Comune di Garlenda Provincia di

Piano Regolatore Generale

argomento

NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE

Testo modificato a seguito DECRETO N.139 del 13/10/2004 e N. 20 del 17 marzo 2005 del PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE

progettisti

dott. arch. Luigi Gandini dott. urb. Michela Dilda

Comune di Garlenda

PIANO REGOLATORE GENERALE

Norme Tecniche di Attuazione

NOTA

Gli allegati A e B, i disegni allegati alla normativa ed il testo non espressamente modificato e/o integrato, viene riconfermato e resta parte integrante del Piano come adottato.

Norme Tecniche d’Attuazione 2

Indice

CAPITOLO I - NORME GENERALI 6 ARTICOLO 1 – OGGETTO ED ESTENSIONE DEL PIANO REGOLATORE GENERALE 6 ARTICOLO 2 - ELABORATI COSTITUTIVI DEL PIANO 8 ARTICOLO 3 - ZONIZZAZIONE 8 ARTICOLO 4 - ATTUAZIONE DEL PIANO 9

CAPITOLO II – DEFINIZIONI E RIFERIMENTI 10 ARTICOLO 5 - INTERVENTI EDILIZI 10 5.1. Interventi sul patrimonio edilizio esistente 10 5.2. Interventi vietati 11 5.3. Definizione delle classi d'intervento 12 5.3.a) Opere interne 12 5.3.b) Manutenzione ordinaria 12 5.3.c) Manutenzione straordinaria 12 5.3.d) Risanamento igienico e tecnologico 12 5.3.e) Restauro statico e conservativo 13 5.3.f) Ristrutturazione edilizia 14 5.3.g) Ristrutturazione urbanistica 14 5.3.h) Demolizione con o senza ricostruzione 15 5.3.i) Ampliamento - Adeguamento igienico tecnologico 15 5.4. Interventi edilizi sui fabbricati esistenti 16 5.4.1. Emergenze storico-architettoniche 16 5.4.2. Interventi edilizi 17 5.5. Interventi edilizi nuovi 18 ARTICOLO 6 - CARATTERISTICHE DEI MATERIALI DA IMPIEGARE NEGLI INTERVENTI EDILIZI 19 6.1. Indicazioni generali 19 6.2. Accessi sfalsati 20 6.3. Altane, “vissoi e/o columbere” 20 6.4. Altri elementi isolati 21 6.5. Archi - Archivolti 21 6.6. Balconi 21 6.7. Cavedi 22 6.8. Coperture - Tetti e terrazzi 22 6.8.a) coperture a falde 22 6.8.b) coperture a terrazzo 23 6.8.c) altri elementi delle coperture 24 6.9. Edicole religiose - Piloni devozionali 24 6.10. Elementi in ferro battuto 25 6.11. Facciate 25 6.11.a) Facciate intonacate 25 6.11.b) Facciate con stucchi e/o decorazioni dipinte. 26 6.11.c) Facciate in pietra a vista 26 6.11.d) Facciate in pietra in cattivo stato 27 6.11.e) Facciate cieche 27 6.11.f) Facciate da sistemare 27 6.11.g) Facciate nuove 27 6.12. Forni 27 6.13. Porticati 27 6.14. Scale esterne 28 6.15. Serramenti esterni 28 6.15.1. Finestre ed infissi di oscuramento 29 6.15.2. Aperture di altane e simili 29

Norme Tecniche d’Attuazione 3 6.15.3. Sopraluci 30 6.15.4. Portoni di accesso 30 6.15.5. Accessi carrabili 30 6.15.6. Serramenti di negozi e chiusure di sicurezza 30 6.16. Tettoie di protezione degli accessi 31 6.17. Tettoie e costruzioni precarie 31 6.18. V o l t e 31 ARTICOLO 7 - RISANAMENTO AMBIENTALE 32 7.1. Caratteristiche generali 32 7.2. Linee di crinale principale Ambiti di crinale - poggi e dorsali Errore. Il segnalibro non è definito. 7.3. Corsi d'acqua 33 7.4. Versanti 33 7.5. Percorsi di interesse storico-etnografico-paesistico 33 7.6. Vegetazione 34 7.7. Scavi e sbancamenti 34 7.8. Fasce e muri di sostegno 35 7.9. Aree circostanti edifici 35 ARTICOLO 8 - ARREDO URBANO 37 8.a) contenitori dei rifiuti solidi urbani 37 8.b) fontanelle, vasche e giochi d'acqua 38 8.c) illuminazione 38 8.d) panchine 38 8.e) pavimentazioni e spazi pubblici pedonali 38 8.f) recinzioni 39 8.g) toponomastica e numeri civici 39 8.h) altri elementi dell'arredo urbano 40

CAPITOLO III - INFRASTRUTTURE E OPERE DI URBANIZZAZIONE 41 ARTICOLO 9 - OPERE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA 41 ARTICOLO 10 - OPERE DI URBANIZZAZIONE SECONDARIA 41 ARTICOLO 11 - REALIZZAZIONE DI IMPIANTI TECNOLOGICI E DELLE OPERE DI URBANIZZAZIONE 42 11.1. Impianti tecnologici 42 11.2. Opere di urbanizzazione 43 ARTICOLO 12 - INFRASTRUTTURE VIARIE E FASCE DI RISPETTO 44 12.1. Norme generali 44 12.2. Realizzazione di infrastrutture viarie non indicate nel Piano 45 12.3. Progetti di viabilità puntuali 47

CAPITOLO IV - NORME PARTICOLARI PER LE ZONE 48 ARTICOLO 13 - DESTINAZIONE D'USO DELLE ZONE RESIDENZIALI 48 ARTICOLO 14 - ZONE A - AMBITI STORICI ARCHITETTONICI 49 Zona A1 - Borgata Castelli 49 Zona A2 - Borgata Paravenna 54 Zona A3 - Borgata Praglione 51 Zona A4 - Castello dei Del Carretto 51 Zona A5 - Chiesa di San Rocco 52 Zona A6 - Chiesa della Natività - Oratorio - Canonica 52 Zona A7 – Borgata Ponte e Ponte Antico 53 Zona A8 – Oratorio di N.S. dell’Assunta 53 Zona A8 - Chiesa di San Giacomo 53 Zona A8 - Chiesa di San Bernardo 53 ARTICOLO 15 - ZONE BS - RESIDENZIALI SATURE 53 ARTICOLO 16 - ZONE BC DI COMPLETAMENTO 55 ARTICOLO 17 - ZONE C DI ESPANSIONE 57 Zona C1 - Località Ponte 58 Norme Tecniche d’Attuazione 4 Zona C2 – Borgata Paravenna 63 Zona C3 – sopra Verneto 59 ARTICOLO 18 - ATTIVITÀ TURISTICHE - RICETTIVE E DI RISTORAZIONE 60 ARTICOLO 19 - CAMPEGGIO 61 ARTICOLO 20 - NORME PER LE AREE AGRICOLE 62 20.1. Definizioni 62 20.1.a) Fondo rustico 62 20.1.b) Azienda agricola 62 20.1.c) Residenza 62 20.1.d) Annessi rustici 62 20.1.e) Piani di miglioria agricoli 63 20.2. Destinazione d'uso 64 20.3. Interventi sui fabbricati esistenti 65 20.4. Asservimenti 65 20.5. Altri interventi 66 ARTICOLO 21 - ZONE E - AREE AGRICOLE 66 ARTICOLO 22 - ZONE EB - AREE SILVOPASTORALI 68 ARTICOLO 23 - ZONE F - ATTREZZATURE PUBBLICHE 70 Zone F1 70 a) Attrezzature di interesse comune 70 b) Attrezzature per l'istruzione 70 c) Aree verdi 70 c1) spazi attrezzati a parco, per il gioco (Vp) 71 c2) spazi pubblici attrezzati per lo sport. (Vs) 71 c3) percorso lungo il fiume 71 d) Parcheggi - Posti auto 72 d) Zona cimiteriale e relativa area di rispetto 74 Zone F2 75 ARTICOLO 24 - IMPIANTI SPORTIVI DI PROPRIETÀ PRIVATA 75 24.2. Maneggio 75 24.3. Ampliamento di impianti sportivi di proprietà privata - zone FV2 75 ARTICOLO 25 - INTERPRETAZIONE PUNTUALE DEL P.T.C.P. 76

DEROGHE 79

DISEGNI ALLEGATI ALLA NORMATIVA 85

Norme Tecniche d’Attuazione 5

CAPITOLO I - NORME GENERALI

ARTICOLO 1 – OGGETTO ED ESTENSIONE DEL PIANO REGOLATORE GENERALE

Il presente Piano è redatto in conformità alle disposizioni della Legge Urbanistica n° 1150 del 17.08.1 942 e successive modificazioni ed integrazioni e alla legislazione nazionale e regionale vigente.

Eventuali rinvii contenuti nelle NTA a specifiche disposizioni legislative statali e regionali devono intendersi riferiti anche ai provvedimenti legislativi sopravvenuti in materia successivamente alla data di adozione del presente piano.

Il Piano determina l'assetto territoriale del comune di Garlenda, prevede le modifiche allo stato di fatto, disciplinandone i relativi insediamenti (zonizzazione) e fissando la destinazione d'uso ammesse e le trasformazioni ammissibili di tutti gli immobili facenti parte del territorio comunale, le trasformazioni agrarie, le opere di urbanizzazione e quelle infrastrutturali; il tutto mediante le prescrizioni rappresentate nelle tavole di piano e nelle presenti norme.

Planimetrie e norme d'attuazione sono pienamente conformi alle disposizioni del Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico approvato dalla Regione in data 26.02.1990 con delibera n° 6. Per facilitare il confr onto le planimetrie del P.T.C.P. sono state ingrandite e riportate cartograficamente in scala 1 : 5.000 e costituiscono uno degli elaborati di Piano.

Inoltre la normativa seguente è correlata ai livelli di pianificazione sotto il profilo urbanistico e sotto il profilo paesistico- ambientale sia con elaborati specifici sia con elaborati in comune. Gli aspetti ambientali sono compresi ed integrati nello strumento urbanistico generale e non costituiscono un elaborato a sé stante.

La normativa è suddivisa in quattro capitoli ed ha un livello di cogenza diverso a seconda delle indicazioni enunciate: 1. il capitolo I Norme generali ed i parametri degli altri capitoli hanno carattere inderogabile e di riferimento preciso; 2. gli altri capitoli rappresentano indicazioni generali, trasversali sia a sistemi di componenti (ad esempio monumenti, fasce di sostegno dei muri, materiali, ecc.) sia alla zonizzazione (per esempio perle attività di ristorazione e/o turistico ricettive) ma anche indicazioni puntuali riferite ad un singolo edificio o ad una situazione particolare. In questa seconda parte si può utilizzare in modo limitato il meccanismo delle deroghe (art. 25) ripercorrendo i processi logici che hanno ispirato la configurazione, ma senza stravolgere sostanzialmente indici e parametri fondamentali: un solo esempio nell’ampliamento/adeguamento igienico e tecnologico il parametro indicato può comportare il peggioramento della situazione esistente e quindi non deve essere concesso oppure all’opposto può avere l’esigenza di pochi mc. in più per una soluzione di effettiva riqualificazione ed allora deve essere concesso. L’elemento della discrezionalità è eliminato dall’articolato delle deroghe, dall’individuazione degli elementi da riqualificare individuato dall’A.C. e da proposte alternative che possono essere elaborate in alternativa dall’Ufficio Tecnico.

La normativa comprende specificatamente la disciplina paesistica ai sensi della L.R. n° 6 del 02.05.19 91 ed ha come obiettivi:  disciplinare le prestazioni ed i requisiti paesistici degli interventi previsti dal Piano;  definire in dettaglio i più significativi elementi morfologici e tipologici che concorrono a determinare le diverse componenti del paesaggio per garantirne la tutela e la pertinente qualificazione al livello degli assetti insediativo, geomorfologico e vegetazionale;  coordinare gli interventi ammissibili al fine di conseguire il raggiungimento degli obiettivi paesistici prefissati.

Per tutte le definizioni, i parametri sia edilizi sia urbanistici si rimanda espressamente alle definizioni contenute nel Regolamento Edilizio, approvato con D.P.G.R. nº 174 del 19.03.1996, e successive modifiche ed integrazioni, che è parte integrante del presente Piano.

La normativa del Piano integra e/o puntualizza le indicazioni del Regolamento Edilizio approvato, in particolare gli articoli seguenti: 21 Risanamento ambientale 24 Caratteristiche dei materiali da impiegare negli interventi edilizi esterni 27 Arredo urbano 28.8 Numero dei piani [ad esempio in quest’ultimo caso viene riconfermato il calcolo dei parametri ai fini edilizi ed urbanistici, ma la norma viene integrata nel suo aspetto paesaggistico che modifica sostanzialmente il contenuto e l’applicazione del parametro. più precisamente su un piano interrato visibile dal lato valle, è possibile costruire un solo piano fuori terra; su un terreno libero o su un terreno libero e/o con interrato non visibile è possibile realizzare due piani fuori terra.

Tali articoli sono stralciati dal regolamento edilizio ed inseriti con modifiche ed integrazioni nel Piano.

Altre norme invece sono integrate da nuove disposizioni legislative emanate in tempi recenti o da indicazioni scaturite dall’elaborazione del Piano. Ad esempio: Norme Tecniche d’Attuazione 6  Per la definizione delle pratiche delle zone agricole E ed EB viene incaricato un consulente esterno che indichi la congruità e la fattibilità dell’intervento proposto.  l’articolo 26.m) relativo agli impianti tecnici viene integrato con il riferimento ai DPR n°412 del 19 93 e n° 551 del 21.12.1999;  gli impianti a fune devono adeguarsi alle disposizioni CEE del 2000/9;  l’articolo 26 lettera e) viene integrato dal seguente comma: le condizioni acustiche devono fare esplicito riferimento alla zonizzazione ed alle disposizioni delle zone acustiche delimitate dall’apposito elaborato con delibera del C.C. n° 48 del 29.11.1999.  l’articolo 28.4. integra la definizione del corpo di fabbrica con il seguente comma: “Il corpo di fabbrica di una costruzione deve essere iscritto nella forma regolare che comprenda anche eventualmente rientranze e sporgenze.”

Il Piano è sottoposto ad aggiornamento ed a revisione, nei termini previsti dalle leggi vigenti.

Le modifiche al P.T.C.P. sono numerose, ma nell’insieme più restrittive della versione attuale, che ricalcava in maniera eccessiva il vecchio programma di fabbricazione; tali modifiche consistono nella riclassificazione di: a) assetto insediativo

 Zona ANI-MO-b parte in ANI-MA parte in IS-MA è la zona a confine tra il comune di ed il Ponte di Chiappa; nel P. di F. era destinato ad insediamento di attività produttive; tale zona è allo stato attuale quasi completamente inedificata; la classificazione in ANI-MA e IS-MA è quella delle zone circostanti con le medesime caratteristiche

 parte della Zona IS-MA in ID-CO è la parte a monte della strada provinciale tra località Chiappa e località Fuenza; è una zona di limitata estensione ed è stata interessata da una lottizzazione di recente ultimazione; non si tratta quindi più di una zona ad insediamenti sparsi, ma di un insediamento diffuso e la riclassificazione è solo una presa d’atto della trasformazione avvenuta secondo le indicazioni del precedente P. di F.

Zona IS-MA in NI-MA Località Paravenna Riclassificazione della zona relativa al vecchio nucleo di Paravenna da IS-MA a parte in NI-MA mediante inserimento di nuova Zona NI-MA all’interno dell’attuale IS-MA. Modifica apportata a seguito voto del CTR. La riclassificazione è dovuta all’ottenimento di un regime paesistico più idoneo all’antica borgata di crinale, centro storico di notevole interesse, meritevole di conservazione e di recupero, mantenendo intorno una effettiva edificazione sparsa;Il mantenimento, attorno al vecchio nucleo, della Zona IS-MA è dovuto in relazione al fatto che nella parte più alta, verso il Rio Paravenna, vi è la necessità di utilizzare una piccola zona ai fini edificatori (C2) per cercare di invertire la tendenza all’abbandono della borgata. Si tratta di una zona limitata con alcuni terreni utilizzati da colture ad oliveto a piena produzione, ben potato con i terreni circostanti ad erba tagliata ed i muretti in pietra in buono stato. Zona già classificata come zona COL-ISS nell'assetto vegetazionale, ben esposta, ma molto defilata nel paesaggio

Per Paravenna si prevede: 1. la modifica del P.T.C.P. da IS-MA a parte in NI-MA con una zona di rispetto sino alla strada verso il Rio Paravenna per conservare e valorizzare la leggibilità della posizione di crinale; 2. si prevede inoltre di avere una zona di nuova edificazione C2 (di superficie pari mq. 12.840) con la medesima perimetrazione, ma modificando completamente alcuni parametri indicati dalla norma dell'articolo17. a) escludendo la tipologia dei fabbricati a villette, ma riproponendo le tipologie originarie con un meccanismo che potremmo chiamare "copia e incolla" localizzati nella parte alta della borgata verso lo spartiacque con la Valle Merula, a valle della strada comunale che attraversa la borgata; b) riducendo la volumetria prevista da 2.568 mc. a 1.200 mc.; c) costruzione di tre o quattro edifici massimo; d) senza realizzare interrati e giocando sui due/tre livelli (due rispetto alla strada esistente e tre verso valle come i fabbricati adiacenti; e) se si realizzano interrati ad uso box sotto l’edificio, potranno essere realizzati soltanto se completamente interrati su quattro lati con unico accesso la rampa carrabile dal lato non visibile da valle. Si ricorda inoltre che deve essere definita la procedura del condono del fabbricato situato sopra la chiesetta di San Bernardo e che tale intervento andrebbe riqualificato cercando di proporre un abbassamento del fabbricato, di grande impatto in tutta la valle.

 Zona IS-MO-b in IS-MA zona in località Villa verso il torrente Lerrone situata tra altre zone IS-MA con le medesime caratteristiche; la classificazione attuale è dovuta ad una zona CE individuata dal P. di F., non attuata ed accantonata nelle scelte del presente Piano, il piano intende infatti mantenere molto rada l’edificazione sparsa in sponda destra uniformandosi alle caratteristiche esistenti nelle limitrofe zone IS-MA.

Norme Tecniche d’Attuazione 7  zona NI-CO in zona NI-MA è la zona di borgata Castelli che sarebbe opportuno tentare di salvaguardare sebbene la scelta arrivi tardi dopo i recenti scempi edilizi interventi impropri che hanno completamente snaturato la borgata antica.

Viene estesa la zona AE di rispetto della borgata verso Località Cantone-Villa; in tale zona sono vietate le nuove costruzioni ed il territorio deve rimanere agricolo/boschivo pur potendo usufruire dei meccanismi di asservimento previsti nella attuale zona AE; è inoltre possibile destinare la zona F2, limitrofa, a parco urbano con la realizzazione di un percorso salute, con attrezzature minime. Eventuali parcheggi a raso o poco visibili se realizzati nella reale altezza delle fasce e correttamente raccordati con il territorio circostante sono ammessi sia per favorire l'utilizzo della zona a parco urbano sia per migliorare la dotazione di parcheggi in funzione della popolazione della borgata. b) assetto vegetazionale  zona BAT-CO in COL-ISS è la presa d’atto che parte dei terreni della zona di Paravenna verso l’omonimo Rio, indicata come zona boschiva è interessata da un antico oliveto di notevoli dimensioni, come anche evidenziato dalle tavole dell’uso del suolo e non da vegetazione boschiva.

ARTICOLO 2 - ELABORATI COSTITUTIVI DEL PIANO

I documenti che costituiscono il Piano, oltre alle presenti N.T.A., sono quelli elencati nel provvedimento regionale di definitiva approvazione del medesimo.

In caso di contrasto prevalgono le norme più restrittive e le planimetrie di maggior dettaglio. La norma scritta prevale eventualmente sugli elaborati grafici, che hanno carattere integrativo e sussidiario. Con la precisazione che ogni divergenza tra espressione scritta ed espressione grafica deve essere risolta senza privilegiare aprioristicamente l'una o l'altra, ma ricercando in modo accurato le fondamentali linee ispiratrici del Piano e dell'aspetto complessivo che si sia inteso dare al territorio.

ARTICOLO 3 - ZONIZZAZIONE

Il territorio comunale è suddiviso in zone classificate secondo la destinazione:  Zone A ambiti storici (art. 14)  Zone sature BS (art. 15)  Zone di completamento BC (art. 16)  Zone di espansione C (art. 17)  Attività turistiche - ricettive e di ristorazione (art. 18)  Campeggio (art. 19)  Aree agricole - Zone E (art. 20 e 21)  Aree silvo - pastorali - Zone EB (art. 20 e 22)  Zone F - Aree per attrezzature pubbliche o d'interesse pubblico (art. 23)  Impianti sportivi di proprietà privata (art. 24)

La suddivisione del territorio in zone, le cui caratteristiche sono fissate negli articoli seguenti, è indicata nelle planimetrie di Piano mediante apposita simbologia e tende a superare di fatto una rigida zonizzazione delle aree, prevedendo zone multifunzionali compatibilmente con le peculiarità del territorio.

L'applicazione totale degli indici di fabbricabilità e di utilizzazione corrispondente ad una determinata superficie, esclude ogni successiva richiesta di altre concessioni ad edificare sulle superfici stesse, tesa ad utilizzare nuovamente detti indici, indipendentemente da qualsiasi frazionamento o passaggio di proprietà, salvo trasformazioni e ricostruzioni che lascino inalterati gli indici suddetti.

All'atto della presentazione della domanda di concessione, devono essere riportate dal competente Ufficio Tecnico sulle tavole del catasto urbanistico Comunale le aree su cui è stata calcolata la superficie territoriale con allegato il certificato catastale corredato da estratto delle relative mappe.

Fa eccezione a questo meccanismo la zona del golf, ex B1 del precedente Programma di Fabbricazione. Infatti su tale zona satura e priva di un proprio indice di fabbricabilità, viene trasferita l'edificazione delle zone di ampliamento dei campi da golf di nuova acquisizione (Zona FV2).

E' una modalità normativa sperimentale che viene proposta limitatamente a questa sola zona e per motivazioni dettagliatamente riportate in relazione, ma molto connesse; tale zona è interessata da una notevole qualità architettonica ed ambientale; è ben dotata di servizi e di parcheggi oltre ovviamente i quasi 45 ettari a campi da golf; i rischi di alterazioni o di interventi "sbagliati" sono difficilmente ipotizzabili.

Lo studio successivo dei risultati ottenuti sarà indispensabile, in un futuro piano urbanistico, per qualsiasi estensione di questa normativa ad altre zone.

Norme Tecniche d’Attuazione 8 Gli asservimenti della tavola 6 - Stato di fatto sono indicativi e devono essere verificati prima del rilascio di qualsiasi concessione presso l'Ufficio tecnico Comunale.

Non è ammesso il trasferimento di volume se non per aree contigue con analoga destinazione d'uso, ma è fatta salva la disciplina degli asservimenti in zona agricola e silvopastorale.

ARTICOLO 4 - ATTUAZIONE DEL PIANO

L'attuazione del Piano, ai sensi della vigente legislazione statale e regionale, avviene mediante: a) Denuncia di inizio attività; b) Permesso di costruire c) Permesso di costruire convenzionato; d) Strumento Urbanistico Attuativo ai sensi della L. R. 24 del 08.07.1987, previsto per il sistema del torrente Lerrone

Sono consentiti sui fabbricati esistenti interventi fino alla ristrutturazione edilizia e ampliamenti per adeguamento igienico edilizio.

Tutte le richieste di titolo edilizio e le DIA devono sempre comprendere gli estremi dei precedenti titoli abilitativi e fare esplicito riferimento anche ad eventuali pratiche di condono edilizo.

Gli asservimenti esistenti devono sempre essere dimostrati, con estratto notarile come riportato alla Conservatoria dei registri immobiliari e/o con il confronto con pratiche edilizie precedenti. Nel caso di edificio costruito prima del 1967 e/o di edificio condonato l’asservimento comprende le aree inseribili in un rettangolo o in una forma regolare con almeno 5 metri di distanza dai punti massimi.

Il richiedente la concessione edilizia deve allegare apposita dichiarazione, asseverata dal progettista, attestante espressamente che l'area interessata dal progetto non è asservita ad altra cubatura già realizzata oppure, nel caso che si voglia utilizzare un'area precedentemente asservita, che tale area non viene conteggiata ai fini edificatori, fatte salve le zone BS/BC nel caso in cui siano stati utilizzati indici edificatori inferiori a quelli previsti dal presente Piano. Sono anche vincolanti le disposizioni puntuali delle varie zone che devono essere riportate nella domanda di concessione. Ovviamente nel caso di un fabbricato costituito da più unità immobiliari il riferimento è sia alla documentazione generale sia alla singola unità immobiliare. Gli interventi successivi possono essere consentiti solo nel caso non siano funzionali e/o finalizzati ad ottenere u na situazione diversa da quella attuale (e quindi si al miglioramento della situazione attuale, no nel caso che gli interventi servano per suddividere l’unità immobiliare in più unità).

Il permesso di costruire può essere convenzionato per: • l’attuazione degli interventi previsti dagli SUA approvati con il precedente piano, laddove sia cessato il periodo di operatività degli SUA approvati e recepiti nel PRG ; • cambiamenti delle destinazioni d’uso che richiedano una maggiore dotazione di standard; • la definizione delle modalità di esecuzione da parte dei privati delle opere di urbanizzazione indotte dai nuovi interventi.

Tra gli interventi oggetto di convenzione, oltre alle opere di urbanizzazione , possono essere ricompresi anche i seguenti, in quanto opere di riqualificazione urbana: • Sostituzione, manutenzione degli accessi sfalsati • Riorganizzazione delle facciate allo stato originario • Proposta per le facciate cieche (aperture di finestre etc.) • Ricomposizione delle coperture • Possibile chiusura a lucernario dei cavedi • Pavimentazione dei percorsi pedonali e degli spazi collettivi • Opere di arredo urbano • Nuove facciate dipinte con i motivi tradizionali o murales

Per gli elaborati si fa riferimento in generale alle indicazioni dell'art. 7 del Regolamento edilizio approvato, con la precisazione che la denuncia di inizio attività è disciplinata dall'art. 7.4. del Regolamento Edilizio e che gli interventi soggetti a S. U. A. sono soggetti all'art. 3 della L. R. n° 24 del 1987.

Norme Tecniche d’Attuazione 9 Negli elaborati si deve far riferimento anche a quelli indicati nelle norme geologiche in particolare:  art. 4 per aree pianeggianti con ampia suscettività d'uso ed aree su strutture morfologiche terrazzate con eventuali problemi geotecnici [zone A-BS-BC-C];  art. 5 per aree in terreni collinari o montani con versanti in roccia o aree in terreni collinari o montani con versanti in materiali sciolti [zona BS – BC, BS del Golf, parti di zone E e EB].

CAPITOLO II – DEFINIZIONI E RIFERIMENTI

ARTICOLO 5 - INTERVENTI EDILIZI

Si fa espressamente riferimento alle indicazioni seguenti, sia per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, sia per quello di nuovo impianto, al fine di:  snellire le procedure urbanistiche senza stravolgerle;  contribuire al miglioramento della qualità edilizia;

Il titolo abilitativo edilizio richiesto per i singoli interventi di seguito indicati è quello previsto dalla vigente legislazione statale e regionale in materia edilizia.

Le norme del presente articolo sono considerate non vincolanti per quanto riguarda tipologie costruttive esistenti o di nuovo impianto, solo nel caso in cui il progetto, a giudizio del Sindaco, sentita la commissione edilizia competente, presenti caratteristiche tali, per il livello architettonico, la ricerca tecnologica e l'inserimento nell'ambiente da consentire una maggior libertà di scelta. In tali casi l'A.C. può sempre assumersi la responsabilità di scegliere un progetto, che per la qualità architettonica, sia difforme in modo parziale o totale dalle indicazioni del presente articolo.

Ai proprietari delle costruzioni incombe l'obbligo del mantenimento delle facciate, siano esse prospicienti la pubblica strada oppure si affaccino su cortili, giardini o altri spazi privati con aspetto decoroso, rinnovando coloriture e provvedendo alla manutenzione e alla funzionalità dei pluviali, dei serramenti, ecc. in particolare per i fabbricati che presentano interventi non ultimati (tratti di murature interrotte da mattoni a vista, chiusura/alterazione di bucature originarie, tracce di soprelevazione, ecc.). Qualora i proprietari non provvedano, il Sindaco potrà ordinare agli stessi l'esecuzione dei lavori, ai sensi della legislazione vigente.

Dovranno essere rispettate tutte le prescrizioni e disposizioni emanate ed emanande dalle Autorità competenti in ordine al rispetto delle norme per la prevenzione degli incendi, in particolare per quanto riguarda le centrali termiche negli edifici.

Qualora in corso d'opera siano rinvenuti elementi di presumibile interesse paleontologico, archeologico, artistico o storico, sia nel caso di quelli attualmente rilevati, sia nel caso che nel corso degli interventi autorizzati avvengano nuovi ritrovamenti, il titolare della concessione o dell'autorizzazione o della denuncia di inizio attività, il direttore dei lavori e l'assuntore dei lavori sono tenuti a farne denuncia immediatamente al Sindaco, che provvederà a far sorvegliare in modo diligente il cantiere e a darne comunicazione urgente agli organi competenti, a norma della legge 01.06.1939 n° 1089 sulla tutela del patrimonio storico ed artistico. (in particolare Capo V - art. 45 - 50).

Per gli edifici pubblici o di uso pubblico devono essere rispettate anche tutte le disposizioni specifiche emanate o emanande dalle Autorità competenti.

La documentazione da allegare, ai sensi dell’articolo 7 del regolamento edilizio, a qualsiasi progetto deve sempre essere integrata dagli estremi dei precedenti interventi (autorizzazione e concessione edilizia, denuncia di inizio attività, richiesta di condono, ecc.) ed eventualmente da un fotomontaggio, quando si ravvisi la possibilità di un impatto sull’ambiente circostante e da documentazione fotografica esauriente.

Tutti gli interventi devono essere riportati sulle carte catastali e sul catasto urbanistico per avere sempre la situazione aggiornata e sono soggetti al rispetto delle distanze: minimo 40 metri dal torrente Lerrone; minimo 30 metri dalla strada provinciale con la deroga a 8 metri all’interno della perimetrazione del centro urbano; minimo 20 metri dai rii affluenti del torrente Lerrone salvo deroghe da parte del servizio idrogeologico provinciale.

5.1. Interventi sul patrimonio edilizio esistente

Gli interventi sul patrimonio edilizio esistente sia nelle borgate antiche, sia negli edifici isolati costruiti prima del 1919 devono:  essere compatibili e conformi alla struttura architettonica, delle costruzioni tipiche dell'entroterra ligure e della Valle Lerrone in particolare, al loro organismo spaziale e al carattere storico dei materiali tradizionali;  coniugare sempre conservazione e vivibilità prefigurando interventi di cauta modificazione, improntati alla valorizzazione dell'insieme ed effettivamente praticabili in modo da favorire un recupero diffuso dell'intorno ed invertire la tendenza al degrado;

Norme Tecniche d’Attuazione 10  curare in modo particolare ed essere opportunamente graduati in relazione all'importanza storica del manufatto, lo studio di inserimento nell'ambiente circostante, il rispetto dei materiali utilizzati in modo tradizionale e la conservazione delle caratteristiche architettoniche non solo dei fabbricati, ma anche dei manufatti minori della tradizione della civiltà contadina. Gli oggetti d'intervento comprendono gli elementi costruttivi (che sono costituiti da ogni manufatto elementare dotato di una propria funzione strutturale o di servizio ad esempio muro, trave, serramento, rivestimento, ecc.) e gli organismi costruttivi (che comprendono ogni manufatto complesso, dotato di una propria funzione connessa all'edificio o agli usi cui è destinato ad esempio murature, scale, tetto, impianti, ecc.).

Le modalità da osservare nell'esecuzione degli interventi devono garantire la salvaguardia ed il recupero dei manufatti e dei caratteri storici, architettonici, ambientali dell'edificio e delle relative aree di pertinenza; sono le seguenti: a) demolizione delle alterazioni alterazioni sono tutte le aggiunte non di pregio successive alla costruzione del fabbricato che ne hanno deformato l'autenticità tipologica e stilistica e/o che ne hanno variato il volume; la demolizione delle alterazioni deve comportare il ripristino della parte del fabbricato interessata, in forme coerenti con il linguaggio originale dell'opera; b) demolizione/asportazione si applica agli elementi o agli organismi costruttivi la cui funzione statica o di uso sia, allo stato attuale, irrilevante, ad esempio una trave può non avere più la sua funzione statica con la realizzazione di un nuovo solaio; c) consolidamento è il rafforzamento degli elementi strutturali deteriorati o lesionati; deve essere eseguito secondo la regola d'arte costruttiva e deve interpretare e rispettare la morfologia originaria degli elementi a cui viene applicata; le tecniche da utilizzare devono, per lo più, essere scelte tra quelle non sostitutive, dopo aver individuato le cause del dissesto, evidenziate da lesioni, fessure, fenomeni di schiacciamento, rotazione degli elementi strutturali; d) riparazione/ripristino è il rafforzamento degli elementi e degli organismi costruttivi, in particolare di impianti e di finiture, deteriorati e/o lesionati; deve essere eseguito secondo la regola d'arte costruttiva nel rispetto della morfologia originaria; e) sostituzione parziale o totale è l'asportazione con successiva reinstallazione di parti o di interi elementi od organismi costruttivi non originari per i quali non siano opportuni la riparazione o il consolidamento; f) installazione o applicazione è la formazione di nuovi elementi o organismi costruttivi all'interno dei fabbricati esistenti; ha per scopo il miglioramento delle caratteristiche d'uso delle unità funzionali nel rispetto degli elementi od organismi originari e senza compromettere gli elementi tipologicamente caratterizzanti o stilisticamente significativi; comprende anche impianti tecnici, igienico-sanitari, ecc.

5.2. Interventi vietati

Gli interventi edilizi rigorosamente vietati sono: a) i rifacimenti "in stile" ed interventi incompatibili con la tiplogia e i linguaggi architettonici locali. b) l'uso di materiali non locali o realizzati con tecniche non tradizionali; in modo specifico i rivestimenti murali plastici, gli avvolgibili in legno o in plastica (esclusi interventi parziali su edifici esistenti), gli infissi in alluminio anodizzato colore oro o argento, le zoccolature ed i rivestimenti in marmo levigato e/o in ceramica, le chiusure di sicurezza avvolgibili, ecc.; c) l'installazione dei servizi igienico-sanitari a sbalzo all'esterno dei fabbricati; d) l'alterazione, anche parziale, dei cavedi con volumi esterni; e) quelli che non diano sufficienti garanzie per tutti i locali dei requisiti igienico-sanitari ed aeroilluminanti; f) la piantumazione di essenze arboree e vegetali estranee alla vegetazione locale nella sistemazione delle aree pertinenti ai fabbricati oggetto di intervento; g) le modifiche e/o le alterazioni anche parziali degli elementi architettonici storici e/o decorativi dei fabbricati, considerati di pregio come altane, archi, archivolti, caselle sia isolate sia in aderenza o inserite nelle fasce, coperture di ciappe, edicole religiose, facciate in pietra, facciate dipinte e/o con stucchi decorativi, fontane, meridiane, portali scolpiti, ringhiere ed altri elementi in ferro battuto lavorato, scale con elementi voltati, strutture voltate [in particolare sono espressamente vietate le demolizioni delle volte], e simili.

Qualora precedenti manomissioni abbiano inserito nelle costruzioni elementi e materiali esclusi, è prescritto l'adeguamento degli interventi alla presente norma anche mediante sostituzione o correzione delle parti alterate, in

Norme Tecniche d’Attuazione 11 particolare i fabbricati che presentano interventi non ultimati (tratti di muratura interrotta da mattoni a vista, chiusura di bucature, tracce di soprelevazioni, ecc.).

Ai sensi dell'art.15, secondo comma della L. n° 47 d el 28.02.1985 è vietato procedere a varianti in corso d'opera sugli interventi soggetti a restauro.

5.3. Definizione delle classi d'intervento

Le classi d'intervento sono riferite alle definizioni legislative vigenti e alle integrazioni ritenute opportune. In ordine crescente esse sono: a) Opere interne b) Manutenzione ordinaria c) Manutenzione straordinaria d) Risanamento igienico e tecnologico e) Restauro statico e conservativo f) Ristrutturazione edilizia g) Demolizione con o senza ricostruzione h) Ampliamento

Gli interventi di opere interne, manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria e risanamento igienico e tecnologico si attuano per singole unità immobiliari, mentre gli altri interventi ammessi sono consentiti solo per l'intero fabbricato. Gli interventi sulle facciate devono essere riferiti ad una porzione intera da cielo a terra del fabbricato indipendentemente dalla suddivisione proprietaria, per garantire omogeneità di coloriture, materiali, facciate in pietra, caratteristiche decorative (tinteggiatura infissi, ecc.). Nel caso di interventi successivi all'adozione del Piano, ci si dovrà uniformare alle caratteristiche ed ai materiali già usati in precedenza, purché non in contrasto con le presenti norme.

5.3.a) Opere interne

Le opere interne, ai sensi dell'articolo 26 della L. n° 47 del 28.02.1985, comprendono tutti gli inter venti sugli elementi costruttivi non considerati elementi di pregio nel rispetto delle caratteristiche originarie, sia strutturali, sia tipologiche, sia funzionali; gli elementi di pregio possono essere solo oggetto di riparazione. Le opere interne non devono comportare modifiche all'aspetto esterno del fabbricato, compresa la copertura, né mutamento delle destinazioni d'uso, né aumento della superficie utile, né incremento delle unità immobiliari, né interventi incompatibili sotto il profilo statico.

5.3.b) Manutenzione ordinaria

La manutenzione ordinaria ai sensi dell'articolo 3 lettera a) del DPR n. 380/2001 comprende lavori di piccola entità necessari a mantenere l'edificio in buono stato di conservazione. Tutti gli interventi che singolarmente si definiscono di manutenzione ordinaria, ma che vengono eseguiti congiuntamente alla manutenzione straordinaria ed hanno un rapporto di funzionalità con la medesima, e che rappresentano una parte proporzionalmente poco rilevante degli interventi posti in essere sulla base di un unico contratto di appalto, potranno essere ricondotti, ai soli fini fiscali, tra gli interventi di manutenzione straordinaria.

5.3.c) Manutenzione straordinaria

La manutenzione straordinaria ai sensi dell'articolo 3 lettera b) del DPR n. 380/2001 comprende opere e modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, per realizzare ed integrare i servizi igienico- sanitari e tecnologici, purché non comporti:  alterazioni alle strutture portanti;  alterazioni al carattere dimensionale, tipologico ed architettonico dell'edificio;  mutamenti delle destinazioni d'uso;  mutamenti alla forma e alle dimensioni delle aperture esterne. Sono ammessi interventi di razionalizzazione distributiva delle unità immobiliari limitati alle sole strutture secondarie:  purché non sia alterato il sistema distributivo generale dell'organismo edilizio nei suoi elementi fondamentali quali scale, cortili, altane, ecc.;  purché non venga aumentata la superficie complessiva d'uso.

5.3.d) Risanamento igienico e tecnologico

Il risanamento igienico e tecnologico, ai sensi dell'articolo 3DPR 380/2001, riguarda fabbricati per i quali è prescritta la conservazione dei singoli elementi superstiti della morfologia, della distribuzione e della tecnologia edilizia, in quanto la loro sopravvivenza è necessaria alla salvaguardia dei valori storico-ambientali dell'intero tessuto edilizio. L'obiettivo è quello di un generale miglioramento funzionale dell'edificio. L'intervento è soggetto alla denuncia di inizio attività e dovrà rispettare le seguenti prescrizioni:  conservazione delle facciate esterne ed interne, dei volumi esistenti, degli andamenti dei tetti, nonché degli elementi decorativi superstiti;

Norme Tecniche d’Attuazione 12  conservazione delle parti superstiti delle strutture originarie, verticali ed orizzontali;  conservazione dei collegamenti originari superstiti, verticali ed orizzontali;  conservazione delle aperture originarie superstiti in tutte le facciate;  conservazione di tutti gli elementi architettonici isolati quali fontane, murature in pietra, edicole, lapidi antiche, nonché degli spazi scoperti pavimentati e sistemati a giardino;  inserimento degli elementi accessori e degli impianti tecnologici richiesti dalle esigenze d'uso;  possibilità di aggregare unità tipologiche adiacenti troppo piccole per un adeguato riutilizzo, nel rispetto dei caratteri architettonici dei fabbricati;  possibilità di inserire scale, ascensori, montacarichi ed altri impianti tecnologici che non compromettano la morfologia, la tipologia e le strutture dell'edificio;  possibilità di frazionamento di unità immobiliari attraverso la posa in opera di tramezzi od il tamponamento di preesistenti aperture interne all'immobile sempre nel rispetto delle caratteristiche architettoniche e tipologiche dell'edificio;  possibilità di inserire servizi igienici illuminati ed aerati artificialmente;  obbligo di eliminare le alterazioni ed in genere le sovrastrutture di epoca precedente, che non rivestano interesse o contrastino con la comprensione storica dell'edificio. Il cambio della destinazione d'uso di parte o dell'intero fabbricato è ammesso purché la nuova destinazione d'uso sia compatibile con la tipologia originaria dell'opera e con le norme tecniche di attuazione.

5.3.e) Restauro statico e conservativo

Gli interventi di restauro ai sensi del DPR 380/2001 articolo 3 lettera c) riguardano edifici che hanno assunto rilevante importanza nel contesto territoriale per specifici caratteri storici, architettonici o artistici. Detti interventi consistono in un insieme sistematico di opere che nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell'edificio, ne consentano la conservazione valorizzandone i caratteri e rendendone possibile un uso adeguato alle intrinseche caratteristiche. Gli interventi di restauro devono:  avere come principi fondamentali quello della reversibilità delle operazioni modificative e quello della conservazione delle stratificazioni storiche;  utilizzare strumenti conoscitivi come analisi storiche o d'archivio, rilievi fotogrammetrici e relativi ai materiali originari, indagini diagnostiche con preferenza per quelle non distruttive e poco invasive;  valutare attentamente lo stato di conservazione e le condizioni termo-igrometriche delle varie parti costituenti il fabbricato;  prevedere un progetto di conservazione con fasi complementari e funzionali (per esempio un intervento di deumidificazione deve anche provvedere ad identificare e a prevenire le cause dell'umidità anche con un più adeguato progetto per lo smaltimento delle acque meteoriche;  riguardare di norma l'intero organismo edilizio; possono interessare singole unità immobiliari a condizione che il relativo progetto garantisca la salvaguardia degli elementi tipologici formali e strutturali degli edifici; Questi interventi possono comportare le modifiche interne necessarie per migliorare le condizioni igieniche e/o statiche nonché quelle per realizzare volumi tecnici che si rendono indispensabili per l'installazione di impianti tecnologici necessari agli usi previsti per gli immobili e possono determinare incrementi della superficie utile dell'organismo preesistente anche mediante utilizzo parziale di cavedi, distacchi, percorsi dismessi, sottotetti e soppalchi, purché tali incrementi siano compatibili con i caratteri storici, architettonici e artistici dell'edificio. Sono riconducibili a questa categoria:  il restauro degli elementi storici, architettonici o artistici e/o il ripristino delle parti alterate quali i fronti esterni ed interni, gli ambienti interni;  la ricostruzione filologica di parti eventualmente crollate e demolite;  la conservazione o il ripristino degli spazi liberi quali, tra gli altri, le corti, i larghi, i piazzali, gli orti, i giardini, i chiostri;  il consolidamento, con eventuale sostituzione delle parti non ricuperabili, degli elementi strutturali quali murature portanti interne ed esterne, solai e volte, scale, tetto con eventuale ripristino della copertura originale.  l'eliminazione delle superfetazioni costituenti parti incongrue dell'impianto originario;  l'inserimento degli impianti tecnologici ed igienico sanitari essenziali nel rispetto dei caratteri storici, architettonici o artistici. Nel caso di attribuzione di valore storico artistico che riguardino parti limitate di edifici è opportuno un restauro di queste parti particolarmente attento rispetto all'intero fabbricato per evitare una eccessiva decontestualizzazione. Le raccomandazioni, come precisato nella "Carta 1987 della Conservazione e del Restauro degli oggetti d'arte e di cultura" redatta dal C.N.R., invitano a:  far assumere al progettista le sue responsabilità culturali, respingendo fin dal progetto i completamenti in stile e analogici, la rimozione o demolizione che cancellino il passaggio dell'opera attraverso il tempo, ma accettando anche nuovi ambientamenti per le opere decontestualizzate o per quelle che necessitano rimozione dal sito originario;  utilizzare il più possibile tecniche e materiali vicini agli originali, impiegando tecnologie innovative solo nei casi in cui quelle tradizionali non diano sufficiente affidamento; preferire sempre un restauro soft, senza imbalsamare acriticamente ogni reperto;  ampliare il campo di applicazione ad elementi di ogni epoca ed area geografica che rivestano significativamente interesse artistico-storico e culturale;  conservare gli elementi rilevanti, ma anche le condizioni del contesto ambientale in cui sono inserite;  impiegare per problemi di statica, di conservazione e di funzionalità anche elementi nuovi purché ben identificabili rispetto all'opera originaria senza falsificazioni, mimetizzazioni e finti invecchiamenti; Norme Tecniche d’Attuazione 13  conservare la documentazione grafica, fotografica, ecc. relativa alla situazione prima, durante e dopo l'intervento per un eventuale, successivo intervento; individuando le aggiunte e le manomissioni subite, dandogli un adeguato e controllabile miglioramento statico con mezzi compatibili;  approfondire la ricerca sia per le tecniche conosciute sia per quelle innovative in stretta collaborazione con il Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali e l'Istituto Centrale di Restauro. L'intervento di restauro conservativo è prescritto per gli edifici vincolati ai sensi della L. 01.06.1939 n° 1089. Essi sono: Chiesa della Natività Castello del Carretto Ai sensi dell'articolo 1 della stessa Legge possono rientrare in tale disciplina, gli edifici religiosi costruiti da più di cinquant'anni. L'intervento può essere esteso per garantire la conservazione di tutti i manufatti o di parte di essi che rivestano indubbio interesse artistico, storico, archeologico ed etnografico: sono quindi da comprendere gli archivolti, le edicole religiose, i piloni devozionali, gli antichi ponti, le fontane pubbliche, i locali voltati, ecc. ( Per approfondimenti si può consultare "Ricerche di storia dell'arte" n° 35 edito da La Nuova Italia Scientifica ). Il cambio della destinazione d'uso di parte o dell'intero fabbricato è ammesso purché la nuova destinazione d'uso sia compatibile con la tipologia originaria dell'opera.

5.3.f) Ristrutturazione edilizia

La ristrutturazione edilizia ai sensi dell'articolo 3, lettera d), del DPR 380/2001 riguarda i fabbricati in cattivo stato di conservazione e/o di scarso interesse architettonico ed ambientale. La ristrutturazione consiste negli interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo notevolmente diverso dal fabbricato preesistente. Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell'edificio, l'eliminazione, la modifica e lo inserimento di nuovi elementi ed impianti. L'intervento è soggetto a concessione edilizia e comprende:  le opere volte al cambiamento della destinazione d'uso quando comportino una trasformazione degli elementi strutturali, tipologici e funzionali;  la ricomposizione dei fabbricati, anche attraverso parziali demolizioni di strutture verticali e orizzontali senza rilevanza storico-architettonica nel rispetto della sagoma volumetrica preesistente;  il rifacimento della struttura del tetto con modifiche della pendenza e/o della forma, anche con aumento di volume e superficie abitabile;  la sostituzione delle parti di unità immobiliare crollata o demolita con ricostruzione in loco anche con modifiche al disegno dei fabbricati;  l'inserimento di nuovi elementi e di impianti tecnici ed igienico-sanitari;  gli ampliamenti eccedenti quelli contenuti entro soglie predeterminate dallo strumento urbanistico generale, purché non costituenti nuove costruzioni;  le opere che determinano l'incremento della superficie utile di piano anche mediante la costruzione dei soppalchi ovvero mediante la modifica dell'altezza interna utile;  le opere che prevedano una diversa utilizzazione di volume o di superficie esistente di vani accessori al fabbricato;  le opere di eliminazione di latrine esterne, tettoie, occlusioni di balconi, verande, costruzioni precarie e di ogni altra alterazione della volumetria edilizia non coerente con i caratteri tipici ambientali. Non sono consentiti:  le alterazioni neppure parziali sostanziali delle facciate degli edifici costruiti da più di 50 anni, ad eccezione degli interventi di adeguamento alla cortina edilizia del piano superiore o sottostante, in particolare delle facciate in pietra;  gli svuotamenti totali interni con conservazione della facciata;  la modifica anche parziale degli elementi di pregio;  la traslazione dei solai orizzontali superiore ai 20 / 30 cm. rispetto alla quota originaria;  l'aumento del numero dei piani esistenti, eccezione fatta per una parte del fabbricato eventualmente soppalcata all'ultimo piano. L'intervento di ristrutturazione edilizia può anche modificare, coinvolgendo diversi edifici contigui, le delimitazioni catastali con aggregazione o divisione di unità immobiliari per ricostruire le unità immobiliari originarie o per una migliore distribuzione complessiva. Nel caso di alloggi contigui in uno stesso fabbricato, le cui stanze siano disposte su più piani in senso verticale, è possibile, mediante apposita convenzione tra gli aventi diritto, riunificare in senso orizzontale gli alloggi stessi. Gli interventi di ristrutturazione edilizia devono essere attuati in conformità alle disposizioni dell'articolo 9, quarto comma in particolare, della Legge 47/1985. Nel caso di crolli, anche fortuiti di una parte o della totalità del fabbricato è necessario che i soggetti interessati ottengano una nuova concessione edilizia in quanto quella rilasciata per la ristrutturazione è priva di efficacia. Possono rientrare negli interventi di ristrutturazione edilizia anche le opere di demolizione e ricostruzione di edificio o di parti di edificio pericolanti o di compromessa stabilità solo se la ricostruzione è assolutamente fedele al fabbricato preesistente, compreso lo spessore delle murature.

5.3.g) Ristrutturazione urbanistica

Norme Tecniche d’Attuazione 14 Le opere di ristrutturazione urbanistica ai sensi dell'articolo 3 lettera e) DPR n. 380/2001 comprendono quelle tendenti a sostituire l'esistente tessuto urbanistico-edilizio con altro diverso mediante un insieme sistematico di interventi edilizi anche con la modificazione del disegno dei lotti, degli isolati e della rete stradale. Considerata la complessità di questi interventi, è opportuno prevedere sempre uno strumento urbanistico attuativo (SUA).

5.3.h) Demolizione con o senza ricostruzione

Gli interventi di demolizione possono prevedere, o meno la ricostruzione e comprendono: a) le aggiunte volumetriche esterne e le modifiche estranee all'edificio (bagni, pollai e simili) Devono essere demolite, e possono essere recuperate nella ricomposizione complessiva della facciata. Limitatamente ai pollai, al di fuori delle aree residenziali, realizzati in aderenza a fabbricati, di limitate dimensioni e in strutture precarie è previsto l'intervento su zone libere. b) i materiali non conformi alle presenti norme E' consentito l'adeguamento ai materiali indicati dalla disciplina paesistica, nelle forme e nella messa in opera tradizionale (l'infisso in alluminio anodizzato oro o argento può essere sostituito da quelli indicati ), ma con dimensioni "originarie" ecc.). c) gli edifici senza particolare valore, anche se di costruzione recente e in buono stato Nel caso di demolizione, parziale o accidentale in seguito a crollo, e successiva ricostruzione parziale, quest'ultima dovrà avvenire entro le dimensioni del corpo di fabbrica esistente, da accertarsi preventivamente, con apposito verbale, corredato di documentazione fotografica, da un tecnico incaricato dal Comune, senza possibilità di compensazione fra le varie dimensioni, né aumento delle volumetrie, nel rispetto delle caratteristiche tipologiche architettoniche originali e/o degli edifici circostanti. Un eventuale posizionamento diverso può essere autorizzato espressamente solo dall'Amministrazione Comunale in caso di esigenze inderogabili di pubblica utilità. Fatta salva la possibilità di eseguire piccole demolizioni funzionali all'esecuzione degli interventi di recupero, sui fabbricati, anche se parzialmente diruti sono ammessi interventi di demolizione parziale o totale solo nei casi in cui ciò sia strettamente necessario o richiesto dall’A.C. per inderogabili esigenze di pubblica utilità. Indicativamente non devono essere demolite le strutture storiche che presentino elementi di pregio come locali voltati e/o affrescati, archivolti, ecc., mentre possono essere demoliti fabbricati costruiti dopo il 1945 in condizioni mediocri e/o cattive. d) gli edifici diruti Non è obbligatoria la demolizione delle parti non dirute (mura perimetrali, coperture, strutture orizzontali, ecc), ma è consentita quando i ruderi non presentino caratteristiche architettoniche di rilievo. Sui fabbricati diruti sono ammessi interventi di ripristino mediante l'esecuzione di un insieme di opere che, nel rispetto dei relativi elementi tipologici, formali e strutturali, ne consentano destinazioni d'uso con essi compatibili. La ricostruzione di un fabbricato interamente diruto o della parte diruta è consentita purché:  ne sia comprovata e documentata l'esistenza sia desumibile dallo stato attuale, sia ricavabile da mappe catastali e/o da fotografie e/o da atti notarili e/o da altra documentazione scritta;  previa valutazione di un progetto accurato, che dimostri la validità dello intervento anche in rapporto all'ambiente circostante;  l'altezza non sia superiore a quella degli edifici circostanti, quando non sia possibile reperire la altezza originaria, e comunque non superiore a mt. 8,80 al colmo: il terzo piano può essere realizzato solo in mansarda e non avere altezza piena;  le caratteristiche tipologiche ed architettoniche degli edifici circostanti siano mantenute, eventualmente reinterpretate, comunque congruenti con l'esistente. In tale intervento l'Amministrazione Comunale può predisporre arretramenti dai cigli stradali purché concretamente motivati in relazione alla pubblica utilità. La demolizione è soggetta ad autorizzazione purché avente carattere autonomo e purché non riguardi immobili sottoposti ai vincoli delle leggi 1089 e 1497, entrambe del 1939; negli altri casi può essere ottenuta solo dopo il rilascio della concessione edilizia relativa al progetto d'intervento o contestualmente nel caso di adeguamento ai materiali. La ricostruzione non costituisce ristrutturazione edilizia, ma è equiparata a tutti gli effetti ad una nuova costruzione.

5.3.i) Ampliamento - Adeguamento igienico tecnologico

Gli interventi di ampliamento, eventualmente combinati con altri tipi d'intervento, sono quelli volti alla creazione di nuovi spazi, in termini di volume o di superficie, ottenuti con l'aumento delle dimensioni delle costruzioni esistenti; possono comprendere anche il potenziamento degli impianti esistenti, mediante integrazioni ed aggiunte. Sono sempre soggetti a concessione edilizia. L'incremento volumetrico deve essere tipologico e cioè volto ad aumentare la superficie utile di un organismo edilizio secondo la logica dedotta dal processo tipologico e quindi non un semplice incremento casuale dell'esistente, ma una viva capacità di riappropriarsi dei meccanismi che regolano da sempre il divenire della realtà antropica, nel rispetto delle caratteristiche tipologiche, architettoniche e costruttive dell'edificio originario. Norme Tecniche d’Attuazione 15 E' consentito per i fabbricati costruiti prima della legge n° 765 del 06.08.1967, non soggetti a condon o edilizio, né ad interventi consistenti di ristrutturazione, né alla realizzazione di nuove unità immobiliari ma è previsto anche per i fabbricati che presentano elementi incongrui o di cattiva fattura come bagni esterni, volumi aggettanti ai piani superiori, tettoie in ondulux, intonaci scrostati, tracce di cemento armato o di mattoni, tubi di scarico a vista, campionario di infissi diversi, ecc. L'intervento deve prevedere una sostanziale riqualificazione di tutti degli elementi del fabbricato e può comprendere anche una ricomposizione della facciata con eventuali demolizioni e ricostruzioni, non necessariamente con aumenti di volumetria e, comunque non superiori ai 10 mq. corrispondenti a 30 mc . per corpo di fabbrica unità immobiliare, come definito dal regolamento edilizio ed integrato dalle presenti norme. Nel caso di incremento volumetrico su uno stesso fabbricato dovuto sia ad attività di ristorazione, sia ad adeguamento igienico e tecnologico, anche in tempi successivi, è importante ricercare complementarietà e ricomposizione qualitativa del fabbricato. Potranno essere consentite deroghe con ampliamenti, appena superiori solo per evitare ulteriori incongruenze (ad esempio evitare di avere dei bagni esterni pensili lasciando uno spazio aperto tra copertura e pavimento soprastante, e ricomporre un unico corpo di fabbrica correttamente inserito nel prospetto). Ci si dovrà uniformare alle caratteristiche e ai materiali già usati: il disegno della facciata dovrà essere basato sulla valutazione globale di un tratto della strada o dell'abitato, sufficientemente ampio per essere significativo dei caratteri compositivi della cortina edilizia, dove è inserito o sulla valutazione degli edifici della zona circostante. E’ prescritto l’assenso preventivo degli aventi titolo e/o dell’assemblea di condominio. E' quindi un intervento non consentibile a priori su tutte le unità immobiliari, ma solo quando è compatibile con il tessuto urbanistico ed edilizio circostante. Tale intervento è consentito una sola volta, non può in alcun modo essere complementare o differito nel tempo rispetto ad altri meccanismi eventualmente previsti, deve essere valutato scegliendo le modalità più consone al singolo caso e trascritto obbligatoriamente sulle tavole del catasto urbanistico comunale e può essere realizzato secondo tre procedure non sovrapponibili: a) mediante soprelevazione quando nell'edificio le altezze interne dei locali risultino non conformi alle disposizioni di legge e purché:  l'intervento non modifichi l'attuale distribuzione delle aperture sulla facciata;  non sia modificata l'inclinazione o la forma della falda del tetto, ma sia eventualmente prevista una leggera traslazione dell'intera copertura;  l'innalzamento complessivo non sia superiore a 0,70 cm. per fabbricato, rispetto all'altezza preesistente;  non si ledano i diritti di altri aventi titolo;  previa verifica statica del fabbricato;  nel rispetto delle dimensioni previste. Non è consentita la soprelevazione di strutture interrate o seminterrate, precedentemente autorizzate, se non rispettando le norme sulle distanze dalle strade. b) in aderenza a fabbricato con finestre o in aderenza a facciata o porzione di facciata cieca, sia prospiciente sulla medesima proprietà sia su proprietà diverse previo accordo tra gli aventi titolo, è consentita la presentazione di un progetto unitario per i fabbricati da realizzare in aderenza da parte dei proprietari, non superando l'altezza dell'edificio preesistente o realizzando un piano in meno, sempre nel rispetto delle caratteristiche tipologiche e delle distanze. Tale ampliamento non è consentito su spazio pubblico. c) nel caso di esistenza di volumi aggettanti rispetto all'edificio principale e posti a piani superiori al terreno e di identica proprietà di intero fabbricato, gli stessi devono essere completati per la parte sottostante fino a livello del terreno e per la parte superiore fino al tetto, che deve essere proseguito su tale volume aggettante in modo da costituire un corpo unico, mantenendo inalterata la pendenza della falda di copertura, nel rispetto dell'impiego dei materiali. Nel caso in cui il volume aggettante presentasse proiezione verticale su sottostante spazio pubblico o di pubblico transito o gravato di servitù di passaggio, dovrà essere prevista la conservazione dello accesso o del passaggio stesso, tramite appropriate strutture murarie che devono comunque assicurare aspetti architettonici ed ambientali consoni per forma e per uso di materiali alla conservazione degli aspetti tipici dell'intorno circostante (per esempio archivolto). L'intervento c) può eventualmente essere esteso alle costruzioni realizzate su pilotis alle condizioni che:  sia possibile asservire le aree necessarie ad edificare la volumetria sottostante;  sia riproposto un progetto esteso all'intero fabbricato, che preveda prospetti compatibili con il/i piani superiori, che risolva il sistema degli accessi pedonali e/o veicolari, che limiti le nuove opere sulle aree libere. Nelle varie zone potranno essere indicate ulteriori puntualizzazioni.

5.4. Interventi edilizi sui fabbricati esistenti

5.4.1. Emergenze storico-architettoniche

Le emergenze storico-architettoniche sono costituite sia da costruzioni monumentali, sia da chiesette rurali o da manufatti come ponti in pietra, edicole religiose, fontane o altri elementi interessanti la storia locale; possono avere sia posizione dominante sia costituire punti di riferimento essenziali del paesaggio. Tali fabbricati sono individuati nella tavola dei vincoli e suddivisi in:  edifici vincolati;  emergenze storiche archeologiche;  edifici di particolare interesse. Le proposte per gli interventi consentiti sono quelle di restauro conservativo: per i fabbricati inseriti nelle borgate o nelle immediate vicinanze sono indicate nelle specifiche zone A le proposte per gli interventi principali che devono essere autorizzati dalla competente Soprintendenza. Nella fase progettuale devono essere affrontati tutti i problemi inerenti l'intervento: ad esempio la sostituzione di infissi deve garantire contestualmente: Norme Tecniche d’Attuazione 16  qualità estetico - funzionale;  adeguamento alle disposizioni per il risparmio energetico;  funzione antivandalismo ed antiintrusione;  ecc. L'obiettivo, anche ai sensi di quanto disposto dall'articolo 21 della L. 1089 del 1939, è quello di tutelare gli edifici ed i manufatti anche minori e di mantenere libere le visuali prospettiche sia da elementi vegetali sia da nuovi fabbricati o da manufatti, che non devono sovrapporsi all'immagine dei manufatti da tutelare od interferire visivamente con tali emergenze. E' importante mantenere la posizione isolata ed evitare che impianti tecnologici come elettrodotti, ecc. annullino il rapporto diretto con il paesaggio circostante; è anche importante rimuovere i cartelli segnaletici pubblicitari e/o evitare l'installazione di nuovi nelle zone limitrofe a manufatti di rilevante interesse. In particolare vanno salvaguardate le vedute dei manufatti emergenti dalla rete viaria principale, dai percorsi panoramici, dagli spazi aperti. Sono soggette in particolare quelle aree ricadenti all'interno del cono ottico avente vertice nel sito dell'emergenza e come base il tratto/i tratti di strada da cui è visibile. Le vedute devono poi essere mantenute libere nel tempo impedendo che la crescita della vegetazione posta a dimora o che la spontanea ripresa della vegetazione autoctona comprometta il risultato ottenuto. Nel caso di proprietà privata qualsiasi intervento comporta in precedenza il rilascio dell'autorizzazione specifica da parte dell'autorità competente.

5.4.2. Interventi edilizi

Sui fabbricati esistenti, indipendentemente dalla zonizzazione, è fondamentale porre attenzione al processo di costituzione storica di quella località, alle relazioni che vi si sono instaurate ed ai segni delle generazioni che si sono susseguite. Sono consentiti gli interventi indicati successivamente, mantenendo e/o valorizzando gli elementi di pregio, eliminando e/o riqualificando le alterazioni:  manutenzione nel tempo, salvaguardando le parti strutturali storiche quali lo spessore dei muri, i materiali originari dei solai e delle coperture, ricorrendo per quanto possibile al loro riutilizzo e/o alla loro integrazione con materiali simili;  ridistribuzione interna dei locali, ma limitando al minimo indispensabile le demolizioni di parti strutturali nei fabbricati originari costruiti prima del 1919;  aggregazione di unità immobiliari in unità di maggiore dimensione oppure riduzione tipologica delle unità immobiliari ma con una superficie mai inferiore a 50 mq. con una eventuale, ma motivata deroga ai soli 45 mq. netti per gli edifici a muratura portante in pietra; “E' consentito inoltre, limitatamente alle Zone BS, BC ed E, il riaccorpamento di più fabbricati, allo stato attuale separati, in un unico corpo edilizio purché i volumi, che si intendono riunificare, siano compresi entro un raggio di 300 metri, il volume risultante dall'accorpamento non sia superiore ai 500 mc. e vengano contestualmente demoliti i fabbricati minori.” [vedasi l’art 20.3 5° comma] (Osservazione n. 15 ).

 possibilità di realizzare soppalchi ed altre soluzioni innovative;  obbligo di intonacare le facciate lasciate bianche o con colori non intonati all'ambiente;  modifica alle aperture esistenti per forma, dimensione, materiale, ecc. ma mantenendo i rapporti storici tra pieni e vuoti;  realizzazione di nuovi balconi;  realizzazione di barbecue, forni, cucine all'aperto, gazebi e/o pergolati sia su terrazzi sia su aree libere di pertinenza, se correttamente rapportati agli edifici e realizzati con i materiali indicati;  realizzazione di interrati anche nelle immediate vicinanze del fabbricato; sui fabbricati delle borgate antiche tali interventi sono da valutare con grande attenzione;  realizzazione a piano terra di piccoli volumi (max. 2,00 mq.) per ospitare caldaie esterne o ripostigli attrezzi, sia nella versione in aderenza al fabbricato, ma senza collegamento diretto verso l'interno, sia come aggetto della recinzione sull'area di pertinenza;  possibilità di aumentare lo spessore delle murature perimetrali se tale intervento è finalizzato al risparmio energetico e/o all’isolamento acustico;  realizzazione di porticati;  modifica delle coperture piane in coperture a falde o realizzazione di terrazzi a vasca nella proiezione delle coperture;  realizzazione di box, sia nelle fasce circostanti, sia completamente interrati eventualmente con meccanismi di elevatori meccanici;  sistemazione contestuale delle aree di pertinenza sempre con vegetazione autoctona e grande cura al collegamento con l'ambiente circostante;  realizzazione di piscine sia di forma regolare sia di forma irregolare per adeguarsi alla situazione del terreno. Questi interventi devono osservare tutte le indicazioni successive:  relative alle norme sulle distanze;  congruenti tipologicamente rispetto a tutti i prospetti interessati;  con soluzione curata ed adeguata al fabbricato di riferimento (ad esempio stessa coloritura/intonacatura, stesso colore e tipo del serramento, stessa copertura, ecc.); Nella zonizzazione possono essere precisate disposizioni puntuali più restrittive.

Eventuali frazionamenti devono essere compatibili con le tipologie edilizie esistenti: ad esempio non devono essere suddivisi locali voltati e non devono essere stravolte le caratteristiche attuali. I frazionamenti possono suddividere un Norme Tecniche d’Attuazione 17 fabbricato solo in senso orizzontale e non in verticale e quindi no ad alloggi costituiti da due o tre locali su tre livelli diversi e si alla divisione per piani, ma non con unità immobiliari inferiori ai 50 mq. Le eventuali suddivisioni di un piano devono essere limitate alle unità immobiliari di grande dimensione (per esempio superiori ai 120 100mq.). Deroghe alle dimensioni minime sono consentite limitatamente al solo piano terra per realizzare cantine, attività economiche produttive e locali di pertinenza alla residenza.

Gli interventi di recupero a fini abitativi di locali sottotetto esistenti alla data del 6.9.2001 sono disciplinati ai sensi della L. R. 6 agosto 2001, n. 24, della circolare esplicativa n° 8135/40 del 15.01.2002 e della delibera di C.C. n° 8 del 31.01.2002.

5.5. Interventi edilizi nuovi

Sono considerati edifici nuovi:  i manufatti edilizi fuori terra ed interrati da realizzarsi su aree libere;  i fabbricati di nuova realizzazione a qualsiasi utilizzo destinati;  gli interventi di sostituzione di edifici preesistenti con modifica del posizionamento dell'organismo originario o con rilevanti demolizioni;  le tettoie, le pensiline, le tensostrutture, le strutture pressostatiche, i chiostri, i gazebi, le verande e la realizzazione di ogni altro manufatto anche precario o stagionale, che abbia una destinazione continuativa e non contingente;  gli ampliamenti di edifici esistenti sia per modifica planimetrica, sia per soprelevazione, rispetto alla situazione originaria;  le riduzioni tipologiche con aumento del numero delle unità immobiliari, anche senza opere edilizie.

Riferimento al documento congiunto per l’interpretazione e l’applicazione delle norme del P.T.C.P. denominato “Primi criteri ed elementi per la progettazione e la valutazione degli interventi e per la formulazione della disciplina paesistica di livello puntuale con particolare riferimento al recupero del patrimonio edilizio esistente” lettera l)

Per le costruzioni nuove o per gli ampliamenti nei casi previsti la struttura urbanistica degli insediamenti da progettare dovrà nascere o derivare da matrici fondamentali che indirizzino la distribuzione, la composizione, riferendosi per esempio all'andamento dei terrazzamenti, alle linee di crinale, ai percorsi pedonali o veicolari storici o di nuova progettazione, ecc. e devono adeguarsi alle seguenti caratteristiche:  grande cura per inserire nel paesaggio qualsiasi intervento che deve risultare discreto, poco visibile, per garantire il migliore soleggiamento, per assicurare la maggiore protezione dagli agenti atmosferici come pioggia e vento, per ottimizzare le visuali preesistenti, ecc.; l'intervento deve essere studiato per il singolo sito e non inserito comunque e a caso (deve essere chiaro che non si può fare uno sbancamento qualsiasi e poi costruire un fabbricato inseribile in qualsiasi contesto; ma si deve procedere in modo inverso: valutando quale fabbricato è da inserire in quel contesto ambientale e solo successivamente iniziare l'intervento sia come studio progettuale sia come realizzazione);  aperture che valorizzino le vedute migliori;  tipologie degli edifici circostanti isolati o tipici delle borgate collinari, da mantenere, da reinterpretare, da sviluppare; tipologie a schiera di media densità; tipologie delle case provenzali ponente ligure, ma rispettandone tutte le caratteristiche (forma e pendenza delle falde, coloriture delle facciate, ecc.); tipologie diverse potranno essere adottate per mantenere - valorizzare elementi vegetali ad alto fusto o di interesse botanico (ad esempio case a patio attorno ad un castagno o un olivo secolare);  limitazioni al minimo indispensabile di operazioni di scavo e sbancamento, con la sola eccezione dei parcheggi interrati con giardino pubblico soprastante;  limitazioni alla dimensione degli interrati che possono essere di poco superiori alle superfici del piano terra, preferendo sempre la realizzazione di una tettoia o di fabbricati minori di servizio; comunque non è consentita la realizzazione di interrati slegati dalla funzione residenziale o agricola;  volumi sempre articolati in parti, per meglio adattarsi all'andamento naturale del terreno senza modifiche rilevanti delle quote preesistenti e, di conseguenza, altezze dei corpi di fabbrica, variamente scomposti ed articolati, in modo da seguire ed interpretare i profili naturali, reinterpretando le caratteristiche e le tipologie degli edifici circostanti;  differenziazione dei fabbricati residenziali da quelli destinati ad altri usi (ad esempio box per l'auto o annessi rustici), sia separando effettivamente i fabbricati, sia utilizzando materiali diversi, più poveri, più rustici per i fabbricati non residenziali;  modifica della copertura vegetale ridotta, per quanto possibile, alla sola superficie occupata dall'edificio. Gli interventi di nuova realizzazione devono:  assicurare la ricomposizione dell'ambiente alterato dal cantiere e dagli interventi ammessi, attraverso una sistemazione dei pendii con il rimodellamento delle parti esterne e scoperte che, pur tenendo conto di diversi e nuovi connotati, elimini ogni discontinuità avvalendosi anche dell'introduzione di appropriati manti di vegetazione caratteristica; in ogni caso non sono ammesse sistemazioni esterne che prevedano reinterri a valle o sbancamenti a monte di altezza superiore a m. 2,50.  non utilizzare l'area eventualmente destinata a distacco tra i fabbricati per depositi, né per nessuna costruzione in soprassuolo;  prevedere la sistemazione a verde e la messa a dimora di alberi, arbusti e manti vegetali sulle aree libere previste, non destinate a percorso di accesso, piazzale di manovra e a parcheggio scoperto;

Norme Tecniche d’Attuazione 18  proporsi di conservare la vegetazione di alto fusto esistente; qualora esigenze determinate dall'uso e dagli interventi ammessi richiedessero l'abbattimento di qualche pianta di alto fusto, ognuna di queste deve essere adeguatamente sostituita o, comunque rimpiazzata con tre nuovi elementi di età adeguata;  scegliere le essenze per i nuovi impianti arborei fra quelle caratteristiche ed autoctone; tali impianti che dovranno essere scrupolosamente mantenuti dalla proprietà e reintegrati qualora la vetustà o le calamità naturali li danneggino;  prevenire la diffusione di rumori all'interno delle unità edilizie a destinazione d'uso misto al di fuori di queste ultime nell'ambiente circostante;  adeguarsi alle indicazioni dell’articolo 7 in particolare sulla regimazione delle acque anche durante la fase di cantiere.

Gli interventi di nuova edificazione non devono comportare opere di sbancamento o riporti di entità aprezzabile, né la realizzazione di muri di contenimento in sequenza ravvicinata , garantendo, altresì, per quanto possibile pause di verde tra le edificazioni stesse.

Sulle aree scoperte possono essere consentite modificazioni della morfologia esistente, ancorché i movimenti di terra siano contenuti entro i limiti di m. 2,50 per gli scavi ed i reinterri; il riattamento e l'integrazione dei muri di sostegno sia eseguito con l'impiego di materiali e delle tecniche prevalenti nel paesaggio circostante, ovvero ricoprendone i paramenti a vista con rampicanti sempre verdi; il deflusso delle acque sia riordinato, ecc.

Gli edifici soggetti a condono edilizio, che presentano elementi tipologicamente incongrui o materiali estranei alle caratteristiche locali indicate possono devono presentare una proposta di riqualificazione che, senza prevedere incrementi volumetrici e con limitate, motivate modifiche, consenta di adeguare i fabbricati, di sistemare le aree di pertinenza, di reinserire l'intervento nel contesto ambientale circostante.

Gli edifici idonei ad ospitare animali da allevamento devono essere progettati secondo le disposizioni emanate dalle direttive C.E.E. avendo come obiettivo il benessere fisico degli animali, disponendo degli indispensabili spazi all'aperto, ecc. Mentre possono avere caratteristiche di precario, con altezza inferiore o uguale ai 2,00 metri e con piccola area cintata di pertinenza, i locali idonei al ricovero di polli e conigli, legati alle esigenze familiari.

Eventualmente nelle singole zone possono essere indicate limitazioni alle indicazioni precedenti.

ARTICOLO 6 - CARATTERISTICHE DEI MATERIALI DA IMPIEGARE NEGLI INTERVENTI EDILIZI

Il presente articolo integra e sostituisce l'articolo 24 del Regolamento edilizio.

La normativa del presente articolo si applica a tutto il patrimonio edilizio esistente o di nuova costruzione, tenendo in conto sia le differenti funzioni, sia le peculiarità del fabbricato e differenziando la cogenza degli interventi sulle borgate storiche, sugli edifici di pregio da quelli di più recente edificazione. Per un maggior approfondimento si rimanda ai disegni dei particolari architettonici allegati. I riferimenti successivi alla commissione edilizia non precisano quale commissione edilizia sia competente in merito. Le norme seguenti sono considerate non vincolanti per quanto riguarda i materiali impiegabili solo nel caso in cui il progetto, a giudizio del Sindaco, sentita la Commissione Edilizia, presenti caratteristiche tali per il livello architettonico, per l'inserimento nell'ambiente e la ricerca tecnologica da giustificare una maggiore libertà di scelta. Limitate modifiche alla presente norma possono essere consentite per aspetti secondari o per situazioni particolari.

Sarebbe anche opportuno negli interventi di restauro valutare con più attenzione le caratteristiche dei vari prodotti da utilizzare: tali prodotti dovrebbero essere maggiormente sperimentati, dare garanzie di durabilità ed evitare interazioni negative con i supporti su cui dovranno essere applicati, ad esempio i vecchi intonaci (vedere Raccomandazioni Normal).

Per i soli fabbricati isolati delle zone boschive o di difficile accessibilità sono consentiti anche materiali diversi come la lamiera grecata o ondulata di colore grigio o rosso laterizio , gli infissi pieni in metallo con funzione antivandalismo, ecc. e cioè tutti quegli elementi più poveri, ma funzionali alle esigenze delle zone rurali limitati per lo più ai soli piccoli fabbricati di servizio non residenziali.

6.1. Indicazioni generali

Materiali e finiture di uno stesso edificio dovranno essere coordinati, uniformi e non in contrasto tra loro. Gli interventi devono essere inseriti nell'ambiente circostante nel rispetto delle seguenti prescrizioni:  i materiali previsti per ogni tipo di lavorazione sia strutturale, sia di finitura, devono sempre possibilmente essere reperiti tra quelli locali o di uso corrente, secondo le tecniche di lavorazione tradizionale o ad esse assimilabili; devono inoltre rispettare le norme UNI ed avere il marchio di qualità IMQ, se previsto; nel caso di norme carenti è necessario fare ricorso alle disposizioni comunitarie CEE;

Norme Tecniche d’Attuazione 19  il reimpiego di tutti quegli elementi preesistenti, che possono essere riutilizzati in modo soddisfacente, è preferibile alla sostituzione: ad esempio per la sistemazione del tetto, l'integrazione tra tegole esistenti e tegole nuove è da preferirsi alla sostituzione totale con tegole nuove, oppure in un edificio nuovo anziché una ringhiera di nuova realizzazione, può essere inserita una ringhiera di altra epoca recuperata sul mercato dell'usato;  il rispetto delle caratteristiche originarie con accorgimenti che valorizzino e sopperiscano ai problemi di spazio e di distribuzione dei locali (realizzazione di elementi su misura, soppalchi, utilizzo delle nicchie per libri ed oggetti, tromp l'œil, scale a vista, utilizzo interno di tratti di muratura in vetro cemento e di altri meccanismi per aumentare la luminosità, ecc.);  l'impiego di elementi decorativi è consentito nel rispetto dei materiali, delle forme, dell'uso tradizionale (ad esempio cornici di portali in ardesia, griglie dei primi del '900 alle finestre del piano terra, portoni in legno scolpiti, murales, vetrate colorate legate con lo stagno, ecc.), elementi come tegole, coppi, pietre non devono per nessun motivo essere impiegati come elementi decorativi sulle facciate, sulle chiusure di recinzione, sui pilastri, sulle finestre, sui camini;  il legno degli infissi esterni può essere lasciato al naturale, protetto da apposita vernice trasparente o dipinto prevalentemente nelle gamme dei verdoni;  le parti metalliche (finestre di grandi dimensioni, sopraluci, infissi di negozi, griglie di protezione, chiusure di sicurezza, recinzioni, ecc.) possono essere realizzate in ferro dipinto nelle gamme di colore degli infissi in legno già esistenti o nelle gamme dei grigi sino al nero; è tollerato anche l'impiego dell'alluminio anodizzato preverniciato in bianco o nei colori stabiliti per il ferro, purché con disegno particolarmente semplice. E' consentito per le ringhiere l'impiego di elementi in ghisa stampata; le parti in ferro battuto devono avere forme e disegni particolarmente semplici senza riccioli artistici , con dominante verticale, lasciate al naturale o protette da vernice trasparente;  la pietra locale ammessa è l'ardesia, la pietra di Finale o di Cisano e la Lucerna ed il porfido; tali materiali devono essere messi in opera secondo la lavorazione tradizionale; la pietra locale non deve essere utilizzata a pezzatura irregolare, disposta in corsi non regolari, con giunti sottolineati;  nel caso d'interventi successivi l'adeguamento ai materiali usati in precedenza deve essere sempre assicurato, ad eccezione dei casi in cui i materiali impiegati siano difformi da quelli indicati nelle presenti norme; in tale caso è prevista la rimozione e l'adeguamento.

Le disposizioni della C. Min. LL.PP. n° 86/ter del 27 .02.1965 sono da considerarsi come fattori qualitativamente minimi ed inderogabili.

Qualora vengano rilevati abusi o trascuratezze nella manutenzione ordinaria degli edifici delle costruzioni in genere, il Sindaco su parere della commissione edilizia, può richiedere rimozioni, ripristini o modifiche a salvaguardia del patrimonio artistico, degli ambienti caratteristici o storici, dell'igiene, del decoro e della sicurezza pubblica e privata. Il Sindaco in caso di rifiuto o di inadempienza dell'interessato provvede d'autorità, a spese del medesimo, previo diffide e notifiche a norma di legge.

Di seguito sono indicati, senza ordine d'importanza, gli interventi consentiti sui vari elementi che costituiscono un fabbricato.

6.2. Accessi sfalsati

Gli accessi sfalsati esistenti a piano terra, lungo il sedime viario possono riguardare un solo fabbricato o concernere più edifici; devono essere mantenuti con le caratteristiche attuali e sistemati previo accordo dei proprietari aventi titolo. E' necessario che il progetto specifichi sempre (con un rilievo accurato di almeno 5 metri oltre la proprietà interessata, degli edifici immediatamente confinanti) le soluzioni adottate per valorizzare questi spazi ed eventualmente gli accordi scritti tra gli aventi titolo, senza alterazioni o semplificazioni di tali strutture. I materiali da impiegare per la manutenzione e/o il ripristino funzionale devono essere concordati con l'A. C. ed essere compatibili con le scelte di arredo urbano indicate dal Piano. Quando la larghezza del percorso veicolare lo consente e nei tratti a gradoni di uso pedonale, è consentito realizzare, previa apposita autorizzazione del Sindaco sentita la Commissione Edilizia, i bauletti in muratura addossati alle case con sopra il sedile in pietra o in legno. Al loro interno possono trovare spazio i contatori degli enti erogatori o piccoli ripostigli per gli attrezzi o piccole fioriere per rampicanti e piante ornamentali (si vedano i numerosi esempi in loco).

6.3. Altane, “vissoi e/o columbere”

Le altane sono le caratteristiche grandi aperture dei locali sottotetto destinate sino alla metà di questo secolo alla funzione di essiccazione delle castagne e degli altri prodotti agricoli; sono realizzate per lo più con struttura in pietra, senza infissi, sia di forma rettangolare orizzontale con soprastante architrave in legno, sia con forma ad arco ribassato, sia con forma a tutto sesto. Le altane esistenti sono riconfermate nella forma e nella posizione attuale, al di sotto delle falde di copertura, senza modificazione delle pendenze delle falde e della dimensione delle aperture esistenti. Le aperture devono mantenere la forma attuale; nel caso di forma rettangolare la struttura orizzontale di sostegno della falda di copertura deve essere realizzata con travi in legno a vista o tratti di muratura come il resto della facciata.

Norme Tecniche d’Attuazione 20 Parapetti e pilastrate di sostegno in pietra devono essere ripristinati con materiali che per aspetto e colore siano identici a quelli della facciata. I davanzali devono essere in pietra locale o in ardesia. Non è consentito in alcun caso l'uso di ringhiere. Le aperture alterate o chiuse parzialmente con mattoni devono essere ripristinate nelle dimensioni originarie. La chiusura delle altane con appositi infissi come indicato successivamente (vedi art. 6.15.2.) non costituisce in alcun modo un aumento di volumetria.

6.4. Altri elementi isolati

Gli altri elementi isolati comprendono elementi, immagini od opere come la meridiana dipinta sulla facciata, la lapide in ardesia, il bassorilievo, ecc. e cioè quasi sempre elementi unici, non ripetuti, sovente decontestualizzati, ma interessanti come testimonianze storiche. Sono elementi da mantenere allo stato attuale, senza modifiche o spostamenti, soggetti esclusivamente a manutenzione. Per questi elementi di pregio è possibile realizzare:  una illuminazione specifica (per es. un riflettore, ecc.);  una protezione specifica da atti di vandalismo;  una segnalazione particolare da concordare con l'A.C. a scopo turistico-informativo. L'informazione turistica può essere utile anche in casi di forte decontestualizzazione.

6.5. Archi - Archivolti

Gli archi in pietra sono presenti sia nelle strutture degli archivolti, sia nei locali voltati, sia come aperture. Gli archivolti sono una delle caratteristiche più frequenti e più importanti della architettura ligure. Per i diversi tipi di archivolti è innanzitutto fondamentale la verifica delle condizioni statiche dell'intero manufatto, sia che si tratti di semplice tavolato in legno, sia che si tratti di struttura voltata in pietra, sia che esistano o meno archi in pietra. Per quanto possibile è necessario limitare al minimo gli interventi su tali strutture, mantenendole nella forma attuale, senza alcuna modificazione delle quote della chiave di volta o dei solai e/o dei materiali originari impiegati; sono previsti eventualmente consolidamenti delle strutture murarie, sia per l'arco, sia per le volte vere e proprie, sia per le strutture lignee. Per gli interventi già effettuati, che hanno sostituito il solaio in legno con una soletta in cemento armato o in tavelloni, rimanendo al di sopra della chiave di volta dell'arco, sarebbe auspicabile realizzare un tavolato da utilizzare come controsoffitto con le forme tradizionali e con materiali accettabili, e quindi non nuovi, ma di recupero, oppure intonacare il soffitto nel colore di uno dei fabbricati prospicienti. L'eventuale chiusura di archivolti può essere consentita solo quando tale struttura non ha funzione di passaggio pubblico o non è soggetto a diritti di servitù di passaggio ed in tale caso non costituisce incremento della volumetria esistente. La chiusura di una apertura ad arco, anche nel caso di una tamponatura non recente, deve essere eseguita secondo le modalità seguenti:  con telaio metallico leggero ed apertura a due battenti e vetro a filo interno del muro, anche a bilico e telaio fisso;  con un unico vetro fisso antisfondamento quando il locale abbia altra apertura per il ricambio d'aria;  con una colonna in metallo nello stesso colore degli infissi della facciata per schermare il montante del telaio metallico. Sono molto limitate le presenze di archi ed archetti di contrafforte tra i fabbricati, che devono essere intonacati come uno dei due fabbricati di riferimento o nei colori previsti.

6.6. Balconi

Sui balconi esistenti il consolidamento, la riparazione e la sostituzione sono consentiti nelle forme e nelle dimensioni attuali. Dai balconi esistenti, devono sempre essere eliminati e demoliti i piccoli volumi esterni destinati a servizi igienici e simili con le loro tubature a vista. La manutenzione di quelli in cattivo stato dovrebbe prevedere la sostituzione della soglia con una lastra di pietra dello spessore di 3/5 cm., collocata su mensole intonacate in cemento decorato o in ferro battuto, secondo la tradizione ligure; mentre per la balaustra si consiglia la sostituzione dei tratti deteriorati con elementi simili o dal disegno semplice; sono vietate le sostituzioni con balconi di tipo nuovo, le balaustrine in cemento intonacate o smaltate, in terra cotta, i tratti di parapetti in muratura. E' consentito il reimpiego di materiali e di elementi reperiti dai demolitori, purché l'intervento non risulti casuale e sia organicamente inserito in una proposta completa per l'intera facciata. Nel caso esistano già ringhiere, griglie, sopraluci o altri elementi in ferro battuto, l'inserimento di nuovi elementi deve essere particolarmente curato e coordinato con le preesistenze. Elementi frangivento possono essere sistemati sui balconi che risultino particolarmente esposti ai venti; è possibile, su un solo lato, con forma molto semplice, sistemare telai metallici o in legno, verniciati come gli infissi esistenti, con la parte vetrata di altezza non superiore ai 2,20 metri e con larghezza uguale a quella del balcone e comunque non superiore ai 1,20 m.; limitatamente al caso in cui sia da realizzare tra due balconi è consentito portare l'altezza di quello più basso al filo dell'intradosso del balcone superiore. La soluzione deve, comunque essere pensata per tutti i balconi presenti ai diversi piani, sulla stessa verticale. E' consentita, sempre per i fabbricati esistenti, la realizzazione di nuovi balconi purché:  non prospettino su percorso pubblico;  siano già esistenti ad un piano dell'edificio;

Norme Tecniche d’Attuazione 21  sia presentato un progetto per l'intera facciata compatibile con le forme architettoniche dell'epoca della facciata stessa, con riguardo alla cortina degli edifici circostanti;  non siano realizzati ad un'altezza inferiore ai 4,50 m. dal piano di calpestio sottostante e non abbiano una sporgenza superiore a mt. 1,20; se prospicienti terreno della medesima proprietà può essere consentita una limitata deroga all'altezza dal piano di calpestio sottostante e comunque obbligatoriamente non inferiore ai 2.40 m.  siano eseguiti con gli stessi materiali usati per i balconi esistenti sulla facciata;  siano soggetti al rilascio della concessione edilizia. Per gli edifici di nuova realizzazione ovviamente si rimanda al progetto generale dell'edificio.

6.7. C a v e d i

I cavedi esistenti devono essere mantenuti e/o ripristinati come spazi comuni alle proprietà prospicienti, destinati a verde privato, lasciati liberi da qualsiasi manufatto anche precario, rimuovendo le alterazioni e demolendo i volumi che vi sono stati eventualmente realizzati. E' vietato realizzare al loro interno nuovi volumi privati tipo box o verande. L'area a piano terra deve essere sistemata adeguatamente, in modo da essere disponibile per gli aventi titolo con pavimentazione ed arredo urbano appropriati (sistemazione di elementi vegetali rampicanti e non, eventuali sedili a bauletto, fontane, ecc.). E' possibile aprire le finestre chiuse con mattoni o realizzarne di nuove, se già esistenti ad un piano del fabbricato, previa presentazione di un progetto con un congruo intorno. E' consentita la copertura-chiusura dei cavedi con telaio metallico e vetro a condizione che sia rispettato quanto segue:  ci sia l'accordo scritto di tutti gli aventi diritto;  la copertura rimanga per lo più al di sotto delle altre coperture prospicienti e comunque non superi quelle esistenti di 30 cm. rispetto alla più alta, risulti quindi praticamente non visibile dagli altri edifici;  sia consentita una aerazione con gli elementi ritenuti opportuni;  sia previsto apposito incanalamento per lo scarico delle acque meteoriche;  si attui una soluzione particolarmente curata e di grande qualità architettonica;  non alteri la dimensione del cavedio stesso;  sia realizzato esclusivamente con lucernaio in vetro o altro materiale trasparente e struttura portante in metallo o con tensostruttura di tonalità chiara. Limitatamente a complessi interventi di ristrutturazione edilizia o urbanistica o di ricostruzione di edifici diruti può essere consentito l'ampliamento o la realizzazione di nuovi cavedi per rendere abitabili quelle parti di fabbricati prive o carenti di illuminazione e/o aerazione secondo le indicazioni previste dai progetti.

6.8. Coperture - Tetti e terrazzi

Le coperture si distinguono in:  coperture a falde;  coperture piane praticabili a terrazzo.

6.8.a) coperture a falde

Le pendenze e le inclinazioni delle falde devono essere mantenute allo stato attuale, indipendentemente dal materiale impiegato e da eventuali modeste sopraelevazioni o traslazioni, che devono obbligatoriamente non superare i 70 cm complessivi e riguardare l'intera falda e non solo una sua parte e senza realizzare tetti a cartella. Può essere consentita una deroga alla forma attuale solo nel caso in cui sia accertabile, da documentazione fotografica inoppugnabile o da altro documento probante, una alterazione avvenuta in questi ultimi 20/30 anni per ritornare alla situazione originaria o per miglioramento estetico o per migliorare la situazione delo smaltimento delle acque meteoriche. Sul patrimonio edilizio esistente, nel caso di rifacimento del tetto, è anche opportuno mantenere il tradizionale soffitto ligneo inclinato, previa efficace opera di impermeabilizzazione e/o coibentazione; la struttura del tetto, sapientemente restaurata e lasciata a vista, con gli eventuali consolidamenti necessari, accentua il fascino dell'ambiente sottostante, anziché sostituire tale struttura con una copertura inclinata in cemento armato, anche se realizzata con le indicazioni seguenti. Le coperture a falde od il loro eventuale rifacimento devono essere realizzate: a) a una o più falde con inclinazione obbligatoria di 42% e comunque non superiore ai 23 gradi; nelle zone non pianeggianti sono consentite unicamente coperture in cui le falde di maggiore superficie siano parallele alla pendenza orografica del terreno, complanari alle curve di livello e non perpendicolari ad esso; b) con l'imposta realizzata, a filo del muro perimetrale interno, non oltre i 10/15 cm. dall'estradosso dell'ultimo solaio, senza alcuna fuoriuscita degli elementi strutturali (eventuali spezzoni di travi potranno sporgere non oltre i 50 cm. ma solo sulle falde principali e non in facciate); c) con struttura portante in legno, in metallo o in cemento armato, comunque senza alcuna fuoriuscita di elementi di orditura sul fronte principale, mentre al di sotto delle falde potrebbero essere sostenute da spezzoni di travi in legno leggermente sporgenti; per gli edifici con struttura in cemento armato è comunque obbligatorio contenere tale materiale ai soli muri perimetrali; d) senza sporgenza alcuna, ad eccezione dei volumi tecnici degli ascensori che non potranno avere misura superiore a mt. 0,50 1,00; e) con gronde in lamiera o in rame a sezione circolare, lasciata a vista e non inserita nello spessore del cornicione, se non per gli edifici nuovi; è opportuno cercare di ottimizzare i pluviali prevedendone, se possibile, l'uso per due facciate contigue; Norme Tecniche d’Attuazione 22 f) con materiali omogenei per la copertura di uno stesso edificio:  tegole in laterizio rosso tipo marsigliese o tipo portoghese, eventualmente gli ultimi due corsi di tegole possono essere sostituiti con ciappe in pietra o lastre di ardesia posti in opera sia in diagonale, sia a corsi paralleli;  ciappe in pietra o ricomposte;  lastre in ardesia a spacco regolare;  coppo in laterizio rosso, non in cemento, limitatamente alle linee di colmo e d'intersezione tra le falde;  coppi in laterizio nella gamma dei rossi, non in cemento, per i soli edifici nuovi. Sono vietate le coperture in ondulux, i materiali plastici, la lamiera, le tegole canadesi e quelle in cemento, le membrane impermeabilizzanti esterne applicate direttamente sulle tegole, ecc. In caso di intervento, le coperture vietate esistenti devono essere rimosse e sostituite con i materiali previsti. Limitatamente agli edifici contigui, con coperture alla medesima altezza (variazione consentita ±20 cm.) o nei casi in cui è consentita la sopraelevazione ed il conseguente allineamento delle coperture, è possibile, previo accordo degli aventi diritto, realizzare una nuova copertura più articolata su presentazione di un progetto specifico. Le eventuali coperture a cartella, e cioè coperture in cui il colmo delle falde non coincide, ma risulta sfalsato hanno la possibilità di realizzare di una copertura a capanna con la stessa altezza del colmo attuale:  mantenere l'inclinazione preesistente delle falde anche se eventualmente con pendenze diverse;  adeguare le falde all'inclinazione della falda posta al colmo. Per soddisfare il rapporto aeroilluminante dei locali sottotetto è consentita:  la realizzazione di lucernari con una sporgenza, rispetto alla sagoma del tetto, non superiore ai 30 cm. meglio se complanare ad una falda;  l'inserimento di tratti di limitate dimensioni di coperture vetrate con la medesima inclinazione della falda, ma limitatamente alle falde secondarie; queste due soluzioni devono essere particolarmente curate nei dettagli, elaborate su un progetto specifico in scala non inferiore a 1:50 con i dettagli per l'aerazione, l'incanalamento delle acque piovane, per la manutenzione e la pulizia nel tempo; realizzate con struttura metallica verniciata e vetro eventualmente atermico;  la posa in opera di finestre tipo "velux" a filo della falda, eventualmente abbinata all'infisso verticale sottostante;  la realizzazione dei cosiddetti terrazzi vasca, all'interno della proiezione delle murature esterne degli edifici purché: a) la loro superficie non ecceda un quinto della superficie complessiva del tetto dell'edificio, sia limitata ad una sola falda secondaria e risulti poco visibile dall'esterno; b) l'inserimento nella falda sia centrale e le parti più basse e/o quelle laterali costituiscano solo piccoli ripostigli o depositi di servizio al fabbricato, ed eventualmente la scala d'accesso; c) tale intervento sia fondamentale per aerazione ed illuminazione prevista per legge per i vani abitabili; d) non sia dotato di parapetto di protezione o di qualsiasi altro elemento sporgente dalla falda; e) la pendenza del terrazzo garantisca lo smaltimento delle acque piovane direttamente dai pluviali o dalle feritoie nelle grondaie e quindi l'incanalamento nella rete comunale. Nel caso siano presenti nel vano sottostante le caratteristiche aperture ad altane, tali interventi non sono consentiti, se non limitatamente a falde secondarie verso monte. Non sono consentiti gli abbaini di qualsiasi forma e dimensione, in quanto completamente assenti ed estranei alla tradizione locale.

6.8.b) coperture a terrazzo

Le coperture piane praticabili a terrazzo devono essere mantenute con caratteristiche, materiali e finiture tali da non contrastare con le coperture circostanti. Le coperture a terrazzo possono essere sostituite da coperture a falde purché nella misura non superiore ad un quinto della superficie preesistente, nel caso di ampliamento o di demolizione di bagno esterno con recupero volumetrico. Le terrazze devono permettere un immediato deflusso delle acque con l'impiego di pavimentazione in cotto non vetrificato o in pietra, (in modo da mantenere dall'alto l'uniformità dei colori del laterizio rosso delle tegole e delle ciappe) previo specifico consolidamento, impermeabilizzazione ed isolamento termico oppure creando una specifica camera d'aria di almeno cm. 30. Materiali diversi potranno essere usati solo per i lavori di riparazione o per interventi nuovi. Nel caso di copertura a terrazzo i volumi tecnici e le soprastrutture (locale per il serbatoio dell'acqua, locale macchinari ascensore, ecc.) non possono superare l'altezza di m. 2,20 e non devono coprire una superficie superiore a 1/5 della superficie del terrazzo. Dalle coperture a terrazzo devono essere eliminati i piccoli volumi aggiunti, destinati a servizi igienici e simili, soprattutto se con le tubazioni di scarico a vista, e le verande in alluminio anodizzato o in metallo, ecc. Sui terrazzi possono essere realizzate tettoie, gazebi o pergolati ed eventualmente limitati elementi frangivento con i materiali indicati o autorizzati, purché siano conformi alle forme tradizionali, rimangano aperti, non superino il 20% della superficie a terrazzo e non siano seguiti successivamente da altri interventi con conseguente chiusura ed aumento di volume. Gli attuali terrazzi coperti, ma aperti dalle tradizionali altane possono essere chiusi da appositi infissi. (vedasi articolo 6.14.2.) E' inoltre possibile realizzare elementi di arredo in muratura quali barbecue, forni all'aperto, sedili, fioriere, purché realizzati con particolare cura e nei materiali autorizzati. E' possibile sistemare pergolati per le piante rampicanti sia in legno, sia in metallo, anche con struttura fissa o tende e/o tensostrutture dai colori chiari. Per le verande, nei casi in cui siano tipologicamente congruenti con l'intera facciata o con le facciate del fabbricato, è possibile un recupero, fatti salvi i diritti di terzi, con i materiali indicati, quali l'alluminio anodizzato verniciato in bianco o

Norme Tecniche d’Attuazione 23 nel colore degli infissi o il legno lasciato al naturale e vetro, con una copertura che sia la naturale continuazione delle falde del tetto, e con un progetto molto curato e di grande qualità. Per i fabbricati soggetti ad interventi non ultimati o che presentano coperture piane con ferri rimasti a vista, deve essere valutata, nella cortina edilizia in cui sono inseriti, l'opportunità di realizzare una copertura piana o a falde.

6.8.c) altri elementi delle coperture

I camini esterni originari sono soggetti a manutenzione, non possono essere rimossi ; possono essere realizzati elementi nuovi, che devono cercare di essere poco visibili dagli spazi pubblici e nei materiali preesistenti.

I comignoli devono mantenere le forme ed i materiali originari in mattoni, in coppi o in pietra, senza utilizzo del terminale in cemento. Comignoli nuovi possono essere realizzati secondo le forme e le dimensioni già esistenti sul fabbricato. Quelli dei fabbricati nuovi devono armonizzarsi a quelli esistenti. Le canne fumarie inserite all'esterno possono essere intonacate o rivestite in pietra a seconda del rivestimento delle facciate.

I pluviali possono essere realizzati con gronde in lamiera o in rame a sezione circolare, lasciata a vista e non inserita nello spessore del cornicione, se non per gli edifici nuovi; è opportuno cercare di ottimizzare i pluviali prevedendone, se possibile, l'uso per due facciate contigue. Non sono ammessi canali o tubi di plastica, né canali di gronda ricavati in cornicioni di cemento armato. Eventuali terminali di caduta dei pluviali dovranno essere in ghisa inserita nel muro di facciata per un altezza di 2,00 metri dal suolo. Tutte le acque pluviali a livello del suolo dovranno essere incanalate e convogliate alla rete comunale ove esista o ai naturali canali di impluvio evitando ostacoli al loro naturale deflusso. In relazione a ciò l'A.C. potrà imporre ad uno o più proprietari l'esecuzione di canalizzazioni interrate o scoperte, secondo le prescrizioni che verranno impartite, a totale spesa dei proprietari che intendono intervenire. Nei pluviali è assolutamente vietato immettere acque domestiche di rifiuto. Alla base i pluviali saranno muniti di pozzetto ispezionabile e collegato con le acque bianche.

Per le antenne televisive è auspicabile un impianto centralizzato, collocato su falde interne, che serva più utenze e che eviti la proliferazione sui tetti; la sistemazione delle antenne paraboliche deve cercare di essere defilata e poco visibile dalla viabilità principale e quindi non potranno essere posizionate su balconi o terrazzi. Sarebbe auspicabile un unico impianto di quartiere dotato di ricezione satellitare.

I volumi tecnici , ai sensi della Circolare Min. dei LL.PP. n° 2.474 d el 31.01.1973, non possono superare la linea del colmo del tetto ad eccezione delle canne fumarie o di aerazione. Il corpo delle scale, il locale ascensore, ecc. possono essere ammessi purché:  abbiano soluzione architettonica congruente alle caratteristiche della copertura;  siano di limitate dimensioni, contenuti nella falda del tetto a meno di sporgenze non superiori a mt. 0,50.  siano eseguiti con materiali di provata solidità, sicurezza e resistenza agli agenti atmosferici e conformi alle disposizioni delle specifiche funzioni.

Le tettoie esistenti su balconi o terrazzi, realizzate con materiali non congrui come ondulux, lamiera, ecc. devono essere sostituite con i medesimi materiali previsti per le coperture o con tensostrutture a colori chiari. Nel caso siano realizzate all'ultimo piano, in aderenza alle coperture, devono mantenere l'inclinazione della falda con la prosecuzione della stessa. Tali opere devono comunque rimanere aperte, schermate eventualmente solo da rampicanti o da elementi leggeri facilmente smontabili (graticci in legno, cannicci, ecc.).

I cornicioni esistenti , che costituiscono il coronamento degli edifici al di sotto della falda del tetto, devono essere conservati mantenendo o ripristinando la sagoma originaria con piccola sguscia, eventualmente con modanature semplici. E' ammessa la realizzazione di nuovi cornicioni intonacati sul lato spiovente del tetto, con sporgenza non superiore ai 50 cm. e di sagoma semplice a sguscia soprattutto nei casi di mimetizzazione di una leggera sopraelevazione di una facciata in pietra; sul lato a timpano invece non è ammessa alcuna sporgenza max di 15 cm. e la falda del tetto deve rimanere a filo del muro . Non è mai ammesso il cornicione orizzontale neppure per i fabbricati nuovi.

I pannelli solari e/o fotovoltaici possono essere installati purché risultino poco visibili. Se installati sulla falda del tetto devono adottare i seguenti accorgimenti:  essere complanari alla falda su cui insistono;  non debordare lateralmente dalla falda;  cercare la soluzione meno visibile dal basso;  rimanere, nel loro punto più alto, al di sotto del colmo di almeno 1/3 della proiezione prospettica della falda stessa. Possono anche essere situati su aree libere di pertinenza, sempre con l'accorgimento di essere poco visibili.

La chiusura dei cavedi esistenti e risultanti dai progetti è consentita alle condizioni già indicate.

6.9. Edicole religiose - Piloni devozionali

Comprendono sia le piccole costruzioni costruite lungo le strade, sia le nicchie in aderenza ai fabbricati antichi.

Norme Tecniche d’Attuazione 24 Oltre alla manutenzione, è possibile mettere in evidenza quelle attualmente ostruite o inglobate nel fabbricato, ma anche inserire nuovi elementi devozionali di limitate dimensioni. E' anche consentito valorizzare tali elementi con un piccolo riflettore o con un segnale turistico. E' vietato rimuovere tali elementi religiosi od occultarli alla vista, se non con elementi antivandalismo di protezione come griglie metalliche leggere o vetro tipo antisfondamento inserito in telaio metallico, ecc. Si veda anche articolo 5.4.1.

6.10. Elementi in ferro battuto

Gli elementi in ferro battuto o in metallo sono costituiti da griglie di protezione delle aperture, roste di sopraluci, ringhiere di scale o balconi, ecc. Quelli esistenti:  devono essere mantenuti in buono stato di conservazione e non possono essere rimosse ;  possono essere dipinti nelle gamme dei grigi/neri e dei verdoni, con colorazione opaca o vernici micalizzate;  possono essere integrati con pezzi nuovi di fattura semplice o con elementi recuperati dai demolitori, di tipo liberty;  possono essere protetti da una vernice trasparente data direttamente sulla base in ferro, anche se arrugginita;  possono essere arrugginiti artificialmente immergendoli in aceto per ottenere un effetto antico. Sono assimilabili gli elementi antichi in ghisa. Per tutti questi elementi è importante verificare l'alloggiamento originario, specie se soggetto a forti escursioni termiche . Gli elementi nuovi devono essere realizzati con ferri a sezione piena sia quadrata, sia circolare ed avere il disegno molto semplice, senza riccioli artistici o barrette piatte , possono riproporre forme e dimensioni degli elementi originari.

6.11. Facciate

In ogni intervento sul patrimonio edilizio esistente devono essere eliminati e demoliti tutti gli elementi o le aggiunte che risultino in contraddizione con l'impianto tipologico ed i caratteri compositivi ai quali il recupero si riferisce. Sono vietate le latrine, i casotti, le condotte di scarico, le canne fumarie sporgenti dai muri di perimetro . Gli elementi come bagni esterni esistenti, in caso d'intervento devono essere demoliti con possibilità di recupero della volumetria (vedi modalità di ampliamento). Su tutte le facciate le dimensioni, le proporzioni e le posizioni delle bucature costituite da porte, finestre, altane o altre aperture anche prive di infissi sono elementi non modificabili e devono essere mantenute con le caratteristiche originarie; l'eventuale apertura di nuove porte o finestre deve essere in rapporto con:  le funzioni dei vani interni;  la distribuzione circostante della cortina edilizia;  le dimensioni ricorrenti delle bucature sull'edificio interessato dall'intervento; Limitatamente ad edifici recenti e/o a spostamenti di bucature estremamente contenuti e/o ad allineamenti ricompositivi orizzontali/verticali si può utilizzare anche la denuncia di inizio attività. Campanelli, citofoni, targhe, cassette postali, se non alloggiati all'interno del fabbricato, devono essere riordinati su uno stesso fabbricato, non occultare elementi architettonici, realizzati con grande semplicità in una soluzione unica. Sono invece vietati all'esterno gli apparecchi tipo condizionatori che non devono essere visibili dagli spazi pubblici. Nel caso di strutture in cemento armato o in altri materiali non tradizionali, questi non devono essere visibili dall'esterno sia su facciate principali che secondarie. E' obbligatorio l'incasso delle linee elettriche e delle cassette di derivazione delle altre tubazioni su tutte le facciate visibili da pubblici spazi. Tale incasso verrà realizzato in concomitanza con gli interventi di rifacimento o di ripristino della facciata. Ferma restando l'osservanza delle norme di sicurezza, tali condotte saranno tollerate solo sulle facciate secondarie ed in appositi alloggiamenti. Può essere consentito il ricorso ad una fascia marcapiano in cemento decorato per facilitare l'inserimento o la manutenzione dei cavi elettrici nei tubi protettivi senza danneggiare le facciate originarie in particolare per quelle in pietra a vista; la localizzazione delle scatole di derivazione e le centraline devono risultare il meno possibile evidenti, rispetto alle pareti. Nel caso di brecce eseguite nelle pavimentazioni, negli intonaci, ecc., le stesse devono essere ripristinate con materiali analoghi a quelli esistenti nel rispetto delle presenti norme; devono essere soggette ad un controllo accurato anche le modanature delle mensole dei cornicioni, dei contorni delle finestre, delle balaustre dei poggioli e delle parti aggettanti in facciata per garantire la stabilità e lo stato di conservazione. Potranno essere consentite soltanto le condotte di camini esterne, già esistenti, purché abbiano spiccato carattere architettonico, ed i pluviali di discesa delle acque meteoriche dei tetti e delle coperture piane. E' consentito mettere in evidenza gli elementi architettonici e decorativi di particolare valore, anche se preesistenti o inglobati in sistemazioni successive o decontestualizzate; è anche consentito sostituire gli elementi degradati con elementi uguali ricavati a stampo dagli originali. Si distinguono diversi casi che comprendono interventi differenti, una volta verificato lo stato della copertura, dei pluviali ed individuate le eventuali cause di umidità e/o di degrado.

6.11.a) Facciate intonacate Tutti i muri di un edificio corpo di fabbrica dovranno essere tinteggiati con colori uniformi ed intonati agli edifici circostanti; essi dovranno essere mantenuti in uno stato decoroso. L'intonaco deve avere come finalità prioritaria la corretta traspirazione delle murature. L'intonaco previsto è quello alla genovese, finito in arenino con aggiunta di polvere di marmo , tirato a sagoma. Gli intonaci devono essere risarciti mediante malta e/o tecniche tradizionali. Gli intonaci storici dovranno cercare di recuperare, ove possibile, le tracce di tinteggiatura e di eventuali disegni reperibili sulle facciate stesse e devono essere integrate e compatibili con il supporto, sensibili alla tessitura delle murature, alle decorazioni preesistenti, ai particolari architettonici, privilegiando la conservazione mediante

Norme Tecniche d’Attuazione 25 consolidamento e pulitura. Le eventuali integrazioni dovranno essere realizzate con materiali e tecniche analoghe a quelle originarie. I colori autorizzati per la tinteggiatura delle facciate sono quelli a base di terre compresi nel repertorio tradizionale locale e cioè quelli compresi nelle seguenti gamme: giallo, ocra, beige nella colorazione "crosta di pane", rosa o rosso ligure ricavato dalla polvere di mattone, ecc. Nel caso di ritinteggiatura della facciata deve essere presentato uno o più campioni di riferimento. Per mitigare l'impatto ambientale delle nuove costruzioni o il recupero di quelle esistenti, il colore più adatto è quello più vicino al colore del terreno asciutto presente nella zona; mentre il colore del tetto dovrebbe essere leggermente più scuro e quindi corrispondere al colore del terreno bagnato. E' espressamente vietata la facciata intonacata di bianco; le facciate esistenti attualmente intonacate di bianco o lasciate a frattazzo dovranno necessariamente essere ritinteggiate; è comunque sempre opportuno realizzare campioni di tinte nelle diverse gamme di colori sulla facciata in modo da poter valutare la tonalità più idonea anche in funzione dei fabbricati circostanti. Sono proibiti gli intonaci plastici con grane e corrugamenti artificiosi diversi, rivestimenti in lastre di pietra o materiali diversi (ceramica, granulati, inserimento casuale di pietre e mattoni, ecc.), tinteggiature sintetiche (base di anilina), plastiche e qualsiasi altro tipo di tinte impermeabili che non permettono la traspirazione del muro. Limitatamente al piano terra è consentita la posa in opera di lastre di ardesia, lisce o grezze, di altezza non superiore al metro, con graffa ferma pietra in ferro per la protezione dall’umidità. E' consentito l'uso del silicone liquido con ossido colorante. E' permesso inoltre, in caso di ripristino dell'intonaco esterno, quando non siano già presenti elementi di pregio o dove non sia evidente l'incompatibilità con l'organismo edilizio, la decorazione ex novo della facciata, principale e/o secondaria, secondo l'antica tradizione ligure (disegno di cornici, marcapiani, riquadri di finestre e portali, architravi, modanature dei cornicioni, ecc.). L'applicazione di tale tecnica deve essere improntata alla massima rigorosità della forme, dei colori e dei materiali tipici della zona ed autorizzata con provvedimento specifico, distinto dal normale progetto di attuazione. Deve essere presentato un elaborato colorato a sé stante, in scala 1 : 50 per l'intera facciata e con i particolari decorativi in scala 1:20. Le finestre eventualmente dipinte ex novo, non daranno diritto ad aperture in periodi successivi. Sui fianchi esposti a Nord, nelle facciate interne dei cortili e dei cavedi, è concesso, in alternativa all'intonaco, l'uso d i lastre d'ardesia o di lastre piane ricomposte di colore grigio poste in opera alla genovese. I gradini delle scale visibili dall'esterno, i davanzali e le soglie devono essere realizzati in pietra naturale o in ardesia, mentre gli stipiti laterali e le alzate delle scale esterne possono essere realizzati in intonaco. I riquadri di porte e finestre possono avere il collarino in malta bianca, eventualmente addizionato di polvere di solo marmo bianco per accentuarne la luminosità.

6.11.b) Facciate con stucchi e/o decorazioni dipinte.

Riferimento al documento congiunto per l’interpretazione e l’applicazione delle norme del P.T.C.P. denominato “Primi criteri ed elementi per la progettazione e la valutazione degli interventi e per la formulazione della disciplina paesistica di livello puntuale con particolare riferimento al recupero del patrimonio edilizio esistente” lettera a)

Per le facciate caratterizzate da stucchi e/o da decorazioni dipinte è prevista esclusivamente la manutenzione o il ripristino degli elementi originari, senza semplificazioni, senza alterazioni o rimozioni, realizzando per esempio mediante calco in gesso le parti mancanti di cornici, marcapiani ed altre opere in cemento decorato o recuperando il disegno "sbiadito" attraverso il segno, di norma, lasciato dall'incisione sull'intonaco, cercando di conservare i colori originari. Anche in questo caso l'applicazione di tale tecnica deve essere improntata alla massima rigorosità della forme, dei colori e dei materiali tipici della zona ed autorizzata con provvedimento specifico, distinto dal normale progetto di attuazione. Deve essere presentato un elaborato colorato a sé stante in scala 1:50 per l'intera facciata e con i particolari decorativi in scala 1:20. Non è consentito intonacare semplicemente le facciate o rimuovere gli elementi di cemento decorato.

6.11.c) Facciate in pietra a vista

Le murature esterne eseguite in pietra a vista, negli edifici preesistenti sono considerate elemento di pregio non modificabile: è consentita per la protezione dall’umidità, solo una leggera stilatura in cemento di colore molto simile a quello della pietra, realizzabile con l'aggiunta di ossidi colorati o con la polvere della stessa pietra, quasi complanare rispetto alla pietra preesistente, assolutamente mai dipinta o messa in evidenza. In tutti i casi dove possibile, è obbligatorio il ripristino della facciata in pietra, sia eliminando l'intonaco esistente, sia integrando con pietra locale della medesima pezzatura, provenienza, ecc. le parti manomesse da mattoni, cemento a vista, ecc. E' consentita la riquadratura con intonaco bianco, come pure l'impiego di pietre più grandi, attorno alle eventuali nuove aperture. In tale caso è opportuno rifinire le aperture con pietre squadrate e/o con architrave ligneo o con cornice d'intonaco bianco, avendo cura di integrare le parti in pietra eventualmente danneggiate. Nel caso di leggera sopraelevazione è importante cercare di utilizzare la pietra della medesima pezzatura e gradazione cromatica con leggera stilatura pigmentata per uniformare la facciata del fabbricato. Se il risultato non è soddisfacente o nel caso di leggere sopraelevazioni in mattoni eseguite precedentemente nel tempo al di sotto della copertura si può realizzare una fascia marcapiano di circa 50 cm. in arenino fine ed è preferibile l'intonacatura di solo questo tratto in una gamma di colori uguale o molto simile a quella utilizzata per la stilatura dall'umidità adeguatamente pigmentata sia nella forma verticale sia con la realizzazione di una piccola sguscia sagomata in modo molto semplice. Può anche essere consentita l'intonacatura con una fascia tipo marcapiano sottotetto, con altezza di circa 40-50 cm., a decorazione tipo liberty o con disegno geometrico: l'elaborato colorato con i particolari in scala 1:20 è soggetto ad apposita autorizzazione della Commissione edilizia.

Norme Tecniche d’Attuazione 26 6.11.d) Facciate in pietra in cattivo stato

Per le facciate, in cui sono visibili tracce di intonaco vecchio o molto scrostato, oppure inserimenti, chiusure, sopraelevazioni con mattoni a vista o cemento armato a vista anche molto datate, è necessario valutare attentamente l'intervento da attuare: se è possibile mantenere o ripristinare la facciata originaria in pietra a vista (soluzione sicuramente auspicabile, purtroppo non sempre realizzabile) oppure se è necessario intonacare completamente la facciata. Soluzioni di compromesso (intonaco su una facciata e pietra a vista sull'altra oppure piano terra in pietra e piani superiori intonacati) sono da evitarsi per la casualità e lo snaturamento che ne deriva come pure gli inserti casuali di pietre, ecc. L'integrazione di pietre a vista su facciate in pietra per ripristinare un precedente intervento con mattoni a vista o simili, deve essere valutato attentamente dai tecnici della Commissione Edilizia competente, una volta realizzato. La Commissione Edilizia può sempre prevedere successivamente l'obbligo ad intonacare il fabbricato se il risultato dell'intervento non è soddisfacente. Rientrano in questo stesso caso il ridimensionamento delle aperture anomale su una stessa facciata o la realizzazione di nuove aperture o l'inserimento obbligatorio nella muratura dei tubi di scarico in plastica o in altro materiale, attualmente lasciati in vista; anche in questi casi il rifacimento in pietra deve essere molto curato e considerato accettabile, una volta ultimato, dall’Ufficio Tecnico.

6.11.e) Facciate cieche

Le facciate cieche, sia completamente, sia per porzioni limitate emergenti dalla diversa altezza di due fabbricati costruiti in aderenza, possono essere oggetto d'intervento da valutare caso per caso. In alcuni casi limitati è possibile pensare ad una sopraelevazione molto moderata dell'edificio più basso, fatti salvi i diritti di terzi. E' possibile aprire finestre purché con le dimensioni degli edifici circostanti o degli stessi materiali, comunque su progetto dell'intera facciata e di un congruo intorno. E' possibile intonacare la facciata e realizzare un murales da concordare con gli abitanti dei fabbricati circostanti: per esempio una vite rampicante, una facciata immaginaria con scene di vita quotidiana, ma anche un omaggio ad un Comune gemellato o una provocazione artistica, purché tale proposta riportata mediante schizzo o fotomontaggio o altro, sia approvata specificatamente dall'A.C.

6.11.f) Facciate da sistemare

Alcune facciate denotano situazioni diverse ai vari piani oppure interventi conclusi in periodi successivi, ma senza coordinamento. Queste facciate presentano quasi sempre infissi diversi per materiali e forme o in condizioni diverse ai vari piani, aperture non simmetriche, quasi casuali su una stessa facciata. Nelle situazioni più gravi non c’è alcuna facciata: il fabbricato in questi casi è costituito unicamente dalle solette e dai pilastri di recente costruzione; è opportuno che qualsiasi intervento su questi fabbricati consideri innanzitutto l’esigenza di una soluzione globale per tutti i piani, adeguandosi alle forme delle aperture circostanti, ai materiali indicati e alla distribuzione delle aperture, che non deve risultare casuale. L’accordo preliminare tra gli aventi titolo sembra indispensabile per poter consentire l’intervento.

6.11.g) Facciate nuove

Le facciate degli edifici nuovi devono adeguarsi possibilmente alle indicazioni per quelle del patrimonio edilizio esistente. Possono tuttavia essere consentite, in prevalenza per i soli fabbricati pubblici o aperti al pubblico, ma non nelle borgate antiche, realizzazioni con materiali nuovi come:  calcestruzzo a vista ottenuto con casseforme lignee;  pietra a vista, di provenienza locale possibilmente non di cava ,di pezzatura diversificata, posto in opera in corsi orizzontali alla maniera tradizionale, che interessi parti concluse dell'edificio e non piccole porzioni come zoccolature, pannelli a scopo decorativo.

6.12. F o r n i

I forni esterni esistenti nelle borgate sono annoverabili tra gli elementi di pregio e di valore storico ambientale; sono riconfermati e soggetti a ripristino mediante manutenzione ordinaria secondo le forme e i materiali tradizionali. Nuove realizzazioni conformi a quelle esistenti sono consentite nelle aree libere e sui terrazzi. Barbecue e forni privati devono essere di dimensioni contenute e compatibili con le caratteristiche del fabbricato di cui sono pertinenza. Previa convenzione tra l'Amministrazione Comunale e gli aventi titolo è possibile realizzare un forno a carattere collettivo, come struttura di quartiere di uso pubblico a cura e spese dell'A.C.

6.13. Porticati

 Art. 38 Circ. 27.02.1965 n° 867 ter

I porticati esistenti sono riconfermati allo stato di fatto con i materiali attuali: possono essere oggetto di manutenzione e ne possono essere costruiti di nuovi purché con le caratteristiche seguenti:

Norme Tecniche d’Attuazione 27  realizzati di preferenza al solo piano terra; può eventualmente essere realizzato anche ai piani superiori se la parte sottostante è costituita da un corpo di fabbrica pieno: viene cioè esclusa unicamente la possibilità di avere un doppio ordine di portici;  pilastri in pietra o intonacati come la facciata o in legno;  aperture prive di infissi ma con ritmo regolare sia con aperture verticali, sia leggermente arcuate;  rapporto di copertura non superiore al 40% dell’unità immobiliare di riferimento e comunque non superiore ai 30 mq. per ognuna;  con copertura a terrazzo con parapetto pieno e/o alternata a tratti di ringhiera;  con copertura a tetto, ma non utilizzabile come volumetria e con altezza al colmo inferiore a 1,20;  destinato al passaggio, alla presenza di persone, ecc.  con la rimozione degli elementi incongrui come tettoie di ondulux, ecc.;  concessione edilizia con preciso impegno a non chiudere tale manufatto. I locali esistenti, che sono interessati dalla costruzione sul davanti di porticati, devono raddoppiare i coefficienti vigent i di aerazione ed illuminazione.

6.14. Scale esterne

Le scale esterne esistenti devono essere mantenute nella forma e nella funzione attuale, rispettando accessi sfalsati, scale-balcone, scale-sedile, ecc. In particolare per le scale su arco rampante non è consentita alcuna modifica ad eccezione della sostituzione dei materiali deteriorati o bisognosi di manutenzione. In caso di crollo la ricostruzione deve essere indistinguibile dall'originale. Le pedate delle scale visibili all'esterno devono essere realizzate in pietra locale o in ardesia o in cotto, mentre le alzate possono essere semplicemente intonacate come la facciata. Devono sempre avere un corrimano o una ringhiera di protezione. Per le scale esterne di nuovo impianto, che risultano estranee al tessuto urbano, è opportuna la demolizione e la ricostruzione interna o la ricostruzione con caratteri tipologici locali. In alternativa si può proporre un adeguamento ai materiali previsti dal piano e un migliore raccordo con gli spazi collettivi soprattutto per quel che riguarda gli accessi sfalsati. Per questi interventi sarebbe comunque necessaria una cura particolare, anche nei dettagli e non solo nel disegno generale. La realizzazione di nuove scale esterne può essere consentita unicamente su spazi privati non prospicienti passaggio pubblico o su corte interna, tra il piano terreno ed il primo piano o nel caso di collegamento tra i terrazzi posti a quote diverse, previo accordo tra gli aventi diritto. Tale realizzazione deve essere aperta, con larghezza non superiore ad un metro e dieci venti, anche se eventualmente coperta usando lo stesso materiale della copertura, attuata su progetto che tenga conto della facciata dell'intero edificio e di un congruo intorno, secondo le caratteristiche tipologiche preesistenti nella zona. Le scale di collegamento tra il primo piano ed i piani superiori, ad esempio tra i terrazzi, potranno essere ammesse solo se realizzate in metallo dal disegno molto semplice e con l'alzata a giorno .

6.15. Serramenti esterni

 Circ. M. LL.PP. 27.02.1965 n° 86 ter art. 51;

Tutti i serramenti esterni dovranno essere tinteggiati nella medesima gradazione di colore sulla facciata di uno stesso corpo di fabbrica ed intonati con gli edifici circostanti; può comunque essere consentito differenziare il piano terra dai piani superiori mantenendo ad esempio il portone in legno naturale e gli infissi dipinti. E' fatto divieto assoluto di far sporgere a piano terra ante di finestre, porte, portoni o cancelli, anche a filo strada o marciapiede, verso la pubblica strada o piazza quando la costruzione non sia separata da detta strada o piazza da uno spazio privato. A piano terra si può utilizzare l'infisso scorrevole o inserito nello spessore interno della muratura. Nei locali che presentano un rapporto aeroilluminante insufficiente si prevede: 1. a piano terra è consentita la realizzazione di porte-finestre con sportellino vetrato; 2. ai piani superiori, in assenza di balcone, tra l'infisso a persiana e l'infisso interno deve essere posto un parapetto realizzato con ringhiera in ferro battuto, ma sempre realizzato in funzione dell'intera facciata e non di un solo piano; [tale intervento è sconsigliabile nelle borgate antiche]; 3. all'ultimo piano, nel caso di finestre situate in alto immediatamente al di sotto del cornicione è possibile utilizzare un infisso nuovo di recente produzione, che comprenda sia l'elemento verticale con le dimensioni esistenti sia la soprastante finestra tipo velux con la stessa dimensione dell'apertura sottostante [si vedano i disegni allegati dei particolari architettonici]. Per tale soluzione particolare attenzione deve essere posta al punto di intersezione tra la struttura verticale della muratura e la copertura. Porte e portoni se ben conservati sono oggetto di manutenzione; nel caso di sostituzione di un elemento deteriorato deve sempre essere costituita da una copia analoga anche se realizzata con materiali e tecnologie diverse: ad esempio la finestra interna in legno può essere sostituita da un infisso uguale come forma e colore, ma in alluminio anodizzato verniciato con taglio termico e con l'apertura detta oscillo-battente che aggiunge all'apertura tradizionale quella a vasistas [ovviamente tale intervento non sarà possibile sul castello o su altri edifici di pregio architettonico]. Sono indicati nelle schede sia le aperture tamponate in epoca più o meno recente, sia le finestre dipinte, sia i casi in cui o per le dimensioni più piccole o per una situazione particolare sia possibile ricomporre o ripensare completamente una facciata. I serramenti esterni comprendono: 1. finestre ed infissi di oscuramento; 2. aperture di altane; 3. sopraluci; Norme Tecniche d’Attuazione 28 4. portoni di accesso; 5. accessi carrabili; 6. serramenti di negozi e chiusure di sicurezza.

6.15.1. Finestre ed infissi di oscuramento

Le finestre di una stessa facciata devono mantenere una logica distributiva ed avere le forme originarie; sono consentite variazioni prospettiche limitatamente alla forma delle bucature o alla loro apertura solo nel caso in cui tendano a ripristinare una situazione originaria, chiaramente visibile o documentabile, maggiormente conforme al contesto attuale. Non è obbligatoria la riapertura di una bucatura preesistente, tamponata con mattoni o pietre, ma è opportuno in caso di inutilizzo più o meno recente, prevedere due possibili soluzioni, una volta valutata la congruenza con la logica distributiva originaria della facciata:  se congruente, la bucatura deve essere schermata con una persiana del tipo e della forma già presente sulla facciata;  se non congruente, la bucatura può essere intonacata come la facciata.  se non congruente, ma con la facciata in pietra, sarebbe opportuno tentare una integrazione con pietra a spacco dalle medesime caratteristiche di quelle originarie. Il telaio fisso deve essere alloggiato in mezzeria del muro o a filo interno in modo che le ante mobili non sporgano all'esterno in posizione di chiusura. Le finestre mobili vetrate devono essere:  in vetro o legno, lasciato al naturale o dipinto in bianco avorio, o grigio o carta da zucchero ;  con apertura tradizionale a una o due ante verso l'interno, ma anche nella forma a bilico od oscillo-battente;  con i pannelli vetrati interrotti da traverse orizzontali nel rispetto delle tradizionali proporzioni;  eventualmente con i doppi vetri, montati comunque su un unico telaio, per migliorare la coibentazione termica del fabbricato;  dotate di infisso esterno di oscuramento; il tipo da impiegare è esclusivamente la persiana alla genovese con voletto frangipioggia rialzabile o meno, in legno in alluminio verniciato opaco; può eventualmente essere autorizzato quello tutto in alluminio verniciato in bianco avorio e/o quello in alluminio preverniciato verso l'esterno e in legno verso l'interno, purché con le ripartizioni tradizionali; le persiane possono essere verniciate in verde vittoria, v erde chiaro , ocra, marrone, rosso vinaccia, grigio perla senza cuoricini od abeti; altri colori dovranno essere valutati con molta attenzione in rapporto alla facciata;  per l'interno può essere consentito eventualmente lo scuro in legno ma senza cuoricini o abeti di fattura tirolese. E' vietato l'uso esterno delle finestre all'inglese, di tapparelle a scorrimento verticale, sia in plastica, sia in legno, né degli infissi in p.v.c. o delle veneziane per i nuovi interventi. Le grate di protezione devono avere un disegno semplice o simile a quello delle ringhiere e dei poggioli, se esistono. Le aperture anomale su una facciata, troppo grandi e/o con forme non originarie devono essere riportate alla misura delle altre aperture presenti sulle facciate con grande attenzione sia nel caso di facciate intonacate, sia nel caso di facciate in pietra. Gli interventi successivi nel tempo devono adeguarsi alle scelte operate in precedenza, purché conformi alle indicazioni relative a forme e materiali. Le aperture originarie di grandi dimensioni possono prevedere un infisso su misura con telaio in metallo in legno e in vetro, che sottolinei l'apertura esistente nelle forme attuali, eventualmente con aperture a vasistas o a bilico. L’eventuale ripartizione deve essere proposta nel contesto dell’intero fabbricato e di quelli esistenti in aderenza. L'ingrandimento delle aperture particolarmente ridotte può essere consentito nelle forme rettangolari esistenti sulla facciata, se compatibile con la situazione del fabbricato oppure con dimensioni ampliate, ma più contenute. Ancora per le finestre non prospicienti direttamente sulla viabilità principale o con affaccio su aree libere o su terrazzi è consentito realizzare un infisso con leggera sporgenza del tipo a bow-window. Tale infisso non potrà essere aperto, la sporgenza sarà limitata a 30-40 cm., il locale dovrà comunque avere un'altra finestra o porta finestra per aerazione naturale. Per le aperture ovali originarie è vietata la modifica della forma, ma è consentito utilizzare: a) una griglia in ferro battuto di protezione con o senza l'infisso verso l'interno; b) un infisso su misura con telaio sottile in legno o metallo e vetro, da sistemarsi a filo della facciata interna; c) eventualmente, a filo della parete interna dell'unità immobiliare, un infisso tradizionale ad un'anta, quasi una cornice interna all'apertura. L'apertura di nuove finestre, che deve rispettare le caratteristiche (dimensioni, materiali, ecc.) di quelle esistenti, può essere consentita solo nei casi in cui:  ne sia documentata o documentabile la preesistenza;  sia già dipinta su una facciata;  sia corrispondente alla logica distributiva;  sia indispensabile ai fini igienici. Gli architravi, quando sono in legno, devono essere conservati, sostituendo il trave se necessario. Nel caso che interventi di recupero abbiano comportato una leggera traslazione di alcuni solai con la conseguenza di avere i davanzali delle finestre bassi rispetto alla norma, è preferibile alla modifica della facciata la sistemazione di una piccola sbarra o di un elemento decorativo in ferro battuto. Per gli edifici nuovi si prevedono le aperture rettangolari di tipo tradizionale, sempre più alte che larghe da alternare anche ad aperture di grandi dimensioni. Per lo più da evitare sono la simmetria eccessiva, le aperture poligonali, quelle particolarmente stilizzate, le finestre all'inglese, mentre dall'interno devono essere ricercati gli inquadramenti che valorizzino le migliori visuali del sito. Per i materiali si fa riferimento a quelli degli edifici esistenti.

6.15.2. Aperture di altane e simili Norme Tecniche d’Attuazione 29

Le aperture delle altane o quelle dei locali che per la loro funzione precedente abbiano particolari caratteristiche di ampiezza, o quelle dei terrazzi coperti devono essere mantenute nelle attuali dimensioni. Non possono essere realizzate nuove altane, né possono essere modificate le forme delle aperture originarie: quelle che allo stato attuale risultano alterate da serramenti rettangolari, con chiusure di mattoni o semplicemente tamponate devono essere ripristinate nelle dimensioni originarie. Possono essere oggetto di recupero secondo modalità diverse:  possono essere chiuse da infissi da realizzarsi esclusivamente su misura, senza ripartizione interna, con leggero telaio metallico e vetro, anche a doppia camera, apribili anche a vasistas, a bilico orizzontale o verticale, senza scuri interni o persiane esterne con il recupero integrale della volumetria sottostante ai fini abitativi; l'eventuale oscuramento è oggetto di arredamento ed esula dalle presenti norme;  nel caso si vogliano utilizzare solo parzialmente i vani retrostanti si può lasciare l'apertura priva di chiusura ed è possibile realizzare eventualmente una parete arretrata utilizzando sia una chiusura completamente vetrata sia una parete tradizionale in muratura con finestre e/o porte-finestre. Lo spazio tra questa parete e l'altana rimane quindi come terrazzo coperto aperto con un recupero parziale della volumetria del sottotetto;  nel caso di forma non rettangolare, oltre ad essere realizzato su misura, l'infisso potrebbe essere posizionato a filo interno della facciata come la lettera c) delle aperture ovali.

6.15.3. Sopraluci

Le sopraluci esistenti, sia a semicerchio sia rettangolari, devono essere mantenute con le roste semicircolari o con la griglia in metallo ed eventualmente protette da un infisso in metallo e vetro, e apribile a vasistas verso l’interno. Quelle chiuse da interventi in muratura oppure quelle attualmente non visibili in quanto intonacate, in caso d'intervento devono essere ripristinate nelle forme originarie. La realizzazione di nuove sopraluci a semicerchio è ammessa purché:  siano mantenute le caratteristiche delle forme e dei materiali tradizionali delle sopraluci esistenti;  il diametro non ecceda la larghezza del portone sottostante;  non vengano danneggiati elementi decorativi di interesse rilevante. Forme diverse possono essere consentite solo in casi particolari di adeguamento alle tipologie edilizie (per esempio inserimento in un arco preesistente tamponato).

6.15.4. Portoni di accesso

Sono consentite le porte ed i portoni ad una o due ante esclusivamente in legno; i portoni esistenti con lavorazione artigianale a formelle decorate devono essere conservati e ripristinati nelle forme originarie e senza allargamenti. Nei casi di locali residenziali a piano terra, limitatamente al soddisfacimento del rapporto aero-illuminante previsto per legge, è consentita la sostituzione dei portoni con porte eventualmente dotate di finestre a vetri apribili verso l'interno e griglia metallica fissa di protezione. I portoni di nuova realizzazione potranno avere una o due ante, a seconda dell'ampiezza del vano, e saranno in legno naturale o protetti da vernice incolore o tinteggiati come gli altri infissi del fabbricato, anche riproducendo le lavorazioni esistenti in loco; non è consentito in alcun caso l'infisso in metallo verniciato, l'alluminio anodizzato neppure verniciato, né le serrande metalliche avvolgibili, né quelli in p.v.c. e tanto meno in tinta legno. Gli elementi in contrasto, in caso di intervento, dovranno essere rimossi. Sono consentiti gli elementi che rientrano nella tradizione come batacchi, vecchie serrature, ma anche innovativi come i citofoni incastonati nell'ardesia o i videocitofoni. Le inquadrature delle porte e delle finestre in ardesia o in altro materiale devono essere restaurate e ripristinate, usando gli stessi materiali. Per gli edifici di non rilevante interesse o per quelli nuovi è possibile utilizzare, per le inquadrature dei portoni di accesso, cornici di ardesia di produzione recente, corrispondenti alla tradizione ligure. Per i portoni delle cantine è consentito realizzare lo spioncino apribile oppure ricorrere ad ante ripiegabili a libro o scorrevoli verso l'interno, ma sempre in legno.

6.15.5. Accessi carrabili

Le aperture degli accessi carrabili esistenti non possono superare la larghezza di m.3 e l’altezza di m.3. In caso d'intervento, ove possibile, ma soprattutto nelle borgate antiche, occorre ripristinare le dimensioni e le caratteristiche dell'apertura originale, se alterata. Per quanto riguarda le dimensioni specifiche delle aperture, si precisa che il riferimento è all'ingresso negli spazi chiusi degli edifici e non alle aperture nelle recinzioni dei fondi. Le chiusure ad una o due ante devono essere in legno naturale o dipinto nel colore degli infissi esterni. Esse devono aprirsi solo verso l'interno degli edifici e possono avere uno sportellino apribile verso l'interno eventualmente protetto da griglia metallica. E' ammesso il modello con la struttura del portoncino in metallo ed il rivestimento in legno quando siano utilizzati meccanismi di apertura automatica. E' consentito l'infisso basculante che risulti interno o a filo della facciata sia nella posizione di chiusura che di apertura. Non è consentito l'impiego di elementi metallici scorrevoli all'esterno o avvolgibili se non nelle costruzioni nuove.

6.15.6. Serramenti di negozi e chiusure di sicurezza

Norme Tecniche d’Attuazione 30 Le aperture delle attività commerciali, artigianali e professionali potranno mantenere le dimensioni esistenti al momento dell'adozione del Piano. In caso d'intervento, ove possibile, occorrerà ripristinare la dimensione e le caratteristiche della apertura originale, se alterata. I serramenti di tali attività non devono sporgere dal filo del perimetro dell'edificio, non devono alterare elementi di pregio come archi o sopraluci, ma possono essere arretrati all'interno del perimetro stesso per motivi di esposizione con bussole interne e simili. I serramenti possono essere realizzati in legno naturale o verniciato, in metallo o interamente in vetro in modo da sottolineare l'apertura senza appesantirla e mettendo in evidenza le caratteristiche dell'intero organismo, a due o a più ante ripartiti a seconda dell'ampiezza della apertura. Per la chiusura di sicurezza è consentita la realizzazione di griglie metalliche, ribaltabili o ripiegabili a paravento, dal disegno a griglia semplice, non del tipo avvolgibile.

6.16. Tettoie di protezione degli accessi

In corrispondenza delle porte d'ingresso principali delle abitazioni esistenti è consentita la realizzazione di tettoie per il riparo dalle acque meteoriche purché:  non aggettino su strada destinata alla viabilità veicolare;  non alterino elementi di pregio come sopraluci, archi, ecc.;  siano poste ad altezza minima di m. 2,30 misurata nella parte più bassa del terreno;  di sporgenza massima non superiore ai. 100 cm.;  realizzata esclusivamente con i materiali concessi per le coperture o in un'unica lastra di ardesia, eventualmente sagomata, in vetro o in coppi;  cementate od eventualmente sorrette da staffe in legno od in metallo;  di larghezza di poco superiore all'apertura sottostante(. 30 cm. per lato). Per i negozi e le botteghe artigiane è invece consentita la posa di un'unica lastra di ardesia, anche leggermente sagomata, non sporgente più di 50 cm. dal profilo dell'edificio, purché abbiano lunghezza appena superiore all'apertura sottostante e non alterino preesistenti elementi di pregio. Tale soluzione è consentita unicamente a piano terra e mai ai piani superiori. Per i nuovi fabbricati è opportuno adeguarsi alle linee generali indicate per gli edifici esistenti.

6.17. Tettoie e costruzioni precarie

Le tettoie esistenti sulle aree libere possono essere mantenute nelle dimensioni attuali purché si adeguino alle indicazioni seguenti:  realizzazione della parte strutturale in legno o con i pilastrini rivestiti in pietra o con rivestimento in intonaco e pittura ;  copertura lasciata a vista con i materiali già indicati o copertura a tensostruttura leggera inclinata;  eventuale schermatura con canniccio o barriera vegetale o graticci in legno, senza alcuna chiusura o tamponatura;  un lato può essere chiuso con muratura e intonaco o pietra a vista;  manutenzione continuata in modo da garantire e aspetto decoroso nel tempo;  presentazione di apposito progetto con dettagli dei particolari. Con le medesime caratteristiche e con dimensioni contenute possono essere autorizzate nuove tettoie da realizzarsi nelle aree libere di pertinenza a parcheggio o a verde privato come cucina pranzo all'aperto e simili e ricovero attrezzi. Le costruzioni precarie esistenti, in legno o in muratura, dotate di un titolo abilitativo quale l'autorizzazione edilizia, sono riconfermate ed oggetto di manutenzione. Quelle esistenti in prossimità di fabbricati nelle zone urbane non possono costituire unità immobiliare a sé stante; devono essere collegate alla costruzione esistente da un rapporto di servizio esclusivo, durevole e stabile con destinazione d'uso a deposito agricolo, a deposito, a lavanderia e spazio per il gioco dei bambini, ma anche (nel caso di costruzione in muratura) a locale accessorio alla residenza; devono essere prive di un valore di mercato autonomo e non avere, nel tempo, autonoma utilizzazione. Non devono inoltre comportare in nessun modo un aggravio sulle opere di urbanizzazione. L'intervento ammesso è la manutenzione ordinaria con riparazione-ripristino dei materiali esistenti o sostituzione con quelli previsti dal Piano. I pergolati di pertinenza del fabbricato devono mantenere i 2,5 metri dai confini e non avere altezza superiore ai 3 metri. Tale norma vale per le zone urbane (a- BS – BC – C – T) e non per le zone agricole. Le costruzioni precarie isolate, di piccole dimensioni situate nelle zone agricole e/o silvopastorali possono essere soggette a manutenzione, adeguandosi alle forme e ai materiali esistenti in zona (facciate in pietra, tetto in ciappe o tegole, a una o due falde, con altezza massima di 3,00 metri, con dimensioni molto contenute) ultimando eventualmente gli interventi lasciati incompleti con destinazione d'uso a magazzino agricolo. Devono essere rimossi da tutto il territorio comunale i box in metallo ed eventualmente essere sostituiti con strutture realizzate con i materiali previsti per le costruzioni precarie. Dopo l'adozione del presente piano non è consentita la realizzazione di nessuna nuova costruzione precaria, se non per proteggere limitatamente al periodo invernale le cataste di legna. Infatti per opera precaria è da intendersi come indispensabile il requisito dell'effettiva temporaneità, del transitorio per fini specifici e cronologicamente delimitati.

6.18. V o l t e

Non è consentita alcuna alterazione neppure parziale dei locali voltati; è consentita la sola operazione di restauro con eventuale intervento di consolidamento o ancoraggio, da valutare attentamente; nel caso di volte in mattoni è consentito l'intervento manutentivo di sabbiatura. L'eventuale presenza di archi è soggetta alla medesima normativa senza alcuna alterazione. Norme Tecniche d’Attuazione 31

ARTICOLO 7 - RISANAMENTO AMBIENTALE

7.1. Caratteristiche generali

L'articolo 21 - Risanamento ambientale del regolamento edilizio approvato viene stralciato ed integrato dalle seguenti disposizioni che non sono in contrasto, ma ne dettagliano ulteriormente i contenuti.

L'ambiente sia nel suo aspetto naturale sia in quello assunto attraverso lunghi e consolidati processi di antropizzazione è d'interesse pubblico. La tutela del paesaggio non deve essere garantita solo dalle leggi vigenti, ma deve diventare l'obiettivo prioritario del recupero qualitativo per tutti gli interventi realizzati in modo da mantenere sia il territorio preesistente in buono stato, sia per riqualificare il paesaggio degradato. Gli interventi di risanamento ambientale:  devono essere interventi complessi ed onnicomprensivi estesi cioè a tutti gli effetti che essi possono determinare, compresi quelli differiti nel tempo e/o nello spazio: ad esempio nel caso di un intervento sul torrente Lerrone è necessario valutare l’intera situazione del bacino imbrifero, prevedere una regimazione delle acque anche dei rii secondari, valutare le singole portate, stabilizzare i versanti, garantendo nel tempo una manutenzione puntuale delle opere; mentre per realizzare una semplice briglia, prevista dal piano di bacino, è opportuno valutare l’utilità di una vasca di smorzamento della forza della corrente, prevedere una sistemazione con dispositivi adeguati per la risalita dell’ittiofauna, effettuare consolidamenti a protezione del corso d’acqua ricevente per impedire una ulteriore erosione delle sponde;  possono essere attuati sia con tecniche strutturali tradizionali, sia con quelle più leggere dell’ingegneria naturalistica, prediligendo sempre l’utilizzo dei materiali reperiti in loco;  in ambito urbano, dopo aver soddisfatto le esigenze della difesa idraulica, devono essere individuate scelte progettuali, guidate da criteri paesistici per salvaguardare/recuperare le valenze naturalistiche (ad esempio un muro in cemento armato può essere rivestito in pietra locale per smorzare l’impatto visivo);  devono sempre essere preceduti da attente analisi che comprendano il reperimento delle informazioni storiche, le conoscenze tecniche nei settori idrologici, idraulici, geomorfologici e socioeconomici;  devono avvalersi della scelta della metodologia ottimale da adottare, delle opzioni considerate e/o scartate;  ecc.

L’esecuzione dei lavori deve essere contestuale e comprendere sia le opere idrauliche sia la sistemazione/il ripristino ambientale. L’ultimazione delle opere deve comprendere anche la sistemazione e/o la rinaturalizzazione delle opere utilizzate per la realizzazione dei lavori stessi: ad esempio gli impianti di cantiere o le piste di accesso devono essere contenute e strettamente funzionali durante le fasi di cantiere, devono essere eliminate a lavori conclusi oppure sistemate in modo adeguato nel caso di previsioni di opere ulteriori o di interventi di manutenzione nel tempo. Queste attenzioni riducono i costi di manutenzione e di ripristino ambientale e garantiscono livelli qualitativi superiori.

Il risanamento geologico ambientale deve comprendere tutti gli interventi atti ad individuare le cause, spesso concomitanti ed interrelate, dell'instabilità del territorio, a prevenire nel tempo i fenomeni di dissesto idrogeologico, ad individuare le azioni ottimali di correzione dei dissesti in atto; deve basarsi su una attenta analisi scientifica multidisciplinare dell'esistente, un'analisi non neutra, ma schierata a tutela del patrimonio naturale in un'ottica di tutela attiva. Gli interventi possono essere attivi e quindi tendenti ad agire sulle cause del dissesto oppure passivi e quindi finalizzati a proteggere il territorio o i manufatti dagli effetti dei dissesti.

L'Amministrazione Comunale, d'intesa con altri organi competenti dello Stato a livello centrale e regionale, ne tutela la conservazione, lo sviluppo, l'uso sociale al fine di garantire il benessere della popolazione. L'Amministrazione Comunale combatte il degrado:  idrogeologico dovuto ad erosioni, frane, ecc.  vegetazionale dovuto a depauperamento della macchia mediterranea, agli incendi, alla diffusione di malattie, ecc.  edilizio dovuto non solo a problemi igienici, statici, ma anche ad interventi difformi dal contesto storico ambientale con l'inserimento di strutture per forme e materiali incompatibili con l'ambiente storico e naturale.

Le sistemazioni ambientali delle aree esterne, sia pubbliche che private, concorrono a determinare il paesaggio urbano, costituiscono un momento fondamentale della progettazione e della realizzazione degli interventi, devono tendere al miglioramento della qualità edilizia, valorizzando le forme del paesaggio e recuperando, ove possibile, alcune limitate smagliature dell'edificazione. Tali sistemazioni non devono curare solo il perfetto inserimento nel paesaggio, ma anche nell'ecosistema: ad esempio nella sistemazione delle sponde del torrente Lerrone non bastano le pur valide scelte dell'ingegneria naturalistica, ma è necessario tutelare anche la vegetazione e la fauna originarie in modo da ricreare condizioni ottimali.

E' fondamentale che la distinzione degli spazi pubblici e privati sia solo sulla carta catastale, mentre sul territorio risulti in pratica indefinita ed inesistente. Gli interventi dei privati devono essere complementari e non in contrasto con gli interventi pubblici. Strumenti importanti per migliorare gli interventi sul territorio sono di preferenza il concorso

Norme Tecniche d’Attuazione 32 architettonico con un bando ben dettagliato degli obiettivi da raggiungere; è utile anche il ricorso allo strumento del fotomontaggio che consente una visione più immediata del risultato che si vuole ottenere. Ma solo la conoscenza approfondita del territorio e della propria storia......

7.2. Ambiti di crinale - Poggi e dorsali

Gli ambiti di crinale individuati nella tavola 3 - Elementi morfologici ed idrografici costituiscono un elemento fondamentale del paesaggio e definiscono il profilo complessivo del territorio considerato. L'obiettivo da perseguire è quello di mantenere inalterati tali elementi: gli ambiti di crinale sono inedificabili e su di essi non sono ammessi nuovi interventi, se non quelli di recupero di volumetrie esistenti. Anche le serre non devono essere posizionate sui crinali. L'eventuale edificazione deve avvenire in posizione arretrata e a distanza sufficiente a non interferire con le visuali, utilizzando eventualmente i meccanismi dell'asservimento dei lotti non contigui. L'unica eccezione è costituita dalla realizzazione di due belvederi pensili come indicato nella tavola della zonizzazione prima e dopo la chiesetta di San Bernardo lungo la strada per Paravenna. Tali manufatti devono essere realizzati in legno, non devono essere mimetizzati, ma devono costituire un elemento di grande qualità, emergente rispetto al crinale, quasi una passerella sospesa nel vuoto.

7.3. Corsi d'acqua

Riferimento al documento congiunto per l’interpretazione e l’applicazione delle norme del P.T.C.P. denominato “Primi criteri ed elementi per la progettazione e la valutazione degli interventi e per la formulazione della disciplina paesistica di livello puntuale con particolare riferimento al recupero del patrimonio edilizio esistente” lettera k) e lettera n) E’ importante privilegiare una gestione durevole delle risorse idriche:  approfondendo innanzitutto la conoscenza della situazione reale del patrimonio idrico;  proteggendo le acque sotterranee;  intervenendo per cercare di incrementare le risorse esistenti;  rispettando l’idraulica del torrente Lerrone e dei suoi affluenti senza lavori di escavazione di sabbia e ghiaia dall’alveo e dalle sponde, senza sradicare alberi e cespugli dalle sponde;  ecc. I ritani e corsi d'acqua sono da considerarsi, agli effetti dell'edificazione a loro margine, come strade e pertanto, le costruzioni devono sorgere in arretrato dalle sponde a distanza non inferiore ai minimi stabiliti all'art. 28.11 del Regolamento Edilizio. Nei confronti dei corsi d'acqua demaniali, come individuati nella tavola 3 - Elementi morfologici ed idrografici di Piano Regolatore Generale e compresi negli appositi elenchi delle acque pubbliche formati dal Ministero dei LL.PP., dovranno essere rispettate le distanze previste dalla L.R. 28.01.1993 n° 9 e successive modificazioni ed integr azioni. Eventuali modifiche alle suddette distanze o interventi sul tracciato o sulla sezione dell'alveo ed d'acqua dovranno adeguarsi al redigendo Piano di bacino previsto dalla L. R. 28.01.1993 n° 9 e successive modificazioni ed integrazioni. I corsi d'acqua, i fossi ed i canali di scolo delle acque meteoriche sono soggetti a manutenzione ambientale tesa alla razionalizzazione del deflusso regolare ed al contenimento dell'erosione superficiale dei suoli agricoli, specie quelli più acclivi. Le costruzioni di qualsiasi genere, anche per periodi limitati o durante le fasi di cantiere, sono sempre vietate sopra i ritani e i corsi d'acqua e nelle loro fasce di rispetto ad eccezione delle opere di urbanizzazione. Devono essere mantenuti nello stato naturale, favorendo eventualmente nei tratti di particolare interesse paesistico processi di rinaturalizzazione dell'alveo e delle sponde secondo le tecniche di ingegneria naturalistica. Tali interventi saranno realizzati su specifici studi interdisciplinari che valorizzino fauna e flora spontanea in modo adeguato. Anche la realizzazione di un percorso pedonale estivo nell'alveo sarà predisposto su apposito studio e con limitate opere attuabili con materiali reperibili in loco e cercando sempre un percorso facilitato alternativo su una delle due sponde quando il passaggio possa risultare complesso o necessiti di interventi più consistenti.

7.4. Versanti

I versanti percorsi dal fuoco, i versanti in erosione e comunque i versanti con pendenza superiore ai 35° e privi di sistemazione originaria a fasce, sono soggetti all'inedificabilità totale; gli interventi ammissibili sono quelli previsti dalle tecniche di Ingegneria Naturalistica e realizzabili in conformità a studi interdisciplinari precedentemente elaborati. In particolare lungo la strada comunale per Paravenna e dovranno essere risistemate le scarpate attualmente prive di vegetazione o particolarmente acclivi come indicate nella cartografia geologica Tavola 4 ed indicate a monte e a valle dell'abitato di Paravenna come aree instabili o di dissesto potenziale

7.5. Percorsi di interesse storico-etnografico-paesistico

Riferimento al documento congiunto per l’interpretazione e l’applicazione delle norme del P.T.C.P. denominato “Primi criteri ed elementi per la progettazione e la valutazione degli interventi e per la formulazione della disciplina paesistica di livello puntuale con particolare riferimento al recupero del patrimonio edilizio esistente” lettera i)

I percorsi pedonali antichi costituiti da mulattiere, sentieri e strade sterrate sono i tracciati che rappresentano importanti matrici storiche della cultura contadina, legate a manufatti di interesse storico ed artistico o a punti panoramici ed assumono il significato urbanistico di maglia di percorsi pedonali.

Norme Tecniche d’Attuazione 33 Tali percorsi sono da tutelare e valorizzare, devono essere mantenute le pavimentazioni con le caratteristiche originarie, devono essere recuperati in funzione di presidio territoriale, di difesa del suolo, di fruizione turistico-culturale, di conoscenza ambientale. In nessun caso può essere recintato, interrotto od ostruito il sedime di un percorso pedonale antico segnalato sulla carta regionale in scala 1:5.000. L'intervento di recupero della viabilità storica dovrà:  prevedere una graduazione delle difficoltà dei percorsi con opportuna segnaletica  adeguare il recupero della pavimentazione ai materiali usati in precedenza quale la pietra locale, l'ardesia, il mattone pieno, l'arenaria, i ciottoli, ecc. e prevedere contemporaneamente nei tratti urbani l'interramento delle infrastrutture a rete (idrauliche, elettriche, per telecomunicazioni e simili);  individuare eventuali spazi attrezzati di supporto (percorso verde, parco Robinson, luoghi di sosta organizzati per pic-nic con barbecue, tavoli, ecc. in muratura), da collegare con le borgate e gli impianti sportivi veri e propri; gli spazi di sosta e di riposo potranno essere dotate di attrezzature minimali come parapetti, sedute, cestini per i rifiuti, fontanelle in materiali poveri, reperibili per lo più in loco. Alcuni punti particolarmente panoramici potrebbero essere integrati da una tavola di orientamento da realizzarsi su pietra o su ceramica con indicate le varie direzioni.  in alternativa o in completamento l'installazione di cartelli segnaletici come pianta stradale, cartelli botanici o faunistici o micologici o targhe illustrative dei manufatti più interessanti o indicazioni per l'agriturismo, ecc. per mettere in evidenza con apposita segnaletica i punti panoramici, gli elementi rilevanti di architettura rurale (mulino, edicola religiosa, ponte, ma anche eventuali bialere od opere legate alla civiltà contadina che caratterizzano ancora l'entroterra ligure). Tali sentieri non possono essere trasformati in piste forestali o in strade (N.T.A art. 12.2.), ma devono essere recuperati a fini escursionistici per passeggiate pedonali, percorsi ciclabili tipo mountain-bike, escursioni equestri. Sarebbe anche importante la realizzazione di un sentiero o di un tratto utilizzabile da disabili o non vedenti, sebbene siano pochissimi gli esempi funzionanti in Italia.

7.6. Vegetazione

La vegetazione deve essere:  mantenuta per il decoro dell'ambiente;  potenziata per migliorare l'aspetto paesaggistico e per concorrere al miglioramento della qualità della vita;  reperita tra quella mediterranea o di tradizione ormai consolidata;  integrata da nuove piante quando sia necessario il taglio di un esemplare. Le essenze vegetali devono essere utilizzate, senza distinzione tra spazi pubblici e spazi privati, in rapporto alla loro capacità di adattamento alle varie situazioni climatiche, stagionali e agli effetti paesistici; deve sempre essere tenuta presente la conformazione della pianta adulta sia come apparato radicale, sia come ingombro o effetto ombra nei vari periodi dell'anno. La scelta sia da parte dell'A.C. sia dei privati deve privilegiare le essenze locali, gli alberi da frutto comprese le speci antiche, possibilmente reperite in vivai locali onde evitare patologie e problemi di adattamento, ma si deve anche cercare di evitare, almeno negli spazi pubblici, quelle essenze che sono particolarmente responsabili di forme allergiche. Le alberature attuali ad alto fusto e gli ulivi devono essere conservati con l'obbligo di manutenzione periodica; possono essere integrati con la sola vegetazione spontanea della tradizione mediterranea per garantire omogeneità al paesaggio. Nel caso che gli interventi ammessi consentano l'abbattimento di piante ad alto fusto o di piante di olivi, la vegetazione deve essere reintegrata nella misura di tre piante nuove per ogni pianta abbattuta. Le aiuole devono essere di facile manutenzione, eventualmente con sistema di irrigazione automatizzato. Le potature degli alberi devono essere fatte secondo le più aggiornate tecniche botaniche evitando capitozzature ed interventi eccessivi sulle ramature esistenti e devono sempre prevedere ai sensi della Circolare del Ministero dei LL PP n° 8.321 del 11.08.1966 le necessarie opere di manutenzione e di prevenzione dalle varie patologie. In particolare per la borgata Castelli e in località Nadda è opportuno prevedere una consistente piantumazione di olivi e di altri alberi della vegetazione locale per schermare in modo più adeguato gli edifici di più recente realizzazione e realizzare un rivestimento in pietra faccia a vista per i muri di contenimento di altezza rilevante, meglio ancora se sfalsati in modo da tentare di risagomare il profilo originario del terreno. Il rapporto di copertura vegetale indicato è soddisfatto anche nel caso di superficie utilizzata a vigneto.

7.7. Scavi e sbancamenti

 art. 20 regolamento edilizio

Scavi e sbancamenti devono essere sempre:  essere molto limitati anche in funzione delle diverse indicazioni a carattere geologico contenute negli elaborati specifici;  prevedere idonee opere di regimazione delle acque di scarico degli edifici e delle acque meteoriche, in modo da non comportare alcun problema nel tempo, neppure durante le fasi di cantiere. La modificazione della morfologia originaria, con rettifiche positive di quota contenute nel minimo indispensabile, può essere approvata al fine di colmare depressioni che possano costituire premessa dannosa, talora non superabile e se non con l'oneroso impiego permanente di macchine idrauliche. La nuova quota è considerata quota originaria del terreno a tutti gli effetti e, in particolare, al fine della impostazione dei volumi edilizi di servizio in sottosuolo. Eventuali interventi di sistemazione e di rimodellatura del suolo, in seguito alla modificazione della sagoma originaria devono esplicitamente prevedere gli opportuni raccordi con i profili originari del terreno circostante in modo da rendere minimo l'impatto e la visibilità dello intervento e privilegiando sempre il riutilizzo dei materiali provenienti da demolizioni Norme Tecniche d’Attuazione 34 edilizie. Il riattamento e l'integrazione dei muri di sostegno deve essere eseguito con l'impiego dei materiali e delle tecniche prevalenti del paesaggio circostante e curando in modo particolare il riordino dei deflussi delle acque meteoriche.

7.8. Fasce e muri di sostegno

Riferimento al documento congiunto per l’interpretazione e l’applicazione delle norme del P.T.C.P. denominato “Primi criteri ed elementi per la progettazione e la valutazione degli interventi e per la formulazione della disciplina paesistica di livello puntuale con particolare riferimento al recupero del patrimonio edilizio esistente” lettera j)

Il sistema delle " fasce " deve essere considerato come manufatto storico-architettonico di notevole importanza: fasce e muri di sostegno devono mantenere il più possibile altezza e profondità attuali ed è prevista la semplice manutenzione dei muretti a secco esistenti con il ripristino dei materiali locali, eventualmente legati da un getto di calcestruzzo sul retro del muro che non deve risultare visibile. Solo e soltanto nelle zone agricole E ed EB con i piani di miglioria è possibile realizzare interventi di ricomposizione dei fondi agricoli che modifichino sostanzialmente la sistemazione originaria delle fasce, con l'allargamento ed una maggiore altezza delle fasce stesse, riducendone il numero. Tali interventi dovranno essere preceduti da opportune analisi e studi interdisciplinari tendenti a valorizzare il territorio sia sotto l'aspetto agricolo-produttivo, sia da quello paesistico-ambientale ed a ricostruirne i caratteri tipici. Inoltre, l'intervento previsto di risistemazione delle fasce o di una loro diversa configurazione dovrà trovare gli accorgimenti necessari alla ricomposizione del paesaggio con le proprietà confinanti. E' vietato procedere a sbancamenti ed eseguire rilevati quando ne risultino muri di sostegno visibili e con altezza superiore ai mt. 2,50, ad eccezione della costruzione di strade pubbliche e/o di uso pubblico unicamente nel caso in cui sia assolutamente indispensabile. Gli eventuali muri di sostegno dei terrazzamenti (fasce) devono avere le seguenti caratteristiche:  non devono superare i mt. 2,50 di altezza se non per raccordare fasce circostanti in caso di ricomposizione dei fondi agricoli e , solo per pendenze del terreno superiori al 100%, fino a 3,50 m. con massimo mascheramento del muro con elementi vegetali e/o pietra particolarmente pregiata;  devono rispondere alle esigenze di sicurezza ed essere realizzati con muratura in pietra faccia a vista, anche se eventualmente con struttura interna in cemento, che non deve risultare in alcun modo visibile;  devono sempre essere dotati di cordolo superiore di spessore non superiore ai 10 cm. in quanto compatta l'estremità superiore del muro e protegge, al tempo stesso, il muro sottostante dalle infiltrazioni, possibilmente addizionando il cemento con i pigmenti colorati tipici della pietra locale;  avere le necessarie opere per lo smaltimento delle acque meteoriche, barbacani, vespai drenanti, ecc., costruiti in modo da ricavare fori ed incavi per l'inserimento di piante a cespuglio o rampicanti in ragione di una ogni mq. 3,00;  devono rispettare la tradizione ligure delle forme riscontrabili nelle zone circostanti;  la pietra a vista deve essere di origine locale con pezzatura regolare, disposta a corsi paralleli, senza giunture sottolineate o in rilievo;  nel caso sia necessario collegare le varie "fasce" direttamente è possibile reinterpretare le caratteristiche storiche preesistenti e realizzare un sistema di scale secondo una delle seguenti modalità: 1. inserito in una rientranza del muro, realizzato con la stessa pietra con cui è realizzato il muro e con larghezza inferiore o uguale a 0,80 cm.; 2. con pietre irregolari sporgenti max 0,30/0,40 cm., inserite direttamente nel muro secondo la tradizione locale (risulta però abbastanza pericoloso e pone seri problemi di manutenzione nel caso di rottura di un gradino); 3. con lastre regolari di pietra a vista sporgenti max 0,80 cm., eventualmente sorrette da struttura metallica leggera e/o con ringhiera molto semplice di protezione; 4. è comunque sempre opportuno mantenere i percorsi esistenti che intersecavano le fasce sfruttando le pendenze naturali. I muri di confine storici con valenza ambientale devono essere mantenuti; eventuali nuovi accessi devono essere contenuti entro le misure effettivamente necessarie e realizzati in modo da inserirsi in maniera complementare e non traumatica sulla struttura esistente. I muri esistenti realizzati in cemento armato, lasciato a vista, sia privati sia di pubblica utilità devono essere rivestiti in pietra a spacco di origine locale oppure utilizzati come supporto a murales da concordare con la popolazione. E' comunque sempre consigliabile la realizzazione nei muri preesistenti di bucature o di cancellate per valorizzare le vedute panoramiche, gli scorci più interessanti. I muri in pietra non potranno mai essere sostituiti da elementi di contenimento del terreno come reti armate, terreni armati, rivestimenti con pannelli e lastre di pietra, ecc.

7.9. Aree circostanti edifici

Le aree non edificate, urbane e non, circostanti fabbricati devono essere mantenute in buono stato, coltivate o destinate a giardino, con le opere necessarie come muretti, regimazione delle acque, recinzioni, ecc. e con il mantenimento della vegetazione autoctona o di consolidato utilizzo locale. Molta attenzione deve essere posta a non impermeabilizzare in modo eccessivo i suoli sia con idonei metodi di pavimentazione, sia cercando, dove possibile, di recuperare le acque piovane non convogliandole nelle tubazioni delle acque bianche, ma in appositi canali di evacuazione al di fuori delle borgate.

Gli spazi pubblici comprendono piazze, giardini pubblici, zone di accesso/passaggio agli impianti sportivi, percorsi non veicolari. Gli spazi esistenti all'interno dei centri abitati devono rispettare nel loro aspetto il decoro urbano; pertanto, Norme Tecniche d’Attuazione 35 devono avere una specifica destinazione, essere convenientemente sistemati e, ove possibile, arborati. E' previsto il mantenimento ed il restauro di elementi come fontane, pozzi, lapidi, forni per il pane, sculture e rilievi, edicole sacre, dipinti e di quanto altro rappresenti, negli spazi esterni e negli ambienti interni, documento della storia artistica e civile del Comune. Elementi di nuova realizzazione, ma nel rispetto delle dimensioni e materiali tradizionali, possono essere sistemati previa apposita autorizzazione della Amministrazione Comunale.

Gli spazi privati non edificati sono soggetti alle stesse disposizioni di quelli pubblici e in particolare sono relativi a tutte le aree non edificate:  comprendono le aree urbane come cortili, cavedi, giardini, orti ed ogni altra area libera legata funzionalmente e dal punto di vista della proprietà ad una singola unità edilizia o a più unità edilizie adiacenti;  devono dare un senso di continuità agli interventi pubblici, non possono essere in contrasto con le scelte effettuate dalla A. C. e devono far parte integrante del progetto edilizio;  devono essere congruamente rappresentate in caso d'intervento sul territorio in scala adeguata con un rilievo quotato, con l'indicazione della situazione attuale e di tutte le essenze di pregio esistenti ed una planimetria quotata della sistemazione generale prevista con le essenze vegetali, gli impianti, le pavimentazioni, i muri di contenimento, le recinzioni e quant'altro necessario;  devono garantire una effettiva fruibilità la più completa possibile evitando la realizzazione di barriere architettoniche, di chiusure non trasparenti. Sono ammessi i muretti pieni solo in caso di preesistenze. E’ comunque sempre consigliabile la realizzazione nei muri preesistenti di bucature e/o cancellate per valorizzare le vedute panoramiche o gli scorci più interessanti.

Le aree inedificate di pertinenza devono rimanere libere da costruzioni anche se provvisorie e precarie; tuttavia possono essere realizzate quelle opere che non costituiscono un vero e proprio volume, con autorizzazione edilizia; esse possono essere:  opere inserite per tre lati nei muri di sostegno delle fascie con superficie inferiore ai mq. 5,00, destinate al ricovero degli attrezzi;  piccole opere come forni esterni per la cottura del pane, barbecue, il pranzo all'aperto in muratura, i gazebi in legno o in metallo, le piccole serre per il ricovero delle piante ornamentali, ecc.; pergolati in legno o in metallo devono rispettare le distanze minime dai confini di 2,50 m. e l'altezza massima di tre metri;  piccoli contenitori (sup. max. mq. 1,00 h. max. mt. 2,00 per unità immobiliare) sia in aderenza al fabbricato, sia come elemento singolo e/o modulare nella recinzione per ripostiglio attrezzi, per contatori enti erogatori ENEL, acqua, gas, ecc.;  piscine e/o altri impianti sportivi ad uso privato. Le piscine devono avere per lo più una forma rettangolare, a meno che l'inserimento più corretto nel sito o particolari difficoltà geotecniche comportino una scelta più articolata. Per nuove costruzioni o nuovi insediamenti è vietata la formazione di cortili chiusi su tre o quattro lati; è comunque consentita la realizzazione di edifici con patio interno per mantenere la vegetazione ad alto fusto o gli olivi esistenti e/o per salvaguardare piante di particolare rilevanza botanica, purché la distanza fra i lati contrapposti non sia inferiore a mt. 10,00 e su di essi prospettino i vani di una singola unità immobiliare. Il recupero di un fabbricato esistente o la realizzazione di un nuovo edificio, deve sempre assicurare un rapporto di copertura vegetale non inferiore a tre alberi di medio-alto fusto ogni 100 mc. realizzati. Gli spazi intorno agli edifici, quando non siano destinati al transito, dovranno essere decorosamente sistemati a giardino, salvo una fascia lungo le pareti degli edifici, della larghezza minima di m. 1,00, che dovrà essere pavimentata con materiali impermeabili In tali spazi non potranno elevarsi costruzioni, né conservarsi materiali in deposito o vecchie costruzioni, muri o simili, ma potranno trovare posto elementi e strutture per impianti tecnologici, quali cisterne, fosse biologiche, ecc., purché totalmente interrati. La realizzazione di serbatoi interrati è soggetta alle disposizioni del DM Ambiente 20.10.1998. Vi si potranno realizzare rampe per eventuali parcheggi nel piano interrato delle costruzioni. Le prescrizioni di cui sopra, sono applicabili anche agli spazi intorno alle case attualmente esistenti ed i proprietari dovranno uniformarsi gradualmente in caso d'intervento. Le sporgenze degli edifici privati su suolo pubblico sono ammesse solo se aggettanti su spazi non carrabili, per una profondità non superiore a m. 1,20 e ad una altezza di m. 4,50 dalla quota di calpestio del suolo pubblico. Per le aree esterne ai centri abitati il Sindaco, su conforme parere della C.E., ha facoltà di imporre la manutenzione e la conservazione del verde, dei fossati, e la rimozione di oggetti, depositi, materiali, insegne e quanto altro possa deturpare l'ambiente o costituire pregiudizio per la pubblica incolumità. I distacchi tra i fabbricati e quelli dai corsi d'acqua, non chiusi da apposita recinzione o comunque accessibili al pubblico, devono obbligatoriamente essere sistemati in conformità alle disposizioni impartite dall'Amministrazione Comunale. Le aree inedificate od inedificabili comprese o immediatamente contigue all'abitato ovvero ad aree di particolare pregio paesaggistico devono essere decorosamente mantenute e, a richiesta dell'A.C., recintate. Le aree che non siano recintate rimanendo accessibili da spazi pubblici, devono essere obbligatoriamente sistemate in modo da escludere pericolo per la pubblica incolumità e per l'igiene, secondo le indicazioni che verranno impartite dal Sindaco. Le discariche abusive esistenti devono essere censite; deve essere avviato un programma di pulizia che rimuova oggetti e materiali depositati, ripristinando per quanto possibile la situazione originaria. In tali zone o in quelle in cui sia ipotizzabile una recrudescenza del fenomeno è opportuno individuare elementi di prevenzione ad esempio recinzione dell'area di scarico, dissuasori di sosta, ecc.; è anche opportuno reperire un'area idonea per una discarica degli inerti e/o di vegetali. I proprietari sono responsabili della formazione abusiva di scarichi e discariche e devono pertanto provvedere alla pulizia, alla rimozione di materiali che vi vengono depositati ed allo smaltimento delle acque; essi inoltre devono provvedere a tagli periodici dell'erba ed evitare in modo assoluto la libera crescita di sterpaglie ed erbacce. Norme Tecniche d’Attuazione 36 I cavedi esistenti devono essere mantenuti e/o ripristinati come spazi comuni alle proprietà prospicienti, destinati a verde privato, lasciati liberi da qualsiasi costruzione anche precaria; previo accordo dei proprietari prospicienti è ammessa:  la sistemazione di elementi vegetali rampicanti e non;  la posa di bauletti addossati al muro degli edifici e realizzati in muratura;  la realizzazione di idonea pavimentazione e dell'arredo urbano da parte dell'A.C.;  il mantenimento e la riqualificazione di elementi come scale eterne, forni, ecc.;  eventuale copertura a lucernaio in vetro trasparente, con struttura metallica purché sufficientemente areato e con adeguato sistema di scarico delle acque meteoriche.

ARTICOLO 8 - ARREDO URBANO

Il presente articolo sostituisce ed integra l'articolo 27 del regolamento edilizio.

 Circ. M. LL.PP. 27.02.1965 n° 86 ter art. 22;

L'arredo urbano ha come funzione principale quella di migliorare la qualità della vita quotidiana e deve rispondere a determinate caratteristiche:  essere funzionale alla corretta utilizzazione delle strade in termini di sicurezza e di fluidità del traffico veicolare e pedonale;  non limitarsi a copiare gli stili della città, non essere scelto su un acritico campionario/catalogo di produzione industriale, ma essere un elemento di immediato riconoscimento, di identità, di appartenenza ai luoghi; essere un richiamo alla memoria storica del luogo e quindi sempre preferire materiali e forme che si riferiscono alla storia ed ai materiali locali;  avere caratteristiche di robustezza anche in funzione antivandalismo;  avere una buona distribuzione d'insieme sia per gli aspetti funzionali sia per quelli estetici;  essere scelto tra i manufatti ed i materiali reperibili in loco o più convenienti in relazione all'uso, alla manutenzione, alla durata, alle consuetudini locali, all'estetica, alle caratteristiche architettoniche degli edifici;  preferire componenti in muratura, in legno, in metallo verniciato; le coloriture possono essere per le parti metalliche nelle gamme dei grigi sino al nero nelle varie gradazioni; per le parti in legno si possono lasciare al naturale o dipingere nelle gamme dei verdoni. Per le parti in muratura si fa riferimento alla pietra locale, all'ardesia, al mattone pieno, di tradizione ormai consolidata. Eventualmente si può fare ricorso anche agli elementi prefabbricati in cemento (per es. panchine, fioriere, gazebi, ecc.), purché di buona fattura;  armonizzarsi in modo particolarmente curato coll'ambiente circostante per risultare complementare, aggiuntivo alle scelte già in opera e non in contrasto con esse;  preferire sempre alla loro sostituzione (fontanelle, pavimentazioni in acciottolato, ecc.) il reimpiego di tutti quegli elementi preesistenti che possono essere riutilizzati in modo soddisfacente;  porre particolare attenzione nel superamento delle barriere architettoniche, anche in caso di intervento minimo.

Le indicazioni successive possono essere anche integrate da proposte articolate dai privati (per es. insegne dei commercianti, abitanti di una stessa via, ecc.) che devono comunque ottenere specifica autorizzazione e garantire nel tempo manutenzione adeguata; possono anche essere costituite da elementi nuovi come murales o servizi igienici pubblici, realizzati in box prefabbricati, collegati alla rete di urbanizzazione primaria, autopulenti, a pagamento o tabelloni pubblicitari telematici, ecc.

Gli elementi di arredo urbano hanno una funzione importante di costituzione dell'immagine complessiva dello spazio pubblico attrezzato e devono essere progettati e/o scelti con attenzione rispetto al loro inserimento nel contesto ambientale.

Per la vegetazione si veda il precedente articolo 7.6.

8.a) contenitori dei rifiuti solidi urbani

I contenitori devono essere:  organizzati per la raccolta differenziata;  particolarmente robusti e di facile utilizzo (per es. quelli a pedale sono più comodi per gli anziani);  inseriti in uno spazio delimitato, tipo "isole ecologiche", dove sia possibile lasciare anche elementi più voluminosi come materassi, lavatrici, ecc. che saranno rimossi a scadenze fisse;  eventualmente schermati da elementi vegetali o simili alle recinzioni previste per i privati;  collegati colla rete comunale dell'acquedotto per una facile pulitura e dei contenitori e dello spazio circostante, pavimentato in asfalto o in modo adeguato;  accessibili dalla viabilità veicolare. Tali contenitori saranno integrati in ambito urbano da una fitta rete di cestini portarifiuti, situati in ogni zona aperta al pubblico passaggio. Il posizionamento dei cestini portarifiuti deve essere particolarmente omogeneo rispetto alle sedi stradali ed ai percorsi pedonali, con maggiore intensificazione alle fermate degli autobus e nelle zone con negozi ed uffici. Nelle zone delle borgate antiche e nelle zone urbane è opportuno che i cassonetti siano raggruppati e ove possibile alloggiati in apposite nicchie di altezza non superiore ai 2,00 metri ricavate nei muri di controripa. Norme Tecniche d’Attuazione 37 Il posizionamento dei cestini portarifiuti deve essere omogeneo rispetto alle sedi stradali ed ai percorsi pedonali, con maggiore intensificazione alle fermate degli autobus e nella zona centrale con uffici e negozi.

8.b) fontanelle, vasche e giochi d'acqua

Le fontanelle esistenti devono essere conservate e ripristinate e sono oggetto di manutenzione. Ne possono essere realizzate di nuove secondo le modalità stabilite dall'Amministrazione comunale. Nei progetti di sistemazione di spazi pubblici è possibile l'inserimento di vasche, fontane e giochi d'acqua purché sia particolarmente curato l'inserimento di questi manufatti nell'ambiente urbano, siano utilizzati per quanto possibile materiali della tradizione locale, sia garantita una perfetta esecuzione delle opere idrauliche ed impiantistiche.

8.c) illuminazione

L'illuminazione è un elemento fondamentale della qualità urbana che deve essere oggetto di specifica progettazione integrata a livello urbanistico. E' importante garantire ad ogni funzione urbana la giusta illuminazione non solo per i tratti stradali e pedonali, ma anche come valorizzazione architettonica a paesistica degli spazi urbani, rispettando gerarchie e discontinuità di percezione ottica in funzione degli elementi che si vogliono mettere in rilievo. La vivibilità notturna deve avvicinarsi sempre di più a quella diurna quasi a ricomporre scenografie, fondali, effetti tridimensionali per restituire l'identità dei luoghi. L'illuminazione deve privilegiare tutti quegli accorgimenti che possono contribuire a ridurre l'inquinamento luminoso [gli unici riferimenti allo stato attuale sono le leggi della regione Valle d'Aosta n° 17 del 28.04.1998 e della regione Veneto n° 22 del 27.06.1997]. Per le zone abitate è indispensabile rifiutare l'omologazione, la banalizzazione delle soluzioni luminose, evitare la perdita d'identità durante la notte, rendere agibili, vivibili, gradevoli gli spazi, definire struttura, estetica, funzionalità, requisiti tecnici degli impianti, diversificare le fonti luminose per le funzioni veicolari e pedonali, in particolare nelle zone pedonali la scelta del tipo di illuminazione da impiegare deve garantire una illuminazione omogenea ed uniforme per rendere confortevole e sicuro l'intero spazio fruibile (per esempio negli archivolti l'illuminazione può essere sistemata con elementi situati raso terra ed autonomi rispetto alla rete della pubblica illuminazione, che rendono in ogni momento più sicuro il percorso, spesso con scarsa visibilità anche in pieno giorno). Per le borgate antiche è necessario elaborare uno specifico progetto che abbia come obiettivi:  funzionalità senza eccessi e con l’ottimizzazione delle risorse energetiche;  caratterizzazione nel disegno complessivo dell'arredo urbano;  colorazione sempre vicino allo spettro solare;  effetto notte: l'illuminazione a giorno non serve, ma è importante mantenere la percezione visiva tra giorno e notte. Per le località lungo la strada provinciale, zone estremamente pericolose per i pedoni, è opportuno che l'illuminazione pubblica sia più attenta all'attraversamento dei pedoni e quindi che i lampioni abbiano una frequenza maggiore o siano potenziati quelli esistenti, specie nei punti di attraversamento. Per i monumenti come il castello si deve ricorrere a soluzioni illuminotecniche di forte richiamo scenografico valutando bene i punti di visuale da tenere presente, che cosa illuminare e che cosa lasciare in ombra; si deve proporre una illuminazione che garantisca una leggibilità di tutte le parti facendo emergere la massa volumetrica, il gioco dei pieni e dei vuoti, il rapporto con il territorio circostante, accentuandone le diverse visuali prospettiche. Per una facciata di notevole pregio, per le edicole religiose, per elementi che si vogliano mettere in evidenza può essere consentita una illuminazione particolare (per esempio riflettore). Tale illuminazione dovrà essere predisposta con un progetto apposito. L'illuminazione deve privilegiare ove possibile il recupero degli elementi originari, se aventi memoria storica, altrimenti deve essere realizzata con elementi di forma e materiali tradizionali, di fattura semplice, con una approfondita cura progettuale.

8.d) panchine

Le panchine delle aree a verde pubblico devono essere del tipo stabilito dall'A.C. e possono essere realizzate sia in pietra sia in metallo e legno, di buona fattura. Ad esempio la passeggiata da attuarsi lungo il torrente Lerrone può avere panchine in pietra realizzate su muretti o con tronchi di legno e quindi elementi abbastanza poveri e di fattura rustica, ma nel tratto più centrale o in prossimità di un impianto sportivo può avere caratteristiche più urbane ed eleganti, scegliendo un elemento in legno e metallo di buon design. Nelle borgate sono inoltre consentite le caratteristiche panchine a bauletto:  addossate ad edifici esistenti;  realizzate in muratura o intonacate come l'edificio a cui sono addossate;  ricoperte da pietra naturale o altro materiale (legno, mattoni pieni, ecc.);  di dimensioni contenute o di larghezza non superiore ai 40 cm.;  al loro interno è possibile incassare contatori, naturalmente nel rispetto delle indicazioni degli enti erogatori, oppure alloggiare piccoli attrezzi, ecc. Limitazioni alle realizzazioni dei bauletti possono essere imposte dalla Amministrazione Comunale per svariati motivi.

8.e) pavimentazioni e spazi pubblici pedonali

Norme Tecniche d’Attuazione 38 I percorsi pedonali devono differenziare i percorsi urbani da quelli non urbani: quelli urbani, all'interno dei nuclei storici o in zone edificate devono avere idonee pavimentazioni, illuminazione ed arredo urbano. Tutti devono comunque cercare di evitare una impermeabilizzazione eccessiva del suolo, con idonei sistemi di posa in opera. I percorsi delle piste ciclabili devono prevedere specifiche aree di sosta ed una segnaletica appropriata, specie negli incroci con percorsi veicolari e/o pedonali, che per quanto possibile devono essere estremamente limitati (per esempio colorando diversamente l'asfalto nei tratti di intersezione). Occorre separare la pavimentazione dei percorsi veicolari, realizzabile per lo più in asfalto, da quelle dei percorsi pedonali o dai sagrati di chiese e cappelle da realizzarsi con materiali anche complementari:  mattoni posti di coltello o a spina di pesce o a corsi paralleli;  pietra locale a pezzatura irregolare;  autobloccanti in cemento;  piastrelle in cotto o ceramica (limitatamente alle proprietà private);  acciottolato di fiume;  altri materiali compatibili con le scelte dell'A.C. Anche nel caso di assemblaggio di elementi e materiali diversi si deve comunque cercare di raggiungere risultati significativi, sia sul piano estetico che sul piano funzionale. I sentieri antichi devono mantenere le pavimentazioni originarie, sia in acciottolato con gradini di pietra, sia in terra battuta e, quando sono presenti, i caratteristici muretti laterali di delimitazione delle proprietà confinanti; nelle zone più elevate o con pendenze rilevanti sarebbe opportuno ridisegnare i sentieri con una serie di paletti in legno che delimitino meglio le alzate dei gradini in terra in modo da stabilizzare il terreno: questo intervento evita un ulteriore degrado del percorso e la creazione di tanti piccoli percorsi alternativi all'intorno che aggravano la situazione di dissesto idrogeologico esistente; Le aree a verde pubblico attrezzato vanno sistemate in funzione della loro morfologia ed ubicazione, nonché della loro dimensione e forma attribuendo ad esse una più precisa identificazione nel contesto paesistico in cui ricadono. Le superfici pavimentate negli spazi verdi devono sempre essere molto limitate e negli spazi ad impianto sportivo in struttura non possono superare il 50% della superficie totale.

8.f) recinzioni

Le recinzioni tra le diverse proprietà devono essere poco visibili, se non è possibile sopprimerle; devono avere aspetto decoroso ed intonato all'ambiente circostante, non devono disturbare la visibilità per la circolazione veicolare e devono essere basse e molto semplici. Le aperture di passaggio devono essere semplici, non più alte della recinzione stessa, realizzate in ferro battuto o in legno naturale quando non è possibile realizzarlo come elemento modulare della recinzione stessa. Le recinzioni possono essere costituite da elementi complementari quali:  schermature vegetale a siepe o elementi naturali come cortecce di alberi, rami intrecciati;  muretti in pietre a vista secondo la tradizione locale;  schermatura in legno con trattamento tradizionale;  parapetto in muratura a vista (h. max. = 50 cm.) e sovrastante recinzione in ferro battuto con altezza totale non superiore a cm. 150;  piccoli contenitori singoli e/o modulari. La schermatura vegetale può sempre essere parallela e complementare ad un altro tipo di recinzione. Non è consentita la recinzione in plastica o in cemento. Può però essere consentita la recinzione in cemento in zona urbana solo quando costituisce l'elemento contenitore per piante rampicanti o ricadenti (tipo Betonform: il muro verde o simili). Eccezionalmente potrà essere consentita un'altezza maggiore quando si ravvisano soluzioni architettoniche particolarmente interessanti. Per valorizzare vedute panoramiche i muretti storici di delimitazione tra fondi agricoli possono essere interrotti da oblò da aperture eventualmente protette da griglie, ma non possono essere sostituiti integralmente da altri tipi di recinzione. Nelle zone E ed EB le recinzioni devono possono prevedere l'utilizzo di materiali non pieni come muretti e simili; le eventuali opere murarie di sostegno dovranno essere completamente interrate nel profilo originario del terreno.

8.g) toponomastica e numeri civici

E' opportuno predisporre un progetto organico di iniziativa comunale per un riordino complessivo della segnaletica stradale, della toponomastica e delle pubbliche affissioni e nel rinnovare la toponomastica si dovrà evitare il deleterio e banale appiattimento attuale e lo snaturamento della realtà locale. E' importante riproporre le dizioni antiche legate alla vegetazione, alle attività occupazionali, ad elementi caratterizzanti o ad episodi storicamente rilevanti del Comune. Potrebbe anche essere auspicabile la duplice denominazione di strade e piazze in italiano ed in dialetto. La nuova toponomastica può essere: a) incisa su lastre di ardesia; b) disegnata su riquadro di calce bianca con caratteri blu; c) realizzata con appositi elementi in ceramica. E' riservata all'A.C., per ragioni di pubblico interesse, la facoltà di applicare e far applicare, previo avviso agli interessati, alle fronti dei fabbricati e delle costruzioni di qualsiasi natura prospettanti gli spazi pubblici e privati, le indicazioni e gli apparecchi relativi ai servizi pubblici e specialmente:  indicazioni dei nomi delle piazze, corsi, vie, vicoli ed altri spazi simili;  cartelli per segnalazioni stradali;  piastrine e capisaldi per indicazioni altimetriche, di tracciamenti e di idranti;  mensole, ganci, condutture per la pubblica illuminazione e per i servizi di trasporto pubblico; Norme Tecniche d’Attuazione 39  cartelli indicatori dei pubblici servizi di trasporto, di pronto soccorso e di farmacie;  cartelli segnalatori dei servizi statali di Poste e Telegrafi, Monopolio di Stato, Telefoni, ecc.;  orologi elettrici;  sostegno per i fili elettrici conduttori;  avvisatori elettrici stradali con i loro accessori. Gli indicatori delle vie, le piastrine, i capisaldi, gli avvisatori, gli orologi elettrici ed i cartelli non dovranno essere sottratti alla pubblica vista. Indicatori e apparecchi verranno applicati nei luoghi stabiliti a spese degli Enti o amministrazioni interessate. Il proprietario, prima di iniziare qualsiasi lavoro nella parte di un fabbricato alla quale sia apposto uno degli apparecchi o indicatori precedenti, dovrà darne avviso al Sindaco o alla amministrazione interessata che dovranno prescrivere entro 60 giorni i provvedimenti del caso. Nel caso di costruzioni nuove o di nuove aperture i proprietari dovranno richiedere al Sindaco, con apposita domanda, l'attribuzione dei numeri civici da applicarsi alle porte d'ingresso dei fabbricati stessi. L'A. C. colloca cartelli stradali, indicazioni viarie e numeri civici sui muri esterni degli edifici. I numeri civici avranno le seguenti caratteristiche:  essere completamente riordinati; è riservata comunque al Comune la facoltà di variare la numerazione civica o di sostituire la segnaletica relativa, con l'obbligo dello stesso al ripristino dell'opera a regola d'arte.  essere assegnati ad ogni accesso esistente;  essere collocati di fianco alla porta d'ingresso, a destra di chi guarda, ad una altezza intorno ai 2,00 metri, in posizione ben visibile; a cura e spese del proprietario, senza che il proprietario possa fare opposizione; i proprietari hanno l'obbligo di non rimuoverli, di non occultarli alla vista e di provvedere al loro ripristino nel caso vengano distrutti, danneggiati o rimossi per fatti loro imputabili;  essere uniformata al tipo di dimensione/materiale e forma fissata dal Comune; la relativa piastrina dovrà essere applicata e mantenuta nella collocazione stabilita dai privati interessati. Non sono ammessi numeri civici di tipologia diversa da quelli standard izzati approvati. Possono inoltre essere consentite apposite targhe per i privati che dispongano di documentazione storica attinente alle caratteristiche architettoniche di particolare pregio, per segnalare a residenti e turisti la costruzione e/o le decorazioni, ecc. Tali targhe saranno concordate con l'A.C.

8.h) altri elementi dell'arredo urbano

La collocazione o l'installazione di insegne, tabelle, cartelli, iscrizioni, mostre, vetrine, labari, stendardi, merci, bracci sporgenti con segni rappresentativi d'industrie, e di qualsiasi altro oggetto che a qualsiasi scopo venga esposto o affisso all'esterno dei fabbricati o su suolo comunale o su suolo privato purché in vista al pubblico, è soggetto all'esplicita autorizzazione del Sindaco

Si rimanda per ulteriori dettagli al Regolamento edilizio articolo 27 lettera h).

Norme Tecniche d’Attuazione 40

CAPITOLO III - INFRASTRUTTURE E OPERE DI URBANIZZAZIONE

ARTICOLO 9 - OPERE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA

Le opere di urbanizzazione primaria ai sensi dell'articolo 4 della L.29.9.1964 n° 847 sono state ricla ssificate dall'articolo 3 della L.R. n° 25 del 07.04.1995 come quell'insiem e di opere ed infrastrutture che rendono accessibile e fruibile un lotto di terreno.

Tra le opere di urbanizzazione possono essere comprese anche le infrastrutture per le telecomunicazioni via cavo e satellitari. Per le acque può essere prevista anche la linea d’acqua non potabile per la pulizia dei gabinetti o per l’irrigazione ed è opportuno cercare sempre con idonee opere di canalizzazione di recuperare le acque meteoriche nei rii anziché convogliarli nella rete delle acque bianche. Acque bianche ed acque nere devono essere sempre separate in apposite tubazioni. Tutte le opere visibili devono sempre ricercare l’inserimento nell’ambiente circostante di minore impatto. L’A.C. si riserva il diritto di effettuare test a campione di verifica delle realizzazioni dei privati.

Le aree interessate dai tracciati di impianti connessi ad opere di urbanizzazione a rete o ad altri impianti tecnologici, sia realizzate sia in progetto, devono essere localizzate prevalentemente su spazi pubblici o con servitù di passaggio ed eventualmente anche su terreni privati per limitati tratti di attraversamento. Su tali aree, cedute e non all'A.C. deve essere sempre consentito l'intervento di manutenzione-potenziamento-installazione degli impianti ed è vietata ogni edificazione sia in elevazione, sia nel sottosuolo.

Nelle zone di nuova edificazione o nel caso di rifacimento di una o più opere di urbanizzazione, è prescritto l'interramento nel sottosuolo, nell'ambito del cosiddetto cunicolo intelligente predisposto per le varie reti tecnologiche di urbanizzazione, onde limitare al minimo la presenza di cavi, tubature, ecc. ed altri elementi di sostegno passibili di deturpare le caratteristiche estetiche originarie e adatto a ridurre le opere di manutenzione ed azzerare nel tempo le opere di scavo e di ripristino della pavimentazione.

La realizzazione delle opere di urbanizzazione e le modalità di attuazione saranno comunque definite dall'A. C. individuando, in particolare per le linee elettriche, i tratti da attuare in posizione interrata e di quelli da completare secondo il modello a vista in atto, sia in funzione delle esigenze della popolazione, sia delle disponibilità finanziarie, ecc.

Nella realizzazione delle opere di urbanizzazione è importante favorire il recupero delle acque piovane e cercare, dove è possibile, di realizzare una doppia linea di acquedotto per differenziare utilizzi pregiati ed utilizzi non pregiati. Per le acque fare riferimento alla seguente legislazione:  Regio Decreto 1775 del 1933  Legge n° 319 del 10.05.1976;  Legge n° 183 del 18.05.1989  Legge n° 36 del 05.01.1994  Decreto Legge n° 152 del 1999  Decreto Legge n° 258 del 2000

Nella fascia di rispetto dell'impianto di captazione dell'acqua potabile e dei pozzi esistenti, privati o pubblici, sono vietate le pratiche agrarie che comportano l'uso di pesticidi per una fascia di 30 metri.

Nelle zone agricole e silvopastorali le opere di urbanizzazione possono consistere nella rete di elettrificazione rurale, negli acquedotti irrigui, nella viabilità interpoderale ed in quelli specifici connessi con il tipo di aziende produttive agricole.

L'impianto di depurazione esistente per lo smaltimento dei liquami deve essere integrato da una folta vegetazione arbustiva di schermatura. Da tale impianto deve essere mantenuta una distanza di almeno 100 metri ad eccezione degli interventi di recupero di fabbricati o di manufatti esistenti. Per gli scarichi fognari, che non recapitano nelle pubbliche fognature, valgono le disposizioni indicate nella L.R. n° 38 del 01.09.1982 e s. m. od i.

ARTICOLO 10 - OPERE DI URBANIZZAZIONE SECONDARIA

Le opere di urbanizzazione secondaria ai sensi dell'articolo 41 della Legge 22.10.1971 n° 865 sono sta te riclassificate dall'articolo 4 della L.R n° 25 del 07.04.1995 come l'insieme delle opere che costituiscono spazi ed attrezzature di fruizione collettiva a disposizione di un determinato bacino di utenza.

Le superfici a verde pubblico e a parcheggio, destinate ad uso pubblico, realizzate nell'ambito degli interventi soggetti a concessione edilizia convenzionata o a strumenti urbanistici attuativi, dovranno essere cedute gratuitamente al Comune.

Norme Tecniche d’Attuazione 41 Gli impianti cimiteriali, che ai sensi dell'articolo 26 bis del D.L. 28.12.1989 n° 415 erano stati par ificati alle opere di urbanizzazione primaria, sono stati riclassificati come opere di urbanizzazione secondaria.

Le attrezzature esistenti sono riconfermate nella loro destinazione di uso pubblico. La dotazione di spazi per le opere di urbanizzazione secondaria ai sensi dell'articolo 3 del D.M. 02.04.1968 è individuata in 18 mq./100 mc. ristrutturati o di nuova realizzazione.

Gli interventi di recupero "leggero" all'interno della volumetria preesistente e senza cambiamento di destinazione d'uso sono soggetti al pagamento degli oneri di urbanizzazione ai sensi della delibera del Consiglio n.30 del 30/11/95 e n.21 del 26/09/00 ed eventuali succ.mod. I nuovi interventi residenziali, come definiti all'articolo 5.5., devono prevedere sempre il reperimento e/o la realizzazione degli standard inderogabili, mentre per la parte rimanente è ammessa la monetizzazione. Gli standard minimi inderogabili comprendono:  realizzazione diretta dei parcheggi nella misura di due posti auto per ogni nuova unità immobiliare residenziale;  allaccio alle reti infrastrutturali;  sistemazione dell'arredo urbano per la qualità della vita;  reperimento del verde di quartiere nella misura di 5 mq./100 mc.;  soddisfacimento del rapporto di copertura vegetale.

Solo nelle zone A e BS, nell’impossibilità, effettivamente dimostrata, di non poter reperire tali standard neppure nel raggio di 200 metri, è consentito monetizzare gli standard minimi inderogabili , comprese le aree ai sensi della L. n. 1221989.

Per gli interventi non residenziali i parametri indicati nelle singole norme sono da considerarsi come standard minimo, da verificarsi accuratamente e da puntualizzare nella relazione di progetto, indicando sempre eventuali contigue aree di riserva per un successivo ampliamento.

ARTICOLO 11 - REALIZZAZIONE DI IMPIANTI TECNOLOGICI E DELLE OPERE DI URBANIZZAZIONE

11.1. Impianti tecnologici

La localizzazione dei principali impianti tecnologici è consentita in tutte le zone di Piano ed è definita dall'A.C. che provvede al loro funzionamento direttamente o mediante gli Enti preposti; tali impianti comprendono:  impianti di depurazione delle acque luride da eseguirsi ai sensi della delibera 04.02.1977 del Comitato Interministeriale (art. 3 L. 319 del 1976);  centrali telefoniche;  cabine di trasformazione dell'energia elettrica;  altri impianti che si rendano necessari (punti per l'avvistamento degli incendi e piazzole della protezione civile, discarica inerti, ecc.).

Tali strutture devono essere caratterizzate da:  limitate dimensioni, preferibilmente interrate nella pendenza naturale del terreno;  forme e materiali previsti per gli edifici esistenti;  altezza fuori terra contenuta in tre metri;  rispetto delle distanze a) dai confini tre metri b) dai fabbricati di dieci metri, sebbene sia consentita anche la costruzione in aderenza se prevista dal progetto; c) dal ciglio della strada cinque metri; d) dai fabbricati esistenti di cento metri, limitatamente al depuratore e alle cabine di trasformazione dell'energia elettrica. Maggiori o minori distanze potranno essere imposte o concesse dall'A.C. con specifici provvedimenti impositivi o autorizzativi.

Per le linee elettriche ad alta tensione in sede di costruzione, ricostruzione e/o ampliamento di edifici o manufatti a qualunque uso destinati, dovranno essere osservate le distanze stabilite a norma di legge (servitù di elettrodotto); ma anche in caso di realizzazione o potenziamento di nuova linea elettrica aerea o negli interventi di risanamento delle linee esistenti rispetto ai fabbricati esistenti o agli spazi pubblici, che ne sono sovrastati, dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti isolanti o idonei a limitare il più possibile gli aspetti negativi legati al problema dello elettromagnetismo.

Si vedano i seguenti provvedimenti legislativi di riferimento  L. 28.06.1986 n° 339  D.M. 21.03.1988 n° 449  L. 09.01.1991 n° 9 Piano energetico nazionale  D.M. 16.01.1991  D.P.C.M. 23.04.1992 Norme Tecniche d’Attuazione 42  D.P.R. 27.04.1992  D.M. Ambiente 10.09.1998 n° 381  L.R. Veneto 30.06.1993 ed altre leggi regionali Calabria, Toscana, Umbria, Emilia Romagna

11.2. Opere di urbanizzazione

Riferimento al documento congiunto per l’interpretazione e l’applicazione delle norme del P.T.C.P. denominato “Primi criteri ed elementi per la progettazione e la valutazione degli interventi e per la formulazione della disciplina paesistica di livello puntuale con particolare riferimento al recupero del patrimonio edilizio esistente” lettera k) e lettera q)

Le opere di urbanizzazione potranno essere realizzate:  direttamente dall'Amministrazione Comunale tramite gli enti erogatori competenti;  dagli operatori privati tramite gli enti erogatori competenti, contestualmente all'intervento di recupero o di nuova edificazione, mediante atto unilaterale di sottomissione o apposita convenzione con l'A.C.

E' comunque auspicabile un accordo programmatico tra l'A.C. e gli uffici tecnici dei relativi enti erogatori, che stabilisca le procedure operative per un riordino globale delle varie reti di urbanizzazione e le direttive per i privati cui attenersi. Anche gli spazi per i contatori dovrebbero essere installati all'interno dei fabbricati o in appositi bauletti o in piccoli armadi di limitato spessore in aderenza alla facciata o inseriti direttamente nella muratura esterna a filo di facciata, eventualmente dipinti come la facciata stessa o con un soggetto ad hoc (si vedano le bellissime porte dipinte di Prelà).

In prevalenza per l'acquisizione delle aree a servizi si utilizzerà lo strumento della cessione gratuita degli standard relativi ai nuovi interventi e a quelli ad essi equiparabili; mentre per la parte residua di tali aree sarà acquisita con procedure bonarie o con il ricorso all'esproprio.

Nel caso in cui il concessionario si impegni alla realizzazione diretta delle opere di urbanizzazione, a scomputo totale e/o parziale della quota di contributo dovuta, dovrà essere prevista l'esecuzione di essa contestualmente alla costruzione delle opere oggetto di concessione. Per l'esecuzione diretta delle opere di urbanizzazione primaria dovranno essere redatti i progetti esecutivi in conformità alle norme e alle prescrizioni emanate dall’Ufficio Tecnico Comunale ed eseguite in maniera adeguata e sotto la sorveglianza dello stesso ufficio.

E' opportuno che le opere realizzate direttamente dal concessionario, comprendano sempre non solo gli allacciamenti alla rete di urbanizzazione primaria, ma anche una verifica attendibile che le dimensioni e le caratteristiche della rete esistente siano comunque soddisfacenti; queste indicazioni devono essere riportate dettagliatamente nella relazione di progetto, comprensiva anche della sistemazione in superficie. Eventualmente deve essere previsto il potenziamento della rete esistente. Oneri e modalità saranno, in questo caso, concordate tra l'Amministrazione Comunale ed il concessionario.

Le opere di urbanizzazione secondaria e l'acquisizione delle relative aree sono realizzate direttamente dall'Amministrazione Comunale oppure tramite convenzione dai privati, ai fini di garantire per tutte le zone di Piano la cessione al Comune delle aree destinate a pubblico servizio secondo le disposizioni vigenti.

E' possibile in alternativa, realizzare o cedere alloggi aventi tipologie atte a soddisfare le esigenze abitative di contenuto sociale (per es. abitazioni protette per gli anziani, ecc.) oppure mediante l'assoggettamento a servitù di uso pubblico di volumi edificati per attrezzature pubbliche o di interesse generale o mediante la cessione in proprietà al Comune di superfici edificate funzionalmente destinabili a standard attraverso apposita convenzione da trascriversi nei registri immobiliari.

In ogni zona sarà indicata la quota minima che deve essere reperita in loco, sia per gli interventi di recupero, sia per gli interventi di nuova realizzazione sia per i cambiamenti della destinazioni d'uso.

La cessione delle aree deve privilegiare le aree immediatamente limitrofe a zone già destinate a servizi pubblici o di uso pubblico ed in particolare le zone individuate come F2, quelle contigue o quelle situate lungo il torrente Lerrone.

I terreni ceduti all'A.C. devono avere alcune caratteristiche prevalenti ed irrinunciabili [non necessariamente tutte]:  pendenza limitata entro il 30% rispetto all'attuale sistemazione a fasce;  larghezza delle fasce non inferiore ai 3,00 metri e ai 2,50 m. di dislivello e comunque di dimensioni funzionali all'uso che verrà stabilito dall'A.C.;  accessibilità veicolare e/o pedonale;  contiguità a servizio pubblico o di uso pubblico esistente;  buona esposizione e soleggiamento;  compresi nelle zone urbane;  con forma possibilmente regolare e comunque idonea alla realizzazione di un posto auto (multiplo di tre x cinque metri + lo spazio di manovra), di un campo da bocce (24 x 3) o dei giochi per i bambini, ecc.;  possibilità di essere anche solo porzione di terreno più ampio;  accordo definito da parte dell'A.C. con le indicazioni della destinazione d'uso.

L'Amministrazione Comunale deve sempre poter scegliere se accettare o respingere la proposta di cessione delle aree da parte degli attuatori privati in funzione della sistemazione generale che intende dare all'intera zona con interventi Norme Tecniche d’Attuazione 43 che possono comprendere sia quelli necessari a nuovi tratti di percorso pedonale, sia quelli per le attività connesse come parcheggi, giochi dei bambini, sia quelli di ampliamento della struttura esistente.

Alle nuove costruzioni sono da equipararsi gli interventi sul patrimonio edilizio esistente con modifica della destinazione d'uso, con frazionamento immobiliare e sostituzione edilizia, perché presuppongono almeno un potenziamento- miglioramento infrastrutturale ed urbanizzativo.

ARTICOLO 12 - INFRASTRUTTURE VIARIE E FASCE DI RISPETTO

12.1. Norme generali

La viabilità esistente, riconfermata o soggetta a modifiche e/o miglioramenti è realizzabile da parte dell'Amministrazione Comunale o dei competenti Enti sovracomunali.

Per quanto possibile la rete viaria deve caratterizzarsi secondo le seguenti indicazioni:  cercare di eliminare/migliorare le strettoie, le curve pericolose o con scarsa visuale, le pendenze eccessive, ecc.;  prevedere una attenta ricomposizione dell'ambiente interessato dall'intervento, limitando scavi e sbancamenti all'indispensabile, sistemando eventualmente il terreno con gradonature inferiori ai 2,50 m., adeguatamente piantumate con alberature, su muretti in pietra a vista;  separare, in tutti i casi possibili, la viabilità veicolare da quella pedonale, realizzando un marciapiede con sede propria e sopraelevata ed idonea pavimentazione;  migliorare gli spazi di manovra per l'entrata e l'uscita dei parcheggi;  realizzare le pavimentazioni in asfalto, limitatamente alla sola carreggiata, preferendo sempre il tipo che ha maggiore capacità di assorbire l'acqua;  limitare le immissioni sulla viabilità principale, concentrando le aree di intersezione e prevedendo sempre una apposita convenzione che consenta di inserirsi sui tratti esistenti, anziché realizzandone nuovi, garante la A. C.

Le definizioni e le caratteristiche delle strade sono quelle del nuovo Codice della Strada. Le fasce di rispetto devono rispettare le indicazioni del D.M. n° 1404 del 01.0 4.1968 e s.m ed i.

Per gli edifici esistenti ricadenti nelle fasce di rispetto, a protezione dei nastri stradali o di arretramento, sono ammessi solo interventi di recupero senza alcun aumento di volume, neppure in sopraelevazione, compresa la ricostruzione dei fabbricati diruti; sono vietate le nuove costruzioni, l'ampliamento e la modifica dimensionale e/o l'ubicazione di edifici e manufatti in genere con la seguente precisazione:  nelle zone perimetrate come urbane tale limite è di tre metri per i fabbricati e di due metri per i parcheggi sia interrati a monte, sia a raso a valle;  per le altre zone invece il limite rimane a otto metri.

Per gli edifici ricadenti solo in parte in fascia di rispetto è ammesso l'ampliamento fuori della fascia sul lato opposto a quello fronteggiante la strada oppure la ricostruzione dell'intero volume preesistente, anche in sito diverso o a distanza maggiore, se viene demolito per motivi di pubblica utilità o per miglioramenti alla viabilità esistente stabiliti espressamente dalla A.C. Ogni intervento in tali fasce è condizionato da un preventivo atto di sottomissione, registrato e trascritto, con il quale il proprietario rinunci a qualsiasi indennizzo per le nuove opere previste in caso di espropriazione per l’ampliamento/spostamento della viabilità.

In tali fasce è peraltro consentita la realizzazione degli impianti e dei manufatti elencati nel terzo comma del paragrafo 7 della Circolare del Ministero dei LL.PP. n° 5.980 in data 30.12.1970 inerente l'applicazione del D.M. 01.04.1968 n° 1.404, con la prescrizione di rispettare, per gli impianti di distribuzione dei carburanti, le condizioni della C. Min. dei LL.PP. n° 1.350 del 10.10.1968, capitolo n. 5 e di ma ntenere ad almeno mt. 3,00 dai cigli stradali e dai confini e non meno di mt. 7,50 dagli edifici viciniori, tutti i manufatti fuoriuscenti dal terreno, esclusi soltanto i sostegni delle linee aeree e le recinzioni.

Le aree ricadenti nelle fasce di rispetto sono inedificabili, pur se appartengono a specifiche zone di Piano e sono soggette a manutenzione da parte dei proprietari nel rispetto del decoro e dell'ambiente circostante. Nelle aree comprese nelle fasce di rispetto è possibile realizzare parcheggi pubblici o privati, ma non in struttura, percorsi pedonali e piste ciclabili, spazi a verde pubblico con piantumazioni, possono anche essere utilizzate per uso agricolo o conservate allo stato naturale.

Tuttavia le aree comprese nelle fasce di rispetto possono essere ricomprese nella superficie asservita ad un intervento e sono dotate dell'indice di edificabilità territoriale o fondiario esistente nella zona di trasferimento.

Tutti i progetti di infrastrutture viarie devono essere accompagnati da una esauriente documentazione, sia dell'intervento previsto, sia della ricomposizione ambientale che si intende attuare, preferibilmente con le tecniche di ingegneria naturalistica.

Norme Tecniche d’Attuazione 44 Tutte le strade urbane transitabili da veicoli devono essere pavimentate e dotate di cunette in calcestruzzo prefabbricato o in materiale lapideo con caditoie e chiusini in ghisa per lo smaltimento delle acque meteoriche per soddisfare le condizioni di riequilibrio ecologico.

E' prevista la possibilità di realizzazione di strade interpoderali, equiparate a tutti gli effetti alle strade comunali e destinate ad una funzione di sostegno per l'attività agricola e silvopastorale. Il permesso per l'esecuzione di tali strade verrà concesso solo se assicura l'utilità della strada per la riqualificazione dell'attività agricola sul fondo e l'esecuzione di opere per il miglioramento agricolo.

In caso di necessità di traslazioni di asse conseguenti alle specifiche esigenze progettuali, possono essere consentite, senza costituire variante al Piano, quelle traslazioni di asse viario ricadenti entro i limiti della fascia di rispetto, che in tale caso deve intendersi traslata in conformità al nuovo tracciato.

Nelle zone agricole non è ammessa la rimozione della pavimentazione tradizionale e non è consentito l'utilizzo della pavimentazione in cemento. Nei tratti danneggiati è ammesso solo il ripristino secondo le tecniche usate precedentemente o con battuto di terra e ghiaia di consolidamento.

12.2. Realizzazione di infrastrutture viarie non indicate nel Piano

La manutenzione, il miglioramento, l'allargamento delle strade interpoderali esistenti sono soggette alle norme seguenti. L'apertura e l'ampliamento di strade interpoderali carrabili, aperte al pubblico passo o private a tutti gli effetti, anche non espressamente indicate negli elaborati grafici del Piano, sono ammissibili nel territorio comunale purché:  sia posta grande cura dei valori paesistici;  siano definite nei dettagli anche le opere accessorie, soprattutto per l'incanalamento delle acque meteoriche;  siano finalizzate al rapido recupero di soddisfacenti condizioni di equilibrio ecologico;  siano previsti movimenti di terra e sviluppo di muri di sostegno controripa limitati all'indispensabile;  siano previsti elaborati idonei alla comprensione effettiva del corretto inserimento dell'opera nell'ambiente (ad esempio utilizzando un fotomontaggio) e della sua effettiva utilità in rapporto alla conduzione dei fondi;  siano escluse parti di territorio paesaggisticamente rilevanti;  abbiano le caratteristiche dimensionali indicate dalla vigente legislazione di settore.

Gli interventi sulla viabilità rurale dovranno tenere conto delle seguenti definizioni:  strada rurale o forestale : è un tracciato a fondo artificiale o a fondo naturale migliorato, percorribile da autocarri o autovetture, senza particolari difficoltà in ogni stagione;  pista forestale o piste di esbosco : è un tracciato a fondo naturale reso percorribile solo da mezzi speciali come trattori agricoli, impiegati nella gestione del bosco; tali tracciati devono essere dotati di sbarre, non essere percorribili né da autovetture né da moto e devono essere abbandonati alla fine delle operazioni di esbosco e soggette a ripristino dell'ambiente naturale; le indicazioni successive per le piste devono essere ulteriormente ristrette, limitando livellamenti, scavi e riporti da contenere strettamente nei 100 cm. rispetto all'andamento del piano di campagna.

Nelle zone forestali EB la viabilità nuova può essere consentita unicamente per interventi infrastrutturali previsti e finanziati dalla Comunità Montana o in attuazione di piani di assestamento forestale, previo dettagliato studio del tracciato migliore delle modalità di attuazione e di una buona proposta di manutenzione nel tempo, al fine di limitare al massimo i movimenti di terra e gli eventuali fenomeni di dissesto idrogeologico, obbligando con apposita convenzione gli attuatori ad utilizzare la pista e/o la strada forestale per più interventi nel tempo e/o per successivi piani di assestamento.

Il testo coordinato relativo alla legge forestale regionale L. R n° 22 del 1988 e s. m. ed i. prevede all'articolo 25 le disposizioni specifiche della viabilità forestale, ribadite nella L. R. n° 4 del 1999.

Possono essere autorizzate limitate, ma ben motivate deroghe alle prescrizioni, di cui al presente articolo in zona COL- ISS, per gli accessi dalla strada pubblica o ad essa equiparata, solo ed esclusivamente ad ogni singolo fabbricato e per tratti non superiori ai 100 ml e purché con rampa con pendenza inferiore al 25%.

Per la realizzazione di nuove strade è sempre preferibile la creazione specifica di un consorzio di miglioramento agrario e fondiario.

Il rilascio di concessioni per l'apertura di nuove strade private, aperte o meno al pubblico passo, ovvero per qualsiasi modifica inerente rettifiche, ampliamenti, prolungamenti, pavimentazione, ecc. da apportarsi a strade private esistenti è subordinato al rispetto delle condizioni contenute nei successivi commi del presente articolo ed alla stipulazione, a spese del concessionario, di apposita convenzione disciplinante le modalità di esecuzione e la assunzione a suo carico dei lavori di manutenzione e di pulizia.

Il progetto deve comprendere planimetrie, sezioni, profili, sezioni tipo con l'indicazione dei particolari di tutte le opere necessarie alla stabilità, alla raccolta e convogliamento delle acque meteoriche nelle apposite fognature comunali o nei ritani o nei corsi d'acqua naturali.

Al progetto di qualsiasi opera di viabilità nuova o di modifiche a quelle esistenti deve sempre essere allegato l'impegno scritto inderogabile di consentire l'allaccio o la prosecuzione da parte di altri attuatori onde evitare la realizzazione di un Norme Tecniche d’Attuazione 45 numero infinito di strade e stradine. Su un percorso iniziale, da valutarsi con attenzione per individuare il tracciato ottimale, possono realizzarsi eventualmente alcune limitate derivazioni giustificate da nuovi progetti edilizi o da piani di miglioria agricola. L'A. C. si farà garante, nei confronti del consorzio o dell'esecutore privato, di una valutazione monetaria congrua delle opere realizzate relativamente ai terreni asserviti. Ogni controversia deve trovare l'opera di mediazione da parte dell'Ufficio Tecnico Comunale.

La scelta del tracciato deve prediligere quelle formazioni litologiche che presentano caratteristiche tecniche tali da consentire l'attraversamento senza turbare l'assetto delle formazioni sovrastanti, avendo cura di contenere i possibili crolli di porzioni rocciose aggettanti.

Le strade a servizio di abitazioni e di annessi rustici dovranno avere:  pendenza longitudinale non superiore al 15% da ridursi al 12% in curva e conformazione a schiena d'asino della sezione stradale e con pendenze laterali tra il 2 e il 4 %;  larghezza possibilmente costante della carreggiata non superiore a mt. 2,50 4,00 comprese banchine e cunette;  tracciato viario il più possibile aderente all'andamento delle curve di livello, appoggiandosi, dove possibile, ai terrazzamenti esistenti;  sviluppo della strada con raggio di curvatura in asse non inferiore a mt. 10,00 in corrispondenza di pendenze fino all'otto % e non inferiore ai mt. 15,00 in corrispondenza di pendenze superiori all'otto %;  nel caso di zone particolarmente acclivi le strade non dovranno provocare sbancamenti o riporti superiori ai mt. 2,50 di altezza, misurati sul piano orizzontale; nei casi in cui i fronti di scavo non raggiungano i richiesti coefficienti di sicurezza o quando lo sbancamento non è in viva roccia e non offre garanzie naturali di stabilità, esso deve essere munito di un muro di contenimento a secco o in muratura, ben drenato e con adeguato vespaio di spessore non inferiore ai 25 cm. al piede;  pavimentazione molto limitate in asfalto su massicciata di pietrame o inerte stabilizzante con pendenza verso la cunetta; pavimentazione in pietrisco dal diametro di 7/10 mm. e calcestruzzo, quest'ultimo additivato con sostanze coloranti che riprendono il repertorio cromatico delle terre locali; possono essere consentite anche pavimentazioni tipo autobloccante e simili in grado di mantenere un elevato grado di permeabilità del suolo in acciottolato;  riprofilatura delle banchine e delle scarpate dissestate con idonee sistemazioni;  cunette continue almeno su di un lato incanalanti le acque meteoriche in caditoia a griglia collegata da apposita tubazione sotterranea per lo smaltimento delle acque bianche, convogliandole, per quanto possibile, nei corsi d'acqua esistenti;  eventuale tratto di impianto di illuminazione dotato di un adeguato numero di punti luminosi di opportuna potenza;  muri di contenimento raccordati con il versante sovrastante, con il raccordo opportunamente inerbito e/o piantumato;  scarpate con uno sviluppo non superiore ai 5,00 metri misurati in proiezione verticale, compreso l'eventuale muro di sottoscarpa e comunque inerbiti o consolidati mediante le tecniche dell’ingegneria naturalistica.

Non sono ammissibili interventi parziali o non completamente ultimati o che provochino danni ecologici o paesistici all'ambiente circostante. La realizzazione delle strade deve essere eseguita senza interruzione dei lavori tra lo scavo e l'esecuzione delle opere complementari; è ammessa la costruzioni per lotti successivi.

Le strade private non dovranno pregiudicare il prevedibile sviluppo della pubblica viabilità né compromettere le previsioni del Piano e non potranno interrompere la viabilità esistente, anche pedonale, con la quale deve essere accuratamente raccordate.

E' consentita la realizzazione di piazzole di manovra per gli incroci in ragione di una ogni 100/120 metri di sviluppo stradale; la sezione trasversale dovrà avere larghezza complessiva (strada + piazzola) non superiore ai 7 metri , facendo particolare attenzione ad un corretto inserimento ambientale.

Sono sconsigliati gli attraversamenti di corpi di movimenti franosi ad eccezione del caso in cui lo scivolamento di materiale non abbia messo a nudo strutture litoidi con caratteristiche tecniche e pendenza del versante (10°/30°) tali da offrire buone garanzie di stabilità; in tutti gli altri casi si sceglierà una zona situata superiormente alla frana o localizzata nell'accumulo della stessa.

L'accumulo di frana, sia esso derivato da una paleofrana o da un movimento recente, ma ormai stabilizzato, presenta sempre al limite superiore con la zona di distacco, una superficie con pendenza minima ed una coltre con spessore esiguo; con queste caratteristiche, se si osserva una adeguata distanza dalla zona d'influenza del ciglio di frana suscettibile di crolli localizzati, la frana può essere attraversata.

Dovranno comunque essere scartati i progetti di strade nel corpo dell'accumulo stesso o alla base del fronte, perché un taglio del versante può richiamare movimenti spesso inarrestabili del materiale franato, e perché questi materiali, date le loro scarse caratteristiche di stabilità male sopportano strutture di contenimento. Un'attenzione particolare verrà posta nella costruzione dei muri di contenimento a monte della carreggiata; indifferentemente dal materiale usato per la loro realizzazione, dovranno avere fori drenanti adeguati alla massa detritica che insiste sugli stessi. In caso di materiale argilloso, che in presenza di acqua si imbibisce fino alla fluidificazione, dovrà essere aumentato lo spessore dei muri stessi ed il numero dei fori drenanti, che saranno

Norme Tecniche d’Attuazione 46 opportunamente protetti a monte da un materasso di materiale ghiaioso che impedisca la loro ostruzione da parte dell'argilla.

L'attraversamento dei solchi torrentizi deve essere effettuato mediante strutture di dimensioni proporzionate alla portata delle acque, ad esempio ponti con arcate di modeste dimensioni oppure elementi scatolati di sezione adeguata non inferiore ad mt. 1,50 (scelta mediante calcoli idraulici allegati al progetto) e raccordati a monte con l'alveo per mezzo di ali di protezione. La tombinatura di attraversamento non deve avere diametro inferiore a m. 0,80 e comunque deve essere sottoposta a calcoli di verifica idraulica.

Per i solchi torrentizi minori si può adottare un semplice guado. I tombini saranno sormontati da un avvallamento della sede stradale, in modo tale da costituire un punto obbligato di superamento delle acque in caso di precipitazioni particolarmente intense e di eventuale intasamento della condotta.

L'apertura al transito delle strade private non è consentita prima dell'accertamento, da far constatare in apposito verbale, della perfetta esecuzione e della conformità con il progetto approvato. Le strade private, qualora siano state aperte al pubblico transito, non potranno più essere sottratte a tale servitù.

12.3. Progetti di viabilità puntuali

Tutti i progetti di infrastrutture viarie devono essere accompagnati da una esauriente documentazione, sia dell'intervento previsto, sia della ricomposizione ambientale che si intende attuare, preferibilmente con le tecniche di ingegneria naturalistica.

Tutte le strade urbane transitabili da veicoli devono essere pavimentate e dotate di cunette in calcestruzzo prefabbricato o in materiale lapideo con caditoie e chiusini in ghisa per lo smaltimento delle acque meteoriche. Devono inoltre essere dotate di marciapiede sopraelevato su almeno un lato transitabile pedonalmente.

I proprietari che intendono creare nuovi attraversamenti di marciapiedi con veicoli (passi carrabili), per accendere ai propri locali, devono richiedere autorizzazione e provvedere, a loro spese, all'adeguata ripavimentazione del tratto di marciapiede attraversato secondo le prescrizioni fornite caso per caso dall'Amministrazione Comunale.

Per la concessione dell'attraversamento carrabile dei marciapiedi, viene applicata la tassa di occupazione di suolo pubblico, come previsto dalla tariffa vigente in base al T.U. di finanza locale.

Gli interventi puntuali sulla viabilità principale sono costituiti da due casi situati lungo la strada provinciale:  l'eliminazione della strettoia in prossimità del municipio con demolizione parziale e/o totale e ricostruzione del fabbricato, che deve prevedere una ricomposizione dell'ambiente interessato; la nuova facciata del fabbricato deve inserirsi organicamente nella cortina edilizia in cui è situato. Eventuali parcheggi dovranno essere realizzati sul retro destinando eventualmente il piano terra a negozi, servizi, ecc. [Si veda articolo 14 zona A6 per le proposte per il fabbricato.] L'edificio di tre piani deve essere demolito per almeno una profondità di almeno tre metri e ricomposto in modo adeguato tenendo presente il retrostante percorso pedonale, il Rio Nè Fasce e le aperture del comune sull'area retrostante, con un incremento volumetrico non superiore al 30 % anche eventualmente su area libera nel raggio di 500 metri. In alternativa è consentita la realizzazione al piano terra di un porticato per il passaggio protetto dei pedoni con il recupero sul retro del fabbricato della volumetria con un incremento massimo del 20 % della volumetria destinata a porticato [ad esempio volume portico mc. 180: incremento volumetrico massimo di 36 mc. con un trasferimento di volumetria complessiva non superiore ai 216 mc.]. Si consiglia l'apertura solo nelle parti parallele alla strada e non direttamente sulla strada, dove potranno essere realizzate due o più ampie finestre con piante ornamentali che impediscano l'attraversamento diretto. [Viene eliminato perché le indicazioni relative al fabbricato sono in zona A6] Tale intervento potrà essere predisposto per altri casi similari da concordare con l'A.C.  possibile rettifica del tratto di strada provinciale a monte della borgata Villafranca. Si tratta di una larga curva che ha in effetti scarsa visibilità, soprattutto per chi procede da verso Casanova Lerrone. Tale intervento può modificare non solo il tracciato, ricercando un percorso più lineare e con maggiore visibilità, ma soprattutto ricercare una migliore conformazione dell'inclinazione del piano viario per motivi di sicurezza stradale.  in località Villafranca l’attuale guado viene destinato ad esclusivo passaggio ciclabile e/o pedonale e non viene più previsto l’utilizzo veicolare.  è prevista la realizzazione, in aderenza al ponte veicolare per borgata Castelli, di una nuova passerella in legno di collegamento della pista ciclabile e del percorso pedonale, in sostituzione della passerella del golf, situata poco più a monte e portata via dall’alluvione del novembre 2000.  è prevista inoltre la totale demolizione e lo spostamento un poco più a monte, quasi di fronte al castello della passerella del golf con una nuova struttura senza basamento in alveo, supportata dai necessari calcoli relativi alla portata del bacino del torrente Lerrone e realizzata in legno o in altro materiale, di grande effetto scenico.  è prevista inoltre la realizzazione di una passerella di collegamento di località Ponte con il centro sportivo in alternativa al vecchio ponte in pietra che è particolarmente ripido e con pendenze non accessibili a disabili.

Norme Tecniche d’Attuazione 47

CAPITOLO IV - NORME PARTICOLARI PER LE ZONE

ARTICOLO 13 - DESTINAZIONE D'USO DELLE ZONE RESIDENZIALI

Si considera destinazione d'uso in atto quella documentabile alla data di adozione del Piano ovvero quella regolarmente autorizzata in data successiva.

Le zone residenziali sono quelle destinate prevalentemente ad abitazione e alle funzioni con esse compatibili e sono classificate nel Piano come:  Zone A  Zone BS  Zone BC  Zone C  Zona T

In esse sono ammesse le seguenti tipologie funzionali: a) residenze private; b) negozi e grandi magazzini per il commercio al dettaglio di prodotti alimentari e non; c) esercizi pubblici limitatamente a bar e ristoranti; d) studi professionali e uffici; e) magazzini e depositi di materiali non infiammabili, non odorosi, non polverosi; f) piccoli laboratori artigianali di servizio che non producono rumori, polveri, odori molesti o nocivi o di artigianato artistico; g) autorimesse private; h) sale cinematografiche, autorimesse pubbliche, lavanderie a secco, forni di panificazione a condizione che siano realizzati in edifici appositi; i) esercizi alberghieri ai sensi della L. R. n° 11 del 1982 e s. m. ed i.; l) servizi sociali, associazioni religiose, culturali, politiche, sindacali, ecc.

Sul patrimonio edilizio esistente costruito prima del 1919 deve essere accertata la congruenza di funzioni con la tipologia dell'edificio preesistente. Non è ammessa la destinazione residenziale per i locali seminterrati; potranno essere adibiti ad abitazione se interrati su un solo lato, isolati dal terreno circostante da intercapedine aerata e dotati di adeguata aerazione.

Sono tassativamente esclusi:  laboratori artigianali rumorosi a distanza di 50 m. dalle abitazioni;  depositi di materiali infiammabili, odorosi e polverosi;  pollai e ricoveri di altri animali da cortile, se non ad almeno 20 metri dai fabbricati esistenti;  insediamenti di attività produttive comportanti lavorazioni di materiali inquinanti (carrozzerie, falegnamerie, ecc.).

Non costituisce cambiamento della destinazione d'uso: a) il recupero alla funzione residenziale degli edifici o di parte di essi, che al momento dell'adozione del Piano risultano non abitabili, in abbandono, inagibili per deficienze igieniche-tecnologiche e/o strutturali; b) il recupero ad uso abitativo dei locali sottotetto sia come locali accessori ad una sottostante unità immobiliare, sia come unità immobiliare a sé stante; c) la trasformazione ad uso residenziale dei locali adibiti in precedenza a funzioni agricole, purché non costituiscano unità immobiliare a sé stante; d) l'utilizzazione agrituristica in base alla L. R. n° 33 del 06.08.1996 degli edifici o di parte di e ssi o dei fondi rustici censiti.

Costituisce modifica della destinazione d'uso una trasformazione delle tipologie funzionali del fabbricato o di una sua parte o del territorio che comporta un maggiore carico sul sistema delle urbanizzazioni e quindi una modifica degli standard urbanistici, in particolare nei casi di ristrutturazione edilizia, di aumento del numero delle unità immobiliari e simili.

Il cambio di destinazione d'uso può avvenire :  senza opere nel caso di un diverso utilizzo funzionale dell'immobile tra quelli ammessi e senza alterare morfologicamente la struttura dello stabile; è prevista la semplice comunicazione di inizio attività;  senza opere edilizie nel caso che per il calcolo dei volumi siano stati utilizzati parametri urbanistici diversi (per esempio indice di fabbricabilità o rapporto di copertura);  con opere edilizie . Per gli interventi di cui ai punti precedenti può essere previsto il ricorso alla concessione convenzionata nei casi in cui tale modalità d'intervento sia richiesta dalla disciplina della specifica zona d'intervento, in ragione della riscontrata effettiva necessità di integrazione degli standard.

Norme Tecniche d’Attuazione 48 Nelle zone residenziali è consentita la trasformazione dei locali, situati a piano terra, da deposito rurale, cantina, residenza, garage, alle attività di cui alle precedenti lettere b), c), d), e), f), l), sia per ampliamento delle attività esistenti, sia per separare l'unità immobiliare residenziale ai piani superiori da quella della nuova attività al piano terra, anche senza opere edilizie, purché: 1) l'attività esercitata sia funzionale alle zone residenziali in cui viene inserita; 2) la superficie interessata dalla singola attività sia contenuta; 3) il/i locali abbiano tutti i requisiti igienico-edilizi richiesti da A.S.L., VV.FF., C.C.I.A.A. e da altri enti eventualmente competenti e siano conformi alle disposizion9i della zonizzazione acustica come approvato dalla P.A. . 4) siano previsti spazi a verde pubblico ed a parcheggi nella misura di 80 mq. di spazio ogni 100 mq. di superficie lorda di pavimento, escluse le sedi viarie, di cui almeno la metà destinata a parcheggi per l’artigianato di servizio o artistico; mentre per il commercio valgono le disposizioni della Legge Regionale n° 19 del 1999. [due esempi per chiarire: 1. locale di mq. 287 artigianato : mq. 287:100x80 = mq. 229,6 arrotondati a mq 230, ma mq. 230:15 (Dimensioni minime per posto auto) = 15,3 e quindi 16 posti auto = mq. 240 commercio: struttura inferiore ai 600 mq. con media dipendenza da auto Posti auto standard = 0,05 x Superficie di vendita + Spazio di manovra 0,75 x superficie di vendita = mq. parcheggi mq. 287x0,05 = 14,35 arrotondato a 15 posti auto = mq 225 + mq. 287x0,75 = mq. 215,25 per spazi di manovra = mq 440 2. locale di mq. 788 artigianato : mq. 788:100x80 = mq. 630,4 arrotondati a mq 630, ma mq. 630:15 (Dimensioni posto auto) = 42 posti auto = mq. 630 commercio: struttura superiore ai 600 mq. con media dipendenza da auto Posti auto standard = [(0,114 x Superficie di vendita) – 36] + Spazio di manovra [(2,85 x superficie di vendita) – 900] = mq. parcheggi mq. [(788x0,114) – 36] = 53,8 arrotondati a 54 posti auto x 15 = mq 810 + mq. [(788x2,85) – 900] = mq. 1.345,8 arrotondati a 1346 per spazi di manovra = mq 2.156]

I parcheggi dovranno essere acquisiti nelle immediate vicinanze (per es. ad una distanza non superiore ai mt. 200 di percorrenza stradale), sistemati adeguatamente e ceduti gratuitamente all'A.C., da realizzarsi per quanto possibile in adiacenza a quelli previsti dal Piano. Non è consentito in alcun modo computare le superfici delle strade e dei parcheggi previsti dal Piano, sia esistenti sia in progetto; sebbene possa essere consentito utilizzare le aree dei parcheggi o in strutture interrate o multipiano fuori terra, previa convenzione con l'A.C., per la costruzione di nuovi parcheggi. E' inoltre consentito realizzare strutture interrate ad uso parcheggio, box auto purché l'intervento sia particolarmente curato nelle parti prospicienti l'esterno come rampe d'accesso, griglie d'aerazione, ecc. ed il lastrico solare sia dismesso a favore della Amministrazione Comunale.

E' consentita anche l'apertura di nuove attività artigianali e/o commerciali nelle costruzioni da realizzare, purché espressamente prevista nella domanda di concessione edilizia e conforme ai precedenti punti 1, 3, 4.

ARTICOLO 14 - ZONE A - AMBITI STORICI ARCHITETTONICI

 Zone A ai sensi del D.M. 1444 del 1968  nell'assetto insediativo del P.T.C.P. le definizioni sono molteplici e precisate successivamente

Le zone A, che costituiscono ambiti storici ed architettonici di particolare interesse ambientale, devono essere tutelate e valorizzate in modo adeguato; comprendono i centri storici e le aree circostanti di cornice paesistica, che sono considerate parti integranti degli insediamenti stessi e comprendono le borgate di Castelli, Paravenna e Praglione e Ponte e Centro, ma anche edifici isolati di rilevanza storico monumentali [si veda anche art. 5.4.1.]

Zona A1 - Borgata Castelli Tale zona è soggetta alle disposizioni dell'articolo 41 del P.T.C.P. Nuclei Isolati in regime di consolidamento (NI - CO) con attrezzature di interesse comune costituite dalla chiesa di San Sebastiano e dall'Oratorio di Santa Caterina, la quale, insieme ai ruderi del castello antico, è soggetta alle disposizioni dell'art. 57 del P.T.C.P. - Manufatti Emergenti in regime normativo di conservazione (CE). La zona della borgata Castelli, perimetrata dal Piano di Recupero adottato, comprende tra la Chiesa di Santa Caterina e la borgata stessa, solo una parte dei ruderi del castello antico, quello bruciato e demolito nel 1543. Il castello originario si estendeva probabilmente in una vasta zona di crinale attigua alla chiesa di Santa Caterina verso la valle di Albenga: è possibile che esistano ancora sotterranei o passaggi segreti o ruderi delle murature di notevole interesse. La zona viene quindi ampliata e riclassificata come zona AE [*] definita come zona di cornice: è totalmente inedificabile in sito ed è soggetta alle disposizioni delle zone E con possibilità di trasferibilità dell'indice in zona E. Sarebbe auspicabile effettuare opportuni scavi da parte della competente Soprintendenza per individuare se nel sottosuolo sono presenti tracce o una parte interrata ancora leggibile dell'antico Castello di Garlenda come testimoniato dalla bibliografia storica e dal toponimo: in particolare qualsiasi opera di scavo o sbancamento, anche minimo, deve essere esplicitamente autorizzato dalla competente Soprintendenza per evitare di compromettere eventuali locali sotterranei o percorsi segreti di uscita dal castello o tratti di muratura o altri elementi interessanti per la storia del Comune.

[*] La Zona AE è stata ampliata tutto intorno alla borgata, verso il torrente Lerrone, sino alla strada comunale per Castelli e tratto a sud della borgata; l'ultimo comma del precedente paragrafo è vincolante per la zona intorno ai ruderi del castello e Norme Tecniche d’Attuazione 49 non per le restanti aree. Contigua alla Zona AE è stata prevista anche una Zona a servizi F2 destinata a parco urbano con "percorso salute" o altre attrezzature a raso che non richiedono interventi edilizi.

Zona A2 - Borgata Paravenna

Tale zona, a seguito delle modifiche apportate in sede di approvazione del PRG, è soggetta alle disposizioni del P.T.C.P. Nuclei isolati in regime normativo di mantenimento (NI - MA), con attrezzature di interesse comune costituite dall'oratorio di Sant'Antonio e dalla cappella di Santo Stefano. E' da ricordare che la borgata è collocata in zona soggetta a vincolo idrogeologico.

Tale zona viene riclassificata parte in NI-MA per meglio valorizzare l'antica borgata. Tale zona sarà assoggettata alle disposizioni dell'articolo 40 del P.T.C.P. Nuclei Isolati in regime normativo di mantenimento (NI-MA), con attrezzature di interesse comune costituite dall'oratorio di Sant'Antonio e dalla cappella di Santo Stefano. E' da ricordare che la borgata è collocata in zona soggetta a vincolo idrogeologico.

Premessa : . Tale borgata è caratterizzata da:  ottimo soleggiamento;  situata in posizione di crinale, che si sviluppa in lunghezza sul lato con migliore esposizione, con le case che degradano nelle fasce sottostanti;  collegamento con una tortuosa strada che ha ottenuto di recente un finanziamento di € 400.000,00 per il miglioramento delle traiettorie, allargamenti e altri interventi di sistemazione generale;  notevolmente slegata dallo sviluppo economico ed edilizio del comune;  con alcune situazioni di abbandono e di notevole degrado dei fabbricati; infatti la volumetria complessiva è indicata in 16.500 mc.

Stato di fatto in metricubi in percentuale sul totale buono 400 2,42 mediocre 4.450 26,97 insufficiente 3.280 19,88 cattivo 3.360 20,36 pessimo di rudere 5.010 30,37

Totale 16.500 100,00

Nel piano di Recupero è prevista la realizzazione di due parcheggi di 195,90 mq e mq. 67,60 e due aree a verde attrezzato rispettivamente di 226,76 mq. e mq. 185,00 per un totale di mq. 675,26, tutti localizzati lungo la strada provinciale, ai quali occorre aggiungere la superficie delle due chiesette [Sant'Antonio e Santo Stefano] come attrezzature di interesse comune di mq. 108; è previsto inoltre il rifacimento delle pavimentazioni con lastre di porfido, la sistemazione di nuovi punti luce, ed è in progetto la realizzazione nuova della condotta delle acque bianche. Viene riconfermata la normativa del PRG.

Il Piano di Recupero approvato con voto n° 497 del 0 1.08.2001 viene riconfermato nelle sue linee generali; la normativa del presente PRG viene integrata, dopo il terzo comma [.....a vincolo idrogeologico], dalle seguenti indicazioni normative e dal "Fascicolo delle integrazioni e modifiche cartografiche" La modifica da IS-MA a NI-MA dell'assetto insediativo deriva dall'esigenza di tutelare una borgata di grande pregio e che necessita di notevoli interventi edilizi di recupero e di rivitalizzazione economica. Le modifiche ed integrazioni sono relative ad alcuni elementi puntuali: a) volumi diruti, ma leggibili da ricostruire completamente compresi tra i 2.000 ed i 2.400 mc. con fabbricati di uno, due Norme Tecniche d’Attuazione 50 piani e solo per una piccola porzione di tre livelli; b) opere di urbanizzazione da realizzare direttamente; c) oneri di urbanizzazione a scomputo parziale e/o totale; d) ampia fascia di rispetto di inedificabilità delimitata da una parte dalla strada verso il Rio di Paravenna, e dall'altra, verso il comune di Casanova Lerrone, da una fascia di circa 20 metri dalla strada stessa, in modo che la quota della linea di colmo di eventuali nuovi fabbricati risulti inferiore o uguale alla quota del tratto stradale più vicino; e) sono escluse dalle presenti limitazioni i fabbricati previsti nella zona C2. E' indispensabile prioritariamente accertare alla presenza del tecnico comunale la reale situazione del sedime preesistente e la consistenza delle volumetrie dirute. Indicativamente, in quanto misurato sulle planimetrie in scala 1:200 del piano di recupero abbiamo la situazione seguente: Fabbricato identificato con foglio 19 mappale 348 di mq. 300/340 per cui si prevede, giocando sui diversi corpi di fabbrica a più piani, un volume massimo di mc. 2.000/2.400. L'altezza dei fabbricati potrebbe indicativamente essere tra i due ed i tre livelli come si evince dai fabbricati presenti nella borgata con uno o due livelli verso la strada provinciale e/o la stradina interna e due o tre piani a valle verso il Rio Paravenna. Considerate le caratteristiche dei fabbricati vicini e le tipologie individuate nella tavole del P. di R. (in particolare tavola 3 e 12b) si propone di ricostruire sul sedime ancora leggibile evitando demolizioni ulteriori, scavi e sbancamenti, salvaguardando archi e locali voltati ed altri elementi di pregio ancora presenti, per un totale di mc. 2.000/2.400. Tale fabbricato potrà eventualmente realizzare tettoie aperte per il ricovero auto, in posizione adiacente/complementare al fabbricato oppure potrà essere integrato da volumetrie contenute in aree limitrofe, destinate a box-cantina non superiori ai 20 mq., anche se realizzati per moduli separati, ma di limitata visibilità e nello stesso numero delle unità immobiliari realizzate. Finiture e materiali saranno quelli indicati dal Piano di Recupero. Aperture, ripartizione dei corpi di fabbrica, inclinazione delle falde, terrazzi dovranno reinterpretare le caratteristiche originarie, quando non siano più leggibili in modo che l'impressione ad intervento effettuato sia quella di un recupero attento, di qualità e non di una nuova banale costruzione. E' obbligatoria la presentazione di più fotomontaggi da diverse angolature.

Zona A3 - Borgata Praglione Tale zona è soggetta alle disposizioni dell'articolo 40 del P.T.C.P. Nuclei Isolati in regime di mantenimento (NI - MA) con attrezzatura di interesse comune costituita dalla chiesetta di Santa Lucia.

Le borgate di Castelli (zona A1), Paravenna (zona A2) e Praglione (zona A3) sono soggette alle disposizioni previste dal Piano di Recupero, costituente il Preliminare del Programma Organico d’Intervento adottato con delibera del Consiglio Comunale n° 05 del 28.01.1997. I relativi perimetri sono riportati nell’Allegato 1 alla delibera di Consiglio Comunale n° 23 del 08.06.1998.

Il Piano di Recupero è stato approvato con voto del Comitato tecnico Regionale n° 497 del 01.08.2001.

Tutti gli interventi inseriti nei piani di recupero devono:  mantenere gli elementi di pregio (archivolti, altane, edicole religiose, facciate in pietra o dipinte, portali, strutture voltate, ecc.);  rimuovere le alterazioni come bagni esterni, materiali anomali o diversi su una stessa facciata, ecc.;  valorizzare visuali e siti circostanti;  prevedere targhe didattico-illustrative per fornire indicazioni sugli elementi di particolare interesse storico artistico ed eventualmente una illuminazione ad hoc;  riguardare anche le eventuali aree libere di pertinenza e prevedere una soluzione curata di raccordo con le proprietà confinanti e con le aree pubbliche in particolare;  adeguarsi ai materiali da impiegare.

Le altre zone A con le aree di cornice, che devono essere mantenute inedificabili, comprendono monumenti isolati o singoli edifici o manufatti aventi valore storico-artistico-ambientale-documentario. Per questi interventi è prescritto il restauro conservativo come definito nell'art. 5.3. lettera e) delle presenti norme, con eventuale consolidamento statico, con sistemazione molto curata delle aree di pertinenza, con sistemazioni delle pavimentazioni in acciottolato e tappeto centrale in mattoni pieni posti di coltello a spina di pesce o a corsi paralleli, in porfido o altre pavimentazioni ritenute idonee alla migliore valorizzazione del sito. Anche per l’antica fonte di Castelli è previsto un intervento di restauro del sito con la valorizzazione del percorso pedonale.

Qualora l'intervento riguardi preesistenze in contrasto, occorre provvedere contestualmente all'intervento stesso, l'eliminazione degli elementi non coerenti. Nel caso in cui l'attribuzione di valore storico artistico riguardi parti limitate di edifici, le prescrizioni sono da riferirsi esclusivamente alle parti suddette. E’ opportuno fare anche riferimento alle indicazioni generali di cui all’articolo 5.4.1.

Tali zone sono:

Zona A4 - Castello dei Del Carretto E' opportuno fare una premessa: gli interventi di restauro devono prioritariamente prevedere sempre un ruolo adeguato all'interno di un progetto globale di riuso per evitare di veder vanificati gli sforzi e le risorse impiegate; il restauro deve quindi essere contestuale al riuso del bene in oggetto per evitare un nuovo degrado; le indicazioni successive non sono strettamente vincolanti, ma indicative per possibili utilizzi.

Norme Tecniche d’Attuazione 51 Il castello Lengueglia Costa del Carretto di , fortificazione in località Meraia è inserito nell'elenco degli edifici storici della Regione Liguria ai sensi della L. R. n° 30 del 1993 per la valorizzazione e la fruizione turistica e culturale; l'edificio è vincolato ai sensi della Legge 1089/1939. Il Castello, la zona a parco che si trova a monte e la vasta area pianeggiante che costituisce la zona A4 tra il Castello e la strada provinciale per Casanova Lerrone, sono in zona NI-MA del P.T.C.P. soggette alle disposizioni dell'art. 40, mentre il Castello è classificato come M.E.-Manufatti Emergenti in regime normativo di conservazione (CE) soggetto alle disposizioni dell'articolo 57 del P.T.C.P. La zona A4 è suddivisa in due sotto zone: a) Zona F1-A4 che comprende il Castello del Carretto ed aree non edificate in cui deve essere previsto:  destinazione d'uso: attrezzature di interesse comune come sede museale, struttura polivalente espositiva, ecc. ai piani nobili;  valorizzazione delle cantine storiche con museo etnografico, spazi di promozione e di vendita dei vini locali, con eventuale gestione mista pubblico/privato se destinate ad enoteca o attività di ristorazione;  intervento previsto sul fabbricato: restauro statico e conservativo;  sistemazione a verde pubblico con il mantenimento delle essenze d'alto fusto e realizzazione di parcheggi, eventuale sistemazione idonea a manifestazioni estive all'aperto;  possibilità di realizzare un vigneto sperimentale;  attuazione mediante concessione edilizia; b) Zona A4 che comprende un solo edificio e l'area di pertinenza per i quali sono previsti:  destinazione d'uso: residenza e locali accessori e funzionali alla residenza;  mantenimento conservativo dell'area a verde privato senza piantumazioni elevate, che possano compromettere la vista del castello;  intervento previsto: recupero della volumetria preesistente senza alcun incremento;  attuazione mediante autorizzazione o concessione edilizia a seconda dello intervento richiesto.

Zona A5 - Chiesa di San Rocco Il fabbricato esistente in zona IS-MA (art. 49 del P.T.C.P.) è costituito dalla Chiesa di San Rocco, molto caratteristico con il pulpito esterno, è soggetto a restauro conservativo con rifacimento dell'intonaco ecc.; l'intervento deve mantenere l'area esterna libera ed adeguatamente sistemata con particolare attenzione alla manutenzione vegetazionale della quercia secolare, che potrebbe essere inserita nelle piante monumentali da tutelare. Sul sito, meta di numerosi matrimoni per le notevoli qualità ambientali, potrebbe essere previsto un gazebo in metallo o in legno per glicini e rose rampicanti o un tratto di percorso "romantico" con pergolato, oltre ad una idonea pavimentazione del sagrato prospiciente la Chiesa. L'area è di proprietà comunale ed è classificata come zona A5 ed F1.

Zona A6 - Chiesa della Natività - Oratorio - Canonica La zona è inserita in zona ID-CO Insediamenti diffusi da consolidare ai sensi dell'articolo 45 delle N.T.A. del P.T.C.P.; il municipio è in fase di ampliamento con il recupero dei contigui locali della ex scuola elementare per sistemare in modo più adeguato gli uffici comunali e la sede dell’associazione della “500”; tale zona è da valorizzare ulteriormente recuperando l'oratorio vecchio di N.S. dell’Assunta ad una migliore funzione pubblica ad esempio utilizzandolo per concerti, mostre. Fanno parte di tale zona anche alcuni edifici per i quali è previsto: a) per gli edifici situati verso monte:  destinazione d'uso: residenza e locali accessori e funzionali alla residenza;  intervento previsto: recupero della volumetria preesistente;  mantenimento conservativo dell'area a verde privato con eventuali nuove alberature;  attuazione mediante autorizzazione o concessione edilizia a seconda dello intervento richiesto. b) per eliminare la strettoia dovuta all’edificio attiguo al municipio dal lato dell’ufficio postale è invece prevista la demolizione parziale sia in arretramento sia in allineamento con il municipio oppure la demolizione totale con un apposizionamento sull’area a monte anche in località Verneto, con un incremento volumetrico non superiore al 30 %, anche eventualmente su area libera nel raggio di 500 metri, mantenendo comunque le distanze dal Rio Nè Fasce e dalle aperture del comune sull'area retrostante, non interrompendo il percorso pedonale esistente, prevedendo una ricomposizione dell'ambiente interessato e non realizzando un accesso veicolare diretto dalla provinciale; nel caso di demolizione parziale l'edificio di tre piani deve essere demolito per almeno una profondità di almeno tre metri e ricomposto in modo adeguato, la nuova facciata del fabbricato deve inserirsi organicamente nella cortina edilizia in cui è situato. In alternativa è consentita la realizzazione al piano terra di un porticato per il passaggio protetto dei pedoni con il recupero sul retro del fabbricato della volumetria con un incremento massimo del 20 % della volumetria destinata a porticato [ad esempio volume portico mc. 180: incremento volumetrico massimo di 36 mc. con un trasferimento di volumetria complessiva non superiore ai 216 mc.]. Si consiglia l'apertura solo nelle parti parallele alla strada e non direttamente sulla strada, dove potranno essere realizzate due o più ampie finestre con piante ornamentali che impediscano l'attraversamento diretto. Eventuali parcheggi dovranno essere realizzati sul retro destinando eventualmente il piano terra a negozi, servizi, ecc.; tale intervento è soggetto ad apposita convenzione con l’A.C. [si fa riferimento all’articolo 12.3. per le scelte di viabilità]. Comprende anche la zona F2 sottostante utilizzata per la manifestazione della Cinquecento per pochi giorni l'anno, meritevole di maggior valorizzazione ambientale, sia per la posizione centrale, sia per la buona dotazione di spazi di sosta, ecc. Per tale zona di proprietà della Curia è opportuna una generale riqualificazione, rivedendo gli spazi destinati a sagre e manifestazioni all’aperto, con maggior cura e ricomposizione degli interventi casuali succedutisi nel tempo. In tale zona è prevista l'eliminazione della strada veicolare che l’attraversa parallelamente al torrente Lerrone e che utilizza un guado sul torrente di collegamento con la strada in sponda destra: tale guado e tale tratto di strada deve essere utilizzato solo pedonalmente, mentre il percorso veicolare si trova poco più a valle in collegamento con la strada per la borgata Paravenna. Norme Tecniche d’Attuazione 52 In tale zona lungo il torrente è anche inserito un parco giochi attrezzato. La zona comprende anche in direzione del ponte antico uno spazio attualmente coltivato situato tra alcuni edifici collocati lungo la strada provinciale ed il torrente Lerrone. Per tali terreni è previsto il mantenimento dell’uso agricolo.

Zona A7 – Borgata Ponte e Ponte Antico La borgata Ponte situata in zona ID – CO è una delle parti più antiche del comune di Garlenda, interessata in tempi recenti da interventi dequalificati e casuali. La zona è soggetta a strumento urbanistico attuativo e l’obiettivo deve essere quello di riqualificare complessivamente gli interventi; è opportuno cercare di ricomporre il fronte verso il torrente, ma soprattutto quello rivolto a monte con incrementi volumetrici che consentano una riconfigurazione delle facciate con la ricomposizione delle alterazioni esistenti. Tale strumento urbanistico può essere attuato dai privati, ma trascorsi tre anni dall’approvazione del Piano Regolatore infruttuosamente, diventa piano di interesse pubblico. I servizi esistenti nelle aree circostanti sono soddisfacenti e funzionali e quindi le limitate aree libere devono essere destinate a giardino privato. Il perimetro di tale piano può comprendere eventualmente anche il ponte antico in pietra e l’adiacente zona verso la Chiesa della Natività in uno strumento unico. Il ponte antico in pietra sul torrente Lerrone è situato in zona ID - CO del P.T.C.P. e collega pedonalmente le due sponde del torrente Lerrone in località Ponte. Tale manufatto è soggetto ad intervento di restauro conservativo e alla pulizia sottostante e si inserisce come elemento fondamentale nel progetto di sistemazione del torrente Lerrone: può essere prevista una specifica illuminazione che ne valorizzi anche di notte le caratteristiche forme. Con la competente Soprintendenza verrà concordata la pavimentazione da adottare in quanto quella attuale in acciottolato comporta, e per la pendenza e per il cattivo stato di conservazione, una effettiva barriera architettonica, ma questa è al tempo stesso la pavimentazione originaria. Altri ponti originari in pietra sul percorso che collegava Villafranca alla borgata Castelli sono indicati nella tavola dei percorsi e sono soggetti ad interventi di manutenzione, pulizia dalle erbacce infestanti ed opportuna valorizzazione. Eventuali ringhiere od elementi di protezione saranno definite in accordo con la Soprintendenza per la sicurezza del percorso.

Zona A8 – Oratorio di N.S. dell’Assunta Zona A8 - Chiesa di San Giacomo Zona A8 - Chiesa di San Bernardo L’Oratorio di N.S. dell’Assunta è una piccola cappella rurale situata a monte della borgata Fuenza in zona ID-CO del P.T.C.P.; la chiesa di San Bernardo è una piccola cappella rurale situata lungo la strada per Paravenna in zona IS-MA del P.T.C.P., mentre quella di San Giacomo è compresa tra il Rio Paravenna ed il Rio di San Giacomo in zona ANI-MA di P.T.C.P. Per tutte è previsto un intervento di restauro conservativo, di valorizzazione del sito con una sistemazione più adeguata del percorso d'accesso e degli spazi circostanti.

ARTICOLO 15 - ZONE BS - RESIDENZIALI SATURE

 Zone B del D.M 1444 del 1968  nell'assetto insediativo del P.T.C.P. le classificazioni sono molteplici

Rientrano in questa classificazione la maggior parte degli edifici, situati lungo la strada provinciale, sia in posizione isolata, sia a nuclei, che non hanno le caratteristiche storiche architettoniche delle zone A. Sono zone residenziali costituenti tessuto urbanistico edilizio consolidato da mantenere e da riqualificare, ma anche edifici sparsi costruiti in epoche diverse, con una limitata disponibilità di risorse spaziali. Corrispondono ai fabbricati inseriti nelle zone perimetrate come centro urbano ai sensi della delibera di Consiglio Comunale n.01 del 16/03/2001, mentre gli altri, sebbene con le stesse caratteristiche, sono classificati come fabbricati in zone agricole soggette agli articoli successivi.

Le indicazioni per queste zone prevedono: a) la riconferma dei volumi esistenti; b) un intervento differenziato a seconda delle caratteristiche architettoniche e delle tipologie degli edifici preesistenti antichi e/o di recente costruzione; c) la rifusione delle unità immobiliari esistenti in unità più grandi; d) gli interventi edilizi di recupero sino alla ristrutturazione edilizia; la demolizione e successiva ricostruzione può essere consentita solo per motivi di pubblica utilità o per motivi di miglioramento estetico o architettonico prevista e/o concordata con la pubblica amministrazione; e) gli incrementi per adeguamento igienico-tecnologico ai sensi dell'art. 5.3.lettera i); f) la piantumazione di alberi da frutto, olivi e/o vegetazione autoctona non inferiore alle dieci piante ogni 1000 mq. di terreno circostante(*), contestualmente all'intervento edilizio; g) nelle aree libere di pertinenza devono essere realizzati parcheggi pubblici nella misura non inferiore ai 10 mq. ogni 100 mc. recuperati e comunque nella misura non inferiore ai 2 posti auto per unità immobiliare interessata (30 mq.), mentre le altre opere di urbanizzazione possono essere monetizzate; h) attuazione degli interventi con le modalità indicate nell'articolo 4 del presente Piano.

(*) il riferimento al terreno circostante comprende situazioni molto diverse che nel nuovo P.R.G. vengono completamente equiparate a lotto asservito e cioè:  i cinque metri intorno agli edifici costruiti prima del 1967;  i cinque metri intorno agli edifici o a parte di essi soggetti a condono edilizio; Norme Tecniche d’Attuazione 53  la superficie asservita a fini edificatori, indipendentemente dall’utilizzo agricolo e/o residenziale o derivante da altro diverso parametro ad esempio il rapporto di copertura.

In queste zone l’obiettivo fondamentale deve essere quello di una proposta minima di riqualificazione generale, che preveda interventi minimi come la ritinteggiatura delle facciate degli edifici esistenti in una ristretta gamma di colori in modo da rendere più omogenee le costruzioni oppure interventi di recupero finalizzati a ricomporre alterazioni e smagliature (bagni esterni con tubi a vista, inserimento di mattoni su facciate in pietra, aperture anomale con forme e dimensioni diverse, utilizzo di materiali incongrui, casuali, ecc.), ma anche un miglioramento qualitativo vegetale del verde privato, un’adeguata sistemazione degli spazi pubblici come parcheggi, verde di quartiere, marciapiedi, ecc.

Per i lotti non edificati residui o interclusi e per le aree scoperte è obbligatoria la sistemazione dell'area, la pulitura costante delle sterpaglie e tutti quegli accorgimenti necessari a prevenire il rischio d'incendio ed a mantenere il decoro dell'ambiente.

E’ anche consentito utilizzare parzialmente gli indici edificatori previsti per le zone BC adiacenti per realizzare ampliamenti volumetrici ed aggiunte ai fabbricati esistenti, ma con le seguenti limitazioni e fatte salve le indicazioni del precedente 2° comma lettere b), f), g), e h):  la distanza tra il lotto privo di edificazione e il lotto su cui si realizza l’incremento volumetrico deve essere previsto all’interno dei perimetri delle zone BC;  l’ampliamento non deve essere complessivamente superiore al 10% del fabbricato preesistente;  altezza massima del fabbricato preesistente, meglio se con un piano in meno;  rapporto di copertura inferiore al 20% rispetto al terreno circostante;  particolare cura dovrà essere posta all'inserimento della parte di nuova realizzazione (ad esempio con un fotomontaggio realizzato da vicino od eventualmente da più visuali) ed ai collegamenti con il fabbricato esistente;  impossibilità di utilizzare altrimenti l’indice edificatorio;  distanze da mantenere in particolare dalla strada provinciale, con eventuali arretramenti.

Sono esclusi da questo meccanismo i fabbricati di volumetria superiore ai 1000 mc e/o i condomini con più di 6 unità immobiliari; non possono essere accorpati o riuniti fabbricati preesistenti, neppure se con caratteristiche simili.

Tale intervento deve articolare maggiormente il fabbricato, riguardare tutti i prospetti, le piante, le coperture, ecc. ed essere compatibile con le caratteristiche architettoniche del fabbricato esistente e/o di quelli circostanti, riqualificando tutti gli interventi, soprattutto se incongrui, succedutisi dal momento del rilascio della prima concessione edilizia sia sull’intero fabbricato, sia sulle aree circostanti di pertinenza e deve essere approvato da tutti i proprietari interessati e/o dall'assemblea di condominio del singolo fabbricato ed il parere favorevole deve essere allegato alla domanda di concessione edilizia in modo che siano fatti salvi prioritariamente i diritti di terzi.

Non è consentito utilizzare dopo l'approvazione del presente Piano l'adeguamento igienico-tecnologico e l'ampliamento su uno stesso fabbricato, anche in periodi differenti e successivi. Particolare attenzione deve essere posta ai meccanismi di incremento volumetrico previsto per i fabbricati e le attività di ristorazione nei casi in cui le procedure si sovrappongono.

Zona BS1 del golf

Tale zona costituisce il primo nucleo del golf. Sugli edifici esistenti sono previsti gli interventi di riqualificazione del presente articolo, mentre le possibilità di incremento volumetrico non seguono le indicazioni precedenti, ma sono disciplinate dalle disposizioni successive.

Le zone FV2 [mq. 61.860] situate a destra del laghetto utilizzato per l'irrigazione sino al confine con il comune di Villanova d'Albenga ed individuate con apposito segno grafico, sono destinate esclusivamente alla realizzazione di nuovi campi per il gioco del golf da attuarsi con concessione edilizia convenzionata con le trasformazioni del paesaggio necessarie alla sistemazione idonea del terreno.

Tali zone non sono edificabili, ma è previsto il trasferimento delle volumetrie realizzabili solamente nella zona BS1 del Golf, anche questa individuata con apposito segno grafico, vicino al golf alle seguenti condizioni:  concessione edilizia onerosa in cui sia precisato che la volumetria realizzata sia compresa nei 3.093 mc realizzabili e che si rispettano tutte le altre prescrizioni indicate nella presente norma in accordo preventivo con l’A.C.; [ad esempio se il primo intervento comprende un aumento volumetrico di 193 mc. il riferimento dell’intervento successivo sarà a 2900 mc. in un meccanismo a scalare] . Tale volumetria, per una percentuale pari all’80% della stessa, può essere utilizzata esclusivamente per ampliamenti e, quindi, per edificazioni poste in adiacenza agli edifici esistenti. .  indice di fabbricabilità territoriale di 0,05 mc./mq., corrispondente - e non aggiuntivo - al tetto volumetrico sopra indicato;  grande cura e realizzazione attenta ai valori ambientali;  riprogettazione dell’intero fabbricato o della parte di esso interessata dalla nuova volumetria derivante dalle zone FV2 (prospetti, piante, sezioni, fotomontaggi);  massimo 10% del volume preesistente;  rispetto della distanza di 5 metri da strade, confini di proprietà, edifici;  no al congiungimento di edifici vicini;  riqualificazione degli elementi incongrui presenti sul fabbricato;  adeguamento/rifacimento delle opere di urbanizzazione ritenute dall’A.C. insufficienti o non idonee: in particolare Norme Tecniche d’Attuazione 54 obbligo di separare le acque bianche dalle acque nere, illuminazione pubblica soddisfacente, acquedotto e rete per l’irrigazione, ecc.  autorizzazione preventiva dell’assemblea del condominio interessato o dei proprietari aventi titolo;  piantumazione di almeno tre piante ogni 100 mc realizzati comprensivi di interrati.

Zona BS del Golf (zona ex C6 Pdf)

Nella suddetta zona si richiamano integralmente le prescrizione contenute nel P.P. attualmente in fase di completamento e approvato con D.P.G.R. n.590 del 30.05.1994 e con le specifiche e modifiche di cui alla D.C.C. n.1 del 31.06.2002, sia per la parte attuata, che per quella non attuata. Si dà atto che le urbanizzazioni previste dal S.U.A. della zona C6, dovranno essere comunque completate come da previsioni contenute negli allegati di cui al D.P.G.R. n.590 del 30.05.1994. Per quanto concerne tale la zona si precisa inoltre che la volumetria ancora da realizzare, corrispondente alle parte non attuata dello SUA approvato, determina la saturazione della potenzialità edificatoria rispetto al regime IS –MA. Con riferimento alla conferma dello SUA di cui sopra, per quanto concerne la parte non ancora ultimata, è da rilevare che decorso il decennio di approvazione del piano, e quindi la validità dello stesso, le parti ancora da realizzarsi potranno essere assentite.con diretto titolo abilitativo semprechè i soggetti attuatori garantiscano il completo assolvimento degli impegni stabiliti nella convenzione e a suo tempo approvata sia con riferimento al comparto 1 per la gran parte già attuata sia con riferimento al comparto 2 che ad oggi non ha ancora avuto attuazione.

“Gli edifici compresi nella Zona ex C6, costruiti antecedentemente al 1985, sono soggetti alle medesime disposizioni della zona identificata cartograficamente come BS1 del Golf e come sopra riportate.”

ARTICOLO 16 - ZONE BC DI COMPLETAMENTO

 Zone B del D.M. 1444 del 1968  nell'assetto insediativo del P.T.C.P. le zone sono classificate come IS–MA insediamenti sparsi in regime di mantenimento (art. 49 delle N.T.A.) e ID-CO insediamenti diffusi in regime di consolidamento (art. 45) ecc.

Tali zone hanno le seguenti caratteristiche: sono costituite da lotti attualmente privi di edificazione e non asserviti ad altre costruzioni, distribuite a macchia di leopardo nelle zone BS di edificazione storica e/o recente; sono zone residenziali, ben urbanizzate, da riqualificare e nelle quali consentire limitati e marginali interventi di completamento del tessuto edilizio e dei servizi; sono identificate sempre con delimitazioni precise costituite dalla viabilità esistente o da rii o da altri elementi chiaramente individuabili.

Sono zone edificabili:  direttamente in loco;  su lotti già asserviti, ma non edificati, e purché tali lotti non siano conteggiati per la nuova realizzazione;  in ampliamento di fabbricati esistenti nelle adiacenti zone BS come indicato nell’articolo precedente.

Il Piano attuale prende atto della situazione esistente (Piani di lottizzazione, fabbricati antecedenti il 1967, costruzioni nuove e relativi asservimenti realizzate con concessione edilizia differenziando indici e parametri tra le varie zone) e indica come privi di qualsiasi residua capacità edificatoria i lotti già asserviti, ma valuta nell'insieme [difficoltà/complessità di accedere ad un lotto diverso, di dover rispettare distanze dalle strade, dai confini, dai fabbricati e/o dei vincoli orografici, frammentazione proprietaria, ma anche presenza delle infrastrutture a rete, miglior soleggiamento, inserimento più corretto nell'ambiente ecc.] la possibilità di trasferire, anche eventualmente su tali lotti, la volumetria o una parte di essa realizzabile nella singola zona, in modo da garantire sia direttamente sia con accordi tra tutti gli aventi titolo la realizzazione delle previsioni di piano. Questo meccanismo può consentire di ricontestualizzare meglio un fabbricato, può servire a ricucire un intervento sbagliato nel tempo, soprattutto se la valutazione tipologica della zona è particolarmente attenta e "critica".

In tali zone sono assolutamente inedificabili i terreni situati nelle fasce di rispetto delle strade provinciali e comunali, del torrente Lerrone o quelli indicati esplicitamente dal presente Piano come rispetto dei rii o aree destinate a servizi, sebbene sia consentito calcolarne l'indice territoriale e trasferirne la cubatura realizzabile.

Per gli interventi nuovi sono previsti: a) altezza massima degli edifici sotto gronda di m. 6,00 e due piani fuori terra (un piano intero più un piano a mansarda); b) limitazione degli accessi diretti dalla provinciale e realizzazione/potenziamento di una viabilità secondaria, interna e parallela alla provinciale, per lo più da realizzarsi a senso unico; c) tipologia obbligatoria a ville mono-plurifamigliari compresi tra mc. 210 ed i 650 mc. per edificio (il volume minimo è inteso come inderogabile, ad eccezione della località Verneto); da realizzarsi nelle zone indicate da apposito simbolo e rispettando le disposizioni puntuali indicate successivamente, mediando tra le caratteristiche dei fabbricati circostanti; in particolare se il nuovo edificio è inserito tra edifici realizzati in epoche diverse è opportuno cercare di riferirsi all’edificio di maggior valore senza creare contrasti eccessivi con gli altri edifici circostanti; Tale tipologia, come previsto all'articolo 13 delle N.T.A. ultimo comma, non esclude una destinazione diversa da quella residenziale. Norme Tecniche d’Attuazione 55 d) servizi da realizzarsi in loco nella misura di almeno 9 mq./ab. di cui 3 mq. di parcheggi e 6 mq. di verde pubblico non attrezzato, con spazi per il gioco; e) realizzazione di parcheggi pubblici nella misura minima di due posti auto per ogni unità immobiliare nuova, realizzati se possibile in modo accorpato; meglio ancora se vicini ad altri già esistenti; f) concessione edilizia convenzionata, nella quale gli attuatori devono impegnarsi a contribuire alla realizzazione delle opere viarie, dei parcheggi pubblici e delle opere di urbanizzazione a rete previa verifica del loro dimensionamento, contestualmente alle opere edificatorie; g) indice di fabbricabilità fondiario: 0,20 mc/mq per tutte le zone; h) non trasferibilità di volumetria tra zone BC, anche se contigue; i) piantumazione adeguata non inferiore alle trenta piante ogni 1000 mq. o porzione di area interessata ed obbligo a ridurre l'abbattimento delle piante esistenti al minimo indispensabile; j) obbligatorio sempre il fotomontaggio da più punti in modo da verificare il corretto inserimento del nuovo intervento in relazione ai fabbricati circostanti ed al paesaggio.

Non è prevista l’edificazione dei lotti già asserviti se non quando si riscontrino una o più delle condizioni seguenti;  pendenze orografiche eccessive;  difficoltà di accesso,  distanze da rispettare;  contrasto con le norme (per esempio evitare sempre gli accessi dalla strada provinciale o gli scavi eccessivi).

In tale caso è possibile all’interno delle zone BC, senza conteggiare l’indice del lotto, ma utilizzando quello di trasferimento, realizzare fabbricati su terreni già asserviti o ampliare in modo tipologicamente congruente i fabbricati esistenti.

Le superfici indicate successivamente devono essere verificate con attenzione dall’Ufficio tecnico, insieme alla verifica degli asservimenti. Il numero dei fabbricati indicati di seguito fa riferimento ad un solo livello e quindi la realizzazione di due piani comporta automaticamente la riduzione del numero di fabbricati da realizzarsi; inoltre la possibilità di ampliamento dei fabbricati esistenti aumenta ulteriormente questa riduzione di fabbricati da realizzare.

Nel caso che interventi precedenti per i fabbricati in zona BS siano stati realizzati con indici di fabbricabilità inferiori a quello previsto e purché tali fabbricati non siano stati interessati da condono edilizio, si può utilizzare l’indice residuo sia in ampliamento di un fabbricato esistente sia con una nuova realizzazione.

Tabella riassuntiva Zone BC

Numero fabbricati Servizi superficie Nuovi volumi Assetto insediativo ~ 210 mc. ~ 650 mc minimi libera Mq. 0,20 mc./mq. del P.T.C.P. note in mq. (#) BC1 - Località Chiappa 8.980 Organismi edilizi di dimensioni comprese 162 IS-MA tra 500 e 600 mc (tipologie bifamiliari) BC2 - Sotto Cappelletta 4.044 809 3 1 73 ID-CO BC3 - Località Fuenza 3.620 724 3 1 65 ID-CO BC4 - Località Verneto 1.605 321 1 - 29 ID-CO BC5 - Località Nadda – Casoni 18.580 3.716 17 5 334 ID-CO BC6 - Località Sciorte [*] 8.560 Organismi edilizi di dimensioni comprese 154 IS-MA con AS tra 500 e 600 mc (tipologie bifamiliari) BC7 - Loc. Cian da Vigna 9.960 1.992 9 3 179 IS-MA e ID-CO BC8 - Località Villafranca 9.400 1.880 8 2 169 ID-CO TOTALE 64.749 12.950 57 16 1.665 [*] i parametri dei nuovi volumi e del numero dei fabbricati sono in adempimento alle disposizioni del voto della Regione Liguria . (#) 1 abitante = 100 mc.; servizi : mc.: 100 x 9

Indicazioni puntuali zone BC a monte della provinciale [ in corsivo sono indicate le prescrizioni eventualmente derogabili ]:  BC1 - località Chiappa, dalla strada vicinale per Mancin al Rio Chiappa 1. evitare nuovi innesti dalla strada provinciale, utilizzare/modificare eventualmente quelli preesistenti 2. fabbricati bifamiliari di dimensioni comprese tra 500 – 600 mc 3. rispettare 10 metri dal Rio Chiappa

 BC2 - località sotto Cappelletta dal Rio Chiappa al Rio Barbero 1. massimo 1 fabbricati massimo 3, minimo 2 fabbricati 2. si all’edificazione sui lotti asserviti 3. tipologia obbligatoria dei fabbricati della lottizzazione della zona C7 del PdiF 4. rispettare 10 metri dal Rio Chiappa e dal rio Barbero

 BC3 - Località Fuenza dal Rio Barbero alla scuola 1. evitare tipologia a condominio 2. evitare nuovi innesti dalla strada provinciale, utilizzare/modificare eventualmente quelli preesistenti Norme Tecniche d’Attuazione 56 3. reperire spazi per parcheggi in località baricentrica 4. rea lizzare 1 fabbricati massimo 3, minimo 2 fabbricati

 BC4 - località Verneto dalla scuola al Rio Fascie 1. migliorare percorso strada con percorso nuovo dalla strada intorno alla scuola e/o utilizzando la rampa esistente 2. solo edificazione sui lotti asserviti 3. edificazione di un solo fabbricato 4. mantenere parcheggio come F2 situato a monte, vicino alla chiesetta N.S. dell’Assunta 5. massimo 10 metri dal Rio Fascie 6. raddoppiare il rapporto di copertura vegetale 7. possibilità di realizzare eventualmente un fabbricato nuovo con lo spostamento del fabbricato da demolire vicino al municipio (vedi art. 14 zona A6)

 BC5 - località Pian dello Scarboncino e Nadda - Casoni 1. raddoppiare il rapporto di copertura vegetale previsto 2. valutare qualsiasi edificazione con attenzione! 3. attenzione nel realizzare accesso veicolare specifico dalla strada esistente a Nadda e non dalla strada provinciale 4. valutare con fotomontaggio impatto sul vicino castello 5. massimo 9 fabbricati massimo 17, minimo 5 fabbricati da realizzarsi verso la strada provinciale e non a monte;

• BC6 - Località Sciorte area libera compresa al di sotto del golf 1. un solo accesso dalla vecchia strada interpoderale esistente 2. costruzioni a due livelli 3. fabbricati bifamiliari di dimensioni comprese tra i 500 e o 600 mc , situati in prossimità della strada provinciale, in coerenza con la configurazione di assetto in essere 4. si all’edificazione sui lotti asserviti 5. evitare nuovi insediamenti nel raggio di 100 metri dal depuratore

Indicazioni puntuali zone BC tra la provinciale ed il torrente Lerrone  BC7 - località a sinistra di Pian del Ponte sotto Fuenza tra Rio Barbero denominata Cian da Vigna 1. evitare l’accesso dalla strada provinciale per tutti i fabbricati 2. allargare l’accesso con rientro su Rio Barbero a senso unico 3. realizzazione di un marciapiede protetto e di uno spazio per la pista ciclabile verso il torrente Lerrone 4. mantenere la distanza di 20 metri dal torrente Lerrone 5. nuovi fabbricati ad un solo piano con eventuale interrato sottostrada 6. massimo 5 fabbricati massimo 9, minimo 3 fabbricati 7. mantenere il muro di fascia verso il torrente Lerrone con i soli passaggi verso le nuove costruzioni e non eliminare il percorso pedonale verso Fuenza 8. alberi da frutta

 BC8 - località Villafranca 1. realizzazione di un parcheggio pubblico verso il torrente Lerrone, con soluzione a raso 2. realizzazione di un marciapiede protetto sia lungo la strada provinciale sia lungo la strada verso Paravenna 3. è inedificabile il tratto compreso tra il torrente Lerrone, la strada provinciale e la strada che va verso il bivio per Paravenna anche se è consentito l’ampliamento dei fabbricati esistenti; 4. aumento della vegetazione 5. si all’edificazione sui lotti asserviti 6. massimo 5 fabbricati massimo 8, minimo 2 fabbricati 7. eventualmente anche parti di fabbricato con tre livelli 8. intervento puntuale per il fabbricato ex farmacia per il quale vengono proposte due possibili soluzioni: è possibile realizzare un terrazzo calpestabile, pavimentato con elementi di arredo in legno per pergolati o quinte scenografiche, ampiamente dotato di piante, terrazzo anche tipo “ optigrün ” con giardino roccioso oppure è prevista la demolizione del cornicione attuale e la realizzazione di una copertura a tetto a 4 o più falde con sporgenza limitata, impostata sui muri perimetrali e non sulle dimensioni dell’attuale cornicione, ma con il sottotetto utilizzabile solo ed unicamente come locale di sgombero: In caso di non intervento è prescritto il rifacimento dell’impermeabilizzazione in colore rosso.

ARTICOLO 17 - ZONE C DI ESPANSIONE

 Zone C del D.M. 1444 del 1968  l'assetto insediativo del P.T.C.P. è precisato nelle singole zone Norme Tecniche d’Attuazione 57

Sui fabbricati esistenti sono consentiti gli interventi di recupero di manutenzione straordinaria ed interventi come previsti e normati dalle prescrizioni delle zone BS.

Per gli edifici che saranno edificati con l'indice di espansione residenziale previsto (quindi per gli edifici nuovi) sono consentiti interventi manutenzione ordinaria.

Le zone C sono tre e molto diverse fra loro.

Zona C1 - Località Ponte

La zona C1 località Ponte [mq. 18.376 di cui attualmente mq. 8540 a servizi, 2400 zone BS da demolire, 7436 libri da edificazione] è situata in prossimità dell'antico insediamento vicino al ponte di pietra, alla piazza del monumento ai Partigiani, alla scuola elementare, alla nuova sede comunale ed ai campi da tennis; intorno diversi ristoranti, in prossimità della strada provinciale; ha una posizione centrale rispetto all’intero comune, una buona dotazione di servizi pubblici circostanti e la disponibilità di aree libere quasi pianeggianti. Per tale area è previsto:  obbligo di Strumento Urbanistico Attuativo, comprendente l'area F1 della Piazza ai Partigiani, l'area F1 degli impianti del tennis, i giardini ed i parcheggi; tale intervento può essere attuato dai privati entro i primi tre anni dall’approvazione del P.R.G. da parte della Regione Liguria; decorso infruttuosamente tale termine senza che siano state avanzate concrete proposte, compete all’A.C. di farsi carico della redazione del Piano;  parte centrale dell'area da destinare a piazza pedonale per una superficie non inferiore al 30% dell'area, piazza utilizzabile anche per usi diversi e temporanei e/o manifestazioni come spettacoli estivi;  realizzazione di collegamenti pedonali con la piazza preesistente, con lo insediamento esistente zona A7 che dal ponte in pietra si ricongiunge alla piazza, con i campi da tennis;  esclusione di una nuova viabilità veicolare di attraversamento dell'area in superficie, ma collegamento con l’interrato a parcheggi  la futura edificazione deve essere concentrata unicamente sull’area libera e/o sull’attuale Piazza dei Partigiani e non sulle aree destinate all’attività sportive tramite accordo preventivo tra la Amministrazione Comunale e gli aventi titolo; nella zona è vietata l’edificazione sparsa o con tipologie diverse da quella indicata;  realizzazione di un nuovo fabbricato che reinterpreti nuovi fabbricati che reinterpretino gli elementi tipici delle borgate liguri con parti a uno o due piani, alternate a limitati corpi di fabbrica con altezza a tre piani, con numerosi passaggi ad archivolto e collegamenti con i parcheggi interrati e le cantine private;  altezza massima 10,60 metri con un piano intero a 3,50 e uno a 2,70 m. e l’ultimo mansardato;  indice territoriale 0,50 mc./mq. corrispondente a mc. 9.188 di cui 4.594 destinati a residenza ed altrettanti a funzioni non residenziali;  destinazione d’uso piano interrato : viabilità di servizio, parcheggi pubblici/privati, cantine e locali di deposito delle attività soprastanti degli operatori economici; servizi tecnici quali caldaie, locali contatori, ecc. piano terra : attività commerciali ed artigianali, studi professionali attività di ristorazione e pubblici servizi, servizi sociali polivalenti, servizi privati come palestre, spazi per esposizione, ecc. attività complementari, diversificate con porticati aperti e passaggi di attraversamento collegamento all’interno dell’edificio con funzione anche prospettica; piani superiori : residenze ed eventualmente studi professionali con superficie complessiva inferiore al 75% della volumetria del piano terra; l’eventuale utilizzo del secondo piano non potrà essere superiore al 25% del piano terra;  mantenimento/miglioramento delle aree a servizi pubblici con esclusione della Piazza dei Partigiani che può avere tutt’altra forma;  gli edifici esistenti verso il torrente dal Ponte alla Piazza dei Partigiani possono prevedere una specifica ricomposizione delle facciate rivolte verso tale zona, ma nei limiti volumetrici previsti per la zona A7 e senza usufruire dell’indice della zona C1; nel caso che il progetto esecutivo inserisca limitatissimi tratti delle limitrofe zona A7 per poter realizzare piazze o altri spazi funzionali alla viabilità pedonale tali inserimenti saranno soggetti a acquisto da parte degli attuatori, eventualmente ad esproprio e non a vantaggi volumetrici;  obbligo di realizzare diversi fotomontaggi almeno da borgata Castelli e Paravenna;  l’intervento può essere realizzato per fasi successive su un unico progetto complessivo in modo da facilitarne la realizzazione;  eventuali deroghe dalle distanze delle strade verso il tennis e l'insediamento antico di Ponte (art. 28.11 lettera d) del Regolamento edilizio approvato);  sarebbe opportuno il ricorso ad un concorso d'architettura dal bando particolarmente dettagliato, relativo anche agli eventuali collegamenti con le aree circostanti;

Zona C2 – Borgata Paravenna

La zona C2 – borgata Paravenna [di superficie pari a mq. 12.840] è suddivisa in due parti dalla strada pedonale esistente; Norme Tecniche d’Attuazione 58 è situata in prossimità del crinale ed in posizione ben soleggiata, inserita in fasce coltivate ad olivo. Non è richiesta la redazione di un S.U.A., ma gli interventi devono essere attuati con concessione edilizia convenzionata ai sensi dell'art. 16 della L. R. 24 del 1987. Il progetto dovrà essere unitario anche se attuato attraverso successivi lotti; il primo lotto dovrà comunque essere quello più vicino alla borgata storica, mantenendo una limitata interruzione, che caratterizza le borgate come si vede dalle tavole del piano di recupero, e successivamente dovrà essere attuato quello in aderenza evitando interruzioni. I nuovi volumi saranno realizzati con il meccanismo del "taglia ed incolla" e cioè una parte della borgata di Paravenna verrà riproposta/reinterpretata verso il rio di Paravenna nella parte a valle. Gli interventi nuovi da attuarsi sul sedime indicato sono rappresentati nello schema di organizzazione urbanistica che è allegato alle presenti norme. Si veda la soluzione allegata che è comunque indicativa e non vincolante nel "Fascicolo delle integrazioni e modifiche cartografiche". Considerata la proposta innovativa e le effettive difficoltà di un corretto inserimento ambientale, sarebbe auspicabile un concorso d'architettura per poter ottimizzare il risultato. Tale zona C è soggetta alle seguenti indicazioni: a) tipologia delle case della vicina borgata storica; b) altezza max m. 6,00 sotto gronda verso la strada, alternando uno/due piani ed eventualmente due/tre livelli verso rio di Paravenna, ma potendo realizzare tettoie aperte complanari a quella del fabbricato residenziale per garage ed altre pertinenze oppure realizzando in corpi separati, ben inseriti nell'ambiente circostante, alcuni box/cantina, anche non completamente interrati nel profilo originario del terreno, pari al numero delle unità immobiliari previste); se si realizzano interrati ad uso box sotto l’edificio, potranno essere realizzati soltanto se completamente interrati su quattro lati con unico accesso la rampa carrabile dal lato non visibile da valle. c) indice di fabbricabilità territoriale 0,10 mc./mq. corrispondenti a 1.200 mc. complessivi, da utilizzare per la realizzazione di 3 o massimo 4 edifici , da collocarsi prevalentemente lungo la direttrice principale del nucleo, verso monte.; d) servizi da realizzarsi in forma accorpata nella misura non inferiore ai 18 mq. ogni 100 mc. di volumetria realizzata, suddivisi in 12 mq. di spazi attrezzati a parco e per il gioco (vp) e 6 mq. di parcheggi pubblici, sia all’interno della zona sia eventualmente, ma utilizzando una apposita convenzione, in aderenza ai servizi previsti dal Piano di Recupero; e) utilizzo/miglioramento della viabilità interpoderale esistente e comunque interventi molto limitati di sbancamento; f) destinazione d'uso prevalente a residenza o attività commerciali artigianali compatibili con la residenza; g) elevato rapporto di copertura vegetale; su tutte le aree libere è prescrittiva la piantumazione di tre nuove piante da reperirsi tra alberi da frutto, olivi e/o vegetazione autoctona ogni 100 mc. di volumetria realizzata; ed in particolare deve essere salvaguardato l’oliveto, l’abbattimento deve essere quasi nullo ed eventuali olivi di pregio possono essere spostati in altra parte del lotto con particolari precauzioni; h) realizzare i parcheggi il più possibile in prossimità della strada esistente in modo da limitare gli interventi di scavo e sbancamento; i) possibile realizzazione di murature eccedenti i 30 cm sui muri perimetrali ai fini del risparmio energetico ed i 20 cm. tra i vari corpi di fabbrica ai fini dell'isolamento acustico, da concordare con l'Ufficio Tecnico Comunale, Le opere di urbanizzazione saranno realizzate secondo le indicazioni della P.A. E' possibile realizzare un parcheggio pluripiano con box privati e posti auto pubblici sul tipo di quello realizzato a Colletta di nella zona indicata nella planimetria. Il dimensionamento e la ripartizione tra parcheggio pubblico e privato sarà oggetto di apposita convenzione. La copertura dovrà essere dotata di vegetazione autoctona e di parcheggi uso pubblico. Gli oneri di urbanizzazione saranno ripartiti secondo la delibera Comunale.

Zona C3 – sopra Verneto

Tale zona è attualmente interessata da fascie coltivate ad oliveto e viene destinata alla realizzazione di alcune ville, mediante attuazione con concessione edilizia convenzionata con onere aggiuntivo per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria strettamente necessaria per l’edificazione diviso proporzionalmente alla volumetria. Tenuto conto che la zona necessita di urbanizzazioni e che la disciplina del PRG non contiene una prefigurazione degli interventi, appare necessario subordinare il rilascio dei titoli abilitativi oltrechè ad una convenzione con la quale il soggetto attuatore realizzi gli interventi o si accolli gli oneri corrispondenti pertinenti alla quota di edificazione anche all’approvazione da parte della C.A. di un progetto unitario dell’intera zona nella quale siano definite le urbanizzazioni, le modalità e la suddivisione delle stesse tra i soggetti attuatori nonchè il progetto planivolumetrico complessivo.

Parametri e specifiche prescrizioni: a) tipologia delle case nuove a bassa densità; b) altezza max m. 6,50 metri e due piani complessivi computati come nel precedente art.1 c.8; c) rapporto di copertura dei nuovi fabbricati non superiore al 10% della superficie libera; d) rapporto di copertura del verde privato non inferiore al 75% dell'area utilizzata; e) indice di fabbricabilità territoriale 0,15 mc./mq. con volumetria massima realizzabile pari a 3000 mc, da suddividersi in in 4 , massimo 5 edifici bifamiliari, da realizzarsi unicamente nell’area soggetta al regime IS-MA del PTCP; f) servizi da realizzarsi possibilmente in forma accorpata nella misura non inferiore ai 18 mq. ogni 100 mc. di volumetria realizzata, suddivisi in 12 mq. di spazi attrezzati a parco e per il gioco (vp) e 6 mq. di parcheggi pubblici, che devono essere realizzati il più possibile in prossimità della strada esistente in modo da limitare gli interventi di scavo e sbancamento; Norme Tecniche d’Attuazione 59 g) utilizzo/miglioramento della viabilità interpoderale esistente e comunque interventi molto limitati di sbancamento; h) destinazione d'uso prevalente a ville mono/bifamigliari con eventuale articolazione a patio per mantenere il più possibile la vegetazione preesistente; i) massimo 8 ville bifamigliari distanziate ed inferiori ai 700 mc.; il numero delle ville è inteso come inderogabile; j) mantenimento della vegetazione esistente ed in particolare deve essere salvaguardato l’oliveto, l’abbattimento deve essere quasi nullo ed eventuali olivi di pregio possono essere spostati in altra parte del lotto con particolari precauzioni; k) la volumetria minima potrà essere compresa tra i 300 mc. ed i 650 mc.

ARTICOLO 18 - ATTIVITÀ TURISTICHE - RICETTIVE E DI RISTORAZIONE

Per le attività turistico ricettive e di ristorazione esistenti, indicate con apposita simbologia nella tavola dello stato di fatto e nella sistemazione generale della zonizzazione, indicate nelle zone A - BS - BC - C o nelle zone agricole E - EB, sono consentiti incrementi definiti successivamente previo accordo scritto tra l'A.C. ed i privati. Sono escluse dalla presente norma le attività degli impianti sportivi di carattere privato soggette a specifiche norme.

E' possibile ampliare le attività turistico-ricettive e le attività di ristorazione esistenti. Tali interventi sono da attuarsi mediante concessione edilizia convenzionata, relativa all'intera proprietà sistemata e non solo alla parte in ampliamento. Deve quindi risultare dal progetto l'effettiva funzionalità dell'intervento previsto e la complementarità con la struttura esistente.

L'eventuale nuova edificazione di superfici per la ristorazione e di volumi per la ricettività turistica è consentita senza conteggiare alcun indice, ma è regolata dalle seguenti inderogabili disposizioni: a) ampliamento inteso sia come aggiunta di una parte conclusa ed a sé stante, ma complementare e compatibile con il fabbricato esistente, sia come riqualificazione complessiva ed articolata dell'intero fabbricato; b) grande cura nella realizzazione e nell'inserimento dei nuovi interventi, sia rispetto agli edifici prospicienti, sia all'ambiente circostante; c) concessione edilizia convenzionata ai sensi dell'articolo 16 della L.R. n° 24 del 1987, relativa al l'intera proprietà risistemata e non solo alla parte in ampliamento; d) documentazione relativa a tutti i piani ed i prospetti interessati, all'organizzazione funzionale interna, ecc.; e) vincolo di destinazione d'uso da trascrivere nei registri della proprietà immobiliare a cura e spese degli attuatori e riferito all'intero complesso esistente ed in ampliamento per 25 anni, [limitatamente alle attività turistico-ricettive]; f) massimo stessa altezza del fabbricato esistente, meglio con un piano in meno; g) rispetto delle norme sulle distanze; h) rapporto di copertura rispetto all'area disponibile non superiore al 40%; i) superficie utile max. di 200 mq. da destinarsi al miglioramento delle strutture di ristorazione come ad esempio nuova sala da pranzo, ristrutturazione della cucina, locale apposito per il bar, ecc.; l) volume massimo di 2.000 mc. per il miglioramento delle strutture turistico-ricettive, in particolare modo per il potenziamento degli spazi collettivi (realizzazione di nuove camere, palestra-sauna, sala televisione, sala per il gioco delle carte, sala da ballo, ecc.) da ricavarsi sia in fabbricati esistenti contigui, mediante ristrutturazione/riqualificazione, sia in nuove costruzioni da realizzarsi in aderenza; m) obbligo di rimuovere gli elementi incongrui alle tipologie circostanti (ad esempio copertura in ondulux, infissi o verande in alluminio anodizzato tipo oro, ecc.); n) impegno a migliorare/potenziare/riqualificare le strutture esistenti non solo in adeguamento quantitativo alle indicazioni regionali vigenti per dimensione delle camere o dotazione dei bagni, ma anche per servizi accessori qualificati come lavanderia-stireria per i clienti, sauna e/o palestra attrezzata, sito telematico, sala televisione con antenna satellitare, menù vegetariano, gelateria artigianale; o) realizzazione di parcheggi e/o di impianti sportivi, eventualmente in funzione della popolazione residente (es. campi da bocce, giochi per i bambini, ecc.); p) servizi riferiti alla superficie utilizzata e comunque comprensivi di: 1. verde con impianto sportivo privato tipo tennis, gioco bimbi, campo di bocce, ecc. con superficie non inferiore a quella utilizzata realmente fuori terra al piano terreno; 2. parcheggi interrati nella misura di un posto macchina ogni due posti letto, più 5 posti auto; superfici interrate maggiori potranno eventualmente consentire di ridurre i parcheggi di superficie (limitatamente alle attività ricettive-turistiche); 3. parcheggi conformi alle disposizioni della legge ligure sul commercio; si vedano le indicazioni all’art. 13.

I punti i) e l) non possono essere cumulati con altri tipi di incremento volumetrico per la parte destinata ad attività di ristorazione e/o turistiche alberghiere.

Le previsioni di un nuovo albergo nella zona ex C6 del precedente Programma di Fabbricazione, sono quelle specifiche previste dal S. U. A. approvato.

La nuova zona di espansione turistica ricettiva individuata con apposita simbologia (Zona TP) nella località compresa tra Rio San Giacomo e Rio Paravenna, in zona IS - MA di P.T.C.P., è soggetta alle seguenti indicazioni:  superficie mq. 21.100 e volumetria massima 7.000 mc.;

Norme Tecniche d’Attuazione 60  obbligo a strumento urbanistico attuativo relativo all'intera area; l’intervento potrebbe anche essere realizzato per stralci successivi su un unico progetto complessivo in modo da facilitarne la realizzazione e la fattibilità  convenzione per definire la durata del vincolo di destinazione d'uso;  servizi forniti ai sensi del presente articolo, in particolare lettere b), g), o), e p);  la tipologia deve essere quella di una grande villa, dotata di grande comfort, non standardizzato, quasi famigliare, ma curato ed elegante (sulle riviste di viaggi specializzate sono di solito indicati come alberghi per gli itinerari romantici) con un inserimento discreto nell'ambiente circostante, con eventuali patii alberati, con terrazze fiorite, ecc.;  il rapporto di copertura deve essere inferiore o uguale ad un ventesimo;  l'altezza massima può essere di 6,50 metri con due piani effettivi fuori terra;  gestione unitaria dei servizi comuni a seconda della tipologia ricettiva comprensiva di reception/portineria, cucina e sala di ristorazione anche solo ad uso interno, bar, sala comune e/o sala tv, eventuale sala giochi per i bambini, palestra, tavernetta, spazi commerciali, sale convegni, all'esterno possono essere realizzati parcheggi, piscine, impianti sportivi, giochi per i bambini, ecc.

La nuova zona di espansione turistica ricettiva individuata con apposita simbologia (Zona TP) nella località compresa tra Rio San Giacomo e Rio Paravenna, in zona IS - MA di P.T.C.P., è soggetta alle seguenti indicazioni:  superficie mq. 21.100 e volumetria massima 7.000 mc.;  obbligo a strumento urbanistico attuativo relativo all'intera area; l’intervento potrebbe anche essere realizzato per stralci successivi su un unico progetto complessivo in modo da facilitarne la realizzazione e la fattibilità  convenzione per definire la durata del vincolo di destinazione d'uso;  servizi forniti ai sensi del presente articolo, in particolare lettere b), g), o), e p);  la tipologia deve essere quella di una grande villa, dotata di grande comfort, non standardizzato, quasi famigliare, ma curato ed elegante (sulle riviste di viaggi specializzate sono di solito indicati come alberghi per gli itinerari romantici) con un inserimento discreto nell'ambiente circostante, con eventuali patii alberati, con terrazze fiorite, ecc.;  il rapporto di copertura deve essere inferiore o uguale ad un quindicesimo;  l'altezza massima può essere di 9 metri alla gronda con due piani effettivi fuori terra e limitatamente ad alcuni corpi di fabbrica anche con tre livelli;  gestione unitaria dei servizi comuni a seconda della tipologia ricettiva comprensiva di reception/portineria, cucina e sala di ristorazione anche solo ad uso interno, bar, sala comune e/o sala tv, eventuale sala giochi per i bambini, palestra, tavernetta, spazi commerciali, sale convegni, all'esterno possono essere realizzati parcheggi, piscine, impianti sportivi, giochi per i bambini, ecc. Si rimanda al dettaglio del progetto che costituisce solamente una indicazione di massima, non vincolante e che andrà sviluppato sulla base di un accurato rilievo planimetrico e sull'elaborazione di diversi fotomontaggi come indicato nel "Fascicolo delle integrazioni e modifiche cartografiche". Sono molto limitati anche gli interventi di viabilità interna essendo facile e di scarso impatto il collegamento sia dalla strada Vicinale Bauso-Curia lungo il torrente Lerrone, sia dalla strada comunale Casa dei Corsi. Le superfici a parcheggio non interrato saranno prevalentemente in funzione degli ospiti esterni ed obbligatoriamente alberate.

Le strutture ricettive esistenti e quella in progetto devono adeguarsi per la classificazione alla normativa regionale vigente in materia.

ARTICOLO 19 - CAMPEGGIO

 82 bis art. delle NTA. del P.T.C.P

Il campeggio (Zona TC) in località strada di Paravenna in zona ANI-MA è previsto come campeggio nel bosco con interventi minimi sia per realizzare la viabilità pedonale di servizio, sia per la sistemazione delle piazzole per sole tende; i movimenti di terra devono essere minimi, mantenere la vegetazione esistente di alto fusto, possono essere previsti muretti in muratura di contenimento del terreno non superiori al metro tra quota originaria e quota di progetto per realizzare idonee piazzole.

In tale zona saranno consentiti interventi limitati alla realizzazione di piccole volumetrie, di superficie massima intorno ai 90 mq., destinati a servizi igienici compresi quelli per portatori di handicap, lavaggio stoviglie e biancheria nella misura di una unità ogni 25 piazzole. La collocazione di tali volumetrie deve essere particolarmente defilata e poco visibile. La dotazione di parcheggi deve essere minima e realizzata in prossimità della strada di accesso, senza attraversamenti della struttura turistico-ricettiva, in modo da contenere sbancamenti e scavi al minimo indispensabile.

Tali strutture potranno essere realizzate:  con le regole ed i materiali tipici dell’architettura ligure ;  con altezza massima di 3,50/4,00 metri ed un solo piano;  con struttura della copertura lasciata a vista e realizzata in legno lamellare o con travi in metallo;  con copertura in tegole;  eventualmente prive di infissi  collegamenti alla rete fognaria e alle altre opere di urbanizzazione a rete. Potranno essere integrate da punti luce, fontanelle e barbecue in muratura. Eventuali recinzioni leggere con griglie metalliche dovranno essere poco visibili ed integrate da vegetazione rampicante. Norme Tecniche d’Attuazione 61

La struttura in progetto deve adeguarsi per la classificazione alla normativa regionale vigente in materia. L’intervento deve essere assoggettato a vincolo venticinquennale regolarmente trascritto nei registri immobiliari di destinazione d’uso.

ARTICOLO 20 - NORME PER LE AREE AGRICOLE

Le aree agricole e silvopastorali hanno funzioni produttive e di tutela ambientale, che devono coesistere senza forme di contrasto.

La ripartizione del territorio agricolo, individuata dalle planimetrie con apposito segno grafico, è ricavata dalle indicazioni del P.T.C.P. - assetto vegetazionale che suddivide il comune in zone: 1. Zone E che comprendono le colture agricole, eventualmente anche in serre, e che corrispondono alle zone COL- ISS in regime di mantenimento (vedi art. 60 delle N.T.A. del P.T.C.P.); tali zone comprendono colture orticole, floricole, colture a vivaio e/o a piante ornamentali e in vaso, colture ad ortaggi, colture di fronde e verde ornamentale ed ogni altro tipo di coltura assimilabile oppure colture di olivo, vite, frutteti e miste; (la suddivisione in due sotto zone non è stata ritenuta utile in quanto nelle zone limitrofe all'edificato si tratta per lo più di orti familiari, mentre al di fuori colture orticole e oliveto sono praticamente indistinguibili). 2. Zone EB che comprendono le zone boschive sia a ceduo sia a fustaia, e che corrispondono alle zone BA - CO e BAT - CO in regime di consolidamento (ai sensi dell'art. 72 delle N.T.A. del P.T.C.P.).

Per gli interventi ammissibili valgono le definizioni e le indicazioni seguenti.

20.1. Definizioni

20.1.a) Fondo rustico

E' l'insieme dei terreni, condotti dalla stessa persona, ricadenti in zona agricola, anche non contigui, costituenti la stessa azienda.

20.1.b) Azienda agricola

E' l'azienda insistente su un fondo rustico, debitamente coltivato, avente una superficie agraria pari a quella minima stabilita in ogni singola articolazione delle zone agricole; tale requisito è soddisfatto con l'effettuazione di almeno 104 giornate lavorative annue ai sensi dell'art. 7 del D. L. 03.02.1970 n° 7 per la provincia di Savona ed eventuali successive modifiche ed integrazioni, centoquattro giornate per cui è consentito il conteggio ponderato di terreni a diversa cultura. La superficie agricola può anche essere interessata da colture biologiche ai sensi della L. R. 01.04.1994 n° 5 o con tecniche colturali e/o forestali sperimentali concordate con la Comunità Montana o enti pubblici, ma non potrà essere inferiore ai 5000 mq. in proprietà.

20.1.c) Residenza

E' l'insieme dei locali idonei alle residenza ed è consentita senza distinzione tra aziende agricole con coltivazioni full-time e part-time, purché non in contrasto con la definizione della L.R. n° 42 del 27.07.1978 articolo 1.

20.1.d) Annessi rustici

E' l'insieme delle strutture murarie e simili pertinenti al fondo rustico ed organicamente ordinate alla sua produttività, quali magazzini agricoli, tettoie aperte, depositi, stalle, fienili, caposerra, rimesse per mezzi agricoli ed attrezzature simili. Quelli esistenti possono essere recuperati e riqualificati mantenendone le caratteristiche attuali ed i materiali impiegati, se conformi alle indicazioni dell’articolo 6. Quelli nuovi sono consentiti unicamente sui terreni coltivati o da chi si impegna a coltivare il fondo rustico mediante i piani di miglioria. Possono essere realizzati sui terreni coltivati dell'azienda quando non esistano fabbricati adatti a tali funzioni o quando non siano più idonei, neppure mediante opere di ristrutturazione o ampliamento a soddisfare le esigenze derivanti dalla conduzione dell'azienda. I volumi devono essere articolati in parti in modo da seguire l'andamento naturale del terreno, senza sensibili modifiche o alterazioni delle quote preesistenti; le altezze dei vari corpi di fabbrica devono seguire ed interpretare i profili naturali. Se separati dai fabbricati residenziali possono essere addossati ai muri di fascia esistenti, con copertura a falda unica raccordata nella linea di colmo al profilo della fascia soprastante. Possono essere realizzati sia nella proiezione del fabbricato da costruire, in aderenza a fabbricato esistente o in progetto, in posizione isolata, sia interrati, sia fuori terra con le seguenti indicazioni: a) possono avere un collegamento diretto con il resto del fabbricato ad uso residenziale; b) devono essere dotati di una sola apertura che consenta l'accesso ai mezzi motorizzati e di eventuali piccole aperture dotate di griglie per l'aerazione, comunque sufficienti a garantire illuminazione ed aerazione; b) se interrati devono essere effettivamente interrati per tre lati con solo l'accesso fuori terra e n.2 finestre e ricavati nel profilo originario del terreno ed in tal caso non costituiscono volume; c) non devono avere dimensione superiore al perimetro dell'edificio soprastante esclusa l'intercapedine ed escluso il lato verso valle che dovrà essere cieco e con accesso ed eventuali bucature solo dal lato non visibile (salvo invece Norme Tecniche d’Attuazione 62 essere conteggiato nel numero dei piani) (Osservazione n.12.4)) , comunque mai superiori ai 150 mq. e devono essere congruamente motivati nel piano di sviluppo aziendale in funzione della produzione agricola e riferite al numero delle giornate; d) se realizzati al di sotto del fabbricato in progetto devono avere sempre un'altezza non superiore ai 3,00 metri, altezze superiori saranno conteggiate integralmente ai fini del calcolo dei volumi; se realizzati invece in edifici a sé stanti o in aderenza a fabbricati esistenti e/o in progetto e/o in tettoie aperte l’altezza media non deve essere superiore ai 4,50 metri; in tale caso la copertura può essere piana, a due o più falde previa presentazione di un fotomontaggio; e) costituiti comunque da un solo piano; g) devono avere caratteristiche tipologiche adeguate, che visivamente dall'esterno li differenzino dal fabbricato residenziale, dotati delle sole tramezzature interne necessarie e strettamente funzionali al loro utilizzo; possono avere un servizio igienico; h) se realizzati in fabbricato a se stante devono mantenere le distanze di legge, a meno che siano completamente interrati; i) limitatamente a lotti isolati, è consentito di realizzare un magazzino di superficie intorno agli 8 mq. (ottometriquadri) e con altezza limitata a mt. 2,20 sia intonacato sia con rivestimento in pietra e con copertura in tegole (ad una falda raccordata nella linea di colmo al profilo soprastante se addossato ai muri esistenti o a due falde) con le caratteristiche dei piccoli fabbricati preesistenti in loco dotato di una porta e di una apertura oppure interrati su tre lati con rivestimento in pietra della facciata libera e con copertura piana realizzata con uno strato vegetale soprastante, opportunamente impermeabilizzato e coibentato secondo le caratteristiche storiche delle antiche “caselle ” (si veda il libro "Liguria" di Giovanni Spalla - Editore Laterza ) senza la necessità di conteggiare alcun indice; tale intervento, se congruamente motivato, può essere consentito una sola volta indipendentemente dalla superficie agricola o in diversi appezzamenti di superficie non inferiore ai 1.500 mq. se con colture agricole o oliveto e ai 10.000 mq. per le superfici boscate; l) la costruzione degli annessi rustici, compresi quelli del punto g) è soggetta a concessione edilizia ed è subordinata alla stipula di un atto unilaterale d'obbligo in cui il richiedente si impegna per sé, eredi ed aventi causa a non modificare la destinazione d'uso del fabbricato stesso per almeno dieci anni. Tale atto d'obbligo deve essere trascritto a cura e spese del concessionario alla conservatoria dei registri immobiliari. Tale norma può essere utilizzata anche per il recupero di vecchie baracche dalle tipologie incongrue e dai materiali casuali senza alcun aumento della superficie attuale; m) volume necessario su presentazione del piano di sviluppo aziendale o piano di assestamento forestale, sempre comprensivi dei volumi eventualmente esistenti, riferimento al numero delle giornate, ma nel piano di miglioria può essere giustificata la richiesta di volumetrie maggiori a quelle indicate di seguito

Zona E mq massimo 150.

20.1.e) Piani di miglioria agricoli Piano di sviluppo aziendale Piani di assestamento forestale

I piani di sviluppo aziendale sono previsti dalla L. R. n° 41 del 06.10.1977. Gl i interventi attuati attraverso il piano di sviluppo dell'azienda agricola devono contenere una relazione, firmata da un tecnico competente [dottore agronomo o in scienze forestali, perito agrario], corredata dagli elaborati grafici di progetto necessari alla comprensione della realizzazione progettata e da esauriente documentazione fotografica, che indichi con precisione:  la situazione attuale dell'azienda (composizione della famiglia rurale, individuazione precisa di tutti i volumi esistenti, compresi gli eventuali magazzini interrati, con relativa destinazione d'uso, colture in atto, rilievo altimetrico e planimetrico, disponibilità propria di acqua, infrastrutture viarie e di urbanizzazione, ecc.);  le reali esigenze abitative e produttive/promozionali dell'impresa agricola;  l'orientamento tecnico - economico previsto per l'azienda con specifica delle attività produttive che si intendono consolidare o avviare con trasformazioni colturali;  la dimensione economica dell'azienda con il relativo impegno di manodopera;  la descrizione dei miglioramenti fondiari ed aziendali (sistemi di irrigazione e di approvvigionamento d'acqua, sistemi di coltivazione, miglioramenti infrastrutturali, ecc.) che si intendono attuare con le motivazioni che li rendono necessari e con i tempi di attuazione, i tipi di finanziamento, ecc.;  l'estratto aggiornato della partita catastale con tutti gli estremi di individuazione e consistenza, facenti parte dell'azienda e la loro attuale destinazione d'uso;  l'individuazione planimetrica esatta degli interventi di sistemazione-miglioramento o trasformazione del fondo, delle eventuali edificazioni esistenti con lo stato di fatto dei fabbricati recuperabili o non riutilizzabili, dei lotti facenti parte dell'azienda con la loro destinazione, la rete infrastrutturale esistente e di progetto;  la definizione dei tempi e le fasi di realizzazione degli interventi previsti;  la sistemazione ambientale compatibile con le indicazioni generali di tutela e di valorizzazione del paesaggio. Il piano di sviluppo di una o più aziende ha la durata di nove anni come espressamente previsto dalla L. R. 06.10.1977 n° 41 e deve essere registrato e trascritto a spese del/dei richiedenti. Le eventuali sanzioni non devono essere inferiori al maggior valore determinato dall'inadempienza. L'approvazione del Piano di sviluppo aziendale è di competenza comunale e costituisce condizione preliminare per il rilascio di concessioni edilizie per nuove edificazioni o per opere di viabilità.

Il piano di assestamento e di utilizzazione del patrimonio silvo-pastorale è disciplinato dalla Legge Regionale n° 22 del 16.04.1984 e successive modificazioni ed integrazioni e dal Regolamento attuativo del 07.09.1993 n° 3.

Norme Tecniche d’Attuazione 63 Ha la durata di 10 anni ed è approvato dalla Giunta Regionale, è in gran parte finanziato dalla Regione Liguria, ha come obiettivo (art. 16 della L.R. 22 del 1984) il razionale utilizzo dei boschi di proprietà pubblica e di privati, singoli o associati e con una superficie non inferiore ai 50 ettari (500.000 metri quadri). Si vedano anche le disposizioni dell'art. 69, 3° comma bis, delle N.T.A. del P.T.C.P. E' da ricordare che:  la superficie dell'azienda agricola può essere notevolmente diversa dalla superficie del terreno asservito a fini edificatori e compresa in lotti anche non contigui;  la superficie dell’azienda può comprendere anche terreni in zona non omogenee E ed EB purché effettivamente funzionali all’azienda;  il piano di miglioria può interessare più aziende contemporaneamente.

Sono prioritari, in senso decrescente, gli interventi di recupero di terre incolte, abbandonate o insufficientemente coltivate ai sensi della L. R. 11.04.1996 n° 18, dei terreni percorsi dagli incendi, delle colture biologiche ai sensi della L. R. 01.04.1994 n° 5, di tecniche colturali e/o forestal i sperimentali concordate con la Comunità Montana o enti pubblici.

Possono essere utilizzati altri strumenti di miglioria purché:  conformi alle specifiche disposizioni previste;  conformi alle indicazioni del piano di sviluppo rurale per il periodo 2000-2006 in attuazione del regolamento CEE 1257/1999;  tali strumenti contengano tutti gli elementi di documentazione conoscitiva dello stato di fatto e dell’evoluzione prevista dell’azienda dei piani di sviluppo aziendale.

20.2. Destinazione d'uso

La destinazione d'uso dei suoli e degli edifici sono esclusivamente connesse alla conduzione agraria dei fondi. Nelle zone agricole possono essere realizzate: a) le opere inerenti l'attività agricola come definite nell'articolo 2.135 del Codice Civile; le attività connesse sono più precisamente:  trasformazione, lavorazione ed imballaggio, stoccaggio, commercializzazione e promozione dei prodotti agricoli;  attività faunistico-venatorio;  servizi per lo sviluppo dell'attività agricola e zootecnica;  artigianato rurale o funzionale all'attività agricola;  attività di manutenzione ambientale;  tutte quelle definite tali da disposizioni normative comunitarie, nazionali e regionali; b) annessi rustici comprendenti depositi attrezzi, tettoie aperte, volumi tecnici quali caldaie, caposerra, tettoie aperte, serbatoi idrici, serbatoi carburante, ecc.; c) impianti idonei all'allevamento di animali con la creazione di stalle; d) installazione di serre ai sensi della L. R. n° 1 7 del 01.06.1976 e s. m. ed i.; e) abitazioni residenziali; f) attrezzature specifiche, anche ricettive per l'attività agrituristica purché conformi alle disposizioni della legge regionale n° 33 del 06.08.1996 ed ai requisiti fiss ati dalla D.G.R. n° 695 del 28.02.1997 e Circolare n° 7 del 13.08.1997; g) opere di urbanizzazione compresa la rete viaria di accesso e di servizio, le reti di distribuzione tradizionale, ma anche quelle specifiche ad uso esclusivo dell'azienda: elettrificazione rurale, pozzi neri, impianti fotovoltaici di approvvigionamento, impianti eolici, impianti irrigui per captazione sorgenti, pozzi con o senza pompe, impianti specifici di depurazione delle acque fuoriuscenti da serre o da coltivazioni e particolari, ecc. Rientrano nelle opere di urbanizzazione quegli impianti di collegamento tra le fasce necessari per il trasporto di prodotti agricoli e/o dei macchinari per le lavorazioni comprendenti impianti a fune, ascensori inclinati, cabine su rotaie. La loro realizzazione ad uso di una o più aziende agricole deve essere particolarmente curata ed inserita nell'ambiente circostante con l'uso dei materiali da reperirsi per lo più in loco.

Nelle zone agricole sono tassativamente vietati:  cliniche e case di cura, strutture socio-sanitarie;  industrie;  laboratori artigianali che non siano attinenti con le attività agricole, in particolare i depositi di materiali edili;  tutte le altre attività non attinenti e/o in contrasto con le destinazioni d'uso ammesse.

I cambiamenti di destinazione d'uso sono consentiti solo tra quelli ammessi ai precedenti punto a) e b) (es. il deposito può diventare ufficio dell'azienda e viceversa); non è consentita la trasformazione delle serre del punto d) in altra attrezzatura.

Sono fatti salvi i trasferimenti che abbiano origine da risoluzioni di contrasti di mezzadria, da procedure espropriative o da successioni ereditarie e/o derivanti obbligatoriamente dalla applicazione di normative comunitarie o nazionali; l'eventuale cambiamento della destinazione d'uso degli annessi rustici esistenti al momento dell'adozione del Piano, in residenza è condizionato al rilascio della concessione edilizia convenzionata, subordinata al pagamento degli oneri di legge per l’intero fabbricato senza possibilità di frazionamenti delle attuali unità immobiliari. L’eventuale trasferibilità di proprietà non può avvenire prima di dieci anni dall’ultimazione dei fabbricati , se non insieme alla superficie asservita ai fini edificatori nella misura non inferiore al 50% la quale segue come pertinenza il fabbricato nelle transizioni immobiliari. Tutta la superficie dell’azienda agricola sia in proprietà sia in affitto deve essere mantenuta in efficienza per almeno quindici anni. Tale

Norme Tecniche d’Attuazione 64 obbligo è da trascriversi alla conservatoria RR. II .Altri cambiamenti di destinazione d’uso possono essere concessi dopo dieci anni di effettivo utilizzo.

La destinazione agrituristica di parte di un fabbricato rurale esistente non comporta trasformazione della destinazione d'uso ed è soggetta ai requisiti della L. R. 06.08.1996 n° 33 e s. m. ed i.

20.3. Interventi sui fabbricati esistenti

Per quanto riguarda le costruzioni residenziali in aree agricole, il divieto di frazionamento, si intende riferito alle case nuove costruite con le indicazioni specifiche del P.R.G. adottato in data 27.03.2001.

Per quanto riguarda gli edifici esistenti alla data di adozione del presente piano e ricompresi in area agricola, si seguono le specifiche previsioni individuate dall'articolo 5.4. Interventi edilizi sui fabbricati esistenti.

Sia gli interventi nuovi, sia gli ampliamenti, le ristrutturazioni e gli interventi di recupero, sia le sistemazioni esterne dovranno essere eseguiti rispettando tipologie, materiali, piantumazioni in armonia con gli insediamenti tradizionali del paesaggio rurale circostante; gli interventi di recupero devono essere opportunamente graduati in relazione all'importanza storica del manufatto.

Gli interventi devono sempre garantire la realizzazione diretta delle opere di urbanizzazione e/o la verifica che tali opere sono sufficientemente dimensionate.

Sugli edifici, sulle attrezzature e gli impianti esistenti sono consentiti:  gli interventi di modifica della distribuzione interna, di manutenzione ordinaria e straordinaria, di risanamento igienico e tecnologico, di ristrutturazione edilizia, di ampliamento volumetrico per ogni fabbricato comunque non superiore ai mc. 50,00 (cinquantametricubi) per fabbricato, ad esclusione degli interventi nei sottotetti esistenti; tali incrementi sono finalizzati principalmente all’esigenza di riutilizzare/riorganizzare le superfetazioni sovrapposte degli edifici rurali;  su presentazione di tutti i prospetti interessati dal progetto;  obbligo a mantenere le colture in atto ed i terreni dell’azienda in buono stato,  cambiamenti delle destinazioni d'uso, nel rispetto delle N. T. A. senza frazionamenti o possibilità di riduzione delle dimensioni delle unità immobiliari.

Sono esclusi dall'incremento volumetrico i volumi precari, le tettoie o i box in lamiera, i volumi interrati e simili per i quali è consentito solo il recupero e la riqualificazione dell'attuale volumetria con materiali idonei.

E' consentito inoltre il riaccorpamento di più fabbricati, allo stato attuale separati, in un unico corpo edilizio purché:  i volumi, che si intende riunificare, siano compresi entro un raggio di 300 metri;  il volume risultante dall'accorpamento non sia superiore ai 500 mc.;  vengano contestualmente demoliti i fabbricati minori.

A livello puntuale per il fabbricato di Paravenna esterno al perimetro del Pano di Recupero, situato in posizione di crinale e di grande impatto su tutta la valle è prevista la demolizione parziale di almeno un piano e la distribuzione del volume demolito in aderenza al volume esistente. L’intervento di demolizione e ricomposizione dell’intero fabbricato potrà avvalersi di aumento volumetrico di circa 200 mc. e dovrà essere particolarmente curato ed attento a mantenere/incrementare la vegetazione ad oliveto circostante. Tale incremento potrà essere consentito solamente quando le pratiche edilizio- urbanistiche in corso siano completamente definite.

20.4. Asservimenti

I terreni asserviti ai fini edificatori delle sole zone E ed EB devono:  essere di proprietà e in affitto dell'azienda agricola; la disponibilità di terreni in affitto da usare per asservimento deve essere dimostrata da un contratto d’affitto della durata di almeno 15 anni ai sensi della Legge n° 203 del 03.05.1982;  la porzione di terreno sulla quale si andrà ad edificare dovrà essere composta da terreni contigui di proprietà ed avere una forma il più compatta possibile rispetto ai terreni posseduti dall’azienda agricola e alla situazione morfologica originaria del terreno. La presente norma dovrebbe evitare l'ulteriore frazionamento, ai fini della futura edificazione, di quello che può essere il lotto con le migliori caratteristiche, andando a ricercare per l'asservimento i lotti anche con posizioni molto distanti e di piccole dimensioni.  privilegiare l'edificazione nelle zone IS - MA rispetto alle zone ANI - MA;  essere riferiti alla situazione catastale in atto al momento dell'adozione del Piano;  tenere separati gli aspetti per la definizione dell'azienda agricola da quelli finalizzati all'edificazione. Infatti è da tenere presente che deve essere opportunamente evidenziata la situazione in cui dall'asservimento risulti ancora volumetria residua.  è fatto obbligo ai proprietari di terreni l’obbligo della manutenzione, della cura e delle eventuali opere idrogeologiche necessarie per il buon assetto del territorio.

Norme Tecniche d’Attuazione 65 Nella domanda di concessione edilizia, è fatto obbligo di specificare e dichiarare quale area debba essere considerata asservita ai fini del calcolo delle volumetrie realizzabili rispetto all'intera superficie utilizzata dall'azienda.

Previa presentazione del piano di miglioria, può essere ammesso, ai fini edificatori, l'accorpamento di fondi intestati alla stessa ditta, anche non contigui, purché i fondi siano parte essenziale dell'azienda e non siano ceduti per dieci anni con atto trascritto nei registri immobiliari, se non con le modalità di cui al precedente paragrafo 20.2 comma 4.

E' possibile anche asservire i terreni in zona ANI-MA, sia che siano in zona E o che siano EB, per una fascia di 150 m. all’interno della zona ANI-MA, utilizzandone l’indice all’interno delle zone E situate in IS-MA.

Data l'estensione del territorio comunale, nel caso che piccole zone agricole siano classificate erroneamente come zone boscate è possibile far presente al tecnico comunale la diversa situazione della Conservatoria RR. II. (Osservazione n.15) rispetto all'assetto vegetazionale del P.T.C.P., riferendosi al momento dell'adozione del Piano, ma anche a documenti catastali, ecc antecedenti e richiedere quindi espressamente la possibilità di utilizzare un indice di fabbricabilità maggiore. Ovviamente deve essere prevista anche l'ipotesi contraria per aree limitrofe alle zone boscate con la conseguente riduzione dell'indice. Si vedano anche le disposizioni dell'art. 69, 3° comma delle N.T.A. del P.T.C.P.

Le zone agricole e silvopatorali devono fare esplicito riferimento all’articolo 7 – “Risanamento ambientale”, in quanto, oltre alla funzione produttiva, riguardano anche la funzione di tutela delle caratteristiche peculiari del paesaggio (l'esempio più macroscopico di questa duplice funzione è costituita dall'olivo). In particolare per i percorsi antichi e le mulattiere sono da mantenere e risistemare le pavimentazioni originarie; recinzioni e muri di sostegno esistenti in pietra faccia a vista devono essere recuperati con l'utilizzo del materiale reperito in loco ed integrato eventualmente con elementi della medesima pezzatura e gradazione cromatica. La vegetazione esistente sia della macchia mediterranea, sia delle piante da frutto deve essere integrata e potenziata con speci autoctone, meglio se reperite in vivai locali.

20.5. Altri interventi

Alcuni elementi fanno riferimento alle indicazioni dell’articolo 21 del Regolamento edilizio stralciato.

Impianti a fune, ascensori inclinati e simili [ex comma 15] possono essere realizzati sia in funzione di aziende agricole sia di residenze sparse quando non sia possibile o scarsamente remunerativo, realizzare una nuova strada, per difficoltà orografiche, frammentazione delle proprietà, impatto sul paesaggio non accettabile, ecc., e purché si adottino tutti quegli accorgimenti necessari per un corretto inserimento nell'ambiente circostante con reperimento del materiale per lo più in loco, limitato abbattimento di alberature da integrare, soluzione architettonica particolarmente curata, ecc.  riferimento alla direttiva CEE 2000/9

Chiunque voglia aprire un pozzo [ex commi 16-19] dovrà ottenere la necessaria autorizzazione dal Comune e dalla Provincia – Settore Assetto del territorio, una volta presentata la documentazione prevista dal D.M. 11.03.1988, paragrafo B5 e sezione L in particolare. I pozzi di acqua per uso potabile e domestico dovranno essere inaccessibili dalle acque meteoriche ed da qualsiasi scolo superficiale e trovarsi lontani da ogni causa di inquinamento. Dovranno essere scavati ad una profondità sufficiente all'ottenimento di acqua protetta, a giudizio dell'Autorità Sanitaria competente; avere pareti impermeabili fino alla falda acquifera alimentatrice; essere ermeticamente coperti e dotati di pompa. Per i pozzi si fa comunque riferimento alle norme della L. 24.05.1988 n° 236 sull'uso dell'acqua potabi le e della L. 06.12.1989 n° 388, artt. 4 e 5 in particolare il te rreno sovrastante i pozzi dovrà essere reso impermeabile per una ampiezza delle pareti del pozzo di almeno m. 1,50 e sistemato con pendenza verso l'esterno. Dovranno anche essere realizzati tutti gli accorgimenti di prevenzione da qualsiasi pericolo di caduta anche accidentale.  riferimento al D.P.R. 18.02.1999 n° 238

Le cisterne [ex commi 20-25] atte a contenere acqua potabile dovranno avere pareti, fondo e copertura completamente impermeabili, superfici interne levigate, fondo concavo, spigoli interni arrotondati, bocca ermeticamente chiusa, pompa o rubinetto per la presa dell'acqua. Dovranno distare almeno m. 10,00 da fosse biologiche, da fogne e da ogni canale o deposito di materie inquinanti e comunque essere ubicate a monte delle stesse ed in posizione altimetrica più elevata. Se interrate, dovranno essere separate dal terreno circostante mediante un'intercapedine lungo le pareti della larghezza di almeno 50 cm. per permetterne l'ispezione. Si deve inoltre far si che l'acqua non vi ristagni e che venga quindi utilizzata senza soluzioni di continuità nel tempo, evitando qualsiasi altro tipo di approvvigionamento che non passi dalla cisterna stessa. E' vietato utilizzare acque meteoriche raccolte nelle cisterne per uso potabile, se non previa potabilizzazione mediante apposite apparecchiature. Le cisterne dovranno avere nel punto più basso apposito rubinetto di scarico per eventuali svuotamento e pulizia. Le cisterne, se collocate in posizioni acclivi e sottostrada devono essere sistemate a distanza di sicurezza e/o provviste di adeguante misure di protezione (per esempio copertura con griglia calpestabile).

ARTICOLO 21 - ZONE E - AREE AGRICOLE

Norme Tecniche d’Attuazione 66 Gli interventi edificatori in zona agricola E sono:  soggetti alla presentazione di una relazione che certifichi le colture agricole in atto e la previsione delle colture da mantenere-migliorare-modificare nel tempo, eventualmente mediante un piano di sviluppo aziendale, senza distinzioni tra attività agricole condotte full - time e quelle part - time. Nel caso di terreni non utilizzati da anni la sistemazione del terreno deve obbligatoriamente precedere la realizzazione di qualsiasi fabbricato;  possibili quando sia dimostrato che non sussistano alternative di riuso e/o di riorganizzazione di insediamenti ed infrastrutture esistenti;  consentiti solo per quei fabbricati conformi alle disposizioni dell'art. 9, 3 ° comma del D.L. n° 557 del 30.12.1993.

Nelle zone E sono consentite le trasformazioni dei fondi agricoli, se finalizzate alla ricostruzione della cultura agraria, alla riqualificazione produttiva ed ambientale nei terreni incolti e/o mal coltivati, secondo i seguenti criteri:  sistemazione a terrazze (fascie) secondo pendenze compatibili con la natura del suolo e sistemazione idrogeologica;  muri di sostegno in pietra a vista secondo la tradizione ligure di altezza non superiore ai mt. 2,50 dotati di scale di collegamento o di impianto a fune per il trasporto dei prodotti e dei macchinari necessari alle lavorazioni;  piantumazione di elementi arborei (olivo o piante da frutto o ad alto fusto) nella misura non inferiore ad 1 ogni mt. 10 lineari di muro.

Tali trasformazioni devono tendere non solo alla razionalizzazione della proprietà, ma anche al miglioramento globale dell'azienda con il recupero dei terreni incolti, con cambiamenti delle colture in atto, con opere idrauliche e di approvvigionamento idrico, con opere infrastrutturali di viabilità, ecc. e alle necessarie opere di riqualificazione ambientale. E' importante che il piano di sviluppo aziendale comprenda anche la risistemazione ambientale in funzione delle coltivazioni adottate (ad esempio un oliveto incolto o un frutteto hanno esigenze di interventi diversi e costituiscono un paesaggio naturale con caratteristiche diverse, pur essendo entrambe colture agricole). Tale intervento deve anche tentare di ricomporre il paesaggio con le proprietà confinanti, per esempio cercando di raccordare il livello delle fasce. In tale caso potranno anche essere ammessi muri di altezza non superiori ai 3,00 metri.

Il miglioramento degli oliveti deve rispondere alle disposizioni della L.R. 15.12.1993 n° 60, L.R. 03. 08.1994 n° 41; per l'agricoltura, in particolare per quella biologica si veda la L.R. 05.11.1994 n° 57. E' anche opportuno che le coltivazioni di piante ornamentali o di erbe officinali in vaso siano realizzate sia evitando una eccessiva impermeabilizzazione del suolo, sia recuperando le acque meteoriche ed incanalandole verso i rii ed i fossi esistenti.

L'edificazione nuova nelle zone agricole E, previo approvazione del piano di sviluppo aziendale o di miglioria, è consentita mediante permesso di costruire ai sensi della Legge n° 10 del 28.01.1977, art. 9, nel rispetto dei seg uenti parametri: a. azienda agricola con terreni in proprietà di almeno 5.000 mq. Ed una produttività minima di almeno 104 giornate lavorative; b) possibilità di asservire nell’ambito di tutto il territorio comunale in zona agricola E; c) possibilità di trasferire la capacità edificatoria dalle zone EB (0,01 mc/mq) in zona E, con il vincolo trascritto e registrato di obbligo di recuperare e mantenere puliti i terreni asserviti in zona EB; per le zone E ed EB in zona ANI-MA, si prevede la possibilità di usare l’indice edificatorio rispettivo per una costruzione da realizzarsi in zona E in regime IS-MA se i terreni da asservire sono ricompresi in una fascia di 150 m. di distanza dalla linea di separazione della zona ANIMA con la zona ISMA; d) possibilità di realizzare magazzini agricoli, in funzione della effettiva necessità e della produttività documentata dal piano di miglioria della azienda, nella misura di 1mq. di magazzino per giornata lavorativa, da realizzarsi nel sottosuolo o al piano terra del fabbricato, con una dimensione massima di 150 mq ; e) possibilità di trasferire la capacità edificatoria dalle zone E ed EB in ANI-MA in zona E in IS-MA e non viceversa.. f) la concessione è condizionata da un apposito atto d’impegno unilaterale sottoscritto dal richiedente a rispettare tutte le disposizioni previste dal presente piano e a mantenere tutti i terreni indicati e costituenti l’azienda, comprese le superfici boscate, i lotti in affitto e quelli di minore estensione e/o isolati correttamente coltivati ed utilizzati, nonché alla manutenzione, alla cura, e delle eventuali opere idrogeologiche necessarie per il buon assetto del territorio; la superficie in proprietà non potrà essere inferiore ai 5.000 mq. g) edificazione a distanza inferiore ai mt. 100 rispetto ai percorsi agricoli esistenti e alle strade interpoderali di nuova realizzazione, in adeguamento all'andamento morfologico del terreno e purché non su aree con inclinazione superiore al 80 % edificazione su un unico lotto costituente almeno il 25% dell'area asservita; h) indice di fabbricabilità fondiaria per porzioni di fabbricati e per corpi di fabbrica destinati ad abitazione i) If. 0,03 mc./mq. j) volumetria residenziale massima mc. 450; k) volumetria per annessi agricoli nella misura di 1 mq per giorn.lavorativa e comunque limitata alle effettive necessità della conduzione del fondo o delle attività ad esse inerenti secondo le esigenze motivate dal piano di miglioria aziendale massimo 150.mq .; richieste di volumetrie maggiori dovranno essere congruamente motivate; l) altezza massima per gli edifici residenziali mt. 5,70-6,00 corrispondenti a soli due piani fuori terra, misurata sotto gronda rispetto a valle per i terreni in declivio; per gli impianti e le attrezzature necessarie l'altezza massima è di mt. 4,50 se realizzati in volume a sé stante, in aderenza al fabbricato principale e/o con tettoie aperte e di 3,00 mt. se realizzati nella proiezione interrata del fabbricato con l'esclusione di camini, silos e ad altre strutture le cui maggiori altezze corrispondono a particolari esigenze tecniche; m) Rapporto di copertura n)  non superiore a 150 mq. per la residenza; o)  di poco superiore a 150 mq. per i volumi interrati; p)  non superiore a 1/20 per giardino; q)  non inferiore a 9/10 per coltivazioni agrarie connesse; Norme Tecniche d’Attuazione 67 r) tipologie e logiche insediative indicate per gli edifici nuovi; s) realizzazione diretta delle opere di urbanizzazione con la verifica che i collegamenti siano compatibili con il dimensionamento della rete esistente; t) piantumazione di tre nuovi alberi scelti tra olivi, piante da frutto, vegetazione della macchia mediterranea ogni 100 mc. di nuova realizzazione, compreso il volume interrato comunque calcolato, in prossimità del fabbricato da realizzare; u) le piscine possono essere consentite.

La costruzione o l'installazione di serre dovrà rispettare i seguenti limiti:  esclusivamente nelle zone COL-ISS (art. 60 norme del P.T.C.P.);  superficie coperta non superiore al 75% dell'area disponibile nella zona E;  altezza massima misurata al colmo della copertura, non superiore a mt. 5,00;  distanza minima dai fabbricati, dai confini e dai cigli stradali mt. 3,00, ma possibile in aderenza con il magazzino agricolo;  disponibilità di risorse idriche;  condizioni climatiche idonee con buona esposizione dei terreni (per esempio fare riferimento alla tavola del soleggiamento del piano di Sviluppo Agricolo redatta dalla Comunità Montana Ingauna con valore non inferiore a 4);  disponibilità di energia naturale per il riscaldamento in modo da ridurre il più possibile il ricorso al riscaldamento artificiale con combustibili fossili. Le serre esistenti devono essere mantenute in stato di decoro e possono essere oggetto di manutenzione e di sistemazione delle strutture, degli infissi e degli impianti tecnologici per il riscaldamento. Le serre non più utilizzate devono essere smontate e possono consentire un recupero di volumetria pari al 3% della superficie della serra (ad esempio superficie della serra complessiva di 7.800 mq. danno 234 mq. x tre = 702 mc.) purché tale superficie non sia già utilizzata per asservimenti precedenti ai fini edificatori.

Il progetto della serra da allegarsi, unitamente ai certificati catastali, alla domanda di concessione in ottemperanza alle presenti norme, dovrà prevedere tecnologie idonee al risparmio energetico e la realizzazione delle opere necessarie per l'incanalamento e lo smaltimento delle acque meteoriche e di eventuali scarichi derivanti dall'esercizio dell'impianto. Le superfici utilizzate dalle serre potranno essere computate ai fini della volumetria assentibile solamente per i fabbricati funzionalmente connessi alla conduzione agraria del fondo, ivi comprese le abitazioni. Ai sensi dell'art. 6 della legge regionale 1.06.1976 n° 17, le costruzioni ed installazioni di serre, e ffettuate con l'osservanza delle norme di cui al presente articolo non sono soggette ai limiti e divieti di cui all'art. 41 quinques - 3° comma della legge 17.08.1942, n° 1.150, e successive m. ed i. ed all' art. 6 della legge regionale 18.01.1975 n° 4. Riferimento al documento congiunto per l’interpretazione e l’applicazione delle norme del P.T.C.P. denominato “Primi criteri ed elementi per la progettazione e la valutazione degli interventi e per la formulazione della disciplina paesistica di livello puntuale con particolare riferimento al recupero del patrimonio edilizio esistente” lettera p)

Nelle zone E è consentita anche la realizzazione di serbatoi d'acqua a condizione che:  non superino l'altezza di mt. 3,00;  siano protetti da soletta praticabile o da griglia calpestabile, quando sorgono a valle e con distanza inferiore ai 10,00 da una strada veicolare o quando sono in prossimità di aree edificate;  siano garantite le condizioni di stabilità del terreno;  abbiano la distanza dai confini di mt. 2,00, dai fabbricati di mt. 3,00 e dal ciglio della strada di mt. 3,00; possono essere costruiti a confine solo previo accordo dei confinanti;  il volume utilizzato non sia impiegato per altra funzione, neppure temporaneamente;  siano dimensionati in funzione dell'utilizzo zootecnico, irriguo o per uso domestico da specificare;  siano previsti tutti gli accorgimenti idonei alla manutenzione, alla pulizia, ecc.  siano schermati da vegetazione a siepe o inseriti nel paesaggio circostante con idonei accorgimenti;  siano soggetti a concessione edilizia.

I serbatoi per il deposito di carburanti, per il riscaldamento delle serre o delle abitazioni devono essere di massima completamente interrati ed assoggettati a semplice autorizzazione. Possono essere ammessi fuori terra solo nei casi di rilevanti difficoltà orografiche o legate alla natura del terreno; in tal caso è opportuno che siano soggetti a concessione edilizia; l'intervento deve risultare sempre poco visibile, con la previsione di idonee schermature vegetali.

In assenza del piano di sviluppo aziendale sono consentite unicamente le opere di recupero dei fabbricati esistenti, come indicato nell'articolo 20.3., compreso l'adeguamento igienico tecnologico e la realizzazione degli annessi rustici come previsto dal precedente art. 20.1.d) lettera i), sempre nel rispetto delle caratteristiche architettoniche ed ambientali o nell'intento di riqualificare il fabbricato. Sono inoltre consentite le opere di manutenzione delle strade esistenti, delle opere di urbanizzazione, di sistemazione dei muretti a secco, tutti nelle dimensioni, forme e con i materiali dello stato attuale.

ARTICOLO 22 - ZONE EB - AREE SILVOPASTORALI

Norme Tecniche d’Attuazione 68 Gli interventi di consolidamento dei boschi devono tendere ad ampliare la superficie boscata e a migliorarne la qualità (artt. 22 e 72 delle N.T.A. del P.T.C.P.), mescolando il più possibile le latifoglie autoctone per aumentare la complessità biologica dell’ecosistema ed offrendo maggior resistenza alle avversità parassitarie. Tali interventi si attuano mediante i piani di assestamento e di utilizzazione del patrimonio silvo-pastorale previsti dalla L.R. 16 aprile 1984 n° 22 e s. m. ed i., dalla L.R. 08.05.1985 n° 39 e dal Regolamento attua tivo di polizia forestale n° 3 del 07.09.1993, riba dite dalla L.R. n° 4 del 22.01.1999 e regolamento di polizia forestale n° 1 del 29.06.1999.

Il taglio della vegetazione d'alto fusto non potrà essere inferiore al normale ciclo di rotazione consentito dalla normativa vigente. Nelle zone boschive e nei prati non sono consentite trasformazioni dei fondi agricoli o modifiche colturali radicali, se non accompagnate da un piano di assestamento forestale, che comprenda anche la riqualificazione ambientale (un impianto di castagneto da frutto o un rimboschimento con la vegetazione autotona comportano un paesaggio molto diverso, pur essendo boschi a tutti gli effetti).

Nelle zone sottoposte a vincolo idrogeologico si applicano le disposizioni di legge. In tali zone sono tassativamente vietati i depositi a cielo libero di qualsiasi tipo, ad eccezione di quelli legati alla coltivazione del bosco e/o del prato e la costruzione di tettoie o baracche di qualsiasi genere, anche temporanee.

Nelle zone boschive od olivate percorse dagli incendi si applicano le disposizioni previste dalla L. 47 del 1975 e della L.R. 22 del 1984 e successive modificazioni ed integrazioni.

L'edificazione nuova nelle zone silvo/pastorali EB, previa presentazione del piano di assestamento forestale o di altro piano di miglioria, è consentita nel rispetto dei seguenti parametri: a) edificazione a distanza inferiore ai mt. 80,00 rispetto ai percorsi esistenti e alle strade interpoderali di nuova realizzazione, in adeguamento all'andamento morfologico del terreno e purché non su aree con inclinazione superiore al 50%; b) indice di fabbricabilità fondiaria di 0,01 mc./mq. per porzione di fabbricati e per i corpi di fabbrica destinati ad annessi agricoli o ad uso pastorale, comunque limitati alle effettive necessità della conduzione del fondo o dell'attività, secondo le esigenze motivate dal piano di assestamento forestale e/o di miglioria; c) solo destinazione annessi rustici senza residenze; d) altezza massima mt. 4,50 sotto gronda corrispondenti ad un solo piano, misurata a valle per i terreni in declivio, con l'esclusione di camini, silos ed altre strutture le cui maggiori altezze corrispondono a particolari esigenze tecniche; e) non sono consentite le strutture interrate neppure limitate; anche le operazioni di scavi e sbancamenti devono essere estremamente contenute; f) tipologie che reinterpretano i volumi tecnici esistenti storicamente; g) indicazioni adeguate per le opere di urbanizzazione ed in particolare per la depurazione degli scarichi non collegati alle pubbliche fognature e per lo smaltimento dei liquami delle stalle; h) la costruzione di stalle per allevamenti sono consentite alle seguenti condizioni:  distanza non inferiore a 150 metri dalle zone abitate;  distanza dai confini di proprietà non inferiore ai 15 metri;  siano previsti asservimenti di terreni non contigui anche a distanze notevoli, purché venga dimostrato che si tratti di aree accessibili ed idonee al pascolo, al taglio del foraggio o di altro mangime naturale e quindi i lotti siano effettivamente funzionali e fruibili dall'azienda;  siano utilizzate moderne caratteristiche tipologiche e tecniche costruttive che comportano l'effettiva razionalizzazione delle lavorazioni, una sistemazione che risponda alle esigenze degli animali, un corretto trattamento dei liquami, ecc. [Per approfondimenti si veda Costruire n° 110 p. 77 oppure "Genio Rurale" n° 5 del 1997 pag. 21 – 33 o disposizioni specifiche della Regione Piemonte ] (di norma massimo 1 capo bestiame bovino adulto oppure 2 capi bovini giovani oppure 4 capi caprini e/o ovini ad ettaro), Si ricordano inoltre gli estremi dei recenti provvedimenti adottati in attuazione a direttive CEE: 1. per gli allevamenti bovini valgono le disposizioni del DM Sanità del 29.05.1991 n° 222 in attuazione della direttiva n° 89/362/CEE in particolare allegato I 2. per conigli e selvaggina d'allevamento valgono le disposizioni del DPR 30.12.1992 n° 559 in attuazione della direttiva 91/495/CEE.  eventuale alloggio del pastore inferiore a 38 mq. i) la concessione è condizionata da un apposito atto d’impegno unilaterale sottoscritto dal richiedente a mantenere tutti i terreni indicati e costituenti l’azienda, comprese le superfici boscate ed i lotti di minore estensione e/o isolati correttamente coltivati ed utilizzati.

In assenza del piano di assestamento forestale e/o di miglioria sono consentite unicamente le opere di recupero dei fabbricati esistenti, come indicato nel precedente articolo 20.3, compreso l'adeguamento igienico tecnologico, sempre nel rispetto delle caratteristiche architettoniche ed ambientali o nell'intento di riqualificare il fabbricato, la realizzazione degli annessi rustici come previsto dal precedente art. 20.1.d) lettera i), la manutenzione delle opere stradali e di urbanizzazione esistenti, il rifacimento dei muretti a secco nella dimensione attuale. E' inoltre consentita la realizzazione di tutte le opere necessarie per l'avvistamento degli incendi ai sensi della L.R. n° 6 del 28.01.1997.

Norme Tecniche d’Attuazione 69 ARTICOLO 23 - ZONE F - ATTREZZATURE PUBBLICHE

Le attrezzature pubbliche esistenti al momento dell'adozione del Piano e che vengono confermate o ampliate nonché quelle di nuovo impianto, sono individuate con appositi segni grafici e particolare simbologia delle tavole del presente Piano relative alla zonizzazione.

Le aree destinate dal presente Piano ad attrezzature pubbliche non potranno avere altre destinazioni d'uso, neppure a titolo temporaneo, diversa da quella fissata dal Piano.

Sino all'acquisizione da parte del Comune o degli Enti competenti alla realizzazione delle specifiche attrezzature pubbliche per l'acquisto o per esproprio o per cessione gratuita da parte dei proprietari a soddisfacimento di prescrizioni del presente Piano in materia di strumenti urbanistici attuativi, nelle aree destinate dal Piano ad attrezzature è consentito l'uso attuale e/o quello agricolo con la sola possibilità di opere interne ed interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili, delle attrezzature e degli impianti esistenti, interventi che non comportino aumento di valore per l'oggetto dell'intervento, o per i quali il proprietario faccia esplicita rinuncia a maggior indennizzo, che gli competerebbe rispetto allo stato attuale nel caso di esproprio.

Impianti sportivi ed attrezzature pubbliche o aperte al pubblico dovranno sempre reperire i parcheggi necessari allo svolgimento delle varie attività previste.

Le zone a servizi sono suddivise in diverse categorie:

Zone F1

Comprendono aree e volumi, già di proprietà comunale, relative ad attrezzature di interesse collettivo e per l'istruzione, impianti sportivi ed aree verdi, parcheggi, servizi tecnologici come il depuratore, ecc., ma anche aree cedute all'Amministrazione Comunale e non ancora attrezzate.

L'Amministrazione Comunale decide la destinazione specifica e/o complementare e fa riferimento ai parametri (parametri comunque solo indicativi in quanto le possibilità di deroga sono giustamente numerose) che seguono e più dettagliatamente: a) Attrezzature di interesse comune

Quelle esistenti comprendono le attrezzature religiose, culturali, assistenziali, sanitarie, amministrative, per pubblici servizi ed altre. L'utilizzazione di tutte le altre aree, destinate dal Piano ad attrezzature di interesse comune, avverrà mediante concessioni edilizie nel rispetto delle specifiche norme legislative vigenti per ogni tipo di attrezzatura e nel congiunto rispetto delle seguenti indicazioni:  rapporto di copertura (1/2);  altezza max. mt. 7,00 ad eccezione dei volumi tecnologici;  numero dei piani due. Non costituisce modifica della destinazione d'uso la trasformazione di un edificio di interesse pubblico o di parte di esso che risulti non utilizzato o utilizzato male in altra attrezzatura di interesse collettivo nel rispetto delle destinazioni del Piano ai sensi della L. 1/1978. Le attrezzature di interesse comune a carattere religioso (quali oratori, canoniche, ecc.) attualmente non aperte al pubblico, possono essere trasformate, previo parere favorevole della competente Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici in attrezzature a carattere collettivo, purché opportunamente convenzionati con l'A.C. per il loro uso pubblico e tipologicamente congruenti con la funzione che si vuole insediare (per es. in un oratorio può essere più logico insediare una sala concerti, rispetto ad un centro sociale o viceversa). L'intervento di restauro conservativo di questi edifici deve prevedere anche la sistemazione delle aree circostanti non edificate e la valorizzazione delle vedute panoramiche. b) Attrezzature per l'istruzione

Le attrezzature per l'istruzione sono localizzate lungo la Provinciale in località Pian del Ponte al piano primo di un edificio di recente costruzione, dove funziona anche l’ambulatorio medico comunale, servito in modo adeguato dalla rete viaria veicolare e pedonale e dal sistema dei parcheggi pubblici. (Delibera Consiglio Comunale n° 42 del 19/0 5/1989) su tale area è stata realizzata una scuola elementare nel rispetto delle norme inerenti l'edilizia scolastica contenute nel D.M. del 18.12.1975. Il dimensionamento, relativo anche ai bambini di zone limitrofe, è allo stato attuale ampiamente sufficiente. Tale area può essere integrata con attrezzature di interesse comune legate funzionalmente all'edificio scolastico (sala congressi, centro polivalente, “Museo della cinquecento", biblioteca, ecc. al piano terra) o con attrezzature sportive come palestra, piscina, ecc. Nell'area individuata è prevista anche la realizzazione di una scuola materna. Eventuali nuove costruzioni, che si rendessero necessarie nel tempo, sono soggette ai parametri indicati per le attrezzature di interesse comune. c) Aree verdi

Norme Tecniche d’Attuazione 70 Queste comprendono gli spazi pubblici attrezzati a parco, per il gioco e lo sport e gli spazi di uso pubblico / collettivo. Le aree verdi devono essere collegate:  con la viabilità veicolare;  con il sistema dei parcheggi;  con la viabilità pedonale. L'utilizzazione delle aree verdi è soggetta al rispetto delle seguenti prescrizioni: c1) spazi attrezzati a parco, per il gioco (Vp)

Comprendono spazi pedonali, piazze, giardini e sono ammesse esclusivamente le opere necessarie alla conservazione, l'incremento e la piantumazione di alberature o per la realizzazione di attrezzature e degli impianti inerenti l'uso precipuo al quale lo spazio è destinato. E' consentita la realizzazione di piccoli fabbricati o chioschi, di limitate e contenute dimensioni, non superiori ai mq. 25,00, situate nelle zone acclivi, all'interno dei muri di contenimento e nelle zone più pianeggianti, in piccoli volumi con le stesse caratteristiche degli edifici circostanti; tali volumi devono essere limitati alla realizzazione di servizi igienici, di ripostigli per le attrezzature di gioco, per la manutenzione, per i sistemi di inaffiatura, illuminazione, ecc. Tali spazi devono intendersi per lo più come strutture di quartiere dotate di giochi per i bambini, di panchine, di piccole fontane o di spiazzi polivalenti per il gioco del pallone, del tennis, del basket: Nella vicinanza delle borgate esistenti la realizzazione di uno o due campi da bocce o di impianto sportivo non regolamentare rientra nel V.p., mentre un numero maggiore o la regolarità dell'impianto rientrano nella categoria del verde sportivo (Vs). E’ anche importante cercare di differenziare tali strutture in modo da creare sinergie e spostamenti verso tutte le strutture. Inoltre le varie zone devono essere collegate fra loro da viali o da percorsi pedonali in modo da realizzare un sistema verde e non solo episodi isolati. c2) spazi pubblici attrezzati per lo sport. (Vs)

Sono consentiti soltanto impianti fissi per competizioni e allenamenti sportivi (palestre, piscine, campi di atletica, campi da tennis, campi per il gioco del calcio, campi di pallacanestro, ecc.) secondo le disposizioni del C.O.N.I. [in particolare D.G.E n° 851 del 15.07.1999]. L'utilizzazione della zona destinata ad impianti sportivi è subordinata alla preventiva approvazione di concessione edilizia estesa all'intera area degli impianti. Gli impianti sportivi dovranno inoltre essere sempre realizzati in funzione di un possibile miglioramento tecnologico o ampliamento (per esempio la piscina deve prevedere sia una possibile copertura sia la realizzazione di un'altra vasca per i bambini o i disabili o per la pallanuoto). La copertura pneumatica è consentita purché autoportante, a termini di legge e secondo le prescrizioni fornite dall'Ufficio Tecnico. L'eventuale edificazione è regolata dai seguenti parametri:  altezza massima mt. 7,00 ad eccezione dei volumi tecnici;  numero dei piani due;  RC uguale a 1/3 Può essere consentita la deroga dal parametro RC solo per interventi a carattere sovracomunale fino ad un massimo di RC = 1/2. c3) percorso lungo il fiume

Ad integrazione delle aree verdi in generale si prevede anche un percorso lungo il Torrente Lerrone come sistema verde di servizio, come spina di collegamento tra i servizi. Tale percorso deve essere realizzato con una pista ciclabile ed una passeggiata pedonale che valorizzi i numerosi manufatti antichi come mulini, ponti, briglie, bialere, ecc. legati alla civiltà contadina locale, le valenze paesistiche del torrente Lerrone ed i numerosi ed interessanti aspetti peculiari della fauna e della vegetazione locale. Tale proposta deve avere alcune caratteristiche:  prevedere un intervento che possa "crescere" nel tempo, con una progettazione molto curata ed interdisciplinare, come elemento di riqualificazione ambientale-paesaggistico con un accurato censimento delle speci vegetali, della fauna autoctona, delle condizioni fitosanitarie degli alberi esistenti, ecc.;  recuperare i collegamenti pedonali esistenti sulle sponde e i percorsi pedonali antichi;  ampliare le possibilità di attraversamento pedonale con passerelle fisse;  collegare gli spazi verdi attrezzati e non, compresi i giardini privati con percorsi esclusivamente pedonali; ma anche valorizzando le visuali verso gli edifici di particolare interesse storico-architettonico o gli alberi monumentali come la quercia di San Rocco;  prevedere la sistemazione e la pulitura degli argini;  sistemare un percorso naturale, almeno estivo, nell'alveo del torrente;  realizzare un sistema verde polifunzionale differenziato (pratica sportiva amatoriale o attività ricreativa svolte in rapporto con la natura, mediante percorsi vita [che sono costituiti da strutture minime per eseguire con piccoli attrezzi vari movimenti, di facile esecuzione lungo un percorso appositamente attrezzato], percorsi orienting, escursioni, passeggiate a cavallo e mountain-bike, pesca sportiva, spazio gioco per i bambini, palestre verdi, piazzole di sosta attrezzate, itinerario botanico-faunistico, ecc. definite nell'ambito di un piano che evidenzi la fattibilità tecnica e l'inserimento ambientale). e deve anche prevedere:  una sistemazione degli accessi, con realizzazione di parcheggi e di spazi di manovra;

Norme Tecniche d’Attuazione 71  la segnalazione degli incroci con la viabilità principale differenziando l'uso delle pavimentazioni (l'asfalto, che eventualmente interseca in qualche punto una pista ciclabile o un percorso pedonale, può avere una colorazione diversa oppure si può ricorrere ad un materiale di contrasto come un autobloccante);  il miglioramento e la rinaturalizzazione dell'alveo e della vegetazione circostante. L'Amministrazione Comunale decide le finalità e l'estensione della zona da realizzare con S.U.A. di riqualificazione ambientale lungo il Torrente Lerrone; la dimensione minima in larghezza sarà costituita da tratti limitati al solo transito pedonale e/o ciclabile (metri 2,00); la dimensione massima sarà quella risultante dalla contiguità con impianti sportivi esistenti o in progetto. Tale area è inedificabile in loco per una profondità teorica di 30 metri dalle attuali sponde del torrente. L'Amministrazione Comunale potrà comunque realizzare o consentire la posa di strutture prefabbricate o l'edificazione di chioschi per bibite e giornali o depositi per attrezzi sportivi o per impianti di illuminazione e/o irrigazione di limitate dimensioni. L'A. C. deve poter scegliere se accettare o respingere la proposta di cessione delle aree adiacenti in funzione della sistemazione generale che intende dare all'intera zona con interventi che possono comprendere sia quelli necessari a nuovi tratti di percorso pedonale, sia quelli per le attività connesse come parcheggi, giochi per i bambini, ecc. La cessione delle aree, una volta concordata e convenzionata con l'A.C., consente di trasferire la cubatura realizzabile nelle zone BC e C con le seguenti limitazioni:  indice di fabbricabilità territoriale 0,10 mc./mq.  superficie massima cedibile mq. 1.000  volumetria massima 100 mc. da realizzarsi ad una distanza massima di 500 metri in linea d’aria su edificio esistente;  aree limitrofe per una profondità massima di 30 metri dalle sponde del torrente Lerrone: eventuali limitate deroghe devono essere congruamente motivate (ad esempio eccessiva pendenza orografica, percorso preesistente più a monte, ecc.). Il progetto di sistemazione generale viene attuato con strumento urbanistico attuativo (S.U.A.) e può avvenire scegliendo un primo tratto e proseguendo successivamente con lotti contigui al primo, devono essere privilegiati e valorizzati gli antichi percorsi storici. La realizzazione di una pista ciclabile, deve essere preceduta da uno studio di fattibilità economica che indichi il rapporto tra investimento finanziario ed utenza potenziale, che consenta un percorso promiscuo pedone/ciclista con particolare attenzione alla sicurezza di entrambi e che eviti e/o disciplini i possibili incroci con la viabilità veicolare. L'elaborato Tavola 5 - Percorsi costituisce una indicazione di massima dei possibili utilizzi e non un progetto vincolante. [si veda come traccia il D.G.R. del Veneto n° 2569 del 04.08.2000] Compito dell’A.C. tentare quanto possibile per promuovere l'intervento che dovrebbe essere collegato ad interventi analoghi in scala sovracomunale nei comuni di Villanova d'Albenga e Casanova Lerrone, ma questo esula dalle presenti norme. Tale strumento attuativo costituisce un adeguamento puntuale al P.T.C.P. ai sensi dell'art. 8 della L.R. n° 6 del 02.05.1991 indicando chiaramente che le zone individuate vengono destinate a: f) percorribilità lungo i corsi d'acqua (PA); g) itinerari storico - etnografici (PS); h) itinerari escursionistici (IE); j) parchi organizzati (PO);indicazioni di tipo propositivo riportate dal P.T.C.P. (art. 30 delle N.T.A.), anche se possono essere realizzate in modo complementare.

Per quanto riguarda gli interventi di qualsiasi natura da realizzarsi sulle aree interessate dal P.SIC ai sensi della DGR n.9 del 10.1.2003, si da’atto che verrà fatta per ogni tipo di intervento una relazione di incidenza ai sensi della DGR n. 646 del 8.6.2001 per la salvaguardia della specie di testuggine palustre ospitata nell’area; al riguardo vedi la DCC n.38 del 24.11.2003). d) Parcheggi - Posti auto

Riferimento al documento congiunto per l’interpretazione e l’applicazione delle norme del P.T.C.P. denominato “Primi criteri ed elementi per la progettazione e la valutazione degli interventi e per la formulazione della disciplina paesistica di livello puntuale con particolare riferimento al recupero del patrimonio edilizio esistente” lettera m)

In nessun caso è possibile monetizzare tale standard urbanistico o computare la sede stradale, neppure nel caso di strade private. I parcheggi in struttura non possono essere oggetto di cambiamento della destinazione d'uso. Per le nuove costruzioni, per gli interventi di ristrutturazione, per gli ampliamenti, per le ricostruzioni dei fabbricati diruti e per i cambiamenti di destinazione d'uso (trasformazione residenziale con aumento delle unità immobiliari, da magazzino a negozio, ecc.) devono essere previsti spazi di parcheggio pubblico nella misura di 2,5 mq. ogni 100 mc. realizzati e di 1 mq ogni 10 mc, secondo quanto disposto dall'art. 41 sexies della L. 1150 del 17.08.1942 e L. 122 del 24.03.1989 art. 2, 2° comma e comunque con un minimo di un posto macchina per ogni alloggio, corrispondente ad un modulo di 3x5=15 mq. Tale computo deve sempre essere arrotondato al multiplo di 15 superiore corrispondente ad un posto auto (ad esempio se si devono reperire 287 mq. di parcheggio bisogna fare la seguente operazione: 287:15 = 19,13 posti auto quindi posti auto 20X15 = mq. 300). Ai sensi dell'art. 5 del D.M. n° 1444/1968, per le d estinazioni artigianali e professionali, sia di nuova realizzazione, sia dovuti a trasformazioni ammesse delle destinazioni d'uso sul patrimonio edilizio esistente, gli spazi di parcheggio devono essere previsti nella misura non inferiore ai tre posti auto (minimo 45 mq.) ogni 100 di superficie utilizzabile, mentre per le destinazioni commerciali e/o di ristorazione valgono le disposizioni della L. R. n° 19 del 1999 sul co mmercio. I parcheggi pubblici devono essere realizzati :

Norme Tecniche d’Attuazione 72  con alberature di alto fusto, cespugli e fiori scelti nella vegetazione locale, adeguatamente irrigati, di facile manutenzione e pulizia;  con uno spazio attrezzato per la raccolta differenziata dei rifiuti in modo da consentire una facile manutenzione nel tempo;  quando è possibile, in prossimità o in sopraelevazione di strutture private interrate in modo da limitare gli interventi sul territorio;  in modo da risultare facilmente percorribili e collegati direttamente con la viabilità veicolare e non oltre i 500 metri di percorrenza stradale dall’intervento. La ripartizione tra parcheggi pubblici e parcheggi privati sarà definita da appositi accordi tra l'A. C. ed i privati attuatori, ma i parcheggi pubblici non potranno essere inferiori alle indicazioni del DM 1444 del 1968. I parcheggi privati e pertinenziali devono essere vincolati all'uso di parcheggio mediante vincolo inalienabilità separata di ogni unità immobiliare con apposita indicazione nelle mappe comunali e trascrizione con atto nei registri della proprietà immobiliare; devono essere realizzati dai proprietari singoli o riuniti in condominio solo in funzione degli edifici preesistenti, nel sottosuolo dei fabbricati stessi o nei locali situati al piano terreno ed entro un raggio non superiore ai 100 metri di percorribilità a piedi dal fabbricato anche nel sottosuolo di aree pertinenziali esterne; non possono costituire un nuovo corpo di fabbrica fuoriterra con conseguente aumento della volumetria; non possono essere ceduti separatamente dall'unità immobiliare alla quale sono legati da vincolo di pertinenzialità ai sensi dell'articolo 9 comma 5° della L. 122 del 1989. I relativi atti di cessione sono nulli. I parcheggi pertinenziali possono essere integrati da altri posti auto, in numero esuberante rispetto al numero di unità immobiliari: tali attrezzature non devono essere gravate dal vincolo di pertinenzialità e dovranno pagare il contributo di concessione (oneri e costi ai sensi dell'art. 3 della L. n° 10 del 1977). Possono essere realizzati sul confine di proprietà, ma non nel caso che questo coincida con il ciglio stradale, fatta salva l'esigenza di non interferire con gli allineamenti edilizi esistenti predisponendo idonee soluzioni per gli accessi, onde limitare le intersezioni con la viabilità veicolare. La realizzazione di nuovi parcheggi pertinenziali nel sottosuolo è prevista con la denuncia di inizio attività se è conforme al piano, è invece prevista l'autorizzazione gratuita negli altri casi, anche se situati al piano terra di fabbricati esistenti.

Le modalità di realizzazione dei parcheggi sia pubblici, sia privati vengono suddivisi a seconda della collocazione orografica e devono fare riferimento agli schemi illustrativi allegati: a) parcheggi in zona pianeggiante; b) parcheggi nei fabbricati; c) parcheggi lato valle; d) parcheggi lato monte. I parcheggi devono avere soluzione architettonica particolarmente curata adottando tutti gli accorgimenti necessari per lo smaltimento delle acque meteoriche (griglie, pendenze, ecc.), con adeguata illuminazione. Non è consentita la realizzazione di tettoie isolate e simili in tali aree. Le pavimentazioni delle aree di sosta, all'esterno possono essere in asfalto o con elementi tipo autobloccante o cubetti di porfido, purché siano predisposti tutti quegli accorgimenti utili a mantenere la superficie il più possibile permeabile agli eventi atmosferici. Tutti gli spazi di posteggio pubblico devono disporre di accesso pedonale dal lato opposto a quello dello spazio di manovra, realizzato con marciapiede sopraelevato. Gli spazi per parcheggio, sia pubblico che privato, devono eliminare le barriere architettoniche sia con appositi scivoli, sia riservando sempre almeno uno o più parcheggi idonei ai disabili; devono avere caratteristiche e spazi di manovra tali da consentire il disimpegno di ogni singola autovettura dalle altre parcheggiate, nonché facilità e sicurezza di accesso da parte dei pedoni. La disposizione delle auto può essere perpendicolare alla strada, può essere in linea o seguendo inclinazioni a spina di pesce comprese tra i 30° ed i 60°. Tali requisiti e ssenziali dovranno essere chiaramente indicati nella planimetria o altri elaborati di progetto. Sono consentiti i dispositivi di segnalazione luminosa del veicolo in uscita. E' opportuno evitare l'abbattimento di alberi di alto fusto, nel caso si renda necessario ogni elemento sarà sostituito da almeno tre nuove piante adulte dello stesso tipo o della vegetazione autoctona. a) parcheggi in zona pianeggiante L'area dovrà essere pavimentata in modo conveniente e delimitata da barriere vegetali o alberata, possibilmente con la realizzazione di un marciapiede con un arretramento di almeno 1,50 metri. b) parcheggi all'interno dei fabbricati I parcheggi, all'interno dei fabbricati o al di sotto di essi, non costituiscono volume se sono completamente interrati con la sola eccezione del varco d'accesso. Sono assimilabili anche quelli realizzati con una tettoia aperta sia con la stessa inclinazione, sia in contrapposizione e lo stesso materiale della copertura del fabbricato in aderenza. c) parcheggi lungo la strada in zone acclivi situate a valle I parcheggi realizzati in aree terrazzate o in aree acclivi devono rispettare la struttura delle fasce: in particolare devono sempre prevedere il mantenimento del profilo naturale del terreno preesistente in modo tale che la sistemazione dei luoghi, prima e dopo l'intervento, risulti sostanzialmente uguale ad eccezione del varco d'accesso o del muro di contenimento lungo la strada. Possono essere realizzati su un idoneo allargamento della strada secondo due modalità alternative e non sovrapponibili:  realizzazione di un muro di sostegno in pietra a vista quando l'altezza non sia superiore ai 2,50 metri;  realizzazione di una scarpata che ricomponga il profilo originario del terreno, opportunamente sistemata con essenze arboree di medio fusto e manto vegetale, e/o copertura piana a parcheggio o terrazzo. Norme Tecniche d’Attuazione 73

In entrambi i casi è previsto:  una recinzione di schermatura/protezione costituita da fioriera di altezza non inferiore agli 80 cm. situata a valle;  la pavimentazione in asfalto o in elementi autobloccanti;  la realizzazione di una aiuola dotata di vegetazione a medio-alto fusto e/o arbusti ogni 3/4 posti auto. d) parcheggi lungo la strada in zone acclivi situate a monte - parcheggi interrati I parcheggi interrati devono avere le seguenti caratteristiche:  i locali siano vincolati, con atto trascritto nei registri comunali, alla destinazione d'uso di parcheggi privati o pubblici;  avere dimensione non superiori ai 20 mq. per posto auto;  l'altezza massima della chiusura può essere di mt. 2,20, il vano interrato non può avere l'altezza interna superiore a mt. 2,40. Possono essere consentite deroghe esclusivamente per la sistemazione di roulotte, camper e simili;  le murature esterne devono essere ricoperte in pietra locale con ampie fioriere sovrastanti; le chiusure di sicurezza possono essere realizzate in legno lasciato al naturale, in metallo verniciato nelle gamme dei verdoni, ripiegabili a soffietto, basculanti e/o avvolgibili, purché con apertura verso l'interno del vano;  essere completamente interrati, ad eccezione della rampa di accesso e privi di finestre, dotate di intercapedine e relativa sistemazione per l'allontanamento delle acque meteoriche;  previo accordo fra i proprietari è possibile realizzare l'intervento per moduli con accesso unico o con gli accessi il più accostati possibile e con soluzione architettonica del progetto particolarmente curata e quindi sia un raggruppamento degli accessi su strada o la ripetizione di una stessa soluzione (ad esempio portoncini in legno con apertura inserita in arco a sesto ribassato oppure in metallo verniciato con il recupero di un architrave in legno antico, sempre con paramento murario in pietra a vista);  essere coperti da almeno 50 cm. di terra sistemata a giardino opportunamente impermeabilizzato e pavimentato; è possibile prevedere anche eventualmente vasche idonee ad accogliere alberi di medio ed alto fusto, facendo particolare attenzione al comportamento nel tempo dell'apparato radicale delle piante inserite;  nel caso che al livello soprastante venga realizzato un parcheggio pubblico o una piazza o un giardino pensile aperto al pubblico, deve essere previsto un efficiente sistema di accesso sia tramite rampe sia altri meccanismi privi di barriere architettoniche e devono essere adottate idonee soluzioni di arredo urbano;  l'ingresso deve distare da curve esistenti o dalla più vicina intersezione stradale almeno 10 metri ed essere arretrato di 3,00 metri rispetto al ciglio della strada esistente per lo stazionamento dei veicoli e le manovre di inversione del senso di marcia;  tenere presenti le caratteristiche degli edifici soprastanti, del suolo e dei corpi idrici. d) Zona cimiteriale e relativa area di rispetto

 Regio Decreto 1265/1934 art. 338  Legge n° 166 del 01.08.2002 art. 28

La zona cimiteriale in località Garlenda è individuata con particolare segno grafico nelle tavole di Piano relative alla zonizzazione. In questa zona sono consentiti tutti gli interventi inerenti la destinazione precipua comprendenti: a) le aree ed i volumi necessari per l'inumazione, la tumulazione in terra o in loculi ed ossari, singoli o collettivi, l'eventuale incenerimento delle salme, i monumenti e le edicole funerarie, gli edifici destinati a servizi accessori, gli edifici religiosi, ecc.; b) negli interventi di ristrutturazione e/o di nuova costruzione di tombe di famiglia ci si dovrà attenere alle seguenti prescrizioni:  la ristrutturazione delle tombe deve rispettare gli elementi architettonici preesistenti e garantire il mantenimento sia dei materiali che del disegno originario;  i nuovi interventi devono avere dimensioni tali da armonizzare con i manufatti esistenti per altezza, volume, distanza tra i manufatti;  non sono ammesse le sovrapposizioni con decori simbolici di fattura standardizzata;  i materiali di rivestimento devono presentare una discreta omogeneità con la tradizione locale per colore e modalità di lavorazione; c) opere ed impianti di urbanizzazione comprendenti le zone per la viabilità interna veicolare e pedonale, le zone a verde alberato, l'illuminazione, l'impianto di acquedotto, ecc. Deve infatti essere prevista una viabilità di servizio per accedere direttamente al cimitero con il carro funebre.

La riduzione della zona di rispetto cimiteriale stabilita dalla vigente legislazione potrà essere disposta nel rispetto delle condizioni previste dall’art. 338 RD n. 1265/1234 e s.m.. e i.

La sistemazione e/o l'ampliamento delle zone cimiteriali deve essere attuato attraverso uno specifico progetto di iniziativa pubblica secondo le disposizioni del D.P.R. 803 del 21.10.1975 e del R.D. 27.07.1934 n° 1265. Nelle zone di rispetto, individuate con apposito segno grafico, sono consentite:  la realizzazione di parcheggi nella misura di 10 mq. ogni 100 mq. di Zona cimiteriale;  la creazione di attrezzature per i servizi cimiteriali (fiorai, lavorazione del marmo, ecc.) da realizzarsi mediante apposita convenzione nella quale siano stabiliti gli oneri e gli obblighi gravanti sul privato e le modalità di gestione del relativo servizio;  la coltivazione dei terreni situati a monte e quindi la realizzazione di opere per una migliore sistemazione del suolo per detto utilizzo;

Norme Tecniche d’Attuazione 74  la manutenzione ordinaria e straordinaria ed il risanamento igienico e tecnologico dei fabbricati e degli impianti esistenti, le opere interne senza alcun incremento volumetrico;  le opere di urbanizzazione e le infrastrutture al servizio degli impianti cimiteriali. Le aree di rispetto cimiteriale sono inedificabili, pur avendo i parametri di edificabilità delle zone contigue nelle quali è possibile utilizzare i meccanismi di asservimento.

Zone F2

Comprendono le zone sulle quali sono previsti gli ampliamenti e la realizzazione dei servizi per il reperimento degli standard, con modalità da definirsi mano a mano per realizzare nuovi servizi in ampliamento a servizi già esistenti o per conseguire precisi obiettivi per esempio il Museo della Cinquecento. Per tali zone sarà definita l'utilizzazione e le modalità di acquisizione e valgono i parametri indicati per le zone F1 a seconda dell'utilizzazione prevista dall'Amministrazione Comunale.

ARTICOLO 24 - IMPIANTI SPORTIVI DI PROPRIETÀ PRIVATA

Sono compresi gli impianti sportivi di proprietà privata, aperti al pubblico come i campi da golf, il maneggio, la piscina, sia esistenti, sia riconfermati con ampliamenti, anche come servizio di supporto all'attività ricettivo-turistica. Tutti gli interventi sugli impianti esistenti e sulle strutture collegate devono mantenere la destinazione d’uso in atto, le caratteristiche attuali, devono assicurare la manutenzione nel tempo e gli interventi necessari al mantenimento della buona funzionalità di tutte le strutture devono essere realizzati con particolare cura ed attenzione.

24.1. Campo da golf Per il campo da golf e le relative pertinenze è fatto divieto di ogni tipo di costruzione, che non sia attrezzatura tecnica strettamente pertinente all'esercizio sportivo con relativi servizi di ristorazione ed accoglienza, e comunque non superiore a 1.000 mc. complessivi, permanendo l'obbligo della specifica destinazione sportiva e di mantenimento del verde esistente. La distanza dai campi da golf veri e propri deve essere portata a sette metri da qualsiasi tipo di manufatto da realizzarsi. Per le piccole volumetrie preesistenti del campo da golf è consentito: a) l'intervento di recupero del fabbricato sino al risanamento igienico e tecnologico; l’eventuale ampliamento della volumetria deve essere detratto dai 1.000 mc. a disposizione della zona; b) la destinazione d'uso limitata a depositi delle attrezzature sportive, piccoli laboratori artigianali di manutenzione connessi all'impianto sportivo, punto di ristoro, servizi igienici e simili, da intendersi per lo più come succursali commerciali, artigianali, ecc. e non come attività a sé stanti; c) l'utilizzo esclusivo come pertinenza e non come unità immobiliare a sé stante, indipendentemente dalla volumetria di riferimento, da vincolarsi con apposito atto pubblico. Le strutture come club House o Fort Apache possono essere ristrutturate globalmente usufruendo eventualmente di parte della volumetria prevista senza conteggiare alcun indice. Limitatamente alla piscina esistente [Foglio 9 mappale 69], attualmente in disuso nella zona ex BS1 del P. di F. del golf, deve essere previsto al più presto o un intervento di riqualificazione o un cambio di destinazione d'uso (ad esempio parcheggio interrato); è comunque obbligatorio un intervento teso ad eliminare i pericoli, sia per persone che animali, costituiti dalla attuale situazione di degrado. In caso di non intervento è obbligatorio, per la pubblica incolumità, cintare tale zona in modo invalicabile e sistemare elementi che consentano ad eventuali animali di poter uscire dalla vasca.

24.2. Maneggio L’intervento è finalizzato ad offrire al turismo equestre un valido punto di riferimento (scuola di equitazione, escursioni guidate, trekking, ecc.) ed è prevista una riqualificazione generale delle costruzioni esistenti, destinate a stalle comprensive di fienili e selleria, depositi inerenti l'attività sportiva, laboratori artigianali per le lavorazioni necessarie (maniscalco, sellaio, ecc.), locali di ristorazione e simili. L'intervento deve essere particolarmente curato, realizzato prevalentemente con strutture in legno o comunque con la parte in muratura molto limitata ; deve essere prioritario la sistemazione adeguata degli animali in condizioni confortevoli per assicurarne il benessere. Le stalle per i cavalli devono ospitare box singoli oltre ai servizi funzionali per il lavaggio degli animali, per la selleria, per il fienile e devono essere attrezzate per il trattamento dei liquami. Gli altri locali invece possono avere funzioni polivalenti come aule per le lezioni, ufficio informazioni, direzione, foresteria, spogliatoi, servizi igienici, punto di ristoro, ecc. Le caratteristiche dei fabbricati per il ricovero degli animali devono essere differenziate da quelle per la permanenza delle persone. Le recinzioni devono essere realizzate con pali di sostegno e staccionate in legno. E' consentito un incremento di volumetria di 300 mc. con altezza massima di 4,50 metri al colmo, senza conteggiare alcun indice, per potenziare l’attività di ristorazione (come bar, ristorante, cucina e servizi inerenti) e/o per realizzare nuove stalle in funzione del miglioramento dell’impianto sportivo ippico.

24.3. Ampliamento di impianti sportivi di proprietà privata - zone FV2 Comprendono servizi a verde privato attrezzato in ampliamento delle attività esistenti. La trasformazione ulteriore di terreni agricoli in nuovi campi da golf e servizi inerenti, per ampliare l'impianto esistente, è consentita purché:  nei limiti indicati dal P.T.C.P. come zone AS;  in zone immediatamente adiacenti i campi di golf esclusivamente in direzione del confine comunale di Villanova d'Albenga, come individuato dalle planimetrie di Piano. [da ricordare che il P.R.G. del comune di Villanova Norme Tecniche d’Attuazione 75 d'Albenga ha previsto in tale direzione la realizzazione di un nuovo impianto golfistico.] in modo da realizzare un effettivo comprensorio golfistico. Tali zone FV2 [mq. 61.860] situate a destra del laghetto utilizzato per l'irrigazione sino al confine con il comune di Villanova d'Albenga ed individuate con apposito segno grafico, sono destinate esclusivamente alla realizzazione di nuovi campi per il gioco del golf da attuarsi con strumento urbanistico attuativo o con concessione edilizia convenzionata con le modifiche al paesaggio necessarie alla sistemazione idonea del terreno. Tali zone non sono altrimenti edificabili, ma è previsto il trasferimento delle volumetrie realizzabili solamente nella zona BS1 del Golf, anche questa individuata con apposito segno grafico, vicino al golf alle condizioni dell’art. 15. La realizzazione dei nuovi campi di golf è condizionata da concessione edilizia convenzionata con la sistemazione dei nuovi campi e con la realizzazione delle opere necessarie di raccordo con l'impianto esistente; con grande cura e realizzazione attenta ai valori ambientali; con la piantumazione di nuove piante.

ARTICOLO 25 - INTERPRETAZIONE PUNTUALE DEL P.T.C.P.

Il riferimento al documento congiunto della Regione Liguria e della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici della Liguria necessita di una puntualizzazione, zona per zona, in modo da chiarire meglio gli obiettivi e le scelte di Piano. Si veda l’allegato A alla presente normativa.

Innanzi tutto è opportuno mantenere sia in ambito urbano, sia in ambito extraurbano le distanze minime inderogabili per le nuove costruzioni di quaranta metri dal torrente Lerrone, di trenta metri dalla strada provinciale, riducibili nella zona perimetrata come centro urbano ad otto metri e di venti metri dagli affluenti del torrente Lerrone, mentre distanze minori possono essere consentite sugli interventi degli edifici esistenti.

E' sempre vietato l'innesto diretto sulla viabilità provinciale, mentre si consiglia la circolazione a senso unico, che consente indirettamente il recupero di spazi per parcheggi e direttamente una fluidificazione del traffico ed una maggiore sicurezza per i pedoni con la realizzazione di un marciapiede.

Sui fabbricati esistenti è prevista una molteplice serie di meccanismi non sovrapponibili, di limitato incremento volumetrico, finalizzati principalmente a riqualificare interventi scadenti, smagliature e superfetazioni, adatti a prevenire i piccoli frequenti abusi edilizi nati quasi sempre dalle superfici utili molto ridotte ed in modo da evitare l'edificazione lungo il torrente Lerrone senza penalizzare tali aree.

I fabbricati nuovi sono previsti come fabbricati uni/bifamigliari compresi tra i 270 e i 650 mc.; il numero dei fabbricati è convenzionalmente conteggiato come 300 mc e ad un solo piano; nel caso quindi di una realizzazione a due piani o di una costruzione bifamigliare, il numero dei fabbricati indicati diminuisce.

I fabbricati devono curare particolarmente l'inserimento non solo rispetto all'ambiente naturale circostante, ma anche rispetto all'ambiente costruito mediando con le tipologie preesistenti, soprattutto quando ci si trova in vicinanza di edifici costruiti in epoche diverse; é opportuno che le tipologie ricalchino o reinterpretino gli edifici di maggior qualità ed articolazione, senza accentuare troppo i contrasti.

L’applicazione puntuale del P.T.C.P. prevede indicazioni che possono guidare l'edificazione dei fabbricati di nuova realizzazione, soprattutto in ambito non urbano per residenze rurali o manufatti funzionali alle aziende agricole: 1. Zona IS - MA località Zerbo Grande La zona, pur facendo parte del comune di Garlenda gravita completamente sul comune di Villanova d’Albenga. L'edificazione sparsa non deve essere localizzata verso la zona ANI - MA o lungo la strada per Ligo, ma deve correttamente localizzarsi verso i fabbricati già esistenti riprendendo tipologie e distanze di tali fabbricati ed evitando la collocazione di crinale.

2. Zona ANI - MA di sponda sinistra del torrente Lerrone E' una zona praticamente inedificata con fasce coltivate ad olivo su pendenze contenute e, nella parte più alta con zone boscate percorse da incendi su pendenze anche accentuate, con pochi antichi fabbricati di limitate dimensioni. Nel caso di edificazione è opportuno limitare le costruzioni ad un solo piano, senza interrato o solo nei casi in cui l'altezza delle fasce preesistenti lo consenta, a notevole distanza l'una dall'altra nelle zone su fasce, mentre nelle zone boscate l'edificazione non è opportuna; la localizzazione deve privilegiare le zone più vicine alle sottostanti zone IS - MA ed ID - CO.

3. Zona IS - MA località Chiappa E' opportuno dividere tale zona in tre sottozone: a) è la parte a monte con oliveti su fasce verso località Fuenza e con terreni agricoli e vigneti verso Maremo Sottano in comune di Casanova Lerrone; è una zona dove l'edificazione può essere maggiore verso la zona ID - CO e più rada verso la zona ANI - MA. a) comprende il piccolo monte Chiappa soggetto a vincolo idrogeologico e coperto di vegetazione (composta prevalentemente da macchia mediterranea con nuclei di pino marittimo e d'Aleppo); tale zona è contornata da una viabilità interpoderale; è opportuno che tale zona rimanga assolutamente priva di edificazione e non sia attraversata da nuove strade. Norme Tecniche d’Attuazione 76 c) è la parte compresa tra la strada provinciale ed il torrente Lerrone con il vecchio mulino trasformato in attività di ristorazione: possono essere previsti limitati ampliamenti tipologicamente congruenti dei fabbricati esistenti, ma il duplice incrocio della distanza dal torrente Lerrone e dalla strada Provinciale impedisce la realizzazione di qualsiasi nuovo fabbricato. Devono essere valorizzati il ponte su arco a tutto sesto e la zona circostante il torrente Lerrone;

4. e 7. Zone ID - CO Località Fuenza, Verneto, Villafranca, Nadda, insediamento del Golf sono le zone urbane di edificazione più consistente nelle quali è previsto un limitato completamento e/o consolidamento in zone quasi sature con limitate volumetrie che dovrebbero cercare di riqualificare l'esistente, realizzare alcuni servizi minimi di quartiere e risolvere le carenze delle infrastrutture a rete.

5. Zona IS - MA sopra località Praglione E' una zona a ridosso del primo insediamento del golf in gran parte coincidente con la zona C6 del precedente Programma di Fabbricazione, in avanzata fase di attuazione, con ville sparse inserite nel verde; le possibilità di ulteriore edificazione sono scarse ed è da escludere la possibilità di realizzare nuove strade.

6. Zona NI - MA località Praglione La zona comprende l'antica borgata di Praglione ed è contornata da alcuni edifici realizzati con il primo nucleo di costruzioni del golf, ben inseriti nell'ambiente circostante: è possibile un limitatissimo aumento volumetrico dei fabbricati esistenti ma senza nuove costruzioni.

8. Zona IS - MA impianto sportivo del golf e zone limitrofe Per tali zone è importante evitare l'edificazione continua lungo la strada provinciale, mentre mantenendo le caratteristiche delle case sparse è possibile realizzare in prossimità dei fabbricati esistenti alcuni nuovi interventi edilizi cercando di inserirli in modo defilato nel paesaggio;

9. Zona IS - MA di sponda destra L'edificazione è più rada e va mantenuta, mediando in particolare nelle tipologie tra le caratteristiche delle costruzioni nuove e dei fabbricati antichi: la scelta più opportuna è che il nuovo fabbricato sembri una ristrutturazione attenta ai valori architettonici tipici del luogo, individuabili in fabbricati aggregati e di notevoli dimensioni che sembrano piccole borgate; l'edificazione deve privilegiare la vicinanza alle strade e ai fabbricati esistenti. In tale zona e con questo criterio è stato inserita una nuova zona turistico ricettiva, pensando ad un fabbricato che, su un progetto globale iniziale, sia realizzato anche per fasi successive, un fabbricato che cresce nel tempo e da inserire quanto prima negli itinerari romantici.

10) Zona IS - MA Borgata Paravenna Le possibilità di edificazione sono condizionate dalla presenza del nucleo antico che costituisce l'elemento forte nel paesaggio, che deve essere mantenuto e non compromesso nella sua identità e leggibilità; [sarebbe stata anche opportuna l'edificazione di crinale nella borgata con le caratteristiche dei fabbricati antichi, ma tale scelta non è stata presa in considerazione nel Piano di recupero] non è edificabile la zona intorno con edificazione sparsa, ma è correttamente localizzata la zona C con i suoi nuovi fabbricati, completamente defilata e non visibile se realizzata con le indicazioni previste; eventualmente l'edificazione sparsa potrà essere localizzata solo verso Bosco scuro e (Osservazione n.12.5)) con il colmo del tetto situato sotto il livello stradale.

11) Zona NI - MA borgata Castelli L'antica borgata Castelli posta di crinale è stata snaturata e completamente decontestualizzata dalla recente negativa edificazione e la proposta di riclassificazione da NI-CO a NI-MA arriva in modo tardivo, ma ha come obiettivo la salvaguardia della borgata e delle zone circostanti ancora recuperabili e riqualificabili; non sembra opportuno inserire nuova edificazione, ma è opportuno cercare di valorizzare l'edificazione originaria e tentare di riqualificare la zona.

12) Zona ANI - MA di sponda destra E' una zona praticamente boschiva con limitate zone coltivate verso Borgata Paravenna, borgata Castelli e nelle parti più vicine al torrente Lerrone; è importante mantenere molto rada e poco consistente qualsiasi realizzazione edilizia ed evitare in modo particolare il crinale di spartiacque che corrisponde in gran parte al confine comunale. Fondamentale è anche contenere il più possibile la realizzazione di nuove strade, fatte salve le esigenze dell'agricoltura e di prevenzione degli incendi. Per una maggiore comprensione delle 12 zone sopra indicate si rimanda all’allegato B.

Seguire queste indicazioni di massima è indispensabile per evitare una perdita di identità dei luoghi e delle caratteristiche originarie del paesaggio.

I manufatti emergenti sono costituiti dal Castello di Meraia, dai ruderi dell'antico castello di borgata Castelli, dal Passo di San Bernardo che costituiva l'antico valico tra la valle del torrente Merula e quella del torrente Lerrone; sono equiparabili nel Piano a queste emergenze alcuni fabbricati di pregio storico architettonico come le chiese e le cappelle rurali, gli antichi ponti in pietra e le piante monumentali [si veda art. 5.4.1.].

Norme Tecniche d’Attuazione 77 Per l'assetto vegetazionale sono invece da adottarsi le indicazioni puntuali del Piano di sviluppo agricolo della Comunità Montana Ingauna, in particolare la carta delle attitudini riportata nella tavola del presente Piano "Uso del suolo", mentre per l'assetto geomorfoloogico quelle degli elaborati del geologo del Piano.

Norme Tecniche d’Attuazione 78 DEROGHE

 Circ. M. LL.PP. n° 847 del 28.02.1956 punto 3 per le limitazioni all'esercizio dei poteri comunali di deroga;  Circ. M. LL.PP. n° 1/1231 del 03.05.1957;  Circ. M. LL.PP. n° 1708 del 04.03.1959 deroghe al regolamento edilizio ed alle norme tecniche di attuazione del P.R.G.;  Circ. Min. LL.PP. n. 518 del marzo 1963  Circ. M. LL.PP. 3210 del 28.10.1966 punto 12. Concessione di deroghe per l'altezza degli alberghi e per la edilizia antisismica;

Per la complessità degli interventi di recupero, per meglio tutelare le caratteristiche architettoniche del patrimonio edilizio esistente, per i fabbricati storici non recuperati, non oggetto di condono, né di richiesta di ristrutturazione edilizia, le deroghe ammissibili sono quelle funzionali alla conservazione delle strutture murarie originarie e sono relative a: 1. altezze interne:  art. 43, ultimo comma L. 457 del 1978;  D.M. Sanità 09.06.1999 art. 1; in cui è espressamente specificato che le altezze interne sono quelle delle strutture originarie; non è comunque possibile l'utilizzo ad uso residenziale e/o commerciale e simile per i locali con altezza inferiore a 2,20 mt. 2. superfici interne dei locali: la dimensione attuale delle parti originarie è quella ammessa, mentre quelle parti per le quali si prevedono anche minime demolizioni e ricostruzioni, devono raggiungere le dimensioni di legge. E' comunque consigliabile proporre soluzioni d'arredamento innovative o realizzate su misura per meglio adattarsi alle caratteristiche del fabbricato [ad esempio: letto contenitore, utilizzo delle nicchie, tratti di pavimentazione interne in vetro cemento, bagno che separi wc dalle altre funzioni, soppalchi aperti, ecc.]. 3. rapporto tra superficie finestrate e superficie di pavimento: al fine di salvaguardare le dimensioni originarie delle aperture è opportuno cercare di ricorrere a soluzioni diverse dall'allargamento delle aperture. La ventilazione potrà essere assicurata dalle nuove tecnologie, mentre l'illuminazione potrà essere migliorata con accorgimenti tipo quelli usati anticamente o innovativi [ad esempio l'imbiancatura degli sguinci potrà essere realizzata con malte tradizionali e polvere di marmo bianco o di quarzo che accentuano i riflessi della luce naturale; l'utilizzo della caratteristica " mampaa " genovese e cioè un telo bianco posto su un telaio metallico agganciato al davanzale ed inclinato verso l'alto per meglio riflettere all'interno la luce; porte interne vetrate o tagli nelle murature con vetro cemento o pannelli vetrati; ecc.] La permanenza di persone e l'utilizzo residenziale è da valutare attentamente, caso per caso, in funzione della destinazione d'uso del locale e dovrà comunque garantire un rapporto non inferiore ad un nono. I locali che non soddisfano tale rapporto possono comunque essere destinati a cantine, depositi, ripostigli, cabine armadio, ecc.

Per consentire riqualificazioni degli edifici più recenti, per ricomporre facciate interessate da interventi succedutisi nel tempo casuali e non coordinati fra loro, per rimagliare alterazioni (bagni esterni, verande, costruzioni su pilotis, ecc), per ricomporre coperture che comportano problemi di infiltrazione e/o di umidità a fabbricati contigui, per soddisfare i parametri di risparmio energetico o l’eliminazione di barriere architettoniche è consentito un intervento edilizio che riconfiguri globalmente l’intero fabbricato in tutte le sue parti alterate, eventualmente con limitati incrementi volumetrici finalizzati al miglioramento delle condizioni di vita anche leggermente superiori a quelli previsti.

Altre deroghe motivate possono essere richieste per adeguarsi alle disposizioni di legge previste per:  risparmio energetico; ad esempio può essere richiesto di rendere più spesse le murature perimetrali senza conteggiare tale intervento come aumento volumetrico; oppure può essere richiesta la possibilità di realizzare una veranda-serra, di posizionare pannelli solari su una copertura, ecc.;  problemi ecologici: ad esempio i tetti coperti di vegetazione della bioarchitettura;  isolamento acustico;  barriere architettoniche;  Adeguamento igienico sanitario L’intervento deve sempre essere riferito all’intero fabbricato, alla contestuale eliminazione degli elementi incongrui o di cattiva qualità, deve essere progettato con attenzione, realizzato con i materiali indicati o compatibili ed inserito con idonei fotomontaggi.

L’Ufficio Tecnico potrà sempre proporre una o più soluzioni alternative di riqualificazione.

Restano non derogabili il numero massimo dei piani per corpo di fabbrica (riferimento ad elaborato specifico).

DISEGNI ALLEGATI ALLA NORMATIVA

Sono allegati alla presente normativa, alcuni schemi relativi alle tipologie edilizie ammesse e non ammesse, al riferimento per il corretto conteggio del numero dei piani, all’inclinazione dei tetti, al posizionamento planimetrico dei parcheggi ed altri riferimenti utili per una puntuale e valida progettazione.

Norme Tecniche d’Attuazione 79