale. La popolazione ha risentito fortemente di tale isolamento, riducendosi gradualmente nel corso del tempo. Andamento demografico

2000 18 2 3 1800 17 0 6 17 2 9 17 3 0 16 4 4 1600 15 19

1400 13 2 0 12 0 2 12 3 3 1200 112 2

1000 872

800 700 622 579 587 600 400

200

0 1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2010

Figura 8 Andamento Demografico Comune di Parrano

L’andamento demografico di Parrano, attraverso i dati censuari del periodo 1971 - 2001, mostra un calo costante, anche se progressivamente rallentato. Ad esso sono collegati i fenomeni di invecchiamento e caduta del tasso di attività, che caratterizzano ormai tutte le aree interne del centro Italia. Il tasso di invecchiamento della popolazione può essere rappresentato dall’incidenza percentuale delle classi d’età superiori ai 65 anni sul totale o, più efficacemente, dal rapporto tra queste e le classi fino a 15 anni d’età.

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Anno % (>65 anni) / (totale) % (>65 anni) / (0-14 anni) 1971 13,90% 0,7 1981 21,30% 1,5 1991 29,30% 3,5 2001 32,90% 3,5

Tabella 8 Tasso di invecchiamento

4.2.4 COMUNE DI SAN VENANZO

San Venanzo (465 m.s.l.m.) è un comune di 2.374 abitanti della provincia di Terni. Si espande per una superficie di 168,86 km2 . La densità demografica è pari a 13,90 abitanti per km2. Alle pendici del Monte Peglia, a 40 km da Orvieto, San Venanzo è il paese dell'orvietano più prossimo al territorio perugino. I comuni contigui sono Ficulle, Fratta Todina (PG), Marsciano (PG), Monte Castello di Vibio (PG), Montegabbione, Orvieto, Parrano, Piegaro (PG), (PG). Il paese è un attivo centro agricolo e possiede anche qualche manifattura di un certo rilievo: lanifici e mobilifici in particolare. La zona in cui ricade il Comune di San Venanzo nel corso degli anni è rimasta isolata dallo sviluppo avutosi nei territori del capoluogo, sopravvivendo, nella maggior parte dei casi, grazie all’attivismo dei soggetti locali, trovando solo parzialmente in Terni un centro di riferimento che potesse coagulare e dirigere la politica di riequilibrio territoriale. La popolazione ha risentito fortemente di tale isolamento, riducendosi gradualmente nel corso del tempo.

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Andamento demografico

6000

5 12 6 5202 4764 4822 5000 4638 4532

3870 4000 3 7 17 3800 3393

3000 2748 2362 2325 2295 2374 2000

1000

0 1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2010 Figura 9 Andamento demografico Comune di San Venanzo (Fonte Istat)

4.3 IL CONTESTO ECONOMICO:REGIONE UMBRIA E PROVINCIA DI TERNI

4.3.1 Indici delle imprese attive

Secondo le informazioni tratte dai Registri sulle imprese delle Camere di commercio, in Umbria nel 2006 sono attive 9,7 imprese ogni km2 di superficie territoriale. Il valore nazionale, pari a 17,1 imprese per km2, risulta inferiore solo a quello di 5 comuni umbri: Bastia umbra (72,8), Terni (38), Perugia (31,0), Corciano (25,6) e Deruta (22,5). Il comune di Torgiano è perfettamente in linea con il dato medio nazionale. Riguardo alla forma giuridica delle imprese attive, in Umbria il 65,4% sono ditte individuali, il 20,9% società di persone, l’11,8% società di capitali. Le due province umbre non presentano significative differenze rispetto al dato medio regionale. A livello nazionale si ha una quota leggermente più alta di ditte individuali (66,6%) e di società di capitali (13,8%), mentre più bassa è la quota percentuale di società di persone (17,5%).

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La quota di imprese artigiane sul totale delle attive è in Umbria il 30%, lievemente superiore al livello nazionale (28,5%). Analizzando i dati a livello territoriale, si nota che in 17 comuni umbri la quota è superiore al 33,3% cioè oltre 1 impresa attiva su 3 è di tipo artigianale. Ogni 100 imprese attive vi sono in Umbria (e in Italia nel suo complesso) 8,2 persone nate all’e- stero titolari di cariche in imprese. Il valore della provincia di Perugia (8,8%) è in linea con quello regionale e nazionale, mentre il valore della provincia di Terni è inferiore di quasi due punti (6,4%). Relativamente all’andamento demografico delle imprese nel corso del 2006, il saldo tra iscrizioni e cancellazioni nei registri delle Camere di commercio, in Umbria è positivo anche se la crescita è dimezzata rispetto a quella media nazionale (il saldo per 100 imprese attive in Italia è pari a 1,0, in Umbria 0,5). La provincia di Perugia ha un saldo positivo pari a 0,8 per 100 imprese attive, la provincia di Terni negativo pari a -0,7. Sono 46 i comuni umbri (esattamente la metà del totale) che hanno il saldo tra iscrizioni e cancellazioni maggiore o uguale a zero. In base alle informazioni desunte dall’Archivio statistico delle imprese attive, in Italia nel settore dei servizi si concentra il 74,7% delle imprese totali, nel settore industriale il 25,3%. In Umbria la quota di imprese del settore dei servizi è 72,7% (71,8 nella provincia di Perugia, 75,6 in quella di Terni), la quota delle imprese del settore industriale è 27,3% (28,2 nella provincia di Perugia, 24,4 nella provincia di Terni). In termini di addetti, in Italia il settore dei servizi rappresenta il 61,6%, l’industria il 38,4. In Umbria le due quote sono rispettivamente del 57,2 e 42,8%. La quota di addetti nel settore dei servizi è maggiore nella provincia di Terni (60,1%) rispetto alla provincia di Perugia (56,4%), nella quale al contrario è maggiore, rispetto a quella di Terni la quota di addetti nell’industria (43,6, contro il 39,9%). In media ogni impresa occupa in Italia 3,9 addetti, in Umbria 3,6. Il numero medio di addetti nelle imprese industriali nella regione è pari a 5,6, leggermente inferiore al dato nazionale (5,9). Le imprese umbre attive nei servizi hanno una dimensione media di 2,8 addetti, 0,4 punti percentuali in meno del valore nazionale (3,2%). I dati provinciali sulla dimensione media delle imprese sono in linea con quelli regionali. In Italia il 58,2% delle imprese attive nell’industria e nei servizi impiega solo un addetto; la quota percentuale di imprese con 2-5 addetti è 31,7 mentre le imprese che impiegano più di 5

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addetti rappresentano solamente il 10,1%. La composizione delle imprese per classi di ampiezza dell’Umbria (e in modo analogo delle due province) si discosta di pochi punti percentuali rispetto a quella nazionale: 55,4 è la percentuale di imprese umbre con un solo addetto, 33,8 la quota di imprese con numero di addetti compreso tra 2 e 5 e 10,8 la percentuale di imprese con oltre 5 addetti.

4.3.2 Indici degli sportelli bancari

In Umbria nel 2006 sono presenti 6,5 sportelli bancari ogni 100 km2 di superficie territoriale. Il valore della provincia di Perugia (6,7) è in linea con quello regionale, mentre più basso è il dato della provincia di Terni (5,9). In Italia il territorio è dotato in misura maggiore di sportelli bancari, presenti in numero pari a 10,7 ogni 100 km2 di superficie. Bastia Umbra è il comune più dotato con un valore di circa 6 volte (65,2) quello nazionale; sono 7 i comuni, che oltre Bastia Umbria, hanno l’indice superiore al dato medio italiano: Perugia (26,0), Terni (25,0), Deruta (15,8), Foligno (14,4), Corciano (14,1), San Gemini (10,9). Per effetto della bassa densità demografica che caratterizza l’Umbria, se il numero di sportelli bancari viene rapportato alla popolazione residente anziché alla superficie territoriale, l’Umbria non risulta più carente di strutture rispetto all’Italia ma al contrario risulta più dotata. Nella regione si hanno 6,3 sportelli bancari ogni 10.000 abitanti contro un valore nazionale di 5,5. Presso gli sportelli bancari dell’Umbria risultano 182,6 milioni di euro impiegati ogni 100 milioni di euro depositati (190,9 nella provincia di Perugia e 155 nella provincia di Terni), in Italia mediamente ne risultano 188,3. Il valore medio degli impieghi e dei depositi per sportello bancario in Umbria è pari a 42,3 milioni di euro, significativamente inferiore al dato medio nazionale di 64,0 milioni di euro. Solamente nei comuni di Perugia e Terni il volume di affari gestito mediamente da ogni sportello bancario è vicino al dato nazionale, in tutti gli altri comuni umbri il valore dell’indice si mantiene nettamente al di sotto.

4.3.3 Indici di ricettività turistica

Nel 2006 sono mediamente presenti sul territorio Italiano 44,7 esercizi di ricettività turistica ogni 100 km2 di superficie territoriale. In Umbria il valore dell’indice è pari a 37,6 con una sensibile differenziazione tra le due province (41,3 nella provincia di Perugia, 26,7 in quella di 108

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Terni). I comuni che, rispetto alla propria superficie territoriale, sono i più dotati e il cui indice supera di oltre due volte il valore medio nazionale sono Assisi (160,0), Paciano (190,1), Bastia Umbra (123,1), Castiglione del Lago (95,4). Anche in termini di offerta di posti letto, l’Umbria con 9,4 posti letto ogni km2 di superficie, risulta meno dotata dell’Italia nel suo complesso (14,9). La provincia di Perugia, oltre ad avere un numero maggiore di strutture rispetto a quella di Terni, dispone anche di un numero più elevato di posti letto (10,7 ogni km2 contro 5,8 della provincia di Terni). Il diverso livello di dotazione in termini di strutture piuttosto che di posti letto che può caratterizzare un territorio dipende dalla dimensione media degli esercizi. Mediamente le strutture in Umbria hanno una dimensione più ridotta (25,1 posti letto) che in Italia (33,4); le strutture della provincia di Perugia una dimensione maggiore (25,8) di quelle di Terni (21,9). In Umbria (e sostanzialmente in entrambe le province) solo il 18% delle strutture di ricettività turistica è composto da esercizi alberghieri, contro una percentuale nazionale del 25. Ciò vuol dire che sul territorio umbro, ancora più che sul quello nazionale, c’è una netta prevalenza (82%) delle strutture complementari. Ciò è confermato, anche se in misura minore, in termini di posti letto: la percentuale di posti letto negli esercizi alberghieri rappresenta in Umbria il 36% dei posti letto totali; in Italia il 46. Il numero di giorni che in media i turisti permangono nelle strutture ricettive è in Umbria paria a 2,8 (2,9 nella provincia di Perugia, 2,5 in quella di Terni), in Italia 3,9. L’indice di utilizzazione degli esercizi di ricettività turistica è leggermente più basso in Umbria (21,0) che in Italia nel complesso (22,3). I valori provinciali indicano che il tasso di utilizzazione a Terni (17,8) è più basso rispetto a quello di Perugia (21,6).

4.3.4 Indici sui bilanci delle amministrazioni comunali

Nel 2006 in Umbria il grado di autonomia impositiva si attesta su un valore (52,6%) in linea con quello medio italiano (52,3%). Il dato della provincia di Perugia è quasi un punto percentuale superiore al dato regionale (53,5%), quello della provincia di Terni (49,8) è inferiore di quasi tre punti. I comuni umbri che si distinguono per avere un grado di autonomia

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particolarmente alto, superiore al 70%, sono: Piegaro (76,4), Deruta (76,3), Corciano (74,8), Torgiano (74,3), Magione (72,5), Marciano (72,4), Passignano sul Trasimeno (70,8). Per il complesso delle amministrazioni comunali italiane il grado di autonomia finanziaria è pari a 74,8%. L’indice in Umbria risulta di poco inferiore (73,2%), con una leggera differenza tra le due province (73,5 nella provincia di Perugia, 72,3 in quella di Terni). L’analisi a livello territoriale più fine mostra che il numero dei comuni con indice superiore al valore regionale eguaglia esattamente quello dei comuni il cui indice è inferiore. La capacità di riscossione delle entrate correnti in Italia è del 69,1%, in Umbria il 70,6 (senza distinzioni sostanziali tra le due province). Il comune umbro con il più alto rapporto tra entrate correnti riscosse in conto competenza ed entrate correnti accertate è Assisi (89%), il comune con rapporto più basso è Spello (39,6%). La capacità di riscossione delle entrate in conto capitale è in Umbria (40,1%) sensibilmente infe- riore al valore medio nazionale (57,3%). Tuttavia in 16 comuni umbri il rapporto tra le entrate in conto capitale riscosse in conto competenza e le entrate in conto capitale accertate, supera il valore medio italiano. Tra questi, emergono per avere il rapporto superiore all’80%: Passignano sul Trasimeno (95,2), Montefranco (93,3), Assisi (93,0), Castel Giorgio (89,5) e Montecastrilli (84,5). La capacità di spesa relativa alle spese correnti è in Umbria del 71,9%, di poco inferiore al dato nazionale (74,1%). Alcuni comuni umbri presentano il rapporto tra spese correnti sostenute in conto competenza e spese correnti impegnate al di sotto o al di sopra del valore medio nazionale di oltre 15 punti percentuali: Spello (31,4), Castel Giorgio (94,1), Pietralunga (91,2), Cerreto di Spoleto (90,4), Panicale (58,1). La capacità di spesa relativa alle spese in conto capitale è invece in Umbria (25,1%) decisamente al di sotto del valore Italia nel suo complesso (39,4%). Sono soltanto cinque i comuni con il rapporto tra le spese in conto capitale sostenute in conto competenza e spese in conto capitale impegnate superiore al dato medio nazionale: Assisi (64,6%), Terni (57,9%), Montefranco (53,5%), Montefalco (45,3%), Umbertide (42.6%). Oltre il 30% dei comuni umbri (32 su 92 comuni totale) ha valore dell’indice particolarmente basso, inferiore al 10%. L’incidenza delle spese di personale sulle entrate correnti dei comuni umbri è del 33,1%, legger- mente superiore al valore nazionale (31,6%). La percentuale relativa alla provincia di Perugia (32,2) è di poco inferiore al valore regionale, mentre quella della provincia di Terni

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supera il valore medio della regione di quasi tre punti (36,0). Dall’analisi dell’indice a livello comunale emerge che l’incidenza delle spese di personale presenta un ampio campo di variazione; può essere meno del 20%, come accade a Spello (12,3%) e Nocera Umbra (18,6%) o più della metà delle entrate correnti: Poggiodomo (54,5), Polino (53,3), Vallo di Nera (51,1), Scheggino (50,5).

4.3.5 Indici forza lavoro e tassi occupazionali

Dalle considerazioni e conclusioni emerse dall’analisi del “quadro demografico” regionale e del suo “potenziale”, l’immagine più recente della situazione del mercato del lavoro regionale (2009), pone il territorio della provincia di Terni in una situazione di decisivo svantaggio rispetto all’altra provincia umbra:

>15 anni età Perugia Terni Umbria Tasso di attività 51,6% 47,6% 50,6% Forza Lavoro 295.361 97.088 392.448 Occupati 276.028 90.173 366.200 Persone in cerca di 19.333 6.915 26.248 occupazione Non Forza Lavoro 363.172 134.831 498.003 Tabella 9 Potenziale occupazionale provincia di Terni

Per ciò che concerne i tassi di disoccupazione (rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro) e di occupazione (rapporto tra occupati e popolazione in età lavorativa, con più di 15 anni), i valori riportati in provincia di Terni risultano, infatti, più alti rispetto alla media regionale per quel che riguarda il tasso di disoccupazione mentre risultano nettamente peggiori per ciò che concerne il tasso di occupazione.

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Tasso di occupazione Tasso di disoccupazione 2007 2008 2009 2007 2008 2009 Perugia 49,7% 50,1% 48,3% 4,2% 5,0% 6,5% Terni 44,5% 45,5% 44,2% 5,7% 4,3% 7,1% Umbria 48,3% 48,9% 47,2% 4,6% 4,8% 6,7% Italia 45,9% 45,9% 44,9% 6,1% 6,7% 7,8% Tabella 10 Tasso occupazionale

Così a fronte del tasso di disoccupazione regionale, attestato intorno al 6,7%, nella provincia di Terni tale indicatore sale ad un livello leggermente superiore, pari al 7,1% della forza lavoro; nel contempo, su una popolazione (con più di 15 anni) di 204.011 abitanti, gli occupati rappresentano il 44,2% del totale, inferiore rispetto al corrispondente indicatore regionale (47,2%). Segnali piuttosto scoraggianti provengono, tra l’altro, dall’analisi delle dinamiche intervenute nell’arco temporale che va dal 2007 al 2009 che indicano, infatti, un innalzamento complessivo del livello di disoccupazione di ben 140 b.p.. In percentuale crescita inferiore rispetto alla provincia di Perugia in cui il tasso di disoccupazione è cresciuto di 230 b.p. durante lo stesso arco temporale.

Tabella 11 Tasso disoccupazione

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Tabella 12 tasso di disoccupazione

Tale situazione appare ancora più aggravata nelle classi d’età più giovani (15-24 anni) dove, dal 2004 al 2009 si registra, infatti, un tasso di disoccupazione crescente passando dal 15,6% nel 2004 al 26,2% nel 2009. Per portare a giusta conclusione la serie di riflessioni dedicate all’analisi del mercato del lavoro, risulta opportuno valutare, a questo punto, la distribuzione dell’occupazione nei vari settori di attività economica e tra le varie province della regione. Dall’analisi della struttura dell’occupazione regionale si evince, con tutta chiarezza, come l’area perugina rappresenti il polo di riferimento più significativo – soprattutto sul piano dell’ampiezza del mercato – della domanda di lavoro regionale: nella provincia di Perugia, infatti, si concentra la maggior parte dell’occupazione complessiva dell’Umbria. Tutto ciò a discapito della provincia di Terni.

4.3.6 L’apparato produttivo in termini di unità impiegate nella Provincia di Terni

Nel 2008 il valore aggiunto umbro (pari a 19.500 milioni di euro correnti) è generato per il 69,2% dall’attività terziaria e per il 28,4% dall’industria. A distanza di quasi un trentennio caratterizzato da un diffuso, progressivo processo di smaterializzazione dell’economia, la regione continua ad essere un po’ meno terziarizzata dell’Italia (solo nel 1999 l’Umbria ha 113

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superato di poco il valore medio nazionale); quanto alla presenza industriale, invece, relativamente più rilevante in Umbria rispetto all’Italia dal 1980 al 1997, si osservano negli anni successivi alti e bassi, anche se a partire dal 2004 l’Umbria è tornata a superare il Paese quanto a produzione relativa di valore aggiunto proveniente dal comparto secondario. Se poi si considera il fenomeno più in dettaglio, si evince che, dal 1995 al 2007, è il settore delle costruzioni ad essere più presente nella regione, al contrario dell’industria in senso stretto che però, nell’ultimo biennio in esame, supera l’Italia come contributo alla generazione di valore aggiunto (nel 2007 21,6% e 21,4% rispettivamente, con un 19% generato – in entrambi i contesti – dalla manifattura). Restringendo la panoramica temporale ed estendendo il confronto ad altre aree del Paese e alle regioni dell’Italia mediana, dalla seconda metà degli anni novanta al 2007 l’apporto settoriale alla produzione di valore aggiunto è stato segnato dai seguenti fenomeni: − un diffuso arretramento dell’industria in senso stretto (in Umbria dal 23,1% al 21,6%) cui hanno fatto eccezione soltanto le Marche (ove nel 2007 tale settore produce il 32% del reddito regionale, oltre dieci punti in più di Umbria, Toscana e Italia e 6 punti in più del settentrione); − una perdita di punti, questa volta generalizzata, dei servizi tradizionali (in Umbria passati dal 24,7% al 22,1%); − al contrario, un comune rafforzamento del settore delle costruzioni (in Umbria tocca il 7%, come il mezzogiorno) e, soprattutto, dei servizi innovativi, che finiscono per generare un quarto del valore aggiunto in Umbria (praticamente il livello registrato nel mezzogiorno, due punti e mezzo in meno della media nazionale e uno e mezzo in meno delle Marche); − una altrettanto diffusa lieve espansione dei servizi pubblici (presenti con il 22% di valore aggiunto in Umbria nel 2007) che, tuttavia, vedono diminuire il loro ruolo in Toscana e nelle Marche. A partire dal 2006, il maggiore ruolo rivestito in Umbria dall’industria rispetto alla media nazionale è ravvisabile non solo sul versante delle costruzioni (sempre relativamente più che rappresentato nella regione rispetto al contesto nazionale) ma anche su quello dell’industria in senso stretto; più in particolare, nel 2007 la presenza manifatturiera umbra finisce per uguagliare nuovamente (come già nel 2002-2003) la media italiana.

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Il 2008, il primo anno di crisi conclamata dell’economia mondiale, oltre ad aver colpito in Italia il settore industriale, non ha risparmiato neanche il comparto dei servizi, che riescono a tenere soltanto nel nord Italia. Considerando la provincia di Terni, le rilevazioni più articolate dei Censimenti industriali del 1999 e del 2007, riflettono una situazione che vede singolarmente un incremento apprezzabile delle unità produttive e dell’occupazione nei settori industriali e nei servizi. Al contrario, si registra una stabilità dei valori – sia in termini di addetti che in termini di occupati – relativi alla consistenza ed alla numerosità delle iniziative nel settore agricolo. Di seguito si riporta una tabella con le indicazioni di maggiore interesse: Attività Economiche Terni Umbria Italia (k) 1999 2007 1999 2007 1999 2007 Agricoltura 3 3 17 12 1.113 1.014 Industria 24 27 107 117 6.730 7.196 Industria in senso stretto 17 18 79 84 5.222 5.243 Costruzioni 8 9 28 33 1.508 1.953 Servizi 56 69 222 266 14.651 16.973 Commercio 23 26 83 97 5.486 6.156 Intermediazione finanziaria 8 13 35 51 2.757 3.698 Altre attività di servizi 24 30 104 119 6.407 7.119 Occupati Interni Totali 83 98 346 395 22.494 25.183 Tabella 13 Attività economiche Regione Umbria

Attività Economiche Terni Umbria Italia (k) 1999 2007 1999 2007 1999 2007 Agricoltura 5 4 24 18 1.507 1.318 Industria 24 26 106 114 6.666 7.057 Industria in senso stretto 16 18 78 81 5.107 5.075 Costruzioni 8 9 28 33 1.559 1.982 Servizi 59 68 222 259 14.822 16.649 Commercio 27 28 92 106 6.069 6.689 Intermediazione finanziaria 9 13 36 50 2.749 3.532 Altre attività di servizi 23 26 94 103 6.005 6.429 Unità di lavoro Totali 88 97 352 391 22.995 25.025

Tabella 14

In particolare, mentre si verifica una crescita nelle Costruzioni – settore “tradizionale” - e in alcune attività che rientrano nel settore Servizi (come Commercio e Intermediazione finaziaria), 115

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le contrazioni più significative interessano le Attività Agricole, coinvolti in un processo che riduce il peso di alcune “occupazioni” tipiche del settore, limitando cosi il numero di unità di lavoro. Da questa analisi emerge come il settore primario sta subendo negli ultimi anni una contrazione sia in termini di domanda che di offerta di lavoro provinciale ed, infatti, è stato uno dei pochi settori a registrare un calo in questi indicatori a differenza del totale che è in salita. Per quanto concerne le attività dei servizi rappresentano un settore di particolare “caratterizzazione” dell’economia ternana, infatti il suo peso in termini di occupazione sul totale provinciale (70,4%) è marcato positivamente rispetto al l’analogo indicatore regionale (67,3%).

4.3.7 Il prodotto interno lordo della Provincia di Terni

Nella tabella seguente si riporta una stima della “capacità produttiva” e dell’efficienza del sistema provinciale, regionale e nazionale.

Prodotto Interno Lordo (Pil) a prezzi concatenati €ml 2007 2008 2009 Italia 1.288.953 1.271.959 1.207.875 Centro 278.437 276.702 265.783 Umbria 17.892 17.652 16.603 Terni n.d. n.d. n.d. Tabella 15 Prodotto interno lordo Provincia di Terni

I dati - relativi al 2007, 2008 e 2009 - confermano l’andamento negativo del PIL sia regionale che nazionale. Tra il 2008 e il 2009, il Pil regionale è diminuito del -3,3%, mentre il Pil nazionale è sceso del -3%. Inoltre, è possibile notare come il peso economico della regione è assolutamente modesto, soprattutto nei confronti del PIL dell’intera nazione (1,3%). Nonostante ciò. nel 2009 le due province umbre si sono collocate: Perugia al 37° posto (ex 54°, del 2008) e Terni al 47° (ex 25°, del 2008) nella classifica nazionale del PIL.

4.3.8 IL CONTESTO ECONOMICO:COMUNE DI PARRANO

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4.3.8.1 Agricoltura ed allevamento

Il Comune di Parrano, come si evince dal seguente grafico, è costituito da una superficie agricola utilizzata pari a 1.383 ha., di cui il 70% è caratterizzato dalla semina, il 9% dalle coltivazioni legnose agrarie ed il restante 21% da prati permanenti e pascoli. Inoltre il territorio risulta coperto da 1.899 ha. di bosco.

SUPERFICI E AGRARI A SUPERFICI E AGRI COLA UTILIZZATA NON UTILIZZATA Coltivazioni Prati permanenti Arbor icoltura da Di cui destinata ad Altra Totale COMUNI Seminativi Totale Boschi Totale legnose agrarie e pascol i legno attività ricreative superficie Acquasparta 2.531,4 320,1 503,9 3.355,3 15,3 3.001,6 140,2 - 52,2 6.564,7 Allerona 1.300,3 495,9 537,2 2.333,5 223,8 2.055,9 437,3 - 58,6 5.109,1 Alviano 721,1 318,7 147,1 1.186,9 6,2 478,2 210,8 - 29,3 1.911,5 Amelia 4.215,0 993,6 523,5 5.732,1 43,4 4.304,5 477,1 8,8 152,5 10.709,5 Arrone 233,1 378,9 382,0 994,0 4,9 1.865,6 99,4 - 15,3 2.979,1 Attigliano 694,1 87,2 63,0 844,3 1,0 162,3 26,2 - 19,8 1.053,4 2.132,2 175,9 90,4 2.398,4 2,0 2.545,9 127,2 7,4 110,4 5.184,0 Baschi 1.065,6 891,7 398,9 2.356,2 45,5 2.038,4 316,8 1,5 49,8 4.806,7 Calvi dell'Umbria 1.178,6 292,5 598,4 2.069,5 38,1 1.585,4 231,0 2,1 44,8 3.968,7 Castel Giorgio 2.429,5 70,3 32,4 2.532,2 74,2 950,7 100,5 - 148,1 3.805,7 Castel Viscardo 436,4 692,6 315,6 1.444,5 0,0 758,6 121,7 1,4 45,5 2.370,4 Fabro 1.093,5 115,8 404,0 1.613,2 1,0 787,1 338,2 0,9 109,6 2.849,1 Ferentillo 462,8 449,3 1.126,3 2.038,4 3,1 3.521,4 157,2 3,3 29,9 5.749,9 Ficulle 1.242,9 692,3 397,3 2.332,6 190,0 1.685,3 390,0 0,2 59,8 4.657,7 Giove 455,8 272,2 132,0 860,0 1,6 250,6 88,9 1,2 45,7 1.246,7 Guardea 688,9 301,5 123,2 1.113,6 4,8 990,4 273,4 - 62,0 2.444,1 Lugnano in Teverina 830,3 426,9 151,4 1.408,5 27,2 801,5 302,1 - 28,6 2.567,9 Montecastrilli 3.724,7 209,3 210,9 4.145,0 38,0 1.023,4 207,0 - 144,6 5.558,0 Montecchio 888,1 859,3 219,5 1.966,9 17,0 1.915,0 226,8 12,9 27,5 4.153,1 Montefranco 54,7 314,9 72,1 441,6 - 163,9 46,0 - 18,6 670,1 Montegabbione 738,3 210,4 989,7 1.938,3 105,1 2.312,7 240,0 0,0 66,5 4.662,6 Monteleone d'Orvieto 1.050,9 278,8 162,2 1.492,0 55,0 825,1 217,5 0,5 68,0 2.657,5 Narni 6.039,4 1.123,8 748,1 7.911,3 66,1 3.547,4 578,5 17,4 276,7 12.380,0 Orvieto 7.900,1 3.286,4 2.260,9 13.447,5 149,7 8.947,3 1.199,3 5,3 687,1 24.430,8 Otricoli 812,5 185,9 174,8 1.173,2 28,4 837,6 119,3 0,1 70,3 2.228,7 Parrano 970,3 123,6 289,3 1.383,2 61,6 1.899,3 124,9 - 40,5 3.509,5 Penna in Teverina 249,1 209,6 216,9 675,5 4,0 176,7 7,2 1,2 26,2 889,6 Polino 3,4 20,2 670,9 694,5 - 1.099,1 63,3 2,5 5,8 1.862,7 Porano 549,6 95,4 79,5 724,5 40,7 254,6 69,8 0,5 47,6 1.137,1 San Gemini 1.371,3 326,7 149,0 1.847,1 8,0 259,6 112,3 3,7 79,1 2.306,0 San Venanzo 2.070,8 312,4 1.615,3 3.998,6 114,7 13.602,7 327,7 3,6 75,5 18.119,1 Stroncone 1.410,8 617,0 1.173,5 3.201,3 13,5 3.267,5 52,1 - 37,1 6.571,5 Terni 3.237,3 2.556,6 1.164,2 6.958,1 55,7 6.670,8 602,3 3,4 255,4 14.542,3 TOTALE 52.782,6 17.705,6 16.123,2 86.611,4 1.439,2 74.585,8 8.031,8 77,7 2.988,4 173.656,7 Tabella 16 Le aziende agricole localizzate nel Comune di Parrano sono 98, di cui 23 hanno come attività prevalente la semina di cereali per una superficie di 205 ha.. La semina del frumento rappresenta il 59% della superficie totale seminata. Le aziende agricole che applicano coltivazioni ortive sono 3.

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CEREALI COLTIVAZIONI COLTIVAZIONI Totale ORTIVE FORAGGERE COMUNI aziende Totale Frumento AVVICENDATE (superficie in ettar i) Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie Acquasparta 344,0 208,0 1.297,2 143,0 817,2 5,0 0,5 125,0 318,6 Allerona 91,0 50,0 579,1 39,0 422,9 4,0 0,2 14,0 138,8 Alviano 267,0 195,0 429,1 169,0 329,4 17,0 8,2 33,0 80,6 Amelia 742,0 369,0 2.116,4 258,0 1.276,3 42,0 8,3 250,0 890,2 Arrone 221,0 58,0 86,0 32,0 38,9 - - 51,0 75,5 Attigliano 124,0 74,0 420,1 54,0 257,5 7,0 0,6 30,0 81,0 Avigliano Umbro 325,0 221,0 1.143,7 136,0 739,4 10,0 1,0 77,0 267,7 Baschi 330,0 96,0 428,5 77,0 314,1 8,0 1,7 43,0 127,6 Calvi dell'Umbria 313,0 119,0 438,2 69,0 266,9 11,0 11,5 125,0 473,8 Castel Giorgio 278,0 166,0 1.137,6 116,0 788,2 26,0 1,7 108,0 471,1 Castel Viscardo 212,0 68,0 202,7 60,0 112,3 6,0 1,1 27,0 130,4 Fabro 245,0 129,0 486,9 79,0 287,8 4,0 0,9 82,0 215,3 Ferentillo 248,0 110,0 163,1 3,0 3,6 13,0 2,5 141,0 285,3 Ficulle 269,0 102,0 448,0 59,0 289,6 7,0 0,6 68,0 286,8 Giove 230,0 73,0 269,5 55,0 235,4 18,0 1,8 51,0 77,7 Guardea 297,0 136,0 351,8 99,0 258,5 1,0 0,0 100,0 158,5 Lugnano in Teverina 276,0 128,0 333,6 71,0 180,1 1,0 0,2 77,0 101,9 Montecastrilli 441,0 305,0 1.983,5 238,0 1.303,1 24,0 3,2 192,0 454,8 Montecchio 263,0 102,0 429,8 76,0 303,6 16,0 13,4 50,0 178,0 Montefranco 36,0 11,0 12,9 3,0 2,3 4,0 0,8 25,0 36,3 Montegabbione 175,0 51,0 299,6 36,0 166,2 5,0 0,4 78,0 210,9 Monteleone d'Orvieto 258,0 114,0 505,0 41,0 316,4 11,0 2,2 61,0 117,9 Narni 1.177,0 631,0 2.929,9 432,0 1.797,7 97,0 34,9 399,0 1.358,8 Orvieto 1.441,0 465,0 3.424,0 274,0 2.345,8 102,0 28,3 409,0 1.543,7 Otricoli 199,0 116,0 457,0 86,0 312,1 26,0 7,8 40,0 128,0 Parrano 98,0 23,0 205,2 15,0 120,9 3,0 0,4 40,0 340,1 Penna in Teverina 99,0 21,0 123,3 14,0 100,6 10,0 0,7 18,0 90,2 Polino 29,0 ------3,0 3,0 Porano 66,0 30,0 255,4 15,0 182,6 6,0 1,0 38,0 166,5 San Gemini 185,0 91,0 554,5 66,0 420,9 12,0 2,2 72,0 284,0 San Venanzo 206,0 84,0 865,2 59,0 534,3 10,0 2,6 77,0 547,9 Stroncone 618,0 253,0 594,6 173,0 309,6 6,0 0,7 197,0 379,5 Terni 2.022,0 516,0 1.533,2 232,0 901,7 257,0 33,0 419,0 523,3 TOTALE ##### 5.115,0 24.504,7 3.279,0 15.735,9 769,0 172,4 3.520,0 10.543,7

Tabella 17 Uliveti e vigneti coprono una superficie pari a circa 123 ha. per un totale di 158 aziende. Ci sono inoltre 4 aziende agricole la cui attività prevalente risulta la produzione di frutta per una superficie pari a 0,22 ha.

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COMUNI Totale VITE OLIVO AGRUMI FRUTTIFERI (superficie in ettar i) aziende Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie Acquasparta 324,0 186,0 57,3 254,0 256,0 - - 16,0 5,3 Allerona 218,0 172,0 268,3 182,0 204,8 - - 3,0 2,6 Alviano 355,0 176,0 66,1 315,0 251,5 - - 17,0 1,1 Amelia 1.004,0 519,0 234,8 942,0 714,0 - - 160,0 37,9 Arrone 319,0 155,0 50,8 278,0 325,7 - - 5,0 2,5 Attigliano 132,0 102,0 38,4 74,0 46,0 - - 11,0 2,6 Avigliano Umbro 313,0 182,0 30,8 263,0 118,5 - - 50,0 26,6 Baschi 635,0 332,0 359,3 572,0 481,0 - - 67,0 49,8 Calvi dell'Umbria 452,0 269,0 89,4 434,0 193,8 - - 35,0 8,7 Castel Giorgio 104,0 69,0 30,0 69,0 36,7 - - 3,0 3,7 Castel Viscardo 644,0 537,0 506,4 376,0 170,2 - - 6,0 1,0 Fabro 249,0 209,0 51,7 163,0 62,0 - - 6,0 0,9 Ferentillo 429,0 196,0 72,2 385,0 355,6 - - 54,0 20,5 Ficulle 398,0 235,0 318,3 368,0 370,0 - - 13,0 2,8 Giove 324,0 185,0 84,9 296,0 166,9 - - 35,0 19,7 Guardea 383,0 219,0 52,4 352,0 221,7 - - 10,0 26,2 Lugnano in Teverina 419,0 215,0 51,1 406,0 355,9 - - 57,0 17,6 Montecastrilli 361,0 274,0 78,6 279,0 122,2 - - 10,0 7,2 Montecchio 644,0 193,0 133,1 594,0 593,9 - - 105,0 129,8 Montefranco 239,0 48,0 21,2 224,0 288,4 - - 6,0 4,7 Montegabbione 224,0 90,0 59,1 216,0 149,2 - - 11,0 1,6 Monteleone d'Orvieto 316,0 216,0 69,0 273,0 200,6 - - 24,0 9,2 Narni 1.374,0 888,0 292,4 1.198,0 791,3 - - 165,0 39,4 Orvieto 1.569,0 1.107,0 1.929,0 1.105,0 1.207,7 - - 522,0 116,5 Otricoli 254,0 169,0 74,9 213,0 96,6 - - 30,0 14,5 Parrano 99,0 66,0 21,3 92,0 102,1 - - 4,0 0,2 Penna in Teverina 196,0 100,0 52,5 188,0 144,7 - - 50,0 12,4 Polino 57,0 42,0 6,3 34,0 11,1 - - 26,0 2,8 Porano 67,0 50,0 45,7 44,0 36,9 - - 25,0 12,8 San Gemini 209,0 156,0 142,3 191,0 182,1 - - 3,0 0,8 San Venanzo 266,0 111,0 56,8 245,0 246,8 - - 20,0 5,7 Stroncone 736,0 378,0 144,5 664,0 435,7 - - 133,0 36,7 Terni 2.715,0 1.275,0 319,8 2.214,0 2.098,7 - - 521,0 120,1 TOTALE 16.028,0 9.121,0 5.808,8 13.503,0 11.038,0 - - 2.203,0 743,7

Tabella 18

Per quanto concerne l’allevamento e da quanto si evince dalle tabelle seguenti, nel Comune di Parrano l’allevamento avicolo con 49 aziende e 822 capi risulta il più diffuso. Ci sono inoltre 16 aziende che si occupano dell’allevamento dei suini, 9 aziende dell’allevamento dei bovini e 9 aziende dell’allevamento degli equini.

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Totale BOVINI BUFALINI SUINI COMUNI aziende Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Totale Di cui vacche Totale Di cui bufale Acquasparta 230 47 679 119 - - - 104 1.541 Allerona 28 10 226 54 - - - 6 38 Alviano 169 12 134 68 - - - 78 133 Amelia 350 56 1.423 244 - - - 118 1.721 Arrone 136 26 233 4 - - - 57 106 Attigliano 61 11 187 54 - - - 13 22 Avigliano Umbro 185 15 229 39 - - - 107 428 Baschi 129 10 145 32 - - - 26 45 Calvi dell'Umbria 263 66 1.035 285 - - - 113 508 Castel Giorgio 24 7 134 - - - - 7 46 Castel Viscardo 7 1 11 5 - - - 1 2 Fabro 171 9 450 186 - - - 56 123 Ferentillo 186 50 803 531 - - - 42 58 Ficulle 146 21 219 82 - - - 53 172 Giove 133 12 90 - - - - 33 92 Guardea 153 21 273 95 - - - 50 162 Lugnano in Teverina 180 23 449 149 - - - 54 110 Montecastrilli 294 41 388 39 - - - 122 12.453 Montecchio 106 12 195 31 - - - 17 23 Montefranco 77 13 143 14 - - - 12 15 Montegabbione 94 12 132 37 - - - 15 1.470 Monteleone d'Orvieto 147 11 84 1 - - - 25 157 Narni 937 112 1.594 383 - - - 348 1.053 Orvieto 825 61 744 242 - - - 201 497 Otricoli 133 12 216 65 - - - 35 170 Parrano 55 9 431 107 - - - 16 40 Penna in Teverina 82 1 5 - - - - 3 9 Polino 13 3 9 5 - - - 8 11 Porano 46 6 175 34 - - - 10 35 San Gemini 122 17 563 121 - - - 45 2.263 San Venanzo 148 26 1.151 562 - - - 46 379 Stroncone 491 61 674 122 - - - 164 932 Terni 1.530 65 649 146 - - - 268 2.409 TOTALE 7.651 859 13.873 3.856 - - - 2.253 27.223

Tabella 19

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ALLEVAMENTI OVINI CAPRINI EQUINI AVICOLI COMUNI Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Acquasparta 55 1.885 8 40 21 68 200 142.366 Allerona 10 2.150 3 16 4 21 14 100.279 Alviano 23 308 15 67 5 16 161 6.291 Amelia 67 1.612 25 205 24 176 228 5.333 Arrone 29 223 6 208 18 68 124 2.343 Attigliano 13 128 4 24 5 20 52 931 Avigliano Umbro 39 333 4 26 9 35 176 5.422 Baschi 15 1.178 6 42 12 89 109 2.387 Calvi dell'Umbria 50 1.396 7 17 14 29 247 4.519 Castel Giorgio 11 1.243 - - 6 30 - - Castel Viscardo 4 529 - - 2 5 1 32 Fabro 25 242 10 26 9 32 164 3.091 Ferentillo 47 845 15 176 51 206 158 2.551 Ficulle 16 340 9 54 17 76 137 5.611 Giove 16 866 16 57 6 11 123 2.418 Guardea 19 184 6 28 9 22 137 2.852 Lugnano in Teverina 28 193 12 47 11 33 170 5.851 Montecastrilli 55 1.336 5 12 6 13 273 52.509 Montecchio 17 433 8 187 8 24 86 1.565 Montefranco 10 90 3 53 8 15 65 1.305 Montegabbione 14 948 3 20 16 39 76 1.476 Monteleone d'Orvieto 15 267 10 42 11 18 139 2.827 Narni 116 5.182 30 195 33 138 872 26.639 Orvieto 91 4.031 21 80 52 193 744 14.057 Otricoli 23 1.692 4 76 5 19 117 14.540 Parrano 5 56 2 2 9 74 49 822 Penna in Teverina 4 64 7 32 5 61 76 2.234 Polino 4 111 1 5 3 22 - - Porano 11 799 2 4 7 19 37 960 San Gemini 23 546 5 29 7 28 114 2.388 San Venanzo 46 1.575 4 34 21 111 111 32.854 Stroncone 68 2.048 12 143 23 89 460 9.451 Terni 118 3.062 26 88 60 202 1.457 4.033.672 TOTALE 1.087 35.895 289 2.035 497 2.002 6.877 4.489.576 Tabella 20

4.3.9 IL CONTESTO ECONOMICO:COMUNE DI SAN VENANZO

4.3.9.1 Agricoltura ed allevamento

Il Comune di San Venanzo, come si evince dal seguente grafico, è costituito da una superficie agricola utilizzata pari a 3.998 ha., di cui il 51% è caratterizzato dalla semina, l’8% dalle

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coltivazioni legnose agrarie ed il restante 41% da prati permanenti e pascoli. Inoltre il territorio risulta coperto da 13.602 ha di bosco.

SUPERFICI E AGRARI A SUPERFICI E AGRI COLA UTILIZZATA NON UTILIZZATA Di cui destinata Altra superficie Totale Coltivazioni Prati permanenti e Arbor icol tura da COMUNI Seminativi Totale Boschi Totale ad attività legnose agrarie pascol i legno ricreative Acquasparta 2.531,4 320,1 503,9 3.355,3 15,3 3.001,6 140,2 - 52,2 6.564,7 Allerona 1.300,3 495,9 537,2 2.333,5 223,8 2.055,9 437,3 - 58,6 5.109,1 Alviano 721,1 318,7 147,1 1.186,9 6,2 478,2 210,8 - 29,3 1.911,5 Amelia 4.215,0 993,6 523,5 5.732,1 43,4 4.304,5 477,1 8,8 152,5 10.709,5 Arrone 233,1 378,9 382,0 994,0 4,9 1.865,6 99,4 - 15,3 2.979,1 Attigliano 694,1 87,2 63,0 844,3 1,0 162,3 26,2 - 19,8 1.053,4 Avigliano Umbro 2.132,2 175,9 90,4 2.398,4 2,0 2.545,9 127,2 7,4 110,4 5.184,0 Baschi 1.065,6 891,7 398,9 2.356,2 45,5 2.038,4 316,8 1,5 49,8 4.806,7 Calvi dell'Umbria 1.178,6 292,5 598,4 2.069,5 38,1 1.585,4 231,0 2,1 44,8 3.968,7 Castel Giorgio 2.429,5 70,3 32,4 2.532,2 74,2 950,7 100,5 - 148,1 3.805,7 Castel Viscardo 436,4 692,6 315,6 1.444,5 0,0 758,6 121,7 1,4 45,5 2.370,4 Fabro 1.093,5 115,8 404,0 1.613,2 1,0 787,1 338,2 0,9 109,6 2.849,1 Ferentillo 462,8 449,3 1.126,3 2.038,4 3,1 3.521,4 157,2 3,3 29,9 5.749,9 Ficulle 1.242,9 692,3 397,3 2.332,6 190,0 1.685,3 390,0 0,2 59,8 4.657,7 Giove 455,8 272,2 132,0 860,0 1,6 250,6 88,9 1,2 45,7 1.246,7 Guardea 688,9 301,5 123,2 1.113,6 4,8 990,4 273,4 - 62,0 2.444,1 Lugnano in Teverina 830,3 426,9 151,4 1.408,5 27,2 801,5 302,1 - 28,6 2.567,9 Montecastrilli 3.724,7 209,3 210,9 4.145,0 38,0 1.023,4 207,0 - 144,6 5.558,0 Montecchio 888,1 859,3 219,5 1.966,9 17,0 1.915,0 226,8 12,9 27,5 4.153,1 Montefranco 54,7 314,9 72,1 441,6 - 163,9 46,0 - 18,6 670,1 Montegabbione 738,3 210,4 989,7 1.938,3 105,1 2.312,7 240,0 0,0 66,5 4.662,6 Monteleone d'Orvieto 1.050,9 278,8 162,2 1.492,0 55,0 825,1 217,5 0,5 68,0 2.657,5 Narni 6.039,4 1.123,8 748,1 7.911,3 66,1 3.547,4 578,5 17,4 276,7 12.380,0 Orvieto 7.900,1 3.286,4 2.260,9 13.447,5 149,7 8.947,3 1.199,3 5,3 687,1 24.430,8 Otricoli 812,5 185,9 174,8 1.173,2 28,4 837,6 119,3 0,1 70,3 2.228,7 Parrano 970,3 123,6 289,3 1.383,2 61,6 1.899,3 124,9 - 40,5 3.509,5 Penna in Teverina 249,1 209,6 216,9 675,5 4,0 176,7 7,2 1,2 26,2 889,6 Polino 3,4 20,2 670,9 694,5 - 1.099,1 63,3 2,5 5,8 1.862,7 Porano 549,6 95,4 79,5 724,5 40,7 254,6 69,8 0,5 47,6 1.137,1 San Gemini 1.371,3 326,7 149,0 1.847,1 8,0 259,6 112,3 3,7 79,1 2.306,0 San Venanzo 2.070,8 312,4 1.615,3 3.998,6 114,7 13.602,7 327,7 3,6 75,5 18.119,1 Stroncone 1.410,8 617,0 1.173,5 3.201,3 13,5 3.267,5 52,1 - 37,1 6.571,5 Terni 3.237,3 2.556,6 1.164,2 6.958,1 55,7 6.670,8 602,3 3,4 255,4 14.542,3 TOTALE 52.782,6 17.705,6 16.123,2 86.611,4 1.439,2 74.585,8 8.031,8 77,7 2.988,4 173.656,7 Tabella 21 Fonte Istat Le aziende agricole localizzate nel comune di San Venanzo sono 206, di cui 84 hanno come attività prevalente la semina di cereali per una superficie di 865 ha.. La semina del frumento rappresenta circa il 61% della superficie totale seminata. Le aziende agricole che applicano coltivazioni ortive sono 10.

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Totale CEREALI COLTIVAZIONI COLTIVAZIONI COMUNI aziende ORTIVE FORAGGERE Totale Frumento AVVICENDATE (superficie in ettar i) Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie Acquasparta 344,0 208,0 1.297,2 143,0 817,2 5,0 0,5 125,0 318,6 Allerona 91,0 50,0 579,1 39,0 422,9 4,0 0,2 14,0 138,8 Alviano 267,0 195,0 429,1 169,0 329,4 17,0 8,2 33,0 80,6 Amelia 742,0 369,0 2.116,4 258,0 1.276,3 42,0 8,3 250,0 890,2 Arrone 221,0 58,0 86,0 32,0 38,9 - - 51,0 75,5 Attigliano 124,0 74,0 420,1 54,0 257,5 7,0 0,6 30,0 81,0 Avigliano Umbro 325,0 221,0 1.143,7 136,0 739,4 10,0 1,0 77,0 267,7 Baschi 330,0 96,0 428,5 77,0 314,1 8,0 1,7 43,0 127,6 Calvi dell'Umbria 313,0 119,0 438,2 69,0 266,9 11,0 11,5 125,0 473,8 Castel Giorgio 278,0 166,0 1.137,6 116,0 788,2 26,0 1,7 108,0 471,1 Castel Viscardo 212,0 68,0 202,7 60,0 112,3 6,0 1,1 27,0 130,4 Fabro 245,0 129,0 486,9 79,0 287,8 4,0 0,9 82,0 215,3 Ferentillo 248,0 110,0 163,1 3,0 3,6 13,0 2,5 141,0 285,3 Ficulle 269,0 102,0 448,0 59,0 289,6 7,0 0,6 68,0 286,8 Giove 230,0 73,0 269,5 55,0 235,4 18,0 1,8 51,0 77,7 Guardea 297,0 136,0 351,8 99,0 258,5 1,0 0,0 100,0 158,5 Lugnano in Teverina 276,0 128,0 333,6 71,0 180,1 1,0 0,2 77,0 101,9 Montecastrilli 441,0 305,0 1.983,5 238,0 1.303,1 24,0 3,2 192,0 454,8 Montecchio 263,0 102,0 429,8 76,0 303,6 16,0 13,4 50,0 178,0 Montefranco 36,0 11,0 12,9 3,0 2,3 4,0 0,8 25,0 36,3 Montegabbione 175,0 51,0 299,6 36,0 166,2 5,0 0,4 78,0 210,9 Monteleone d'Orvieto 258,0 114,0 505,0 41,0 316,4 11,0 2,2 61,0 117,9 Narni 1.177,0 631,0 2.929,9 432,0 1.797,7 97,0 34,9 399,0 1.358,8 Orvieto 1.441,0 465,0 3.424,0 274,0 2.345,8 102,0 28,3 409,0 1.543,7 Otricoli 199,0 116,0 457,0 86,0 312,1 26,0 7,8 40,0 128,0 Parrano 98,0 23,0 205,2 15,0 120,9 3,0 0,4 40,0 340,1 Penna in Teverina 99,0 21,0 123,3 14,0 100,6 10,0 0,7 18,0 90,2 Polino 29,0 ------3,0 3,0 Porano 66,0 30,0 255,4 15,0 182,6 6,0 1,0 38,0 166,5 San Gemini 185,0 91,0 554,5 66,0 420,9 12,0 2,2 72,0 284,0 San Venanzo 206,0 84,0 865,2 59,0 534,3 10,0 2,6 77,0 547,9 Stroncone 618,0 253,0 594,6 173,0 309,6 6,0 0,7 197,0 379,5 Terni 2.022,0 516,0 1.533,2 232,0 901,7 257,0 33,0 419,0 523,3 TOTALE 12.125,0 5.115,0 24.504,7 3.279,0 15.735,9 769,0 172,4 3.520,0 10.543,7 Tabella 22 Fonte Istat

Uliveti e vigneti coprono una superficie pari a circa 304 ha. per un totale di 356 aziende. Ci sono inoltre 20 aziende agricole la cui attività prevalente risulta la produzione di frutta per una superficie pari a 6 ha.

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COMUNI Totale VITE OLIVO AGRUMI FRUTTIFERI (superficie in ettar i) aziende Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie Acquasparta 324 186 57 254 256 - - 16 5 Allerona 218 172 268 182 205 - - 3 3 Alviano 355 176 66 315 251 - - 17 1 Amelia 1.004 519 235 942 714 - - 160 38 Arrone 319 155 51 278 326 - - 5 3 Attigliano 132 102 38 74 46 - - 11 3 Avigliano Umbro 313 182 31 263 118 - - 50 27 Baschi 635 332 359 572 481 - - 67 50 Calvi dell'Umbria 452 269 89 434 194 - - 35 9 Castel Giorgio 104 69 30 69 37 - - 3 4 Castel Viscardo 644 537 506 376 170 - - 6 1 Fabro 249 209 52 163 62 - - 6 1 Ferentillo 429 196 72 385 356 - - 54 21 Ficulle 398 235 318 368 370 - - 13 3 Giove 324 185 85 296 167 - - 35 20 Guardea 383 219 52 352 222 - - 10 26 Lugnano in Teverina 419 215 51 406 356 - - 57 18 Montecastrilli 361 274 79 279 122 - - 10 7 Montecchio 644 193 133 594 594 - - 105 130 Montefranco 239 48 21 224 288 - - 6 5 Montegabbione 224 90 59 216 149 - - 11 2 Monteleone d'Orvieto 316 216 69 273 201 - - 24 9 Narni 1.374 888 292 1.198 791 - - 165 39 Orvieto 1.569 1.107 1.929 1.105 1.208 - - 522 117 Otricoli 254 169 75 213 97 - - 30 14 Parrano 99 66 21 92 102 - - 4 0 Penna in Teverina 196 100 52 188 145 - - 50 12 Polino 57 42 6 34 11 - - 26 3 Porano 67 50 46 44 37 - - 25 13 San Gemini 209 156 142 191 182 - - 3 1 San Venanzo 266 111 57 245 247 - - 20 6 Stroncone 736 378 145 664 436 - - 133 37 Terni 2.715 1.275 320 2.214 2.099 - - 521 120 TOTALE 16.028 9.121 5.809 13.503 11.038 - - 2.203 744 Tabella 23 Fonte Istat

Per quanto concerne l’allevamento e da quanto si evince dalle tabelle seguenti, nel Comune di San Venanzo l’allevamento avicolo con 11 aziende e 32.854 capi risulta il più diffuso. Ci sono inoltre 46 aziende che si occupano dell’allevamento dei suini, 26 aziende dell’allevamento dei bovini e 21 aziende dell’allevamento degli equini.

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Totale BOVINI BUFALINI SUINI COMUNI aziende Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Totale Di cui vacche Totale Di cui bufale Acquasparta 230 47 679 119 - - - 104 1.541 Allerona 28 10 226 54 - - - 6 38 Alviano 169 12 134 68 - - - 78 133 Amelia 350 56 1.423 244 - - - 118 1.721 Arrone 136 26 233 4 - - - 57 106 Attigliano 61 11 187 54 - - - 13 22 Avigliano Umbro 185 15 229 39 - - - 107 428 Baschi 129 10 145 32 - - - 26 45 Calvi dell'Umbria 263 66 1.035 285 - - - 113 508 Castel Giorgio 24 7 134 - - - - 7 46 Castel Viscardo 7 1 11 5 - - - 1 2 Fabro 171 9 450 186 - - - 56 123 Ferentillo 186 50 803 531 - - - 42 58 Ficulle 146 21 219 82 - - - 53 172 Giove 133 12 90 - - - - 33 92 Guardea 153 21 273 95 - - - 50 162 Lugnano in Teverina 180 23 449 149 - - - 54 110 Montecastrilli 294 41 388 39 - - - 122 12.453 Montecchio 106 12 195 31 - - - 17 23 Montefranco 77 13 143 14 - - - 12 15 Montegabbione 94 12 132 37 - - - 15 1.470 Monteleone d'Orvieto 147 11 84 1 - - - 25 157 Narni 937 112 1.594 383 - - - 348 1.053 Orvieto 825 61 744 242 - - - 201 497 Otricoli 133 12 216 65 - - - 35 170 Parrano 55 9 431 107 - - - 16 40 Penna in Teverina 82 1 5 - - - - 3 9 Polino 13 3 9 5 - - - 8 11 Porano 46 6 175 34 - - - 10 35 San Gemini 122 17 563 121 - - - 45 2.263 San Venanzo 148 26 1.151 562 - - - 46 379 Stroncone 491 61 674 122 - - - 164 932 Terni 1.530 65 649 146 - - - 268 2.409 TOTALE 7.651 859 13.873 3.856 - - - 2.253 27.223 Tabella 24 Fonte Istat

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ALLEVAMENTI OVINI CAPRINI EQUINI AVICOLI COMUNI Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Acquasparta 55 1.885 8 40 21 68 200 142.366 Allerona 10 2.150 3 16 4 21 14 100.279 Alviano 23 308 15 67 5 16 161 6.291 Amelia 67 1.612 25 205 24 176 228 5.333 Arrone 29 223 6 208 18 68 124 2.343 Attigliano 13 128 4 24 5 20 52 931 Avigliano Umbro 39 333 4 26 9 35 176 5.422 Baschi 15 1.178 6 42 12 89 109 2.387 Calvi dell'Umbria 50 1.396 7 17 14 29 247 4.519 Castel Giorgio 11 1.243 - - 6 30 - - Castel Viscardo 4 529 - - 2 5 1 32 Fabro 25 242 10 26 9 32 164 3.091 Ferentillo 47 845 15 176 51 206 158 2.551 Ficulle 16 340 9 54 17 76 137 5.611 Giove 16 866 16 57 6 11 123 2.418 Guardea 19 184 6 28 9 22 137 2.852 Lugnano in Teverina 28 193 12 47 11 33 170 5.851 Montecastrilli 55 1.336 5 12 6 13 273 52.509 Montecchio 17 433 8 187 8 24 86 1.565 Montefranco 10 90 3 53 8 15 65 1.305 Montegabbione 14 948 3 20 16 39 76 1.476 Monteleone d'Orvieto 15 267 10 42 11 18 139 2.827 Narni 116 5.182 30 195 33 138 872 26.639 Orvieto 91 4.031 21 80 52 193 744 14.057 Otricoli 23 1.692 4 76 5 19 117 14.540 Parrano 5 56 2 2 9 74 49 822 Penna in Teverina 4 64 7 32 5 61 76 2.234 Polino 4 111 1 5 3 22 - - Porano 11 799 2 4 7 19 37 960 San Gemini 23 546 5 29 7 28 114 2.388 San Venanzo 46 1.575 4 34 21 111 111 32.854 Stroncone 68 2.048 12 143 23 89 460 9.451 Terni 118 3.062 26 88 60 202 1.457 4.033.672 TOTALE 1.087 35.895 289 2.035 497 2.002 6.877 4.489.576 Tabella 25 Fonte Istat

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4.4 ATMOSFERA

Il parametro meteoclimatico più importante, in relazione all'impianto in progetto è costituito, ovviamente, dal regime anemometrico, dal momento che su di esso si basano i criteri di individuazione del sito e l'intera progettazione del parco eolico.

4.4.1 ATLANTE EOLICO DELL’ITALIA

Una prima importante definizione del regime anemometrico dell'area si può ricavare utilizzando l’Atlante Eolico dell’Italia. L’Atlante rappresenta un utile strumento per una individuazione di massima di aree idonee all’installazione di impianti eolici. Esso fu implementato, per la prima volta, dall’allora CESI RICERCA, (oggi ERSE – Enea Ricerca sul Sistema Elettrico S.p.A.) in collaborazione con l’Università di Genova, nell'ambito dello sviluppo della Ricerca di Sistema (di cui al decreto MICA - Ministero dell'Industria, del Commercio e dell’Artigianato - del 26.01.2000, Decreto Bersani sulla liberalizzazione del mercato elettrico, come modificato il 17.04.2001) mirata al miglioramento del sistema elettrico italiano. Nella fattispecie, il progetto ENERIN dedicato alle fonti rinnovabili, nella parte che concerne il settore eolico era specificatamente orientato a tracciare un quadro del potenziale delle risorse nazionali sfruttabili quella eolica. La prima emissione dell’Atlante Eolico risale all’anno 2002. Tutto ciò rappresentava un significativo passo avanti nel panorama energetico nazionale, dal momento che l’Atlante forniva, per la prima volta, dati ed informazioni relativi alla distribuzione delle risorse eoliche sul territorio italiano, al fine di facilitare l’individuazione delle aree più interessanti per un eventuale sfruttamento energetico. La redazione dell’Atlante avvenne in tre fasi fondamentali: in primo luogo fu realizzata la mappa simulata con modelli matematici del flusso del vento, in secondo luogo la mappa fu adattata con i dati anemometrici rilevati al suolo, e in terzo luogo furono fatte le valutazioni sulla producibilità specifica. Il modello utilizzato - WINDS (Wind-field Interpolation by Non Divergent Schemes), sviluppato dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova, richiede input di orografia, di copertura del terreno (effetti di rugosità superficiale), di velocità e

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direzione del vento ad alta quota. Pertanto, a partire dalle mappe di orografia, copertura del terreno e rugosità, utilizzando i dati del vento (3 valori di velocità e 16 direzioni) e avvalendosi anche di analisi statistiche, attraverso tale modello si è giunti alla elaborazione della mappe tridimensionali del vento. Nella fattispecie, i dati e le informazioni dell’Atlante vennero raccolti in quattro serie di n. 27 tavole (in scala 1:750000) ciascuna: mappe della velocità media annua del vento a 25 mt sul livello del suolo; mappe della velocità media annua del vento a 50 mt sul livello del suolo; mappe della velocità media annua del vento a 70 mt sul livello del suolo; mappe della producibilità specifica a 50 mt sul livello del suolo. Successivamente, nel 2006 l’allora CESI RICERCA (oggi ERSE) intraprese un’attività di affinamento e di completamento dell’Atlante eolico dell’Italia, per rispondere al forte interesse nella realizzazione di impianti eolici. La nuova versione dell'Atlante, aggiornata al novembre 2009, è caratterizzata soprattutto dal fatto di consentire un approccio interattivo da parte dell'utente, oltre che dall'affinamento delle mappe precedenti e dall'estensione delle stesse, prima limitate alla terraferma, anche alle aree marine entro 40 km dalla costa. La preparazione dell'Atlante si è sviluppata in quattro fasi: 1. simulazione di campi di vento a diverse altezze dal suolo a partire da dati in alta quota resi disponibili dall'istituto meteorologico ECMWF di Reading. La simulazione è stata svolta con la collaborazione dell’Università di Genova - Dipartimento di Fisica, che ha utilizzato il proprio modello matematico WINDS; 2. raccolta ed elaborazione di dati di misura del vento sulla terraferma e, per quanto possibile, anche offshore, provenienti da reti anemometriche di vari operatori qualificati fra cui ENEL, CESI, ENEA, Aeronautica Militare ecc.; 3. adattamento delle mappe del vento ottenute con WINDS ai dati di misura delle reti sopra menzionate attraverso un procedimento sviluppato allo scopo; 4. calcolo della producibilità specifica, definita come producibilità annua di energia per unità di potenza installata di un aerogeneratore campione (MWh/MW), a partire dalla mappe di ventosità corrette come descritto al punto precedente.

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Per tale nuova versione, l'adattamento delle mappe WINDS ha richiesto l'utilizzo di ulteriori 176 stazioni in aggiunta alle 240 della versione precedente, nonché stime del vento sul mare ottenibili da satelliti artificiali. Per le aree offshore si è fatto riferimento anche a lavori internazionali già svolti sulla ventosità del Mare Mediterraneo. In particolare, la nuova versione dell'Atlante eolico comprende 34 mappe di velocità media annua del vento (m/s) e di producibilità specifica (MWh/MW) di un aerogeneratore campione, con riferimento ad altezze di 25, 50, 75 e 100 m al di sopra del suolo o della superficie del mare. La sua banca dati contiene anche informazioni sul territorio (altitudine, pendenza e rugosità del terreno, distanza dalla rete elettrica ecc.), nonché sulle caratteristiche tecniche di vari modelli di aerogeneratore. Insieme ai dati sulla ventosità, queste informazioni vengono utilizzate da un modulo di calcolo con il quale l'utente può valutare, in via preliminare, la producibilità e il costo dell'energia di un'ipotetica centrale eolica in un punto da lui prescelto sulle mappe. È comunque importante sottolineare che l'Atlante è un indicatore della risorsa eolica su grande scala. Può essere molto utile per individuare zone promettenti, ma non può ovviamente sostituire la caratterizzazione di dettaglio (micrositing), con rilievi anemometrici sul posto, che è sempre indispensabile effettuare nei siti specifici prima di decidere in merito alla convenienza di un impianto eolico. Questa precisazione è valida in linea di principio per impianti di qualsiasi potenza, anche se diventa particolarmente rilevante nel caso dell’installazione di singoli aerogeneratori di piccole dimensioni (potenze orientativamente da 1 kW a 200 kW). Per la consultazione dell’Atlante l’ERSE ha elaborato una apposita guida costituita, oltre che da una Introduzione di carattere generale, da cinque Capitoli che descrivono, rispettivamente, la metodologia seguita nella costruzione dell’Atlante eolico dell’Italia, le caratteristiche delle sue mappe di velocità media annua del vento e di producibilità specifica annua, la valutazione dei livelli d’incertezza dei dati delle mappe, le modalità pratiche di accesso all’Atlante eolico interattivo e di lettura e interpretazione delle mappe e, infine, il modulo di calcolo con cui è possibile effettuare valutazioni tecnico economiche di massima per ipotesi di installazioni di impianti eolici. In aggiunta, è possibile approfondire i concetti di base e le metodologie utilizzate attraverso le sei Appendici che trattano l’impiego del modello di simulazione WINDS, le caratteristiche delle stazioni di misura del vento utilizzate per l’adattamento delle mappe

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WINDS, il procedimento di adattamento delle mappe WINDS ai dati di misura, il calcolo della producibilità teorica di un aerogeneratore campione nei vari punti del territorio, l’elaborazione e rappresentazione dei dati su GIS (Geographic Information System) e la valutazione delle prestazioni reali, tecniche ed economiche, di un impianto eolico con una o più macchine in un sito assegnato.

4.4.2 CARATTERIZZAZIONE ANEMOLOGICA DEL SITO Climatologicamente ci troviamo in una zona con oscillazioni del terreno molto pronunciate, ove l’andamento dei venti è quindi influenzato a in maniera preponderante dall'orografia ed in secondo luogo dalla rugosità superficiale. Il regime di ventosità è caratterizzato da intensità medio/alte; la rosa dei venti generalmente si dispone lungo le direzioni nordest e sud discostandosi localmente da tali direzioni prevalenti per effetto dei rilievi.

Come dimostrato dall'inquadramento dell'area sull'atlante eolico di Cesi Ricerca (http://atlanteeolico.cesiricerca.it/), l'area gode di una buona ventosità e si presta ad ospitare un impianto per lo sfruttamento dell'energia del vento.

Figura 10 - Inquadramento sull'atlante eolico di CESI RICERCA.

E' opportuno notare, come si vedrà in seguito, che l'atlante tende a sottostimare il livello di ventosità dove, come in questo caso, esistono forti focalizzazioni indotte dall'orografia.

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4.4.3 ANALISI E CORRELAZIONE DEI DATI ANEMOMETRICI

4.4.3.1 Analisi dei dati acquisiti Per lo studio del livello locale di ventosità sono stati acquisiti i dati storici di velocità e direzione del vento della stazione meteorologica del CESI sita sul Monte Piatto, inserita nel Progetto ENERIN della Ricerca di Sistema per l’acquisizione dei dati eolici. La stazione anemometrica ha fornito dati inerenti velocità e direzione del vento mediati su periodi di 10’. Nella seguente figura viene mostrata la torre anemometrica di Monte Piatto.

Figura 11– Stazione anemometrica di Monte Piatto.

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Il periodo di acquisizione dei dati decorre dal 27/09/2000 ore 11:50 al 31/12/2002 ore 23:50. Di seguito si allega il grafico che rappresenta la rosa delle frequenze rilevate nella posizione di installazione, da cui è possibile notare come il vento si disponga lungo le direzioni prevalenti nordest e sud.

Figura 12 - Rosa del Vento dei dati provenienti dalla stazione anemometrica del CESI sita sul Monte Piatto.

Di seguito si riporta il grafico della distribuzione di velocità del vento. La distribuzione reale viene interpretata mediante metodi statistici con cui si sovrappone la distribuzione vera della densità di probabilità della velocità. A tal fine la distribuzione è stata approssimata con la curva di Distribuzione di Weibull i cui parametri (di scala e di forma) sono stati calcolati mediante vari metodi che massimizzino l’aderenza del fit ottenuto. In questo lavoro sono utilizzati 3 metodi per minimizzare gli scarti tra la distribuzione teorica di Weibull e la distribuzione vera della densità di probabilità: metodo della massima verosimiglianza, metodo dei minimi quadrati e metodo dei momenti, le cui relative curve sono presentate nel grafico.

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Figura 13-Distribuzione reale e di Weibull della densità di probabilità della velocità per la stazione anemometrica di Monte Piatto.

Figura 14 – Distribuzione cumulata di probabilità della velocità per la stazione anemometrica di Monte Piatto.

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Figura 15 – Profilo giornaliero del vento per la stazione anemometrica di Monte Piatto.

4.4.3.2 Correlazione con dati storici Facendo riferimento alla base dati disponibile è necessario fare delle correlazioni di lungo termine per poter correggere la serie storica in modo che possa rappresentare la climatologia media annuale del sito, mediante un procedimento denominato storicizzazione. La storicizzazione è un procedimento che permette di confrontare le serie storiche di una centralina anemometrica con quelle di un’altra centralina posta in un sito dalle caratteristiche climatologiche confrontabili con quello in esame, ma avente a disposizione un calendario di acquisizioni di maggior durata temporale, al fine di correggere con dati di lungo periodo i dati a diposizione ed ottenere in tal modo stime maggiormente affidabili in termini di medie della velocità del vento alla quota del mozzo e, indirettamente, di producibilità. A tal fine si è tentato di stabilire le correlazioni esistenti tra la stazione di Monte Piatto e quelle di Marsciano e Caprarola rilevate a 10 m dal suolo dalle stazioni della rete UCEA (http://www.ucea.it); la stazione di Marsciano dista circa 15 km dal sito in esame, mentre la stazione di Caprarola circa 55 km. La stazione di Caprarola ha mostrato una buona correlabilità con la stazione di Monte Piatto prendendo in esame le medie giornaliere e mensili della velocità del vento, come si evince dalla seguente tabella, nella quale è riportato il valore del coefficiente di correlazione R2 nei casi analizzati.

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Valore di R2 Nome stazione giornaliere mensili MARSCIANO 0.7113 0.3741 CAPRAROLA 0.7215 0.4349 Tabella: Coefficiente di correlazione lineare per medie giornaliere e mensili nelle varie stazioni di confronto

Per la stazione di Caprarola si riporta la retta di correlazione che sussiste con la stazione di Monte Piatto.

Figura 16 - Retta di correlazione fra i dati della stazione di Caprarola e quella di Monte Piatto.

Applicando la stessa retta di correlazione a tutto il periodo storico si è ottenuta una serie storica in grado di rappresentare in maniera affidabile la climatologia media del sito su lungo termine.

4.4.4 STUDIO DELLA VENTOSITÀ' CON MODELLO NUMERICO

Lo studio delle caratteristiche eoliche del sito è stato affrontato sia con un modello CFD che con modelli linearizzati basati sull’equilibrio dello strato limite (tipo quello dell’Atlante Eolico Europeo). In ogni caso il dominio di calcolo è stato impostato utilizzando i dati di orografia 135

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relativi ad un DTM (Digital Terrain Model) con passo di 40 m elaborato e corretto in congruenza con le cartografie disponibili, mentre per la valutazione delle condizioni di rugosità superficiale è stata utilizzata la carta uso suolo e l'osservazione delle aerofotogrammetrie. In questo modo è possibile ottenere informazioni sul comportamento del vento nei vari settori di provenienza ed i profili verticali della velocità orizzontale nei punti più significativi quali anemometri e/o aerogeneratori. Di seguito è illustrata la mesh di calcolo attraverso la quale è stata effettuata la modellazione locale del vento .

Figura 17 - Mesh di calcolo utilizzata per la modellazione numerica del vento.

Il calcolo CFD è stato effettuato sui 12 settori di direzione impostando una velocità di 10 m/s come vento geostrofico al di sopra dello strato limite; i dati di ventosità sono stati poi utilizzati per scalare il campo di moto del vento e conseguentemente calcolare la mappa della ventosità media e la produzione attesa dalle singole turbine eoliche.

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4.4.5 CALCOLO DELLA PRODUCIBILITÀ'

Attraverso la modellazione numerica, utilizzando i dati anemometrici e la curva di potenza della turbina eolica che si prevede di installare (con rotore da 82 metri e potenza nominale massima da 2,3 MW), è stato possibile stimare la ventosità media per ciascuna turbina e la produzione lorda quantificata in ore/anno di funzionamento a potenza nominale.

Figura 18 - Disposizione delle turbine eoliche rispetto al modello del terreno.

Per tenere in considerazione anche le scie fra aerogeneratori è stato effettuato il calcolo di produzione attesa dalle turbine utilizzando, in cascata ai calcoli effettuati dal modello CFD, un modello numerico che risolve le equazioni del moto del vento in forma linearizzata. Su siti eolici a non elevata complessità orografica possono essere ritenuti attendibili anche i risultati che derivano da modelli che si basano sulla linearizzazione delle equazioni di moto del vento che si presentano come equazioni semplificate di equilibrio dello strato limite. Al contrario dei modelli CFD tale tipo di modello non ha alcun problema di convergenza ed è dunque in grado di fornire risultati anche in poco tempo; il modello utilizzato è inoltre dotato di un motore di calcolo delle perdite per scia fra aerogeneratori. Tale dato, non considerato nei calcoli precedenti, sarà dunque 137

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tenuto in considerazione per la stima finale dell’energia producibile. Di seguito è riportata la tabella relativa alle perdite per scia calcolate per ciascun aerogeneratore ed il riepilogo delle produzioni stimate al netto delle perdite per scia:

Produzione netta Perdite ORE EQUIVALENTI turbina V (m/s) (MWh/anno) per scia % FUNZIONAMENTO

t1 6.53 5627.3 1.11 2446.65 t2 6.12 4978.9 0.80 2164.74 t3 6.8 6018.7 0.93 2616.83 t4 6.71 5884.2 0.29 2558.35 t5 6.03 4774.1 0.30 2075.70 t6 6.27 5165.9 0.12 2246.04 t7 6.08 4844.4 0.00 2106.26 t8 6.6 5657.3 0.32 2459.70 Perdita Ore medie di V media Prod. Netta totale media funzionamento 6.39 42950 0.48 2334 Tabella: Riepilogo delle produzioni stimate e delle perdite per scia per ogni aerogeneratore.

4.4.6 CONCLUSIONI

In conclusione possiamo giudicare il livello di ventosità del sito eolico Parrano-San Venanzo in località Poggio della Cavallaccia più che sufficiente per poter sviluppare un impianto di sfruttamento dell’energia eolica. La velocità media stimata alla quota del mozzo degli aerogeneratori risulta essere di 6,39 m/s. Stimando pari al 7% le perdite di parco ed una disponibilità del 90% tale valore ci consente di calcolare per le macchine eoliche da installare una produzione media pari a 1953 ore/anno equivalenti di funzionamento a potenza nominale al netto delle perdite . Considerando che la potenza totale da installare è di 18.4 MW, si prevede dunque di produrre 35950 MWh/anno di energia elettrica a meno delle incertezze.

Le ottime condizioni anemometriche desunte dalle misure e dai calcoli effettuati andranno confermate dalle successive indagini di approfondimento.

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4.5 SUOLO,SOTTOSUOLO E AMBIENTE IDRICO 4.5.1 RISULTATI DELLO STUDIO GEOLOGICO-TECNICO 4.5.1.1 Inquadramento morfostrutturale dell’area d’indagine

Nella zona non sono presenti centri abitati di rilievo e ci troviamo in un ambiente dal tipico paesaggio della campagna umbra, laddove nelle zone di crinale i pascoli si alternano alle aree boscate, mentre le aree pianeggianti sono sfruttate a coltivazioni di cereali. Il modellamento geomorfologico dell’area è strettamente influenzato dall’assetto litologico e strutturale del substrato. Nelle colline arenacee (Formazione del Macigno del Mugello) la roccia risulta essere facilmente alterabile, con elevata erodibilità e con permeabilità da discreta a scarsa. In questo contesto litologico si hanno forme piuttosto acclivi, con profonde incisioni ma scarsi fenomeni franosi, se il suolo è coperto da bosco, mentre in corrispondenza delle aree disboscate o messe a coltura, sono presenti evidenti fenomeni dovuti ad erosione idrica superficiale. Il rapporto arenarie/marne è il fattore che maggiormente controlla l’evoluzione dei versanti. La diversa erodibilità degli strati arenacei e pelitici in alternanza tra loro, determina la formazione di gradini e salti morfologici per erosione selettiva in corrispondenza degli strati e banchi più resistenti. Nelle pendici con assetto a reggipoggio inoltre si può notare che l’acclività è abbastanza elevata, mentre in quelle con assetto a franapoggio le forme del rilievo sono più dolci. I principali processi morfogenetici in atto nell’area sono legati all’azione delle acque, sia diffuse che incanalate, e della gravità. In corrispondenza dell’affioramento dei livelli pelitici facilmente alterabili dai processi di umidificazione e essiccazione in estate e da quelli di gelifrazione in inverno, si formano grosse quantità di detriti che vengono poi facilmente presi in carico da queste acque dilavanti e trasportati verso il basso. Questo materiale, spesso, dopo un breve percorso si rideposita, formando così i depositi colluviali.

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4.5.1.2 Inquadramento morfologico di dettaglio L’area nella quale è previsto l’intervento si estende su di un’area avente superficie di circa 6.0 Kmq ed è posta in un territorio caratterizzato da basse colline arrotondate, incise da fossi e torrenti anche molto incassati. Le quote massime raggiunte dai rilievi non superano i 650 m di altitudine, gli impianti saranno realizzati sui versanti di suddetti colli. In generale il territorio presenta varie forme di dissesto, ma non nelle immediate vicinanze dei siti prescelti. Infatti, sia i sopralluoghi eseguiti che l’osservazione aereofotogrammetrica dell’area prevista per l’intervento non hanno evidenziato indizi di dissesto in atto o latenti, per cui è possibile affermare che tale intervento non andrà ad alterare in alcun modo le attuali condizioni stabili del sito.

4.5.1.3 Caratteristiche geologiche e strutturali Il Parco Eolico in questione è posto all’interno del contesto geologico strutturale dell’Appennino Umbro-Marchigiano, le cui caratteristiche sono il risultato di una complessa sequenza di eventi deformativi caratterizzata da due fasi tettoniche principali. Tra il Serravalliano ed il Pleistocene medio (da 14 a 1 Ma) l’intera fascia appenninica è stata sottoposta ad un regime di sforzi compressivo con asse di raccorciamento tendenzialmente orientato SW-NE, in questo periodo si sono formate tutte quelle strutture tettoniche, anticlinali, sinclinali, sovrascorrimenti, faglie traspressive e trascorrenti, che oggi conferiscono all’area la sua morfologia arcuata con convessità orientale. Nell’orogenesi fu coinvolta l’intera successione stratigrafica depostasi su crosta continentale a partire dall’apertura della Tetide (Carnico). La successiva fase tettonica distensiva, ancora oggi attiva, è il prodotto della migrazione verso est del fronte compressivo e del conseguente fenomeno di “roll back”. Essa ha disarticolato le strutture compressive determinando la formazione di zone intramontane ribassate (graben e semigraben) delimitate da faglie spesso sismogeniche. Nell’area in esame è esposta in affioramento gran parte della Serie Umbro-Marchigiana, a partire dalla Formazione del Calcare Massiccio, qui di seguito si riporta una breve descrizione

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delle formazioni sedimentarie e dei depositi affioranti nel intorno dell’area investigata, dal più antico al più recente:  G 2-1(CALCARE MASSICCIO): Calcari biancastri con stratificazione poco evidente o in grosse bancate, compatti o brecciati, subcristallini o pseudoolitici, talora dolomitici (Sinemuriano - Hettangiano). Calcari detritici, di colore ceroide o nocciola, talora cristallino, in giacitura massiccia (Kimmeridgiano - Calloviano e Toarciano - Sinemuriano superiore).  G 3-2 (CORNIOLA): Calcari micritici grigi con arnioni e noduli di selce grigia e nerastra, con livelli di calcari biodetritici (Pliensbachiano - Sinemuriano).  G 5-4 (ROSSO AMMONITICO): Marne e calcari marnosi nodulari generalmente verdi e rossi con selce rossa e marroncina, con alternanze di calcare rosso o rosato a pasta fine ed uniforme, intercalazioni di calcare rosso e verdognolo e di marne argillose rossastre con ammoniti (Toarciano).  G 16-5 (CALCARI A POSIDONIA e RADIOLARITI): Calcari marnosi grigio biancastri con selce policroma a Saccoma ed Aptici, intercalati a scisti silicei varicolori a Radiolari (Kimeridgiano-Aaleniano).  C 3 G 11 (MAIOLICA O CALCARE RUPESTRE): Calcari micritici biancastri con lenti e livelli di selce biancastra o grigia (Barremiano - Titonico).  C 5-4 (MARNE O SCISTI A FUCOIDI): Calcari marnosi verdastri, con fiammate violacee, marne argillose fogliettate varicolori con sottili letti di selce e con qualche livello di scisti bituminosi (Albiano - Aptiano).  (SCAGLIA senso lato) C 11-8: Calcari e calcari marnosi biancastri con livelli e noduli di selce nera, con, a tetto, un livello di argilliti bituminose con liste di selce (Luteziano - Cenomaniano); PC-E: Calcari e calcari marnosi rosati e rossi con liste e noduli di selce rossa (Turoniano - Luteziano); M1-O: Calcari marnosi e marne calcaree di colore rosato, giallastro e biancastro (Luteziano - Priaboniano).  M 1-E 3 (SCAGLIA CINEREA): Calcari marnosi e marne siltose grigio-verdastre alternate a calcari marnosi di colore grigio chiaro (Priaboniano - Cattiano);  Mam (BISCIARO): Calcari e calcari marnosi biancastri con livelli di selce nera e marne calacaree grigio-chiare; scisti silicei aranciati (Aquitaniano - Langhiano).

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 MgM (MACIGNO DEL MUGELLO): Complesso di sedimenti quarzoso feldspatico micacei con marne ed agille siltose, da torbidite, interstrati calcareo-marnosi e calcarenitici, piccoli olistostromi; mag (SCISTI VARICOLORI): alternanze lenticolari di argille e marne varicolori, calcareniti, brecciole calcaree, arenarie, calcari e calcari marnosi (Langhiano-Oligocene s.l.)  Mas (MARNOSO-ARENACEA): Arenarie giallastre e marne siltose grigiastre, solitamente in regolare alternanza (Langhiano - Tortoniano p.p.).  P1cg (DEPOSITI LACUSTRI, FLUVIO-LACUSTRI E PALUSTRI): Conglomerato semicoerente o sciolto, ad elementi poligenici più o meno arrotondati, in matrice sabbioso-argillosa rossastra o verdognola di deposito deltizio, ciottoli basali sciolti, di medie o grandi dimensioni (Pliocene Inferiore); P3-1s: sabbie gialle in strati o banchi, con letti conglomeratici, sabbie e sabbie argillose grigiastre o brune, debolmente cementate, con livelli sabbioso-argillosi salmastri e continentali (Pliocene Superiore- Inferiore).  V1 (SEDIMENTI LACUSTRI): sabbie rossastre e verdastre, depositi di selce, conglomerati costituiti da elementi poligenici dei terreni di base o più antichi (Olocene).  (ALLUVIONI FLUVIALI): limi sabbie e ghiaie, colmata degli alvei abbandonati in età storica (a); antichi alvei del Tevere (a’).  Dt (COPERTURE DETRITICHE): Detrito di falda e frana (Olocene).

4.5.1.4 Inquadramento geologico di dettaglio La struttura tettonica del territorio è caratterizzata, da una serie di sovrascorrimenti, che mettono in contatto i vari termini della Serie Toscana, sia tra di loro che con la Serie Umbra. In ogni caso le litologie presenti nell’area sono principalmente a carattere marnoso arenaceo e secondariamente calcareo-calcareo marnoso. In tutta la fascia occidentale e centrale dell’area di progetto affiora parte della Serie Toscana (Macigno del Mugello), mentre lungo la fascia orientale affiorano i termini del dominio umbro (Scaglia s.l.). Il rilevamento di dettaglio in campagna ha permesso di individuare nell’area di più stretto interesse la formazione del Macigno del Mugello, come risulta dalla carta geologica acclusa.

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La giacitura della pila rocciosa presenta immersione variabile da sito a sito, ed è organizzata in banchi stratificati grossolanamente, con alternanze decimetriche di marne grigio verdastre ed arenarie ocracee. Il Macigno del Mugello è caratterizzato da strati arenacei potenti in genere da 5 a 30 cm. Le intercalazioni argillo-marnose vi assumono un grande sviluppo, tanto che localmente e per notevoli spessori, esse ne costituiscono il sedimento prevalente. La caratteristica alternanza di sedimenti psammitici e pelitici che costituiscono la formazione del Macigno, sono la continuazione degli analoghi sedimenti ben sviluppati in Toscana. Gli strati psammitici sono costituiti da granuli di quarzo e feldspati con quantità variabili di muscovite, biotite e dolomia, la granulometria spesso mostra una certa gradazione verso l’alto, i clasti sono immersi in matrice argillo-marnosa. Gli interstrati pelitici sono di spessore variabile da pochi cm ad alcuni m e sono costituiti da argilliti o da argille marnoso-siltose grigiastre. Nell’area investigata affiorano inoltre, litotipi calcarei appartenenti al dominio umbro marchigiano assimilabili alla formazione della Scaglia s.l., essi rappresentano l’estremità settentrionale della dorsale monte Peglia–monte Piatto. I due rilievi, formano la cresta dell'area montana sud-occidentale dell’abitato di San Venanzo in corrispondenza di una struttura anticlinalica (calcarea e calcare-marnosa) con direzione appenninica chiaramente individuabile nel substrato. La formazione del Calcare Massiccio non affiora, ma costituisce il nucleo della anticlinale sopraccitata, mentre la formazione della Maiolica affiorante nell’intorno della zona di progetto, presenta vari contatti tettonici in corrispondenza della più recente Scaglia s.l. che rappresenta il substrato litoide della porzione orientale dell’area di indagine. La parte nord-occidentale rispetto all’area di sedime è caratterizzata dalla presenza di conglomerati poligenici sciolti o appena cementati, con sabbie argillose rossastre e verdastre di facies deltizia connessa all’inizio della trasgressione dell’antico mare pliocenico (Pliocene inferiore). Gli elementi costituenti il ciottolate poligenico sono mal classati e mostrano giacitura massiva. Le sabbie e le sabbie argillose di colore rossastro o verdastro formano talvolta lenti di spessori

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decimetrici e limitata estensione che rappresentano gli unici riferimenti stratimetrici del deposito. Immediatamente a nord dell’area di progetto affiorano le argille di facies lacustre con conglomerato basale (Villafranchiano). Sito dell’aerogeneratore n° 1 (Quota di base 548.30 m. slm.): Formazione degli “Scisti Varicolori” e “Nummulitico” (mag): brecciole calcaree, arenarie, calcari e calcari marnosi in strati di varia potenza. Sito dell’aerogeneratore n° 2 (Quota di base 485.40 m. slm.): Sedimenti Lacustri (V1): sabbie rossastre e verdastre, depositi di selce, conglomerati poligenici costituiti da elementi litoidi subarrotondati di dimensioni da decimetriche a centimetriche. Sito dell’aerogeneratore n° 3 (Quota di base 611.80 m. slm.): Formazione del Macigno (mgM): arenarie turbiditiche quarzoso-feldespatico-micacee, in strati di varie potenza, alternati con argillosciti siltosi, talvolta con livelli di calcareniti e brecciole. Sito dell’aerogeneratore n° 4 (Quota di base 612.50 m. slm.): Formazione del Macigno (mgM): arenarie turbiditiche quarzoso-feldespatico-micacee, in strati di varie potenza, alternati con argillosciti siltosi, talvolta con livelli di calcareniti e brecciole. Sito dell’aerogeneratore n° 5 (Quota di base 571.00 m. slm.): Formazione scagliosa di M.te Peglia quasi idem alla Scagli Cinerea (M1-O): marne e calcari e calcari marnosi grigio-verdognoli e rosso-violacei con passaggio verso alto a (mam) e (mgM). Sito dell’aerogeneratore n° 6 (Quota di base 570.10 m. slm.): Formazione del Macigno (mgM): arenarie turbiditiche quarzoso-feldespatico-micacee, in strati di varie potenza, alternati con argillosciti siltosi, talvolta con livelli di calcareniti e brecciole. Sito dell’aerogeneratore n° 7 (Quota di base 548.60 m. slm.): Formazione del Macigno (mgM): arenarie turbiditiche quarzoso-feldespatico-micacee, in strati di varie potenza, alternati con argillosciti siltosi, talvolta con livelli di calcareniti e brecciole. Sito dell’aerogeneratore n° 8 (Quota di base 643.50 m. slm.):

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Formazione scagliosa di M.te Peglia quasi idem alla Scagli Cinerea (M1-O): marne e calcari e calcari marnosi grigio-verdognoli e rosso-violacei con passaggio verso alto a (mam) e (mgM). Sottostazione di connessione RTN (Quota di base 530 m. slm.): Formazione degli “Scisti Varicolori” e “Nummulitico” (mag): brecciole calcaree, arenarie, calcari e calcari marnosi in strati di varia potenza. 4.5.2 RISULTATI DELLO STUDIO IDROGEOLOGICO 4.5.2.1 Caratteristiche idrologiche superficiali In merito agli aspetti idrologici ed idrogeologici, sono state prese in considerazione sia la rete idrografica superficiale che la presenza di sorgenti nelle fasce circostanti la zona d’intervento. Per quanto attiene alla permeabilità delle formazioni presenti nell’intorno dell’area esaminata, occorre far riferimento sia alla struttura tettonica della zona, sia alle formazioni affioranti. Il grado di permeabilità di queste formazioni è assai variabile, passando dalla “permeabilità in grande” della formazione della Scaglia Rossa, ad una permeabilità medio bassa per la formazione della Scaglio Cinerea e delle Marne e/o degli scisti a Fucoidi, che interessano la parte più meridionale dell’area in studio. La rete idrografica è piuttosto sviluppata data la permeabilità medio-bassa del substrato affiorante ed è costituita da fossati a carattere essenzialmente torrentizio, quindi ad alimentazione esclusivamente pluviale, ed in generale, è influenzata dalla struttura tettonica dei rilievi. 4.5.2.2 Considerazioni sul rischio idraulico Nel nostro caso, l’unico torrente degno di rilievo è il Torrente Migliano che confluisce nel Torrente Chiani ad Ovest. Tali corsi d’acqua, in ogni modo, non sono in grado di interessare l’area d’intervento né di interferire sulle stabili condizioni di equilibrio del rilievo. 4.5.2.3 Caratteristiche idrogeologiche In ogni caso le litologie presenti nell’area sono principalmente a carattere marnoso, argilloscisti-siltoso e secondariamente arenaceo. Per questi termini le permeabilità primarie sono sempre piuttosto basse, se non quasi assenti.

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Per quanto riguarda la falda idrica, non esistono dati provenienti da pozzi sulla sua presenza, infatti data la natura quasi impermeabile dei litotipi locali, è possibile escluderne la presenza a quote che possano interferire con le struttura in progetto, né si evidenziano particolari pericoli legati alla vulnerabilità delle acque sotterranee.

4.5.3 RISULTATI DELLO STUDIO GEOTECNICO 4.5.3.1 Caratteristiche litostratigrafiche Per la definizione delle caratteristiche litostratigrafiche delle zone si é fatto uso dei risultati delle indagini geognostiche effettuate all’uopo. Tali indagini allo stato attuale constano essenzialmente di profili geognostici redatti sulla base di affioramenti e tagli stradali lungo i tratti interessati dal progetto. Qui di seguito si riportano le litostratigrafie relative agli interventi di ciascuna opera prevista in progetto delle aree di interesse per la ricostruzione stratigrafica e geotecnica.

Siti di primo palo dell’aerogeneratore e della stazione di connessione (RTN) : Le fondazioni del palo della turbina aerogeneratore e della stazione di connessione (RTN) si impostano sui litotipi lapidei, costituiti da brecciole calcaree, arenarie, calcari e calcari marno di spessore da centimetrico a decimetrico, fratturati e la parte superficiale fino ad una metratura alterata ed ossidata. Tali litotipi appartengono alla Formazione degli “Scisti Varicolori” e “Nummulitico” (mag). Sito del secondo palo dell’aerogeneratore : La fondazione di tale palo dell’aerogeneratore eolico si imposta sui sedimenti continentali, costituiti da sabbie rossastre e verdastre, depositi di selce, conglomerati poligenici costituiti da elementi litoidi subarrotondati di dimensioni da decimetriche a centimetriche. Tali litotipi appartengono ai depositi Lacustri (V1). Siti dei pali degli aerogeneratori n° 3, 4, 6 e 7: La fondazione di tali pali si impostano sui litotipi lapidei, costituiti da arenarie turbiditiche quarzoso-feldespatico-micacee, in strati di varie potenza, alternati con argillosciti siltosi, talvolta con livelli di calcareniti e brecciole. Tali litotipi appartengono alla Formazione del Macigno (mgM) . Siti dei pali degli aerogeneratori n° 5 e 8: 146

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La fondazione di tali pali si impostano sui litotipi lapidei, costituiti da marne e calcari e calcari marnosi grigio-verdognoli e rosso-violacei con passaggio verso alto a (mam) e (mgM). Tali litotipi appartengono alla Formazione scagliosa di M.te Peglia quasi idem alla Scagli Cinerea (M1-O) 4.5.3.2 Caratteristiche geotecniche Per la definizione delle caratteristiche geotecniche dei litotipi riportati nel precedente paragrafo, si é fatto riferimento ai parametri geomeccanici disponibili in letteratura, che riportano per i suddetti litotipi valori buoni per la portanza di tutte le sedi interessate dagli interventi in progetto. I dati relativi alle caratteristiche geomeccaniche dei litotipi, costituenti il sottosuolo di fondazione dei manufatti, sono stati desunti dalla classificazione dell’ammasso roccioso di Bieniawski eseguite sugli affioramenti disponibili in loco. Considerato l’aspetto alterato e talvolta brecciato della roccia, la qualità dell’ammasso appare media, per cui i parametri di comportamento geomeccanico, attribuibili allo stesso, risultano come segue rispettivamente all’ordine dei pali: - Formazione degli “Scisti Varicolori” e “Nummulitico” (mag):

Parametri fisici

γ(t/mc) W (%) Sr (%) e Dr (%) LL (%) IP D10 U v.medio 2.20 v.min 2.10 v.max 2.30 Parametri meccanici OCR C’p (kpa) φ’p (°) C’r (kpa) φ’r (°) C ((kpa) φ (°) Cu (kpa) v.medio 49.00 30 v.min 39.23 28 v.max 58.84 32

- Sedimenti Lacusti (V1):

Parametri fisici

γ(t/mc) W (%) Sr (%) e Dr (%) LL (%) IP D10 U v.medio 1.90 v.min 1.80 v.max 2.00

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Parametri meccanici OCR C’p (kpa) φ’p (°) C’r (kpa) φ’r (°) C ((kpa) φ (°) Cu (kpa) v.medio 20 28 v.min 21 27 v.max 22 29

- Formazione del Macigno del Mugello (mgM):

Parametri fisici

γ(t/mc) W (%) Sr (%) e Dr (%) LL (%) IP D10 U v.medio 2.20 v.min 2.10 v.max 2.30 Parametri meccanici OCR C’p (kpa) φ’p (°) C’r (kpa) φ’r (°) C ((kpa) φ (°) Cu (kpa) v.medio 78.45 30 v.min 68.65 28 v.max 88.26 32

- Formazione scagliosa di M.te Peglia quasi idem alla Scagli Cinerea (M1-O):

Parametri fisici

γ(t/mc) W (%) Sr (%) e Dr (%) LL (%) IP D10 U v.medio 2.00 v.min 1.90 v.max 2.10 Parametri meccanici OCR C’p (kpa) φ’p (°) C’r (kpa) φ’r (°) C ((kpa) φ (°) Cu (kpa) v.medio 40.00 29 v.min 30.00 28 v.max 50.00 31

Si fa presente che i valori relativi ai litotipi si riferiscono al comportamento globale dell’ammasso roccioso e non a caratteristiche e comportamenti puntuali che, alla scala dell’intervento, potrebbero essere più elevate.

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4.5.3.3 Caratteristiche sismiche locali La classificazione sismica del territorio italiano, adottata con Ordinanza del Dipartimento della Protezione Civile n° 3274 del 20/03/2003 prevede che i Comuni di Parrano e San Venanzo siano classificati in Zona II, che corrisponde alla classe III della vecchia classificazione. Nella precedente normativa (D.M. 16/01/1996) il territorio di questi Comuni menzionati erano classificati in II categoria che, ai fini della definizione dell’azione sismica, presentavano un grado di sismicità S = 9. La normativa (D.C.R. n. 94 del 12.2.1985) prevedeva, per i Comuni classificati sismici, l’analisi delle caratteristiche e le condizioni dei terreni che in caso di terremoto avrebbero potuto dar luogo a fenomeni di amplificazione sismica locale, nonché a fenomeni di instabilità dinamica quali: cedimenti, liquefazione e frane. La nuova normativa sismica vigente (D.M. 14 gennaio 2008 – “Nuove norme tecniche per le costruzioni connesse alla presenza delle azioni sismiche ”, circolare n°617/2009), ha sempre posto particolare accento al problema del suolo di fondazione, introducendo diverse categorie di stratigrafia ed amplificando la risposta dei suoli meno consistenti. Si classificano così, in base alla velocità di propagazione delle onde, delle prove penetrometriche standard, o coesione non drenata: A ) Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi, con velocità di propagazione entro

30 metri di profondità, delle onde di taglio VS,30 superiori a 800 m/s, comprendendo eventuali strati di alterazione superficiale di spessore massimo di 3 metri. B) Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie) molto addensati o terreni a grana fina (argille, limi) molto consistenti, con spessori superiori a 30 m, che abbiano un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e

valori di VS,30 tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero resistenza penetrometrica standard media

su strato di 30 metri, NSPT,30>50, nei terreni a grana grossa e coesione non drenata 2 cu,30>250 KPa (2,50 daN/cm ) nei terreni a grana fina). C) Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti, con spessori superiori a 30 m, che abbiano un graduale

miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori VS,30 tra 180

m/s e 360 m/s ( ovvero 15

70

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D) Depositi di terreni granulari a grana grossa scarsamente addensati o di terreni a grana fina scarsamente consistenti, che abbiano un graduale miglioramento delle

proprietà meccaniche con la profondità e da valori VS,30 inferiori a 180 m/s (ovvero

NSPT,30<15, ovvero cu,30<70 KPa). E) Terreni di tipo C o D per spessori inferiori a 20 m, posti su substrato più rigido con

VS,30 >800 m/s. Terreni particolarmente pericolosi per i quali si richiede uno studio approfondito sono: S1) Depositi di terreni con valori VS,30<100 m/s ( ovvero 10

Categoria Sottosuolo Fattore Stratigrafico Ss

A 1.0

B 1.0 < 1.4 – 0.4∙Fo·ag/g < 1.2

C 1.0 < 1.7 – 0.6∙Fo·ag/g < 1.5

D 0.9 < 2.4 – 1.5∙Fo·ag/g < 1.8

E 1.0 < 2.0 – 1.1∙Fo·ag/g < 1.6 Categoria sottosuolo: A

Ss =1 Fattore topografico Categoria Topografica Ubicazione dell’opera o Fattore Topografico S dell’intervento T T1 - Superficie pianeggiante. pendii e rilievi isolati con - - - 1.0 inclinazione media i < 15° T2 - Pendii con inclinazione media i > 15° In corrispondenza della 1.2 sommità del pendio T3 - Rilevi con larghezza in cresta molto minore che In corrispondenza della 1.2 alla base e inclinazione media 15° < i < 30° cresta del rilievo T4 - Rilevi con larghezza in cresta molto minore che alla In corrispondenza della 1.4 base e inclinazione i > 30° cresta del rilievo 150

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Categoria topografica: T3

ST = 1.2

4.5.3.4 Considerazione dei cedimenti Da quanto emerso dall’indagine geognostica e geotecnica risulta che il comportamento dei litotipi del sottosuolo delle fondazioni dei manufatti in progetto non sono soggetto a cedimenti differenziati inammissibili, soprattutto in relazione alle caratteristiche geomeccaniche e giaciturali del substrato lapideo e dei sedimenti conglomeratici. Si è ritenuto quindi di non dover procedere al loro calcolo, in relazione alle caratteristiche geotecniche del substrato roccioso del sottosuolo delle fondazioni dei manufatti in progetto. 4.5.3.5 Valutazione del coefficiente di fondazione  Per la valutazione del coefficiente sismico di fondazione si dovrà tener conto di quanto riportato nel Decreto n° 29 del 16/01/1996 “Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche”, dove si afferma che: “... in presenza di stratigrafie caratterizzate dalla coltre detritica o dai depositi alluvionali di spessore variabile da 5 a 20 m., soprastanti terreni coesivi o litoidi con caratteristiche meccaniche significativamente superiori, si assumerà per il coefficiente  il valore di 1.3.”. Pertanto ne consegue che negli altri casi, per la coltre detritica nonché per i depositi alluvionali di spessore inferiore a 5 m. o superiore a 20 m. poggianti su bedrock, il coefficiente sismico si potrà considerare con  pari ad 1.0, come nel nostro caso specifico . 4.5.4 Classificazione sismica

Comune Codice Categoria sismica secondo Categoria secondo Classificazione la class. precedente la class. proposta ISTA2001 secondo (Decreti fino al 1998 N.C.) del GdL del 1998 OPCM n 3274/2003 OPCM n3 316 2003 San Venanzo (TR) 10055030 II III 2 Parrano (TR) 10055025 N.C, III 3

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Area di imposta degli aerogeneratori – comuni di San Venanzo e di Parrano in Provincia di Terni, Coordinate Gauss-Boaga, Roma 40, Fuso Est. dati di calcolo

Aerogeneratore X Y N° 1 2288168.05 4747515.97 2 2288576.90 4748195.53 3 2289346.52 4747196.49 4 2289257.12 4746592.72 5 2290976.23 4747352.23 6 2290597.90 4747751.04 7 2290903.00 4748700.55 8 2291612.82 4747780.11

Vita nominale, VN:

La vita nominale (VN) rappresenta il numero di anni nei quali l’opera deve poter essere usata per la sua definita destinazione d’uso. N. Tipo Costruzione Vita Nominale VN - Anni 1 Opere provvisorie < 10 2 Opere ordinarie, opere infrastrutturali di dimensioni contenute o di > 50 importanza normale 3 Grandi opere, opere infrastrutturali di grandi diemensioni o importanza > 100 strategica VN = 50 Anni

Classe d’uso, CL e Coefficiente d’uso, Cu La classe d’uso, ed il coefficiente d’uso sono legati alle conseguenze di collasso e di operatività dell’opera:

Classe I : Costruzioni con presenza occasionale di persone ed edifici agricoli.

Classe II: Costruzioni con normali affollamenti, senza contenuti pericolosi per l’ambiente, senza funzioni pubbliche sociali essenziali. Industrie con attività non pericolose per l’ambiente.

Classe III: Costruzioni con affollamenti significativi; industrie con attività pericolose per l’ambiente.

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Classe IV: Costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti, anche con riferimento alla gestione della protezione civile in caso di calamità; industrie con attività particolarmente pericolose per l’ambiente.

Classe d’uso I II III IV

Coeff. d’uso CU 0.7 1.0 1.5 2.0

Casse I Cu = 0.7 Periodo di riferimento, VR : Le azioni sismiche vengono valutate mediante il “Periodo di Riferimento” VR, ottenuto dal prodotto della vita nominale per il coefficiente d’uso VR = VN x CU VR= 35 Anni

Probabilità di superamento PVR: La probabilità di superamento PVR dello stato limite di progetto, nel periodo di riferimento VR, viene definito dalla tabella

Stato limite PVR SLE SLO (stato limite di operatività) 81% (0.81) stato limite di esercizio SLD (stato limite danno) 63% (0.63) SLU SLV (stato limite di salvaguardia della vita) 10% (0.10) stato limite ultimo SLC (stato limite prevenzione del collasso) 5% (0.05)

PVR = 10% (0,10) allo SLU

Periodo di ritorno sismico, TR : Il periodo di ritorno sismico si ottiene dal periodo di riferimento e dalla probabilità di superamento dello stato limite, mediante l’espressione logaritmica: TR = - VR / ln (1- PVR)

Stato limite TR SLO 30 SLD 35 SLV 332 SLC 682

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TR =332 anni Accelerazione su suolo tipo A, ag/g:

Il territorio italiano è classificato simicamente in 4 zone, e definito da un reticolo sismico mediante coordinate geografiche di latitudine e longitudine, per periodi discreti di ritorno (TR) di 35-50-72-101-201-475-975-2475 anni; in tali nodi della maglia (di circa 5 km di lato), viene definito il valore dell’accelerazione orizzontale massima (ag), per un suolo rigido (categoria A), il fattore di accelerazione massima del suolo (F0), ed il periodo caratteristico (TC*) dello spettro (zona a velocità di risposta lineare). Più vecchie normative consideravano solo i valori ag variabili all’interno di ampie zone sismiche (secondo le O.P.C.M. si aveva infatti: ag=0,35-0,25-0,15-0,05 rispettivamente per zone di I–II-III–IV categoria). I parametri simici del reticolo anzidetto, sono forniti dal Consiglio Superiore dei lavori pubblici (Ministero delle infrastrutture). Nella seguente tabella sono riportati, a titolo di esempio, alcuni valori dei parametri del reticolo sismico, in funzione delle coordinate geografiche e del periodo di ritorno; si nota che qui il valore ag è espresso in decimi di accelerazione di gravità e quindi tali valori devono essere ancora divisi per il fattore 10.

ID LON LAT TR = 30 TR = 50 TR = 475 TR = 975 TR = 2475 ag Fo Tc* ag Fo Tc* - ag Fo Tc* ag Fo Tc* ag Fo Tc* 28512 12,483 41,88 0,422 2,55 0,25 0,542 2,50 0,27 - 1,201 2,64 0,29 1,514 2,62 0,30 1,988 2,58 0,31 47159 12,483 37,68 0,141 2,52 0,14 0,192 2,52 0,15 - 0,510 2,50 0,31 0,637 2,58 0,34 0,862 2,66 0,37 10087 12,483 40,031 0,633 2,49 0,24 0,862 2,45 0,26 - 2,453 2,41 0,33 3,326 2,41 0,35 4,751 2,41 0,37 28734 12,484 41,83 0,439 2,55 0,25 0,579 2,50 0,27 - 1,461 2,59 0,27 1,882 2,56 0,28 2,533 2,46 0,29 47381 12,484 37,63 0,137 2,53 0,14 0,188 2,62 0,15 - 0,504 2,50 0,31 0,641 2,59 0,34 0,857 2,66 0,37

Accelerazione su suolo tipo A, ag: ag rappresenta l’accelerazione orizzontale massima per il sito in esame ma per terreno rigido (tipo A). Tale valore sismico si ricava da dal reticolo sismico NTC secondo la relazione log (ag) = log (ag1) + log(ag2/ag1)∙log(TR/TR1) / log(TR2/TR1) dove: ag valore sismico cercato ag1 valore sismico relativo al periodo di ritorno tabellato TR1 (TR1< TR) 154

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ag2 valore sismico relativo al periodo di ritorno tabellato TR2 (TR2 >TR)

Quando invece la latitudine e longitudine del sito non sono direttamente riportati dal tabulato, occorre procedere ad una doppia interpolazione: la prima sul periodo di ritorno e la seconda mediante media ponderale su quattro punti che includano quello in esame; il “peso” è l’inverso della distanza . ag = Σ (agi /di )/ Σ (1/di )

Fattore di amplificazione max, Fo: In modo analogo a quanto sopra si opera per il parametri F0 (fattore di accelerazione massima su suolo rigido A) periodo caratteristico TC* In modo analogo a quanto sopra si opera per il parametro TC* dello spettro (zona a velocità di risposta lineare).

I risultati sono di seguito riportati: Stato limite TR (anni) ag / g F0 TC* SLO 30 0.053 2.537 0.258 SLD 35 0.056 2.543 0.262 SLV 332 0.135 2.463 0.288 SLC 682 0.171 2.463 0.290

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Valori di progetto in funzione del periodo di ritorno Spettri di risposta elastica per i diversi starti limite

Suolo di fondazione: La normativa ha sempre posto particolare accento, al problema del suolo di fondazione, introducendo diverse categorie di stratigrafia, ed amplificando la risposta dei suoli meno consistenti. Si classificano così, in base alla velocità di propagazione delle onde, delle prove penetrometriche standard, o coesione non drenata: A) Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi, con velocità di propagazione entro 30 metri di

profondità, delle onde di taglio VS,30 superiori a 800 m/s, comprendendo eventuali strati di alterazione superficiale di spessore massimo di 3 metri. B) Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie) molto addensati o terreni a grana fina (argille, limi) molto consistenti, con spessori superiori a 30 m, che abbiano un graduale miglioramento

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delle proprietà meccaniche con la profondità e valori di VS,30 tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero resistenza

penetrometrica standard media su strato di 30 metri, NSPT,30>50, nei terreni a grana grossa e coesione 2 non drenata cu,30>250 KPa (2,50 daN/cm ) nei terreni a grana fina). C) Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti, con spessori superiori a 30 m, che abbiano un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori VS,30 tra 180 m/s e 360 m/s ( ovvero 15

valori VS,30 inferiori a 180 m/s (ovvero NSPT,30<15, ovvero cu,30<70 KPa).

E) Terreni di tipo C o D per spessori inferiori a 20 m, posti su substrato più rigido con VS,30 >800 m/s. Terreni particolarmente pericolosi per i quali si richiede uno studio approfondito sono:

S1) Depositi di terreni con valori VS,30<100 m/s ( ovvero 10

S2) Depositi di terreni soggetti a liquefazione, di argille sensitive, o qualsiasi altra categoria di terreno non classificabile nei tipi precedenti. Suolo di fondazione: A Categoria topografica e Fattore stratigrafico Ss Categoria Sottosuolo Fattore Stratigrafico Ss A 1.0

B 1.0 < 1.4 – 0.4∙Fo·ag/g < 1.2 C 1.0 < 1.7 – 0.6∙Fo·ag/g < 1.5 D 0.9 < 2.4 – 1.5∙Fo·ag/g < 1.8 E 1.0 < 2.0 – 1.1∙Fo·ag/g < 1.6 Categoria sottosuolo: A Ss =1 Fattore topografico Categoria Topografica Ubicazione dell’opera o Fattore Topografico S dell’intervento T T1 - Superficie pianeggiante. pendii e rilievi isolati con - - - 1.0 inclinazione media i < 15° T2 - Pendii con inclinazione media i > 15° In corrispondenza della 1.2 sommità del pendio T3 - Rilevi con larghezza in cresta molto minore che alla In corrispondenza della 1.2 base e inclinazione media 15° < i < 30° cresta del rilievo T4 - Rilevi con larghezza in cresta molto minore che alla In corrispondenza della cresta 1.4 base e inclinazione i > 30° del rilievo 157

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Categoria topografica: T3 ST = 1.2

Coefficiente riduttivo sismico s I coefficienti riduttivi s sono riportati nella seguente tabella:

CATEGORIA SOTTOSUOLO accelerazione A B.C.D.E ag s s

0.2g

0.1g < ag < 0.2g 0.27 0.24

ag < 0.1g 0.20 0.20

Stato limite ag / g s SLO 0.053 0.200 SLD 0.056 0.200 SLV 0.135 0.270 SLC 0.171 0.270

accelerazione massima prevista per il sito in esame amax L’accelerazione massima prevista per il sito in esame può essere valutata con riferimento alla situazione stratigrafica (coefficiente stratigrafico Ss) e topografica (coefficiente topografico ST) dalla relazione: amax  Ss  STg  a

Stato limite ag / g ag ST SS (m/s^2) SLO 0.053 0.520 1.200 1.000 0.622 SLD 0.056 0.550 1.200 1.000 0.659 SLV 0.135 1.324 1.200 1.000 1.583 SLC 0.171 1.678 1.200 1.000 2.017

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Spettro di risposta (componente orizzontale e verticale) per lo stato limite ultimo SLV

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Coefficienti di amplificazione sismica

Metodo pseudo-statico Il metodo pseudo-statico allo stato limite ultimo consiste nel verificare la stabilità di una massa di terreno delimitata dalla superficie libera e dalla più sfavorevole delle superfici di potenziale scorrimento. Le forze agenti sono costituite oltre che dal peso proprio del volume dei terreni interessati. dalle forze d’inerzia orizzontali e verticali dovute all’azione sismica:

Forze simiche orizzontali FKWhh

Forze sismiche verticali FKWvv Con

Khs amax / g

KKvh 0.5 

W peso del volume di terreno potenzialmente instabile

s coefficiente di riduzione dell’accelerazione massima al sito

amax accelerazione sismica massima prevista per il sito in esame g accelerazione di gravità (9.81 m/s2)

Stato limite amax Kh Kv SLO 0.622 0.200 0.013 0.006 SLD 0.659 0.200 0.013 0.007 SLV 1.583 0.270 0.044 0.022 SLC 2.017 0.270 0.056 0.028

Parametri sismici determinati con GeoStru PS http://www.geostru.com/geoapp Tipo di elaborazione: Stabilità dei pali degli aerogeneratori.

Sito in esame. latitudine: 42,845477 [°] longitudine: 12,171052 [°]

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Classe d'uso: I. Costruzioni con presenza solo occasionale di persone, impianto di produzione di energia da fonte eolica. Vita nominale: 50 [anni].

Siti di riferimento.

Parametri sismici Categoria sottosuolo: A Categoria topografica: T3 Periodo di riferimento: 35 anni Coefficiente cu: 0,7

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Parametri sismici Tipo di elaborazione: Stabilità delle fondazioni di pali delle turbine degli aerogeneratori Muro rigido: 0 Sito in esame latitudine: 42,845477 longitudine: 12,171052 Classe: 1 Vita nominale: 50 Siti di riferimento Sito 1 ID: 24289 Lat: 42,8268 Lon: 12,1266 Distanza: 4178,023 Sito 2 ID: 24290 Lat: 42,8276 Lon: 12,1948 Distanza: 2770,641 Sito 3 ID: 24068 Lat: 42,8776 Lon: 12,1937 Distanza: 4021,695 Sito 4 ID: 24067 Lat: 42,8768 Lon: 12,1255 Distanza: 5095,408 Parametri sismici Categoria sottosuolo: A Categoria topografica: T3 Periodo di riferimento: 35anni Coefficiente cu: 0,7 Operatività (SLO): Probabilità di superamento: 81 % Tr: 30 [anni] ag: 0,053 g Fo: 2,537 Tc*: 0,258 [s] Danno (SLD): Probabilità di superamento: 63 % Tr: 35 [anni] ag: 0,056 g Fo: 2,543 Tc*: 0,262 [s]

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Salvaguardia della vita (SLV): Probabilità di superamento: 10 % Tr: 332 [anni] ag: 0,135 g Fo: 2,463 Tc*: 0,288 [s] Prevenzione dal collasso (SLC): Probabilità di superamento: 5 % Tr: 682 [anni] ag: 0,171 g Fo: 2,463 Tc*: 0,290 [s] Coefficienti Sismici SLO: Ss: 1,000 Cc: 1,000 St: 1,200 Kh: 0,013 Kv: 0,006 Amax: 0,622 Beta: 0,200 SLD: Ss: 1,000 Cc: 1,000 St: 1,200 Kh: 0,013 Kv: 0,007 Amax: 0,659 Beta: 0,200 SLV: Ss: 1,000 Cc: 1,000 St: 1,200 Kh: 0,044 Kv: 0,022 Amax: 1,583 Beta: 0,270 SLC: Ss: 1,000 Cc: 1,000 St: 1,200 Kh: 0,056 Kv: 0,028 Amax: 2,017

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4.5.5 CONCLUSIONI

Sulla base dei dati emersi dall'indagine geotecnica e di microzonazione sismica condotta, si precisa quanto segue in merito alla stabilità delle aree ad intervento realizzato ed alle opportune soluzioni progettuali. Dal punto di vista geologico, geomorfologico, idrogeologico e soprattutto geotecnico la realizzazione degli interventi in progetto non arrecherà modifiche sostanziali alla stabilità locale e generale delle aree indagate. Sinteticamente si è appurato quanto segue: - L'analisi degli aspetti geologici ha evidenziato i rapporti litostratigrafici esistenti e la presenza in affioramento di litotipi lapidei di origine marina di età terziaria che sono costituite dalle Formazioni: Scaglia s.l., Scisti Varicolori, Macigno del Mugello e sedimenti conglomeratici . - Lo studio delle caratteristiche idrogeologiche della zona e la loro comparazione con gli interventi in progetto hanno consentito di escludere interferenze negative dei secondi sui primi: si è infatti evidenziato che non esistono falde sufficientemente superficiali da essere coinvolte in qualche modo nelle operazioni degli interventi progettuali. - Nei riguardi dell’interazione terreno struttura propriamente detta, per quanto concerne le azioni sismiche sulla struttura dei manufatti in progetto, seguendo quanto previsto dal D.M. 14 gennaio 2008 – “Nuove norme tecniche per le costruzioni connesse alla presenza delle azioni sismiche ”, circolare n°617/2009. - Infine si ribadisce che non sono stati evidenziati indizi di instabilità in atto o potenziale, né indizi morfogenetici e geologici che rivelano di franosità latente. Si ritiene quindi che la realizzazione degli interventi delle strutture portanti dei pali delle turbine degli aerogeneratori eolici, nonché per l’adeguamento della viabilità comunale di accesso al parco eolico, del cavidotto di collegamento della sottostazione elettrica e dei manufatti di servizio e stazione di sottostazione di connessione alla RTN in progetto non andrà a pregiudicare la stabilità locale e generale dell'area.

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4.6 FLORA E VEGETAZIONE 4.6.1 Inquadramento regionale

Facendo riferimento agli studi redatti dall’ARPA, con particolare riferimento al Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, la flora di un territorio non è altro che l’elenco completo delle specie presenti all’interno di quella determinata area, corredato di indicazioni sulla distribuzione e la diffusione di ogni singola entità. Allo stato attuale, per il territorio umbro sono disponibili i dati relativi alle serie delle Cormofite e dei principali gruppi di Tallofite (Macrofunghi, Licheni, Epatiche, Muschi); alcuni aggiornamenti di questi dati, attualmente disponibili, testimoniano l’ampliamento delle conoscenze che nel corso degli ultimi anni si sono perfezionate ma non sono utili ai fini di un confronto temporale: i censimenti disponibili sono tuttora ben lungi dal rappresentare la flora regionale nella sua interezza. La vegetazione di un’area è, invece, l’insieme delle associazioni vegetali presenti al suo interno. Essa rappresenta un sistema complesso che interagisce con l’ambiente e varia nella struttura e nella composizione floristica al variare delle condizioni climatiche, chimico-fisiche e del contesto biogeografico. Ogni cenosi vegetale è infatti legata alle condizioni ecologiche particolari che caratterizzano il biotopo in cui essa si sviluppa e da cui dipende, ma che può anche influenzare. L’insieme delle condizioni stazionali compatibili con l’esistenza di un certo tipo di vegetazione determina la sua ampiezza ecologica. Questa deriva dall’intersezione delle singole ampiezze specifiche cui vanno sommati gli effetti della concorrenza interspecifica in seno all’aggruppamento, ed ha generalmente un valore informativo ben più preciso di quello fornito dalle specie isolate (Géhu e Rivas-Martínez, 1981; Biondi, 1986). In questo senso la vegetazione può essere considerata un buon indicatore di stato; le sue variazioni monitorate nel tempo sono fortemente significative quando poste in relazione con le cause scatenanti, naturali o antropiche. Facendo riferimento alla specifica ubicazione dell’area di intervento è opportuno rilevare che in Umbria il 31,6% della superficie territoriale regionale, pari a 264.332 ettari, è coperto da boschi. L’andamento di crescita graduale e continua della superficie boscata, a partire dal 1960, è stato in parallelo seguito anche dall’aumento dei boschi governati a ceduo, a scapito, nella seconda metà del XX secolo, delle fustaie. I processi di naturale ricolonizzazione dei terreni agrari abbandonati, unitamente agli interventi di imboschimento e rimboschimento, hanno contribuito, non solo 168

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negli anni passati, a giustificare la dinamica di evoluzione della superficie forestale. Le difficoltà nel monitorare i fenomeni di ricolonizzazione possono contribuire a fornire una spiegazione all’apparente contrasto tra i dati delle fonti ufficiali dell’ISTAT e le altre fonti, in particolare quella dell’Inventario Forestale Regionale. Le comunità vegetali o fitocenotiche diffuse sull’articolato territorio di interesse – sia boschive che arbustive e pascolive – si presentano abbastanza diversificate. Tra le fitocenosi presenti i boschi, in particolare, si distribuiscono sul territorio in funzione delle condizioni altitudinali, climatiche ed edafiche e ricoprono oltre il 50% della superficie dei comuni interessati, caratterizzando il paesaggio vegetale. 4.6.2 Inquadramento dell’area di studio La notevole diversità geologica, morfologica e climatica dell’Umbria, unitamente alla millenaria utilizzazione del territorio regionale da parte dell’uomo, sono all’origine di una grande ricchezza floristica, vegetazionale e paesaggistica, con almeno 7 grandi sistemi di paesaggio. Nel complesso, il territorio regionale è interessato:  Per il 38% da paesaggio, costituito da boschi, praterie primarie, vegetazione idrolitica ed elofitica, aggruppamenti delle praterie rocciose;  Per il 7% da paesaggio seminaturale, formato da arbusteti, pascoli secondari, vegetazione delle praterie umide e tobose;  Per il 55% da paesaggio antropico, rappresentato da campi, oliveti, vigneti, aree urbanizzate, viabilità cave e discriche. Le suddette categorie di paesaggio (Orsomando et alii, 1998) non sono distribuite in maniera omogenea nel territorio regionale ma presentano una diffusione strettamente connessa con le caratteristiche geomorfologiche ed attitudinali. I paesaggi naturale e seminaturale, infatti, prevalgono nettamente lungo le dorsali montuose, come l’Appennino umbro-marchigiano, i Monti Martani ed i Monti Amerini, mentre sui rilievi collinari si ha una sostanziale equivalenza tra il paesaggio naturale/seminaturale e con quello antropico. Solo in corrispondenza delle pianure fluvio-lacustri prevale nettamente il paesaggio antropico, il quale ha quasi completamente sostituito le altre due categorie, che occupano superfici inferiori all’1%.

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Dall’analisi dell’elaborato 3 del PUT – Carta Geobotanica l’area oggetto di studio ricade nelle seguenti formazioni:  Boschi di caducifoglie collinari e submontane. Formazioni a prevalenza di: roverella (Quercus pubescens); carpino nero (Ostrya carpinifolia); cerro (Quercus cerris); farnetto (Quercus frainetto); castagno (Castanea sativa). Formazioni miste di: roverella e carpino nero; roverella e pino d’Aleppo (Pinus alepensis); cerro e carpino nero; cerro e roverella. Formazioni di cerro con carpino bianco (carpinus betulus). QUERCETALIA PUBESCENTI- PETRAEAE E FAGETALIA SYLVATICAE.  Campi coltivati ed abbandonati. Seminativi semplici ed arborati con vegetazione infestante. Seminativi abbandonati da diversi anni con vegetazione erbacea pioniera. CENTAURETALIA CYANI, CHENOPODIETALIA ALBI, APERETALIA SPICA-VENTI E AGROPYRETALIA INTERMEDI-REPENTIS. Le caratteristiche del clima umbro dominanti e maggiormente determinanti per gli aspetti floristico – vegetazionali sono le peculiari combinazioni di freddo invernale e siccità estiva. Dai diagrammi di Walter e Lieth risulta una divisione del territorio regionale in tre tipi fondamentali: con periodo arido più o meno accentuato; senza periodo arido; con periodo perumido. Se si considera il bilancio idrico di Thornthwaite, si rileva (Nardi et alii, 1991) che tutta la regione, eccettuate le zone montuose più elevate, è soggetta a deficit all’incirca dal 20 giugno al 20 agosto. Anche secondo questo Indice il territorio regionale può essere diviso in tre aree, aventi ognuna una diversa classe di deficit idrico. L’area oggetto di studio, ricade nel settore occidentale meridionale, che presenta valori di deficit più elevati. Nel complesso appare però rilevante per entrambi gli Indici considerati, l’importanza dei rilievi di mitigare la siccità nel periodo primaverile-estivo, che invece è assai accentuata nelle zone di pianura. In base ad entrambi gli Indici, inoltre, è possibile suddividere il territorio regionale in tre fasce principali con stress idrico decrescente: 1. Umbria occidentale e centro meridionale; 2. Umbria centrale; 3. Umbria settentrionale ed orientale.

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Analizzando l’Indice ombro metrico estivo (Iov) e l’Indice di continentalità di Rivas-Martinez si evince che il territorio regionale rientra nella Regione Temperata Semioceanica di Transizione o in quella Temperata Semioceanica. Dall’analisi dell’elaborato 4 del PUT – Carta Fitoclimatica l’area oggetto di studio rientra nella Regione Temperata Semioceanica e in particolare nel Piano Bioclimatico Alto-Collinare e Piano Bioclimatico Basso-Collinare

Piano Bioclimatico Alto-Collinare Riguarda prevalentemente la dorsale appenninica centro-meridionale, nonchè le aree collinari dell‘Umbria centrale, occidentale e nord-orientale, in una fascia altitudinale estesa: a nord, dai 300-350 ai 900-950 m; al centro, dai 500-550 ai 950-1000 m; a sud, dai 700-750 ai 1000-1050 m. Dal punto di vista climatico il Piano Alto-Collinare si contraddistingue soprattutto per l'assenza di aridità estiva (presente solo su alcuni versanti sud per cause edafiche o di inclinazione) e per la presenza di uno stress da freddo moderato (media delle temperature minime prossime o leggermente inferiori a 0 °C per 1 o 2 mesi) e mediamente prolungato. La distribuzione geografica di questo Piano è strettamente connessa con le caratteristiche orografiche della regione, interessando tutte le catene collinari e la base delle dorsali montane. Il paesaggio vegetale di questo ambito fitoclimatico è costituito da boschi caducifogli: xerofili privi di sclerofille sempreverdi; semimesofili, con presenza di alcuni elementi montani nel sottobosco, Negli impluvi più freschi, inoltre, sono talvolta presenti boschi mesofili di Fagus sylvatica o Castanea sativa, nonchè boscaglie di carpino bianco (Carpinus betulus) e nocciolo (Corylus avellana). Dal punto di vista fitosociologico, i boschi xerofili sono riferiti alle alleanze: Ostryo-Carpinion orientalis (pendici calcaree e calcareo-marnose), con la sottoalleanza Cytiso-Quercenion pubescentis (Aggr. a Quercus pubescens e Quercus cerris o Aggr. a Quercus pubescens e Ostrya carpinfolia, dei substrati calcarei e marnoso-arenacei); Quercion pubescenti-petraeae (Aggr. a Quercus pubescens e Acer monspessulanum, dei versanti calcarei detritici). I boschi semimesofili (a prevalenza di Ostrya carpinifolia o Quercus cerris) sono invece riferiti alle

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alleanze: Ostryo-Carpinion orientalis, con le associazioni Scutellario columnae-Ostryetum carpinifoliae (pendici calcaree e calcareo-marnose) e Aceri obtusati-Quercetum cerris (rilievi marnoso-arenacei); Lathyro montani-Quercion cerridis (Aggr. a Quercus cerris e Quercus petraea, delle colline arenacee). Le faggete rientrano nel Geranio nodosi-Fagion sylvaticae, mentre le formazioni con nocciolo e carpino bianco sono inquadrate nell'associazione Carpino betuli-Coryletum avellanae, dell'alleanza Carpinion betuli. I mantelli ed i cespuglieti collegati dinamicamente ai suddetti boschi sono riferiti alle alleanze Cytision sessilifolii (versanti calcarei, calcareo-mamosi e marmoso-arenacei), con le associazioni Spartio juncei-Cytisetum sessilifolii, Lonicero etruscae-Prunetum mahaleb e Junipero oxycedri- Cotinetum coggygriae; Pruno-Rubion fruticosi (versanti arenacei), con l’associazione Calluno- Sarothamnetum. Sui versanti arenacei più soleggiati sono presenti anche ericeti dell'assocìazione Cisto incarni-Ericetum scopariae (Calluno-Ulicetalia). I pascoli sono costituiti da: brometi dell'AsperuIo purpureae-Brometum erecti (versanti sud) e del Brizo mediae-Brometum erecti (aree poco acclivi esposte a nord), nonchè seslerieti dell'associazione Seslerio nitidae-Brometum erecti (substrati calcarei), tutti inquadrati nell’alleanza Phleo ambigui-Bromion erecti; brachipodieti del Centaureo bracteatae-Brometum erecti (marne, marne-arenacee ed arenairie), riferiti alla alleanza Bromion erecti. Sulle pendici marnose più aride sono inoltre presenti nuclei di pascolo camefitico inquadrati nell'associazione Coronillo minimae-Astragaletum monspessulani, dell'alleanza Xerobromion erecti.

Piano Bioclimatico Basso-Collinare Riguarda l'Umbria centro-meridionale (tra 450-500 e 750-800 m di altitudine), centro settentrionale (tra 200-250 e 300-350 m di quota) ed occidentale (tra 300 a 450-550 m). Coincide con il limite di penetrazione degli influssi climatici mediterranei poiché lo stress da aridità é ancora presente pur se con durata di un solo mese, mentre lo stress da freddo é modesto anche se più prolungato rispetto al Piano collinare submediterraneo. Il valore dell'lndice lar e pari a 5, considerato come rappresentativo del limite superiore del clima mediterraneo. Dal punto di vista geografico la distribuzione spaziale di questo Piano é connessa con: la presenza dei varchi costituiti dalle Valli del Tevere e del Nera; la posizione delle vaste aree di bassa quota rappresentate dalle grandi pianure interne (Valle Umbra e conca eugubina); la protezione contro

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le perturbazioni fredde offerta a tutta l'Umbria centrale dalla catena dell‘Appennino umbro- marchigiano, Assai numerosi e diversificati sono i litotipi affioranti che comprendono: i calcari della Successione umbro-marchigiana, la Formazione marnoso-arenacea, le Arenarie del Macigno del Mugello e del Chianti, i Tavolati vulcanici e travertinosi, i Sedimenti sabbiosi ed argillosi. L'aspetto più caratterizzante del paesaggio vegetale di questo ambito fitoclimatico é costituito da boschi caducifogli (a dominanza di Quercus pubescens, Quercus cerris, Quercus frainetto o Ostrya carpinifolia), con sottobosco più o meno ricco di sclerofille sempreverdi, vicariati sugli affioramenti litoidi da leccete mesofile con caducifoglie (pendici sud e sud-ovest). Per quanto riguarda i boschi di caducifoglie, essi sono riferiti alle alleanze: Ostryo-Carpinion orientalis, con le associazioni Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis (substrati calcareo- detritici, marne calcaree ed arenarie) e Asparago acutifolii-Ostryetum carpinifoliae (rocce carbonatiche); Teucrio siculi-Quercion cerridis, con la subassociazione Coronillo emeri- Quercetum cerris geuistetcsum germanicae (boschi con farnetto dei depositi sabbiosi villafranchiani); Lonicero etruscae-Quercion pubescentis, con l’associazione Erica urboreae- Quercetum cerridis (substrati arenacei). Sui versanti settentrionali sono invece presenti i boschi semimesofili del Lathyro montani- Quercion cerridis (cerrete dei substrati arenacei) o formazioni dello Scutellario columnae- Ostryetum carpinifoliae (ostrieti dei substrati calcarei) e dell‘Aceri obtusati-Quercetum cerris (ostrio-cerrete dei substrati mamoso-arenacei). I boschi di leccio sono invece riferiti alle associazioni Fraxino orni-Quercetum ilicis, Cephalanthero-Quercetum ilicis e Asplernio onopteris-Quercetum ilicis. Anche nelle formazioni arbustive si registra spesso la coesistenza di elementi caducifogli con specie mediterranee. Si tratta per lo più di formazioni riferite all’alleanza Cytision sessilifolii (Junipero communis-Pyracanthenum coccineae, Lonicero etruscae-Prunetum mahaleb e Spartio juncei-Cytisetum sessilifolii pistacietosum terebinthi), ma sono anche presenti cespuglieti dell‘alleanza Oleo-Ceratonion (Coronillo emeroidis—Ericetum multiflorae pyracanthaetosum coccineae) e mantelli termo-acidofili dell'associazione Cisto incani-Ericetum scopariae. I pascoli (che rappresentano l’elemento fitosociologicamente meno noto di questo Piano bioclimatico) sono costituiti da brometi xerici dell’Asperulo purpureae-Brometum erecti

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cephalarietosum leucanthae (substrati calcarei), brachipodieti del Centaureo bracteatae- Brometum erecti (marne, marne-arenacee ed arenarie) e, sui costoni più soleggiati, piccole praterie terofitiche del Trifolio scabri-Hypochoeridetum achyrophori (calcari) o formazioni camefitiche riferite al Coronillo minimae-Astragaletum monspessulani (pendici marnose fortemente acclivi e soggette ad erosione). Di notevole importanza sono in questa zona le colture dell'olivo (Olea europaea var. europaea) e della vite (Vitis vinifera var. vinifiera), con la produzione dei più rinomati vini regionali. Dall’analisi della “Carta dell’unità ambientale paesaggistica dell’Umbria”, di cui si riporta uno stralcio, che rappresenta unità spaziali costituite da insiemi di ambiti qualificati da raggruppamenti omogenei di attributi abiotici, vegetazionali ad antropici, si evince che l’area prescelta per l’ubicazione degli aerogeneratori ricade in parte all’interno del “paesaggio naturale e semi-naturale” e in parte in quello “antropico”.

Figura 19 “Carta dell’unità ambientale paesaggistica dell’Umbria”

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L’area oggetto di studio ricade in parte nel “Paesaggio Naturale”, nei seguenti sistemi:

 Sistema dei substrati marnosi e marnoso-calcarei, unità ambientali dei rilievi collinari, rilievi alto collinari con bosco di carpino nero (Ostryra carpinifolia) o roverella (Quercus pubescens), talvolta alternati a piccole aree pascolive, di origine secondaria, a brachipodio (Brachypodium rupestre). OSTRYO-CARPINION ORIENTALIS e BROMION ERECTI.

 Sistema dei substrati arenacei, sabbioso-arenacei e delle argilliti, unità ambientali dei rilievi collinari e montani lungo i versanti collinari e submontani ricoperti da boschi termofili di cerro (Quercus cerris), con latifoglie sclerofile sempreverdi o semimesofili di cerro con specie montane. LONICERO-QUERCION PUBESCENTI e LATHYRO MONTANI- QUERCION CERRIDIS In parte l’area ricade nel “Paesaggio Seminaturale”, nei sistemi dei substrati marnosi, marnoso- arenacei, arenacei e sabbioso-argillosi, nell’unità ambientale dei rilievi collinari e montani lungo le sommità e versanti con pascoli di origine secondaria a brachipodio (Brachypodium rupestre) o 175

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nelle aree sub mediterranee, con prati terofitici. BROMION ERECTI e TUBERARION GUTTATAE. Alcune zone ricadono invece nel “Paesaggio Antropico”, sistema dei substrati calcarei, marnosi, marnoso – arenacei, arenacei, sabbioso-argillosi e vulcanici nell’ambito dell’unità ambientali dei “rilievi collinari e montani” in parte in aree agricole dei rilievi collinari con coltivazioni annuali ed in parte in aree di Impianti arborei (rimboschimento a conifere). Dall’analisi della “ Carta Vegetazione Naturale Potenziale dell'Umbria”, di cui si riporta uno stralcio, si evince che l’area prescelta per l’ubicazione degli aerogeneratori ricade in un area caratterizzata da vegetazione zonale caratterizzata da Foreste di Cerro (Quercus Cerris) e Foreste di Carpino Nero (Ostrya Carpinifolia).

Figura 20 “Carta Vegetazione Naturale Potenziale dell'Umbria”

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Conclusioni L’analisi cartografico-vegetazionale, ha evidenziato come il territorio studiato si presenti con le più caratteristiche tipologie vegetazionali e paesaggistiche delle dorsali calcaree dell’Appennino umbro-marchigiano e le Arenarie del Macigno del Mugello. L’elemento di maggior valore è rappresentato dalla notevole biodiversità fitocenotica, che si manifesta in un ambito territoriale relativamente modesto e climaticamente omogeneo. Tutte le associazioni presentano, inoltre, una sufficiente ampiezza tale da garantire la conservazione nel tempo. L’ubicazione delle macchine è stata effettuata seguendo precise scelte progettuali che hanno puntato, da un lato, alla minimizzazione dell’impatto del parco sulla biocenosi vegetale presente e dall’altro alla massimizzazione del rendimento del parco in termini di ore di funzionamento annue. In particolare gli obiettivi sopradescritti sono stati perseguiti cercando di :  ubicare le piazzole degli aerogeneratori al di fuori delle aree boscate;  utilizzare al massimo la viabilità esistente;  limitare il taglio della vegetazione ai soli individui ingombranti la sede stradale dove verranno interrati i cavidotti;  minimizzazione delle aree sottratte al paesaggio naturale. Seguendo questi criteri, come è possibile evincere dalle cartografie allegate, in particolare l’elaborato 01 C Lay Out di Progetto su Ortofoto, ci si è indirizzati per di ubicare gli aerogeneratori al di fuori delle aree boscate, è importante sottolineare che alcune aree classificate 177

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come bosco ed all’apparenza boscate appartengono in realtà sistema del paesaggio antropico essendo aree di rimboschimento a conifere e quindi sottoposte a turni di ceduazione.

4.7 FAUNA Lo stato delle comunità e delle popolazioni animali può esprimere efficacemente quanto avviene nei diversi livelli funzionali degli ecosistemi e può descrivere il risultato finale di tanti complessi e articolati processi che regolano per prime altre componenti ambientali. Allo stato attuale, secondo quanto riportato nella”Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria”, la fauna viene suddivisa in due grandi categorie: vertebrati e invertebrati. Per gli invertebrati non risulta disponibile nessuna lista completa e aggiornata delle specie presenti sul territorio regionale. L’unico elenco organico recentemente redatto riguarda le specie umbre contemplate nell’Allegato II della direttiva 92/43 CEE(Direttiva Habitat) e altre specie che in ogni caso risultano di rilevante interesse scientifico – conservazionistico in quanto rare e/o minacciate e/o in declino in Umbria. Risultano particolarmente importanti per le specie trattate gli ambienti acquatici, dalle sorgenti agli stagni, dalle paludi ai corsi d’acqua montani e le formazioni forestali mature, con presenza di alberi senescenti, dalle zone planziali a quelle montane. Per quanto riguarda i vertebrati, risultano complessivamente presenti : 39 specie di Pesci(di cui 14 indigene), 13 di Anfibi, 16 di Rettili, 173 di Uccelli nidificanti e/o svernati(di cui 144 nidificanti) e 65 Mammiferi, per un totale di 306 specie di vertebrati. Le specie che risultano maggiormente colpite dalla realizzazione di un parco eolico risultano essere essenzialmente: Avifauna e Chirotterofauna. Per poter prevedere e attuare adeguati interventi di salvaguardia e protezione è necessario partire da una adeguata conoscenza della varietà e dell’abbondanza delle specie presenti.

4.7.1 ANALISI AVIFAUNA

Per effettuare l’analisi degli effetti del parco eolico è stato necessario effettuare una ricerca delle specie presenti sul territorio interessato dall’opera. La fonte principale di informazioni è stata un’attenta analisi bibliografica affiancata a delle considerazioni che hanno cercato di

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stimare la presenza delle specie in relazione alle caratteristiche degli loro habitat. Tali dati saranno validati da specifiche campagne di monitoraggio svolte secondo le metodologie più adatte allo specifico caso in esame. Nella Tabella seguente vengono riportate le specie risultato delle analisi fatte distinte per “nidificanti” e “svernanti” e per probabilità di rinvenimento.

 = certezza  = probabilità  = possibilità A = assente SPECIE NIDIFICAZIONE SVERNAMENTO Garzetta (Egretta Garzetta)  A Airone cenerino (Ardea cinerea) A  Alzavola(Anas crecca) A  Germano reale( Anas platyrhynchos) A  Falco Pecchiaiolo (Pernis apivorus)  A Biancone( Circaetus Gallicus)  A Albanella reale( Circus cyaneus) A  Sparviere (Accipiter nisus)   Poiana (Buteo buteo)   Gheppio (Falco tinnunculus)   Pernice Rossa( Alectoris rufa) A  Starna (Perdix perdix)   Quaglia (Coturnix coturnix)  A Fagiano comune (Phasianus colchicus)   Porciglione (Rallus acquaticus) A  Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus)   Pavoncella(Vanellus vanellus) A  Beccaccino(Gallinago gallinago) A  Beccaccia (Scolopax rusticola) A  Gabbiano reale(Larus cachinnans) A  Colombaccio (colomba palumbus)   Tortora (Streptopelia turtur)  A Cuculo (Cuculus canoris)  A Barbagianni(Tyto alba) A  Civetta (Athene noctua)   Assiolo(Otus scops)  A Allocco Strix aluco)   Gufo comune(Asio otus) A  Rondone (Apus apus)  A Martin pescatore (Alcedo atthis)   Gruccione (merops apiaster)  A Upupa (Upupa epos)  A Torcicollo (Jynx torquilla)  A 179

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Picchio verde (Picus viridis)   Picchio rosso maggiore (Picoides major)   Cappellaccia( Galeria cristata)   Tottavilla (Pullula arborea)   Allodola (Alauda arvensis)   Rondine (Hirundo rustica)  A Balestruccio (Delichon urbica)  A Calandro(Anthus campestris)  A Pispola (Anthus pratensis) A  Ballerina gialla (Motacilla cinerea)   Ballerina bianca (Motacilla alba)   Scricciolo (Troglodytes troglodytes)   Passera scopatola (Prunella modularis) A  Pettirosso (Erithacus rubecula)   Usignolo (Luscinia megarhynchos)  A Saltimpalo (Saxicola Torquata)   Merlo (Turdus merula)   Cesena(Turdus pilaris) A  Tordo bottaccio (Turdus philomelos) A  Tordo sassello (Turdus iliacus) A  Tordela (Turdus viscivorus)  A Usignolo di fiume (Cettia cetti)   Beccamoschino (Cisticola juncidis)  A Canapino(Hippolais poliglotta)  A Sterpazzolina(Sylvia cantillans)  A Occhiocotto(Sylvia melanocephala)   Sterpazzola(Sylvia communis)  A Capinera(Sylvia atricapilla)   Lui piccolo(Phylloscopus collybyta)   Regolo(Regulus regulus) A  Fiorrancino(Regulus ignicapillus)   Codibugnolo(Aegithalos caudatus)   Cincia Bigia(Parus palustris) A  Cincia mora(Parus ater)   Cinciarella(Parus caerulens)   Cinciallegra(Parus major)   Picchio muratore(Sitta europea)   Rampichino(Cerchia brachydactyla)   Pendolino(Remiz pendulinus)  A Rigogolo(Oriolus oriolus)  A Averla piccola(Lanius collurio)  A Ghiandaia(Garrulus glandarius)   Gazza(Pica pica)   Taccola(Corpus monedula)   180

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Cornacchia grigia(Corpus corone cornix)   Storno(Sturnus vulgaris)   Passera d’Italia(Passer domesticus italiane)   Passera mattugia(Passer montanus)   Fringuello(Fringilla coelebs)   Verzellino(Serinus serinus)   Verdone(Carduelis chloris)   Cardellino(Carduelis carduelis)   Fanello(Carduelis cannabina) A  Frosone(Coccothraustes Coccothraustes) A  Zigolo nero(Emberiza cirlus)   Strillozzo(Miliaria calandra)   Tabella 26 - Specie potenzialmente presenti nell'area del parco eolico

4.7.1.1 Analisi stato conservazionistico delle specie La sempre maggiore importanza che viene riconosciuta alla salvaguardia dell'ambiente ha generato negli ultimi anni una fitta normazione per la soluzione dei problemi che affliggono la fauna selvatica, articolandone la tutela in modo differenziato a seconda delle specie. Ma proprio la molteplicità delle norme oggi in vigore alla quale va aggiunta, fortunatamente, anche quella delle specie animali viventi appartenenti alla fauna selvatica rischia di vanificare la loro efficacia, poiché la loro stratificazione e spesso la loro differente originarietà richiedono non solo una continua ed aggiornata conoscenza, ma anche una poliedrica professionalità. Riportiamo di seguito il repertorio della fauna protetta italiana, in particolare si evidenzia lo stato di tutela per le specie individuate come potenzialmente presenti nell’area del parco eolico. La normativa nazionale (legge 157/92), le Convenzioni comunitarie (Berna, Bonn, Parigi, Washington, Barcellona) e le direttive internazionali, (79/409 e 92/ 43) tutelano, a differenti livelli, alcune di tali specie, riservando quasi esclusivamente il loro interesse a quelle Vertebrate. Infatti risultano tutelati 93 Mammiferi su 118, 467 Uccelli su 473, 58 Rettili su 58, 38 Anfibi su 38, 39 pesci ossei su 489, 7 pesci cartilaginei su 73 e 4 agnati su 5. Passando agli invertebrati le cifre divengono assai diverse, infatti risultano tutelati 7 Poriferi su 479, 7 Celenterati su 463, 20 Molluschi su 2.139, 1 Anellide su 1.149, 9 Crostacei su 2.236, 38 Insetti su 37.315 e 1 Echinoderma su 118. Descrizione dell'elenco L'elenco è ordinato per Famiglia e Specie. Per le singole Specie le colonne indicano nell'ordine: 181

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 Nome latino = Binomio linneano relativo al taxa considerato  Nome italiano

Le categorie rispetto alle quali è stato verificato se esistono informazioni sono le seguenti:

 L. 157/92 art. 2: specie specificatamente protette all'art. 2 della legge del 11 febbraio 1992  L. 157/92: specie protette dalla legge del 11 febbraio 1992  79/409 CEE Ap.1: allegato 1direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici  79/409 CEE Ap.2/1: allegato 2/1direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici  79/409 CEE Ap.2/2: allegato 2/2 direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici  79/409 CEE Ap.3/1: allegato 3/1direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici  79/409 CEE Ap.3/2: allegato 3/2 direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici  BERNA Ap.2: allegato 2 convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell'ambiente naturale in Europa, adottata a Berna il 19 settembre 1979  BERNA Ap.3: allegato 3 convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell'ambiente naturale in Europa, adottata a Berna il 19 settembre 1979  CITES All. A: Allegato A del Regolamento (CE) n. 2307/97  CITES All. B: Allegato B del Regolamento (CE) n. 2307/97  CITES All. D: Allegato D del Regolamento (CE) n. 2307/97  BONN Ap.1: allegato 1 convenzione sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica adottata a Bonn il 23 giugno 1979  BONN Ap.2: allegato 2 convenzione sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica adottata a Bonn il 23 giugno 1979  Habitat all.2: Allegato 2 alla Direttiva 43/92/CEE "Habitat" denominato Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione (Z.S.C.). Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997.  Habitat all.4: Allegato 4 alla Direttiva 43/92/CEE "Habitat" denominato Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa. Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997.  Habitat all. 5: Allegato 5 alla Direttiva 43/92/CEE "Habitat" denominato Specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione. Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997.  Barcellona all. 2: Allegato 2 alla Convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo dall'inquinamento; adottata il 16 Febbraio 1976, e approvata con Decisione del Consiglio Europeo 25 luglio 1977, n. 77/585/CEE(G.U.C.E. 19 settembre 1977,n.L 240) 182

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 Endemica: specie il cui areale di distribuzione è rispettivamente limitato all'Italia o si estende anche ai territori vicini  Minacciate: Minacciate: specie minacciate tratte dalla CHECK LIST delle specie della fauna italiana, 1999. (M = minacciata; R = Rara)  IUCN: Categoria IUCN, di cui segue la decodifica dei suffissi principali.

S Categoria in italiano Categoria in inglese igla E Estinto Extinct X E Estinto in natura Extinct in the wild W C Gravemente minacciato Critically endagered R E Minacciato Endagered N V Vulnerabile Vulnerable U L A minor rischio Lower Risk R c Dipendenti dalla protezione Conservation Dependent d nt Quasi a rischio Near Threatened lc A rischio relativo Least Concern D Dati insufficienti Data Deficient D N Non valutato Not Evalued E

Tabella 27 - Legenda delle categorie IUCN

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L.2 art. 157/92 L. 157/92 CEE Ap.1 79/409 CEE Ap.2/I 79/409 CEE Ap.2/II79/409 CEE Ap.3/I 79/409 CEE Ap.3/II79/409 Ap.2 BERNA Ap.3 BERNA CITES All. A CITES All. B CITES All. D Ap.1 BONN Ap.2 BONN Ap.2 HABITAT Ap.4 HABITAT Ap.5 HABITAT all. 2 BARCELLONA ENDEMICA CHECKLIST IUCN Accipitridae Accipiter nisus (Linnaeus, 1758) Sparviere x x x x Accipitridae Buteo buteo (Linnaeus, 1758) Poiana x x x x Accipitridae Circaetus gallicus (Gmelin, 1788) Biancone x x x x x Accipitridae Circus cyaneus (Linnaeus, 1766) Albanella reale x x x x x Accipitridae Pernis apivorus (Linnaeus, 1758) Falco pecchiaiolo x x x x x Anatidae Anas crecca Linnaeus, 1758 Alzavola x x x x Anatidae Anas platyrhynchos Linnaeus, 1758 Germano reale x x x x Apodidae Apus apus (Linnaeus, 1758) Rondone x x Charadriidae Vanellus vanellus (Linnaeus, 1758) Pavoncella x x x Laridae Larus cachinnans Pallas, 1811 Gabbiano reale x x x Scolopacidae Gallinago gallinago (Linnaeus, 1758) Beccaccino x x x x Scolopacidae Scolopax rusticola Linnaeus, 1758 Beccaccia x x x x Ardeidae Ardea cinerea Linnaeus, 1758 Airone cenerino x x Ardeidae Egretta garzetta (Linnaeus, 1766) Garzetta x x x Columbidae Columba palumbus Linnaeus, 1758 Colombaccio x x Columbidae Sterptopelia turtur (Linnaeus, 1758) Tortora x x Alcedinidae Alcedo atthis (Linnaeus, 1758) Martin pescatore x x x Coraciidae Coracias garrulus Linnaeus, 1758 Ghiandaia marina x x x x Meropidae Merops apiaster Linnaeus, 1758 Gruccione x x x Upupidae Upupa epops Linnaeus, 1758 Upupa x x Cuculidae Cuculus canorus Linnaeus, 1758 Cuculo x x Falconidae Falco tinnunculus Linnaeus, 1758 Gheppio x x x x Phasianidae Alectoris rufa (Linnaeus, 1758) Pernice rossa x x x Phasianidae Coturnix coturnix (Linnaeus, 1758) Quaglia x x x Phasianidae Perdix perdix (Linnaeus, 1758) Starna x x x Phasianidae Phasianus colchicus Linnaeus, 1758 Fagiano comune x x x Rallidae Gallinula chloropus (Linnaeus, 1758) Gallinella d'acqua x x 184

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L.2 art. 157/92 L. 157/92 CEE Ap.1 79/409 CEE Ap.2/I 79/409 CEE Ap.2/II79/409 CEE Ap.3/I 79/409 CEE Ap.3/II79/409 Ap.2 BERNA Ap.3 BERNA CITES All. A CITES All. B CITES All. D Ap.1 BONN Ap.2 BONN Ap.2 HABITAT Ap.4 HABITAT Ap.5 HABITAT all. 2 BARCELLONA ENDEMICA CHECKLIST IUCN Rallidae Rallus aquaticus Linnaeus, 1758 Porciglione x x Aegithalidae Aegithalos caudatus Linnaeus, 1758 Codibugnolo x x Alaudidae Alauda arvensis (Linnaeus, 1758) Allodola x x x Alaudidae Galerida cristata (Linnaeus, 1758) Cappellaccia x x Alaudidae Lullula arborea (Linnaeus, 1758) Tottavilla x x x Certhiidae Certhia brachydactyla Brehm, 1820 Rampichino x x Corvidae Corvus monedula Linnaeus, 1758 Taccola x Emberizidae Emberiza cirlus Linnaeus, 1758 Zigolo nero x x Emberizidae Miliaria calandra (Linnaeus, 1758) Strillozzo x x Fringillidae Carduelis chloris (Linnaeus, 1758) Verdone x x Fringillidae Carduelis cannabina (Linnaeus, 1758) Fanello x x Fringillidae Carduelis carduelis (Linnaeus, 1758) Cardellino x x Fringillidae Coccothraustes coccothrauste Frosone x x Fringillidae Fringilla coelebs Linnaeus, 1758 Fringuello x x Fringillidae Serinus serinus (Linnaeus, 1766) Verzellino x x Hirundinidae Delichon urbica (Linnaeus, 1758) Balestruccio x x Hirundinidae Hirundo rustica Linnaeus, 1758 Rondine x x Laniidae Lanius collurio Linnaeus, 1758 Averla piccola x x x Motacillidae Anthus campestris Linnaeus, 1758 Calandro x x x Motacillidae Anthus pratensis Linnaeus, 1758 Pispola x x Motacillidae Motacilla alba Linnaeus, 1758 Ballerina bianca x x Motacillidae Motacilla cinerea Tunstall, 1771 Ballerina gialla x x Oriolidae Oriolus oriolus Linnaeus, 1758 Rigogolo x x Paridae Parus ater Linnaeus, 1758 Cincia mora x x Paridae Parus caeruleus Linnaeus, 1758 Cinciarella x x Paridae Parus major Linnaeus, 1758 Cinciallegra x x Paridae Parus palustris Linnaeus, 1758 Cincia bigia x x

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L.2 art. 157/92 L. 157/92 CEE Ap.1 79/409 CEE Ap.2/I 79/409 CEE Ap.2/II79/409 CEE Ap.3/I 79/409 CEE Ap.3/II79/409 Ap.2 BERNA Ap.3 BERNA CITES All. A CITES All. B CITES All. D Ap.1 BONN Ap.2 BONN Ap.2 HABITAT Ap.4 HABITAT Ap.5 HABITAT all. 2 BARCELLONA ENDEMICA CHECKLIST IUCN Passeridae Passer montanus (Linnaeus, 1758) Passera mattugia x x Prunellidae Prunella modularis Linnaeus, 1758 Passera scopaiola x x Remizidae Remiz pendulinus (Linnaeus, 1758) Pendolino x x Sittidae Sitta europea Linnaeus, 1758 Picchio muratore x x Sturnidae Sturnus vulgaris Linnaeus, 1758 Storno x Sylviidae Cettia cetti (Temminck, 1820) Usignolo di fiume x x Sylviidae Cisticola juncidis (Rafinesque, 1810) Beccamoschino x x Sylviidae Hippolais polyglotta (Vieillot, 1817) Canapino x x Sylviidae Phylloscopus collybita Vieillot, 1817 Luì piccolo x x Sylviidae Regulus ignicapillus Temminck, 1820 Fiorrancino x x Sylviidae Regulus regulus Linnaeus, 1758 Regolo x x Sylviidae Sylvia atricapilla Linnaeus, 1758 Capinera x x Sylviidae Sylvia cantillans Pallas, 1784 Sterpazzolina x x Sylviidae Sylvia communis Latham, 1787 Sterpazzola x x Sylviidae Sylvia melanocephala Gmelin, 1789 Occhiocotto x x Troglodytidae Troglodytes troglodytes (Linnaeus, 1758) Scricciolo x x Turdidae Erithacus rubecula (Linnaeus, 1758) Pettirosso x x Turdidae Luscinia megarhynchos Brehm, 1831 Usignolo x x Turdidae Saxicola torquata Linnaeus, 1758 Saltimpalo x x Turdidae Turdus iliacus Linnaeus, 1758 Tordo sassello x x Turdidae Turdus merula Linnaeus, 1758 Merlo x x Turdidae Turdus philomelos Brehm, 1831 Tordo bottaccio x x Turdidae Turdus pilaris Linnaeus, 1758 Cesena x x Turdidae Turdus viscivorus Linnaeus, 1758 Tordela x x x Picidae Jynx torquilla Linnaeus, 1758 Torcicollo x x Picidae Picoides major (Linnaeus, 1758) Picchio rosso maggiore x x Picidae Picus viridis Linnaeus, 1758 Picchio verde x x Strigidae Asio otus (Linnaeus, 1758) Gufo comune x x x x 186

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L.2 art. 157/92 L. 157/92 CEE Ap.1 79/409 CEE Ap.2/I 79/409 CEE Ap.2/II79/409 CEE Ap.3/I 79/409 CEE Ap.3/II79/409 Ap.2 BERNA Ap.3 BERNA CITES All. A CITES All. B CITES All. D Ap.1 BONN Ap.2 BONN Ap.2 HABITAT Ap.4 HABITAT Ap.5 HABITAT all. 2 BARCELLONA ENDEMICA CHECKLIST IUCN Strigidae Athene noctua (Scopoli, 1769) Civetta x x x x Strigidae Otus scops (Linnaeus, 1758) Assiolo x x x x Strigidae Strix aluco Linnaeus, 1758 Allocco x x x x Tytonidae Tyto alba (Scopoli, 1769) Barbagianni x x x x Tabella 28 - Specie potenzialmente presenti e stato di tutela

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La check-list degli Uccelli che frequentano le aree su cui insisterà dal parco eolico conta di 86 specie. Dal punto di vista conservazionistico si evince che solamente il 17% delle specie potenzialmente presenti(15 specie) risultano tutelate dalla Legge 157/92 Art.2: specie particolarmente protetta per le norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Per quanto riguarda invece le specie censite dalla CHECK LIST delle specie della fauna italiana – 1999, risulta che nessuna delle specie potenzialmente presenti nell’area di studio sia qui presente.

4.7.1.2 Stima del numero possibile di collisioni

Il principale pericolo o impatto che un parco eolico può generare in fase di esercizio è rappresentato dalle possibili collisioni dell’ avifauna locale o, soprattutto, quella migratrice. La stima delle possibili collisioni di uccelli contro gli aerogeneratori eolici è materia tuttora di oggetto di dibattito nel mondo scientifico data l’estrema aleatorietà delle conclusioni cui si può giungere in merito, a causa della variabilità dei fattori in gioco: velocità del vento( che incide sulla rotazione delle pale, sulla velocità di volo e sulla capacità di manovra degli uccelli), condizioni di visibilità(presenza/assenza di nebbia, periodo giorno/notte, ecc.), numero disposizione e localizzazione dei generatori, periodo effettivo di funzionamento di ogni generatore e molti altri. Recentemente sono stati proposti 2 metodi (Band et al., 2007) che intendono rendere più oggettiva la stima dell’influenza di alcuni parametri, sia tecnici che biologici: ad esempio numero dei generatori, numero di pale, diametro del rotore, corda massima, lunghezza e apertura alare dell’uccello. Una volta effettuata la campagna di monitoraggio si potrà avere una stima effettiva delle specie presenti e della loro distribuzione sia geografica che quantitativa. Sulla base di queste informazioni e sulla natura, stanziale o migratrice, verranno applicate due diverse metodologie. Per gli esemplari locali(nidificanti o presenti nel periodo riproduttivo) sarà utilizzato il metodo per uccelli con movimenti “meno prevedibili”. In base ai dati della frequentazione dell’area di impianto, ed in particolare al tempo trascorso dagli uccelli sopra l’area di impianto, per ogni specie osservata verrà stimato il numero di esemplari che potrebbero transitare all’anno nell’area a rischio dell’impianto(A).

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Per gli esemplari in migrazione sarà utilizzato il metodo per uccelli con movimenti “prevedibili”. Tale metodo, pur non adattandosi perfettamente alle condizioni reali, fornisce risultati più attendibili per questi gruppi di uccelli, in quanto basato sul numero di esemplari osservati più che sul tempo trascorso nell’area di impianto. In base ai dati reali verrà stimato il numero di esemplari che potrebbero transitare all’anno a rischio dell’impianto(A). In base ad alcuni parametri tecnici e biologici sarà stimato il rischio teorico di collisione di ogni specie di uccello(B). Moltiplicando tale valore percentuale(B) con il numero di esemplari a rischio di collisione(A), si giunge a stimare per ogni specie(locale o in migrazione) il numero di collisioni possibili in un anno per un determinato impianto eolico. Tale valore dovrà essere chiaramente corretto in base alla capacità di ogni specie di schivare le pale o le torri.

4.7.2 ANALISI CHIROTTEROFAUNA

La prima fase dell’analisi è stata incentrata nel reperimento del materiale bibliografico relativo all’area di indagine e sulle zone limitrofe. L’Analisi è stata condotta cercando di effettuare una accurata raccolta delle evidenze pregresse utilizzando diverse fonti di dati, così come segue:  Informazioni bibliografiche;  Informazioni relative a studi e analisi pregresse;  Informazioni derivanti da associazioni e gruppi speleologici operanti sul territorio nazionale;

Rimane comunque da sottolineare come le conoscenze sulla chirotterofauna sono frammentarie; le diverse caratteristiche fisiche ed ambientali della Regione, come la presenza di importanti sistemi ipogei naturali ed in piccola parte anche artificiali(vecchie miniere dimesse, gallerie in disuso, canali sotterranei, ecc) e quella di complessi forestali con buon livello di naturalità, impongono la necessità di un approfondimento di tutte le caratteristiche di questo taxon attraverso lo sviluppo di apposite campagne di rilevamento sul campo in grado di dare l’effettivo stato conservazionistico delle specie. La scelta delle tecniche di campagna per lo studio della popolazione di Chirotteri in una data area deve sempre tener conto delle diverse caratteristiche delle specie potenzialmente presenti. Le

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specie di pipistrelli finora rilevate in Umbria sono 23, suddivise tra quattro grandi famiglie come segue.

Rinolofidae Rhinolophus euryale Ferro di cavallo Euriale Rhinolophusferrumequinum Ferro di cavallo maggiore Rhinolophus hipposideros Ferro di cavallo minore Vespertilionidae Eptesicus seronitus Serotino comune Hypsugo savii Pipistrello di Savi Myothis blythii Vespertilio di Blith Myothis capaccinii Vespertilio di Capaccini Myothis daubentonii Vespertilio di Daubentòn Myothis emarginatus Vespertilio smarginato Myothis myotis Vesperilio maggiore Myothis mystanicus Vespertilio mustacchino Myothis nattereri Vespertilio di Natterer Myothis bechsteinii Vespertilio di Bechstein Miniopteridae Miniopterus schreibersii Miniottero Molossidae Tadarisa teniotis Molosso di Cestoni Tabella 29 - Specie di pipistrelli potenzialmente presenti

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famiglia specie_lat specie_it

L. 157/92 art. 2 art. L. 157/92 L. 157/92 Ap.1 CEE 79/409 Ap.2/I CEE 79/409 Ap.2/II CEE 79/409 Ap.3/I CEE 79/409 Ap.3/II CEE 79/409 Ap.2 BERNA Ap.3 BERNA CITES All. A CITES All. B CITES All. D Ap.1 BONN Ap.2 BONN Ap.2 HABITAT Ap.4 HABITAT Ap.5 HABITAT all. 2 BARCELLONA ENDEMICA CHECKLIST IUCN Molossidae Tadarida teniotis (Rafinesque, 1814) Molosso di Cestoni x x x x Rhinolophidae Rhinolophus euryale Blasius, 1853 Ferro di cavallo euriale x x x x x VU A2c Rhinolophidae Rhinolophus ferrumequinum (Schreber, 1774) maggiore x x x x x LR/cd Rhinolophidae Rhinolophus hipposideros (Bechstein, 1800) Ferro di cavallo minore x x x x x VU A2c Vespertilionidae Barbastella barbastellus (Schreber, 1774) Barbastello x x x x x VU A2c Vespertilionidae Hypsugo savii (Bonaparte, 1837) Pipistrello di Savi x x x x Vespertilionidae Miniopterus schreibersi (Natterer in Kuhl, 1819) Miniottero x x x x x LR/nt Vespertilionidae Myotis bechsteini (Leisler in Kuhl, 1818) Vespertilio di Bechstein x x x x x VU A2c Vespertilionidae Myotis blythi (Tomes, 1857) Vespertilio di Blyth x x x x x Vespertilionidae Myotis brandti (Eversmann, 1845) Vespertilio di Brandt x x x x Vespertilionidae Myotis capaccinii (Bonaparte, 1837) Vespertilio di Capaccini x x x x x VU A2c Vespertilionidae Myotis daubentoni (Leisler in Kuhl, 1819) Daubenton x x x x Vespertilionidae Myotis emarginatus (Geoffroy E., 1806) Vespertilio smarginato x x x x x VU A2c Vespertilionidae Myotis myotis (Borkhausen, 1797) Vespertilio maggiore x x x x x LR/nt Vespertilionidae Myotis mystacinus (Kuhl, 1817) Vespertilio mustacchino x x x x Vespertilionidae Myotis nattereri (Kuhl, 1818) Vespertilio di Natterer x x x x Vespertilionidae Nyctalus lasiopterus (Schreber, 1780) Nottola gigante x x x x LR/nt Vespertilionidae Nyctalus leisleri (Kuhl, 1818) Nottola di Leisler x x x x LR/nt Vespertilionidae Nyctalus noctula (Schreber, 1774) Nottola comune x x x x Vespertilionidae Pipistrellus kuhli (Kuhl, 1817) Pipistrello albolimbato x x x x Vespertilionidae Pipistrellus nathusii (Keyserling & Blasius, 1839) Pipistrello di Nathusius x x x x Vespertilionidae Pipistrellus pipistrellus (Schreber, 1774) Pipistrello nano x x x x Vespertilionidae Pipistrellus pygmaeus (Leach, 1825) Pipistrello pigmeo x x x x

Tabella 30 - Stato conservazionistico delle specie di chirotteri presenti in Umbria

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4.7.2.1 Analisi del paesaggio Il sito interessato dall’installazione degli aerogeneratori ricade ad est del centro abitato di Parrano, nella parte più orientale del territorio comunale e relativamente all’abitato di San Venanzo l’area risulta ad ovest, in prossimità della località Palazzo Bovarino. Si riporta di seguito uno stralcio dell’ortofoto dell’area di interesse

Figura 21 - Rappresentazione del sito scelto per la realizzazione del parco eolico su base ortofoto

Nella zona non sono presenti centri abitati di rilievo e ci troviamo in un ambiente dal tipico paesaggio della campagna umbra, laddove nelle zone di crinale i pascoli si alternano alle aree boscate, mentre le aree pianeggianti sono sfruttate a coltivazioni di cereali. In questo contesto si hanno forme piuttosto acclivi, con profonde incisioni ma scarsi fenomeni franosi, se il suolo è coperto da bosco, mentre in corrispondenza delle aree disboscate o messe a coltura, sono presenti evidenti fenomeni dovuti ad erosione idrica superficiale.

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4.7.2.2 Ricerca dei rifugi Come evidenziato in precedenza, data la scarsità di informazioni bibliografiche che fotografino lo stato delle specie di chirotteri in Umbria, per gli obbiettivi del presente studio è necessario prevedere delle campagne di censimento sul posto. Il censimento sarà condotto non solo nell’area subito adiacente il parco eolico ma in un suo intorno significativo, individuato con un raggio di 5 km intorno ai generatori. In quest’area sono già stati messi in evidenza tutti i roost che rappresentano dei potenziali rifugi per le varie specie(Vedi Tav. 04B allegata allo Studio di Impatto Ambientale). La ricerca dei potenziali rifugi è stata condotta sia con l’utilizzo di indagini bibliografiche e cartografiche, sia con rilievi di campagna che con interviste alla popolazione locale. Per quanto riguarda gli edifici abbandonati sono state controllate numerose strutture,la maggior parte delle quali generalmente risultano però non idonee perché troppo danneggiate( crolli diffusi o mancanza del tetto) oppure perché mancanti di idonee aperture di accesso per gli animali o perché recentemente restaurate e ristrutturate. Riportiamo di seguito delle foto relative a possibili roost visitati durante il sopralluogo sul campo.

Figura 22 - Possibile edificio rifugio per i chirotteri 193

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Figura 23 - Possibile edificio rifugio per i chirotteri

Figura 24 - Possibile edificio rifugio per i chirotteri

Negli edifici reputati idonei alla presenza dei pipistrelli saranno condotte ispezioni sia visuali che tramite l’utilizzo di strumentazione quale bat - detector 194

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4.7.2.3 Registrazioni al bat – detector La definizione delle specie di chirotteri in foraggiamento nell’area del previsto impianto eolico e la quantificazione della loro abbondanza saranno ottenute con l’impiego di bat – detector. Si tratta di apposita strumentazione acustica in grado di rilevare e registrare i segnali sonoro emessi dalle varie specie di chirotteri. I rilevamenti ultrasononici saranno condotti nelle ore notturne su ognuna delle localizzazioni previste per l’installazione dei generatori eolici.

4.7.3 CONCLUSIONI

Nell’analisi appena condotta si è cercato di rappresentare un quadro completo ed esaustivo della componente faunistica presente nell’area di studio. Il territorio in esame presenta una buona varietà di specie ma la componente che sarà maggiormente coinvolta dalla realizzazione del parco eolico sarà sicuramente quella legata all’avifauna e ai chirotteri. I principali impatti cui andranno incontro le varie specie sono legati essenzialmente alla:  Sottrazione di habitat;  Interferenza meccanica con i vari componenti dei generatori. Per una dettagliata analisi degli impatti e degli eventuali interventi di mitigazione si rimanda al Capitolo 5, in questo contesto evidenziamo come, solamente il 17% delle specie potenzialmente presenti(15 specie) risultano tutelate dalla Legge 157/92 Art.2: specie particolarmente protetta per le norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Per quanto riguarda invece le specie censite dalla CHECK LIST delle specie della fauna italiana – 1999, risulta che nessuna delle specie potenzialmente presenti nell’area di studio sia qui presente.

4.8 PAESAGGIO

Per quanto riguarda gli impatti che gli impianti producono sul paesaggio la questione appare sicuramente più complessa. L’impatto degli impianti eolici sul paesaggio e sul patrimonio storico, architettonico ed archeologico sembra avere connotazioni del tutto diverse da quelle riscontrate per la componente 195

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naturalistica e per questo trattato in maniera distinta. Le trasformazioni del paesaggio, oltre ad interessare l’aspetto percettivo, costituiscono il risultato diretto del rapporto tra l’uomo e la natura. Spesso l’ambiguità degli atteggiamenti e la diffidenza nei confronti di tale tecnologia, deriva dal ritenere le opere umane slegate e sovrapposte ai contesti ambientali. Si è potuto constatare che in merito alla questione paesaggistica esistono almeno due atteggiamenti culturali: - la prima strada interpretativa, oramai consolidata, prevede una serie di misure di mitigazione e di compensazione rivolte a moderare l’interferenza visivo-paesaggistica, a rendere il meno visibile possibile l’oggetto tecnologico. - la seconda, di recente costituzione, e culturalmente più consapevole della questione energetica, vede, a differenza della prima, nella realizzazione dei parchi eolici la modifica consapevole e temporanea di una porzione del paesaggio, arricchita di un nuovo elemento culturale antropico. Le modifiche apportate dall’uomo al contesto naturale nel corso dei secoli hanno sempre incontrato nella fase iniziale tentennamenti e aspri dissensi. E’ avvenuto per molte “architetture” innovative che per anni sono state criticate e denigrate prima di essere ritenute pienamente integrate ed accettate nel paesaggio culturale nel quale erano immerse. Più in generale va notato come la gran parte delle reti infrastrutturali oggi esistenti, sono state realizzate secondo logiche sovracontestuali rispetto al contesto ambientale, attraverso una pratica di semplice addizione che ha prodotto lacerazioni ed atopie nei territori attraversati. Contestualizzare sapientemente queste infrastrutture significa, attraverso il progetto, trasformare in potenzialità per i territori interessati la presenza degli aerogeneratori; dotare di senso uno spazio, oggi atopico, in occasioni di ricontestualizzazione e di dotazione di un senso oggi ancora inesplorato. Significa mettere a sistema la rete ecologica con quella energetica. A dispetto di ciò che è sempre avvenuto nella logica acontestuale delle vecchie infrastrutture, al progetto eolico viene richiesta la capacità di saper accogliere al proprio interno le logiche contrastanti dei contesti fisici ed ambientali con i quali si relaziona. L’inserimento degli aerogeneratori può rappresentare, a seconda del contesto e della sensibilità dell’osservatore, un elemento di caratterizzazione del paesaggio o una insopportabile intrusione.

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Esistono realtà nelle quali i parchi eolici sono diventati meta di visite turistiche e altre dove una ferma opposizione ha bloccato l’installazione degli impianti. L’alterazione del paesaggio è data non solo dalla presenza di macchine ma anche dalle strade di accesso che, se possono risultare comode agli agricoltori locali, rappresentano comunque una modificazione dei terreni. Nella valutazione complessiva degli impatti che tale tecnologia può provocare sul paesaggio, bisogna tener conto dei diversi impatti provocati sull’ecosistema e sul suolo nelle diverse fasi di costruzione, mantenimento e dismissione dell’impianto. Inoltre spesso viene tralasciato l’aspetto della sua limitata occupazione temporale. Le torri del vento sono infatti strutture temporanee; gli operatori si impegnano entro tale data al decomissionig dell’intera area, ed al suo completo ripristino nelle condizioni iniziali. L’impatto paesaggistico di contro è considerato in letteratura come il più rilevante fra quelli prodotti dalla realizzazione di un impianto eolico. La principale caratteristica di tale impatto è normalmente considerata l’intrusione visiva, dato che gli aerogeneratori, per la loro configurazione, sono visibili in ogni contesto territoriale in relazione alla topografia, alla densità abitativa e alle condizioni meteorologiche.

4.8.1 Metodologia

Studio dell’impatto visuale Lo studio dell’impatto visuale del parco eolico è stato condotto su un’area circostante la zona di progetto per un raggio di 20 km, seguendo le linee-guida per l’approvazione dei progetti di impianti da fonti rinnovabili, edite dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Generale per i Beni Architettonici e Paesaggistici, Servizio II – Paesaggio. L’analisi è stata effettuata mediante la creazione di un DEM (modello di elevazione del terreno) a maglia quadrata, generato a partire dai rilievi dell’area agganciati successivamente alla Carta Tecnica della Regione Umbria. Ogni maglia del DEM è stata quindi evidenziata in proporzione al numero di aerogeneratori visibili da quel punto secondo una scala di 10 colori con gradazione dal bianco/giallo (0 aerogeneratori visibili = 0 % di visibilità) al rosso (10 aerogeneratori visibili = 100% di visibilità). (vedi allegato A - mappa dell’intervisibilità potenziale).

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L’analisi appena descritta ha prodotto quindi una cartografia in cui viene evidenziato se l’oggetto impattante (aerogeneratore) è visibile o meno da una determinata visuale nell’intorno. Per ognuna delle località riportate in tabella sono state prodotte: - delle Fotosimulazioni 3D sulla base del modello digitale del terreno e delle immagini fotografiche scattate sul posto (vedi allegato B ); - dei Fotoinserimenti del parco eolico nelle condizioni di visibilità ottimale (vedi elaborato 05 B). In riferimento ai Fotoinserimenti: - dal punto di vista di percezione visiva si considerano 10/10 di diottria dell’osservatore senza fenomeni di abbaglio da luce solare e irraggiamento della scena relativo ad una posizione del sole allo zenit; - dal punto di vista climatico: assenza di nebbia e foschia, condizioni di cielo limpido e minimo grado di rifrazione percepibile dall’occhio umano corrispettivo alla distanza punto di vista - aerogeneratori; - dal punto di vista ottico di post elaborazione: auto esposizione e una correzione della saturazione della gamma dei colori che evidenziano un maggior contrasto. Si evidenzia che le condizioni di visibilità ottimali e quindi di percezione visiva all’occhio dell’osservatore sono eccezionali e si verificano in un limitato periodo di tempo nell’arco dell’anno solare: nella maggior parte dei giorni dell’anno infatti sussistono fenomeni climatici di cielo nuvoloso, rifrazione solare elevata che diminuiscono notevolmente la percezione visiva all’orizzonte rendendo pressoché non identificabili le geometrie degli aerogeneratori. Si ribadisce che le condizioni di tale visibilità sono da considerarsi verificabili in un limitatissimo periodo di tempo nell’arco dell’anno solare.

4.8.2 Considerazioni conclusive

Lo sviluppo di un parco eolico che per caratteri intrinseci e di efficacia funzionale privilegia gli insediamenti di sommità dei rilievi montuosi, pone problemi di interazione complessa con il territorio soprattutto in aree ad orografia complessa e allo stesso tempo caratterizzate da elevati livelli di antropizzazione e da consistenti elementi di valore storico – culturali e documentale.

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Dal complesso delle analisi svolte, le sensibilità paesaggistiche rilevate nel raggio di 20 km dal parco eolico, la visibilità dello stesso dalle aree circostanti ed i giudizi di impatto espresso in termini di possibili alterazioni dei rapporti percettivi - verificate campionariamente tramite simulazioni di fotoinserimento del progetto nel territorio mostrano un rapporto tra progetto e paesaggio nel suo complesso armonioso e scarsamente impattante. Pertanto, com’è rilevabile dalla relazione paesaggistica e dalla documentazione fotografica e di mappatura sulla visibilità del campo eolico, questa risulta del tutto compatibile rispetto ai valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo specifico e congrua con i criteri d’intervento sul territorio e coerente con le politiche energetiche ed ambientali, gli atti di indirizzo e coordinamento e le norme tecniche di attuazione della pianificazione paesaggistica Regionale, Provinciale e Comunale, nonché con le norme ed i regolamenti vigenti, non incidendo in alcun modo sulle qualità sceniche e prospettiche dai punti di osservazione sensibili, per cui non si richiederanno specifici interventi di mitigazione se non quelli già adottati con le diverse strutture cromatiche. Dallo studio della mappa di intervisibilità si deduce che oltre ad essere visibile dalle parti di territorio immediatamente adiacenti alla zona di futuro insediamento degli aerogeneratori, il parco eolico, per morfologia dei terreni circostanti, è pressochè non visibile dalle porzioni di territorio poste ad EST dell’area di progetto, poco visibile da quelle poste a SUD, mentre risulta maggiormente visibile da NORD, da OVEST e da NORD OVEST. La mitigazione proposta per un migliore inserimento delle torri all’interno del paesaggio, cercando di minimizzare l’impatto visivo degli aerogeneratori dalle medie e lunghe distanze della scena è la seguente: 1. utilizzo di colori facilmente mimetizzabili con lo sfondo della scena. Colori come il grigio perla o bianco sporco, opacizzati, migliorano l’inserimento di questi elementi antropici invasivi. Le opere accessorie riguarderanno la realizzazione di un piccolo fabbricato di interconnessione delle reti in media tensione derivanti da ogni singolo generatore con annesso un punto di appoggio logistico per il personale operante nella manutenzione nei monitoraggi scientifici dell’area. Non si richiederà la costruzione di alcun tipo di cabine di trasformazione in relazione al posizionamento dei trasformatori all’interno di ciascuna torre; 2. ricopertura con terreno vegetale delle fondazioni degli aerogeneratori;

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3. copertura della piazzola di manutenzione dell’aerogeneratore con uno strato di terreno su cui ripiantare erba o altra vegetazione tipica del luogo; 4. utilizzo di trasformatori in navicella (evita la costruzione di cabine di trasformazione a base torre); 5. interramento delle linee elettriche a servizio dell’impianto; 6. adeguate distanze fra i singoli aerogeneratori mantenendo la permeabilità visiva del territorio.

4.9 RUMORE E VIBRAZIONI

L’intervento progettuale, oggetto della presente perizia, prevede la realizzazione di un parco eolico, costituito da n°8 aerogeneratori da dislocare nei pressi del confine fra il Comune di Parrano e quello di San Venanzo . Nei paragrafi successivi sarà in primo luogo eseguita un’analisi delle sorgenti di rumore e dei ricettori presenti; in secondo luogo saranno analizzati i risultati di una campagna di misura di rumore effettuata da parte di un tecnico competente in acustica ambientale incaricato da Innova Wind s.r.l. In terzo luogo, tramite l’utilizzo di un software previsionale, saranno valutati gli effetti del rumore provocati dalla fase di cantiere e di esercizio a regime degli aerogeneratori, sui ricettori precedentemente individuati. Al termine delle simulazioni acustiche sono stati eseguiti i confronti tra la situazione ante operam e quella post operam confrontando i risultati ottenuti con quanto previsto dalla normativa vigente in materia di acustica

4.9.1 Condizione ante operam

Lo studio delle condizioni ante operam è stato affrontato in una relazione precedentemente trasmessa da Innova Wind s.r.l. alla Provincia di Terni e riportata in allegato alla relazione previsionale di impatto acustico. Nella tabella seguente è riportato il livello del rumore ambientale rilevato in prossimità dei 2 recettori sensibili individuati 200

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Tabella: Sintesi delle misure fonometriche effettuate LAeq diurno LA eq notturno N°Rilievo Recettore Sensibile [dB(A)] arrotondato a [dB(A)] arrotondato a 0.5 0.5 1 Palazzo Bovarino 45.5 41.5 2 Frazione Frattaguida 41.0 36.5

Figura 25: Collocazione dei rilievi nel territorio

4.9.2 Valutazione di impatto acustico dell’attività di cantiere

Per la realizzazione e messa in funzione degli aerogeneratori è necessaria l’apertura di diversi cantieri che potrebbero rappresentare una sorgente di rumore disturbante per i ricettori presenti. In questo paragrafo si è valutata l’influenza, nelle condizioni acusticamente più svantaggiose, delle operazioni di cantiere. Tali operazioni sono riassumibili nei seguenti punti:  Realizzazione di opere civili e fondazioni, durata prevista 4-6 mesi;  Fase di montaggio, durata prevista 1- 2 mesi; Le macchine e le attrezzature da cantiere saranno utilizzate per 8 ore al giorno, durante i giorni feriali. La condizione maggiormente gravosa prevede l’utilizzo contemporaneo delle macchine indicate in tabella successiva, i cui dati relativi alla potenza elettrica nominale o ai livelli di

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pressione sonora sono stimati sulla base delle informazioni contenute nella relazione effettuata da Innova Wind e trasmessa in allegato. Tabella: Stima emissioni acustiche opere civili e fondazioni Sorgenti simulate opere civili e fondazioni (durata 4-6 mesi) Dimensioni Lps Lw Mezzi N°Totale [m] [dB(A)] [dB(A)] Escavatori Cingolati 1 2.5 x 7 x 2.8 86.0 104.5 Escavatori Gommati 1 2.5 x 7 x 2.8 86.0 104.5 Pale Cingolate 1 2.5 x 7 x 3.0 78.0 96.7 Autocarri 2 2.5 x 8.4 x 3.1 79.0 101.5 Rullo compressore 1 3,3 x 3.0 x 2.5 84.0 100.2 Vibratore a piastra 1 1 x 1 x 1.2 80.0 87.6 Pompa per 1 2.5 x 8 x 4 85.0 105.2 calcestruzzo Autobetoniere 2 2.5 x 7 x 2.8 84.0 105.5 Totale opere civili 10 / / 111.9 e fondazioni

La fase di montaggio ha un impatto inferiore alla precedente, pertanto si è ritenuto valutare l’impatto della fase del cantiere dedicata alla realizzazione delle opere civili e delle fondazioni.

Tabella: Stima emissioni acustiche fase di montaggio Sorgenti simulate opere civili e fondazioni (durata 4-6 mesi) Dimensioni Lps Lw Mezzi N°Totale [m] [dB(A)] [dB(A)] Autocarri 5 2.5 x 8.4 x 3.1 79.0 99.4 Autogru 2 2.5 x 8 x 4 81.0 101.9 Totale fase di 7 / / 104.0 montaggio

Per la valutazione dell’impatto acustico generato dalle operazioni di cantiere è stato utilizzato il software previsione SoundPLAN della Braunstein + Berndt Gmbh (Backnang – Germany), diffuso e valicato a livello internazionale, che utilizza come algoritmi di calcolo quelli previsti dagli standard internazionali quali RLS 90 e la norma ISO 9613-2.

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Le sorgenti di rumore dovute alla fase di cantiere sono state schematizzate come sorgenti puntuali collocate in posizione baricentrica rispetto al cantiere, sulla stessa verticale della pala eolica, ma a 4 metri di altezza rispetto al terreno. Tutti i cantieri sono stati considerati come operanti contemporaneamente e nello stesso intervallo di tempo, sovrastimando pertanto i livelli acustici dei recettori I parametri utilizzati nella simulazione sono riassunti in tabella successiva.

Tabella : Parametri utilizzati per la simulazione acustica Standard ISO9613-2:96 Correzione meteorologica Cmet 0 Periodi di valutazione 06-22 (diurno) e 22-06 (notturno) Ordine di riflessione 3 Raggio di ricerca delle sorgenti 5000 m Massima distanza riflessioni da ricevitore 200 m Massima distanza riflessioni da sorgente 50 m Errore tollerato 0.1 Ground Factor 0.5

La UNI 11387:2010 suggerisce di considerare il parametro noto come Ground Factor (GF) pari a 1 nelle aree verdi (superficie del terreno completamente assorbente), ma al fine di effettuare una simulazione in sicurezza si è scelto di considerare il terreno parzialmente riflettente, assegnando un GF di 0.5. Nelle tabelle precedenti sono riportati i livelli acustici simulati in prossimità dei recettori sensibili elencati in tabella 2.1 e negli altri recettori immediatamente contigui. Ad ogni recettore è stato assegnato come valore di Leq(A) misurato quello relativo alla misura fonometrica più vicina.

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Tabella: valori del LeqA percepito dai ricettori in facciata dovuti alla fase di cantiere

LeqA LeqA LeqA Simulato Misurato Totale Ricettore Classe (dBA) (dBA) (dBA)

Diurno Diurno Diurno

Palazzo III 38.7 45.5 46.3 Bovarino Frazione III 39.4 41.0 43.3 Fontanaguida

Tabella: Valori del LeqA percepito dai ricettori in facciata dovuti alla fase di cantiere

Limiti di Rispetto del criterio Limiti di emissione immissione differenziale Recettore

Diurno Diurno Diurno

Palazzo SI SI SI Bovarino Frazione SI SI SI Fontanaguida

4.9.3 Valutazione di impatto acustico dell’impianto eolico

Come indicato nell’art. 8 comma 4 della Legge Quadro 447/95 le domande per il rilascio di concessioni edilizie relative a nuovi impianti ed infrastrutture adibiti ad attività produttive devono contenere una documentazione di previsione di impatto acustico. Tale documentazione dovrà contenere, una caratterizzazione acustica post-operam (“sorgente accesa”), che rappresenti la situazione acustica a regime dell’attività in esame. La schematizzazione delle sorgenti di rumore rappresentate dagli aerogeneratori avviene tramite sorgente puntuale posta ad un’altezza pari all’altezza del mozzo circa 108m con una sorgente di potenza di 104 dBA a 500 Hz, valore massimo registrabile con velocità del vento di 15m/s per un aerogeneratore E-82 ENERCON con 2,3 MW di potenza. La valutazione è stata effettuata in sicurezza, considerando tutti gli impianti funzionanti al massimo delle proprie potenzialità, e valutandone gli effetti sui periodi diurni e notturni sui

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recettori sensibili individuati, Palazzo Bovarino e le abitazioni della Frazione Fontanaguida (tab. seguente).

Tabella: Valori del LeqA percepito dai ricettori in facciata in condizioni post operam

LeqA LeqA LeqA Simulato Misurato Totale (dBA) (dBA) (dBA) Ricettore Classe

Diurno Notturno Diurno Notturno Diurno Notturno

Palazzo III 35.8 35.8 45.5 41.5 45.9 42.5 Bovarino Frazione III 36.2 36.2 41 36.5 42.2 39.4 Fontanaguida

Tabella Verifica del rispetto della normativa

Limiti di Rispetto del criterio Limiti di emissione immissione differenziale Ricettore

Diurno Notturno Diurno Notturno Diurno Notturno

Palazzo SI SI SI SI SI SI Bovarino Frazione SI SI SI SI SI SI Fontanaguida

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4.9.4 Monitoraggio post operam

Per la verifica delle previsioni assunte, e per il controllo dei livelli di immissione provocati dal funzionamento dell’impianto eolico oggetto della presente perizia è necessario prevedere un monitoraggio acustico. Tale monitoraggio sarà effettuato in tre punti, presso i ricettori in cui sono state effettuate le misure per la caratterizzazione ante operam del sito. Le misure avranno una durata minima di una settimana e verranno effettuate con decorrenza semestrale per una totale di quattro misure suddivise in due punti come riportato nella tabella del paragrafo precedente.

Tabella : Programma misure post operam AUTUNNO PRIMAVERA Ricettore INVERNO ESTATE Palazzo Bovarino 1 settimana di misure 1 settimana di misure

Frazione Fontanaguida 1 settimana di misure 1 settimana di misure

4.10 RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHE

L’elettromagnetismo è quella parte dell’elettrologia che studia le interazioni tra campi elettrici e campi magnetici. Attraverso le equazioni di Maxwell, che costituiscono le leggi fondamentali dell’elettromagnetismo, si deduce che il campo elettrico e quello magnetico si propagano nello spazio come un’onda; questi campi sono indissolubilmente legati l’uno all’altro: non si può avere propagazione di un campo elettrico non accompagnato da un campo magnetico; inoltre essi sono ortogonali tra loro e alla direzione di propagazione; questo nuovo tipo di campo è detto campo elettromagnetico (CEM). Sulla base di questi risultati, che costituiscono il contenuto più importante delle equazioni di Maxwell, si è sviluppata la teoria delle radiazioni elettromagnetiche. Queste si dividono fondamentalmente in due gruppi: radiazioni ionizzanti e radiazioni non ionizzanti.

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Le radiazioni ionizzanti (raggi x, raggi gamma e una parte degli ultravioletti) sono quelle capaci di trasportare energia sufficiente a ionizzare gli atomi di idrogeno, mentre le radiazioni che hanno frequenze non superiori a quelle corrispondenti all’ultravioletto sono dette non ionizzanti (NIR), e sono quelle che non possono alterare i legami chimici delle molecole organiche. I campi elettromagnetici generati dal trasporto dell’energia elettrica prodotta dalla centrale eolica lungo gli elettrodotti di collegamento alla rete nazionale sono campi ELF (Extremely Low Frequency), cioè a frequenza bassa (50 Hz); essi danno luogo esclusivamente a radiazioni di tipo non ionizzanti. I valori limite dei campi elettromagnetici e le distanze di rispetto degli elettrodotti da fabbricati ed abitazioni erano stati fissati dal DPCM 23 aprile 1992 “ Limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e magnetico generati dalla frequenza industriale nominale (50Hz) negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno”. Il recente D.P.C.M. 8 luglio 2003 fissa i “limiti di esposizione, valori di attenzione e obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) connessi al funzionamento e all’esercizio degli elettrodotti”, laddove all’allegato A, parte integrante del decreto stesso, viene definito elettrodotto “l’insieme delle linee elettriche delle sottostazioni e delle cabine di trasformazione”. All’art. 3 si stabilisce che: “nel caso di esposizione a campi elettrici e magnetici alla frequenza di 50 Hz generati da elettrodotti, non deve essere superato il limite di esposizione di 100 μT per l’induzione magnetica e 5 kV/m per il campo elettrico, intesi come valori efficaci”. Inoltre, per prevenire i possibili effetti a lungo termine, eventualmente connessi con l’esposizione ai campi elettromagnetici, vengono definiti i limiti di esposizione per gli individui della popolazione che trascorrono più di quattro ore giornaliere in luoghi prossimi a linee ed installazioni elettriche. In tal caso si assume come valore di attenzione 10 μT da intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio, e come valore limite 3 μT per le costruzioni adibite ad abitazione. Le emissioni elettromagnetiche prodotte da un impianto eolico sono dovute agli elementi in tensione, quali generatori e linee elettriche. I generatori sono situati nelle navicelle delle turbine,

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posti a 82 m di altezza dal suolo, navicella che essendo costruita in metallo, funziona da gabbia di Faraday, eliminando quindi qualsiasi possibilità di radiazione elettromagnetica all’esterno. Allo stesso scopo, i cavi elettrici di collegamento con la nuova sottostazione sono previsti interrati ad una profondità minima di 1.20 m, in modo da assicurare un’irradiazione pressoché nulla all’esterno. Per quanto riguarda i l’elettrodotto di raccordo alla RTN la linea elettrica durante il suo normale funzionamento genera un campo elettrico ed un campo magnetico. Il primo è proporzionale alla tensione della linea stessa, mentre il secondo è proporzionale alla corrente che vi circola. I calcoli dei campi sono da eseguire in conformità a quanto disposto dal D.P.C.M. 08/07/2003. I risultati devono essere calcolati ad una altezza di 1 metro dal suolo per la verifica di legge, ed a quota conduttori per la determinazione della fascia di rispetto. Il valore della induzione magnetica è proporzionale alla corrente transitante nella linea. Le simulazioni fanno riferimento, in luogo della mediana nelle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio, alla corrente in servizio normale definita dalla CEI 11-60 per il periodo freddo, pari a 870 A (massimo valore cautelativo) per il conduttore aereo standard a 132 kV di 585 mmq , zona “A” (calcolo effettuato nelle condizioni più gravose in termini di inquinamento da campo magnetico). Per i nuovi tratti aerei costituenti le varianti, sono stati stimati i campi elettrici e magnetici generati, nella più gravosa delle ipotesi, ossia da due linee 150 kV parallele poste ad una distanza di 15 m tra i rispettivi assi e percorse singolarmente da una corrente pari a 870 A. In tale ipotesi l’andamento del campo elettrico è il seguente:

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Dai grafici si rileva che il campo elettrico al suolo è sempre inferiore ai 5 kV/m mentre il limite di 3µT al suolo è a 35 m circa dall’asse linee ossia a 28 m dall’asse della singola linea. Da tale grafico si rileva che la fascia di rispetto intesa come proiezione sul piano campagna della sezione entro la quale si hanno i 3 µT è dell’ampiezza di 35 m.

Tale risultato viene avvalorato dal fatto che, in base al Decreto Ministeriale che prevede che il campo è generato da 2 linee affiancate a 132 kV sia, con un interasse di 15 m, è inferiore a 3 µT al di fuori della fascia di 35 m dall’interasse (avendo imposto, in base al decreto stesso, una distanza di prima approssimazione (Dpa), per linee imperturbate a 132 kV, pari a 22 m). Dpa = 22+10%x22+ 22+30%x22+15 = 67,8 (circa 70 m) La fascia di rispetto pertanto è di +/-35 m (vd. TAV E12). Nel caso si presenti una deviazione di α gradi, nel punto di discontinuità la fascia di rispetto sarà determinata secondo la: Pext =24 + 0,07 α Pint =22 + 0,14 α Nel caso in questione, in corrispondenza degli amarri di deviazione a 83° si hanno i seguenti valori: • Pext = 30 m • Pint = 33 m

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All’interno delle fasce di rispetto individuate non sono presenti luoghi destinati alla presenza prolungata oltre le 4 ore.

4.11 SALUTE PUBBLICA

La presenza di un impianto eolico non origina rischi apprezzabili per la salute pubblica; anzi a livello di macroaree vi è senza dubbio un contributo alla riduzione delle emissioni di quegli inquinanti che sono tipici delle centrali elettriche a combustibile fossile, quali l’anidride solforosa (SO2), gli ossidi di azoto (NOx), e di gas ad effetto serra (CO2). L’unica possibile fonte di rischio, dal momento che l’impianto non è recintato, potrebbe essere rappresentata dalla caduta di frammenti di ghiaccio dalle pale dei generatori, fenomeno che potrebbe verificarsi in un ristretto periodo dell’anno ed in particolari e rare condizioni meteorologiche. La probabilità che fenomeni di questo tipo possano causare danni alle persone è resa ancor più remota dal fatto che comunque le condizioni meteorologiche estreme che potrebbero dar luogo agli stessi andrebbero sicuramente a dissuadere il pubblico dall’effettuazione di visite all’impianto. Nell’ambito del campo eolico saranno comunque installati, ben visibili, degli specifici cartelli di avvertimento. Per quanto riguarda il rischio elettrico, sia le torri che il punto di consegna dell’energia elettrica e la stazione di trasformazione, saranno progettati ed installati secondo criteri e norme standard di sicurezza, in particolare per quanto riguarda la realizzazione delle reti di messa a terra delle strutture e dei componenti metallici finalizzata al contenimento dei valori di passo e di contatto previsti dalla normativa vigente. L’accesso alle torri dei generatori e alla cabina di consegna dell’energia elettrica è impedito dalla chiusura, mediante idonei sistemi, delle porte d’accesso. Le vie cavo interne all’impianto (per comando/segnalazione e per il trasporto dell’energia prodotta) saranno posate secondo le modalità valide per le reti di distribuzione urbana e seguiranno preferenzialmente percorsi interrati disposti lungo o ai margini della viabilità interna. Per quanto riguarda il rumore ed i campi elettromagnetici non vi sono rischi per la salute pubblica. In rapporto alla sicurezza del volo a bassa quota degli aeromobili civili e militari verrà fatta istanza alle autorità competenti (Regione Aerea, ENAV, ENAC, etc.) per concordare le più 211

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efficaci misure di segnalazione (luci intermittenti o colorazioni particolari, ad esempio bande rosse e bianche, etc.) secondo quanto previsto dalla normativa vigente. Per quanto riguarda le possibili interferenze elettromagnetiche con i sistemi di controllo del traffico aereo saranno consultate, in fase di progetto, le autorità civili e militari per prevedere ed ovviare eventuali problemi.

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5 STIMA E VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI

Ogni progetto è una trasformazione di ciò che esiste e rappresenta una modificazione di uno stato ed in quanto tale produce inevitabilmente effetti sull’ambiente circostante. A maggior ragione ogni metodo di produzione elettrica produce degli impatti. La parola impatto è spesso riconducibile ad un evento negativo; in realtà l’impatto è una modificazione di uno status e come tale può essere migliorativo o peggiorativo di una condizione iniziale. Dagli studi effettuati è emerso che gli impatti negativi che gli impianti eolici producono sulle componenti strettamente naturalistiche sono estremamente limitati, soprattutto se paragonati a quelli delle altre fonti energetiche. L’interferenza degli aerogeneratori sull’ambiente va comunque valutata caso per caso, in dipendenza delle caratteristiche specifiche del territorio interessato, nonché della tipologia di impianto e delle caratteristiche dei generatori stessi. Più in generale si è registrato che gli impatti provocati dalla costruzione di un impianto eolico si attenuano considerevolmente durante le fase di esercizio e di manutenzione dello stesso. Andiamo ora a descrivere le interazioni che si potrebbero avere tra le azioni di progetto e le componenti ambientali coinvolte ed in particolare le azioni su queste ultime.

5.1 IMPATTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA IN FASE DI CANTIERE

La maggior parte degli impatti conseguenti alla realizzazione del parco eolico per la fase di cantiere saranno, per loro natura, completamente reversibili, cessando di esistere con la fine stessa dei lavori relativi alla fase di cantiere. Altri, invece, perdureranno nella Fase d’Esercizio, anche se con effetti diversi, si elencano di seguito i possibili impatti ambientali conseguenti alla realizzazione del parco: 1. Modestissimo aumento delle emissioni in atmosfera di gas combusti, con possibili, lievi, disagi alle cenosi animali e vegetali, ma anche nei confronti della popolazione umana impegnata nei lavori o residente nelle zone più vicinali.

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Per la realizzazione dei lavori è previsto uno specifico parco macchine, per un periodo di tempo limitato. Tutti i mezzi che verranno utilizzati, saranno sottoposti ad una preventiva revisione/manutenzione, al fine di ottimizzare i congegni preposti alle emissioni gassose, assicurando che le stesse rientrino nei parametri previsti di legge. 2. Diffusione di polveri aerodisperse con conseguente successivo deposito sulle coperture vegetali adiacenti la zona di cantiere. La diffusione delle polveri non avrà alcun tipo di riflesso sulle coperture vegetali adiacenti sia per le modalità operative, sia per l’intensità dell’operatività stessa in un’area soprattutto con ventosità costante ed eventi meteorici con due massimi di precipitazione in corrispondenza del periodo primaverile ed autunnale ed un minimo nel periodo estivo, per cui le aliquote esigue di polveri troveranno una dispersione immediata senza problematiche per le coperture vegetali adiacenti. 3. Limitato aumento del rumore e delle vibrazioni con minime ripercussioni negative sulla fauna e sui recettori sensibile presente nell’area limitrofa; Durante l’intera fase di lavoro l’attuale stato verrà ad essere temporaneamente perturbato in modo lieve. 4. Possibili episodi accidentali di potenziale inquinamento delle acque di ruscellamento e del suolo per accidentali sversamenti e perdite di carburanti e lubrificanti. Nelle aree di cantiere non sarà creato alcun tipo di deposito di carburanti o lubrificanti connessi all’attività delle macchine operatrici, essendo prevista un’apposita struttura di supporto logistico alla cantieristica su capannoni da individuare a fondovalle in cui verranno effettuate tutte le operazioni di ordinaria e straordinaria manutenzione degli automezzi compresi i periodici cambi dei lubrificanti che richiedono una puntuale revisione dei macchinari da effettuarsi in officina. Le operazioni di rifornimento degli automezzi verranno effettuate con il trasporto quotidiano dei quantitativi di gasolio necessari con l’utilizzo di una cisterna omologata dotata di erogatore secondo le vigenti normative e dotata di arresto automatico al raggiungimento del pieno dei serbatoi, pertanto risultano assolutamente da escludere sversamenti anche accidentali per incuria degli operatori con una conseguente assoluta attenzione in considerazioni anche degli alti costi del carburante.

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Gli apparati idraulici delle macchine operatrici moderne dispongono di serbatoi di olio idraulico con doppia camera di tenuta e sistemi di convogliamento idraulico con tubi in pressione collaudati ad una pressione superiore di 5 volte alla normale pressione di esercizio (50bar). L’eventuale rottura di componenti del sistema idraulico comporta l’immediato arresto della macchina e il blocco in automatico del sistema idraulico necessario per la sicurezza operativa delle macchine stesse, questo secondo le più elementari normative di costruzione meccanica nell’utilizzo dei sistemi idraulici. Pertanto l’eventuale rottura accidentale dei sistemi idraulici potrebbe comportare lo sversamento sul terreno di insignificanti quantitativi di olio idraulico in conseguenza del blocco dei sistemi, quantitativi di olio idraulico valutabili per un escavatore da 30 ton. in circa 1-2 Kg, che verrebbero immediatamente asportati con la massa di terreno contaminata, senza cagionare alcun inquinamento del suolo e del sottosuolo. Da quanto precedentemente esposto traspare inequivocabilmente l’assoluta improbabilità di eventi d’inquinamenti conseguenti al ruscellamento per sostanze derivanti dall’attività di cantiere dovute all’attività dei mezzi. 5. Danneggiamento ed eventuali perdite di modeste coperture vegetali arbustive ed erbacee che verranno interessate dalla realizzazione dei cavidotti e delle piazzole di posizionamento delle torri anemometriche;

5.2 IMPATTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA IN FASE DI ESERCIZIO

5.2.1 Qualità dell’aria

La fase d’esercizio di un parco eolico non interferisce in alcun modo con la componente atmosfera, in quanto non sono previste emissioni di alcun genere, fatte salve quelle ricollegabili ai mezzi di trasporto che, periodicamente, dovranno effettuare i lavori di ordinaria manutenzione degli aerogeneratori, impatto questo da considerarsi come ininfluente. Infatti, una volta terminate le opere per l’adeguamento viario ed i lavori di escavazione e di ritombamento delle piazzole e dei cavidotti, termineranno anche le emissioni d’inquinanti generate dai macchinari impiegati e, quindi, cesserà ogni impatto legato a questa componente

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ambientale dovuto al progetto. Nelle successive analisi legate a questa fase, l'argomento non sarà, pertanto, più trattato.

5.2.2 Suolo, sottosuolo e ambiente idrico

Sulla base dei dati emersi dall'indagine geologica, geomorfologica, idrogeologica, geotecnica e di microzonazione sismica condotta, si precisa quanto segue in merito alla stabilità delle aree ad intervento realizzato ed alle opportune soluzioni progettuali. Dal punto di vista geologico, geomorfologico ed idrogeologico la realizzazione degli interventi in progetto non arrecherà modifiche sostanziali alla stabilità locale e generale delle aree indagate. Sinteticamente si è appurato quanto segue: - Lo studio delle caratteristiche idrogeologiche della zona e la loro comparazione con gli interventi in progetto hanno consentito di escludere interferenze negative dei secondi sui primi: si è infatti evidenziato che non esistono falde sufficientemente superficiali da essere coinvolte in qualche modo nelle operazioni degli interventi progettuali. - Nei riguardi dell’interazione terreno struttura propriamente detta, per quanto concerne le azioni sismiche sulla struttura dei manufatti in progetto, si procederà seguendo quanto previsto dal D.M. 14 gennaio 2008 – “Nuove norme tecniche per le costruzioni connesse alla presenza delle azioni sismiche ”, circolare n°617/2009. - Infine si ribadisce che non sono stati evidenziati indizi di instabilità in atto o potenziale, né indizi morfogenetici e geologici che rivelano di franosità latente. Si ritiene quindi che la realizzazione degli interventi delle strutture portanti dei pali delle turbine degli aerogeneratori eolici, nonché per l’adeguamento della viabilità comunale di accesso al parco eolico, dei manufatti di servizio e cabina di smistamento elettrico in progetto non andrà a pregiudicare la stabilità locale e generale dell'area.

Inoltre l’impatto che un parco eolico in esercizio provoca sul regime delle acque sia superficiali che sotterranee è praticamente nullo, non rilasciando alcun effluente liquido che possa essere causa di inquinamento. Per quanto concerne il sito in esame, il sistema idrografico

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sia superficiale che sotterraneo presente non è strettamente connesso con la futura opera progettuale.

5.2.3 Flora e vegetazione

Un impianto eolico costituito da più torri occupa una notevole superficie poiché le torri devono essere distanziate ad una distanza sufficiente affinché la vena fluida di aria riprenda velocità e quindi energia .L’effettiva occupazione territoriale è però bassa, con valori non maggiori del 3% dell’area di riferimento. In ogni caso l’area circostante mantiene, quasi totalmente, le funzioni precedenti all’installazione, come, ad esempio il suo utilizzo per il pascolo di animali. In termini di occupazione del suolo l’aerogeneratore ha un impatto trascurabile e, dunque, l’impatto sulla vegetazione e sugli ecosistemi esistenti, come già scritto in precedenza, si verifica soprattutto in fase di realizzazione del progetto, con la costruzione di strade di servizio e delle fondamenta per gli aerogeneratori. In particolare, per l’ubicazione del parco, si è cercato di posizionare gli aereogeneratori in aree prive di vegetazione, di posizionare il cavidotto di collegamento fra le macchine e con la stazione di collegamento RTN, su strade esistenti in modo da interagire il meno possibile con la vegetazione presente. Per quanto riguarda la stazione di collegamento alla STN, questa è stata ubicata in un’area priva di vegetazione in prossimità della linea stessa, classificata nel PRG di San venanzo come “E (Aree agricole di interesse secondario)”

5.2.4 Fauna

Durante la fase di esercizio di un parco eolico gli impatti che si potrebbero realizzare sulla fauna presente sono legati essenzialmente a:  Produzione di rumore dovuto al normale funzionamento dei generatori  Collisioni delle specie con le pale e le torri eoliche.  Sottrazione di habitat per le specie presenti

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Per evitare o ridurre al minimo i possibili impatti delle azioni sopra indicate, relative alla fase di esercizio dell’impianto sulla fauna presente nel sito, sono state effettuate delle precise scelte. In fase di progettazione si è scelto di utilizzare delle macchine caratterizzate da un basso livello di emissione sonora durante le fasi di funzionamento. Sempre per ridurre i possibili impatti verranno utilizzate delle pale tubolari in modo da evitare la presenza di posatoi per le l’avifauna presente. Per ridurre al minimo il problema della sottrazione di habitat, il progetto prevede opere di ripristino e ricomposizione vegetazionale in modo da riportare lo stato dei luoghi il più possibile uguale alla situazione ante-operam. Effettuato il censimento delle specie e intraprese le eventuali opere di mitigazione, sarà avviato uno specifico programma di monitoraggio. Da un punto di vista metodologico, un approccio che consente di raggiungere buoni obbiettivi è rappresentato da tecniche che prevedono lo studio delle popolazioni animali prima e dopo la costruzione dell’impianto, sia nelle aree dell’impianto stesso che in aree di riferimento limitrofe. Esistono molte approssimazioni metodologiche; una di queste, conosciuta come BACI (Before After Control Impact) è stata ampliamente sperimentata fino a convertirsi in uno standard condiviso. Per l’applicazione di questa metodologia devono essere definiti obbiettivi minimi di gestione in esercizio e di monitoraggio in modo da avere delle soglie di riferimento rispetto alle quali comprendere se l’impianto può essere mantenuto in esercizio in modo sostenibile. Un ulteriore possibile impatto che si potrebbe avere solamente sulle specie di chirotteri è rappresentato dall’insorgere di fenomeni di barotrauma. La rotazione delle pale può infatti, in precise condizioni, generare delle improvvise variazioni di pressione in grado di recare danni agli esemplari di chirotteri immediatamente vicini. La localizzazione dei generatori in aree che non interessano rifugi per i pipistrelli rappresenta un’azione concreta per evitare il problema. Ciò nonostante si potrebbero avere degli impatti nei momenti di volo degli esemplari. Dopo il censimento delle specie e dell’abbondanza di ciascuna di esse sarà possibile effettuare una stima più precisa per quantificare il fenomeno e predisporre eventuali misure di mitigazione. Contemporaneamente sarà avviato un programma di monitoraggio che copre l’intero ciclo annuale dei chirotteri in modo da osservare l’evoluzione della situazione ante e post operam.

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5.2.5 Paesaggio

Lo sviluppo di un parco eolico che per caratteri intrinseci e di efficacia funzionale privilegia gli insediamenti di sommità dei rilievi montuosi, pone problemi di interazione complessa con il territorio soprattutto in aree ad orografia complessa e allo stesso tempo caratterizzate da elevati livelli di antropizzazione e da consistenti elementi di valore storico – culturali e documentale. Dal complesso delle analisi svolte, le sensibilità paesaggistiche rilevate nel raggio di 20 km dal parco eolico, la visibilità dello stesso dalle aree circostanti ed i giudizi di impatto espresso in termini di possibili alterazioni dei rapporti percettivi - verificate campionariamente tramite simulazioni di fotoinserimento del progetto nel territorio mostrano un rapporto tra progetto e paesaggio nel suo complesso armonioso e scarsamente impattante. Pertanto, com’è rilevabile dalla relazione paesaggistica e dalla documentazione fotografica e di mappatura sulla visibilità del campo eolico, questa risulta del tutto compatibile rispetto ai valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo specifico e congrua con i criteri d’intervento sul territorio e coerente con le politiche energetiche ed ambientali, gli atti di indirizzo e coordinamento e le norme tecniche di attuazione della pianificazione paesaggistica Regionale, Provinciale e Comunale, nonché con le norme ed i regolamenti vigenti, non incidendo in alcun modo sulle qualità sceniche e prospettiche dai punti di osservazione sensibili, per cui non si richiederanno specifici interventi di mitigazione se non quelli già adottati con le diverse strutture cromatiche.

5.2.6 Rumore e vibrazioni

A seguito delle misure e delle simulazioni effettuate si è valutato acusticamente compatibile:  le operazioni di cantiere e per la messa in opera dell’impianto eolico per i recettori collocati in località Fontanaguida;  il funzionamento a regime dell’impianto eolico nei periodi diurno e notturno per i recettori collocati in località Fontanaguida;  le operazioni di cantiere e per la messa in opera dell’impianto eolico per il ricettore denominato Palazzo Bovarino;

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 il funzionamento a regime dell’impianto eolico nei periodi diurno e notturno per il ricettore denominato Palazzo Bovarino;

5.2.7 Radiazioni elettromagnetiche

Le emissioni elettromagnetiche prodotte da un impianto eolico sono dovute agli elementi in tensione, quali generatori e linee elettriche. I generatori sono situati nelle navicelle delle turbine, posti a 82 m di altezza dal suolo, navicella che essendo costruita in metallo, funziona da gabbia di Faraday, eliminando quindi qualsiasi possibilità di radiazione elettromagnetica all’esterno. Allo stesso scopo, i cavi elettrici di collegamento con la nuova sottostazione sono previsti interrati ad una profondità minima di 1.20 m, in modo da assicurare un’irradiazione pressoché nulla all’esterno.

5.2.8 AMBITO SOCIO-ECONOMICO

5.2.8.1 Fase di cantiere La fase di costruzione del parco eolico favorirà la creazione di posti di lavoro all’interno della popolazione attiva del territorio municipale interessato e dei Comuni limitrofi, essendo previsto l’impiego di aziende locali ai fini della realizzazione delle opere civili della viabilità. Pertanto, la domanda di manodopera limiterà, anche se in minime proporzioni, il fenomeno di emigrazione verso realtà con migliori prospettive lavorative.

5.2.8.2 Fase di esercizio L’energia elettrica prodotta da fonte eolica sfrutta esclusivamente la risorsa naturale del vento, che di per sé è pulita, rinnovabile ed inesauribile. Aumentare il contributo delle fonti rinnovabili costituisce pertanto un obiettivo primario per perseguire una decisa politica di diversificazione delle fonti di energia e di valorizzazione delle risorse nazionali, nonché di più efficace protezione dell’ambiente. Le fonti rinnovabili consentono di coniugare produzione di energia, presidio e gestione del territorio, contribuendo a contrastare i fenomeni di spopolamento e degrado.

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La conseguenza principale della presenza del parco eolico sarà la creazione di nuovi posti di lavoro per il controllo e la manutenzione del parco che, benché in misura minore rispetto alla fase di costruzione, darà comunque un impatto positivo. Per la stessa ragione, le fonti rinnovabili offrono la possibilità di un più diretto coinvolgimento delle popolazioni e delle amministrazioni locali, con l’attuazione del concetto “pensare globalmente, agire localmente”.

5.3 OPERE DI MITIGAZIONE

Già in fase di redazione del lay out e di progetto sono state assunte una serie di azioni atte a mitigare l’impatto che la realizzazione del parco eolico comporterà sull’ambiente del sito in esame, di seguito verranno elencate ulteriori mitigazioni aggiuntive. Inoltre, per garantire il ripristino dei luoghi interessati dalla presenza dell’impianto di generazione eolica, al termine di vita della centrale, verranno rimossi tutti i manufatti in cemento armato ciò consentirà di recuperare totalmente la continuità ecologica e paesaggistica del luogo mediante tecniche di ingegneria naturalistica. Allo stesso modo potrà essere recuperata tutta la viabilità non attualmente presente.

5.3.1 Misure di mitigazione aggiuntive

Per la mitigazione degli impatti residui sono state individuate le seguenti misure mitigative:

5.3.1.1 Caduta di ghiaccio dalle pale (probabile ed altamente mitigabile) In base alla pluriennale esperienza acquisita dalla ditta fornitrice è possibile stabilire che, in base alle caratteristiche climatiche dell’area, il rischio di formazione di ghiaccio sulle pale è alquanto ridotto e limitabile ai soli mesi più freddi. Nonostante ciò, ad ulteriore riduzione di tale rischio, si evidenziano i seguenti interventi di mitigazione da prendere in caso di formazione di ghiaccio sulle turbine:

 limitazione del funzionamento delle turbine durante i periodi di accrescimento del ghiaccio;

 riscaldamento interno dell’aerogeneratore a prevenzione dell’insorgere del fenomeno di accrescimento del ghiaccio;

 utilizzo di segnali di pericolo che avvisino chiunque nella zona del rischio;

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 il personale operativo sarà informato delle circostanze che portano ad un aumento del ghiaccio sulla turbina e del rischio di ghiaccio che cade dal rotore e sarà munito degli appositi DPI. Le considerazioni sopra esposte portano ad identificare il rischio di danno alla incolumità delle persone come quasi inesistente sia per la bassa probabilità di accadimento dell’evento (alcuni giorni l’anno), che per la bassissima densità di persone sul territorio sotteso dagli aerogeneratori.

5.3.1.2 Rottura e caduta di una pala (alquanto improbabile ed altamente mitigabile)

A prescindere dall’altissima improbabilità di un tale evento, la mitigazione di questo improbabile effetto prevede l’uso di appositi sistemi informatici di diagnostica continua, in grado di monitorare costantemente la vita residua delle pale. L’uso di questa tecnologia ci permette di escludere in maniera pressoché assoluta il verificarsi di un tale incidente.

5.3.1.3 Crollo accidentale di una torre o distacco di una navicella (assolutamente improbabile)

Un’eventualità di questo tipo è da ritenersi come assolutamente improbabile.

5.3.1.4 Perdita di suoli naturali per la realizzazione della viabilità e delle piazzole Si prevede di poter mitigare questo effetto grazie alle seguenti azioni:

 ubicare le piazzole degli aerogeneratori al di fuori delle aree boscate;

 utilizzare al massimo la viabilità esistente;

 limitare il taglio della vegetazione ai soli individui ingombranti la sede stradale dove verranno interrati i cavidotti;

 rinverdire le piazzole dei singoli aerogeneratori tramite la copertura con uno strato di terreno su cui ripiantare essenze erbacee tipiche del luogo;

 rinverdire il plinto di fondazione dell’aerogeneratore lasciando visibile solo l’area della circonferenza di base della torre.

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5.3.1.5 Alterazioni della permeabilità a causa della cementificazione di alcune superfici La cementificazione delle superfici risulta pressoché modesta ed è riferibile esclusivamente alle opere concernenti le fondazioni degli aerogeneratori che avranno nella loro interezza un ricoprimento di terreni di risulta degli scavi e di terreni vegetali per la rinaturalizzazione su tutta la superficie. Inoltre, anche la viabilità e le piste di accesso non avranno alcun tipo di impermeabilizzazione fatta eccezione per i modesti interventi di regimazione delle acque meteoriche.

5.3.1.6 Possibile innesco di fenomeni gravitativi o di dissesto idrogeologico

In relazione alla definizione dei calcoli strutturali delle tipologie di fondazioni e dei dati tecnici prodotti dalle ditte fornitrici degli aerogeneratori, oltre che dalle vastissime esperienze ormai maturate risulta pressoché impossibile che il funzionamento degli aerogeneratori determini sollecitazioni meccaniche alla base degli stessi atte ad ingenerare dissesti a livello idrogeologico o gravitativo in considerazione soprattutto di attenti calcoli strutturali connessi alla situazione geologica sottostante e all’esecuzione di fondazioni su platea circolare con sottostanti pali trivellati di ammorsamento dell’intera struttura e di ripartizione delle modeste sollecitazioni meccaniche alla base degli aerogeneratori stessi aventi velocità di rotazione assolutamente contenute.

5.3.1.7 Alterazione degli attuali parametri paesaggistici Come rilevabile dalla relazione e dalla documentazione fotografica e di mappatura sulla visibilità del campo eolico, questa risulta del tutto compatibile rispetto ai valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo specifico e congrua con i criteri d’intervento sul territorio e coerente con gli atti di indirizzo e coordinamento e le norme tecniche di attuazione della pianificazione paesaggistica Regionale, Provinciale e Comunale, nonché con le norme ed i regolamenti vigenti, non incidendo in modo significativo sulle qualità sceniche e prospettiche delle aree limitrofe, per cui non si richiederanno specifici interventi di mitigazione se non quelli già adottati.

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La mitigazione proposta per un migliore inserimento delle torri all’interno del paesaggio, cercando di minimizzare l’impatto visivo degli aerogeneratori dalle medie e lunghe distanze della scena è la seguente:

 utilizzo di colori facilmente mimetizzabili con lo sfondo della scena. Colori come il grigio perla o bianco sporco, opacizzati, migliorano l’inserimento di questi elementi antropici invasivi;

 schermatura con vegetazione autoctona delle opere accessorie, stazione di interconnessione alla RTN;

 ricopertura con terreno vegetale delle fondazioni degli aerogeneratori;

 copertura della piazzola di manutenzione dell’aerogeneratore con uno strato di terreno su cui ripiantare erba o altra vegetazione tipica del luogo;

 interramento delle linee elettriche a servizio dell’impianto;

 adeguate distanze fra i singoli aerogeneratori mantenendo la permeabilità visiva del territorio.

5.3.1.8 Limitata fruizione dell’area da parte dei residenti e dei frequentatori La diminuzione di una certa fruibilità dell’area (esplicito divieto di avvicinarsi alle torri, ecc.), non sarà un impatto mitigabile, ma comunque limitato alle sole piazzole degli aerogeneratori. Si evidenzia che la realizzazione di tale impianto eolico non precluderebbe qualsiasi forma di promozione e valorizzazione dell’ambiente agro-silvo-pastorale, ma al contrario, specialmente per guanto riguarda la fruizione dell'area e la bellezza del paesaggio compreso all'intento di percorsi turistici tematici, questi ultimi verranno interessati da un aumento dei flussi turistici come è ampliamente dimostrato in tutta Europa e nel mondo la frequentazione dei parchi eolici anche per finalità didattico educative ed ambientali. Non a caso in talune aree ove sono stati realizzati parchi eolici al fine di perseguire l’educazione ambientale sono state previste strutture di accoglienza per comitive di turisti e scolaresche con percorsi educativi ed itinerari virtuali e reali che perseguono i suddetti obbiettivi didattici.

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5.3.1.9 Impatti sulla fauna

Per l’impatto sulla fauna a chirotteri, oltre agli specifici studi di settore effettuati, sarà eseguito uno specifico monitoraggio. Le azioni mitigatrici nei confronti di questi impatti, devono essere intraprese sin dalla fase di cantiere, mediante l’adozione di vari accorgimenti, quali:  non sono stati posizionati aerogeneratori negli sbocchi dei passi venatori;  utilizzazione di aerogeneratori a basso numero di giri;  utilizzazione di vernici antiriflettenti;  gli aerogeneratori, anche per fini aeronautici, verranno segnalati con bande rosse e bianche, in modo da renderli più visibili all’avifauna;  una distanza tra gli aereo generatori tale da garantire la permeabilità dei flussi dell’avifauna.

5.4 ANALISI DELLE ALTERNATIVE

La scelta del sito di Parrano-San Venanzo per la realizzazione di un impianto eolico presenta numerosi vantaggi, che investono sia questioni di carattere economico-gestionale che aspetti più meramente tecnici. La concomitanza di tali favorevoli fattori rendono il sito considerato certamente uno dei più idonei alla realizzazione di impianti eolici nel panorama regionale. La scelta finale della localizzazione è avvenuta attraverso una serie di indagini preliminari di fattibilità riguardanti una serie di aspetti tra cui le caratteristiche anemologiche del sito, la sua orografia e il rispetto del regime vincolistico dell’area di interesse. Tenendo conto di tali parametri, la localizzazione prescelta risulta quella ottimale tra quelle analizzate. Anche la definizione del lay-out del parco è scaturita da un’attenta valutazione delle situazioni morfologiche e di accessibilità locali. Tali analisi permettono di concludere che anche la configurazione impiantistica proposta, pur considerando l’eventualità di locali e limitati spostamenti delle macchine, sia quella tecnicamente ottimale.

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Considerati i vantaggi derivati dalla realizzazione dell’intervento in termini di produzione di energia da fonte rinnovabile, l’eventualità di non procedere alla realizzazione dell’opera non sembra essere ottimale, anche considerando la tipologia del sito, particolarmente ventoso. Una possibile alternativa alla realizzazione del parco eolico potrebbe essere l’utilizzazione di biomassa ricavabile dalle aree boschive presenti in loco; tuttavia la gestione di un impianto della medesima potenza nominale comporterebbe un intenso utilizzo delle aree boschive presenti, condizionandone la crescita libera e spontanea, ed incrementando, in maniera consistente, il traffico di automezzi per il trasporto della biomassa dalle aree di produzione a quelle di trasformazione

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6 CONCLUSIONI

Il progetto in esame consiste nella realizzazione di una Centrale Eolica nei Comuni di Parrano e San Venanzo, entrambi in Provincia di Terni, in località “Poggio della Cavallaccia”. L’impianto si configura, nelle intenzioni del proponente, come una “Fattoria del Vento”; infatti, laddove le aree non siano già occupate da altri insediamenti, il proponente intende acquisire diritti che possano consentirgli la realizzazione di una “Wind Farm”. Quest’ultima sarà caratterizzata da una potenza elettrica nominale installata di 18,4 MW, ottenuta attraverso l’impiego di 8 generatori eolici da 2,3 MW nominali, ricadenti nel territorio dei Comuni di Parrano e San Venanzo, e per la precisione, 3 aerogeneratori insistenti sul territorio di Parrano ed i restanti 5 in San Venanzo. L’impianto è posto ad una quota media di circa 575 m s.l.m., e ha una potenza elettrica nominale installata di 18,4 MW, generata da n° 8 aerogeneratori di potenza 2.300 KW ciascuno. L’area su cui andrà a svilupparsi l’iniziativa eolica si articola su una serie di crinali posti in linea d’aria tra i due centri abitati, ed in particolare nell’area a ridosso dei confini amministrativi tra i due Comuni. Il progetto del parco eolico prevede, per la consegna dell’energia elettrica prodotta, una rete elettrica in media tensione, in cavo interrato, all’interno del campo eolico per il collegamento tra gli aerogeneratori ed una Sottostazione Elettrica di Trasformazione 20/132 kV da connettere alla Rete di Trasmissione Nazionale - RTN su uno stallo di una sezione a 132 kV di una stazione di proprietà Terna SpA. L’impianto in esame risulta pienamente conforme agli obiettivi di pianificazione indicati all’interno del Piano Energetico Regionale, approvato con D.c.r. 17 marzo 2004, n.402, il quale, mediante i riferimenti essenziali per la determinazione delle linee di sviluppo nel settore energetico, degli standard e degli obiettivi di attuazione, individua le finalità cui devono mirare gli interventi sul territorio, promuovendo sensibilmente la diffusione dell’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile, tra cui l’energia eolica. L’impianto in analisi appare pertanto pienamente in linea con gli obiettivi di pianificazione e programmazione a livello regionale e provinciale.

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La realizzazione del progetto che il presente Studio di Impatto Ambientale ha esaminato in tutte le sue componenti costituisce un adempimento delle previsioni normative e regolamentari contenute nel Piano Energetico Nazionale, nonché una esemplificazione tangibile delle esigenze primarie del nostro Paese, conforme ai dettami delle Linee Guida Nazionali emanate con il D.M. del 10 Settembre 2010. Dal punto di vista tecnico, l’area di intervento, come riportato nella relazione geologica allegata al progetto, non interferisce con aree soggette a frane; tuttavia, per la realizzazione delle opere, a partire dalle prove e test geologici in campo, si adotteranno le misure cautelative al fine di evitare l'insorgere o l'eventuale incremento dei fenomeni franosi. Gli aerogeneratori impiegati saranno di moderna tecnologia, tale da garantire ottime prestazioni di producibilità e contenute emissioni sonore, in conformità a tutte le normative vigenti in materia di sicurezza. Durante la fase di costruzione e di funzionamento del parco saranno posti in essere tutti gli accorgimenti per la mitigazione degli impatti. L'impatto visivo, di per sé evidente, è da ritenersi mitigato tramite l'impiego di aerogeneratori con torri tubolari, la scelta di un adeguato colore della verniciatura del palo e l’ottimizzazione del lay-out degli aerogeneratori per evitare l’effetto selva. Il parco eolico in oggetto non ha alcuna emissione atmosferica; inoltre, il livello dell'inquinamento elettromagnetico si pone al di sotto dei limiti fissati dalle norme relative alle condizioni di esercizio degli impianti, dal momento che verranno utilizzati cavi cordati ad elica visibile interrati a circa 120 centimetri di profondità. L’unico impatto negativo generato dall’installazione del parco eolico è quello visivo, tuttavia esso risulta ridotto e dunque accettabile rispetto al costo da pagare derivante dall’impiego di fonti convenzionali per la produzione di energia elettrica. Pertanto, dal complesso degli elementi su richiamati, non emergono ragioni ostative alla realizzazione dell’impianto.

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