Salvatore Tramontana

La Società Messinese di Storia Patria Il sottile e mutevole dialogo con la città (1900-1965)

IMBÒCCO DEL ' PORTO

B.A.S.M. ISBN 88-876 17-48 - 1 XXXII Società Messinese di Storia Patria

In copertina: particolare del Piano regolatore della città di redatto da Augusto Gui­ dini, Milano 1910, e fatto proprio dalla Società Messinese di Storia Patria. È la raffigura­ zione del porto e degli spazi attigui che, sottolineava l'architetto milanese, «si integrano di una vita comune e di alto interesse nazionale». L'importanza del porto, aggiungeva, «è gran­ dissima e indiscussa. La stessa è gran parte della ragion d'essere della città, ed impone il dovere. nazionale dell'opera di risurrezione». La Società Messinese di Storia Patria Il sottile e mutevole dialogo con la città (1900-1965) BIBLIOTECA DELL' ARCHIVIO STORICO MESSINESE VOL XXXII ------

ANALECTA 14

1. B. MACCHIARELLA Cultura decorativa ed evoluzione barocca nella produzione tessile e nel ricamo in corallo a Messina (secc. XVII e XVIII), Messina 1985. 2. B. BALDANZA - M. TRISCARI Le miniere dei monti Peloritani, Messina 1987. 3. L. VILLARI Storia Ecclesiastica della città di Piazza Armerina, Messina 1988. 4. R. MOSCHEO Mecenatismo e scienza nella Sicilia del '500. I Ventimiglia di Geraci ed il matema­ tico , Messina 1990. 5. F. PAOLINO Giacomo Del Duca. Le Opere siciliane, Messina 1990. 6. G. VAN DE MOETTER Historisch-Bibliographischer abriB der deutschen Sizilienreisenden - Breve profi­ lo storico-bibliografico dei viaggiatori tedeschi in Sicilia. 1600-1900, Messina 1991. 7. G.L. CroTTA La cultura architettonica normanna in Sicilia, Messina 1993. 8. F. PAOLINO Architetture religiose a Messina e nel suo territorio fra controriforma e tardorina­ scimento, Messina 1995. 9. C. SALVO Monache a Santa Maria dell'Alto, Messina 1995. 10. R. MOSCHEO I gesuiti e le matematiche nel secolo XVI, Messina 1998. 11. HELEN HILLS Marmi Mischi Siciliani - Invenzione e identità, Messina 1999. 12. A. MIGLIORATO Tra Messina e Napoli. La scultura del cinquecento in da Giovan Battista Mazzolo a Pietro Bernini, Messina 2000. 13. F. MAUROLICO JUN. Vita dell'abbate del parto D. Francesco Maurolico, a cura di R. Moscheo, Messina 2001. 14. S. TRAMONTANA La Società Messinese di Storia Patria. Il sottile e mutevole dialogo con la città (1900-1965), Messina 2003.

SOCIETÀ MESSINESE DI STORIA PATRIA Salvatore Tramontana

La Società Messinese di Storia Patria Il sottile e mutevole dialogo con la città (1900-1965)

Messina 2003 Tramontana, Salvatore <1926> La Società Messinese di Storia Patria. Il sottile e mutevole dialogo con la città (1900-1965) / Salvatore Tramontana. - Messina: Società Messinese di Storia Patria, 2003. (Biblioteca dell'Archivio Storico Messinese. Analecta; 14). ISBN: 88-87617-48-1 1. Messina - Società Messinese di Storia Patria - Attività - 1900-1965. 060 CDD-20 SBN Pal0198343

Cip - Biblioteca centrale della Regione siciliana. Indice

Premessa ...... p. 15 Abbreviazioni ...... " 17

Parte prima I progetti e gli impegni

Capitolo primo Momenti e forme delle origini ...... " 25 1. Visioni d'insieme e prospettive locali ...... " 26 2. Modello e identificazione ...... " 31 3. Inaugurazione e programma...... " 36 4. Recupero e trascrizioni di fonti ...... " 43 5. Ruolo socio-culturale ...... " 51

Capitolo secondo Valori, stimoli, tendenze ...... " 57 1. Disinvolto il lessico assembleare ...... " 58 2. Continua ricerca di una sede ...... " 65 3. Documenti della memoria ...... " 79 4. Potenziare il Museo ...... " 85

Capitolo terzo Impegno operativo dopo il terremoto ...... " 99 1. Uscire dal disastro ...... " 102 2. Piano regolatore e inconsulte demolizioni ...... " 112 3. Lo snodo delle contese ...... " 118

Capitolo quarto Pianificazione urbana e vita cittadina ...... " 123 1. Cancellare la palazzata ...... " 124 2. Il piano Guidini ...... " 130 3. Riqualificare il porto ...... " 137 4. Radicati nel territorio ...... " 149 8 Salvatore Tramontana

Capitolo quinto Poteri locali e procedimenti costruttivi ...... ~...... p. 155 1. Ambiguità e intrighi sul palazzo municipale ...... " 157 2. Trame oscure della soprintendenza ...... " 167 3. Macchine festive e rituali bisogni dei cittadini ...... " 173 4. Strutture abitative, tipologie ambientali, tutela del quotidiano ...... " 180 5. Varianti, ripensamenti, concretezze speculative ...... " 189 6. L'insperato recupero di Montevergine ...... 195

Parte seconda Le vicende

Capitolo primo Fatiche e progetti dei primi anni: 1900-1908 ...... " 203 1. Discorsi e impegni ...... " 204 2. Impianto strutturale e operativo ...... " 205 3. Dialogo col Comune e col territorio ...... " 212 4. Gestire la ricerca e curare la rivista ...... 218

Capitolo secondo Distruzione e ripresa: 1909-1921 1. Drammatica situazione dopo il terremoto ...... " 223 2. Difesa dell'identità urbana ...... 227

Capitolo terzo Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 ...... " 235 1. Concorso a premi e «collana» di studi ...... " 236 2. Il silenzio delle assemblee ...... " 244 3. Ritorno alla normalità ...... " 258 4. Il nuovo «Statuto» ...... " 262 La Società Messinese di Storia Patria 9

Parte terza Le fonti: raccolte e trascritte da Luciano Melardi

I. 1903. Verbali delle sedute 1. Seduta del 7 gennaio ...... p. 275 2. Seduta del 21 febbraio ...... " 276 3. Seduta del 2 aprile ...... " 276 4. Seduta dellO settembre...... " 277 5. Seduta del 15 settembre ...... " 277 6. Seduta del 4 dicembre ...... "...... " 278

II. 1904. Verbali delle sedute 1. Seduta del 21 gennaio ...... 281

2. Seduta del 1o febbraio ...... "...... " 284 3. Seduta del 23 marzo ...... " 285 4. Seduta del 27 aprile ...... :...... ".. " 285 5. Seduta del 17 giugno ...... " 286 6. Seduta del 26 agosto ...... " 290 7. Seduta del 6 settembre ...... " 290 8. Seduta del 18 novembre ...... "...... " 291 9. Seduta del 2 dicembre ...... "...... " 291

III. 1905. Verbali delle sedute 1. Seduta del 9 gennaio...... 292 2. Seduta del 9 febbraio ...... " 292

3. Seduta del 1 o aprile ...... "...... "...... " 293

4. Seduta del 1o aprile (sic!) ...... "...... " 293 5. Seduta del 6 aprile ...... " 294 6. Seduta dell'8 giugno ...... "...... "...... ".. " 295 7. Seduta del 15 giugno ...... " 296 8. Seduta del 31 agosto ...... "...... ".. " 297 9. Seduta del 29 settembre ...... " 298 10. Seduta del 7 novembre ...... " 299 11. Seduta del 30 novembre ...... " 300 lO Salvatore Tramontana

IV. 1906. Verbali delle sedute 1. Seduta del 9 gennaio ...... "...... "...... p. 302 2. Seduta del 18 febbraio ...... " 302 3. Seduta del 12 giugno ...... " 303 4. Seduta del 26 agosto ...... " 304 5. Seduta del 7 settembre ...... " 305

V. 1907. Verbali delle sedute 1. Seduta del 6 gennaio ...... "...... " 306 2. Seduta del 24 febbraio ...... " 306 3. Seduta del 17 marzo ...... " 307 4. Seduta del 7 aprile ...... " 308 5. Seduta del 21 aprile ...... " 309 6. Seduta del 2 giugno ...... " 310 7. Seduta del 25 agosto ...... " 312 8. Seduta del 27 agosto ...... " 314 9. Seduta del 30 agosto ...... " 316 lO. Seduta dell'Il dicembre ...... " 317 Il. Seduta del 27 dicembre ...... " 318 12. Lettera dell'ing. Santacatterina ...... " 320

VI. 1908. Verbali delle sedute 1. Seduta del 3 gennaio ...... " 321 2. Seduta del 4 febbraio ...... " 321 3. Seduta dell'8 marzo ...... " 322 4. Seduta del 16 marzo ...... " 325 5. Seduta del 12 giugno ...... " 326 6. Seduta del 3 luglio ...... " 328 7. Seduta del 31 luglio ...... " 330 8. Seduta del 25 novembre ...... " 333

VII. 1910. Verbali delle sedute 1. Seduta del 2 giugno ...... " 335 2. Seduta dell'8 giugno ...... " 337 3. Seduta del 15 giugno ...... " 340 La Società Messinese di Storia Patria 11

4. Seduta del 30 luglio ...... p. 344 5. Seduta del 19 agosto ...... " 350 6. Seduta del 13 dicembre ...... " 353

VIII. 1911. Verbali delle sedute 1. Seduta del 24 gennaio ...... 355 2. Seduta del 24 febbraio ...... " 359 3. Seduta del 7 marzo ...... " 359 4. Seduta del 29 giugno ...... " 362 5. Seduta del 12 luglio ...... " 362 6. Seduta del 25 settembre ...... " 363 6. Seduta del [giorno non indicato] dicembre ...... " 364

IX. 1913. Verbali delle sedute 1. Seduta del 31 gennaio ...... " 368 2. Seduta del 27 febbraio ...... " 371 3. Seduta del 27 giugno ...... " 377 4. Seduta del 12 settembre ...... " 381 5. Seduta del 12 novembre ...... " 383

6. Seduta del 1o dicembre ...... " 386

X. 1914. Verbali delle sedute 1. Seduta dell'Il marzo ...... " 392 2. Seduta del 24 aprile ...... " 394 3. Seduta del 18 maggio ...... " 399 4. Lettera dell' ono Mondello ...... " 401 5. Lettera dell'ono di Cesarò ...... " 401 6. Lettera del ministro Canepa ...... " 402 7. Bilancio preventivo ...... " 403 8. Seduta dellO settembre ...... " 404 9. Lettera di Letterio Manganaro ...... " 405 lO. Seduta del [giorno non indicato] ottobre ...... " 405 Il. Seduta del 2 novembre ...... " 406

XI. 1915. Verbali delle sedute 1. Seduta del 12 gennaio ...... " 407 12 Salvatore Tramontana

2. Seduta del 27 febbraio ...... p. 409 3. Lettera di Giuseppe Spanò ...... " 410 4. Seduta del 20 dicembre ...... " 411 5. Lettera di Vincenzo Procopio Romeo ...... " 412 6. Lettera di Antonino D' Angiolini ...... " 412

XII. 1916. Verbali delle sedute 1. Seduta del 27 gennaio ...... " 413 2. Lettera del segretario Commissione Antichità ...... " 413 3. Lettera del presidente Storia Patria ...... ;...... " 415 4. Seduta del 12 giugno ...... " 415 5. Seduta del 31 luglio ...... " 415 6. Lettera di Francesco Mazziotta ...... 416

XIII. 1917. Verbali delle sedute 1. Seduta del 3 gennaio ...... " 417 2. Comunicazioni conferma in carica ...... " 420 3. Comunicazioni nomina Consiglio direttivo ...... " 420 4. Comunicazioni nomina Consiglio redazione ...... " 421 5. Seduta del 15 marzo ...... " 421 6. Richiesta di convocazione 12 maggio ...... " 422 7. Seduta del 21 maggio ...... " 422 8. Lettera del presidente Ordine ingegneri ...... " 431 9. Seduta dello giugno ...... " 431 10. Lettera di Francesco Mazziotta ...... " 432 11. Lettera di Adolfo Morabello ...... " 432 12. Seduta del 18 agosto ...... " 433 13. Lettera di Francesco Mazziotta ...... " 434 14. Lasciti alla Storia Patria ...... " 435 15. Lettera di La Corte Cailler ...... " 435 16. Lettera di La Corte Cailler ...... " 436 17. Lettera del presidente Storia Patria ...... 437

XlV. 1918. Verbali delle sedute 1. Seduta del 9 aprile...... 438 La Società Messinese di Storia Patria 13

2. Seduta dell'8 maggio ...... p. 438 3. Seduta dellO settembre ...... " 439 4. Lettera di Alfredo La Bella ...... 441 xv. 1919. Verbali delle sedute 1. Seduta del 21 gennaio ...... 442 2. Seduta del 18 marzo ...... " 442

XVI. 1920. Verbali delle sedute 1. Lettera di La Corte Cailler ...... " 443 2. Seduta del 18 marzo ...... " 443 3. Lettera del direttore Scuola Antonello ...... " 448 4. Seduta dell'Il agosto ...... 449

XVII. 1921. Verbali delle sedute 1. Invito alla seduta del 18 gennaio ...... 452 2. Seduta del 19 gennaio ...... " 452 3. Seduta del 29 settembre ...... " 453 4. Comunicazione del notaio Chindemi ...... " 455 5. Lettera del presidente di un Comitato cittadino ...... " 455 6. Relazione dell'ing. Jannelli Miceli ...... " 456 7. Richiesa alla Cassa di rispannio ...... " 459 8. Lettera di La Corte Cailler ...... " 460 9. Richiesta al Banco di Sicilia ...... " 460 lO. Lettera di La Corte Cailler ...... " 461 Il. Lettera del Banco di Sicilia ...... " 461 12. Lettera di La Corte Cailler ...... " 461 13. Lettera di La Corte Cailler ...... " 462 14. Lettera del presidente al sindaco ...... " 462 15. Lettera del sindaco ...... " 463 16. Lettera del presidente al sindaco ...... 463 17. Lettera di La Corte Cailler ...... " 463 18. Comunicazione della libreria Lang ...... " 464 19. Lettera alla libreria Lang ...... " 464 14 Salvatore Tramontana

XVIII. 1965. Verbali delle sedute 1. Seduta dellO gennaio ...... p. 465 2. Lettera di Gaetano Vinci ...... " 469 3. "Statuto" della Società ...... " 470 4. Seduta del 18 gennaio ...... " 473 4. Seduta del 24 gennaio ...... " 474

XIX. 1910. Documenti della stampa quotidiana 1. Discussione libera ...... " 476 2. Lettera del ministro Sacchi ...... " 476 3. Lettera di Guidini ...... " 478

Indice dei nomi di luogo e delle cose notevoli ...... " 485

Indice dei nomi di persona ...... " 495 Premessa

Le ricerche che hanno condotto alla stesura di questo volume nascono dallo sforzo di pensare la Società Messinese di Storia Patria come punto di riferimento culturale della vita cittadina. E in effetti il tentativo di rispondere alle domande suggerite dalla ricostruzione delle vicende del sodalizio si sviluppa attraverso un percorso che vuole essere anzitutto un omaggio a quanti, nell'associazione storica locale, hanno durante un secolo tenuto vivo in città il culto della memoria. Della memoria da conservare e da porre di continuo in discussione. L'insistente richiamo della Società Messinese di Storia Patria al culto della memoria nasceva da vari motivi: da un lato c'era l'impian­ to stesso del sodalizio sorto, come tutti gli altri centri di studi storici locali, col compito precipuo di ricostruire e ripensare il passato; dal­ l'altro la convinta e appassionata contestazione, dopo il terremoto del 1908, del piano regolatore nel quale non si incarnava certo la cultura dell'apprendimento e dell'accumulazione, ma quella che il filosofo Zygmunt Bauman chiama, in un recente libro, la «modernità liqui­ da», e che è la cultura dell'incertezza, del disimpegno, della dimenti­ canza. La cultura appunto che non tiene conto dei regolari e metodi­ ci processi di accumulazione lineare che stanno a base dell'ascesa e della maturazione del progresso scientifico e tecnologico. Lo diceva del resto, già nel secolo XII, Guglielmo di Conches che, nel com­ mentare i testi di Bernardo di Chartres, precisava: «siamo come un nano seduto sulla spalla del gigante: egli vede più lontano del gigante non grazie alla propria statura, ma a quella del suo supporto». Senza Einstein la relatività prima o poi sarebbe stata scoperta, senza Dante e senza Giotto la poesia e l'arte non sarebbero mai state le stesse. Al di là degli obblighi normativi e delle contingenze occasionali rimaneva però preminente, nei soci della Storia Patria, il desiderio di chiarire, a loro stessi e agli altri, il senso e la funzione della storia, cioè gli strumenti metodologici e intellettuali per ricostruire il passato, per 16 Salvatore Tramontana vivere il presente, per progettare il futuro. Che voleva poi dire pren­ dere coscienza del proprio modo di essere e di pensare e creare le forme della propria civiltà. Portare del resto la Società Messinese di Storia Patria su questa linea di consapevolezza e di impegno operati­ vo significava compiere, nel primo ventennio del secolo ventesimo, una grande operazione intellettuale, politica e morale e aprire la stra­ da a un nuovo e più intenso rapporto fra produttori e consumatori di cultura. Significava avviare a Messina una lettura attenta degli intrec­ ci fra economia, società, politica e cogliere gli elementi di continuità e le mutazioni storiche, dare cioé corpo a un dialogo con la città. Un dialogo però che, lungi dall' esprimere rapporti strettissimi con le forme del potere locale, tendeva a coinvolgere i meccanismi elemen­ tari della vita associata, a sollecitare il consenso e la partecipazione attiva per la ricerca delle proprie radici, a stimolare la riflessione sulle progettualità politiche e amministrative, a catalizzare interessi e idea­ li capaci di resistere persino alle più dure smentite dei fatti. Con quali risultati saranno gli esperti di storia contemporanea a precisare. Questo saggio non vuole infatti essere una storia del soda­ lizio messinese, ma una guida alla lettura dei verbali recuperati, nel 1965, dalle disordinate carte dell'archivio custodito allora nella sede cittadina e offerti, nella integrale trascrizione curata da Luciano Melardi, nella terza parte del volume. Una guida comunque sorretta da fonti e da ragioni storiche, concepita come parte integrante e deci­ siva del volume, articolata in modo da sollevare problemi, avanzare dubbi, indicare direttrici di ricerca. Messina, giugno 2002 Premessa 17

Debbo al Consiglio direttivo - che mi ha invitato a ricordare, con una rela­ zione, il primo centenario della fondazione della Società Messinese di Storia Patria - lo spunto e la giustificazione per la preparazione e la stesura di questo volume lontano, in termini cronologici, dai miei specifici interessi. La riflessione sulle vicende delle Società di Storia Patria non è però storia nè antica, nè medie­ vale, nè moderna o contemporanea, bensÌ ricerca di una metodologia che tenga conto della solidarietà fra presente e passato e che si proponga di riunificare il contenuto razionale e il contenuto emozionale della realtà umana. In tal senso ho letto e interpretato le fonti che si riferiscono alle vicende della Società Messinese di Storia Patria, e in tal senso ho cercato di sollecitare un confronto continuo fra persistenza della coscienza individuale e sua capacità di interagire con la coscien­ za collettiva. Le non poche difficoltà per la consultazione di libri e documenti - in una città segnata da «incompiute» e da ingombranti limitazioni nelle biblioteche: per­ sino la biblioteca della Camera di commercio è preclusa al pubblico - sono state superate grazie alla cortesia di amici e alla disponibilità di singoli funzionari. Elencare i loro nomi sarebbe lungo: a tutti vada la mia riconoscenza. Mi sia comunque consentito di esprimere gratitudine all'amico Michele Intilla per i pre­ ziosi suggerimenti sull'impostazione della copertina, e un particolare ringrazia­ mento alla dotto Shara Pirrotti che mi ha aiutato a correggere le bozze, a compi­ lare i vari indici, a fare controlli su testi, giornali, documenti.

Ab breviazioni

A.S.M. Archivio Storico Messinese B.S.M. Bollettino Storico Messinese M.G.H.,SS. Monumenta Germaniae Historica, Scriptores R.I.S. Rerum Italicarum Scriptores di L. A. Muratori

Nel vivo ricordo di Gino Cerrito e di Gaetano Cingari: con entrambi solevo indu­ giare su pensieri, sentimenti e fatti che rende­ vano grandi le piccole cose di storia locale.

Ora tu mi potresti domandare: «perchè mi scrivi queste cose»? E io ti rispondo che lo faccio affinchè tu te ne compiac­ cia, se queste cose conosci; o, diversamente, te le renda note io. COSTANTINO LASCARIS, Lettera ad Alfonso II.

Parte prima

I progetti e gli impegni

Capitolo primo Momenti e forme delle origini

La Società Messinese di Storia Patria nasceva abbastanza tardi, quando il vivace e talvolta deformante dibattito sulle fun­ zioni di queste associazioni storico-culturali era già da tempo avviato e forse concluso. Un dibattito che aveva coinvolto soprat­ tutto i cultori di storia subito dopo l'Unità, e che ha un suo spar­ tiacque preciso nel 1883: cioè il 25 novembre 1883, quando veni­ va fondato l'Istituto Storico Italiano e costituito, anche nel nostro paese, un centro nazionale di ricerca in analogia a quanto era stato realizzato da tempo altrove. E basti pensare alla Società dei Monumenta Germaniae Historica voluta e particolarmente favo­ rita in Germania nel 1819 dal barone Carlo von Stein, ministro di Federico III di Prussia1• Un recente lavoro di Alberto Forni pub­ blicato in Speculum mundi a Roma nel 1993, a cura della presi­ denza del Consiglio dei ministri e che ha appunto per titolo L'I­ stituto Storico Italiano2, permette di cogliere il significato di quel­ la fondazione e le influenze da essa esercitate sulle scelte e quindi sui programmi delle Deputazioni e delle Società di Storia Patria nel nostro paese.

1 H. BRESSLAU, Geschichte der «Monumenta Germaniae Historica», in «Neues Archiv» XLII (1921), pp. 1-86. 2 A. FORNI, L'Istituto storico italiano, in Speculum mundi. Roma, centro internazionale di ricerche umanistiche, a cura di N. VIAN, Roma, presidenza del Consiglio dei ministri, 1993, pp. 599-654. 26 Salvatore Tramontana

1. Visioni d'insieme e prospettive locali.

Compito dell'Istituto Storico Italiano era quello di coordi­ nare «le ricerche di storia locale e la pubblicazione delle fonti di storia nazionale»3. Compito forse ambizioso, certamente ambi­ guo, ma assai opportuno perché rispondeva a una esigenza fon­ damentale del nuovo stato unitario. L'esigenza di avere, nella storia, uno strumento che servisse, più del dibattito politico spesso parolaio, demagogico e trasformistico, «a superare la frantumazione della società civile e spingerla a leggere nel pro­ prio passato soprattutto i tratti comuni che giustificavano la nuova unità»4. Lo avevano gia capito a Palermo vari studiosi che, su invito del ministro della Pubblica Istruzione Antonio Scialoja, il 21 luglio 1873 avevano costituito la Società Siciliana per la Storia Patria5, un'associazione appunto che aveva il com­ pito di studiare la storia dell'isola «in tutti i suoi rapporti»6. Si precisava infatti nello «Statuto» che scopo principale del sodali­ zio non era solo quello di «illustrare le antiche origini della sto-

3 E. ARTIFONI, La storiografia della nuova Italia, le Deputazioni regio­ nali, le Società storiche locali, in P. PIMPINELLI e M. RONCETTI (a cura di), Una regione e la sua storia. Atti del Convegno celebrativo del Centenario della Deputazione (1896-1996): Perugia, 19-20 ottobre 1996, Perugia 1998, p. 42. 4 Ibid., p. 43. 5 E fra i quali, oltre i palermitani Isidoro Carini, Vincenzo Di Giovan­ ni, Gioacchino Di Marzo, Isidoro La Lumia, Francesco Perez, Giuseppe Pitrè, Antonino Salinas, sono da ricordare Lizio Bruno per Messina, Gioac­ chino Arezzo di Targia per Siracusa, Arezzo di Donna Fugata per Catania, Giuseppe Picone per Agrigento: Lettera del ministro della Pubblica Istru­ zione Antonino Scialoja al prefetto di Palermo, in A. SANSONE, Mezzo secolo di vita intellettuale della Società Siciliana per la Storia Patria: 1873-1923, Palermo 1923, doc. II, pp. 571-72.

6 Statuto della Società Siciliana per la Storia Patria, in SANSONE, Mezzo secolo, cit., doc. III, pp. 573-78. Momenti e forme delle origini 27 ria della Sicilia», ma di «meglio conoscere e chiarire anche la sto­ ria recente»7. Per conseguire quello scopo la Società per la Storia Patria - che veniva articolata in tre classi a ognuna delle quali si affida­ vano compiti specifici per lo studio «dell'epigrafia, della diploma­ tica, dell' etnografia, della bibliografia, della numismatica, delle belle arti e dei monumenti artistici» - poneva al primo posto l'im­ pegno «per la storia civile, letteraria ed ecclesiastica, per il diritto patrio pubblico e privato, per la pubblica economia»8. Riteneva cioè preminente un impegno che non si esaurisse nel solo studio delle vicende isolane, ma che avesse anche una funzione «morale e patriottica», e quindi di partecipazione attiva alla vita pubblica locale e nazionale. Lo testimoniano, fra l'altro, il sostegno del pre­ fetto di Palermo generale Medici e la circolare con la quale, a nome del sindaco Domenico Peranni, Emanuele N otarbartolo di San Giovanni, nel comunicare la sottoscrizione da parte del ministero della Pubblica Istruzione di ~. 2000 di azioni, si impegnava ad «assicurare la vita del sodalizio» facendosi «promotore della sot­ toscrizione delle azioni presso le più illustri rappresentanze dell'i­ sola» e «presso il municipio cittadino»9. Le Società di Storia Patria - e prima fra tutte quella torinese fon­ data nel 183310 e quella palermitana costituita il 3 gennaio 186411 -

7 F. BRANcATo-R. SCAGLIONE GUCCIONE, La Società Siciliana per la Storia Patria. Storia e cultura: 1923-1993, Palermo 1994, p. 15. 8 Statuto, cit., paragrafo 1, articoli 3-6, p. 571. 9 SANSONE, Mezzo secolo, cit., pp. 12-13. lO E. SESTAN, Origini delle società di storia patria e loro posizione nel campo della cultura e degli studi storici, in «Annali dell'Istituto storico italo­ germanico in Trento», VII (1981), pp. 25-27. 11 Ci si riferisce all' «Assemblea di Storia Patria di Palermo» fondata il 3 gennaio 1864 e che ripristinava in fondo la «Nuova Società di Letterati per la Storia del Regno di Sicilia» che aveva operato in quella città, riunen­ dosi periodicamente presso la Biblioteca Comunale dal luglio 1777 al 1803: 28 Salvatore Tramontana fino al 1883 avevano rigidamente privilegiato la dimensione loca­ listica. E il primo congresso nazionale delle Società di Storia Patria, tenuto a Napoli il 20 settembre 1879, faceva propria quella scelta, confermata in modo più radicale dal secondo congresso tenuto a Milano l'anno successivo. Se si leggono però attentamente i testi delle relazioni pubbli­ cati negli «Atti» si coglie subito che, se la scelta localistica - sul piano operativo dei giochi di gruppo e dei compromessi - era stata quella vincente, molte relazioni avevano sottolineato «la necessità di un coordinamento generale che superasse la gelosa autonomia della ricerca locale»12. Così si era espresso Ruggero Bonghi che suggeriva la costituzione di un consiglio formato dai rappresen­ tanti delle varie sedi per programmare «lavori che, estendendosi all'intera Italia, dovevano essere comuni di tutte»l3, così Pasquale

V. DI GIOVANNI, La prima Società di Storia Patria di Palermo: 1177-1803, in «Archivio Storico Siciliano», n.s., VIII (1883), pp. 491-99. L' «Assemblea», fondata nel 1864, prendeva subito il titolo di «Nuova società per la storia di Sicilia» e nominava presidente Emerico Amari. Tale Società si era costi­ tuita per valorizzare la storia di Sicilia in quanto, si precisava, «con l'unità erano state introdotte forme di governo accentrate con la conseguente abo­ lizione delle tradizionali prerogative locali». Ma per valorizzarla, si insiste­ va, non in senso localistico e separatistico, bensì, si spiegava, «per accen­ tuare e riconoscere l'attuata unificazione come l'unica soluzione possibile per i maggiori vantaggi per l'Italia» e «far meglio conoscere, nello stesso tempo, il contributo dato pure dalla Sicilia e le sue peculiari esigenze stori­ camente determinate per una organizzazione armonica [ ... ] secondo gli interessi di tutte le regioni che erano venute a formare il nuovo regno»: BRANCATO-SCAGLIONE GUCCIONE, La Società siciliana, cit., pp. lO e 12. 12 Rispettivamente: Atti del primo congresso delle Regie Deputazioni e Società italiane di storia patria riunite in Napoli il 20 settembre 1819, in «Archivio Storico per le Province Napoletane», IV (1879), pp. 599-688 e Atti del secondo congresso delle Deputazioni e Società italiane di storia patria, in «Archivio Storico Lombardo», VII (1880), pp. 631-762. 13 Atti del primo congresso, cit., p. 639. Momenti e forme delle origini 29

Villari che preferiva «un comitato centrale» di nomina regia14• Entrambi coglievano un'esigenza, ancora vaga nella forma di attuazione, che anche Leone XIII, nella lettera Saepe numero con­ siderantes, sembra percepisse. Il pontefice infatti faceva voti per­ ché, attorno alla Biblioteca vaticana, si costituisse un centro di studi cattolico col compito di raccogliere fonti e ricostruire, secondo i criteri già adottati da Cesare Baronio e da Ludovico Antonio Muratori, la storia della Chiesa in rapporto soprattutto alle vicende italiane15 • E del resto, proprio in risposta all' apertura al pubblico degli Archivi vaticani - agosto 1883 -lo Stato italiano inaugurava nel novembre 1883 l'Istituto Storico16 • Tale Istituto, al quale si debbono realizzazioni fondamentali per la ricerca in Italia - e basti pensare all'opera di Vittorio Fio-

14 Atti del secondo congresso, cit., p. 666. Su Pasquale Villari e la sua metodologia sono ancora valide le pagine dedicategli nel 1939 da G. VOLPE, Storici e maestri, Firenze, 1967, pp. 171-198. Al secondo congresso il sodali­ zio palermitano inviava come delegato Michele Amari: SANSONE, Mezzo seco­ lo, cit., pp. 44-46. 15 G. MARTINA, L'apertura dell'Archivio Vaticano: clima generale roma­ no e problemi, in «Archivio della società romana di storia patria», 100 (1977), pp. 101-12. Si veda comunque G. SORANZO, Avviamento agli studi storici, Como 1944, Appendice l, p. 359. Leone XIII il 4 agosto aveva emanato una enciclica con la quale «esortava il clero allo studio dell'Aquinate», cioè «la parte più elevata del clero» che in quegli anni si dedicava in modo particola­ re alla «cultura storica, neotestamentaria e di esegesi biblica»: A.c. ]EMOLO, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Torino 1955, pp. 318 e 378. 16 Tutti i documenti relativi alla fondazione in «Bullettino dell'Istituto storico italiano», I (1886), pp. 3-7. Fra i quindici membri che componevano la Giunta dell'Istituto - 4 nominati dal ministro della Pubblica Istruzione e 11 delegati dalle Società e Deputazioni di Storia Patria - c'era quello nomi­ nato dalla Società Siciliana per la Storia Patria: SANSONE, Mezzo secolo, cit., pp. 81-85, in cui si legge anche la risposta del sodalizio palermitano ai «Que­ siti dell'Istituto storico italiano alle Deputazioni e alle Società di Storia Patria». 30 Salvatore Tramontana rini che, col sostegno di Giosué Carducci, dava vita ai nuovi Rerum Italicarum Scriptores di Muratori! 7 - non sembra però sia riuscito, sul piano del coordinamento dell'attività delle Società di Storia Patria, a conseguire risultati pratici di qualche rilievo. Anche se bisogna sottolineare che la presa di posizione dell'Isti­ tuto era stata occasione, in varie sedi, di dibattiti e riflessioni sul modo di programmare la ricerca locale e l'attività editoriale. Resa più complicata, in quegli anni, dalla rivoluzione sui sistemi di conservazione e sistemazione dei documenti: l'impianto ammini­ strativo napoleonico, e in Italia anche l'eversione dell'asse eccle­ siastico, avevano affidato allo Stato il controllo di quella stermi­ nata massa di scritture che era rimasta estranea all'erudizione dei secoli XVII e XVIII. Dopo queste vicende, scriveva Johann Frie­ drich Bohmer, una delle menti più lucide dei Monumenta, «tutto è cambiato. Gli archivi sono più centralizzati [ ... ] e sono venute meno tutte le cause che finora impedivano di applicare l'invenzio­ ne della stampa alla pubblicazione di ciò che essi custodiscono»!8.

17 Si veda G. FALCO, L'attività italiana sulle fonti medievali nell'ultimo settantennio, in La pubblicazione delle fonti del Medioevo europeo negli ulti­ mi 70 anni (1883-1953), Convegno di Studi (Roma, 14-18 aprile 1953), Roma 1954, I, pp. 11-25. E da allora «non vi fu professore di scuola media di qual­ che levatura in fatto di storia che non portasse da sede a sede del suo pellegri­ naggio la riproduzione fotografica di una cronaca muratoriana, con le sue schede e le sue trascrizioni». Nella risposta ai «Quesiti» posti dall'Istituto la Società Siciliana per la Storia Patria suggeriva anche di «aggiungere alle opere storiche riguardanti la Sicilia» da inserire nei RIS: a) L'istoire de li Normant et la chronique de Robert Viscart pur Aimè; b) Anonymi Furcensis, Gesta Inno­ centii III P.M. et Balii Friderici regis Sicilia e; c) Petri Blasensis, Epistolae selec­ tae ad siculos; d) Lu Rebellamentu di Sichilia; e) La vinuta di lu refacupu alla chitati di Catania di fra Atanasio d'Aci; f) Michaelis Platiensis, Historia Sicu­ la ab anno 1337 ad annum 1361; g) Anonimo, Storia siciliana dal 1337 al 1422; h) Fra Simone da Lentini, Cronica continuata dall'Anonimo sino al 1434; i) Historia Sabae Malaspinae continuati o ab anno 1276 ad 1285. 18 J.E BOHMER, Un coup d'oeil sur les publications historiques en Europe Momenti e forme delle origini 31

Gli equivoci erano molti, a cominciare dal significato della parola «coordinamento», interpretata da parecchi solo in termini di operatività pratica e non anche sul piano culturale, cioè sul piano storico-metodologico della ricerca. E ciò emerge in modo chiaro dagli «Atti del congresso delle Società di Storia Patria» tenuto a Torino nel 1885, dove si manifestò un'accentuata difesa «dell'autonomia della propria storia» e dove prese corpo l'indi­ sponibilità a un confronto «sulle motivazioni delle singole scel­ te»19, e quindi sui criteri metodo logici della ricerca che rischiava così di sostituire alla interrogazione e analisi delle fonti il sacrale culto dell'inedito.

2. Modello e identificazione.

Va comunque collegata al congresso del 1885 una notevole proliferazione delle Società di Storia Patria e, quel che più conta, una mutazione della composizione sociale di quanti vi aderivano. Una composizione sociale che potremmo dire borghese - nell'ac­ cezione del termine già usato da Jean Charles Léonard Sismondi nella Storia delle repubbliche italiane del Medioevo20 e spiegato da 21 Federico Chabod negli Studi di Storia del Rinascimento - e costi­ tuita in gran parte da professori, archivisti, bibliotecari, avvocati, par rapport aux archives, in Opuscoli di J.F. Bohmer circa all'ordinare gli archivi e specialmente gli archivi di Firenze, Firenze 1865, p. 1. 19 Atti del terzo convegno storico italiano, 12-19 settembre 1885, in «Miscellanea di storia italiana», serie II, XXV (1887), p. 97. 20 J. Ch. L. SISMONDI, Histoire dés républiques italiennes du Moyen Age, Bruxelles 1938, p. 363. Sull'attualità di quest'opera si veda la Presentazione di P. Schiera all'edizione italiana pubblicata a Torino nel 1996 e tradotta dal­ l'edizione Treuttel et Wiirtz, Paris 1832. 21 F. CHABOD, Gli studi di storia del Rinascimento, in C. ANTONI e R. MATTIOLI (a cura di), Cinquant'anni di vita intellettuale italiana 1896-1946, Napoli 1966, I, pp. 194-95. 32 Salvatore Tramontana giudici, notai e persino medici, ingegneri e componenti del clero. Cioè da quel ceto che ovunque andava sostituendo la componen­ te nobile e patrizia che, come a Torino, fin dalla lontana fondazio­ ne gestiva le Società di Storia Patria22 • Si dice Torino non a caso perché proprio fra quel che accade­ va a Torino e quel che si realizzava a Messina si coglie un nesso strettissimo. Un nesso del quale era tramite Ferdinando Gabotto che a Messina teneva allora la cattedra di Storia moderna23 • Infatti nel 1896, in aperto contrasto con la Regia Deputazione di Storia Patria di Torino - che era e sarebbe rimasta per parecchio tempo «una roccaforte patrizia» - Ferdinando Gabotto fondava, nella città piemontese, la Società Storica Subalpina24• Una Società che, al contrario della Deputazione di Storia Patria, avrebbe dovuto esprimere, secondo Gabotto, le esigenze di un sabaudismo laico e borghese e quindi la precisa volontà di un approccio diverso alla storia locale. Un approccio in certo qual modo influenzato dal positivismo e teso a una ricerca che non si esaurisse in una dimen­ sione strettamente erudita, ma che tenesse conto - sull'esempio, in

22 ARTIFONI, La storiografia, cit., pp. 54-55. 23 Ne! 1885 la Regia Università di Messina era stata inclusa fra quelle di primo grado e la Facoltà di Filosofia e Lettere aveva ottenuto lo sdoppia­ mento della cattedra di Storia antica e moderna. Ferdinando Gabotto, nel gennaio 1900, era stato chiamato a coprire la cattedra di Storia moderna lasciata libera dal trasferimento di Giacinto Romano che era successo a Luigi Alberto Ferrai. N el1887 -1893 la cattedra era stata tenuta da Giovanni Batti­ sta Siragusa. In quell'anno a Messina insegnava, fin dal 1897, Giovanni Pascoli, che teneva la cattedra di Letteratura latina. La Letteratura italiana era insegnata da Michele Barbi, la Storia della filosofia da Giovanni Cesca e la Storia antica da Ettore Ciccotti. 24 ARTIFONI, La storiografia, cit., pp. 55. Si veda F. GABOTIO, Il primo ses­ sennio della Società storica subalpina, in «Bollettino storico-bibliografico subalpino», VII (1902) pp. 5-15. L'attività di Ferdinando Gabotto è dura­ mente criticata da E. SESTAN, L'erudizione storica in Italia, in ANTONI e MAT­ TIOLI (a cura di), Cinquant'anni di vita intellettuale, cit., p. 439. Momenti e forme delle origini 33 fondo, della storia della civiltà dei costumi che sta alla base delle Antiquitates di Muratori - di una prospettiva più ampia estesa alle ricerche storico-letterarie, a quelle artistiche, alle competenze giu­ ridiche, al quotidiano della gente comune, al folklore, alle tradi­ zioni popolari25 . Prendeva cioè corpo, nella Società Subalpina fondata da Gabotto, un' associazione culturale in stretta connes­ sione con le Università degli Studi e nella quale diveniva premi­ nente il progressivo passaggio da un discorso a impronta erudita e con labili sfumature etico-civili-pedagogiche, «a un discorso di impronta scientifico-culturale-territoriale che insisteva: 1. sulla necessità di dare finalmente voce alla ricerca su terre e città fino allora siI enti, formando in primo luogo, più che sintesi, materia­ li di lavoro; 2. sulla partecipazione, in sede locale, a un movi­ mento generale degli studi, spesso non solo storici; 3. sul fatto che l'impegno nel fare storia doveva tenere presenti alcuni crite­ ri di metodo che si erano ormai imposti in campo nazionale e internazionale»26. Certo, questo modo di fare storia forse era più asettico e meno problematico, ed emarginava, anzi eliminava addirittura ogni ricorso alla filosofia della storia, rinchiudendo le ricerche in una rigida esegesi delle fonti. Un fatto è però da sottolineare: con quel metodo si riusciva a recuperare, trascrivere, pubblicare, uti­ lizzare una quantità di fonti che permettevano allora e hanno per­ messo in seguito a intere generazioni di studiosi di ricostruire, su rigorosa base documentaria, le vicende del proprio passato. E basti ricordare per Messina un interessante saggio dello stesso

25 E. ARTIFONI, Scienza del sabaudismo. Prime ricerche su Ferdinando Cabotto storico del Medioevo (1866-1918) e la Società storica subalpina, in «Bullettino dell'Istituto storico italiano per il Medioevo», 100 (1995-96), pp. 178-187. Ma si veda pure G.S. PENE VIDARI, La Deputazione subalpina di Storia patria. Cenni storici, in «Accademie e biblioteche d'Italia», UV (1986), pp. 2-11 dell'estratto. 26 ARTIFONI, La storiografia, cit., p. 56. 34 Salvatore Tramontana

Gabotto pubblicato, non si è mai riuscito a capire perché, nell' «Archivio Storico per la Sicilia Orientale» e non nell' «Archi­ vio Storico Messinese» - e relativo a Inventari inediti del Quat­ trocento trascritti da atti notarili andati perduti col terremoto e nei quali sono presenti notizie preziose per la storia della città pelori­ tana. Documenti, scriveva Gabotto nella premessa, trovati' anche grazie al suo allievo Ludovico Perroni Grande, e fra i quali, preci­ sava, «riuscì a me sorpresa graditissima la rivelazione che di que­ gli inventari di beni immobili e specialmente mobili -vestiti, uten­ sili domestici, arredi casalinghi, libri, gioielli - che sono altrove abbastanza rari [ ... ], i volumi dei notai messinesi del Quattrocen­ to ridondano affatto [ ... ] e, per l'abbondanza loro, permettono di appoggiare la ricostruzione sintetica su fondamenti solidissimi di analisi, offrendo per ogni professione e per ogni classe della 27 società», numerosi e preziosi dettagli • Come quelli recuperati, negli stessi anni e dagli stessi fondi notarili, da Gaetano La Corte Cailler su Antonell028 • Sia Ludovico Perroni Grande che Gaetano La Corte Cailler facevano parte, con Ferdinando Gabotto e con altri sedici studio­ si, fra i quali un barone, due professori universitari, cinque pro­ fessori di liceo, un agronomo, un notaio, un avvocato, il provve­ ditore agli Studi, il direttore dell' Archivio di Stato, del gruppo che, nel 1899, incominciava a riunirsi per fondare anche a Messina la Società di Storia Patria29•

27 F. GABarra, Inventari messinesi inediti del Quattrocento, in «Archi­ vio Storico per la Sicilia Orientale», III (1906), pp. 251-76; 479-87; IV (1907), pp. 154-64 e 483-95. 28 G. LA CORTE CAILLER, . Studi e ricerche con documenti inediti, in «A.S.M.», IV (1903) pp. 332-441, ma si veda, anche per i documenti sul grande pittore messinese raccolti da Gioacchino Di Marzo, S. TRAMONTANA, Antonello e la sua città, Palermo 19992, passim. 29 I nomi dei «soci fondatori» si possono leggere, assieme alla stesura Momenti e forme delle origini 35

La documentazione che si è potuta consultare non consente purtroppo di seguire nei dettagli gli incontri, le discussioni, i pro­ getti che portarono alla istituzione della locale Società di Storia Patria. Occorrerebbe forse condurre ricerche indirette, e rico­ struire le attività, gli impegni culturali, i rapporti che ciascuno di quegli appassionati teneva a Messina. Che significherebbe poi ricostruire i quadri di riferimento culturale della dinamica politica e socio-economica della città fra Ottocento e Novecento. Ma chi non è specialista di storia recente né di storia messinese può solo augurarsi che qualche giovane possa essere interessato a ricerche del genere. Si desidera comunque sottolineare la difficoltà in cui si ver­ rebbe a trovare chiunque si proponesse di ricostruire le vicende della Società Messinese di Storia Patria perché la documentazione che la riguarda sembra sia in gran parte andata perduta. Perduta solo la documentazione originale perché, per uno di quei casi for­ tuiti ai quali più volte nei suoi studi soleva fare riferimento Gior­ gio Pasquali, si dispone, sia pure con ampie lacune, della trascri­ zione integrale dei verbali del sodalizio messinese dalla seduta del 7 gennaio 1903 a quella del Consiglio direttivo del 24 gennaio 1965. Si tratta di una tesi di laurea, discussa presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Messina nell' anno accademico 1964-1965, assegnata dal mai abbastanza rimpianto

dello «Statuto» approvato nella seduta del 14 aprile 1900, in «A.S.M.», I (1900-1901), pp. XIII-XV. La «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», XXXVIII, n. 106 (15-16 aprile 1900), dava notizia della riunione e precisava: «il prof. Ferdinando Gabotto, uno dei più grandi promotori della bella isti­ tuzione, che era stato eletto [alla presidenza?], declinò l'ufficio per i suoi pre­ cedenti impegni, ma promise tutto il suo valevole aiuto nei lavori della società». Per la «classificazione professionale della popolazione del comune di Messina negli anni 1901-1911» si veda la tabella elaborata da A. CrcALA, Il movimento operaio a Messina tra radicalismo e socialismo: 1900-1915, in «Incontri meridionali», 1/1993, p. 95. 36 Salvatore Tramontana

Gaetano Cingari all'allora studente Luciano Melardi e oggi stima­ to e noto professore nella scuola della nostra città. Una tesi la cui documentazione pazientemente raccolta e trascritta è la fonte principale per la ricostruzione delle vicende della Società Messine­ se di Storia Patria della quale il 24 giugno 2000 si è ricordato il primo centenario di vita30•

3. Inaugurazione e programma.

La Società Messinese di Storia Patria veniva infatti presentata ufficialmente al pubblico - ed è fra l'altro registrato in un breve articolo della «Gazzetta di Messina e delle Calabrie» - il 24 giugno 1900, che era domenica31 • Si tralasciano i dettagli dell'inaugurazio-

30 Un banale errore tipografico negli «Atti della Società Storica Messi­ nese» inseriti nell' «A.S.M.», I (1900-1901), p. III, indica come data della ceri­ monia inaugurale del sodalizio il 25 giugno 1899. E per un secolo la mecca­ nica lettura e trascrizione di quella data ha indotto in errore. Un errore che non è difficile correggere. Tutto il resoconto della cerimonia concorda infat­ ti con la nuova data indicata, specie quando riferisce che alla fine della mani­ festazione «fu distribuita ai presenti una copia dello «Statuto» approvato nella seduta del 14 aprile 1900»: ibid., p. XII. Sarebbe stata infatti impossibi­ le la costituzione e l'inaugurazione di un sodalizio prima dell'approvazione dello «Statuto». 31 La «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», XXXVIII, n.168 (17-18 giugno 1900), con un breve articolo annuncia l'inaugurazione del sodalizio e precisa che «parlerà il prof. Tropea, presidente della Società, e poi il prof. cav. Ferdinando Gabotto, che» si intratterrà sulla metodologia di ricerca per la storia locale, e sottolineerà l'importanza dei numerosi documenti trovati dai soci «negli archivi pubblici e privati». Ed è proprio ciò, aggiunge l'articolo, che «fa bene sperare e che giustifica la fondazione della Società e la pubbli­ cazione dell' Archivio Storico Messinese, vecchio desiderio degli amanti della Storia Patria». «Siamo lieti - conclude l'articolo - di mandare un saluto ai fondatori, una parola di ringraziamento al Rettore della Regia Università che gentilmente ha concesso al sodalizio una delle aule del nostro Ateneo perché Momenti e forme delle origini 37 ne, riferiti con vari particolari dalla stampa cittadina e ci si soffer­ ma invece su alcuni punti nodali dei discorsi pronunciati dal pre­ sidente prof. Giacomo Tropea32, dal vicepresidente Gaetano Oliva, da Giuseppe Arenaprimo, dallo stesso Gabotto, da Giusep­ pe Ziino, rettore dell'Dniversità 33 • Al di là dell'inevitabile retorica che tali manifestazioni impon­ gono, emerge infatti da tutti i discorsi, e dalla loro collazione coi dibattiti successivi registrati nei verbali che si sono conservati, la duplice anima che all'atto della fondazione stava a base della Sto­ ria Patria Messinese: quella appunto che intendeva la funzione principale dell'associazione come attività di ricerca da esaurire in sede locale e al di fuori di ogni confront034, e quella invece che i soci si possano riunire in seduta plenaria, di esprimere l'augurio che la Società possa fare in modo che presto si organizzi il primo Congresso stori­ co regionale che potrà essere come un dispiegamento di tutte le forze della provincia nell'interesse degli studi storici» Nel giornale manca, nei giorni successivi al 24 giugno, un resoconto della manifestazione. 32 Professore di Storia antica fin dal 1894 presso la locale Università, teneva anche l'insegnamento di Archeologia. Nel 1875 aveva fondato a N apoli, sua città natale, il periodico letterario «L'educatore», nel 1896 la «Rivista di storia antica» e a Messina era anche segretario generale dell' Ac­ cademia Peloritana dei Pericolanti. Fra i numerosi lavori vanno segnalati gli studi su Ecateo da Mileto e i saggi Sulla personalità degli "Scriptores Historiae Augustae". Si vedano comunque, a parte il necrologio dell'«A.S.M.», x-xv (1909-1914), pp. 347-49, i riferimenti di P. RADICI COLACE, Gli studi di filolo­ gia classica nell'Accademia, in 250 0 Anniversario della fondazione dell'Acca­ demia Peloritana dei Pericolanti: 1729-1979, Messina 1984, pp. 175 e 177-78. 33 Segretario del sodalizio era Ludovico Perroni Grande, cassiere il notaio Luigi Martino, consiglieri, oltre Giuseppe Arenaprimo, Gioacchino Chinigò e Giacomo Galatti. La «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», XXXVIII, n. 176 (25-26 giugno 1900) dava notizia dell'elezione del prof. Vittorio Cian alla pre­ sidenza della Facoltà di Lettere, e della rinuncia del prof. Martinetti alla cari­ ca di Rettore dell'Università «per la quale è stato indicato». 34 E in tal senso si esprimeva soprattutto il barone Giuseppe Arena­ pnmo. 38 Salvatore Tramontana

intendeva la ricerca locale come strumento per capire, attraverso confronti e adeguate conoscenze del proprio territorio, la storia nazionale35. E proprio in questo tentativo di sfuggire alla morsa di accentuato localismo si coglie il sottile filo rosso che intreccia da una parte il nucleo fondamentale dei vari discorsi pronunciati durante la seduta inaugurale, dall'altra i rapporti con Gabotto e, attraverso suo tramite, con quanti, a Torino, si opponevano alla posizione di radicale localismo di quella sede di Storia Patria36 • «Noi - diceva Giacomo Tropea che, nella sua funzione di pre­ sidente, dava avvio ai lavori - abbiamo limitato il campo della nostra ricerca storica perché così oggi vuole la scienza; ma - aggiungeva - l'anima vola oltre, molto oltre lo Stretto, molto oltre il Tevere romano e le Alpi italiche [ ... ], c'è tutta una storia che si è svolta quaggiù, e a noi rimane presso che ignota: la storia di Zancle è assorbita da quella di Messana, e questa dalla storia di Roma».

35 Significativo, in tal senso, il discorso di Gaetano Oliva il quale sugge­ riva la necessità di affrontare lo studio delle vicende di Messina «in connes­ sione alla storia generale della Sicilia, dell'Italia e delle altre nazioni», e pre­ cisava che «la storia non può più essere narrata alla maniera di Tito Livio e di Carlo Botta, ma deve corroborarsi di documenti autentici ed essere, in ogni caso, il risultato della critica ponderata di questi»: in Atti della società, cito pp. IX-XI. Si vedano comunque, su questo dibattuto problema, i saggi pubblicati in ANTONI e MATrIOLI, (a cura di), Cinquant'anni di vita, cit., pas­ sim e in C. VIOLANTE (a cura di), La storia locale, temi, fonti e metodi della ricerca, Bologna 1982. Per la Sicilia va consultato S. BOTrARI, La storia locale e la storiografia siciliana, in ID. (a cura di), Problemi e aspetti di storia dei Nebrodi, Marina di Patti 1999, pp. 11-52. 36 C. DIONISOTrI, Letteratura e storia nell'Università di Torino fra OUo e Novecento, in «Atti del Convegno Piemonte e letteratura del '900», San Salvatore Monferrato-Alessandria 1980, pp. 29-40; G. SERGI, Dimensione nazionale e compiti locali della Deputazione subalpina di Storia patria e della storiografia piemontese, in A. CLEMENTI (a cura di), Storia locale e storia nazionale, L'Aquila 1992, pp. 97-115; ARTIFONI, Scienza del sabaudismo, cit., pp. 171-78. Momenti e forme delle origini 39

Concetto dal quale emerge, e lo si nota subito, il tormento, lo sfor­ zo di superare l'ambito strettamente localistico in cui far muovere la Società Messinese di Storia Patria e inserire la ricerca locale nei quadri di riferimento nazionali: «la storia di Zande è assorbita da quella di Messana, e questa dalla storia di Roma»37. Va segnalato poi il mutamento di nome del sodalizio messine­ se che, all' atto della fondazione era stato chiamato, in analogia alla Società Storica Subalpina istituita da Gabott038, Società Storica Messinese. N elI' assemblea del 18 febbraio 1906 - della quale non facevano più parte né Gabotto che, chiamato dalla Facoltà di Let­ tere dell'Università degli Studi di Genova, aveva lasciato Messi­ na39, né Giacomo Tropea che, chiamato a Padova, si era dimesso dalla presidenza40 - tutti i componenti, all'unanimità, decidevano

37 Atti della Società, cit., pp. III -IX. 38 ARTIFONI, Scienza del sabaudismo, cit., p. 178. 39 Seduta del 1 O dicembre 1900, in Atti della Società, cit., p. XVI: «L'as­ semblea si riunisce per deliberare intorno alle dimissioni da direttore delle pubblicazioni presentate dal prof. cav. Ferdinando Gabotto. Poiché queste dimissioni sono motivate dal trasferimento del chiaro professore da questo all' Ateneo genovese, l'assemblea le accoglie, e procede immediatamente alla nomina del successore. All'unanimità, meno due voti, è eletto direttore delle pubblicazioni il socio prof. Gaetano Oliva il quale accetta l'importante uffi­ cio». Gabotto era stato a Messina dal gennaio al novembre 1900 e sperò inva­ no in un trasferimento all'Università di Torino: «Cipolla non appoggiò quel­ l'allievo che non amava troppo e Gabotto [ ... ] finì a Genova dove rimase tutta la vita»: ARTIFONI, Scienza del sabaudismo, cito p. 181. 40 Nella Seduta del 7 settembre 1901 - Atti della Società, in «A.S.M.», III (1903), p. III - venivano respinte le dimissioni del prof. Tropea dalla presi­ denza. Dimissioni però accettate durante la Seduta del 30 agosto 1902 - ibid., p. X - perché, si legge nel verbale, «il prolungarsi dell'assenza di Tropea da Messina» gli rendeva assai difficile l'esercizio di quella funzione. Tropea, che all'unanimità veniva nominato socio onorario, continuava comunque a man­ tenere cordiali rapporti col sodalizio messinese, al quale il figlio Calcedonio «faceva, in seguito, dono di un ritratto in pastello riproducente le sembianze 40 Salvatore Tramontana di denominare 1'associazione culturale Società Messinese di Storia Patria e di modificare in parte lo «Statuto», gli orientamenti, i pro­ grammi41 . Dopo i primissimi anni di collaborazione con l'Ateneo e di timida apertura verso il dibattito storiografico che, a vari livel­ li, coinvolgeva gli studiosi in Italia, la Società Messinese di Storia Patria si rinchiudeva in se stessa e si avviava a quel ritmo di attività che Franco Natale, con felice espressione, ha definito «un po' son­ nacchioso, un po' attardato»42. Una chiusura, questa del sodalizio messinese, anche nei riguardi della vicina Calabria. Alla «Società per l'incremento degli studi storici e corografici della regione peloritana e della Calabria» che aveva proposto una fusione fra le due associazioni, la Società Messinese opponeva un netto rifiuto, sostenuto dalla irriducibile opposizione del barone Giuseppe Arenaprimo che, nel frattempo, era stato eletto vicepresidente43. Ed è significativo che Ludovico Perroni Grande, l'allievo di Gabotto, incaricato dalla Società calabrese di perorarne la causa, tentasse di trovare una soluzione positiva che avrebbe senz'altro rafforzato la Società Messinese sul piano delle disponibilità eco­ nomiche e, quel che più conta, sul piano dei suoi legami col terri-

del padre» morto a Napoli nel febbraio 1910: Seduta del 12 settembre 1913, infra, doc. IX/4, p. 381. Durante la Seduta del 27 febbraio 1915 - infra, doc. XI/2, p. 409 - il presidente comunicava che la vedova del prof. Tropea offriva «in dono al sodalizio la ricca biblioteca del marito» e chiedeva che la Società facesse del suo meglio perché il ministero le liquidasse la pensione: il marito non aveva compiuto gli anni di servizio perché gli mancava un mese e mezzo». 41 Seduta del 18 febbraio 1906, infra, doc. IVI2, p. 303: <

44 Sedute del 9 febbraio e del l° aprile 1905, infra, doc. III/1-2, pp. 292-93. 45 G. GRASSO, Lo Stretto di Messina. Discorso letto all'Università di Mes­ sina il9 novembre 1908, in «Archivio Storico Siciliano», n. S., XXXIV (1909), p.162. 46 A. IOL! GIGANTE, Messina [Le città nella storia d'Italia], Bari 1980, pp. 121 e 129: il servizio di collegamento veniva inaugurato il primo novem­ bre 1899. 47 C. NAVONE, Passaggio sottomarino attraverso lo Stretto di Messina, 42 Salvatore Tramontana del subconscio messinese che del resto affondava le radici lontano nel tempo. Se ne trova traccia in due cronache del secolo XI: nel Chronicon di BenoÌt de Saint André che attribuiva a Carlo Magno che tornava dalla Terra Santa la costruzione di un ponte sullo Stretto48, e negli Anna/es Sangallenses nei quali si legge che l'im­ peratore Ottone II progettava la messa in opera di un ponte di barche su quel braccio di mare per trasferire in Sicilia un' armata contro i musulmani49 • In questo contesto di accentuato localismo e di chiusura pure verso la Calabria la Società Messinese di Storia Patria avviava la sua attività e le sue ricerche «schiacciate - ha scritto di recente Carmela Maria Rugolo - tra l'erudizione e le vecchie tendenze celebrative e municipalistiche»50. Le timide aperture che la pre­ senza di Gabotto e di Tropea avevano fatto intravedere nei discorsi inaugurali non sembra abbiano lasciato traccia. Anche perché veniva meno il legame con gli interlocutori che operavano all'interno dell' Ateneo. Alla luce di quanto emerge dalla docu­ mentazione disponibile non si può certo dire che la Società Mes­ sinese di Storia Patria abbia funzionato, negli anni immediata­ mente successivi alla sua fondazione, come centro di dibattito storiografico e come polo di riferimento metodologico. Come scuola, come apprendistato anche sul piano tecnico di paleografia e di diplomatica51 .

Torino 1870; E.N. LEGNAZZI, Tunnel sottomarino attraversante il mare fonia nello Stretto di Messina per la nuova ferrovia tra l'isola e la Calabria, Paler­ mo 1876; N. GABELLI, La galleria sotto lo Stretto di Messina, Roma 1884. 48 BENOiT DE 5AINT ANDRÉ, Chronicon, M.G.H.,55., III, p. 710. 49 Annales Sangallenses Maiores, M.G.H., 55., I, a. 983, p. 80. 50 Nella Premessa alla ristampa di A. PICCIOTTO, L'arte della seta e le costu­ manze religiose e civili dei setajuoli in Messina (1881), Messina 1993, p. VI. 51 Tanto più che nel 1906 - il17 marzo -la Facoltà di Filosofia e Lette­ re, proprio per fare fronte alle esigenze di lettura e interpretazione delle numerose fonti manoscrittte in greco e in latino che si conservavano negli M amenti e forme delle origini 43

4. Recupero e trascrizioni di fonti.

Probabilmente il compito della Società Messinese, e forse della maggior parte delle Società di Storia Patria in Italia, non era quello di mediare fra ricerca professionale e studiosi locali. Esse, separate spesso dalla ricerca accademica, rispecchiavano in fondo un' erudizione in cui - ha scritto Ernesto Sestan - era dominante il culto per il documento inedito, per «il piccolo contributo origina­ le, per la piccola pietra di costruzione per un futuro messia sinte­ tizzatore»52. Cercheremmo invano, nella produzione storiografica delle varie Società e Deputazioni, traccia del rinnovamento meto­ dologico di quegli anni segnati dalla rottura positivistica e dalla scuola economico-giuridica che aveva fra i massimi rappresentan­ ti Roberto Caggese che studiava il Mezzogiorno53 e Gaetano Sal­ ve mini che allora insegnava a Messina54 . Nel panorama italiano la Società Storica Subalpina fondata da Gabotto era, con qualche altra, un'eccezione. E se ne trova con­ ferma nella raffinata interpretazione che di quella attività e di quel­ la produzione storica guidata da Gabotto ha dato Gioacchino

archivi e nelle biblioteche cittadine, otteneva di inserire, fra i suoi insegna­ menti, quello «completo di paleografia e diplomatica», laddove «completo» significava paleografia latina e paleografia greca: ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Generale Istruzione Superiore, busta 259. 52 SESTAN, L'erudizione storica, cit., pp. 431-32. Ma si veda su ciò anche B. CROCE, Storia della storiografia italiana nel secolo XIX, Bari 1947, II, p. 62. 53 R. CAGGESE, Roberto d'Angiò e i suoi tempi, Firenze 1922-1930; lo., Classi e comuni rurali nel Medioevo italiano. Saggio di storia economica e giuridica, Firenze 1907-1909 e la recensione al primo volume di G. VOLPE, in «La critica», VI (1908), pp. 263-78 e 361-81. 54 E per il quale si veda M. D'ANGELO, Salvemini a Messina: 1901-1908, in G. CINGARI (a cura di), Gaetano Salvemini tra politica e storia, Bari 1986, pp. 277-300. 44 Salvatore Tramontana

Volpe in un capitolo del suo Medioevo italiano55 , e qualche anno fa Enrico Artifoni in un interessante saggio pubblicato nel «Bul­ lettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medioevo»56. La «Gaz­ zetta di Messina e delle Calabrie», nel riferire i momenti più signi­ ficativi della seduta inaugurale della Società Messinese, riportava solo i nomi di Tropea e di Gabotto, del quale precisava che «era stato uno dei più grandi promotori della bella istituzione» voluta «per mostrare la necessità di rifare con metodi critico-scientifici moderni la storia di Messina»57. Compito della maggior parte delle Società di Storia Patria era quello di recuperare le fonti le più varie e di programmare, in col­ lane adeguate che seguissero lo schema dei «Monumenta Germa­ niae Historica», la loro trascrizione e pubblicazione. E in tal senso intendeva operare il sodalizio messinese il cui «Statuto», approva­ to nella seduta del 14 aprile 1900 e modificato in quelle del 26 set­ tembre 1904 e del 12 giugno 1908, nell' articolo 1 precisava che compito della Società era «promuovere gli studi di storia di detta città e provincia, sia mediante la compilazione e la stampa di un periodico dal titolo Archivio Storico Messinese, sia con altre pub­ blicazioni d'indole storico-locale, sia con tutti gli altri mezzi che riterrà adatti allo SCOpO»58. E tra questi mezzi è opportuno segna­ lare il riferimento specifico al recupero e trascrizione di documen­ ti «degli archivi municipali o di altri enti o di privati» e alla rac­ colta di reperti archeologici. Come fra l'altro è testimoniato dalla seduta del 22 febbraio 1902 durante i cui lavori si decideva di inol­ trare formale richiesta alle autorità governative perché gli oggetti rinvenuti, e che si sarebbero rinvenuti durante gli scavi di Giardi-

55 G. VOLPE, Medioevo italiano, Roma-Bari 1992, pp. 125-44. 56 Scienza e sabaudismo, cit., pp. 168-191. 57 «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», XXXVIII, n.1 06 (15-16 apri­ le 1900) e n. 168 (17-18 giugno 1900). 58 Seduta dellO gennaio 1965, infra, docc. XVIII/1 e 3, pp. 466 e 470. Momenti e forme delle origini 45 ni diretti da Antonino Salinas, venissero conservati al Museo di Messina59 • Il richiamo all'archeologia - e a quella medievale in particola­ re - rappresenta, nel panorama storico del tempo, una specificità che va sottolineata. E che, almeno nelle intenzioni, evidenzia un interesse che, sul piano metodo logico e della raccolta delle fonti, si estendeva anche alla cultura materiale e al rapporto dell'uomo con gli oggetti, e quindi al nesso fra ricerca storica e varie altre disci­ pline, prima fra tutte la geografia, e poi la linguistica, l'antropolo­ gia, l'etnologia. Con una scelta metodologica che si riallacciava in fondo a una direttrice di ricerca storica sempre viva in Sicilia, e che, con Claudio Mario Arezzo e con Tommaso Fazello, aveva avuto come punto di riferimento l'Italia illustrata e la Roma instaurata di Biondo Flavi060 • Due opere cioè fondamentali per lo sviluppo della ricerca, e non solo in Italia: l'Italia illustrata, con la descrizione storico-geografica delle regioni della penisola, antici­ pava infatti una feconda metodologia i cui più recenti risultati si possono leggere anche nella Geografia e storia della letteratura italiana pubblicata nel 1967 da Carlo Dionisotti61 ; la Roma instau­ rata gettava le basi dell'archeologia come scienza e come strumen­ to ineliminabile per la ricostruzione delle civiltà passate. Entram-

59 Atti della Società, in «A.S.M.», III (1903), p. V. 60 BIONDO FLAVIO, Roma instaurata, l. III, in De Roma Triumphante libri X [. .. ] Romae instauratae libri III. De origine et gestis Venetorum libero Ita­ lia illustrata [ ... ] Historiarum ab inclinato Romano imperio, Decades III, Basel 1559. Ma si veda la traduzione «in buona lingua volgare per Lucio Fauno», Venezia 1548, col titolo Roma ristaurata et Italia illustrata. Da leg­ gere, fra i numerosi studi su queste opere di Biondo Flavio, M. TOMASSINI, Per una lettura della «Roma Triumphans» di Biondo Flavio, in ID. e C. BONAVI­ GO (a cura di), Tra Romagna ed Emilia nell'Umanesimo: Biondo e Cormaz­ zano, presentazioni di G.M. Anselmi, Bologna 1985, pp. 55-91. 61 C. DIONISOTII, Geografia e storia della letteratura italiana, Torino 1967. 46 Salvatore Tramontana be permettevano a Claudio Mario Arezzo di scrivere e pubblicare 2 a Messina, nel 1537, il De situ Siciliaé , a Tommaso Fazello di stampare, nel 1558, il De rebus siculis decades duaé3, opera redat­ ta appunto, come ha spiegato Franco Natale nel 1953, con una metodologia che teneva in gran conto la geografia, la corografia, i fenomeni naturali, i reperti archeologici, i monumenti, l'onoma­ 64 stica, la topomastica • Qualunque fosse, all'interno della Società Messinese di Storia Patria, la posizione dei singoli studiosi nei confronti del dibattito storiografico nazionale, non si può certo dire che non venisse pre­ stata attenzione alle fonti nella loro molteplice varietà. Almeno sul piano programmatico - rimasto purtroppo inattuato a causa del terremoto del 1908 - chiara appare nei soci del sodalizio messine­ se la convinzione che le fonti andavano recuperate nella loro ampia varietà e senza quella gerarchia precostituita di cui parlava, in un volume pubblicato nel 1889, il medievista Ernst Bernheim65 • In tal senso si esprimeva Gaetano Oliva quando, nel discorso

62 C.M. AREZZO, Liber de situ Siciliae, in G.B. CARUSO (a cura di), Bibliotheca historica regni Sicilia e, sive historicorum qui de rebus siculis a saracenorum invasione usque ad aragonensium principatum illustrior monu­ menta reliquerunt, amplissima colle etio, opera et studio, brevibusque annota­ tionibus, Palermo 1723, pp. 1-30. 63 T. FAZELLO, De rebus siculis decades duae, Panormi, apud J.M. May­ dam et F. Carraram, 15602• Si veda l'edizione con introduzione, traduzione e note di A. DE ROSALIA e G. Nuzzo e con presentazione di M. GANCI, Paler­ mo 1990 (2 voI!.). 64 F. NATALE, Il patriarca della storia di Sicilia, in «il Mulino», XXV­ XXVI (1953), pp. 621-39. 65 E.BERNHEIM, Lehrbuch der historischen Methode und Geschichtsphi­ losophie, Berlin 1889. Della seconda edizione, del 1896, veniva fatta una par­ ziale traduzione italiana: il primo capitolo e il quinto paragrafo del capitolo quinto', da P. BARBATI, Manuale del metodo storico e filosofia della storia, Palermo 1907; i capitoli 3 e 4 da A. CRIVELLUCCI, Manuale del metodo stori­ co, Pisa 1897. Momenti e forme delle origini 47 inaugurale, nel ricordare la perdita dell' Archivio comunale, lo sfa­ rinarsi di quello arcivescovile e l'incendio, nel 1848, della Biblio­ teca dei benedettini, invitava a utilizzare, per le ricerche di storia messinese, i codici del SS. Salvatore, gli atti notarili, le carte delle corporazioni religiose soppresse passate all' Archivio di Stato, le 1398 pergamene di San Placido Calonerò e le 811 del monastero di Santa Maria di Malfinò66 • Se si sfogliano del resto i primi fasci­ coli dell' «Archivio Storico Messinese» si coglie subito l'impegno dei compilatori della rivista di dare corpo a una metodologia che ponesse sullo stesso piano fonti scritte, fonti figurative e fonti archeologiche. E nell' ambito delle fonti scritte l'opportunità di utilizzare, assieme alle cronache, ai diplomi, alle leggi, quelle che a molti sembravano allora - e sarebbero continuate a sembrare per parecchio tempo ancora - quisquiliae privatae gentis. Fonti, appunto, di trascurabile importanza: i documenti di natura priva­ ta, e prima di tutti gli atti notarili, i contratti di mutuo, i ruoli fiscali, i registri giudiziari, le matricole delle arti, le tradizioni popolari, gli alimenti, l'abbigliamento, gli attrezzi di lavoro e così

V1a. Basti ricordare - per citare solo gli articoli pubblicati nei primi fascicoli dell' «Archivio Storico Messinese» - gli studi di Gaetano Rizzo su talune iscrizioni finanziarie di Taormina67, quelli di Carlo Alberto Garufi sulla curia stratigoziale di Messina nel perio­ do normanno-svev068, le notizie raccolte da Ludovico Perroni Grande sull'apertura a Messina, nel 1491, del Banco privato di

66 Atti della Società, cit., p. X. 67 G. RIZZO, L'ultima iscrizione finanziaria di , in «A.S.M.», II (1901), pp. 59-60; ID., Iscrizioni tauromenitane, ibid., IV (1903), pp. 107-14. Si veda pure, dello stesso A., La tavola dei Ginnasiarchi a Tauromenio, con­ tributi alla storia dell'elemento dorico in Sicilia, Palermo 1893. 68 C.A. GARUFI, Su la curia stratigoziale di Messina nel tempo norman­ no-svevo, in «A.S.M.», V (1904), pp. 1-49. 48 Salvatore Tramontana

69 Antonino Mirulla , i documenti trascritti da Gaetano Oliva sui messinesi che, fino al secolo XVII, erano andati a studiare a Pisa70, e poi, nel quadro di una raccolta di fonti tesa a superare le barrie­ re settoriali, gli articoli sulle strade romane di Sicilia71 , su un tor­ neo del 1553 72 , sulla presenza, nel secolo XV, di orafi genovesi a 73 Messina , su una stamperia privata del secolo XVF4, sugli stru­ 75 menti musicali del Cinquecento , sulle lettere di Leonardo Vigo76, sulla Fata Morgana, sulle cui valenze e convergenze fra cultura dotta e cultura popolare Laurence Harf-Lancner ha scritto di recente un suggestivo volume tradotto anche in Italia77 • Si trattava purtroppo di iniziative individuali, disorganiche e occasionali, al di fuori cioè di un programma dettagliato e preciso di recupero di fonti, loro trascrizioni e pubblicazioni come quello

69 L. PERRONI GRANDE, Notizie sull'apertura a Messina del banco privato di Antonio Mirulla nel 1491, con due documenti indediti, in «A.S.M.», V (1904), pp. 159-69. 70 G. OLIVA, I messinesi nello studio di Pisa sino al 1600, in «A.s.M.», V (1904), pp. 180-83. li A. MARI, A proposito delle vie normanne di Sicilia, in «A.S.M.», IV (1903), pp. 204-06. 72 G. ARENAPRIMO, Una giostra nel 1553, in «A.S.M.», II (1901), p. 142. 73 L. PERRONI GRANDE, Un orafo genovese a Messina nel secolo XV, in «A.S.M.», IV (1903), pp. 216-19. 74 G. ARENAPRIMO, Una stamperia privata nel secolo XV, in «A.S.M.», III (1902), p. 198. 75 Una breve nota in «A.S.M.», III (1902), pp. 198-99. 76 L. PERRONI GRANDE, Una lettera di Leonardo Vigo a Giacomo Rol, in «A.S.M.», V (1904), pp. 178-79. 77 G. OLIVA, Fata Morgana, in «A.S.M.», IV (1904), pp. 450-51; L. PER­ RONI GRANDE, A proposito della fata Morgana, ibid., VII (1906), pp. 179-80. Ma si veda L. HARF-LANCNER, Morgana e Melusina. La nascita delle fate nel Medioevo, Torino 1989, specie il c.11, pp. 311-343. Si veda J. LE GOFF e S. TRAMONTANA, La nascita delle fate nel Medioevo, in «L'indice», VI/IO (dic. 1989), pp. 14-15. Momenti e forme delle origini 49 realizzato negli stessi anni da altre Società e Deputazioni. E, tanto per ricordare un esempio isolano, dalla palermitana Società Sicilia­ na per la Storia Patria che, fin dai primissimi anni della sua fonda­ zione, aveva dato vita alla ben nota e prestigiosa collana intitolata «Documenti per servire alla Storia di Sicilia», divisa in quattro serie: Diplomatica, Fonti del diritto siculo, Epigrafia, Cronache e scrittori vari. Non è del resto privo di significato che, proprio da un componente della Società palermitana, siano pervenute le più dure critiche alle ricerche di La Corte Cailler su Antonello78 • Cri­ tiche che, al di là delle meschine beghe di campanile, evidenziano una diversità di metodo, e quindi di cultura e mentalità, fra stu­ diosi che operavano all'interno delle due Società di Storia Patria. A Messina infatti - dove nell' Ateneo Giovanni Pascoli pub­ blicava in quegli anni gli studi su Dante79, dove si raccoglievano i primi echi della «Critica» fondata da Benedetto Croce80 e dove

78 LA CORTE CAILLER, Antonello da Messina, cit., pp. 332-41; G. DI MARZO, Di Antonello da Messina e dei suoi congiunti, [Documenti per Servi­ re alla Storia di Sicilia, serie IV, IX] Palermo 1903; ID., Nuovi studi ed appun­ ti su Antonello da Messina, con 25 documenti, Messina 1905. Si veda, a tal proposito, TRAMONTANA, Antonello e la sua città, cit., pp. 71-73. 79 Per esempio G. PASCOLI, Miei pensieri di varia umanità, Messina 1903, pubblicati dall'editore Muglia che lo stesso Pascoli, Pensieri e discorsi, Bolo­ gna 1907, indicava «coraggioso editore dei miei libri danteschi». Presso Muglia Pascoli pubblicava: Minerva oscura del 1898, Sotto il velame del 1900, La mirabile visione nel 1902: cfr. G. PETROCCHI, La formazione lettera­ ria di Giovanni Pascoli, Firenze 1953, e, per il soggiorno a Messina, G. RESTA, Pascoli a Messina, Messina 1955, passino 80 Usciva nel 1903, diretta da Benedetto Croce e con la collaborazione di Giovanni Gentile, e «aveva il carattere programmatico e strategico di una vera e propria guerra culturale» tesa alla conquista, da parte idealistica, «di vasti settori della cultura italiana». Infatti, precisa A. ASOR ROSA, La cultura, in R. ROMANO e C. VIVANTI (a cura di), Storia d'Italia, IVI2, Dall'Unità a oggi, Torino 1975, pp. 1142-43, «il ceto intellettuale italiano, nel suo com­ plesso, appariva più omogeneo di quanto non fossero allora i tratti sociali ed 50 Salvatore Tramontana insegnava Gaetano Salvemini che offriva altrove esempi concreti di ricerche che non si esaurivano nella raccolta e classificazione di 1 dati e testimonianze8 - a Messina, si diceva, mancava negli stu­ diosi raccolti nella locale Storia Patria quel che Lucien Febvre avrebbe poi chiamato gusto speculativo e capacità critica dei feno­ meni sociali e dei processi che governano la dinamica dei muta­ menti82 . Mancava cioè l'esigenza di capire il gioco della vita socia­ le e politica del periodo studiato e inquadrarne le vicende in una visione d'insieme e in una prospettiva diversa da quella meramen­ te locale. Mancava appunto quel che Benedetto Croce - nell'an­ nuale relazione che, nelle sue funzioni di segretario generale, pre­ sentava nel 1900 all'assemblea della Società Napoletana di Storia Patria - indicava come impegno «a cogliere la realizzazione del­ l'universale nel concreto della storia locale»83. Mancava soprattutto la consapevolezza del rapporto col pas-

economici del paese», ed è probabile che «l'intellettuale torinese» si sentisse «molto più vicino all'intelletuale napoletano di quanto non lo fosse all'ope­ raio della sua stessa città». 81 Per l'insegnamento di Salvemini all'Università di Messina e per gli argo­ menti dei suoi corsi si veda D'ANGELO, Salvemini a Messina, cit., pp. 278-86. 82 L. FEBVRE, Problemi di metodo storico, Torino 1976, passim. Il grande storico francese, anche attraverso il vivace rapporto dialettico con Bloch - C. FINK, Marc Block. Biografia di un intellettuale, Milano 1999, specie pp. 107- 74 - si rifaceva da una parte alla «Revue de synthèse historique» fondata da Henri Berr nel 1900, dall'altra alla rivista «2eitschrift fiir Sozial und Wirt­ schaftsgeschichte» fondata nel 1893 da Ludo Hartmann, e sosteneva che al momento economico andava sempre associato il momento sociale e politico. Febvre cioè si rifaceva a quella esigenza culturale, dai precisi intendimenti di collaborazione europea e dai preminenti interessi sociali, nella quale vanno individuate le radici di rinnovamento della storiografia del nostro tempo. 83 La si può leggere in «Archivio Storico per le Province Napoletane», XXVI (1901), pp. 164-65. L'interesse di Croce per i problemi della storia locale sono stati evidenziati da G. PEPE, Introduzione allo studio del Medioe­ vo latino, Milano 1942, p. 219. Momenti e forme delle origini 51 sato perché nella ricerca storica - anzi nella cultura tout court - o si legge, si ricostruisce, si rivive il passato come «senso del presen­ te», oppure dal passato che continuamente ci condiziona, «che tutt'intorno ci preme», che ci sommerge, non si esce84 . Non si ha infatti speranza se non si riesce ad avere memoria, consapevolezza della memoria. E proprio Gabotto, in un saggio scritto a Messina, precisava che, «a benintendere qualunque età, sia nel campo della letteratura e dell' arte che in ogni altra manifestazione, non escluse quelle più umili, non basta riguardare la brillante verniciatura este­ riore, ma è necessario scendere e scrutare nell'intimo della coscienza e della vita del popolo, e specialmente per l'epoca del­ l'Umanesimo importa ricercare se e quanto e come la mutazione degli strati sociali superiori si rifletta sulle classi inferiori»85.

5. Ruolo socio-culturale.

In tal senso diventa allora opportuno riproporre il problema dell'identità socio-culturale degli studiosi che costituivano il grup­ po dei fondatori e degli operatori della Società Messinese di Storia Patria86. Mancano purtroppo ricerche che possano dare risposte esaurienti. Se si leggono però i verbali delle prime riunioni del soda­ lizio, specie nelle parti che si riferiscono agli aspetti amministrativi, e se ci si sofferma sugli articoli dello «Statuto», si colgono subito alcuni elementi assai significativi della dinamica socio-economica cittadina tra Ottocento e Novecento e dei nessi con lo sviluppo cul-

5 84 B. CROCE, La storia come pensiero e come azione, Bari 1954 , pp. 5 e 31. 85 GABOTTO, Inventari messinesi, cit., p. 251. 86 Appartenevano alle classi nobiliari e borghesi, e soprattutto alla bor­ ghesia professionale particolarmente sensibile al culto delle memorie e ai problemi dell'unità nazionale. Specie le componenti borghesi sostenevano i governi moderati: BRANCATO-SCAGLIONE GUCCIONE, La Società siciliana, cit., p.21. 52 Salvatore Tramontana turale e politico in ambito locale e sul piano nazionale. Sviluppo che non sembra la gente comune percepisse nel suo quotidiano. Si era infatti in età giolittiana, quando era in atto un processo di assestamento che costava al paese lacrime e sangue. Un proces­ so teso a sperimentare, in una zona ben definita della penisola, una grande espansione industriale che avrebbe favorÌto il formarsi di una classe dirigente borghese e accentuato il divario tra Nord e Sud87. Dove, al di là delle diversificazioni fra le singole zone, e nel­ l'ambito delle stesse aree fra città e campagna, «rimaneva vivo il senso della tradizione locale e 1'aspirazione a sviluppare forze intellettuali endogene che, proprio perché tali, finivano di fatto per contrapporsi al potere centrale ed essere 1'espressione di interessi e prospettive non assimilabili, secondo un processo lineare, a quanto avveniva nel resto del paese»88. A essere cioè l'espressione della consueta e mai morta tradizione municipale dell'isola carat­ terizzata, in un contesto di orgoglio campanilistico, da scarsa cre­ scita economica, da bassa competitività, da poca occupazione, da eccessiva pressione fiscale e da gruppi oligarchici di potere e di egemonia locale. Gli articoli dallo «Statuto» relativi all'impianto della Società Messinese di Storia Patria stabilivano una divisione fra soci effet­ tivi o fondatori, soci onorari, soci aderenti89, e solo agli effettivi riservavano il diritto di partecipare all'assemblea, di esprimere la propria volontà attraverso il voto, di coprire cariche sociali, di

87 Si veda, sulla dinamica socio-economica in Italia dopo l'Unità e sul relativo dibattito storiografico, R. ROMEO, Risorgimento e capitalismo, Bari 1959. Per le vicende messinesi; G. BARBERA CARDILLO, Messina dall'unità all'alba del Novecento, Ginevra 1981; A. CICALA, Rappresentanza politica e movimenti sociali a Messina: 1900-1915, in «Incontri meridionali», 3/1992, pp. 97-123; ID., Il movimento operaio a Messina, cit., pp. 67-100. 88 S. LEONE, Istituzioni culturali e potere politico in Sicilia. Proposta di ricerca, in «Archivio Storico per la Sicilia Orientale», LXXVII (1981), p. 113. 89 «Statuto», art.3, in «A.S.M.», I (1900-1901), p. XIII. Momenti e forme delle origini 53 nominare i soci onorari, di godere, recita testualmente l'art. 4, di «quei vantaggi morali che la Società poteva dare ai suoi membri»90. Il Consiglio direttivo - cioè il presidente, il vicepresidente, il segretario generale, il cassiere e 3 consiglieri - il direttore delle pubblicazioni e il segretario di redazione impegnavano nove dei diciotto soci effettivi. E se si considera che le modifiche del 1904 e del 1908 allo «Statuto» prevedevano pure le cariche di vicesegreta­ rio generale e di bibliotecario, e stabilivano l'elezione di 2 consi­ glieri nel consiglio di redazione, non si può non constatare che quasi ogni socio effettivo finiva con l'avere una carica. È vero, il numero degli effettivi poteva essere allargato, ma occorreva la maggioranza di 3/4 dei «soci effettivi preesistenti e presenti nell'a­ dunanza» 91. U n impianto, come si vede, di tipo corporativo e oligarchico. Tanto più che i soci onorari non godevano del diritto di voto92 e i soci aderenti, nominati dal Consiglio direttivo, dovevano pagare una quota annua di ~. 2093 , cioè una somma di una certa consi­ stenza e con la quale in quegli anni si comprava un quintale di fru­ mento e si costruiva poco più di un metro cubo di fabbricato per case che si affittavano «per 200 lire annue per ambiente utile con una rendita del 5 o 6%»94. Erano infatti quelli anni difficili, di

90 «Statuto», cit., art.4, p. XlV. 91 «Statuto», cit., art.4, pp. XIII-XIV: «soci effettivi sono i fondatori fir­ matari di questo Statuto e tutte quelle altre persone che siano nominate a maggioranza di 3/4 dei soci effettivi preesistenti e presenti all'adunanza». 92 «Statuto», cit., art.S, p. XIV: «i soci onorari sono nominati dall'as­ semblea dei soci effettivi per speciali benemerenze verso la Società; e sono pareggiati in tutto ai soci effettivi, meno nel diritto del voto e nell'onere della quota». 93 «Statuto», cit., art.6, p. XIV: «i soci aderenti sono nominati dal Con­ siglio direttivo a maggioranza dei voti. Essi debbono pagare la quota annua di lire 20 anche in quattro rate bimestrali [ ... ]». 94 O. CANCILA, Palermo, Rom~Bari 1988, p. 309. 54 Salvatore Tramontana crollo dei prezzi in agricoltura, ma di incentivazione della voca­ zione edilizia95 • Anni di bassi salari e di notevole disoccupazione96• Anni caratterizzati da massicci flussi migratori che coinvolgevano non solo braccianti e contadini, ma pure medici, avvocati, artisti, tecnici, insomma, quell'ampio ceto di professionisti che cercava 97 altrove quel che nei luoghi natii non riusciva a trovare • I soci effettivi della Società Messinese di Storia Patria, che all'atto della fondazione pagavano come quota annua la cospicua somma di L 60, riuscivano ben presto a ottenere una consistente riduzione a f. 30 annue e subito dopo a f. 12 grazie a sapienti

95 Dagli annunci economici della «Gazzetta di Messina e delle Cala­ brie» si ricava infatti che in città «il fitto delle case era molto elevato»: L. PULEJO, Spunti e considerazioni sulla città di Messina attraverso il suo gior­ nale, in «Incontri meridionali», 3a serie, a.VII (1987), pp. 55 e 57. Per «le dif­ ficoltà dell'agricoltura» si veda BARBERA CARDILLO, Messina dall'unità, cit., pp. 132-49. 90 Sempre dagli avvisi economici della «Gazzetta di Messina e delle Calabrie» si ricava un ampio ventaglio di prezzi e salari e una notizia relati­ va alla costituzione «della Società anonima per l'annona, sorta sotto gli auspici della Società operaia» con la speranza «di vedere finito il monopolio di alcuni generi alimentari, e prima di tutti il pane e la pasta»: PULEJo, Spun­ ti e considerazioni, cit., pp. 56 e 57. Da alcune lettere di Salvemini si ricava che lo stipendio del professore universitario straordinario era di tremila lire, quello dell'ordinario di cinquemila lire: D'ANGELO, Salvemini a Messina, cit., p. 285. Nel 1900, per esempio - si ricava dal

98 V. PARETO, Cronache italiane, a cura di C. MONGARDINI, Brescia 1965, Cronaca del 1 o Maggio 1896, p. 405. 99 IOLI GIGANTE, Messina, cit., p. 116. 100 A. PECORA, Il porto di Messina, in «Memorie di geografia economi­ ca», XIX, Napoli 1961, p. 208; R. BATTAGLIA, Porto e commercio a Messina: 1840-1880, Reggio Calabria 1977, pp. 22-27. 101 IOLI GIGANTE, Messina, cit., p. 121. 102 La cultura italiana, Firenze 1906. Si veda pure G. PAPINI e G. PREZ­ ZOLINI, Storia di un 'amicizia, I, 1900-1924, a cura di G. Prezzolini, Firenze 1966. 56 Salvatore Tramontana

La tendenza appunto a istituzionalizzarla e a renderla strumento non di un partito, ma di un ceto, sia pure di uomini colti, o di intellettuali come in quegli anni essi cominciavano a essere chia­ mati. Un ceto «i cui membri, al di là delle polemiche anche aspre intercorse fra loro, erano legati da codici di comportamento affini, da comuni esigenze di partecipazione politica, ma secondo una logica loro propria, di ceto appunto, di corpo separato e, alla sua maniera, autosufficiente. La stessa priorità che la filosofia, e nella fattispecie quella idealistica, ebbe sulla scienza della società, era presupposto del costituirsi del ceto e non del partito degli intellet­ tuali: la soggettività del ceto cui si apparteneva era il tratto carat­ teristico dominante» 103 • Dominante negli organi di potere cittadino, dominante fra i membri della Società Messinese di Storia Patria che avevano fon­ dato quel sodalizio per disporre di uno spazio umano e culturale in cui essere. se stessi. Fare storia, scriveva del resto David Herbert Lawrence, significa registrare l'impossibilità di ripetere il passato, ma non certo la volontà di cancellarlo.

103 L. MANGaNI, Lo Stato unitario liberale, in A. ASOR ROSA (a cura di), Letteratura italiana, I, Illetterato e le istituzioni, Torino 1982, p. 500. Capitolo secondo Valori, stimoli, tendenze

Proprio per non cancellare il passato si sono voluti pubblica­ re i verbali dell' assemblea e del direttivo della Società Messinese di Storia Patria. Verbali che, si è già precisato, sono stati scrupolosa­ mente trascritti e raccolti da Luciano Melardi, e ora offerti, con questo volume, a quanti hanno interesse e curiosità per le vicende di una associazione culturale che, da un secolo, opera a Messina. Chi però nel volume cercasse risposte certe per dedurre, dallo svolgersi delle vicende della Storia Patria e del loro intreccio col ritmo degli avvenimenti cittadini, norme di comportamento e quindi di istanze ideologiche e di programmazioni generali sui problemi culturali connessi da una parte alla ricerca storica, dal­ l'altra ai fatti socio-economici e politico-amministrativi di Messi­ na in alcuni momenti particolari del secolo XX, si troverebbe deluso. L'unica certezza che questo volume può offrire è il dubbio. Il dubbio che nasce dalle riflessioni approfondite e rigorose sulle fonti che tramandano gli eventi, il fluire delle circostanze, il muta­ re delle condizioni, le scelte di carattere occasionaI e, i comporta­ menti degli uomini, il coagularsi dei gruppi e degli interessi. La storia del resto nòn ricostruisce, né potrebbe farlo, i fatti accadu­ ti, che come tali sono passati, morti, irripetibili, ma solo le testi­ monianze sui fatti. E in questo senso si è voluto impostare il volu­ me, secondo criteri che privilegiassero le fonti e non l'interpreta­ zione, e che servissero più a suscitare domande che a dare risposte. E prima di tutto sullo stile, sul linguaggio, appunto sulla più o 58 Salvatore Tramontana meno puntuale padronanza formale dell' esposizione presente nei singoli verbali.

1. Disinvolto il lessico assembleare.

Dalla lettura dei verbali emerge subito uno stile dimesso, in lotta continua con espressioni locali, e dal tono che sembrerebbe il risultato di uno strano intreccio fra naturalezza del parlare quoti­ diano, continuo richiamo a forme dialettali, artificiosità di chi aveva l'abitudine di accostarsi con una certa frequenza a testi sto­ rici e letterari, oltre che a quelli specifici della professione. Di accostarsi o piuttosto di esercitarsi su quei volumetti allo­ ra abbastanza diffusi e nei quali erano raccolti «ottimi esempi d'o­ gni genere di prosa italiana», e che in tante regioni venivano pre­ sto dati in mano ai giovani per avviarli al «bello scrivere». Come appunto quegli Esempi di bello scrivere in prosa scelti e illustrati dall'a'uvocato Luigi Fornaciari, pubblicati per la prima volta a Lucca e poi ristampati più volte a Lugano e da «molti maestri d'I­ talia adottati»l. Proprio in questo volume di Fornaciari -noto let­ terato lucchese dal gusto neoclassico, convinto che la «regola più sicura per non errar nella scelta» stava nel familiarizzarsi con gli «scrittori che hanno a favor loro il giudizio di più secoli»2 - fra gli «illustri esempi di prosa» erano inclusi brani di stile didascalico, cioè spiegava l'autore, utili a «chiunque voglia dar pareri nella sua professione o fare relazioni di un impegno»3, con stile che, a secondo dei casi, doveva essere «umile, mezzano, grave»4.

l L. FORNACIARI, Esempi di bello scrivere in prosa. Edizione fatta sulla scelta lucchese con qualche nuova cura del compilatore, Lugano 1852, p. 4. 2 Ibid., p.S. 3 Ibid., p. 255 e nota 766. 4 Ibid., pp. 270-75. Diverse, ovviamente, le Lezioni di scrittura nelle quali sono state recentemente raccolte le lettere di Francesco De Sanctis a Valori, stimoli, tendenze 59

Dall'intreccio dunque fra i suggerimenti di questi manuali da retroguardia e le abitudini della lingua generalmente parlata si coa­ gulava il lessico che si riscontra nei verbali delle sedute assembleari e delle riunioni del direttivo della Società Messinese di Storia Patria. Un linguaggio che segna un confine semantico e che obbliga a riscoprire un lessico scomparso anche negli stessi articoli e saggi dei vari soci del sodalizio. E infatti, se si pone a confronto la stesura dei verbali col testo delle singole ricerche di ciascun segretario dell'as­ semblea, si coglie subito non tanto l'ovvia diversificazione fra livel­ lo alto e livello semplice della parola, ma un patrimonio lessicale le cui espressioni e i cui costrutti ricalcano, per consuetudine, il parla­ re quotidiano. E per giunta con superficialità diffusa forse per trop­ pa fretta, o piuttosto per eccesso di disinvoltura nei riguardi di modelli e comportamenti burocratici. Del linguaggio appunto delle pubbliche amministrazioni, di quel linguaggio paludato inventato, diceva Vincenzo Monti, da «penne sciaguratissime». Lo stile dei verbali del sodalizio messinese appare infatti tra­ sandato e, più che aderire al ritmo dei singoli interventi e al senso dei vari argomenti, finisce con l'offrire la struttura di un perioda­ re assai prolisso, ricco di anacoluti e di spezzature, inframmezza­ to da estemporanee mescolanze di parole improprie e spesso ina­ deguate, di formule curialesche e capziose, di espressioni dialetta­ li. Tanto da far pensare che non si tratti di un problema di capacità espressiva, ma di scarso coinvolgimento, appunto del fastidio per le situazioni comuni, per i moduli di solida e compatta struttura burocratica il cui rispetto era ed è al vertice del buon funziona­ mento amministrativo di qualsiasi sodalizio. Tanto più che nelle coeve stesure di verbali di altre Società di Storia Patria o negli atti di vari Consigli comunali in Sicilia e altrove si coglie, sia pure

Virginia Basso. Lettere scritte nel 1856 a Zurigo e con le quali il grande sto­ rico elargiva all'allieva consigli letterari e ne correggeva i lavori: F. DE SANC­ TIS, Lezioni di scrittura, Roma 2002. 60 Salvatore Tramontana accanto a una retorica che guardava al passato, un elegante uso della lingua, una fluidità di esposizione, una misurata dimensione formale degli argomenti destinati a testimoniare le discussioni affrontate e gli impegni presi. Si ha impressione che a determinare durezze, omissioni negli elementi sin tattici di tal uni periodi, anacoluti, impiego impreciso del lessico, non fosse, nei verbali della Società Messinese di Storia Patria, la necessità di adottare un linguaggio adatto alle contigenti occasioni delle diverse sedute e dei peculiari «ordini del giorno», di elaborare cioè una corrispondenza fra argomento e ritmo espressivo, ma fosse invece la reazione di temperamenti che si ada­ giavano su immediate e diffuse forme di sciatteria. E che annega­ vano appunto in un atteggiamento di distacco e di indifferenza per il rigore costruttivo del linguaggio burocratico dalla cui inosser­ vanza aveva origine, nei verbali, una prosa a dir poco impervia e priva di una impostazione chiara, concisa, sistematica. Si leggano le espressioni rozzamente oscure come «desidera che alle stesse condizioni D'Amico, dovendosi cambiare, che si bandisca un concorso»5, o le frasi maldestre e inaccessibili nel loro significato come «propone che il volume si dia relativamente pre­ sto. Se non si vuole dedicare tutto l'Archivio ed allora siano due fogli, ed altri due si aggiungano straordinariamente. Così si avreb­ bero in un anno otto fogli, ed il quarto volume non potrà occupa­ re spazio maggiore»6. Si rimane a dir poco disorientati per l'ab­ bandono degli elementi qualificativi del discorso, per il rifiuto degli strumenti specifici dell' esposizione burocratica sostanziata di tecnica e normativa, per l'abolizione delle concatenazioni stili­ stiche, per l'uso di parole in libertà. Cosa significa, per esempio, la frase «l'anno scorso si è fatta istanza tanto al Banco di Sicilia che alla Cassa di risparmio. Quest'anno si è pensato a termine ed il

5 Seduta del 21 gennaio 1904, infra, doc. II/l, p. 281. 6 Seduta del 2 giugno 1907, infra, doc. V /6, p. 311. Valori, stimoli, tendenze 61

Banco ha risposto finalmente»7? E l'espressione «ho distribuito un libro in doppio per scriversi lei richiesta, e poi lo lascio la sera»8? E che senso dare alla frase «si ritiene che debbano essere fatte cose diverse per intendimenti, ma che non si facciano fuori della Società»9? Si tratta di sequenze poco chiare, non facilmente comprensi­ bili. La lingua scritta ha infatti sempre bisogno di precisione e completezza, e nelle frasi or ora trascritte né le parole usate né il costrutto sembrano offrire strumenti adatti a far cogliere com­ piutamente il pensiero di chi parlava. La stesura del verbale serve anche a trasmettere messaggi a distanza, a conservarli nel tempo, a dare a chi legge l'opportunità di capire, pure dopo moltissimi anni, la dinamica di un dibattito, il tono di un' assemblea, i ter­ mini di una discussione, la misura di una polemica. Ma le frasi riportate sono ben lontane dal ricostruire un contesto· affidato alla sola trasmissione scritta dalla quale, è ovvio, rimangono assenti le sfumature dei toni, i timbri delle voci, i gesti, gli atteg­ giamenti. Si legga comunque il seguente brano e ci si accorgerà subito che in esso rimane in ombra non solo il tono della polemica, ma il suo specifico, la sua comprensibilità: «tutto questo noi faccia­ mo per l'Archivio Storico. Poi sono nate delle lagnanze che io non ho potuto amalgamare. La Società occorre che sia osse­ quiente ai suoi deliberati» 10. Ma non è il solo brano del genere: nei verbali sono molti i passi nei quali è difficile cogliere i toni e i sentimenti sia di chi pronunciava la frase che dell'intera assem­ blea. E valga, per esempio, il seguente periodo: «ed ho fatto osser­ vare che nell'articolo non c'era da dolersi, il quale dovette conve-

7 Seduta del 12 gennaio 1915, infra, doc. XI/l, p. 407. 8 Seduta dello febbraio 1904, infra, doc. III2, p. 284. 9 Seduta del 30 agosto 1907, infra, doc. V/9, p. 316. lO Seduta del 17 giugno 1904, infra, doc. II/S, p. 287. 62 Salvatore Tramontana nire con me e che la polemica era in forma garbata e non c'era da dolersi» 11. Si tratta di un intervento del presidente per smussare, durante la seduta del 17 giugno 1904, i toni polemici fra due soci a propo­ sito di una qualche forma di censura su un articolo da pubblicare nella rivista del sodalizio. Attraverso l'infelice espressione «nel­ l'articolo non c'era da dolersi» il lettore potrebbe forse pensare che la censura era stata inopportuna e, quel che segue, nel fare rife­ rimento a una «polemica» sia pure «in forma garbata» potrebbe confermarlo. Ma a chi è diretto il pronome relativo «il quale»? E che significa quel «non c'era da dolersi» ripetuto due volte e che sembrerebbe riguardare sia il contenuto dell'articolo che il tono della polemica? Qui la mancanza di rispetto del costrutto sintattico, l'impro­ prietà dei vocaboli, 1'assenza di legame logico e grammaticale fra le singole parti del discorso impediscono alla frase di diventare un fatto e al lettore di ricavarne una inequivocabile comprensione. Tanto più che quando l'estensore del verbale vuole mettere in risalto sia lo sforzo di smorzare la polemica sia il fallimento del tentato accordo, usa una varietà di espressioni e, da un rigo all'al­ tro, frasi incapaci di dare alla stesura del discorso una ben deter­ minata funzione e un significato abbastanza chiaro. Come è docu­ mentato dal brano che segue: «ed io consentivo che si togliesse quella frase, ma questi si oppose, però finalmente si vada d'accor­ do, ma poi vado alla stamperia e vedo delle novità, ed io non ho più potuto consentire che si pubblicasse»12. Brano nel quale, man­ cando appunto un rigoroso ordine di costruzione, il senso genera­ le può magari cogliersi, ma i termini della polemica rimangono oscuri, non aiutano a capire i singoli fatti, a valutare compiuta-

11 Seduta del 17 giugno 1904, infra, doc. II/S, p. 287. 12 Seduta del 17 giugno 1904, infra, doc. II/S, p. 288. Valori, stimoli, tendenze 63 mente le tensioni e gli stati d'animo, a collegare i particolari al tema di fondo. Gli esempi potrebbero ancora essere molti sia per quel che si riferisce alle espressioni linguistiche che si trovano nei fatti descritti dagli interventi dei singoli soci, sia per quanto attiene all'intreccio dell'esposizione, al costrutto sintattico, alla scorrevo­ lezza del periodo, all'uso della punteggiatura e alla scansione com­ plessiva delle singole frasi data dall' alternarsi di pause e dalle sequenze di parole che, nel dibattito assembleare, caratterizzavano il ritmo del parlare. E in tal senso sono esemplari i due seguenti modi di esprimersi usati rispettivamente nella seduta dell'll marzo 1914 e in quella del 12 gennaio 1915: a) «dei quali si è occu­ pata la stampa cittadina, trattandosi di una vera e propria necro­ poli»13; b) «per mantenersi occasione saldi. Gli enti locali hanno votato delle somme. La commissione reale però falcerà»14. Metodo efficace, per leggere e comprendere la stesura dei ver­ bali delle assemblee e dei Consigli direttivi della «Società Messi­ nese di Storia Patria», rimane comunque quello di inserire l'uso delle parole e le forme espressive delle frasi registrate non solo nella cultura di chi le adoperava, ma anche nella sua morale e nella sua maniera di guardarsi attorno. E in tal senso le forme linguisti­ che coi loro anacoluti, con le loro anomalie sintattiche, coi loro arcaismi, coi loro frequenti riferimenti al patrimonio lessicale lati­ no, con le loro «libertà» sganciate da ogni regola e misura presta­ bilita, aiutano a capire non solo le suggestioni e gli scenari dei dibatti assembleari durante le periodiche sedute convocate dalla Storia Patria, ma la qualità e i ritmi cittadini nel cui contesto i vari SOCI VIvevano e operavano. E allora parole come «ossequiente»15, verbi come «amalgama-

13 Seduta dell'l1 marzo 1914, infra, doc. X/l, p. 392. 14 Seduta del 12 gennaio 1915, infra, doc. XI/l, p. 407. 15 Seduta del1l giugno 1904, infra, doc. II/S, p. 287. 64 Salvatore Tramontana re»16, espressioni come «non mi impaccio della pubblicazione»17, «si doleva di soppressione di materia già stampata»18, «tal ~ussidio, prima del disastro, era unito ai locali, all'illuminazione e al consu­ mo di acqua gratuiti»19, che vogliono avere funzione informativa e soprattutto persuasiva, più che descrizioni e qualificazioni di vicende tutte chiuse nel ristretto mondo della Storia Patria, espri­ mono assonanze con il linguaggio, con la mentalità, coi compor­ tamenti della città e dei cittadini. E se gli strumenti espressivi usati dai soci nei dibattiti assembleari non erano quelli di un gruppo chiuso di dotti ma riecheggiavano nei toni, nelle parole, nella struttura interna del discorso, nei legamenti sintattici e nelle fre­ quenti ripetizioni, le parlate di vari ambienti cittadini, è forse opportuno concludere che si trattava di un fenomeno linguistico comune. Di un linguaggio appunto la cui struttura compositiva esercitava influenza immediata su quanti a Messina, in pubblico e in privato, vi facevano ricorso. Al di là comunque di uno spaccato sul linguaggio -nel cui uso si riflettono del resto, come in uno specchio, canoni di immobi­ lità temporale e categorie concettuali di comportamenti che il quotidiano portava con sé - i verbali delle adunanze offrono, sia pure con varie sfumature, un ampio ventaglio di fatti e persone. Fatti e persone intrecciati, in modo più o meno organico, coi meccanismi di raccordo della vita cittadina. E basti pensare al complesso e non ancora risolto problema di una sede dignitosa per il sodalizio.

16 Seduta del 17 giugno 1904, infra, doc. II/5, p. 287. 17 Ibid., p. 287. 18 Ibid., p. 287. 19 Seduta dello dicembre 1913, infra, doc. IX/6, p. 390. Valori, stimoli, tendenze 65

2. Continua ricerca di una sede.

Oltre che col linguaggio -utilizzato, e lo si è visto, per la ste­ sura dei verbali nei quali sono registrati i dibattiti assembleari e le scelte operative- un' associazione costruisce la sua identità, la sua reputazione, il suo prestigio, con la disponibilità di una sede20• Di una sede adeguata, se trattasi di associazione culturale come la Sto­ ria Patria, alla sua funzione intellettuale e quindi alla disponibilità di arredi, di strumenti didattici e informativi, di patrimoni librari e fondi manoscritti. Costruirsi l'identità per un'associazione non è certo facile: è un processo lungo, di lenta sedimentazione, di con­ vinzioni che si coagulano nel tempo sulla base di molteplici occa­ sioni e di continue frequenze con i soci e con la sede nei cui loca­ li i soci si incontrano, conversano, studiano. La sede, come punto di incontro e di raccordo, esercita infat­ ti un importante ruolo di mediazione fra i singoli soci e fra i soci e l'esterno. La mancanza di una struttura adeguata contribuisce da una parte alla fragilità dell'associazione stessa, dall'altra al coagu­ larsi e approfondirsi di uno stacco operativo con la città, e quindi al venir meno della possibilità di definire, in ambito urbano, un linguaggio comune di comportamento fra Storia Patria e quanti, in

20 Così era stato per la Società Siciliana per la Storia Patria che il 22 set­ tembre 1886 otteneva direttamente dallo Stato «la cessione di alcuni locali dell'ex convento San Domenico», e quindi un pubblico e ufficiale riconosci­ mento della sua «importanza culturale, sociale e politica» in città e nel paese tutto. Con la disponibilità dei locali - ottenuti con atto sottoscritto dal sena­ tore Vincenzo Fardella di Torrearsa, in rappresentanza del ministro della Pubblica Istruzione, e dal senatore Andrea Guarneri, vicepresidente della Storia Patria - il sodalizio palermitano «era cresciuto di prestigio nella con­ siderazione dell'opinione pubblica che a essa ora guardava come allà istitu­ zione più significativa, sul piano culturale e patriottico, sorta dopo l'Unità nel capoluogo dell'isola»; BRANCATO-SCAGLIONE GUCCIONE, La Società sicilia­ na, cit., pp. 16-17. 66 Salvatore Tramontana città, si mostravano aperti agli stimoli, ai temi, alle esigenze di una convivenza moderna e aperta al futuro. Ancora oggi, purtroppo, la Società Messinese di Storia Patria continua a essere «provvisoriamente» ospitata nei locali dell' Acca­ demia Peloritana dei Pericolanti collocata nel palazzo dell' Ateneo, in piazza Pugliatti. Continua cioè a vivere un' esistenza precaria che, ridimensionandola sul piano organizzativo, contribuisce a collocarla in posizione marginale. Contribuisce cioè, malgrado la continuità operativa di un secolo di impegni, a fornirle un'imma­ gine di scarso rilievo, un'immagine che a tratti sbiadisce nel pano­ rama culturale cittadino e talvolta sembra persino frantumarsi e dissolversi. Anche per il grave danno al patrimonio librario ricco fra l'altro delle numerose riviste ricevute in cambio da enti cultu­ rali e, ovviamente, da tutte le altri sedi di Storia Patria presenti nel paese. Un patrimonio librario di notevole valore accatastato alla meno peggio, racchiuso senza ordine alcuno in pacchi di cartone e privo di quella razionale collocazione e sistematicità che trasforma una raccolta di libri, di riviste, di carte varie, di stampe in bibliote­ ca. Cioè in strumenti di lavoro e di ricerca21 • Il problema dei locali della Storia Patria non è però nuovo. Già in una delle prime assemblee - 12 aprile 1902 - veniva affron­ tata la spinosa questione di trovare una sede adeguata e si conve­ niva sulla necessità di coinvolgere, per una soddisfacente soluzio-

21 Il termine «biblioteca», oltre a indicare l'insieme ben ordinato di libri, riviste, stampe ecc. per la lettura, si riferisce pure a testi particolari in cui venivano raccolte e pubblicate le fonti - per esempio: R. GREGORIO (a CUra di), Bibliotheca scriptorum qui res in Sicilia gestas sub Aragonum imperio retulere, Palermo 1791-92 - a strumenti di lavoro che contengono preziosi elenchi di fonti come la Biblioteca historica M edii Aevi del Potthast, o a col­ lane di opere che trattano una o più materie affini. Il sodalizio messinese, a parte la vecchia «Biblioteca storica», dispone oggi di una recente collana inti­ tolata appunto «Biblioteca dell' Archivio Storico Messinese», il cui primo volume è stato pubblicato nel 1983. Valori, stimoli, tendenze 67

22 ne, gli organi comunali • Si nominava una commissione costituita dal barone Giuseppe Arenaprimo e dai professori Agostino D'A­ mico e Gaetano Oliva e si avviavano incontri con vari rappresen­ tati del Comune. Durante la seduta dell'l1 giugno l'assemblea era in grado di esaminare talune proposte concrete23 e, durante i lavo­ ri dell' assemblea del 19 novembre, il presidente comunicava ai soci che finalmente il Comune aveva concesso i locali di San Gioacchi­ no in via del Monte di Pietà al numero 724. Locali che facevano probabilmente parte della collegiata della chiesa di San Gioacchi­ no eretta nel 1645 e trasferita, con le opere d'arte, i manoscritti e la ricca biblioteca, al demanio in base alla legge del 1867 sulla sop­ pressione degli enti religiosi. Nei verbali non vengono precisati i termini della concessione - donazione, affitto, uso gratuito? - ma si dice che l'assemblea approvava il preventivo per i lavori di ristrutturazione presentato dal socio ingegnere Antonio Santacat­ tenna. Nell'assemblea del 2 giugno 1910 - la prima dopo il disastro del 1908 - si era daccapo «alla ricerca di un locale». I soci supersti­ ti si riunivano in assemblea nei locali baraccati di contrada Mosella gentilmente concessi dal Consiglio notarile. E in quella seduta il socio prof. Agostino D'Amico proponeva di «fare istanza al Comi­ tato lombardo per [ottenere] un padiglione ad uso della Società di Storia Patria che aveva perduto il locale di San Gioacchino»25. Si aveva infatti necessità di una sede anche per poter fare funzionare

22 Atti della Società, in «A.S.M.», III (1903), p. V. 23 Atti della Società, in «A.s.M.», III (1903), p. VI. 24 Atti della Società, in «A.s.M.», III (1903), pp. X-XI. 25 Seduta del 2 giugno 1910, infra, doc. VII/l, p. 336. Anche i soci del­ l'Accademia Peloritana dei Pericolanti si riunivano per la prima volta, dopo il terremoto, nel mese di giugno 1910. I lavori venivano avviati da un «discorso di ripresa» del presidente Giuseppe Oliva: V. PANUCCIO, Gli studi giuridico­ sociali nell'Accademia, in 250 0 Anniversario della fondazione dell'Accademia, cit., p. 60. 68 Salvatore Tramontana la biblioteca in seguito al recupero dei libri e dei mobili sommersi dàlle macerie. Nella seduta del 15 giugno il presidente notar Luigi Martino comunicava infatti che «con l'aiuto del cavaliere La Corte Cailler» aveva «curato lo scavo e il recupero» del materiale fatto «trasportare nei locali dell' Archivio di Stato in via San Giacomo»26. N on è chiara la risposta del Comitato lombardo che pure tanto aveva fatto e continuava a fare per la ricostruzione di Messi­ na. Aveva fra l'altro notevolmente contribuito alla costruzione di «vasti padiglioni» per la Scuola normale femminile27 . Durante i lavori dell'assemblea del 15 giugno il presidente infatti, nel con­ fermare che il Consiglio notarile «era sempre lieto di accogliere provvisoriamente la Società», non «nascondeva le difficoltà» per una rapida e adeguata soluzione28 . Per le periodiche convocazioni dell'assemblea dei soci prospettava anche la possibilità di essere ospitati in un'aula della Regia Scuola industriale. Problema inelu-

26 Seduta del 15 giugno 1910, infra, doc. VII/3, p. 340. L'indicazione «in via San Giacomo» farebbe pensare a una sezione dell' Archivio di Stato che doveva trovarsi in quella via. Sia Messina com'era. Guida storico-artistica del 1902, Messina 1973, pp. 289-90, [La prima edizione, stampata nel 1902 pres­ so gli stabilimenti tipografici di Giuseppe Crupi, aveva per titolo Messina e dintorni. Guida a cura del Municipio] sia Messina prima e dopo il disastro, Messina 1914, [ma che si cita nella ristampa anastatica del 1987 curata da C. Trasselli per l'editore Intilla], p. 279, indicano come sede dell' Archivio pro­ vinciale di Stato il palazzo della prefettura «che era stato elevato sugli avan­ zi dell'antica Casa professa dei gesuiti». Palazzo che, è scritto appunto in Messina prima e dopo, cit., p. 279, «trovasi interamente raso al suolo nono­ stante i recenti restauri costruiti in cemento armato, sistema Hennebique». 27 La Scuola normale femminile «con annesso convitto e giardino d'in­ fanzia» era collocata nell'ex convento San Domenico: Messina com'era, cit., p. 287; Messina prima e dopo, cit., pp. 275-76. Dalla Seduta dellO dicembre 1913, infra, doc. IX/6, p. 390, si apprende che all'ingegnere Alessandro Giunta, socio della Storia Patria, era stato affidato anche l'incarico di pro­ gettare la ricostruzione della Scuola normale femminile. ' 28 Seduta del 15 giugno 1910, infra, doc. VII/3, p. 343. Valori, stimoli, tendenze 69 dibile rimaneva però la sistemazione del patrimonio librario e di tutto il materiale recuperato. Certo, si sarebbero potuti vendere i padiglioni ottenuti in dono dal Comitato lombardo siti in Catania, e «col ricavato -pro­ poneva il socio ingegner Alessandro Giunta- costruire una barac­ ca a Messina». Ma dove? Sull'area della sede crollata? E allora bisognava attendere «le modifiche del vecchio locale sociale in via Monte di Pietà», sollecitare «per lo sgombero delle macerie», chie­ dere «un'area nei quartieri nuovi in sostituzione di quella che veniva a mancare nella vecchia città» 29. Troppe complicazioni, di fronte alle quali taluni si scandalizzavano per la scarsa sensibilità del Comune, altri deploravano, molti minimizzavano e si prova­ vano a suggerire soluzioni, tutti erano disposti più a indignarsi e a condannare che a comprendere la drammaticità della situazione e la grande carenza di alloggi. L'assemblea, perplessa, accettava comunque l'uso di un'aula nella Regia Scuola industriale e decide­ va di interpellare il commissario del Comune «sulla sorte che sarebbe toccata al vecchio locale sito in via Monte di Pietà» per poter «poi provvedere in seguito e come del caso»30. I soci continuavano comunque a essere convocati nei locali baraccati del Consiglio notarile e, durante l'assemblea del 24 feb­ braio 1911, l'ingegnere Giunta invitava alla pazienza perché, preci­ sava, «era lieto di annunziare che nel progetto per il nuovo palazzo della Provincia da lui compilato c'era compresa, per la Società Mes­ sinese di Storia Patria, una grande aula e altri ambienti»31. Al di là

29 Seduta del 13 dicembre 1910, infra, doc. VII/6, p. 354. 30 Ibid., doc. VII/6, p. 354. 31 Seduta del 24 febbraio 1911, infra, doc. VIIII2, p. 359. Il palazzo della Provincia veniva ricostruito sull'area in cui era collocato prima del terremo­ to - che era l'area del palazzo delle prefettura fabbricato nel sito già occupa­ to dalla Casa professa dei gesuiti - su un'area di 3500 mq, affidato alla ditta Setti e Basile e aveva cancelli in ferro battuto lavorati dall'artigiano La Spada. 70 Salvatore Tramontana dei dubbi che si potevano avere su simili promesse, si trattava comunque di prospettive di lunga scadenza. Era quindi necessario, almeno per l'immediato, trovare altre soluzioni, e nell'assemblea del 31 gennaio 1913, convocata - dopo l'intervallo di oltre un anno - in un locale provvisorio sito al numero 161 di via dei Mille, il presi­ dente comunicava che, grazie all'impegno fattivo di La Corte Cailler, si poteva finalmente disporre, in una città in cui era anco­ ra notevole «la deficienza di abitazioni», di «una sede decente e propria, dove la Società stessa [ ... ] può custodire e studiare gli archivi, i ritratti e le antiche pitture delle nobili confraternite dei Verdi, della Pace e della Trinità»32. La nuova sede, in via Risorgimento (nelle case Panarello), era in verità «più ampia di quella in via dei Mille», ma ancora insuffi­ ciente per una adeguata sistemazione del materiale recuperato. Si doveva quindi non solo cercare «locali più grandi», ma risolvere il gravoso problema dell'affitto il cui peso di x. 600 annue riduceva notevolmente le già modeste disponibilità finanziarie e, precisava il presidente, «giocava a scapito delle pubblicazioni». L'assemblea unanime, nella seduta dellO settembre 1914, invitava il sindaco «a volere, come prima del disastro, tornare a concedere un locale municipale per sede sociale»33. Si riproponeva cioè il problema del rapporto col Comune, non avvertito, almeno da parecchi soci, come un nemico contro cui lottare, ma come interlocutore dal quale ottenere sostegno e soli­ darietà in nome del generale interesse di ricostruzione cittadina. Anche se gli atteggiamenti degli organi municipali erano di solito sfuggenti e talmente generici da non potersi concretizzare in veri e propri impegni. Gli effetti più appariscenti di questi tentativi di dialogo non consistevano in chiarimenti e progetti tesi a risolvere

32 Seduta del 31 gennaio 1913, infra, doc. IX/l, p. 368. 33 Seduta dellO settembre 1914, infra, doc. X/8, p. 404. Valori, stimoli, tendenze 71 gli irrinunciabili e urgenti bisogni della Storia Patria, ma nel con­ tribuire a ridimensionare, a placare soprattutto, il motivo dei con­ trasti. E dalla lettura in controluce dei verbali delle assemblee emer­ ge una tendenza, sia pure vaga, sia pure confusa, a interpretare gli atteggiamenti del Comune e le sue promesse in chiave sostanzial­ mente opportunistica, come fondamento appunto di una politica spregiudicatamente disponibile a strumentalizzare ogni bisogno. Purtroppo non si conosce la risposta del sindaco perché della successiva seduta del 2 novembre 1914, nel cui ordine del giorno al terzo punto era inserito l'argomento che riguardava i locali, mancano i relativi verbali34 . Si ricava però, dal verbale della sedu­ ta del 12 gennaio 1915, che il Comune deliberava di concedere, oltre alle solite 300 lire, «un sussidio di f. 500»35. A chiarire comunque i termini di questi tentativi di piccolo cabotaggio con gli organi municipali contribuisce il verbale della seduta del 20 dicembre 1915, nella cui stesura si legge che il presidente della Sto­ ria Patria riferiva che «le pratiche presentate al Comune» non ave­ vano ancora conseguito concreti risultati ma, aggiungeva senza eccessiva convinzione, qualcuno ci ha fatto ufficiosamente sapere di sperare «in un paio di stanze» di una casa di proprietà del muni­ cipio, attualmente occupata «dall' avvocato Ciraolo, che è stato diffidato a lasciarla»36. I verbali non permettono di essere più precisi, anche perché dell'assemblea del 27 gennaio 1916 veniva registrato il solo «ordi­ ne del giorno»37. L'assemblea del 31 luglio successivo veniva con­ vocata «nei locali dei Magazzini generali»38, come quella del 3 gen­ naio 1917 durante i cui lavori il presidente comunicava che il sin-

34 Seduta del 2 novembre 1914, infra, doc. X/ll, p. 406. 35 Seduta del 12 gennaio 1915, infra, doc. XI/l, p. 407. 36 Seduta del 20 dicembre 1915, infra, doc. XI/4, p. 411-12. 37 Seduta del 27 gennaio 1916, infra, doc. XII/l, p. 413. 38 Seduta del 31 luglio 1916, infra, doc. XII/S, p. 41S. 72 Salvatore Tramontana daco sembrava disponibile a concedere «gratuitamente come sede del sodalizio la palazzina dei Magazzini generali sgravando la Società di un'ingente spesa per affitto locali». E la Società Messi­ nese di Storia Patria, è detto esplicitamente nel verbale, poteva finalmente «riprendere regolarmente il suo funzionamento», rico­ minciare a pubblicare l' «Archivio Storico», riaprire la sede ai soci, programmare il «riordinamento della vasta biblioteca tanto utile agli studiosi delle memorie patrie»39. Si trattava' però di un grande abbaglio dissolto subito dagli intoppi burocratici del municipio. Un abbaglio che spinge a riflet­ tere sulla fragilità di radicamento della Storia Patria nel tessuto amministrativo cittadino, perché il continuo venir meno, da parte del municipio, di impegni e promesse40, evidenzia come, per

39 Seduta del 3 gennaio 1917, infra, doc. XIII/l, pp. 417-18. 40 Per esempio, durante i lavori della Seduta del 17 giugno 1904, infra, doc. II/S, p. 286, il presidente riferiva che, «s.econdo il mandato affidatogli dall'assemblea, aveva picchiato a tutte le porte, aveva parlato a tutte le auto­ rità», dalle quali riusciva a ottenere solo promesse. Durante la Seduta del 31 agosto 1905, infra, doc. III/8, p. 297, alcuni soci chiedevano notizie al presi­ dente sul ritardo dei sussidi promessi dal Comune e dalla Provincia; nella Seduta del 12 giugno 1908,infra, doc. VI/S, p. 327, si riferisce «che il mini­ stro della Pubblica Istruzione comunicava di essere dolente di non poter concedere il sussidio promesso»; dalla Seduta del 12 settembre 1913, infra, doc. IX/4, p. 382 si apprende che «un sussidio straordinario di 5::.300», stan­ ziato dal Comune a favore della Storia Patria, veniva bloccato dalla prefettu­ ra perché la «delibera doveva essere approvata dal Consiglio comunale e non dalla Giunta»; nella Seduta del l° dicembre 1913, infra, doc. IX/6, p. 390, alcuni soci si lamentavano perché il municipio «dovrebbe stanziare una somma» che non si decideva a inserire in bilancio; nella Seduta dell'Il marzo 1914, infra, doc. X/l, pp. 392-93, il presidente riferiva che «il Consiglio pro­ vinciale, in sede di bilancio, non ha creduto bene di concedere un sussidio straordinario alla nostra Società» ma, aggiungeva, «l'opera nostra, serena­ mente patriottica e scevra da ire partigiane, continua sempre a operare sere­ namente». Antica era comunque l'insofferenza e talvolta l'indignazione degli Valori, stimoli, tendenze 73 un' associazione culturale, fosse assai difficile penetrare nella roc­ caforte comunale. Per la quale la Storia Patria e gli altri centri di cultura finivano con l'essere una semplice vetrina delle proprie ambizioni, non delle proprie azioni. N ella storia dell' organizzazione politica e amministrativa del Comune sembra esserci dunque un comportamento che si spiega rifacendosi alla dimensione strutturale della classe dirigente mes­ sinese. Sulla cui formazione, dopo il terremoto, andava via via pre­ valendo un modo di pensare sempre più legato a modelli «distrut­ tivi della società civile»41. Cioè a Messina, nelle forme del potere e nelle classi e gerarchie sociali, si andava coagulando una progres­ siva indifferenza ed estraneità dai parametri di riferimento cultu­ rali e scientifici - e quindi di dinamica produttiva - portati avanti da un' associazione sostanzialmente borghese come la Storia Patria formatasi in città anche attraverso canali di comunicazione con l'e­ sterno, e decisa ad attirare 1'attenzione sui problemi e sulle realtà cittadine. E ciò, nel testimoniare la presenza, nel territorio, di un' attiva componente culturale, comportava, a parte le inevitabili sfasature e gli immancabili sospetti sul processo di ricostruzione urbana, un rapporto estremamente difficoltoso fra sistemi di valo-

uomini di cultura messinesi per un' amministrazione comunale «che trovava i mezzi per pubblicazioni» di effimero «interesse politico mentre non riu­ sciva o rinunciava a dare alle stampe» opere di notevole pregio come, per esempio, Le vite de' pittori messinesi di Francesco Susinno che, scritta nel 1724, poteva essere stampata - si legge a p. XLV, nota 37 - solo nel 1960, a Firenze, presso l'editore Felice Le Monnier e a cura di V. Martinelli. 41 E ciò probabilmente anche per le modifiche comportamentali alle quali fanno capo talune teorie sulle catastrofi: P. SERENO, La geografia stori­ ca in Italia, in A.R.H. BAKER (a cura di), Geografia storica, tendenze e pro­ spettive, Milano 1981, pp. 25-26 e P. BEVILACQUA, Catastrofi, continuità, rot­ ture nella storia del Mezzogiorno, in «Laboratorio politico», nn. 5-6 (1981), pp. 85-86. Ma soprattutto per i profondi mutamenti nella composizione sociale di cui parla G. BARONE, Egemonie urbane e potere locale: 1882-1913, 74 Salvatore Tramontana ri della Storia Patria e prospettive di egemonia sostenute dagli organi municipali42. I rapporti fra Società di Storia Patria e Comune erano stati sempre, a Messina, carichi di riserve, di sotterfugi, di diffidenze. Ricchi soprattutto di promesse non mantenute. Il dialogo era stato sempre aperto, formalmente corretto, ma i verbali non sembra registrino una produttiva collaborazione. Anzi, in una relazione del socio Giuseppe Jannelli Miceli è detto esplicitamente, e senza possibilità di equivoci, che il Comune non appariva sensibile «a ciò che aveva attinenza con l'arte e la storia cittadina»43. Fra i com­ ponenti dell'amministrazione municipale non mancavano certo uomini di spiccata personalità e di cultura, ma la situazione gene­ rale, sulla quale per giunta pesavano le drammatiche conseguenze del recente terremoto e l'assillo quotidiano della sopravvivenza, favoriva un'atmosfera di riserbo e di diffidenza. È difficile misura­ re la portata culturale e politica di tale sistema di convivenza nella stratigrafia sociale della città, ma non si può non sottolineare che in quegli anni, a Messina, ogni ceto sembrava isolato nel suo orgo­ glio e - se subalterno - nella sua umiltà e ogni cerchia culturale e aggregazione politica, più che contribuire a convergenze e colla­ bot'azioni, dava spesso l'impressione di volere accentuare le pro­ prie grandezze e le proprie alterigie.

in M. AYMARD e G. GIARRIZZO (a cura di), Storia d'Italia. Le regioni dall'U­ nità a oggi. La Sicilia, Torino 1987, pp. 361-70. 42 Interessanti, a questo riguardo, al riguardo cioè «della capacità di con­ servazione dei gruppi di potere e del più o meno accentrato meccanismo di selezione dei quadri dirigenti», e quindi della classe politica, le considerazio­ ni di. C. E. BLACK, La dinamica della modernizzazione, Milano 1966, specie a p. 136 dove, fra l'altro, si legge che «il lento sviluppo» è, «più generalmente, il risultato di politiche che hanno dato maggiore priorità alla sicurezza politica, alla stabilità e al consenso che non alla trasformazione economica e sociale». 43 Relazione del 20 settembre 1921 inserita nel verbale della Seduta del 29 settembre, infra, doc. XVII/6, p. 458. Valori, stimoli, tendenze 75

Il 18 agosto 1917 1'assemblea dei soci tornava a riunirsi nei locali gentilmente concessi dal Consiglio notarile, ma nel verbale della seduta manca qualsiasi accenno ai motivi che avevano spinto la Storia Patria ad abbandonare i locali nei Magazzini generali offerti gratuitamente dal sindac044 . Motivi che non venivano spie­ gati neanche nell' assemblea del 10 settembre 1918, quando il pre­ sidente insisteva ancora «sull'urgenza di provvedere per i locali sociali» e comunicava che «tutto il materiale, ammassato nei vani baraccati concessi dai militari, andava a deperire di giorno in gior­ no»4S. Solo il 18 marzo 1920, durante i lavori dell'assemblea riunita ancora nella sede concessa dal Consiglio notarile, il presidente, nel ritornare sulla «dolorosa odissea dei locali sociali», abbozzava una spiegazione che i verbali registrano in modo alquanto confuso. Ma i cui dettagli sembrerebbero alludere, oltre che alla crisi della Giunta comunale e all'intenzione del commissario di cedere alla Banca popolare, in cambio di un affitto, i Magazzini generali, al nodo di un rapporto e al ruolo da esso giocato nel quadro dei rife­ rimenti nel cui ambito il rapportò stesso veniva sancito e modella­ to. Cioè, per dirla in termini più brutali e svincolati dal sottilissi­ mo velo dei rapporti formali, all'immagine di sé che - coi ripetuti e duri interventi a salvaguardia del patrimonio architettonico e monumentale danneggiato ma non distrutto - la Storia Patria aveva proiettato sull' amministrazione comunale e sulle imprese edilizie che con l'amministrazione avevano instaurato un dialogo operativo preferenziale46• Lo si ricava in modo abbastanza esplicito dalle considerazio­ ni del presidente che, nel sottolineare «l'obbligo morale del Comune di fornire i locali», lasciava intendere che, al di là delle

44 Seduta del 18 agosto 1917, infra, doc. XIII/i2, pp. 433-34. 45 Seduta dellO settembre 1918, infra, doc. XIV/3, p. 439. 46 Seduta del 18 marzo 1920, infra, doc. XVI/2, pp. 445-46. 76 Salvatore Tramontana pubbliche promesse, era sempre venuta meno la volontà di con­ crete soluzioni. Non è del resto privo di significato l'invito all'U­ nione edilizia a visitare «le due indecenti baracche dove giacevano ammassati gli oggetti preziosi della Società», e «l'assicurazione del direttore di far sì che potesse concedersi in affitto al sodalizio un pianterreno del nuovo isolato H». Assicurazione puramente for­ male e priva di qualsiasi possibilità di concretizzarsi in quanto, si legge nel verbale della stessa seduta, la «commissione, incaricata dall'Unione edilizia alle assegnazioni delle case dell'isolato H, era in maggioranza contraria alla Storia Patria perché quegli apparta­ menti erano destinati ad alloggiare persone e non oggetti stori­ ci»47. Di fronte alle insistenze con le quali l'Unione edilizia solle­ citava dalla Storia Patria «lo sgombero dei due vani di baracca occupati dagli oggetti ammassati», non rimaneva che appellarsi alla città e soprattutto agli uomini di cultura che, in molti, «aveva­ no visitato il posto ed espresso il loro rammarico per tanta indif­ ferenza del Comune verso le patrie memorie»48. L'atteggiamento dell'Unione edilizia rispondeva del resto alle esigenze del mercato, e per risolvere il problema della sede, di fronte alle promesse del Comune sempre rinnovate e mai mante­ nute, non rimaneva, alla Storia Patria, che fare ricorso all' affitto di un locale. E infatti nell'agosto 1920, sempre nei locali gentilmente concessi dal Consiglio notarile, il presidente, ritornando sulla «dolorosa odissea del sodalizio», proponeva di «chiedere in affit­ to alla Banca popolare le aule già tenute ai Magazzini generali», cioè «quattro stanze e una grande sala di udienza», e pregava il commendatore Carmelo Trombetta di «volere interporre i suoi buoni uffici presso la direzione della Banca per potere ottenere detti locali con modesta pigione»49.

47 Seduta del 18 marzo 1920, infra, doc. XVI/2, p. 446. 48 Ibid., p. 446. 49 Seduta dell'1J agosto 1920, infra, doc. XVI/4, pp. 449-50. Valori, stimoli, tendenze 77

L'invito veniva accettato con entusiasmo perché il Trombetta era - dichiarava egli stesso in assemblea - «ammiratore della Società di Storia Patria»5o. Si sconoscono putrtroppo i risultati delle trattative: dell'assemblea del 19 gennaio 1921, riunitasi sem­ pre nei locali del Consiglio notarile, manca, nel verbale, il reso­ conto dei lavori. Si dispone dell' ordine del giorno che, al secondo punto, indica «locali sociali», e si dispone pure dell'elenco dei soci convocati, fra i quali è incluso il commendatore Trombetta51 , e della registrazione degli interventi fra i cui nomi non risulta però quello di Trombetta52 • L'assenza del commendatore farebbe pen­ sare a un esito infelice della mediazione e quindi a un comprensi­ bile disagio che in assemblea non sarebbe stato possibile masche­ rare neanche con le giustificazioni più ragionevoli. Dopo la seduta del 19 gennaio 1921 la stesura dei verbali si interrompe, e per ricostruire le vicende della Storia Patria bisogna fare ricorso a fonti indirette e non sempre in grado, per la loro genericità, a bucare la cortina di silenzio che avvolge fatti e com­ portamenti. La mancanza di verbali impedisce infatti di cogliere, anche nei dettagli, il meccanismo, pure sottilmente psicologico, attraverso il quale si concretizza l'identità di un'associazione cul­ turale. Si apprende comunque che il sodalizio messinese riusciva a risolvere - ma in che modo? -l'annosa questione dei locali. Lo si ricava da una lettera casualmente conservata e dalla quale emerge che il presidente della Storia Patria chiedeva al sindaco di conce­ dere «al cavalier La Corte Cailler», applicato presso la segreteria del Comune, dieci giorni di congedo perché potesse coordinare, si legge testualmente, «tutto il materiale storico e artistico» che, «in

50 Seduta dell'1J agosto 1920, infra, doc. XVI/4, p. 450. 51 Invito a intervenire alla Seduta del 18 gennaio 1921, infra, doc. XVII/l, p. 452. La seduta era convocata'per il18 gennaio alle ore 15 in prima convocazione, e per il 19 in seconda convocazione. 52 Seduta del 19 gennaio 1921, infra, doc. XVIII2, p. 452. 78 Salvatore Tramontana seguito al trasferimento della sede di questa Società [ ... ] è rimasto confuso e disordinato nei nuovi locali»53. E anche questa notizia sottolinea che la Storia Patria, al di là delle delusioni e dei risenti­ menti, reputava opportuno continuare a tenere aperti, sia pure in modo epidermico, i canali di comunicazione col Comune, perché, aveva scritto Machiavelli, gli interlocutori che non possono essere «spenti» vanno «vezzeggiati». Il sindaco comunque riduceva notevolmente i giorni di con­ gedo richiesti per La Corte Cailler. I fattori di distorsione rimane­ vano numerosi e la mancanza dei verbali impedisce di cogliere nei dettagli il peso della politica municipale sulla dinamica interna della Storia Patria, sui suoi orientamenti culturali, sui suoi preva­ lenti impegni operativi nella realtà cittadina. Sarebbe interessante ricostruire anche per quegli anni - specie per quanto si riferisce alla mentalità, ai costumi, ai livelli culturali, ai componamenti della classe dirigente - le vicende di Messina senza trascurare ciò che accadeva nella Società di Storia Patria e nei suoi rapporti col Comune54. E prima di tutto per quel che si riferiva all'annoso pro­ blema dei locali, ai motivi cioè che ostacolavano la rimozione delle difficoltà da superare per dare al sodalizio una sede stabile e digni­ tosa. La soluzione non era certo facile, e vari soci avevano messo in luce «1'assillo della continua lotta del Comune per procurarsi, in quei drammatici anni, i mezzi di sopravvivenza»55. Il problema non era però solo di natura economica e dovuto quindi all'impos­ sibilità del Comune di garantire una sede adeguata alla Storia Patria, ma di linguaggio, di cultura, di sensibilità, di incapacità

S3 Richiesta del presidente Martino al sindaco di Messina per una licenza al cavalier La Corte Cailler (11 giugno 1921), infra, doc. XVII/14, p. 462. S4 Infatti, annotava Edgar Allan Poe, se «si guarda troppo fisso una stel­ la si perde di vista il firmamento». ss Relazione di Jannelli Miceli, infra, doc. XVII/6, p. 458. Valori, stimoli, tendenze 79 appunto di raccogliere, all'esterno dei gruppi di potere, le sugge­ stioni che rappresentavano la saldatura fra scelte operative e orien­ tamenti intellettuali. E di non essere dunque consapevole di ciò che, in una città il cui impianto urbanistico e architettonico era stato sconvolto dal terremoto, poteva rappresentare un'associa­ zione culturale che aveva come scopo fondamentale quello di recuperare il passato, garantirne la continuità, tenere viva la memoria. La sede di una associazione culturale è infatti punto di riferimento fondamentale per la dinamica operativa dei suoi com­ ponenti. Luogo di incontro e centro di richiamo per il ruolo con­ servativo degli strumenti della memoria locale -manoscritti, libri, dipinti, monumenti, cimeli vari- e per la fruizione di utilità didat­ tica e scientifica sul piano delle ricerche.

3. Documenti della memoria.

Dal testo dei verbali emerge con chiarezza e senza possibilità di equivoci che la Società Messinese di Storia Patria era impegna­ ta nella raccolta e salvaguardia di ogni genere di materiale docu­ mentario che avesse funzione didattica e di ricerca. Ma che avesse soprattutto funzione conservativa di un patrimonio che era e doveva essere testimonianza storica, richiamo e stimolo per la memoria perché, diceva Carlo Levi, «il futuro ha un cuore anti­ CO»56. E infatti il culto della memoria, la capacità cioè di trasfor­ mare le testimonianze in conoscenza, in sapere e in consapevolez­ za e orgoglio civico, era ed è fra le connotazioni caratteristiche e fondanti delle Società di Storia Patria. N on si può infatti dimenticare che per tanti anni l'unico luogo di incontro dove era possibile parlare di storia e contribuire alla ricerca e alla ricostruzione della memoria erano state le sedi di Sto-

56 È il titolo di un suo volume pubblicato a Torino nel 1956. 80 Salvatore Tramontana ria Patria. Anche in considerazione di un metodo di ricerca che, tra la fine del secolo XIX e l'inizio del successivo, si rifaceva, sia pure per grandi linee, al positivismo, e quindi a un accertamento dei fatti detto allora «scientista» e volto a fornire fonti, cioè stru­ menti di verifica e di legittimazione per lo studio della storia loca­ le57. E del cui approfondimento erano appunto centri propulsori le istituzioni e le associazioni che raccoglievano studiosi ed eruditi, i quali, interessati alla ricostruzione delle vicende delle «patrie minori», spaziavano dalla storia alla letteratura, all'arte, dall'eco­ nomia al diritto, dalla scienza al folklore, alle tradizioni popolari. Lo si deduce, per esempio, dal Programma di una delle più antiche e importanti riviste pubblicate da una Società di Storia Patria, programma nel quale è spiegato che scopo principale di quel sodalizio era quello di «raccogliere, con metodo e intendi­ mento scientifico, materiali per una compiuta storia di Siena e del suo antico Stato, col proposito di illustrarne le vicende politiche e civili, le opere letterarie e artistiche, l'economia pubblica, il dirit­ to, la scuola, il folklore e, in generale, tutte le istituzioni che hanno contribuito alla formazione e manifestazione della civiltà e cultu­ ra senese, escluse le ricerche sui fatti odierni e sulle persone viven­ ti»58. Annotava del resto Benedetto Croce, nel presentare la rac­ colta di quelle storie minori che hanno per titolo Uomini e cose della vecchia Italia, che gli era caro «rintracciare e rievocare que­ ste memorie, quasi ricordi di famiglia, di quella più grande fami-

57 M. MORETII, Note su storia e storici in Italia nel primo venticinquen­ nio postunitario, in P. SCHIERA e F. TENBRUCK (a cura di), Gustav Schmoller e il suo tempo: la nascita delle scienze sociali in Germania e in Italia, Bologna­ Berlino 1989, pp. 55-94, ma anche C. POGLIANO, Inquietudini della scienza positiva, in «Giornale critico della filosofia italiana», LXI (1982), pp. 207-21 e ID., Nuovi temi e interpretazioni del positivismo, in E.R. PAPA (a cura di), Il positivismo e la cultura italiana, Milano 1985, pp. 457-68. 58 Programma, in «Bullettino senese di storia patria», I (1894), p. 1. Valori, stimoli, tendenze 81 glia che ciascuno di noi compone, mercé ideati parentele di affetti e di pensieri, con gli uomini del passato»59. A questa accresciuta sensibilità per le realtà locali e di baséo era connessa, nelle Società di Storia Patria, la raccolta di fonti di ogni genere. Di fonti appunto il cui concetto andava progressivamente modificandosi e adattandosi a ricerche sempre più preoccupate di approfondire, area per area, zona per zona, i processi di sedimen­ tazione della società nel suo insieme e nel suo rapporto coi poteri costituiti. E in tal senso; nel senso cioè di un concetto di fonte par­ ticolarmente allargato, le Società di Storia Patria ~stendevano i loro interessi a un ventaglio di testimonianze che andavano dagli stru­ menti di lavoro alle tecniche di ogni tipo, ai reperti archeologici, in una parola a tutto ciò che, per parecchio tempo, è stato indicato con l'espressione «scienze ausiliarie» e in seguito come «cultura materiale», come l'insieme appunto di quel che si riferiva ai valori, ai simboli, ai modelli di comportamento dei gruppi sociali61 • Con questa particolare e articolata attenzione, pure alla docu­ mentazione rappresentata dalle testimonianze che registrano il rapporto dell'uomo con gli oggetti, le Società di Storia Patria non volevano certo diminuire l'importanza preminente delle fonti scritte, ma riflettere sull' accostamento fra materialità e cultura, fra

59 Anzi, aggiungeva, «com'è più particolarmente il caso di questi saggi, con gli uomini che vissero e operarono nello stesso paese dove siamo nati»: B. CROCE, Uomini e cose della vecchia Italia, Bari 1927, I, p. non numerata della Premessa «all'amico Francesco Ruffini». 60 E per le quali, a part~ alcuni articoli di M. BLOCH sulle «Annales», si veda P. LEUILLIOT, Défence et illustration de l'histoire locale, in «Annales ESC», XXII (1967), pp. 154-77; ID., Histoire locale et politique de l'histoire, ibid., XXIX (1974), pp. 139-50; C. VIOLANTE, I problemi della storiografia locale, oggi, e le società di storia patria, in «Bollettino storico pisano», XXXIII-XXXV (1964-1966), pp. 551-66. 61 J.M. PESEZ, Storia della cultura materiale, in J. LE GOFF (a cura di), La nuova storia, Milano 1980, pp. 167-205. 82 Salvatore Tramontana attività pratica di esecuzione degli oggetti e capacità intellettuali della loro ideazione. Riflettere appunto sugli oggetti che, prodot­ ti e usati dall'uomo, ne definivano in parte i comportamenti, e che le Società di Storia Patria raccoglievano, conservavano, schedava­ no, studiavano specie attraverso l'archeologia. Va quindi tenuto presente - e sottolineato - che tra la fine del secolo XIX e l'inizio del XX, il futuro metodo logico della ricerca storica entrava nelle Società di Storia Patria abbastanza presto, cioè, per dirla con espressione cara a Rainer Maria Rilke, «prima che accadesse». Le Società di Storia Patria progettavano infatti, sia pure con un bagaglio sommario e ancora confuso, un codice di ricerca che non si esaurisse nella tradizionale metodologia umani­ stica intesa nella sola accezione letteraria, ma che considerasse, come fatto culturale complessivo e non come manifestazione di ripiego, ogni forma di attività umana ben definita nel suo specifi­ co come la pittura, l'architettura, la musica e tutto ciò che veniva rinchiuso nella generica espressione «arti minori» o «cultura mate­ riale». E l'analisi delle biblioteche disponibili, cioè dei libri che le Società di Storia Patria raccoglievano, schedavano e ponevano a disposizione dei lettori, potrebbe essere indicativa in tal senso. Nel senso cioè di una verifica del rapporto fra i testi d'uso, fra i testi appunto disponibili e soggetti a tradursi in opinione pubbli­ ca, e il modo di essere e di pensare dei soci. Se si prova del resto a leggere da questa angolazione i dibatti­ ti assembleari registrati nei verbali della Società Messinese di Sto­ ria Patria non si fa fatica a cogliere un interesse, un impegno, una sensibilità, talora ossessiva, volta non solo al recupero del patri­ monio storico di ogni genere, ma allo sviluppo, nei soci, di un ade­ guato concetto di possesso delle testimonianze che si sarebbero poi chiamate «beni culturali». Senza voler qui elencare tutti i doni ricevuti dalla Società Mes­ sinese di Storia Patria e tutti gli acquisti o progetti di acquisti di beni culturali registrati nei verbali che i lettori possono leggere Valori, stimoli, tendenze 83 nella trascrizione integrale offerta nelle pagine successive del pre­ sente volume, si vuole solo ricordare: a) che il 12 settembre 1913 il sodalizio otteneva in dono «un ritratto a pastello del praf. Tropea fondatore della Società», il busto del «patriota Stefano Ribera modellato in gesso da Turillo Sindoni nel 1887», «il medaglione di Ruggero Settimo scolpito in marmo nel 1883 da Antonio Gange­ ri», e riceveva dal principe Antonio Ruffo l'esplicita promessa di depositare presso la sede della Società «i quattro artistici busti in marmo già esistenti sul portone del palazzo Ruffo ed esprimenti imperatori ramani»62; b) che 1'11 marzo 1914 si presentava for­ male istanza al Comune per ottenere in uso «i manoscritti antichi già posseduti dal barone Arenaprimo comprati a Napoli», e al Consiglio notarile «perché venissero depositati presso la Società, o addirittura ceduti, i due volumi di verbali del Consolato dell'ar­ te della seta che quel Consiglio aveva acquistati a Napoli»63; c) che il 27 febbraio 1915 Tommaso Cannizzaro proponeva in assemblea l'acquisto di «tre volumi manoscritti esistenti a Palermo presso il principe di Fitalia e contenenti i privilegi antichi di Messina»64;

62 Seduta del 12 settembre 1913, infra, doc. IX/4, p. 381. 63 Seduta dell'11 marzo 1914, infra, doc. X/l, p. 393. Sulla Collezione di stampati e manoscritti appartenuta al defunto barone G. Arenaprimo di Montechiaro, che gli eredi avevano venduto alla libreria antiquaria Luigi Lubrano di Napoli, si veda Rarità bibliografiche messinesi, in «A.S.M.», X­ XV (1909-1914), pp. 321-24. Per i due volumi manoscritti sul Consolato della seta si veda G. LA CORTE CAILLER, Documenti sul consolato dell'arte della seta, ibid., pp. 329-30. 64 Seduta del 27 febbraio 1915, infra, doc. XI/2, p. 409. Si tratta sicura­ mente della Summaria omnium privilegiorum nobilis civitatis Messanae che trova si ora nei fondi manoscritti della Biblioteca della Società per la Storia Patria di Palermo alla quale Girolamo Settimo, principe di Fitalia, faceva dono dei suoi libri e della sua preziosa collezione di codici. Si veda comun­ que C. TRASSELLI I manoscritti Fitalia, in «Archivio Storico Siciliano», LII (1932), pp. 425-31. 84 Salvatore Tramontana d) che il 6 settembre 1921 si avviavano trattative con la libreria Lang di Roma per l'acquisto «di vedute e carte geografiche con­ cernenti Messina e la provincia»65; e) che 1'8 giugno 1921 si faceva formale richiesta alla Cassa centrale di risparmio per l'acquisto di «manoscritti inediti ed autografi dei letterati messinesi Cajo ed Andrea Gallo, offerti dai librai Cioffi e Casella di Napoli per lire mille circa»66. Del resto, ed emerge dalla seduta del 10 gennaio 1965, l'ottavo volume degli Annali della città di Messina di Gaeta­ no Oliva, continuatore di Cajo Domenico Gallo, veniva pubblica­ to sulla base di un manoscritto posseduto dalla Storia Patria67. I dettagli esposti, che contribuiscono a ricostruire il patrimo­ nio storico-culturale del sodalizio, nell'evidenziare la sensibilità per un adeguato sviluppo, fra i soci, del çoncetto di possesso dei documenti della memoria, registrano i progetti più volte discussi ed elaborati con lo scopo precipuo di rendere funzionale l'utiliz­ zazione di quei documenti e quindi il «fare storia». E in tal senso vanno ricordate le decisioni del 12 gennaio 1915 di compilare «un

65 Lettera del 6 settembre 1921, infra, doc. XVII/18, p. 464. 66 Richiesta dell'8 giugno 1921, infra, doc. XVII/7, p. 459. Vari docu­ menti relativi ad Andrea e a si conservano nei fondi manoscritti della Biblioteca regionale di Messina: si segnala, in particolare, il ritratto di Andrea eseguito da Giacomo Romeo, e il testamento olografo di Caio Domenico, ma si veda A.M. SGRÒ, Catalogo dei manoscritti del fondo La Corte Cailler nella Biblioteca regionale universitaria di Messina, Messina 1985, pp. 143-48. Di Caio Domenico, nel 1913, si conservava ancora la casa che da lui era stata abitata, «colla scaletta esterna che adduceva al portoncino situato fra due finestre cinquecentesche», e che La Corte Cailler comunica­ va di aver «dato incarico al fotografo Miceli di riprodurla»: Seduta del 12 set­ tembre 1913, infra, doc. IX/4, p. 382. 67 Seduta dellO gennaio 1965, infra, doc. XVIII/l, p. 466. Il volume, che è il IV della continuazione dell' opera storica di Gallo, veniva stampato pres­ so la tipografia D'Amico nel 1954: vi si narrano le vicende messinesi dal 1850 al 1861 seguite da «un cenno biografico degli illustri cittadini fioriti nella seconda metà del secolo XIX». Valori, stimoli, tendenze 85 catalogo dei libri e manoscritti in possesso del sodalizio onde ren­ derli visibili ai soci»68, quelle dell'll giugno 1921 per ordinare e disporre «in mostra nei locali tutto il materiale storico-artistico» recuperato dopo il terremoto e costituito di «pitture, disegni e ricordi storici in generale»69, e infine l'impegno del 29 settembre dello stesso anno di «nominare una commissione per redigere l'in­ 70 ventario» di tutti i reperti comunque pervenuti • Certo, non vanno del tutto trascurate le riserve di quanti con­ sideravano allora, e continuano a considerare oggi, il trasloco degli oggetti in luoghi diversi dal contesto originario una forma co~ttta di raccolta, una separazione violenta dalla «vitalità contestuale» in cui ogni testimonianza artistica o documentaria esprime la sua valenza storica e culturale. Ma di fronte alla dispersione inconsul­ ta di tante memorie anche tale procedura sembrerebbe, allo stato delle cose, il modo migliore per salvare, attraverso debiti interven­ ti selettivi, qualche fonte. E, considerata la drammatica situazione di Messina, per il recupero e la conservazione del patrimonio cul­ turale disperso più che di leggi c'era bisogno di idee e di immagi­ naZIOne.

4. Potenziare il Museo.

In tal senso bisogna forse intendere le préoccupazioni della Società di Storia Patria di salvare e potenziare il Museo. Il Museo inteso non solo nella sua funzione conservativa, nel suo ruolo di tutela e di salvaguardia del patrimonio storico e artistico, nella sua crescente valenza turistica, ma nella sua peculiare accezione di isti­ tuto culturale. Cioè nel suo essere, in termini programmatici e

68 Seduta del 12 gennaio 1915, infra, doc. XI/l, p. 408. 69 Richiesta del presidente Martino al sindaco di Messina per una licen­ za, infra, doc. XVII/l4, p. 462. 70 Seduta del 29 settembre 1921, infra, doc. XVII/3, p. 455. 86 Salvatore Tramontana operativi, luogo dove fare ricerca e quindi strumento di raccordo e di studio non solo e non tanto con le Accademie di Belle Arti ma con i Centri di documentazione storica e produzione culturale e, preminenti fra questi, i sodalizi di Storia Patria. Raccordo di studio che non doveva però significare su bordi­ nazione, mancanza di autonomia come da varie parti si continuava a pensare, ma organizzazione interdisciplinare in omogenei labora­ tori di ricerca scientifica. Come sembra già suggerisse Giovan Bat­ tista Cavalcaselle che insisteva sulle funzioni sempre più specifiche da attribuire ai Musei, specie per quel che si riferiva ai problemi tecnici e scientifici del restauro e della conservazione7!. Funzioni certo inquadrate nelle esperienze pure letterarie delle istituzioni culturali che operavano allora nel paese, ma che andavano soprat­ tutto ancorate alle esigenze di fondo dei Musei e del loro sviluppo. E in tal senso nel 1875 il ministro Ruggero Bonghi emancipava le «gallerie statali italiane dalla tutela delle Accademie»72. Anche a Messina il Museo civico - fondato nel 1806 su pro­ posta di Carmelo La Farina - era stato inserito in seno all' Acca­ demia Peloritana dei Pericolanti. Collocato in via Rovere e subito dopo ospitato dall'Università degli Studi, nel 1908, quando veniva distrutto dal terremoto, si trovava negli edifici dell' ex monastero di San Gregorio, dove era stato sistemato nel 189073 • Locali certo più ampi di quelli dell'Università, e riadattati allo scopo dagli ingegneri Leone Savoja74 e Gregorio Bottari, ma ancora insuffi-

71 G.B. CAVALCASELLE e JA. CROWE, Storia della pittura in Italia, voI. VII, Firenze 1897, pp. 392-93 e passim. 72 A. EMILIANI, Musei e museologia, in ROMANO e VIVANTI (a cura di), Sto­ ria d'Italia, cit., VI2, I documenti, Torino 1973, p. 1642. 73 Si veda Messina com'era, cit., pp. 330-37; Messina prima e dopo il disa­ stro, cit., pp. 340-52 e soprattutto G. LA CORTE CAILLER, Il nuovo museo civi­ co di Messina, Marina di Patti 1981, testo però scritto nel 1901. 74 All'architetto Leone Savoja - noto anche per avere scritto un testo Sui terremoti di Messina, ivi 1863 - era stato affidato il compito di progettare il Valori, stimoli, tendenze 87 cienti, anche perché si volevano raccogliere, in unica e decorosa sede, le opere sparse e conservate in vari spazi pubblici e privati. N on è comunque questo il luogo e il momento adatto per ricostruire, da tale angolazione, le vicende del Museo, né per entrare nei dettagli del progetto di insediarlo nello spazio di circa 15.000 metri quadrati che, dal 1546, era stato del San Salvatore dei greci, e dove tuttora si trova. Si vuole invece, attraverso quel che si ricava dai verbali delle assemblee, cogliere il processo di riflessio­ ne dei soci della Storia Patria sia su ciò che si faceva a Messina, dopo il terremoto, per recuperare e restaurare gli oggetti d'arte dispersi o danneggiati, sia sulla funzione del Museo come centro di conservazione e di coordinamento organizzativo e culturale. Processo di riflessione che sembra emergere dai dibattiti assem­ bleari come tema imposto dal sentimento di nostalgia per la città distrutta e soprattutto dai legami, anz.i dai debiti che, secondo i soci della Storia Patria, i coordinatori del Museo avrebbero dovu­ to avere per i sacrifici personali, la disponibilità, la volontà costruttiva, il coagulo di forze profuse da tanti componenti del sodalizio. Dai molti soci appunto il cui impegno, per tradizione cultura­ le e competenza professionale, contribuiva non solo al recupero materiale di tante opere d'arte che sarebbero altrimenti andate per­ dute, ma alla tutela e sistemazione di quel che si riusciva a salvare. A quella sistemazione 'che rispondesse, in termini burocrati-

cimitero monumentale, cimitero che veniva inaugurato il 6 aprile 1872 «colla inumazione dei resti mortali dello storico , restituiti dopo nove anni da quella generosa Torino che gli aveva già elevato una sta­ tua nella piazza Solferino»: Messina prima e dopo, cit., pp. 394-95. Antonino Salinas considerava l'architetto Savoja «persona molto autorevole a Messi­ na», ma non gli perdonava «i due campanili appiccicati sulle povere absidi del Duomo, le finestre restaurate e abbellite lì stesso, e qualche fabbrica nuova»: G. CIMINO (a cura di), Lettere di Antonino Salinas a Michele Amari, Palermo 1985, lettera 133 (7 marzo 1881), p. 206. 88 Salvatore Tramontana co-amministrativi, all'efficienza funzionale di un servizio pubbli­ co, ma che fosse tale da offrire, attraverso una collocazione spa­ zio-temporale dei singoli oggetti, le omogeneità e le compattezze espressive della storia e dell'arte cittadina. E fosse soprattutto tale da essere portatrice delle esigenze di salvaguardia della memoria che rappresentavano l'elemento fondante e operativo della Società Messinese di Storia Patria75 . Quale che fosse, in quegli anni, la sistemazione dei Musei, è comunque da prendere atto che essi costituivano un punto di rife­ rimento per vari cittadini, e specie per quanti, attraverso la Società di Storia Patria, gli enti culturali, le Accademie, operavano per consolidare il nesso fra centri urbani e monumenti. Si trattava infatti di strutture civiche in cui si raccoglievano le testimonia~ze artistiche e storiche del territorio, ma organizzate in modo diver­ so a secondo il gradq di differenziazione delle situazioni locali e in base al disuguale ordinamento classificatorio garantito in alcuni casi dai Comuni o dalle Provil}ce, in altri dallo Stato. Ins~rite sem­ pre però, queste strutture civiche, nel contesto amministrativo unitario del paese, e nel caso particolare nel contesto della legge Rattazzi sugli enti locali che lasciava pochissimo spazio per pro­ duttive collaborazioni tra «la forte autorità politica dello Stato e la libertà delle Province e dei Comuni»76. La proposta di Marco Minghetti tesa ad accordare talune autonomie ai Comuni e alle Province, fra le quali appunto quella sulla conservazione dei monumenti, non aveva infatti avuto soste­ gno in Parlamento e, «nel solido accentramento che seguì per sem­ pre, il problema conservativo fu posto costantemente al carro del

75 Va sottolineato che la disponibilità di una sede propria e di «vasti e acconci locali» permetteva alla Storia Patria di Palermo di avere un Museo proprio: SANSONE, Mezzo secolo di vita intellettuale, cit., pp. 399-408; BRAN­ CATO-SCAGLIONE GUCCIONE, La Società, cit., pp. 17-18 e 21-22. 76 EMILIANI, Musei e museologia, cit., p. 1628. Valori, stimoli, tendenze 89 ministero della Pubblica Istruzione e usato per lo più come fiore all' occhiello del potere centrale nelle occasioni fauste, o come muro del pianto nazionale nelle infauste»77. La prima legge sulla salvaguardia e tutela delle opere d'arte - cioè sull'affermazione del diritto dello Stato di imporre il suo potere a garanzia dell'interes­ se pubblico - veniva del resto promulgata nel 1902, durante il governo Zanardelli (ministro degli interni Giovanni Giolitti), e solo nel 1904 venivano istituite le Soprintendenze periferiche. In questo quadro politico-amministrativo in cui la norrrtativa non era ancora ben definita, ma erano già evidenti alcuni punti fermi che sarebbero rimasti a lungo a base dell'ordinamento dei Musei come servizio pubblico, vanno letti i verbali della Storia Patria. E dal dibattito delle diverse sedute sembrerebbe emergere che in molti soci fosse radicata la convinzione che le norme degli antichi Stati garantissero la tutela e la salvaguardia del patrimonio storico e artistico in modo più efficace della legislazione post-uni­ taria. Nel verbale della seduta del 27 febbraio 1913 è per esempio registrato un serrato dibattito fra quanti si battevano perché il Museo di Messina divenisse nazionale e quanti invece sostenevano l'opportunità che continuasse a rimanere civico, cioè alle dipen­ denze del Comune78 . E ciò per vari motivi. Innanzitutto perché, si affermava, il «Museo nazionale avrebbe dato un'impronta troppo generale alle collezioni, con prevalenza di quelle artistiche, mentre la città - si precisava - deve tramandare [ ... ] principalmente la sua storia gloriosa»79. Ma anche perché, insinuava un socio, non si può avere «fiducia alcuna nel governo», ed è probabile, aggiungeva, «che il passaggio delle nostre opere d'arte allo Stato nasconda qualche pericolo, tanto più che - precisava - è lo Stato a offrirsi»80.

77 EMILIANI, Musei e museologia, cit., p. 1628. 78 Seduta del 27 febbraio 1913, infra, doc. IXI2, pp. 373-74. 79 Seduta dell' 11 marzo 1914, infra, doc. X/l, p. 394. 80 Seduta del 27 febbraio 1913, infra, doc. IX/2, p. 373. 90 Salvatore Tramontana

In quella seduta comunque - al di là di prese di posizione che sembravano evidenziare chiara consapevolezza del dibattito nazionale sulla struttura amministrativa da organizzare per il ser­ vizio di tutela e la salvaguardia dei beni artistici e storici - l'as­ semblea unanime ringraziava il ministro della Pubblica Istruzione «per il recupero e per la conservazione degli oggetti d'arte rispar­ miati dal disastro» e chiedeva che, in base alla legge 7 luglio 1866 che sanciva la soppressione delle congregazioni religiose e il pas­ saggio dei beni monastici allo Stato, si disponesse «che tutti gli oggetti provenienti dalle ex case religiose venissero devoluti al Museo civico», che si «approntasse un elenco del materiale recu­ perato», che il Comune «mettesse in bilancio la somma che da più di un secolo si era stanziata»81. La questione era assai complessa, e come si legge nell' Eccle­ siaste, «dove vi è molta sapienza, vi è molta modestia; e chi accre­ sce la scienza accresce il dolore»82. Ci si trovava infatti negli anni immediatamente successivi al terremoto e il restauro e la salva­ guardia di quel che si era riusciti a salvare ponevano problemi di non facile soluzione. Dai verbali emerge chiaramente, nei soci, una diffusa diffidenza nei riguardi dei poteri costituiti sia statali che comunali. Poteri ritenuti insensibili alla cultura, e rappresentati in genere da «gente - direbbero a Firenze - che mangia fumo alle candele». Si temevano infatti, dal sindaco, dagli organi ammini­ strativi, dal ministero, imbrogli, baratti, trafugamenti, e si era con­ vinti che, con la scusa dei restauri, molti dipinti non sarebbero più rientrati a Messina83 .

81 Seduta del 27 febbraio 1913, infra, doc. IXI2, pp. 373-74. 82 Il libro dell'Ecclesiaste, I, 18, in La sacra Bibbia tradotta da G. Dio­ dati, Roma 1922, p. 546. 83 Timore del resto non del tutto infondato. È infatti significativo che molti Tabulari, costituiti soprattutto di pergamene provenienti da monaste­ ri della diocesi di Messina soppressi dalla legge sull'alienazione dei beni ecclesiastici, e nel 1877 «provvisori

Già durante i lavori della seduta del 15 giugno 1910 il socio Enrico Fleres - che nel febbraio 1909 aveva casualmente potuto recuperare «e a stento far conservare il quadro della Madonna del Graffeo che giaceva abbandonato fra i rottami della chiesa della Cattolica»84 - dichiarava, inquieto e preoccupato, «che non si ave­ vano più notizie né di quel quadro né del polittico di Antonello» che, dieci giorni dopo il disastro, era stato recuperato «e portato a Palermo in deposito». E per questo, malgrado le assicurazioni del direttore generale delle Belle Arti, aggiungeva: «invito l'assemblea a vigilare» perché i fatti sembrano dimostrare che «si volesse pigliar tempo per far dimenticare a Messina i suoi diritti sul patri­ monio artistico cittadino»85. agli archivi siciliani presso l'Archivio di Stato di Palermo, rimangano ancora patrimonio dell' Archivio del capoluogo isolano. E ci si riferisce in particola­ re alle 1.398 pergamene di Santa Maria Maddalena di valle Giosafat e di San Placido Calonerò, e alle 952 di Santa Maria Malfinò, poi Santa Barbara. G. NIGRa, Indice generale dei fondi (1184-1955) dell'Archivi;} di Stato di Messi­ na, Messina 1964 (pro manuscripto), p. 6 annota per esempio che, «intorno al 1904, circa trecento pergamene dei secoli XI-XVII, appartenenti al monaste­ ro benedettino di Santa Maria Le Moniali emigrarono, in modo non del tutto ortodosso, e si trovano presentemente 257 alla Biblioteca nazionale di Parigi e 14 alla Biblioteca della Università di Princenton». Diverso è il problema del «Fondo Messina» nell' Archivio della casa ducale Medinaceli di Siviglia. 84 Si trattava di un dipinto del secolo XIV che rappresentava la Vergine col Bambino che teneva in mano la «Lettera» scritta alla città, e che era stato donato da Luciano Foti alla chiesa La Cattolica, detta anche chiesa del Graf­ feo o della Lettera: Messina prima e dopo, cit., p. 241. 85 Seduta del 15 giugno 1910, infra, doc. VIII3, p. 342. Per i dettagli del restauro del Polittico di San Gregorio - che si trova al Museo regionale di Messina - eseguito da Luigi Cavenaghi e inserito, il 23 ottobre 1914, fra i dipinti della mostra di Antonello al Museo di Brera a Milano, si vedano le brevi note firmate dallo stesso Cavenaghi, in «A.S.M.», X-XV (1909-1914), pp. 330-35. Al Cavenaghi si deve la traccia lineare a integrazione delle vaste zone mancanti nel dipinto. La data del restauro riferita da F. SRICCHIA SAN­ TORO, Antonello e l'Europa, Milano 1986, scheda 22, p. 1986, non è esatta. 92 Salvatore Tramontana

N ella Società Messinese di Storia Patria ci si rendeva conto che solo la disponibilità di documenti scritti avrebbe potuto offri­ re qualche garanzia, e si insisteva presso le autorità competenti per ottenere una copia dell'elenco del materiale recuperato considera­ to che «molte opere d'arte erano state viste intatte fra i ruderi»86. Le ripetute sollecitazioni farebbero però pensare che le autorità non fossero propense a tali forme di trasparenza: «per la centesi­ ma volta - precisava il socio Agostino D'Amico durante l'assem­ blea del 12 settembre 1913 - debbo rilevare che il pubblico non ha ancora potuto avere l'inventario redatto dalla Soprintendenza di Palermo»87. Analoghe lamentele venivano avanzate, durante la seduta del primo dicembre 1913, dai soci Miceli e Rinaldi, mentre il socio Alessandro Giunta ricordava che il prof. Salinas, l'anno precedente, aveva esplicitamente «dichiarato, in seno alla commis­ sione di Antichità e Belle Arti, che l'elenco completo era già in corso di stampa»88. Dettaglio confermato del resto anche dal pre­ sidente il quale, a maggiore chiarimento, aggiungeva che, proprio per la stampa dell'elenco, Salinas aveva «chiesto in prestito al municipio i clichés che servirono per la Guida di Messina del 1902, volendo corredare di vignette quell'elenco». Dichiarava quindi che avrebbe «ossequiato il Salinas anche per sapere a che punto è la stampa di tale lavoro, che è redatto dal prof. Columba»89.

86 Seduta del 12 novembre 1913, infra, doc. IX/S, pp. 385 e 386. 87 Ibid., infra, doc. IX/S, p. 385. 88 Seduta dellO dicembre 1913, infra, doc. IX/6, pp. 386-87. 89 Ibid., infra, doc. IX/6, p. 387. La Guida di Messina - ristampata nel 1973 dalle edizioni della libreria Bonanzinga col titolo Messina com'era - era stata pubblicata nel 1902 dalla tipografia Giuseppe Crupi per incarico del Comune in occasione del Congresso nazionale dei sindaci tenuto in quel­ l'anno nella città palermitana. Si veda Per una guida di Messina, in «A.S.M.», II (1901), pp. 143-44, in cui si precisa che il compito di organizzare e redige­ re il testo e le illustrazioni era stato affidato alla Società,Messinese di Storia Patria, e in ispecie a Tommaso Cannizzaro, a Giuseppe Arenaprimo, a Gae- Valori, stimoli, tendenze 93

Tutte le sollecitazioni rimanevano però prive di riscontri pra­ tici, e La Corte Cailler, nella seduta dell'l1 marzo 1914, invitava l'assemblea a non crearsi eccessive illusioni90 • E infatti, durante i lavori dell'assemblea del 12 gennaio 1915, Agostino D'Amico ricordava che «da sei anni insisteva invano per avere, dalla com­ missione di Belle Arti, l'elenco» delle opere recuperate91 • Elenco mai completato, e stampato in parte, come è detto esplicitamente dal socio Franc.esco Mazziotta il quale, durante la seduta del 18 marzo 1920, ricordava che «a suo tempo il ministero della Pubbli­ ca Istruzione aveva pubblicato il primo fascicolo riguardante le opere d'arte recuperate in Messina dopo il disastro, ma - aggiun­ geva -l'opera, tanto importante, non era stata continuata» quindi, preèisava, «occorre un voto perché il lavoro sia completato»92. Un voto richiesto in analogia a quanto già messo in atto dal presiden­ te Luigi Martino che, durante la seduta dell'l1 marzo 1914, aveva c0!llunicato l'intenzione di rivolgersi, col sostegno appunto del­ l'assemblea, al regio commissario per ottenere in deposito «i mano­ scritti antichi posseduti già dal barone Arenaprimo, e che il muni­ cipio aveva comprato a Napoli», e «mettere così i soci in grado di potere liberamente studiare quei documenti importantissimi» 93.

tano Oliva, a Virgilio Saccà. Si veda pure Intorno alla guida di Messina edita a cura del municipio, ibid., III (1903), pp. 192-96 e G. MOLONIA, Dal Sette­ cento al Novecento, in AA.VV., Cinque secoli di stampa a Messina, Messina 1987, p. 258 e nota 3 di p. 312, e C. TRASSELLI, Introduzione al voI. Messina prima e dopo, cit., p. XIV, e note 5 e 6. 90 Seduta dell'11 marzo 1914, infra, doc. X/l, p. 393. 91 Seduta del 12 gennaio 1915, infra, doc. XI/l, p. 408. 92 Seduta del 18 marzo 1920, infra, doc. XVI/2, p. 446. L'elenco, in cui si registrano parecchie imprecisioni, era stato pubblicato, ma incompleto, presso la tipografia Virzì, a cura del ministero della Pubblica Istruzione: G.M. COLUMBA, Terremoto di Messina (28 dicembre 1908). Opere d'arte recu­ perate, Palermo 1915. 93 Seduta dell'll marzo 1914, infra, doc. X/l, p. 393. 94 Salvatore Tramontana

Malgrado le difficoltà di ottenere l'elenco delle opere recupe­ rate, e malgrado i continui alibi e pretesti portati avanti dalla buro­ crazia e dalla politica per giustificare un atteggiamento restio, il 12 novembre 1913 la Storia Patria riusciva a strappare una concessio­ ne. Veniva infatti concesso, a una rappresentanza del sodalizio, il permesso di accedere al Museo nei locali del San Salvatore dei greci «per esaminare sul posto gli oggetti d'arte depositati» e chie­ dere notizie94. La situazione del Museo era però caotica, anzi disa­ strosa, riferiva il presidente nella seduta assembleare del primo dicembre, soprattutto perché, spiegava, «il personale è insufficien­ te [ ... ] né l'ufficio di Palermo» può metterne a disposizione. Gli «oggetti infatti, precisava, sono moltissimi, e solo in piccola parte esposti. Di argenteria, per esempio, nulla è visibile, e così di stof­ fe, ricami e merletti; quadri se ne vedono molti ma la gran mag­ gioranza è accatastata e non si può vedere. Bisognerebbero dei mesi interi per un controllo completo»95. Problema di fondo del Museo e della salvaguardia e sistema­ zione del materiale recuperato sembra fosse dunque quello strut­ turale e amministrativo, e ovviamente, accanto alla volontà politi­ ca di affrontare e risolvere le questioni culturali, il problema finan­ ziario. Tanto più che il Comune, faceva notare il socio Paolo Lom­ bardo Arena durante i lavori dell'assemblea del 12 gennaio 1915, dichiarava esplicitamente di non essere in condizione «di poter affrontare le spese di mantenimento di un Museo»96. E si riapriva allora, anche in seno alla Storia Patria, il dibattito sulla opportu­ nità o meno di trasformare il Museo civico in Museo nazionale. Come per esempio era avvenuto a Reggio Calabria dove, proprio in quegli stessi giorni, veniva avanzata formale richiesta per otte­ nere un Museo nazionale.

94 Seduta del 12 novembre 1913, infra, doc. IX/S, p. 386. 95 Seduta dello dicembre 1913, infra, doc. IX/6, pp. 386-87. 96 Seduta del 12 gennaio 1915, infra, doc. XI/l, p. 408. Valori, stimoli, tendenze 95

Le posizioni fra i soci erano discordi, parecchie le esitazioni, molte le perplessità di fronte alla creazione delle Soprintendenze periferiche che nel 1907 erano già 47 (18 ai monumenti, 14 alle anti­ chità, 15 alle gallerie), diffuse le preoccupazioni per scelte genera­ lizzate e tese alla tutela di territori abbastanza ampi perché, si teme­ va, potessero attenuare i legami con le peculiari esigenze locali e intaccare quindi l'identità storico-globale della città. Lo aveva del resto già percepito Cavalcaselle nella Memoria indirizzata al mini­ stero della Pubblica Istruzione, quando, nel 1863, aveva suggerito «la doppia sorveglianza del municipio e del governo: il primo nel­ l'interesse locale, il secondo nell'interesse nazionale» 97. Il soggiorno a Messina, subito dopo il terremoto, e con fun­ zioni di coordinatore del recupero di oggetti d'arte, di Antonino Salinas, aveva comunque contribuito a chiarire dubbi e a indicare prospettive anche sull'interpretazione e valorizzazione delle norme con le quali, nel 1913, veniva estesa pure alle ville, ai giar­ dini, ai parchi la legge di tutela del 1909. Certo, si coglie qua e là nei verbali un certo disagio fra i soci per dover subire a Messina, sul programma di recupero delle opere d'arte, un coordinatore esterno che, dichiarava esplicitamente il presidente nella seduta dell'll marzo 1914, «incombeva, con la sua tutela, nei riguardi delle Antichità e Belle Arti cittadine»98. La lunga esperienza, in qualità di fondatore e direttore del Museo nazionale di Palermo, e soprattutto il prestigio scientifico di respiro europeo di Salinas, avevano però contribuito a superare equivoci e a eliminare risentimenti. Avevano appunto contribuito ad avviare, per quanto possibile, una convergenza di intenti capa­ ci di una complessità e profondità di risonanze culturali e di rife­ rimenti operativi99 . Una convergenza che influiva senza dubbio,

97 EMILIANI, Musei e museologia, cit., p. 1626. 98 Seduta dell'l1 marzo 1914, infra, doc. X/l, p. 393. 99 Antonino Salinas era infatti, fin dal 1902, socio onorario della Società 96 Salvatore Tramontana anche dopo la morte di Salinas avvenuta il 7 marzo 1914100, sulle scelte del tipo di Museo da programmare e sostenere a Messina. Durante la seduta del 12 gennaio 1915 il socio Paolo Lombar­ do Arena, a proposito della sistemazione da dare al Museo, invita­ va per esempio l'assemblea «a seguire il pensiero di Salinas, il quale nel secondo periodo di sua permanenza si era innamorato di Mes­ sina e voleva che anche l'edificio del Museo fosse Museo»lOl. Fosse cioè Museo nazionale. Ed è significativo che la lettera con la quale, 1'11 aprile 1916, il presidente della commissione di Antichità e Belle Arti invitava esplicitamene la Storia Patria a unirsi «al voto preso all'unanimità dalla commissione per sollecitare la costruzio­ ne del Museo nazionale di Messina secondo il progetto dell'archi­ tetto Valenti»102, mettesse in crisi parecchi soci e spingesse molti a

Messinese di Storia Patria, e con Messina aveva avuto parecchi rapporti di lavoro. Fra l'altro si conserva - nel Fondo La Corte Cailler della Biblioteca regionale di Messina - una lettera del 18 luglio 1907 al sindaco della città Gaetano D'Arrigo, e per la quale si veda la trascrizione in S. TRAMONTANA, Lettere inedite di Antonino Salinas nella Biblioteca nazionale di Parigi, in AA. VV., Mediterraneo Medievale. Scritti in onore di Francesco Giunta, Sove­ ria Mannelli 1989, III, p. 1262, nota 5. 100 Si veda il breve necrologio in «A.S.M.», x-xv (1909-1914), p. 351. Ma si veda soprattutto V. TUSA, Antonino Salinas nella cultura palermitana, in «Archivio Storico Siciliano», serie IV, IV (1978), pp. 429-44. 101 Seduta del 12 gennaio 1915, infra, doc. XI/l, p.408. Salinas, d'al­ tronde, in una lettera del 2 aprile 1880 a Michele Amari, aveva espresso molti dubbi sulla possibilità di un'efficiente gestione di un Museo civico a Messi­ na perché, precisava, «io non vedo proprio nessuno in città capace di occu­ parsi Con frutto degli affari di quel museo»: CIMINO (a cura di), Lettere, cit., lettera 113 (2 aprile 1880), p. 182. 102 Lettera, infra, doc. XIII2, p. 413. All'architetto Francesco Valenti di Palermo si deve fra l'altro, a Messina, il progetto della ricostruzione del Duomo affidatogli nel 1919, e soprattutto in data successiva il progetto del campanile alto 60 metri (45 il campanile vero e proprio, 15la guglia) nel quale è inserito un complicato orologio meccanico costruito dalla ditta di Teodoro Valori, stimoli, tendenze 97 riaprire, in assemblea, la questione. Il presidente infatti prendeva subito atto della lettera e comunicava alla commissione che nella «prossima seduta» la Società di Storia Patria si sarebbe occupata «delle questioni del Museo»103. Purtroppo della seduta successiva, convocata per il12 giugno 1916, e nel cui ordine del giorno è pro­ babile che l'argomento fosse incluso nella generica voce «comuni­ cazioni della presidenza», manca la stesura del verbale104 .

Ungerer di Strasburgo. Un orologio complicato e suggestivo le cui figurazio­ ni e i cui automi trovano immediata rappresentazione e aderenza fra dinami­ ca dei movimenti, richiami simbolici e linguagio, in una poesia di M. OLDONI, L'orologio dello Stretto, in ID., Il guerriero di Spira, Roma 1990, pp. 30-31. 103 Lettera del 18 aprile 1916, infra, doc. XII/3, p. 415. 104 Seduta del 12 giugno 1916, infra, doc. XII/4, p. 415.

Capitolo terzo Impegno operativo dopo il terremoto

Con analogo impegno la Storia Patria operava per salvaguar­ dare e valorizzare il patrimonio urbanistico e architettonico di Messina. Il terremoto del 1908 - che aveva deformato la dimen­ sione e l'assetto urbano della città e sgretolato, lacerato, distrutto il patrimonio edilizio - aveva improvvisamente penalizzato tutte le attività culturali programmate dalla Società Messinese di Storia Patria1• Ogni programma è ovviamente impostato a breve scaden­ za, ma tende a farsi, col passare del tempo, sempre più articolato, sempre più intenso, sempre più incisivo nella vita cittadina, e quel­ lo della Storia Patria Messinese, dopo le inevitabili ambiguità e incertezze dei primi anni, tendeva, come si è visto, a guadagnare in chiarezza, in precisione2• La ricerca delle fonti e la salvaguardia

1 Da segnalare, fra i vari progetti la cui iéalizzazione veniva vanificata dal terremoto, quello di collocare, in punti ben precisi della città, lapidi com­ memorative di uomini e vicende che avevano avuto un particolare significa­ to per la storia e la cultura di Messina. Fra le lapidi progettate - anche con l'onorevole Ludovico Fulci che, «come ospite», aveva partecipato alla sedu­ ta - vanno ricordate quelle da collocare a Torre Vittoria per commemorare il Vespro, e quelle che avrebbero dovuto richiamare l'attenzione dei cittadini sulla casa di Antonello, sulla casa di Filippo ]uvara, sulla casa di Giuseppe La Farina, sulla casa di ecc.: Sedute del 27 e del 30 agosto 1907, infra, doc. V/8 e 9, pp. 314-17. 2 Anche per la cooptazione, fra gli effettivi, di nuovi e qualificati studio­ si. Fra i quali va ricordato, proposto da Gaetano Oliva - Seduta del 15 giugno 1905, infra, doc. III/7, p. 297 - il prof. Vincenzo Strazzulla, autore di nume" 100 Salvatore Tramontana della memoria erano aspetti peculiari della Storia Patria, e proprio nel suo impegno di fare storia è da individuare la principale causa della sua sempre maggiore diffusione in città e della stesura di pro­ grammi culturali che meglio si adattassero alla sensibilità dei mes­ sinesi e alloro d~siderio di uscire, per la ricostruzione delle vicen­ de cittadine, dal vago e dall'indeterminat03• Il terremoto però interrompeva drammaticamente l'impegno di ricerca della Storia Patria, l'attività culturale in tutte le sue manifestazioni rappresentative, i molteplici legami del sodalizio con la città e con le sue aspirazioni. Col crollo della sede, colloca­ ta, e lo si è già detto, in via Monte di Pietà 7, erano andati perduti i libri, i manoscritti, i cime1i, e non si disponeva più di un luogo di incontro. Anche i fascicoli 3 e 4 dell' «Archivio Storico Messine­ se», già «pronti per la distribuzione», erano andati perduti: «nes-, suna copia - precisava il presidente durante la seduta del 30 luglio 1910 - se ne era recuperata». E ora, aggiungeva, «mancano i fondi,

rosi saggi di epigrafia cristiana e sul mito di Perseo. Saggi, questi ultimi, pub­ blicati negli «Atti dell' Accademia Peloritana», XXI/l (1906), pp. 107-55 e XXI/2, pp. 101-36, e la cui «intuizione - è stato precisato da RADICI COLACE, Gli studi di filologia classica, cit., p. 179 - rappresenta senza dubbio una feli­ ce anticipazione della moderna metodologia di approccio a un mito». 3 E in tal senso va segnalata l'apertura della Società a operatori cultura­ li, fra i quali è da ricordare Giuseppe Principato, nella cui libreria-editrice si incontravano, di consueto, vari soci della Storia Patria: Seduta del Il giugno 1904, infra, doc. II/5, p. 288. La casa editrice Principato, già presente in città con vari titoli, avrebbe infatti inciso coi suoi testi - e valga per tutti la Storia della letteratura romana di Concetto Marchesi - sulla formazione mentale degli italiani. Almeno degli italiani che leggevano i libri inclusi nelle tre gran­ di collezioni scientifiche dirette rispettivamente da ,Giovanni Gentile per la collana di filosofia, da Pietro Egidi per quella di storia, da Gaetano Scorza per quella di matematica: TRASSELLI, Introduzione, cit., pp. VIII -XII. Scorza era nato a Morano Calabro nel 1876 e insegnava 'geometria proiettiva e descrittiva a Roma, e con Principato aveva pubblicato testi di algebra fino al 1921. Impegno operativo dopo il terremoto 101 manca il direttore prof. Gaetano Oliva, che è emigrato a Catania, manca la redazione con a capo il cavaliere La Corte Cailler che è stato trasferito a Palermo»4. Ci si era improvvisamente trovati - come cittadini e come componenti di un' associazione culturale il cui significato e le cui attività affondavano le radici nel funzionale rapporto tra uomo e territorio e tra territorio e sviluppo delle dinamiche urbane - in una città coperta di macerie e di detriti, punteggiata di quartieri carbonizzati, di case dirute e fumanti, di strade e piazze'squarcia­ te, trasformata in un livido paesaggio i cui punti inquieti di riferi­ mento rimanevano i mucchi frequenti di cenere e di rottami, le fer­ raglie contorte, le travi annerite, la fanghigli'a densa e resa vischio­ sa dall'acqua che si versava dalle tubature smagliate. Si pensi al processo elementare di un impianto urbano che smette di esistere da un momento all'altro, e le cui immagini, riproducendo solo ciò che è inanimato, disegnano, in tante foto­ grafie giunte fino a noi, la trama di una distruzione che parecchi dettagli farebbero pensare che forse poteva in parte essere arresta­ ta. Le rovine di via Primo Settembre verso la stazione evidenzia­ no, come pure l'ospedale civile, la chiesa di San Gregorio e gran parte della palazzata, strutture archit~ttoniche che non sembre­ rebbero avere identità comune con quella del rudere. N elle immagini che circolano - e che sono riprodotte in vari libri - sembrano predominare però, in termini quantitativi, le distruzioni irreversibili, come nella ohiesa di San Nicola, in quella dell'Immacolata, all'interno del Duomo e nel suo prospetto. E se le numerose case trasformate in montagne di pietre, travi e matto­ ni rappresentano la scomparsa della gente della quale, è ovvio, rimangono spettrali testimoni, le facciate, corrose, quasi sul punto di crollare, offrono la cronaca del passato di: Messina, della sua

4 Seduta del 30 luglio 1910, infra, doc. VII/4, p. 350. 102 Salvatore Tramontana capacità artigianale, della sua cultura edilizia, del suo gusto archi­ tettonico. E, come nelle case non del tutto distrutte, riconducono non solo agli artisti e agli uomini scomparsi, al perenne nesso cioè fra uomini e cose, ma anche ai superstiti.

1. Uscire dal disastro.

Molti soci della Storia Patria erano morti, alcuni avevano abbandonato la città, ma i sopravvissuti, in gran parte messinesi che avevano profonde radici nel territorio, proprio negli anni immediatamente successivi al disastro evidenziavano, sia pure in modo contorto, incerto, talvolta nevrotico, quella «virtù di agire come suscitatrice di energie potenti e sane»5. E la evidenziavano soprattutto il «notar Luigi Martino, direttore dell' Archivio pro­ vinciale di Stato, e l'avvocato Domenico Puzzolo Sigillo», impie­ gato dello stesso Archivio, entrambi soci fondatori della Storia Patria, i quali, organizzando con altri soci turni di guardia, «sor­ vegliavano le macerie dei locali sociali» e riuscivano a «recuperare gran parte del materiale ivi sepolto»6. Ma riuscivano anche a recu­ perare, si legge nel «Corriere di Catania» che registrava la notizia con particolare evidenza, parecchi documenti dell' Archivio pro­ vinciale di Stato, e in particolare, in collaborazione con «gli invia­ ti speciali del ministero», i preziosi volumi dello stato civile che, uniti a quelli recuperatialla Regia Procura, ricostituiranno lo stato civile di Messina che rimase distrutto dall'incendio scoppiato al palazzo municipale»7.

5 T. ROSSI DORIA, La psicologia delle popolazioni colpite, in l' «Avanti», 7 gennaio 1909. 6 La «Società» dopo il disastro, in «A.S.M.», X-XV (1909-1914), pp. XV­ XVI. Nel 1908 Martino e Puzzolo Sigillo, entrambi soci fondatori, erano rispettivamente cassiere e segretario generale della Storia Patria. 7 «Corriere di Catania» XXXI, n. 35 (giovedì, 4 febbraio 1909). I docu- Impegno operativo dopo il terremoto 103

Molti quotidiani davano periodicamente notizie sulle vicende di Messina e sul lento ma continuo e impegnativo recupero di beni culturali da parte dei soci della Storia Patria, e fra i quali vanno ricordati «L'Ora» di Palermos, il «Giornale di Sicilia9», la «Tribuna» di Roma10 e ovviamente la «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», la quale, in quei difficili anni, veniva pubblicata con una sola pagi­ na11 • Nel numero del 22-23 febbraio 1909 si legge, per esempio, che la Società Messinese di Storia Patria avanzava proposta perché fosse «nominata una commissione cittadina competente la quale intenda al recupero, anche frammentario, di quello che resta del nostro patrimonio artistico, ed invogli che di esso nulla venga disperso e trafugato od emigri, neppure ufficialmente, da Messina». I supersti­ ti soci, si legge ancora nell'articolo, «in attesa della proficua sicura prossima riunione della Società Messinese di Storia Patria», insiste­ vano sulla necessità che tutti i cittadini venissero coinvolti nel recu-

menti dello Stato civile si trovano oggi all' Archivio di Stato e costituiscono, per gli anni 1820-1865, il Fondo stato civile di Messina centro (voll. 449), il Fondo stato civile dei villaggi (voll. 405), il Fondo stato civile della provincia (voll. 4.668): si veda G. NIGRO, Indice, cit., p. 16. 8 «L'ora», X, n. 34 (mercoledì, 3 febbraio 1909). 9 «Giornale di Sicilia», XLIX, n. 42 (mercoledì - giovedì, 10-11 febbraio 1909). IO «Tribuna», XXVII, n. 41 (mercoledì, 10 febbraio 1909). II Era stata fondata dal giornalista Stefano Ribera, il primo numero era uscito il 23 aprile 1863, si stampava presso la tipografia Pappalardo e nei primi tempi solo due volte la settimana. Divenuta, nel 1874, proprietà di Riccardo Vadalà, era per tradizione filo governativa. Dopo il terremoto fu sostanzialmente vicina a Ludovico Fulci: A. SAnTA, La stampa periodica a Messina in AA.VV., Cinque secoli di stampa, cit., p. 370. La mattina del 28 dicembre sarebbe dovuto uscire a Messina - diretto da Raffaele Sammarco e redatto da Natale Scaffa e Silvio Longo - il nuovo giornale «L'Avvenire di Sicilia e della Calabria». Giornale che, pur stampato, non poté essere distri­ buito. L'unico numero superstite - annota A. SAnTA, La stampa, cit., p. 372- si conserva presso la Biblioteca del Gabinetto di Lettura. 104 Salvatore Tramontana pero del patrimonio artistico e architettonico perché, ribadivano, «se Messina dovrà sul serio rivivere, non dovrà rivivere di solo pane, ma saranno benemeriti della città quanti le conserveranno le sacre reliquie». Nessuno «si permetta dunque - concludeva l'arti­ colo - che sotto i propri occhi venga asportata o rimossa una pie­ tra, una carta, una tela ove, in quella pietra, in quella carta o in quel­ la tela ci sia la traccia dell'attività artistica dei nostri padri! E come tutti ci occupiamo e ci preoccupiamo della rinascita della città [ ... ] occupiamoci anche della sua rinascita intellettuale»12. Non era certo facile, in momenti drammatici come quelli immediatamente successivi al grande disastro, concretizzare pro­ grammi culturali e fissare raccordi progettuali di intesa col muni­ cipio. Cioè con un organo di governo amministrativo costretto a operare in affannoso e instabile equilibrio tra forze ed esigenze contrapposte e della cui diversa natura esso stesso era, sotto vari aspetti, partecipe. E non solo perché, in quella situazione dram­ matica e precaria - e per questo esposta a ogni tipo di operazione speculativa - i recuperi dei beni culturali e i progetti di ricostru­ zione divenivano strumenti di contrasti economici e di aspra lotta politica. Ma perché erano le stesse associazioni culturali a intrec­ ciarsi così profondamente con le iniziative dei vari gruppi econo­ mici e delle loro consorterie clientelari, con le attività di salva­ guardia, coi piani di rinascita, da correre il rischio di coagularsi in organismi di potere a breve o meno effimera durata. E di contri­ buire, coi loro impegni di salvaguardia della memoria, a dar vita, sta scritto in un articolo della «Gazzetta di Messina e delle Cala­ brie» alla «baraonda egoistica e affaristica che opprime la città»13.

12 «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», XLVII, n. 15 (lunedì-martedì, 22-23 febbraio 1909), nelle colonne 5 e 6 dell'allora unica pagina. 13 «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», XLVII, n. 250 (11-12 settem­ bre 1909). É probabile che al linguaggio di questo articolo, che è una recen­ sione di Puzzolo Sigillo a un opuscolo di Giuseppe Vadalà Celona sulla pro- Impegno operativo dopo il terremoto 105

Certo, Emanuele Kant soleva dire che la società è una sfera e che non esistendo un «fuori» da quella superficie sferica, un punto da cui si possa scappare e isolarsi, è opportuno che si impari a trar­ ne le conseguenze e che si impari a vivere in armonia. Ma a dimo­ strare l'evanescenza di siffatte armonie, e degli accordi fra le esi­ genze prevalentemente culturali della Storia Patria e le istanze di un organismo amministrativo al cui interno si poneva anche il pro­ blema della gente nuova affluita in città dopo il terremoto, valga­ no i criteri adottati dal Comune per costituire la commissione suggerita dal sodalizio degli storici. Una commissione formata sì da componenti «di elevate e note personalità dotte e amanti del nostro paese», ma residenti tutti lontano «da Messina nel cui ter­ ritorio occorreva» operare. E infatti, si legge in una formale pro­ testa della Storia Patria, la «commissione non si riunì mai, e perciò non poté raggiungere quei pratici risultati che la Società nostra si riprometteva». E coi quali si sperava di impedire, o almeno di limi­ tare, le distruzioni del patrimonio architettonico recuperabile e «le ladrerie di qualunque genere e senso, che si vorrebbero perpetua­ re a danno di quello che avanza [ ... ] e che deve andare in ogni caso virilmente tutelato»14. Neanche il progetto col quale Puzzollo Sigillo, con la colla­ borazione dei soci, intendeva realizzare «una grande narrazione cronistorica» delle vicende successive al terremoto fino alla rico­ struzione della città e che avesse per titolo Il disastro del 28 dicem­ bre 1908 in Messina. Narrazione sincrona documentale, trovava pratica applicazione15 . Nella seduta del 2 giugno 1910, convocata

cessione del «sacro capello della Vergine», si richiami P. LONGa, Messina città rediviva, Messina 1933, p. 106, quando parla dei tempi della «lieta baraonda» della città post-terremoto. 14 Considerazioni su una lettera (da Padova del 27 novembre 1909) del pro! Giacomo Tropea: in «A.S.M.», X-XV (1909-1914), pp. XXXII-XXXIII. 15 In «A.S.M.», X-XV (1909~ 1914), pp. XXXIII-XXXIV. 106 Salvatore Tramontana

«dopo 17 lunghi mesi di intervallo», non se ne faceva cenno. Si faceva invece riferimento - nella seduta i cui lavori, ampiamente riportati dalla «Gazzetta di Messina e delle Calabrie»16, avevano larga eco in città - ai compiti preminenti di un sodalizio come la Società Messinese di Storia Patria. La quale - precisava il notaio Luigi Martino che coordinava i lavori - nel riconvocarsi e ricosti­ tuirsi dopo un disastro che aveva distrutto la città, «ha un manda­ to da compiere», quello cioè di illustrare Messina e i suoi monu­ menti anche nei tempi nostri, «essendo essa scomparsa per violen­ za tellurica e per i provvedimenti di riforma adottati dalle auto­ rità». E per questo motivo, per impedire appunto che scelte soste­ nute da interessi particolari possano recare ulteriori guasti alla città, è necessario, concludeva Martino, che la Società si convochi con più frequenza e «torni subito ad agire>Y. Più esplicito, in quella seduta, era La Corte Cailler, il quale, nel ribadire la necessità di un impegno operativo del sodalizio, indicava «nel piano regolatore» lo strumento che avrebbe «fatto sparire gli avanzi della città che ci fu da culla». Offriva cioè all'as­ semblea un punto di riferimento preciso per programmare, attra­ verso ampio e articolato dibattito, un modello di comportamento teso a salvaguardare, della città, la valenza storica e quindi il mes­ saggio artistico, civile e religioso. Un messaggio che andava colle­ gato alle condizioni storiche dei diversi tempi che si rispecchiava­ no nella diversa struttura architettonica. Certo, la Storia Patria, con un impegno tenuto sul tono alto e solenne di un' associazione culturale la cui tradizione era quella di garantire la memoria storica, offriva una bandiera che potrebbe sembrare oggi - e forse a tanti sembrava anche allora - più ade­ guata alla difesa di un orgoglio astratto e ormai superato, che alle

16 «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», XLVIII, n. 151 (3-4 giugno 1910). 17 Seduta del 2 giugno 1910, infra, doc. VII/l, p. 335. Impegno operativo dopo il terremoto 107 esigenze più umili e dimesse delle necessità quotidiane. E La Corte Cailler sembra ne avesse consapevolezza quando precisava che «il piano regolatore era ispirato da bisogni nuovi» che, «per necessità di cose», avrebbero eliminato quanto rimaneva dell'orgoglio citta­ dino18 • Ma l'impegno della Storia Patria, al di là di inevitabili sfu­ mature di atteggiamenti, rifletteva gli aspetti più sinceri e cultural­ mente più significativi di un attaccamento alle tradizioni cittadine, alle strutture architettoniche di quelle tradizioni, alle concrete esi­ genze di umanità e di sapere che aveva radici nella città di pietra. N ella città intesa, aveva già spiegato Isidoro di Siviglia, come fatto fisico-topografico e come ambiente umano nelle sue più diverse specificazioni19. Nella città considerata appunto nella durevolezza temporale delle sue pietre e dei suoi mattoni, nella continuità del gioco delle sue masse edilizie e dei loro allineamenti, dei rapporti fra strade, piazze e zone di verde, nella persistenza dei legami dei suoi abitanti tenuti insieme dai vincoli col territorio. Erano convinti, i soci della Storia Patria, che l'unica possibi­ lità di ridare a Messina l'identità della sua tradizione devastata dal terremoto fosse un diretto impegno per la conservazione del suo impianto urbanistico e delle sue strutture architettoniche, che era poi, dicevano, l'impegno per la salvaguardia dell'anima della città e per la continuità del suo messaggio. La Società di Storia Patria

18 Seduta del 2 giugno 1910, infra, doc. VII/l, p. 335: l'intervento di La Corte Cailler, sintetizzato nel verbale, è pubblicato integralmente in «A.S.M.», X-XV (1909-1914), pp. XXXIII-XLII. 19IsIDORO DI SIVIGLIA, Etymologiarum sive originum libri XX, II, 1, a cura di W. M. Lindsay, Oxford 1957, I, p. 31: «civitas est hominum multitu­ do societatis vinculo adunata, dicta a civibus, id est ab ipsis incolis urbis, nam urbs ipsa moenia sunt, civitas autem non saxa, sed habitatores vocantUf», cioè, per dirla in italiano: «città è un gruppo di uomini legato da un vincolo sociale, cosÌ chiamata a causa dei cittadini che sono i suoi abitanti; infatti con urbs si intendono le sole mura, con civitas invece non solo le pietre ma gli uomini che le abitano». 108 Salvatore Tramontana

- diceva il socio Domenico Faucello durante la seduta del 15 giu­ gno 1910 - poteva pur essere «prima del disastro cenacolo di stu­ diosi dediti a vita contemplativa. Dopo il disastro invece - pun­ tualizzava - bisogna muoversi, fare vita attiva, interessarsi non della storia sola, ma della vita cittadina tutta, partecipando alle questioni del giorno e [ ... ] con opera fattiva», alla «rinascita del paese» con un ampio «programma di opera conservatrice», anche «per evitare l'accusa dei posteri che non abbiamo saputo conser­ vare quanto gli antichi hanno lasciato in retaggio»20. I verbali delle assemblee registrano con chiarezza la volontà del sodalizio di partecipare attivamente, e con un proprio pro­ gramma, al dibattito per la ricostruzione. E lo si coglie, per primo, dalla frequenza delle sedute: nel solo mese di giugno 1910 i soci si riunirono per ben tre volte, e a scadenze assai ravvicinate2I • Ma lo si coglie soprattutto dal serrato dibattito assembleare, dal quale emerge la volontà dell'intera Società Messinese di Storia Patria di impedire «un terremoto nel terremoto» e quindi - come con lin­ guaggio brutalmente esplicito veniva precisato durante la seduta dell'8 giugno - di «porre un freno alla caccia dei monumenti sto­ rici». Un freno, si riconosceva, che «i soli cittadini amorosi delle glorie avite potevano imporre»22. Il richiamo al nesso strettissimo fra cittadini custodi della

20 Seduta del 15 giugno 1910, infra, doc. VII/3, p. 342. L'avvocato Dome­ nico Faucello era sostenitore del «Libero pensiero». Nel 1903, per dissidi col «Circolo elettorale socialista», aveva aderito alla massoneria e quindi al «Cir­ colo socialista autonomo». Nel 1908 aveva sostenuto, «nel rinnovo parziale delle amministrative di luglio, la candidatura di Nunzio Nasi, l'ex ministro condannato per peculato, poi dichiarato ineleggibile, ma eletto con larghi consensi anche per il generale clima di protesta contro il governo per la que­ stione agrumaria»: G. CERRITO, I periodici di Messina. Bibliografia e storia, Milano 1961, pp. 84-87 e CrCALA, Rappresentanza politica, cit., p. 101, nota 17. 21 Sedute del 2, 8 e 15 giugno, infra, doc. VII/1,2,3, pp. 335-43. 22 Seduta dell'8 giugno 1910, infra, doc. VII/2, p. 338-39. Impegno operativo dopo il terremoto 109 memoria e territorio, nel precisare uno spartiacque fra quanti erano sensibili agli interessi generali della città e quanti tendevano invece a soluzioni contingenti e particolari, finisce col documen­ tarci più sulla Storia Patria dalla quale provengono le notizie, che sulla complessa e difficile situazione di Messina. Si ha infatti impressione che sul modo di guardare al passato in termini di uti­ lizzazione urbanistica e architettonica del patrimonio cittadino si avessero idee poco chiare. Il passato infatti, ha scritto Giuseppe Samonà, va giudicato «come valore che conta solo se è ancora vali­ do per l'attività urbanistica di oggi. Il passato interessa la città solo per la ricchezza delle cose che devono essere continuate nel pro­ cesso di trasformazione urbana, sia in senso creativo che conser­ vativo, con una validità legata alla capacità di infondervi stimoli vivificanti per il futuro»23. La Storia Patria invece sembrerebbe evidenziare, sia pure in modo fluttuante, posizioni di netta e radicale difesa del passato, e generalizzando e mescolando situazioni che andavano guardate da angolazioni diverse, approdava talvolta a conclusioni che potreb­ bero oggi sembrare semplicistiche o, comunque, affrettate: tutte le strutture architettoniche danneggiate o crollate in parte andavano salvate. E. salvate anche al di là delle esperienze di analoghe prece­ denti situazioni e degli accorgimenti tecnici suggeriti dalla scienza antisismica. È infatti noto che a opporre minore resistenza all'ur­ to traumatico delle scosse sismiche erano stati, nel 1908, gli edifi­ ci in parte risparmiati dal terremoto del 1783 e «troppo spedita­ mente» restaurati24• Mario Baratta, che nella sua relazione su La catastrofe cala­ bro-messinese, 28 dicembre 1908 tenuta alla Società Geografica

23 G. SAMONA, Idee per Messina e l'area dello Stretto, in G.L. DI LEO e M. Lo CURZIO Ca cura di), Messina, una città ricostruita, materiali per lo stu­ dio di una realtà urbana, Bari 1985, pp. 158-59. 24IOLI GIGANTE, Messina, cit., p. 139. 110 Salvatore Tramontana ltaliana2s si soffermava a lungo su questi aspetti tecnici della rico­ struzione, metteva in guardia sui pericoli di quei procedimenti di restauro e insisteva sulla necessità di osservare scrupolosamente le direttive antisismiche. E prima di tutte le norme tecniche e igieni­ che per le ristrutturazioni e per le nuove costruzioni degli edifici pubblici e privati previste dal Regio decreto 18 aprile 1909, n. 193. Infatti, precisava Baratta, «la causa precipua dell'immane disastro messinese si deve cercare nei difetti di fondazione, nella pessima costruzione delle case, nella soverchia loro altezza, nell'altezza spingente delle armature del tetto, nella inadeguata incastratura delle testate dei legnami entro i muri di appoggio per la quale, durante le oscillazioni del fabbricato, queste sono potute uscire dalle loro nicchie. In generale si può inoltre affermare che nessu­ na casa alta ha resistito: queste o si sono sfasciate o hanno avuto nella loro maggioranza rovinato il tetto e demoliti i piani superio­ ri. I fabbricati bassi invece sono rimasti illesi, oppure hanno oppo­ sto una resistenza incomparabilmente superiore alla commozione tellurica»26. I principi antisismici ricordati da Baratta erano sostanzial­ mente quelli approvati ma purtroppo non applicati dopo il terre­ moto del 1783, e quindi della stessa tipologia i danni al territorio e il collasso delle costruzioni: «se paragoniamo i disegni di allora con le fotografie recenti - si legge nella relazione - vediamo un'a­ nalogia sì stretta da potere quasi l'una serie d'immagini scambiare con l'altra»27. Ma in quegli anni pochi, a Messina, erano in grado di rappresentare autorevolmente la coscienza riflessa degli errori compiuti dopo il 1783. La gente era confusa, sospettosa, inquieta, e istintivamente avida di schemi nuovi, desiderosa comunque di uscire da una situazione precaria e carica di angoscia.

25 Pubblicata a Roma, 1910. 26 BARATTA, La catastrofe, cit., p. 31. 27 Ibid., p. 35. Impegno operativo dopo il terremoto 111

Se è vero però, come è stato scritto, che «l'euforia dell'essere vivi finiva col prevalere sulla struggente nostalgia di ciò che si era perduto»28, non si può non constatare, leggendo attentamente i verbali delle sedute che, al di là dei frettolosi suggerimenti che sembrava volessero alimentare astratte tendenze conservatrici, si colgono strumenti conoscitivi e progettuali la cui concretezza operativa convergeva, anche in termini tecnici, con le forti spinte ideali di continuità e di salvaguardia della memoria. E infatti, accanto a indignazioni e sterili polemiche sostenute dalla nostalgia per il passato e dal desiderio di salvaguardare ogni riferimento fisi­ co col territorio, nelle assemblee prendevano corpo concreti pro­ grammi di recupero e di conservazione e precisi progetti di riqua­ lificazione urbana e di sviluppo. Progetti sostenuti da accurati strumenti di analisi scientifiche e tecniche, concertate tutte con prestigiosi ingegneri e architetti e tese a porre in difficoltà i grup­ pi attorno ai quali si andava coagulando il potere cittadino. E innanzitutto quanti, nel quadro di una strategia che tendeva a con­ ferire una nuova fisionomia all'identità cittadina e alla sua dinami­ ca economica, avevano imposto e sostenuto il piano regolatore redatto dall'ingegnere Luigi Borzì29. N elle prime sedute assembleari successive al terremoto i soci della Storia Patria insistevano infatti non tanto su generiche accu­ se di vandalismi e di grettezze perché, si diceva, si vuole distrug­ gere a Messina quel che «di grandioso, di bello, di monumentale» la caratterizzava, ma sulla assenza di supporti «scientifici e tecni­ ci» che giustificassero le demolizioni di strutture architettoniche che potevano e dovevano essere salvate. L'ingegnere Alessandro

28 G. CAMPIONE, Il progetto urbano di Messina, Roma 1998, p. 34. 29 L. BORZÌ, Piano regolatore della città di Messina approvato con R. Decreto 31 dicembre 1911, Messina 1911 (durante la gestione del regio com­ missario comm. A. Salvadori). Per la dinamica politica e amministrativa in quegli anni si veda CICALA, Rappresentanza politica, cit., pp. 97-123. 112 Salvatore Tramontana

Giunta, per esempio, sulla base di dettagliate analisi tecniche che si possono leggere nel verbale della seduta del 15 giugno 1910, «deplorava l'opera del Genio civile e dell'Ufficio tecnico comuna­ le che concordemente si sono dati alla distruzione di tutti i monu­ menti storici e architettonici di Messina. Il primo -spiegava- opera con la dinamite e tutto abbatte, tutto rade al suolo; il secondo pro­ pone un piano regolatore mercè il quale non resta traccia alcuna della Messina monumentale del passato»30. Deplorava cioè, l'ingegnere Giunta, quel che si faceva e insi­ nuava che erano stati emarginati dagli organi decisionali e allonta­ nati persino da Messina tutti quelli che in città, per preparazione tecnica, per conoscenza dei luoghi e delle loro vicende, per presti­ gio, potevano contribuire, con moderazione e cautela, a un proget­ to di ricostruzione rispettoso delle tradizioni e dell'identità urbani­ stica e architettonica del centro peloritano. L'ingegnere Mallandri­ no, «nostro socio e regio ispettore dei monumenti, era stato infatti messo da parte», egli concludeva, e al cavaliere La Corte Cailler, aggiungeva, «era stato offerto un ottimo impiego a Palermo»31.

2. Piano regolatore e inconsulte demolizioni.

A conferma di queste tendenze portate avanti dagli organi comunali, e che la Storia Patria considerava tese «a cancellare la

30 Seduta del 15 giugno 1910, infra, doc. VIII3, pp. 342-43. L'ing. Ales­ sandro Giunta era figlio di Antonio, medico e «arguto e popolarissimo poeta in vernacolo» morto nel 1890. A lui il comune di Spadafora dedicava un busto marmoreo, opera dello scultore messinese Giuseppe Gangeri con epigrafe dettata da Gioacchino Chinigò: in «A.S.M.», X-XV (1909-1914), p. 315. 31 Seduta del 15 giugno 1910, infra, doc. VII/3, p. 343. Molti messinesi, dopo il terremoto, avevano trovato sistemazione a Palermo e la stessa Società per la Storia Patria aveva messo a disposizione «dei superstiti della Società messinese i propri locali»: SANSONE, Mezzo secolo, cit., p. 253. Impegno operativo dopo il terremoto 113 memoria», il notaio Luigi Martino leggeva, durante la seduta dell'8 giugno 1910, una lettera con la quale il presidente del Col­ legio degli ingegneri e degli architetti di Messina condannava le inconsulte demolizioni di molti palazzi che si sarebbero potuti salvare, e insisteva, «presso i competenti ministeri perché, mante­ nendo i precedenti impegni, volessero disporre i provvedimenti necessari» a «impedire ulteriori distruzioni» e a «salvare almeno» il palazzo senatorio la cui «stabilità edilizia non giustificava la necessità della demolizione», e «nessun motivo tecnico ne impedi­ va il consolidamento»32. Il palazzo senatorio, spiegava La Corte Cailler, era stato «danneggiato non dal terremoto, ma dall'incen­ dio e dalle bombe di dinamite che avevano abbattuto l'attiguo edi­ ficio dov' era l'hotel Trinacria»33. Sul piano regolatore - redatto da Luigi Borzì che aveva rice­ vuto l'incarico dalla Giunta comunale con deliberazione d'urgen­ za in data 27 maggio 1909, n. 384»34 e approvato dal Regio decre­ to del 26 giugno 191035 - la Società Messinese di Storia Patria aveva una posizione di netta chiusura, un posizione estrema, ma che combaciava, in termini di orientamenti culturali anche se non ideologici, con le riflessioni di Ildelfonso Cerdà. Con le riflessio-

32 Seduta dell'8 giugno 1910, infra, doc. VII/2, pp. 337-39. 33 Ibid., p. 338. 34 È detto nella Premessa dallo stesso BORZi, Piano regolatore, cit., p. 5: <

36 L CERDA, Teoria generale dell'urbanizzazione, a cura di A. Lopez de Aberasturi, Milano 1985. L'opera, è noto, era stata pubblicata a Madrid nel dicembre 1863. 37 Seduta del 13 dicembre 1910, infra, doc. VII/6, p. 353. 38 Ibid., p. 354. Impegno operativo dopo il terremoto 115 destinato a divenire edifici, palazzi pubblici e privati, luoghi di culto, strade, piazze, aree portuali, centri di attività produttiva e commerciale, e quindi a incidere profondamente sulla rinascita cit­ tadina. A incidere appunto, non solo in termini fisico-antropolo­ gici, sui bisogni primari dei messinesi, ma a condizionare, anche attraverso i nessi con la «memoria storica», le forme di insedia­ mento, il decoro e il gusto degli impianti edilizi, lo spessore socia­ le, i rapporti giuridici, gli assetti amministrativi, le sensibilità cul­ turali. La città del resto, è stato detto da un grande storico, è «uno stato d'animo, un fatto di coscienza»39, e il piano regolatore ne definisce lo spazio nelle diverse articolazioni, i ritmi di sviluppo e non sempre di crescita e di qualità di vita, le rappresentazioni visive e le valenze simboliche. Spazio fisico, mentalità e spesso­ re sociale erano d'altronde strettamente connessi, ed è noto che la dinamicità o l'inerzia è «piuttosto degli spiriti che della mate­ ria, poiché quest'ultima è spesso più prona di quelli»40. La men­ talità con cui si guarda un paese, una regione, una città «è fun­ zione - annota Cesare De Seta - non solo e non tanto della realtà fisica, geografica e materiale che essa esprime, quanto soprattutto dei sistemi culturali di valori e di credenze nelle quali tale coscien­ za si è formata»41. E non è privo di significato che la storia dell'ar­ ticolarsi e svilupparsi del dibattito sul piano Borzì sia anche pun-

39 R.S. LOPEZ, Le città dell' Europa post-carolingia, in AA.VV., I proble­ mi comuni dell'Europa post-carolingia. II Settimana di studio del Centro ita­ liano di studi sull'Alto Medioevo (Spoleto, 6-13 aprile 1954), Spoleto 1955, pp. 551-52. Ampio il dibattito su queste affermazioni: fra le numerose con­ siderazioni si leggano quelle di O. CAPITANI, nella Introduzione aH. PIREN­ NE, Le città del Medioevo, Bari 1971, pp. XXX-XXXI. 40]. LE GOFF, Le mentalità: una storia ambigua, in lo. e P. NORA (a cura di), Fare storia, Torino 1981, p. 245. 41 C. DE SETA, Presentazione, in ROMANO e VIVANTI, Storia d'Italia, cit., Annali 5, Il paesaggio, Torino 1982, p. XXX. 116 Salvatore Tramontana teggiata di interventi tesi a chiarire i nessi fra gruppi sociali e com­ mittenti e a individuare le potenzialità, gli interessi e la prove­ nienza - rurale, mercantile, artigianale, finanziaria - dei capitali impiegati. Certo, è anche opportuno riflettere su quel che precisa Fulvio Leoni ne L'architettura della simultaneità quando sottolinea che «l'architettura guarda troppo se stessa, giudica se stessa e vivendo si riproduce in un intreccio di atteggiamenti figurativi che, privati di ipotesi ideali e di futuri prevedibili, si elidono e si influenzano reciprocamente»42. Ma non si può non osservare che a rendere l'architettura strumento visuale del fare è il suo peso specifico, la scenografia appunto del suo articolarsi, cioè il modello ideologico che invade le case, condiziona i comportamenti, e quindi trasfor­ ma in scelte operative la dinamica economica, sociale, politca. Da più parti si è affermato che il terremoto era stato «il vola­ no per lo sviluppo di un ceto affaristico legato all'edilizia»43, e che il piano redatto da Borzì rappresentava gli interessi di quel ceto e dei «suoi gruppi contrapposti di clientele che si contendevano il controllo dei fondi pubblici per la ricostruzione»44. Di gruppi consolidatisi a Messina dopo il 1908, e costituiti da famiglie pro­ venienti «dai comuni rurali delle aree prossime (fino a un raggio di un centinaio di chilometri) e da mediocri impresari e trafficanti

4~ F. LEONI, L'architettura della simultaneità, Roma 2000, p. 143. 43 BARONE, Egemonie urbane e potere, cit., pp. 362-64. 44 G. BARONE, Sull'uso capitalistico del terremoto: blocco urbano e rico­ struzione edilizia a Messina durante il fascismo, in «Storia urbana», VI/19 (aprile-giugno 1982), pp. 47-49. M. SAlA, Note sul sistema politico in Sicilia. Dagli ascari di Giolitti ai gerarchi di Mussolini, in AA.VV., Potere e società in Sicilia nella crisi dello Stato liberale, Catania 1977, pp. 369-73. Del resto anche prima del terremoto, coll'affermazione del fronte monarchico-libera­ le alle elezioni amministrative del 1904, si era andata sempre più rafforzando una certa tendenza del privatismo politico-affaristico: CICALA, Rappresen­ tanza politica, cit., pp. 10 1-05. Impegno operativo dopo il terremoto 117 provenienti da regioni settentrionali», cioè da componenti «di una società priva di esperienze mercantili e di notevoli risorse finanzia­ rie, e di frequente invischiati in tradizioni rurali»45. A essi Lucio Gambi riconduce «la depressione e la sciattezza del tono sociale negli ultimi cinquant' anni - che si è riflessa nella ricostruzione edile pacchiana, impersonale e quasi coloniale dell'abitato urbano - e un certo provincialismo che permea la vita sociale: cioè la scarsità di iniziative ardite e dinamiche»46. Si spiegano allora le diffuse ten­ denze alla rimozione storica e a prospettive economiche di basso profilo legate soprattutto ai lavori pubblici. Cioè a un codice ope­ rativo che non era più espressione della dinamica mercantile e marinara che, sia pure con alterne vicende, aveva caratterizzato l'e­ conomia messinese prima del terremoto, ma di «operazioni immo­ biliari e di compravendite dei suoli fabbricabili concessi al risana­ mento edilizio»47. Operazioni complesse e ingarbugliate alle quali era stretta­ mente connesso il variegato ceto di legulei (avvocati, notai) che si affaccendava «per complicare o dirimere le controversie giuridiche relative a espropri, mutui e carature, rotazioni dei suoli»48. È assai interessante quanto, a tal proposito, emerge dalla lucida analisi di Lucio Gambi il quale, nel definire le vocazioni ambientali dei vari territori, scrive che «qualunque società» nel suo organizzarsi sce-

45 L. GAMBI, La più recente e più meridionale conurbazione italiana, in «Quaderni di geografia umana per la Sicilia e la Calabria», V (1960), p. 6. 46 Ibid., pp. 6-7. 47 BARONE, Egemonie urbane e potere, cit., p. 362-63. 48 Ibid., p. 365; SAlA, Note sul sistema politico in Sicilia, cit., p. 306. Sul settimanale «Avvenire» fondato da Pietro Longo venivano dibattuti, negli anni immediatamente successivi al terremoto, gli aspetti più complicati delle leggi speciali sulla ricostruzione e in particolare, da Pietro Tripodo, le que­ stioni relative al piano regolato re e alle concessioni dei mutui: G. CAPRI, Un cinquantennio di giornalismo messinese, in A. SAnTA (a cura di), Pietro Longa, Messina 1953, pp. 7-11. 118 Salvatore Tramontana

glie e matura le sue «potenzialità o disposizioni di natura» e «porta gli uomini a disegnare idealmente e poi ricercare in termini speri­ mentali e infine a edificare un loro ambiente. Un ambiente che quindi si plasmerà secondo le strutture d'ordine economico, giu­ ridico, scientifico che ogni comunità umana si è data»49. Questa svolta profonda nel tessuto sociale messinese veniva seguita con fastidio e apprensione dalla Società di Storia Patria i cui componenti, cittadini da generazioni e tenacemente legati al territorio, alle sue consuetudini di decoro e di fasto esteriore, sen­ tivano intaccata profondamente la propria identità e tradizione culturale. Certo, ha ragione Giuseppe Barbera Cardillo che, nella sua esemplare e suggestiva analisi di Messina dall'Unità all'alba del Novecento, evidenzia, con ampia utilizzazione di fonti, «un processo di crescente ruralizzazione della popolazione attiva della provincia» e di progressiva emarginazione del tessuto industriale e mercantile già alla fine del secolo XIX e al principio del XX50. Ma il terremoto accelerava e rendeva irreversibile la contrazione delle potenzialità produttive e dell'ampiezza e consistenza del mercato, sottraeva capitali all'industria e mutava stimoli e valori delle stra­ tificazioni sociali.

3. Lo snodo delle contese.

In questo scenario, il cui problema centrale appare dunque l'analisi del meccanismo attraverso il quale prendevano corpo e si consolidavano i nuovi ceti, vanno inserite le proposte della Storia Patria tese a bloccare, o almeno a modificare, un piano regolatore che, a parere di tutti i soci, prevedeva, con lo sventramento della città, la cancellazione delle testimonianze storiche. Nella seduta

49 L. GAMBI, I valori storici dei quadri ambientali, in ROMANO e VIVANTI (a cura di), Storia d'Italia, cit., I, I caratteri originali, Torino 1972, p. 32. 50 BARBERA CARDILLO, Messina, cit., passim e specie, pp. 233-37. Impegno operativo dopo il terremoto 119 dal 24 gennaio 1911, dopo una dettagliata analisi del piano BorzÌ da parte dell'ingegnere Alessandro Giunta, e preso atto, si dice fra l'altro, «che non si volle tenere in alcun conto [ ... ] delle esatte e giuste osservazioni fatte dai tecnici e dai cittadini superstiti», veni­ va approvato all'unanimità un ordine del giorno col quale si chie­ devano sostanziali modifiche che «miravano a integrare in modo più armonioso le varie esigenze della nuova città»51. Lo snodo della contesa riguardava dunque la continuità della tradizione, vista dalla Storia Patria come unica salvaguardia della «memoria», considerata invece dal piano regolatore come possibi­ le intralcio alla funzionalità programmata per la rinascita cittadi­ na52. Non si può certo dire che dai verbali delle assemblee emerga, per ogni proposta, approfondita discussione. Se talune mozioni appaiono estemporanee e suggerite più da istanze epidermiche che da accurate analisi, altre sono sostenute, come risulta chiara­ mente da diverse perizie e da relazioni inserite nei verbali, da valenze e considerazioni di natura tecnica e scientifica. Basti comunque, a tal riguardo, ricordare le frequenti convergenze, sul programma di ricostruzione, col Collegio degli ingegneri e degli architetti e prendere atto, come comunicava il presidente durante la seduta dell'll marzo 1914, dell'invito ufficiale alla Storia Patria di nominare «un delegato che la rappresentasse in seno al Colle­ gio medesimo per occuparsi del progetto per il nuovo palazzo municipale»53.

51 Seduta del 24 gennaio 1911, infra, doc. VIII/l, pp. 355-58. 52 CAMPIONE, Il progetto urbano, cit., pp. 36-37, il quale, nel sottolineare il «tema delle funzioni come motivo organizzatore delle linee di ricostruzio­ ne» e della «necessità di premunirsi dai rischi futuri attraverso una rigorosa messa in atto di criteri antisismici», pone a confronto le scelte che incarna­ vano un modello «freddo» di efficientismo tecnico e le ineludibili esigenze di una comunità di salvaguardare l'identità e peculiarità del proprio territorio e del suo modo di vivere. 53 Seduta dell'll marzo 1914, infra, doc. X/l, p. 392. 120 Salvatore Tramontana

Al di là di altri dettagli che possono essere letti nei verbali pubblicati alla fine del volume, va però subito precisato, a scanso di eventuali equivoci, che mancava a Messina, in quegli anni, ogni possibilità concreta di alternative al piano regolatore quale si era coagulato nel progetto di Luigi Borzì. Dai verbali emerge spesso d'altronde, nei singoli soci, un atteggiamento di stanchezza, di ripiegamento, di sfiducia, che sembra talvolta richiamare, per dirla con lo scrittore svedese Stig Dagerman, «un bisogno di consola­ zione impossibile da soddisfare». Alla base delle obiezioni sollevate c'era comunque l'accusa esplicita al piano di ritenere che, col terremoto, l'impianto urbano di Messina fosse definitivamente scomparso e che bisognava. rico­ struire «come su un foglio di carta bianca»54, mentre c'era tanto da recuperare55. L'accusa quindi di non garantire «la buona conserva­ zione del patrimonio monumentale scampato al disastro»56, per­ ché, non ci si stancava di ripetere nelle varie assemblee, «i superio­ ri provvedimenti sono ispirati solamente al desiderio di cancellare i ricordi della grandezza dei nostri maggiori»57, e perché «la bufe­ ra demolitrice dei monumenti più insigni non tende a scemare, ma attenta ancora ai pochi ruderi che nei primi tempi sono stati dimenticati»58, perché non si tenevano in conto le scelte di città

54IOLI GIGANTE, Messina, cit., p. 145. Quello della «carta bianca» è, in fondo, il concetto della «tabula rasa» precisato poi da G. GIOVANNONI, Vecchie città ed edilizia nuova, Torino 1929, p. 232-34 e sul quale, a prescindere dal­ l'adesione o meno alla formulazione della sua tesi, vanno prese in considera­ zione le «perplessità» di M. Lo CURZIO, Assetto urbanistico e. presenze archi­ tettoniche nella città della ricostruzione, in R. BATTAGLIA, M. D'ANGELO, S. FEDELE, M. Lo CURZIO (a cura di), Messina negli anni Venti e Trenta. Una città meridionale tra stagnazione e fermenti culturali, Messina 1997, pp. 329-30. 55 G. PAPA, Il nuovo piano regolatore, Messina 1911, p. 10. 56 Seduta del 13 dicembre 1910, infra, doc. VII/6, p. 353. 5~Seduta del dicembre 1911, infra, doc. VIIII7, p. 365. 58 Seduta del 27 febbraio 1913, infra, doc. IX/2, p. 374. Impegno operativo dopo il terremoto 121 come Roma nelle quali si sacrificano «strade e piazze pur di con­ servare, recinto gelosamente di inferriate, qualsiasi rudere che abbia importanza locale archeologicamente, storicamente, artisti­ camente»59. A Messina invece, per rendere «libera l'area adiacente alla costruzione del palazzo delle poste e telegrafi», veniva persino rimossa dalla piazza della Concezione la piramide marmo rea della Vergine Immacolata dello scultore Giuseppe Buceti eretta nel 1757 dal Senato. Rimossa e, grazie alle insistenze della Storia Patria che ne impediva il «provvisorio smontaggio e conservazione dei pezzi in un magazzino», collocata in un'area attigua al Duom060. A questi rilievi di carattere generale, che esprimevano le immediate esigenze di quanti, per cultura e sensibilità, erano por­ tati a rafforzare la memoria e le radici anche materiali col territo­ rio, seguivano obiezioni più consone alla valorizzazione program­ matica delle risorse locali. E prima di tutte quelle che contestava­ no al piano regolato re di trascurare il riuso, di attuare «allarga­ menti e rettificazioni delle vie» anche con l'esproprio e la demoli­ zione di fabbricati abitabili e solo «suscettibili di riparazioni»61, di «sventrare la vecchia città nei quartieri in cui, per la tortuosità e per la pessima orientazione delle vie [ ... ], le indispensabili opere di risanamento sarebbero riuscite difficili e onerose»62, di aggredire

59 Seduta del dicembre 1911, infra, doc. VIII/7, p. 365. 60 Seduta del 12 settembre 1913, infra, doc. IX/4, p. 382 e Seduta del 12 novembre 1913, infra, doc. IX/S, p. 384. Nella Seduta del 18 maggio 1914, infra, doc. X/3, p. 399, il presidente comunicava che, dopo la rimozione, sotto la statua dell'Immacolata «non s'è rinvenuta una pergamena, ma una cassetta di marmo con lapidetta di marmo anch'essa». 61 BORZì, Piano regolatore, cit., parte III, punto 7, p. 23. 62 Ibid., parte III, p. 18. Nel secolo XIX «la parola d'ordine, oltre che 'ampliamento' è 'risanamento'», e nella quale - annotano G. C. ARGAN e M. FAGIOLO, Premessa all'arte italiana, in ROMANO e VIVANTI, Storia d'Italia, cit., 1, I caratteri originali, cit., p. 748 - «è evidente l'influsso dell'Haussmann, 122 Salvatore Tramontana le colline e quindi la qualità del paesaggio63 , di modificare il nesso col porto alla cui funzionalità erano legate le tradizionali attività economiche e produttive della città64, di abbandonare l'idea della palazzata a mare, cioè la superba prospettiva scenografica dell'ar­ monioso «teatro marittimo»65.

che è in apparenza un "bonificatore" megalomane di Parigi, ma in realtà lo strumento dell'imperialismo borghese: i boulevards sono stati fatti anche perché la polizia di Napoleone III potesse sparare sui dimostranti». E a Mes­ sina appunto, dove fra la fine del secolo XIX e l'inizio del successivo, si erano coagulati i primi nuclei operai, la tensione era viva. Nel maggio 1903, per esempio, in occasione di una manifestazione studentesca, veniva ucciso dalla polizia un operaio di nome Morgana, e alle proteste per quel delitto parteci­ pava Salvemini: D'ANGELO, Salvemini a Messina, cit., p. 296. Al di là comun­ que di questi processi di razionalizzazione urbanistica consigliati anche da esigenze di ordine interno, va segnalata la probabilità che Borzì avesse letto il volume di A. PEDRINI, La città moderna, Milano 1905, p. 205, nel quale si suggerivano, per il riassetto «di una città da farsi in breve tempo e per ragio­ ni igieniche», ampi e radicali sventramenti e risoluti allargamenti delle vie. 63 BORZi, Piano regolatore, cit., parte III, punto 8, pp. 24-25. 64 Ibid., parte III, punto 11, p. 19 e Variante, pp. 69-73. 65 Ibid., parte IV, Ila, p. 27 e Variante, pp. 69-70. Capitolo quarto Pianificazione urbana e vita cittadina

Nella palazzata - costruita fra il 1622 e il 1625 per consacrare, anche sul piano urbanistico e scenografico, la fisionomia mercan­ tile di una città che cessava di essere un centro fortificato 1 -la Sto­ ria Patria vedeva un monumento che compendiava, nell' ordinata e maestosa serie di edifici e nella loro struttura architettonica, lo spessore economico e culturale della città. Anche se non si può non riconoscere che si trattava di uno spessore più geografico, di simboli e di mentalità, che economico e politico. Dello spessore appunto di una società urbana caratterizzata dalla presenza di una classe chiusa, costituita dalla convergenza tra vecchie famiglie nobiliari dedite pure ai commerci e nuove famiglie emergenti çhe tendevano a trasformarsi in aristocrazia terriera. E i cui ideali, i cui valori, le cui forme di vita, tese più all' occupazione del potere che alla sua gestione, hanno pesato sulla dinamica cittadina piuttosto per ancorarla a posizioni ritardatarie che per farla progredire in senso nuovo e moderno. Su posizioni ritardatarie sia sul piano del progressivo stratificarsi e irrigidirsi dei rapporti sociali che su quello delle tecniche costruttive. La ragione di questo giudizio - alla cui base c'è la convinzio­ ne di trovarsi di fronte a un persistente sistema in prevalenza rura­ le la cui mentalità condizionava non solo l'economia ma pure la politica, le istituzioni, la cultura, la tecnica - la chiariva anche

1 IOLl GIGANTE, Messina, cit., p. 58. 124 Salvatore Tramontana

Johann Wolfgang Goethe quando, nel Viaggio in Italia, riferendo­ si alle conseguenze in Messina del terremoto del 1783, annotava che, «per seguire l'esempio del brillante piano architettonico trac­ ciato dai proprietari più ricchi, i vicini meno facoltosi, in un'appa­ riscente gara di sfarzo, avevano mascherato, dietro alle facciate nuove costruite in pietra viva, le loro vecchie case, murate con ciottoli grandi e piccoli tenuti insieme con molta calce. Una strut­ tura simile, poco sicura per sé, sfasciata e frantumata dall' orrenda convulsione, non poteva non rovinare completamente»2.

1. Cancellare la palazzata.

Annotazione, quella di Goethe, che riconduce da una parte ai contorni e alle dinamiche delle stratificazioni sociali, dall'altra alle necessità di una legislazione antisismica specie nella fase applicati­ va delle tecniche da adottare in funzione difensiva delle strutture edilizie, e alle quali si era prestata scarsa attenzione prima del 1783. Ma pure dopo: è infatti noto che la legislazione borbonica che pre­ vedeva efficaci norme antisismiche elaborate dagli ingegneri Win­ speare e La Vega3 veniva largamente disattesa. Lo affermava fra gli 4 altri Guido Alfani • Ma pure Mario Baratta quando, ne La cata­ strofe sismica calabro-messinese, sottolineava che le norme appro­ vate e «le verità sacrosante» ribadite dagli scienziati non venivano

2 J.w. GOETHE, Viaggio in Italia. Tradotto ed illustrato da E. Zaniboni, Firenze 1948, II, p. 153, Messina, domenica 13 maggio 1787. 3 E per i quali si veda N. ARICÒ e o. MILELLA, Riedificare contro la sto­ ria, Roma-Reggio Calabria 1984, pp. 156-59. Sulle deficienze di costruzione degli edifici a Messina, malgrado «le sagge norme antisismiche emanate dal governo borbonico dopo il terremoto del 1783», si sofferma A. GUIDINI, Piano regolatore della città di Messina (con due tavole allegate e due piante intercalate nel testo), Milano 1910, pp. 18-20 e 22. 4 G. ALFANI, Il terremoto calabrese, in «Rivista di fisica, matematica e scienze naturali», VI/71 (ottobre 1905), p. 71. Pianificazione urbana e vita cittadina 125 tenute in considerazione: «se si fossero attuati i progetti dei Bor­ boni dopo il 1783, o della commissione ministeriale dopo il terre­ moto di Ischia del 1883, oggi - egli scriveva - si piangerebbero appena pochi morti»5. Qualche riflessione sulla non sempre vigile attenzione per le tecniche antisismiche sembra suggerirla anche il Regio decreto del 18 aprile 1909, n. 193 che pare non imponesse l'uso obbligatorio 6 del cemento armat0 , e soprattutto il dibattito successivo al 1908, dal quale non emerge in modo esplicito e convinto, pure fra i soci della Storia Patria, la piena consapevolezza del corretto uso della normativa antisismica, e quindi del pericolo di affrettati riadatta­ menti delle strutture edilizie danneggiate. Per quel che per esempio si riferisce alla palazzata, restaurata con scarsi accorgimenti antisismici dopo il 1783 e gravemente intaccata dal terremoto del 19087, i pareri sull' eventuale recupero erano parecchio discordi e spesso sostenuti più dalle valenze sim­ boliche del monumentale manufatto o dagli infiniti e complessi intrecci sull'uso dei suoli, che da obiettive analisi scientifiche, geo­ logiche e di tecnica delle costruzioni. Luigi Borzì, che nel suo piano regolatore si soffermava a lungo sulla palazzata, scrive che «i nostri antenati non tennero alcun conto dei movimenti sismici a cui era soggetto il nostro ter­ ritorio: il disastro del 1783 ed i fenomeni allora osservati avrebbe­ ro dovuto ammaestrarli specialmente sulla resistenza che poteva

5 BARATTA, La catastrofe, cit., pp. 37-38. Nel testo si legge anche che la palazzina Cammareri, collocata sul viale San Martino, fra le vie Nino Bixio e Santa Cecilia, essendo l'unico edificio costruito in cemento armato e secon­ do i criteri suggeriti dalle norme antisismiche del 1785, aveva ben resistito alle onde sismiche del 1908. Fu abbattuto nel 1931 e il suo spazio recuperato per nuove costruzioni. 6 Cito da Lo CURZIO, Assetto urbanistico, cit., p. 353 nota 42. 7 BARATTA, La catastrofe, cit., pp. 14-16; Messina prima e dopo, cit., pp. 186-88. 126 Salvatore Tramontana offrire il sottosuolo della città: ma 1'amore dell' arte e la maestosità dell' opera sorpassarono ogni sentimento di prudenza! A distanza di un secolo la rovina del superbo edifizio doveva recare lo ster­ minio [ ... J. Sarebbe quindi il più grave errore persistere ora nella riedificazione della palazzata»8. E infatti il piano regolatore, si legge testualmente, prevedeva la «soppressione della palazzata, con allargamento della via Garibaldi sino al mare»9. Una soluzio­ ne drastica alla quale a Messina furono in molti a opporsi, e non solo sulla base di scelte essenzialmente storiche e di salvaguardia della memoria, ma anche sulla concreta base di oculate scelte di scienza delle costruzioni. La prima sensazione che si ricava dalla lettura dei verbali delle assemblee della Storia Patria è che, a parte l'emozione intensa dei soci per quella decisione, l'indignazione era grande e condivisa da gran parte dei cittadini e dall'opinione pubblica di altre città. Lo si deduce, per esempio, dall' assemblea del 19 agosto 1910, durante i cui lavori il presidente comunicava che «1'azione spiegata dalla Società per la ricostruzione della palazzata» destava, «nella gente serena e obiettiva, la maggiore simpatia». E non solo a Messina ma, precisava, come si ricava dai giornali e dalla presa di posizio­ ne di alcuni sindaci, anche altrove. A Palermo addirittura, dove si erano trasferiti «molti profughi messinesi», il 26 agosto 1909 era stato votato un ordine del giorno col quale ci si rivolgeva alla stampa siciliana e nazionale e «ai legit­ timi rappresentanti onorevole prof. Ludovico Fulci e onorevole ingegnere Rosario Cutrufelli» perché si rendessero interpreti, «presso il governo e presso il re stesso, dei sentimenti dei supersti­ ti messinesi» e perché «caldeggiassero l'annullamento dell'insano progetto che avrebbe deturpato la maestosa figura di Messina»lO.

8 BORZì, Piano regolatore, cit., parte I, punto b), pp. 9-11. 9 Ibid., parte IV, punto 1, p. 27. lO Seduta del 19 agosto 1910, infra, doc. VII/S, pp. 351-52. Pianificazione urbana e vita cittadina 127

Ciò che stava accadendo a Messina era del resto quel che la Società di Storia Patria temeva di più: un processo sistematico di cancellazione della memoria che veniva posto in relazione all'an­ damento generale della ricostruzione e al condizionamento di gruppi economici preoccupati di eventuali riduzioni degli spazi portuali. Gruppi individuabili negli operatori marittimi che face­ vano capo alla Camera di commercio. Certo, per la Storia Patria la palazzata come simbolo della memoria rimaneva, al di là di ogni scelta, l'architrave dell'identità civica, il punto di riferimento che aiutava a leggere e interpretare, nel bene e nel male, la storia della città. E lo si ripeteva, in ogni assemblea, con espressioni apparen­ temente diverse ma di contenuto analogo. Con espressioni che, nel toccare le corde della commozione e della protesta, tendevano appunto a smarrirsi nella rincorsa di un miraggio che sembrava affondare le radici nel mito e nelle belle favole antiche, nelle abi­ tuali formule della retorica campanilistica, nella polemica spiccio­ la alimentata da sterili rievocazioni erudite, da scontrosi e inquie­ ti lirismi, da estri improvvisi e immaginifici. E con un linguaggio acceso, colorito, disperato, sostenuto dall'impeto della passione, ma spesso filtrato dall'assimilazione attiva dell'impegno quotidia­ no e teso a smorzare l'irruenza verbale nel malinconico ricordo di ll tempi felici •

11 Sembra infatti emergere, dal linguaggio stesso dei verbali, una profonda refrattari età nei riguardi di modifiche di modelli urbanistici ampiamente codificati dal tempo e dalle abitudini nella coscienza cittadina. Eliminare la palazzata a Messina era come se a Bologna si volessero toglie­ re i portici, che sono da sempre una caratteristica inconfondibile dell'im­ pianto urbano, radicata nella popolazione e nel suo modo di vivere. Del resto, fin dal Medioevo, la città era stata sempre vista e descritta nella sua fisicità urbanistica e architettonica i cui elementi qualificanti si colgono nelle Laudatio e nelle immagini pittoriche. Le quali, nel testimoniare la diffusa sensibilità per lo spazio urbano, costituiscono lo scenario «a cui fa riferi­ mento - scrive C. G. ROMBY, La città di ieri per l'uomo di domani, in «Qua- 128 Salvatore Tramontana

È ovvio, tutte le proposte hanno toni e forme di linguaggio peculiare, e gli oggetti di riferimento perdono, nel loro contesto, la specifica identità. E in tal senso, nel senso cioè in cui la linea di divisione che separa il reale dall'immaginario è oscillante, bisogna sforzarsi di capire il significato concreto di forme espressive con­ venzionali, polemicamente usate durante le assemblee di Storia Patria per recuperare e salvaguardare le testimonianze del passato. Bisogna appunto sforzarsi di capire e cogliere l'esuberanza e l'im­ peto di un linguaggio decisamente mirato a un preciso scopo da conseguire, uno scopo contrastato dalle convergenti stratificazio­ ni del potere costituito ma sostenuto da un ampio ventaglio del­ l'opinione pubblica. E allora espressioni come «l'immane e inconsulto delibera­ to», «lo schianto del cuore per la perdita dei più sacri affetti», la necessità inderogabile «di sostenere la santa causa» ricorrenti durante le discussioni assembleari12 finiscono col manifestare, quando si leggono i verbali, grande valore illustrativo perché met­ tono a disposizione di un pubblico, istintivamente radicato al ter­ ritorio, una semplice verità ribadita con coerenza da tutti i soci della Società di Storia Patria: «orbando la città di un gran lavoro d'arte, orgoglio nazionale e giudicato l'ottava meraviglia del mondo» 13, intendono «cancellare i ricordi della grandezza dei nostri maggiori», i quali «accedevano a capo scoperto presso i re di Spagna»14. In senso traslato queste espressioni generiche, rife­ rite a ciò che si intendeva fare della palazzata, si sviluppavano su direttrici diverse. In particolare però la «maestosa, superba palaz-

derni medievali», 26 (dicembre 1988), p. 225 -l'immaginario collettivo per riconoscersi come abitatore della propria città e per farla riconoscere agli stranieri» . 12 Seduta del 19 agosto 1910, infra, doc. VII/S, pp. 351 e 352. 13 Ibid., infra, doc. VII/S, p. 351. 14 Seduta del 27 febbraio 1913, infra, doc. IXI2, pp. 374 e 375. Pianificazione urbana e vita cittadina 129 zata come onore dell'arte, orgoglio della città, lustro e decoro della nazione, illustrazione del mondo» 15, ne attestavano «la sua passata operosità e grandezza»16, denunciavano «la bufera demo­ litrice dei monumenti»17. La Storia Patria però non restringeva le sue polemiche e le sue obiezioni al solo valore simbolico accumulato dalla palazzata durante i secoli, non si limitava ad avanzare riserve e seminare dubbi, coagulava invece un programma di recupero in cui le esi­ genze storico-urbanistiche e architettoniche si intrecciassero con quelle della sicurezza antisismica. C'era cioè, fra i soci della Storia Patria, la consapevolezza di doversi muovere anche sul piano delle esigenze scientifiche e tecniche: scientifiche per 'quel che riguarda­ va le condizioni geologiche degli spazi colpiti e specie di quelli abitati; tecniche per quel che invece si riferiva alle norme dell'edi­ lizia antisismica per la ricostruzione degli edifici e di ogni altro impianto edilizio sia in città che nel territorio attiguo. E infatti, nella seduta del 30 luglio 1910, dopo ampio dibattito, l'assemblea approvava all'unanimità una delibera con la quale si facevano pro­ prie «le giuste e fondate riflessioni» esposte dal socio ingegnere Alessandro Giunta con ampia e minuziosa analisi tecnico-scienti­ fica, e si faceva appello «al Collegio degli ingegneri e degli archi­ tetti, e a quei cittadini che hanno amore per la città natia, perché insistano e si sappiano imporre con le autorità competenti affinché venga riedificata la nuova palazzata e così in pari tempo concorre­ rè alla conservazione della via Garibaldi»18.

15 Seduta del 19 agosto 1910, infra, doc. VII/S, p. 351. 16 Seduta del 24 gennaio 1911, infra, doc. VIII/l, p. 357. 17 Seduta del 27 febbraio 1913, infra, doc. IXI2, p. 374. 18 Seduta del 30 luglio 1910, infra, doc. VII/4, p. 349. 130 Salvatore Tramontana

2. Il piano Guidini.

C'era dunque, alla base della decisione unanime della Storia Patria e dell'intervento, nel dibattito, dell'ingegnere Giunta, il Piano regolatore della città di Messina del commendatore architet­ to Augusto Guidini. Piano redatto per autonoma iniziativa - ma in nome de «la resurrezione edilizia ed economica delle località deva­ state dal terremoto» - da questo noto e impegnato architetto mila­ nese che aveva fatto parte della commissione giudicatrice del con­ corso per le Costruzioni edilizie asismiche bandito, nel 1909, dalla «Società cooperativa lombarda dei lavori pubblici». Il piano di Guidini veniva pubblicato, con due tavole allegate e due piante intercalate nel testo, a Milano, presso lo stabilimento tipo-litogra­ fico G. Civelli, via San Damiano, 16, il primo gennaio 1910, cioè a quasi un mese di distanza dalla presentazione, il 6 dicembre 1909, del piano redatto da Borzì19• Il piano Guidini era, precisava esplicitamente l'autore, «lo scioglimento di un voto» perché nasceva dalla volontà «di portare un modesto e fraterno contributo all'opera sacra e nazionale di risurrezione della sventurata città»20. Si proponeva infatti - e lo si ricava chiaramente dalla sua impostazione generale - di fare risor­ gere «la città sulla superficie già da essa occupata, in immediata vicinanza del porto».

19 GUIDINI, Piano regolatore, cit.: i particolari sono rilevati dal frontespi­ zio, ma si veda G. CAMPIONE, La configurazione territoriale dell'assetto urba­ no, in BATIAGLlA, D'ANGELO, FEDELE, Lo CURZIO, Messina negli anni Venti e Trenta, cit., pp. 276-77 e Lo CURZIO, Assetto urbanistico, cit., pp. 342-43, in cui vengono sottolineate «alcune analogie» fra il Piano Guidini e il Piano redatto da Ildefonso Cerdà per Barcellona. 20 GUIDINI, Piano regolatore, cit., II, p. 16: una volontà, egli scrive, forti­ ficata «in mezzo all'infelice popolazione superstite, percorrendo l'ampia distesa delle macerie desolate, affacciandosi al porto ingombro e paralizzato, nel lavoro aspro e senza limite dell'opera dei primi ricoveri». Pianificazione urbana e vita cittadina 131

Come previsto del resto dai dispositivi tecnici della Legge 12 gennaio 1909 coi quali, fra l'altro, si nominava «la commissione reale incaricata di designare le zone più adatte per la ricostruzione degli abitati»21. Ciò, vale a dire la ricostruzione della città «in immediata vicinanza del porto», doveva dunque «valere anche e principalmente - si legge nel piano Guidini - per la palazzata, [ ... ] la quale può essere, in tutto o in parte, conservata e riedificata, con monumentale carattere (ad esempio degli insigni monumenti anti­ chi ed asismici) alla semplice condizione di migliorarne e irrobu­ stirne le fondazioni, mediante larghe e idonee platee d'impianto in cemento armato e a doppia orditura; e con una costruzione più collegata e massiccia, con miglior pietra che non sia l'arenaria di Siracusa, e impiegata meno a rimpallo dell'attuale»22. Indicazioni precise, nette, queste del piano Guidini: la palaz­ zata andava ricostruita, naturalmente con tutti gli accorgimenti antisismici necessari. Anche perché ridurre tutto il problema ai soli aspetti geologici sarebbe un cattivo metodo che rischierebbe di falsare ogni decisione, in quanto - precisava la già ricordata commissione reale incaricata di designare gli spazi adatti alla rico­ struzione - nel territorio messinese e nelle zone attigue «non esi­ stono aree topo graficamente e sismologicamente più adatte alla riedificazione»23. E non risulta facile, come osservava lo stesso Baratta, «l'accertamento assoluto dell'influenza che la costituzio­ ne, la natura, la disposizione del sottosuolo esercitano sulla resi­ stenza delle costruzioni: anche, e principalmente, per il fatto del­ l'indole diversa delle costruzioni sovrapposte, che non ammetto­ no parallelo e reciproco confronto in rapporto e negli effetti dello stesso fenomeno»24.

21 GUIDINI, Piano regolatore, cit., II, p. 24. 22 Ibid., II, pp. 24-25. 23 Ibid., II, pp. 24. . 24 Citazione in GUIDINI, Piano regolatore, cit., II, p. 24. 132 Salvatore Tramontana

Sarebbe quindi errato, lascia intendere Guidini, credere che la natl,lra del suolo sconsiglierebbe la ricostruzione della palazzata. N é ci si può limitare a una semplice constatazione del fenomeno, in quanto dietro di esso andrebbero anche visti i problemi decisi­ vi delle fondamentali scelte di ricostruzione. E in primo luogo per quel che appunto riguardava la palazzata, poiché «ebbe più grave­ mente a soffrire dall'incendio che dalle scosse telluriche» e «nes­ suna speciale ragione scientifica ne esige o impone lo sgombero. La costituzione litologica e geologica del sottosuolo è uguale a quella della adiacente e rimanente zona pianeggiante, risultando lo stesso identicamente formato da sabbie marine e· da alluvioni recenti consolidate: col vantaggio di una stratificazione regolare e spianata, esente da pericoli di frana dei più accentuati pendii retro­ stanti»25. «Perché dunque - si chiedeva Guidini - distruggere l'intera palazzata, e arretrare il fronte della città? Perché non dovrà essere invece conservata: e meglio, perché non dovrà risorgere - almeno in parte":' nella identica zona di impianto, nello storico e scenico suo aspetto: informata ai caratteri costruttivi e sicuri dell'edilizia sismica, e alle forme tradizionali e congenite della classica archi­ tettura?»26. Di fronte a questa articolata analisi verrebbe subito da rispon­ dere che si tratterebbe di operazione sostenuta e imposta più da esigenze economiche e sociali che da necessità tecniche e scientifi­ che. E che ciò corrisponda alla realtà è indubbio anche in base a quanto si è già scritto nelle pagine precedenti a proposito di interi gruppi familiari spazzati via dal terremoto e a proposito delle mutazioni qualitative avvenute nelle stratificazioni sociali della demografia messinese subito dopo il disastro. Del resto dove interviene modifica, anzi contrazione delle attività e degli impegni

25 GUIDINI, Piano regolatore, cit., II, p. 25. 26 Ibid., II, p. 26. Pianificazione urbana e vita cittadina 133 delle vecchie componenti, è normale, è ovvio appunto, che nuove forze tendano a prenderne il posto. E in tal modo si determina, con la mutazione della dinamica economica, la mutazione dell'im­ pianto urbano specie per quel che riguarda gli spazi dove sarebbe stato più facile concretizzare le speculazioni edilizie. La domanda di Guidini sul perché si volesse cancellare senza giustificati motivi scientifici, tecnici e storici, la palazzata, posta al principio del 1910, durante le fasi di approvazione del piano pre­ sentato da Borzì, non poteva non suscitare un ampio ventaglio di attenzioni e reazioni. Considerato l'intento dell'architetto milane­ se, l'intento cioè di fornire a Messina un'alternativa al piano di Borzì sulla ricostruzione della città dopo il terremoto, i termini del progetto Guidini apparvero subito abbastanza articolati, e in grado se non proprio di operare convergenze fra tradizione e modernità, fra aspetti tecnico-scientifici e aspètti storici, certo tali da facilitare il dialogo e quindi la coesistenza operativa fra quanti si battevano per il recupero architettonico della memoria e quanti intendevano adoperarsi per la sicurezza antisismica. Guidini aveva ben presente i coefficienti di distruzione che, nel 1908, come già nel 1783, avevano aggravato i guasti in città, conosceva benissimo la topografia urbana anche in rapporto alle condizioni litologiche e geologiche del territorio, era estasiato dal paesaggio peloritano e sedotto dalle vicende storiche e artistiche di Messina, dello Stretto e della vicina Calabria, era sconvolto «dal­ l'azione devastatrice e fulminea della convulsione tellurica», aveva familiarità con gli studi e le ricerche sui terremoti dell'Italia meri­ dionale portati avanti dalla commissione di esperti nominata per la prima volta dal governo borbonico, aveva letto e assimilato i libri di Eliseo Reclus e di Mario Baratta27. E su questo sapere, su que-

27 Lavori esplicitamente citati da GUIDINI, Piano regolatore, cit., II, p. 24 e III, p. 31. Il lavoro DI E. RECLUS, La Sicilia e l'eruzione dell'Etna ne/1865. Relazione di viaggio, in E. NAVARRO DELLA MIRAGLIA (a cura di), La Sicilia, 134 Salvatore Tramontana ste competenze, su queste esperienze costruiva, definiva, CIrco­ stanziava gli aspetti fondamentali della ricostruzione della città, della salvaguardia del suo patrimonio urbanistico e architettonico, e quindi della sua identità e di ciò che Messina sarebbe stata negli anllI sUCCeSSIVI. Senza incertezze egli scriveva che il problema del piano rego­ latore «doveva essere pensato e risolto nel suo complesso: in cor­ rispondenza dei bisogni della città, in ottemperanza alla necessaria integrazione dell'impianto e per le sue complesse funzioni»28. Per Guidini cioè il piano regolatore non poteva essere solamente tec­ nico e burocratico, né esclusivamente economico. Le grandi scelte nella storia dell'umanità hanno sempre avuto dimensione cultura­ le. L'impianto della nuova Messina e «il porto che la fronteggia» resteranno, «nella loro integrazione», i protagonisti più significa­ tivi della dinamica urbana «verso il continente», «verso l'Oriente», verso «la congiunzione col Tirreno e con lo Jonio», ma la conti­ nuità cittadina -egli scriveva- continuerà a essere rappresentata da un piano regolatore in cui venga «costantemente adattato il con­ cetto - integrato dal sentimento - del massimo rispetto verso i maggiori monumenti dell' arte e della storia: che attestano la civiltà di Messina, e ne consacrano la gloria. Le tracce della città greca e romana e dei templi pagani, la cinta d'epoca normanna, le porte e tutti i frammenti di monumenti civili che formano le pagine eter­ ne della sua storia, compresi i migliori palazzi, antichi e pubblici e privati [ ... ], furono oggetto di speciale attenzione e di cura, di meritevole e doverosa conservazione»29. Al contrario del piano Borzì, - considerato allora scarsamen-

due viaggi, Milano 1873. Il geografo Reclus, autore di una assai nota Geo­ grafia universale, è stato esponente del movimento anarchico francese e della prima Internazionale. 28 GUIDINI, Piano regolatore, cit., III, p. 27. 29 GUIDINI, Piano regolatore, III, p. 41. Pianificazione urbana e vita cittadina 135 te rispettoso della tradizione e dell'identità cittadina30 e giudicato in seguito, quasi all'unanimità, «di una burocraticità deteriore e di un tecnicismo di bassa qualità»31- nel progetto Guidini il recupe­ ro della memoria e della tradizione culturale di Messina rimaneva punto fondamentale e qualificante della ricostruzione. Senza rinunciare alle necessità tecniche e scientifiche imposte allora dalle norme sulle costruzioni edilizie nelle aree sismiche, il piano Gui­ dini prevedeva ampie possibilità di recepire le esigenze della con­ tinuità storica e dei sentimenti cittadini. Il piano raggiungeva, su questo punto specifico, la sua valen­ za più significativa in una serie di riflessioni sulla necessità di coniugare, con le esigenze di definizione urbana e di modalità tec­ niche della ricostruzione, «il sentimento di tutela e di rispetto» da estendere non solo «a tutte le opere di pregio e di valore che offro­ no uno speciale interesse d'arte, di storia, di culto, e come tali si raccomandano a tutte le genti civili, per la doverosa conservazio­ ne». Ma da estendere anche a «quelle parti di monumenti che dovessero forzatamente esser demoliti» perché «gravemente lesio-

30 Si vedano le osservazioni di CAMPIONE, Il progetto urbano, cit., p. 50, nota 42, in cui, a tal proposito, vengono richiamate le osservazioni del Con­ siglio superiore dei Lavori Pubblici, quasi un invito «a rinviare la decisione delle demolizioni>.>. 31 R. CALANDRA, Lo sviluppo urbano problema di fondo di Messina dal 1908 ad oggi, in «Cronache messinesi. Annuario di Messina e provincia», I (1956), p. 13. V. FONTANA, Il nuovo paesaggio dell'Italia giolittiana, Bari 1981, pp. 53-54, sottolinea l'ossessione, nel piano, per il preminente rispetto delle «regole igienico-sanitarie», mentre R. MARIANI, Città e campagna in Italia: 1917-1943, Milano 1986, p. 44, parla di «insipienza» del piano. Per­ plessità su questi giudizi in Lo CURZIO, Assetto urbanistico, cit., pp. 326-59, che offre alla riflessione, e con documentati riferimenti, una larga e comples­ sa analisi dello strumento di edificazione sia per quel che riguarda la produt­ tività ambientale e i servizi garantiti ai cittadini, sia per quel che concerne il nesso fra «capacità insediativa» prevista dal piano e dati dell'oggettivo pro­ cesso di inurbamento. 136 Salvatore Tramontana nati e devastati» e per i quali «verrebbero raccolti i frammenti per parziali ricostruzioni commemorative nelle vicinanze, o per trova­ re degna sede nel Museo: sempre nell'intento della loro doverosa conservazione e in ogni forma consentita»32. Dichiarazione di intenti e scelta operativa che, è ovvio, non potevano non trovare ampio consenso fra i soci della Storia Patria. Coi quali Guidini stabiliva subito rapporti e intrecciava legami per dare corpo a una collaborazione piena, immediata, cordiale. Una collaborazione intensa e coraggiosa fra un architetto giunto da Milano e la Società Messinese di Storia Patria, e che valse ad atte­ nuare e rendere meno estranei e meno ostili gli sconfortanti risul­ tati di una difficile battaglia. E a questi motivi, a questo senso di spontanea solidarietà nell'impegno comune si richiamava, nella seduta del 30 luglio 1910, la proposta «a socio onorario dell'illu­ stre architetto commendatore Augusto Guidini di Milano, che tanto interesse mostrava per la rinascita della Messina monumen­ tale»33. Non si può del resto non avvertire, nel complesso di vicen­ de che suggeriscono varie riflessioni, la convergenza culturale, in due momenti particolarmente significativi della vita della Storia Patria, fra il sodalizio messinese e la componente attiva, vivace, sti­ molante di due studiosi del Nord: il professore Ferdinando Gabotto di Torino nel 1900 e l'architetto Augusto Guidini di Milano subito dopo il terremoto. Alla cultura urbanistica di Guidini e ai suoi concetti di valuta­ zione degli strumenti di pianificazione e riqualificazione del territo­ rio si richiamava infatti la Società Messinese di Storia Patria che, radicata nella tradizione cittadina, come già l'architetto milanese, sempre nella seduta del 30 luglio 1910, si chiedeva: «se ragioni tec­ niche e scientifiche non vi sono, qual è il motivo che indusse il pro-

32 GUIDINI, Piano regolatore, cit., III, pp. 351-52. 33 Seduta del 30 luglio 1910, infra, doc. VII/4, pp. 349-50. Pianificazione urbana e vita cittadina 137 gettista [Borzi] a occupare e a sopprimere la parte più bella della nostra città?». Tanto più che, faceva osservare l'ingegnere Giunta durante il dibattito assembleare, proprio «l'egregio cavaliere Borzì, capo dell'Ufficio tecnico comunale, prima della catastrofe, con saggi e ponderati studi», senza cancellare la palazzata, «aveva proposto l'allargamento e il sovralzamento della banchina Vittorio Emanue­ le, dello sbarcatoio della Sanità e della vasca a piazza Vittoria»34.

3. Riqualificare il porto.

Alla base delle divergenze di fondo fra Storia Patria e piano regolatore di Borzì c'era infatti - a parte i diversi processi di assi­ milazione culturale e una contrapposizione sostanziale nei modi di intendere i sistemi di organizzazione tecnico-scientifica e di gestione burocratico-amministrativa - il problema specifico della palazzata, della sua eliminazione, della sistemazione del porto e dell' allargamento delle banchine. In analogia al piano Guidini la Storia Patria - per garantire a un tempo la ricostruzione della palazzata e le regolamentari distanze fra impianti edilizi e «batti­ gia del mare» - proponeva infatti l'ampliamento del corso Vittorio Emanuele II e un' estensione della superficie della banchina verso il mare che recuperasse lo spazio occupato dalla palazzata. Per fare ciò, per ampliare cioè e innalzare la banchina, bastava impiegare, con tecniche adeguate - precisava la Storia Patria - le macerie della città distrutta, che ammontavano a circa un milione e mezzo di metri quadrati, col risultato di poter disporre di ampi spazi sia per la funzionalità del porto che per la collocazione e sistemazione di confortevoli giardini. E, ovviamente, per la con­ servazione della stessa palazzata e della zona frontale dell'impian-

34 Ibid., doc. VII/4, p. 345. L. BORZì e C. SOLLIMA, Il porto di Messina nel passato, nel presente e nell'avvenire, Messina 1904, pp. 10 e 16. 138 Salvatore Tramontana

to urbano nella continuità del suo grandioso prospetto sia verso il mare che dall' altra parte, verso via Garibaldi che scorreva sul trac­ ciato dell'antica via Ferdinandea. Infatti, osservava in assemblea il socio ingegnere Giunta, «protendere la banchina verso il mare» per occupare «uno specchio d'acqua sarebbe stato una cosa insi­ gnificante rispetto al bacino del nostro porto, anziché retrocedere verso via Garibaldi occupando il posto della palazzata». E preci­ sava: «la commissione tecnica governativa non disse di prendere la zona già occupata dalla palazzata per l'allargamento della banchi­ na, né poteva dirlo poiché sarebbe stata in contraddizione a quan­ to aveva già stabilito la commissione reale sismologica, e cioè che ragioni imprescindibili esigono che la città risorga sulla superficie già da essa occupata in immediata vicinanza del porto». La deci­ sione di cancellare la palazzata dunque, concludeva Giunta, è del «nostro Ufficio tecnico comunale», come è del resto confermato, aggiungeva, da una lettera inviata dall' avvocato Sacchi, allora ministro dei Lavori Pubblici, all'architetto Guidini. Lettera pubblicata nella «Gazzetta di Messina e delle Cala­ brie» e con la quale - dopo «un autorevole compiacimento per l'o­ pera poderosa dell'architetto Guidini» e il disappunto per «le con­ dizioni d'ordine, forse burocratico, che ne impedivano la realizza­ zione» - si spiegava che il Consiglio superiore dei Lavori Pubbli­ ci aveva competenze solo sugli aspetti tecnici dei piani regolatori, e non su quelli storici e artistici e che, secondo la commissione sismologica, «nulla vieterebbe» la ricostruzione della palazzata nella «primitiva giacitura» purché, si precisava, venissero rispetta­ te le norme che fissavano le distanze regolamentari dal mare. Si aggiungeva comunque che «l'avanzamento del fronte a mare non poteva ottenersi con un semplice getto di macerie, e richiedeva invece opere in muratura eseguite a regola d'arte in fondali dai 6 ai 10 metri» le quali «importerebbero, come Ella ben comprende, una spesa ingente e tale, mi pare, da non bilanciare i limitati van­ taggi d'indole estetÌca e storica che se ne ricaverebbero». Quindi, Pianificazione urbana e vita cittadina 139 concludeva Giunta, «non sono questioni tecniche né questioni sismiche» che impediscono la ricostruzione della palazzata, ma «solo meschinità, grettezza della spesa» che anteponevano ogni altra cosa al recupero dell'arte e della storia la cui salvaguardia, precisava, valorizzando «i fasti della risorgente Messina», non poteva che giovare al commercio e all'industria cittadina35 • Si richiamavano d'altronde, le considerazioni dibattute nelle assemblee della Storia Patria, a quanti, a Messina, specie dalla ces­ sazione del porto franco (31 dicembre 1879), avevano visto e con­ tinuavano a vedere nel miglioramento e nel potenziamento degli impianti e delle banchine dello scalo marittimo e dei suoi nessi con un retroterra quasi del tutto rurale e dalle arretrate tecniche pro-

35 Seduta del30 luglio 1910, infra, doc. VII/4, p. 346. In alternativa, nella Seduta del 26 gennaio 1911, infra, doc. VIII/l, p. 358 si proponeva la ridu­ zione «della zona fabbricabile» nello spazio già occupato dalla palazzata, e quindi < che significava in defi­ nitiva ampliare lo spazio della banchina del porto. La «Gazzetta di Messina e delle Calabrie» a cui si fa riferimento è quella del 20-21 giugno 1910 (XLVIII, n. 168), in cui è appunto pubblicata, nella rubrica Discussione libe­ ra, col titolo Per la ricostruzione di Messina, la lettera del ministro Sacchi e la lunga dettagliata risposta di Guidini, entrambe integralmente trascritte, infra, doc. XIX/ 2 e 3, pp. 476-84. Sul ministro Ettore Sacchi, «esponente autorevole del partito radicale», si veda R. WORSDORFER, Le cooperative del nord nella ricostruzione di Messina, in CINGARI, (a cura di), Gaetano Salve­ mini, cit., p. 304. Sulla difficoltà, anche finanziaria, dello sgombero ed even­ tuale utilizzazione delle macerie, si veda il parere di Napoleone Colajanni in LONGO, Messina città rediviva, cit., p. 24. Sulla scarsa profondità dei fondali del porto, nel quale le grosse navi trovavano difficoltà ad attraccare diretta­ mente alla banchina, ed erano costrette a fare ricorso alle barche, si veda BAR­ BERA CARDILLO, Messina dall'Unità, cit., pp. 214-15, e nota 100. In età nor­ manna invece il porto di Messina destava meraviglia nei coevi per la possibi­ lità di ogni tipo di nave di poter attraccare accanto alla banchina e non far uso delle barche per scaricare le merci: S. TRAMONTANA, Messina normanna, in «Nuovi Annali della Facoltà di Magistero dell'Università di Messina», I (1983), p. 636. 140 Salvatore Tramontana duttive, l'unica possibilità di rendere competitiva l'economia loca­ le. A quanti cioè, scarsamente disponibili verso atteggiamenti vit­ timistici, sembravano poco propensi a ricondurre le cause della progressiva decadenza dell' economia cittadina e delle sue attività portuali alle sole scelte del potere centrale accusato - è stato spiega­ to da Giuseppe Barbera Cardillo che fa sue anche talune prese di posizione del quotidiano «L'indicatore» - «di disinteresse nei con­ fronti della città e di fare a gara per metterla sempre in condizioni di inferiorità con le altre consorelle della penisola»36. Lo si ricava del resto dalla stampa quotidiana e periodica del tempo, da osser­ vazioni e studi vari37 e, in modo particolarmente significativo, dalla tornata del Consiglio comunale dell'll dicembre 1906, durante i cui lavori si poneva in evidenza che «la legge del 14 luglio 1889, n. 6820, che stanziava 64 milioni per opere portuali, destinava a Messina solo 640 mila lire per la ricostruzione delle vecchie banchine, men­ tre Catania riceveva 1.716.000 lire e Palermo 6.150.000»38. La situazione quindi, che era già di estrema precarietà prima del grande disastro, quando «lo scalo messinese nei confronti dei porti immediatamente concorrenti risultava sensibilmente peggio­ rata», dopo il terremoto sembrava senza prospettive. Dopo il ter­ remoto, appunto, quando le strutture portuali - già carenti «di binari di raccordo con le ferrovie su tutte le calate adibite al com­ mercio», di «attrezzature di carico e scarico», di «banchine del

36 BARBERA CARDILLO, Messina dall'Unità, cit., p. 232 e nota 147. 37R. WORSDORFER, Movimento operaio e socialisti a Messina: 1900-1914, Roma 1990,passim, R. BATTAGLIA, Imprenditori e mercanti in una città marit­ tima. Il caso di Messina: 1850-1900, Milano 1992, ID., Il porto di Messina nel­ l'età della decadenza, in BATTAGLIA, D'ANGELO, FEDELE, Lo CURZIO (a cura di), Messina negli anni Venti e Trenta, cit., pp. 217-24 e la bibliografia indicata. 38 BARBERA CARDILLO, Messina dall'Unità, cit., p. 214 e nota 101. Del resto erano quelli gli anni in cui gli emigranti mandavano in patria 365 milio­ ni di lire coprendo per metà il deficit della nazione, e in cui la Banca d'Italia coniava il primo biglietto di cinquanta lire. Pianificazione urbana e vita cittadina 141 tutto insufficienti», di «fondali in grado di accogliere i nuovi piro­ scafi di grosso tonnellaggio»39 - venivano spazzate via a causa di numerose frane, di avvallamenti, di diffuse crepe, di profonde spaccature. E per porvi rimedio la Società Messinese di Storia Patria suggeriva l'attuazione di un progetto redatto da un archi­ tetto lombardo particolarmente attento alla valorizzazione delle tradizioni storiche e artistiche, all'assestamento delle banchine del porto, alla sua ristrutturazione e al potenziamento e aggiornamen­ to delle sue attrezzature. Attento soprattutto alla sistemazione di un tessuto urbano e di uno schema viario e abitativo che al porto facesse costante riferimento perché, spiegava, «l'importanza gran­ dissima del porto [ ... ] è gran parte della ragion d'essere della città, e impone il dovere nazionale dell'opera di resurrezione»40. Dalla proposta della Storia Patria - che sembra fosse conforta­ ta in città da ampio consenso - emergono, a parte i comprensibili disagi nei confronti di Luigi Borzì che del sodalizio messinese era 41 componente , concreti indizi su un piano di ricostruzione voluto dal Comune e sostenuto più da ragioni di potere che non dalla dot­ trina e dalla tecnica. È chiaro infatti che il controllo di una ristrut­ turazione urbana la quale, fra le ricadute economiche, prevedeva anche la trasformazione di spazi, precedentemente coperti persino da chiese e monumenti, in abitazioni e in impianti di servizi, non potesse non dar vita a un blocco di ferro dal quale la Storia Patria, ostinata nell'impegno di ricostruire la città in termini di salvaguar­ dia della memoria, oltre che di strategia dello sviluppo, rimaneva

39 BORZì e SOLLIMA, Il porto di Messina, cit., p. 10 e G. GREGORIO, Il porto di Messina nel quadro nazionale e mediterraneo, in «L'ingegnere», Roma 1933, p.S. 40 GUIDINI, Piano regolatore, cit., III, p. 46. 41 Borzì, come del resto La Corte Cailler e molti altri uomini di cultura del tempo, erano anche componenti dell' Accademia Peloritana dei Perico­ lanti: B. BALDANZA, Contributi apportati dall'Accademia nel campo delle scienze della terra, in 250 0 Anniversario, cit., pp. 123 e 125. 142 Salvatore Tramontana esclusa. E il bel libro di Pietro Longo, Messina città rediviva, spe­ cie per quel che si riferisce alle «più ingegnose speculazioni» pro­ grammate e concretizzate, è particolarmente istruttiv042• Dalla proposta della Storia Patria emergono però, in netta e polemica opposizione col piano Borzì, due istanze di fondo scelte come punto concreto e ineludibile di riferimento per avviare e portare a termine la ricostruzione della palazzata e la riqualifica­ zione del porto. Due istanze di fondo che riconducevano alla necessità di recuperare consistenti finanziamenti indispensabili per l'allargamento e il risanamento della banchina del porto, e riconducevano pure al complesso, e forse non ancora del tutto chiarito, problema della minore sismicità che, a confronto con le alture circostanti, presenterebbero gli spazi pianeggianti attorno al mare. Su queste due istanze non sembra vi siano state allora inda­ gini particolari e approfondite discussioni. Per quel che si riferisce al problema della minore o maggiore slsmicità della zona portuale, nel richiamarsi - durante le sedute del 30 luglio 1910 e del 26 gennaio 1911 - alla relazione del prof. Torquato Taramelli, tenuta presso la Sotto commissione scientifica di sismologia nella quale si affermava esplicitamente che «le alture circostanti sono state ancora più del piano fortemente scosse e sconvolte», l'assemblea della Storia Patria non solo constatava che la palazzata «ebbe più gravemente a soffrire dall'incendio che dalle scosse telluriche». Ma precisava che, «stando alle parole dell'illu­ stre scienziato De Stefani, allontanarsi da quella zona in prossi-

42 LONGO, Messina, cit., passim, ma specialmente le pp. 106-17 e 158. Il terremoto, anche a causa della morte di Giovanni Noè e di Petrina, aveva provocato mutazioni profonde nel partito socialista e favorita la coagulazio­ ne di «un blocco composito nel quale erano confluiti i vecchi gruppi affari­ stico-speculatori con ceti borghesi conservatori (laici e cattolici) e sottopro­ letariato veicolato ed egemonizzato dall' ottica governativa di Toscano»: CrcALA, Il movimento operaio, cit., p. 86. Pianificazione urbana e vita cittadina 143 mità del porto per ricostruire Messina sulle falde delle colline o sul piano della Mosella, formato quest'ultimo da ghiaia e sabbie recenti, più che un errore sarebbe un delitto»43, Per quanto invece riguarda le consistenti e senza dubbio rilevanti disponibilità finanziarie indispensabili per l'allarga­ mento verso il mare delle banchine e per la ristrutturazione del porto - sul cui progetto, sostenuto pure da Borzì, si era d'accor­ do prima del disastro - i problemi sono più sfuggenti, più ambi­ gui, addirittura tali da far sospettare volute e false aspettative44. N on sembra che il nesso disponibilità finanziaria-ricostruzione della palazzata-ricostruzione del porto abbia avuto particolare rilevanza nel dibattito anche successivo. Nel quale è rimasta pure in ombra, comunque mai presa in seria e fattiva considerazione, l'inderogabile necessità, suggerita dalla Storia Patria, di non sot-

43 Seduta del 30 luglio 1910, infra, doc. VII/4, p. 349; Seduta del 26 gen­ naio 1911, infra, doc. VIII/l, p. 356. Lo scienziato De Stefani al quale si fa riferimento è C. DE STEFANI, autore, fra l'altro, di un trattato di Geografia fisica e geologia, Firenze 1893, pp. 40-47, in cui si parla di terremoti, e del­ l'articolo Dei terremoti, in «Rassegna nazionale», XXXVI (1887), pp. 109-16. Di T. TARAMELLI, che collaborò a lungo con Giuseppe Mercalli, al quale si deve la elaborazione della prima carta sismica d'Italia, si ricorda la Relazio­ ne della Sotto Commissione incaricata di studiare alcune proposte per l'ordi­ namento del servizio geodinamico nell'Italia meridionale e nelle isole, in «Annali ufficiali del Centro di Meteorologia e Geodinamica», serie II, VIII (1886), parte IV, pp. 155-64. I maggiori danni subiti dalle zone urbane vere e proprie e dagli spazi attorno al porto dei quali parla IOLI GIGANTE, Messi­ na, cit., pp. 135-36, sono da ricondurre non alla natura del suolo, ma al più intenso insediamento edilizio in quelle aree. 44 Messina non sembra che mancasse di capitali finanziari, ma della volontà e degli interessi di farli convergere verso fattori di sviluppo legati soprattutto all'energia, all'industria e alla modernizzazione dei processi agri­ coli e dei sistemi di sviluppo: G. MORTARA, Messina: come vive, in «Giornale degli economisti e rivista di statistica», marzo 1913, pp. 19, 48, 51-52 e BARO­ NE, Sull'uso capitalistico del terremoto, cit., pp. 47-104. 144 Salvatore Tramontana trarsi allo sforzo, sia pure notevole, che avrebbe comportato la strutturazione urbana come organizzazione di funzioni dinamiche e produttive e la costruzione materiale del porto e delle attrezza­ ture portuali poste da Guidini alla base del «movimento ascen­ dente dell'importanza e del benessere della città»45. Neppure il richiamo del ministro dei Lavori Pubblici che - e lo si è visto - sottolineava «l'ingente spesa» che le opere portuali e soprattutto l'allargamento delle banchine verso il mare avrebbero comportato, è servito ad aprire un dibattito sull' opportunità di quegli investimenti e sulla funzione di stimolo che la consapevo­ lezza di quella scelta avrebbe esercitato per individuare le fonti di finanziamento. Su questo aspetto della ricostruzione, confessato in fondo a mezza bocca, si è preferito, non è chiaro fino a qual punto consapevolmente, essere allusivi o addirittura silenti, anche perché la scelta di cancellare la palazzata e di non potenziare il porto più che finanziaria era di potere e di convenienza. Di convenienza e tornaconto per chi, in quel momento, controllava il potere46. È noto, d'altronde, che la pianificazione di una città sipropo­ ne di evidenziare e potenziare gli aspetti rappresentativi della società che la esprime e la impone. Manca comunque, allo stato delle ricerche, un'analisi minuta del meccanismo che potrebbe permettere di individuare e quantificare quella parte di risorse

45 GUIDINI, Piano regolatore, cit., III, p. 46. 46 Sono del resto note le «reiterate denunce» contro la speculazione edi­ lizia tenute vive da Francesco Lo Sardo su «Il Riscatto». Denunce che sor­ tivano scarso effetto in quanto la resistenza, particolarmente forte ed effica­ ce, non proveniva da questo o quell'imprenditore, dal sindaco, dal presi­ dente della provincia, insomma da ben individuate persone o da specifici e precisi poteri costituiti, ma da rappresentanti autonomi di gruppi e corpo­ razioni - di «lobby» si direbbe oggi - che, senza incarichi politici o ammini­ strativi, si annidavano nei gangli delle strutture pubbliche ed esercitando la loro influenza riuscivano a ottenere la legalizzazione di arbitri e privilegi a loro esclusivo vantaggio. Pianificazione urbana e vita cittadina 145 finanziarie che potevano rimanere disponibili per i lavori portuali una volta assicurati i bisogni più impellenti della ricostruzione. E mancano studi che - attraverso accurati riscontri sulle fonti cata­ stali, sui rogiti notarili, specie per quel che si riferiva ai passaggi di proprietà, sugli appalti e successivi aggiustamenti, sui dibattiti e le decisioni degli organi comunali, provinciali ed ecclesiastici47 - per­ mettano di trasformare in contenuti le operazioni che, con espres­ sioni suggestive ma sostanzialmente astratte, vengono indicate come strumenti efficaci «per moltiplicare gli impulsi, già di per sé abbastanza forti, della speculazione privata a ricostruire nelle zone distrutte, che furono purtroppo, quasi sempre, le più centrali e le più delicate da risistemare e che non avrebbero dovuto essere compromesse da affrettate soluzioni» 48. I porti del resto sono stati di solito studiati in relazione ai viaggi, agli scambi, alla dinamica economica e commerciale più che nella loro fisicità, appunto nel loro assetto di cemento e di pietre e nelle loro attrezzature, e quindi nel loro inserimento nei piani regolatori anche in previsione del futuro sviluppo urbanistico della città. Non sembra infatti che la storiografia pure recente abbia prestato particolare attenzione a questo aspetto finanziario del processo di ricostruzione e di trasformazione di Messina, e in particolare del porto e della sua ossatura e dimensione spaziale dopo il terremot049• Né sembra che abbia tenuto conto del fatto,

47 Sarebbe anche assai utile consultare, per gli anni della ricostruzione, la rivista «Giornale del Genio Civile, parte non ufficiale», nella quale è regi­ strato quel che si riferiva ai lavori, ai progetti e ai concorsi banditi per le rea­ lizzazioni di opere pubbliche. . 48 G. SAMONA, L'urbanistica e l'avvenire della città, Bari 1967, p. 215. 49 E per il quale c'era la «legge delle addizionali» emanata subito dopo il terremoto per reperire fondi: P. ARDIZZONE, Evoluzione urbanistica a Messi­ na. Modelli urbani e ricostruzione, in BATTAGLIA, D'ANGELO, FEDELE, Lo CUR­ ZIO, (a cura di), Messina negli anni Venti e Trenta, cit., p. 366. Soltanto A. CHECCO, Messina dal terremoto del 19GB al fascismo. La ricostruzione senza 146 Salvatore Tramontana fondamentale, e in un'analisi storica dato di indiscutibile impor­ tanza, che compito dello Stato o del Comune non è quello di risparmiare, ma di spendere bene le risorse finanziarie. In casi come la ristrutturazione delle banchine e del porto di Messina risparmiare significava non solo accentuare il divario tra la parte ordinaria e quella straordinaria della pubblica finanza, ma fare a pezzi il progetto di rinascita della città e precluderle quindi, per il futuro, ogni possibilità di sviluppo e di progresso. Di pro­ gresso inteso in termini economici e soprattutto di qualità di vita. Perché quel che nella ricostruzione a Messina va cercato è se, in base alla situazione esistente, venivano realizzati gli interessi della città e dei cittadini, o se la politica si serviva della ricostruzione come «trampolino di lancio economico» e, dice Ruggiero Roma­ no, «sceglieva la via dell'immediato interesse: quella che conduce a mettere a fuoco la gallina senza preoccuparsi delle uova e dei pulcini di domani»50. Neanche Massimo Lo Curzio del resto, che con attenta, pun­ tuale e minuziosa analisi esprime giudizi complessivamente posi­ tivi sul piano Borzì, fa riferimento, nel tracciare e in gran parte condividere le direttrici di fondo di quel progetto, all'aspetto eco­ nomico del problema, e quindi alla valutazione positiva, in termi­ ni di utilità pubblica, che, malgrado l'eccesso di spesa, avrebbero comportato l'allargamento verso il mare delle banchine del porto

sviluppo, in «Storia urbana», XIII/46 (gennaio-marzo 1989), pp. 161-92, accenna all' aspetto finanziario della ricostruzione e sottolinea, sulla base «della pubblicistica e delle fonti archivistiche dell' epoca», il «basso profilo del dibattito politico [ ... ] sempre più inadeguato e comunque ripiegato sulle questioni localistiche e di corto respiro del controllo degli strumenti del con­ senso» costituiti, in ispecie, dal «consorzio per le concessioni dei mutui, dalla Lega dei villaggi e dall'Unione edilizia messinese». 50 R. ROMANO, Una tipologia economica, in ID. e VIVANTI (a cura di), Sto­ ria d'Italia, 1, I caratteri originali, cit., p. 258. Pianificazione urbana e vita cittadina 147

e la ricostruzione della palazzata51 • Solo Giuseppe Campione, che nella sua ricerca utilizza anche gli «Atti del Consiglio provinciale di Messina» e quelli del «ministero dei Lavori Pubblici», accenna agli aspetti finanziari della ricostruzione, al controverso problema del contenimento o meno della spesa, agli intrecci fra potere eco­ nomico e politica, agli abusi che, attraverso il catasto, si tendeva a mutare in diritto, alla riconsiderazione degli spazi e alla loro tra­ sformazione da punti di riferimento geografico a valenze di carat­ tere urbanistico. Egli parla infatti di opere utili e «onerose» e sca­ valcate dalla necessità del Comune di fare fronte a esigenze imme­ diate e di sopravvivenza quotidiana, ma fa pure espliciti richiami a nuovi gruppi borghesi preoccupati di controllare i fondi pubblici per la ricostruzione e di condizionare, con iniziative affaristiche di carattere privato, gli assetti della configurazione urbana52 • Offre cioè al lettore l'immagine di un piano di ricostruzione i cui pro­ getti, per debolezza o per scelta, si intrecciavano senza scampo con quelli della speculazione e marcavano zone di influenza e sistemi di alleanza. Certo, egli precisa giustamente che non bisogna limitare al solo aspetto socio-economico lo studio del processo formativo di una città. Ma di solito, è da osservare, il nesso fra modelli cultura­ li, che vuoI dire di mentalità, e scelte economiche e politiche, e quindi urbanistiche, è strettissimo. E le valenze estetiche e costrut­ tive, cioè le valenze di decoro che per Messina erano previste dal «regolamento edilizio» del 191053, vengono spesso avvertite come

51 Lo CURZIO, Assetto urbanistico, cit., pp. 325-59. 52 CAMPIONE, Il progetto urbano, cit., pp. 61-62, 66-67, 74 e passim. 53 Atti del regio commissario straordinario del 1910, Messina 1916, pp. 332-35, in cui fra l'altro si legge che le facciate di case ed edifici debbono «corrispondere alle esigenze del decoro edile cittadino, tanto per ciò che si riferisce alla corretta armonia delle linee ornamentali che ai materiali da impiegare nelle opere di decorazione, nonché alle tinte». 148 Salvatore Tramontana manifestazione di quanti, per disponibilità di mezzi e di potere, erano in grado di dare espressione concreta alla ricostruzione d~lla città. Nel progetto di rinascita di Messina veniva ad assumere importanza decisiva - mai avuta prima in termini di regolamenta­ zione urbanistica - l'edilizia «comune» per l'ampiezza che andava conquistando anche sotto la spinta di interessi privati. Interessi che, «con una forma nuova e potentissima di speculazione sui ter­ reni edificabili o resi tali, tendevano ad assumere», è stato precisa­ to, «il controllo dello sviluppo e della configurazione del nuovo tessuto edilizio»54. Gli sventramenti, e le nuove vie che aprivano varchi nel vecchio tessuto, favorivano infatti le spinte sostenute da finalità affaristiche e davano all'impianto urbano «un'uniformità tipologica che era suggerita dal solo criterio del più alto rendi­ mento»55. Si tratta comunque di problemi particolarmente delicati che coinvolgevano anche aspetti tecnici e costruttivi e che qui ci si limita solo a segnalare, rinviando agli esperti il compito di approfondirli. Un punto però apparirebbe certo: la cancellazione della palazzata e la mancata ristrutturazione e riqualificazione del­ l'area portuale evidenziano una rinascita cittadina che non teneva in conto 1'adeguata sistemazione di quell' area che il Collegio degli ingegneri e degli architetti, nella seduta del 15 settembre 1910,

54 SAMONÀ, L'urbanistica, cit., p. 17. 55 Ibid., p. 23. Non al piano Borzì, ma alle sue sfasature, cioè alla sua «incontrollabilità», M. Lo CURZIO, Per una lettura della configurazione urba­ na e delle modalità d'intervento, in R. SISCI, F. CHILLEMI, M. Lo CURZIO (a cura di), Messina, fortificazioni e arsenali: strutture storiche e realtà urbane, Messina s.a., p. 16 e nota 20 di p. 23, riconduce «la demolizione per pezzi del patrimonio sopravvissuto ai sismi» che, specialmente dagli anni Cinquanta, si deve «ascrivere alla volontà di usare il suolo e le possibilità edificatorie senza limitazioni di sorta in una città che, a partire dal terremoto, ha avuto nell'edilizia la sua principale risorsa economica». Pianificazione urbana e vita cittadina 149 considerava - sul piano produttivo e su quello delle tradizioni arti­ stiche - «la base sulla quale si deve impiantare la nuova città» per­ ché, precisava, alla sistemazione di quella zona «si collegano i maggiori interessi portuali, commerciali ed economici di Messi­ na»56. E infatti, annota Giuseppe Barone, la rinascita dopo il ter­ remoto sembra privilegiare il progressivo deperimento delle atti­ vità produttive e mercantili e il rafforzarsi, sul piano economico e di gestione degli apparati municipali, di quanti erano impegnati nelle «operazioni immobiliari e di compravendita dei suoli fabbri­ cabili connessi al risanamento edilizio»57.

4. Radicati nel territorio.

Una ricostruzione dunque, quella di Messina, che scardinava il tessuto storico della città, ne dilapidava la memoria, frantumava e prosciugava le scelte strategiche di sviluppo sostenute dalla Società di Storia Patria. I verbali delle assemblee offrono, nei reso­ conti dei dibattiti, delle proposte, delle convergenze con enti e' associazioni, prima di tutti il Collegio degli ingegneri e degli archi": tetti, da una parte la dimensione dell'impegno, dell'esperienza, del profondo legame dei soci col territorio; dall' altra il progressivo coagularsi di un piano regolatore voluto e sostenuto dai gruppi che contavano e accettato dalle autorità comunali e dagli uffici competenti senza alcuna riserva o pretesa di agire su di esso e di rinnovarlo. Un piano regolatore tutto chiuso nel presente e di

56 Ordine del giorno votato dal «Collegio degli ingegneri e degli archi­ tetti», in BORZì, Piano regolatore, cit., Progetto contenente aggiunte e varian­ ti al piano regolatore. Relazione, III, pp. 70-71. 57 BARONE, Egemonie urbane, cit., p. 361; lo., Dai nobili ai notabili. Note sul sistema politico in Sicilia in età contemporanea, in F. BENIGNO eCo TORRISI (a cura di), Élites e potere in Sicilia dal medioevo ad oggi, Roma 1995, pp. 174-75. 150 Salvatore Tramontana fronte al cui articolarsi la battaglia della Storia Patria sembrerebbe perduta. Occorre comunque riconoscere che i tentativi di opporsi alle scelte del piano Borzì, e di contenerne le spinte più radicali di can­ cellazione della memoria, rendono ragione, con tutti gli accomo­ damenti e le varianti che essi comportavano, del senso di una bat­ taglia che aveva insinuato e continuava a insinuare dubbi non tra­ scurabili su talune localizzazioni di programmi costruttivi e persi­ no sull'utilizzazione dell'area occupata dalla palazzata. È sulla risonanza di questi dibattiti, sulla pertinacia di un impegno che non era venuto meno neanche di fronte alla sconfitta, che si inne­ stavano, in città, varie critiche e taluni ripensamenti. E prima di tutti sull' opportunità di costruire, nello spazio rimasto libero dopo la demolizione della palazzata, edifici che, si precisava già in una richiesta approvata dal Collegio degli ingegneri e degli archi­ tetti, costituissero «una nuova cortina di palazzi da servire per il commercio del porto e per quello interno della città»58. Si trattava evidentemente di un ripiego che non risolveva il problema dell'ampliamento, della ristrutturazione e del potenzia­ mento del porto, né, tanto meno, della salvaguardia di un bene di notevole livello estetico come la palazzata. Il senso di disagio che si coglie nel vario contrapporsi di progetti per nuove soluzioni evidenzia però, accanto alle contraddizioni e alla grigia burocrati­ cità del piano Borzì59, e alla generale insoddisfazione dell'opinio­ ne pubblica, una ferita aperta destinata a trasformarsi col tempo in un processo canceroso.

58 Collegio degli ingegneri e degli architetti, seduta del 15 novembre 1910, in BORZì, Piano regolatore, cit., Progetto ecc., III, p. 7I. 59 Contraddizioni anche tra le premesse iniziali del piano, cioè fra le dichiarazi~ni di intento tese al «mantenimento della vecchia città», e il pro­ getto operativo che snatura il senso e l'identità originaria dell'impianto urba­ no: CAMPIONE, La configurazione territoriale, cit., p. 270. Pianificazione urbana e vita cittadina 151

L'atteggiamento ostile e diffidente di taluni ambienti nei con­ fronti della ristrutturazione dell'area portuale si sarebbe trascinata per anni. Solo nel giugno del 1919 la Camera di commercio aderiva finalmente al progetto di costruzione della cortina60. Ed è significa­ tivo che il 7 gennaio di quell'anno Luigi Borzì, proprio nei locali della Storia Patria, presentasse «un' esposizione illustrativa del suo progetto per la costruzione della cortina del porto»61. Un'esposi­ zione carica, senza dubbio, di nostalgia per quel che si era distrut­ to, e che offriva, al sodalizio messinese, l'occasione per riprendere - sia pure in un contesto assai diverso di uomini e vicende - il discorso sull'area portuale. Un discorso però del tutto svuotato - sul piano del recupero storico e artistico - del ritmo, dell'intenso linguaggio, del travaglio morale, delle inquietudini estetiche e delle esigenze critiche che erano state alla base del vecchio dibattito. Nella seduta de121 gennaio 1919 veniva infatti con enfasi reto­ rica approvato all'unanimità un ordine del giorno col quale - dopo «un voto di plauso al commendatore ingegnere Luigi Borzì e ai suoi collaboratori ingegnere Santi Buscema e architetto Rutilio Ceccolini, autori del generale progetto della cortina del porto» - si invitava il sindaco e il Consiglio comunale a deliberarne la costru­ zione e a intervenire presso il governo perché «integralmente e sollecitamente approvi tale progetto», in modo che «nel più breve tempo possibile» possano avviarsi i lavori di un' opera che, «oltre a essere di grande giovamento per gli usi del commercio, riuscirà certamente di grande decoro artistico per la città»62.

60 LONGO, Messina, città rediviva, cit., p. 202-06. 61 Seduta del 21 gennaio 1919, infra,doc. XV/l, p. 442; LONGO, Messi­ na, città rediviva, cit., p. 203, il quale però non evidenzia che Borzi, col pro­ getto della cortina sconfessava se stesso, e coi fatti dimostrava che il suo piano, almeno per quel che si riferiva alla palazzata e all'area portuale, era stato errore di notevole entità. 62 Seduta del 21 gennaio 1919, infra, doc. XV/l, p. 442. Nel progetto, 152 Salvatore Tramontana

L'attesa sarebbe stata però ancora lunga,forse anche a causa della morte di Borzì. Solo nel 1928 l'amministrazione comunale bandiva finalmente il concorso per «la cortina del porto», le cui, pratiche burocratiche si concludevano nel 1931 con l'assegnhzione dei lavori all'architetto Camillo Autore e agli ingegneri Raffaele Leone, Giuseppe Samonà, Guido Viola. Agli autori cioè di un pro­ getto che, attraverso l'assimilazione del gusto e delle tendenze artistiche del regime fascista, si prefiggeva di riproporre lo spesso­ re monumentale della palazzata. Ma il cui risultato, nonostante il rigore degli strumenti tecnici e la ricercatezza del linguaggio volu­ metrico e figurativo, sembra modesto, sostenuto in fond.o da un estetismo ornato di retorica e al servizio della propaganda politi­ ca, comunque assai lontano dalle superbe forme architettoniche e dalla tradizione della palazzata. Da una tradizione appunto che la furia iconoclastica della città «perita per suicidio»63 aveva voluto interrompere, e la cui ripresa, negli anni trenta, mal rispondeva - in termini di recupero della memoria, di valenza territoriale e urbanistica e di funzionalità commerciale - alle esigenze di vita economica alimentata, a Messina, dal terziario, dai lavori pubblici e dalle speculazioni sui suoli. Che tentativi di ripristino formale e del tutto esteriore del pas­ sato - e per giunta fagocitati e intristiti dall' elaborazione dottrina­ ria della politica - non fossero ormai in grado di correggere gli errori che pesavano sulla vivacità di Messina64, è fra l'altro testi-

approvato il 20 febbraio 1919, si parla esplicitamente di «nuova cortina del porto». 63 È un'espressione di G. A. BORGESE, La città ideale, in «La Stampa», 26-27 gennaio 1909, in cui il grande critico e polemista palermitano precisa­ va che «Messina non è morta di morte naturale, è perita per suicidio». , 64 A tale «vivacità», sia pur sorretta più da inquietudini indefinite e con- traddittorie che da travaglio morale profondo, fa riferimento S. PALUMBO, L'impetuosa giovinezza di antiborghesi senza rimedio. Fascismo e antifasci- Pianificazione urbana e vita cittadina 153 moniato dal languire del porto. Lo si legge in una relazione del 1936 pubblicata a cura .del Consiglio provinciale dell'economia corporativa in cui appunto, esternata «l'amara constatazione del bilancio fallimentare dei lavori di sistemazione del porto e del divario fra progetti e realizzazioni»65, si precisava che «la costru­ zione delle banchine, l'arredamento, l'assetto dei servizi del porto, costituiscono un problema la cui risoluzione, ormai, si impone perché lo esige improrogabilmente la necessità di vita della nazio­ ne»66. E sembra un richiamo, forse inconsapevole, al progetto di Guidini. Un richiamo che sintetizzava le delusioni del presente per le scelte del passato, o, avrebbe detto Hegel, l'astuzia postuma dflla ragione.

smo nella stampa messinese degli anni Trenta, Messina 1999, pp. 31-37, il quale precisa che ai littoriali della cultura, nella «commissione giudicatrice di dottrina fascista dal 1937 al 1938»> era stato chiamato «il glottologo messi­ nese Antonino Pagliaro». Qualche anno prima, nel 1930, Pagliaro aveva pub­ blicato un Sommario di linguistica arioeuropea ritenuto da A. GRAMSCI, Let­ teratura e vita nazionale, Torino 1954, p. 209, lavoro «indispensabile per vedere i progressi fatti dalla linguistica in questi ultimi tempi». 65 A. CHECCO, L'età della decadenza (1861-1945), in P. ORTECA (a cura di), Il porto di Messina dalle origini ai nostri giorni, Messina 1990, p. 127. 66 F. SIRACUSANO, Il problema della sistemazione del porto. Relazione del vice presidente Gr. Vff F. S. [Consiglio provinciale dell'economia corporati­ va], Messina 1936, p. 3. Ma già qualche anno prima la Federazione provin­ ciale fascista del commercio di Messina, a proposito de Il porto di Messina. Origine, funzione e possibilità di sviluppo, Messina 1933, p. 32, aveva preci­ sato che l'impianto portuale cittadino, che «aveva bisogno di mezzi e meto­ di eccezionali», era stato trattato «come un affare di ordinaria amministra­ zione» e rimaneva quindi, a «ventiquattro anni dal disastro», con tutti i pro­ blemi insoluti e «in Goda» a tutti gli altri del Regno. Sui lavori di ripristino delle banchine si veda E. ZAPPULLA e G. LELLI, Il porto di Messina. 50 anni di storia, Messina 1953, pp. 21-25 e 42-43.

Capitolo quinto Poteri locali e procedimenti costruttivi

Della palazzata - che, dopo la ristrutturazione seguita al ter­ remoto del 1783, era costituita di 37 «isole» con 36 porte-arcate sulle vie trasversali!, - faceva parte il palazzo municipale. Cioè quella struttura architettonica che era stata progettata e realizzata, fra il 1804 e il 1820, da Giacomo Minutoli per sostituire l'antico palazzo senatorio costruito dall'architetto Jacopo del Duca distrutto nel 1783. Si trattava di un imponente edificio su pianta rettangolare che, verso il mare presentava un frontespizio a tre ele­ vazioni interamente colonnato, verso l'interno lato monte offriva un prospetto dalle forme semplici armonicamente assimilate agli edifici attigui2• Vi si accedeva attraverso un grandioso cortile recintato di portici e nel quale si allargava uno scalone a doppia rampa di marmo bianco che portava ai piani superiori3• Nel palaz-

1 Messina com'era, cit., pp. 364-65; Messina prima e dopo, cit., pp. 170-80. Le porte erano «semplici sbocchi delle strade traverse», alcune erano «corre­ date da paracarri di difesa», alcune «chiuse al traffico». La porta più impor­ tante, e non solo per la sua «monumentalità», era Porta Messina che «dava sfogo sulla marina a due grandi arterie, cioè a via Cardines e a via Garibaldi per la discesa San Giacomo». Per una dettagliata descrizione P. BRUNO, Mes­ sina, impronte del passato, Messina 1978, pp. 27-30. 2 Numerose immagini della palazzata, e in particolare del palazzo muni­ cipale, in V. PUGLIATII e F. RICCOBONO, Saluti da Messina. II, La città distrutta e la città effimera, presentazione di S. TRAMONTANA, Messina 1990, pp. 23-44. 3 Su una delle scalinate era collocata la statua marmo rea di Giuseppe Prinzi che rappresenta la città (è del 1859 e oggi si trova al centro di largo 156 Salvatore Tramontana zo municipale, oltre le strutture burocratiche e amministrative e di rappresentanza del Comune, erano ospitati alcuni enti e organiz­ zazioni culturali. Malgrado i consistenti danni, e malgrado 1'approvazione del piano regolatore che prevedeva la cancellazione dell'intera palaz­ zata, la Storia Patria cercava con ogni mezzo di salvare almeno il palazzo municipale. E nella seduta del 27 febbraio 1913 l'assem­ blea, avendo sentore «che il regio commissario commendatore Alessandro Salvadori», senza tener conto delle perplessità e resi­ stenze «della cittadinanza tutta», ne aveva ordinato la demolizio­ ne, su proposta del presidente decideva di fare ricorso a qualche espediente che permettesse di ritardare l' operatività della decisio­ ne. E, dopo un breve dibattito, approvava un ordine del giorno col quale - richiamandosi all' «ostilità della maggioranza del paese per la distruzione di un edificio che compendiava la storia civile e monumentale di Messina», considerando «che niuno ostacolo quel monumento poteva arrecare alla sistemazione della via Garibaldi e allo sviluppo commerciale della città», tenendo conto «che le con­ dizioni statiche non erano tali da minacciare pericolo alcuno per la pubblica incolumità» e soprattutto «dolente che alla vigilia delle elezioni per il ricostituirsi della civica amministrazione abbia deli­ berato l'immediata demolizione del palazzo insigne» - faceva «voti perché, il signor regio commissario voglia soprassedere al provvedimento emanato, lasciando la prossima amministrazione cittadina arbitra di dire l'ultima parola»4.

Minutoli), il dipinto di Giacomo Conti che raffigurava Le novelle del Boc­ caccio, e varie altre testimonianze artistiche. N eH' Archivio del palazzo erano fra l'altro conservate le scritture contabili del Comune dette Tavola pecunia­ ria (1583-1846). Cassa di corte. Si veda comunque, per una dettagliata descri­ zione, C.D. GALLO, Annali della città di Messina, a cura di A. Vayola, V, Mes­ sina 1882, pp. 12-20. 4 Seduta del 27 febbraio 1913, infra, doc. IX/2, p. 375. Le elezioni ammi- Poteri locali e procedimenti costruttivi 157

1. Ambiguità e intrighi sul palazzo municipale.

Mancano nei verbali ulteriori riferimenti a questo problema e non può quindi essere precisata, almeno attraverso questa fonte, quale sia stata la risposta del commissario comunale alla Società di Storia Patria. Veniva solo registrata, nel verbale della seduta del 12 settembre 1913, la notizia relativa a un contributo straordinario di lire 300 concesso al sodalizio dal sindaco dotto Giovanni Silvestro Pulejo-Loffredo. E la cui delibera veniva dalla prefettura rinviata al municipio perché fosse discussa, votata ed eventualmente approvata dal Consiglio comunale e non dalla Giunta che non ne aveva competenzas. I verbali della seduta del primo dicembre 1913 fanno comun­ que sapere, sia pure indirettamente, che anche l'amministrazione civica regolarmente eletta, e il sindaco Pulejo-Loffredo che la rap­ presentava, si esprimevano in termini negativi sulla possibilità di recuperare e ricostruire l'antico palazzo municipale. L'assemblea dei soci aveva infatti all'ordine del giorno un dibattito sulla costru­ zione del «nuovo palazzo municipale»6. Da altre testimonianze si ricava d'altronde che, proprio in quell'anno 1913, la vecchia sede del Comune, «fatta saltare con la dinamite», lasciava sulla superfi­ cie da essa occupata un ampio spazio vuoto destinato poi, dal

nistrative alle quali si fa riferimento sarebbero state quelle del 21 maggIO 1913. 5 Seduta del 12 settembre 1913, infra, doc. IX/4, p. 382. Le elezioni - nelle quali il «blocco democratico» che faceva capo a Ludovico Fulci e aveva fra i candidati più significativi il notaio Augusto Bette e l'avvocato Ciraolo, si confrontava con i candidati del «Pro Messina» - si risolvevano con la vitto­ ria del «blocco democratico» che otteneva 39 consiglieri contro i 21 dell'al­ tra lista. Il 6 giugno veniva formata la Giunta presieduta da Giovanni Silve­ stro Pulejo-Loffredo, imprenditore di una industria molitoria che occupava 300 operai: CICALA, Rappresentanza politica, cit., pp. 116-17 e nota 75. 6 Seduta dellO dicembre 1913, infra, doc. IX/6, pp. 387-90. 158 Salvatore Tramontana

«progetto della nuova cortina», all'attuale largo Minutoli, nel cui punto centrale è ora collocata la statua in marmo di Messina scol­ pita da Giuseppe Prinzi che si trovava, è stato già detto, sullo sca­ Ione del palazzo senatori07• Alla nuova sede municipale veniva riservato lo spazio già occupato dal «palazzo della Camera di commercio, arti e borsa» e dalle «poste e telegrafi». Un palazzo costruito su due piani e con ampio ingresso a tre arcate, fra il 1880 e il 1887, dagli architetti Giuseppe Managò e Giacomo Fiore, e quasi del tutto distrutto dalle scosse sismiche che frantumavano muri, arcate e la suggesti­ 8 va tettoia di vetri sostenuta da una intelaiatura in ferro • Sia la scel­ ta del luogo che il piano di costruzione furono però tormentati da polemiche, ripicche, controversie che si possono fra l'altro legge­ re in un ricorso presentato dall'architetto palermitano prof. Anto­ 9 nino Zane a al quale era stato affidato il progett0 • Ma solo in seconda battuta, perché il concorso bandito nel luglio 1910 era stato vinto dall'architetto Guglielmo Calderini!o. E proprio a que­ sta vicenda e alla mancata approvazione da parte del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici del progetto Calderini - il ben noto architetto al quale nel 1888 era stata affidata la costruzione del «gigantesco e massiccio» palazzo di giustizia di Roma!! - era riser-

7V. DI PAOLA, Introduzione, in PUGLIATTI e RICCOBONO, Saluti da Messi­ na, I, La città antica, Messina 1990, p. 20. 8 Messina prima e dopo, cit., pp. 297-300. 9 A. ZANCA, Per il palazzo municipale di Messina. Ricorso al prefetto avverso alla dichiarazione consiliare del 28 ottobre 1914, Palermo 1914. lO F. PAOLINO, Guglielmo Calderini e il concorso per il palazzo munici­ pale di Messina, in «A.S.M.», serie III, XXXVIII (1986), pp. 113-38. Nella nota 2 di p. 114 è indicato un testo - che l'Autrice dice «totalmente ignorato dagli studiosi dell'architetto» - dello stesso G. CALDERINI, I lavori per la rico­ struzione di Messina, ivi 1909. Il M. SANFILIPPO, La costruzione di una capitale: Roma 1870-1911, III, Milano 1992, p. 147. Poteri locali e procedimenti costruttivi 159 vato, nell'assemblea della Storia Patria, il secondo punto dell'ordi­ ne del giorno della seduta del primo dicembre. Si rilevava infatti, durante la discussione, che il progetto Cal­ derini, «consono alla dignità di Messina e alle tradizioni artistiche della patria di Antonello, di Maurolico e di Filippo Juvara», era stato restituito al Comune con varie osservazioni e riserve da parte del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici. E si sottolineava che il Comune, nella persona del regio commissario Salvadori, aveva incaricato l'architetto prof. Antonio Zanca «di coordinare il pro­ spetto principale del progetto Calderini coi corpi secondari»12. Che, in linguaggio accessibile a chi tecnico non è, vorrebbe forse indicare l'incarico, all'architetto Zanca, col compito, non chiaro se di supervisore o di collaboratore, di conciliare esigenze estetiche e decorative ed esigenze di spesa. Infatti, si precisava ancora, in tre progetti consecutivi, in cui l'ultimo annullava i precedenti, l'architetto Zanca non si limitava a dare risposta ai rilievi mossi dal Consiglio superiore dei Lavori Pubblici e fatti propri dal ministero e ad armonizzare l'estetica decorativa con la disponibilità dei fondi a disposizione, ma modi­ ficava del tutto quanto programmato da Calderini. E presentava quindi un progetto che prevedeva un edificio a cinque comparti collegati da ampi corridoi attorno a un atrio centrale di 2.600 mq. e a doppia elevazione. Un progetto che la commissione edilizia approvava dopo aver inserito tal une modifiche con una relazione l3 di minoranza redatta dall'ingegnere Vincenzo Vinci • È da segnalare che nella stessa riunione assembleare il socio ingegnere Giunta faceva notare che, «in un momento di ricostru­ zione generale», sarebbe «altamente utile» raccogliere, nella sede della Storia Patria, «tutti i disegni e i progetti degli edifici pubbli-

12 Seduta dellO dicembre 1913, infra, doc. IX/6, pp. 387-88. 13 Ibid., p. 388. 160 Salvatore Tramontana ci e privati redatti da noti ingegneri cittadini e della penisola». E proponeva «di invitare architetti e ingegneri a volere depositare presso la nostra Società i loro progetti con la relativa relazione», progetti che, aggiungeva, «col tempo potrebbero assumere una grandissima importanza come documento storico»14. Fin qui - anche se l'ispirazione di fondo di questi mutamenti sembrerebbe suggerita più da polemiche e contrasti di gruppi che da esigenze di controllo dei sistemi di costruzione e di spesa pub­ blica - si trattava di normali e obbligati passaggi burocratici. Ma quando dal commissario prefettizio De Masellis, che provviden­ zialmente «era andato a sostituire il commissario comunale indi­ sposto», veniva restituito a Roma il progetto Zanca senza le modi­ fiche richieste dal ministero dei Lavori Pubblici per le quali, si era precisato, era necessaria l'approvazione del Consiglio comunale e «un altro parere della commissione edilizia», ci si trovava, secon­ do l'assemblea della Storia Patria, di fronte a comportamenti della cui correttezza non era esagerato dubitare15 . Comportamenti che riconducono forse a quel frequente «mercimonio fra poteri locali, potere esecutivo e maggioranze parlamentari» di cui parlava Gaetano Salvemini16, o più propria­ mente, come in un suo fondamentale testo ha spiegato da Guido Astuti, a quella tendenza della burocrazia volta a «concepire il ser­ vizio di Stato come esercizio di un potere segreto irresponsabile, praticamente assoluto, pur nel formale ossequio della legge, inte­ grato mediante l'abnorme estensione della potestà regolamentare e l'uso sapiente delle circolari [ ... ] per eliminare, con innovazioni surrettizie, e in apparenza marginali, i limiti posti dall'ordinamen-

14 Seduta dellO dicembre 1913, infra, doc. IX/6, p. 390. 15 Ibid., p. 388. 16 G. SALVEMINI, La questione meridionale, in G. ARFÈ (a cura di), Movi­ mento socialista e questione meridionale, Milano 1963, p. 71. Il saggio è del 1898, ed era stato pubblicato, in più articoli, sulla rivista «Educazione politica». Poteri locali e procedimenti costruttivi 161 to giuridico all'autonomia del cosiddetto potere esecutivo>Y. E infatti questa manovra, appunto l'arbitrario intervento del com­ missario prefettizio - si legge nel verbale della seduta assembleare della Storia Patria - «ha determinato una viva e ben giustificata agitazione di protesta che va sempre accentuandosi in ogni ordine di cittadini»18 e che nel Collegio degli ingegneri e degli architetti prendeva forma ufficiale di protesta19 . Di denunzia cioè, attraverso puntuali riscontri con gli obbli­ ghi fissati dalla normativa vigente, delle disfunzioni, dei brogli, dei diversivi inopportuni ed eccessivi anche quando sembravano dare l'immagine di interventi utili e salutari e non di parte. E il primo e più importante aspetto della vicenda consiste appunto in questo: che la ricostruzione a Messina veniva programmata e portata avan­ ti con criteri e con sistemi ricusati quasi sempre dal Collegio degli ingegneri e degli architetti, cioè dall' organo ufficiale dei tecnici più qualificati a esprimere giudizi e a formulare valutazioni sui piani regolatori, sulle funzionalità urbanistiche, sui procedimenti costruttivi. Qualcuno ha fatto coincidere tale contrasto di fondo più che con divergenze tecniche e scientifiche, con la composizione di un Collegio costituito da un ceto sociale e professionale in cui era pressoché unanime il rifiuto nei riguardi del ceto politico e ammi-

17 G. ASTUTI, L'unificazione amministrativa del regno d'Italia, Napoli 1966, pp. 60-61. Questa vicenda del palazzo municipale rimanda, in certo qual modo, a ciò che F. GUICCIARDINI, Storie fiorentine, Bari 1931, p. 238 scri­ veva per sottolineare che, nella burocrazia, chi ha correttezza e competenze sufficienti viene di solito messo da parte: «non vi essere uno o più uomini particulari che vegghiassino fermamente le cose pubbliche e che avessino tale autorità che, consigliato quello fussi utile a fare, potessino di poi essere in strumenti a condurlo a esecuzione». 18 Seduta dellO dicembre 1913, infra, doc. IX/6, p. 388. 19 Trascritta nel verbale dell'assemblea della Storia Patria: Seduta dellO dicembre 1913, infra, doc. IX/6, pp. 388-90. 162 Salvatore Tramontana nistrativo e del clientelismo elettorale che ne stava alla base. E val­ gano in tal senso da una parte i riflessi, sul piano politico e ammi­ nistrativo, delle lotte per l'organizzazione del lavoro2o e delle crude cifre dell' emigrazione21 , e naturalmente della nuova legge elettorale che il 30 giugno 1912 cessava di essere appannaggio di pochi e coinvolgeva tutti22; dall'altra le <

20 CICALA, Il movimento operaio, cit., pp. 91-92. 21 BARBERA CARDILLO, Messina dall'Unità, cit., pp. 132-33. 22 Prima del suffragio universale maschile a Messina, su circa 140.000 abitanti, solo 10.000 avevano diritto al voto. E infatti, anche per questo, cioè per la consistente mutazione della base elettorale, alle elezioni politiche del 1913 il gruppo che faceva capo a Ludovico Fulci veniva travolto e la Giunta comunale guidata da Pulejo costretta, il 30 ottobre 1913, a presentare le dimissioni: CICALA, Rappresentanza politica, cit., pp. 119-20. 23 ASTUTI, L'unificazione amministrativa, cit., pp. 59-60. 24 Significativa, più di una tendenza ideologica che della concreta dina­ mica culturale cittadina, la proposta di Salvemini di impedire la ricostituzio­ ne dell'Università degli Studi perché, spiegava, era «fabbrica di professori e di corridori di preture» e «improduttiva e sotto qualche rispetto anche male­ fica», e di sostituirla «con una Scuola superiore di agricoltura e di commer­ cio»: D'ANGELO, Salvemini a Messina, cit., pp. 297-98 e nota 57 di p. 300. Invita però a una attenta riflessione sul tono culturale della città e, malgrado Poteri locali e procedimenti costruttivi 163 radici più cittadine che rurali. Anche se è opportuno precisare che alla categoria dei medici e a quella dei farmacisti il contributo numericamente più consistente era dato dalla provincia e non dai quartieri urbani. Certo, il ceto intellettuale e delle professioni era ancora numericamente ridotto, ma fra la fine del secolo XIX e l'i­ nizio del XX era riuscito, grazie anche a una sempre maggiore consapevolezza professionale, a liberarsi dalla tradizionale sogge­ zione al ceto dominante25 • E con più ferma decisione da parte degli ingegneri e degli architetti che non da parte degli avvocati, da parte dei laureati presso le facoltà scientifiche meno ideologiz­ zate che non da parte degli studiosi di discipline umanistiche. Fra i quali era però numericamente più alta la presenza di giovani provenienti dai ceti moderati. Anche se non mancavano, fra i medici, gli avvocati, gli ingegneri, laureati che provenivano da strati emergenti che con enormi sacrifici avevano mandato i figli a scuola. Lo diceva esplicitamente Oreste Lo Valvo, che in un saggio del 1907 sottolineava, con inquietante rancore misto a disprezzo e invidia, «la moderna abitudine di arrivare dalla zappa al bisturi, tal une apparenze, sulla scarsa sensibilità per nuovi orizzonti e per aperture diverse da quelle strettamente locali, la sorte della rivista di scienze, lettere ed arti «Sicania» alla quale avrebbero dovuto collaborare, fra i tanti intellettua­ li del tempo, Vittoria Aganoor Pompili, Luigi Capuana, Giovanni Alfredo Cesareo, Benedetto Croce, Grazia Deledda, Arturo Graf, Concetto Marche­ si, Giuseppe Pitrè, Mario Rapisardi, Manara Valgimigli. Fondata nel 1906 da Giovan Battista Magno, sospendeva subito, e forse con scelta affrettata, le pubblicazioni perché, spiegava la direzione, «l'iniziativa editoriale» che «aveva avuto solo il torto di riunire in un solo fascio le forze intellettuali del Meridione d'Italia per fonderle con le nobili e vive energie del Settentrione», era stata accolta in città con notevole indifferenza: G.B. MAGNO (a cura di), 100 Anni, Messina 1986, pp. 26-30. 25 Si veda la tabella della «Classificazione professionale della popolazio­ ne del Comune di Messina 1901-1911» in CrCALA, Il movimento operaio, cit., Allegato A, p. 95. 164 Salvatore Tramontana dalle forbici alle pandette, dalla cazzuola al compasso»26. E lo riba­ diva Vittorio Emanuele Orlando che, nel riandare agli anni giova­ nili, riviveva, con quel senso di piagnucolosa ritrosia che gli era congeniale, la frequenza dei corsi di giurisprudenza presso l'Uni­ versità degli Studi di Palermo, quando era «così ricco di speranza e povero di quattrini, col paletot ridotto dall'antico cappotto di guardia nazionale del papà, e proprio con quel dannato colletto che ora mi strangolava, ora tendeva a coprire la mascella sino al mento»27. Gli incroci e le convergenze trasversali erano comunque parec­ chi, ma si ha l'impressione di una spiccata tendenza del ceto intel­ lettuale e delle professioni - del quale la Società Messinese di Storia Patria28 e il Collegio degli ingegneri e degli architetti erano natura­ li rappresentanti - a proporsi a un tempo come interlocutore e oppositore del ceto politico-amministrativo senza passare attraver­ so forme mediatrici che incominciavano a coagularsi nei partiti o attraverso collaborazioni specifiche nelle istituzioni. Ed è, in fondo, quel che in quegli anni accadeva attorno alla «Voce»29, a Salvemini30,

26 O. Lo VALVa, La vita in Palermo trenta e più anni fa in confronto a quella attuale, Palermo 1907, p. 180. 27 Lettera del 27 luglio 1907 a Lo Valva, in lo., La vita in Palermo, cit., p. III. 28 Qualche ~ignificato deve forse avere il fatto che a presiedere la Storia Patria di Messina fosse un rappresentante delle professioni come il notaio Luigi Martino, e non un rappresentante della politica come a Palermo, dove, in quegli anni, a presiedere il sodalizio era il senatore Andrea Guarneri e poi il sindaco Domenico Peranni: SANSONE, Mezzo secolo, cit., p. 35l. 29 G. LUTI, Firenze e la Toscana, in AsoR ROSA (a cura di), Letteratu­ ra italiana, cit., Storia e geografia, III, L'età contemporanea, Torino 1989, pp. 496-502. 30 Lettera di Salvemini del 1911 a Giuseppe Lombardo Radice, in G. LOMBARDO RADICE, Incontri con Gaetano Salvemini, in «Il Contemporaneo» del 14 settembre 1957. ' Poteri locali e procedimenti costruttivi 165 a Croce3!, al futurism032 • Attorno a punti di riferimento culturali che, pur nella loro intrinseca diversità, convergevano su un con­ cetto di Stato e di organi di governo come strumenti di ordine, di stabilizzazione, di unità sociale33 • La spiegazione del contrasto del Collegio degli ingegneri e degli architetti con gli organi municipali e delle convergenze con la Storia Patria è tutta qui: dato per scontato che per la ricostru­ zione di Messina fosse necessario fare riferimento all'affermazio­ ne di taluni precisi modelli politici, etici e culturali, diventava essenziale approntare gli strumenti adatti a rendere possibile ciò che, in quel momento, poteva sembrare inopportuno e non preso in considerazione. Riunitosi infatti in assemblea il 27 novembre 1913, il Collegio degli ingegneri e degli architetti, 'dopo aver riba­ dito le norme che regolavano i sistemi di costruzione e di finan­ ziamento dell' edilizia e la necessità di «distinguere le funzioni di approvazione dei progetti di opere comunali che per legge spetta­ no al Comune, da quelle di assegnazione di somme, che nel caso specifico di Messina sono di competenza del governo centrale, e dell' approvazione dei progetti nei soli riguardi dell' osservanza

31 B. CROCE, È necessaria una democrazia, in «L'Unità» del 27 gennaio 1912; ID., Il partito come giudizio e come pregiudizio, ibid., del 10 aprile 1912. '

32 F. PORTINARI, Milano, in AsoR ROSA (a cura di), Letteratura italiana, cit., Storia e geografia, III, L'età contemporanea, cit., pp. 249-57. 33 E anche a tal riguardo val la pena leggere G. CAROCCI, Destra e sini­ stra nella storia d'Italia, Roma-Bari 2002, in cui è sottolineata la difficoltà di indicare, in termini chiari, i contenuti della dinamica politica e civile che sta­ vano e stanno alla base dei termini «destra» e «sinistra». Al di là delle ovvie e radicali differenze va infatti notato, precisa l'A., che se la «destra» non è riuscita a offrire uno stabile sistema conservatore legittimato anche in termi­ ni culturali, neanche la «sinistra», pur più sensibile ai mutamenti, è stata in grado di coagulare e definire un progetto riformatore che fosse concreto e realistico, e non verbale. 166 Salvatore Tramontana

delle norme tecniche devolute per legge a un comitato speciale del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici», invitava gli organi com­ petenti a rivedere i procedimenti seguiti per il progetto Zanca e a rispettare tutte le garanzie previste dalla legge34. Era un invito preciso, puntuale, giuridicamente ben docu­ mentato, un appiglio che la Storia Patria, impegnata nella difficile lotta per la salvaguardia del decoro e della tradizione cittadina, non poteva trascurare. E sulla base delle inadempienze elencate che «rassomigliano a un atto di violenza» e «lasciano sospettare che il progetto Zanca non corrisponda veramente all'importanza della risorgente città», e con la certezza di interpretare la volontà della maggioranza dei cittadini e del Collegio degli ingegneri e degli architetti, l'assemblea della Società di Storia Patria faceva voti, all'unanimità, affinché «il governo centrale tutelasse le garan­ zie comunali sospendendo l'esame del progetto medesimo e rin­ viando la pratica al regio commissario del municipio di Messina per il relativo parere»35. In che considerazione sia stato tenuto questo invito della Sto­ ria Patria dai competenti organi governativi non è chiaro. Nei ver­ bali manca qualsiasi altro riferimento alla specifica questione. Si sa comunque che, nella seduta dell'l1 marzo 1914, il presidente comunicava che il Collegio degli ingegneri e degli architetti invi­ tava la Storia Patria a «nominare un delegato che la rappresentas­ se in seno al Collegio medesimo per occuparsi del progetto per il nuovo palazzo municipale». E si sa che l'assemblea designava «il cavaliere Gaetano La Corte Cailler»36. È noto del resto che il 28 dicembre dello stesso anno, in occasione del settimo anniversario del terremoto, venivano finalmente avviati i lavori di costruzione

34 Trascritto nel verbale dell' assemblea della Storia Patria, Seduta del 1 ° dicembre 1913, infra, doc. IX/6, pp. 388-89. 35 Seduta dellO dicembre 1913, infra, doc. IX/6, pp. 389-90. 36 Seduta dell'1J marzo 1914, infra, doc. X/l, p. 392. Poteri locali e pmcedimenti costruttivi 167

del nuovo palazzo municipale37, che sarebbe stato ultimato solo nel 1934. L'appalto, concesso alla ditta D'Anna per 1.774.600 lire, avrebbe richiesto vari aggiustamenti per un costo complessivo di 5:. 20.000.00038 •

2. Trame oscure della soprintendenza.

La costruzione del palazzo municipale con le sue traversie, con i ritardi dovuti anche ai contraccolpi della campagna libica e della prima guerra mondiale, con le necessità di aggiornare di con­ tinuo i prezzi di appalto, con la costante contrapposizione fra pro­ getto sostenuto dagli organi comunali e progetto sostenuto dalla Società di Storia Patria e dal Collegio degli ingegneri e degli archi­ tetti, esprime le incongruenze e le incertezze di un piano regolato­ re fluido come un liquido la cui forma non si mantiene a lungo, e

37 Della nuova Giunta comunale eletta nel 1914, e costituita dal gruppo «Pro Messina» nel quale erano confluiti i clericali D'Arrigo e Fortino e il gruppo del social-riformista Toscano, sindaco era l'avvocato commendatore Antonino Martino: «A.S.M.» X-XV (1909-1914), pp. 340-42, in cui sono riportati i nomi di tutti i componenti della Giunta. Nelle pp. 337-40 è inte­ gralmente trascritta la relazione che l'assessore ing. Giacomo Donato, in data 28 ottobre 1914, sottoponeva, a nome della Giunta, al Consiglio comunale. In detta relazione, a proposito dell'affidamento del progetto prima al prof. Calderini, poi al prof. Zanca, si dice che «il regio commissario del tempo, per ragioni che qui non è il caso di indagare e forse per il desiderio di far presto», permetteva che il prof. Zanca, invece di limitarsi «a coordinare il progetto in conformità alle obiezioni del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici», approntasse «un nuovo progetto vero e proprio». E sempre nella relazione dell'assessore si proponeva che, «per giustizia riparatrice», «invece di bandi­ re un concorso per un nuovo progetto decorativo più grandioso, se ne dia direttamente l'incarico all'illustre prof. Calderini». Proposta approvata dalla Giunta comunale. 38 PUGLIATTI e RICCOBONO, Saluti da Messina. La città nuova, presenta­ zione di G. PESCOSOLIDO, III, Messina 1990, pp. 103-04. 168 Salvatore Tramontana quindi attuato spesso in modo approssimativo specie per quel che si riferiva alle «operazioni di esproprio»39. Ma esprime soprattutto la presenza, nel territorio, di gruppi preoccupati di fondere ed equilibrare esigenze di concretezza rap­ presentativa e di riflessione. Esprime cioè la presenza di un' asso­ ciazione culturale in cui un sistema di idee tendeva a tradursi nella programmazione di strumenti operativi. In altri termini la Società Messinese di Storia Patria, attraverso le sue contestazioni, le sue battaglie, le sue proposte alternative, svelava ai cittadini l'identità del loro centro urbano e li poneva di fronte alla impellente neces­ sità di salvaguardarne la memoria e cercare, malgrado le notevoli difficoltà, di recuperare le testimonianze storico-artistiche. Senza rinunziare agli obblighi dell'articolo uno dello «Statuto» che imponeva soltanto la promozione «degli studi storici della città e della provincia, sia mediante pubblicazioni, che con tutti quegli altri mezzi che riterrà più adatti allo scopo», la Storia Patria si impegnava anche nella difesa del patrimonio architettonico e urbanistico e di tutto quel che, oggi si dice «beni culturali»40. Non è del resto privo di significato che, proprio nel coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno operativo, la Storia Patria messinese dava la prova migliore della sua ormai lunga attività. Se questo è vero si può forse comprendere meglio pure quel­ l'ossessiva insistenza di molti di tenere sempre presente «che in Messina ormai - spiegava il presidente durante la seduta del 24 aprile 1914 - anche ogni piccolo oggetto assurge a importanza,

39 LONGO, Messina città rediviva, cit., p. 158; G. PAPA, Il risorgimento di Messina e il piano regolatore, Messina 1909, in cui sono registrati gli inter­ venti del Collegio degli ingegneri e degli architetti anche sul complesso siste­ ma degli espropri. 40 Alla stretta connessione fra recupero del «patrimonio architettonico», «tracce dei segni degli assetti urbani precedenti» e «memoria storica» accen­ na R. Moscl-lEo, Presentazione al voI. SISCI, CHILLEMI, Lo CURZIO (a cura di), Messina, fortificazioni, cit., p. XI. Poteri locali e procedimenti costruttivi 169 data l'opera vandalica di demolizione e di dispersione esercitata dal 1909 a oggi. Altrove - aggiungeva - tutto si conserva, e spesso con esagerazione: qui tutto si distrugge, e col consenso, per giun­ ta, di persone che godono la fama di colti e studiosi»41. Ribadiva ciò, il presidente, a proposito del dibattito sulla «scoperta di una necropoli romana dei bassi tempi a San Giovanni di Malta» che, in quei giorni, era oggetto di interpretazioni varie, di progetti etero­ genei e contrastanti, di polemiche gonfiate dalla stampa cittadina. Si trattava infatti, per i soci della Storia Patria, di pronunciar­ si «sull'importanza o meno delle scoperte» e di stabilire se «per conservare la necropoli sul posto» era opportuno o no «costruire altrove il palazzo della prefettura». Palazzo costruito allora sugli avanzi dell' antica Casa professa dei gesuiti e completamente distrutto dal terremoto42 . Palazzo diverso però da quello del prio­ re che si trovava invece annesso alla chiesa di San Giovanni di Malta43, e sulla cui area, dopo il terremoto, si era appunto proget­ tato di costruire la nuova sede della prefettura44. Proprio dallo scavo delle fondazioni - si sottolineava durante i lavori assem­ bleari della Storia Patria - sembrano emergere, almeno secondo le frammentarie notizie trapelate attraverso la cortina di silenzio eretta dalla Soprintendenza ai monumenti di Palermo - «varie tombe in muratura con iscrizioni greche e latine», parecchie «monete, anfore, lacrimatoi, lucerne votive» e «il basamento di

41 Seduta del 24 aprile 1914, infra, doc. X/2, p. 396. 42 Messina prima e dopo, cit., p. 279. 43 Messina com'era, cit., p. 305, Messina prima e dopo, cit., pp. 307-08. 44 Il progetto era stato affidato direttamente dal ministero dei Lavori Pubblici all'architetto romano Cesare Bazzani nel 1912, al quale veniva pure dato l'incarico di restaurare la chiesa di San Giovanni di Malta. Il progetto definitivo, dopo alcune modifiche apportate dallo stesso Bazzani alle prime due stesure, veniva approvato nel luglio 1913. Ma sui vari dettagli si veda E. PERGOLIZZI, Disegni inediti di edifici realizzati da Cesare Bazzani a Messina, in «A.S.M.» LXXII (1997), pp. 158-90. 170 Salvatore Tramontana una cappella di famiglia quadrata contenente alcune lapidi che nes­ suno ha potuto copiare»45. Il palazzo del priore, distrutto dal ter­ remoto, solo dal 1806 apparteneva infatti agli organi di governo prima borbonici e poi italiani. Precedentemente era stato proprietà del Gran Priorato dei Cavalieri di Malta che, in epoca normanna, avevano appunto otte­ nuto di insediarsi nell'antica chiesa di San Placido fondata, sem­ bra, nel secolo VI, e sottoposta a ristrettezze, e probabilmente a progresivo deperimento edilizio, durante gli anni del dominio musulmano. Successive ristrutturazioni alla fine del secolo XVI e nel secolo successivo, quando il ben noto architetto Giacomo Del Duca riceveva l'incarico di rifarne la facciata, contribuivano a sna­ turare l'originaria struttura. Ma contribuivano anche a porre in evidenza che proprio quel luogo era stato sede di una assai estesa necropoli che, secondo La Corte Cailler, si doveva estendere da una parte «sino al teatro Vittorio Emanuele, e in alto fino alla chie­ sa distrutta di Santa Maria Latina», per prolungarsi «probabil­ mente verso il quartiere San Leone»46. La Storia Patria si veniva quindi a trovare di fronte a un pro­ blema complesso e di non facile soluzione, anche perché alle que­ stioni archeologiche e di sistemazione delle tombe e degli altri reperti si aggiungevano le cose dette e non dette, i pareri sussurrati e subito smentiti, le continue indiscrezioni. Fra le quali sembra cir­ colasse con più insistenza il suggerimento, attribuito al ministro della Pubblica Istruzione ono Rosadi e al direttore generale delle Belle Arti commendatore Corrado Ricci, di «lasciare le tombe negli scantinati del costruendo palazzo» ma di «renderle visibili a tutti»47.

45 Seduta del 24 aprile 1914, infra, doc. XI2, p. 395. 46 Ibid., p. 395. Coordinatore degli scavi era Paolo Orsi, soprintenden­ te alle antichità per la Sicilia e al quale, dopo il terremoto, veniva dato l'inca­ rico di dirigere la nuova soprintendenza istituita a Reggio Calabria.

47 Seduta del 24 aprile 1914, infra, doc. X/2, p. 396. Poteri locali e procedimenti costruttivi 171

Fra i soci c'era, su questo problema, disparità di vedute. La mag­ gioranza sembrava però sensibile alla tesi attribuita al ministro perché, precisava, avrebbe permesso di salvaguardare non solo la funzionale collocazione del palazzo della prefettura e di non ritar­ darne i tempi di costruzione, ma di recuperare e offrire in esposi­ zione alla città preziose testimonianze storiche e archeologiche. Era opportuno comunque, si faceva rilevare, che una commis­ sione eletta dall' assemblea ottenesse l'autorizzazione «di poter visitare - in giorno e ora da stabilirsi -la necropoli»48. Autorizza­ zione che veniva concessa dopo alcuni giorni, anche se la decisio­ ne dell'ingegnere Pasquale Mallandrino, ispettore dei monumenti, di non accompagnare personalmente i rappresentanti della Storia Patria e di affidarne la guida al prof. Giuseppe Miraglia, indignava tal uni soci che protestavano con vigore per un scelta che, diceva­ no, mostrava ancora una volta che la regia Soprintendenza «non teneva in giusto conto la Società Messinese di Storia Patria»49. Il comportamento di Mallandrino, e la risentita reazione di alcuni soci durante la discussione in assemblea, confermavano quindi ancora una volta che il contrasto di fondo tra Storia Patria e organi costituiti del potere locale, al di là di contingenti epider­ miche insofferenze, era sempre lo stesso: la prevalenza o meno, nelle singole decisioni, del recupero e della salvaguardia della memoria cittadina. La cui incondizionata difesa - che rimaneva punto di riferimento irrinunciabile per gli uomini della Storia Patria, sostanza teorica e operativa della loro associazione - veni­ va percepita, dalla classe dirigente cittadina, come critica pregiudi­ ziale agli strumenti, ai modi, alle forme con cui si conduceva la ricostruzione urbana. Come una «vernice logica alle loro azioni»

48 Seduta del 24 aprile, 1914, Ibid., doc. XI2, p. 397. 49 Seduta del 18 maggio 1914, infra, doc. X/3, p. 400. Sull'ingegnere Mallandrino, che era anche socio della Storia Patria, si veda F. MAZZIOTTA, Pasquale Mallandrino, in «A.S.M.» XXII-XXIII (1921-1922), pp. 285-87. 172 Salvatore Tramontana

SO avrebbe detto Vilfredo Pareto , appunto, come una presa di posi­ zione sostenuta più dai sentimenti che da analisi obiettive dei fatti in quanto gli uomini, nel giudicare vicende e comportamenti diversi, sono portati di solito a fare prevalere le proprie petizioni di principio e a usare i propri parametri soggettivi. Lo aveva del resto fatto capire Montaigne quando annotava che ogni uomo definisce burbero chi non fa parte delle sue abitudini. Nell'ultimo dibattito assembleare cominciava però a emerge­ re, fra i soci della Storia Patria, un diffuso sentimento di disagio, il dubbio appunto che il sistema di sapere - al quale si era fino ad allora fatto riferimento, e dimostratosi in sostanza impotente nel sostegno di proposte alternative - stesse per venir meno. Cioè alcuni soci rendevano evidente, durante il dibattito, che il metodo di contestazione seguito per la palazzata rischiava ora di non fun­ zionare più, e proponevano che le riserve ai programmi di rico­ struzione portate avanti dal Comune venissero avanzate non come alternative di esigenze culturali, ma come funzioni volte a rispet­ tare, ed eventualmente integrare, talune soluzioni «burocratiche» del piano regolatore, e quindi a placare i motivi di contrasto. In tal senso appariva orientato il prof. Rosario Pennisi il quale dichiarava di non essere convinto della decisione del presidente di conservare la necropoli, né delle assicurazioni del ministero delle quali si diceva garante l'ono Giuseppe Toscano. Anche perché, spiegava, «nessuna è l'importanza delle scoperte» fatte durante gli scavi delle fondazioni del costruendo palazzo della prefettura in quanto non hanno «nulla di artistico» e possono «benissimo, al massimo, trasportarsi al Museo». Era comunque disponibile, pre­ cisava, «alla via di mezzo» offerta dalle autorità, vale a dire alla costruzione di scantinati che conservino le tombe», perché non

50 V. PARETO, Trattato di sociologia generale, con introduzione di N. Bobbio, Milano 1964, paragrafo 154, p. 91. Il Trattato fu pubblicato, in 2 volumi, nel 1916. Poteri locali e procedimenti costruttivi 173 credeva utile per la città una contestazione tesa a trasferire altrove la costruzione del palazzo della prefettura o a ritardarne i tempi di consegna5I . Anche il socio Filippo Arena insisteva sulla inopportunità di qualsiasi scelta che potesse ritardare i tempi di costruzione del palazzo della prefettura, e il prof. Agostino D'Amico, che era stato eletto più volte nel Consiglio direttivo, presentava addirittu­ ra un documento di contestazione firmato da undici soci, e poi ritirato, e Pennisi, nel riprendere la parola, ribadiva con ironica provocazione di «non voler inaugurare gli edifici pubblici della città con un cimitero»52.

3. Macchine festive e rituali bisogni dei cittadini.

Questi contrasti - suggeriti in parte anche nella consapevolez­ za pragmatica che non era sempre utile rendere evidente quel che gli organi amministrativi si ostinavano a porre in ombra - si attu­ tivano comunque quando si trattava di cogliere a fondo i modi e i gusti della rappresentatività e del linguaggio delle locali tradizioni popolari. Modi e gusti che investivano a un tempo gli strumenti della comunicazione e le fastose liturgie ancorate ai ricorrenti ritmi del calendario. E in tal senso vanno lette le preoccupazioni della Storia Patria di garantire la «continuità delle tradizionali feste del mese di agosto in Messina»53, e di recuperare quindi, e conser­ vare in buono stato, le testimonianze che in modo specifico le rap­ presentavano: Mata e Grifone e «la grandiosa bara dell' Assunzio­ ne della Madonna»54.

51 Seduta del 24 aprile 1914, infra, doc. XI2, p. 396. 521bid., p. 397. 53 Seduta del 27 febbraio 1913, infra, doc. IXI2, pp. 371-72. 54 Seduta del 27 giugno 1913, infra, doc. IX/3, p. 378. 174 Salvatore Tramontana

Si trattava infatti, come è noto, di complesse macchine festive costruite nel secolo XVI, e sulla cui tradizione popolare si dispo­ ne di una consistente bibliografia e soprattutto dell'interessante e recente saggio di Giuseppe Giorgianni55 . Un saggio col quale il giovane studioso, attraverso una dettagliata e documentata rico­ struzione delle «macchine» come strutture architettoniche e come messaggi, offre uno spaccato assai suggestivo dei nessi, nella storia messinese, tra festa, strumenti e luoghi della sua rappresentazione. Dai verbali delle sedute assembleari emergono, a tal riguardo, a riguardo cioè di Mata e Grifone, i termini di un dibattito sensi­ bile al recupero dei due simulacri guardati, dai singoli soci, sul piano della struttura materiale che ne caratterizzava l'identità. Ma guardati anche, e forse soprattutto, sul piano simbolico e su quel­ lo dello studio degli usi, dei costumi, delle leggende, delle creden­ ze e delle pratiche religiose elo magiche presenti nelle manifesta­ zioni popolari che erano espressioni di quel che allora, col termi­ ne coniato nel 1846 dall' archeologo John William Thoms, era 6 detto folklore5 • «Siamo convinti, si precisava infatti durante la seduta del dicembre 1911, che i due simulacri di Mata e Grifone meritano di essere conservati anche perché, mentre si studiano con tanta alacrità le tradizioni del popolo e si raccolgono documenti in tutta Europa, sarebbe strano che noi distruggessimo i nostri mag­ giori ricordi popolari»57. Mata e Grifone, «nei quali i messinesi vedono simboleggiata la grandezza dei fondatori della città», si trovavano infatti in un

55 G. GIORGIANNI, La festa della Madonna Assunta a Messina. Storia, macchine, architettura ed evangelismo, Francesco Maurolico e altri interpre­ ti: Guido delle Colonne, Bartolomeo da Neocastro, Nicolò Speciale, Matteo Caldo, in «A.S.M.», LXVIII (1995), pp. 3-355. Nel saggio, al quale è riserva­ ta tutta l'annata della rivista, sono incluse 64 illustrazioni ed è registrata un' ampia bibliografia. 56 A. DUNDES, The study of Folklore, Berkeley 1965, p. 4. 57 Seduta del dicembre 1911, infra, doc. VIII/7, p. 367. Poteri locali e procedimenti costruttivi 175 magazzino «il cui proprietario aveva scoperchiato il tetto per cavarne il materiale utilizzabile». Ed erano quindi soggetti, anche a causa di intemperie e di «malintenzionati», a guasti irreparabili. Tanto più, si faceva rilevare nella seduta del 27 febbraio 1913, che «la figura di Grifone», di buon livello artistico, era «dello scultore e architetto Andrea Calamech»58. Per tali motivi l'assemblea, una­ nime, rivolgeva un invito al regio commissario del municipio per­ ché «si piaccia di provvedere nei modi migliori per la loro conser­ vazione» in luoghi più adatti e più sicuri59. Invito al quale non sembra venisse data risposta se, nella seduta del successivo 27 giu­ gno, l'assemblea era costretta a ritornare sull'argomento e a solle­ citare ancora l'amministrazione municipale a voler provvedere alla buona conservazione di Mata e Grifone e della «grandiosa mole della bara» che era stata disegnata da Maurolico»6o. Certo, l'aver concentrato con fervore intenso la propria atten­ zione sul recupero e la salvaguardia delle «macchine» festive e delle forme spirituali e simboliche a esse connesse potrebbe sem­ brare, in un momento in cui la città si dibatteva nel drammatico travaglio di vivere la sua non invidiabile esistenza, un tentativo di rimuovere dall'orizzonte mentale i correttivi che andavano trova­ ti per tamponare la situazione d'emergenza. N ella quale però la Storia Patria inseriva anche i problemi del recupero della memoria considerati dai soci elementi qualificanti della ricostruzione. E non solo in questo caso in cui era evidente il nesso fra eco­ nomia della città e talune forme di cultura, quali appunto il ripri­ stino delle feste di agosto con la presenza di Mata e Grifone e con la liturgia dell' Assunta che era un fatto religioso e di costume oltre

58 Seduta del 27 febbraio 1913, infra, doc. IXI2, p. 372. GIORGIANNI, La festa, cit., pp. 48-52 e 284-89. 59 Seduta del 27 febbraio 1913, infra, doc. IX/2, p. 373. 60 Seduta del 27 giugno 1913, infra, doc. IX/3, pp. 378-79. Per la bara dell' Assunta si veda GIORGIANNI, La festa, cit., pp. 68-98, 275-84, 325-29. 176 Salvatore Tramontana che una sorta di dovere civico. Ma anche in tutti gli altri casi in cui testimonianze scritte, archeologiche e architettoniche erano rap­ presentative di tradizioni culturali che avevano radici nella storia della città. E nei cui confronti l'obbligo di risolvere la necessità di sopravvivenza non poteva né doveva alterare le prospettive di svi­ luppo, anche se era opportuno fissare pause e stabilire, di volta in volta, tempi e modi delle singole soluzioni. Ma sempre nel rispet­ to delle esigenze di salvaguardia della memoria storica e dell'iden­ tità cittadina, cioè nel rispetto delle basi etiche e civili nelle quali si reggeva la forza vitale della Storia Patria, i cui compiti erano stati precisati dallo «Statuto», delineati dai dibattiti, sintetizzati con energia in vari ordini del giorno e nelle esplicite richieste alle auto­ rità municipali. Nel biennio 1913-1914 - quando la Società Messinese di Sto­ ria Patria si impegnava nel recupero della necropoli rinvenuta durante gli scavi di fondazione per il palazzo della prefettura e nella salvaguardia della «bara» dell' Assunta e di Mata e Grifone - la situazione generale di Messina era ancora parecchio precaria: c'era ovunque un'aria di depressione collettiva e un diffuso senti­ mento di attesa e di incertezza. L'economia della città sembrava bloccata, i mercati erano in balia degli eventi, di una consistente contrazione dei consumi, di una città fisicamente cambiata. Profonda era infatti la crisi del porto, notevole il suo ridimensio­ namento strutturale, insufficiente il contributo a un suo migliora­ mento da parte dei ceti possidenti che avevano dirottato l'investi­ mento delle risorse finanziarie nelle più convenienti intermedia­ zioni creditizie e nell' edilizia, sovvenzionata o meno, prevista dai progetti di ricostruzioné1• All'opacità dei mercati e alle privazioni per l'indiscriminato aumento dei generi di prima necessità (pane, pasta, patate, carne,

61 Su questi problemi e sulle speculazioni, numerose le denunce di Fran­ cesco Lo Sardo: A. CICALA, Rappresentanza politica, cit., p. 116 e nota 74. Poteri locali e procedimenti costruttivi 177 olio, vino) si aggiungeva il disagio di dover vivere in abitazioni improvvisate. Anche se alcune baracche poggiavano su pilastri in muratura, erano coperte con tegole in laterizio e disponevano tal­ volta di spazi riservati a verande fiorite. E anche se uno sforzo rile­ vante era stato fatto dal governo nazionale che aveva subito stan­ ziato 30 milioni per le opere urgenti62 e da singoli comuni. E valga per tutti il contributo del comune di Rimini dove, appena pervenuta la notizia del disastro messinese, veniva subito convocata la Giunta municipale che, nella seduta del 29 dicembre, decideva di «proporre al consiglio di elargire, nella sua prima adu­ nanza, la somma di lire mille», e di costituire «un comitato che raccolga un largo obolo che ricordi ai colpiti della sventura come il cuore romagnolo risponda sempre, con mirabile slancio, all'ap­ pello dei fratelli e di mandare sui luoghi del disastro l'ispettore e quattro agenti per la prestazione dei soccorsi»63. Il Consiglio comunale, nell'adunanza del 5 gennaio 1909, non solo accettava la proposta del sindaco e della Giunta, ma «aggiungeva altre quat-

62 A. MORI, La ricostituzione della città di Messina, in «Rivista geografi­ ca italiana», XXIV (1917), p. 4. 63 ARCHIVIO STATO RIMINI, Verbali della Giunta comunale, 1908, seduta del 29 dicembre, pp. 239-40. La Giunta proponeva anche «di issare la bandiera a mezz'asta al palazzo municipale», di «pubblicare un manifesto alla cittadi­ nanza», di «telegrafare il proprio cordoglio ai sindaci di Messina e Reggio». Pure in altre drammatiche occasioni le città italiane avevano contribuito, con contreti aiuti, ad alleviare le conseguenze di gravi calamità. Così, per esempio, era stato nel 1863, quando la città di Alessandria - ARCHIVIO STATO ALESSAN­ DRIA, Atti della Giunta municipale, 1863, seduta del 22 dicembre, reg. 245, f. 389v - aveva stanziato la somma di f. 200 per fare fronte «al disastro cagio­ nato da uno spaventoso uragano che aveva gonfiato oltremisura i torrenti del Camaro, dell' Annunziata e di San Francesco di Paola, che rotti gli argi­ ni, straripavano in città». Cosi era stato nel 1887 - Ibid., Atti della Giunta municipale, 1887, seduta dal 22 settembre, reg. 296, f. 214, e seduta del 4 ottobre, f. 239 - quando la città piemontese stanziava una consistente somma per fare fronte «all'infierire del colera in quella illustre città di Messina». 178 Salvatore Tramontana tromila lire, in modo da formare un contributo di lire cinquemila da inserirsi nel bilancio del 1909 perché purtroppo - si precisava - sono gravissime le necessità del momento»64. I bisogni della città continuavano però a essere smisurati. Anche perché l'incremento demografico andava al di là di ogni previsione. Secondo il censimento del 1911 in tutto il territorio comunale - cioè nello spazio urbano e in quello dei villaggi - risie­ devano 127.000 persone. Comprese naturalmente quelle giunte dalla prov:incia e dalla Calabria, sul cui numero purtroppo manca­ no, dati precisi perché le carte relative conservate negli Archivi municipali sono andate distrutte durante i bombardamenti della seconda guerra mondialé5• Nel 1913 le «baracche», come erano chiamate le costruzioni provvisorie in legno e in materiale leggero, si estendevano a varie zone della città, ma il loro numero non era in grado di fare fronte al problema della casa. Le sole «costruzioni definitive, eseguite secondo il nuovo piano regolatore - annota Amelia Ioli Gigante - si trovano sparse irregolarmente nel tessuto previsto dal piano, e cioè soprattutto nelle zone della Mosella: l'embrione residenziale della nuova Messina è costituito da 33 fab­ bricati, che ospitano un centinaio circa di famiglie»66.

64 ARCHIVIO STATO RIMINI, Verbali del Consiglio comunale, 1909, adu­ nanza del 5 gennaio, pp. 1-4. Parecchi gli interventi di solidarietà da parte dei consiglieri, i quali sottolineavano che «i sussidi dovevano essere di carattere finanziario e morale perché - dicevano - si tratta non solo di ricostruire case, bensì di chiamare a vita novella tutto un popolo forte che, educato alla scuo­ la della più grande sventura, saprà assurgere a maggiori grandezze». 65 IOLI GIGANTE, Messina, cit., nota 40 di p. 168; Lo CURZIO, Assetto urba­ nistico, cit., pp. 355-56, in cui si dice che il piano Borzì «prevedeva una quan­ tità di popolazione ben inferiore di quella che poi di fatto [la città] venne ad avere» a causa dell'accentuato inurbamento; CICALA, Rappresentanza politi­ ca, cit., pp. 122-23, riferisce a tal riguardo una testimonianza di Napoleone Colajanni. 66 IOLI GIGANTE, Messina, cit., p. 146. Poteri locali e procedimenti costruttivi 179

La «città non esiste - scriveva Giorgio Mortara o almeno nulla esiste di corrispondente a quell'insieme di rappresentazioni che suscita in noi la parola città. Pochissime casette nuove (si contano a unità, non a decine) poche vecchie, bene o mal rabberciate, si distin­ guono dai molti capannoni di legno»67. Anche perché i piccoli pro­ prietari, senza mezzi e con la possibilità di ottenere un modesto mutuo, insufficiente da solo a permettere l'intera costruzione di un fabbricato, finivano col diventare strumenti inconsapevoli dei mag­ giori proprietari laici ed ecclesiastici, prima di tutti la Curia arcive­ scovile, e di chi, giunto anche da fuori, poteva «disporre di tutti i mezzi economici, tecnici e legali per provvedere alla ricostruzione del loro patrimonio edilizio e anche al suo ingrossamento»68. Non sarebbe però completo il quadro delle disponibilità finan­ ziarie per le opere pubbliche e per quelle private eseguite, o in corso di esecuzione, a Messina nel 1913 e negli anni immediatamente suc­ cessivi, se non si tenesse conto della formazione e della presenza operativa dell'Unione edilizia nazionale. La cui funzione in città fu certamente rilevante: alla fine del 1917 l'Unione edilizia aveva già costruito «437 appartamenti economici con 1934 vani, 47 botteghe e 166 appartamenti per impiegati»69. Infatti questa Società, costitui­ ta per programmare la ricostruzione di fabbricati privati distrutti o danneggiati dal terremoto, finiva anche con l'operare per conto dello Stato, e col costruire edifici pubblici e case popolari. E con l'acquisire a Messina la funzione intermediaria «fra lo Stato, le imprese private e i ceti assistiti», e col porre di fatto le mani sui fondi per la ricostruzione e quindi sulla città70.

67 MORTARA, Messina: come vive, cit., p. 48. 68 LONGO, Messina, città rediviva, cit., p. 158.

69 C. CAGLI, L'opera dell'Unione edilizia messinese per la ricostruzione di Messina (febbraio 1914 - giugno 1917), Bergamo 1917, p. 75; IOLI GIGANTE, Messina, cit., p. 146; AI\DIZZONE, Evoluzione urbanistica, cit., pp. 371 e 374. 70 BARONE, Sull'uso capitalistico del terremoto, cit., pp. 50-52. 180 Salvatore Tramontana

Non è del resto senza significato che, nell'affannosa ricerca di locali per la sede, anche la Storia Patria - e si è già avuta occasione di sottolinearlo - si è dovuta confrontare con le esigenze dell'Unio­ ne edilizia proprietaria dei locali «dove giacevano ammassati» tanti «oggetti preziosi» del sodalizio. I verbali delle assemblee registrano infatti che, durante la seduta del 18 marzo 1920, il presidente comu­ nicava che il commendatore Salvatore Meli, direttore dell'Unione edilizia nazionale, aveva promesso «di far sì che possa concedersi in affitto al sodalizio un pianterreno del nuovo isolato H»71.

4. Strutture abitative, tipologie ambientali, tutela del quoti­ diano.

Le cifre evidenziano quindi, qualunque sia l'angolazione di lettura, lentezza notevole nelle operazioni di sgombero delle macerie, in quelle di accertamento delle proprietà dei suoli, nei procedimenti di demolizioni e ricostruzioni. Non è però questo processo di diffuso rallentamento in tutte le opere di ricostruzio­ ne a richiamare l'attenzione dell' osservatore. Gli anni della grande guerra erano stati segnati, ovunque in Europa, da «un ristagno quasi assoluto» in tante attività e soprattutto nell'edilizia72 • Ciò che invece rappresenta un aspetto ancora vitale nella dinamica fun­ zionale della città, e sul quaie è opportuno riflettere, è il modello di ricostruzione e i criteri seguiti per renderlo operativo. Criteri che si scostavano, specie per quel che si riferiva al piano di espan­ sione e quindi di utilizzazione delle nuove superfici, anche dal­ l'ordine delle precedenze programmate e concordate fra Comune e ministero dei Lavori pubblici. N el passare dal progetto teorico agli strumenti operativi il

71 Seduta del 18 marzo 1920, infra, doc. XVI/2, p. 446. 72 N. PEVSNER, Storia dell'architettura europea, Roma-Bari 1974, p. 276. Poteri locali e procedimenti costruttivi 181 piano regolatore si allontanava dai «principi di organicità che ini­ zialmente si era creduto opportuno adottare»73, cioè il piano subi­ va sfasature che rompevano l'equilibrio programmato fra vecchio impianto e zone di nuova espansione, e che si traducevano talvol­ ta in soluzioni che avrebbero condizionato, per lunghissimi anni, la regolare crescita della città. E l'avrebbero condizionata appun­ to per gli squilibri fra ampiezza del perimetro urbano progettato, bassa densità edilizia, non previsto aumento demografico74• Vale a dire per gli squilibri e le incertezze nei processi di sistemazione, di destinazione d'uso e di sviluppo delle areee di nuova urbanizza­ zione alle quali in fondo, in quei primi anni del secolo XX, erano soprattutto rivolti i piani regolatori. Basti comunque pensare - a parte le costruzioni eseguite in modo assai irregolare specie nell'area della Mosella75 - alle diffi­ coltà di utilizzare gli spazi che il piano aveva destinato all'amplia­ mento del tessuto urbano. Difficoltà dovute anche, e forse soprat­ tutto, alle numerose baracche che, «provvisoriamente» si diceva, occupavano, assieme a vari slarghi della vecchia città, le zone di Giostra, dell' Annunziata, dello Zaera, e i cui insediamenti davano origine a quartieri periferici non sempre concepiti in funzione del 76 modo di vivere della città • Tanto più che, quando non era anco­ ra in uso l'automobile, abitare in quei quartieri aveva un preciso senso di esclusione, considerato che tutti i servizi urbani, dalle scuole, agli uffici, ai negozi, agli ospedali erano ubicati nelle aree

73IOLI GIGANTE, Messina, cit., p. 146. 74 Lo CURZIO, Assetto urbanistico, cit., p. 356: il processo di inurbamen­ to spezza l'equilibrio fra cùnsistenza demografica e disponibilità edilizia, rompe «il rapporto tra larghezza stradale e altezza degli edifici» che era uno dei cardini del piano Borzì, altera, anche in termini estetici, la «configura­ zione architettonica». 75 LONGa, Messina, città rediviva, cit., pp. 142-43. 76 CALANDRA, Lo sviluppo urbano, cit., p. 11; IOLI GIGANTE, Messina, cit., p.144. 182 Salvatore Tramontana del centro. E almeno per questo il piano regolatore - e la sua appli­ cazione - appariva a taluni allora e appare a tanti oggi piuttosto carente. N ella sua impostazione - anche alla luce delle conferme sug­ gerite negli anni successivi dal collasso degli uffici pubblici collo­ cati, in gran parte, in sedi disaggregate, dal naufragio del sistema viario, dalla instabilità di equilibrio fra vecchio sito e nuove aree di insediamento, dalla mancanza di attenzione per il verde - si coglie infatti «miopia di prospettiva storica, insensibilità per l'arte e la tradizione, assenza di idee focali capaci di dare carattere e fisiono­ mia alla nuova struttura urbana»77. Si coglie insomma, malgrado la dichiarata volontà di rompere i vincoli col passato, l'impronta di un impianto urbano attardato e di tipo ottocentesco. E nelle cui articolazioni ambientali mancavano persino le piazze. «Nella città dopo terremoto - è stato opportunamente osservato da Massimo La Torre - non vi sono più piazze, ma solo incroci di vie pensati per non permettere l'incontro, bensì per accelerare il passaggio e facili.tare la viabilità e all'occasione la fuga»78. La piazza infatti, la cui s'truttura è di origine rinascimentale, aveva ed ha ancora un

77 CALANDRA, Lo sviluppo urbano, cit., p. 12. 78 M. LA TORRE, Messina come metafora e luogo idealistico della politica, Soveria Mannelli 2000, p. 109, nota 4. Tale atteggiamento verso le piazze è del resto espresso in modo assai esplicito da BORZÌ, Piano regolatore, cit., parte IV, III p. 31: «[ ... ] non abbiamo creduto conveniente, rispetto all'economia delle aree fabbricabili, di proporre un numero eccessivo di piazze. A quelle poi già esistenti nella vecchia città abbiamo dato una disposizione tale da adattarsi alla meglio alla direzione delle nuove vie [ ... ]. In quanto alla piazza Cavallotti [ ... ] abbiamo creduto più conveniente di proporne la soppressio­ ne». Ed è un atteggiamento, quello di Borzi, che evidenzia, fra l'altro, l'in­ co~scia e tradi~ionale diffidenza dei poteri costituiti verso la piazza. La piaz­ zainfatti, fra le molteplici funzioni, ha sempre avuto quella di permettere al popolo, «che è poi la pubblica opinione nelle sue varie sfacettature», di riu­ nirsi e di esprimere le sue insoddisfazioni e i suoi consensi, le sue angosce, i suoi desideri, le sue liturgie e i suoi atti di fede. Poteri locali e procedimenti costruttivi 183 compito non solo di articolazione e funzionalità urbana, ma figu­ rativo e scenografico: assumeva cioè, nella sua dimensione spazia­ le e in rapporto al tessuto edilizio che la definiva, un valore di sim­ bolo come luogo di incontro, di dialogo, di associazione, di parte­ cipazione ai problemi della vita pubblica. Problemi estranei, appunto, alla tipologia urbana del piano regolatore di Borzì che, non prevedendo nessuna forma di inte­ grazione fra strutture abitative e spazio continuo e fluente della quotidianità cittadina, finiva col sancire il vuoto e il silenzio di una convivenza. «Ancora oggi - scrive Bruno Zevi ne La sintomatolo­ gia architettonica della paura - l'impulso che induce l'architetto, l'ingegnere edile, il geometra a comporre simmetricamente una pianta o una facciata non riguarda l'istanza di un ordinamento civile, magari freddo e astratto, ma il timore di pensare con la pro­ pria testa, la psicologia della sicurezza, il conformismo dettato dalla paura»79. E infatti a Messina, dove diffusa era ancora la paura del terremoto e dove preminenti erano le esigenze di far ricorso a strutture antisismiche, le abitazioni programmate dal piano rego­ latore «sono disposte prevalentemente in isolati, agglomerati di case rivolte verso un cortile o una specie di giardinetto alloro cen­ tro e con le spalle al resto della città»80.

79 B. ZEVI; La sintomatologia architettonica della paura, in «Architettu­ ra. Cronache e Storia», n. 123, 1966, p. 563. 80 LA TORRE, Messina come metafora, cit., p. 109, nota 4. Alla struttura­ zione in isolati accennava la Relazione del R. Commissario cav. Crispo Mon~ cada al nuovo Consiglio comunale pubblicata su «Germina!» del 10 agosto 1914, e alla quale fa riferimento CICALA, Rappresentanza politica, cit., p. 115, nota 68. La parola «isolato», che in termini urbanistici indica «un'area fab­ bricata racchiusa nelle maglie della rete stradale cittadina», esprime, nel suo intimo significato, il concetto di separatezza, di segregazione, di mancanza di contatti e di possibilità di contatti, e quindi di comunicazione con altri non tanto sul piano individuale, quanto su quello collettivo di partecipazione alla vita pubblica: si vedano, a tal proposito, gli interventi di M. BOTTA, di P. 184 Salvatore Tramontana

Un piano regolatore dunque, quello di Borzì, dal quale emer­ ge non tanto «l'incompetenza» di cui parla Gustavo Giovanno­ ni81, ma l'incapacità di coordinare e fondere l'insieme dei fatti, anche quelli meno appariscenti, che danno a una città un preciso significato nel suo presente e nel suo sviluppo futuro. Perché, in definitiva, è difficile, anzi impossibile, per un piano regolato re, cogliere e definire l'immagine complessiva di una città e la sua dinamica se non si tiene in gran conto la sua storia. Se non si è consapevoli, dice Marcel Proust, di quel che del passato va tenu­ to o lasciato cadere per programmare il futuro. Il passato infatti va conservato, ma allo stesso tempo posto sempre in discussione. Anche perché, secondo la tradizione umanistica che, malgrado tutto, continua a rimanere alla base di tante interpretazioni, una delle dimensioni fondamentali dell'uomo è l'imitazione, cioè l'in­ sieme dei ricordi: noi tutti, diceva Italo Calvino, siamo un insie­ me di ricordi. Ed era in fondo quel che i soci della Storia Patria ripetevano di continuo nelle loro assemblee quando sostenevano, nel contesto di una città modellata nel rispetto delle nuove nor­ mative e delle esigenze della dinamica di sviluppo, la tutela delle tradizioni e della memoria collettiva. In tal senso, nel senso cioè di un equilibrato rispetto delle esi­ genze di sviluppo urbano e di salvaguardia della memoria stori­ co-artistica, ci si pronunciava nella seduta del 12 novembre 1913. Durante i cui lavori si conveniva con La Corte Cailler che, nel prendere atto della necessità di eliminare i ruderi delle mura nor­ manne che dal monastero di Sant' Anna per corso Cavour e via dei Monasteri si spingevano fino alla Giudecca, suggeriva di «interessare il sindaco perché l'Ufficio tecnico comunale, prima

CULOTTA e di V. GREGOTTI, al Contributo al I Simposio internazionale di pro­ gettazione (Messina, 21129 marzo 1985), in L'isolato di Messina, Cefalù 1986, specie nelle pp. 16 e 25. 81 G. GIOVANNONI, Vecchie città ed edilizia nuova, Torino 1929, p. 232. Poteri locali e procedimenti costruttivi 185 della demolizione, faccia i rilievi e le fotografie necessarie»82. Quello delle mura di cinta era stato del resto, nel secolo XIX, un problema ampiamente dibattuto specie nelle città italiane, fran­ cesi e austro-ungariche: basti pensare ai casi di Vienna, di Parigi, di Torino e di Firenze. La necessità della demolizione delle antiche mura di cinta e dell'utilizzazione dell' area dei bastioni rispondeva infatti alle esigenze di un migliore collegamento fra centro urbano e nuove aree di espansione e al vantaggio di poter disporre di un maggiore spazio per strade ed edifici83 . È d'altronde noto che il governo italiano si era subito orientato, dopo l'Unità, per l'elimi­ nazione, a favore dei privati, dei beni demaniali, fra i quali appun­ to vanno inclusi gli spazi ricavati dalle superfici occupate dalle mura. Aree quasi mai utilizzate per ville o giardini pubblici, anche se a Palermo, già alla fine del secolo XVIII, l'orto botanico -la cui ricca vegetazione lo poneva in primo piano fra i giardini del mondo - «veniva inizialmente collocato sul bastione della porta Carini»84. N el piano regolatore di Borzì mancava qualsiasi accenno a vincoli di verde per uso pubblic085 , anche se negli anni Trenta

82 Seduta del 12 novembre 1913, infra, doc IX/5, p. 383. Una descrizio­ ne dell'antico circuito delle mura fatta prima del terremoto 1783 è quella, sia pure imprecisa, di GALLO, Annali, cit., I, Apparato, pp. 89-94. Ma si veda C. FULCI, Disegno di una città: Messina attraverso i secoli, Messina s.d., e soprat­ tutto N. ARICÒ, Cartografia di un terremoto: Messina 1783, in «Storia della città», XIII/45, (1988), pp. 7-53. Suggestive immagini delle mura ancora superstiti, (o almeno superstiti fino al 1978) e sulle quali furono costruite abi­ tazioni che resistettero al terremoto del 1908, in BRUNO, Messina, impronte del passato, cit., pp. 42-50. 83 Scarsa tttenzione, anzi «indifferenza», precisa Lo CURZIO, Per una let­ tura, cit., p. 8, del piano BorzÌ per le mura cittadine e per un loro razionale assetto. 84 C. DE SETA, Palermo [Le città nella storia d'Italia], Bari 1980, p. 133. 85 CALANDRA, Lo sviluppo urbano, cit., p. 12. Si legga, per rendersi conto 186 Salvatore Tramontana era invalsa l'abitudine di indicare Messina come «città giardi­ no»86. Il cui appellativo, però, non sembra trovi conferma nella pianta urbana del 1937 dalla quale, a parte l'orto botanico e villa Umberto nel cui spazio sono ora collocati i padiglioni della 87 fiera, emerge solo il verde della villa Mazzini • Di un angolo di verde di pochi metri quadrati collocato in fondo a via Cavour, e per la cui salvaguardia la Storia Patria chiedeva adeguati inter­ venti da parte delle autorità. «Sebbene in cattive condizioni - si legge nel verbale della seduta del dicembre 1911 - questa villet­ ta è sempre un gioiello per l'elegante disegno e la razionale distribuzione delle piante, disposte con criteri eminentemente artistici». Un gioiello che va salvaguardato anche perché, si pre­ cisava, «è di grande utilità per il posto centrale in cui sorge» e

dell'ostilità - non certo disinteressata - dei poteri economici e politici di Sici­ lia nei riguardi del verde e delle città giardino, la vicenda della villa Deliella (in Palermo, piazza Croci) di Ernesto Basile. Villa che, vincolata assieme al giardino «per uso pubblico», grazie a sottigliezze burocratiche «diveniva verde privato»: DE SETA, Palermo, cit., pp. 168-69. 86 G. L. PINI, Messina, la bella risorta, in «Le vie d'Italia», marzo 1935, pp. 225-26. Indicativa della radicata indifferenzea delle amministrazioni comunali per il verde è, fra le numerose testimonianze, la lettera pubblicata nella «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», XLVIII, n. 250 (11-12 settem­ bre 1910) con la quale il messinese Ettore Scafidi, «costretto a esulare a Cata­ nia dopo il terremoto», si lamentava che nel piano regolatore mancasse qual­ siasi riferimento «a corredare le ampie strade progettate con alberi»: se «agli alberi. non si pensa contemporaneamente alla ricos~ruzione, il soggiorno nella nuova Messina - precisava - sarà tropicale nei mesi estivi [ ... J. Si pensi invece - concludeva - quanto sarebbe deliziosa la nostra città trasformata in giardino». 87 CALANDRA, Lo sviluppo urbano, cit., p. 15, in cui - sia pure nel conte­ sto di un giudizio forse eccessivo nel definire la ricostruzione di Messina «naufragio urbanistico e architettonico» - precisa che in città «il verde è rimasto soffocato nelle strade corridoio» ed è scomparso «persino dal pano­ rama urbano dietro le cortine murarie che fiancheggiano le strade». Poteri locali e procedimenti costruttivi 187

perché è «sempre frequentatissimo» da quanti, in città, cercano verde e riposo 88. Lo spazio, misurato e razionalizzato in termini geometrici e offerto allo sguardo coi suoi alberi, le sue zolle, i suoi manti erbo­ si, le sue siepi di rovo e d'albaspina e le sue aiuole coperte di fiori, ,cioè come visione organizzata del paesaggio del giardino, inco­ minciava a divenire, fra la fine del secolo XIX e l'inizio del suc­ cessivo, punto di riferimento della città e quindi dell'urbanistica che la città disegnava come incontro fra economia, politica ed este­ tica89 • A queste istanze, a queste forme paesaggistiche del giardi­ no90 recentemente viste come «teatro del mondo» 91, è probabile si richiamassero i soci della Società Messinese di Storia Patria quan­ do, nella seduta del 7 marzo 1911, votavano all'unanimità un ordi­ ne del giorno col quale si rivolgevano al regio commissario perché volesse «rendersi interprete dei sentimenti patriottici dei supersti­ ti messinesi che hanno un culto per le bellezze e per le antiche memorie del suolo natio», e perché volesse «deliberare la sistema-

88 Seduta del dicembre 1911, infra, doc. VIII/7, p. 366. 89 Ludwig Wittgenstein, che era filosofo ma anche ingegnere, scrive che «la misurazione di uno spazio rimanda al metodo di misurazione sul signifi­ cato, vero o falso, di una proposizione». E precisa che, nell'ingegnere e nel­ l'architetto, il pensiero visivo, cioè l'idea dello spazio e della sua realizzazio­ ne, tende a divenire occhio dell'anima: «lavorare filosoficamente vuoI dire lavorare su se stessi e questo vale spesso anche nell'attività dell'architetto: lavorare sulle proprie percezioni, su come si vedono le cose e su ciò che chie­ diamo a esse»: K. HAMILTON, nel saggio incluso nel volume miscellaneo Witt­ genstein: Biography and Philosophy, Cambridge 2001, p. 92. 90 Si vedano, per esempio, L. PUPPI, L'ambiente, il paesaggio e il territo­ rio, in AA.VV., Storia dell'arte italiana, IV, Torino 1980, pp. 43-100, e G. ROMANO, Studi sul paesaggio, Torino 1978. 91 M. FAGIOLO, Il giardino come teatro del mondo e della memoria, in AA.VV., La città effimera e l'universo artificiale del giardino, Roma 1980, pp. 125-41. 188 Salvatore Tramontana zione definitiva della strada da Messina a Faro». Sistemazione, si precisava, che «non è detto debba portarsi a compimento» a breve scadenza di tempo, ma che è opportuno programmare subito e definire almeno nelle linee generali. Le quali dovrebbero prevede­ re l'esproprio di una «zona di poco valore in cui ricadono delle casette in parte costruite contro il divieto e in parte distrutte dal terremoto», un «allargamento della strada di non meno 30 metri», una divisione «in 5 comparti di metri 5 ciascuno e con banchine laterali di metri 2,50 ciascuna per i pedoni, e in viali da destinarsi uno per i quadrupedi, altro per i carri, altro per le carrozze, altro per le biciclette ed automobili, e l'ultimo per il tram», e infine una illuminazione elettrica92 • Si giustificava la richiesta con la necessità di fare fronte, con quegli interventi, ai notevoli danni provocati dal terremoto a varie opere architettoniche collocate appunto lungo la riviera che da San Francesco di Paola portava al Faro. E fra le quali la chiesa di Gesù e Maria del Buon Viaggio, l'attiguo palazzo della famiglia For­ mento, il monastero di San Salvatore dei Greci, poi demolito per lasciare il posto al Museo, la chiesa rotonda di Grotta con cupola a tamburo circolare eseguita nel 1639 su disegno di Simone Gullì, l'alta torre col fanale d'avviso ai naviganti collocata, allora, sul 'limite estremo di capo Peloro. Ma la richiesta veniva soprattutto giustificata con la necessità di riparare e specie di ristrutturare la strada detta del Faro e che serviva, anche attraverso il servizio di un tram a vapore, per congiungere la città a Granatari e da lì, gra­ zie a una biforcazione, allungare il percorso a sinistra fino a Bar­ cellona Pozzo di Gotto, a destra fino al Faro93 •

92 Seduta del 7 marzo 1911, infra, doc. VIII/3, p. 361. 93 Sul significato del toponimo «Faro» si veda G. OLIVA, Stretto o Faro di Messina? in «A.S.M.», VIII (1907), pp. 136-37, e D. PUZZOLO SIGILLO, Per opportuni chiarimenti di toponomastica messinese: etimologia e valore del nome Faro o Faro di Messina, ibid., XXVI-XXVII (1925-1926), pp. 143-51. Poteri locali e procedimenti costruttivi 189

La strada, che dagli inglesi durante il breve periodo dell'occu­ pazione britannica era stata riassettata e resa rotabile, ora, faceva notare il presidente della Storia Patria durante la se4uta del 7 marzo 1911, ha bisogno di concreti interventi. Interventi gia elen­ cati, e necessari, precisava, «per porre in rilievo le bellezze natura­ li dell'incantevole riviera del Faro, abbandonata attualmente e senza alcuna promessa di miglioramento». Ristrutturare la strada significava infatti, spiegava, dare alla città una «passeggiata che sarebbe un'attrattiva per i forestieri che mettono piede nella sicu­ la terra», e significava rivalutare un'area fiancheggiata da «uberto­ se colline» e da «un mare con sembianza di lago chiuso dalle oppo­ ste Calabrie». Un'area, insisteva, «che i nostri antichi padri, ammi­ ratori delle bellezze della natura, battezzarono col nome di Para­ diso parte di detta riviera, quasi bellezza fuggita dal Paradiso e rifugiatasi in questo estremo lembo dell'isola; ed altro punto nomarono Contemplazione, cioè luogo dal quale si contemplano tali paradisiache bellezze naturali. E perciò - aggiungeva - il Sena­ to di Messina, perché non fosse impedita la visuale dello stupendo panorama che si offre allo spettatore lungo detta riviera, consacrò nei suoi Atti che dalla parte del mare, lungo la strada che conduce da Messina al Faro, non si potesse costruire»94.

5. Varianti, ripensamenti, concretezze speculative.

Se si chiude ora il cerchio della discussione sui dettagli e sulle linee di fondo di quanto è registrato nei verbali delle assemblee della Società Messinese di Storia Patria si capisce forse perché la memoria storica non doveva e non poteva essere espunta dalla cul­ tura della ricostruzione. Ed emblematiche in questo senso sono, da una parte le generiche affermazioni di continuità storica del sito

94 Seduta del 7 marzo 1911, infra, doc. VIII/3, p. 360. 190 Salvatore Tramontana premesse al piano regolatore quasi a giustificazione di un disagio per le scelte demolitrici della memoria architettonica che si sareb­ bero prese95 ; dall'altra le «ritrattazioni» che, a brevissima distanza di tempo, sarebbero seguite non solo per smentire, rinnegare quanto precedentemente sostenuto, ma per annullare di fatto quel che si era progettato. E prima di tutto per la palazzata, sulla cui validità di funzione in termini storico-architettonici e in termini di operatività urbanistica si esprimeva lo stesso Borzì che, e lo si è già 96 detto , proprio ai soci della Storia Patria andava a esporre il suo progetto di ricostruzione della nuova cortina. Cioè il ripristino - in termini però storicamente e artisticamente svuotati dalla forza intrinseca della loro tradizione e dai rapporti di contenuto e forma col contesto urbano - di quel che si era distrutto. È probabile che in quell'occasione, di fronte a una rimodula­ zione dell'impianto urbano sostanzialmente diverso da quello programmato nel 1911, i soci della Storia Patria abbiano chiesto all'antico compagno di sodalizio lumi sul ruolo che il piano rego­ latore aveva voluto assegnare alla città, sulla «caratterizzazione funzionale delle strade e delle varie zone urbane»97, sull'inadegua­ to collegamento fra zona industriale sud e area portuale98 • È comunque da credere che molti, in quell'occasione, non si siano lasciata sfuggire l'occasione e, perché no, la soddisfazione di insi-

95 BORZì, Piano regolatore, cit., III, 1, p. 18: «Utilizzare la superficie occu­ pata dalla città distrutta, conservando alla città l'impronta primitiva»; p. 19: «il nostro primo pensiero è stato quello di conservare alla nuova città, nella zona occupata dalla vecchia, l'impronta' generale di quest'ultima [ ... ]». Di diverso parere sono F. CARDULLO, La ricostruzione di Messina 1909-1940, Messina 1994, pp. 13-14 e F. CHILLEMI, La città del Novecento: un centro sto­ rico ricostruito, in G. MOLONIA (acura di), Il quartiere ottavo di Messina, ivi 1994, pp. 101-04. 96 A p. 151, nota 61 del c. IV. 97 CALANDRA, Lo sviluppo urbano, cit., p. 13. 98 BORZì, Piano regolatore, cit., IV, VI, pp. 32-33. Poteri locali e procedimenti costruttivi 191 stere non tanto sulla mancanza di effetto combinato - e quindi di risultati pratici a lunga scadenza - tra funzione estetico-paesaggi­ stica della circonvallazione e sua sistemazione come strumento viario per il quale era previsto «l'impianto tranviario» mai realiz­ zato e una larghezza stradale di appena 14 metri, «la minima in confronto a quella che gli igienisti consigliano» 99, quanto sullo smottamento di disarmonicità «fra interessi portuali, commercia­ li, economici ed artistici della città» e quindi sul riorganizzarsi di un tessuto urbano che si articolava per corpi separati 100, e in ispe­ cie sul perché si era voluto demolire l'edilizia storica invece di sal­ varla applicando al suo recupero le norme antisismiche. Al di là di tutto comunque, e al di là dei dettagli e dei giudizi che in più sedi e in più occasioni sono stati elencati e precisati, qui si vuole solo registrare quel che dai verbali delle assemblee della Storia Patria emerge sul processo di ricostruzione della città. Un processo di ricostruzione che suggerisce - al di là delle contraddi­ zioni, delle varianti, dei ripensamenti e delle concretezze specula­ tive che ne avevano sempre accompagnato il gusto passeggero delle mode architettoniche e urbanistiche e il più consistente piace­ re del profitto - che il fulcro dinamico di Messina, malgrado lo spo­ stamento del centro nevralgico della città verso il viale San Marti­ no e piazza Cairoli, continuava a essere attorno al porto. Il proget­ to di ricostruzione della nuova cortina sanciva del resto - sia pure in prospettiva e scontando, ovviamente, tutti i contraccolpi del lungo ritardo e della mancata ristrutturazione del porto indicata

99 BORZÌ, Piano regolatore, cit., III, 8, p. 24. Per la sistemazione tramvia­ ria si veda sempre Borzi, o.c., VI, p. 56, in cui sono indicate «le principali linee urbane e suburbane che potrebbero impiantarsi». La linea 5 doveva essere quella prevista per la Circonvallazione. Per più dettagliate notizie sugli impianti tramviari a Messina si veda ora il recente volume di V. FORMIGARI e G. ROMANO, 123 anni di tram a Messina, Cortona 2001. 100 BORZÌ, Piano regolatore, cit., Variante ecc., p. 71. 192 Salvatore Tramontana nel piano Guidini - i risvolti positivi dell'impegno della Società Messinese di Storia Patria. Un impegno che spingeva il sodalizio messinese a competere con interessi di rilevante peso radicati nel territorio cittadino e in quello della provincia e di fronte ai quali finiva per soggiacere. Ma un impegno portato avanti nell'unico modo in cui poteva farlo un' associazione culturale: non fermandosi cioè alla sola riflessio­ ne teorica, debole e paralizzante in momenti straordinari come quelli della ricostruzione dopo terremoto, ma utilizzando le pro­ prie energie e le proprie competenze, anche tecniche, di notevole qualità. Energie e competenze che esprimevano in fondo i bisogni, gli stimoli, gli ideali, le paure e i turbamenti dell'animo cittadino per­ ché rispondevano non a manifestazioni esclusivamente intellettua­ li consapevoli e ben definite, ma a una eredità culturale in cui, in un piacevole senso di sicurezza, si mescolavano e si qualificavano le passioni per il natio luogo, il gusto per il bello architettonico, il legame con le tradizioni. Cioè i tre atteggiamenti che, tra fine del secolo XIX e inizio del successivo, rappresentavano una delle poche occasioni di contatto e quindi di convergenza fra le classi. Quelle occasioni, e i sentimenti che le esprimevano dal loro seno, venivano stimolate, a Messina, da varie sollecitazioni, da ricondurre in gran parte alle tradizioni, al mito, alla memoria. E alla salvaguardia e continuità del loro manifestarsi nell'immagine e nella quotidiana prassi cittadina la Storia Patria offriva il quadro di interpretazione storica, gli strumenti operativi per convogliare consensi e respingere scelte demolitrici, la forma scritta delle pro­ teste ufficiali da trasmettere alle autorità competenti e da registra­ re nei verbali come documento giuridico per i soci e come testi­ monianza per il futuro. Quando infatti c'era stato da impegnarsi la Storia Patria non si era mai tirata indietro: così era avvenuto in tutti i casi partico­ larmente clamorosi sui quali ci si è già soffermati. Così, per esem- Poteri locali e procedimenti costruttivi 193 pio, accadeva nel 1913, quando da parte del sodalizio messinese si cercava di salvare, e di fare ricollocare in «un nuovo quadrivio», le «quattro fontane» che «segnavano i quattro canti di città all'incro­ cio di via Primo settembre colla Cardines»lOl; così ancora nel 1913, quando si suggeriva di effettuare alcuni scavi nelle fondamenta della «porta Messina spianata al suolo» per recuperare una «gran­ de medaglia d'argento fatta murare nel 1808 con la posa della prima pietra»102; così nel novembre 1913, quando si preparava un dettagliato elenco «dei pregevoli oggetti d'arte esistenti nel mona­ stero e nella chiesa di santa Chiara, ancora in piedi e quasi intat­ ta»103; e così ancora sia nel maggio 1917, quando si avanzava la proposta di conservare presso il locale Museo, e in un'apposita sala, «le collane d'oro dell' antico senato messinese e che il comu­ ne intendeva invece donare allo Stato»104 che nel marzo 1920, quando si richiedeva esplicitamente la ricostruzione del Duomo, della chiesa dei Catalani, e la riparazione del teatro Vittorio Ema­ nuele105; e così infine nel 1921, quando si provava a sistemare la

101 Seduta del 31 gennaio 1913, infra, doc. IX/l, p. 370. Sulle «Quattro fontane» e sulla loro collocazione si veda Messina com'era, cit., pp. 241-42; Messina prima e dopo, cit., pp. 240-41 e 243. 102 Seduta del31 gennaio 1913, infra, doc. IX/l, p. 369. 103 Seduta del 12 novembre 1913, infra, doc. IX/S, pp. 385-86; Messina prima e dopo, cit., p. 376. 104 Seduta del 21 maggio 1917, doc. XIII/7, pp. 424-27, in cui si legge una dettagliata descrizione delle «collane dell'antico Senato di Messina» e delle loro vicende e per le quali si veda pure Biblioteca Regionale Universi­ taria Messina, Fondo La Corte Cailler, F.N. 135, 33,2, c. 46a. 105 Seduta del 18 marzo 1920, infra, doc. XVI/2, p. 444. Si leggano le considerazioni di GUIDINI, Piano regolatore, cito II, pp. 17-18, con le quali si sottolinea la quasi totale distruzione del Duomo e i pochi danni subiti dal vicino Teatro Vittorio Emanuele che «resistette all'ira scatenata dalla convul­ sione tellurica per l'altezza limitata, per la cubica sua forma, per la buona costruzione, per le murature concentriche dell'intero impianto, formanti 194 Salvatore Tramontana

«libreria» che Tommaso Cannizzaro «aveva donato alla città nel 1915 perché venisse aperta agli studiosi» e costruire anche a Mes­ sina una «Biblioteca comunale, come ne hanno le maggiori città dell'isola», e alla quale si desse «il mandato di raccogliere - come nella comunale di Palermo - documenti e memorie riguardanti la storia di Messina». E ciò, si aggiungeva, sia per «evitare che il Comune ripeta il deliberato consiliare del 19 agosto 1870 con il quale rinunciava alle librerie claustrali ad esso devolute per legge, e invece di fondare la Biblioteca comunale, donava i libri alla regia Biblioteca universitaria», sia per «annullare la proposta, affrettata­ mente avanzata dal Circolo Antonello, di depositare i libri donati da Cannizzaro» nella Biblioteca universitaria che «possiede già tutte le opere che costituiscono la libreria del letterato messinese, e che quindi riuscirebbero duplicate»lo6. Certo, si potrebbe anche osservare che il modo con cui l'im­ pegno della Storia Patria era stato portato avanti fosse insufficien­ te: e invero la gran parte delle proposte del sodalizio non era riu­ scita a imporsi e a ottenere risultati operativi. Ciò non significa però sottovalutare il ruolo della Storia Patria nella ricostruzione e nel progetto di rinascita di Messina. Ruolo che esprimeva d'al­ tronde i sentimenti della maggioranza dei cittadini e che godeva del sostegno di tecnici qualificati. Significa invece sottolineare che - in un contesto di povertà di idee e di iniziative, e in cui per giun­ ta non pochi interessi premevano sugli organi di governo del Comune -la Storia Patria, malgrado le notevoli difficoltà, riusci­ va a fare esplodere le insufficienze, le contraddizioni e il non senso

pareti anulari e resistenti, e per le solide capriate che coprono la vasta sala». Ciò prova, aggiunge Guidini, che «il problema dell'architettura antisismica» non è stato insolubile «neanche nei tempi passati. E come del resto erano maestri i greci e i romani i di cui monumenti classici e millenari sono mira­ bili esemplari di architettura e di costruzione asismiche». 106 Seduta del 29 settembre 1921, infra, doc. XVII/3, pp. 453-54. Poteri locali e procedimenti costruttivi 195 di talune scelte e a rendere di pubblico dominio possibili concrete alternative. Il disegno della Società di Storia Patria, a ben guardare, era un programma di svalutazione del piano regolatore del 1911 perché lo supponeva incapace di garantire la continuità storica di Messi­ na, di fissare i termini e le relazioni dello spazio urbano, di defini­ re gli elementi che lo componevano, di cogliere lo spessore del­ l'insieme, di pensare i singoli modelli architettonici come luoghi della memoria. Appunto, come «monumenti visivi che discorrono di qualcosa, che narrano una loro storia, che offrono una qualità delle cose e dei luoghi» 107. E nei verbali, a tal proposito, si colgo­ no anche le tracce di un turbamento e di una disponibilità che andavano al di là della diretta partecipazione a un progetto di recupero e di salvaguardia di un patrimonio edilizio cittadino. Come nel caso della chiesa e del monastero di Montevergine, sulla cui sorte, ancora nel 1921, si discuteva.

6. L'insperato recupero di M ontevergine.

Del monastero infatti - che subito dopo i non gravi danni del terremoto e il crollo della facciata aveva subito varie demolizioni - non si sapeva con certezza quel che si voleva fare. Taluni sembra volessero demolirlo, o almeno ridurne gli spazi, come farebbe pensare la modifica del tracciato stradale attiguo che, «incunean­ dosi, avrebbe tagliato l'angolo sud del monastero verso il Monte di pietà»108. Non mancavano però le resistenze e i progetti di scavo per recuperare dalle macerie della sagrestia gli argenti, gli arredi sacri e i dipinti, fra i quali la seicentesca Madonna degli angeli di

107DE SETA, Presentazione, cit., p. XXVII. 108 Relazione dell'ingegnere Jannelli Miceli sul monastero di Monte Ver­ gine, infra, doc. XVII/6, p. 457. 196 Salvatore Tramontana

Giovan Battista Quagliata109• C'era poi da ripnstmare la parte riservata all' asilo infantile intitolato a Garibaldi, e che era il primo istituto del genere sorto a Messina dopo l'Unità, c'erano le suore da sistemare, ancora «alloggiate in locali malsani», c'era soprattut­ t~ la volontà dell'arcivescovo di restituire al culto una chiesa con­ dannata a funzionare nei locali del «parlatorio». La Società Messinese di Storia Patria non sembra stavolta direttamente impegnata nel progetto di «recupero e conservazio­ ne», o almeno non si dispone di fonti che possano permettere di affermarlo. I verbali, su questa specifica circostanza, sono carenti, forse ambigui. Dalla stesura non emerge infatti, con chiarezza, l'a­ desione del sodalizio al «Comitato cittadino per la conservazione del monastero e della chiesa di Montevergine» che chiedeva, a firma del presidente Rosario Muscolino, esplicito sostegno presso l'amministrazione comunale «al fine di risolvere un problema di alto valore morale e artistico»l1O. L'istanza del Comitato, datata 22 settembre 1921, veniva inserita nell'ordine del giorno della seduta del 29 settembre: non risulta però registrata l'operazione di voto e il relativo risultato nella mozione con la quale il socio ingegnere Giusepppe Jannelli Miceli chiedeva che quella istanza fosse tra­ smessa alle autorità competenti e che fosse dato incarico «al cava-

109 Del monastero e della vicina chiesa di Monte Vergine edificati nel 1457 da suor Eustochia - e per il quale si veda A. AMORE Ca cura di) Canoni­ zationis Beatae Eustochiae Calafato virginis clarissa e fundatricis monasterii montis virginis messanensis, Roma 1976 [Sacra congregatio pro causis sanc­ torum, officium historicum, 60J, doc. V, pp. 118-44 - al principio del secolo XX non rimaneva niente. Le strutture, rase al suolo o danneggiate dal terre­ moto del 1908, erano state edificate al principio del secolo XVII. Si veda Messina com'era, cit., pp. 346-47 e tav. XXXVIII, e Messina prima e dopo, cit., pp. 362-65. 110 Lettera al presidente della Società Messinese di Storia Patria, dal pre­ sidente del Comitato cittadino per la conservazione del monastero di Monte Vergine, infra, doc. XVII/5, pp. 455-56. Poteri locali e procedimenti costruttivi 197 liere La Corte Cailler di fare una memoria storica» 111. Nei verbali si trova invece inserita una «relazione tecnica dell'ingegnere Jan­ nelli Miceli» redatta per incarico dell'arcivescovo Letterio D'Arri­ go, il quale desiderava avere notizie precise e dettagliate «sullo stato di stabilità» del monastero e della chiesa di Montevergine. Dalla relazione emergono vari dettagli tecnico-costruttivi sui quali non è il caso ci si soffermi. È però opportuno riferire che «nella strada del Monte di pietà c'erano degli operai dell'impresa Lanzafame» impegnati «nello sgombro di materiale terroso in cor­ rispondenza della salita Rosa Donato» i quali, si legge nella rela­ zione, dovendo sistemare e allargare detta via, «avrebbero proce­ duto alla demolizione di una parte del monastero e precisamente di quella tutt'ora restante». E demolire «oggi quella parte di monaste­ ro, senza che nessun pericolo di stabilità lo èonsigli, è opera - si legge testualmente nella perizia tecnica - delittuosa». Infatti, scri­ veva l'ingegnere, «non essendo stato presente allora, non posso dare alcuna notizia se i lavori di demolizione, eseguiti dopo il ter­ remoto su quella parte dell' edifizio, fossero o meno necessari; però oggi posso assicurare che nessun pericolo esiste per consigliarne il prosieguo». E, non essendoci alcun pericolo di stabilità, «ogni demolizione - si precisava - deve subito essere sospesa fino a quan­ do, da chi di ragione, non sarà risoluta la sorte di Montevergine». E, si aggiungeva, «se occorre, ci si riserva di procedere per via giu­ diziaria», di coinvolgere la «Soprintendenza dei monumenti e la commissione provinciale di Antichità e Belle Arti», di fare pressio­ ni presso il ministro della Pubblica Istruzione «perché una com­ missione si rechi a Messina, e risolva l'annosa questione concilian­ do l'interesse pubblico col desiderio della cittadinanza di vedere ripristinato il culto della chiesa della beata Eustochia»112.

111 Seduta del 29 settembre 1921, infra, doc. XVII/3, 454. Si veda Corri­ spondenza varia, nel cito Fondo La Corte Cailler, F.N. 135, II, 18. 112 Relazione Jannelli Miceli, cit., pp. 456-59. BORZì, Piano regolatore, 198 Salvatore Tramontana

Questo l'accumulo nomenclatorio dei dettagli su un comples­ so architettonico che a Messina, fin dal 1457, rappresentava la tra­ dizione di un ordine monastico che, con aperture impreviste sul piano del costume e della mentalità, testimoniava un intreccio di vicende economiche, sociali e politiche e di contrasti religiosi fra «osservanza» e «conventuali» che stava alla base della vita e del­ l'impegno di Esmeralda Calafato detta Eustochia e del suo pole­ mico abbandono del monastero delle clarisse di Santa Maria di Basicò113 • Un complesso architettonico che in prosieguo di tempo, e specie nel secolo XVIII, aveva subito profonde trasformazioni a opera degli architetti e scultori Giovanni e Nicolò Maffei e che era particolarmente ricco di marmi, di dorature, di affreschi eseguiti da Letterio Palatino e da Annibale e Agostino Carracci, in gran parte però perduti. Di fronte alle decisioni da prendere sul monastero di Monte­ vergine a distanza di tanti anni dal terremoto, rimaneva ancora

cit., IV, 1, p. 28, prevedeva la «rettificazione ed allargamento della via Mona­ steri, principale arteria della vecchia Messina», che «era angusta, tortuosa, mancante affatto di aria e tracciata con forti pendenze allo scopo di raggiun­ gere la parte più alta della città». 113 Ecco quel che, per esempio, si legge nella Vita della Beata Eustochia, in AMORE (a cura di), Canonizationis, cit., doc. VII, p. 199: «O Jesu, amore mio, succurrime e sel ti piace che si facci questo bene, hora stende la tua potente mano et demostra alcuno segno, et quella lettera non vada a le mano de li conventuali. O potente Signore, tu sai che io non temo la potentia humana, ma sempre ti ho pregato mi facci morire in grandi tormenti, ma ti prego, Signore, che io non l'abbia a fare con li conventuali. Tu sai, Signore, che da essi sempre me ne arrassai: hora non consentire che io vegna a con­ trastare cum loro: e se non mi aiuti, starò a lo governo loro». Si veda F. ROTO­ LO, Il Beato Matteo d'Agrigento e la provincia francescana di Sicilia nella prima metà del secolo Xv, Palermo 1996, pp. 112-13 e passim. Anche Anto­ nello da Messina, nel testamento, disponeva che nullus clerus dei conventua­ lium partecipasse al suo funerale: TRAMONTANA, Antonello e la sua città, cit., pp. 96-97. Poteri locali e procedimenti costruttivi 199

V1VO il dissidio tra amministrazione comunale sostanzialmente insensibile verso tutto ciò «che aveva attinenza con l'arte e la sto­ ria cittadina»114, e vocazione al recupero della memoria insita nei gruppi che si raccoglievano attorno a comitati e associazioni cul­ turali, fra le quali spiccava appunto la Società Messinese di Storia Patria. Il problema del recupero della chiesa e del monastero di Montevergine non riguardava quindi un caso particolare ma l'idea stessa di ricostruzione, che a Messina rispecchiava da una parte soluzioni burocratiche contingenti e fini utilitari di gruppo occul­ tati da ovattate esigenze tecniche e urbanistiche solo in apparenza serrate e suggestive; dall'altra il vagheggiamento di una città futu­ ra da edificare nel rispetto della memoria e dell'identità cittadina. E si trattava di diversificazioni tutt'altro che trascurabili. Esse ponevano in gioco non solo la lettura e interpretazione della città, ma l'elemento di raccordo fra edifici, strade, piazze e monumenti che la costituivano, la scala di valori che ne stavano alla base, la rappresentazione figurativa dello stare e dell'agire nello spazio urbano che riassume e rappresenta la forma visibile della storia e della sua continuità. Del tempo appunto che si fa storia. Anche questa volta, a distanza di tanti anni dal terremoto, per salvare un' opera architettonica di grande rilievo e tradizione e per sgombrare il campo da incertezze e ambiguità, si faceva ricorso a perizie tecniche, oltre che a giustificazioni storiche e artistiche. N egli stessi momenti in cui si prospettavano ulteriori demolizioni delle parti lesionate del monastero di Montevergine, la perizia tec­ nica di chi intendeva salvarlo individuava vari motivi di ordine costruttivo e di stabilità edilizia che sconsigliavano di procedere in quel senso. Nella relazione redatta da un ingegnere c'è una considerazio­ ne di fondo decisiva e, da qualunque parte la si guardi, inquietan-

114 Relazione Jannelli Miceli, cit., p. 458. 200 Salvatore Tramontana te: «dopo il 28 dicembre erano state parecchie le demolizioni abu­ sive del comune», i cui rappresentanti - è esplicitamente scritto e lo si è già notato - non erano «amanti, a quanto pare, dell'arte e della storia cittadina»115. Ancora nel 1921, a quasi un quindicennio dal terremoto, si portavano avanti operazioni di demolizione di stabili che si sarebbero potuti salvare, e si continuava a ribadire e a rendere operativo quel che il piano regolato re del 1911 aveva pensato, progettato e scritto, e cioè la continuità del sito ma l'eli­ minazione' delle memorie architettoniche anche quando erano in condizioni di poter essere salvatel16• Era una scelta giustificata, dicono alcuni, dall'urgenza degli interventi imposti dalle irrinunciabili necessità della drammatica situazione. Una scelta che stravolgeva però l'identità cittadina, ne frantumava la continuità storica soprattutto nei singoli snodi e nelle strutture rappresentative, sradicava i nessi con gli impianti architettonici che avevano sempre avuto notevole valenza simbo­ lica, consegnava ai posteri un programma costruttivo sul quale occorre ancora riflettere e non solo dal punto di vista urbanistico e ambientale. Ogni centro abitato trae vita ed energia dalla sua memoria, e nessuna comunità che voglia essere fattiva può gestire il suo presente e programmare il suo futuro al di fuori dell'espe­ rienza storica di cui dispone117. E in tal senso a Messina «l'alba non si vede ancora, la notte è lunga»118.

115 Relazione Jannelli Miceli, cit., p. 458. 116 CAMPIONE, La configurazione territoriale, cit., pp. 269-70. 117 Sul rapporto storia-memoria-cultura, si veda F. OHLY, Geometria e memoria. Lettera e allegoria nel Medioevo, a cura di L. Ritter Santini, Bolo­ gna 1985, pp. 109-88, in cui fra l'altro si sottolinea che ogni «comunità trae vita dalla sua memoria, e con la perdita di essa si disintegra». 118 Il libro del profeta Isaia, 58, 8 in La sacra Bibbia, cit., p. 596. Parte seconda

Le vicende

Capitolo primo Fatiche e progetti dei primi anni: 1900-1908

Sull'esempio di quanto era accaduto a Palermo, anche a Mes­ sina gli eruditi locali pensarono di fondare un sodalizio in cui discutere e programmare ricerche di storia locale. E il 25 giugno 1900, alla presenza di numeroso pubblico, nella sala della Regia Accademia Peloritana, il prof. Giacomo Tropea poteva finalmente inaugurare, con un'articolata prolusione, la Società Storica Messi­ nese. Si preoccupava Tropea, nella prolusione, pubblicata poi nel primo numero dell' «Archivio Storico Messinese», di non essere accusato di localismo e giustificava il progetto di dare vita alla Società Storica Messinese con la necessità di ricostruire, nel conte­ sto però della storia nazionale, le vicende della città attraverso ricerche negli Archivi locali ma anche in quelli di Napoli e di Spa­ gna. E per questo invitava gli studiosi tutti a collaborare e la citta­ dinanza a dare il suo sostegno. Precisava poi che era già in avanzata fase di attuazione un con­ gresso storico regionale «al quale saranno chiamati, e accorreran­ no volentieri, tutti i migliori elementi della nostra provincia e dove l'opera della Società sarà di incitamento diretto ed efficace, perché venga alla luce quanto fino a ora resta inapprezzato o nascosta­ mente custodito». Concludeva che il sodalizio avrebbe avuto un suo organo ufficiale, cioè l' «Archivio Storico Messinese», per il quale è stato «già raccolto tanto materiale da costituire tutto il volume di una prima annata, il cui primo fascicolo è già in corso di stampa». 204 Salvatore Tramontana

1. Discorsi e impegni.

Dopo il presidente prendeva la parola Ferdinando Gabotto e quindi il vice presidente Gaetano Oliva, che sottolineava l'impor­ tanza della storia di Messina le cui vicende si intrecciavano con quelle più generali della Sicilia, dell'Italia e delle altre nazioni. Accennava poi alle distruzioni che, per colpa di calamità varie e per colpa degli uomini, avevano impoverito il patrimonio docu­ mentario della città, e in particolare faceva riferimento alla perdita dell' Archivio comunale, di quello arcivescovile, e all'incendio, nel 1848, della Biblioteca dei benedettini. Invitava inoltre a un attento esame dei numerosi documenti inediti conservati nell' Archivio provinciale e in quello notarile, dei codici greci del SS. Salvatore, e delle carte delle Corporazioni religiose soppresse che ora si trova­ no nell' Archivio di Stato. Oliva accennava ancora, nel suo discor­ so, alle 1398 pergamene di San Placido Calonerò e alle 891 del monastero messinese di Santa Maria di Malfinò, e concludeva il suo dire affermando che, nonostante le gravi mutilazioni, grazie alle agevolazioni governative che permettevano, tramite la Biblio­ teca universitaria, di richiedere testi ad altre Biblioteche, era pos­ sibile perseguire studi seri e approfonditi. Nel suo intervento Giuseppe Arenaprimo auspicava un incremento delle ricerche sulla storia di Messina, e affermava che compito principale del nuovo sodalizio doveva essere soprattutto quello di trascrivere e studiare i documenti inediti, per potere sfa­ tare pregiudizi e asserzioni non sempre esatte degli storici. Elen­ cava alcuni degli studiosi che avevano contribuito alla ricostru­ zione delle vicende messinesi e si soffermava in modo particolare sui vari lavori di Francesco Maurolico, di Placido Samperi, di Giuseppe La Farina. Richiamava alla memoria anche gli studi di autori non messinesi come Rosario Gregorio, Domenico Scinà, Michele Amari, e sottolineava inoltre il contributo della Società Siciliana per la Storia Patria di Palermo che aveva pubblicato I Fatiche e progetti dei primi anni: 1900-1908 205 privilegi della Cattedrale di Messina curati da Antonino Amico. Prendeva per ultimo la parola Giuseppe Ziino, rettore della Regia Università, il quale, dopo un breve intervento d'occasione, traeva spunto per presentare, in un consesso di storici, un volume di studi sull' Ateneo messinese, curato dai professori per il cente­ nario della fondazione dell'Università. Veniva infine offerta, a tutti i presenti, una copia dello «Statuto della Società Storica Messine­ se» approvato definitivamente, dopo lungo e articolato dibattito, nella seduta del 14 aprile 1900. La costituzione della Società Storica Messinese e la sua inau­ gurazione suscitavano larga eco in città, e la stampa locale ne dava un certo risalto. La «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», per esempio, illustrava, in una breve nota, i fini del sodalizio e augu­ rava quei successi che anche altrove, e a Palermo in ispecie, aggre­ gazioni del genere erano riuscite a ottenere!.

2. Impianto strutturale e operativo.

Si diceva dello «Statuto» che, alla fine della manifestazione, era stato offerto in omaggio ai partecipanti, e che può leggersi per inte­ ro nel primo numero dell' «Archivio Storico Messinese». È uno «Statuto» che si sviluppa in 11 (undici) articoli nei quali sono fis­ sate le norme che stavano a base dei caratteri costitutivi del sodali­ zio, dei suoi fini e della sua operatività nel contesto cittadino2•

1 «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», XXXVIII, n. 168 (17-18 giu­ gno 1900). 2 Stauto approvato nella seduta del 14 aprile 1900, in «A.S.M.», I (1900- 1901), pp. XIII-XV. Lo «Statuto» è firmato dal presidente prof. Giacomo Tropea, dal segeretario Ludovico Perroni Grande, dal vice-presidente prof. Gaetano Oliva, dal cassiere notar Luigi Martino, dai tre consiglieri Giuseppe Arenaprimo, barone di Montechiaro, prof. Gioacchino Chinigò, prof. Giaco­ mo Galatti, e dal direttore delle pubblicazioni prof. cav. Ferdinando Gabotto. 206 Salvatore Tramontana

I soci si divedevano in effettivi, onorari, aderenti. Degli effet­ tivi, che erano poi i soci fondatori, sono stati dati i cognomi, i nomi e, talvolta, i titoli e le professioni:

Arenaprimo Giuseppe, barone di Montechiaro; Chinigò prof. Gioacchino; Gabotto prof. Ferdinando, della regia Università; Galatti prof. Giacomo; Inferrera agronomo Guido; La Corte Cailler cav. Gaeta­ no; Longo Manganaro Giovanni; Macrì cav. prof. Pietro, regio provvedi­ tore agli studi; Macrì prof. Eugenio; Martino notar Luigi, direttore del­ l'Archivio di Stato; Oliva prof. Gaetano; Perroni Grande Ludovico; Puz­ zolo Sigillo avv. Domenico; Rizzo prof. Gaetano, del regio Liceo; Saccà prof. Virgilio; Tropea prof. Giacomo, della regia Università.

A parte i fondatori, potevano divenire soci effettivi anche quei cittadini che venivano eletti dai tre quarti degli effettivi presenti alla riunione. Il socio effettivo era tenuto a versare una quota di lire 5 al mese per il primo anno sociale, somma che per gli anni successivi sarebbe stata, di volta in volta, fissata dall'assemblea. Solo gli effettivi avevano diritto al voto, potevano ricoprire cari­ che sociali, ricevere le pubblicazioni della Società e godere di quei vantaggi morali che il sodalizio dava ai suoi membri (art. 4). I soci onorari venivano nominati dall'assemblea degli effettivi in base a speciali benemerenze, erano in certo qual modo equipa­ rati agli effettivi, avevano l'obbligo di versare la quota mensile, ma non godevano del diritto di voto (art. 5). I soci aderenti venivano nominati dal Consiglio direttivo e, in cambio di una quota annua di lire 20, avevano diritto alle pubblicazioni periodiche della Società ed a tutti gli altri vantaggi morali (art. 6). Il Consiglio direttivo durava in carica 2 (due) anni, era costi­ tuito dal presidente, dal vice-presidente, da tre consiglieri, dal segretario generale e dal cassiere (art. 7). Il direttore delle pubbli­ cazioni veniva eletto dall' assemblea degli effettivi, faceva parte del consiglio direttivo e il suo incarico, a differenza degli altri, non aveva limiti di tempo. Il segretario di redazione era scelto, tra gli effettivi, dal direttore (art. 8). Era compito del Consiglio direttivo Fatiche e progetti dei primi anni: 1900-1908 207 amm1ll1strare i fondi della Società, incrementarne l'operatività, nominare i soci aderenti e fare tutte quelle scelte che, di volta in volta, potevano contribuire a facilitare la diffusione degli studi su Messina e la sua provincia (art. 9). L'articolo 10 regolamentava le riunioni, e con esso si stabiliva che l'assemblea generale doveva essere convocata, in sessione ordinaria, una volta l'anno in Messi­ na, e in sessione straordinaria, anche in altri centri della provincia, ogni qual volta lo avrebbe ritenuto opportuno il Consiglio diret­ tivo, o ne facesse richiesta almeno un terzo degli effettivi. L'arti­ colo 11 stabiliva infine che dovevano ritenersi decaduti gli effetti­ vi e gli aderenti morosi da almeno sei mesi, ma precisava che, pagando le quote arretrate con relativa mora, si poteva essere rein­ tegrati. Il primo Consiglio direttivo risultava così formato:

Prof. Giacomo Tropea presidente Prof. Gaetano Oliva vice presidente Ludovico Perroni Grande segretario generale Giuseppe Arenaprimo consigliere Prof. Gioacchino Chinigò consigliere Prof. Giacomo Galatti consigliere Prof. cav. Ferdinando Gabotto direttore delle pubblicazioni

In questo primo «Statuto» mancano ancora indicazioni preci­ se sulla vita della Società e sulle sue pubblicazioni: saranno le suc­ cessive redazioni del 1904 e del 1908 a regolamentare, in modo più complesso e più articolato, l'attività del sodalizio messinese. Il nuovo «Statuto» del 1904, approvato nella seduta del 28 settembre e pubblicato per intero nell' «Archivio Storico Messinese»3, si compone infatti di venti articoli coi quali non solo si ampliavano i

3 Statuto approvato nella seduta del 14 aprile 1900 e modificato nelle sedute del 28 settembre 1904 e 12 giugno 1908, in «A.S.M.», X-XV (1909- 1914), pp. IX-XII. È firmato dal presidente Giacomo Macrì e dal segretario Domenico Puzzolo Sigillo. 208 Salvatore Tramontana compiti del sodalizio ma si modificavano, in parte, gli undici arti­ coli della redazione precedente. L'articolo 1, per esempio, veniva così aggiornato: «col nome di Società Messinese di Storia Patria è costituita in Messina una Società con l'intento di promuovere gli studi di storia di detta città e provincia, sia mediante la compila­ zione e la stampa di un periodico dal titolo «Archivio Storico Messinese» sia con altre pubblicazioni di indole storico-locale, e sia con tutti quegli altri mezzi che riterrà più adatti allo scopo». Nessuna modifica, in questo nuovo «Statuto», all'ordine costitutivo dei soci, che rimanevano divisi in effettivi, onorari, aderenti. Veniva invece allargato il Consiglio direttivo con l'ag­ giunta del vicesegretario, del bibliotecario e del consiglio di reda­ zione. Consiglio di redazione eletto dall'assemblea fra i soci effet­ tivi e costituito dal direttore, da due consiglieri e dal segretario (art. 8). Spettava al consiglio di redazione curare la pubblicazione dell' «Archivio Storico Messinese», esaminare gli articoli presenta­ ti dai soci, pubblicare eventualmente anche i lavori di non soci. L' «Archivio Storico Messinese», il cui numero di pagine, anche in base alle disponibilità finanziarie, veniva di volta in volta fissato dal Consiglio direttivo, era 1'organo ufficiale del sodalizio e aveva il compito di diffondere i risultati delle ricerche documen­ tarie e archeologiche sulla storia di Messina e della provincia. E di diffonderli secondo un' articolazione che tenesse presente, per quanto possibile, la seguente ripartizione: memorie originali, miscellanee, notizie, discussioni libere, rassegne bibliografiche, bibliografia messinese (art. 12). Lo «Statuto» stabiliva inoltre (art. 13) 1'obbligo, per eventuali pubblicazioni, di seguire da vicino, con un proprio socio, i documenti inediti e gli scavi archeologici dei quali si aveva notizia, e stabiliva pure (art. 14) di prendere oppor­ tuni contatti con altre Società di Storia Patria, con Accademie ed enti culturali vari, per regolamentare il reciproco scambio delle pubblicazioni. Gli articoli 15 e 16 fissavano l'impegno di costitui­ re una biblioteca con manoscritti, stampe, libri e riviste attinenti Fatiche e progetti dei primi anni: 1900-1908 209 soprattutto alla storia di Messina e provincia, regolamentavano il prestito riservato ai soci per soli 15 (quindici) giorni, precisavano che i manoscritti, le edizioni antiche e le stampe rare potevano essere consultati solo nei locali della Società. Inalterati rimanevano gli articoli che regolamentavano le sedute dell'assemblea e del Consiglio direttivo, e l'espulsione dei soci morosi. L'art. 19 precisava poi che i soci residenti fuori Mes­ sina potevano esprimere il voto per l'elezione del Consiglio diret­ tivo anche per lettera, da far pervenire al presidente in tempo utile. La nuova redazione dello «Statuto» non sembra modificasse granché l'impianto strutturale e operativo della Società Messinese di Storia Patria. La novità più significativa era quella che riguardava la regolamentazione e l'impostazione dell' «Archivio Storico Messine­ se», di fatto già, fin dalla fondazione, organo ufficiale del sodalizio. Anche questa seconda redazione dello «Statuto» regolamentava ed esprimeva una Società sostanzialmente chiusa, elitaria, campanilisti­ ca e, malgrado progetti e buone intenzioni, incapace di stabilire un proficuo dialogo con la città e con la provincia. La stessa rivista, che doveva essere lo strumento principale del dialogo, l'organo di pro­ mozione e di divulgazione degli studi storici messinesi in città e in provincia, nominalmente trimestrale, di fatto veniva stampata e distribuita ogni sei mesi o addirittura una volta l'anno. Forse il solo Domenico Puzzolo Sigillo si rendeva conto di questi limiti, ma i suoi interventi, le sue considerazioni, le sue pro­ poste, non sempre in assemblea riuscivano a ottenere consenso e, se talvolta si concretizzavano in progetti verbalizzati, trovavano poi notevole difficoltà a divenire operativi. Bisogna giungere al 1965, alla quarta redazione dello «Statuto», per cogliere nelle nuove norme che regolamentavano il sodalizio una più aperta disponibilità al dialogo con l'esterno. Anche se, di fatto, e al di fuori della normativa, durante le drammatiche vicende del terre­ moto del 1908 e soprattutto durante i lunghi, complessi e tormen­ tati anni della ricostruzione, i soci della Storia Patria dimostrava- 210 Salvatore Tramontana no, in termini operativi, generosa e combattiva disponibilità per le esigenze della città e per la salvaguardia della sua memoria. Dispo­ nibilità sostenuta da chiarezza programmatica, da passione di fondo, da coerenza e correttezza di comportamento, e destinata quindi a scontrarsi con le inevitabili mediazioni e compromessi della politica e degli interessi che ne stavano alla base. Gli studi, i saggi, le rassegne e le notizie pubblicati nell' «Archi­ vio Storico Messinese» sono in genere lavori di carattere erudito e cronachistico più che storico. Interessante, da questa angolazione, il saggio di Gaetano Oliva sull'arte della stampa in Messina, pub­ blicato nei primi fascicoli dell' «Archivio»4. Nell'articolo l'autore, con minuta e puntuale descrizione, raccoglie notizie e documenti sui tipografi che svolsero la loro attività a Messina sino al secolo XVIII, e trascrive in appendice un elenco delle stamperie cittadine nei secoli XVIII-XIX. Nella seduta dellO dicembre 1900 l'assemblea generale accet­ tava le dimissioni da direttore delle pubblicazioni del prof. Ferdi­ nando Gabotto che lasciava Messina perché chiamato dalla Facoltà di Lettere dell'Università di Genova. Succedeva alla dire­ zione Gaetano Oliva, eletto a larga maggioranzas. Nella seduta successiva, sempre nel dicembre 1900, presentava le dimissioni Ludovico Perroni Grande e veniva eletto segretario Domenico Puzzolo Sigillo che avviava un' attività svolta nel sodalizio sempre con impegno e passioné. In quel primo anno di attività la Società Storica Messinese fu

4 G. OLIVA, L'arte della stampa in Messina, in «A.S.M.», I (1900-1901), pp. 1-46 e 186-208; II (1901), pp. 1-32. 5 Atti della Società storica messinese. Seduta del lO dicembre 1900, in «A.S.M.», I (1900-1901), p. XVI. 6 Adunanze dell'assemblea generale. Seduta del 12 dicembre 1900 e con­ secutive sedute del 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20 e 21 dello stesso mese in «A.S.M.», I (1900-1901), fase. 3-4, p. 1. Fatiche e progetti dei primi anni: 1900-1908 211 impegnata a preparare per il Comune, su esplicito invito del sin­ daco Antonio Martino, documenti e suggerimenti per il piano di ripartizione della città in quartieri. In nove sedute consecutive, dal 12 al 21 dicembre, i soci, riuniti in assemblea, elaborarono dati, memorie, documenti raccolti attraverso singole e lunghe ricerche e allestirono una carta topografica della città con opportune anno­ tazioni storiche e pratici suggerimenti7• Nella seduta del primo gennaio 1901 si decideva di partecipa­ re al congresso internazionale di scienze storiche, organizzato da Ettore Pais, che avrebbe avuto luogo a Roma l'anno successivo, cioè nel 1902. Nella stessa seduta si deliberava di inviare ai sinda­ ci di Messina e di tutti i Comuni della provincia l'invito a collabo­ rare alla raccolta di memorie e documenti per ricostruire le vicen­ de storiche del territorio messinese e dei centri della provincia. E 8 a tal uopo veniva spedita, a ogni sindaco, la seguente lettera :

Non badando a sacrifici intellettuali e materiali, abbiamo dato a Messina la locale Società Storica di cui essa difettava. Nostro precipuo scopo è quello di raccogliere, mercé la pubblicazione dell' «Archivio Sto­ rico Messinese», tutti quei documenti, specialmente inediti, valevoli a sistemare, con criteri scientifici moderni, la storia della città non solo, ben anco quella dei piccoli comuni di questa gloriosa provincia. Per conseguire il fine propostoci, a noi occorre l'ausilio di tutte le persone di buona volontà, la cooperazione dei cultori delle patrie memo­ rie e l'incoraggiamento delle varie Comunità della provincia. Nell'interesse di cotesto importante Comune, facciamo affidamento nel patriottismo della S.v. Ill.ma perché ci procuri l'adesione di cotesto Spettabile municipio, nonché quegli altri appoggi materiali e morali che crederà del caso. Con perfetta osservanza il presidente prof. Giacomo Tropea

7 Seduta del 12 diembre 1900, cit., p. 1. 8 Seduta dellO gennaio 1901, in «A.s.M.», I (1900-1901), fase. III-IV, p. II. 212 Salvatore Tramontana

3. Dialogo col Comune e col territorio.

Sensibili ai problemi di organizzazione culturale in ambito cit­ tadino, i soci cercavano, nelle assemblee, di contribuire al migliora­ mento della funzionalità di Archivi, Biblioteche, Musei. A proposi­ 9 to del Museo, per esempio, nella seduta del 12 marzo 1901 , su pro­ posta di Giuseppe Arenaprimo, veniva approvato il seguente ordine del giorno e trasmesso subito al sindaco, ai consiglieri, alla stampa:

La Società Storica Messinese, informata che nella discussione del bilancio preventivo 1901 del Comune nuove proposte saranno presenta­ te riguardo al Museo; Tenendo presente che questo Istituto fu fondato nel 1806 con doni e contribuzioni dei soci della Regia Accademia Peloritana allo scopo di raccogliere e di custodire i monumenti, le opere d'arte ed i ricordi stori­ ci di questa città, perché, come per il passato, non andassero portati altro­ ve, o dispersi, o distrutti; Considerando che questo patrimonio del Museo - aumentato in seguito agli acquisti fatti dal Comune, e più ancora dal deposito del governo, proveniente dalle abolite corporazioni monastiche - è il solo che, oltre a pregevolissimi monumenti, riunisce gran parte dei dipinti delle celebri scuole che dal secolo XIV al secolo XIX si successero, sem­ pre fiorenti in Messina, ed è perciò di suprema importanza locale ed indi­ spensabile per lo studio della storia e dell'arte cittadina; Considerando che in conformità a precedente voto, accolto dal Con­ siglio comunalelo e dal ministero della Pubblica Istruzione, sarebbe opera intesa ad alto civismo il completare nel patrio Museo l'esposizione della scuola pittorica messinese, intesa nel suo svolgimento ed in tutti i periodi di lustro e di decadenza, e che taluni pregevoli dipinti, che ivi colmerebbe­ ro deplorevoli lacune, vanno miseramente a deperire in vari luoghi di que­ sta città, e per isvariate accidentalità potrebbero essere anche distrutti;

9 Seduta del 12 marzo 1901, in «A.S.M.», I (1900-1901), fasc. III-IV, pp. II-IV. IO Sull'ordinamento del Museo comunale di Messina. Relazione al sinda­ co della città sig. barone Natoli, e all'assessore della P.I. barone Salvatore For­ zano, Messina 1890. Fatiche e progetti dei primi anni: 1900-1908 213

Considerando che nei locali dell' ex monastero di San Gregorio si trovano ordinate soltanto le sezioni della pinacoteca e del legato Aloysio Juvara, e che la raccolta interessantissima delle lapidi, dei marmi, della statuaria trovasi ancora giacente nella primitiva sede del Museo comuna­ le (regia Università); che la sezione numismatica e il medagliere, le arti­ stiche argenterie ed altri oggetti appartenenti all'antico Senato, sono da lunghi anni in custodia al Monte di Pietà, o presso la Tesoreria, o nei magazzini del Comune, SI che tanti documenti e ricordi di alto valore sto­ rico restano negletti, ignorati ed esposti a deperire; Considerando che, mentre una nobile gara ferve dovunque per gli studi e la raccolta delle patrie memorie, è doveroso per questa Società Storica il promuovere quanto contribuisca a rendere omaggio alle vetuste e gloriose tradizioni di questa città; Considerando che i musei oltre ad essere santuari della civiltà e delle vicende di un popolo, sono anche richiesti dalle esigenze della vita moderna e costituiscono indice sicuro del grado di cultura di un paese e conferiscono eziandio al vantaggio economico della città; Confidando nell' opera intelligente e nel patriottismo dei slgnon consiglieri comunali; Delibera di far voto all'on.le rappresentanza municipale: Che sia mantenuta l'integrità del patrimonio del Museo, l'unità del quale è vivamente reclamata, non solo da ragioni storiche ed artistiche, ma dal decoro e dagli interessi del Comune; Che, inteso il parere della commissione del Museo, siano d'urgenza una buona volta coraggiosamente ritirati dalle chiese e da altri luoghi, i migliori dipinti di quegli artisti messinesi i cui nomi non figurano in quel­ l'Istituto, e le altre opere di pregio artistico indiscutibile le quali potreb­ bero essere facilmente trafugate, o andare sempre più in rovina; Che siano ripresi gli studi di un progetto tendente a far sì che all'at­ tuale sede del Museo siano aggregati, con la minima spesa, altri ambienti dell'ex monastero San Gregorio o di quello di Sant'Anna (ambedue di proprietà comunale) allo scopo di riunirvi le sezioni delle lapidi, della sta­ tuaria, della numismatica e tutti gli altri oggetti di proprietà del Comune, di interesse storico o artistico, e quelli che privati cittadini potrebbero donare o tenere in mostra, come si consente nei Musei dello Stato e in altre gallerie comunali; Che, nell'interesse dei visitatori, massime dei forestieri e degli stu­ diosi, con apposito regolamento sia provveduto al buon funzionamento del Museo. 214 Salvatore Tramontana

Dopo le dimissioni del prof. Gabotto l'incarico di dirigere le pubblicazioni della Società e l' «Archivio Storico Messinese» veni­ va affidato, nella seduta del 25 marzo 1901, a Gaetano Oliva che lasciava la vicepresidenza all' avvocato prof. Giacomo Macrì; segretario di redazione diveniva Giovanni Longo Manganaro11 . In una successiva seduta si stabiliva di aumentare il numero dei fogli dell' «Archivio»12, e in una ulteriore assemblea di affidare a Salva­ tore Rossi l'incarico di procedere allo Spoglio di codici greci del 55. Salvatore 13. Nella tornata del 7 settembre il presidente Tropea presentava le dimissioni perché chiamato dall'Università di Padova. Molti soci insistevano perché venissero respinte e Puzzolo Sigillo pre­ sentava un ordine del giorno col quale, considerando che l'assen­ za sarebbe stata temporanea, e che agli affari più urgenti della Società avrebbe potuto accudire il vicepresidente, invitava a deli­ berare un fervido ringraziamento per l'opera svolta e a respingere le dimissioni. L'assemblea approvava all'unanimità e accettava poi l'offerta del notaio Luigi Martino di riunirsi nella sede dell' Ar­ ,chivio provinciale di Stato, in attesa che si completassero le prati­ che per ottenere dei locali propri14 • Nella stessa seduta Visalli proponeva di estendere gli studi storici del sodalizio alla provincia di Reggio Calabria, che non aveva una propria rivista autonoma, e quindi, precisava, l' «Archi-

11 Seduta del 25 marzo 1901, in «A.S.M.», I (1900-1901), fase. III-IV, p. IV. 12 Seduta del 25 maggio 1901, ibid., p. IV. 13 S. ROSSI, Spoglio di codici greci del SS. Salvatore esistenti nella Biblio­ teca Universitaria di Messina, in «A.S.M.», Il (1901), pp. 70-78; lo., Catalo­ go dei codici greci dell'antico monastero del SS. Salvatore che si conservano nella Biblioteca Universitaria di Messina, ibid., II (1901), pp. 78-101; III (1902), pp. 157-68; IV (1903), pp. 123-50 e 304-31; V (1904), pp. 127-49 e 138-59. 14 Seduta del 7 settembre 1901, in «A.S.M.», III (1902), p. III. Fatiche e progetti dei primi anni: 1900-1908 215 vio Storico Messinese» avrebbe potuto allargare il proprio campo di ricerche ed accogliere documenti, studi e articoli anche dalla vicina Reggio. Chinigò, Arenaprimo e Picciotto respinge­ vano la proposta, e facevano osservare che ancora erano molti gli studi da compiere su Messina e la sua provincia per potere accet­ tare la proposta di Visalli. Dopo ampio e aspro dibattito, media­ to da opportuni ed equilibrati suggerimenti del presidente, si stabiliva di prendere in considerazione, per un' eventuale pub­ blicazione nell' «Archivio Storico Messinese», quegli studi che, pur trattando dei problemi di Reggio Calabria e della sua pro­ vincia, avessero rapporti più o meno diretti con la storia di Mes­ sma. Col nuovo anno, emerge dalla seduta del 29 gennaio 1902, l'incarico di presidente veniva di fatto svolto dal prof. Giacomo Macrì, il quale dichiarava di volere operare lungo le direttrici trac­ ciate dal prof. Tropea. Perroni Grande avviava la discussione sul­ l'opportunità di inserire, nella rivista, una «bibliografia messine­ se». Dopo un serrato dibattito in cui Macrì e Oliva avanzavano dubbi e perplessità, l'assemblea decideva di affidare a Perroni Grande l'incarico di curare, per l' «Archivio», a incominciare dal fascicolo 3-4 del 1902, una bibliografia relativa agli studi, soprat­ tutto storici, delle vicende messinesil5. Nella seduta del 22 febbraio 1902 si decideva di presentare una mozione al governo perché alcuni reperti, rinvenuti durante gli scavi a Giardini progettati da Salinas, trovassero opportuna e adeguata collocazione nel Museo di Messina. In quella stessa sedu­ ta veniva eletto socio effettivo il prof. Gaetano Salvemini, docente allora di Storia Moderna presso la regia Università di Messina 16. Dalle testimonianze conservate non sembra che Salvemini abbia

15 Seduta del 29 gennaio 1902, in «A.S.M.», III (1902), pp. IV-V. 16 Seduta del 22 settembre 1902, in «A.S.M.», III (1902), p. V. 216 . Salvatore Tramontana

partecipato a qualche seduta sella Società o che abbia pubblicato qualche suo lavoro nell' «Archivio>Y. Nella seduta dell'l1 giugno 1902 si trattavano problemi di bilancio e, grazie ad alcuni contributi finanziari del Comune e di altri enti, si potevano ridurre le quote associative da x. 60 a x. 12 per gli effettivi e da x. 24 a x. 6 per gli aderenti. Si fissava poi, in x. 6 annue, l'abbonamento all' «Archivio Storico Messinese»18. Particolarmente interessante la seduta del 26 luglio 1902 in cui Ludovico Perroni Grande avanzava la proposta di una conferenza storica e dava notizia di un manoscritto, relativo alla storia di San Marco D'Alunzio sino al 1850, di Antonino Meli, e ne proponeva l'acquisto19. Criticava quindi la scelta del direttore di pubblicare nell' «Archivio» articoli di non soci. Oliva opponeva qualche giu­ stificazione ma si soffermava sull'opportunità di prendere contat­ ti con l'Annuario bibliografico della Storia d'Italia dal IV secolo dell'era volgare sino ai tempi contemporanei diretto da Amedeo Crivellucci20• Su proposta di La Corte Cailler l'assemblea decide-

17 Sull'attività accademica e politica di Salve mini a Messina si veda D'ANGELO, Salvemini a Messina, cit., specie le pp. 278-86, in cui fra 1'altro si accenna a un ciclo di lezioni sulla rivoluzione francese svolto dal grande sto­ rico presso la locale Università popolare e alla lezione, su Il pensiero e l'a­ zione di Giuseppe Mazzini, tenuta nell'aula magna il 5 dicembre 1904. Da una nota del prefetto di Messina del 1903 Salve mini era stato qualificato «fiero propagandista delle dottrine socialiste» e popolare «fra gli studenti sui quali ha grande ascendente». 18 Seduta dell'11 giugno 1902, in «A.S.M.», III (1902), p. VI.

19 Seduta del 26 luglio 1902, ibid., pp. VI-VII. La proposta di acquisto rimase priva di risultati pratici. Il manoscritto infatti, dopo varie peripezie ricostruite da Oscar Bruno, «sul finire degli anni '60» veniva acquistato per lire 26.700 dall'assemblea regionale siciliana. Dopo vari anni veniva pubblica­ to, per conto della Società Messinese di Storia Patria, col titolo di A. MELI, Sto­ ria antica e moderna della città di San Marco. Ms. (sec. XVIII) della Bibliote­ ca dell'assemblea regionale siciliana, Messina 1991, e a cura di O. Bruno. 20 A. CRIVELLUCCI, G. MONTICOLO, F. PINTOR (a cura di), Annuario biblio- Fatiche e progetti dei primi anni: 1900-1908 217 va di acquistare una riproduzione della miniatura del porto di Messina del secolo XII inserita nel Liber ad honorem Augusti di Pietro da Eboli il cui codice si conserva nella Biblioteca civica di Berna21 • Scaduto nel frattempo il primo Consiglio direttivo, si passava a nuove elezioni: Oliva, nella seduta del 30 agosto 1902, faceva presente l'impossibilità, per il prof. Tropea, considerato il prolun­ garsi della sua assenza da Messina, di continuare a presiedere la Società. L'assemblea prendeva atto e dopo breve discussione acco­ glieva la proposta di Puzzolo Sigillo e nominava il prof. Tropea socio onorario. Si passava quindi alla votazione. Il nuovo Consi­ glio direttivo risultava così formato: Cav. uff. prof. Giacomo Macrì presidente Barone Giuseppe Arenaprimo vicepresidente Avv. Domenico Puzzolo Sigillo segretario generale Prof. Gioacchino Chinigò consigliere Cav. Gaetano La Corte Cailler consigliere Prof. Virgilio Saccà consigliere Prof. Gaetano Oliva direttore delle pubblicazioni Notar Luigi Martino cassiere22 Nella seduta del 19 novembre 1902 il presidente comunicava che il Comune aveva concesso i locali di San Gioacchino come sede sociale. Veniva in quella stessa seduta approvato il preventivo dei lavori di riparazione presentato dal socio ingegnere Santacatterina.

grafico della storia d'Italia dal secolo IV ai notri giorni, Pisa 1903-1911: in 8 volumi. 21 È probabile ci si riferisse a una riproduzione della miniatura del De rebus siculis carmen di Pietro da Eboli, il cui codice si trova appunto a Berna, Biblioteca Civica, ms. 120. A f. 126 si trova infatti la miniatura che raffigura Costanza d'Altavilla che sbarca nel porto di Messina e si avvia al palazzo reale: si veda S. TRAMONTANA, Vestirsi e travestirsi in Sicilia, Palermo 1993, pp. 49-51 e fig. 21. 22 Seduta del 30 agosto 1902, in «A.S.M.», III (1903), pp. VIII-X. 218 Salvatore Tramontana

Su invito della palermitana Società Siciliana per la Storia Patria l'as­ semblea decideva poi di presentare al sindaco la richiesta di inseri­ re nelle scuole elementari cittadine l'insegnamento di storia 10cale23 •

4. Gestire la ricerca e curare la rivista.

Queste le vicende dei primi due anni di vita della Storia Patria di Messina per i quali mancano i verbali delle adunanze, e che è stato possibile ricostruire sulla base di brevi stralci pubblicati nell' «Archivio Storico Messinese». Dal gennaio 1903 si dispone della stesura integrale dei verbali, o almeno si disponeva nel 1965, quando Luciano Melardi procedeva alla integrale trascrizione che si può leggere nella terza parte del presente lavoro. Per tale moti­ vo, perché appunto il lettore può leggere direttamente il testo dei verbali, l'esposizione delle vicende della Storia Patria sarà alquan­ to sintetica, e riferita solo ad alcuni episodi particolarmente signi­ ficativi come, per esempio, quello relativo alla seduta del 7 gennaio 1903, durante i cui lavori La Corte Cailler comunicava di aver rin­ tracciato, nell' Archivio provinciale di Stato, alcuni documenti su Antonello da Messina. Della stessa seduta vanno anche segnalate le considerazioni del presidente sulla necessità di far rimuovere dalla facciata del Duomo due lapidi che ne deturpavano l'armonia, e l'intervento di Agostino D'Amico che invitava a pressare sul Comune per far togliere le erbacce dai monumenti. Intervento che qualche socio considerava «d'indole artistica e non doveva riguar­ dare la Società»24. Va poi segnalata, in relazione alla seduta del 21 gennaio 1904, una vivace discussione sui criteri con cui gestire la pubblicazione della rivista. Ludovico Perroni Grande sosteneva la necessità di

23 Seduta del 19 novembre 1902, in «A.S.M.», III (1903), pp. X-Xl. 24 Seduta del l gennaio 1903, infra, doc. III, p. 275-76. Fatiche e progetti dei primi anni: 1900-1908 219 attenersi scrupolosamente alle norme precise fissate dalla redazio­ ne specie per ciò che si riferiva alle collaborazioni, mentre Oliva si lamentava di non poter disporre di aiuto alcuno per la correzione delle bozze. A tal proposito Puzzolo Sigillo faceva notare che era nella facoltà del direttore nominare un segretari025 . In una seduta successiva sarebbero stati nominati collaboratori della redazione Papas Cirillo e Valentino Labate26. La Biblioteca della Società, della quale era stato nominato responsabile La Corte Cailler, si arricchiva di vari volumi donati da amici e soci. Si instauravano intanto gli scambi dell' «Archivio» con altre riviste: con quelle, per esempio, della Biblioteca Univer­ sitaria di Heidelberg, della Società di Archeologia di Bruxelles, della Regia , della Società Napoletana di Sto­ ria Patria27. E si tenevano rapporti con la Società Siciliana per la Storia Patria di Palermo e con quella della Sicilia Orientale fonda­ ta a Catania nel 1904. Una Società che, si legge nell'articolo 2 del suo «Statuto», ha come «scopo lo studio della storia siciliana in tutti i suoi aspetti e rapporti»28. Ed emerge subito la differenza con l'ambito più ristretto e localistico che stava alla base delle ricerche storiche della Società Messinese, regolate dall'articolo 1 dello «Sta­ tuto» nel quale si precisava fra l'altro che intento del sodalizio era quello «di promuovere gli studi di storia di questa città e provin­ cia»29. Proprio in quei giorni del resto la Storia Patria Messinese

25 Seduta del 21 gennaio 1904, infra, doc. II11, pp. 282-83. 26 Seduta del 23 marzo 1904, infra, doc. II/3, p. 285. 27 Seduta del 27 aprile 1904, infra, doc. II/4, p. 286. 28 Per la Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale si veda LEONE, Istituzioni culturali, cit., pp. 111-18; ID., Per una storia delle strutture cultu­ rali: le Società di Storia Patria, in M. AYMARD e G. GIARRIZZO (a cura di), La Sicilia, cit., pp. 872-74; BOTTARI, La storia locale, cit., pp. 30-32. 29 Statuto, cit., p. XIII. 220 Salvatore Tramontana rinunciava di aderire alla richiesta della Società per l'incremento degli studi storici e corografici della regione peloritana e delle Calabrie con sede a Reggio la quale proponeva di unire le risorse intellettuali ed economiche per programmare ricerche che avesse­ ro come oggetto lo studio del territorio messinese e di quello reg­ gino, cioè lo studio dell'area dello Strett030. Nel 1905 il Comune e la Provincia stanziavano rispettivamen­ te le somme di 5.:. 300 e di 5.:. 200 come contributo annuale per la funzionalità della Storia Patria3!. Gli organi direttivi, nella riunio­ ne del 31 agosto, decidevano di prendere parte al Congresso Sto­ rico Subalpino e incaricavano, a rappresentare la locale Storia Patria, il prof. Gabotto che fra l'altro veniva cortesemente invita­ to «a pubblicare nella rivista i suoi scritti inerenti alla storia di Messina»32. N el settembre 1905 il Consiglio direttivo, su segnalazione di La Corte Cailler, decideva di acquistare per la Biblioteca il mano­ scritto inedito Introductio in elementa Matheseos de astronomia sphaera, geographia et hydrographia di Antonio Maria ]aci. Deci­ deva pure di prendere in considerazione la possibilità di affidarlo a uno studioso esperto per un'eventuale pubblicazione33 . Nella seduta del 18 febbraio 1906, durante i cui lavori veniva-

30 Seduta del 9 febbraio 1905, infra, doc. IIII2, pp. 292-93; dello aprile, 4, pp. 293-94; del 6 aprile, 5, pp. 294-95. 31 Seduta del 31 agosto 1905, infra, doc. III/8, p. 297. 32 Ibid., p. 298. Non sembra però che Gabotto abbia accettato l'invito. Alla Storia Patria Messinese affidava infatti un solo lavoro: La leggenda di Maniace, in «A.5.M.», I (1900-1901), pp. 47-73. Gli altri lavori di storia mes­ sinese sono pubblicati nell' «Archivio Storico per la Sicilia Orientale»: Inventari messinesi, cito nella p. 34, nota 27 del primo capitolo della prima parte del presente volume. 33 Seduta del 29 settembre1905, infra, doc. III/9, pp. 298-99. Se ne dava notizia in «A.S.M.», VI (1905), pp. 347-48. A. NARBoNE, Bibliografia sicola sistematica o apparato alla storia letteraria della Sicilia, Palermo 1854, pp. 7, 12, Fatiche e progetti dei primi anni: 1900-1908 221 no cooptati vari soci effettivi fra i quali il municipio di Patti e il Circolo Tindari dello stesso comune, l'assemblea deliberava all'u­ nanimità che il sodalizio non fosse più indicato con la denomina­ zione Società Storica Messinese, ma con quella più appropriata di Società Messinese di Storia Patria34. È opportuno comunque pren­ dere atto che, nella seduta del Consiglio direttivo del 24 febbraio 1907, il socio Virgilio Saccà faceva «rilevare che, sebbene la Società abbia una concreta manifestazione dell'opera sua con la pubblica­ zione dell' «Archivio», non è molto conosciuta in città perché non è in rapporti diretti col popolo. Propone che, per renderla più nota e più apprezzata, si tengano delle pubbliche conferenze, comme­ morazioni ecc.» Considerazione, questa di Saccà, che veniva som­ mersa da glaciale silenzio perché, emerge chiaramente dalla stesu­ ra del verbale, nessuno dei presenti ne prendeva atto neanche per opporvi critiche o perplessità35 . Su tale proposta si ritornava comunque nella seduta del 3 luglio 1908, quando il presidente, cioè il cav. uff. prof. Giacomo Macrì, confermato nell'incarico il 16 marzo dello stesso anno, informava l'assemblea di avere ricevuto una lettera con la quale il socio Guido Inferrera, professore di agronomia, proponeva che «la Società Messinese si facesse promotrice di letture, conferenze, ecc.» «Senza discussione - si legge testualmente nel verbale -l'as­ semblea nomina una commissione formata dal presidente, dell'In­ ferrera e dal Saccà perché studi il progetto»36.

28, accenna ad altre opere di Antonio Maria Jaci lasciate manostritte, ma non a questa 1ntroductio. Non si aveva infatti la certezza che l'Introductio e l'ope­ ra che seguiva fossero «un sunto di lavoro altrui fatto da Jaci per conto pro­ prio» o di lavoro «originale dello stesso Jaci». Di questo codice dava notizia la «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», XLIII n. 283 (11-12 ottobre 1905). 34 Sed14,ta del 18 febbraio 1906, infra, doc. IVI2, pp. 302-03. 35 Seduta del 24 febbraio 1907, infra, doc. V/2, pp. 306-07. 36 Seduta del 3 luglio 1908, infra, doc. VI/6, p. 330. 222 Salvatore Tramontana

In quella st~ssa seduta, durante la discussione sull'opportunità di pubblicare a puntate sull' «Archivio» 1'opera manoscritta di Romano Colonna, Virgilio Saccà riusciva a fare approvare un' altra sua proposta. Escludeva infatti la scelta di pubblicare, «spezzetta­ ta nell' Archivio», l'opera di Romano Colonna e suggeriva che venisse invece stampata in «un volume a parte». Precisava poi che il volume «poteva essere il primo della "Biblioteca storica" (com­ prendente manoscritti, libri rari, monografie speciali ecc.) che la nostra Società dovrebbe proporsi». E ciò, spiegava col consenso del vicesegretario prof. Arturo M. Del Pozzo, alla luce, prima di ogni cosa, delle disponibilità finanziarie in grado di coprire i costi, ma anche dell'esperienza di altre Società storiche dell'isola e della penisola che da simili collane «hanno avuto incremento morale, vantaggi finanziari e notorietà»37.

37 Seduta del 3 luglio 1908, infra, doc. VI/6, pp. 328-29. Si tratta del ms. originale di Messina abbandonata dai francesi di Giovan Battista Romano Colonna perduto nel terremoto del 1908, ma del quale si conserva, nella Biblioteca Regionale Universitaria Messina, Fondo La Corte Cailler cit., EN. 153, Copia del manoscritto originale inedito distrutto nel disastro del 1908 eseguita da Giuseppe Arenaprimo di Montechiaro. Nel 1676 di Giovan Battista Romano Colonna era stata pubblicata a Messina, presso la «Stampe­ ria dell'illustrissimo ed eccellentissimo Senato», a cura di Matteo La Rocca, la Prima parte della Congiura de i ministri del re di Spagna, contro la fede­ lissima ed esemplare città di Messina. Racconto istorico, cioè un'opera che esprimeva, negli anni stessi della rivolta, l'opinione della città e dei messine­ si. Il ms., del sec. XVII, si trova nel Fondo La Corte Cailler già cit., EN. 76. Il primo volume della «Collana di monografie di argomento storico», come continuazione della «Biblioteca Storica Letteraria della Società Messinese di Storia Patria», sarebbe stato pubblicato solo nel 1924: A. MARI, Ricordando Giovanni Pascoli, maestro messinese, Messina, tipo D'Amico, 1924. Capitolo secondo Distruzione e ripresa: 1909-1921

Progetti tutti, quelli approvati nelle ultime assemblee del 1908, frantumati dal terremoto del 28 dicembre che distruggeva non solo i locali di via Monte di Pietà 7, dove finalmente, dopo tante peripezie, era stato possibile ottenere la sede sociale, ma ne disarticolava la struttura, disperdeva gli arredi e parte del patrimo­ nio librario, uccideva parecchi soci. Nei superstiti rimanevano però vivi i legami col territorio e con lo spirito della Società di Sto­ ria Patria, fondata appunto per recuperare la memoria della città, salvaguardarne l'identità, conservarne le testimonianze. All'indomani del disastro il notaio Luigi Martino, che era il cassiere del sodalizio, e l'avvocato Domenico Puzzolo Sigillo, da alcuni anni il segretario, affiancandosi all' opera dei funzionari del ministero degli interni appositamente inviati a Messina, riuscivano a recuperare parte del materiale documentario dell' Archivio pro­ vinciale di Stato di cui era direttore lo stesso Martino, e nello stes­ so tempo sorvegliavano i locali diroccati della sede sociale del sodalizio per impedire furti e atti di sciacallaggio. Anzi, su consi­ glio di La Corte Cailler, rientrato appositamente da Palermo ove si era rifugiato, si decideva di organizzare scavi per recuperare quanto, di libri, di manoscritti, di stampe era possibile salvare.

1. Drammatica situazione dopo il terremoto.

La situazione era comunque drammatica, e per oltre un anno fu impossibile organizzare incontri e convocare assemblee. Solo il 224 Salvatore Tramontana

2 giugno 1910, «nei locali baraccati del Consiglio notarile, in con­ trada Mosella, gentilmente concessi», l'assemblea della Storia Patria riusciva a riunirsi per la prima volta dopo il disastro, con la presidenza del notaio Luigi Martino che era il più anziano dei soci presenti. All' ordine del giorno c'era, al primo punto, la «ricostru­ zione della Società», seguivano «le comunicazioni», l' «elezione del presidente e del cassiere» e la «nomina di nuovi soci». Martino apriva i lavori e si dichiarava «lieto della larga partecipazione ed adesione dei soci sparsi dovunque, e ringraziava La Corte Cailler che aveva temporaneamente lasciato la sua sede palermitana per assistere alla ricostituzione del sodalizio»l.

La Corte Cailler ringraziava e faceva subito presente la necessità di contribuire alla rinascita della città, ma anche della Società di Storia Patria, già largamente affermata con la pubblicazione del suo «Archivio Storico Messinese» e con altri lavori importanti, quali la delimitazione dei quartieri antichi, la Guida di Messina (ora tanto preziosa), l'apposizione delle lapidi commemorative, ed altri lavori. Il disastro del 28 dicembre non poteva, non può averla seppellita per sempre: d'uopo era ch'essa continuasse i suoi lavori e con piacere la vedo infatti riunirsi con l'assem­ blea di oggi. Vasto e complesso è il mandato che alla Società si è costretti ora di assegnare. Caduti i templi, crollati gli edifici più cospicui, confusi fra le macerie i patri Archivi - tesori di storia in gran parte in esplorati - spetta alla Società di ricordare ai posteri qual fu Messina, non solamente nei secoli passati, per salvarne le reliquie, ma qual fu anche ai tempi nostri e qual noi tutti la ricordiamo. Un piano regolatore ispirato da bisogni nuovi farà sparire per necessità di cose gli avanzi della città che ci fu culla e che fino a un anno fa si specchiava orgogliosa nello Stretto con la sua meravigliosa palazzata, coi suoi campanili, con le sue torri medievali [ ... ]. Nel 1783 il disastro fu riparabile e moltissimi monumenti, conveniente­ mente restaurati, sfidarono per più di un secolo le intemperie, i terremo­ ti tanto frequenti tra noi, e le bombe del 1848 e del 1860.

1 Seduta del 2 giugno 1910, infra, doc. VIII 1, p. 335; Seduta del 15 giu­ gno, infra, doc. VIII3, p. 340. Distruzione e ripresa: 1909-1921 225

Sorse allora un Museo: lo volle istituire la Regia Accademia Pelo­ ritana, ancor essa ora destinata - mi auguro - a risorgere, e l'Accademia - centro allora degli studi nostri - raccolse e custodì quanto poteva sal­ varsi tra le macerie della città diletta. Ora questo non fa bisogno: il Museo esiste, è ricchissimo del patrimonio che contiene: la Società non dovreb­ be che coadiuvarsi al recupero degli altri oggetti d'arte, e curarne l'illu­ strazione dopo che il Comune - com'è da augurarsi - provvederà alla costruzione di un edificio apposito per il Museo. Inoltre la Società dovrebbe pur curare il recupero dei patri Archivi, non esclusi quelli delle parrocchie e delle Confraternite antiche, da dove la Storia Patria ha tanto da ricavare; riordinare quei materiali, ed illustrarli per le pubbliche stam­ pe. E finalmente dovrebbe continuare la compilazione dell' «Archivio Storico Messinese», tentando di recuperare tra le macerie della sede nostra quanto resta dei libri e dei ricordi colà conservati. Il Comune - che tanto ha agevolato la Società - non negherà ora certamente un secondo locale, e questo potrà riuscire maggiormente utile perchè degno conve­ gno di quanti amano gli studi2•

Si procedeva quindi all'elezione del nuovo Consiglio diretti­ vo, che risultava così costituito:

Notaio Luigi Martino, presidente; prof. Valentino Labate, consiglie­ re; notar avv. Domenico Puzzolo Sigillo, segretario; prof. Arturo M. Del Pozzo, vice segretario; rag. Letterio Manganaro, cassiere; cav. Gaetano La Corte Cailler, bibliotecario.

Il Consiglio di redazione era così composto:

Prof. Gaetano Oliva, direttore; prof. Filippo Nunnari, consigliere3• Subito dopo si decideva di inviare ai soci superstiti e a nume­ rosi cittadini una lettera circolare per comunicare, attraverso una

2 Questi i brani più significativi del discorso di La Corte Cailler al quale si accenna nel verbale della seduta del 2 giugno, e che è trascritto per intero nell'«A.S.M.», X-XV (1909-1914), pp. XXXVIII-XLII. 3 Seduta dei 2 giugno1910, infra, doc. VII/l, p. 336. L'elenco completo dei soci onorari, di quelli effettivi e dei soci aderenti è in «A.S.M.», X-XV (1909-1914), pp. III -VIII. 226 Salvatore Tramontana breve sintesi della seduta, la ricostituzione della Società Messinese di Storia Patria e per chiedere adesione e sostegno. Questo il testo della lettera:

Messina 6 giugno 1910 Ch.mo Signore, Sono lieto di comunicare alla S.v. che questa Società di Storia Patria il giorno 2 corrente ha ripreso le ordinarie sue sedute e - come rileverà dal­ l'annesso riassunto della tornata - intende ripigliare alacremente i suoi lavo­ ri e la pubblicazione del tanto apprezzato «Archivio Storico Messinese». Chiamando a raccolta tutte le forze intellettuali della città, per coo­ perarsi unite al nostrò risorgimento letterario e artistico, la Società fa grande assegnamento sul nome della S.v., ed intende fregiarsi di questo nome nell'Albo dei soci. Per questo chiede l'adesione della S.v., adesione che non verrà certamente a mancare, e della quale ringrazia anticipata­ mente. Rassegno inoltre che è rimasto immutato il contributo mensile dei soci, e cioè per gli effettivi lire una e per gli aderenti cento 50. Tutti hanno diritto all' «Archivio Storico Messinese», e potranno collaborarvi, invian­ do i manoscritti al Consiglio di redazione presso la Società medesima. Accolga intanto, Ch.mo Signore, i sensi della mia perfetta osservanza. il presidente Luigi Martin04

La Società Messinese dopo il terremoto si assumeva il compi­ to di salvare dalla distruzione quegli edifici, quei monumenti, quei documenti utili a una ricostruzione storica, e quindi anche artisti­ ca e urbanistica, della città. E in tal senso operavano i soci, i quali facevano proprio il voto espresso dal Collegio degli ingegneri e degli architetti di Messina per salvare dalla demolizione il palazzo senatorio solo parzialmente distrutto5, si interessavano presso il prefetto perché venisse ricostituita la Commissione di Antichità e Belle Arti6, denunziavano gli atti vandalici cui di continuo erano

4 La lettera si trova in «A.S.M.», x-xv (1909-1914), p. XLIV. 5 Seduta dell'8 giugno 1910, infra, doc. VIII2, pp. 337-39. 6 Seduta del 15 giugno 1910, infra, doc. VIII3, p. 341. Distruzione e ripresa: 1909-1921 227 soggetti vari monumenti, fra i quali la statua di Don Giovanni d'Austria, preziosa soprattutto «per i bassorilievi che decorano il piedistallo»7. L'ingegnere Enrico Fleres metteva in guardia sulle opere di Antonello che, mandate a Palermo per restauri, temeva potessero essere trattenute in quella città8• Il socio Domenico Faucello auspicava un rinnovamento nei programmi della Società, perché, diceva, se una Società di Storia Patria poteva, prima del disastro, essere «cenacolo di studiosi dediti a vita contemplativa», dopo il disastro doveva acquisire il compito, anzi il dovere, di interessarsi attivamente a tutte le più urgenti questioni cittadine. «Delinei così la Società il suo nuovo programma di opera fattiva, di lotta per la prosperità e per la rinascita del paese; delinei pure il suo program­ ma di opera conservatrice, per evitare l'accusa dei posteri che non abbiamo saputo conservare quanto gli antichi hanno lasciato in 9 retaggio» •

1. Difesa dell'identità urbana.

Questo rinnovamento di programma e questo impegno di operosità nella dinamica cittadina caratterizzavano i primi anni della rinata Storia Patria, e lo si deduce chiaramente dal discorso di La Corte Cailler. Dalle sedute degli anni successivi alla ricosti­ tuzione del sodalizio emerge una sensibilità particolare dei soci per la rinascita cittadina, e soprattutto per il recupero dell'impian­ to urbano e architettonico che stava alla base della tradizione e della storia di Messina, vale a dire della sua identità. La città è senza dubbio, come diceva un grande storico scomparso da pochi

7 Seduta del 15 giugno 1910, infra, doc. VII/p. 341. 8 Ibid., p. 342. 9 Ibid., p. 342. 228 Salvatore Tramontana anni, «uno stato d'animo», ma uno stato d'animo legato alla pietra delle statue e degli edifici, cioè alle radici che ne danno forma, . . v1gore, energIa. I verbali, e lo si è già ampiamente rilevato, testimoniano che, per molte e frequenti sedute, i soci della Storia Patria furono impe­ gnati in lunghe e appassionate discussioni sia nel tentativo di coin­ volgere le autorità comunali e statali nel recupero di tutte le opere d'arte «emigrate» in altri centri, che nella salvaguardia di un piano regolatore che non stravolgesse l'identità urbanistica e architetto­ nica della città. Si preoccupavano soprattutto, i soci della Storia Patria, di trovare una soluzione per impedire l'arbitraria e vanda­ lica demolizione di chiese e palazzi danneggiati ma, secondo il parere di singoli esperti e dell'intero collegio degli ingegneri e degli architetti, facilmente recuperabili. Fra i tanti edifici distrutti si voleva specialmente impedire la demolizione del palazzo sena­ torio, orgoglio dell'antica Messina e, si legge testualmente nel ver­ bale di una seduta del dicembre 1911, «ancora in condizioni stati­ stiche buonissime»lO. La Società di Storia Patria cercava anche di risolvere i suoi gravi problemi interni, e prima di tutti quelli dei locali. Era infatti necessario disporre di locali propri dove incontrarsi e dove collo­ care il patrimonio librario e artistico recuperato. Le riunioni intanto continuavano a tenersi nella sede del Consiglio notarile gentilmente concessa, anche se il socio Piccoli aveva messo a disposizione per le assemblee del sodalizio un' aula della regia scuola industriale. Nella seduta del 7 marzo 1911 La Corte Cailler faceva rilevare la necessità di riprendere la pubblicazione delI' «Archivio Storico Messinese» e di completare, innanzitutto, l'annata del 1908, rimasta incompleta per il terremoto che «sep­ pellì e distrusse tutto il fascicolo 3-4 che era pronto» per la stam-

IO Seduta del [giorno non indicato] 1911, infra, doc. VIII/7, p. 365. Distruzione e ripresa: 1909-1921 229 pa. Il presidente, a nome dell'assemblea, gli affidava l'incarico di procedere alla pubblicazione utilizzando anche vecchie bozze che 11 era riuscito e recuperare • Nella seduta del 31 gennaio 1913 il presidente Martino dichia­ rava che finalmente la Società aveva dei locali propri in via dei Mille n. 161, grazie all'interessamento del suo vicepresidente Gae­ tano La Corte Cailler. Locali dove si poteva custodire la bibliote­ ca e tutto il materiale di studio. Notava inoltre, con piacere, l'in­ cremento del numero dei soci e comunicava che con molta proba­ bilità si sarebbe potuto contare su un sussidio del Consiglio comu­ nale 12• N on è il caso di insistere ancora sulle varie attività nelle quali la Storia Patria continuava a essere impegnata. Chi vuole può leg­ gere i dettagli nei verbali trascritti e pubblicati nella terza parte del presente lavoro. È opportuno annotare però che nel 1914, dopo un lungo silenzio, tornava l' «Archivio Storico Messinese», in un volume che, relativo alle annate X-XV, compendiava il drammati­ co periodo 1908-1914. Si trattava sostanzialmente di un volume commemorativo sia nella parte cronachistica che nella parte più propriamente scientifica. Infatti, dopo una breve nota di Tomma­ so Cannizzaro sul terremòto del 28 dicembre, seguivano 13 tavo­ le che riproducevano le fotografie dei soci morti nel disastro e fra i quali vanno almeno ricordati il prof. Giacomo Macrì, presidente della Società, il vicepresidente Giuseppe Arenaprimo, l'ingegnere Antonino De Leo, il pittore Carlo Ruffo, l'epigrafista Gioacchino Chinigò, il critico e poeta Virgilio Saccà, lo studioso di iscrizioni cristiane delle catacombe di Siracusa prof. Vincenzo Strazzulla, l'a­ gronomo prof. Guido Inferrera, l' ono Nicola Fulci, l'ono Giuseppe Orioles, il prof. Eduardo Giacomo Boner, il prof. Riccardo Casa-

11 Seduta del 7 marzo 1911, infra, doc. VIIII3, p. 360. 12 Seduta del 31 gennaio 1913, infra, doc. IX/l, pp. 368 e 370. 230 Salvatore Tramontana laina, l'avv. Salvatore Forzano, Francesco Marullo e Balsamo di 13 Castellaci, Giusepe Principato, Alessio Valore, Raffaele Villari • Spentasi la spinta propulsiva del post-terremoto, e approvato il piano regolatore che, lo si è visto, non teneva sostanzialmente conto dei suggerimenti tesi a salvare la fisicità dei monumenti e delle strutture architettoniche danneggiate, la Società di Storia Patria si ripiegava su se stessa e faticava persino a rispettare gli impegni che riguardavano la sua funzionalità interna. Certo, erano duri e drammatici gli anni compresi fra il 1914 e il 1921, ma a leg­ gere i verbali si.ha un'impressione desolante. L'assemblea era con­ vocata di rado e il Consiglio direttivo (che non rispettava neanche lo «Statuto» che con l'articolo 7 imponeva il rinnovo delle cariche ogni due anni) perdeva quella continuità di incontri che aveva caratterizzato gli anni precedenti. Non è del resto privo di signifi­ cato che di alcune riunioni veniva registrato solo l'ordine del gior­ no e trascurata persino la stesura del verbale. Molti soci presentavano lettere di dimissioni, e malgrado i contributi finanziari del Comune che si assumeva talvolta le spese vive di qualche fascicolo, l' «Archivio Storico Messinese» perdeva la regolarità periodica che aveva caratterizzato la pubblicazione nei primi anni. Diverse annate, stampate in un solo volume, usci­ vano con notevole ritardo, e la redazione, nel chiedere scusa ai let­ tori, precisava che i contrattempi dipendevano dalle difficoltà dei 14 rifornimenti di carta e dagli scioperi dei tipografi • Per il 1921, per esempio, che è l'ultimo anno per il quale si

13 La Società dopo il disastro, in «A.S.M.», x-xv (1909-1914), pp. XV­ XLIV. Nel volume, di 355 pagine, sono però inclusi vari saggi, notizie, miscellanee, fra i quali uno studio di G. VADALÀ CELONA, I terremoti del 1783 a Messina descritti dal contemporaneo abate Domenico Tricomi, pp. 3-20 e una nota firmata M.L., Per l'erbario della nostra Università, pp. 316-17. 14 Come quello del 1920 che paralizzava ogni attività editoriale per oltre un mese: Seduta del 18 marzo 1920, infra, doc. XVII2, p. 445. Distruzione e ripresa: 1909-1921 231 dispone dei verbali trascritti sui registri utilizzati a tale scopo, sono registrate solo due riunioni dell'assemblea: quella del 19 gen­ naio e quella del 29 settembre. Dell'assemblea del 19 gennaio sono dati solo i nomi degli intervenuti e manca persino la stesura del verbale1s. Nella seduta del 29 settembre, durante i cui lavori si insiste da più parti sulla necessità «di dare maggiore vitalità al sodalizio», si discute parecchio sul luogo più adatto in cui collocare il patrimo­ nio librario che Tommaso Cannizzaro aveva lasciato al «munici­ pio», e si fanno voti perché Messina «venga dotata anche di una Biblioteca comunale come ne hanno le maggiori città dell'isola e del continente, ma che abbia principalmente il mandato di racco­ gliere (come la Comunale di Palermo) documenti e memorie riguardanti la storia» peloritana. E ciò anche, si aggiungeva, per «evitare che il Comune ripeta il deliberato consiliare del 19 agosto 1870 con il quale rinunciava alle librerie claustrali ad esso devolu­ te per legge, ed invece di fondare la Biblioteca comunale, donava i libri alla Regia Biblioteca Universitaria»16. Nella stessa seduta, dopo aver precisato che il sodalizio non aveva ancora ottenuto gli oggetti lasciatigli per testamento da Can­ nizzaro, La Corte Cailler proponeva di rinviare la commemora­ zione del letterato messinese «a quando la Società riceverà» mate­ rialmente illascito17. Si passava quindi all'elezione del nuovo Con­ siglio direttivo: malgrado talune critiche, e qualche proposta di sostituire il presidente e alcuni membri, si finiva per confermare, all'unanimità, tutto il Consiglio precedente18 . Nel verbale della seduta del 29 settembre sono poi incluse le

15 Seduta del 19 gennaio 1921, doc. XVIII2, p. 452.

16 Seduta del 29 settembre 1921, doc. XVII/3, pp. 453-54.

17 Ibid., p. 453. 18 Fra le varie proposte, poi scartate, quella di affidare la presidenza al senatore Luigi Fulci. 232 Salvatore Tramontana trascrizioni di alcune lettere inviate dalla Società di Storia Patria alla Cassa centrale di risparmio19 e al Banco di Sicilia per ottene­ re un contributo finanziario «in occasione della consueta riparti­ zione annuale del fondo sussidi»20, la trascrizione di una richiesta del presidente al sindaco «perché si piaccia concedere al cav. La Corte C aill er, vicepresidente, 10 giorni di licenza [ ... ] in modo che egli possa accudire» al «riordinamento delle pitture, dei dise­ gni e dei ricordi storici in generale» nei nuovi locali del sodali­ zi021 . Quali fossero questi nuovi locali dal verbale non emerge. Ma forse lo si può dedurre confrontando alcune notizie raccolte qua e là. Se infatti nella lettera di cui sopra si parla di «trasferimento della sede» e nel verbale del 19 gennaio 1921, in cui al secondo punto dell' ordine del giorno si legge «locali sociali», manca la ste­ sura dei lavori della seduta22, non è avventato dedurre che in quel­ la riunione era stata comunicata la nuova sistemazione logistica.

19 Richiesta di sussidio al direttore della Cassa centrale di risparmio, (8 giugno 1921), infra, doc. XVIII7, p. 459; Lettera del cav. La Corte Cailler al direttore della Cassa centrale di risparmio (20 settembre 1921), infra, doc. XVII/8, p. 460. 20 Richiesta di sussidio al Banco di Sicilia, (8 giugno 1921), infra, doc. XVII/9, p. 460; Lettera del cav. La Corte Cailler al cav. Francesco Saccà, (16 agosto 1921), infra, doc. XVII/lO, p. 461 Risposta del Banco di Sicilia alla Società (3 settembre 1921), infra, doc. XVII/ll, p. 461; Lettera del cav. La Corte Cailler al direttore del Banco di Sicilia (20 settembre 1921), infra, doc. XVII/12, pp. 461-62; Lettera di La Corte Cailler al cav. Francesco Saccà e al cav. pro! Michele Crisafulli (20 settembre 1921), infra, doc. XVII/l3, p. 462. 21 Richiesta del presidente Martino al sindaco di Messina per una licenza al cav. La Corte Cailler (11 giugno 1921), infra, doc. XVII/14, p. 462; Rispo­ sta del sindaco al presidente della Società Messinese di Storia Patria in meri­ to alla licenza del cav. La Corte Cailler (14 giugno 1921), infra, doc. XVIII 15, p. 463; Lettera al sindaco dal presidente della Società Messinese di Storia Patria (25 giugno 1921), infra, doc. XVII/ 16, p. 463. 22 Seduta del 19 gennaio 1921, infra, doc. XVII/1 e 2, p. 452. Distruzione e ripresa: 1909-1921 233

Che doveva sicuramente essere la stessa alla quale si era accennato nella seduta del Consiglio direttivo dell'll agosto 1920. Si ricava infatti, dalla stesura dei lavori di quella riunione, che il presidente, «propone di chiedere in fitto alla Banca popolare le aule già tenu­ te ai Magazzini generali e poi requisite dal Tribunale di guerra, in tutto quattro stanze e quella più grande poi sala d'udienza» e pre­ gava il commendatore Trombetta «a volere interporre i suoi buoni uffici presso la direzione della Banca per potere ottenere detti locali con modesta pigione». Il commendatore accettava l'incarico anche perché essendo, precisava, «ammiratore della Società di Sto­ ria Patria, studioso com'è pure lui di storia nostra, e specialmente di numismatica», era ben lieto di potere contribuire alla soluzione della «dolorosa odissea del sodalizio». E infatti, si legge nel verba­ le, «con tutte le sue forze egli aiuterà il sodalizio, e promette di trattare sollecitamente [ ... ] per l'affitto dei 10cali»23. Completano le trascrizioni per il 1921 una «comunicazione del notaio Francesco Chindemi sul lascito di Tommaso Cannizza­ ro» costituito da «tutte le armi di famiglia, dagli autografi di Vic­ tor Hugo e di Mistral, dai ritratti a olio del dotto Paolo Cannizza­ ro e dei di lui figli don Salvatore e don Francesco che mi fu padre»24; la proposta di acquisto, da parte della libreria Lang di Roma, di «un esteso assortimento di vedute e carte geografiche [ ... ] di Messina, provincia e [ ... ] della Sicilia»25; una lettera del sacerdote don Rosario Muscolino, rettore della chiesa e presiden­ te del Comitato cittadino per la conservazione del monastero di

23 Seduta dell'11 agosto 1920, infra, doc. XVI/4, pp. 449-50. 24 Comunicazione del notaio Chindemi alla Società Messinese di Storia Patria sul lascito del pro! T Cannizzaro (26 settembre 1921), infra, doc. XVII/4, p. 455. 25 Comunicazioni della libreria Lang alla Società Messinese di Storia Patria (6 settembre 1921), infra, doc. XVII/18, p. 464; Risposta della Società Messinese di Storia Patria alla libreria Lang (settembre 1921), infra, doc. XVII/19, p. 464. 234 Salvatore Tramontana

Monte Vergine, con la quale invitava la Società di Storia Patria a voler contribuire, con pubblici attestati di sostegno, al recupero e alla conservazione del monastero «dichiarato monumento nazio­ nale»26. Alla lettera è acclusa la «relazione dell'ingegnere Giuseppe Jannelli Miceli» sulle condizioni stati che del monastero dopo i danni del terremoto e dopo le inconsulte demolizioni fatte esegui­ re, e, lo si è già rilevato, sulle soluzioni più opportune da prende­ re per recuperare e conservare l'antica struttura architettonica. «Non essendo stato presente allora - scriveva l'ingegnere nella relazione - non posso dare alcuna notizia se i lavori di demolizio­ ne, eseguiti dopo il terremoto su quella parte dell' edifizio, fossero o meno necessari: però oggi posso assicurare che nessun pericolo esiste per consigliarne il prosieguo [ ... ]. Messina deve e vuole con­ servare quel poco che la furia del piccone demolitore, più feroce delle onde sismiche, le ha risparmiato [ ... ]. Il Comune non aman­ te, a quanto pare, di ciò che abbia attinenza con l'arte e la storia cittadina [ ... ], cerca oggi [ ... ] di ricominciare la demolizione di quella parte che allora gli fu concessa per l'asilo d'infanzia. Tale demolizione deve essere subito sospesa fino a quando, da chi di ragione, non sarà risoluta la sorte di Monte Vergine [ ... ]27.

26 Lettera al presidente della Società Messinese di Storia Patria dal presi­ dente del Comitato cittadino per la conservazione del monastero di Monte Vergine (22 settembre 1921), infra, doc, XVII/S, pp. 455-56. 27 Relazione dell'ing. Jannelli Miceli sul monastero di Monte Vergine (20 settembre 1921), infra, doc. XVII/6, pp. 456-59. Capitolo terzo Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965

Quanto esposto, e lo si è già detto, non è e non vuole essere una storia della Società Messinese di Storia Patria ma una breve guida alla lettura dei verbali recuperati dall' Archivio del sodalizio. L'esposizione potrebbe quindi concludersi qui, con le notizie rela­ tive appunto al 1921 perché nel settembre 1921 si «concludeva» la stesura dei verbali. Frugando però fra le carte sparse senza ordine alcuno negli armadi del sodalizio è stato trovato, sempre da Lucia­ no Melardi, un ulteriore registro in cui era verbalizzata la seduta dell'assemblea dellO gennaio 1965 e del Consiglio direttivo del 24 gennaio dello stesso anno. Si è posto allora il problema dell'inserimento o meno, fra i documenti già raccolti, del testo di questi due verbali che si riferi­ vano all'anno stesso in cui Luciano Melardi stava procedendo al recupero e alla trascrizione degli atti relativi alle vicende della Società Messinese di Storia Patria. Cioè a un anno abbastanza lon­ tano dal 1921 al quale si riferiva l'ultimo verbale recuperato e tra­ scritto, e a una situazione del tutto diversa da quella di oltre qua­ rant' anni prima non solo sul piano socio-economico e politico, ma anche, e forse soprattutto, sul piano culturale e su quello storio­ grafico. E quindi sul piano dell' organizzazione delle Società e Deputazioni di Storia Patria, del loro significato, delle loro fun­ zioni. Sul piano appunto del dibattito su quel che, con sintetica espressione, si può chiamare «il senso della storia». E siccome compito principale di questo libro è quello di mettere a disposi- 236 Salvatore Tramontana zione degli studiosi i verbali conservati fra le carte sparse della Sto­ ria Patria Messinese, si è creduto opportuno pubblicare e utilizza­ re i due documenti del 1965 e colmare anche la grande lacuna fra 1921 e 1965 con una breve sintesi delle vicende del sodalizio, rico­ struite attraverso le frammentarie notizie stampate sull' «Archivio Storico Messinese».

1. Concorso a premi e «collana» di studi.

Proprio dall' «Archivio» si ricava, per esempio, che nella sedu­ ta del 30 agosto 1922 si procedeva al rinnovamento del Consiglio direttivo, fra i cui componenti si decideva di inserire anche gli incarichi di vicebibliotecario e di vicesegretario. Ultimate le ope­ razioni di voto il nuovo Consiglio risultava così composto:

Avv. Domenico Puzzolo Sigillo presidente Cav. Gaetano La Corte Cailler vicepresidente Cav. prof. Gaetano Ferri consigliere Avv. Adolfo Macrì consigliere Prof. Gaetano Oliva bibliotecario Sac. Giovanni Cara vicebibliotecario Rag. Letterio Manganaro caSSIere Avv. Tiziano De Zardo segretario Avv. Augusto Martino vicesegretario Ing. Vincenzo Di Bella vicesegretario Consiglio di redazione: Prof. Gaetano Oliva direttore Prof. Agostino D'Amico consigliere Cav. Francesco Mazziotta consigliere Agr. Adolfo Morabello consigliereI

Il nuovo presidente, l'avv. Domenico Puzzolo Sigillo, socio fondatore che per lunghi anni aveva ricoperto la carica di segreta-

1 Seduta del 30 agosto 1922, in «A.S.M.» XXII-XXIII (1922-23), p. III. Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 237 rio generale, imprimeva alla Società nuovo impulso, cercava con ogni mezzo di riportarla su un piano di preminenza nella vita cul­ turale cittadina e di dare maggiore sviluppo agli studi storici. E proprio nel tentativo di concretizzarne gli auspici, Puzzolo Sigillo otteneva dal Consiglio direttivo l'autorizzazione a bandire un concorso a premi tra i soci per illustrare un documento inedito del 1615 conservato negli atti notarili dell' Archivio di Stat02• E ciò perché, spiegava il bando, si intendeva attuare nel modo migliore il programma fondamentale del sodalizio che prevedeva, secondo l'articolo primo dello «Statuto», la promozione «degli studi di sto­ ria di questa città e provincia sia mediante pubblicazioni, che con tutti quegli altri mezzi che riterrà più adatti allo scopo». Si voleva appunto stimolare alla collaborazione gli studiosi che non aveva­ no ancora potuto o voluto pubblicare un loro lavoro.

Non mancano certamente nelle nostre file - si legge nel bando - eru­ diti in ogni ramo dell'umano sapere che potrebbero illustrare, ciascuno dal proprio punto di vista, qualche aspetto della complessa, ed in gran parte ignorata, istoria cittadina. Ma accade talora che alcuni non si deci­ dano a scegliere l'argomento; o trovandolo, credono che non abbia inte­ resse pei nostri lettori o, comunque, non osano cimentarsi, aspettando sempre una favorevole ed opportuna occasione che non si presenta mai. Ecco perché noi, d'ora in avanti, daremo occasione ad ogni classe di studiosi di poter dimostrare la loro speciale valentia, eccitando le loro erudite ricerche e richiamando la loro attenzione su qualche argomento di memorie nostre. E questa volta cominceremo col destare una prima gara pubblican­ do il seguente documento inedito del 1615 ed invitando i nostri egregi consoci a volerlo illustrare, brevemente, in tutto o in parte, sotto qualun­ que aspetto crederanno più opportuno. La scelta, dovuta al valoroso presidente della nostra Società, non poteva riuscire più fortunata e più sapiente. In quanto che, esso docu­ mento, si presta ad ogni genere d'indagine scientifica e, tra' suoi molte­ plici aspetti, ne ha almeno uno che possa allettare e soddisfare qualunque

211 bando, in «A.S.M.» XXII-XXIII (1922-23), pp. 291-95. 238 Salvatore Tramontana

categoria di studiosi. Il filologo, infatti, potrà per esempio illustrarne la lingua in volgare del tempo; il giurista potrà spiegarci, fra l'altro, qualcu­ na delle clausole ceterate di rito notarile; 1'ecclesiastico potrà darci ragio­ ne di quella solennità festiva, allora celebrata 1'8 settembre; lo storico del­ l'arte potrà intrattenerci sulla notorietà o meno (la biografia, le opere eventuali ed il valore artistico) di tutti o di alcuno dei sei pittori ai quali veniva affidata la decorazione occasionale «di nostra signora dello litte­ rio» in soli dieci giorni, ecc. ecc. Non c'è persona mediamente colta, insomma, che non possa scoprirvi un lato permeabile alle proprie cono­ scenze specifiche ed al proprio genere prediletto di studi, per dare un sag­ gio del proprio sapere e della propria valentia. A completare la quale prova di cultura è lasciata libertà assoluta di potere stendere tale illustrazione in qualunque lingua, viva o morta, ed anche in dialetto o subdialetti siciliani, purché le risposte che esorbitasse­ ro dal dialetto nostro, dalla lingua nazionale, dal latino o dal francese, vengano accompagnate da analoga traduzione italiana. Pubblicheremo, in quest' «Archivio», le risposte pervenuteci, a tutto 1'8 settembre p. v. 1923, da parte dei soci attivi e quotizzanti in quell'e­ poca, le quali, a giudizio del Consiglio di redazione, ne siano ritenute meritevoli, dando agli autori, gratuitamente, ventidue estratti per ciascu­ no, non già della loro singola risposta, ma di un apposito fascicolo, che riunirà il documento proposto e le varie illustrazioni di esso, ammesse, come sopra, alla pubblicazione. Tra gli autori medesimi sarà poi, in un'opportuna tornata sociale, sorteggiato un oggetto artistico o libro raro da indicare. Ecco, intanto, il documento secondo la lezione comunicataci dal proponente suddetto, sig. avv. Domenico Puzzolo Sigillo, il quale tiene a disposizione degli studiosi che ne sentano bisogno l'originale, conserva­ to nell'importante sezione degli atti notarili del nostro Archivio provin­ ciale di Stato, da lui, con tanto amore e con tanta competenza, diretto: Die xxvij augusti xiij Jnd. 1615. Cum fuerint et sint facta infrascripta Capitula tenoris sequentis videlicet. Capitoli da osservarsi nel staglio dilla pittura di nostra signora dello litterio che si fa all'8 di settembro primo da venire. Inprimis lo stagliero sia obbligato a soi spesi pingere tutte li cornici architravi pilastri archi et tutto quello che sarra di bisogno per detto apparato conforme all'ordine che darra l'Jngegnero della città cossi di tutto l'altare come della nave conforme al disegno fatto per detto Jnge- Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 239 gnero eccettuato li profeti et historiche figure che vanno Jn l'altare nelli nichj et anco Jl quatro grande primo secondo et terzo et anco li triangoli che vanno sopra l'archi et li Jstorij et profetj che vanno nella navi et li 18. colonnj che vanno nell' altare. Jtem sia obligato fare di cartuni li tabelli pinti conforme all'ordine che li sarra dato. Jtem che sia obligato dare detta opera spedita per tutti li sei del detto mese di settembro. Jtem sia obligato fare li frunti dell'archi et finestrj di sopra di carta pinta et che siano tanto la supraditta pittura quanto detti frunti dell'archi et finestri sbruffati tutti riccamente di plattina conforme a l'ordine datolj. Jtem sia obligato fare li rusunj che vanno sotto l'archj delle colonnj et finestrj et anco fra l'una et l'altra finestra et anco nell'archo magiore per sotto e per Jnnantj. Jtem si duna a detto stagliero unzi sessanta hoc modo videlicet onze 20 anticipati et l'altrj consegnando pagando et non dando speddita detta opera per la detta giornata delli 6 di detto mese di settembro possano li deputati a sua libera voluntà pigliare mastrj per complire detta opera a tutti dannj spesj et Interesse di decto stagliero et compagnj. Propterea hodie pretitulato die lettis publicatis et patefactis supra­ dittis pre Jnsertis Capitulis nastasio de Joanni marco pracanica sebastia­ no devito Joseph russo pasquale de accardo et paulo villari pittoribus nec non et dominis antonino gotho Joseph laxhana cesare romano et franci­ sco batTili deputatis presentibus audientibus et Jntelligentibus ut consti­ tit mihi notario cognitis de verbo ad verbum a prima linea usque ad ulti­ mam sponte supraditta pre Jnserta capitula et unumquodque Jpsorum quantum ad quamlibet ipsarum partium spectat et pertinet ac spectare et pertinere poterit quomodolibet. Jn futurum singula singulis referendo congrue et respective acceptaverunt laudaverunt rathificaverunt et pIe­ nissime confirmaverunt pro ut acceptant laudant rathificant et pIenissime confirmant eorumque assensum pariter et consensum prestiterunt et pre­ stant et prefati pittores Jn solidum per eos etc. se obligaverunt et obligant dictis dominis deputatis dictis nomini bus stipulantibus etc. facere et compIere supradictam pittura m eo modo et forma et Jn tempore Juxta formam supradittorum pre Jnsertorum capitulorum et prefati domini deputatj nominibus predittis se obligaverunt et obligant solvere dittis pit­ toribus stipulanti bus etc. supradittas uncias sexaginta pecuniarum pro eorum manifattura de qui bus dittj pittores fatentur habuisse et recepisse uncias vigintj de contanti ut dixerunt renunciando etc. reliquas vero 240 Salvatore Tramontana

uncias quatraginta ad complimentum dictorum unciarum 60 prefatj domini deputatj nominibus predittis se obligaverunt et obligant solvere consignando pagando et pro omnibus et singulis premissis adjmplendis possit contra partem contravenientem fieri executio brevi manu in perso­ na et in bonis etc. quo ad dittos pittores cum auctoritate variandi etc. etc. Jn quolibet foro etc. cum pacto de non opponendo etc. quin prius etc. etiam viaticas etc. et Jn casu executionis etc. rithu regni non ostante etc. que omnia etc. sub pena etc. obligando etc. renunciando etc. etiam privi­ legio fori eorum etc. moratorijs etc. guidaticis etc. biennalibus etc. et alijs etc. et Juraverunt etc. unde etc. Presentibus quo ad dittos pittores et cesarem romano et franciscum barrili placido cripiotj placido benvenuto et dominico david et quo ad omnes alios presentibus dicto de benvenuto et placido pino. + Die ultimo augusti ejusdem etc. Prefati nastasius de Joanne marcus pracanica sebastianus devito Joseph russo pasqualis de accardo et paulus villari pittores presentes etc. cogniti etc. sponte fatentur habuisse et recepisse a dittis antonino gotho Joseph laxhana cesare romano et francisco barrilj deputatis absentibus me notario etc. Uncias Viginti pecuniarum de contantj ut dixerunt Jn com­ putum sopradittarum Unciarum 60 renunciando etc. et Juraverunt etc. Unde etc. In presentia dominici david euticij camarda et aliorum. + Die v.O septembris 14." Ind. 1615. Prefati nastasius de Joanne marcus pracanica sebastianus devito Joseph russo pasqualis de accardo et paulus villari pittores presentes etc. cogniti etc. sponte fatentur habuisse et recepisse a dittis antonino gotho Joseph laxhana cesare romano et francisco barrili deputatis absentibus me notario etc. U ncias decem pecuniarum de contanti u t dixerunt J n compu­ tum supradittarum une: 60 renunciando etc. et Juraverunt etc. U nde etc. Jn presentia placidi benvenuto euticij camarda et dominici david. Die 23 eiusdem Prefati Joseph russo tam nomine proprio quam utj procurator pauli villari vigore procurationis Jn attis J nfrascrittis die 14. presentis nastasius de J oanne marcus pracanica pascalis de accardo et sebastianus devito pre­ sentes etc. cogniti etc. sponte fatentur habuisse et recepisse a prefatis antonino gotho cesare romano et francisco barrilj deputatis absentibus me notario etc. et. a Joseph laxhana althero deputato presenti etc. cogni­ to etc. Uncias decem pecuniarum de contantj presentialiter et manualiter ut constitit per manus ditti de laxhana pro complimento supradittarum Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 241

Unc: 60 renunciando etc. In presentia placidj benvenuto placidj pino et aliarum.

All'impegno del nuovo presidente si doveva anche l'avvio della pubblicazione della «Biblioteca della Società Messinese di Storia Patria» progettata nella lontana seduta del 3 luglio 1908. Puzzolo Sigillo precisava infatti che fin dai primi anni della fon­ dazione era stata avvertita la necessità di accompagnare la rivista, nominalmente trimestrale ma di fatto annuale, con una collana di monografie. Egli aggiungeva poi che la produzione storica della Società doveva coinvolgere tutta la cittadinanza, perché la rico­ struzione della vita pubblica e privata del passato doveva servire per educare le giovani generazioni. Si deve dunque uscire, diceva il presidente, dal «nostro cenacolo ristretto, per quanto alacre, per comunicare, con la parola detta, poi con la parola scritta, letta o stampata, al pubblico degli eruditi, dei simpatizzanti, degli ini­ ziandi, ricercando e raggiungendo quanti non hanno avuto occa­ sione di accedere al nostro Istituto, e si tengano così al corrente delle nobili tradizioni messinesi»3. Eletto presidente, Puzzolo Sigillo, con una operosità in cui entusiasmo e orgoglio sembravano mescolarsi, cercava con ogni mezzo di ricostruire il patrimonio materiale e morale della Società, di infondere nuove energie e dare maggiore impulso alla rivista, migliorandone i contenuti e l'impostazione editoriale e aumentan­ done la tiratura. Si proponeva di attuare questo programma mediante pubbli­ che conferenze, e soprattutto con la stampa e diffusione della «Biblioteca della Società Messinese di Storia Patria». Programma­ va infatti una conferenza commemorativa su Giovanni Pascoli che veniva tenuta, al teatro «Parisien» il 17 aprile 1923, dall' avvocato cav. Antonino Mari, e poi stampata come primo numero di una

3In «A.S.M.» XXII-XXIII (1922-1923), pp. III-VIII. 242 Salvatore Tramontana pubblicazione separata dall' «Archivio Storico Messinese». Cioè come avvio della collana di studi, documenti e opere di vario argo­ mento che, col generico titolo di «Biblioteca della Società Messi­ nese di Storia Patria», sarebbe uscita a intervalli vari ed avrebbe compreso, a parte qualche conferenza di particolare rilievo: Memorie, estratte dall' «Archivio Storico Messinese», fra quante, per contributi documentari nuovi nel campo della storio­ grafia locale, meritavano maggiore divulgazione; Pubblicazioni di antichi manoscritti e documenti inediti che riguardavano la storia di Messina, e di opere postume di autori messmeSI; Traduzioni dall' arabo, dal greco, dal latino o da lingue estere, di lavori inerenti agli scopi della Società; Ristampa di opuscoli, e se possibile di intere opere attinenti alle memorie storiche cittadine. Di opere cioè divenute rare e offerte dagli antiquari a prezzi elevati, e che, ristampate nella «Biblioteca della Società Messinese di Storia Patria», potevano essere divulgate a prezzi contenuti. Durante la presidenza di Puzzolo Sigillo, in un arco di cinque anni, venivano pubblicati nella «Biblioteca» i seguenti sette lavori:

Antonio MARI, Ricordando Giovanni Pascoli. Maestro messinese, Messina 1924; Domenico PUZZOLO SIGILLO, Il sonetto italiano già bello e formato nelle materne viscere di un'antichissima doppia canzone siciliana? (con un facsimile, illustrazioni e note), Messina 1924; Elisabetta SOLYMA, Il romanticismo a Messina nella stampa periodica locale del tempo, Messina 1925; Clelia DE FRANCESCO, Mario Reitano Spatafora, poeta messinese dello scorcio del Seicento e dei primordi del Settecento, Messina 1925; Giovanna MESSI NEO, I Mille e la spedizione garibaldina in Calabria, Messina 1925; Giorgio ATTARD, Messinesi insigni del secolo XIX sepolti al Gran Camposanto (epigrafi, schizzi biografici), Messina 1926; Mariantonia NOTARSTEFANO, Messina durante la rivoluzione france­ se, Messina 1929. Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 243

Seguivano poi, a parecchia distanza di tempo, le Considera­ zioni sopra la storia dei Mamertini di Rosaria Giacomazzi, pub­ blicate nel 1935 presso al tipografia D'Amico e Poesia e verità riguardanti Messina nel "viaggio in Italia" di W. Goethe dello stesso Puzzolo Sigillo stampato nel 1949, cioé dopo un lungo 4 silenzio, presso la tipografia Lucio Speranza • Ciascuno dei lavori della collana era preceduto da una breve nota introduttiva del presidente. Particolare significato voleva avere nella collana il lavoro di Messineo su I mille e la spedizione garibaldina in Calabria perché, annotava Puzzolo Sigillo, si diffe­ renziava da tutti gli altri che trattavano argomenti di carattere locale. La monografia di Messineo voleva infatti costituire il primo di una serie di lavori che avrebbero dovuto rievocare avvenimenti non di sola storia locale, ma di tutta l'isola e della Calabria. Si vole­ va così dimostrare, riallacciandosi a un dibattito che aveva coin­ volto lo stesso Puzzolo Sigillo in alcune assemblee dei primi anni del Novecento, che la Società di Storia Patria Messinese «pro­ muoveva certo gli studi di storia della città e provincia», ma in un contesto spaziale e culturale più ampio. Rispettare il programma statutario non significava del resto interpretarlo in modo angusto e ristretto, ma tenendo conto dei nessi che le vicende di Messina avevano in quegli anni, e avevano sempre avuto, coi territori vici­ ni e specie con la Calabria.

4 Va sottolineato che la maggior parte degli autori di questa collana è costituita da donne: su nove testi ben cinque sono infatti opere di studiose, tutte quante socie della Storia Patria. Al sodalizio messinese aderivano circa quindici donne. Dai verbali emerge che la prima donna cooptata dalla Sto- I ria Patdll; era stata la signorina Giuseppina Roberto che, nella Seduta del 3 luglio 1908, infra doc. VI/6, p. 329, su proposta di La Corte Cailler da socia aderente passava a socia effettiva. Dopo il terremoto la signorina Angelina Barbagallo di Francavilla di Sicilia era stata la prima a essere cooptata, sem­ pre su proposta di La Corte Cailler, fra i soci effettivi: Seduta del 31 luglio 1913 infra, doc. IX/l, p. 371. 244 Salvatore Tramontana

2. Il silenzio delle assemblee.

A questi programmi ricchi di premesse per un più articolato sviluppo della Società succedevano anni piuttosto oscuri, anche per quel che riguarda la ricostruzione storica dei fatti del sodalizio. A parte la grave lacuna nei registri dei verbali, va registrato il lungo silenzio - dal 1927 al 1934 - dell' «Archivio Storico Messinese». Da notizie frammentarie raccolte qua e là si può comunque precisare che dal 1928 al 1934 la carica di presidente era stata ricoperta da Stefano Bottari. Nel 1934 venivano finalmente pubblicate, in un solo volume, le annate XXVIII-XXXV dell' «Archivio» relative al 1927 -1934. Il volume, diviso in due distinte sezioni, comprendeva gli Indici generali della rivista. Indici già programmati nella seduta del 18 marzo 1920 e nei quali, ripartiti per argomento, si possono individuare gli studi, le ricerche, le notizie, le recensioni e, infine, l'elenco alfabetico dei nomi e delle cose notevolis. Al volume è premessa una breve «avvertenza» con la quale il commissario precisava che la Società, riorganizzata su più ampie basi e con «programmi ispirati al nuovo clima nazionale», ripren­ deva la propria attività e la pubblicazione dell' «Archivio Storico Messinese»6. L'ordinamento interno della Società non era più quello degli anni precedenti, regolato dallo «Statuto» sociale, ma, di un'asso­ ciazione culturale che, in attesa di una profonda ristrutturazione, era affidata a un commissario e a due collaboratori. E cioè al

praf. grand'uff. on.le Gaetano Vinci, commissano, al rag. Olindo Giuliano, segretario, al rag. Letterio Manganara, economo-caSSIere.

5 Degli Indici generali venivano fatti vari «estratti» e - stampati il 22 novembre 1939 presso le officine grafiche Principato - messi in vendita col titolo Archivio Storico Messinese. Indici generali delle annate I-XXXV. 6In «A.S.M.» XXVIII-XXXV (1927-1934), p. V. Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 245

Il Comitato di redazione era invece così composto: Giovanni Valentino, giornalista, redattore responsabile; avv. Domenico Puzzolo Sigillo, conservatore del regio Archi­ vio provinciale di Stato; prof. Luigi Vantaggio, ordinario di materie letterarie nel regio Istituto tecnico «A.M. Jaci»7. Con R. D. 20/7/1934, n. 1226, veniva istituita la Giunta Cen­ trale per gli Studi Storici affinché potessero essere coordinate e le ricerche storiche e i metodi di lavoro, e affinché l'attività di ogni Istituto Storico potesse svolgersi secondo un indirizzo unitario. Dalla Giunta dipendevano le singole Istituzioni, che con R.D.L. 20 giugno 1935 n. 1176, venivano trasformate in Deputazioni e 8 sottoposte tutte a unico regolamento • Le Deputazioni di Storia Patria erano 17, e precisamente:

1 Regia Deputazione Subalpina di Storia Patria. Sede: Torino. Circoscri­ zione: Stati Sabaudi con speciale riguardo alle province di Alessandria, Aosta, Asti, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli. 2 Regia Deputazione di Storia Patria per la Liguria. Sede: Genova. Circo­ scrizione: le province di Genova, Imperia, La Spezia, Massa, Savona, in genere gli antichi domini della Repubblica di Genova. 3 Regia Deputazione di Storia Patria per la Lombardia. Sede: Milano. Circoscrizione: le province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Milano, Pavia, Sondrio, Varese, e in genere i domini del Duca­ to di Milano. 4 Regia Deputazione di Storia Patria per la Sardegna. Sede: Cagliari. Cir­ coscrizione: le province di Cagliari, Nuoro, Sassari.

7 In «A.S.M.», XXVIII-XXV (1927-1934), p. V. 8 Il regio decreto 20 giugno 1935 dato a San Rossore e recante la firma di Vittorio Emanule III, cui seguono le firme di Mussolini, di Revel e di De Vecchi di Val Cismon, ministro segretario di Stato per l'Educazione nazio­ nale e il Regolamento, in 42 articoli, per le regie Deputazioni di Storia Patria si possono leggere, integralmente, in BRANCATO-SCAGLIONE GUCCIONE, La società siciliana, cit., Appendice, doc. VII, pp. 155-62. 246 Salvatore Tramontana

5 Regia Deputazione delle tre Venezie. Sede: Venezia. Circoscrizione: le province di Bolzano, Trento, Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Udine, Venezia, Verona, Vicenza, Pola, Trieste, Zara, e in genere i domini della Repubblica Veneta. 6 Regia Deputazione di Storia Patria per l'Emilia e la Romagna. Sede: Bologna. Circoscrizione: le province di Bologna, Ferrara, Forlì, Mode­ na, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia. 7' Regia Deputazione di Storia Patria per la Toscana. Sede: Firenze. Cir­ coscrizione: le province di Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia, Siena. 8 Regia Deputazione di Storia Patria delle Marche. Sede: Ancona. Circo­ scrizione: Le province di Ancona, Ascoli, Macerata, Pesaro. 9 Regia Deputazione di Storia Patria dell'Umbria. Sede: Perugia. Circo­ scrizione: le province di Perugia e Terni. 10 Regia Deputazione Romana di Storia Patria. Sede: Roma. Circoscrizio­ ne: le province di Frosinone, Littoria, Rieti, Roma, Viterbo. 11 Regia Deputazione di Storia Patria per gli Abruzzi. Sede: Aquila. Cir­ coscrizione: le province di Aquila, Chieti, Pescara, Teramo. 12 Regia Deputazione di Storia Patria per la Campania e il Molise. Sede: Napoli. Circoscrizione: le province di Avellino, Benevento, Campobas­ so, Napoli, Salerno. 13 Regia Deputazione di Storia Patria per le Puglie: Sede: Bari. Circoscri­ zione: le province di Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, Taranto. 14 Regia Deputazione di Storia Patria per la Calabria e la e Lucania. Sede: Reggio Calabria. Circoscrizione: le province di Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Matera, Potenza. 15 Regia Deputazione di Storia Patria per la Sicilia. Sede: Palermo. Circo­ scrizione: le province di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Mes­ sina, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani. 16 Regia Deputazione per la Storia Patria di Malta. Sede: Roma. Circoscri­ zione: i domini del Sovrano Militare Ordine di Malta, con speciale riguardo all' Arcipelago Maltese. 17 Regia Deputazione di Storia Patria per Rodi. Sede: Rodi. Circoscrizio­ ne: i possedimenti delle isole italiane nell'Ege09•

9 Tale elenco è la Tabella A del Regio decreto 20 giugno 1935, in BRANCA­ TO-SCAGLIONE GUCCIONE, La società siciliana, cit., Appendice, doc. VII, p. 163. Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 247

Le Deputazioni di Storia Patria erano diventate «organi peri­ ferici della Giunta Centrale per gli Studi Storici» e avevano «il compito di promuovere gli studi storici e di provvedere alla rac­ colta, alla pubblicazione e all'illustrazione dei documenti, dei monumenti e delle altre fonti storiche secondo le direttive della Giunta»!o. Nell'ambito delle Deputazioni, «sentita la Giunta Cen­ trale», potevano «essere costituite» delle sezioni, organi periferici delle Deputazioni, e da esse dipendenti!!. Annualmente, per con­ seguire i propri fini, le Deputazioni compilavano un programma di lavoro, basato sulle proposte dei singoli membri e delle singole sezioni, che doveva essere sottoposto, entro il mese di luglio, all' e­ same e all'approvazione della Giunta Centrale!2. Le Deputazioni, per acquisire personalità giuridica, dovevano essere «rette da Con­ sigli direttivi composti di un presidente, di un vicepresidente e di due deputati». Il «presidente e il vice presidente sono nominati per regio decreto su proposta del ministro per l'educazione nazionale, sentita la Giunta Centrale per gli Studi Storici. Essi sono scelti fra i deputati. Gli altri due membri del Consiglio sono scelti dal pre­ sidente della regia Deputazione»13. I componenti delle Deputazio­ ni erano divisi in «tre categorie di persone: deputati, corrispon­ denti, soci. Il numero dei deputati e dei corrispondenti è fissato per ciascuna Deputazione con decreto del ministro per l'educa­ zione nazionale, il numero dei soci è illimitato»!4. I deputati veni­ vano nominati «per Regio decreto, su proposta del ministro per l'educazione nazionale, sentite le singole Deputazioni. I corri­ spondenti» erano designati «dalle Deputazioni e la loro nomina» approvata dal ministro per l'educazione nazionale». I soci infine

lO Regolamento, cit., art. 1, p. 156. Il Regolamento, cit., art. 2, pp. 156-57. 12 Regolamento, cit., art. 3, p. 157. 13 Regolamento, cit., art. 4, p. 157. 14 Regolamento, cit., art. 5, p. 157. 248 Salvatore Tramontana erano scelti «dal Consiglio direttivo delle Deputazioni o dal diret­ torio delle sezioni»15. I deputati erano scelti «tra cittadini italiani» noti nel campo degli studi storici, «o che comunque abbiano acquistato particola­ ri meriti verso le istituzioni di ricerca storica; i corrispondenti sono scelti fra quanti siano in grado di contribuire agli studi cui ogni Deputazione si dedica». Tra i corrispondenti potevano esse­ re ammessi anche stranieri, «purché in numero non superiore alla metà degli italiani» 16. «Le nomine dei deputati e dei corrisponden­ ti» venivano fatte una volta l'anno17, i soci dovevano versare una quota annua fissata per ogni singola Deputazione dalla Giunta Centrale18 . Le adunanze delle Regie Deputazioni e delle loro sezioni si distinguevano in «interne» e «generali», a secondo se vi partecipavano i soli deputati o tutti i membri19. Il numero delle adunanze «generali» era stabilito dal «piano di lavoro delle singo­ le Deputazioni»20. Le adunanze dovevano invece essere convocate, almeno una volta l'anno, per l'approvazione dei «piani di lavoro» e per la discussione di tutti i problemi della Deputazione o della sezione21 . I rapporti con le autorità centrali erano tenuti dal Consiglio diret-

15 Regolamento, cit., art. 6, p. 157. L'ammissione, ovviamente, era deci­ sa «su domanda degli interessati». 16 Regolamento, cit., art. 7, pp. 157-58. Sulla nomina «dei nuovi deputa­ ti e sulla designazione dei nuovi corrispondenti» si dovevano pronunciare le Deputazioni «col concorso dei deputati assegnati alle singole sezioni» e «in adunanza interna»: art. 8, p. 158. 17 Regolamento, cit., art. 9, p. 158. 18 Regolamento, cit., art. lO, p. 158. 19 Regolamento, cit., art. 11, p. 158. 20 Regolamento, cit., art. 12, p. 158. 21 Regolamento, cit., art. 13, p. 158. Si precisava che «le deliberazioni delle adunanze delle Sezioni» dovevano essere sottoposte «all' approvazione del Consiglio direttivo» della Deputazione interessata. Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 249 tivo della Deputazione che esercitava l'amministrazione provve­ deva «al conseguimento di tutti i fini di carattere generale e al buon andamento scientifico e amministrativo delle sezioni»22. Ogni sezione era «retta da un Direttorio composto di un presi­ dente e di due deputati. Il presidente è nominato dal ministro [ ... J, sentito il presidente della regia Deputazione, gli altri membri sono nominati dal presidente della regia Deputazione interessata»23. I «direttori sovrintendono alla vita delle sezioni» che, «nei limiti del proprio piano di lavoro», svolgevano attività analoga a quella della 24 Deputazione da cui dipendevano • Il bilancio delle Deputazioni che avevano delle sezioni constava di due parti: una relativa al con­ seguimento dei fini perseguiti dalla Deputazione, l'altra relativa al 25 conseguimento dei fini assegnati alle singole sezioni • I bilanci erano «compilatati dal Consiglio direttivo delle Deputazioni. Le singole sezioni adoperavano i fondi ad esse assegnati» secondo le disposizioni stabilite dal Consiglio direttivo ed in accordo con il 26 piano di lavoro • «Il collegio dei revisori era composto di tre membri nominati annualmente dal ministro per l'Educazione nazionale»; a questi, nell' esame dei conti delle sezioni, si aggiungevano tanti membri, nominati dal presidente della Deputazione, quante erano le singo­ 27 le sezioni • Il presidente rappresentava legalmente la Deputazio-

22 Regolamento, cit., art. 16, p. 159. 23 Regolamento, cit., art. 18, p. 159. 24 Regolamento, cit., artt. 19-20, p. 159. Nell'art. 21 si precisava che «l'anno finanziario ed accademico delle Deputazioni decorreva dal 29 otto­ bre al 28 ottobre successivo». 25 Regolamento, cit., art. 22, p. 159. 26 Regolamento, cit., art. 23, pp. 159-60. Si precisava, con l'art. 24, che, «le entrate provenienti da contributi di enti pubblici, di privati o comunque da assegnazioni fatte espressamente alle sezioni» dovevano, «in ogni caso, essere a esse riservate». 27 Regolamento, cit., art. 26, p. 160. 250 Salvatore Tramontana ne, convocava e presiedeva le adunanze, firmava gli atti ufficiali e promuoveva ogni attività. In sua assenza le funzioni erano svolte dal vicepresidente. Il presidente di sezione aveva le stesse funzio­ ni, limitate alla propria sezione28 • Tutte le cariche sociali dovevano svolgere le loro funzioni a titolo gratuit029. I Consigli direttivi e i direttori sovrintendevano alle pubblicazioni «previste dai piani di lavoro». Le pubblicazioni dovevano essere scambiate tra le varie Deputazioni e inviate, in doppia copia, alla Giunta Centrale e, in un solo esemplare, a cia­ scun Istituto storico nazionale30• Il presidente di ciascuna Deputa­ zione era tenuto a presentare, entro il mese di dicembre, alla Giun­ ta Centrale, una relazione sull' attività svolta. Dove esistevano sezioni, le relazioni dei loro presidenti si aggiungevano a quella generale31 • Gli Istituti storici nazionali potevano affidare alle sin­ gole Deputazioni incarichi per ricerche e lavori scientifici che rien­ trassero nel quadro delle loro vocazioni culturali e delle loro com­ petenze. Tali incarichi venivano resi noti tramite la Giunta Cen­ trale32 •

28 Regolamento, cit., art. 28, p. 160. 29 Regolamento, cit., art. 30, pp. 160-61. Si precisava comunque che, «in caso di missione», poteva «essere corrisposto un trattamento uguale a quel­ lo stabilito per il personale dello Stato di grado quinto o sesto». 30 Regolamento, cit., artt. 31 e 32, p. 161. Ovviamente ogni Deputazio­ ne o Sezione aveva facoltà di determinare, «volta a volta, le condizioni di invio delle pubblicazioni da esse curate» a chi credeva opportuno. 31 Regolamento, cit., art. 33, p. 161. L'articolo successivo imponeva che, entro il mese di luglio di ogni anno, bisognava presentare alla Giunta centra­ le il bilancio preventivo, ed entro dicembre, quello consuntivo. 32Regolamento, cit., art .. 35, p. 161. Seguivano gli artt. 36-42, pp. 161-62, nei quali venivano fissati i casi di dimissioni da deputati, della eventuale revoca di chi veniva meno «ai doveri relativi al suo grado o che» si rendeva «indegno di appartenere alla Deputazione» mentre le questioni relative al giuramento erano previste «dagli articoli 3 e 4 del Regio decreto-legge 21 set- Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 251

In conformità al nuovo ordinamento - emanato dal sovrano, firmato dal ministro per l'Educazione e voluto dal regime fascista che in tal modo poteva esercitare un controllo diretto, e indirizza­ re secondo determinate direttÌve gli studi storici - con decreto pre­ fettizio n. 2032 del 26 aprile 1935, XIII, veniva sciolto il Consiglio direttivo della Società Messinese di Storia Patria, e nominato un commissario e un sub-commissario, rispettivamente nelle persone del prof. Gaetano Mario Columba, regio commissario della Depu­ tazione di Storia Patria per la Sicilia con sede a Palermo, e del­ l' on.le Gaetano Vinci. Ecco il testo del decreto prefettizio33 :

Il prefetto della provincia di Messina, veduta la nota n. 1329 del mini­ stero dell'Educazione nazionale con la quale si fa noto che la Giunta Cen­ trale per gli Studi Storici ha deciso che tutte le Società di ricerca storica tro­ vino il loro inquadramento nelle Regie Deputazioni di Storia Patria; Ritenuto che il Dicastero predetto reputa necessario che tutte le asso­ ciazioni da trasformarsi siano sottoposte ad una straordinaria amministra­ zione che sia capace di assicurare contatti vivi e continui con la Deputazione di Storia Patria di cui dovranno divenire parte integrante; Vedute le designazioni al riguardo del predetto ministero; Veduto l'art. 19 del R.D. 3 marzo 1934 n. 383 DECRETA Art. 1 Il Consiglio direttivo della Società Messinese di Storia Patria è sciolto.

tembre 1933, n. 1333, convertito in legge con la norma 12 gennaio 1934, n. 90» che precisavano, fra l'altro, che il giuramento andava fatto, «a pena di decadenza, entro tre mesi dalla comunicazione della nomina». I presidenti delle Deputazioni dovevano giurare «nelle mani del presidente della Giunta centrale per gli studi storici, i presidenti delle Sezioni e i deputati nelle mani del presidente della Deputazione». 33 Decreto del R. prefetto di Messina del 26 aprile 1935. XIII, n. 2032 Cab.: Scioglimento del Consiglio direttivo della Società Messinl?se di Storia Patria e nomine del R. commissario e del sub-commissario, in P.RANCATO-SCA­ GLIONE GUCCIONE, La società siciliana, cit., pp. 138-39. 252 Salvatore Tramontana

Art. 2 Il prof. Gaetano Mario Columba, Regio commissario della Regia Depu­ tazione di Storia Patria per la Sicilia, e l'on.le prof. Gaetano Vinci, sono nominati rispettivamente commissario e sub commissario de~1a Società Mes­ sinese di Storia Patria per gli adempimenti espressi in narrativa. Messina, 26 aprile 1935 XIII il prefetto Adinolfi Col decreto ministeriale del 16 dicembre 1935, XlV, del quale si riporta la trascrizione, era stata infatti costituita la Regia Depu­ tazione di Storia Patria per la Sicilia nella cui circoscrizione era inserita la sezione di Messina34• Decreto ministeriale del 16 dicembre 1935, XIV: Costituzione delle sezioni della Regia Deputazione di Storia Patria per la Sicilia e fusione delle Società Storiche di Palermo, Catania e Messina, rispettivamente con la Regia Deputazione e sezioni di essa. Veduto l'art. lO del R.D.L. 20 luglio 1934, XIII n. 1226, convertito in legge 20 dicembre 1934, XIII n. 2124; Veduto il regolamento delle leggi relative alle Deputazioni di Storia Patria, approvato con R.D. 20 giugno 1935, XIV n. 1176; Udita la Giunta Centrale per gli Studi Storici DECRETA Art. 1 Sono costituite in Catania e in Messina sezioni della Regia Deputazio­ ne di Storia Patria per la Sicilia. Con successivi provvedimenti verranno fis­ sati la sfera d'azione nonché il numero dei deputati e dei corrispondenti asse­ gnati a ciascuna di esse. Art. 2 La Società Siciliana per la Storia Patria è fusa con la Regia Deputazione di Storia Patria per la Sicilia

34 In «B.S.M.», I (1936-1938), p. XXII. Con decreti analoghi, rispettiva­ mente in data 2 febbraio 1935 e in data 15 maggio 1935, si era proceduto allo scioglimento del «Consiglio della Società Siciliana per la Storia Patria», del «Consiglio della Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale» e alla nomi­ na dei rispettivi commissari: in BRANCATO-SCAGLIONE GUCCIONE, La società siciliana, cit., Appendice, doc. III, pp. 137-38 e 139. Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 253

Art. 3 La Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale e la Società Messinese di Storia Patria sono fuse rispettivamente con la sezione di Catania e con quella di Messina della Regia Deputazione di Storia Patria per la Sicilia. Il presente decreto sarà comunicato alla Corte dei conti per la registra- ZlOne. Roma, lì 16 dicembre 1935, XIV il ministro F/to Di Val Cismon

Registrato alla Corte dei conti. Addì 24 dicembre 1935, XlV. Reg. 26, Educazione nazionale, F.. 308

Nello stesso numero del «Bollettino» - in cui è trascritta la lettera ministeriale del 21 maggio 1936, XIV, prot. n. 120 della Direzione generale delle Accademie e delle Biblioteche degli affa­ ri generali del personale - è inserita la lettera ministeri aIe del 17 aprile 1937, Xv, prot. n. 227, firmata dal ministro Bottai, con la quale Piero Pieri, Domenico Puzzolo Sigillo e Gaetano Vinci veni­ vano nominati componenti il Direttorio per la sezione di Messi­ na35 • Sezione presieduta dal prof. Gaetano Vinci, grande ufficiale e senatore del regno, e composta dai seguenti soci36 :

Adelardi prof. Salvatore Bonanno comm. Vincenzo Arrigo avv. Nunzio Bonfiglio avv. Francesco Asciak avv. Giovanni Bruno prof. Francesco Banco dfSicilia Caffarelli ing. Giovanni Barbaro Mons. Antonino Calabrò Tore Edmondo Barberi praf. Salvatore Calapso prof. Renato Battaglia prof. Filippo Cannavò dotto Francesco Belardinelli Francesco Cannavò prof. Letterio Bensaja mons. Luigi Caprì avv. Giovanni Bette notar Augusto Cara mons. Giovanni

35 In «B.s.M.» I (1936-1938), p. XXIII. 36 Ibid., pp. XXIII-XXIV. 254 Salvatore Tramontana

Carbonaro prof. Giuseppe Magaudda avvo Giuseppe Cardile profo Giuseppe Maggiore profo Salvatore Catalano ono Giuseppe Magliano profo Arturo Catalano prof. Michele Magno Carlo Catania profo Vito Manganaro rago Letterio Chiofalo profo Ignazio Mangano ingo Antonino Cicala dotto Giuseppe Marino profo Salvatore Convitto (Real) Dante Alighieri Martino profo Gaetano Coppolino profo Carlo Mazzaglia Carmelo Ferrara dotto Vincenzo Mazzarelli prof. Giuseppe Ferrara Vincenzo Miceli dotto Francesco Ferri profo Gaetano Mirabile rago Giuseppe Fiore dotto Maria Luisa Miraglia profo Ettore Fossati Ivanoe Monacelli profo Mario Frasti dotto Fortunato Mondio avvo Giuseppe Fucile profo Letterio Monforte profo Francesco Furnari ingo Luigi Monforte Buttà Giuseppe Gervasi Lorenzo Motta profo Giuseppe Ginnasio (Ro) parificato So Ignazio Museo (R) Nazionale Giardina profo Camillo Natoli ono Guido Giardina SoEo monso Pio Nicolò prof. Rosario Giuliano Andrea Orioles dotto Ubaldo Giuliano rago Olindo Pagano La Rosa geomo Carmelo Greco rago Pasquale Pennisi profo Alessandro Imbesi dotto Antonino Perroni Grande prof. Ludovico Istituto (R) Magistrale Eo Ainis Pettini ono avvo Domenico Istituto (R) Magistro Felice Bisazza Pisacane prof. Carlo Istituto (R) Nautico C. Duilio Pisani profo Domenico Istituto (R) Tecnico Ao Mo Jaci Pisciotta ingo Francesco Izar profo Guido Pispisa dotto Lorenzo La Corte rago Amilcare Portale dotto Filadelfia Latteri profo Francesco Saverio Previtera profo Carmelo Leone profo Giovanni Principato Ettore Liceo Ginnasio (R) La Farina Principato Saco Leonardo Liceo Ginnasio (R) F. Maurolico Pugliatti profo Salvatore Liceo Scientifico (R) Go Sequenza Puglisi Allegra profo Stefano Lisciotto rago Antonio Raffa Filippo Lombardo profo Paolo Ricca profo Vincenzo Macrì avvo Adolfo Rizzo profo Antonino Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 255

Rizzo prof. Cristoforo Sgrosso prof. Salvatore Romeo sac. Giuseppe Siracusa prof. Vittorio Ronsisvalle prof. Alfio Stagno march. Ferdinando Saitta Tino Stefanizzi Felice Salleo barone Carmelo Tesauro prof. Giuseppe Sammarco ()razio Tomaselli dotto Giovanni Sanzo prof. Luigi Tornatola Fulci avv. Ludovico Savoja prof. Giuseppe Traina Giuseppe Scaglione Benedetto Tricomi ing. Rosario Scaglione ing. Saro Trischitta dotto Antonio Scalori prof. Giuseppe Scarcella Perino prof. Giuseppe Università (R) degli Studi Scimeni Ing. Cesare U rso Giuseppe Scuola (R) di Avv. Professionale Valentino avv. Giovanni Antonello Vinci Salvatore Scuola (R) di Avv. Professionale Vinci ing. Vincenzo T.A. Juvara Zanghì Santi Settineri Eduardo Zimbaro Vincenzo

Così, dopo il breve periodo di gestione straordinaria affidata all' on.le Gaetano Vinci, che ora ne diveniva presidente, la Società Messinese, riorganizzata secondo le direttive fasciste di ristruttu­ razione degli Istituti storici e delle Società di Storia Patria, avviava il suo nuovo corso. Il 28 febbraio 1937, alla presenza delle autorità cittadine, aveva luogo, nell'aula magna dell'Università, la seduta inaugurale. Interveniva alla manifestazione, presieduta dal prof. Vinci, il grand'ufficiale Armando Tallone della Giunta Centrale per gli Studi Storici che, trovandosi in Sicilia per un giro di ispezione alle diverse sedi, si era appositamente fermato a Messina37• Il prof. Camillo Giardina pronunciava un discorso in cui accennava alle vicende più significative della storia cittadina e si soffermava, forse con allusivo e malizioso messaggio, sugli ampi e consistenti benefici che i vari sovrani avevano, in ogni tempo, elar-

37In «B.S.M.», I (1936-1938), pp. XXVII-XXIX. 256 Salvatore Tramontana gito a Messina. Camillo Giardina, autore dei Capitoli e privilegi di Messina 38 , era stato presentato al pubblico da Gaetano Vinci che, in qualità di presidente, precisava:

La sezione di Messina della Regia Deputazione di Storia Patria per la Sicilia inizia i suoi lavori in questo radioso anno xv dell' era fascista, primo della fondazione dell'Impero, allietato dal felice auspicio della nascita del primo Principe imperiale della dinastia Sabauda. A Voi Eccellenze, On.li Autorità, camerati, porgo sentite grazie per avere voluto rendere, con il vostro intervento, più solenne la nostra . .. pnma nunIOne. Siamo anche grati al sig. Direttore generale, grand'Ufficiale Armando Tallone, della Giunta Centrale per gli Studi Storici, che tro­ vandosi in Sicilia per ragioni di ufficio, ha voluto fermarsi a Messina espressamente per assistere a questa nostra adunanza. La nostra sezione trova reso meno arduo il proprio cammino e potenziata la propria attività per due provvedimenti del Governo nazio­ nale: la fusione con l'antica e benemerita Società Siciliana per la Storia Patria, e l'emanazione del recente regolamento per le Regie Deputazio­ ni di Storia Patria, dirette a porre gli Istituti Storici del regno in grado di rispondere sempre meglio alle esigenze culturali e patriottiche del Regime, custode geloso del patrimonio storico che la nazione possiede. La Società Messinese di Storia Patria ha recato alla nostra sezione l'ap­ porto di circa quattro decenni di esperienza ed operosità, sintetizzate nei 28 volumi del suo «Archivio Storico», nelle otto monografie da essa pubblicate. Della sua ricca biblioteca purtroppo è rimasto ben poco, per essere andata quasi totalmente distrutta e dispersa. Il regolamento per le Regie Deputazioni di Storia Patria ha prov­ veduto al coordinamento dell'attività della nostra sezione con quelle

38 Il volume di Giardina - che è l'XI delle Fonti del diritto siculo, serie II dei Documenti per servire alla Storia di Sicilia - veniva pubblicato nel 1937, con una breve presentazione di Nino Cortese, allora presidente della Regia Deputazione di Storia Patria per la Sicilia, nella collana «Memorie e docu­ menti di storia siciliana» e stampato, «con il contributo di S.E. mons. Ange­ lo Paino, arcivescovo e archimandrita di Messina», presso la Scuola tipogra­ fica del Boccone del Povero di Palermo. Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 257

delle altre sezioni dell'isola, nonché a disciplinare la produzione scien­ tifica e renderla sempre più feconda di risultati, imprimendole, pur nel suo contenuto regionale, un indirizzo nazionale. La Regia Deputazione di Storia Patria per la Sicilia si accinge ora ad assolvere gli altissimi compiti affidatile dal Governo Fascista, ed ini­ zia la serie delle proprie pubblicazioni di «Memorie e documenti di sto­ ria di Sicilia» con una raccolta che, per felice ventura, riguarda la nostra città. È la raccolta dei Privilegi e capitoli di Messina che, attraverso le storiche vicende di questa gloriosa città, contribuirà alla conoscenza dell'intensa attività dell'Italia nel Mediterraneo durante il Medio Evo, di un passato cioè che oggi, nel nostro glorioso presente, rivive sempre più ricco di immanente realtà. La compilazione della raccolta, che è frutto di lungo, diligente ed appassionato lavoro, e di cui presento ora il primo esemplare di ben 550 pagine39, è stata resa possibile da un nostro amato Arcivescovo ed Archimandrita, S.E. mons. Angelo Paino che, con mente illuminata ed infinito amore per la sua diocesi, ha fornito al prof. Camillo Giardina, della nostra Università, ideatore dell'opera, i mezzi per svolgerne e portarne a compimento le ricerche. Per l'aiuto prestato e per il cospicuo contributo che ha voluto dare per la stampa del volu­ me, vada all'Eminente Presule la nostra gratitudine e ammirazione. Al camerata Giardina siamo molto riconoscenti per l'amore e la competenza con cui si dedica allo studio delle nostre patrie memorie. L'illustre presidente della Regia Deputazione di Storia Patria per la Sicilia, che ho l'onore di rappresentare, considerando non solo il conte­ nuto dell' opera, di cui vi parlerà fra breve il prof. Giardina, ma anche i motivi etici che l'hanno ispirata, ha voluto, con benevolo pensiero, che in Messina se ne presentassero le prime copie in volume e venisse parti­ colarmente illustrata. E la nostra sezione, accogliendo il graditissimo invito, ha creduto di non poter meglio iniziare la propria attività se non promovendo l'o­ dierna manifestazione che, mentre si riferisce più particolarmente alla storia della città di Messina, porta un contributo alla più grande storia dell'Italia nostra che oggi ben può dirsi ricollegata nei secoli a quella

39 Cioè di pp. 463 relative ai 143 documenti, 17 all'«indice dei nomi» (da p. 465 a p. 482), 65 all' «introduzione» indicata con numerazione romana, 3 non numerate al frontespizio e alla breve premessa del presidente. 258 Salvatore Tramontana

della Roma di Augusto per la Maestà del Sovrano tre volte vittorioso, e per ingegno politico del Capo, invincibile in guerra e lungimirante nella giusta pace4°.

L' «Archivio Storico Messinese», emerge chiaramente da quan­ to scritto, diventava «Bollettino Storico Messinese» e dava avvio a una nuova serie della quale veniva però redatto e pubblicato un solo volume. L'incalzare degli avvenimenti, l'esplosione della seconda guerra mondiale, l'impossibilità del paese di fare fronte a inconsulti impegni che il gruppo politico dominante aveva assunto con criminale leggerezza, ne impediva la continuazione. Il numero stampato testimonia comunque un' epoca, e a parte le notizie di cronaca che permettono di ricostruire le vicende della Società Messinese di Storia Patria per un periodo per il quale mancano i verbali perché mancavano le assemblee e quindi i dibattiti e le ragioni delle scelte del Consiglio direttivo e dei programmi, offre al lettore qualche contributo scientifico. Si ricordano, per esempio, un articolo dello stesso Giardina su Documenti inediti degli «Archives Nationales» di Parigi sulla rivoluzione di Messina del 1674-7841, le segnalazioni bibliografiche che Ludovico Perroni Grande riprendeva, dopo lungo silenzio, col titolo Messina illu­ 42 strata. Bibliografia messinese corrente , un importante saggio di Stefano Bottari su Chiese basiliane della Sicilia e della Calabria43 •

3. Ritorno alla normalità.

Dopo il progressivo spappolarsi dell'Italia in guerra, il crollo della dittatura fascista e il riassettarsi della nazione su base repub-

4°In «B.S.M.», I, (1936-1938), pp. XXVII-XXIX. 41 Ibid., pp. 83-146. 42 Ibid., pp. 147-53. 43 Ibid., pp. 1-51: l'articolo è corredato di varie illustrazioni. Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 259

blicana e democratica, col decreto legge 24 gennaio 1947, n. 345, si procedeva a un nuovo ordinamento delle Istituzioni storiche ita­ liane44• Veniva annullata la legge De Vecchi di Val Cismon, rimes­ se in funzione le precedenti Deputazioni e Società di Storia Patria, lasciate in vita le quattro istituite durante il fascismo: le Deputa­ zioni per la Puglia, per la Lucania, per la Calabria e per la Sarde­ gna. A tutte veniva restituita completa autonomia giuridica e amministrativa. Anche la sezione di Messina riprendeva la prece­ dente intitolazione di Società Messinese di Storia Patria, si riorga­ nizzava e cercava di riacquistare quota. Al contrario di quel che era accaduto nel 1915-18, quando, sia pure saltuariamente, si erano avuti periodici incontri, durante i duri anni del secondo conflitto mondiale sembra infatti che nella sede di Messina, coagulatasi una specie di impotenza dell'immaginazione e dell'operare, sia venuto meno ogni impegno e ogni attività. I bombardamenti del resto, che avevano distrutto i locali nei quali allora - come oggi - era ospita­ ta, contribuivano alla dispersione di parte del materiale documen­ tario e artistico e del patrimonio librario. Superate comunque le difficoltà dovute alla dispersione delle cose e dei soci, all'inflazione monetaria, all'inadeguatezza dei con­ tributi in rapporto ai costi elevati della stampa e della carta, ripren­ deva il dibattito alla ricerca di un programma capace di coinvolge­ re studiosi, appassionati di storia cittadina, enti culturali e politi­ 45 ci • Grazie ad alcuni aiuti finanziari dell'assessorato regionale, del Comune e dell'D niversità si convocava la prima assemblea e si . procedeva all'elezione del Consiglio direttivo che risultava così costituito: prof. Gaetano Vinci, presidente; avv. Domenico Puzzo-

44 La Società Siciliana per la Storia Patria di Palermo era stata invece ricostituita con decreto del 18 ottobre 1943, dall' Alto commissario per la Sicilia Francesco Musotto: BRANCATO-SCAGLIONE GUCCIONE, La società sicilia­ na, cit., pp. 91 e 165. 45 In «A.S.M.», XL-XLIX (1939-1948), p. 1. 260 Salvatore Tramontana lo Sigillo, vicepresidente; prof. Michele Catalano, segretario; rag. Pasquale Greco, economo-cassiere46• Nel 1948, dopo lunghi anni di silenzio, la rivista della Società Messinese di Storia Patria riprendeva, con l'antico nome di «Archivio Storico Messinese», le pubblicazioni. E il 6 luglio 1950, presso la tipografia Lucio Speranza, venivano stampate, in unico volume, le annate 1938-1948. Un volume che dava avvio alla terza serie e che corrispondeva agli anni XL-XLIX della fondazione. Il volume, costituito di 172 pagine, comprendeva quattro saggi e precisamente: G.B. Palma, La presa di Messina nella conquista normanna di Sicilia, pp. 3-22; F. Marletta, Un episodio della vita di Andrea Barbazza, pp. 23-34; D. Puzzolo Sigillo, Poeta e verità nel "Viaggio in Italia" di W. Goethe, pp. 35-163; G. Abbadessa, Bar­ tolomeo Spatafora, oratore siciliano, pp. 165-172. Mancano, nel volume, le consuete rubriche, le recensioni, le pagine relative alle attività della Società di Storia Patria. A giudicare dalle successive annate dell' «Archivio Storico Messinese» - pubblicate saltuariamente e senza un programma preciso - non sembra che la Società di Storia Patria Messinese abbia svolto, in quei fervidi anni di rinnovamento culturale e storiografico, attività di qualche impegno. Nei volumi pubblica­ ti - che evidenziano l'assenza di un progetto culturale e di un coordinamento redazionale - mancano persino le rubriche relati­ ve alle attività scientifiche e amministrative della Società. Rubriche preziose e di norma presenti in tutte le riviste che sono organi uffi­ ciali di associazioni, e presenti anche nelle prime annate dell' «Archivio Storico Messinese». Va comunque registrato che dal primo al quattro settembre 1954 si svolgeva a Messina il XXXIII Congresso nazionale del Risorgimento. Congresso che era stato possibile organizzare grazie alla presenza, in quegli anni,

46 In «A.S.M.», L-LI (1949-1950), p. 1. Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 261 nella locale Università, di Ruggero Moscati e di Giorgio Spini, entrambi professori di Storia moderna, il primo presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, l'altro presso la Facoltà di Magister047 • Nes­ suno dei due faceva però parte della Storia Patria Messinese, e tale assenza poneva allora, e pone ancora oggi, il complicato e anoma­ lo rapporto nella città peloritana fra Società di Storia Patria e Uni­ versità degli Studi, fra storici locali e mondo accademico. Il LIV volume dell' «Archivio Storico Messinese», relativo alle annate 1953-1954, stampava il dettagliato programma del Con­ gresso, riproduceva l'elenco dei congressisti e pubblicava alcune «comunicazioni» tenute durante le giornate di studi. Comunica­ zioni che riguardavano vicende del Risorgimento a Messina e nel­ l'Italia meridionale, e fra le quali sono da ricordare quelle di Gino Cerrito, Lo spirito pubblico a Messina dal 1860 al 1882 (pp. 99- 139), di Lucio Gambi, Carlo Alfan de Rivera e l'officio topografi­ co di Palermo (pp. 29-38), di Paolo Alatri, La luogotenenza sicilia­ na di Leopoldo, conte di Siracusa e i rapporti con Napoli e Palermo sotto Ferdinando II (pp. 47-37). Anche l'annata LVII (1956-1957) veniva interamente riserva­ ta ad alcune relazioni su La fine del Regno delle Due Sicilie tenu­ te al XXXVI Congresso nazionale di Storia del Risorgimento svoltosi a Salerno dal 19 al 23 ottobre 1957. Al centenario dell'U­ nità d'Italia era invece riservata l'annata LX-LXI (1959-1961). Si trattava però di accorgimenti vari per riempire le pagine della rivi­ sta che mancava di un programma perché di un programma man­ cava la Società Messinese di Storia Patria, della quale l' «Archivio» era voce ufficiale. E ciò risulta chiaramente non tanto dall'assenza dei verbali delle assemblee e dei Consigli direttivi i cui fogli si

47 Sull'insegnamento della Storia presso la locale Università degli Studi si veda G. PESCOSOLIDO, Romeo, Spini ed altri storici, in A. BAGLIO e S. BOITAR! (a cura di), Messina negli anni Quaranta e Cinquanta. Tra continuità e muta­ mento alla ricerca di una problematica identità, Messina 1999, pp. 531-39. 262 Salvatore Tramontana saranno magari potuti perdere, ma dall'assenza - e lo si è già sot­ tolineato - di quelle rubriche nelle quali l' «Archivio Storico Mes­ sinese», come tutti gli altri «Archivi» delle varie Società di Storia Patria, soleva registrare le attività del sodalizio. Dal verbale del 10 gennaio 1965 emerge del resto con chiarez­ za che a quell' assemblea generale dei soci si giungeva dopo anni di inattività. Ed emerge che parecchi erano i problemi che av~vano bisogno di immediata soluzione. Problema vitale per la sopravvi­ venza stessa del sodalizio era, accanto alla nomina di un nuovo Consiglio direttivo, una nuova stesura e approvazione dello «Sta­ tuto». Infatti era ancora in vigore lo «Statuto» approvato nella seduta del 14 aprile 1900 e successivamente in parte modificato nella seduta del 28 settembre 1904 e del 12 giugno 1908. Uno «Sta­ tuto» da tempo inadeguato alle nuove esigenze organizzative di un' associazione culturale e al senso, agli strumenti, alla metodolo­ gia con cui in quegli anni si affrontavano i problemi della ricerca storica.

4. Il nuovo «Statuto».

Numerosi i soci intervenuti alla seduta, i cui lavori iniziavano con la lettura di una lettera del presidente prof. Gaetano Vinci, il quale si scusava che la tarda età e le condizioni di salute gli impe­ dissero di presiedere l'assemblea. Invitava quindi i soci a eleggere un nuovo Consiglio direttivo, e auspicava infine «migliori fortu­ ne» per la «Società»48. Si passava quindi, dopo ampio dibattito, all'approvazione del nuovo «Statuto». Prima di procedere all'elezione del direttivo l'as­ semblea approvava, su proposta del socio Carlo Maselli, la nomi-

48 Lettera del senatore pro! Vinci alla Società Messinese di Storia Patria (9 gennaio 1965), infra, doc. XVIIII2, pp. 469-70. Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 263 na del praf. Vinci a presidente onorario della Società. I particolari della seduta e il testo del nuovo «Statuto» si possono leggere nei verbali pubblicati nella terza parte di questo volume49. Per mag­ giore chiarezza e per permettere ai lettori di cogliere subito i punti fondamentali di riferimento che, nelle diverse epoche, sono stati a base del regolamento della Società Messinese di Storia Patria, SI offre qui la collazione fra le diverse stesure dello «Statuto»:

Statuto approvato nella seduta Statuto modificato e approvato del 14 aprile 1900 e modificato nelle nella seduta dellO gennaio 1965. sedute del 28 settembre 1904 e del 12 giugno 1908 Art. 1 Art. 1 Col nome di Società Messinese Col nome di Società Messinese di Storia Patria è costituita in Messi­ di Storia Patria è costituita in Messina na una Società con l'intento di pro­ una Società con l'intento di promuo­ muovere gli studi storia di detta città vere gli studi di storia, ed in particola­ e provincia, sia mediante la compila­ re della città e provincia, sia mediante zione e la stampa di un periodico dal la compilazione e la stampa di un titolo «Archivio Storico Messinese», periodico dal titolo «Archivio Storico sia con altre pubblicazioni d'indole Messinese», sia con altre pubblicazio­ storica locale, e sia con tutti quegli ni d'indole storica locale, e sia con altri mezzi che riterrà più adatti allo tutti gli altri mezzi che riterrà adatti scopo. allo scopo.

Art.2 Art.2 Tutti i proventi della Società Tutti i proventi della Società saranno esclusivamente destinati al saranno esclusivamente destinati al fine ch' essa si è proposto. fine che essa si è proposto.

Art.3 Art. 3 La Società si compone di soci La Società si compone di soci onorari, effettivi ed aderenti. onorari, effettivi ed aderenti.

49 Statuto della Società Messinese di Storia Patria approvato nella sedu­ ta del 14 aprile 1900 ed emanato nelle sedute del 28 settembre 1904, del 12 giugno 1908 e dellO gennaio 1965, infra, doc. XVIII/3, pp. 470-73. 264 Salvatore Tramontana

Art.4 Art.4 I soci onorari sono nominati, I soci onorari sono nominati, dall'assemblea dei soci effettivi, per dall'assemblea dei soci effettivi, per speciali benemerenze verso la città e speciali benemerenze verso la città o provincia, o verso la Società, o verso verso la Società o verso gli studi che gli studi che la Società stessa promuo­ la Società stessa promuove. Essi ve. Essi sono pareggiati in tutto ai sono pareggiati in tutto ai soci effet­ soci effettivi, meno nel diritto del tivi, meno nel diritto del voto e nel­ voto e nell' onere della quota. l'onere della quota.

Art.5 Art.5 Soci effettivi sono i fondatori Soci effettivi sono coloro che firmatari dello Statuto approvato possono partecipare attivamente alla all'atto della costituzione della vita della Società. Società, il 14 aprile 1900, nonché I soci effettivi contraggono l'ob­ quelle altre persone che saranno bligo di pagare la quota annua che nominate dall'assemblea a maggio­ verrà stabilita dall'assemblea ordina­ ranza di voti. ria che si terrà una volta l'anno. I soci effettivi contraggono I soci hanno il diritto di voto l'obbligo di pagare la retta di lire una nell'assemblea, possono essere eletti al mese, ed avranno il diritto al voto alle cariche sociali, ricevono tutte le nell'assemblea; potranno essere elet­ pubblicazioni della Società, e godo­ ti alle cariche sociali; riceveranno no di tutti quei vantaggi morali che tutte le pubblicazioni della Società, e la Società può arrecare ai propri godranno di tutti quei vantaggi componenti. morali che la Società potrà arrecare ai propri membri.

Art.6 Art.6 I soci aderenti sono nominati I Soci aderenti sono gli Enti e le dal Consiglio direttivo a maggioran­ persone che ne facciano domanda e za di voti. che venga accolta dal Consiglio Essi contraggono l'obbligo di direttivo. pagare la quota annua di lire sei Essi contraggono l'obbligo di anche in due rate semestrali. Hanno pagare la quota stabilita dal Consi­ diritto alle pubblicazioni della glio direttivo ed hanno tutti quei Società, ed a tutti quei vantaggi vantaggi morali previsti dall'art. 5. morali che la Società potrà dare. Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 265

Art.7 Art.7 Il Consiglio direttivo è eletto Il Consiglio direttivo è eletto dall'assemblea dei soci effettivi, e si dall'assemblea dei soci effettivi, e si compone di un presidente, di un vice compone di un presidente, un vice presidente, di tre consiglieri, un cas­ presidente, un bibliotecario, un siere, un segretario, un vice segreta­ segretario, e un economo-cassiere, rio, eletti tutti per un biennio. Del eletti tutti per un triennio dall' as­ Consiglio direttivo fa parte anche il semblea dei soci effettivi. Consiglio di redazione.

Art.8 Art.8 Il Consiglio direttivo raccoglie Il consiglio direttivo raccoglie e ed amministra i fondi della Società, amministra i fondi della Società, pro­ promuove l'incremento di essa, no­ muove l'incremento di essa, nomina i mina i soci aderenti, delibera intorno soci aderenti, delibera intorno ai ai modi migliori per ottenere la diffu­ modi migliori per ottenere la diffu­ sione degli studi e della cultura stori­ sione degli studi e della cultura stori­ ca nella provincia di Messina. ca nella provincia di Messina.

Art.9 Art.9 Il Consiglio di redazione è elet­ Il componente del Consiglio to dall'assemblea, e fa parte del Con­ direttivo che assume la direzione siglio direttivo. responsabile delle pubblicazioni, Si compone di un direttore, di avvalendosi della collaborazione di due consiglieri e di un segretario, due soci da lui presçelti, costituisce il scelti tutti fra i soci effettivi. Comitato di redazione e di lettura dell' «Archivio Storico Messinese».

Art.10 Art.10 Il Consiglio di redazione cura Il Comitato di redazione e di la pubblicazione periodica dello lettura cura la pubblicazione perio­ «Archivio Storico Messinese», e ad dica dell' «Archivio Storico Messine­ esso è affidato l'esame delle mono­ se», e ad esso è affidato l'esame delle grafie presentate dai soci per la stam­ monografie presentate dai soci per la pa. Può proporre altresì la pubblica­ stampa. Può proporre altresì la pub­ zione di qualche lavoro notevole blicazione di qualche lavoro notevo­ anche di non socio. le anche di non socio. 266 Salvatore Tramontana

Art.ll Art. l l All' «Archivio Storico Messine­ All' «Archivio Storico Messine­ se» collaboreranno ordinariamente i se» possono collaborare tutti i soci. soci tutti, sia onorari, che effettivi ed L' «Archivio» consterà dei fogli aderenti. L' «Archivio» consterà dei di stampa stabiliti dal Consiglio fogli di stampa stabiliti dal Consiglio direttivo, e si pubblicherà periodica­ direttivo, e si pubblicherà periodica­ mente secondo il deliberato del mente secondo il deliberato del Con­ Consiglio medesimo. siglio medesimo.

Art.12 Art.12 L' «Archivio Storico Messinese» L' «Archivio Storico Messinese» accoglierà tutte le notizie che potran­ pubblicherà: Memorie originali, no essere fornite alla Società sulla sto­ Miscellanee, Discussioni libere, Ras­ ria di Messina e provincia; sui docu­ segne bibliografiche, Bibliografia menti che trovansi negli archivi muni­ messinese, Recensioni e quant' altro cipali o di altri enti o di privati; sulle potrà riuscire d'incremento agli scoperte archeologiche derivate da studi della storia di Messina e della scavi sistematici o occasionali. sua prOV1llCla. Esso pubblicherà: Memorie originali, Miscellanee, Notizie, Di­ scussioni libere, Rassegne bibliogra­ fiche, Bibliografia messinese e quan­ t'altro potrà riuscire d'incremento agli studi della storia di Messina e della sua provincia.

Art.13 [Articolo soppresso] Ad agevolare gli studi stonCl locali la Società invierà qualcuno dei soci là dove le sia data notizia di sco­ perte archeologiche o di documenti inediti, e se lo crederà utile si occu­ perà della pubblicazione di essi.

Art.14 Art. 13 L' «Archivio storico» verrà L' «Archivio Storico Messine­ spedito in cambio con gli Atti delle se» verrà spedito in cambio con gli Società Storiche, delle Accademie Atti delle Società Storiche, delle Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 267 scientifiche e letterarie, delle regie Accademie scientifiche e letterarie, Deputazioni di Storia Patria, e con delle Deputazioni di Storia Patria, e i periodici congeneri italiani e stra­ con i periodici congeneri italiani e meno stranieri.

Art.1S Art.14 La Società avrà una biblioteca La Società avrà una biblioteca costituita dai volumi ricevuti in cam­ costituita dai volumi ricevuti in cam­ bio, da quelli avuti in dono e da bio, da quelli avuti in dono e da quelli acquistati. quelli acquistati. Per gli acquisti essa curerà di Per gli acquisti essa curerà di raccogliere principalmente opere raccogliere principalmente opere riguardanti Messina e provincia, non riguardanti Messina e provincia, e escludendo però quelle altre che possibilmente opere di carattere hanno attinenza con la storia nostra. generale utili agli studi storici.

Art.16 Art.1S I libri della biblioteca sociale I libri della biblioteca sociale saranno concessi in prestito, per lo saranno concessi in prestito, per lo spazio di quindici giorni, ai soci che spazio di quindici giorni, ai soci che ne facciano richiesta. ne facciano richiesta. I manoscritti, le antiche edizio­ I manoscritti, le antiche edizio­ ni e le stampe rare non potranno ni e le stampe rare non potranno essere consultate che nei locali stessi essere consultate che nei locali stessi della Società. della Società.

Art.17 Art.16 L'assemblea generale SI numra L'assemblea generale si riunirà in sessione ordinaria una volta l'an­ in sessione ordinaria una volta l'an­ no in Messina, ed in sessione straor­ no, ed in sessione straordinaria tutte dinaria anche in altre città della pro­ le volte che il Consiglio direttivo lo vincia, tutte le volte che il Consiglio crederà necessario o che ne verrà direttivo lo crederà necessario o che fatta richiesta da un terzo dei soci ne verrà fatta richiesta da un terzo effettivi. dei soci effettivi.

Art.1S Art. 17 Tutte le deliberazioni, SIa del Tutte le deliberazioni del Con- 268 Salvatore Tramontana

Consiglio direttivo che dell'assem­ siglio direttivo saranno prese a mag­ blea o del Consiglio di redazione, gioranza dei componenti. saranno prese a maggioranza fra i soci intervenuti, qualunque sia il loro numero

Art.19 Art.18 Saranno accettati i voti spediti Saranno accettati i voti spediti per iscritto dai soci non residenti in per iscritto dai soci non residenti in Messina, e pervenuti in tempo Messina, se pervenuti in tempo opportuno. opportuno.

Art.20 Art.19 I soci effettivi ed aderenti che I soci effettivi ed aderenti che siano in mora di oltre sei mesi dal siano in mora di oltre sei mesi dal pagamento della quota saranno di pagamento della quota saranno di diritto e di fatto decaduti, e non diritto e di fatto decaduti, e non potranno essere riammessi se non potranno essere riammessi se non versando intere le quote dal giorno versando intere le quote dal giorno della mora per la quale decaddero. della mora per la quale decaddero. il segretario il presidente D.Puzzolo Sigillo G. Macrì

Dal confronto fra le due stesure dello «Statuto» emergono modifiche che non sembrano soltanto formali. Nell'articolo primo, per esempio, nel contesto di una metodologia che non intendeva più esaurirsi nella ricerca localistica, il compito della «Società» di «[ ... ] promuovere gli studi di storia di detta città e provincia» veniva cosÌ precisato: «promuovere gli studi di storia, e in particolare della città e provincia». Con questa modifica infatti - che riguardava la vita stessa del sodalizio inteso nella sua fun­ zione specifica di centro propulsivo di ricerca oltre che di punto di recupero e di coagulo della memoria storica - si prendeva atto del dibattito che in quegli anni era assai vivo negli ambienti accademi­ ci e nelle sedi di Storia Patria. E, nel tentativo di chiarire il rap­ porto fra storia locale e storia generale, si ribadiva che la storia Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 269 locale, come ricerca concreta in ambiti delimitati, non poteva e non doveva prescindere da un contesto di riferimento ai grandi temi e problemi della storia generale. Gli articoli 2, 3, 4 che si riferiscono ai proventi della «Società», ai soci e loro ripartizioni e alla nomina dei soci onorari, rimaneva­ no inalterati: l'articolo 5 veniva così modificato nel primo comma: «Soci effettivi sono coloro che possono partecipare attivamente alla vita della Società», e nel secondo comma così aggiornato: «i soci effettivi contraggono l'obbligo di pagare la quota annua che verrà stabilita dall'assemblea ordinaria che si terrà una volta l'an­ no. I soci hanno il diritto di voto nell'assemblea, possono essere eletti alle cariche sociali, ricevono tutte le pubblicazioni della Società e godono di tutti quei vantaggi morali che la Società può arrecare ai propri componenti». Anche all'art. 6 venivano apportate modifiche: «I soci aderen­ ti sono gli enti e le persone che ne facciano domanda, e che venga accolta a maggioranza dal Consiglio direttivo. Essi contraggono l'obbligo di pagare la quota stabilita dal Consiglio direttivo ed hanno tutti quei vantaggi morali previsti dall'art. 5». Altra modi­ fica importante era apportata all'art. 7 che riguardava le cariche sociali. Subito dopo «[ ... ] un presidente, un vice presidente [ ... ]» si legge, nella nuova stesura: «[ ... ] un bibliotecario, un segretario, ed un economo-cassiere eletti tutti per un triennio dall'assemblea dei soci». Cioè venivano soppresse le cariche dei tre consiglieri e del vice segretario, e la durata del Consiglio direttivo era portata da due a tre anni. Nell'art. 9 il Consiglio di redazione, che prima veniva interamente eletto dall'assemblea, veniva sostituito da un Comitato di redazione: «il componente del Consiglio direttivo che assume la direzione responsabile delle pubblicazioni avvalen­ dosi della collaborazione di due soci da lui prescelti, costituisce il Comitato di redazione». La frase «il Consiglio di redazione cura [ ... ]» dell' art. 10 veniva modificata in «il Comitato di redazione e di lettura cura [ ... ]» e rimaneva inalterato il seguito. 270 Salvatore Tramontana

Nell'art. 11 si modificava la frase «collaboreranno ordinaria­ mente i soci tutti, sì onorari che effettivi ed aderenti» con que­ st'altra: «possono collaborare tutti i soci». Il primo comma del­ l'art. 12 veniva soppresso, mentre il secondo che cominciava con la parola «Esso ... » iniziava invece: «L'Archivio Storico Messinese [ ... ]» L'art. 13 veniva soppresso, il 14 diventava 13 e rimaneva immutato. L'art. 15 diventava 14 e la frase «non escludendo però quelle altre che hanno attinenza con la storia nostra» veniva sosti­ tuita da «[ ... ] e possibilmente opere di carattere generale utili agli studi storici»; l'art. 16 diventava 15 e restava inalterato. L'art. 17 diveniva 16 ed era soppressa la frase «[ ... ] anche in altre città della provincia [ ... ]». L'art. 18 diveniva 17 e modificato per intero: «Tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo saranno prese a maggioranza dei componenti», mentre gli ultimi due articoli dello Statuto rimanevano inalterati. L'assemblea, approvato il nuovo «Statuto», fissava la quota annua per i soci in x. 1000, e approva una proposta dell' ono prof. Barberi tesa a dare maggiore visibilità al sodalizio attraverso la stampa cittadina e attraverso stretti rapporti di collaborazione con i comuni della provinciaso • Si passava quindi alla votazione dei componenti il Consiglio direttivo che risultava così costituito:

Seno prof. Gaetano Vinci presidente onorario Prof. avv. Salvatore Pugliatti presidente Prof. Luigi Tomeucci vice presidente Prof. Salvatore Schirò segretario Dott. Pietro Bruno bibliotecario Comm. rag. Pasquale Greco economo-cassiere51

Queste le notizie che si ricavano dai verbali della seduta con-

50 Seduta dellO gennaio 1965, infra, doc. XVIII/l, p. 468. 51 Ibid., pp. 468-69. Il fascismo, la guerra, la repubblica: 1922-1965 271 servati e dalla cronaca delle attività pubblicate nelle varie annate dell' «Archivio Storico Messinese». Prima di chiudere questa «pre­ messa» alla lettura del testo integrale dei verbali delle sedute delle assemblee e dei Consigli direttivi si desidera precisare che nel 1965, quando sono stati trascritti i verbali superstiti, veniva sotto­ lineata da Luciano Melardi - anche al presidente prof. Salvatore Pugliatti che aveva concesso il permesso di consultare le carte con­ servate nell'Archivio della Storia Patria -la necessità di un riordi­ no di tutto il materiale inedito che si trovava ammucchiato alla rin­ fusa in alcune carpette. È lavoro che dovrebbe essere intrapreso al più presto - si suggeriva allora - perché, si insisteva, trattasi di documenti importanti non solo per ricostruire le vicende della Storia Patria, ma anche per porre a fuoco momenti significativi della vita cittadina. Parecchi documenti erano infatti andati perdu­ ti in seguito al disastro del 1908, molti di più durante i bombarda­ menti del 1943, tanti per indolenza, disaffezione o per mancanza di una sede propria e di strutture sicure e adeguate. Ci si augurava comunque che ai pochi rimasti non toccasse la stessa sorte. Purtroppo ... a distanza di oltre un trentennio non si può non essere assaliti dallo sgomento per le continue perdite di memoria storica anche all'interno di istituzioni culturali sorte pro­ prio per restituire intatte le testimonianze da trasmettere nel tempo. Per salvaguardare appunto la memoria che è, scriveva Alberto Savinio, la «nostra cultura», che è «l'ordinata raccolta dei nostri pensieri. Non solamente dei nostri pensieri: è anche l' ordi­ nata raccolta dei pensieri degli altri uomini, di tutti gli uomini che ci hanno preceduto»52.

52 A. SAVINIO, Primi saggi di filosofia delle arti, in «Valori plastici», III/5 (1921), p. 103.

Parte terza

Le fonti Raccolte e trascritte da Luciano Melardi

I

1903. Verbali delle sedute, reg. 1 pp. 1-7

1. Seduta del 7 gennaio.

Presenti: MacrÌ, Oliva, Martino, Ruffo, La Corte Cailler, Santacat­ terina, Puzzolo Sigillo ed altri. Il cav. La Corte Cailler dà notizia di alcuni documenti rintracciati nel Regio Archivio Provinciale di Stato relativi ad Antonello da Messina. Ringrazia il notar Luigi Martino direttore del Regio Archivio. Il prof. Perroni Grande propone che si faccia un facsimile di quel documento dal quale risulta che Antonello morÌ a Messina nel 1479. Il prof. Perroni Grande propone a socio effettivo il prof. Giuseppe Miraglia che viene accolto ad unanimità. Il notar Martino chiede notizie del disegno del diploma della Società. Risponde il cav. Ruffo, dicendo che il lavoro potrà fra poco esse­ re presentato per litografia. Il prof. Oliva parla dell' «Archivio Storico Messinese», delibera che si aumenti il numero di fogli destinati per il prossimo fascicolo. Il mate­ riale richiede questo aumento. Il presidente riconosce giusta questa proposta e propone di accet­ tarla, se il cassiere non ha da opporre alcun serio motivo. Il cassiere vorrebbe tener fermo il numero di fogli stabiliti, non per­ ché manchino i fondi per l'aumento, ma perché non si abbia a verificare il fatto di vedere procedere ad un fascicolo grosso uno piccolo. Il prof. Oliva insiste, manifestando l'idea [ ... ]. Il prof. Oliva parla del congresso storico nazionale. Indici preparati dal prof. Perroni Grande. Si legge una lettera del prof. Tropea, che rin­ grazia la Società per la nomina a socio onorario. L'avv. Puzzolo propone a socio corrispondente l'arciprete Sebastia­ no Regolo di Forza d'Agrò. Si legge e si nota il deliberato della commissione di Antichità e Belle Arti, a proposito della facciata del Duomo. Il presidente propone 276 Salvatore Tramontana che si faccia un voto per rimuovere le due lapidi che deturpano la bella facciata. Il prof. D'Amico dice che, secondo il suo parere, doveva lasciarsi solo l'ossatura, senza venire alle [ ... ], e protesta. Per le erbe si sdegna e dice di averne più volte parlato nei giornali. Vuole che si faccia un voto perché due giardinieri tolgano l'erba. Il prof. Chinigò dice che le osservazioni del D'Amico sono d'indo­ le artistica e non riguardano la Società. Il cav. Ruffo propone un voto perché Messina abbia una commis- . . SIOne propna.

2 Assemblea generale di sabato 21 febbraio ore 16 (palazzo prefettura).

Ordine del giorno: 1. Approvazione del conto dello scorcio di anno 1902; 2. Bilancio preventivo per l'anno 1903; 3. Provvedimenti per il nuovo locale della Società; 4. Comunicazioni della presidenza; 5. Proposta di soci.

3 Consiglio direttivo del 2 aprile.

Cassiere Martino: riferisce sulla necessità di installare un tavolo prima dell'impianto del gas. Saccà domanda se questo tavolo basta ad accogliere tutti i soci. Martino: ma non tutti interverranno. Arenaprimo: pare che la stanza viene in gran parte occupata dalla tavola. Martino: dimostra di no. Presidente MacrÌ: normali i dubbi, si vada sul luogo. Presidente: quando si passerà alla nuova sede occorre una persona che assista nei locali. Bisogna allora aumentare lo stipendio. Per ora sarebbe bene atten­ dere. Si stabilisce di rimandare in merito la questione insieme alla doman­ da precedente di aumentare lo stipendio a quando la Società prenderà possesso del normale personale e dei locali. E di decidere quindi in una delle prossime sedute. Le fonti 277

Vetrine. Martino riferisce che le due vetrine, altre volte trattate dal Puglisi, si potrebbero avere per 5.:. 70 + 5.:. 10. Presidente accoglie la domanda pur­ ché se ne parli all'ingegnere Santacatterina che le trovava poco adatte.

4 Seduta della settembre.

Presidenza del vice presidente barone G. Arenaprimo. Presenti: prof. Oliva, cav. La Corte Cailler, ing. Santacatterina, Papas Cirillo Ales­ si, cav. Ruffo, giudice Frassinetti, notaio Martino, e il segretario generale avv. Domenico Puzzolo Sigillo. Il vice presidente, trascorsa un' ora da quella stabilita per la riunione, constatando che trattasi di prima convocazione ed il numero degli inter­ venuti è insufficiente, poiché sono all'ordine del giorno affari che impli­ cano il bilancio della Società rinvia al martedì 15 corro alle ore 8,30 per la seconda convocazione, invitando i presenti ad intervenire senza alcun invito, mandando perché gli altri siano regolarmente avvisati per la seconda convocazione da tenersi nel giorno stabilito. il segretario il vice presidente avv. D. Puzzolo Sigillo. Arenaprimo.

5 Tornata del 15 settembre.

Presidenza prof. Oliva. Presenti: Papas Cirillo Alessi, prof. Virgilio Saccà, La Corte Cailler, segretario generale avv. D. Puzzolo Sigillo. Proposta di nuovi soci. Barone Arenaprimo per lettera propone: cav. Andrea Coffa. Oliva propone: cav. Carlo Arturo Salemi, archiviar io del Comune di Messina. Puzzolo Sigillo propone: prof. Sollima (aderente) La Corte Cailler popone: G. Manganaro (ordinario) Saccà propone l'acquisto di una tendina da adornare l'arco nei loca­ li della Società. Si approva l'acquisto. Saccà propone acquisto di 4 sputacchiere. 278 Salvatore Tramontana

Per le spese e per i diplomi, mancando di relatori, si rinvia la discus­ sione ad altra seduta. il segretario il presidente avv. D.Puzzolo Sigillo. Oliva.

6 Seduta del 4 dicembre.

Ordine del giorno. 1. Affari di amministrazione; 2. Comunicazioni della presidenza. Presidenza del titolare prof. Macrì. Presenti: Arenaprimo, D'Amico, Ruffo, Santacatterina, Cirillo Papas Alessi, La Corte Cailler, Oliva, Mar­ tino. Segretario generale avv. D. Puzzola Sigillo. Il presidente, trattandosi della seconda convocazione (la prima è del 3 dicembre), riconosciuto legale il numero, dichiara aperta la seduta. Invita il cassiere a riferire su quanto sa intorno al sussidio stanziato dalla Provincia. Cassiere Martino: sa che fu rispettato dal ministero. Presidente: fa un'istanza perché se ne prenda cognizione. Riferisce intorno alle pratiche fatte col Comune e su quanto ha fatto coi consiglie­ ri ed assessori. Ebbe promesso che le spese per il locale, se sono in bilan­ cio, saranno pagate tosto. In quanto alle 200 lire di sussidio annuo si provvederebbe prestissimo. Cercheremo di vedere se ~. 500 erano stan­ ziate in bilancio. Al ritorno dell'assessore che travasi a Nimes, saprà tutto. Martino: desidera riferire alla Società lo stato delle finanze sociali. Per le 800 lire e non 500 perché dopo la Giunta comunale patriottica­ mente stanziò anche altro supplemento di ~. 300. Esse non sono state stanziate in bilancio. Però l'assessore alle finanze, continuando nel patriottismo, farà di tutto. Le condizioni anormali amministrative hanno fatto andare di mezzo la Società Storica Messinese. Propone che i soci paghino di proprio per fare onore al proprio impegno. Macrì è pronto a tassarsi. Però questa proposta gli parve prematura. Però egli vorrebbe adoperarsi ad ottenere il sussidio. Rinvia sino a quell' epoca la proposta del cassiere. Martino ricorda il patriottismo, verso la Società Storica Mes- Le fonti 279 sinese, del sindaco. Sarebbe indecoroso non fare noi altri sacrifici avendo portato a questo punto la Società. Oliva: il presidente sa che una delibe­ razione della Giunta quando non supera le 5:. 500 è esecutiva. Presidente: disgraziatamente però è di 800 lire. Oliva: le due delibe­ razioni della Giunta, una di 5:. 500 e una di 5:. 300, furono fatte in tempo differente, potrebbero essere eseguite senza difficoltà. Presidente: vedremo. Arenaprimo promette di occuparsene pure lui. Ritorna sul sussidio della Provincia. Sa che la Deputazione fra gironi farà ricorso al ministe­ ro per le pratiche. Influire per fare ricorso anche per questa partita di stanziamento. Oliva: domani si vedrà. Domanda dei nuovi soci sui fascicoli arretrati. La Corte Cailler: desidero sapere se è il caso di dare gratis i fascicoli ai nuovi soci. Puzzolo Sigillo non crede. Propone si diano a prezzo ridot­ to. Il presidente consente, e propone si paghi 5:. 4 all'annata. Il cav. Ruffo propone invece che si paghino 5:. 2 al fascicolo, man mano che si consegni. Presidente: mi arriva da Assisi una proposta del conte Fiume che domanda il nostro «Archivio», è uno degli Starrabba; riconosce che la nostra Società è una delle migliori. La Società francescana non è antica: ma studia la storia italiana dal 1400. lo desidererei che la Società Storica faccia questo cambio con una Società che ha già acquisito prestigio e che è in gran parte costituita da deputati. Propone di mandare il primo fasci­ colo inviandolo per il cambio. La Società delibera l'invio dell'Archivio Messinese alla Società Internazionale degli Studi Francescani di Assisi. Pubblicazioni di non soci. La Corte Cailler propone la sospensione. Recensione di libri non ricevuti. La Corte Cailler rileva che tra le recensioni pubblicate nell' «Archi­ vio» non ci sono libri, che si invitino gli autori. Presidente: che si dia copia. Puzzolo Sigillo: che si pubblichi nell' «Archivio»: che sarà fatta recensione dei libri che si riceveranno in doppio esemplare. Oliva: che si dia l'indirizzo preciso. Puzzo lo Sigillo: sarà fatta recen­ sione dei lavori in doppio spediti alla presidenza della Società Storica Messinese. I lavori in questione saranno annunziati. Presidente chiede se è giunto il volume su Antonello alla Società Storica Messinese. La Corte: no. Presidente: è lieto che Antonello sia 280 Salvatore Tramontana finalmente venuto alla luce del sole. Poi pensi il cav. La Corte di volerIo integrare coi documenti da lui pubblicati. Oliva: ha espresso il desiderio che il lavoro del cav. La Corte sia pubblicato per intero; io lo caldeggio. Presidente: si esamini, e se le finan­ ze permettono si stampi. Statuto. Presidente: Il nostro «Statuto» invecchia: occorre si rifaccia condu­ cendolo alle esigenze della vita attuale. lo ho un progetto di La Corte Cailler, occorre nominare una commissione, di cui non fa parte il La Corte, per fare le proposte che poi si comunicheranno all'assemblea. Nomini la commissione. La Società delega il presidente, il quale dichiara che vuole insieme a lui il barone Arenaprimo e Oliva. Diploma. Oliva: siccome il diploma dovrebbe farsi, e c'è all'orizzonte una proposta di allargamento. Donde la soppressione. Nomine di soci. Presidente: propone Marletta Fedele di Catania (socio corrispon­ dente). Oliva: padre Angelo Colantini, prof. Scipione Saja agronomo, Lorenzo Scarcella (effettivo). Martino: notaio Guttarolo (effettivo). il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. Macrì. Le fonti 281

II

1904. Verbali delle sedute, reg. 1, pp. 8-16.

Seduta del 21 gennaio.

Ordine del giorno. 1. Offerta Nicastro per la pubblicazione dell' «Archivio Storico Messinese», con compenso minimo. 2. Ammissione di nuovi soci. 3. Per una nuova redazione dello «Statuto sociale». 4. Per la pubblicazione dell' «Archivio». 5. Bibliografia messinese. 6. Richiesta e spoglio di riviste. 7. Biblioteca della Società. 8. Cartoline storiche. 9. Estratti. Presidenza del titolare Macrì. Presenti: Macrì, D'Amico, Perroni Grande, Miraglia, Scarcella, Oliva, La Corte Cailler, Saccà, Martino. Assiste il segretario generale avv. D. Puzzolo Sigillo. Offerta Nicastro. Segretario Puzzolo: dà lettura della relativa lettera di offerta. Saccà desidera sapere quanto risparmierebbe la Società. Desidera che alle stes­ se condizioni D'Amico, dovendosi cambiare, che si bandisca un concor­ so. Presidente: dice di aver fatto le pratiche col D'Amico. Oliva: l'asta non gli pare possibile perché la pubblicazione nostra abbonda di caratte­ ri greci-jonici, perciò D'Amico o Nicastro. Ma alle stesse condizioni bisogna preferire Nicastro. Presidente: avendo dell'amicizia con i due tipografi, potrò io fare scen­ dere l'offerta forse sino a 5:. 26. E dopo farò delle pratiche con D'Amico. Nomina di nuovi soci. Perroni Grande: prof. Valentino Labate (aderente), Agostino D'A­ mico: prof. Letterio D'Amico (effettivo), prof. Umberto della Vecchia (effettivo). 282 Salvatore Tramontana

La Corte Cailler: Giuseppe Calabrò Sollima (effettivo) O liva: Raffaele Tarro (effettivo), ing. Enrico Fleres (effettivo), Anto­ nino Trimarchi (effettivo). La Corte Cailler: G. Longo Manganaro (effettivo). Per una nuova redazione dello «Statuto» sociale. Presidente: dicendo che c'è una comunicazione precedente. Da molto tempo è presso di me un progetto di «Statuto» presentato dal cav. La Corte Cailler. Riunirò la commissione all'uopo nominata e rivedendo quella proposta, credo sia giunto il tempo di poter concludere tutto. Arenaprimo: osserva che la questione dello «Statuto» è connessa ad un'altra questione interna. Quella degli Enti locali, che meno del muni­ cipio di Messina, auspice il comm. Antonino Martino, ci hanno fatto delle promesse, ma non ci hanno mantenuto nulla. Perciò prima bisogna vedere quello che ci sarà dato: e risoluta la questione economica ci inten­ deremo facilmente. Presidente: la disponibilità dei colleghi Arenaprimo e Oliva per bat­ tere alle porte di queste autorità. Per la pubblicazione dell' «Archivio». Perroni: desidero che la collaborazione all' «Archivio» sia regolata da norme precise, costanti, per evitare delle sorprese. Presidente: io riconosco che qualche volta è incorso qualche errore nella pubblicazione del latino, ma il nostro «Archivio» ha acquistato importanza. Oliva: dico che c'è un regolamento che non è stato mai applicato; ed io dichiaro che se non si applica dovrò dimettermi. Ma io non ho avuto aiuti da nessuno. Puzzolo: c'è nella facoltà del direttore delle pubblicazioni quella di scegliersi un segretario di redazione, facoltà della quale non si è avvalso, ma si potrebbe avvalere. Presidente: richiamiamo il regolamento e si applichi. Rossi: qualche cosa di più di mancanza di applicazione del regola­ mento c'è. È necessario che colui il quale intende alla correzione abbia una grande importanza. Ma prima di tutti deve curare la correzione l'au­ tore degli articoli. Presidente: e noi affidiamo al prof. Oliva la direzione perché si metta d'accordo con gli autori. Le fonti 283

Oliva: quattro occhi vedono più di due. Perciò per la correzione delle bozze mi piace un altro. Presidente: vediamo questo regolamento e vedremo se è ancora adatto. Desidero questo regolamento e ne riferirò alla Società. Bibliografia messinese. Perroni Grande: non si è più pubblicata. La Società non mi ha dato nessun aiuto. Frassinetti: propone che Perroni Grande e Rossi riassuma­ no l'incarico. Presidente: dice che il prof. Perroni che fa la bibliografia potrebbe assumere l'incarico di scrivere alle riviste per regolare il cambio. Biblioteca. Frassinetti: tiene un' eredità che prima di partire lascerà alla Società. Comprò il quarto volume del Romano Colonna: manoscritto che pub­ blicherete. Il Presidente: ringrazia. Frassinetti: desidera si elegga una commis­ sione per esaminare quello che potrà lasciare. Presidente: riterremo ricor­ do affettuoso di chi ci ha trattato così bene. Cartoline storiche. Frassinetti: iconoclasta. Perroni: vorrebbe che il municipio ci desse i cliché della Guida, per farne delle cartoline. Frassinetti: collezione dei monumenti più interes­ santi nelle cartoline. Presidente: desidera che delle cartoline dei monu­ menti di Messina se ne faccia una collezione. Puzzolo: dice che praticamente non sarà possibile la proposta per­ ché il Comune vuole fare o ha fatto le cartoline per conto proprio. La Corte: dice che i cliché sono a Londra dallo Slatar, che ha pubblicato la Guida di Sicilia. Estratti. Si dà mandato al presidente perché d'accordo col cassiere stabilisca un compenso a V. Gambino. Martino: desidèra che si pensi al diploma. In quanto alle spese pro­ porrebbe che i soci paghino un contributo, poiché è urgente che la Società abbia un diploma. Presidente: preventivo della stampa? il segretario il presidente Avv. D. Puzzolo Sigillo. G. Macrì. 284 Salvatore Tramontana

2 Tornata dell'l febbraio.

Presidenza Macrì. Il presidente ritiene legale la seduta e la dichiara aperta. Il presidente: partecipa un saluto del prof. Tropea, la Società ricam­ bia. Ringrazia il socio D'Amico. L'ordine del giorno reca: pubblicazione dell' «Archivio Storico Mes­ sinese». Il presidente: riferisce intorno all'incarico ric<::vuto nell'ultima seduta. Ha parlato al Nicastro che mantiene le 29 lire. Si rivolse al D'A­ mico il quale accettava le 29 lire. lo ritengo che il D'Amico debba avere la preferenza. Poi ritengo sia giunto il tempo di indire l'asta. Saccà: qual differenza fra l'ufficio stampa dell' Accademia e quello dell' «Archivio Storico Messinese»? Il presidente: dice che il nostro è superiore a quello dell' Accademia. Saccà: pongo mandato perché continui le pratiche. Presidente: vedrò se sarà il caso di ottenere qualche altra lira di più. La Società compone il mandato al presidente. Proposta di soci. Presidente: propone Pasquale Bella. Si approva. Dimissioni di Perroni Grande. Il presidente: Perroni Grande rende le sue dimissioni. Ho doman­ dato chiarimenti ed ho iniziato le pratiche per far finire questi malintesi. Norme del bibliotecario. La Corte Cailler: ho tenuto la biblioteca. Il comm. Martino ed il prof. Puzzolo hanno proposto a me i volumi. Ho trovato che mancava­ no dei fascicoli. Per impinguare la biblioteca ho fatto una circolare a stampa, invitando i soci a donare le loro pubblicazioni e qualche dop­ pione. Si è poco risposto. Ho distribuito un libro in doppio per scriver­ si la richiesta, e poi lo lascio la sera. Il barone Arenaprimo: si è verificato un incidente, la nomina del bibliotecario abbia un regolamento provvisorio. Prof. Nunnari: non crede opportuno che si tratti questo regolamento. Il presidente: dico che si metta all' ordine del giorno. Elezione del bibliotecario. Numero dei presenti 15. Schede 15. La Corte Cailler ottiene nove Le fonti 285 voti e ringrazia. La Corte: interroga il presidente: desidero che i nomi si facciano 8 giorni prima. il segretario il presidente Puzzolo Sigillo. Macrì.

3 Consiglio direttivo del 23 marzo.

Ordine del giorno. 1. Provvedimenti per l' «Archivio Storico Messinese». 2. Affari diversi della Società. 3. Comunicazioni del presidente. Intervenuti: Arenaprimo, Oliva, Saccà, Martino, La Corte Cailler. Arenaprimo: domanda che si discuta il regolamento per le pubblica- zioni. Si cancellano i soci: Calabrò, Longo Manganaro, Forzano, Lanza­ ra, Pellizzeri, Saraw, Frassinetti (passa a corrispondente), e si aggiungo­ no: Sammartino duca Raimondo (ordinario), console inglese di Palermo corrispondente cioè a L Sidney Churchill. Arenaprimo: riferisce per l' «Archivio». Si prendono accordi per un coadiuvato re del prof. Oliva nella direzione dell' «Archivio». In base agli articoli 8 e 9 dello «Statuto», il direttore e il consiglio hanno facoltà di scegliere a coadiuva tori della redazione le persone di: Papas Cirillo e del prof. Valentino Labate. E si passa a tali nomine. per il segretario il presidente La Corte Cailler. [manca la firma]

4 Seconda convocazione Consiglio direttivo del 27 aprile.

Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Affari riguardanti la Società. Presenti: Macrì, Oliva, Arenaprimo, Saccà, Martino, La Corte Cail­ ler, Chinigò, Puzzolo Sigillo. Comunicazioni della presidenza. Una lettera relativa al sussidio chiesto al ministero dal socio Agosti- 286 Salvatore Tramontana no D'Amico e dal prof. Perroni Grande relativa ad affari da ascrivere all' ordine del giorno. Arenaprimo: comunica, a nome del giudice Frassinetti, che egli donerà alla Società i tre volumi del Romano Colonna. La Corte Cailler: comunica che il presidente Macrì regala un' edizione pregevole di Tito Livio. Arenaprimo: pensa che si faccia relazione all'assemblea dei libri donati. La Corte: propone che se ne faccia un elenco nell' «Archivio». Arenaprimo ed Oliva: comunicare una risposta avuta dalla Deputa­ zione provinciale. Segretario: comunica i cambi delle riviste: Biblioteca Universitaria di Heidelberg, Società di Archeologia di Bruxelles, Regia Accademia dei Lincei, Società Napoletana di Storia Patria. Presidente: chiede notizia sui mosaici scoperti al Duomo. Chinigò: ne dà qualche notizia. Si può fare voti al governo. Presidente: ne incarica il prof. Chinigò a stendere l'ordine del giorno da proporsi all' assemblea. Martino: dà chiarimenti e propone di stamparsi l'elenco di cambi, soci, ecc., e farsi la spedizione per posta in base a quell'elenco. Arenaprimo: domanda chiarimenti perché vede qualche omissione nella spedizione dell' «Archivio», specialmente ai soci onorari. La Corte Cailler: si sono radiati ultimamente alcuni soci, ce ne sono altri. Presidente: che si invii una lettera ai morosi per mettersi in regola. Cassiere: farà l'elenco dei morosi rilevando lo dalle ricevute. Arenaprimo: ha copiato una sezione del Romano Colonna. il segretario il presidente Avv. D. Puzzola Sigillo. G. Macrì.

5 Tornata dell'assemblea del 17 giugno (2a convocazione).

Presiede il titolare prof. Giacomo Macrì, assiste il segretario avv. D. Puzzolo Sigillo. Presidente: dichiaro aperta la seduta. L'ufficio di presidenza, ricor­ dando il mandato affidatogli, ha picchiato a tutte le porte. Ha parlato a tutte le autorità, e con l'aiuto del prof. Oliva e del barone Arenaprimo, che sempre l'hanno coadiuvato, si è assicurato di ottenere dalla Deputa­ zione provinciale 5::. 200. Si è parlato al comm. [illeggibile] per continua­ re ad avere dal municipio il sussidio. A quanto si ricordi, ci ha promesso Le fonti 287 bene. Tutto questo noi facciamo per l' «Archivio Storico». Poi sono nate delle lagnanze che io non ho potuto amalgamare. La Società occorre che sia ossequiente ai suoi deliberati. lo non mi impaccio della pubblicazio­ ne lasciando che il prof. Oliva facesse e faceva bene. Prendo come un ful­ mine a ciel sereno la seguente lettera. Il segretario ne dà lettura e rimane allegata agli atti. Presidente: ieri ho ricevuto dal socio D'Amico una lettera, nella quale egli si doleva di soppressione di materia già stampata. Ho sentito il prof. Oliva. Da dire il vero [ ... ]. Ho emesso lagnanze al cav. La Corte per la forma della sua lettera, ed ho fatto osservare che nell' articolo non c'era da dolersi, il quale dovette convenire con me che la polemica era in forma garbata e non c'era da dolersi. Eliminato questo punto mi permisi di chiamare in casa mia il socio prof. D'Amico, che cortesemente venne. Lessi delle note ed ho consigliato la soppressione di qualche cosa che poteva far nascere delle questioni fra persone, che per professione hanno bisogno di serenità. Devo ringraziare pubblicamente il prof. D'Amico perché è stato deferentissimo al mio consiglio. Ed ho comunicato al prof. Oliva i passi soppressi e temperati d'accento. E mi aspettavo che le cose andassero, quando ieri l'altro mi arrivano delle lettere di dimissioni. Mi sono recato a vederlo, non l'ho trovato, susseguentemente è venuto a tro­ varmi, e mi ha detto che dove ci sono degli attriti non poteva restare. Gli ho fatto sperare che tutto va composto: ma egli mi fece sapere che il D'A­ mico non aveva consentito poi alla riduzione fatta. Esaurito il mio com­ pito ho chiamato l'attuazione dell' assemblea. lo ammetto che l' «Archi­ vio» contenga qualunque discordia di giudizio; ma che sia fatto con quel­ la forma gentile ed educata che conviene a persone per bene quali sono i soci. Se la città di Messina è condannata a non avere storia smettiamo, rinunciamo alla speranza deposta per il rinascere degli studi storici. Ma, se amiamo quest'intento, rinunziamo a cose che non hanno interesse sto­ rico, ma che ne intralciano la via. lo rispetto il giudizio e l'insegnamento dell'assemblea e presento le dimissioni su questi fatti spiacevoli per tutti, e mi auguro che in questa discussione non si degeneri dalla discussione obiettiva, che portasse danno all'esistenza della Società. Ruffo: desidero che tutti questi dissidi si compongano per il bene della Società. Che il prof. Oliva sia disposto a continuare nel suo ufficio. Forse i fini erano buoni, ma i mezzi non sono stati tali. 288 Salvatore Tramontana

Agostino D'Amico: sento il dovere di precisare il fatto, perché il manoscritto al prof. Oliva l'ho preso e l'ho presentato alla stamperia. Deploro che il cav. La Corte sia andato in stamperia perché lo legga, mi pare indelicato e a lui non competeva. Nessuno si permetta di leggere le bozze per l'avvenire. In quanto alle modificazioni fatte d'accordo col presidente sta bene. Ma per la parte stampata non si poteva. Vengono quindi le dimissioni del presidente. Per quanto scritto nel mio lavoro credo di avervi detto il nerbo. Ne ho parlato prima al prof. Oliva, e questi mi disse che in tutta la novità non c'è molta forza che si butta in faccia al La Corte. Ed io consentivo che si togliesse quella frase, ma questi si oppose, però finalmente si vada d'accordo, ma poi vado alla stamperia e vedo delle novità, ed io non ho potuto più consentire che si pubblicasse. Saccà: durante [ ... ] facesse lavoro critico di due lavori del Di Marzo e di La Corte. Presidente: non c'è alcuno che voglia limitare la discussione in una questione storica. Ma noi facciamo una questione di forma. Quando più persone ci sono in una famiglia, non è giusto che si insolentiscano l'un l'altro, e che quando si discute, si discute con forma temperata ed educa­ ta, e ciò non per fare una censura a lei; ecco cosa proponiamo. Saccà: domanda se il D'Amico insiste che quella parte per cui vi sono le dimissioni del prof. Oliva sia pubblicata. Chinigò: ma sono motivate le dimissioni? Presidente: si per altra causa; ma economicamente ho saputo quello che ho detto. Saccà: la questione è densa in [ ... ]. Presidente: il prof. Oliva mi disse che voleva una conferenza col prof. D'Amico, e che questi rispo­ se che aveva da fare. D'Amico: chi ha portato questa risposta ha frainte­ so. Non ho risposto in siffatti termini; ho dato un appuntamento da Prin­ cipato, sono andato e non l'ho trovato. Saccà: io credo che andando di questo passo l' «Archivio Storico» si farà meglio. lo sono giovane ed ho gli ardimenti giovanili. Il prof. D'A­ mico non insisterà nel non rispettare le mozioni proposte dall'Ufficio di presidenza, perché noi se no dovremo dargli torto, anche per la figura che si farebbe fuori. Chiedo, facendo l'interprete dei sentimenti della Società, perché si preghi il prof. D'Amico a non insistere nelle note emendate che non si pubblichi, e voglia definire una questione piccina Le fonti 289 per se stessa, ma che piacerebbe far diventare grande. Che si dia quindi mandato al prof. Macrì. La Società Storica, intesa la relazione del presidente ed avuta comu­ nicazione delle dimissioni del prof. Oliva da direttore dell' «Archivio», inteso il prof. D'Amico fa voti 1. che venga nominata una commissione composta dall'ufficio di pre­ sidenza e da quei soci che l'ufficio medesimo crederà opportuno di chia­ mare, perché vengano modificate, d'accordo col prof. D'Amico, quelle frasi che possano turbare il buono ed amichevole andamento della Società. 2. Che il prof. Oliva, così benemerito della pubblicazione dell' «Archivio», desistendo dalle proprie dimissioni, torni ad occupare la carica così degnamente tenuta fin ora. Arenaprimo: vuole proposta la prima questione. Saccà: consente. Presidente: assentirebbe a chi facesse la proposta di regolare per l'avve­ nire le pubblicazioni. D'Amico insiste. Saccà: è incerto a quanto afferma il prof. Oliva. Presidente: io anche nel pubblicato avrei modificato paro­ le ed accorgimenti; però sia pubblicato. Saccà: nota che la questione viene qui travisata; avrebbe potuto venire prima; nel nostro «Archivio» c'è stato o un autoincensamento, o apprezzamenti poco benevoli verso amici e colleghi. Sulla presente questione io non nego che il prof. D'A­ mico dice che l'Oliva ha detto a lui che il lavoro andava. Ma ora la que­ stione è uscita dall'orbita della presidenza ed è entrata nell'arbitrio del­ l'assemblea, la quale è sovrana. Propone ai voti un suo ordine del giorno, e che anche D'Amico stesso stringa la mano al La Corte. D'Amico: non ha difficoltà. Perché al più presto possibile l'ufficio di presidenza presenti all'assemblea il progetto di un regolamento spe­ ciale per la pubblicazione dell' «Archivio Storico Messinese». Macrì: propongo per la nomina fattami, chiedo che il prof. Saccà insista su tutto l'ordine del giorno. Perché altra cosa è la commissione per la revisione dei lavori. Sono due questioni diverse. Martino: desidero sapere se il prof. Macrì è socio nostro. Rossi: chiede la chiusura. Presidente: mette ai voti complessivamen­ te l'ordine del giorno. Voti a favore di Saccà 11. Votanti 18. L'ordine del giorno Saccà è quindi approvato. 290 Salvatore Tramontana

Saccà: dichiara che al più presto possibile l'ufficio di presidenza si adoperi per la questione, informando l'assemblea.

6 Consiglio direttivo del 26 agosto ore 8.

Ordine del giorno. Affari di amministrazione. Martino: lamenta che i palermitani non mandino le loro pubblica­ zioni. Puzzolo: propone Mari come effettivo. Arenaprimo: comunica che, mercé l'opera del prof. Oliva ed altri, la commissione del bilancio ha fatto buon viso alla nostra istanza. Puz­ zolo: comunica che i dignitari della Società sono scaduti d'ufficio e che bisogna preparare le elezioni. Martino: indurre i soci a radiare quelli che non hanno pagato (art. 11 statuto), essi sono: da effettivo ad ade­ rente: Alleva di Monteleone; Calabrò; Giovanni Manganaro; Pietro Macrì. Cancellati: Coffa Andrea, Previti (morto), Trimarchi Antonino, Longo Manganaro, Tarro Raffaele, prof. Scipione Saja, G. Calabrò, Guttarolo.

7 Assemblea generale del 6 settembre (2 a convocazione).

Elezione dei dignitari scaduti d'ufficio. Presenti: Arenaprimo, Oliva, Ruffo, La Corte, Saccà, Nunnari, Martino, Puzzolo Sigillo. Passata un'ora e mezza dall'orario (ore 20) e non intervenendo altri soci, il vice presidente dichiara aperta la seduta. Si stabilisce di non trattare l'ordine del giorno che presenta elezione dei dignitari scaduti d'ufficio, giacché dovrebbero eleggersi 7 dignitari e sono presenti solo 8 soci, stante che la gente trovasi alla villeggiatura, ed essendo questa la causa dell'assenza dei soci, occorre rimandare le ele­ zioni all'epoca in cui la causa or nominata venga eliminata. Si rimandano quindi al prossimo novembre. A proposta del prof. Nunnari, che sollecita la presentazione del pro­ getto dello «Statuto» perché le nuove elezioni siano fatte in base ad esso, si stabilisce che dette elezioni siano rimandate a dopo la dismissione dello Le fonti 291

«Statuto», per cui occorre sollecitare, dal presidente e dalla commissione all'uopo eletta, perché si affretti a presentarlo all'assemblea prima delle elezioni. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. Arenaprimo.

8 Consiglio direttivo del 18 novembre (2 a convocazione).

Ordine del giorno. Comunicazioni della presidenza. Intervenuti: Macrì, Arenaprimo, Oliva, Martino, La Corte Cailler segretario ufficiale. Presidente: La Corte legga la lettera inviatagli dal tipografo. D'Ami­ co: per estratti da pagarsi, che il [tipografo] D'Amico pretende, cioè il frontespizio di cento estratti tolti dall' «Archivio». Si delibera che i fron­ tespizi, carta e tiratura compresi, vadano con gli estratti, gratis per i soci, gli autori pagheranno l'indice se composto fuori il volume dell' «Archi-

V10». La Corte: propone di dare al custode il locale superiore della Società per abitazione temporanea, sino a nuova richiesta della Società. Si riman": da all'assemblea per deliberare. In quanto alle copie di estratti in più alle 100 rilasciate gratuitamente, i prezzi sono contemplati nel contratto fra il prof. Tropea e il D'Amico, come quello per l'Accademia Peloritana. il segretario il presidente La Corte Cailler. G. Macrì.

9 Consiglio direttivo del 2 dicembre.

Intervenuti: Macrì, Arenaprimo, Oliva, Chinigò, La Corte Cailler. Si stabilisce l'elezione per la prima quindicina del mese corrente. 292 Salvatore Tramontana

III

1905. Verbali delle sedute, reg. 1, pp. 16-27.

1 Consiglio direttivo del 9 gennaio.

Intervenuti: Macrì, Oliva, Martino, Saccà, La Corte Cailler segreta­ rio ufficiale. Martino: legge il bilancio 1905 e i conti consuntivi 1903-1904. Si approvano. La Corte Cailler: manda una lettera avvisando che il ministro Mira­ bella propone un lavoro storico sui sarti italiani dell'antichità, e chiede che la Società se ne interessi. Si delibera di scrivere al Comune e alla Camera di commercio perché loro chiedano al ministro idea corretta sul lavoro da fare. Tenendo presente che un lavoro simile fu chiesto dal sin­ daco Martino verso il 1903 alla Società Storica.

2 Consiglio direttivo del 9 febbraio.

Presidenza: Macrì; segretario: Puzzolo Sigillo. Arenaprimo: propone che la Società faccia le sue condoglianze al socio prof. Chinigò. Si approva all'unanimità. Presidente: comunica una lettera del tipOgrafo D'Amico. Il segretario: ne dà lettura, si allega al verbale. Presidente: comunica una lettera della Società per l'incremento degli studi storici e corografici della regione Peloritana e delle Calabrie, con la quale si chiede di fondersi alla Società Storica Messinese. Il segretario Puzzolo ne dà lettura, e si allega. Presidente: dice di avere risposto alla commissione composta dai firmatari della lettera che avrebbe riferito in Consiglio direttivo prima che all'assemblea. Egli proporrebbe nominar­ si una commissione perché studi la questione e poi si porti all'assemblea una relazione. Gli altri intervenuti non si oppongono alla nomina della commis- Le fonti 293 sione. Arenaprimo: si oppone, e non accetta di fare parte della commis­ sione perché il suo giudizio è a priori contrario. Presidente: insiste che vi faccia parte con gli altri. Martino: vuole che Arenaprimo accetti, perché dal cozzo delle opinioni può nascere la verità. Se egli è contrario deve sostenere le ragioni in seno alla commis­ sione. Oliva: prega il barone Arenaprimo, il quale finisce per accettare. Presidente: la commissione sarà composta: Macrì presidente, Oliva, Arenaprimo, Martino. Viene approvato. Questa deliberazione venga comunicata al presidente della proposta prof. Visalli. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. G. Macrì.

3 Consiglio direttivo del 1 o aprile.

Intervenuti: Macrì, Arenaprimo, Oliva, Saccà, La Corte Cailler, Puzzolo. Presidente: comunica la lettera della Società Storica Calabrese chie­ dente la fusione di detta Società con la nostra. Il Consiglio direttivo: deli­ bera non aderire alla domanda di fusione, pur dicendosi disposto ad ammettere singolarmente gli studiosi che ne facciano domanda nelle forme prescritte dallo «Statuto».

4 Consiglio direttivo 1 0 aprile.

Fusione delle due Società Storiche. Il notaio Martino non vi può partecipare per urgenti affari in cam­ pagna, ma comunica che il suo voto è contrario. Il Consiglio direttivo della Società Storica Messinese, presa visione della lettera del 6 febbraio 1905 con al quale la Società per l'incremento degli studi storici e corografici della regione peloritana e delle Calabrie chiede la fusione della medesima con la Società Storica Messinese, delibera 1. Non aderire alla domanda di fusione, pur dicendosi disposta ad 294 Salvatore Tramontana ammettere singolarmente gli studiosi che ne faranno domanda nelle forme prescritte dallo «Statuto» sociale. 2. Sottoporre al voto della Società il presente deliberato. Letto, approvato e chiuso il presente verbale oggi 1 aprile 1905. Il Consiglio direttivo: G. Macrì, G. Arenaprimo, Martino, Oliva, Saccà, La Corte Cailler, Puzzolo Sigillo.

5 Assemblea generale del 6 aprile (2 a convocazione ore 20).

Il presidente: dà comunicazione al segretario perché si legga una let­ tera del prof. Perroni Grande (allegato A). Si mette ai voti che sia nomi­ nato socio onorario il prof. Cesareo. Oliva e MacrÌ: propongono nuovi soci. Saccà: manca all' ordine del giorno la nomina dei soci, perciò sarà rimandato alla prossima assemblea. Comunicazioni della presidenza. Riferisce che la Società per l'incremento degli studi storici e corogra­ fici della Regione peloritana e delle Calabrie gli fece proposta di fondersi alla Società Storica Messinese. Personalmente manifestò il suo gradimen­ to. C'era un guadagno dal lato intellettuale e dal lato economico. La com­ missione, all'uopo nominata, fu contraria all'accoglimento in massa, potendosi singolarmente nominare soci per lo «Statuto». Perciò il Consi­ glio direttivo non poté accettare la fusione fatta al di fuori dello «Statuto» e rinviò all'assemblea. Perciò vi ho riuniti. Dò la parola a chi la chiede. Saccà: vuole comunicare il deliberato del Consiglio direttivo (allega­ to B). Arenaprimo: chiede il rinvio della votazione. Perroni Grande: ammesso che i soci della Calabria fossero singolarmente ammessi potreb­ bero studiare la Calabria? Arenaprimo: per gli studi ci potremmo intendere facilmente. Però la questione è che ci si trova davanti ad una Società non costituita. Il nostro «Archivio» con o senza questi nuovi soci andrà lo stesso. Perroni Grande: dal momento che non c'è difficoltà di inserire nel nostro «Archivio» studi calabresi che abbiano attinenza con la storia di Messina, perché non dare un piccolo mutamento di titolo? Presidente: il legame tra noi e la Calabria è af!tiço. In questo non c'è Le fonti 295 dubbio di accogliere scritti di calabresi, e soci calabresi che studiano la storia comune dei due paesi. Sarebbe utile discutere invece se si debba fare qualche modifica nel titolo, nel programma mai. Arenaprimo: pro­ porrei che si faccia un tasso d'entrata di 5::. 50. Perroni Grande: assicura di no. Presidente: non possiamo sperare un contingente largo della molta storia degli Archivi calabresi. Saccà: credo che tutti si sia d'accordo per la non ammlSSlOne. Perroni: dal momento che sul punto principale si è d'accordo, ed è questione di forma, non insista nel suo ordine di idee. Presidente: mettere al voto la proposta del Consiglio direttivo. Il prof. Perroni Grande si astiene dal votare perché ritiene (come socio della Società Storica Messinese) giusta l'ammissione individuale. Come socio della Società Storica Calabrese, che gli ha dato l'incarico di adope­ rarsi per la fusione dei due sodalizi, non può non insistere sull'ammis­ sione collettiva, avvertendo che questa, a suo giudizio, non potrebbe che essere di amichevole aiuto al sodalizio messinese. A questo si aggiunge il prof. Agostino D'Amico. Sottoposto alla votazione, 1'ordine del giorno del Consiglio diretti­ vo è approvato. il presidente Macrì.

6 Consiglio direttivo dell'8 giugno.

Ordine del giorno. 1. Affari della Società; 2. Spesa per mobili. Intervenuti: Arenaprimo, Oliva, Saccà, Martino, La Corte Cailler. Presidente: comunica con grande ritardo che il Consiglio direttivo è scaduto, ed invita a stabilire il giorno delle elezioni. Il Consiglio stabili­ sce di aggiungere al segretario della Società un vice segretario e di pro­ porre la nomina all'assemblea. Presidente: intrattiene per la scelta di un custode dei locali perché apra i medesimi agli studiosi giornalmente. Il Consiglio: delibera di inca- 296 Salvatore Tramontana ricare Arenaprimo e La Corte per conferire con Francesco Gambino, per vedere se può accettare la custodia e la pulizia dei locali per x. 50 l'anno. Ciò in maniera di esperimento. Presidente: intrattiene sullo scaffale da costruire per la conservazio­ ne dei fascicoli dell' «Archivio Storico Messinese». Il Consiglio delibera invece di depositare in casse i fascicoli, salvo a provvedere in seguito in altro modo. E si dà l'incarico al cassiere di comperare quanto al bisogno. Ordine del giorno per la prossima tornata dell'assemblea: 1. Proposta per la nomina di un vice segretario. 2. Elezione del Consiglio direttivo. 3. Ammissione di nuovi soci. 4. Comunicazioni della presidenza Per il giorno da fissare, conferire col presidente. per il presidente Arenaprimo.

7 Assemblea del 15 giugno, 2a convocazione.

Ordine del giorno. 1. Proposta per la nomina di un vice segretario. 2. Elezione del Consiglio direttivo. 3. Ammissione di soci. 4. Comunicazioni della presidenza. Intervenuti: Macrì, Arenaprimo, Oliva, Saccà, Martino, Ruffo, La Corte Cailler (segretario ufficiale). Presidente: invita la Società a proporre la nomina della carica del vice segretario. Mette ai voti la nomina di detta carica. Approvata ad una­ nimità. Presidente: invita quindi ad eleggere la persona che occupi la cari­ ca di vice segretario. Eletto l'avv. Antonino Mari, con 7 voti (unanimità), a vice segretario della Società. Presidente: invita a passare all'elezione del Consiglio direttivo. Saccà: propone sospendere l'elezione, e preparare intanto un nuovo «Statuto». Presidente: ricorda che uno «Statuto» fu progettato dal cav. La Corte Cailler ed a lui rimesso. Promette occuparsene presto, e sente anche lui il bisogno di rifarlo, con la cooperazione di una commissione Le fonti 297

di soci. S'impegna di presentare il progetto al più presto possibile. Mette quindi ai voti la proposta Saccà. Approvata ad unanimità. Presidente: invita all'elezione dei nuovi soci. Oliva propone: prof. Vincenzo Strazzulla, prof. Giuseppe Pagoto, prof. Umberto Saffioti, prof. Guido Inferrera (tutti come effettivi). Arenaprimo propone: duca Vincenzo Ruffo (aderente). La Corte si associa, e propone: conte Luigi Maria Majorca Mortillaro di Francavilla (di Palermo) ad effettivo; ing. Pasquale Mallandrino passato ad effettivo; dotto Gaetano Borghese (Novara Sicilia) ad aderente; Domenico Alliata marchese del Serraro (ad effettivo). Oliva: propone dotto Gaetano Rizzo (aderente). Approvati ad unanimità soci della Società. Oliva: propone a soci onorari: comm. Giuseppe Arigò, avv. Gusep­ pe Orioles, e ricorda l'interesse da loro mostrato per la Società Storica. Arenaprimo: partecipa che l'Arigò si interessò oltre modo al ministero per un sussidio dello Stato e perché venisse conservato quello della pro­ vincia di Messina. Si associa alla proposta Oliva. Approvati entrambi a soci onorari della Società. il presidente Macrì.

8 Consiglio direttivo del3i agosto.

Presiede: Arenaprimo, presenti: Oliva, Saccà, Martino, La Corte Cailler, Mari. Il presidente domanda notizie, sulla pratica iniziata col municipio, al prof. Saccà. Saccà: risponde che, dato l'impegno preso dal municipio per il fondo annuo stabilito, aveva fatto una lettera da far firmare dal presi­ dente, per richiedere il pagamento del sussidio di quest'anno in 5.':. 300, per pagare delle forniture. Martino: riferisce che ogni anno il municipio ha pagato direttamen­ te alla Società e non ai fornitori. Il presidente richiede al prof. Saccà che faccia la minuta della lettera. Oliva: riferisce che anche il sussidio della Provincia è assicurato anche quest'anno. Presidente: avverte che il man­ dato del municipio è pronto. Avverte il cassiere che ha pagato 5.':. 36,25 al tipografo D'Amico in conto. 298 Salvatore Tramontana

Saccà: domanda se i soci debbono pagare le copertine degli estratti. La Corte: legge una deliberazione del Consiglio direttivo del novembre 1904 negativamente. Si conferma la deliberazione. Presidente: dà comunicazione di un invito del Congresso Storico Subalpino. Si delibera di aderire, delegando il prof. Gabotto, che si invi­ ta a pubblicare suoi scritti inerenti alla storia di Messina. Presidente: passa ad Oliva un lavoro del socio aderente Ruffo. Presidente: rileva il difetto del servizio di spedizione. Martino: pro­ pone l'acquisto di un armadio per conservare i volumi. Si delibera l'ac­ quisto con urgenza da f. 50. Si rimanda ad un'altra seduta la deliberazio­ ne sulla vendita dei volumi arretrati. Si delibera l'acquisto di bicchieri e bottiglie. Per il prossimo fascicolo si stabilisce di commemorare i soci defunti: Gatto Cucinotta e Taccone Gallucci. il segretario il v. presidente A. Mari. Arenaprimo.

9 Consiglio direttivo del 29 settembre.

Presenti: Arenaprimo, La Corte Cailler, Martino, Saccà, Mari. Pre­ siede: Arenaprimo; segretario: A. Mari. La Corte Cailler: riferisce che è a sua conoscenza che un mano­ scritto di Antonio Maria Jaci è in vendita presso un rivenditore. Propo­ ne alla Società l'acquisto dello stesso perché non venga smarrito o porta­ to fuori. Arenaprimo: come tutti gli altri sono concorde in linea di mas­ sima e, poiché per precedenti discorsi si sa che la pretesa del rivenditore di libri non supera le f. 22, si dà mandato al cassiere sig. Martino perché ne curi presto l'acquisto. La deliberazione viene sanzionata dal seguente ordine del giorno: il Consiglio direttivo della Società Storica Messinese, avuta notizia che il manoscritto autografo ed inedito Introductio in elementa Mathe­ seos de astronomia, sphaera, geographia et hydrographia (con molte tavo­ le) dell'illustre concittadino Antonio Maria Jaci è in vendita presso un rivenditore di libri usati; considerando essere doveroso per la Società non permettere che tale opera vada in mani estranee o che venga esportata; Le fonti 299

considerando che tra gli scopi precipui del sodalizio, geloso custode delle patrie memorie, è quello di raccogliere, illustrare e conservare le nostre glorie; tenuta presente la somma richiesta per detto manoscritto delibera di acquistarlo al più presto perché sia conservato nella Biblioteca sociale ed illustrato o pubblicato a suo tempo da persona competente, e dà mandato al cassiere perché voglia pagare il prezzo convenuto. il segretario il v. presidente A. Mari. Arenaprimo.

10 Consiglio direttivo del 7 novembre.

Presiede: barone Arenaprimo; segretario: A. Mari. Intervenuti: Oliva, La Corte Cailler, Saccà, Martino. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Studio del manoscritto di Jaci. 3. Diploma sociale. 4. Spese fatte dalla Società. 5. Modifiche al contratto col tipografo. Presidente: propone che per l'incremento della Biblioteca venga redatto un piccolo regolamento. Si dà mandato al prof. Oliva e al cav. La Corte Cailler che riferisce dell'inventario fatto dei volumi dell' «Archi­ vio» che sommano a 2082. Propone che l'annata sia messa in vendita a 5::. 6. Si approva. Si stabilisce che per il manoscritto di J aci si dia annun­ zio nel prossimo fascicolo, riservandosi di incaricare in seguito qualche persona competente per studiarlo dettagliatamente. Riferisce sull'inconveniente sorto per opera del tipografo, il quale richiede ai soci il pagamento per le copertine e il frontespizio degli estrat­ ti, mentre ciò non era previsto. Saccà: domanda che si rinnovi il contratto togliendo l'abuso. Si dà mandato ai signori Martino, Oliva, Saccà di regolare lo schema del con­ tratto, sia per la stampa dell' «Archivio» che per quella degli estratti, non­ ché la tiratura in più per conto dei soci. 300 Salvatore Tramontana

Presidente: dà notizia di una lettera della prefettura che richiede la collezione completa dell' «Archivio». Si delibera di inviarla in omaggio. Si stabilisce per il prossimo fascicolo di fare un necrologio dei soci defunti comm. Gatto Cucinotta e barone Taccone Gallucci. Presidente: riferendo una proposta del socio La Corte, fa notare che la Bibliografia messinese, fin ora pubblicata, non corrisponde allo scopo per il quale fu fondata. Si propone che sia sostituita dalla pubblicazione di opere inedite o rare e di fogli periodici. La Corte Cailler: illustra e spiega nello stesso tempo la proposta. Oliva: dice che la Bibliografia deve essere migliorata perché quella in corso non risponde più. Martino: dice che dei lO o 12 fogli che compongono l' «Archivio», se ne potrebbe dare uno o due per le pubblicazioni periodiche. Ritiene che ci debba essere la Bibliografia, ma fatta con altri criteri. Saccà: è concor­ de con quest'ultima proposta. Aggiunge che la ripubblicazione di opere inedite o rare debba essere fatta con criteri scientifici moderni. Si stabilisce in fine che alla compilazione della futura Bibliografia siano delegati tre soci, riservando all'assemblea generale di decidere sulla soppresslOne. Martino: riferisce che la Società per le spese fatte non ha attualmen­ te fondi, però non ha debiti. Conta che col ricavato dei mensili novem­ bre, dicembre e gennaio, e degli abbonamenti e dei sussidi degli Enti si possa sopperire al pagamento del volume in corso di stampa. Si stabilisce che sia coniato un cliché come emblema della Società da stampare negli Atti, e che sia preso a modello quello riprodotto nella medaglia commemorativa dell'acquedotto. Il socio Saccà si incarica del disegno e di trattare per la riproduzione. Si rimanda la discussione per il diploma sociale che il socio Ruffo non ha ancora consegnato. il segretario il v. presidente A. Mari. Arenaprimo.

Il Consiglio direttivo del 3D novembre.

Presiede: Arenaprimo; segretario: Mari. Intervenuti: La Corte Cailler, Martino, Saccà. Le fonti 301

La Corte: propone l'acquisto dei seguenti oggetti che vengono offerti alla Società: 1. ritratto di Antonio Maria J aci dipinto a olio per x. 7; 2. stampa antica riproducente Messina nella peste del 1552, per x. 3; 3. veduta di Messina antica a stampa, delineata da Raimondo De Leonardo ed incisa da Antonio Caetano, per x. 4; 4. stampa antica intitolata "Pianta della Baronia mare e tonnara di San Giorgio e Rocca Bianca di Patti» incisa da Mesiani, per x. 2; Si approvano gli acquisti e si dà mandato al cassiere di pagare x. 16 e di fare eseguire le relative cornici. Si stabilisce di invitare il socio cav. Carlo Ruffo a volere restaurare il ritratto di Jaci testé acquistato. Arenaprimo: comunica che il socio cav. La Corte Cailler ha regala­ to molti libri per la Biblioteca della Società Storica. La Corte Cailler a sua volta comunica il regalo di molti volumi fatto allo stesso scopo dal baro­ ne Arenaprimo. Si ringraziano i donatori. Il La Corte regala pure una pianta grande di Messina, litografia del 1893. Si delibera di fare la corni­ ce anche a questa pianta. La Corte Cailler comunica che per conto del Museo civico sono depositate nella Scuola comunale di San Gregorio molti stemmi della città in marmo. Propone di chiederne due al sindaco per pregiarne i loca­ li della Società. Si approva. Arenaprimo fa rilevare l'opportunità del diploma sociale, e quindi propone che si solleciti il socio cav. Ruffo, che lo aveva già preparato, a volerlo consegnare per la riproduzione. Si approva. il segretario il v. presidente A. Mari. Arenaprimo. 304 Salvatore Tramontana

Dott. Lodi, Archivio di Stato di Palermo. Profondamente commosso perdita illustre barone Starrabba, tanto benemerito studi storici Sicilia nostra, prego Vossignoria rappresentare funerali questa Società Storica. Arenaprimo vice presidente. Il presidente si associa, anche come privato amico dell' estinto. Si farà un necrologio da inserire nell' «Archivio». La Corte Cailler propone a socio aderente il prof. Gaetano Savasta da Paternò, che viene approvato. Arenaprimo riferisce che il socio cav. Ruffo ha già pronto un dise­ gno del Diploma sociale. Si sollecita il prof. Chinigò per la legenda. Dopo la relazione fatta dal cassiere sui fondi della Società si stabili­ sce' su proposta di La Corte, che le f. 30 stanziate in bilancio per la rile­ gatura di libri siano stornate per l'acquisto di una vetrina, resasi indi­ spensabile per la conservazione dei fascicoli dell' «Archivio». Si rimanda ad un'altra riunione la discussione per un più regolare servizio di esazione e di spedizione. il segretario il presidente Mari. MacrÌ.

4 Consiglio direttivo del 26 agosto.

Intervenuti: Arenaprimo vice presidente, Chinigò, Saccà, Oliva. Vista la lettera della Società Storica Subalpina del lO agosto 1906, si affida al prof. Gabotto la rappresentanza della Società al Congresso Sto­ rico Subalpino. Vista la lettera del prof. Augusto Telluccini, la Società, e per essa il Consiglio, delibera di pregarlo a che si piaccia far tenere alla Società la copia dei documenti rinvenuti relativi a Francesco e Filippo Juvara. Il Consiglio delibera inoltre di incaricare lo stesso a fare eseguire la fotografia del ritratto di Filippo Juvara, esistente all' Accademia di San Luca, obbligandosi al pagamento delle spese che saranno sostenute. Rimanda all'assemblea la proposta del socio Salemi relativa al rior­ dinamento degli Atti dell'antica Corte straticoziale. Il Consiglio delibera che siano dati al socio onorario prof. Tomma­ so Cannizzaro i fascicoli 3-4 dell'anno I, e 1-4 dell'anno II; inoltre il Le fonti 305 fascicolo 3-4 dell'anno VI, e 1-2 dell'anno VII al segretario della Com­ missione di Antichità e Belle Arti. per il segretario il v. presidente Saccà. Arenaprimo.

5 Consiglio direttivo del 7 settembre.

Presenti: Arenaprimo, La Corte Cailler, Saccà, Mari, Martino, Chi­ nigò. Il presidente dà comunicazione di una lettera dell'esattore che domanda di essere esonerato. Il cassiere Martino chiarisce che si potrebbe accomodare la cosa, aumentando qualche poco l'indennità stabilita per il Mannuccia. Il Consiglio dà relazione del movimento di cassa a tutt'oggi. Viene approvato. Arenaprimo: propone a socio aderente il sig. Matteo Polimeni. Mari: propone come soci aderenti il dotto Pietro Fiorentini e il cav. Antonino Gallo e l'avv. fiscale. Sono approvati. Si accettano le dimissioni del socio Enrico Ainis. il segretario il V. presidente A. Mari. Arenaprimo. 306 Salvatore Tramontana v

1907. Verbali delle sedute, reg. 1, pp. 35-48 (le pp. 33-34 sono bianche).

1 Consiglio direttivo del 6 gennaio.

Presidente: Macrì; segretario: A. Mari. Intervenuti: Arenaprimo, Oliva. Il Consiglio conferma e ratifica il mandato di lire 20, a favore del messo Sebastiano Mannuccia, come gratificazione annuale, e di già emes­ so dal vice presidente. Data l'assenza del cassiere, si dà incarico al segre­ tario di invitarlo a presentare entro il mese di gennaio il bilancio consun­ tivo e preventivo da discutere in Consiglio e quindi presentare all'appro­ vazione dell'assemblea. Si delibera di sollecitare il prof. Chinigò perché presenti nella pros­ sima riunione del Consiglio la dicitura da inserirsi nel Diploma sociale, il cui disegno è già pronto. Si delibera un ringraziamento al socio cav. La Corte Cailler per la fotografia del ritratto di Grosso Cacopardo e per i molti volumi regalati alla Società. Si nomina socio aderente il cav. Letterio Micali a richiesta da Palermo, su domanda dello stesso, con riserva di farlo nominare dall'as­ semblea socio effettivo. Si rinvia ad una prossima riunione la discussione di altri affari con­ cernenti la Società. il segretario il presidente Mari. Macrì.

2 Consiglio direttivo del 24 febbraio.

Intervenuti: Macrì, Mari, Saccà, Oliva, Martino. Il presidente dà comunicazione di una lettera, direttagli dal Conso­ le direttore della «Corda fratres», colla quale si chiede l'adesione della Società alle onoranze proposte per Giosuè Carducci ed il permesso che il comitato possa riunirsi nei locali della Società. Ad unanimità si accoglie Le fonti 307 la proposta e si aderisce alla richiesta, incaricando il segretario che scriva in tal senso al prof. Saffioti. Il cassiere Martino dà lettura dei bilanci consuntivi per il 1906 e pre­ ventivi per il 1907, che sono approvati col voto che possa, col sussidio richiesto al ministero, colmarsi un piccolo deficit annuale, che però anno per anno viene supplito dalle entrate della nuova gestione. Saccà fa rilevare che, sebbene la Società abbia una concreta manife­ stazione dell' opera sua con la pubblicazione dell' «Archivio», non è molto conosciuta in città perché non è in rapporti diretti col popolo. Propone che, per renderla più nota e più apprezzata, si tengano delle pubbliche conferenze, commemorazioni ecc. Saccà riferisce inoltre che in una sua visita ai Cappuccini ebbe a notare come nelle catacombe esista il cadavere del principe di Collereale, fondatore dell' ospizio omonimo di mendicità. Propone che la Società prenda l'iniziativa perché i resti mortali di un così preclaro cittadino ven­ gano trasportati con solennità nei locali dell' ospizio, che è il suo monu­ mento migliore. Presidente: accogliendo la proposta si riserva di parlarne personal­ mente col cav. Basile, che può dare utili informazioni. Si dà lettura di una lettera del barone Arenaprimo, il quale, scusan­ dosi di non potere intervenire perché malato, propone a socio aderente il cav. uff. Francesco Mauromati. La proposta è approvata. Il presidente fa notare al Consiglio che sarebbe doveroso che la Società nominasse suo socio onorario l'avv. prof. Francesco Finocchiaro, e propone che all'assemblea, cui spetta tale nomina, sia sottoposta al più presto, unita a quella della signorina Giuseppina Roberto, a socio effet­ tivo, su proposta del Cav. La Corte, accettata già come aderente. il segretario il presidente Mari. Macrì.

3 Consiglio direttivo del Il marzo.

Intervenuti: Arenaprimo, Saccà, Oliva, La Corte Cailler segretario ufficiale. Il presidente comunica che il cav. Francesco Mauromati ringrazia 308 Salvatore Tramontana della nomina a socio. Comunica di aver consegnato al presidente prof. G. Macrì il manoscritto della quarta parte dell' opera di Romano Colonna sulla rivoluzione di Messina, perché sia da lui letta prima di essere pub­ blicata in appendice all' «Archivio». Propone e raccomanda che l' «Archivio Storico» sia meglio redatto, affidandone la cura al direttore delle pubblicazioni e alla presidenza nel miglior modo che crederanno. Propone di abolire la Bibliografia messi­ nese, sostituendola con pubblicazioni di opere inedite o rare riguardanti la nostra città e provincia, e di rimandare all'assemblea questa proposta. Dovendosi pubblicare nel prossimo fascicolo uno studio del prof. Telluccini su Filippo Juvara, propone che sia fatto il cliché della fotogra­ fia del ritratto dello stesso Juvara esistente all' Accademia di San Luca in Roma. A tal uopo ne propone la spesa presunta in f:. 12. Il prof. Saccà desidererebbe che il suo studio su Caravaggio fosse anche adornato del cliché della testa del Pilato (autoritratto) di Miche­ langelo da Caravaggio. Il Consiglio approva tutto, e dà mandato al prof. Saccà di usare il cliché in parola e la relativa stampa. La Corte Cailler comunica uno schema di «Statuto» della Società nazionale per la Storia del Risorgimento Italiano, a Milano. Il Consiglio aderisce, e delibera di inviare l' «Archivio Storico» in cambio degli Atti della Società. per il segretario il v. presidente La Corte Cailler. Arenaprimo.

4 Consiglio direttivo del 7 aprile.

Intervenuti: Macrì, Mari, Oliva, La Corte Cailler, Martino. Parlando sul verbale precedente, ed a proposito del manoscritto della quarta parte della storia del Romano Colonna, il presidente dichia­ ra di averlo letto attentamente, e domanda alla Società il parere se si debba pubblicare così com'è, con gli errori sintattici ed ortografici che esistono. Mari, avuta assicurazione dal presidente che i volumi editi hanno lo stesso stile di quello inedito, dichiara che questo debba pubbli­ carsi integralmente perché trattasi ormai di un documento, oltre che della continuazione di un' opera sincrona. La Corte Cailler, poiché il Consiglio Le fonti 309

è d'accordo sulla pubblicazione di questo manoscritto, propone, in vista della rarità degli esemplari che si hanno dei primi tre volumi, di ripub­ blicare tutta l'opera per conto della Società, che, con un' eccezionale sot­ toscrizione dei soci, e qualche economia sulla stampa dell' «Archivio», potrebbe metterla in vendita. Martino approva la proposta e pur di poterla attuare, riconoscendola utilissima, acconsente che il bilancio della Società vi concorra. Mari si associa alla proposta La Corte, facendo osservare che dei primi volumi non esistono in Messina che 3 o 4 esem­ plari, e che quindi lo studio e la consultazione riescono difficili. Il presidente aggiunge che la ripubblicazione avvenga con delle note illustrative all' opera, proponendo che a questa illustrazione concorrano i soci che vorranno prestarsi. Il Consiglio delibera la ripubblicazione del­ l'opera intera con le modalità su riferite e stabilisce di acquistarne un esemplare, appena se ne offra l'occasione. il segretario il presidente Mari. Macrì.

5 Consiglio direttivo del 21 aprile.

Intervenuti: Macrì, Mari, Saccà, Oliva, Arenaprimo. Il Consiglio dà mandato al cassiere perché paghi al prof. Virgilio Saccà 5:.20,37 da lui anticipate quale importo di due cliché per l' «Archi- VIO». Il presidente dichiara che intende convocare al più presto l'assem­ blea per la discussine e l'approvazione di un nuovo «Statuto» sociale, sia per le nuove elezioni alle cariche. Aggiunge che ha studiato già uno sche­ ma di «Statuto» presentato da tempo da un socio ma desidera che la com­ missione, già all'uopo nominata, concorra con lui alla compilazione di altro «Statuto» da presentare all'assemblea. Dà incarico al segretario per­ ché siano richiesti a varie Società Storiche regionali d'Italia, esemplari dei rispettivi «Statuti». Arenaprimo: parla sulla deliberazione presa dal Consiglio nell'ulti­ ma riunione del 7 corrente e ritiene che essa sia illegale perché gli inviti la fissavano per il giorno 14 anziché per il 7 aprile, giorno in cui ebbe luogo. Dovendo tornare sul deliberato preso riguardante la pubblicazio- 310 Salvatore Tramontana ne di tutta l'opera del Romano Colonna per parte della Società, propone la pregiudiziale dell'illegalità della riunione, e domanda che per una pros­ sima riunione del Consiglio sia posta all' ordine del giorno la revoca di detta deliberazione. Saccà e Oliva si associano Il presidente presenta due legende da inserirsi nel Diploma sociale, redatte dal prof. Chinigò. Saccà fa osservare che la dicitura potrà com­ pletarsi dopo l'approvazione del nuovo «Statuto» che stabilirà le classi dei soci. Propone la sospensiva che viene approvata dal Consiglio. il segretario il presidente Mari. Macrì.

6 Consiglio direttivo del 2 giugno.

Intervenuti: Macrì, Arenaprimo, Oliva, Saccà, Chinigò, La Corte Cailler. Presidente: comunica una lettera direttagli dal socio La Corte. Que­ sti rileva che a Palermo si festeggia il centenario di Michele Amari, ed intanto la nostra Società non si è fatta rappresentare ancora da alcuno colà. Arenaprimo: propone un telegramma di adesione. Invece ritiene che la Società Messinese debba già commemorare da sola Michele Amari. La Corte Cailler: fa il nome del letterato L. Lizio Bruno, messinese, nostro socio onorario e residente a Palermo, per rappresentare la Società. Il telegramma gli sembra meschina cosa. Il Consiglio delibera di riman­ dare ad una prossima tornata la decisione sul proposito. Presidente comunica che i cliché di Juvara e di Michelangelo da Caravaggio costeranno circa f. 25. Chiede anche la delega di un socio per curarne la stampa nel fascicolo dell' «Archivio». Il Consiglio approva la spesa di L 25, e delega il prof. V. Saccà a curare la tiratura dei cliché. Presidente: comunica una lettera dell'avv. A. Mari, vice segretario, il quale è stato trasferito a Bari, e manda un saluto deferente alla Società, chiedendo di restare sempre fra i soci effettivi. Il Consiglio manda un saluto all'amico colto, tanto attivo segretario, e lo conferma fra i soci effettivi. La Corte Cailler insiste perché si faccia il Diploma di cui tanto si è Le fonti 311 parlato. Chiede che venga rilasciato solamente ai soci effettivi, poiché gli aderenti non sono che abbonati al fascicolo. Il Consiglio approva, e dele­ ga i professori Macrì e Chinigò per compilare la legenda del Diploma sociale. Presidente: riferisce intorno alla proposta di ristampare i tre volumi del Romano Colonna, seguiti da un quarto ancora inedito. Ricorda che, come si è fatto per gli Annali del Gallo, è anche un bisogno la ristampa dei tre volumi, rarissimi ormai, tanto che il Gabinetto di lettura li ricercò lungamente e poi dovette pagarli ben cari. Arenaprimo crede che il solo quarto volume vada stampato, sopprimendo la Bibliografia nell' «Archi­ vio Storico», ed occupandone lo spazio con qualche altra economia sul fascicolo. Ritiene che la spesa per tutta la ristampa sia troppo elevata. La Corte Cailler osserva che i tre volumi occuperanno circa 40 fogli di stam­ pa. Pubblicare il solo quarto volume sarebbe opera niente utile, poiché pochissimi possiedono e possono consultare i primi tre volumi. Invece crede che, a somiglianza di altre riviste, si potrebbe sospendere l' «Archi­ vio» per un paio di anni e pubblicare tutta l'opera, un volume per seme­ stre. Saccà è d'accordo, e con lui tutti, per la stampa dell'opera intera. Propone di cominciare col volume quarto che è quello inedito, impie­ gando due fogli dell' «Archivio» ogni semestre. La Corte Cailler ritiene che si fa troppo tardi. Invece propone che il volume si dia relativamente presto. Se non si vuole dedicare tutto l' «Archivio» ed allora siano due fogli, ed altri due si aggiungano straordinariamente. Così si avrebbero in un anno otto fogli, ed il quarto volume non potrà occupare uno spazio maggiore. Chinigò insiste perché tutta l'opera venga ristampata con debite annotazioni, cominciando dal fascicolo prossimo. Il Consiglio approva la ristampa di tutti i volumi del Romano Colonna e la pubblica­ zione del quarto volume manoscritto, annotando l'opera a cura di una commissione da nominare. Delibera di cominciare la stampa del quarto volume, impiegando quattro fogli dell' «Archivio» e riducendo il fascico­ lo semestrale da 12 a 10 fogli. Gli altri due fogli verranno aggiunti straor­ dinariamente. La stampa dovrà cominciare col fascicolo I dell'anno IX (1908). Nel prossimo bilancio verrà stanziata la somma necessaria. La Corte Cailler ricorda che molti libri della Biblioteca sociale meri­ tano di essere rilegati per la loro importanza e perché vanno a deterio- 312 Salvatore Tramontana rarsi. Il Consiglio non trova fondi in bilancio, ma promette di stanziarli nel bilancio prossimo. La seduta è tolta. per il segretario il presidente La Corte Cailler. Macrì.

7 Consiglio direttivo del 25 agosto.

Intervenuti: Macrì, Oliva, Saccà, Arenaprimo, La Corte Cailler, Puzzolo Sigillo. Presidente: comunica una lettera del socio prof. L. Perroni Grande. Quest'ultimo lamenta che gli sia stata restituita la consueta Bibliografia messinese che egli aveva inviato per il passato fascicolo dell' «Archivio». Ed altri appunti d'indole generale, sull'indirizzo della nostra rivista, ven­ gono mossi dal Perroni. Oliva ricorda che sovente i soci si sono lamentati della Bibliogra­ fia, la quale non corrisponde ai desideri generali, principalmente perché ispirata a giudicare e criticare scritti e scrittori. Osserva che il Perroni fa spesso la rassegna critica di opere sulle quali l' «Archivio» stesso aveva espresso giudizio, e che la Bibliografia non solamente non dà l'e­ lenco - possibilmente completo - delle pubblicazioni di interesse nostro dell'ultimo semestre, ma si dilunga in esami di scritti comparsi dieci e più anni fa, noti in generale e non sempre interessanti. Ricorda poi che il Consiglio direttivo ha replicatamene deliberato di sospendere la Biblio­ grafia, come dai verbali 7 novembre 1905 e 17 marzo corrente anno, sostituendola con la pubblicazione di opere inedite o rare, riguardanti Messina e provincia. Ritiene però che tale riforma debba venir delibera­ ta dall'assemblea. Considerato tutto ciò egli si sentÌ in facoltà di restitui­ re il manoscritto della Bibliografia al Perroni. Presidente approva l'operato del prof. Oliva, e fa osservare che l'as­ semblea - avendo nominato un Consiglio direttivo e un direttore delle pubblicazioni - nulla ha da vedere con l'indirizzo della rivista. In quan­ to alla Bibliografia, essendo stata istituita dall'assemblea, non trova diffi­ coltà per rimandare all' assemblea stessa la proposta di abolizione. Risponderà in questo tempo al Perroni. La Corte Cailler comunica che, dal settembre 1906 ad oggi, egli ha Le fonti 313 fatto delle piccole spese per oggetti d'uso, generi di scrittoio ed altro, die­ tro autorizzazione del presidente. Così ha pure comprato qualche ritrat­ tino a stampa, qualche libro, i primi due volumi degli Annali del Gallo, che mancavano alla collezione nostra, ed ha fatto riparare la vetrata di ingresso ai locali, aggiungendo una cassetta interna per le lettere con placca in zinco. Ha fatto rilegare alquanti volumi deteriorati dall'uso, ed ha cominciato a fare rilegare una copia del nostro «Archivio Storico» del quale le prime 4 annate sono già pronte. Chiede l'approvazione di tali spese, che il cassiere ha già pagato dietro mandato del presidente, e chie­ de di continuare la rilegatura delle altre annate dell' «Archivio». Chiari­ sce che le poche spese da lui affrontate per la corrispondenza sono docu­ mentate dal protocollo d'uscita dove sono registrate tutte le lettere invia­ te fuori Messina. Il Consiglio plaude all'attività del bibliotecario, appro­ va tutte le spese da lui già fatte e che riconosce utili, e lo autorizza di far rilegare le annate V, VI, VII dell' «Archivio Storico Messinese». Delibera altresì di fare rilegare le annate future, man mano che verranno a pubbli­ carsl. Saccà comunica che l'on.le Ludovico Fulci, con patriottico divisa­ mento, s'era rivolto al municipio perché le somme che a lui spettavano per il lodo arbitrale del Civico acquedotto, venissero impiegate in lapidi commemorative e principalmente in una lapide a Torre Vittoria per ricordare i Vespri, possibilmente con le parole stesse di Michele Amari. Non avendo il municipio provveduto a nulla, ora il Fulci offre alla nostra Società 2. 1833,34 rimaste nette quali diritti a lui spettanti, e prega la Società di provvedere essa all'apparizione di dette lapidi che ricordino avvenimenti e messinesi illustri. Il relatore espone poi che, avendo lui curato la pratica, già il mandato di pagamento è alla Cassa comunale, a disposizione del presidente. Chinigò ricorda che il Comune ha da tempo deliberato le lapidi per Giuseppe La Farina, Gaetano Pisani, Giuseppe Seguenza, Saro Cucinot­ ta, Felice Bisazza, Riccardo Mitchell, barone Natoli, Paolo La Spada ed altri. Varie di queste lapidi sono già scritte ma non ancora scolpite. Oliva ricorda che dalla chiesa dei Crociferi vennero staccate e conservate nelle Catacombe del camposanto i muraglioni con le lapidi di Ruggiero Setti­ mo e di Francesco Nullo, alzate dal popolo nel 1863. Chiede che venga­ no murate nello scalone del palazzo comunale. Il Consiglio approva. 314 Salvatore Tramontana

Saccà aggiunge che, murando un ricordo a Torre Vittoria, è bene che la Torre ritorni di proprietà comunale, e che quindi se ne faccia richiesta all' autorità militare. Il Consiglio fa un voto di plauso all' on.le Fulci per il suo patriottismo, e lo prega di fare parte del comitato esecutivo delle lapidi. Plaude pure al prof. Saccà per il grande interessamento da lui spie­ gato in questa pratica e lo prega di accettare la nomina di segretario del comitato suddetto. La Corte Cailler propone che, in occasione della prossima venuta del re in Messina, la nostra Società faccia omaggio al colto sovrano di un esemplare dell' «Archivio». Il Consiglio approva, e dà incarico al La Corte di trattare con la Casa Kociol per un buona rilegatura dei volumi in parola. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. Macrì.

8 Consiglio direttivo del 27 agosto.

Ordine del giorno. Affari della Società con l'intervento dell'on.le Ludovico Fulci. Lettera del notaio Martino al presidente: Ill.mo Sig. presidente, chia­ mato da affari urgenti in campagna, non posso a malincuore partecipare alla riunione di oggi, però mi associo preventivamente al deliberato che sarà per prendere il Consiglio direttivo. Tanto più che sarà in relazione con l'atto altamente patriottico dell' on.le Fulci, di cui ho letto la lettera riportata ieri dal «Giornale di Sicilia». Con distinti ossequi 27/08/907 Dev.mo notaio L. Martino

Presidenza: Macrì. Intervenuti: Oliva, Chinigò, Saccà, La Corte Cailler, Arenaprimo. Segretario: Puzzolo Sigillo. Aderisce Martino con la lettera che si allega. Ospite l' on.le Ludovico Fulci. Il presidente dà comunicazione di una lettera del maestro di San Giorgio con la quale si chiedono i locali della Società per tenere una con­ ferenza gratuita, e se a pagamento, a beneficio di qualche istituzione cit- Le fonti 315 tadina. Il Consiglio dà mandato al cav. La Corte di rispondere che i loca­ li non si prestano - e ringraziandolo - che si procurerà altro locale: o il Circolo artistico o l'Accademia Peloritana. Il presidente dà il suo saluto ed il saluto della Società all' on.le Fulci. Questi ha fatto un grande regalo alla Società chiamandola esecutrice di un suo desiderio di onorare la memoria di nostri insigni uomini. A nome della Società, della cittadinanza, e personale lo ringrazia. L' ono Fulci ringrazia il presidente della sua benevolenza, e ringrazia la Società perché ha accettato di eseguire con tanto affetto e con tanta coscienza la sua offerta, modesta com'è, mentre egli avrebbe voluto per­ ché dessero molto di più. Quanto ai criteri da seguite egli raccomanda il suo solito concetto: che a Torre Vittoria sorgano almeno due lapidi con le parole di Michele Amari nelle due edizioni. Facendo pratiche anche la Società Storica presso il generale per dare al municipio Torre Vittoria. Il presidente promette di interessarsi insieme al prof. Saccà presso il gene­ rale Spingardi. Il prof. Saccà domanda chiarimenti circa l'autorità che può conce­ dere la Torre. L' on.le Fulci dà questi chiarimenti e dice che, ove occorresse il suo interessamento presso il ministero della guerra, egli se ne dichiara pron­ to di appoggiare la domanda. Oliva: nel '48 una batteria trapanese venne a Messina e morì in seguito a ferite un comandante (Romei) che fu seppellito a Torre Vitto­ ria. Si potrebbe comunicare anche questo fatto, ma separatamente. Fulci lascia libero nel resto la Società. Saccà: la Società ha stabilito di ricordare la rivoluzione di Messina contro la Spagna. Fulci approva. Saccà elenca altre lapidi: una lapide nella casa di La Farina; la venu­ ta del prefetto; di Garibaldi che parlò al grande Ljeger; Antonello da Messina sulla facciata della Società operaià, nei pressi della casa dove morì. Filippo Juvara, non sappiamo dove collocarla. Proporremò nel palazzo del Comune. Martiri della libertà seppelliti a S. Giovanni Decol­ lato. Casa Mitchell e Bisazza. Chinigò: Saro Cucinotta a cui viene legato A. Juvara di cui fu disce­ polo. Macrì dice che Jaci non è nato a Messina, ma la madre era messine­ se. La Corte Cailler propone: , C. D. Gallo, ed Evemero. 316 Salvatore Tramontana

Il presidente ringrazia l' on.le Fulci, il quale a sua volta ringrazia la Società. Il prof. Saccà annunzia che il municipio ha già pronto il mandato. il segretario il presidente avv. D. Puzzolo Sigillo. Macrì.

9 Tornata del 3D agosto.

Presiede: Macrì. Segretario: Puzzo lo Sigillo. Intervenuti: Saccà, Oliva, Arenaprimo, Martino, Chinigò, La Corte Cailler. Il presidente comunica una lettera dell' on.le Fulci che si allega al presente. Oliva propone una lapide a Sequenza. Il presidente ricorda che è all'Università. Chinigò insiste, e chiede che inoltre vengano poste lapidi al barone Natoli e Gaetano Pisani. Il Consiglio approva le 18 lapidi elen­ cate nei verbali di oggi e del 27 agosto. Saccà propone ]uvara. Puzzolo ritiene che debba avere la preceden­ za la lapide a Torre Vittoria, perché questa è la volontà del munifico donatore. Si dà mandato al presidente e al prof. Saccà perché stabiliscano l'iscrizione della lapide. Presidente: non potranno farsi le lapidi senza le epigrafi, perciò penseranno alle epigrafi. Chinigò ne ha portato 7 di un'altra occasione: Mitchell e Bisazza, La Farina, Natoli, Saro Cucinot­ ta, Gaetano Pisani, Seguenza. Puzzolo Sigillo presenta la proposta di accordare un termine perché ognuno che si [ ... ] al Consiglio si senta in grado di presentare delle lapi­ di, stabilendo anche una commissione perché le esamini ed un termine perché questa le esamini. Saccà propone che si facciano anche fuori la Società. Presidente si adatta alla proposta di Puzzolo Sigillo. Chinigò ritiene che debbano essere fatte cose diverse per intendi­ menti, ma che non si facciano fuori della Società. Si stabilisce che tutti i soci della Società presentino le lapidi e che il Consiglio direttivo le approvi. Puzzolo Sigillo: stabiliamo il termine e la commissione esamina­ trice. Presidente: non oltre una diecina di giorni. Si stabilisca una scelta tra i soci a cui inviare l'invito; quindi si senta e si dà mandato al presidente. Le fonti 317

Saccà propone, se ci saranno fondi, si faccia anche una lapide all'a­ bate Minutoli. Lapidi deliberate: 1-2. Torre Vittoria in ricordo dei Vespri e del 1848; 3. Martiri del Risorgimento sepolti a San Giovanni Decollato; 4. Palazzo reale; 5. Rivoluzione del 1674-78; 6. Filippo Juvara; 7. Giacomo Minutoli; 8. Venuta di Vittorio Emanuele II nel 1861; 9. Venuta di Garibaldi nel 1860; 10. Venuta di Goethe; 11. Casa di Giuseppe La Farina; 12. Casa di Antonello da Messina; 13. Case di Mitchell e Bisazza; 14. Casa di Gaetano Pisani; 15. Casa di A.M. Jaci; 16. Casa del barone Natoli; 17. Casa di Seguenza; 18. Casa di Agostino Scilla; 19. Panificio militare; 20. C. D. Gallo; 21. Saro Cucinotta; 22. Rosa Donato; il segretario il presidente Puzzolo Sigillo. Macrì.

10 Consiglio direttivo dell'11 dicembre.

Intervenuti: Macrì, Arenaprimo, Oliva, Martino, La Corte Cailler, Puzzolo Sigillo. Macrì rassegna al Consiglio che è stato costretto di riunire i compo­ nenti in casa sua perché i locali della Società sono malandati per alcuni guasti verificatisi nel piano superiore, appartenente ad altro ente, e che bisogna riparare. Arenaprimo riferisce le pratiche da lui fatte almunici- 318 Salvatore Tramontana pio per ottenere le dette riparazioni. Siccome però il locale superiore è del Comune, ma il Demanio non ne ha ancora fatto la consegna, così nes­ suno dei due Enti si sente in dovere di provvedere per i restauri dovuti. Potremmo farli noi, a spese nostre, ma ci bisogna l'autorizzazione del Comune e del Demanio. Macrì promette di recarsi al più presto agli uffi­ ci demaniali per osservare la pratica ed interessare, chi di ragione, per i provvedimenti necessari. La Corte Cailler fa le scuse del prof. Saccà, il quale avrebbe dovuto presentare il resoconto delle spese per le lapidi commemorative. Il Saccà però dovette assentarsi d'urgenza oggi, ed in una prossima tornata pre­ senterà i resoconti. Macrì presenta una lettera del sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto, in data 3 novembre 1907 n. 7461, con la quale si chiede il giudizio della Società sopra una storia di Barcellona scritta dal fu dotto Filippo Rossit­ to, e che quel municipio vorrebbe stampare. Siccome la Giunta provin­ ciale amministrativa, prima di approvare la spesa di quel Comune, desi­ dera il giudizio della nostra Società sul valore dell' opera, così il sindaco gira a noi l'incarico, con preghiera di dare il parere. Presenta quindi al Consiglio il volume manoscritto. Il Consiglio accetta l'incarico, e delega il presidente Macrì, il bibliotecario La Corte Cailler ed il segretario Puz­ zolo Sigillo a esaminare l'opera e a stendere analoga relazione. La seduta è tolta. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. Macrì.

11 Consiglio direttivo del 27 dicembre.

Intervenuti: Macrì, Arenaprimo, Oliva, Saccà, La Corte. Assiste l'ing. A. Santacatterina, socio ordinario della Società, espressamente invi­ tato. Saccà presenta i conti delle lapidi storiche, la spesa ascende a x. 1833,54; per saldare il marmista Giuseppe De Leo mancano ancora x. 20 alla somma donata dall' ono Fulci. Poi presenta la nota della casa Kociol in X. 60 per la rilegatura dei volumi donati al re dalla Società. Consegna Le fonti 319 quindi al barone Arenaprimo tutta la pratica delle lapidi per stenderne una notizia nel prossimo fascicolo dell' «Archivio». Il Consiglio fa un voto di plauso al prof. Saccà per il grande interessamento da lui spiegato in tutto questo affare, e che venne ad ottimi risultati mercé la competen­ za e l'abilità di lui. Delibera poi di pagare f. 20 per saldare le lapidi, e di ridurre a f. 55 la nota di Kociol, dando facoltà al cassiere di staccare i relativi mandati di pagamento. Presidente riferisce intorno alle riparazioni da farsi ai locali della Società. Comunica d'aver studiato le ragioni del Comune e del Demanio a proposito del possesso di San Gioacchino e conclude che in atto, con una lite pendente, nessuno dei due Enti si crede in dovere di fare le ripa­ razioni. Comunica che interessò il socio ingegner Santacatterina, ma con­ clude che, nella proprietà altrui, non è prudente passare a lavori da canto nostro. Ringrazia il socio Santacatterina del suo interesse, e conclude che la Società dovrà tenersi i locali in quello stato, fino a quando verranno appianate le difficoltà sorte fra Demanio e Comune. Saccà fa osservare che la legge sanitaria obbligherà noi a sloggiare. Santacatterina propone di cercare, anche in via provvisoria, un nuovo locale del municipio. Richiama l'attenzione sopra una grande sala del teatro La Munizione, ordinariamente chiusa. Il Consiglio si associa alla proposta e delega l'ing. Santacatterina ed il prof. Saccà per visitare quel locale, informarsi se disponibile e, se adatto anche provvisoriamente per noi, riferire per avan­ zare la dovuta richiesta al sindaco. La Corte Cailler propone che, come in passato, venga deliberata una gratificazione al messo della Società, al custode dei locali, ed ai portalet­ tere. Rileva che lo scorso anno il solo custode nulla ha avuto: quest'anno anzi egli ha dovuto affrontare un lavoro straordinario, cioè il trasferi­ mento di tutti i mobili della Società dalla nuova sala (che è questa) nella prima, trasportando migliaia di fascicoli dell' «Archivio Storico» e classi­ ficandoli annata per annata. Raccomanda quindi un migliore trattamen­ to per quest'ultimo. Il Consiglio delibera la gratificazione per tutti, ma rimanda ad una prossima seduta, nella quale interverrà il cassiere, per sta­ bilire la somma da assegnare ad ognuno, in rapporto ai servizi ed al bilan­ cio della Società. La seduta è tolta. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. MacrÌ. 320 Salvatore Tramontana

12 Lettera dell'ing. Santacatterina al presidente Macrì, riguardo alla riparazione dei locali della Società, allegata al verbale 27 dicembre

Messina, 20 dicembre 1907 Ill.mo sig. professore, in seguito ad una visita ai locali della Società Storica nella quale ho potuto rilevare il disgustoso e grave inconvenien­ te, sono in grado di riferire alla S.v. che l'ammontare dei lavori pretta­ mente necessari per eliminare il danno lamentato varia fra le 80 e le 100 lire. Allo stato non posso precisare la cifra perché occorre assicurarsi se il tratto di condotto orizzontale, dal piede del montante alla fogna prin­ cipale, sia libero oppure ostruito. In atto le materie rigurgitano in massi­ ma parte dalla bocca superiore e ciò potrebbe dipendere o dal cattivo stato di conservazione della condotta principale o da una ostruzione verificatasi nel tratto orizzontale anzidetto. L'attuale canna d'argilla tro­ vasi completamente inclinata, e non più rispondente allo scopo, e per­ tanto occorre sostituirla con materiale nuovo più resistente e meno per­ meabile. Nella somma anzidetta è appunto compresa tale sostituzione. In attesa di suoi ulteriori ordini, con ogni osservanza. Suo dev.mo ing. A. Santacatterina. Le fonti 321

VI

1908. Verbale delle sedute, reg. 1, pp. 49-63.

1 Consiglio direttivo del3 gennaio.

Intervenuti: Macrì, Oliva, Martino, Chinigò, Arenaprimo, La Corte Cailler. Presidente: facendo sua la proposta La Corte della ultima tornata, chiede al cassiere se sia possibile gratificare, come di consueto a fine d'anno, il messo ed il custode della Società. Martino risponde che anco­ ra è da riscuotere l'abbonamento del 1907, quindi le somme non man­ cheranno. Presidente: propone allora: f. 20 per il messo S. Manuccia; f. 10 per il custode Pietro Cipriani, e f. 2 per i due portalettere. Il Con­ siglio approva. La Corte Cailler riferisce che l'avv. Puzzolo Sigillo gli ha passato la storia di Barcellona del Rossitto, e che ritiene degna di pubblicazione. Puzzolo è dello stesso avviso. Presidente: condivide le opinioni del La Corte e del Puzzolo, e raccomanda perché il segretario tenga una rela­ zione da presentare al Consiglio direttivo al più presto possibile. La seduta è tolta. per il segretario il presidente La Corte Cailler. Macrì.

2 Consiglio direttivo del 4 febbraio.

Intervenuti: Arenaprimo, Oliva, Saccà, La Corte Cailler, Macrì. Arenaprimo fa rilevare che, in seguito agli ultimi guasti, i locali della Società hanno bisogno di riparazioni decenti. Chiede che si provveda. Il Consiglio autorizza a fare le spese necessarie. La Corte Cailler propone a socio aderente il sac. Salvatore De Maria arciprete di Acitrezza (Catania). A nome del socio il notar Martino, assente, propone anche ad aderente il prof. Santi Cosimo Samperi (Mes- 322 Salvatore Tramontana sina). Arenaprimo propone a socio aderente il prof. Basilio Bontempo (Alcara Li Fusi). Il Consiglio approva le tre nomine. La Corte Cailler propone di far costruire 4 carpette per conservare le «Miscellanee» della Biblioteca, perché i fascicoli vanno sempre a dete­ riorarsi. Il Consiglio approva. La seduta è tolta. per il segretario il presidente La Corte Cailler. Macrì.

3 Consiglio direttivo dell'8 marzo.

Intervenuti: Macrì, Arenaprimo, Oliva, Chinigò, Saccà, La Corte Cailler, Puzzo lo Sigillo. Presidente: fa dare lettura del parere espresso dalla commissione, nominata nella tornata dell' 11 dicembre 1907, intorno al manoscritto del Rossitto, La città di Barcellona Pozzo di Gotto descritta ed illustrata ecc ... Eccone il testo: Ai chiarissimi componenti il Consiglio direttivo della Società Mes­ sinese di Storia Patria. Signori, vi sottoponiamo il nostro avviso intorno al manoscritto: La città di Barcellona Pozzo di Gotto descritta ed illu­ strata con documenti storici dell'avv. Filippo Rossitto, con appendici, note, ecc. del prof. dotto Filippo Bucalo. La storia della provincia si potrà scrivere intera soltanto quando i centri tutti avranno apportato notizie e documenti speciali, ci siamo per­ ciò accinti allo studio di questo manoscritto, ben lieti che uno dei muni­ cipi più fiorenti della provincia si conformi al pensiero della Società nostra. Il lavoro paziente, sereno, coscienzioso, espone tutto quanto s'at­ tiene a Pozzo di Gotto e a Barcellona, fin dal tempo in cui i due Comuni non s'erano uniti in uno solo, e l'indagine larga ed attenta dà luce talvolta alla storia della città nostra, ed a quella dell'isola, nonostante il difetto di grandi eventi nei luoghi illustrati, e la difficoltà di rinvenire i documenti. L'autore annota spesso le gesta dei suoi concittadini alle generali vicende d'Italia e d'Europa, rispecchiando nella narrazione il concetto del tempo, tanto utile ad intendere e vagliare i fatti; però nella parte più estesa il volume, trattando del Risorgimento Nazionale, assorge a dignità di documento storico. Il Rossitto registra quanto ei medesimo vide nella Le fonti 323 città natale durante il 1860, e scendendo anche alla cronaca più minuta, fornisce, con singolare diligenza al futuro istorico del memorando perio­ do, preziose notizie, che si sarebbero di sicuro perdute. Può divenire tema di discussione qualche apprezzamento, e può forse ancora deside­ rarsi maggiore eleganza di dettato; ma è pur giusto osservare come tali mende lievissime vengono a dovizia compensate dai molti pregi che nel­ l'opera si contengono. Per siffatte considerazioni, la vostra commissione giudica meritevo­ le il lavoro, e propone un voto di plauso al municipio di Barcellona che, deliberandone la stampa a sue spese, promuove così nobilmente nella nostra provincia gli studi delle storiche discipline. Messina, 14 febbraio 1908 La commissione Prof. Giacomo Macrì Cav. Gaetano La Corte Cailler Avv. D. Puzzolo Sigillo. Il Consiglio approva detta relazione e la fa sua, votando anch' esso un voto di plauso al municipio di Barcellona perla patriottica iniziativa di voler curare la stampa del manoscritto a proprie spese. Plaudisce anche ai sigg. Macrì, La Corte e Puzzolo, per la loro diligente relazione, e deli­ bera che ne venga data subito comunicazione al sindaco di Barcellona. La Corte Cailler presenta un'istanza del sig. Rocco Vizzari. Questi, a'vendo impiantato qui uno studio di fotoincisioni, offre i suoi servigi alla Società. Il Consiglio terrà presente, al bisogno, tale offerta. Arenaprimo comunica una lettera del 24 novembre 1907 diretta alla Società dal ministro della Marina, il quale chiede le annate 1908 e 1909 dell' «Archivio Storico Messinese». La Corte Cailler propone di fare omaggio di tutta la collezione, pre­ gando il ministro di comprendere la Società nostra nell'elenco degli Enti cui vengono spedite in omaggio le pubblicazioni di detto ministero. Il Consiglio approva, e dà mandato di spedire tutta la collezione dell' «Archivio» al ministero della Marina, fino al pubblicato, e cioè tutte le 8 annate. La Corte Cailler, a proposito di omaggio ed invio di fascicoli, comu­ nica che una collezione completa (8 annate) venne inviata recentemente al ministero della Pubblica Istruzione ed altra consimile a questa on.le 324 Salvatore Tramontana

Camera di commercio. Che a questo municipio si completò la collezio­ ne con le prime 4 annate che mancavano alla Biblioteca comunale e che, sempre d'ordine superiore, si inviarono anche in omaggio all' «Archivum franciscanum historicum» (Firenze) le annate III e IV, dove sono com­ presi studi francescani, chiesti da quella importante rivista, che cominciò a darci il cambio. Il Consiglio approva tutti questi omaggi. Chinigò chiede se siasi già fatta consegna ufficiale al sindaco delle lapidi apposte in occasione della venuta del re in Messina. Presidente: assicura che quanto prima se ne farà il relativo verbale. Arenaprimo riferisce che da fonte ufficiosa ha appreso che il mini­ stero della Pubblica Istruzione non concederà per quest'anno il sussidio chiesto da questa Società, sebbene ancora non abbia dato risposta uffi­ ciale. Chiede che si interessi qualche deputato. Presidente: promette che farà lui la pratica al più presto. Saccà ricorda che a S.M. il re venne fatto omaggio dell' «Archivio Storico Messinese» fino a tutto l'anno VIII (1906). Chiede che venga rile­ gata, come le prime, l'annata VIII (1907) testé completata, ed inviata in omaggio al re. Il Consiglio approva, e dà mandato al bibliotecario di consegnare al rilegare Kocioll'annata VIII. La Corte Cailler fa notare che la Società manca ancora di un suggel­ lo in rame, per la spedizione dei pacchi e - più tardi - anche pel Diplo­ ma di cui sollecita la fattura. Il Consiglio approva di ordinare un suggel­ lo in rame con la legenda della Società e le armi della città nostra. La Corte Cailler fa osservare che fino ad ora i librai godono di una riduzione del 20% sui fascicoli dell' «Archivio», e che invece i soci, i quali intendano acquistare le annate arretrate, non godono di alcuna riduzio­ ne. Osserva che lo studioso dovrebbe essere trattato almeno con lo stes­ so riguardo dello speculatore. Ricorda poi che l'annata III dell' «Archi­ vio» consta di un solo fascicolo, e che il prezzo di 52. 6 è troppo elevato. Il Consiglio riconosce fondate le osservazioni di La Corte e delibera: 1. I librai godranno la riduzione del 20% sui fascicoli dell' «Archivio Storico Messinese», sia arretrati che correnti. 2. I soci, che vorranno acquistare fascicoli dell' «Archivio Storico Messinese» per importo non inferiore alla metà del prezzo di tutte le annate pubblicate, godranno del 20% di sconto. 3. Il prezzo dell'annata III dell'«Archivio Storico Messinese» resta Le fonti 325 fissato in 5,;. 3, col beneficio di cui ai numeri 1 e 2 del presente deliberato. 4. I soci che non vorranno godere della riduzione di cui al n. 2 potranno pagare l'importo delle annate acquistate a rate mensili di 5,;. 5. 5. Le spese di spedizione dei fascicoli sottoposti alle condizioni di cui sopra, restano a carico dei committenti. 6. Restano abrogate tutte le precedenti deliberazioni. Arenaprimo comunica che, in seguito ai recenti disordini per la con­ danna di S.E. Nunzio Nasi, è stato invitato nella sua qualità a firmare un manifesto cittadino che invitasse alla calma gli animi tutti. E che egli, intendendo interpretare i sentimenti della Società, ha di buon grado fir­ mato quel manifesto. Il Consiglio approva l'opera sua, che invero rispon­ de ai sentimenti del Consiglio stesso. La Corte Cailler presenta a socia aderente la baronessa Flavia Aram di Giampaolo vedova Marullo. Il Consiglio approva la nomina. Presidente: fa notare che da un pezzo il Consiglio direttivo è scadu­ to d'ufficio, e che quindi è bene invitare l'assemblea per la nomina del nuovo Consiglio. Il Consiglio stabilisce una tornata generale per dome­ nica 15 corrente in prima convocazione, e per lunedì 16 in seconda con­ vocaZIOne. La Corte Cailler raccomanda di cominciare la stampa del Romano Colonna ora che l'annata è al suo primo fascicolo. La seduta è tolta. per il segretario il presidente La Corte Cailler. MacrÌ.

4 Assemblea generale del 16 marzo.

Presidenza del vice presidente. Il presidente dice che l'ordine del giorno reca: Elezione del Consiglio direttivo. Invita quindi l'assemblea a passare alla votazione del presidente. Inferrera propone che prima di passare all' elezione, essendo tutti d'accordo sulla conferma dei componenti il vecchio Consiglio direttivo che rimangono in carica, vengano all'unanimità riconfermati. Il presi­ dente mette ai voti la proposta. 326 Salvatore Tramontana

All'unanimità viene confermata, indi restano riconfermati i sigg. cav. uff. prof. Giacomo Macrì presidente barone Giuseppe Arenaprimo Montechiaro vice presidente prof. Giacomo Chinigò consigliere prof. Virgilio Saccà consigliere cav. Gaetano La Corte Cailler bibliotecario notar Luigi Martino caSSIere avv. Domenico Puzzo lo Sigillo segretario Si passa quindi alla votazione per un consigliere componente il Con­ siglio direttivo, invece del cav. La Corte decaduto perché bibliotecario. Risulta il prof. Valentino Labate. Si passa alla nomina del vice segretario, al posto dell'avvocato Anto­ nino Mari scaduto d'ufficio: risulta il prof. Arturo del Pozzo. Si passa quindi alla nomina dei due componenti il Consiglio di redazione. Risul­ tano: Strazzulla prof. sac. Vincenzo e Nunnari prof. Filippo da coadiu­ vare il direttore delle pubblicazioni, che rimane in carica, perchè la sua nomina è senza limiti di tempo a norma dello «Statuto» sociale: prof. Gaetano Oliva. L'assemblea ad unanimità intesse un voto di plauso per il detto diret­ tore delle pubblicazioni. Il presidente ringrazia l'assemblea per l'intervento dei singoli soci e per la riconferma del Consiglio direttivo, e dice che sarà l'assemblea medesima convocata per trattare sul bilancio. Saffioti dice che l'Istituto Lombardo di Scienze, Lettere ed Arti per suo mezzo chiede completarsi dal secondo fascicolo dell'anno IV in poi del nostro «Archivio». Il presidente mette ai voti. Si approva l'invio. il segretario il v. presidente D. Puzzolo Sigillo. Arenaprimo.

5 Consiglio direttivo del 12 giugno.

Intervenuti: Arenaprimo, Oliva, Strazzulla, Nunnari, Martino, Saccà, La Corte Cailler. Arenaprimo legge un biglietto col quale il vicesegretario prof. Del Le fonti 327

Pozzo fa le sue scuse, non potendo intervenire alla riunione. A nome del Consiglio direttivo conferma le più vive condoglianze, a suo tempo espresse per iscritto, al prof. Nunnari per la perdita della madre. Nunna­ n nngrazla. Martino legge il progetto di bilancio preventivo 1908 in f. 1.538, ed i conti consuntivi del 1907. Propone che al messo Mannuccia Sebastiano venga elevato il salario annuale da f. 80 a f, 100. La Corte Cailler fa rilevare che, appena stampato il prossimo fasci­ colo dell' «Archivio», egli non ha dove conservare gli esemplari poiché gli scaffali sono tutti ingombri. Chiede che si costruisca uno scaffale della lunghezza di quello esistente, pur con sportelli a rete metallica, ma di sfondo doppio, da collocare come base dell'attuale. Il Consiglio approva il conto 1907 ed il progetto di bilancio 1908 con l'aumento di f. 20 al salario del Mannuccia. Delibera altresì di stanziare f. 100 per la costru­ zione di uno scaffale per l' «Archivio», riconoscendone l'urgenza. Rimanda all'assemblea la discussione di tutto il bilancio per la relativa approvazione. Arenaprimo riferisce che il ministro della Pubblica Istru­ zione con una lettera si mostra dolente di non potere concedere un sus­ sidio alla nostra Società. Scriverà nuovamente al ministro, pregandolo di tenere presente l'istanza almeno nel bilancio venturo. Annunzia che la nostra Camera di commercio ha concesso «una volta tantum» 50 lire di sussidio alla Società, ma spera che otterrà di vedere concessa annualmen­ te la stessa somma. Martino riferisce che, per dare un servizio più adeguato ai bisogni della Società, è bene provvedere per la nomina di un custode dei locali, poiché l'attuale Cipriani Piero non può disimpegnare i suoi doveri. Pro­ pone quindi persona a lui ben vista, tale Giuseppe Asturi di Michele, al quale resterebbe fissato lo stesso salario del Cipriani, cioè f. 50 annue. Sarebbero obblighi dell' Asturi: 1. mantenere puliti i locali della Società; 2. ritirare dalla posta la corrispondenza, e spedire la nostra; 3. tenere aperti i locali, meno le domeniche, ogni giorno dalle ore 15 alle ore 16. 4. assistere a tutte le tornate del Consiglio e della Società. Il Consi­ glio approva la nomina dell' Asturi in sostituzione del Cipriani, e lo mette in servizio sin da domani, consegnandogli subito la chiave d'ingresso. 328 Salvatore Tramontana

La Corte Cailler propone a socio aderente il prof. Giuseppe Copa­ ni Mannino, da Linguaglossa. Il Consiglio approva e stabilisce altresì di scrivere al direttore delle R.R. Poste perché tutta la corrispondenza della Società venga lasciata fermo posta e consegnata allo Asturi. Nella coper­ tina dell' «Archivio Storico» verrà aggiunto inoltre l'indirizzo del cassie­ re per l'invio delle somme. La seduta è sciolta. per il segretario per il presidente La Corte Cailler. Arenaprimo.

6 Assemblea dèl3 luglio.

Presidenza del cav. uff. prof. G. Macrì. Funge da segretario il vice segretario prof. dotto A. Del Pozzo. Intervenuti, oltre i due suddetti, i sigg: Saccà, Oliva, Martino, Are­ naprimo, La Corte Cailler (tutti del Consiglio direttivo) ed il sig. Ruffo. Martino dà lettura del bilancio consuntivo del 1907 e del preventivo per il 1908, che vengono approvati senza osservazioni. Presidente: chiede spiegazioni e chiarimenti al vice presidente Are­ naprimo in ordine al manoscritto Romano Colonna. Arenaprimo risponde che quel manoscritto, acquistato a Roma dal giudice Frassinet­ ti, è ora, per gentile concessione di questi, in suo potere. Rileva la impor­ tanza storica del manoscritto medesimo, essendo una narrazione sincro­ na e schietta degli avvenimenti a cui il giureconsulto Romano Colonna assistette insieme con altri italiani espulsi. Esso è la continuazione dei già noti tre primi volumi del Romano medesimo. Pensa che sia necessario approntarne la pubblicazione, la quale potrebbe farsi nel nostro «Archi­ vio» a due fogli per volta. Saccà riconosce anche lui la grande importanza del manoscritto, ma non crede opportuna la pubblicazione spezzettata nell' «Archivio». Meglio una pubblicazione diplomatica, accompagnata da pochissime note: un volume a parte dunque, e questo potrebbe essere il primo della «Biblioteca storica» (comprendente: manoscritti, libri rari, monografie speciali, ecc.) che la nostra Società dovrebbe proporsi. Del Pozzo pensa che il modo sarebbe il migliore, e caldeggia specialmente l'idea della Le fonti 329

«Biblioteca storica», ricordando che le più importanti consorelle della penisola hanno avuto da tale istituzione incremento morale e vantaggi anche finanziari. Saccà aggiunge che la spesa non sarebbe poi cosÌ grave. Basterebbero, pensa, per 300 copie, circa 200 lire. Di queste, f. 100 sono già pronte, perché tale somma deliberata per l'acquisto di armadi, si può invertire benissimo per spese di stampa, ora che gli armadi ci furono concessi dal municipio. Per le altre 100 lire si penserebbe con una sottoscrizione nostra. Presidente: mette ai voti la proposta, che viene approvata, e si incarica lui di nominare una commis­ sione, alla quale sarà affidato ampio mandato. Martino vorrebbe che la pubblicazione avvenisse entro quest'anno. Si approva. Nomine di soci. Su proposta del prof. Saccà vengono nominati soci onorari tutti i deputati della provincia che sin ora non sono soci e cioè: N. Fulci, Santi Furnari, Marchese Onofrio, Filippo Florena, F. Durante, F. Todaro, F. Cannizzaro, G. Faranda. Tutte queste nomine si intende che vengono comunicate a nome della Società. La Corte Cailler fa le seguenti proposte, che vengono approvate: cav. Letterio Micali Arichetta (Palermo) da socio aderente a socio effettivo, Sig.na Giuseppina Roberto da socia aderente a socia effettiva, Monroj don Alonzo Alberto, principe di Maletto a socio aderente, ing. Antonino De Leo a socio effettivo. Del Pozzo presenta i nomi del prof. Orazio Motto­ la e di Cascio Fiorello Giuseppe, che vengono eletti soci effettivi. Saccà informa l'assemblea di un suo colloquio avuto con l'ammini­ stratore dell' ospizio di Collereale in ordine al trasporto delle ceneri del compianto patrizio messinese Capece Minutoli principe di Collere aIe, le quali non è onorevole per tutti noi continuino a dimorare nel deposito della chiesa dei padri Cappuccini. Il Basile sarebbe lieto se noi ci facessi­ mo promotori di quest' opera. Il trasporto potrebbe avere luogo nel pros­ simo novembre, con l'apertura delle scuole secondarie. Ma bisognerebbe sin d'ora iniziare le pratiche, e scrivere subito una lettera al presidente della Deputazione. Il presidente è lieto della proposta. Dà incarico al segretario perché invii la lettera, egli s'incaricava di parlare direttamente col prefetto. Saccà propone un voto di congratulazione al socio Chinigò per la sua guarigione, e viene accettato ad unanimità. 330 Salvatore Tramontana

Presidente: informa l'assemblea di una lettera del socio Inferrera, il quale proporrebbe che la nostra Società si facesse promotrice di letture, conferenze ecc., e senza discussione nomina una commissione formata dal presidente, dall'Inferrera e dal Saccà, perché studi il progetto. Ruffo riferisce che per il nostro Diploma lo stabilimento La Sicilia chiede 800 lire circa. Saccà propone che il Diploma si faccia in tre tinte, conservandosi però lo stesso disegno. Presidente affretta l'esecuzione del Diploma e propone che i soci Saccà e Ruffo trattino con la casa Dameri perché si eseguisca coi mezzi più economici, magari ad una sola tinta. La seduta, apertasi alle 20,30, si toglie alle ore 22,30. per il segretario per il presidente La Corte Cailler. Arenaprimo.

7 Consiglio direttivo del 31 luglio.

Presidente: Macrì, segretario: Del Pozzo. Intervenuti: Arenaprimo, Oliva, Martino, La Corte Cailler, Saccà. Segretario: dà lettura di una lettera del conte Agostino Pepoli, responsiva ad una del nostro presidente in data 15 giugno 1908, con la quale il medesimo fornisce ampie notizie intorno al Museo istituitosi in Trapani. Si delibera di inviare un ringraziamento al Pepoli ed un esem­ plare della collezione del nostro «Archivio». Si delibera anche di pubbli­ care la detta lettera, non solo nell' «Archivio», ma anche sopra il locale giornale «La Gazzetta»: e ciò perché la cittadinanza messinese sappia quanto decoro e quanta munificenza si suole provvedere, altrove, all'in­ cremento della cultura e al lustro delle patrie memorie. Si legge anche, in risposta ad una nostra del 19 giugno, una lettera del prof. Michele Alessio da Caltanissetta, informativa della costituzione colà avvenuta di una Società di Storia Patria, e si delibera inviare al detto Michele Alessio lettera di ringraziamento ed auguri accompagnata da un esemplare del nostro «Archivio». Si comunica una lettera del presidente della Camera di commercio, il quale, in vista delle categoriche istruzioni pervenutegli dal ministero e della proposta di legge portata già in parla­ mento per la trasformazione dell'attuale ordinamento della Camera di Le fonti 331 commercio, si duole di non potere provvedere in nostro favore del sus­ sidio continuativo richiesto. Si comunicano 4 lettere di ringraziamento degli onorevoli deputati: Furnari, Sant'Onofrio, Florena, e dell'on.le senatore Todaro, rispettiva­ mente alla loro nomina a soci onorari. La Corte Cailler: constatando che i nostri scaffali sono molto occu­ pati da copie residue inutili dell' «Archivio», riconoscendo che ciò è un danno anche finanziario, propone che la tiratura periodica del detto «Archivio» si riduca, portando da 450 a 280 il numero delle copie. Are­ naprimo vorrebbe che, prima di venire a tale decisione, si pensasse seria­ mente se tale riduzione non apporti danno anziché vantaggio. Propone la sospensiva. Presidente: accettando la sospensiva, invita il bibliotecario La Corte a presentare un progettino statistico delle copie che si manda­ no in cambio, di quelle che si inviano ai soci, e del residuo che è bene . " nmanga 111 nserva. Arenaprimo propone che si faccia un sollecito alla Loescher di Roma, perché si metta al corrente con la nostra Società. Approvato. Saccà informa il Consiglio degli accordi da lui presi col Ruffo circa la stampa del Diploma, ma che, per la partenza del Ruffo alla volta della Svizzera, non possono espletarsi subito i loro lavori. Presidente, sapendo che il Ruffo partirà il giorno seguente, propone che gli si scriva subito una lettera perché egli possa, passando per Roma, provvedere a quel che è più urgente. Martino, riprendendo il tema della pubblicazione del manoscritto Romano Colonna, e richiamando la delibera precedente, pensa che, lad­ dove si venisse nella determinazione di ridurre la tiratura delle copie dell' «Archivio», un centinaio di lire (perché tante sicuramente si rispar­ mierebbero) sarebbe bene impiegato nella stampa del detto manoscritto. Saccà ricorda al proponente che già figurano stanziate 100 lire in bilan­ cio; e che a lui consta, da un colloquio avuto col pro sindaco cav. Gaeta­ no De Pasquale, aver già questo municipio stanziato all'uopo f. 200, e che presto ci perverrà il mandato. La questione dunque ed ogni diffi­ coltà, anche per la pubblicazione del manoscritto in parola, restano defi­ nitivamente risolute. Per 1'opera solerte ed affettuosa che il detto pro sin­ daco ed il rag. Letterio Bonaccorso prestavano, propone lettere di rin­ graziamento, che vengono approvate. E giacché si trova sulla via delle 332 Salvatore Tramontana proposte, propone anche che le spese dei 5 fogli di stampa, di cui sarà accresciuto il prossimo imminente volume dell' «Archivio», e che furono adibiti per la terminazione dell'importante e dotto lavoro del socio prof. G. Oliva intorno a Sinan Bassà non vadano a carico dell'autore, come generosamente si propone l'egregio scrittore, ma vengano interamente pagate dalla Società, che cosÌ solamente può dimostrare la stima ed il pre­ gio in cui suoI tenere gli scritti del prof. Oliva. La proposta viene a gran­ dissima maggioranza accolta, eccetto cioè l'Oliva, il quale ringrazia il Consiglio direttivo e il Saccà in particolare modo, ma dichiara di poter bene accettare l'atto di stima, non certo il modo nel quale gli si vuoI dimostrare. Segretario aveva dimenticato di comunicare una lettera circolare di Catania relativa alle onoranze che colà si vogliono rendere al prof. F. Cic­ caglione, per le quali si chiede l'adesione nostra, e ne dà lettura. Presidente: osserva che le varie pubblicazioni per la circostanza si dovrebbero raccogliere in volume, dovendo onorare un gesuita più che uno storico, non riguarderebbero né interesserebbero veramente la nostra Società. Ad ogni modo l'adesione nostra ci sarà - egli dice - ma io tengo ad informarvi che avendo chiesto al Casagrandi di sapere il numero dei fogli di stampa che potrei avere disponibili, non ho avuto risposta. Arenaprimo fa una proposta di carattere del tutto diverso da quelle fatte e mai presentate: propone cioè che la nostra Società, pensando un po' da vicino alla sua salute e conservazione, prenda assicurazione con­ tro gli incendi. La proposta è approvata, e si dà incarico al Saccà di ini­ ziare le pratiche col sig. Acresta, rappresentante della Venezia. La Corte Cailler propone a socio aderente il sig. Carlo Spanò (via Librai, Messina) e da parte del socio Vincenzo Ruffo (Patti) propone anche ad aderente l'avv. Carmelo Laudani, giudice del Tribunale di Patti. Il Consiglio approva le nomine. Essendo esaurita la trattazione degli affari della Società, il presiden­ te toglie alle ore 22,30 la seduta, che si era aperta alle 20,30. il segretario il presidente Del Pozzo. Macrì. Le fonti 333

8 Assemblea del 25 novembre.

Presidente: Macrìj segretario: La Corte. Intervenuti: Arenaprimo, Ruffo Carlo, Martino, Oliva, Del Pozzo, Saccà, Chinigò, Inferrera, Santacatterina. Segretario: dà lettura di una istanza del tipografo D'Amico. Questi chiede che, secondo il deliberato, il foglio di stampa lo si paghi a f. 32 e non più a f. 30, come si è fatto con l'ultimo mandato. Martino osserva che c'è stato un equivoco. Comunque, il foglio sarà pagato f. 32, purché si abbia maggiore compostezza tipografica e carta migliore. Arenaprimo vorrebbe regolata meglio la parte amministrativa, essendo giunte al suo orecchio delle lagnanze. Martino dichiara che è lui a lagnarsi, ed a lagnarsi esattamente dell' esattore Mannuccia, il quale, invece di versargli denaro, gli versa sempre ricevute per spese varie, libri, opuscoli, ecc. Non c'è dispersione, e sta bene, ma c'è inversione di spese. Bisogna pagare in seguito a regolare mandato. La Corte Cailler fa osser­ vare che sovente l'ufficio di presidenza è costretto a fare in tal modo per­ ché si danno delle occasioni in cui l'urgenza del pagamento s'impone. Per esempio, egli ricorda che se così non si fosse fatto, e si doveva attendere la deliberazione, il mandato ecc., il manoscritto di Jaci e tanti altri ogget­ ti sarebbero sfuggiti, perché i venditori intendono riscuotere subito. Egli ritiene intanto indispensabile la nomina di un economo, che abbia i fondi a disposizione per ogni eventualità. Presidente: ritiene giusta la richiesta di La Corte, e la farà iscrivere all'ordine del giorno prossimo, anche come aggiunta allo «Statuto» sociale approvato quest'anno. Arenaprimo annunzia la dolorosa perdita del cav. Giuseppe Lodi, socio onorario, ed affettuoso tanto per i messinesi che per la storia nostra. Propone una lettera di condoglianze alla Società per la Storia Patria di Palermo, che ha ereditato la ricca Biblioteca del defunto, e della quale Società era attivissimo segretario. Si approva. La Corte Cailler annunzia che il prof. Telluccini gli ha scritto di avere rinvenuto altri documenti, ed importanti, su Filippo Juvara, e che egli ha pregato di rimetterli alla Società per l' «Archivio Storico». Arenaprimo propone socio aderente il canonico Giovanni Minasi, da Scilla, illustratore erudito di cose calabre. È approvato. 334 Salvatore Tramontana

La Corte Cailler propone a soci effettivi illetterato Raffaele Villari, il prof. Edoardo Boner, il pubblicista A. Valore (proposto anche da Are­ naprimo) ed il musicista Riccardo Casalaina. Sono approvati all'unani­ mità. Essendo esaurito 1'ordine del giorno, la seduta è tolta. per il segretario il presidente La Corte Cailler. Macrì. Le fonti 335

VII

1910. Verbali delle sedute, reg. 2, pp. 1-53.

1 Seduta del 2 giugno.

L'anno 1910, il giorno 2 giugno in Messina, nei locali baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente concessi, si è riuni­ ta la Società Messinese di Storia Patria, assistita dal suo segretario gene­ rale avv. notar D. Puzzolo Sigillo. Presiede il notar Luigi Martino, come il più anziano fra i dignitari presenti. Ordine del giorno. 1. Ricostituzione della Società. 2. Comunicazioni. 3. Elezione del presidente e del cassiere. 4. Nomina di nuovi soci. Ricostituzione della Società. Martino ricorda che il grande disastro ha impedito per 17 lunghi mesi la ricostituzione della Società, che ebbe vita tanto fiorente sin dal suo nascere. Espone che ormai il mandato della Società è vastissimo, dovendo essa illustrare Messina anche nei tempi nostri, essendo essa scomparsa per la violenza tellurica e per i provvedimenti di riforma adot­ tati dalle autorità. È lieto di vedere numerosa la riunione e numerose le adesioni dei soci sparsi dovunque, e ringrazia il cav. La Corte Cailler che ha lasciato temporaneamente la sua nuova residenza di Palermo per assi­ stere alla ricostituzione del sodalizio. Discorso inaugurale. La Corte Cailler si dichiara lieto anche lui delle adesioni dei soci alla rinascita del sodalizio, che tante tracce luminose ha lasciato, e che sarà di grande incremento agli studi nella città travolta fra le macerie. Ritenne doveroso per lui rivedere i colleghi, e rivedere nata a nuova vita la Società, che ora è d'uopo si muova e torni ad agire con alacrità Consiglio direttivo. Martino comunica che il sig. Letterio Manganaro, socio aderente, 336 Salvatore Tramontana chiede di passare fra i soci effettivi, onde dispiegare meglio la sua attività a vantaggio del sodalizio. L'assemblea approva il passaggio all'unanimità, meno un voto. Martino propone di ricostituire il Consiglio direttivo, mancando ad esso il presidente, perito nel disastro. Nel contempo egli è costretto a ras­ segnare le sue dimissioni da cassiere, occupatissimo com'è in altri affari. L'assemblea per acclamazione nomina presidente il notaro Luigi Martino, e cassiere il rag. Letterio Manganaro. Il Consiglio direttivo resta quindi così provvisoriamente costituito:

notar Luigi Martino presidente prof. Valentino Labate consigliere notar avv. D. Puzzolo Sigillo segretario prof. A.M. Del Pozzo vice segretario rag. Letterio Manganaro caSSIere cav. Gaetano La Corte Cailler bibliotecario Consiglio di redazione: prof. Gaetano Oliva direttore prof. F.A. Nunnari consigliere

Martino e Manganaro ringraziano l'assemblea per la carica di cui li ha voluti investire. La Corte Cailler ringrazia anche lui per la conferma a bibliotecario, ma è costretto a rinunziare, occupato lungi da Messina, nella città di Palermo. Locali sociali. D'Amico ricorda che il Comitato lombardo, con quell'alto patriot­ tismo di cui tutti siamo gratissimi, ha concesso alla Scuola normale fem­ minile alcuni vasti padiglioni. Egli propone di fare istanza al Comitato suddetto per un padiglione ad uso della Società di Storia Patria che ha perduto il suo locale di San Gioacchino. L'assemblea accetta la proposta e fida pienamente nel Comitato lombardo, che non negherà certamente il suo contributo al buon funzio­ namento di un sodalizio che da lunghi anni si è reso benemerito per i suoi studi severi ed interessanti. Recupero biblioteca. La Corte Cailler propone, e l'assemblea approva, di provvedere subito al trasporto degli oggetti dalla diruta sede di via Monte di Pietà nei Le fonti 337 nuovi locali dell' Archivio di Stato (via San Giacomo, 23) messi a dispo­ sizione dal presidente notar Martino Commissione di Antichità e Belle Arti. D'Amico propone che, in vista degli importanti servigi che in que­ sti momenti di scavi generali potrebbe rendere la Sottocommissione di Antichità e Belle Arti, sia rivolta preghiera al prefetto della provincia comm. Buganza perché voglia sollecitamente procedere alla nomina dei componenti di detta Sottocommissione. L'assemblea approva. Si rimanda poi ad altra riunione, da aver luogo prestissimo, il com­ pletamento del Consiglio direttivo, le ammissioni di nuovi soci, la pub­ blicazione dell' «Archivio Storico Messinese» ed altri affari di ordinaria amministrazione. Del che si è redatto il presente verbale, e l'adunanza è tolta. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino.

2 Seduta dell'8 giugno.

L'anno 1910, il giorno 8 giugno in Messina, nei locali baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente concessi, si è riuni­ ta la Società Messinese di Storia Patria, assistita dal suo segretario gene­ rale avv. notar D. Puzzolo Sigillo. Presiede il notaro Luigi Martino pre­ sidente; assiste il segretario generale avv. notaro Domenico Puzzolo Sigillo. Ordine del giorno. Associazione al voto del Collegio degli ingegneri per la conserva­ zione del palazzo senatorio. Nomina di nuovi soci. Palazzo senatorio. Martino comunica una lettera in data 5 corrente con la quale il pre­ sidente del Collegio degli ingegneri e degli architetti di Messina, dà par­ tecipazione del voto fatto dal Collegio stesso, perché venga conservato ai posteri il grandioso palazzo senatorio, vero monumento della storia, del­ l'arte e della grandezza della città caduta. Deplora la totale distruzione delle cose artistiche di Messina, abbattuta in gran parte dalla mano del- 338 Salvatore Tramontana l'uomo, e votrebbe che un freno venisse imposto perché di tante prezio­ se opere architettoniche resti il ricordo da tramandare ai futuri. Fa dare lettura del voto di cui sopra, e che è il seguente: Il Collegio degli ingegneri e degli architetti di Messina, visto il tele­ gramma del sottosegretario di Stato on.le Ricci del marzo u.s. con il quale si dava pieno affidamento che l'antico palazzo comunale di Messina sarebbe stato conservato; Considerato che nessuna nuova alterazione organica è sopravvenu­ ta a giustificare la necessità della demolizione per minaccia di pericolo imminente, salvo per quelle parti parzialmente danneggiate dalla primiti­ va caduta e dalla successiva demolizione dei fabbricati laterali fatta con la dinamite; Considerato che la difficoltà di consolidare e conservare l'antico palazzo comunale come semplice monumento non può essere tecnica; Considerato che trattandosi di conservare un monumento che com­ pendia l'arte, la storia, la grandezza della città caduta e che deve servire d'auspicio al risorgimento della nuova, non può né deve essere d'ostaco­ lo un malinteso ed inopportuno criterio di economia delibera Insistere presso i competenti ministeri perché, mantenendo i prece­ denti impegni, vogliano disporre i provvedimenti necessari per impedire ulteriori ed occasionali deterioramenti e facciano studiare un progetto definitivo di consolidamento per conservare il monumento come omag­ gio alla memoria della città caduta; Mandare il presente voto a tutte le rappresentanze politiche e citta­ dine, a tutti i corpi tecnici ed artistici d'Italia, perché vogliano cooperar­ si presso il governo per ottenere tale conservazione. Messina, 24 maggio 1910 il presidente ing. G. Papa.

La Corte fa notare l'importanza dell'antico palazzo senatorio, dan­ neggiato non dal terremoto, ma dall'incendio e dalle bombe di dinamite che hanno abbattuto l'attiguo edificio dov'era l'Hotel Trinacria. Egli ricor­ da che i più importanti avvenimenti della vita cittadina messinese nel seco­ lo XIX, attraverso le vicende politiche del 1820-21, 1847-48 e 1859-60 ven- Le fonti 339 gono compendiati in quel sontuoso edifizio, sede di un magistrato che dettava legge ai re ed era ricevuto a capo coperto dai sovrani di Spagna. Egli fa notare che la vandalica caccia ai monumenti storici di Messina ha bisogno di un freno, che solo i cittadini amorosi delle glorie avite potran­ no imporre. Giudica indecoroso e riprovevole il provvedimento di abbattere un monumento, insigne anche dal lato artistico, considerati i tempi di decadenza in cui sorse (1808), e ritiene che l'edificio sia ripara­ bile e trasmissibile ai posteri. Ad avvalorare il suo giudizio ci si rimette al deliberato emesso il 24 maggio scorso dal Collegio degli ingegneri e degli architetti di Messina, e conclude chiedendo alla Società un voto perchè il palazzo senatorio di Messina venga riparato e conservato alle genti future. La Società, udito il rapporto del socio cav. La Corte Cailler, visto il deliberato 24 maggio corrente del Collegio degli ingegneri e degli architetti di Messina, fa voto per la conservazione dell'antico palazzo senatorio; Considerata l'importanza del grandioso edifizio, che alla purezza della linea dell'arte accoppia i più interessanti ricordi storici della vita cit­ tadina nel secolo XIX; Considerato lo stato del monumento, riparabile con spesa non trop­ po ingente; Considerato che la conservazione del monumento concorrerebbe anche alla decorazione della città, dove i monumenti sono oramai spia­ nati al suolo; Considerato che ovunque si rispettano ruderi anche di minore importanza e che incontrano spesso vie frequentatissime: delibera 1. di far suo il deliberato del Collegio degli ingegneri e degli archi­ tetti di Messina, insistendo presso i competenti ministeri perché, mante­ nendo i precedenti impegni, vogliano disporre i provvedimenti necessari per impedire ulteriori ed occasionali deterioramenti, e facciano studiare un progetto definitivo di consolidamento per conservare il monumento come omaggio alla città caduta. 2. di mandare il presente voto a tutte le rappresentanze politiche e cittadine, a tutti i corpi tecnici ed artistici d'Italia, perchè vogliano coo­ perarsi presso il governo per ottenere tale conservazione. 340 Salvatore Tramontana

Nuovi soci. Martino comunica che parecchi cittadini hanno fatto istanza per essere iscritti alla nostra Società. Essi sono: i soci effettivi: ing. cav. Luigi Borzì, dotto Domenico Faucello, prof. Rosario Pennisi, Giuseppe Andronico Cucinotta, Domenico Calabrò, Antonino Maugeri di Anto­ nino, cav. Silvestro De Pasquale; soci aderenti: Angelo Valdes (Palermo). L'assemblea approva all'unanimità. Del che si è redatto il presente verbale e l'adunanza è chiusa. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino.

3 Seduta del 15 giugno.

L'anno 1910, il giorno 15 giugno in Messina, nei locali baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente concessi, si è riuni­ ta la Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Mar­ tino presidente, assistito dal segretario generale avv. notar Domenico Puzzolo Sigillo. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza; 2. nomina del vice presidente e vice segretario; 3. proposte per la commissione di Antichità e Belle Arti; 4. custodia dei monumenti cittadini. Recupero antichi locali. Martino comunica che, appena conosciuta la ricostituzione della Società, molti soci hanno scritto congratulandosi e mettendo a disposizio­ ne le proprie energie per ogni buon risultato. In pari tempo, con l'aiuto del cav. G. La Corte Cailler, ora tornato, egli ha curato lo scavo e il recupero dei libri e dei mobili della Società nei diruti locali di via Monte di Pietà n. 7. Si è recuperato poco della libreria sociale e dei mobili, ma invece molte copie dell' «Archivio Storico Messinese» sono in salvo. Egli ha fatto tra­ sportare tutto nei locali dell' Archivio di Stato in via San Giacomo. L'assemblea si compiace dell'interesse spiegato dal suo presidente e vota un plauso. A costituite intanto un fondo di cassa per le prime spese si sottoscrivono per f. 5 ogni socio. Le fonti 341

Vice presidente e vice segretario. Martino invita l'assemblea ad eleggere il vice presidente in sostitu­ zione del compianto barone Arenaprimo di Montechiaro, nonché il vice segretario al posto del professore A. M. Del Pozzo. L'assemblea per acclamazione elegge a vice presidente il cav. Gaetano La Corte Cailler, e a vice segretario il sig. Domenico Calabrò. Calabrò ringrazia per la nomina conferitagli. Commissione di Antichità e Belle Arti. D'Amico, riferendosi al deliberato della tornata 2 corrente, propo­ ne che la Società passi alla scelta di cittadini amorosi e competenti di sto­ ria e d'arte, e sottoponga quei nomi al prefetto perché ne tenga conto quando dovrà ricostituire la locale commissione di Antichità e Belle Arti, tenuto presente che dei componenti la commissione non è sopravvissuto che il solo nostro socio cav. Alessandro Giunta. L'assemblea approva la proposta, e dà mandato al presidente di inte­ ressare il prefetto della provincia perché voglia con sollecitudine provve­ dere alla ricostituzione della commissione di Antichità e Belle Arti, riconfermando l'ing. Giunta e tenendo presente, nei limiti del possibile, i seguenti cittadini: prof. Giacomo Crescenti, prof. Agostino D'Amico, dotto Domenico Faucello, ing. Enrico Fleres, cav. Gaetano La Corte Cailler, avv. notar Domenico Puzzolo Sigillo. Statua di don Giovanni d'Austria. Martino fa osservare che in seguito al vandalico tentato furto dei bassorilievi preziosi che decorano il piedistallo della statua di don Gio­ vanni d'Austria, la stampa cittadina ha protestato contro l'abbandono in cui è tenuta, fra le macerie, quell'opera d'arte, anzi qualcuno ha propo­ sto di togliere la statua dal posto e di collocarla dove già fu in origine, al principio cioè del viale San Martino, luogo attualmente centralissimo e frequentato. Andronico Cucinotta osserva che, data precisamente la centralità di quel posto, e l'affluenza colà di tutta la vita cittadina, la statua ingom­ brerebbe. Potrà ivi collocarsi invece quando la città verrà a riprendere il suo corso normale, ma non ora. Propone invece di lasciarla dove si trova, ma provvedendo alla migliore custodia possibile. Fleres fa notare che l'ufficio dei monumenti, appena avvisato dal «Giornale di Sicilia» del furto tentato, provvide a chiudere con un muro 342 Salvatore Tramontana tutto il piedistallo, in modo che ora non resta che la sola statua visibile. Ricorda però che quel simulacro è stato due volte derubato della spada, per il che una sorveglianza s'impone, massima che il corso Cavour è tutto ingombro di macerie; nessuno vi frequenta ed è agevole ai malfattori di consumare qualsiasi reato vandalico. Propone di lasciare la statua a posto, facendola sorvegliare anche di notte. L'assemblea a pieni voti delibera di interessare l'autorità municipale perché provveda ad una custodia razionale del prezioso monumento, impiegandovi anche la sorveglianza notturna. Pitture di Antonello. Fleres ricorda che, nel febbraio 1909, per un mero caso, egli poté sal­ vare, ed a stento far conservare, il quadro della Madonna del Graffeo che giaceva abbandonato tra i rottami della chiesa della Cattolica. Ora non si hanno più notizie né di quel quadro, né del polittico di Antonello, che dieci giorni dopo il disastro fu recuperato e portato a Palermo in deposi­ to. Avendo scritto al comm. Corrado Ricci, direttore generale delle Belle Arti, ne ebbe in risposta le maggiori rassicurazioni che le pitture di Anto­ nello non sarebbero mai emigrate da Messina, ma in complesso egli nota il contrario. Se a Palermo quelle tavole dovranno restaurarsi che si restaurino, ma si faccia qualche cosa e non si tenti di pigliar tempo per fare dimenticare a Messina i suoi diritti sul patrimonio artistico cittadi­ no. Martino promette di interessarsi della questione. Nuovo programma della Società. Faucello osserva che una Società di Storia Patria in Messina, prima del disastro poteva bene essere cenacolo di studiosi dediti a vita contem­ plativa. Dopo un disastro invece bisogna muoversi, fare vita fattiva, inte­ ressarsi non della storia sola, ma della vita cittadina tutta, partecipando alle questioni del giorno, ferrovie, commerci, industrie, ospedali, ecc. Delinei così la Società il suo nuovo programma di opera fattiva, di lotta per la prosperità e per la rinascita del paese; delinei pure il suo program­ ma di opera conservatrice, per evitare l'accusa dei posteri che non abbia­ mo saputo conservare quanto gli antichi hanno lasciato in retaggio, Distruzioni vandaliche. Giunta deplora l'opera del Genio civile e dell'Ufficio tecnico comu­ nale che concordemente si sono dati alla distruzione di tutti i monumen­ ti storici ed architettonici di Messina. Il primo opera con la dinamite e Le fonti 343 tutto abbatte, tutto rade al suolo; il secondo propone un piano regolato­ re mercé il quale non resta traccia alcuna della Messina gloriosa e monu­ mentale del passato. Mentre i Borboni, dopo il 1783, curarono di ripara­ re e di tramandarci quanto di bello era conservabile, il governo d'Italia oggi tutto distrugge, tutto abbatte, emulando gli Unni, i Goti e i Vanda­ li di esecarata memoria. Da cittadino, egli non mancò al suo dovere sin dai primi giorni del disastro, ed infatti, quale superstite della commissio­ ne di Antichità e Belle Arti si mise a disposizione del comm. Salinas durante i lavori di scavo e recupero di oggetti, proponendosi anche di tentare opposizione a talune demolizioni incoscienti. Ma il Salinas non dette risposta alcuna all' offerta patriottica di lui obbligandolo, come il cav. La Corte Cailler, a ritirarsi. E sul proposito osserva anzi che al La Corte venne dato ottimo impiego a Palermo, sicché potrebbe malignarsi che ciò si sia fatto per allontanarlo da Messina, conoscendo la competen­ za di lui negli studi di cose locali. Anche l'ing. Mallandrino, nostro socio e regio ispettore dei monumenti, è stato allora messo da parte. Museo. D'Amico lamenta che non si concreti nulla per il futuro Museo, men­ tre gli oggetti recuperati, dei quali non è stato possibile avere un pubblico elenco, giacciono ammassati al Duomo, all' Alemanna, ai Magazzini gene­ rali ed altrove. Propone un voto al governo perché si provveda con solleci­ tudine alla migliore e definitiva conservazione di tanto prezioso materiale. L'assemblea dà mandato al presidente di esporre al superiore mini­ stero i desiderata della Società per la costruzione del Museo messinese. Archivio Storico. Martino propone che venga provveduto alla pubblicazione dell' «Ar­ chivio Storico Messinese» commemorando in esso i soci estinti nel disastro. L'assemblea approva. Locali. De Pasquale chiede se si sia provveduto per un locale sociale. Mar­ tino dice che se ne interesserà, pur non nascondendo le difficoltà, dati i tempi che corrono. Conferma però che il Consiglio notarile è sempre lieto di accogliere provvisoriamente la Società. Del che si è redatto il presente verbale e l'adunanza è tolta. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino. 344 Salvatore Tramontana

4 Seduta del 3D luglio.

L'anno 1910, il giorno 30 luglio in Messina, nei locali baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente concessi, si è riuni­ ta la Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Marti­ no presidente, assistito dal segretario generale avv. notar Domenico Puz­ zolo Sigillo. Ordine del giorno. 1. comunicazioni della presidenza; 2. nomina del socio ing. Giunta intorno alla ricostruzione della palazzata; 3. nomina dei nuovi soci; 4. stampa degli Atti della Società; 5. istanza al Comune e alla Provincia pel il conseguimento del com­ pleto sussidio annuale per la pubblicazione dell' «Archivio Storico Mes­ SInese». Palazzo senatorio. Martino comunica una lettera del socio cav. prof. Domenico De Gregorio, inviata da Catania, e con la quale si deplora la voluta demoli­ zione del sontuoso palazzo senatorio. Egli propone che la lettera venga addirittura pubblicata nella «Gazzetta». L'assemblea approva. La Corte Cailler a Palermo. Martino comunica altresì una lettera diretta gli da Palermo dal cav. Gaetano La Corte Cailler. Questi ringrazia sentitamente per la nomina a vice presidente della Società, sebbene per ora risieda lungi dalla città nostra, si propone di giovare al sodalizio riunendo a Palermo i soci colà stabiliti, mantenendo vivo il sentimento cittadino fra essi. Ringrazia inol­ tre per la proposta fatta a componente della commissione di Antichità e Belle Arti. Palazzata. Giunta intrattiene l'assemblea sulla palazzata monumentale di Mes­ sina, che si vuole assolutamente sopprimere. E dice: Giova intensificare e continuare la campagna intrapresa. Sono con­ vinto che arriveremo a far modificare quei progetti di porto e di fronte della città che portano i germi del vandalismo e della grettezza. Così mi Le fonti 345 scrive un illustre architetto dalla lontana America. E dice benissimo: van­ dalismo, poiché si vuole distruggere quanto era in Messina di grandioso, di bello, di monumentale, di caratteristico. Nessuna ragione, né scientifica né tecnica, esiste per commettere un tale vandalismo, che tornerebbe di grave sfregio alla città, dannoso allo stesso porto e al commercio, e sommamente doloroso ai cittadini super­ stiti, ed agli artisti di tutto il mondo. Il bisogno di ampliamento della banchina era sentito in Messina anche prima della catastrofe e lo stesso egregio cav. Borzì, ingegnere capo dell'Ufficio tecnico comunale, con saggi e ponderati studi aveva proposto l'allargamento e il sovralzamento della banchina Vittorio Emanuele, dello sbarcatoio della Sanità e della Vasca a piazza Vittoria, alla cui estremità aveva previsto un molo sorgen­ te con trasporto ivi dell'Ufficio di porto e posto foto-elettrico. Se altri criteri sono sopraggiunti dopo la catastrofe ed imposte nuove condizio­ ni dalla Commissione tecnica circa la sistemazione delle banchine, l'e­ gregio cav. Borzì, a cui non mancano né buon senso, né studi, avrebbe potuto proporre di protendere la banchina verso il mare, occupando uno specchio d'acqua che del resto sarebbe stata una cosa insignificante rispetto al bacino del nostro porto, anziché retrocedere verso la via Gari­ baldi occupando il posto della palazzata. La Commissione tecnica governativa non disse di prendere la zona già occupata dalla palazzata per 1'allargamento della banchina, né poteva dirlo poiché sarebbe stata in contraddizione a quanto aveva già stabilito la Commissione reale sismologica, e cioè: che ragioni imprescindibili esigo­ no che la città risorga sulla superficie già da essa occupata in immediata vicinanza del porto. Ora se ragioni tecniche e scientifiche non vi sono, qual è il motivo che indusse il progettista ad occupare la zona della palaz­ zata ed a sopprimere la parte più bella della nostra città? Né può dirsi che siano state imposte delle condizioni tassative sul riguardo. Niente affatto. La proposta della soppressione del magnifico e caratteristico Teatro marittimo, è partita proprio dal nostro Ufficio tecnico comunale. Lo stes­ so ministero dei LL.PP. lo scrive in una sua lettera inviata all'illustre archi­ tetto comm. Guidini, e da noi pubblicata nel n. 168 della «Gazzetta di Messina», da cui richiamiamo una parte di essa per fare vedere come tutto si riduce alla grettezza della spesa pur sacrificando con la massima legge­ rezza la parte artistica, storica e monumentale della città. 346 Salvatore Tramontana

Ecco ciò che S.E. scrive: «Quanto al piano regolatore, la cui compi­ lazione spetta non a questo ministero (che deve solo approvarlo) ma al Comune interessato, debbo dirle che esso è stato già presentato e favore­ volmente esaminato dal Consiglio superiore dei LL.PP., e trovasi ora già innanzi al Consiglio di Stato». Si capisce bene che il Consiglio superiore dei LL. PP. giustamente ha preso in esame la sola parte tecnica del pro­ getto, sarebbe stato strano che esso si fosse occupato della conservazio­ ne della parte artistica e storica della città, quando gli Enti locali, diretta­ mente interessati, non ne fanno alcun cenno. E poi in seguito: «Del resto, in tale piano compilato dall'Ufficio tecnico comunale, e che viene integrato dal piano regolato re del porto, già approvato da qual­ che tempo, si riscontrano in massima parte i concetti generali così bene da Lei applicati nel suo studio. Vi è solo discordanza per quanto riguar­ da la palazzata, che nel piano regolatore comunale resta abolita; e che Ella vorrebbe invece conservare. Ma una tale questione riveste un aspet­ to essenzialmente complesso, né par possa essere risolta con criteri di ordine artistico, storico e sentimentale. È certo poi che, nei riguardi del parere espresso dalla Commissione sismologica, nulla vieterebbe di seguito la sua proposta, ricostruendo la palazzata nella primitiva giacitu­ ra, solo ad arretrare il fronte sufficientemente a mare, cosicché le nuove costruzioni risultassero alla distanza del detto fronte, quale è stata pre­ scritta dalla Commissione stessa. Ma l'avanzamento del fronte a mare, che non potrebbe ottenersi con un semplice gettito di macerie, e richie­ derebbe invece opere in muratura eseguite a regola d'arte, in fondali dai 6 ai 10 metri importerebbe, come Ella ben comprende, una spesa ingen­ te e tale, mi pare, da non bilanciare i limitati vantaggi d'indole estetica e storica che se ne ricaverebbero». Si vede chiaro, quindi, che non si tratta né di questione tecnica, né di questione sismica; ma solo la meschinità, la grettezza della spesa è quella che ha il predominio sulle altre parti rilevantissime, e che debbono esse­ re conservate, senza alcun deperimento del commercio e dell'industria, all'arte, alla storia, ai fasti della risorgente Messina. Però, S.E. il ministro Sacchi, nella chiusa della lettera, esprime il suo autorevole compiacimento per l'opera poderosa con tanta intelligenza compiuta dal benemerito architetto comm. Augusto Guidini, e si mostra Lefonti 347 dolente che condizioni d'ordine, forse burocratico, gli vietino di trame quel maggior partito che essa indubbiamente meriterebbe. Non è a dirsi però che debba ritenersi esaurita ogni'discussione sul nuovo piano regolato re. Niente affatto. Lo stesso ministro, S.E. Sacchi, persona di alto ingegno, ci dà la via da seguire, onde ottenere con facilità delle varianti del progetto compilato dal nostro Ufficio tecnico comuna­ le. Ed infatti nella sua ultima lettera, inviata al su lodato comm. Guidini, conclude in ultimo: «Le aggiungo, poiché di recente è stato diramato da Sua Maestà, il decreto che approva il nuovo piano regolatore di Messina e che devo rite­ nere esaurita ogni discussione circa i criteri seguiti nella compilazione di esso, salvo quelle iniziative che per eventuali varianti potesse prendere l'amministrazione comunale di Messina» A questa lettera di S. E., abbastanza significativa,e che non ha biso­ gno di alcun commento, l'illustre architetto Guidini risponde nei termi­ ni qui trascritti: Milano 12 luglio 1910 A S.E. l'avv. Sacchi, Ministro dei Lavori Pubblici. Roma. Ho ricevuto la pregiata lettera in data 5 corrente. Ringrazio sentita­ mente delle relazioni ufficiali inviatemi di estensione e miglioramento della legge di provvedimenti in favore delle località funestate e distrutte dal terremoto, e per la loro resurrezione. Auguro che il nuovo disegno di legge consegua lo scopo umanitario e nazionale. Sono lieto della notizia comunicatami dell'ufficiale approvazione del piano regolatore della città di Messina; e non per l'esaurimento di ogni inerente discussione dei cri­ teri che lo informano, ma perché tale approvazione schiude finalmente la via dell'operosità edilizia di carattere stabile sull'area della distrutta città iniziandone l'effettiva rinascita materiale e morale. E sono lieto di quan­ to V.E. accenna, con parola sobria e competente, animata certamente dalla maggiore convinzione circa l'importanza e ragione d'essere. E cioè l'accenno a quelle iniziative che per eventuali varianti potesse in seguito prendere l'amministrazione comunale di Messina. Con queste autorevoli parole l'Eccellenza Vostra aprì parimenti la via all'applicazione dei concetti locali di ogni migliore ed appropriato assestamento di impianto della risorgente città, e segnatamente del suo 348 Salvatore Tramontana

fronte comprendente la banchina del porto di necessario ampliamento, e la classica palazzata che è pure tanto necessaria di veder risorgere. E giova sperare, e ritenere, che tale esplicazione da parte delle autorità loca­ li abbia ad effettuarsi assecondando degnamente il voto di tanta parte della cittadinanza e per il decoro e benessere della nuova Messina. Giova parimenti sperare che, da parte di Vostra Eccellenza, si abbia a facilitare una simile opera di miglioramento di tracciato ed impianto, concedendo, con l'occorrente ampliamento in ripiena della banchina, il pregio al porto, la resurrezione della palazzata, ed assecondando, colla necessaria estensione delle norme tecniche segnatamente agli aspetti di sviluppo organico e maggiore elevazione dei nuovi edifici, la più decorosa forma degli stessi, architettonica e civile. E sarà opera degna del ministro Sac­ chi. Con questi sentimenti, e con la convinzione dell' opera efficace che sarà per svolgere, porgo a Vostra Eccellenza il mio anticipato e sentito ringraziamento. Dev/mo arch. A. Guidini Dopo quanto ho succintamente esposto, spetta ora alla cittadinanza, e per essa al solerte ed intelligente regio Commissario, di prendere le ini­ ziative delle varianti del progetto del piano regolato re, varianti che si impongono per il decoro della nostra città, pur risorta dopo la catastrofe del 1783, sotto il governo dei Borboni, in più classica forma e magnificen­ za per la conservazione della splendida via Garibaldi, sussidiaria all'anti­ stante corso Vittorio Emanuele II, ed infine per restituire alla città l'impo­ nente e caratteristico frontespizio di eccezionale e incomparabile bellezza. L'assemblea, intesa la superiore relazione: 1. considerato che con la soppressione di detta palazzata Messina verrebbe a perdere il grandioso prospetto a mare che era la parte più bella, più artistica, più importante e caratteristica della città; 2. considerato ancora che con la soppressione di detta palazzata si verrebbe ad eliminare la retrostante via Garibaldi, parallela e sussidiaria e di tanta scambievole importanza con la palazzata e con l'antistante corso Vittorio Emanuele II nella vita cittadina, via che nella sua integrità era certamente una delle più belle d'Italia; 3. considerato che l'eliminazione della sua parte frontale proposta dal nostro Ufficio tecnico comunale sarebbe in contraddizione a quanto ha deliberato la Commissione reale sismologica e cioè: che imprescindi- Le fonti 349 bili ragioni esigono che la città risorga sulla superficie già da essa occu­ pata in immediata vicinanza del porto stesso; 4. considerato che la stessa Sotto commissione scientifica, nella rela­ zione stessa dall'illustre prof. Taramelli, riconobbe che le alture circo­ stanti alla città siano state ancora più del piano fortemente scosse, scon­ volte e disterminate di rovine, e che la palazzata forma appunto il fronte della zona pianeggiante che fu la meno danneggiata dalle scosse distrut­ trici segnatamente nella tratta più centrale e nella testata verso la Dogana; 5. considerato che nei riguardi del parere espresso dalla Commissio­ ne sismologica nulla vieterebbe di seguire la nostra proposta, ricostruen­ do la palazzata nella primitiva giacitura, salvo ad accentrare il fronte suf­ ficientemente a mare cosicché le nuove costruzioni risultassero alla distanza del detto fronte qual è stata prescritta dalla Commissione stessa; 6. visto che la variante del progetto di piano regolato re della città di Messina, proposta dal benemerito arch. comm. Augusto Guidini, corri­ sponde ai desideri dell'intera popolazione in quanto che, essa variante, senza punto recar alcun danno allo sviluppo commerciale ed industriale, conserverebbe la storica palazzata, che data dal secolo XVII e che rico­ stituirebbe il magnifico anfiteatro marittimo ideato da Emanuele Filiber­ to di Savoia, che formerebbe il fronte più grandioso e l'ornamento più bello e più artistico della nostra città delibera ad unanimità di associarsi alle giuste e fondate riflessioni dell'illustre ing. Giunta sopra menzionato nella sua comunicazione «Pro palazzata» e fa appello al Collegio degli ingegneri e degli architetti, e a quei cittadi­ ni che hanno amore per la città natia, perché insistano e si sappiano imporr~ con le autorità competenti, affinché venga riedificata la nuova palazzata e cosÌ in pari tempo concorrere alla conservazione della via Garibaldi, e che se Messina tanto bella e gloriosa in un solo istante fu distrutta dal terribile e barbaro cataclisma, per altrettanto più bella e sor­ ridente a novella vita dovrà risorgere per volontà e patriottismo dei suoi figli superstiti. Nuovi soci. Martino propone che il socio aderente sig. Carlo Spanò venga nomi­ nato socio effettivo. Manganaro propone a socio onorario l'illustre archi­ tetto comm. Augusto Guidini (Milano), che tanto interesse ha mostrato 350 Salvatore Tramontana per la rinascita della Messina monumentale. L'assemblea nomina soci effettivi il sig. Carlo Spanò ed il rag. F. Antonino Serra; socio onorario il comm. Augusto Guidini. Archivio Storico Messinese. Martino comunica che egli è intento allo studio per la ripubblicazio­ ne dell' «Archivio Storico Messinese». Mancano però i fondi e manca il direttore delle pubblicazioni prof. Gaetano Oliva, che è a Catania; manca la redazione, con a capo il cav. La Corte Cailler, che si trova a Palermo. Al momento del disastro la Società aveva pronto per la distribuzione il fascicolo 3-4 dell' «Archivio», ma nessuna copia se ne è recuperata per ristamparla e completare l'annata 1908. Comunque, egli s'impegna di occuparsi alacremente della questione. In quanto alla parte finanziaria, bisognerà avanzare istanza al comune ed alla provincia perché vogliano rimettere in bilancio le consuete x. 300 annue largite alla Società: con un fondo di X. 600 potrà affrontarsi almeno la spesa di stampa. L'assemblea dà mandato al presidente di fare le pratiche per riscuo­ tere i sussidi di cui sopra. Del che si è redatto il presente verbale e l'adu­ nanza è tolta. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino.

5 Seduta del 19 agosto.

L'anno 1910, il giorno 19 agosto, in Messina nei locali baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente concessi, si è riuni­ ta la Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Marti­ no presidente, assistito dal segretario generale avv. notar Domenico Puz­ zolo Sigillo. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza; 2. proposte Giunta per modifiche al piano regolatore. Palazzata. Martino comunica che l'azione spiegata dalla Società per la ricostru­ zione della palazzata monumentale ha destato, nella gente serena ed obiettiva, la maggiore simpatia. Ed a proposito egli comunica una lettera Le fonti 351

con la quale il cav. Gaetano La Corte Cailler gli rimetteva un ordine del giorno, avuto con molto ritardo a Palermo dal prof. Francesco Guardio­ ne. Detto ordine del giorno era stato votato colà sin dal 26 agosto 1909 dai profughi messinesi residenti in Palermo, ed a suo tempo fu inviato ai sovrani, al presidente dei ministri e del senato, ai ministri dei LL. PP. e della Pubblica Istruzione, nonchè ai deputati Fulci, Cutrufelli, Di Cesarò, Furnari e Sant'Onofrio, unitamente ai migliori giornali al [ ... J: Ferrari e Pera ed ai sindaci di Palermo, Catania, Siracusa, Trapani, Napo­ li, Genova, Bologna, Pisa, Venezia, Milano, Torino, Firenze, Cremona, Livorno e Trieste. L'ordine del giorno è il seguente: I profughi messinesi qui residenti, al sentore della triste nuova di volersi abbattere la palazzata della marina di Messina, esacerbatissimi si sono riuniti per pigliare una deliberazione onde scongiurare l'immane inconsulto deliberato e cioé di: 1. votare un ordine del giorno di protesta contro l'insana delibera­ ZIOne; 2. comunicarlo a tutti i centri d'Italia e delle province siciliane ove . risiedono precariamente profughi e pro curarne l'adesione; 3. stabilire un organo legale (ed allo scopo è ben indicata «La Gaz­ zetta di Messina e delle Calabrie») onde caldeggiare tale inadempimento; 4. promuovere voti di adesione degli Enti costituiti, municipi' e pro­ Vll1cra; 5. affidare il mandato ai legittimi rappresentanti, on.li prof. Ludovi­ co Fulci e Rosario Cutrufelli, a che si rendano interpreti verso il gover­ no ed il re stesso dei sentimenti dei superstiti messinesi e caldeggiare l'an­ nullamento dell'insano progetto che deturperebbe la maestosa figura di Messina, orbandola di un gran lavoro d'arte, orgoglio nazionale, e giudi­ cato l'ottava meraviglia del mondo. Ordine del giorno. I superstiti messinesi residenti a Palermo, ma in spirito con l'animo nell' eroica loro Messina, posano per un momento lo schianto del cuore per le perdite dei più sacri affetti, protestano a che la maestosa, superba palazzata di Messina, onore dell'arte, orgoglio della città, lustro e decoro della nazione, illustrazione del mondo, sicché leggendariamente è stata classificarla «l'ottava meravi- 352 Salvatore Tramontana glia», non solo non venga abbattuta, ma sia conservata e gelosamente custodita ad eterno ricordo dello splendore di Messina e ad ispirazione dei più alti ideali per il suo risorgimento e deliberano affidarne il mandato ai rappresentanti legittimi, onorevoli Ludovico Fulci e Rosario ing. Cutrufelli, a che si rendano interpreti verso il gover­ no e il re stesso onde sostenere la santa causa. Fare appello per mezzo della stampa a tutti gli Enti costituiti, municipio, provincia, società, di emettere voti favorevoli dichiarando la «Gazzetta di Messina» organo per la propugnazione di tale causa. Inviare il presente a tutti i giornali d'Italia ed esteri. Giunta si compiace che la coscienza pubblica cominci ad interessar­ si delle questioni d'arte. Riferendosi intanto a quanto ha egli esposto nel precedente verbale, propone" che venga indetta un'azione concorde coi rappresentanti del Collegio degli ingegneri e degli architetti, dell' Acca­ demia Peloritana, della Società operaia, della Società dei proprietari, e di altri Enti, nonché di cospicui cittadini, allo scopo di preparare un memo­ riale tendente al migliore assetto del piano regolatore della città e alla ricostruzione della palazzata, conservando cosÌ la via Garibaldi e la via Primo Settembre. Detto memoriale dovrebbe pure comprendere la siste­ mazione del porto e l'allargamento della banchina coi sistemi proposti prima della catastrofe, cioè estendendola verso mare. Propone quindi che una commissione, nominata dalla Società, faccia azione concorde con' altre commissioni di altri Enti per raggiungere lo scopo. L'assemblea approva la proposta del socio ing. Alessandro Giunta, ed invita il Collegio degli ingegneri e degli architetti, l'Accademia Peloritana, la Società operaia e la Società dei proprietari a delegare i propri rappre­ sentanti per preparare il memoriale di cui sopra. A sua volta nomina la seguente commissione: notar Luigi Martino, ing. Alessandro Giunta, ing. Enrico Fleres, dotto Domenico Faucello, rag. Letterio Manganaro. Una riunione preliminare di tutte le rappresentanze avrà luogo il giorno 24 del prossimo settembre alle ore lO, nei locali del cinematografo Trinacria in Piazza Cavallotti. Del che si è redatto il presente verbale e l'adunanza è tolta. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino. Le fonti 353

6 Seduta del 13 dicembre.

L'anno 1910, il giorno 13 dicembre in Messina, nei locali baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente concessi, si è riunita la Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Martino presidente, assistito dal vice segretario Sig. Domenico Calabrò. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Comunicazioni del socio ing. Alessandro Giunta. 3. Comunicazioni del socio prof. Agostino D'Amico. 4. Ammissione di nuovi soci. Piano regolato re. Martino fa notare il malcontento generale destato da nu~vo piano regolatore della città di Messina, compilato dal nostro socio cav. ing. Luigi Borzì, direttore dell'Ufficio tecnico municipale. Egli non entra in merito alle tante discussioni che continuano ad appassionare la stampa locale e della penisola: osserva solamente che è giusto, se difetti in quel lavoro ci sono, che la Società intervenga nella discussione, costituendosi magari in comitato permanente per contribuire alla buona rinascita della città caduta. Andronico ritiene che la Società, per tale occasione, faccia azione comune col Collegio degli ingegneri e degli architetti, riunendosi in comitato permanente col Collegio medesimo. Giunta comunica le pratiche fatte sino adesso dal Collegio degli inge­ gneri e degli architetti perché il piano regolatore venga modificato, anche in rapporto alla buona conservazione del patrimonio monumentale scam­ pato al disastro. Conclude che ha poca fiducia nella buona riuscita delle pratiche stess,e, perché sembra che di proposito si voglia trasformare la città caduta, e fare sparire qualsiasi ricordo del suo glorioso passato. Andronico insiste sulla proposta di riunire i discorsi della Società a quelli del su lodato Collegio, e presenta il seguente ordine del giorno: Società di Storia Patria, udita la relazione dei deliberati e delle prati­ che fatte dal Collegio degli ingegneri e degli architetti di Messina circa la pratica e l'applicazione del nuovo piano regolatore della città, delibera 354 Salvatore Tramontana

Costituirsi in Comitato permanente di agitazione in uno col Colle­ gio degli ingegneri e di quanti hanno a cuore la pronta modifica del detto piano per escogitare mezzi più idonei e solleciti. L'assemblea lo approva ad unanimità. Commissione Antichità e Belle Arti. D'Amico fa rilevare che l'abbandono dei nostri monumenti, e lo sfa­ celo ad opera degli speculatori degli sgomberi, sono derivati anche dal fatto che non è stata ricostituita la Commissione di Antichità e belle Arti, che tanto potrebbe fare in tale contingenza. Propone quindi un voto al prefetto perché detta Commissione venga ricostituita. L'assemblea approva Locali. Piccoli interessa la Società per un locale dove poter fare funzionare la Biblioteca, in seguito al recupero dei libri. Mette sin da ora a disposi­ zione, per le sedute, l'aula della Regia Scuola industriale. Giunta ricorda che il Comitato lombardo, con gentile interessamen­ to, ha donato dei padiglioni siti a Catania, e che la Società dovrebbe dele­ gare persona per la vendita di detti padiglioni. Col ricavato potremmo costruire una baracca per la Società. In quanto all'area dove potrebbe sorgere la baracca suddetta bisogna vedere le modifiche che subirà il vec­ chio locale sociale di via Monte di Pietà, far solleciti in pari tempo al governo per lo sgombro delle macerie in quel posto e chiedere al muni­ cipio un'area, nei quartiere nuovi, in sostituzione di quella che viene a mancare nella vecchia città. L'assemblea, accettando la proposta Piccoli, ringrazia, e di pari tempo delibera di interpellare il Regio Commissario sulla sorte del corso Cavour e della traversa Monte di Pietà per provvedere in seguito e come del caso. Nuovi soci. Martino fa osservare che esistono domande di nuovi soci, ma che essendo inoltrata l'ora è bene rimandare alla prossima seduta quest'ulti­ ma parte dell'ordine del giorno. Siccome però da tempo si sono proposti a soci effettivi i signori: avv. Pietro Tripodo e avvocato Antonino Crisa­ fulli, le referenze sui quali sono completate, propone la nomina di costo­ ro solamente e l'assemblea approva. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino. Le fonti 355

VIII

1911. Verbali delle sedute, reg. 2, pp. 54-78.

Assemblea del 24 gennaio.

L'anno 1911, il giorno 24 gennaio in Messina, nei locali baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente concessi, si è riuni­ ta l'assemblea della Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Martino presidente, assistito dal segretario generale avv. Domenico Puzzolo Sigillo. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza; 2. piano regolatore di Messina; 3. nomina di nuovi soci; 4. nomina dell'esattore. Locali. Presidente fa osservare che le pratiche per i locali sociali non sono espletate ancora, ma che la sede del Consiglio notarile è sempre a dispo­ sizione della S(Kietà. N ella seduta precedente si è accettata l'offerta della Scuola industriale, ma quell'offerta riguarda solamente le sedute, perché i libri non potranno essere accettati in custodia in quei locali, adibiti esclusivamente per la scuola. Andronico propòne di trattare con l'Associazione radicale, per l'uso dei locali in comune. Martino farà le pratiche necessarie. Piano regolatore. Giunta svolge la sua relazione intorno al nuovo piano regolatore e presenta il seguente ordine del giorno. La Società Messinese di Storia Patria: 1. tenuto presente che la compilazione di un piano regolatore di una grande città è uno dei più gravi e complessi problemi economico-sociali che si possono presentare all'esame e allo studio degli amministratori e dei cittadini, i quali devono essere arbitri sapienti e coscienti del loro assetto, delle loro sorti e delle loro positive manifestazioni; 356 Salvatore Tramontana

2. considerando che occorrono studi più ponderati, rilievi e consta­ tazioni più accurati ed importanti e sopratutto delle buone intenzioni di conservazione, anziché di soppressioni; soppressioni non giustificate, né da ragioni sismiche, né da ragioni tecniche, né da ragioni commerciali; 3. tenuto presente che non si volle tenere in alcun conto, né prima né dopo, delle esatte e giuste osservazioni fatte dai tecnici e dai cittadini superstiti, i quali con disinteresse e con vero slancio di patriottismo avrebbero potuto contribuire alla sollecita resurrezione di Messina, ed a conservare la via Garibaldi, la via Primo Settembre, ed il corso Vittorio Emanuele con il suo caratteristico ed imponente prospetto a mare che la rendevano una delle più belle città marittime del mondo; 4. considerato che, con la soppressione della palazzata, si verrebbe ad eliminare la via Garibaldi, parallela e sussidiaria all'antistante corso Vittorio Emanuele, uno dei maggiori fattori della prosperità di Messina e di tanta importanza nello sviluppo del commercio e della vita cittadina; 5. considerato che nessuna speciale ragione né scientifica, né tecnica, né commerciale esige od impone che sia vietato ricostruire dei fabbricati commerciali sulla superficie già occupata dalla palazzata. E anzi stando alle parole dell'illustre scienziato De Stefani, allontanarsi da quella zona in prossimità del porto per ricostruire Messina sulle falde delle colline, o sul piano delle Moselle, formato quest'ultimo di ghiaia e sabbie recenti, più che un errore sarebbe un delitto; 6. considerato ancora che la Sottocommissione scientifica nella rela­ zione stesa dal prof. Taramelli, mentre afferma come nell'area della distrutta Messina non esistono pIaghe di spiccata incolumità, riconosce esplicitamente ed a ragione che le alture circostanti siano state ancora più del piano fortemente scosse e sconvolte e disseminate di rovina. Ed infat­ ti la stessa palazzata nel suo grandioso sviluppo, formante il magnifico fronte della città, ebbe più gravemente a soffrire dall'incendio che dalle scosse telluriche; 7. considerato che ricostruendo su quella medesima zona già occu­ pata dalla palazzata si potrebbe avere una serie di edifici commerciali, collegati fra di loro e disposti sulla linea delle onde sismiche, vale a dire avere dei fabbricati più resistenti alle forti scosse telluriche. CosÌ si potrebbe formare un nuovo fronte a mare di più modeste proporzioni, ma di più elegante e gaia architettura, reintegrare la via Garibaldi, l'arte- Le fonti 357 ria principale tanto interessante ed indispensabile al commercio ed alla prosperità di Messina; rispettare l'altra arteria principale: via Primo Set­ tembre nel suo completo sviluppo da piazza Duomo a piazza Roma; 8. considerato che la stessa Commissione tecnica governativa, nello stabilire la larghezza della banchina, ai fini della sistemazione del porto, non disse di occupare la zona della palazzata, né poteva dirlo, poiché sarebbe stata in contraddizione a quanto aveva già stabilito la Commis­ sione sismologica e cioè: che ragioni imprescindibili esigono che la città risorga sulla stessa superficie già da essa occupata, in immediata vicinan­ za del porto. Era quindi nel preconcetto, nella convinzione di tutti, che nessuna parte della città doveva essere soppressa, e tanto meno poi la via Garibaldi che è uno dei maggiori fattori dell'avvenire di Messina; 9. affermato che Messina dovrà risorgere per tante circostanze, volute dalla natura e dalla volontà della nazione, in quella stessa giacitu­ ra ove fatalmente cadde e dove è vissuta per oltre 27 secoli, con attività indomabile, resistendo agli elementi perversi della natura ed alla ferocia degli uomini. Stabilito che Messina dovrà risorgere in quella stessa loca­ lità dove sorgevano i suoi monumenti che ne attestavano la sua passata operosità e grandezza, senza perdere nessuno dei suoi pregi, anzi ne dovrà acquistare con le moderne risorse costruttive dell'ingegno umano, per risorgere più bella, più grande e più seducente di prima, delibera Far voti al regio commissario di Messina perché, in coordinamento a quanto è stato stabilito con Regio decreto 15 luglio 1909, faccia studia­ re la distribuzione e la disposizione degli edifici lungo il corso Vittorio Emanuele in relazione al piano regolatore della città ed a quello del porto, al fine di armonizzare nel migliore modo coi vari bisogni com­ merciali della città, senza deturpare il fronte di essa verso il mare. A tal uopo voglia far prendere in esame le seguenti proposte, le quali mirano ad integrare in modo più armonico le varie esigenze della nuova città: 1. La strada Garibaldi, mantenendo la sua antica sede, compreso il prolungamento verso la piazza Cairoli, venga allargata dal lato monte fino ad allinearla con il fronte principale del teatro Vittorio Emanuele, e ciò sempre in conformità al parere della Regia commissione sismologica ed al Regio decreto 15 luglio 1909. Con l'allargamento a monte si ver­ rebbero a guadagnare altri nove metri che aggiunti ai metri 12,50 (lar- 358 Salvatore Tramontana ghezza attuale della via Garibaldi) si avrebbe una larghezza complessiva di metri 22, larghezza abbastanza sufficiente per la circolazione di due linee di tranvie e per lo sviluppo della vita cittadina; 2. La zona occupata dall'antica palazzata, che risulta attualmente al punto più ristretto di metri 32, venga ridotta a metri 20 per i fabbricati commerciali, che giusta il Decreto su accennato del 15 luglio 1909 si pos­ sono edificare fra la via Garibaldi ed il corso Vittorio Emanuele. Con questa riduzione della zona fabbricabile il corso Vittorio Ema­ nuele verrebbe allargato di altri 12 metri, cosicché la larghezza della ban­ china al punto più ristretto, che si trova presso a poco di rimpetto al tea­ tro Vittorio Emanuele, risulterebbe di circa 38 metri. A questa insuffi­ cienza di larghezza, qualora tale si volesse ritenere, si potrebbe provve­ dere attuando il progetto del 5 febbraio 1903 per la generale sistemazio­ ne del porto; ove è compresa la ricostruzione del tratto di banchina sud­ detta per una lunghezza di metri 250 dalla Sanità marittima, e lo sbarca­ toio del Nettuno, e per una spesa presunta di 5::. 331.000. Un'altra rettifi­ ca di insenature si potrebbe ottenere, qualora non siano stati già compresi quei lavori in corso di costruzione fra la pescheria e i Magazzini genera­ li, onde avere una maggiore larghezza di banchina. Così le varie insena­ ture che presenta l'attuale molo, opportunamente rettificate con lieve spesa, potrebbero dare aumento di spazi e di calate giustamente reclama­ ti dalla Camera di commercio di Messina, prima ancora del disastro del 28 dicembre 1908. L'assemblea approva. Nuovi soci. Martino propone a socio effettivo il prof. Vincenzo Corsini di Fran­ cesco, della Regia Scuola industriale. L'assemblea approva. Esattore. Martino fa rilevare che la Società manca di un esattore, non avendo pm continuato in tali funzioni l'antico messo Sebastiano Mannuccia. Propone ad esattore con le condizioni del dimissionario (cioè il 10% sul­ l'esazioni) il sig. Rosario Monforte. L'assemblea approva. Del che si è redatto il presente verbale e l'adunanza è tolta. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino. Le fonti 359

2 Assemblea del 24 febbraio.

L'anno 1911, il giorno 24 febbraio, in Messina, nei locali baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente concessi, si è riunita la Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Martino presidente, assistito dal segretario generale avv. Domenico Puz­ zolo Sigillo. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza; 2. nomina di nuovi soci Locali. Martino richiama sempre la questione dei locali. Non è possibile giovarsi, perché non si presta, della sede dell' Associazione industriale. Giunta fa osservare che temporaneamente potremmo continuare come si è fatto fino adesso. Per il futuro poi egli è lieto di annunziare che nel pro­ getto per il nuovo palazzo della Provincia, da lui compilato, c'è compre­ sa una grande aula per la Società nostra, ed altri ambienti definitivi che la Provincia concederà a noi. Martino a nome dell'assemblea (che approva) plaude all'interessa­ mento del socio ing. cav. Giunta, tanto affettuoso per la Società nostra. Nuovi soci. Calabrò propone a soci effettivi i signori: prof. avv. Raffaele Sam­ marco, prof. Salvatore Adelardi, ing. prof. Letterio Puglisi. Pennisi pro­ pone anche ad effettivi i signori: prof. Sebastiano Sciuto, prof. Daniele Schmidt. L'assemblea li approva tutti. Del che si è redatto il presente verbale e l'adunanza è tolta. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino.

3 Assemblea del 7 marzo.

L'anno 1911, il giorno 7 marzo, in Messina, nei locali baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente concessi, si è riuni- 360 Salvatore Tramontana ta la Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Marti­ no presidente, assistito dal vice segretario Domenico Calabrò. Ordine del giorno. 1. Pubblicazione dell' «Archivio Storico Messinese»; 2. per la riviera del Faro; 3. nomina di nuovi soci. Archivio Storico Messinese. La Corte Cailler fa rilevare il bisogno di pubblicare nuovamente l' «Archivio Storico», tanto importante e sì bene accetto a tutti gli studiosi d'Italia e del!' estero. Egli propone di completare anzitutto l'annata 1908, che restò incompleta per il disastro sopravvenuto, che seppellì e distrus­ se tutto il fascicolo 3-4 dell' «Archivio» che era pronto a pubblicarsi. L'o­ ratore ora si trova definitivamente a Messina, e si mette a disposizione della Società, anche per la compilazione del fascicolo in parola. Martino ringrazia il cav. La Corte Cailler per il suo interessamento, ed accetta ben volentieri l'offerta affidando (a nome dell' assemblea) al cav. La Corte Cailler l'incarico di preparare il fascicolo 3-4 dell'annata 1908. La Corte Cailler farà di tutto perché il fascicolo riesca una riprodu­ zione di quello perduto,e del quale non s'è potuto salvare nemmeno una copia. Egli ha in serbo molte bozze di stampa dei lavori pubblicati in quel fascicolo: ne farà ricerca e si metterà subito all' opera. Riviera del Faro. Martino mette in rilievo le bellezze naturali dell'incantevole riviera del Faro, abbandonata attualmente e senza alcuna promessa di migliora­ mento. Propone alla Società il seguente ordine del giorno: Ritenuto che i nostri antichi padri, ammiratori delle bellezze della natura, battezzarono col nome di Paradiso parte di detta riviera, quasi bellezza fuggita dal Paradiso e rifugiatasi in questo estremo lembo dell'i­ sola; ed altro punto nomarono Contemplazione, cioè luogo dal quale si contemplano tali paradisiache bellezze naturali: e perciò il senato di Mes­ sina, perché non fosse impedita la visuale dello stupendo panorama che si offre allo spettatore lungo detta riviera, consacrò nei suoi Atti che dalla parte del mare lungo la strada che conduce da Messina al Faro non si potesse costruire al si sopra del piano stradale deliberato, sanzionato dal rescritto del sovrano del tempo. Considerando che le bellezze incantevoli della riviera del Faro, che Le fonti 361 natura ci ha dato, sono neglette per incuria nostra, mancando quella riviera di una strada ampia e ben sistemata coi criteri e le esigenze della vita moderna. Considerando che per detta sistemazione stradale occorrerebbe espropriare una zona di terreno di poco valore, nella quale esistevano delle casette in parte costruite contro il divieto, ed in parte oggi distrutte dal terremoto, e che il riempimento stradale si potrebbe fare senza spesa, utilizzando le macerie, che ivi troverebbero un più facile e vicino luogo di discarica, nelle veci di buttarne a mare fuori del porto. Considerando che la spesa occorrente non può costituire ostacolo al conseguimento di questo dovere patriottico, mentre non è detto che tale lavoro debba portarsi a compimento in uno o due esercizi finanziari, interessando per il momento affermare la necessità della costruzione di detta strada e formare il riempimento stradale, utilizzando le macerie, delibera Facendo voti vividissimi al sig. regio Commissario del Comune, per­ ché voglia rendersi interprete dei sentimenti patriottici dei superstiti messi­ nesi, che hanno un culto per le bellezze e per le antiche memorie del suolo natio, e voglia deliberare la sistemazione definitiva della strada da Messina al Faro, rendendola larga non meno di 30 metri, e divisa in 5 comparti albe­ rati di metri 5 ciascuno, e con banchine laterali di metri 2,50 ciascuna per i pedoni, ed i viali da destinarsi uno per i quadrupedi, altro per i carri, altro per le carrozze, altro per biciclette ed automobili, e l'ultimo per il tram: tale strada illuminata a luce elettrica e ricca di acqua (di già in parte fornita) farebbe risaltare maggiormente l'incanto che la natura ha dato a quella riviera e formerebbe una passeggiata unica in Europa, vanto e decoro della nostra città ed attrattiva dei forestieri che mettono il piede sulla sicula terra. L'assemblea approva ad unanimità, dando mandato al presidente di comunicare il superiore voto al Regio Commissario. Nuovi soci. L'assemblea approva ad unanimità anche la nomina a soci effettivi dei signori: De Luca prof. Letterio, Fleres prof. cav. Antonino, Guzzanti prof. Vincenzo, Romano prof. Francesco, Schimidt prof. Daniele. Del che si è redatto il presente verbale e l'adunanza è tolta. per il segretario il presidente D. Calabrò. L. Martino. 362 Salvatore Tramontana

4 Assemblea del 29 giugno.

L'anno 1911, il giorno 29 giugno, in Messina, nei locali baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente concessi, si è riuni­ ta la Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Marti­ no presidente, assistito dal vice segretario Domenico Calabrò. Ordine del giorno. 1. Archivio Storico Messinese. 2. Nomina di nuovi soci. Archivio Storico Messinese. La Corte Cailler riferisce in merito all' onorevole incarico di compi­ lare il fascicolo 3-4 dell'annata 1908 dell'«Archivio». È lieto di comuni­ care che ha trovato le bozze di quasi tutto il fascicolo perduto e che fra pochi mesi potrà dare alla Società la pubblicazione richiesta. Comunica altresÌ che la tipografia D'Amico esiste ancora, ceduta a tal Filippo Raffa, e che quindi l' «Archivio» può essere stampato anche con gli stessi tipi di prima. L'assemblea ringrazia La Corte Cailler per lo zelo dimostrato ancora a vantaggio della Società. Nuovi soci. Martino comunica che hanno fatto istanza, per essere nominati soci effettivi, i signori: Emilio Barbaro ed Antonio Bozzo. La Corte Cailler propone a socio effettivo il principe Capece Minutoli di Collereale. L'assemblea li approva tutti. Del che si è redatto il presente verbale e l'adunanza è tolta. per il segretario il presidente D. Calabrò. L. Martino.

5 Seduta del 12 luglio.

L'anno 1911, il giorno 12 luglio, in Messina, nei locali baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente concessi, si è riuni­ ta la Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Marti­ no presidente, assistito dal vice segretario Domenico Calabrò. Ordine del giorno. Nomina di nuovi soci. Le fonti 363

Nuovi soci. Martino presenta le istanze avanzate dai signori: Giuseppe La Rosa; monsignore Giuseppe Scarcella, vicario della Cappella Palatina in San Giovanni di Malta; D. Paolo Lombardo Pellegrino, ufficiale sanitario del Comune di Messina; prof. Francesco Di Stefano, scultore; prof. Giusep­ pe Gangeri, scultore; barone Gioacchino Ruffo-Calcagno (Patti); avv. Vincenzo Gangemi; prof. Rosario Genitore, scultore, i quali tutti chie­ dono di far parte della Società quali soci effettivi. Presenta altresì la pro­ posta dei soci aderenti in persona dei signori: prof. dotto Leopoldo Nico­ tra, direttore dell'Orto botanico a Roma; prof. Filippo Bucalo della Regia Scuola Tecnica di Patti; prof. De Pasquale (); e avv. notar Giuseppe Portaro (Gerace Calabro). La Società, passata alla votazione, delibera di ammettere a soci effet­ tivi i signori Giuseppe La Rosa, mons. Giuseppe Scarcella, dotto Paolo Lombardo Pellegrimo, prof. Francesco Di Stefano scultore, prof. Giusep­ pe Gangeri, scultore, prof. Rosario Genitore, barone Gioacchino Ruffo Calcagno (Patti), avv. Vincenzo Gangemi. A soci aderenti i signori: prof. dotto Leopoldo Nicotra (Roma), prof. Filippo Bucalo (Patti), prof. De Pasquale (Lipari), avv. notar Giuseppe Portaro (Gerace Calabro). Del che si è redatto il presente verbale e l'adunanza è tolta. per il segretario il presidente p. D. Calabrò. L. Martino.

6 Assemblea del 25 settembre.

L'anno 1911, il giorno 25 settembre, in Messina, nei locali baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente concessi, si è riunita la Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Martino presidente, assistito dal segretario generale avv. Domenico Puz­ zolo Sigillo. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza; 2. nomina di nuovi soci. Martino riferisce intorno ad una agitazione vivissima che regna nel paese perché il regio Commissario, d'accordo col Genio Civile, vuole 364 Salvatore Tramontana demolire la Tribuna del tempio di San Giovanni di Malta, rimasta intatta col disastro, e dove esiste l'antico santuario dei Martiri Placido e compa­ gni. Raccomanda alla Società di tenere d'occhio la questione, per inter­ venire a suo tempo. Martino comunica intanto le istanze avanzate dal sig. barone Dome­ nico Forzano, figliuolo del compianto nostro socio barone Salvatore, e dalla signorina Angelina Barbagallo del fu letterato Giovanbattista. Il primo chiede di fare parte del sodalizio qual socio effettivo mentre la seconda quale aderente. La Società passa alla nomina ed accetta a socio effettivo il barone Domenico Forzano ed a socia aderente la signorina Barbagallo (Francavilla Sicula). Del che si è redatto il presente verbale e l'adunanza è tolta. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino.

7 Assemblea del dicembre. [Manca l'indicazine del giorno].

L'anno 1911, il giorno [non è indicato] dicembre, in Messina, nei loca­ li baraccati del Consiglio notarile, in contrada Mosella, gentilmente con­ cessi, si è riunita la Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Martino presidente, assistito dal vice segretario Domenico Calabrò. Ordine del giorno. Per la Chiesa di S. Giovanni di Malta, e per altri ricordi cittadini. Martino riferendosi a quanto aveva comunicato precedentemente, come dal verbale 25 settembre, dà notizia che l'agitazione per la conser­ vazione della chiesa di San Giovanni è interrotta e vivissima, e che anzi un Comitato di spiccate individualità è attorno a raccogliere adesioni all'i­ stanza che verrà avanzata al Regio Commissario per la conservazione della chiesa suddetta e di altri ricordi. Essa è la seguente: III. mo sig. R. Commissario straordinario del Comune di Messina. I sottoscritti cittadini messinesi, scevri da qualsiasi ira partigiana, ma solo amorosi del decoro, della dignità e delle storiche tradizioni del paese; Considerato che la bufera demolitrice dei monumenti più insigni non tende a scemare, ma attenta ancora ai pochi ruderi che nei primi tempi sono stati dimenticati; Le fonti 365

Considerato che, se nel 1783 si volle demolire il palazzo reale di Messina per cancellare il ricordo della città capitale, ora s'è pure abbat­ tuta la porta di Messina, che ricordava il risorgere della città dopo un primo immane disastro; Considerato che i superiori provvedimenti sono ispirati solamente al desiderio di cancellare i ricordi della grandezza dei nostri maggiori; Considerato che le città più evolute del mondo (e Roma docet) sacrificano e strade e piazze pur di conservare, recinto gelosamente d'in­ ferriate, qualsiasi rudere che abbia importanza locale archeològicamente, storicamente o artisticamente; Considerato che, mentre gli occhi dei dotti sono rivolti avidamente agli scavi ed ai recuperi della Grecia, dell'Egitto, di Pompei, qui tutto si demolisce e scompare; Rispettosamente chiedono alla S.V. Ill.ma che vengano risparmiati e conservati ai posteri: la chiesa di San Giovanni di Malta, il palazzo sena­ torio, la villa Mazzini e i simulacri di Mata e Grifone, per le seguenti raglOm: La chiesa di San Giovanni Gerosolimitano, priorato dei Cavalieri di Malta, è l'unica chiesa eretta in Sicilia da quell'Ordine cavalleresco che ha una storia splenditissima di eroismi in difesa dell'umanità sofferente in schiavitù. Essa è legata ad una tradizione religiosa vivissima ancora nel popolo, al rinvenimento cioè in quel luogo delle ossa dei Martiri messi­ nesi San Placido e compagni, le cui reliquie si conservano sul posto e nella cripta sottostante del monumento a sua volta del secolo XVII. Essa alloggiò papa Alessandro III; l'infante Eleonora, figlia di re Carlo di Napoli; e, redenta la patria, accolse fra gli entusiasmi maggiori re Vitto­ rio Emanuele ed i principi d'Italia. Nel suo recinto poi conserva ancora le ceneri del dotto Abate San Luca; del più illustre siciliano del secolo XVI Francesco Maurolico, e del valoroso architetto militare Carlo Nuremberg. Essa presenta ancora intatta la bella cripta sottostante, ed il prospetto posteriore con le tre absidi, buon lavoro architettonico della fine del '500. Essa ha pure intatto il Santuario, bella costruzione del 1617 fatta a cure e spese del Magistrato cittadino. Essa è finalmente Cappella di casa reale, e ricorda indirettamente che Messina, nei passati tempi, fu sede di governo. Il palazzo senatorio, ancora in condizioni statiche buonissime, è il 366 Salvatore Tramontana più bello del genere costruito in Italia durante il secolo XIX. È di archi­ tettura classica e dobbiamo chinarci riverenti di fronte a quell'arte. Da esso sono partiti, clandestinamente, i più entusiastici proclami inneg­ gianti all'Unità della patria attraverso le vicende gloriose del 1820-1821, 1847-48, 1859-1860. Da esso si sono mostrati al popolo delirante Giu­ seppe Garibaldi, il padre della patria, il re buono, e da esso è stato pur deliberato il forte e patriottico aiuto pecuniario messinese alla guerra santa d'Italia. Esso simboleggia finalmente la grandezza di Messina tra­ montata, la grandezza di quel senato che accedeva a capo coperto presso il re di Spagna, la grandezza di quel popolo che per quattro anni lottò da solo contro la più grande potenza del mondo nei cui Stati mai tramonta­ va il sole, la grandezza di quel popolo che il primo settembre 1847 seppe precorrere il Risorgimento italiano. La villetta Mazzini, sebbene ora in cattive condizioni, è sempre un gioiello del genere per l'elegante disegno e la razionale distribuzione delle piante, disposte con criteri eminentemente artistici. Essa sorge in un luogo che fu prima necropoli romana, e poi sepolcreto dei frati di San Placido, martirizzati perché rei di sostenere quell'ideale cristiano che ha dato le più grandi civiltà al mondo attraverso i secoli. Essa, nella sua ele­ ganza, è di grande utilità per il posto centrale in cui sorge, ed è sempre frequentatissima. Ad essa il popolo è assai legato anche perché gli ricor­ da l'età giovanile, e le ore passate fra gli svaghi della fanciullezza spen­ sierata. Essa accolse, in fraterno amplesso e dopo secolari discordie, le cittadinanze messinesi e palermitane rappresentate dalle rispettive Guar­ die nazionali nel 1861. I simulacri di Mata e Grifone sono affettuoso ricordo del popolo nostro, che in essi vede simboleggiata la grandezza dei fondatori della città di Messina. Essi, lavorati nel secolo XVI, sono buona opera d'arte; ed in specie la figura di Grifone è maschia nella sua modellazione, robu­ sta, imponente: la testa è piena di maestà e di espressione. Essi ricordano le feste sontuose della Messina opulenta, della Messina che s'imponeva ai re, della Messina che non vedremo mai più. Per tutte queste considerazioni i sottoscritti, convinti che ragioni storiche ed artistiche consigliano la conservazione della chiesa di San Giovanni di Malta potendosi ampliare dal lato del giardino il palazzo del prefetto; Le fonti 367

Convinti che ragioni artistiche e storiche, ed anche di opportunità, consigliano la conservazione del palazzo senatorio che non resterebbe più isolato, ma potrebbe essere compreso a decorare il frontone della nuova palazzata; Convinti che la villa Mazzini potrebbe restare qual è come limite del corso Cavour ed inizio della via Placida, che non ne soffrirebbero affatto; Convinti che i due simulacri di Mata e Grifone meritano di essere conservati, anche perché, mentre si studiano con tanta alacrità le tradi­ zioni del popolo e si raccolgono documenti in tutta Europa, sarebbe stra­ no che noi distruggessimo i maggiori ricordi popolari; Chiedono alla s.v. Ill.ma, qual primo Magistrato della città caduta, la conservazione dei monumenti di cui sopra, lietissimi se non dovranno ricorrere a pubblici comizi per la buona custodia delle tradizioni. [Seguono le firme dei cittadini che hanno aderito] Il presidente fa rilevare quindi che la Società di Storia Patria farebbe bene ad occuparsi della cosa. La Corte Cailler ricorda che, per il palazzo municipale antico, la Società si sia già pronunciata, chiedendone la conservazione come monu­ mento insigne. Condivide pienamente l'agitazione per la chiesa di San Giovanni di Malta e per la conservazione della villa Mazzini e dei simu­ lacri di Mata e Grifone. Deplora che si continui nella distruzione vanda­ lica dei monumenti d'arte e dei ricordi cittadini. Calabrò ritiene che debba completarsi l'ordine del giorno che tratta solamente della chiesa di San Giovanni di Malta, ed il resto della discus­ sione trattarla in altra seduta. La Società, facendo sua l'istanza avanzata al regio Commissario dai cittadini messinesi nella sola parte che riguarda la chiesa di San Giovan­ ni di Malta, si unisce alla ben giustificata agitazione,e fa voti perché la monumentale chiesa di cui sopra venga trasmessa alla posterità. In quan­ to alla villa Mazzini ed ai simulacri di Mata e Grifone rimanda l'esame ad altra seduta. Conferma quanto si trova di aver deliberato nella seduta del [manca la data della seduta in questione] per la conservazione del monu­ mentale palazzo Minutoli. Del che si è redatto il presente verbale e l'adunanza è tolta. per il segretario il presidente D. Calabrò. L. Martino. 368 Salvatore Tramontana

IX

1913. Verbali delle sedute, reg. 2, pp. 79-138.

1 Tornata dell'assemblea del 31 gennaio 1913.

L'anno 1913, il giorno 31 gennaio, in Messina, nei locali sociali di via dei Mille n. 161, si è riunita in seconda convocazione, alle ore 15, l'assem­ blea della Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Martino presidente, assistito dal vice segretario Domenico Calabrò. Intervenuti: L. Martino, D. Puzzolo Sigillo, G. Oliva, V. Gangemi, G. La Rosa, D. Calabrò, F. Burrascano, G. La Corte Cailler. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza; 2. bilancio 1913; 3. per la conservazione del nostro patrimonio monumentale; 4. nomina di nuovi soci. Nuova sede sociale. Rassettamento. Martino spiega il perché, per sÌ lungo tempo, egli non ha potuto tro­ vare riunita la Società come la trova oggi. Ricorda il suo interessamento per il benessere della Società fin dalla catastrofe, e fa rilevare come abbia messo subito a disposizione del sodalizio i locali del Consiglio notarile, non trovando altro sito per le riunioni. Ricorda l'abnegazione, il corag­ gio, l'aiuto assiduo del socio cav. Gaetano La Corte Cailler, fondatore, il quale alacremente lo ha aiutato al recupero, tra le macerie di via Monte di Pietà, del patrimonio sociale, ed addita il La Corte come benemerito del sodalizio, a lui si deve finalmente la nOll facile soluzione dei locali sociali in tanta deficienza di abitazioni, sicché oggi abbiamo una sede decente e propria, dove la Società stessa, mercé le vive premure del suo vice presidente, può custodire e studiare gli archivi, i ritratti, e le antiche pitture delle nobili Confraternite dei Verdi, della Pace e della Trinità. Rassettata ogni cosa ed assicurata oramai la vita al sodalizio, egli ritiene compiuta la missione affidatagli, e ringraziando della fiducia dichiara che è costretto a ritirarsi dalla presidenza che tanto l'onora. Le fonti 369

La Corte Cailler ringrazia vivamente per le parole tanto lusinghiere rivolte al suo indirizzo. Non ritiene opportune le dimissioni dell'egregio notar Martino, tanto benemerito del sodalizio, e prega l'assemblea a volerle ad unanimità respingere. Oliva si associa al desiderio del cav. La Corte e propone un voto di plauso per il Martino e il La Corte Cailler. La Società respinge unanime le dimissioni del notar Martino, e vota un plauso per l'opera indefessa prestata da lui e dal cav. La Corte Cailler a pro della Società. Martino e La Corte Cailler ringraziano. Palazzo senatorio. Martino comunica che il 30 luglio dello scorso anno, appena cono­ sciuto l'ordine emanato dalle autorità per l'immediata demolizione del palazzo municipale, si è affrettato a telegrafare al ministro dell'Interno ed al ministro della Pubblica Istruzione, perché venisse sospeso. Ed ecco il testo dei due telegrammi: Ministro Interni. Roma. Cittadinanza vivamente allarmata ordine inconsulta demolizione antico palazzo municipale invoca E. V. sollecita sospensione odioso provvedimento. Martino, presidente Società Messinese Storia Patria. Ministro Pubblica Istruzione. Roma. Società Messinese Storia Patria, interprete vivissimo risentimento cittadinanza inconsulto ordine demolizione antico palazzo municipale, invoca E. V. sollecito provvedimento conservazione unico monumento superstite città distrutta. Martino, presidente S.M. S.P. Ricordi di Porta Messina. La Corte Cailler ricorda che quando nel 1808 venne gettata a terra a Porta Messina la prima pietra della seconda palazzata, il senato murò in quel posto alcuni ricordi, tra i quali una grande medaglia d'argento all'uopo coniata. Ora che la detta Porta fu spianata al suolo, la presiden­ za di questa Società, in data 11 dicembre scorso, si rivolse al regio Com­ missario del municipio pregandolo di disporre gli scavi in quelle fonda­ zioni per il recupero degli oggetti di cui sopra. Il 13 stesso il regio Com­ missario rispondeva che aveva dato l'incarico dello scavo alla Reale soprintendenza dei monumenti di Palermo e più tardi comunicava la risposta del prof. Salinas. Questi prometteva infatti di fare eseguire il 370 Salvatore Tramontana lavoro, ed in pari tempo faceva noto d'aver acquistato un esemplare della medaglia in questione, e che egli donava al nostro Museo. Questo esem­ plare di medaglia il La Corte giudica che sia quello stesso già posseduto dal compianto barone Arenaprimo. Oltre a ciò, La Corte Cailler informa la Società che, appena appreso che le Quattro fontane dovevano essere rimosse e trasportate al Museo, in data 20 dicembre 1912 si affrettò ad interessere il regio Commissario del municipio perché le dette fontane, che non sono roba da Museo, venissero ricollocate in un nuovo quadrivio a decorare la città nuova. Ed il regio Commissario rispondeva dando maggiori assicurazioni. Clichés. La Corte Cailler informa la Società di aver potuto acquistare d'oc­ casione, per la somma di 5,;. 20, i clichés dei nostri compianti soci barone Arenaprimo, Gioacchino Chinigò, Eduardo Boner, Alessio Valore, Giu­ seppe Arigò e Antonino De Leo. Questi clichès gioveranno in futuro per l' «Archivio Storico Messinese». Bilancio. Martino dà lettura del bilancio preventivo per l'anno corrente 1913, con un pareggio tra l'introito e l'esito. L'assemblea lo approva. Nuovi soci. Martino fa osservare che esistono parecchie istanze di ammissione a . socio. La Corte Cailler fa rilevare i meriti del comm. prof. avv. Salvatore Buscemi, senatore del Regno, e del prof. avv. Francesco Guardione. Pro­ pone egli che entrambi vengano nominati soci onorari, unita mente al duca di Cesarò. L'assemblea approva per acclamazione. Passa all'esame e alla vota­ zione per le nomine dei seguenti soci effettivi: proposti da La Corte Cailler: Rino ing. Giuseppe, Miceli dotto Antonino, Avignone cav. Giuseppe, Forzano barone Domenico, Moleti Galifi cav. Carlo, Romeo sac. Giuseppe, Vianisi ing. Luigi, duca di Mon­ tagnareale, Scaglione avv. Benedetto, Deodato avv. Lorenzo, Musicò Ferro Diego; proposti da Calabrò: Puglia avv. Paolo, Rinaldi ing. Placido fu Gae­ tano, Corrieri Agostino di Giuseppe, Calvi prof. sac. Fernando; proposti da Burrascano: Martinez Onofrio, Albanese Vincenzo di Giuseppe, Bertini Antonino fu Santi. Le fonti 371

Propone La Corte Cailler: Maugeri dotto Enrico (Siracusa), Barba­ gallo signorina Angelina (Francavilla di Sicilia). Passati alla votazione, vengono tutti eletti. Del che si è redatto il pre­ sente verbale e l'adunanza è tolta. per il segretario il presidente Calabrò. L. Martino.

2 Tornata dell'assemblea del 27 febbraio. L'anno 1913, il giorno 27 febbraio, in Messina, nei locali sociali di via dei Mille n. 161, si è riunita in seconda convocazione l'assemblea della Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Martino presidente, assistito dal segretario generale avv. notar Domenico Puzzo­ lo Sigillo. Intervenuti: Puzzolo Sigillo, Gangemi, Musicò, La Corte Cailler, Martino, Rinaldi, Agostino D'Amico, F. Burrascano, F. Arena, A. Miceli, Calabrò. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza; 2. per la conservazione del nostro patrimonio artistico cittadino; 3. nomina di nuovi soci. Presidente: alle ore 14,30 dichiara aperta la seduta. Deodato, Rinaldi, Musicò rivolgono all'assemblea i loro ringrazia­ menti per la lusinghiera nomina a soci effettivi. Stato della Società. Presidente: è lieto dell'incremento che la Società va prendendo ogni giorno, e si augura di vedere ben presto il sodalizio assurgere all'antico splendore. Oltre gli aiuti morali che fino adesso si sono avuti dalla gente per bene, la Società ha molto da sperare dal Consiglio comunale che tra pochi mesi tornerà ad amministrare il paese. Feste di mezz'agosto. Musicò ritiene che debbano rimettersi in uso le feste tradizionali di mezz' agosto, anima della città in tutti i tempi, e fonte di lucro al popolo messinese. La Corte Cailler crede che, traendo argomento da tali feste, si possa promuovere la buona conservazione dei simulacri di Mata e Grifo­ ne, abbandonati attualmente e destinati distruggersi. 372 Salvatore Tramontana

Burrascano giudica prematura la proposta di tale festeggiamento, e crede opportuno di attendere la ricostituzione del Consiglio civico prima di lanciare una proposta di tal genere. Patrimonio artistico. D'Amico interessa l'assemblea intorno al Museo ed al patrimonio artistico cittadino, amministrati attualmente in via straordinaria dalla Regia soprintendenza dei monumenti. Gigante e gigantessa. Bara. La Corte Cailler chiede di concedergli che possa completare il suo pensiero intorno alla conservazione dei simulacri di mezz' agosto e della bara. Non si proponga di fare la festa, ma si chieda almeno la conserva­ zione di quei ricordi storici della Messina potente che fu. Ed in proposi­ to presenta il voto seguente: La Società, Considerato che le principali attrattive delle feste tradizionali del mese di agosto in Messina sono costituite dai colossali simulacri di Mata e Grifone e dalla immensa bara rappresentante l'Ascensione della Ma­ donna protettrice della città; Considerato che essi ricordano le feste sontuose della Messina opu­ lenta, della Messina piena di fede e di entusiasmi, della Messina che s'im­ poneva ai re, della Messina che non vedremo più; Considerato che i simulacri di Mata e Grifone sono affettuoso ricor­ do del popolo nostro, che in essi vede simboleggiata la grandezza dei fondatori di Messina; Considerato che, dal lato artistico, la figura di Grifone è ottimo lavoro del secolo XVI dovuto allo scultore ed architetto Andrea Cala­ mech; che detta figura è maschia nella sua modellazione, robusta, impo­ nente, e che la testa è piena di maestà di espressione; Considerato che la grandiosa mole della bara è architettura sorpren­ dente del secolo XVI, disegnata dal sommo Francesco Maurolico; Visto che il proprietario della casa sovrastante al magazzino dove sono custoditi i simulacri di Mata e Grifone ha scoperchiato il tetto per cavarne il materiale utilizzabile, lasciando allo scoperto le due statue colossali, che andranno così in completa rovina; Considerato che il basamento della bara esiste intatto nella chiesa Alemanna, e che i pezzi di armatura con i Putti, gli Angeli, ed i simboli Le fonti 373 vari sono abbandonati in un magazzino cadente, di proprietà comunale, nell'ex convento di Santa Maria di Gesù; Convinta che i superiori ricordi meritano di essere conservati anche perché, mentre si studiano con tanta alacrità le tradizioni del popolo e si raccolgono documenti in tutta Europa, sarebbe strano che noi distrug­ gessimo i nostri maggiori ricordi popolari, fa voti Perché l'III. mo sig. regio Commissario del municipio di Messina si piaccia di provvedere nei modi migliori per la conservazione dei due simulacri di Mata e Grifone, e della bara tradizionale di mezz'agosto. L'assemblea approva il superiore ordine del giorno, e delega il presi­ dente a comunicarlo al sig. regio Commissario, aggiungendo anche con la viva voce le raccomandazioni maggiori. Museo. D'Amico svolge le sue idee sul patrimonio artistico cittadino e sul Museo, che egli ritiene debba restare civico e non nazionale, come si lascia intravedere in un articolo recentemente pubblicato sul giornale cit­ tadino «L'Ordine». Non ha fiducia alcuna nel governo, e crede che il pas­ saggio delle nostre opere d'arte allo Stato nasconda qualche pericolo, tanto più che è lo Stato ad offrirsi per l'istituzione di un Museo naziona­ le. Presenta ai soci il seguente ordine del giorno: La Società, Considerato che gli oggetti d'interesse storico ed artistico recupera­ ti fra le macerie della città caduta costituiscono l'unico patrimonio che possa documentare ai posteri la storia civile di Messina; Considerato che buona parte di quel patrimonio proviene dalle ex chiese monastiche erette dalla pietà dei cittadini messinesi in tutte le epoche; Considerato che per virtù della legge 7 luglio 1866. i beni ex mona­ stici sono passati di proprietà demaniale; Considerato che in Messina esiste, fin dal 1806, un Museo civico destinato a raccogliere i ricordi storici e monumentali della città attra­ verso i tempi; Plaudendo all'opera altamente civile esercitata dal ministero della Pubblica Istruzione per il recupero e per la conservazione degli oggetti d'arte risparmiate dal disastro, 374 Salvatore Tramontana

fa voti 1. Perché l'amministrazione del Fondo per il culto si piaccia dispor­ re che tutti gli oggetti provenienti dalle ex case religiose e relative chiese venga devoluto al Museo civico messinese; 2. Perché di tutti gli oggetti, recuperati anche nel detto Museo, venga reso pubblico l'elenco in modo da poter conoscere quello che la città ha irrimediabilmente perduto; 3. Perché il sig. regio Commissario del municipio di Messina, affer­ mando i diritti del Comune sul suo Museo, gli piaccia rimettere nel bilan­ cio municipale la somma che da più di un secolo si era stanziata; 4. Perché le LL.EE. i ministri dei Lavori Pubblici e della Pubblica Istruzione provvedano alla pronta costruzione del Museo civico messi­ nese. Palazzo senatorio. La Corte Cailler comunica che corre voce che il regio Commissario del municipio, comm. Alessandro Salvadori, si sia deciso di iniziare la demolizione del palazzo senatorio, di cui tanto s'è interessata la Società e la cittadinanza tutta. Martino osserva che siamo a qualche mese di distanza dalle elezioni comunali, e che bisognerebbe lasciar dire l'ultima parola al Consiglio civico. Propone quindi il seguente ordine del giorno: La Società, Considerando che la bufera demolitrice dei monumenti più insigni non tende a scemare, ma attenta ancora ai pochi ruderi che nei primi tempi sono stati dimenticati; Considerato che i superiori provvedimenti sono ispirati solamente dal desiderio di cancellare i ricordi della grandezza dei nostri maggiori; Considerato che le città più evolute del mondo sacrificano e strade e piazze pur di conservare qualsiasi rudere che abbia importanza locale archeologicamente, storicamente ed artisticamente; Considerato che mentre gli occhi dei dotti sono rivolti avidamente agli scavi ed ai recuperi della Grecia, dell'Egitto, di Pompei, qui tutto si demolisce e scompare; Considerato che il palazzo senatorio è il più bello del genere costruito in Italia durante il secolo XIX, e che è architettura classica di fronte alla quale arte dobbiamo chinarci riverenti; Le fonti 375

Ricordando che da esso sono partiti clandestinamente i più entusia­ stici proclami inneggianti all'Unità della patria attraverso le vicende glo­ riose del 1820-21, del 1847-48, del 1859-60 e che da esso si sono mostra­ ti al popolo delirante Giuseppe Garibaldi, il padre della patria, il re buono e che da esso è stato pur deliberato il forte e patriottico aiuto pecuniario messinese alla guerra santa d'Italia; Convinta che esso simboleggia la grandezza di Messina tramontata, la grandezza di quel senato che accedeva a capo coperto presso i re di Spagna, la grandezza di quel popolo che per quattro anni lottò da solo contro la più grande potenza del mondo nei cui Stati non tramontava mai il sole, la grandezza di quel popolo che il primo settembre 1847 seppe precorrere il Risorgimento italiano; Considerato che la maggioranza del paese è ostile alla distruzione di un edifizio che compendia la storia civile e monumentale di Messina; Considerato che niuno ostacolo quel monumento può arrecare alla sistemazione della via Garibaldi ed allo sviluppo commerciale di Messina; Convinta che le condizioni statiche del palazzo senatorio non siano tali da minacciare pericolo alcuno per la pubblica incolumità; Dolente che il regio Commissario, alla vigilia di ricostituirsi la civi­ ca amministrazione, abbia deliberato l'immediata demolizione del palaz­ zo 1l1S1gne; Facendo seguito ai suoi precedenti deliberati tendenti alla conserva­ zione del monumento fa voti Perché il Sig. regio Commissario voglia soprassedere al provvedi­ mento emanato, lasciando la prossima amministrazione cittadina arbitra di dire l'ultima parola sull'importante argomento. L'assemblea approva, e dà mandato all'Ufficio di segreteria di comu­ nicare urgentemente l'ordine del giorno votato al regio Commissario del Comune. Cadaveri di uomini insigni. La Corte Cailler fa rilevare che nelle nostre chiese, ora cadute, giac­ ciono sepolti i cittadini che hanno illustrato la città attraverso i secoli, e si duole che l'improvviso sgombro di talune sepolture abbia già fatto but­ tare nell'ossario del Gran camposanto gli avanzi di uomini eminenti nelle ar~i, nelle scienze, nel sapere. È giusto proporre al regio Commissario che 376 Salvatore Tramontana vengano onorati gli uomini insigni. Egli ha raccolto qualche appunto su tali sepolture, e quindi propone il seguente ordine del giorno: La Società, Considerato che in occasione degli sgombri delle chiese verran­ no abolite le sepolture e sgombrate dei cadaveri che vi si trovano da secoli; Considerato che in molte delle chiese predette giacciono sepolti cit­ tadini messinesi eminenti nelle arti, nelle lettere, nelle scienze, nella pub­ blica beneficenza; Considerato che il Consiglio comunale ha destinato, nel Gran cam­ posanto, un reparto per i cittadini illustri, e quel reparto ha iniziato col monumento a Giuseppe La Farina; Considerato che riuscirebbe sgradito alla città veder confusi e manomessi i resti di uomini che hanno decorato il suolo nativo, fa voti Perché il sig. regio Commissario del municipio di Messina si piaccia ordinare che nello sgombro delle sepolture vengano rispettati gli avanzi dei seguenti uomini illustri: 1. Giacomo Minutoli (architetto), chiesa di San Pietro dei Preti; 2. Antonio Sarao (letterato), chiesa di San Pietro dei Preti; 3. Leonardo Patè (grecista), chiesa della Cattolica; 4. Cajo Domenico Gallo (storiografo), chiesa di S. Anna, Corso Cavour; 5. (musicista), oratorio San Francesco; 6. Giuseppe Grosso Cacopardo (storiografo d'arte), oratorio della sanità; 7. Giuseppe Cacopardo (poeta e pittore), oratorio della sanità; 8. Carmelo La Farina (archeologo), chiesa di Portosalvo; 9. Tommaso Bonfiglio (dotto politico), chiesa dell'ospedale; lO. Domenico Amodio (patriota), chiesa Annunziata, via Cavour; Il. Giovanna Cibo, chiesa Annunziata, via Cavour; 12. Francesco De Luca (giureconsulto), chiesa Annunziata, VIa Cavour; 13. Silvestro Pie ardi (patriota), chiesa Annunziata, via Cavour; 14. Carlo Nuremberg (architetto militare), chiesa S. Giovanni di Malta; Le fonti 377

15. Giuseppe Sciva (patriota fucilato nel 1847), chiesa S. Giovanni Decollato; 16. Principe di Collere aIe, chiesa dei Cappuccini; 17. Francesco Raimondi (medico), chiesa dei Cappuccini; 18. Letterio Subba (pittore), chiesa dei Cappuccini; 19. Carmelo Pugliatti (ostetrico), chiesa dei Cappuccini; 20. Mons. Gaetano Grano (latinista), chiesa dei Cappucini; 21. Gaetano Carracciolo (medico), chiesa S. Cosimo e Damiano; 22. Anastasio Coco (naturalista), chiesa S. Cosimo e Damiano; 23. Demetrio Pispisa (medico), chiesa S. Cosimo e Damiano; 24. Vincenzo Ferdinando Pogwisch (archeologo), chiesa dell'Imma­ colata. Perché destini delle celle, anche modeste, nel Gran camposanto, e vi faccia depositare quegli avanzi gloriosi. L'assemblea approva. D'Amico insiste raccomandando vivamente perché si possa far deci­ dere la Regia soprintendenza di Palermo ad esibire al municipio di Mes­ sina il tante volte chiesto elenco degli oggetti d'arte recuperati dopo il disastro. È tempo oramai che la cittadinanza sia edotta di quanto resta del patrimonio artistico legato dai suoi maggiori. Martino promette d'insistere. La seduta è tolta. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino.

3 Assemblea del 27 Giugno.

L'anno 1913, il giorno 27 giugno in Messina, nei locali sociali di via dei Mille n. 161, si è riunita in seconda convocazione l'assemblea della Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal notar Luigi Martino, presidente, assistito dal segretario generale avv. notar Domenico Puzzo­ lo Sigillo. Intervenuti: Arena, Martino, Gangemi, Calabrò, Agostino D'Ami­ co, Burrascano, La Corte Cailler, Pennisi, Miraglia. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 378 Salvatore Tramontana

2. Patrimonio artistico cittadino. 3. Nomina di nuovi soci. Simulacri di Mata e Grifone e della bara. Martino riferisce che continua il malcontento nella città per il disin­ teresse assai pronunziato delle autorità competenti per la conservazione dei ricordi cittadini. La Corte Cailler annunzia che il proprietario della casa sovrastante al magazzino ove sono depositati i simulacri di Mata e Grifone, avendo ven­ duto il materiale utilizzabile di essa casa, ha lasciato il magazzino sotto­ stante, dove i simulacri andranno quindi in completa rovina. Calabrò deplora l'inconveniente, e ricordando che la Società si è interessata parec­ chie volte della conservazione di detti ricordi storici, ritiene che essa debba nuovamente intervenire, pensando di frenare quell'altra opera vandalica. L'assemblea allora vota ad unanimità il seguente ordine del giorno: La Società, Considerato che le principali attrattive delle feste tradizionali del mese d'agosto in Messina sono costituite dai colossali simulacri di Mata e Grifone e dalla grandiosa bara rappresentante l'Assunzione della Madonna, protettrice della città; Considerato che essi ricordano le feste sontuose della Messina piena di fede e di entusiasmo, della Messina che si imponeva ai re, della Messi­ na che non vedremo mai più; Considerato che i simulacri di Mata e Grifone sono affettuoso ricor­ do del popolo nostro, che in essi vede simboleggiata la grandezza dei fondatori di Messina; Considerato che, dal lato artistico, la figura di Grifone è ottimo lavoro del secolo XVI, dovuto allo scultore ed architetto Andrea Cala­ mech, che detta figura è maschia nella sua modellazione, robusta, impo­ nente, e che la testa è piena di maestà ed espressione; Considerato che la grandiosa mole della bara è architettura sorpren­ dente del secolo XVI, disegnata dal sommo Maurolico; Visto che il proprietario della casa soprastante al magazzino dove sono custoditi i simulacri di Mata e Grifone, ha scoperchiato il tetto per cavarne il materiale utilizzabile, lasciando allo scoperto le due statue colossali che andranno cosÌ in completa rovina; Considerato che gli oggetti d'interesse storico ed artistico recupera- Le fonti 379 ti fra le macerie costituiscono l'unico patrimonio che possa documenta­ re ai posteri la storia civile di Messina; Considerato che il basamento della bara esiste intatto nella chiesa Alemanna, e che i pezzi decorativi con i Putti, gli Angeli ed i simboli vari sono abbandonati in un magazzino cadente, di proprietà comunale, nel­ l'ex convento di S. Maria di Gesù; Convinta che tutti i superiori oggetti meritino d'essere conservati anche perché, mentre si studiano con tanta alacrità le tradizioni del popo­ lo e se ne raccolgono documenti in tutta Europa, sarebbe strano che noi distruggessimo i nostri maggiori ricordi popolari; Facendo seguito al voto diretto il 27 febbraio 1913 al regio Com­ missario del municipio di Messina: fa voti perché l'Ill.mo sig. sindaco di Messina si piaccia di provvedere nei modi migliori per la conservazione dei due simulacri di Mata e Grifone, e della bara tradizionale di Mezz'agosto. Sussidio straordinario. La Corte Cailler fa notare che le spese affrontate sino adesso hanno stremato di molto le finanze sociali. Ora che abbiamo all'amministrazione del Comune i cittadini messi­ nesi, fra i quali parecchi soci nostri, ritiene che sia il momento di poter domandare un sussidio straordinario di almeno f. 300, che potrebbe pareggiare il bilancio di quest'anno. L'assemblea dà mandato al presidente ed al cav. La Corte Cailler di ossequiare il sindaco e di avanzare l'istanza. Museo civico. Martino, a proposito della ricostituita amministrazione comunale, ritiene opportuno interessare questa a favore del Museo cittadino, che è stato civico ed è giusto che tale resti. Il governo si è «troppo» interessa­ to di Messina e dei suoi edifici pubblici perché possa «continuare» nella via intrapresa, iniziando il Museo nazionale [ ... ]. Spetta al municipio, come cosa sua, insistere perché lo Stato mantenga la sua promessa, ma senza tenersi la roba che non è sua. Dietro ciò, egli presenta alla ricon­ ferma il seguente ordine del giorno: La Società, Visto che l'amministrazione straordinaria è cessata, e che lo Stato ha 380 Salvatore Tramontana restituito ai cittadini messinesi l'amministrazione della casa propria; Considerato che gli oggetti d'interesse storico ed artistico recupera­ ti fra le macerie costituiscono l'unico patrimonio che possa documenta­ re ai psoteri la storia civile di Messina; Considerato che buona parte di quel patrimonio proviene dalle ex chiese monastiche, erette dalla pietà dei messinesi in tutte le epoche; Considerato che, in virtù della legge 7 luglio 1866, gli ex beni mona­ stici sono passati di proprietà demaniale e gli oggetti d'arte affidati ai Musei; Considerato che in Messina esiste, fin dal 1806, un Museo civico destinato a raccogliere i ricordi storici, artistici e monumentali della città attraverso i tempi; Plaudendo all'opera altamente civica esercitata dal ministero della Pubblica Istruzione, per il recupero e per la conservazione degli oggetti d'arte risparmiati dal disastro; Facendo seguito al proprio deliberato del 27 febbraio u.s.

fa voti

1. Perché l'illustrissimo sig. sindaco della città, affermando i diritti del Comune sul suo Museo, provveda subito alla restituzione degli oggetti d'arte del Museo civico e delle chiese attualmente in potere della Regia soprintendenza dei monumenti di Palermo; 2. Perché faccia le necessarie pratiche con l'amministrazione del Fondo per il culto e col ministero relativo per il rilascio al Museo degli oggetti recuperati nelle chiese di proprietà demaniale; 3. Perché di tutti gli oggetti recuperati venga reso pubblico l'elenco, in modo che la cittadinanza possa conoscere quello che s'è perduto e quanto s'è potuto salvare; 4. Perché l'ill.mo sig. prefetto della provincia si piaccia esercitare la sua tutela sul patrimonio artistico messinese, interponendo anche i suoi autorevoli uffici per il pronto espletamento delle pratiche di cui sopra. L'assemblea approva. Stante l'ora tarda, si rimanda ad altra seduta la nomina di nuovi soci. Del che si è redatto il presente verbale. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino. Le fonti 381

4 Assemblea del 12 settembre.

L'anno 1913, il giorno 12 settembre alle ore 16 in Messina, nei loca­ li sociali in via Risorgimento (Case Panarello), si è riunita in seconda convocazione l'assemblea della Società Messinese di Storia Patria presie­ duta dal cav. Gaetano La Corte Cailler, assistito dal segretario generale avv. notar Domenico Puzzolo Sigillo. Ordine del Giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Monumenti cittadini. 3. Nomina di nuovi soci. Nuovi locali. Doni vari. La Corte Cailler ha riunito oggi i soci in un nuovo locale che è più ampio del primo, e che ben si presta alle esigenze della Società i cui oggetti di storico interesse vanno sempre aumentando di giorno in gior­ no. Infatti, mercè patriottiche largizioni, la Società oggi ha ricevuto un ritratto a pastello riproducente le sembianze del benemerito prof. Gia­ como Tropea, fondatore della Società. Questo ritratto venne spedito da Palermo, dal figliuolo dotto Calcedonio, in dono alla Società. Altro dono è stato il busto del patriota Sfefano Ribera, modellato in gesso da Turil­ lo Sindoni nel 1887, ed inviato al sodalizio dal cav. Ugo Ribera. Ed un terzo dono è lieto di presentare ai soci: il medaglione cioè di Ruggero Settimo, scolpito in marmo nel 1863 da Antonio Gangeri, ed ora dona­ to dal fratello prof. Giuseppe. Comunica altresì di aver pregato il socio principe Antonio Ruffo di Scaletta, perché si piaccia concedere in deposito presso la Società i 4 arti­ stici busti in marmo già esistenti nel portone del palazzo dei Ruffo, ed esprimenti imperatori romani. Ed il principe ha promesso che si sarebbe occupato della cosa. Burrascano mette in rilievo l'interesse spiegato sempre dal socio cav. La Corte Cailler a vantaggio della Società e propone un voto di plauso a lui, nonché un ringraziamento al dotto Tropea, al cav. Ribera, e al prof. Gangeri, per i superiori doni, così bene accetti, inviati alla Società. L'as­ semblea approva. 382 Salvatore Tramontana

Casa di C.D. Gallo. La Corte Cailler comunica che, essendosi recato a visitare il Con­ servatorio del rifugio, con grande piacere ha osservato che esiste ancora, in mediocre conservazione, la storica casa abitata dall'annalista Cajo Domenico Gallo, colla scaletta esterna che adduceva al portoncino situato fra due finestre cinquecentesche. Nel lato orientale c'è ancora il giardinetto, con una bella porta del '400, ad arco acuto. Appena fatta la scoperta, egli si è affrettato di dare incarico al fotografo Miceli perché riproducesse quelle mura storicamente tanto importanti. Comunica altresì che, per la costruzione del palazzo delle Poste e Telegrafo, dovrà essere rimossa la piramide marmorea eretta nel 1757 dal senato messi­ nese nell'attuale corso Cavour. Prega i soci di interessarsi della questio­ ne, e di studiare possibilmente la proposta per una nuova destinazione del simulacro. Nuovi soci. Passa quindi alla nomina dei seguenti soci effettivi: avv. Giuseppe Magaudda, avv. cav. Giuseppe Mondio, cav. Raimondo Mac Donald, prof. Gaetano Corsini, avv. Domenico Gangemi, Leonardo Butà, Adolfo Morabello, Gaetano Lembo, Giuseppe Lucà Trombetta, Giacomo Nico­ tina, prof. Giovambattista Ferrigno (Castelvetrano). L'assemblea li nomina tutti soci effettivi. Sussidio straordinario. La Corte Cailler, prima di togliere la seduta, partecipa che la ono­ revole Giunta municipale, presieduta dal sindaco dotto G.S. Pulejo Lof­ fredo, nella tornata del 15 scorso luglio deliberava un sussidio straordi­ nario di f. 300 a favore della Società. Però la prefettura rinviava la deli­ berazione senza il relativo visto, perché la giudicava di competenza del Consiglio comunale e non della Giunta. In seguito a ciò si è pregato il sindaco di portare al Consiglio la deliberazione suddetta, che verrà senza dubbio approvata dai cittadini che attualmente amministrano la cosa pubblica. All'on.le Giunta, intanto, vada un plauso di ringrazia­ mento. Stante l'ora tarda la seduta è sciolta. il segretario per il presidente D. Puzzolo Sigillo. La Corte Cailler. Le fonti 383

5 Assemblea del 12 novembre.

Canno 1913, il giorno 12 novembre in Messina, nei locali di via Risorgimento (case Panarello), alle ore 16, si è riunita in seconda convo­ cazione l'assemblea della Società Messinese di Storia Patria presieduta dal Cav. Gaetano La Corte Cailler, assistito dal segretario generale avv. Domenico Puzzolo Sigillo. Intervenuti: Morello, F. Burrascano, Diego Musicò, Agostino D'A­ mico, D. Calabrò, De Gregorio, F. Arena, G. La Corte Cailler, A. La Bella, A. Giunta, dotto Miceli, D. Puzzolo Sigillo, G. Magaudda. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Tutela del patrimonio artistico messinese. 3. Nomina di nuovi soci. Ruderi normanni. La Corte Cailler comunica che durante gli sgombri di via Monaste­ ri oramai è visibile un bel pezzo di muraglia normanna ad angolo, su cui fu costruito in seguito una parte del monastero di S. Anna. Questa mura­ glia, quasi intatta, scendeva per il corso Cavour e si univa a quella - ancor visibile - dentro l'atrio dell'ex palazzo Brunaccini e che - come le nostre storie ricordano - tagliava poi il convento di Sant'Anna del terzo ordine di San Francesco, la Regia Università e proseguiva per la Giudecca, dove un altro piccolo avanzo è ancora visibile. Questi ruderi andranno demo­ liti; ed intanto sarebbe bene fotografarli prima che spariscano. Promette intanto d'interessarne il sindaco, perché l'Ufficio tecnico comunale fac­ cia i rilievi e le fotografie necessarie. A proposito di fotografie intanto dà la parola al socio sig. Francesco Burrascano, il quale ha da riferire sull'argomento. Fotografie Miceli. Burrascano comunica che è per lasciare definitivamente Messina un bravo fotografo, Miceli, appassionato d'arte quanto mai, e che dopo il disastro ha eseguito delle negative numerose e bellissime di monumenti, ruderi, avanzi ecc. demoliti poscia o trasportati al Museo. Nel lasciare la città, il Miceli cederebbe al nostro sodalizio, per un paio di centinaia di lire, le dette negative, che alla Società potranno riuscire utili non poco in 384 Salvatore Tramontana avvenire. Puzzolo Sigillo fa osservare che in bilancio non abbiamo più fondi, e che bisognerebbe effettuare il pagamento nel venturo esercizio. La Corte Cailler trova ciò esatto, ma in pari tempo ritiene che bisogna pigliare visione di tali negative e vagliarne lo stato di conservazione. All'uopo è bene delegare dei soci competenti di fotografia, che stabili­ scano anche il prezzo. L'assemblea dà mandato al presidente, che invita i soci prof. Agosti­ no D'Amico e cav. Lorenzo Deodato a trattare loro il possibile acquisto, e riferire nella prossima tornata. Simulacro Immacolata. La Corte Cailler torna sull'argomento dell'Immacolata marmo rea del corso Cavour, che dovrà trasferirsi in altro luogo. Ritiene che biso­ gna interessare il Comune perché la piramide venga ricostruita appena smontata, e ciò ad impedire possibili manomissioni o danneggiamenti. Giunta non avrebbe voluto lo spostamento della piramide, perché i monumenti dovrebbero restare dove nacquero, ma crede accettabile - data la necessità dello spostamento -la proposta della Commissione governa­ tiva di Antichità e Belle Arti, che assegnava un'area lateralmente al Duomo. Morabello ricorda che l'avvenimento della caduta della ragazza in cima alla bara di mezz' Agosto - ricordato da questa piramide marmorea - non ebbe luogo in quel posto ove il monumento sorse, ma all'angolo della chiesa dell' Annunziata. La Corte Cailler non crede che tale monumento sia stato eretto in memoria di quell'avvenimento, ma per tutt'altro scopo, che or sarebbe fuori luogo indagare. Ritiene accettabile la località accanto al Duomo, purché non sia l'area ancor non sgombra dove sono i simulacri di Mata e Grifone, perché crede indispensabile ricostruire i pezzi appena smontati. Chiede un voto in proposito. L'assemblea vota ad unanimità il seguente ordine del giorno: La Società Messinese di Storia Patria nella sua tornata del 12 cor­ rente mese ed anno, in seconda convocazione ha votato il seguente ordi­ ne del giorno: La Società, Venuta a conoscenza che fra non molto la statua marmorea votiva dell'Immacolata, posta nella via Cavour, dovrà trasportarsi in altro lo ca - Le fonti 385 le per rendere libera l'area adiacente al costruendo palazzo delle Poste e Telegrafi; Considerato che detta statua, oltre al lato artistico e religioso, con­ serva in sé la parte storica, anzi è l'unico avanzo di monumenti artistici della Messina che fu e che conservasi intatto dopo avere sfidato i catacli­ smi del 1783 e del 1908 e infinite peripezie che hanno afflitto la derelitta Messina; Riconosciuto che l'area ove dovrà essere ricostruito il detto monu­ mento è occupata dalla casa ove conservansi i due simulacri di Mata e Grifone, locale che rimarrà chissà ancora per qual lungo periodo, doven­ dosi anche detti simulacri conservarsi quale affettuoso ricordo del popo­ lo messinese, simboleggiando la grandezza dei fondatori della Messina che fu, oltre ad essere delle buone opere d'arte specialmente Grifone, figura maschia, robusta ed imponente; Considerato che sarebbe una barbarie disgregare per lo spostamen­ to del monumento la statua dell'Immacolata senza poterla immediata­ mente ricostruire in altro locale e ai disgregati pezzi fare subire la sorte d'esser buttati in un qualsiasi posto dei magazzini generali; Per tutte le su esposte considerazioni la Società Messinese di Storia Patria fa voti unanime all'ill.mo sig. prefetto della provincia di Messina, che con tanto sentimento ha saputo garantire le sorti della città, perché voglia disporre la sospensiva che provvedimento di sorta vi sia per lo spostamento di detto monumento, poiché togliendolo per il momento finirebbe ad essere distrutto e ciò potrebbe suscitare dolorosi disordini. Oggetti SS. Cosma e Damiano. Miceli vorrebbe che il paese potesse pigliare visione degli oggetti d'arte recuperati dopo il disastro. Egli è stato governatore della Confra­ ternita dei SS. Cosma e Damiano, dove c'erano quadri di molto valore, che ei vide sgombrare dai pompieri di Palermo. C'erano anche, in quella chiesa, due grandiosi monumenti in marmo di casa Impellizzeri, ed una lapide storicamente molto importante. Avrebbe desiderio che si facesse­ ro ricerche presso il Museo al Salvatore dei Greci. D'Amico, per la centesima volta, fa rilevare che il pubblico ancora non ha potuto avere l'inventario redatto dalla Soprintendenza di Palermo. Oggetti S. Chiara. La Corte Cailler esibisce una lettera del socio ing. Placido Rinaldi, il 386 Salvatore Tramontana quale fa un elenco di pregevoli oggetti d'arte esistenti nel monastero e nella chiesa di S. Chiara, ed intanto interessa la Società perché faccia ricerche nel Museo, non avendo potuto lui avere notizia alcuna di tutti quegli oggetti. Visita al Museo. Arena ritiene utile una visita addirittura al Museo, in corpo, per esa­ minare sul posto e chiedere notizie di queste ed altre opere d'arte, alcu­ ne delle quali ei vide intatte fra i ruderi, e poi non li trovò più. La Corte Cailler crede che la Società potrebbe recarsi domenica prossima al Museo, alle ore 11. L'assemblea si dà convegno per il giorno 16 alle ore 11. Stante l'ora troppo avanzata, si rimanda ad altra seduta la nomina dei nuovi soci. il segretario per il presidente D. Puzzolo Sigillo. La Corte Cailler.

6

Assemblea del 1 o dicembre, ore 16.

L'anno 1913, il giorno 1 dicembre in Messina, nei locali sociali di via Risorgimento (case Panarello) alle ore 16, si è riunita in seconda convoca­ zione la Società Messinese di Storia Patria. Presiede il cav. Gaetano La Corte Cailler, assistito dal segretario generale Domenico Puzzolo Sigillo. Intervenuti: Musicò, Burrascano, Morabello, Giunta, La Bella, La Rosa, dotto Miceli, Puzzolo Sigillo, Calabrò, La Corte Cailler, Rinaldi. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Per il nuovo palazzo municipale. 3. Nomina di nuovi soci. Visita fatta al Museo. Presidente annunzia che egli, con un buon numero di soci, si è reca­ to a visitare gli oggetti d'arte depositati al Museo al Salvatore dei Greci; a norma del deliberato sociale del 12 scorso novembre, egli ha tentato di vedere quanto si è recuperato, ma gli oggetti sono moltissimi ed in pic­ cola parte quelli esposti. Di argenteria, per esempio, nulla è visibile, e cosÌ di stoffe, ricami e merletti; quadri se ne vedono molti, ma la gran mag­ gioranza è accatastata e non si può vedere. Bisognerebbero dei mesi inte- Le fonti 387 ri per un controllo completo, né l'Ufficio di Palermo ha personale suffi­ ciente per metterlo a disposizione della Società per un lavoro simile. In complesso, però, si ritiene che il Museo assumerà non lieve importanza, dato il numero e la qualità degli oggetti d'arte che ha visto sul luogo. Dott. Miceli sperava di trovare al Museo qualcuno degli oggetti e quadri della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, ma nulla ha potuto vedere. Avendone domandata notizia, gli si rispose che tutto era andato perduto tra le macerie. Rinaldi aveva portato con sé l'elenco degli oggetti di Santa Chiara, ed ha visto un quadro solo fra i tanti segnati. Né, per giunta, c'è l'importante trittico cinquecentesco che era nella sagrestia della chiesa. Presidente: assicura che gli oggetti di Santa Chiara debbono essere stati tutti salvati, perché la chiesa è ancora in piedi, quasi intatta. Saranno quindi conservati in altro posto. Ritenendo però giusta la richiesta del socio Rinaldi, scriverà al soprintendente, pregandolo di darci l'elenco degli oggetti di quella chiesa. Elenco oggetti recuperati. Rinaldi ringrazia, ma vorrebbe che la Soprintendenza si decidesse una buona volta a dare l'elenco di tutti gli oggetti recuperati, anzicché solamente di quelli di Santa Chiara. Dott. Miceli, Calabrò, Burrascano ed altri si associano. Presidente insisterà ancora. Giunta assicura che un anno fa il prof. Salinas ha dichiarato, in seno alla Commissione di Antichità e Belle Arti, che l'elenco completo è in corso di stampa. Presidente aggiunge che sin da quel tempo il Salinas ha chiesto in prestito al municipio i clichès che servirono per la Guida di Messina del 1902, volendo corredare di vignette quell' elenco. Ossequierà il Salinas anche per sapere a che punto è la stampa di tale lavoro, che è redatto dal prof. Columba. Nuovo palazzo municipale. Giunta intrattiene l'adunanza sulle vicende cui è andato sottoposto il progetto dell'erigendo palazzo municipale. Indetto un concorso per tale progetto, restò vincitore l'illustre architetto prof. Guglielmo Calde­ rini, il quale dette alla città un progetto consono alla sua dignità ed alle tradizioni artistiche della patria di Antonello, di Maurolico, e di Filippo Juvara. Ma quel progetto fu dal ministero dei Lavori Pubblici inviato al Regio commissario Salvadori con parecchie osservazioni, ed allora que­ st'ultimo diede incarico al prof. Antonio Zanca, da Palermo, di coordi- 388 Salvatore Tramontana nare il prospetto principale del progetto Calderini coi corpi secondari. Con una posteriore deliberazione, però, lo stesso Regio commissa­ rio cambiava la dicitura precedente in una dicitura ambigua, dalla quale non si rileva chiaramente se al prof. Zanca fosse stato dato incarico di un lavoro di coordinazione o di un progetto ex novo. Tuttavia il prof. Zanca presentò un primo progetto che poi ritirò per inviarne un secondo, a sua volta ritirato anch'esso, e sostituito con un altro. Un ultimo progetto venne sottoposto all'esame della Commissione edilizia, la quale con deli­ berazione non unanime e con alquante modifiche lo approvava. Contro questa approvazione la minoranza, con a capo l'ing. cav. Vincenzo Vinci - che egli ben volentieri vorrebbe tra i nostri soci - fece una contro rela­ ZIOne. Il ministero dei Lavori Pubblici approvò in massima il progetto, facendo però dei rilievi ed aggiungendo che, per l'approvazione dei pro­ getti particolareggiati e delle susseguenti modifiche, occorreva un altro parere della Commissione edilizia, la quale, provvedendo alla propria dignità, si dimetteva. Quelle dimissioni però furono ritirate, in seguito a formale assicurazione del Regio commissario che cioè il progetto sareb­ be ritornato all' esame della Commissione stessa. Stavano cosÌ le cose quando il Commissario prefettizio sig. De Masellis, venuto per pochi giorni a sostituire il titolare indisposto, evi­ dentemente non per sua iniziativa, inviava senz'altro il progetto dello Zanca al ministero dei Lavori Pubblici. Questo atto ha determinato una viva e ben giustificata agitazione di protesta che va sempre accentuando­ si in ogni ordine di cittadini, ed anzi il Collegio degli ingegneri e degli architetti di Messina, riunito in assemblea il 27 scorso mese, votava il seguente ordine del giorno: Il Collegio degli ingegneri e degli architetti di Messina: Richiamando i suoi precedenti deliberati tendenti a distinguere le funzioni di approvazione dei progetti di opere comunali che per legge spettano al Comune, da quelle di assegnazione di somme, che nel caso speciale di Messina sono di competenza del governo centrale, e dell'ap­ provazione dei progetti nei soli riguardi dell' osservanza delle norme tec­ niche devolute per legge a un Comitato speciale del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici; Considerato che questa distinzione sorge evidente dalle nostre leggi, Le fonti 389 e che nessuna disposizione legislativa è intervenuta a sopprimere, alme­ no sotto questo riguardo, le garanzie che ne derivano alla cittadinanza; Considerato che pochi giorni prima delle dimissioni dell'ammini­ strazione cittadina è stato presentato al Comune il progetto del palazzo comunale studiato dall'ing. Zanca; Considerato che, prima che questo progetto sia inviato al Consiglio superiore dei Lavori Pubblici per il giudizio di merito a quanto è di sua spettanza, è necessario che intervenga un atto del Consiglio comunale o di chi ne fa le veci, che approvi il progetto; Considerato che un simile atto di approvazione non è intervenuto, né poteva avvenire, mancando il funzionario che in atto regge il Comu­ ne, dei necessari poteri; Ritenuto pertanto che il procedimento seguito di rimettere al gover­ no il progetto prima che la cittadinanza abbia potuto, mediante i suoi legittimi organi pronunziarsi sull'argomento, non trova conforto nella legge; delibera Di dar mandato al presidente a) di promuovere accordi presso le associazioni cittadine per inizia­ re un'azione tendente a richiamare le autorità municipali e governative al rispetto delle garanzie comunali; b) di comunicare frattanto il presente deliberato ai deputati della provincia pregandoli di confermare allo stesso la loro azione. L'ing. Giunta continua ritenendo che l'atto compiuto da quel fun­ zionario della prefettura rassomiglia ad un atto di violenza, nel mentre lascia sospettare che il progetto non corrisponda veramente all'impor­ tanza della risorgente città. E vorrebbe che il progetto medesimo fosse esposto pubblicamente ai giudizi del popolo, e comunque presenta all'as­ semblea il seguente ordine del giorno: La Società, Considerato che il progetto nel nuovo palazzo comunale va sotto­ posto, per legge, all'approvazione del Consiglio civico o di chi ne fa le veCI; Visto che tale progetto è stato rimesso senza l'approvazione di cui sopra, al ministero dei LL.PP., eludendo la legge e negando cosÌ ai mes- 390 Salvatore Tramontana sinesi il diritto di pronunciarsi in merito ad un' opera di ben alta impor­ tanza; Associandosi pienamente alla ben giustificata agitazione di tutti i cittadini fa voti Perché il governo centrale voglia tutelare le garanzie comunali, sospendendo l'esame del progetto medesimo e rinviando la pratica al Regio commissario del municipio di Messina per il relativo parere. L'assemblea approva. Sussidio comunale. Presidente ricorda che il nuovo Regio commissario, cav. Francesco Crispo Moncada, giunto precisamente oggi a reggere le sorti del nostro Comune, quanto prima sarà attorno alla compilazione del bilancio. Egli crede opportuno di chiedere che venga aumentato lo scarso sussidio annuale di ~. 300 che il Comune largisce alla Società, tenuto anche pre­ sente che tal sussidio, prima del disastro, era unito ai locali, all'illumina­ zione ed al consumo d'acqua gratuiti. In pari tempo, il bilancio essendo composto, il Comune dovrebbe stanziare una somma per eventuali acquisti di oggetti storici o artistici per conto del Museo civico, lamen­ tandosi da tutti sempre la mancanza di un tale fondo. L'assemblea dà mandato al presidente di fare le pratiche opportune sugli argomenti di cui sopra. Progetti di ricostruzione della città. Giunta fa rilevare che la Società, in questo momento di ricostruzio­ ne generale, farebbe opera altamente utile se raccogliesse tutti i disegni e progetti degli edifici pubblici e privati, redatti da noti ingegneri cittadini e della penisola. Come si fa a Milano, a Firenze ed altrove, egli propone di invitare siffatti architetti a volere depositare presso la nostra Società i loro progetti con la relazione analoga, poiché col tempo potrebbero assumere una grandissima importanza come documento storico. Presidente: accetta di buon grado e ringrazia il socio ing. Giunta della bella proposta, ed in pari tempo lo prega di cominciare lui stesso con l'in­ vio dei suoi progetti, e principalmente di quelli tanto lodati per il palazzo della Provincia e per la Scuola normale femminile. Promette altresì che invierà subito una circolare ai vari architetti, invitandoli come sopra. Propone di rimandare ad altra seduta, perché l'ora è troppo avanza- Le fonti 391 ta, la discussione per la nomina dei molti soci che hanno fatto richiesta di iscriversi al nostro sodalizio. La seduta è sciolta. il segretario per il presidente D. Puzzolo Sigillo. La Corte Cailler. 392 Salvatore Tramontana x

1914. Verbali delle sedute, reg. 3, pp. 139-183.

1 Assemblea dell'l 1 marzo, ore 15,30.

L'anno 1914, il giorno Il marzo in. Messina, nei locali di via Risor­ gimento (case Panarello) alle ore 15,30, si è riunita in seconda convoca­ zione la Società Messinese di Storia Patria. Presiede il notar Luigi Marti­ no, presidente, assistito dal segretario generale avv. notar Domenico Puz­ zolo Sigillo. Intervenuti: Saro Leonardi, Domenico Gangemi, Pennisi, Deodato, Calabrò, Adolfo Marangolo Ainis, La Corte Cailler, Giunta, Nicotina, Manganaro, Musicò, Burrascano, La Bella, Agostino D'Amico, Mora­ bello, dotto A. Miceli, dotto Paolo Lombardo Arena, Rinaldi, Calvi. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Patrimonio artistico cittadino. N ecropoli di San Giovanni di Malta. Presidente richiama l' attenzione della Società sugli scavi che si vanno eseguendo a San Giovanni di Malta, e dei quali si è occupata la stampa cit­ tadina trattandosi di una vera e propria necropoli. Desidera che la Società si occupi di proposito dell'argomento nella prossima tornata. Calvi dichiara che ha potuto vedere le tombe fino ad oggi coperte e copiare due iscrizioni. Sembra che si tratti dei primi secoli del cristiane­ SImo. Nuovo palazzo municipale. Presidente comunica che il Collegio degli ingegneri e degli architet­ ti di Messina ha chiesto che un delegato rappresenti la Società Messinese di Storia Patria in seno al Collegio medesimo per occuparsi del progetto per il nuovo palazzo municipale. Chiede la nomina del delegato. L'assemblea designa il cav. Gaetano La Corte Cailler. Sussidio Provincia. Presidente riferisce che il Consiglio provinciale, in sede di bilancio, Le fonti 393 non ha creduto bene di concedere un sussidio straordinario alla nostra Società. Ma l'opera nostra, serenamente patriottica e scevra di ire parti­ giane, continua sempre a operare serenamente. Libri e manostritti ex Arenaprimo e altri. Presidente comunica altresì che, siccome negli uffici baraccati del Comune esistono conservati i manoscritti antichi posseduti già dal baro­ ne Arenaprimo e che il municipio comprò a Napoli, la Società, per la migliore conservazione di essi, ha chiesto al Regio commissario il depo­ sito di quei volumi presso i locali della Società nostra. E non dispera di ottenere tale concessione, che metterebbe i soci in grado di potere libe­ ramente studiare quei documenti importantissimi. La Corte Cailler non condivide la fiducia del presidente per detta consegna. Comunque non si tratterebbe dei soli manoscritti posseduti dall' Arenaprimo, ma a quei volumi sarebbero da aggiungere varie opere d'argomento messinese, stampate ma rarissime, nonché i due volumi inediti ancora ed autografi del prof. Gaetano Oliva che completano gli Annali di Messina fino al 1861. Trovandosi poi sull'argomento dei manoscritti antichi, prega il sig. presidente di vole~e a sua volta interes­ sare il Consiglio notarile perché vengano depositati presso la Società, o addirittura ceduti, i due volumi di verbali del Consolato dell'Arte della seta che quel Consiglio acquistò a Napoli, e di provenienza anche Are­ napnmo. Pozzo della Maddalena. Calabrò riferisce che quanto prima verranno eseguiti gli sgombri dell'Ospedale militare alla Maddalena, dove giace sepolto lo storico pozzo dei Camiciotti. Ad evitare che sparisca anche questo ricordo, pro­ pone d'interessare le autorità competenti per la conservazione di esso. Presidente: assicura che se ne occuperà con la massima sollecitudine. Patrimonio artistico cittadino. Presidente ricorda che, in seguito alla morte del prof. Antonino Sali­ nas, sarebbe opportuno fare pratiche presso il governo perché, dopo 5 anni dal disastro, Messina torni libera dalla tutela che le incombe nei riguardi delle Antichità e Belle Arti. Un nuovo Commissario non sareb­ be più opportuno, e potremmo tornare allo stato normale. Museo. Presidente: ricorda che il Salinas aveva in mente di fondare in Mes- 394 Salvatore Tramontana sina un Museo nazionale, ma noi abbiamo già insistito perché quello civi­ co non venga soppresso o assorbito. La Corte Cailler insiste perché al Museo non si tolga la fisionomia di comunale, essendo interessante a Messina la conservazione dei ricordi storici non meno di quelli artistici. Il Museo nazionale darebbe un'im­ pronta troppo generale alle collezioni, con prevalenza di quelle artistiche, mentre la città - dopo la distruzione - deve tramandare ai nostri figliuo­ li principalmente la sua storia gloriosa. Pennisi dice che si fa il nome dell'ingegnere Rao come successore del prof. Salinas. Giunta, Lombardo Arena, La Bella insistono perché il Museo nazio­ nale sia tale e non comunale. Presidente insiste nella tesi contraria, e riferendosi all' ordine del giorno favorevole al Museo civico votato dall'assemblea il 27 gmgno 1913, lo rimette ai voti. È approvato a maggioranza. Commissione comunale di Antichità e Belle Arti. Manganaro propone un voto per il ripristino della Commissione comunale di Antichità e Belle Arti. È approvato con la raccomandazione all'ing. Giunta - quale componente la Commissione governativa di Anti­ chità e Belle Arti - di contribuire con maggiore sorveglianza al recupero di tanti ricordi storici sugli sgombri della città. Dietro di che la seduta è sciolta. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino.

2 Assemblea del 24 aprile, 2a convocazione.

L'anno 1~14, il giorno 24 aprile in Messina, nei locali sociali di via Risorgimento (case Panarello), si è riunita la Società Messinese di Storia Patria. Presiede il notar Luigi Martino, presidente, assiste il segretario generale avv. notar Domenico Puzzolo Sigillo. Intervenuti: Agostino D'Amico, Martino, Musicò, Burrascano, Marangolo, Ainis, Morabello, Calabrò, La Rosa, Puzzolo Sigillo, dott. Miceli, Domenico Gangemi, Vincenzo Gangemi, La Corte Cailler, Deo­ dato, Pennisi, Arena, Butà. Le fonti 395

Alle ore 16,20 si apre la seduta. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Nòmina di nuovi soci. Necropoli. Martino richiama 1'attenzione della Società sulla scoperta di una necropoli romana dei bassi tempi, a San Giovanni di Malta. Siccome della scoperta si sono occupati tutti i fogli cittadini, esprimendo opinioni disparate, ritiene doveroso l'intervento della Società per fornire un pare­ re sull'importanza o meno delle scoperte, tenuto presente che per con­ servare la necropoli sul posto bisognerebbe costruire altrove il palazzo della prefettura, nello scavare le cui fondazioni vennero fuori le tombe. Conclude che in mezzo a tanto scalpore sarebbe bene che la Società esprimesse il suo parere. La Corte Cailler si trova d'avere illustrato in un foglio cittadino la necropoli in questione attraverso i tempi, ma non ha potuto dare notizia delle scoperte odierne perché la Regia soprintendenza dei monumenti di Palermo ha vietato l'ingresso a tutti. Dalla voce pubblica ha attinto che sono venute fuori varie tombe in muratura con iscrizioni greche e latine; si sono trovate monete, anfore, lacrimatoi, lucerne votive ecc., ma quello che sembra più interessante è il basamento di un cappella di famiglia, quadrata, contenente alcune lapidi, che nessuno ha potuto copiare per il divieto di cui sopra. La neCl'opoli in questione venne scoperta la prima volta nel 1588, quando si scavavano le fondazioni del tempio di San Gio­ vanni di Malta, ed allora vennero fuori delle tombe che si ritennero appartenenti ai martiri Placido e compagni, trucidati in quel posto nel 541 dopo Cristo. In epoca posteriore, e varie volte, in quei pressi altre tombe e lapidi sono venute fuori, sÌ da potere stabilire che quella era una vera e propria necropoli, creata dopo l'abbandono dell'antica, alle falde col colle di Gonzaga. Da rinvenimenti vari pare che la necropoli si esten­ desse sino al teatro Vittorio Emanuele e, in alto, fino alla chiesa distrutta di Santa Maria Latina, prolungandosi assai probabilmente verso il quar­ tiere di San Leone. Complessivamente ritiene che - data la scarsezza di monumenti dopo il disastro - bisogna andare cauti nel deliberare la distruzione di quegli avanzi, e crede indispensabile il giudizio di un Ente come la Società di Storia Patria. 396 Salvatore Tramontana

Pennisi sa che hanno visitato la necropoli il ministro della Pubblica Istruzione ono Rosadi ed il comm. Corrado Ricci, direttore generale delle Belle Arti. Chiede quale parere abbiano dato costoro. Martino risponde che il parere è stato favorevole alla conservazione, e che in questo senso il ministro si è espresso con l'on.le Giuseppe Toscano che lo interrogò in proposito. Pennisi obietta che i fogli cittadini [cioè i giornali] hanno detto il contrario. La Corte Cailler fa osservare che i fogli che cosÌ hanno asserito sono precisamente quelli che, per partito preso, si schierarono subito contro la necropoli e la sua importanza. D'Amico chiarisce che il ministro ha espresso il parere di ordinare che, nel costruire il palazzo della prefettura, vengano conservati gli scan­ tinati in modo da rimanervi a posto le tombe, visibili a tutti. Tale parere lascia capire che le scoperte debbano avere un qualche interesse. Pennisi insiste che nessuna è l'importanza delle scoperte. Egli ha visitato gli scavi, ma nulla di artistico, di eminentemente notevole egli ha trovato, qualche lapide, qualche tumulo, roba tutta che può benissimo trasportarsi al Museo. Scarta completamente l'idea di lasciare in mezzo alla città, allo scoperto, un intero sepolcreto; si associa però alla via di mezzo data dal ministro, alla costruzione cioè di scantinati che conservi­ no le tombe. Martino ritiene che il Pennisi guardi la necropoli dal solo punto di vista artistico e non da quello archeologico, né tenga presente che in Mes­ sina oramai anche un piccolo oggetto assurge ad importanza, data l'ope­ ra vandalica di demolizione e di dispersione esercitata dal 1909 ad oggi. Altrove tutto si conserva, e spesso con esagerazione: qui tutto si distrug­ ge e col consenso - per giunta - di persone che godono la fama di colti e studiosi. La Corte Cailler ricorda quante spese ha fatto la città di Palermo per conservare nella villa Bonanno quelle fondazioni di bagni romani e qual­ che pezzo di mosaico della decadenza. Pennisi non vorrebbe inaugurare gli edifizi pubblici della città con un cimitero. Martino vorrebbe intanto che altri scavi ed altre indagini si facesse­ ro nelle adiacenze. Morabello è d'accordo, e lascia intravedere che potrebbero venire Le fonti 397 fuori le tombe dei ricchi, perché attualmente noi ci troviamo di fronte alla sezione dei poveri. Arena non crede opportuno tentare la conservazione della necropo­ li spostando il palazzo della prefettura, perché ciò ritarderebbe di molto la costruzione di quell'edifizio. Egli ha visto a Firenze spostare fin delle tombe etrusche, e quindi crede che nel caso nostro si possano benissimo portare al Museo e ricostruire le tombe rinvenute. La proposta di uno scantinato l'approva senz'altro. D'Amico vorrebbe affrettati i saggi, tanto più che i privati comince­ ranno presto a costruire nelle adiacenze del palazzo della prefettura, ed in tale occasione verranno fuori certamente altre tombe. Martino, riassumendo, propone che una nuova commissione, sedu­ ta stante, si rechi dall'ispettore dei monumenti ing. Pasquale Mallandri­ no e gli chieda l'autorizzazione di potere visitare - in giorno ed ora da stabilirsi - la necropoli. Gli studi, che farà allora la Società, verranno esposti nella prossima seduta per promuovere il voto relativo. L'assemblea approva, e delega seduta stante i soci: cav. Gaetano La Corte Cailler ed ing. Adolfo Morabello, i quali si rechino subito dall'ing. Mallandrino e riferiscano. La Corte Cailler reca la risposta dell'ing. Mallandrino. Questi non si crede autorizzato di concedere la visita richiesta, ma deve domandare parere alla Regia soprintendenza di Palermo, che certamente non si negherà. Il presidente quindi scriva d'ufficio. D'Amico non sa giustificare questa risposta, poiché ritiene che l'ing. Mallandrino rappresenti perfettamente in Messina la Regia soprinten­ denza di Palermo. Non può nascondere però il suo rincrescimento per questo rigorismo, ed anzi comunica che a lui, fornito di tessera ministe­ riale gratuita per i Musei e gli scavi, venne negato l'accesso, decidendolo a protestare presso il ministero. Martino curerà lui la pratica per ottenere il permesso, e nella prossi­ ma seduta si andrà alla necropoli. Arena fa osservare che ancora non si sono presentati i conti consun­ tivi del 1913, né il bilancio preventivo del 1914. Martino solleciterà il cas­ siere, e provvederà in pari tempo alla rinnovazione delle cariche sociali. Nuovi soci. Martino espone che molti cittadini hanno mosso istanza per fare 398 Salvatore Tramontana parte della nostra Società. Ma pria d'ogni altro egli fa rilevare l'alto patriottismo di cui sono animati i nuovi deputati della provincia nostra, i quali tutti - unanimi - si sono dati a promuovere nel senso vero la rina­ scita di Messina. Egli propone quindi che la Società nomini soci onorari 1 slgnon: l. on.le comm. Giacomo Mondello Nestler; 2. on.le Giuseppe Toscano; 3. on.le col. Antonino Di Giorgio; 4. on.le avv. Salvatore Sciacca Giardina; 5. on.le avv. Giuseppe Paratore. L'assemblea, per acclamazione, li nomina tutti soci onorari. Martino quindi dà l'elenco dei proposti a soci effettivi, e cioè: l. Arcidiacono prof. Salvatore (prop. La Corte Cailler); 2. Bertuccio Giovanni fu Francesco (prop. Butà); 3. Boria prof. Vitale (prop. Calabrò); 4. Camagna prof. Enrico Maria (prop. D'Amico); 5. Celi cap. Angelino (prop. Butà); 6. Celi Paolo (prop. Calabrò); 7. De Gregorio Vincenzo marchese di Poggio Gregorio (prop. La Corte Cailler); 8. De Pasquale Gatto dotto Giuseppe (prop. La Corte); 9. Fazio cav. Mario Umberto (prop. La Corte); lO. Ferri prof. cav. Gaetano (prop. La Corte e Pennisi); 11. Fleres avv. Antonino (prop. Martino); 12. Freni cav. prof. Antonino (prop. Calabrò); 13. Jannelli Miceli ing. cav. Giuseppe (prop. Morabello); 14. Madaffari Giuseppe di Federico (prop. Butà); 15. marchese del Granatello cav. Giuseppe (prop. La Corte); 16. Mazziotta cav. Francesco (prop. La Corte); 17. Minaldi avv. Marino (prop. Martino); 18. Procopio Romeo Vincenzo (prop. La Corte); 19. Pulejo ing. Michelangelo (prop. La Corte); 20. Ruggeri Gangemi avv. cav. Vincenzo (prop. Martino); 21. Saja prof. Alfredo (prop. Martino); 22. Solljma Novi ing. Cav. Carlo (prop. Morabello); 23. Vinci cav. ing. Vincenzo (prop. La Corte); Le fonti 399

24. Ziino prof. dotto Ludovico (prop. La Corte); 25. Ziino prof. dotto Michele (prop. La Corte). L'assemblea approva tutti i 25 nomi sopra elencati, e li scrive tra i soci effettivi. Alle ore 18,30 la seduta è tolta. Del che si è redatto il pre­ sente verbale. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino.

3 Seduta del 18 maggio.

L'anno 1914, il giorno 18 maggio in Messina, nei locali sociali di via Risorgimento in seconda' convocazione si è riunita la Società Messinese di Storia Patria, presieduta dal presidente notar Luigi Martino ed assisti­ to dal segretario generale avv. notaro Domenico Puzzolo Sigillo. Intervenuti: Martino, Calabrò, marchese Vincenzo De Gregorio (Zaf­ feria), Burrascano, D'Amico, Freni, Deodato, Arena, Mazziotta, Morabel­ lo, Di Stefano (Case lombarde), Rinaldi, Ferri (Regia scuola tecnica Juva­ ra), Arcidiacono, La Corte Cailler, Borla, Camagna, Procopio, Solljma Novi, Miceli, La Rosa, Puzzolo Sigillo, Ruggeri, Gangemi, Butà, Lembo. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Approvazione del bilancio 1914. 3. Visita alla necropoli. 4. Nomina di nuovi soci. Alle ore 16,20 la seduta è aperta. Piramide in marmo dell'Immacolata. Presidente: comunica che, assunte maggiori informazioni, gli risulta che sotto la statua dell'Immacolata di marmo non s'è rinvenuta una per­ gamena, ma una cassetta di marmo con lapidetta di marmo anch' essa, e che tali oggetti furono ritirati alla Regia soprintendenza che li ha rimessi a Palermo per il debito esame. La presidenza interesserà il Regio com­ missario del nostro municipio perché ogni cosa torni nel nostro Museo. Bilancio 1914. Segretario: presenta il bilancio preventivo per 1914, impostato sul­ l'introito di f. 2.279,57 e l'esito di f. 2.279,57. È approvato. 400 Salvatore Tramontana

Arena lamenta che non si siano presentati, col bilancio, i conti con­ suntivi del 1913. Presidente fa notare che il cassiere è assente, ma nella prossima sedu­ ta lo interesserà di dare i conti richiesti, e che egli sa già pronti ed osten­ sibili ai soci. Visita alla necropoli. Presidente comunica intanto che, con lettera del dì 8 corrente n. 372/253, la Regia soprintendenza di Messina concede il permesso di poter visitare la necropoli con la guida del prof. Miraglia e che quindi i soci potranno godere di tale concessione quando lo crederanno opportuno. D'Amico ringrazia il presidente dell'interesse spiegato in tale affare, ma egli rinunzia alla visita in parola poiché ritiene che un Ente come il nostro debba essere guidato nella visita dal capo dell'Ufficio dei monu­ menti ing. Mallandrino, e non da altri. E sul proposito presenta analogo ordine del giorno di protesta firmato da parecchi soci: l'assemblea della Società Messinese di Storia Patria, presa conoscenza della lettera con la quale la Regia soprintendenza dispone che la chiesta visita alla necropo­ li del Priorato sia fatta con l'assistenza di un suo impiegato, mentre avrebbe dovuto incaricare il Regio ispettore agli scavi nostro consocio sig. ing. Mallandrino, ritenuta tale assistenza niente affatto dignitosa per la Società, con senso di vivissimo sdegno rinunzia alla visita, e protesta contro la sopramenzionata Regia soprintendenza che mostra di non tenere in giusto conto essa Società, la quale, alla tutela delle opere d'arte ed archeologiche che alla città si appartengono, unisce latutela della pro­ pria dignità e soprattutto di quella di Messina. F/to: Agostino D'Amico, A. Morabello, Butà, Calabrò, La Rosa, Burrascano, Camagna, Deodato, Procopio, Lembo, Miceli. Arena: il permesso noi l'abbiamo avuto, ed in regola. Non ci dob­ biamo preoccupare della persona, che del resto è stata designata dall'ing. Mallandrino. Anche in altre occasioni noi siamo stati a visitare il Museo ed il Miraglia ci ha accompagnato. Molti si associano alla proposta Arena. D'Amico ritira il suo ordine del giorno. Il presidente mette a partito di officiare l'ing. Mallandrino perché ci accompagm. Arena: per la prossima seduta faccio la proposta di mettere all'ordi­ ne del giorno la proposta di revocare il deliberato che intendeva di avere Le fonti 401 a Messina un Museo comunale e non un Museo nazionale. E ciò perché Reggio Calabria ha domandato lei il Museo nazionale ed allora addio Museo nazionale a Messina. Il presidente dice che sarà messo all' ordine del giorno. D'Amico propone di cancellare dall' elenco dei soci quelli che si sono allontanati da Messina e non si trovino in regola coi pagamenti. Comunicare poi, insieme all'invito ai soci, le norme dei nuovi soci pro­ posti. Nuovi soci. Avv. Giuseppe Romano fu Adelio, prof. Giuseppe Campagna, rag. A. D'Angiolini, prof. Pietro Egidi, avv. Antonino Villari, Paolo De Pasquale (Mili Moleti), G. De Natale (Larderia).

4 Lettera dell'an.le Mandello al vice presidente cav. G. La Corte Cailler.

Roma, 22 marzo 1914. Sig. vice presidente, ricevetti la Sua lettera dell'll corr., avente per oggetto la conserva­ zione del patrimonio storico-artistico e la sistemazione del Museo civico di Messina. Già io, da tempo, avevo rivolto la mia attenzione su tale importante argomento che la morte del prof. Salinas ora rende di attua­ lità; assicuro la S.V. che non lascerò intentato nessun mezzo perché i voti della benemerita Società Messinese di Storia Patria siano adempiuti. Riservandomi di farle ulteriori comunicazioni, la prego gradire gli atti della mia particolare considerazione. Suo Giacomo Mondello.

5 Lettera dell'an.le di Cesarò al presidente Luigi Martino.

Roma, 24 marzo 1914 Ill.mo presidente, appoggerò volentieri quanto Ella mi raccomanda con gradita Sua lettera, però quanto agli oggetti che la soprintendenza dei monumenti in 402 Salvatore Tramontana

Palermo ha temporaneamente asportati per farli degnamente riparare, credo sia opportuno chiedere che la restituzione avvenga a riparazione compiuta. Cordiali saluti suo di Cesarò.

6 Lettera del ministro della Pubblica Istruzione al presidente della Società Messinese di Storia Patria. Oggetto: patrimonio artistico di Messina. Roma, 11 maggio 1914. Debbo premettere anzitutto che non è affatto nelle intenzioni di questo ministero sottrarre al giusto godimento e possesso di codesta città le opere di interesse storico, artistico ed archeologico che le appartengo­ no. È anzi per assicurare alla città tale godimento che questo ministero, con suo largo sacrificio pecuniario e con l'opera solerte dei funzionari, ha iniziato da tempo un'azione diretta a raccogliere tutti i cimeli artistici ed archeologici che appartennero a raccolte pubbliche, a chiese, monasteri ecc., ed a garantirne la conservazione. Questa azione non è ancora ultimata, e quindi non è possibile prov­ vedere per ora alla restituzione ed ai ripristini che codesta Società recla­ ma. Ma la Società può essere certa che i reperti, qualunque sia per diven­ tare la natura giuridica del civico Museo, sono di Messina, rimarranno a Messina nelle migliori condizioni che questo ministero sarà in grado di assicurare per la buona conservazione delle opere stesse. il ministro Canepa. 7 Bilancio preventivo per ['esercizio 1914 della Società Messinese di Storia Patria.

ENTRATA USCITA Resto di cassa dall' esercizio precedente 52. 19,57 Titolo I Titolo I Spese effettive - Sez. I Entrate effettive - Sezione I Spese ordinarie Dal Comune di Messina per contributo Per fitto e manutenzione del locale ad uso in saldo il precedente esercizio 52. 300 ufficio e riunioni 52. 1.200 Dalla Provincia come sopra 52. 300 Al tipografo per pubblicazione Titolo II dell' Archivio Storico 52. 500 t"-< Dai soci effettivi per quota contributo mensile 52. 720 Per acquisto di libri, stampe e vari oggetti 52. 100 'o>'" Dai soci aderenti per contributo 52. 200 Titolo II ~. Titolo III Spese d'amministrazione Dalla confraternita dei Verdi per quota alla Società elettrica per luce nel locale affitto locale suo ufficio e riunione 52. 600 sociale durante l'anno 52. 40 Dalla confraternita della SS. Trinità come sopra 52. 120 Per stampa, generi di scrittoio, spese postali, Dai privati per vendita atti della Società 52. 20 ed altro occorrente durante 1'esercizio 52. 79,57 All' esattore per percentuale sull' esazione 52. 180 Totale introito 52.2.279,57 Al messo per custodia e pulizia dei locali 52. 180 Riepilogo Introito 2.279,57 Esito 2.279,57 Totale esito 52.2.279,57 +o Pareggio <..> 404 Salvatore Tramontana

8 Seduta dellO settembre.

Intervenuti: dotto Miceli, Martino, Morabello, La Corte Cailler, Burrascano, Puzzolo Sigillo, Giuseppe Madaffari. La Corte Cailler propone: sussidio di f. 300 già deliberato dal sin- daco Pulejo. Insistere con il Consiglio. Cercare nuovo locale più vasto: tratterà con Martines ed Alliata. Chiedere aiuti alla Giunta per il fitto. Chiedere al sindaco rilascio ricordi storici che sono al municipio. Oggetti: esposizione di Roma, libri Arenaprimo ed altri, mobili vano Chiedere lapidi F. Nullo al ragioniere Filippo Gullì. Lapidi Cappuccini: portarle tutte al Camposanto. (Citare le pm importanti, o meglio tutte, e citare il rapporto fatto nell'agosto 1914). Nomina del cassiere. Il segretario dà lettura di una lettera inviata dal cassiere dimissio­ nario rag. Letterio Manganaro. In seguito si legge il conto da lui pre­ sentato come dal registro introito ed esito (o libro cassa). Viene appro­ vato. La Società quindi esprime un voto di ringraziamento al detto cassie­ re per l'opera sua prestata a favore della Società. Indi si passa alla nomi­ na del nuovo cassiere che ad unanimità risulta in persona del socio effet­ tivo sig. Francesco Burrascano. S'informa l'attuale esattore Paternia elevandogli le percentuali sugli incassi dallO al 15%. Comunicazioni della presidenza. Siccome la Società paga f. 600 all'anno per locali a scapito delle pub­ blicazioni, si stabilisce officiare l'Ill.mo sindaco della città perché voglia, come prima del disastro, tornare a concedere un locale municipale per sede sociale. il segretario il presidente D. Puzzolo Sigillo. L. Martino. Le fanti 405

9 Lettera di Manganaro al presidente, allegata al verbale dellO set­ tembre 1914.

9 Settembre 1914. Ill.mo sig. presidente, in un invito pervenutomi per la riunione della Società da Lei presie­ duta leggo «elezione del nuovo cassiere». Siccome la parola «cassiere» si collega con l'altra «conti» così mi fò un dovere fare tenere il libro cassa con i conti della gestione 1914 che a tutt'oggi 9 settembre presentano un introito di S:. 1549,97 contro un esito di S:. 1545,89

e quindi un saldo f. 4,08 Tengo a dichiararLe che sono in mio potere oltre al bollettario, che fa fede dell'incasso delle bollette, tutte le bollette nonché tutti i docu­ menti d'esito in Sua firma od a firma del vice presidente cav. La Corte, e tali documenti, che riflettono tutto il periodo dal 1910 ad oggi, va da sé che sono pronto consegnarli alla S.v. controllandoli con il libro cassa che Le rimetto oggi stesso contro relativa ricevuta. Pronto a dare occorrendo tutti quei chiarimenti personali che la s.v. desidera e col massimo ossequio mi creda suo dev.mo rag. Letterio Manganaro.

10 La seduta di [non è precisato il giorno] ottobre.

Per la seduta ultima. Giunta delibera lapidi Cappuccini portarsi al Camposanto. Memorandum. Consiglio 16 settembre assegna S:. 300 sussidio straordinario. Giunta seduta 2 ottobre delibera proporre bilancio 1915 s:. 500 in sussidio per il fitto dei locali. Deposito Società quadri e ricordi storici. Sindaco concede mobili vari alla Società. 406 Salvatore Tramontana

DallO ottobre 1914 trasferimento da case Panarello a case Alliata, sempre in via Risorgimento. Divisi dai Verdi, restiamo con la Trinità e con la Pace.

11 Seduta del 2 novembre.

Nei locali di via Risorgimento. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Nomina di nuovi soci. 3. Locali sociali. 4. Per la Regia Università.

[Manca il relativo verbale]. Le fonti 407

XI

1915. Verbali delle sedute, reg. 4, pp. 1-39.

1 Assemblea del 12 gennaio.

Presidenza del vice presidente cav. G. La Corte Cailler; segretario generale avv. D. Puzzolo Sigillo. Intervenuti: La Corte Cailler, Lombardo, La Rosa, Ferri, dotto Miceli, Agostino D'Amico, Butà, Musicò, Morabello, Burrascano, Puz­ zolo Sigillo, Faucello. Il presidente comunica che il Comune ha deliberato, oltre le 300 lire solite, un sussidio di ~. 500. La Provincia mantenne le ~. 380 solite. Il Comune ci ha agevolato, fornendoci anche il mobilio, e depositando i libri della libreria Arenaprimo dal Comune ricomprati da Lubrano. Per la pubblicazione dell' «Archivio Storico Messinese» il Comune assume lui le spese per il 1914 ed abbiamo i primi fogli di stampa. D'Amico: il Banco di Sicilia l'anno scorso divise dei sussidi a tutte le Società messinesi, ma tra esse non figurò la Società Storica Messi­ nese. Presidente: l'anno scorso si è fatto istanza tanto al Banco di Sicilia che alla Cassa di risparmio. Quest'anno si è pensato a termine ed il Banco ha risposto finalmente. Faucello: quest'istituto è un organismo di vigilanza ad un patrimo­ nio che va disperdendosi. Per mantenersi occasione saldi [sic!]. Gli Enti locali hanno delle somme. La commissione reale però falcerà. Occorre che la nostra rappresentanza interroghi i deputati locali. Il presidente del consiglio ha protestato contro qualche ordine del giorno che era offesa agli interessi di Messina. L'estratto del celebre voto circa il Museo. lo ho spiegato che non si pensò a difendere niente, ma di difendere il patrimo­ nio artistico di Messina. Lombardo propone un voto di plauso all'amministrazione comuna­ le, perché è stata cosÌ larga di aiuti e si è resa benemerita della nostra Società, e perché giovi da invito agli altri Enti. 408 Salvatore Tramontana

Biblioteca. Lombardo vorrebbe che fosse compilato un catalogo dei libri e manoscritti, onde renderli visibili ai soci per utilizzare i ritagli di tempo. Presidente: avuti i fondi, procederemo. Lombardo: per il Museo ricorda che il pericolo che le opere d'arte emigrino può esserci solo quando ci fosse un Museo civico, e noi avremo un Museo nazionale. Ed io intendevo che venga continuato il pensiero di Salinas, il quale nel secondo periodo di sua permanenza si era innamora­ to di Messina e voleva che anche l'edificio del Museo fosse Museo. Il Comune non potrà affrontare le spese per il mantenimento del Museo civico. Per questa ragione giustifico allora il mio NO al programma della presidenza. Puzzolo Sigillo chiarisce che anche lui non assistette alla votazione a cui si accenna, ed ha deplorato. Il prof. Arena ed altri hanno insistito in seguito perché si riesamini la questione. Presidente: dichiara che Arena ritirò la sua proposta. D'Amico: fui caldeggiatore. Da sei anni io insisto tanto in seno alla Società perché la Commissione di Belle Arti dia un elenco delle opere d'arte. Protesta poi contro la facciata del palazzo municipale. Dimissioni. Mondio cav. Paolo si accettano. Prof. Arena SI respmgono. Nuovi soci. Soci effettivi: Prof. avv. Giacomo Crisafulli (prop. La Corte) Avv. Pier Gherardo Macrì (prop. La Corte) Avv. Adolfo Macrì (prop. La Corte) Cav. Francesco Mannamo (prop. La Corte) Cav. Domenico Pirrone (prop. La Corte) Cav. ing. Giacomo Donato (prop. La Corte) Ing. Cajo Mario De Luca (prop. Burrascano) Mons. arciv. D'Arrigo (prop. La Corte) Cav. U go Ribera (prop. La Corte) Avv. Raffaele Villari (prop. La Corte) Ing. cavalier Amilcare Martines (prop. La Corte) Le fonti 409

Avv. Giuseppe Privitera (prop. La Corte) Cav. Giuseppe Ferraù (prop. La Corte) Tommaso Rizzotti (prop. Burrascano) Rosario Carulli (prop. Burrascano) Giacomo Costa (prop. Burrascano) sac. prof. dotto Andrea (prop. Ferri) Fortino avv. cav. Giuseppe (prop. Musicò).

2 Seduta del 27 febbraio.

Intervenuti: A. Macrì, A. D'Amico, G. La Rosa, D. Calabrò, Fazio, Di Stefano, Martino, Saja, Crisafulli, Mac Donald. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Per la biblioteca sociale. 3. Offerta di oggetti storici. 4. Nomina di nuovi soci. Comunicazioni. Il prof. Cannizzaro addita tre volumi manoscritti esistenti a Paler­ mo presso il principe di Fitalia, e contenenti i privilegi antichi di Messi­ na. Chiede un voto al Comune per farli copiare a spese della città. Il fascicolo è in corso di stampa, e tra 15 giorni si avrà. Nella prossima tornata daremo il bilancio e tratteremo l'apertura dei locali. Voto di plauso al Comune per la ristampa del Gallo. La Società mette a disposizione della Commissione i suoi locali e la sua biblioteca. Biblioteca sociale. La vedova Tropea offre in dono la ricca biblioteca del prof. Tropea. Chiede che la Società faccia del suo meglio perché il ministero le liquidi la pensione: il marito non aveva compito gli anni di servizio perché gli mancavano un mese e mezzo. Interessare l'ono di Cesarò. Offerta di oggetti. Sono 5 vedute di Messina ed un medaglione di Bottari in bronzo. L'offerente, tale Spanò, chiede 200 lire che si potrebbero ridurre a f. 150. 410 Salvatore Tramontana

La Società non ha fondi, se i soci credono, si sottoscrivano con un paio di lire ciascuno.

3 Lettera di Giuseppe Spanò che offre alla Società vedute di Messina.

Ill.mo Sig. presidente della Società di Storia Patria. Messina. Il sottoscritto, conoscendo quanta codesta benemerita Società curi a raccogliere ricordi cittadini, offre in vendita 9 quadri ad olio ed una colonna in legno mogano, per la somma complessiva di f. 350. I quadri rappresentano: Panorama di Messina f. 40 Palazzata di Messina f. 40 Messina vista dal villaggio Santo f. 40 Castel di Porta Real Basso dopo l'assalto del 1848 f. 40 Riviera S. Francesco di Paola f. 40 Ospizio Collereale f. 40

A riportare f. 240 Riporto f. 240

Chiesa della Grotta f. 40 Corpo Santa Teresa f. 40 Costumi di carnevale f. 15 Colonna in legno f. 15

Totale f. 350

In pari tempo il sottoscritto si permette offrire in dono alla bene­ merita Società un medaglione in bronzo, esprimente il patriota e lettera­ to prof. Michelangelo Bottari. In attesa di cortese riscontro la riverisce. dev.mo Giuseppe Spanò Messina, 22 febbraio 1915. Via Castaloti piazza del Popolo. Le fonti 411

4 Assemblea del 20 dicembre.

L'anno 1915, il giorno 20 dicembre alle ore 17, in Messina, nei loca­ li sociali della Società Messinese di Storia Patria, siti in Via Risorgimen­ to (palazzo Alliata), si è riunita la detta Società in seconda convocazione, sotto la presidenza del titolare notaro Luigi Martino, assistito dal segre­ tario generale avv. notaro Domenico Puzzolo Sigillo. Intervenuti: Luigi Martino, Domenico Puzzolo Sigillo, Raimondo Mac Donald, Filippo Arena, Francesco Mazziotta, Gaetano La Corte Cailler, Agostino D'Amico, Domenico Calabrò. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Elezione cariche sociali. 3. Acquisto di oggetti storici. Istanza Spanò di offerta in vendita alla Società di quadri antichi (vedute di Messina). Viene letta ed allegata al presente. Chiede 2. 350. Delibera acquistarli per 2. 200. Offre dei busti in marmo di 4 banchieri esteri stabiliti a Messina dopo il terremoto del 1783. Delibera acquistarli per 2. 150. Fondi per detti acquisti. Il presidente riferisce di avere iniziato una sottoscrizione di 2. 5, che ha già fruttato qualche somma. Arena ritiene si potrebbe supplire facendo pagare il diploma. Mac Donald vorrebbe una lettera ai soci per acquistare il diploma per i bisogni della Società. Lettere dimissioni. Antonino D'Angiolini, Vincenzo Procopio, Giuseppe Mondio. Si allegano le lettere e si accettano le dimissioni. Puzzolo Sigillo propone cancellarsi dall'elenco i soci che non si tro­ vano al corrente con i pagamenti. Mazziotta desidera prima la diffida. Puzzolo Sigillo consente. In questo senso resta deliberato. Locali. Mazziotta desidera chiarimenti. Presidente riferisce le pratiche fatte per ottenere nuovi locali dal Comune. Ma fin qui non si è potuto otte- 412 Salvatore Tramontana nere. Si spera in un paio di stanze nella casa comunale, casa ora abitata dall'avv. Ciraolo, che è stato diffidato a lasciarla. Arena propone modifiche allo «Statuto», specie per l'approvazione del bilancio consuntivo e preventivo, ed una terza riunione per l'elezio­ ne delle cariche. Si stabilisce accettare all' ordine del giorno per la prossima seduta il bilancio preventivo e consuntivo.

5 Lettera di dimissioni del socio Vincenzo Procopio Romeo.

Ill.mo sig. presidente della Società di Storia Patria Messina, prego VS. ill.ma di compiacersi accettare le mie dimissioni da socio di codesto on.le sodalizio, poiché per i miei affari sono impossibilitato di frequentare i locali della Società. Con perfetta osservanza e distinta stima La riverisco. Messina, li 21 giugno 1915. Vincenzo Procopio Romeo.

6 Lettera di dimissioni del socio Antonino D'Angiolini.

Ill.mo sig. presidente della Società di Storia Patria Messina, prego V.S.ill.ma di compiacersi accettare le mie dimissioni da socio di codesto on.le sodalizio, poiché per miei affari sono impossibilitato di frequentare i locali della Società. Con perfetta osservanza e distinta stima La riverisco. Messina, li 21 giugno 1915. Antonino D'Angiolini. Le fonti 413

XII

1916. Verbali delle sedute, reg. 4, pp. 1-31 [viene ripetuta la numera­ zione delle pp. relative ai verbali dell'anno precedente]

1 Seduta del 27 gennaio.

Ordine del giorno. 1. Discussione conto 1915 e bilancio 1916. 2. Elezione cariche sociali. 3. Comunicazioni della presidenza. 4. Voto per il nuovo palazzo municipale. [Mancano i verbali di questa seduta, ed è riportato solo il bilancio consuntivo per l'esercizio precedente trascritto nella p. 414].

2 Lettera del segretario della Commissione di Antichità e Belle Arti alla Società Storica Messinese.

Messina, 11 aprile 1916. Ill.mo sig. presidente della Società di Storia Patria Messina, per incarico del pesidente di questa regia Commissione conservatri­ ce dei monumenti ed opere d'arte della provincia, mi pregio inviare alla S.v. ill.ma copia del verbale preso nell'ultima seduta di detta Commis­ sione, perché la Società di Storia Patria, dalla stessa S.V.Ill.ma degnamen­ te presieduta, voglia unirsi al voto, preso all'unanimità, per la sollecita costruzione del Museo nazionale in Messina, secondo il progetto dell'ar­ chitetto Valenti. In attesa di un Suo riverito riscontro, La ossequio, il commissario segretario ing. A. Giunta. ENTRATA USCITA -l>- --l>- Resto di cassa esercizio precedente 5.:. Residui passivi esercizi precedenti 5.:. Titolo I Titolo I Entrate effettive Spese effettive Sezione I - Entrate ordinarie: Sezione I - Spese ordinarie: Dai soci effettivi per quota contributo mensile 5.:.1.200 Al tipografo D'Amico per la pubblicazione dell' A.S.M. 5.:. 600 Dai soci aderenti per quota contributo annuale 5.:. 200 Per acquisto di libri ed oggetti antichi 5.:. 300 Titolo II Per mensile affitto locali sociali 5.:.1320 Entrate straordinarie eventuali dal Titolo II Comune di Messina per contributo Spese d'amministrazione: .,(FJ saldo il presente esercizio 5.:. 300 Per stampe, generi di scrittoio, spese postali ed altro .,< Dalla Dep. Provo di Messina per contributo saldo occorrente durante l'esercizio 5.:. 100 8,., rt> il presente esercizio 5.:. 300 Al municipio di Messina per consumo acqua durante ~ "., Dall' Ammine del Banco di Sicilia per contributo la gestione 5.:. 37 8 o per la presente gestione 5.:. 500 Per compilazione cataloghi della Biblioteca e per g Titolo III "., corrispondenza 5.:. 200 .,::l Entrate straordinarie: All' esattore per percentuali sulle esazioni 5.:. 210 Dalle Confraternite Verdi, Trinità e Pace per Al messo per salario 5.:. 150 contributo mensile sub-affitto locali 5.:. 720 Titolo III Ricavato dalla vendita degli Atti sociali 5.:. 25 Fondo di riserva per sopperire alle deficienze possibili nelle assegnazioni passivo del presente bilancio 5.:. 328 Totale introito 5.:. 3.245 Totale esito 5.:. 3245 Introito f.3.245 Bilancio Esito f.3.245

Pareggio Le fonti 415

3 Lettera del presidente della Società Messinese di Storia Patria al pre­ sidente della Commissione Antichità e Belle Arti.

18 aprile 1916. Ill.mo sig. presidente della Commissione d'Antichità e Belle Arti Messina. Mentre ringrazio per l'invio del verbale 24 scorso mese, assicuro la S.V. ill.ma che nella settimana dopo le feste pasquali questa Società sarà convocata, e si occuperà delle questioni del Museo. Con ossequi. il presidente L. Martino.

4 Seduta del 12 giugno.

Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Ammissione nuovi soci. [Mancano i verbali di questa seduta].

5 Seduta del 31 luglio.

Ore 16,30 nei locali dei Magazzini generali. Intervenuti: Martino, Puzzolo Sigillo, La Corte Cailler, Ferri, Di Stefano, Mazziotta. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Nomina nuovi soci. Rimandate le comunicazioni, si nominano effettivi: 1. Cav. prof. Calogero Liotta, regio provveditore agli studi (prop. Ferri). 2. Dott. Eugenio Occhipinti (prop. Morabello). 3. Avv. Francesco Coglitore (prop. Mazziotta). 416 Salvatore Tramontana

6 Lettera di F. Mazziotta al presidente.

Messina, 23 agosto 1916. Carissimo direttore ed amico, eccole i nomi che io propongo per la nostra associazione, dico meglio per la nostra Società Messinese di Storia Patria: 1. Cav. Giuseppe Siracusa, ex cancelliere capo del Tribunale, abitan­ te nel villino principe Ruffo Calogero, di fronte al Camposanto. 2. Santi Enzo Di Giacomo, studente dell'Università, giovane scrit­ tore ed autore di varie pubblicazioni intorno alle opere d'arte della nostra città. 3. Associazione della Stampa. Cordiali saluti dall'aff.mo Suo Mazziotta. Le fonti 417

XIII

1917. Verbali delle sedute, reg. 4, pp. 1-95.

1 Seduta del 3 gennaio.

N ei locali dei Magazzini generali. Ordine del giorno. 1. Approvazione bilancio 1917. 2. Approvazione conti 1916. 3. Nomina Consiglio direttivo. 4. Ammissione soci. La benemerita Società Messinese di Storia Patria, nella tornata gene­ rale del 3 gennaio 1917, ha trattato vari argomenti d'interesse cittadino, e principalmente ha protestato contro la vandalica distruzione della lapide nella palazzata alla marina, che ricordava la guerra fra i messinesi ed i sovrani. In pari tempo il sodalizio ha chiesto di ritirare, e nei propri loca­ li conservare, la lapide ed il busto del viceré duca di Laviefville, che resta­ no all'angolo della casa Siracusano, nella palazzata, ricordando che quel viceré è stato un benemerito di Messina, anche perché ha fondato fra noi la prima Borsa di commercio sorta in Sicilia. L'assemblea in pari tempo ha provveduto all'elezione del Consiglio direttivo, confermando nella carica di presidente il notaio Luigi Martino, di vice presidente il cav. Gaetano La Corte Cailler, di segretario l'avv. Domenico Puzzolo Sigillo, di vice segretario il sig. Domenico Calabrò; confermando anche nella carica di direttore delle pubblicazioni il prof. Gaetano Oliva. A componenti il Consiglio direttivo ha chiamato, anche per acclamazione, l' avv. Pier Gherardo Macrì, il prof. Agostino D'Ami­ co, il prof. Gaetano Ferri; ed a componenti il Consiglio di redazione l'a­ gronomo Adolfo Morabello, il cav. Francesco Mazziotta, l'avv. Domeni­ co Gangemi. La Società finalmente ha approvato i conti consuntivi 1916 ed il bilancio preventivo 1917, [per il quale si veda tabella a p. 419], plauden­ do al sindaco comm. Martino perché ha concesso gratuitamente come 418 Salvatore Tramontana sede del sodalizio la palazzina dei Magazzini generali, sgravando la Società di un'ingente spesa per affitto locali. Passando quindi alla nomina di nuovi soci, sono stati accettati ad unanimità i signori: Barbera Orazio, Bette cav. avv. Augusto, Crisafulli Mondio avv. Giuseppe, Cogliani prof. dotto Virgilio, De Pasquale Santi Enzo, Gatto prof. Annita, Santi prof. Giuseppe, Russo prof. Luigi, Sanzo prof. dotto Luigi, Siracusa cav. Giuseppe, Travaglianti prof. sac. Antonino. Ora che la Storia Patria ha ripreso regolarmente il suo funziona­ mento, anche con la continuazione della stampa del suo ben quotato «Archivio Storico Messinese», ci auguriamo che essa possa riaprire pre­ sto ai soci i locali, ricchi di tante memorie cittadine, e nello stesso tempo possa provvedere al riordinamento della vasta biblioteca, tanto utile agli studiosi delle memorie patrie. Bilancio preventivo per l'esercizio 1917 della Società Messinese di Storia Patria.

ENTRATA USCITA Resto di cassa dall'esercizio precedente: 5::. 103,99 Titolo I Titolo I Spese effettive: Sezione I - Entrate effettive: Sezione I - Spese ordinarie Entrate ordinarie dai soci effettivi per quota Per riparazione e restauro locali 5::. 150 contributo sociale 5::. 1200 Al tipografo D'Amico per spese di pubbl. A.S.M. 5::. 900 dai soci aderenti per contributo z. 200 Per acquisto di oggetti e libri antichi 5::. 100 Titolo II Titolo II Entrate straordinarie: Spese d'amministrazione: dalla Dep. Provo per sussidio 5::. 300 Alla Società elettrica per consumo luce t"-< 'èì''" Dall'ammine del Banco di Sicilia per sussidio 5::. 200 nei locali sociali durante l'anno 5::. 40 5-. Per stampa e generi di scrittoio, spese postali Totale introito 5::. 1900 e altro occorrente durante l'esercizio 5::. 150 All' esattore per percentuale sugli incassi Introito 5::.1.900 Bilancio quote sociali 5::. 280 Esito 5::. 1. 900 Titolo III Pareggio Fondo di riserva per sopperire alle deficienze passive del bilancio 5::. 280

Totale esito 5::.1900 Messina, 1 gennaio 1917. il segretario il presidente ...... Puzzo lo Sigillo Martino '"' 420 Salvatore Tramontana

2 Comunicazioni di conferma in carica.

Messina, 5 gennaio 1917. Son lieto di comunicare alla S.V. che nella tornata generale del 3 corro l'assemblea dei soci ha confermato la S.v., per acclamazione, nella carica già tanto degnamente coperta di presidente vice presidente segretario vice segretario direttore delle pubblicazioni. Nel comunicarle quanto sopra, gradisca intanto, con le congratula- zioni maggiori, i sensi della mia personale considerazione. Il presidente L. Martino Questa comunicazione è fatta ai sigg: 1. Notar Luigi Martino; 2. Cav. Gaetano La Corte Cailler; 3. Avv. Domenico Puzzolo Sigillo; 4. Domenico Calabrò; 5. Prof. Gaetano Oliva.

3 Comunicazioni della nomina a componente il Consiglio direttivo.

Messina, 5 gennaio 1917. Son lieto di comunicare alla S.v. che nella tornata del 3 corrente l'as­ semblea generale dei soci ha chiamato la S.v., per acclamazione, a far parte del Consiglio direttivo di questa Società. Nel comunicarLe quanto sopra, gradisca intanto, con le congratula­ zioni maggiori, i sensi della mia personale considerazione. il presidente L. Martino Questa comunicazione è fatta ai sigg: 1. Avv. Pier Gherardo MacrÌ; Le fonti 421

2. Prof. Agostino D'Amico; 3. Cav. prof. Gaetano Ferri.

4 Comunicazioni della nomina a componente il Consiglio di redazione.

Messina, 5 gennaio 1917. Son lieto di comunicare alla s.v. che, nella tornata del 3 corrente, l'assemblea generale dei soci ha chiamato la S.v., per acclamazione, a fare parte del Consiglio di redazione di questa Società. Nel comunicarLe quanto sopra, gradisca intanto, con le congratula­ zioni maggiori, i sensi della mia personale considerazione. il presidente L. Martino Questa comunicazione è fatta ai sigg.: Agr. Adolfo Morabello; Cav. Francesco Mazziotta; Avv. Domenico Gangemi.

5 Consiglio direttivo 15 marzo 1917.

Il Consiglio direttivo della Società Messinese di Storia Patria si è riu­ nito il 15 marzo 1917, alle ore 17, nei locali sociali (Magazzini generali) per trattare il seguente ordine del giorno: Affari vari di amministrazione. Intervenuti: La Corte Cailler vice presidente, Mazziotta, D'Amico, Ferri, Calabrò vice segretario. Si delibera: 1. Saldare un conto di f. 24 al rilegatore Nadile per rilegature ese­ guite nel 1914. 2. Nominare socio aderente il sac. Chillemi, parrocco di S. Giacomo. 3. Proporre a socio onorario (su proposta Mazziotta) il prof. dotto comm. Giuseppe Cosentino, capo divisione dell' Archivio di Stato di Palermo. 422 Salvatore Tramontana

Proporre a soci effettivi: 1. D. Rufo Ruffo, principe della Scaletta (Roma) (prop. Mazziotta). 2. Sig.na D'Amore Isabella (prop. Calabrò). 3. Sig.na Maria Tosti (prop. D'Amico). 4. Rag. Giuseppe Quartararo (prop. La Corte). Alle ore 18 la seduta è sciolta. per il segretario per il presidente D. Calabrò. G. La Corte Cailler.

6 Richiesta di convocazione della Società 12 maggio 1917.

All'Ill.mo sig. presidente della Società Messinese di Storia Patria. Messina. I sottoscritti pregano la S.v. di volere riunire al più presto possibile la Società per discutere e per provvedere intorno all'eventuale offerta delle collane artistiche e storiche alla patria. Messina 12 maggio 1917. F. Mazziotta, Morabello, P. Mallandrino, S. Arcidiacono, A. Giun­ ta, L. Manganaro, Alfredo La Bella.

7 Seduta del 21 maggio.

Presiede il vice presidente cav. La Corte Cailler, assiste il segretario generale avv. D. Puzzolo Sigillo. Intervenuti: G. Campagna, T. Cannizzaro, A. Morabello, D. Puz­ zolo Sigillo, F. Burrascano, L. Manganaro, A. D'Amico, D. Musicò, Vir­ gilio Cogliani, D. Calabrò, G. Ferri, F. Mazziotta, G. La Corte Cailler. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Nomina di nuovi soci. Comunicazioni. 1. Acquisto quadretto, forse di Panebianco. 2. Sportelli agli scaffali. Le fonti 423

3. Legato del cav. Carlo Rajmondo Calvi (ritratto del padre, meda- glie e diplomi). 4. Sussidio Banco di Sicilia. 5. Amò L'Archivio Storico Messinese è quasi pronto e sarà presto distribuito. Il Cav. Rajmondo Calvi ha legato il ritratto del padre alla Società nostra insieme a medaglie ed onorificenze. lo ho interessato perché anche i libri fossero dati alla Società. Il Banco di Sicilia ha dato f. 300. Si è pensato di completare di sportelli gli scaffali, per i quali si aspet­ tano le tavole dal municipio. Abbiamo acquistato un quadretto forse del Pane bianco o di S. Ferro. Offertoci per f. 10. Sono stati offerti diversi oggetti che noi abbiamo sospeso di acqui­ stare. Fra essi vi è la Guida del 1902. Resta autorizzato il presidente di acquistare tutto per f. 25 circa o niente. C'è un ritratto del Panebianco, offerto per f. 10: è di Aloisio Juvara. E per una medaglia di Maurolico. Per copiatura di inviti ecc. della Società si è adibito un impiego municipale e si delibera un compenso di f. 50. La Società riceve invito a stampa del Comitato Pro Cena. Date le ristrettezze del bilancio si stabiliscono f. 50. Ecco il testo della richiesta: Messina 4 maggio 1917. Comitato Esecutivo Pro Cena Egregio Signore Il Comitato Pro Cena dovendo procedere all'appalto della baretta per essere pronta per la processione del venturo anno, e non avendo ancora raccolto che poco più di f. 2.000, si permette pregare V.S. ill.ma a che si compiaccia rimettere al cassiere il Suo contributo. Sicuro che V.S. non mancherà a contribuire per integrare la storica processione delle barette. Con osservanZa il cassiere il presidente rag. Manganaro Letterio. Musicò Ferro Diego. Il socio Musicò ringrazia a nome del Comitato. 424 Salvatore Tramontana

La Società riceveva una lettera di alcuni soci per ordine alle collane. Si è sparsa la voce che la Giunta voleva donare alla Patria le antiche collane. La Giunta voleva conservarne una. La cittadinanza ha pensato diversamente. Sulle collane La Corte Cailler ha raccolto le seguenti notizie: Relazione sulle collane dell'antico Senato messinese fatta alla Società di Storia Patria il 21 maggio 1917 dal vice presidente cav. Gaetano La Corte Cailler: Il distintivo delle collane d'oro dell' antico Senato messinese si ricol­ lega ad altri privilegi e ad avvenimenti storici che è bene anzitutto ricor­ dare. Quando avvenne il disastro del 1783, re Ferdinando III (poi I) delle Due Sicilie, provvide alla rinascita della città con generosità rimarchevo­ le, concedendole un largo portofranco e rendendola indipendente quasi in tutto dalla città di Palermo. In tale occasione tornarono a destarsi le secolari gare municipali tra Palermo e Messina, e da quelle venne fuori la questione, tanto dibattuta, del titolo di «Capitale» del regno di Sicilia che la città di Palermo aveva negato a Messina per secoli. Il Senato del tempo si interessò della cosa, e mentre dava incarico al dotto abate Gregorio Cianciolo di scrivere un libro dal titolo Messina capitale del regno di Sicilia (che giace inedito nella libreria del Museo civico), protestava preso il sovrano, il quale, il 25 marzo 1800 rilasciava un Diploma in cui si diceva che re Ferdinando «al quale è stato reso conto de' titoli e privilegi de' quali gode la città di Messina, o per con­ cessione dei suoi predecessori, o per antico legittimo possesso, si è degnato di confermare i privilegi e titoli predetti, tra i quali quello di capitale del regno di Sicilia, che conserverà con ugual diritto ed in pari grado con la città di Palermo». In conseguenza di questa sovrana determinazione vuole S. M. che sia imposto un perpetuo silenzio alle reciproche prevenzioni e vertenze fra le città predette, lusingandosi che, cessata fra loro ogni animosità, sarà rista­ bilita fra esse quella buona corrispondenza che si conviene fra sudditi. Risoluta così la questione, con grande soddisfazione dei messinesi, il re volle dare una seconda prova di attaccamento alla nostra città, ed infatti il 22 maggio 1816 il marchese Donato Tomasi inviava da Napoli, al Senato di Messina, un real diploma scritto in latino, in cui, sotto la data 15 gen­ naio 1816, il re rievocava tutta la storia gloriosa di Messina, le sue alte benemerenze, e sciogliendo una promessa fatta, concedeva al Senato di Le fonti 425 potersi fregiare di una collana d'oro con sottostante una medaglia, nella quale da un lato doveva restare scolpita l'effige del re coperta di elmo con l'iscrizione: FERDINANDUS BORBONIUS UTRIUSQUE SICI­ LIAE REX P.F.A. Mentre nell'altro lato dovevano scolpirsi due rami di ulivo in forma di corona con un giglio in alto e nel mezzo l'iscrizione: MESSANENSIUM FIDE! AERE VULGARIS ANNO MDCCCXV. Il marchese Tomasi, nel rimettere il diploma suddetto, scriveva: «sono certo che il Senato e il popolo messinese riceveranno con somma gioia e conserveranno con estrema gelosia questo prezioso monumento, siccome quello che tramanderà ai posteri una doppia memoria, cioè che i messinesi di oggi han saputo accrescere il glorioso patrimonio, lasciato lor dai maggiori, di illustri fatti». Il diploma consegnato il 27 giugno al senatore di Settimana D. Anni­ bale Laudamo, era conservato in un astuccio di pelle rossa con fodera di pelle verde, il tutto rinchiuso in una cassetta di noce, dov'era inoltre uno scatoletto d'oro contenente il suggello reale in ceralacca rossa. Ed il Sena­ to il 16 luglio lo depositava per migliore custodia presso la Cappella della Sacra Lettera, cioè nel Tesoro del Duomo, dove è stato rinvenuto dopo il 28 dicembre 1908 e trasferito nel palazzo arcivescovile. Volendo finalmente re Ferdinando completare la serie delle sue con­ cessioni al magistrato messinese, altra ne largiva in occasione che con la legge del 24 marzo 1817 venivano regolati i titoli spettanti alle varie dignità del regno. Infatti il 9 aprile dello stesso anno il marchese di Cir­ cello, da Napoli, comunicava al Senato messinese che S.M. «avendo riguardo al Nobil Corpo municipale di Messina, e del perenne suo lustro e decoro che esso ha costantemente conservato, e volendo farvi corri­ spondere i particolari distintivi di onore, si è degnata di fissare il titolario di Eccellenza per cotesto ragguardevole Corpo». In questo modo il re dava ancora una volta alla città di Messina un particolare distintivo di costante benevolenza e dell'alta considerazione cui tuttavia la teneva, mentre con la concessione delle collane aveva dato ad essa quanto non era stato concesso a nessun'altra città del regno delle Due Sicilie. A degna sede poi di un magistrato di tanto rilievo, re Ferdinando concedeva la costruzione di quel sontuoso palazzo senatorio alzato dall'architetto Minutoli nel 1818, e che noi abbiamo visto abbattere durante l'anno 1915. 426 Salvatore Tramontana

Sopravveniva intanto la rivoluzione del 1860, e questa accusò di «borbonismo» le collane senatorie, tanto che, appena espugnata la Citta­ della e riunito il Consiglio comunale, il sindaco del tempo, dotto Salvato­ re Natoli, fece deliberare a maggioranza di vendere subito le collane d'oro «considerando che le dette decorazioni ricordano i tempi della borbonica dominazione cui fu Messina servilmente soggetta, di che per l'italiano felice Risorgimento fa d'uopo cancellare anche la memoria». Ciò nella tornata del 21 maggio 1861, ma la cittadinanza rimase male per il provvedimento, tanto che la Giunta tentò una via di mezzo e si rivolse a Vittorio Emanuele II chiedendo di potere continuare a fregiarsi dei distintivi che già erano in uso. Allora, con nota del 17 giugno 1861, n. 941, il ministro dell'Interno rispondeva che il re aveva «espressamente annuito che la Giunta possa fregiarsi dei distintivi che già erano in uso, sostituendo però la Croce di Savoja all'effige di Ferdinando I ed ai gigli borbonici che annodavano le anella delle collane, ove sono impressi lo stemma della città e gli emblemi della Sicilia». Il sindaco Natoli dava lettura di detta ministeriale nella tornata del 9 novembre 1861, ed allora il Consiglio, considerando «essere conforme alla dignità di un municipio il significare la propria rappresentanza con distintivi di onorificenze, tanto dove siano stati questi da lungo tempo in uso e vi si annotino come nella specie delle popolari tradizioni», a voti unanimi facoltava la Giunta a far riformare le collane suddette secondo la ministeriale di cui sopra. CosÌ le collane vennero modificate lasciando dell' antico solo gli stemmi di Messina che si susseguivano nelle anella: i gigli borbonici furo­ no sostituiti dalla Croce sabauda, e la medaglia venne tutta rifatta con l'effige del re galantuomo. CosÌ le collane, che ora vediamo e che sono di oro di 23 carati, comprendono 18 Croci sabaude con 17 stemmi vari, alternati, della città (cioè la Falce, il Leone rampante, il Castello turrito, e l'attuale Croce d'oro in campo rosso). La grande medaglia che sostituisce quella di Ferdinando reca l'effi­ ge del re Vittorio Emanuele II e la legenda attorno: VITTORIO EMA­ NUELE II PER GRAZIA DI DIO E VOLONTÀ DELLA NAZIO­ NE RE D'ITALIA, mentre nel resto si legge: MUNICIPIO DELLA CITTÀ DI MESSINA. Dette collane sono chiuse in astucci di legno, rivestiti di velluto Le fonti 427 all'interno e foderati di pelle con lo stemma della città a secco e in oro. In origine (1816) le collane d'oro concesse al Senato erano 6, perché 6 erano i senatori, ma nel 1819, in seguito alla legge 11 ottobre 1817 che dava nuove forme all'amministrazione civile, e creava la carica di sinda­ co della città, che allora fu De Pasquale Santi. Più tardi poi, date le gran­ di benemerenze del detto cancelliere maggiore del Senato dotto Carmelo La Farina, il magistrato municipale insignì quest'ultimo della toga sena­ toria, ammettendolo a suo fianco nelle solennità cittadine, e quindi un'ottava collana d'oro venne apprestata. Abolito il Senato nella sua uffi­ ciale rappresentanza, le collane vennero depositate, di unita alle argente­ rie del cessato magistrato, nel tesoro del Monte di Pietà, per garanzia maggiore, e tutto colà si è recuperato dopo il disastro del 1908. Ricordo infine che, con l'abolizione del Senato, l'antica corte di esso andò naturalmente a sparire man mano. Nella tornata del 19 giugno 1861 il sindaco dotto Natoli, su proposta della Giunta, faceva abolire dal Con­ siglio i trombettieri avvisatori del Senato, ritenendo ne inutile il servizio, e nella tornata 15 dicembre 1865 il Consiglio stesso radiava dal bilancio la spesa per alabardieri che erano 8 ed un caporale. In pari tempo si ren­ devano inutili i mazzieri e le antiche carrozze del Senato: le prime ven­ nero relegate in tesorerie e le seconde, una delle quali notevole per squi­ siti intagli e pitture (1742), furono tolte dalla rimessa e chiuse nei magaz­ zini della Casa Pia, poi in quelli di S. Andrea Avellino e poi all' Aleman­ na, dove ancora si conservano. Concludo che ultimo ricordo dell'antico Senato era l'intervento di esso, e poi della Giunta, nelle funzioni religio­ se importanti. Ma tale intervento venne poi ridotto; alla tradizionale toga la Giunta sostituì il moderno stiffelius, al quale però sovrapponeva sem­ pre le collane d'oro, ma poi si propose addirittura l'abolizione dell'inter­ vento in chiesa, nella tornata consiliare del 19 dicembre 1865, che sebbe­ ne non approvata, pure più tardi ebbe effetto, e precisamente durante la sindacatura del barone Ernesto Cianciolo, il3 giugno 1884. Dopo di questo, si legge una lettera del socio Morabello che presen­ ta un ordine del giorno: La Società Messinese di Storia Patria, riunita in assemblea generale, Considerando che, dopo il disastro immane del 28 dicembre 1908, assolutamente nulla è rimasto che possa testimoniare la grandezza della sto­ ria millenaria di questa città, di questa antica leonessa del Regno di Sicilia, 428 Salvatore Tramontana

Ritenuto che per i superstiti, spettatori doloranti dell'agonia della Messina che fu, sia doveroso custodire i pochi cimeli dal disastro e dai terremoti burocratici non visti, Propone Perché sia destinata una sala del Museo nazionale alla raccolta dei cimeli dell'antico Senato. In essa sala dovrebbero prendere posto mani­ chini dei senatori da rilevare dalle Confraternite del Monte di Pietà, dei Verdi, della Trinità e dai privati, mentre in apposite vetrine verrebbero conservati il servizio d'argento, libri, manoscritti, pergamene, diplomi e quant'altro può giovare ad illustrare la diplomazia, la politica e l'ammi­ nistrazione dell'antico Senato medesimo. Quindi, pur plaudendo al gesto patriottico dell' onorevole Giunta municipale, la quale, donando allo Stato le collane d'oro senatoriali, inte­ se affermare il sentimento patriottico - mai messo in dubbio - di Messi­ na italiana, Fa voti vivissimi Perché, in vista della superiore proposta, venga frattanto revocata la deliberazione relativa al dono delle storiche collane, e perché la Giunta, col solito patriottismo che la distingue, rendendosi interprete del senti­ mento unanime della cittadinanza, faccia propria la proposta della Società Messinese di Storia Patria e ne provochi l'attuazione presso le autorità competenti. Questo voto della Società, per la conservazione delle collane d'oro dell'antico Senato messinese che il Comune intende donare allo Stato, viene comunicato a: 1. Ministro della Pubblica Istruzione; 2. Prefetto di Messina; 3. Sindaco di Messina; 4. Regio ispettore di Antichità e Belle Arti di Messina; 5. Regia Accademia Peloritana di Messina; 6. Collegio degli ingegneri e degli architetti di Messina; 7. Regio soprintendente ai Musei e Gallerie di Messina; 8. Presidente della Commissione di Antichità e Belle Arti di Messina; A S.E. l' on.le ministro della Pubblica Istruzione, Roma. Nel comunicare il superiore voto, questa Società sarà grata se la E.V. Le fonti 429 si piacerà ordinare che vengano conservate a questa città le storiche col­ lane predette, disponendo in pari tempo che la sala proposta per i ricor­ di dell'antico Senato messinese abbia presto la sua migliore attuazione. Con perfetta osservazione, il presidente. All'Ill.mo sig. prefetto della provincia. Nel comunicare il superiore voto, questa Società sarà grata se l'E.V. Ill.ma si piacerà interpretare i suoi autorevoli uffici perché la proposta per una sala nel Museo destinata alla conservazione delle predette colla­ ne e di tutti gli altri ricordi dell'antico Senato abbia presto la sua miglio­ re attuazione. Con perfetta osservanza, il presidente. Il messaggio al sindaco è identico a quello mandato al prefetto. Alla Regia Accademia Peloritana, Messina. Nel comunicare il superiore voto, sarò grato alla S.V. ill.ma se si pia­ cerà indire una riunione di codesto benemerito sodalizio per associarsi alla proposta di questa Società, caldeggiando la conservazione delle sto­ riche collane e la destinazione di una sala del Museo alla custodia dei cimeli dell'antico Senato messinese. Con osservanza, il presidente. Il messaggio al Collegio degli ingegneri e degli architetti di Messina è identico a quello inviato alla Regia Accademia Peloritana. Ill.mo sig. Regio ispettore di Antichità e Belle Arti, Messina. Nel comunicare il superiore voto, sarò grato alla S.V.Ill.ma se si pia­ cerà interessare i suoi autorevoli uffici perché le storiche collane del Senato vengano conservate, e perché nel nuovo Museo nazionale venga destinata una sala per la raccolta dei cimeli dell'antico Senato messinese. Con perfetta osservanza, il presidente. Il messaggio inviato al regio soprintendente alle Gallerie di Messina è identico a quello inviato all'ispettore di Antichità e Belle Arti. Cogliani vorrebbe una frase più forte. Si approva. 430 Salvatore Tramontana

D'Amico parla in proposito al battesimo delle strade. Lamenta che nomi di messinesi illustri non vengano ricordati. Propone un ordine del giorno in cui propone che le principali strade di Messina vengano bat­ tezzate con nomi di uomini illustri messinesi: L'assemblea, temendo che per la denominazione delle strade della nuova città possa essere, dalle autorità municipali, seguito l'antico siste­ ma, quello cioè di trascurare i nomi d'illustri messinesi - e sono molti ed autentici nel campo delle lettere, delle scienze e delle arti, e tra i martiri per la Patria - per ricordare invece nomi che, siano pur essi insigni, nulla hanno a che vedere con la storia di Messina, prega la presidenza di inte­ ressare l'on.le sig. sindaco affinché l'incarico della denominazione delle nostre vie venga affidato ad una commissione di cittadini, noti cultori di storia patria, Agostino D'Amico. Il vice presidente dice che la Giunta ha stampato un elenco di nuove strade. Puzzolo Sigillo propone procurarsi quella deliberazione ed elen­ co della Giunta, per fare una relazione critica da inviare alla Giunta. In questo senso resta assorbito 1'ordine del giorno del prof. D'Amico, che lo ritira. Nuovi soci. Proposta per soci effettivi: D. Rufo Ruffo principe della Scaletta (Roma) (propone Puzzolo Sigillo), prof. dotto Michele Cesareo (propone Musicò), sig.na Maria Tosti, studentessa universitaria, prof. Giacomo Salvatore (), prof.ssa Isabella D'Amore, insegnante Scuola tecnica (propone Calabrò), parroco Giovanni Chillé (prop. Musicò), rag. Giuseppe Quar­ tararo (prop. La Corte), rag. Giuseppe Verzera. Si passa quindi a un altro argomento: Cogliani: il Comitato di Messina dell'Unione generale insegnanti ita­ . li ani pensa di raccogliere in ogni Comune notizie dei morti in battaglia. La Società potrebbe interessarsi e cooperarsi. Puzzo lo Sigillo domanda per farne che cosa, chiede notizie al Comitato. Cogliani: per pubblicarle. Il vice presidente dichiara che la Società ha avuto già la [ ... ] di [ ... ]. La Società ha già pensato per l'avvenire per la città ed i villaggi. Se si vuole ora la Società può formare una Commissione. Mandato al Consi­ glio direttivo di fare la nomina della Commissione. Le fonti 431

Musicò propone che la Società istituisca delle tessere di riconosci­ mento. Si approva. Riguardo al gigante ed alla gigantessa la Società fa voti perché siano affrettati i lavori di riparazione. Raccomanda la conservazione dell'arma­ tura in ferro della bara. il segretario per il presidente D. Puzzolo Sigillo. G. La Corte Cailler.

8 Lettera del presidente dell'Ordine degli ingegneri.

Messina, 1 giugno 1917. Ill.mo sig. presidente della Società Messinese di Storia Patria. Città. Richiesta di adesione al voto del 21 maggio. Nell'accusare ricevuta della lettera 24 corrente mi è gradito assicu­ rarLe che l'argomento di cui trattasi sarà posto all'ordine del giorno della prossima seduta del Collegio che spero possa presto avvenire. Con osservanza. il presidente ing. Pietro Interdonato.

9 Seduta del 1 o giugno.

In esecuzione al deliberato 21 maggio 1917 dell' assemblea generale di questa Società, il cassiere pagherà le seguenti partite: 1. Alla sig.na Giovanna Arnò, compenso per lavoro di copiatura durante il 1916: f. 50; 2. Al comitato "Pro Cena" come sussidio da pagare in due rate, una quest' anno ed una l'anno venturo, f. 50; 3. All'antiquario Andrea Russo per i seguenti oggetti: a) Ritratto del cardinale Mola, f. lO; b) Album delle rovine di Messina, f. 2; c) Messina e dintorni. Guida a cura del municipio, f. 25; d) Medaglia di bronzo esprimente Francesco Maurolico, f. lO; Per un totale di f. 147. 432 Salvatore Tramontana

10 Lettera del cav. F. Mazziotta al presidente della Società Messinese di Storia Patria.

Messina, li 15 giugno 1917. Gentilissimo sig. presidente della Società Messinese di Storia Patria. Messina. La prego perché, nella prossima riunione del Consiglio direttivo, voglia comprendere nell'ordine del giorno l'acquisto delle memorie e ricordi messinesi, meglio descritti nell'unito elenco. Essi preziosi ricordi sono in possesso di persona che sarebbe disposta a disfarsene in ricambio di modesto compenso. Propongo inoltre a socio onorario il cav. uff. prof. Giuseppe Cosen­ tino, capo divisione dell' Archivio di Stato di Palermo. A soci effettivi: cav. avv. Giovanni Valentino, corrispondente della «Tribuna», del «Matti­ no» ecc., consigliere dell' Associazione della Stampa; avv. Antonio Lucife­ ro, vice segretario generale dell' «Unione Edilizia Messinese»; sac. Dome­ nico Passaniti, direttore del giornale «La Scintilla». Con sentito omaggio. Di Lei Dev/mo servitore F. Mazziotta p.s. Il Cosentino è dotto professore di Paleografia, Diplomatica e Dot­ trina archivistica presso l'Archivio di Stato di Palermo, autore di innu­ merevoli opere di storia patria, alcune delle quali interessano Messina. È pure direttore della Società Siciliana per la Storia Patria.

11 Lettera di A. Morabello al presidente della Società Messinese di Sto­ ria Patria.

Ill.mo Sig. presidente della Società Messinese di Storia Patria. Messina. La S.A.T.S. per l'esercizio della trazione elettrica ha fissato delle tabelle per le singole fermate, ha trasferito la fermata San Francesco dal­ l'antico sito allo sbocco della via Canova, di fronte al Giardino a mare. Le fanti 433

Osservo che tale trasferimento ingenera un errore toponomastico che travisa i luoghi dell'antica Messina. La S.V. ill.ma conosce bene che cervellotici criteri hanno sinora capricciosamente proposto o cambiato nome di strade e di contrade. È decoroso che la nostra Società di Storia Patria intervenga a disci­ plinare tali criteri sia per il bene della nostra storia, sia per la dignità del­ l'Ente. Mi premuro, quindi, pregare la S.v. ill.ma perché si piaccia riuni­ re l'assemblea dei soci per la nomina di una commissione, la quale, d'ac­ cordo con la spettabile amministrazione comunale, compili un elenco per la denominazione delle strade ricadenti nel piano regolatore. Intanto la S.v. ill.ma, per il caso della fermata San Francesco, si piac­ cia protestare ed interessare l'Ill.mo sig. sindaco perché la fermata San Francesco venga sostituita con la denominazione «fermata Portosalvo» topo graficamente esatta. Con osservanza, della S.v. ill.ma dev.mo Adolfo Morabello.

12 Seduta del 18 agosto.

N ei locali del Consiglio notarile, Piano Mosella. Acquisto oggetti. Il presidente comunica che un socio propone alla Società di acqui­ stare oggetti importanti per la storia di Messina. Elenco Una medaglia commemorativa del conte Ruggero 5::. 100 Un'incisione raffigurante il sipario del teatro Vittorio Emanuele 5::. 15 Incisione rappresentante il nobile F.P. Villadicani 5::. lO Una lucerna di rame 5::. 10 Una placchetta eguale a quella posseduta dal Museo Botticini 5::. 25 Un quadretto ad olio su legno raffigurante la lanterna di Messina 5::. 25 Due autografi del pittore Vito d'Anna 5::. 40 Un contratto originale fra su or Laura Di Giovanni ed il pittore Vito D'Anna per la decorazione della chiesa S. Teresa 5::. 30 434 Salvatore Tramontana

Due ricorsi di suor Laura Di Giovanni al viceré per la mancata esecuzione dei lavori da farsi dal pittore Vito D'Anna f. 40 Un autografo di Tommaso Alojsio Juvara per il lavoro a penna di Benincasa f. 30

Totale f. 325 Grammatica greca del Lascaris, Ed. Venezia 1539 f. 15 Dovendosi impugnare il bilancio sociale si è creduto opportuno di convocare il Consiglio direttivo. Si delibera all'unanimità di farne acquisto per f. 200. Nuovi soci. Socio onorario: Cosentino cav. Giuseppe, capo divisione Archivio di Stato di Palermo. Soci effettivi: avv. Giovanni Vinci guerra (Barcellona P.G.), Lucifero avv. Antonio, Passaniti sac. Domenico.

13 Lettera di F. Mazziotta al presidente della Società Messinese di Sto­ ria Patria.

Messina, li 18 ottobre 1917. Gentilissimo presidente, Le sarei grato se Ella, per la prossima riunione dell'assemblea, voles­ se aggiungere all' ordine del giorno: 1. relazione illustrativa per i restauri della cattedrale, proposta dei soci ing. Papa e cav. Mazziotta. 2. Ammissione di soci. La ringrazio ed ossequio cordialmente, Suo aff.mo F. Mazziotta Proposta Mazziotta a soci effettivi: 1. Bertolami comm. Mariano. 2. Roncisvalle rag. Giovanni (via Giolitti, quartiere Lombardo). 3. Fabiano rag. Franco (presso cav. Battaglia). A socio aderente: Majolino Oreste. Le fonti 435

14 Lasciti del cav. Carlo Rajmondo Calvi alla Società Messinese di Sto­ ria Patria.

Estratto di testamento olografo. Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e per volontà della nazione re d'Italia Certifica lo sottoscritto avv. Augusto Bette del fu Augusto, notaio in Messina, iscritto al Collegio notarile di questo Distretto, certifico che in data sette aprile millenovecentodiciassette (7 aprile 1917), con verbale da me rogato e registrato il 10 detto al n. 2418, fu aperto e pubblicato il testamento 010- grafo del fu cav. Carlo Rajmondo Calvi del fu Gregorio, morto a Contes­ se (Messina) addì ventidue marzo millenovecentodiciassette. In quale testamento, leggesi fra l'altro quanto segue: «lego il ritratto al naturale ad olio del mio adorato padre alla Società di Storia Patria Messi­ nese fatto in Palermo l'anno 1850, con tutti i diplomi accademici e meda­ glie. Autore della storia di Messina dalla sua fondazione sino ai dì nostri, di un' opera di agricoltura molto utile per i proprietari e vari libretti e manoscritti, Regio ispettore Antichità e Belle Arti in Messina e Provincia». Il presente estratto in carta lettera si rilascia per uso di successione. Messina, lì 17 aprile 1917. Notaio Augusto Bette.

15 Lettera di La Corte Cailler al notaio Bette.

18/4/1917. Egregio sig. cavaliere, L'or defunto mio amico cav. Rajmondo Granata mi aveva promesso che avrebbe legato a questa Società il ritratto a olio riproducente l'effige del padre di lui, noto letterato messinese. So che il testamento è stato aperto agli atti di Lei: contiene disposizioni in proposito? Con ossequi e stima, Suo dev/mo G. La Corte Cailler. 436 Salvatore Tramontana

16 Lettera di La Corte Cailler al cav. Gregorio Rajmondo Granata.

Messina, 20 aprile 1917. Egregio amico, conceda, attraverso il lutto che lo ha colpito, che mi compiaccia con Lei dell'atto morale e di alta giustizia, compiuto morendo, dall'ottimo suo zio e mio illustre amico cav. Carlo Rajmondo Calvi, mercè un testa­ mento olografo di Lui, aperto e pubblicato il 7 c.m. E tanto più mi gode l'animo perché io faccio parte di quella categoria di uomini colpiti spesso da amare disillusioni, come ebbi tante volte a nar­ rare a Lei ed ai suoi zii, quando ricordavo che dalla famiglia mia ben sette eredità vistose sono passate, in un ventenni o appena, a famiglie estranee. Latto di riparazione, che i suoi mi avevano replicatamente promes­ so, ha avuto finalmente esecuzione, e quindi torno a compiacermene con Lei. Intanto il compianto suo zio mi aveva assicurato che avrebbe lascia­ to in perenne ricordo alla città di Messina, tanto amata ed illustrata dal padre suo, i ricordi del predetto suo genitore. Ed infatti egli ha disposto che alla Società Messinese di Storia Patria vada il grande ritratto ad olio riproducente l'effige dello storico e letterato predetto, cav. Gregorio Raj­ mondo Granata, unita mente aì diplomi accademici ed alle medaglie con­ seguite dallo stesso. Però egli non ha ben chiarito che, assieme al ritratto, era sua volontà far seguire tutti i manoscritti lasciati dal padre, e non la sola Storia di Messina dalla sua fondazione sino a dì nostri, ma anche la estesa libreria di storia e letteratura che aveva fornito a quell'insigne nostro concittadino la coltura non comune da tutti riconosciuta. Spetta quindi ora a lei, ben degno discendente e rappresentante della famiglia, di completare la disposizione di civile onoranza ordinata dal cav. Carlo suo zio, e rilasciare quindi alla benemerita Società predetta anche i libri e i manoscritti di cui sopra, poiché questi contribuiscono non poco alle onoranze imperiture che spettano al Rajmondo Granata. Fiducioso nella patriottica adesione di Lei, La prego di ossequiarmi sentitamente la Sua signora e suocera, anche da parte della mia signora, ed accetti intanto una cordiale stretta di mano. Attendo che voglia fissare il giorno e l'ora in cui potrò venire a Contesse per la consegna, in nome della Società. De/mo Suo G. La Corte Cailler. Le fonti 437

17 Lettera del presidente Luigi Martino al cav. Gregorio Rajmondo Granata.

Messina, 24 aprile. Il Sig. avv. Augusto cav. Bette, notaio in Messina, mi ha comunicato che con testamento alo grafo del 12 ottobre 1916 il fu cav. Carlo Raj­ mondo Calvi ha legato a questa Società un ritratto ad olio ed altri ogget­ ti che ricordano il letterato cav. Gregorio Rajmondo Granata, illustre antenato della S.V. In seguito a ciò sarò grato alla S.v. se si piacerà indicarmi il giorno e l'ora in cui potrà aver luogo la consegna di detti oggetti a questa Società, e per essa al suo vice presidente cav. Gaetano la Corte Cailler, da me espressamente delegato con la presente. Con ossequio, il presidente L. Martino. 438 Salvatore Tramontana

XIV

1918. Verbali delle sedute, reg. 4, pp. 1-31 [viene ripetuta la numera­ zione delle pp. relative ai verbali degli anni precedenti]

1 Seduta del Consiglio direttivo del 9 aprile.

Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Nomina di soci. 3. Sollecitare l'avv. Donati per il lascito Rajmondo Granata. 4. Sussidio Banco di Sicilia per il 1918. 5. Sussidio municipio. 6. Dono barone Gardone. 7. Deposito Museo di disegni, sciabole, ecc. 8. Pratiche con il municipio per i medaglioni di via Garibaldi; due monete antiche; vedute di Messina. 9. È stato depositato il manoscritto Scaglione. 10. Propone socio onorario: Ugo Fleres. 11. Dimissioni: rag. Giuseppe Verzera. 12. Voto per rivendicare all'Italia il palazzo Caffarelli di Roma (ade­ sione a quello di Torino 23 marzo 1918).

2 Seduta dell'8 maggio.

N ei locali del Consiglio notarile. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Ammissione di nuovi soci. 3. Locali sociali. [Manca il verbale della seduta]. Le fonti 439

3 Seduta del 1 O settembre.

L'anno 1918, il giorno 10 settembre alle ore 17 in Messina, nei loca­ li del Consiglio notarile gentilmente concessi, si è riunita in assemblea la Società Messinese di Storia Patria in seconda convocazione, dietro invi­ to pubblicato nei giornali cittadini. Intervenuti: Martino presidente, La Corte Cailler vice presidente, Letterio Manganaro, Gaetano Lembo, Giuseppe La Rosa, Francesco Burrascano, Gaetano Ferri, Francesco Mazziotta, Adolfo Morabello, Domenico Calabrò vice segetario. Assiste il segretario generale avv. notar Domenico Puzzolo Sigillo. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Conti 1917. 3. Per gonfalone sociale. 4. Ammissione di soci. 5. Varie. Presidente: riferisce sull'urgenza di provvedere per i locali sociali, poiché tutto il materiale, ammassato nei vani baraccati concessi dai mili­ tari, va a deperire di giorno in giorno. L'amministrazione provinciale ci ha fatto sapere che quando sarà completato il palazzo proprio, vedrà di concederci dei vani: noi abbiamo grande urgenza di salvare il materiale storico dalla distruzione e quindi bisogna insistere per ottenere ora, in via provvisoria, qualche locale nel palazzo predetto. Propone la nomina di una commissione che faccia le pratiche occorrenti per ottenere i vani necessari, e la commissione resta cosÌ composta: cav. Mazziotta, prof. Ferri, sig. Lembo, rag. Manganaro, sig. Burrascano, avv. Puzzolo Sigillo. La commissione promette di riferire infra 15 giorni. Segretario: dà lettura dei conti finanziari dell' esercizio 1917. All'in­ troito si ha la somma di lire 1.587,44 ed all' esito di f. 1.343,25. In cassa abbiamo avuto quindi un'economia, allO gennaio 1918, di f. 244,19. Il conto resta approvato. I Presidente: fa rilevare che la Società, invitata ufficialmente in tante cerimonie e commemorazioni, non ha potuto intervenire mai, come tanti sodalizi, in corpo, per mancanza di un gonfalone. Rilevata la necessità di 440 Salvatore Tramontana fornirlo, egli ha dato incarico ai soci La Corte Cailler e Francesco Bur­ rascano di preparare un disegno adatto e di esibirlo al ricamato re Lo Pre­ sti per un preventivo di spesa. Il disegno è qui all' esame dei soci, il pre­ ventivo del Lo Presti è di f:. 551, a cui è da aggiungere la spesa per la for­ nitura dell'alabarda superiore e quella per la pulitura dell'asta di rame che la Società già possiede e che quindi verrà utilizzata. La Società approva il disegno, votando un plauso ed un ringrazia­ mento ai soci La Corte e Burrascano (autori anche del diploma sociale del 1914 ), e stanzia la somma di f:. 600 in blocco per la fornitura del gon­ falone suddetto. Presidente: passa alla proposta di nuovi soci. Vengono eletti soci effettivi: 1. Comm. Mariano Bertolami (prop. Mazziotta); 2. Avv. Antonio Lucifero (prop. Mazziotta); 3. Rag. Franco Fabiano (prop. Mazziotta); 4. Sac. Domenico Passaniti (prop. Mazziotta); 5. Francesco Tommasi (prop. Mazziotta); 6. Cav. dotto Francesco Romano (prop. Martino e La Corte); 7. Cav. Crisostomo Greco Sciacca; 8. Avv. cav. Paolo Insinga; 9. Avv. cav. Domenico Scarcella; lO. Avv. Andrea Violato; 11. Avv. Francesco Impallomeni. Soci aderenti: Oreste Majolino (prop. Mazziotta). Presidente: fa rilevare che il messo sociale Morgante Giuseppe, in tempi cosÌ difficili chiede un compenso; data la esiguità degli introiti, poiché egli non percepisce che il 20% sugli incassi dei soci oramai ridot­ tissimi, propone che, una volta tanto, gli si concedano f:. 30. La proposta è approvata. Del che si è redatto il presente verbale e la seduta è tolta. Le fonti 441

4 Lettera di Alfredo La Bella al presidente della Società Messinese di Storia Patria.

Messina, 1 agosto 1918. Ill.mo sig. presidente della Società di Storia Patria. Messina. Il socio sottoscritto, prega la S.V.I1l.ma a volere indire una riunione dello Spettabile consesso da ella degnamente presieduto, per pigliare gli opportuni accordi, per visione del progetto del nuovo fabbricato, fronte a mare, per chiudere la via Garibaldi dal corso Vittorio Emanuele, pro­ getto elaborato dal comm. sig. ingegnere Borzì, e che trovasi esposto nella sala del Consiglio comunale di questa città. Con i migliori ossequi e ringraziamenti Dev/mo Alfredo La Bella. 442 Salvatore Tramontana

xv

1919. Verbali delle sedute, reg. 4, pp. 1-7 [si ripete la numerazione delle pp. relative a verbali degli anni precedenti]

Seduta del 21 gennaio.

Al sindaco del Comune di Messina. Voto per la costruzione della cortina del porto. Pregiomi comunicare alla S.V.Ill.ma l'ordine del giorno votato ad unanimità da questo sodalizio nella tornata straordinaria del 7 corrente nella quale intervenne il comm. ing. Luigi Borzì, il qual fece alla Società un' esposizione illustrativa del suo progetto per la ricostruzione della cortina del porto: La Società Messinese di Storia Patria, Per acclamazione esprime un voto di plauso al comm. ing. Luigi Borzì ed ai suoi collaboratori ingegnere Santi Buscema e architetto Ruti­ lio Ceccolini, autori del geniale progetto della cortina del porto di Mes­ sina, e fa voti perché il Consiglio comunale in una delle sue prossime tor­ nate deliberi senz'altro la costruzione, per conto del Comune, di detta cortina e a sua volta faccia voti al governo perché questi, integralmente e sollecitamente, approvi tale progetto onde nel più breve tempo possibile potersi iniziare i lavori dell'opera, la quale, oltre ad essere di grande gio­ vamento per gli usi del commercio, riuscirà certamente di grande decoro artistico per la città. Con ogni osservanza. il presidente L. Martino.

2 Assemblea del 18 marzo, seconda convocazione.

Intervenuti: Martino, La Corte Cailler, Manganaro, Puzzolo Sigillo, Calabrò, Deodato, Rossi, Burrascano, Ferri, Mazziotta, Lembo. [Manca il relativo verbale]' Le fonti 443

XVI

1920. Verbali delle sedute, reg. 5, pp. 1-28.

1 Lettera di La Corte Cailler al cav. Rajmondo Granata.

Messina, 23 febbraio 1920. Ottimo cav. Rajmondo, Cessato lo stato di guerra, questa Società mi ha replicatamente inter­ rogato perché non sono state eseguite ancora le ultime volontà del com­ pianto cugino di Lei. E giro a Lei la preghiera del sodalizio, ed attendo che mi faccia conoscere quando si potranno ritirare i saputi libri ed oggetti. Con saluti cordiali. Dev.mo Suo G. La Corte Cailler.

2 Seduta del 18 marzo.

L'anno 1920, il giorno 18 marzo in Messina, nei locali baraccati del Consiglio notarile, gentilmente concessi, si è riunita in seconda convoca­ zione l'assemblea della Società Messinese di Storia Patria con l'interven­ to dei sigg.: Martino, La Corte Cailler, Manganaro, Puzzolo Sigillo, Calabrò, Deodato, Burrascano, La Rosa, Ferri, Mazziotta, Lembo. Alle ore 16,30 si apre la seduta per trattare del seguente ordine del glOrno: 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Conto consuntivo 1919. 3. Bilancio preventivo 1920. 4. Fitto locali sociali. 5. Legato cav. Rajmondo Granata. 6. Nomina di soci. 7. Indennità caro viveri all' esattore. 444 Salvatore Tramontana

Presiede il notaro Luigi Martino, presidente, assistito dal segretario generale avv. Domenico Puzzolo Sigillo. Presidente: nel presentare il conto consuntivo 1919 ricorda che in seguito alle dimissioni del cassiere egli ha tenuto temporaneamente il ser­ vizio di cassa. Oramai però il cassiere ha promesso di ritirare le dimis­ sioni, e quindi alla prossima tornata ne faremo la conferma in carica. Presenta quindi il seguente conto consuntivo 1919: Introito 2. 1.826,49 Esito ~. 767.42

Resto in cassa al 31/12/1919 ~. 1.059,07 La somma di cui sopra è depositata in un libretto postale a rispar­ mio. Il presidente esibisce detto libretto. L'assemblea approva il conto consuntivo 1919. Il presidente in pari tempo rimanda ad altra seduta il bilancio pre­ ventivo 1920, anche perché lo possa completare il cassiere che tornerà in carica. Siccome l'ora è tarda, ed egli deve allontanarsi da Messina, il pre­ sidente fa le scuse e lascia la presidenza al vice presidente cav. Gaetano La Corte Cailler. È costretto anche ad allontanarsi il socio rag. Letterio Manganaro, il quale lascia una lettera per l'assemblea. Presidente comunica la lettera del rag. Manganaro che è la seguente: Messina, 18 marzo 1920. Ill.mo sig. presidente, Prego S.v. proporre all'assemblea un voto per la ricostruzione del Duomo e della chiesa dei Catalani, non che per le riparazioni al teatro Vittorio Emanuele, essendo assai doloroso lo stato di abbandono e di deperimento di monumenti che onorano la nostra sventurata città, men­ tre nella vicina Reggio la ricostruzione del Duomo e del teatro entraro­ no in una fase risolutiva. Prego anche V.S. a far deliberare la stampa dell' Indice generale dei primi lO volumi del nostro «Archivio Storico», compilato dal nostro egregio consocio sig. Vadalà Celona. Con ossequio Suo dev/mo L. Manganaro. Le fonti 445

Il presidente, in quanto a quest'ultima parte della lettera, ritiene che non bisogna fermarsi alla stampa dell' Indice delle prime 10 annate dell' «Archivio Storico», ma bisognerà estendere l'indice fino all'ultimo fascicolo, cioè quello in corso. Ed a tale proposito ricorda che è sotto i torchi il volume che comprende le annate XIX-XX (1918-1919) ma, per lo sciopero dei tipografi, la stampa è sospesa da più di un mese. Siamo intanto alla fine di marzo e non arriveremo in tempo a stampare quel volume e quello dell'anno in corso, quindi propone che la stampa sud­ detta si protragga ancora, ed il volume comprenda anche l'annata XXI, cioè quella del 1920. Ed allora l'Indice, che il Vadalà Celona dovrebbe apprestare, andrebbe dall'anno I all'anno XXI. L'assemblea approva le superiori proposte, e fa voti per la ricostru­ zione del Duomo e della chiesa dei Catalani, nonché per le riparazioni al teatro Vittorio Emanuele. In pari tempo delibera di pubblicare infra que­ st'anno le tre annate XIX-XX-XXI (1918-19-20) dell'«Archivio Storico Messinese» in unico volume, pregando il socio sig. Giuseppe Vadalà Celona di apprestare l'Indice generale alfabetico per autori, di tutte le annate, dalla I alla XXI. Presidente, a proposito dell' «Archivio Storico», ricorda che abbia­ mo recuperato, dopo il disastro, molti fascicoli di detta nostra pubblica­ zione, che si continueranno a mettere in vendita, dopo completate quel­ le collezioni che sarà possibile. Manca però, perché smarrito completa­ mente, il fascicolo 1-2 dell'anno IX (1908). Mazziotta propone che venga ristampato, appena i prezzi dei lavori tipografici lo consentiranno. Presidente accetta la raccomandazione. Propone intanto che i fasci­ coli e le collezioni vengano elevati di prezzo. L'assemblea delibera l'aumento del 50% sui prezzi segnati, conti­ nuando a concedere ai librai lo sconto del 20% sulle sole pubblicazioni posteriori all'annata IX. Le spese d'invio sono a carico del destinatario. Presidente ricorda ancora una volta la dolorosa odissea dei locali sociali. Cessato lo stato di guerra, il Tribunale militare sgombrò le aule ai Magazzini generali, consegnando le chiavi al municipio, ma ciò coincide­ va giusto con le dimissioni dell' amministrazione comunale, tanto che, mancando l'appoggio di quest'ultima, la Società non poté tornare nella propria sede, essendo ostacolata tenacemente dalla Banca popolare, che 446 Salvatore Tramontana dice di vantare dei diritti su quei locali. Iniziata col Regio commissario la pratica per la restituzione, a mezzo del segretario cav. prof. Francesco Bonetti, quegli promise che si sarebbe trattata la questione con benevo­ lenza, ma intanto corre voce che lo stesso Regio commissario abbia già deliberato di concedere i detti locali alla Banca popolare per trame fitto. Il Comune ha l'impegno morale di fornire i locali alla nostra Società, anche perché recentemente è stato concesso dal Comitato di finanza, per i soccorsi alle famiglie dei militari poveri, tutto l'interessante Archivio alla nostra Società, ed è stato promesso anche quello dell'Ufficio notizie. Il tutto in istanza del cav. La Corte, il quale non si è fermato a que­ sto, ed ha invitato il comm. Salvatore Meli, direttore dell'Unione edilizia nazionale, a visitare le due indecenti baracche, di proprietà dell'Unione, dove giacciono ammassati gli oggetti preziosi della Società, ed il comm. Meli ha promesso di fare sÌ che possa concedersi in affitto al sodalizio un pianterreno nel nuovo isolato H (gruppo XVII). Avanzata istanza, ora si viene a sapere che la commissione, incaricata delle assegnazioni di dette case, in maggioranza sarà contraria perché quegli appartamenti sono destinati ad alloggiare persone e non oggetti storici [ ... ]. La pratica è a questo punto, ed intanto l'Unione edilizia insiste per lo sgombro dei due vani di baracca occupati dagli oggetti ammassati della Società. Il cav. La Corte ha creduto bene mostrare al pubblico studioso quei locali onde interessare la cittadinanza a favore del sodalizio, e parecchie persone hanno già visitato il posto ed espresso il loro rammarico per tanta indif­ ferenza del Comune per le patrie memorie. Si insisterà sempre con il Comune, con l'Unione edilizia, ed intanto si riprenderanno le pratiche per i locali promessici dalla Provincia nel suo nuovo palazzo, per quan­ to attualmente fuori centro. Mazziotta ricorda che il ministero della Pubblica Istruzione a suo tempo pubblicò un primo fascicolo riguardante le opere d'arte recupera­ te in Messina dopo il disastro, ma l'opera, tanto importante, non fu con­ tinuata. Occorre un voto perché il lavoro sia completato. Presidente informa, a proposito di quella pubblicazione, che i bel­ lissimi clichès che la corredano vennero chiesti dal sindaco al ministero per comprenderli nella ristampa degli Annali del Gallo, la cui commis­ sione si è riunita nei locali della nostra Società. Il ministero concesse i cli­ chès, ma il Comune non li ha ancora ritirati, egli solleciterà la pratica non Le fonti 447 appena la Società avrà i locali adatti alla migliore custodia di detti clichès. CosÌ il sodalizio si avvantaggerà di questo materiale importante. La Società approva il voto proposto dal socio cav. Mazziotta .. Mazziotta propone una riforma dello «Statuto» sociale, che non risponde più ai tempi. Presidente, riferendosi ai precedenti verbali, comunica che ancora gli eredi del fu cav. Carlo Rajmondo Calvi non hanno consegnato alla Società gli oggetti legati dal defunto di cui sopra, poiché lo stato di guer­ ra ed il richiamo sotto le armi dell'erede principale ha tutto sospeso. Sic­ come la pratica di detta eredità è trattata dall' avv. Carlo Donati, cosÌ si propone d'interessarlo ancora e vivamente per il sollecito disbrigo. Anzi l'avv. Donati è proposto a socio nostro dallo stesso cav. La Corte. Presidente comunica un elenco di libri, manoscritti antichi e foto­ grafie offerti in vendita alla Società dal sig. Giuseppe Arcidiacono per la somma di ~. 839. Ritiene doveroso trattare l'acquisto, poiché questo materiale è generalmente interessante per la storia di Messina, e propone di dar mandato al Consiglio direttivo per l'esame degli oggetti ed il rela­ tivo acquisto. Comunica altresÌ che l'esattore della Società ha chiesto indennità di caro viveri, ma non crede possibile accontentarlo, poiché le risorse del sodalizio sono molto limitate; all' esattore si corrisponde il 20% sugli introiti ed in tutte le feste lo si gratifica con qualche elargizio­ ne. In tempi migliori si potrà trattare nuovamente la cosa. La Societa approva tanto la pratica per l'acquisto dei libri, che il rimando di quella dell' esattore. Presidente legge le varie proposte per soci effettivi, che sono le seguenti: 1. Cav. dotto Giuseppe Lo Cicero (S. Fratello), (prop. La Corte). 2. Comm. Salvatore Meli (prop. La Corte). 3. Prof. cav. Francesco Bonetti (prop. La Corte). 4. Prof. dotto Eugenio Donadoni (prop. La Corte). 5. Prof. dotto Luigi Francesconi (prop. La Corte). 6. Rag. Antonino Perroni (prop. La Corte). 7. Rag. Salvatore Savasta (prop. La Corte). 8. Avv. cav. uff. Carlo Donati (prop. La Corte). 9. Dott. Paolo Magaudda (prop. La Corte). 10. Comm. Carmelo Trombetta (prop. La Corte e Mazziotta). 448 Salvatore Tramontana

11. Avv. cav. Memmo Cagiani (Posillipo) (prop. La Corte e Maz- ziotta). 12. Dott. Amelia Boncompagni (prop. La Corte e Puzzolo). 13. Avv. cav. uff. Giovanni Pulejo (prop. La Corte e Burrascano). 14. Prof. Adolfo Romano (prop. Mazziotta). 15. Sig. Eugenia Testa (prop. Mazziotta). 16. Dott. Giovanni Caminiti Vinci (prop. Mazziotta). 17. Avv. Letterio De Pasquale (prop. Mazziotta). 18. Avv. cav. uff. Giuseppe Ciraolo (prop. Mazziotta). 19. Avv. notar Filippo Chiofalo (prop. Mazziotta). 20. Ing. Antonino Trischitta (prop. Mazziotta). 21. Cav. Benedetto Cuscinà (prop. Martino). 22. Avv. Tiziano De Zardo (prop. D'Amico). 23. Avv. cav. Antonino Tripodo (prop. D'Amico). 24. Dott. Teresa La Deda (prop. Ferri). 25. Dott. Emilia Cocivera (prop. Ferri). 26. Dott. Aurelio Puglisi Allegra (prop. Ferri). Esaminato l'ordine del giorno la seduta è tolta. il vice presidente La Corte Cailler.

3 Lettera del direttore della Scuola tecnica Antonello al presidente della Società Messinese di Storia Patria.

Messina, 22 marzo 1920. Oggetto: biblioteca circolante tra gli alunni. Sussidio ill.mo sig. pre­ sidente della Società di Storia Patria. Messina. L'immane disastro del 1908 distrusse le Scuole secondarie di questa illustre e disgraziata città e anche le biblioteche per studenti annesse alle medesime. Appena assunta la direzione di questa scuola «Antonello», conscio dell'importanza che queste provvide istituzioni hanno per la coltura dei giovanetti, ho voluto che anche in questa Scuola tecnica, come in tutte le consorelle delle altre città, sorgesse una biblioteca circolante fra gli stu­ denti. Le fonti 449

Con sussidi avuti, e dal ministero e da questa sede del Banco di Sici­ lia, la biblioteca è sorta e funziona ormai regolarmente, con non poco profitto degli alunni. Ma i volumi di cui la biblioteca in atto dispone sono ben poca cosa (n. 450), in confronto della popolazione scolastica dell'I­ stituto (circa 800 alunne ed alunni) ed è assolutamente necessario aumen­ tarne il numero se si vuole che l'istituzione riesca veramente utile alla scolaresca. Il ministero, al quale mi sono già rivolto, verrà sicuramente ad inco­ raggiare la mia iniziativa con un nuovo sussidio; ma è necessario anche che vi contribuiscano gli Enti locali, ai quali la cultura paesana deve stare tanto a cuore, nell'interesse dello sviluppo industriale e commerciale della città; ed è per questo che mi rivolgo alla S.v.Ill.ma perché voglia partecipare alla mia iniziativa con un sussidio. Permetta intanto che Le porga i più vivi ringraziamenti miei, del Collegio dei professori e della scolaresca che dalla munificenza della S.V. saprà approfittare per procurarsi una buona e sana coltura. Con ringraziamenti ed ossequio, il direttore Saccà.

4 Consiglio direttivo dell'l l agosto.

L'anno 1920, il giorno 11 agosto in Messina, nei locali del Consiglio notarile, gentilmente concessi, si è riunito in seconda convocazione il Consiglio direttivo della Società Messinese di Storia Patria. Intervenuti: Martino notar Luigi, presidente, La Corte Cailler, vice presidente, Morabello Adolfo, Calabrò Domenico, vice segretario. Interviene, perché espressamente invitato, il socio effettivo comm. Carmelo Trombetta. Alle ore 10,15 il presidente apre la seduta per trattare il seguente ordine del giorno: 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Acquisto di oggetti storici. Presidente: comunica che la Società è sempre senza locali, e ricorda da dolorosa odissea del sodalizio. Egli propone di chiedere in fitto alla 450 Salvatore Tramontana

Banca popolare le aule già tenute ai Magazzini generali e poi requisite dal Tribunale di guerra, in tutto quattro stanze e quella più grande, poi sala di udienza. Nel nome sociale, prega il comm. Trombetta a volere inter­ porre i suoi buoni uffici presso la direzione della Banca per potere otte­ nere detti locali con modesta pigione. La Corte Cailler ricorda il legato del fu cav. Carlo Rajmondo Calvi, cioè il testamento a favore della Società, e prega anche, nel nome del sodalizio, il comm. Trombetta a volere interessare l'avv. cav. Carlo Dona­ ti del sollecito disbrigo della pratica, essendo il Donati l'avvocato di fidu­ cia degli eredi Rajmondo. Il comm. Trombetta ringrazia dell'invito ricevuto di prendere parte alla seduta del Consiglio direttivo. Egli è un ammiratore della Società di Storia Patria, studioso com'è anche lui di storia nostra, e specialmente di numismatica. Con tutte le sue forze aiuterà il sodalizio, e promette di trattare sollecitamente tanto per l'affitto dei locali, quanto per la conse­ gna degli oggetti lasciati per testamento dal cav. Rajmondo. Ringrazia infine per la fiducia in lui riposta dalla Società stessa. Acquisto di oggetti storici. Presidente: comunica una lettera, in data 9 luglio, con la quale il cav. La Corte Cailler, anche a nome del comm. Trombetta, propone due busti in marmo, scolpiti dal cav. Giovanni Scarfì, interessanti la storia nostra, e recuperati fra le macerie della Regia Università degli Studi. Comm. Trombetta illustra la proposta. Egli ebbe a vedere presso lo scultore Rosario Carulli, nostro socio, il busto in marmo riproducente la effige del professore della nostra Regia Università comm. Giuseppe Ziino, vera illustrazione della scienza medica, ed il busto del patriotta Angelo addo, uno dei Mille, reggino di nascita, messinese di adozione. Più tardi il cav. La Corte vide pure, presso lo stesso Carulli, il busto del prof. cav. Antonio Zincone, della stessa nostra Università, ed allora il comm. Trombetta propone allo scultore di cedere alla Società di Storia Patria tutti e tre i busti mercè un piccolo compenso. D'accordo con il cav. La Corte - ed a condizione che il Carulli consegni i busti nella sede della Società - egli propone un compenso di~. 100. Il Consiglio direttivo approva l'acquisto di cui sopra, e dà mandato al cassiere di versare le deliberate ~. 100 allo scultore sig. Rosario Carul­ li, non appena egli avrà consegnato nella sede sociale i tre busti in paro- Le fonti 451 la. In pari tempo ringrazia sentitamente i soci Trombetta e La Corte Cail­ ler per il loro interessamento e manda anche un ringraziamento allo scul­ tore Carulli, per il recupero e la cessione dei tre busti. Del che si è redat­ to il presente verbale. il presidente per il segretario L. Martino D. Calabrò 452 Salvatore Tramontana

XVII

1921. Verbali delle sedute, reg. 5, pp. 1-78 [si ripete in parte la nume­ razione delle pp. relative al verbale dell' anno precedente].

1 Invito a intervenire alla seduta del 18 gennaio 1921.

Messina, lO gennaio 1921. Prego la s.v. di volere intervenire alla riunione dell'assemblea che avrà luogo nei locali del Consiglio notarile martedì 18 corrente alle ore 15 in prima convocazione ed il giorno susseguente, ove occorra, alla stes­ sa ora, in seconda convocazione. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni varie. 2. Locali sociali. 3. Conto consuntivo 1920. 4. Bilancio preventivo 1921. 5. Nomina di nuovi soci. Questi inviti sono stati spediti a: Burrascano, Butà, Caminiti, Cam­ pagna, Cascavilla, Chillè, Chiofalo, Cocivera, Cogliani, Crescenti, Cuscinà, D'Amico, D'Amore, De Gaetani, Deodato, De Pasquale Santi, Di Stefano, Donati, Ferri, Fleres ing. Enrico, Fortino, Freni, Giunta, Jan­ nelli, La Bella, La Rosa, Leonardi, Laudamo, Lucà, Mallandrino, Maran­ golo, Marchese, Morabello, Musicò, Nicotra, Passaniti, Perroni, Privite­ ra, Pulejo Michelangelo, Puglisi, Quartararo, Romano, Salvatore, Schirò, Stagno, Tripodo, Trischitta, Trombetta.

2 Assemblea del 19 gennaio ore 15 (seconda convocazione).

Intervenuti: Martino, La Corte Cailler, Mazziotta, Manganaro, Tri­ podo, Musicò, Di Bella, Calabrò, Trischitta, Burrascano, Ferri. [Manca il relativo verbale]' Le fonti 453

3 Assemblea del 29 settembre.

Intervenuti: Martino, Oliva, Mazziotta, A. Martino, Savasta, Mora­ bello, D'Amico, La Corte Cailler, Jannelli Miceli, Calabrò. Presiede Luigi Martino, presidente. Si apre la seduta alle ore 16,30. Ordine del giorno. 1. Comunicazioni della presidenza. 2. Rinnovazione di tutte le cariche. 3. Nomina di nuovi soci. Comunicazioni. Il presidente: anzitutto informa della comunicazione del notaio Chindemi in merito al testamento del defunto poeta prof. Cannizzaro all'articolo 9, con preghiera di accusare recezione. Propone che in com­ penso la Società ha il dovere di fare una comunicazione del defunto prof. Cannizzaro. La Corte Cailler propone di provvedere alla commemorazione quando la Società riceverà in dono gli oggetti. Parla anche in merito alla biblioteca del defunto prof. Cannizzaro. Spiega la volontà del prof. Can­ nizzaro, e le pratiche che vi sono state in merito alla fondazione della biblioteca. Mazziotta parla in merito alla fondazione della biblioteca comuna- le con i libri del defunto. L'assemblea delibera: La Società, Considerato che, in seguito al decesso del letterato Tommaso Can­ nizzaro, il municipio entra in possesso della biblioteca dello stesso, donata alla città nel 1915 per aprirla agli studiosi; Visto che era desiderio dell'illustre estinto che la biblioteca si ubi­ casse nel Mandamento Priorato, date le grandi distanze della città nuova, e che il compianto ing. BorzÌ aveva proposto di destinare all'uopo lo sto­ rico salone cinquecentesco della Cena del Rodriquez in Santa Maria di Gesù, che venne infatti rispettato e compreso nel progetto del plesso sco­ lastico da sorgere in via Placida; Ritenuto che il Circolo artistico «Antonello da Messina» nel votare 454 Salvatore Tramontana affrettamente la proposta di depositare nella Regia Biblioteca Universita­ ria, la biblioteca comunale «Cannizzaro», non ha tenuto presente né i precedenti di cui sopra né la considerazione che la Regia Biblioteca Uni­ versitaria possiede di già quasi tutte le opere costituenti la libreria Can­ nizzaro, che quindi riuscirebbero duplicate; fa voti Perché venga esaudito il desiderio dell'illustre nostro concittadino, e perché venga dotata la città, oramai tanto vasta, anche di una Bibliote­ ca comunale, come ne hanno le maggiori città dell'isola e del continente, ma che abbia principalmente il mandato di raccogliere (come la «Comu­ nale» di Palermo) documenti e memorie riguardanti la storia di Messina. Ad evitare che il Comune ripeta il deliberato consiliare del 19 ago­ sto 1870 con il quale rinunciava alle librerie claustrali ad esso devolute per legge, ed invece di fondare la Biblioteca comunale, donava i libri alla Regia Biblioteca Universitaria di Messina. Ad onorare degnamente la figura di Tommaso Cannizzaro. Conservazione monumento nazionale chiesa Monastero di Monte Vergine. Jannelli Miceli spiega le pratiche che si sono fatte per la conserva­ zione del monastero di Monte Vergine. Chiede che si mandi il voto all'amministrazione comunale ed al ministero della Pubblica Istruzione reparto Belle Arti, dando mandato al cav. La Corte di fare una memoria storica. Rinnovazione cariche sociali. Il presidente propone di dare maggiore vitalità alla Società di Storia Patria. Propone quindi diversi nomi: 1. Come presidente, il senatore Fulci. 2. Vicepresidente, avv. Pier Gherardo Macrì. 3. Componenti Consiglio direttivo, prof. Jannelli Miceli, prof. Ago- stino D'Amico, Ferri. 4. Come bibliotecario il prof. Oliva. 5. Come cassiere Morabello. 6. Come segretario generale l'avv. Puzzolo Sigillo. 7. Come vice segretario avv. Augusto Martino. Consiglio di reda­ zione: La Corte Cailler direttore, Domenico Calabrò segretario, Maz­ ziotta e Crescenti consiglieri. Le fonti 455

J annelli Miceli propone che sia nominato come presidente onorario il notar Luigi Martino. D'Amico insiste nella conferma del presidente attuale. L'assemblea ad unanimità delibera di confermare l'attuale ammini­ strazione, e nomina come cassiere Letterio Manganaro e sostituisce nel Consiglio di redazione all'avv. Gangemi l'ing. Jannelli Miceli. Si nomina una commissione per redigere l'inventario di tutti gli oggetti della Società composta: dal presidente, dal vice presidente, dal segretario generale, dal vice segretario e dal socio Savasta.

4 Comunicazione del notaio Chindemi alla Società Messinese di Storia Patria sul lascito del pro! T Cannizzaro.

Messina, 26 settembre 1921. Ill.mo sig. direttore della Società di Storia Patria. Messina. In osservazione al disposto articolo 57 Reg. Not. mi pregio dare notizia alla Società Storica Ill.ma della disposizione in favore di codesta Società di Storia Patria, largita dal prof. Tommaso Cannizzaro sul di lui testamento olografo del giorno 1 settembre 1920, pubblicato e deposita­ to presso me notaio con verbale 27 agosto 1921, e che qui trascrivo, per ogni effetto di legge: Art. 9: «Lego alla Società di Storia Patria di Messina tutte le armi di famiglia, gli autografi di V. Hugo e di Mistral, i ritratti ad olio del dotto Paolo Cannizzaro, e dei di lui figli don Salvatore e don Francesco che mi fu padre». Con preghiera di assicurarne recezione. Con perfetta osservanza. Notaio Francesco Chindemi.

5 Lettera al presidente della Società Messinese di Storia Patria dal pre­ sidente del Comitato cittadino per conservazione del monastero di Monte Vergine.

Messina, 22 settembre 1921. Il presidente del Comitato cittadino per la conservazione del moni- 456 Salvatore Tramontana

stero e chiesa di Monte Vergine, dichiarato monumento nazionale, prega la S.v. di volere aiutare con un valevole voto di codesto sodalizio l'opera intrapresa al fine di risolvere un problema di alto valore cittadino, mora­ le, e artistico. Con ossequi ed infiniti ringraziamenti. Rosario Muscolino.

6 Relazione dell'ing. Jannelli Miceli sul monastero di Monte Vergine.

Chiamato da S.E.R. monsignore arcivescovo don Letterio D'Arrigo di Messina a dare il mio parere tecnico sullo stato di stabilità del moni­ stero di Monte Vergine, mi sono recato in compagnia del rettore di quel­ la chiesa P. Muscolino don Rosario. Salendo per l'erta strada del Monte di Pietà abbiamo visto insieme alcuni operai terrazzieri procedere allo sgombro di materiale terroso in corrispondenza della Salita Rosa Dona­ to, che divide il monistero della Beata Eustochia da quello delle Ree pen­ tite nella chiesa di Santa Maria Maddalena. Interrogati da me gli operai, compreso l'assistente dell'impresa Lan­ zafame che ha in corso i lavori della sistemazione della nuova via, mi assi­ curavano i medesimi che avrebbero proceduto alla demolizione di una parte di monistero e precisamente di quella, tutt'ora restante, che fu a suo tempo adibito per l'asilo d'infanzia Garibaldi. E qui i lavori procedono ancora sotto il muro dello spigolo del monistero, forse per rialzarne le fondamenta. Questa parte del fabbricato fu a suo tempo, dopo il terremoto del 28 dicembre 1908, ridotta di altezza fino al livello della cornice del primo piano; e poiché il monistero dovrà restare, essa dovrà essere ricostruita per venire riportata alla forma primitiva. Demolirlo og&i, questo rudere, senza che nessun pericolo di stabilità lo consigli, è opera delittuosa! lo non essendo stato presente allora, non posso dare alcuna notizia se i lavori di demolizione, eseguiti dopo il terremoto su quella parte del­ l'edifizio, fossero o meno necessari; però oggi posso assicurare che nes­ sun pericolo esiste per consigliarne il prosieguo. E dalla nuova sede di via Monasteri abbiamo proseguito sotto la scarpata, fatta a ridosso del terrapieno che fu lasciato per tre metri di lar­ ghezza prospiciente il monistero e la chiesa di Monte Vergine. In questo Le fonti 457 punto la strada attuale scende da quella primitiva per ben 4 metri circa, per cui l'edifizio in parola resterebbe con le fondazioni allo scoperto e supererebbe in altezza quella consentita da qualunque norma sismica tutt'ora vigente; ond'è che si presenta in chi scrive la domanda: il moni­ stero deve",con la chiesa della Beata Eustochia, essere o no conservato? Nel caso affermativo allora bisogna fare di tutto per non danneggiare l'e­ sistenza attuale financo rispettata dalle onde sismiche. La bella facciata in pietra di Melilli, a mattoni, a linee sobrie ed ele­ gantissimamente severe fatte costruire nel '600 da monsignor Carafa D'Andria, nipote di Paolo IV, arcivescovo di Messina; e tutto [ ... ] della parte abusivamente demolita dal Comune, poco dopo del 28 dicembre, nella sua interezza e tranne un pezzettino del lato nord, verso la cornice di coronamento, è tutta a piombo come quando fu costruita. Però la mole non indifferente grava sulla sottostante strada che deve darle l'ac­ cesso. La via dei Monisteri, non sappiamo per quale motivo tecnico, fu cambiata di livellette e di tracciato; anzicché nascere come prima dal Lungo torrente Portalegni essa proviene ora dall'ex piazza di Fonte Gen­ naro e con una curva ardita traversando gli antichi Bagni Genovesi, giun­ ge nei pressi del Monte di Pietà da dove un rettifilo fino al Torrente Boc­ cetta, che traversato, cambia nome per diventare via Pia Casa fino al Tor­ rente Trapani. Il rettifilo non giustificato da nessun bisogno topografico né edilizio sembra nato, secondo i malevoli, per incunearsi nel moniste­ ro di Monte Vergine e tagliarne l'angolo sud, verso il Monte di Pietà, dove prima era la massima altezza della strada che lì scende ad una quota tale da rendere la nuova via pressocché orizzontale: così ai piedi del monistero di Monte Vergine il dislivello fra la vecchia e la nuova via risul­ ta di metri 4,20. Non è chi non veda in ciò il desiderio di chiedersi: «Che cosa avverrà del monumento»? Tre sono le soluzioni a cui si deve giungere: 1. ribassarlo fino all'altezza voluta dalla legge, e dalle condizioni topografiche create per danneggiarlo; 2. deviare la strada e conservare il monumento in tutta la sua altez­ za, portando l'attuale terrazzamento alto 3 metri sporgenti sulla strada che con una curva adeguata possa consentire l'altezza del fabbricato in obbedienza alle norme tecniche per i paesi danneggiati dal terremoto del 1908; 458 Salvatore Tramontana

3. creare una piazza innanzi al monistero e fingere il dislivello fra lo zoccolo del fabbricato e la sede stradale con una scalinata che protegga le fondazioni altrimenti allo scoperto. La più sbrigativa sarebbe la prima soluzione, ma certamente non la più onesta, Messina deve e vuole conservare quel poco che la furia del piccone demolitore, più feroce delle onde sismiche, le ha risparmiato; le sue memorie storiche Messina cattolica vuole recuperarle e vuole che la chiesa ed il monistero di Monte Vergine siano ripristinate al culto, ed alla fede dei suoi non degeneri figli. Il Comune non amante, a quanto pare, di ciò che abbia attinenza con l'arte e la storia cittadina, forse perché assillato dalla continua lotta per procurarsi i mezzi per i viveri; il Comune cerca oggi, come avanti si disse, di ricominciare la demolizione di quella parte che in allora gli fu concessa per l'asilo d'infanzia. Tale demolizione deve subito essere sospesa fino a quando, da chi di ragione, non sarà risoluta la sorte di Monte Vergine, e nell'attesa deve accelerarsi tale soluzione, perché non è onesto e opportuno permettere che quelle monache continuino ad abitare un fabbricato che nell'interno è pericoloso perché minacciante rOVIna. Il muro del grande dormitorio di centro, fatto fare da Enrico Enri­ quez, zio di Ferdinando detto il Cattolico, le cui due finestre con le sue armi furono recuperate e trasportate al Museo, mancando di muri late­ rali e dei collegamenti trasversali, è sospeso nel vuoto e può da un momento all'altro precipitare, tutto monolitico come fu lasciato dal disastro, nel sottostante cortile dov'è il passaggio delle monache per recarsi alle camerate dell'ex dormitorio del secondo piano ed al parla­ toio oggi funzionante da chiesa. Il muro interno del secondo piano, die­ tro la facciata esterna che circoscrive il cortile, è triturato in più parti e molti spigoli e pilastri sono frantumati, pure restando all'impiedi per forza del proprio peso. Le monache sono alloggiate in locali malsani che se, in un primo periodo poteva essere consentito, oggi tutto ciò reca offesa al senso di rispetto e di decoro di ogni vivere civile. Per tutto ciò il sottoscritto si permette di consigliare la sospensio­ ne immediata, e se occorre per via giudiziaria, dei lavori nelle adiacen­ ze del monistero e chiesa di Monte Vergine, sollecitando dalla Soprin- Le fonti 459 tendenza dei monumenti e dalla commissione provinciale di Antichità e Belle Arti di Messina tutti quegli aiuti e provvidenze del caso. Con­ temporaneamente fare pressione presso i poteri centrali ed il ministero della Pubblica Istruzione (Sottosegretariato alle Belle Arti) perché una commissione si rechi a Messina e risolva l'annosa questione concilian­ do l'interesse pubblico col desiderio della cittadinanza di vedere ripri­ stinato il culto della chiesa della Beata Eustochia, tanto più che nel medesimo isolato deve sorgere la chiesa della parrocchia di Sant' Anto­ nio Abate. Messina, 20 settembre 1921. Giuseppe Jannelli Miceli.

7 Richiesta di sussidio al direttore della Cassa centrale di risparmio.

8 giugno 1921. In occasione della consueta ripartizione annuale del fondo sussidi, mi permetto ricordare alla S.V. Ill.ma questa Società, che affrontando sacrifizi non lievi ha potuto pubblicare l'ultima annata dell' «Archivio Storico Messinese». Però, oltre la grave spesa affrontata per la stampa, e non ancora del tutto saldata, la Società si trova di fronte all'offerta di manoscritti inediti ed autografi dei letterati messinesi Cajo ed Andrea Gallo, offerta fatta dai librai Cioffi e Casella di Napoli, e che si aggira intorno alle lire 1000. Siccome la città di Messina non deve lasciare sfuggire l'occasione di acquisto di tali manoscritti, ed intanto il sodalizio non ha i fondi suffi­ cienti, avendo speso non poco per la stampa dell' «Archivio», e dovendo ora stampare l'annata in corso, così prego la S.V.IIl.ma perché si com­ piaccia tenere presente con benevolenza lo scopo altamente civile della Società che ho l'onore di presiedere, assegnando ad essa un sussidio straordinario che la metta in grado di continuare il suo nobilissimo mandato. Con alto ossequio, per il presidente il v.p. G. La Corte Cailler. 460 Salvatore Tramontana

8 Lettera del cav. La Corte Cailler al direttore della Cassa centrale di risparmio.

Messina, 20 settembre 1921. Sento il dovere di esternare alla S.V.Ill.ma i ringraziamenti maggiori pel sussidio di f. 100 concesso alla Società, su gentile proposta della S.V., dalla Cassa centrale di risparmio. Comunico in pari tempo che il sussidio predetto è stato regolar­ mente riscosso. Con ossequio, il vice presidente G. La Corte Cailler.

9 Richiesta di sussidio al Banco di Sicilia.

Messina, 8 giugno 1921. In occasione della consueta ripartizione annuale del fondo sussidi, mi permetto ricordare alla S.v. Ill.ma questa Società, che affrontando sacrifizi non lievi ha potuto pubblicare l'ultima annata dell' «Archivio Storico Messinese». Però, oltre la grave spesa affrontata per la stampa, e non ancora del tutto saldata, la Società si trova di fronte all'offerta di manoscritti inediti ed autografi dei letterati messinesi Cajo ed Andrea Gallo, offerta fatta dai librai Cioffi e Casella di Napoli, e che si aggira intorno alle lire 1000. Siccome la città di Messina non deve lasciare sfuggire l'occasione di acquisto di tali manoscritti, ed intanto il sodalizio non ha i fondi suffi­ cienti, avendo speso non poco per la stampa dell' «Archivio», e dovendo ora stampare l'annata in corso, così prego la S.V.Ill.ma perché si piaccia tenere presente con benevolenza lo scopo altamente civile della Società che ho l'onore di presiedere, assegnando ad essa un sussidio straordina­ rio che la metta in grado di continuare il suo nobilissimo mandato. Con alto ossequio, il vice presidente G. La Corte Cailler. Le fonti 461

10 Lettera del cav. La Corte Cailler al cav. Francesco Saccà.

16 agosto 1921. Caro Ciccino, avendo questa Società avanzato istanza all'amministrazione del Banco di Sicilia per un sussidio, nel nome sociale, ti prego vivamente di fare rilevare l'importanza del sodalizio che conta tanti anni di vita e che continua sempre a pubblicare il suo volume di memorie storiche su Mes­ sina. La Società sta trattando l'acquisto di alcuni manoscritti antichi di storia nostra, e chiede il sussidio per far fronte a tale spesa straordinaria. Con ringraziamenti, Afflmo G. La Corte Cailler.

11 Risposta del Banco di Sicilia alla Società.

Raccomandata. Messina, 3 settembre 1921. La commissione, per la ripartizione a scopi di pubblica utilità e di beneficienza della somma all'uopo assegnata dal Banco di Sicilia a favore delle Istituzioni di questa provincia, ha largito 5::. 500 a favore di codesta Spett.le Società per la Storia Patria di Messina. Pertanto rimetto qui accluso vaglia cambiario n. 14919 di 5::. 500 con preghiera di favorirmi un cenno di ricezione. Distinti saluti il direttore.

12 Lettera del cav. La Corte Cailler al direttore del Banco di Sicilia.

Messina, 20 settembre 1921. Sento il dovere di esternare alla S.V.Ill.ma ringraziamenti maggiori per il sussidio di 5::. 500 concesso alla Società in occasione della riparti­ zione dei sussidi annuali. 462 Salvatore Tramontana

Ho ricevuto intanto il vaglia cambiario n. 14919 per 5:. 500 dalla S.v. gentilmente rimesso. Con alto ossequio il vice presidente G. La Corte Cailler.

13 Lettera di La Corte Cailler al cav. Francesco Saccà ed al cav. pro! Michele Crisafulli.

Messina, 20 settembre 1921. Sento il dovere di esternare al S.V.Ill.ma, nel nome del sodalizio, i ringraziamenti maggiori per l'interesse dalla S.V. spiegato a favore di questa Società in occasione della ripartizione dei sussidi del Banco di Sicilia. Con vaglia cambiario n. 14919 la direzione del Banco ha già rimesso le 5:. 500 deliberate. Con alto ossequio il vice presidente G. La Corte Cailler.

14 Richiesta del presidente Martino al sindaco di Messina per una licen­ za al cav. La Corte Cailler.

Messina, 11 giugno 1921. Illustrissimo signor sindaco, in seguito al trasferimento della sede di questa Società, tutto il mate­ riale storico artistico della stessa è rimasto confuso e disordinato nei nuovi locali. Ora volendo provvedere almeno all'esposizione e riordina­ mento delle pitture, dei disegni e dei ricordi storici in generale, occorre l'opera solerte e competente del nostro vice presidente, cav. Gaetano La Corte Cailler, applicato presso codesta segreteria. Per il che prego la S.v.Ill.ma perché si piaccia concedere al predetto cav. La Corte dieci (10) giorni di licenza a partire dal 13 corrente, in modo che egli possa accudi­ re alla direzione del riordinamento suddetto. Con alto ossequio il presidente Luigi Martino. Le fonti 463

15 Risposta del sindaco al presidente della Società Messinese di Storia Patria in merito alla licenza del cav. La Corte Cailler.

Messina, 14 giugno 1921. In risposta alla nota 11 corrente sono a comunicare alla S.v. che per ragioni di servizio non ho potuto concedere al sig. La Corte Cailler i dieci giorni di licenza chiestimi dalla S.v. a decorrere dal 13 corrente. Ne ho concesso però cinque, dal 20 al 25 corrente. il sindaco Oliva.

16 Lettera al sindaco dal presidente della Società Messinese di Storia Patria.

Messina, 25 giugno 1921. Mentre ringrazio la S.v.I11.ma della concessione fatta al cav. La Corte, sarò infinitamente grato se si piacerà concedere allo stesso che resti a disposizione di questo sodalizio, anche la settimana ventura, per la continuazione dei lavori in corso. Con osservanza, il presidente Martino.

17 Lettera del cav. La Corte Cailler al sindaco di Messina.

Messina, 20 luglio 1921. Sarò grato alla S.V.I11.ma se si piacerà disporre che vengano rimessi alla Biblioteca di questa Società la relazione del Regio commissario D'A­ rienzo' i regolamenti organici dallo stesso compilati, e la relazione sul Civico acquedotto. Con alto ossequio. il vice presidente G. La Corte Cailler. 464 Salvatore Tramontana

18 Comunicazioni della libreria Lang alla Società Messinese di Storia Patria.

Roma, 6 settembre 1921. Spett.le Società Messinese di Storia Patria. Messina. Ill.mo signore, mi pregio informare la S.v. che tengo in magazzino un esteso assor­ timento di vedute e carte geografiche d'Italia, ivi compresa un'importan­ te raccolta di pezzi concernenti Messina, provincia, e carte geografiche della Sicilia. Sono persuaso che pure codesta Spett.le Società, come tanti altri stu­ diosi hanno fatto per le rispettive regioni, vorrà prendere interesse per la raccolta locale su accennata. Offro pertanto ben volentieri, dietro richie­ sta della S.v., un eventuale relativo invio in esame affinché Ella possa decidere in riguardo. In attesa di un suo pregiato riscontro con perfetta osservanza, Dev.mo per la Ditta C. Lang il procuratore.

19 Risposta della Società Messinese di Storia Patria alla libreria Lang.

Messina, settembre 1921. Spett.le Casa C. Lang. Roma. Siccome questa Società si trova già fornita di buon numero di vedu­ te di Messina e provincia, gradiremmo in invio un elenco di quelle che codesta Spett.le Casa tiene in magazzino, per una scelta eventuale. Tanto in rispetto alla nota del 6 corrente mese. il vice presidente G. La Corte Cailler. Le fonti 465

XVIII

1965. Verbali delle sedute, reg. a. 1965, pp. 1-16.

1 Assemblea generale del 1 O gennaio ore Il.

La riunione ha inizio alla ore 11, in seconda convocazione, con l'in­ tervento di numerosissimi soci, di cui alcuni provenienti dalla provincia, ed altri in rappresentanza di Enti aderenti e le cui firme risultano sul regi­ stro degli inter,venuti. Hanno inviato giustificazione per l'assesnza, i soci: Controscieri e Piaggia di Santa Marina, il direttore dell' Archivio di Stato di Messina, il direttore della Biblioteca nazionale di Palermo. Il prof. Tomeucci, segretario generale uscente, informa l'assemblea che il presidente, seno prof. Gaetano Vinci, non è potuto intervenire ed ha inviato una lettera, della quale dà lettura e che si allega al presente verba­ le, con cui si scusa che la tarda età e le non buone condizioni di salute gli vietano di presenziare a questa riunione, invita i soci ad eleggere un nuovo Consiglio direttivo, ed auspica migliori fortune per la nostra Società. L'assemblea unanime applaude, inviando un deferente saluto al prof. Vinci la cui opera meritoria in favore della Società Messinese di Storia Patria è da tutti riconosciuta, e propone che i componenti del Consiglio direttivo, che sarà eletto, si rechino congiuntamente al suo domicilio e si facciano interpreti del sentimento unanime di riconoscenza per la pas­ sione con la quale ha svolto il suo compito e per la concretezza dell' ope­ ra svolta. La proposta è accolta entusiasticamente. Il prof. Tomeucci successivamente informa che egli non ha veste per presiedere questa assemblea, ed invita gli intervenuti ad eleggere un pre­ sidente. Il comm. Greco propone che lo stesso prof. Tomeucci, che come segretario uscente è maggiormente al corrente della situazione presente della Società, presieda la riunione. La proposta è accolta. Il prof. Tomeucci illustra, quindi, quale sia stato il lavoro svolto dalla Società Messinese di Storia Patria dal dopoguerra ad oggi, che si concretizza in una nuova serie, la III, dell' «Archivio Storico Messinese» 466 Salvatore Tramontana

con un complesso di 14 volumi pubblicati, più un volumetto della «Biblioteca Storica Messinese» dovuto al Puzzolo Sigillo. È stato inoltre pubblicato, sempre a cura della Società Messinese di Storia Patria che era in possesso del manoscritto, l'VIII ed ultimo volume degli Annali della città di Messina dovuto a Gaetano Oliva, continuatore dell'opera di C.D. Gallo, e con il quale si conclude il ciclo storico fino alla caduta del regi­ me borbonico ed al conseguimento dell'Unità d'Italia. Rivolge quindi un breve ringraziamento al comm. Greco, ai cui sentimenti patriottici si deve, nella sua qualità di sindaco di Merì, la celebrazione del prode magg. Filippo Migliavacca, caduto nella battaglia di Milazzo del 20 luglio 1860. Il comm. Greco, ringraziando, prende occasione per informare che egli è in possesso di varie lettere autografe del patriotta Cianciolo, anch'egli combattente a Milazzo, e che è suo proponimento farne dono alla Società Messinese di Storia Patria. Il prof. Tomeucci successivamente fa presente che lo «Statuto» della Società Messinese di Storia Patria, formulato il14 aprile 1900 ed emen­ dato il 28 settembre 1904 ed il 25 maggio 1908, è inadeguato al tempo presente, perché nel frattempo - stante il progresso del vivere civile, lo sviluppo delle comunicazioni, molte norme legislative intervenute che hanno in parte rese pleonastiche alcune norme previste dallo «Statuto» ed altre ne hanno modificato - si sono rilevate superate ed il campo della ricerca storica si è di molto allargato, e prospetta la necessità di apporta­ re alcune modifiche. L'assemblea conviene, e si dà lettura dello «Statuto» vigente, artico­ lo per articolo che - dopo ampia discussione alla quale partecipano numerosi soci - viene emendato nei seguenti articoli: Art. 1 Ove si dice «promuovere gli studi di storia di detta città e provincia» venga sostituito con «promuovere gli studi di storia ed in particolare della città e provincia». Art. 2 Rimane come nel testo originale. Art. 3 Come nel testo originale. Art. 4 Come nel testo originale. Le fonti 467

Art. 5 Il primo comma viene così modificato: «soci effettivi sono coloro che possono partecipare attivamente alla vita della Società». Il secondo comma viene così modificato: «I soci effettivi contraggo­ no l'obbligo di pagare la quota annua che verrà stabilita dall'assemblea ordinaria che si terrà una volta l'anno. I soci hanno il diritto di voto nel­ l'assemblea, possono essere eletti alle cariche sociali, ricevono tutte le pubblicazioni della Società, e godono tutti quei vantaggi morali che la Società può arrecare ai propri componenti». Art. 6 Viene così modificato: «I soci aderenti sono gli Enti e le persone che ne facciano domanda, e che venga accolta a maggioranza dal Consiglio direttivo; essi contraggono l'obbligo di pagare la quota stabilita dal Con­ siglio direttivo ed hanno tutti quei vantaggi morali previsti dall'art. 5». Art. 7 Dopo «un presidente, un vice presidente» viene così modificato: «un bibliotecario, un segretario ed un economo-cassiere eletti tutti per un triennio dall' assemblea dei soci». Art. 8 La frase «nomina i soci aderenti» viene soppressa. Art. 9 Viene così modificato: «Il componente del Consiglio direttivo che assume la direzione responsabile delle pubblicazioni, con la collabora­ zione di due soci da lui prescelti, costituiscono il Comitato di redazione e di lettura dell' Archivio Storico Messinese». Art. 10 La frase: «Il Consiglio di redazione cura» viene così modificata: «Il Comitato di redazione e di lettura cura». Restando immutato quanto segue. Art. 11 Alla frase: «collaboreranno ordinariamente i soci tutti, sì onorari che effettivi ed aderenti» viene sostituito: «possono collaborare tutti i soci». Art. 12 Il primo comma viene soppresso. Al secondo comma, che inizia con la parola: «Esso», viene sostituita la frase: «L'Archivio Storico Messine­ se», dopo «Bibliografia messinese» si aggiunge: «Recensioni». 468 Salvatore Tramontana

Art. 13 Viene soppresso. Art. 14 Diviene 13 e rimane immutato. Art. 15 Diviene 14 ed alla frase «non escludendo però quelle altre aventi attinenza con la storia nostra», viene sostituito: «e possibilmente le opere di carattere generale utili agli studi storici». Art. 16 Diviene 15 e rimane immutato. Art. 17 Diviene 16 e la frase «anche in altre città della provincia» viene sop­ pressa. Art. 18 Diviene 17 e viene cosÌ modificato: «tutte le deliberazioni del Con­ siglio direttivo saranno prese a maggioranza dei componenti». Art. 19 Diviene 18 e rimane immutato. Art. 20 Diviene 19 e rimane immutato. Il testo completo dello «Statuto», cosÌ modificato, viene allegato in coda al presente verbale e ne fa parte integrante. Si passa all' esame della quota annua da versarsi dai soci e, dopo discussione, l'assemblea stabilisce di fissarla in :1::.1 000 annue. Alla proposta dell'on.le prof. Barberi, al fine di dare nuovo e mag­ giore impulso all'attività della Istituzione, l'assemblea conviene di dare comunicazione attraverso la stampa cittadina della avvenuta riunione e delle sue finalità, e di segnalare ai Comuni della provincia l'opportunità di iscriversi alla Società Messinese di Storia Patria. Il prof. Tomeucci, esaurita la discussione di cui ai punti 1 e 2 del­ l'ordine del giorno, invita l'assemblea a volere eleggere i componenti del Consiglio direttivo come stabilito dallo «Statuto» che è stato preceden­ temente rielaborato ed approvato. Il colonnello Maselli propone che - in riconoscimento ed omaggio per l'attività e la passione con cui il senatore prof. Vinci ha retto per oltre Le fonti 469 un ventenni o la presidenza della Società - egli venga eletto presidente onorario. L'assemblea unanime approva. L'on.le prof. Barberi propone l'elezione a presidente del prof. avv. Salvatore Pugliatti, magnifico Rettore d~ll'Università. Il colonnello Maselli propone quella a vice presidente del prof. Luigi Tomeucci ed a economo-cassiere del comm. rag. Pasquale Greco. Il prof. Saitta quella a bibliotecario del dotto Pietro Bruno. L'ing. Mangano quella a segretario del prof. Salvatore Schirò. Tali proposte, avanzate di volta in volta per ogni singola carica presa in considerazione, non richiedono votazione perché approvate all'unani­ mità. Viene infine confermato che il Consiglio direttivo cosÌ eletto si renda interprete presso il senatore prof. Vinci dei sentimenti di ricono­ scenza e di deferenza dell'assemblea che ha voluto, con la sua nomina a presidente onorario, rendergli il dovuto omaggio. La riunione ha termine alle ore 13. il segretario il presidente Bertini. Tomeucci.

2 Lettera del seno pro! Vinci alla Società Messinese di Storia Patria.

Messina, 9 gennaio 1965. Cari consoci, La tarda età e le non buone condizioni di salute non mi consentono, come sarebbe mio dovere e vivissimo desiderio, di presiedere questa assemblea della Società Messinese di Storia Patria, Società alla quale ho dedicato moltissimi anni della mia vita con animo di patriotta e con amore di vero messinese che ha sempre creduto nei destini della sua città ed ha operato, per quanto è stato nelle sue forze, nel suo interesse. Sento il dovere, adesso che le energie non me lo consentono più, di pregarvi di affidare la grave responsabilità di dirigere questa benemerita istituzione cittadina ad altra persona, degna del compito ed amante di Mes­ sina quanto lo sono stati tutti coloro che dalla sua fondazione, nel lontano 1900, hanno avuto l'onore di rappresentarla ed a essa hanno procurato glo­ ria, illustrandola con le loro ricerche, i loro studi, le loro pubblicazioni. 470 Salvatore Tramontana

La nostra Società, occorre dirlo, è stata la più sfortunata fra le con­ sorelle d'Italia. Il terremoto del 1908 la distrusse una prima volta; i bom­ bardamenti del 1943 una seconda. Ma essa è risorta ogni volta e ne fanno fede le sue pubblicazioni che, per quanto riguarda l'ultimo quinquennio, si concretizzano nella III serie dell' «Archivio Storico Messinese», ricco di 14 volumi di cui 3 speciali in occasione di particolari avvenimenti, nella pubblicazione dell'VIII ed ultimo volume degli Annali di Messina, il cui manoscritto era stato affidato alla nostra Società; in un volumetto della . «Biblioteca Storica Messinese» dovuto al Puzzola Sigillo, mancato quasi due anni fa, ultimo dei soci fondatori, al quale invio il mio mesto ricor­ do. Ho anche curato che fosse compilato un Indice generale dei nomi contenuti negli Annali di Messina, il cui manoscritto trovasi presso la nostra segreteria e che non ha potuto pubblicarsi per le difficoltà econo­ miche che hanno caratterizzato quest'ultimo ventennio, e che non pos­ sono purtroppo ritenersi superate. Tuttavia la nostra situazione finanzia­ ria presenta oggi un saldo attivo che consegnerò alla persona che voi investirete della vostra fiducia. Cari consoci, è con animo triste che vi invio oggi questo mio saluto con il rammarico vivo di non poterlo fare personalmente, ma sono pie­ namente convinto che la via indicataci dai nostri predecessori sarà degna­ mente proseguita, e questo pensiero mi è di grande conforto. A tutti il mio più affettuoso saluto e gli auguri più fervidi per un proficuo lavoro, prof. Gaetano Vinci.

3 Statuto della Società Messinese di Storia Patria (approvato nella seduta del 14/4/1900) ed emendato nelle sedute del 28/9/1904, del 12/6/1908 e del 10/1/1965).

Art. 1 Col nome di Società Messinese di Storia Patria è costituita in Messina una Società con l'intento di promuovere gli studi di storia, ed in particola­ re della città e provincia, sia mediante la compilazione e la stampa di un pe­ riodico «Archivio Storico Messinese», sia con altre pubblicazioni di indo­ le storico locale, sia con tutti gli altri mezzi che riterrà più adatti allo scopo. Le fonti 471

Art. 2 Tutti i proventi della Società saranno esclusivamente destinati al fine che essa si è proposta. Art. 3 La Società si compone di soci onorari, effettivi ed aderenti. Art. 4 I soci onorari sono nominati, dall'assemblea dei soci effettivi, per speciali benemerenze verso la città e provincia, o verso la Società, o verso gli studi che la Società stessa promuove. Essi sono pareggiati in tutto ai soci effettivi, meno nel diritto del voto e nell' onere della quota. Art. 5 Soci effettivi sono coloro che possono partecipare attivamente alla vita della Società. I soci effettivi contraggono l'obbligo di pagare la quota annua che verrà stabilita dall'assemblea ordinaria che si terrà una volta l'anno. I soci hanno il diritto di voto nell' assemblea, possono essere eletti alle cariche sociali, ricevono tutte le pubblicazioni della Società, e godono tutti quei vantaggi morali che la Società può arrecare ai propri componenti. Art. 6 I soci aderenti sono gli Enti e le persone che ne facciano domanda, e che venga accolta a maggioranza dal Consiglio direttivo. Essi contrag­ gono l'obbligo di pagare la quota stabilità dal Consiglio direttivo ed hanno tutti quei vantaggi morali previsti dall' art. 5. Art. 7 Il Consiglio direttivo è eletto dall' assemblea dei soci effettivi, e si compone di un presidente, un vice presidente, un bibliotecario, un segre­ tario ed un economo-cassiere, eletti tutti per un triennio dall'assemblea dei soci effettivi. Art. 8 Il Consiglio direttivo raccoglie ed amministra i fondi della Società, promuove l'incremento di essa, delibera intorno ai modi migliori per ottenere la diffusione degli studi e della cultura storica nella provincia di Messina. Art. 9 Il componente del Consiglio direttivo che assume la direzione 472 Salvatore Tramontana responsabile delle pubblicazioni, avvalendosi della collaborazione di due soci da lui prescelti, costituiscono il Comitato di redazione e di let­ tura dell' «Archivio Storico Messinese». Art. 10 Il Comitato di redazione e di lettura cura la pubblicazione periodi­ ca dell' «Archivio Storico Messinese» ed ad esso è affidato l'esame delle monografie presentate dai soci per la stampa. Può proporre altresÌ la pubblicazione di qualche lavoro notevole anche di non socio. Art. 11 All' «Archivio Storico Messinese» possono collaborare tutti i soci. L' «Archivio» consterà di fogli di stampa stabiliti dal Consiglio diret­ tivo e si pubblicherà periodicamente secondo il deliberato del Consiglio medesimo. Art. 12 L' «Archivio Storico Messinese» pubblicherà: memorie originali, miscellanee, rassegne bibliografiche, bibliografia messinese e quant'altro potrà riuscire d'incremento agli studi della storia di Messina e della sua prOVInCIa. Art. 13 L' «Archivio Storico Messinese» verrà spedito in cambio con gli Atti delle Società Storiche, delle Accademie Scientifiche e Letterarie, delle De­ putazioni di Storia Patria, e con i periodici congeneri italiani e stranieri. Art. 14 La Società avrà una biblioteca, costituita dai volumi ricevuti in cam­ bio, da quelli avuti in dono e da quelli acquistati. Per gli acquisti essa curerà di raccogliere principalmente opere riguardanti Messina e provincia e possibilmente opere di carattere gene­ rale utili agli studi storici. Art. 15 I libri della biblioteca sociale saranno concessi in prestito, per lo spa­ zio di 15 giorni, ai soci che ne facciano richiesta. I manoscritti, le antiche edizioni e le stampe rare non potranno essere consultati che nei locali stessi della Società. Art. 16 L'assemblea generale si riunirà in sessione ordinaria una volta l'an- Le fonti 473 no, ed in sessione straordinaria tutte le volte che il Consiglio direttivo lo crederà necessario o che ne verrà fatta richiesta da un terzo dei soci effet­ tivi. Art. 17 Tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo saranno prese a mag­ gioranza dei componenti. Art. 18 Saranno accettati i voti spediti per iscritto dai soci non residenti in Messina e pervenuti in tempo opportuno. Art. 19 I soci effettivi ed aderenti che siano in mora di oltre sei mesi dal pagamento della quota, saranno di diritto e di fatto decaduti e non potranno essere ammessi se non versando intere le quote dal giorno della mora per la quale decaddero.

4 Seduta del 18 gennaio.

Prof. avv. Salvatore Pugliatti presidente; Prof. Luigi Tomeucci vice presidente; Prof. Salvatore Schirò segretario; Dott. Pietro Bruno bibliotecario; Comm. rag. Pasquale Greco economo caSSIere. Informo la S.v. Ill.ma che il Consiglio direttivo della nostra Società è convocato per domenica 24 gennaio p.v., alle ore 11, nell'aula dell' Ac­ cademia Peloritana, con il seguente ordine del giorno: 1. Comunicazioni del presidente. 2. Assunzioni delle cariche. 3. Esame delle attività da intraprendere. 4. Varie ed eventuali. Con la viva preghiera di non mancare, gradisca i miei migliori saluti. il presidente prof. avv. Salvatore Pugliatti. 474 Salvatore Tramontana

5 Consiglio direttivo del 24 gennaio, ore 11.

Ordine del giorno. 1. Comunicazioni del presidente. 2. Assunzione delle cariche. 3. Esame delle attività da intraprendere. 4. Varie ed eventuali. La riunione ha inizio alle ore 11. Sono presenti tutti i componenti del Consiglio. Presiede il presidente prof. Salvatore Pugliatti. Preliminarmente il prof. Tomeucci prende occasione di questa prima riunione per porgere al presidente il saluto dell'assemblea che lo ha elet­ to alla carica e che non poté farlo subito, non essendo egli potuto inter­ venire alla seduta per i precedenti impegni, e - facendosi interprete dei sentimenti degli altri componenti del Consiglio direttivo - lo ringrazia per avere gradito l'onere di presiedere la Società Messinese di Storia Patria che, sotto la sua guida, non potrà che ricevere nuovo lustro e mag­ giore impulso. Il prof. Pugliatti ringrazia ed afferma la sua volontà di operare nel miglior modo perché l'attività del sodalizio venga incrementata e rag­ giunga un più alto livello produttivo e di diffusione. A questo proposito il prof. Tomeucci espone quanto gli è stato pos­ sibile fare nel recente passato per assicurare al nostro «Archivio Storico» la collaborazione ed estenderla per quanto possibile. Dopo un breve intervento del comm. Greco il Consiglio stabilisce: 1. inviare una lettera circolare a personalità cittadine e della provin­ cia, ai rappresentanti dei Comuni, della Provincia regionale, delle princi­ pali Biblioteche siciliane e degli Archivi di Stato della Sicilia, rammen­ tando le finalità della nostra istituzione e richiedendo la loro adesione e collaborazione. Invitare altresÌ quei Comuni che l'avessero curata ad inviarci la storia delle origini e degli avvenimenti storici giacenti presso i propri Archivi e che possano essere oggetti di studio; 2. interessarsi alle celebrazioni che il Comune di Milazzo intende svolgere in occasione del centenario della morte del patriotta Domenico Piraino; 3. designare il prof. Tomeucci quale presidente del Comitato di Le fonti 475 redazione e di lettura delle pubblicazioni della Società Messinese di Sto­ ria Patria, con l'incarico di considerare l'eventuale possibilità di stampa­ re l' «Archivio Storico Messinese» in fascicoli semestrali; 4. procedere al riordinamento della Biblioteca; 5. effettuare il trasferimento del conto corrente presso il Banco di Sicilia e di quello presso l'Ufficio di c/c postali di Catania intestandolo al presidente pro-tempore della Società Messinese di Storia Patria nella per­ sona del prof. Salvatore Pugliatti; 6. avanzare richiesta di contributi al ministero della Pubblica Istru­ zione, all'assessorato regionale per la Pubblica Istruzione, all'Univer­ sità degli Studi di Messina, all'amministrazione provinciale e comunale di Messina, alla Cassa di risparmio Vittorio Emanuele ed al Banco di Sicilia. La seduta viene sciolta alle ore dodici (12). 476 Salvatore Tramontana

XIX

1910. Documenti della stampa quotidiana relativi alla ricostruzione di Messina, «Gazzetta di Messina e delle Calabrie», XLVIII, n. 168 (20- 21 giugno 1910), pp. 1-2.

1 Discussione libera.

È uno spazio riservato dalla «Gazzetta di Messina e delle Calabrie» al libero dibattito sulla ricostruzione della città. Nel n. 168 si legge infat­ ti: «A scopo di diffondere maggiormente, e di dare una popolare ed effi­ cace portata all'iniziativa doverosa di un appropriato organico impianto dal quale dipenderà l'assetto, il benessere e la vita avvenire di Messina, ho ritenuto utile di pubblicare due lettere: una di S.E. il ministro Sacchi in data 2 maggio u.s. di risposta all'importantissimo e splendido progetto dell'architetto milanese comm. Augusto Guidini; l'altra di quest'ultimo, in data 7 maggio, vale a dire immediata. E a tutt'oggi egli non ha avuto comunicazione di sorta di ulteriori eccezioni degli argomenti da lui con tanta competenza svolti».

2 Lettera del ministro Sacchi all'architetto Guidini, Via Bagutta, Milano.

Ho esaminato, con molto interesse, il progetto di piano regolatore per la nuova Messina da Lei inviato mi, nonché lo studio critico sulle modifiche da apportare alla legge del 12 gennaio 1909, n. 12 per facilita­ re il risorgimento edilizio della città. Come Ella potrà direttamente accertarsene, agli inconvenienti da Lei segnalati in tale legge, ed a molti altri ancora, si apporta rimedio con il progetto di legge num. 488, contenente provvedimenti per i paesi dan­ neggiati dal terremoto, presentato al Parlamento fino dal 18 maggio ulti­ mo scorso. Le fonti 477

Quanto al piano regolatore, la cui compilazione spetta non a questo ministero (che deve solo approvarlo), ma al Comune interessato, debbo dirle che esso è stato già presentato e favorevolmente esaminato dal Con­ siglio Superiore dei Lavori Pubblici, e trovasi ora già innanzi al Consiglio di Stato. Del resto, in tale piano, compilato dall'Ufficio tecnico comunale, e che viene integrato dal piano regolatore del porto già approvato da qual­ che tempo, si riscontrano in massima parte i concetti generali così bene da Lei applicati nel suo studio. Vi è solo discordanza per quanto ha riguardo alla palazzata, che nel piano regolato re comunale resta abolita, e che ella vorrebbe invece conservare. Ma una tale questione riveste un aspetto essenzialmente complesso, nè parmi possa solo essere risolta con criteri di ordine artistico, storico e sentimentale. Anzitutto occorre bene porre in chiaro che non si tratta della con­ servazione della palazzata, ma della ricostruzione sua; per la quale - visto che si tratterebbe di fabbricati ad uso abitazione - dovrebbero osservar­ si rigorosamente le nuove norme tecniche: e perciò anche quelle che si riferiscono all'altezza medesima non superiore ai metri dieci. È certo poi che, nei riguardi del parere della Commissione sismolo­ gica, nulla vieterebbe di seguire la sua proposta, ricostruendo la palazza­ ta nella primitiva giacitura, salvo ad arretrare sufficientemente il fronte a mare, cosicché le nuove costruzioni risultassero alla distanza del detto fronte, quale è stata prescritta dalla Commissione stessa. Ma l'avanza­ mento del fronte a mare, che non potrebbe ottenersi con un semplice get­ tito di macerie, e richiederebbe invece opere in mura tura eseguite a rego­ la d'arte in fondali dai 6 ai 10 metri, importerebbe, come ella ben com­ prende, una spesa ingente e tale, mi pare, da non bilanciare limitati van­ taggi di indole estetica e teorica che se ne ricaverebbero. Infatti, mentre col piano regolatore comunale e con quello del porto si otterrebbero, con il rinunciare alla ricostruzione della palazzata, delle banchine larghe circa 50 metri (larghezza riconosciuta indispensabile per il buon funzionamento del porto); con il suo progetto invece si avrebbe bensì dinnanzi alla nuova palazzata una strada larga metri 50, ma non si otterrebbero delle banchine di sufficiente larghezza, pur incorrendo in una spesa di gran lunga maggiore. Mi sembra quindi che i criteri pratici, quali sono quelli di contenere 478 Salvatore Tramontana la spesa entro i limiti ragionevoli e di curare anzitutto la buona sistema­ zione del porto, debbano avere la precedenza su tutti gli altri. In ogni modo io debbo esprimerle tutto il mio compiacimento per l'opera poderosa da Lei con tanta intelligenza compiuta; dolente che le considerazioni già espostele mi vietino di trame quel maggior partito che essa indubbiamente meriterebbe. La ringrazio anche di avere messo a mia disposizione i piani allega­ ti alla sua inportantissima pubblicazione. Mi creda con ogni stima Sacchi.

3 Lettera dell'architetto Augusto Guidini al ministro Sacchi, Roma.

Ho avuto il pregiato Officio (n. 8888 in data 2 corrente maggio) e ringrazio sentitamente della onorevole attenzione usatami. Nello stesso è fatto cenno a un disegno di legge (n. 488) contenente provvedimenti in favore dei paesi danneggiati dal terremoto, e quindi di modificazione, o di integrazione della legge del 12 Gennaio 1869, in merito della quale, e negli aspetti tecnici e finanziarii, ho segnalato le gravi lacune di alcuni articoli (6 e 7). Mi sarebbe caro conoscere, a semplice titolo di studio, il testo dei nuovi dispositivi di legge proposti. E sarò grato a Vostra Eccellenza se vorrà usarmi l'attenzione di farmene spedire un copia. Circa lo studio e progetto del piano regolatore di Messina che ebbi l'onore di presentarle, e nell'intento medesimo, consenta Eccellenza che io esponga qualche dato di rispettosa corrispondenza e risposta alle pre­ giate osservazioni efficacemente comunicatemi. Nel pregiato Officio risultano accennati due piani regolatori: quello del porto, già da tempo approvato e certamente compilato dal compe­ tente Ufficio dello Stato; e quello della città, compilato dall'Ufficio tec­ nico comunale, attualmente in via di superiore approvazione, e del quale il primo ne sarebbe l'integrazione. In merito al piano regolatore del porto, e ringraziando vivamente del favorevole giudizio formulato sul mio studio, mancando mi l'esame del progetto officiale, certo egregiamente redatto, richiamo l'alta atten- Le fonti 479 zione di Vostra Eccellenza sulla quota rialzata di livello e di ragguaglio della banchina, che oltre alI'esercizio del porto servirà di necessario rial­ zo e di ragguaglio col piano regolatore del fronte della città. E ne richia­ mo, parimenti, l'autorevole attenzione sul concetto delle calate e puntoni, di tanta importanza e necessità, non sapendo se siano contemplate nel progetto officiale dette forme integranti d'impianto. E precisamente sul necessario e graduatorio loro numero (calata maggiore e minore), sulla loro impositiva ubicazione, sulla loro topogra­ fia ed occorrente orientazione, o sulla loro pratica struttura, e speciale od economico sistema di costruzione galleggiante, di carattere asismico, e di sicuro impianto ed esercizio. Con un simile impianto, munito di grue e che consenta il normale approdo di navi e di piroscafi, assai facilitato risulterà lo sbarco o l'im­ barco di ogni merce e materiali nel porto di Messina. Ed oltre che di sommo vantaggio commerciale, gioverà grandemen­ te nell'immane lavoro incombente della rifabbrica della città: potendosi ritenere che in pochi anni se ne potrà effettuare, colla inerente economia e speditezza dell'esercizio, l'ammortamento del costo. In merito al piano regolatore della città propriamente detto, e segna­ tamente alla storica palazzata, consenta parimenti Eccellenza, che io for­ muli alcune nuove deduzioni, a maggiore ed utile chiarimento del con­ cetto propugnato, e dello svolgimento delle cose. Premetto che la palazzata - come è ben noto a vostra Eccellenza - sorse nel 1622, per iniziativa e disposizione di Emanuele Filiberto di Savoia, viceré in Sicilia, in sostituzione della demolita cortina delle mura del porto. (Un'antica carta che io possiedo dimostra appunto l'aspetto della città colle antiche mura portuarie). E sorse in forma chiusa, come la sostituita struttura murale, e colle semplici arcate di sbocco in corrispondenza delle vie interne; appunto per le sue topo grafiche funzioni di riparare la città retrostante dalle forti brezze marine, oltre che formarne il magnifico fronte. Ed in tale aspetto, e sempre per corrispondere alle funzioni suespo­ ste, venne ricostruita - in più classica forma - dopo il terremoto del 1783. Ed il concetto da me propugnato, più che della conservazione, è pre­ cisamente quello della sua ricostruzione e nella identica zona d'impian­ to, nello storico e scenico suo aspetto; informata ai caratteri costruttivi e 480 Salvatore Tramontana sicuri dell'edilizia asismica, alle forme tradizionali e congenite della clas­ sica architettura: appunto come è detto alla pagina 26 della mia pubbli­ caZIOne. E trattandosi di edifici di speciale importanza, gli stessi potrebbero anche risorgere con quella utile estensione delle norme tecniche prestabi­ lite per le abitazioni comuni: consentendo almeno, oltre il piano terreno, due piani superiori - poiché non si vorrà ora limitare l'architettura delle zone soggette a scosse sismiche alle baracche; nè fare risorgere Messina quale un'accozzaglia di casupole. Il problema della solidità e della sicurezza degli edifici sismici venne fronteggiato e risolto col concorso bandito in Milano nel decorso anno, ed appunto in tale intento. E l'altezza può essere risolta con mezzi ido­ nei e struttura appropriata. E in America la soluzione venne basata sulla limitata altezza; ma anche sullo speciale sistema collegato e rigido della costruzione. E la città di S. Francisco risorge in più sviluppata e splendi­ da forma. E le stesse e semplici norme borboniche (dettate dal Pignatel­ li, e consistenti in massima nel collegamento dell'opificio) dove vennero applicate dettero sempre buona prova. Ed i nuovi e speciali edifici, improntati a carattere nazionale nel loro aspetto ed alla tipica struttura asismica, ed ai moderni concetti di costru­ zione (in cemento armato) nel loro organismo, serviranno di modello per i più importanti edifici - e pubblici e privati - che sorgeranno in dette zone meridionali, e ciò in base alla dimostrata loro importanza e ragion d'essere. Poiché il diritto statale può bensÌ esigere la rigorosa applicazio­ ne delle modalità costruttive più appropiate e sicure in fatto di edifici, ma non potrebbe spingersi, senza evidenti lesioni del diritto pubblico, e con stridente disparità di trattamento colle altre zone, poiché la pericolosa azione asismica non può essere circoscritta sino a negare la facoltà di attuazione di appropriati e decorosi organismi edilizi, che la scienza della costruzione dimostra possibili e sicuri. E l'agitazione del Collegio degli ingegneri e degli architetti in Messina inizia già un'azione contro le trop­ pe rigide norme officiali, a tipo unico e ristrettivo, emanate subito dopo le catastrofe, che vogliono essere modificate, come la legge fondamentale del 12 gennaio 1909 prevede, di provvedimenti in favore. Questo in massima, per quanto riguarda il condotto della palazzata, e della sua necessaria ricostruzione, per le appropriate funzioni dimostra- Le fonti 481 te, e qualunque sia per essere la nuova e tipica forma dei suoi decorosi e classici edifici. Venendo allo speciale concetto dell'ubicazione ed impianto sono lieto che la Eccellenza Vostra abbia riconosciuto come «nei riguardi del parere espresso dalla Commissione sismologica, nulla vieterebbe di ricostruire la palazzata nella primitiva giacitura, salvo ad arretrarre suf­ ficientemente il fronte a mare, cosicché le nuove costruzioni risultasse­ ro alla distanza di detto fronte, quale è stata prescritta dalla Commis­ sione stessa». E qui sorgono, effettivamente, alcune divergenze fondamentali che mi permetta di elencare - e non certo per sovrapporre il mio giudizio a quello autorevole delle Commissioni officiali - ma per richiamare, in proposito, l'esame ed il giudizio di Vostra Eccellenza. E innanzi tutto occorre considerare come il parere di «non permet­ tere la costruzione di eficici destinati ad abitazioni permanenti in prossi­ mità della spiaggia, e di prescrivere che si mantengano (sic!) alla distanza di almeno 100 metri dal ciglio esterno delle banchine, o dalla battigia del mare», non risulta tuttavia giustificato. Poiché né un simile dispositivo può avere una ragion d'essere per una spiaggia di mare aperto, in pericolo di cedimento o di continua cor­ rosione, fa uopo riconoscere che la sponda di Messina, lungo il fronte della palazzata, è sponda di porto; vale a dire di uno specchio di acqua chiusa, affatto soggetta a corrosione. E gioverà considerare in proposito, come detta sponda, d'origine alluvionale, e formata nella sua struttura superficiale e di emergenza, da materiali detritici e di corrosione delle retro stanti colline, convogliato al porto dalle fiumare, anziché in corro­ sione è in continua crescita: appunto per l'azione costante di trasporto e deposito sopra accennato. Date queste speciali condizioni, e debitamente altresì considerando come nel recente ed immane disastro la parte meno danneggiata della città, nel suo vecchio impianto pianeggiante e fronteggiante il mare, fu appunto la palazzata - rovinata dall'incendio più che dalle scosse del ter­ remoto - sembra logica deduzione il considerare ingiustificato l'arretra­ mento dello storico fronte, ed a maggiore titolo lesiva la sua eliminazione. E comunque, ed in tema di avanzamento del fronte a mare antistan­ te alla palazzata e sul porto, gioverà pure ritenere come la ripiena, nel suo 482 Salvatore Tramontana

volume complessivo, possa e debba ritenersi efficacemente costituita col gettito delle macerie: sempre che le stesse non siano limitate ai semplici calcinacci e detriti effimeri, ma comprendino, come di ragione e di fatto, tutti i materiali solidi (pietrami e laterizi) non tuttavia utilizzabili nelle nuove costruzioni. E questa ripiena, certamente, e nella sua emergenza, occorre che sia delimitata e consolidata, in fregio alle acque, da speciali murature eseguite a regola d'arte e meglio come è indicato alle pagine 31 e 32 della mia pubblicazione. Ed il ciglione ricorrente formerà appunto il profilo della nuova ed ampliata banchina del porto. E precisamente il totale utilizzamento delle macerie nell'opera uti­ lissima, e necessaria, del rialzo della banchina del porto e del fronte della città, e di ampliamento della banchina stessa, forma uno dei principali criteri direttivi dello studio e del progetto: potendosi così utilizzare com­ pletamente, e nella migliore e più economica forma, il totale volume delle macerie: appunto come è specificatamente esposto e dimostrato nelle pagine 23-31 e 32 della cennata publicazione. E con ciò si verrebbe appunto ad ottenere il segnalato aumento di superficie di banchina enunciato: principalmente col progetto di varian­ te, quale è giustamente esposto alla pagina 29, e dimostrato nell'apposita tavola speciale, allegata al progetto. Aumento che segnerebbe appunto la maggiorata distanza di metri 85 (ottantacinque) del fronte attuale della palazzata, al nuovo ciglio della banchina, ed un aumento di superficie della stessa, di ben metri quadrati 100.000 (centomila); potendosi così uti­ lizzare la complessiva superficie risultante - antistante alla palazzata, e costituente il corso Vittorio Emanuele II.e la ampliata banchina nella tota­ le percorrenza di detto fronte - in parte a giardini, e nella maggiore parte a banchina e per la consentita larghezza, occorrendo, anche di oltre 60 (sessanta) metri: come è detto nella pubblicazione alla pagina 31; anziché limitata a soli metri 50 del progetto officiale, ed ottenuti - per di più - colla soppressione della palazzata. E facendosi ad esaminare detto speciale impianto conseguito, fra le diverse vantaggiose risJlltanze che presenta, emerge la considerazione dell'area effettivamente conquistata - pari a metri quadrati 100.000 (cen­ tomila) come risulta nel cennato progetto di variante allegato - e col mezzo economico dell'utilizzamento delle macerie; anziché disperderle in mare, ebuttarle senza un utile scopo di occorrente e determinato ripie- Le fonti 483 no. E questo effettivo aumento di superficie, sul fronte della città e lungo il porto - che consente, d'altra parte, la conservazione e l'utilizzamento dell'intiera superficie d'impianto dell'attuale palazzata - data la speciale ed importantissima sua ubicazione, va ritenuta certamente e calcolata di rilevante valore, e complessivo e riferito al metro quadrato e tale da com­ pensare largamente il maggiore costo della muratura perimetrica, di for­ mazione del ciglione della nuova banchina: muratura del resto, all'incir­ ca comune nei due progetti. E così ecco come, Eccellenza, seguendo i concetti fondamentali ed informatori del mio studio e progetto - e se l'amore del problema dolo­ rante ed importantissimo non mi fa velo alla mente - io sia arrivato a soluzioni che ritengo appropriate e corrispondenti, e tali che consentireb­ bero favore di deduzioni, in merito a rapporto anche con altri progetti. CosÌ la proposta complessiva della conservazione e ricostruzione della palazzata non sarebbe unicamente informata a concetti di ordine artistico, storico e sentimentale, che pur hanno una positiva e notevole importanza; ma per di più risulta appoggiata e dimostrata dalle speciali sue funzioni, e da considerazioni e dati importantissimi di impianto e di valore, che ne dimostrano la ragion d'essere. E cosÌ la parimenti e complessa proposta della sistemazione del porto non sarebbe affatto nè più onerosa nè meno corrispondente allo scopo occorrente: ma segnerebbe per contro un efficace utilizzamento delle macerie, che frutterebbe il più ragionevole limite della spesa ine­ rente, una rilevante e maggiore ampiezza della banchina, effettivamente conquistata sull'attuale superficie; oltre che una appropriata intenzione, nelle diverse sue parti ed in rapporto alle proprie ed importanti funzio­ ni, ed allo sviluppo della nuova vita economica e sociale della risorgente città. Voglia scusarmi, Eccellenza, se ho insistito nella maggiore e più chiara esposizione dei concetti informativi del mio studio e progetto, offerto in contributo di mente e di cuore, all' opera nazionale della risur­ rezione della gloriosa a sventura città. Vostra Eccellenza deve scusarmi, segnatamente di averne nuovamente richiamata l'autorevole attenzione sulle apparenti lacune e divergenze dei progetti; e sulle deduzioni che è consentito di fare, in vantaggio di ogni migliore soluzione del grave pro­ blema, ed in ogni sua parte, appunto ed unicamente perché il nuovo ed 484 Salvatore Tramontana

organico assetto ed impianto della risorgente città ne informerà la vita avvenire, e le future sue condizioni economiche e sociali. Ed augurandomi che codesto nuovo e modesto contributo non sia tuttavia ritenuto inutile, colla maggiore considerazione mi professo. Firmato: ing. Augusto Guidini. Indice dei nomi di luogo e delle cose notevoli1

Accademia di San Luca, Roma, Bara (o vara), della Madonna As­ 304,308. sunta, 372, 378-79. Accademia Peloritana dei Perico­ Barcellona (di Spagna), 114, 130n. lanti, 86, 141n., 203, 212, 225, Barcellona Pozzo di Gotto, 54n., 315,352,428-29. 188,318,321-23,434. Acitrezza, 321. Bari,310. Acresta, agenzia assicurativa di, Basicò, monastero di Santa Maria 332. di, 198. Agrigento, 26n. Basile, impresa edilizia dei, 69n. Alcara Li Fusi, 322. Benincasa, agenzia grafica dei, 434. Alemanna, chiesa di Santa Maria Berna, 217n. dell', 343, 372, 379, 427. Biblioteca universitaria, 454. Alessandria, 177n. Boccetta, torrente del, 457. Alliata, casa degli, 406. Bologna, 127n., 351. Alliata, palazzo degli, 411. Bonanno, villa dei, 396. Alpi, catena montuosa delle, 38. Bonanzinga, libreria dei, 92n. America, 345, 480. Botticini, museo, 433. Andrea Avellino, magazzini di Brunaccini, palazzo dei, 383. Sant',426. Bruxelles, 286. Annunziata, chiesa dell', 376, 384. Annunziata, quartiere dell', 181. Cairoli, piazza, 191, 357. Annunziata, torrente dell', 177n. Calabria, 40-42, 133, 178, 189,220, Assunzione della Madonna, 378. 243,259, 294. Associazione industriale, sede dell', Caltanissetta, 330. 359. Camaro, torrente del, 177n. Assisi,279. Camera di commericio, 358. Antonello, circolo artistico di Camiciotti, pozzo dei, 393. 453. Cammareri, palazzina dei, 125n.

1 Sono compresi in questo indice tutti i nomi di luogo e alcuni dei fatti più significativi registrati nel volume. Sono esclusi i luoghi di edizione delle opere e di quanto contenuto nei relativi titoli. Dall'indice è anche escluso, perché assai fre­ quente, il lemma Messina, ma della città sono riportati i nomi di strade, di edifici, di monumenti e di strutture e istituzioni amministrative, culturali, religiose. 486 Salvatore Tramontana

Camposanto, 375-77, 404. Chiesa dell'Immacolata, vedi Im­ Canova, via, 432. macolata. Cannizzaro Tommaso, Biblioteca Chiesa dell'Ospedale, vedi Ospe­ comunale, 454. dale, Cappuccini, chiesa dei, 377, 404. Chiesa di Gesù e Maria del buon Cardines, via, 155n., 193. viaggio, vedi Gesù e Maria. Casale del Faro, vedi Faro Chiesa di Portosalvo, vedi Porto­ Casa Pia, magazzini di, 427. salvo Casa professa, 68n., 69n., 169. Chiesa di San Francesco di Paola, Casella, libreria napoletana, 84, vedi Francesco di Paola. 459-60. Chiesa di San Giacomo, vedi Gia­ Castelvetrano, 381. como. Catalani, chiesa dei, 193. Chiesa di San Giovanni Decollato, Catalani, ricostruzione della chiesa vedi Giovanni Decollato. dei, 444-45. Chiesa di San Giovanni di Malta, Catania, 26n., 69, 101, 140, 186n., vedi Malta. 219, 252, 280, 321, 332, 344, Chiesa di San Gregorio, vedi Gre- 350-51,354,475. gono. Cattolica, detta anche Graffeo o Chiesa di San Nicola, vedi Nicola. della Lettera, chiesa della, 91 e Chiesa di San Placido, vedi Placido. n., 342, 376. Chiesa di San Pietro dei preti, vedi Cavallotti, piazza, 182n., 352. San Pietro dei preti. Cavour, via (o corso), 184, 186,342, Chiesa di Sa~t' Anna, vedi Sant' An­ 354,367,376,382-84. na. Chiara, chiesa di santa, 193. Chiesa di Sant'Antonio abate, vedi Chiesa Beata Eustochia, vedi Sant' Antonio Abate. Eustochia. Chiesa di Santa Chiara, vedi Chiara. Chiesa dei Cappuccini, vedi Cap- Chiesa di Santa Maria Alemanna, pUCCllll. vedi Alemanna. Chiesa dei Catalani, vedi Catalani. Chiesa di Santa Maria del Gesù, Chiesa dei Crociferi, vedi Crociferi. vedi Santa Maria del Gesù. Chiesa dei Santissimi Cosimo e Da- Chiesa di Santa Maria della Grotta, miano, vedi Cosimo e Damiano. vedi Grotta. Chiesa dell'Annunziata, vedi An­ Chiesa di Santa Maria Latina, vedi nunziata. Maria Latina. Chiesa della Cattolica, vedi Catto­ Chiesa di Santa Maria Maddalena, lica. vedi Maddalena. Indice dei nomi di luogo e delle cose notevoli 487

Chiesa di Santa Teresa, vedi Santa Cremona, 351. Teresa. Crociferi, chiesa dei, 313. Cioffi, libreria napoletana di, 84, 459-60. D'Amico, tipografia dei, 84n., 243, Circonvallazione, via della, 191 e n. 281,284,292,297,333,362. Cittadella, 426. D'Anna, impresa edilizia di, 167. Civelli, stabilimento tipografico Dogana, 349. milazzese di,BO. Donato Rosa, salita di, 197,456. Collere aie, ospizio di, 329, 410. Duomo, 87 n., 96 n., 101, 121, 193 e Concezione, piazza della, 121. n., 218, 286, 343, 357, 384. Confraternita dei Verdi, vedi Verdi. Duomo, cappella della sacra Lette- Confraternita del Monte di Pietà, ra del, 425. vedi Monte di Pietà. Duomo, restauri del, 434. Confraternita della Pace, vedi Pace. Duomo, ricostruzione del, 444-45. Confraternita della Trinità, vedi Duomo, tesoro del, 425. Trinità. Confraternita di Cosma e Damia- Egitto, 365, 374. no, vedi Cosma e Damiano. Europa, 367. Conservatorio, rifugio del, 382. Eustochia, Beata, chiesa e monaste­ Consolato dell'arte della seta, 393. ro della, 456-57, 459. Contemplazione, villaggio di, 189, 360. Faro, casale di Messina, 188 e n., Contesse, villaggio di, 436. 189. Contrada della Mosella, vedi Faro, riviera del, 360-61. Mosella. Faro, strada del, 361. Contrada Granatari, vedi Granatari. Fata Morgana, fenomeno di rifles­ Contrada Paradiso, vedi Paradiso. sione delle immagini della, 48. Convento di San Domenico, vedi Ferdinandea, strada sostituita in San Domenico. parte dalla via Garibaldi, 138. Convento di Santa Maria del Gesù, Firenze, 73 n., 90, 185, 324, 351, vedi Santa Maria del Gesù. 390,397. Cortina del porto, vedi porto, cor­ Fontana Gennaro, vedi Gennaro. tina del. Forza d'Agrò, 275. Cosimo e Damiano, chiesa dei Francavilla di Sicilia, 243, 297, 364, Santi,377. 371. Cosma e Damiano, confraternita Francesco di Paola, chiesa di San, dei Santissimi, 385, 387. 188. 488 Salvatore Tramontana

Francesco di Paola, riviera di San, Gran Camposanto, vedi Campo­ 410. santo. Francesco di Paola, torrente di, Grecia, 365, 374. 177n. Gregorio, monastero e chiesa di San, 86, 101,213. Gabinetto di lettura, 311. Grotta, chiesa di Santa Maria della, Garibaldi, asilo d'infanzia, 456, 188,410. 458. Garibaldi, via, già Ferdinandea, Heidelberg, 219, 286. 126, 129, 138, 155n., 156, 345, 348-49, 351, 356-58, 438, 441. Immacolata, chiesa dell', 101,377. Gennaro, fontana di, 457 Immacolata, piramide marmorea Genova, 39 e n., 210,351. dell', 121 e n., 384-85, 399. Genovesi, bagni dei, 457. Impellizzeri, casa degli, 385. Gerace Calabro, 363. Ischia, 125. Germania, 25. Istituto Storico Italiano, 25-26, 29. Gesù e Maria del buon vIaggIO, Italia, 38 n., 40, 48, 52n., 143n., 204, chiesa di, 188. 258,366. Giacomo, chiesa e parrocchia di San, 421. Jonio, 134. Giacomo, discesa di San, 155n. Giacomo, via di San, 68 e n., 337, Kociol, casa editrice di, 314, 318- 340. 19,324. Giardini,215. Giardino a mare, 432. Lang, libreria romana dei, 84, 233, Gioacchino, locali di San, 67, 217, 464. 336. Lanzafame, impresa edilizia dei, Giolitti, via del quartiere lombar­ 197,456. do, 434. Larderia, villaggio di Messina, 401. Giostra, rione di, 181. Largo Minutoli, vedi Minutoli. Giovanni d'Austria, statua di don, La Spada, ditta artigiana dei, 69n. 227,341. Leone, quartiere di San, 170. Giovanni Decollato, chiesa di San, Linguaglossa, 328. 317,377. Lipari, 363. Giudecca, quartiere della, 184,383. Livorno, 351. Gonzaga, colle di, 395. Loescher, casa editrice dei, 331 Granatari, contrada di, 188. Londra, 283. Indice dei nomi di luogo e delle cose notevoli 489

Lo Presti, casa di ricamo dei, 440. Milano, 28, 91n., 130, 136,308,349, Luca, abate e santo, 365. 351,390,476,480. Luca, vedi Accademia di San Luca, Milazzo, 466, 474. Roma. Mille, via dei, 70, 229. Lucca, 58. Minutoli, largo, 156n., 158. Lugano, 58. Minutoli, palazzo di, 367. Monasteri, via dei, 184, 198n., 383, Maddalena, chiesa di Santa Maria 457. della, 456. Monastero Beata Eustochia, vedi Maddalena, ospedale militare della, Eustochia. 393. Monastero di Montevergine, vedi Maddalena, pozzo della, 393. Montevergine. Madrid,114n. Monastero Ree pentite, vedi Ree Magazzini generali 71-72, 233, 343, pentite. 358,415,417-18,421,445,450. Monastero San Gregorio, vedi Malfinò, monastero di Santa Maria Gregorio. di, 47, 204. Monastero San Placido Calonerò, Malta, cappella palatina di San Gio­ vedi San Placido Calonerò. vanni di, 363, 365. Monastero San Salvatore, vedi San Malta, chiesa e gran priorato di San Salvatore. Giovanni di, 169 e n., 170, 365- Monastero Sant' Anna, vedi 67,376. Sant'Anna. Malta, necropoli della chiesa di San Monastero di Santa Maria di Giovanni di, 392, 395-97, 400. Basicò, vedi Basicò. Malta, tribuna di San Giovanni di, Monastero di Santa Maria di Mal­ 364. finò, vedi Malfinò. Maria Latina, chiesa di santa, 170, Monastero di Santa Maria Le 395. Moniali, vedi Moniali Martino, viale San, 191, 341. Moniali, monastero di Santa Maria Mazzini, villa, 186,365-67. le, 91n. Melilli, pietra di, 457. Monte di Pietà, 195,213,457. Merì,466. Monte di Pietà, confraternita del, Mesiani, agenzia di incisione della, 428. 301. Monte di Pietà, strada del, 197. Mezz'agosto, feste di, 379, 384. Monte di Pietà, tesoro del, 427. Miceli, studio fotografico di, 84n., Monte di Pietà, via del, 67, 69, 100, 382-83. 223,336,340,354,368,456. 490 Salvatore Tramontana

Monte Vergine, monastero di, 195, Padova, 39, 214. 196 n., 197-99,233-34,454-58. Palazzata, 123-24, 126, 127 n., 128, Morano Calabro, 100 n. 131-32,137-38,139 e n., 142-44, Mosella, contrada della, 67, 178, 150, 152, 155, 172,224,344-46., 181,224,335,337,340,344,350, 348-52, 356-58, 367, 369, 410, 353,355-56,359,362,364,433. 417,479-83. Mosella, piano della, 143. Palazzo Alliata, vedi Alliata. Muglia, casa editrice di, 49 n. Palazzo Brunaccini, vedi Brunacci­ Municipio, vedi palazzo municipa- m. le. Palazzo della prefettura, vedi Pre­ Munizione, vedi teatro La, 319. fettura. Mura, di cinta normanne, 184, 185 Palazzo della Provincia, 69 e n., e n. 359, 390, 446. Museo, 85-87, 89-90, 91 n., 94-97, Palazzo delle Poste e Telegrafi, vedi 136,172,188,193,212-13,215, Poste e Telegrafi. 225,301,343,370,372-74,379- Palazzo Minutoli, vedi Minutoli. 80, 383, 385-87, 390, 393-94, Palazzo municipale, nuova sede 397, 399-402,407-08,413,415, del, 157-58, 167,387,389,392. 428-29,438,458. Palazzo reale, 217n., 317, 365. Palazzo Ruffo, vedi Ruffo. Napoli, 28, 40n., 83 e n., 84, 93, 203, Palazzo senatorio, 113, 155-57, 351,393,424-25,459-60. 226,228,365,367,369,374,425. Natoli, casa del barone, 317. Palazzo vescovile, 425. N ecropoli, vedi Malta. Palermo, 26-27, 83, 91, 94, 96 n., Nettuno, sbarcatoio del, 358. 101, 112, 126, 140, 164 e n., 169, Nicastro, tipografia dei, 281, 284. 185,194,203,205,219,223,227, Nicola, chiesa di San, 101. 231, 252, 256 n., 297, 304, 306, Nimes, 278. 310, 329, 335-36, 340, 342-44, Normanni, ruderi dei, 383. 350-51, 369, 377, 380-81, 385, Normanni, vedi mura normanne. 387,397,399,402,409,421,424, Novara Sicilia, 297. 432, 434, 454, 465. Panarello, case dei, 70, 381, 383, Oriente, 134. 386, 392, 406. Ospedale, chiesa dell', 376. Pappalardo, tipografia dei, 103n. Ospedale civile, 101. Paradiso, contrada detta del, 189, 360. Pace, confraternita della, 70. Parigi, 122n., 185. Indice dei nomi di luogo e delle cose notevoli 491

Parisien, teatro, 241. Priorato, mandamento del, 453. Paterni a, esattoria dei, 404. Provincia, vedi palazzo della. Paternò, 304. Patti, 221, 301, 303, 332, 363. Quartiere della Giudecca, vedi Peloro, promontorio o capo del, 188. Giudecca. Pescheria, antica sede della, 358. Quartiere dello Zaera, vedi Zaera. Pia casa, via di, 457. Quartiere San Leone, vedi Leone. Piazza Cairoli, vedi Cairoli. Quattro Fontane, Le, 193n., 370. Piazza Cavallotti, vedi Cavallotti. Piazza della Concezione, vedi Ree pentite, monastero delle, Concezione. 456. Piazza della Vittoria, vedi Vittoria. Reggio Calabria, 94, 170n., 177n., Piazza Roma, vedi Roma. 214-15,220,401,444. Pisa, 48, 351. Rimini, 177. Placida, via, 367, 453. Rione Giostra, vedi Giostra. Placido, chiesa di San, 170. Risorgimento, via del, 70, 381, 383, Pompei, 365, 374. 386, 392, 406, 411. Porta Messina, 155 n., 193,365,369. Roma, 25, 38-39, 84, 100n., 121, Portalegni, torrente di, 457. 158,160,211,233,258,30~32~ Porto, 138, 139 e n., 140-46, 148, 331,363,365,404,422,430,438, 150, 151 e n., 190-91, 217n., 464,478. 344-46,349,356-57,477-79,481. Roma, piazza, 357. Porto, banchine del, 358, 479, Rovere, via della, 86. 482-83. Ruffo, palazzo dei, 83, 381. Porto, calate del, 358. Porto, cortina del, 151 e n., 152-53, Salita, di Rosa Donato, vedi Dona­ 158, 191,442,479. to Rosa. Portosalvo, chiesa di, 376. San Domenico, convento di, 65n., Portosalvo, fermata tramviaria di, 68n. 433. San Francesco, fermata tramviaria Posillipo, 448. di 432-33. Poste e Telegrafi, palazzo delle, San Francesco, oratorio di, 376. 382,385. San Francisco (US.A.), 480. Prefettura, palazzo della, 397. San Fratello, 447. Primo Settembre, via, 101, 193,351, San Giorgio, tonnara di, 301. 357. Sanità, oratorio della, 376. Principato, casa editrice di, 288. Sanità, sbarcatoio della, 345, 358. 492 Salvatore Tramontana

San Marco d'Alunzio, 216. Siena, 80. San Pietro dei preti, chiesa di, 376. Siracusa, 26n., 351, 371. San Placido Calonerò, ex monaste- Siracusano, casa dei, 417. ro benedettino di, 47, 204. Slatar, centro tipografico degli, 283. San Salvatore, codici del monastero Spadafora, 112n. di, 47, 204. Spagna,203,205,339,366,375. San Salvatore dei greci, spianata di, Strada del Monte di Pietà, vedi 87, 94, 385-86. Monte di Pietà. San Salvatore, monastero di, 47,188. Strada Ferdinandea, vedi Ferdinan- Sant' Anna, chiesa e monastero di, dea. 184,213,376,383. Stretto di Messina, 38, 42, 133,224. Sant' Antonio Abate, chiesa di, 459. Stretto di Messina, ponte sullo, 42 e n. Santa Chiara, chiesa di, 385-87. Svizzera, 331. Santa Lucia del Mela, 430. Santa Maria del Gesù, chiesa e con- Taormina, 47. vento di, 373, 379, 453. Teatro, La Munizione, vedi Muni- Santa Marina, 465. ZiOne. Santa Teresa, chiesa di, 433. Teatro marittimo, vedi palazzata. Santa Teresa, corpo di, 410. Teatro Parisien, vedi Parisien. Santo, villaggio del, 410. Teatro Vittorio Emanuele, vedi Vit- Sbarcatoio del Nettuno, vedi Net- torio Emanuele II. tuno. Terrasanta, 42. Sbarcatoio della Sanità, vedi Sanità. Tevere, 38. Scilla, 33. Tindari, 221, 303 Scuola normale femminile, 390. Tipografi, sciopero dei, 445. Senato messinese, alabardieri del, Tirreno, 134. 427. Torino, 31-32, 38, 39, 79n., 87n., Senato messinese, carrozze del, 427. 136,185,245,351,438. Senato messinese, cimeli del, 429. Torre Vittoria, 99n., 313-17. Senato messinese, collane d'oro del, Torrente Annunziata, vedi Annun­ 424-27. ziata. Senato messinese, mazzieri del, 427. Torrente Camaro, vedi Camaro. Senato messinese, trombettieri del, Torrente Francesco di Paola, vedi 427. Francesco di Paola. Setti, impresa edilizia dei, 69n. Torrente Portalegni, vedi Portale­ Sicilia, 38n., 42, 45, 48, 59, 186n., gm. 204, 233, 255. Torrente Trapani, vedi Trapani. Indice dei nomi di luogo e delle cose notevoli 493

Trapani, 330, 351. Via Garibaldi, vedi Garibaldi. Trapani, torrente, 457. Via Giolitti, vedi Giolitti. Trieste, 351. Via Placida, vedi Placida. Trinacria, cinematografo, 352. Via Primo Settembre, vedi Primo Trinacria, hotel, 113, 338. Settembre. Trinità, confraternita della, 70, 368, Via San Giacomo, vedi Giacomo. 406,428. Via Vittorio Emanuele II, vedi Vit- torio Emanuele II. Unione edilizia, 76, 146n., 179-80, Viale San Martino, vedi Martino. 446. Vienna, 185. Università degli Studi, 383, 406, Villa Bonanno, vedi Bonanno. 410,450,469. Villa Mazzini, vedi Mazzini. U nni, popolazioni nomadi degli, Villa Umberto, 186. 343. Villaggio del Santo, vedi Santo. Villaggio di Contemplazione, vedi Vandali, popolazioni germaniche Contemplazione. dei, 343. Villaggio di Contesse, vedi Contesse. Venezia, 332, 351. Villaggio Larderia, vedi Larderia. Verdi, confraternita dei, 70, 368, Villaggio Zafferia, vedi Zafferia. 406,428. Virzì, tipografia di, 93n. Vergine Immacolata, vedi Immaco- Vittoria, piazza della, 137. lata. Vittoria, vasca di piazza della, 345. Via Canova, vedi Canova. Vittorio Emanuele II, banchina del, Via Cardines, vedi Cardines. 137, 139n., 345. Via Casa Pia, vedi Pia casa. Vittorio Emanuele II, corso o via, Via Cavour, vedi Cavour. 348,356-58,482. Via dei Mille, vedi Mille. Vittorio Emanuele II, riparazione Via dei Monasteri, vedi Monasteri. del teatro, 444. Via del Monte di Pietà, vedi Monte Vittorio Emanuele II, teatro, 170, di Pietà. 193 e n., 357-58, 395, 433. Via del Risorgimento, vedi Risor­ gimento. Zaera, quartiere dello, 181. Via della Circonvallazione, vedi Zafferia, villaggio di, 399. Circonvallazione. ZancIe, 39. Via della Rovere, vedi Rovere. Zurigo, 59n.

Indice dei nomi di persona

Abbadessa, Giuseppe, 260. Antoni, Carlo, 31n., 32n., 38n. Accardo, Pasquale, 239-40. Aram di Giampaolo, Flavia, 325. Adelardi, Salvatore, 253, 259. Arcidiacono, Giuseppe, 447. Adinolfi, prefetto di Messina, 252. Arcidiacono, Salvatore, 139, 398, Aganoor Pompili, Vittoria, 163n. 442. Ainis, Enrico, 303, 305. Ardizzone, Patrizia, 145n., 179n. Ainis, Nicolò, 303. Arena, Filippo, 173, 371, 377, 383, Alatri, Paolo, 261. 394,397,399,400,408,411-12. Albanese, Giuseppe, 370. Arenaprimo, Giuseppe, 37 e n., 40, Albanese, Vincenzo, 370. 48 n., 67, 83, 92 n., 93, 204, 205 Alessandro III (Rolando Bandinel- n., 206-207, 212, 215, 217, 229, li), papa, 365. 276-80, 282, 284-86, 290-312, Alessio, Michele, 330. 314,316-19, 321-22, 324, 326- Alfani, Guido, 124 e n. 28, 330-34, 341, 370, 393, 404, Alighieri, Dante, 49. 407. Alleva, Tito di Monteleone, 290. Arezzo, Carlo Mario, 45, 46 e n. Alliata, Domenico, marchese del Arezzo di Donna Fugata, 26n. Serraro, 297, 404. Arezzo di Targia, Gioacchino, 26n. Amari, Emerico, 28n. Arfè, Gaetano, 160. Amari, Michele, 29n., 96n., 204, Argan, Giulio Càrlo, 121n. 310,313,315. Aricò, Nicola, 124n., 185n. Amico, Antonino, 205. Arigò, Giuseppe, 297, 370. Amodio, Domenico, 376. Amò, Giovanna, 423, 431. Amore, Agostino, 196n., 198n. Arrigo, Nunzio, 253. Andronico Cucinotta, Giuseppe, Artifoni, Enrico, 26n., 32n., 33n., 340-41,353,355. 38n., 39n., 44. Annales Sangallenses, 42 e n. Asciak, Giovanni, 253. Anonimi Furcensis, 30n. Asor Rosa, Alberto, 49n., 56n., Anonimo, 30n. 164n. Anselmi, Gian Mario, 45n. Aspa, Mario, 376. Antonello da Messina, 34, 49, 91 e n., Asturi, Giuseppe, 327-28. 99n., 159, 198n., 218, 227, 275, Asturi, Michele, 327. 279,315,317,342,387. Astuti, Guido, 160, 161n., 162n. 496 Salvatore Tramontana

Attard, Giorgio, 242. Bella, Pasquale, 284. Augusto, Caio Giulio Cesare Otta- Benigno, Francesco, 149n. viano,258. Benoit de Saint Andrè, 42 e n. Autore, Camillo, 152. Bensaja, Luigi, 253. Avignone, Giuseppe, 370. Benvenuto, Placido, 240. Aymard, Maurice, 74n., 219n. Bernheim, Ernst, 46 e n. Berr, Henri, 50n. Baglio, Antonio, 261n. Bertini, Antonino, 370, 469. Baker, Alan Reginald Harold, 73n. Bertini, Santi, 370. Baldanza, Bartolomeo, 141n. Bertolami, Mariano, 434, 440. Baratta, Mario, 109, 110 e n., 124, Bertuccio, Francesco, 398. 125n., 131, 133. Bertuccio, Giovanni, 398. Barbagallo, Angelina, 243n., 364, Bette, Augusto, 156n., 253, 418, 435, 371. 437. Barbagallo, Giovambattista, 364. Bevilacqua, Piero, 54n., 73n. Barbaro, Antonino, 253. Biondo, Flavio, 45 e n. Barbaro, Emilio, 362. Bisazza, Felice, 313, 315-17. Barbati, Paolo, 46n. Black, Cyril Edwin, 74 n. Barbera Cardillo, Giuseppe, 52n., Bloch, Mare, 50 n., 81 n. 54n., 118 e n., 139n., 140 e n., Bobbio, Norberto, 172 n. 162n. B6hmer, Johann Friedrich, 30 e n., Barbera, Orazio, 418. 31n. Barberi, Salvatore, 253, 468-69. Bonaccorso, Letterio, 331. Barbi, Michele, 32n. Bonanno, Vincenzo, 253. Barone, Giuseppe, 74n., 116n., 117n., Bonavigo, Claudia, 45n. 143n., 149 e n., 179n. Boncompagni, Amelia, 448. Baronio, Cesare, 29. Boner, Eduardo, 229, 334, 370. Barrile, Francesco, 239-40. Bonetti, Francesco, 302,446-47. Basile, Ernesto, 186 n. Bonfiglio, Francesco, 253. Basile, Michele, 307, 329. Bonfiglio, Tommaso, 376. Bassa, Sinan, 332. Bonghi, Ruggero, 28, 86. Basso, Virginia, 59n. Bontempo, Basilio, 322. Battaglia, Filippo, 253. Borbone, faniglia dei, 125, 343, Battaglia Rosario, 55n., 120n., 130n., 348. 140n., 145n. Borgese, Giuseppe Antonio, 152. Bazzani, Cesare, 169n. Borghese, Ferdinando, 303. Belardinelli, Francesco, 253. Borghese, Gaetano, 297. Indice dei nomi di persona 497

Borla, Vitale, 398-99. Cacopardo, Giuseppe, 376 Borzì, Luigi, 111 e n., 113 e n., Caetano, Antonio, 30I. 114-16, 119-20, 121n., 122n., Caffarelli, Giovanni, 253. 125, 126n., 130, 133-34, 137 e n., Caggese, Roberto, 43 e n. 141 e n., 142-43, 146, 148n., Cagiani, Memmo, 448. 149n., 150 e n., 151 e n., 152, Cagli, Corrado, 179 n. 178n., 181n., 182n., 183-84, 185 Calabrò, Domenico, 290, 340-41, e n., 190 e n., 191n., 197n., 340, 353, 359-64, 367-68, 370-71, 345,353,441-42,453. 377-78, 383, 386-87, 392-94, Botta, Carlo, 38n. 398-400, 409, 411, 417, 420-22, Botta, Mario, 183n. 430,439,442-43,449,451-54. Bottai, Giuseppe, 253. Calabrò Sollima, Giuseppe, 277, Bottari, Gregorio, 86. 282,285. Bottari, Michelangelo, 409-10. Calabrò Tore, Edmondo, 253. Bottari, Salvatore, 38n., 219n., Calafato, Esmeralda, detta Eusto­ 261n. chia, 198. Bottari, Stefano, 244, 258. Calamech, Andrea, 175,372,378. Bozzo, Antonio, 362. Calandra, Roberto, 135n., 181n., Brancato, Francesco, 27n., 28n., 182n., 185n., 186n., 190n. 51n., 65n., 88n., 245n., 246n., Calapso, Renato, 253. 251n., 252n., 259n. Calderini, Guglielmo, 158 e n., 159, Bresslau, Harry, 25n. 167n., 387-88. Bruno, Francesco, 253. Calvi, Fernando, 370, 392. Bruno, Oscar, 216n. Calvino, Italo, 184. Bruno, Pietro, 155n., 185n., 270, Camagna, Enrico Maria, 388-400. 469,473. Camarda, Eustachio, 240. Bucalo, Filippo, 322, 363. Caminiti Vinci, Giovanni, 448, 452. Buceti, Giuseppe, 12I. Campagna, Giuseppe, 401, 422, 452. Buganza, prefetto di Messina, 337. Campione, Giuseppe, 111n., 119n., Burrascano, Francesco, 368, 370-72, 130n., 135n., 147 e n., 150n., 377,381,383,386-87,392,394, 200n. 399-400, 404, 407, 409, 422, Cancila, Orazio, 53n. 439-40,442-43,448,452. Canepa, Giuseppe, 402. Buscema, Santi, 151,442. Cannavò, Francesco, 253. Buscemi, Salvatore, 370. Cannavò, Letterio, 253. Butà, Leonardo, 382, 394, 398-400, Cannizzaro, Francesco, 233, 329. 407,452. Cannizzaro, Paolo, 233, .455. 498 Salvatore Tramontana

Cannizzaro, Salvatore, 233, 455. Cavenaghi, Luigi, 91n. Cannizzaro, Tommaso, 83, 92n., Ceccolini, Rutilio, 151,442. 194,229,231,233,304,409,422, Celi, Angelino, 398. 453-55. Celi, Paolo, 398. Capece Minutoli di Collereale, 329, Cerdà, Ildefonso, 113, 114n., 130n. 362. Cerrito, Gino, 108n., 261. Capitani, Ovidio, 115n. Cesareo, Giovanni Alfredo, 163n. Caprì, Giovanni, 117n. Cesareo, Michele, 294, 430. Capuana, Luigi, 163n. Cesarò Colonna, duca di, 351, 370, Cara, Giovanni, 236, 253. 401-402,409. Caracciolo, Gaetano, 377. Cesca, Giovanni, 32n. Carafa d'Andria, arcivescovo, 457. Chabod, Federico, 31 e n. Caravaggio, Michelangelo Almeri- Checco, Antonino, 145n., 153n. ghi da, 308. Chillè, Giovanni, 430, 452. Carbonaro, Giuseppe, 254. Chillemi, Franco, 148n., 168n., Cardile, Giuseppe, 254. 190n. Carducci, Giosuè, 30, 306. Chindemi, Francesco, 233, 453, Cardullo, Francesco, 290n. 455. Carini, Isidoro, 26n. Chinigò, Giacomo, 37n., 112, Carlo di Borbone, III di Sicilia, IV 205n., 206-207, 215, 217, 229, di Napoli, 365. 276, 285-86, 288, 291-92, Carlo I, detto Magno, re dei Fran- 302-306, 311, 313-16, 321-24, chi e imperatore, 42. 326, 329, 333, 370. Carocci, Giampiero, 165n. Chiofalo, Filippo, 448, 452. Carracci, Agostino, 198. Chiofalo, Ignazio, 254. Carracci, Annibale, 198. Cian, Vittorio, 37n. Carulli, Rosario, 409, 450-51. Cianciolo, Ernesto, 427. Caruso, Giovan Battista, 46n. Cianciolo, Gregorio, 424. Casagrandi, Vincenzo, 332. Cibo, Giovanna, 376. Casalaina, Riccardo, 229-30, 334. Cicala, Antonio, 35n., 52n., 108n., Cascavilla, Giovanni, 452. 111n., 116n., 142n., 156n., Cascio Fiorello, Giuseppe, 329. 162n., 163n., 176n., 178n., 183n. Catalano, Giuseppe, 254. Cicala, Giuseppe, 254. Catalano, Michele, 254, 260. Cicala, Scipione, vedi Bassa, Sinan. Catania, Vito, 254. Ciccaglione, Francesco, 332. Cavalcaselle, Giovan Battista, 86 Ciccotti, Ettore, 32n. e n., 95. Cingari, Gaetano, 36, 43n., 139n. Indice dei nomi di persona 499

Cimino, Giuditta, 87n., 96n. Costanza d'Altavilla, 217n. Cipolla, Carlo, 39. Crescenti, Giacomo, 341,452,454. Cipriani, Pietro, 321, 327. Crisafulli, Antonino, 354. Ciprioti, Placido, 240. Crisafulli, Giacomo, 408-409. Ciraolo, Giuseppe, 71, 156n., 412, Crisafulli, Michele, 232 n., 462. 448. Crisafulli Mondio, Giuseppe, 418. Circello, marchese del, 425. Crispi, Francesco, 55. Cirillo, Papas Alessandro, 219, Crispo Moncada, Francesco, 390. 277-78,285. Crivellucci, Amedeo, 46n., 216 e n. Clementi, Alessandro, 38n. Croce, Benedetto, 43n., 49 e n., 50 e Cocivera, Emilia, 448, 452. n., 51 e n., 80, 81n., 163n., 165n. Coffa, Andrea, 277, 290. Crowe, John Archer, 86n. Cogliani, Virgilio, 418, 422, 429-30, Crupi, Giuseppe, 68n., 92n. 452. Cucinotta, Saro, 313, 315-17. Coglitore, Francesco, 415. Culotta, Pasquale, 184n. Colajanni, Napoleone, 139n., Cuscinà, Benedetto, 448, 452. 178n. Cutrufelli, Rosario, 126,351-52. Colantini, Angelo, 280. Collereale, principe di, 307, 377. Dagerman, Stig, 120. Colonna, Romano Giovan Battista, D'Amico, Agostino, 60, 67, 92-93, 222 e n., 283, 286, 308, 310-11, 173,218,236,276,278,281,284, 325, 328, 331. 286-89, 291, 295, 336-37, 341, Columba, Gaetano Mario, 92, 93n., 353-54, 371, 373, 377, 383-85, 251-52, 387. 392,394,397-401,407-409,411, Conti, Giacomo, 156n. 417,421-22,430,448,452-55. Controscieri, Giuseppe, 465. D'Amico, Letterio, 281. Copani Mannino, Giuseppe, 328. D'Amore, Isabella, 422, 430, 452. Coppolino, Carlo, 254. D'Angelo, Michela, 43n., 50n., Corrieri, Agostino, 370 54n., 120n., 122n., l30n., 140n., Corrieri, Giuseppe, 370. 145n., 162n., 216n. Corsini, Francesco, 358. D'Angiolini, Antonino, 401, 411-12. Corsini, Gaetano, 382. D'Anna, Vito, 4. Corsini, Vincenzo, 358. D'Arienzo, Eduardo, 463. Cortese, Nino, 256n. D'Arrigo, Gaetano, 96n., 167n. Cosentino, Giuseppe, 421, 432, D'Arrigo, Letterio, 197,408,456. 434. David, Domenico, 240. Costa, Giacomo, 409. De Clementi, Andreina, 54n. 500 Salvatore Tramontana

De Francesco, Clelia, 242. Di Bella, Vincenzo, 236, 452. De Gaetani, Vincenzo, 452. Di Giacomo, Santi Enzo, 416. De Giovanni, Anastasio, 239-40. Di Giorgio, Antonino, 398. De Gregorio, Domenico, 344, 383. Di Giovanni, Laura, 433-34. De Gregorio, Vincenzo, 398-99. Di Giovanni, Vincenzo, 26n., 28n. Del Duca, Jacopo, 155, 170. Di Marzo, Gioacchino, 26n., 34n., Deledda, Grazia, 163n. 288. De Leo, Antonino, 229, 239, 370. Diodati, Giovanni, 90n. De Leo, Giuseppe, 318. Dionisotti, Carlo, 38n., 45 e n. De Leonardo, Raimondo, 301. D Paola, Vittorio, 158n. Della Vecchia, Umberto, 281. Di Stefano, Francesco, 363, 399, Del Pozzo, Arturo M., 222, 225, 409,415,452. 303, 326-30, 332-33, 336, 341. Donadoni, Eugenio, 447. De Luca, Cajo Mario, 408. Donati, Carlo, 438, 447, 450, 452. De Luca, Francesco, 376. Donato, Giovanni, 167n, 408. De Luca Letterio, 361. Donato, Rosa, 317. De Maria, S<\lvatore, 321. Dundes, Alan, 174n. De Masellis, Domenico, 160,388. Durante, Francesco, 329. De Natale, Giuseppe, 401. Deodato, Lorenzo, 370-71, 384, Egidi, Pietro, 100n., 401. 392,394,399-400,442-43,452. Eleonora, infante, figlia di Carlo III De Pasquale, Gaetano, 331. di Napoli, 365. De Pasquale Gatto, Giuseppe, 398. Emanuele Filiberto di Savoia, De Pasquale, Letterio, 448. vicerè di Sicilia, 349, 479. De Pasquale, Paolo, 363, 401. Emiliani, Andrea, 86n., 88n., 89n. De Pasquale, Santi, 427, 452. Enriquez, Enrico, «consobrino» di De Pasquale, Santi Enzo, 418. Ferdinando il Cattolico, 458. De Pasquale, Silvestro, 340, 343. Evemero da Messina, 315. De Rosalia, Antonino, 46n. De Sanctis, Francesco, 58n., 59n. Fabiano, Franco, 434, 440. De Seta, Cesare, 155 e n., 185n., Fagiolo, Maurizio, 121n., 187n. 186n.,195n. Falco, Giorgio, 30n. De Stefani, Carlo, 142, 143n., 356. Faranda, Giuseppe, 329. De Vecchi di Val Cismon, Cesare Fardella di Torrearsa, Vincenzo, Maria, 245n., 253, 259. 65n. De Vito, Sebastiano, 239-40. Faucello, Domenico, 180 e n., 227, De Zardo, Tiziano, 236, 448. 340-42, 352, 407. Indice dei nomi di persona 501

Fauno, Lucio, 45n. Forzano, Domenico, 364, 370. Fazello, Tommaso, 45, 46 e n. Forzano, Salvatore, 212n., 230, 285, Fazio, Mario Umberto, 338, 409. 364. Febvre, Lucien, 50 e n. Fossati, Ivanoe, 254. Fedele, Santi, 120n., 130n., 140n., Foti, Luciano 91n. 145n. Francesconi, Luigi, 447. Federico III di Prussia, 25. Franzina, Emilio, 54n. Ferdinando V, re di Spagna, detto il Frassinetti, Adolfo, 277, 283, 285- Cattolico,458. 86,328. Ferdinando III di Borbone, re di Frasti, Fortunato, 254. Sicilia, 424-25. Freni, Antonino, 398-99, 452. Ferrai, Luigi Alberto, 32n. Fucile, Letterio, 254. Ferrara, Vincenzo, 254. Fulci, Cesare, 185n. Ferraù, Giuseppe, 409. Fulci, Ludovico, 99n., 103n., 126, Ferri, Gaetano, 236, 254, 398-99, 156n., 162n., 231n., 303, 313-16, 407,409,417,421-22,439,442- 318, 351-52, 454. 43, 448, 452, 454. Fulci, Nicola, 229, 329. Ferrigno, Giovambattista, 382. Furnari, Luigi, 254. Ferro, Sebastiano, 423. Furnari, Santi, 329, 331, 351. Fink, Carole, 50n. Finocchiaro, Francesco, 307. Gabelli, N., 42n. Fiore, Giacomo, 158. Gabotto, Ferdinando, 32 e n., 33, Fiore, Maria Luisa, 254. 34 e n., 35n., 36n., 37-38, 39 e n., Fiorentini, Pietro, 305. 40, 42-44, 51 e n., 136, 204, Fitalia, principe di, 409. 205n., 206-207, 214, 220 e n., Fiume, conte, 279. 298,304. Fleres, Antonino, 361, 398. Galatti, Giacomo, 37n., 206-207, Fleres, Enrico, 91, 227, 282, 341-42, 303. 352,452. Gallo, Andrea, 84 e n., 459-60. Fleres, Ugo, 438 Gallo, Antonino, 305. Florena, Filippo, 329, 331. Gallo, Cajo Duilio, 84 e n., 156n., Fontana, Vincenzo, 135n. 185n., 311, 313, 315, 317, 376, Formento, famiglia dei, 188. 382,409,446,459-60,466. Formigari, Vittorio, 191n. Gambi, Lucio, 117 e n., 118 e n., Fornaciari, Luigi, 58 e n. 261. Forni, Alberto, 25 e n. Gambino, Francesco, 296. Fortino, Giuseppe, 167n., 409, 452. Gambino, Vincenzo, 283. 502 Salvatore Tramontana

Ganci, Massimo, 46n. Gotho, Antonino, 239-40. Gangemi, Domenico, 382, 392, Graf, Arturo, 163n. 417,421. Gramsci, Antonio, 153n. Gangemi, Vincenzo, 363, 368, 371, Granatello, Giuseppe, marchese di, 377,399,455. 398. Gangeri, Antonio, 83, 112 n., 381. Granatello, Gregorio, marchese di, Gangeri, Giuseppe, 363, 381. 303. Gardone, barone di, 438. Grano, Gaetano, 377. Garibaldi, Giuseppe, 315, 317, 366, Grasso, Gabriele, 41 e n. 375. Greco, Pasquale, 254, 260, 270, Garufi, Carlo Alberto, 47 e n. 465-66,473-74. Gatto, Annita, 418. Greco Sciacca, Crisostomo, 440. Gatto Cucinotta, Letterio, 298, Gregorio, Giovanni, 141 n. 300. Gregorio, Rosario, 66n., 204. Genitore, Rosario, 363. Gregotti, Vittorio, 184n. Gentile, Giovanni, 49n., 100n. Grifone, 173-76, 365-67, 371-73, Gervasi, Lorenzo, 254. 378-79, 384-85. Giacomazzi, Rosaria, 243. Grosso Cacopardo, Giuseppe, 306, Giardina, Camillo, 254-55, 256 e n., 376. 257-58. Guardione, Francesco, 351, 370. Giardina, Pio, 254. Guarneri, Andrea, 65n., 164n. Giarrizzo, Giuseppe, 74n., 219n. Guicciardini, Francesco, 161n. Giolitti, Giovanni, 89. Guidini, Augusto, 124 e n., 130-39, Giorgianni, Giuseppe, 174 e n., 144 e n., 153, 192, 193n., 194n., 175n. 345-49,476,478,484. Giovannoni, Gustavo, 120n., 184 Gullì, Filippo, 404. e n. Gullì, Simone, 188. Giuliano, Andrea, 254. Guttarolo, Giuseppe, 280, 290. Giuliano, Olindo, 244, 254. Guzzanti, Vincenzo, 361. Giunta, Alessandro, 68n., 69, 92, 112 e n., 119, 129-30, 137-39, 159, Hamilton, Keith, 187n. 303,341-42,344,349-50,352-55, Harf-Lancner, Laurence, 48 e n. 359, 383-84, 386-87, 389-90, Hartmann, Ludo, 50n. 392,394,405,413,422,452. Haussmann, Georges Eugène, 121n. Giunta, Antonio, 112n. Hegel, Georg Wilhelm Friedrich, Goethe, Johann Wolfgang, 124n., 153. 317. Hugo, Victor, 233, 455. Indice dei nomi di persona 503

Imbesi, Antonino, 254. 275, 277-312, 314-318, 322-36, Impallomeni, Francesco, 440. 338-41, 343-44, 350-51, 360, Inferrera, Guido, 206, 221, 229, 362, 367-72, 375, 377-79, 297, 302, 330, 333. 381-86, 391-99, 401, 404-405, Insinga, Paolo, 440. 407-409,411,415,417,420-22, Interdonato, Pietro, 431. 424, 430-31, 435, 437, 439-40, Intilla, Michele, 68 n. 442-44, 446-54, 459-64. Ioli Gigante, Amelia, 41n., 55n., La Deda, Teresa, 448. 109n., 120n., 123n., 143n., 178 e La Farina, Carmelo, 86, 376, 427. n., 179n., 181n. La Farina, Giuseppe, 87n., 99n., Isidoro di Siviglia, 107 e n. 204,313,315-17,376. Izar, Guido, 254. La Lumia, Isidoro, 26n. Lanzara, Rosario, 285. Jaci, Antonio Maria, 220, 221n., La Rocca, Matteo, 222n. 298-99,301,317. La Rosa, Giuseppe, 363, 368, 386, J annelli Miceli, Giuseppe, 74, 394,399-400,407,409,439,443, 195n., 196-97, 234 e n., 398, 452. 452-56, 459. Lascaris, Costantino, 434. Jemolo, Arturo Carlo, 29n. La Spada, Paolo, 313. Juvara, Aloysio, 213, 215, 423. La Torre, Massimo, 182 e n. Juvara, Filippo, 99n., 159,304,308, Latteri, Francesco Saverio, 254. 310,315-17,333,387. Laudamo, Annibale, 425, 452. Juvara, Francesco, 304. Laudani, Carmelo, 332. Juvara, Tommaso Aloysio, 434. La Vega, Francesco, 124. Laviefville, Eustachio, vicerè di Kant, Emanuele, 105. Sicilia, 417. Lawrence, David Herbert, 56. Labate, Valentino, 219, 225, 281, Laxhana, Giuseppe, 239-40. 285, 326, 336. Legnazzi, Enrico Nestore, 42n. La Bella, Alfredo, 383, 386, 392, Le Goff, Jacques, 48n., 81n., 115n. 394,422,441,452. Lelli, Guido, 153n. La Corte Cailler, Gaetano, 34 e n., Lembo, Gaetano, 382, 399-400, 49 e n., 68, 77, 78 e n., 83n., 84n., 439,442-43. 86n., 93, 101 e n., 107 e n., Leonardi, Saro, 392, 452. 112-13,141 n., 166, 170, 184, 197, Leone XIII (Pecci Gioacchino), 206, 216-20, 223-24, 225 e n., papa, 29 e n. 227-29,231,232 e n., 236, 243n., Leone, Giovanni, 254. 504 Salvatore Tramontana

Leone, Raffaele, 152. Mac Donald, Raimondo, 382, 409, Leone, Salvatore, 52n., 219n. 411. Leoni, Fulvio, 116 e n. Machiavelli, Niccolò, 78. Leuilliot, Paul, 81n. Macrì, Adolfo, 236, 254, 408-409. Levi, Carlo, 79. Macrì, Eugenio, 206. Lindsay, Wallace Martin, 107n. Macrì, Giacomo, 207n., 214-15, Liotta, Calogero, 415. 217, 221, 229, 275-76, 278, Lisciotto, Antonio, 254. 280-81, 283-86, 289, 291-96, Livio, Tito, 38 n., 286. 303-304,306-12,314-23,325-26, Lizio Bruno, Letterio, 26n., 303, 328,330,332-34. 310. Macrì, Pier Gherardo, 408, 417, Lo Cicero, Giuseppe, 447. 420,454. Lo Curzio, Massimo, 109n., 120n., Macrì, Pietro, 206, 290. 125n., 130n., 135n., 140n., 145n., Madaffari, Federico, 398. 146 e n., 147n., 148n., 168n., Madaffari, Giuseppe, 398, 404. 178n., 181n., 185n. Maffei, Giovanni, 198. Lodi, Giuseppe, 304, 333. Maffei, Nicolò, 198. Lombardo Arena, Paolo, 94, 96, Magaudda, Giuseppe, 254, 382-83. 392,394. Magaudda, Paolo, 447. Lombardo, Paolo, 254, 407-408. Magliano, Arturo, 254. Lombardo Pellegrino, Paolo, 363. Maggiore, Salvatore, 254. Lombardo Radice, Giuseppe, 164 n. Magno, Carlo, 42, 254. Longo Manganaro, Giovanni, 206, Magno, Giovan Battista, 163n. 214,282,285,290. Malfari, Paolo, 302. Longo, Pietro, 105n., 117n., 139n., Mallandrino, Pasquale, 112, 171 e 142 e n., 151n., 168n., 179n., n., 297, 343, 397, 400, 422, 452. 181n. Majolino, Oreste, 434, 440. Longo, Silvio, 103n. Majorca Mortillaro, Luigi Maria, Lopez de Aberasturi, Antonio, 297. 114n. Managò, Giuseppe, 158. Lopez, Roberto Sabatino, 115n. Manganaro, Antonino, 254. Lo Sardo, Francesco, 144n., 176n. Manganaro, Giovanni, 277, 290. Lo Valvo, Oreste, 163, 164n. Manganaro, Letterio, 225, 236, 244, Lubrano, Luigi, 83n. 254,349,352,392,394,404-405, Lucà Trombetta, Giuseppe, 382, 452. 422-23,439,442-44,452,455. Lucifero, Antonio, 432, 434, 440. Mangano, Antonino, 254, 469. Luti, Giorgio, 164n. Mangoni, Luisa, 56n. Indice dei nomi di persona 505

Mannamo, Francesco, 408. Maugeri, Antonino, 340. Mannuccia, Sebastiano, 305-306, Maugeri, Enrico, 371. 321,327,333,358. Maurolico, Francesco, 159, 175, Marangolo Ainis, Adolfo, 392, 394, 204,365,372,378,387,423,431. 452. Mauromati, Francesco, 307. Marchese, Onofrio, 329, 452. Mazzaglia, Carmelo, 254. Marchesi, Concetto, 100n., 163n. Mazzarelli, Giuseppe, 254. Mari, Antonio, 48n., 222n., 241-42, Mazziotta, Francesco, 93, 171n., 290,296-310,326. 236, 398-99, 411, 415-17, 421- Mariani, Raffaele, 135n. 22, 432, 434, 439-40, 442-43, Marino, Salvatore, 254. 445-48, 452-54. Marletta, Fedele, 260, 280. Medici, Giuseppe, marchese del Martina, Giacomo, 29n. Vascello, 27. Martinelli, Valentino, 73n. Medinaceli, casa ducale di, 91n. Martines, Amilcare, 404, 408. Melardi, Luciano, 36, 57, 218, 235, Martinetti, Vittorio, 37n. 271,273. Martinez, Onofrio, 370. Meli, Antonino, 216. Martino, Antonino, 167n., 211, Meli, Salvatore, 180,446,301. 282,292. Mercalli, Giuseppe, 143n. Martino, Augusto, 236, 453-54. Messineo, Giovanna, 242-43. Martino, Gaetano, 254. Micali, Letterio, 306, 329. Martino, Luigi, 37n., 68, 93, 102 e n., Miceli, Antonino, 370-71, 386-87, 106, 113-14, 164n., 205n., 206, 392,399,400,404,407. 214,217,223-26,275-78,280-81, Miceli, Francesco, 92, 254, 383. 283-86, 290-300, 302, 305-309, Michele da Piazza, 30n. 314, 316-17, 321, 326-31, 333, Migliavacca, Filippo, 466. 335-37, 340-44, 349, 352-55, Milazzo, Andrea, 409. 358-64,376-71,374,377-80,392, Milella, OmelIa, 124n. 394-99, 401, 404, 409, 411, 415, Mili Moleti, Carlo, 401. 417, 420, 437, 439, 442-44, 449, Minaldi, Marino, 398. 451-53,455,462-63. Minasi, Giovanni, 333. Marullo, Francesco, 230. Minghetti, Marco, 88. Maselli, Carlo, 262, 468-69. Minutoli, Giacomo, 155, 317, 376, Mata, 173-76,365-67,371-73,378- 425. 79,384-85. Mirabile, Giuseppe, 254. Mattioli, Raffaele, 31n., 32n., 38n. Miraglia, Giuseppe, 171, 275, 281, Maugeri, Antonino, iunior, 340. 377,400. 506 Salvatore Tramontana

Mirulla, Antonino, 48. 386,392,394,407,409,422-23, Mistral, Federico, 233, 455. 430-31, 452. Mitchell, Riccardo, 313, 315-17. Mussolini, Benito, 245n. Mola, cardinale della, 431. Moleti Galifi, Carlo, 370. Napoleone I Bonaparte, 55. Molonia, Giovanni, 93n., 190n. Napoleone III Bonaparte, 122n. Monacelli, Mario, 254. Narbone, Alessio, 220n. Mondello, Giacomo, 401. Nasi, Nunzio, 108n., 325. Mondello Nestler, Giacomo, 303, Natale, Franco, 40 e n., 46 e n. 398. Natoli, Francesco, 303. Mondio, Giuseppe, 254, 382, 411. Natoli, Guido, 254. Mondio, Paolo, 408. Natoli, Salvatore, sindaco di Messi­ Monforte, Francesco, 254. na nel 1860, 313, 316,426-27. Monforte, Rosario, 358. Navarro della Miraglia, Emanuele, Monforti Buttà, Giuseppe, 254. 133n. Mongardini, Carlo, 55 n. Navone, Carlo, 41n. Monroj, Alonzo Alberto, 329. Nicolò, Rosario, 254. Montaigne, Michel Eyquem, SI- Nicotina, Giacomo, 382, 392. gnore di, 172. Nicotra, Leopoldo, 363, 452. Monti, Vincenzo, 59. Nigro, Gino, 103n. Monticolo, Giovanni, 216n. Noè, Giovanni, 142n. Morabello, Adolfo, 236, 382, 384, Nora, Pierre, 115n. 386,392,394,396-400,404,407, Notarbartolo di san Giovanni, 415, 417, 421-22, 427, 432-33, Emanuele, 27. 439,449,452-54. Notarstefano, Mariantonia, 242. Morgana, Salvatore, 122n. Nullo, Francesco, 313, 404. Morgante, Giuseppe, 440. Nunnari, Filippo, 225, 284, 290, Mori, Alberto, 177n. 326-27, 336. Mortara, Giorgio, 143n., 179 e n. Nuremberg, Carlo, 365, 376. Moscati, Ruggero, 261. Nuzzo, Gianfranco, 46n. Moscheo, Rosario, 168n. Motta, Giuseppe, 254. Occhipinti, Eugenio, 415. Mottola, Orazio, 329. Oddo, Angelo, uno dei Mille, 450. Muratori, Ludovico Antonio, 29-30, Ohly, Friedrich, 200n. 33. Oldoni, Massimo, 87n. Muscolino, Rosario, 196, 233, 456. Oliva, Gaetano, 37, 38n., 46, 48 e n., Musicò Ferro, Diego, 370-71, 383, 67 e n., 84, 93n., 99n., 101, Indice dei nomi di persona 507

188n., 204, 206-207, 210 e n., Passaniti, Domenico, 432, 434, 440, 214-17, 219, 225, 236, 275, 452. 277 -83, 285-300, 302-304, Patè, Leonardo, 376. 306-307, 309-310, 312-14, Pecora, Aldo, 55n. 316-18, 321-22, 326, 328, 330, Pedrini, Antonio, 122n. 332-33, 336, 350, 369, 393, Pellizzeri, Filippo, 285. 417-20,453-54,463,466. Pene Vidari, Gian Savino, 33n. Orioles, Giuseppe, 229, 297. Pennisi, Alessandro, 254, 377, 392, Orioles, Ubaldo, 254. 394, 396, 398. Orlando, Vittorio Emanuele, 164. Pennisi, Rosario, 172-73,340,359. Orsi, Paolo, 170n. Pepe, Gabriele, 50n. Orteca, Piero, 153n. Pepoli, Agostino, 330. Ottone II di Sassonia, imperatore, Peranni, Domenico, 27,164. 42. Perez, Francesco, 26n. Pergolizzi, Eliana, 169n. Pagano La Rosa, Carmelo, 254. Perroni, Antonino, 447, 452. Pagliaro, Antonino, 53n. Perroni Grande, Ludovico, 34, Pagoto, Giuseppe, 297. 37n., 40, 47, 48n., 205n., 206- Paino, Angelo, 256n., 257. 207,210,215-16,219,254,258, Pais, Ettore, 211. 281,283-84,286,294-95,312. Palatino, Letterio, 198. Pescosolido, Guido, 167n., 261n. Palma, Giovanni Battista, 260. Pesez, Jean Marie, 81n. Palumbo, Sergio, 152n. Petrina, Nicola, 142n. Panebianco, Michele, 422-23. Petrocchi, Giorgio, 49n. Panuccio, Vincenzo, 67n. Pettini, Domenico, 254. Paolino, Francesca, 158n. Pevsner, Nikolaus, 280n. Paolo IV (Gian Pietro Carafa), Piaggia, Giovanni, 465. papa, 457. Picardi, Silvestro, 376. Papa, Emilio Raffaele, 80n. Picciotto, Antonio, 42n., 215. Papa, Giuseppe, 120n., 168n., 338, Piccoli, Domenico, 228, 354. 434. Pico ne, Giuseppe, 26n. Papini, Giovanni, 55 e n. Pieri, Piero, 253. Paratore, Giuseppe, 398. Pietro da Eboli, 217 e n. Pareto, Vilfredo, 55 e n., 172 e n. Pietro di Blois, 30n. Pascoli, Giovanni, 32n. Pignatelli, Vincenzo, 480. Pasquali, Giorgio, 35, 49 e n., Pilato, Ponzio, 308. 241. Pimpinelli, Paola, 26n. 508 Salvatore Tramontana

Pini, G. Lamberto, 186n. Pugliatti, Carmelo, 377. Pino, Placido, 240-41. Pugliatti,Salvatore, 254, 270-71, Pintor, Fortunato, 216n. 469,473-75. Piraino, Domenico, 474. Pugliatti, Vincenzo, 155n., 158n., Pirenne, Henri, 115n. 167n. Pirrone, Domenico, 408. Puglisi Allegra, Aurelio, 448. Pisacane, Carlo, 254. Puglisi Allegra, Stefano. 254. Pisani, Domenico, 254. Puglisi, Letterio, 359,452. Pisani, Gaetano, 313, 316. Pulejo, Giovanni, 448. Pisciotta, Francesco, 254. Pulejo, Laura, 54n. Pispisa, Demetrio, 377. Pulejo Loffredo, Giovanni Silve- Pispisa, Lorenzo, 254. stro, 157, 162n., 382, 404. Pitrè, Giuseppe, 26n., 163n. Pulejo, Michelangelo, 398, 452. Placido, Santo, 364-66, 395. Puppi, Lionello, 187n. Poe, Edgar Allan, 78n. Puzzolo Sigillo, Domenico, 102 e Pogliano, Claudio, 80n. n., 104n., 105, 188n., 207n., 209- Pogwisch, Vincenzo Ferdinando, 10,214,217,219,223,225,236- 377. 38, 241-42, 245, 253, 259-60, Polimeni, Matteo, 305. 275, 277-86, 290-94, 312, 314, Portale, Filadelfio, 254. 316-19, 321-23, 326, 335-37, Portaro, Giuseppe, 363. 340-41, 343-44, 350, 352, 354- Portinari, Folco, 165n. 55, 358-59, 363-64, 368, 371, Potthast, Augusto, 66n. 377, 381-84, 386, 391-92, 394, Pracanica, Marco, 239-40. 399,404,407-408,411,415,417, Previtera, Carmelo, 254. 420, 422, 430-31, 439, 442-44, Previti, Giovanni, 290. 448,454, 466, 470. Prezzolini, Giuseppe, 55 e n. Principato, Ettore, 254. Quagliata, Giovan Battista, 196. Principato, Giuseppe, 100n., 230, Quartararo, Giuseppe, 422, 430, 452. 244n. Principato, Leonardo, 254. Radici Colace, Paola, 37n., 100n. Prinzi, Giuseppe, 155n., 158. Raffa, Filippo, 254, 362. Privitera, Giuseppe, 409, 452. Raimondi, Francesco, 377. Procopio Romeo, VIncenzo, 398-400, Raimondo Calvi, Carlo, 423, 435, 411-12. 437,450. Proust, Marcel, 184. Raimondo Granata, Gregorio, Puglia, Paolo, 370. iunior, 436-37, 443. Indice dei nomi di persona 509

Raimondo Granata, Gregorio, Romby, Carla Giuseppina, 27n. senior, 436-38, 443, 447. Romei, Giovanni, 315. Rando, Carlo, 303. Romeo, Giacomo, 84n. Rao, Carlo, 394. Romeo, Giuseppe, 255, 370. Rapisardi, Mario, 163n. Romeo, Rosario, 52n. Rattazzi, Urbano, 88. Roncetti, Mario, 26n. Reclus, Eliseo, 133 e n., 134n. Roncisvalle, Giovanni, 434. Regolo, Sebastiano, 275. Ronsisvalle, Alfio, 255. Resta, Gianvito, 49n. Rosadi, Giovanni, 396. Ribera, Stefano, 83, 103n., 381. Rossi Doria, Teobaldo, 102n. Ribera, Ugo, 381, 408. Rossi, Salvatore, 214 e n., 282-83, Ricca, Vincenzo, 254. 289, 303,442. Ricci, Corrado, 170,338,342,396. Rossitto, Filippo, 318, 321-22. Riccobono, Franz, 155n., 158n., Rotolo, Filippo, 198n. 167n. Ruffini, Francesco, 81n. Rilke, Rainer Maria, 82. Ruffo, Antonio della Scaletta, 83, 381. Rinaldi, Gaetano, 92, 370. Ruffo Calcagno, Gioacchino, 363. Rinaldi, Placido, 370-71, 385-87, Ruffo, Calogero, 416. 392,399. Ruffo, Carlo, 275-79, 287, 290, 296, Rino, Giuseppe, 370. 299,300-301,303-304,328,330- Ritter Santini, Lea, 200n. 31,333. Rizzo, Antonino, 254. Ruffo, Rufo, principe della Scaletta, Rizzo, Cristoforo, 255. 422,430. Rizzo, Gaetano, 47 e n., 206, 297. Ruffo, Vincenzo, 297, 332. Rizzotti, Tommaso, 409. Ruggeri Cangemi, Vincenzo, 398-99. Roberto, Giuseppina, 243n., 307, 329. Ruggero I d'Altavilla, granconte di Rodriquez, Alonso, 453. Sicilia, 463. Romano, Adelio, 401. Rugolo, Carmela Maria, 42 e n. Romano, Aldo, 448. Russo, Andrea, 431. Romano, Cesare, 239-40. Russo, Giuseppe, 339-40. Romano, Francesco, 351, 440. Russo, Luigi, 418. Romano, Giacinto, 32n. Romano, Giovanni, 187n. Saccà, Francesco, 232n., 449, 461-62. Romano, Giulio, 191n. Saccà, Virgilio, 93n., 206, 217, Romano, Giuseppe, 401, 452. 221-22, 229, 276-77, 281, 285, Romano, Ruggiero, 49n., 86n., 288-90,292-300,303-12,314-19, 115n., 118n., 121n., 146n. 321-22,324,326,328,333. 510 Salvatore Tramontana

Sacchi, Ettore, 139n., 346-48, 476, Sarao, Antonio, 376. 478. Saraw, Carlo, 285. Saffioti, Umberto, 297, 302-303, Savasta, Gaetano, 304. 307,326. Savasta, Salvatore, 447, 453, 455. Saitta, Antonio, 103n., 117n., 469. Savinio, Alberto, (pseudonimo di Saitta, Tino, 255. Andrea de Chirico), 271n. Saja, Alfredo, 398, 409. Savoja, Giuseppe, 255. Saja, Marcello, 116n., 117n. Savoja, Leone, 86 e n., 87n. Saja, Scipione, 280, 290. Scaffa, Natale, 103n. Salemi, Carlo Arturo, 277, 303-304. Scafidi, Ettore, 186n. Salleo, Carmelo, 255. Scaglione, Benedetto, 255, 370, 438. Salinas, Antonino, 26n., 45, 87n., Scaglione Guccione, Rosa, 27n., 92,95 e n., 96 e n., 215, 343, 369, 28n., 51n., 65n., 88n., 245n., 387,393-94,401,408. 246n., 251n., 252n., 259n. Salvadori, Alessandro, 111 n., 156, Scaglione, Saro, 255. 159,374,387. Scalori, Giuseppe, 255. Salvatore, Giacomo, 430, 452. Scarcella, Domenico, 440. Salvemini, Gaetano, 43, 50 e n., Scarcella, Giuseppe, 363. 122n., 160 e n., 162n., 164,215, Scarcella, Lorenzo, 280-81. 216n. Scarcella Perino, Giuseppe, 255. Sammarco, Orazio, 255. Scarfì, Giovanni, 450. Sammarco, Raffaele, 103n., 359. Schiera, Pierangelo, 80n. Sammartino, Raimondo, 285. Schirò, Salvatore, 270, 452, 469, 473. Samonà, Giuseppe, 109 e n., 145n., Schmidt, Daniele, 359, 361. 148n., 152. Sciacca Giardina, Salvatore, 398. Samperi, Placido, 204. Scialoja, Antonio, 26. Samperi, Santi Cosimo, 321. Scilla, Agostino, 315, 317. Sanfilippo, Mario, 158n. Scimeni, Cesare, 255. Sansone, Alfonso, 26n., 27n., 29n., Scinà, Domenico, 204. 112n., 164n. Sciuto, Sebastiano, 359. Santacatterina, Antonio, 67, 217, Sciva, Giuseppe, 377. 275,277,318-20,333. Scorza, Gaetano, 100n. Santi, Giuseppe, 418. Seguenza, Giuseppe, 99n., 313, Santi, Pasquale, 427. 316-17. Sant'Onofrio, Ugo del Castillo, Sereno, Paola, 73n. marchese di, 331, 351. Sergi, Giuseppe, 38n. Sanzo, Luigi, 255, 418. Serra, F. Antonino, 350. Indice dei nomi di persona 511

Sestan, Ernesto, 27n., 31n., 43 e n. Taramelli, Torquato, 142, 143n., Settimo, Ruggero, principe di Fita- 349,356. lia, 83 e n., 313, 381. Tarro, Raffaele, 282, 290. Settineri, Eduardo, 255. Telluccini, Augusto, 304, 308, 333. Sgrò, Anna Maria, 84n. Tenbruck, Friedrich, 80n. Sgrosso, Salvatore, 255. Tesauro, Giuseppe, 255. Sidney Churchill, I., 285. Testa, Eugenia, 448. Simone da Lentini, 30n. Thoms, John William, 174. Sindoni, Turillo, 83, 381. Todaro, Francesco, 329, 331. Siracusa, Giuseppe, 416, 418. Tomaselli, Giovanni, 255. Siracusa, Vittorio, 255. Tomasi, Donato, 424-25. Siracusano, Felice, 153n. Tomassini, Marina, 45n. Siragusa, Giovan Battista, 32n. Tomeucci, Luigi, 270, 465-66, 468, Sisci, Rocco, 148n., 168n. 473-74. Sismondi, I. Ch. Léonard, 31 e n. Tommasi, Francesco, 440. Sollima, c., 137n., 141n. Tornatola Fulci, Ludovico, 255. Solljma Novi, Carlo, 398-99. Torrisi, Claudio, 149n. Solyma, Elisabetta, 242. Toscano, Angelo, 303. Soranzo, Giovanni, 29n. Toscano, Giuseppe, 142n., 167n., Spanò, Carlo, 332, 349-50. 172n., 396, 398. Spanò, Giuseppe, 409-11. Tosti, Maria, 422, 430. Speranza, Luciano, 243, 260. Traina, Giuseppe, 255. Spingardi, Paolo, 315. Tramontana, Salvatore, 34n., 48n., Spini, Giorgio, 261. 49n., 96n., 139n., 155n., 198n., Sricchia Santoro, Fiorella, 91n. 217n. Stagno, Ferdinando, 255, 452. Trasselli, Carmelo, 68n., 83n., 93n., Starrabba, Raffaele, 303-304. 100n. Stefanizzi, Felice, 255. Travaglianti, Antonio, 418. Stein, Carlo von, 25. Tricomi, Rosario, 255. Strazzulla, Vincenzo, 99n., 229, Trimarchi, Antonino, 290. 297,326. Tripodi, Antonino, 448, 452. Subba, Letterio, 377. Tripodo, Pietro, 117n., 354. Susinno, Francesco, 73n. Trischitta, Antonino, 448, 452. Trischitta, Antonio, 255. Taccone Gallucci, Domenico, 298, Trombetta, Carmelo, 76-77, 233, 300. 447,449-52. Tallone, Armando, 255-56. Tropea, Calcedonio, 39n., 83, 381.