I Periodici Catanesi Tra Ottocento E Novecento.Pdf
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Indice PREMESSA p. 1 1. IL CLIMA CULTURALE A CATANIA NELL’OTTOCENTO p. 4 2. LA STAMPA PERIODICA IN SICILIA p. 30 2.1 IL SETTECENTO 2.2 L’OTTOCENTO 3. LA STAMPA PERIODICA A CATANIA p. 59 3.1 “LO STESICORO”, “IL TROVATORE”, “L’ETNA” E “LA SPECOLA” 4. IL RUOLO DELL’ACCADEMIA GIOENIA p. 78 5. LA SOCIETÀ DI STORIA PATRIA E p. 125 L’ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE BIBLIOGRAFIA p. 145 Premessa Il presente progetto di ricerca si propone di analizzare il portato storico, culturale e teorico della stampa periodica siciliana dell’Ottocento, in relazione allo studio della storia dell’arte nell’area catanese. I percorsi più aggiornati della critica d’arte assegnano un ruolo di primo piano alla stampa periodica quale strumento di fondamentale importanza per lo studio delle vicende artistiche, in una pluralità di prospettive storiche1. Dopo molti decenni di letterale oblio, o di solo episodica “frequentazione” da parte degli studiosi, le riviste sono oggi assurte al rango di fonti di non minore utilità e importanza rispetto a quelle documentarie, monografiche e in generale ascendenti al più vasto campo della letteratura artistica, infatti la vitalità di giornali e riviste, fenomeno già importante nella seconda metà del Settecento, rappresentò un canale privilegiato per il dibattito intorno alle arti, che coinvolse i maggiori intellettuali siciliani, essendosi in essi focalizzato un forte interesse per la conoscenza del patrimonio culturale della loro isola. È infatti ormai definitivamente accertata la valenza di questo particolare “strumento” editoriale che in Sicilia – specialmente a partire dal XIX secolo – assume un ruolo di primo piano nella strutturazione e nella propagazione della cultura soprattutto borghese. Esse consentono di prendere visione delle problematiche artistiche da diversi angolature: figurative, culturali, sociali. Sono, innanzitutto, oggetti fondamentali da analizzare per i loro caratteri esterni, il formato, l’aspetto tipografico, l’impaginazione, le illustrazioni, la tiratura, «e in rapporto al gruppo degli intellettuali che ne sono promotori al mondo e al pubblico a cui è rivolto»2. 1 Percorsi di critica, Un archivio per le riviste d’arte in Italia dell’Ottocento e del Novecento, a cura di R. Cioffi e A. Rovetta, atti del convegno (Milano, 30 novembre-1 dicembre 2006 Università Cattolica del Sacro Cuore) Milano 2007, p. IX,«Partiti dalla comune consapevolezza che le riviste, se adeguatamente interrogate, possano essere un osservatorio privilegiato per studiare la produzione artistica e ricostruirne il dibattito critico in una dimensione legata necessariamente al contesto storico e ideologico di riferimento…» 2 G. C. SCIOLLA, Per le riviste d’arte, in Riviste d’arte fra Ottocento ed Età contemporanea, forme modelli e funzioni,a cura di G. C. Sciolla, Milano 2003, p. 7. 1 Il convegno tenutosi a Milano dal 30 novembre al 1° dicembre 2006 dal titolo “Percorsi di Critica: un archivio per le riviste d’arte in Italia dell’800 e del 900” ha rappresentato la ratifica sostanziale di questo “nuovo” modo di guadare alle riviste d’arte, supporto che certamente più efficacemente – diremmo, in maniera più “viva” – è capace di registrare le tendenze critiche del periodo in cui sono edite, gli indirizzi di gusto del pubblico, e notizie che non di rado sfuggono a pur attente ricostruzioni storiche. Nell’ambito di tale convegno è emersa, inoltre, la necessità ormai imprescindibile di un archivio che – in misura via via più esaustiva – raccolga gli articoli all’interno delle riviste stesse, così da fornire agli studiosi un rapido accesso a notizie che diversamente rimarrebbero di difficile reperibilità. Il progetto, ormai in fase di avanzata realizzazione, ha visto l’unità di studio dell’Università di Palermo – facente capo alla cattedra di Storia della Critica d’arte attiva nell’attività di catalogazione dei periodici e degli articoli che convergano nell’apposito database in via di realizzazione. La prima fase del lavoro si è basata sulla ricostruzione dell’ambiente catanese dell’Ottocento, con particolari riferimenti alla storia, alla cultura, alle collezioni, (prima fra tutte quella di Ignazio Paternò Castello principe di Biscari (1719-1786) cultore di arte, archeologia letteratura classica e amante delle scienze naturali), all’Università, all’Accademia Gioenia e sugli sviluppi delle manifestazioni artistiche locali e non, durante il corso dell’Ottocento. Particolare attenzione è stata rivolta alla storia dell’Accademia Gioenia, lunga ormai più di 180 anni, la quale naturalmente è unita alla storia della stessa città e a quella dei suoi soci, i quali seguirono le correnti scientifiche del loro tempo ed instaurarono rapporti con studiosi di tutta l’Europa. Importanza primaria acquista l’intreccio tra la storia dell’Accademia e quella dell’Università di Catania, non soltanto perché la prima è stata fin dalle origini ospitata all’interno della seconda, ma anche perché nel tempo le personalità più in vista hanno conferito lustro contemporaneamente ad entrambe le istituzioni. Il “Giornale Gioenio”. così i compilatori e i lettori usavano denominarlo, fu l’organo di stampa principale dell’Accademia, organismo che, in quegli anni, contribuiva alla 2 diffusione e allo scambio culturale. Di notevole importanza è il ruolo svolto dallo scienziato e naturalista Agatino Longo, ma anche grande appassionato d’arte e intelligente critico, il quale collaborò con diversi articoli inerenti alle cose d’arte al “Giornale”. Importante è anche la figura di Melchiorre Galeotti, a cui si devono acute intuizioni che lo hanno spesso posto in contrasto con la critica a lui contemporanea, ma che allo stesso tempo lo restituiscono come un critico attento e cosciente. I periodici sono stati esaminati sia nei loro caratteri esterni, le dimensioni, il prezzo, la copertina, la periodicità, la tiratura, sia quelli interni concernenti gli articoli dedicati alle Belle Arti, ma anche gli autori evidenziando la loro influenza nei dibattiti storico-aristici del tempo. Inoltre ho studiato i manifesti più importanti e incisivi di alcuni periodici, cercando di mettere in luce la “politica” della testata, gli obiettivi, il pubblico a cui si rivolgeva e, dove dichiarato, l’indirizzo ideologico di appartenenza. Le ricerche sono state condotte principalmente presso le Biblioteche catanesi, Le Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero (il cui nucleo originario è l’antica biblioteca benedettina) e la biblioteca Regionale Universitaria di Catania ma anche la Biblioteca di Acireale e, ovviamente quelle palermitane e messinesi. 3 Capitolo 1: Il clima culturale a Catania nell’Ottocento Catania abbattuta più volte dai tremuoti, coverta dalle lave dell’Etna, devastata ed incendiata dai nemici nel tempo del loro barbaro furore, i catanesi amanti del sito della loro patria fabbricando la nuova città sulle rovine dell’antica, non ha potuto conservare che pochi resti della sua prisca grandezza. Francesco Ferrara, Storia di Catania Alla fine del XVII secolo Catania, malgrado fosse per importanza la terza città dell’Isola e sede dell’unica Università (dopo la chiusura di quella messinese, a seguito della rivolta antispagnola) era rimasta sostanzialmente estranea a quella circolazione di fatti culturali che si erano diramati nelle città di Messina e di Palermo3. Inoltre, sul finire del secolo, due eventi catastrofici segnarono la città: l’eruzione dell’Etnea del 1669 e soprattutto il tremendo sisma del 1693 che coinvolse la costa ionica. Queste calamità naturali bloccarono ogni forma di attività sociale, e anche l’unica università siciliana sospese ogni attività. La ricostruzione di Catania venne intrapresa a partire dal 1695, con l’intento di farne un città magniloquente e con un nuovo volto; possiamo affermare, un po’ forzando, che dal punto di vista urbanistico e architettonico, questo è il suo anno di nascita. Le strade larghe e dritte, dalla maglia ad angoli retti; i palazzi e le chiese uniformi per stile, decorazioni e materiali; l'impiego coerente della lava nera e della pietra calcarea chiara; l'impianto scenografico di luoghi 3 F. P. CAMPIONE, La nascita dell’estetica in Sicilia, Palermo 2006. 4 come la piazza del Duomo: tutto fa pensare ad un progetto organico, che dà un senso preciso alla definizione di “barocco catanese”. Risorse una nuova Catania, non più circoscritta da strette arterie come quella che giaceva sulle rovine del terremoto, sulla base dl piano regolatore di Giuseppe Lanza, duca di Camastra (1630-1708)4, che decise di ricostruire la città sullo stesso luogo per l'esigenza di non abbandonare le fortificazioni. L’idea era quella di realizzare una grande arteria che doveva tagliare la città da mezzogiorno a tramontana5 , costituendone la spina dorsale. Nel quadro di questa iniziativa, per cui la nuova città doveva espandersi fu prevista la definizione della strada principale, dritta, lunga e imponente6, la più importante strada della Catania Settecentesca, intitolata a Uzeda in omaggio al viceré di quel tempo, poi detta strada Stesicorea in omaggio al grande poeta greco, quindi Stesicoro - Etnea in omaggio anche alla montagna, e infine solo Etnea, e dai catanesi chiamata strada dritta in omaggio al suo tracciato7. Il sistema della nuova struttura direzionale faceva perno su due centri: piazza Duomo, che rappresentava la funzione religiosa e, a breve distanza, piazza della Nuova Fiera (piazza Università) su cui sin dal 1684, nei locali dell’ospedale S. Marco, si era insediato il Siculorum Gymnasium8, 4 Il viceré Giovan Francesco Paceco, uomo di cultura