Rif. Doc. S6

PROGETTAZIONE PER LA REALIZZAZIONE E L’ESERCIZIO DI UN IMPIANTO EOLICO

Parrano e

“Località Poggio della Cavallaccia”

Sintesi non Tecnica

Proponente Innova Wind. S.r.l.

Prof. Ing. F. Cotana Prof. Ing. F. Asdrubali Ing. G. Baldinelli Ing. A. Presciutti Ing. S. Schiavoni Ing. F. Bianchi Prof. Ing. Agr. Geol. L. Blois Ing. C. Festuccia Ing. A. Lepri Ing. F. Vonella Ing. M.Galeone Ing. V.M. D’Abundo INDICE Sintesi non Tecnica – Parco eolico nei Comuni di e di San Venanzo

1 INTRODUZIONE ...... 5

1.1 CARATTERISTICHE GENERALI DEL PROGETTO ...... 5

1.2 I SOGGETTI PROPONENTI ...... 5

1.3 CRITERIO DI REDAZIONE DELLO STUDIO ...... 6

2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 8

2.1 STATO ED EVOLUZIONE DELLA PIANIFICAZIONE ATTINENTE AL PROGETTO ...... 8

2.1.1 PROGRAMMAZIONE ENERGETICA ...... 8

2.1.1.1 PIANIFICAZIONE ENERGETICA EUROPEA ED INTERNAZIONALE ...... 8

2.1.1.1.1 Pianificazione Energetica Europea in materia di fonti rinnovabili ...... 12

2.1.1.2 CONTESTO NORMATIVO NAZIONALE ...... 17

2.1.1.2.1 Pianificazione Energetica Italiana in materia di energia da fonti rinnovabili .. 21

2.1.1.3 PIANIFICAZIONE ENERGETICA REGIONALE ...... 25

2.1.2 PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E LOCALE, VINCOLI ...... 26

2.1.2.1 PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE REGIONALE ...... 26

2.1.2.1.1 Piano Energetico Regionale ...... 27

2.1.2.1.2 Disegno Strategico Territoriale ...... 30

2.1.2.1.3 Piano Urbanistico Strategico Territoriale ...... 33

2.1.2.1.4 Programma Operativo Regionale ...... 35

2.1.2.1.5 Piano Paesaggistico Regionale ...... 38

2.1.2.1.6 Il Piano Urbanistico Territoriale (PUT) ...... 44

2.1.2.2 LE AREE PROTETTE ...... 46

2.1.2.2.1 Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) 49

2.1.2.2.2 Rete “Natura 2000” – Progetto “Bioitaly” (ex-Direttiva 92/43/CEE) ...... 50

2.1.2.3 PIANIFICAZIONE DI BACINO ...... 52

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2.1.2.4 PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE ...... 52

2.1.2.4.1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di ...... 52

2.1.2.5 PIANIFICAZIONE COMUNALE ...... 58

2.1.2.5.1 Pianificazione del di Parrano ...... 58

2.1.2.5.2 Pianificazione del Comune di San Venanzo ...... 60

2.1.2.5.3 Zonizzazione acustica ...... 62

2.1.3 CORRELAZIONE TRA PROGRAMMI, PIANI E PROGETTO...... 64

3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ...... 66

3.1 DESCRIZIONE GENERALE DEL PROGETTO ...... 66

3.1.1 INQUADRAMENTO GENERALE ...... 66

3.1.1.1 GENERALITA’ ...... 66

3.1.1.2 UBICAZIONE DELL’IMPIANTO ...... 66

3.1.2 LAYOUT DELL’IMPIANTO ...... 67

3.1.2.1 CARATTERISTICHE GENERALI ...... 67

3.1.3 OPERE ELETTRICHE ...... 68

3.1.3.1 RETE ELETTRICA INTERNA AL PARCO EOLICO ...... 69

3.1.3.2 STAZIONE ELETTRICA DI TRASFORMAZIONE 20/132 kV ...... 70

3.1.3.3 SERVIZI AUSILIARI ...... 70

3.1.3.4 RETE DI TERRA ...... 71

3.1.3.5 STAZIONE ELETTRICA DI COLLEGAMENTO RTN ...... 71

3.1.4 ESERCIZIO, MANUTENZIONE E DISMISSIONE ...... 72

3.1.4.1 PREMESSE ATTIVITÀ DI DISMISSIONE ...... 72

4 STIMA E VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI ...... 74

4.1 IMPATTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA IN FASE DI CANTIERE ...... 74

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4.2 IMPATTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA IN FASE DI ESERCIZIO ...... 76

4.2.1 Qualità dell’aria ...... 76

4.2.2 Suolo, sottosuolo e ambiente idrico ...... 77

4.2.3 Flora e vegetazione...... 78

4.2.4 Fauna ...... 78

4.2.5 Paesaggio ...... 80

4.2.6 Rumore e vibrazioni ...... 80

4.2.7 Radiazioni elettromagnetiche ...... 81

4.2.8 AMBITO SOCIO-ECONOMICO ...... 81

4.2.8.1 Fase di cantiere ...... 81

4.2.8.2 Fase di esercizio ...... 81

4.3 OPERE DI MITIGAZIONE ...... 82

4.3.1 Misure di mitigazione aggiuntive ...... 82

4.3.1.1 Caduta di ghiaccio dalle pale (probabile ed altamente mitigabile)...... 82

4.3.1.2 Rottura e caduta di una pala (alquanto improbabile ed altamente mitigabile) ...... 83

4.3.1.3 Crollo accidentale di una torre o distacco di una navicella (assolutamente improbabile) ...... 83

4.3.1.4 Perdita di suoli naturali per la realizzazione della viabilità e delle piazzole ...... 83

4.3.1.5 Alterazioni della permeabilità a causa della cementificazione di alcune superfici . 84

4.3.1.6 Possibile innesco di fenomeni gravitativi o di dissesto idrogeologico ...... 84

4.3.1.7 Alterazione degli attuali parametri paesaggistici ...... 84

4.3.1.8 Limitata fruizione dell’area da parte dei residenti e dei frequentatori ...... 85

4.3.1.9 Impatti sulla fauna ...... 86

4.4 ANALISI DELLE ALTERNATIVE ...... 86

5 CONCLUSIONI...... 88

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1 INTRODUZIONE 1.1 CARATTERISTICHE GENERALI DEL PROGETTO

Il progetto in esame consiste nella realizzazione di una Centrale Eolica nei Comuni di Parrano e San Venanzo, entrambi in Provincia di Terni, in località “Poggio della Cavallaccia”. L’impianto si configura, nelle intenzioni del proponente, come una “Fattoria del Vento”. Infatti, laddove le aree non siano già occupate da altri insediamenti, il proponente intende acquisire diritti che possano consentirgli la realizzazione di una “Wind Farm”. La Wind Farm sarà caratterizzata da una potenza elettrica nominale installata di 18,4 MW, ottenuta attraverso l’impiego di 8 generatori eolici da 2,3 MW nominali, ricadenti nel territorio dei Comuni di Parrano e San Venanzo, e per la precisione, 3 aerogeneratori insistenti sul territorio di Parrano ed i restanti 5 in San Venanzo. Le aree sulle quali va a svilupparsi il progetto si inquadrano in un contesto di tipo agricolo boschivo. L’impianto è posto ad quota media di circa 575 m s.l.m., e ha una potenza elettrica nominale installata di 18,4 MW, generata da n° 8 aerogeneratori di potenza 2.300 KW ciascuno. L’area su cui andrà a svilupparsi l’iniziativa eolica si articola su una serie di crinali posti in linea d’aria tra i due centri abitati, in quell’area a ridosso dei confini amministrativi tra i 2 Comuni. Il progetto del parco eolico prevede, per la consegna dell’energia elettrica prodotta, una rete elettrica in media tensione, in cavo interrato, all’interno del campo eolico per il collegamento tra gli aerogeneratori ed una Sottostazione Elettrica di Trasformazione 20/132 kV da connettere alla Rete di Trasmissione Nazionale - RTN su uno stallo di una sezione a 132 kV di una stazione di proprietà Terna SpA, che la stessa società in qualità di Gestore della RTN ha individuato a seguito della formale richiesta inoltrata in data 16/03/2011, tale connessione sarà effettuata sulla linea RTN a 120 Kv - Pietrafitta e la sottostazione sarà ubicata nel comune di San Venanzo in adiacenza alla rete stessa.

1.2 I SOGGETTI PROPONENTI

Il soggetto proponente dell’opera oggetto del presente studio è la società Innova Wind S.r.l.– Società con unico socio, con sede legale in via Andrea d’Isernia 28 - 80122 Napoli; tel. 5

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081/19807371; fax 081/19807374; Iscrizione al Registro delle Imprese di Napoli REA:834486, C.F./P.IVA 06719181213. La Società opera nell’ambito dello sviluppo, realizzazione ed esercizio di impianti per la produzione dell’energia elettrica, sia da fonte convenzionale che rinnovabile, e pertanto, è interessata allo sviluppo di impianti eolici sul territorio regionale.

1.3 CRITERIO DI REDAZIONE DELLO STUDIO

Lo scopo del presente studio è quello di analizzare gli impatti derivanti dall’istallazione di un nuovo parco eolico. Gli impianti eolici sono indicati nell’Allegato IV del D.Lgs. 4/2008, ad oggetto “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.lgs. 152/2006 recante norme in materia ambientale”, al cui punto 2 lett.e) vengono indicati tra i progetti sottoposti alla verifica di assoggettabilità di competenza delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano, “gli impianti industriali per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento”. Nella Regione lo specifico contesto normativo e procedurale è sostanzialmente definito, allo stato, dalla L.R. 16 febbraio 2010, n.12, recante “Norme di riordino e semplificazione in materia di Valutazione ambientale strategica e Valutazione di impatto ambientale, in attuazione dell’art.35 del D.lgs. 3 aprile 2006, n.152, e s.m.i.”, e da due provvedimenti del Governo regionale, il primo con D.g.r. 11 maggio 2005, n.729, “Atto di indirizzo per l’inserimento paesaggistico ed ambientale degli impianti eolici ai sensi del Piano energetico regionale approvato con D.c.r. 402/2004”, e dal D.g.r. 19 maggio 2008, n.561, “Criteri e modalità per lo svolgimento del procedimento in materia di autorizzazione unica per la costruzione ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile”. Ai sensi del comma 2, lett. b), dell’art.10 della citata legge regionale 12/2010, vanno sottoposte alla procedura di Valutazione di impatto ambientale di competenza regionale, i progetti elencati nell’allegato IV alla Parte II, del d.lgs. 152/2006, e s.m.i., in particolare, “gli impianti industriali per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento”.

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Sotto gli aspetti procedurali relativi alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, in attesa dell’emanazione del Regolamento previsto dall’art.27 della L.R. 12/2010, resta vigente la Deliberazione regionale n.806 del 30 giugno 2008. In ogni caso, allo stato attuale, , la disciplina autorizzatoria per gli impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile è regolata dalle Linee Guida nazionali ex comma 10 dell’art.12 del d.lgs.387/2003, approvate con D.M. Sviluppo economico del 10 settembre 2010 (G.U. n.219 del 18 settembre 2010) e relativo R.R. n.7 del 20111.

1 Comma 18.4 dell’art.18 della Parte V: “Le Regioni, qualora necessario, adeguano le rispettive discipline entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore delle presenti linee guida, anche con l'eventuale previsione di una diversa tempistica di presentazione della documentazione di cui al paragrafo 13; decorso inutilmente il predetto termine di novanta giorni, le linee guida si applicano ai procedimenti in corso, ai sensi dell'articolo 12, comma 10, del decreto legislativo 387/2003, fatto salvo quanto previsto al punto 18.5”.

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2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

Nel Quadro di Riferimento Programmatico sono riportati gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l'opera progettata e gli atti di pianificazione e programmazione territoriali e settoriali a diverso livello di approfondimento, cioè a livello comunitario, nazionale, regionale e locale. Il Quadro Programmatico comprende:  la descrizione degli atti di pianificazione in relazione al progetto analizzato;  la descrizione dei rapporti di coerenza del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti pianificatori, evidenziando le eventuali modificazioni intervenute nelle ipotesi di sviluppo del territorio e l'indicazione degli interventi connessi o complementari rispetto a quello proposto;  l'indicazione dei tempi di attuazione dell'intervento e delle eventuali infrastrutture complementari;  l'indicazione di eventuali disarmonie di previsione contenute in distinti strumenti di pianificazione.

2.1 STATO ED EVOLUZIONE DELLA PIANIFICAZIONE ATTINENTE AL PROGETTO

Gli strumenti pianificatori e programmatori considerati nel presente studio sono stati raggruppati nelle seguenti tre categorie: programmazione energetica, pianificazione territoriale e pianificazione correlata al progetto.

2.1.1 PROGRAMMAZIONE ENERGETICA

Nei paragrafi seguenti è riportata una panoramica delle principali leggi e strumenti di programmazione e pianificazione in campo energetico, con uno specifico approfondimento sul tema della produzione di energia da fonti rinnovabili.

2.1.1.1 PIANIFICAZIONE ENERGETICA EUROPEA ED INTERNAZIONALE

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Per quanto riguarda il livello europeo e internazionale, è di seguito riportata una panoramica degli atti legislativi, programmatori e d'indirizzo messi in atto dall'Italia per recepire ed attuare le direttive europee ed internazionali (con riferimento ai protocolli di Kyoto ed altri) che contengono una certa cogenza in tema di produzione di energia e di tutela dell'ambiente. Da notare che il Decreto Legislativo 70/99 (conosciuto come Decreto Bersani), il più recente ed importante atto legislativo in tema di mercato dell'energia in Italia, riprende puntualmente le Direttive comunitarie pertinenti al settore. Tra i numerosi protocolli d'intesa, convenzioni e dichiarazioni, che hanno visto il nostro paese tra i principali e più convinti fautori, vanno ricordati i seguenti:  la Risoluzione di Lussemburgo del 29/10/1990, in cui l'UE si è posta l'obiettivo della stabilizzazione entro il 2000 delle emissioni di CO2 ai livelli del 1990.  la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (1994), che l'Italia ha sottoscritto, insieme ad altri 165 Paesi, e recepito con la Legge 15 gennaio 1994, n. 65, e che, tuttavia, anche se entrata in vigore come atto di diritto internazionale, non vincola realmente i Paesi industrializzati a ridurre o contenere le emissioni di

CO2, ma si limita ad auspicarne la stabilizzazione per prevenire gravi ed irreversibili mutamenti climatici. La Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici, assieme alla Dichiarazione di Rio, ed all'Agenda XXI, sono state recepite nel Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile in attuazione dell'Agenda XXI con Delibera 28/12/1993 da parte del CIPE. In detto Piano, oltre a richiamare gli obiettivi dell'Agenda XXI, si riprendono gli obiettivi del Piano Energetico Nazionale (PEN) del 1988, della Legge n. 9 del 1991, della Legge n.10 del 1991 e del provvedimento CIP 6/92, regolarmente utilizzato fino al 1997 ed ancora valido per quanto concerne i criteri di "assimilabilità" alle fonti rinnovabili. Da allora, con il manifestarsi sempre più evidente della correlazione tra cambiamenti climatici ed inquinamento di origine antropica, si sono susseguiti altri eventi internazionali, che hanno portato all'emanazione di ulteriori atti (protocolli) impegnativi anche per l'Italia. Di questi, i più pertinenti sono:

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 la Direttiva 96/611CE in materia di utilizzazione delle migliori tecniche disponibili per la protezione dell'ambiente e l'efficienza energetica ai fini dell'autorizzazione di nuovi impianti e della riautorizzazione di quelli esistenti;  la Direttiva 96/92/CE del 1996 per la liberalizzazione del mercato elettrico, recepita dal Decreto Legislativo del 16/03/1999 n. 79;  il Protocollo finale della Conferenza di Kyoto del dicembre 1997 per la riduzione concertata dei principali gas responsabili dell'effetto serra (gas-serra), che ha portato alla stesura di successivi documenti tecnici molto complessi, di cui si accenna più avanti;  la Direttiva 98/301/CE del 11 maggio 1998 in materia di distribuzione e vettoriamento del gas naturale. Tutte le Direttive europee si caratterizzano per un forte impulso verso la coesistenza e l'armonizzazione tra riduzione dell'inquinamento, e liberalizzazione dei mercati e competitività, che possono e debbono coesistere. Le tre Direttive della UE citate sono state recepite dall'Italia sia come delibere del CIPE sia come delibere dell'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas (AEEG), ed una, la 96/92/CE, anche dal Decreto Legislativo 16 marzo 1999 n. 79. Tra gli atti di interesse per l'opera in progetto possiamo ancora citare la:  Comunicazione della Commissione Europea Com (98)353 "Climate Change - Towards an EU post-Kyoto strategy" - richiamata nella deliberazione CIP 137/98 - che individua le linee di sviluppo delle politiche e misure europee per l'attuazione del Protocollo di Kyoto, con particolare riferimento all'energia, ai trasporti, all'agricoltura, all'industria, alle misure fiscali, alla ricerca scientifica ed allo sviluppo di nuove tecnologie, oltre che alla utilizzazione dei meccanismi di flessibilità; ed il:  Libro Bianco della Commissione Europea sulle Fonti Rinnovabili del 26 novembre 1997, e le decisioni del Consiglio dei Ministri dell'Energia dell'Unione Europea dell'8 dicembre 1997 e 11 maggio 1998, richiamati dalla decisione del 17 giugno 1998 del Consiglio dei Ministri dell'Ambiente dell'Unione Europea, che

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sottolineano l'esigenza di favorire con adeguate normative tecniche e fiscali la promozione in tutti gli Stati membri delle fonti rinnovabili, dei cicli combinati a gas naturale, dell'efficienza energetica. Il documento di livello internazionale più impegnativo per l'Italia (anche dal punto di vista economico) è il Protocollo di Kyoto, sottoscritto dall'Italia, per la riduzione dei 6 gas ritenuti maggiormente responsabili dell'effetto serra (C02, CH4, N20, HFC, PFC, SFs), che prevede un forte impegno di tutta la Comunità Europea nella riduzione delle emissioni di gas serra (- 8% nel 2010 rispetto ai livelli del 1990). Il Protocollo è stato approvato dalla Comunità Europea con Decisione del Consiglio del 25 aprile 2002 (2002/358/CE) e ratificato dall'Italia con legge del 1 giugno 2002, n.120. L'accordo prevede entro il 2010 la riduzione dell' 8-14% del riscaldamento globale rispetto al tasso attuale tendenziale. Il Protocollo, in particolare, individua le seguenti azioni da realizzarsi da parte dei Paesi Industrializzati:  incentivazione all'aumento dell'efficienza energetica in tutti i settori;  sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e delle tecnologie innovative per la riduzione delle emissioni;

 incremento delle superfici forestali per permettere la diminuzione del CO2 atmosferico;  riduzione delle emissioni metanigene degli allevamenti e promozione dell'agricoltura sostenibile;  limitazione e riduzione delle emissioni di metano dalle discariche di rifiuti e dagli altri settori energetici;  misure fiscali appropriate per disincentivare le emissioni di gas serra. Il Protocollo di Kyoto prevede inoltre, per i Paesi firmatari, l'obbligo di compilare inventari nazionali certificati delle emissioni nette di gas serra e, da parte sua, l'Italia si è formalmente attrezzata con:  il programma nazionale per l'energia rinnovabile da biomasse (24 giugno 1998);  l'istituzione della Commissione per lo sviluppo sostenibile;

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 l'istituzione del gruppo di lavoro interministeriale (DPCM 20/03/1998) per l'attuazione coordinata e secondo il criterio della massima efficienza ambientale ed economica dei programmi previsti dal CIPE con delibera del 3 dicembre 1997 (in preparazione alla Conferenza di Kyoto);  le linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra (Deliberazione 137/98 del CIPE);  il Libro Bianco del Ministero dell'Industria (predisposto sulla base del libro Verde elaborato dall'ENEA nell'ambito del processo organizzativo della Conferenza Nazionale Energia e Ambiente) per la valorizzazione energetica delle Fonti Rinnovabili (aprile 1999), che dà corso ed attuazione, a livello nazionale, al Libro Bianco comunitario.

2.1.1.1.1 Pianificazione Energetica Europea in materia di fonti rinnovabili

Con Decisione del Consiglio del 25 aprile 2002 (2002/358/CE), la Comunità Europea ha approvato il Protocollo di Kyoto dell'11/12/1997, secondo il quale i paesi industrializzati si impegnano a ridurre, per il periodo 2008-2012, il totale delle emissioni di gas ad effetto serra almeno del 5% rispetto ai livelli del 1990 (art. 3). Il Protocollo prevede che questo obiettivo venga raggiunto (Art. 2) attraverso una serie di interventi tra i quali il miglioramento dell'efficacia energetica in settori rilevanti dell'economia nazionale, la promozione di metodi sostenibili di gestione forestale, di imboschimento e di rimboschimento, di forme sostenibili di agricoltura ed anche attraverso la "ricerca, promozione, sviluppo e maggiore utilizzazione di forme energetiche rinnovabili". La necessità di sviluppo delle energie nuove e rinnovabili (Renewable Energia Sources - RES) emerge anche nel Libro Verde "Verso una strategia europea di sicurezza dell'approvvigionamento energetico" (C0M/2000/769), adottato dalla Commissione europea il 29 novembre 2000, non solo allo scopo di controllare e arrestare i cambiamenti climatici, ma anche nell'ottica di frenare il crescente tasso di dipendenza energetica dell'Unione Europea e ridurre il ruolo determinante del petrolio sui prezzi dell'energia.

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Al 2000, il consumo energetico UE risulta coperto per il 41 % dal petrolio, 22% dal gas naturale, 16% dai combustibili solidi (carbone, lignite, torba), 15% dal nucleare e solo per il 6% dalle fonti rinnovabili, valore attorno a cui ristagna già da alcuni anni, nonostante una crescita annuale continua del settore del 3% e crescite spettacolari, come quella del settore eolico. Si stima che, senza una politica attiva, nel 2030 il bilancio energetico UE continuerà a basarsi sui combustibili fossili (38% petrolio, 29% gas naturale, 19% combustibili solidi, 6% nucleare e 8% rinnovabili) e che la copertura del fabbisogno energetico con prodotti importati passerà dal 50 al 70%. Il libro verde propone come obiettivo per il 2010 il raddoppio della quota delle fonti rinnovabili nel bilancio energetico dal 6 al 12% e nella produzione di elettricità dal 14 al 22%, attraverso l'utilizzo anche di uno strumento fiscale che orienti la domanda verso consumi più razionali e più rispettosi dell'ambiente. Tra le fonti rinnovabili, nel libro Verde si sostiene la necessità di promuovere lo sviluppo dell'energia elettrica di origine eolica e sostenere l'energia idroelettrica, compresi i progetti di centrali di piccola potenza (meno di 10 MW), attualmente trascurati. L'obiettivo di raggiungere nel 2010 un tasso minimo di penetrazione del 12% delle fonti energetiche rinnovabili nell'Unione europea era già emerso in "Comunicazione della Commissione - Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili - Libro bianco per una strategia e un piano di azione della Comunità" (C0M/97/0599), libro nato dai dibattiti suscitati da "Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili - Libro verde per una strategia comunitaria (COM(96)576)", presentato dalla Commissione nel novembre 1996. Il raggiungimento dell'obiettivo (per il quale gli investimenti necessari sono valutati in 95 miliardi di ECU per il periodo 1997-2010) contribuirà a ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento, ma porterà anche effetti positivi in termini di occupazione (creazione da 500.000 a 900.000 posti di lavoro), un risparmio annuo di spese di combustibile di 3 miliardi di Euro a partire dal 2010, una riduzione delle importazioni di combustibile del 17,4%, una riduzione delle emissioni di CO2 di 402 milioni di t/anno ed una serie di considerevoli benefici economici dal momento che si profilano sbocchi importanti per l'esportazione legati alla capacità dell'Unione europea di fornire attrezzature nonché servizi tecnici e finanziari.

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Data la scarsa importanza conferita alle energie rinnovabili nelle politiche della Comunità, il Libro Bianco propone un piano di azione volto a sensibilizzare maggiormente i responsabili dei diversi programmi e a rafforzare la presenza delle energie rinnovabili nelle diverse politiche dell'Unione, oltre ad offrire alle fonti energetiche rinnovabili sbocchi equi sui mercati senza oneri finanziari eccessivi. Parte essenziale della strategia elaborata dal Libro Bianco della Commissione europea è la "Campagna per il decollo delle fonti rinnovabili in Europa, Energy For The Future: Renewable Sources Of Energy (Community Strategy and Action Pian) - Campaign for Take-Off": tale campagna ha l'obiettivo di facilitare il successo della strategia stessa, stimolando in particolare gli investimenti privati nei settori chiave del solare, dell'eolico e dell'energia da biomassa. La campagna mira a promuovere la realizzazione di progetti su grande scala in diversi settori delle energie rinnovabili, in particolare di 10.000 MW di grandi centrali eoliche. Al Libro Bianco fa seguito la Direttiva 2001/177/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 settembre 2001 sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità. Tale direttiva conferma l'obiettivo del 12% del consumo interno lordo di energia da fonti rinnovabili per l'intera Comunità, da raggiungersi entro il 2010 (quota dell'energia elettrica: 22,1%, per l'Italia tale quota è fissata pari al 25,0%); la direttiva prevede, inoltre, un sistema di garanzia di origine dell'elettricità, per agevolare gli scambi ed aumentare la trasparenza, rendendo più semplice la scelta del consumatore: le garanzie di origine indicano la fonte di energia rinnovabile dalla quale è prodotta l'elettricità, la data ed il luogo di produzione e, nel caso degli impianti idroelettrici, la capacità. Dal momento che le procedure amministrative e di pianificazione che devono rispettare i potenziali produttori costituiscono uno dei principali ostacoli al futuro sviluppo di elettricità RES (principalmente per le piccole e medie imprese che rappresentano un'alta percentuale delle imprese del settore), gli Stati membri devono riesaminare il quadro legislativo e regolamentare le procedure di autorizzazione, per ridurre gli ostacoli normativi, razionalizzare e accelerare le procedure amministrative e garantire regole trasparenti e non discriminatorie, tenendo conto delle specificità delle varie tecnologie utilizzate dalle fonti energetiche rinnovabili.

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Dal momento che l'allacciamento dell'elettricità RES alla rete può essere costoso per i produttori di tale tipo di elettricità, gli Stati membri devono controllare che i costi di trasporto e di distribuzione non provochino discriminazioni nei riguardi dell'elettricità RES. Gli obiettivi previsti dalla Comunità europea (energia da fonti rinnovabili dal 6 al 12% nel bilancio energetico e dal 14 al 22% nella produzione di elettricità) sono di seguito confrontati con i dati di crescita del settore eolico indicati in "Wind in power. 2009 European statistics” del Febbraio 2010, redatto dall'EWEA (European Wind Energy Association). In base alle previsioni di incremento della domanda di energia e alle stime di crescita del settore eolico, nel "Wind Force 12" (Fonte Greenpeace) si ipotizza che, entro il 2020, la produzione dì energia elettrica da sola fonte eolica soddisferà il 12% della domanda mondiale, con una capacità installata di 1260 GW: tale valore è stato calcolato ipotizzando, sulla base dei trend degli ultimi anni, un tasso di crescita annuo decrescente dal 25 al 10% tra il 2002 e il 2020. Tassi annuali di crescita del 20-25% sono molto elevati per un settore industriale, ma l'industria eolica, soprattutto durante le prime fasi del suo sviluppo, ha mostrato potenzialità di sviluppo ben più elevate: solo negli ultimi 5 anni il tasso di crescita annuale è stato prossimo al 40%. In Europa, inoltre, un ampio margine di espansione del settore è legato al mercato dell'off- shore.

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Figura 1: Potenza eolica installata in Europa – 2009 (MW) 16

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2.1.1.2 CONTESTO NORMATIVO NAZIONALE

Nel variegato e complesso panorama normativo nazionale del settore, costituito in buona parte dal recepimento di normative di natura comunitaria, nonché dall’attuazione della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.3, di modifica al Titolo V, Parte II, della Costituzione, si ritengono di particolare rilievo i seguenti provvedimenti, nel cui contesto si colloca l’iniziativa imprenditoriale della proposizione di un impianto eolico:  Il Decreto Legislativo 16 marzo 1999 n. 79 (decreto Bersani), “Attuazione della direttiva 96/62/CE recante norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica”, il quale definisce le attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica libere nel rispetto degli obblighi di servizio pubblico. Disciplina in tale contesto il settore elettrico, regolamentando anche i compiti del Gestore della rete di trasmissione nazionale. Tutela le garanzie dei clienti vincolati con la figura dell’acquirente unico nell’ambito delle funzioni del Gestore del mercato. Impone ai soggetti produttori o importatori responsabili degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti non rinnovabili l’obbligo di immettere nel Sistema elettrico nazionale una quota prodotta da impianti da fonti rinnovabili, imponendo, contestualmente, al Gestore della Rete di trasmissione nazionale, la priorità del dispacciamento delle stesse produzioni, e l'introduzione di un nuovo sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili.  D.L. 23 agosto 2003, n.239 (convertito in legge 27 ottobre 2003, n.290), “Disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo del sistema elettrico nazionale e per il recupero di potenza di energia elettrica”,che stabilisce, tra l’altro e nell’intento di garantire la sicurezza di un sistema energetico liberalizzato, semplificazioni procedurali di autorizzazioni per le Reti nazionali di trasporto dell’energia.  D.lgs. 29 dicembre 2003, n.387, “Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”, il quale nel rispetto della disciplina nazionale, comunitaria ed internazionale vigente, nonché nel rispetto dei principi e criteri direttivi stabiliti dall'articolo 43 della legge 1° marzo 2002, n. 39, e' finalizzato a: a)

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promuovere un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili alla produzione di elettricità nel relativo mercato italiano e comunitario; b) promuovere misure per il perseguimento degli obiettivi indicativi nazionali di cui all'articolo 3, comma 1; c) concorrere alla creazione delle basi per un futuro quadro comunitario in materia; d) favorire lo sviluppo di impianti di microgenerazione elettrica alimentati da fonti rinnovabili, in particolare per gli impieghi agricoli e per le aree montane. Il provvedimento normativo individua gli obiettivi nazionali, e fornisce indicazioni su quelli regionali, nonché misure di promozione della ricerca e diffusione delle fonti rinnovabili. Introduce i concetti di garanzia di origine dell’elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili, ma soprattutto, nel determinare norme di razionalizzazione e semplificazione delle procedure, introduce un sistema di autorizzazione, rilasciata dalle Regioni o Province delegate, per la costruzione e l’esercizio, per gli interventi di modifica, di potenziamento, di rifacimento totale o parziale, nonché per le opere connesse, e le infrastrutture indispensabili, per gli interventi di produzione di energia elettrica utilizzanti fonti rinnovabili.  Legge 23 agosto 2004, n.239, “Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia”. La legge, nell'ambito delle disposizioni derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali, definisce i principi fondamentali in materia energetica ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione. Vengono altresì determinate disposizioni per il settore energetico che contribuiscono a garantire la tutela della concorrenza, la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, la tutela dell'incolumità e della sicurezza pubblica fatta salva la disciplina in materia di rischi da incidenti rilevanti, la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema al fine di assicurare l'unità giuridica ed economica dello Stato e il rispetto delle autonomie regionali e locali, dei trattati internazionali e della normativa comunitaria. All’interno dello stesso provvedimento vengono definiti gli obiettivi e le linee della politica energetica nazionale, nonché i criteri generali per la sua attuazione a livello

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territoriale, riservati alla competenza dello Stato, che si avvale anche dei meccanismi di raccordo e di cooperazione con le autonomie regionali previsti dalla presente legge.  Legge 27 febbraio 2009, n.13, di conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 30 dicembre 2008, n.208, recante Misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell’ambiente”, il cui art.8 bis dispone Misure in materia di ripartizione della quota minima di incremento dell'energia elettrica da fonti rinnovabili, prevedendo che “Il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, emana, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, uno o più decreti per definire la ripartizione fra regioni e province autonome di Trento e di Bolzano della quota minima di incremento dell'energia prodotta con fonti rinnovabili per raggiungere l'obiettivo del 17 per cento del consumo interno lordo entro il 2020 ed i successivi aggiornamenti proposti dall'Unione europea.  D.M.10 settembre 2010, “Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”, recanti indicazioni tese a facilitare, nel complesso procedimento volto al rilascio dell’autorizzazione unica, di cui all’art.12 del d.lgs.387/2003, il contemperamento tra le esigenze di sviluppo economico e sociale con quelle di tutela dell’ambiente e di conservazione delle risorse naturali e culturali. Tendono inoltre ad assicurare il coordinamento tra il contenuto dei Piani regionali di sviluppo energetico, di tutela ambientale e dei Piani paesaggistici per l’equo e giusto contemperamento dei rilevanti interessi pubblici in questione, anche in un’ottica di semplificazione procedurale e di certezza delle decisioni spettanti alle diverse amministrazioni coinvolte nella procedura autorizzatoria.  D.lgs. di recepimento della direttiva 28/2009/CE (in attesa di pubblicazione): il decreto, nel recepire la direttiva e nel rispetto dei criteri stabiliti dalla legge 4 giugno 2010 n. 96, definisce gli strumenti, i meccanismi, gli incentivi e il quadro istituzionale, finanziario e giuridico, necessari per il raggiungimento degli obiettivi fino al 2020 in materia di quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo

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di energia e di quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti. Il medesimo documento interviene anche in tema di garanzia di origine, sulle procedure amministrative, sull’informazione e la formazione, nonché in tema di accesso alla rete elettrica e fissa criteri di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi. Il quadro normativo risulta integrato da un’ulteriore specifica normativa di settore, che, sinteticamente può riassumersi nei seguenti provvedimenti:  D.P.C.M. 14 novembre 1997, “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”, di attuazione della l.447/95, o di quanto previsto dall’eventuale zonizzazione acustica comunale emanata ai sensi della stessa legge.  D.lgs. 18 agosto 2000, n.267, “Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”; esso costituisce documento di principio e limite inderogabile nell’azione amministrativa degli enti locali.  Legge 22 febbraio 2001, n.36, “Legge quadro sulla protezione dalle esposizione a campi elettrici,magnetici ed elettromagnetici”, relativa alle valutazioni degli eventuali impatti del campo elettrico e del campo di induzione magnetica, di seguito integrata dal DPCM 8 luglio 2003 “Fissazione dei limiti di esposizione dei valori attenzione, e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti”.  D.P.R. 6 giugno, 2001, n.380, “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia”; il documento normativo, ferme le disposizioni in materia di beni culturali ed ambientali, contiene i principi fondamentali e generali inerenti l’attività edilizia, pur rimettendo a Regioni, Province autonome, ed ai Comuni le specifiche competenze in materia.  D.P.R. 8 giugno 2001, n.327, “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità”; il testo normativo disciplina l’espropriazione, anche a favore di privati, di beni immobili o di diritti relativi ad immobili per l’esecuzione di opere pubbliche o di pubblica utilità.

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 D.Lgs. 22 gennaio 2004, n.42, “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’art.10 della l.6 luglio 2002, n.137”; esso in conformità al dettato dell’art.9 Cost., è finalizzato alla tutela ed alla valorizzazione del patrimonio culturale, a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio, nonché a promuovere lo sviluppo della cultura. Definisce il patrimonio culturale come costituito dai beni culturali, qualificati “cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico, e le altre cose individuate dalla legge quali testimonianza aventi valore di civiltà”, e dai beni paesaggistici, individuati negli “immobili e aree costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici, ed estetici del territorio e gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge”.  D.Lgs. 3 aprile 2006, n.152” Norme in materia ambientale”; il decreto, ai attuazione della legge 15 dicembre 2004 n.308, disciplina materie quali le procedure di valutazione ambientale strategica (VAS), quelle per la valutazione di impatto ambientale (VIA), nonché quelle relative all’autorizzazione ambientale integrata (AIA). È anche ambito di applicazione del medesimo testo la difesa del suolo e la lotta alla desertificazione, la tutela delle acque dall’inquinamento e la gestione delle risorse idriche, la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti contaminati, la tutela dell’area e la riduzione delle emissioni in atmosfera nonché l tutela risarcitoria contro i danni all’ambiente.

2.1.1.2.1 Pianificazione Energetica Italiana in materia di energia da fonti rinnovabili

A livello nazionale, i primi strumenti governativi a sostegno delle fonti rinnovabili, in generale, e dell'eolico in particolare sono stati: il Piano energetico nazionale del 1988 (che stabiliva un obiettivo di 300-600 MW di eolico installati al 2000), la legge 394/91 (art. 7) che prevede misure d'incentivazione per quelle amministrazioni che promuovono interventi volti a favorire l'uso dell'energia eolica anche nelle aree protette, le leggi 9/91 e 10/91 ("Norme di

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attuazione per il nuovo Piano Energetico Nazionale: aspetti istituzionali, centrali idroelettriche ed elettrodotti, idrocarburi e geotermia, autoproduzione e disposizioni fiscali" e "Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia") e, soprattutto, il successivo provvedimento Cip 6/92, che per la prima volta introduce tariffe incentivanti per la cessione all'ENEL di energia elettrica prodotta con impianti da fonti rinnovabili o "assimilate", regolarmente utilizzato fino al '97 ed ancora valido per quanto concerne i criteri di assimilabilità alle fonti rinnovabili. In seguito il già richiamato Decreto Bersani 79/99, istituisce il mercato libero dell’energia, detta principi di priorità di dispacciamento e crea un primo sistema di incentivazione. Una delle più rilevanti innovazioni apportate dal decreto consiste infatti nell’introduzione dei i certificati verdi, titoli negoziabili sul mercato elettrico emessi e verificati dal GRTN, volti all'incentivazione della produzione elettrica da fonti rinnovabili; essi sono immessi sul mercato sia dai produttori di energia da fonti rinnovabili sia dal Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale. I Certificati Verdi raccolgono l'eredità e le funzioni degli incentivi previsti dal CIP 6/92, con un'importante differenza: mentre questi ultimi venivano assegnati solo in seguito a specifiche autorizzazioni e graduatorie, i certificati verdi saranno riconosciuti a chiunque ne faccia regolare domanda, dimostrandone di avere i requisiti richiesti. Un primo indirizzo per la diffusione delle energie rinnovabili è rinvenibile nel “Libro Bianco per la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili", predisposto sulla base del Libro Verde elaborato dall'ENEA nell'ambito del processo organizzativo della Conferenza nazionale energia e ambiente del 1998 e approvato dal CIPE il 6 agosto 1999. Questo libro dà corso e attuazione, a livello nazionale, al Libro Bianco comunitario, nel quale si sostiene che "il ruolo degli Stati membri nell'attuazione del piano d'azione è cruciale. Essi devono decidere i loro obiettivi specifici nell'ambito del quadro più generale ed elaborare le proprie strategie nazionali per conseguirli". Di recente l’Italia ha redatto, in attuazione dell’articolo 4 della direttiva 2006/32/CE e della Decisione 30 giugno 2009, n. 2009/548/CE, un Piano D’azione sulle fonti rinnovabili trasmesso dal Ministero dello sviluppo economico alla Commissione europea nel mese di luglio 2010; il

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Piano, inserito in un quadro più ampio di sviluppo di una strategia energetica nazionale ambientalmente sostenibile, risponde ad una molteplicità di obiettivi, e tra questi assumono particolare rilievo: 1) la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, data l’elevata dipendenza dalle importazioni di fonti di energia; 2) la riduzione delle emissioni di gas climalteranti; 3) il miglioramento della competitività dell’industria manifatturiera nazionale attraverso il sostegno alla domanda di tecnologie rinnovabili e lo sviluppo di politiche di innovazione tecnologica. Il documento, nel delineare le principali linee d’azione per le fonti rinnovabili, si articola su due piani:  La governance istituzionale  Le politiche settoriali. La governance istituzionale comprende principalmente: a) il coordinamento tra la politica energetica e le altre politiche, tra cui la politica industriale, la politica ambientale e quella della ricerca per l’innovazione tecnologica; b) la condivisione degli obiettivi con le Regioni, in modo da favorire l’armonizzazione dei vari livelli di programmazione pubblica, delle legislazioni di settore e delle attività di autorizzazione degli impianti e delle infrastrutture, con la definizione di un burden sharing regionale che possa responsabilizzare tutte le istituzioni coinvolte nel raggiungimento degli obiettivi. Con riferimento, invece, al livello di politica settoriale, le linee d’azione sono delineate sulla base del peso di ciascuna area d’intervento sul consumo energetico lordo complessivo. Nella tabella che segue vengono indicati gli obiettivi che l’Italia intende raggiungere in particolare nel settore dell’elettricità da fonte rinnovabile, coerenti con i target stabiliti dalla direttiva 2009/28/CE, al fine di orientare le politiche pubbliche di sviluppo sostenibile del settore.

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Tabella 1 Previsione al 2020 della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili

Figura 2 Produzione lorda di energia elettrica da FER

Con l’emanazione del D.M. 10 settembre 2010, recante le Linee Guida nazionali per lo svolgimento del procedimento autorizzativo previsto dall’art. 12 del D.Lgs 387/2003, il legislatore si è proposto di semplificare le procedure di comunicazione e dichiarazione di inizio 24

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attività, dando ragionata attuazione anche allo specifico criterio della legge comunitaria 2009, nonché valutare attraverso il potenziamento dello strumento della Conferenza dei Servizi, per meglio assicurare il coordinamento tra le diverse autorità coinvolte. Sono previste inoltre azioni di monitoraggio attivo per migliorare il livello della pianificazione strategica da parte delle Regioni e per sviluppare coerenti politiche infrastrutturali. In tal senso la Conferenza dei Servizi si pone come lo strumento più adeguato ad assicurare il coordinamento tra le diverse autorità responsabili. D’altra parte, la ripartizione degli obiettivi nazionali tra le regioni costituirà un utile orientamento alle stesse, stimolate a migliorare ed accelerare i procedimenti autorizzativi in modo coerente con gli impegni assegnati. Funzionali a questo scopo sono le previsioni della citata legge comunitaria 2009, che prevede l’istituzione di un meccanismo di trasferimento statistico tra le regioni di quote di produzione di energia da fonti rinnovabili ai fini del rispetto della stessa ripartizione, e il completamento del sistema statistico in materia di energia, compresi i consumi, anche ai fini del monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi in capo a ciascuna regione. Utili per questi stessi scopi potrà essere un sistema di esame delle politiche e delle procedure amministrative seguite in ciascuna regione, in modo da favorire lo scambio delle best practices.

2.1.1.3 PIANIFICAZIONE ENERGETICA REGIONALE

L’art.5 della legge 9 gennaio 1991, n.10, “Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energie” costituisce la fonte giuridica per l’emanazione dei Piani energetici ambientali regionali. La Regione Umbria ha provveduto all’emanazione del proprio Piano con D.C.R. 21 luglio 2004, n.4022, nonché in attuazione dello stesso, all’emanazione di un atto di indirizzo per l’inserimento paesaggistico ed ambientale degli impianti eolici, tramite la D.G.R. 11 maggio 2005, n.729.

2 Allo stato esso risulta vigente, in quanto ulteriori interventi di carattere modificativo sono tuttora allo studio della Regione. 25

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La Regione Umbria, a seguito di un'analisi della situazione attuale di produzione di energia da fonti rinnovabili e delle potenzialità di ciascuna fonte nonché della sostenibilità ambientale in relazione alle specifiche caratteristiche del territorio regionale, ha delineato una strategia di sviluppo a breve termine per la produzione di energia da fonti rinnovabili con una previsione di crescita che permetta il raggiungimento, nel 2020, dell'obiettivo europeo fissato per l'Italia pari al 17% di energia rinnovabile rispetto al consumo finale. Tale strategia é stata approvata con D.G.R. 29 luglio 2011, n. 903 e pubblicata sul B.U.R. n. 34 del 05 agosto 2011. La Regione Umbria, inoltre, a supporto di tale strategia e recependo sia il decreto 10 settembre 2010 che il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, ha declinato un regolamento che disciplina le procedure amministrative per l'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili ed individua, inoltre, le aree e i siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti. La suddetta disciplina é stata approvata con R.R. 29 luglio 2011, n. 7 e pubblicata sul B.U.R. n. 34 del 05 agosto 2011.

2.1.2 PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E LOCALE, VINCOLI

Il proposto intervento si colloca nella Regione Umbria, in Provincia di Terni ed insiste sul territorio dei Comuni di Parrano e San Venanzo, in un’area posta a cavallo dei confini amministrativi tra i 2 comuni ed individuabile come “Poggio della Cavallaccia”.

2.1.2.1 PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE REGIONALE I principali strumenti di programmazione e pianificazione regionale sono individuabili nel Piano Energetico Regionale, approvato il 17 marzo 2004; nel Piano Paesaggistico Regionale ( L.R. 07/12/2010); nel Piano Urbanistico Territoriale (L.R.24 Marzo 2000, n.27); nel Piano Urbanistico Strategico territoriale (PUST), D.G.R. n. 1265 del 20 settembre 2010 redatto sulla base del Disegno Strategico Territoriale (DST) approvato con D.G.R. 1903/2008 e nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.

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Il Piano Urbanistico Territoriale (PUT) assume, come riferimenti programmatici, gli atti di indirizzo adottati dall’Unione Europea. La regione si mostra favorevole alla produzione di energia da fonti rinnovabili e, all’interno di esso, si preannuncia la stesura del Piano Energetico Regionale in seguito riportato.

2.1.2.1.1 Piano Energetico Regionale

Il Piano Energetico Regionale è lo strumento di indirizzo e programmazione degli interventi in campo energetico, inserito e integrato nei documenti di programmazione economica e finanziaria della Regione, nel Documento Annuale di Programmazione - D.A.P, nel Piano Regionale di Sviluppo e negli altri Piani regionali settoriali. Esso costituisce un fondamentale quadro di riferimento per i soggetti pubblici e privati che assumono iniziative in campo energetico nel territorio di riferimento ed assicura l’armonizzazione delle decisioni che vengono assunte a livello regionale e locale. Tale Piano costituisce uno schema di sintesi finalizzato a rappresentare gli elementi conoscitivi fondamentali per la definizione di un quadro di riferimento regionale del settore, ad individuare gli obiettivi strategici e le linee di indirizzo da perseguire, a definire le politiche coerenti con gli obiettivi indicati, individuando, in particolar modo, gli interventi praticabili sul contenimento dei consumi, sulla promozione dell’uso razionale dell’energia e della diffusione dell’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile (eolico, idroelettrico, solare termico e fotovoltaico, biomasse e cogenerazione). Il principio informatore del P.E.R. è quello di garantire lo sviluppo sostenibile, in armonia con gli impegni assunti dall’Italia a livello comunitario e internazionale nel campo energetico ambientale. L’obiettivo fondamentale del Piano Energetico Regionale per l’attuazione delle politiche regionali in chiave di sostenibilità ambientale è l’implementazione dell’uso delle fonti di energia rinnovabili sia per usi termici che elettrici. Le possibili fonti di energia sono: − Idroelettrica: a fronte dell’attuale consistente capacità di generazione già installata in Umbria, essendo pressoché esaurite ulteriori potenzialità, il Piano individua alcune potenzialità da esplorare valutabili intorno a 3MW addizionali sfruttabili su condotte di irrigazione ed

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acquedottistiche esistenti. Indica altresì la possibilità di procedere a riqualificazioni e ripotenziamenti di impianti esistenti. − Energia solare: le condizioni climatiche regionali e lo stato attuale delle tecnologia consentono di ritenere credibile una strategia di diffusione del ricorso al “solare termico”. La Regione dedicherà la propria attività alla diffusione della tecnologia, cercando di dare risposta, anche normativa, agli impedimenti che fino ad oggi ne hanno limitato lo sviluppo. In tema di generazione elettrica per via fotovoltaica, la Regione provvederà a sostenere le nuove azioni a favore della tecnologia che si stanno definendo a livello nazionale e comunitario, cercando anche in questo caso di rimuovere eventuali ostacoli ad un’ampia diffusione. − Biomasse: rappresenta, insieme all’eolico, una delle potenzialità più rilevanti delle risorse rinnovabili. Rispetto al potenziale del comparto della biomassa agricola e forestale il Piano prevede lo sfruttamento energetico di 300.000 tonnellate/anno sia per fini termici che elettrici. La Regione indirizzerà la propria attività di promozione e diffusione verso tutti i settori, con particolare attenzione all’edilizia residenziale. − Geotermica: il settore presenta scarse potenzialità riconducibili al possibile ripristino dei pozzi geotermici, oggi inutilizzati, nel territorio di (Tr) che potrebbero produrre energia elettrica per circa 1 MWe, energia termica e CO2 per scopi industriali. − Combustibile da rifiuti: il P.E.R. riprende le indicazioni previste nel Piano dei Rifiuti approvato nel luglio 2002. − Energia eolica: il settore eolico, unitamente a quello dell’energia da biomasse, presenta oggi costi di investimento e costi di produzione di energia elettrica di fatto comparabili a quelli che caratterizzano l’energia da fonti primarie fossili. Considerazioni economiche e di maturità tecnologica inducono a ritenere prioritaria la valorizzazione del potenziale eolico, da fare precedere da accurate valutazioni paesistiche ed ambientali. Per l’autorizzazione degli interventi, da realizzarsi in aree non soggette a vincolo, si prevede una griglia valutativa che verrà definita dalla Regione. − Cogenerazione e teleriscaldamento / teleraffrescamento: Il P.E.R. individua nella cogenerazione, anche in affiancamento ai sistemi di teleriscaldamento/teleraffrescamento, una tecnologia che va sicuramente sviluppata, tenendo anche conto delle convenienze economiche che la sua adozione è ormai in grado di assicurare. Va privilegiata l’adozione di combustibili a

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minore impatto con emissioni assimilabili a quelle del metano indirizzando gli interventi prioritariamente verso ospedali, scuole, edifici pubblici, grandi utenze termico/elettriche. All’interno del Piano Energetico Regionale sono indicate le strategie da perseguire per l’attuazione degli obiettivi prefissati. Lo sfruttamento dell’energia eolica costituisce attualmente, dopo l’energia idroelettrica, una delle fonti di energia rinnovabile che consente i maggiori volumi di produzione energetica. Come gran parte delle fonti di energia rinnovabile anche l’energia eolica è caratterizzata da bassa densità energetica; per questo motivo lo sfruttamento di questa risorsa comporta l’installazione di più macchine per la conversione di energia. In genere dunque quando si parla di un impianto eolico spesso ci si riferisce ad una wind farm (gruppo di più aerogeneratori disposti variamente sul territorio, ma collegati ad una unica linea che li raccorda alla rete locale o nazionale) piuttosto che alle singole turbine. I sistemi di conversione dell’energia eolica in energia elettrica sono stati storicamente sviluppati dagli Stati Uniti (negli anni ‘80) e successivamente dalle Nazioni del Nord Europa (Germania, Danimarca ecc..) dove si sono verificate le condizioni tecniche ed economiche che favorivano uno sfruttamento della risorsa a livello industriale. Ai primi anni novanta risalgono gli studi sulla risorsa eolica su scala europea (Atlante Eolico Europeo) che però non avevano un dettaglio sufficiente per poter giudicare con chiarezza bacini eolici molto complessi (come ad esempio l’Italia, la Spagna, la Grecia ecc…). I sistemi di sfruttamento dell’energia eolica si sono dunque sviluppati sia a livello di applicazione che a livello tecnologico prima nei paesi sopra citati e dopo, solo grazie alla maggior attenzione nei confronti delle fonti di energia rinnovabile, anche nei paesi, come l’Italia, dove la risorsa e le tecniche di conversione dell’energia erano meno conosciuti. La tecnologia attualmente più utilizzata è quella delle grandi turbine eoliche tripala ad asse orizzontale con torre tubolare in acciaio. All’interno del piano si individuano tre bacini eolici, la cui natura dei siti è ottimale per lo sfruttamento del vento geografico: bacino eolico della dorsale umbra sud, bacino eolico della dorsale umbra nord, bacino eolico della dorsale umbra ovest. Il progetto oggetto della presente iniziativa, si inquadra nel Bacino della Dorsale Umbria Ovest, interessando la parte Nord-Ovest della provincia ternana.

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2.1.2.1.2 Disegno Strategico Territoriale

Il Disegno Strategico Territoriale - DST è un documento strategico di supporto alla valutazione delle politiche e dei documenti nazionali ed europei che esprimono, in maniera esplicita o implicita, scenari territoriali di scala vasta, da assumere criticamente per la messa a punto delle politiche regionali. All’interno del DST si evince come le Linee strategiche di sviluppo del territorio regionale siano definite come l’insieme degli obiettivi integrati e delle strategie settoriali, articolare in azioni strategiche per ciascun tema di riferimento per le politiche regionali (sistemi strutturanti). In vista della costruzione di politiche rispondenti all’idea guida e alla visione strategica del territorio regionale, e di una maggiore connessione tra programmazione e pianificazione territoriale, i sistemi strutturanti su cui il Disegno Strategico Territoriale viene costruito sono: − le infrastrutture; − le reti di città; − il sistema ambientale e storico culturale e lo spazio rurale; − il sistema produttivo. In particolare, il sistema produttivo si presta ad un rafforzamento e ripensamento complessivo, che tenga conto anche delle potenzialità delle “aree marginali” come parte integrante delle strategie di sviluppo. A partire dal mantenimento delle attività esistenti, la sua riorganizzazione prevede l’utilizzo delle risorse territoriali secondo forme innovative, capaci di declinare in chiave qualitativa il concetto di sostenibilità, così da proporsi come modello sostenibile di sviluppo nel panorama nazionale. Una delle principali azioni strategiche da perseguire è la promozione del ricorso alle energie alternative secondo forme compatibili con le caratteristiche ambientali, paesistiche e insediative dei contesti territoriali. Perché il territorio umbro, in riferimento all’idea guida, diventi luogo di politiche di sviluppo sostenibile, occorre conseguire diversi obiettivi di integrazione mirati al miglioramento dell’accessibilità, fisica e telematica, al rafforzamento delle reti urbane e delle loro relazioni con lo spazio rurale, al rafforzamento della capacità produttiva, alla valorizzazione delle vocazioni ambientali e paesistiche del territorio, al miglioramento delle condizioni generali dell’abitare. Di conseguenza, gli obiettivi integrati (o di integrazione) sono:

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− contrastare il rischio dell’isolamento regionale potenziando le interdipendenze con le Regioni circostanti e le reti di relazione a tutti i livelli, al tempo stesso rafforzando i legami di coesione territoriale interna. Il ripensamento e il rafforzamento delle connessioni infrastrutturali ai diversi livelli, infatti, diviene priorità strategica, ed è pertanto da intendere non come tema settoriale ma come occasione di integrazione e sviluppo territoriale. − incentivare forme di coordinamento tra centri in relazione alle politiche urbane, alla gestione delle attività e dei servizi, alla promozione culturale, secondo modalità differenziate in base alle opportunità e alle specificità locali (comunità di comuni, consorzi, reti tematiche), con azioni ed interventi di adeguamento delle reti e di potenziamento e redistribuzione mirata delle attività; − incentivare la qualificazione e la sostenibilità ambientale, paesistica e sociale degli interventi nelle reti di città, con particolare riguardo alla valorizzazione del patrimonio culturale, alla residenza, ai servizi di interesse collettivo, agli spazi pubblici, promuovendo la corresponsabilizzazione dei soggetti interessati pubblici e privati, la collaborazione interistituzionale, le modalità di valutazione comparativa e concorsuale delle proposte di trasformazione; − migliorare le connessioni trasversali tra centri, rafforzando il sistema reticolare tra nodi urbani di diverso rango, con particolare riguardo ai sistemi insediativi locali in aree marginali; − favorire la localizzazione di funzioni centrali in corrispondenza dei nodi di scambio, come contributo alla qualificazione insediativa e territoriale (nodi di scambio come “porte” delle città e del paesaggio umbro); al tempo stesso, rafforzare le connessioni infrastrutturali con i nodi funzionali (produttivi e di ricerca) già esistenti; − realizzare interventi infrastrutturali da concepire come progetti territoriali integrati (mobilità difesa del suolo-distribuzione energetica), e come occasione di qualificazione ambientale e valorizzazione del paesaggio regionale alle diverse scale; − incentivare la costituzione di comunità di imprese e consorzi produttivi e forme di coordinamento gestionale, in grado di migliorare le prestazioni ambientali, attraverso la riduzione degli impatti, l’utilizzo efficiente delle risorse territoriali (a partire dalla

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struttura insediativa e dal suolo), l’impiego di energie rinnovabili, l’organizzazione sostenibile dei cicli produttivi, in vista del miglioramento ambientale, paesistico e sociale dei contesti insediativi; − rafforzare le reti di comunicazione e di informazione tecnologicamente avanzate, come strumento per incrementare la competitività del sistema regionale e la coesione, attraverso la messa in rete dei centri e dei principali nodi produttivi e culturali (rete a banda larga). In un mercato caratterizzato da una forte competitività e da rapide trasformazioni, l’obiettivo principale delle politiche d’impresa è creare un «ambiente» favorevole allo sviluppo delle imprese stesse. L’impresa è, infatti, parte dell’ambiente cui appartiene: dalla qualità dell’ambiente in cui le imprese operano (che dipende da condizioni strutturali, finanziarie, commerciali e amministrative, ecc.) può trarre origine un potenziale di creazione di economie, e la capacità di favorire l’imprenditorialità e l’innovazione. Tutto questo nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, in cui le reciproche interrelazioni siano caratterizzate da sinergie e processi virtuosi, positivi e utili tanto all’impresa quanto al «suo» ambiente. La stessa attenzione per le condizioni «ambientali» dello sviluppo emerge nella programmazione 2007-2013 (POR - FESR), che assume come obiettivo generale quello di accrescere la competitività del “Sistema Umbria”, aumentando gli standard di innovazione del sistema produttivo, migliorando la tutela e valorizzazione delle risorse ambientali e culturali e promuovendo una maggiore coesione territoriale. Rispetto all’obiettivo generale si articolano 4 priorità strategiche: 1. promuovere e consolidare i processi di innovazione e di ricerca e sviluppo tecnologico al fine di rafforzare la competitività del sistema produttivo; 2. tutelare, salvaguardare e valorizzare l’ambiente e le sue risorse per promuovere lo sviluppo sostenibile del sistema regionale; 3. promuovere l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili e pulite; 4. promuovere una maggiore coesione territoriale e qualità urbana al fine di accrescere la competitività e l’attrattività del territorio e delle città.

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2.1.2.1.3 Piano Urbanistico Strategico Territoriale

Nell’ambito del quadro di riferimento strategico definito dalla Regione col Piano Urbanistico Strategico Territoriale – PUST (DGR. 1373/2009) ed il Piano Paesaggistico Regionale – PPR, il governo del territorio vede protagonisti gli enti locali e le Province in particolare, il cui ruolo in materia di pianificazione territoriale sarà sempre più quello di favorire il raccordo tra la programmazione regionale ed i piani regolatori comunali, in un’ottica di corretto uso del territorio e razionalizzazione dei servizi di valenza intercomunale. Ai sensi della L.R 13/2009, il PUST è lo strumento principe di territorializzazione delle politiche regionali di sviluppo sostenibile dell’Umbria. I suoi contenuti tracciano la visione strategica ed integrata del territorio regionale costruita sia sulla base delle potenzialità paesaggistico-ambientali-territoriali che dei riferimenti programmatici regionali e sovra-regionali. Questa visione è declinata attraverso obiettivi e linee strategiche di sviluppo, costituenti priorità e riferimento per programmi e progetti di territorio. L’attuazione della visione strategica viene indirizzata in modo programmatico ed anche sussidiario. In ragione di ciò il PUST prevede: 1. Definire indirizzi e contenuti programmatici, in coerenza con il PPR, con particolare riferimento: − ai propri progetti strategici territoriali; − a particolari piani di settore che richiedano specificazioni circa localizzazioni e trasformazioni territoriali ammissibili; − ad altri interventi di interesse regionale; 2. prendere in considerazione i progetti integrati di iniziativa dei territori finalizzati a favorire la partecipazione delle comunità locali.

In coerenza con quanto stabilito dalla Giunta regionale nell'atto di avvio della formazione del PUST (DGR. 1373/2009), i Progetti Strategici Territoriali del DST, sono individuati come progetti di riferimento. Essi sono concepiti come "macro contenitori sistemici" cui afferiscono progetti o politiche specifici che perseguono gli obiettivi di sviluppo territoriale nel rispetto di direttive e criteri di territorializzazione, definiti in sede di approvazione del PUST, in un'ottica di 33

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rilancio del sistema Umbria. Tale approccio comporta che divengano occasione di promozione di filiere composite integranti, ad esempio, il mondo produttivo con quelli dell'istruzione e della ricerca (Ricerca, Innovazione, Sviluppo), mirando all'equilibrio delle tre dimensioni della sostenibilità (Economica, Sociale, Ambientale). I PST sono classificabili in parte come territoriali e in parte come tematici e diffusi. Di particolare interesse tra questi ultimi ricade il Progetto “Produttività e Sostenibilità: green- economy”. È il Progetto Strategico più direttamente connesso al tema dello sviluppo locale sostenibile, ovvero al tema della territorializzazione dello sviluppo, inteso come sviluppo fondato sulle risorse territoriali. In un mercato caratterizzato da una forte competitività e da rapide trasformazioni, testimoniate anche dagli eventi di crisi economica recenti, l'obiettivo principale delle politiche d'impresa è creare un "ambiente" favorevole allo sviluppo delle imprese stesse, letto nell'ottica di uno sviluppo sostenibile in cui le reciproche interrelazioni siano caratterizzate da sinergie e processi virtuosi, positivi e utili tanto all'impresa quanto al "suo" ambiente. Perseguire la visione strategica Umbria Laboratorio di sostenibilità vuol dire, quindi, "attrezzare ecologicamente ed energeticamente" l'intera Regione, o meglio, fare dell'intera Regione un "ambiente" produttivo, capace di incidere complessivamente sulla "capacità produttiva". Le politiche indirizzate al raggiungimento di questo obiettivo mirano quindi a: − orientare quantitativamente e qualitativamente la produzione rispetto alle risorse locali; gestire come unitario l'intero ciclo produttivo; attrezzare e riqualificare le aree produttive anche nel senso della loro localizzazione e della loro organizzazione (Aree Produttive Ecologicamente e Energeticamente Attrezzate - APEEA); − migliorare le interazioni tra il sistema produttivo nel suo complesso e il sistema territoriale; − far sì che le innovazioni produttivo-ambientali, determinate in primo luogo proprio dal cambiamento del modello produttivo e di sviluppo, e il legame forte tra produzione, sostenibilità ambientale, aumento della conoscenza e, generalmente, del capitale sociale, costituiscano la forza di attrazione principale della Regione (il suo valore aggiunto), come Laboratorio di sostenibilità.

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In coerenza con i presupposti suddetti, l'Umbria deve trovare il giusto equilibrio tra Ambiente, Energia e Paesaggio, affrontando in modo sinergico le questioni connesse alla realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili sul territorio, integrandoli il più possibile nel patrimonio identitario paesaggistico e culturale, riqualificando, ricucendo e sviluppando in modo ecologico ed energetico le zone industriali attive e/o dismesse. Partendo dalla necessità di ottimizzare il rapporto tra economia, energia, ambiente e paesaggio, la declinazione delle modalità di uno sviluppo territorializzato sostenibile dovrà avvenire nell'ottica della nascente green economy, mirando: − ad incentivare la ricerca di soluzioni che riescano a contemperare l'utilizzo di sistemi/impianti energetici per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili con la tutela e la valorizzazione dei caratteri tipologici dell'architettura e del paesaggio dell'Umbria; − a promuovere lo sviluppo industriale di componenti idonei alla configurazione di nuove soluzioni compatibili con il contesto ambientale e paesaggistico; a realizzare una filiera virtuosa tra le nuove tecnologie di produzione energetica e il territorio regionale, non solo in termini di corretta collocazione impiantistica produttiva, ma anche di ricerca e innovazione, ponendo attenzione al mondo dell'Università e della ricerca, attivando contestualmente un giusto equilibrio tra protezione dell'ambiente e del paesaggio e sviluppo economico, con ritorni socioeconomici per la società regionale; − ad affrontare, con particolare riferimento alle risorse e capacità del territorio e delle comunità locali, la gestione ambientale delle aree industriali, delle loro infrastrutture e dei servizi, in un'ottica di condivisione di conoscenze, esperienze, obiettivi e risorse tra tutti gli attori coinvolti, incentivando la premialità e la perequazione.

2.1.2.1.4 Programma Operativo Regionale

All’interno del Quadro Comunitario di Sostegno, la Regione Umbria si è dotata di un proprio Programma Operativo Regionale - POR del Fondo di sviluppo regionale 2007-2013- Obiettivo competitività regionale e occupazione, approvato con Decisione della C.E. 5498 dell’ 8 novembre 2007 e della successiva presa d’atto della Giunta regionale con deliberazione n.2031 del 03/12//2007.

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Esso presenta un contenuto piuttosto complesso, che coinvolge numerosi profili tra i quali, di rilievo, emerge che in tema di energia, la Regione si attesta su target piuttosto soddisfacenti in particolare in relazione a quote di produzione di energia provenienti da fonti rinnovabili e di consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili; è stato infatti calcolato che l’intensità energetica del PIL è per l’Umbria (159,0 tep/MEURO a prezzi 1995) più elevata di quella registrata a livello nazionale (125,8 tep/MEURO a prezzi 1995), così come accade per l’intensità elettrica del PIL (383,3 MWh/MEURO a prezzi 1995 per l’Umbria e 288,4 MWh/MEURO a prezzi 1995 per l’Italia). Un altro dato di interesse è costituito dal fatto che il livello di efficienza, calcolato sulla base del rapporto tra PIL e consumo energetico regionale, e di autosufficienza energetica, calcolato, invece, in base al rapporto tra capacità produttiva totale di elettricità e consumo elettrico totale, appare ragionevole in confronto alle Regioni del Centro Italia (le quali invece si attestano intorno al 5,60 per efficienza energetica, e 0,30 per autosufficienza energetica), a quelle dell’obiettivo “competitività regionale e occupazione” (4,74 efficienza energetica; 0,26 autosufficienza energetica), che nel caso dell’Umbria si aggirano intorno ad una percentuale del 3,33 di efficienza energetica e dello 0,18 di autosufficienza energetica. A ben vedere, il tessuto socio-economico sul quale si innestano le attività produttive da realizzare risulta contrassegnato da una serie di elementi di contesto quali l’aumento dei tassi di attività e di occupazione e la presenza di un tasso di disoccupazione costantemente inferiore a quello nazionale e comunitario, la propensione del sistema produttivo agli investimenti, il tutto in una più generale tendenza dell’ente regionale a promuovere l’attrattività del territorio in termini migratori e turistici fondando su realtà produttive qualitativamente ragguardevoli. A tale scopo, per consentire alla Regione di sfruttare appieno le proprie potenzialità in termini di produzione di energia da fonti rinnovabili, di ridurre gli elevati consumi di energia elettrica e di accrescere i livelli di efficienza e autosufficienza energetica, la pianificazione ha ritenuto necessario implementare una politica di interventi tesi alla promozione dell’efficienza energetica e al sostegno della produzione di energia da fonti rinnovabili. In tema di energia, in stretta coesione con quanto evidenziato dall’analisi di contesto, il programma prevede uno specifico asse, Asse III - “Promuovere l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili e pulite”, rivolto alla promozione dell’efficienza

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energetica del sistema produttivo regionale al fine di migliorare la sostenibilità ambientale dei processi produttivi e dar luogo ad una gestione efficiente delle risorse energetiche disponibili, che permetta alla regione di sfruttare appieno il proprio potenziale produttivo; inoltre, esso è diretto a sviluppare nel contesto regionale, un modello di risparmio energetico e di produzione di energia collegato all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. L’obiettivo specifico dell’asse si propone di creare delle sinergie tra tutela dell’ambiente e crescita economica, assicurando una gestione ragionata delle risorse energetiche attraverso l’ausilio, da parte del sistema produttivo e delle istituzioni, di strumenti di risparmio energetico e “tecnologie ambientali”, ossia di tecnologie a basso o nullo impatto ambientale, spesso non implementate in ragione dei costi elevati e/o dell’assenza di politiche pubbliche di sensibilizzazione. Per la realizzazione del suddetto obiettivo sono stati programmati i seguenti obiettivi operativi:  “Promozione e sostegno della produzione energetica da fonti rinnovabili”: tale obiettivo è teso a diffondere i processi di produzione di energia derivante da fonti rinnovabili, quali il fotovoltaico, l’energia eolica, l’energia idroelettrica, l’energia geotermica e la biomassa “da produzione locale”, con particolare attenzione alle energie pulite (solare, eolica, idroelettrica, geotermica) al fine di ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche convenzionali.  “Promozione e sostegno dell’efficienza energetica”: esso è finalizzato alla diffusione di misure di risparmio energetico (basso consumo, alta efficienza, cogenerazione, trigenerazione) che permettano un utilizzo efficiente delle energie prodotte nell’ambito dei processi produttivi. Tra le conseguenti azioni previste per il conseguimento degli obiettivi operativi, si evidenzia l’azione a3, “Sostegno alla produzione di energie da fonti rinnovabili”, la quale, in un’ottica di diversificazione dell’approvvigionamento energetico e di riduzione della dipendenza dalle fonti fossili, sostiene gli investimenti in strutture per la produzione di energia derivante da fonti rinnovabili, con l’obiettivo di risultato di incrementare del +5% le produzioni stesse. L’azione crea le condizioni affinché il mondo imprenditoriale proponga interventi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e alternative (energia eolica, energia solare,

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energia idroelettrica, geotermica e biomassa “da produzione locale”), sia per autoconsumo, sia per la messa in rete per l’immissione sul mercato, al fine di incrementare la produzione di energia derivante da tali fonti.

2.1.2.1.5 Piano Paesaggistico Regionale

Nell’ambito del nuovo processo di pianificazione territoriale avviato dalla Regione con la Legge Regionale 26 giugno 2009 n. 13, il PPR rappresenta lo strumento principale che promuove lo sviluppo durevole e sostenibile dell’intero territorio regionale, fondandolo sulla qualità del paesaggio e dell’ambiente. La valorizzazione e la tutela del patrimonio paesaggistico, naturale e culturale, il governo delle trasformazioni secondo obiettivi di qualità paesaggistica, sono le finalità principali da raggiungere. Tutto ciò nella consapevolezza che il paesaggio è una risorsa culturale, che concorre al benessere sociale della popolazione, non solo come miglioramento della qualità della vita e della identità culturale, ma anche come incremento di attrattività regionale e di competitività nelle reti di relazioni che sempre più si allargano a scala mondiale. Nel dettaglio il Piano Paesaggistico Regionale ha avuto inizio dalla definizione dei contenuti conoscitivi da assumere a base delle valutazioni e delle proposizioni del Piano. Tale definizione ha portato alla costruzione del Repertorio delle conoscenze, intesa come l’acquisizione, riordino e sistematizzazione delle numerose elaborazioni, nelle materie rilevanti rispetto al paesaggio (geologia, ecologia, attività agricole, urbanistica, centri storici, turismo, infrastrutture, attività produttive, ecc.), raccolte nel tempo in corrispondenza dell’attività regionale e provinciale in materia di governo del territorio, di pianificazione e di programmazione. Il Repertorio delle conoscenze consiste in una raccolta di fonti e in una serie di elaborati tematici rappresentati alla scala regionale tra i quali assume particolare rilevanza l’elaborato relativo ai Beni paesaggistici, ricostruito in collaborazione con la Soprintendenza. Il Repertorio delle conoscenze ha consentito di individuare, ad integrazione e precisazione dei risultati conseguiti con la Ricerca svolta dalla Regione in preparazione della formazione del Piano Paesaggistico Regionale, diciannove “Paesaggi regionali” attraverso i quali si riconosce l’identità della Regione.

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Premessa Il Piano Paesaggistico Regionale dell’Umbria muove dalla concezione del paesaggio come una totalità contestuale, di natura trans-scalare, che integra localmente in modo specifico le caratteristiche storicoculturali, ecologico-naturalistiche, insediative, sociali e simboliche del territorio generando specifici profili identitari. In questa prospettiva individua alle diverse scale (da quella regionale a quella di area vasta e locale) i contesti che si configurano come paesaggi identitari dell’Umbria , con particolare riferimento ai Beni e alle aree tutelate per legge. Ne ricostruisce le dinamiche di mutamento per cogliere fattori di rischio e di vulnerabilità, tenuto conto anche degli atti di programmazione e pianificazione esistenti o in previsione. Attribuisce i valori, considerando anche il punto di vista delle popolazioni interessate. Infine definisce gli obiettivi di qualità di ciascun contesto, articolando di conseguenza le previsioni strategiche, quelle di regolazione degli interventi di trasformazione, e quelle di tutela dei Beni paesaggistici. Questo complesso insieme di attività di conoscenza, programmazione strategica, regolamentazione, progettazione e valutazione, del paesaggio umbro coinvolge direttamente la Regione e lo Stato per i Beni paesaggistici, ma anche gli altri soggetti di governo del territorio per tutte le altre trasformazioni del paesaggio, in particolare Province e Comuni. Il Piano Paesaggistico regionale diventa l’occasione per costruire visioni e regole comuni, all’interno dei ruoli stabiliti dalla nuova legislazione nazionale. I principali criteri posti a base della redazione del Piano paesaggistico regionale dell’Umbria sono così sintetizzabili:  Il Piano è inteso come strumento unico e organico di governo delle tutele, nonché di compatibilità e di indirizzo degli interventi di conservazione e trasformazione del paesaggio, fermo restando che i Beni paesaggistici di cui al D. lgs. n. 42/2004 si avvalgono di specifici contenuti regolativi. Il Piano assicura la certezza delle regole per la tutela e al tempo stesso promuove l’importanza del paesaggio ai fini del miglioramento della qualità del governo del territorio a tutti i livelli: regionale, provinciale,comunale.  L’efficacia del Piano si misura non soltanto rispetto alla sua funzione di salvaguardia dei paesaggi di maggior valore, ma anche rispetto alla sua capacità complessiva di orientare

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positivamente gli interventi su tutto il territorio, indirizzando le trasformazioni e valutandone preventivamente gli esiti sotto il profilo delle qualità del paesaggio. A questo scopo il piano prevede non solo di definire obiettivi di qualità per i singoli paesaggi articolati alle diverse scale ( regionale, di area vasta, locale ), ma anche di individuare specifici contesti di riferimento per le previsioni e i progetti, intesi come ambiti di territorio a cui va consapevolmente rapportata la pianificazione e la progettazione perché venga garantito il corretto inserimento paesaggistico dei nuovi interventi; il piano è sussidiario rispetto a questo scopo, fornendo il supporto di adeguate conoscenze, procedure e strumenti da utilizzare, con l’obiettivo di evitare il ricorso alla produzione di onerose conoscenze aggiuntive da parte dei progettisti. Il Piano definisce in questa prospettiva gli indirizzi e l’insieme dei criteri e strumenti per la valutazione delle trasformazioni, dettando misure per il corretto inserimento paesaggistico, ai sensi dell’art. 142, comma 1, lettera h) del DLgs, delle previsioni urbanistiche e dei progetti di intervento; definisce inoltre le attribuzioni di specifiche responsabilità per ciascuno dei livelli di competenza di governo del territorio  Il Piano promuove specifici progetti per il paesaggio ai fini della valorizzazione di particolari contesti identitari a valenza strategica. Inoltre, prevede che i progetti territoriali e i programmi di sviluppo regionale aventi incidenza sul paesaggio umbro, previsti tanto dall’ amministrazione regionale che da altre amministrazioni centrali o locali , dovranno essere approfonditi con specifico riferimento alla valenza paesaggistica degli interventi prefigurati.

Prestazioni Del Piano In base alla legislazione vigente e a quanto previsto in particolare dalla legge regionale 13/2009, il Piano Paesaggistico Regionale, mira ad assolvere a sei funzioni fondamentali:  tutela dei beni paesaggistici;  qualificazione paesaggistica dei diversi contesti, anche attraverso misure per il corretto inserimento;  indirizzo strategico per le pianificazioni di settore;  attivazione di progetti per il paesaggio;

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 indirizzo alla pianificazione degli enti locali e di settore;  monitoraggio e aggiornamento delle analisi delle trasformazioni del paesaggio regionale. Le diverse funzioni attengono in primo luogo al ruolo esercitato dalla Regione, congiuntamente con lo Stato limitatamente ai Beni paesaggistici. Ma attraverso il processo di governance multilivello prefigurato, investono anche gli altri soggetti di governo del territorio o comunque coinvolti in azioni con forti ricadute sui valori del paesaggio.

Organizzazione e Forma Del Piano Il Piano è organizzato secondo quanto previsto dagli artt. 135 e 143 del DLgs 42/2004, e dalla legge regionale 13/2009. In particolare è costituito dei seguenti elaborati, sia con testi scritti che specifiche cartografie: a) relazione illustrativa; b) quadro conoscitivo, che in particolare comprende l’atlante dei paesaggi con l’identificazione delle risorse identitarie, l’ attribuzione dei valori, la previsione dei rischi e delle vulnerabilità del paesaggio; c) quadro strategico del paesaggio umbro, articolato nella visione guida, nelle linee guida rispetto a temi prioritari della trasformazione e nel repertorio dei progetti strategici di paesaggio; d) quadro di assetto del paesaggio regionale articolato ai diversi livelli di governo del territorio, con la definizione degli obiettivi di qualità e delle discipline di tutela e valorizzazione, con particolare riferimento ai beni paesaggistici e ai loro intorni, nonché agli ambiti locali di pianificazione paesaggistica con specifiche normative d’uso prevalenti sui piani regolatori comunali ai sensi dell’articolo 135, commi 2 e 3 del d.lgs. 42/2004; e) disposizioni di attuazione.

Inoltre il Piano, nel rispetto delle indicazioni di cui all’articolo 143, comma 1 del d.lgs. 42/2004, comprende in particolare: a) la rappresentazione del paesaggio alla scala regionale e la sua caratterizzazione rispetto alle articolazioni più significative, intese come specifici paesaggi regionali in applicazione dell’articolo 135, comma 2 del d.lgs. 42/2004; 41

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b) la perimetrazione dei paesaggi d’area vasta di cui all’articolo 21, comma 4, come specifiche articolazioni dei paesaggi regionali, nonché la definizione dei criteri per la delimitazione dei paesaggi locali a scala comunale sulla base degli obiettivi di qualità previsti all’interno dei paesaggi regionali; c) la rappresentazione delle principali reti paesaggistico-ambientali, con la definizione degli indirizzi e discipline per la loro tutela, valorizzazione e gestione sotto il profilo paesaggistico; d) l’individuazione dei beni paesaggistici di cui agli articoli 134 e 142 del d.lgs. 42/2004, con la loro rappresentazione su cartografie GIS alle diverse scale e con la definizione delle loro discipline di tutela e valorizzazione; e) l’individuazione degli intorni dei beni paesaggistici, da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia e utilizzazione; f) l’individuazione di paesaggi di particolare valenza ai fini della riconoscibilità regionale, definiti come Strutture Identitarie regionali, sottoposti a specifiche disposizioni di tutela e valorizzazione; g) la definizione delle misure per il corretto inserimento nel contesto paesaggistico degli interventi di trasformazione del territorio, con particolare riferimento alle modalità di intervento nelle zone produttive artigianali, industriali, commerciali per servizi e nel territorio rurale; h) la previsione delle modalità di integrazione e aggiornamento delle previsioni del piano, in particolare per ciò che riguarda i paesaggi d’area vasta, i paesaggi locali, gli ambiti locali, le aree compromesse o degradate. In definitiva la forma del Piano Paesaggistico Regionale (PPR) viene assunta come una combinazione di apparati di base. Coerentemente con l’art.17 della LR 13/2009, questi si articolano in sistema delle conoscenze e valutazioni (comma b); sistema delle previsioni, sia di carattere strategico programmatico (comma c) che regolativo (comma d) , e infine delle disposizioni di attuazione (comma e). Le diverse articolazioni sono rese interdipendenti da un processo di pianificazione che rifiuta la sequenza deduttiva a favore di un approccio di natura circolare orientato all’interattività dei diversi apparati.

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Conclusioni

Sono state analizzati gli elaborati del Piano Paesaggistico Regionale, tenendo conto degli ambiti territoriali individuati nei quali andranno a collocarsi il parco eolico, il cavidotto e la sottostazione in progetto e delle azioni di indirizzo o di vincolo che il piano definisce per tali zone.

Di seguito viene riportato, in forma tabulare, il confronto tra l’elenco di tutti gli ambiti identificati all’interno del Piano Paesaggistico Regionale e le caratteristiche dell’impianto in progetto e le eventuali prescrizioni dello stesso.

Area interessata N° Strumento urbanistico parco stazione elettrodotto PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a1 elaborato QC 4.1 copertura forestale "Carta delle risorse fisico-naturalistiche" PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a2 elaborato QC 10.14 copertura forestale " Risorse Fisico Naturalistiche" aree collinari ed alto PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da collinari con sistema elaborato QC 10.14 insediativo a diffusione TAV 02a3 policentrica, accessibili

"Risorse Storico Culturali" aree montane con sistema insediativo in rarefazione difficilemente accessibili PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a4 elaborato QC 10.14 "Risorse Sociali Simboliche" PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da integro/parzialmente elaborato QC 11.07 integro integro integro TAV 02a5 rilevanza accertata / rilevanza "Repertorio dei valori" Contenuta rilevanza accertata accertata

PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a6 elaborato QC 12.7 Strutture identitarie prevalenti

"Repertorio delle strutture identitarie" Sistema montano di Montepeglia, apparato vulcanico di San Venanzo PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da elaborato QC 8 Territori coperti da foreste e da boschi TAV 02a7 fiumi torrenti e corsi "Carta delle aree tutelate per legge" d'acqua…..150 metri

PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da fiumi torrenti e corsi TAV 02a8 elaborato EP 7 d'acqua…..150 metri "Quadro delle Tutele" PPR REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02a9 elaborato EP 5 beni paesaggistici decretati "Quadro di Assetto Paesaggistico"

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L’area interessata dal progetto non ricade in nessun ambito coperto da prescrizioni censite all’interno del Piano Paesaggistico Regionale.

2.1.2.1.6 Il Piano Urbanistico Territoriale (PUT) Il Piano Urbanistico Territoriale, approvato con Legge regionale 24 marzo 2000 n.27, è lo strumento tecnico con il quale la Regione dell’Umbria persegue finalità di ordine generale che attengono la società, l’ambiente, il territorio e l’economia regionale, con riguardo alla salienza delle risorse ambientali, culturali ed umane della regione nei confronti della società nazionale ed internazionale, definendo il quadro conoscitivo a sostegno delle attività e delle ricerche necessarie per la formazione degli strumenti di pianificazione territoriale, urbanistica e di settore degli enti locali. Il PUT rappresenta la società umbra nello spazio geografico, descrivendo la fotografia attuale di tale rappresentazione, ed in particolare evidenzia gli aspetti positivi quali gli equilibri ambientali fondamentali mantenuti, i valori storico-culturali strenuamente difesi ed attivamente vissuti, così come quelli negativi quali l’alterazione puntuale di alcuni equilibri ambientali, il consumo di risorse per via di processi pianificatori non sempre virtuosi, l’inadeguatezza del tessuto infrastrutturale e di servizio. Con il PUT si persegue la finalità di difesa delle risorse ambientali, garantendo una pari opportunità di accesso, di godimento e fruizione delle risorse naturali e culturali, anche per le generazioni future. Esso costituisce le condizioni per il ristabilimento degli equilibri essenziali, quando alterati, ed impedire ulteriori alterazioni. Con il PUT viene impostata la filiera virtuosa della decisionalità pubblica riguardo all’ambiente, stabilendo ex ante condizioni di compatibilità ai progetti di trasformazione, generali e specifici; questi ultimi rappresentati dalle singole opere pubbliche, anche prima dell’esito dell’applicazione degli appositi strumenti di valutazione, dando così "certezza" alla programmazione degli investimenti pubblici. Conclusioni

Sono state analizzati gli elaborati del Piano Urbanistico Territoriale, tenendo conto degli ambiti territoriali individuati nei quali andranno a collocarsi il parco eolico, il cavidotto e la

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sottostazione in progetto e delle azioni di indirizzo o di vincolo che il piano definisce per tali zone.

Di seguito viene riportato, in forma tabulare, il confronto tra l’elenco di tutti gli ambiti identificati all’interno del Piano Urbanistico Territoriale e le caratteristiche dell’impianto in progetto e le eventuali prescrizioni dello stesso.

Area interessata N° Strumento urbanistico parco stazione elettrodotto

PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da boschi di caducifoglie boschi di boschi di TAV 02b1 elaborato 3 collinari e submontane caducifoglie caducifoglie Carta geobotanica con principali classi di campi coltivati ed collinari e collinari e utilizzazione del suolo abbandonati submontane submontane PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da piano bioclimatico basso- TAV 02b2 elaborato 4 collinare piano piano bioclimatico bioclimatico piano bioclimatico collinare collinare collinare Carta fitoclimatica subcontinentale subcontinentale subcontinentale PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b3 elaborato 6 75% > copertura >= 50% Insulae ecologiche - Zone critiche di adiacenza tra insulae - Zone di discontinuità ecologiche di particolare interesse faunistico fiumi e torrenti PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b4 elaborato 7 demanio regionale zona di ripopolamento e Aree di interesse faunistico-venatorio cattura PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b5 elaborato 8

Zone di elevata diversità floristico-vegetazionale e siti di interesse naturalistico PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b6 elaborato 9 aree recepite nello strumento urbanistico comunale aree non recepite nello strumento urbanistico Aree di particolare interesse naturalistico comunale già adeguato ambientale alla L.R.52/84 aree non recepite nello strumento urbanistico comunale non adeguato alla L.R.52/83

PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da sistemi alto collinari E sistemi alto sistemi alto TAV 02b7 elaborato 11 sistemi Basso Collinari collinari collinari Aree di particolare interesse geologico e singolarità geologiche sistemi basso collinari PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b8 elaborato 13 aree di studio di cui al D.P.G.R.10/02/98 n° 61 Parchi istituiti e aree di studio PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b9 elaborato 26 Viabilità storica, abbazie e principali siti benedettini PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b10 elaborato 27

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Ambiti di tutela paesistica ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497 e legge 8 agosto 1985, n. 431, zone archeologiche e parchi PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b11 elaborato 28

Zone di tutela dei Monasteri Benedettini e dell'Antica Via Flaminia PUT REGIONE DELL'UMBRIA - Estratto da TAV 02b12 elaborato 45 sorgente utilizzata Ambiti degli acquiferi di rilevante interesse regionale e punti di approvvigionamento idrico della rete acquedottistica regionale

La superficie in oggetto ricade all’interno di alcuna zona di particolare interesse faunistico od all’interno di altri ambiti faunistici quali oasi di protezione, aziende faunistico venatorie od agrituristico venatorie. Ricade invece in una zona di ripopolamento e cattura. Inoltre non ricade in nessun ambito coperto da prescrizioni censite all’interno del Piano Urbanistico Terriotriale

2.1.2.2 LE AREE PROTETTE

Parchi e riserve naturali : I parchi furono istituiti individuando quelle porzioni del territorio regionale che, per le loro peculiarità, erano forse le uniche nelle quali le modalità di gestione facevano riferimento ad una sostenibilità; di fatto, dopo l’approvazione dei documenti facenti capo alla Strategia di Lisbona ed alla Risoluzione di Göteborg, l’approccio sostenibile del territorio è diventato comune a tutta la regione. Le aree protette coprono una superficie di 63.200 kmq, pari a circa il 7,5% del territorio regionale, e sono così composte. Parchi naturali regionali: − Parco Regionale di Colfiorito. Il Parco, il più piccolo tra le aree protette dell’Umbria, è famoso per la sua zona umida di montagna, la palude, l’entità più significativa con forma tondeggiante ed una superficie di circa Ha 100. La Palude è stata dichiarata di interesse internazionale dalla Convenzione di Ramsar, per le caratteristiche della sua torbiera, per la ricchezza di specie vegetali e quale eccellente habitat per l’avifauna. Per la sua particolare

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conformazione geologica e la sua collocazione geografica, l’area di Colfiorito presenta complesse caratteristiche floristiche ed ecologiche. Si segnalano inoltre emergenze faunistiche di elevato valore nazionale. − Parco Regionale del Monte Subasio. Il rilievo montano del Subasio, da cui il Parco prende il nome, separa e al tempo stesso unisce i centri storici di Assisi, Spello e Nocera Umbra; dalla sua vetta si apre un vasto panorama che arriva ad abbracciare gran parte della catena appenninica fino ai Sibillini e al monte Catria. Il territorio offre, con l’alternarsi di zone aperte con boschi, condizioni ottimali per il pascolo degli ungulati, mentre il patrimonio faunistico, come quello della flora, pur subendo negli anni una forte pressione antropica, è assai ricco e significativo. L’intero centro storico di Assisi è compreso nel Parco e ne caratterizza le valenze storico-culturali, fino a fargli assumere un carattere di sacralità e misticismo. − Parco Regionale fluviale del Tevere. Oltre al fiume Tevere, il Parco comprende aree molto rilevanti dal punto di vista naturalistico-ambientale: il lago di Corbara, le Gole del Forello e l’Oasi naturalistica di . Lungo la sponda del fiume rivestono grande interesse archeologico la fornace romana di Scoppieto e la necropoli del Vallone San Lorenzo. Il patrimonio naturalistico è rimasto pressoché intatto e molto ricco di specie; la vegetazione dominante è quella legata all’ambiente fluviale. Il paesaggio agricolo varia dai fondovalle, con agricoltura intensiva, ai colli, su cui si coltivano vite e olivo, ai boschi delle quote alto collinari e montane. − Parco Regionale fluviale del Nera. E’ stato definito il Parco delle acque; infatti l’area protetta comprende un tratto di 18 km. del Fiume Nera, che scorre tra ripidi versanti ed è sempre accompagnato da una notevole vegetazione ripariale: salici, pioppi ed ontani neri fiancheggiano le sponde, formando in qualche tratto addirittura una galleria verde sull'acqua. Bellezze notevoli sono le gole della Valnerina e il grandioso salto della Cascata delle Marmore che esalta le caratteristiche di acquaticità del Parco, con il suo precipitare di 165 metri. L’area aggiunge alle valenze paesaggistiche e ambientali, anche un patrimonio storico e culturale di notevole interesse quali i borghi fortificati di origine medievale, le torri di guardia e le abbazie.

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− Parco Regionale del Monte Cucco. E’ il Parco delle acque sotterranee e delle fonti minerali, dei corsi d’acqua incontaminati, delle grandi faggete intatte e delle grotte carsiche. Il territorio del Parco è dominato dal Monte Cucco, che rappresenta la vetta più alta del sistema appenninico; siamo infatti in presenza di uno dei territori più interessanti dell’intero Appennino sotto il profilo ambientale, geomorfologico, ma anche storico, culturale, archeologico e sociale. L’attività prevalente nella zona montana è orientata alla conduzione dei boschi e dei pascoli, mentre il fondo valle è gestito in gran parte a seminativo. − Parco Regionale del Lago Trasimeno. E’ il più grande dei Parchi regionali ed il suo territorio, oltre a quello che si estende lungo il perimetro del Lago Trasimeno, comprende tre isole: l’isola Polvese, che è utilizzata come centro didattico e di studio ambientale; l’isola Maggiore, in cui è presente un grazioso borgo di pescatori, risalente al ‘400 e l’isola Minore, di proprietà privata. Il patrimonio faunistico è molto ricco ed articolato; vi trovano rifugio un folto numero di specie di uccelli legati alle zone umide, che qui sostano per reintegrare le riserve energetiche necessarie per il proseguimento delle migrazioni. Lungo le sponde del lago si trovano una miriade di centri ricchi di storia e di monumenti. − Parco Regionale S.T.I.N.A. del Monte Peglia e Selva di Meana. Il progetto S.T.I.N.A. (Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico e Ambientale) comprende tre aree naturali protette separate tra loro, ma tutte ricadenti in un ambito più vasto che è quello di pertinenza della Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana. L’area più vasta è quella di -Selva di Meana, segue poi quella della Melonta-Bosco dell’Elmo, molto interessante sotto il profilo floristico-vegetazionale, ed infine l’area protetta di San Venanzo, che comprende anche una zona vulcanologia. L’ambiente montano del Gruppo Peglia è caratterizzato da cerrete, ma anche da estese pinete; ricchissima è la flora calcolabile in oltre un migliaio di specie. Il patrimonio naturale della zona possiede anche numerose testimonianze paleontologiche, tra le quali il giacimento preistorico del Monte Peglia, vecchio di 7.000 anni. − Parco Nazionale dei Sibillini. Il gruppo montuoso, da cui il Parco prende il nome, è molto imponente con cime che superano i 2000 metri, come il Monte Vettore e il Monte Sibilla. Le caratteristiche principali del gruppo sono date dal suo essere variegato: dalle grandi dorsali larghe, tipiche delle montagne calcaree, alle pareti scoscese, dai grandi altipiani carsici alle

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gole strette e profonde scavate dalle acque. Gli eventi geologici hanno dato vita a straordinarie formazioni degli altipiani tettonici, tra cui quelli di Castelluccio, il cui abitato, con i suoi 1452 metri, rappresenta uno spettacolare balcone sul Pian Grande e sulla chiostra massiccia del Monte Vettore.

Dal riscontro di tale elenco con quanto riportato negli strumenti di pianificazione territoriale, regionale, si rileva che l’area di impianto non si sovrappone ad alcuna area naturale protetta, seppur in prossimità, di quelle che compongono il progetto S.T.I.N.A. (Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico e Ambientale).

2.1.2.2.1 Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) Il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137” è entrato in vigore dal 1° maggio 2004 e costituisce l’unico codice dei beni culturali e del paesaggio. Si devono inoltre considerare anche le successive modifiche e integrazioni introdotte con i seguenti provvedimenti: Decreto Legislativo 24 marzo 2006, n. 156 “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione ai beni culturali” (G.U. n. 97 del 27 aprile 2006, Supplemento Ordinario n. 102); Decreto Legislativo 24 marzo 2006, n. 157 “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio” (G.U. n. 97 del 27 aprile 2006, Supplemento Ordinario n. 102); Decreto Legislativo 26 marzo 2008, n. 63 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio” (G.U. n. 84 del 9 aprile 2008); D.P.R. 9 Luglio 2010, n° 139 “Regolamento recante procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità, a norma dell’art. 146, comma 9, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e s.m.i”. Il D.Lgs. n. 42/04, con le sue successive modifiche ed integrazioni, costituisce la principale disposizione normativa italiana che vincola l’utilizzo del suolo e recepisce, abrogandolo, il D.L. 49

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490/99 (“Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali ed ambientali, a norma della L. 8 ottobre 1997 n. 352, art. 1”). In particolare, il decreto afferma che il patrimonio culturale è costituito dai Beni culturali e dai Beni paesaggistici: Beni culturali – definiti come le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico antropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose aventi valore di civiltà; Beni paesaggistici – intesi come gli immobili e le aree indicate dall’art. 134 dello stesso decreto, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio. Per quanto concerne i beni paesaggistici, il codice in oggetto persegue gli obiettivi della salvaguardia dei valori del paesaggio anche nella prospettiva dello sviluppo sostenibile. Ai sensi dell’art. 143, le regioni assicurano che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato. A tal fine sottopongono a specifica normativa l’uso del territorio, approvando piani paesistici concernenti l’intero territorio regionale. Il Piano paesaggistico definisce le trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposte a tutela, nonché gli interventi di valorizzazione del paesaggio. In riferimento al D.Lgs. 42/2004, nell’area di studio non sono presenti beni ed immobili, intesi come appartenenti alle “Bellezze d’insieme”, di cui all’art. 136. l’oper interseca invece, solo per un piccolo tratto di passaggio del cavidotto di collegamento delle macchine un’area tutelata ai sensi dell’art. 142, in particolare art.142 lettera c) “fiumi torrenti corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici approvato con Regio Decreto 11/12/1933 n°1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuno”.

2.1.2.2.2 Rete “Natura 2000” – Progetto “Bioitaly” (ex-Direttiva 92/43/CEE)

Trattasi della legislazione che regola la rete Natura 2000, che rappresenta l’insieme dei siti denominati ZPS (Zone di Protezione Speciale) e SIC (Siti di Importanza Comunitaria), proposti alla Commissione europea, e che al termine dell’iter istitutivo saranno designati come ZSC (Zone Speciali di Conservazione). Questi sono volti a garantire la presenza, il mantenimento e/o

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il ripristino di habitat e di specie peculiari del continente europeo, particolarmente minacciati di frammentazione ed estinzione. La struttura fondamentale di tale impianto legislativo è costituita dai seguenti decreti: Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 "regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatica" (pubblicato sulla G.U. del 23 ottobre 1997, n. 248), il quale, ai fini della salvaguardia delle biodiversità, mediante la conservazione di definiti habitat naturali (elencati nell’allegato A) e delle specie della flora e della fauna (indicati all’allegato B, D ed E), istituisce le "Zone speciali di conservazione"; - Decreto Ministeriale 3 Aprile 2000 e successive modifiche ed integrazioni “Elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della direttiva 92/43/CEE” (pubblicato sulla G.U. del 22 aprile 2000, n. 95), che rende pubblico l'elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC), proposti unitamente all'elenco delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici; - Decreto 3 settembre 2002 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” (pubblicato nella G.U. del 24 settembre 2002, n. 224), in cui sono definite linee guida come supporto tecnico normativo alla elaborazione di appropriate misure di conservazione funzionale e strutturale, tra cui i piani di gestione, per i siti della rete Natura 2000; - Decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n. 120 “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” (pubblicato sulla G.U. del 30 maggio 2003, n. 124). I decreti menzionati, recepiscono le seguenti direttive: 1. Direttiva n. 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli Habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica che ai fini della salvaguardia delle biodiversità, mediante la conservazione di definiti habitat naturali (elencati nell’allegato A) e delle

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specie della flora e della fauna, (indicati all’allegato B, D ed E), istituisce le "Zone speciali di conservazione";

2. Direttiva n. 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici. In base al DPR 357/97 (e quello integrativo 120/03), le Regioni individuano con proprio procedimento, i siti in cui si trovano tipi di Habitat delle specie di cui all’allegato B e ne danno comunicazione al Ministero dell’Ambiente e alla Commissione Europea dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC), per costituire la Rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione, denominata “Natura 2000”. Al fine di assicurare la coerenza ecologica della rete “Natura 2000”, il Ministro dell’Ambiente, definisce le direttive per la gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale che rivestono primaria importanza per la fauna e la flora selvatiche. La rete “Natura 2000”, comprende le zone di protezione speciale (ZPS), previste dalla direttiva 79/409/CEE e dall’articolo 1, comma 5, della legge 11 febbraio 1992, n. 157. Gli obblighi derivati dagli articoli 4 e 5 del DPR 357/97, di seguito descritti, si applicano anche alle zone di protezione speciale. In base all’art. 4 del decreto in oggetto, le regioni adottano per i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e per le Zone di Protezione Speciale (ZPS), le opportune misure regolamentari e quelle di conservazione per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie.

L’area di progetto non ricade in Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Interesse Comunitario (SIC) proposti ai sensi della Direttiva 92/43/CEE.

2.1.2.3 PIANIFICAZIONE DI BACINO

Il territorio in questione, interessato dal presente progetto dal punto di vista idrogeologico ricade interamente sotto la competenza dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere.

2.1.2.4 PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE

2.1.2.4.1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Terni

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Lo strumento principale per il governo del territorio provinciale è attualmente rappresentato dal PTCP del 23/10/2000, aggiornato nel 2004 e attualmente è presente una Bozza di Documento Preliminare derivante dalla Revisione del maggio 2010. Nel contesto regionale umbro, la provincia di Terni si caratterizza per la scarsa dinamica economica e territoriale, che ha complessivamente determinato una situazione fluida, sulla quale è possibile intervenire secondo diverse prospettive di sviluppo. Lo scenario implica scelte finalizzate al consolidamento e al rafforzamento delle diversità locali, considerando non tanto i centri, quanto i territori, e alla definizione di una rete di relazioni complementari e interdipendenti a diversi livelli. Il PTCP definisce delle Unità di Paesaggio (UdP) per individuare nelle dinamiche uomo- ambiente, le valenze specifiche dei territori e far proprio il principio di ecosostenibilità. Le analisi dell'ecologia del paesaggio hanno portato alla delimitazione di 50 unità, raggruppate in 4 sub-sistemi: orientale, centrale, occidentale e settentrionale. All'interno di ciascuna unità sono state riscontrate le esigenze e le criticità ambientali, sono state progettate le condizioni di equilibrio e sono state ricercate le possibilità di cambiamento e le imprescindibili cautele per le azioni di trasformazione. Sub-sistema 1(Orientale) Per questa area che comprende parte della pianura ternana, la bassa Valnerina, i Monti Martani e i Monti di , è previsto il potenziamento del ruolo di serbatoio di naturalità, riconnettendo tra loro le macchie boschive presenti, anche attraverso interventi di sistemazione idraulico - forestale con tecniche di progettazione naturalistica, e il recupero delle cave dismesse. Saranno tutelate le acque del fiume Nera, con particolare riguardo per i problemi di depurazione, di controllo dei prelievi e delle restituzioni dei deflussi minimi vitali. Sub-sistema 2 (Centrale) Si tratta di una zona di margine tra la piana densamente urbanizzata, la conca di Terni, e le aree agricole collinari, valle Antica, Collescipoli, Sangemini, e le colline interne della valle dell'Aia. Si prevedono operazioni di bonifica delle numerose aree industriali dismesse, potenzialmente contaminate, e delle discariche urbane e industriali, ormai tecnicamente inadeguate. In alcune delle valli degli affluenti dell'Aia i dissesti riscontrati

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dovranno essere stabilizzati con tecniche di progettazione naturalistica volte al ripristino della vegetazione ripariale. Sub-sistema 3 (Occidentale) I monti Narnesi e Armerini costituiscono un corridoio ecologico a striscia, una delle principali configurazioni strutturali della provincia. Gli attuali margini dovranno essere rispettati, evitando gli arretramenti e le separazioni tra le macchie boschive all'interno del corridoio. Particolarmente importante è l'area umida del lago di San Liberato, che andrà tutelata e valorizzata. Si segnalano problemi relativi agli impianti idroelettrici, che sfruttano le acque dei fiumi Tevere e Nera: si ritiene necessario definire un rapporto equilibrato tra uso idroelettrico e altri usi. Sub-sistema 4 (Settentrionale) Il bosco dell'Elmo, che si caratterizza per l'elevata valenza naturalistica e, in generale, le aree del Monte Peglia e del Monte Piatto, saranno oggetto di specifiche salvaguardie. Nelle zone marginali verrà favorita la conversione delle attuali colture seminative a pascolo, allo scopo di aumentare la superficie dell'habitat naturaliforme. Gli ambiti fluviali del torrente Chiani, del fiume Paglia e dell'alto Tevere costituiscono un unico sistema strutturale, corridoio ecologico corrente, che svolge un'importante connessione lineare tra i sub-sistemi provinciali ed extra- provinciali. La strategia consiste in: politiche localizzative per le attività pubbliche; organizzazione di un circuito delle sedi museali e delle produzioni artistiche e culturali; individuazione di nuovi parchi regionali, in aree a grande valenza storico-culturale e ambientale; realizzazione di strutture centralizzate per l'informazione e la promozione di turismo, artigianato e produzione alimentare tipica; integrazione del sistema produttivo con l'Università, la ricerca e l'alta formazione. Data la specificità del territorio provinciale, tra gli interventi previsti assumono particolare rilievo quelli volti a: potenziare il parco scientifico e tecnologico e il polo multimediale nella conca ternana; riusare le aree industriali dismesse, in particolare quelle di ,quali centri di servizi (anche di formazione e ricerca) e di produzioni alternative compatibili con il contesto ambientale; aumentare la ricettività alberghiera, favorendo in particolare il recupero di contenitori storici; valorizzare il polo fieristico regionale di ; promuovere il Parco di Monte

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Rufeno e Selva di Meana integrandolo con il sistema ambientale del Paglia e il parco urbano di . In accordo con il DST, relativamente alle strategie settoriali, l’obiettivo strategico di una organizzazione del sistema produttivo orientata all’utilizzo delle risorse territoriali secondo forme innovative, viene declinata secondo le seguenti azioni-indirizzo: - limitazione della nascita di nuove aree industriali ed all’ulteriore frammentazione delle zone produttive, attraverso iniziative a base intercomunale; - rafforzamento delle filiere produttive di qualità, specializzazione tecnologica e certificazione ambientale; - incentivazione di forme di associazione tra imprese e costituzione di consorzi per la razionalizzazione delle localizzazioni; - promozione del recupero e riuso delle aree dismesse; - progetti pilota sulla sostenibilità ambientale, paesistica ed energetica, cicli e insediamenti produttivi, ridefinizione della logistica a supporto delle città (piattaforme, autoporti, logistica di prossimità); - promozione di attività formative specializzate/superiori nel campo della qualificazione produttiva e sostenibilità ambientale; - promozione ricorso energie alternative, secondo forme compatibili con le caratteristiche ambientali. Per quanto attiene agli obiettivi strategici che sottendono alla base del processo di revisione del PTCP, essi vanno riferiti ad una serie di componenti essenziali così riassumibili: - Favorire un trasporto e mobilità sostenibile attraverso azioni e suggerimenti specifici che indirizzino piuttosto che inseguano, lo sviluppo; Rivisitazione degli ambiti delineato nel PTCP vigente ed individuazione delle principali opere infrastrutturali programmate in ambito regionale e interregionale; - Favorire politiche di localizzazione impianti energie alternative alla luce della nuova delega assunta dalle Province nella finanziaria 2007; - Garantire attraverso l’approccio eco-sistemico la migliore valorizzazione delle risorse locali, considerando come prioritario uno sviluppo fondato sulla ri-scoperta, da parte delle comunità locali, delle proprie intrinseche traiettorie e della propria “identità” intesa

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anche come ri-proposizione di questa nei caratteri dei luoghi urbani e del territorio aperto; - Favorire l’applicazione ampia della Convenzione europea del paesaggio, anche attraverso la promozione di azioni partecipative delle comunità locali al processo di sviluppo del territorio; - Promuovere l’affermazione di sistemi locali che, valorizzando le diverse componenti territoriali, possano efficacemente proporsi come nodi di una “bioregione”, puntando sulla qualità della vita e del costruito e proponendo un modello di sviluppo coerente con l’alta qualità del paesaggio. Conclusioni Sono state analizzati gli elaborati del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, tenendo conto degli ambiti territoriali individuati nei quali andranno a collocarsi il parco eolico, il cavidotto e la sottostazione in progetto e delle azioni di indirizzo o di vincolo che il piano definisce per tali zone. Di seguito viene riportato, in forma tabulare, il confronto tra l’elenco di tutti gli ambiti identificati all’interno del Piano e le caratteristiche dell’impianto in progetto e le eventuali prescrizioni dello stesso.

Area interessata N° Strumento urbanistico parco stazione elettrodotto PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato 05 02c1 EMERGENZE DI INTERESSE STORICO E arch. PTCP Provincia di Terni - Estratto vincolo dall'elaborato 06 vincolo idrogeologico, boschi, vincolo idrogeologico, 02c2 idrogeologico, seminativo semplice seminativo semplice CARTA DEI VINCOLI E DELLE boschi EMERGENZE TERRITORIALI PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato 07 arenarie, conglomerati, marne 02c3 arenarie arenarie e calcari marnosi CARTA GEO-LITOLOGICA

PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato 08 area a presenza prevalente di 02c4 CARTA DEI DISSESTI E ZONAZIONE frane attuali o recenti SISMICA PTCP Provincia di Terni - Estratto aree di particolare interesse aree di particolare aree di 02c5 dall'elaborato 10 faun. interesse faun. particolare

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CARTA COMPONENTI BIOTICHE: interesse faun. AREE INTERESSE faun. E ITTICO PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato 11 grado grado vulnerabilità: BASSO, grado vulnerabilità: 02c6 vulnerabilità: CARTA DELLA VULNERABILITA' MEDIO BASSO ALL'INQUINAMENTO DEI CORPI BASSO IDRICI SOTTERRANEI PTCP Provincia di Terni - Estratto corridoio ecologico; cerro- carpino nero,cerro-roverella, dall'elaborato 14 corridoio carpino nero, roverella e corridoio ecologico, 02c7 ecologico, boschi puri; boschi puri o misti seminativo CARTA DELLE UNITA' DI bosco PAESAGGIO E USO DEL SUOLO di conifere; seminativo arborato PTCP Provincia di Terni - Estratto pascolo, boschi, seminativo; dall'elaborato 15 serie collinare termofila del geosigmento cerro,geosigmento costituito costituito dalla geosigmento costituito dalla serie termofila del cerro serie termofila dalla serie termofila del 02c8 alternata alla serie mesofile del del cerro cerro alternata alla serie CARTA DELLE SERIE DI cerro; serie collinare termofila alternata alla mesofile del cerro VEGETAZIONE neutro-basifila del cerro;serie serie mesofile mediterranea termofila del cerro subacidofila del leccio PTCP Provincia di Terni - Estratto STINA, vincolo idrogeologico, bosco, seminativo semplice, dall'elaborato I STINA, vincolo seminativo arborato, Sistema vincolo idrogeologico, 02c9 dei Parchi regionali, Fasce di idrogeologico, seminativo semplice rispetto dei corsi d'acqua (PUT boschi PROGETTO DI STRUTTURA strada turistica art. 48), usi civici, strada turistica Aree di PTCP Provincia di Terni - Estratto Aree di interesse faun. e Aree di interesse faun. interesse faun. dall'elaborato IIA particolare interesse faun., aree e particolare interesse e particolare di particolare interesse faun., aree di interesse faun., 02c10 naturalistico, pascoli da particolare interesse aree di tutelare e riqualificare, boschi, SISTEMA PAESISTICO AMBIENTALE naturalistico,seminativo particolare seminativo semplice, E UNITA' DI PAESAGGIO semplice interesse seminativo arborato naturalistico PTCP Provincia di Terni - Estratto Aree di dall'elaborato IIA1 Aree di particolare interesse Aree di particolare particolare SISTEMA PAESISTICO AMBIENTALE naturalistico interesse naturalistico interesse 02c11 E UNITA' DI PAESAGGIO naturalistico SISTEMA NATURALISTICO

AMBIENTALE PAESISTICO PTCP Provincia di Terni - Estratto STINA, fasce di rispetto (PUT dall'elaborato IIA2 Zone Boschive art 48), usi civici ex L. 431/85, SISTEMA PAESISTICO AMBIENTALE L. 431/85 02c12 Zone Boschive L. 431/85 E UNITA' DI PAESAGGIO SISTEMA DEI BENI STORICO-

ARCHEOLOGICI PTCP Provincia di Terni - Estratto dall'elaborato IIB1 02c13 ALTA CRITICITA' AREE A RISCHIO E AD ELEVATA VULNERABILITA'

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RISCHIO COMPONENTE AMBIENTE

SUOLO vulnerabilità PTCP Provincia di Terni - Estratto vulnerabilità acque sotterranee: acque dall'elaborato IIB2 grado vulnerabilità ALTO, vulnerabilità acque sotterranee: MEDIO, BASSO, sotterranee: grado grado BASSISSIMO O NULLO; pti vulnerabilità BASSO, vulnerabilità AREE A RISCHIO E AD ELEVATA di approvvigionamento idrico BASSISSIMO O BASSO, 02c14 VULNERABILITA' aggiornati al 1999 PUT: NULLO BASSISSIMO sorgente utilizzata O NULLO AREE AD ALTA, MEDIO-ALTA, MEDIA CRITICITA' COMPONENTE

ACQUE SUPERICIALI E SOTTERRANEE PTCP Provincia di Terni - Estratto Boschi a potenziale dall'elaborato IIB3 Boschi a potenziale medio ed medio e 02c15a elevato rischio di incendio AREE A RISCHIO E AD ELEVATA rischio di VULNERABILITA' incendio

AREE A RISCHIO SISMICO, AREE A RISCHIO E AD

LOCALIZZAZIONE INDUSTRIALE A ELEVATA VULNERABILITA 02c15b RISCHIO INCIDENTE RILEVANTE, indice di indice di rischio da SITI DEGRADATI, PROPENSIONE rischio da 0,038 a 0,058 AGLI INCIDENTI 0,038 a 0,058

02c15c

PTCP Provincia di Terni - Estratto aree con funzioni di corridoio dall'elaborato III ecologico e oasi di protezione faun.; fasce di rispetto dei aree di fiumi;aree di interesse interesse aree di interesse naturalistico non recepite nello naturalistico naturalistico recepite 02c16 strumento urbanistico recepite nello QUADRO DI RIFERIMENTO PER LA nello strumento comunale; aree di interesse strumento GESTIONE SOSTENIBILE urbanistico comunale DELL'ATTIVITA' ESTRATTIVA naturalistico recepite nello urbanistico strumento urbanistico comunale comunale non adeguato alla L. R. 52/83

2.1.2.5 PIANIFICAZIONE COMUNALE

L'area destinata a ricevere l'intervento insiste sul territorio del Comune di Parrano e del Comune di San Venanzo. Entrambi i comuni ricadono all’interno della Provincia di Terni.

2.1.2.5.1 Pianificazione del Comune di Parrano

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Il Comune di Parrano è dotato di un Programma di Fabbricazione, approvato con Deliberazione n° 37 del 12/11/1975 e di un Piano Regolatore Generale (PRG) approvato nel 18 maggio 2006 e composto da una Parte Strutturale PRG.S e da una Parte Operativa PRG.O Le linee d’azione del PRG si sviluppano su tre direttrici fondamentali, perfettamente in linea con il PUT regionale e con il PTCP della Provincia di Terni: • la tutela dell’ambiente territoriale e la riqualificazione dell’ambiente urbano; • lo sviluppo del turismo sostenibile attraverso la valorizzazione delle risorse locali; • le politiche dei servizi per il miglioramento della qualità della vita e per la qualificazione delle attività produttive. Il Comune di Parrano è interessato da alcune delle aree naturalistiche più pregiate presenti all’interno dello STINA– Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico Ambientale: • la parte settentrionale dell’Area Naturale Protetta “Elmo – Melonta”, con le relative zone contigue; • il SIC – Sito d’Interesse Comunitario IT5220001 comprendente le gole e le grotte (le cosiddette “Tane del Diavolo”) del Torrente del Bagno. Tali presenze evidenziano l’alto valore ambientale e naturalistico del territorio parranese; alto valore che non deve essere recepito come fattore di vincolo ed ostacolo allo sviluppo, bensì come risorsa in grado di orientare e promuovere lo sviluppo verso forme sostenibili, diverse e più qualificanti. Pertanto le tematiche ambientali caratterizzano in maniera significativa gli indirizzi programmatici di piano e le due idee forza poste alla base dello sviluppo sostenibile del Comune: • il Parco Termale e l’organizzazione dei servizi turistici; • il Parco Urbano e il ridisegno degli spazi d’uso pubblico o collettivo. Si è effettuata una zonizzazione del territorio comunale che fa riferimento ai tre ambiti funzionali che caratterizzano l’assetto del territorio: • l’ambito R delle funzioni rurali • l’ambito U delle funzioni urbane • l’ambito Z delle funzioni specializzate, che interpretano particolari vocazioni o intenti programmatici di rilevanza strategica.

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A ciascuno di questi ambiti fa riferimento un certo numero di zone e macrozone urbanistiche polifunzionali, in maniera tale che la funzione o attività predominante connoti le funzioni o attività complementari. Questo approccio pianificatorio mira ad evitare ogni compartimentazione monosettoriale del territorio a vantaggio, piuttosto, di una integrazione di attività plurime, caratterizzate, di volta in volta, da una funzione leader. Da un punto di vista più specificatamente urbanistico, s’intende inoltre utilizzare e trasformare le risorse ambientali, da mero scenario paesaggistico in materia prima per la conformazione dello spazio urbano: è la problematica del “parco urbano”, inteso come sistema della mobilità locale, del verde e degli spazi aperti ad uso collettivo. Per quanto riguarda infine lo spazio rurale, esiste già un’ampia copertura pianificatoria del territorio a vari livelli (PTCP, STINA, Direttiva Habitat); per cui risulta abbastanza agevole svilupparne le implicazioni a livello comunale, individuando tre tipi di zone urbanistiche: • Zone RN comprendenti le aree naturali già tutelate da specifica legislazione di livello regionale (STINA) e comunitario (Rete Natura 2000); • Zone RP comprendenti le aree agricole con prevalente funzione di conservazione del territorio e del paesaggio agrario, secondo la classificazione operata dal PTCP a livello di Unità di Paesaggio; • Zone RE comprendenti le aree agricole circostanti i centri e i nuclei insediati (Parrano, Cantone-Spereto-Pievelunga, Frattaguida); aree che, pur appartenenti ad un ambito complessivamente marginale, presentano un’attività agricola più vivace e bisognosa di servizi di supporto.

2.1.2.5.2 Pianificazione del Comune di San Venanzo Il comune di San Venanzo è dotato di un Piano Regolatore Generale approvato nel 2003 suddiviso in una Parte Strutturale ed una Parte Operativa. L’impianto interessa la zona di “Palazzo Bovarino”. Dalla cartografia del luogo è possibile dedurre che le zone interessate sono prevalentemente di natura agricola. Dall’analisi della cartografia ufficiale di tale strumento risulta che l’opera in progetto interessa le seguenti aree:

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N° Strumento urbanistico Area interessata Boschi a prevalenza cerro-roverella; Boschi misti; Pascoli; Seminativi arborati; Seminativi semplici; Unità di Paesaggio PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Vc, 4Mp e 4Mp2 (agma: Aree agricole marginali, agpa: Aree ST.01 "Carta delle unità di paesaggio e dell'uso dei suoli agricole con funzione di conservazione del territorio e del TAV 02d1 attuale e programmato" paesaggio agrario) E1 (Aree boscate); E (Aree agricole di interesse secondario); Area di particolare interesse naturalistico ambientale; Sistema territoriale di interesse naturalistico PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati ambientale (STINA); Zone di rispetto dei corsi d'acqua; Aree 1A e 1B di rispetto dei pozzi; Zone residenziali di completamento Aree agricole coltivate; Pascoli e aree incolte; Aree boscate; PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Aree con vincoli alla trasformabilità dei suoli; Strade TAV 02d2 ST.02 "Carta della struttura insediativa attuale e extraurbane di interesse locale; Fasce di rispetto stradale; programmata" Percorsi escursionistici; Centri abitati PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1

PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Zone contigue alle ANP; Aree Boscate; Percorsi TAV 02d3 ST.03 "Carta del patrimonio ambientale e culturale" escursionistici; Punti panoramici

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1

PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Zone contigue ANP; Territorio demaniale (chiuso all'attività TAV 02d4 ST.04 "Carta degli usi faunistico venatori programmati" venatoria); Aree demaniali aperte

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato TAV 02d5 ST.05 "Carta della idoneità geologico-ambientale alla Classe 2 (EDIFICABILITA' CONDIZIONATA); Classe 3 destinazione urbanistica" (EDIFICABILITA' POSSIBILE) PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Aree boscate (Lett.c, art.142, D.Lgs. 42/2004); Fasce di ST.07 "Carta dei vincoli 1 Vincolo idrogeologico, aree transizione ai fini dell'attività edilizia (20 ml); Pascoli; Aree TAV 02d6 boscate e pascoli" sottoposte a vincolo idrogeologico

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Zone contigue alle ANP; Aree a vincolo di tutela ST.08 "Carta dei vincoli 2 Beni culturali, ambientali e paesaggistica (lettere c), g), m), art.129, D.Lgs 42/2004); TAV 02d7 paesaggistici" Punti panoramici

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato Centri abitati (D.Lgs. 285/1992); Zone urbanizzate di PRG; ST.09 "Carta dei vincoli 3 Infrastrutture stradali e corsi Strade di tipo F; Fasce di rispetto stradale; Fasce di rispetto TAV 02d8 d'acqua" (lett.c, art.142 del D.Lgs. 42/2004)

PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 RE.3 - Zone agricole marginali periurbane (art.31 del PTCP); RP.1 - Zona agricola ascrivibile all'UdP 4Mp; RP.2 - Zona PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato agricola ascrivibile all'UdP 4Mp2; RP.3 - Zona agricola TAV 02d9 ST.10A "Zonizzazione del territorio comunale (base ascrivibile all'UdP 4Vc; UM.10 - Macrozone con prevalente CTR)" funzione residenziale; Macrozone urbane PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1 PRG Comune di PARRANO - Estratto da elaborato TAV 02d10 ST.10B "Zonizzazione del territorio comunale (base catastale)" come TAV 02d9 PRG Comune di SAN VENANZO - Estratto da elaborati 1A e 1B come TAV 02d1

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2.1.2.5.3 Zonizzazione acustica

Il DPCM 01/03/1991 "Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno" individuava sei classi di aree in cui suddividere il territorio dal punto di vista acustico fissando inoltre i limiti massimi di accettabilità di livello sonoro equivalente, ponderato, Leq in dB(A), per ciascuna delle sei classi, distinguendo tra il periodo diurno (dalle ore 06.00 alle ore 22.00) ed il periodo notturno (dalle ore 22.00 alle ore 06.00). Il DPCM 14/11/97 conferma l'impostazione del DPCM 1/3/91. Il valore numerico del limite assoluto di immissione è suddiviso per sei zone di destinazione d’uso e corrisponde esattamente ai limiti fissati dal DPCM 1/3/91. Il D.P.C.M. del 14 novembre 1997 inoltre prevede, la seguente classificazione in zone omogenee:

CLASSE DESCRIZIONE I Aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc. II Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali. III Aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici. IV Aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree con limitata presenza di piccole industrie. V Aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. VI Aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

Tabella 2:Classi di destinazione d’uso previste nel D.P.C.M. del 14/11/1997

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I limiti massimi dei livelli sonori equivalenti, fissati in relazione alla diversa destinazione d’uso del territorio, sono indicati nella tabella 2 del decreto, e vengono di seguito riportati:

CLASSI DI DESTINAZIONE D'USO DEL TEMPI DI RIFERIMENTO TERRITORIO Diurno (06.00-22.00) Notturno (22.00- 06.00) I aree particolarmente protette 50 40 II aree prevalentemente residenziali 55 45 III aree di tipo misto 60 50 IV aree di intensa attività umana 65 55 V aree prevalentemente industriali 70 60 VI aree esclusivamente industriali 70 70

Tabella 3: Valori limite massimi del livello sonoro equivalente (Leq (A)) relativi alle classi di destinazione d’uso del territorio di riferimento (DPCM 14-11-1997 tabella C “valori limite assoluti di immissione”)

La zonizzazione acustica deve essere redatta dai Comuni sulla base di indicatori di natura urbanistica e territoriale, quali ad esempio la densità di popolazione, la tipologia dei ricettori, la presenza di attività produttive, la presenza e le caratteristiche delle infrastrutture di trasporto, ecc. Il Comune di San Venanzo ha provveduto alla redazione del Piano di Classificazione Acustica PCA, che a tutt’oggi risulta in fase di adozione, e ha classificato l’area interessate dall’intervento secondo il D.P.C.M. del 1/03/1991 come aree di classe III, quindi limiti di immissione acustica sono di 60 dB(A) in periodo diurno e 50 dB(A) in periodo notturno. Anche il Comune di Parrano ha provveduto alla redazione del Piano di Classificazione Acustica (PCA), e classificata come zona agricola, quindi, secondo il D.P.C.M. del 1/03/1991 per tali i limiti di immissione acustica sono di di 60 dB(A) in periodo diurno e 50 dB(A) in periodo notturno. Per le zone non esclusivamente industriali, oltre ai limiti assoluti sono da rispettare i valori limite differenziali di immissione, ovvero la valutazione all’interno dei recettori abitativi, della differenza tra il rumore ambientale (cioè il rumore presente con le sorgenti sonore in funzione) e il rumore residuo (cioè la rumorosità presente con le sorgenti in esame non attive). I valori limite differenziali sono pari a:  Periodo diurno: 5 dB(A)

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 Periodo notturno: 3 dB(A) Si precisa che, come indicato nell’Art. 4 Comma 2 del D.P.C.M. del 14/11/1997, il differenziale non va valutato nei seguenti casi: a) se il rumore misurato a finestre aperte sia inferiore a 50 dB(A) durante il periodo diurno e 40 dB(A) durante il periodo notturno; b) se il livello del rumore ambientale misurato a finestre chiuse sia inferiore a 35 dB(A) durante il periodo diurno e 25 dB(A) durante il periodo notturno”.

2.1.3 CORRELAZIONE TRA PROGRAMMI, PIANI E PROGETTO

L’impianto in esame risulta pienamente conforme agli obiettivi di pianificazione indicati all’interno del Piano Energetico Regionale, approvato con D.c.r. 17 marzo 2004, n.402, il quale, mediante i riferimenti essenziali per la determinazione delle linee di sviluppo nel settore energetico, degli standard e degli obiettivi di attuazione, individua le finalità cui devono mirare gli interventi sul territorio, promuovendo sensibilmente la diffusione dell’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile. Tra queste quella eolica è oggetto di una disciplina puntuale contenuta all’interno del D.g.r. 11 maggio 2005, n.729, “Atto di indirizzo per l’inserimento paesaggistico ed ambientale degli impianti eolici ai sensi del Piano energetico regionale approvato con D.c.r. 402/2004”, e dal D.g.r. 19 maggio 2008, n.561, “Criteri e modalità per lo svolgimento del procedimento in materia di autorizzazione unica per la costruzione ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile”. Dal complesso delle prescrizioni contenute nelle suddette deliberazioni, emerge una diffusa predisposizione dell’ente locale di riferimento ad implementare la realizzazione di impianti che sfruttino la forza generata dal vento, in quanto fonte inesauribile e sicura, capace, allo stesso tempo, di generare elettricità a costi altamente competitivi rispetto alle fonti “tradizionali”, nonché di incrementare significativamente il livello socio-produttivo del territorio sul quale è destinato ad insediarsi. L’impianto in analisi appare pertanto pienamente in linea con i citati obiettivi di pianificazione a livello regionale, nonché con le prescrizioni contenute all’interno degli ulteriori atti di pianificazione locale: il riferimento è al Piano Urbanistico Territoriale, approvato con L.R. 64

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24 marzo 2000, n.27, al Piano Urbanistico Strategico Territoriale, approvato con D.G.R. 20 settembre 2010, n. 1265, redatto sulla base del Disegno Strategico Territoriale (DST) approvato con D.G.R. 1903/2008, al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale relativo all’area di Terni, risalente al 23 ottobre 2000 ed aggiornato nel 2004, del quale allo stato attuale è presente una Bozza di Documento Preliminare a seguito del procedimento di revisione occorso nel maggio 2010. L’impianto in oggetto risulta inoltre rispondente alle finalità, di cui si è detto in precedenza, contenute all’interno del Programma Operativo regionale del Fondo di Sviluppo regionale 2007- 2013- Obiettivo competitività regionale e occupazione, approvato con Decisione della C.E. 5498 dell’ 8 novembre 2007 , e della successiva presa d’atto della Giunta regionale con deliberazione n.2031 del 03/12//2007. L'iniziativa imprenditoriale proposta risponde, infatti, integralmente agli obiettivi delineati, in particolare, a quelli definiti all’interno dell’Asse III del documento programmatico, atti a promuovere le iniziative rivolte ad uno sfruttamento ragionato delle fonti di produzione di energia da fonti rinnovabili, tanto da destinare agli stessi anche finanza pubblica, mediante interventi sul territorio in grado di contemperare equamente le garanzie imprescindibili di tutela dell’ambiente con l’incremento produttivo ricavabile dall’installazione dell’impianto.

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3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 3.1 DESCRIZIONE GENERALE DEL PROGETTO

3.1.1 INQUADRAMENTO GENERALE

3.1.1.1 GENERALITA’ Il progetto in esame consiste nella realizzazione di una Centrale Eolica nel Comune di San Venanzo e Parrano (TR) – località “Poggio della Cavallaccia”. L’impianto sarà caratterizzato da una potenza elettrica nominale installata di 18,4 MW, ottenuta attraverso l’impiego di 8 generatori eolici da 2,3 MW nominali, di cui 3 ricadenti nel territorio del Comune di Parrano mentre i rimanenti 5 nel Comune di San Venanzo, entrambi in Provincia di Terni. Il progetto del parco eolico prevede, per la consegna dell’energia elettrica prodotta, una rete elettrica in media tensione, in cavo interrato, all’interno del campo eolico per il collegamento tra gli aerogeneratori ed una Sottostazione Elettrica di Trasformazione 20/132 kV da connettere alla Rete di Trasmissione Nazionale - RTN sulla linea RTN a 132 Kv Baschi - Pietrafitta e la sottostazione sarà ubicata nel comune di San Venanzo al fog. 112, par. 12. Il progetto prevede inoltre la realizzazione di opere di infrastrutture elettriche e civili che consentiranno l’immissione in rete dell’energia prodotta dal suddetto parco. In particolare tali opere consistono in:  una rete elettrica in cavo interrato di collegamento tra gli aerogeneratori costituenti il campo eolico e la stazione di trasformazione;  una stazione di trasformazione 20/132 kV;  Un collegamento a 132 kV con la Rete di Trasmissione Nazionale

3.1.1.2 UBICAZIONE DELL’IMPIANTO L'impianto eolico sorgerà nei Comuni di San Venanzo e Parrano in località "Poggio della Cavallaccia". Il progetto del Parco Eolico prevede per le opere di connessione alla rete elettrica nazionale una rete di elettrodotti interrati che collegheranno gli aerogeneratori del Parco Eolico alla Stazione Elettrica di Utenza, dove si avrà l’elevazione della tensione da 20 a 132 kV, e dalla 66

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quale dovrà svilupparsi il collegamento con il punto di connessione alla Rete di Trasmissione Nazionale che il Gestore di Rete, sulla linea RTN a 132 Kv Baschi – Pietrafitta, indicata dalla società Terna S.p.A.. L’area del sito è individuabile sulla cartografia IGM (Istituto Geografico Militare) in scala 1:25.000 sulla tavola del Quadrante 322-II San Venanzo e 322-III . Il sito interessato dall’installazione degli aerogeneratori ricade ad est del centro abitato di Parrano, nella parte più orientale del territorio comunale e relativamente all’abitato di San Venanzo l’area risulta ad ovest, in prossimità della località Palazzo Bovarino. Si riporta di seguito uno stralcio cartografico dell’area di interesse

Sito impianto

Figura 3 Individuazione del sito dell’impianto

3.1.2 LAYOUT DELL’IMPIANTO

3.1.2.1 CARATTERISTICHE GENERALI La disposizione degli aerogeneratori è individuabile dalle tavole in Allegato. Gli aerogeneratori sono disposti ad una distanza reciproca, tale da permettere di incrementare la potenza installata evitando di penalizzare l’impianto con elevate perdite per effetto scia.

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Gli aerogeneratori sono raggiunti da una rete stradale interna al parco costituita da strade vicinali esistenti e da nuove piste. Le valutazioni tecniche ed economiche relative agli aspetti ambientali hanno portato ad individuare il lay-out di impianto suddetto con aerogeneratori, con le seguenti prerogative:  migliore efficienza del parco dovuta alla disposizione a righe e quinconce piuttosto che a matrice per via della minore interferenza reciproca;  maggiore ordine e linearità delle installazioni su sistemazione a righe e quinconce;  minore sviluppo della rete stradale interna di nuova realizzazione e della rete elettrica interna in cavo a media tensione interrato, con riduzione complessiva dell'impatto sul territorio. L'impatto territoriale in termini di occupazione di suolo risulta ridotto, in virtù della tipologia di impianto e delle scelte progettuali:  cavi interrati per lo più a lato delle strade e piste di accesso;  utilizzo della viabilità esistente, quando possibile;  trasformatori MT/BT ed apparecchiature elettriche interni all'aerogeneratore (assenza di cabine elettriche esterne a base torre). I suoli agricoli conserveranno la destinazione d'uso. La centrale eolica, la stazione di trasformazione elettrica di utenza e tutte le opere previste, accessorie e necessarie, oggetto della presente richiesta di autorizzazione, saranno realizzate dal Proponente nella piena osservanza delle disposizioni e/o normative tecniche e legislative vigenti in materia.

3.1.3 OPERE ELETTRICHE

Le opere elettriche che andranno a realizzarsi con il Parco eolico sono:

Le opere elettriche necessarie saranno pertanto:  Rete a 20 kV, interna al campo eolico, in cavi interrati;  Stazione di trasformazione 20/132 kV;

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 Collegamento a 132 kV tra la stazione di trasformazione ed il punto di collegamento indicato dal Gestore di Rete – Terna S.p.A..

3.1.3.1 RETE ELETTRICA INTERNA AL PARCO EOLICO Gli aereogeneratori della nuova centrale eolica in oggetto sono localizzati nel comune di San Venanzo, nella zona località “Poggio della Cavallaccia” e saranno connessi alla RTN tramite tre cavi interrati a 20 kV fino alla stazione di trasformazione da 20 a 132 kV. Il collegamento si svilupperà, interamente nella Regione Umbria, nella Provincia di Terni, interessando le aree in prossimità amministrativo dei comuni di San Venanzo ed Parrano. Per raccogliere l'energia prodotta dal campo eolico e convogliarla verso la stazione di trasformazione è prevista una rete costituita da n. 2 cavi tripolari interrati aventi tensione di esercizio di 20 kV e posati in apposita trincea, in parte lungo la viabilità esistente ed in parte nei terreni di proprietà privata avente caratteristica di terreno agricolo non interessando zone eccessivamente antropizzate.. Tali cavi saranno del tipo cordato ad elica e pertanto per essi non sarà determinato l’andamento dei campi magnetici. Nelle tavole allegate è riportato il tracciato di tale rete interna al campo eolico che risulta avere una lunghezza complessiva di circa 14 km. Il tracciato dell’elettrodotto, come sopra descritto, è stato studiato in armonia con il dettato dell’art. 121 del T.U. 11/12/1933 n. 1775, contemperando le esigenze della pubblica utilità dell’opera con gli interessi pubblici e privati coinvolti ed è stato progettato in modo da recar minor sacrificio possibile alle proprietà interessate. L’elettrodotto sarà costituito da quattro cavi a 20 kV formati ognuno da tre conduttori unipolari estrusi (XPLE) aventi ognuno le seguenti caratteristiche:  Tensione nominale: 30 kV  Tensione massima del sistema: 45 kV  Corrente nominale: 500 A  Frequenza nominale: 50 Hz  Sezione del cavo: 300 mmq

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I cavi saranno posati in trincea, con disposizione a trifoglio, ad una profondità non meno di 1,10 metri. Là dove sarà necessario i cavi saranno posati in appositi tubi di PVC inglobati in un massello di calcestruzzo. Nella stessa trincea potrà eventualmente essere posato un tritubo in PVC per contenere i cavi di telecontrollo, telesegnalazioni e telecomunicazioni e sarà posato un nastro continuo, colorato secondo le norme vigenti, per la segnalazione di presenza di cavi sotterranei. I collegamenti potranno essere suddivisi in tratte separate da giunti intermedi. La progettazione dei cavi e le modalità per la loro messa in opera sono rispondenti alle norme contenute nel DM 21/03/1988, regolamento di attuazione della legge n. 339 del 28/06/1986, alle norme CEI 11-7, nonché al DPCM 08/07/2003 per quanto concerne i limiti massimi di esposizione ai campi magnetici.

3.1.3.2 STAZIONE ELETTRICA DI TRASFORMAZIONE 20/132 kV La stazione di consegna è prevista nel comune di San Venanzo (TR), su di un’area individuata al N.C.T. di San Venanzo su di un’area individuata nel foglio di mappa n° 112, ed occuperà le particelle n° 8, 9, 11 e 12. La stazione avrà un’estensione di 49x47 mq ed interesserà una superficie di circa 2.300 mq e sarà dedicata all’arrivo dei cavi MT del campo eolico, alla trasformazione MT/AT e alla partenza di un collegamento a 132 kV per l’allacciamento al punto di consegna sulla rete di trasmissione nazionale. L’accesso alla stazione sarà effettuato attraverso un tratto di strada secondaria. La Stazione di Trasformazione sarà del tipo con arrivo trasformatore e partenza linea in cavo. Essa sarà così costituita: N° 1 montanti trasformatore 132 kV comprensivo di misure fiscali e collegamento con impianto Terna e protezione di linea; N°1 Quadro MT 20 kV a 6 scomparti; N° 1 Trasformatori di Potenza 20/132 kV da 30 MVA.

3.1.3.3 SERVIZI AUSILIARI I servizi ausiliari saranno alimentati tramite trasformatori MT/BT, derivate dalle sbarre MT di stazione o dalla rete locale MT di Enel Distribuzione. Inoltre, è previsto un gruppo 70

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elettrogeno di emergenza della potenza di 15 kW avente una autonomia di circa 40 ore di funzionamento. Le principali utenze in c.a. saranno: motori interruttori e sezionatori, illuminazione esterna ed interna, scaldiglie, etc. Le utenze fondamentali quali protezione e comando, manovra interruttori e segnalazioni, saranno alimentate in c.c. 110 Vc.c. tramite batterie al piombo ermetiche, tenute in tampone da un raddrizzatore. Il dimensionamento delle batterie sarà effettuato tenendo conto della massima implementazione dell’impianto.

3.1.3.4 RETE DI TERRA Il dispersore sarà costituito da una maglia realizzata in corda di rame 63 mmq, interrata a profondità di ca 0,9 m, composta a sua volta da maglie regolari di minore dimensione, mentre i collegamenti alle apparecchiature saranno in corda di rame da 125 mmq. Il dispersore, ed i collegamenti alle apparecchiature, saranno realizzati secondo le Norme CEI 11-1/99 e quindi dimensionati termicamente per una corrente di guasto di circa 10 kA per 0,5 sec.

3.1.3.5 STAZIONE ELETTRICA DI COLLEGAMENTO RTN Anche la stazione di collegamento è prevista nel comune di San Venanzo (TR), su di un’area individuata al N.C.T. di San Venanzo su di un’area individuata al medesimo foglio. In particolare, la stazione elettrica (S.E) sarà costituita da:

 N° 2 stalli AT per la connessione (entra–esci) con la linea AT 132 kV “Baschi – Pietrafitta” (Moduli compatti integrati linea con sbarre in SF6);

 Un sistema di sbarre 132 kV;

 N 1 fabbricato composto da un locale contatori, un locale quadri, un locale batteria e un locale per il telecontrollo. La suddetta cabina sarà collegata alla linea AT mediante raccordi AT. La stazione ha la predisposizione per la realizzazione di ulteriori 2 uscite a 132 kV e un secondo sistema sbarre a 132 kV.

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3.1.4 ESERCIZIO, MANUTENZIONE E DISMISSIONE

La gestione dell'impianto sarà affidata ad un team caratterizzato da elevate competenze specialistiche nella conduzione di questa tipologia di impianti. A tale proposito occorre evidenziare che gli operatori individuati saranno sottoposti ad un'accurata fase di formazione in collaborazione con i fornitori delle macchine, in modo da accrescerne il livello di competenza specialistica. L'impianto sarà dotato di un sofisticato sistema di monitoraggio e controllo che fornirà le informazioni utili all'esercizio dell'impianto nell'arco delle 24 ore, con la possibilità di analizzare i dati relativi alle prestazioni dell'impianto con il massimo grado di accuratezza. Le macchine aerogeneratrici saranno dotate di sistemi di autodiagnosi, che forniranno tutte le necessarie informazioni agli operatori per individuare eventuali anomalie e programmare un puntuale intervento sul campo. Durante la vita dell'impianto tutte le apparecchiature saranno sottoposte a ciclo di manutenzione con interventi periodici (manutenzione ordinaria) e specifici (manutenzione straordinaria). Un intervento tipico di manutenzione ordinaria comporta le seguenti attività:  Ingrassaggi, Check meccanico, Check elettrico, Sostituzione di eventuali parti di usura. Al termine della vita utile dell'impianto (20-30 anni), potrebbe essere avviata la dismissione consistente nell'asportazione degli aerogeneratori, l'interramento della fondazione in calcestruzzo armato dell'aerogeneratore e il ripristino ambientale del sito.

3.1.4.1 PREMESSE ATTIVITÀ DI DISMISSIONE

Ogni componente dell’aerogeneratore è stato progettato per garantire un corretto funzionamento per un tempo minimo di venti anni. Effettuando una corretta e regolare manutenzione è possibile estendere tranquillamente la vita utile della macchina oltre i trent’anni. In genere per il primo anno successivo all’installazione vengono previsti tre interventi programmati di manutenzione, mentre dal secondo anno il numero viene ridotto a due.

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Da qui si capisce come la manutenzione dell’impianto comporti un impegno minimo delle risorse predisposte alla gestione dello stesso. Infatti gli interventi programmati di manutenzione ordinaria riguardano principalmente e solamente la sostituzione dei liquidi lubrificanti e refrigeranti ed i normali controlli di routine sullo stato di salute degli organi in movimento. Un impianto eolico, al termine della sua vita utile, và smantellato, anche se tale fase non presuppone, automaticamente, l’abbandono dell’area interessata. Al contrario, è ragionevole pensare che un sito con buone risorse eoliche e, soprattutto, con dati di ventosità consolidati dal lungo esercizio dell’impianto stesso, possa continuare ad essere utilizzato per produrre energia pulita, o sostituendo le macchine installate con aerogeneratori tecnologicamente più avanzati, oppure, effettuando una revisione di tutti i componenti dell’impianto in modo da prolungarne l’attività. In ogni caso, una delle prerogative dello sfruttamento dell’energia eolica, che contribuisce a caratterizzare questa fonte come effettivamente “sostenibile”, è la quasi totale reversibilità degli interventi di modifica del territorio, necessari a realizzare gli impianti di produzione. Pertanto, al termine della vita utile di un impianto eolico è possibile programmarne lo smantellamento e, al contempo, la riqualificazione del sito interessato; quest’ultimo infatti, può essere ricondotto alle condizioni ante operam, con costi accettabili. Inoltre, alcuni interventi, come ad esempio: eventuali strutture di fondazioni profonde costituite da pali di grande diametro, o anche interventi di manutenzione eseguiti nel corso dell’esercizio dell’impianto, e ancora il ripristino della viabilità esistente e la realizzazione di alcuni tratti di nuova viabilità, possono configurarsi come interventi di tutela e consolidamento geomorfologico del territorio, con effetti, quindi, di salvaguardia nei confronti di un eventuale dissesto idrogeologico. Si può prevedere pertanto, il mantenimento di alcune opere a servizio del parco eolico (strade, piazzole, fondazioni profonde, ecc …) laddove queste risultassero funzionali, da parte dei successivi fruitori del sito interessato. Và infine, precisato che le ricadute sul territorio di tali attività di dismissione impianto e ripristino stato dei luoghi, in termini socio-economici, sono positive; ciò dal momento che,

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come per la fase di realizzazione di un impianto, anche per queste operazioni si cercherà di prediligere la manodopera locale, qualora in possesso dei necessari requisiti.

4 STIMA E VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI

Ogni progetto è una trasformazione di ciò che esiste e rappresenta una modificazione di uno stato ed in quanto tale produce inevitabilmente effetti sull’ambiente circostante. A maggior ragione ogni metodo di produzione elettrica produce degli impatti. La parola impatto è spesso riconducibile ad un evento negativo; in realtà l’impatto è una modificazione di uno status e come tale può essere migliorativo o peggiorativo di una condizione iniziale. Dagli studi effettuati è emerso che gli impatti negativi che gli impianti eolici producono sulle componenti strettamente naturalistiche sono estremamente limitati, soprattutto se paragonati a quelli delle altre fonti energetiche. L’interferenza degli aerogeneratori sull’ambiente va comunque valutata caso per caso, in dipendenza delle caratteristiche specifiche del territorio interessato, nonché della tipologia di impianto e delle caratteristiche dei generatori stessi. Più in generale si è registrato che gli impatti provocati dalla costruzione di un impianto eolico si attenuano considerevolmente durante le fase di esercizio e di manutenzione dello stesso. Andiamo ora a descrivere le interazioni che si potrebbero avere tra le azioni di progetto e le componenti ambientali coinvolte ed in particolare le azioni su queste ultime.

4.1 IMPATTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA IN FASE DI CANTIERE

La maggior parte degli impatti conseguenti alla realizzazione del parco eolico per la fase di cantiere saranno, per loro natura, completamente reversibili, cessando di esistere con la fine stessa dei lavori relativi alla fase di cantiere. Altri, invece, perdureranno nella Fase d’Esercizio, anche se con effetti diversi, si elencano di seguito i possibili impatti ambientali conseguenti alla realizzazione del parco:

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1. Modestissimo aumento delle emissioni in atmosfera di gas combusti, con possibili, lievi, disagi alle cenosi animali e vegetali, ma anche nei confronti della popolazione umana impegnata nei lavori o residente nelle zone più vicinali. Per la realizzazione dei lavori è previsto uno specifico parco macchine, per un periodo di tempo limitato. Tutti i mezzi che verranno utilizzati, saranno sottoposti ad una preventiva revisione/manutenzione, al fine di ottimizzare i congegni preposti alle emissioni gassose, assicurando che le stesse rientrino nei parametri previsti di legge. 2. Diffusione di polveri aerodisperse con conseguente successivo deposito sulle coperture vegetali adiacenti la zona di cantiere. La diffusione delle polveri non avrà alcun tipo di riflesso sulle coperture vegetali adiacenti sia per le modalità operative, sia per l’intensità dell’operatività stessa in un’area soprattutto con ventosità costante ed eventi meteorici con due massimi di precipitazione in corrispondenza del periodo primaverile ed autunnale ed un minimo nel periodo estivo, per cui le aliquote esigue di polveri troveranno una dispersione immediata senza problematiche per le coperture vegetali adiacenti. 3. Limitato aumento del rumore e delle vibrazioni con minime ripercussioni negative sulla fauna e sui recettori sensibile presente nell’area limitrofa; Durante l’intera fase di lavoro l’attuale stato verrà ad essere temporaneamente perturbato in modo lieve. 4. Possibili episodi accidentali di potenziale inquinamento delle acque di ruscellamento e del suolo per accidentali sversamenti e perdite di carburanti e lubrificanti. Nelle aree di cantiere non sarà creato alcun tipo di deposito di carburanti o lubrificanti connessi all’attività delle macchine operatrici, essendo prevista un’apposita struttura di supporto logistico alla cantieristica su capannoni da individuare a fondovalle in cui verranno effettuate tutte le operazioni di ordinaria e straordinaria manutenzione degli automezzi compresi i periodici cambi dei lubrificanti che richiedono una puntuale revisione dei macchinari da effettuarsi in officina. Le operazioni di rifornimento degli automezzi verranno effettuate con il trasporto quotidiano dei quantitativi di gasolio necessari con l’utilizzo di una cisterna omologata dotata di erogatore secondo le vigenti normative e dotata di arresto automatico al raggiungimento del pieno dei

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serbatoi, pertanto risultano assolutamente da escludere sversamenti anche accidentali per incuria degli operatori con una conseguente assoluta attenzione in considerazioni anche degli alti costi del carburante. Gli apparati idraulici delle macchine operatrici moderne dispongono di serbatoi di olio idraulico con doppia camera di tenuta e sistemi di convogliamento idraulico con tubi in pressione collaudati ad una pressione superiore di 5 volte alla normale pressione di esercizio (50bar). L’eventuale rottura di componenti del sistema idraulico comporta l’immediato arresto della macchina e il blocco in automatico del sistema idraulico necessario per la sicurezza operativa delle macchine stesse, questo secondo le più elementari normative di costruzione meccanica nell’utilizzo dei sistemi idraulici. Pertanto l’eventuale rottura accidentale dei sistemi idraulici potrebbe comportare lo sversamento sul terreno di insignificanti quantitativi di olio idraulico in conseguenza del blocco dei sistemi, quantitativi di olio idraulico valutabili per un escavatore da 30 ton. in circa 1-2 Kg, che verrebbero immediatamente asportati con la massa di terreno contaminata, senza cagionare alcun inquinamento del suolo e del sottosuolo. Da quanto precedentemente esposto traspare inequivocabilmente l’assoluta improbabilità di eventi d’inquinamenti conseguenti al ruscellamento per sostanze derivanti dall’attività di cantiere dovute all’attività dei mezzi. 5. Danneggiamento ed eventuali perdite di modeste coperture vegetali arbustive ed erbacee che verranno interessate dalla realizzazione dei cavidotti e delle piazzole di posizionamento delle torri anemometriche;

4.2 IMPATTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA IN FASE DI ESERCIZIO

4.2.1 Qualità dell’aria

La fase d’esercizio di un parco eolico non interferisce in alcun modo con la componente atmosfera, in quanto non sono previste emissioni di alcun genere, fatte salve quelle ricollegabili ai mezzi di trasporto che, periodicamente, dovranno effettuare i lavori di ordinaria manutenzione degli aerogeneratori, impatto questo da considerarsi come ininfluente. Infatti, una volta terminate le opere per l’adeguamento viario ed i lavori di escavazione e di 76

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ritombamento delle piazzole e dei cavidotti, termineranno anche le emissioni d’inquinanti generate dai macchinari impiegati e, quindi, cesserà ogni impatto legato a questa componente ambientale dovuto al progetto. Nelle successive analisi legate a questa fase, l'argomento non sarà, pertanto, più trattato.

4.2.2 Suolo, sottosuolo e ambiente idrico

Sulla base dei dati emersi dall'indagine geologica, geomorfologica, idrogeologica, geotecnica e di microzonazione sismica condotta, si precisa quanto segue in merito alla stabilità delle aree ad intervento realizzato ed alle opportune soluzioni progettuali. Dal punto di vista geologico, geomorfologico ed idrogeologico la realizzazione degli interventi in progetto non arrecherà modifiche sostanziali alla stabilità locale e generale delle aree indagate. Sinteticamente si è appurato quanto segue: - Lo studio delle caratteristiche idrogeologiche della zona e la loro comparazione con gli interventi in progetto hanno consentito di escludere interferenze negative dei secondi sui primi: si è infatti evidenziato che non esistono falde sufficientemente superficiali da essere coinvolte in qualche modo nelle operazioni degli interventi progettuali. - Nei riguardi dell’interazione terreno struttura propriamente detta, per quanto concerne le azioni sismiche sulla struttura dei manufatti in progetto, si procederà seguendo quanto previsto dal D.M. 14 gennaio 2008 – “Nuove norme tecniche per le costruzioni connesse alla presenza delle azioni sismiche ”, circolare n°617/2009. - Infine si ribadisce che non sono stati evidenziati indizi di instabilità in atto o potenziale, né indizi morfogenetici e geologici che rivelano di franosità latente. Si ritiene quindi che la realizzazione degli interventi delle strutture portanti dei pali delle turbine degli aerogeneratori eolici, nonché per l’adeguamento della viabilità comunale di accesso al parco eolico, dei manufatti di servizio e cabina di smistamento elettrico in progetto non andrà a pregiudicare la stabilità locale e generale dell'area.

Inoltre l’impatto che un parco eolico in esercizio provoca sul regime delle acque sia superficiali che sotterranee è praticamente nullo, non rilasciando alcun effluente liquido che

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possa essere causa di inquinamento. Per quanto concerne il sito in esame, il sistema idrografico sia superficiale che sotterraneo presente non è strettamente connesso con la futura opera progettuale.

4.2.3 Flora e vegetazione

Un impianto eolico costituito da più torri occupa una notevole superficie poiché le torri devono essere distanziate ad una distanza sufficiente affinché la vena fluida di aria riprenda velocità e quindi energia .L’effettiva occupazione territoriale è però bassa, con valori non maggiori del 3% dell’area di riferimento. In ogni caso l’area circostante mantiene, quasi totalmente, le funzioni precedenti all’installazione, come, ad esempio il suo utilizzo per il pascolo di animali. In termini di occupazione del suolo l’aerogeneratore ha un impatto trascurabile e, dunque, l’impatto sulla vegetazione e sugli ecosistemi esistenti, come già scritto in precedenza, si verifica soprattutto in fase di realizzazione del progetto, con la costruzione di strade di servizio e delle fondamenta per gli aerogeneratori. In particolare, per l’ubicazione del parco, si è cercato di posizionare gli aereogeneratori in aree prive di vegetazione, di posizionare il cavidotto di collegamento fra le macchine e con la stazione di collegamento RTN, su strade esistenti in modo da interagire il meno possibile con la vegetazione presente. Per quanto riguarda la stazione di collegamento alla STN, questa è stata ubicata in un’area priva di vegetazione in prossimità della linea stessa, classificata nel PRG di San venanzo come “E (Aree agricole di interesse secondario)”

4.2.4 Fauna

Durante la fase di esercizio di un parco eolico gli impatti che si potrebbero realizzare sulla fauna presente sono legati essenzialmente a:  Produzione di rumore dovuto al normale funzionamento dei generatori  Collisioni delle specie con le pale e le torri eoliche.  Sottrazione di habitat per le specie presenti

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Per evitare o ridurre al minimo i possibili impatti delle azioni sopra indicate, relative alla fase di esercizio dell’impianto sulla fauna presente nel sito, sono state effettuate delle precise scelte. In fase di progettazione si è scelto di utilizzare delle macchine caratterizzate da un basso livello di emissione sonora durante le fasi di funzionamento. Sempre per ridurre i possibili impatti verranno utilizzate delle pale tubolari in modo da evitare la presenza di posatoi per le l’avifauna presente. Per ridurre al minimo il problema della sottrazione di habitat, il progetto prevede opere di ripristino e ricomposizione vegetazionale in modo da riportare lo stato dei luoghi il più possibile uguale alla situazione ante-operam. Effettuato il censimento delle specie e intraprese le eventuali opere di mitigazione, sarà avviato uno specifico programma di monitoraggio. Da un punto di vista metodologico, un approccio che consente di raggiungere buoni obbiettivi è rappresentato da tecniche che prevedono lo studio delle popolazioni animali prima e dopo la costruzione dell’impianto, sia nelle aree dell’impianto stesso che in aree di riferimento limitrofe. Esistono molte approssimazioni metodologiche; una di queste, conosciuta come BACI (Before After Control Impact) è stata ampliamente sperimentata fino a convertirsi in uno standard condiviso. Per l’applicazione di questa metodologia devono essere definiti obbiettivi minimi di gestione in esercizio e di monitoraggio in modo da avere delle soglie di riferimento rispetto alle quali comprendere se l’impianto può essere mantenuto in esercizio in modo sostenibile. Un ulteriore possibile impatto che si potrebbe avere solamente sulle specie di chirotteri è rappresentato dall’insorgere di fenomeni di barotrauma. La rotazione delle pale può infatti, in precise condizioni, generare delle improvvise variazioni di pressione in grado di recare danni agli esemplari di chirotteri immediatamente vicini. La localizzazione dei generatori in aree che non interessano rifugi per i pipistrelli rappresenta un’azione concreta per evitare il problema. Ciò nonostante si potrebbero avere degli impatti nei momenti di volo degli esemplari. Dopo il censimento delle specie e dell’abbondanza di ciascuna di esse sarà possibile effettuare una stima più precisa per quantificare il fenomeno e predisporre eventuali misure di mitigazione. Contemporaneamente sarà avviato un programma di monitoraggio che copre l’intero ciclo annuale dei chirotteri in modo da osservare l’evoluzione della situazione ante e post operam.

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4.2.5 Paesaggio

Lo sviluppo di un parco eolico che per caratteri intrinseci e di efficacia funzionale privilegia gli insediamenti di sommità dei rilievi montuosi, pone problemi di interazione complessa con il territorio soprattutto in aree ad orografia complessa e allo stesso tempo caratterizzate da elevati livelli di antropizzazione e da consistenti elementi di valore storico – culturali e documentale. Dal complesso delle analisi svolte, le sensibilità paesaggistiche rilevate nel raggio di 20 km dal parco eolico, la visibilità dello stesso dalle aree circostanti ed i giudizi di impatto espresso in termini di possibili alterazioni dei rapporti percettivi - verificate campionariamente tramite simulazioni di fotoinserimento del progetto nel territorio mostrano un rapporto tra progetto e paesaggio nel suo complesso armonioso e scarsamente impattante. Pertanto, com’è rilevabile dalla relazione paesaggistica e dalla documentazione fotografica e di mappatura sulla visibilità del campo eolico, questa risulta del tutto compatibile rispetto ai valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo specifico e congrua con i criteri d’intervento sul territorio e coerente con le politiche energetiche ed ambientali, gli atti di indirizzo e coordinamento e le norme tecniche di attuazione della pianificazione paesaggistica Regionale, Provinciale e Comunale, nonché con le norme ed i regolamenti vigenti, non incidendo in alcun modo sulle qualità sceniche e prospettiche dai punti di osservazione sensibili, per cui non si richiederanno specifici interventi di mitigazione se non quelli già adottati con le diverse strutture cromatiche.

4.2.6 Rumore e vibrazioni

A seguito delle misure e delle simulazioni effettuate si è valutato acusticamente compatibile:  le operazioni di cantiere e per la messa in opera dell’impianto eolico per i recettori collocati in località Fontanaguida;  il funzionamento a regime dell’impianto eolico nei periodi diurno e notturno per i recettori collocati in località Fontanaguida;  le operazioni di cantiere e per la messa in opera dell’impianto eolico per il ricettore denominato Palazzo Bovarino;

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 il funzionamento a regime dell’impianto eolico nei periodi diurno e notturno per il ricettore denominato Palazzo Bovarino;

4.2.7 Radiazioni elettromagnetiche

Le emissioni elettromagnetiche prodotte da un impianto eolico sono dovute agli elementi in tensione, quali generatori e linee elettriche. I generatori sono situati nelle navicelle delle turbine, posti a 82 m di altezza dal suolo, navicella che essendo costruita in metallo, funziona da gabbia di Faraday, eliminando quindi qualsiasi possibilità di radiazione elettromagnetica all’esterno. Allo stesso scopo, i cavi elettrici di collegamento con la nuova sottostazione sono previsti interrati ad una profondità minima di 1.20 m, in modo da assicurare un’irradiazione pressoché nulla all’esterno.

4.2.8 AMBITO SOCIO-ECONOMICO

4.2.8.1 Fase di cantiere La fase di costruzione del parco eolico favorirà la creazione di posti di lavoro all’interno della popolazione attiva del territorio municipale interessato e dei Comuni limitrofi, essendo previsto l’impiego di aziende locali ai fini della realizzazione delle opere civili della viabilità. Pertanto, la domanda di manodopera limiterà, anche se in minime proporzioni, il fenomeno di emigrazione verso realtà con migliori prospettive lavorative.

4.2.8.2 Fase di esercizio L’energia elettrica prodotta da fonte eolica sfrutta esclusivamente la risorsa naturale del vento, che di per sé è pulita, rinnovabile ed inesauribile. Aumentare il contributo delle fonti rinnovabili costituisce pertanto un obiettivo primario per perseguire una decisa politica di diversificazione delle fonti di energia e di valorizzazione delle risorse nazionali, nonché di più efficace protezione dell’ambiente. Le fonti rinnovabili consentono di coniugare produzione di energia, presidio e gestione del territorio, contribuendo a contrastare i fenomeni di spopolamento e degrado.

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La conseguenza principale della presenza del parco eolico sarà la creazione di nuovi posti di lavoro per il controllo e la manutenzione del parco che, benché in misura minore rispetto alla fase di costruzione, darà comunque un impatto positivo. Per la stessa ragione, le fonti rinnovabili offrono la possibilità di un più diretto coinvolgimento delle popolazioni e delle amministrazioni locali, con l’attuazione del concetto “pensare globalmente, agire localmente”.

4.3 OPERE DI MITIGAZIONE

Già in fase di redazione del lay out e di progetto sono state assunte una serie di azioni atte a mitigare l’impatto che la realizzazione del parco eolico comporterà sull’ambiente del sito in esame, di seguito verranno elencate ulteriori mitigazioni aggiuntive. Inoltre, per garantire il ripristino dei luoghi interessati dalla presenza dell’impianto di generazione eolica, al termine di vita della centrale, verranno rimossi tutti i manufatti in cemento armato ciò consentirà di recuperare totalmente la continuità ecologica e paesaggistica del luogo mediante tecniche di ingegneria naturalistica. Allo stesso modo potrà essere recuperata tutta la viabilità non attualmente presente.

4.3.1 Misure di mitigazione aggiuntive

Per la mitigazione degli impatti residui sono state individuate le seguenti misure mitigative:

4.3.1.1 Caduta di ghiaccio dalle pale (probabile ed altamente mitigabile) In base alla pluriennale esperienza acquisita dalla ditta fornitrice è possibile stabilire che, in base alle caratteristiche climatiche dell’area, il rischio di formazione di ghiaccio sulle pale è alquanto ridotto e limitabile ai soli mesi più freddi. Nonostante ciò, ad ulteriore riduzione di tale rischio, si evidenziano i seguenti interventi di mitigazione da prendere in caso di formazione di ghiaccio sulle turbine:

 limitazione del funzionamento delle turbine durante i periodi di accrescimento del ghiaccio;

 riscaldamento interno dell’aerogeneratore a prevenzione dell’insorgere del fenomeno di accrescimento del ghiaccio;

 utilizzo di segnali di pericolo che avvisino chiunque nella zona del rischio;

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 il personale operativo sarà informato delle circostanze che portano ad un aumento del ghiaccio sulla turbina e del rischio di ghiaccio che cade dal rotore e sarà munito degli appositi DPI. Le considerazioni sopra esposte portano ad identificare il rischio di danno alla incolumità delle persone come quasi inesistente sia per la bassa probabilità di accadimento dell’evento (alcuni giorni l’anno), che per la bassissima densità di persone sul territorio sotteso dagli aerogeneratori.

4.3.1.2 Rottura e caduta di una pala (alquanto improbabile ed altamente mitigabile)

A prescindere dall’altissima improbabilità di un tale evento, la mitigazione di questo improbabile effetto prevede l’uso di appositi sistemi informatici di diagnostica continua, in grado di monitorare costantemente la vita residua delle pale. L’uso di questa tecnologia ci permette di escludere in maniera pressoché assoluta il verificarsi di un tale incidente.

4.3.1.3 Crollo accidentale di una torre o distacco di una navicella (assolutamente improbabile)

Un’eventualità di questo tipo è da ritenersi come assolutamente improbabile.

4.3.1.4 Perdita di suoli naturali per la realizzazione della viabilità e delle piazzole Si prevede di poter mitigare questo effetto grazie alle seguenti azioni:

 ubicare le piazzole degli aerogeneratori al di fuori delle aree boscate;

 utilizzare al massimo la viabilità esistente;

 limitare il taglio della vegetazione ai soli individui ingombranti la sede stradale dove verranno interrati i cavidotti;

 rinverdire le piazzole dei singoli aerogeneratori tramite la copertura con uno strato di terreno su cui ripiantare essenze erbacee tipiche del luogo;

 rinverdire il plinto di fondazione dell’aerogeneratore lasciando visibile solo l’area della circonferenza di base della torre.

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4.3.1.5 Alterazioni della permeabilità a causa della cementificazione di alcune superfici La cementificazione delle superfici risulta pressoché modesta ed è riferibile esclusivamente alle opere concernenti le fondazioni degli aerogeneratori che avranno nella loro interezza un ricoprimento di terreni di risulta degli scavi e di terreni vegetali per la rinaturalizzazione su tutta la superficie. Inoltre, anche la viabilità e le piste di accesso non avranno alcun tipo di impermeabilizzazione fatta eccezione per i modesti interventi di regimazione delle acque meteoriche.

4.3.1.6 Possibile innesco di fenomeni gravitativi o di dissesto idrogeologico

In relazione alla definizione dei calcoli strutturali delle tipologie di fondazioni e dei dati tecnici prodotti dalle ditte fornitrici degli aerogeneratori, oltre che dalle vastissime esperienze ormai maturate risulta pressoché impossibile che il funzionamento degli aerogeneratori determini sollecitazioni meccaniche alla base degli stessi atte ad ingenerare dissesti a livello idrogeologico o gravitativo in considerazione soprattutto di attenti calcoli strutturali connessi alla situazione geologica sottostante e all’esecuzione di fondazioni su platea circolare con sottostanti pali trivellati di ammorsamento dell’intera struttura e di ripartizione delle modeste sollecitazioni meccaniche alla base degli aerogeneratori stessi aventi velocità di rotazione assolutamente contenute.

4.3.1.7 Alterazione degli attuali parametri paesaggistici Come rilevabile dalla relazione e dalla documentazione fotografica e di mappatura sulla visibilità del campo eolico, questa risulta del tutto compatibile rispetto ai valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo specifico e congrua con i criteri d’intervento sul territorio e coerente con gli atti di indirizzo e coordinamento e le norme tecniche di attuazione della pianificazione paesaggistica Regionale, Provinciale e Comunale, nonché con le norme ed i regolamenti vigenti, non incidendo in modo significativo sulle qualità sceniche e prospettiche delle aree limitrofe, per cui non si richiederanno specifici interventi di mitigazione se non quelli già adottati.

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La mitigazione proposta per un migliore inserimento delle torri all’interno del paesaggio, cercando di minimizzare l’impatto visivo degli aerogeneratori dalle medie e lunghe distanze della scena è la seguente:

 utilizzo di colori facilmente mimetizzabili con lo sfondo della scena. Colori come il grigio perla o bianco sporco, opacizzati, migliorano l’inserimento di questi elementi antropici invasivi;

 schermatura con vegetazione autoctona delle opere accessorie, stazione di interconnessione alla RTN;

 ricopertura con terreno vegetale delle fondazioni degli aerogeneratori;

 copertura della piazzola di manutenzione dell’aerogeneratore con uno strato di terreno su cui ripiantare erba o altra vegetazione tipica del luogo;

 interramento delle linee elettriche a servizio dell’impianto;

 adeguate distanze fra i singoli aerogeneratori mantenendo la permeabilità visiva del territorio.

4.3.1.8 Limitata fruizione dell’area da parte dei residenti e dei frequentatori La diminuzione di una certa fruibilità dell’area (esplicito divieto di avvicinarsi alle torri, ecc.), non sarà un impatto mitigabile, ma comunque limitato alle sole piazzole degli aerogeneratori. Si evidenzia che la realizzazione di tale impianto eolico non precluderebbe qualsiasi forma di promozione e valorizzazione dell’ambiente agro-silvo-pastorale, ma al contrario, specialmente per guanto riguarda la fruizione dell'area e la bellezza del paesaggio compreso all'intento di percorsi turistici tematici, questi ultimi verranno interessati da un aumento dei flussi turistici come è ampliamente dimostrato in tutta Europa e nel mondo la frequentazione dei parchi eolici anche per finalità didattico educative ed ambientali. Non a caso in talune aree ove sono stati realizzati parchi eolici al fine di perseguire l’educazione ambientale sono state previste strutture di accoglienza per comitive di turisti e scolaresche con percorsi educativi ed itinerari virtuali e reali che perseguono i suddetti obbiettivi didattici.

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4.3.1.9 Impatti sulla fauna

Per l’impatto sulla fauna a chirotteri, oltre agli specifici studi di settore effettuati, sarà eseguito uno specifico monitoraggio. Le azioni mitigatrici nei confronti di questi impatti, devono essere intraprese sin dalla fase di cantiere, mediante l’adozione di vari accorgimenti, quali:  non sono stati posizionati aerogeneratori negli sbocchi dei passi venatori;  utilizzazione di aerogeneratori a basso numero di giri;  utilizzazione di vernici antiriflettenti;  gli aerogeneratori, anche per fini aeronautici, verranno segnalati con bande rosse e bianche, in modo da renderli più visibili all’avifauna;  una distanza tra gli aereo generatori tale da garantire la permeabilità dei flussi dell’avifauna.

4.4 ANALISI DELLE ALTERNATIVE

La scelta del sito di Parrano-San Venanzo per la realizzazione di un impianto eolico presenta numerosi vantaggi, che investono sia questioni di carattere economico-gestionale che aspetti più meramente tecnici. La concomitanza di tali favorevoli fattori rendono il sito considerato certamente uno dei più idonei alla realizzazione di impianti eolici nel panorama regionale. La scelta finale della localizzazione è avvenuta attraverso una serie di indagini preliminari di fattibilità riguardanti una serie di aspetti tra cui le caratteristiche anemologiche del sito, la sua orografia e il rispetto del regime vincolistico dell’area di interesse. Tenendo conto di tali parametri, la localizzazione prescelta risulta quella ottimale tra quelle analizzate. Anche la definizione del lay-out del parco è scaturita da un’attenta valutazione delle situazioni morfologiche e di accessibilità locali. Tali analisi permettono di concludere che anche la configurazione impiantistica proposta, pur considerando l’eventualità di locali e limitati spostamenti delle macchine, sia quella tecnicamente ottimale.

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Considerati i vantaggi derivati dalla realizzazione dell’intervento in termini di produzione di energia da fonte rinnovabile, l’eventualità di non procedere alla realizzazione dell’opera non sembra essere ottimale, anche considerando la tipologia del sito, particolarmente ventoso. Una possibile alternativa alla realizzazione del parco eolico potrebbe essere l’utilizzazione di biomassa ricavabile dalle aree boschive presenti in loco; tuttavia la gestione di un impianto della medesima potenza nominale comporterebbe un intenso utilizzo delle aree boschive presenti, condizionandone la crescita libera e spontanea, ed incrementando, in maniera consistente, il traffico di automezzi per il trasporto della biomassa dalle aree di produzione a quelle di trasformazione

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5 CONCLUSIONI

Il progetto in esame consiste nella realizzazione di una Centrale Eolica nei Comuni di Parrano e San Venanzo, entrambi in Provincia di Terni, in località “Poggio della Cavallaccia”. L’impianto si configura, nelle intenzioni del proponente, come una “Fattoria del Vento”; infatti, laddove le aree non siano già occupate da altri insediamenti, il proponente intende acquisire diritti che possano consentirgli la realizzazione di una “Wind Farm”.

Quest’ultima sarà caratterizzata da una potenza elettrica nominale installata di 18,4 MW, ottenuta attraverso l’impiego di 8 generatori eolici da 2,3 MW nominali, ricadenti nel territorio dei Comuni di Parrano e San Venanzo, e per la precisione, 3 aerogeneratori insistenti sul territorio di Parrano ed i restanti 5 in San Venanzo.

L’impianto è posto ad una quota media di circa 575 m s.l.m., e ha una potenza elettrica nominale installata di 18,4 MW, generata da n° 8 aerogeneratori di potenza 2.300 KW ciascuno. L’area su cui andrà a svilupparsi l’iniziativa eolica si articola su una serie di crinali posti in linea d’aria tra i due centri abitati, ed in particolare nell’area a ridosso dei confini amministrativi tra i due Comuni. Il progetto del parco eolico prevede, per la consegna dell’energia elettrica prodotta, una rete elettrica in media tensione, in cavo interrato, all’interno del campo eolico per il collegamento tra gli aerogeneratori ed una Sottostazione Elettrica di Trasformazione 20/132 kV da connettere alla Rete di Trasmissione Nazionale - RTN su uno stallo di una sezione a 132 kV di una stazione di proprietà Terna SpA.

L’impianto in esame risulta pienamente conforme agli obiettivi di pianificazione indicati all’interno del Piano Energetico Regionale, approvato con D.c.r. 17 marzo 2004, n.402, il quale, mediante i riferimenti essenziali per la determinazione delle linee di sviluppo nel settore energetico, degli standard e degli obiettivi di attuazione, individua le finalità cui devono mirare gli interventi sul territorio, promuovendo sensibilmente la diffusione dell’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile, tra cui l’energia eolica. 88

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L’impianto in analisi appare pertanto pienamente in linea con gli obiettivi di pianificazione e programmazione a livello regionale e provinciale. La realizzazione del progetto che il presente Studio di Impatto Ambientale ha esaminato in tutte le sue componenti costituisce un adempimento delle previsioni normative e regolamentari contenute nel Piano Energetico Nazionale, nonché una esemplificazione tangibile delle esigenze primarie del nostro Paese, conforme ai dettami delle Linee Guida Nazionali emanate con il D.M. del 10 Settembre 2010.

Dal punto di vista tecnico, l’area di intervento, come riportato nella relazione geologica allegata al progetto, non interferisce con aree soggette a frane; tuttavia, per la realizzazione delle opere, a partire dalle prove e test geologici in campo, si adotteranno le misure cautelative al fine di evitare l'insorgere o l'eventuale incremento dei fenomeni franosi. Gli aerogeneratori impiegati saranno di moderna tecnologia, tale da garantire ottime prestazioni di producibilità e contenute emissioni sonore, in conformità a tutte le normative vigenti in materia di sicurezza.

Durante la fase di costruzione e di funzionamento del parco saranno posti in essere tutti gli accorgimenti per la mitigazione degli impatti. L'impatto visivo, di per sé evidente, è da ritenersi mitigato tramite l'impiego di aerogeneratori con torri tubolari, la scelta di un adeguato colore della verniciatura del palo e l’ottimizzazione del lay-out degli aerogeneratori per evitare l’effetto selva. Il parco eolico in oggetto non ha alcuna emissione atmosferica; inoltre, il livello dell'inquinamento elettromagnetico si pone al di sotto dei limiti fissati dalle norme relative alle condizioni di esercizio degli impianti, dal momento che verranno utilizzati cavi cordati ad elica visibile interrati a circa 120 centimetri di profondità.

L’unico impatto negativo generato dall’installazione del parco eolico è quello visivo, tuttavia esso risulta ridotto e dunque accettabile rispetto al costo da pagare derivante dall’impiego di fonti convenzionali per la produzione di energia elettrica.

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Pertanto, dal complesso degli elementi su richiamati, non emergono ragioni ostative alla realizzazione dell’impianto.

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