Geologia dell’Ambiente Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale Supplemento al n. 2/2015 ISSN 1591-5352 oma A cura di GIOVANNI BRUNO

Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma - DCB R Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. Atti del convegno nazionale di geoarcheologia La geoarcheologia come chiave di lettura per uno sviluppo sostenibile del territorio

Aidone (EN) 4-5 luglio 2014

Geologia dell’Ambiente Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale Sommario Associazione di protezione ambientale a carattere nazionale riconosciuta dal Ministero dell’ambiente, Relazioni ad invito della tutela del territorio e del mare, con D.M. 24 maggio 2007, G.U. n. 127 del 4.6.2007 Evidenze di cambiamento climatico desunte da dati Supplemento al n. 2/2015 idrogeologici e dagli schemi di funzionamento Anno XXIII - aprile-giugno 2015 della fontana monumentale di Morgantina (Sicilia) GIOVANNI BRUNO, LUIGI BOBBO, ALESSANDRO FLAVIO BRUNO 7 Iscritto al Registro Nazionale della Stampa n. 06352 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 229 Recenti scavi a Morgantina: Il progetto Contrada Agnese del 31 maggio 1994 (2013-2014) J. BENTON, R. GORHAM, J.F. HUEMOELLER, L.A. LIEBERMAN, Comitato scientifico Mario Bentivenga, Aldino Bondesan, D. MASSEY, A. SMALLING, R. SOUZA, A. TRUETZEL, Giancarlo Bortolami, Giovanni Bruno, D.A. WALTHALL 19 Felice Di Gregorio, Giuseppe Gisotti, Giancarlo Guado, Gioacchino Lena, Giacomo Prosser, Giuseppe Spilotro I sessione (Presidente: Ing. Gianluigi Pirrera - Vicepresidente AIPIN) Consiglio Direttivo nazionale 2013-2016 La gestione della risorsa idrogeologica nel periodo greco-romano Fatima Alagna, Federico Boccalaro (Segretario), Antonello Fiore (Tesoriere), Daria Duranti, Il sistema idrico del Santuario dei Palici Fabio Garbin, Sandro Gennaro, Francesco Geremia, Giuseppe Gisotti (Presidente), Fabrizio Ioiò, (Rocchicella- Mineo) Gioacchino Lena, Vincent Ottaviani, Debora Perazzoli, LAURA MANISCALCO, BRIAN MCCONNELL, Angelo Sanzò, Andrea Vitturi (Vicepresidente), Francesco Zarlenga FRANCO LA FICO GUZZO 26

Comitato di redazione Federico Boccalaro, Giorgio Cardinali, Antichi sistemi di canalizzazione nella zona Giovanni Conte, Gioacchino Lena, della Rocca di Caltagirone Paola Mauri, Maurizio Scardella MARIA TERESA MAGRO, IVANA VACIRCA 36 Direttore responsabile Giuseppe Gisotti Il Porto Piccolo con l’arsenale dionigiano del Lakkios, Procedura per l’accettazione degli articoli forza strategica di Siracusa greca I lavori sottomessi alla rivista dell’Associazione, ROBERTO MIRISOLA 43 dopo che sia stata verifi cata la loro pertinenza con i temi di interesse della Rivista, saranno sottoposti ad un giudizio di uno o più Referees. II sessione (Presidente: Prof. Geol. Pietro Carveni) Redazione La stabilità del territorio nelle aree archeologiche: SIGEA: tel./fax 06 5943344 Casella Postale 2449 U.P. Roma 158 un problema di ieri e di oggi [email protected] www.sigeaweb.it Indagini archeologiche e interventi di restauro del paesaggio antico nell’insediamento di età greca Progetto grafico e impaginazione Fralerighe arcaica di Rocche a Pietraperzia (EN) tel. 0774 554497 - fax 0774 2431193 ENRICO GIANNITRAPANI, FILIPPO IANNÌ, GIANLUIGI PIRRERA 64 [email protected] www.fralerighe.it L’uomo, l’acqua e le “cave” nel bacino di alimentazione Pubblicità del torrente Cavadonna (SR): lettura diacronica SIGEA del paesaggio archeologico ibleo e problemi di stabilità Stampa SANTINO ALESSANDRO CUGNO 78 Tipolitografi a Acropoli, Alatri - FR

Volume a cura di Rilievo geostrutturale e laser scanner presso la Grotta Giovanni Bruno dei Cordari, Latomie del Paradiso (SR) Abbonamento annuale: Euro 30,00 ANGELO LEOTTA, FILADELFO LA ROSA 90 III sessione (Presidente: Prof. Denton A. Walthall - University of Oregon USA) Materiali e tecniche per la costruzione e il restauro di beni archeologici e monumentali Prime evidenze analitiche per una ricostruzione diacronica dell’uso del colore a Morgantina MARIA FRANCESCA ALBERGHINA, SERENA RAFFIOTTA, SALVATORE SCHIAVONE 100

Information and Communication Technology per la ricostruzione virtuale delle architetture e dei paesaggi antichi fi nalizzata alla valorizzazione e al restauro EMANUELE BRIENZA, RAFFAELE CARLANI 107

La Villa del Naniglio a Gioiosa Jonica: un’interessante esemplifi cazione di architettura romana in Calabria ROSSELLA AGOSTINO, ANGELA ALFIERI, DOMENICO CARRÀ, DANIELA MELODIA, SALVATORE NAPOLI, TERESA PELLE, DOMENICO MONTELEONE 113

La ricostruzione dei paesaggi antropici e naturali dai reperti del Museo della Ceramica di Caltagirone VERA GRECO, FRANCESCA MERCADANTE, GIANLUIGI PIRRERA 119 RELAZIONI AD INVITO

GIOVANNI BRUNO 7 PhD in Geologia Applicata, DICATECh Evidenze di cambiamento (Politecnico di Bari) climatico desunte da dati E-mail: [email protected] LUIGI BOBBO Ingegnere, libero professionista idrogeologici e dagli schemi E-mail: [email protected]

ALESSANDRO FLAVIO BRUNO di funzionamento della fontana Architetto, libero professionista monumentale di Morgantina E-mail: [email protected] (Sicilia) Climate change evidence derived from hydrogeological data and the reconstruction of the hydraulic running of the monumental fountain of Morgantina ()

Parole chiave (key words): Idrogeologia (hydrogeology), fontana monumentale (monumental fountain), cambiamento climatico (climate change)

ABSTRACT breve periodo se raffrontato a quello di altri grafi co della popolazione residente. In prima The Greco-Roman occupation at Morgan- insediamenti siciliani, come Lentini, Catania approssimazione e mediando le locali fl ut- tina spans about seven centuries. This is a o Taormina che ancora oggi, a circa 28 secoli tuazioni, dovute prevalentemente agli eventi relatively short period of time compared to dalla loro fondazione, sono delle città vitali. Le bellici che ripetutamente hanno interessato that of the Sicilian settlements of Lentini, Ca- ragioni della breve esistenza della città, che le la città, la curva demografi ca può essere as- tania and Taormina, which even today, about fonti storiche indicano di rilevante importan- similata a quella di una distribuzione di tipo twenty-eight centuries after their foundation, za socio-politica oltre che economica, sono normale con il ramo ascendente leggermente are thriving cities. The reasons for the brief da imputare principalmente agli effetti di un meno inclinato di quello discendente (fi g. 1). lifespan of the city, which historical sources cambiamento climatico che ha determinato Il primo nucleo abitativo ellenistico fu realiz- relate was once an important economic and un progressivo depauperamento della risorsa zato intorno al 560 a.C. ad opera dei Calcidesi socio-political center on the island, can be idropotabile rendendo l’area inospitale. che risalendo la valle dell’allora navigabile F. largely attributed to the effects of climate Le evidenze di una drastica diminuzione Albos oggi F. Gornalunga, si insediarono sulle change, which caused a progressive deple- della disponibilità idrica per gli abitanti di alture del M.te Cittadella, dove vi erano già tion in the source of potable water and ulti- Morgantina, a partire dalla seconda metà del testimonianze di un insediamento arcaico mately made the area inhospitable. VI sec. a.C., sono state desunte da un appro- “Morgeto-Siculo” databile intorno al XI sec. The evidences for a drastic decrease fondito studio idrogeologico, dalla ricostru- a.C., mentre i loro predecessori Sicani ave- in the availability of potable water for the zione della rete idrica a servizio della città e, vano abitato, fi n dal XVIII sec. a.C. (Sjöqvist inhabitants of Morgantina since the second soprattutto, dalle ricostruzioni del funziona- E., 1962), delle capanne nelle contrade San half of the sixth century BC, have been in- mento idraulico della fontana monumentale, Francesco Bisconti e Serra Orlando. La po- ferred from a detailed hydrogeological study presente nell’angolo Nord-Est dell’Agorà, in polazione residente dell’epoca può essere of the site, the reconstruction of the city’s seguito ai tre interventi di ristrutturazione cui stimata in circa 400 persone, quindi, il nu- water supply and, most importantly, from a è stata sottoposta. mero di abitanti della città cresce sia pure detailed consideration of three distinct in- Le ricerche, ancora in corso, sono fi na- con alterne vicende (fi g. 1-A). Durante il 490 terventions made to the city’s monumental lizzate alla defi nizione, mediante tecniche a.C. (fi g. 1-B), la Cittadella viene distrutta dal fountain house, located in the North-East di back analysis, dei principali parametri tiranno di Gela, Ippocrate; a partire dal 466 corner of the agora. climatologici durante la crisi di aridità che a.C. si ha una lenta ripresa socio-economica This research, while still in progress, aims ha interessato Morgantina e più in generale e demografi ca (fi g. 1-C). Nell’anno 459 a.C. i to establish, by means of back analysis, the quest’area del bacino Mediterraneo nel perio- Siculi, guidati da Ducezio, conquistano e di- main climatological parameters for the se- do storico considerato. struggono la Cittadella e rifondano la città, vere drought that affected Morgantina and, con l’assetto a pianta squadrata, nell’area di more generally, the area of the Mediterranean 1. CENNI STORICI E ANDAMENTO DEMO- Serra Orlando. A partire da tale data, in cui a basin in the historical period. GRAFICO DELLA CITTÀ DI MORGANTINA Morgantina si può ipotizzare una popolazione Le vicende storiche che hanno interessato residente di 1000 abitanti (fi g. 1-D), la città RIASSUNTO l’insediamento greco-romano dì Morgantina viene contesa tra i Greci e i Siculi con alterne La frequentazione greco-romana del sito (Raffi otta S., 1991), dalla data della sua fon- vicende; trascorrendo, comunque, un periodo di Morgantina copre un intervallo di tempo di dazione a quella del suo declino e abbandono, di benessere come testimoniato dalla presen- circa 7 secoli che, tuttavia, è certamente un trovano ovvio riscontro nell’andamento demo- za nella città di una zecca.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 8 più elevate, che si attestano intorno ai 650 m s.l.m., si riscontrano nelle colline ubica- te a SW; quindi, procedendo lungo la diret- trice SW-NE, l’orografi a digrada dolcemente con una pendenza media del 6%. Lungo la direttrice SE-NW, invece, la morfologia dei due fi anchi dell’altopiano è fortemente con- dizionata dai litotipi affi oranti. In particolare, lungo il fi anco NW, dove gli affi oramenti litoidi arenacei sono più continui, si hanno maggiori acclività e bruschi salti morfologici; il fi anco SE è caratterizzato dall’affi oramento di rocce sabbiose ed argillose e, conseguentemente, presenta acclività molto contenute. L’area ricade in destra idrografi ca del fi ume Gorna- Figura 1 – Curva demografica schematica, in relazione ai principali eventi socio-politici, con tre stime del massimo numero di abitanti al 250 a.C.: curva in blu 10.000 abitanti; curva in arancio 15.000 abitanti; curva in rosso 20.000 abitanti (da: lunga il cui alveo si trova, in linea d’aria, 2 km Bruno G. et Al., 1996 modificata) a Nord del sito archeologico. Ai giorni nostri, il Gornalunga ha regime idrico torrentizio, Finalmente, nell’anno 396 a.C. (fi g. 1-E) l’esaurimento della sorgente che alimentava ma in epoca ellenistica molto probabilmente i Siracusani, guidati dal tiranno Dionisio I, la fontana monumentale, la quale veniva, consentiva la navigazione di piccole chiatte. riconquistano defi nitivamente la città che quindi, rifornita dall’acqua di una condot- I corsi d’acqua minori sono principalmente vive così un periodo di tranquillità socio- ta d’adduzione, proveniente dall’angolo NW sviluppati lungo il fi anco SE dell’altopiano di economica fi no al 368 a.C. (fi g. 1-F) data dell’Agorà e da un’altra che convogliava l’ac- Morgantina e i rami di testa degli stessi si in cui, a seguito della morte del tiranno, si qua di pioggia caduta sulle tettoie della fon- spingono, in alcuni punti, in prossimità degli verifi ca una crisi politica. Nel 344 a.C. Timo- tana e della Stoà Est (fi g. 1-M). Nell’anno 104 scavi archeologici. leonte, inviato da Corinto, sbarca a Taormina a.C., in seguito alla ripresa delle attività bel- per liberare Siracusa dal tiranno Dionisio II e liche, la città viene conquistata dai ribelli di 2.2. ASPETTI GEOLOGICO-STRATIGRAFICI dai Cartaginesi; egli, dopo aver sconfi tto l’e- Salvio e la popolazione residente subisce un L’area ricade nel contesto geologico- sercito punico con l’aiuto dei vari tiranni delle forte calo (fi g. 1-N). Intorno all’anno 70 a.C., strutturale di un bacino di sedimentazione, Poleis si sbarazza di loro e sale al potere. In il depauperarsi della risorsa idrogeologica, noto in letteratura come “Bacino di Calta- quegli anni, Morgantina si era in qualche mo- in seguito al perdurare della crisi climatica nissetta”, individuatosi durante il Neogene e do affrancata dal controllo di Siracusa; infat- e alla cattiva gestione degli ispanici, rende rimasto attivo fi no al Quaternario fra il mar- ti, l’emissione di numerose monete databili necessario interrare la vasca interna della gine esterno della Catena Appennino-Magh- intorno al 340 a.C. assieme alla costruzione fontana monumentale. A questo periodo, si rebide e l’Avampaese Ibleo. La successione di numerosi edifi ci, sembrano testimoniare può ricondurre anche il tentativo di costruzio- stratigrafi ca affi orante (Bruno G., Nicosia S., una discreta condizione socio-economica e ne di un acquedotto, rimasto incompleto, che 1998) è caratterizzata da rocce sedimenta- demografi ca della città (fi g. 1-G). Con l’av- avrebbe dovuto portare l’acqua dalla vicina rie, prevalentemente di natura pelitica, tutte vento di Timoleonte, la città viene ricondotta città di a Morgantina (fi g. 1-O). Infi ne, intrabacinali, ad eccezione di quelle della sotto il controllo di Siracusa e intorno al 300 gli ultimi indizi abitativi della città risalgono Formazione delle Argille Varicolori, messe in a.C. vengono edifi cate le nuove mura di cin- all’incirca al 25÷50 d.C. (fi g. 1-P); in par- posto come falda di ricoprimento tettonico ta e nell’Agorà viene realizzata l’ala Ovest ticolare nell’anno 36 a.C., Morgantina viene (fi g. 2). dell’Ekklesiasterion o grande scalinata (fi g. rasa al suolo per editto di Ottaviano (Alessi P., Nel dettaglio, procedendo dal termine più 1-H). Nel periodo compreso tra il 290 a.C. ed 2012). Oltre tale data non si hanno testimo- antico a quello più recente, si ha: il 250 a.C. (fi g. 1-I), sotto i regni di Agatocle e, nianze storiche e archeologiche che attestino a) la Formazione delle Argille Varicolori soprattutto, di Gerone II, la città vive il periodo una vita cittadina nell’insediamento di Mor- (Cretaceo-Eocene) affiora a Nord e ad Est di massimo splendore testimoniato da un for- gantina, che sembra essere stato defi nitiva- del M.te Cittadella. Si tratta di argille ed te incremento dell’edilizia pubblica (Fontana mente abbandonato, intorno alla metà del I argilliti con struttura scagliettata, di co- Monumentale, Stoà Est, ala Est dell’Ekklesia- sec. d.C. (comunicazione personale del Prof. lore variabile dal rosso al verde al grigio sterion, Terme Nord, etc.) e demografi co, con S.C. Stone, in: Bell. M., 1985). scuro, che presentano sporadici olistoliti una popolazione residente stimata fra 10.000 di calcari marnosi biancastri ascrivibili (Schilirò F. et Al., 1996) e 20.000 (Crouch D. P., 2. GEOMORFOLOGIA, GEOLOGIA E ASSETTO alla Formazione Polizzi (Cretaceo sup. 2004) abitanti. Successivamente a tale pe- TETTONICO-STRUTTURALE Eocene). La formazione ha contatti di riodo, gli effetti dei cambiamenti climatici, 2.1 CENNI GEOMORFOLOGICI tipo tettonico con il sovrastante termine già in atto, cominciano a farsi sentire, come Il sito archeologico di Morgantina si stratigrafico della Formazione del Flysch testimoniato dal generalizzato abbassamen- sviluppa su un altopiano, ubicato circa 2.5 Numidico e stratigrafico con tutte le altre to delle piezometriche delle falde idriche e km a NE della citta di Aidone (En), che nei formazioni; dalla riduzione della portata delle sorgenti rapporti di scavo degli archeologi americani b) la Formazione del Flysch Numidico (Oligo- di tutta l’area archeologica, in particolare della Princeton University è denominato “Ser- cene sup. - Miocene inf.) è presente in due di quelle presenti nell’intorno dell’Agorà. ra Orlando”. Si tratta di un rilievo allungato affioramenti ubicati, a Nord e a SSE del Nell’anno 211 a.C., la città viene conquista- in direzione NE-SW, con uno sviluppo areale M.te Cittadella. L’alternanza fra orizzonti ta dai Romani che la cedono ai loro merce- di circa 3 km2, lungo il quale si succedono arenacei e pelitici, tipica dei flysch, in nari ispanici (fi g. 1-L). Intorno al 170 a.C., diverse colline intervallate da piccoli pia- quest’area è fortemente sbilanciata a fa- l’inasprirsi della crisi climatica determina nori. Dal punto di vista altimetrico, le quote vore di questi ultimi. Gli orizzonti arenacei,

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 una colorazione dal grigio al bianco. I 9 rapporti con le formazioni più antiche sono di tipo regressivo ad eccezione di quello tettonico a NNE di Cozzo di Lupo; g) la Formazione dei Trubi (Pliocene inf.) è il termine stratigrafico che segna il ritorno alle condizioni di normalità del bacino mediterraneo, dopo la crisi di iperalinità del Messiniano. I litotipi di questa formazione affiorano lungo i lati Sud e SE dell’altopiano di Morgantina e a Cozzo Pontura. Si tratta di un’alternanza di calcari marnosi e marne calcaree di colore bianco crema con frequenti patine rossastre, dovute ad ossidi di ferro, in corrispondenza delle numerose superfici di discontinuità presenti nell’ammasso roccioso. I rapporti con le formazioni più antiche sono in genere di tipo trasgressi- vo, a eccezione di quelli tettonici visibili a NNE di Cozzo di Lupo e a Cozzo Pontu- ra; con i termini più recenti della serie stratigrafica, invece, i rapporti sono di continuità di sedimentazione; h) la Formazione di Geracello (Pliocene Figura 2 – Rapporti stratigrafici dei litotipi affioranti nell’area di Morgantina (da: Bruno G., Nicosia S., 1998) sup.-Pleistocene) borda con continuità l’altopiano di Morgantina dal margine sono costituiti da quarzareniti compatte grigiastre, untuose al tatto e con peso a SW (Piano Arena) fino a quello NE di colore giallo-rossastro; quelli pelitici, specifico molto basso; (M.te Cittadella); degno di nota, inoltre, invece, sono rappresentati da argille e e) la Formazione del Calcare di Base (Mes- è il piccolo affioramento riscontrato sul argille marnose di colore bruno-tabacco. siniano) è il termine iniziale della Serie bordo Ovest dell’Agorà alle spalle della La formazione mostra contatti tettonici Solfifera Siciliana che è rappresentata, Stoà Ovest e del Teatro (Bruno G., Nicosia con la più antica Formazione delle Argille in quest’area, anche dalla sovrastante S., 1998). La formazione è costituita da Varicolori, mentre con la Formazione Ter- Formazione dei Gessi. Il litotipo affiora in argille marnose e localmente sabbiose ravecchia i contatti sono stratigrafici, ad modo frammentario nella vallata ad Est di colore grigio-azzurro. I rapporti stra- eccezione di quello tettonico a NE di Cozzo dell’altopiano di Morgantina e con conti- tigrafici con i termini più antichi sono di Lupo; nuità nell’estremità SW di Serra Orlando, di trasgressione, mentre quelli con il c) la Formazione Terravecchia (Tortoniano) dove è presente una necropoli e la ter- sovrastante termine sabbioso-arenaceo affiora ampiamente nella vallata che minazione occidentale dell’insediamento della successione stratigrafica sono di borda il fianco NW dell’altopiano di Serra di epoca greco-romana. Si tratta di un eteropia laterale e verticale come ri- Orlando e più limitatamente a Est di M.te calcare di origine evaporitica, a struttura scontrato nelle aree del M.te Cittadella Burnea e di Cozzo di Lupo. I litotipi che massiva e colorazione bianco-grigiastra, e dell’Agorà; la caratterizzano sono argille e argille che presenta vacuoli cubici, lasciati dal- i) la Formazione delle Sabbie Superiori marnose di colore grigio-bruno o grigio la dissoluzione di originari cristalli di (Plio-Pleistocene) costituisce il termine azzurro al taglio fresco; nella parte al- cloruro di sodio, ed emana odore di zolfo di chiusura regressivo del ciclo sedimen- ta della formazione, alle argille marno- alla percussione. I contatti con i termini tario plio-pleistocenico. Essa affiora alla se si intercalano dei livelli sabbiosi, di più antichi della serie stratigrafica sono sommità dell’altopiano di Morgantina e colore grigio-giallastro. La formazione, di continuità di sedimentazione; mentre, per tutta la sua estensione, costituendo in discordanza angolare/trasgressione circa 1 km a N di M.te Burnea, è presente il substrato sul quale insiste l’insedia- sui termini più antichi, ha con le altre un contatto tettonico con la sovrastante mento greco-romano in esame. Il litotipo formazioni rapporti di continuità strati- Formazione Geracello; prevalente è dato da sabbie quarzoso- grafica ad eccezione delle aree a NE di f) la Formazione dei Gessi (Messiniano) calcaree, di colore giallo e granulometria M.te Burnea e Cozzo di Lupo dove si ha costituisce, in quest’area, il termine di medio-fine, cui si intercalano, verso l’alto un contatto tettonico con i termini stra- chiusura della Serie Solfifera Siciliana e e lateralmente, frequenti livelli arenacei, tigrafici sovrastanti; risulta visibile in corrispondenza di Cozzo anch’essi di colore giallo, a composizio- d) la Formazione del Tripoli (Messiniano) Pontura, circa 1.5 km a Ovest dell’Agorà, ne da quarzarenitica a calcarenitica. Lo affiora in continuità di sedimentazione oltre che ai fianchi e a NNE di Cozzo di spessore degli interstrati arenacei è va- a Est di M.te Burnea, lungo il fianco SE Lupo. Il litotipo, noto in letteratura con riabile da qualche centimetro a diversi dell’altopiano di Serra Orlando e, con il termine “spicchiolino”, è costituito da metri; la stratificazione è spesso incro- contatto tettonico, a Cozzo Pontura. Li- agglomerati di grossi cristalli geminati ciata e la giacitura varia da suboriz- tologicamente è costituita da un’alter- a coda di rondine, derivati dalla trasfor- zontale a debolmente immergente verso nanza mm-ritmica di marne calcaree di mazione diagenetica di originari cristalli SW. Localmente, le arenarie presentano colore bianco-giallastro e di diatomiti di anidrite che, nell’insieme, presentano dei livelli di lumachelle a macrofossili

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 10 Tabella 1 - Valori medi dei parametri geomeccanici delle famiglie di discontinuità presenti nelle arenarie della Formazione delle Sabbie Superiori Intervallo Apertura Stazione Famiglia Dir.(°) Incl.(°) Imm.(°) variazione (°) (cm) Riempimento Lunghezza (m) Spaziatura (m)

K’1 310 78 40 ± 10 2.50 sabbia < 1 21.00 K’ 45 85 135 0 5.00 sabbia 1 ÷ 10 - 1 2 K1 148 77 238 ± 6 1.10 sabbia < 1 40.00 K2 240 79 330 ± 5 2.33 sabbia 1 ÷ 10 60.00 K’ 329 77 59 ± 3 1.18 sabbia/calcite < 1 18.83 2 1 K1 144 79 234 ± 4 1.23 sabbia < 1 65.67 K’1 18 76 108 ± 6 8.00 sabbia/ghiaia 1 ÷ 10 68.25 3 K1 171 79 261 ± 6 2.50 sabbia < 1 168.00 K2 251 74 341 ± 9 7.00 sabbia 1 ÷ 10 125.00

Figura 3 – Diagrammi di isofrequenza dei poli delle discontinuità e relative famiglie, rilevate nelle arenarie della Formazione delle Sabbie Superiori, in corrispondenza delle stazioni di misure geomeccaniche n° 1, 2 e 3.

estremamente compatti e cementati. I depressione tettonica, orientata NE-SW, si 3. ASPETTI IDROGEOLOGICI rapporti stratigrafici con la sottostante è impostato il bacino di sedimentazione dei Le caratteristiche idrogeologiche dell’al- Formazione Geracello sono, come già successivi termini della serie stratigrafi ca. topiano di Morgantina hanno certamente detto, di eteropia laterale e/o diacronia; La terza fase compressiva (Pliocene inf.-me- giocato un ruolo decisivo nella scelta di ciò determina, lungo il fianco NW dell’al- dio) ha creato, nei termini stratigrafi ci della quest’area per la fondazione dell’insedia- topiano, un contatto stratigrafico diretto Serie Solfi fera, delle pieghe a piccolo raggio, mento ellenistico; ad esse si saranno ag- con alcuni dei termini più antichi della a volte rovesciate, oltre che locali trusts, co- giunte, ovviamente, anche considerazioni serie stratigrafica. me a Cozzo Pontura e a NE di M.te Burnea. climatiche e socio-politiche. È indubbio che Questa fase tettonica, inoltre, ha determina- il clima mite, la morfologia collinare con ampi La successione stratigrafi ca localmente è to l’intenso stato fratturativo degli interstrati pianori e pendici coltivabili, e la grande di- ricoperta da depositi recenti-attuali, costitu- calcareo-marnosi della Formazione dei Trubi. sponibilità idrica di acqua potabile, dovuta iti dalle alluvioni fl uviali del F. Gornalunga, da Nel corso del Plio-Pleistocene si verifi ca la ad un’elevata densità di sorgenti (in media detriti di falda lungo le pendici e, nell’area di fase tettonica distensiva che ha causato il 10 sorgenti/km2), hanno sicuramente molto Cozzo Pontura, da “rosticci” cioè materiale di sollevamento dell’area e la formazione delle ben impressionato i primi coloni greci che risulta della lavorazione dello zolfo. faglie dirette riscontrate a Cozzo di Lupo e decidono così, nel VI sec. a.C., di insediarsi a M.te Cittadella. In seguito al sollevamen- sul M.te Cittadella. Recenti studi (Bruno G., 2.3 ASSETTO TETTONICO-STRUTTURALE to tettonico, la sinclinale suddetta ha dato Nicosia S., 1998), hanno permesso di rico- La ricostruzione della storia tettonica luogo all’altopiano di Morgantina, venendo struire lo spartiacque idrografi co e quello dell’area ha permesso di riconoscere strut- così a formare un classico esempio di rilievo idrogeologico nonché le caratteristiche geo- ture connesse a tre distinte fasi di tettonica morfologico inverso. La tettonica distensiva, metriche dell’acquifero e della falda idrica compressiva e ad una di tettonica distensiva. inoltre, ha prodotto lo stato di fratturazione presente nell’altopiano di Morgantina (fi g. Per quanto riguarda la tettonica compressi- rilevato nelle arenarie della Formazione del- 4). Dalla fi gura si evince che i due spartiac- va, la prima fase (Miocene inf.-medio) ha le Sabbie Superiori. Al fi ne di determinare i que non hanno coincidenza areale; infatti, determinato la formazione della struttura a parametri geomeccanici di tali fratture (tab. quello idrografi co, il meno esteso, si allunga falda di ricoprimento presente a Nord del M.te 1), sono state effettuate 3 stazioni di misure dal Piano Arena fi no alla Collina Boscarini Cittadella. La seconda fase (Miocene med.- geomeccaniche (fi g. 3), con il metodo del- a NE dell’Agorà, quello idrogeologico, invece, superiore), essenzialmente di tipo plicativo, la scanline generalizzato (Bruno G., 2012), comprende tutto l’altopiano e coincide con il ha generato una stretta e allungata sincli- ubicate due nella Collina Trigona e una nella limite stratigrafi co fra la Formazione delle nale con chiusure periclinali ai lati. In tale Collina Papa (fi g.4). Sabbie Superiori e il sottostante substrato

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 impermeabile costituito dalle diverse forma- lici, e un livello idrico inferiore, sempre pre- ricostruzione piezometrica né dal chimismo 11 zioni argillose presenti nell’area. sente, che si estende con continuità per tutto delle acque. Il censimento e le misure idrau- L’acquifero ha un assetto strutturale l’altopiano. liche del 1993-1994, integrati e aggiornati a sinclinale e, fatta eccezione per le preci- Il livello idrico superiore è ipotizzabile con quelle eseguite nei 25 pozzi e 33 sorgen- pitazioni meteoriche che insistono su esso, in tre distinte aree; tuttavia, solo in due di ti censiti nel 2013, congiuntamente a nuove risulta isolato da altre fonti di ricarica idrica. esse l’assetto litostratigrafi co dell’acquife- evidenze idrogeologiche, archeologiche e Litologicamente esso è costituito dalle sab- ro, cioè la presenza di un orizzonte argilloso all’uso di un moderno software (Surfer della bie della Formazione delle Sabbie Superiori, impermeabile, è compatibile con la possibile Golden Software), hanno reso possibile una permeabili per porosità, cui localmente si esistenza di una falda idrica sospesa in epo- migliore ricostruzione della superfi cie pie- intercalano livelli di arenarie quarzoso-cal- ca greco-romana e cioè: nella Collina Bosca- zometrica della falda idrica inferiore, alla caree che presentano una permeabilità per rini (a NE dell’Agorà) e nell’area compresa data del 1994 e, soprattutto, hanno consen- porosità e/o fratturazione. Le già citate ete- fra la Collina Trigona e il Piano Arena (a SW tito di estrapolare le superfi ci piezometriche ropie fra le sabbie dell’acquifero e le argille dell’Agorà). Per quanto riguarda l’area del del livello idrico superiore, in epoca greco- marnoso-sabbiose della Formazione Geracel- M.te Cittadella, invece, non è tanto l’assetto romana. Determinanti al riguardo sono stati lo, ricostruite dai dati geologico-stratigrafi ci, litostratigrafi co a supportare la presenza di i tre pozzi d’acqua rinvenuti anidri durante determinano un assetto idrogeologico del tipo una falda idrica nel passato, quanto le evi- gli scavi archeologici: il n. 23, nella zona di falda multistrato (fi g. 4 - area in grigio nel- denze archeologiche. Negli studi precedenti M.te Cittadella (White D., 1961 in: Crouch D. le sez. geol. A-B e C-D); con un livello idrico (Bruno G., Nicosia S., 1998), la presenza di P., 1984); il n. 24, all’interno delle Terme Nord superiore arealmente discontinuo, presente una falda multistrato non è stata evidenzia- scavate di recente (Lucore S., 2013); il n. 25, solo in concomitanza di elevati carichi idrau- ta in modo chiaro, né dall’andamento della sito nell’area archeologica ad Ovest dell’A- gorà, nella cosiddetta casa del Magistrato o dell’Uffi ciale (Oestenberg C. E., 1963) e le dieci sorgenti anidre alla data dei due cen- simenti (1993-1994 e 2013), ma certamente attive in epoca greco-romana. Rilevante, ai fi ni della ricerca, è il fatto che delle dieci sor- genti anidre, ben sette sono ubicate sui lati NE ed SW dell’Agorà (fi g. 4). I dati raccolti e le ricostruzioni effettuate consentono di asserire che il livello idrico su- periore, nelle due aree centro-occidentali cioè nella Collina Boscarini e nell’area Collina Trigona-Piano Arena, è sorretto alla base da due lenti di argilla affi ancate. Nell’area ar- cheologica di M.te Cittadella, invece, il rinve- nimento del pozzo n. 23 trova giustifi cazione nella presenza di una locale ed effi mera falda superfi ciale (non raffi gurabile alla scala del disegno in fi gura 4 - sez. geol. C-D), sostenu- ta alla base non da una lente di argilla, che pur presente è troppo profonda, bensì da un orizzonte di arenarie a lumachelle che, come già accennato nel paragrafo 2.2, si presen- tano particolarmente compatte e molto poco permeabili. Dal punto di vista della continuità idraulica si ha che il livello idrico superiore non risulta completamente isolato da quello inferiore. L’acqua del livello idrico superiore, nelle condizioni di massimo invaso in cui si trovava l’acquifero nel 560 a.C., si versava la- teralmente in quello sottostante per tracima- zione da soglie di permeabilità sotterranee. La tracimazione verso il livello idrico inferiore avveniva nel 560 a.C., come avviene in minor misura ancora oggi, rispettivamente, lungo i Figura 4 – Carta e sezioni idrogeologiche (le aree in grigio rappresentano le falde idriche sovrapposte): 1a) Rosticci di lati SW e NW nell’area sottostante la Collina miniera (Attuali); 1b) Detriti (Attuali); 1c) Frane (Attuali); 2) Alluvioni (Olocene); 3) Sabbie ed arenarie, Form. delle Sabbie Boscarini; lungo il solo lato NW nell’area sot- Superiori (Plio-Pleistocene); 4) Argille marnoso-siltose, Form. Geracello (Pliocene sup.-Pleistocene); 5) Marne e calcari marnosi, Form. dei Trubi (Pliocene inf.); 6) Gessi, Serie Solfifera Siciliana (Messiniano); 7) Calcari, Form. dei Calcari di tostante, la Collina Trigona-Piano Arena (fi g. Base - Serie Solfifera Siciliana (Messiniano); 8) Marne silicee e diatomiti, Form. dei Tripoli (Messiniano); 9)Argille e argille 4 - sez. geol. A-B e C-D) e prevalentemente marnoso-sabbiose, Form. Terravecchia (Tortoniano); 10) Argille e quarzareniti, Form. del Flysch Numidico (Oligocene- Miocene); 11) Argille con esotici di calcari marnosi (Form. Polizzi), Form. delle Argille Variegate (Cretaceo - Eocene); 12) lungo il fi anco SW nel M.te Cittadella. Faglie normali; 13) Falde di ricoprimento; 14) Faglie inverse e sovrascorrimenti; 15) Giacitura degli strati; 16) Spartiacque Dall’analisi delle superfi ci piezometriche idrografico; 17) Spartiacque idrogeologico; 18) Pozzi; 19) Pozzi anidri; 20) Sorgenti; 21) Sorgenti anidre; 22) Isopieze; 23) Ubicazione delle stazioni di misure geomeccaniche; 24) Località di campionamento delle argille per le analisi mineralogico- ricostruite (fi g. 5) è possibile fare le seguenti petrografiche (da: Bruno G., Nicosia S., 1998 modificata) considerazioni:

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 12 dalle norme vigenti (Direttiva Europea 98/83/ CE; D. Lgs. 31/2001; D. Lgs. 27/2002). Al ri- guardo, è verosimile supporre che in epoca ellenistica il contenuto salino dell’acqua fos- se ancora più basso in seguito del maggior volume d’acqua presente nell’acquifero e al più frequente ricambio idrico. Il chimismo dei costituenti principali (fi g. 6) è risultato abbastanza uniforme in tutti i campioni ana- lizzati e consente di classifi care l’acqua come bicarbonato calcica con un discreto tenore in solfati e ione ammonio (NH4+). L’elevato campo di variazione del tenore in solfati può essere spiegato dal fatto che in alcuni punti del versante Nord dell’acquifero, a differenza di quanto avviene nel versante Sud, l’acqua del livello idrico inferiore vie- ne a contatto diretto con i gessi della Serie Solfi fera. La presenza di ione ammonio, ri- scontrata solo in alcuni dei campioni ana- lizzati, è probabilmente di origine organica e dovuta all’attività antropica (allevamento di bestiame).

4. LA RETE IDRICA DELLA CITTÀ Figura 5 – Ricostruzioni dell’andamento della superficie piezometrica della falda, in metri s.l.m.: a) Alla data del 560 L’elevato numero di abitanti e la cospi- a.C.; b) Alla data del 1994 cua disponibilità idrica, almeno nei primi se- coli di esistenza della città, ha determinato • la falda presenta uno spartiacque sotter- delle sorgenti n. 2 e n. 24, ubicate nell’area di la realizzazione di una estesa rete idrica. Le raneo orientato SW-NE; maggior ricarica della falda, e un massimo di evidenze archeologiche e storiche consen- • i carichi idraulici decrescono, in generale, 22 °C in corrispondenza del pozzo n. 19 dove tono di ipotizzare che vi fosse una gestione procedendo dal Piano Arena (SW) al M.te l’acqua si muove all’interno dell’acquifero separata delle acque bianche da quelle re- Cittadella (NE); con basse velocità di circuitazione. Il pH è fl ue (Schilirò F. et Al., 1996) e, inoltre, che • l’area di maggior ricarica della falda compreso nell’intervallo 6.96÷8.40 ed è tipi- la rete idrica fosse costituita da elementi di coincide con quella compresa entro lo co di un’acqua a comportamento da neutro a uso pubblico, la cui realizzazione e manuten- spartiacque idrografico; leggermente basico. Le analisi chimiche han- zione era a carico della Pólis, ed elementi di • le cadenti piezometriche evidenziano la no consentito di stabilire il contenuto salino uso privato a totale carico dei singoli citta- presenza di diversi valori della permea- e i costituenti ionici principali. Il contenuto dini. Gli elementi costitutivi la rete idrica di bilità ai due lati dello spartiacque sot- in sali, misurato come residuo fi sso a 180 pertinenza pubblica, portati a giorno dagli terraneo; in particolare, il fianco setten- °C, è di 500÷1000 mg/l; esso consente di scavi archeologici e/o presumibili, possono trionale dell’acquifero è mediamente più classifi care l’acqua come mediominerale ed essere riassunti in tipologia e numerosità permeabile di quello meridionale; è al disotto del limite massimo consigliato come segue (fi g. 7): • in condizione di massimo invaso dell’ac- a) serbatoi idrici (2) quifero, cioè alla data del 560 a.C. (fig. b) lavanderia (1 ?) 5 a), la falda presenta tre massimi pie- c) abbeveratoi (1) zometrici (tra Piano Arena e la Collina d) fontane/sorgenti (8) Trigona, nella Collina Boscarini e nel M.te e) pozzi (3) Cittadella) con valori superiori anche di f) terme (2) 20 m rispetto a quelli rilevati nel 1994; g) condotte e canalette di adduzione, con- • in condizioni di falda depauperata (fig. 5 dotte e canali di scarico b), la piezometria nella zona di M.te Cit- Negli insediamenti greco-romani la risor- tadella non mostra più traccia del livello sa idrica veniva gestita adoperando manu- idrico superiore e i tre massimi piezome- fatti e soluzioni tecniche che oltre a soddisfa- trici presenti al 560 a.C. si riducono ad re il fabbisogno d’acqua della popolazione, uno (tra Piano Arena e la Collina Trigona). rispecchiavano le caratteristiche stilistiche, Al fi ne di valutare la qualità chimica architettoniche e decorative dell’epoca. In dell’acqua di falda per l’uso idropotabile, tal senso anche la rete idrica di Morganti- sono stati prelevati campioni d’acqua per na presenta delle peculiarità che rifl ettono, le analisi di laboratorio, nelle sorgenti e nei non solo le soluzioni tecniche adottate per pozzi, e condotte misure in situ di temperatura il rifornimento d’acqua potabile, lo scarico e pH (Bruno G., Nicosia S., 1998). La tempera- Figura 6 – Chimismo dell’acqua di falda (diagramma di delle acque refl ue e meteoriche, ma anche Schoeller): a) Campo di variazione della concentrazione io- tura riscontrata è abbastanza stabile e varia nica; b) Concentrazione ionica media (da: Bruno G., Nicosia la diminuzione della disponibilità idrica già da un minimo di 15.5 °C in corrispondenza S., 1998 modificata) signifi cativa nel III secolo a.C.

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Figura 7 – Planimetria della rete idrica di Morgantina con opere idrauliche di uso pubblico e privato

L’acqua all’interno della rete veniva spo- tubazioni in piombo verosimilmente utilizzate 5. LA FONTANA MONUMENTALE stata, quasi esclusivamente, per gravità, uti- per aumentare il carico idraulico nella porzione Delle otto fontane censite nell’area lizzando delle condotte in terracotta, prodotte di rete in cui l’acqua circola in pressione (fi g. 8). dell’Agorà (fi g. 7) e delle altre che sicura- dalle numerose fornaci presenti nell’area, o dei Un altro elemento di grande importanza mente erano presenti sia alla sommità, sia canali costruiti con blocchi squadrati di are- nella gestione della risorsa idrica è rappre- lungo le pendici dell’altopiano di Morganti- naria anch’essa cavata sul posto. Localmen- sentato dalle cisterne d’acqua, delle quali na, sicuramente merita di essere trattata con te, soprattutto all’interno delle abitazioni dei praticamente ogni abitazione è dotata, spes- dettaglio quella rinvenuta durante la cam- quartieri residenziali, è documentato l’uso di so in numero superiore ad uno. pagna di scavi archeologici del 1982, nota nella letteratura archeologica come Fontana Monumentale. Questo elemento della rete idrica di Morgantina è di indubbia rilevanza sia per quanto riguarda i suoi aspetti archeo- logici e architettonici sia, soprattutto, perché la grande quantità di dati che la riguardano ha consentito di avvalorare in modo ogget- tivo l’ipotesi di cambiamento climatico che ha interessato quest’area geografi ca, du- rante il periodo greco-romano, già formulata in precedenti ricerche (Bruno G., Nicosia S., 1998; Schilirò F. et Al., 1996). La Fontana Monumentale viene costruita intorno al 250 a.C., durante l’era di Gerone II; essa è ubicata nell’estremità NE dell’Agorà, all’incrocio fra la principale via della città la “Plateia A” e l’estremità Nord della Stoà Est (fi g. 9 a-b). Si tratta di una fontana di uso pubblico, costituita da due bacini dei quali il più inter- no, all’origine scoperto, è di forma quadrata e con una capacità d’invaso di 10.92 m3; il più Figura 8 – Elemento, in terracotta, di condotta idrica in pressione, con foro d’innesto per tubazione in piombo del diametro esterno, a forma di “U” e con una capacità di 2.5 cm (da: Crouch D. P., 1993) di invaso di 41 m3, era coperto da una tet-

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Figura 9 – Fontana monumentale all’atto della costruzione anno 250 a.C. (da: Bell M., 1985 modificata): a) Planimetria con in verde le condotte d’adduzione e in rosso le condotte di troppo pieno; b) Particolare del bacino d’invaso interno, di forma quadrata, ed esterno a forma di U

toia sorretta da colonne e travi in legno che loro, avevano le pareti e il pavimento rivestiti d’acqua potabile; mentre quello esterno, non essendosi conservate hanno dato luogo da intonaco a tenuta idraulica. Per quanto inizialmente accessibile da tre lati, venisse alle due possibili ipotesi costruttive (fi g. 10 riguarda la fruibilità, si può ipotizzare che utilizzato per attingere acqua per vari usi. a-b) avanzate da Santagati M.(1991). I due il bacino interno, essendo poco accessibi- Dall’epoca della costruzione e fi no al primo bacini di invaso, che non comunicavano fra le, potesse essere utilizzato come serbatoio quarto del II sec. a.C., la fontana era alimen-

Figura 10 – Fontana monumentale all’atto della costruzione anno 250 a.C., pianta, copertura e sezioni (da: Santagati M., 1991 modificata): a) Ipotesi con tettoia a falde conver- genti verso il bacino interno (più accreditata); b) Ipotesi con tettoia a padiglione

tata dalla sorgente n. 26 (fi g. 4), attualmente secca (fi g. 11 a), la cui acqua veniva raccolta in una canaletta d’adduzione (indicata i n ver- de in fi gura 9 a), posta alle spalle del muro che delimita a NE la fontana, e convogliata attraverso un foro nel bacino interno della fon- tana (fi g. 11 b). I due bacini d’invaso, inoltre, erano alimentati anche dall’acqua di pioggia che insisteva sulle tettoie della fontana e/o dell’adiacente Stoà Est, la quale veniva con- vogliata da una condotta che si raccordava alla suddetta canaletta d’adduzione (linea in verde sul bordo destro di fi gura 9 a). Gli scarichi di troppo pieno (indicati in rosso nella fi gura 9 a) in quest’epoca sono Figura 11 – Fontana monumentale all’atto della costruzione anno 250 a.C.: a) Sorgente n. 26, attualmente anidra, che alimentava il bacino interno della fontana; b) Particolare del foro d’immissione dell’acqua dalla canaletta d’adduzione due. Quello ubicato nell’angolo NE del bacino al bacino interno interno (fi g. 12 a) alimentava una condotta

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 che, correndo lungo la Plateia A, portava l’ac- 15 qua ad una fontana che serviva alcune abi- tazioni poste fra l’Agorà e la Cittadella (Bell M., 1985). L’altro scarico, ubicato nella parte alta dell’angolo Sud del bacino esterno (fi g. 12 b), alimentava la condotta che riforniva d’acqua una piccola fontana nell’estremità Sud della Stoà Est. Nell’intervallo di tempo di circa due seco- li, dalla data di entrata in funzione a quella di dismissione, la fontana ha subito tre inter- venti di ristrutturazione, descritti di seguito, tutti dettati dalla crescente diminuzione di disponibilità idrica delle fonti che la riforni- vano d’acqua.

I INTERVENTO Figura 12 – Fontana monumentale all’atto della costruzione anno 250 a.C.: a) Particolare del foro di scarico di troppo pieno del bacino interno; b) Particolare dell’incavo, nello spigolo Sud del bacino esterno, in cui si innestava lo scarico di Alla fi ne del III sec. a.C., non molto tempo troppo pieno. dopo il 211 a.C. data in cui la città veniva pre-

Figura 13 – Fontana monumentale al I intervento di ristrutturazione, fine del III sec. a.C.: a) Planimetria con in verde le condotte d’adduzione e in rosso le condotte di troppo pieno (da: Bell M., 1985 modificata); b) Particolare dell’incavo del nuovo scarico di troppo pieno del bacino esterno (in rosso), ubicato 0.91 m più in basso dello scarico utilizzato nel periodo di funzionamento precedente.

sa dai Romani, la portata della sorgente n. 26 dietro la Fontana Monumentale diminuiva fi no al punto che e si rendeva necessario un inter- vento mirato a ridurre la capacità d’invaso del bacino esterno (Bell M., 1985). L’alimentazione dei due bacini continuava a essere quella del primo impianto della fontana (fi g. 13 a) e la ristrutturazione è consistita nella riduzione dell’invaso del bacino esterno della fontana da 41 m3 a 19.5 m3, mediante l’abbassamento di 0.91 m del foro di troppo pieno (fi g. 13 b). Lo scopo di tale intervento, ovviamente, non poteva che essere quello di tutelare la qualità dell’acqua entro il bacino, grazie ad un maggiore e più veloce ricambio della stessa. L’acqua di scarico del nuovo troppo pieno, con- tinuava a rifornire la piccola fontana ubicata nell’estremità Sud della Stoà Est e, mediante Figura 14 – a) Condotta d’adduzione che conduceva l’acqua del troppo pieno del bacino esterno della Fontana Monu- mentale al serbatoio del Macellum; b) Particolare del serbatoio del Macellum con resti dell’intonaco a tenuta idraulica, una condotta di piccolo diametro costruita ad nella parte bassa delle pareti di NE. hoc (fi g. 14 a), alimentava anche il serbatoio

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 16 idrico (fi g. 14 b) presente nel coevo mercato SE della sorgente n. 26 (Crouch D. P.,1993), all’incirca ad una quota, rispettivamente, di romano, Macellum, posto al centro dell’Agorà. drenava lo stesso acquifero superiore di – 22 m e – 21 m rispetto alla sorgente n. 22. quest’ultima sorgente, quello cioè di Collina Per quanto riguarda lo scarico di troppo II INTERVENTO Boscarini. La sorgente n. 31, tuttavia, tro- pieno dei due bacini d’invaso della fontana, Intorno al 170 a.C., l’inasprirsi della vandosi ad una quota topografi ca di circa 1 durante questa confi gurazione architettoni- crisi climatica determinava l’esaurimento m più bassa di quella della sorgente n. 26, ca non si hanno evidenze certe. È possibile della sorgente n. 26 che alimentava la fon- all’epoca in cui quest’ultima si esaurì, do- ipotizzare che il bacino interno mantenesse tana; questa, quindi, fu sottoposta ad una veva presentare ancora una sia pur minima lo scarico verso NE realizzato nella fase d’im- notevole ristrutturazione che ne alterò si- portata capace di giustifi care l’intervento di pianto della fontana (fi g. 12 a). Per il bacino gnifi cativamente l’originaria simmetria. Al ristrutturazione della fontana. La condotta esterno, invece, è possibile che continuasse fi ne di poter sopperire alla carenza idrica, che dalla sorgente n. 22, nell’angolo NW a funzionare il troppo pieno della ristruttura- venivano costruite due condotte d’adduzio- dell’Agorà, conduceva alla fontana era di zione precedente o, in alternativa, che ve ne ne: una conduceva l’acqua della sorgente n. piccolo diametro, senza fori d’ispezione e si fosse uno collocato sotto la condotta d’ad- 31, attualmente anidra (fi g. 15 a), al baci- sviluppava per una lunghezza di circa 150 duzione nell’angolo NW (in rosso fi g. 16 a-b); no esterno della fontana passando sopra il m, sotto il battuto della Plateia A, paralle- questo scarico, in qualche modo, si raccorda- lastricato che borda il lato SE della stessa; lamente alla Stoà Nord. L’acqua al suo in- va con la condotta di troppo pieno del bacino un’altra alimentava il bacino esterno/inter- terno circolava, verosimilmente, in pressione interno lungo la Plateia A. no e convogliava l’acqua della sorgente n. poiché la quota topografi ca della sorgente L’intervento di ristrutturazione (fi g. 17) 22, attualmente anidra, ubicata nei pressi d’alimentazione era maggiore di quella del aveva il duplice scopo di preservare dal dell’incrocio fra l’angolo NW dell’Agorà e la recapito fi nale della condotta, sia che esso danneggiamento la condotta d’adduzione Plateia A (fi gg. 4 e 15 b). fosse rappresentato dal bacino esterno, che che correva sul lastricato di SE e di ridurre La sorgente n. 31, collocata nella termi- da quello interno della fontana (in verde fi g. la superfi cie della tettoia che copriva questa nazione NE della Stoà Est a meno di 10 m a 16 a-b). I due recapiti, infatti, si trovavano porzione di lastricato. La pavimentazione del

Figura 15 – Sorgenti che alimentavano la fontana nel II intervento di ristrutturazione del 170 a.C.: a) Particolare della sorgente n. 31, attualmente anidra, che alimentava il bacino ester- no; b) Particolare della sorgente n. 22, attualmente anidra, che alimentava il bacino interno

Figura 16 – Fontana monumentale al II intervento di ristrutturazione del 170 a.C.: a) Planimetria con in verde le condotte d’adduzione e in rosso le condotte di troppo pieno (da: Bell M., 1985 modificata); b) Particolare dell’angolo NW del bacino esterno della fontana con foro d’ingresso (in verde) della condotta d’adduzione che convoglia l’acqua della sorgente n. 22 e foro d’uscita (in rosso) del troppo pieno

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 lastricato, infatti, veniva rialzata fi no ad una Quest’ultimo intervento si rendeva ne- III INTERVENTO 17 quota in grado di coprire la nuova condotta cessario per continuare a dare un appoggio Il generalizzato depauperamento delle d’adduzione realizzata che, quindi, era inter- alla tettoia, che da questo lato veniva ridotta risorse idrogeologiche della città, probabil- rata al pari dell’originaria condotta la quale fi no all’altezza del colmo, la quale convoglia- mente in seguito alla cattiva gestione da par- convogliava l’acqua di pioggia delle tettoie va l’acqua di pioggia dentro il bacino interno. te dei mercenari ispanici e, certamente, al della Stoà Est (in verde in fi g. 16 a). La porzione di lastricato che veniva interra- perdurare della crisi climatica, determinava Il muro di SE che reggeva la tettoia della ta e soprelevata, risultava sottratta all’uso il prosciugamento della sorgente n. 31. Quin- fontana veniva demolito e con i suoi blocchi di pubblico e successivamente, durante il I sec. di, intorno all’anno 70 a.C., si diede corso al arenaria squadrata ne veniva realizzato uno in a.C., diveniva il laboratorio di un ceramista terzo e ultimo intervento di ristrutturazione aderenza a quello che delimitava, dallo stesso la cui fornace (n. 9) si trovava in una stanza della fontana monumentale il cui funziona- lato, il bacino d’invaso esterno della fontana. adiacente della Stoà Est. mento si concluse con la data d’abbandono della città di Morgantina, databile intorno alla prima metà del I sec. d.C. (Bell M., 1985). In questo periodo, restava in funzione solamente il bacino esterno la cui capacità d’invaso, in seguito al I intervento di ristrut- turazione della fi ne del III sec. a.C., era ridotta a 19.5 m3. L’acqua continuava ad arrivare al bacino esterno mediante due condotte: la condotta realizzata durante il II intervento di ristrutturazione, la quale passando sotto il battuto della Plateia A, correva parallela- mente alla Stoà Nord e si immetteva nell’an- golo NW del bacino esterno, e quella che convogliava le acque piovane che insistevano sulla tettoia della Stoà Est (fi g. 18). Anche gli scarichi di troppo pieno si può ipotizzare fossero rimasti quelli della II ristrutturazione (in rosso in fi g. 18), ad eccezione di quello del bacino interno che veniva dismesso. In seguito a questa ristrutturazione, la fontana era ormai priva della tettoia che ori- ginariamente copriva il lastricato ed il bacino Figura 17 – Pianta, copertura e sezioni della fontana all’atto del II intervento di ristrutturazione del 170 a.C. (da: Santagati esterno e, data l’esigua disponibilità idrica, M., 1991 modificata) costituita esclusivamente dalla sorgente n. 22 la cui portata, peraltro, era drasticamente diminuita, si decideva di interrare la vasca del bacino interno sul quale veniva realiz- zata un’edicola con copertura a padiglione sorretta da colonne e trabeazioni entrambe realizzate in arenaria locale (fi g. 19).

6. CONCLUSIONI CIRCA LE EVIDENZE DI CAMBIAMENTO CLIMATICO Le evidenze di una diminuzione della disponibilità idrica per gli abitanti di Mor- gantina, a partire dalla seconda metà del VI sec. a.C., sono state desunte sia da un approfondito studio idrogeologico, sia dalle ricostruzioni idrauliche del funzionamento della fontana monumentale basate su da- ti storico-archeologici. Il depauperamento della falda idrica, se in parte può certa- mente essere messo in relazione con il forte incremento demografi co del III sec. a.C. e/o con una meno accorta gestione del territorio e della risorsa quando la città passò in mano ai mercenari romani dopo il 211 a.C., è pre- valentemente da ricondurre ad un cambia- mento climatico già in essere. In tal senso, le principali evidenze idrogeologiche sono Figura 18 – Fontana monumentale al III intervento di ristrutturazione del 70 a.C.: Planimetria con in verde le condotte costituite dalle numerose sorgenti (soprat- d’adduzione e in rosso le condotte di troppo pieno (da: Bell M., 1985 modificata) tutto quelle intorno all’Agorà) e pozzi (M.te

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 18

Figura 19 – Pianta, copertura e sezioni della fontana all’atto del III intervento di ristrutturazione del 70 a.C. (da: Santagati M., 1991 modificata)

Cittadella, casa del Magistrato o dell’Uffi - Avvalorano tutte la tesi della crisi idrica idrogeologici dell’area archeologica di Morgan- ciale e Terme Nord) che si sono disseccati per cambiamento climatico ma, soprattutto, tina (Sicilia centrale). Atti del 2° Seminario e sono attualmente anidri. La ricostruzione, testimoniano il fatto che la popolazione o, Internazionale “Il sistema uomo-ambiente tra sia pur frammentaria, della consistenza e quantomeno, chi l’amministrava non solo si passato e presente”, Edipuglia - Bari, 3-6 giu- dello schema di funzionamento dell’estesa era resa conto della drastica e crescente di- gno 1994, Ravello (SA). rete idrica della città testimonia una grande minuzione delle risorse idropotabili, ma aveva CROUCH D. P. (1984), The hellenistic water system of disponibilità idrica al momento della scelta anche cercato di fronteggiarla con opere pri- Morgantina, Sicily: contributions to the history di Serra Orlando, per l’insediamento della vate e pubbliche. Evidentemente, l’ecceziona- of urbanization. American Journal of Archaeol- ogy, 88, 353-365. citta ellenistica e, probabilmente, anche dei lità dell’evento climatico, assieme alle cer- CROUCH D. P. (1993), Water Management in Ancient precedenti insediamenti. Infi ne, le seguenti tamente mutate condizioni socio-politiche, Greek Cities. Oxford University Press, New York evidenze storico-archeologiche: hanno determinato il completo abbandono (USA). a) indizi dell’esistenza di un acquedotto di della città che oggi è un sito di enorme im- CROUCH D. P. (2004), Geology and settlement: Gre- epoca romana I sec. a.C. (Allen H. L., 1974 portanza non solo per le rilevanze archeolo- co-Roman patterns. Oxford University Press, in: Crouch D. P., 1993), probabilmente mai giche e storiche, ma anche per i particolari New York (USA). completato, che da Aidone avrebbe porta- aspetti idrogeologici che si auspica possano LUCORE S. (2013), Bathing in Hieronian Sicily. In: to l’acqua fino a Morgantina consentire, mediante ricerche in corso di back “Greek baths and bathing culture - new disco- b) la fontana presente nell’Agorà a Sud-Est analysis, di ricostruire i principali parametri veries and approaches”, Ed. Peeters, Leuven del Teatro, sembra essere stata costruita climatologici della crisi di aridità del periodo (Belgium). nel I sec. a.C. (Bell M., 1988) storico considerato. OESTENBERG C. E. (1963), Excavations notebook I. Morgantina files, Princeton University. c) alla data del 70 a.C. (III ed ultimo inter- RAFFIOTTA S. (1991), C’era una volta Morgantina. Ed. vento di ristrutturazione della fontana BIBLIOGRAFIA Banca Agricola Etnea, Catania. monumentale sita nell’angolo NE dell’A- ALESSI P. (2012), Aidone (Ayn-dun, fonte d’acqua) SANTAGATI M. (1991), Archeologia ed architettura. De- gorà) tutte le sorgenti ai lati dell’Agorà, Da Morgantina alla Villa Romana del Casale, metra, n. 1, Semestrale degli Architetti di . poste ad una quota media di 555 m s.l.m., Ed. Bonfirraro, (EN). SCHILIRÒ F., BRUNO G., CANNATA A., RENNA C.E. (1996), si sono disseccate ALLEN H. L. (1974), Excavations at Morgantina (Ser- Morgantina’s syncline as archaeological helle- d) nella casa del Saluto o del Capitello Dori- ra Orlando) 1970-1972. Preliminary Report XI. nistic site. Proc. II International Symposium on co, ubicata nel quartiere residenziale sul- American Journal of Archaeology, 78, 361-383. Conservation of our Geological Heritage - Pro- la collina ad Est dell’Agorà, sono presenti BELL M. (1985), La Fontana ellenistica di Morgan- geo, 20-22 maggio 1996, Mem. Descr. della tina. Quaderni dell’Istituto di Archeologia (Mes- Carta Geologica d’Italia, Vol. LIV, Roma; due cisterne a forma di bottiglia delle sina), n. 2, 111-124. quali la più antica raggiunge la profon- SJÖQVIST E. (1962), Excavations at Morgantina BELL M. (1988), Excavations at Morgantina 1980- (Serra Orlando) 1961: Preliminary Report VI. dità di 7 m ed è stata realizzata assieme 1985: Preliminary Report XII. American Journal American Journal of Archaeology, 66, 135-143. alla casa nel II sec. a.C. (Stillwell R. & of Archaeology, 92, n. 3, 313-342. STILLWELL R. & SJÖQVIST E. (1957), Excavations at Sjöqvist E., 1957), la seconda, invece, è BRUNO G. (2012), Caratterizzazione geomeccanica Serra Orlando: Preliminary Report. American più recente e potrebbe essere stata rea- degli ammassi rocciosi per la progettazione in- Journal of Archaeology, 61, 151-159. lizzata nella seconda metà del I sec. a.C. gegneristica, Ed. Dario Flaccovio, Palermo. WHITE D. (1961), Excavation notebook II. Morganti- per sopperire alla perdurante siccità. BRUNO G., NICOSIA S. (1998), Caratteri geologici e na files, Princeton University.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 J. BENTON1, R. GORHAM2, J.F. HUEMOELLER3, L.A. 19 Recenti scavi a Morgantina: LIEBERMAN4, D. MASSEY5, A. SMALLING6, R. SOUZA7, A. TRUETZEL8, D.A. WALTHALL9 il progetto Contrada Agnese 1 CAP Supervisore agli scavi; Old Dominion University; [email protected] (2013-2014) 2 CAP Supervisore geospaziale; University of Virginia; [email protected] Recent Excavations at Morgantina: 3 CAP Architetto; [email protected] 4 CAP Supervisore dei dati; Princeton University; the Contrada Agnese project (2013-2014) [email protected] 5 CAP Supervisore geospaziale; Indiana University; [email protected] Parole chiave (key words): Morgantina (Morgantina), Urbanistica (urbanism), ricognizione geofisica (geo- 6 CAP Assistente conservatore; University physical survey) College London; [email protected] 7 CAP Supervisore agli scavi; Duquesne University; [email protected] 8 CAP Supervisore dei reperti; Princeton University; [email protected] 9 CAP Direttore; University of Texas at Austin; [email protected]

RIASSUNTO diretto dal Prof. D. Alex Walthall col supporto vano la città sull’asse Est-Ovest. Pochi scavi Il gruppo Progetto Contrada Agnese dei co-direttori di American Excavations at controllati sono stati condotti nella Contrada (CAP) di American Excavations at Morgantina Morgantina (AEM), il Prof. Malcom Bell III e Agnese. Di rilievo sono gli scavi che hanno (AEM) ha iniziato nel 2013 un progetto di ri- la Prof.ssa Carla Antonaccio, in cooperazione portato alla luce due complessi termali mo- cerca e scavo pluriennale, che si concentra su con la Dott.ssa Laura Maniscalco, direttrice numentali (noti come Terme Nord e Sud) e un un’area probabilmente residenziale ubicata del Parco Archeologico Regionale di Morgan- santuario di prima età ellenistica.2 La rico- nella parte Ovest di Morgantina. Basandosi tina, e con l’autorizzazione della Soprinten- gnizione geofi sica del 2012 ha rivelato che un parzialmente sui risultati di una ricognizione denza ai Beni Culturali e Ambientali di Enna. quartiere densamente costruito si trova a Sud geofi sica effettuata nel 2012, lo scavo sta già Il CAP è stato costituito per lo studio della plateia B, nell’area compresa fra le stra- facendo venire alla luce i contorni e i partico- dell’insediamento urbano di Morgantina dal de orientate Nord-Sud (stenopoi W13 e W14). lari di un isolato situato lontano dal lusso e terzo al primo secolo a.C., con attenzione La decisione di eseguire degli scavi dalla grandezza dell’agorà. In questa nota si particolare all’identifi cazione di punti di con- in Contrada Agnese è stata presa per di- presentano le scoperte chiave delle stagioni tinuità e trasformazione nel tessuto sociale versi scopi. Il principale è quello di meglio 2013 e 2104 del progetto, con un’interpre- ed economico della città durante i primi due comprendere la storia dell’occupazione di tazione preliminare dei dati di scavo e, in secoli di dominazione romana in Sicilia. Gli quest’area, data in particolare la sua relati- aggiunta, un resoconto dei progressi del CAP scavi saranno principalmente concentrati va distanza dall’agorà e da alcune delle più nei campi di gestione di dati e di realizzazione sull’insula W13/14S, un quartiere identifi - note porzioni della città antica. In termini di di modelli geospaziali. cato nel 2012 da una ricognizione geofi sica urbanistica e sviluppo, la nostra ricerca pun- condotta da membri dell’Università di Colo- ta a stabilire quando questa parte della città ABSTRACT nia e fi nanziata da American Excavations at antica, e principalmente l’insula W13/14S, The Contrada Agnese Project (CAP) of the Morgantina.1 L’insula è situata al margine vennero occupate. American Excavations at Morgantina (AEM) occidentale della porzione scavata della città Uno scopo correlato è stato quello di began a multiyear research and excavation antica, in un’area oggi nota come Contrada determinare come i pianifi catori urbani e i project in 2013, focused on a probable re- Agnese (fi g. 1). Il territorio della Contrada costruttori adattarono la griglia del piano sidential area located in the western part of Agnese è oggi caratterizzato da una cresta urbano e la lottizzazione alle irregolarità to- Morgantina. Based in part on the results of di arenaria quarzoso-calcarea che sporge da pografi che quali ad esempio la Collina Agne- a geophysical survey in 2012, excavation is uno a quattro metri al di sopra del livello del se. Sia la ricognizione geofi sica del 2012 che already revealing the outline and details of terreno, e prosegue lungo il lato orientale del- gli scavi del 2013 hanno rilevato deviazioni a city block situated far from the luxury and la valle. Il terreno scende gradualmente verso dalla teorica pianta ortogonale della citta. Le grandeur of the agora district. This article Sud e verso Ovest con affi oramenti di roccia nostre indagini preliminari del 2013 e 2014 presents key fi ndings from the project’s 2013 arenacea, più visibili man mano che ci si av- sono state promettenti, consentendo anche and 2014 seasons and an preliminary inter- vicina alla Collina Agnese. L’area di scavo è di scoprire che, in passato, alcune porzioni pretation of the excavation data, as well as all’interno delle mura della città antica, non an account of CAP’s advances in the fi elds of lontano dalla sua Porta Occidentale, e si col- data management and geospatial computer loca poco a Sud rispetto alla plateia B, una 2 Lucore (2009; 2013). La Dott.ssa Sandra Lucore modeling. delle due maggiori direttrici che attraversa- sta attualmente preparando un rapporto conclusivo sulle Terme Nord. Sia le Terme Sud che il santuario adiacente sono attualmente in corso di studio dalla INTRODUZIONE 1 I risultati di questa ricognizione geofi sica sono Dott.sse Lucore e dalla Dott.ssa Monika Trümper. Il Progetto Contrada Agnese (CAP), pro- attualmente in preparazione da Buess et al. (di Scavi limitati furono eseguiti nel 1970 e nel 1971 mosso da American Excavations at Morgan- prossima pubblicazione). La Dott.ssa Sandra Lucore sia nelle Terme Nord che nelle Terme Sud, così come tina, è un progetto di scavo e ricerca plurien- e la Dott.ssa Monika Trümper hanno organizzato e nel santuario, identifi cato come dedicato alle dee nale che si protrarrà fi no al 2018. Il progetto è supervisionato la ricognizione per conto di AEM. Demetra e Persefone; Allen (1974, 370–82).

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Figura 1 – Pianta di Morgantina con l’ubicazione della Contrada Agnese. Disegno di E. Thorkildsen

dell’area avevano subito scavi clandestini. GLI SCAVI Nelle stagioni a venire, puntiamo ad iden- LA STAGIONE 2013 tifi care la natura delle attività (domestiche, Nel 2013 il CAP ha scavato due trincee commerciali, industriali, ecc.) che avevano (VI.34 e VI.35) nella Contrada Agnese, lungo luogo nell’insula W13/14S e a determinare il lato orientale dell’insula W13/14S, in una quale fu, se ci fu, una relazione con i vicini porzione dell’isolato che corrisponde all’ipo- bagni e santuario. tetica divisione tra i lotti 8 e 10 (fi g. 2).3 Le I primi scavi compiuti sul pianoro di Serra trincee VI.34 (6m x 4m, massime dimensioni) Orlando, condotti negli anni ‘50 e ‘60, si con- e VI.35 (2.5m x 3m, massime dimensioni) fu- centrarono principalmente sull’architettura rono ubicate sulla base delle risultanze della monumentale dell’agorà e delle ben posizio- ricognizione geofi sica del 2012. In particola- nate case Ellenistiche che occupavano i colli re, i risultati della ricognizione vennero im- e le valli circostanti. Nello scegliere l’insula piegati per posizionare trincee che potessero W13/14S, i membri del CAP sperano di volgere aiutare a confermare e localizzare la devia- l’attenzione su coloro che abitavano ai mar- zione di stenopos W13, visibile nelle immagini gini della città antica. Questo lavoro offrirà prodotte dal Georadar e dalla prospezione di la possibilità di procedere con una raccolta resistività. meticolosa di dati su un periodo, dal terzo al All’interno dell’insula, gli scavatori hanno primo secolo a.C., che è stato per lungo tempo trovato i resti di muri leggeri, che dividevano trascurato, sia a Morgantina che in generale lo spazio interno ad un edifi cio in tre stanze Figura 2 – Pianta degli scavi di Contrada Agnese con le in Sicilia. Così facendo, vogliamo rivalutare la (fi g. 3). Soltanto la porzione più orientale di ubicazioni delle trincee VI.34 e VI.35. Disegno di E. Thor- vitalità di Morgantina e di altri insediamenti queste stanze sono state portate alla luce da- kildsen e J. F. Huemoeller dell’entroterra durante la fase tardo ellenisti- gli durante gli scavi del 2013. Al presente, la ca e romana repubblicana. dimensione intera di queste stanze è ignota, la stanza a Nord che di quella di mezzo. Ne- Questo breve rapporto offre soltanto un come è ignoto se ci sia comunicazione tra le gli stessi ambienti, l’intonaco interno di muri resoconto provvisorio del lavoro compiuto dal stanze o con lo stenopos W13 immediatamen- non decorati è stato parzialmente conservato CAP nel 2013 e 2014. Ci aspettiamo che le te ad Est. sul lato occidentale del muro A, così come sul datazioni preliminari, la descrizione delle fa- Tracce di pavimenti in cocciopesto sono lato settentrionale dei muri B e C. si, e il piano di lavoro possano essere rivisti state identifi cate negli angoli Sud-Est sia del- Al momento poco si può dire dell’uso e o meglio precisati a seguito dell’analisi com- abbandono delle stanze defi nite dai muri A, pleta delle ceramiche e dei resti, analisi che B, e C. Queste stanze contenevano poco con- sono attualmente in corso o programmate per 3 Per una relazione supplementare sulle indagini testo incontaminato e quindi poco materiale l’estate 2015. del 2013, si veda Walthall et al. (2014). di signifi cato stratigrafi co sicuro.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 è stata effettivamente occupata soltanto nel 21 tardo quarto secolo o primo terzo secolo, è importante chiedersi perché questa porzione della Serra Orlando venne ad essere occupata soltanto allora, e come i costruttori gestirono la griglia urbana, essa stessa un’eredità del quinto secolo a.C. Come risposta alla prima domanda, possiamo immaginare che l’e- spansione fu dovuta, in parte, alla crescita della popolazione urbana di Morgantina du- rante questo periodo. Gli insediamenti resi- denziali che sono apparsi sulla collina della Cittadella più o meno nello stesso periodo possono avvalorare l’idea che la popolazione necessitasse di nuove costruzioni alle perife- rie del centro urbano in seguito ad un incre- mento della pressione demografi ca.5 Tra i risultati più signifi canti degli scavi Figura 3 – Foto della trincea VI.34, con a destra lo stenopos W13 e a sinistra i muri A, B, e C, visti da Sud del 2013 vi è la conferma che gli antichi

Figura 4 – Planimetria e foto delle trincee VI.34 e VI.35, con indicazione della deviazione dell’allinea- mento dello stenopos W13, vista da Sud. Disegno di J. F. Huemoeller

Gli scavatori hanno trovato segni diffu- Le Trincee VI.34 e VI.35 hanno dato prova, costruttori di Morgantina alterarono l’orien- si di disturbo causato dall’uso di moderne per quanto limitatamente, di un’occupazione tamento dell’impianto a maglia ortogonale motozappe e da scavi clandestini, che hanno iniziale dell’insula W13/14S nel tardo quarto originario della citta per accomodarlo alla reso diffi cile stabilire sia la cronologia degli secolo o primo terzo secolo a.C.4 Se l’insula Collina Agnese, la quale interseca trasver- spazi che la natura delle attività che in esse salmente l’impianto originario. Il piano del- avevano luogo. Tra i numerosi oggetti ritrova- 4 Date simili per l’occupazione iniziale dell’area ti nelle stanze ci sono frammenti di quattro sono state proposte da H.L. Allen, basate sui suoi statuette in terracotta, oggetti di ceramica, scavi del 1970-1971; Allen (1974, 371-6). Questa 5 Riguardo alle abitazioni del terzo secolo sulla diversi pesi da telaio discoidi, e un paio di datazione concorda con quella dell’edifi cazione del- Cittadella, si veda Sjöqvist (1958, 157; 1962, 141) e aghi in bronzo. le Terme Nord; Lucore (2009; 2013). Stillwell (1961, 280).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 22 nel 1970 e nel 2004, hanno portato alla luce soltanto la parte più a Nord dell’insula. In tre trincee (VI.36, VI.37 e VI.38), gli scavatori han- no rinvenuto alcune stanze molto ampie di un edifi cio, probabilmente pubblico, che occupa- va il lotto a Nord-Ovest (lotto 1) dell’insula. I precedenti scavi del 2004 hanno rinve- nuto in questo edifi cio i resti di alcuni gran- di pithoi. Nella trincea VI.36 (11m x 6m), gli scavatori hanno ritrovato frammenti di alcuni altri pithoi e uno, perlopiù intatto, all’angolo Est della trincea (fi g. 6). La scoperta di così tanti grandi vasi da conservazione, concentra- ti nelle stanze a Nord dell’edifi cio, suggerisce che queste stanze servissero, per lo meno per un periodo, come magazzini, forse per prodotti alimentari o agricoli. L’analisi del terreno rac- colto all’interno di un pithos, perlopiù intatto, potrebbe far luce sul tipo di materiali contenuti Figura 5 – Pianta degli scavi di Contrada Agnese, con in questi vasi ed è prevista per il 2015. evidenziato in blu il lotto 1 dell’insula, compresa tra gli stenopoi W13/14S, e l’ubicazione delle trincee VI.36, VI.37 Figura 6 – Foto della trincea VI.36, con i resti di un pithos Gli scavatori al lavoro nella Trincea VI.36 e VI.38. Disegno di E. Thorkildsen e J. F. Huemoeller nell’angolo Est dello scavo della Contrada Agnese hanno anche trovato resti di attività del periodo posteriore al 211 a.C. Parti di una muratura a sacco orienta- ta parallelamente alla plateia B sono stati scoperti sopra uno strato di tegole cadute, appartenenti all’edifi cio che occupava pre- cedentemente il lotto 1° (fi g. 7). Questo muro è stato fortemente danneg- giato da un evento moderno, probabilmente un’attività legata all’agricoltura, e ne riman- gono soltanto alcuni strati basali. Tuttavia, la costruzione del muro può certamente essere datata dal materiale trovato nello spesso strato di livellamento che fu aggiunto al di sopra dello strato di tegole caduto nella stan- za. Nello strato di livellamento, gli scavatori hanno trovato un’alta concentrazione di resi- dui in ceramica e osso, tra i quali una parte di mandibola umana. Nello strato di livellamen- to sono state inoltre rinvenute alcune monete di bronzo, le quali fanno da terminus post quem per il muro, ponendo la sua costruzione Figura 7 – Foto della trincea VI.36, con il muro della fine del III o inizio II sec. a.C. che passa per il centro della trincea, nell’ultimo decennio del terzo secolo a.C., o vista da Est nel primo decennio del secondo secolo (fi g. 8).

la griglia urbana, così come l’allottamento, che risalgono al quinto secolo a.C., sembra- no essere stati ampiamente rispettati, e solo quando si trovò un ostacolo insormontabile vennero fatte deviazioni. I costruttori furo- no condizionati dalla Collina Agnese, che si sviluppa intersecando l’originario im- pianto ortogonale, alterando l’orientamento dell’insula e dell’adiacente stenopos W13 (fi g. 4).

LA STAGIONE 2014 Nel 2014, l’attenzione è stata posta sui lot- ti settentrionali dell’insula W13/14S, ubicati immediatamente a Sud della plateia B e del complesso delle Terme Nord (fi g. 5). Preceden- ti scavi, che membri dell’AEM hanno condotto Figura 8 – Inv. 14-44. Moneta di bronzo. Zecca di Roma; Semis; 212-210 a.C.; variante di RRC 69/3

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 Sebbene costituisca soltanto un picco- All’interno dello strato di tegole, gli scavatori Nel 2015, il gruppo del CAP continuerà 23 lo dettaglio di un’area molto più grande, la hanno scoperto una concentrazione di fi gurine a scavare la parte rimanente del crollo, cer- nuova costruzione dà prova di una rinnovata di terracotta del tipo Demetra/Kore. Tuttavia, cando di stabilire la natura, la cronologia, e attività nella Contrada Agnese dopo il sacco siccome queste fi gurine sono state trovate la funzione di queste stanze. compiuto dai Romani nel 211 a.C., un periodo nelle parti sovrastanti del crollo, non possono La Trincea VI.38 (3m x 2m) è stata collo- della storia della città che rimane relativa- essere direttamente connessi all’uso originale cata all’angolo Sud-Ovest del lotto 1, con lo mente oscuro. Il lavoro futuro in quest’area delle stanze e possono essere state trasporta- scopo di reperire informazioni su un prece- potrà spiegare la relazione tra questo muro e te là come macerie dal vicino santuario. Nella dente scavo compiuto nell’area di cui posse- la struttura più grande alla quale appartene- stanza a Sud, gli scavatori hanno scoperto una diamo una documentazione limitata.6 Inoltre, va, così come sulla natura dell’occupazione piccola superfi cie in mattoni con un’ impianto gli scavatori hanno condotto nuovi scavi sot- della Contrada Agnese nel secondo secolo a.C. di tre mattoni in posizione verticale, proba- to la superfi cie esposta della strada antica Nella Trincea VI.37 (4m x 4m), posiziona- bilmente, la piattaforma di un forno o di uno (stenopos W14) per trovare informazioni ta vicino all’angolo Nord-Ovest dell’insula, gli scolo, costruito accanto al muro occidentale che possano aiutare a meglio comprendere scavatori hanno portato alla luce il muro occi- dell’insula (fi g. 10). L’area immediatamente le diverse fasi dell’attività nella Contrada dentale dell’insula e due muri interni apparte- circostante questa superfi cie sembra essere Agnese. Tra i primi resti databili, trovati nella nenti all’edifi cio che occupava il lotto 1° (fi g. 9). stata ripulita dalle tegole del tetto crollato, il Trincea VI.38, vi sono vari frammenti di vasi a Questi muri dividevano l’area dello scavo che suggerisce che ci sia stata una parziale disegni rossi dell’Italia meridionale, incluso in due stanze. Uno spesso strato di tegole co- rioccupazione dell’edifi cio nel periodo seguen- il frammento di un krater attribuito al Pittore priva la maggior parte dell’area dello scavo. te il 211 a.C. dell’Aldilà (ca. 330 a.C. - 310 a.C.).

Figura 9 – Trincea VI.37: a sinistra la foto aerea; a destra la planimetria della trincea. Disegno di Giancarlo Filantropi

METODI DI ARCHIVIAZIONE Dato l’elevato numero di dati prodotti ogni estate, il CAP sta al momento svilup- pando metodi per migliorare la divulgazio- ne e condivisione delle informazioni, sia all’interno del gruppo che con la più ampia comunità archeologica. Nel 2013, i membri del CAP hanno sviluppato un database rela- zionale multiscalare, concepito sia per l’or- ganizzazione del materiale scientifi co, dei reperti e dei dati visivi, che per la diffusione e accessibilità di questi materiali tra a tutti i membri del gruppo. Nel 2015, intendiamo lanciare una versione interamente sincroniz- zata del database, che permetterà il rapido trasferimento di dati tra i vari gruppi del CAP in tempo reale. Il rapido, reciproco tra- sferimento di informazioni tra tutti i rami del

Figura 10 – Trincea VI.37: piattaforma e impianto in mattoni sul muro Ovest della trincea, vista da Est 6 Allen (1974).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 24

Figura 11 – Agora di Morgantina: a sinistra mosaico di foto aeree scattate sopra l’agora inferiore; a destra parziale modello fotogrammetrico 3D dell’area, creato da membri del CAP utilizzando Agisoft PhotoScan

progetto contribuirà a migliorare il processo dianamente fotografi e ad alta risoluzione del- BIBLIOGRAFIA decisionale durante il corso della stagione.7 le trincee, con grande effi cacia e accuratezza. ALLEN H. (1974), “Excavations at Morgantina (Serra Negli scorsi venti anni, lo sviluppo parallelo Queste foto sono state processate utilizzando Orlando), 1970–1972: Preliminary Report XI.” di tecnologie computazionali e spaziali, assie- un programma fotogrammetrico, AgiSoft Pho- American Journal of Archaeology 78:361–83. me all’accresciuta disponibilità di fotografi e toscan, per produrre modelli tridimensionali BUESS M., HEINZELMANN M., LUCORE S. K., STEIDLE S., aeree e di immagini satellitari, hanno radical- delle nostre trincee, così come dell’architettu- TRÜ MPER M., ANTONACCIO C., AND BELL, III, M. (In pre- paration), “Geophysical Survey at Morgantina.” mente cambiato il modo in cui sono condotte ra stante del sito archeologico (fi g. 11). KANSA E. (2012), “Openness and archaeology’s in- 8 le ricerche archeologiche. Le applicazioni GIS Usando questo programma e questo ap- formation ecosystem.” World Archaeology 44: sono una componente standard di molti pro- proccio, speriamo di sviluppare un modello 498-520. getti archeologici a causa della loro capacità di tridimensionale dell’intera Morgantina e del- LASAPONARA R., MASINI N. (2007), “Detection of ar- immagazzinare, analizzare, modellare e visua- la Serra Orlando, in cui saranno incluse im- chaeological crop marks by using satellite lizzare informazioni.9 Il gruppo geospaziale del magini dettagliate dei nostri correnti scavi. QuickBird multispectral imagery.” Journal of CAP sta armonizzando diverse tecnologie spa- Archaeological Science 34: 214-221. ziali, al fi ne di produrre e mantenere un databa- RICONOSCIMENTI LUCORE S. K. (2009), “Archimedes, the North Baths se GIS dedicato agli scavi. Il gruppo geospaziale Vorremmo anzitutto ringraziare il Dott. Gio- at Morgantina, and early developments in ha adottato la suite ArcGIS del programma di vanni Bruno e la Dott.ssa Laura Maniscalco, vaulted construction,” in C. Kosso and A. Scott mappatura ESRI per gli aspetti geospaziali del- organizzatori della conferenza, per averci dato (eds.), The Nature and Function of Water, Baths, and Bathing and Hygiene from Antiquity through la nostra ricerca. L’impiego del GIS a Morgantina l’opportunità di condividere i risultati del no- the Renaissance, 43–59. Leiden. ha vari scopi, che includono studi di larga scala stro recente lavoro. Siamo anche riconoscenti al LUCORE S. K. (2013), “Bathing in Hieronian Sicily,” in sulla topografi a e sull’impiego del terreno nella Dott. Malcom Bell III e alla Dott.ssa Carla Anto- S. K. Lucore and M. Trü mper (eds.), Greek Baths più ampia regione attorno alla Serra Orlando, naccio, Co-Direttori dell’American Excavations and Bathing Culture. New Discoveries and Ap- così come obbiettivi di scala minore, correlati at Morgantina, per averci dato il loro costante proaches (BABESCH Suppl. 23), 151-79. Leuven. alla registrazione accurata e alla rappresenta- incoraggiamento a proseguire in questo proget- MCCOY M. D., LADEFOGED, T. N. (2009), “New deve- zione digitale degli scavi correnti. In avvenire, ci to. Vorremmo espressamente ringraziare l’Arch. lopments in the use of spatial technology in ar- aspettiamo che il nostro database geospaziale Enrico Caruso e la Dott.ssa Laura Maniscalco, chaeology.” Journal of Archaeological Research relazionale diverrà un’interfaccia consultabile, il precedente e corrente direttori del Parco Ar- 17: 263-95. capace di correlare la ricerca in tutti i campi del cheologico Regionale di Morgantina, per la loro Sjöqvist E. (1958), “Excavations at Serra Orlando nostro progetto, in modo da dare agli specialisti assistenza e aiuto. Siamo molto grati al Comune (Morgantina): Preliminary Report II.” American Journal of Archaeology 62:155–64. dei vari gruppi del CAP la possibilità di meglio e ai residenti di Aidone per la loro generosità e SJÖQVIST E. (1962), “Excavations at Morgantina comprendere in che modo la loro ricerca sia in- ospitalità. Erik Thorkildsen, Chief Architect dei (Serra Orlando) 1961: Preliminary Report VI.” terconnessa a quella di altri specialisti. Scavi Americani a Morgantina, ci ha fornito le American Journal of Archaeology 66:135–43. Stiamo infi ne incrementando l’integra- planimetrie di Morgantina e assistenza inesti- SARRIS A., JONES R. E. (2000), “Geophysical and zione della tecnologia di mappatura GIS con mabile durante le nostre indagini. Vorremmo related techniques applied to archaeological le fotografi e aeree prese da un velivolo pri- estendere la nostra gratitudine al Dott. Michael survey in the Mediterranean: A review.” Journal vo di pilota (UAV). Nel 2014, impiegando un Heinzelmann e Stefanie Steidle per la loro conti- of Mediterranean Archaeology 13: 375. quadcopter UAV equipaggiato di un ricettore nua collaborazione e il supporto tecnico per tutta STILLWELL R. (1961), “Excavations at Morgantina GPS, siamo stati in grado di raccogliere quoti- la nostra stagione 2013. Vorremmo ringraziare, (Serra Orlando) 1960: Preliminary Report V.” in particolare, i nostri collaboratori in Contrada American Journal of Archaeology 65:277–81. Agnese, la Dott.ssa Sandra Lucore e la Dott.ssa WALTHALL D.A., SOUZA R., BENTON J., AND HUEMOELLER J.F. (2014), “Preliminary Report on the 2013 Field 7 Sulle problematiche della gestione dei dati nei Monika Trümper, che sono i direttori degli scavi Season of the American Excavations at Morgan- progetti archeologici, si veda Kansa (2012, 498-9). delle Sud Terme e Santuario occidentale di De- tina: Contrada Agnese Project (CAP).” Fasti On 8 Sarris e Jones (2000); Lasaponara e Mansini metra e Persefone. Il nostro lavoro è stato reso Line Documents & Research 322:1–14. (2007); Casana e Cothren (2008). possibile dal generoso supporto fi nanziario del WHEATLEY, D., GILLINGS, M. (2002). Spatial technology 9 Wheatley e Gillings (2002); McCoy e Ladefoged Department of Art & Archeology dell’Università and archaeology: The archaeological applica- (2009). di Princeton e dai Friends of Morgantina. tions of GIS. London.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 LA GESTIONE DELLA RISORSA IDROGEOLOGICA NEL PERIODO GRECO-ROMANO 26 LAURA MANISCALCO Museo di Aidone Il sistema idrico del Santuario E-mail: [email protected] dei Palici (Rocchicella- Mineo) BRIAN MCCONNELL, Florida Atlantic University Hydrological Systems at the Sanctuary of the E-mail: [email protected] FRANCO LA FICO GUZZO Divine Palikoi (Rocchicella – Mineo) Soprintendenza di Ragusa E-mail: [email protected] Parole chiave (key words): acqua (water), santuario (sanctuary), rituali (rituals)

RIASSUNTO detto poggio la cui composizione litografi ca è held terracotta covers. Along the base of the Il santuario dei Palici, il luogo di culto piu’ di natura vulcanica. La risorgenza delle acque channel there was found an archaeological importante per le popolazioni indigene della era localizzata lungo il contatto tra le palago- deposit with a series of vessels datable to the Sicilia orientale, si era sviluppato attorno a niti (ialoclatiti), intensamente fratturate, e le fourth century B.C. delle polle d’acqua che si trovavano di fronte lave a pillows, molto compatte e abbastanza The presence of the channel is certainly alla grotta, indicate a partire dal medioevo, impermeabili. La giacitura stratigrafi ca dei connected to the existence of the springs, con il nome cumulativo di lago di Naphtia. due litotipi consentiva l’accumulo delle acque which appear along the western side of the Queste polle, adesso del tutto scomparse, co- e la risorgenza. Ancora oggi sono superstiti hill. These springs produced a modest quanti- stituivano l’origine del culto in quanto, come due piccole sorgive. L’estensione del canale ty of water, considering the limited size of the ci dicono le fonti antiche, la loro caratteristica fa presupporre la presenza di più punti di source basin, which is the hill itself, and the principale era quella del movimento delle ac- risorgenza anche in considerazione di preci- petrographic composition of the hill, which is que con il sorgere improvviso di getti accom- pitazioni sicuramente più intense. primarily volcanic. Water would spring from pagnati da rumori simili a quelli del tuono, the points of contact between the ialoclastic ma anche l’odore di zolfo che emanava dai ABSTRACT palagonite, which is heavily fractured, and luoghi. L’acqua presso il santuario dei Palici The Sanctuary of the Divine Palikoi, the the underlying pillow-lavas, which are very non si trovava solo presso le polle bensi’ era most important cult-place for the indigenous dense and rather impermeable. The layering abbondante lungo tutta la collina di palago- populations of eastern Sicily, developed around of the two types of rock permitted the accu- nite ai cui piedi era il complesso monumenta- a group of water springs located on a plain be- mulation of the waters and the springs. Even le del santuario. Lungo il versante occidentale low a large grotto in a low hill. From at least the today there are still two small springs along della collina e’ stato infatti messo in luce un Middle Ages on, they have been known by the the western and northern portions of the hill. complesso sistema idrico che risale almeno collective name Lago di Naphtia. These springs, The length of the channel makes one think ad eta’ arcaica. which have now disappeared altogether, consti- that historically there had been many points Il complesso consiste in un lungo canale tuted the core of the cult, as the ancient sources for water springs, especially during periods of intagliato nella roccia che doveva raccogliere tell us, and their principal characteristic was intense precipitation. le acque meteoriche attraverso una serie di the ‘boiling’ movement of the waters with sud- canalizzazioni minori allo scopo di mante- den geysers accompanied at times by sounds INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO nere ben drenata l’area davanti alla grotta similar to thunder and the odor of sulphur. But E GEOLOGICO e convogliare il defl usso nel versante nord water in the area of the Sanctuary of the Divine Nel punto in cui la piana di Catania si occidentale dell’altura. Una complessa opera Palikoi was found not found only at the lakes, restringe fra le alture degli Erei e quelle degli di ingegneria idraulica il cui inizio si può at- but also in abundant sources around the entire Iblei, si trova l’altura rocciosa di Rocchicella tribuire già ad età arcaica. La canalizzazione hill of volcanic rock (‘palagonite’) into which all’imbocco della Valle del fi ume dei Margi maggiore, dove si immettevano canali minori the monumental complex of the sanctuary was che collega le due sponde della cuspide sud le cui tracce sono visibili lungo il pendio sud built. Along the western side of the hill, in fact, orientale della Sicilia : la costa ionica e il della collina, convogliava le acque nel ver- a sophisticated hydrological system has been tratto orientale del canale di Sicilia. Presso sante nord occidentale dell’altura dove pro- brought to light, which dates at least as early questa altura si sviluppò in età antica il culto babilmente si trovava una cisterna. Questo as the Archaic period. dei Palici e il loro santuario. Geologicamen- grande canale, che è stato rilevato per una The system consists of a long channel cut te l’area (fi g.1) è riconducibile al dominio lunghezza di 120 metri ma sembra essere into the rock, which served to gather rainwater dell’Avampaese Ibleo, costituito da termini ancora più esteso, è largo circa 60 cm. e through a series of smaller channels that fed sedimentari e vulcanici che vanno dal Creta- presenta in alcuni tratti incassi laterali che into it. The arrangement served to keep the ceo al Pleistocene inferiore. L’Avampaese si dovevano ospitare coperture fi ttili. All’inter- area in front of the grotto well drained and formò circa 65 milioni di anni fa quando al no del canale sono state trovate una serie di to control the fl ow of water along the north- posto della Sicilia esisteva un antico mare, il deposizioni rituali comprendenti dei vasetti western side of the hill. The larger channel Paleomediterraneo, in cui si fronteggiavano le databili al IV sec.a.C. gathered water on the northwestern side of placche litosferiche dell’Eurasia e dell’Africa. La presenza del canale è certamente col- the hill, where there probably was a cistern. Quando le due placche si mossero l’una con- legata all’esistenza di sorgenti, disposte sul This channel has been documented for a tro l’altra (10 milioni di anni fa), la placca fi anco occidentale della collina. Tali sorgenti length of 120 meters, but it may well have carbonatica africana si scontrò prima con i possedevano modeste portate in considera- been longer. It is roughly 60 centimeters wide sedimenti plastici della placca eurasiatica, zione della limitata estensione del bacino di and shows for several tracts a series of lateral per insinuarsi successivamente sotto questi alimentazione costituito dall’altura del sud- cuttings along the sides, which could have ultimi formando l’Avanfossa Gela-Catania.

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Figura 1 – Geologia area Rocchicella

Durante il Messiniano (6 milioni di anni fa) il Mediterraneo subì un drastico abbas- samento del livello marino che portò alla deposizione della serie evaporitica (tripoli, calcare di base e gessi); la porzione della piastra calcarea non incuneata sotto la zolla eurasiatica, emerse compatta formando ciò che oggi è noto come Altopiano Ibleo. Qui si imposta un vulcanismo fissurale con una distribuzione spazio-temporale che va da sud a nord. Inizia 80-70 milioni di an- ni fa nella zona di Capo Passero; 3 milioni di anni fa si sposta in un’area compresa tra Palagonia e la Callura; infine si conclu- de circa 2 milioni di anni fa nel territorio localizzato tra Militello in Val di Catania, Grammichele, Vizzini, Scordia, Lentini e la Piana di Catania. Le eruzioni avvenivano spesso in ambiente submarino di mare po- co profondo, intercalate a qualche eruzione subaerea; si creò così un deposito parti- colare detto “Pillow lava” (fig.2) generato dal flusso della lava che, dividendosi in blocchi rotondeggianti, si sovrappongono gli uni agli altri formando potenti serie. I blocchi rimangono plastici all’interno e si assestano, deformandosi, fino al completo raffreddamento. Superiormente alla lave a cuscino si è depositato, sempre attraver- so eruzioni lineari submarine, un deposito Figura 2 – Esempi di pillow lava a Rocchicella

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 28 detto palagonite o ialoclastite. Tali even- ti hanno avuto luogo a seguito di attività esplosiva di tipo surtseyano generando prodotti sia di serie tholeiitica che di serie alcalina, consistenti prevalentemente in basalti olivinici. L’ammasso roccioso è pervaso da una rete di fratture che si estendono in profon- dità, originate dalle contrazioni subite dal materiale lavico in rapido raffreddamento e dai movimenti tettonici che hanno con- traddistinto quest’area. Tali discontinuità conferiscono alla roccia una permeabilità generalmente elevata per fessurazione, con- sentendo nondimeno alle acque meteoriche di infi ltrarsi e di circolare nel sottosuolo. As- sociato alla presenza di queste rocce mag- matiche è il lago di Naftia, (fi g. 3) posto di Figura 3 – Veduta di Rocchicella di Jean Houel fronte alla grotta che si apre nel versante meridionale di Rocchicella e così chiamato per la presenza di gas (anidride carbonica, idrogeno e metano) emessi dal sottosuolo attraverso le fenditure crostali. Tale fenomeno è certamente correlabile a manifestazioni di vulcanismo secondario. Dal lago, adesso del tutto scomparso in seguito a lavori di bonifi ca avviati negli Anni Trenta del Novecento, sorgevano improvvisi dei getti accompagnati da rumori simili a quelli del tuono secondo quanto riferiscono numerose fonti antiche. Secondo Ippi di Reggio, citato da Antigono di Caristo (Hist. Mir. 12) poteva risultare persino fatale stendersi al livello del suolo vicino ai laghetti. Non meraviglia che in Antichità a tali fenomeni venisse data una interpretazione sacra e da questi traesse origine un culto. Attorno al lago di Naftia si sviluppò, infat- ti, il Santuario dei Palici il luogo di culto più importante per le popolazioni indigene della Sicilia orientale (Maniscalco L., McConnell B.E., 2003; Maniscalco L., 2008).

CANALI E CANALETTE A ROCCHICELLA L’acqua presso il santuario dei Palici non si trovava solo presso le polle bensì era ab- bondante lungo tutta la collina di palagonite ai cui piedi, davanti all’imponente grotta, era il complesso monumentale del santuario (fi g.4). In più punti sono state intercettate ca- nalizzazioni di varia epoca ma è lungo il ver- sante occidentale della collina che è stato messo in luce un vero e proprio complesso sistema di canali intagliati nella palagonite. Questo sistema doveva raccogliere le acque meteoriche che scendevano lungo il pendio allo scopo di mantenere ben drenata l’area davanti alla grotta sede degli edifi ci di servi- zio del santuario e incanalare il defl usso nel versante nord occidentale dell’altura. A parte questo complesso sono stati Figura 4 – Rocchicella – Planimetria generale identifi cati altri canali indagati fi nora solo

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 per brevi tratti ma che dimostrano che lavori 29 per la irreggimentazione e il trasporto delle acque furono effettuati in numerosi punti dell’area. La parte del sistema che risale certamen- te ad età arcaica è composta di due canali scavati nella roccia e da una canaletta di defl usso stradale (fi gg.5-8). Lungo il margine orientale del talus è il canale 453 (fi gg.6-8) largo 50-60 cm e pro- fondo c.a. 75 cm. Esso è costituito da un’e- scavazione a sezione vagamente circolare, a pareti perfettamente regolarizzate dai colpi obliqui di uno strumento appuntito, del quale permangono nettissime le tracce sulla roccia e segue verso sud il pendio naturale del suolo. Nel tratto terminale lungo il margine occiden- tale è una fascia incassata larga cm.40 che serviva presumibilmente ad ospitare una la- stra di copertura. Frammenti di un kalipter rinvenuti nello scavo fanno pensare che la copertura fosse costituita da coperture fi ttili forse di riutilizzo. Alle spalle della stanza B1, parte del complesso santuariale databile almeno al VI sec.a.C., è il corto canale 454 (fi gg.8-9) rea- lizzato per evitare l’allagamento delle stanze scavate nella roccia che si trovano a valle. Il canale, largo 51 cm, profondo tra 26 e 45 cm. ha sezione rettangolare, con il fondo lieve- Fig. 5 – Rocchicella – Planimetria delle strutture di età arcaica mente concavo e, apparentemente, inclinato

Figura 6 – Rocchicella – Veduta dei canali di età arcaica

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Figura 7 – Rocchicella – Canale US 453

da E verso W, cioè verso l’esterno del talus. Un dislivello apprezzabile in 5 cm ogni 5 m. permetteva all’acqua di incanalarsi verso ovest dove, dopo avere ricevuto l’acqua pro- veniente dal canale 453, molto probabilmente si immetteva nella grande canalizzazione che costeggia il margine sud occidentale della collina. Tuttavia, a causa di crolli e fenomeni di erosione non è stata trovata alcuna traccia di raccordo tra questi elementi. E’ da sottolineare come sia il canale 453 che il canale 454 siano andati in disuso già nel IV e forse nel V sec.a.C. Nel caso del canale 453 le trasformazioni effettuate per la sistemazione delle via di accesso all’he- stiaterion e all’abitato posto sulla collina ne cancellano la parte iniziale, mentre il ca- nale 454 viene invece completamente obli- terato dalla costruzione del muro del grande terrazzamento che nel IV sec.a.C. attraversa gran parte del talus (Maniscalco L., 2008, pag.120, fi g.111). Figura 8 – Rocchicella – Ca- nali US 453 e US 454 pianta e Parte del sistema è anche un’accurata sezione (dis. M. Puglisi) canaletta di scolo delle acque larga 22 cm e prof. 23 a lato della strada in terra battuta 408 che doveva riversare nel canale 453. La strada era la via di accesso alla parte alta della grotta anteriore ai rifacimenti del piano stradale databili al V secolo. Come abbiamo visto è probabile che tutto questo sistema, certamente di età arcaica, fosse collegato al grande canale (fi gg.10-14) che occupa versante occidentale dell’altura e che convogliava le acque in direzione nord. Questo grande canale, che è stato rilevato Figura 9 – Rocchicella – Ca- per una lunghezza di circa 300 metri, è largo nale US 454 in media circa 60 cm e profondo cm 75 e

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Figure 10-13 – Rocchicella – Grande canale perimetrale

di due piccole sorgenti le quali posseggono modeste portate in considerazione della limi- tata estensione del bacino di alimentazione, costituito dall’altura dello stesso poggio. L’e- stensione e le dimensioni del canale fanno però presupporre la presenza di più punti di risorgenza anche in considerazione di preci- pitazioni sicuramente più intense in Antichità rispetto ad ora. Pertanto si presume che il canale dove- va spingersi almeno fi no alle due sorgenti, drenando tutte le scaturigini presenti lungo tutto il contatto stratigrafi co fra i due litotipi vulcanici; tale contatto, Infatti, è costellato da vegetazione costituita in massima parte da piante di fi cus carica L. (Fico comune) che testimonia la presenza di acqua non sta- gnante. Tale canale doveva pertanto, nella parte mancante, seguire la base del costone ialo- clastitico, poggiato sul pendio che degrada verso il fondovalle con una pendenza di cir- ca 25°-30°, costituito dalle lave a pillows. Figura 14 – Rocchicella – Grande Canale Perimetrale. rilievo parziale (dis. Maria Giovanna Curro’) Lo smantellamento del rilievo da parte degli agenti esogeni, testimoniato dall’esistenza di presenta in alcuni tratti incassi laterali che per il troppo pieno. La presenza del canale numerosi blocchi rocciosi di dimensioni impo- dovevano ospitare coperture fi ttili. Nel cana- è certamente collegata anche all’esistenza nenti, fanno pensare appunto al disfacimento le si immettono anche altri canali minori le di sorgenti, disposte sul fi anco occidentale del canale (fi g.16). cui tracce sono visibili lungo il pendio ovest dell’altura (fi g.15). La giacitura delle pala- Il tratto superstite si è conservato grazie della collina e che avevano l’evidente scopo goniti, intensamente fratturate, sulle lave a alla stabilità del pendio ialoclastitico che di incanalare le piogge per non danneggiare pillows e la presenza di un sottile strato di non ha subito eccessivi fenomeni erosivi. Ta- i sentieri che attraversavano il pendio. Sono marne argillose impermeabili tra i due litotipi li sorgenti possedevano modeste portate in visibili in diversi punti dei canali di scolo vulcanici ha, infatti, permesso la formazione considerazione della limitata estensione del

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Figura 15 - Geologia area Rocchicella

bacino di alimentazione costituito dall’altura fratturate, e le lave a pillows, molto compat- Ancora oggi sono superstiti due piccole del suddetto poggio la cui composizione lito- te e abbastanza impermeabili. La giacitura sorgive. L’estensione del canale fa però pre- grafi ca è di natura vulcanica. La risorgenza stratigrafi ca dei due litotipi consentiva l’ac- supporre la presenza di più punti di risorgen- delle acque era localizzata lungo il contatto cumulo delle acque e la risorgenza (fi g.17). za anche in considerazione di precipitazioni tra le palagoniti (ialoclastiti), intensamente

Figura 16 - Rocchicella – versante nord ovest

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Figura 17 - Rocchicella – formazione rocciosa sicuramente più intense in Antichità rispetto presente ovunque sulla collina, e uno strato ellenistica proprio in corrispondenza di una ad ora. di suolo giallo bruno melmoso che copriva il sorgente a parete (fi g.18). L’indagine archeologica del canale effet- fondo del canale. In uno dei due settori una Nel caso si tratti davvero di una depo- tuata in due settori ha evidenziato due strati: breve indagine effettuata dalla Florida At- sizione voluta questa circostanza potrebbe uno strato superfi ciale di suolo bruno, pres- lantic University ha evidenziato sul fon- dimostrare che in età ellenistica il canale soché indistinguibile dal suolo superfi ciale do del canale alcuni vasetti databili ad età non era più in uso ma cominciava ad es- sere presente un accumulo nella sua parte inferiore. Questo dato verrebbe in tal caso a confermare un utilizzo del complesso di canali dall’età arcaica e una sua dismissione già in età ellenistica quando nel santuario, ancora in funzione, la maggior parte delle strutture monumentali delle età precedenti non erano più in uso. Due brevi tratti di un altro canale (US 622) intagliato nella roccia (largo cm.40, profondo cm.70) sono stati individuati anche nel set- tore a sud–ovest degli ambienti B a seguito di uno scavo preventivo al posizionamento di alcuni cavi elettrici (fi g.19). E’ possibile che anche questo canale fos- se collegato alla grande canalizzazione ma in tal caso doveva convogliare l’acqua verso sud in direzione dei laghetti. Ancora un altro tratto di canale è stato individuato al fuori dell’area demaniale nella proprietà Millo: lo scavo ha messo in luce un breve tratto di un canale dalle pareti verticali profondo m.1,20 e largo Figura 18 - Rocchicella – indagine di scavo nel grande canale perimetrale m.1,40 è scavato nel suolo appare foderato e

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 34 (Crouch D.P.,1993 p.33 fig. 4.2; Scofienza R., 1996). Se queste opere avevano la funzione di drenare ma anche raccogliere l’acqua, pres- so il santuario dei Palici sono presenti anche almeno altri due esempi di puro e semplice drenaggio: il canale di scolo dentro la stanza 6 della stoà B scavato sul pavimento in terra battuta e ricoperto di ciottoli fl uviali (fi g. 21) e una canaletta in tegole più coppi (fi g. 22) a monte del monumentale hestiaterion di V sec.a.C. (Maniscalco L., 2008 p.26 sgg.). E’ anche molto probabile che, come a Velia (Scofi enza R.,1996), anche nel santuario dei Palici venissero sfruttati come spartiacque di drenaggio anche i dislivelli tra fra le terrazze del santuario che era costruito su terrazza- menti sia in età arcaica che in età classica (Maniscalco L., 2008 p. 26 sgg). La funzione del sistema era non solo quel- la di tenere ben drenata l’area che ospitava le strutture più importanti del santuario e che doveva essere costantemente sottoposta all’arrivo di detriti e acque meteoriche dalla parte alta dell’apertura della grotta, ma an- che assicurare la presenza di una riserva di acqua che veniva probabilmente convogliata Figura 19 – Rocchicella – Canale US 622 verso alcuni serbatoi posti a valle dell’area davanti alla grotta e nel versante nord occi- Figura 20 – Rocchicella – Strutture in proprietà Millo dentale della collina dove probabilmente si trovava una cisterna. L’acqua era, infatti, elemento indispensa- bile non solo nella vita quotidiana delle città ma anche nelle attività giornaliere di un san- tuario. Nel caso del santuario dei Palici, inol- tre, come è noto, si svolgeva una vera e pro- pria ordalia dell’acqua connessa ai movimenti delle acque del laghetto (Bello L.,1960; Cusu- mano N.,1990). Prima di qualunque offerta o sacrifi cio alle divinità era inoltre indispensa- bile per il rituale purifi carsi con delle abluzioni utilizzando l’acqua che veniva conservata in un grande pithos nella stanza 6 della stoà b e che veniva versata nel bacino posto ac- canto (Maniscalco L., 2008 p.116). Il sistema di drenaggio nella stessa stanza cui abbiamo prima accennato potrebbe essere stato usato per i lavacri da fare dopo il sacrifi cio. La grande importanza che la corretta con- servazione dell’acqua aveva presso il Santua- rio dei Palici può anche essere compresa dal ricoperto da lastre in calcarenite non si tratta Nell’ambito dell’idraulica di età greca il fatto che in questo santuario non solo era della pieta del luogo (fi g.20). grande canale di Palikè rientra nella tipo- l’acqua stessa a ricevere culto ma l’acqua logia del condotto a gravità di tipo parzial- costituiva anche il principale strumento del L’IMPORTANZA DELL’ACQUA NELLA GE- mente ipogeico in quanto privo di tubazioni rituale. Oltre che per le abluzioni purifi catorie, STIONE DELLE AREE SACRE interne e dovendo captare le vene d’acqua comuni in tutti i santuari, nel Santuario dei Non è possibile precisare se tutto questo direttamente dalle pareti rocciose si può Palici il movimento dell’acqua nel laghetto era complesso idrico sia da datare ad età arcaica definire una krene di prelievo (Scofienza stato il motivo stesso del sorgere del culto e come appare più probabile per i canali 454 e R., 1996). Gallerie scavate nella roccia per rappresentava l’elemento fondamentale della 453 e presumibilmente per la canalizzazione la captazione e il trasporto dell’acqua sono ordalia. Alcuni dei canali di Palikè, o per lo maggiore, mentre il canale 622 è stato forse note fin da età arcaica a Siracusa, Corinto e meno quelli che sono indirizzati nel senso dei aggiunto in seguito per rifornire di acqua il Locri e la tecnica di scavare gallerie a scopo laghi, potevano forse servire anche a rifornire, settore meridionale dell’area. idrico è attestata già dalla fine del VIII sec. se necessario, i laghetti di acqua e giungere

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 per ogni santuario. Spesso la presenza di 35 una o più sorgenti è stata determinante per la nascita di un luogo di culto e per il mag- giore successo di determinati luoghi di culto rispetto ad altri e questo in particolare per i santuari a carattere oracolare (Panessa G.,1983). Le condizioni climatiche del Me- diterraneo, caratterizzate da lunghe siccità estive, hanno sempre reso particolarmente importante la gestione delle acque che in Antichità poteva essere garantita nel modo migliore, anche dal punto di vista igienico, solo dall’autorità religiosa. Alcuni santuari emettevano precisi regolamenti e richiedeva- no determinati canoni da versare al santua- rio per l’utilizzo dell’acqua delle sorgenti di pertinenza del santuario (Panessa G., 1983). Era certamente nell’interesse delle autorità

Figura 21 – Rocchicella – Stoà B, vano 6 canaletta di deflusso così ad una manipolazione del fenomeno. La gli esiti dell’ordalia. I sacerdoti responsabili che gestivano i santuari creare e sviluppa- regolazione dei livelli dell’acqua poteva infl u- potevano in tal modo conferire anche maggior re sistemi idrici che diventavano anche un ire, infatti, soprattutto in periodi di relativa affermazione divina alle loro decisioni. punto di riferimento nel comprensorio per le o assoluta siccità, sull’attività del ‘ribollire’ La gestione dell’acqua era certamente necessità delle comunità circostanti come dell’acqua nei laghi e quindi in sostanza su- un elemento di fondamentale importanza l’esempio del santuario dei Palici sembra confermare.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE BELLO L. (1960), Ricerche sui Palici in Kokalos, 6, pp.71-97. CROUCH, D. P. (1993), Water Menagment in Ancient Greek Cities, Oxford University Press. CUSUMANO N. (1990), Ordalia e soteria nella Sicilia antica. I Palici. Mytos, Rivista di Storia delle Religioni, 2: 9-186. MANISCALCO L., MCCONNELL B.E. (2003), The Sanctu- ary of the Divine Palikoi (Rocchicella di Mineo, Sicily): Fieldwork from 1995 to 2001, AJA 107, pp. 145-180. MANISCALCO L. a cura di, (2008), Il santuario dei Palici. Un centro di culto nella Valle del Margi, Palermo PANESSA G. (1983), Le risorse idriche dei santuari greci nei loro aspetti giuridici ed economici, Annali della Scuola normale superiore di Pisa, classe di Lettere e Filosifia, 3 pp.359-387. SCOFIENZA R. (1996), Sistemi idraulici in Magna Grecia. Classificazione preliminare e proposte Figura 22 – Rocchicella – Hestiaterion, canaletta interpretative, in Bollettino Storico della Basili- di deflusso cata, 12, pp.25-66.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 36 MARIA TERESA MAGRO Funzionario archeologo Soprintendenza per i Beni Antichi sistemi di canalizzazione Culturali e Ambientali di Catania nella zona della Rocca E-mail: [email protected] IVANA VACIRCA Archeologa di Caltagirone E-mail: [email protected] Ancient systems of canalization in C ontrada Rocca - Caltagirone

Parole chiave (key words): geoarcheologia (Geoarchaeology), sistemi idrici (waterworks), contrada Rocca (Rocca of Caltagirone)

RIASSUNTO ra i dati sono in corso di studio), attestante These soils are characterized by formation of Caltagirone è posta nel punto dove i monti l’intensa frequentazione di questo territorio, marnose clays and sands. In the same area Erei si congiungono con i monti Iblei, il suo di particolare interesse per le sue caratteri- is the idrographic basin of Caltagirone-Margi territorio si presenta profondamente inciso stiche geomorfologiche. river (tributary of the Gornalunga and then dalle forre scavate dai torrenti, dette cave, Lo studio dei dati viene proposto secondo of the Simeto river), whose water fl ows em- testimonianza di fenomeni erosivi verifi cati- un approccio interdisciplinare, integrando bedded in alluvional soils between Poggio S. si durante il Quaternario e che formano quel l’aspetto propriamente archeologico con le Ippolito and the hills of Rocca. singolare paesaggio calanchivo, tipico delle analisi geomorfologiche, per formulare ipo- New archaeological investigations ha- formazioni argillose. tesi ricostruttive sull’utilizzo umano di que- ve put in evidence a canalization dated to La porzione di territorio oggetto della pre- sta porzione di territorio non ricca di risorse Hellenistic-roman period (the chronology of sente indagine è la contrada Rocca, una vasta idriche. the structures is still under study), attesting area collinare che fronteggia a NO la collina di intense human activities in this territory so San Giorgio e la collina su cui sorge la città, ABSTRACT interesting for its geomorphological features. i cui terreni sono formati da argille e sabbie Caltagirone is set on a central position According to an interdisciplinary appro- appartenenti alle argille marnose della For- between Erei and Iblei mountain, its territory ach, the archaeological data are combined mazione di Mt. S. Giorgio. is carved by “forre”, named caves, engraved and completed by geomorphological analysis, A livello idrografi co, il sito è segnato dal by torrents, the proof of erosive phenomenon to reconstruct the use of this portion of terri- bacino del Fiume Caltagirone-Margi (affl uen- that occurred in the Quaternary period and tory not so rich in water resources. te del Gornalunga e poi del Simeto), che scorre that formed the particular landscape known incassato in terreni alluvionali tra Poggio S. as “calanchi”, typical of clayey formations. PREMESSA1 Ippolito e le colline della Rocca. The portion of territory that is presented Una serie di ricerche archeologiche, con- Recenti indagini svolte in quest’area in the following study is Contrada Rocca, a dotte recentemente nell’area di Contrada hanno messo in evidenza una canalizzazione vast hilly area that faces to NW the hill of St. Rocca a nord-est di Caltagirone (Figg. 1-2) databile alla fase ellenistico-romana (anco- George and the hill in which the city is located. svolte in occasione di lavori Anas2 per la re- alizzazione della strada a scorrimento veloce Libertinia (progetto S.S. 683 –SSV Licodia Eubea –Variante Caltagirone), ha portato in evidenza alcuni tratti di una grande cana- lizzazione di epoca romana. Tale scoperta ha dato spunto a una lettura multidisciplinare che, partendo dal dato archeologico, ha per- messo di integrare analisi e campionamenti idro-geologici, al fi ne di trarre ipotesi sull’uso antico di un terreno non ricchissimo di risorse idriche.

1 Premessa e Inquadramento geologico sono stati curati da Ivana Vacirca; il Contesto Archeologico è stato curato da Maria Teresa Magro. 2 Desideriamo ringraziare la Direzione Lavori dell’ANAS S.p.a del cantiere di Caltagirone: l’ing. G. Fiordaliso che ci ha permesso di accedere ai dati idro-geologici riguardanti la porzione di territorio interessata, e l’ing. G. Tantillo per la disponibilità accordata. I geologi dott. G. Di Maria (ANAS) e dott. D. Messina per gli utili consigli, i pareri espressi sull’argomento e l’infi nita cortesia con cui si sono Figura 1 – Foto aerea dell’area (da Google Maps, 2014). lasciati coinvolgere in questo lavoro.

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Figura 2 – Stralcio della Carta Tecnica Regionale (Area Calatino, Comune di Caltagirone, F. 639110), con ubicazione della zona in esame (http://www.provincia.ct.it/cartografia/).

Il territorio del calatino e più in particolare Esso fa inoltre da spartiacque tra il grup- Sono state ricostruite diverse fasi tetto- la zona di nostro interesse è caratterizzata da po montuoso degli Erei e le propaggini NO de- niche che mostrano movimenti compressivi, basse forme collinari e blande ondulazioni con gli Iblei. che hanno interessato tutti i terreni presenti presenza di terreni prevalentemente argillosi. Questa zona è stata interessata dalla in zona, da quelli originariamente più “in- Il paesaggio è estremamente vario con rilie- tettogenesi plio-quaternaria che ha prodotto terni” a quelli appartenenti alla Formazione vi isolati e terreni debolmente inclinati, posti l’accavallamento del fronte più esterno della Terravecchia e alla Serie Solfi fera fi no a quel- a Est e a Sud dell’abitato di Caltagirone, che catena (Falda di Gela) sulle parti più peri- li quaternari. In un’ultima fase, si è avuto il raggiungono una quota media tra 430-480 m. feriche dell’Avampaese (GRASSO, LA MANNA lento sollevamento della zona testimoniato s.l.m. (nella Valle dei Margi, Poggio Rocca è a 1990; CARBONE, BRANCA, LENTINI 2009, pp. dalla presenza di depositi argilloso-sabbioso- 472 m. e Poggio Crescimone a 450 m.). Elementi 26-30), (Fig. 5). calcarenitici pleistocenici. tipici di questo paesaggio fortemente argilloso sono i “calanchi”, profonde incisioni evidenti soprattutto lungo i versanti del Monte San Gior- gio, spesso separati da creste aguzze (Fig. 3). Da un punto di vista idrologico, l’area si trova all’interno del bacino idrografi co del Fiume Caltagirone-Margi, che nasce a nord- nord-est dell’abitato e scorre con direzione SSW-NNE, andando a confl uire nel Fiume Monaci a sua volta affl uente del Gornalunga e poi del Simeto. Il corso del fi ume Margi era alimentato anche dalle acque che si incana- lavano nei “calanchi” e nei burroni presenti nel fondovalle (CUCUZZA in Caltagirone).

INQUADRAMENTO GEOLOGICO L’area del calatino dal punto di vista ge- ologico si trova in una posizione di cesura fra il Plateau Ibleo (Avampaese Ibleo) e la fascia territoriale che coincide con la delimitazione nord-occidentale “interna” dell’Avanfossa Gela-Catania, quest’ultima colmata da po- tenti depositi di terreni plio-quaternari (Fossa di Gela e Bacino di ) (Fig. 4). Figura 3 – Particolare dei calanchi (da Google Maps, 2014).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 38 L’Avanfossa attuale è rappresentata dalla valle del Margi in direzione Catania e dal Val- lone del Signore in direzione Gela. Le formazioni geologiche predominanti osservabili nel settore d’interesse sono di natura sedimentaria, si tratta di depositi argillosi tortoniani, della serie evaporitica messiniana, di trubi infrapleistocenici e di calcareniti e sabbie ascrivibili a un periodo compreso tra il Pliocene medio al Pleistocene inferiore-medio, su cui poggiano terreni se- dimentari recenti del Pleistocene superiore e dell’Olocene, rappresentati da depositi sab- bioso-calcarenitici e da coperture detritico alluvionali (GRASSO-LA MANNA 1990) (Fig. 6). Nella successione litostratigrafi ca (otte- nuta con carotaggi eseguiti su commissione dell’Anas) si individua, procedendo dal basso verso l’alto (dal più antico verso quello più recente), una successione di terreni compo- sta da sabbie e calcareniti del Pleistocene inferiore-medio; con alternanza di argille grigio-azzurre, trubi, gessi e calcari evapo- ritici riferibili al Pliocene inferiore-medio; e tripoli e marne tripolacee del Messiniano. Ta- li depositi sono riconducibili a differenti cicli sedimentari causati da movimenti verticali del Plateau ibleo in epoca post-messiniana. L’aspetto litologico determina e infl uisce sulle caratteristiche idrogeologiche dei terreni, dal momento che la capacità di trattenere in sé l’acqua e di conseguenza favorire una circola- Figura 4 – Schema stratigrafico-strutturale del settore sud-orientale ibleo (in Bacino Idrogeologico dei Monti Iblei, zione idrica sotterranea è legata al differente http://www.regione.sicilia.it/presidenza/ucomrifiuti/acque/DOCUMENTI/DOCUMENTI_E/E3/IBLEI/inquadramento.pdf). grado di permeabilità dei terreni stessi.

Fig. 5 – Schema stratigrafico-strutturale del settore sud-orientale ibleo (in Bacino Idrogeologico dei Monti Iblei, http://www.regione.sicilia.it/presidenza/ucomrifiuti/acque/DOCUMENTI/ DOCUMENTI_E/E3/IBLEI/inquadramento.pdf).

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Figura 6 – Stralcio dalla Carta Litologica (tav. n. 05 del Piano di Bacino per l’Assetto Idrogeologico, Regione Siciliana, 2005.)

Sulla base della litostratigrafi a dei ter- terreno un certo fattore di impermeabilità, il Le acque meteoriche defl uiscono quasi reni in esame, infatti, le calcareniti bianco- che consente una circolazione idrica superfi - tutte in superfi cie drenate dal reticolo idro- giallastre infrapleistoceniche presentano ciale (Fig. 6). grafi co presente, che risulta costituito da evi- permeabilità elevata, sia per porosità che All’interno di uno stesso litotipo si posso- denti incisioni nel terreno, la principale delle per fratturazione; la formazione sabbiosa e le no evidenziare fortissime disuguaglianze nel quali è il Fosso delle Calcare. calcareniti più antiche del Pleistocene legate comportamento idraulico, per diversa granu- In simili condizioni geomorfologiche la a una facies di ambiente marino profondo lometria o compattezza, tali che i livelli siano circolazione idrica superfi ciale, subsuperfi - costituiscono il substrato impermeabile per tra loro intercomunicanti e di conseguenza gli ciale (le acque che si rivengono a breve pro- l’acquifero superiore. La presenza di uno acquiferi contenuti nei depositi superfi ciali fondità dal piano di campagna) e profonda strato superfi ciale caratterizzato da rocce a possono ricondursi a un’unica circolazione viene favorita laddove la permeabilità delle prevalente tessitura argillosa attribuisce al idrica sotterranea. rocce è tale da consentirne l’accumulo e il

Figura 7 – Stralcio della Carta Idrogeologica (ANAS S.p.A., 2004)

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Figura 8 – Veduta aerea dell’area interessata (da Google Earth, volo 2014).

defl usso. Per le acque superfi ciali (di origine substrato impermeabile (marne calcaree e IL CONTESTO ARCHEOLOGICO meteorica) la possibilità d’infi ltrazione nel marne argillose), trae le risorse idriche oltre Lo studio geomorfologico dei terreni di sottosuolo dipende sia dalla permeabilità che dalle acque d’infi ltrazione anche dalle in- Caltagirone nasce da una ricerca iniziata di del terreno che dalla acclività dei versanti. cisioni vallive, che ne favoriscono il defl usso. recente in collaborazione con la cattedra di Le acque ricadenti sui terreni argillosi de- Un altro elemento a favore dell’idea che il ter- Topografi a antica dell’Università di Catania fl uiscono quasi tutte in superfi cie, le acque ritorio permetta l’accumulo seppur stagionale e di cui si danno i primi risultati in questa subsuperfi ciali permeano all’interno delle e provvisorio di acqua, è la presenza di “punti occasione. La natura argillosa dell’area d’in- coperture detritiche e raggiunto il substrato sorgiva”, intendendo con questo termine una dagine soggetta a fenomeni erosivi antichi e meno permeabile defl uiscono verso valle, ve- manifestazione caratteristica dell’emergenza recenti accentuati dalla presenza di numerosi nendo fuori come piccole sorgenti a carattere in superfi cie delle acque di falda. Un punto corsi d’acqua anche a carattere torrentizio, stagionale. sorgiva ben indicato dal toponimo e non di- compromessi dalla diffusa antropizzazione Unendo insieme tutti i vari dati, idrici e stante dal percorso della canalizzazione è e dallo sfruttamento agricolo, impediscono geomorfologici, il territorio denominato Con- l’”Abbeveratoio Crescimone.” una conoscenza storica del terreno (BELVE- trada Rossa (Fig. 7), in cui è stato effettuato Figura 9 – Anse tipo Diana, il ritrovamento della canalizzazione, permette Neolitico tardo-finale (V mill. l’accumulo di depositi idrici, che costituisco- a.C.). no dei “serbatoi idrici”. La contrada, idroge- ologicamente isolata ad opera di un unico Figura 10 – Sepoltura neolitica.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 vasta area di frequentazione di età neolitica 41 con il rinvenimento di vasellame neolitico di stile di Diana connesso con zone di bruciato. Da un esame ancora preliminare l’area fu oggetto di una fase di frequentazione prolun- gata per la presenza delle tipiche anse dello stile di Diana dalla fase più antica alla più evoluta, a cui si aggiungono dei frammenti di ceramica dipinta e numerose utensili litici (fi g.9). Nella stessa area è stata inoltre rin- venuta una tomba dello stesso periodo con la presenza di due individui di sesso maschile di cui i reperti ossei sono in corso di studio e che costituisce una rarità. Tali dati sono a supporto della nostra indagine legata al territorio e alla presenza nell’area di cospi- cue fonti di acqua che spiegano la presenza di gruppi stanziali nelle fasi più antiche. Il proseguo delle indagini archeologiche ha Figura 11 – Particolare della canalizzazione. permesso di mettere in luce un’opera di inge-

Figura 12 – Veduta generale della canalizzazione.

Figura 14 – Frammenti di ceramica da mensa in sigillata.

L’area è conosciuta in archeologia per la gneria di età romana che si sovrappone allo presenza di tombe a grotticella artifi ciale del strato neolitico costituita da una canaletta Figura 13 – Particolare della canalizzazione in cui è visibile Tardo Bronzo (dal XV sec. a.C.) scavate nelle larga 65 cm e con una profondità di 12-15 una delle curve per dare pendenza. balze rocciose, depredate dai tempi antichi, ma cm, le cui spallette sono alte 20 cm (fi g.11), DERE 1997). Lo studio sulle canalizzazioni che la fortuna volle che la campagna di sca- ricavata sfruttando un banco di arenaria e sui sistemi di captazione delle acque nei vo del 1903 di Paolo Orsi portò alla luce delle naturale rivestita all’interno e nel fondo da tempi antichi nel territorio di Caltagirone è tombe con i corredi e le deposizioni all’interno un amalgama di arenaria sbriciolata e coc- iniziato con i ritrovamenti recenti avvenuti in (ORSI 1904; ID. 1913; BERNABÒ BREA 1958). ciopesto, e coperta da grossi massi in pietra contrada Rocca nel 2012 per il progetto della A ridosso di tali tombe si è proceduto a una calcarea sbozzati. È stato possibile seguire strada S.S. 683 Libertinia in particolare per lo prima indagine che ha dato risultati partico- la canalizzazione per 80 metri e notare la svincolo Molona di Caltagirone (fi g. 2, fi g. 8). larmente interessanti, mettendo in luce una pendenza verso sud di circa 2 metri (fi g.12).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 42 tra il 1987 e il 1990 che ha messo in luce un ambiente rupestre ricavato nella roccia allar- gando delle tombe preistoriche e sotto il piano di calpestio dell’edifi cio delle vasche ricavate nella roccia e utilizzate probabilmente per la spremitura e la fermentazione di olio o vino, databili da una moneta romana (MARCHESE 2005), (fi g. 15). L’opera si inserisce in una probabile oc- cupazione del territorio e dello sfruttamento agricolo in età romana di notevoli dimensioni ma sino adesso non affrontato scientifi ca- mente. Si è colta l’occasione di questo convegno per dare una prima comunicazione delle in- dagini archeologiche, benché lo studio del materiale sia in corso di studi, e in attesa di ulteriori indagini nell’area che potranno con- tinuare in quanto l’area è stata risparmiata dai lavori di costruzione dell’arteria stradale.

BIBLIOGRAFIA ANAS S.p.A., Relazione Geologica 2004 “Cantiere di Caltagirone” - Progetto: Lavori di costruzione del 1° stralcio funzionale “Variante di Caltagi- rone” dal km 3+700, comprensivo dello svincolo di San Bartolomeo, al km 12-470 compreso l’in- nesto con la S.P. n. 37 al km 11+400”. BELVEDERE O. (1997), Per una ricostruzione del pa- esaggio nel territorio imerese in Uomo acqua e paesaggio, Atti dell’incontro di studi sul tema Irreggimentazione delle acque e trasformazione del paesaggio urbano, S. Maria Capua Vetere 22-23 novembre 1996, Roma, pp. 285 sgg. BERNABÒ BREA L. (1958), La Sicilia prima dei Greci, Il Saggiatore, Milano, pp. 116-167. CAPANO A. (1999), La distribuzione dell’acqua nell’antica Grumentum in Archeologia dell’ac- qua in Basilicata, Potenza, pp.167-174. CARBONE S., BRANCA S., LENTINI F. (a cura di) (2009), Note illustrative della Carta Geologica d’Italia, Foglio 634, Catania, Firenze. CUCUZZA A., Il Territorio in: “Caltagirone”, Sellerio editore, Palermo, pp.5-11. GRASSO M., LA MANNA F. (1990), Lineamenti strati- grafici e strutturali del fronte della Falda di Gela Figura 15 – Planimetria topografica dell’area archeologica (in MARCHESE 2005, p. 80). affiorante a NW del Plateau Ibleo (Sicilia sud- orientale), Geologica Romana, 29, pp. 55-72. MARCHESE P. (2005), La Montagna di Caltagirone. Pog- La canaletta convogliava le acque del della metà del I secolo a.C. e che presentano gio Rocca. In: PRIVITERA F., SPIGO U. (a cura di), Dall’Al- vicino torrente che attraversa il Fosso delle la stessa tipologia costruttiva sono numerosi, cantara agli Iblei - La ricerca Archeologica nella Calcare per condurle sicuramente verso una come il caso degli esempi rinvenuti nell’anti- provincia di Catania, Palermo 2005 pp. 77 sgg. struttura di tipo produttivo presente nella zo- ca Grumentum (CAPANO 1999). ORSI P. (1904), Caltagirone. Siculi e Greci a Calta- na, che necessitava di una forza idraulica di Una possibile ipotesi è che la canalizza- girone. In: Notizie degli Scavi. una certa potenza e che motiva la forte pen- zione fosse collegata a un serbatoio per la ORSI P. (1913), Miscellanea sicula. In: B.P.I XXXIX, denza per aumentare la portata dell’acqua raccolta dell’acqua piovana e l’uso della cavi- pp.128-129. TUSA S. (1983), La Sicilia nella preistoria, Sellerio, (fi g. 13). Il proseguo dell’opera di canalizza- tà scavata sia da spiegarsi con una maggiore Palermo, pp. 166 sgg. zione non è stato intercettato ma una delle freschezza delle acque, a cui si aggiunge la possibili ipotesi è che scendesse a valle e che pendenza per evitare il pericoloso fenomeno SITOGRAFIA possa essere stata interrotta dalla costruzio- della stagnazione. BACINO IDROGEOLOGICO DEI MONTI IBLEI: http://www.re- ne della strada Catania Gela (S.S. 417). La Altra ipotesi non ancora suffragata è che gione.sicilia.it/presidenza/ucomrifiuti/acque/ presenza di abbondante ceramica sigillata la canalizzazione potesse in qualche modo DOCUMENTI/DOCUMENTI_E/E3/IBLEI/inqua- negli strati di terra che coprivano la cana- raggiungere una struttura di tipo produttivo dramento.pdf PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO, lizzazione permettono di datare l’opera con individuata sotto le rovine di una masseria 2005, REGIONE SICILIANA: http://www.sitr.regione. sicurezza tra il II a.C. e il II secolo d. C. (fi g.14). tardo-ottocentesca che sorge non lontano sicilia.it/pai/bac094-simeto.htm Confronti con opere di canalizzazione di dall’area interessata, oggetto di un’indagine CARTA TECNICA REGIONALE: http://www.provincia.ct.it/ una certa importanza collegati ad acquedotti effettuata dalla Soprintendenza di Catania cartografia/

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 ROBERTO MIRISOLA 43 Geologo, socio delle Soc. Siracusana di Storia Il Porto Piccolo con l’arsenale Patria (via Maestranza 103) e Ass. dionigiano del Lakkios, forza “Trireme” di Siracusa strategica di Siracusa greca The Porto Piccolo with the Dionysius’ arsenal of Lakkios as a strategic strength of Greek Syracuse

Parole chiave (key words): Istmo-Lakkios (Isthmus-Lakkios), Acquedotti (Aqueducts), Terremoti-Tsunami (Earthquakes-Tsunami).

RIASSUNTO Scopo di questo lavoro è ampliare e inte- grare con recenti dati geologici e archeologici, già utilizzati per interpretare le notizie stori- che sulle vicende di Siracusa greca e romana, le ipotesi ricostruttive del settentrionale Porto piccolo con la sua parte più interna dell’ar- senale (Lakkios), sede della bonifi cata laguna Syrako. Il porto fu separato nel VI sec. a.C. dal meridionale Porto Grande con un istmo artifi ciale, per collegare l’isola di Ortigia con il contrapposto promontorio del quartiere in- terno di Acradina. Il Porto piccolo, venne poi parzialmente descritto e celebrato dagli storici per il nuovo arsenale voluto da Dionigi vicino all’Acropoli, la fortezza con il palazzo del tiranno da noi identifi cata sull’attuale istmo. Il Lakkios allora aveva due uscite strategiche: quella vecchia dalla quale le navi uscivano normal- mente passando, sopra un lungo e profondo canale subacqueo, prima nel Porto piccolo e poi direttamente sul mare aperto; quella nuo- va attraverso l’istmo per uno stretto canale verso il Porto grande. I rinvenimenti archeologici antichi e mo- derni suggeriscono oggi degli inediti aspet- ti, importanti per la funzionalità interna del Porto piccolo (arsenali, attività artigianali e industriali): le opere per il grande e con- tinuo approvvigionamento di acque potabili con numerosi acquedotti; l’irreggimentazione delle acque refl ue e meteoriche per evitare al- luvionamenti. Sono stati quindi considerati due aspetti strategicamente vitali – mai valutati dagli storici – contro gli assedi di Siracusa: a) all’in- terno di cinte murarie sulle periferie dei quar- tieri il CONTROLLO DEGLI ACQUEDOTTI, a partire dalle opere di captazione, garantiva una esclusiva il mutevole stato del mare di levante. Per tutto Oggi tale magnifi co Porto piccolo, poi tra- autonomia delle acque potabili contro l’isola- ciò, il Porto piccolo-Lakkios assume sul mare sformato per il commercio dai Romani, è scom- mento nemico da terra; b) l’INESPUGNABILITÀ per le un ruolo strategico e funzionale analogo, per parso e ridotto nell’omonimo porto attuale, fortifi cate mura sino alle imboccature esterne un probabile disegno unitario del tiranno, a perché in gran parte distrutto da terremoti con del porto, probabilmente più protese di quanto quello che sull’entroterra venne assegnato tsunami (soprattutto nel 365 d.C.) e da guerre. si creda, collegate sulla costa alle mura dio- in similitudine al collegato sistema Castello Le sue macerie sono ora coperte da livellate nigiane che, proteggendo anche altri piccoli Eurialo-mura dionigiane per creare così una depressioni sotto i fondali per l’innalzamento scali, impedivano il blocco navale anche per grande e singolare piazzaforte. del livello del mare, notevole localmente per

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 44 bradisismi e forse per movimenti tettonici, e la potenza e sicurezza di Siracusa quando nel Scopo di questo lavoro è quindi quello sotto il suolo bonifi cato della città moderna. IV sec. a.C. Dionigi, dopo aver fatto esperienza di defi nire in dettaglio l’antica topografi a, nella guerra con l’assedio ateniese alla città, l’urbanistica militare e le funzioni di questo ABSTRACT fattosi tiranno si insediò con una fortezza (l’A- potente e splendido porto dimenticato anche The aim of this paper is to extend knowled- cropoli) sull’Istmo che separava gli arsenali dei per stimolare nuove indagini geologiche e ge about reconstruction the northern port of due porti: il Grande, a Sud, e il Piccolo a Nord. archeologiche terrestri e subacquee; queste Syracuse (Porto Piccolo) integrating recent Il tiranno decise di riutilizzare quest’ultimo ultime sono state già intraprese di recente nel geological and archaeological data previously strategicamente come grande arsenale adia- Porto Piccolo dalla Soprintendenza del mare used to interpret historical information of Greek cente protetto; e quindi per realizzarlo, ristrut- della Regione Siciliana in collaborazione con and Roman Syracuse in Sicily. The Porto Piccolo turando l’arsenale precedente, poté ampliare l’Associazione “Trireme” di Siracusa. included the Lakkios - the innermost part of il porto minore nel suo interno con la bonifi ca the drained lagoon Syrako. In the sixth century. della laguna Syrakò (recentemente scoperta) A) RICOSTRUZIONE GEOLOGICA E STORICO-URBANISTICA: B.C., it was separated from the other southern che aveva dato il nome alla città1 (MIRISOLA R., PROMONTORIO DI ACRADINA; L’ISTMO E L’ACROPOLI. port (Porto Grande) by an artifi cial isthmus to POLACCO L., 1996; POLACCO L., MIRISOLA R., Per individuare i limiti dell’antico Porto connect the island of Ortigia with the opposite 1998; POLACCO L., MIRISOLA R., 1999). piccolo-Lakkios è anzitutto fondamentale di- promontory at the Acradina area. Historians was L’arsenale così posto in fondo al Porto mostrare l’esistenza antica di un saldo pro- afterward described and celebrated the Porto piccolo venne anche a trovarsi profondamen- lungamento roccioso, un promontorio rivolto Piccolo both for its arsenals near the Dionysius’ te inserito dentro Siracusa e probabilmente verso l’Isola (Nasos, in dialetto greco-dorico, palace - which we placed on the actual isthmus per questo e per la sua forma fu chiamato poi chiamata Ortigia) dal quale fu condotto un - then provably crossed by a narrow naval pas- Lakkios (la fossa o la cisterna); volutamente istmo artifi ciale come dicono le fonti storiche. sage. In those times Lakkios had two strategic collegato alla fortezza dionigiana, come essa E’ stato individuato nella stessa posizione exits: the old one from which the ships went out fu cinto da mura con alte torri che si allun- dell’istmo attuale (asse in Via Malta – Cor- normally passing over a long underwater canal, gavano all’esterno sulle protezioni foranee so Umberto I) mentre altri autori lo collocano at fi rst in to the “Porto piccolo” (small port) and sino alle imboccature sul mare. Si venne così (per ipotesi) più a Nord considerando l’istmo then in to the high sea; the new one through the ad accogliere e proteggere una grande fl otta attuale inesistente prima del XVI secolo3. isthmus over a narrow canal towards the “Porto capace di oltre 300 navi che consentì al ti- I dati delle indagini svolte lungo l’istmo grande” (great port). Moreover, archeological ranno di dominare e colonizzare i mari d’Italia umbertino hanno infatti accertato l’esistenza ruins suggest today new features underlying e di contrastare i Cartaginesi. Tale grande e del promontorio costituito da un bancone di of Porto Piccolo functioning (e.g. arsenals, craft magnifi co porto-arsenale, che doveva posse- calcarenite quaternaria (Pleistocene medio- and industrial activities): the REGIMENTATION of dere anche grandi strutture logistiche e in- sup.), che si va assottigliando dal Foro siracu- both wastewater and rainwater fl uxes in order dustriali, è di recente ridotto in quello piccolo sano verso il ponte di Ortigia, poggiante su ar- to prevent fl oods, and the existence of several novecentesco prodotto della moderna città gille giallo-azzurre del Pleistocene inferiore4. aqueducts for a large and constant supply of che ha utilizzato e ampliato le superfetazioni Esse hanno messo in evidenza come nel- drinking water. We then considered the two della precedente fortezza spagnola; solo oggi la fascia di mare ora compresa fra il ponte main strategic features – not yet evaluated by si riesce a capire meglio quanto fosse grande umbertino e il ponte nuovo, dovesse esistere historians - to defend Syracuse against sieges: e strutturato, come possa essere scomparso un piccolo “graben” coperto in antico da un a) beginning from the uptake works within the e in gran parte interrato, pur con il sensibile bassofondo sabbioso5. city walls, the control of aqueducts ensured an innalzamento del livello del mare2 (fi g. 1). exclusive water supply against enemy sieges from the land, and b) both the port mouths, Siracusa si possono calcolare delle medie: più precise probably more external than expected, and the 1 L’origine del toponimo della città dalla palude solo localmente; generalizzate a largo raggio. fortifi cations on the coast linked to Dionysius’ Syrak , con caratteri lagunari verso il mare come walls, prevented entrance and naval blocka- scoperto da sondaggi e rilievi geologici, viene tra- 3 Tutto il prolungamento del quartiere di Acradi- des at east. The isthmus-Lakkios-Porto piccolo mandata da diverse fonti: [Scimno] (=Eforo) v. 281, na, dopo il Foro siracusano e Via Somalia e intorno a Corso Umberto I sino ad Ortigia, viene considerato da system took a strategic and functional role on dice espressamente che la città prese il nome (forse di derivazione indigena) da una palude-laguna in- VOZA (1998) e da GARGALLO (1970) un riempimento the sea similar to that one that was assigned effettuato dagli Spagnoli a partire dal XVI sec. to the Eurialo Castle-Dionysius’ walls system, terna; Stefano Bizantino s.v. Acràgantes, ove si cita Dùride, e poi chiama, s.v. omonima, Syrak la palude 4 La sequenza quaternaria addossata sui calcarei for a probable uniform Tyrant’s plan to create a stessa; Syrak è una delle voci con la quale Epicarmo “horst” miocenici a settentrione di Ortigia e del con- large and single fortifi ed town. chiama la città e così fanno sotto le voci omonime trapposto promontorio di Acradina è sostanzialmente Earthquakes, tsunamis (chiefl y in the 365 anche STRABONE VIII, 364 C., e VIBIO SEQUESTRE. composta dalla successione (dal basso in alto): argille A.D.) and wars destroyed this magnifi cent Por- Vari autori moderni, brancolando nel buio per la sua giallo-azzurre e calcareniti del Pleistocene medio e su- to Piccolo, after transformed to commerce by scomparsa, fanno confusione con l’esterna palude periore; ma queste ultime sulla costa a N di Siracusa Romans, reducing it to the small and shallow Lisimelìa (vicina contrada Pantanelli). (Riviera Dionisio il grande), si sovrappongono a sotto- current homonymous harbor. Now, its ruins are 2 Il sollevamento del livello marino a partire dal stanti e somiglianti Calcareniti giallastre Plioceniche both under the land reclamation of the modern sec. VIII a.C. è relativo perché provocato da quello del che ancora più a Nord si alternano a strati di bianchi city and under leveled submarine depressions. mare (SCHMIEDT G., 1972), amplifi cato dal generale “trubi” rimaneggiati, nei quali sono state poi scavate abbassamento della costa Sud-orientale. Ma gli ab- delle cave in galleria (DI GRANDE, RAIMONDO 1982; The latter was due to the rise in the sea level, POLACCO, MIRISOLA 1998; MIRISOLA 2010). which was locally strong owing to bradyseisms bassamenti sono molto variabili localmente per feno- meni isostatici e tettonici molto intensi nei dintorni di 5 Lo studio con le indagini con programmi di in- and perhaps tectonic movements. Ortigia e in analogia nella contrapposta Penisola della terpolazione in 3D (SURFER) del geol. GIUNTA A. ha Maddalena (Plemmirio) dove, per i resti greci sommer- verifi cato lungo e intorno all’asse di Via Malta-Corso PREMESSA si (syloi, cave e opere portuali et.) a -4 m, e a volte -6, Umberto I la presenza di un “graben” calcarenitico Molte fonti storiche ricordano che il Porto come riscontrato anche da me e a -8 m dal gruppo del già accertato da sondaggi e relazioni geologiche pre- piccolo divenne estremamente importante per prof. ACCORDI B. (1984). Per questi motivi intorno a cedenti (GIUNTA A., 2005)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 E’ questo dunque il tratto di mare dove fu 45 collocato un istmo artifi ciale, l’argine di pie- tra per il collegamento ricordato in età arcai- ca da IBICO (STRABONE I, 3, 18,59). Stabilita questa esistenza geotettonica, integrando i dati archeologici con il confronto delle fonti storiche e degli studi fi lologici (POLACCO L., 1993) su questo istmo (e non sull’isola come da tempo ritenuto) è stata collocata l’Acro- poli, la fortezza con il palazzo di Dionigi I (il tyranneion); come esempio si veda la Fig.2. La fortezza era posta per controllare la città a cavallo dei due porti e collegata al Lakkios tramite una stazione portuale, il Naustathmos. DIODORO S. (XIV 7, 5 e XVI 7-2) riferisce inoltre che il nuovo arsenale del Lakkios fu cinto tutto all’intorno da mura e torri collegate a quelle della fortezza di Dio- nigi, l’Acropoli, che quindi divenne sinonimo di Istmo.

B) CONFERME STORICO-ARCHEOLOGICHE DELL’ANTICA ESISTENZA DELL’«ISTMO» ATTUALE: CONSEGUENZE SULLA UBICAZIONE DEL CANALE ANTICO FRA I DUE PORTI. L’esistenza nel periodo della colonizza- zione greca (VIII sec. a.C.) del promontorio di Acradina e del suo successivo collegamento con l’istmo artifi ciale all’isola vengono con- fermati, oltre che dai dati geologici, anche dai rinvenimenti archeologici.

B1 Promontorio di Acradina. Sulla parte terminale e ristretta del promontorio di Acradina, dove iniziava la fortezza dionigiana, almeno dal XI sec. esi- steva un Castello normanno che difendeva Siracusa sull’istmo. Secondo S.L. AGNELLO (1996) fu distrutto con mezza Siracusa dal Figura 1 – Siracusa (anno 2005). Planimetria di Ortigia e Acradina. terremoto del 1169, ricostruito nella stes- sa sede e terminato nel 1189. Il Castello di Marquet, così chiamato inizialmente nel 1327 è ancora ben visibile sul collo della penisola nelle piante o carte cinquecente- sche poco prima della sua demolizione del 1577, perché rovinato anche dal terremoto del 1542 e per la strategica costruzione di nuove e avanzate difese (v. Fig. 2). Venne poi sostituito dagli Spagnoli con la costruzione di due colossali bastioni appaiati (S. Anto- nio e Sette ponti)”. Negli scavi del 1552, fra le attuali Vie Messina e Cairoli, furono rin- venuti grandi blocchi calcarei squadrati di probabili edifi ci greci alternati a numerosi mattoni di laterizio romano che sembrava- no resti di terme; infatti, come testimonia FAZELLO (1558), gli scavi successivi per il fossato dovettero essere sospesi per la fuoriuscita improvvisa di un copioso fl usso di acqua dovuta alla rottura di una grossa condotta in piombo che risultò essere opera romano-imperiale (età di Claudio, 70 a.C.) Figura 2 – Veduta panoramica dell’isola di Ortigia, 1576 (Anonimo, Biblioteca Angelica di Roma). (DUFOUR, 1987; AGNELLO 1996).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 46 quelle dei muri a secco sugli Iblei, mi ha fat- to sospettare che si trattasse di una parte dell’argine arcaico ricordato da IBICO e da noi in questo tratto di riva già ipotizzato7. Infatti, nella successiva prosecuzione de- gli scavi in Via dei Mille, prima di arrivare in Piazza Pancali, furono rinvenuti chiaramente i resti consistenti di quell’argine di pietre che, discontinui e accatastati arrivarono sino alla spalla N dal ponte “umbertino”; e per fram- misti resti di ceramica datati da BASILE B. alla fi ne del VI sec. a.C., quindi l’aggere venne con molta probabilità identifi cato proprio con l’istmo artifi ciale ricordato da IBICO (Fig. 3) (BASILE, MIRABELLA, 2003). Le sue dimensioni, che sono state misura- te complessivamente per il solo rinvenimento che risulta alla Soprintendenza, sono di al- meno 50 m di larghezza (soltanto quella del “Ponte umbertino” è di 26 metri) per circa il triplo di lunghezza. Quindi l’istmo artifi ciale sarebbe stato: alla fi ne dell’età arcaica, un rettangolo (stretto e) allungato fra le attuali fronti dei palazzi di Acradina su Riva della Darsena e di Ortigia su Via dei Mille; in età dionigiana, ancora un rettangolo forse più allargato (intorno a 30 metri) sino alla terza torre in adiacenza a Via Chindemi sia per il suo vespaio sia soprattutto per l’avanzamen- to della linea di riva all’inizio del IV sec. a.C. (BASILE., MIRABELLA, 2003).

B3 Identificazione del canale antico sull’istmo. Visto che l’antico istmo artifi ciale si trova con gli scavi archeologici all’incirca dove era stato per ipotesi collocato, con il canale tra- sversale ricordato da Cicerone che appresso vedremo, e legato al promontorio di Acradina Figura 3 – Resti archeologici dell’argine arcaico, fra via dei Mille e il ponte “umbertino”, con avanzamento della linea di esistente in antico, si possono avanzare ora riva antica (BASILE B., MIRABELLA S., 2003; Tav. VI e Tav. IV al n° 7). le seguenti deduzioni topografi che più precise sul canale e la sua età: La frequentazione dei luoghi dall’età Tali scavi per la condotta fognaria lungo a) si deve premettere, anzitutto, che nei greca a quella bizantina, in continuità con il Via dei Mille giunti all’incrocio con l’angolo periodi greco e romano esistevano nel suddetto periodo medioevale, viene sostan- N di Via Chindemi hanno rinvenuto (BASILE Lakkios due vie di uscita e di ingresso: la zialmente confermata, nel contesto dei sud- B., 2000) i resti greci di una terza torre di prima, usata sino alla fine dell’assedio detti ritrovamenti, anche dai recenti scavi età dionigiana che era collegata con un muro ateniese (415-413 a.C.), da una imboc- (GUZZARDI L., 2007). E’ quindi evidente, oltre alle altre due di Via XX Settembre (lì recintate catura larga poco meno di 40 m (di cui ai dati geologici, che anche dal punto di vista in mostra archeologica) che fi ancheggiavano si dirà appresso) dalla quale si attraver- storico-archeologico il complesso dell’”istmo una porta di ingresso nell’isola. Durante gli sava il Porto piccolo per raggiungerne la attuale” include quello antico. scavi, sotto la platea di fondazione, è stata notata una successione di grosse e spigo- B2 L’Istmo artificiale. lose pietre calcaree che costituivano una 7 La parte di argine (4-5 m di lunghezza fra -3,5 Il collegamento artifi ciale antico che pro- “anomalia” (antropica) rispetto alla comune m e -5 m s.l.m.) rimasto dopo precedenti asporta- lungava il promontorio di Acradina ad Ortigia successione generale che è stata riscontrata zioni e sconvolgimenti per opere pubbliche (condotte è stato rinvenuto da scavi ancor più recenti al su quella fascia della Darsena nei sondaggi idriche, fognarie e altro), mostrava grosse pietre di là della Darsena, in Via dei Mille6. geologici; e tale successione, che ricordava grezze, in gran parte giustapposte le une sulle altre che, nell’insieme e in grande scala ricordavano la struttura dei muri a secco delle campagne iblee. La 6 La diritta linea di riva antica era determinata l’angolo NE della Camera di Commercio sin presso struttura in fondo agli scavi, basamento della terza dalle grande faglia diretta verso NNW-SSE che, pro- l’angolo della Via M. La Vecchia con Via dei Mille. torre, poteva far parte di un allargamento dionigiano veniente dalla Fonte Aretusa, esiste sotto la falesia E davanti a questa prosegue poi sotto il ponte um- dell’istmo arcaico. Il passo di IBICO, poeta di Reggio con il passeggio Adorno sino alla Porta Aragonese; la bertino, per probabile intersezione con l’altra faglia della metà del VI sec. a.C., e tramandato da STRA- faglia prosegue sotto l’adiacente casa ex Maugeri e vicariante verso NNE (FERRARA V., 2003). BONE (I, 3, 18, 59). (POLACCO, MIRISOLA 1999)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 seconda imboccatura sul mare aperto di collocazione invece, per quanto sostenu- dina è risultata, intorno al Borgo S. Antonio si- 47 levante; la seconda, successiva e di età to da noi verosimilmente prima, oggi si no in Via Tripoli, più protesa nel mare del Porto imprecisata, attraverso l’istmo artificiale verrebbe a trovare sull’istmo artificiale e Grande di quanto creduto, per recenti indagini per un canale, molto stretto e scavalca- molto vicina e parallela all’antica linea di terrestri e subacquee;e la sua prosecuzione in bile da terra con un ponte descritta da riva del periodo greco, davanti agli attuali età arcaico-classica poco all’esterno del mu- CICERONE (Verr. II, IV, 117), che collega- palazzi di Via dei Mille – Riva della posta ro delle vie Bengasi-Rodi viene confermata va l’arsenale del Porto Piccolo (il Lakkios) attraversando da NE a SW in lunghezza il dai recenti scavi archeologici che vi hanno con quello del Porto Grande; Canale della Darsena. rinvenuto un piccolo Santuario di pescatori b) il canale suddetto viene descritto per la Risulta allora molto generica e fuorviante vicino al mare (BASILE B., 2001)9. sua importanza da CICERONE che non at- per diversi autori, la notizia del geografo mu- Sempre lungo Via Bengasi, poco dopo e tribuisce l’opera (e il merito) ai Romani; sulmano EDRISI (metà del XII sec.). Questi, de- prima dell’incrocio con Via N. Bixio, in occa- un’opera, quindi, antica e consolidata nel scrivendo in modo sommario e a volte erroneo sione del ritrovamento del ponticello spagnolo periodo greco. Lo stretto canale, descritto Siracusa, dice che per l’accesso nella città si di accesso all’Opera a Corona, è stato ritrova- da CICERONE nel punto più vicino fra i due doveva passare per una porta volta verso set- to uno stenopos che si articolava: da una par- porti (l’istmo), viene attribuito ad una del- tentrione, cioè verso l’Ovest degli Arabi (RIZZI- te verso le suddette banchine del vicino Porto le prime opere strategiche dionigiane rea- TANO, 2008); e poco prima si doveva passare per Grande, e dalla parte opposta sulla grande lizzate (405 a.C. circa) nel Lakkios-Porto un ponte sopra un fosso, che rendeva Siracusa strada greco-romana, scoperta dall’ORSI e piccolo per collegarlo con l’arsenale del isola, questa volta in accordo con diverse altre messa in mostra davanti al palazzo della Pro- Porto Grande che circa un decennio prima autorevoli fonti musulmane come AL BAKRI (XI vincia. Questa larga strada, provenendo dalla gli Ateniesi avevano iniziato praticamente sec.), IBN SABBAT e AL MUQQADASI (X sec.). Si Porta arcaica all’uscita del Piazzale della Sta- a bloccare. Un’opera dunque necessaria conferma ancora così la continuità e la posizio- zione F.F.S.S. (scavi BASILE B., 2000-2001), per i trasferimenti diretti fra le due arse- ne dello stretto canale, ormai un “fosso” con un si dirigeva poi verso la porta dionigiana in nali e per le convenienze del tiranno. corto ponte davanti all’isola di Ortigia, come Ortigia; una ulteriore conferma per l’antica c) il sottoscritto ritiene di portare a maggio- descritto da CICERONE, sino a poco prima della esistenza della odierna zona umbertina nella re sostegno della suddetta ipotesi l’inter- fi ne dell’età normanna, e (come si dirà) sino al fascia interna e affi ancata agli assi portanti pretazione dell’oscuro passo di DIODORO terremoto del 1169 quando sarà crollato e pro- delle vie Malta-Umberto I. Invece, all’esterno (XIV, 7, 3) che si riferisce ad una delle babilmente verrà coperto con il fosso seminter- delle vie Bengasi-Rodi e della loro prosecu- trasformazioni militari nel Lakkios. Qui rato. Così alla fi ne del XII secolo Ortigia ritornò zione sino all’ingresso della Dogana, è sta- lo storico descrive l’apertura di un’uscita per la seconda volta a far parte di una penisola, to notevole e progressivo l’allargamento nel molto stretta, dalla quale le triremi pote- come si può notare già dalle prime carte di Sira- mare del piano di terra verso il Porto Grande: vano uscire solo una per volta (circa 8 m). cusa (v. la Xilografi a di Siracusa del FORESTI G. prima per le fortifi cazioni degli spagnoli, a E questa, esistendo già nel Lakkios una F. da Bergamo, in Supplementum Chronicarum, partire dalla metà del 500, e poi per quello prima uscita abbastanza larga verso l’e- ed. latina, Venezia 1483). ulteriore dopo l’Unità d’Italia per sostenere il sterno (v. sopra al paragrafo “a”), doveva nuovo tracciato della ferrovia con la Stazione essere la seconda uscita nel Porto Gran- C) L’ANTICO CONFINE DI ENTROTERRA SUL marittima presso la Darsena (ADORNO,2004). de, che si viene a identificare con quella PROMONTORIO – ISTMO, PRIMA SEDE DEGLI ARSENALI. La linea di riva greca doveva poi correre ricordata da CICERONE. Poiché DIODORO, Da Diodoro Siculo (DIOD. XIV, 7, 3; XIV 42, ancora su Via Rodi, ma sulla parte interna e come quest’ultimo vissuto nel I sec. a.C., 5) sappiamo che Dionigi, fondata la sua cit- verso gli angoli di Via Cairoli perché lì, molto doveva conoscere la descrizione ciceronia- tadella sull’istmo, ristrutturò gli arsenali dei vicino e sul restringimento dell’istmo sorgeva na di Siracusa e del suo stretto canale dio- due porti. Quello nella parte più interna del lo sbarramento del Castello di Marquet o Mar- nigiano per uscire ed entrare dai due porti, Porto piccolo, Lakkios, collegato alla stessa chetti (v. Fig. 2). Infi ne il limite antico poteva è possibile che ne abbia voluto precisare cittadella e cinto di mura, venne anche am- proseguire accanto all’edifi cio della Dogana l’antica e gloriosa paternità siceliota. pliato e potenziato con nuovi neosokoi (ripari dove terminavano le fortifi cazioni spagnole d) viene del tutto esclusa la collocazione coperti per le navi) anche doppi, cioè una dell’istmo, davanti alla Darsena contrapposte dello stretto canale artificiale lontano fi la di alloggiamenti presso la riva in corri- a quelle di Ortigia. da Ortigia, basata su carte o disegni con spondenza di un’altra più alta. Così si fece E’ quindi su questa lunga linea di riva an- fantasiose ricostruzioni di antichi monu- contenere sulla fascia costiera dei due porti, tica di Acradina, come forse anche sulla prose- menti con opere progettuali e, al contrario a partire dal promontorio-istmo, il maggior cuzione della riva d’Ortigia davanti all’attuale della vicinanza precisata da CICERONE numero di navi possibile negli arsenali; e per (Verr. II, IV, 117), e in corrispondenza ad l’ubicazione di questi ultimi si viene a descri- uno dei due canali spagnoli delle Opere a vere la relativa linea di riva. 9 Nel piccolo santuario di Via Bengasi presso una “Corna o a Corona”, ora interrati e scom- platea di fondazioni del V sec. a.C. presso l’angolo di parsi sotto la città moderna: uno incom- C1 Riva e arsenale del porto grande. Via Somalia, si è trovato in un pozzetto quadrangola- pleto e l’altro molto basso; inoltre, se uno L’antica linea di riva della costa meridio- re che presentava fossette votive con bruciature e sul dei suddetti due canali fosse esistito nel nale sulla parte alta del promontorio di Acra- fondo offerte dei pescatori per ingraziarsi qualche periodo greco o romano, nel XIX sec. si divinità marina (probabilmente Poseidone). Fra que- sarebbe trovato in secco e sopra il livello ste offerte è stato possibile distinguere: una navetta del mare, allora molto basso e come vi- tecniche alla fi ne dell’ottocento, non erano naviga- (fuso) per ricucire le reti; numerose spine con resti di 8 bili, se non da barche: infatti, il fossato dell’Opera a pesci e una miriade di aculei con i relativi frammenti sto calcolato in -3 m o poco meno . Tale Corna era basso e non tagliato del tutto verso il Porto di ricci. Il rinvenimento, contenuto in Notizie scavi Grande (v. nota 13); il “canale” dell’Opera a Corona 2001, è stato poi illustrato dall’archeologa BASILE (dietro l’attuale palazzo della Provincia) che è stato B., direttrice degli stessi, nella relazione: “Pagani e 8 I primi due fossati o “canali” (ora interrati) della tagliato soltanto nel 1673, era molto basso (0,60 m Cristiani in Sicilia, Congresso Internazionale di Studi piazzaforte spagnola come risulta anche da verifi che sotto il livello del mare) (ADORNO S., 2004). sulla Sicilia Antica (22-27 aprile 2001, Siracusa).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 48

Figura 4 – La palude-laguna Syrakò identificata con i sondaggi geognostici sotto la città moderna (MIRISOLA R., POLACCO L., 1996; Tav. V).

molo Zanagora, che si deve localizzare l’arse- Proseguendo più avanti sul lato orientale compresa fra due dossi allungati ricoperti da nale del Porto Grande10 il quale, trovandosi su di Viale Montedoro (angolo Viale Regina Mar- calcareniti quaternarie: a sinistra lo spartiac- una riva quasi diritta, per proteggersi doveva gherita), si individua la fi ne del limite setten- que su cui corre il Corso Gelone e, a destra e essere circondato davanti da un’arcuata pa- trionale del promontorio di Acradina poiché sulla parte opposta, quello che risale lenta- lizzata nel mare (THUC. VII, 25, 5). poco dopo il precedente strato di calcareniti mente verso Via Piave della Borgata S. Lucia13. pleistoceniche si incomincia a trovare, con Infatti, raccogliendo e analizzando l’insieme C2 Riva e arsenali del Porto Piccolo. sondaggi geognostici, un profondo spessore dei dati provenienti da numerosi sondaggi ge- Gli arsenali erano contrapposti sulle anti- di terreni di riporto storico su sedimenti con ognostici nella suddetta livellata depressione che rive N e S dell’istmo e del promontorio di caratteristiche lagunari12. è stata scoperta una profonda e vasta laguna, Acradina; e infatti, girando intorno alla punta Tali peculiarità si accentuano maggior- più bassa e paludosa a settentrione. La palude solida di questo e in senso antiorario, sul lato mente risalendo ancora dopo il Viale Monte- scoperta all’interno di Siracusa, escludendo le interno del Viale Montedoro e all’altezza della doro nella vasta depressione settentrionale altre già individuate e citate dagli storici, è la zona dove sorgeva il Castello Marquet (vie tanto cercata palude-laguna Syrakò trovata Moscuzza-Palermo), furono rinvenuti nella da coloni greci nel VIII sec. a.C. e che diede prima metà del cinquecento numerosi resti cinque ordini sovrapposti e ricoperte di bitume. B. il nome alla nuova città (MIRISOLA, POLACCO BASILE ne dà la giusta interpretazione di “Costruzio- degli altri arsenali interni al Lakkios (BASILE, ni per i ripari delle navi (neosoikoi)” presso il mare, 1996); (cfr. nota 1 e Fig. 4). 11 MIRABELLA, 2002) . in base all’esperienza fatta con gli scavi del 2000 da La palude-laguna Syrakò, ora coperta per lei diretti su Via Vittorio Veneto in Ortigia dove furono bonifi che varie da terreni di riporto (con detri- scoperti degli arsenali del V-IV sec. a.C., attivi du- ti e rovine archeologiche), alluvioni e terreni 10 L’arsenale, protetto nell’entroterra dalle mura rante la guerra ateniese e in età dionigiana. (BASILE, agrari, è oggi scomparsa e coperta da edifi ci; arcaiche che fi nivano intorno al Borgo S. Antonio, è MIRABELLA, 2002), e infatti le inspiegabili distruzioni e lesioni quello principale della fl otta diomedèa probabilmen- 12 Due sondaggi geognostici della G.E.A.S. per ai suddetti edifi ci generalmente focalizzati te sino alla guerra contro gli Ateniesi (415-413 a.C.). il Comune di Siracusa hanno riscontrato, presso in quest’area per il recente terremoto di “S. L’arsenale, distribuito per la lunga costa del Porto il palazzo ad angolo fra i Viali Montedoro-Regina Lucia” (13 dic. 1990) hanno trovato la spiega- Grande, viene infatti ricordato da TUCIDIDE (7.25.5) Margherita, sotto circa 5,50 m di terre di riporto con zione nella diversa risposta alle onde sismi- come quello “Vecchio” dove gli Ateniesi volevano sabbia e limi (misti a clasti lapidei e frammenti di penetrare cercando di svellere e segare i pali posti laterizio), 8-9 m di limi organici nerastri con resti intorno a protezione del Porto (POLACCO L., MIRISOLA di alghe e gusci di lamellibranchi; e alla fi ne (dopo 13 Il “graben” è governato principalmente dalla R. 1998). 14 m) si sono incontrate le argille giallo-azzurre. La prosecuzione dalla lunga faglia che proveniente dal- 11 FAZELLO T. (1558, p. 230) testimone che lungo successione sondata si spiega per il colmamento del la Fonte Aretusa attraversa il ponte Umbertino e il l’area vicina muro settentrionale del Castello furono Rivelino spagnolo presso il limite N dell’Opera a cor- Porto piccolo per passare nella Borgata S. Lucia fra rinvenute negli scavi più di 4000 blocchi lapidei in na “impostato su un’antica laguna”. le Via Pasubio-Carso e Cadorna (FERRARA V., 2003).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 che nell’attraversare sedimenti e coperture Parte di tale limite portuale del Lakkios tardo-romano (come si dirà)18 (BONGIOVAN- 49 dell’occulta Syrakò14. Successive indagini pare confermato dai recenti scavi (GUZZARDI NI, 2005; MIRISOLA, 2010). interpretative (GIUNTA A., 2005) confermano L., 2009) proprio dopo l’inizio del Viale Cador- che la Syrakò si è formata in un “graben” na e presso Via Statella dove sono stati rinve- E) I RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI SUBACQUEI: IL profondo ed esteso, compreso principalmen- nuti grandi blocchi calcarei isodomi e resti di LIVELLO DEL MARE E LA LINEA DI RIVA DEL VIII SEC. te tra una faglia che corre direzione NW-SE edifi ci di terme e magazzini con grandi anfore A.C. lungo Viale Montedoro e l’altra, con direzione di età romano-repubblicana, quindi vicinissi- I primi ritrovamenti archeologici dentro e NNW-SSE che attraversa il ponte umbertino. E me alle banchine d’imbarco del porto17. Que- fuori il moderno e ridotto Porto piccolo, rea- ancora si rileva sulle Carte generali del GIUN- ste erano servite da una larghissima strada lizzato nei primi decenni del novecento dopo TA (in particolare su quella: isopache e Form. greca ristrutturata in età romana e diretta l’abbattimento delle fortifi cazioni spagnole e Limosa), sul limite di una faglia diretta E-W, verso SSW scoperta, ancora durante gli scavi in sintonia con l’espansione della città in ter- la formazione di un gradino tettonico fra le suddetti (GUZZARDI L., 2009-2010), sotto il raferma verso la borgata di S. Lucia, avven- attuali Via Statella-Via degli Orti15 (All. 1.). manto stradale del Viale Cadorna che è an- nero durante i dragaggi per approfondirne il E’ allora poco al di sopra di questo gradino dato di recente a coprire l’ex Canale S. Giorgio, basso fondale soggetto a interramento. Inol- geomorfologico che venne (probabilmente nel sede dell’antico corso del fi ume della Syrak . tre, ai rinvenimenti casuali dei dragaggi nel V-IV sec. a.C.) bonifi cata la Syrakò; ed è sulla Il porto, servito dalla strada antica, era quindi Porto piccolo, ripetuti prima e dopo l’ultima corrispondente stretta fascia poco al di sotto in comunicazione diretta con la periferia della guerra, si sono aggiunti (alla fi ne degli anni del piano stradale fra le attuali Vie Statella – città per il collegamento a squadra, all’altez- ’50) i rilievi e i reperti archeologici trovati sui Via degli Orti (Viale Cadorna) e Via Bacchilide, za di Piazza della Vittoria, con un’altra strada fondali per le ricerche dei primi sommozzato- che si deve trovare il controverso limite N delle simile (diretta E-W) proveniente dall’ingresso ri sempre più avanzate con l’evoluzione delle banchine portuali, in questa parte più interna dell’Anfi teatro romano). tecniche subacquee; così si sono aggiunti alla città, del nuovo arsenale dionigiano simi- altri fondamentali dati archeologici che, pur le ad un choton punico. Da Viale Cadorna il D) NAVIGABILITÀ DEL LAKKIOS. PORTO PICCOLO. in linea di massima, sono stati determinanti limite del Lakkios scendeva, dovendo seguire Dall’interno del Lakkios le navi militari e per suggerire la frequentazione navale sino per motivi geotettonici quello della Syrak , fra commerciali, anche di grande pescaggio, po- alla fi ne dell’attività del Porto piccolo e la le Vie Pasubio-Carso e attraversando la Via tevano salpare e percorrere in sicurezza tutto sua grande estensione ed infi ne a stabilire, Agatocle e la Via dell’Arsenale arrivava sul il Porto piccolo antico verso il mare aperto di ancora in accordo con le notizie storiche, la mare dell’attuale Porto piccolo16. NE poiché nel periodo greco e romano esi- prima linea di riva arcaica intorno al porto steva nel basso fondale un profondo canale e sull’opposta isola di Ortigia (GARGALLO & sottomarino; oggi questo, coperto da terre e CASSON, 1962; GARGALLO 1970; BONGIO- 14 Tali danni avvennero in modo grave, pur per un resti archeologici al di sotto dei sedimenti VANNI, GIUNTA, 2005). sisma di bassa-media intensità (VII grado M.C.S.), del Porto piccolo attuale, (è visibile anche non solo e soprattutto nell’area dove ricadeva l’ex sulle Carte topografi che al 25.000) solo al E1 Dragaggi interni al moderno Porto laguna-palude Syrakò per l’amplifi cazione delle di là della sua attuale imboccatura, ristretta Piccolo. frequenze sismiche e il conseguente effetto di “ri- con moderni moli foranei, da dove prosegue Nel dragaggio del 1962 interno al Porto sonanza” sugli edifi ci, in buona parte di modeste naturalmente in profondità. Questo canale piccolo moderno furono rinvenuti sotto i se- dimensioni (MIRISOLA, 2010). Questo potrà avvenire qui e in altre zone se non si effettuerà un piano par- sepolto, profondo poco più di 15 metri e largo dimenti lungo la fascia mediana, insieme a ticolareggiato dell’entroterra con sondaggi profondi circa 40 m., è stato “scoperto” confrontando detriti con sabbie e limi numerose macerie di (30 m), per litologie e tettoniche sconosciute, e con vari dati rilevati: 1) dai sondaggi geognostici resti archeologici di vari periodi: greco arcai- microzonazione sismica per la pianifi cazione territo- lungo i due attuali moli foranei (lati N e S co e classico; romano e bizantino (GARGALLO, riale. sino all’imboccature); 2) dalle indagini geo- 15 Il “graben”, area depressa sede della laguna, sismiche effettuate nel 1989-1991 per rea- ha due ristrette aree di minimo: la prima fra il Viale lizzare un tunnel di collegamento diretto fra 18 Il canale sepolto risulta dalla Indagine sismi- Montedoro e Via Dante Alighieri; la seconda fra la la Riva Nazario Sauro in Ortigia e la sponda ca a rifrazione nel Porto piccolo di Siracusa con Via degli Orti e Via Mosco. La depressione dovuta al opposta della borgata di S. Lucia (All. 2). In “dromocrone”, per realizzare un tunnel sottomarino graben, sottoposto a subsidenza, è evidente nella particolare dai sondaggi geognostici è stato (bloccato nel maggio 1991), eseguita dal dott. B. Carta delle isopache e della formazione limosa, pro- dedotto che almeno due faglie contrapposte Perfetti (GEORISORSE ITALIA) che ha diretto la Sezio- dotta dal geologo GIUNTA A. (2005) e qui allegata. ne Interpretativa della geologia per l’ingegner Vagni Le isopache sono linee che uniscono punti di uguale attraversano i suddetti moli foranei poco a Nord e a Sud delle imboccature determinando (Perugia) ; ciò su incarico della ditta appaltante (so- spessore: quindi a valori crescenti delle “isopache” cia della S.C.S.) del geom. A. Giarratana. Ulteriore corrispondono pari incrementi dello spessore del- il “graben” allungato da E a W (All. 3-4); ciò e più particolare riscontro hanno fornito i sondaggi la formazione limosa, alla quale col riscontro dei ha prodotto il canale oggi sepolto, ma navi- geognostici, eseguiti dalla società geologica G.E.A.S. sondaggi si attribuisce infatti il signifi cato paleo- gabile dall’antico periodo greco sino a quello s.r.l. lungo e presso i moli foranei all’imboccatura del ambientale di deposito lacustre-lagunare. Il gradino Porto piccolo; inoltre tali sondaggi (nn. 4-11) hanno geomorfologico dovuto alla faglia con direzione E-W anche evidenziato sulle parti terminali dei moli due è visibile (in corrispondenza dei sondaggi S27-S28) faglie che li attraversano: la prima con direzione nella Carta delle isopache. (GIUNTA A. 2005) nica, su pali (per informazioni avute dall’ingegnere E-W dal lato di S. Lucia (in accordo con i suddetti 16 Dopo Via Agatocle, il limite del Lakkios (anche dei lavori Capodicasa). dati di GIUNTA A. 2005, pp. 68 e 69); e la seconda della Sirakò) doveva seguire quello roccioso verso SE 17 Gli scavi, in Viale Cadorna del 2009 per una con direzione ENE-WSW, lato di Ortigia, rivolta verso attraversando Via Arsenale (in direzione perpendico- nuova condotta fognaria, dimostrano, per il ritrova- il rimasto “Rivelino” spagnuolo. La morfogenesi di lare a quella dei neosokoi) per arrivare sul lungomare mento di un magazzino con grandi anfore da caricare tutto il canale sottomarino (dentro e fuori il porto in mezzo ai palazzi del complesso I.N.A. casa, presso sulle navi, anche il «mutamento della destinazione attuale) è stata dunque innescata da questo stretto il n°15 della Riva del Lacchio. Questi infatti hanno d’uso» del Lakkios: da porto militare nel periodo gre- “graben” per erosione subaerea delle acque prima dovuto essere fondati, passando improvvisamente le co, a commerciale e artigianale nel periodo romano della risalita olocenica del mare (BONGIOVANNI V. calcareniti a fanghi profondi per discontinuità tetto- (GUZZARDI 2011). 2005; MIRISOLA 2010).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 50 fondo a questo specchio di mare GARGALLO e CASSON, 1962) rinvennero numerosi resti di ancore, di ceramiche e di altre attrezza- ture navali, perdute o buttate in mare dalle antiche navi. Anche il KAPITAN (1967-68) durante ripetute immersioni, svolte anche in compagnia di palombari siracusani, rinven- ne 24 ceppi di ancore con legno marcito di varie composizioni e periodi: in pietra, greco- arcaiche; in piombo, di età greco-classica e del primo periodo romano; intere in ferro, di età romana e infi ne bizantina; quest’ultimo rinvenne fra l’altro, anche “ancore” di for- tuna dei pescatori realizzate con pezzi d’ar- te antica provenienti, con incrostazioni, da macerie buttate presso e dentro il porto (fi g. 5a). Tutti questi ritrovamenti vanno quindi a dimostrare l’estensione portuale esterna e a confermare, con i reperti archeologici rivenuti dai subacquei nel bacino esterno del Porto, la durata e la fi ne della frequentazione navale e delle attività che possono essere estese a tutto il porto, iniziate in età greco-arcaica, in età tardo romana e poi bizantina

E3 La linea di riva arcaica. Dai rilievi subacquei, constatato il livello del mare in antico molto più basso, KAPITAN dedusse che all’interno dell’insieme portuale ci dovessero essere due “baie separate”. In particolare, quella più esterna (come ipo- tizzato dal GARGALLO), per le violente ma- reggiate dai settori del I e II quadrante da Figura 5a – Particolare della fig. 5a: area a NE del Porto Piccolo con ritrovamenti dei singoli oggetti (da: KAPITÄN (1967-1968), fig. 1). grecale a scirocco, doveva essere più protet- ta: a settentrione da un emerso e alto pro- CASSON, 1962; KAPITAN 1968-69;GARGALLO la cacciata degli Ebrei nel 1492, si doveva montorio di roccia calcarenitica, proveniente 1970; BONGIOVANNI, GIUNTA 2005). Durante trovare non lontano dal mare ma su un ter- dalla scogliera di S. Lucia (tra le Vie Iceta- lo scavo lungo il limite più alto della fascia di reno più elevato e vicino a Via degli Orti dove Cimone), del quale oggi restano pochi isolotti escavazione (lato S. Lucia) fu via via scalzato poi sorgerà la Chiesa di S. Giorgio (visibile distribuiti verso levante e sino allo “Scoglio gran parte di un banchinamento lungo 40 m sulle Carte del ‘600-‘700) che diede il nome Tondo” che faceva parte di una lingua di ter- e composto da 1330 grandi blocchi calcarei al vicino Canale (SIMONSHON 1963; Dufour- ra ancora più spinta nel mare; dalla parte squadrati; tale banchinamento, poi esplora- Raymond 1998). contrapposta, proveniente dal Forte S. Gio- to nel 1981 su incarico della Soprintendenza vannello di Ortigia, da una altrettanto lunga dai subacquei della “Cooperativa Acquari- E2 Indagini subacquee esterne al Porto serie di numerosi e bassi scogli frangifl utti di us” di Alice Freschi, è risultato essere opera moderno: i reperti archeologici e il protezione da scirocco, oggi scomparsi, che romana del I sec. a.C. (forse ristrutturando livello del mare arcaico; le protezioni si spingevano verso l’imboccatura e verso la moli greci) per l’avvicinamento all’improvvi- foranee degli arsenali. quale si spinge, attualmente con lo stesso so limite su un canale (VOZA 1984-1985). Importanti indagini sono state invece scopo, un moderno e lungo molo foraneo. E Infi ne nel dragaggio della parte più bassa estese da GARGALLO (1970) e KAPITAN (1967- il KAPITÄN (1967-1968), stabilito con altre furono rinvenute anche 10 lastre tombali con 68) anche dopo i primi anni ’60 sui fondali non tracce archeologiche subacquee che il livello iscrizioni ebraiche, simili a quelle trovate du- interrati ed esterni ai moli foranei per il Porto del mare nel periodo greco si trovava a 3-4 rante la demolizione delle vicine fortifi cazioni piccolo moderno. L’estesa area marina è com- metri e a volte anche 5 metri sul fondale, per spagnole alla fi ne del ‘800. Ciò, con gli altri presa entro la congiungente che va condotta rocce friabili molto consumate dall’erosione ritrovamenti archeologici e considerando il dal settentrionale “Scoglio Tondo” sull’estre- che allora dovevano essere più o meno emer- sensibile innalzamento del livello del mare, mità orientale della Scogliera di S. Lucia, po- se, ricostruì la linea di riva arcaica fi ssandola fece ipotizzare un altro istmo terrestre (GAR- sta più a Nord e lunga intorno a 300 m., alla (per prudenza) sulle isobate di -3 m. sotto il GALLO 1970, quello storico di IBICO), con il scogliera del Forte S. Giovannello in Ortigia; livello del mare, sia intorno al Porto piccolo canale ciceroniano fra la scogliera di S. Lucia in particolare i reperti archeologici sono stati antico, sia intorno a gran parte dell’isola di e Ortigia, inducendo così in errore alcuni stu- individuati sulle due secche esterne ai moli Ortigia. diosi come il SIMONSHON S. che credette le foranei che, a Nord e a Sud, fi ancheggiano Così venne a mostrare l’antica ricostru- lastre tombali, rinvenute nel dragaggio sud- la prosecuzione del canale (sepolto all’interno zione topografi ca (pur senza solide motivazio- detto, estratte da un cimitero sommerso. Ma del Porto piccolo attuale) ora visibile prima ni) dove verosimilmente l’istmo antico si trova il cimitero, invece emerso e “bonifi cato” dopo che, poi tortuoso, scenda in profondità. In inglobato in quello moderno “umbertino” ma,

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 sbagliando storicamente, collocò il Lakkios 51 molto ridotto e all’esterno del Porto Piccolo. Il Lakkios venne perciò riportato correttamente all’interno della città nella prima correzione cartografi ca di POLACCO L. e AGNELLO S. L. (Fig. 5b) (1983) La linea di riva antica elaborata dal KAPITÄN, comunque fondamentale, quindi è stata adottata negli schemi ricostruttivi delle nostre precedenti pubblicazioni, ma con opportune modifi che in alcune parti non corrette, per i seguenti motivi: per estrapola- zioni effettuate su sedimenti marini che sono andati a coprire gli avanzamenti artifi ciali propedeutici all’erezione delle fortifi cazioni spagnole e della città moderna visibili nei documenti della cartografi a (XVI-XX sec.); per i dati provenienti dai sondaggi geogno- stici prossimi alla riva e per i recenti scavi archeologici (BASILE, 2002); per i recenti ri- lievi subacquei (BONGIOVANNI V., 2005). Una particolare modifi ca è stata fatta sulle chiu- sure della imboccatura interna del Lakkios ed esterna del Porto piccolo. Quella esterna è stata da noi ancor più allungata con moli artifi ciali al di là dello “Scoglio tondo” (o “a Pizzo”), c ome dalla parte contrapposta, per dare ancor maggiore e necessaria protezione dalle mareggiate e dagli attacchi navali ne- mici. Si deve considerare che le estremità del- le due secche, sulle quali sono stati condotti i moli artifi ciali, arrivano ad essere profonde oggi da 5 a 7/8 m., ma nel periodo arcaico- classico (per il livello del mare più basso di 3 m) erano profonde al massimo da 2 a 4/5 m. Inoltre è stato considerato anche possibile che il fondale, interessato da faglie sino alle imboccature, si sia lentamente e progressi- vamente abbassato nel complesso di almeno un metro per l’intensa erosione marina e per i numerosi e progressivi movimenti isostatici e sismici avvenuti a partire dal 365 d.C.. Infatti, uno di questi movimenti si può, per esempio, vedere in superfi cie sui neosoikoi messi in mostra accanto a Via dell’Arsenale; e in analogia contestuale a questi, altri intensi Figura 5b – Linea di riva nel periodo greco rilevata da KAPITÄN (1967-1968, fig. 3) con ubicazione del Lakkios modificata abbassamenti e basculamenti sono stati ac- da AGNELLO S. L e POLACCO L. (1993). certati nella vicina Penisola della Maddalena, contrapposta ad Ortigia19. Anche l’altra protezione sulla su citata sui lati del canale sottomarino, ora sepolto “baia interna”, o del Lakkios, evidenziata dal (CAVALLARI, HOLM, 1883). KAPITÄN con una strettoia presso gli attuali F) LE DIFESE PER GLI ARSENALI DEL PORTO moli foranei (v. Fig. 5b), è stata da noi modifi - PICCOLO – LAKKIOS. 19 Un esempio di movimento tettonico si può ve- cata con moli artifi ciali interni anch’essi forti- F1 Le difese esterne. dere sui neosokoi (scali di alaggio) della omonima fi cati con torri. Infatti, per i rilievi archeologici E’ stato prima ipotizzato che le protezioni via dell’arsenale (angolo Via Piave), probabilmente del XIX sec., il CAVALLARI. aveva già ipotizzato naturali del Porto piccolo e del Lakkios fosse- avvenuto a causa della vicina faglia diretta a NNW. tali protezioni registrando sul bassofondo di ro potenziate con la costruzione di strutture Nel cosiddetto “arsenale” gli assi e i piani degli Ortigia resti antichi in fi lari concentrati, pro- artifi ciali allungate con moli e banchine sino scali erano diretti in pendenza verso SW e all’incirca babilmente moli di supporto a mura, davanti ai margini del canale sottomarino per ripa- perpendicolarmente alla vicina linea di riva antica; invece il piano fra gli interassi, per basculamento al demolito Forte Casanova (presso Piazza rare all’interno le navi sia dall’impatto delle dovuto a un sisma che ha attivato la suddetta faglia, Cesare Battisti), diretti verso NNW e la bor- onde, a volte devastante, sia dagli attacchi è ora stato diretto diversamente: con la pendenza gata di S. Lucia, dalla quale dovevano partire delle fl otte nemiche; e si è anche detto che, verso SE per sollevamento dal lato di Via Agatocle e i simili resti archeologici contrapposti verso oltre che con le armi convenzionali, sicu- abbassamento verso lo Scalo di S. Lucia. l’imboccatura collocata topografi camente ramente dall’età dionigiana tali protezioni

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 52 centi scavi nella zona dell’ex passaggio a li- vello della Borgata S. Lucia e poco al di sopra dei neosoikoi dell’Arsenale nell’omonima via; un poco più avanti sotto Riviera Dionisio il Grande nelle tracce di un muro di età greca, in probabile continuità con il precedente mu- ro dionigiano trovato più a Nord; negli scavi recenti di Via Iceta (GUZZARDI, 1993-1994), che probabilmente contornavano il porto sino a Via Cimone, da dove dovevano proseguire sopra al promontorio oggi ridotto ad isolotti distribuiti nel mare. In via Cimone e sugli iso- lotti, infatti, fi niscono le tracce archeologiche di incisioni, tagli, tracce di basi edifi catorie e discese verso il mare che suggeriscono il termine dell’insediamento portuale.

F3 Arsenali del Lakkios e Porto piccolo. Sull’istmo e parte del promontorio di Acradina, dove si insediò il tiranno (l’Acropo- li) stavano lateralmente gli Arsenali (neoria) che vennero restaurati dal tiranno: sulla riva Sud, quello “vecchio” ricordati da TUCIDIDE (VII, 25, 5), reso capace di 150 navi; sulla riva Nord, quello del naustathmos capace di 60 navi e parte dell’Arsenale nuovo del Lakkios. Questo, in base alle notizie storiche, fondate in buona parte su DIODORO SICULO con inte- grazione dell’incerto passo XIV, 42, 5, si può ipotizzare che una volta fi nito fosse divenuto capace di 320 navi, per la costruzione di 160 nuovi neosokoi doppi, che si andarono a som- mare alle 150 a Sud dell’istmo. I resti archeologici degli antichi neosoikoi dionigiani intorno al Lakkios e, in adiacenza, Tavola I – Siracusa durante l’assedio degli Ateniesi del 415-413 a.C. (POLACCO L., MIRISOLA R. 1998). poco al di là dei moli di chiusura della sua imboccatura interna, sono dunque (in senso dovevano essere meglio munite su antemu- ginesi quindi non osarono mai avvicinarsi antiorario) i seguenti: rali e torri. Queste poste sulle mura sino alle per penetrare dalle imboccature, per altro 1) quelli del V-IV sec. a.C. già scoperti da imboccature, ristrette al massimo possibile, sbarrate da navi (ólcadi) e/o boe ancorate e BASILE B. (scavi 2000), diretti verso Nord dovevano essere armate con le rivoluziona- collegate con catene, poiché sarebbero state ed estesi in lunghezza per 200 m sotto rie catapulte a torsione che per precisione e devastate e affondate con il tiro incrociato di Via Vittorio Veneto (da Forte S. Giovan- gittata sono paragonabili alle moderne armi tutte le armi da getto. nello a Piazza Cesare Battisti): già esi- da fuoco inventate, per la prima volta alla stenti durante la guerra ateniese, per corte di Dionigi I, da un gruppo di specialisti F2 Le difese interne. l’adiacenza all’imboccatura interna del di armi e ingegneri meccanici attratti in cit- Secondo DIODORO SICULO, Dionigi prese Lakkios probabilmente si possono con- tà, con altri ingegneri navali e architetti, da il potere e costruì una Acropoli ben fortifi cata siderare ad esso complementari (Tav. I); rilevanti salari e munifi ci premi (DIOD. XIV, sull’istmo separandola dal resto (da Acradina essendo esposti a NE dell’Isola alle vio- 41,3 - 42,2); le catapulte a torsione furono e da Ortigia) con un magnifi co muro con fi tte lente mareggiate da grecale a scirocco armate anche su grandi navi (quadriremi e torri, e con questo collegandola con il nau- dovevano essere stati costruiti a ridosso quinqueremi), anche protette (catafratte) per stathmos all’Arsenale del Lakkios, racchiu- della protezione di un lungo molo foraneo il trasporto dei soldati, pure inventate per la dendolo tutto intorno (DIODORO XIII, 112-113; artificiale diretto a NNE (a partire, come prima volta a Siracusa20. Le navi dei carta- idem XIV, 7, 2). quello attuale, da Largo S. Giovannello) a Le tracce di questo muro di recinzione conferma della sua esistenza almeno a si possono riconoscere: nel probabilmente partire dal V sec. a.C.. 20 Le rivoluzionarie catapulte a torsione, inventate ristrutturato muro ellenistico, trovato in re- 2) questi ultimi neosoikoi sono simili a quelli per Dionigi I, si dividevano in “litobale” e “oxibele”, trovati sull’istmo, per testimonianza del per lanciare rispettivamente grandi sfere di pietra FAZELLO T. intorno alla metà del ‘500, in ed enormi frecce. Le lunghe e precise gittate furo- con epigrafi che ricordavano il suo nome, con cata- no sperimentate con successo anche contro le navi pulte più evolute (DIOD. XVI-83.2). E ancora, pochi vicinanza del lato Nord del Castello Mar- cartaginesi nell’assedio con caduta di Mozia. Dopo anni dopo, ARCHIMEDE elaborò altri nuovi tipi di quet o Marchetti, fra Corso Umberto I e molti anni, Agatocle fece ulteriormente fortifi care e catapulte montate anche su navi, fra le quali una Viale Montedoro (BASILE, 2002); ristrutturare il Lakkios, secondo i nuovi dettami della gigantesca. (RUSSO L., 2004; GARLAN, 1983; FOLEY, 3) per deduzione indiretta, quelli che proba- poliorcetica ellenistica, con possenti torri policrome, SOEDEL, 1981). bilmente si potevano trovare vicino alle

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 triremi), e invece quando si riferisce al Por- 53 to piccolo parla di neorion, dell’“Arsenale” vero e proprio, evidentemente perché lì, ol- tre al riparo di un numero poco inferiore di altre triremi, vi si svolgevano la maggior parte delle attività di costruzione-restauro e industriali. Fra questi edifi ci e i neosoikoi non poteva- no mancare strade e piazzali di accesso an- che verso le banchine e moli di approdo per le navi onerarie; questi ultimi, per motivi di sicurezza, si trovavano probabilmente intorno allo specchio di mare indagato da KAPITÄN (1967-68., fi g 5) forse vicino ad uno scalo per navi di grandi pescaggio. Circa un decennio dopo Dionigi volendo realizzare nel Porto pic- colo il più grande arsenale del Lakkios, chiuso e fortifi cato con un enorme numero di navi, per ottenere il massimo dello spazio possibile fu costretto a completare la bonifi ca della parte lagunare dell’ex palude Syrak e a costruire, anche verso l’alto delle rive, i neosoikoi doppi.

F4 Le dimensioni del Porto piccolo. Così nel periodo dionigiano l’Arsenale nel Porto piccolo, divenne molto più gran- de di quello nell’assedio ateniese (415-413 a.C.). Ristrutturato e ampliato venne infatti a contenere un numero di neosokoi che erano poco meno del triplo di quelli dell’Arsena- le sul Porto Grande; aumentando anche le relative aree occupate da nuovi altri edifi - ci industriali, aree di servizio, magazzini, banchine, ecc., l’Arsenale venne quindi ad Tavola II – Siracusa in età dionigiana: IV sec. a.C. (da POLACCO L., MIRISOLA R., 1999, modificata). essere più articolato anche per la chiusura maggiore della imboccatura interna for- banchine più interne all’inizio di Viale 5) forse altri due neosoikoi, suggeriti dalle tifi cata ad occupare quasi tutta la fascia Cadorna21; misurazioni di BONGIOVANNI (2005), sono interna del Porto piccolo. Le fonti storiche 4) gli scali di alaggio, superiori e inferiori nascosti sotto moderne costruzioni: il pri- antiche ci forniscono alcune indicazioni su (esempio di neosoikoi doppi registrato dal mo ancora in Via dell’Arsenale, in evidenza queste dimensioni portuali, l’estensione e il CAVALLARI F. S. nel 1883), scoperti fra lo sotto il palazzo adiacente e a poche deci- perimetro. DIODORO SICULO (XIII, 8) ricorda Scalo di S. Lucia e l’attuale Via Piave e ne di metri da precedenti scali di alaggio, che il Porto piccolo era tanto vasto e protetto messi in evidenza come monumento ar- per superfetazione di una Villa romana da potervi svolgere le esercitazioni navali. cheologico lungo l’omonima Via dell’Ar- (prima indicata come “Terme bizantine”); STRABONE (VI, 2, 272 C), per confusione o senale22; il secondo scalo, subito a sinistra della per errore di un copista, riferisce la misura prima e unica curva di Riviera Dionisio il perimetrale complessiva dei due porti (14 Grande, sotto la palazzina delle monache, Km) al solo Porto Grande; ma sottraendo ai 21 All’inizio di Viale Cadorna gli scavi del 2009 sede “dell’Istituto (o Convitto) della Buo- 14 Km l’attuale e noto perimetro di poco in- diretti da GUZZARDI L. hanno scoperto magazzini di na fanciulla”. Ma questi resti archeologici feriore a 10 Km, si devono attribuire al Porto anfore romane per rifornire le navi, mutata la desti- sporadici che puntualizzano le antiche ri- piccolo poco più di 4 Km23. E, infatti, tale nazione d’uso da militare a commerciale, presso le ve del Lakkios, non lo occupavano linear- misura perimetrale viene a corrispondere vicinissime banchine d’imbarco. E’ verosimile che lì mente e in continuità, come avveniva per prima esistesse una sezione degli arsenali dionigiani. i neosoikoi sul Porto Grande, ma in gruppi 22 La parte visibile dell’Arsenale sulla via omoni- separati da zone occupate da opifici, da 23 Al tempo di CICERONE, l’impianto portuale (un ma è quella superiore dei neosoikoi doppi, cioè quel- officine, da magazzini e altro delle atti- porto maggiore e uno minore), diviso in due dall’i- la degli alloggiamenti navali paralleli (come in una vità artigianali e commerciali necessarie stmo che in mezzo si protendeva, era collegato però struttura a “pettine”) della fascia superiore; mentre all’Arsenale (POLACCO, MIRISOLA 1992; da un canale. In questo senso, a nostro avviso, va quella allineata e inferiore, in continuità di incassi e AMATO 2007). Così lascia intendere Tu- letto il passo di STRABONE, VI, 2, 4 C 270, passo assi, si trovava sulla stessa direzione più in basso, (erroneo) che valuta il perimetro del Porto Grande in distante 80 m. e, al tempo del CAVALLARI F. S., appe- cidide (VII, 22, 1) durante l’assedio ate- 80 stadi, all’incirca 14 Km; misura invece che deve na sotto il livello del mare. Quest’ultima struttura è niese del 415-413 a.C. quando riferendosi essere dell’insieme dei due porti (mégas limén), poi- oggi scomparsa sotto un nuovo lungomare e in parte all’Arsenale “Vecchio”, allungato per più ché la misura perimetrale com’è noto e inferiore a 10 coperta all’interno da una delle adiacenti palazzine di 1 km sulla riva del Porto Grande, parla Km. Si sospetta che il passo sia corrotto (LASSERE F. «I.N.A. casa» (CAVALLARI, HOLM, 1883). solo dei suoi neosoikoi (i ripari per singole 1967 POLACCO L., MIRISOLA R., 1999).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 54 all’incirca non solo ad un calcolo empiri- Diveniva così anche molto diffi cile e lo, articolato “sistema” con il Lakkios colle- co, ma soprattutto a quella ricavata dalla inutile, grazie alle mura dionigiane che pro- gato per mezzo dello stretto canale al Porto ricostruzione topografi co-urbanistica qui teggevano gli altri piccoli scali, mantenere grande e saldato alla fortezza dell’Acropoli allegata (v. Tav. II). davanti al Porto piccolo un eventuale bloc- sull’Istmo, facessero parte di un unico dise- co navale anche durante le calme d’estate, gno strategico di Dionigi I per creare un’uni- G) FUNZIONI DEL PORTO PICCOLO – LAKKIOS: LE poiché le navi nemiche avrebbero avuto le ca piazzaforte con l’analogo e inespugnabile DIFESE DA TERRA E L’INESPUGNABILITÀ DAL MARE. basi logistiche molto lontane a settentrio- “sistema” delle Mura con il Castello Eurialo Ma il Lakkios con il Porto piccolo per non ne, sugli approdi presso Stentinello (il Leon) (MERTENS D., 2012); infatti questa Fortez- essere attaccato alle spalle da nemici sbar- della pianura di Targia, e a meridione sulle za, adeguata con “moderne architetture” e cati a settentrione sulla riva confi nante do- spiagge della Penisola della Maddalena nel le lunghissime mura dionigiane sui confi ni veva essere difeso sulla scogliera orientale. Porto Grande di Siracusa. Ed era comunque dell’Epipole (DIODORO S. XIV, 18, 2-5), pure Su questa, dal limite NE del porto (Via Iceta- anche molto diffi cile stazionare a lungo e a munite di torri armate con le micidiali cata- Cimone), dal quale iniziavano ad alzarsi le distanza dell’imboccatura, per tenersi lon- pulte a torsione, evitavano che Siracusa fosse rocce delle giallastre calcareniti pleistoce- tani dalla gittata delle catapulte di torsione chiusa da terra con una cinta di mura d’asse- niche, pur ancora basse e digradanti verso (200-300 m.) del Porto piccolo, perché alter- dio ancora molto più esterna e più bassa e che il mare, furono quindi impiantate delle cave nativamente questo mare aperto a levante, dal mare fosse esercitato un blocco navale di estrazione che resero la fascia del piano per il repentino e sempre più intenso spirare sulla costa orientale sino al Porto piccolo. Ma di cava esteso e basso sino al livello della dei venti da grecale a scirocco, diventava ancora un’altra funzione lega in analogia i riva (oggi circa un metro sotto il livello del (come oggi) presto molto mosso con alte on- due collegati sistemi “di terra” e “di mare”: mare, ma in antico 2 m. sopra) ma preceduta de pericolose (intorno a 2,5 m.) che potevano l’autonomia idrica per la protezione delle sor- all’interno da una falesia del periodo greco- innalzarsi anche molto di più. I Siracusani, genti e degli acquedotti. classico24. Il taglio con le alte pareti verticali infatti, poterono servirsi molte volte del Porto è visibile sino a poco prima del belvedere con piccolo durante l’assedio ateniese (415-413 H) GLI ACQUEDOTTI DEL PORTO PICCOLO-LAKKIOS E il Monumento ai “Soldati d’Africa” (presso a.C.) per effettuare sortite ed avere aiuti lo- SORGENTI: AUTONOMIA E FUNZIONALITÀ. il monastero e chiesa dei Cappuccini), dove gistici e militari dalla Grecia, anche dopo Si deve anche considerare che nel Porto la falesia era probabilmente anche sormon- il pratico” blocco navale “davanti al Porto Piccolo allora (come oggi) per lo svolgimen- tata da mura che si raccordavano a quelle Grande nel quale i nemici avevano (nella to giornaliero delle attività civili e militari del 414 a.C.. Inoltre, poco dopo un decennio, parte opposta ad Ortigia) la base riparata dell’arsenale, connesse alle lavorazioni nei Dionigi I aveva fatto scendere il suo nuovo presso la spiaggia del Dascon ma con forti neosoikoi e negli stabilimenti industriali e muro fortifi cato dalle scarpate settentrionali e scali anche presso l’imboccatura Sud del artigianali, ci dovesse essere un notevole dell’Epipole sulle sottostanti falesie davan- Porto Grande (l’antico Plemmyrion, oggi Pe- consumo d’acqua. E questa doveva essere ti al mare dello scalo di Stentino, dove il nisola della Maddalena). fornita pura e potabile, vista la vastità del muro andava a includere e a controllare la E si spiega oggi come il Porto piccolo fos- Porto, da numerosi acquedotti che, prima di sorgente della “Acqua delle colombe”, per se inespugnabile e imbloccabile anche per arrivare al mare, potevano rifornire parte dei condurlo quindi sopra al margine di tutta la gli altri nemici che rinunciarono: ad attac- quartieri di Tyche e Acradina con una deriva- scogliera orientale sino alle suddette falesie carlo, per non subire gravi e inutili perdite; ta rete di condutture anche collegate a pozzi artifi ciali e fortifi cazioni del Porto Piccolo. Lo ad un blocco navale lungo 11 km. sulla costa e cisterne. Tali acquedotti con le loro sorgen- scopo del tiranno fu soprattutto, oltre ad evi- orientale per non impiegare gran parte della ti, ormai diffi cilmente rintracciabili sotto la tare sbarchi nemici, quello di proteggere a fl otta. Infatti, prima i Cartaginesi e poi i Ro- città moderna, sono stati indagati con varie settentrione del porto tutti gli altri scali che mani si stanziarono solo nel Porto Grande, ma ricerche di letteratura storica, di dati da così sarebbero stati utilizzati solo dai Sira- anche lì questi ultimi (durante l’assedio del scavi archeologici, di geotettonica, di noti- cusani, per altro anche con pozzi e sorgenti, 213-211 a.C.) attaccarono invano, anche per zie presso tecnici idraulici di Enti Pubblici e nelle seguenti quattro piccole insenature: i dispositivi e le invenzioni di Archimede, le di privati. E’ stata così ricostruita, seppure 1) presso lo “Scoglio dei due fratelli” (sulla più basse mura di Acradina (POLIBIO VIII, 59) in linea di massima e schematicamente, costa orientale circa 5 Km più a N), allora probabilmente parallele e adiacenti all’attua- l’ubicazione delle sorgenti e la direzione di estremità di un promontorio (V. Tav I e II); le Via Bengasi; e allora i Romani di Marcello si numerosi acquedotti che rifornivano i neo- 2) i “Piliceddi” (circa 600 m ancora più a trasferirono molto a Nord presso lo scalo della soikoi e gli stabilimenti industriali del Porto N), protetto da un promontorio fortifi cato; Targia (il Leon, LIV. 25, 26). piccolo rendendolo autonomo e funzionale. 3) il settentrionale golfetto di S. Panagia, Fra le fonti storiche, CICERONE (Verr. II, IV Gli acquedotti prendevano alimento poco a sfruttato in antico fi no al periodo romano e 52), parlando appunto della conquista roma- Nord del Porto, lungo la fascia di campagna di recente sede di una tonnara; 4) Stentino, na di Siracusa, dice riferendosi al Porto Picco- periferica alla città, in fondo a cunicoli sca- sfruttato per la suddetta sorgente sin dal lo: «… tum e nostris classibus et Cartaginie- vati nel semipermeabile calcare miocenico neolitico, di fronte alla pianura di Targia. sum clausus fuisset», “in quel tempo fosse alla ricerca della falda acquifera che veniva inaccessibile alla fl otta romana e a quella dei a raccogliersi sulle discontinue superfi ci dei Cartaginesi”; e l’oratore, ancora più avanti basalti con ialoclastiti argillifi cate25; quella 24 Il piano di cava indagato, composto da roc- (Verr. II, V, 96), ricorda l’inaccessibilità del cia tecnicamente scadente oggi molto erosa per porto anche agli Ateniesi per un’accusa (fra le vetustà, ha mostrato (fra l’altro) numerosi blocchi tante) di negligenza a Verre e a quella dei suoi 25 Per gli acquedotti si vedano: CAVALLARI, HOLM quasi staccati e abbandonati di grandi dimensioni (1883, pp. 121, 131 e Tavv. IV, V, VIII, XV e fi g. 15 in (190x115 cm); per questo, per continuità dei tagli si- militari che avevano fatto penetrare sin nella Tav. A); MAUCERI L. (1910, Sezione geologica a p. 5, mili a partire dalle Vie Iceta-Cimone (ex Scogliera di parte più interna del Porto piccolo (il Lakkios) con la linea di faglia di Acradina sotto l’Epipoli che Pietralunga, oggi di S. Lucia) e per altro, l’impianto una veloce goletta di audaci pirati. abbassa a Sud le vulcaniti). Tale linea di faglia, su- della cava è stato infatti fatto risalire genericamente Finalmente appare chiaro come le sud- bito a meridione è in profondità sede della raccolta ad età greca antica (FELICI, LANTERI, 2012). dette funzioni dell’inespugnabile Porto picco- della falda freatica; essa è visibile a N del belvedere

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 trovata sulla terrazza di Acradina (che tosto scogliera, dove la sua acqua è stata scendeva al Porto (scavi GUZZARDI, 55 si vedrà nei punti “a” e “b”) si alimentava al sfruttata per attività artigianali, in- 2009-2010); di sotto di una linea di faglia che dal belve- dustriali e commerciali sino alla fine -- il secondo acquedotto è quello detto dere sul mare presso i Cappuccini e diretta dell’ottocento27; “del Paradiso” che proveniva dalla verso WSW passa appena a meridione delle -- il secondo acquedotto si alimentava Epipole, verso la fine del Viale S. Gre- latomie del Casale. Tali acquedotti (mol- dalla stanza orientale della “Grotte ca che affiancava lungo il percorso, to probabili e solo in parte ipotizzati) che dei laghi”, la prima descritta dal MI- dopo essersi alimentato sempre in si dirigevano verso gli arsenali e i moli sul RABELLA e ritrovata dopo due secoli profondità sotto i calcari miocenici e mare rifornendo prima gli edifi ci greci e poi e mezzo dal CAVALLARI (cfr. nota 26), sopra le argillificate e impermeabili i neosoikoi (in seguito sfruttati dai romani e oggi presso al confine con la “zona vulcaniti cretacee. L’acquedotto pro- da varie catacombe) sono, compreso quello a verde” di via Padova. L’acquedotto seguiva verso Siracusa e poi, prose- di Galermi preveniente da territori esterni, i esiste tuttora sotto le catacombe di guendo ancora diritto nella direzione cinque seguenti: S. M. del Gesù uscendo sotto l’Istitu- SSE per i Bagni Zappalà e sul dia- a) due si dirigevano verso il Porto Piccolo to religioso omonimo e attraversando framma fra le latomie di S. Venera e alimentandosi, poco prima delle balze di Viale Teocrito; da qui proseguiva in del Paradiso (dalla quale l’acquedot- Cozzo Romito (Epipole), da grandi invasi adiacenza a Via Piave probabilmente to ha preso il nome), arrivava al nodo sotterranei sulle suddette vulcaniti che, con laterali derivazioni che dovevano di distribuzione idrica della chiesetta captando le acque di falda, venivano per servire gli edifici antichi ad Est ed ad di S. Nicolò, poco a N dell’anfiteatro ciò chiamati “Grotte dei laghi”26: Ovest verso Viale Cadorna coprente romano. E da qui, mentre il ramo -- il primo acquedotto, prendendo ali- l’ex Canale S. Giorgio. L’acquedotto principale proseguiva dritto verso Via mento da una “Grotta” sotterranea, così arrivava accanto ai neosoikoi Tevere-Corso Gelone, un ramo secon- forse molto vicina (lato E) alla scuola di Via dell’Arsenale (lì messi come dario dell’acquedotto probabilmente M. S. dell’Istituto Industriale, scende- esempio archeologico in bella mostra) scendeva a levante lungo l’antica va a meridione lungo Via Torino che proseguendo anche sotto il mare; ma strada sotto il Viale Teocrito, ser- affiancava all’angolo di Via Sollecito in antico l’acquedotto era emerso per vendo l’antico quartiere adiacente e, che poco a ponente veniva sfruttato fornire (contrariamente a quanto si affiancato a destra il corso del fiume nell’ottocento sollevandone l’acqua crede) l’acqua potabile a navi e mari- Sirak (Canale S. Giorgio), arrivava con la “Senja de Boni”; il CAVALLARI nai sulle banchine e sui moli avanzati in Piazza della Vittoria a rifornire la rileva sul limite del sottostante ac- verso il subacqueo canale navigabile; Fontana monumentale del quartiere quedotto di grande portata una gran- b) almeno altri due acquedotti potevano di Acradina. L’acquedotto da qui, per de catacomba che doveva utilizzarne probabilmente scendere sui due lati op- notizie ricevute e indagini, esce sot- le risorse idriche. L’acquedotto proba- posti delle ripe del fiume dell’ex Sirak to l’ingresso Sud del Santuario della bilmente prima (all’altezza di via Bi- (poi Canale S. Giorgio) arrivando così “Madonna delle lacrime”e seguendo gnami) doveva servire con derivazioni sulla parte interna del Lakkios, alimen- le pendenze doveva continuare a secondarie a ponente, l’area e le cata- tandosi ancora in profondità dalla falda scendere lungo il Corso Timoleonte combe della Piazza presso la Chiesa acquifera sulle vulcaniti impermeabili per arrivare sul limite interno del di S. Lucia, e a levante la costa presso nel contatto sotterraneo con i calcari Lakkios. L’acquedotto del Paradiso Via Pitia; da Via Torino l’acquedotto della terrazza: è storicamente importante ai fini di proseguendo attraversava la curva di -- il primo acquedotto, alimentandosi questo articolo, come vedremo più Riviera Dionisio il Grande, dove (come (come quello di Via Piave) dalla stan- avanti, per due motivi: fu prima pro- visto prima) probabilmente esisteva za occidentale della grande “Grotte babilmente sfruttato dagli Ateniesi un gruppo di neosoikoi, e arrivava dei laghi” degli Orti di S. M. del Gesù, (413 a.C.), bloccandolo a valle per presso il mare sullo scalo antico della arrivava nel sito dove poi sorsero le non farlo utilizzare ai Siracusani, ma catacombe di S. Giovanni (dove ven- facendo risalire l’acqua a monte for- ne utilizzato) e da lì doveva scendere se per rifornire il loro vicino forte del sul mare presso la Chiesa dei Cappuccini da dove si accanto al canale S. Giorgio; e con Labdalon innalzato presso la scar- dirige verso WSW arrivando infi ne fra le Vie S. Bas- quest’ultimo forse girava entrando pata (rivolta a N) alla fine di Scala siano e S. Metodio dove, sulla strada più a Nord, e in corrispondenza dell’alta falesia dei calcari miocenici sul Viale Cadorna, molto probabil- Greca (THUC., VI, 100); fu poco dopo erosi con grotte riempite da calcareniti pleistoceni- mente appena sopra Largo Polizzello restaurato da Dionigi (GUZZARDI, che (AA.VV.,1986 a). dove veniva attraversato dalla grande 2011) per riutilizzarlo entro le sue 26 Il MIRABELLA V. (1613), riferisce che ancora alla e larga strada greca e poi romana che famose lunghissime mura che cir- fi ne del cinquecento esistevano ancora pochi di que- condavano l’Epipole; sti invasi sotterranei, chiamati le “Grotte dei laghi”, c) l’acquedotto “Galermi”, che arrivava indicando le due principali: la prima a settentrione 27 In Via Iceta sono state trovate strette condutture sulla sommità del Teatro antico prove- degli Orti di S. Maria del Gesù (poi “ Campo colo- sotterranee per vasche, forse di concerie di età el- nendo da sorgenti lontanissime, a 29 niale “ negli anni 30-40 del novecento); la seconda, lenistico-romana (GUZZARDI L. (1993-94). L’acque- Km dall’entroterra (MIRISOLA, 1987), più profonda, poco prima del sito dei Romiti (topo- dotto principale invece arrivava al mare sullo scalo con una grande portata utilizzata anche nimo probabilmente allora esteso alle grotte sotto profondo per le navi di grande pescaggio (BONGIO- oggi da Siracusa, risolse i problemi della la piscina comunale e adiacenti alla Villa Politi). Il VANNI, 2005); esso doveva rifornire prima le navi CAVALLARI infatti individuò la prima “Grotta” pres- militari dei vicini neosikoi e poi quelle commerciali città antica divenuta grande e popolosa; so l’angolo SW del Cimitero Vecchio e dopo esservi vicino al fondale indagato da Kapitan. Tale risorsa è convinzione di alcuni autori, anche per sceso per 104 scalini (circa 24 m) la trovò composta sino alla fi ne dell’ottocento diede ancora acqua ad il silenzio delle fonti storiche a partire da due grandi stanze comunicanti e allagate (CA- una fornace per fabbricare calce e dopo anche ad dal V sec. a. C., che l’inizio della sua VALLARI, HOLM, 1883). una conceria (CAVALLARI, HOLM, 1883). costruzione sia avvenuta per mezzo della

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 56 evale. Ma nel percorso dell’acquedotto verso la fine dell’istmo, è logico e vero- simile che si dovessero dipartire lateral- mente due necessari canali secondari: a Nord, verso l’arsenale del Lakkios; a Sud, verso l’arsenale “vecchio” del Porto Grande. Tutti gli acquedotti con le deri- vazioni sono schematizzati, nel contesto di quelli modificati nella carta generale di COLLIN BOUFFIER (1987), in Tav. III.

I) IRREGGIMENTAZIONE DELLE ACQUE DI RIFIUTO. Le acque arrivate con gli acquedotti interni nel Porto piccolo venivano scaricate direttamente a mare, ma in parte dovevano essere smaltite nel Lakkios indirettamente perché prima venivano raccolte e utilizzate nel bacino del fi ume (della ex palude) Sirak . E questo, all’interno del nuovo arsenale dio- nigiano, divenne praticamente un grande canale di scarico (chiamato nel ‘700 Ca- nale S. Giorgio) nel quale convergevano per le pendenze varie acque di rifi uto sia dalla abitazioni (acque luride e grasse) sia dalle lavorazioni negli edifi ci industriali e artigia- nali (acque di scarico). Infatti, gli ultimi scavi archeologici (GUZ- ZARDI, 2009-2010) hanno accertato l’antica IRREGGIMENTAZIONE DELLE ACQUE poiché sotto gli edifi ci, distribuiti sui due lati del vallone, diverse canalette artifi ciali dirigevano le loro acque verso il suddetto fi ume-canale; e così facevano le strade, che smaltivano le acque meteoriche e indirizzavano maggiori canali di raccolta diretti anch’essi allo stesso modo: verso il fi ume-canale e verso il limite interno del Porto. Ma tale irreggimentazione divenne completa quando a monte e trasversalmente Tavola III – Schema degli acquedotti del Porto Piccolo (in colore) nella modificata Carta delle sistemazioni idrauliche al fi ume-canale, per evitare che i grandi af- catalogate a Siracusa di COLLIN BOUFFIER (1987). fl ussi di acque meteoriche e acque selvagge provenienti dalla terrazza provocassero peri- moltitudine di schiavi catturati da Ierone vi si alimentava sino a fine ‘800 veniva colosi alluvionamenti degli edifi ci anche con I (DIOD. XI, 25, 6-9) dopo la battaglia chiamato “Pozzo Ingegnere”. L’acque- danni funzionali ed economici al Porto, fu d’Imera (480 a.C.). Infatti, è stato dimo- dotto poi attraversava l’Agorà (dopo Fo- realizzata una galleria sotterranea di scari- strato come l’acquedotto, collegato ai ro dei Romani) dirigendosi verso l’asse co, con maggiore probabilità utilizzata in età sacrifici del vicino Santuario delle cen- dell’istmo, non prima di avere inviato un ellenistica e romana. La galleria, ristrutturata to are (o di Eracle) di recente scoperta, ramo secondario a levante per la funzio- di recente e ancora funzionante, inizia da una fosse già funzionante durante l’assedio nalità degli stabilimenti industriali con voragine, coperta da grate di ferro, sulla parte iniziato dagli Ateniesi che lo ostruirono attività artigianali legati alla periferia più depressa di Via Torino (ad angolo con le contemporaneamente a quello del Pa- dell’Arsenale Vecchio sul Porto Grande Vie S. Sebastiano-S. Giovanni), e seguendo- radiso e per le stesse ragioni: impedire (oggi Borgo S. Antonio). L’acquedotto lo sottoterra in pendenza, emerge dopo via che a Siracusa arrivasse l’acqua, ma principale invece proseguiva ancora Genova sulla scogliera al di sotto di Riviera soprattutto provocarne la risalita per verso l’istmo artificiale sino all’Acropoli Dionisio il grande. le loro esigenze (Tav. III). L’acquedotto, dionigiana, separata da Ortigia da uno nel suo percorso verso la città, scende stretto canale (come detto per fondata L) LE MURA PER LA PROTEZIONE DEGLI ACQUEDOTTI dalla sommità del Teatro e arrivato nella ipotesi); ciò è stato accertato negli scavi (414 A.C.); UN MODELLO PER LE MURA DIONIGIANE. pianura si dirige verso SSW attraversan- del 1552 (visti prima) per le fondamenta Durante la guerra contro gli Ateniesi, do il Viale Ermocrate all’inizio della sua dei nuovi bastioni spagnoli dell’”Opera mentre questi si erano ritirati a Naxos per salita; da qui il Viale viene costeggiato a corna” che si dovettero interrompere trascorrervi l’inverno (414 a.C.), i Siracusa- sotto terra a meridione e, passando fra per l’afflusso di una grande quantità ni eressero un lungo muro di difesa sopra le mura greche e la via pomeriale (poco d’acqua da una grossa condotta romana il ciglio della Epipole che saliva dal mare a N del c.d. “Ginnasio Romano”) arriva che aveva restaurato quella greca e che di levante (poco a N del belvedere presso in Piazza Marconi che, per il pozzo che ancora doveva rifornire il castello medio- i Cappuccini) ad un fortilizio presso la pi-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 scina comunale e che da qui correva sino (come visto nel paragrafo “G”); 2) Siracusa di cittadini, entrò progressivamente in deca- 57 alla sommità del Teatro antico TUCIDIDE (VI, non avrebbe dovuto soffrire o arrendersi per denza (anche per gli eccessi dei vincitori) per 75, 1-2). I Siracusani avevano eretto que- fame. Infatti, interpretando in senso lato più di due secoli; e nel Lakkios, con cantieri e sto muro sia per una difesa avanzata che il famoso passo di DIODORO (XIV, 18, 2-5) stabilimenti poco attivi, restò solo una ridot- impedisse anche i ricovero dei nemici nelle la città, per la strategia geniale di Dionigi, ta squadra di naviglio militare romano, come sottostanti latomie, sia (e sopratutto) per la non avendo “precluso il collegamento con lascia intendere anche CICERONE. Ma dopo tutela dei retrostanti acquedotti e sorgenti. la campagna”, aveva allora, al di là della molti anni la città di Siracusa che aveva pre- Così fecero i Siracusani perché memori della periferia, a disposizione dentro l’Epipole ben so le parti di Cesare, dopo le devastazioni guerra civile del 463 a.C. quando i cittadi- 1.800 ettari di territorio; in questa vastità con morti e saccheggi subite dall’avversario ni, per bloccare da terra i mercenari che si dentro la recinzione delle mura si poteva così Sesto Pompeo, fu in seguito ricompensata erano impossessati di Siracusa, costruirono usufruire di ogni genere di prodotti dell’agri- da Augusto che per ripopolarla (I sec. a.C.) una muraglia con un analogo tracciato, ma coltura e dell’allevamento forniti dai pastori fece insediare nel quartiere di Acradina una sulla fascia più bassa e arida della terrazza e dalle numerose fattorie già esistenti che colonia romana, ristrutturando e costruen- per tenersi alle spalle le sorgenti con gli ac- punteggiavano questa estesa campagna sin do nuovi edifi ci; e così la favorirono poi con quedotti che potevano utilizzare (TAV. I - II); dall’età arcaica (GUZZARDI, 2013). nuove opere (esemplare l’Anfi teatro) diversi e inoltre gli Ateniesi avevano da molti anni imperatori facendo divenire la città, con una pessima fama per avere già avvelenato M) DESTINAZIONE COMMERCIALE DEL PORTO mutato ordine civile e religioso, una picco- durante un’assedio gli acquedotti di una cit- PICCOLO DOPO LA CONQUISTA ROMANA DI SIRACUSA. la Roma (DIO. CASS. 54, 6-7). Buona parte tà del Golfo di Corinto. Come previsto ciò si L’esercito romano del generale Marcello della suddetta colonia romana andò sicura- ripeté con il ritorno degli Ateniesi a Siracusa nel 211-212 a.C. assediava Siracusa per mente ad abitare nell’attuale quartiere della che, dovendo costruire più all’esterno il trac- mare e per terra, ma invano per le difese borgata S. Lucia perché insistente sul Porto ciato di una cerchia di mura (il Kyklos) per potenziate da ARCHIMEDE e per gli aiuti piccolo-Lakkios con il disarmato e ridotto chiudere la città, bloccarono gli acquedotti militari degli alleati che ancora arrivavano arsenale che, avendo gli acquedotti e le al- del “Paradiso” e “Galermi” principalmente nel Porto piccolo (LIVIO 25, 23). Ma i Roma- tre reti di smaltimento per le acque, poteva per far risalire l’acqua potabile da utilizzare ni riuscendo a penetrare nottetempo nella essere presto ristrutturato e sfruttato eco- (THUC. VI, 100). Quest’esperienza durante città (solo per tradimenti), contemporanea- nomicamente, ripristinando gli stabilimenti l’assedio fu sicuramente d’esempio per Dio- mente dalle settentrionali mura dionigiane e per le attività industriali, artigianali e per il nigi, un modello a cui probabilmente si ispi- dall’opposta Ortigia sino all’Acropoli, strin- commercio. I rinvenimenti archeologici di- rò: estendendo la difesa molto al di là della sero in una morsa il quartiere di Acradina mostrano queste attività: 1) le concerie di città con lunghissime mura fortifi cate, poste con parte del Porto piccolo-Lakkios. Quindi via Iceta; 2) i magazzini con anfore di Viale sui limiti scoscesi della superiore terrazza le truppe romane, attraversate Neapolis e Cadorna-angolo Via Bacchilide; 3) le nume- dell’Epipole, per questo andò ad includere Tyche, posero gli accampamenti per l’asse- rose vaschette rettangolari e i pozzetti sulla tutti gli acquedotti e le sorgenti riservando dio sul limite settentrionale del quartiere di scogliera della Riviera Dionisio il Grande- così le acque potabili per i Siracusani, che Acradina e lungo una fascia che dal mare Scalo S. Lucia, probabilmente scavate nella comunque non avrebbero patito la sete in di levante arrivava a ponente sul dosso (il roccia dell’ex arsenale dionigiano per pro- città, togliendole al nemico28. Ma lo smisu- proasterion) di Viale Ermocrate bloccando durre il “garum”, allora tanto richiesto; 4) rato circuito di mura fortifi cate (21 Km) dove anche tutti gli accessi alla città (LIVIO 26, gran parte dei rinvenimenti subacquei di all’interno si potevano rifugiare e stanziare 30-31). Questo posizionamento delle truppe KAPITÄN G. (1967-68), a ridosso della pro- anche con i loro armenti le popolazioni fug- romane non fu casuale ma dettato da una tezione settentrionale (NW) dell’antico Porto gite dalla Chora, rese Siracusa capace di strategia simile a quella vista prima per il piccolo, e possono essere connessi a resti di sostenere gli assedi di un enorme esercito tracciato della muraglia di assedio costruita navi commerciali romane e bizantine. come quello dei Cartaginesi per molti anni. nel 463 a.C. dai cittadini Siracusani: ave- Le mura inoltre offrivano anche due altre im- re alle spalle gli acquedotti per usufruirne N) LA FINE DEL PORTO PICCOLO-LAKKIOS PER portanti funzionalità: 1) anche in caso del ed eventualmente bloccarli a valle per to- TERREMOTI, TSUNAMI E GUERRE; SUCCESSIVI blocco nemico, intorno alla metà del circu- gliere l’acqua potabile al resto della città. INTERRAMENTI. ito di terra, di tutti i passaggi e di tutte le In questa situazione senza speranza, dopo Ma la crescita economica di Siracusa, strade di comunicazione verso l’esterno che trattative, Acradina con il resto del Porto con quella del commercio marittimo che avrebbe impedito aiuti logistici e militari, piccolo-Lakkios, in parte occupato con l’A- ormai si svolgeva in gran parte nel Porto questi sarebbero stati comunque possibi- cropoli dai Romani, si arresero. Da allora piccolo-“Lakkios”, dovette subire una brusca li dal Porto piccolo e dai quattro scali a N Ortigia, insieme alla fortezza-palazzo dei ti- battuta di arresto per i danni, più o meno ranni sull’istmo che divenne il Pretorium, fu gravi con distruzioni delle strutture edilizie abitata solo dai Romani (CIC. Verr. II, IV, 118, e marittime, dovuti (come vedremo), ad una 28 Le sorgenti poco al di sotto del bordo della Epi- 84); in conseguenza fu possibile approdare serie di terremoti e tsunami che avvennero pole, accessibili anche da pusterle e sorvegliate soltanto sugli scali intorno ad Ortigia, fra i nel corso del IV secolo a.C. in varie zone del- dall’alto da mura e torri con catapulte, si alimen- quali quello presso la Fonte Aretusa (DID. XV, la Sicilia (BOTTARI et al., 2009). E nel Porto tavano come gli acquedotti inglobati sulla terrazza 18). E’ così la strategia romana, liberata dal piccolo-“Lakkios” ci saranno stati anche (del Paradiso, del Ninfeo, di Tremilia, di Seniazza pericolo Cartaginese e dalla faida endemica danni vistosi, come crepe e lesioni con parti ed altri), sotto i banconi calcarei al contatto con le delle città siciliane, poneva ormai la difesa crollate, sino alle imboccature con dighe fo- impermeabili vulcaniti argillifi cate. Le fonti storiche non riferiscono che i Siracusani, durante gli assedi di Siracusa essenzialmente nell’Isola e verso ranee e strutture di difesa; principalmente abbiano mai patito la sete; infatti anche Ortigia, per il mare che la circondava; quindi la fl otta sulle terminazioni, interne ed esterne, che si la particolare situazione geo-tettonica, aveva l’ac- romana si stanziò nel Porto Grande. Allora protendevano con moli artifi ciali sulle faglie qua potabile con sorgenti e pozzi autonomi :basti Acradina con il resto della città non abitata del “graben” stretto e allungato del canale pensare alla Fonte Aretusa. (L. ARENA, 2009). dai Romani, in parte distrutta e impoverita subacqueo che consentiva alle grandi navi

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 58 la navigazione interna. Infatti, diverse fonti GIROLAMO. In particolare questi ultimi due zate in tre diverse regioni del Mediterraneo storiche parlano di una lunga serie di terre- descrivono, dopo il culmine della sequenza orientale focalizzandovi i loro epicentri: fra moti intervallati (Sequenza sismica), disa- sismica, il terremoto del 365 a.C. che per la Sicilia e la Libia (Scarpata Ibleo-maltese); strosi e con molti morti, che iniziarono dopo l’enorme ed eccezionale intensità (come ve- a ponente e in adiacenza di Creta, dove si è la morte (363 a.C.) dell’imperatore Giuliano dremo con Magnitudo calcolata in M≥8,5), avuto il massimo sisma del 365, per l’im- II “l’Apostata”; fra i numerosi autori crono- provocò inimmaginabili effetti disastrosi in provvisa apertura di una faglia eccezionale logicamente più vicini agli eventi sismici e varie zone del Mediterraneo centro-orientale. diretta verso NW e lunga circa 100 Km; poco più attendibili sono da ricordare: LIBANIUS; Secondo STIROS (2010) negli anni 364 e 365 a SW di Cipro. STIROS ha inoltre constatato SOZOMENE; AMMIANO MARCELLINO e SAN d.C. le sequenze sismiche si sono localiz- che il crollo degli edifi ci è stato determinato da fenomeni di risonanza sismica: a breve periodo (T=0,7-0,8 s) che provocarono la rovina fi nale degli edifi ci con 1-2 piani sino alla distanza di 200 Km come a Cipro; a lungo periodo (T1 s) che fanno crollare, anche a distanze maggiori di 700 Km, alti edifi ci e tor- ri come in Egitto. Nell’insieme delle suddette sequenze sismiche nelle zone del Mediterra- neo sono compresi (BOTTARI et. Alii, 2009) anche i terremoti avvenuti in Sicilia dove ci interessa la zona con i vari centri abitati col- piti da danni e crolli nel 364-365 d.C. distri- buiti sulla fascia NS della Sicilia Orientale: dall’isola di Lipari (Terme di S. Calogero) at- traversando prima i Peloritani (Villa di Patti; Tindari e il suo teatro) sino a Catania; e da qui lungo la costa ionica settentrionale (Teatro di Taormina) sino a quella meridionale di Noto (Villa del Tellàro); e in quest’ultima provin- cia ipotizzo anche la rovina e il successivo restauro del Teatro greco-romano di Siracusa (BOTTARI et al., 2009; VOZA, 1976; BERNABÒ BREA, 1985; POLACCO, ANTI, 1981); (Fig. 6). Tale lineare distribuzione sismica trova Figura 6 – Mappa dei più forti terremoti storici di intensità I0 ≥ VII-VIII M.C.S. (dati C.P.T.I., 2004). I dati Archeosismologici spiegazione nelle dinamiche tettoniche per sono relativi ai terremoti occorsi in Sicilia fra il 400 a.C. e il 600 d.C. (BOTTARI et Alii, 2009, fig. 1). gli assestamenti lungo i sistemi di faglie che

Figura 7 – a) Evidenze geologiche di tsunami e paleotsunami (DE MARTINI et Alii, 2012); b) grafico spazio-tempo (PIRROTTA, BARBANO, 2013).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 da N si collegano alla Scarpata Ibleo-Maltese di fronte a Siracusa e di Ognina (PIRROTTA, gandole sempre di più31. Durante il resto del 59 e oltre, forse anche per gli indiretti scuotimen- BARBANO, 2013; MARZIANO, 2002-2003; medioevo il basso fondo del Porto piccolo, ti indotti dall’eccezionale sisma di Creta del SCICCHITANO, et Alii, 2007; Fig. 7). per il litorale investito da violente mareg- 365 d.C.29. E quindi, lungo la costa della Si- Dunque l’impatto e le distruzioni dello giate e dagli altri tsunami storici si ricoprì cilia Sud-orientale, anche Siracusa con il suo tsunami di Creta del 365 d.C. allora era ar- progressivamente con ulteriori detriti e se- Porto piccolo-“Lakkios” devono aver risentito rivato anche a Siracusa e nel Porto piccolo dimenti occultando anche le terminazioni dei suddetti effetti sismici che, con i visti ef- dove una traccia visibile è forse costituita degli acquedotti sconnessi dai terremoti; fetti della risonanza (STIROS, 2010), avranno dall’allungata distribuzione di solchi e bloc- ma anche nella parte interna il Lakkios con potuto danneggiare e lesionare le protezioni chi lapidei di protezione appoggiati sulla l’ex fi ume-canale greco e romano saranno esterne del Porto con rovinosi danni o crolli “Dorsale della secca”, presso l’imboccatura ricoperti dalle terre, dal pietrisco e dai resti dei bassi edifi ci e delle torri per oscillazioni di NW (Fig. 5a). Il rifl usso delle acque che vegetali trasportati dalle piogge meteoriche di breve o lungo periodo (Fig. 6). Ma ancora ritornavano dall’entroterra al mare, comple- e dalle alluvioni accentuate dai cambia- sulla costa orientale della Sicilia, poco do- tò in gran parte il riempimento del profon- menti climatici. Si deve infi ne considerare po l’eccezionale terremoto di Creta del 365 do canale sottomarino e del Porto piccolo- che per costruire le nuove difese di Siracu- d.C., arrivò l’impatto devastante del generato “Lakkios” con ogni genere di macerie, detriti sa (com’era avvenuto a partire dal X sec.) tsunami; ciò è stato confermato da verifi che e terre; queste dinamiche sono anche indi- durante le guerre del XVI-XVII secolo, prima scientifi che (geo-archeologiche e biologiche) rettamente confermate da analoghe testi- sotto Carlo V per le incursioni di Arabi e Tur- con le ricostruzioni parametriche di “Scena- monianze storiche30. Mancano notizie sulle chi e poi contro le invasioni dei Francesi, gli ri” verosimili alle descrizioni storiche: le onde distruzioni portuali per la conquista dei Van- Spagnuoli smantellarono sistematicamente dello tsunami, irradiandosi nel Mediterraneo dali (468 d.C.), ma nel successivo periodo gran parte degli antichi resti archeologici in arrivarono in Sicilia alte sino a 5 metri sul bizantino la parte più profonda e protetta ri- città e nelle sue periferie. Così infi ne in quel mare, provenendo velocissime (600 Km/h) masta a NW del Porto piccolo sembra essere luogo, dove una volta esisteva il grande e da SE, ma divenendo poi molto più alte per stata ancora utilizzata per fi ni commerciali complesso “sistema” Porto Piccolo-Lakkios, sollevamento dal basso fondale colpirono solo nei mesi senza intense mareggiate che forza strategica dell’antica Siracusa greca, con violenza la fascia rivierasca demolendo ormai pericolosamente penetravano dalle appare sulle prime Carte e Mappe della cit- e trascinando all’interno uomini e cose. Tali imboccature già rovinate e allargate dallo tà in età moderna (dal XVI al XIX sec.) una effetti devastanti sono ricordati da diverse tsunami del 365 d.C., come si può dedurre landa abbandonata con un piccolo porto fonti storiche, fra le quali citiamo ancora le da ricerche subacquee e fonti storiche. Ma falcato e sabbioso sul limite di una vasta testimonianze: di AMMIANO MARCELLINO (26, fi no alla conquista musulmana di Siracusa e appiattita campagna attraversata da un 19) che registra l’enorme sollevamento delle dell’878 d.C., quando, dopo i saccheggi e lo lungo rigagnolo di scolo; ma sull’istmo di onde distruttive ad Alessandria d’Egitto dove sterminio della popolazione l’ultima città a Ortigia, in continuità strategico-difensiva arrivò a scagliare le navi sui tetti delle case; resistere nell’Isola venne bruciata e sman- come l’antica fortezza dei tiranni, si vede e di SAN GIROLAMO [P.L. 27 (Migne) n. 61], tellata (come fecero i Romani con Cartagi- ora il Castello di Marquet (v. Fig. 2). che scrive: “… un terremoto avvenne da un ne) perché la capitale bizantina non potesse capo all’altro del mondo, il mare impaludò la essere riutilizzata per servire come “testa di RINGRAZIAMENTI linea di costa e distrusse innumerevoli na- ponte” per la riconquista della Sicilia; e già Sono grato alle seguenti persone per le zioni e città della Sicilia e delle [altre] isole da quel momento il Lakkios può essere servi- varie e utili notizie che mi hanno amiche- maggiori”. to volutamente come discarica delle macerie volmente fornito : il prof. S. AMATO e il ge- La conferma decisiva dell’impatto deva- circostanti per rendere il fondale ancora più om. V. BONGIOVANNI; i geologi A. GIUNTA, V. stante di questo tsunami sulle nostre coste basso e inaccessibile per le grosse navi; alla LASTRINA e G. D’URSO; l’ing. A. DI GUARDO ci viene dalle evidenze geologiche trovate di fi ne il Porto con la città vennero dimentica- e il prof. V. GIARACCA. Ma, fra questi, sono recente da numerosi ricercatori (per lo più ti per circa un secolo. Successivamente, a soprattutto riconoscente all’amico geologo dell’Università di Catania e dell’I.N.G.V. di partire dalla rifondazione araba di Siracusa L. ARENA che, oltre alle informazioni sulla Roma) che analizzando con studi interdisci- su Ortigia sino alla riconquista normanna, galleria sotterranea e sugli acquedotti delle plinari le numerosi carote di vari sondaggi, il Porto piccolo risulta, per la mancanza di catacombe date insieme alla moglie dott. hanno scoperto la profonda invasione del notizie storiche e di rinvenimenti subacquei, ssa A. M. DI MAIO che le ha studiate, mi ha mare sulle coste della Sicilia Orientale e del defi nitivamente abbandonato poiché il mare anche aiutato moltissimo nella composizio- siracusano di altri inaspettati paleotsunami penetrava dalle rovinate imboccature allar- ne e stesura digitale di questo lavoro affi n- (1600 a.C., Santorini) e tsunami storici, fra ché fosse pubblicato. i quali quello del 650-770 d.C. e degli anni 1169, 1542, 1693, 1908; la penetrazione di 30 Per l’invasione delle altissime onde si potreb- potenti onde è dimostrata anche dagli enor- bero rinvenire “tsunamiti” anche nel Porto Grande 31 Nel 829 d.C. ‘AN NUWAIRI (AMARI 1881) raccon- mi massi depositati sulle coste di Augusta, presso e dentro la bassa e paludosa costa di C.da ta che le navi arabe assedianti Siracusa bizantina di Magnisi, della Penisola della Maddalena Pantanelli. Perciò si ricorda, per lo tsunami del 365 si trovavano tutte nel Porto Grande, evidentemente d.C. in Sicilia, la suggestiva testimonianza storica perché il Porto Piccolo era basso per quelle navi ed di GEORGIUS AMARTOLUS, Chron 4, 462, 4, colon- inoltre esposto a violente mareggiate. AL MUQADDA- 29 Il verosimile collegamento dinamico, anche dia- na 689 ss. [P.L. 110] : «In quel tempo avvenne un SI (AMARI 1881) descrivendo nel 988 la nuova citta- cronico, presso l’Etna fra le faglie settentrionali di terremoto violento e oltremodo terribile … ad Ales- dina araba, risorta pochi decenni prima sull’isola di Tindari-Giardini (NNW-SSE) e Messina-Fiumefreddo sandria il mare si ritirò di molto … ma l’acqua tornò Ortigia, parlerà solo del Porto Grande. Le fonti anti- (NNE-SSW) con la faglia della Scarpata Ibleo-Malte- improvvisamente indietro e morirono 50.000 persone che dopo il XII secolo parleranno ancora e soltanto se (NNW-SSE) che arriva nel Canale di Sicilia presso … Accade allora che, facendo il mare ritorno nelle del Porto Grande di Siracusa dove verranno ricordate l’Africa, è sostenuto da molti autori, professori e ri- sedi prima occupate … fossero distrutte gran parte grandi battaglie navali, a cominciare da quella della cercatori di varie Università, si veda BOTTARI C. et di Creta, dell’Acaia, della Beozia, dell’Epiro e della riconquista normanna del Conte Ruggero nel 1086, alii (2009). Sicilia.». descritta dal MALATERRA (GABRIELI,1981).

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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 ALLEGATO 1 - PROMONTORIO DI ACRADINA VERSO ORTIGIA (GIUNTA, 2005) 61

ALLEGATO 2 - INDAGINE SISMICA A RIFRAZIONE NEL PORTO PICCOLO (GEORISORSE ITALIA, 1990)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 62 ALLEGATO 3 - PLANIMETRIA PORTO PICCOLO CON SONDAGGI ALLEGATO 4A - STRATIGRAFIA SONDAGGIO GEAS N° 6 GEAS (1990)

ALLEGATO 4B - STRATIGRAFIA SONDAGGIO GEAS N° 7 ALLEGATO 4C - STRATIGRAFIA SONDAGGIO GEAS N° 9

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 LA STABILITÀ DEL TERRITORIO NELLE AREE ARCHEOLOGICHE: UN PROBLEMA DI IERI E DI OGGI 64 ENRICO GIANNITRAPANI Arkeos s.c. - Servizi integrati per i Beni Culturali Indagini archeologiche e inter- Via San Pietro 224, 94100 Enna www.arkeos.it venti di restauro del paesaggio E-mail: [email protected] E-mail: [email protected] antico nell’insediamento di età Tel.: 333-3643403 FILIPPO IANNÌ Arkeos s.c. - Servizi integrati per i Beni Culturali greca arcaica di Rocche a Pie- Via San Pietro 224, 94100 Enna www.arkeos.it E-mail: [email protected] traperzia (EN) E-mail: [email protected] Archaeological research and conservation of the Tel.: 328-5896231 GIANLUIGI PIRRERA ancient landscape in the Greek archaic settlement AIPIN - Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica - socio esperto of Le Rocche in Pietraperzia (EN) Via Scobar 22, 90145 Palermo www.aipin.it E-mail: [email protected] Tel. 347-2313990 Parole chiave (key words): età Greca arcaica (Greek archaic age), paesaggio antico (ancient landscape), tecniche e specie vegetali storiche (historical techniques and plant species).

RIASSUNTO naci, è Comune di massima priorità per il ri- hills separated by artifi cial terraces and small L’insediamento di Rocche, situato a Nord- schio desertifi cazione ed ha in corso interventi clearings. All heights are affected by the pre- Est del centro abitato di Pietraperzia, sfrutta che devono esser rispettosi del valore storico. sence of a large necropolis with chambered una cresta rocciosa allungata in senso Est- Restauro archeo-naturalistico, quindi, che tombs, while the central and western hills are Ovest, costituita da tre alture separate da abbia l’obiettivo di aumentare la copertura marked by the presence of several rectangu- terrazzamenti artifi ciali e da piccole radure. vegetale ma senza rischi per ciò che non è sta- lar rooms and cisterns dug into the bedrock. Tutte le alture sono interessate dalla presenza to ancora rinvenuto. Tale necessità comporta The archaeological investigations conducted di una vasta necropoli con tombe a camera, sorveglianze e indagini archeologiche paral- in 2007 allowed to expose the remains of mentre la collina centrale e quella occidentale lele ai lavori e conoscenze morfometriche de- buildings related to the Greek archaic age sono segnate anche dalla presenza di nume- gli apparati radicali. Le specie utilizzate sono and prehistoric use levels. In the earliest rosi vani rettangolari e cisterne scavate nel autoctone e appartenenti a quel data base di phases, the settlement was located in the banco roccioso. Le indagini archeologiche specie del paesaggio antico siciliano. Alcune central saddle, as evidenced by the presence condotte nel 2007 hanno permesso di mette- prodotte (attualmente Artemisia, Euforbia r., of some ‘a forno’ graves and pottery sherds re in luce resti riferibili ad edifi ci di età gre- Asfodelo sp.) da germoplasma del sito in ap- dating from the late Copper Age to the early ca arcaica e livelli di frequentazione di età posito vivaio di cantiere che rimarrà per la Bronze Age (2500-1600 BC). During the Greek preistorica. manutenzione del Parco. Altre coerenti con le archaic age (VII-V century BC), the strategic Nelle fasi più antiche, l’insediamento coltivazioni odierne e dell’età greca arcaica location of the site, controlling the Imera doveva essere situato nella sella centrale, (es: mandorli, olivi, etc.). valley, the vastness of the area interested by come testimoniato dalla presenza di alcune Quanto alle tecniche, si preferiscono i ter- archaeological evidences, distributed along tombe a forno e frammenti ceramici databili razzamenti, le lunette per i grandi alberi e si both the central and western hills, together tra la fi ne dell’età del Rame e l’inizio dell’età replicano gli interventi in muratura a secco with the presence of numerous chambered del Bronzo (2500-1600 a.C.). Durante l’età rinverditi già realizzati con successo per con- tombs, even monumental in size, suggests greca arcaica (VII-V sec. a.C.) la posizione solidamenti a Cava d’Ispica, e si associano here the presence of an urban center. strategica del sito per il controllo della sot- altre tecniche di ingegneria naturalistica te- The geological risk in the area is doubly tostante valle dell’Imera, la vastità dell’area stimoniate da fonti letterarie storiche (semi- demonstrated by the regional planning acti- interessata dalle strutture abitative, che si ne, messe a dimora, drenaggi, opere in legno). vity: the “Plan for Prevention of Desertifi cation distribuiscono ora lungo le colline centrale e Rocche, con e Custonaci, si uni- Risk” and “PAI Hydrogeological Plan” for the occidentale, oltre alla presenza delle nume- sce quindi a Cava d’Ispica, Kamarina, Gorghi ridge defi nes areas with different risk, toge- rose tombe a camera, anche di dimensioni Tondi, Urghi di Pietra Giordano ed altre aree ther with specifi c measures in the Security monumentali, permettono di ipotizzare la pre- archeologiche in una rete (“I giardini di Kore”) Plans of the public works. Pietraperzia, in senza a Rocche di un piccolo centro urbano. i cui obiettivi fl oristici mirano a quel restauro fact, taken together with Villarosa and Custo- Il rischio geologico nell’area è doppia- del paesaggio antico che è musealizzazione naci, is a top priority zone within the desertifi - mente testimoniato dalla pianifi cazione re- congiunta di manufatti e vegetazione. Due cation risk and has ongoing interventions that gionale di settore: nel “Piano di Prevenzione categorie di valori storici entrambe da pre- need to be respectful of its historical value. del Rischio Desertifi cazione” e nel “Piano di servare. The archaeological and natural conservation Assetto Idrogeologico” per la cresta che ha project, therefore, has the objective of incre- determinate fasce a diverso rischio e peri- ABSTRACT asing the vegetation cover but without risk to colosità, e specifi che attenzioni nei Piani di The settlement of Rocche, located North- what has not yet been found. This involves a Sicurezza dei lavori previsti. Pietraperzia, East of the town of Pietraperzia, is placed on constant monitoring and archaeological inve- infatti, congiuntamente a Villarosa e Custo- the top of a rocky ridge. It consists of three stigations parallel to the work and morpho-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 territori dei comuni di Barrafranca e Piazza 65 Armerina, mentre a Nord il torrente Aiuolo fa da confi ne con il territorio comunale di Enna. È caratterizzato da un paesaggio collinare in cui svettano i rilievi di Monte Cane (643 m slm), Monte Aratato (609 m slm), Monte La Guardia (607 m slm) e Monte Pizzuto (539 m slm), ed è inserito, da un punto di vista geolo- gico, nel bacino gessoso-solfi fero della Sicilia centro-meridionale. L’area oggetto dello studio si inserisce in un contesto paesaggistico caratterizzato a sud dal lieve avvallamento di Contrada Piano Noce e Contrada San Giovanni; a nord l’altura di Le Rocche domina un paesaggio caratterizzato dal corso dei torrenti Salito e Calò, affl uenti dell’Imera Meridionale, con le antiche città di Sabucina e di Monte Capodar- so che si stagliano sullo sfondo; ad est si trova il Monte Aratato, disseminato di tombe a forno di età preistorica e a camera di età greca, Figura 1 – Foto aerea del moderno centro abitato di Pietraperzia e, indicato dalla freccia rossa, dell’insediamento di Le testimonianze presenti anche nelle confi nanti Rocche. Contrade Azzalora e Ranfallo; il Vallone Calo- gero costituisce il limite occidentale dell’area esaminata: sul suo versante meridionale, in località Bottino, lungo la cresta rocciosa che costituisce le pendici settentrionali del Ca- stello Barresio di Pietraperzia, sono presenti tombe di età preistorica. L’antico insediamento di Le Rocche, si- tuato immediatamente a Nord-Est del mo- derno centro abitato di Pietraperzia (Fig. 1), sfrutta una cresta rocciosa, lunga circa 500 m, allungata in senso Est-Ovest. La cresta è costituita da tre piccole altu- re (altezza max. 555 m slm.), separate fra di loro da terrazzamenti artifi ciali e da piccole radure più o meno pianeggianti, oggi in parte coltivate con alberi di ulivo e mandorlo, e in parte destinate a pascolo (Fig. 2). Il sito, già inserito nelle Linee Guida del PTPR (Ambito 11, n. 85) e sottoposto a Vinco- lo Archeologico ope legis ai sensi degli artt. Figura 2 – Veduta da Sud della cresta rocciosa dove è posto l’insediamento di Le Rocche. 10 e 12 del Codice dei Beni Culturali, è stato oggetto nel 2007 di un primo intervento di va- metric knowledge of the roots. The species Rocche, with Villarosa and Custonaci, lorizzazione realizzato dal Comune di Pietra- used are indigenous and taken from the data- then joins Cava d’Ispica, Kamarina, Gorghi perzia, grazie ai fondi del P.I.T. 11-496 del POR base of the species belonging to the ancient Tondi, Urghi di Pietra Giordano and other ar- Sicilia 2000-2006, intervento 2.8 “Recupero, landscape of Sicily. Some of these (Artemisia, chaeological sites in a network (I Giardini di tutela, restauro ed aumento della fruibilità Euphorbia r., Asphodelus sp.) are currently Kore), whose fl oristic aims are the restoration delle aree archeologiche di Runzi, Tornambè, produced from germoplasm collected from of the ancient landscape, with the conserva- Rocche (Pietraperzia)”. Tale progetto ha per- the site itself in a special in situ plant nurse- tion at the same time of artifacts and vegeta- messo di realizzare sia le infrastrutture per ry, that will remain for the maintenance of the tion: two categories of historical values both l’accoglienza e la fruizione del sito, oltre ad site. Other species are consistent with those to preserve. una prima campagna di scavi archeologici. of the modern time and the Greek archaic age Nel 2014, inoltre, il sito è stato oggetto di un (eg, almond, olive, etc.). 1. INTRODUZIONE. COLLOCAZIONE TOPO- secondo intervento (oggi in fase di comple- As for the techniques, we prefer terraces, GRAFICA DEL SITO E STORIA DELLA RICER- tamento), realizzato nell’ambito del PO FESR lunettes for the large trees and greened sto- CA ARCHEOLOGICA 2007-2013, misura 2.3.1.4, con il progetto ne wall, already successfully implemented for Il territorio di Pietraperzia, posto nella “Prevenzione dei fenomeni di desertifi cazione consolidations at Cava d’Ispica, associated parte sud-occidentale dell’area collinare nel territorio comunale di Pietraperzia (EN) – with other soil bioengineering techniques degli Erei, confi na a d Ovest e a Sud con la C.da Le Rocche”, nel corso del quale è stato proven by historical literary sources (sowings, provincia di Caltanissetta, delimitato dai fi u- possibile realizzare una serie di saggi di scavo planting, drainage, wooden works). mi Imera meridionale e Braemi, ad Est con i lungo il pendio meridionale della Collina Cen-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 66 ferro (1100-750 a.C.). Durante l’età greca arcaica (VII-V sec. a.C.), la posizione strate- gica del sito per il controllo della sottostante valle dell’Imera, la vastità dell’area interes- sata dalle strutture abitative, sia scavate nel banco roccioso che costruite in elevato, e la presenza delle numerose tombe a camera, anche di dimensioni monumentali, permet- tono di ipotizzare la presenza a Le Rocche di un piccolo centro, le cui caratteristiche ur- banistiche richiamano in modo diretto quelle dei numerosi centri limitrofi dell’Ennese e del Nisseno. Come detto, l’evidenza archeologica che caratterizza, anche visualmente, l’insedia- mento di Le Rocche, è data dal gran numero di tombe scavate nel banco calcareo. Il nu- cleo più consistente di tali tombe è concen- trato nella Collina Orientale, disposta lungo un’asse Est-Ovest. Sul suo versante meridio- Figura 3 – Veduta da Est della Collina Occidentale, sui cui fianchi si conservano numerose tombe a grotticella di età nale si trovano circa 60 tombe a camera (Fig. preistorica. 4), tutte di età greca arcaica, già violate in

Figura 4 – Veduta da Sud della Collina Orientale, sede della necropoli con tombe a camera di età greca arcaica.

trale, che hanno restituito ulteriori evidenze archeologiche relative la frequentazione di età greca.

2. LA CAMPAGNA DI SCAVI ARCHEOLOGICI 2007 I saggi di scavo condotti durante la cam- pagna di scavi 2007 hanno permesso di met- tere in luce resti murari riferibili ad edifi ci di età greca arcaica e livelli di frequentazione di età preistorica. Nelle fasi più antiche di vita del sito, l’insediamento doveva essere situato nella sella tra la Collina Centrale e quella Occidentale, come testimoniato dal- Figura 5 – Tombe a camera della necropoli di età greca arcaica di Le Rocche. la presenza in quest’area di tombe a forno (Fig. 3) e di abbondanti frammenti ceramici, strumenti in selce, macine e macinelli, data- bili tra la fi ne dell’età del rame (2700-2300 a.C.) e l’inizio dell’età del bronzo (2300-1600 a.C.). Probabilmente si trattava di un piccolo villaggio di poche capanne situato ai piedi della cresta rocciosa interessata dalla ne- cropoli, in vista dell’ampia valle dell’Imera Meridionale. L’occupazione del sito è continuata in mo- do sporadico durante le restanti fasi dell’età Figura 6 – Veduta da Sud della Collina Occidentale e particolare del pianoro sommitale dove, indicato dalla freccia rossa, del bronzo (1550-1100 a.C.), fi no all’età del è stato aperto il SAS 1/2007.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 67

Figura 8 – Veduta di uno dei sacelli-santuari a pianta rettangolare e tetto a doppio Figura 7 – Fotopiano del SAS 1/2007 al termine dello scavo. spiovente

5). Alcune delle tombe più grandi sono state quindi riutilizzate e in parte modifi cate in epoca recente per il ricovero di bestiame, con la costruzione di pilastri o muretti in pietra. Evidenze signifi cative relative invece all’abitato sono state messe in luce lungo le altre alture del sito. Nella parte più oc- cidentale della Collina Occidentale è stato aperto nel 2007 un primo saggio di scavo (SAS 1), in un piccolo pianoro delimitato a Ovest da un’alta parete verticale di roccia scavata intenzionalmente, area ottimale per l’occupazione umana già a partire dalle fasi più antiche del popolamento del sito (Fig. 6). Questa parte della cresta, tuttavia, è stata oggetto nel corso degli ultimi decenni di in- tensi lavori agricoli, che hanno interessato il pianoro e le balze sottostanti. Tali attività hanno contribuito a modifi care in maniera consistente l’aspetto originario dei luoghi, con la creazione di numerosi terrazzamenti e intaccando, spesso in modo decisiva, il de- posito archeologico. Figura 9 – Strutture scavate nella roccia sulla sommità della Collina Occidentale: a) e d) vani rettangolari, b) imbocco di una cisterna a campana che conserva ancora il sistema di canalizzazione dell’acqua, c) camminamento con gradini Su tutta l’estensione dell’area indagata, intagliati nella roccia. sotto lo strato di terreno superfi ciale che ri- copriva il banco di roccia, sono stati messi in luce diversi livelli di frequentazione: le fasi più antiche sono testimoniate da frammenti di ceramica databili al Rame Finale, al Bron- zo Antico e all’Età del Ferro, tra cui diversi frammenti di ceramica piumata della facies di Cassibile (IX-VIII sec. a.C.), rinvenuti in particolare nella parte meridionale dell’a- rea. Molto più abbondanti sono i frammenti di ceramica indigena dipinta risalente alla fi ne dell’Età del Ferro e alla prima Età Greca Arcaica, rinvenuti insieme a ceramica corin- zia e ceramica a vernice nera d’importazione greca. I materiali più recenti sono stati rin- Figura 10 – Veduta da Sud e da Est della struttura muraria di età greca arcaica messa in luce nel SAS 2/2007. venuti in connessione con i resti di una strut- tura, che in parte doveva sfruttare lo stesso antico, con pianta rettangolare, spesso con il sizione, altre un breve dromos, altre ancora banco di roccia e in parte era costituita da soffi tto a doppio spiovente: alcune di queste l’antecella, sempre scavata nella roccia, do- muri realizzati con la tecnica edilizia a sacco conservano le banchine funerarie di depo- ve si dovevano svolgere i rituali funerari (Fig. (due paramenti esterni a facciavista, con un

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 68 nucleo interno composto da pietrisco misto a I numerosi reperti rinvenuti durante lo Se da un punto di vista architettonico terra). Il breve tratto di muro che si conserva è scavo forniscono preziosi spunti di rifl essione non sembrano esserci grosse differenze tra appoggiato al banco roccioso affi orante nella sui limiti cronologici della frequentazione. Tra questo e l’edifi cio indagato nel saggio SAS porzione Ovest dell’area, ortogonale al muro questi un frammento di antefi ssa fi ttile deco- 1, da un punto cronologico è possibile nota- con cui forma un angolo retto. In più punti rato con motivo a palmetta (VI-V sec. a.C.), re come i materiali rinvenuti in quest’area si conservano, inoltre, brani della pavimen- elemento architettonico decorativo utilizzato sono più recenti (VI-V sec. a.C.) rispetto a tazione realizzata con un battuto d’argilla per adornare il tetto degli edifi ci più impor- quelli rinvenuti nel SAS 2 (VII-VI sec. a.C.). stesa su un letto di preparazione di marna tanti, un frammento di coperchio di pisside È quindi possibile ipotizzare come il primo gialla (Fig. 7). corinzia (inizi VI se. a.C.), su cui restano trac- nucleo del centro urbano di età indigena Sul limite meridionale dell’area indagata ce di una decorazione con uccello e leone, un si sia insediato nella parte più occidenta- è stato messo in luce un muretto parallelo al- ansa di vasetto bronzeo e una testina fi ttile le della cresta: nel corso del VI secolo a.C. la parete di roccia, costituito da un unico pa- di Demetra con basso polos, probabilmente l’insediamento si è quindi esteso anche in ramento di pietre ammorsate nella marna per pertinente ad una statuetta risalente al V sec. questa parte della cresta, sfruttando le due un altezza di tre fi lari. Questo sostegno aveva, a.C. Sono abbondanti, inoltre, i frammenti radure superiore ed inferiore, ben protette probabilmente, lo scopo di terrazzare l’area di vasi di produzione locale dipinti, incisi e dai venti settentrionali. Il limite dell’abitato occupata dalla struttura di età greca arcai- acromi, databili al VI sec. a.C., ma anche doveva essere costituito dalla Collina Cen- ca. La posizione del pianoro, isolato dal resto materiali d’importazione quali vasi a vernice trale, possibilmente difeso da un muro di dell’insediamento, l’imponenza dei resti ar- nera, coppe ioniche, frammenti di vasi corin- fortifi cazione, di cui si intravedono i resti chitettonici, in particolare delle parti scavate zi, e alcuni frammenti di vasi a fi gure nere lungo tutta la dorsale che raggiunge l’area nel banco roccioso, e la presenza di ceramica databili all’inizio del V sec. a.C. del parcheggio di Casa Martinez: la necro- d’importazione, permettono di ipotizzare qui la presenza dell’acropoli del centro urbano di età greca di Le Rocche, il cui ingresso era munumentalizzato da alcuni grandi sacelli- santuari (Fig. 8), posti alla base della collina stessa, e difeso da un probabile avamposto militare (phrourioun) posto sulla sommità della stessa collina, caratterizzato dalla pre- senza di ambienti rettangolari scavati nella roccia, camminamenti, scale di accesso, cisterne per la raccolta dell’acqua (Fig. 9). L’area che collega la Collina Centrale con quella Occidentale, probabile sede del nucleo centrale dell’abitato di età greca di Rocche, è caratterizzata da una piccola ra- dura sommitale, a cui segue un pendio con forte pendenza verso Sud, in cui oggi, a causa della forte pendenza e dei lavori agricoli di epoca recente, è visibile in più punti il banco di roccia di base. Tale pendio termina a val- le con un’altra radura, più ampia di quella superiore: proprio nel punto di collegamento tra il pendio e la radura inferiore, nel 2007 è stato aperto un secondo saggio di scavo (SAS 2), che ha permesso di individuare i resti di un edifi cio databile ad età greca. La forte pendenza e i processi di dila- vamento artifi ciale e naturale hanno creato, nell’area indagata (circa 50 mq), un consi- stente accumulo che ricopriva le strutture antiche fi no ad 1,5 m di profondità: sotto lo strato superfi ciale è stato messo in luce un livello alluvionale costituito da terreno misto a pietrame molto compatto, a cui segue uno strato di sedimentazione argilloso accumula- tosi in seguito al crollo e all’abbandono della struttura. Di quest’ultima è stato messo in luce un muro con direzione Est/Ovest, conser- vato per una lunghezza di circa 5 m, ed il suo crollo: il muro si appoggia al banco roccioso naturale. La tecnica edilizia è quella comune in età arcaica, costituito da un doppio para- Figura 11 – La deposizione messa in luce nel Saggio II. Nuvola di punti colorata con l’indicazione della quota (in alto a mento a facciavista (Fig. 10). sinistra), posizioni della camera nell’acquisizione dei dati (in alto a destra) e ortofoto (in basso).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 coppa ionica B1, delle due oinochoai indige- 69 ne e della catenella bronzea, datano questa deposizione tra la fi ne del VII e l’inizio del VI secolo a.C. Nei Saggi V e VIII, invece, sono state individuate una serie di strutture murarie pertinenti a edifi ci sovrapposti attribuibili a più fasi, tra cui una più antica che mostra orientamenti diversi rispetto alle più recenti. Tali strutture murarie delimitano ambienti quadrangolari, costruiti su due livelli diffe- renti (Fig. 12), mostrando come già in antico l’area fosse terrazzata, ma con un orienta- mento leggermente differente dall’attuale. Il materiale rinvenuto nei livelli superfi ciali e di crollo, per lo più ceramica indigena di- pinta e diversi frammenti di coppe ioniche di tipo B2, datano l’abbandono degli edifi ci più recenti alla seconda metà del VI secolo a.C., in una fase leggermente successiva a quella della deposizione del Saggio II. Solo di un ambiente, al momento, è stato rinve- nuto un lacerto di battuto pavimentale con tracce di bruciato. In questa fase della ricerca, visto sia il cattivo stato di conservazione delle strutture murarie che lo stato di avanzamento dei la- vori (i livelli di vita degli edifi ci, dove presenti, sono ancora in gran parte da indagare, come nel caso dei livelli di crollo esposti nei sag- gi III, VI e XIV), non è possibile ipotizzare la funzione svolta dagli edifi ci posti immedia- tamente all’esterno all’area urbana dell’abi- tato greco-indigeno. (E.G.)

4. L’AEREOFOTOGRAMMETRIA E IL POSI- Figura 12 – Ortofoto e profili delle strutture murarie rinvenute nell’allargamento del Saggio VIII. ZIONAMENTO DEI SAGGI DI SCAVO 2014 Per il rilievo aerofotogrammetrico dell’a- poli con tombe a camera concentrata nella strato la presenza di un taglio antropico rea archeologica di contrada Le Rocche è Collina Orientale, era quindi posta esterna- nella Formazione dei Trubi con andamento stato utilizzato il sistema U-FLY di Menci mente all’abitato. semicircolare, a defi nire una probabile fos- Software progettato per l’acquisizione e la sa ellittica, delimitata a Est da un grande produzione di informazioni metriche tridi- 3. LA CAMPAGNA DI SCAVI ARCHEOLOGICI masso calcareo. All’interno della fossa è mensionali nell’ambito del rilievo territoriale. 2014 stato inizialmente rinvenuto un accumulo di L’hardware è costituito da drone UAV Nel corso del 2014, sono stati realizzati pietre di piccole e medie dimensioni tra le (Unmanned Aerial Vehicles ovvero piccoli nell’insediamento di Le Rocche una serie di quali sono stati messi in luce diversi fram- aerei senza pilota, controllati elettronica- quattordici saggi di scavo realizzati per va- menti ceramici pertinenti a una deposizione mente a distanza) planante CAM Swinglet di lutare l’eventuale impatto archeologico degli di vasi rotti intenzionalmente disposti in un Sensefl y, corredato da camera digitale cali- interventi previsti dal progetto di prevenzione fossa più piccola scavata all’interno della brata preposta all’acquisizione di immagini dei fenomeni di desertifi cazione citato nell’In- fossa principale. La deposizione è costituita con criterio fotogrammetrico. Il CAM Swin- troduzione. In questa sede, dal momento che da diversi vasi tra i quali una coppa ionica glet ha una struttura in EPP (prolipropilene le indagini si sono concluse da pochi giorni, di tipo B1, forse di importazione, un pithos espanso), degli alettoni per il controllo del si forniscono solo alcune notizie preliminari frammentario posto sulle pareti della fossa mezzo durante il volo, un’antenna GPS per la sui rinvenimenti ancora in corso di studio. I e i frammenti pertinenti una forma chiusa, georeferenziazione delle riprese fotogram- saggi, dalla dimensione standard di 1,00 x forse una hydria. metriche, una sonda di Pitot per rilevare la 2,00 m e ampliati in base alle necessità, sono In seguito al prelievo di tali materiali velocità del vento e l’altitudine e comunica stati aperti lungo le pendici meridionali della sono stati messi in luce altri frammenti de- per mezzo di un’antenna radio con un mo- Collina Centrale, un’area caratterizzata dalla posti intenzionalmente, tra cui una oinochoe dem USB collegato al PC. La parte software, presenza di una serie di terrazzi realizzati in indigena parzialmente rotta e una catenella dai programmi di elaborazione fotogramme- epoca recente a scopi agricoli: di questi, sei in bronzo realizzata con doppi anelli incrocia- trica APS della Menci e da Postfl ight Terra 3D hanno dato esito positivo (II, III, V, VI, VII e XIV). ti, che coprivano un livello di terreno bruno della Sensefl y fi nalizzati alla generazione di Il saggio II (Fig. 11), posto nella parte sotto il quale era stata deposta una piccola ortofoto, DSM (Digital Surface Model), DTM nord-occidentale del Terrazzo 1, ha mo- oinochoe indigena integra. La presenza della (Digital Terrain Model), curve di livello, mo-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 70

Figura 13 – Modello 3D (nuvola di punti RGB) dell’insediamento di Le Rocche (in basso) e piano di volo (in alto).

Figura 14 – Curve cromo-altimetriche (in alto), ortofoto (al centro) con indicazione dell’area di intervento 2014 (box verde) e profilo Est-Ovest (in basso) dell’insediamento di Le Rocche.

Figura 15 – DSM (Digital delli 3D, nuvole di punti, etc., a partire da Surface Model) dell’inse- immagini di prossimità acquisite per mezzo diamento di Le Rocche. di droni. Prima di procedere con la programma- zione del piano di volo (Fig. 13), per avere una buona precisione per il successivo po- sizionamento dei saggi, sono stati battuti 14 punti topografi ci a terra (GPC, ground control point) per mezzo di target poi visi- bili dalle foto aeree. I punti sono stati po- sizionati lungo il perimetro di tutta l’area da rilevare e al centro della stessa. Grazie a questi target, posizionati poi con DGPS, è Figura 16 – Stralcio dell’or- stato possibile garantire una precisione di tofoto con indicazione ± 2 cm in planimetria. dell’area interessata dalle indagini archeologiche Con il volo è stata coperta un’area di circa della campagna 2014 e 43 ha, a una quota di volo di circa 160 mt, (sopra) profilo Nord-Sud. così da avere una defi nizione a terra dell’or- tofoto di 5 cm/pixel (Fig. 14). Sono state uti- generare la nuvola dei punti dell’area (Fig. e, fi ltrando quest’ultimo, il DTM. Dai dati così lizzate e calibrate 148 immagini. In seguito 13), le curve di livello cromo-altimetriche ottenuti è stato possibile estrapolare, grazie al processamento dei dati è stato possibile (Fig. 14), l’ortofoto (Fig. 14), il DSM (Fig. 15) ad altri softwares dedicati, anche profi li

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 anni arrivando spesso a sostituirsi al rilievo 71 con Laser Scanner grazie a costi e tempi di elaborazione molto contenuti. Con l’utiliz- zo della fotogrammetria, ormai affi dabile e speditiva dal punto di vista metrico, in linea con le esigenze di un indagine stratigrafi ca, è possibile ottenere una qualità cromatica più dettagliata e un processamento più veloce fi nalizzato all’ottenimento di serie di imma- gini orientate da utilizzare nello studio degli elevati e della documentazione planimetrica di dettaglio (Caldarelli 2011, Manzetti 2011, Putzolu, Vincezutto 2013). Nel caso in questione, l’acquisizione dei blocchi di immagini secondo il principio Figura 17 – Modello 3D (mesh) delle strutture murarie del Saggio VIII. fotogrammetrico – cioè mantenendo una sovrapposizione tra un fotogramma e l’al- tro dell’80% in orizzontale e del 60-70% in verticale (Fig. 11) - è stata realizzata grazie all’utilizzo di una camera refl ex digitale con ottica a focale fi ssa calibrata (per ridurre al minimo le deformazioni prospettiche), mon- tata su un’asta topografi ca estensibile fi no a 5 m con scatto comandato da remoto e tablet pc con live view. Per l’elaborazione dei dati sono stati uti- lizzati, volutamente come sperimentazione del prodotto più ottimizzante ai fi ni del rilie- vo archeologico, due softwares, AgisoftPho- toscan standard edition, Menci UMap e Menci ZMap, in grado di generare dai diversi foto- grammi che riproducono la superfi cie dello stesso oggetto, nuvole di punti tridimensio- nali analoghe a quelle dei Laser Scanner. Dopo l’acquisizione dei dati sul campo, si è proceduto all’opportuna calibrazione e georeferenziazione del rilievo attraverso il posizionamento di alcuni punti topografi ci – misurati per avere una maggiore precisione (millimetrica) con Stazione Totale Topografi ca Laser – ai fi ni della documentazione metrica di dettaglio. Dalla nuvola di punti – realizzata per ogni saggio di scavo, anche per quelli che hanno dato esito negativo – è stato possibile elaborare ortofoto (Figg. 11-12), sezioni, pro- fi li (Fig. 12), curve di livello, DEM, calcolo di Figura 18 – Modello 3D (nuvola di punti RGB) degli ipogei monumentali volumi (per gli ambienti ipogeici) e modelli 3D con mesh e texture (Fig. 17). (Figg. 14, 16), cartografi a vettoriale e modelli che rappresenta lo standard internazionale Ancora in via sperimentale, è stato anche 3D per rendering. del posizionamento GPS. realizzato il rilievo e il modello 3D di due dei L’ortofoto così ottenuta è stata poi utiliz- sacelli monumentali presenti ai piedi della zata per il posizionamento dei saggi di scavo e 5. IL RILIEVO FOTOGRAMMETRICO 3D DEI Collina Occidentale (Fig. 18). La ripresa foto- delle strutture rupestri (Fig. 16). Quest’ultimi SAGGI DI SCAVO E DEGLI IPOGEI MONU- grammetrica ottimale del monumento ha pre- sono stati posizionati per mezzo di DGPS RTK MENTALI sentato maggiori diffi coltà per la complessità a 72 canali GPS e Glonass doppia frequenza I quattordici saggi di scavo realizzati nel della superfi cie da rilevare che evidenziava che garantisce una precisione di ± 1,5 cm in settembre 2014 sono stati documentati per criticità diverse rispetto ai rilievi planimetrici planimetria e ± 2 cm in altimetria e di Stazio- mezzo di fotogrammetria terrestre fi nalizza- di scavo. Sono state realizzate tre strisciate a ne Totale Topografi ca Laser (precisione di ± 2 ta alla realizzazione di nuvole di punti RGB quote diverse per il prospetto (Fig. 18 in alto) mm in modalità laser) opportunamente posi- (Figg. 11, 18), modelli 3D, ortofoto, piante, e altrettante per ogni parete, tetto e pavimen- zionata per mezzo di control points misurati prospetti e profi li (Figg. 11-12). to di entrambi gli ambienti presenti (Fig. 18 con il DGPS. Tutti i saggi di scavo e le varie In campo archeologico e nel settore dei in basso). Sono state processate circa 260 elaborazioni sono stati georiferiti secondo la beni culturali, il rilievo fotogrammetrico sta fotografi e con risultati apprezzabili sia per proiezione UTM datum WGS84 dal momento conoscendo un grosso sviluppo negli ultimi quanto riguarda il modello 3D texturizzato

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 72 Il rischio geologico nell’area è doppia- mente testimoniato dalla pianifi cazione re- gionale di settore: il “Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.)” e il “Piano di Prevenzione del Rischio Desertifi cazione”. Il P.A.I. (cfr. Carta della Pericolosità e rischio geomorfologico n°44, vedi Fig. 19) prevede per la cresta una fascia a livello di pericolosità P4, cioè molto elevata, sebbene il rischio crollo riguardi prevalentemente il versante Nord della cresta, opposto all’area dei lavori (Fig. 20). Tuttavia, la presenza della pericolosità ha comportato specifi che atten- zioni nei Piani di Sicurezza per l’esecuzione dei lavori: soprattutto l’esclusione dei lavori di prevenzione del rischio desertifi cazione in una fascia di sicurezza di 30 metri dal- la cresta. Tuttavia, quell’area sarebbe stata comunque esclusa dai lavori perché partico- larmente ricca di tombe e vani scavati nella roccia. Figura 19 – Pericolosità e rischio geomorfologico dell’area Non ci si può esimere dal considerare che l’uomo preistorico fosse già conoscitore di quell’ecologia (oggi defi nibile “del paesag- gio”) e consapevole della forza della natura. Abitava luoghi sicuri (grotte, palafi tte) da frane e alluvioni con infrastrutture (sentieri), che si piegavano rispettosamente alla geo- morfologia senza impattarvi. Il paesaggio geoarcheologico non aveva bisogno di “opere di difesa idrogeologica” o di protezione civile. (cfr. Mercadante-Greco-Pirrera). Per questa ragione gli abitanti di C.da Le Rocche non avrebbero comunque utilizzato il versante realmente a rischio crollo elevato ed, infatti, hanno scavato e abitato solo nel versante a minor rischio. Il “Piano di Prevenzione del Rischio De- sertifi cazione” (di cui alla carta della vulne- rabilità del rischio desertifi cazione, redatta dalla Regione Siciliana in scala 1:250.000, approvata con D.A. n.52/Gab dell’11 Aprile 2011) prevede che le aree di maggior rischio siano prevalentemente quelle centro meridio- Figura 20 – Fasce di sicurezza per pericolosità e rischio geomorfologico dell’area di intervento nali della Sicilia (Fig. 21). Il territorio di Pie- traperzia, congiuntamente a quelli di comuni che per gli aspetti metrici. Anche in questo la presenza di tre alture con altezza massima quali Villarosa, Enna, S. Caterina Villarmosa, caso, come per i saggi di scavo, il modello è pari a 555 m. sul livello del mare, separate e Custonaci, è, infatti, Comune di massima stato scalato e montato grazie alla battuta di tra di loro da radure quasi pianeggianti. Tutte vulnerabilità. alcuni punti topografi ci con Stazione Totale le rocce delle alture sono interessate dalla In particolare (Fig. 22) le aree di progetto, Laser. (F.I.) vasta necropoli con tombe a camera, mentre estese circa 11 ettari, sono a livello critico 2 quelle della collina centrale e occidentale e 3, cioè il massimo (“Aree già altamente de- 6. INQUADRAMENTO MORFOLOGICO presentano numerosi vani rettangolari e ci- gradate, caratterizzate da ingenti perdite di DELL’AREA sterne scavate nel banco roccioso come me- suolo dovute alla cattiva gestione del suolo”). L’area dei lavori degli “Interventi di pre- glio precisato nei paragrafi precedenti. I suoli sono quelli tipicamente diffusi sui venzione dei fenomeni di desertifi cazione nel Tutta l’area presenta generali feno- substrati delle Serie Gessoso Solfi fera (Rego- territorio comunale, c/da Le Rocche”, oltre meni di dissesto dovuto prevalentemente suoli e Leptosuoli, della classifi cazione FAO che per il valore archeologico, è da conside- all’erosione che, sebbene ridotti per effetto UNESCO ISRIC 1988). Essi presentano morfo- rare con estrema attenzione per la particolare dei terrazzamenti operati in antico, sono stati logia spesso accidentata, sono giovani e poco morfologia dei luoghi e dei vincoli derivanti aggravati dal rimaneggiamento superfi ciale profondi, giacché evolvono da substrati duri e dalla pianifi cazione di settore. per le coltivazioni agrarie interrotte solo dopo pertanto risentono delle caratteristiche della La cresta rocciosa del sito di “Le Rocche” l’acquisizione delle aree da parte del Comune roccia madre con emergenze di rocce delle allungata in senso Est-Ovest è costituta dal- di Pietraperzia. formazioni geologiche dei Trubi e Tripoli.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 invasive e invasive pericolose per il pae- 73 saggio antico “Lista nera”); 3. COERENZA PAESAGGISTICA ANTICA (ele- menti fisici del paesaggio antico quali morfometria, idrologia, pedologia, clima, etc., beni culturali e di qualità del pae- saggio attuale). Il rispetto di queste coerenze è oltretutto necessario perché gli antichi Romani aveva- no un concetto di conservazione botanica e di evoluzione delle successioni molto più matu- ro dell’attuale. Storicamente l’analisi stazio- nale trova riscontro sin dal I secolo d.C. nel II (2.7.11) dei 12 libri del De Re Rustica di Lucio Giunio Moderato Columella che considerava le piante come indicatori ecologici (libro III°, 11.4-9) e consigliava l’impiego preferenziale delle specie autoctone poiché le piante eso- tiche “non hanno familiarità col nostro suolo e clima locali” (libro III e IV). Anche Virgilio nelle Georgiche concordava e suggeriva il Figura 21 – Carta della vulnerabilità del rischio desertificazione in Sicilia concetto della “distribuzione delle piante in funzione dei fattori ecologici”. In conformità a questi criteri sono state scelte le specie da metter a dimora e dei ter- reni poco fertili2. In Tabella 1 è riportato l’elenco delle 14 “Specie del paesaggio agrario antico” utiliz- zabili coerenti con le coltivazioni odierne e dell’età greca arcaica (es.: mandorli, pistac- chi, olivi, carrubi, etc.) la cui coltivazione era più che probabile nell’area di intervento. A queste sono da aggiungere le 16 “Specie del paesaggio antico per migliorare la biodiver- sità”, alcune di queste (ginestra, fi nocchio selvatico, etc.) sebbene non coltivate veniva- no comunque utilizzate in antico. Tra queste anche la palma nana di cui si ha riscontro diretto proprio nei reperti di C.da Le Rocche. Particolare attenzione è stata posta alle erbacee (graminoidi e non graminoidi) ogget- to di semine, anche perché su alcune di que- ste si è certezza d’uso sin da epoca preisto- rica in Sicilia, e quindi anche a Pietraperzia. Figura 22 – Particolare vulnerabilità del rischio desertificazione per l’area di intervento Alcune piante di queste specie sono state prodotte da germoplasma del sito in apposito 7. INQUADRAMENTO FLORISTICO–VEGE- La scelta delle piante è stata, infatti, vivaio di cantiere che rimarrà per la manu- TAZIONALE DELL’AREA E SCELTA DELLE compiuta in conformità a 3 criteri di coerenza: tenzione del Parco. In particolare sono state SPECIE 1. COERENZA STORICO ARCHEOLOGICA I substrati rocciosi di natura calcarea (elenchi specie da riscontri archeologi- marnosa ospitano una densa prateria ad ci, paleobotanici, da letteratura e fonti reperti archeologici è tale che possono essere: a) Ampelodesmos mauritanicus. Si osserva storiche nel sito e nella regione, specie distruttive oppure b) soggiacenti, modifi cando lo soprattutto sugli spuntoni semirupestri che “Fossili” siciliane); sviluppo radicale senza esser distruttive. si ergono in mezzo alle aree coltivate con 2. COERENZA NATURALISTICA E BIOTECNI- 2 Le specie da trapiantare vanno allevate su suoli numerose xerofi te. Sui litosuoli calcarei o CA (elenchi specie da rilievo floristico, non troppo fertili perché abbiano maggiori possibili- calcarenitici le formazioni ad Ampelodesmos da associazioni vegetazionali esistenti tà di sopravvivenza nella messa a dimora sui terreni mauritanicus sono vicariate dall’Hyparrhe- e potenziali, endemiche o prioritarie, con primitivi: “infatti, se le specie poste su suoli fertili nietum hirto-pubescentis, vegetazione pe- morfometria e biotecnica radicale nota crescono rapidamente, tuttavia al momento del tra- renne sempre di tipo erbaceo appartenente per capacità stabilizzanti e/o rischi per pianto, se vengono poste su suoli peggiori, muoiono 1 e non riescono a crescere” (Nam depositae stirpes anch’essa ai Brachypodietalia phoenicoidis. i reperti , esclusione specie alloctone valido solo quamvis celerit conprehendant atque Le specie da utilizzare sono autoctone e prosiliant, tamen, cum sunt viviradices factae, si appartenenti a quel data base di specie del in peius transferantur, retorrescunt nec adolescere paesaggio antico siciliano. 1 Il comportamento delle radici nei confronti dei queunt, Columella, De Re Rustica, Libro 3,5).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 74 Tabella 1 - Elenco Specie da utilizzare (Specie del paesaggio agrario antico e Specie del paesaggio antico per migliorare la biodiversità) Eleno Specie da utilizzare Specie del passaggio agrario antico Asparagus acutifolius Asparagus albus Capparis spinosa Ceratonia siliqua Ficus carica Olea europea Origanum vulgare Origanum majorana Pistacia vera L. Prunus dulcis (Mill.) Pyrus sp. Rosmarinus offi cinalis Sorbus sp.

Thymus Figura 23 – Versante sub verticale trattenuto da una radice Figura 24 – Esemplare di finocchio selvatico estratto per Altre Specie del passaggio antico di finocchio selvatico misurazioni morfometriche radicali per aumento della biodiversità Ampelodesmos mauritanicus (poiret) Dur et Sch. Artemisia arborescens Asphodelus microcarpus Chamaerops humilis L. Cistus spp. pl. Euphorbia dendroides Euphorbia retusa Foeniclucum vulgare Pistacia terebinthus L. (“Scornabecco”) Pistacia lentiscuc Smilax aspera Spartium junceum L. Quescus sp. Teucrium fruticans Urginea marittima Verbascum sinatum

Tabella 2 - Elenco Specie alloctone e invasive (“Lista nera”) Elenco Specie alloctone e invasive Figura 25 – Conversione specie alloctone e invasive (“Lista nera”) da espiantare Eucalipto, Eucalyptus sp. Tabella 3 - Misure morfometriche apparati radicali Fico d’india, Opuntia fi cus-indica Misure morfometriche cm. Falso pepe, Schinus molle Aromatiche (30.6.14) H P Aep Aip Ir max s sr Thuia, Cupressus thuia Finocchio selvatico, Founiculum vulgare 178 240 102 80 258 5.5 Zabarra, Agave americana Arbustive Perastro, Pyrus communis 210 120 140 75 140 10 12 prodotte (da re invaso di plantule, da talea e Alloctone e Invasive da suddivisione di cespi), piante di Artemisia Falso pepe, Schinus molle 230 90 130 327 260 3.3 arborescens, Euforbia retusa, Asfodelo sp., " 320 40 300 382 230 12 42 Rosmarinus offi cinalis e Capparis spinosa. " 300 60 330 410 350 14 Il vivaio è servito anche per l’acclimatazione delle piante (es. olivi) provenienti da vivai Thuia, Cupressus thuia 150 25 30 40 45 2 esterni. Zabbara, Agave americana 78 60 70 60 72 Le misure morfometriche degli appa- H = Altezza epigea, P = Profondità radicale, Aep = Ampiezza epigea, Aip = Ampiezza radicale, rati radicali sono state eseguite anche per s = spessore colletto, sr = spessore radice principale

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Figura 27 – Perastro a ridosso di muratura prima dell’estrazione per facilitare l’indagine Figura 26 – Misure apparati radicali limitati nello sviluppo dagli strati superficiali marnosi archeologica un esemplare di Foeniclucum vulgare (Fi- propagatesi in un ampio raggio generando per un successivo impianto. Gli esemplari nocchio selvatico) che ha mostrato un ap- altre piante. Per fortuna la diffi coltà dei suo- di amplelodesma rimossi sono stati, invece, parato radicale molto profondo e fittonante. li marnosi non ha permesso grandi sviluppi riutilizzati perché immediatamente suddivisi Il comportamento statico di tale radice è radicali in profondità, ma, al contrario, ha in cespi dopo l’espianto, reinvasati e posti in del tutto simile a quello delle chiodature permesso di metter in miglior luce il piano crescita nel vivaio di cantiere. usate in geotecnica per il consolidamento archeologico e di eseguire diverse misure di pareti verticali e sub verticali, proprio morfometriche degli apparati radicali (vedi 8. SCELTE DELLE TECNICHE E LAVORAZIONI come quella di estrazione della pianta (vedi tabella 3). Tuttavia non si è ritenuto oppor- PREVISTE figure 23 e 24). tuno calcolare gli indici morfometrici di sta- I lavori, rispettosi del valore storico, sono Purtroppo l’area è infestata da 5 specie bilità (cfr. Cornelini, Pirrera, 2008) perché stati fi nanziati dalla Regione Siciliana per alloctone e invasive (vedi tabella 2), dive- gli esemplari espiantati erano spesso di complessivi € 115.850,24 netti cui si aggiun- nute tali soprattutto ad opera dell’uomo. dimensioni notevolmente superiori a quelli gono importi per indagini pedologiche, attua- Per l’incompatibilità con il paesaggio anti- previsti e caratteristici dei protocolli AIPIN; zione misure di monitoraggio, manutenzione, co dei luoghi sono stati così tagliati a raso pertanto il calcolo di tali indici sarebbe stato ma non sono state riconosciute le somme per e devitalizzati alcuni esemplari di eucalipto poco signifi cativo. Per chiarire, ad esempio gli oneri d’assolvimento delle prescrizioni del- ed espiantati diversi esemplari di agavi. tutte le piante del primo terrazzamento, in- la Soprintendenza di Enna (saggi e manuten- Si è quindi applicato il criterio sistematico tercettato lo strato marnoso a profondità già zioni straordinarie delle aree archeologiche) storico-ecologico di espianto delle specie di 40-90 cm si sviluppano radicalmente solo alla quale ha fatto fronte con propri fondi il alloctone e invasive a favore di un impianto in orizzontale spesso con branche radicali Comune di Pietraperzia. sostitutivo di specie del paesaggio antico lunghissime, da 1.72 a 3.4 m (Fig. 26). In La progettazione, e soprattutto la stretta (Fig. 25). questo il calcolo degli indici avrebbe portato collaborazione tra assistenza archeologica e Durante i saggi archeologi, si è inoltre a valori falsati di stabilità per l’eccessiva direzione lavori, le conoscenze morfometriche considerato che l’espianto degli esemplari altezza delle piante a fronte di una profon- degli apparati radicali, hanno dimostrato che alloctoni e invasivi avrebbe, di fatto, costi- dità radicale contenuta. Questi espianti e il rischio archeologico per ciò che non è stato tuito un’opportunità per l’esecuzione di ulte- le loro misure hanno però dimostrato che in ancora rinvenuto, può coesistere con l’otti- riori saggi esplorativi (indiretti per l’arche- quell’area era improbabile che ci potessero ca del restauro archeo-naturalistico anche ologia) dello strato occupato dagli apparati essere reperti archeologici. quando l’obiettivo principale della prevenzio- radicali. Si sono quindi rimossi con estrema In alcuni casi, essendo prevalente ne del rischio desertifi cazione è aumentare la accuratezza nel primo terrazzamento due l’obiettivo del saggio archeologico, si so- copertura vegetale. esemplari di Falso pepe, un esemplare di no pure dovuti rimuovere, e sacrifi care, un Quanto alle tecniche, oltre alle messe a Thuia (piantati in epoca recente) e diver- esemplare di Perastro (giusto a ridosso di un dimora di piante, si preferiscono tutti gli inter- si esemplari di Agave piantati dall’uomo muro dei terrazzamenti superiori, fi g. 27) e venti atti a diminuire l’erosione e quindi (cfr. da più tempo nei terrazzamenti superiori e alcune giovani piante di cappero reinvasate “Universal Soil Loss Equation” - Wischmeier

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Figura 28 – Abaco delle tecniche di bioingegneria antica e riferimenti bibliografici

& Smith) riducendo le pendenze e le lunghez- Gli interventi in muratura a secco replica- sa d’impianto riempita con miscele di terra ze delle pendici con i terrazzamenti, le lunette no quelli rinverditi già realizzati con successo più fertile arricchita di ormoni. per i grandi alberi cui si associano le tecniche per i consolidamenti nell’area archeologica di In alcuni casi, sebbene fosse necessario d’ingegneria naturalistica testimoniate da Cava d’Ispica. intervenire con interventi di stabilizzazione fonti letterarie storiche quali semine, messe Per le messe a dimora delle piante si so- e consolidamento, è prevalso il criterio di a dimora, drenaggi, opere in legno (Fig. 28). no anche applicati i consigli per migliorare non intervento per motivazioni ecologiche Ciò vale anche per le fascine e i drenag- l’attecchimento nelle aree ad alta aridità5 (presenza di nidi di gruccioni), per presenza gi3, per i trapianti di cespi e rizomi4, per le sebbene in chiave moderna utilizzando una di fossili di interesse o perché l’intervento, opere in legno, etc. metodica di piccola perforazione sotto la fos- benché facilmente rimovibile (“retrofi t”), avrebbe insistito su aree di probabile rischio archeologico. (vedi fi g. 29). 5 “Quando si mettono a dimora le piantine, vanno 3 “Sarmentis conexus velut funis informabitur posti accanto, a destra e a sinistra, dei fascetti di 9. MONITORAGGIO DELLE OPERE in eam crassitudinem, quam solum fossae possit paglia del diametro di un braccio, che fuoriescano ….capere”, Columella, De Re Rustica, Libro II, 2.7- Per la verifi ca dell’effi cacia delle opere un poco dalla buca; tramite questi, con poco lavoro, realizzate ai fi ni della prevenzione del rischio 11. “Si lapis non erit, perticis saligneis viridibus in estate si potrà fornire acqua alle radici. Gli albe- contro versus conlatis consternito; si pertica non erit, relli e le piantine radicate vanno messi a dimora in desertifi cazione è previsto un monitoraggio sarmentis conligatis”, Catone, De Agricoltura, 43. autunno, intorno alla prima metà di ottobre”, Cato- per almeno un biennio. 4 “La canna si pianta in una fossa poco profonda ne, De Agricoltura, 28. I risultati attesi sono: lavorata preferibilmente con la vanga. Per quanto sia “Affi nché la zolla non si sgretoli nel trasporto, è - miglioramento del paesaggio vegetale in molto vitale e non rifi uti alcun luogo, si pianta me- opportuno fare una specie di contenitore di rametti coerenza con il paesaggio circostante e le glio nel terreno sciolto che in quello denso, nell’umido di salice legati con vimini in modo che la terra si valenze storiche dell’area; che nel secco, nelle valli che sui pendii, sulle rive dei mantenga aderente.... Prima della messa a dimora, - aumento della copertura vegetale (pro- corsi d’acqua, sui bordi dei sentieri e tra i roveti che occorrerà fare una buca, gettarvi dentro del terreno gressione stimata in circa il 10% l’anno); nel mezzo dei campi. Si può riprodurre un pezzo di arato, purché lo strato superfi ciale sia fertile e pre- - aumento del grado di biodiversità (n° rizoma o una talea o tutto il corpo della canna. Gli oc- parare il letto alle piantine; se nella buca ristagnas- chi, posti a tre piedi di distanza reciproca, in un anno se dell’acqua, bisognerà eliminarla prima di metter- di specie attecchite e n° di specie com- producono canne mature. I rizomi o le canne intere vi la pianta. Poi vi si mettono dei sassi e della ghiaia plessivamente presenti) a partire dalle crescono più lentamente...., ma se le cime sono sotto mista a terra fertile e dopo avere deposto le piante, specie a maggiore resilienza (es.: ampe- terra, tutto imputridisce”, Columella, De Re Rustica, bisogna fare dei tagli intorno alla buca e porvi del lodesmo) con una progressione di almeno Libro IV, 32. letame”, Columella, De Re Rustica, Libro V, 9.8-12. una specie stabilizzata all’anno;

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Figura 29 – Area di non intervento tecnico per prevalenza dell’interesse ecologico e archeologico

- alto grado di attecchimento degli arbusti rina, Gorghi Tondi, Urghi di Pietra Giordano ed cheologia – Il paesaggio antico: interazione messi a dimora (grazie anche alle spe- altre aree archeologiche in una rete (“I giar- uomo/ambiente ed eventi catastrofici” Napoli cifiche azioni già sperimentate mediante dini di Kore”) i cui obiettivi fl oristici mirano 14-16 ottobre 2010 (pag. 127 – 133). MANZETTI M. C. (2011) La modellazione 3D applicata immissione di additivi naturali in fori e a quel restauro del paesaggio antico che è ai Beni Archeologici attraverso la fotogramme- fosse appositamente studiati) con miglio- musealizzazione congiunta di manufatti e tria, Tesi inedita del Master Universitario di II ramento (sino all’80%) delle percentuali vegetazione. Due categorie di valori storici livello in Geotecnologie per l’Archeologia, Uni- di attecchimento rispetto alle condizioni entrambe da preservare. (G.P.) versità degli Studi di Siena. di semplice messa a dimora; PIRRERA G. (Settembre 2011) “Restauro archeo - ritorno nel sito di specie non impiantate RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI naturalistico: gli esempi di Cava d’Ispica e ed autopropagatesi dall’esterno delle cel- ARTA SICILIA (Calvi, Catena, Cibella e. altri 2011) del Lacus Kamerinensis” CAMPUS DI INGE- le di impianto. Carta della vulnerabilità al rischio di desertifi- GNERIA NATURALISTICA “Gestione sostenibile cazione scala 1:250.000 con interventi di ingegneria naturalistica per ARTA SICILIA (2008) Carnemolla S. et al. (2001) Carta il restauro archeo – naturalistico e la riquali- 10. CONCLUSIONI della vulnerabilità al rischio di desertificazione ficazione ambientale” AIPIN Campania – Pro- E’ evidente come l’utilizzo della tecnica in scala 1:250.000 vincia di Avellino - Universita’ di Caserta e fotogrammetrica in indagini archeologiche CALDARELLI D. (2011) ZScan Evo: uno strumento Napoli - ATTI preventive, come quelle condotte a Le Rocche, innovativo per il rilievo 3D in archeologia, Tesi PIRRERA G. (Agosto 2011) “Flora and ancient coniugando la necessità di tempi speditivi con inedita del Master Universitario di II livello in Si- landscape in archaeological sites in Sicily: un alto livello di rigorosità scientifi ca, ha reso stemi Informativi Territoriali e Telerilevamento, methods and cases” 4th World Conference on Università degli Studi di Siena. Ecological restoration – SER (Society for Ecolo- possibile, oltre che l’archiviazione di dati me- CORNELINI P., FEDERICO C., PIRRERA, G. (2008) Arbusti gical Restoration) Merida, 21-25 August 2011 trici oggettivi, tempi di acquisizione dei dati Autoctoni Mediterranei per l’ingegneria natura- Abstract in Acts sul campo molto più brevi rispetto al rilievo listica - Primo contributo alla morfometria de- PIRRERA G. GRECO V. (2010) “Lacus kamerinensis tradizionale manuale, permettendo l’avanza- gli apparati radicali, Azienda Foreste Demaniali e foce dell’Hipparis: illusione o speranza di mento più veloce dei lavori ottimizzati dalla Regione Siciliana - Collana Sicilia Foreste, n° 40 recupero archeo naturalistico per Camarina”, possibilità di procedere ad analisi interpreta- 2008, Palermo,, ISSN 1972-1641, Capitoli 2,4,5, Overview, allegato al n° 24 di Architettura del tive da parte degli archeologi già contempora- Pp. 1-6, 37-58, 223-278, 329-331; pagine 331 paesaggio - Paysage (pag. 435 – 450) GRECO V., PIRRERA G. (2010) - Ingegneria Naturali- PUTZOLU C., VINCEZUTTO D. (2013) Il rilievo delle neamente all’esecuzione dello scavo. stica per il restauro archeonaturalistico: anali- superfici tramite fotogrammetria 3D: dal mi- Per la scelta delle specie utilizzate e delle si del paesaggio antico, morfometria radicale croscavo dei complessi tombali agli scavi in tecniche, il sito di Le Rocche, con Villarosa e e biotecnica per la scelta delle specie storiche open area, in Archeologia e Calcolatori, 24, pp. Custonaci, si unisce a Cava d’Ispica, Kama- idonee.- Atti Convegno “Scienze Naturali e Ar- 355-370.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 78 SANTINO ALESSANDRO CUGNO Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - L’uomo, l’acqua e le “cave” Università di Firenze nel bacino di alimentazione E-mail: [email protected] del torrente Cavadonna (SR): lettura diacronica del paesaggio archeologico ibleo e problemi di stabilità* Man, water and “canyons” in the Cavadonna river basin (SR): a diachronic reading of the hyblean archaeological landscape and problems of stability

Parole chiave (key words): bacino del torrente Cavadonna (Cavadonna river basin), Canicattini Bagni (Canicattini Bagni), Cugno Case Vecchie (Cugno Case Vecchie).

RIASSUNTO1 Nella prima parte del mio contributo luoghi nei quali furono realizzate e in par- Il bacino di alimentazione del torrente prenderò in considerazione le principali ti- te alla disparità delle classi sociali di ap- Cavadonna è un’area di circa 10.000 ettari pologie di insediamenti antropici presenti partenenza: fosse terragne, tombe a forno, che gravita attorno al moderno centro urbano nel comprensorio canicattinese, seguen- arcosoli, camere ipogeiche con la presenza di Canicattini Bagni, a circa 20 km a ovest di do un ottica diacronica a partire dall’età di eventuali baldacchini. Il reimpiego di Siracusa al centro di una vasta zona collinare del Bronzo Antico (2200-1400 a. C. circa), preesistenti tombe a grotticella artifi ciale (362 m s.l.m.) nel margine orientale dell’alto- quando si assiste alla proliferazione di uno protostoriche e di ipogei paleocristiani è fre- piano ibleo. Si tratta di un vasto tavolato cal- degli elementi più caratteristici del paesag- quente negli insediamenti rupestri di epoca careo circondato da una serie di gole profonde gio ibleo: la tomba a grotticella artifi ciale. In medievale (“ddieri”) che si sovrappongono (“cave”), ricche di vegetazione e corsi d’ac- questa sede verranno esposti alcuni risultati ad esse in tutte le “cave” iblee mostrando qua a carattere prevalentemente torrentizio, delle recenti indagini condotte in contrada un nuovo stretto rapporto con il paesaggio e che si alternano ai numerosi speroni rocciosi Cugno Case Vecchie, una necropoli carat- l’ecosistema. che movimentano l’intero paesaggio (“cugni” terizzata dalla presenza di quattro tombe Nella seconda parte, verranno analizzate o “cozzi”) conferendogli un aspetto aspro e monumentali della facies di Castelluccio e lo stato e le condizioni di stabilità e di vul- tormentato. diverse decine di tombe a grotticella arti- nerabilità dell’area archeologica di contrada Lo studio delle dinamiche insediative di fi ciale delle culture successive (Pantalica, Case Vecchie. L’insediamento sorge su uno questo territorio, in relazione ai fattori clima- Cassibile, Finocchito). Le società umane sperone a costituzione calcarea (formazio- tici, morfologici e idrogeologici, ha permesso che diedero vita a questo insediamento, di ne dei Monti Climiti - Calcari di Siracusa), di costruire una visione nuova e più comples- cui sono state rinvenute le tracce in nega- all’interno di un’area delimitata da due sa sui diversi paesaggi archeologici che si tivo delle strutture abitative, praticavano la piccole faglie con andamento NE-SW, a loro sono succeduti nel corso dei secoli nell’alto- caccia e l’agricoltura e dovevano sfruttare volta collegate con l’imponente sistema di piano ibleo, in seguito all’azione combinata le numerose risorse disponibili nel territorio faglie del settore orientale ibleo a direzio- dell’uomo e della natura. (acqua, legname, pietra) e la posizione pri- ne NW-SE. L’analisi e la documentazione di La posizione strategica di quest’area tra vilegiata nel crocevia tra l’area montuosa e alcuni siti-campione sulle pareti rocciose l’entroterra e la costa, il clima favorevole, le il mare. Altro momento peculiare nella for- del Cugno Case Vecchie (le quattro tombe numerose sorgenti d’acqua e le risorse re- mazione del paesaggio archeologico ibleo si monumentali della prima età del Bronzo, peribili all’interno delle “cave” ivi presenti, ha nella Tarda Antichità e nell’Alto Medioevo gli abitati rupestri di epoca medievale) ha funzionali queste ultime anche come rifugio (IV-VIII sec. d.C. circa) quando nel bacino permesso di raccogliere nuovi dati sulle in caso di necessità, rappresentano i princi- del torrente Cavadonna proliferano abitati principali patologie che affl iggono l’area ar- pali fattori alla base della lunga continuità di rurali di varia estensione e tipologia (ville, cheologica (l’azione di fattori ambientali, la vita dal Paleolitico Superiore ai giorni nostri. fattorie, borghi), dotati di chiese, necropo- presenza di folta vegetazione, ecc), le varie li e impianti produttivi, la cui esistenza è tipologie di rischio in atto e quelle potenziali documentabile essenzialmente attraverso i causate sia dalle condizioni naturali sia da * Desidero ringraziare Gioacchino Lena per il monumenti funerari rupestri. Essi possono quelle indotte da mancanza di manutenzio- supporto e l’incoraggiamento manifestati nei miei essere raggruppati in quattro tipologie, le ne, le caratteristiche tecnico-costruttive e i confronti, Giuseppe Libra per i rilievi delle tombe mo- cui forme e dimensioni erano dovute in parte materiali impiegati. In conclusione, alcune numentali di contrada Cugno Case Vecchie e Diego alle caratteristiche della roccia calcarea dei proposte di intervento e di valorizzazione. Barucco per alcuni suggerimenti e consigli. 1

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 ABSTRACT 79 Cavadonna river basin is an area of about 10,000 hectares, surrounding the modern city center of Canicattini Bagni, about 20 km in the west of Syracuse, in the middle of a vast hilly area (362 m asl) in the eastern border of hyblean plateau. It is a vast limestone plateau surrounded by a series of deep canyons (“ca- ve”), rich in vegetation and small streams of water, that is interspersed with numerous rocky hills that move the entire landscape (“cugni” or “cozzi”) giving it a harsh and tor- mented appearance. The study of the dynamics of settlement in this territory, in relation to climatic, morpho- logical and hydro-geological factors, has per- mission to build a new and more complex mo- del about different archaeological landscapes that have taken place over the centuries in the hyblean plateau, owing to combined action of anthropic and natural factors. The strategic Figura 1 – Inquadramento geografico: il bacino di alimentazione del torrente Cavadonna (in giallo l’altopiano ibleo nella location of this area between the inland and Sicilia sud-orientale mentre in rosso i confini comunali; rielaborazione da http://www.sitr.regione.sicilia.it/webgisportal/). the coast, the fertile climate, the numerous water sources and resources available within the local “cave”, the latter also function as a refuge in case of need, are the main factors behind the long continuity of human presence from the Upper Paleolithic period to the pre- sent day. In the fi rst part of my communication will consider the main types of archaeolo- gical traces and human settlements in the canicattinese’s area, following a diachro- nic perspective from the Early Bronze Age (2200-1400 BC), when a more widespread occupation of the area occurs and we are witnessing the proliferation of one of the most characteristic elements of the hyble- an landscape: rocky tombs. I will present some of the new results of recent surveys conducted in the district of Case Vecchie, a necropolis characterized by the presence Figura 2 – Tratto di “cava” in corrispondenza di contrada Bagni (foto di S. A. Cugno). of four monumental tombs of the facies of Castelluccio and several dozen artifi cial ristics of the limestone of the places where analysis and documentation of some sam- rocky tombs of later cultures (Pantalica, they were made and in part to the disparity ple rocky sites in the Cugno Case Vecchie Cassibile, Finocchito). Human societies who of social classes of membership: graves, district (the monumental tomb with pillars occupied this settlement practiced hunting arcosolia, hypogean rooms with tegurium. of the Early Bronze Age, the rocky habits of and agriculture and had to take advantage The reuse of pre-existing prehistorical and the Middle Ages) has allowed us to collect of the many resources available on the ter- early Christian rocky-tombs is common in new data on major diseases that affl ict ritory (water, wood, stone) and the privile- rock dwellings of the Middle Ages (“ddieri”) the archaeological area (the action of en- ged position at the crossroads between the that overlap with them in all hyblean can- vironmental factors, the presence of dense hinterland and the coast. Another peculiar yons and showing a close relationship with vegetation, etc.), the various types of risk in moment in the formation of the hyblean ar- the landscape and the ecosystem. place and those potential caused both by na- chaeological landscape occurs in the Late In the second part of my contribution, tural conditions and by those induced by lack Antiquity and the Early Middle Age (IV -VIII will be analyzed the status and conditions of of maintenance, technical and construction century BC), when in the Cavadonna river the stability and vulnerability of the archae- characteristics and materials employees. In basin proliferate rural settlements of varying ological site in Cugno Case Vecchie district. conclusion, some proposals for intervention size and type (villas, farms, small villages), The rocky settlement is located on a limesto- and management. with churches, cemeteries and production ne spur formation (Monti Climiti - Limesto- units, whose existence is documented pri- nes of Syracuse), in an area bounded by two 1. INTRODUZIONE marily through the rock tombs. They can be small faults with NE -SW trend, connected Il bacino del torrente Cavadonna, in pro- grouped into four types, shapes and sizes with the massive fault system the eastern vincia di Siracusa, si inserisce con sviluppo of which were due in part to the characte- hyblean plateau with NW-SE direction. The est-ovest tra il bacino del fi ume Anapo a nord

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Figura 3 – Principali siti archeologici di età preistorica, antica e medievale del bacino di alimentazione del torrente Cavadonna (rielaborazione da Google Earth).

e il bacino del Cassibile a sud e comprende erosione, che danno origine alla peculiare tenzione da parte di eruditi e antiquari come i bacini idrografi ci delle “cave” Cardinale, orografi a, e di dissoluzione, che determinano Tommaso Fazello, Vincenzo Mirabella e Vito Limmi, Alfano, Monasteri e Cavadonna. Si lo sviluppo di un carsismo più o meno esteso Amico, nonché della locale nobiltà feudale estende per circa 152 kmq dalla contrada all’interno degli ammassi carbonatici (Lentini (Ajello, 1907; Ficara, 2001). Biddiccio (Palazzolo Acreide) fi no alla foce et al., 1987). Nella prima parte della presente relazio- nel Porto Grande di Siracusa e presenta un Lo studio delle dinamiche insediative ne, attraverso una lettura diacronica delle esteso reticolo idrografi co le cui aste fl uviali di età antica e medievale nel bacino di ali- tracce materiali individuate nell’ambito di hanno un regime tipicamente torrentizio (Riz- mentazione del torrente Cavadonna (Cugno, alcune recenti ricognizioni topografi che, za, 2009). Il bacino del torrente Cavadonna, il 2009) ha permesso di costruire una visio- verranno presentate - in maniera necessa- cui percorso è di 30,5 km circa, è suddivisibi- ne più complessa e articolata dei diversi riamente schematica - le principali tipologie le in due porzioni perfettamente differenziate paesaggi storici che si sono succeduti nel di siti archeologici che caratterizzano questo per morfologia, sviluppo e idrografi a: oggetto corso dei millenni in questa porzione dell’al- vasto comprensorio e che hanno dato vita a della presente comunicazione è il bacino di topiano ibleo, in seguito all’azione umana paesaggi del tutto peculiari, frutto dell’inter- alimentazione, cioè la parte più occidentale e al rapporto tra le attività antropiche e i relazione fra l’uomo e i fattori ambientali (cli- corrispondente alla zona collinare gravitante caratteri originari dell’ambiente naturale ma, morfologia, idrografi a). La seconda parte, attorno al moderno centro urbano di Canicat- ibleo. La posizione strategica tra la costa e invece, sarà dedicata all’analisi preliminare tini Bagni (Fig. 1), che si contrappone alla l’entroterra siracusano, il clima mite con ca- dello stato di conservazione e delle condizio- zona pianeggiante ad oriente, corrisponden- ratteri nettamente mediterranei, la presenza ni di stabilità e vulnerabilità di alcuni siti- te invece alla piana di Siracusa-Floridia. Si di numerose sorgenti e la complementarietà campione, cioè le quattro tombe monumentali tratta di un vasto tavolato calcareo circon- di risorse (legname, materiale lapideo, sel- dell’età del Bronzo Antico appartenenti alla dato da una serie di canyon e gole profonde vaggina) reperibili all’interno delle “cave”, necropoli di contrada Cugno Case Vecchie (le cd. “cave”), ricche di specie vegetali e funzionali queste ultime anche come rifugio nell’ex feudo Alfano (Noto). di piccoli corsi d’acqua, che si alternano ai in caso di necessità e di pericolo, rappre- numerosi speroni rocciosi che movimentano sentano i principali fattori alla base della 2. PAESAGGI ARCHEOLOGICI RURALI DALLA l’intero paesaggio (i cd. “cugni” o “cozzi”) lunga continuità insediativa dalla Preisto- PREISTORIA AL MEDIOEVO NEL BACINO DI conferendogli un aspetto aspro e tormentato ria ai giorni nostri (Militello, 2007) (Fig. 3). ALIMENTAZIONE DEL TORRENTE CAVADONNA (Fig. 2). L’acqua, del resto, è un fattore indispensa- Le più antiche fasi di antropizzazione, Per quanto riguarda l’inquadramen- bile per la vita dell’uomo non solo dal punto relative al Paleolitico Superiore e al Neoliti- to geologico, quest’area è costituita da un di vista strettamente biologico ma anche co, sono al momento poco conosciute e do- substrato di rocce carbonatiche del Mioce- per tutte le attività legate all’agricoltura, cumentate prevalentemente da strumenti ne medio-superiore riferibili ai terreni della l’allevamento, l’industria e i trasporti. Per litici provenienti da grotte naturali e ripari “Successione Occidentale Iblea” nei termini tali motivi la maggior parte delle sorgenti sotto roccia (industria dell’Epigravettiano inferiori (Formazione Palazzolo) e a quelli del- nella zona di monte del bacino (tra le più Antico di Canicattini Bagni: Bernabò Brea, la “Successione Orientale Iblea” nei termini importanti si ricordano le sorgenti Paolaz- 1950; Laplace, 1964; Leighton, 1999) e superiori (Formazione Monti Climiti, Calcari a zo, Santolio, Cugno delle Vacche, Cardinale, da rinvenimenti sporadici di superficie, di Clypeaster e molluschi, Formazione di Monte Giardinello), tutte ubicate in tratti di “cava” fatto però ancora inediti. L’attività erosiva Carruba). I caratteri morfologici sono quelli dove sono impostate rilevanti discontinuità e carsica che contraddistingue l’altopia- tipici del settore orientale del Plateau ibleo tettoniche, è stata captata sin dall’Antichi- no ibleo ha determinato la formazione di e sono fortemente infl uenzati dai fenomeni tà mediante acquedotti scavati in galleria enormi cavità naturali che costituiscono connessi all’azione delle acque circolanti e condotte a cielo aperto, che a partire dal le prime tipologie insediative, con tracce in superfi cie e in sottosuolo con processi di XVI secolo hanno suscitato l’interesse e l’at- di frequentazione databili soprattutto tra

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 il Neolitico superiore e l’età del Rame. La la tessitura e la fi latura, ha implicato dei do, allo scopo di evidenziare una particolare 81 popolazione preistorica dell’area del basso cambiamenti nelle strategie di controllo del distinzione sociale all’interno della comunità. corso del Cavadonna ha fatto ampio uso territorio e nei modelli di sussistenza. In Le notevoli dimensioni delle facciate di que- di queste grotte sia come ripari provvisori questa prospettiva, le grotte rappresentano ste tombe monumentali e la posizione stra- o dimore permanenti, che come sepolcreti per le comunità dell’età del Rame una di- tegica all’interno delle necropoli conferivano ove deporre i propri defunti e luoghi dedi- mora sicura per le attività quotidiane (come loro una maggiore visibilità da lontano, una cati ai culti e ai riti sacri (Tiné, 1960-61; testimoniato dalla vasta gamma di utensili caratteristica peculiare che veniva sfruttata Tiné, 1965; Guzzardi, 2002). domestici rinvenuti) e forse anche un luo- come simbolo del potere da parte di gruppi Il recente riesame del materiale arche- go di mercato per piccoli nuclei insediativi sociali emergenti, i quali differenziavano in ologico proveniente dalle grotte preistoriche all’aperto. tal modo le proprie sepolture dall’anonimità del Siracusano, attualmente custodito pres- Con l’età del Bronzo Antico (facies di delle altre (Sluga Messina, 2000; Terranova, so il Museo Archeologico Regionale “Paolo Castelluccio: 2200 - 1400 a. C. circa) la ti- 2008). Alcuni esempi signifi cativi di tombe Orsi” di Siracusa, ha tuttavia fornito nuovi pologia architettonica funeraria della tomba monumentali del Bronzo Antico si trovano nel- e importanti elementi in relazione a crono- a grotticella artifi ciale (Fig. 5), scavata nelle le contrade Passo Ladro (Fig. 6) e Cugno Case logia, destinazioni d’uso e continuità di vita pareti rocciose spesso appositamente spia- Vecchie (Picone, 1972-73; Bruno, 2003). La (Crispino e Cultraro, 2014). La documenta- nate e destinata prevalentemente a sepolture dislocazione dei piccoli villaggi castellucciani zione paleolitica proveniente dalla Grotta collettive, diventerà la traccia antropica più in questo territorio, inoltre, sembra rifl ettere Giovanna (industria epigravettiana evoluta, diffusa all’interno delle “cave” iblee (Tusa, uno sfruttamento intensivo del suolo ed una una lastrina in calcare e 70 blocchi di pie- 1992). Non va trascurato, inoltre, il tentati- economia di tipo agro-pastorale; è plausibile tra con incisioni lineari) sembra suggerire vo di monumentalizzare il prospetto esterno però che essi esercitassero anche un control- una utilizzazione di questo sito tanto come di alcune di esse, mediante la creazione di lo diretto sulle principali “cave” della zona rifugio più o meno temporaneo per attivi- lesene oppure di pilastrini scavati a tutto ton- (Cavadonna, Cava Bagni, Cava Alfano e Cava tà di sostentamento, quanto e soprattutto come luogo per lo svolgimento di funzioni e pratiche di carattere rituale e cultuale. Le poche testimonianze materiali del Neolitico antico e medio (ceramica della cultura di Stentinello) recuperate nella oggi non più esistente Grotta Speciale, ubicata al centro della Piazza XX Settembre a Canicattini Ba- gni, potrebbero invece indicare una occupa- zione non permanente in tale periodo. È solo nella prima età del Rame - rappresentata dall’ampia diffusione della ceramica di San Cono-Piano Notaro - che si assiste ad un notevole incremento del numero di grotte frequentate dall’uomo (Grotta del Conzo, Grotta della Chiusazza, Grotta Genovesi, Grotta del Punteruolo, Grotta Speciale) (Fig. 4). La distribuzione geografi ca di questi siti è probabilmente connessa alle zone preva- lentemente interessate dalla pastorizia che, Figura 4 – Panoramica della contrada Cugno Punteruolo: grotte con giacimenti antropici databili all’età del Rame (foto insieme alle attività ad essa correlate come di S. A. Cugno).

Figura 5 – Tombe a grotticella artificiale dell’età del Bronzo Antico in contrada Cugno Case Vecchie (TD): si tratta di due sepolcri giustapposti con portello quadrato, separati da un finto pilastro sagomato risparmiato nella roccia (foto di S. A. Cugno). La tomba di destra, forse destinata ad un infante, ha doppio sistema di chiusura, pianta circolare, sezione tronco-conica, tetto piano e letto funebre con poggiatesta; la tomba di sinistra è simile ma di Figura 6 – Tomba monumentale a lesene dell’età del Bronzo Antico in contrada Passo Ladro maggiori dimensioni (per adulto?) e nel sistema di chiusura impiega una piccola anticella. (foto di S. A. Cugno).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 82 Cardinale), vere e proprie vie di collegamento naturali tra l’interno e gli insediamenti co- stieri, tramite i quali avvenivano i contatti commerciali e culturali con Malta e l’Egeo. Il cospicuo numero di tombe a grotticella artifi ciale del Bronzo Tardo (facies di Panta- lica Nord: 1250-1050 a. C. circa) concentrate nel Cugno Case Vecchie (Fig. 7), all’incirca un centinaio di sepolcri con camere funerarie a pianta circolare o ellittica, sezione tronco- conica ed ingressi a doppia o triplice cornice e privi di vestibolo (Cugno, 2011a), sem- brerebbe testimoniare un fi tto popolamento anche in questa fase; la scarsa documenta- zione attualmente disponibile, tuttavia, non consente di fare una valutazione di caratte- re più generale sulla densità e distribuzione della popolazione della fase fi nale dell’età del Bronzo nel bacino di alimentazione del Cava- Figura 7 – Tombe a grotticella artificiale dell’età del Bronzo Tardo in contrada Cugno Case Vecchie (foto di S. A. Cugno). donna. Come in molte altre necropoli iblee del Medio e Tardo Bronzo (contrada Favarot- ta, Cava Ispica, Cava Prainito, Cava Grande di Rosolini, ecc), anche nel Cugno Case Vec- chie ci troviamo di fronte all’utilizzazione e al prolungamento di sepolcri relativi alla pre- cedente cultura castellucciana. Rispetto alle necropoli castellucciane in cui generalmente si preferiva scavare tombe in bassi gradoni di roccia e, in linea di massima, sempre nella parte bassa della parete, per la tarda età del Bronzo invece risulta evidente una differente organizzazione distributiva a due o tre fi lari sovrapposti e sfalsati per evitare di indebo- lire la roccia. Questa disposizione “a scac- chiera” presente nel Cugno Case Vecchie caratterizza, infatti, anche altre necropoli del Medio e Tardo Bronzo come Pantalica Nord, Cassibile, Dessueri, ecc (Albanese Procelli, 2003; Libra, 2006). Il record archeologico messo in luce nelle cavità naturali e nei ripari sottoroccia Figura 8 – Antico acquedotto di Cavadonna: particolare del tratto 1 in galleria e particolare del tratto 3 a vista (da: Guzzardi siracusani (Crispino e Cultraro, 2014) ha e Aprile, 2006, figg. A-D). evidenziato l’occupazione di alcune grotte anche nell’antica età del Bronzo (Grotta del Punteruolo, Grotta della Chiusazza) e la lo- ro trasformazione in luoghi di sepoltura e di culto (Grotta Monello, Grotta Palombara a Melilli), molto probabilmente perché situate vicino agli insediamenti all’aperto. Per quan- to riguarda la media età del Bronzo, l’insie- me delle ceramiche della cultura di Thapsos proveniente dalla Grotta di Canicattini II (di ubicazione ignota al pari della Grotta di Canicattini I che ha restituito la già citata industria dell’Epigravettiano antico) sembra suggerire l’utilizzo di questo sito per scopi funerari (sepolture ad enchytrismos). Nello stesso periodo vi è traccia di una presenza occasionale da parte delle comunità locali anche nella Grotta della Chiusazza e nella Grotta del Conzo, forse per fi nalità legate al culto o di carattere sepolcrale, che continua Figura 9 – Antico acquedotto di Cavadonna: planimetria generale su ortofoto (elaborazione di L. Aprile). però anche durante la tarda età del Bronzo. La

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Figura 10 – Carta della Sicilia romana con l’indicazione delle principali ville e complessi termali conosciuti (da: Wilson, 1990, p. 212, fig. 173). frequentazione di alcune grotte (Grotta della quedotto del Vallone di Cavadonna (Guzzardi parsa e diffusione di due nuovi elementi: la Chiusazza, Grotta Speciale, Grotta del Pun- e Aprile, 2006; Guzzardi, 2009) (Figg. 8-9), è tecnica costruttiva a secco, con grandi conci teruolo), verosimilmente per scopi di natura la datazione degli impianti originari poiché appena sbozzati, detta “megalitica” (Messi- religiosa, perdurerà in pratica fi no ad epoca Greci e Romani utilizzavano spesso analoghi na e Di Stefano, 1997) e piccoli ipogei sepol- storica (materiali ceramici di età classica, impianti di conduzione e ciò può determi- crali con al loro interno tombe monumentali ellenistica e tardorepubblicana). nare l’assenza di caratteristiche distintive a baldacchino (Fig. 11). Le differenti forme e Per quanto riguarda l’età greca e roma- (è un caso molto frequente soprattutto per dimensioni delle architetture funerarie (fos- na, le principali testimonianze materiali sono le gallerie); inoltre bisogna valutare l’im- se, arcosoli, complessi ipogeici, baldacchini) rappresentate da modeste necropoli a fossa patto di successivi interventi di riparazio- presenti nelle necropoli paleocristiane cani- sub divo e aree di dispersione di frammenti ne, sostituzione e trasformazione effettuati cattinesi di Cozzo Guardiole, S. Giovannello, fi ttili (località Masseria Bagni, Cugni di Cas- nel corso dei secoli (Wilson, 2000). Ad ogni Cugno Martino, Stallaini, Bagni, Santolio, ecc saro, Pianette: Bernabò Brea, 1956; Curcio, modo, alcune strutture di questo tipo rifor- erano dovute in parte alle caratteristiche del- 1960), pertinenti verosimilmente a fattorie o nivano d’acqua le lussuose ville con annessi la roccia calcarea dei luoghi nei quali furono piccoli borghi rustici la cui esistenza è lega- termali di epoca romana imperiale portate realizzate e in parte alla disparità delle clas- ta soprattutto al passaggio dell’antica Via alla luce da Francesco Saverio Cavallari e si sociali di appartenenza (Führer e Schultze, Acrense, che metteva in comunicazione la da Paolo Orsi nelle contrade Cava Cinque 1907; Carracchia, 1999; Cugno, 2012) (Fig. metropoli siracusana con la sua sub-colonia Porte e Cugno Martino (Fiorelli, 1879; Orsi, 12). Tipiche di questa porzione dell’area iblea, di Akrai (Mirisola e Polacco, 1996; Uggeri, 1905; Wilson, 1990; Portale, 2005): questi ad esempio, sono le tombe ad arcosolio con 2004), e alla produzione agricola facilitata importanti complessi residenziali molto pro- arca trasversale (note anche come “siculo-bi- dai terreni fertili e dalle abbondanti risorse babilmente costituivano il centro di riferi- zantine”) che, a differenza dei più tradizionali idriche. In questo territorio, come già accen- mento di latifondi più o meno estesi ubicati, arcosoli con il lato lungo a vista, occupano nato in precedenza, è ben attestata anche rispettivamente, nella porzione meridionale spazi più ristretti e non erano espandibili (Fig. la presenza di numerosi antichi canali e ac- e settentrionale del bacino di alimentazione 13). La maggior parte degli ipogei funerari è quedotti: essi vennero realizzati in epoche e del Cavadonna (Fig. 10). costituita da piccoli ambienti con un ridotto con modalità differenti e dovevano incana- In età tardoantica e altomedievale (IV-IX numero di sepolcri al loro interno ed è ricon- lare le acque delle varie sorgenti locali ver- sec. d. C.) la distribuzione degli insediamenti ducibile ad una committenza privata; carat- so Siracusa e i villaggi rurali circostanti. Il rurali nell’altopiano acrense si fa ampia e tere comunitario aveva, forse, la catacomba problema principale, come nel caso dell’ac- capillare (Arcifa, 2001) e si assiste alla com- maggiore di Cozzo Guardiole: ipogei di questo

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Figura 11 – Ipogeo paleocristiano con tomba monumentale a bal- dacchino in località Teste Mozze nell’ex feudo Cavasecca (foto di A. Mangiafico). Figura 12 – Tombe a fossa sub divo della necropoli paleocristiana di Cavasecca (foto di S. A. Cugno).

Figura 13 – Tombe ad arcosolio con arca trasversale (cd. “siculo-bizantine”) della necropoli Figura 14 – Tombe monumentali a baldacchino della necropoli paleocristiana di Cozzo paleocristiana di S. Giovannello (foto di S. A. Cugno). Guardiole (foto di S. A. Cugno).

tipo hanno impianto regolare e «si sviluppano scarto di livello; nel caso di un solo scavatore, tomba a grotticella «sicula») e gli abitati lungo uno o più corridoi e sono caratterizzati invece, i segni del piccone procedono in una in grotta di epoca medievale (i cd. ddieri), da una struttura aperta, nel senso che è pos- sola direzione partendo tutti da destra verso dando vita ad un vero e proprio palinsesto in sibile continuare lo scavo ad oltranza secondo sinistra o viceversa. La lisciatura delle pareti “negativo” di momenti storici e culturali di- le esigenze della comunità» (Rizzone, 2008). veniva fatta sempre con il piccone o la maz- versifi cati nel tempo, che mostrano un nuovo Per realizzare una tomba a baldacchino zetta a taglio, senza dare colpi ma passando e stretto rapporto con il paesaggio e l’ecosi- (Agnello, 1957; Cavallaro, 2004), il terzo ele- più volte sulla parete in modo da abradere la stema circostante. Si tratta di agglomerati mento distintivo del paesaggio archeologico superfi cie. di grotte, spesso articolati in più vani e su di questo comprensorio insieme ai sepolcri L’ultimo elemento caratteristico del pa- più livelli e destinati ad un uso promiscuo protostorici a grotticella artifi ciale e agli esaggio archeologico del bacino di alimen- e polifunzionale degli spazi (attività dome- antichi acquedotti, occorreva avere a dispo- tazione del torrente Cavadonna è costituito stiche, ricovero di animali, ecc), diffi cili da sizione una parete rocciosa libera all’interno dagli insediamenti rupestri (Cugno, 2011b). datare con precisione a causa della lunga della camera funeraria: i fossori tracciavano Nelle numerose balze del terrazzo canicat- continuità di vita, che arriva in alcuni casi al centro uno dei lati del tegurio e successiva- tinese, alle preesistenti tombe a forno e a fi no a tempi molto recenti, e della mancanza mente provvedevano a scavare ai due fi anchi, camera dell’età del Bronzo e del Ferro si di dati di scavo stratigrafi co (Uggeri, 1974; uno a destra e uno a sinistra, di quello che sovrappongono spesso, senza soluzione di Santangeli Valenzani, 2011). I complessi sarà il nuovo sepolcro monumentale (Fig. 14). continuità, le necropoli ipogeiche paleocri- abitativi rupestri potevano sfruttare cavi- Tale modo di procedere lasciava sulle pareti stiane (in contrada Cugno Case Vecchie, ad tà naturali, strutture murarie costruite in segni evidenti dei picconi che avanzavano per esempio, una fossa campanata è stata rica- elevato addossate ad una parete rocciosa incontrarsi e anche tracce nel soffi tto con uno vata all’interno della cella sepolcrale di una parzialmente scavata oppure ambienti ipo-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 a cropoli preistorica a grotticella artifi ciale è 85 stata profondamente alterata e trasformata nel Medioevo in abitato rupestre dotato di silos per le derrate alimentari, cisterne per la raccolta dell’acqua e ambienti per il culto e la preghiera (Fig. 15). Carraie e scale rispar- miate nella roccia, ancora oggi molto ben conservate, attraversano i pianori parallela- mente al corso delle “cave” per poi scendere nei fondovalle al fi ne di consentire un age- vole approvvigionamento idrico e un facile collegamento tra le varie strutture rupestri. Alcune di esse possono essere riferite ad una destinazione di tipo religioso (ad esempio le chiese di S. Maria, Bibbinello e S. Marco, il battistero di Petracca: Agnello, 1952; Mes- b c sina, 1979; Giglio, 2002; Rizzone e Sammito, 2011) mentre altre rimandano ad impianti di carattere artigianale e “industriale” (fran- toi, palmenti, concerie, tintorie, apiari, ecc. in località Cugno Case Vecchie, Cardinale, Bibbinello: Distefano, 1995; Messina, 2008; Cugno, 2011b) favoriti dai vantaggi della prossimità dell’acqua e della disponibilità delle materie prime (Fig. 16).

3. PROBLEMI DI STABILITÀ NELLE AREE ARCHEOLOGICHE: IL CASO-STUDIO DEL- LE TOMBE MONUMENTALI DELL’ETÀ DEL BRONZO ANTICO DI CONTRADA CUGNO CASE VECCHIE L’area archeologica di contrada Cugno Case Vecchie nell’ex feudo Alfano, ubicata in territorio di Noto ma a soli 2,5 km a nord-ovest Figura 15 – Insediamento rupestre di Cava Lencino (foto di S. A. Cugno): a) panoramica della necropoli preistorica tra- sformata in complesso abitativo in epoca medievale; b) croce incisa sull’ingresso di un vano destinato a luogo di culto; di Canicattini Bagni (I.G.M. 1:25.000, F. 274 III c) antico sentiero scavato nella roccia. S.O.) e con una estensione di 90 ettari circa, è stata oggetto di recenti indagini nel corso delle quali è stata individuata una impor- tante necropoli protostorica (Cugno, 2011a; Cugno, 2013), caratterizzata dalla presenza di quattro tombe monumentali della facies di Castelluccio e diverse decine di tombe a grotticella artifi ciale delle culture successive (in particolare quelle di Pantalica e Finocchi- to); nello stesso sito sono state documentate anche numerose strutture abitative rupestri di epoca medievale (Cugno, 2011b) (Fig. 17). Il sito archeologico di contrada Cugno Ca- se Vecchie occupa uno sperone a costituzione calcarea (Formazione dei Monti Climiti - Cal- cari di Siracusa), all’interno di un’area deli- mitata da due piccole faglie con andamento NE-SW, a loro volta collegate con l’imponente sistema di faglie del settore orientale ibleo a direzione NW-SE. La base nei fondovalle, invece, è caratterizzata dalla Formazione Figura 16 – Antico frantoio rupestre in contrada Santolio (foto di S. A. Cugno). di Palazzolo (Serravalliano-Tortoniano) che nella zona di Case Vecchie è costituita da gei ricavati artifi cialmente. In quest’ultimo zo e il riadattamento di grotticelle funerarie calcareniti bianco-giallastre più o meno te- caso, tali escavazioni venivano realizzate “sicule” e/o di sepolcri ipogei paleocristia- nere sovente in grosse bancate (Fig. 18). I completamente ex novo oppure, seguendo ni. Un esempio particolarmente interessante gruppi umani che occuparono questo cozzo una pratica abbondantemente testimoniata ma ancora inedito si trova nella Cava Len- e le piccole “cavette” circostanti dovevano in tutto l’altopiano ibleo, mediante il riutiliz- cino, all’interno della quale una piccola ne- sfruttare le notevoli risorse idriche a dispo-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 86 naturali sia da attività antropiche (Marino, 2009; Marino, 2013). Delle quattro tombe monumentali del- la prima età del Bronzo di contrada Cugno Case Vecchie, soltanto le tre tombe a lesene T1-T3 si trovano in discrete condizioni di conservazione (Figg. 19-21): nonostante evidenti tracce di erosione da parte del vento e dell’acqua e alcuni interventi di manomissione (tutte le tombe in questione sono state violate già in antico e spesso utilizzate come ricoveri temporanei fino a periodi abbastanza recenti), gli elementi decorativi del prospetto esterno sono facil- mente leggibili e la struttura architettonica non risulta essere compromessa. L’azione erosiva è causata principalmente dall’ac- qua piovana esterna e dall’acqua di perco- lazione interna che pervade la porosità del calcare. L’erosione provocata dall’acqua piovana rende smussata e priva di angoli vivi la roccia sulla quale è stata realizzata la tomba; l’erosione da porosità interna, al contrario, si manifesta attraverso la fora- tura delle pareti. Per quanto riguarda l’e- rosione eolica, invece, gli effetti sono più limitati e interessano le tombe monumen- tali a lesene perché hanno una maggiore esposizione essendo collocate in alto sulle pareti delle «cavette»; tali effetti si mani- festano con una serie di strutture concave simili a delle piccole coppelle. La tomba a pilastrini T4 isolata al centro della Cava dell’acqua alla base del vallone mostra, invece, condizioni di conservazione mediocri: l’architettura funeraria, nel suo complesso, è molto danneggiata ed in parte irrimediabilmente compromessa (dei sette originari pilastrini a tutto tondo del pro- spetto si conservano soltanto i resti di due); la lettura degli ornamenti della facciata è possibile solo attraverso una ricostruzione basata sui pochi elementi residui e la do- cumentazione grafi ca acquisita (Fig. 22). La posizione abbastanza protetta e ripara- ta giustifi ca la quasi totale assenza, sulla Figura 17 – Carta di distribuzione dei siti archeologici di contrada Cugno Case Vecchie nell’ex feudo Alfano (da: Cugno, fronte esterna della tomba T4, delle tipiche 2013 modificata). strutture concave dovute all’erosione eolica; piuttosto signifi cativi, viceversa, sono gli sizione (signifi cativo, al riguardo, il toponimo ridionale del Cugno Case Vecchie - rifl ette effetti dell’erosione causata dall’acqua sia locale Cava dell’acqua) e la posizione pri- inoltre una caratteristica tipica delle socie- piovana che di percolazione interna. Questi vilegiata nel crocevia tra l’area montuosa e tà castellucciane, cioè quella di occupare il fattori di degrado favoriscono la prolifera- quella costiera. territorio mediante la realizzazione di diversi zione di attacchi biologici e, in modo parti- La presenza eccezionale di quattro tom- piccoli nuclei abitativi capannicoli al fi ne di colare, la presenza concentrata di una folta be monumentali della facies di Castelluccio poter meglio sfruttare le aree da destinare vegetazione spontanea. La natura calcarea in contrada Cugno Case Vecchie sembra in alla coltivazione ed al pascolo, ma anche per della parete rocciosa su cui è stata realiz- qualche modo indicare la coesistenza nel la raccolta dei frutti spontanei e l’approvvi- zata la tomba a pilastrini T4 e la sua par- Bronzo Antico di più clan e famiglie domi- gionamento idrico. Lo studio di queste tombe ticolare ubicazione rendono tale struttura nanti, anche se può essere legata ad un monumentali ha permesso altresì di racco- architettonica soggetta a fratturazione sia fattore cronologico, di gusto architettonico gliere alcuni dati preliminari sulle principali per eventi sismici sia per erosione chimica diffuso o ad altri elementi che al momento patologie che affl iggono questi siti archeo- ma sopratutto per effetto delle piante, che ci sfuggono. La loro disposizione - tre nel logici e le varie tipologie di rischio in atto si insinuano con le radici nei giunti delle settore settentrionale e una in quello me- e potenziali, causate sia dalle condizioni piccole fratture e le espandono; spesso le

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 87

Figura 18 – Carta geologica relativa al territorio occupato dall’area archeologica di Cugno Case Vecchie nell’ex feudo Alfano (rielaborazione dal Piano Paesaggistico della Provincia di Siracusa:http://bca.regione.sicilia.it/ptpr/Docs/Ambito1417SR/CARTOGRAFIA/Analisi/01_geologia.pdf).

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Figura 19 – a) Fronte della tomba monumentale a lesene T1 - “Efisio Picone” della necropoli dell’età del Bronzo Antico di contrada Cugno Case Vecchie. b) Pianta, prospetto e sezione (foto di S. A. Cugno; disegni di G. Libra). piante utilizzano anche le stesse forature mente la maggiore minaccia naturale alla caci interventi di restauro e manutenzione, da percolazione interna, che diventano in conservazione di quasi tutte le tombe mo- sono destinate a causare il totale disfaci- questo modo una base d’appoggio iniziale numentali castellucciane dell’intera area mento della struttura in un immediato fu- per ulteriore penetrazione all’interno della iblea (si veda, ad esempio, anche la tomba turo. A questi fattori vanno aggiunti i rischi roccia. a lesene di Passo Ladro). Nel caso della legati alle azioni antropiche, quali gli atti L’infiltrazione e il ristagno delle acque tomba a pilastrini di Case Vecchie, infatti, di vandalismo, gli incendi di origine dolosa meteoriche nelle fratture presenti nelle la proliferazione di vegetazione spontanea che colpiscono frequentemente queste aree superfici rocciose, che provocano e favori- ha causato la formazione di profonde ed boschive e i danni causati da visitatori oc- scono l’attacco di tipo biologico, è probabil- estese fratturazioni che, in assenza di effi- casionali e tombaroli.

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Figura 20 – a) Fronte della tomba monumentale a lesene T2 della necropoli dell’età del Bronzo Antico di contrada Cugno Case Vecchie. b) Pianta, prospetto e sezione (foto di S. A. Cugno; disegni di G. Libra).

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Figura 21 – a) Fronte della tomba monumentale a lesene T3 della necropoli dell’età del Bronzo Antico di contrada Cugno Case Vecchie. b) Pianta, prospetto e sezione (foto di S. A. Cugno; disegni di G. Libra).

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Figura 22 – a) Fronte della tomba monumentale a pilastrini T4 della necropoli dell’età del Bronzo Antico di contrada Cugno Case Vecchie. b) Pianta, prospetto, sezioni e ipotesi rico- struttiva (foto di D. Barucco; disegni di G. Libra).

In conclusione, per una razionale pro- patrimonio di informazioni così acquisito, AGNELLO G. (1957), Rilievi strutturali e sepolcri gettazione e realizzazione di efficaci inter- oltre ad essere una preziosa fonte di co- a baldacchino nelle catacombe di Sicilia, in venti di tutela, gestione e valorizzazione noscenza storica, sarà propedeutico alle Actes du V Congrès International d’Archéolo- della necropoli di Cugno Case Vecchie sono necessarie operazioni di restauro, messa gie Chrétienne (Aix-en-Provence, 13-19 sep- indispensabili una preliminare valutazione in sicurezza e manutenzione ordinaria e tembre 1954), Pontificio Istituto di Archeolo- gia Cristiana, Città del Vaticano-Paris, pp. di carattere geologico, al fine di stimare la straordinaria, presupposti imprescindibili 291-301. stabilità del territorio, la sicurezza dei pen- per una corretta conservazione e fruizione AJELLO S. (1907), Canicattini-Bagni (monografia), dii e la regimentazione delle acque, e l’ana- di questi siti archeologici (D’Agostino et al., Società editrice del “Dizionario Illustrato dei lisi accurata delle caratteristiche materiali 2009). Comuni siciliani”, Palermo 1907 (ristampa As- e tecnico-costruttive di questi manufatti sociazione Amici de “La Voce di Canicattini”, archeologici allo stato di rudere e dei fattori BIBLIOGRAFIA Canicattini Bagni 2007). che ne hanno determinato l’origine, l’utiliz- AGNELLO G. (1952), L’architettura bizantina in Si- ALBANESE PROCELLI R. M. (2003), Sicani, Siculi, Elimi. zo, l’abbandono e la parziale distruzione. Il cilia, Firenze. Forme di identità, modi di contatto e processi di

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 trasformazione, Longanesi, Milano, pp. 56-76. FICARA V. (2001), Genesi e sviluppo di una terra feu- PICONE E. G. (1972-73), Contributi per la topografia 89 ARCIFA L. (2001), Tra casale e feudo: dinamiche in- dale nel netino: Canicattini Bagni, in F. BALSAMO, archeologica del Siracusano, in Archivio Storico sediative nel territorio di Noto in epoca medieva- V. LA ROSA (a cura di), Contributi alla geografia Siracusano, n.s., II, pp. 61-74. le, in F. BALSAMO, V. LA ROSA (a cura di), Contributi storica dell’agro netino. Atti delle Giornate di PORTALE E. C. (2005), Sicilia, in E. C. PORTALE, S. alla geografia storica dell’agro netino. Atti delle Studio (Noto, 29-31 maggio 1998), I.S.V.N.A., ANGIOLILLO, C. VISMARA, Le grandi isole del Me- Giornate di Studio (Noto, 29-31 maggio 1998), Rosolini, pp. 223-243. diterraneo Occidentale. Sicilia Sardinia Cor- I.S.V.N.A., Rosolini, pp. 159-200. FIORELLI G. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 90 ANGELO LEOTTA geologo, Geoverticale srl Rilievo geostrutturale e laser E-mail: [email protected] scanner presso la Grotta dei FILADELFO LA ROSA ingegnere, Geoverticale srl Cordari, Latomie del Paradiso (SR) E-mail: [email protected] Geostructural and laser scanner survey in Cordari Cave, Latomies of Paradise (SR)

Parole chiave (key words): geostrutturale (geostructural), laser scanner (laser scanner), geomeccanico (geomechanics).

RIASSUNTO L’indagine Laser Scanner è composta di Our study, aimed at an eventual consoli- Il sito in studio, tra i più noti al mondo, 12 Stazioni, ubicate sia all’interno che all’e- dation project and the reopening of the site, presenta peculiari caratteristiche di stabilità sterno della grotta, la cui unione ha generato consists of two different types of approach, dei fronti rocciosi, alterati nei millenni sia una nuvola complessiva di 165 milioni di pun- integrated with each other for a more com- a causa di fenomeni naturali che interventi ti distribuiti uniformemente lungo le superfi ci prehensive analysis: a geostructural relief antropici. della grotta e che ricostruiscono, con preci- performed by geologists in the rock wall Impostata come cava di blocchi di cal- sione millimetrica, la geometria della stessa. climbers, a high accuracy laser scanner sur- care per l’edifi cazione della Magna Grecia, la La realizzazione della TIN (Triangular Irregular vey for a point estimate of the volumes and a Grotta dei Cordari, ed in genere l’area delle Network) della superfi cie della grotta, ha dato three-dimensional representation of detected Latomie del Paradiso, è stata utilizzata con precise informazioni di carattere geometrico discontinuities. diverse fi nalità, quali carceri, insediamento e volumetrico. L’integrazione con i dati del By analyzing geological structure, four produttivo per la realizzazione di corde, teatro, Rilievo Geostrutturale ha quindi permesso main families of discontinuities have been ecc. Da qualche decennio è chiusa alla frui- di modellare i piani di scivolamento/ribalta- detected, identifi ed through a statistical zione turistica per il rischio di crolli all’interno mento dei volumi rocciosi unitari più critici analysis of more than 100 measurements della grotta e nelle aree ad essa prospicienti. potendone così determinare le volumetrie al from the wall with the compass Clar. These Il nostro studio, fi nalizzato ad un even- fi ne di dimensionare le opere di consolida- families identify potential unstable blocks tuale progetto di consolidamento e riapertu- mento: inoltre ha consentito una valutazione with a volume of about 1mc rocky unit and a ra del sito, consta di due diverse tipologie di delle aree di pericolosità all’interno del sito, probable mechanism to overturn. In front of approccio, integrate tra loro per un’analisi rappresentate in una planimetria che da l’i- the cavity, which is dominated by an overhan- più esaustiva: rilievo geostrutturale in pare- dea precisa di un possibile percorso di frui- ging rock wall about 40m high, a large portion te rocciosa eseguito da geologi rocciatori e zione della grotta. of rock jutting out of one of the entrances of rilievo laser scanner ad alta precisione per Lo studio eseguito vuole essere un contri- the cavity is particularly delicate for a pos- una stima puntuale dei volumi in gioco e buto alla diffi cile problematica di intervenire sible consolidation, as it develops a volume una rappresentazione tridimensionale delle con invasive opere di consolidamento laddove of about 300mc. In the remaining part of the discontinuità rilevate. la peculiarità del sito non consente di ma- entrance area, no particular problems have Con l’analisi geostrutturale sono state nomettere l’esistente, proponendo il giusto been registered. In the past, in the same rilevate quattro famiglie principali di di- compromesso tra fruizione e conservazione site, we conducted a monitoring campaign scontinuità, individuate grazie ad un’analisi sostenibili, in sicurezza, ed il rispetto di mo- with instruments placed in the wall, which statistica su più di 100 misure rilevate in numenti naturali che da centinaia di anni did not mention any particular problems of parete con la bussola di Clar. Tali famiglie testimoniano la storia delle nostre genti. instability. individuano dei potenziali blocchi instabili The laser scanner survey is composed con un volume roccioso unitario di circa 1mc ABSTRACT of 12 stations, located both inside and out- ed un probabile cinematismo a ribaltamento. The site in the study, among the most side the cave, whose union has generated Nell’area antistante la cavità, dominata da famous in the world, presents peculiar cha- a cloud of 165 million points evenly spaced una parete rocciosa strapiombante alta circa racteristics of the stability of rock faces, alte- along the surfaces of the cave and that re- 40m, un’ampia porzione di roccia aggettante red over the millennia both from natural phe- construct, with pinpoint accuracy, the geo- su uno degli ingressi della cavità risulta par- nomena and anthropological interventions. metry of the same. The realization of the TIN ticolarmente delicata per una eventuale opera The Rope Makers Cave, set as the quarry of of the surface of the cave, has given precise di consolidamento, poiché sviluppa un volu- limestone blocks for the construction of Ma- geometric and volumetric information. The me di circa 300mc. Nella restante parte della gna Grecia, and in general the area of Lato- integration with the Geo-structural Survey zona di ingresso, non sono state riscontrate mies of Paradise, has been used for several has enabled us to model planes of sliding / particolari criticità. In passato, nello stesso purposes, such as prisons, production plant tilting of the most critical clusters so that sito, avevamo condotto una campagna di mo- for the manufacture of ropes, theater etc.. For we are able to determine the volumes in or- nitoraggio con strumentazione posizionata in several decades, it has been closed to tourism der to calculate the consolidation works : it parete, che non aveva segnalato particolari due to the risk of collapse in the cave and in has also allowed an assessment of the ha- problematiche di instabilità. areas facing it. zard areas within the site represented in the

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 91

Figura 1 – Inquadramento geologico del sito (da: Lentini F. et Al. 1983) plant and by means of a video clip, drawn carbonatica, parzialmente cementata, e ricca up by prominent laser scanning, which of- di frammenti organogeni. fers the idea of a possible path of fruition Dai dati di letteratura è possibile inqua- of the cave. drare la litologia suddetta nell’oligo-mioceni- The study carried out is intended as a con- ca Formazione dei monti Climiti, in particolare tribution to the diffi cult problem of interve- nel membro dei calcari di Siracusa: biolititi ning with invasive consolidation works where algali con rodoliti e resti di coralli coloniali; the peculiarity of the site does not allow us tipicamente rappresentate da facies biocalci- to tamper with the existing, but fi nding the ruditiche discretamente cementate. Il periodo right balance between sustainable use and deposizionale del litotipo risale all’intervallo conservation, safety and respect for natural di età Aquitaniano÷Serravalliano (fi g. 1). monuments that for hundreds of years have witnessed the history of our people METODO DI ACQUISIZIONE DEI DATI La raccolta dei dati utili ai fi ni dell’ese- INQUADRAMENTO GEOLOGICO DEL SITO cuzione dell’indagine geostrutturale relativa L’ammasso roccioso oggetto di studio è alle porzioni di ammasso roccioso oggetto di ubicato all’interno del perimetro urbano della studio è avvenuta mediante numerose discese Città di Siracusa, nell’area archeologica del- su corda da parte del geologo rocciatore (fi g. le Latomie del Paradiso, a ridosso del Teatro 2), nel corso delle quali si è operato rilevando Greco, in contiguità con la più famosa grotta tutte le discontinuità riscontrabili in parete, denominata l’ “Orecchio di Dionisio”, ad una per caratterizzare al meglio la struttura geo- quota altimetrica di circo 40 m s.l.m. Topo- meccanica dell’ammasso roccioso, mediante Figura 2 – Geologo rocciatore durante le operazioni di ac- grafi camente il sito è individuato nella Carta una successiva analisi statistica. quisizione dati geomeccanici Tecnica Regionale n° 646120. E’ stata utilizzata una metodologia “a fi - Il sito indagato ricade nel settore orientale nestra”, ispezionando aree di parete rocciosa apertura, persistenza, riempimento, rugosità, dell’Avampaese Ibleo, in particolare nel do- a forma di triangolo di altezza circa 20m e parametri di resistenza. I dati relativi alle di- minio siracusano. Dall’esame macroscopico base 5m, misurando tutte le discontinuità scontinuità sono stati presi con una bussola del litotipo affi orante si riconosce una roccia presenti in quell’area, in termini di giacitura, di Clar per rilievo strutturale, e secondo le

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 92

Figura 3 – Rappresentazione dei poli delle discontinuità, delle curve di isodensità e dei poli Figura 4 – Rappresentazione delle ciclografiche e dei poli caratteristici delle famiglie di caratteristici delle famiglie di discontinuità individuate. discontinuità individuate.

procedure I.S.R.M. (International Society for tro famiglie si intersecano reciprocamente PROVE DI LABORATORIO Rock Mechanics, 1978) e riprese in Ercoli L. creando diversi volumi rocciosi unitari. Le Al fi ne di determinare le caratteristiche (1981). Quando possibile è stata rilevata l’a- discontinuità appartenenti alle famiglie 1 e geotecniche dell’ammasso roccioso, sono pertura, misurata in millimetri, la persistenza 3 sono coniugate tra loro, e rappresentano stati effettuati campionamenti in zone ocu- e la spaziatura, in metri, la tipologia e l’even- la risposta dell’ammasso roccioso ad una latamente scelte. Utilizzando la tecnica del tuale presenza di materiale di riempimento sollecitazione di compressione in ambiente carotaggio continuo, sono stati eseguiti tre all’interno di ciascuna discontinuità, nonché fragile. La famiglia 2, subparallela al fronte, sondaggi superfi ciali della lunghezza di 1 me- il numero e il tipo di terminazioni delle discon- risponde al detensionamento dell’ammasso, tro. I campioni così ottenuti (S1, S2, S3) sono tinuità. Un esame statistico dei dati raccolti, scollando via via porzioni deteriorate. Le di- stati, successivamente, portati e analizzati in con il programma della Geostru Software “Geo scontinuità appartenenti alla famiglia 4, a laboratorio. La scelta dell’esatta ubicazione Mechanical Survey”, che consente il calcolo basso angolo, rappresentano piani di rottura dei sondaggi, ha tenuto conto di molteplici automatico dei poli delle superfi ci di discon- disposti in modo suborizzontale, talvolta a fattori tra cui la rappresentatività del cam- tinuità fornendone la proiezione stereografi ca franapoggio. L’insieme delle 4 famiglie di pione. I campioni S1 e S2 sono stati prelevati in diagrammi di Schmidt (emisfero inferiore), discontinuità determina volumi di roccia nella “zona superiore” del sito in prossimi- ha consentito di identifi care le famiglie di di- prismatici. Fratture di ordine inferiore, non tà del teatro greco mentre il campione del scontinuità rappresentative dell’ammasso identifi cabili con le famiglie sopra descrit- sondaggio S3 è stato prelevato nella “zona roccioso. te, complicano il quadro fessurativo e defi - inferiore” nei pressi dell’Orecchio di Dionisio. niscono volumi di roccia più piccoli, e dalle Tutti i sondaggi sono accuratamente occultati ELABORAZIONE DEI DATI geometrie irregolari. dalla vegetazione al fi ne di ridurre l’impatto Nel diagramma in fi g. 3 si riconoscono Dal quadro complessivo delle fratture visivo. Le prove di laboratorio hanno messo tutte le famiglie rilevate, dove i poli delle presenti sul fronte roccioso si evince che i in luce che tra i due sondaggi della “zona discontinuità sono ben concentrati nel dia- principali blocchi disarticolati e di maggiori superiore” del sito non esiste una marcata gramma, a meno di alcuni poli dispersi non dimensioni, sono imputabili principalmente differenza; mentre si evidenziano differenze riconducibili a specifi che Famiglie. I poli all’intersezione delle famiglie di discontinuità tra i due sondaggi della “zona superiore” con rappresentati sono l’insieme di 106 misure 1-2-3 e la giacitura delle pareti. quello della “zona inferiore”. Da un primo di giacitura rilevate in campagna; il metodo E’ presumibile che il ciglio lungo tutto il studio visivo si può affermare che si tratta utilizzato per ricercare la distribuzione della fronte che sovrasta gli ingressi della grotta di rocce carbonatiche di colore variabile da densità dei poli è quello messo a punto da sia soggetto nell’insieme ad un lento ribalta- biancastre a giallastre a granulometria va- Denness B. (1972) In base agli istogrammi mento, evidenziato anche dalle discontinuità riabile da arenitica a ruditica (funzione dei di frequenza i dati sono stati suddivisi in fa- rilevate sul piano soprastante, ed accentua- differenti eventi deposizionali) e discreta- miglie, individuando i valori di demarcazione to localmente dalla morfologia a sbalzo, che mente cementate. Le analisi di laboratorio nel fl esso della curva (Bruno G., 2012) che lo sottopone ad una maggiore sollecitazione (tab. 1) condotte hanno rivelato che la com- con il calcolo modale, sono state riassunte gravitativa. Nell’insieme la roccia si presen- posizione dei campioni S1 e S2 è prevalente- in quattro coppie di valori caratteristici, ri- ta alterata, intensamente decolorata e con mente calcitica con una frazione dolomitica portate anche nella rappresentazione con le riempimenti siltoso-argillosi delle fessure: (ankerite) mentre la composizione del cam- ciclografi che. ciò testimonia una maggiore aggressione da pione S3 è esclusivamente calcitica. Il peso Nella fi gura 4 sono rappresentate le prin- parte delle acque circolanti, La superfi cie di specifi co reale è perfettamente in linea con cipali famiglie di discontinuità con le relati- fratturazione si presenta non lineare e scabra quello delle rocce carbonatiche: circa 26 KN/ ve ciclografi che e poli caratteristici. Le quat- per l’intera lunghezza. m3. Un dato molto variabile nei tre campioni è

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 Tabella 1 – Sintesi delle prove di laboratorio 93 CAMPIONE: S 1 S 2 S 3 Roccia sedimentaria di colore Roccia sedimentaria di colore Roccia sedimentaria di colore variabile da biancastro a variabile da biancastro a giallastro a struttura clastica, giallastro a struttura clastica, giallastro a struttura clastica, con granuli di taglia variabile con granuli di taglia variabile con granuli di taglia arenitica, da arenitica fi ne a ruditica fi ne, da arenitica fi ne a ruditica fi ne, discretamente cementata discretamente cementata discretamente cementata Analisi diffratometrica Raggi X - UNI EN 932-3 Calcite 80% Ankerite 20% Calcite 75% Ankerite 25% Calcite 100% Massa Volumica Apparente ASTM D 1188 ; UNI 1949 kg/m3 - 19,12 kN/m3 1880 kg/m3 - 18,45 kN/m3 2337 kg/m3 - 22,92 kN/m3 EN 1936 Peso Specifi co reale ASTM D854 2699 kg/m3 - 26,47 kN/m3 2715 kg/m3 - 26,62 kN/m3 2678 kg/m3 - 26,26 kN/m3 Porosità (CNR 4 - art. 15) 27,75% 30,71% 12,70% Contenuto naturale acqua ASTM D2216 12,70% 0,20% 3,40% Assorbimento acqua a pressione atmosferica 14,43% 13,80% 2,75% UNI EN 13755-2002 Determminazione della trazione indiretta (Racc. 4 MPa 0,88 MPa 3,63MPa ISRM - ASTM D3967) Resistenza a compressione monoassiale 11,043 MPa 11,345 MPa 30,700 MPa Modulo di Young tangente assiale 24674 MPa 32492 MPa 83159 MPa Modulo di Young tangente radiale 151492 MPa 149845 MPa 236253 MPa Coeffi ciente di Poisson 0,16 0,22 0,35 Modulo di Young secante assiale 24674 MPa 31869 MPa 85277 MPa Modulo di Young secante radiale 148188 MPa 162074 MPa 264652 MPa Coeffi ciente di Poisson 0,2 0,2 0,32 Modulo di Young medio assiale 28195 MPa 30408 MPa 84341 MPa Modulo di Young medio radiale 149365 MPa 1508158 MPa 238349 MPa Coeffi ciente di Poisson 0,19 0,22 0,35 la porosità. È stata determinata una porosità lometria che è risultata essere leggermente si rocciosi con un fl usso di dati pressoché con- del 27,75% per il campione S1, del 30,71% superiore nel campione S3. tinuo; nell’applicazione specifi ca su grotte o per il campione S2 e del 12,70% per il cam- cave di notevoli dimensioni, come nel caso in pione S3. La causa di questi valori così varia- RILIEVO LASER SCANNER questione, migliora notevolmente la classifi - bili, è da attribuire al fenomeno dell’erosione La scansione laser rappresenta oggi la cazione delle emergenze, la visione spaziale e per carsismo a cui tali rocce sono sottoposte nuova frontiera per il rilievo e per le analisi d’insieme, nonché agevola la lettura dei dati che agisce in maniera differente di luogo in tecniche del territorio. L’utilizzo di scanner rilevati mediante indagini dirette integrando luogo in funzione delle diverse condizione di laser d’alta precisione da terra, sviluppato il modello tridimensionale con essi. circolazione idrica e esposizione dell’ammas- inizialmente per studi di tipo industriale, so roccioso. Per quanto riguarda le proprietà solo ultimamente sta evolvendo verso appli- ANALISI A SCANSIONE LASER meccaniche dei campioni analizzati, le prove cazioni sul territorio, dove vengono utilizzati Data la notevole irregolarità spaziale di laboratorio, hanno ancora una volta messo Laser Scanner a lunga gittata. Le caratteri- della grotta e la presenza di macrofratture di il luce una diversifi cazione tra le due zone del stiche che hanno fatto di questa tecnologia grande entità, si è ritenuto suffi ciente effet- sito. Il parametro più rappresentativo di tale una nuova frontiera nel settore dei rilievi tuare le scansioni con una maglia di punti differenziazione è la resistenza a compressio- geostrutturali sono: la capacità del laser di misurati con passo non inferiore al centimetro ne monoassiale: si passa da valori di circa prelevare una grandissima quantità di dati, nella porzione interna della grotta e nel fron- 11 MPa per i campioni S1 e S2 della “zona in tempi relativamente brevi; la possibilità te esterno ed a 10 cm nell’estradosso della superiore” a 30,700 MPa per il campione S3 di acquisire misurazioni uniformemente di- stessa. della zona inferiore. Anche dal confronto dei stribuite, a prescindere dalle condizioni di Le operazioni in situ si sono svolte me- valori dei moduli di Young o dei coeffi cienti di stabilità ed accessibilità dei luoghi; la pos- diante l’utilizzo di un Laser Scanner Stonex Poisson, calcolati 3 volte per campione come sibilità che tale tipo di rilievo dà in termini X300 a tempo di volo avente una portata mas- da protocollo, si evince questa differenza tra di localizzazione, classifi cazione e caratte- sima di 300 m ed una risoluzione di 37 mm le due zone. Basta osservare, a titolo d’esem- rizzazione delle discontinuità e delle emer- a 100 m (Fig.5). pio, i valori del modulo di Young tangente genze individuate lungo la parete rocciosa in Complessivamente, sono stati misurati radiale per notare questa diversifi cazione tra sinergia con i metodi classici di rilevamento circa 165 mln di punti. L’unione, la registra- zone: 151492 MPa per S1, 149845 MPa per eseguiti mediante misure dirette dai geologi zione e la georeferenziazione delle scansioni S2 e 236253 MPa per S3. Questa netta diver- rocciatori (Slob S. et Al., 2002). La scansione ha prodotto un DTM dell’oggetto (Fig.6), che sifi cazione tra zone potrebbe essere dovuta laser, infatti, produce un modello numerico ha presentato un errore variabile tra di 3,0 alle differenti caratteristiche locali come ad tridimensionale (points cloud) che è in grado e 5,0 cm. esempio l’esposizione (che incide sul grado di di documentare le principali caratteristiche Durante la fase di post-processing, la alterazione), il contenuto d’acqua e la granu- geometriche e geomorfologiche degli ammas- nuvola è stata sfoltita con risoluzione di 10

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 94 punti al m2, ed è stata realizzata una mesh triangolare generale (modello geometrico) sulla quale sono state individuate, in manie- ra preliminare, le porzioni rocciose instabili (Sgrenzaroli M., 2005).

ANALISI VOLUMETRICA DI PORZIONI IN- STABILI L’implementazione delle misure rilevate in parete mediante tecniche alpinistiche con le analisi laser scanner ha evidenziato la neces- sità di procedere con un analisi di dettaglio su di un blocco posto in prossimità del ciglio superiore sull’ampia apertura della grotta, per determinarne, con adeguata accuratezza, il volume generato da un possibile distacco. Le analisi geometriche sono state realiz- zate a partire dal rilievo a scansione laser, individuando su di esso la porzione roccio- sa instabile. La generazione della mesh di Figura 5 – Operazioni di rilievo in parete dettaglio è stata ottenuta attraverso uno

Figura 6 – Viste del modello numerico complessivo

Figura 7 – Scheda Masso con i dati geometrici riassuntivi della porzione instabile

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 95

Figura 8 – Rilievo laser scanner con aree di impatto - Interno grotta sfoltimento preliminare della nuvola origi- do il metodo degli indici (Parise M. et Al., ale dei blocchi dipende da numerosi fattori, nale con una densità di punti compresa tra 2004), semplifi cato e riadattato allo studio sia a livello geometrico che geomeccanico. 200 e 300 punti/m2. Il modello DTM dell’area in questione al fi ne di valutare un percorso di Ne deriva che l’unica soluzione possibile per instabile è stato suddiviso in due differenti fruizione della grotta stessa. L’area oggetto valutare correttamente le distanze massime mesh appartenenti a due differenti Layer, in di studio è stata suddivisa in 145 celle ret- percorse dai blocchi consista nell’utilizzo di modo da individuare con precisione la linea tangolari di 25 m2 per le quali viene calcolato un approccio di tipo statistico. di separazione tra masso instabile e parete. l’indice di probabilità tramite l’assegnazio- Valutata la dimensione tipo dei blocchi In seguito, è stato individuato e tracciato ne di punteggi. La mappa è stata generata per ciascuna cella, le traiettorie percorse in maniera fedele, mediante i dati rilevati in attraverso la valutazione di alcuni fattori di e la massima distanza di percorrenza so- parete e l’interpolazione dei punti afferenti instabilità riscontrati all’interno della grotta; no state ricavate dalle elaborazioni svolte alle discontinuità principali rilevate dal laser sono stati scelti 5 parametri che controllano con Georock 2D. Grazie all’approccio di tipo scanner, il piano di scivolamento del blocco il processo di caduta dei blocchi rocciosi dalla statistico del modello di simulazione ado- instabile. (BARNOBI L. et Al. 2009) volta: perato, CRSP (Colorado Rockfall Simulation Si è proceduto quindi al calcolo del volu- 1) Stato di alterazione della superficie Program) messo a punto da Pfeiffer e Bowen me, mediante software operante in ambiente rocciosa; (1989), le traiettorie ottenute sono quelle Cad. 2) Moto dei blocchi; con maggiore probabilità di accadimento in Il calcolo si basa sulla sovrapposizione di 3) Massima distanza raggiunta – frequenza caso di distacco di un blocco dalle pareti roc- coppie di triangoli, ciascuna coppia è forma- dei punti di arresto; ciose e dalla volta. Nel caso dei crolli dalla ta da un triangolo del modello di riferimento 4) Altezza di rimbalzo; volta dell’interno della grotta, si è modellata (costituito dalla superfi cie del masso) ed un 5) Deposito di materiale da crollo. una caduta libera verticale con distanze di triangolo del modello di progetto (costituito La scelta dei parametri elencati è stata percorrenza del blocco funzione dell’energia dal piano di scivolamento). fatta sia sulla base delle considerazioni su raggiunta all’impatto. Il programma analizza tutto il modello esposte, che sulla base dei dati acquisiti. Nelle fi gure 8 e 9 è rappresentata la re- esaminando una coppia di triangoli alla vol- stituzione del rilievo con scansione laser, con ta e valutando per ciascuna di esse i valori di STATO DI ALTERAZIONE DELLA SUPERFICIE ROCCIOSA la rappresentazione di alcune delle aree per volume e di superfi cie. La determinazione di Tale parametro caratterizza lo stato di le quali sono stati calcolati i punti di impatto questi valori avviene scomponendo in trian- compattezza della porzione rocciosa instabi- sul suolo. goli “secondari” il poligono derivante dalla le presente nella cella e serve a valutare il sovrapposizione dei triangoli. possibile sgretolamento del blocco in caduta ALTEZZA DI RIMBALZO Per ogni coppia di triangoli è calcolato al momento dell’impatto. Come nel caso delle traiettorie, anche il dettaglio del volume compresi tra le due l’altezza di rimbalzo rispetto al piano di cal- superfi ci di riferimento e che nell’insieme ci MOTO DEI BLOCCHI pestio può essere ottenuta in ciascun punto da il volume complessivo del masso oggetto In base ai punti di distacco individuati nel delle traiettorie, grazie alle elaborazioni di di indagine. I risultati ottenuti dalle indagini rilievo a scansione laser è stato suddiviso in Georock 2D. sulla porzione instabile sono stati riassunti “rotolamento” o “crollo”. nella Scheda Masso 1 (Fig. 7). DEPOSITO DI MATERIALE DA CROLLO MASSIMA DISTANZA RAGGIUNTA – FREQUENZA DEI Il rilievo a scansione laser e le analisi in CONSIDERAZIONI OPERATIVE PUNTI DI ARRESTO situ hanno permesso di valutare per ciascuna La mappa di probabilità di crollo, dell’in- Il tipo di problema affrontato è molto cella la presenza di materiale che ostacole- terno della grotta, è stata redatta utilizzan- complesso, in quanto il comportamento re- rebbe il moto di rotolamento dei massi.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 96 Tabella 2 – Tabella dei pesi e degli indici di pericolosità A ciascun parametro sono stati asse- Parametro Peso Indice di pericolosita Ip gnati un peso e degli indici di pericolosità alto 0,5 con i relativi punteggi parziali (Ip) per la determinazione dell’indice di probabilità Stato di alterazione della superfi cie rocciosa Pa 2 medio 2 di crollo. basso 3 Il punteggio totale Ip e il relativo indice di rotolamento 1 probabilità di crollo, per ciascuna cella, è sta- Moto dei blocchi Pb 1 crollo 2 to calcolato mediante la seguente formula: 0-5 m 1 Successivamente, l’indice di probabilità di crollo Ip tot è stato suddiviso in tre classi Massima distanza raggiunta – frequenza arresto Pd 1,5 5-10 m 2 di probabilità e a ciascuna area con egual >10 m 3 classe di probabilità è stato attribuito un 0-0,2 m 0,5 colore di riferimento, ed il risultato è stato Altezza di caduta libera Pc 2 0,2-1 m 2 rappresentato in fi g. 10, ove si può osserva- >1 m 3 re come la zona a scarsa probabilità (colore verde) sia continuativa immediatamente da presente 1 Deposito di materiale da crollo Pm 1 dopo l’ingresso sud-ovest della grotta sino al assente 2 passaggio alla successiva Grotta del Salnitro. Osservando la fi gura 10, al di fuori Ip tot Indice di probabilità dell’ingresso sud-ovest, ci troviamo al di di crollo sotto di quella porzione di parete rocciosa 2-10,5 0-5% in cui non sono stati riscontrati particolari Ip tot = Pa * Ipa + Pb * Ipb + Pd * Ipd + Pc * Ipc + Pm * Ipm 11-15,5 5-70% aree di immediato rischio, ma la presenza di discontinuità poco persistenti e piuttosto 16-20,5 70 - 100% diffuse fa sì che piccole porzioni di roccia possano staccarsi anche da altezze eleva- te, ed essere di grande pericolosità per il passaggio sottostante: una striscia di rete metallica paramassi ancorata in parete, per una larghezza di non più di 3,00 m e per tutta la lunghezza della parete, potrebbe ri- solvere il problema: sicuramente sarebbe di forte impatto considerato il sito in questione. Altra soluzione potrebbe essere una sobria tettoia, magari in legno, lunga un paio di metri, per consentire in sicurezza l’avvicina- mento all’ingresso della grotta. In alterna- tiva bisognerebbe pensare ad una continua manutenzione del tratto di parete rocciosa di riferimento, eliminando innanzitutto la ve- getazione presente, ed operando un disgag- gio leggero, ma periodico e continuativo, dei piccoli massi disarticolati. All’interno della grotta basta muoversi nella zona perimetrata con il colore verde per avere una condizione di rischio prossima allo zero: si potrebbe ipotizzare un percorso ob- bligato con una doppia direzione di andata e ritorno, girando intorno al secondo pilastro nella parte a nord-est della grotta, oppure passando alla successiva Grotta del Salnitro, dalla quale si potrebbe uscire nello spiazzo antistante con condizioni di sicurezza proba- bilmente più soddisfacenti. Intervenire per declassifi care da rosso a verde la zona dell’ingresso nord-est della Grotta dei Cordari è senz’altro possibile, ma occorrerebbe un investimento più cospicuo: innanzitutto bisognerebbe intervenire con ancoraggi profondi per stabilizzare il bloc- co a sbalzo di quasi 300mc, denominato M1, le cui caratteristiche geomeccaniche Figura 9 – Rilievo laser scanner con aree di impatto - Ingresso Sud Ovest sono riassunte in fi gura 7. Inoltre sareb-

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Figura 10 – Mappatura con classi di probabilità di crollo be necessario eliminare in modo defi nitivo ingressi alla Grotta dei Cordari. Il ribaltamen- ca degli ammassi rocciosi per la progettazione tutte le piante che si affacciano sia nella to dei blocchi può divenire piuttosto probabile ingegneristica. Ed. D. Flaccovio volta che nella parete rocciosa soprastante, in caso di intense piogge o di azione sismica, DENNESS B. (1972) A revised method for contouring compreso il pino che si affaccia sul ciglio. o altre sollecitazioni dovute ad attività antro- stereograms using variable curvilinear cells. Geol. Mag. Vol. 109, Number 2, 1072, pagine La parete rocciosa sovrastante la porzione piche nelle zone limitrofe. 157-163 destra dell’ingresso nord-est è interessata In particolare nella zona sopra l’ingres- ERCOLI L. (1984) Fenomeni di dissesto e processi di dalla presenza di blocchi prossimi al metro so nord-est è stata individuata una porzione alterazione nelle latomie di Siracusa – Rappor- cubo in procinto di crollo, ed inoltre è ca- rocciosa con volume di quasi 300,00 mc, a to di ricerca, dic. 1984, ric. N. 598, Università ratterizzata da una diffusa alterazione ed sbalzo, per la bonifi ca della quale necessi- di Palermo, Istituto di Ingegneria geotecnica e ovviamente dalla presenza delle famiglie di tano chiodature profonde opportunamente mineraria discontinuità precedentemente descritte. La dimensionate. I.S.R.M. (1977) Suggested method for determining bonifi ca di una parete rocciosa così defi nita Per una fruizione della grotta in sicurez- the uniaxial compressive strength of rock mate- rial. Document n. 1, marzo 1977 prevedrebbe una rete metallica ancorata al za, sono state valutate le probabilità di crollo LENTINI F. et al. (1983) Carta Geologica della Sici- corpo roccioso e magari irrobustita con pas- desunte dai dati del rilievo geomeccanico lia Sud-orientale, scala 1:100.000. Ist. Scienze saggio di funi ad incrocio sulla rete. ed elaborate nel rilievo tridimensionale con della Terra Università di Catania, E.M.S., C.E.E. scansione laser: è stata dunque redatta una PARISE M., CALCATERRA D., DE LUCA TUPPUTI SCHINOSA CONCLUSIONI planimetria con un potenziale percorso “in si- F. (2004) Rockfall stability assessment at the Sono state individuate sui fronti roccio- curezza” all’interno della grotta, consentendo western slope of the Camaldoli Hill (Naples, si 4 famiglie principali di discontinuità, due l’accesso al sito con un impatto molto conte- Italy), Conference: IX International Symposium on Landslides, Volume: 1 delle quali coniugate fra loro. Dal quadro nuto di denaro e di infrastrutture, facendo sì PFEIFFER T.J. & BOWEN T.D. (1989) Computer simu- complessivo della fratturazione si evince che che il visitatore possa godere del sito muo- lation of rockfalls, Bull. Ass. Engineering Ge- i principali blocchi disarticolati e di maggiori vendosi su un preciso percorso delimitato che ologists, 26(I) dimensioni, sono imputabili principalmente si snoda da una parte all’altra della grotta. SGRENZAROLI M. (2005) Cultural heritage 3d recon- all’intersezione delle famiglie di discontinuità struction using high resolution laser scanner: 1-2-3 e le pareti rocciose del pendio. BIBLIOGRAFIA new frontiers data processing, CIPA 2005 XX International Symposium, 26 September Tali fratture, classifi cabili con classe di BARNOBI L., LA ROSA F., LEOTTA A., PARATORE M. (2009) SLOB S., HACK R., TURNER A. K. (2002) An approach to Analisi geomeccanica e di caduta massi trami- apertura “molto aperte”, possono generare automate discontinuity measurements of rock masse lapidee interamente disarticolate. Il te rilievo geostrutturale con geologi rocciatori e faces using laser scanning techniques, ISRM meccanismo di innesco più probabile è co- Laser Scanner 3D, GdiS Scientific Books di G. International Symposium on Rock Engineering stituito da fenomeni di crollo o ribaltamento Cafaro, Palermo for Mountainous Regions – Eurock 2002, Fun- e conseguente crollo sull’area antistante gli BRUNO G., (2012) – Caratterizzazione geomeccani- chal, Portogallo

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MATERIALI E TECNICHE PER LA COSTRUZIONE E IL RESTAURO DI BENI ARCHEOLOGICI E MONUMENTALI 100 MARIA FRANCESCA ALBERGHINA ECOX di M. Alberghina & C, via Dante Alighieri, 51 Prime evidenze analitiche – 93015 Niscemi, CL www.ecoxdiagnostica.it per una ricostruzione diacronica E-mail: [email protected] SERENA RAFFIOTTA dell’uso del colore a Morgantina* archeologo, ricercatore indipendente https://independent.academia.edu/serenaraffiotta First analytical evidence for a diachronic E-mail: [email protected] reconstruction of the use of color at Morgantina SALVATORE SCHIAVONE S.T.Art-Test di S. Schiavone & C, via Stovigliai, 88 – 93015 Niscemi, CL www.start-test.it Parole chiave (key words): Morgantina (Morgantina), policromia (polychromy), indagini non invasive E-mail: [email protected] (non-invasive diagnostic investigation).

RIASSUNTO1 ABSTRACT ced by ultraviolet light, in order to ensure the La futura restituzione al Museo Arche- The forthcoming return to the Archeolo- meaningfulness of the analytical results on ologico di Aidone di una testa maschile in gical Regional Museum of Aidone of a poly- pictorial layers identifi ed as original surfa- terracotta policroma trafugata da Morgan- chrome terracotta male head clandestinely ces, avoiding certainly the areas affected by tina, appartenente a una statua di culto di excavated at Morgantina, belonging to an conservative treatments. The investigations dimensioni naturali raffi gurante il dio greco Hellenistic life size cult statue of Hades, leads have provided the fi rst evidence for the iden- Ade, ha sollecitato la revisione delle nume- us to revise the many polychrome archaeolo- tifi cation of chemical marker useful to trace rose testimonianze archeologiche “a colori” gical fi nds from the site in the heart of Sicily, a diachronic reconstruction about the use of provenienti dal sito nel cuore della Sicilia, with the aim of highlighting the important role color, that so far has never been systemati- con l’obiettivo di evidenziare l’importante of polychromy - usually neglected, sometimes cally treated. ruolo della policromia - spesso trascurato, a unknown - in ancient fi gurative arts. So recen- volte sconosciuto - nelle arti fi gurative anti- tly we started an interesting and innovative 1. IL CONTESTO ARCHEOLOGICO DI RIFERI- che. Ciò ha dato avvio recentemente ad un multidisciplinary research project, aimed to MENTO: UN SITO MONUMENTALE NEL CUO- interessante ed innovativo progetto di ricer- identify pictorial materials on some fi nds from RE DELLA SICILIA. ca multidisciplinare mirato all’individuazione Morgantina and to understand the technical Morgantina è un sito archeologico di vaste dei materiali pittorici sui reperti provenienti aspects linked to the craft production of dimensioni (circa 80 ettari è l’area interes- da Morgantina e alla comprensione degli both pigments and polychrome objects. This sata dai ritrovamenti) nel cuore della Sicilia, aspetti tecnici connessi alla produzione ar- project has scheduled a non-invasive diagno- ricadente all’interno del territorio comunale di tigianale sia dei pigmenti che dei manufatti stic investigation by using X-Ray Fluorescen- Aidone, piccolo paese montano di fondazione policromi. Tale progetto ha previsto la realiz- ce (XRF) analyses. The outcomes obtained on normanna in provincia di Enna. zazione di indagini diagnostiche di tipo non four polychrome archaic antefi xes belonging Distante pochi chilometri dalla ben più invasivo mediante analisi di fl uorescenza a to the Archaeological Museum of Aidone col- nota villa romana del Casale di Piazza Arme- raggi X (XRF) su quattro antefi sse policrome lection are here presented. The data obtained rina, in un contesto naturalistico di straor- arcaiche appartenenti alla collezione del Mu- by XRF have been supported and integrated by dinaria bellezza fortunatamente ancora oggi seo Archeologico Regionale di Aidone, di cui observations in the visible fl uorescence indu- incontaminato, il sito custodisce i monumen- in questa sede si presentano gli esiti. I dati ottenuti tramite XRF sono stati affi ancati ed integrati dalle osservazioni di fl uorescenza nel visibile indotta da illuminazione ultravio- letta, al fi ne di assicurare la signifi catività dei risultati analitici sulle stesure individua- te come originali, escludendo con certezza le aree interessate da trattamenti conservativi. Le indagini eseguite hanno fornito le prime evidenze per l’individuazione di elementi marker utili per intraprendere una ricostru- zione diacronica circa l’uso del colore, fi nora mai sistematicamente affrontata.

* I paragrafi 1-5 sono a fi rma di Serena Raffi otta; i paragrafi 6-7 sono a fi rma di Maria Francesca Alber- ghina e Salvatore Schiavone. Le immagini allegate al testo sono pubblicate su con- cessione dell’Assessorato Regionale per i Beni Cultu- rali e l’Identità Siciliana – Museo Regionale di Aido- ne, che ne vieta ulteriori riproduzioni o duplicazioni.1 Figura 1 – Morgantina (Aidone, Enna). Panoramica dell’agorà di età greca ellenistica.

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Figura 2 – Testa in terracotta di età greca ellenistica raffi- Figura 3 – Museo Archeologico Regionale di Aidone. Gli acroliti di Morgantina, coppia di statue di età greca arcaica (VI gurante una divinità maschile, probabilmente Ade. sec. a.C.). tali resti (fi g. 1) di un’importante città greca Spesso sottovalutato e trascurato, a vol- Le testimonianze archeologiche policrome di origini sicule che fi orì particolarmente in te anche sconosciuto, è questo un argomento da Morgantina afferiscono a diverse catego- epoca ellenistica, tra IV e III secolo a.C., sotto di grande fascino per gli studiosi del mon- rie di manufatti: scultura, coroplastica, ce- l’egemonia di Siracusa (RAFFIOTTA 1996). do antico, che da lungo tempo vi dedicano ramica, terrecotte architettoniche e intonaci I reperti archeologici provenienti da oltre approfondite ricerche ad ampio raggio con parietali. Nonostante molti reperti siano stati un cinquantennio di ricerche nel sito, condotte l’obiettivo di restituire a tanti reperti candidi nel tempo oggetto di restauro, soltanto in casi quasi esclusivamente da una missione ameri- e pallidi l’aspetto originario, connotato da isolati sono state effettuate preventivamente cana ancora oggi presente a Morgantina in vir- un’estrema varietà decorativa (AA.VV. 2004). specifi che analisi mirate alla caratterizzazio- tù di un’apposita convenzione con l’Assesso- Architetture, statue, oggetti tra i più svariati ne dei pigmenti. Nel presentare di seguito le rato Regionale ai Beni Culturali, sono custoditi - non solo in pietra e terracotta ma anche in più signifi cative attestazioni, si farà partico- nel Museo Archeologico Regionale di Aidone. In metallo – nell’antichità erano spesso rivestiti lare riferimento alle testimonianze in cui la anni recenti, in particolare dal 2009, il museo da tinte molto vivaci, cosa che a fatica oggi si policromia risulta essere elemento di rilievo ai è stato sotto la luce dei rifl ettori nazionali e riesce ad immaginare. fi ni di una lettura interpretativa complessiva. internazionali per avere accolto quei pregevoli Pertanto, in collaborazione con la direzione Iniziamo con la scultura. I reperti atten- capolavori dell’arte greca scavati illegalmente del Museo Archeologico Regionale di Aidone, zionati sono autentici capolavori dell’arte negli anni Settanta ed illecitamente acquisiti che ha condiviso appieno la nostra proposta greca. La loro eccezionalità è tale che, una – per essere poi restituiti all’Italia, una volta di studio, si è dato avvio ad un progetto di volta scoperti fortuitamente dagli scavatori di appuratone il trafugamento - da prestigiose ricerca multidisciplinare, denominato “Mor- frodo, confl uirono immediatamente nel mer- istituzioni museali statunitensi come il MET gantina a colori”. Attraverso il censimento cato nero delle antichità senza provenienza, di New York e il J. Paul Getty di Malibù. Ci rife- delle più signifi cative testimonianze “a colori” per essere poi acquistati da prestigiose istitu- riamo alla coppia di statue acrolitiche di età provenienti dal sito, la ricerca intende sottoli- zioni museali e collezioni private statunitensi. arcaica (VI secolo a.C.), al tesoro di argenti neare l’ampia diffusione della policromia nelle Concentriamo la nostra attenzione sulla ellenistici (IV-III secolo a.C.) e alla colossale arti fi gurative dell’antica città, restituendone coppia di acroliti (fi g. 3), due statue femmi- statua tardo classica di divinità femminile no- un’immagine del tutto nuova, ben lontana dal- nili di dimensioni pari al vero trafugate da ta al mondo come “la Venere di Morgantina” la realtà archeologica a noi nota. Morgantina alla fi ne degli anni Settanta e (fi ne V secolo a.C.). Il progetto ha, inoltre, l’ambizione di realizza- confl uite in una collezione privata america- re un database dei materiali pittorici documen- na. Identifi cabili con Demetra e Persefone, 2. “MORGANTINA A COLORI”: UN PROGETTO tati a Morgantina con l’obiettivo di rintracciare furono realizzate intorno al 530-520 a.C., in DI RICERCA MULTIDISCIPLINARE SUL TEMA una possibile evoluzione nella preparazione dei età greca arcaica, per essere consacrate co- DELLA POLICROMIA NELL’ARTE ANTICA. pigmenti e nelle tecniche pittoriche. Successiva- me statue di culto all’interno di quel grande L’ennesima notizia di un trafugamento a mente, con il supporto delle moderne tecnologie, e monumentale santuario ctonio extra-urbano lieto fi ne, cioè la restituzione volontaria all’I- si prevede di realizzare ricostruzioni a colori dei portato alla luce in contrada San Francesco talia e al Museo di Aidone - da parte del Paul manufatti policromi, anche allo scopo di agevo- Bisconti (RAFFIOTTA 2007). Le sculture furo- Getty Museum di Malibù - di una testa ma- larne una corretta lettura da parte di un pubblico no eseguite in quella singolare tecnica che schile in terracotta di età greca ellenistica di di non addetti ai lavori. prevedeva l’assemblaggio di più parti in dimensioni pari al vero (RAFFIOTTA 2014) (fi g. materiali diversi. Nel caso specifi co, le parti 2), scavata illecitamente nel sito, ci ha spinto 3. LA POLICROMIA SUI REPERTI DA MOR- nude (testa, mani e piedi) in candido marmo recentemente a indirizzare la nostra attività GANTINA: IL PRIMO CENSIMENTO. greco insulare furono agganciate a un corpo di ricerca al tema della policromia nelle arti La ricerca, attualmente in corso, ha preso in diverso materiale, forse legno o terracotta, fi gurative di epoca greca con specifi co rife- avvio da una raccolta dell’edito, allo scopo di non conservatosi. rimento a Morgantina, personale ambito di reperire quante più informazioni sul tema di La maggiore delle due, l’acrolito A, con- ricerca. nostro interesse. serva labilissime tracce di policromia: da un

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 102 esame autoptico eseguito con lente d’ingran- in pietra calcarea. Quattro i pigmenti presen- dimento dallo studioso Clemente Marconi in ti: il rosa, un colore a base di ossido di ferro, occasione dell’esame analitico delle sculture cinabro e gesso bianco; il rosso vermiglio, in- (MARCONI 2008) è emersa la presenza di co- terpretato come cinabro; il rosso brillante, un lore rosso su ambedue i piedi, quasi impercet- ossido ferroso, probabilmente ematite; il blu, tibile ad occhio nudo. Secondo il parere dello identifi cato con il blu egizio. Oltre a questi, su studioso il simulacro, che i fedeli - com’era un unico frammento fu individuato anche un consuetudine - vestivano con veri abiti, cal- fondo bianco di incerta natura. È molto proba- zava dei sandali che, invece di essere scolpiti, bile che anche sul volto e forse sui piedi, come furono dipinti di rosso sul piede nudo in mar- nel caso dell’acrolito A, si fosse fatto ricorso mo. Poiché la scultura non è mai stata sotto- alla policromia per la resa di alcuni dettagli. posta a indagini conoscitive per la caratteriz- Altra classe di reperti di rilevante inte- zazione dei materiali pittorici, intervento che resse per la nostra ricerca è la coroplastica, si auspica di poter realizzare nell’ambito del termine con cui si indica la scultura in ter- progetto in questione, nulla si può dire sulla racotta di vario modulo. Morgantina fu un natura di questo pigmento. Anche il volto, oggi centro produttivo tra i più importanti nella connotato da un insolito colore ceruleo, è pro- Sicilia greca, come testimonia l’abbondanza babile avesse dipinti occhi e labbra. e la varietà dei ritrovamenti (BELL 1981). Si Altra scultura su cui abbiamo focalizzato tratta in gran parte di oggetti a destinazione l’attenzione è quella della “dea”, la straordina- votiva, prodotti in serie in apposite botteghe Figura 4 – Museo Archeologico Regionale di Aidone. Statua ria statua di culto in passato erroneamente eti- e deposti come ex voto nei santuari. Gene- di divinità femminile (fine V sec. a.C.). chettata come “Venere di Morgantina” (fi g. 4), ralmente di dimensioni medio-piccole, questi già al J. Paul Getty Museum di Malibù. Sull’e- oggetti erano sempre decorati da vivaci colori satta identifi cazione del soggetto rappresen- che ne completavano l’esecuzione. tato, certamente una fi gura divina, il dibattito Con riferimento al tema della policromia, accademico è ancora oggi aperto: le proposte tra centinaia di esemplari - non tutte esposti in discussione ruotano intorno a Demetra, Per- al museo - rivestiti da vivaci colori più o meno sefone o Era. L’opera, pregevolissima testimo- percepibili ad occhio nudo, la nostra atten- nianza di quello che gli storici dell’arte antica zione si è concentrata su tre pregevolissimi defi niscono “stile ricco”, fu realizzata intorno reperti riconducibili ad ambito sacro, recen- al 410 a.C. da un ignoto scultore greco nel- temente oggetto di analisi diagnostiche per la tecnica pseudo-acrolitica. A un imponente la caratterizzazione dei pigmenti. corpo in tenera pietra calcarea siciliana furono Ci riferiamo a due mezzi busti femminili agganciate le parti nude (testa, mani, piedi) in (inv. 62-1239 e inv. 62-1451) e alla testa di marmo greco insulare (MARCONI 2011). divinità maschile, l’eccezionale reperto dalla In questo caso disponiamo di dati certi cui analisi il nostro progetto ha avuto origine. circa la caratterizzazione dei pigmenti am- I tre manufatti sono cronologicamente inqua- piamente presenti sulla statua, seppure quasi drabili nell’età greca ellenistica, tra IV e III se- impercettibili ad occhio nudo. Preliminarmen- colo a.C., momento di massimo splendore per te all’acquisto da parte del museo Getty di Ma- Morgantina sotto il predominio di Siracusa. libù, nel 1987 la scultura fu infatti sottoposta La testa di divinità maschile (vedi fi g. 2), a un accurato check-up presso il Getty Conser- raffi gurazione del dio greco degli Inferi Ade, vation Institute. Su alcuni campioni del pan- è un capolavoro della coroplastica siceliota. neggio furono realizzate analisi con tecniche Purtroppo proveniente da scavi clandestini e di diffrazione a raggi X, fl uorescenza a raggi X successivamente confl uita nella collezione Figura 5 – Museo Archeologico Regionale di Aidone. Busto in terracotta policroma, inv. 62-1239, riproducente una figura e microscopio a luce polarizzata, individuando del J. Paul Getty Museum di Malibù, che di femminile. diffuse tracce di colore sul corpo panneggiato recente ne ha decretato la restituzione all’I-

Figura 6 – Museo Archeologico Regionale di Aidone. Busto in terracotta policroma, inv. Figura 7 – Dettaglio del fregio figurato sul busto alla fig. 6, con scena del ratto di Persefone 62-1451, riproducente una figura femminile. da parte di Ade.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 talia, essa apparteneva a una statua di culto 103 di dimensioni pari al vero. Il reperto, in otti- mo stato di conservazione, spicca tanto per la vivace policromia che lo connota quanto per la complessa tecnica di esecuzione di barba e capigliatura, i cui riccioli furono modellati singolarmente a mano e rifi niti a stecca prima di essere applicati alla testa. Analisi per la caratterizzazione dei pig- menti furono eseguite dai tecnici del Getty nel 2008 in occasione di una mostra alla Getty Villa di Malibù, dedicata proprio al tema del- la policromia nella scultura dall’antichità ai nostri giorni (PANZANELLI, SCHMIDT, LAPATIN 2008). Mediante l’uso di un microscopio a lu- ce polarizzata fu individuata la presenza - ben visibile anche ad occhio nudo - di un colore bruno-rossastro sui capelli, identifi cato come ematite naturale, e di un colore azzurro sulla barba, identifi cato con il blu egizio. Noto come il più antico pigmento sinteti- co, cioè prodotto artifi cialmente dall’uomo, il blu egizio è un doppio silicato di rame e calcio ottenuto dal riscaldamento di silice, malachi- te, carbonato di calcio e carbonato di sodio. Sembra fosse già diffuso intorno al 2500 a.C. presso gli Egizi; fu ampiamente impiegato nel mondo greco e romano e in uso fi no al Medioevo. Lo stesso Vitruvio ne descrisse la procedura di preparazione (ULLRICH 1987). Quanto alla singolare classe dei mezzi bu- Figura 8 – Museo Archeologico Regionale di Aidone. Frammento di intonaco parietale policromo di età ellenistica. sti, oggetti votivi in terracotta riproducenti una fi gura femminile di cui il Museo Regionale di restauro realizzato nel 2013 da R. Greca e (alizarina), un pigmento di origine naturale Aidone espone una nutrita selezione, la nostra G. Milazzo e coordinato dall’Arch. E. Caruso, impiegato in miscela con biacca (pigmento attenzione si è soffermata sui due unici esem- allora direttore del museo, sono state infat- pittorico inorganico costituito da carbonato plari ad oggi sottoposti a specifi che indagini ti eseguite dai colleghi M.F. Alberghina e S. basico di piombo) e ocre rosse. Infi ne, le ste- diagnostiche sui pigmenti. Ambedue appar- Schiavone analisi tramite fl uorescenza a rag- sure nere sono costituite con molta probabili- tengono ad un’interessantissima tipologia gi X integrata da fl uorescenza all’ultravioletto tà da una miscela di nero carbone e blu egizio. connotata dalla presenza, all’altezza del petto, e rifl ettografi a infrarossa. Anche la categoria degli intonaci parietali di un pannello fi gurato policromo atto a rendere Queste recenti indagini hanno riguardato offre un’ampia panoramica della vivace poli- la decorazione della veste (PAUTASSO 2006). anche un altro mezzo busto (inv. 62-1451) cromia connotante le architetture dell’antica Il busto inv. 62-1239 (fi g. 5), ricompo- (fi g. 6), della stessa tipologia del precedente, città. Ci riferiamo agli esempi di epoca elle- sto da frammenti e di grande interesse dal il cui fregio fi gurato presenta la movimenta- nistica sia da contesti domestici (fi g. 8) che punto di vista storico-artistico, fu analizza- ta scena del rapimento di Persefone da parte dallo straordinario complesso architettonico to nel 2011 al Getty Conservation Institute di Ade (fi g. 7), con un esplicito riferimento ai delle terme di contrada Agnese. Purtroppo preventivamente a un intervento di restauro. culti ctoni, predominanti a Morgantina. attualmente non disponiamo di nessun dato Il reperto si trovava nel museo americano Gli esiti di queste ricerche, da poco uf- scientifi co relativo alla caratterizzazione dei in prestito temporaneo in occasione di una fi cializzati e ora in fase di pubblicazione materiali pittorici costituenti questa classe mostra dedicata ai santuari di Morgantina. (YOCOCU 2014), hanno confermato che i pig- di manufatti policromi a Morgantina. Siamo Il reperto è ornato da una scena fi gurata in menti individuati su ambedue i busti sono gli in attesa di conoscere gli esiti, ormai in fase cui, su sfondo rosa, si riconoscono una serie stessi. Il bianco è probabilmente derivante da di elaborazione e divulgazione, delle recenti di fi gure femminili vestite con abiti di colore scialbatura a calce o ingobbio a caolino in analisi eseguite sugli interessantissimi into- verde/azzurro. La policromia non è esclusiva miscela con ocre rosse; il pigmento azzurro è naci policromi - anche fi gurati - che decora- del pannello fi gurato ma interessa anche l’in- stato identifi cato con blu egizio mentre i rossi vano i diversi ambienti dell’edifi cio termale carnato, le labbra, gli occhi, i capelli e il polos, scuri sono identifi cabili con ocre rosse o mi- (LUCORE 2013). il tipico copricapo della dea. scele di ocre rosse e cinabro. Quanto al rosa Con osservazione mediante fl uorescenza brillante, peculiare delle stesure pittoriche 4. ANALISI DEI DATI E CONSIDERAZIONI all’ultravioletto, già nel 2011 i tecnici del greche ellenistiche e molto presente in Sici- PRELIMINARI. Getty avevano individuato sul busto un’am- lia anche sulla coeva classe ceramica nota Da questa prima fase di raccolta di dati pia gamma di cromie, la cui presenza è stata come “centuripina” (PORTALE 2011), grazie ed informazioni è scaturita una serie di con- convalidata da una recente più approfondita alle osservazioni in luce ultravioletta condotte siderazioni. Il dato emergente con estrema campagna di indagini diagnostiche non in- parallelamente alle analisi XRF è stato possi- evidenza è la varietà policroma dei reperti vasive. Preliminarmente ad un intervento di bile concludere che si tratti di lacca di robbia esaminati, purtroppo oggi nella gran parte dei

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 104

Figura 9 – Museo Archeologico Regionale di Aidone. Antefis- Figura 10 – Ipotesi ricostruttiva della decorazione architettonica fittile del naiskos di tipo greco (I fase) sulla Cittadella sa policroma inv. 58-1950. (da KENFIELD 1990).

Figura 12 – Museo Archeologico Regionale di Aidone. Ante- Figura 13 – Museo Archeologico Regionale di Aidone. Ante- fissa policroma invv. 67-639, 67-177,67-638, 68-64. fissa policroma inv. 67-174. Figura 11 – Museo Archeologico Regionale di Aidone. Ante- fissa policroma inv. 67-173. ro, alla qualità e allo stato di conservazione dei so tempo un variopinto complesso decorativo reperti policromi di quell’epoca rinvenuti sulla dalla funzione apotropaica. casi diffi cilmente riscontrabile ad occhio nudo. Cittadella, sede del più antico insediamento. Le analisi hanno riguardato quattro ori- Si è potuto appurare che i pigmenti più comuni ginalissime antefi sse di produzione locale (rosa, rosso, verde, bianco, nero) sono di origine 5. UN PRIMO APPROFONDIMENTO: LO datate tra il VI e gli inizi del V secolo a.C., naturale: sia minerale, quando sono derivanti STUDIO DEI MATERIALI PITTORICI SU UN eccezionali per lo stato di conservazione dei dalla macinazione di minerali e terre colorate, GRUPPO DI TERRECOTTE ARCHITETTONI- colori, tutte provenienti dal più antico inse- sia organica come ad esempio nel caso del co- CHE ARCAICHE. diamento siculo-ellenizzato sulla Cittadella. lore rosa, che in diversi dei reperti esaminati è Nell’intento di raccogliere nuovi dati L’antefi ssa confi gurata a testa femminile stato identifi cato con alizarina, colorante na- scientifi ci utili ad un raffronto tra i pigmenti (inv. 58-1950) (fi g. 9), interpretata come una turale di largo impiego nell’antichità ricavato e le tecniche pittoriche presenti a Morgantina menade e datata al 550 a.C. circa, appar- dalla radice della robbia (Rubia tinctorum). nelle varie epoche, il nostro studio si è quindi teneva alla decorazione fi ttile del tetto del Unica eccezione è rappresentata da quel colore indirizzato verso un gruppo di manufatti po- cosiddetto “edifi cio a quattro stanze”, la più blu brillante vistosamente presente sulla bar- licromi di età arcaica. antica costruzione di tipo greco (verosimil- ba della testa di divinità maschile e rintraccia- Nell’ambito del progetto “Morgantina a mente a destinazione pubblica) individuata to anche sul panneggio della statua della dea colori”, grazie alla collaborazione e alla di- sulla Cittadella (KENFIELD 1993). e sui due mezzi busti, che è stato identifi cato sponibilità della direzione del Museo Archeo- Le altre tre antefi sse sottoposte ad analisi con il blu egizio, pigmento sintetico di antica logico Regionale di Aidone si è così realizzata appartenevano, invece, a un grande edifi cio origine di cui abbiamo già detto. Benché dalle nell’Aprile 2014 una profi cua campagna di sacro, un naiskos di tipo greco il cui tetto era analisi condotte non abbiamo raccolto dati in indagini diagnostiche con tecniche non inva- decorato da terrecotte architettoniche (KEN- tal senso, non si può escludere che l’ecceziona- sive, curata ancora una volta dai colleghi M. FIELD 1990) (fi g. 10). le stato di conservazione di questo colore sulla F. Alberghina e S. Schiavone. Sono stati se- L’esemplare frammentario a testa di presunta testa di Ade sia da connettere proprio lezionati quattro reperti afferenti alla classe gorgone (inv. 67-173) (fi g. 11) è della fase alla natura artifi ciale del pigmento. delle terrecotte architettoniche, elementi che più antica dell’edifi cio (495-480 a.C. circa), In questa prima fase di ricerca è subito - secondo una consuetudine costruttiva sia gli altri due (testa di gorgone, invv. 67-639, emersa con evidenza la lacunosità della docu- greca che romana - servivano a rivestire e a 67-177,67-638, 68-64, e protome felina, inv. mentazione inerente il periodo greco arcaico (VI proteggere dalle intemperie l’orditura lignea 67-174) (fi gg. 12-13) sono stati ricondotti secolo a.C.), soprattutto se rapportata al nume- dei tetti degli edifi ci sacri, creando nello stes- alla sua fase più tarda (intorno al 470 a.C.).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 6. L’ANALISI XRF: METODOLOGIE DI INDA- 105 GINE E RISULTATI. Per l’analisi delle policromie presenti sulle quattro antefi sse prese in considera- zione nell’ambito degli approfondimenti sui materiali pittorici caratterizzanti i reperti pro- venienti da Morgantina con lo scopo di intra- prendere una prima ricostruzione diacronica circa l’uso del colore, è stata condotta una campagna di analisi di fl uorescenza a raggi X (XRF) su un totale di 18 punti campione, fi nalizzata alla caratterizzazione dei pigmenti utilizzati per le stesure pittoriche rosse e nere. La localizzazione dei punti di indagine su cui sono state effettuare le analisi XRF è stata supportata anche dalle informazioni fornite dalle osservazioni di fl uorescenza nel visibile indotta da illuminazione ultravioletta, al fi ne Figura 14 – Confronto tra gli spettri XRF acquisiti per l’identificazione delle stesure rosse presenti sulle quattro antefisse di assicurare la signifi catività dei risultati policrome dalla Cittadella. analitici ottenuti per le stesure individuate come originali, escludendo con certezza le aree interessate da trattamenti conservativi. La spettrometria di fl uorescenza a rag- gi X (XRF) è un’analisi di tipo non invasivo eseguibile tramite spettrometro portatile, che consente l’identifi cazione degli elementi chimici presenti nei materiali costituenti l’o- pera. L’indagine XRF, attraverso l’analisi delle radiazioni X caratteristiche emesse dalla su- perfi cie analizzata in seguito all’interazione con un fascio di raggi X incidenti, permette la caratterizzazione dei materiali pittorici uti- lizzati dall’artista. Lo spettrometro portatile impiegato per la realizzazione delle analisi XRF è costituito da: un tubo a raggi X (Mini-X - Amptek) con ten- sione massima di 40 kV, corrente massima 0.2 mA, target in Rodio (Rh), software dedicato di controllo; un sistema SDD di rivelazione della Figura 15 – Confronto tra gli spettri XRF acquisiti per l’identificazione delle stesure nere presenti sulle quattro antefisse radiazione secondaria emessa dal campione policrome dalla Cittadella. (X-123SDD – Amptek) con risoluzione 125 - 140 eV FWHM @ 5.9 keV; range di rivelazione di energia: 1 keV - 40 keV; rate massimo di con- teggi fi no a 5.6 × 105 cps. I parametri di misura impiegati sono stati: tensione, 35 kV; corrente, 80 μA; tempo di acquisizione 100 secondi. Nel caso studio in esame, è stato riscon- trato l’impiego di pigmenti rossi e fondi chiari a base di ossidi di ferro, quali ocre rosse (fi g. 14) e ocre gialle, che non hanno mostrato evi- denti differenze in termini di elementi chimici costituenti le stesure pittoriche. Al contrario, importanti differenze sono state rivelate per l’uso di pigmenti neri, ta- li da individuare questa tipologia di stesure come un possibile marker per una classifi ca- zione temporale dei reperti policromi che via via saranno indagati nel prosieguo degli studi appena iniziati. Per le stesure nere, infatti, è stato docu- mentato l’impiego di due pigmenti: 1) il nero di manganese (MnO2), un pigmento con una Figura 16 – Museo Archeologico Regionale di Aidone. L’esecuzione dell’analisi XRF sull’antefissa inv. 58-1950. colorazione molto scura tendente al nero che

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 106 Tabella 1 – Tabella sinottica dei risultati ottenuti dall’indagine XRF per l’identificazione delle differenti stesure policrome investigate. Reperto Colore Materiali costituenti identifi cati tramite XRF Pigmenti a base di ossidi di ferro (ocre rosse e terra d’ombra, quest’ultima riconoscibile per la presen- NUM INV. 58-1950; 67-174 Rosso za di più bassi conteggi di manganese). Il piombo, in bassi conteggi, potrebbe essere dovuto a biacca [carbonato idrato di piombo (PbCO3)2·Pb(OH)2] in miscela. Pigmenti a base di ossidi di ferro (ocre rosse e terra d’ombra, quest’ultima riconoscibile per la presen- NUM INV. 67-173; 67-639 Rosso za di più bassi conteggi di manganese). Non è stata riscontrata presenza di piombo. NUM INV. 58-1950, 67-174; Pigmento bianco realizzato con una scialbatura a calce o ingobbio a caolino, in miscela con ocre rosse e/o 67-173, 67-639 Incarnato/fondo gialle (pigmenti a base di ossidi di ferro) aggiunte in piccole quantità per ottenere la tonalità desiderata.

Nero di manganese (MnO2) in miscela con terra d’ombra: l’intensità del segnale della riga caratteristi- NUM INV. 58-1950 Nero ca del manganese è maggiore rispetto a quella del Fe (il rapporto tra la riga 5.9 keV Mn K e la riga 6.4 keV (Fe K + Mn K è pari a circa 2).

Nero di Manganese (MnO2) in miscela con Terra d’ombra. L’intensità del segnale della riga caratteri- NUM INV. 67-174 Nero stica del manganese è comparabile con quella del ferro (il rapporto tra la riga 5.9 keV Mn K e la riga 6.39 keV (Fe K + Mn K) è pari a circa 1).

Terra d’ombra in miscela con Nero di Manganese (MnO2). l’intensità del segnale della riga caratteri- NUM INV. 67-173 Nero stica del manganese è minore rispetto a quella del ferro (il rapporto tra la riga 5.9 keV Mn K e la riga 6.4 keV (Fe K + Mn K) è pari a circa 0.3).

Terra d’ombra in miscela con Nero di Manganese (MnO2). l’intensità del segnale della riga caratteri- NUM INV. 67-639 Nero stica del manganese è minore rispetto a quella del ferro (il rapporto tra la riga 5.9 keV Mn K e la riga 6.4 keV (Fe K + Mn K) è pari a circa 0.7).

si trova in natura con nome di pirolusite, il L’approccio diagnostico basato su indagi- SCHMIDT, K. LAPATIN (a cura di) (2008), The Color cui impiego come pigmento di origine natu- ni non distruttive (ND), quale è quello condot- of Life: Polychromy in Sculpture from Antiquity rale è documentato da sempre nei contesti to tramite XRF, ha permesso l’identifi cazione to the Present, J. Paul Getty Museum, The Getty più vari; 2) la terra d’ombra, un ossido idrato immediata dei materiali pittorici effettuata Research Institute, Los Angeles. PAPPALARDO 1999: L. PAPPALARDO (1999), A portable di ferro e manganese, Fe2O3 + MnO2 + SiO2 + direttamente in situ tramite strumentazione PIXE system for the in situ characterization of Al2O3, utilizzato come pigmento bruno o nero portatile. black and red pigments in neolithic, copper age fi n dall’antichità (PAPPALARDO 1999). Dal Tali preliminari indagini possono resti- and bronze age pottery, in Nuclear Instruments punto di vista analitico, il nero di manganese tuire utili informazioni anche attraverso l’in- and Methods in Physics Research B 150, pp. è distinguibile dalla terra d’ombra per le più tegrazione dei dati con quelli forniti da altre 576- 580. elevate intensità di segnale del manganese tecniche di indagine ND (imaging multispet- PAUTASSO 2006: A. PAUTASSO (2006), Picturae in textili rispetto a quello del ferro. Dalle anali XRF ese- trale o altre tecniche spettroscopiche) per lo on Shoulder Busts in Hellenistic Sicily?, in MA- RIE-LOUISE B. NOSCH (a cura di), Ancient textiles. guite è stato riscontrato che i due pigmenti studio di materiali organici non identifi cabili Production, Craft and Society, Oxbow Books, sono stati impiegati sia in miscele differenti tramite XRF. Oxford, pp. 215-219. che in forma pura, come documentato dagli Come già evidenziato, è in corso di ese- PORTALE 2011: E.C. PORTALE (2011), Un «fenomeno spettri riportati in fi gura 15 e dal calcolo dei cuzione l’ampliamento della casistica così da strano e inatteso»: riflessioni sulla ceramica rapporti tra le righe caratteristiche del man- collezionare un elevato numero di informazio- di , in Pittura ellenistica in Italia e in ganese e del ferro (SECCARONI, MOIOLI 2002). ni archeometriche per la comprensione della Sicilia. Linguaggi e tradizioni. Atti del Convegno In particolare, l’antefi ssa policroma inv. palette archeologica e delle sue variazioni nel di Studi, L’Erma, Roma, pp. 157-182. RAFFIOTTA 1996: S(ilvio) RAFFIOTTA (1996), C’era una 58-1950 (fi g. 16) è l’unica che ha mostrato corso del tempo. volta Morgantina, Papiro Editrice, Caltanisset- una presenza predominante del nero di man- ta. ganese, probabilmente impiegato diretta- BIBLIOGRAFIA RAFFIOTTA 2007: S(erena) RAFFIOTTA (2007), Terrecotte mente come pigmento puro e non in miscela. AA.VV. 2004: AA.VV. (2004), I colori del bianco. Po- figurate dal santuario di San Francesco Bisconti Tale ipotesi non può essere confermata con licromia nella scultura antica, De Luca Editori a Morgantina, Editopera, . certezza a causa della presenza ubiquitaria d’Arte, Roma. RAFFIOTTA 2014: S(erena) RAFFIOTTA (2014), Una di- BELL 1981: M. BELL (1981), The Terracottas, Mor- vinità maschile per Morgantina, in CSIG News. del ferro, evidenza che non permette quindi gantina Studies, I, Princeton. Newsletter of the Coroplastic Studies Interest l’attribuzione univoca di questo elemento a KENFIELD 1993: J. KENFIELD (1993), A Modelled Terra- Group, N. 11, pp. 23-26. ocre/terre in miscela con il pigmento nero cotta Frieze from Archaic Morgantina: Its East SECCARONI, MOIOLI 2002: C. SECCARONI, P. MOIOLI oppure agli strati sottostanti, come anche Greek and Central Italic Affinities, Deliciae Fic- (2002), Fluorescenza X. Prontuario per l’analisi direttamente al corpo ceramico. tiles, Stockholm, pp. 21-28. XRF portatile applicata a superfici policrome, In tabella 1 si riporta un quadro sinottico KENFIELD 1990: J. KENFIELD (1990), An East Greek Nardini Editore, Firenze. delle principali evidenze analitiche emerse Master Coroplast at Late Archaic Morgantina, ULLRICH 1987: D. ULLRICH (1987), Egyptian Blue and Hesperia 59, no.1, pp. 265-274, pls. 43-46. Green Frit: Characterization, History and Occur- dall’indagine XRF per lo studio - ancora in LUCORE 2013: S. K. LUCORE (2013), Bathing in Hiero- rence, Synthesis, Revue du groupe européen corso - dell’evoluzione delle policromie del nian Sicily, in S.K.LUCORE, M. TRUMPER (a cura di), d’études pour les techniques physiques, chimi- periodo arcaico. Greek Baths and Bathing Culture: New Disco- ques et mathématiques appliquées à l’archéo- veries and Approaches (BABESCH Suppl. 23), logie, 17, pp. 323-332. 7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Leuven-Paris-Walpole, pp. 151-179. YOCOCU 2014: M. F. ALBERGHINA, E. CARUSO, R. GRECA, Lo studio sistematico della composizione MARCONI 2008: C. MARCONI (2008), Gli acroliti da G. MILAZZO, S. SCHIAVONE (2014), “The rape of Per- chimica dei pigmenti sui reperti arcaici ha Morgantina, Prospettiva nn. 130-131, Aprile- sephone from Morgantina, Sicily. Investigation Luglio, pp. 2-21. and conservation aspects on a polychrome Greek fi n qui mostrato la possibile individuazione MARCONI 2011: C. MARCONI (2011), L’identificazione terracotta”, IV International Meeting “Youth in di marker temporali per la ricostruzione delle della ‘dea’ di Morgantina”, Prospettiva nn. 141- the Conservation of Cultural Heritage - YOCO- cromie e dei materiali pittorici di interesse 142, Gennaio-Aprile, pp. 2-31. CU”, 28-31 Maggio 2014, Agsu – Azerbajan (in archeologico. PANZANELLI, SCHIMDT, LAPATIN 2008: R. PANZANELLI, E. D. corso di pubblicazione).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 EMANUELE BRIENZA 107 Ricercatore presso l’Università degli Studi di Enna Information and Communication KORE Technology per la ricostruzione RAFFAELE CARLANI Architetto, Progetto Katatexilux virtuale delle architetture e dei paesaggi antichi finalizzata alla valorizzazione e al restauro Information and Communication Technology for restoration, development and promotion of archeological heritage

Parole chiave (key words): ICT (ICT), Archeologia (Archaeology), Restauro (Restoration).

RIASSUNTO nity has planned several guidelines in order tivo degli archeologici, che invece affrontano La corretta conoscenza di paesaggi ed to set methodological principles to guarantee lo studio con un approfondito approccio ana- architetture antiche è oggi più accessibile a correct digital fruition of cultural heritage, litico di qualunque fonte; questo ha generato grazie all’ICT (Information and Communica- in intellectual and scientifi c terms. Virtual inizialmente grande diffi denza da parte degli tion Technology) tecnologia che può unire la reconstructions are based on accurate 3D studiosi dell’antichità anche a causa di un potenza mediatica del mondo digitale al rigo- surveys of archeological evidence, from the sentimento di “impotenza”, di incapacità di re scientifi co dei metodi dell’archeologia. La air or the ground, using Range Base Modelling intervenire, modifi care ed interrogare tali pro- Virtual Archaeology, ha come fi nalità la comu- and Image Base Modelling techniques; this dotti (GROS 1985; MEDRI 2003, pp.186-211; nicazione effi cace ed interattiva di paesaggi, multidisciplinary approach and strict connec- HASELBERGER-HUMPHREY 2006). monumenti ed architetture antichi. Questa tion with Hi-Tech make ICT a strong resource In seguito ad una progressiva alfabe- nuova comunità scientifi ca si è data regole for monitoring, restoration and management tizzazione informatica, quasi inevitabile per specifi che per stabilire i principi metodologi- of archaeological heritage and an effective poter stare al passo con tempi, si è andata ci necessari per una visualizzazione digitale tool also for the students to fi nd a job. In this formando, nell’ambito delle scienze archeolo- del patrimonio culturale scientifi camente report are described some recent ICT appli- giche e dei beni culturali, una nuova comunità valida. Le ricostruzioni hanno come base di cations in the archeological fi eld: the Domus di studiosi rivolta alla riproduzione virtuale di partenza accurati rilievi tridimensionali dei Aurea, the Ara Pacis, the Necropoli of Vatican paesaggi antichi, utilizzati non solo per scopo contesti archeologici, realizzati da terra o dal in Rome, the city of Matera. divulgativo ma anche per fi nalità didattiche e cielo tramite strumenti di misurazione diretta di ricerca. Data la varietà di applicazioni, si è (Range Base Modelling) o fotografi ca (Image CENNI METODOLOGICI cominciato a stabilire i principi metodologici Base Modelling). Il carattere multidiscipli- La corretta conoscenza di paesaggi ed necessari affi nché la visualizzazione digitale nare di questo approccio, così come il suo architetture antiche è oggi più facile gra- del patrimonio culturale fosse intellettual- stretto legame con la tecnologia avanzata, zie all’ICT (Information and Communication mente e scientifi camente valida; già nel 2006 rendono l’ICT un’ottima risorsa per interventi Technology) tecnologia che, se utilizzata in la London Charter for the computer-based vi- di valorizzazione, monitoraggio e restauro del maniera corretta, unisce la potenza media- sualisation of Cultural Heritage (http://www. patrimonio archeologico. Nella comunicazioni tica del mondo digitale al rigore scientifi co londoncharter.org/), ha dichiarato i requisiti vengono pertanto descritte alcune esperienze dei metodi dell’archeologia. Tale disciplina, in necessari alla validità scientifi ca tra cui: messe in atto recentemente in ambito ar- cui è compresa la Virtual Archaeology, vede la • Rendere disponibili ed interrogabili tutte cheologico: la Domus Aurea, l’Ara Pacis e la partecipazione di numerosi studiosi di tutto il le fonti e gli strumenti tecnologici utiliz- Necropoli Vaticana a Roma nonché la città di mondo ed ha come fi nalità la comunicazione zati per la ricostruzione Matera. effi cace, talvolta anche interattiva ed immer- • Esplicitare chiaramente il processo logi- siva, di informazioni sui paesaggi antichi e su co seguito nel ricomporre le varie ipotesi ABSTRACT monumenti ed architetture ricostruite: in que- ricostruttive distinguendo gli elementi A correct knowledge of ancient landsca- ste riproduzioni inoltre, si cerca di replicare costituenti per gradi di probabilità. pes and architectures is more accessible nel contesto paesaggistico anche le persone, • Proporre più ipotesi ricostruttive, soprat- today using Information and Communication gli oggetti e le attività, per fornire una lettura tutto in casi particolarmente controversi. Technology (ICT), able to connect the power corretta e completa del passato. • Realizzare distinte ipotesi ricostruttive of digital media with scientifi c and rigorous Molte delle prime ricostruzioni virtuali di per ciascun periodo o fase storici dell’og- methods of archaeological investigation. The architetture antiche si sono caratterizzate getto antico considerato. main goal of Virtual Archaeology is the effec- per una buone dose di fantasia, alla ricerca Successivamente La Spanish Society of tive, interactive ad immersive communication dell’effetto sensazionalistico, distanziandosi Virtual Archaeology (SEAV) ha costituito l’In- of the ancient world. This scientifi c commu- anni luce dal metodo interpretativo e ricostrut- ternational Forum of Virtual Archaeology per

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Figura 1 – GIS territoriale del Fayum, Egitto

stabilire ulteriori fondamenti teorici per lo svi- (cfr. PERIPIMENO 2009; CURCI-FIORINI 2012; Anche la documentazione pregressa gio- luppo della disciplina; è stata quindi redatta REMONDINO-CAMPANA 2014). Accanto al ri- ca un ruolo fondamentale nella ricostruzioni la Carta di Siviglia (http://www.arqueologia- lievo la raccolta diretta di dati prevede anche digitali, specialmente se riguarda monumen- virtual.com/carta/) le cui fi nalità aggiuntive, la schedatura specifi ca degli elementi in ana- ti o paesaggi non più visibili o radicalmente rispetto alla London Charter sono: lisi ed una documentazione fotografi ca ad hoc. modifi cati; questa documentazione va letta • Stabilire criteri di valutazione della quali- La contestualizzazione paesaggistica in maniera critico-fi lologica: rilievi e disegni tà dei progetti realizzati nell’ambito della viene solitamente effettuata utilizzando stru- ricostruttivi redatti in passato (planimetrie, Virtual Archaeology. menti informatici che gestiscono banche dati sezioni, prospetti ed assonometrie) vanno • Promuovere un uso responsabile delle di tipo geografi co come i GIS (Geographical In- esaminati attentamente, rivalutandone la nuove tecnologie per il management del formation Systems): questi possono riprodur- correttezza per non procedere a ricostruzioni patrimonio culturale. re, in una serie di strati informativi sovrap- poco credibili sia dal punto di visto storico- • Migliorare con l’ausilio delle nuove tec- posti di vario tipo, che vanno dalle strutture architettonico che statico; stesso approccio nologie le ricerche svolte nell’ambito del e infrastrutture esistenti, all’uso dei suoli e critico risulta indispensabile nella lettura patrimonio archeologico e della sua con- alla geologia, tutte le caratteristiche del ter- delle fotografi e di archivio ove alcuni elemen- servazione ritorio in analisi, sia quelle odierne che quelle ti di restauro e di integrazione, spesso tanto • Aprire nuove prospettive tecnologiche ed ricostruibili per i tempi antichi, arricchendo arbitrari quanto mal documentati, possono aumentare la concertazione all’interno le informazioni spaziali con banche dati al- risultare fuorvianti. della comunità scientifica internazionale fanumeriche e multimediale di vario genere Altre risorse necessarie per le ricostru- afferente alla Virtual Archaeology. agganciandosi anche ad archivi modulari zioni sono, le fonti scritte (epigrafi che, numi- Come detto le ricostruzioni utilizzano una web-oriented, quali i Content Management smatiche e letterarie), l’apparato iconografi co serie di fonti precise, prime fra tutti i resti Systems (cfr. FIG 1; per i tentativi di valutazio- (stampe, disegni, raffi gurazione pittoriche) e i materiali nonché i contesti archeologici, ar- ne e ricostruzione di dati geologici, ecologici e confronti tipologici. Si aggiungono infi ne con- chitettonici e paesaggistici: questi vengono paleo ambientali, si veda GEAREY - CHAPMAN siderazioni di tipo metrico e stilistico. accuratamente rilevati sia tramite disegni 2006 e PIETRONI - PALOMBINI - DI IOIA - SAN- Il lavoro di ricomposizione storico-ar- realizzati in maniera tradizionale, che anco- NA - ARNOLDUS-HUYZENDVELD 2013). Se la chitettonica in cui fonti, processi e livelli di ra oggi hanno la loro validità in determinate gestione di documenti tridimensionali era probabilità sono esplicitati, deve raggiunge- circostanze e per determinate fi nalità (cfr. inizialmente diffi coltosa, oggi quasi tutti i re il massimo livello di realismo, nelle luci, GIULIANI 2008), che tramite rilievi tridimen- prodotti GIS prevedono moduli per la gestio- nelle textures e nell’apparato decorativo, in sionali, realizzati da terra o dal cielo con stru- ne di superfi ci 3D (cfr. WHEATLEY-GILLINGS maniera tale che l’impressione cognitiva ed menti di misurazione diretta (Range Base Mo- 2002; BRIENZA 2003; CONNOLY-LAKE 2006; il coinvolgimento dell’utente risultino forti. delling) o fotografi ca (Image Base Modelling) CHAPMAN 2009, SCIANNA - VILLA 2011). Ad esempio nel ricreare l’aspetto dei centri

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Figura 2 – Conimbriga, Portogallo; intervento di restauro presso il Foro Figura 3 – Medinet Madi, Egitto; intervento di restauro presso la Piazza Romana monumentali di città di età classica bisogna 1 Un attenta e rigorosa metodologia ap- sima qualità tecnica nella realizzazione che essi risultino imponenti, così come erano, plicata alla fase di analisi ed alla co- dei modelli tridimensionali, nasce dalla ricchi di decorazioni e pieni di vita. municazione dei dati; i lavori si basano convinzione che solo un lavoro fatto al In questo senso l’ICT andrebbe conside- non soltanto su una lunga e sistematica massimo delle possibilità tecnologiche rato come strumento di supporto ed integra- ricerca bibliografica, ma anche sul colle- possa esprimere le intrinseche qualità zione al restauro architettonico, soprattutto gamento dinamico tra il materiale docu- estetiche dell’oggetto considerato “bene quando si procede alla riproposizione mate- mentario reperito ed il modello tridimen- artistico”. Questo è di fondamentale im- riale delle strutture antiche: purtroppo ancora sionale dell’oggetto studiato. Il modello portanza quando si racconta ad esempio oggi vengono risistemate monumenti e aree non rappresenta cioè esclusivamente la l’architettura antica che spesso è costi- archeologiche seguendo un gusto del “falso rappresentazione formale dell’oggetto in- tuita da elementi atmosferici o materici rudere” per cui le strutture antiche vengono dagato, ma è relazionato a tutti i dati utili come l’uso della foglia d’oro, spettaco- ricostruite in maniera parziale e fuorviante disponibili sullo stesso, sfruttando appie- lari soluzioni di luci ed incredibili giochi e/o inserite in un contesto agreste quando no le possibilità offerte dalla modellistica d’acqua. invece facevano parte della vita pulsante e informatica. Come accennato in precedenza l’ambito caotica della città (cfr. FIG2; si veda in pro- 2 Il modello ricostruttivo tridimensiona- di applicazione delle ricerche è stato molto posito PANELLA 2013, pp. 28-33). le dichiara sempre la sua attendibilità: ampio. La ricostruzione della Domus Aurea Altri interventi di restauro invece, volen- attraverso un’applicazione informatica Neronis, svolta nel 2004 come tesi di laurea do dar risalto ai materiali costruttivi e al loro complessa, chiamata sistema dei livel- in architettura da Stefano Borghini e Raffae- aspetto e funzione (materiali che, in verità, li generativi ad elementi interrogabili, le Carlani, ha tentato di sostenere un doppio erano coperti originariamente da intonaci e il fruitore è messo costantemente nella compito: da una parte, la ricomposizione degli decorazioni) creano degli spazi quasi meta- condizione di capire che tipo di scelta ha interni del padiglione di Colle Oppio (resti- fi sici e vuoti, che danno un’idea totalmente portato a quella determinata ricostruzio- tuendo ad essi una ricchezza decorativa fatta diversa dalle funzioni originarie degli edifi ci e ne e quanto tale scelta sia ipotetica. In di specchiature marmoree, affreschi dai colo- della vita che vi si svolgeva (cfr. FIG3). alcune circostanze non essendo possibile ri intensi, gemme preziose e stucchi dorati), Qui non si vuole assumere una posizio- stabilire una soluzione univoca convin- e dall’altra, la restituzione urbanistica degli ne contraria allo ricostruzione di monumenti cente, si opta per fornire più soluzioni, le enormi spazi della sconfi nata villa che Nerone antichi parzialmente conservati, giacché può quali, oltre ad illustrare diversi approcci volle costruire nel cuore stesso della città di essere molto utile a fornire l’idea dei volumi analitici, esplicitano il grado di incertezza Roma. Il compito quindi si poneva obiettivi e la distinzione degli spazi vuoti e pieni. Nel- delle stesse ricostruzioni. posti su piani differenti, entrambi mai affron- la ricomposizione degli edifi ci antichi però, 3 La capacità di rivolgersi a tutti. Come tati prima di allora. Sul piano architettonico, soprattutto per elementi particolari come le detto le applicazioni prodotte si basano la ricostruzione volumetrica e decorativa de- decorazioni, sarebbe utile ricorrere anche a su modelli informatizzati. Sulla base di gli ambienti, completata dagli effetti gene- sistemi di visualizzazione in loco, come ad tali modelli vengono realizzate interfacce rati dalla simulazione fi sica degli elementi esempio le proiezioni, di cui l’ICT dispone; utente che fanno della capacità adattiva naturali (luce, acqua e effetti atmosferici), ad ogni modo i modelli 3d virtuali, se rea- la strategia comunicativa di base, dal avrebbe permesso di cogliere il ruolo di questi lizzati con l’approccio rigoroso qui descrit- momento che gli utenti possono avere un elementi nella straordinaria progettazione di to, dovrebbero essere alla base di qualsiasi grado di interesse molto differente: l’ad- Severo e Celere, gli architetti di Nerone, come progetto ricostruttivo per via della loro cor- detto ai lavori ad esempio sarà più coin- nessun disegno bidimensionale ricostruttivo rettezza metrica e del valore scientifi co che volto dallo studio delle fonti e dal processo avrebbe mai consentito (cfr. FIG4). assumono. ricostruttivo, mentre l’appassionato sarà Sul piano urbanistico, invece, il lavoro attratto principalmente dagli esiti divul- ha condotto alla ricerca di un’immagine APPLICAZIONI gativi. La comunicazione così si svolge su architettonica e paesaggistica complessi- Sebbene ogni occasione professionale e più livelli, stratificati ma non per questo va, come fi no ad allora non era stata mai di ricerca offra spunti e soluzioni differenti, in conflitto tra loro. tentata, se non attraverso vedute e disegni la fi losofi a che ha guidato i lavori di Progetto 4 La ricerca del foto-realismo come stru- ricostruttivi dall’esito unicamente divulga- Katatexilux durante quest’ultima decade, è mento di indagine storica ed architetto- tivo. Le immagini a volo d’uccello sull’ipotesi stata caratterizzata da alcuni punti fermi: nica. La ricerca ossessiva di una altis- di ricostruzione della Domus Aurea (Presen-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 110 età classica e realizzata basandosi su un’at- tenta ricerca, è un chiaro esempio di come la modellistica informatica possa essere utiliz- zata anche per il “restauro digitale”. Si è trat- tato di un occasione per sperimentare nuove forme di comunicazione della ricerca scien- tifi ca rivolta al grande pubblico, ispirata ad esperienze simili condotte sulle facciate delle cattedrali gotiche francesi (come ad Amiens). Il progetto ha offerto la straordinaria oppor- tunità di usare il monumento come schermo per la proiezione della sua ricostruzione, con un evidente ritorno emotivo e conoscitivo da parte del fruitore, e con un continuo rimando tra l’apprezzamento materico del monumen- to nella sua situazione attuale ed il completo rovesciamento dei suoi canoni estetici offer- to dalla colorazione riproposta (cfr. FIG 6 e BORGHINI-CARLANI 2008). Il successo del progetto portò tra il 2009 e il 2010 a fare del sistema di proiezione, questa volta realizzato con proiettori digitali, un apparato perma- nente del Museo. L’uso sempre più frequente dell’orto-fo- togrammetria computerizzata e la diffusione del laser scanner come strumento di acquisi- zione e digitalizzazione dei dati morfologici, ha consentito di estendere le indagini anche a soggetti più complessi, non più circoscritti a singoli edifi ci ma estesi a grandi ecosistemi. Così nel 2010 è nata la ricostruzione tridi- mensionale della città di Matera, realizzata all’interno del progetto di ITABC - CNR, inti- tolato Matera Città Narrata. La ricostruzione in questo caso ha riguardato l’intero contesto urbano e naturale della città lucana, focaliz- zando lo studio su determinate fasi storiche e preistoriche. Matera è senza dubbio uno dei casi più interessanti e affascinanti nell’ambito dei processi di crescita e sviluppo urbano dei cen- tri storici italiani e rappresenta un episodio Figura 4 – Domus Aurea Neronis; la Sala della Volta Dorata atipico nella storia delle città occidentali. In questo territorio infatti, gli insediamenti sono tate al pubblico in occasione della mostra que in grado di essere consultato come un stati condizionati da una peculiarità geologi- Building Virtual Rome, tenutasi ai Mercati di contenitore di tutte le informazioni fi no a ca che ha sottoposto l’ecosistema naturale Traiano a Roma dal 15/9 al 15/11 del 2005), quel momento disponibili sull’argomento, ad un’ incessante trasformazione antropica. mostravano dunque un’immagine plausibile ed il metodo costituiva un modo per espli- L’estrema lavorabilità della calcarenite, la della villa neroniana, basata sulle interpre- citare il modo in cui le fonti erano state uti- pietra su cui e con cui la città è stata costru- tazioni allora più aggiornate dei dati arche- lizzate, rendendo palese il processo ideativo ita, ha consentito già agli abitanti dell’età del ologici ed incentrata sul perno architettonico compiuto nell’atto stesso della ricostruzione ferro, di adattare le grotte naturali a primitive del lago artifi ciale circondato da portici ed (cfr. VISCOGLIOSI-BORGHINI-CARLANI 2006; abitazioni, utilizzate, con costanti modifi che edifi ci (così come ce lo descrive Svetonio), PANELLA-FANO-BRIENZA-CARLANI 2008; ed adattamenti, fi no agli sfollamenti forza- attorno a cui si dispongono, secondo un BORGHINI-CARLANI 2012). ti avvenuti a metà del novecento. Matera è andamento stellare, gli altri padiglioni del L’evoluzione delle soluzioni proposte da stata scolpita dalla natura prima e model- complesso (cfr. FIG5). L’applicazione pro- Progetto Katatexilux ha seguito la crescita lata dall’uomo poi. Per trattare questa idea posta in questa occasione, non costituiva tecnologica di questo ultimo decennio, che ha complessa, sono state ricostruite diverse fasi più soltanto un mezzo di presentazione del fornito strumenti sempre più potenti e fl es- della storia del sito, dal periodo geologico del modello, ma andava a rappresentare il tra- sibili consentendo così di allargare il campo Pliocene e del Pleistocene, al Neolitico e alla mite attraverso cui l’intera documentazione di indagine a settori di studio affi ni a quello fase pre-urbana del V secolo a.C., fi no agli bibliografi ca e documentaria riguardante della storia dell’architettura. La ricolorazione sviluppi urbanistici medievale, rinascimen- la Domus Aurea poteva essere resa fruibile virtuale dell’Ara Pacis, operazione tentata per tale e tardo ottocentesco. Ciascuna di queste all’utente della stessa. Il modello era dun- la prima volta in Italia per un monumento di fasi ha richiesto una complessa attività di

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 ricerca formalizzata in distinti modelli 3D. Negli anni la spinta a dotare musei e siti sempre più ampi di popolazione. Nel 2011 i 111 La città è stata così rappresentata come un archeologici di apparati informatici e multi- Musei Vaticani hanno incaricato Progetto Ka- corpo unico che cambia e muta nel trascorrere mediali è notevolmente cresciuta tra gli ope- tatexilux di sviluppare, per la nuova musealiz- dei secoli (cfr. FIG 7 e PIETRONI - BORGHINI - ratori del settore, che hanno scorto in questi zazione di un settore delle Necropoli Vaticane, CARLANI - RUFA 2011). strumenti potenzialità attrattive per settori un’ applicazione interattiva e multimediale che fosse in grado di aiutare il visitatore a conoscere ed apprezzare il sito archeologico recentemente scavato (cfr. FIG 8). L’importanza dei contesti sepolcrali rela- tivi ai settori del Vaticano prospicienti la via Trionfale, non si basa tanto sulla ricchezza e sulla qualità delle tombe e dei relativi corre- di, quanto piuttosto sul loro prezioso stato di conservazione. Durante le fasi del loro rinveni- mento, infatti, epigrafi , altari, urne, sarcofagi e corredi funerari sono risultati spesso integri e nel proprio contesto archeologico originario, mentre diverse tombe, soprattutto quelle più antiche, sono tornate alla luce in una situa- zione stratigrafi ca intonsa, poiché sigillata da frane e smottamenti. Così è nata Diis Manibus, applicazione che raccoglie tutte le informazioni ed i dati che riguardano i vari elementi rinvenu- ti durante lo scavo. Gli oggetti sono stati digi- talizzati in modelli tridimensionali ed associati ad un articolato database aggiornabile diret- tamente dai responsabili scientifi ci del sito. L’applicazione consente all’utente di “scendere” virtualmente tra spazi fi sici del- la necropoli, accuratamente restituiti in 3D. Muovendosi tra colombari, lapidi, urne ed al- tari, è possibile apprezzare dettagli pittorici e decorazioni architettoniche diffi cilmente visi- bili dalla passerella prevista per le visite gui- Figura 5 – Domus Aurea Neronis; vista a volo d’uccello date. Inoltre, utilizzando l’interfaccia touch, si può accedere ad informazioni supplemen- tari come le ricostruzioni paesaggistiche di alcune fasi storiche, ritenute cruciali per lo sviluppo del sito, o le schede epigrafi che degli elementi funebri. La modellazione dell’intera area è stata realizzata sulla base dei rilievi forniti dai re- sponsabili scientifi ci del sito, tuttavia proget- to KatatexiLux ha eseguito anche una metico- losa mappatura fotografi ca dello scavo, che in alcuni casi ha condotto ad una restituzione tridimensionale degli elementi attraverso la tecnica dell’orto-fotogrammetria automatiz- zata. Infi ne è stato realizzato anche un fi lmato che mostra la storia e le vicende del sito, ten- tando di chiarire le diverse fasi storiche che compongono il complicato mosaico dei resti Figura 6 – Ara Pacis; proiezione della colorazione originaria sul monumento archeologici a tutt’oggi visibili.

Figura 7 – Matera e il suo paesaggio nell’800

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Figura 8 – Necropoli Vaticana; applicazione Diis Manibus

CONCLUSIONI Esperienza Estetica e ricerca scientifica nelle Colosseo, Roma, pp. 22-71. Le tecnologie che riguardano la modelli- ricostruzioni virtuali: l’esempio della Domus PANELLA C., FANO M., BRIENZA E., CARLANI, R. (2008), stica informatizzata e, soprattutto, la comu- Aurea, in Forma Urbis, XVII, 5, pp. 35-29, Roma. A 3D Web-GIS for the Valley of the Colosseum nicazione digitale, evolvono con una velocità BRIENZA E. (2003), Gis and Archaeological data and the Palatine Hill, in POSLUSCHNY A., LAMBERS collection, in The North Saqqara archaeologi- K., HERZOG I, (2008) eds., Layers of Perceptin, tale da rendere assolutamente irrealistico cal site. Handbook for the environmental risk Proceedings of the 35th International Conferen- ogni tentativo di fi ssare soluzioni univoche e analysis, Pisa, pp. 266-287. ce on Computer Applications and Quatitative di lunga durata. CHAPMAN H.P. 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(2009) eds., Infor- (2011) eds., International Archives of Photo- qualsiasi fascia di interesse: le informazioni matica e Archeologia Medievale. L’esperienza grammetry, Remote Sensing and Spatial Infor- saranno sempre più diffuse e disponibili, in senese, Firenze. mation Sciences, vol. XXXVIII-5/W16, atti del 4th grado di utilizzare e sfruttare dispositivi por- GEAREY B.R., CHAPMAN H.P. 2006, Digital gardening. ISPRS 2011 Workshop, Trento, 2-4 March 2011, tatili sempre più potenti e le nuove opportu- An approach to simulating elements of palaeo- pp. 117-124, Trento. nità offerte dalla tecnologia cloud. vegetation and some implications for the inter- PIETRONI E., PALOMBINI A., DI IOIA M., SANNA V., AR- pretation of prehistoric sites and landscapes, in NOLDUS-HUYZENDVELD A.(2013), Tiber Valley Virtual Il carattere multidisciplinare dell’ICT, così EVANS T., DALY P.(2006) eds., Digital Archaeology. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 ROSSELLA AGOSTINO 113 Soprintendenza per i Beni Archeologici La Villa del Naniglio a Gioiosa della Calabria. Piazza De Nava 26 - 89122 Jonica: un’interessante Reggio Calabria (RC) ANGELA ALFIERI, DOMENICO CARRÀ, DANIELA MELODIA, SALVATORE NAPOLI, TERESA PELLE esemplificazione di architettura Associazione Culturale Geologia Territorio & Turismo. Via Paolo Romeo 46 – 89048 romana in Calabria Siderno (RC) DOMENICO MONTELEONE The Villa of Naniglio in Gioiosa Jonica: an interesting Geologo Libero Professionista example of Roman architecture in Calabria

Parole chiave (key words): villa romana (roman villa), terrazzamento (terracing), cisterna (cistern)

RIASSUNTO alla piana alluvionale dei fi umi Torbido e Galliz- Nella zona considerata scavo centrale, si Il lavoro presentato in questa sede na- zi. Il sito è situato al limite tra due litologie di colloca appunto la struttura della cisterna ipo- sce dall’idea di far conoscere il patrimonio natura sedimentaria, ovvero depositi conglo- gea, delle dimensioni di m. 17,47 di lunghezza storico-archeologico della Villa romana del merati miocenici costituiti da ciottoli di natura e di m. 10,27 di larghezza, la quale, stante Naniglio a Gioiosa Jonica (RC), sede di un cristallina immersi in una matrice sabbiosa l’andamento del terreno si trova, per così dire Parco archeologico urbano da poco istituito. e depositi alluvionali olocenici. Il substrato è incassata nel declivio della valle. Accanto al- Allo stato attuale la villa - oggetto di inda- costituito da rocce in prevalenza metamorfi che la cisterna, sono presenti degli altri ambienti gini a cura della Soprintendenza per i Beni che insieme alle rocce di tipo granitico-cristal- con pavimenti musivi, e strutture murarie con archeologici della Calabria - è stata scavata line caratterizzano l’intero Aspromonte. L’area è tracce di intonaco. La tecnica costruttiva uti- solo per una superfi cie di circa 800 mq, su interessata dall’azione delle acque diffuse che lizzata per la realizzazione delle strutture è una una zona occupata da piantagioni di ulivi e di ricadono direttamente sul rilievo e che scorrono tessitura in opus mixtum, in opus incertum e bergamotti. Gli scavi condotti nel corso degli in superfi cie o si infi ltrano facilmente, poiché larghi tratti in opus tectorium. anni ’80 e nel 2010 hanno portato alla luce i litotipi in affi oramento sono caratterizzati da Uno dei punti nevralgici della villa è resti di una villa romana, testimonianza utile una permeabilità elevata. appunto la cosiddetta cisterna ipogea a tre a conoscere l’attività edilizia nell’odierna Ca- Dal punto di vista storico-archeologico la navate, realizzata scavando il terrapieno labria in piena età imperiale. villa del Naniglio è un complesso architettoni- retrostante. L’ambiente ben conservato, te- Il complesso archeologico della Villa ro- co di epoca romano imperiale (I-IV sec. d.C.), stimonia la messa in opera “a regola d’arte” mana del Naniglio si colloca nel territorio fa- che documenta, attraverso una serie di ele- delle cosiddette “piscine” utili alla raccolta di cente parte dell’ex feudo di Santa Maria delle menti architettonici e paesaggistici di grande acqua e sembra avere avuto una capienza di Grazie, in località Annunziata nel comune di pregio, la qualità e la raffi natezza della tecni- circa 580 mc di acqua, di cui, sugli intonaci Gioiosa Jonica in provincia di Reggio Cala- ca edilizia romana nel territorio del Brutium perimetrali, a tutt’oggi si leggono le tracce bria. Nel territorio gioiosano è nota peraltro, la incluso nella III Regio. Con molto probabilità del livello dell’acqua contenutavi all’interno. presenza di insediamenti di diverse età inclu- si trattava inizialmente di una predia, trasfor- Di notevole interesse, nella fase di scavo so il periodo romano che conferma la frequen- mata successivamente in villa padronale. A archeologico, è risultato anche la messa in lu- tazione della Vallata del torrente, essenziale tal riguardo è considerata appunto una villa ce di parte del sistema di canalizzazione delle snodo per il traffi co dallo Jonio al Tirreno. urbano-rustica, ovvero un otium. All’interno, acque convogliate lungo dei “canali” disposti Da un punto di vista geologico, il territorio la stessa, presentava un quartiere residen- regolarmente lungo le strutture murarie della del comune di Gioiosa Ionica ricade nell’am- ziale ed impianti di lavorazione e di conser- villa e realizzati con sezione ed inclinazione bito dell’evoluzione dell’Arco Calabro, in vazione, disposti su differenti quote, quindi utili ad evitare un’eccessiva velocità delle ac- particolare ricade all’interno della “Fossa di con pieno sfruttamento di un leggero pendio, que ed una conseguente erosione delle pareti Siderno”. Il margine settentrionale di questa fornita anche da strutture legate alla produ- di contenimento dello speco. fossa è marcato dal sistema di faglie Nicotera zione, oltre che da ambienti signorili. Gli interventi di restauro programmati per - Marina di Gioiosa Jonica il quale presenta Nel costruire la villa si era dunque scelta la conservazione del Parco archeologico della piani a direzione WNW-ENE. Altresì il confi ne una felice posizione geografi ca a breve di- Villa romana del Naniglio, nel porsi il naturale meridionale è marcato dal sistema di faglie stanza dal mare, su un declivio orientato a obbiettivo di preservare l’intero complesso da a direzione ESE-WNW che si sviluppano tra Nord-Est, tale da essere al riparo da eventuali ulteriori danni limitando così anche il processo Siderno e Cittanova. Lungo tali fratture pro- ingrossamenti del torrente Torbido, e da inon- di degrado dei materiali costitutivi, sono stati fonde si sono depositati i sedimenti detritici dazioni, mentre d’altro canto godeva di una selezionati nell’ottica di una particolare pre- dei bacini idrografi ci del Torrente Torbido su posizione panoramica. servazione e manutenzione dei pavimenti mu- versante jonico e della Fiumara Metramo sul Il nome , (nel dialetto lo- sivi e delle problematiche legate alla staticità versante tirrenico, in contatto con le rocce cri- cale), derivante dal greco  (senza e messa in sicurezza della Cisterna ipogea. Se stalline dell’Aspromonte e delle Serre. sole), si addice ad un locale sotterraneo, ap- negli anni passati la conservazione dell’area è L’area di interesse si colloca alla base di punto una cisterna, che la popolazione locale, stata sia pure parzialmente, garantita con la un’altura collinare, di dolce morfologia, delimi- già in epoche remote, visitava come rudere e metodologia del “rinterro”, oggi nell’ottica di tata a S, E ed W da versanti che degradano sino lo denominava “li Bagni”. favorire la fruizione del bene culturale, si sono

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 114 scelte soluzioni utili ad integrare l’attuale realtà In particular, the area of interest is placed at tains within. The structure is in conglomerate of paesistico-ambientale favorendo un percorso ri- the base of the hill hilly, sweet morphology, limestone rocks, emplaced with the technique of spettoso della lettura del sito e rispettando l’at- bounded on S, E and W sides that slope up ‘”opus incertum” with an internal facing bricks tuale conformazione geo-morfologica dell’area from the fl oodplain of rivers and turbid Galliz- very regular. The walls retain within large tracts stessa. L’intento è quello di rendere fruibile e zi. The site is located on the boundary betwe- of tectorium waterproof with a “shelling” in the sicuro il sito proponendo l’impiego delle nuove en two sedimentary lithologies, namely land attack with the fl oor, a feature that is noticed in tecnologie informatiche, anche attraverso l’ap- Miocene conglomerate - sand with pebbles of the lower part of the pilastrature and that se- plicazione del sistema SICaR: supporto veloce crystalline nature, vary in size, surrounded ems to confi rm the function of reservoir water. ed effi cace per la pianifi cazione e la gestione by sandy matrix brown and Holocene alluvial These have a layer called roughing (trullisatio) di tutte le fasi di un cantiere di restauro, ed un deposits. The substrate consists mainly of of coccio pesto, above which is placed a layer of secondo livello prettamente divulgativo, che metamorphic rocks which together with the lime mortar and sand (harenatum) pulled in a intende sensibilizzare il visitatore al valore del rocks of granite-type crystalline characterize workmanlike manner. Another layer of fi nishing patrimonio culturale dell’intero progetto. the entire Aspromonte. The area is affected by (politio) is made of lime and powdered marble the action of water spread that fall directly on grainy. The only entrance to the cistern is cha- ABSTRACT the pad and which slide on the surface or in- racterized by a scale coclidea, which protrudes The work presented here stems from the fi ltrate easily, since the lithologies in outcrop from the roof and on which you set a dome un- idea to introduce more punctually the historical are characterized by a high permeability. certain work in blocks of limestone. and archaeological heritage of the Roman Villa From the standpoint of historical and Of particular interest, in the process of ar- of Naniglio in Gioiosa Jonica (RC), home to an archaeological the Villa of Naniglio is an ar- chaeological excavation, was also the system of archaeological park city recently established. chitectural complex of Roman-imperial period water canals channeled along the “channels” At present the villa - the subject of inve- (I-IV cent. AD), documenting, through a series regularly arranged along the walls of the villa stigations by the Superintendence for Archae- of architectural and landscape of great value, and made section and inclination serve to avert ological Heritage of Calabria - was excavated quality and sophistication of Roman building an excessive speed of the water and a conse- only for an area of about 800 square meters on technique in the territory of Bruttium included quent erosion of the containment walls of the an area occupied by olive groves and bergamot. in III Regio. cavern. Among the elements that characterize The excavations carried out in the course With high probability, it was initially a and make the Villa of Naniglio counted among of the 80s and in 2010 brought to light the predia, then transformed into a “padronal the examples of private architecture of the im- remains of a Roman Villa, testimony useful to villa”. It is considered just an urban-rustic perial age in today’s southern Calabria Ionian is know in today’s construction activity Calabria villa, or a otium. Inside, it had a residential to remember the mosaic fl oors in the rooms of during the Imperial period. neighborhood and processing plants and sto- the residential part. The Floor are dominated by The archaeological site of the Roman Villa rage, arranged on different levels, with the elaborate geometric patterns and elegantly ar- of Naniglio is placed in the territories forming full exploitation of a gentle slope, also pro- ranged against each other in the main colors of part of the former feudo of Santa Maria delle vided by structures related to the production, black and white with the preparatory layers con- Grazie, in the locality Annunziata in the muni- as well as elegant environments. The villa was sist of a large pebble conglomerate, on which is cipality of Gioiosa Jonica town of about 7050 building in a favorable location, a short di- placed a layer of lime with broken stones which inhabitants, located in the Valley of the River stance from the sea, on a slope facing North- follows a group of earthenware and lime. The Torbido. The area subject to archaeological in- East, so as to be protected from any swellings restoration work planned for the conservation of vestigations is located along the former route of the river Torbido, and fl oods, while on the the archaeological Park of the Villa Romana of of State Road 281 linking the city center of other hand enjoyed a scenic location. The na- Naniglio, are intended to preserve from further Gioiosa Jonica to Grotteria and San Giovanni me (in local dialect), derived damage, limiting also the degradation of the di Gerace, following the contours of the slope from the greek  (no sun), befi tting constituent materials with a view to particular that leads down to the Torbido River, articu- an underground room, just a cistern, which the preservation and maintenance of the mosaic lated on the terraces. the local population, in ancient times, as he fl oors, and problems related to the static and In the aerea of Gioiosa are present many visited the ruins and called “li Bagni”. In the safety of the underground cistern. If in the past settlements of different ages including the area considered central excavation, is located the conservation area has been even partially Roman period, which confi rms the attendan- precisely the structure of the underground ci- guaranteed by the methodology of “backfi l- ce of the valley of Torbido, essential hub for stern, the size of meters in length and 17.47 ling”, today in order to encourage the enjoyment traffi c from the Ionian to the Tyrrhenian Sea. meters 10,27 width is located in the slope of of the cultural choices are useful solutions to From a geological point of view, the terri- the valley. supplement the existing reality landscape tory of the municipality of Gioiosa Ionica falls Next to the cistern, there are other areas with and environment favoring a route respectful within the evolution of the Calabrian Arc, in mosaic fl oors, and walls with traces of plaster. reading of the site and respecting the current particular, falls within the “Pit of Siderno.” The construction technique used for the buil- geomorphological conformation of the same The northern edge of this pit is marked by fault dign of the structures is opus mixtum, in opus area (for example elevation difference between system Nicotera - Marina di Gioiosa Jonica incertum and large tracts in opus tectorium. One the shares of the former road, lined with rows which has plans to WNW-ESE direction. Also, of the focal points of the villa is precisely the of olive trees on one side and gardens of citrus the southern boundary is marked by the fault so-called underground cistern with three naves, -bergamot plants in this case- on the other). system to ESE-WNW direction that develop built by digging the embankment behind. The And in consideration of the morphological between Siderno and Novigrad. Along these well-preserved, testifi es to the implementation characteristics of the area, one of the objecti- deep fractures were deposited detrital sedi- “of the art” of so-called “pools” useful for the ves proposed for the use of the site, ensuring ments of the catchment areas of the River Roil collection of water and seems to have had a mobility motor, safe use of equipment, the reco- and on the Ionian side of the Fiumara Metramo capacity of about 580 cubic meters of water, gnition of places, regardless of disability held. on the Tyrrhenian coast, in contact with the which, on plaster perimeter to everybody today Paying attention to the respect of the instances crystalline rocks of the Aspromonte and Serre. you read the traces of the level of water it con- of the reversibility of the recognition and pre-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 servation of the largest instances, the intent is paesaggistici, i resti archeologici, architetto- culiarità della Villa del Naniglio è la posizione 115 to make the site safe and usable by proposing nici rappresentano il “portfolio” di un terri- su un declivio e l’adattamento delle strutture the use of new information technologies, in- torio e la manifestazione delle azioni e delle che la costituivano attraverso terrazzamenti. cluding through the application of the system vicende che fanno la storia di un Paese. Allo stato attuale la Villa - oggetto di in- SICaR: support fast and effective planning and Il lavoro presentato in questa sede nasce dagini a cura della Soprintendenza per i Beni management of all phases of a restoration site, dall’idea di far conoscere sempre più puntual- archeologici della Calabria - è stata scavata and a second level informative, which aims to mente il patrimonio storico-archeologico della solo per una superfi cie di circa 800 mq (fi g.2), sensitize the visitor to the value of the cultural Villa romana del Naniglio a Gioiosa Jonica (RC), su una zona occupata da piantagioni di ulivi heritage of the whole project. sede di un Parco da poco istituito (fi g.1). e di bergamotti. Gli scavi condotti nel corso Valorizzare le aree archeologiche vuol di- degli anni ’80 e nel 2010 hanno portato alla 1) PREMESSA re percorrere un cammino che ne prevede la luce resti di una villa romana, testimonianza Riscoprire, promuovere il paesaggio, si- ricerca sul campo, lo studio, e per ultimo, il utile a conoscere l’attività edilizia nell’odier- gnifi ca valorizzare le risorse culturali di un restauro ai fi ni anche della fruizione. La prima na Calabria in piena età imperiale territorio. Occorre precisare che gli elementi analisi condotta in situ, dimostra che la pe- La presentazione ed analisi di questo sito archeologico come luogo di geoarche- ologia, è motivata dal particolare non tra- scurabile che la Villa del Naniglio racchiude diversi spunti d’interesse sia dal punto di vista storico-archeologico sia architettonico sia infi ne dal punto di vista geologico, consi- derata la natura del luogo e la caratteristica di alcuni settori della Villa quale la Cisterna di cui si dirà oltre.

2) IL RAPPORTO CON IL LUOGO Il complesso archeologico della Villa roma- na del Naniglio si colloca nel territorio facente parte dell’ex feudo di Santa Maria delle Grazie, in località Annunziata nel comune di Gioiosa Jonica (RC), centro di circa 7050 abitanti, loca- lizzato nella vallata del Torrente (fi g.3). Il settore oggetto di indagini archeologiche è dislocato lungo l’ex tracciato stradale della Figura 1 – L’area archeologica all’interno del parco Strada Statale 281 che collegava il centro urba-

Figura 2 – Elaborazione grafica rappresentante l’area archeologica e la sua estensione

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 116 no di Gioiosa Jonica a quelli interni di Grotteria e piani a direzione WNW-ENE. Altresì il confi ne costituito da rocce in prevalenza metamorfi che di San Giovanni di Gerace, seguendo le curve di meridionale è marcato dal sistema di faglie che insieme alle rocce di tipo granitico-cristal- livello del pendio che degrada verso il Torbido, a direzione ESE-WNW che si sviluppano tra line caratterizzano l’intero Aspromonte. articolandosi su terrazze, in modo da sfruttare Siderno e Cittanova. Lungo tali fratture pro- L’area è interessata dall’azione delle acque la posizione e la visuale sul litorale fl uviale. fonde si sono depositati i sedimenti detritici diffuse che ricadono direttamente sul rilievo e Nel territorio gioiosano è nota, peraltro, la dei bacini idrografi ci del Torrente Torbido sul che scorrono in superfi cie o si infi ltrano facil- presenza di insediamenti di diverse età, inclu- versante jonico e della Fiumara Metramo sul mente, poiché i litotipi in affi oramento sono so il periodo romano, che conferma la frequen- versante tirrenico, in contatto con le rocce cri- caratterizzati da una permeabilità elevata. tazione della Vallata del torrente, essenziale stalline dell’Aspromonte e delle Serre. snodo per il traffi co dallo Jonio al Tirreno. In particolare, l’area di interesse si colloca 4) LA VILLA E LE SUE STRUTTURE alla base di un’altura collinare, di dolce mor- La Villa del Naniglio è un complesso ar- 3) ASPETTI GEOLOGICI fologia, delimitata a S, E ed W da versanti che chitettonico di epoca romano-imperiale (I-IV Da un punto di vista geologico, il territorio degradano sino alla piana alluvionale dei fi umi sec. d.C.). Difatti, con molta probabilità, si del comune di Gioiosa Ionica ricade nell’am- Torbido e Gallizzi. Il sito si trova al limite tra due trattava inizialmente di preadium, trasfor- bito dell’evoluzione dell’Arco Calabro, in litologie di natura sedimentaria, ovvero terreni mata successivamente in villa padronale. A particolare ricade all’interno della “Fossa di miocenici conglomeratico – sabbiosi con ciot- tal riguardo è considerata appunto una villa Siderno”. Il margine settentrionale di questa toli di natura cristallina, di dimensioni variabili, urbano-rustica, ovvero un otium (fi g.4). fossa è marcato dal sistema di faglie Nicotera immersi nella matrice sabbiosa di colore bruno All’interno, la stessa presentava un quar- - Marina di Gioiosa Jonica il quale presenta e depositi alluvionali olocenici. Il substrato è tiere residenziale ed impianti di lavorazione e di conservazione, disposti su differenti quote, quindi con pieno sfruttamento di un leggero pendio, fornita anche da strutture legate alla produzione, oltre che da ambienti signorili. Nel costruire la Villa si era dunque scel- ta una felice posizione geografi ca a breve distanza dal mare, su un declivio orientato a NE, tale da essere al riparo da eventuali ingrossamenti del torrente Torbido, e da inon- dazioni, mentre d’altro canto godeva di una posizione panoramica. L’intero complesso si poneva in relazione con la via fl uviale e con la vallata stessa del torrente, per mezzo del quale si navigava e si poteva raggiungere facilmente l’opposto Figura 3 – La Vallata del Torrente Torbido litorale costiero tirrenico.

Figura 4 – Elaborazione grafica rappresentante le strutture murarie scavate

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 117

Figura 5 – Esterno della cisterna Figura 6 – Interno della cisterna con evidenziazione delle campate suddivise dai pilastri

Il nome , (nel dialetto lo- cale), derivante dal greco  (senza sole), si addice ad un locale sotterraneo, ap- punto una cisterna, che la popolazione locale, già in epoche remote, visitava come rudere e che denominava “li Bagni”. Nella zona considerata scavo centrale, si colloca appunto la struttura della cisterna ipogea (fi g.5) delle dimensioni di m. 17,47 di lunghezza e di m. 10,27 di larghezza, la quale, stante l’andamento del terreno si trova, per così dire, incassata nel declivio della valle. Accanto alla cisterna, sono presenti degli al- tri ambienti con pavimenti musivi, e strutture murarie con tracce di intonaco.

5) I MATERIALI E LE TECNICHE DI CO- STRUZIONE DELLA VILLA Il complesso della Villa del Naniglio docu- menta, attraverso una serie di elementi architet- tonici e paesaggistici di grande pregio, la quali- tà e la raffi natezza della tecnica edilizia romana nel territorio del Bruttium incluso nella III Regio. La tecnica costruttiva utilizzata per la re- alizzazione delle strutture è una tessitura in opus mixtum, in opus incertum e larghi tratti in opus tectorium. Uno dei punti nevralgici della Villa è appunto la cosiddetta cisterna ipogea a tre navate (fi g.6), realizzata scavando il terrapieno retrostante. L’ambiente ben conservato, testimonia la messa in opera “a regola d’arte” delle cosid- dette “piscine” utili alla raccolta di acqua e sembra avere una capienza di circa 580 mc di cui, sugli intonaci perimetrali, a tutt’oggi si leg- Figura 7 – Pianta della cisterna gono le tracce del livello dell’acqua contenutavi all’interno. Tuttavia, nonostante vi siano nume- L’ambiente sotterraneo presenta un in- spessore di circa 1,50 metri, conservano rose tracce che attribuiscono la struttura del tradosso con volte a crociera su tre navate all’interno larghi tratti di tectorium imper- Naniglio ad una “cisterna”, ve ne sono altre che e cinque campate, sostenute da otto grossi meabile con una caratteristica “sgusciatura” fanno pensare che il complesso sia stato utiliz- pilastri. Al centro della cisterna si nota un nell’attacco con il pavimento, peculiarità che zato anche come “ninfeo”, ovvero come luogo pozzo di decantazione per le acque, ancora si nota nella parte bassa delle pilastrature e mistico dedicato a qualche divinità antica. non molto esplorato. che sembra confermare la funzione di riserva A tal proposito, infatti, proprio all’ingres- La struttura muraria è in conglomerato di d’acqua. Queste ultime presentano uno strato so della cisterna sono collocati dei vani ac- pietre calcaree di medie e piccole dimensioni cosiddetto sgrossatura (trullisatio) di coccio cessori, in uno dei quali si trova un’edicola poste in opera con la tecnica dell’“opus in- pesto, al di sopra del quale si pone lo strato votiva con un altare di particolare interesse certum” con un paramento interno in laterizi di malta di calce e arena (harenatum) tirato a con tracce di stucchi decorati. molto regolari. Le pareti perimetrali, dello regola d’arte con regolo, fi lo per le orizzontali,

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 118

Figura 8 – Resti della canalizzazione all’interno della Villa padronale Figura 9 – Resti del pavimento musivo delle sale della Villa

fi lo a piombo per le verticali e squadratura Villa romana del Naniglio, nel porsi il naturale Bibliopolis, Napoli; degli angoli. Tale strato era passato solo dopo obbiettivo di preservare l’intero complesso da AA.VV. (1988) Nuovi contributi allo studio della l’indurimento del trullisatio. ulteriori danni limitando così anche il proces- villa romana del Naniglio di Gioiosa Jonica, estratto da Klearchos, Anno XXX; Un terzo strato di rifi nitura (politio) è fatto so di degrado dei materiali costitutivi, sono AA.VV. (2008) Mostrare l’Archeologia – Per un ma- di calce e polvere di marmo granulosa. stati selezionati nell’ottica di una particolare nuale/atlante degli interventi di valorizzazione, La cisterna è ad unico ingresso principa- preservazione e manutenzione dei pavimen- a cura di Vaudetti M., Minucciani V., Canepa S., le caratterizzato da una scala coclidea, che ti musivi e delle problematiche legate alla Edizioni Umberto Allemandi & C., Torino; sporge dal tetto e su cui si imposta una cupola staticità e messa in sicurezza della Cisterna AA.VV. (2003) La Locride Greco-Romana - La città, in opera incerta in blocchetti di calcaree di ipogea. La Cisterna sarà oggetto di consoli- la storia, i miti, a cura di Zarattini A., Sabbione C., Ed. Arti Grafiche GS, Ardore. media grandezza (fi g.7). damenti attraverso risarcitura di lesioni, sia AGOSTINO R., GRILLO E. (2013) I Pavimenti musivi del Tutt’oggi, nonostante la cisterna sia stata passanti che non, e puliture di intonaci e pa- complesso del Naniglio di Gioiosa Jonica, in Atti indagata matericamente, l’esigenza è quella vimentazioni in coccio-pesto. del XVIII Colloquio AISCOM, Cremona, 14-17 marzo di esplorarla ancora di più cercando di indi- Se negli anni passati la conservazione dell’a- 2012, Edizioni Scripta Manent, pp.461-72, Tivoli; viduare il complesso di approvvigionamento rea è stata, sia pure parzialmente, garantita con ALFIERI A., ANNALORO S., GRECO M., MESSINA S., ROMEO A., dell’acqua all’interno della stessa, l’uso e, la metodologia del “rinterro”, oggi, nell’ottica di RUSSO P., TALARICO D. (2003) Il progetto di conser- vazione della Torre Spina a Marina di Gioiosa Jo- soprattutto, gli aspetti religiosi che legano favorire la fruizione del bene culturale, si sono nica (RC) estratto da Quaderni del Dipartimento l’edifi cio al luogo. Di notevole interesse, nella scelte soluzioni utili ad integrare l’attuale real- Patrimonio Architettonico e Urbanistico, n. 25-26 fase di scavo archeologico, è risultata anche tà paesistico-ambientale favorendo un percor- XIII (2003), Gangemi Editore, Reggio Calabria; la messa in luce di parte del sistema di cana- so rispettoso della lettura del sito e rispettando ALFIERI A., CARRÀ D., LANZO G., MONTELEONE D., PARRELLO lizzazione (fi g.8) delle acque convogliate lun- l’attuale conformazione geo-morfologica dell’a- D., VARACALLI A. & URSIDA V. (2010) - Itinerario go dei “canali” disposti regolarmente lungo rea stessa (ad esempio, scarto altimetrico tra Geoarcheologico: dalle Rocche di San Pietro ai ruderi della città di Panduri, un viaggio attra- le strutture murarie della villa e realizzati con le quote della ex strada statale, costeggiata verso il Miocene, Calabria meridionale. Atti del sezione ed inclinazione utili ad evitare un’ec- da fi lari di alberi d’ulivo da un lato e da orti di Convegno SIGEA “Il patrimonio Geologico: una cessiva velocità delle acque ed una conse- agrumeti dall’altro). E proprio in considerazione risorsa da proteggere e valorizzare”. guente erosione delle pareti di contenimento delle caratteristiche morfologiche dell’area, uno BARILLARO E. (1992), Gioiosa Jonica – Lineamenti di dello speco. degli obbiettivi proposti per la fruizione del sito storia municipale, Ed. Frama Sud, Chiaravalle Tra gli elementi che caratterizzano e fanno da parte di tutti è quello di garantire la mobi- Centrale; FUDA R., (1995) Formazione e immagine di uno sta- annoverare la Villa del Naniglio tra le esempli- lità motoria, l’utilizzo sicuro delle attrezzature, to feudale – Le carte topografiche dei Feudi di fi cazioni dell’architettura privata di età impe- la riconoscibilità dei luoghi, a prescindere dalla Vincenzo Maria Carafa VIII Principe di Roccella, riale nell’odierna Calabria ionico meridionale è disabilità posseduta. Ponendo attenzione al Ed. Corab, Gioiosa Jonica; da ricordare la scelta di pavimentazioni musi- rispetto delle istanze della reversibilità, della GHISETTI F. (1979), Evoluzione neotettonica dei prin- ve per i vani della parte residenziale. Pavimen- riconoscibilità e di quelle p iù ampie della con- cipali sistemi di faglie della Calabria centrale, ti in cui predominano motivi geometrici (fi g.9) servazione, l’intento è quello di rendere fruibile Boll. Soc. Geol. It. n. 98 anno 1979, pp. 387 - 430. NAYMO V. (1996) Il castello di Gioiosa in Calabria elaborati ed elegantemente accostati gli uni e sicuro il sito, proponendo l’impiego delle nuove Ulteriore, Ed. Corab, Gioiosa Jonica. agli altri nei colori predominanti del bianco tecnologie informatiche, anche attraverso l’ap- NUCERA E. (2008) Locri in età romana - La civitas e nero, con strati preparatori costituiti da un plicazione del sistema SICaR, supporto veloce romana nel cuore della polis magno-greca, La- conglomerato in ciottoli grandi, sul quale è ed effi cace per la pianifi cazione e la gestione ruffa Editore, Reggio Calabria. steso uno strato di calce con pietre spezzate di tutte le fasi di un cantiere di restauro, sensi- SABBIONE C. (2007) La villa romana di Palazzi di cui segue un nucleo di coccio-pesto e calce. bilizzando il visitatore al valore del patrimonio Casignana. Guida archeologica, Ed. Corab, Gio- culturale dell’intero progetto. iosa Jonica. SPEZIALE R.,(1982) Locri Epizephiri - Dalle origini IL RESTAURO DELLA VILLA: DALLA CONSERVAZIONE all’incursione saracena del 952, Brutia e Pan- ALLA FRUIZIONE BIBLIOGRAFIA callo Editori, Locri. Gli interventi di restauro programmati per AA. VV. (1988) La villa romana del Naniglio di Gio- VITRUVIO POLLIONE M. (2002) DE Architectura - Libri X, la conservazione del Parco archeologico della iosa Jonica a cura di Alfonso De Franciscis, Ed. a cura di Bossalino F., Ed. Kappa, Roma.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 VERA GRECO 119 Direttore Museo della Ceramica Caltagirone (Catania) La ricostruzione dei paesaggi E-mail: [email protected] Tel. 0933 58418 antropici e naturali dai reperti Fax 0933 26972 FRANCESCA MERCADANTE del Museo della Ceramica GeoArcPa (Studio di Geoarcheologia) (Palermo) E-mail: [email protected] di Caltagirone Tel.091 6841908; 340/ 6680456 GIANLUIGI PIRRERA The reconstruction of the anthropic and natural Vice Presidente AIPIN (Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica) landscapes from the finds of the Museum E-mail: [email protected] Tel. 347/2313990 of Caltagirone Fax 091 335104

Parole chiave (key words): Museo (Museum), paesaggio litico ceramico e floristico (lithic ceramic and floristic landscapes).

RIASSUNTO I cocci ceramici, per secoli o millenni cu- histories and in places as material derivation Coerentemente con la “Convenzione Eu- stoditi dalle alluvioni, sono stati spesso di- of the artifacts. ropea del Paesaggio”, nella sua defi nizione strutti per effetto delle lavorazioni di trasfor- The ceramics and funerary objects are dinamica, per la quale Esso si evolve nel mazione del territorio delle aree industriali inexhaustible sources of the ancient Sicilian tempo e non può, come la foto di un pano- siciliane. Ci si riferisce a Gela, Priolo-Augusta landscape, local and far away, often unex- rama, fermarsi alla percezione del momento, e Milazzo: siti (con Himera) del paesaggio an- pected, like the stone artifacts, with parade lo studio del paesaggio deve essere proposto tico della Magna Grecia oggi da restaurare in axes in chloromelanite (alpine jadeite), and e rivisto entro una dimensione olistica e cul- senso archeologico e prima ancora da boni- clay pots that can tell of its typical food pro- turale. fi care. ducts such as grains, grapes, sauces, throu- Consono a tale dettato, la presente re- La relazione si conclude con i due approc- gh the decorations and the fl oral patterns lazione intende elaborare un approccio allo ci possibili per la musealizzazione-rappre- (roses, palm trees, grapevines, bay leaves) studio del Paesaggio, come sperimentazione sentazione del Paesaggio antico: il primo con impressed upon them. Feedback on ancient museale, applicata al contenuto del museo la fruizione nel Museo all’area archeologica Sicilian fl ora can also be found at the Museum stesso come percezione visiva del Paesaggio di Montagna di Caltagirone, la seconda con of Ceramics of Caltagirone. archeologico, inteso come la somma dei pa- la musealizzazione-rappresentazione diretta The lithic fi nds lead back to itineraries esaggi litici, paesaggi ceramici, quali unico dell’area archeologica con la fruizione inter- Neolithic long axis of the Tirreno – Aeolian aspetto contestuale del paesaggio natura- pretativa, facilitata dal restauro archeo del involving Etna and navigable inland along listico antico e culturale da questo indotte. paesaggio antico. the Simeto and Imera landscapes river (me- Paesaggio antico, quindi, declinabile sotto i anders, willow, ornithology) interested then diversi aspetti plurimi che offrono le collezio- ABSTRACT by the ancient Romans. The ceramic frag- ni archeologiche del museo di Caltagirone, According to the “European Landscape ments, for centuries or millennia preserved individuabili come aspetti del “Paesaggio Convention” in its dynamic defi nition (the by the alluvial sediments, have often been di Museo”, nel tempo con le sue cronologie Landscape evolves over time, and cannot destroyed through the land transformations e nei luoghi come derivazione materiale dei be limited to a momentary perception, like of the Sicilian industrial areas. We refer he- manufatti. the photo of a view) the study of landscape re to Gela, Priolo-Augusta and Milazzo: sites Le ceramiche e corredi funerari sono fonti should be proposed and reviewed in a holistic (with Himera) of the Magna Grecia landsca- inesauribili del paesaggio antico siciliano, dimension. pe, now to restore in archaeological sense locale e lontano, spesso inaspettato, così i Commensurate with such wording, this and before that, to reclaim. manufatti litici, con le asce da parata in clo- report intends to develop an approach to the The geomorphological map can be read romelanite, (giadeite alpina), e i vasi d’argilla study of the Landscape, like a experimenta- in the past through the map of the ceramics che possono raccontare le tipicità di derrate tion applied to the contents of the museum of Sicily and in the future through the map of alimentari (cereali, uva, salse) con i decori itself as a visual perception of the archae- the landslide risk. e i motivi fl oreali (rose, palme, tralci di viti, ological landscape, defi ned as the sum of The report concludes with two possible alloro) in essi impressi. Riscontri sulla fl ora the lithic landscapes, ceramic landscapes, approaches to the representation/museali- antica siciliana si ritrovano anche al Museo such as unique contextual aspects of the zation of the ancient landscape: the fi rst with delle Ceramiche di Caltagirone. ancient natural and cultural landscapes by the fruition in the Museum of the archaeo- I reperti litici riconducono a itinerari del it induced. logical area of the Caltagirone Mountain, neolitico lungo asse del Tirreno - Eolie coin- Ancient landscape, then, is declinable the second with the direct representation/ volgendo l’Etna e l’interno navigabile, lungo il under multiple different aspects offered by musealization of the archaeological area Simeto e l’Imera nei paesaggi fl uviali, (mean- the archaeological collections of the Museum with the interpretative fruition facilitated dri, saliceti, ornitofauna) interessati poi dagli of Caltagirone, identifi able as aspects of the by archaeo-ecological restoration of the an- antichi Romani. “Landscape of the Museum”, in time with its cient landscape.

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Figura 1 – Cratere a campana (inv. 1120 - provenienza Cal- tagirone, località S.Luigi) di Fine V sec. A.C con decorazione a figure rosse

1. GENERALITÀ In coerenza con la definizione di Pae- Figura 2 – Carta dei siti archeologici del Calatino saggio (cfr. Convenzione Europea del Pa- esaggio Capitolo 1, art. 1 lettera a)) che della cultura e della storia dei popoli. Ed è molto esplicito del concetto sopra espresso «designa una determinata parte di territo- anche perché il vaso ci riporta a tutti gli (Figura 1). rio, così come è percepita dalle popolazioni, elementi (archè) dei presocratici3. Scienze Esso raffi gura un vasaio all’opera in pie- il cui carattere deriva dall’azione di fattori ben definite come la geologia per le argille di e di profi lo mentre realizza un pithos al naturali e/o umani e dalle loro interrela- e l’archeologia per i vasi dovrebbero dialo- tornio, aiutato da un giovane seduto intento zioni», questo si evolve nel tempo1. La de- gare meglio con l’arte dei vasai, artigiani a ruotare il tornio, mentre sovrintende al la- finizione, soprattutto quella di Paesaggio artisti e maestri. I nostri antenati, oggi voro la dea Athena appoggiata alla lancia Culturale formulata dall’Unesco2, è quindi diremmo, che avevano una visione olistica con elmo ed egida. La metafora ci induce a dinamica e rimanda ad una dimensione nel rappresentare con le pitture, i disegni e pensare che il vasaio può esser indigeno o, olistica, soprattutto alla percezione delle i colori, i simbolismi del territorio e del pae- più probabilmente, greco mentre il giovane popolazioni e agli avvicendamenti di storia, saggio. Nel contempo sul vaso d’argilla, ol- è quasi sicuramente indigeno4. Le ceramiche cultura, e con i suoi usi. Il vaso (singolo e tre che come elemento della vita quotidiana e i corredi funerari del Museo di Caltagirone ciò che rappresenta) si può prestare bene e dell’arte del periodo, si riflette la tipicità sono fonti inesauribili (anche per l’enorme a questa percezione perché è emblematico del paesaggio antico come espressione di mole di materiale non esposto) del paesag- sostenibilità. gio antico siciliano: dalla cultura di Castel- Consono a tale dettato, la presente re- luccio e Thapsos e del Milazzese (1400-1270 1 Il paesaggio si evolve nel tempo non può, come lazione intende elaborare un approccio allo circa a.C.) ad oggi. la foto di un panorama, fermarsi alla percezione del studio del Paesaggio geoarcheologico, come I vasi d’argilla possono aiutarci fre- momento, il suo studio deve essere proposto e rivisto sperimentazione museale, applicata al con- quentemente, con i decori e i motivi floreali entro una dimensione olistica. tenuto del museo stesso come percezione in essi impressi, per l’individuazione della 2 I paesaggi culturali sono stati defi niti sin dal visiva del Paesaggio archeologico, inteso forma di rose, palme, edera; ma il data base 1992 dal Comitato per il Patrimonio dell’umanità come la somma dei paesaggi litici, paesaggi della Flora antica siciliana è, soprattutto, come aree geografi che o proprietà distinte che in ceramici, quali unico aspetto contestuale del ricco di aromatiche quali l’alloro e tipicità modo peculiare “...rappresentano l’opera combinata paesaggio naturalistico antico e culturale di derrate alimentari, quali cereali, uva, della natura e dell’uomo”. Questo concetto è stato da questo indotte. Paesaggio antico, quindi, tralci di viti, etc. Il museo regionale delle adattato e sviluppato nell’ambito dei forum interna- declinabile sotto i diversi aspetti plurimi che ceramiche di Caltagirone, pur non essendo zionali sui patrimoni dell’umanità (UNESCO) come parte di uno sforzo internazionale per riconciliare “... offrono le collezioni archeologiche del museo propriamente un museo archeologico ha uno dei più pervasivi dualismi del pensiero occiden- di Caltagirone, individuabili come aspetti del una sezione molto ricca di vasi con riscontri tale, quello di natura e cultura”. Paesaggio di Museo, nel tempo con le sue floristici tipicizzanti del paesaggio antico. Nella defi nizione di Carl O. Sauer, studioso di geo- cronologie e nei luoghi come derivazione ma- I riscontri maggiori in tal senso li abbiamo grafi a culturale e umana, l’ambiente fi sico mantie- teriale dei manufatti. a Pompei e nella Campania, grazie soprat- ne un signifi cato centrale:“Il paesaggio culturale è tutto agli studi di Anna Maria Ciarallo, e forgiato da un paesaggio naturale ad opera di un 2. PAESAGGI FLORISTICI nell’Ara Pacis a Roma. In Sicilia un reper- gruppo culturale. La cultura è l’agente, gli elementi Il “vaso di Caltagirone” custodito al Mu- to ricchissimo di riferimenti floristici è la naturali sono il mezzo, il paesaggio culturale è il seo Regionale della Ceramica di Caltagirone, risultato.” In ambito accademico, qualsiasi sistema d’inte- 4 Lo sguardo protettore della dea Athena potrebbe razione tra l’attività umana e l’habitat naturale è interpretarsi come dubbioso, se non impotente, di considerato come un paesaggio culturale includen- 3 Il vaso contiene, in sé tutti gli archè: il materiale questa collaborazione vasaio-garzone che è inse- do, gli usi, le ecologie, le interazioni, le pratiche, le di base, l’argilla, è terra, si plasma con l’acqua, si gnamento di un mestiere ma anche, forse, di sfrut- credenze, i concetti e le tradizioni delle persone. cuoce col fuoco e si asciuga e matura all’aria. tamento.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 a a1 un’ispezione, un vero e proprio “scavo ar- 121 cheologico di museo” negli scantinati, che ha fatto rinvenire una cassetta di legno contenente: n. 2 asce litiche verde scuro; n. 2 scalpelli litici; n. 1 nucleo di selce; n. 8 lame in selce. Di tale reperti ritrovati nei depositi non si hanno utili e sicuri riscontri in quanto a provenienza, contesto ambientale o cronolo- gia. Confi diamo nella ricognizione di archivio Figura 3 b b2 a) selce, e inventario che sarà, resa necessaria dal b) giadeite, nuovo, imminente trasferimento nei locali a1) selce scheggiata, b2) giadeite lucidata all’uopo acquistati e restaurati dalla Regio- ne siciliana. Ricostruire, quindi, senza dati uffi ciali il materiale litico presente al Museo della antico dei siti archeologici del Calatino (C.de ceramica di Caltagirone è cosa impossibile. Piano Angelo, La Rocca, Monte Balchino, Tuttavia, dalla analisi degli oggetti litici si etc.) di cui alla (Figura 2). possono trarre informazioni che allargano la percezione del Paesaggio archeologico e che 3. PAESAGGI LITICI fanno da eco ad un’ampia visione, in cui è 3.1 SCAVI AL MUSEO possibile contestualizzare le conoscenze del In una chiave di lettura di paesaggio “paesaggio litico” non tanto riferibile solo al culturale, i reperti litici ritrovabili nei musei contenuto museale, ma quanto al panorama cornucopia di Tindari (Metà del 1^ secolo archeologici, possono condurre a Itinerari pa- complessivo della stessa antropizzazione, AD, Tindari custodito al Museo Archeologi- esaggistici di epoche passate (Figura 3). Dal intesa questa, come rapporto/somma tra ter- co Salinas Palermo appartenente ad una Neolitico al Bronzo, il Mediterraneo fu crocevia ritorio, uso e scambio dello stesso. colossale statua femminile di cui solo la di rotte, di scambi materiali e di sapere. Le vie mano sinistra esiste), in cui è facile ricono- del mare lungo le coste tirreniche, arrivarono 3.2 MATERIALE LITICO DEL MUSEO scere uva, foglie di vite, grano, melograno, fi no all’interno dell’Isola, attraverso le aste fl u- - le quarziti: mele e pigne. Ad oggi i nostri data base ci viali dei fi umi ancora navigabili, coinvolgendo - nucleo di quarzite a grana fine in enumerano almeno 75 specie riscontrabili in digitazioni culturali indigeni e popolazioni assenza di crosta carbonatica, di direttamente da reperti ceramici e museali esterne. provenienza locale di dimensioni cm. siciliani e, se teniamo conto anche dei ri- E’ il caso del Museo della ceramica di Cal- 0,18x0,7 dal quale sono state ricavate scontri palinologici, l’elenco floristico anti- tagirone, il quale si presta, attraverso i pochi per percussione tre lunghe lame non co siciliano cresce sino a 146 specie. Tutto reperti litici posseduti, a dare informazioni presenti al Museo (Figura 4); ciò ci aiuta nello studio per la ricostruzione preziose su spostamenti e contatti. - le selci del restauro archeonaturalistico di almeno Nel 1958 la Regione Siciliana acquistava - quattro raschiatoi in selce grigia, 28 aree archeologiche; restauro che, nel- la collezione di maioliche del Barone Guido quattro bulini, di cui due radiolariti la Sicilia centrale e orientale è spesso di Russo Perez, con l’intento di costituire un rosso chiaro, di età presumibile neo- paesaggi cerealicoli e delle coltivazioni, museo della ceramica con sede a Caltagi- litica, nessuna indicazione di prove- comunque legati alla mitologia (Atena, rone. Dal sito istituzionale della Regione nienza nel libro d’ingresso pur ripor- Bacco, etc.) e principalmente al culto di Siciliana, Assessorato Beni Culturali, si tando numeri di inventario (Figura 5); Demetra. apprende che all’istituito Museo della cera- - ascia - scalpello in Basalto (Figura 6) Un gran numero di vasi del museo della mica di Caltagirone, fu associato materiale CODICE MORFOLOGICO (secondo Peloi ceramica di Caltagirone appartengono stori- litico proviene da contrada Balchino riferi- (1996-1997) camente (periodo compreso tra il neolitico e bili all‘Età del Bronzo (cfr. D. Amoroso 1983; Inv. N 501, ascia - scalpello in Basalto l’età medievale e moderna) a quel paesaggio Lagona S. 1973). L’informazione ha indotto grigio scuro, bocciardata su tutta la super-

Fronte Retro Figura 4 – Nucleo di quarzite a grana fine di provenienza locale (Calatino)

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Figura 5 – Lame in selce recto / verso

Figura 6 – Ascia - scalpello in Basalto (Sicilia) grigio scuro n. Inv. 501 Figura 7 – Ascia - scalpello in Basalto (Sicilia) grigio scuro n. Inv. 502

Figura 8 – Ascia da lavoro (Giada poco ferrifera) Figura 9 – Ascia da parata (eclogite ferrifera prossima a giadeite) Inv. n. 562 – (570)

fi cie, tagliente rettilineo levigato in entrambi Il passaggio dal manufatto scheggiato a ne dal Piemonte, dalla Liguria e dalla Valle i lati, forma rettangolare globosa, spessore quello levigato avviene per selezione del ma- d’Aosta. mediano cm. 0,6 lunghezza cm. 12 profi li teriale litico, alla fi ne del Neolitico in tutta - ascia verde: (Figura 8) laterali retti, tallone quadrato, vista laterale Europa si impiegano i termini duri che pre- CODICE MORFOLOGICO (secondo Peloi biconvessa, presenta su un lato una fossetta sentano la caratteristiche di resistenza alla (1996-1997) d’inserimento del manico, di probabile pro- percussione, alla lucidabilità e anche di bel- - ascia da lavoro (Giada poco ferrifera) venienza etnea. lezza cromatica. colore verde scuro, levigata in entrambi i - ascia - scalpello in Basalto (Figura 7) La disseminazione del minerale, av- lati forma rettangolare, spessore mediano CODICE MORFOLOGICO (secondo Peloi viene a partire dalle alpi Occidentali dai cm. 0,4, lunga cm. 12, profili laterali retti, (1996-1997) territori oggi piemontesi e liguri, prevalen- tallone quadrato, tagliente rettilineo, vista Inv. N. 502 ascia - scalpello in Basalto gri- temente verso i paesi francesi, dell’Inghil- laterale biconvessa, sono presenti su un gio scuro, bocciardata su tutta la superfi cie, terra e nei Paesi Bassi, successivamente lato due tacche di inserimento del manico, tagliente corto rettilineo, in posizione obliqua verso i paesi Slavi. forme di usura sulla punta e nel tallone. levigato in entrambi i lati, forma rettangola- Le asce verdi, presenti al Museo, sono in - ascia verde: (Figura 9) re globosa spessore cm.0,6, lunghezza cm.12 prima battuta, delle Eclogiti o Na-pyroxenite CODICE MORFOLOGICO (secondo Peloi profi li laterali retti, tallone quadrato, vista appartenente alla fase delle metaophioliti ad (1996-1997) laterale biconvessa, di probabile provenienza HP/LT. La maggior parte del materiale litico - Inv. 562-570, ascia da parata (eclogite etnea delle asce verdi conosciute in Italia provie- ferrifera prossima a giadeite) colore ver-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 de verso il chiaro, levigata in entrambi 123 i lati, forma trapezoidale, spessore mediano cm. 0,2, lunga cm. 12, profili laterali piatti tallone retto, tagliente ar- cuato, vista laterale biconvessa. Ascia di rappresentanza, non presenta forme di usura sulla superficie, oggetto di culto di eccezionale conservazione.

3.3.ITINERARI LITICI E LE VIE DEL COMMERCIO Figura 11 – Nucleo in ossidiana di Lipari ritrovato nel sito DELLA PIETRA di Sammardenchia Le prime grandi opere di alterazione am- bientale avvennero con l’uso del suolo per l’a- punte di freccia, erano defi niti con numerosi gricoltura, il disboscamento e la costruzione ritocchi per mezzo dei quali si otteneva la delle abitazioni. La coscienza della tecnologia forma fi nale. litica, gli strumenti litici da questa derivati Figura 10 – Vie marine del commercio dell’Ossidiana L’utensile in selce è abbandonato quando trasformarono in modo biunivoco l’ambiente una “conoscenza litica” o meglio una “tec- e l’uomo, e l’uomo, prima ancora che agricol- quarziti, ossidiana, né l’industria levigata, nologia litica” non più a scheggiatura ma a tore o allevatore, fu un empirista conoscitore quarziti ferrifere pelitiche, eclogiti – giadeiti, sfregatura s’impone tramite vere e proprie of- di fondamenti di quelle scienze geologiche basalti, serpentini. fi cine di lavorazione della “pietra verde levi- non ancora defi nite. Senza i riconoscimenti Di fatto, la prima roccia ad essere co- gata”, (metamorfi ti soggette a sfregamento e del materiale litico, infatti, non sarebbe stato nosciuta ed “usata” fu la Selce facile da lucidatura) in siti della Pianura Padana. Una possibile avviare alcun tipo di industria li- scheggiare, dà luogo a superfi ci concoidi con rivoluzione nella società, già ben organizzata tica, quindi né l’industria scheggiata, selce, bordi affi lati. Oggetti più complessi, come in cui mansioni così selettive, di conoscenza della “pietra” apparteneva a pochi individui, che si spostavano, anche per migliaia di km non soltanto dalle Alpi verso i territori del cen- tro Europa ma anche nel verso opposto, da Nord a Sud e viceversa da Sud a Nord. Dalla osservazione che le “asce verdi” in Eclogite, rinvenute in Sicilia, provengono dalle Alpi occidentali, dove i corpi litici sono esclusivi, si può adattare una strategia nella circolazione delle materie prime e dei manu- fatti litici e degli approvvigionamenti con- frontando i luoghi di produzione e di utilizzo, anche per il Mediterraneo (Figure 10). Nel sito di Sammardenchia, Udine (Neo- litico antico) (cfr. Vincenzo Tinè Il Neolitico in Italia 2007) è stata trovata industria litica su Ossidiana, (Figura 11), mentre il sito di Riva- Figura 12 – Rivanazzano asce verdi: i puntini in rosso indicano i siti con asce in Eclogite (pietra verde).(Cfr. D’Amico 1999 nazzano è risultato il centro di produzione di manufatti in pietra verde (giadeiti) per tutto il Neolitico e oltre di tutto l’areale dell’Italia del Nord. Nello stesso sito è presente ossidiana proveniente da Lipari (cfr. Claudio D’Amico 1999). A questo punto nulla vieta pensare che la osservazione, talora anche solo indicativa e preliminare, come nel nostro caso, possa permettere di formulare nuove proposte inter- pretative: Rivanazzano e Lipari come esempio di punti estremi di contatto nella diffusione di oggetti pregiati dal Neolitico al Bronzo? Po- trebbero così, la pietra verde delle Alpi (Nord) e l’ossidiana di Lipari (Sud) risultare i pro- babili indicatori delle direttrici commerciali marinare e di scambi culturali dal Neolitico fi no al Bronzo nell’area interna mediterranea (Figure 12 e 13). Le rotte marinare, divengono artifi ci della distribuzione, in Italia del Nord, della ossi- diana e invertendo la rotta verso il Sud, della Figura 13 – Sammardecchia Ossidiana di Lipari: i I puntini in nero indicano i siti con lame di ossidiana (Cfr. A. Pessina 2005) importazione della preziosa pietra verde.

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Figura 14 – Carta di correlazione crono-litogica tra i Siti del Calatino

carta della distribuzione litica (cfr. F. Merca- dante 2014), dalla quale è possibile evincere: 1) il contatto con elementi provenienti da aree esterne all’Isola, (asce di Eclogite); 2) il contatto con elementi provenienti da aree interne all’Isola (asce di Basalto); 3) un territorio che da una bassa densità abi- tativa passa ad una densità sostenuta nel l’Età del Bronzo, (in accordo con F. Iannì et Alii), con contatti e industrie litiche privi- legiate, (asce da parata in pietra verde). Che lezione trarre dal Paesaggio litico? La litologia delle asce in Sicilia tra il Ne- olitico e Bronzo (Figura 15) rispecchia due caratteristiche: A asce di provenienza locale con termini liti- ci a carattere locale, basalti, serpentiniti, nella parte orientale; A1 asce di provenienza locale con termini litici Figura 15 – Carta della distribuzione delle asce levigate in Sicilia (F. Mercadante 2014) verde scuro: cloromelanite/giadeite; a carattere locale, quarziti - peliti ferrifere verde chiaro: serpentini; marrone: goetite; rosso: basalto; bianco: arenarie, carbonati, metamorfiti. (goetiti) con un tenore in ferro superiore al 95 % a cemento siliceo, la così detta “pie- A queste nella distribuzione locale si as- dei paesaggi litici come indicatori di “rotte” tra levigata marrone” rinvenute nei territori sociano le vie d’acqua interne, i fi umi sicilia- e correlare cronologicamente, sia pure indi- tra Termini Imerese - Palermo - Alcamo, fi- ni navigabili e dai quali gli antichi siti erano cativamente, in quali siti coevi si ritrovano no a Caltanissetta. (F. Mercadante 2011) dipendenti. i manufatti, le selci e le asce presenti nel B asce di provenienza alpina, giadeiti clo- Nel micro paesaggio litico individua- Museo. Dalla indicazione degli insediamenti romelaniti, distribuiti nella Sicilia Nord - to, all’interno del territorio calatino e cuore castellucciani del calatino (cfr. D. Amoroso occidentale e centrale, con morfologia e dell’Isola ora si possono mettere in evidenza 1979) è così possibile (Figura 14) trarre una fattura eccezionale

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Figura 16 – Carta delle fornaci di produzione delle ceramiche.

4. IL PAESAGGIO GEOARCHEOLOGICO AT- più importanti antiche fornaci di produzione per il Ministero dell’Ambiente ad elevato TRAVERSO LA METAFORA DELLE CERAMICHE delle ceramiche in Sicilia, distinguendo in rischio industriale che urgono di bonifi ca. Le sopradette considerazioni sui reperti ci blu, oltre che Caltagirone, Sciacca, Burgio, Cocci lavorati da mani di “vasai” illuminati consentono di valutare il vaso come chiave di Centuripe, S.Stefano di Camastra e Patti: cioè greci, arabi (che dopo l’insediamento hanno lettura di una gestione sostenibile del terri- quelle ancora oggi particolarmente attive e di fatto della Sicilia una terra d’elezione), sino torio siciliano con i suoi rischi idrogeologici e maggiore interesse6 7. allo Stupor Mundi, Federico II di Svevia. Gela, rifl essioni sull’occupazione del suolo per gli usi Purtroppo attraverso i cocci ceramici per Priolo, Augusta e Milazzo: siti (con Himera) industriale cui è stato sottoposto e i danni con- secoli o millenni custoditi dalle alluvioni, si importantissimi del paesaggio antico preisto- seguenti. Infatti le letture fl oristiche e litiche (e potrebbe leggere anche la carta delle aree rico e della Magna Grecia ed oggi fortemente quindi più prettamente connesse con le scienze inquinati. Siti plasmati dai “vasai portatori naturali) dei reperti, non possono essere avulse di sviluppo”: prima i Romani, che hanno de- da letture più prettamente delle scienze tecni- 6 Nel futuro, invece, indicazioni sul rischio frane forestato l’isola per trasformarla nel granaio che, perché la natura stessa argillosa del vaso potrebbero aversi dalla lettura delle aree di lavorazione dell’impero e via via sino ai “vasai” di quel (e le ubicazioni dei luoghi di lavorazione) non delle ceramiche nella Carta del Rischio Idrogeologico, boom industriale che, soprattutto negli anni possono non farci rifl ettere su ciò che il terri- oppure dalla lettura delle aree delle argille dei centri di ’60 e ’70, ha cancellato importanti siti della torio oggi richiede alle pianifi cazioni di settore. lavorazione attraverso la carta delle permeabilità. Come Magna Grecia. L’umiliazione della cultura (e La metafora dei vasi d’argilla riguarda es- monito si può leggere anche attraverso la carta dei Co- del turismo) non è fi nita se ancor oggi a Gela, muni a rischio per effetto di frane e alluvioni già avve- 5 senzialmente i luoghi di provenienza dei vasi . nute e persino in quella più tecnica della sensibilità del a Porto Empedocle, ed in altri siti costieri si- La carta geomorfologica della Sicilia e rischio desertifi cazione. La geografi a degli antichi vasai ciliani, si discute di nuove autorizzazioni per le aree argillose potrebbero in qualche modo è rotta da una particolare linea delle argille: quel taglio impianti industriali e petroliferi sebbene mol- leggersi nel passato attraverso la “carta dei del territorio operato dall’autostrada Palermo – Cata- ti di questi appartengano ad aree di interesse vasai di Sicilia” (Figura 16). Questa riporta le nia che fonde i due diversi contesti fl uviali, entrambi nazionale da bonifi care. modellati dalle argille, dei due fi umi Imera: l’Imera meridionale (che attraversa la Sicilia dal Nord indigeno 5. CONCLUSIONI 5 I vasi presenti nel Museo della Ceramica, prove- al Sud greco) e l’Imera settentrionale che sfocia dalla La esposizione ipotizzata, un approccio nienti oltre che da Caltagirone, S.Stefano di Cama- piana famosa per le battaglie di Himera. allo studio del Paesaggio, come sperimen- stra, Burgio, Sciacca, Palermo, Enna, sono testimo- 7 Il confronto nello stesso luogo attraverso i cocci tazione museale, applicata al contenuto del ni, oltre che della natura litologica dei territori, delle ci mostrerebbe un uomo preistorico conoscitore di museo stesso come percezione visiva del Pa- alluvioni e delle frane ivi avvenute. Indirettamente quell’ecologia (oggi defi nibile “del paesaggio”) e che anche di quelle che sarebbero avvenute successiva- lo rendeva abbastanza consapevole della forza della esaggio archeologico, inteso come la somma mente: in ultimo quella della recente enorme colata natura. Abitava luoghi sicuri (grotte, palafi tte) da dei paesaggi litici, paesaggi ceramici, quali sotto la Rocca di Cerere, luogo topico dell’archeolo- frane e alluvioni con infrastrutture (sentieri), che si unico aspetto contestuale del paesaggio natu- gia legata al culto di Demetra ad Enna, che ha allu- piegavano rispettosamente alla geomorfologia senza ralistico antico e culturale da questo indotte, vionato l’accesso dell’autostrada. impattarvi. contrasta al momento con una visione muse-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015 126 ale attiva sostenibile del territorio siciliano. zioni archeologiche del museo di Caltagirone, che sul Neolitico e le Età dei Metalli, Atti della XXXV Riunione Scientifica dell’Istituto italiano Visione non legata al recupero dei paesaggi individuabili come aspetti del “Paesaggio di di Preistoria e Protostoria pg. 981-986 (Lipari) antichi in rapporto anche ai Parchi Archeologi- Museo”, nel tempo con le sue cronologie e nei GRECO V., PIRRERA G. (2014) – Insostenibili paesaggi ci8, e che contrasta sopratutto con il concetto luoghi come derivazione materiale dei manu- tra i cocci d’argilla - Atti XVIII Convegno Inter- di itinerario culturale inteso non come viaggio, fatti. In conclusione i paesaggi litici ceramici nazionale Interdisciplinare “L’utilità dell’inutile rotta, via, ma come percorso, non necessaria- e fl oristici, serviti come sperimentazione, del nel mosaico paesistico-culturale: vivibilità, ti- mente fi sico, atto a migliorare la percezione e museo di Caltagirone, così valutati divengono picità, biodiversità ” Catania 3-4 luglio 2014. RECO IRRERA 9 G V., P G. (2010) - Ingegneria Naturali- la conoscenza geoarcheologica . itinerari culturali da percorrere dentro e fuori stica per il restauro archeonaturalistico: anali- Mentre una visione che dal Museo arrivi il museo nei siti calatini, luoghi che si aprono si del paesaggio antico, morfometria radicale alle aree archeologiche calatine, in modo da inaspettatamente per conoscere e apprezzare e biotecnica per la scelta delle specie storiche stimolare la “visione” del paesaggio antico, il paesaggio culturale siciliano idonee.- Atti Convegno “Scienze Naturali e Ar- fa si che il fruitore del Museo diventi fruito- cheologia – Il paesaggio antico: interazione re diretto del sito, ritornando così nel verso RICONOSCIMENTI uomo/ambiente ed eventi catastrofici” Napoli opposto, dall’area archeologica al Museo il E’ doveroso ricordare la Prof.ssa Anna 14-16 ottobre 2010 (pag. 127 – 133). LAGONA S. (1973) La ricerca archeologica nel territo- visitatore diviene fruitore della musealiz- Maria Ciarallo, biologa campana prematura- rio di Caltagirone in Archivio Storico della Sicilia zazione archeonaturalistica dell’area ar- mente scomparsa, che, con i suoi appassio- Orientale LXIX, fasc. ii pg. 289-305. cheologica specifi catamente restaurata10; nanti studi e interventi sulla fl ora antica de- LO CASCIO – MERCADANTE F. (2005) I beni archeologici acquistando una conoscenza e un valore rivanti da riscontri sui reperti pompeiani, dal di Monte Gallo. Carta archeologica. culturale completo. 2010 ci ha indotto e incoraggiato a ricercare MERCADANTE F. (2007) Il sito megalitico di pietra tara Paesaggio antico, quindi, declinabile sotto in Sicilia una via per migliorare il paesaggio a monte gallo-palermo. Le indagini di superficie. ERCADANTE 11 M F. (2007) Analisi morfostrutturale del i diversi aspetti plurimi che offrono le colle- antico delle nostre aree archeologiche. monolite antropomorfo di Tara II - approccio ad una dinamica scultorea, in International Con- BIBLIOGRAFIA gress people/environment relationships from 8 In termini metaforici, la plasticità delle argille AMOROSO D.(1982) Insediamenti castellucciani nel the Mesolitic to the middle ages. Recent geo- va intesa come elasticità di un dinamismo d’inter- territorio di Caltagirone: indagine archeologica, archaelogical finding in souther Italy (Salerno). vento museale innovativo che si contrappone alla vi- Kokalos XXV, 1979, pg 25.; MERCADANTE F. (2011) Minerali di importazione: sione statica di una musealizzazione che cura quasi D’AMICO C., STARNINI E., GASPAROTTO G., GHEDINI M., eclogiti-giadeiti, ossidiana. In Geologia Pae- esclusivamente la conservazione dell’informazione e (2004) Eclogites, jades and other HP-metao- saggio Risorse e Antropizzazione della valle dei reperti. phiolites employed for prehistoric polished sto- dello Jato, in La valle dello Jato tra archeologia 9 Gli itinerari culturali non sono viaggi, rotte, vie, ne implements in Italy and Europe. Periodico di e storia pg.37-53 (San Cipirello) ma percorsi, non necessariamente fi sici che hanno Mineralogia, 73, pg.17-42. MERCADANTE F. (2013) Il sito a megaliti di Pietra Tara a come compito principale quello di offrire una pro- D’AMICO C., (2005) Neolithic “greenstone” axe bla- Monte Gallo (Palermo), in Atti del V Congresso Na- spettiva “sorprendente” a spazi e cose che il soggetto des from Northwestern Italy across Europe: A zionale di Geologia & Turismo (ISPRA) (Bologna). fruitore in precedenza non aveva visto o non riusciva first petrographic comparison. Archaeometry, MANACORDA D. (2009) - Prima lezione di archeologia a vedere. Percorrere un itinerario rinforza la capacità 47, 2, pg. 235-252. Laterza di pensare le cose entro il contesto cui sono posiziona- D’AMICO C., FERRARI A., GHEDINI M., PESSINA A. (1996) PELOI D. (1996-1997) Le asce martello in pietra le- te; percorrendo si impara a riconoscere la forma della Sammardecchia (Pozzuolo del Friuli), in Le vie vigata: proposta di lettura analitica ed esempi natura, degli oggetti e dei percetti, se ne aggiungo- della pietra verde, l’industria litica levigata nel- applicativi a contesti del Friuli Venezia Giulia e no sempre di nuovi, si comprende che un certo tipo la preistoria dell’Italia settentrionale, (Torino) della Slovenia, tesi di laurea Università degli Studi di Trieste. di spazio disegna un tipo di paesaggio naturale e/o n.54-91. AMICO IMALE TARNINI RENTINI PESSINA A. (1999) Manufatti in Ossidiana del sito di culturale.Si può anche indugiare, se accade qualcosa D’ C., M M., S E., T P. (2000) L’officina di produzione di asce in pietra levi- Sammardecchia-Cuelis. Contributi per la cono- di importante e appassionante. Fanno parte dell’in- gata di Rivanazzano (PV). Dati archeometrici scenza di una comunità del primo neolitico, ed. dugio la descrizione di cose, immagini, rappresenta- e catena operativa: nota preliminare, in Le co- Museo Friulano di Storia Naturale pgg.287-290 zioni, strutture, confi gurazioni, etc. Il fruitore allena la munità della preistoria italiana, studi e ricer- (Udine) mente a scomporre insiemi complessi nelle loro parti PIRRERA G. (Agosto 2011) Flora and ancient landsca- costitutive, materializzando ogni volta la situazione a pe in archaeological sites in Sicily: methos and cui quel segno incontrato si riferisce. Questo richiede le funzioni e sono tra loro interconnesse: la prima con cases 4th World Conference on Ecological resto- di tenere in considerazione una molteplicità di varia- la fruizione “dal Museo alle aree archeologiche calati- ration – SER (Society for Ecological Restoration) bili, e non solo schemi di comprensione basati sulle ne”, in modo da stimolare il paesaggio antico possibi- Merida, 21-25 August 2011 Abstract in Acts corrispondenze casuali.L’itinerario implica il ricono- le perché il fruitore del Museo diventi fruitore del sito e PIRRERA G., GRECO V., (2010) - Analisi ambientale scimento dei segni, singolarmente o in sequenza, nel- valuti poi nel campo lo stato dei luoghi richiedendo un per il consolidamento della collina di Camarina la quale si attivano allo stesso tempo sia il pensiero e il restauro archeo-naturalistico del fiume Hip- restauro archeo – naturalistico; la seconda (“dall’area causale che quello interpretativo, sia aspetti procedu- paris - atti Convegno “Erosione Costiera in siti archeologica al Museo”) perché il visitatore e fruitore rali che metodi analitici. In altre parole, il soggetto è di interesse archeologico” SIGEA ArcheoClub, della musealizzazione archeonaturalistica dell’area chiamato a svolgere un complesso di operazioni co- Venezia 2-3 ottobre 2010 archeologica sia stimolato ad approfondire la cono- gnitive ed emotive. (rif. Bibliografi co 20) PIRRERA G., GRECO V. (2010) Lacus kamerinensis scenza dentro il Museo che acquista così un maggior e foce dell’Hipparis: illusione o speranza di 10 Per restauro archeonaturalistico si intendono valore culturale. Questa seconda interpretazione vale tutte quelle operazioni miranti al recupero e del Pa- recupero archeo naturalistico per Camarina, anche perchè gli studiosi dalle aree di scavo trasferi- Overview, allegato al n° 24 di Architettura del esaggio Antico, soprattutto nei Parchi archeologici, scano le conoscenze nel museo che così acquista un paesaggio - Paysage (pag. 435 – 450) ed atte quindi a contestualizzare e musealizzare i re- maggior valore come laboratorio di analisi, di catalo- SCALORA G. (2013), Itinerari per la Conoscenza del perti archeologici con l’utilizzo esclusivo di tecniche, gazione, di progettazione degli interventi di restauro Paesaggio Urbano. Percezione e Narrazione de- materiali e specie vegetali appropriati e derivanti da paesaggistico. Naturalmente tutto ciò presuppone gli Spazi Siracusa, Lettera ventidue Edizioni, riscontri storici del tempo e del luogo. (rif. bibliogra- una musealizzazione dinamica, che comprenda i te- pagine 128 fi ci n° 7, 17 e 18) sori negli scantinati catalogati negli archivi, e li tra- TINÈ V. (2007) Il Neolitico in Italia (Milano) pg. 240 11 Ci si chiede quali funzioni possono avere i vasi sformi in tasselli di un mosaico da interpretare. Un UNESCO (2005) Operational Guidelines for the Im- per la musealizzazione-rappresentazione del Paesag- patrimonio culturale oltre la staticità delle vetrine e plementation of the World Heritage Convention, gio antico. A nostro parere sono principalmente due grazie al dinamismo del web. UNESCO World Heritage Centre. Paris. Page 83

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2015