Rivista di temi di Critica e Letteratura artistica

numero 3 - 20 maggio 2011

Direttore responsabile: Giovanni La Barbera

Direttore scientifico: Simonetta La Barbera

Comitato Scientifico: Claire Barbillon, Franco Bernabei, Silvia Bordini, Claudia Cieri Via, Rosanna Cioffi, Maria Concetta Di Natale, Antonio Iacobini, César García Álvarez, Simonetta La Barbera, Donata Levi, François-René Martin, Emilio J. Morais Vallejo, Massimiliano Rossi, Gianni Carlo Sciolla, Philippe Sénéchal.

Redazione: Carmelo Bajamonte, Francesco Paolo Campione, Roberta Cinà, Nicoletta Di Bella, Roberta Priori, Roberta Santoro.

Progetto grafico, editing ed elaborazione delle immagini: Nicoletta Di Bella e Roberta Priori. Università degli Studi di Palermo ISSN: 2038-6133 - DOI: 10.4413/RIVISTA Facoltà di Lettere e Filosofia Copyright © 2010 teCLa – Tribunale di Palermo – Autorizzazione n. 23 del 06-10-2010 Dipartimento di Studi culturali http://www.unipa.it/tecla ______Società Italiana di Storia della Critica d’Arte © 2010 Università degli Studi di Palermo Rivista di temi di Critica e Letteratura artistica

numero 3 - 20 maggio 2011

48 Simonetta La Barbera Presentazione 12 Carmelo Bajamonte L’iter editoriale del “Mercurio siculo o sia collezione enciclopedica di materie, e argomenti relativi alle arti, scienze, e belle lettere” (1818)

26 Nicoletta Di Bella Musica nel “Poliorama pittoresco”

50 Jolanda Di Natale La modernità raggiunta: il rinnovamento della vita musicale a Palermo tra Otto e Novecento attraverso la nuova stampa periodica specializzata (“La Sicilia musicale” 1894-1910; “L’arte musicale” 1898; la “Rassegna d’arte e teatri” 1922-1936)

86 Marcella Marrocco Stefano Bottari direttore di “Arte antica e moderna” (1958-1966). Note sull’arte meridionale

Proprietà artistica e letteraria riservata all’Editore a norma della Legge 22 aprile 1941, n. 663. 108 Monica Preti-Hamard Gli articoli pubblicati impegnano unicamente la responsabilità degli autori. La proprietà “Collage”: un’esperienza di esoeditoria d’avanguardia nella Palermo degli letteraria è riservata alla rivista. I testi pubblicati non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Gli autori debbono ottenere l’autorizzazione anni Sessanta scritta per la riproduzione di qualsiasi materiale protetto da copyright. In riferimento al materiale iconografico fornito dagli autori a corredo dei testi, la Redazione si riserva il diritto di modificare, omettere o pubblicare le illustrazioni inviate. 180 Roberta Priori I lavori sono pubblicati gratuitamente. È possibile scaricare gli articoli in formato “Collage”: un’esperienza di esoeditoria d’avanguardia nella Palermo degli pdf dal sito web di “teCLa”. È vietata qualsiasi riproduzione totale o parziale anche a mezzo di fotoriproduzione, Legge 22 maggio 1993, n. 159. anni Sessanta Rivista di temi di Critica e Letteratura artistica

L’idea di fondo da cui nasce questo progetto editoriale è chia- ramente dichiarata nella home page. Essa è rivolta, in modo particolare, ai giovani studiosi che non sempre hanno la possibilità di dare la giusta diffusione ai loro studi.

Infine, un affettuoso ringraziamento ai miei allievi, Carmelo Bajamonte, Fran- cesco Paolo Campione, Roberta Cinà, oggi giovani e validi studiosi, che hanno collaborato con entusiasmo ad ogni fase di realizzazione e che continueranno a far- lo anche nel loro ruolo di componenti della segreteria scientifica. Una citazione parti- colare per Nicoletta Di Bella che con intelligenza e passione ha praticamente realizzato la mia idea di teCLa, e per Roberta Santoro, sempre pronta e disponibile con intelligenza nel suo ruolo di content writer.

Infine, un affettuoso ringraziamento ai miei allievi, Carmelo Bajamonte, Francesco Paolo Campione, Roberta Cinà, oggi giovani e validi studiosi, che hanno collaborato con entusiasmo ad ogni fase di realiz- zazione e che continueranno a farlo anche nel loro ruolo di om- Rivista di temi di Critica e Letteratura artistica

ponenti della segreteria scientifica. Una citazione particolare per Nico- letta Di Bella che con intelligenza e passione ha praticamente realizzato la mia idea di teCLa, e per Roberta Santoro, sempre pronta e disponibile con intelligenza nel suo ruolo di content writer. Rivista di temi di Critica e Letteratura artistica

L’idea di fondo da cui nasce questo progetto editoriale è chia- ramente dichiarata nella home page. Essa è rivolta, in modo particolare, ai giovani studiosi che non sempre hanno la possibilità di dare la giusta diffusione ai loro studi.

Infine, un affettuoso ringraziamento ai miei allievi, Carmelo Bajamonte, Fran- cesco Paolo Campione, Roberta Cinà, oggi giovani e validi studiosi, che hanno collaborato con entusiasmo ad ogni fase di realizzazione e che continueranno a far- lo anche nel loro ruolo di componenti della segreteria scientifica. Una citazione parti- colare per Nicoletta Di Bella che con intelligenza e passione ha praticamente realizzato la mia idea di teCLa, e per Roberta Santoro, sempre pronta e disponibile con intelligenza nel suo ruolo di content writer.

Infine, un affettuoso ringraziamento ai miei allievi, Carmelo Bajamonte, Francesco Paolo Campione, Roberta Cinà, oggi giovani e validi studiosi, che hanno collaborato con entusiasmo ad ogni fase di realiz- zazione e che continueranno a farlo anche nel loro ruolo di om- Rivista di temi di Critica e Letteratura artistica

ponenti della segreteria scientifica. Una citazione particolare per Nico- letta Di Bella che con intelligenza e passione ha praticamente realizzato la mia idea di teCLa, e per Roberta Santoro, sempre pronta e disponibile con intelligenza nel suo ruolo di content writer. Appunti su uno scritto poco noto di Agostino Gallo di Carmelo Bajamonte

tecniche come negli articoli del canonico Cesare Pasca, su cui avremo occasione di tornare nell’apparato critico5. Sembra restituire, invece, una sensibilità diversa, e in un’inedita ottica nazionalistica, Il panorama della letteratura artistica siciliana uno scritto compilato nel giro di anni successivi all’Unità da uno dei dell’Ottocento riguardo alle arti decorative presenta esiti di natura maggiori intellettuali siciliani del periodo. mistilinea. Sull’argomento disponiamo di una nutrita produzione È da assegnare infatti ad Agostino Gallo6 il merito di aver posto letteraria1, sebbene si tratti per la più parte di studi municipalistici di in congruo rilievo, in un libretto singolare quanto negletto7, computisti eruditi, spesso approntati con un armamentario teorico un’area distinta di attività artistiche indagata nelle sue vicende e spuntato: nella prima metà del XIX secolo, è facile scorgere tali contestualizzata nei livelli più vari. Lo studio, coscienziosamente declinazioni nelle pagine di padre Benigno da Santa Caterina2, di preparato con la volontà di individuare le caratteristiche distintive Giuseppe Maria Fogalli3 o di Giuseppe Maria Di Ferro4, le cui della cultura isolana in seno a quella italiana, è rimasto a oggi in notazioni sulle arti sono sparse in testi di varia natura (biografie, una sorta di limbo, escluso sia dalla letteratura del XVIII secolo – guide, panegirici, testi confessionali). Anche nella stampa periodica che possiamo ritenere di mediocre gittata perché occupatasi di arte si trovano affrontati alcuni aspetti della produzione delle arti in maniera episodica e disaccentata – sia dal sistema storiografico

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8 numero 3 - maggio 2011 del secolo seguente, quando con il fiat di Gioacchino Di Marzo la all’intaglio ligneo10 o ad artefici critica d’arte in Sicilia fu8. poco noti al grande pubblico Agostino Gallo – è forse il caso di rammentarlo – è un poliedrico quali Michele Laudicina11 o esponente della Repubblica delle lettere, organico alle istituzioni Girolamo Bagnasco12. culturali (fu socio di accademie italiane, Deputato della R. Apparso prima sul quindici- Università, Segretario Archeologo della Commissione di Antichità nale “Diogene” di Palermo e Belle Arti di Palermo), pubblicista e ben provveduto divulgatore – un giornale scientifico e con le chiavi di un’ampia comunicazione. ‘Giano bifronte’ fra letterario diretto dall’amico enciclopedismo settecentesco e biografo Paolo Sansone, e nuovi approcci alla storia che si avvaleva di Gallo in dell’arte, si darà a più imprese veste di redattore – l’apografo spezzettate lasciando una viene poi girato al “Giorna- congerie di appunti, rimasti A. Gallo, Sull’influenza ch’esercitarono gli artisti le Arcadico” di Roma13, italiani in varii regni d’Europa, Palermo 1863 in gran parte manoscritti diretto dall’archeologo e per troppa abbondanza di Commissario alle antichità dello Stato Pontificio Pietro Ercole propositi9. In questo artico- Visconti14, nipote di Ennio Quirino, al quale erano giunti da lato apparato bibliografico, Palermo anche altri lavori fra cui la Necrologia di Giuseppe Patania15 quanto andremo a leggere e una Vita di Angelo Marini16. Il lavoro sarà infine pubblicato come rappresenta una messa in estratto, sempre nel 1863, con i tipi dello stabilimento Barcellona ordine di appunti e interventi di Palermo. Giuseppe Patania, Agostino Gallo, pubblicati su periodici Dedicata all’«insigne scultore italiano che nelle forme corrette ed 1826, Biblioteca Comunale, delle Due Sicilie, dedicati Palermo. eleganti e nella grazia ingenua elevò l’arte a maggior gloria» – cioè

Carmelo Bajamonte Appunti su uno scritto poco noto di Agostino Gallo

9 numero 3 - maggio 2010 a Pietro Tenerani, uno dei segnatari del Manifesto del Purismo nostri monumenti, ed esortarli che prima di scrivere dell’universa (1843), forse l’artista (in Sicilia nel 183817) che più di ogni altro in Italia vengano qui e veggano, e non ci appartino dalla gran famiglia quel momento incarnava gli ideali estetici dello scrittore – l’operetta degli stati italiani»21. riprende il disegno del Saggio su’ pittori del 184218, di cui ricalca sia Ora l’aspetto da porre in rilievo è la modalità con la quale Gallo le motivazioni ideologiche – nell’esercizio di una critica militante tenta di risolvere un complesso d’inferiorità, ingaggiando il versata soprattutto negli artisti contemporanei – sia il modo confronto su un terreno secondo lui propizio, quello delle arti di organizzare la materia, basato con gesto di riepilogo su una decorative, riconosciute di pari dignità estetiche e creative rispetto rassegna di personalità e indirizzi che ancorché stringata testimonia alle maggiori. In un discorso che lo scrittore riteneva suscettibile di nel numero la vivacità del caleidoscopio siciliano. approfondimenti22, l’attenzione si appunta in prima battuta su tale Gallo compendia in una ventina di pagine un profilo storico-artistico ambito, nell’intento di rivendicarne la preminenza nello scenario ideologizzato e mirato a riabilitare la regione nel novero delle scuole italiano, poiché nella «sede natia di Cerere» una tradizione artistica artistiche italiane. Nel contesto di un Ottocento nazionalistico19, è che affondava radici in un passato antico aveva visto prosperare la dunque messa a punto una strategia tendente a costituire in unità glittica, la ceroplastica, il commesso marmoreo, l’arte dello smalto, le singole realtà locali secondo precise priorità: fare l’Italia artistica i capolavori di argenteria e oreficeria, la maiolica, tutte arti non sulla base di una convergente proposta storiografica; compensare il secondarie per l’incommensurabile estro inventivo e la perfezione ritardo accumulato nei confronti degli ‘esteri’; e, nel caso specifico tecnica che le significava. della Sicilia, legittimare l’appartenenza a pieno titolo a tale sistema Aggiunti al commentario i testi di due autori di solida preparazione sopraregionale non senza partigianeria e un pervasivo spirito di – Andrea Pietro Giulianelli23 e Aubin-Louis Millin24 – Agostino revanche20. Un’urgenza di cui si farà interprete anche un giovanissimo Gallo produce in apertura un elenco d’intagliatori dell’antichità, Gioacchino Di Marzo che nel primo volume Delle Belle Arti esibiva tralasciando ex professo – e rimarca con intonazione sarcastica – i il manifesto «di far noto ai siciliani i vanti eccelsi di questa terra nomi degli incisori siciliani di gemme e di medaglie, «per annunziarli […]; mostrare altresì agli stranieri che non è vano lo studio dei esporli innanzi alla rapacità di qualche pirata [scil. Gioacchino Di

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Marzo] che scrivacchia sullo stesso argomento»25. Non credo sia necessario uno sforzo interpretativo per riconoscere Lo scrittore dimostra di aver letto anche Angelo Mazzoldi26 dal quale la piena continuità con la tradizione filo-rinascimentale, giocata su fa discendere uno schema di periodizzazione un’idea conservatrice del disegno, padre delle arti e delle arti, nate etrusche, sul suolo italico, fondamento del bello. Ma Gallo, in maniera ancor anziché greche, che incontra l’ascendente della più radicale, e quasi ribaltando lo schema evolutivo sua parabola nel Rinascimento. «Che in Italia e le dinamiche cicliche di progresso e decadenza risorgesse prima che altrove il disegno figurativo dell’arte, trovava già nella Sicilia dell’età classica il dopo il rinascimento delle arti è stato provato da principio di una perfezione, sboccata poi nel XII tutti gli scrittori anche stranieri. Ed essendo esso secolo e rifiorita nel Cinquecento. La Sicilia, dove base ed elemento indispensabile dell’intaglio la gliptica era già diffusa nelle colonie greche, in pietre dure e della incisione o cesellatura in produsse «infiniti lavori di tal genere della più metalli, certo è che l’Italia dovea precedere in bella invenzione, del più elegante disegno, e della questi rami tutte le altre nazioni»27. Chiosa poi: più diligente e graziosa esecuzione»29; oggetti «l’arte di incidere in pietre dure piccolissime figure piccoli e facilmente trasportabili, «divenuti preda ed ornati offre maggiori difficoltà che quella di degli avidi viaggiatori» e portati nei loro musei, scolpire in grande nel marmo, ed è per sé stessa che «hanno dovuto incitare i loro artisti o a oggetto di massimo lusso reale o principesco, e di imprenderne simili, o a migliorare il loro bulino, gran costo per il tempo indispensabile a condurre Aubin Louis Millin, Introduzione allo stu- e certo a propagarvi l’amore di quest’arte»30. gli oggetti a perfezione, così non poteva salire al dio delle pietre intagliate, Palermo 1807. L’esaltazione del primato italiano, cui si giunge massimo grado di essa che nel secolo del più squisito gusto e più attraverso scorciatoie idealistiche e letterariamente retoriche, fastoso lusso e di maggior ricchezza in Italia, che fu tutto il corso induce Gallo a confutare la «strana opinione» di Cesare Cantù31 sul del XVI secolo»28. primato della Francia nell’arte dello smalto: egli fa così osservare

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11 numero 3 - maggio 2011 che in Sicilia sin dall’epoca normanna e aragonese si realizzarono pesantissimi per la porcellana […] goffi per le ridicole figure di mirabilia di arte suntuaria quali la Corona di Costanza32, il «calice di quegli stupidi cinesi, da stupidi artisti effigiati e dipinti»39. Qui forma greca, fregiato di antiche miniature Gallo spara a zero, malevolo e con un e smalti»33 custodito nella chiesa di S. Maria tono pontificale, espressione di quel di Randazzo34, il Paliotto Carandolet del classicismo che ne aveva irreggimentato Tesoro della Cattedrale di Palermo35. Qui il gusto, orientandone le direttrici della è opportuno rilevare la piena sintonia con ricerca storiografica nonché molte un clima culturale sensibile alla riscoperta scelte collezionistiche fra cui, appunto, i etico-estetica del medioevo normanno- “bianchi” Malvica40. svevo, anche in termini di tutela e restauro Preso l’abbrivo dagli elenchi di intagliatori architettonico36, in anni che videro a guida scrutati da Vasari e Baldinucci (i.e. Matteo del dicastero della Istruzione Pubblica del Nassaro, Giovanni Jacopo Caraglio, Michele Amari storico islamista37. Valerio Vicentino, Alessandro Cesari, Nel paragrafo successivo è toccato il tema Jacopo da Trezzo, Annibale Fontana e gli della «porcellana ben dipinta con figure ed altri), Gallo fa splendere, in un’ideale linea ornati» e Gallo trova idoneo lodare – dopo di continuità, la pleiade dei comprimari Faenza, Ginori e la Real Fabbrica di Napoli siciliani. Apre un artista di prim’ordine, – i «buoni lavori» delle officine Malvica Valerio Villareale41 scultore-restauratore alla Rocca38 per la raffinata eleganza dei del Real Museo Borbonico, direttore Vincenzo Riolo, Ritratto di Valerio Villareale, Biblioteca Co- motivi ornamentali neoclassici; allunga munale, Palermo. degli scavi di Pompei, e dal 1815, anno invece una fitta ombra sulle cineserie e con accenti energici ne del suo rientro a Palermo, professore di Scultura e direttore dello stigmatizza il brutto nei «vasoni dipinti della Cina e del Giappone, Stabilimento di Belle Arti della R. Università degli Studj42, il quale

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«più per diletto e per picca di svolse un’importante funzione di educazione al gusto antico48. emulare l’antico volle ancora Queste classi di oggetti concorsero a orientare il fare artistico incider cammei e gemme, e verso l’imitazione dei classici anche nella didattica accademica; vi riuscì egregiamente, come furono argomento d’illustrazioni49 corredate da tavole con effigi nella scultura in marmo [con gemmali o monetali costituenti l’enorme congegno mnemotecnico opere che] son modello di di un museo cartaceo, che rivela – lo ha notato Pomian50 – l’interesse elegante stile e contestano essenzialmente iconografico verso le immagini incise su tali manufatti che ancor vive tra’ siciliani (al di là della qualità della pietra). Saremmo dunque in errore se l’antico genio ellenico»43. sottovalutassimo il ruolo-guida dell’antiquaria, in Sicilia vicaria della È arcinoto che negli anni dell’apprendistato romano l’artista, introdotto nel circuito antiquario grazie anche alla mezza parentela con lo Raffaello Politi, Un cammeo in onice, scultore incisore e medaglista in “Poliorama Pittoresco”, Napoli Benedetto Pistrucci44, era 1843. molto concentrato nella realizzazione di gemme incise benvolute all’emporio d’arte della capitale in fibrillazione per l’antico45. Il mercato di monete e medaglie celebrative, placchette e bassorilievi su pietre dure – tramite cui si erano incrementate le collezioni archeologiche di musei locali quali il Salnitriano46 o il Martiniano47 – Melchiorre Di Bella, Giuseppe Garofalo, Tavola numismatica, in Opuscoli siciliani, XIII, 1772. toccò l’apice con la cultura neoclassica e, dalla fine del ’700 all’800,

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13 numero 3 - maggio 2011 critica d’arte fino ai primi tre decenni del XIX secolo, o il gran fermento della coeva stampa periodica51 di cui i tanti articoli apparsi nel “Giornale di Scienze, Lettere e Arti per la Sicilia” di Palermo reggono un’esauriente campionatura52. Al di là del redditizio commercio dell’antico – anche a prezzi stracciati stando alla testimonianza di un fine collezionista, l’erudito danese Frederik Münter, che fu tra nell’Isola sullo scorcio del XVIII secolo53 – non dovrebbero esser trascurati i buoni esiti di un mercato parallelo di oggetti moderni venduti per autentici. Perché «anche falsificare poteva essere un gioco, ma era soprattutto una sfida: nei confronti dell’antico che si imitava, nei confronti degli esperti cui si Michele Laudicina (attr.), Cammeo con Giove e Ganimede, Museo regionale Pepoli, Trapani. sottoponeva l’opera»54, come ricorda Gallo in quell’aneddoto55 su un ‘falso realizzato proprio da Villareale, abilissimo nel modellare anche statuette fittilià la grecque56. antico’ acquistato da un grand-tourist, Objets d’art per amatori facoltosi decisi a procacciarsi cammei – spesso adeguati alle funzioni

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14 numero 3 - maggio 2011 decorative dell’oreficeria e montati in gioielli eparures – o incisioni su Ferdinando I a cavallo lasciò un tale scontento nell’entourage reale conchiglia, un materiale più economico della pietra dura e anche più che all’artista non fu corrisposto nemmeno il pattuito64. Laudicina facile da scolpire visto che per incidere le valve non era necessario il – epigono di Villareale come i fratelli Giuseppe e Raffaele65 – istruì banco con castelletto57. Opere spesso premiate pubblicamente con nell’arte di intagliare cammei e incidere conchiglie i due nipoti medaglie d’oro o d’argento58 nelle mostre periodiche organizzate Michele jr. – scomparso nel 1837 – e Giuseppe, ancora attivo nel dal Reale Istituto d’Incoraggiamento di arti e manifatture, da 1863 «con riputazione di valoroso artista»66. Ferdinando II di Borbone «con tanta sapienza al bene di questo regno Salutato da Gallo come uno dei migliori artisti contemporanei, stabilito»59. Di più: l’ambiente orafo trova sponda negli interventi sui Tommaso Aloysio Juvara, allievo di Vincenzo Camuccini a Roma e periodici (si leggano per esempio gli encomi sull’orafo palermitano di Paolo Toschi a Parma e «fra i primi incisori italiani moderni pel Giovanni Fecarotta60) e, su scala nazionale, in pubblicazioni come corretto disegno, per la morbidezza delle carni, la grazia e la varietà il saggio di “oreficeria archeologica” licenziato a Firenze nel 1862 del bulino, imitativa degli oggetti»67. La storia dell’incisione, oltre dall’orafo e antiquario romano Augusto Castellani61. Vincenzo Catenacci o Filippo Rega, non può prescindere da altri nomi eccellenti, primi fra tutti i fratelli Bartolomeo e Luca Costanzo da Sambuca68, principali artefici della produzione medaglistica dei Volevo continuare questo ragionamento e notare come, non a Borbone69, «che seppero imitar sì bene le più rare monete greco- caso, l’altra figura menzionata sia il già ricordato Michele Laudicina, sicule, fra le quali la Sicheliotan, da illudere i più esperti conoscitori professore di Gliptica a Trapani62, che «diessi di proposito alla stranieri che le compravano come antiche»70. Laudator temporis acti, incisione de’ cammei e gemme che copiava dagli antichi, e per tali Gallo pratica ancora il luogo winckelmanniano della superiorità li vendeva a gran prezzo agli stranieri»63. Artista prolifico «molto degli antichi cui i moderni fanno bene a tendere – «il genio eccitato esperto e risoluto nel maneggio del bulino», bravo sì, ma con un dal clima e da’ grandi modelli»71 – e svela un debole verso oggetti talento più imitativo che originale, non riuscendo altrettanto ispirato simili, amati anche sotto forma di impronte, che amava mostrare nei lavori d’invenzione, se una sua agata orientale raffigurante nella casa-museo all’Olivella summa delle sue esperienze e luogo di

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15 numero 3 - maggio 2010 incontro per artisti, dotti, visitatori72. Del resto già Domenico Sestini, regio antiquario di S.A.R. il Non meno interessanti mi sembrano le glosse sul medaglista Granduca di Toscana, ricorda come nel XVIII secolo a Catania, città Giuseppe Barone73, su Ignazio Melazzo – «valente e franco incisor in cui prestava servizio come bibliotecario presso Ignazio Paternò di medaglie» ma scaltro contraffattore di conî, al fresco già dal Castello V principe di Biscari, godesse largo successo un’officina di 182774 –; sull’orafo Marco Di Chiara, allievo di Giuseppe Patania falsificatori esperta nell’imitazione degli esemplari più rari78. e Valerio Villareale, del quale Gallo aveva scritto nel 1839 su Detto questo occorre aggiungere che non solo l’anticomania “L’Oreteo” di Palermo75; su Paolo Cataldi, infine, altro «abilissimo caratterizzava la cultura artistica isolana, ma tutta una produzione orafo, che speculò un metodo e una macchina per riprodurre di cui Gallo arguisce il pregio intrinseco dai materiali trattati con medaglie antiche»76. In particolare, l’attività di quest’ultimo artista, un raffinamento creativo di straordinaria sottigliezza e vivacità. originario di Buccheri e attivo nel Val di Noto, risulta documentata Ma lasciamolo dire: «In Sicilia diverse produzioni naturali, come le in alcune carte d’archivio inedite da cui vien fatto di supporre che agate, i diaspri, e altre pietre a diversi colori, l’ambra, il corallo, le il problema delle falsificazioni fosse tenuto in un certo conto dalla madriperle, le conchiglie, hanno apprestato agli artisti nell’intaglio politica culturale borbonica77. i materiali più belli e svariati, onde effigiarvi graziose figurine. Talché fu promosso un commercio attivissimo con gli stranieri da più secoli, principalmente sostenuto da Trapani, città addetta a tali Non è l’unico riferimento all’attività di falsari, su cui sono incisioni, e feconda di vivaci e industriosi ingegni»79. riuscito a recuperare una casistica eterogenea testimoniante non Oltre alla silografia impiegata per i libri illustrati nell’editoria sin solo l’esistenza di un mercato di copie e contraffazioni nei conî – dal XV secolo80, la Sicilia poteva vantare a parere dello scrittore che automaticamente consentiva alle richieste di un collezionismo il primato assoluto nell’uso delle «gemme fittizie», le paste vitree competitivo disposto a tutto pur di completare le serie mancanti colorate e dorate. Invenzione per consuetudine ascritta al francese – ma un largo orizzonte che intriga storia economica e storia del Homberg agli inizi del XVIII secolo, ma qui già attestata in epoca gusto, argomento che rinvio volentieri a una prossima occasione. fenicio-punica81, ricomparsa con l’arte musiva in età normanna e

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le proprie tinte, fiori, piante e ornati che risultano di grande effetto e bellezza»84. Un giudizio molto positivo che potrebbe spendersi sia per l’ornamentazione barocca sia per lavorazioni del XIX secolo, come i pavimenti e i rivestimenti in marmo e mosaico della neogotica casa Forcella, citati a non finire dalla contemporanea letteratura artistica come non plus ultra di bello artificio85. Gallo scandaglia la cattivante peculiarità del mischio siciliano – cui, a differenza del mosaico fiorentino impiegato negli opifici medicei solo per «mobili e tavolini», è tributato «l’onore di anteriorità e d’invenzione […] laonde Palermo può andare fastosa per questo riguardo più che la bella ed elegante Firenze e la magnifica Roma» – con cui dal XVII secolo si approntò il rutilante addobbo permanente per chiese e cappelle. Nell’iperbole di queste righe – più che

Maestranze siciliane, Paliotto (part.), Chiesa del Collegio dei Gesuiti, Caltanissetta, XVII sec. sottolinearvi la scarsa conoscenza di un’opera quale la Cappella dei Principi, mausoleo di Ferdinando I de’ Medici (1604), e dei relativi tornata in voga nell’Ottocento con Angelo e Luigi Gallo82, fratelli di studi monografici86, a dimostrazione del fatto che nella città toscana Agostino, tramite molteplici impieghi anche nel campo del restauro non si producessero soltanto arredi lapidei – può essere applaudita «per riparare i guasti degli antichi musaici»83. la maturità di giudizio sul valore delle decorazioni a marmo mischio Suscita attenzione anche il passo sul fantasioso artificio dei marmi che a quella data non doveva essere così pacifica, se l’autore biasima policromi al quale Gallo affida tutta la sua soddisfazione per il in una nota la dismissione degli apparati marmorei e la demolizione genio siciliano: «Il talento speculativo de’ siciliani si valse di questi della parrocchia di S. Giacomo la Marina di Palermo87, avvenute marmi per imitar la natura nel comporre con vari pezzetti, secondo proprio nel 1863 quando il suo scritto odorava ancora di inchiostro.

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Fra le «sotto-specie» della Non mancano cenni alla scultura è annoverata l’ar- ceroplastica, «ch’è pure de’ genteria depauperata lungo tempi greci e romani in Sicilia, i secoli da alienazioni non indietreggiò nell’epoca consumate «con pietosa mo-derna, particolarmente in fraude». È il caso di annotare Palermo»92, e a un’artista ricca che l’arte degli argentieri di intuizioni, Anna Fortino, del XVII secolo, fucina allieva di Rosalia Novelli e di “macchine” barocche Giacomo Serpotta93, alle cui come l’Urna di S. Rosalia «opere squisite» Agostino (1631) della Cattedrale di Gallo aveva fatto assumere Palermo88, si ritrova affiliata un rilievo di primo piano stilisticamente alla blasonata già nell’articolo uscito su scuola gaginiana tardo “Passatempo per le Dame”94. R. Politi, Giacomo Bongiovanni e Giuseppe A. Fecarotta (Dis. e Lit.), Cinquema- rinascimentale, giacché so- Affine all’arte della cera è Vaccaro, in “Poliorama Pittoresco”, ni & Marotta (Lit.), Urna di S. Rosalia. no «gli ultimi scolari degli la coroplastica «madre del Napoli 1843. scolari di Antonio Gagini»89, cisello e dell’incisione», in cui e soprattutto Nibilio90 – confuso con Niccolò, figlio di Giacomo, si distinsero in epoca classica Demofilo, Gorgaso e il pittore Zeusi, stando alla lezione tràdita da Vincenzo Auria nel Gagino redivivo il cui luogo natale (Eraclea Minoa) era stato prima reclamato alla (1698) –, a essersi distinti per le loro belle fatiche, fra cui ricorda Sicilia95. Sono trascorsi pochi anni dal 1858, quando Raffaello Politi, il paliotto di seta ricamata con placche d’argento per i benedettini corrispondente di Gallo, pubblica i Cenni biografici su’ valentissimi di S. Martino delle Scale91. plasticisti da Caltagirone Bongiovanni e Vaccaro96, già passati sul

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“Poliorama Pittoresco” che è forse uno di Napoli nel 184397. dei più significativi Il palermitano sembra nel suo opuscolo, guardare all’excursus da decifrare come storico della ceramica pieno convincimento tratteggiato dall’amico di un alto standard siracusano, con cui qualitativo e di un scambiava idee, libri, possibile allargamento quadri98: è comparabile imprenditoriale per l’impostazione diacro- alcune officine di nica culminante proprio industria artistica100, nei gruppi di terracotta che avevano otte- dei Bongiovanni di nuto incoraggianti Caltagirone, «addetti riconoscimenti anche a modellare in argilla i n e l l ’ I n t e r n a t i o n a l costumi villaneschi delle Exhibition di Londra 101 nostre contrade con tal Giovanni Antonio Matera (e bottega), Presepe, Collezione privata, Palermo. del 1862 . È facile verità ed espressione accorgersene anche da recar sorpresa e diletto. Laonde sono avidamente ricercati e quando il palermitano illustra i presepi in legno, tela e colla di comprati dagli stranieri»99. «un certo Matera», elogiato per la «insuperabile semplicità, verità Mi occorre spendere qualche parola in merito a una certa insistenza ed espressioni ne’ pastori»102. L’occhio da conoscitore ne coglie di Gallo sulla commerciabilità di queste manifatture, elemento le specificità del linguaggio con i richiami al naturalismo pittorico

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19 numero 3 - maggio 2011 seicentesco e alle sculture di Bernini – come era stato già notato da che si rifletta sulla fondazione del Museo Artistico Industriale diretto Jacob Burckhardt103 – e l’attitudine per una messa in scena atipica dallo scultore Vincenzo Ragusa (1884)107, sulla vivace diffusione di rispetto alla tradizione napoletana, i cui scarabattoli «senza l’artificio periodici specialistici108, e sull’Esposizione Nazionale di Palermo d’un paesaggio artistico, non producevano il bell’effetto di quelli di del 1891-’92, con numerose divisioni dedicate alle arti industriali109. Palermo»104. Prima di finire un’ultima osservazione: con questi brevi accenni Gallo arma la prora verso ulteriori studi che cadono ai primissimi anni del ______1 Sul tema cfr. S. La Barbera, Le arti decorative nelle fonti e nella letteratura artistica Novecento, in un’ottica riferibile, grosso modo, alla museologia e alla siciliana, in Splendori di Sicilia. Arti Decorative dal Rinascimento al Barocco, catalogo storia del collezionismo – si prenda come esempio il tentativo di della mostra a cura di M.C. Di Natale, Charta, Milano 2001, pp. 260-277. 2 Benigno da Santa Caterina, Trapani nello stato presente, profana e sacra, mss. approfondimento svolto da Salvatore Romano proprio sulle opere di del 1810-1812, custoditi ai ss. 199-200 presso la Biblioteca Fardelliana di Trapani. Giovanni Matera105 – o al problematico aspetto dell’attribuzionismo 3 G.M. Fogalli, Memorie biografiche degl’illustri trapanesi per santità, nobiltà, dottrina ed arte, ms. della I metà del XIX secolo, custodito ai ss. 14 C 8 presso la Biblioteca e alla fortuna critica di artefici di difficile identificazione, come i del Museo regionale “A. Pepoli” di Trapani. Nolfo scultori trapanesi, sulle cui tracce doveva muovere, con 4 Per il trapanese Giuseppe Maria Berardo Di Ferro e Ferro cfr. S. La Barbera, Giuseppe Maria Di Ferro teorico e storico d’arte, in Miscellanea Pepoli. Ricerche sulla cultura risultati non sempre illuminanti, il canonico trapanese Fortunato artistica a Trapani e nel suo territorio, a cura di V. Abbate, Trapani 1997, pp. 147-166. Mondello106. 5 C. Pasca, Cenno di Cesare Pasca beneficiale della real cappella Palatina di Palermo. Delle pietre dure e dell’arte di lavorarle – Dell’uso e commercio dei marmi – Su gli smalti e Ho idea, dunque, che la proposta d’interpretazione affacciata l’arte del mosaico – Sulle crete e l’arte di lavorar la terra cotta – Delle terre che si possono usare nella pittura e dell’asfalto, in “La Lira. Giornale artistico-letterario-teatrale” [poi da Agostino Gallo – un autore che anche in anni recenti non ha “La Lira”], a. I, n. 26, 27 marzo 1852, pp. 101-102: «Ho voluto qui brevemente smesso di appassionare la critica – si ponga principalmente come parlare dello stato attuale di alcune arti in Sicilia, e delle materie indigene che servono all’esercizio di esse, per essere un soggetto poco trattato dagli altri. Mi un superamento del divario fra arti alte e applicate in una nuova sono prefisso in questo un doppio scopo: di promuovere dai privati imprenditori prospettiva nazionale. Un primo apporto, non senza distorsioni il miglioramento di esse arti, e l’introduzione dei materiali proprî del nostro suolo, e quando l’opera de’ privati non bastasse chiedere la protezione della pubblica campanilistiche e tratti inconferenti, ma però apprezzabile nell’attesa autorità». Ivi, p. 101. del riconoscimento che le seconde vivranno presto in Sicilia, solo 6 Per il profilo di Agostino Gallo (1790-1872) cfr.F.P. Campione, Agostino Gallo:

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20 numero 3 - maggio 2011 un enciclopedista dell’arte siciliana, in La critica d’arte in Sicilia nell’Ottocento. Palermo, a 16 Id., Vita di Angelo Marini siciliano insigne scultore ed architetto del secolo XVI per la cura di S. La Barbera, Flaccovio, Palermo 2003, pp. 107-127. prima volta messo in luce da Agostino Gallo da Palermo, in “GASLA”, t. CLXXIII, n.s. 7 A. Gallo, Sull’influenza ch’esercitarono gli artisti italiani in varii regni d’Europa ad XXVII, giugno, luglio e agosto 1861,1862, pp. 327-356. introdurvi, diffondervi o migliorar l’arte d’intagliar cammei in pietre dure e tenere, incidere in 17 Allo scultore carrarese il Decurionato messinese commissionò la statua rame, cesellare e smaltare in argento e in oro, Tipografia Barcellona, Palermo 1863. in bronzo di Ferdinando II. Cfr. L. Paladino, Situazione della scultura a 8 Per la figura e l’opera di Gioacchino Di Marzo cfr.S. La Barbera, Gioacchino nell’Ottocento, in La scultura a Messina nell’Ottocento, catalogo della mostra a cura di Di Marzo critico d’arte dell’Ottocento, in Sul Carro di Tespi. Studi di storia dell’arte per L. Paladino, Assessorato regionale BB.CC.AA. e P.I., Messina 1997, pp. 19-25. Maurizio Calvesi, a cura di S. Valeri, Bagatto Libri, Roma 2004, pp. 211-228. 18 A. Gallo, Saggio di Agostino Gallo su’ pittori siciliani vissuti dal 1800 al 1842, 9 G.M. Mira, Bibliografia Siciliana ovvero Gran Dizionario Bibliografico delle opere in G. Capozzo, Memorie su la Sicilia tratte dalle più celebri accademie e da distinti libri edite e inedite, antiche e moderne di autori siciliani o di argomento siciliano stampate in Sicilia di società letterarie e di valent’uomini nazionali e stranieri con aggiunte e note per Guglielmo e fuori, vol. I, Gaudiano, Palermo 1875, pp. 387-394; A. Gallo, Autobiografia (ms. Capozzo socio di varie accademie, vol. III, Virzì, Palermo 1842, pp. 123-147. Per il XV. H. 20.1.), ed. a cura di A. Mazzè, Biblioteca centrale della Regione siciliana di Saggio cfr. S. La Barbera, Il «Saggio sui pittori siciliani vissuti dal 1800 al 1842» di Palermo, Palermo 2002, in particolare pp. 100-132. Agostino Gallo, in Le parole dei giorni. Scritti per Nino Buttitta, vol. I, a cura di M.C. 10 A. Gallo, Notizia intorno all’arte dell’intaglio in legno dell’epoca Sveva in Sicilia, in Ruta, Sellerio, Palermo 2005, pp. 358-377. “Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia” [poi “ESLS”], t. V, a. II, 1833, 19 Vedi F. Bologna, La coscienza storica dell’arte d’Italia, Garzanti, Milano 1992, pp. 94-96. in part. pp. 165 e ss. Per la situazione siciliana cfr. S. La Barbera, Dall’erudizione 11 Id., Necrologia, in “ESLS”, t. V, a. II, 1833, pp. 104-105, in cui tra i lavori di alla connoisseurship alla critica d’arte in Sicilia. Metodologia degli studi sull’arte dalla fine del «tutto finimento» del Laudicina sono menzionati gli oggetti della collezione del secolo XVIII ai primi decenni del XX secolo, in Metodo della ricerca e Ricerca del metodo. principe di Trabia. Storia, arte, musica a confronto, atti del convegno di studi (Lecce, 21-23 maggio 2007) 12 Ibid., pp. 105-107. a cura di B. Vetere con la collaborazione di D. Caracciolo, Congedo, Galatina 13 A. Gallo, Sull’arte dell’intaglio in pietre dure o tenere in Italia. Saggio di Agostino 2009, pp. 283-310. Gallo da Palermo, in “Giornale Arcadico di Scienze, Lettere ed Arti” [poi “GASLA”], 20 «Si comprendeva ormai che la migliore aureola glorificante da offrire alla t. CLXXXI, n.s. XXXVI, gennaio-febbraio 1863, 1864, pp. 50-85. Sicilia consisteva nell’esaltarne il valore, per cosi dire, materno nei confronti della 14 Per il quale cfr. D. Pacchiani, Un archeologo al servizio di Pio IX: Pietro Ercole cultura italiana: la Trinacria, erede incorrotta e continuatrice di greci e di latini, Visconti (1802-1880), in “Bollettino dei Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie”, ponte tra la classicità e i tempi nuovi dell’Italia moderna». G.C. Marino, L’ideologia XIX, 1999, pp. 113-127. In anni precedenti il rapporto fra Agostino Gallo e Pietro sicilianista. Dall’età dei «lumi» al Risorgimento, Flaccovio, Palermo 1971, p. 199. Ercole Visconti era stato animato dalla polemica letteraria su Angelo Costanzo 21 G. Di Marzo, Delle Belle Arti in Sicilia dai Normanni sino alla fine del secolo XIV, e Vittoria Colonna, come ricordato da A. Gallo, Risposta alle osservazioni critiche vol. I, Salvatore Di Marzo, Palermo 1858, pp. 67-68. del chiar. cav. Pietro Ercole Visconti sulla vita di Angelo di Costanzo scritta da Agostino 22 «[…] in altri miei saggi proverò del pari che ciò avvenne anche per Gallo, in Poesie italiane e latine e prose di Angelo di Costanzo or per la prima volta ordinate l’architettura, per la scultura in marmo, la pittura e la musica e per molte e illustrate con la giunta di molte rime inedite tratte da un antico codice la versione poetica de’ invenzioni utili al consorzio civile». A. Gallo, Sull’influenza…, p. 19. Un’urgenza carmi latini e la vita dell’autore per opera di Agostino Gallo siciliano, Lao, Palermo 1843. evidentemente molto sentita da Agostino Gallo che nel 1863 aveva fondato 15 A. Gallo, Necrologia di Giuseppe Patania, in “GASLA”, t. CXXIV, gennaio- insieme con alcuni studiosi siciliani anche l’Assemblea di Storia Patria, con lo scopo febbraio-marzo, Roma 1852, pp. 344-354 di far conoscere il contributo dato dalla Sicilia all’Unità italiana e al progresso

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21 numero 3 - maggio 2011 della civiltà. Cfr. V. Di Giovanni, La prima Società di Storia Patria in Palermo (1777- all’Egitto, alla Fenicia, alla Grecia e a tutte le nazioni asiatiche poste sul Mediterraneo, 1803), in “Archivio Storico Siciliano”, n.s., a. VIII, 1883, pp. 497 e ss. Guglielmini e Redaelli, Milano 1840. 23 A.P. Giulianelli, Memorie degli Intagliatori moderni in pietre dure, cammei, e gioje, 27 A. Gallo, Sull’influenza…, pp. 5-6. dal Secolo XV fino al Secolo XVIII, Fantechi e Compagni, Livorno 1753. 28 Ivi, p. 6. 24 Introduzione allo studio delle pietre intagliate del Sig. A.L. Millin. Conservatore 29 Ibid. degli antichi monumenti nella Biblioteca di Parigi, e Professore d’istoria e delle antichità nella 30 Ibid. medesima. Dal francese nell’idioma italiano ridotta, Solli, Palermo 1807. Il nome di 31 Ibid. Con molta probabilità con riferimento alla lettera Sugli smalti pubblicata Aubin-Louis Millin de Grandmaison circola moltissimo in Sicilia sia attraverso il dal briviese a Milano nel 1833. Dizionario portatile delle favole (Bassano 1804) che con questa Introduzione allo studio 32 Ibid. Sull’opera, custodita nel Tesoro della Cattedrale di Palermo, cfr. C. delle pietre intagliate, pubblicata in prima edizione a Parigi nel 1796, tradotta a spese Guastella, in Federico e la Sicilia dalla terra alla corona, vol. II, arti figurative e suntuarie, di Francesco Abate e stampata nel 1807 per i tipi Solli. L’edizione previde un catalogo della mostra a cura di M. Andaloro, Ediprint, Siracusa 1995, scheda 6, apparato di «poche note, che riguardano alcuni articoli dell’arte d’intagliare in pp. 63-74; M.C. Di Natale, Ori e argenti del Tesoro della Cattedrale di Palermo, in M.C. Sicilia» e su artisti dello scolpire in piccolo, come i fratelli trapanesi Andrea e Di Natale, M. Vitella, Il Tesoro della Cattedrale di Palermo, Flaccovio, Palermo 2010, Alberto Tipa. In aggiunta alla descrizione delle pietre e della «parte meccanica pp. 39-52. della gliptica», di tipologie e collezioni italiane e europee, una parte dello scritto 33 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 20. è dedicata alla «critica delle pietre intagliate» cioè a dire «l’arte di formare un 34 E. Mauceri, Monumenti di Randazzo, in “L’Arte”, IX, 1906, pp. 185-192, fig. giudizio, sia intorno alla bellezza, ovvero all’antichità delle medesime», nella 3, p. 186; S. Bottari, Le oreficerie di Randazzo, in “Bollettino d’Arte”, a. VII, s. II, consapevolezza che «il saper distinguere le pietre antiche da quelle moderne è n. I – luglio, 1927, pp. 301-309, fig. 1; M. Accascina, Oreficeria di Sicilia dal XII al cosa assai difficile, e si sono da se stessi ingannati i più abili conoscitori», p. 43. XIX secolo, Flaccovio, Palermo 1974, p. 127. Per Aubin-Louis Millin (Parigi 1759-1818) cfr. M. Preti-Hamard, infra. 35 A. Gallo, Vita di Angelo Marini…, p. 348, nota 1. Per l’opera cfr. C. 25 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 5, nota 2. Le notizie manoscritte sono ora A. Guastella, in Federico e la Sicilia…, vol. II, scheda 21, pp. 123-133; M. Vitella, I Gallo, Lavoro di Agostino Gallo sopra l’arte dell’incisione delle monete in Sicilia dall’epoca manufatti tessili della Cattedrale di Palermo, in M.C. Di Natale, M. Vitella, Il Tesoro…, araba sino alla castigliana (ms. XV. H. 15, cc. 1r-45v) Notizie de’ figularj degli scultori e pp. 112-114. fonditori e cisellatori siciliani ed esteri che son fioriti in Sicilia da più antichi tempi fino al 1846 36 F. Tomaselli, Il ritorno dei Normanni. Protagonisti ed interpreti del restauro dei raccolte con diligenza da Agostino Gallo da Palermo (ms. XV. H. 16, cc. 1r-25r; ms. XV. monumenti a Palermo nella seconda metà dell’Ottocento, Officina, Roma 1994, pp. 55 e ss. H. 15, cc. 62r-884r), ed. a cura di A. Anselmo, M.C. Zimmardi, Biblioteca centrale Sul mito del medioevo nel XIX secolo cfr. I. Porciani, Il Medioevo nella costruzione della Regione siciliana di Palermo, Palermo 2004. Sulle polemiche fra Gallo e Di dell’Italia unita: la proposta di un mito, in Italia e Germania. Immagini, modelli, miti fra due Marzo cfr. A. Mazzè, L’incompiuta Storia delle Belle Arti: progetti e polemiche, in A. popoli nell’Ottocento: il Medioevo, a cura di R. Elze, P. Schiera, Il Mulino - Duncker & Gallo, Notizie intorno agli architetti siciliani e agli esteri soggiornanti in Sicilia da’ tempi più Humblot, Bologna-Berlin 1988, pp. 163-191. antichi fino al corrente anno 1838. Raccolte diligentemente da Agostino Gallo palermitano per 37 Senatore del Regno unitario dal 1861 per volere di Cavour, Michele Amari formar parte della sua Storia delle belle Arti in Sicilia (ms. XV. H. 14), ed. a cura di A. (1806-1889) resse il dicastero dal dicembre del 1862 al settembre del 1864. Mazzè, Biblioteca centrale della Regione siciliana di Palermo, Palermo 2000, pp. 38 R. Daidone, Le officine palermitane di maiolica della seconda metà del Settecento. V-XXIII. Testimonianze e documenti, in Terzo fuoco a Palermo 1760-1825. Ceramiche di Sperlinga e 26 A. Mazzoldi, Delle origini italiche e della diffusione dell’incivilimento italiano Malvica, catalogo della mostra a cura di L. Arbace, R. Daidone, Arnaldo Lombardi,

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22 numero 3 - maggio 2011

Palermo 1997, pp. 17-29. Roma 1806, p. 124. Si veda pure Sgadari di Lo Monaco, Pittori e scultori siciliani 39 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 9. Per le cineserie cfr. H. Honour, L’arte dal Seicento al primo Ottocento, Agate, Palermo 1940, p. 151. della cineseria. Immagine del Catai, Sansoni, Firenze 1963. Per le ricadute locali 45 S. Costanzo, Valerio Villareale, in “Passatempo per le Dame” [poi “PpD”], a. P. Palazzotto, Riflessi del gusto per la cineseria e gli esotismi a Palermo tra Rococòe 4, n. 38, 17 settembre 1836, pp. 301-305 scrive che l’artista «anche in questo ramo Neoclassicismo: collezionismo, apparati decorativi e architetture, in Argenti e cultura Rococò [la gliptica] seppe trarsi l’altrui ammirazione facendo de’ non pochi squisiti lavori nella Sicilia centro-occidentale 1735-1789, catalogo della mostra a cura di S. Grasso, che gli procacciaron fama perché di un’attitudine originalissima, e con quei tagli M.C. Gulisano, Flaccovio, Palermo 2008, pp. 535-561. assoluti di che i Greci usavano per dar finimento ad opere di cotal natura» p. 303. 40 Gallo ci informa che nella sua collezione erano: «due statuette, una Per la situazione romana vedi L. Pirzio Biroli Stefanelli, Glittica, medaglistica, sacerdotessa, ed una Melpomene, che son pregevoli». A. Gallo, Intorno ad un oreficeria. Artisti-artigiani per l’Europa, in Maestà di Roma da Napoleone all’Unità d’Italia. lavoro di maiolica in Palermo, rappresentante la Beata Vergine col Bambino, modellato da Universale ed Eterna Capitale delle Arti, catalogo della mostra, Electa, Milano 2003, Luca della Robbia fiorentino, in “GASLA”, t. CLIX, n.s. XIII, gennaio-febbraio, pp. 517-520; A. Pinelli, Il Neoclassicismo nell’arte del Settecento, Carocci, Roma 2005, 1859, pp. 59-73. L’articolo, dedicato a una robbiana con la Madonna col Bambino del pp. 69-77. Imprescindibile F. Haskell, N. Penny, L’antico nella storia del gusto. La convento di S. Domenico di Palermo, anticipa alcuni temi dell’opuscolo sulle arti seduzione della scultura classica 1500-1900, Einaudi, Torino 1984. applicate siciliane di cui noi. Per la robbiana con la Madonna del cuscino cfr. F. Negri 46 Per il museo, istituito dal gesuita Ignazio Salnitro nel 1730 nei locali del Arnoldi, Due esempi di terracotta in Sicilia, in Splendori di Sicilia…, pp. 108-113. Collegio Massimo dei Gesuiti di Palermo, cfr. R. Graditi, Il museo ritrovato. Il 41 Per Valerio Villareale (1773-1854) cfr. D. Malignaggi, Valerio Villareale, Salnitriano e le origini della museologia a Palermo, Assessorato regionale BB.CC.AA. e catalogo a cura di D. Favatella, “Quaderni dell’A.F.R.A.S. Scultura”, 1, Palermo P.I., Palermo 2003. 1976. Si veda anche I. Bruno, Valerio Villareale un Canova meridionale, allegato 47 Sul museo dell’antica abbazia benedettina di San Martino delle Scale la cui a “Kalós – arte in Sicilia”, a. XII, n. 1, Gennaio-Marzo 2000. Per l’attività di origine (1744) si deve all’iniziativa del priore Giuseppe Antonio Requesens e di restauratore cfr. V. Chiaramonte, Valerio Villareale, scultore e conoscitore, tra cultura don Salvadore Maria Di Blasi, cfr. V. Abbate, «Ut mei gazophilacii … nova incrementa antiquaria e restauro, in Gli uomini e le cose. I. Figure di restauratori e casi di restauro in pernosceres»: Salvadore Maria Di Blasi e il Museo Martiniano, in Wunderkammer siciliana Italia tra XVIII e XX secolo, atti del convegno nazionale di studi (Napoli, 18-20 alle origini del museo perduto, catalogo della mostra a cura di V. Abbate, Electa, aprile 2007) a cura di P. D’Alconzo, ClioPress, Napoli 2007, pp. 25-57. Napoli 2001, pp. 165-176; R. Equizzi, Palermo San Martino delle Scale. La collezione 42 F. Meli, La Regia Accademia di Belle Arti di Palermo, Le Monnier, Firenze 1939, archeologica: storia delle collezione e catalogo delle ceramiche, «L’Erma» di Bretschneider, nota 1, p. 27. Villareale v’insegnò anche Glittica e Osteologia dal 1827 al 1837. Roma 2006. 43 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 12. Qui Gallo riprende un topos della letteratura 48 Per gli aspetti più generali di questo fenomeno cfr. E. Paul, Falsificazioni su Villareale come artista neoclassico che «ha più diritto alla nostra gratitudine di antichità in Italia dal Rinascimento alla fine del XVIII secolo, in Memoria dell’antico per aver preso la scultura da mani di Ignazio Marabitti che immegliandola bensì nell’arte italiana. I generi e i temi ritrovati, t. II, a cura di S. Settis, Einaudi, Torino 1985, non poté però rialzarla alle vere sue forme di bellezza per le capricciose e sconce pp. 413-439; K. Pomian, Collezionisti, Amatori e Curiosi. Parigi-Venezia XVI-XVIII maniere invalse verso la metà del secolo XVIIo». E. Amato, La Psiche del sig. Valerio secolo [1987], il Saggiatore, ed cons. Milano 2007, pp. 306 e ss.; Le gemme incise nel Villareale, in “Il Contemporaneo. Giornale periodico di Scienze e Lettere, di Arti Settecento e Ottocento. Continuità della tradizione classica, atti del convegno di studio e Mestieri”, a. I, n. 4, 15 febbraio 1846, p. 32. (Udine, 26 settembre 1998) a cura di M. Buora, «L’Erma» di Bretschneider, Roma 44 Nel 1802 Villareale sposò Teresa Lucchi cugina del Pistrucci. Cfr. G.A. 2006. Guattani, Memorie enciclopediche romane sulle Belle arti, antichità etc., vol. I, Salomoni, 49 R. Politi, Un cammeo in onice, in “Poliorama Pittoresco. Opera periodica

Carmelo Bajamonte Appunti su uno scritto poco noto di Agostino Gallo

23 numero 3 - maggio 2011 diretta a diffondere in tutte la classi della società utili conoscenze di ogni genere, Palermo 1969, pp. 76-107; vol. III (Palermo 1827), pp. 117-141. Per gli studi di e a rendere gradevoli e proficue le letture in famiglia”, a. VII, sem. II (11 Febbrajo numismatica nel XIX secolo cfr. R. Macaluso, Storia degli studi di numismatica antica – 5 Agosto 1843), n. 51, 29 luglio 1843, pp. 401-403; Id., Due cammei e due intagli in Sicilia: F. Ferrara, G. Alessi, C. Gemmellaro, G. Romano, in “Sicilia Archeologica. in onice descritti dall’artista Raffaello Politi, Stamperia dell’Intendenza, Noto 1847. Rassegna periodica di studi, notizie e documentazione edita dall’Ente Provinciale L’articolo è corredato dalla litografia di G. Riccio del cammeo appartenente alla per il Turismo di Trapani”, a. XI, n. 38, dicembre 1978, pp. 59-65. variegata collezione di Politi; il secondo contributo, dedicato a Nicola Santangelo, 53 «Le dette monete son vendute per un certo discreto prezzo […] in guisachè ministro segretario di stato di Francesco I, è una succinta descrizione di quattro senza molta spesa se ne può acquistare una mediocre raccolta». F. Münter, Viaggio gemme antiche della medesima collezione. Su Politi cfr. C. Bajamonte, Raffaello in Sicilia di Federico Munter tradotto dal tedesco dal tenente d’artiglieria cav. D. Francesco Politi (1783-1870). Fra antiquaria e critica d’arte, tesi di Dottorato di Ricerca in Storia Peranni con note e aggiunte del medesimo. Prima versione italiana, vol. I, Abbate, Palermo dell’arte medievale, moderna e contemporanea in Sicilia (ciclo XVIII - 2004/2007), 1823, p. 149. Cfr. E. Di Carlo, Dai Diarî di Federico Münter (il suo soggiorno a Palermo), Università degli Studi di Palermo, Tutor Prof.ssa Simonetta La Barbera. Per il in “Archivio Storico per la Sicilia”, a. IV-V, 1938-1939, pp. 471-481; T. Fischer- periodico napoletano cfr. N. Barrella, Il dibattito sui metodi e gli obiettivi dello studio Hansen, Frederik Münter in Syracuse and Catania in 1786: antiquarian leglislation and sull’arte a Napoli negli anni quaranta dell’Ottocento e il ruolo di «Poliorama Pittoresco», in connoisseurship in 18th century , in Oggetti, uomini, idee. Percorsi multidisciplinari per la Percorsi di Critica. Un archivio per le riviste d’arte in Italia dell’Ottocento e del Novecento, atti storia del collezionismo, atti della tavola rotonda (Catania, 4 dicembre 2006) a cura di del convegno (Milano, 30 novembre – 1 dicembre 2006) a cura di R. Cioffi, A. G. Giarrizzo, S. Pafumi, Fabrizio Serra, Pisa-Roma 2009, pp. 117-137. Rovetta, Vita e Pensiero, Milano 2007, pp. 21-34. 54 C. Savettieri, Dal Neoclassicismo al Romanticismo, Le fonti per la Storia 50 K. Pomian, Dalle sacre reliquie all’arte moderna. Venezia-Chicago dal XIII al XX dell’arte, 6, Carocci, Roma 2006, p. 131. secolo, il Saggiatore, Milano 2004, in part. pp. 192 e ss. 55 «[…] fu presentato da un rivenditore ad un viaggiatore un bel cammeo 51 F. Minolfi, Intorno ai giornali e all’odierna cultura siciliana cenno di Filippo Minolfi, imitante l’antico, inciso dal nostro artista, e quegli volendosi accertare di esser Gabinetto Tipografico all’insegna di Meli, Palermo 1837; E. Rocco, Giornali greco, ne chiese il suo parere. Il Villareale si tolse scaltramente d’imbarazzo siciliani, in “Il Progresso delle Scienze, delle Lettere e delle Arti. Opera periodica con indicargli un antiquario che dicea di aver maggior conoscenza di lui in quel compilata per cura di G.R.”, vol. IX, a. III, Napoli 1834, pp. 262-268. Il periodico genere; e confermato dal medesimo di essere antico, il viaggiatore lo comprò a napoletano, fondato nel 1832 e diretto da Giuseppe Ricciardi, si occupò anche di gran prezzo». A. Gallo, Sull’influenza…, p. 12. periodici “al di là del Faro”. Sul ruolo della stampa periodica cfr. S. La Barbera, 56 «Lo egregio scultore palermitano Valerio Villareale modellò con questa Linee e temi della stampa periodica palermitana dell’Ottocento, in Percorsi di Critica…, pp. creta [un particolare tipo di argilla proveniente dal feudo Misercannone presso 87-121. Monreale] come per saggio dei gruppi di figure diverse, e riuscirono così belle da 52 Vedi per esempio N. Maggiore, Ricerche su di alcune medaglie di Camarina imitare le statuette greche». C. Pasca, Sulle crete e l’arte di lavorare la terra cotta, in “La antica città della Sicilia, in “Giornale di Scienze, Lettere e Arti per la Sicilia” [poi Lira”, a. I, n. 33, 15 maggio 1852, pp. 129-130. Durante il XIX secolo con questa “GSLA”], t. 28, fasc. 84, 1829, pp. 269-288; G. Politi, Invito a’ dotti Archeologi per stessa argilla rossa furono realizzati dalla R. Fabbrica di Napoli anche vasi figurati la interpretazione d’un antico Cammeo di Giuseppe Politi siracusano, in “GSLA”, t. 49, del tutto simili ai classici. [J.J. Haus], Dei vasi greci comunemente chiamati etruschi fasc. 146, 1835, pp. 127-134; O. Abbate, Lettera al chiarissimo P. Vito Cavallo. Per delle lor forme e dipinture dei nomi ed usi loro in generale colla giunta di due ragionamenti un cammeo, in “L’Oreteo. Nuovo Giornale”, a. II, n. 23, 1840, pp. 182-183. Per sui fondamentali principj dei Greci nell’arte del disegno e sulla pittura all’encausto, Reale i lineamenti dell’antiquaria in Sicilia cfr. D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Stamperia, Palermo 1823, p. 16; cfr. pure G. Galbo Paternò, Sull’arte ceramografica Sicilia nel secolo decimottavo, vol. II (Palermo 1825), Edizioni della Regione Siciliana, in Sicilia e su gli esperimenti che si sono ai nostri giorni eseguiti. Pochi ricordi di Giovanni

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Galbo-Paternò Baronello di Montenero, Virzì, Palermo 1847. l’aspetto artistico, uno dei rarissimi contributi lo offre D. Malignaggi, Accademie 57 C. Pasca, Cenno di Cesare Pasca…, p. 102. Nell’articolo oltre a Michele e promozioni delle arti nei primi anni dell’Ottocento siciliano, in La formazione professionale Laudicina e ai Tipa è ricordato il trapanese Giovanni Anselmo, intagliatore di dell’artista. Neoclassicismo e aspetti accademici, a cura di D. Malignaggi, Palermo 2002, conchiglie attivo intorno alla metà del XVIII secolo. pp. 7-27. Per il quadro italiano S. Pinto, La promozione delle arti negli Stati Italiani 58 M.S.G. [Stefano Mira e Sirignano Marchesino di San Giacinto], Reale dall’età della riforma all’Unità, in Storia dell’arte italiana. Parte seconda. Dal Medioevo Istituto d’Incoraggiamento, in “PpD”, a. II, n. 23, 7 giugno 1834, pp. 180-181. al Novecento, Vol. II, Dal Cinquecento all’Ottocento. II Settecento e Ottocento, Einaudi, Nella premiazione del 1834, tenutasi come quella di Napoli il 30 maggio giorno Torino 1982, in part. pp. 791-1079; Arti Tecnologia Progetto. Le esposizioni d’industria onomastico di Ferdinando II, fra le tante furono conferite medaglie d’argento in Italia prima dell’Unità, a cura di G. Bigatti, S. Onger, Franco Angeli, Milano 2007. a Gioachino Bongiovanni di Caltagirone per le manifatture di terracotta, ad 60 Cfr. K., Di un ostensorio, in “Il Buon Gusto. Giornale istruttivo e dilettevole Alberto di Giorgio da Trapani per manifatture di coralli, agli argentieri Antonino per la Sicilia”, a. I, n. 17, 1 aprile 1852, p. 66-67; Y., Belle Arti. Un grande ostensorio, Pampillonia e Giovanni Ficarrotta (o Fecarotta). Quest’ultimo fu insignito in “La Lira”, a. I, n. 29, 17 aprile 1852, p. 115. Si veda anche Sul grande ostensorio della medaglia d’argento anche nel 1836, «per diversi perfetti lavori in oro e dei RR. PP. Benedettini di S. Martino lavoro di Giovanni Fecarotta incisore e giojelliere di argento a smalto e cesellatura», e nel 1846. Nel 1838 ottenne la medaglia d’oro. Palermo. Parole di un amico ed ammiratore di lui, Palermo 1854. Gli scritti trattano Nell’esposizione del 1836 fu premiata con medaglia d’argento anche Teresa della «più bella opera di oreficeria, che ai nostri giorni si fosse mai veduta […] Gargotta e Salinas (madre di Antonino) «per lavori di conchiglie indigene in argento dorato; pezzi d’oro e gemme», realizzata per i pp. Benedettini di San maestrevolmente eseguiti». S. Costanzo, Reale Istituto d’Incoraggiamento, in ivi, a. Martino delle Scale da Giovanni Fecarotta. Per l’ostensorio oggi perduto cfr. S. 4, n. 24, 11 giugno 1836, pp. 192-195. Su questi temi cfr. C. Bajamonte, I “musei Barraja, Un episodio di conservazione della suppellettile ecclesiastica, in L’eredità di Angelo effimeri” dell’Ottocento. L’origine delle esposizioni d’arte in Sicilia, in c.d.s. Sinisio. L’Abbazia di San Martino delle Scale dal XIV al XX secolo, catalogo della 59 Proemio, in “Effemeridi scientifiche e letterarie e lavori del R. Istituto mostra a cura di M.C. Di Natale, F. Messina Cicchetti, Palermo 1997, fig. 3, p. 321. d’Incoraggiamento per la Sicilia”, a. III, t. IX, Gennaio Febbrajo e Marzo, 1834, p. Gli appunti manoscritti di Gallo sull’orafo, risalenti al quarto decennio del XIX IV. Il Reale Istituto – fondato il 9 novembre 1831 da Ferdinando II su modello del secolo, sono ora A. Gallo, Notizie degli incisori siciliani, a cura di D. Malignaggi, precedente istituito a Napoli che aveva avviato la consuetudine delle premiazioni Palermo 1994, pp. 123-124. Per gli aspetti tecnico-innovativi dell’oreficeria periodiche per le migliori manifatture del Regno (1826) – mirava a promuovere siciliana cfr. R. Vadalà, Nuove forme dell’oreficeria europea nella Sicilia dell’Ottocento, in le attività legate all’agricoltura, al commercio e alle manifatture. Mediante Storia, critica e tutela dell’arte nel Novecento. Un’esperienza siciliana a confronto con il dibattito l’organizzazione delle esposizioni di belle arti, con modalità simili a quelle di nazionale, atti del convegno internazionale di studi in onore di Maria Accascina altre città italiane, risultò uno dei cardini del sistema dell’arte del XIX secolo. (Palermo-Erice, 14-17 giugno 2006) a cura di M.C. Di Natale, Salvatore Sciascia, L’istituto fu sottoposto alla Commissione di Pubblica Istruzione ed Educazione Caltanissetta 2007, pp. 466-474. e dotato di una sorta di bollettino d’informazione intitolato “Novello Giornale 61 A. Castellani, Dell’oreficeria antica. Discorso di Augusto Castellani, Le Monnier, del Reale Istituto d’Incoraggiamento”. Negli anni 1834-1838 le “Effemeridi” Firenze 1862. Su Augusto Castellani (1829-1914) cfr. I Castellani e l’oreficeria di Palermo pubblicheranno i resoconti dei lavori a firma dell’abate Emmanuele archeologica italiana, catalogo della mostra, «L’Erma» di Bretschneider, Roma 2005. Vaccaro segretario del R. Istituto. Gli elenchi di belle arti e dei premi conferiti Cfr. anche G. Pucci, Antichità e manifatture: un itinerario, in Memoria dell’antico nell’arte furono continuati nella forma di opuscoli fino al periodo postunitario. Cfr. R. italiana. Dalla tradizione all’archeologia, t. III, a cura di S. Settis, Einaudi, Torino Busacca, Sullo Istituto d’incoraggiamento e sulla industria siciliana. Ragionamento economico 1986, pp. 251-292; P. Giusti, Gioielli e «bisciuttieri» a Napoli nell’Ottocento, in Civiltà di Raffaele Busacca, Gabinetto Tipografico all’insegna di Meli, Palermo 1835. Sotto dell’Ottocento. Le arti a Napoli dai Borbone ai Savoia. Le arti figurative, catalogo della

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25 numero 3 - maggio 2011 mostra, Electa Napoli, Napoli 1997, pp. 221-225. medaglia antica battuta in nome di tutti i siciliani coll’epigrafe del signor 62 F. Mondello, Bozzetti biografici di artisti trapanesi de’ sec. XVII, XVIII e marchese G. Haus, in “GSLA”, t. 18, fasc. 52, 1827, pp. 71-97. Fra i contributi più XIX, Tip. Modica-Romano, Trapani 1883, pp. 40-44; F. Pipitone, La graduale recenti al problema delle monete con la leggenda segnalo E. trasformazione dalla bottega artigiana all’accademia nella prima metà dell’Ottocento in Sicilia, Sjoqvist, Numismatic notes from Morgantina. 1. The Sikeliotan Coinage, in “Museum in La formazione professionale dell’artista. Neoclassicismo e aspetti accademici, a cura di Notes”, American Numismatic Society, n. 9, 1960. D. Malignaggi, Università degli Studi di Palermo, Palermo 2002, in part. pp. 55- 71 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 18. 74; R. Vadalà, Corallari e scultori attivi a Trapani e nella Sicilia occidentale dal XV al 72 G. Raymondo Granata, Duecentosessanta giorni in Palermo nel 1861 ovvero XIX secolo, in Materiali preziosi dalla terra e dal mare nell’arte trapanese e della Sicilia biografia e gabinetto scientifico-artistico dell’archeologo signor Agostino Gallo, Stamperia del occidentale tra il XVIII e XIX secolo, catalogo della mostra a cura di M.C. Di Natale, Commercio, Messina 1863, p. 51 ricorda infatti «dodici grandi e mezzani quadri Assessorato regionale BB.CC.AA. e P.I., Palermo 2003, ad vocem, pp. 382-383. formante un’accolta di circa 1500 medaglie in gesso, in gran parte cavate da camei 63 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 12. Cfr. pure Id., Notizie degli incisori…, pp. e gemme antiche». 131-134; M.C. Di Natale, Gioielli di Sicilia, Flaccovio, Palermo 2000, pp. 255-260. 73 Un elenco delle sue medaglie è in A. Gallo, Lavoro di Agostino Gallo sopra 64 A. Gallo, Necrologia…, p. 105; Id., Notizie de’ figularj degli scultori e fonditori…, l’arte dell’incisione..., pp. 39-40. pp. 255-256. 74 «Ignazio , come imputato di contraffazione di moneta, fu rinchiuso 65 Id., Sulla scuola di scultura fondata in Palermo dal sig. Valerio Villareale, in “PpD”, nella casa di correzione di Palermo al 26. Dicembre 1827. A 2. Marzo 1830 a. 5, n. 19, 13 maggio 1837, pp. 145-148. fu condannato all’Ergastolo». Archivio di Stato di Palermo [poi A.S. Pa.], Real 66 Id., Sull’influenza…, p. 13. Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale in Sicilia. Polizia, filza 222, 67 Ibid. Si veda inoltre Litografia, in “PpD”, a. 4, n. 28, 9 luglio 1836, pp. 125- fasc. 20/2, doc. 908, verbale in data in data 13 agosto 1835. Per le notizie sull’orafo 126 [ma 225-226]; A. Gallo, Lettera di Agostino Gallo all’egregio incisore Tommaso cfr. A. Gallo, Notizie degli incisori…, pp. 129-130. Aloisio Messinese professore d’intaglio in Napoli, in “La Lira”, a. I, n. 51, 6 novembre 75 A. Gallo, Sopra una medaglia di Tiziano incisa in metallo da Marco di Chiara, in 1852, pp. 203-204; Id., Notizie degli incisori…, pp. 125-128. T. Aloysio-Juvara, “L’Oreteo. Nuovo Giornale”, a. I, n. 1, 1839, pp. 5-6. Della storia e dello stato odierno dell’arte dell’incisione, in “Nuove Effemeridi Siciliane di 76 Id., Sull’influenza…, p. 14, nota 2. Scienze, Lettere ed Arti”, a. I, dispense IX-X, dicembre 1869 – gennaio 1870, pp. 77 A.S. Pa., Real Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale in Sicilia, 404-416. Sul rapporto fra Agostino Gallo e l’artista cfr. Lettere di Tommaso Aloysio Ripartimento Interno, Busta 18, Relazione di Gabriele Judica Regio Custode delle Juvara ad Agostino Gallo, a cura di G. Molonia, in “Messenion d’oro. Trimestrale di antichità di Noto al ministro Marchese Ferreri, in data 16 novembre 1818, cc. cultura e informazione”, n.s., n. 20, aprile-giugno 2009. 23-24. 68 A. Gallo, Notizie degli incisori…, pp. 116-117; D. Malignaggi, L’Acquaforte. 78 D. Sestini, Sopra i moderni falsificatori di medaglie greche antiche nei tre metalli e Vincenzo Riolo, Francesco La Farina, Bartolomeo e Luca Costanzo Incisori, Palermo 2008. Descrizione di tutte quelle prodotte dai medesimi nello spazio di pochi anni, Tofani, Firenze Si veda pure P. Sgadari di Lo Monaco, Pittori e scultori…, p. 35 che definisce 1826, per il quale cfr. S. Pafumi, Museum Biscarianum. Materiali per lo studio delle Luca «abilissimo contraffattore di quadri antichi di cui fece poco scrupoloso collezioni di Ignazio Paternò Castello di Biscari (1719-1786), Alma, Catania 2006, p. 113. commercio». 79 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 15. Gallo accenna in nota alla collezione del 69 Cfr. E. Ricciardi, Medaglie del Regno delle Due Sicilie 1735-1861, I.T.E.A. Edit. conte Corrado Ventimiglia che contava 400 varietà di pietre dure. Su una raccolta Tip., Napoli 1930. del XVIII cfr. il Catalogo di una raccolta di pietre dure native di Sicilia esistente presso l’abate 70 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 14, nota 1. Sulla moneta cfr. Esame della celebre D. Domenico Tata, Raimondi, Napoli 1772. Su questi temi cfr. soprattutto M.C. Di

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Natale, I maestri corallari trapanesi dal XVI al XIX secolo, in Materiali preziosi…, pp. 87 Sulla chiesa cfr. A. Mazzè (a cura di), Le parrocchie, Flaccovio, Palermo 1979, 23-56. pp. 73-153. 80 Cfr. Immagine e testo. Mostra storica dell’editoria siciliana dal Quattrocento agli inizi 88 Per l’arca cfr. M.C. Di Natale, S. Rosaliae Patriae Servatrici, Palermo 1994, dell’Ottocento, a cura di D. Malignaggi, Assessorato regionale BB.CC.AA. e P.I., pp. 11-80. Palermo 1988. 89 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 18. 81 «Perocché in alcuni sepolcri greci e cartaginesi, apertisi in diverse città di 90 Le prime precisazioni sull’argentiere Nibilio Gagini, nipote di Antonello, si Sicilia e in quelli di Palermo nella strada di Mezzomonreale [l’area della necropoli devono a G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI. Memorie punica di corso Calatafimi] de’ tempi Fenici e Cartaginesi, si sono rinvenute fiale, storiche e documenti, 2 voll., Tipografia del Giornale di Sicilia, Palermo 1880 e 1883. vasettini e gingilli di ragazzi in vetri colorati». A. Gallo, Sull’influenza…, p. 16. Cfr. M.C. Di Natale, Gioacchino Di Marzo e le arti decorative, in Gioacchino Di Marzo Su questi aspetti si veda A. Spanò Giammellaro, I vetri della Sicilia punica, Unione e la Critica d’Arte…, pp. 157-167. Accademica Nazionale, Corpus delle Antichità Fenicie e Puniche, Bonsignori, 91 Cfr. M.C. Di Natale, Paliotto, scheda II.37, in Ori e Argenti di Sicilia dal Roma 2008. Quattrocento al Settecento, catalogo della mostra a cura di M.C. Di Natale, Electa, 82 Per le attività dei fratelli Gallo cfr. A. Rotolo, La cultura meccanica siciliana Milano 1989, pp. 211-212. dal XVII al XIX secolo, Fondazione Ignazio Buttitta, Palermo 2009, pp. 118-120. 92 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 19. 83 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 16. Si veda anche C. Pasca, Su gli Smalti e l’Arte 93 Cfr. A. Turrisi Colonna, Sopra Anna Fortino. Lettera di Annetta Turrisi Colonna del Mosaico, in “La Lira”, a. I, n. 31, 1 maggio 1852, pp. 122-123, in cui, oltre a a Nicolò suo fratello, in “ESLS”, a. VI, t. XXIII, 1838, pp. 36-42. Sulla Fortino Angelo Gallo, è ricordato Sebastiano Zerbo, che a seguito dell’incendio scoppiato scriverà anche S. Mira e Sirignano, Biografie e cose varie, Tipografia del Giornale di nel 1811 all’interno del Duomo di Monreale nel 1817 ne restaurò i mosaici con Sicilia, Palermo 1873, pp. 76-84. l’impiego di paste vitree. Sulle pratiche del restauro musivo cfr. M. Guttilla, Un 94 A. Gallo, Lavori artistici in cera di Anna Fortino palermitana, in “PpD”, a. 4, n. interprete del restauro musivo dell’Ottocento: Rosario Riolo e il suo ambiente, in Gioacchino 33, 13 agosto 1836, pp. 261-264. Di Marzo e la Critica d’Arte nell’Ottocento in Italia, atti del convegno di studi nazionali 95 Id., Sulla vera patria di Zeusi pittore dell’epoca greca e cenni biografici dello stesso per (Palermo, 15-17 aprile 2003) a cura di S. La Barbera, Palermo 2004, pp. 246-262. Agostino Gallo, Palermo 1861. Lo studio fu ripubblicato in “GASLA”, t. CLXXV, 84 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 16. n.s. XXX, gennaio-febbraio, Roma 1863, pp. 81-148. 85 Cfr. C. Pasca, Cenno di Cesare Pasca…, p. 102; Sull’interno della casa del Sig.r 96 R. Politi, Cenni biografici su’ valentissimi plasticisti da Caltagirone Bongiovanni e Marchese Forcella in Palermo. Cenno di Angelo Osnato da Caronia, Messina 1845. Si Vaccaro riprodotti con aggiunte e parte istorica dell’arte di modellare in creta, Tipografia tratta di Palazzo Forcella-de Seta, riconfigurato dal 1833 per volere del marchese Blandaleone, Girgenti 1858. Si veda inoltre A. Ragona, I figurinai di Caltagirone Enrico Carlo Forcella secondo un eclettismo revivalistico che qui trova forme nell’Ottocento, Sellerio, Palermo 1996. compiute e originali. Cfr. G. Di Benedetto, Palazzo Forcella-de Seta, in “Kalós – 97 R. Politi, Giacomo Bongiovanni e Giuseppe Vaccaro, in “Poliorama Pittoresco”, arte in Sicilia”, a. 10, n. 2, Marzo-Aprile 1998, pp. 24-31. P. Palazzotto, Teoria e a. VII, sem. II (11 Febbrajo – 5 Agosto 1843), n. 32, Napoli 18 Marzo 1843, prassi dell’architettura neogotica a Palermo nella prima metà del XIX secolo, in Gioacchino pp. 249-250. L’articolo è accompagnato da uno «schizzo litografico» raffigurante Di Marzo e la Critica d’Arte…, pp. 228-230. il gruppo con il Ciabattino. Anche nella stampa periodica locale sono segnalati 86 Mi riferisco in particolare a A. Zobi, Notizie storiche riguardanti l’Imperiale e contributi sui due maestri calatini. Cfr. P. Palazzotto, Cronache d’arte ne «La Reale stabilimento dei lavori di commesso in pietre dure di Firenze raccolte e compilate da Cerere» di Palermo, in Percorsi di Critica…, pp. 123-142. Antonio Zobi, Le Monnier, Firenze 1841. 98 Cinquantuno lettere autografe ad Agostino Gallo (7 Maggio 1826 – 12 Settembre

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1866), ms. del sec. XIX, custodito ai ss. 2 Qq G 113, n. 36 presso la Biblioteca 105 S. Romano, Di alcune eccellenti figure in legno scolpite dal trapanese Matera verso comunale di Palermo. il 1700 e che ora trovansi a Monaco nel Museo Nazionale bavarese, in “Archivio Storico 99 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 18. Altre notizie su Giacomo e Giuseppe Siciliano”, n.s., a. XXVII, 1902, pp. 241-255. Puntualizza quanto scritto da Vaccaro Bongiovanni sono in Id., Notizie de’ figularj degli scultori e fonditori…, pp. Salvatore Romano F.A. Belgiorno, I presepi di Matera a Monaco tra storia e leggenda, 269-272. in “Kalós – arte in Sicilia”, a. 14, n. 3, Giugno-Settembre 2002, pp. 6-9. 100 Anche Francesco di Paola Avolio esprime l’idea di rilanciare economicamente 106 F. Mondello, L’Arte nel Presepio per le piccole figure degli scultori Nolfo di il settore dell’arte dei figulini e di «svegliare l’addormentate braccia ad opere Trapani, con 4 illustrazioni, ms. del 1905, custodito ai ss. 190 presso la Biblioteca migliori». F. Avolio, Delle antiche fatture di argilla che si ritrovano in Sicilia, Lorenzo Fardelliana di Trapani. Per il canonico trapanese (1834-1908) cfr. M. Vitella, Dato, Palermo 1829, pp. xlii-xliii. Gioacchino Di Marzo ricorda, piuttosto, Fonti del XIX secolo per la Storia dell’arte in Sicilia: il canonico Fortunato Mondello, in l’importanza delle officine trapanesi: «Da più di un secolo gli artisti trapanesi Metodo della ricerca…, pp. 407-420. si rivolsero a cavar profitto dall’abbondanza degli alabastri del patrio territorio, 107 Cfr. V. Crisafulli, 1884 Vincenzo Ragusa e il Museo Artistico industriale Scuole e dalla pesca del corallo e delle conchiglie», nominando fra gli artisti Giovanni Officine, in 1884 Vincenzo Ragusa e l’Istituto d’Arte di Palermo, a cura di V. Crisafulli, Anselmo, Andrea e Alberto Tipa, Michele Laudicina e Pietro Bordino «di cui si Kalós, Palermo 2004, pp. 13-41. sono venduti eccellenti lavori a fondo ed a rilievo sopra agate orientali». Dizionario 108 Si veda per esempio R. Cinà, Arte e gusto sulle pagine de “L’Arte Decorativa topografico della Sicilia di Vito Amico. Tradotto dal latino ed annotato da Gioacchino Di Illustrata”, in “teCLa-Effemeride”, 2010, www.unipa.it/tecla/effemeride/1_ Marzo chierico distinto della Real Cappella Palatina, vol. II, Pietro Morvillo, Palermo effemeride.php, DOI 10.4413/EFFEMERIDE. Sulla rivalutazione delle arti 1856, p. 624. decorative rimando a G.C. Sciolla, La riscoperta delle arti decorative in Italia nella prima 101 Nel catalogo dell’Esposizione di Londra – classi 33 (Works in precious Metals metà del Novecento. Brevi considerazioni, in Storia, critica e tutela dell’arte nel Novecento…, and their imitations and Jewellery) e 35 (Pottery) – figurano fra gli altri Giuseppe Laodicini pp. 51-58; F. Bologna, Dalle arti minori all’industrial design. Storia di una ideologia, (!) per i cammei su conchiglia, il corallaro trapanese Carlo Guida, Gaetano Armao Laterza, Bari 1972. di Santo Stefano di Camastra per riproduzioni di vasi etruschi, Giuseppe Vaccaro 109 Esposizione Nazionale 1891-92 in Palermo. Catalogo generale, Stabilimento Bongiovanni. Questi artisti parteciparono anche all’Esposizione Nazionale di Tipografico Virzì, Palermo s.d. [ma 1891]; “Palermo e l’Esposizione nazionale prodotti agricoli e industriali e di belle arti di Firenze del 1861. del 1891-92. Cronaca illustrata”, Treves, Milano 1892; “L’Esposizione Nazionale 102 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 19. Per Giovanni Matera (1653-1718) cfr. G. illustrata di Palermo. 1891-92”, Sonzogno, Milano 1892. Cfr. A.M. Fundarò, Bongiovanni, Giovanni Antonio Matera un grande scultore di figure “in piccolo”, allegato Le arti industriali siciliane nell’Esposizione di Palermo, in Dall’artigiano all’industria. a “Kalós – arte in Sicilia”, a. III, n. 6 Novembre-Dicembre 1991. Si veda pure G. L’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-1892, a cura di M. Ganci, M. Giuffrè, Cocchiara, I pastori del Matera, in “Sicilia”, n. 36, 1962, nn. Società Siciliana per la Storia Patria, Palermo 1994, pp. 237-264. 103 J. Burckhardt, Il Cicerone. Guida al godimento delle opere d’arte in Italia [1855], vol. I, Sansoni, Firenze 1992, p. 784. 104 A. Gallo, Sull’influenza…, p. 19. Sul presepe napoletano si veda almeno L. Correra, Il Presepe a Napoli, in “L’Arte”, II, 1899, pp. 325-346; F. Mancini, Il Presepe napoletano. Scritti e testimonianze dal secolo XVIII al 1955, SEN, Napoli 1983; M. Piccoli Catello (a cura di), Il Presepe Napoletano. The Neapolitan Crib, Guida, Napoli 2005.

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Carmelo Bajamonte Appunti su uno scritto poco noto di Agostino Gallo

29 Scritti d’arte di Carmelo La Farina (1786 - 1852) di Nicoletta Di Bella

Davvero lungo l’elenco delle società scientifiche2 delle quali il Nostro fu membro; socio promotore dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti3 , vi fu accolto come socio ordinario col nome di Carmelo La Farina, una delle figure più interessanti nel “Accertato”, a soli sedici anni, il 20 marzo 1802 e dal 1830 ricoprì il panorama della cultura messinese dei primi decenni del secolo ruolo di Segretario Generale. XIX, fu uomo politico, archeologo, erudito e conoscitore, di grande Il primo discorso4 letto nella prestigiosa istituzione nel luglio 1806, apertura mentale e dotato di una propensione all’indagine filologica a soli vent’anni, in cui si proponeva di «descrivere le Antichità della di notevole modernità. nostra Messina, mostrarne le reliquie, ed additarne i mezzi per Nato a Messina nel 1786, studiò Lettere classiche all’Accademia conservarle»5, fu proprio a sostegno della necessità dell’istituzione Carolina. Nel 1815 sostituì Andrea Gallo in qualità di professore a Messina di una Cattedra di Belle Arti e di un Museo Civico6, di Matematica nella stessa istituzione (divenuta poi Università di inteso con una impostazione e uno spessore culturale ben diversi Messina), all’età di soli diciassette anni. In seguitò si laureò a Catania rispetto a quelli delle più famose quadrerie di Ruffo, Arenaprimo o in Giurisprudenza e dal 1839 insegnò Geometria Trigonometria e Brunaccini7, delle ricche wunderkammern e delle raccolte di mirabilia, Sezioni Coniche nella neonata Regia Università degli Studi1. anche se frutto della stessa molteplicità di interessi. In Sicilia infatti,

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30 numero3 - maggio 2011 i primi esiti degli orientamenti più attuali rivolgono la propria Antonino Mongitore14, attenzione agli ‘strati medi’ della popolazione, un pubblico di dotti, Gaetano Grano15 e scrittori, eruditi e anche artisti, fino a quel momento non ammessi Jakob Philipp Hackert16, alle grandi collezioni, che con la diffusione dell’istruzione richiedono Fedele da San Biagio17, e ottengono l’accesso agli oggetti e alle fonti8. Le raccolte, le aveva sottolineato l’im- biblioteche, insieme alle accademie, diventano i principali strumenti portanza del recupero di formazione intellettuale dei nuovi ceti borghesi9. Non mancano delle fisionomie cittadine a livello locale dimostrazioni concrete di organi di propulsione attraverso la ricostru- culturale e didattica quali il ‘museo’, con annessa biblioteca e sede zione del panorama dell’Accademia degli Etnei, del principe di Biscari Ignazio Paternò artistico locale18. di Castello, «inaugurato a Catania nel 1758 per “l’utilità degli studiosi Il proposito di realizzare e il decoro della patria” ammirato dal Riedsel e da Goethe»10. un Museo Civico entro Il discorso di Carmelo La Farina può intendersi un vero e proprio le mura del Palazzo manifesto ideologico della sua attività futura: «descrivere le Senatorio aveva riscosso antichità di Messina»11 – sia quelle ritrovate casualmente tra le T. Alojsio Juvara, Ritratto di Carmelo La Farina, notevole successo tra Messina, Biblioteca Universitaria Regionale. macerie scampate ai terremoti sia i manufatti archeologici esito delle gli Accademici19 che, campagne di scavo –, recuperandole, mostrando e conservando gli spro-nati dall’abate Cassinese D. Gregorio Cianciolo20 – strenuo originali nei musei, valutando i danni dell’incuria del tempo e degli sostenitore insieme a La Farina e in quegli anni alla loro guida – uomini e i rischi ancora incombenti, eventualmente sostituendo gli collaborarono fattivamente mediante la donazione di pregiate opere originali con delle copie esposte alle intemperie, come confermerà d’arte21. Queste prime collezioni, in seguito, furono ulteriormente anche in anni più maturi12, agganciandosi alla tradizione storiografica implementate grazie alla partecipazione del Senato messinese che precedente, che, già con figure di eruditi quali Francesco Susinno13, intervenne sia assegnando alcuni locali, sia tramite finanziamenti,

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31 numero3 - maggio 2011 scambi e acquisti, tra i quali i cinque pezzi superstiti del Polittico di più aggiornati32. L’attenzione alla formazione degli artisti è pari San Gregorio di Antonello da Messina22. all’apprezzamento senza riserve nei confronti dei grandi nomi del Intanto La Farina, cui era stata conferita da parte del Senato cittadino momento: tra tutti Antonio Canova, Bertel Thorvaldsen, Pietro la nomina a Prefetto onorario23 del neonato Museo Civico sito Tenerani33, esponenti di quella cultura neoclassica che ebbe in La presso i locali dell’ex Archivio degli Atti Notarili, veniva inviato in Farina uno degli animatori nel contesto messinese e di cui ennesimo vari posti dell’Isola per acquistarvi monete24, ceramiche, marmi ed riflesso è la passione per l’archeologia. altri oggetti che andavano ad ampliare le collezioni25, ulteriormente Ancora nell’Ottocento il pensiero predominante in Sicilia è accresciute a seguito della soppressione delle Corporazioni religiose caratterizzato da riflessioni di impronta winckelmanniana, che nel 1866 e al trasferimento nei locali dell’antico monastero di San avevano consolidato nella coscienza intellettuale locale – grazie Gregorio26. anche alla pratica, ancora in voga, da parte di visitatori stranieri, L’interesse per l’istituzione di borse di studio e la grande attenzione di compiere il viaggio in Sicilia allo scopo di indagare i reperti per le arti figurative compaiono spesso quali tematiche ricorrenti in dell’antichità – l’idea di un retaggio da riscattare, in un contesto molti dei dibattimenti cui egli prese parte all’Accademia Peloritana27. di rifiorita attenzione nei confronti dell’archeologia sostenuta Il supporto ai giovani artisti è difatti una delle costanti che traspaiono anche da molteplici iniziative, quale ad esempio, l’istituzione della negli scritti dell’erudito messinese28, sebbene l’apprezzamento “Commissione di Antichità e Belle Arti” ad opera del governo per l’arte contemporanea, nel momento in cui vengono meno la Borbonico nel 182734. committenza religiosa e quella laica tradizionale, sia subordinato Non è semplice delineare brevemente le idee sull’arte dominanti alle capacità di emulare l’antico e di esaltare le patrie glorie29. a Messina nella prima metà dell’Ottocento. Sin da un primo Strenuo sostenitore di giovani promesse locali30, La Farina sguardo, infatti, risulta evidente come le correnti culturali della città propugnava presso il Municipio lo stanziamento di borse di peloritana siano frutto di contraddizioni e integrazioni derivate studio31 al fine di consentire alle nuove leve di completare la propria da un’estrema varietà di situazioni che si concretizzano nell’opera formazione all’estero, perfezionandosi in contesti culturalmente degli artisti e negli scritti degli esponenti della letteratura critica.

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Il più disaminato L’aspetto più evidente si ebbe in un’accezione classicistica di dei dibattiti del derivazione accademica sulla scorta della coeva trattatistica periodo, la polemica francese39 che ribadiva i seicenteschi principi di “nobiltà” e tra Neoclassici e “decoro”40 e gli ormai abusati assunti di supremazia del disegno Romantici, vede il sul colore e di “Bello” connaturato all’arte classica già ampiamente Nostro tra i suoi permeati in ambito locale41, ma che sfociò in un rinato amore per interpreti messinesi35. le arti, esplicitato da molteplici iniziative. L’apporto di alcuni spunti Sebbene la posizione prettamente romantici, maggiormente evidenti dopo gli anni ’30, provinciale dei prota- non venne disdegnato, ma incontrò difficoltà ancor maggiori gonisti della vicenda a causa della poderosa matrice culturale borbonica saldamente culturale non consen- ancorata in Sicilia42 e che all’indomani dell’Unità tornerà a farsi ta di definire quale sentire, seppur in senso più eclettico e con diverse implicazioni vera e propria querelle ideologiche43. Nel primo quarantennio del secolo, si affacciavano l’atteggiamento con- in Sicilia i primi tentativi di affermare le nuove istanze romantiche, flittuale e le vistose fortemente osteggiate dagli spiriti più conservatori, in una sorta di P. Tenerani, Monumento a Ferdinando II di contraddizioni tra le istinto di protezione del clima intellettuale locale. Borbone, Messina, giardino di via Garibaldi. due tendenze di Soprattutto tra i membri più giovani dell’Accademia Peloritana gusto36, l’attenzione ad estenuati modelli di cultura neoclassica, e emerge qualche tentativo di approccio a posizioni che in ambito l’attrazione verso suggestioni romantiche ancora accademizzanti, extra-isolano appaiono già consolidate, per quanto timidamente mancò di forti tensioni, nonostante il moltiplicarsi di periodici difese. Tra i dibattiti discussi in quegli anni all’Accademia, quello tematici37, il contributo apportato da studi di stampo europeo38 e i del 1832 intitolato Del Romanticismo44 di Felice Bisazza45, autore molteplici saggi di eruditi di cultura illuministico-borghese. appena ventitreenne, che esponeva la sua testimonianza «con un

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33 numero3 - maggio 2011 sostanziale fraintendimento dello spirito romantico. La posizione Questa volontà di ricostruzione si orientò in senso estremamente di “equilibrista” che molta critica gli imputò, il tentare una eclettico, in un mix di neomanierismo, revival gotico, riesumazioni conciliazione tra due schieramenti che nell’Isola vedevano i classici rococò e espedienti neopalladiani sulla scia della presenza inglese in netta preponderanza sullo sparuto gruppo romantico, rivela non nella Sicilia di quegli anni51, in un momento in cui era fortemente solo la difficoltà (o forse meglio, la paura dettata anche da un abito sentita l’esigenza di ricostituire un senso di continuità con i fasti spirituale irresoluto) di assumere atteggiamenti netti, ma anche del passato seppur adeguandosi nella forma alle richieste della la fatica a comprendere fino in fondo la portata della sua stessa committenza, mentre le nuove spinte romantiche si mantenevano a proposta»46. livello epidermico, insufficienti per modificare in modo profondo la ‘formazione intellettuale’ nel suo complesso, ogni aspetto dell’arte, ma anche la moda, il costume e le arti decorative. Il tentativo di superamento della percezione di decadenza causata l pungolo liberale portato dai moti del ’48 caldeggerà il pensiero della perdita di modelli culturali per la generazione degli artisti di I 52 romantico tra i teorici siciliani e i custodi del patrimonio artistico quegli anni , in bilico tra la memoria di una produzione artistica isolano, talvolta incarnati in figure di spicco del movimento classicheggiante e i nuovi contenuti ‘spirituali’, riscattava appieno, risorgimentale47. Fino ad allora era mancata in Sicilia una vera e nella portata degli interessi, la qualità non sempre eccelsa53, propria speculazione teorica – ad esclusione di generiche indicazioni innestandosi perfettamente con la nascita di iniziative quali sui manufatti architettonici48 – benché una prima manifestazione l’istituzione del Museo Civico e la promozione dei giovani artisti da delle nuove tendenze si fosse palesata sulla stampa periodica49 – parte dell’Accademia Peloritana54. soprattutto in dispute ancora lontane dalla ricerca di vere e proprie Tra la fine degli anni ’20 e i primi anni ’30 alcune memorie nuove articolazioni formali – per progetti e resta-uri della città, archeologiche55 - ma anche un studio di natura scientifica56 - a firma sull’impeto dello slancio architet-tonico nato succes-sivamente al di La Farina appaiono anche tra le pagine del palermitano “Giornale sisma del 178350. di Scienze, Lettere ed Arti per la Sicilia”, di cui è collaboratore

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34 numero3 - maggio 2011 ordinario57, già dal 1823, Gerosolimitano, da lui diretti su incarico del marchese della Cerda. per esplicita richiesta del Nel 1844 pubblica per i tipi di Giuseppe Fiumara una memoria Marchese delle Favare, intitolata Sopra un anello segnatorio. Considerazioni61. Fu anche recensore Direttore Generale di per la “Sentinella del Peloro”62, un periodico di idee liberali e Polizia e Luogotenente progressiste che ebbe però breve vita63. Generale di Sicilia. La partecipazione al “Gior- nale”, diretto da Giuseppe Per quanto gli scritti di La Farina risentano della sua formazione Bertini, si conclude nel classicistica, l’attenzione alle opere dell’antichità si palesa anche ’33 con la pubblicazione nell’interesse per il recupero, la conservazione e la tutela di prodotti delle prime notizie su medievali64 e l’esposizione nei musei di «opere vetustissime, […] un giovane incisore monumenti rimasti dell’età di mezzo e de’ secoli bassi», oltre che di messinese, nell’articolo reperti di storia naturale e di “macchine” moderne65. Un’attenzione intitolato Messina. Biografia T. Alojsio Juvara, Ritratto di Carmelo La che, va sottolineato, è un’esigenza di tutela che sebbene arrivi a di Tommaso Aloisio58. Farina, Messina, Biblioteca Universi- sfiorare tendenze di gusto romantico66, è in realtà una necessità taria Regionale. Il Nostro affronta questioni di natura conservativa connessa alla volontà di incrementare connesse all’archeologia in diversi saggi. Del 1822 è il volume Su di continuativamente le collezioni museali67. Anche in questo caso un antico sarcofago nella chiesa de’ PP. Conventuali di Messina59, corredato si tratta di un fenomeno tutt’altro che provinciale, prodotto della da un’incisione in rame. Ancora nel ’32 ribadisce il suo interesse cultura illuministica e delle manifestazioni più floride dell’erudizione verso temi di natura archeologica pubblicando nella città dello locale, non legato esclusivamente a rivendicazioni campaniliste Stretto un interessante contributo relativo al rinvenimento di un nemmeno in quei casi in cui l’apertura critica ed estetica furono sepolcreto romano60 a seguito degli scavi della piazza S. Giovanni meno accentuate68, bensì diffuso a livello europeo: opere d’arte

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35 numero3 - maggio 2011 e vestigia dell’antichità acquistano nuovi significati alla luce dello tesche arrivando tal- studio delle fonti e si trasformano a loro volta in «semiofori»69. volta a sconcertanti I manufatti di epoca medievale, considerati emblemi di un periodo restauri di ripristino e ad di magnificenza e autonomia politica dell’Isola, ben si prestavano integrazioni, sebbene a al ruolo di portavoce del messaggio di «memoria di antiche glorie Messina in modo meno italiane»70 e pertanto invasivo che a Palermo72. divennero oggetto delle La ricchezza e la varietà «cure pressoché esclusive delle problematiche di quanti operavano affrontate dal poliedrico nel campo della tutela studioso raggiunge il degli edifici storici»71, suo apice nelle lettere dando le mosse ad pubblicate sui più un’azione di salvaguardia prestigiosi periodici metodologicamente isolani, in cui rettifica fondata alla ricerca delle molte notizie errate73, Frontespizio intorno le belle arti origini, promuovendo dà notizia di acquisti massicce campagne di effettuati per la «pubblica galleria, in cui come bello sacrario si sono interventi, e soprattutto ricolti i dipinti della scuola messinese»74, oltre che a segnalare la nella seconda metà del presenza di opere credute perdute – sia a Messina che nelle zone secolo, ad operazioni limitrofe – e a suggerire attribuzioni, sempre fornendo un’accurata di liberazione dalle documentazione in proposito75. E ancora ricorda acquisizioni di Frontespizio intorno le belle arti superfetazioni settecen- manoscritti e documenti da parte dell’Accademia Peloritana dei

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Pericolanti76, a dimostrazione della modernità tra Napoli, Roma e Venezia, grazie ad un del suo atteggiamento di grande apertura verso documento ritrovato nella Sagrestia della l’indagine filologica che lo porta al voler sempre chiesa di S. Paolo delle Monache, che fissa trascrivere personalmente le notizie d’archivio, a quella data anche l’esecuzione del Martirio riportando con estrema accuratezza date, di S. Placido del Marolì87, suo concittadino e firme, iscrizioni di fondamentale importanza compagno durante i nove anni del periodo per la ricostruzione documentaria, veneziano, di cui Lanzi dà un giudizio molto iconografica e iconologica di opere ormai poco lusinghiero88. perdute e ad una costante verifica delle fonti (Giuseppe Buonfiglio77, Placido Samperi78, Caio Domenico Gallo79) e non solo locali, Tra le comunicazioni più interessanti ma anche Vasari80 e Lanzi81 cui corregge non fornite da La Farina, le notizie relative ad poche sviste, dimostrando un atteggiamento Antonio Catalano89 nella quarta lettera, estremamente aggiornato, che trovava illustri indirizzata a Giuseppe Grosso Cacopardo90, in riscontri nell’ambito della critica filologica cui espunge dal catalogo dell’artista la Madonna internazionale82. È il caso della biografia di del Rosario per la chiesa dell’Annunziata “alla Onofrio Gabrieli83 della quale emenda alcuni Ciaera”, firmata m « inchello cardili fec», errori84, pubblicando tra le altre notizie, recuperata dopo il terremoto del 1908 e oggi il documento di Battesimo che consente A. Catalano “il Vecchio”, Sacra Famiglia in deposito al Museo regionale di Messina91 con S. Anna, Cefalù (PA), Chiesa dei di anticipare di tre anni, al 1619, la data di Cappuccini. aggiungendo un altro nome alla famiglia dei nascita fino a quel momento tramandata dalle pittori Cardillo e la S. Anna nella chiesa di fonti85. Anticipa anche al 165086 il ritorno in patria dal soggiorno S. Giovanni nel villaggio Castanea92, chiaramente firmata e datata

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«gaspar camarda pingebat 1612», estendendo l’arco temporale Giuseppe Arifò109, Carlo Gemmellaro110, Salvatore Betti111, Lorenzo entro cui collocare l’attività dell’artista93, cui assegna anche la Majsano112, Carmelo Allegra113, tratte da periodici quali “Lo Madonna del Rosario di Venetico, firmata e datata 160694. Spettatore Zancleo”, “il Faro”, “Scilla e Cariddi”114. La Corte non Le Lettere Artistiche, dedicate ai più autorevoli membri della cultura seguì l’elenco115 redatto originariamente da La Farina, ma ne ricopiò isolana – in ordine di successione a Agostino Gallo95, Pietro Lanza96, le note autografe e fornì copie dattiloscritte degli originali116, nelle Lazzaro Di Giovanni97, Giuseppe Grosso Cacopardo98, Placido quali, in una chiosa, fornisce la spiegazione del metodo seguito per la Vasta99, Nicolò Americo Fasani100, Giuseppe Alessi101, Gaetano redazione di postille e annotazioni117. La Corte Cailler precisa anche Grano102, Francesco Arrosto103, Tommaso Aloysio Juvara104– l’intenzione di La Farina di ripubblicare un volume comprensivo di vennero raccolte da La Farina nel 1835 in un volume intitolato tutte le lettere, probabilmente ventiquattro118 e fornisce un lungo Intorno Le Belle Arti, e gli Artisti fioriti in varie epoche in Messina – Ricerche elenco degli artisti e degli argomenti che il Nostro aveva trattato o di Carmelo La Farina ordinate in più lettere105. Edito a Messina dalla aveva intenzione di trattare119. Stamperia Fiumara, la stessa dello “Spettatore Zancleo”, consta Le lettere impostate secondo una formula stilistica convenzionale, di 94 pagine comprendenti l’indice delle lettere e le errata corrige. un preambolo dedicato al destinatario, il vero e proprio articolo Ricevette lusinghiere recensioni in ambito locale106, ma anche su denso di notizie storiche e documentarie già accennate nel titolo e riviste non isolane, ad esempio il “Giornale Arcadico” di Roma, la la conclusione con un breve commiato, come già osservato, furono, “Gazzetta Privilegiata” di Bologna. inizialmente in gran parte pubblicate sullo “Spettatore Zancleo120” e si ponevano in modo speculare agli scritti di Giuseppe Grosso Cacopardo apparsi sul periodico “Maurolico”121 – della cui Una Seconda Parte delle lettere, raccolta da Gaetano La Commissione deputata alla compilazione egli fece parte – negli Corte Cailler107 e da lui intitolata Intorno le Belle Arti, e gli artisti fioriti stessi anni. in varie epoche in Messina – Ricerche ordinate in più lettere, Parte II, Messina Anche nei saggi più brevi La Farina mostra la sua obbiettività 1835-1845, consta di sette lettere indirizzate ad Anastasio Cocco108, e competenza nel ricostruire cronologie di artisti ignorati, nel

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38 numero3 - maggio 2011 rinnovare il catalogo di quelli già e datato 1625 e l’Angelo Custode, per il parzialmente noti e nel documentare convento di S. Agostino a , personalità fino a quel momento firmato e datato 1627, che considera sconosciute, sempre con precisa analisi opere giovanili125. filologica e riscontro dei documenti È la competenza dettata dall’esperienza d’archivio, manifestando lo sguardo e dall’uso di un occhio attento ed attento dell’esperto conoscitore122. allenato che lo spinge ad confutare, Nella quinta lettera123, la figura di nella terza lettera, datata 20 gennaio Francesco Laganà, artista pressoché 1834126 e diretta a Lazzaro Di ignoto, viene arricchita da interessanti Giovanni, la permanenza a Messina attribuzioni dell’erudito messinese dell’artista cremonese Giovan Paolo che gli riconferma la paternità della Fonduli127, affermando che la tavola Madonna del Rosario della chiesa dei firmataio . paulus funduli cremonen. PP. basiliani di Mili Superiore (Me)124 pingebat 1593 e rappresentante San irridendo l’ignoranza dell’artista Diego, realizzata per il convento degli che si firma francesco. laganà. § osservanti di S. Maria di Gesù inferiore pingebat. 1B38, scambiando la B col e successivamente passata al Museo il 6. Riconducendo i modi dell’artista Nazionale, non fosse stata eseguita a quelli di Andrea Quagliata, passa nella città del Peloro, come affermato a segnalare due dipinti non ricordati da Grosso Cacopardo128, ma che si G. P. Fonduli, Andata al Calvario, Castelvetrano (TP), dalle fonti, il San Liberale Vescovo, nella chiesa di S. Domenico. trattasse di una copia di quella dipinta chiesa di S. Liberale a Messina, firmato per la chiesa degli Osservanti di

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L’acume nella ricerca d’archivio e l’attenzione nello studio delle fonti, si palesano ancora una volta nella seconda lettera, indirizzata a Pietro Lanza, intitolata Sull’anno di morte di Polidoro Caldara da Caravaggio129, artista che ebbe grande fortuna nelle pagine della letteratura artistica isolana, nella quale il Nostro, inizia con una lunga annotazione biografica tratta dalle pagine di Vasari130 e precisa subito: «benché [questo racconto] paja sottile e minuto, m’induce ad alcune osservazioni, da che può torsi argomento di varie inesattezze»131, dimostrando con acuti ragionamenti come la data del 1543, indicata come anno di morte dell’artista lombardo, fosse errata, anche se sino a quel momento accettata anche dalla trattatistica locale132 che aveva contestato quanto sostenuto in merito al luogo di sepoltura. Il brano di Vasari viene contestato punto per punto da La Farina che ne demolisce le ipotesi di fondatezza dimostrando la superficialità con cui nelle pagine dell’aretino erano esposti numerosi avvenimenti, quali la realizzazione degli apparati trionfali133 in occasione della venuta di Carlo V nel 1535, e collocati cronologicamente dal toscano prima dell’esecuzione della celebre Andata al Calvario di Polidoro, oggi al Museo di Capodimonte, di cui si hanno notizie certe134. Uno degli argomenti che La Farina porta a sostegno della propria tesi è la data di consegna del dipinto dell’Adorazione dei Pastori, commissionato al Caldara dai confrati di S. Maria dell’Alto (Me), Polidoro da Caravaggio, S. Giordano, Adorazione dei Pastori, Messina, Museo Regionale (già Messina, chiesa portato a termine, secondo le fonti, dal Guinaccia135. Il dipinto, ipotizza La Farina di S. Maria dell’Altobasso). citando Samperi, rimase incompiuto a causa della morte improvvisa dell’artista, Palermo nel 1589 e passata successivamente in casa da fissarsi dunque poco oltre il 1534136; in realtà la data di consegna dell’agosto del Principe di Palagonia. del ’34 è nota solo dal documento di commissione stipulato il 5 febbraio 1533137.

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Il Nostro sottolinea ancora che dal consentendo di anticipare la tradizionale 1535 cessa ogni notizia sul pittore data di nascita del 1580 al 1558141. lombardo; inoltre, nessuna menzione Lo stesso dicasi per le correzioni ai fatti criminosi che portarono alla apportate alla biografia di Filippo morte Polidoro è accennata nei registri Tancredi142, figura di spicco nella della Confraternita degli Azzurri, produzione pittorica non solamente fondata nel 1541 con la funzione di isolana del secolo XVII, di cui anticipa assistere i condannati a morte, né si la data di morte dal 1725143 al 13 ottobre trovano memorie di eventuali spese 1722, nella sesta lettera rivolta a Felice processuali nell’archivio della Corte Bisazza, in cui, ricostruendo il profilo Stratigozionale o nei libri della Tavola del pittore puntualizza la genealogia Pecuniaria138. Questi elementi, lo materna dell’artista, concludendo con portarono dunque a sostenere la tesi parole taglienti: «[…] quali cose, mio di un possibile scambio di cifre nella caro Felice, ho voluto sporti, perché tu datazione proposta da Vasari139. ti facessi accorto della poca o nissuna Ancora una volta, sono le puntuali diligenza di alcuni scrittori che a indagini documentarie che con-sentono furia lanciata ti dicono le più curiose a La Farina di rilevare, nella lettera novelle di questo mondo»144. Rettifiche indirizzata a Francesco Arrosto140, a datazioni proposte dalle fonti sono notevoli incongruenze nella cronologia presenti anche nella dodicesima lettera Polidoro da Caravaggio, Andata al Calvario. Napoli, museo e relativa a Giovanni Simone Comandè Gallerie Nazionali di Capodimonte (già Messina, chiesa intitolata Si fissa l’anno del ritorno in patria dell’Annunziata dei Catalani). tramandate dalla storiografia artistica, del famoso dipintore Antonino Barbalonga

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41 numero3 - maggio 2011 da Messina145, dedicata necessità di valutare a Tommaso Aloisio senza leggere «a Juvara, possessore spento lume le altrui di un bozzetto del opinioni intorno alla Barbalonga per il cronologia degli artisti, dipinto raffigurante il elemento necessariis- San Filippo Neri146. simo per la storia Le riflessioni dello critica delle belle arti» studioso messinese attingendo «a buone avevano fornito un sorgive, dopo non ricco apporto alla poche operose ricerche, critica a lui più e disamine»148. prossima e a quella Nella piena appli- successiva, ad esempio cazione del “metodo” nella ricostruzione proposto, lo studioso F. Cardillo, Madonna col Bambino, S. Anna e F. Cardillo, Pietà, Castroreale (ME), della figura di artisti S. Venera, (ME), chiesa chiesa madre. prosegue con una breve poco conosciuti, quali madre. analisi delle notizie Francesco Laganà, o Andrea Quagliata, o dei pittori Francesco sui due artisti messinesi pervenute fino alla redazione della Memorie e Stefano Cardillo. Questi ultimi, padre e figlio, furono oggetto di Hackert-Grano149 che include il pittore “Cardillo” nella scuola di della prima lettera indirizzata ad Agostino Gallo147, in cui La Farina Polidoro, citando Samperi150, Buonfiglio151 – che prendeva in esame esordisce evidenziando subito la vaghezza di informazioni sicure esclusivamente la figura di Francesco – ma anche Caio Domenico relative alla figura dei due artisti, ribadendo ancora una volta la Gallo152, che a sua volta citava il manoscritto di Francesco Susinno153.

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Nella lettera è presente solo un breve accenno154 all’attività di dei Mercanti, citando il brano in cui l’autore delle Memorie messinesi ritrattista per cui l’artista era celebre, ma fornisce notizie più attuali descrive il dipinto quale opera di «Francesco Cardillo messinese di citando Grosso Cacopardo155 che, rifacendosi a sua volta a quanto tanta perfezione che i nostri lo rapportano come opera di Rubens»163. affermato da Gallo, aveva confutato l’attribuzione a Francesco Contesta a Grosso Cacopardo di aver anche affermato, riferendo dei due quadri del Monastero dell’Alto raffiguranti S. Benedetto e S. l’opinione di , che Cardillo dipingeva con Bernardo, perduto, e la Visitazione156, gravemente danneggiata durante “grazia” e “tenerezza” tali da farlo confondere col Correggio164 e il terremoto del 1908 e oggi al Museo Regionale di Messina, mentre sottolinea come la sua opinione fosse condivisa da autorevoli firme, gli riferisce la tela firmata Cardillus« me fecit» in un piccolo cartiglio quale ad esempio Giuseppe Bertini, che già alla precoce data del ’23 retto nel becco da un cardellino157, raffigurante laMadonna del Soccorso scriveva «chi non darebbe, per figura, in grandi scrosci di risa all’udire col Bambino incoronata da angeli tra San Michele e San Francesco della lo storico Gallo che credè di Rubens il quadro di S. Francesco fra le chiesa Madre del comune di Soccorso158, riportando erroneamente spine di Stefano Cardillo? Né ha maggior peso quanto dello stesso il titolo di Natività. scrive il N. A. Questa pittura a chi non conosce il Cardillo, sembra un’opera Anche la Strage degli Innocenti nel chiostro del Carmine, perduta del Coreggio: tale e tanta è la grazia e la tenerezza colla quale è dipinta» 165. durante il terremoto del 1783159, è citata da La Farina come opera È interessante notare come La Farina avesse infatti superato il topos di Francesco sulla scorta di quanto scritto dal Grosso Cacopardo160, della storiografia siciliana del XIX secolo che tendeva a ricordare mentre Susinno la dice opera di Stefano e Gallo la legge inizialmente acriticamente la produzione artistica isolana del ‘600 nell’ambito del quale frutto di una collaborazione tra i due, ipotesi che La Farina classicismo di derivazione raffaellesca. Il Nostro prosegue l’aspra smentisce decisamente affermando che i pittori non lavorarono critica al suo conterraneo osservando come questi perseverava mai insieme dato che il padre morì quando Stefano era appena nell’errore, scambiando volutamente padre e figlio «senza quel fior dodicenne161. Segnala, ancora, la Madonna di Monserrato per la di critica, di cui è usato far tesoro nelle sue filologiche ed artistiche cappella del castello di “Consaga” (Gonzaga), commissionata da disamine»166, pur di non ricusare l’attribuzione della Madonna di Francesco Beltrandes e datata 1600162 e il San Francesco per l’Oratorio Monserrato167 a Stefano, alla luce delle evidenti affinità stilistiche con

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la Pietà rinvenuta a Castroreale168, di apportare alcuni datata 1603 e firmata Francesco169. importanti ma pre- La Farina espunge dunque dal ziosi contributi, segno catalogo di Stefano tutte le opere di un’attenzione che note, perdute e non, seppur gli consentirà di lasciando una possibilità per la effettuare in anni distrutta Strage degli Innocenti, ipotesi più maturi attribuzioni con la quale concorda la critica inedite, supportate più recente170. Si limita a segnalare dalle sempre più alcuni dati biografici reperiti nel puntuali ricerche in corso delle sue ricerche: l’anno di archivio e dalla nascita, 1585, il matrimonio con minuziosa analisi Flavia Cuttuni appena diciottenne, delle opere. È il

Il fa per tutti, o sia calendario e notizie il 27 gennaio 1613, e la data di caso, solo per citare per l’anno 1814, copertina, 1814. 171 morte, l’1 febbraio 1635 . un esempio, della D. Guinaccia, Annunciazione, Messina, Museo perduta Annunciazione Regionale (già Messina, chiesa di S. Maria delle Grazie). per la chiesa degli Alcuni dei temi affrontati nelle lettere erano stati oggetto Agostiniani “alla Ciaera” del 1585174, che per primo La Farina della rubrica Notizie sui pittori messinesi172 pubblicata nella “Strenna (o assegna a Deodato Guinaccia175 sulla scorta del confronto stilistico Calendario Astronomico) Il fa per tutti”173 edita per dieci anni, tra il col dipinto di medesimo soggetto realizzato dall’artista per i 1812 e il 1822. Già alla precoce data del 1812, infatti, Carmelo La Farina Carmelitani di S. Teresa a Portareale nel 1551 e oggi al Museo di fornisce alcune brevi notazioni di carattere artistico, non mancando Messina, già ricordato anzitempo in un piccolo cameo176.

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pre-venturiano – che ha di certo avuto un ruolo rilevante nello studio delle vicende artistiche isolane, autore di acute osservazioni ltre ai numerosi scritti O e scopritore di utilissime notizie documentarie fondamentali per per gli atti delle varie istituzioni l’avvio di molte moderne ricerche su artisti siciliani. di cui era membro, gli articoli di tema artistico e le monografie177, decisamente corposo è anche il numero delle riviste alle quali ______La Farina apportò contributi di 1 Carmelo La Farina fu titolare del prestigioso titolo di Cancelliere Archiviario stampo scientifico e letterario. del Comune. Nel 1811, fu nominato membro e geometra esaminatore della Deputazione metrica di Messina, dove propugnò l’adozione del sistema metrico Per lo “spettatore Zancleo” e per decimale, sebbene fortemente osteggiato dai più. Nel 1828 venne incarcerato “Il Faro”, scrisse altri interessanti ingiustamente, e tradotto nelle Prigioni Centrali di Palermo, con le accuse di “falsità in pubblica scrittura” riscontrate su alcuni atti durante le ispezioni delle Imperiali contributi, quali Congettura sul sito Reali Truppe Austriache. La sua innocenza fu accertata dopo un anno di carcere dell’antico Nauloco178 e la Biografia nel forte di Castellammare, a seguito di un ricorso richiesto dal La Farina stesso. Dopo il reintegro alle mansioni, e ripresa la propria attività di erudito, Carmelo dell’astronomo messinese Antonio La Farina ebbe modo di mostrare la molteplicità dei suoi interessi in con una 179 notevole e diversificata mole di pubblicazioni. Fu anche effettivo al Congresso Maria Jaci , oltre che alcuni degli Scienziati nel 1846 e membro della Società Economica della Provincia di prospetti statistici sulla cittadina Messina e di quella della Calabria Ulteriore seconda. Nel 1845-46 ricoprì il ruolo di Giudice di Gran Corte Criminale a Catanzaro. In merito all’attività politica del La S. Zagari, Carmelo La Farina, dello Stretto180, che vennero poi Messina, Museo Regionale. Farina – padre del patriota Giuseppe – , egli va menzionato anche quale membro continuati sul “Giornale degli del Parlamento siciliano durante la rivoluzione del ’48 in quanto rappresentante dell’Università di Messina. A seguito della restaurazione borbonica fu rimosso dai 181 Atti dell’Intendenza del Valle di Messina” . numerosi incarichi civili e scientifici che ricopriva, compresi quelli universitari, Appare dunque evidente la versatilità e l’eclettismo di una figura quando il suo nome risultò tra quelli dei professori implicati nelle vicende legate ai moti. Morì a Messina il 28 ottobre 1852. Cfr. G. Molonia, Premessa, in C. di intellettuale con aperture e interessi che sembrano presagire La Farina, Intorno alle Belle Arti…, 2004, pp. 11-39; per il ruolo di esaminatore la figura del moderno storico dell’arte – con un orizzonte quasi della Deputazione metrica di Messina e gli scritti in proposito, Cfr. C. La Farina,

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Relazione del rapporto tra i pesi e le misure usate in Messina pria di gennaio 1811, ed i pesi e nella vita culturale della Messina del tempo. Basti ricordare che l’Università fu nel le misure della nuova Legge, in cui vi sono inserite la Tavola di riduzione delle due corde abolite 1679 abolita, per essere riaperta solo nel 1838 e che dal luglio 1829 all’Accademia alla generale di Canne 16 per uso de’ Notaj; e le cinque Tavole del nuovo sistema metrico della fu concessa la facoltà di conferire lauree. Cfr. G. Oliva, storiche e letterarie della Reale Sicilia, Letterio Fiumara e Giuseppe Nobolo socj, Messina 1811, pubblicata anche Accademia Peloritana di Messina, in “Atti della R. Accademia Peloritana”, a. V-VI in “Il fa per tutti o sia Calendario, e notizie per l’anno 1813”, 1812, p.98. Cfr. (1884-1888), pp. 1-254. anche A. Narbone, Bibliografia sicola sistematica o apparato metodico alla storia letteraria 4 C. La Farina, Discorso Accademico di D. Carmelo La Farina recitato a 2. Luglio della Sicilia, vol. III, G. Pedone, Palermo 1854, p. 30; G. Oliva, Annali della città di dell’anno 1806, in Discorsi Accademici inediti, ms. sec. XIX della Biblioteca del Museo Messina continuazione all’opera storica di C. D. Gallo, con cenni biografici dei cittadini illustri regionale di Messina ai segni MS 32 2, pp. 431-449, ripubblicato in M.P. Pavone, della seconda metà del secolo 19, vol. VIII, Società messinese di storia patria, Messina Aggiunte alla storiografia artistica messinese del primo Ottocento. I “Discorsi” di due soci 1954, p. 264. dell’Accademia Peloritana: Domenico Bottaro e Carmelo La Farina, in Miscellanea di studi e 2 La Farina era membro delle siciliane Accademia delle Scienze Lettere ricerche, a cura di G. Barbera, “Quaderni dell’attività didattica del Museo Regionale ed Arti (Palermo), Zelanti (Acireale), Civetta (Trapani), Lilibetana (Marsala), di Messina”, 12, La Grafica Editoriale-Edizioni Di Nicolò, Messina 2002, pp. 77- Floriomontana (Monteleone), e fuori dai confini isolani la Società libera di 101 e in part. 92-101. Cfr. G. Oliva, Memorie storiche e letterarie…, a. CLXXXVII- emulazione (Rouen), l’Istituto di Corrispondenza Archeologica (Roma), XLXXXVIII, vol. XXVII, Messina 1916, pp. 168-169. l’Etrusca Accademia (Cortona), l’Istituto e Reale Accademia (Firenze, Arezzo), 5 C. La Farina, Discorso Accademico di D. Carmelo La Farina…, sec. XIX, p. la Valdarnese (Montevarchi), gli Incamminati (Modigliana), e infine gli Eutoliti 431 [2002, p 92]. (San Miniato), Cosentina (Cosenza). Già dal XVII secolo nell’Isola le Accademie 6 Ibid., p. 447 [2002, pp. 99-100]. assolvono, insieme alle Biblioteche pubbliche e ai Circoli e alle adunanze letterarie, 7 G. Grosso Cacopardo, Saggio storico delli varij Musei che in diversi tempi ànno al ruolo di cassa di risonanza della cultura erudita locale. Vi si discettava dei temi esistito a Messina, Messina 1853, in Opere, vol. I, scritti minori (1832-1857), a cura di più svariati, dando ampio spazio anche a tematiche di respiro europeo, quali il G. Molonia, Società messinese di storia patria, Messina 1994, pp. 434-475; G. La progresso delle Scienze e delle Arti. Cfr. A. Mongitore, Le Accademie di Sicilia, Corte Cailler, Pitture già in casa Arenaprimo, in “Archivio Storico Messinese”, a. III, ms. del secolo xviii ai segni QqE32, Biblioteca Comunale di Palermo; D. Schiavo, 1903, pp. 203-207; V. Ruffo, Galleria Ruffo nel secolo XVII in Messina, in “Archivio Saggio sopra la storia letteraria e le antiche Accademie della città di Palermo, E spezialmente Storico Siciliano, n.s., a. XXXIX, 1914, ff. 3-4, pp. 329-349; Id., Galleria Ruffo dell’origine, Istituto e Pregresso dell’Accademia del Buon Gusto del Sac. Dott. Domenico nel secolo XVII in Messina (con lettere di pittori ed altri documenti inediti), in “Bollettino Schiavo direttore di essa Accademia socio Colombario di Firenze ed Accademico Augusto di d’Arte, a. X, 1916, ff. 1-2, pp. 21-64; ff. 3-4, pp. 95-128; ff. 5-6, pp. 165-192; ff. Perugia, in “Saggi di dissertazione dell’accademia palermitana del Buon Gusto”, 7-8, pp. 237-256; ff. 9-10, pp. 284-320; ff. 11-12, pp. 369-388; O. Moschella, Il Palermo 1755, vol. I, pp. III-LI; G. Palermo, Sull’utilità delle pubbliche Accademie, S. collezionismo a Messina nel secolo XVII, EDAS, Messina 1977; Ead., Il depauperamento Sciascia, Palermo 1971, M. Guttilla, Orientamenti estetici e ambiti culturali del restauro del patrimonio artistico messinese dopo la rivolta, in La rivolta di Messina (1674 – 1678) e tra Settecento e Ottocento nella storiografia artistica: iDialoghi palermitani di Fedele Tirrito, il mondo mediterraneo nella seconda metà del Seicento, atti del convegno (Messina, 10-12 in Padre Fedele da San Biagio fra letteratura artistica e pittura, catalogo della mostra ottobre 1975), a cura di S. Di Bella, L. Pellegrini, Cosenza 1979, pp. 595-604; S. Di a cura di G. Costantino, S. Sciascia, Caltanissetta 2002, pp. 73-96; per ulteriore Bella, Collezioni messinesi del ‘600: quadri dispersi di pittori siciliani e non, A. Sfameni bibliografia si veda Ead., Pittura e incisione del Settecento, in Storia della Sicilia, vol. x, Editore, Messina 1984; Id., Collezioni messinesi della prima metà del ‘700, A. Sfameni, Editalia – Domenico Sanfilippo Editore Roma 2000, pp. 287-364. Messina 1985; Id., Mercato antiquario messinese del ‘700: una vendita di quadri e monete, 3 Fondata nel 1728, l’Accademia rivestiva un ruolo di enorme importanza in Moant IIa Mostra di Antiquariato, catalogo della mostra (Messina, 6-21 maggio

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1989), Messina 1989, s.p.; Id. Il collezionismo a Messina nei secoli XVII e XVIII, iscrizioni, e le medaglie, [...] sono i principali, ed i più irrefrenabili documenti da in “Archivio Storico Messinese” 74, 1997, pp. 5-90; T. Pugliatti, Antiquariato e tramandare alla posterità la storia civile, e religiosa dei popoli». collezionismo. Fonti di recupero di un patrimonio disperso, in Moant IIa Mostra…, 1989, 13 Storiografo e sacerdote, Francesco Susinno (1660/1670 - 1739 circa) s.p.; Ead., Collezionismo e antiquariato a Messina dal Cinquecento al Novecento, in Aspetti fu anche pittore. I molti viaggi di studio, prima a Napoli e poi nel 1700 a Roma, del collezionismo in Italia da Federico II al primo Novecento, in “Quaderni del Museo dove conobbe Carlo Maratta, sono evidenti nei frequenti richiami ad opere viste Regionale Pepoli”, Trapani 1993, pp. 95-124; Wunderkammer siciliana, alle origini a Messina e provincia, a Catania, a Palermo, a Siracusa e nella vicina Calabria. La del museo perduto, catalogo della mostra (Palermo, 4 novembre 2001 - 31 marzo sua opera manoscritta Le Vite dei Pittori Messinesi, completata nel 1724 è stato edita 2002), a cura di V. Abbate, Electa Napoli, Palermo 2001; D. Ligresti, Sicilia aperta nel 1960, a cura di Valentino Martinelli; in esso Susinno dimostra capacità critica (secoli XCV-XVII). Mobilità di uomini e idee, in “Quaderni – Mediterranea. Ricerche e attributiva davvero inusuali per la sua epoca, e grande attenzione alle nuove storiche”, Palermo 2006, 3, pp. 300-302. istanze storiografiche. Cfr. F.S usinno, Le Vite de’ Pittori Messinesi, (Messina 1724), 8 K. Pomian, Collezionisti, amatori e curiosi. Parigi – Venezia xvi – xviii secolo, a cura di V. Martinelli, Le Monnier, Firenze 1960. Il Saggiatore, Milano 2007, pp. 54-55. 14 Antonino Mongitore (Palermo, 1663-1743), canonico del capitolo della 9 C. De Benedictis, Per la storia del collezionismo italiano, Ponte alle Grazie, Cattedrale di Palermo, consultore e qualificatore del Sant’Uffizio, ebbe una Firenze 1991, p. 135. prolifica produzione letteraria principalmente orientata ad argomenti riguardanti 10 Ibid., Per la storia…, 1991, p. 124. In ambito palermitano si ricordano l’ambito siciliano in genere, con un’attenzione particolare alle attività delle alcune donazioni che portarono all’istituzione di una pubblica galleria accorpata numerose accademie dell’epoca. La sua opera Memorie dei pittori, scultori, architetti e alla Regia Università degli Studi, quale quelle del principe di Belmonte ma anche artefici in cera siciliani (1740 ca., ed. a cura di E. Natoli, Palermo 1977) fu la principale il legato testamentario autografo di Enrico Pirajno barone di Mandralisca, datato fonte per il Villabianca (G.M. Emmanuele e Gaetani di Villabianca, Le divine 26 ottobre 1853, in cui annunciava la volontà di costituire un «Liceo coi suoi arti della pittura e della scultura, a cura di D. Malignaggi, Giada, Palermo 1988) e per Gabinetti e Biblioteca» nei locali del proprio palazzo. V. Abbate, Per Mandralisca Gaspare Palermo (G. Palermo, Guida istruttiva per potersi conoscere con facilità tanto collezionista e studioso, in Giovanni Antonio Sogliani (1492-1544), a cura di V. Abbate, dal siciliano, che dal forestiere tutte le magnificenze e gli oggetti degni di osservazione della città Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2009, pp. 15-16. di Palermo capitale di questa parte dei R. Dominj, Reale Stamperia, Palermo 1816). Alla 11 C. La Farina, Intorno le Belle Arti, e gli artisti fioriti in varie epoche in Messina. morte venne sepolto nella chiesa di San Domenico a Palermo. Ricerche di C. La Farina ordinate in più lettere, parte I, Stamperia Fiumara, Messina 15 Gaetano Grano (Messina, 21 novembre 1754 – Messina, 13 marzo 1828), 1835, p. 84: «…descrivere le antichità della nostra Messina, mostrare le reliquie ed laureato in medicina, fu precettore di retorica nella Reale Accademia Carolina, additare i mezzi come conservarle […] molto si è perduto per incuria del tempo presso cui esercitò la carica di bibliotecario dal 1780 al 1828, anno della morte. e degli uomini […] e quei pochi [monumenti] che ci rimangono forse anche essi Nel 1806 figura tra i fondatori del Museo Civico Peloritano. Membro di numerose si perderanno coll’andare degli anni, se una giusta provvidenza non darà riparo a accademie, tra le quali quella degli Zelanti ad Acireale, fu ripetutamente eletto questo sconcerto». Cfr. M.P. Pavone, Aggiunte alla storiografia artistica…, 2002, p. 100. Presidente dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti. Tra le numerose cariche 12 Cfr. C. La Farina, Su di un antico sarcofago nella chiesa de’ PP. Conventuali di che ricoprì, quella di Priore di S. Maria della Latina nel 1786, quella di Giudice Messina. Pochi cenni del Dottore in ambe le leggi Carmelo La Farina, Professore di Matematica ecclesiastico della Regia Udienza nel 1789 e quella di Giudice delegato della Regia nella R. Accademia Carolina de’ Pubblici Studj, Prefetto del pub. Museo Peloritano ec. Socio Monarchia in Messina nel 1791. Nel 1814 venne accettato quale membro della corrispondente dell’Accademia del buon gusto, ed attual Promotore in quella de’ Pericolanti, commissione per la compilazione dei codici del Regno delle Due Sicilie. Fu infine ov’è detto l’Accertato, Antonino d’Amico Arena, Messina 1822, p. 26: «…le antiche Giudice Interno del Regio Tribunale di Monarchia in Sicilia nel 1817 e, nello stesso

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47 numero3 - maggio 2011 anno, Abate-Regio Priore di S. Andrea di Piazza. Infine, fu Vescovoin Partibus della a cura di S. La Barbera, Flaccovio, Palermo 2003, pp. 84-86. Santissima Basilica di Terra Santa, Consigliere del Re delle Due Sicilie Ferdinando 18 S. La Barbera, Giuseppe Maria Di Ferro teorico e storico dell’arte, in Miscellanea IV di Borbone. Nel 1821 rifiutò la carica di Luogotenente Generale in Sicilia. Pepoli. Ricerche sulla cultura artistica a Trapani e nel suo territorio, a cura di V. Abbate, Quale corrispondente di Scinà, Landolina e Gregorio, collaborò con J.F. Hackert Museo regionale Pepoli, Trapani 1997, pp. 147-166. alla redazione delle Memorie de’ Pittori Messinesi edito a Messina nel 1792. Nel 1797 19 I dibattiti in merito alla sistemazione del neonato museo impegnarono i contribuì alla realizzazione dei Viaggi alle due Sicilie e in alcune parti dell’Appennino nomi più illustri dell’élite culturale messinese anche in anni successivi. Si veda ad dell’abate Spallanzani e nel 1841 pubblicò la Guida alla Città di Messina. esempio: G. La Corte Cailler, Sistemazione della Pinacoteca, in “Archivio Storico 16 Jakob Philipp Hackert (Prenzlau, 15 settembre 1737 - San Pietro di Messinese”, a. II, ff. 1-2, 1901-1902, p. 134; Id., Museo Civico, in “Archivio Storico Careggi, 28 aprile 1807), artista tedesco, lavorò molto in Italia. Si stabilì a Roma Messinese”, a. II, ff. 3-4, 1901-1902, pp. 153-155; G. Oliva, Museo Civico, in nel 1768 e fu pittore di corte per il re di Napoli. Nel 1792 pubblicò le Memorie “Archivio Storico Messinese”, a. IV, ff. 1-2, 1903, pp. 230-232; Id., Pel riordinamento de’ Pittori Messinesi, redatto con il notevole apporto di Gaetano Grano che non del Museo, in “Archivio Storico Messinese”, a. VIII, ff. 1-2, 1907, pp. 147-148; aveva voluto comparire come autore. Si veda: Memorie de’ Pittori Messinesi di J.F. S.A., Per Istituzione di un Museo Nazionale e di un Ufficio dei Monumenti a Messina, in Hackert e G. Grano, con introduzione note e appendice bibliografica di S. Bottari, “Archivio Storico Messinese”, a. XVIII, f. unico, 1917, pp. 135-137. in “Archivio Storico Messinese”, XXVIII-XXXV, n.s., 1934, pp. 1-53. 20 Per la figura di Gregorio Cianciolo, il cui nome è ricordato sull’iscrizione 17 Matteo Sebastiano Palermo Tirrito (San Biagio Platani, 18 gennaio 1717 marmorea apposta sulla porta del neonato museo Civico, si vedano: G. Grosso - Palermo, 9 agosto 1801) fu frate cappuccino, pittore di buon livello e letterato; Cacopardo, Biografia del P. D. Gregorio Cianciolo, in “Il Maurolico, Giornale di nell’ambiente agrigentino e palermitano ebbe la sua prima formazione, che Scienze, Lettere e Arti”, a. II, vol. 3, n. 7, settembre 1838; G. Coglitore, Storia completò con diversi viaggi a Roma dove fu anche alle dirette dipendenze del monumentale-artistica di Messina, Tipografia del Commercio, Messina 1864. papa, che gli commissionò alcuni affreschi. Membro Accademia dell’Arcadia in 21 Tra le prime eterogenee collezioni che andarono a costituire il nucleo Roma, dell’Accademia del Buon Gusto a Palermo e dell’Accademia degli Ereini iniziale delle raccolte del Museo Civico Peloritano ci si avvalse di quelle di pure a Palermo, frequentò quella rinomatissima di S. Luca presso la cui Scuola Tommaso Alojsio Juvara, Giuseppe Arenaprimo, Gregorio Cianciolo, Giuseppe del Nudo ebbe occasione di studiare con Sebastiano Conca e Marco Benefial. Grosso-Cacopardo e Giuseppe Carmisino. Facevano parte delle collezioni molti Fu autore di molteplici componimenti, sebbene in questa sede prema ricordare dipinti di scuola messinese, «marmi delle epoche greche, romane e saracene» ma principalmente i Dialoghi familiari sopra la pittura difesa ed esaltata dal P. Fedele da S. anche oggetti di storia naturale, armi e armature da guerra risalenti alle epoche Biagio pittore cappuccino col Sig. Avvocato D. Pio Onorato palermitano alla presenza de’ suoi più svariate. G. Oliva, Memorie storiche e letterarie…, a.a. CLXXXVII-XLXXXVIII, Allievi nella Bell’Arte, disposti in quindici giornate (Palermo 1788, ed. cons. a cura e con vol. XXVII, Messina 1916, p. 169; cfr. G. La Farina, Messina e i suoi monumenti, introduzione di D. Malignaggi, Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e Stamperia di G. Fiumara, Messina 1840: «[nel Museo Civico] si trovava una ambientali e della pubblica istruzione, Dipartimento dei beni culturali ed ambientali ragguardevole galleria di quadri […] il ricco Presepe di Polidoro di Caravaggio, ed educazione permanente, Palermo 2002) in cui affronta, con evidente intento quadro ricco di figure, e di stupenda composizione; la strage degli Innocenti, didascalico ma non senza una moderna apertura, la ricostruzione del percorso ardito lavoro del Rodriguez; la vedova di Naim, sterminato quadro del Menniti; artistico degli artefici, siciliani e non, che maggiormente contribuirono alla un S. Diego di Gio. Paolo Funduli cremonese; la trasfigurazione di Gesù Cristo formazione della cultura figurativa della Sicilia, tentando una sintesi di concetti di Antonio Catalano; il martirio di S. Placido del Vanoubracken; Giacobbe al generali e nozioni particolari della coeva teoria sull’arte. R. Cinà, Conoscitori nella pozzo, Saulle e Davidde, Ester, Giacobbe e i suoi figliuoli, Assalonne, Davidde e Sicilia del Settecento. Padre Fedele da San Biagio, in La critica d’arte in Sicilia nell’Ottocento, l’Amalechita, composizioni a mezza figura dello Scilla, ed altri non pochi, per lo

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48 numero3 - maggio 2011 più della rinomata scuola messinese»; S. La Farina, Sul Museo Peloritano, Tip. del a undeci miglia dalla città io mi recai nel 1832; e chiesi di presente ivi giunto Commercio, Messina 1860; G. La Corte Cailler, Il Museo Civico di Messina, ms. di quel quadro: che vidi in miseranda condizione e tramestato colla polvere e 1901, ed. a cura di N. Falcone, Pungitopo, Marina di Patti 1981. quasi vile oggetto calcato. Me ne venne dolore: che veder così volti in bassi gli 22 F. Campagna Cicala, Dal collezionismo privato alle pubbliche raccolte recenti egregi dipinti, o quei che servono a fermare, o rischiarare le nostre memorie, non acquisizioni del Museo regionale di Messina, in Acquisizioni e documenti sul patrimonio storico- può che con generoso fremito patirsi. E quindi curai, come meglio potei, farne artistico del Museo regionale di Messina, a cura di G. Barbera, “Quaderni dell’attività acquisto. E nella quadreria diedi non indecoroso loco a quella pittura». Cfr. C. La didattica del Museo Regionale di Messina”, 9, La Grafica Editoriale-Edizioni Di Farina, Lettera VII. Si adducono…, 1835 pp. 101-102. Gioacchino Di Marzo è tra Nicolò, Messina 1999, p.13. i primi studiosi ad accogliere questa attribuzione, cfr. Delle Belle arti in Sicilia dal 23 La Farina ottenne la carica di Prefetto del Museo dal 1813 e per questo sorgere del secolo XV alla fine del XVI, vol. iii, libro vii, Palermo 1862, p. 301. incarico gli venne anche attribuito un vitalizio, come sappiamo dalla lettera che 26 Cfr. G. La Corte Cailler, Museo Civico, in “Archivio Storico messinese”, scrisse al suo corrispondente Agostino Gallo per essere agevolato in alcune 1902, II, 3-4, pp. 153-155; Id., Per riordinamento del Museo, in “Archivio Storico lungaggini burocratiche, legate ai mancati pagamenti. Nella lettera datata 8 messinese”, 1907, VIII, 1-2, pp. 147-148; Id., Per l’istituzione di un Museo Nazionale maggio 1823 Carmelo La Farina lamenta al suo corrispondente palermitano la e di un Ufficio dei Monumenti a Messina, in “Archivio Storico messinese”, 1917 lentezza del procedimento di nomina a Prefetto e i molti impedimenti per la XVIII, , pp. 153-155; F. Campagna Cicala, Dal collezionismo…, 1999, p. 13. Per consegna delle iniziali 24 onze – poi aumentate a 30 nel 1821 – che avrebbe la costituzione di Musei Pubblici e Gallerie e l’acquisizione di opere e strutture dovuto ricevere come corrispettivo. Preme perché Gallo si adoperi in suo favore sia tramite donazioni volontarie sulla base di modelli «evergetici» che tramite riguardo al ricorso avanzato al Luogotenente Generale di Napoli. Cfr. ms. sec. sequestri da parte delle istituzioni, si veda K. Pomian, Collezionisti, amatori…, XIX ai segni Qq 10 110, della Biblioteca Comunale di Palermo; Stato discusso per 2007, pp. 352-354. Sui problemi e le scelte effettuate dal nuovo stato nazionale in l’esercizio dell’anno 1822 (Da aver vigore anche pel 1823), opera a stampa conservata relazione al patrimonio artistico acquisito con la soppressione delle Corporazioni presso la Biblioteca del Museo Regionale di Messina. Cfr. anche G. Molonia, religiose cfr. P. Picardi, Il patrimonio artistico romano delle corporazioni religiose soppresse, Premessa, in C. La Farina, Intorno alle Belle Arti…, 2004, pp. 11-12. protagonisti e comprimari (1870-1885), De Luca Editori D’Arte, Roma 2008. 24 Nell’articolo intitolato Congettura del prof. C. La Farina sul sito dell’antico 27 Miscellanea in due volumi di manoscritti relativi a trattazioni e discorsi Nauloco (estratto dal “Il Faro che siegue lo Spettatore Zancleo. Giornale di declamati dai soci dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti, raccolte tra il 1737 e Scienze Lettere e Arti”, a. IV, vol. I, f.3, Marzo 1836, p. 165-168, nota 2) riguardo il 1803 e il 1803 e il 1808, ai segni Ms. 32 2 della Biblioteca Regionale del Museo al ritrovamento in contrada Bagni, nei pressi dell’attuale Spadafora (Me) di antichi di Messina. resti murari, di vasche, e di un «vaso di grossa argilla» contenente 200 monete di 28 C. La Farina, Messina. Biografia di Tommaso Aloisio, in “Giornale di Scienze, bronzo coniate dalla zecca di Roma in un arco di tempo che va dall’81 d.C. al Lettere ed Arti”, t. 42, n. 53, f. 125, Palermo 1833, pp. 197-200. 175 d. C. per gli imperatori Domiziano, Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio 29 M.P. Pavone, Aggiunte alla storiografia…, 2002, pp. 77-101. e Faustina “minore” moglie di Marco Aurelio, La Farina scrive: «Non poche di 30 Tra i molti artisti, lo scultore Giuseppe Arifò, l’incisore Tommaso Alojsio queste medaglie furono da me acquistate, ed altre vennero in potere al culto e Juvara, il pittore Michele Panebianco, ma anche gli scienziati Carmelo Pugliatti e diligente Grosso Cacopardo». Natale Catanoso. 25 In merito al dipinto raffigurante la Madonna in trono col Bambino tra due 31 C. La Farina, Belle arti, in “Lo Spettatore Zancleo”, III, n. 32, 1835, pp. Santi di Battista Dalliotta, La Farina scrive: «[…] la quale pittura esistea (nell’anno 254-255; Id., Belle Arti, in “Lo Spettatore Zancleo”, III, n. 33, 7 ottobre 1835, 1821) nella chiesa di S. Giorgio, nel villaggio di Briga. Al qual villaggio che sta pp. 263-264.

Nicoletta Di Bella Scritti d’arte di Carmelo La Farina (1786 - 1852)

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32 Si veda ad esempio, su Giuseppe Arifò, pensionato messinese a Roma la passava a far riviste, a dare e soffrire ingiurie», che il “Maurolico” «appariva per studiare scultura presso lo studio di Pietro Tenerani: Ibid. come il sole di febbraio»; riguardo a “L’amico delle donne”: «un nuovo giornale 33 Fu dietro pressioni di Carmelo La Farina che il Senato messinese assegnò usciva con l’anno 1835 in Messina tutto croci, tutto sepolcri, tutto romantico, al Tenerani la commissione per il monumento bronzeo a Ferdinando II di e moriva in sul nascere»; per “L’Innominato”: «un secondo ne appariva e con Borbone che fu eseguito a Monaco di Baviera nel 1839 e che venne fusa durante qual nome? Voi chiederete, non so io, non sa lui, non ebbe battesimo». La i moti insurrezionali del 1848. Per Tenerani (Torano (Rt), 1789 – Roma 1869) e polemica, iniziata dai compilatori dello “Spettatore Zancleo” (1836, a. V, nn. 4, le vicende relative alla realizzazione del monumento a Ferdinando di Borbone si 5, 17) e fomentata successivamente sulla “Trinacria” (1836, n. 17) con accuse veda O. Raggi, della vita e delle opere di Pietro Tenerani, del suo tempo e della sua scuola di parzialità che nascondevano in un malcelato campanilismo, ragioni politiche, nella scuola, Firenze 1880; S. Susinno, Premesse romane alla scultura purista dell’Ottocento raggiunse il suo apice con attacchi personali ai redattori del “Vapore” – che messinese, in La scultura a Messina nell’Ottocento, catalogo della mostra a cura di L. ribatterono (1836, vol. III, n. 24, pp. 193-194) a loro volta sostenuti dai redattori Paladino, (21 agosto - 31 ottobre 1997), Assessorato regionale dei Beni Culturali, palermitani de “Il Telegrafo” (1836, n. 48), della “Cerere, giornale officiale di ambientali e della Pubblica Istruzione, Messina 1997, p. 51; S. Grandesso, Pietro Sicilia” (1836, nn. 19, 148, 184 e 189), dell’“Imparziale” (1836, nn. 39, 42 e 47) Tenerani (1789-1869), Silvana, Cinisello Balsamo 2003. – causando la sospensione da parte delle autorità dello “Spettatore Zancleo”. 34 F.P. Campione, La nascita dell’estetica in Sicilia, in “Aestethica Preprint”, 76, Le offensive si acuirono ulteriormente tra le pagine de “Il Faro” (1836, n. 7), al aprile 2006, pp. 27-48. punto da giungere ad una sfida a duello tra due redattori delle testate, impedita 35 Per la figura di La Farina e un utile spaccato sull’entourage culturale in cui in extremis dal duca di Cumia, direttore generale della polizia siciliana. Alcune gravitava, si veda F. Bisazza, Della presente civiltà messinese. Lettera di Felice Bisazza al firme messinesi comparse in questa controversia andarono a formare il nucleo suo degno amico Gaetano Grano, in “Lo Spettatore Zancleo”, II, n. 44, 31 dicembre costitutivo della seconda edizione del “Maurolico”, col sostegno del “Gabinetto 1834, pp. 340-350. La Farina è citato insieme a Giuseppe Grosso Cacopardo «per Letterario”, stampata, ancora una volta, dai torchi di Tommaso Capra nel 1841. l’amore per le patrie cose». Cfr. G. Molonia, Premessa, in C. La Farina, Intorno alle Cfr. G. Arenaprimo, La stampa periodica in Messina dal 1675 al 1860. Saggio storico Belle Arti…, 2004, p. 17. e bibliografico, in “Atti della R. Accademia Peloritana”, VIII, 1892-1893, p. 89; G. 36 Per l’apertura italiana verso la cultura europea e tedesca sulla stampa Oliva, Annali della città di Messina…, 1893, pp. 271-272, 290-291; Una lezione ai periodica sulla scorta degli scritti di Madame Amia Luisa de Staël-Holstein, che, Signori fratelli Linares, compilatori del «Vapore», Malta, Nuova tip. Italiana, 1836, 4° come è ben noto, diede l’avvio della discussione fra classicisti e romantici con la (irreperibile già ai tempi di Oliva che lo precisa in Annali…, pp. 271-272); A. e V. pubblicazione nel gennaio 1816 dell’articolo intitolato Sulla maniera e l’utilità delle Linares, Alla gioventù messinese i fratelli Linares sulla lezione pubblicata colla data apocrifa traduzioni sul periodico «La Biblioteca italiana», cfr. C. Carmassi, La letteratura tedesca di Malta in risposta all’articolo di polemica del «Vapore», diretto ai compilatori del «Faro», nei periodici italiani del primo Ottocento (1800-1847), Jacques e i suoi quaderni editore, Palermo, Lao, 1836, 4°; G. Pitrè, ad vocem Felice Bisazza, in Nuovi profili biografici Pisa 1984. A Messina un acceso dibattito si ebbe a seguito della pubblicazione contemporanei italiani, Palermo 1868, p. 191; N. D. Evola, Polemiche giornalistiche e dell’articolo dei fratelli Antonino e Vincenzo Linares Un colpo d’occhio sulla albori di italianità in Sicilia, estratto da “La Sicilia nel risorgimento italiano”, a. III, f. letteratura siciliana nel 1835 tra le pagine del palermitano “Il Vapore. Giornale I, pp. 3-18; M.I. Palazzolo, Intellettuali e giornalismo nella Sicilia preunitaria, Società istruttivo e dilettevole accompagnato dal figurino di moda” (1836, a. III, t. III, n. di Storia patria per la Sicilia Orientale, Catania 1975; S. La Barbera, Linee e temi 19, pp. 249-251), diretto dagli stessi Linares. Lo scritto non dava sufficiente risalto della stampa periodica palermitana dell’Ottocento, in Percorsi di critica. Un archivio per le al ruolo dei letterati messinesi nella vicenda culturale del tempo; riferendosi riviste d’arte in Italia dell’Ottocento e del Novecento, a cura di R. Cioffi, A. Rovetta, Vita all’attività giornalistica dello “Spettatore Zancleo”, il compilatore asseriva che «se e Pensiero, Milano 2007, pp. 87-121.

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37 Tra i primi periodici che diffusero le idee romantiche, il già citato la pp. 3-18; M.I. Palazzolo, Intellettuali e giornalismo nella Sicilia preunitaria, Società “Biblioteca italiana. Giornale di Letteratura Scienze ed Arti” (Milano 181816- di Storia patria per la Sicilia Orientale, Catania 1975; Percorsi di critica…, 2007, e 1859), l’“Antologia. Giornale di Scienze, Lettere e Arti” (Firenze 1821-1832)”, in part. i saggi di C. Bajamonte, F.P. Campione, S. La Barbera. Per la figura di G. quasi a continuazione del “Conciliatore”, il “Giornale Euganeo” del “Gondoliere” Bertini si veda ad vocem Bertini Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani (da in veneto, il “Progresso delle scienze, delle lettere e delle arti” (1832-1834) e questo momento D.B.I.), vol. IX, Roma 1967, pp. 546-547; ad vocem in Enciclopedia “Il Vesuvio” (1835) a Napoli. Cfr. Storia letteraria d’Italia, a cura di A. Balduino, della Sicilia, a cura di C. Napoleone, Franco Maria Ricci, Parma 2006, p. 162. L’Ottocento, a cura di A. Balduino, tomo 2, ed. cons. Piccin nuova libraria, Padova 38 K.F. von Rumohr, Italienische Forschumgen, 3 voll., Berlin-Stettin 1827- 1990, p. 879. F. Bernabei, C. Marin, Critica d’arte nelle riviste lombardo-venete. 1820- 1831, Schlosser, Frankfurt am Main 1920; A. Thiers, Salon de 1822 et collection 1860, Canova Edidioni, Treviso 2007; D. Levi, Cavalcaselle. Il pioniere della conservazione des artiche insérés an Constitutionnel, sur L’Exposition de cette année, Maradan, Paris dell’arte italiana, Giulio Einaudi Editore, Torino 1988, Ead., Storiografia artistica e 1833; Id., Salon de 1824, in “Le Constitutionell”, 30 agosto 1824, pp. 3-4; J.D. politica di tutela: due memorie di G.B. Cavalcaselle sulla conservazione dei monumenti (1862), Passavant, Rafael von Urbino un sein Vater Giovanni Santi, Brockhaus, Leipzig 1839- in Gioacchino Di Marzo e la Critica d’Arte nell’Ottocento in Italia, atti del convegno 1858; E.J. Delécluze, Louis David, son école et son temps, Didier Libraire-editeur, (Palermo 15-17 aprile 2003), a cura di S. La Barbera, Officine Tipografiche Ajello Paris, 1855; G.B. Cavalcaselle – J.A. Crowe, The early flemish painters. Notices of e Provenzano, Bagheria 2004, pp. 53-76 ; A.C. Tomasi, Giovanni Battista Cavalcaselle their lives and works, J. Murray, London 1857 (ed. it. Storia dell’antica pittura fiamminga, conoscitore e conservatore, Marsilio Editore, Venezia 1998. In ambito isolano va Le Monnier, Firenze 1899); Id., A history of Painting in North Italy : Venice, Padua, evidenziata la fitta rete di rapporti con gli intellettuali del continente, che avveniva Vicenza, Verona, Ferrara, milan, Friuli, Brescia, from the fourtheenth to sixteenth century, 2 tramite una serrata corrispondenza, con lo scambio e la collaborazione tra testate, voll, J. Murray, London 1871; Id., Storia della pittura in Italia dal secolo ii al secolo xvi, ove non mancarono vivaci dibattiti e polemiche, la circolazione della produzione Le Monnier, Firenze 1886-1908 (ed. it. A cura di A. Mazza, voll xi, Le Monnier, letteraria. Tra i periodici siciliani, il “Giornale di Scienze, Lettere e Arti per la Firenze 1908); G. Morelli (I. Liermolieff), Kunstkritische Studien uber italienische Sicilia”, pubblicato a Palermo da 1823, diretto dall’abate Giuseppe Bertini fino Malerei: Die Galerien Borghese und Doria Pamphli in Roma, F. A. Brockhaus, Leipzig al 1833 quando vi subentrò Vincenzo Mortillaro di Villarena. Fu a causa delle 1890, (ed. it. Della pittura italiana: le gallerie Borghese e Doria Pamphili in Roma, studii tendenze indipendentiste del Mortillaro che la pubblicazione fu soppressa nel storico critici, Treves, Milano 1897); Id., Die Galerien zu München und Deìresden, F. ’42 per poi riprendere nel ’48 col titolo di “Giornale di Scienze Lettere ed Arti A. Brockhaus, Leipzig 1891; Id., Die Galerie zu Berlin, F. A. Brockhaus, Leipzig per la Sicilia. Nuova Serie”, di cui furono editi solo quattro fascicoli; “Il Mercurio 1893; Giovanni Morelli e la cultura dei conoscitori, Atti del Convegno Internazionale siculo” (1818; 1823-1831); “La Cerere, giornale officiale di Sicilia” (1823-1847); (Bergamo 4-7 giugno 1987) a cura di G. Agosti, M. E. Manca, M. Panzeri, con il “Lo Stesicoro, Giornale catanese” che comincia le sue pubblicazioni il primo coordinamento scientifico di M. Dalai Emiliani, 3 voll. Pierluigi Lubrina Editore, aprile del 1835 durante la provvisoria sospensione del “Giornale del gabinetto Bergamo 1993. letterario dell’Accademia Gioenia” (1834, 1839-43, 1850-51) e prosegue la stampa 39 A.C. Quatremère de Quincy, Essai sur la nature, le but et les moyens de l’imitation fino al luglio del 1836; “La Specola”, che cessa la sua attività, dopo un solo anno dans les beaux arts. Par m. Quatremère de Quincy, Jules Didot, Paris 1823, giustifica di pubblicazioni, iniziate il primo febbraio del 1840 e terminate il 15 giugno del l’arte proprio in quanto apparenza, l’imitazione in quanto atto creativo ‘altro’, 1841; i messinesi “il Maurolico”, pubblicato dal 5 ottobre 1833 all’aprile del 1840, preparando la giustificazione del Romanticismo. Cfr. R. Schneider, L’esthétique “lo Spettatore Zancleo” (Messina 1831-1836, 1839-1847) e “il Faro” (Messina classique chez Quatremére de Quincy, Hachette, Paris 1910; P.H. Valenciennes, 1836-1839). Cfr. N. D. Evola, Polemiche giornalistiche e albori di italianità in Sicilia, Eléments de perspective pratique à l’usage des artistes suives de réflexion et de conseils à un élève estratto da “La Sicilia nel risorgimento italiano”, a. III, f. I, gennaio-giugno 1933, sur la peinture et particulièrment sûr le genre de paysage, Desenne, Duprat, Paris 1800;

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L. Venturi, Storia della critica d’Arte, Einaudi, Torino 1964, p. 251; L. Gallo, di Felice Bisazza, in F. Bisazza, Opere di Felice Bisazza da Messina pubblicate per cura “Sentimento del colore” e “Colore del sentimento”: la riscoperta di Pierre-Henri de Valenciennes del Municipio, 3 voll., Tipografia Ribera, Messina 1874; M. Tosti, Felice Bisazza e il nell’opera di Lionello Venturi, in Lionello Venturi e i nuovi orizzonti di ricerca della storia movimento intellettuale in Messina nella prima metà del XIX secolo, Prem. Off. Graf. La dell’arte, Atti del convegno internazionale di studi (Roma 10-11-12 marzo 1999, Sicilia, Messina 1921; I. Stellino, Felice Bisazza, in La cultura estetica in Sicilia fra Accademia Nazionale dei Lincei, Università “La Sapienza”, Facoltà di Lettere e Ottocento e Novecento, a cura di L. Russo, “Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia Filosofia, Istituto di Storia dell’arte Università “La Sapienza”, Museo Laboratorio dell’Università degli Studi di Palermo – Studi e Ricerche”, 18, 1990, pp. 13-29; S. di Arte Contemporanea), a cura di S. Valeri, in “Storia dell’Arte” n. 101 (n.s. 1) Correnti, La cultura siciliana agli albori del XIX secolo, in “Studi e ricerche di Sicilia”, Nuova Serie - Gennaio - Aprile 2002, Anno XXXIII, diretta da M. Calvesi e O. CEDAM, Padova 1963, pp. 65-110. Ferrari, CAM Editrice, Roma 2002, pp. 118-129. 46 F.P. Campione, La nascita dell’estetica…, p. 60. 40 M.P. Pavone, Storiografia artistica, in Mostra sulla cultura e le ipotesi di 47 Tra i protagonisti dei moti risorgimentali che si occuparono di Belle Arti, ricostruzione della Messina del terremoto. La trama culturale, a cura di F. Campagna risaltano i nomi, oltre che di Carmelo La Farina, anche dei più accesi difensori Cicala, G. Campo, (Messina 18 febbraio - 18 marzo 1989), Assessorato regionale del pensiero romantico in Sicilia, quali il figlio di quest’ultimo, Giuseppe, di dei beni culturali ambientali e della p.i. (Palermo), Amministrazione provinciale, Felice Bisazza, Francesco Paolo Perez, Lionardo Vigo, Domenico Ventimiglia e Amministrazione comunale, Facoltà di scienze politiche, Messina 1989, pp. 40-43. Gaetano Daita. 41 P. Fedele da San Biagio, Dialoghi sopra la pittura…, 1788, ed. cons. 2002. 48 Va notato, a tale proposito, la varietà di argomentazioni relative alla 42 M.P. Pavone, Storiografia artistica a Messina nell’Ottocento: Carmelo La Farina, rivalutazione dell’architettura medievale, evidenziando come il fenomeno sia Giuseppe Grosso Cacopardo, Carlo Falconieri e , in “Archivio Storico strettamente connesso al recupero delle tradizioni nazionali e in particolare alle Messinese”, 52, 1988, pp. 23-60 e in part. 23, 24; G. Molonia, Arte cultura e società istanze patriottico-risorgimentali. Cfr. F. Tomaselli, Il ritorno dei Normanni – a Messina nell’Ottocento, in La scultura a Messina…, 1998. protagonisti ed interpreti del restauro dei monumenti a Palermo nella seconda metà dell’Ottocento, 43 M.P. Pavone, Aggiunte alla storiografia…, 2002, p. 78. Officina, Roma 1994, p. 44; P. aP lazzotto, Teoria e prassi dell’architettura neogotica 44 F. Bisazza, Del Romanticismo, Memoria letta da Felice Bisazza nella ordinaria a Palermo nella prima metà del XIX secolo, in Gioacchino Di Marzo…, 2004, pp. 225- ragunata del 27 settembre 1832 della Classe di Belle Arti della Regia Accademia Peloritana, 237. Pappalardo, Messina 1833 (poi in F. Bisazza, Opere…, vol. III). Cfr. anche G. 49 A tale proposito Pavone menziona l’articolo di Enrico De Sangro ne Oliva, Memorie storiche e letterarie…, a.a. CLXXXVII-XLXXXVIII, vol. XXVII, «Il Tremacoldo», a. I, n. 28, 1856; cfr. M.P. Pavone, Storiografia artistica a Messina Messina 1916, pp. 208-210. nell’Ottocento: Carmelo La Farina, Giuseppe Grosso Cacopardo, Carlo Falconieri e Giuseppe 45 Felice Bisazza (Messina, 1809-1867), poeta, traduttore e teorico della La Farina, in “Archivio Storico Messinese”, 52, 1988, p. 28. poesia romantica, collabora a molti periodici, specie messinesi: “L’Osservatore 50 Per la bibliografia relativa si veda: G. Molonia, La stampa periodica a Peloritano”, “Il Maurolico”, “Lo Spettatore Zancleo”, “L’Innominato”, “Il Faro”, Messina (1808-1863) – Dalla «Gazzetta Britannica» alla «Gazzetta di Messina», Di “La Sentinella del Peloro”, “Il Nuovo Faro”, “La Rivista Periodica”, “L’Amico Nicolò, Messina 2004; cfr. anche La produzione bibliografica. Premessa all’esposizione delle Donne”, “La Trinacria”, “Aristocle”, “Il Giornale del Gabinetto Letterario”, bibliografica in Mostra sulla cultura…, 1989, pp. 44-53. “La Farfalletta”, “Scilla e Cariddi”, “La Lanterna”, “Empedocle”, “La Lucciola”, 51 Per la bibliografia relativa cfr. M. Accascina, Profilo dell’architettura a “Il Tremacoldo”, “Il Caduceo”, “L’Eco Peloritano”, “L’Estro”, “L’Interprete”, Messina dal 1600 al 1800, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1964, cap. VI e relative “Gazzetta di Messina”, “La Parola Cattolica”, “Il Dicearco”, “Il Veridico”. Per note, pp. 228-229; F. Basile, Lineamenti della storia artistica di Messina. La città Bisazza cfr. ad vocem in Enciclopedia della Sicilia…, 2006, p. 167; S. Ribera, Biografia dell’Ottocento, Edizioni Leonardo, Roma 1960, con esauriente bibliografia in nota.

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52 V. Saccà, La Cattedra di Belle Arti nella Università di Messina, Tipografia Sebbene fossero previsti 36 uscite annue la pubblicazione fu molto irregolare: D’Amico, Messina 1900, p. 96. tra gennaio e luglio 1840 furono pubblicati solo 10 numeri. Tra il 1839 e il 1841 53 M.P. Pavone, Storiografia artistica in Mostra sulla cultura…, 1989, pp. 40-43. ospitò numerosi saggi di storia dell’arte di Giuseppe La Farina, tra i quali (Messina 54 Ibid. e i suoi…, 1840) che fu gravemente censurato. Cfr. G. Molonia, La stampa 55 Del 1829 una memoria archeologica in una lettera indirizzata al Direttore periodica…, 2004, p. 116-117. del “Giornale di Scienze, Lettere e Arti per la Sicilia” Giuseppe Bertini intitolata Su 64 I “monumenti di antichità del medioevo” per cui la Commissione di una antica iscrizione scoperta in Messina e che oggidì si conserva nel Museo Peloritano. Lettera Antichità e Belle Arti “promuoverà e regolerà i ristauri; imprenderà e regolerà gli del Dott. Carmelo La Farina Prefetto dello stesso all’Ab. Giuseppe Bertini, in “Giornale scavamenti di antichità di pubblica appartenenza”, ponendoli per la prima volta di Scienze, Lettere e Arti per la Sicilia”, 1829, t. 25, f. 73, pp. 76-78 (estratto dal sullo stesso piano di quelli “di archeologia”, solo dopo il maggio 1863, quando “Giornale Letterario di Sicilia”, n. LXXIII, Palermo MDCCCXXIX, ristampato l’allora Ministro per la pubblica Istruzione Michele Amari emanò un rivoluzionario con aggiunte nel 1832); cfr. E. Braun, Archeologia. Scavi taorminesi, in “Il Faro che regolamento specifico per la Sicilia per la tutela del patrimonio culturale che siegue lo Spettatore Zancleo. Giornale di Scienze Lettere e Arti”, a. IV, vol. I, comprendeva anche l’introduzione di un moderno sistema di catalogazione Messina 1836, pp. 251-253; G. La Farina, Messina e i suoi…, 1840, p. 75; G. Rizzo, degli oggetti d’arte. La Commissione provinciale di Messina fu istituita col Regio Iscrizioni tauromenitane, in “Archivio Storico Messinese”, IV, 1903, ff. 1-2, p. 108. Decreto n. 2885 del 23 dicembre 1875. Si veda anche Regio decreto 3 maggio 1863 56 C. La Farina, Sopra una scaturigine di acqua sulfurea in Messina ed analisi di n. 772 che approva il regolamento della Commissione di Antichità e Belle Arti della Sicilia, essa acqua, in “Giornale di Scienze, Lettere e Arti per la Sicilia”, 1823, tomo 2, n. Archivio Centrale dello Stato, Direzione Generale di Antichità e Belle Arti, Roma, 53, fasc. 4, pp. 82-83. I vers., b. 501; cfr. F. Tomaselli, Il ritorno dei Normanni…, 1994, pp. 57-58. 57 I periodici siciliani dell’Ottocento. Periodici di Palermo, vol. I, a cura di P. 65 C. La Farina, Discorso Accademico…, sec. XIX, p. 449 [2002, pp. 100-101]. Travagliante, C.u.e.c.m., Catania 1995, p. 24. 66 Tra le pagine dello “Spettatore Zancleo” Giuseppe La Farina esplicita 58 C. La Farina, Messina. Biografia di Tommaso…, pp. 197-200. in un articolo intitolato Il romanticismo dello spettatore, ciò che «intendiamo noi 59 C. La Farina, Su di un antico sarcofago…, 1822. per romanticismo […] quel sistema che pone il bene per fine di ogni scienza ed 60 C. La Farina, Sposizione di alcune lapidi sepolcrali rinvenute in Messina nel arte, il bello per mezzo, l’inspirazione per principio […] Il nostro romanticismo è largo di S. Giovanni Gerosoliminitano di Carmelo La Farina, Segretario Generale della quello che si addice ad un uomo che non degrada se stesso, è quel sistema che mira Reale Accademia de’ Pericolanti, Prefetto del Museo Peloritano e Corrispondente della a perfezionamento, che tende a progresso, che (come li appella il compagno Commissione di Antichità e Belle Arti, per A. D’Amico Arena, Messina 1832. Cfr. Silvio Pellico)[Silvio Pellico fu prigioniero nel carcere dello Spielberg insieme I. Bitto, Le iscrizioni greche e latine di Messina, vol. I, Di.Sc.A.M, Messina 2001, pp. a Giorgio Guido Pallavicino Trivulzio, che fu presidente della Società nazionale 87-94, nn. 29-32. italiana fondata da Giuseppe La Farina insieme a Daniele Manin. L’associazione 61 C. La Farina, Sopra un anello segnatorio. Considerazioni, Stamperia G. si poneva come obiettivo l’unificazione e l’azione popolare, ribadendo il principio Fiumara, Messina 1844. dell’indipendenza italiana, promuovendo la posizione moderata di Cavour 62 C. La Farina, Rassegna critica. Antichità ternitane. Esposte da Baldassarre a discapito dei metodi insurrezionali mazziniani; disponeva di un suo organo

Romano, Palermo un vol. in ­­8° di pag. 175 con 2 tavole, in “Sentinella del Peloro. Foglio periodico: “Il Piccolo corriere d’Italia”.] dominerà l’Europa, perché nasce dal Periodico”, a. I, 2° sem., n. 29, Messina 15 Aprile 1841, pp. 229-231. presente stato di civiltà e non vi è forza umana che possa far gire retrogrado un 63 Edita per i tipi di Michelangelo Nobolo, la “Sentinella del Peloro. Foglio popolo quando una forza morale a perfezionamento lo sospinge». G. La Farina, Il Periodico” con il motto “Avanti”, dal 1 ottobre 1839 al n. 30 del 30 aprile 1841. romanticismo dello spettatore, in “Spettatore Zancleo”, 1835, a. III, n. 10, pp. 75-76; P.

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Barocchi, Testimonianze e polemiche figurative in Italia, G. D’Anna, Messina, Firenze 72 Nella seconda metà del secolo si avrà un’intensificazione delle operazioni 1972, pp. 71 ess.; Ead., Storia moderna dell’arte in Italia. Manifesti polemiche documenti. volte alla tutela, ma anche al ripristino, degli edifici di epoca medioevale, molto Dai neoclassici ai puristi 1780-1861, vol. I, Giulio Einaudi Editore, Torino 1998; S. trasformati da interventi seguiti al terremoto del 1783. Con Giuseppe Patricolo Bordini, L’Ottocento 1815-1880, Carocci, Roma 2002, pp. 41-47; C. Savettieri, (Palermo, 1834-1905) alla guida dell’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Dal neoclassicismo al Romanticismo, Carocci, Roma 2006, pp. 132-153. Giuseppe La Monumenti dal 1884 si assistette a Messina al compimento di numerose campagne Farina, patriota, figlio di Carmelo, nacque a Messina nel 1815. Nel 1835 si laureò di restauro «con la stimolante prospettiva di poter finalmente porre a confronto in giurisprudenza nell’Università di Catania. Partecipò attivamente al dibattito tra l’architettura normanna palermitana con gli esempi più tardi della città peloritana». classicisti e romantici e curò tra le pagine de “Lo Spettatore Zancleo” le recensioni Tra gli esempi più pregnanti a Messina, si citano i restauri del Duomo ad opera di di opere letterarie, storiche, musicali, teatrali, i resoconti di avvenimenti artistici e G. Patricolo; cfr. G. La Monica, Giuseppe Patricolo restauratore, ILA Palma, Palermo culturali ed una rubrica fissa intitolata “Rassegna di giornali siciliani”. Partecipò al 1985, di San Francesco, di Santa Maria degli Alemanni, di Santa Maria della Scala, movimento insurrezionale antiborbonico del 1837, a seguito del quale fu costretto dell’Annunziata dei Catalani. Cfr. M.A. Oteri, La cultura neomedievalista a Messina a lasciare Messina e a stabilirsi a Firenze. Nel marzo 1838 tornò a Messina, ma nel nell’Ottocento e i restauri della chiesa di S. Francesco d’Assisi, in Francescanesimo e Cultura 1841 nuovamente accusato di cospirazione, fu costretto a tornare a Firenze dove nella provincia di Messina, atti del Convegno di studio (Messina 6-8 novembre 2008), rimase fino al febbraio del 1848. Tornato in Sicilia fu chiamato a far parte, come Biblioteca francescana – Officina di studi medievali, Palermo 2009, p. 219 e pp. deputato messinese, del nuovo Parlamento di Palermo. Assunse il ministero della 213-224. Pubblica Istruzione e fece anche parte della missione diplomatica inviata in alcune 73 Cfr. C. La Farina, Intorno le Belle Arti…, 1835 e in part. Lettera VI. Si capitali della penisola per raccogliere consensi verso il governo siciliano. Fu, per purga di talune mende la biografia di Filippo Tancredi. Al chiaro e gentile Felice Bisazza, un anno, alla direzione del ministero della Guerra. Per cinque anni fu esule prima pp. 47-56; Lettera IX. Si stabilisce l’epoca della morte di Antonio Catalano, ed altra pittura a Marsiglia, poi a Parigi e infine a Tours. Nel 1854 si trasferì a Torino. Dopo si produce di Gaspare Camarda. Al chiarissimo Giuseppe Grosso Cacopardo pp. 72-74; l’ingresso di Garibaldi a Palermo nel 1860, Cavour gli diede il delicato incarico Lettera XI. Si producono alcuni dipinti di G. Simone Comandè, del Van-Houbracken, di rappresentare in Sicilia il governo, dal quale fu cacciato. Nel 1861 fu eletto del Bova, del Menniti. Al Chiarissimo Dr. Francesco Arrosto, pp. 81-83; Lettera XII. deputato e poi vice presidente della Camera. Morì a Torino il 5 settembre 1863. Si fissa l’anno del ritorno in patria del famoso dipintore Antonino Barbalonga da Messina. Le sue ceneri furono portate a Messina nel 1872 in occasione dell’inaugurazione Al Valoroso Artista Tommaso Aloisio, pp. 84-90; Id., Lettera XIV. Si producono per la del Gran Camposanto. Per G. La Farina si veda Giuseppe La Farina, “Atti del prima volta talune statue di Gio. Battista Mazzolo, scultore messinese, e si corregge un convegno di Studi” (Messina, 21-22 maggio 1987), a cura di P. Crupi, Pungitopo, trascorso del Vasari nella vita del Frate Montorsoli. All’alacre ingegno di Giuseppe Arifò, in Marina di Patti 1989. “Lo Spettatore Zancleo. Giornale Periodico”, a. III, n. 29, Stamperia Fiumara, 67 «Mi conforta il riflettere non esser nuovo in Italia il pensiero di raccogliere Messina 29 luglio 1835, pp. 228-231; Id., Lettera XV. Si corregge da talune mende ogni documento storico o notizia riguardante l’arte del disegno, […] sia di una la biografia di Onofrio Gabriele, pittore da Messina. Al Chiarissimo Dr. Carlo Gemellaro città o provincia che, dell’intera nazione». Cfr. C. La Farina, Discorso Accademico…, Professore di Storia Naturale nella R. Università degli Studi in Catania, in “Il Faro che 2002, p. 86, nota 16. siegue lo Spettatore Zancleo. Giornale di Scienze Lettere ed Arti”, a. IV, vol. I, 68 C. De Benedictis, Per la storia…, 1991, p. 133. Stamperia Fiumara, Messina 1936, pp. 37-49); Id., Lettera XVI. Memorie del dipintor 69 K. Pomian, Collezionisti, amatori…, 2007, pp. 47. da Firenze Filippo Paladini. Al chiarissimo professore Salvatore Betti Segretario perpetuo 70 F. Di Stefano, Storia della Sicilia dall’XI al XIX secolo, Bari 1977, p. 263. dell’Accademia Pontificia di S. Luca, in “Il Faro. Giornale di Scienze, Lettere ed Arti”, 71 F. Tomaselli, Il ritorno dei Normanni…, 1994, p. 45. a. IV, t. II, n. VIII, Stamperia di Tommaso Capra, 1836, pp. 65-77.

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74 C. La Farina, Intorno le Belle Arti…, 1835, p. 64 e in part. Lettera VII. Si pittori, scultori e architetti scritte da Giorgio Vasari pittore e architetto aretino illustrate con adducono…, pp. 57-65. note di Mons. Giovanni Gaetano Bottari e P. Della Valle. Con la Vita dell’autore scritta 75 Cfr. C. La Farina, Intorno le Belle Arti…, 1835 e in part. Lettera IV. Di da lui medesimo e l’introd. Alle tre arti del disegno, architettura, scultura e pittura, 16 voll. alcuni dipinti di Antonio Catalano finor sconosciuti, e di altri a lui non direttamente attribuiti. Milano 1807-1811, t. 13, pp. 580. Dalle ricerche documentarie (Registri senatori Al culto e gentile Giuseppe Grosso Cacopardo, pp. 37-42; Lettera V. Si aggiunge Francesco del 1534 e 1535, vol. 28, fol. 42; cfr. C. La Farina, Intorno alle Belle Arti…, 2004, Laganà al novero dei pittori messinesi, e si annunciano altri dipinti di Andrea Quagliata. pp. 155-156, nota 9) La Farina desume inoltre che nel 1534 il Mazzolo realizzò All’Onorando Ab. Placido Vasta, pp. 43-46; Id., Intorno le Belle Arti, e gli artisti fioriti in tre delle quattordici statue marmoree per la porta maggiore del Duomo; in “Lo varie epoche in Messina. Ricerche di C. La Farina ordinate in più lettere, parte II, Messina Spettatore Zancleo”, a. III, n. 29, Messina 29 luglio 1835, pp. 228-231; cfr. anche 1835-1845 e in part Lettera XIII. Si tiene parola del messinese dipintore Stefano Giordano, F. Caglioti, Due opere di Giovambattista Mazzolo nel Museo regionale di Messina (ed una e della Cena del Signore dallo stesso condotta. Al Chiarissimo Dr. Anastasio Cocco, in “Lo d’Antonello Freri a Montebello Jonico) in Aspetti della scultura a Messina dal XV al XX Spettatore Zancleo. Giornale Periodico”, a. III, n. 24, Stamperia Fiumara, Messina secolo, a cura di G. Barbera, “Quaderni dell’attività didattica del Museo Regionale 17 giugno 1835, pp. 190-191. di Messina”, 13, 2003, pp. 37-60; S. Di Bella, Scultori ed opere da alcuni documenti 76 Pavone precisa che Carmelo La Farina manifesta una notevole d’archivio, ibid., pp. 155-164; S. La Barbera, La scultura della Maniera a Messina. Note soddisfazione in occasione dell’acquisto del manoscritto degli Annali del Gallo di letteratura artistica, ibid., pp. 135-154; Ead, La scultura della Maniera nella letteratura da parte dell’Accademia Peloritana. Cfr. M.P. Pavone, Aggiunte alla storiografia…, artistica messinese, in AA.VV., Fontane d’acqua a Messina, Catalogo della mostra a cura 2002, p. 86, nota 13. di G. Barbera, Regione Siciliana, Assessorato Beni Culturali, Messina 2004, pp. 77 G. Buonfiglio e Costanzo, Messina, Città Nobilissima descritta in viii libri, 133-152. Confuta anche le imprecisioni riguardo alle note biografiche di Filippo (Venezia1606), rist. anast., a cura di P. Bruno, Messina 1985. Paladini, e in particolare Lanzi che riferendo Gregorio (Discorsi intorno alla Sicilia 78 P. Samperi, Iconologia della gloriosa Vergine Madre di Dio protettrice di Messina, di Rosario di Gregorio abbate di S. Maria di Roccadia e Professore del diritto publico siciliano Messina 1644. Cfr. la rist. anast. in 2 voll. con introduzioni di G. , E. della R. Università di Palermo. Con discorsi inediti, Pedone e Muratori, Palermo, t. I, Pispisa, G. Molonia, Messina 1990 e Id., Messana S.P.Q.R. Rerumq. Decreto Nobilis p. 210) gli attribuisce il San Giuseppe di Casteltermini, opera del trapanese Andrea Exemplaris et Regni Siciliae Caput Duodecim titulis illustrata. Opus posthumum r. p. Placidi Carreca, per il quale chiede un parere ad Agostino Gallo: «Mi occorre pregarvi Samperii Messanensis Societatis Jesu in duo volumina distributum…2 voll. Messina 1742. per una nota delle dipinture così esistenti di F. Paladini, e s’è possibile con la 79 C.D. Gallo, Annali della Città di Messina Capitale del Regno di Sicilia, vol. I, indicazione degli anni della loro esecuzione, dovendomi valere in un articolo che Messina 1756 (contiene l’Apparato agli Annali…, vol. II, 1758; vol. III, 1804; vol. vado a scrivere su quest’artista, di cui la biografia scritta dal Grosso contiene a mio IV 1875. Cfr. Annali della Città di Messina 1877-1882. avviso diverse lagune, ed inesattezze». Cfr. Lettera di Carmelo La Farina ad Agostino 80 A differenza di Grosso Cacopardo, nella Lettera XIV. Si producono per Gallo, 20 agosto 1835, ms. sec. XIX, QqG 10 110 della Biblioteca Comunale di la prima volta…, La Farina è critico nei confronti dello storiografo toscano, cui Palermo. Cfr. Lettera XVI. Su Filippo Paladino, in “Il Faro. Giornale di Scienze, accusa un’imprecisione relativamente alla vita del Montorsoli, quando scrive Lettere ed Arti”, a. IV t. II, n. VIIII, Messina 1836, pp. 65-77. «avendo trovato [i messinesi] un uomo secondo il gusto loro, diedero, finite le 81 La Farina consultò l’opera di Lanzi nella sesta edizione: L. Lanzi, Storia fonti, principio alla facciata del Duomo, tirandola alquanto innanzi». Lo studioso Pittorica della Italia, 6 voll., Milano, G. Silvestri, 1823. Cfr. C. Gauna, La Storia precisa che sull’architrave della porta a sud ovest è riportato l’anno di costruzione, Pittorica di Luigi Lanzi. Arti Storia e Musei nel Settecento, Firenze 2003. Nella Lettera I. 1518, e che il 1528 è indicato sull’architrave della porta laterale, ricordando che Su i pittori Francesco e Stefano Cardillo da Messina La Farina è estremamente polemico il Montorsoli giunse a Messina solo nel 1547; cfr. G. Vasari, Vite de’ più eccellenti nei confronti del Lanzi. Scrive infatti: «Non è a dirsi quanta diligenza, ed amore

Nicoletta Di Bella Scritti d’arte di Carmelo La Farina (1786 - 1852)

55 numero3 - maggio 2011 ci vogliono in questi benedetti studî, quanto lieto ozio, e sorriso di fortuna; ma 86 Confuta Grosso Cacopardo (Memorie de’ pittori messinesi e degli esteri che in quanta più pacatezza, e meno slancio, e meno impeto nel giudicare: nel giudicare Messina fiorirono dal secolo XII sino al secolo XIX, Messina 1821, p. 134) che data il quindi in siffatte cose ci vuol fermezza, e non interrotte ricerche, e studio i vecchi rientro a Messina al 1662. archivî, che mal si adattano ad occhi infermi, come quelli ad esempio, che invece 87 Domenico Marolì (Messina 1612 – Scaletta Zanclea [Me]). Allievo di di compilare delle opere le copiano, e non le san copiare, e certi altri di cui giova Antonello Riccio, studiò anche a Venezia presso il Veronese. Operò a Bologna. far silenzio.» (Intorno alle Belle Arti, e gli artisti fioriti in varie epoche in Messina – Ricerche Ridotto in schiavitù dai turchi che assalirono la nave che lo riportava in patria, di Carmelo La Farina ordinate in più lettere, Messina 1835, p. 3). Per Lanzi si veda riuscì a tornare a Palermo, dove realizzò numerosi dipinti. Rientrato a Messina fu L. Lanzi, Storia Pittorica della Italia dal Risorgimento delle Belle Arti fin presso la fine coinvolto negli avvenimenti politici del 1674 e dovette emigrare. Ritornò prima del XVIII secolo, 6 voll. (Bassano 1795-1809), ed. a cura di M. Capucci, 3 voll. a Venezia e morì in Spagna durante i moti del 1676. Per la bibliografia a lui Firenze 1968-1974; G. Perini, Luigi Lanzi: questioni di stile, questioni di metodo, in Gli relativa si veda ad vocem in Dizionario artistico dei siciliani. Pittura, a cura di L. Sarullo, Uffizi: quattro secoli di una galleria. Fonti e documenti, atti del convegno internazionale Novecento, Palermo 1993, pp. 334-335; ad vocem in Enciclopedia della Sicilia…, di studi, (Firenze 20-24 settembre 1982), a cura di P. Barocchi e g. Ragionieri, 2006, p. 547. Bonechi Editoriale, Firenze 1982, pp. 215-265; Sulle diverse edizioni della Storia 88 L. Lanzi, Storia Pittorica della Italia…, 1968, vol. I, p. 468, nota 2. Pittorica cfr. P. Barocchi, Sulla edizione lanziana della Storia pittorica dell’Italia, 1795- 89 Antonio Catalano detto “l’Antico” (1560 – 1630). Per la bibliografia a lui 1796, in “Annali della Scuola Normale Superiore. Classe di lettere e filosofia”, s. relativa si veda ad vocem in Dizionario artistico..., 1993, pp.87-88; T. Pugliatti, La IV, quaderni nn. 1-2, (Giornate di studi in onore di Giovanni Previtali, a cura di pittura del Cinquecento in Sicilia. La Sicilia orientale, Messina 1993, pp. 256-269, 337, F. Cagliotti), 2000, pp. 293-319; Ead., Sulla edizione del 1809 della “Storia pittorica note. 4-5; ad vocem in Enciclopedia della Sicilia…, 2006, p. 251. dell’Italia” di Luigi Lanzi, in “Saggi e Memorie di storia dell’arte”, n. 25, 2001, pp. 90 C. La Farina, Lettera IX. Si stabilisce l’epoca…, 1835, pp. 72-74. 297-307; M. Rossi, Le fila del tempo. Il sistema storico di Luigi Lanzi, Quaderni della 91 Domenico Cardillo, ad vocem in Dizionario artistico..., 1993, p. 74. L’opera Fondazione Carlo Marchi, n. 31, Città di Castello (PG) 2006, pp. 57-92. è certamente databile alla seconda metà del XVI secolo, data la presenza nel 82 Per la critica delle fonti, l’originalità dell’opera d’arte contrapposta alla paesaggio di sfondo della lanterna del porto nel braccio di S. Raineri, costruita su copia, l’osservazione di opere d’arte tra spiritualità e tecnica nella letteratura disegno del Montorsoli nel 1555. Oggi la firma citata da La Farina è illeggibile, critica del tempo si veda, ad esempio, K.F. von Rumohr, Italienische…, 1920. essendo andata distrutta la parte inferiore della tavola. Cfr. Cardillo, ad vocem in 83 Onofrio Gabrieli (Gesso (Me) 1619 – 1706). Si veda Onofrio Gabrieli 1619- D.B.I., 19, Roma 1976, pp. 770-772. 1706, catalogo della mostra a cura di G. Barbera e F. Campagna Cicala (Gesso 92 Il dipinto, citato in Messina e dintorni. Guida a cura del Municipio, Prem. stab. (Me), 27 Agosto-29 Ottobre 1983), Industria Poligrafica della Sicilia, Messina G. Crupi, Messina 1902, pp. 383, risulta disperso. T. Pugliatti, Arte e storia nella 1983; ad vocem in D.B.I., 51, Catanzaro 1998, pp. 68-70; ad vocem in Enciclopedia della provincia di Messina, Samperi, Messina 1986, pp. 56, 72, precisa che nella chiesa Sicilia…, 2006, p. 429. esiste ancora il dipinto attribuito al Camarda raffigurante Immacolatal’ e Santi, 84 Lionardo Vigo nelle Lettere di L.V. a Ferdinando Malvica sopra una gita da attribuito con certezza da G. La Farina, Messina e i suoi…, 1840, p. 154. Catania a Randazzo, in “Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia”, t. X, 93 Gaspare Camarda (1570 ca. – 1655), allievo di Antonio Catalano, f. 29 (Palermo maggio 1934), pp. 196-218) scambia il San Michele arcangelo con quando scrive La Farina era documentato solo fino al 1606. Per la sua figura e la l’angelo Custode. bibliografia a lui correlata si vedaad vocem in Dizionario artistico…, 1993, pp.65-66; 85 C. La Farina, Lettera XV. Si corregge da talune mende…, 1836, pp. 37-49. T. Pugliatti, La pittura del Cinquecento…, 1993, pp. 264-266. Sulle lettere artistiche di Carmelo La Farina, cfr. infra. 94 C. La Farina, Lettera IX. Si stabilisce l’epoca…, 1835, pp. 72-74.

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95 Agostino Gallo (Palermo 7 febbraio 1790 – 16 maggio 1872) collezionista Pietro Lanza e per la bibliografia a lui relativa si veda ad vocem in Dizionario dei di quadri, libri, cimeli di ogni tipo relativi alla storia, alla cultura e all’arte siciliana. siciliani…, 1939, p. 287. Raccolse di 152 ritratti ad olio di siciliani illustri che donò alla Biblioteca comunale 97 Lazzaro Di Giovanni (Palermo 1769 – 5 novembre 1856), intellettuale e di Palermo. La sua collezione di 103 quadri fu invece donata al Museo nazionale conoscitore del patrimonio artistico cittadino, fu “custode e intendente di Belle e oggi è conservata presso la Galleria regionale di Palazzo Abatellis. Fra le molte Arti della collezione d’arte dell’Università di Palermo, nucleo iniziale del futuro sue opere riguardanti la letteratura, la storia, l’archeologia, l’arte, le poesie, le Museo Nazionale insieme alla raccolta di Giuseppe Ventimiglia e Cottone, principe liriche, le biografie, i saggi di critica d’arte, ricordiamo il Saggio su pittori siciliani di Belmonte, di cui il Di Giovanni fu fidecommissario. Redasse l’inventario della vissuti dal 1800 al 1842 del 1842, e la manoscritta Storia delle Belle Arti in Sicilia collezione e curò l’allestimento nei locali dell’università adibiti a pinacoteca, dall’epoca greca sino al secolo XIX, oggi edita a stampa (a cura di A. Mazzè, Regione riordinò la raccolta di disegni. Ufficiale della Regia Segreteria di Stato della siciliana, Assessorato dei beni culturali ambientali e della pubblica istruzione, Sicilia dal 1815 fino alla morte, sospese l’incarico nel 1820, probabilmente per Palermo 2000). Membro di moltissime accademie e associazioni culturali, italiane la partecipazione ai moti rivoluzionari palermitani. Membro della Commissione e straniere, collaborò a numerose pubblicazioni periodiche, fra le quali “L’Ape. di Antichità e Belle Arti, curò il restauro del Paradiso di Pietro Novelli. Scrisse un Gazzetta letteraria di Sicilia” (1822), il “Giornale di scienze, lettere e arti per circostanziato inventario delle opere d’arte esitenti nelle chiese di Palermo, che la Sicilia (1832-1840) e “L’Indagatore siciliano”. Promosse la realizzazione di lasciò manoscritto. Per la figura di Lazzaro Di Giovanni e per la bibliografia a lui un Pantheon di glorie siciliane nella chiesa di S. Domenico, in cui fossero eretti relativa si veda ad vocem in D.B.I., XV, Roma 1991, p. 43; L. Di Giovanni, Le opere monumenti commemorativi ai siciliani più illustri e oggi è lì sepolto, ricordato da d’arte nelle chiese di Palermo, trascrizione e commento critico a cura di S. La Barbera, un mezzobusto opera di Benedetto Civiletti. Per la figura di Agostino Gallo e per Palermo 2000. la bibliografia a lui relativa si veda ad vocem Dizionario dei siciliani illustri, F. Ciuni, 98 Giuseppe Grosso Cacopardo (Messina 2 settembre 1789 – 18 dicembre Palermo 1939, pp. 236-237; ad vocem in D.B.I., 51, Catanzaro 1998, pp. 697-699; 1878), fu storico dell’arte, erudito, archeologo. Continuatore dell’opera del Grano ad vocem in Enciclopedia della Sicilia…, 2006, pp. 433-434; F.P. Campione, Agostino Memorie de’ pittori messinesi (1821), fu anche autore della prima Guida per la città di Gallo: un enciclopedista dell’arte siciliana, in La critica d’arte dell’Ottocento, a cura di S. La Messina (1841). Fondatore e redattore del “Maurolico”. Per la figura di Giuseppe Barbera, Flaccovio, Palermo 2003. Grosso Cacopardo e per la bibliografia a lui relativa si veda ad vocem in Dizionario 96 Pietro Lanza Branciforti, Principe di Scordia, di Trabia e di Butera dei siciliani…, 1939, pp. 259-260; ad vocem in D.B.I., LX, Roma 2003, pp.11-13. (Palermo 19 agosto 1807 – Parigi 27 giugno 1855). Letterato, politico patriota, 99 Per la figura di Placido Vasta, si veda G. Oliva, Annali della città di fu, giovanissimo, direttore della sezione Lettere ed arti nell’Accademia di Messina…, vol. VIII, 1954, pp. 351-352. Scienze, Lettere ed Arti e della Commissione Antichità e Belle Arti. Dal 1835 100 Nicolò Americo Fasani, fu «Uffiziale di carico nella real Segreteria al 1837 fu Pretore di Palermo ed in seguito, dal 1841 al 1848, ministro degli e Ministero di Stato dell’Interno di Napoli». Cfr. G. Molonia, Intorno alle Belle Affari ecclesiastici per il Regno delle due Sicilie. Attivo durante i moti del 1848, Arti…, 2004, p. 101, nota 1. durante il governo provvisorio assunse la presidenza del Quarto comitato 101 Giuseppe Alessi (Enna 1 febbraio 1774 – Catania 31 agosto 1837), (amministrazione civile, istruzione pubblica e commercio). Costretto all’esilio sacerdote e canonista, fu geologo, archeologo e numismatico. Iscritto a numerose dopo la restaurazione borbonica, morì a Parigi. Numerosi i suoi scritti di natura accademie italiane e straniere, insegnò Diritto Canonico all’Università di Catania. storica e letteraria; si ricordano in particolare Degli Arabi e del loro soggiorno in Lasciò la sua collezione geologica all’Accademia Gioenia di Catania e la biblioteca Sicilia del 1832, apprezzato da Michele Amari, e Considerazioni sulla storia di Sicilia e la raccolta di reperti archeologici alla Chiesa Madre di Enna. Tra i suoi scritti dal 1532 al 1789 da servir d’aggiunte e di chiose al Botta del 1836. Per la figura di ricordiamo la Storia Critica della Sicilia dai tempi favolosi alla caduta dell’Impero Romano,

Nicoletta Di Bella Scritti d’arte di Carmelo La Farina (1786 - 1852)

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2 voll., Catania 1834-1843. Per la figura di Giuseppe Alessi e per la bibliografia Cumbo”. Fu membro della Labronica di Livorno e socio benemerito della Reale a lui relativa si veda ad vocem in Dizionario dei siciliani…, 1939, p. 27; ad vocem in Accademia peloritana in cui, dal 1829, ricoprì la carica di segretario per la classe Enciclopedia della Sicilia…, 2006, pp. 101-102. di scienze fisiche e matematiche. Per la figura di Francesco Arrosto eperla 102 Gaetano Grano, (Messina, 21 novembre 1754 – 13 marzo 1828) medico, bibliografia a lui relativa si veda ad vocem in Dizionario dei siciliani…, 1939, pp. 48- ma anche latinista, letterato, storico, antiquario, studioso di numismatica e 49; ad vocem in Enciclopedia della Sicilia…, 2006, p. 130. paleografia, di storia naturale, fisica, filosofia e legge. Fu precettore di retorica 104 Tommaso Alojsio Juvara (Messina 13 gennaio 1809 – 30 maggio 1875), nella Reale Accademia Carolina, della quale, nel 1780, gli fu conferita la carica incisore, formatosi alla scuola del Camuccini, fu presidente della Calcografia di bibliotecario, che mantenne fino alla morte nel 1828. Fu più volte Presidente Camerale. Insegnò calcografia a Messina nel ’46, a Napoli nel ’50 e a Roma nel dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti e Socio dell’Accademia degli Zelanti di ’72, condividendo la carica di Direttore con Paolo Mercuri. Tra le sue opere più Acireale. Nel 1806 contribuì alla fondazione del Museo Civico Peloritano. Ricoprì celebri, la Madonna alla Reggia di Napoli e il San Carlo Borromeo, di fronte alle quali numerosi incarichi istituzionali e non: Priore di S. Maria della Latina (1786), si suicidò nel 1875. Per la figura di Tommaso Alojsio Juvara e per la bibliografia Giudice ecclesiastico della Regia Udienza (1789) , Giudice delegato della Regia a lui relativa si veda Litografia, in “Passatempo per le Dame”, a. 4, n. 28, 9 luglio Monarchia in Messina (1791), Membro della commissione per la compilazione 1836, pp. 125-126 [ma 225-226]; A. Gallo, Lettera di Agostino Gallo all’egregio incisore dei codici del Regno delle Due Sicilie e Giudice Interno del Regio Tribunale di Tommaso Aloisio Messinese professore d’intaglio in Napoli, in “La Lira”, a. I, n. 51, 6 Monarchia in Sicilia (1814), Abate-Regio Priore di S. Andrea di Piazza, Vescovo novembre 1852, pp. 203-204; A. Gallo, Sull’influenza ch’esercitarono gli artisti italiani in Partibus della Santissima Basilica di Terra Santa, Consigliere del Re delle Due in varii regni d’Europa ad introdurvi, diffondervi o migliorar l’arte d’intagliar cammei in Sicilie Ferdinando IV di Borbone (1817). Nel 1821 Luogotenente Generale in pietre dure e tenere, incidere in rame, cesellare e smaltare in argento e in oro, Tipografia Sicilia, carica da lui rifiutata. In contatto con numerosi personaggi di rilievo Barcellona, Palermo 1863, p. 13; A. Gallo, Notizie degli incisori siciliani, a cura di della cultura del tempo come Domenico Scinà, Saverio Landolina ed il Rosario D. Malignaggi, Palermo 1994, pp. 125-128. T. Aloysio-Juvara, Della storia e dello Gregorio. Coadiuvò Jakob Philipp Hackert nella stesura delle Memorie De’ Pittori stato odierno dell’arte dell’incisione, in “Nuove Effemeridi Siciliane di Scienze, Lettere Messinesi (Messina 1792), anche se non volle figurarvi. Collaborò anche con ed Arti”, a. I, dispense IX-X, dicembre 1869 – gennaio 1870, pp. 404-416; ad l’Abate Lazzaro Spallanzani alla redazione dei Viaggi alle due Sicilie e in alcune parti vocem in Dizionario dei siciliani…, 1939, p. 276; ad vocem, in Allgemeines Lexikon der dell’Appennino”. Da segnalare la Guida alla Città di Messina, anche questa pubblicata bildender Kunstler, a cura di U. Thieme - F. Becker XIX, F. Ullmann, Leipzig 1926, anonima nel 1826. Possessore di una pregiatissima collezione naturalistica e di pp. 357-358; ad vocem in Enciclopedia della Sicilia…, 2006, p. 511; Neoclassicismo e una ricca pinacoteca purtroppo dispersa. Cfr. ad vocem in Enciclopedia della Sicilia…, aspetti accademici. Disegnatori e incisori siciliani, a cura di D. Malignaggi, Università 2006, p. 466; V. Scarcella, Cenni biografici di mons. Gaetano Grano, estratto da “Il degli studi, Palermo 2004. Maurolico, Giornale del Gabinetto Letterario di Messina”, n.s., a. I, f. 7, Stamperia 105 La prima raccolta riporta in copertina Ricerche di Carmelo La Farina ordinate di Tommaso Capra, Messina 1842; G. Noto, Elogio del dotto prelato monsignore don in più lettere, mentre sul frontespizio appare la dicitura Intorno Le Belle Arti, e gli Gaetano Grano, Firenze, co’ tipi di G. Marenich, 1828; G. Oliva, Annali della città di Artisti fioriti in varie epoche in Messina – Ricerche di Carmelo La Farina ordinate in più Messina…, 1893, p. 240-243. lettere. Stampata a Messina nel 1835 dai torchi dei Fiumara, fu annunciata da Felice 103 Francesco Arrosto (Messina 2 luglio 1798 – marzo 1840), successe al Bisazza tra le pagine dello “Spettatore Zancleo” nella rubrica Rivista Letteraria padre Gioacchino alla cattedra di chimica della reale Accademia Carolina che gli (“Lo Spettatore Zancleo”, III, n. 25, 1 luglio 1835, p. 93), e fu recensita da molte fu tolta a seguito della sua partecipazione ai moti del 1837. Fu membro effettivo riviste dell’epoca. Una Seconda Parte fu raccolta da Gaetano La Corte Cailler della Società economica della valle di Messina che gli assegnò il premio “Paolo che la intitolò Intorno le Belle Arti, e gli artisti fioriti in varie epoche in Messina – Ricerche

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58 numero3 - maggio 2011 ordinate in più lettere, Parte II, Messina 1835-1845 che però non fu mai pubblicata. 108 Anastasio Cocco (Messina 29 agosto 1799 – 26 febbraio 1854) fu 106 Recensione di S. Betti, Intorno le Belle Arti, e gli artisti fioriti in varie epoche farmacologo e naturalista. Nel 1819, a vent’anni, fu ammesso all’Accademia in Messina; ricerche di Carmelo La Farina ordinate in più lettere – Messina 1835 dalla Peloritana dove lesse il suo primo discorso Sull’origine, progressi ed utilità della Stamperia Fiumara, in “Il Faro. Giornale di Scienze, Lettere ed Arti”, a. IV, t. botanica. Dal 1827 professore di Materia medica alla Reale Accademia Carolina, II, Messina 1836, pp. 98-99; pubblicato anche in C. La Farina, Intorno alle Belle appena elevata al rango di Università, professò la necessità di basare lo studio e Arti…, 2004, pp. 229-230; Recensione di G. Di Lorenzo, Intorno le Belle Arti, e gli l’applicazione delle scienze mediche sul metodo dell’osservazione, dell’analisi e artisti fioriti in varie epoche in Messina; ricerche di Carmelo La Farina ordinate in più lettere della sperimentazione. Dal 1851 fu segretario della Reale accademia Peloritana. – Messina 1835 dalla Stamperia Fiumara, in -8° di pag. 93, in “Giornale di scienze, Per la figura di Anastasio Cocco e per la bibliografia a lui relativa si veda ad vocem letteratura ed arti per la Sicilia”, a. XIII, vol. 50, t. II, aprile - maggio - giugno in Dizionario dei siciliani…, 1939, p. 127; ad vocem in Enciclopedia della Sicilia…, 1835, pp. 207-210. 2006, p. 287. 107 Gaetano La Corte Cailler (Messina 1 agosto 1874 – 26 gennaio 1933) 109 Giuseppe Arifò (Messina 1803-1842), scultore. Studiò a Roma presso inizia giovanissimo a collaborare con alcuni giornali locali, scrivendo di storia ed l’Accademia di S. Luca con il Tenerani insieme ad Antonio Gangeri, Giuseppe arte messinese e nel 1898 ottiene un impiego come copista presso la Cancelleria Prinzi e Saro Zagari. Le sue opere, menzionate tra gli altri anche da Gaetano La del Tribunale di Messina. Nel 1899 è nominato socio ordinario della Reale Corte Cailler (Il Museo Civico di Messina…, 1981, p. 173), sono ad oggi scomparse. Accademia Peloritana ed è socio fondatore e firmatario del primo Statuto sociale Per la biografia di Giuseppe Arifò e la bibliografia a lui relativa si veda ad della Società Messinese di Storia Patria. Nel 1901 viene immesso in servizio come vocem in Dizionario artistico dei siciliani. Scultura, a cura di L. Sarullo, Novecento, guardasala al Civico Museo Peloritano, allora ospitato nel soppresso monastero Palermo 1994, p. 10. di S. Gregorio, di cui compila una guida. Diviene direttore nel 1904. Nel 1902 il 110 Carlo Gemmellaro (Catania 4 novembre 1787 – 21 ottobre 1866) fu Municipio pubblica la Guida di Messina e dintorni del quale La Corte Cailler è uno medico chirurgo, zoologo, botanico e archeologo. Prese parte alla battaglia dei maggiori estensori. Strenuo ricercatore di documenti d’archivio riguardanti di Waterloo. Dal 1831 fu nominato professore di Storia Naturale prima e di la storia e la cultura artistica di Messina, dopo il terremoto del 1908, la famiglia Geologia e Mineralogia poi, all’Università di Catania. Noto soprattutto per i suoi si trasferisce a Palermo per pochi anni. Ritornato a Messina, il 2 giugno 1910 studi di vulcanologia, creò una fiorente scuola di geologi tra le fila dei membri ricostituisce, con i pochi amici sopravvissuti, la Società Messinese di Storia Patria. della catanese Accademia Gioenia. Per la figura di Carlo Gemmellaro e per la Ricopre numerosi ruoli: ispettore onorario comunale di Antichità e Belle Arti, bibliografia a lui relativa si veda ad vocem in Dizionario dei siciliani…, 1939, p. 243; R. componente della Commissione conservatrice dei monumenti, degli scavi ed Cristofolini, Carlo Gemmellaro, geologo e vulcanologo, in L’Accademia Gioenia. 180 anni oggetti di antichità ed arte della Provincia di Messina, ispettore bibliografico di cultura scientifica (1824-2004). Protagonisti, luoghi e vicende di un circolo di dotti, a cura onorario. Per G. La Corte Cailler si veda “Archivio Storico Messinese”, III di Mario Alberghina, Giuseppe Maimone Editore, Catania 2005, pp. 131-135. serie, XXXII, 41, Messina 1983, volume interamente dedicato alla sua figura, e 111 Salvatore Betti (Orciano di Pesaro 1792 – Roma 1882) fu professore di in particolare: G. Molonia, Gaetano La Corte Cailler: note biografiche, in “Archivio Storia dell’arte, Mitologia e Costumi presso l’Accademia Pontificia di San Luca Storico...”, pp. 17-27; G. La Corte Cailler, Il mio Diario, a cura di G. Molonia, 3 in cui subentrò a Guattani, nel 1830, nel ruolo di segretario perpetuo. Strenuo voll.., Messina 1998-2003; S. La Barbera, Dalla coinnosseurship alla nascita della difensore del classicismo, assunse posizioni palesemente antiromantiche nei suoi Storia dell’arte in Sicilia: il ruolo di Adolfo Venturi, Adolfo Venturi e la Storia dell’arte scritti tra le pagine del “Giornale Arcadico di Scienze, Lettere ed Arti” che diresse oggi, Atti del Convegno (Sapienza Università di Roma, 25-28 ottobre 2006) a cura dal 1819. Per la figura di Salvatore Betti e per la bibliografia a lui relativa si veda ad di M. D’Onofrio, Franco cosimo Editore, Modena 2008, pp. 309-328. vocem in D.B.I., vol. IX, Roma 1967, pp. 724-726; A. Cerutti Fusco, Gaspare Salvi

Nicoletta Di Bella Scritti d’arte di Carmelo La Farina (1786 - 1852)

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(1786 – 1849) Architetto e professore di architettura teorica nell’Accademia di San Luca e argomenti annunciati per le lettere XIX e XX, anch’esse mancanti. G. La Corte il dibattito architettonico del tempo, in La cultura architettonica nell’età della restaurazione, a Cailler, Intorno le Belle Arti, e …, p. 82 bis. La lettera inizialmente numerata dal cura di G. Ricci, G. D’Amia, Milano 2002, p. 281. La Farina come XVII e intitolata Si riconosce per opera di Luca Villamaci la statua 112 Lorenzo Maisano (S. Lucia del Mela (Me) 1791 – Messina 1847), di S. Vittorio Angelica fu pubblicata col numero XVIII tra le pagine del “Il Faro. medico, insegnò Medicina Pratica all’Università di Messina. Membro fondatore Giornale di Scienze, Lettere e Arti”, a. VI, t. IV, fasc. 15, Messina 1838. della Società Cuveriana di Parigi, fu anche socio ordinario della Commissione 116 Solo per le lettere XIII, XIV, XV e XVIII. La lettera XVI fu ritagliata Provinciale di Vaccinazione, socio ordinario prima e vicedirettore poi della Prima dal giornale. Classe di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali dell’Accademia Peloritana dei 117 La Corte Cailler aggiunge delle integrazioni, e riporta, oltre alle glosse di Pericolanti e socio corrispondente di quella di Scienze Mediche di Palermo, della La Farina, anche gli emendamenti apportati dall’Arenaprimo che aveva posseduto Gioenia di Catania e di quella degli Zelanti di Acireale. Per la figura di Lorenzo il manoscritto autografo dopo Grosso Cacopardo, cui era pervenuto dopo la Majsano si veda R. Lombardo, Biografia del fu Lorenzo Majsano, professore di Clinica morte dell’autore. Medica scritta da Raffaele Lombardo, professore di Fisiologia, Tip. di Commercio, 118 «In breve anderò a pubblicare la seconda parte delle mie lettere, che Messina 1847. non sono meno di altre dodici…», ancora «Io vado nel parere, completando la 113 Carmelo Allegra (Messina 1810 – 1880), sacerdote, insegnante di pubblicazione di circa altre 12 lettere, ristampate tutte in un volume con qualche francese. Fondatore del giornale “Scilla e Cariddi”, periodico di carattere politico. addizione alle prime…». Cfr. Lettera di Carmelo La Farina ad Agostino Gallo datata A causa della sua attività antiborbonica fu diffidato dalla Questura ed incarcerato 11 giugno 1835 e Lettera di Carmelo La Farina ad Agostino Gallo datata 20 agosto nel 1847. Durante la rivoluzione del 1848 diresse “L’aquila siciliana”, in seguito 1835, ms. della Biblioteca Comunale di Palermo, XIX sec., ai segni 2 QqG10 110. rinominata “Trinacria”. Sospeso dall’insegnamento al tempo della restaurazione 119 Francesco e Stefano Cardillo, Polidoro Caldara, Deodato Guinaccia, Gio. borbonica, scrisse Prose di vario genere (Messina 1846) e collaborò a numerose Paolo Funduli, Antonio Catalano, Francesco Laganà e Franco Bonajuto, Gio. testate. Per la figura di Carmelo Allegra e per la bibliografia a lui relativa si veda e Nicolino Van Houbracken, Filippo Tancredi, Dalliotta, Giannotto, Giovanni ad vocem in Dizionario dei siciliani…, 1939, pp. 28-29. Fulco, Antonello Resaliba, Animali del presepe, Gaspare Camarda, Salvatore 114 Diretta da Carmelo Allegra, fu pubblicata bimestralmente dal 1843 al Mittica, Ignazio Brugnani, Comandè, Antonino Bova, Mariano Menniti, Antonino 1846 per i tipi di Michelangelo Nobolo. Tra i collaboratori, oltre Carmelo La Barbalonga, Stefano Giordano, Gio. Battista Mazzolo, Onofrio Gabrieli, Filippo Farina, Giovanni Giamboj, Marino Zuccarello Patti, Remigio Bisignani, Leonardo Paladino, Domenico Campolo, Andrea Quagliata, Michele Maffei. Antonio Forleo, Saverio D’Amico, Nicolò Camarda, Giovanni Minà Morici, 120 Il periodico, di chiara connotazione nazionalistica e taglio Domenico Ragona Scinà, Antonio Fulci, Ercole Tedeschi Amato, Lodovico antimunicipalistico, di dichiarato intento politico letterario, foggiato sul modello Fulci Gordone, Andrea Di Gregorio, Silvestro La Farina, Antonio Minà La Grua, del “Giornale di Scienze Lettere e Arti” di Bertini e vicino ideologicamente alla Felice e Domenico Bisazza, Luigi Pellegrino, Giovan Battista Calapai, Riccardo “Antologia” del Gabinetto Vieusseux, fu pubblicato a partire dal 1831 per i tipi Mitchell, Lorenzo Maisano, Francesco Bertolami, Carlo Gemmellaro, Giuseppe d Giuseppe Fiumara. Nel 1836 il giornale sempre guidato dal La Farina, dovette De Spuches, il barone Pasquale Galluppi. G. Arenaprimo, La stampa periodica…, cambiare il suo titolo in “Il Faro” a causa delle polemiche politico-letterarie 1892-1893, pp. 84-85. sostenute contro il palermitano “Il Vapore” dei fratelli Linares, appoggiati dalla 115 La numerazione è fedele da XIII a XVI. La Corte Cailler ipotizza che la polizia. I compilatori, spinti da «l’amore per la bella patria» manifestarono, lettera XVII, da “Scilla Cariddi”, che non riuscì a reperire, possa non essere mai immediatamente dopo la sospensione, la volontà di riprendere le pubblicazioni esistita, o al più che potesse trattare di Giuseppe Camarda o di Letterio Paladino, con l’intento di «condurre al vero per mezzo del bello […] per svegliare gli spiriti

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60 numero3 - maggio 2011 divenuti ormai neghittosi per un sonno troppo lungo per causa del quale troppo 124 V.M. Amico, Dizionario topografico della Sicilia. Tradotto dal latino ed annotato à sofferto l’amor nostro nazionale» con l’obbiettivo di «portare nella ognor massa da Gioacchino Di Marzo, t. I, Tipografia di Pietro Morvillo, Palermo 1855, p. 119. crescente dell’umano sapere quell’unità che manca e senza della quale non avran Il dipinto è oggi conservato presso la parrocchia dei SS. Pietro e Paolo. pace gli animi, né i popoli vera quiete» (“L’Indagatore”, 1834, I, pp. 61-35). “Il 125 Per Andrea Quagliata (Messina 1594 – 2 giugno 1660), si veda ad vocem Faro” aveva in copertina una epigrafe (Felix quem faciunt alien pericola cautum) e in Dizionario artistico..., 1993, p. 431; ad vocem in Enciclopedia della Sicilia…, 2006, un verso (La verità nulla menzogna frodi). Dal 1839 il giornale riacquistò il nome p. 809. Per i dipinti citati cfr. G. La Corte Cailler, Sicilia monumentale. Alcune di “Spettatore Zancleo” e il proprio stampo prettamente politico e continuò le opere d’arte osservate in Taormina, in “Atti della R. Accademia Peloritana”, a. XVII, sue pubblicazioni settimanali in modo regolare fino al 1847. (S. La Barbera, 1902-1903, p. 92. La stampa periodica palermitana…, 2007, p. 87-121). Qualche sporadico numero 126 C. La Farina, Lettera III. Se il Pittor Gio: Paolo Fondoli Cremonese possa noverarsi di natura letteraria uscì con scarso successo, con contributi di autori minori. tra gli esteri, che in Messina fiorirono, in Intorno alle Belle Arti…, 1835, pp. 31-36. Cfr. G. Arenaprimo, La stampa periodica…, 1892-1893, pp. 158-160, 162-166; G. 127 Cfr. G. Biffi, Memorie per servire alla storia degli artisti cremonesi, ed. critica a Oliva, Annali della città di Messina…, 1893, estratto da “La Sicilia nel risorgimento cura di L. Bandera Gregori, in “Annali della Biblioteca Statale e Libreria Civica di italiano”, a. III, f. I, pp. 3-18. Cremona”, a. XXXIX, n. 2, Cremona 1989. 121 Pubblicato dal 5 ottobre 1833 all’aprile del 1840. Tra i principali 128 G. Grosso Cacopardo, Memorie de’ pittori messinesi…, 1821, pp. 88-89. corrispondenti i nomi dell’intellighenzia siciliana del periodo: oltre al citato 129 C. La Farina, Lettera II. Sull’anno di morte di Polidoro Caldara da Caravaggio, Grosso Cacopardo, Francesco Arrosto, Felice Bisazza, Antonio Catara Lettieri, in Intorno alle Belle Arti…, 1835, pp. 17-30. Anastasio Cocco, Agostino Gallo, Carlo Gemelli, Alojsio Juvara, Agatino Longo, 130 G. Vasari, Vite de’ più eccellenti pittori…, 1807-1811, t. 9, pp. 248 e sgg. Lorenzo Maisano, Raffaello Politi, Carmelo Prestigiovanni, Giovanni Saccano, 131 C. La Farina, Lettera II. Sull’anno di…, 1835, p. 21. Antonio Sarao, Domenico Ventimiglia, Lionardo Vigo. Dal maggio 1841 la 132 Vasari lo vuole nella chiesa Cattedrale, mentre Buonfiglio e Gallo nuova serie del giornale in cui La Farina figura tra i corrispondenti, fu edita per asseriscono che sia tumulato nella chiesa del Carmine. J.F. Hackert, G. Grano, i tipi di Tommaso Capra col titolo di “Il Maurolico. Giornale del Gabinetto Memorie de’ Pittori Messinesi, Messina 1792, p. 22; G. Grosso Cacopardo, Memorie Letterario di Messina”. Intitolato solo Giornale del Gabinetto Letterario di Messina de’ pittori messinesi…, 1821, rist anast. Bologna 1972, p. 47; C.D. Gallo, Annali della dal 1842 al 1 settembre 1874, quando fu chiuso per ordine del Governo. Cfr. G. Città di Messina…, vol. I, 1756, p. 98. Alle opere citate da Grosso Cacopardo, La Arenaprimo, La stampa periodica…, 1892-1893, pp. 166-169; G. Oliva, Annali Farina aggiunge al catalogo dell’artista lombardo due opere di piccole dimensioni, della città di Messina…, 1893, pp. 263, 270-271. che curiosamente comprendevano entrambe un piccolo autoritratto del pittore. Si 122 Relativamente alle attribuzioni ai pittori messinesi Francesco e Stefano tratta di un Martirio di S. Placido, che ricorda in casa del «fu Presidente Finocchiaro» Cardillo, nella prima lettera indirizzata ad Agostino Gallo, La Farina manifesta i e poi passato in collezione Geraci, già citato da G. Bertini (estratti di opere di autori sui dubbi precisando la propria appartenenza a quella schiera di «eletti, che non siciliani. Memorie de’ pittori Messinesi, ecc. Sei Lettere MSS. di Giuseppe Grosso Cacopardi. leggono a spento lume le altrui opinioni intorno alla cronologia degli artisti, Continuazione dell’Estratto, in “Giornale di Scienze, letteratura e Arti per la Sicilia”, elemento necessariissimo per la storia critica delle arti belle». Cfr. C. La Farina, a. I, t. IV, 1823, pp. 101-102) e una Deposizione dalla croce, nello studio dei fratelli Lettera I. Su i pittori Francesco e Stefano Cardillo da Messina, in Intorno alle Belle Giuseppe, Letterio e Pietro Subba, passata successivamente in mano al La Farina Arti…, 1835, p.3. stesso. Le attribuzioni sono accettate anche dalla critica successiva, cfr. G. Di 123 Cfr. C. La Farina, Lettera V. Si aggiunge Francesco Laganà…, 1835, Marzo, Delle Belle arti…, 1862, p. 231; T. Pugliatti, La pittura del Cinquecento…, pp. 43-46. 1993, p. 132. Infine segnala anche un S. Giacomo apostolo, perduto nel terremoto

Nicoletta Di Bella Scritti d’arte di Carmelo La Farina (1786 - 1852)

61 numero3 - maggio 2011 del 1693, per la chiesa dei Conventuali di Catania nella cappella dei Principi della tomi furono rubati e venduti come carata dopo il terremoto del 1783; cfr. C. La Torre (F. Cagliola, Almae siciliensis Provincaie Ordinis Minorum Canventualium S. Farina, Lettera II. Sull’anno di morte…, 1835, pp. 28-29, nota p. Francisci manifestationes novissimae, sex explorationibus camplexae, Venezia 1644, p. 73, 139 La tesi di La Farina fu accolta da Gioacchino Di Marzo (Delle Belle [ed. a cura di F. Rotolo, 73, [ed. a cura di F. Rotolo, Palermo, Officina di Studi arti in Sicilia…, 1862, pp. 233-237); tra gli studiosi moderni è accettata solo Medievali, 1984]). da Lanfranco Ravelli (Polidoro Caldara da Caravaggio, Bergamo 1978). Per la 133 Ci rimangono svariati disegni e schizzi oltre che una testimonianza bibliografia aggiornata su Polidoro da Caravaggio si vedano: P. Leone De diretta e particolareggiata scritto il 1 settembre1534 un libretto in versi da Castris, Polidoro da Caravaggio, l’opera completa, Electa Napoli, Napoli 2001; Colagiacomo d’Alibrando, e dedicato al nobile Pietro Ansalone committente del Polidoro, the way to Calvary, (Catalogo della Mostra 12 settembre - 7 dicembre dipinto; C. d’Alibrando, Il Triompho il qual fece Messina nella Intrata del Imperator 2003), National Gallery, London 2003; M. Marini, Polidoro Caldara da Caravaggio, Carlo V e Molte altre cose Degne di notizia…, Messina 1535, pubblicato anche in l’invidia e la fortuna, Marsilio, Venezia 2005; Polidoro da Caravaggio, a cura di D. C.D. Gallo 1758, t. II, libro VII, pp. 499-516; cfr. A. Marabottini, Polidoro da Cordellier, Musee du Louvre - Departement des arts graphiques, Milano, Caravaggio, Edizioni dell’Elefante, Roma 1969, pp. 176, 215, 333-334; P. Leone Paris 2007; C. Pidatella, Polidoro da Caravaggio, L’Eco di Bergamo - Museo de Castris, Polidoro da Caravaggio fra Napoli e Messina, Roma 1988-1989, pp. 130- Bernareggi, Bergamo 2009. 132. 140 C. La Farina, Lettera XI. Si producono alcuni dipinti…, 1835, pp. 81-83. 134 Tutte le notizie relative al dipinto si evincono dal libretto di Colagiacomo 141 Gaetano La Corte Cailler è concorde: «Non è possibile che Comandè, d’Alibrando, dedicato a Pietro Ansalone. Cfr. T. Pugliatti, La pittura del nato nel 1580, assistesse alla scuola di Paolo Veronese, morto nel 1588». Cfr. Cinquecento…, 1993, p. 121; P. Leone de Castris, Polidoro da Caravaggio…, le annotazioni autografe, ripubblicate in C. La Farina, Intorno alle Belle Arti…, 1988-1989, pp. 130-131. 2004, p. 130, n. 4. Già Susinno ne Le Vite de’ pittori messinesi (ms. 1742, ed a cura 135 Per l’opera, Marabottini (Polidoro…, 1969) ipotizza il nome di Stefano di V. Martinelli, Firenze 1960, pp. 121-125) e Mongitore nelle Memorie dei pittori, Giordano. Pugliatti considera l’ipotesi attributiva al Guinaccia «improponibile scultori, architetti e artefici in cera siciliani (1740 ca., ed. a cura di E. Natoli, Palermo per ragioni cronologiche» (La pittura del Cinquecento…, 1993, p. 124). 1977, p. 100), datano la nascita dell’artista al 1558. 136 In ambito isolano solo G. Di Marzo (Delle Belle arti in Sicilia…, 1862, 142 Filippo Tancredi (Messina 1655 – 1722). Per la sua figura e la p. 235) concorda con La Farina nel correggere la data di morte proposta da bibliografia a lui relativa si veda, G. Guttilla, Filippo Tancredi, in “Quaderni Vasari, anticipandola al ’34. dell’ “A.F.R.A.S.”, n. 3, Palermo 1974; ad vocem in Dizionario artistico..., 1993, 137 E. Mauceri, Polidoro da Caravaggio a Messina, in “Sicilia”, 1928, gennaio, pp. 518-519; M. Guttilla, Pittura e incisione nel Settecento, in Storia della Sicilia, pp. 3-5. È stato suggerito (T. Pugliatti, La pittura del Cinquecento…, 1993, pp. 2, Roma 1999, pp. 290-297; Ead., Gli studi pioneristici di Maria Accascina sulla 123-125) che dato l’alto numero di richieste, l’esecuzione della pala dell’Alto pittura del Settecento. Sviluppi, conferme e piccole novità, in Storia, critica e tutela dell’arte fosse stata rimandata, ipotesi confortata dalla presenza nello stesso gruppo di nel Novecento. Un’esperienza siciliana a confronto con il dibattito nazionale, Atti del schizzi e di studi sia del gruppo di angeli avvinghiato al tempietto dell’Adorazione Convegno Internazionale di Studi in onore di Maria Accascina (Palermo – dei Pastori che di apparati per i “Trionfi” per Carlov . Cfr. Disegno conservato al Erice 14-17 giugno 2006), a cura di M.C. Di Natale, Salvatore Sciascia Editore, Kupferstichkabinett, Staatliche Museen di Berlino, inv. K.d.Z. 26458, 79.D.34; Caltanissetta 2007, pp. 300-315 e in part. 309; ad vocem in Enciclopedia della cfr. A. Marabottini, Polidoro…, 1969, pp. 176, 215, 333-334. Sicilia…, 2006, p. 946; Ead., Cantieri decorativi a Palermo dal tardo Barocco alle soglie 138 Lo stesso La Farina precisa che i libri del Banco iniziano dal 1837, del Neoclassicismo, in Il Settecento e il suo doppio, Rococò e Neoclassicismo, stili e tendenze sebbene Gallo negli Annali li dati a partire dal 1586. Ci informa che molti dei europee nella Sicilia dei viceré, atti del convegno internazionale di studi (Palermo

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62 numero3 - maggio 2011

10-12 novembre 2005), a cura di M. Guttilla, Kalòs, Palermo 2008, pp. 177-207 del dipintore. Il quale così innanzi si mostra in quell’opera, per singolar progresso e in part. 185. dell’arte nel comporre con grande sviluppo le figure, nel disegnare e colorire 143 J.F. Hackert, G. Grano, Memorie de’…, 1792, p. 64; G. Grosso Cacopardo, con somma energia e con profonda scienza, e nel trattar con molta abilità la Memorie de’ pittori messinesi…, 1821, p. 207. prospettiva, ch’è degno di appartener veramente alla scuola del cinquecento; e 144 C. La Farina, Lettera VI. Si purga di talune…, 1835, pp. 47-56. forse fiorì al di là dell’epoca, che il Gallo stabilì per lui nel cadere del decimo 145 C. La Farina, Si fissa l’anno del ritorno in patria del famoso dipintore Antonino quinto secolo». La segnalazione è ripresa successivamente da Brunelli che però Barbalonga da Messina. Al Valoroso Artista Tommaso Aloisio, in Intorno alle Belle Arti…, non concorda con Di Marzo in merito all’ipotetica datazione. Lo studioso 1835, pp. 84-90. riscontra i modi del Giuffrè nello stile dell’artista che nel dipinto raffigurante la 146 Alojsio Juvara rispose a La Farina con una lettera intitolata Intorno a taluni Visitazione «pose e non pose la sua firma. Non scrisse il nome ma in un angolo dipinti di Antonino Barbalonga, pubblicata nel 1837 ne “Il Faro. Giornale di Scienze, pose un cardellino…» sulla base del raffronto con un dipinto di analogo soggetto Lettere ed Arti”, a. V, v. III, n. 13, pp. 69-76; la lettera è ripubblicata in Appendice, realizzato per la chiesa del Varò a Taormina (E. Brunelli, Note antonelliane, in II – Belle Arti, in G. La Farina, Intorno alle Belle Arti…, 2004, pp. 221-229. “L’Arte”, 1908, pp. 300-304 e in part. 300-301; cfr. ad vocem Cardillo in Allgemeines 147 Datata “Messina, 9 dicembre 1833”, cfr. C. La Farina, Lettera I. Su i Lexikon der bildender Kunstler, a curadi U. Thieme – F. Becker, V, F. Ullmann, pittori..., 1835, pp. 3-16. Leipzig 1911, p. 585, E. Brunelli, Antonino Giuffrè, il vecchio Cardillo, Alfonso Franco, 148 Ibid., p. 3. in «Giornale di Sicilia», 21 maggio 1931, p. 3). Per le ipotesi sulla figura di un 149 J.F. Hackert, G. Grano, Memorie de’…, 1792, p. 19. ‘maestro Cardillo’ si vedano anche G. Columba, Terremoto di Messina. Opere d’arte 150 P. Samperi, Messana S.P.Q.R. Rerumq. Decreto Nobilis Exemplaris et Regni recuperate dalle R. Soprintendenze dei Monumenti, dei Musei e delle Gallerie di Palermo, Siciliae Caput Duodecim titulis illustrata. Opus posthumum r. p. Placidi Samperii Messanensis Stabilimento tipografico Virzì, Palermo 1915, p. 42, che riferisce l’attribuzione Societatis Jesu in duo volumina distributum…, 2 voll. Messina 1742, p. 614, n. 267; Id., di Carmelo La Farina; E. Mauceri, Dipinti inediti dei sec. XV e XVI nel Museo Iconologia della gloriosa…,1644 ed. cons. rist. anast. in 2 voll. con introduzioni di G. Nazionale di Messina, in “Bollettino d’Arte”, a. XIII, ff. 5-6-7-8, maggio-agosto Lipari, E. Pispisa, G. Molonia, Messina 1990, p. 601. 1919, pp. 77-79; Id., Il Museo Nazionale di Messina, La Libreria dello Stato, Roma 151 G. Buonfiglio e Costanzo, Messina, Città Nobilissima…, 1985, 18r. 1929, p. 39; S. Bottari, Ricerche intorno agli Antonelliani, in “Bollettino d’Arte”, s. 152 C. D. Gallo, Annali della Città di Messina …, vol. III, Messina 1804, pp. II, a. X, f. VII, gennaio 1931 (a. IX), pp. 291-316 e in part. 315-316, nota 24; Id., 107, nota 21, 183. Introduzione, in F. Hackert-G, Grano, Memorie di Pittori Messinesi, Stamperia Reale, 153 F. Susinno, Le Vite…, 1960, p. 168. Napoli 1792, ed. con introduzione, note e appendice bibliografica a cura di S. 154 C. La Farina, Lettera I. Su i pittori..., 1835, p. 4. La Farina aveva già Bottari, in “Archivio Storico Messinese”, n.s., a. XXVIII-XXXV, 1934, p. 19. accennato ai dipinti dell’Alto in Notizie di alcuni Pittori Messinesi, in “Il fa per 156 La critica più recente è concorde nel ritenere che il dipinto non possa tutti …”, p. 127 essere assegnato a Francesco. Cfr. Cardillo, ad vocem in D.B.I., 19, Roma 1976, pp. 155 G. Grosso Cacopardo, Memorie de’ pittori messinesi…, 1821, pp. 26, 64, 770-772; ad vocem in Dizionario artistico..., 1993, pp. 74-75; ad vocem in Enciclopedia ascrive a «un Cardillo da Messina» fiorito «verso gli ultimi del 1400» i due dipinti. della Sicilia…, 2006, p. 228. Anche G. La Farina (Messina e i suoi…, 1840, pp. 57-58) concorda con questa 157 G. Rosini, Storia della pittura italiana esposta coi monumenti, Pisa 1845, vol. v, ipotesi. Gallo è citato anche da Di Marzo (Delle Belle arti in Sicilia…, 1862, p. 171) p. 43; T. Pugliatti, La pittura del Cinquecento…, 1993, pp. 168-170. che ricorda i due dipinti e in merito alla Visitazione precisa, che «in un angolo si 158 Frazione di Gualtieri Sicaminò (Me). Per i Cardillo si veda, ad vocem in scorge con tutta leggiadria dipinto un cardellino, siccome emblema del cognome D.B.I., XIX, Roma 1976, pp.780-782.

Nicoletta Di Bella Scritti d’arte di Carmelo La Farina (1786 - 1852)

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159 C.D. Gallo, Apparato agli Annali…, 1755, p. 183. saranno ulteriormente indagati metodologicamente nello scritto degli ultimi anni 160 G. Grosso Cacopardo, Memorie de’ pittori messinesi…, 1821, p. 64; F. dedicato al pittore anversate Guglielmo Borremans (Guglielmo Borremans di Anversa, Susinno, Le Vite…, 1960, p. 168; C. D. Gallo, Annali della Città di Messina…, vol. pittore fiammingo in Sicilia nel secolo XVIII (1715-1744), Virzì, Palermo 1912). III, 1804, p. 183; C. La Farina, Lettera I. Su i pittori…, 1835, p. 13 164 G. Grosso Cacopardo, Guida per la città di Messina…, 1826, rist. anast. 161 G. Grosso Cacopardo, Memorie de’ pittori messinesi…, 1821, p. 64; F. Bologna 1989, p. 120. Susinno, Le Vite…, 1960, p. 168; C. D. Gallo, Annali della Città di Messina…, vol. 165 G. Bertini, Saggio sulle Memorie de’ Pittori Messinesi, ed Esteri, che in Messina III, 1804, p. 183; C. La Farina, Lettera I. Su i pittori…, 1835, p. 13. fiorirono: Messina 1821, n. 8 Fasc. I e II, in “L’Iride. Giornale di Scienze, Lettere ed 162 Questo dipinto era citato da Grosso Cacopardo come opera del solo arti per la Sicilia”, a. I, t. II, Palermo 1822, pp. 100-118 e in part. Parte II. Estratti Stefano. Riporta Samperi che la definisce «opera a meraviglia bella» P. Samperi, di autori siciliani…, in “Giornale di Scienze, Letteratura ed Arti per la Sicilia”, a. I, Iconologia della gloriosa Vergine…, 1644. Cfr. la rist. anast. in 2 voll. con introduzioni t. IV, 1823, p. 87. di G. Lipari, E. Pispisa, G. Molonia, Messina 1990, p. 601. Cfr. Memorie de’ pittori 166 C. La Farina, Lettera I. Su i pittori..., 1835, p. 9. messinesi…, 1821, pp. 102-103. 167 Nel volume posseduto da La Corte Cailler, appartenuto a Grosso 163 G. Grosso Cacopardo, Guida per la città di Messina scritta dall’Autore delle Cacopardo prima e all’Arenaprimo poi, è presente una postilla apposta nel 1903 Memorie de’ pittori Messinesi, Siracusa (Messina) 1826, rist. anast. Bologna 1989, p. ricopiata dagli originali autografi di La Farina, in cui si precisa che «Il quadro della 29. Giuseppe La Farina cita il documento parzialmente pubblicato dal padre (C. Madonna di Monserrato, nella cappella del “venne sotto i nostri La Farina, Lettera I. Su i pittori..., 1835, p. 14) ribadendo che «questa pittura dava occhi, da chi lo aveva in serbo, audacemente trafugato”». Cfr. Premessa, in C. La il Gallo al Rubens, ed il Grosso a Francesco Cardillo; ma non è d’attribuirsi né Farina, Intorno alle Belle Arti…, 2004, p. 50, nota 20. all’uno né all’altro. Nel catalogo de’ confrati, che ha cominciamento col 1588, 168 G. Grosso Cacopardo, Belle Arti. Continuazione delle Lettere sulla pittura sta scritto “Agostino Massena genovese entrò li 11 marzo 1629; regalò l’egregio dell’Autore delle Memorie dei Pittori Messinesi. Lettera III, “Maurolico. Foglio periodico”, quadro, che si conserva nel nostro Oratorio di quando il P. S. Francesco si gettò s. I, n. 6 (Messina 9 novembre 1833), pp. 42-43; cfr. G. Grosso Cacopardo, nudo tra le spine: opera di eccellente pittore fatta venire dal medesimo dalle Opere…, 1994, pp. 30-31. Fiandre. Il prezzo è costato duecento scudi di nostra moneta.” Or dunque è a 169 Queste ultime due opere, insieme alla tela con la Madonna col Bambino, dirsi che al Cardillo non partiene, né tantomeno al Rubens, il quale nel 1629 era Sant’Anna e Santa Venera della chiesa madre di Novara di Sicilia, firmata Ego “ già da un decennio passato da questa vita», Messina ed i suoi monumenti, Messina feci” entro un piccolo cartiglio portato dal solito cardellino, datato 1607 e dunque 1840, p. 71; parimenti Salvatore Lanza descrive il dipinto informando che «si probabilmente sua ultima opera, sono le uniche sopravvissute. Dal Registro dei attribuisce a Rubens o a Francesco Cardillo, ma pare non possa essere né dell’uno Morti della chiesa del convento di S. Girolamo dei Domenicani di Messina, al né dell’altro, avuto riguardo all’anno in cui fu eseguito», cfr. Guida del viaggiatore foglio 194, si evince che Francesco Cardillo morì il 29 ottobre 1607, come lo in Sicilia, Palermo 1859, p. 134. In questi anni l’attenzione alla penetrazione della stesso La Farina informa. Cfr. G. Borghese, Condizioni di Novara sotto l’aspetto cultura fiamminga in Sicilia si ha anche da parte di Gioacchino Di Marzo che ne della civiltà e dell’arte, in “Archivio Storico Messinese”, 1905, a. VI, ff. III-IV, pp. La Pittura in Palermo nel Rinascimento, del 1899, segnala alcuni esempi di opere ed 223-262; Id., Novara di Sicilia e le sue opere d’arte (da documenti inediti), in “Archivio artisti provenienti dalle Fiandre evidenziandone il forte impatto in ambito locale. Storico Messinese”, 1906, a. VII, ff. III-IV, pp. 223-262; Cardillo, ad vocem in D.B.I., Questi studi saranno approfonditi dallo studioso anche nel saggio intitolato Di XIX, Roma 1976, pp.780-782, osserva che Sia la Pietà che la Madonna e Santi di e dei suoi congiunti (in Documenti per servire alla Storia di Sicilia, Novara rivelano l’adesione a modi manieristico-controriformati e una spiccata pubblicati a cura della Società Siciliana per la Storia Patria, s. IV, v. IX, Palermo 1903 e attenzione verso effetti naturalistici e cromatici vicini ai modi di Antonio Catalano

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64 numero3 - maggio 2011 l’Antico, discordando in modo piuttosto evidente dalle espressioni della Madonna periodica…, 1892-1893, p. 147, nota 1; Id., Almanacchi e Strenne di altri tempi, in di Soccorso, in cui evidenti caratteri polidoreschi spiccano nel registro inferiore, “Eros. Rivista artistica letteraria”, I, 1900, f. I, pp. 9-12. specie nella figura del demone; P. Leone de Castris, Polidoro da Caravaggio…, 174 L’opera era stata riferita in precedenza alla “scuola di Polidoro”, o più 1988-1989, p. 178, 184; T. Pugliatti, La pittura del Cinquecento…, 1993, pp. 169-170. genericamente definita “di stile raffaellesco”. Cfr. C.D. Gallo, Apparato agli 170 Cfr. Cardillo Francesco, ad vocem in Dizionario artistico..., 1993, pp. 74-75; ad Annali…, 1755, p. 172; G. Grosso Cacopardo, Guida per la città di Messina…, vocem in Enciclopedia della Sicilia…, 2006, p. 228. 1826, p. 2; Id., Guida per la…, 1841, p. 2. 171 Reg. dei Matrimoni, fol. 41, retro, num. 173. Pubblica anche notizie 175 C. La Farina, Lettera VII. Si adducono varie notizie..., 1835, pp. 60-61. riguardo ai fratelli di Stefano, figli di Francesco, formatosi alla scuola di Antonello L’attribuzione è accettata con qualche riserva da G. La Farina (Messina e i suoi…, Rizzo, del quale sposò la figlia Giovannella da cui ebbe quattro figli: Stefano (21 1840, pp. 38-39), e successivamente da G. Di Marzo (Delle Belle arti in Sicilia…, febbraio 1595), Vincenzio (29 agosto 1596) morto a soli ventotto anni, Flavia (30 1862, p. 309), s.a., Messina e dintorni, guida a cura del Municipio, Prem. stab. G. novembre 1600), Anna Maria (5 febbraio 1603). Cfr. Reg. dei Morti, fol. 33, num. Crupi, Messina 1902) e A. Salinas e G.M. Columba (Terremoto di Messina (28 910; Reg. dei Matrimoni, della Parrocchiale Chiesa di S. Nicolò dell’Arcivescovado dicembre 1908). Opere d’arte recuperate dalle RR. Soprintendenze dei Monumenti, dei Musei del 1593, fol. 98, retro; Morto il 6 gennaio 1625, Reg. dei Morti, fol. 6, num. e delle Gallerie di Palermo, Palermo 1915, p. 25), che lo dicono «recuperato nel 144; Reg. dei Natali, della Parrocchiale Chiesa di S. Nicolò dell’Arcivescovado museo», sebbene non figuri tra le opere esistenti. Cfr. T. Pugliatti, La pittura del sotto i giorni indicati. G. Molonia fa notare che C.D. Gallo, erroneamente segnala Cinquecento…, 1993, p. 332, nota 8. Stefano come l’ultimo dei figli e non il primo quale è effettivamente Annali( della 176 Id., Notizie di alcuni Pittori Messinesi, in “Il fa per tutti…”, 1812, p. 125. Città di Messina…, t. III, Messina 1803, p. 107, nota 21). 177 Si ricordano tra le altre: C. La Farina, Elogio funebre per Sua maestà Ferdinando 172 Nel 1812 riporta notizie relative a Pietro Oliva, Polidoro, Guinaccia, I Borbone, Re del Regno delle Due Sicilie, nella straordinaria tornata della reale Accademia Mariano e Antonio Riccio (C. La Farina, Notizie di alcuni Pittori Messinesi, in “Il de’ Pericolanti del dì 8. Febbraio 1825. Letto dal Socio Carmelo La Farina Dottore in ambe fa per tutti o sia Calendario, e notizie per l’anno bisestile 1812”, pp. 121-127) le leggi, professore di matematica nella reale Accademia Carolina, deputato, ed esaminatore e segnala notizie Su un antico sarcofago esistente a Messina (in “Il fa per tutti o sia geometra per l’equazione de’ pesi, e delle misure, prefetto del pub. Museo, ed Accademico del Calendario, e notizie per l’anno 1812”, pp. 41-43). In nota menziona anche un Buon Gusto, Giuseppe Fiumara, Messina 1825; Id., Inno da cantarsi nel Real Teatro breve saggio sulla famiglia degli «Antonii» in riferimento alle Memorie degli artisti della Munizione della Città di Messina la sera de’ 29 luglio 1828 nella sempre lieta occasione di messinesi di Grosso Cacopardo, «dottissimo anonimo concittadino», pubblicate essere ornato dall’Eccellentissimo Signore Marchese della Favara, brigadiere de’ reali Eserciti, l’anno precedente in un articolo intitolato “Strenna Galante dell’Animoso Gentiluomo di Camera con esercizio, Cavaliere degl’insigni Reali Ordini di S. Gennaro, e di Accademico Peloritano», cfr. C. La Farina, Notizie di alcuni Pittori Messinesi, in S. Ferdinando, e del Merito, cavaliere di 1.ma Classe dell’ordine Imper. Austriaco della Corona “Il fa per tutti o sia…”, pp. 121, nota 1. Nel 1813 riferisce di G. S. Comandè, di Ferro, Cavaliere di Giustizia del Real Ordine Militare di S. Stefano P. e M. Consigliere A. Catalano, A. Rodriguez (C. La Farina, Continuazione delle notizie su alcuni Pittori di Stato Ministro Luogotenente Generale di S. M. (D. G.) in questa parte de’ Reali Dominj Messinesi, in “Il fa per tutti o sia…”, 1812, pp. 139-144); nel 1814 cita M. Minniti, ec. ec. ec. Parole di Carmelo La Farina, Antonino d’Amico arena, Messina 1828; Id., A. Socino, F. Giannitti, D. Marolì, A. Quagliata (C. La Farina, Continuazione delle Pell’assunzione alla Sacra porpora di D. Francesco di Paola Villadicani, Cardinale del titolo notizie su alcuni Pittori Messinesi, “Il fa per tutti o sia …”, 1814, pp. XX-XXIV). di S. Alessio, Arcivescovo di Messina ec.ec., Discorso pronunziato nella Reale Accademia 173 “Il fa per tutti o sia Calendario, e notizie per l’anno bisestile 1812” (1813, Peloritana il dì 12 ottobre 1843 dal suo Segretario Generale Professore Carmelo La Farina 1814, 1815, 1816, 1817, 1818, 1819, 1820, 1821, 1822) fu pubblicato dal 1812 giudice di tribunale civile, Stamperia di G. Fiumara, Messina 1843; Id., Cenni biografici per dieci anni, dai torchi di Giovanni del Nobolo. Cfr. G. Arenaprimo, La stampa dell’eminentissimo principe D. Francesco di Paola Villadicani, patrizio messinese dei principi

Nicoletta Di Bella Scritti d’arte di Carmelo La Farina (1786 - 1852)

65 numero3 - maggio 2011 di Mola, dei marchesi di Condagusta, dei baroni Lando, Pirago, e Cartolano, Cardinale Presbitero si S. R. C., del titolo di S. Alessio, già Vescovo di Ortosia, Arcivescovo di Messina, Conte di Regalbuto, Barone di Bolo, Signore di Alcara, ec. ec. ec., per Carmelo La Farina, Giudice di Gran Corte Criminale, Professore di Geometria e Trigonometria nell’Università Messinese, prefetto del Pubblico Museo, Membro effettivo del VII Congresso degli Scienziati Italiani, Membro dell’istituto di corrispondenza Archeologica di Roma, della Società libera di emulazione di Roano, e dell’Etrusca della Valdarnese di Montevarchi, degl’Incamminati di Modigliana, degli Entoleti di S. Miniato, dell’Accademia di Scienze e Lettere di Palermo, degli Zelanti di Aci-Reale, della Civetta di Trapani, della Lilibetana di Marsala, dell’Accademia Cosentina, della Florimontana di Monteleone, Membro della Società Economica della Provincia di Messina, e di quella della Calabria Ulteriore Seconda, segretario Generale della Reale Accademia Peloritana, Stamperia di Tommaso Capra, Messina 1846. 178 C. La Farina, Congettura del prof. C. La Farina…, Marzo 1836, p. 165- 168. Cfr. F. Bisazza, Archeologia. Congettura del professore Carmelo La Farina, sul sito dell’antico Nauloco. Messina (estratto dal Faro, fascicolo III, Marzo 1836) 8. Di pag. 6, in “Il Faro che siegue lo Spettatore Zancleo. Giornale di Scienze Lettere e Arti”, a. IV, vol. II, f. 9, Settembre 1836, pp. 190-191. 179 C. La Farina, Congettura del prof. C. La Farina sul sito dell’antico Nauloco, estratto dal “Il Faro che siegue lo Spettatore Zancleo. Giornale di Scienze Lettere e Arti”, a. IV, vol. I, f. 4, Aprile 1836, p. 253-260. 180 C. La Farina, Statistica della Città di Messina, in “Lo Spettatore Zancleo”, a. II, n. 22, Messina 28 Maggio 1834, p. 176; ivi, a. II, n. 22, Messina 3 Giugno 1835, p. 173-175; Id., Statistica della Città di Messina in “Il Faro. Giornale di Scienze Lettere e Arti”, a. IV, vol. I, Messina 1836, p. 311- 314; ivi, a. V, vol. III, “da Gennaro a Giugno”, Messina 1837, pp. 81-85. 181 C. La Farina, Statistica della Città di Messina, in “Giornale degli Atti per l’Intendenza del Valle di Messina”, a. 1835, f. III, pp. 62-63. Edito dal 3 maggio 1818, giorno dell’insediamento nel palazzo municipale del Barone di Mandrascate, Intendente del Vallo di Messina, il periodico fu pubblicato con regolarità, inizialmente ogni decade, poi dal 1822 divenne mensile e nel ’37 se ne pubblicò un solo numero di appena 8 pagine, a causa della epidemia di colera che aveva colpito la città. Dal numero 4 del 1838 mutò il suo nome in “Giornale dell’Intendenza della Provincia di Messina e le pubblicazioni durarono fino al 1859. G. Molonia, La stampa periodica…, 2004, p. 68.

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Il Museo negli scritti di Giulio carlo argan di Marcella Marrocco

delle arti fondato sulla prospettiva, e di un valore metaforico dell’immagine urbana, Argan assegnerà un ruolo centrale proprio ai musei, che come luogo di incontro tra istanze I musei, il loro allestimento, la loro funzione sociale sono og- storiche e istanze estetiche; ma anche dell’autenticità dell’opera, getto di studio e di interesse da parte di Giulio Carlo Argan sin dai si pongono a suo parere come spazio didattico privilegiato in primi anni della sua attività di critico e di funzionario delle Belle cui il cittadino ha la possibilità di educarsi all’esercizio del Arti, impegnato, sotto il ministero Bottai, nella tutela del patri- giudizio di valore che, come sottolinea lo studioso, è atto monio artistico1, ma avranno un ruolo centrale anche negli anni critico, esercizio di libere scelte, in ultima analisi “atto politico”. più maturi della sua riflessione critica, quando l’attività di studio- Musei scuola certo, ma anche nuova scena urbana, nuova piazza, so prima, e di politico poi, lo porterà ad occuparsi della città Ge- luogo di incontro e di scambio culturale, metafora dei valori della sammtkunstwerk come oggetto estetico e come soggetto politico. società, nuovo “centro” capace di esercitare sulla città e sulla civitas Nella definizione della sua imago urbis, di un’estetica urbana che un forte potere seduttivo, assumendo all’interno dello spazio ha i suoi assi portanti nell’identificazione tra storia dell’arte e urbano il ruolo un tempo svolto dal tempio, dalla cattedrale, dal storia della città, nel riconoscimento di un “sistema urbano” palazzo comunale.

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Già nel 1938, in occasione di una recensione sul nuovo ordinamento che le varie penalizzazioni cui l’opera è sottoposta all’interno dei della Galleria e del Museo della Ceramica di Pesaro, Argan individua musei, soprattutto l’allontanamento dal luogo per essa pensato e nella funzione educativa il fine principale del museo, osservando che immaginato dall’artista, con la conseguente perdita della funzione l’allestimento museografico, mai mero intervento tecnico, si configura sociale originaria, sono una sorta di male necessario in nome della come frutto di giudizio di valore, di salvaguardia e della tutela. atto critico. Il museo è il luogo in Sin da questa prima fase della cui l’opera viene ricondotta al suo sua attività di critico e di storico originale valore e torna ad essere dell’arte Argan dunque riconosce testimonianza storica «dei rapporti ai musei il ruolo fondamentale di che possono e devono esserci tra luoghi promotori di cultura, in l’arte del passato e l’odierna»2. quanto «luogo di ricerca scientifica Alla base delle sue considerazioni e di attività didattiche organizzate»6, museografiche espresse tra gli anni luogo di educazione collettiva7 Trenta e Cinquanta3 è dunque la e centro nevralgico della città ferma convinzione della funzione moderna, terreno di incontro tra pedagogica del museo, concepito l’arte e la civitas, luogo di crescita Parigi, Louvre, veduta esterna. non solo come luogo in cui si culturale e civile, naturalmente conservano le opere, ma nel quale soprattutto lo storico, secondo il deputato alla formazione di tutti coloro che, a vari livelli, si occupano suo metodo4, mette in atto giudizi critici, opera una selezione, che è della progettazione della città. atto critico, non di manufatti ma appunto di valori. Alla base di quest’idea del museo come scuola8, certamente derivata Pur riconoscendo validità teorica all’analisi di Benjamin5, Argan dal pensiero di Read9 e da suggestioni che rimandano ad una lettura si discosta dalle conclusioni del filosofo tedesco, evidenziando dell’opera di Dewey, Art as experience, tra gli anni Quaranta e Cinquanta,

Marcella Marrocco Il Museo negli scritti di Giulio Carlo Argan

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c’è il riconoscimento della Il museo allora non può più essere concepito come luogo della validità di un’educazione contemplazione estatica, ma come organismo vivo, vitale, attivo, basata sull’esperienza capace di coinvolgere il visitatore, di farlo diventare attore, non diretta dell’opera d’arte, più solo spettatore, di un processo comunicativo; esso diviene lo ovvero sul ripercorrere spazio della presa di coscienza e della memoria dei valori sui quali si in maniera attiva la storia riconosce una determinata civiltà e all’interno del quale il cittadino dell’esperienza estetica10. può ancora cercare la propria identità politica e culturale. Spazio L’arte in tal modo si essenziale all’interno della città contemporanea, contribuisce al configura come foriera di costituirsi della polis, può influenzarne le scelte etiche e le strategie un processo educativo di di sviluppo13. Esiste però un divario profondo tra la funzione che tipo formale ed estetico i musei sono chiamati ad assolvere e lo stato dei musei italiani. che, non più passivo ma Nell’esercizio basato sull’esperienza, è del suo ruolo di il solo che possa portare Ispettore centrale, l’uomo, e il cittadino, ad una Argan ne denun- matura consapevolezza del cia la crisi, la Intervista sulla fabbrica dell’arte proprio agire nello spazio loro incapacità di Giulio Carlo Argan, a cura di T. Trini, Laterza, Bari 1980. e nel tempo, quindi del di portare avanti proprio agire storico11. Da il compito edu- qui la funzione sociale dell’arte e del museo, sottolinea Argan, e la cativo e la funzione consapevolezza che si possa non solo «educare attraverso l’arte» ma socio-politica cui Roma, Centrale Montemartini, veduta esterna. anche – e qui la differenza con Read – «educare all’arte»12. sono chiamati.

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Una delle cause Da qui la necessità, accanto alle sale espositive, di laboratori per la è da rintracciarsi, ricerca e il restauro, biblioteche, fototeche, sale di consultazione e secondo il critico, di studio, ovvero di tutte quelle strutture indispensabili allo studio nella stessa natura dell’opera come complesso documento storico. Poiché la ricerca delle istituzioni storica è per definizione continuamente in fieri, anche le strutture museali italiane, museali dovranno allora essere pronte ad accogliere, attraverso spesso ospitate un’organizzazione funzionale e variabile degli spazi, i risultati in edifici storici dell’attività scientifica, mettere in atto un’esposizione flessibile, all’interno dei da modificare ed aggiornare coerentemente con gli sviluppi della quali ragioni con- ricerca16. Rovereto, MART, ingresso. servative e di sal- In occasione della II Conferenza generale dell’International Council vaguardia finiscono per limitare fortemente la flessibilità dello of Museums, tenutasi a Londra dal 17 al 22 luglio 1950, Argan spazio interno e la sua strutturazione funzionale14. afferma con Già alla fine degli anni Quaranta, in un documento dal titolo I forza questo Musei d’arte moderna e il loro moderno ordinamento15, rimasto inedito e concetto: «È recentemente pubblicato in un saggio di Valentina Russo, Argan certo che il insiste sulla necessità di costruire nuovi musei come atto necessario alla carattere mo- valorizzazione delle opere, non più per la loro salvaguardia e tutela ma n u m e n t a l e come riconoscimento critico della capacità che le opere stesse hanno dell’edificio di farsi foriere di valori ancora attuali e moderni, della loro capacità di rappresenta collocarsi, anche spazialmente e temporalmente, all’interno di strutture sempre un Palermo, Galleria Regionale della Sicilia, Palazzo Abatellis, moderne, realizzate secondo codici comunicativi contemporanei. impedimento cortile interno.eduta esterna.

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71 numero 3 - Maggio 2011 allo sviluppo di un museo secondo un razionale programma dei curatori, la scientifico e museografico. È perciò necessario stabilire i limiti conservazione entro i quali la simbiosi di un monumento e museo deve essere dell’integrità del accettata come un’esigenza o un mezzo per la protezione del documento»)18, patrimonio artistico, e al di là dei quali deve essere respinta e quelli le cui come un’assurda mortificazione dell’attuale coscienza dei valori collezioni sono artistici. In altri termini si tratta di distinguere i casi in cui l’unità di ab antiquo legate monumento e museo, nelle sue varie gradazioni, costituisce un vero ad un edificio e proprio documento storico, e i casi in cui è affatto occasionale monumentale, o ricercata artificiosamente in forza del decaduto e deprecabile per i quali va New York, MOMA, interno. criterio museografico rispettato l’ordinamento originario (ma solo laddove esso si è dell’ambientamento sto- mantenuto perfettamente integro), perché testimonianza storica rico dell’opera d’arte»17. del «gusto raffinatissimo» del tempo19, pur riconoscendo però Argan ovviamente di- la possibilità di migliorare, senza stravolgere, gli allestimenti stingue tra edifici il cui museografici di grandi musei, come per esempio il Louvre o gli apparato decorativo Uffizi, attraverso nuovi sistemi di illuminazione e sempre mirando costituisce già esso alla costituzione di un «ambiente neutro»20. La terza tipologia è stesso un museo (la quella di musei recentemente allocati in edifici storici, senza che cui efficacia educativa vi sia alcuna relazione tra le collezioni e il contesto nel quale sono risulta alquanto limitata, ambientate, collocazione giustificabile solo se si voglia sottrarre gli ma per i quali risulta edifici al degrado e all’abbandono, e che può risultare comunque Roma, MAXXI, interno. prevalente, nell’interesse un’operazione di grande rilievo scientifico, se eseguita con metodo

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72 numero 3 - Maggio 2011 critico e con rigore filologico. Apprezza, ad esempio, la sistemazione Piccola eccezione per tanti anni, nell’arretrato panorama italiano, la di Palazzo Abatellis, nell’antico quartiere palermitano della Kalsa, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, grazie al personale impegno e sede dell’allora Museo Nazionale, oggi Galleria Regionale della alla trentennale direzione di Palma Bucarelli23. Sicilia, ad opera dell’architetto Carlo La vitalità della Galleria ha avuto per Scarpa21. tanti anni un effetto coinvolgente Diverso il discorso per i nuovi musei e trainante sulla vita culturale di che dovrebbero essere ospitati Roma24. Un impegno, quello della invece in architetture appositamente Bucarelli per la GNAM, che in non realizzate secondo i più moderni poche occasioni, denuncia Argan, criteri, tenendo presenti le principali si è dovuto scontrare però con funzioni, quella scientifica e quella l’ostruzionismo non solo della politica didattica, che sono chiamati ad ma anche di tanti esponenti del assolvere22. mondo della cultura che non hanno Nella maggior parte dei casi i grandi compreso come, per realizzare un musei italiani, lamenta Argan, sono grande museo d’arte contemporanea, rimasti fermi nella rigida custodia di fosse indispensabile una coraggiosa Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, esterno. determinati valori estetici, non hanno e impegnativa strategia culturale, aperto le porte alla cultura novecentesca, non hanno messo in atto sostenuta da ingenti investimenti25. una politica mirata all’acquisizione di opere di artisti contemporanei, Lo stesso ostruzionismo alcuni anni più tardi avrebbe incontrato come è accaduto invece nelle principali istituzioni museali straniere, Argan, divenuto sindaco di Roma, nel promuovere il progetto di sono rimasti volutamente chiusi alle nuove tendenze della cultura ampliamento della GNAM, che avrebbe reso il museo «moderno mondiale, e non per mancanza di fondi, ma per «difetto di cultura». anche nel disegno e nella funzione»26. Argan fu accusato in

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73 numero 3 - Maggio 2011 quell’occasione di voler realizzare un Beauborg romano. Come scientifica stessa, nel comune rigore delle diverse metodologie»29. lui stesso ribadisce, non si trattava di avversione «contro l’arte Dunque un museo che non teme di «utilizzare» la cultura e l’arte, moderna ma contro l’ipotesi di un museo moderno. In realtà, che non considera le opere come venerabili reliquie, ma che aspira a fin dal primo disegno, l’ingrandimento della Galleria non era diventare esso stesso propulsore di vita30. pensato come la semplice aggiunta di un certo numero di stanze ma come un organismo strutturalmente nuovo, in cui l’apparato informativo, didattico, sociale di animazione sarebbe stato anche In tal senso apprezza anche i musei americani (una particolare quantitativamente prevalente rispetto alla zona espositiva»27. menzione va al Museum of Modern Art di New York, definito Come sottolinea nell’intervista rilasciata ad Achille Bonito Oliva, «esemplare»31 e ad Alfred Barr che ne fu il direttore negli anni il progetto rimase per tanti anni bloccato e l’attività della Galleria precedenti la seconda guerra mondiale32), i quali, pur essendo penalizzata. strutturati su modelli distanti da quelli europei, si rivelano organismi La vicenda della Galleria Nazionale d’Arte Moderna è esemplare funzionanti, «centri vivi di cultura, scuole di educazione estetica, per comprendere l’orientamento ideologico - culturale di quegli fortemente legati alla vita della comunità»33. anni sui musei. Se il museo moderno, ribadisce Argan, deve essere Argan sostiene a gran voce l’idea di aprire i musei alle città, un luogo dove si fa esperienza diretta dell’arte, esso non può essere di farli divenire luogo di incontro e di crescita, di studio e di estraneo ai fermenti culturali della modernità né può trascurare confronto, arricchendoli di strutture adeguate alle nuove funzioni34, l’importanza metodologica del confronto. Da qui la necessità di privilegiando in particolare un apparato comunicativo non rigido e una politica museale che incentivi i lasciti, le donazioni di privati, statico, ma problematizzato e interattivo, strutturato secondo criteri gli investimenti nell’acquisizione di opere d’arte straniere28, nella simili a quelli seguiti nelle mostre, che risultano più coinvolgenti nei precisa convinzione che «al museo sacrario e al museo forziere non confronti del pubblico. deve succedere il museo-collettore, ma il museo laboratorio che La validità di una mostra sta, a suo avviso, proprio nel suo essere documenterà l’arte come oggetto di ricerca scientifica e la ricerca costantemente supportata da un serio lavoro di ricerca; la sua

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74 numero 3 - Maggio 2011 funzione è quella di porre dei quesiti, dei problemi, di far parlare allo stesso tempo scientificamente pertinente, lo spazio espositivo l’opera d’arte, di farla dialogare con altre opere d’arte, ma anche museale35. con il pubblico e con gli studiosi. La mostra dovrebbe essere il Si comprende facilmente a questo punto perché Argan avversi, luogo in cui si cerca di dare delle seppure con accenti meno drastici risposte ai quesiti che le opere del suo collega ed amico Cesare hanno già posto e ove si pongono Brandi36, o del francese André altre domande (come avviene in un Chastel37, tutte quelle mostre che sistema comunicativo che funzioni non siano supportate da un serio realmente e che abbia come fine lavoro scientifico e che non abbiano l’accrescimento generale delle come fine ultimo il progresso degli conoscenze). La sua validità, come studi e l’avanzamento della ricerca38. tale, secondo Argan, sta tutta nella Proprio perché il fine del museo capacità che essa ha di funzionare deve essere quello di promuovere come ulteriore laboratorio di ricerca la crescita culturale della comunità, e di sperimentazione, oltre che come Argan sottolinea l’importanza di spazio educativo. uno stretto collegamento tra museo Anche a livello espositivo, l’alle- Londra, Tate Modern, Turbine Hall. e università, luogo privilegiato stimento di una mostra può avere della ricerca, da un lato, museo utili ricadute sulla sistemazione stabile del museo, nel momento e tessuto produttivo della città dall’altro. Il riconoscimento del in cui il lavoro preparatorio e le strategie espositive sperimentate museo anche come istituzione capace di determinare importanti per le esposizioni temporanee fungano da laboratorio di ricerca ricadute sulla vita produttiva della città potrà, secondo Argan, non museografica, in modo tale da rendere sempre più coinvolgente, e solo sottrarre alla crisi i musei italiani, ma riconoscere il loro ruolo

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75 numero 3 - Maggio 2011 attivo nella valorizzazione dell’immagine urbana39, come egli stesso che guardava all’opera d’arte da un lato come importante e sicura chiarisce nel corso di una celebre intervista rilasciata nel 1980. forma d’investimento, dall’altro come ad uno strumento di In questa attribuisce al museo la possibilità di essere, all’interno promozione, da parte delle società imprenditoriali, della propria della città intesa come opera d’arte totale, un centro propulsore immagine, vera e propria operazione di marketing. Entrato in crisi di crescita per l’intera comunità, luogo dell’educazione estetica quel tipo di organizzazione sociale, non avrebbe più senso un nel quale è possibile ripercorrere criticamente la storia delle forme museo, specie se d’arte contemporanea, basato su un valore, quello attraverso le quali l’uomo ha organizzato la sua esistenza civile e della proprietà dell’oggetto, non più attuale. storicizzata40. Inevitabilmente il nuovo museo deve rispecchiare le nuove dinamiche Il museo in tal senso esercita una precisa funzione “politica”, della società, che investono tutti i settori della cultura, e in primo collabora cioè alla costruzione di una polis moderna e funzionale luogo puntare sulla capacità di comunicazione e sull’attivazione di nella quale è ancora possibile l’incontro tra il cittadino e i valori servizi. estetici e civici sui quali si fonda il divenire storico di una comunità. Ad Argan è perfettamente chiaro come il potere del futuro non stia Perché questo possa avvenire è però necessario che i musei si più nel possesso materiale di beni, ma nella capacità di controllare adeguino all’altezza del loro compito, rendano possibile al loro e guidare l’informazione e la comunicazione. Il museo, può ancora pubblico l’esercizio alla comparazione e al confronto, senza i quali educare alle libere scelte, al confronto, all’esercizio della critica non possono esserci né critica né giudizio di valore, che sono i come strumento di libertà. Il problema, avverte, non è quello di fondamenti di una cultura libera e socialmente consapevole, è educare dall’alto le masse ai valori della cultura e dell’arte contro inoltre indispensabile che si aprano alla cultura contemporanea e l’impoverimento spirituale dilagante e contro la mercificazione compiano una necessaria trasformazione da «musei patrimoniali» a della cultura stessa. Il compito del museo moderno non è quello «musei funzionali»41. di fornire delle alternative di gusto ma di educare all’esercizio della Il museo patrimoniale, basato sull’accrescimento delle collezioni, critica, di porsi come attivatore di crescita e di sviluppo culturale nei aveva una sua ragion d’essere all’interno di un sistema capitalistico confronti della città. Esso sarà strutturato come una «attrezzatura

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76 numero 3 - Maggio2011 scientifica specializzata per la ricerca estetica»42 e come uno spazio la proprietà pubblica del patrimonio culturale, tende a svincolare in cui si possa ancora realizzare un incontro reale tra l’artista e il l’istituzione museale da un rigido controllo statale, e a prevedere un suo pubblico, una nuova scena urbana che consenta di utilizzare le sistema di musei collegati tra loro e con più avanzati istituti e centri di moderne tecnologie per fare esperienza viva della storia, spazio nel cultura. Un luogo di incontro, sperimentazione e ricerca. La nuova quale il visitatore «è costretto scena urbana dell’incontro tra a sperimentare, a compiere l’artista e il suo pubblico, tra atti percettivi predisposti e l’opera e il suo fruitore, ma controllati da quel tecnico anche e soprattutto, luogo di della percezione che è, oggi incontro della civitas, nuova l’artista»43. E ancora: «Il museo piazza, centro di una polis deve elaborare la metodologia, moderna e funzionale, che mettere a punto l’attrezzatura recupera all’interno del museo della sperimentazione estetica, il suo rapporto con le radici ma deve anche fissare i storiche e umanistiche della precedenti storici della ricerca; propria cultura. dimostrare che non da oggi gli Londra, Tate Modern Ciò da cui il museo moderno artisti contestano il sistema, non può prescindere, tanto anzi hanno sviluppato entro il sistema (prima che fosse il sistema a più nell’epoca della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte, è il metterli fuori) una critica del sistema»44. rapporto con gli originali. Il museo deve rimanere il luogo in cui Da questo punto di vista Argan è certamente un precursore. si fa esperienza dell’originale, dell’autenticità come valore, il luogo Giunge addirittura a preconizzare un museo nel quale non vi sia in cui l’unicum che è l’opera continua a intercettare nel presente la alcuna esposizione permanente45 e, senza mettere in discussione nostra coscienza46.

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Perché il difficile, la cui riuscita non sempre è proporzionale agli investimenti, museo d’arte sia economici che organizzativi. Anche musei imponenti per il contempora- progetto che li sosteneva e per gli investimenti che vi sono stati nea possa destinati, hanno spesso fallito questo fondamentale obiettivo. assolvere il Non a caso egli cita, come esempio significativo, il Beaubourg. suo difficile Per molti anni il Centre George Pompidou, perché corsivo? con compito e di- la sua natura volutamente irriverente, provocatoria, capace di ventare però segnare una cesura profonda con un certo monumentalismo tipico realmente un dell’architettura museale48, è stato l’icona del museo contemporaneo, centro pro- tappa fondamentale, come sottolinea Franco Purini, del passaggio

Roma, MAXXI , interno. pulsore di dal museo tradizio-nale, patrimoniale e conservatore, all’odierno vita, cioè non mu-seo dell’iper- soltanto un contenitore di opere ma un organismo dinamico, consumo49. capace di attivare spinte culturali forti sul tessuto urbano, e dotato E, come ogni come tale di una sua precisa azione urbanistica, fondamentale è la icona, è divenuto sua «localizzazione»47. Argan non ha dubbi sul fatto che il museo oggetto di un funzionale, contrariamente al museo d’arte antica, tradizionalmente acceso dibattito collocato nei centri storici, possa assolvere al meglio la sua funzione culturale. se collocato in zone periferiche della città. Il museo può divenire Argan considera il allora non solo luogo di crescita e di formazione, ma una struttura Centre Pompidou capace di attivare sul territorio un’intensa attività culturale e di una grande mac- contrastare l’isolamento delle periferie. Si tratta di un compito china organizza- Parigi, Centre George Poumpidou, esterno.

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78 numero 3 - Maggio 2011 tiva, un luogo in cui si fa un’importante e meritoria operazione comunque benemerita, a «direttrice urbana»50; è risultato incapace di divulgazione culturale, ma dove l’arte viene «consumata», non di porsi come «centro» urbano, come «faro che irradia»51 la città «prodotta». Il museo parigino cioè, secondo il critico, a dispetto circostante52. della sua struttura poli- Angelo Trimarco ha funzionale e della sua sottolineato a tal proposito immagine aperta alla come Argan sia stato poco multiculturalità, non è favorevole a quei musei riuscito a proporsi come definiti «archisculture» spazio critico in cui l’arte che si impongono sul «si fa», non è riuscito a tessuto urbano con la trasformarsi in luogo forza imponente della della creatività in atto. loro immagine, finendo A partire dalla sua per offuscare, con la collocazione urbana, loro capacità seduttiva, nel centro storico di la percezione delle opere Parigi, assolutamente che vi si conservano53. dissonante con la sua Negli ultimi venti struttura in acciaio e anni l’immagine e la Guggenheim, Bilbao. cemento, secondo Argan, funzione del museo il Beaubourg non interagisce veramente con la natura del nel contesto urbano sono radicalmente mutate. quartiere parigino, non attivando un dialogo costruttivo con lo Oggi l’idea di una localizzazione decentrata dei musei spazio urbano, non ha compiuto il salto da istituzione culturale, d’arte contemporanea è considerata in parte superata.

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Qualunque sia l’idea di museo che si voglia portare avanti oggi, L’architettura dei nuovi musei, o gli interventi di asettico contenitore architettonico, laboratorio scientifico e di ricerca ammodernamento e ristrutturazione degli antichi, sono quasi tutti o archiscultura che si impone come “logo urbano”, è indubbio che volti al recupero, anche urbanistico, della centralità della funzione il museo rappresenti attualmente una delle poche istituzioni capaci museale54. ancora di far valere la propria forza simbolica positiva. Come scrive La tendenza più diffusa è quella della costruzione di vere sculture Angelo Trimarco sulla scia delle tesi arganiane, il museo come luogo urbane, architetture che si impongono per l’originalità delle loro d’incontro e di crescita civile ma anche di svago e di divertimento, forme, per la forza comunicativa della loro immagine e talvolta ha preso il posto un tempo occupato dalle cattedrali o dai palazzi sembrano ingaggiare una sfida con le opere che sono chiamate del potere ed è divenuto il luogo a partire dal quale è stata spesso ad esporre, quasi volessero divenire musei di se stesse55. Proprio ripensata la forma di una città; agisce così da “catalizzatore”, capace il contrario di quella essenzialità, di quella discrezione formale più di attivare una ricostruzione dell’identità cittadina59. volte invocata da Argan. Dunque nel momento in cui si celebra il In alcune circostanze l’intervento, non stravolgendo e non centenario della nascita del grande critico torinese viene spontaneo modificando completamente la percezione dell’immagine urbana, è interrogarsi sull’attualità della concezione arganiana dei musei. riuscito a porsi come un elemento aggregante e risignificante60. In In attesa di leggere gli atti dei numerosi convegni che si sono molti casi poi la nuova architettura museale è divenuta l’occasione succeduti su questi temi56, ritengo che l’attualità delle tesi arganiane per attuare un’opera di risanamento del tessuto urbano, recuperando stia tutta proprio nel riconoscimento di una funzione “urbanistica” architetture industriali dismesse e attivando un processo del museo quale possibile «attivatore» di crescita morale e civile d’interazione con il territorio circostante, creando all’interno delle della città, idee forse attuali proprio in quanto allora erano «troppo città nuovi percorsi culturali, alternativi rispetto a quelli storici e avanti», utopistiche57. Lo dimostra lo spazio sempre più ampio che tradizionali. Esempio tra i più riusciti di questa nuova tipologia di alla questione del rapporto museo-città viene riservato nell’ambito architettura museale la Tate Modern di Londra61. Oggetto di analogo del dibattito culturale contemporaneo58. intervento di riuso, anche se di proporzioni più limitate è stata in

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Italia la Centrale Montemartini, oggi polo decentrato dei Musei che Argan considerava l’unico ruolo possibile per l’Urbs, quello Capitolini, realizzato nei locali della prima centrale termoelettrica di di capitale culturale, con l’apertura di due nuovi grandi musei, il Roma. Scelto nel 1997 come sede per un’esposizione temporanea MAXXI e l’ampliamento del MACRO. dal titolo Le macchine e gli dei, è poi divenuto, a La struttura architettonica del MAXXI, partire dal 2005, sede espositiva permanente aperto al pubblico nel maggio 2010, ma già delle nuove acquisizioni dell’istituzione da anni fruibile come work in progress, primo capitolina e si pone, insieme alla vicina sede museo in Italia destinato all’architettura e universitaria di Roma Tre, come importante alle arti del XXI secolo, va ad innestarsi centro di sviluppo e di rivalutazione del sul preesistente complesso militare dell’ex quartiere Ostiense. caserma Montello e va ad inserirsi in un Dopo anni di stasi, durante i quali l’appello quartiere di Roma, il Flaminio, oggetto di studiosi come Argan era rimasto negli ultimi anni di una forte opera di inascoltato, anche l’Italia ha visto il nascere risemantizzazione62. Non opera isolata di nuovi spazi museali destinati all’arte il MAXXI, ma inserita all’interno di una contemporanea (dal MART di Rovereto riqualificazione dell’area, che coinvolge al MADRE di Napoli, dal Museo d’Arte anche gli importanti impianti sportivi che Contemporanea del Castello di Rivoli vi sorgono, può contare soprattutto sulla Giulio Carlo Argan in un’immagine degli all’ampliamento della GNAM, più volte anni’50. forte attrazione esercitata dall’Auditorium auspicato, come si è già detto, dallo stesso di Renzo Piano. Il Parco della Musica, Argan, e per il quale si era battuto da storico dell’arte e da sindaco). sede della prestigiosa Orchestra Santa Cecilia, infatti, con le sue tre Negli ultimi mesi Roma, proprio mentre le veniva riconosciuto il sale, vere casse di risonanza che si aprono nel cielo della capitale, nuovo status giuridico di Roma Capitale, è tornata a ricoprire quello affiancate da biblioteche, spazi multimediali, spazi espositivi, ma

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81 numero 3 - Maggio 2011 anche bar, ristoranti, bookshop, tende a porsi oggi come uno dei che emoziona. Uno spazio che, grazie all’incontro con la cultura, principali poli culturali della città, luogo di incontro tra la cultura spinge a farsi delle domande. Non un luogo morto»64 ha dichiarato tradizionale e nuove forme di sperimentazione e di ricerca e sempre l’architetto francese. Nell’intento della progettista c’era l’intenzione più connotato come spazio ove si attua una continua fusione tra le di creare un luogo di svago e di divertimento, che fosse allo varie forme d’arte. In questo contesto, la realizzazione del MAXXI si stesso tempo luogo di crescita culturale per i cittadini, offrendo inserisce come polo dialettico, capace di dialogare con la prestigiosa loro un’alternativa concreta e possibile ai “non luoghi” dei centri istituzione, come spazio fluido, di passaggio e interconnessione, commerciali. Il museo, che non teme di utilizzare materiali moderni capace di determinare insieme ad essa, una forte concentrazione di come l’acciaio e il vetro e colori come il rosso, vuole tuttavia funzioni culturali aperte al contemporaneo, in un’area storica della dialogare con la città, creare con essa un continuum, a partire dall’uso città63. del basalto per la pavimentazione delle terrazze, lo stesso materiale con cui sono realizzati i marciapiedi di Roma, e dalla presenza sul tetto di fontane a sfioro, con un richiamo evidente ad “altre” fontane che da secoli segnano fortemente l’imago urbis. Altro grande evento per Roma l’ampliamento del MACRO, Ma se musei come la Tate Modern, il British, la nuova sede del il Museo dell’Arte Contemporanea di Roma, già inaugurato, ma la MACRO e per certi versi lo stesso MAXXI, hanno mantenuto, cui apertura definitiva al pubblico è avvenuta il 4 dicembre 2010. nonostante la modernità dell’architettura, un rapporto di dialogo Il nuovo museo progettato da Odile Decq, un parallelepipedo con la storia e il contesto urbano nel quale sono inseriti, diversa trasparente dal “cuore rosso”, ha il suo punto di forza nelle terrazze, è la valutazione che si può fare a proposito delle cosiddette concepite, come ha lei stessa dichiarato, come delle piazze-giardini, «archisculture», architetture museali che tendono invece a rompere, come luogo di incontro aperto ai cittadini della capitale. almeno sul piano architettonico, e quindi visivo, un legame con la «Ho voluto regalare loro un modo di star bene e d’incontrarsi. struttura dei vecchi centri urbani e a imporsi con la forza dirompente Una nuova forma di piazza, che ricorda le terrazze romane e del loro impatto estetico.

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Certamente il museo che più di tutti ha fatto e fa discutere in tal dimensione “mondo”. Si tratta di un processo che, come sottolinea senso è il Guggenheim di Bilbao. Simbolo del museo-logo, opera Pippo Ciorra, ha avuto inizio proprio con il Beaubourg, di cui Argan architettonica che certamente è riuscita ad imporsi nell’immaginario aveva evidenziato l’incapacità di interazione con il contesto urbano collettivo con una forza dirompente, esso è stato tuttavia oggetto e del quale Ciorra sottolinea il carattere autoreferenziale, processo di accesissimi dibattiti e di critiche che ha raggiunto il livello massimo infiammate. Secondo Joseph con il Guggheneim di Ghery 66. Rykwert, è riuscito a costituirsi Non a caso il Beaubourg di Renzo non solo come luogo di attrazione Piano e Richard Rogers, il Nuovo turistica ma addirittura ha avuto Louvre, ripensato da Ieoh Ming un effetto altamente positivo nel Pei, e naturalmente il Guggheneim controllo del separatismo basco65. di Bilbao sono considerati da Eppure il “caso Bilbao” viene Franco Purini emblemi dei musei considerato da molti studiosi dell’iperconsumo. come punto di arrivo di una Un museo, quello dell’iper-consumo, crisi d’identità della tradizionale nel quale l’arte viene «consumata»67, funzione museale, e di conseguenza al pari di una merce qualunque, in della stessa istituzione museo, qualche modo opacizzata dalla stessa sempre più avviata da un lato verso architettura museale: quest’ultima operazioni di marketing turistico tende a porsi come «edificio logo», Giulio Carlo Argan in un’immagine degli anni’80. e di utilizzazione commerciale, immagine seduttiva ma al tempo dall’altro ormai scollegata dalla realtà urbana e dal contesto di stesso scarnificata della città, incapace di intessere un osmotico scambio, riferimento logico, sempre più preoccupata di interagire con la una vera comunicazione e interazione con il tessuto urbano68.

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Questi contenitori accostano generi artistici assolutamente dif- costruzione di un’identità culturale della civitas moderna71. Rapporto ferenti e secondo nessun criterio scientifico o storico. Il rischio con la città che è cosa diversissima dalla musealizzazione della città. più forte, avverte Purini, per questi musei, che somigliano molto Argan, già negli anni ’70, era contrario a mettere in atto un processo ai grandi centri commerciali, è quello della perdita dell’identità di questo tipo, convinto che l’unico modo per mantenere in vita i spaziale e temporale; essi non dialogano più con il contesto urbano, centri storici non fosse quello di relegarli a funzioni turistiche ma non lo caratterizzano ma lo dominano, divengono icone di una città di riportarvi dentro la vita, di potenziarne le funzioni culturali, di metropolitana ma rimangono incapaci, come del resto sosteneva a farvi tornare gli abitanti. gran voce Argan per il Beaubourg, di vivificarlo e di far sì che si attui Nella riflessione di Settis sembrano riecheggiare, aggiornati alla quella che è una delle prime funzioni del museo, cioè la costituzione situazione contemporanea, gli interrogativi di Argan non solo sulla di uno spazio critico, luogo in cui si fa esperienza “critica” dell’arte. funzione, ma addirittura sulla reale capacità di sopravvivenza dei Viene da chiedersi a questo punto, insieme a Salvatore Settis69, musei, almeno nella loro forma tradizionale. L’intervento di Settis quale possa essere, nel contesto molteplice del contemporaneo, sembra muoversi su una sorta di continuum ideale con il percorso che oscilla tra musei-archisculture, macchine dell’iperconsumo tracciato da Argan. Richiama infatti l’attenzione sul fondamentale dove la cultura diviene un gadget dal valore aggiunto70 e tendenza rapporto tra il museo e la città, sostenendo con forza la tesi secondo ad una musealizzazione diffusa, che si estende al territorio e agli cui il museo, quasi come una nuova piazza urbana, si pone come luogo spazi urbani e che in nome di una politica conservativa, sottrae, dell’identità civica, luogo in cui è possibile fare esperienza del senso talvolta con eccessiva facilità l’opera al contesto, de-storicizzandola, di appartenenza ad una comunità politica e ai suoi valori storici72. quale possa essere la formula che consente di mediare esigenze Colpisce, quasi a sottolineare questo senso di continuità con conservative e di tutela, istanze estetiche e funzione educativa. l’idea arganiana di museo e di città, il riferimento ad un «sistema L’unica risposta possibile sembra essere proprio quel rapporto con di relazioni» che è uno dei fondamenti su cui Argan costruisce la città, che è rapporto storico, ed è rapporto osmotico e dialettico, l’intera teoria sulla città ma soprattutto l’insistenza sulla necessità incontro tra il futuro e il preesistente, sul quale può costituirsi la di fare esperienza diretta, attraverso l’arte, dei valori della civitas e

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84 numero 3 - Maggio 2011 sull’importanza del recupero di una coscienza storica dell’essere Intervista sul Novecento, rilasciata a M. Perelman e A. Jaubert, Graffiti editore, Roma 2005, pp. 11-22; Giulio Carlo Argan. Progetto e destino dell’arte, Atti del Convegno cittadini, certamente favorita dalla fruizione critica, e ovviamente (Roma, 26-28 febbraio 2003) a cura di S. Valeri, in “Storia dell’Arte”, supplemento libera, del patrimonio artistico, all’interno e fuori dai musei, come al n. 112, settembre-dicembre 2005; Giulio Carlo Argan (1909-1992). Storico dell’arte, critico militante, sindaco di Roma, Catalogo della Mostra documentaria (Roma, 28 possibilità di salvezza dell’arte e della città. febbraio - 30 aprile 2003), a cura di C. Gamba, Bagatto Libri, Roma, 2003, pp. Già nel 1968 Argan scriveva: «La sola possibilità che rimane all’arte 31-36; V. Russo, Giulio Carlo Argan. Restauro, critica, scienza, Nardini, Firenze 2009; M. Serio, Al centro delle strutture di tutela: il rapporto con Bottai, in Giulio Carlo Argan. di non essere assorbita e atomizzata dall’apparato tecnologico è di Storia dell’arte e politica dei beni culturali, a cura di G. Chiarante, Graffiti, Roma 2002, non perdere, di conservare attraverso il museo il contatto con la pp. 21-27; O. Ferrari, Dalle riforme del ’39 agli anni del dopoguerra, ibid., pp. 28-38. 2 G.C. Argan, L’ordinamento della Galleria e del Museo della Ceramica di Pesaro propria storia: proprio perché sia più chiara e portante la sua azione (1938) ripubblicato in Id., Promozione delle arti, critica delle forme, tutela delle opere. Scritti militanti e rari (1930-1942), a cura di C. Gamba, Christian Marinotti politica (nel senso di Baudelaire) nel presente. L’arte non deve porsi Edizioni, Milano 2009, pp. 226-230: p. 226. In particolare, del nuovo allestimento come recupero della perduta libertà degli istinti, ma come aspro della Galleria Argan apprezza la scelta del curatore di esporre solo le opere più significative sul piano artistico, riservando delle sale didattiche a quelle aventi processo di liberazione, che ha i suoi precedenti storici ed è ancora puro carattere documentario; loda poi le tinte neutre delle pareti che esaltano molto lontano dal suo compimento. Non vogliamo la libertà dalla i valori cromatici delle ceramiche esposte, e ancora apprezza l’uso di materiali moderni per la realizzazione delle teche, attraverso cui si realizza l’attualizzazione civiltà-repressione, ma la liberazione della civiltà tecnocratica. Non delle opere. Ibid., pp. 228-230. vogliamo fermare il progresso, vogliamo che il suo ritmo batta con 3 Id., Progetto di Riordinamento della Real Galleria Estense di Modena, (1935), in “Annali dell’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli”, 12, 2002, pp. 147-161; 73 il ritmo storico della civiltà» . Id., Le mostre degli antichi capolavori italiani a Chicago e a New York: la mostra di Chicago, (1940), in V. Russo Promozione delle arti…, pp. 258-261. Si veda su questi argomenti anche V. Russo, Museografia e restauro, in Ead., Giulio Carlo Argan. Restauro, critica, ______scienza…, pp. 63-70. 1 La carriera di Argan come conservatore inizia nel 1933 con la nomina ad 4 In merito alla possibilità di applicare all’arte il metodo storico, fondamentale ispettore alle Belle Arti, ruolo svolto in primis presso la Soprintendenza all’Arte è il saggio La Storia dell’arte che Argan pubblicherà nel 1969 (Cfr. G. C. Argan, Medievale e Moderna di Torino, poi, dall’agosto del 1934, presso la Regia Galleria La storia dell’arte, in “Storia dell’arte”, I, nn. 1-2, 1969, pp. 5-37, ripubblicato in Estense di Modena; nel 1935 è trasferito alla Soprintendenza alle Gallerie di Id., Storia dell’arte come Storia della città, a cura di B. Contardi, Editori Riuniti, Roma Roma, presso la Direzione Generale Antichità e Belle Arti e, nominato nel 1936 1984, pp. 19-81), vero e proprio manifesto programmatico del suo pensiero Soprintendente di II classe, viene comandato al Ministero, dove svolgerà la sua critico, dedicato «alla venerata memoria di Lionello Venturi ed Erwin Panofsky». attività fino al 1956, anno della nomina a Professore Straordinario di Storia Da Panofsky Argan trae l’assunto secondo cui lo studio dell’arte si pone come dell’Arte Medievale e Moderna presso l’Università di Palermo. Cfr. G.C. Argan, disciplina umanistica, fondata sulle categorie storiche di spazio e tempo (Cfr.

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E. Panofsky, La storia dell’arte come disciplina umanistica, in Id., Il significato nelle dell’arte che coincida idealmente con la storia dell’arte, il metodo di analisi arti visive, Einaudi, Torino 1999. Cfr. E. Panofsky, Il problema dello stile nelle arti proposto da Argan si muove esclusivamente sul piano dell’analisi storica. Scopo decorative, in Id., La prospettiva come forma simbolica. E altri scritti, Feltrinelli, Milano del giudizio storico, scrive Argan, non è l’accertamento dell’artisticità dell’arte, 1999, pp. 151-154: p. 153. Per un approfondimento su questo tema si veda S. ma della sua capacità di funzionare all’interno di un dato sistema culturale, che è Tedesco, Panofsky: la scienza dell’arte e il problema del tempo storico, in Id., Il metodo e la un sistema relazionale, della capacità di farsi portatrice di valori che sono valori storia, Aesthetica Preprint, Supplementa, Centro internazionale Studi di Estetica, culturali di un dato luogo e di un dato tempo, e di verificare la validità o meno Palermo 2006, p. 15). «La storia dell’arte è la sola possibile scienza dell’arte» scrive di quei valori ogni qual volta l’opera si sottopone al giudizio della coscienza, Argan nel 1969 (G.C. Argan, La storia dell’arte…, p. 21). Sulla scia di Panofsky, ovvero pretende di costituirsi come ‹‹assoluto presente››. In tal senso, avverte anche per Argan giudicare storicamente un fatto, e l’opera d’arte si pone come il Argan, la storia dell’arte è una storia speciale in quanto a differenza della storia più elevato esito del fare umano, significa in primo luogo analizzarne la capacità politica essa non si compie in assenza bensì in presenza dell’evento. L’Hic et nunc di funzionare all’interno di un determinato contesto culturale, cogliere il rapporto dell’opera d’arte, il suo esserci e il suo attualizzarsi, il suo divenire sempre presente tra quel fatto che è l’opera, e innumerevoli altri fatti, evidenziare il rapporto di al presente della coscienza che la giudica, il suo ‹‹flagrante accadere›› costituiscono necessità intercorrente tra l’opera e la dimensione spazio-temporale di cui è gli elementi che differenziano la storia dell’arte dalla storia in generale (Cfr. G.C. espressione, riconoscere l’opera d’arte come una struttura complessa, nella quale Argan, La storia dell’arte…, p. 30). interagiscono, con pari efficacia, una parte iconica e una semantica, entrambe 5 Benjamin sosteneva che l’esponibilità cui l’opera era sottoposta nella cultura inserite in un rapporto relazionale con la storia della cultura (riconoscere quindi contemporanea, anche all’interno dei musei, aveva agevolato il processo di a pieno titolo la Kulturgeshichte come componente essenziale della storia dell’arte), allontanamento del pubblico dall’opera reale in cambio di una sempre maggiore accertare se essa è ancora in grado di parlare alle coscienze, di interagire con la diffusione del suo valore iconico. Cfr. W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua società. Significa quindi porre l’opera non come fatto isolato e casuale, opera riproducibilità tecnica, Einaudi, Torino 2000, pp. 27-29. Sulla stessa linea si muove E. del genio avulsa dal contesto, ma al contrario valutarla come esito complesso e Migliorini, L’arte e la città, Fiorino, Firenze 1975, pp. 27-30, per il quale il museo articolato di un agire finalizzato, che, in quanto tale, si pone come agire storico, sancisce definitivamente la separazione non più sanabile tra l’opera d’arte e la l’espressione più elevata di un complesso sistema relazionale. Il valore aggiunto città. dell’opera d’arte, ciò che la rende un unicum, è proprio il bagaglio di esperienze e 6 G.C. Argan, L’arte nel quadro della cultura moderna, in Id., Storia dell’arte come conoscenze che è insito nel fare umano, che è un fare storico. «La materia supera storia della città…, p. 96. così la propria inerzia, il proprio limite fisico originario; entra in rapporto col 7 Sulla funzione educativa dei musei nel pensiero di Argan si veda pure C. De mondo, diventa portatrice di esperienza storica», scrive Argan in Progetto e destino, Il Carli, Argan: L’arte di educare, in Rileggere Argan. L’uomo. Lo storico dell’arte. Il didatta. Saggiatore, Milano 1968, p. 21. Mentre però Panofsky, come sottolinea Salvatore Il politico, Atti del Convegno (Bergamo, 19-20 Aprile 2002), a cura di M. Lorandi Tedesco, riconosce all’opera d’arte una doppia natura, che è insieme storica, e e O. Pinessi, Moretti & Vitale, Bergamo 2003, pp. 94-110. quindi come tale condizionata dal tempo storico, e al tempo stesso sovrastorica, 8 G.C. Argan, Il Museo come scuola, in “Comunità”, n. 3, 1949, pp. 64-66; Id., ovvero proiettata idealmente verso la ricerca di universali e incondizionate La funzione educativa dei musei, s.d. [ma 1951-1954], ACS, Min. Pubbl. Istr., Dir. condizioni di validità (Cfr. S. Tedesco, Panofsky: la scienza dell’arte…, p. 18), l’analisi Gen. AA.BB.AA., III Div., 1929-1960, b-307, in V. Russo, Giulio Carlo Argan. metodologica di Argan sembrerebbe restringere il proprio campo e limitarsi a Restauro, critica, scienza…. Anche Lionello Venturi era stato un convinto assertore considerare la dimensione storica, spazialmente e temporalmente determinata, della finalità strettamente didattica del museo e dell’importanza di un’intensa dell’opera d’arte. Mentre quindi Panofsky mira alla costruzione di una teoria collaborazione scuola-museo. Si veda in proposito L. Venturi, I nostri musei d’arte

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86 numero 3 - Maggio 2011 moderna, in “Ulisse”, anno XI, fasc. XXVII, 1957, p. 1372-1374. strumenti didattici, sale destinate a convegni, impedisce ai musei storici italiani di 9 Il pensiero di Argan è sostanziato dalla condivisione delle tesi di Herbert assolvere alla loro funzione educativa. Read, oltre che da una neppure troppo velata accettazione dell’impostazione 15 G.C. Argan, I Musei d’arte e il loro moderno ordinamento, in V. Russo, Giulio didattica del Bauhaus, al cui interno l’artista, come nel caso di Klee, è esso stesso Carlo Argan. Restauro, critica, scienza…, p. 141, osserva che: «Proprio in quanto si un educatore, proiettato verso la tensione ideale della ricerca, della continua ripropone continuamente come un problema che esige una soluzione nel presente innovazione, e per il quale l’ educazione artistica non può disgiungersi dalla della nostra coscienza, l’opera d’arte è veramente assoluta, universale, eterna». continua ricerca di valori, formali ma anche sociali. Cfr. G.C. Argan, Arte, scuola 16 Secondo Argan le esposizioni dovranno avere tutte le caratteristiche e città, in “Metro”, n. 15, 1968, pp. 4-12; Id., Il museo d’arte moderna, in “Metro”, n. necessarie alla corretta visione delle opere esposte: dalla neutralità architettonica 14 (1968), pp. 5-11. Argan fu traduttore e curatore dell’opera di H. Read, Educare e tonale dello spazio espositivo alla presenza di pareti divisorie mobili, dalla con l’arte, a cura di G.C. Argan, Edizioni di Comunità, Roma 1954. corretta illuminazione, da adattare caso per caso alle opere, alla realizzazione di 10 Tanto per Argan quanto per Read l’arte contribuisce a sviluppare e potenziare intere pareti in vetro, caratteristiche che solo «un’architettura modernissima» e le capacità espressive dell’uomo, facilitando quel processo di integrazione fra progettata per tale scopo può avere. l’individualità del singolo e la comunità che è caratteristica, e al tempo stesso 17 G.C. Argan, I musei allestiti in edifici storici, (1950), in V. Russo, Giulio Carlo condicio sine qua non, di una società democratica. Sulla relazione tra la concezione Argan. Restauro, critica, scienza…, pp. 151-157: p. 151. Cfr. sullo stesso tema Id., educativa del museo e il rapporto con le teorie di Read e Dewey si veda pure L’architettura del museo, in “Casabella - Continuità”, XVIII, 202, agosto-settembre E. Bonfanti, M. Porta, Città, museo e architettura. Il gruppo BBPR nella cultura 1954, p. V; Id., Problemi di museografia, ivi, XIX, 207, settembre-ottobre 1955, pp. architettonica italiana 1932-1970, Vallecchi, Firenze 1973, pp. 150-151. 64-67. 11 G.C. Argan, Il Museo come scuola…, p. 65. 18 Argan ritiene validi questi criteri soprattutto per i musei d’arte decorativa, 12 Id., Prefazione a H. Read, Educare con l’arte…, pp. 9-17. perché la salvaguardia dell’unità documentaria ed estetica tra suppellettili e 13 Si confrontino su questo punto le tesi arganiane con gli attuali studi di struttura architettonica contribuisce a sottolineare la continuità tra arti maggiori museologia e si potrà constatare come la posizione del critico torinese sia ancora e minori; cita come esempio virtuoso il Museo di S. Martino della Certosa di oggi di grande attualità. Cfr. G. Pinna, Una storia recente dei musei, in A. Lugli, Napoli, dove il mantenimento dell’unità armonica tra arti decorative e struttura G. Pinna, V. Vercelloni, Tre idee di museo, Jaca Book, Milano 2005, p. 10. Sulla del museo non risulta minimamente intaccato dall’applicazione di moderni funzione sociale e politica dei musei concorda pure Adalgisa Lugli, che riconosce criteri di allestimento. A tal proposito non manca di sottolineare l’importanza di al museo del Novecento lo status di «simbolo», «punto di riferimento culturale di incentivare la nascita e il potenziamento di musei di arte decorativa e applicata, che prima grandezza»; cfr. Ead., Museologia, in A. Lugli, G. Pinna, V. Vercelloni, Tre potrebbero trovare degno contesto in ville e palazzi di valore artistico sparsi per il idee di museo…, p. 48; A. Mottola Molfino, Il libro dei musei, Allemandi, Torino territorio italiano, anch’essi esposti ad un altissimo rischio sul piano conservativo, 1991, pp. 147-166. e che costituirebbero tra l’altro, un documento importante delle varie tradizioni 14 Argan osserva che la monumentalità degli edifici storici che ospitano artistiche locali. Ibid., p. 153. importanti collezioni, quando non costituisce essa stessa un unicum, sul piano 19 Ibid., p. 154. storico-documentario, con le opere che vi si conservano, finisce per essere 20 Ibid., p. 155. fortemente limitante nella lettura e nell’interpretazione critica delle opere. Infatti, 21 «Per un antico edificio» scrive Argan «non v’è miglior riuso che farne un museo l’impossibilità di intervenire sulla distribuzione degli spazi, la loro mancata moderno, è giusto che il lascito storico di una città stia nei vecchi centri. Per Scarpa organizzazione in chiave funzionale, l’assenza frequente di laboratori, biblioteche, era questione di principio, pensava che il restauro rigorosamente filologico di un

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87 numero 3 - Maggio 2011 monumento e la sistemazione modernissima di un museo potessero benissimo Matisse, di Picasso, e non solo per colpa dello stato ma per la responsabilità coesistere e collimare, il principio di metodo dell’operazione era il medesimo: si di tanti studiosi che non avevano fatto propria la battaglia per l’arte moderna, trattava sempre di riportare dei testi antichi alla condizione di perfetta attualità che non avevano aperto le porte del museo alle donazioni private dei grandi che era anche recupero della loro autenticità. La galleria palermitana, come dello industriali del Nord. stesso Scarpa il museo veronese di Castelvecchio, è un esempio di quella che 26 Ibid., p. 41. potrebbe parere, ma non è, una coincidenza di contrari: l’antico e il moderno, 27 Ibid. Scarpa sapeva fare della puntuale critica dei testi un’invenzione artistica». Cfr. 28 Argan osserva che un museo d’arte contemporanea che non sia in grado di G.C. Argan, Introduzione, in G.C. Argan, V. Abbate, E. Battisti, Palazzo Abatellis, offrire al suo visitatore, occasionale o abituale, un quadro rappresentativo della Novecento, Palermo 1991, p. 8. cultura contemporanea che è, per se stessa internazionale e multiculturale, è un 22 Argan, in qualità di Ispettore Centrale al Ministero della Pubblica istruzione museo che ha fallito la sua primaria funzione, quella educativa e formativa. sottolinea la necessità di associare alla struttura conservativa dei musei italiani 29 G.C. Argan, Un Museo non è un deserto, in “L’espresso”, XXI, n. 10, 9 marzo la funzione didattica, di dotare i musei di un direttore tecnico-scientifico con 1975, ripubblicato col titolo Musei Italiani in Id., Occasioni di critica, a cura di B. competenze didattiche, di potenziare le mostre, di collegare l’attività del museo Contardi, Editori Riuniti, Roma 1981, pp. 48-49. Su questo tema si veda A. alla produzione industriale e alle scuole d’arte, di dotare i musei italiani, sulla falsa Mottola Molfino, Il libro dei musei…, pp. 147-166. La studiosa cita più volte le riga di quelli americani, di uno staff tecnico specializzato nell’allestimento delle opinioni di Argan (ibid., p. 157; p. 162) in merito all’indebolimento delle funzioni esposizioni. Cfr. Id., La funzione educativa dei musei (ACS, Ministero della Pubblica culturali del museo, determinato dalle sempre più pressanti esigenze turistiche, e Istruzione, Dir. Gen. AA.BB.AA., III Div., 1929-1960, b. 307), s.d. [ma 1951- alla necessità di potenziarne la «funzione scientifico - culturale - didattica». Non 1954], in V. Russo, Giulio Carlo Argan, Restauro, critica, scienza…, pp. 145-148. condivide però l’idea arganiana del museo come scuola. Cfr. ibid., p. 129. 23 Alla direttrice Argan riconosce il merito di avere colto l’importanza della 30 Id., La crisi dei musei italiani, in “Ulisse”, anno XI; fasc. XXVII (1957), pp. trasformazione del museo in uno spazio funzionale, di aver dato voce, nei limiti 1397-1410, p. 1398. del possibile, e pur nel rispetto dell’italianità dell’istituzione, ad una prospettiva 31 Id., I musei d’arte e il loro moderno ordinamento…, p. 144. internazionale, l’unica possibile per un museo che aspiri a essere espressione di 32 Id., Musei d’arte moderna, in Museo perché, museo come…, p. 39. una cultura moderna, mondiale e globalizzata, e ancora di aver aperto le porte alle 33 Id., La crisi dei musei italiani…, p. 1399. donazioni di artisti come Burri, Capogrossi, Fontana e di aver esposto Pollock, 34 Argan avanza anche l’ipotesi di dotare i musei di mense, luoghi di ristoro, Rothko, Mondrian, Picasso, Klee e tanti altri. Per l’ attività di Palma Bucarelli cfr. librerie che possano rendere più confortevole la permanenza degli studiosi Palma Bucarelli: il museo come avanguardia, catalogo della mostra (Roma, 26 giugno all’interno dei musei, precorrendo per certi aspetti la Legge Ronchey sui servizi 2009 - 17 gennaio 2010), a cura di M. Margozzi, Electa, Milano 2009. aggiuntivi. Si veda in proposito G.C. Argan, Il museo come problema architettonico e 24 A. Bonito Oliva, Care istituzioni. Intervista a Giulio Carlo Argan, in “Figure”, urbanistico, s.d., in V. Russo, Giulio Carlo Argan. Restauro, critica, scienza…, pp. 158- fasc. 2-3, 1982 pp. 19-25. 161. 25 G.C. Argan, Musei d’arte moderna, in Museo perché, museo come, De Luca, Roma 35 Id., Musei d’arte moderna…, p. 45. Cfr. Id., La crisi dei musei italiani…, pp. 1980, pp. 39-40, osserva che non era stata compresa l’importante funzione di un 1400-1401: «Ma è certamente possibile avvicinare la struttura interna del museo museo d’arte contemporanea per la crescita culturale della Capitale. L’Italia era a quella della mostra: evitare le sistemazioni fisse e monumentali, gli ordinamenti rimasta per decenni indifferente davanti alle opere dei grandi maestri dell’arte rigidi, le presentazioni solenni e immutabili». contemporanea e si era lasciata spesso sfuggire opere di Manet, di Cézanne, di 36 C. Brandi, Il problema delle esposizioni, in “Ulisse”, anno XI; fasc. XXVII,

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(1957), pp. 1383-1391. 42 Id., Il museo d’arte moderna…, p. 9. 37 A. Chastel, L’uso della storia dell’arte, Laterza, Roma - Bari 1982, pp. 94-102. 43 Ibid., p. 10: «Il museo di domani, il museo di massa, non sarà più una mostra 38 Lo studioso condivide con Brandi la convinzione che, in ogni caso, permanente di oggetti riscattati dal piano della merce a quello di modello di valore, l’organizzazione di una mostra debba essere subordinata alla messa in stato di dalla proprietà del privato a quella della comunità; e proposti ad un’amministrazione sicurezza e alle ragioni di conservazione dell’opera. Cfr. G.C. Argan, La crisi dei che, in ultima analisi, sarà soltanto la sublimazione del compiacimento della musei italiani…, pp. 1397-1410, in particolare pp. 1400-1401. comproprietà. Sarà un luogo attrezzato per la sperimentazione ad alto livello sui 39 Ibid., pp. 1406-1407. Sul ruolo riconosciuto da Argan ai musei scrive M. processi della comunicazione; dotato di apparecchiature scientifiche moderne, Calvesi, Giulio Carlo Argan, in Giulio Carlo Argan. 1909-1992. Storico dell’arte, di un’estrema adattabilità, di una grande disponibilità di spazio e di mezzi. Sarà critico militante…, p. 14: «Al vertice della visione estetica di Argan si collocava manovrato da una numerosa equipe di specialisti e di ricercatori. Sarà in rapporto l’idea (utopica se confrontata al presente, ma storicamente incarnata nei grandi con tutti i rami della ricerca scientifica e tecnologica. Sarà, infine, un centro di modelli del Rinascimento) della città dell’uomo. Non una città-museo, ma una ricerca al cui funzionamento (e non gestione, come vorrebbero alcuni artisti città dove i musei-scuola fossero il documento della pregnanza storica e civile ragionieri) dovranno partecipare, come nella scuola, tutte le “componenti”: dell’arte, e dell’arte mostrassero l’organico sistema, ovvero un sistema-guida artisti, critici, tecnici, consumatori. Sarà dunque una struttura capace di rinnovarsi della produzione, dal dipinto o dalla scultura all’oggetto di arredo e delle arti continuamente, col proprio movimento stesso». minori, e da queste matrici formali all’organizzazione dello spazio architettonico 44 Ibid. e urbanistico, e cioè appunto della città». 45 Id., Un’idea di Roma…, pp. 75-76. 40 «[I musei] non devono servire a ricoverare opere d’arte sfrattate o costrette 46 Id., Musei d’arte moderna…, p. 43. Cfr. Id., La Storia dell’arte…, p. 30. a battere il marciapiede del mercato. Non avrebbero spazio bastante e non è 47 Id., Musei d’arte moderna…, p. 43. questo il loro compito. Dovrebbero essere istituti scientifici o di ricerca, con una 48 Sul valore urbanistico del Beaubourg si veda R. Piano, Giornale di bordo, funzione didattica aggiunta; ed essere i grandi e i piccoli nodi della rete disciplinare Passigli Editore, Firenze 2005, p. 28. dell’archeologia e della storia dell’arte. Poche opere esposte permanentemente, 49 F. Purini, I musei dell’iperconsumo, in Museums. Next generation. Il futuro dei musei, anche nessuna; molto personale scientifico, ma studiosi aperti e non «conservatori»; Catalogo della Mostra (Roma 21 settembre 2006 - 29 ottobre 2007), a cura di P. molte mostre piccole e grandi, a rotazione, con il materiale dei musei integrato Ciorra, D. Tchou, Electa, Milano 2006, pp. 51-55: p. 5; un’interpretazione analoga da prestiti. Nessuna dipendenza da ministeri e direzioni generali: gestione diretta del Beaubourg è quella che si può leggere in S. Suma, Nuovi musei tra iperconsumo e da parte di uno scelto personale tecnico-scientifico. Modello per l’uso di quella ipertrofia, in Il museo all’opera. Trasformazioni e prospettive del museo d’arte contemporanea, veramente Gesamtkunstwerk che è la città. In altre parole il museo non dovrebbe a cura di S. Zuliani, Bruno Mondadori, Milano 2006, pp. 103-109. essere il ritiro o il collocamento a riposo delle opere d’arte ma il loro passaggio 50 Diversa è l’opinione di A. Mottola Molfino, Il libro dei musei…, p. 239. allo stato laicale, cioè allo stato di bene della comunità: il luogo in cui davanti 51 G.C. Argan, Musei d’arte moderna…, p. 39. alle opere non si prende una posizione di estasi ammirativa, ma di critica o di 52 Laddove invece la vocazione urbanistica è fortemente rivendicata da Renzo attribuzione di valore». G.C. Argan, Intervista sulla fabbrica dell’arte, a cura di T. Piano: l’architetto ne sottolinea la capacità incisiva sul territorio e, al contrario di Trini, Laterza, Roma-Bari 1980, pp. 124-125. Argan, considera la collocazione del museo al centro della città indispensabile allo 41 Id., Musei d’arte moderna…, p. 43. Cfr. Id., Il museo d’arte moderna, in “Metro”, svolgimento della sua funzione urbana. Cfr. R. Piano, Giornale di bordo…, p. 30. n. 14 (1968), pp. 5-11; Id., Un’idea di Roma, intervista di Mino Monicelli, Editori 53 «Agli inizi degli anni Ottanta dell’altro secolo – e dunque sul limitare dei Riuniti, Roma 1979, p. 76. due millenni – ad Argan il nesso arte- architettura-città è sembrato ineludibile a

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89 numero 3 - Maggio 2011 condizione appunto che il museo diventi scena urbana, uno spazio vitale della museo e architettura…, p. 151 e nota 154; A. Trimarco, Post-storia…, p. 67. città. Essenziale diviene perciò, nella sua riflessione la scelta del luogo. La sua 58 Si ricordino, fra le numerose iniziative, registrate negli ultimi anni, la mostra speranza – è anche utopia – è che il museo della nostra contemporaneità, che Musei per un nuovo millennio. Idee, progetti edifici (Cfr. Musei per un nuovo millennio, Idee, distingue da quello d’arte antica, ospitato nei palazzi antichi del centro storico, Progetti Edifici, a cura di V. Magnago Lampugnani, A. Sachsa, Monaco - Londra nato dal farsi del lavoro quotidiano degli artisti, deve abitare una zona residenziale - New York 2001); la ricerca e il convegno su I musei dell’iperconsumo, promosso di massa, prossima alla città, un’area ampia e disseminata nel sociale. Per Argan è nel 2002 dall’Accademia Nazionale di S. Luca in collaborazione con la DARC dunque più importante la collocazione urbanistica che l’immagine architettonica e la Triennale di Milano e coordinata da Franco Purini (si vedano I musei del museo, da pensarsi invece come «effimera, labile, volumetrica», in grado di dell’iperconsumo. Materiali di studio, Atti del Convegno Internazionale (Roma, 21 accogliere funzioni e servizi informativi sempre più complessi». Cfr. A. Trimarco, marzo 2002), a cura di P. Ciorra, S. Suma, Accademia Nazionale di San Luca, Il museo. Arte e decostruzione, in Id., Post-storia. Il sistema dell’arte, Editori Riuniti, Roma 2003); il convegno Il museo all’opera. Trasformazioni e prospettive del museo d’arte Roma 2004, p. 67. contemporanea, tenutosi a Salerno il 25-26 novembre 2005, promosso dalla Cattedra 54 M.C. Taylor, Dalla semplicità alla complessità: come cambia l’architettura museale, di Museologia dell’Università degli Studi di Salerno e dalla Fondazione Filiberto in Capolavori del Guggenheim. Il grande collezionismo da Renoir a Warhol, Catalogo della Menna; il convegno Il Futuro dei Musei tenutosi a San Pietroburgo il 30 giugno Mostra (Roma, 4 marzo - 5 giugno 2005), a cura di E. Siciliano, L. Dennison, 2006; la mostra tenutasi dal 21 settembre al 29 ottobre 2006 al MAXXI di Roma Skira, Milano 2005, pp. 33-41; F. Dal Co, Il Guggenheim Museum: da tempio dell’arte dal titolo Musei nel XXI secolo. Idee, progetti, edifici (su quest’ultima si veda Museums. non-oggettiva a museo globale, ibid., pp. 43-51. Next generation…). 55 Si veda in proposito anche A. Trimarco, Post-storia…, p. 64: «Così il 59 Cfr. A. Trimarco, Post-storia…, pp. 64-65. Guggenheim Bilbao Museoa, oltre ad essere un’archiscultura, in antagonismo, si è 60 Si pensi alla cupola di vetro e acciaio del British Museum, realizzata nel 2000 detto riduttivamente, con l’arte – espone in maniera flagrante se stesso piuttosto da Norman Foster, che mentre realizza all’interno del celebre museo londinese che rispettosamente, il lavoro dell’arte – si pone anche, al culmine di una parabola spazi destinati ai cosiddetti servizi aggiuntivi, crea al contempo una forma inaugurata negli anni Settanta dal Centre Pompidou, come «catalizzatore delle architettonica che, attraverso la trasparenza del vetro, pone in comunicazione le trasformazioni urbane». rovine greche con il cielo della metropoli contemporanea e realizza una sorta di 56 Si fa riferimento alle iniziative e ai convegni promossi dal Comitato agorà interna al museo, luogo di incontro e di comunicazione. Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Giulio Carlo Argan e 61 La Tate Modern, a Londra, realizzata nel 2000 da Herzog e de Meuron in particolare al Convegno in onore di Giulio Carlo Argan, promosso dall’Accademia recuperando la struttura della dismessa centrale elettrica di Bankside, è riuscita Nazionale dei Lincei, tenutosi a Roma il 19 novembre 2009 (con interventi di ad attivare una ri-segnificazione del territorio – la realizzazione è parte di un più Salvatore Settis e Marisa Dalai Emiliani su Argan, il museo e la conservazione ampio progetto di riqualificazione delWaterfront fluviale della città, ai margini dei dei Beni Culturali); il Convegno Arte, Città, Politica. La battaglia per la cultura di Docklands – sottolineata pure dalla contemporanea costruzione del Millennium Bridge, Giulio Carlo Argan, Roma, 16 giugno 2010, promosso dall’associazione Bianchi opera di Norman Foster, ponte che collega fisicamente e prospetticamente laTate Bandinelli; il Convegno internazionale promosso sempre dal Comitato Nazionale alla cattedrale di St. Paul, ma anche il tempio londinese dell’arte contemporanea per le celebrazioni del centenario e dalla Fondazione Bruno Zevi sul tema: alla City, cuore produttivo e finanziario di Londra, istituendo così un ponte ideale Progettare per non essere progettati: Giulio Carlo Argan, Bruno Zevi e l’architettura, tenutosi tra passato e futuro, tradizione e modernità, cultura ed economia. Sulla specificità a Roma il 28 settembre 2010 presso l’Auditorium del MAXXI. dell’intervento architettonico si veda K. Powell, Tate Modern, in Id., New London 57 Cfr. M. Calvesi, Giulio Carlo Argan…, p. 14; E. Bonfanti, M. Porta, Città, architecture…, pp. 76-77; Id., Millennium Bridge, ibid., pp. 40-41; Millennium Bridge, in

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N. Foster, Catalogue. Foster and Partners…, pp. 204-205. Anche F. Purini, I musei e restaurato per l’occasione da Alvaro Siza, che ha curato un intervento discreto, dell’iperconsumo…, p. 55, riconosce alla Tate Modern la capacità di costituirsi come quasi invisibile, dettato, come sottolinea Gravagnuolo (L’architettura dei musei spazio capace di creare un dialogo significativo tra passato e contemporaneità d’arte…, p. 34) «dalla volontà di cancellare piuttosto che di aggiungere», riuscendo all’interno del tessuto urbano londinese, un museo attivatore di cultura, «che non a realizzare uno spazio che dialoga con il centro della città, senza lacerarne il consuma la città». tessuto storico. 62 A. Vittorini, Il contesto urbano, il concorso, l’avvio dei lavori, in MAXXI. Museo 72 S. Settis, Ma il museo ha un futuro?..., p. 53. Nazionale Delle Arti Del XXI Secolo, a cura di P. Baldi, Electa, Milano 2006; Ead., 73 G.C. Argan, Il museo d’arte moderna…, p. 10. Una nuova centralità per l’area flaminia, ibid., pp. 66-69. 63 Cfr. S. Settis, Roma al futuro, in MAXXI…, pp. 28-31; P. Baldi, La missione istituzionale, ibid., pp. 33-35. 64 L’incontro-Odile Decq, contro l’archistar system, a cura di F. Giuliani, in “La Repubblica”, 26 ottobre 2010. 65 Cfr. J. Rykwert, La seduzione del luogo. Storia e futuro della città…, pp. 295- 297. Sulla funzione svolta dal Guggenheim di Bilbao concorda pure M. Carta, Bilbao: rinnovamento urbano ad Abaidoibarra, in Id., Next city: culture city, Meltemi, Roma 2004, pp. 89-91, che considera l’edificazione delGuggenheim di Gehry come «l’azione pilota» di un piano di intervento volto al recupero delle aree urbane dismesse e al potenziamento della cultura urbana come risorsa per lo sviluppo e la crescita economica e sociale della città, a partire dalla riscoperta dell’identità geografica del luogo, in particolare dalla valorizzazione del waterfront. 66 P. Ciorra, No Building no party? La prossima generazione di musei, in Museums. Next generation…, pp. 10-15. 67 Cfr. A. Bonito Oliva, Musei. I supergadget nella città del 2000, in “la Repubblica”, 16 ottobre 2006. 68 F. Purini, I musei dell’iperconsumo, in Museums. Next generation…, pp. 51-55: p. 51. 69 S. Settis, Ma il museo ha un futuro?, estratto dall’intervento al convegno Il futuro dei musei tenutosi a San Pietroburgo il 30 giugno 2006, in “La Repubblica”, 30 giugno 2006, p. 53. 70 Si veda in proposito A. Bonito Oliva, Musei. I supergadget…, pp. 34-35. 71 Esempio interessante in Italia è quello del Museo MADRE di Napoli. La scelta fortemente voluta di concepire uno spazio per l’arte contemporanea come «museo aperto» nel cuore pulsante e vivo di una città storica come Napoli si è tradotta in un intervento dal forte significato urbanistico. Il museo infatti sorge all’interno dell’antico Palazzo Donnaregina, in pieno centro storico, ristrutturato

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