Tesina Finale
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Indice • Abstract • Evoluzione Stilistica e tecnologica Messerschimitt KR175 Isetta e BMW Isetta Messerschmitt KR200 Bond 875 Bond bug Fiat 126 Smart Aixam City • Normativa vigente sui quadricicli leggeri Inquinamento Requisiti Sicurezza Targhe e passeggeri Quadricicli pesanti Circolazione all’interno di ZTL Parcheggio Trasporto di bambini Omologazione Uso dei proiettori Uso del casco • Offerta attuale Modelli ad oggi in vendita Aixam JDM Microcar Ligier Townlife Marche minori Prove su strada • Evoluzioni stilistiche e tecnologiche future Microcar M.go Electric Ligier Elettrica Little TR Enea Phylla Nuova Isetta Gordon Murray Pininfarina Bolloré 1 Mini E Tata Nano Gem Peapod Volkswagen UP Mitsubishi Fiat Topolino Mycar Audi,Seat,Skoda Minicar Toyota Toyota FT-EV Concept Toyota IQ • Classificazione Prezzo Stile Motorizzazione,consumi,capacità di carico e di bagagliaio • Analisi del settore e 5 forze di Porter Potere contrattuale dei fornitori Potere contrattuale dei clienti Rivalità interna Minacce di nuove imprese entranti Le minacce di prodotti sostitutivi • Analisi della domanda e segmentazione Analisi della domanda attuale Analisi dei profili dei clienti Previsione domanda futura • Cubo di Abel • Questionario • Gerarchia dei bisogni • Specifiche di prodotto • Definizione dei concept • Concept scoring • Modelli di costi • Sitografia e bibliografia 2 [1] Abstract Piccole, economiche e con i consumi ridotti al minimo. È la crisi di questi mesi che sta ridisegnando l’auto dei prossimi mesi. In molti, infatti, vorrebbero un’automobile sotto i tre metri di lunghezza con quattro posti a disposizioni. Essenziale ma carina, innovativa e anche sicura. Il successo della Smart (due posti e due metri e settanta di lunghezza) la dice lunga sulla strada da seguire. L’attesa che c’è stata per la Toyota iQ (quattro posti e due metri e 98) che è in vendita dall’inizio del 2009 mostra meglio di ogni altra cosa che la riduzione delle misure e dei consumi è molto più di una tendenza. Una consolidata scelta industriale che era stata perseguita anche negli anni Cinquanta(e ripresa in seria considerazione a partire dalla fine degli anni ‘80) , quando i segni della guerra cominciavano a lasciare il passo alla voglia di motorizzazione di massa e quando la Fiat 600 prima e la 500 poi tracciarono le linee di questa rivoluzione che ha origini dalla cosiddette «Bubblecars», micro gioielli a quattro ruote,le vere antenate delle nostre «macchinette» di oggi. Le Bubblecars erano piccole, tondeggianti,semplici nelle linee ma allo stesso tempo futuristiche nell’impatto,spesso al limite della fantasia. Erano le preferite di personaggi come Cary Grant, Elvis Presley, Macario.Erano buffe trasgressive ma mai banali. Sempre rigorosamente pensate per offrire maneggevolezza, bassi consumi e facilità di parcheggio. Concetti vincenti ancora oggi. La più famosa, sicuramente la più conosciuta, di queste bubblecars resta l’Isetta (aprile 1953): lunga due metri e 28, larga 1,38, la macchinetta aveva una linea a uovo e un’unica portiera frontale per l’accesso dei passeggeri. Due anni più tardi la Iso la vendetta alla Bmw con cui l’Isetta riuscì a ottenere anche un discreto successo commerciale. Il fine di questa tesina è quello di percorrere il ciclo di sviluppo di un prodotto a partire dalla scoperta dei bisogni dei potenziali clienti fino allo sviluppo del concept di prodotto. Prima di partire 3 con lo sviluppo del prodotto, però, si effettuerà un’analisi di mercato, in particolare si effettuerà una ricerca e una descrizione dei modelli di vetturette più importanti del passato e del presente,una descrizione dei concept di vetturette future, si effettuerà un’analisi della domanda e l’analisi del settore delle microcar. 4 Evoluzione Stilistica e tecnologica L'origine delle microvetture la si può far risalire al secondo dopoguerra (e alla crisi che all’epoca tergiversava) con la nascita delle prime vetturette, soprattutto in Germania: tra le più note segnaliamo le Messerschmitt, le Henkel e la già citata Bmw Isetta. Le prime due fabbriche di venivano dal settore aeronautico, si trattava quindi di vetture molto originali sia per la forma esterna che per la tecnica costruttiva. I tre paesi principali produttori di questo tipo di vetturette sono stati dal dopoguerra la Germania, la Francia e il Giappone. Mentre in Giappone le minivetture spesso erano miniaturizzazioni di auto di serie, in Francia e Germania questo tipo di veicolo è stato spesso visto come occasione di creare di dar vita a idee e concezioni tecniche originali se non bizzarre. Molte di queste vetturette avevano 3 ruote, una soluzione tecnica che poi negli anni è diventata sempre più rara. In Italia negli anni dal dopoguerra agli anni '80 hanno avuto notorietà e successo mezzi come il Sulky o l'Ape della Piaggio. Il fenomeno delle micro vetture diventa importante negli anni ottanta in Francia, per opera di un gruppo di lavoro composto da alcune società produttrici di veicoli e da amministrazioni locali. L'obiettivo è quello di risolvere un problema di mobilità che affliggeva le zone rurali del paese, dove la scolarità delle persone era molto poco sviluppata, e quindi anche la loro capacità di prendere la patente, e poco sviluppata era anche la rete dei trasporti pubblici, in grado di risolvere i problemi di mobilità di queste persone. Le prime vetture sono molto basiche, ma già automatiche, e ben presto vengono acquistate da tutti coloro che hanno la necessità di muoversi, anche se per brevi o medie distanze, ma non sono in grado o non vogliono approcciare il mondo delle auto tradizionali. 5 Queste vetture vengono anche apprezzate dalle persone portatrici da handicap, che trovano una soluzione semplice alle loro esigenze. Si riportano alcuni dei modelli che sono stati tra i più innovativi per l’epoca in cui sono stati prodotti. L’elencazione avviene in ordine cronologico in modo da sottolineare i miglioramenti tecnologici e stilistici che si sono avuti negli anni. Messerschmitt KR175 (Anno 1953-1955) [ 2] La Messerschmitt KR175 bubblecar è il primo veicolo su ruote costruito dalla casa produttrice Messerschmitt. Di questo modello furono venduti circa 15000 pezzi prima che fosse rimpiazzato dal modello successivo (il modello KR200). Le caratteristiche più evidenti di questa microvettura sono la forma a fusoliera , l’apertura del veicolo e i posti a sedere che ricordano quelli di un veivolo (infatti l’azienda produttrice in origine produceva aerei mono/biposto). 6 Un altro particolare è il volante tipico dei motocicli. Caratteristiche tecniche: • Motore 173cc raffreddato ad aria a singolo cilindro e a due tempi. Posizionato davanti alla ruota di dietro proprio dietro al sediolino del passeggero. Il motore veniva avviato a spinta oppure opzionalmente poteva essere aggiunto uno starter elettrico. La trasmissione era sequenziale a 4 marce. • Alesaggio x Corsa : 62 x 58 mm. • Potenza: 9 cavalli. • Raffreddamento : ad aria. • 3 ruote. • Dimensioni (lunghezza/larghezza/altezza): 2.820 m /1.220 m /1.200 m • Peso a vuoto : 210 kg • Consumo di benzina: 3.7 L/100 km • Velocità massima: 80 km/h • Capacità di carico di benzina : 12 L • Posti a sedere : due in tandem 7 Isetta e BMW Isetta (BMW 250) (Anno 1953-1956) [ 3] La filosofia costruttiva era quella di privilegiare prima di tutto la comodità ed il comfort dei passeggeri, nonché un'oculata sistemazione della meccanica all'interno del corpo vettura: la carrozzeria sarebbe stata modellata solo a quel punto, sulla base delle specifiche precedenti. All'epoca del suo debutto, la Isetta fece scalpore per la conformazione davvero inusuale del suo corpo vettura. In effetti, all'epoca, l'Isetta era da considerarsi veramente all'avanguardia, sia per quanto riguarda il tipo di corpo vettura, ma soprattutto per la razionale ed intelligente scelta nella disposizione di tutto ciò che serviva a rendere questo piccolo mezzo di trasporto una vera e propria automobile a tutti gli effetti, vivibile e maneggevole. In molti oggigiorno l'hanno definita semplicemente geniale. All'interno del piccolo abitacolo si accedeva mediante il grosso portellone anteriore, che inglobava praticamente l'intera sezione frontale della vettura. Per facilitare ulteriormente l'ingresso, il piantone dello sterzo era solidale con il portellone stesso, vale a dire che aprendo quest'ultimo, il piantone si inclinava in avanti per lasciare ancor più spazio in modo da agevolare ulteriormente l'ingresso. I posti a sedere erano costituiti da una semplice panchetta che offriva spazio solo a due persone. Dietro tale panchetta vi era uno spazio occupato per metà dal piccolo monocilindrico a due tempi e per metà da un piccolo vano atto a sistemare piccoli bagagli. La vetratura era molto ampia ed offriva una visibilità in grado di reggere addirittura il confronto con una berlina di lusso. Il tetto era in tela, srotolabile, in maniera tale da trasformare la Isetta anche in 8 una piccolissima vettura aperta. Sulla BMW 250, la Isetta tedesca, ritroviamo tutte le geniali intuizioni della Iso (la casa produttrice), con in più un piccolo ma efficace impianto di riscaldamento e con i vetri laterali scorrevoli. Il successo ottenuto dalla BMW 250 di duplice natura: da una parte la 250 divenne la vettura ideale per chi poteva già permettersi una seconda auto, mentre dall'altra diveniva il veicolo ideale per le masse in procinto di motorizzarsi. La semplicità progettuale dell'Isetta la si ritrova anche nella meccanica: la versione italiana, la prima ad essere commercializzata, proponeva soluzioni semplici ma anche inconsuete, come per esempio il piccolo motore a due tempi mutuato dalla Iso 200 , una delle motociclette di maggior successo per la Iso, subito prima dell'arrivo dell'Isetta. Tale motore, inizialmente aveva una cilindrata di 198 cc ed erogava circa 9 CV. Questa piccola unità motrice fu utilizzata solo fino alla presentazione al pubblico, dopodiché, prima di lanciarla ufficialmente sul mercato il piccolo monocilindrico fu rialesato e portato a 236 cc, con potenza massima di 9,5 CV a 4.750 giri/min.