La Selce Nel Bacino Atesino Meridionale: Caratterizzazione E Diffusione

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La Selce Nel Bacino Atesino Meridionale: Caratterizzazione E Diffusione Preistoria Alpina, 47 (2013): 27-37 ISSN 0393-015727 © Museo delle Scienze, Trento 2013 Atti Seminario 2012: “Analisi Tecno-Funzionale dei manufatti litici preistorici: teoria, metodologia, tecniche sperimentali” La selce nel bacino atesino meridionale: caratterizzazione e diffusione Simone BARBIERI1, Marco Avanzini2 & Stefano GRIMALDI1* 1 Laboratorio “Bagolini”, Dipartimento di Lettere e Filosofia, Università degli studi di Trento, via Tommaso Gar 14, 38122 Trento, Italia 2 Museo delle Scienze, Corso del Lavoro e della Scienza 3, 38123 Trento, Italia * E-mail dell’Autore per la corrispondenza: [email protected] RIASSUNTO - La selce nel bacino atesino meridionale: caratterizzazione e diffusione - Gli autori presentano i risultati di una ricerca sulle materie prime litiche del territorio trentino finalizzata alla realizzazione di una esaustiva litoteca delle diverse formazioni selcifere presenti sul territorio. Sebbene tentativi di classificazione delle risorse litiche siano stati effettuati fin dagli anni ’80 da vari studiosi, a tutt’oggi non è ancora disponibile alcuna collezione sistematica delle possibili aree di approvvigionamento della materia prima litica. La ricerca qui presentata include quarantuno località distinte in nove areali che rappresentano la variabilità attualmente riscontrabile lungo un generico asse nord-sud associabile alla valle dell’Adige: Lessini settentrionali, Monte Baldo, Val di Gresta, Catena del Pichea, Monte Bondone, Monte Calisio, Bassa Valsugana e Tesino, Altopiano della Paganella e Val di Non. I campioni sono descritti attraverso le caratteristiche macroscopiche di ogni litotipo e della formazione di appartenenza; inoltre, i litotipi vengono classificati sulla base della loro potenziale utilizzazione da parte dei gruppi umani preistorici valutata grazie ad una scala di classificazione realizzata in seguito ad esperienze speri- mentali. I risultati qui presentati saranno un valido strumento di confronto per l’interpretazione delle collezioni litiche archeologiche da mettere in relazione ai modelli di approvvigionamento/spostamento dei gruppi umani preistorici. SUMMARY - Flint crops in Trentino region (northeastern Italian Alps) - Authors describe the results of a research carried on in Trentino region (northeastern italian Alps) aimed to the realization of a systematic collection of the flint types currently existing on this territory. Even if several similar attempts have been made since the 80’s, an exhaustive collection of the Trentino lithic raw materials is still lack- ing. This research describes the raw materials found in 41 localities that identify 9 distinct areas localized along a north-south axe roughly corresponding to the Adige area: northern Lessini mountains, Mount Baldo, Gresta valley, Pichea ridge, Mount Bondone, Mount Calisio, lower Sugana and Tesino, Paganella plateau and Non valley. The lithic samples are described through macroscopic observation; informa- tion about their geological formation and geographical localization is also provided. Finally, samples have been also classified according to their potential availability for knapping production during prehistoric times. Results will play a significative role for the interpretation of archaeological lithic collections in order to set up models concerning settlement and mobility strategies of prehistoric human groups . Parole chiave: Trentino, Alpi, selce, risorse litiche, materie prime Keywords: Trentino, Alpi, flint, lithic sources, raw material 1. INTRODUZIONE regione. Rivestono carattere pionieristico in quest’ambito le ricerche condotte da Zurbuchen in Trentino meridionale (Zurbuchen, 1984), da Barfield nel settore centro-orientale L’Italia nordorientale è nota nell’ambito delle Scien- delle Alpi meridionali (Barfield, 1987), da Benedetti (Be- ze Archeologiche per essere stato un territorio privilegiato nedetti, 1993; Benedetti et al., 1994) in Val Cismon e nel dai gruppi umani preistorici grazie all’abbondante e diffusa Lagorai, da Mini sull’area circostante il sito Bersaglio di presenza di risorse litiche. Mori (Mini, 1993) e quelle di Zanichelli per quanto riguar- Le fonti di selce di buona qualità, sfruttate anche in da l’areale di Andalo (Zanichelli, 1991), seguite, in perio- preistoria, sono particolarmente concentrate in Veneto (Monti do più recente, dagli studi di Bertola sia sull’Altopiano di Lessini) e in Trentino. L’interesse archeologico per una detta- Folgaria (Bertola & Cusinato, 2005) sia nel sito austriaco gliata e sistematica caratterizzazione di tali risorse naturali è di Ullafelsen in relazione all’approvvigionamento a lunga dato dal fatto che il riconoscimento dell’esatta formazione di distanza di selce sud-alpina (Bertola, 2005; Bertola, 2012). provenienza delle materie prime utilizzate da un gruppo uma- Questi tentativi, piuttosto frammentati e disorganici, no per la costruzione dei manufatti litici è di fondamentale im- non hanno ancora permesso la realizzazione di una campio- portanza per ricostruire le strategie di mobilità e di utilizzo del natura sistematica degli affioramenti di selce in Trentino. territorio da parte delle comunità preistoriche. Questo lavoro quindi tenta di rispondere a tale esigenza. Fino ad oggi, sono stati effettuati diversi tentativi Vengono qui descritte le tipologie litiche riscontrabili lun- di caratterizzare le diverse materie prime litiche in questa go un asse nord-sud seguendo grossolanamente la valle 28 Barbieri et al. La selce nel bacino atesino meridionale Fig. 1 - Mappa delle aree oggetto d’indagine. 1) Coste; 2) Passo Fittanze; 3) Villaggio San Michele; 4) Malga Cime; 5) Punta Telegrafo; 6) Madonna della Neve; 7) Avio (sponda destra del fiume Adige); 8) Pra da Stua; 9) San Valentino; 10) Corno della Paura; 11) Polsa; 12) M. Altissimo di Nago; 13) San Giacomo; 14) Brentonico; 15) Valle San Felice; 16) Corniano; 17) Lago di Tenno; 18) Nomi/Chiusole; 19) Cima Verde; 20) Vason del Bondone; 21) Sopramonte; 22) Ponte Alto; 23) Pila; 24) Argentario; 25) Cima Campo; 26) Roa; 27) Strada della Baja; 28) Celado; 29) Monte Mezza; 30) Castello Tesino; 31) La Cascatella; 32) Coalatti; 33) Pieve Tesino; 34) Andalo; 35) Monte Mezzocorona; 36) Rocchetta; 37) Tres/Vervò; 38) Altopiano della Predaia; 39) Monte Peller; 40) Coredo; 41) Castelfondo. Fig. 1 - Localization of the flint crops cited in the text. 1) Coste; 2) Passo Fittanze; 3) Villaggio San Michele; 4) Malga Cime; 5) Punta Telegrafo; 6) Madonna della Neve; 7) Avio (sponda destra del fiume Adige); 8) Pra da Stua; 9) San Valentino; 10) Corno della Paura; 11) Polsa; 12) M. Altissimo di Nago; 13) San Giacomo; 14) Brentonico; 15) Valle San Felice; 16) Corniano; 17) Lago di Tenno; 18) Nomi/ Chiusole; 19) Cima Verde; 20) Vason del Bondone; 21) Sopramonte; 22) Ponte Alto; 23) Pila; 24) Argentario; 25) Cima Campo; 26) Roa; 27) Strada della Baja; 28) Celado; 29) Monte Mezza; 30) Castello Tesino; 31) La Cascatella; 32) Coalatti; 33) Pieve Tesino; 34) Andalo; 35) Monte Mezzocorona; 36) Rocchetta; 37) Tres/Vervò; 38) Altopiano della Predaia; 39) Monte Peller; 40) Coredo; 41) Castelfondo. dell’Adige. In futuro, lo stesso approccio verrà esteso se- 2. LE FORMAZIONI SELCIFERE guendo un asse est-ovest al fine di completare ed esaurire NEL CONTESTO GEOLOGICO TRENTINO la catalogazione delle formazioni selcifere. L’obiettivo finale sarà la realizzazione di una litote- Dal punto di vista geologico il territorio trentino si ca completa che permetterà di definire con chiarezza le pro- colloca nella porzione orientale delle Alpi meridionali ed è venienze delle materie prime utilizzate dai gruppi umani caratterizzato da relativa semplicità e uniformità geologica. preistorici superando quindi la tradizionale divisione “selce Quest’area è costituita quasi esclusivamente da rocce car- grigia e selce rossa” che, seppur utile, non consente di rag- bonatiche (calcari e dolomie) con solo in subordine rocce giungere attribuzioni con sufficiente precisione. metamorfiche o vulcaniche. La storia geologica del Trenti- Preistoria Alpina, 47 (2013): 27-37 29 no è piuttosto semplice nelle sue linee essenziali: a lungo li distinti (Fig. 1), elencati di seguito partendo da quello dominata dal mare, l’area vide lo sprofondamento di basse più meridionale: 1) Lessini settentrionali, comprendenti spiagge sabbiose (circa 240 milioni di anni fa) in oceani le località di Coste, passo Fittanze, Villaggio San Michele (circa 160 milioni di anni fa) e poi, a partire da circa 60 e Malga Cime; 2) M. Baldo settentrionale, comprendente milioni di anni fa, il lento sollevamento portò alla forma- le località di Punta Telegrafo, Madonna della Neve, Avio zione (circa 5 milioni di anni fa) delle montagne che oggi (sponda destra del fiume Adige), Pra da Stua, San Valen- determinano il paesaggio. tino, Corno della Paura, Polsa, M. Altissimo di Nago, San La successione delle rocce sedimentarie qui rappre- Giacomo e Brentonico; 3) Val di Gresta, comprendente le sentate comprende la maggior parte delle formazioni me- località Valle San Felice e Corniano; 4) Catena del Pichea, sozoiche e cenozoiche tipiche del più vasto settore alpino comprendente la località Lago di Tenno; 5) M. Bondone, sud-orientale; delle prime, particolarmente significative ai comprendente le località di Nomi/Chiusole, Cima Verde, fini di questo lavoro in quanto caratterizzate dalla presen- Vason del Bondone e Sopramonte; 6) M. Calisio, compren- za di abbondanti noduli e/o lenti di selce corrispondenti al dente la zona dell’Argentario, le cave di Pila e Ponte Alto; periodo di massima oceanizzazione,
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