settembre 2016 5,50 € 28 ° N

ANNIVERSARI Bang A 50 anni da Kiss Kiss...Bang DISCUSSIONI al cinema? "influencer" gli Esistono FOCUS cinema in Cile Il TENDENZE Quando l'immagine non basta: i registi-romanzieri

NEL CINEMA ITALIANO? NEL CINEMA CHI HA PAURA DEI GENERI GENERI DEI CHI HA PAURA

28 settembre 2016 - - 2016 settembre numero anno IV anno Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? cinema nel generi dei paura ha Chi www.8-mezzo.it

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"La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta sé con che morte è la piccola La paura la mente. uccide "La paura la mia paura." in faccia Guarderò totale. l'annullamento 1984) Dune, Lynch, (David che semplicemente cose impossibili definisce a volte "La gente non ha mai visto." , 1998) Al di là dei sogni, Ward, (Vincent SUL PROSSIMO NUMERO IN USCITA A NOVEMBRE 2016

SCENARI È ancora possibile che un film ci cambi la vita?

DISCUSSIONI Dopo la Brexit: conseguenze e contraccolpi sul cinema europeo

FOCUS Il cinema in Ungheria

ANNIVERSARI A 50 anni da Uccellacci e uccellini EDITORIALE di GIANNI CANOVA

CHI DECIDE COSA POSSIAMO GUARDARE?

ualche mese fa – lo ricorderete – Facebook aveva oscu- Q rato la pagina di un professore parigino reo di aver po- stato un link a una mostra dedicata al pittore Gustave Courbet in cui si vedeva uno dei suoi quadri più belli e più noti, L’origine du monde (quello che raffigura il pube di una don- na nuda in primissimo piano). Quell’immagine – uno dei capolavori assoluti dell’arte occidentale – era stata giudicata “pornografica” da Facebook – poco importa se dai suoi “mediatori” o dai suoi algorit- mi – ed era stata censurata. Ora, mentre scrivo queste righe, appren- do che Facebook ha oscurato la locandina e ha bloccato la pagina del film Porno & libertà di Carmine Amoroso proprio nei giorni di uscita del film nelle sale. Se fosse stato un governo ad agire in questo modo, fosse stato un giudice a ordinare l’oscuramento, fossero stati un mi- nistro o un politico a effettuare una così grave violazione della liber- tà di espressione e di pensiero, ci sarebbero state proteste indignate, campagne stampa, mobilitazioni di massa. Ma dal momento che il censore è Facebook nessuno (o quasi) dice nulla. Del resto, i “termi- ni e le condizioni d’uso” che ogni utente sottoscrive prima di entrare a far parte del social lo dicono chiaro: Facebook ha il diritto di farlo. Gliel’abbiamo dato noi, questo diritto. L’abbiamo messo per iscritto. Neanche la Santa Inquisizione era arrivata a tanto: la censura con il consenso pieno e preventivo di tutti i censurabili. Possibile che nes- suno si indigni? Che nessuno veda i germi di un nuovo totalitarismo, più subdolo e potente di tutti quelli che l’umanità ha inventato fi- nora? Possibile che nessuno veda i rischi insiti nel conferire a un tri- bunale californiano (anche questa concessione la firmiamo noi…) il diritto di decidere per noi cosa possiamo vedere e cosa no? Dire que- ste cose, oggi, è molto impopolare, lo so. Si rischia di apparire vecchi, apocalittici, ottusi, sospettosi. Ma bisogna dirle comunque. Bisogna urlarle. Prima che i padroni delle infrastrutture delle Rete diventino anche i gendarmi del gusto e i guardiani a cui deleghiamo il compito di decidere per noi dove collocare i confini della nostra libertà. Sem- pre col sorriso sulle labbra, ovviamente. Sommario

EDITORIALE SCENARI 20 FANTASCIENZA  TENDENZE NEOREALISTA 01 CHI DECIDE 04 DE-GENERATO di Ang 34 A QUALCUNO COSA POSSIAMO O RI-GENERATO? PIACE SCRITTO GUARDARE? di Gianni Canova Intervista a Lorenzo Sportiello di Gianni Canova di Gianni Canova 06 RINASCITA 36 DOPPIO RUOLO O REMINISCENZA? 22 IL POTERE DEL MIX  ALL’ITALIANA di Andrea Guglielmino di Valentina Neri di Stefano Stefanutto Rosa

Intervista a Stefano Lodovichi 38 LA DOPPIA VITA 08 SEMBRA MORTO di Nicole Bianchi MA È SOLO SVENUTO 24 SÌ PERICLE, a cura di Chiara Gelato NO CRIME Interviste a di V.N. Roberto Andò Punti di vista di Fausto Brizzi Eleonora Danco Intervista a Stefano Mordini Giorgio Diritti Carlo Degli Esposti Davide Ferrario Anna Foglietta 26 NON APRITE Federico Moccia Antonio Manetti QUESTO TUBO Carlo Verdone Franco Montini di Andrea Bellavita Stefano Rulli 28 SE JEEG ROBOT 14 LA MEMORIA LUNGA FOSSE UNA SERIE DAMMI IL ROSSO di Alice Bonetti di Elena Costa a cura di Hollywood Party Rai Radio3 16 IL VENTO FA IL SUO GIRO 30 I GRANDI SUCCESSI di Ang CHE NESSUNO 44 FUTURISMO CONOSCE (IN ITALIA) VANZINIANO Intervista a Matteo Rovere di Francesco Lomuscio di Roberto Silvestri

18 DALLA TERRA 32 RE DARIO ALLA TROMA a cura di Nicole Bianchi DISCUSSIONI di Ang 46 CHE NE SARÀ DEI CINEMA Intervista ad Alberto Bogo D’ESSAI?

di Mimmo Dinoia

48 L’ASCESA DEI MICROFAMOSI di Ilaria Ravarino

8½ NUMERI, VISIONI E PROSPETTIVE DEL CINEMA ITALIANO

Bimestrale d’informazione  Direttore Responsabile In Redazione Hanno collaborato e cultura cinematografica Giancarlo Di Gregorio Carmen Diotaiuti Daniela Amenta, Alberto Anile, Andrea Guglielmino Andrea Bellavita, Alice Bonetti, Direttore Editoriale Luigi Corbani, Elena Costa, Iniziativa editoriale realizzata Gianni Canova Coordinamento redazionale Eleonora Danco, Carlo Degli da Istituto Luce-Cinecittà Vice Direttore Responsabile DG Cinema Esposti, Steve Della Casa, in collaborazione con ANICA Cristiana Paternò Iole Maria Giannattasio Mimmo Dinoia, Federica D’Urso, e Direzione Generale Cinema Silvia Finazzi, Beatrice Fiorentino, Capo Redattore Coordinamento editoriale Anna Foglietta, Chiara Gelato, Stefano Stefanutto Rosa Nicole Bianchi Iole Maria Giannattasio, FATTI RACCONTI DI CINEMA INTERNET PUNTI DI VISTA Dossier di DG Cinema E NUOVI CONSUMI e ANICA 66 LO CHIAMAVANO 92 UNO DI NOI JEEG ROBOT 80 UN MOCKUMENTARY di Umberto Marino 50 I DATI DEL CINEMA ARRIVEDERCI ROMA PER LA GENERAZIONE ITALIANO 2015 di Daniela Amenta SNAPCHAT 94 COLONNA SONORA STAVOLTA TENGONO CONTO di Carmen Diotaiuti DAL VIVO: MA GLI ITALIANI ANCHE DELLA TELEVISIONE LATITANO E DEL WEB GEOGRAFIE di Luigi Corbani di Federica D’Urso, Silvia Finazzi, Iole Maria 82 GLI OCCHIALI Giannattasio, Francesca DELLE MERAVIGLIE Medolago Albani 96 BIOGRAFIE 68 IL FIGLIO DI FRANKENSTEIN, di Nicole Bianchi DI DI ENNIO FLAIANO, DA “CINE ILLUSTRATO”,  CINEMA ESPANSO 1940, 25 SETTEMBRE MARKETING DEL CINEMA ITALIANO di Andrea Mariani 58 ETTORE SCOLA, CE N’EST QU’UN DEBUT 84 LET’S PARTY! di Alberto Anile RICORDI di Ilaria Ravarino

60 NORMA JEANE 70 IL LEONE RUGGENTE di Caterina Taricano DEL CINEMA ITALIANO ANNIVERSARI di Gianni Canova 62 L’ARTE SENSIBILE 86 A 50 ANNI DA di Hilary Tiscione 71 BUD, IL LUPO KISS KISS BANG BANG E GLI AMICI DI SEMPRE di Steve Della Casa 87 UN BACIO E UNA PISTOLA NEL MONDO (MA SENZA PRENDERSI TROPPO SUL SERIO) 64 PARITÀ, LA NUOVA SFIDA È FOCUS CILE di Rocco Moccagatta LA DISTRIBUZIONE 88 IL GAROFANO di Cristiana Paternò 72 PRIMA E DOPO IL GOLPE ALL’OCCHIELLO di Beatrice Fiorentino Intervista a Alessia Sonaglioni di R. M. 78 SENZA RINNEGARE IL PASSATO 90 A PROPOSITO DEL FILM (E DI TESSARI) di Joel Poblete Morales

Francesco Lomuscio, Antonio Progetto Creativo Stampa ed allestimento Direzione, Redazione, Manetti, Andrea Mariani, 19novanta communication partners Arti Grafiche La Moderna Amministrazione Umberto Marino, Francesca Via di Tor Cervara, 171 Istituto Luce-Cinecittà Srl Medolago Albani, Rocco Creative Director 00155 Roma Via Tuscolana, 1055 - 00173 Roma Moccagatta, Franco Montini, Consuelo Ughi Tel. 06722861 fax: 067221883 Joel Poblete Morales, Valentina Distribuzione in libreria [email protected] Neri, Ilaria Ravarino, Stefano Rulli, Designer Joo Distribuzione www.8-mezzo.it Roberto Silvestri, Caterina Claudia Antonazzo, Giulia Arimattei, Via F. Argelati, 35 - Milano Taricano, Hilary Tiscione Matteo Cianfarani, Valeria Chiuso in tipografia il 25/07/16 Ciardulli, Lorenzo Mauro Di Rese, Registrazione presso il Tribunale Giulio Dallari, Maria José di Roma n° 339/2012 del 7/12/2012 Prieto Fernández SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano?

Il rapporto fra i generi e il cinema italiano

DE-GENERATO O RI-GENERATO?

di GIANNI CANOVA SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 4 - 5

L’apparente ritorno dei generi nella produzione corrente del cinema italiano sollecita una riflessione senza pregiudizi sulle cause della diffidenza con cui la nostra industria culturale ha sempre guardato al genere come strumento di disciplina nei processi creativi e come facilitatore nelle pratiche di consumo.

l problema viene da lontano. Da molto prima del ci- Da noi, anche quando si lavora sui generi, lo si fa attraverso la chia- I nema. Da noi, la pervasiva e pervicace diffidenza nei ve dell’Autore: il marchio di fabbrica, insomma, non va quasi mai alla confronti dei generi affonda le sue radici da un lato nel casa di produzione ma all’autorialità del regista, anche nel caso di ci- perdurante idealismo della cultura italiana, dall’altro neasti come Riccardo Freda, Lucio Fulci o Vittorio Cottafavi. in un’immagine dell’artista come genio sregolato e disobbediente, È il paradosso che ha segnato un po’ tutta la storia del nostro cinema, insofferente ai canoni e alle regole, e istintivamente molto più por- dal dopoguerra in poi: tanto la critica quanto la storiografia, soprattut- tato a bruciare incensi sull’altare dell’autorialità più capricciosa che to quelle che si autoproclamavano “progressiste” e popolari, hanno a sottoporre se stesso, le proprie pratiche e le proprie procedure, a celebrato (e studiato, promosso, premiato…) o l’aristocrazia dei Gran- una “disciplina” com’è quella che il genere, necessariamente, im- di Autori (Visconti, Pasolini, Fellini, Bertolucci, etc…) o l’artigianato plica e richiede. Non è un caso, ad esempio, che la stessa letteratura dei mestieranti, esorcizzando invece quel cinema medio, spesso an- italiana sia insegnata nelle scuole di ogni ordine e grado, dalle medie corato a solide gabbie di genere, che era poi quello che riempiva le sale inferiori al liceo classico, con un approccio autoriale invece che con e che il grande pubblico popolare andava a vedere. Il risultato è che un approccio di genere: a scuola si “fa” Dante, poi Petrarca, poi Boc- i generi si sono nascosti e mimetizzati, spesso autocondannandosi a caccio, invece di provare a fare i conti con il sistema di generi con cui esistenze carsiche, parzialmente sotterranee, non sempre facilmente (e dentro cui…) ognuno di questi grandissimi si è trovato ad operare. tracciabili: si pensi anche solo a una galassia composita e interessan- L’eclisse dei generi nel cinema italiano a partire dagli Anni ‘80 non è tissima come quella dell’horror italiano, orgogliosamente indipen- che l’ultimo esito di questa secolare tendenza: un’industria culturale dente, capace di spregiudicate operazioni low low budget, e sostenuto debole, incapace di scelte, più abile nella questua di denaro pubbli- da una comunità di fans non solo capillarmente diffusa ma anche qua- co che nella decisione di investire su progetti creativi e di farsi carico litativamente esigente e severa. del relativo “rischio di impresa”, ha trovato nel culto dell’Autore una Degenerato o rigenerato? Oscillando fra questi due poli, nella misura comoda via d’uscita per dissimulare la propria ignavia e la propria in cui oggi sembra riscoprire i generi, il cinema italiano ritrova anche sostanziale incapacità di fare scelte e di mettere a punto progetti. quel rispetto per il pubblico che non è affatto scontato nel cinema Da noi, anche le opzioni apparentemente di genere nascono quasi d’autore. Perché il genere offre allo spettatore una cosiddetta “map- sempre da un approccio d’autore: non è il produttore che, valutato il pa cognitiva”: un insieme di saperi consolidati e diffusi che finiscono mercato, i suoi bisogni e le sue aspettative, decide di mettere in pro- per creare quelle aspettative rispetto al racconto (e al tipo di mondo duzione – poniamo – 3 horror, 2 film di fantascienza e un mélo, ma è che si troverà sullo schermo) che sono poi gli ingredienti-base che quasi sempre l’Autore che – in base alle sue superiori esigenze espres- ognuno di noi utilizza e rielabora per procurarsi e garantirsi il piacere sive – sceglie di lavorare su storie che hanno (o possono avere) anche connesso alla visione di un film. Perché ripartire dai generi significa più o meno evidenti ricadute di “genere”. Nella storia del cinema ita- anche questo: mettere al centro dei processi produttivi i bisogni e le liano – se si escludono i pepla, i musicarelli, gli spaghetti-western e aspettative del pubblico invece che le urgenze espressive degli autori. poco altro – non c’è nulla di paragonabile agli horror della Hammer, E dare al consumo una dignità almeno pari a quella che da sempre è ai musical della RKO o della Metro Goldwyn Mayer, ai noir della Pa- riservata alla produzione e alla creazione. ramount, e così via. RINASCITA O REMINISCENZA?

Grazie a Mainetti, Rovere e Salvatores, oggi sembra che in Italia stia ripartendo l’interesse per il cinema d’intrattenimento. Ma si tratta veramente di un cambiamento radicale e concreto? O è invece un ritorno alle origini?

di ANDREA GUGLIELMINO

i sente dire spes- direttamente dai Lumière, che S so, specie in questo amavano girare attorno a Napo- momento in cui il li, e soprattutto averne testato il “genere” – qualun- potenziale commerciale, diven- que cosa significhi – sembra ri- tò immediatamente necessario nascere, che noi, in Italia, nei film individuare temi che avrebbero di genere eravamo maestri, negli attratto tanto pubblico pagante. Anni ’60, negli Anni ’70, negli An- Da queste esigenze nacque il film ni ’80. I western, i poliziotteschi, storico in costume, poi conosciu- oggi torna su quei temi (si veda il tiche delle concorrente Helios. E gli horror. Leone, Sollima, Bava, to come “peplum”, il cui primo Pompei di Paul W.S. Anderson). Il Pastrone si dedica intanto alla re- Argento, Fulci, Bud Spencer & Te- esponente è considerato La pre- successo del “film d’arte” france- alizzazione del mostruosamen- rence Hill. Perfino qualche tenta- sa di Roma di Alberini: 15 minuti se spinse poi ad emulare questo te ambizioso Cabiria: due ore e tivo nel super-eroistico, come di quadri animati ispirati diretta- cinema colto e raffinato, ma an- mezza di durata, scenografie lus- L’Uomo Puma di Alberto De Mar- mente al mondo dell’arte e in par- che spettacolare, e a inaugurare fu sureggianti, un linguaggio rivolu- tino (1980). Anche se oggi si ama ticolar modo alle opere del pitto- la Itala Film di Giovanni Pastro- zionario, che abbandona i campi dire che Lo chiamavano Jeeg Robot re Cammarano. Arrivano poi Quo ne, con La caduta di Troia: la tec- fissi per inquadrature ravvicina- è il primo film di super-eroi italia- Vadis?, La Gerusalemme Libera- nica rimaneva tradizionale, con te, zoom e dettagli, sceneggiatura no. Si sente dire meno spesso che ta, ben due versioni de Gli ultimi campi medi per lo più fissi e so- nientemeno che di D’Annunzio, la cinematografia italiana, nel ge- giorni di Pompei, di cui una auten- stenuti, che imitavano la visione con una modalità che accennava nere, ci è nata. Dal 1903, anno in tico kolossal con effetti speciali di un palco a teatro. Nel 1911 due già alla costruzione di una sorta di cui cominciarono a sorgere le pri- che simulavano l’eruzione vulca- versioni de L’Inferno dantesco: “star system” multimediale che me case di produzione nostrane, nica, di fatto un antesignano del quella orrorifica e spettacolare di vedeva coinvolti personaggi resi dopo aver conosciuto il cinema genere catastrofico che ancora Milano Film e quella a tinte ero- celebri dagli altri media, in questo SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 6 - 7

pochi a cui “avrebbero lasciato fa- re” una cosa simile. Insomma, un caso specifico, più che una scos- sa al sistema. E il film, al botteghi- no, ha avuto purtroppo risultati non all’altezza. Jeeg Robot è invece partito in sordina ottenendo però ottime critiche già dalla presen- tazione al Festival di Roma e una tenitura eccezionale, con guada- gni soddisfacenti. Puntava a di- ventare un piccolo culto e l’ha fatto. Tutto merito, però, del co- raggio (e del budget privato) del e che possibilmente risulta invi- suo creatore Mainetti, che si è re- so alla critica, che lo reputa doz- alizzato il prodotto da sé perché zinale e di poco pregio artistico”. nessuno ci credeva, tranne un po- La produzione, nel nostro Pae- chino Lucky Red, che l’ha acquisi- se, si blocca abbastanza drasti- to già bello e pronto e ha investi- camente all’inizio degli Anni ’90, to (bene) sulla distribuzione e il quando irrompe a ciel sereno marketing. Basterà a convincere sul mercato internazionale quel altri a seguire l’esempio? Infine, il “Moloch” chiamato CGI: risulta- film di Rovere: intenso, con delle ti strabilianti con spese ridotte, scene di guida veloce girate ma- e non solo per gli effetti speciali, gnificamente e montate ancora ma anche per scenografie e am- meglio, del genere ha però soltan- bientazioni. L’Italia è imprepara- to la confezione, perché alla base ta e non sta al passo, così gli unici c’è ancora una – tra l’altro estre- “generi” superstiti restano quelli mamente emozionante – storia che non richiedono un uso mas- di drammi familiari. Forse, più sivo delle nuove tecnologie. Per che di “rinascita”, bisognerebbe l’appunto, dramma e commedia. parlare di risveglio, o di remini- Con la rivoluzione “sorrentinia- scenza. Il cinema italiano, ripen- na” e la diffusione all’estero della sandosi come “di genere”, non sua arte la “pellicola italiana d’au- fa che rievocare le proprie radici, tore” si fa essa stessa genere, fuori la voglia di stupire – e di stupirsi dai confini nazionali. Oggi, come – che forse non gli è mai manca- dicevamo, si parla di “rinascita”, ta, ma che ha bisogno di superare grazie all’arrivo di film particolar- la paura (probabilmente immoti- mente ben curati che tentano di vata) di un pubblico con l’occhio rompere gli schemi, come Il ra- costantemente rivolto fuori dal gazzo invisibile di Gabriele Salva- confine. tores, che ha (ri)aperto le danze, caso la letteratura. La scena del spaventosa (Maciste contro il vam- e poi appunto il Jeeg Robot di Mai- sacrificio della bambina al Molo- piro e Ercole al centro della Terra), netti e Veloce come il vento di Rove- ch è già horror strutturato, e com- a mix sorprendenti come il filone re. Ma sta veramente ripartendo pare inoltre per la prima volta un “decamerotico” o le commedie la fiamma o è solo una scintil- personaggio che avrebbe fatto la “erotico-familiari” come il Grazie la? Riflettendo: il film di Salvato- storia del “genere” – ancora una zia di Samperi. res è un prodotto per ragazzi, ben volta, qualsiasi cosa significhi – in Fare storia del cinema di gene- scritto, con influenze dal cinema Italia, il forzuto Maciste. L’Italia re in Italia è un po’ fare storia del di super-eroi americano, e poten- rielabora più che creare, reimpa- cinema italiano “tout-court”, so- zialità multimediali che si è tenta- stando i modelli che dalla Fran- lo che il “genere” – proviamo fi- to di sfruttare con l’uscita paral- cia si spostano via via verso le luci nalmente a definirlo – comin- lela di un romanzo e una serie a di Hollywood. Il pattern viene as- cia man mano a delinearsi come fumetti. Il regista ha più volte di- similato e ripetuto in tutte le sfu- “tutto ciò che non è dramma o chiarato che lui, grazie all’Oscar, e mature possibili, da quella comi- commedia, che attira tanto pub- al nome che si è guadagnato a li- ca (Totò contro Maciste) a quella blico, spesso di modesta cultura, vello internazionale, era uno dei SEMBRA MORTO MA È SOLO

SVENUTO a cura di CHIARA GELATO

La diffidenza e il distacco del cinema italiano degli ultimi vent’anni rispetto al cinema “di genere”. Sei punti di vista: il regista – Antonio Manetti, il critico – Franco Montini, l’autrice – Eleonora Danco, l’attrice – Anna Foglietta, lo sceneggiatore – Stefano Rulli e il produttore – Carlo Degli Esposti.

FINISCE LA DITTATURA DEL CINEMA D’AUTORE no cambiando, perché il cinema IL PUNTO DI VISTA italiano sta guardando a forme alternative di finanziamento che DEL REGISTA hanno portato alla riscoperta di un cinema meno conformista e di ANTONIO MANETTI più fantasioso. Penso a film come Lo chiamavano Jeeg Robot, Veloce come il vento o lo stesso Smetto quando voglio, che ha ridisegnato i parametri della commedia. Quel- lo che vedo è una maggiore dose ulla morte del ci- italiano che ha coinvolto produt- preciso indirizzo culturale, che di coraggio: nell’ideare storie, S nema di genere in tori, autori, registi, distributori ha contagiato il cinema del ven- come nel difenderle, anche quan- Italia si è detto tan- e lo stesso pubblico. Perchè gli tennio successivo (lasciando alla do appartengono a film “diversi” to. È una questione autori hanno smesso di osare, televisione il compito di tenere e sulla carta più rischiosi. complessa, che coinvolge diversi produttori e distributori di diver- vivo il rapporto con una narrazio- Qualche tempo fa stavamo per attori. La nostra tesi è che l’inter- sificare i prodotti, forti del fatto ne più popolare) dominato dalla girare, con il giornalista Paolo vento dello Stato abbia portato che quel tipo di intrattenimento presenza di due soli generi in Ita- Zelati, un documentario su que- alla sparizione di un certo cine- fosse salvaguardato dal cinema lia: commedia e film d’autore. A sto tema, pensato come indagine ma popolare e di intrattenimen- internazionale, mentre gli spetta- pesare anche un certo snobismo sulla fine del cinema di genere e to, come lo concepiamo noi, da tori si sono disabituati a un’offer- culturale tutto italiano, che ha di intrattenimento, in cui inter- quando ha cominciato a finan- ta varia e fantasiosa come poteva associato il cinema di genere al pellare tutte le categorie del ci- ziare film di “interesse culturale essere quella degli Anni ‘70 e ‘80. B-movie, dando l’unico diritto di nema italiano, ma poi è sfumato. nazionale”, creando una sorta di L’intervento finanziario dello cittadinanza al cinema d’autore. Chissà che prima o poi non ci si censura preventiva nel cinema Stato ha portato a delineare un Ma le cose negli ultimi anni stan- rimetta le mani. SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 8 - 9

LA FICTION TV HA RACCOLTO L’EREDITÀ IL PUNTO DI VISTA DEL CRITICO n questi vent’anni sono accadute mol- di FRANCO MONTINI I te cose. Una volta in Italia si produceva- no trecento titoli l’anno e la vita di un film era lunga, mentre oggi il film si brucia in pochissimo tem- po e il mercato si divide tra pochi titoli di successo e molti che non generi nascano, si sviluppino e Manetti Bros. In anni dominati da incassano nulla. In questo pano- scompaiano. A partire dagli Anni scandali e corruzione, il cinema rama il cinema di genere non ha ‘80, poi, la tendenza autoriale ha non fa che attingere alla realtà, più spazi di manovra. Almeno preso il sopravvento su quello come ha sempre fatto. sul grande schermo, perché l’e- che restava di un cinema etichet- Ma ripristinare oggi il genere redità del genere, inteso come tato come commerciale e di puro all’interno di un cinema me- prodotto medio, è confluita nella intrattenimento. dio, dichiaratamente commer- fiction televisiva, dal poliziesco al Per la commedia il discorso è ciale, trovo sia utopico, perché a film sentimentale. Mentre parte diverso. Perché, oltre ad essere il funzionare sono i film d’autore, degli altri generi si era andata genere italiano per eccellenza, è iconici, che attingono dal genere consumando strada facendo, un macro genere che racchiude - penso a Gomorra o allo stesso trasformandosi in una stanca al suo interno una grande varietà Imbalsamatore, che era un noir – ripetizione di se stessi. Penso al di sottogeneri, dal film comico a con una cifra autoriale. Ecco, se western all’italiana, che in alcuni quello farsesco fino alla comme- di rilancio del cinema di genere si anni è stato prodotto in quantità dia amara. E questa diversifica- potrà parlare, la chiave sarà quella industriale. Questo eccesso di zione è stata la chiave della sua di una sua rilettura da parte del offerta ha finito per inflazionare lunga vita. cinema d’autore, perché quello il mercato. Poi c’è stato il periodo Da qualche anno in Italia è esplo- medio, di intrattenimento, è stato del poliziottesco, quello delle so anche il filone criminale, nel risucchiato dalla tv. Lo stesso Lo commedie sexy. Se c’era un film cinema come in letteratura. Nelle chiamavano Jeeg Robot, pur recu- che andava al botteghino, si spol- sue diverse declinazioni, dal noir perando atmosfere dal cinema di pava il genere fino allo sfinimen- alla Suburra a film anticonven- genere, è stata un’operazione au- to. Del resto è fisiologico che certi zionali come Song’e Napule dei toriale per innovazione e fantasia. LASCIATE IL MORALISMO FUORI DALLE SALE IL PUNTO DI VISTA DELL’AUTRICE di ELEONORA DANCO

i considero un’arti- arriva alla pancia. Credo che il M sta primitiva. Non cinema italiano, grazie anche alle ho la tv e il computer nuove generazioni, si sia dato una lo uso per scrivere. svegliata. Ma spesso risultati nuo- Per me i film di genere rimangono vi e bizzarri faticano a trovare una Sansone contro i Filistei, Hercules, collocazione. Schiacciati da un che quando ero piccola davano sistema produttivo e distributivo in televisione la mattina d’estate. pigro, distratto. Con gli antichi romani schiacciati Per il mio primo film, N-Capace, dai massi che Sansone scagliava non ho pensato a stare dentro loro addosso. Un film molto inte- qualcosa, tanto meno a un gene- ressante e divertente sui generi è re. Molti infatti faticano a classi- l’ultimo dei fratelli Coen, Ave Cesa- ficarlo. Ho una lunga esperienza re!, due registi che ammiro. come drammaturga e regista di Oggi le serie televisive hanno so- teatro-performance. Sul set sape- stituito il cinema di genere. Avvici- vo esattamente quello che volevo nando generazioni diverse. Anche dall’immagine. Quando lo scrive- grandi autori di cinema, un tempo vo e lo giravo non pensavo ad una più refrattari, producono o dirigo- formula, bensì alla condizione in- no serie tv, alcune delle quali con- conscia del film e dei personaggi. siderate veri cult. Sfornando nuovi I generi che seguo non hanno una sceneggiatori e attori. Che spesso matrice, mi diverte la commedia però funzionano solo per quella quando non è moralistica, così singola serie e ruolo. come il dramma. Da spettatrice sconclusionata Mai come adesso che le sale che va al cinema in cerca di un’en- chiudono bisogna rilanciare con dovena di emozioni, angoscia, forza e originalità. Il pubblico struggimento, ho la necessità di non vede l’ora di lasciarsi anda- trovarmi davanti a un film che ri- re. Il moralismo rimanga fuori schia il fallimento, che si diverta e dalle sale, l’arte è un luogo che che arrivi d’impatto. Come nella libera, non che educa. Con l’o- pittura, o nella musica, anche se biettivo di arrivare a più umani non capisci le parole, l’emozione possibile. Il genere “calamita”. SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 10 - 11

ANCHE IL PUBBLICO HA LE SUE RESPONSABILITÀ IL PUNTO DI VISTA DELL’ATTRICE di ANNA FOGLIETTA

curioso parlare del- dotti e distribuiti da due colossi masia, così come tutti i film di È la scomparsa dei ge- che fanno capo alle tv. E questo Monicelli e di Verdone. Quello è neri in un momento finisce per condizionare in molti il seme della commedia, quella in cui un film come casi le scelte stilistiche degli au- plautina, che esorcizza i vizi dell’i- Lo chiamavano Jeeg Robot sfida tori che, nel subire gli indirizzi del taliano medio portando a una ca- il sistema produttivo italiano, il mercato, di fatto fanno autocen- tarsi del pubblico. Anche Zalone botteghino e vince. Ma perché ci sura. Ecco che allora film fuori si muove in questa direzione, e lo stupiamo tanto? Perchè è un caso dagli schemi diventano difficili fa attraverso un lavoro raffinatis- quasi unico. In tutti questi anni la da produrre. Ma anche il pubbli- simo che confluisce in un cinema televisione ha sottratto il corag- co ha delle responsabilità, perché medio e trasversale. La comme- gio e la capacità di sperimentare, può scegliere di non scendere a dia è il genere più complesso e annacquato i plot, svilito la fan- patti con una tale omologazio- nobile che abbiamo. I fratelli Van- tasia del pubblico. Con un tale ne. Guardando Lo chiamavano zina, ad esempio, hanno il loro livellamento creativo, il gusto Jeeg Robot, i giovani - che sono modo di mettere alla berlina i vizi degli spettatori si è appiattito. totalmente disaffezionati al ci- umani, una modalità che provoca Anche le stesse serie tv, almeno nema italiano – si riconciliano grande identificazione nel pub- in Italia, nell’attingere dal cine- con il nostro cinema. E non è un blico. Così i loro film scavalcano ma di genere ne hanno fatto un caso che il film di Mainetti sia il tempo, perché sono un pezzo di ibrido, l’hanno sfruttato e dena- inquadrabile in un genere, per- storia. Dalle loro commedie ca- turato, più che onorarlo. Quan- ché i ragazzi cercano il genere, lo piamo chi siano gli italiani. do Tarantino utilizza i cliché, chiedono. Quindi il pubblico ci l’iconografia del genere western, sarebbe, se solo lo si ascoltasse. fa piombare lo spettatore in un Un alibi fare film accomodanti territorio noto, per poi ribaltarlo per un pubblico borghese. dall’interno, appropriandosene. La commedia è il nostro pane Questo è lavorare sul genere. quotidiano, ci riesce benissimo. Colpa degli autori? È tutta una ca- Perfetti sconosciuti per me rappre- tena. Perché i film vengono pro- senta la commedia per antono- ORA IL DOCUMENTARIO RISCOPRE LA NARRAZIONE IL PUNTO DI VISTA DELLO SCENEGGIATORE di STEFANO RULLI

isogna fare un passo facilmente riconoscibili e quindi accompagna una rinnovata di- B indietro sulla defi- più direttamente legati a un im- versificazione tra cinema, serie nizione di cinema di maginario collettivo. Questo re- televisiva e documentario, in genere, una defini- cupero di prestigio del concetto grado però di garantire a tutti pari zione coniata per indicare l’utiliz- di genere, che viene dalla seriali- dignità estetica. Nuove narrazioni zo di tematiche e atmosfere in op- tà, specie di origine americana, di dunque per ritrovare il piacere di posizione al cosiddetto cinema rimbalzo sta arrivando anche al storie che non siano esasperata- d’autore, a partire dalla sua isti- cinema, mentre il film d’autore è mente private, ma che raccontino tuzionalizzione. In un’industria entrato in crisi. In una fase come realtà più grandi, scegliendo un cinematografica entrata in crisi, questa è necessario ricucire il punto di vista individuale che ri- come quella italiana di fine Anni rapporto con il pubblico. Alcu- esca a farsi stile. ‘70, si sceglie di salvaguardare ni film di giovani autori vanno Osservando i ragazzi del Centro (anche grazie al sostegno dell’I- in questa direzione, come Veloce Sperimentale vedo tanta ansia di talnoleggio e della Rai) il cinema come il vento, in cui il genere è trat- esprimere la propria individua- d’autore rispetto a quello di ge- tato con intelligenza, al passo con lità, che si teme possa essere tra- nere, che da questo momento in un’Italia che è cambiata. Perché il volta dalle maglie del genere. Per poi assume un’accezione dispre- genere è fatto per essere rinnova- questo nel percorso formativo giativa, mentre prima non ci si era to, ribaltato, sovvertito. E segnali prevediamo un’esperienza di co- mai posto il problema. In passato di cambiamento ci arrivano an- noscenza del genere, sia teorica nessuno si era chiesto se Bolo- che dal pubblico. Fino a qualche che laboratoriale, che trasformi gnini, Pietrangeli, Germi o Moni- anno fa un cinema documentario quella diffidenza in consapevo- celli facessero cinema d’autore o narrativo era impensabile, men- lezza di un altro modo di narra- di genere. Queste catalogazioni tre oggi c’è un pubblico in sala che re possibile. Oggi molti steccati emergono quando un’industria lo chiede. Perché anche il cinema sono caduti, sento che una fase rimane senza punti di riferimen- del reale cerca modelli narrativi si è conclusa nel cinema italiano. to. Un preconcetto che ci siamo che siano comunicativi. Laddove Questa possibilità di misurarci portati dietro a lungo. Ma oggi il l’esigenza di comunicazione non con narrazioni di vario ordine e mercato sta cambiando, perché significa essere commerciali, ma tipo rappresenta per noi autori l’industria dell’audiovisivo torna cercare un proprio pubblico. A una grande opportunità di libertà. a chiedere modelli narrativi più questo bisogno di narrazione si SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 12 - 13

SPERO NELLA NUOVA LEGGE CINEMA PER INCENTIVARE LA CONCORRENZA IL PUNTO DI VISTA DEL PRODUTTORE

di CARLO DEGLI ESPOSTI

l racconto di genere ne penso sempre a dove arriva la cinema, che spesso non prende pressione culturale di un siste- I è alla base di gran forza del messaggio. Dalla pan- una posizione. Non dimentichia- ma monopolista, hanno portato parte del mio lavoro. cia, dalla testa o dal cuore? Sono moci che il genere dà sempre dei a una sovrabbondanza di com- Sotto al Commissa- attratto dal racconto che arriva giudizi sull’oggi. media classica, alla ripetizione rio Montalbano c’è Germi, dietro alla pancia. Ma per emozionare Di chi è la responsabilità? Cre- stanca di formule collaudate, di- al Commissario Maltese c’è La Pio- è necessario anche coraggio. Nel do sia un concorso di colpa. Gli ciamolo oramai insopportabile. vra. Sotto a Luca Zingaretti deve futuro mi piacerebbe tornare sul autori hanno il loro peso, ma è Il primo responsabile di questo trasparire Sean Connery, dietro a western, sul film di genere più anche vero che in assenza di do- è Rai Cinema, che dovrebbe dare Michele Riondino Che Guevara. spinto, sul crime. Amo percor- manda si può fare ben poco. Così, un indirizzo di sperimentazione. Progettando la versione italiana rere i generi e penso che questo insieme all’offerta si è ristretto Il futuro della commedia non di Braccialetti rossi ho fatto te- sia il momento per sperimentarli anche il pubblico. Un film come può venire solo dal web e dalla soro del meglio della comme- e contaminarli, perché non ci Lo chiamavano Jeeg Robot è una tv. Al momento non vedo segnali dia all’italiana, con l’alternanza sono più confini. bella notizia, se non una ventata di cambiamento, spero nel nuo- continua di caldo e freddo. Ogni Siamo in un momento storico d’aria fresca, un refolo, un segno vo vertice Rai e in una Legge Ci- narrazione ha i suoi tempi e i suoi in cui ci guardiamo molto den- che non tutto è perduto. Sul fron- nema che incentivi un mercato riferimenti e a me piace andare tro senza avere il coraggio di te della commedia qualcosa di di concorrenza. a cercare quello che ho amato criticarci. In un periodo, come nuovo c’è, ma diluito in mezzo a nel passato, rovistare tra generi e il dopoguerra, in cui l’aria che si tanti film privi di senso, un’over- grandi immaginari. Ma il mio non respirava era di entusiasmo per dose dentro a cui si perdono an- è un ragionamento esclusiva- la ricostruzione, si poteva fare che i progetti coraggiosi. mente televisivo, perché ragiono qualunque cosa. Adesso tutto è Gli interlocutori, in un mercato allo stesso modo per i progetti confuso, plumbeo, annebbiato e chiuso come quello del cinema e di cinema. Leggendo un copio- questo stato di cose si riflette nel dell’audiovisivo in Italia, e la de- LA MEMORIA LUNGA

Abbiamo cercato di indagare nel ricordo che il cinema italiano di genere lascia negli spettatori, dal noir al mélo. Ma quasi tutti gli intervistati si sono soffermati sul periodo 1950/70 ignorando il contemporaneo. 

di ALICE BONETTI

è a chi in sala pia- Sui film western, non c’è alcun sici citati, spunta qualche titolo ti di B-Movie fantascientifici si è C’ ce aver paura, a chi dubbio: le pellicole più amate so- contemporaneo come L’imbalsa- illuminata di fronte alla doman- piangere, a chi im- no quelle di Sergio Leone. No- matore (2002) di Matteo Garrone da sul cinema sci-fi: film scono- maginarsi come il più nostante qualche perplessità sul e La sconosciuta (2006) di Giusep- sciuti ai più come Occhi dalle stel- veloce pistolero del West. C’è chi fatto che tutti gli intervistati ab- pe Tornatore. le (1978) di Mario Gariazzo, L’isola si diverte a cercare indizi, chi so- biano effettivamente visto i suoi Sul noir le idee non sono sta- degli uomini pesce (1979) e 2019: Do- gna realtà e mondi paralleli e chi film (gocce di sudore sono sce- te altrettanto chiare. La difficoltà po la caduta di New York (1983) di va pazzo per la storia e la mitolo- se dalle tempie di qualche in- maggiore per gli intervistati è sta- Sergio Martino sono stati ricor- gia. Insomma, il cinema di genere tervistato quando abbiamo ta quella di riconoscere nelle pel- dati fra i migliori del genere. Nel- (dall’horror al mélo, dal western chiesto di “ricordarci” l’attore licole italiane delle opere che la lista compaiono anche i grandi al giallo, dalla fantascienza al pe- protagonista di Per un pugno di potessero essere associate al ge- classici del cinema italiano di fan- plum) non solo accontenta i gu- dollari), praticamente tutti han- nere. Le atmosfere tipiche del no- tascienza: Totò nella Luna (Steno, sti di tutti ma, sin dagli albori del no citato la celebre “Trilogia del ir sono infatti ben riconoscibi- 1958), Space Men (1960) di Anto- nostro cinema, trascina davanti al dollaro” e l’epico C’era una volta li, secondo il sondaggio, nei film nio Margheriti, L’ultimo uomo sulla grande schermo masse di popola- il West (1968). Citati anche Djan- d’oltreoceano: tanti hanno saputo Terra (1963) di Ubaldo Ragona, La zione. E cosi ci siamo chiesti: qua- go (1966) di Corbucci (riscoper- snocciolare con disinvoltura tito- decima vittima (1965) di Elio Petri, li sono i film italiani che si conten- to, molto probabilmente gra- li di grandi classici americani co- Terrore nello Spazio (1965) di Ma- dono il titolo di pellicole più belle zie al successo dell’omonimo e me Viale del tramonto (Wilder, rio Bava (che ha ispirato una pie- e rappresentative dei principa- più recente film di Tarantino) e 1950), Il grande sonno (Hawks, tra miliare del genere fantascienti- li generi cinematografici? Un son- i film con Bud Spencer e Teren- 1946) e Il lungo addio (Altman, fico come Alien di Ridley Scott) e il daggio svolto su un campione di ce Hill, come il capostipite del fa- 1973) mentre si contano sulle di- film cyberpunk di Gabriele Salva- 50 persone, ci ha aiutato a capirlo. gioli-western: Lo chiamavano Tri- ta le opere fondamentali del noir tores, Nirvana (1997). Abbiamo ac- Dario Argento è il mattatore in- nità (Barboni, 1970). italiano come Ossessione (1943) di cettato come risposta (barando un discusso della categoria hor- Ancora una volta sono i lavori di Visconti, Un borghese piccolo pic- po’, lo ammettiamo) anche Fascisti ror: Profondo rosso (1975) e Su- Dario Argento e Mario Bava quel- colo (1977) di Monicelli, Mila- su Marte (2006), esilarante e sati- spiria (1977), sfoghi visivi e li più citati in risposta alla doman- no calibro 9 (1972) e La mala or- rica pellicola di Corrado Guzzanti. visionari del regista, sono le da: “qual è il film giallo italiano dina (1972) di Fernando Di Leo. Sul mélo, invece, la maggior par- opere che più hanno turba- più bello e rappresentativo per il Va un po’ meglio con il poliziotte- te degli intervistati si è arena- to le notti degli spettatori, se- genere?”. Pellicole al confine tra sco, genere molto influenzato dal ta. In molti si sono limitati a stra- guite da Inferno (1980), Tenebre thriller e horror come Il gatto a noir e in voga negli Anni ‘70, di cui buzzare gli occhi, in pochi si (1982), Phenomena (1985) e Non nove code (Argento, 1971), L’uccel- vengono citati titoli come Banditi a sono lanciati su film contempo- ho sonno (2001). Particolar- lo dalle piume di cristallo (Argen- Milano (1968) di Lizzani, La polizia ranei (L’ultimo bacio di Muccino mente ricordate anche le pelli- to, 1970), La ragazza che sapeva ringrazia (1972) di Steno; La polizia in testa), in pochissimi hanno ri- cole di Mario Bava (Operazione troppo (Bava, 1963) e Sei donne per incrimina, la legge assolve (1973) di cordato i titoli di punta di un ge- paura, La maschera del demo- l’assassino (Bava, 1964), sono le Enzo G. Castellari, Milano odia: la nere che tanto ha segnato (e fatto nio, I tre volti della paura, Re- più apprezzate dal pubblico men- polizia non può sparare (1974) e al- piangere) il cinema italiano. Tra azione a catena e Shock), ma- tre viene poco ricordato un ca- tri film di Umberto Lenzi come Il i pochi film citati: Catene (1949) estro indiscusso del cinema posaldo del genere come Non si trucido e lo sbirro (1976), dove ap- e I figli di nessuno (1951) di Ma- horror nonché genio ispirato- sevizia un paperino: straordina- pare per la prima volta il personag- tarazzo, Europa 51 (1951) di Ros- re di registi cult come Tarantino rio thriller “rurale” di Lucio Ful- gio di “Er Monnezza”, protagoni- sellini, Senso (1954) di Luchi- (senza Cani arrabbiati di Bava, ci, regista troppo spesso seppel- sta di una delle serie più fortunate no Visconti, Riso amaro (1949) forse, non avremmo mai avu- lito nei fondali dell’inesplorato del cinema italiano. e Non c’è pace tra gli ulivi (1950) to Le Iene) e Tim Burton. cinema nostrano. Tra i tanti clas- Una combriccola di appassiona- di De Santis. C’è anche chi non SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 14 - 15

Film Horror Numero votanti Film Western Numero votanti 1) Profondo rosso (D. Argento, 1975) 14 1) Il buono, il brutto, il cattivo (S. Leone, 1964) 13 2) Suspiria (D. Argento, 1977) 9 2) C’era una volta il west (S. Leone, 1966) 11 3) Operazione paura (M. Bava, 1966) 7 3) Per qualche dollaro in più (S. Leone, 1965) 8 3) Inferno (D. Argento,1985) 7 3) Per un pugno di dollari (S. Leone, 1964) 8 4) La maschera del demonio (M. Bava, 1960) 3 4) Lo chiamavano Trinità (E. Barboni,1970) 3 5) Le case dalle finestre che ridono (P. Avati, 1976) 3 5) Django (S. Corbucci, 1966) 2 7) Tenebre (D. Argento, 1982) 2 5) I giorni dell’ira (T. Valeri,1967) 2 Astenuti: 0 Astenuti: 0

Numero si è dimenticato della splen- Film Thriller dida Sophia Loren che balla il votanti mambo bacan in La donna del 1) Il gatto a nove code (D. Argento, 1971) 9 fiume (1954) di Mario Soldati. 2) L’uccello dalle piume di cristallo (D. Argento, 1970) 7 Anche la domanda sul cinema pe- plum (o storico-mitologico) pare 2) La ragazza che sapeva troppo (M. Bava, 1963) 7 aver gettato gli intervistati nel pa- 3) Sei donne per l’assassino (M. Bava, 1964) 6 nico. Timidamente segnalati: Le 3) Cani arrabbiati (M. Bava, 1976) 5 fatiche di Ercole (Pietro Francisci, 4) Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (E. Petri, 1970) 3 1958), Il figlio di Spartaco (Sergio 5) Una lucertola con la pelle di donna (L. Fulci, 1971) 2 Corbucci, 1962), Arrivano i Tita- ni (Duccio Tessari, 1962) e la pri- Astenuti: 0 ma vera regia di Sergio Leone Gli ultimi giorni di Pompei (1959). So- temporanei sono solo compar- Film mélo Numero votanti lo una persona si è azzardata a cita- se. Una domanda a questo punto re Il racconto dei racconti (2015) di sorge spontanea: è il pubblico ita- 1) Riso amaro (G. De Santis, 1949) 4 Matteo Garrone, fantasy epico liano a essere nostalgico o è il no- 2) L’ultimo bacio (G. Muccino, 2001) 4 che in fondo può essere visto co- stro cinema che non sa più fare ca- 3) Senso (L. Visconti, 1954) 3 me la naturale evoluzione del ci- polavori memorabili? 4) La donna del fiume (M. Soldati, 1954) 2 nema mitologico di una volta. In 5) Non c’è pace tra gli ulivi (S. Corbucci, 1950) 1 effetti, a guardar bene i risultati, 5) Europa 51 (R. Rossellini, 1951) 1 la maggior parte dei film citati nel sondaggio appartengono al tren- 6) Catene (R. Matarazzo, 1949) 1 tennio ‘50-’70, mentre i titoli con- 5) I figli di nessuno (R. Matarazzo, 1951) 1 Astenuti: 33

Film peplum Numero votanti Film fantascientifici Numero votanti 1) Le fatiche di Ercole (P. Francisci, 1958) 3 1) Totò nella luna (Steno, 58) 6 2) Arrivano i Titani (D. Tessari, 1962) 2 2) La decima vittima (E. Petri, 1965) 5 3) Il figlio di Spartaco (S. Corbucci, 1962) 1 2) Nirvana (G. Salvatores, 1997) 5 3) Gli ultimi giorni di Pompei (S. Leone, 1959) 1 3) L’ultimo uomo sulla terra (U. Ragona, 1963) 4 4) Il racconto di racconti (M. Garrone, 2015) 1 3) Terrore nello spazio (M. Bava, 1965) 4 5) Gli amori di Ercole (L. Bragaglia, 1959) 1 4) Fascisti su Marte (C. Guzzanti, I. Skofic, 2006) 3 5) Maciste all’inferno (R. Freda, 1962) 1 5) 2019: Dopo la caduta di New York (S. Martino,1983) 2 Astenuti: 40 Astenuti: 11

Film poliziottesco Numero votanti Film noir Numero votanti 1) Banditi a Milano (C. Lizzani, 1968) 8 1) Ossessione (L. Visconti,1943) 5 2) La polizia incrimina, la legge assolve (E. Castellari, 1973) 5 2) Milano calibro 9 (F. Di Leo, 1972) 4 3) Milano odia: la polizia non può sparare (E. Castellari, 1974) 4 3) La mala ordina (F. Di Leo, 1972) 3 4) Il trucido e lo sbirro (U. Lenzi, 1976) 3 4) I ragazzi del massacro (F. Di Leo, 1969) 2 5) Squadra antiscippo (S. Corbucci, 1976) 2 4) Un borghese piccolo piccolo (M. Monicelli, 1977) 2 5) Roma a mano armata (U. Lenzi, 1976) 2 5) La sconosciuta (G. Tornatore, 2006) 2 6) Piedone e lo sbirro (Steno, 1973) 2 Astenuti: 11 Astenuti: 9 atteo Rovere è il più Quali sono stati i suoi prin- Come reagiscono gli attori M giovane film-maker cipali riferimenti cinemato- italiani di fronte a una storia italiano ad aver vin- grafici, sia per questo film che action? È stato complesso di- to un Nastro d’Ar- parlando in generale? rigerli? gento sia per la categoria regista (Homo Homini Lupus) che per Per questo film ho guardato mol- Reagisce ognuno a modo pro- la categoria produttore (Smetto to agli ‘action’ europei, diversis- prio, ma diciamo che la com- quando voglio). È stato inoltre il simi dagli esempi statunitensi. plessità della sfida chiama ad un più giovane candidato di sempre Registi in qualche modo ‘classi- grande impegno, ed è lì che si ri- ai David di Donatello nella cate- ci’ come Frankenheimer o Mo- conoscono i veri professionisti. goria Miglior Produttore (Smetto stow, lavorando spesso in Euro- Io cerco di raccontare storie in quando voglio). Con Veloce come il pa, hanno realizzato sequenze cui i personaggi siano al centro, vento ha firmato uno dei successi d’azione senza ausilio di partico- e di conseguenza lavoro tantissi- dell’ultima stagione, tra il dram- lari effetti speciali, ma utilizzan- mo con gli attori, che tendono a ma familiare e il classico film di do il principio che era in qualche restituirmi l’impegno. Sono mol- corse, ispirato alla vera storia di modo quello dei nostri ‘poliziot- to contento di tutte le interpreta- Carlo Capone, tormentato cam- teschi’, anche se con maggior zioni di Veloce come il vento, nes- pione di rally degli Anni ’80, dal qualità di scrittura. In due paro- suno escluso. I personaggi hanno carattere ribelle, che è poi ca- le: tutto reale. Questa breve frase un grande substrato emotivo e duto nel tunnel della tossicodi- è stata un po’ il mio faro nel rea- umano e gli attori hanno lavorato pendenza. Il suo meccanico ha lizzare le diverse sequenze. alla grande per restituirlo. svelato a Rovere come Capone avesse iniziato ad allenare una Quali sono le principali diffi- Si tratta di un prodotto alta- giovane pilota dopo essersi ri- coltà nel realizzare un film di mente esportabile. Che per- tirato, evento che ha ispirato il genere in Italia? corso avrà, o sta avendo, il plot del lungometraggio. film, all’estero? Sono parecchie. Si parte dalla Si tratta di un film assoluta- diffidenza dei finanziatori per Fortunatamente nonostante l’o- mente fuori dagli schemi per film non usuali, fino alla com- stacolo linguistico (è pur sempre il panorama italiano. Ne ha plessità del lavoro con gli stunt- un film in italiano), è stato ven- curato lei stesso la sceneggia- man e con gli attori in sequenze duto in tanti Paesi, e sta uscen- tura. Avete già pensato in fa- cui nessuno è abituato. Abbiamo do anche in sala fuori dall’Italia. se di scrittura alle necessità tutti imparato in qualche mo- I distributori sono molto con- di budget? do da zero: ora sia io che il mio tenti, ma manca una continuità gruppo di lavoro conosciamo un per questo tipo di pellicole, che Sì. La mia attività di produttore po’ di ‘trucchi’ e metodi per gira- ci permetterebbe di fare un la- mi fa ragionare profondamen- re certe scene. Il problema è che voro migliore anche sull’estero, te sulla fattibilità di quanto scri- è un allenamento che non capi- creando interlocutori affidabili e viamo, e sulle tecniche di ripresa ta spesso, perché di film così se non exploit una tantum. che poi andranno adottate per ne fanno pochissimi. Insomma restituire al pubblico appieno alla fine siamo sopravvissuti... e Progetti per il futuro? C’è an- la ‘promessa’ di intrattenimen- qualcosa è venuto fuori. Ma sa- cora spazio per il cinema di ge- to ed emozioni. I budget ipoteti- rebbe bello avere occasioni mag- nere in Italia? ci cui vado incontro mi sono di giori e un know-how più diffuso solito abbastanza chiari ma, se- tra gli addetti ai lavori. Io credo ci sia ancora tanto spa- renamente, invece di reprime- zio. La mia prossima sfida è an- re me stesso e gli sceneggiatori, Perché, secondo lei, il cinema cora top-secret, ma sono sicuro durante la fase di scrittura mi italiano non osa mai? Perché che sarà entusiasmante. muovo in modo assolutamen- si sofferma sempre e solo su te libero, e anzi spingo al limite drammi e commedie? la fattibilità delle sequenze, te- nendo sempre però d’occhio la Le statistiche ci dicono che ad concretezza, la possibilità poi di incassare di più sono le comme- realizzare effettivamente e nel die, e quindi i finanziatori pensa- modo migliore quanto raccon- no che la gallina dalle uova d’o- tato sulla carta. Avere coscienza ro si nasconda solo lì. La realtà è del budget secondo me è impor- che gli spettatori vogliono pro- tante, perché permetterà poi di poste eterogenee, e film di quali- sfruttarlo al meglio, ottimizzan- tà ed emozionanti, e sono pronti do quanto disponibile. ormai a tutti i registri. Il cambia- mento di rotta è già in corso, ba- sta vedere i dati. SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 16 - 17

IL VENTO FA IL SUO GIRO

Intervista a Matteo Rovere di ANG

SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 18 - 19

Come mai ha scelto di realiz- ‘cinema bis’. Per parlare di rina- zare proprio un horror? Solo scita forse è presto, ma io sono per passione o anche per con- positivo. Ad esempio a Genova tenere il budget? (la città in cui vivo) la scena è DALLA molto viva e ci sono tanti artisti La scelta di girare quella che io ho brillanti che hanno voglia di fare. definito una ‘Rock – Metal – Hor- ror – Comedy’ è stata dettata pu- Come è entrato in contatto ramente dall’istinto e legata alla con la Troma e che percorso passione viscerale che ho per sta facendo il film all’estero? l’horror e la musica in generale. TERRA La produzione di Extreme Juke- La prima volta che ho incontrato box è stato un atto creativo total- Lloyd Kaufman ero a Cannes e mente folle ed insensato: avevo c’era anche il mio socio Andrea appena perso il lavoro, era estate Lionetti. Lui ci ha fatto un’inter- ed avevo molto tempo a disposi- vista in inglese. Non siamo degli zione, quindi... Perché non fare assi in quella lingua ma alla fine ALLA un film? Diciamo che sono uno gli siamo risultati simpatici. Lo che quando decide di partire, lo abbiamo ritrovato alla stazione fa e basta. del treno, lui era con la moglie, è stato molto carino, c’era un bel Perché un giovane come lei sce- feeling, anche se noi non pensa- glie il genere per esordire, piut- vamo certo che avrebbe compra- tosto che qualcosa di più facil- to il film. Invece, un mese dopo TROMA mente vendibile in Italia come circa, ci ha scritto il suo braccio il dramma o la commedia? destro, dicendoci che Extreme Jukebox li aveva entusiasmati e Non c’è stato nulla di pianifica- che lo volevano a tutti i costi nel- to a tavolino... Tant’è che il mio la scuderia. Il film è uscito quasi prossimo film potrebbe anche un anno fa e dai primi dati direi essere (e questo lo dico in an- che sta andando benino, soprat- Intervista ad Alberto Bogo teprima assoluta, forse non lo tutto tra gli appassionati. La gen- sa nemmeno mia moglie...) una te ne parla, su internet, sulle fan- commedia nera e onirica, che zine, sta diventando un cult. di ANG sto scrivendo dopo un percor- so in analisi. Per me, il processo Progetti per il futuro? C’è an- creativo non ha troppo a che fare cora spazio, secondo lei, per il con la logica. Ci si mette davanti genere, in Italia? al computer ogni giorno per un mese e non succede niente. Poi Intanto lavoro a un trailer, che all’improvviso qualcosa si muo- potrebbe servirmi per presentare ve ed il flusso creativo è libero di un altro progetto, sempre a tema andare dove meglio crede. È un horror. Lo girerò a luglio e uscirà atto magico e sacro. Forse l’unica in autunno. Il titolo sarà Land Of cosa pura e sacra che ci è rimasta. Halloween. Naturalmente ho già una sceneggiatura, ironica come Cosa ne pensa della cosiddetta quella di Extreme Jukebox ma an- n’avventura nata per ‘rinascita del genere’ in Italia? che con tanta azione. Sarà brutale U gioco, senza proget- e teso. Ricevo parecchie proposte tualità. Improvviso Ho visto Lo chiamavano Jeeg Ro- per videoclip e video promozio- tempo libero e la bot, che ho apprezzato molto. In nali. Scelgo in base alla mia sensi- voglia di girare un horror di serie questo momento storico un film bilità. Quanto al genere in Italia, B, con consapevolezza, ironia e come quello può essere conside- parlerei più di ‘genere di italiani divertimento. Un viaggio a Can- rato un piccolo miracolo. Credo all’estero’, la nostra vena artigia- nes con il socio Andrea Lionetti e che qualcosa si stia muovendo, nale piace molto fuori dal Paese, Alberto Bogo, giovane regista ge- ma non si tratta di un movimento quindi probabilmente lavorere- novese, si ritrova a sorpresa nella ‘organizzato’, piuttosto di perso- mo sempre più all’esportazione. scuderia della Troma di Lloyd ne che si muovono singolarmen- Ma non è detto che sia un male. Kaufman, la più grande casa di- te e che raramente collaborano stributrice di b-movies al mon- fra loro, come invece succedeva do. Ecco com’è andata. negli anni d’oro del cosiddetto FANTA- SCIENZA NEOREA- LISTA

Intervista a Lorenzo Sportiello di ANG SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 20 - 21

egista, sceneggiatore, musicista barese, classe 1978, Lo- R renzo Sportiello si diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia con il corto Col sangue agli occhi. Sempre nel 2008, MTV gli commissiona Wannabe A Filmmaker, la prima serie web italiana. Esordisce nel lungometraggio nel 2014 con il film di fantascienza Index Zero, presentato alla nona edizione del Fe- stival Internazionale del Film di Roma. Un film distopico ambientato in un oscuro futuro dove riprodursi senza permesso è vietato, in nome della “sostenibilità”.

Quali sono le principali diffi- coltà nel realizzare un film di genere in Italia?

Non molte, rispetto alle difficoltà di realizzare qualsiasi altro film. Quali sono stati i suoi princi- Io non amo l’etichetta ‘di genere’ pali riferimenti cinematogra- perché secondo me ogni film può fici? avere, inevitabilmente, un genere Naturalmente il prodotto pun- che lo descrive. Mi sembra più ta all’estero. Che percorso sta Ogni film è un progetto a sé che pregnante, invece, la differenzia- avendo? necessita di referenze specifiche, zione tra cinema di ‘high-con- inoltre i miei gusti come spetta- cept’ e quello che non lo è. Ha una forte richiesta ma, causa tore sono parzialmente diversi problemi produttivi, è stato pos- da quello che mi piace mettere Ma in Italia ci si sofferma sem- sibile distribuirlo solo nel circu- in scena. Non è solo il cinema pre su drammi e commedie. ito internazionale dei festival. A Un film di fantascienza italia- che influenza un regista, né deve Perché? brevissimo spero di risolvere i no, una scelta non comune. Bi- esserlo, altrimenti si diventa de- problemi che ne hanno bloccato sogna pensare al budget già in rivativi. Nel caso di Index Zero, Ancora, non credo sia un pro- le vendite. fase di sceneggiatura? mi sono lasciato influenzare più blema di genere ma di qualità. È che altro da I figli degli uomini per molto difficile riuscire a fare un Progetti per il futuro? C’è an- Certamente. Credo che qualun- quanto riguarda la messa in scena cinema di massa e di qualità. Ul- cora spazio per il cinema di ge- que film debba tenere presenti naturalistica di un mondo disto- timamente qualcuno ci sta pro- nere in Italia? questi aspetti, anche con budget pico, da The Road per il rapporto vando, ma credo che per un certo più alti del mio. Lo scopo di ogni tra i protagonisti, viandanti di- tipo di film il mercato italiano sia Oltre a dirigere parte di Non ucci- buon filmmaker è proprio quello sperati e solitari, e – ovviamente semplicemente troppo piccolo dere, una serie tv noir che è andata di ottimizzare i costi e rendere – da tutto il Neorealismo italiano per giustificare adeguati investi- in onda su Raitre, sto scrivendo un su schermo il massimo rispet- da cui è mutuata la sensibilità al menti. Per esempio, spendere thriller sui social network e un noir to all’investimento iniziale del racconto attraverso il dramma in- oltre i tre milioni di euro per un ambientato nella mia città: Bari. produttore. Quello di far sì che il timo dei protagonisti. film di fantascienza in italiano è film appaia molto più costoso di una follia che difficilmente può quanto lo sia in effetti è una delle dare un ritorno sull’investimento. capacità fondamentali per cui, in Ecco perché non se ne fanno e i un mercato sano, un produttore produttori preferiscono puntare sceglie un regista piuttosto che su prodotti di più largo consumo. un altro. Il nostro limite è la lingua. Qual è la sua idea di genere: qua- le si sposa di più con il suo stile e la sua sensibilità artistica? I film migliori, quelli che ricor- diamo con più enfasi, non appar- tengono mai a un solo genere ma sono sempre una commistione: pensiamo ad Alien che è un ca- polavoro della fantascienza ma anche dell’horror. Con storie a ca- vallo tra più generi il cinema ame- ricano degli Anni ’60, quello della New Hollywood, ha fatto una cosa rivoluzionaria: riuscire a parlare a più persone possibili, con storie anche mainstream ma con un ap- proccio autoriale. Il mix di generi è la mia idea di un film di genere: sceglierne uno solo senza conta- minazioni vorrebbe dire adottare un’ottica troppo stretta e chiusa.

del Intervista a Stefano Lodovichi

lasse 1983, Stefano C Lodovichi ha una laurea in Critica cinematografica e tanta gavetta come assistente alla regia alle spalle. Dopo qualche corto dirige commercial, il più famoso dei quali per McDonald’s, e diversi video musicali. L’esor- di VALENTINA NERI dio nel lungometraggio arriva nel 2013 con Aquadro, prodotto dalla Mood Film con Rai Cinema e il sostegno di BLS Südtirol Alto Adige, e incluso nel catalogo di web movie su Rai Channel. Nel 2015 la sua opera seconda, il thril- ler In fondo al bosco, il primo film prodotto da Sky Italia, assieme a One More Pictures, che il broa- dcaster distribuisce prima in sala e poi sulla sua pay tv. SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 22 - 23

A proposito di flashback, tor- nando indietro cosa migliore- rebbe del film? Da maniaco del controllo è stata tosta girare in quattro settimane: devi velocizzare il più possibile tutto e sei a -20° sotto la neve. Ci sono autori che l’hanno Avrei voluto girare più materia- Anche il crime è così attuale? ispirata? le sul personaggio di Linda, la Certo, l’eterna lotta tra il buono e Non uno solo, ma se penso ai ge- madre del bimbo che scompare il cattivo è una cosa che abbiamo neri dico Stanley Kubrick che li e poi torna anni dopo. Sarebbe dentro fin da bambini quando si ha affrontati praticamente tutti. stato interessante dare elementi gioca a rincorrersi, è una regola di Quello che mi affascina di più è in più per riuscire a capire le sue natura ed è un genere profonda- raccontare le storie che voglio motivazioni. Purtroppo la crona- mente popolare. Inoltre in Italia senza dover rispondere per forza ca in questo ci aiuta, raccontando abbiamo un terreno reso ancora Come spiega il successo di Lo a una coerenza. Nel mio primo drammatici episodi familiari, ma più fertile dall’esistenza di organiz- chiamavano Jeeg Robot e Velo- film, Aquadro, ho proposto una anche in fase di scrittura avevo il zazioni criminali di stampo mafio- ce come il vento in un mercato storia d’amore tra adolescenti dubbio di riuscire a rendere Lin- so che possono ispirare storie. Ci- dove non si producevano più ma volevo anche fare un’ana- da in maniera limitata solo come mentarsi col crime significherebbe film di genere? lisi sull’educazione sessuale una folle o un mostro. Poi al mon- avere la possibilità di raccontare un Rappresentano la volontà di rac- 2.0, che è diventata l’evoluzio- taggio mi sono reso conto che era lato della società italiana più nasco- contare storie direttamente in ne della pornografia cartacea, e una preoccupazione superflua: sto, oltre a portare sulla scena per- faccia al pubblico. Il nostro cine- le conseguenze che provoca al quello che fa è profondamente e sonaggi negativi che sono sempre ma ha il problema di prendersi protagonista maschile, Alberto, fragilmente umano. i più affascinanti, basti pensare a troppo sul serio, ma se riusciamo quando capisce che si è rifugiato Darth Vader o a Joker. a mantenere la volontà di giocare nella dimensione virtuale, dove In fondo al bosco si può defini- forse riusciamo a creare qualcosa non esistono sentimenti, mentre re un thriller con sfumature Cioè? di nuovo. Anch’io ci ho provato: l’incontro con Amanda, sua com- horror: è questa la grammatica Tutti siamo potenzialmente cat- al cinema non voglio per forza pagna di scuola, lo obbliga a con- migliore per raccontare una tivi: se hai un buono che tende al ridere o piangere ma voglio emo- frontarsi con attrazione e affetto storia di malattia mentale? male o un cattivo che ha una sua zionarmi. Purtroppo il cinema reali. Tutto questo senza condan- Sì, anche se l’horror sarebbe an- umanità avrai grandi personaggi. autoriale italiano spesso tende a nare il mezzo, né il computer, né cora più adatto perché viviamo Anche in questo caso la com- compiacersi e si mette davanti alla internet, ma cercando di dare ai un momento storico privo di una mistione è la cosa migliore: un storia oscurandola, invece di rega- protagonisti gli strumenti giusti direzione precisa, siamo spesso in villain rincorso dai fantasmi del lare emozioni con storie semplici. per interagire con i media e le due balìa della soggettività, così la pro- passato o un buono combattuto diverse realtà. pria versione diventa quella reale, tra responsabilità e sensi di colpa. Dentro a In fondo al bosco non un fenomeno ancora più evidente Per esempio nella serie Netflix si coglie molto questa volontà Si direbbe una storia a cavallo dall’arrivo di Berlusconi in politi- su Daredevil, un crime drama ludica. tra racconto di formazione e ca, quando sembrava non ci fos- realistico dalle tinte noir, ci sono C’è un’atmosfera pesante legata cinema sociale. Per In fondo al se più un’oggettività su niente, la due villain: Kingpin che è un ma- al tema che è molto sensibile, ma bosco invece? percezione del reale ci faceva così lavitoso spietato quanto partner il film è costruito sulla masche- Lì c’era una chiara ispirazione a difetto che si era creata una realtà affettuoso con la compagna, e ra: avevo l’esigenza di giocare e Polanski, ai suoi primi film, così completamente deviata e distorta. The Punisher che è l’evoluzione far giocare lo spettatore con il come al primo Hitchcock e alle C’è dell’horror in questa visione nell’oscurità dell’eroe e, per molti whodunnit, se il pubblico è stato storie in cui la realtà delle cose del reale, proprio come in Essi vi- versi, l’antesignano di un’onda- coinvolto in questo meccanismo non è quella che sembra all’ini- vono di Carpenter: apparentemen- ta di antieroi psicologicamente allora la storia funziona. zio. Ho preso a modello anche un te va tutto bene, ma se indossi gli complessi e spesso controversi. meccanismo narrativo, quello del occhiali del protagonista torni a Lo stesso Daredevil, l’eroe della flashback, che aiuta a comporre vedere davvero, accorgendoti che serie, è roso dal conflitto: deve pezzo per pezzo la vicenda dall’i- tutto intorno è camuffato e pilota- riuscire a non uccidere nessuno, nizio, come accade in The Prestige to da alieni mostruosi. Anche ora, visto l’estremo rispetto che nutre di Nolan dove si torna nel passato con le continue minacce terrori- per le regole e che lo ha portato per trovare le chiavi di interpreta- stiche, ci guardiamo in modo più anche a diventare un avvocato. zione del presente. sospettoso, specie a ridosso degli attentati e in luoghi molto affolla- ti: cos’è questo se non una trasfi- gurazione della realtà circostante in chiave orrorifica? SÌ PERICLE, NO CRIME

Intervista a Stefano Mordini

di V.N. SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 24 - 25

tefano Mordini ini- ventati ispirazione per altre ci- Nei suoi film precedenti c’è Si può dire che Pericle sia un S zia la carriera ne- nematografie. Oggi andrebbe co- ispirazione di genere? crime a metà: una prima par- gli Anni ‘90, come struito qualcosa all’interno dei te pura e una seconda in cui si produttore esecu- generi in modo da renderli ibri- No, possono però essere acco- cambia registro e ci si concen- tivo e regista. L’occasione di far- di, trovando nuove formule di stati a un cinema sociale come tra sul ménage familiare. si conoscere arriva alla Mostra di linguaggio. quello di Ken Loach e soprattut- Venezia del ‘96 dove proietta il to John Cassavetes, interessato Non è un crime perché quello corto I ladri. Il primo lungome- Perché i generi sono ancora come me ai problemi della vi- che è legato al genere in Pericle traggio arriva nel 2005 con Pro- utili? ta metropolitana e alle storie di non è mostrato: ciò che si vede vincia meccanica che viene sele- coppie in crisi. I film sulla fami- nella prima parte del film sono zionato al Festival di Berlino. Nel Gli stilemi del genere sono delle glia mi hanno sempre affascina- conseguenze di azioni compiute 2012 torna a Venezia, nella se- garanzie per il pubblico che guar- to. Anche nel mio ultimo lavoro, fuori scena. Non vedi le uccisio- zione collaterale Giornate degli da questi film, un modo per sen- Pericle il nero, c’è questo concet- ni. Lo definirei un noir esisten- Autori, con Acciaio, adattamento tirsi più protetto rispetto a quello to reiterato di famiglia mancante ziale o un polar francese melvil- del best seller di Silvia Avallone. che vedrà: nel noir si sa che il cat- e il tema dell’escluso. liano, perché il personaggio va Quest’anno, al Festival di Can- tivo andrà incontro a dei proble- alla ricerca di se stesso per capi- nes, ha presentato Pericle il nero, mi, che ci sarà la femme fatale e Cimentarsi col genere le inte- re quale sia la sua natura non per versione per il cinema del libro che la notte avrà un ruolo chiave ressava dunque. Com’è finito dare una svolta alla sua vita. Non di Giuseppe Ferrandino. nella vicenda. Sono elementi che nel progetto di Pericle? è affatto un crime nemmeno se vengono dati sempre nella stes- pensiamo agli altri personaggi: Il cinema italiano ha bisogno sa modalità per cui anche il veri- Grazie a Riccardo Scamarcio, la protagonista, ad esempio, non di generi? smo della storia diventa relativo, cui era stato proposto dapprima è una femme fatale ma piuttosto quello che importa è che la storia come attore e che poi è diventa- l’incarnazione della possibili- Il cinema utilizza i generi, quindi sia reale per lo spettatore in quel to anche produttore del film già tà di essere accettato di Pericle. le necessità di racconto a secon- determinato momento. passato attraverso tante mani Grazie all’incontro con lei capi- da della storia; dipende dall’au- (da Patierno ad Abel Ferrara). A sce che quella di Don Luigi non è tore o dal regista se i generi lo Gli stilemi come garanzie pos- Riccardo era piaciuto Acciaio e ha davvero la sua famiglia ma, come possano aiutare a incontrare un sono anche aiutare il regista? pensato fossi la persona giusta. tutte le famiglie di malavita, sta certo tipo di pubblico. Negli ul- Abbiamo lavorato insieme su insieme per associazione a de- timi dieci anni in Italia abbiamo Certo. Ad esempio col film sto- tutto: dalla creazione del perso- linquere, solo per interesse. avuto la commedia confluita più rico è molto più facile raccon- naggio alle location, che ho volu- nel genere comico che non nel- tare problemi e paradossi della to spostare da Napoli e Pescara Cosa pensa degli attuali tenta- la commedia stessa, ma siamo società di oggi, puoi raccontare in Francia e Belgio, non volendo tivi di film di genere: ha visto sempre il Paese che ha inventa- il potere in modo differente. Si utilizzare il contesto napoletano. Lo chiamavano Jeeg Robot? to lo spaghetti western e il cine- possono prendere le distanze e ma politico alla Petri, abbiamo sentirsi meno responsabili e più Come mai le location sono È l’opera onesta di un esordiente esportato il noir di Di Leo e i co- liberi di capire il vero senso del fondamentali in una storia che ha saputo mettere a frutto la sidetti B-movie, ovvero film di racconto e cosa cerca di portare dark: uno scenario troppo sua visione, molto personale, su genere puro, di Bava e Fulci, di- nella realtà odierna. complicato perché sovraespo- un genere, credendo in un im- sto o a lei sconosciuto? maginario che ha portato sullo schermo con grande maestria. Sconosciuto. Quella napoleta- Ha trascinato tutti in un mondo na è una cultura molto ricca, ul- con dentro Andrea Pazienza, la teriormente complicata oggi se periferia romana e le ambizioni non ci stai dentro e Pericle non giuste, e lo ha fatto con una visio- è costruito sul contesto ma su ne specifica già da autore. quello che il personaggio sente dentro. Per farlo al meglio avrei dovuto vivere prima a Napoli e Riccardo non parla napoletano: spostando tutto al Nord ci siamo potuti concentrare solo sul per- sonaggio, lavorando sul livello linguistico con più libertà. NON APRITE QUESTO TUBO SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 26 - 27

n Italia il fenome- alla morte a un morboso reality I no delle web series show) esplicita l’appartenenza al esplode davvero tra teen sci-fi distopico tra Hunger il 2011 e il 2012, in Games e Divergent, e riadatta mo- forte ritardo rispetto ad altri sce- si colloca all’interno di un im- delli facilmente riconoscibili e di nari nazionali (anche europei), maginario, rivolto a un pubblico grande successo presso il pubbli- con una pluralità disordinata di adolescente e giovane adulto, e co giovane e giovanissimo, e altri tentativi, alla ricerca di un forma- costruito sulla ripresa di generi precedenti cinematografici più to seriale narrativamente appea- (sci-fi, supereroi), assenti dalla adulti (il cult giapponese Battle ling ed economicamente sosteni- produzione di fiction nazionale Royale, già ampiamente saccheg- bile. Oltre al tentativo di superare televisiva, ma molto praticati in giato dai romanzi di Suzanne Col- l’incapacità della fiction televi- USA e UK (con modelli eviden- lins), o letterari più nobili (Il si- siva italiana mainstream di par- ti e dichiarati come Heroes, NBC, gnore delle mosche). Un discorso lare a target giovani e web-com- e Misfits, Ch4) e ricercati anche a parte meritano le produzioni di petenti, sembra potersi aprire un dal pubblico analogo naziona- Riccardo Cannella (autore, regi- nuovo orizzonte di distribuzione le. Non dissimile è l’esperimento sta e produttore): la prima è Run e presentazione alternativa, per di She died, nato nel laboratorio way che, su un tema tipicamente tentare racconti (sci-fi, horror, creativo interno al Giffoni Film lostiano (isola deserta e varchi di- demenziale) e oggetti (mondo Festival: qui le ambizioni sono mensionali) inserisce due filoni teen, sesso) che non trovano spa- para-cinematografiche, nella cu- tipicamente cinematografici, co- zio nella produzione televisiva ra visiva e sonora, con recupero me il thriller/horror all’italiana, e cinematografica istituzionale. di un immaginario gotico light tra da Dario Argento a Bava, e il mi- In questa prospettiva si colloca Neil Gaiman e Tim Burton (una stery sospeso tra horror e sopran- la presenza (quantitativamente) strana coppia con lei defunta e naturale, tra Lynch e Cronenberg. cospicua di prodotti riconduci- lui l’unico che può vederla, al- Il successivo Web horror story bili alla narrazione di genere, sia la ricerca di una qualche forma (giovane blogger in una villa ab- supportati da sistemi produttivi di equilibrio) e legami con certa bandonata, alle prese con i pro- e distributivi più o meno istitu- serialità USA e UK young adult pri fantasmi e desideri) guarda zionali, sia legati ad una concen- (Pushing Daisies, Being Human). esplicitamente, fin dal titolo, alla trazione dal basso di professiona- Rispondono, in chiave grassro- serie USA American Horror Story, lità (autori, registi, attori) che non ots, titoli come Hydra (genere con la stessa struttura di episo- trovano possibilità di espressione catastrofico/apocalittico, tra Re- dio (prologo ambientato nella nel mercato televisivo, sia schiet- sident Evil e Lost, con uso sugge- casa in epoche precedenti, sigla tamente grassroots e amatoriali. stivo delle location - Valdarno - e ricalcata sull’originale e vicende Le web series si configurano dun- una resa visiva molto efficace), e nel presente) e una forte compo- que come una forma di racconto Skypocalypse (piccolo cult con nente cinefila e citazionista. nel quale sperimentare immagi- tre giovani nerd sopravvissuti a Un riferimento costante a cine- nari e temi che non trovano dirit- un’apocalisse zombie, ciascuno ma e fiction straniera che ritro- to di cittadinanza in altri sistemi: al sicuro nella propria cameretta viamo in titoli come The Ushers del tutto (la fiction televisiva) o e collegati tramite skype). (ibrido sci-fi horror con un forte in termini minoritari (il cinema). Più ambizioso il progetto di Un- respiro internazionale, e ripre- Esemplare da questo punto di der – The series, format ibrido se in 8 Paesi), Vera Bes (primo vista Freaks, titolo seminale del (tra la web serie e il book trailer progetto fiction, non branded, genere, che nasce dall’incontro e seriale) a supporto di un’iniziati- di Zodiak Media Active, horror/ dalla volontà di collaborare a un va editoriale (il lancio del roman- thriller, tra Dylan Dog e Sand- progetto comune di alcuni degli zo Under di Giulia Gubellini, pub- man, con un occhio ai model- YouTubers italiani più popolari blicato da Rizzoli), realizzato da li seriali USA e UK), e Fuck the (DiBiagio, Cane secco, Willwoo- Anele per RCS, con Trilud e con zombies (ispirata al cult UK At- sh), già titolari o partner di cana- la partecipazione di altri sogget- tack the Block, e un cast con molti li YouTube seguitissimi da ado- ti mainstream (Sugar Music). La volti noti del mondo web). lescenti e giovani, tutti presenti regia è affidata a Ivan Silvestrini, Ancora una volta, parafrasando il come creativi e attori. La serie già creatore di Stuck the Webseries nickname del pioniere degli You- Influenze horror e regista del web prequel di Una Tubers Claudio Di Biagio, è il ca- e mistery grande famiglia per Rai, mentre il so di dire: non aprite questo tubo… nelle web series cast, accanto a giovani esordien- ti, presenta alcuni volti noti del italiane. cinema (Gianmarco Tognazzi, Giorgio Colangeli) e della mu- sica (Chiara Iezzi del duo Paola & Chiara). La trama (in un pros- di ANDREA simo futuro, giovani dissidenti BELLAVITA sono costretti a partecipare fino SE JEEG ROBOT FOSSE UNA SERIE

I generi nelle serie tv italiane: dapprima era l’adattamento letterario, rimasto sempreverde, poi la teen-fiction d’importazione e il crime onnipresente. Ora l’arrivo di Netflix influenzerà autori e produttori di casa nostra?

di ELENA COSTA

n 62 anni di onorata carriera la fiction italiana, un tem- do. Senza paura alcuna di sperimentare e di spiazzare un pubblico I po altrimenti conosciuta come sceneggiato, o romanzo alla ricerca di emozioni forti, alla fine degli Anni ’60 gli sceneggiati Rai sceneggiato o teleromanzo, ha utilizzato ed attraversa- diventano gialli, mistery, fantasy e noir, muovendosi sicuri tra i dram- to i generi per comporre, come dicono gli studiosi per mi e le commedie, ben prima che gli studi anglosassoni sulla serialità bene, il grande racconto dell’italianità. ne definissero i tre macrogeneri: il drama, il comedy e la soap. È negli La fiction nostrana nasce figlia del feuilleton ottocentesco, portando Anni ‘80 che la neonata Fininvest completa il catalogo della serialità e, lo spettatore per mano su strade conosciute, grazie al rassicurante oltre che importare soap opera e co-produrre telenovelas, si cimenta adattamento letterario, genere praticato, e, a dire il vero, tutt’ora diffu- nella fiction dalle ascendenze più propriamente commerciali e anglo- so, fin dal 1954, quando l’Unico Canale, manda in onda le quattro pun- sassoni, producendo sit-com dalle risate premarcate e un sotto-ge- tate de Il dottor Antonio, tratto dall’omonimo romanzo del patriota nere ancora intonso e inesplorato per i nostri palinsesti il teen, con il Giovanni Ruffini, a cui seguono Piccole donne, Cime tempestose, comedy I ragazzi della terza C, a cui fa seguito pochi anni dopo la L’Alfiere, Jane Eyre e via discorrendo. Solo alla fine del 1958 vede la Rai con I ragazzi del muretto, creando un teen dramedy, che miscela luce Aprite polizia, poliziesco originale, scritto e diretto da Daniele toni leggeri ai drammi esistenziali dei liceali romani. D’Anza, il quale, pochi anni dopo, firma l’indimenticato giallo gotico Gli Anni ’90 segnano l’avvento delle soap opera nostrane, Un posto parapsicologico, tra spy story e soprannaturale, Il segno del coman- al sole, il capostipite tutt’ora vitale, lo scomparso Vivere, e il più re- SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 28 - 29

cente Cento Vetrine, mentre stagione dei family, ricalcati sui ed imperfetto proprio per la sua sull’esempio del film rivelazione continuano le grandi biografie format spagnoli di successo. ibridazione, fanno parte di uno di questa stagione cinemato- di santi e condottieri, il racconto Tra i prodotti più altamente stesso genere, il crime. grafica, che di ibridazione ne sa ospedaliero, legale, giornalistico, ibridi ed originali di quegli anni Il genere è uno strumento, un qualcosa, Lo chiamavano Jeeg poliziesco per arrivare alla do- si distingue Tutti pazzi per veicolo per il racconto, che è Robot...e a questo punto perché cu-fiction seriale sul modello sta- amore dove musical, drama e sempre lo stesso, sempre lo stes- non farne una serie?! tunitense, sperimentata nel 1995 comedy si fondono in un mix so viaggio di un uomo che vuole con Davvero, che seguiva per un piuttosto riuscito. incontrare se stesso, a cavallo, anno le vicende di un gruppo di Insomma, possiamo dire a ragion con la pistola, con la marsina, in universitari bolognesi, e finire veduta che in questi sessant’anni Sicilia o in Piemonte, commissa- addirittura al western, con la mi- la nostra fiction, pubblica e com- rio o dottore che sia. Il racconto niserie Doc West, del 2009. merciale, non si è fatta mancare seriale oggi, più autentico ed Gli Anni 2000 hanno dovuto nulla, esplorando, con alterni ri- ardito, mette al centro proprio il vedersela con la massiccia inva- sultati, il racconto seriale in ogni personaggio e gioca con i generi, sione della serialità americana, sua forma e variazione. come ha sempre fatto, in tempi che sperimentava l’ibridazione Questi ultimi anni vedono la non sospetti, Il Commissario dei generi, importata diretta- nascita di serie di culto, in cui Montalbano che non per nulla mente dal cinema USA, con titoli l’altissima qualità della messa in viaggia per tutto il mondo. Chissà ormai mitici da Lost a Desperate scena si sposa con l’emozione e se l’arrivo di Netflix costringerà Housewives, diffusi da Sky, che la complessità dei caratteri ma autori e produttori ad un salto nel segna il suo ingresso nella fiction Romanzo Criminale, Gomorra, vuoto, ad osare e sperimentare il nazionale con Boris, serie sulla 1992, Non uccidere, lo stesso fantasy, la spy story, il musical, serialità, che racconta in chiave L’ispettore Coliandro, sporco la commedia tout court, magari satirica la produzione di una soap generalista non particolar- mente innovativa ma destinata a raggiungere grandi ascolti. Come negare, in effetti, che il racconto televisivo generalista si sia fatto proprio in quegli anni, che hanno visto l’11 settembre e la Grande Crisi economica, meno variegato e audace? Si assiste alla rinascita di generi consolidati: l’adattamento letterario della Pa- mela di Richardson nelle Langhe, ovvero Elisa di Rivombrosa; il melò ottocentesco firmato da Maria Venturi, Orgoglio; conti- nua l’ascesa del poliziesco alla Distretto di polizia, e il mafia movie shakerato con il melò de L’Onore e il Rispetto; prosegue la da Dario Argento a Guillermo del Toro e Tim Burton”. I due titoli di cui parliamo sono I GRANDI stati finanziati da One More Pi- ctures di Manuela Cacciamani ricorrendo a una metodologia di produzione e distribuzione del tutto nuova, in quanto creati per SUCCESSI un uso diretto sulla rete, in un contesto di video on demand o di streaming. Una metodologia su cui Malgarini precisa: “Il no- stro film è stato distribuito gra- tuitamente da Rai attraverso il CHE NESSUNO proprio portale e da Cubovision, che lo ha avuto in esclusiva per il primo mese. È stato un buon suc- cesso di pubblico e critica, tanto che Rai Trade (l’attuale Rai Com) CONOSCE decise di portarlo sul mercato in- ternazionale e di presentarlo al Festival di Cannes. All’estero è stato distribuito nelle sale cine- matografiche, in home video, su pay tv, finendo persino su iTunes (IN ITALIA) e Netflix. Ad oggi è arrivato in una cinquantina di Paesi, tra cui Sta- ti Uniti, Regno Unito, Australia, Corea del Sud, Russia, Turchia”. E non sono da meno le parole di In seguito al divor- lo spettatore vivesse la storia in Paoletti: “La novità risiede pro- “ zio, Sophia si tra- prima persona, raccontando il prio nel concepire prodotti che, sferisce con la figlia tutto con oggettività per passare pur avendo un’alta qualità visiva Helena in un appar- alla visione del protagonista so- e contenutistica (a differenza di tamento all’interno di un vecchio lo quando fosse davvero impor- molte realizzazioni al limite dell’a- condominio risalente all’epoca tante creare empatia e condivi- matoriale che spesso si vedono fascista. Quando la bambina per- dere le sue emozioni. sul web), arrivino in maniera di- de il suo primo dentino, la ma- Un altro titolo che in Italia non retta allo spettatore senza i filtri dre le consiglia di lasciarlo sotto conosce quasi nessuno, pur ri- selettivi della distribuzione tradi- il cuscino, così la Fata dei denti entrando tra i cento più visti nei zionale, ovviamente seguendo i potrà sostituirlo con una mone- Paesi extraeuropei, è Neverlake criteri editoriali di chi promuove ta. Una serie di inquietanti even- diretto, l’anno dopo, da Riccar- l’iniziativa. Ciò favorisce un mer- ti, però, sembrano testimoniare do Paoletti, così raccontato dal cato che ha molto da esprimere, che ogni notte la piccola venga regista: “Il mio film è un thriller aumentando la quantità e la quali- visitata dalla Fatina, la quale esce paranormale che, basandosi su tà dei contenuti a disposizione del dal vecchio armadio per recla- alcune leggende etrusche, mo- pubblico, offrendo la possibilità a mare i suoi denti”. stra una Toscana inedita, dark e molti autori esordienti, produtto- Christian Bisceglia sintetizza misteriosa. Apparentemente è ri e tecnici del settore, di mostrare così il plot alla base di Fairyta- una ghost story, ma, essenzial- le proprie capacità e idee senza un le, lungometraggio concepito nel mente, parla di orrori possibili. alto rischio imprenditoriale per 2012 insieme ad Ascanio Malga- M’ispiro molto a una certa pro- chi finanzia il progetto”. rini, che precisa: “È una storia di duzione iberica, che trovo, as- Paoletti è convinto anche del fat- fantasmi, un supernatural fatto di sieme a quella britannica e in- to che Lo chiamavano Jeeg robot tensione e di paura, decisamente die americana, molto più ‘colta’ di Gabriele Mainetti abbia ora più vicino a un thriller che a un e contemporanea di altre. Film aperto un varco e che, se mes- film horror vero e proprio”. come Eva, Bed time, It follows, la si in piedi con una certa intelli- Un prodotto di genere, dunque, serie Black mirror, The returned, genza, i film di genere non sono che, dichiaratamente ispirato ai Ex machina o anche Hot fuzz, soltanto intrattenimento e han- mostri sacri e agli innovatori de- L’alba dei morti dementi e Tre- no molto da dire, capaci di esse- gli ultimi anni del filone, è sta- mors sono alcuni esempi. Poi, ho re fortemente critici, ironici e di to pensato in maniera tale che i miei miti quasi adolescenziali, evocare emozioni e riflessioni su SCENARI Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? 30 - 31

temi inconsueti, ma che quoti- dianamente vivono nascosti nel nostro subcosciente. “Sono evasione ‘sicura’, uno sfo- go, un feticcio su cui proiettare i nostri pensieri più reconditi ma reali, le nostre paure; sono una continua riflessione sul libero arbitrio e sulla scelta tra bene e male. Mi rattrista dover consta- tare che in Italia siano stati gene- ralmente considerati negli ultimi decenni prerogativa di filmma- ker, artigiani di nicchia (per non dire ‘reggisti de paura’) o appan- naggio degli stranieri”. Quindi, non rimane che accodar- ci fiduciosi anche all’opinione di Malgarini: “Mi sembra un ottimo momento, vedo un rinnovato in- teresse per i film di genere che noi italiani abbiamo snobbato per circa un trentennio, mentre il resto del mondo ne faceva dei grandi successi di pubblico e di critica. Credo ci si stia rendendo finalmente conto che non pos- siamo continuare a produrre film che non hanno alcuna possibilità di valicare le Alpi e che proporsi sui mercati internazionali è oggi molto più facile di un tempo”.

Tra i 100 film europei più visti nei Paesi extraeuropei ci sono due italiani: Neverlake di Riccardo Paoletti e Fairytale di Christian Bisceglia e Ascanio Malgarini. Voi li avete visti? di FRANCESCO LOMUSCIO Il cinema

RE DARIO NICOLE BIANCHI BIANCHI NICOLE 8 professori universitari indicano miglior horror, miglior thriller e miglior fantasy nel cinema italiano. E Argento la fa da padrone. a cura di a cura

Cristina Jandelli Università di Firenze

Horror: Suspiria Andrea Bellavita di D. Argento Università dell’Insubria, Thriller: Profondo rosso Como e Varese di D. Argento Fantasy: Fascisti su Marte Horror: Suspiria di C. Guzzanti e I. Skofic di D. Argento Thriller: La morte ha fatto l’uovo Luca Malavasi di G. Questi Università di Genova Fantasy: La decima vittima di E. Petri Horror: Suspiria Christian Uva di D. Argento Università Roma Tre Mariapia Comand Thriller: Tenebre Università di Udine di D. Argento Horror: La casa dalle finestre Fantasy: Conquest che ridono Horror: Salò o le 120 giornate di L. Fulci; di P. Avati di Sodoma Fantascienza: Terrore Thriller: Profondo rosso di P.P. Pasolini nello spazio di D. Argento Thriller: Cronaca di un amore di M. Bava Fantasy: Le avventure di M. Antonioni di Pinocchio Fantasy: Fantasmi a Roma di L. Comencini di A. Pietrangeli Andrea Minuz Università La Sapienza, Roma Federico Zecca Leonardo Gandini Università di Udine Università di Modena Horror: Zombie 2 e Reggio Emilia di L. Fulci Horror: Reazione a catena Thriller: Lo strano vizio di M. Bava Horror: Suspiria della signora Wardh Thriller: L’uccello dalle piume di D. Argento di S. Martino di cristallo Thriller: Sei donne per l’assassino Fantasy: Le avventure di Pinocchio di D. Argento di M. Bava di L. Comencini (sceneggiato Fantasy: Ercole alla conquista Fantasy: La decima vittima tv, tecnicamente non un film di Atlantide di E. Petri per la sala) di V. Cottafavi Il cinema

RE DARIO TENDENZE Quando l’immagine non basta: i registi romanzieri

A QUALCUNO PIACE SCRITTO

Sono sempre più numerosi, anche in Italia, i registi che affrontano la prova solitaria della realizzazione di un romanzo. Perché lo fanno? E per chi? Cosa cercano nella parola scritta? E trovano, in genere, quello che cercano?

di GIANNI CANOVA TENDENZE Quando l’immagine non basta: i registi romanzieri 34 - 35

o li divoro tutti. Al- I cuni li trovo belli, altri meno, ma non me ne faccio scap- pare neanche uno. Ho come la sensazione che è proprio lì, nella scrittura, che un regista rivela il secolo, Bompiani) lo scrittore An- massimo di sé. Su un set il regista tonio Scurati avanza un’ipotesi non è mai solo. Ci sono i collabo- molto forte: quella secondo cui ratori, i tecnici, la troupe. Il suo alla parola sarebbe demandato il sguardo, la sua visione, devo- compito di rappresentare la mor- no continuamente confrontarsi e te nella sua dimensione tragica, sintonizzarsi con la visione degli mentre l’immagine – quando af- altri. Il cinema – si sa – è un’arte fronta lo stesso tema – sarebbe collettiva. E la polifonia è la sua condannata a generare l’osceno. ra una volta. L’eterna e intramon- grandezza. La scrittura no. Da- La parola, in altri termini, sa- tabile fascinazione della parola. vanti al monitor e alla tastiera del rebbe catartica, l’immagine no. La scrittura. La carne che si fa computer ognuno di noi è solo. Vero? Condivisibile? Frutto di una verbo. Certo: nessuno di questi Solo con se stesso. Ma anche con i visione vetero-umanistica? Di un registi-romanzieri ripudia le im- propri demoni e i propri fantasmi. pregiudizio nei confronti dell’in- magini o abiura il proprio lavoro Non c’è nessuno a cui chiedere flazione mediatica delle imma- di regista. Anzi. E tuttavia, prova- aiuto, nessuno su cui scaricare la gini? È un tema su cui riflettere. re a riprendere la parola può voler più banalmente, che la scelta della colpa, nessuno con cui condivi- Certo è che mentre negli Anni ‘60 dire rivendicare una modalità di- scrittura sia una strategia di mar- dere il merito. Sei tu, e basta. Tu Pier Paolo Pasolini sceglieva il ci- versa di relazione con il mondo, keting. Un modo come un altro (e e le tue ossessioni. Tu e la tua ca- nema e lo privilegiava rispetto alla con il pubblico e forse anche con migliore di tanti altri…) di essere pacità di dare forma a un mondo. scrittura romanzesca e narrativa, il cinema. sempre sul mercato dell’offerta Che sia per questo che sempre oggi sempre più spesso si assiste Ma poi, probabilmente, c’è anche culturale. Per venirne a capo, la più spesso tanti registi diventano al percorso inverso: Gabriele Sal- dell’altro. Mia figlia, che ha qua- cosa migliore forse è fare queste anche scrittori e romanzieri? Per vatores sta scrivendo il suo primo si 12 anni, legge avidamente di tut- domande direttamente a loro, ai uscire una volta tanto dalla logica romanzo, e perfino un visionario to. E riesce – quando si confronta registi-romanzieri. 8½ ha provato del lavoro di gruppo? Per esor- non pentito né riconciliato come con mondi generati dalla parola a farlo. Senza dare giudizi di meri- cizzare la paura di non essere Dario Argento sta preparando un scritta – a tollerare qualsiasi tipo to, ma cercando semplicemente all’altezza? Per verificare i pro- libro di racconti. La parola, anco- di situazione, anche la più violen- di capire perché scrivono. Quan- pri limiti e le proprie debolezze? ta. Con l’immagine no. Di fronte do lo fanno e per chi lo fanno. E Probabilmente, un po’ per tutte a immagini in movimento, finan- come e quando si rendono conto queste cose insieme. Ma anche che un rivoletto di sangue sul viso che l’immagine non basta. per misurarsi con una scrittura e ghignante di Franti nel Cuore di con un racconto che non sia solo Comencini riesce a turbarla e a – come di fatto è una sceneggiatu- inquietarla. Come dire: la parola ra – una sinopia per qualcosa che scritta la fa entrare in un mondo verrà (il film), ma che abbia in sé il che la nostra razionalità si illude valore di un atto compiuto, di una comunque di poter controllare, narrazione conclusa, di un mon- l’immagine no. E però. Però una do che basta a se stesso. mia collega si comporta all’oppo- Nella decisione di tanti registi ita- sto di mia figlia: al cinema, sullo liani – da Paolo Sorrentino a Gior- schermo, tollera di tutto, mentre gio Diritti, da Davide Ferrario a si accende di inquietudine per Roberto Andò – di misurarsi con un nonnulla in un testo scritto. la “forma-romanzo” c’è comun- Diverse sensibilità? Certo. Può que qualcosa che ha a che fare essere che un regista che si fa ro- con il rapporto fra la parola e l’im- manziere le voglia sperimentare magine. Siamo sempre lì: cosa entrambe? Che sia attratto dalla comunica l’una e cosa comunica sfida di agire in tutti i modi pos- l’altra. E come. Nel suo ultimo sibili sulla tastiera delle emozioni libro saggistico (Dal tragico all’o- generate da un racconto? Può es- sceno, Raccontare la morte nel XXI sere. Ma può anche essere, molto DOPPIO RUOLO ALL’ITALIANA di STEFANO STEFANUTTO ROSA

ier Paolo Pasolini, palmente al grande schermo. Il sieme a Wim Wenders. Un altro da stanno girando film interpre- P Mario Soldati, Giu- suo libro Quel bowling sul Teve- dei racconti citati, Il filo pericoloso tati da attori popolari: Osvaldo seppe Patroni Grif- re prende il titolo da un racconto delle cose, ispira l’omonimo epi- Valenti, Luisa Ferida, Vittorio De fi, Pasquale Festa inquietante dei 33 che lo compon- sodio del trittico amoroso Eros, Sica, Gino Cervi, Valentina Cor- Campanile, Alberto Bevilacqua, gono e ha una scrittura che riman- firmato insieme a Steven Soder- tese, Amedeo Nazzari, Clara Ca- per citare i più noti, che cosa li ac- da quasi sempre alle suggestioni bergh e Wong Kar-wai. lamai, Alida Valli, Doris Duranti. comuna se non una fertile fre- visive di quanto accade. Si tratta a “Non sono uno scrittore. Ci tengo Lenzi, che si dichiara cinefilo e quentazione della letteratura volte di impressioni suscitate du- a precisare e sottolineare questo - appassionato di storia, fa intera- accanto a un impegno costante rante un viaggio; abbozzi di film avverte Umberto Lenzi, classe gire personaggi di fantasia e per- nel cinema? Accanto a questi che a partire da improvvise immagi- 1931, cineasta di genere - Resto sonaggi reali conosciuti di per- potremmo chiamare “roman- ni; brevi appunti diaristici; idee assolutamente un regista cine- sona o occasionalmente. “I miei zieri registi” ci sono poi i “registi di film da realizzare sui rapporti matografico prestato alla lettera- libri gialli sono cinema su carta, romanzieri”, coloro che si sono sentimentali e le relazioni uma- tura”. Ritiratosi dal set, scrive set- ma pur sempre in un linguaggio impegnati nella narrazione let- ne; fatti di cronaca reinventati. “I te gialli polizieschi ambientati nel autonomo, quello letterario”. I teraria senza farne l’elemento miei pensieri sono quasi sempre cinema italiano, dal 1940 al 1947, riferimenti sono l’hard boiled di centrale della loro carriera artisti- dei film… quando non so cosa in particolare a Cinecittà, al Cine- Raymond Chandler e Dashiell ca. Con loro si afferma sia una nar- fare incomincio a guardare. C’è villaggio - un surrogato di Cinecit- Hammett, con un po’ dell’ironia rativa come testo di un possibile una tecnica anche per questo, o tà a Venezia creato dalla Repub- di Georges Simenon. film, sia il romanzo senza nessuna meglio ce ne sono tante. Io ho la blica Sociale di Mussolini - agli Nessuna velleità da scritto- diretta finalità cinematografica. mia”, dice Antonioni. studi Scalera di Roma, nella pine- re per Ermanno Olmi, classe Ecco come si sono comporta- E proprio quattro storie sulla ma- ta di Tombolo, tra Livorno e Pisa. 1931, ma un’avventura letteraria ti tre “registi romanzieri” del no- lattia dei sentimenti, liberamente Protagonista è un ex commissa- dettata dal caso, quando tra il 1983 stro cinema d’autore e tre “registi tratte da Quel bowling sul Teve- rio di polizia, radiato per la sua e il 1987 il regista, malato, rinuncia romanzieri” del film di genere, re - Cronaca di un amore mai esi- ostilità al regime fascista, e diven- a girare un film ispirato ai ricor- venerati da Quentin Tarantino. stito, La ragazza, il delitto…, Questo tato detective privato. I casi da ri- di dell’infanzia e dell’adolescen- Quando Michelangelo Anto- corpo di fango e Non mi cercare - solvere accadono tutti mentre za. “Ormai quella storia apparte- nioni si affida alla narrativa il costituiscono il film Al di là delle noti registi, da Carmine Gallone neva alla pagina… si è trattato di rapporto è finalizzato princi- nuvole firmato da Antonioni in- a Mario Camerini e Riccardo Fre- qualcosa nato in maniera intima, TENDENZE Quando l’immagine non basta: i registi romanzieri 36 - 37

Antonioni e Di Leo, Lenzi e Olmi, Visconti e Questi: registi-scrittori nella storia del cinema italiano.

quasi diaristica… Quando scrivo mentano vicendevolmente: nel donato, si svolge a Piacenza, cit- nome di “Costola”, partecipa al- una sceneggiatura è come se indi- solco del film di genere si colloca- tà che Visconti conosceva bene la lotta di liberazione nelle valli rizzassi un racconto a me stesso”. no due romanzi noir e alcuni libri in quanto il castello di famiglia si bergamasche. E la Resistenza Dal trattamento del film non rea- erotici. Da lunedì a lunedì - titolo trovava nei dintorni, a Grazzano torna agli esordi della sua car- lizzato nasce il romanzo Ragazzo originario del film Milano calibro Visconti. Angelo è un adolescen- riera cinematografica, nel 1960, della Bovisa, ritratto di un’Italia 9 - ha per protagonista la figlia di te che torna in famiglia dopo una quando raccoglie la proposta del popolare oggi scomparsa nella un boss mafioso in carcere, una convalescenza dovuta al tifo che produttore Franco Cristaldi di quale la piccola storia quotidiana dark lady, con tendenze lesbiche, l’ha indebolito, lasciando segni un film tratto liberamente dal ro- delle persone s’intreccia con la che dirime una sanguinosa lotta sul suo corpo. Il rientro coinci- manzo Una questione privata che grande Storia, quella che comin- di potere all’interno della Sacra de con una situazione familiare Beppe Fenoglio sta ultimando. cia con l’entrata in guerra dell’I- Corona Unita. Beati gli ultimi se i economica critica per colpa del I due s’incontrano ma il tutto talia e si conclude con la Libe- primi crepano è il mix delle sce- padre, invaghito di una prostitu- s’interrompe, di lì a poco, con la razione. La vita di Olmi ragazzo, neggiature di Colpo di canna e Uo- ta. In aiuto di Angelo, che vive un morte dello scrittore. nel passaggio dall’infanzia all’a- mini si nasce poliziotti si muore. rapporto conflittuale e tormen- La Resistenza torna prevalente- dolescenza, si dipana tra la Bovi- L’eros lesbico torna in Le donne tato con la madre, arriva l’amici- mente in Uomini e comandanti, sa, quartiere della periferia mila- preferiscono le donne con elementi zia, a tratti morbosa, con il ven- raccolta di racconti scritti nel nese, Treviglio, paese contadino mistery; in Suite a due voci, dialogo tenne Tonino, che prepara il suo primo dopoguerra e nel corso bergamasco, e il Lago Maggiore tra una giornalista e una nota at- ingresso nel mondo degli adulti. degli Anni ’90, tranne quello de- che ospita una colonia di vacanza trice sulle esperienze soprattut- Per Giulio Questi la letteratura dicato a Gabriel Garcia Márquez con ragazzi sfollati. Nel romanzo, to omosessuali vissute; e in Tra è soprattutto memoria e fantasia del 2003. Una Resistenza anti- Premio Grinzane Cavour, ritro- donne, trama poliziesca con bella e ad animarle sono l’esperienza retorica, mai compiaciuta, fatta viamo l’Olmi sensibile al mondo detective e alcune ambientaliste. partigiana che nel cinema è in- di episodi avventurosi, crudeli, proletario, attento alle esistenze Per Luchino Visconti, allo- vece trasfigurata. “Vi ho raccon- grotteschi, scandita dalla fame, di operai, contadini e artigiani. ra 30enne, il romanzo incomple- tato la Resistenza. Come io l’ho dal freddo, dai bisogni primari, Teatro e letteratura entrano da to Angelo è il prologo, per temi e vissuta. I banditi di Sorrow sono che va oltre la cronaca e si nutre subito nel percorso artistico atmosfere narrati, del suo cine- vestiti di nero perché sono fasci- di invenzioni letterarie. di Fernando Di Leo, prima sce- ma. Ritrovato tra le carte dell’Ar- sti. Gli indiani e gli altri poveracci neggiatore di spaghetti western, chivio Visconti e pubblicato nel sono i partigiani”, il regista lapi- poi regista di genere. Dal dram- 1993 si compone dei primi 4 capi- dario così parla del suo spaghetti ma Lume del tuo corpo è l’occhio, toli redatti in oltre un centinaio western Se sei vivo spara, seque- che gli vale un prestigioso premio di cartelle dattiloscritte con cor- strato per alcune scene violente. a soli 19 anni, ai testi scritti con rezioni a mano. Scritto, tra il 1930 Dall’inverno ’43 all’aprile ‘45 il Eco, Flaiano, Malerba e Patti per e il 1937, il romanzo, poi abban- ventenne Questi, con il sopran- il cabaret di Giancarlo Cobelli e Maria Monti, in scena nel 1963 al Piccolo Teatro di Milano; dal romanzo autobiografico I nostri atti, alla commedia Western Sim- phony (1967), “unico al mondo, credo, a fare teatro western”. Negli Anni ’70 di Leo scrive il ro- manzo erotico Quello che volevano sapere due ragazze per bene che, ri- fiutato dagli editori perché trop- po hard, sarebbe dovuto diven- tare un film interpretato da Lilli Carati e Gloria Guida, già prota- goniste di Avere vent’anni, ma l’in- successo di questa pellicola pro- voca il ritiro dei produttori. Una volta abbandonato il set nel 1993, cinema e romanzo si ali- LALA DOPPIADOPPIA VITAVITA

Quando l’immagine non basta e il regista è anche romanziere: sei interviste ai registi-scrittori Roberto Andò, Fausto Brizzi, Giorgio Diritti, Davide Ferrario, Federico Moccia e Carlo Verdone di NICOLE BIANCHI

1. Perché scrive? 2. Quando scrive? 3. Che differenza avverte tra scrivere per il cinema e scrivere un romanzo? 4. Che rapporto ha con i libri? 5. Pensa che metterebbe in scena un film da un suo libro o viceversa? 6. Come tratta/tratterebbe un racconto nato per la narrativa nell’adattamento cinematografico, ha/avrebbe un tipo di cura o attenzione differente rispetto a una sceneggiatura originale? Roberto Andò “Scrivo da quando ero un bambino, per immaginare quello che non c’è”

1. Scrivo da sempre, cioè da un tossico della letteratura. Que- quando ero un bambino. Il mo- sto stato ha a che vedere con la vente è rimasto lo stesso di allora: disponibilità a creare mondi in Il trono vuoto immaginare quello che non c’è, assenza, senza subire la dittatura (Bompiani, 2014) dare spazio al possibile. della realtà, o delle immagini che ci travolgono. In questo senso, Il segretario del maggiore partito 2. Scrivo ovunque, e senza orari, a volte, penso con Borges che il d’opposizione, dopo il crollo dei anche in mezzo agli altri. mondo sia stato creato per finire sondaggi e l’ennesima contesta- in un libro. zione, decide di scomparire e si 3. Nel cinema, le idee e, in qual- rifugia in segreto in casa di un’a- che modo, anche l’intelligenza 5. L’ho fatto, ma lo considero un mica che non vede da trent’anni, dell’autore, devono essere accu- azzardo. una segretaria di edizione cono- ratamente nascoste dentro le im- sciuta all’epoca in cui accarez- magini e, dunque, coincidere con 6. Penso che abbia senso quan- zava l’idea di fare il regista. Unici le immagini. Nel romanzo, i fatti e do nel passare dall’uno all’altro si depositari della verità sono un le idee possono vivere accanto e, possono ancora fare delle scoper- collaboratore del politico e la mo- talvolta, può accadere che le idee te, quando si è disposti a tradire. glie: decidono di usare il fratello prendano il sopravvento sui fatti, Come in ogni tradimento, è ne- gemello dell’onorevole, un filo- lasciandoci stregati come accade cessario essere molto innamora- sofo geniale e segnato da una for- con i racconti più appassionanti. ti, se possibile più di prima. ma bipolare, come sostituto dello scomparso. Un affresco sull’Italia 4. Da adolescente ho vissuto di oggi, una favola filosofica sulla attraverso i libri. E sono ancora politica e i misteri della vita. TENDENZE Quando l’immagine non basta: i registi romanzieri 38 - 39 Fausto Brizzi “Il regista è solo un operaio, lo scrittore è un artista”

1. Perché è l’unica cosa che so 5. Ho tratto libri dai miei film, fare che produca un reddito. E ma non ho ancora fatto l’inverso. perché inventare favole ti tiene Probabilmente capiterà nel 2017 legato all’infanzia. con la versione cinematografica Ho sposato una vegana di Ho sposato una vegana. (Einaudi, 2016) 2. Al mattino le cose importanti. Convolare a nozze con una ve- Poi tutto il resto. 6. Non amo i film che trasgre- gana può avere conseguenze im- discono i romanzi da cui sono prevedibili, come brucare l’erba 3. Il cinema è il mio lavoro, la tratti. Un romanzo non è un co- da un vaso sul terrazzo e sentirti letteratura l’hobby. E la libertà pione che ha solo una funzione di in colpa per il dolore provocato a creativa che ti regala un romanzo servizio, ma è un’opera che ha già tutte le telline mangiate nella tua è impagabile e terapeutica. una vita e degli appassionati. Non “crudele vita precedente”. Una va mai tradito il romanzo. Solo “dieta”, quella vegana, che inoltre 4. I libri sono l’arredamento tradotto in immagini. E pazienza comporta anche un grande di- della mia casa, della mia vita, e se il ritmo di un film è un altro. Il spendio di energie e… di denaro! la mia passione principale. Ro- regista deve mettersi al servizio Il nervoso è alle porte, ancor più manzi e fumetti. Li leggo, li re- dello scrittore. In fondo il regista quando, dopo mesi di torture, galo, li colleziono. è solo un operaio, mentre lo scrit- con sorpresa e quasi fastidio, sei tore è un artista. costretto ad ammettere che i tuoi esami medici sono, per la prima volta, perfetti. Giorgio Diritti “La densità nella letteratura è data anche dalla forza del poter far parlare i protagonisti con il loro pensiero”

1. Nell’ambito di certi percorsi po’ così. Serve sempre, però, an- senti che la dimensione lette- che disciplina, un atteggiamento raria ha quelle caratteristiche, di ‘organizzazione del lavoro’. quell’atmosfera, quello sviluppo Noi due che sono più efficaci di quanto 3. Grandissime differenze, forse (Rizzoli, 2014) non possa esserlo il discorso ci- anche perché la mia scrittura per Terremoto de L’Aquila: è passato nematografico. Già, in generale, il cinema è legata ai miei film: mi qualche anno senza che nulla sia il rapporto tra letteratura e film è è semplice e naturale trovare una cambiato e per chi ha termina- sempre un po’ difficile, nel senso sintesi e trovare nella scrittura to gli studi, come Alice e Carlo, che la letteratura ha esigenze che per il cinema quell’elemento, l’unica scelta possibile è anda- poi nella riduzione filmica diven- quelle cose che so che mi servono re via; allontanarsi dalle radici, tano un po’ difficili da onorare, è per guidarmi poi verso una data mettere a repentaglio l’amore anche una dimensione di spazio, dimensione visiva; invece a livel- reciproco, decidere da che par- ma al di là di quello dipende poi lo letterario è diverso, la parola te stare. Carlo fa il designer in sempre anche dal tipo di narra- diventa la protagonista, perché un’azienda di biancheria intima zione che uno vuole fare. è tramite la parola che tu arrivi a in Romagna: non era un sogno dare una sensazione, a far entrare ma lo stipendio è alto. Alice, in- 2. Sicuramente ci vuole con- in un posto: la forza dell’imma- vece, insegue un sogno: a Geno- centrazione, tranquillità, poi non gine è già evocativa in sé mentre va lavora con minori in difficol- è detto che queste partoriscano nella letteratura il tramite è la tà. Il loro amore è a un bivio e il la soluzione migliore quando tu parola. futuro è tutto da costruire. vorresti che questa si manifestas- se; certe volte l’intuizione ce l’hai 4. Ho un rapporto né maniacale camminando per strada, e poi né distratto. Ho un giusto equili- magari la scrivi subito dopo, è un brio. Ci sono libri che sono sem- pre nella mia libreria da quando ero adolescente o ragazzo, sono Davide Ferrario lì, non riescono ad andar via e a far posto ad altri; poi ce ne sono “Raccontare storie ci differenzia dagli animali” di nuovi che arrivano, che però dopo un po’ mi dico ‘lo presto’, se c’è qualcuno che lo vuole, lo pre- 1. Accidenti, è come chiede- 4. Imprescindibile. Intendo con sto volentieri. È un legame pro- re perché si mangia, si respira o l’oggetto libro. Non riesco a con- fondo di sensazioni, non sempre si parla. Raccontare storie (ed cepire un e-book, per me il libro vuol dire che uno vada a rileggere, ascoltarne) è una delle cose che è una cosa fisica dentro la quale anzi: sono più sovente catturato ci differenzia dagli animali. Se poi stanno le parole dell’autore e il da qualcosa di nuovo, dalla voglia la domanda è: perché scrivo piut- tempo che ho impiegato per leg- di conoscere qualcosa di nuo- tosto che girare un film, la rispo- gerlo, le pieghe e le sgualciture lo vo, di avere un’emozione nuova, sta è semplice, ovvero scrivere rendono mio. Al contrario ho ben piuttosto che ritornare, però ci non costa nulla ed è un processo poco feticismo per i libri scritti da sono alcuni autori di cui ogni personale. Fare film è comunque me, per il fatto che siano stati scrit- tanto vado a ricercare qualche un processo collettivo ed estre- ti da me, intendo: al mio debutto, pagina per nutrirmi, per ritrovare mamente mediato. Perciò mi nel 1994, proposi alla Longanesi di sensazioni che poi sono utili an- sembra che quello che scrivo, e usare uno pseudonimo america- che nel lavoro cinematografico. come lo scrivo, abbia poco a che no, ma loro non furono d’accordo. Sicuramente Vassalli è un autore fare con il modo in cui giro. Ogni che, da quel punto di vista, mi dà storia richiede un suo modo di 5. Mi è stato chiesto e Dissolven- un’energia notevole. essere affrontata. za al nero, prima di diventare un film americano, è stato per un po’ 5. La dimensione del romanzo 2. Quando è possibile. Il van- nelle mie mani. Ma, praticamen- Noi due è senza prospettive fil- taggio di scrivere è che sei solo te, l’avevo riscritto. Penso che miche, non nasce con l’idea del con te stesso: per cui se hai una pago il mio debito con una storia ‘farò un film’. Sì, alcuni spunti buona capacità di estraniarti puoi scrivendola la prima volta, se do- c’erano, in passato avevo anche scrivere dovunque e comunque. vessi portarla sullo schermo dal immaginato, per alcune parti, di Non ho bisogno di luoghi solitari libro la inventerei di nuovo per- svilupparne una storia, riferita o di concentrazione: se aspettassi ché non avrei nessuno stimolo. più che altro alla figura maschile, di averne non scriverei mai. Sono ma poi nel momento in cui il pro- abituato a convivere col rumore 6. Credo che per fare una buona getto è maturato si è configurato del mondo. trasposizione bisogna avere il co- subito con una dimensione più raggio di tradire il libro originale. ampia, di tipo letterario, quindi 3. Una sostanziale differenza: in Mi ricordo che quando Giuseppe non c’era l’idea di farne poi un una sceneggiatura scrivere è solo Culicchia vide Tutti giù per terra: film, anche perché sarebbe mol- il mezzo; in letteratura mezzo e disse una cosa sintomatica: ‘Vorrei to ampio, cosa che toglierebbe la messaggio coincidono. Una sce- aver visto questo film senza avere densità che invece voglio ci sia, neggiatura ‘serve’, è come una scritto il libro’. Quello che inten- che nell’ambito della letteratura mappa del viaggio; un libro è il deva è che il film - pur essendo è data anche dalla forza del po- viaggio (ma anche la mappa). sempre la storia che aveva scritto ter far parlare i protagonisti con lui - aveva una sua autonomia di il loro pensiero, cosa che nel ci- linguaggio che lo reinventava. nema non hai, ma di certo hai il grande vantaggio dell’immagine.

6. Non ho una regola, vado ‘a Sangue mio pelle’, o ‘a pancia’. Le cose seguo- (Feltrinelli, 2010) no la dimensione dell’intenzione Questione di giorni alla fine della pena, per rapina a che uno sente giusta, seguo quello mano armata e omicidio, quando Ulisse riceve una che sento giusto, quindi il percor- lettera da sua figlia Gretel, vent’anni e mai cono- so cambia anche a seconda delle sciuta: chiede di andare a trovarlo in carcere. Ulis- situazioni, sempre in relazione a se è stato un bandito, un rapinatore, affascinante, quello che sento come giusto. intelligente, amante della bella vita, ma adesso non vede futuro davanti a sé; s’incontrano, c’è imbaraz- zo, emozione e un colpo di scena: lei lo invita a fare un viaggio verso Sud, su una Panda; così imparano faticosamente a conoscersi, finché Gretel mette il padre davanti a un atroce dilemma… TENDENZE Quando l’immagine non basta: i registi romanzieri 40 - 41 Federico Moccia “Se non fossi uno scrittore, sarei una persona che sogna di fare lo scrittore. Forse intanto farei il cuoco”

cinematografica. Scrivere, in ge- nerale, è un mix tra esperienza e creatività. Si attinge a ciò che si conosce, lo si rielabora (anche restando molto attinenti alla Su di noi realtà dei fatti) e si creano dina- (Mondadori, 2014) miche che possano coinvolgere Lui, Nicco, quella mattina mai si sarebbe un numero di persone ampio e aspettato di trovare la stanza dell’hotel sconosciuto. Così una dinami- vuota. Senza nessuna traccia di Ann. Lei, ca personale (che teoricamente la bellissima turista americana con cui ha quindi potrebbe essere troppo vissuto giorni da favola, è sparita. L’unico soggettiva per accattivare gli al- indizio è un indirizzo di New York, strap- tri), diventa più corale. Una storia pato, al costo di cento euro, al portiere di tanti. Poi capita una sorta di dell’hotel. Con fortuna e intraprendenza, illuminazione, un istante in cui aiutato dal coloratissimo Venanzio e dalla scatta qualcosa che mette insie- risoluta manager Pamela, Nicco conqui- me alcuni elementi incamerati in sterà gli Stati Uniti e soprattutto riuscirà chissà quale angolo di noi. Credo finalmente a dare voce ai suoi sentimenti. quindi che tutto sia connesso e In questo romanzo non esistono ostacoli l’adattamento sia semplicemen- che ci possano fermare quando sentiamo il te un nuovo modo di vedere la nostro cuore urlare: “Ti amo!” storia narrata. I due Moccia si completano a vicenda. Anzi tre, trattandosi di scrittore, regista e sceneggiatore. E non potrei scin- 1. Ho iniziato a scrivere perché ricordare il senso di ogni sorriso fossero i momenti e i metodi ide- derli. Essere autore implica espri- avevo voglia di leggere una storia e gioia provata. Scrivo perché le ali per loro quando si trattava di mersi in vari modi. Molte regole così come nessuno era mai riu- mie storie sono in fondo un po’ le scrivere. Alcuni sostenevano di della narrazione sono comuni an- scito a raccontarmela. Poi, pian possibili storie di tutti, al di là dei non averne nessuno, altri si dava- che al cinema. Quando facciamo piano, la scrittura è diventata una dettagli, dei nomi, dei fatti. Parlo no delle vere e proprie tabelle di un film partendo dal libro lavo- compagna di viaggio, un modo di essenza, di quel minimo co- marcia, scandite da orari precisi riamo a riscrivere la storia narrata per creare mondi legati comun- mun denominatore che si chiama (al mattino due ore, oppure scri- nel romanzo, scegliendo episodi que al quotidiano di tutti noi e vita. Se non fossi uno scrittore, sa- vere mille parole al giorno, anche più significativi a discapito di al- avere un punto di vista diverso rei una persona che sogna di fare se poi dovessero essere cancella- tri. Quando leggiamo siamo noi e personale su quello che, in un lo scrittore e cerca di realizzare te). La mia regola è quella di aver a decidere il ritmo. Il film deve modo o nell’altro ci lega. Mi ha questo sogno. E nel frattempo chiara in testa e sempre, capitolo suggerire rapidamente perso- sempre colpito molto una cita- farei un lavoro che consiste nel dopo capitolo, la scaletta della naggi e scenari, non può contare zione di Stephen King: ‘Perché costruire qualcosa di concreto. storia. La scrivo a mano e solo sull’ampiezza della narrazione gli scrittori ricordano tutto, Paul. Chissà, fosse sarei un falegname poi riporto in digitale ogni singola romanzata, deve un po’ “tradire” Specialmente quello che fa male. o un cuoco. parola. Vedo chiaramente i perso- il libro e diventare autonomo, Denuda uno scrittore, indica- naggi di fronte a me, li definisco, pur legandosi a quella storia. Un gli tutte le sue cicatrici e saprà 2. La sera mi regala una dimen- non li tradisco mai, li rispetto e tradimento formale e non sostan- raccontarti la storia di ciascuna sione magica. È una sorta di nic- non li soffoco. Ma non permetto ziale, comunque. Il regista so- di esse, anche della più piccola. chia che amplifica l’ispirazione. A loro di dominarmi. È un accordo, prattutto sa che dovrà misurarsi E dalle più grandi avrai roman- sera le cose si stanno compiendo, un patto tacito, siamo corretti l’u- con quello che lo spettatore, che zi, non amnesie. Un briciolo di la giornata svela il suo senso, si no verso l’altro e quando li penso prima è stato lettore, si aspetta di talento è un buon sostegno, se fanno programmi per il giorno e li tratteggio, lo faccio in modo vedere sullo schermo. si vuol diventare scrittori, ma seguente. Ma ci sono volte in da non dovermene pentire tra, l’unico autentico requisito è la cui, a seconda delle esigenze, mi che so, dieci anni. E fino ad oggi 4. Ottimo. Leggo davvero mol- capacità di ricordare la storia di ritrovo a scrivere a ogni ora del per fortuna è successo. to. Le mie storie preferite sono ciascuna cicatrice’. Ho sempre giorno, come trascinato via da quelle di Paul Auster, Truman Ca- pensato di poter aggiungere una una forza più grande di me. Una 3. Ho uno stile di scrittura mol- pote, Jack London, Hemingway considerazione a questa citazio- volta ho letto un piccolo libro che to ‘visuale’, che si muove per im- e Carver ma anche Thomas Pyn- ne: oltre a ricordare la storia di raccoglieva le citazioni di vari au- magini. Quindi si adatta con una chon, Donald Barthelme e John ogni cicatrice, voglio cercare di tori famosi. Raccontavano quali certa facilità alla trasposizione Barth mi emozionano e sanno trasportarmi altrove, accenden- rare. Scrivo sempre e solo ciò in al cinema, dunque conosciuta nei cando comunque di mantenere do in me nuove ispirazioni. Mi cui credo, quello che vorrei legge- ritmi e nelle scelte di me sceneg- intatta la trama nei suoi aspetti piace moltissimo scoprire dove re e che mi diverte rileggere. Negli giatore, diventerebbe una scom- principali. Lo sceneggiatore deve mi porteranno gli autori che amo. anni ho coltivato la mia passione messa interessante se trasposta suggerire con una scrittura rapi- Lego le loro storie alla vita di tut- e non scrivo perché devo farlo, nell’orizzonte di un libro. Fareb- da personaggi e scenari. Sa che ti i giorni, alle persone, i fatti, un ma perché mi piace, mi emozio- be scoprire delle stanze ignote. E non può trasporre sullo schermo momento normale del quotidia- na e soprattutto crea un legame infatti in programma ho proprio ogni singola pagina. Avviene una no. Amo ad esempio la grande let- diretto coi lettori. Perché dico un’idea simile. sorta di ristrutturazione della tra- teratura americana, contempora- questo? Perché se una storia na- ma. La modalità di racconto del nea e non, in cui spesso l’amore sce pensata direttamente per il 6. Non sempre uno sceneg- romanzo infatti è diversa. Una s’intreccia alle tematiche sociali grande (o piccolo) schermo, se- giatore si misura con quello che sceneggiatura deve rispettare i di un Paese complesso, multicul- gue delle logiche un po’ diverse, lo spettatore, che prima è stato tempi di un film che necessaria- turale, ricco di influenze diverse, tempi di respiro più brevi e neces- lettore, si aspetta di vedere sullo mente sono brevi. Dunque non che produce quindi testi diversifi- sita di un’attenzione mirata a se- schermo. A volte un testo è ine- avrei più cura o attenzione ri- cati, solidi, sempre in evoluzione. lezionare cosa mostrare e dire ri- dito, nasce per essere pubblicato, spetto al solito, ma un approccio Leggendo molto si scopre sempre spetto alle dinamiche complesse ma ancora non lo è stato. E se si diverso, perché non potrei essere qualcosa di nuovo in se stessi, si e di più ampio raggio che affronto decide di passare direttamente da certo che quel testo un giorno di- accendono lampadine, si creano quando scrivo un libro. Quindi se quello all’adattamento cinema- venterà libro e dunque sarà letto. legami inattesi fra varie parti della si dovesse partire da una sceneg- tografico, si riscrive comunque Magari resterà sempre in quella nostra anima e tutto questo fa da giatura per arrivare alla stesura la storia, essere in equipe aiuta a dimensione a metà, di storia nata motore alla creazione. di un romanzo, il mio sguardo decidere al meglio, a non sotto- per iscritto e divenuta subito im- lavorerebbe al contrario rispetto valutare le varie ipotesi e spesso a magine e suono. E quindi la trat- 5. Parto dal presupposto che a sempre, sarebbe come guarda- trovarne di nuove. Il narratore del terei come un flusso ampio che non potrei fare a meno di scrive- re in un binocolo: dal piccolo al cinema quando parte da qualcosa deve poi entrare in un imbuto per re. Non si è mai trattato solo di un grande, dalla selezione adatta alla di già compiuto, in questo caso un essere filtrato, senza però perdere hobby, ma di un’espressione di visione e ai tempi del cinema, al libro, fa un lavoro ancora più dif- nulla della sua sostanza. vita. E credo che sia questo l’uni- panorama più grande e articolato ficile. Perché occorre riscrivere la co modo di vivere una passione: delle pagine, dell’attenzione che storia narrata nel romanzo quasi farsi completamente coinvolgere richiedono al lettore rispetto allo completamente, facendo inoltre e sentirla necessaria come respi- spettatore. Una storia già portata una scelta tra i vari episodi, cer-

Carlo Verdone “Un libro è la libertà assoluta per un artista”

1. È una necessità di libertà. Li- bertà perché scrivere un libro offre una maggiore libertà. Non La casa sopra i portici c’è nulla che sia più sincero del (Bompiani, 2012) libro La casa sopra i portici: sono Ricordi, tenerezze e risate di cuore. quegli scritti molto importanti Prima di lasciare per sempre la casa perché mi danno la possibilità di in cui è cresciuto, e con lui la storia non confrontarmi con le esigen- della sua famiglia e della sua car- ze del produttore, che vuole un riera, Carlo Verdone porta il lettore determinato incasso, e per otte- dentro il suo appartamento, per far nerlo bisogna sempre scendere respirare l’atmosfera di quelle mura a qualche piccolo compromesso a lui tanto care, donando il privato, con il pubblico, ma questo non lo l’inedito e l’arcobaleno di sfumatu- condanno, lo capisco. Nel cine- re di un uomo che è e fa tante cose: ma c’è sempre un compromesso, regista, attore, scrittore; così, tra tra te e il pubblico, che si aspetta intimo e lettura del mondo, disegna una determinata cosa, o un cam- un lucido e disincantato ritratto del biamento, o una riconferma, o di nostro Paese. ridere nel caso della commedia; poi il produttore si aspetta di fare un incasso di più di 8 milioni di TENDENZE Quando l’immagine non basta: i registi romanzieri 42 - 43

euro come minimo e quindi se fai ha portato ha sviluppare la cosa. re perché credo che il successo di meno è già scontento, invece il Cioè, quando ho l’adrenalina ad- de La casa sopra i portici sia an- libro ti dà la possibilità di essere dosso, della paura, del timore di che una buona scrittura, molto te stesso. Certamente anche con non fare in tempo, della conse- semplice, non ricercata, dove il il libro si rischia, ma non i milioni gna, alla fine non si sa per quale lettore sente la sincerità dello di euro del cinema, quindi quan- mistero, che avviene, il pezzo vie- scrittore. Quindi non ho cercato do ho scritto il libro mi sentivo ne bene. Quindi, non so… le dico attributi, aggettivi, parole impor- libero, è stata una boccata d’aria anche che mi sono dovuto avvi- tanti o d’effetto: ho cercato una e ho potuto scrivere un libro, si cinare a Facebook, più per neces- narrazione di getto, come se stes- malinconico ma con dei momen- sità di far un po’ di chiarezza, da si parlando. In una sceneggiatu- ti anche di osservazione, ricordi, chi scriveva a nome mio, postava ra, che rimane sempre intrigante dettagli, persone, anche diverten- foto, e allora ho deciso di entrare, scrivere, però si è più imprigio- ti; ma il libro, di fondo, è molto di fare un condominio tranquillo, nati, non hai la libertà di un libro, nostalgico, è un omaggio alla mia e effettivamente ci sono riuscito: che è la libertà assoluta per un famiglia, è un atto dovuto, che però, quei pezzi che io scrivo per artista. dovevo alla mia famiglia: quando Facebook nascono sul telefoni- mai ci sarei riuscito con un film? no, di getto, in dieci minuti. Quin- 4. Sono del ‘900, vecchio stile: Mai. Per me c’era l’esigenza di di, cosa mi spinge a scrivere? Non io voglio leggere i libri sulla carta. far entrare più gente possibile, in so, per dirle, per il prossimo libro Io devo andare in libreria, com- quella mia casa, per l’ultima volta, che scriverò con Bompiani, mi prarmi il libro e leggermelo. Per e questo aprire la porta era scrive- sono molto d’aiuto le fotografie: me il libro ha un certo interesse re il libro, e scriverlo bene, così io ho una collezione sterminata solo quando è il classico libro da aver molti lettori, così ho avu- di fotografie da quando ero pic- (non digitale), se no c’è qualcosa to l’illusione di far entrare tanta, colo fino all’ultimo film, anche che mi distrae. Se il libro mi è pia- tanta, gente dentro casa mia. Per private, e spesso una fotografia, ciuto da morire non lo presto, se me è stata una cosa molto impor- un’immagine, un amico, uno sco- no lo presto. tante, molto. Ribadisco: libertà. nosciuto, presente in quella foto mi fa venire in mente qualcosa, 5. Potrebbe accadere, ma non 2. Io scrivo meglio quando sono quindi l’immagine a me suggeri- sarebbe una commedia, ne sono in difficoltà. Le spiego: qualche sce il ricordo, fa nascere qualcosa, certissimo. Perché se mi metto tempo fa il ‘Corriere della Sera’ per cui è molto importante; come a scrivere un libro non mi viene mi ha chiesto un pezzo su Bruce molto importanti sono anche i niente di comico, mi può veni- Springsteen, perché è in uscita ricordi: siccome sono una perso- re qualcosa di ironico, qua e là, con un fumetto, disegnatogli da na che fa tante cose è ovvio che ma non mi viene la commedia. un famoso illustratore. Così ho l’80% non servano a niente, però Sarebbe un registro completa- detto al referente del ‘Corrie- c’è un 20% che, anche se non ap- mente, completamente, diverso. re’: ma cosa si può dire di più su punto niente, mi fanno trattenere Andrei molto sulle emozioni e le Springsteen? E lui: …ma lei, Ver- dentro di me l’emozione di quello emozioni, insomma, hanno gran- done, è l’unico. E io: Non è vero, che mi è capitato, e mi riprometto dissimi limiti nella commedia. non sono l’unico! E lui: E ma lei poi di metterlo su un taccuino e di è esperto di musica… Mi sono ri- svilupparlo bene. 6. Scriverei prima il libro e poi lo dotto agli ultimi due giorni, avevo adatterei, perché mi renderebbe come un patema d’animo, e mi 3. Sono agli inizi, non mi posso molto più libero. Poi prenderei il dicevo: mio Dio, mio Dio, come definire uno scrittore, però una meglio del libro e lo comprimerei comincio? In realtà si è aperto il persona che si sta esercitando nel film, però per raccontare bene, computer e… l’inizio del pezzo per cui negli anni… se Dio vorrà se lo scrittore è fortunato e ha un l’ho subito individuato, non sa- lo diventerò, e migliorerò proba- pubblico che lo legge, è l’uomo pendo bene però poi dove anda- bilmente anche il mio stile. Però più felice del mondo. Per il libro ci re, ma, piano piano, la testa mi forse non c’è molto da migliora- sono io e il foglio di carta. DAMMI IL ROSSO I fuori onda di Hollywood Party

FUTURISMO VANZINIANOdi ROBERTO SILVESTRI DAMMI IL ROSSO I fuori onda di Hollywood Party 44 - 45

loro primi 40 anni questo succede il filone si esauri- pita senza soluzione di continuità tuo’ - Il Birdwatching, ‘un posto di lavoro, e i loro sce. E anche certo cinepanettone verso le gallerie d’arte, aspettia- dove si guardano gli uccelli, ma I primi 60 film, van- è entrato in stadio comatoso. Ma mo quanto prima una “Vanzinei- non nel senso che pensa lei…’”. no festeggiati. Da come fa il cinema italiano a sgo- de” al Beaubourg o alla new Tate. Rutti, scurreggette. Eppure. Ricky (1976) a Mia- minare ancora sul campo, prima Inoltre, c’è una cura maniacale Memphis, ormai padrone del suo mi Beach (2016) non possiamo grazie a e poi per la frase fatta, decontestualiz- carattere, non ha bisogno – come non dirci “vanziniani”. 1978: al delizioso Checco Zalone, le zata, deterritorializzata e “libera- suggeriva Ozu – di muovere la Grease e Animal House. 1980: The invincibili armate blockbuster ta” con gesto dada, secondo il so- faccia in cerca di espressioni. Ma Blues Brothers. 1981-82: I fichis- della Marvel? Trasformers non è gno “aereo” futurista, che diventa Hollywood Party è sempre stata simi; Viuuulentemente mia, Ec- realista. Invece e Un l’elemento comico portante, vi- dalla parte di fratelli, e figli d’arte, cezzziunale… veramente, Sapore matrimonio da favola inventano sto che non ci sono più il corpo e Carlo ed Enrico Vanzina, i Marx di mare. È un passaggio cruciale mondi extraterrestri, catturano la maschera di Totò. Sono film da Brothers che hanno messo a soq- nella Storia della Storia dell’arte mostri di impercettibile brutalità, collettivi, che si basano sull’egua- quadro il fantasmagorico mondo cinematografica italiana. I Van- senza sfoggiare cupezza marziale litarismo, da Abatantuono (il più di Craxi, Grillo e Berlinguer. Cosa zina, con quel poker comico di né effetti digitali costosissimi. marinettista dei loro performer) che, d’altronde, Lietton Kezicheff rossiniana energia, gentile con i Che poi neppure possiamo per- a Jerry Calà, da Christian De Sica ha sempre sostenuto nelle no- deboli e furioso con i forti, furono metterci. Come? Siamo di nuovo (il nostro Clifton Webb) a Ricky stre dirette, quando Maurizio Di capaci di nuovo, come ai tempi di a Marinetti. “Urrà! Non più con- Memphis, da Boldi a Max Torto- Rienzo rubava ai più sofisticati Mario Bava e Antonio Margheri- tatti con questa terra immonda”. ra, da Stefania Casini a Neva Le- maestri della critica di allora gli ti, di assorbire da Hollywood e Quando penso a Enrico Vanzina oni, dalla compianta Karina Huff argomenti giusti per sostenere i rilanciare. Con l’ultima arma di sul tavolo di lavoro mi immagino a Camilla Tedeschi. La leggenda valori sovversivi della commedia difesa disponibile quando si è il paroliberismo: “La mano che dice che , sul set, demenziale all’italiana, anche se con l’acqua alla gola: l’umorismo scrive sembra staccarsi dal corpo non guardi neppure la scena. La un po’ troppo rispettosa dell’ora- radical-popolare. Che è sempre e si prolunga in libertà assai lun- sente in cuffia. È il fonico, come torio che, negli Anni ‘80-’90, fon- eticamente corretto. E interna- gi dal cervello che, anch’esso in per Straub-Huillet, l’autore del dò la dinastia dei cinepanettoni, zionalista. Non vi ricorda un po’, qualche modo staccato dal corpo film. Lui ne è solo l’ottimizzatore poi diventati cine-matrimoni, in- questo loro maneggiar leggiadri i e divenuto aereo, guarda dall’alto finale. Il migliore film sulla radio fine cine-pasquali. Era l’imman- “ventennii”, Billy Wilder, con la con una terribile lucidità, le frasi lo ha fatto senza ombra di dubbio cabile sfilata primavera-estate e sua famiglia annientata nei cam- inattese che escono dal cervello”. una donna, la statunitense Betty autunno-inverno di comici, come pi di sterminio, analista cinico, in Sempre Marinetti, che risponde Thomas, che nel 1997 ha tirato disse Francesco Bruni, “dall’ani- Quando la moglie è in vacanza, con alle obiezioni al primo Manifesto. fuori dinamite pura, e sesso sca- ma punk greve”. la psicopatologia di massa dei fa- Siamo cento anni dopo. Ecco per- broso, da Howard Stern, in Priva- scismi? E abbiamo studiato con ché è inutile criticare la povertà, te Parts. Gli americani hanno una cura il meccanismo d’evasione ve- o grossolanità di trama, in questi cosa che in Italia manca: si rivol- rosimile di A qualcuno piace caldo. film. Ma sia lì che qui quel che gono non a metà pubblico, ma a Ma adesso si rovesciano le cose. conta è la mutazione antropolo- tutto il pubblico. Per gli america- Abbiamo costretto le cattedre di gica colta in diretta. ni esiste, pensate un po’, il pub- cinema dell’UCLA e dell’USC, , Sognando la blico femminile pagante che non grazie ai Vanzina e a Neri Paren- California, , si può prendere a sberle come ti, a studiarci attentamente. Che Mai Stati Uniti: farse volgari? Al fa, “femminicidio immateriale” piacere perverso. I seminari sugli contrario. Attraversare il flusso perenne, il 99% dei nostri film. inventori dei cinepanettoni - che verbale e comportamentale che La commedia trash sofisticata, poi è la commedia sofisticata che si compiace della propria degra- comunque, a qualcuno, anche tra incrocia incolpevole Tangento- dazione; esibirlo, biodegradar- di noi, non piace. Per esempio a poli e Gomorra, l’Impero di Silvio lo. Talmente complessa, come Efisio Mulas, per la solita invidia e il genocidio nel Mediterraneo, arma di difesa, questa massa criti- che lo divora. E ci si accapiglia i droni e l’astronautica sionisti- ca, che i fratelli sono riusciti per- sempre su questo punto. L’ultima ca - abbondano negli States. Ma fino a eludere “Il Castoro”. Come volta, a proposito di Miami Bea- c’è un cinepanettone progressive Ciprì e Maresco, di cui sono la ch. “Sta Miami sembra Freggene. e uno regressive. Il comico che versione “Roma centro”. Lì sot- –‘E lavati i piedi! Non fa’ il solito apre all’anarchia e quello che ne toproletari beckettiani. Qui anti è terrorizzato e perciò finisce per proletari protetti dal Cupolone. “masturbare” i pregiudizi e gli Se il cinema, commerciale e au- stereotipi (soprattutto maschili- toriale, pezzente o d’arte, è uno sti, sessisti e omofobici). Quando spettacolo senza futuro e preci- hollywoodparty.rai.it DISCUSSIONI

CHE NE SARÀ DEI CINEMA D’ESSAI?

di MIMMO DINOIA presidente FICE - Federazione Italiana Cinema d’essai DISCUSSIONI 46 - 47

Un intervento che parte dall’analisi del ddl presentato dal ministro Franceschini: per essere efficaci le nuove misure devono garantire una migliore distribuzione, rendere reale l’accesso al prodotto da parte delle sale indipendenti, sostenere quelle sale che svolgono una vera “attività d’essai”.

La Repubblica, in attuazione degli art. 9, 21 e 33 della Co- “d’essai”, con una rilevante quota di film d’essai italiani ed europei. “ stituzione, promuove e sostiene il cinema e l’audiovisi- Tra le sale d’essai si trovano tutte le più importanti realtà cinemato- vo quali fondamentali mezzi di espressione artistica, di grafiche dei centri cittadini, le tante sale di provincia che dopo l’ar- formazione culturale e di comunicazione sociale”. rivo dei multiplex si sono specializzate in una programmazione di Così recita, all’art. 1 delle “Disposizioni generali”, il nuovo ddl pre- qualità, le sale della comunità, che spesso sono le uniche realtà che sentato dal ministro Franceschini, quando scriviamo in approva- programmano cinema nei comuni più piccoli. zione in Parlamento. Se c’è un limite nel disegno di legge è proprio quello di non valoriz- Mentre all’art. 3 si sottolinea che “L’intervento pubblico a sostegno zare le eccellenze presenti anche nell’esercizio. Se il cinema francese del cinema e dell’audiovisivo: raggiunge ben altri risultati in termini di presenze, e si conferma un a) garantisce il pluralismo dell’offerta cinematografica ed audiovisiva”. grande polmone per il cinema d’autore mondiale, molto lo deve al Cito questi due elementi di carattere culturale perché sono quelli suo sistema di sale “d’arte e d’essai”, sempre attente a presentare il che permettono al MiBACT di sostenere il settore cinematografico meglio del cinema mondiale e a formare nuovo pubblico, anche va- e audiovisivo italiano senza infrangere il noto divieto degli aiuti di lorizzando i capolavori della storia del cinema. Stato alle imprese nazionali, previsto dalle autorità europee. Pensare che tutti i film, come tutte le sale, siano uguali e meritino gli Si rimane però fortemente sorpresi quando nelle “Definizioni” che stessi sostegni economici non aiuterà certo a migliorare l’offerta cine- sono oggetto dell’art. 2 scompare la definizione di “film d’essai”, così matografica, anzi si finirà per favorire ancora di più i grandi blockbu- come quella di “sala d’essai”, insieme alla scomparsa della definizio- ster hollywoodiani e le poche produzioni di successo italiane. ne di “sala cinematografica” e di “sala della comunità”. Se analizziamo i risultati ottenuti al botteghino da film italiani qua- Il tutto viene fortemente indirizzato verso un generico prodotto au- li Fuocoammare, Non essere cattivo, Sangue del mio sangue, Bella e per- diovisivo senza riferimenti ai film e alle sale, che in tutti questi anni duta, Per amor vostro o europei quali Dio esiste e vive a Bruxelles, 45 si sono adoperate per garantire uno spazio e una visibilità a tante anni, Il figlio di Saul, La legge del mercato, Sole alto, Il condominio dei opere d’autore e a tante cinematografie poco conosciute. Il cinema cuori infranti, ci accorgiamo che hanno realizzato dall’80% al 100% d’essai, che fin dalla sua nascita ha reso possibile il trasferimento delle presenze nelle sale d’essai. nelle sale cinematografiche, e quindi al grande pubblico, di tanta Per essere veramente efficaci i nuovi interventi devono garantire una produzione acclamata nei più importanti festival mondiali. migliore distribuzione, rendere reale l’accesso al prodotto da parte Nel testo di legge presentato, da una parte si evoca cultura, diversità delle sale indipendenti, sostenere con incentivi veri e significativi d’offerta, bisogno di sale, dall’altra si rischia di affossare e cancella- quelle sale che svolgono una vera “attività d’essai” finalizzata a far re chi veramente ha reso possibile tutto questo. conoscere non solo il meglio del cinema italiano ed europeo, ma an- Non è un caso che in tutti i provvedimenti legislativi che si sono che quelle opere provenienti da cinematografie meno conosciute succeduti nel corso degli anni si sia cercato di incrementare e raf- che tanto successo riscuotono nei festival internazionali. forzare il ruolo di queste sale con nuovi incentivi e sostegni. Per questo ci auguriamo che nel corso del dibattito parlamentare Oggi più di prima c’è bisogno di una rete di sale indipendenti e si possano apportare giusti correttevi, a partire dal ripristino delle d’essai ed è verso queste strutture che vanno indirizzati maggiori definizioni di “film e sala d’essai”. sostegni e incentivi, pena una omologazione d’offerta ancora mag- giore di quanto non lo sia già oggi. Per questo si tratta di una scelta grave, che può mettere a repentaglio il me- glio delle nostre sale, oltre che privare tanti film di un luogo sicuro d’uscita. Il tutto appare ancora più incomprensibile se teniamo conto che oggi, sulla base della legislazione vigente (tra l’altro, è stata appena rinno- vata la disciplina d’essai con un decreto dello stesso ministro Fran- ceschini), ci sono oltre 800 schermi d’essai che annualmente devono dedicare dal 50% al 70% delle giornate di apertura a film classificati L’ASCESA DEI MICROFAMOSI

di ILARIA RAVARINO

Esistono influencer al cinema? E come funziona il passaparola in versione social?

Dopo aver atteso primi influencer della storia: per- “ diverse settimane sone comuni che raccomanda- dopo l’ultimo trat- vano al pubblico un prodotto che tamento (...) ritengo avevano provato per primi. di essere stato curato a fondo. Ho L’esempio storico aiuta a chiarire riconquistato salute, vigore e fi- un diffuso equivoco sulla figura ducia. Mi sono sposato, cosa che dell’influencer: per influenza- da tempo desideravo ma che non re qualcuno non occorre essere avevo osato tentare prima. (...). famosi. Bisogna semplicemen- La sua medicina mi ha salvato” te volerlo. La Trnd, azienda di (da The People’s Common Sense marketing collaborativo, nata a Medical Adviser, R.V.Pierce). Monaco nel 2005, quantifica in 30 unità il numero minimo di Non c’è l’hashtag #trattamento, il contatti “di prima generazione” dottor Pierce non è taggato, man- che un influencer può convince- ca una @mention alla moglie del re o informare. “L’influencer, che paziente, guarito dalla depressio- noi preferiamo chiamare ‘mol- ne grazie a una miracolosa cura. tiplicatore’, non è una web star Del resto, quando The People’s ma un consumatore, una perso- Common Sense Medical Adviser fu na comune che raccomanda un pubblicato correva l’anno 1875. E prodotto parlandone con gli altri nessuno, in quel frangente, pote- e influenzandone la volontà di va certo immaginare quale piega acquisto. Piuttosto che affidarci avrebbe preso, un secolo e mezzo alle centinaia di contatti di uno dopo, la semplice idea alla base YouTuber, confidiamo nell’idea della pubblicazione del testo: ag- che ognuno di noi nel suo picco- giungere al libro di medicina del lo abbia una nicchia di persone dottor Pierce le testimonianze che si fidano del nostro giudizio”. dei suoi entusiasti pazienti. Na- Non servono, dunque, i quattro scevano così, quasi 150 anni fa, i milioni di follower della top mo- DISCUSSIONI 48 - 49

del-supertestimonial Karlie Kloss riguarda il cinema, il sistema dei zione. La visita alla distilleria, in o, su scala italiana, i 277.000 di moltiplicatori potrebbe funzio- un certo senso, sta al brand della una blogstar alla Chiara Ferragni. nare molto bene nel costruire il tequila esattamente come il jun- Trenta contatti fidati bastano a passaparola e raccogliere opinio- ket sta al blockbuster: non è solo trasformare chiunque (lo desi- ni per posizionare meglio il film un’intervista ma un’esperienza deri) in influencer, o meglio in un sul mercato”. Da qui la tenden- completa di viaggio, incontro e moltiplicatore capace di innesca- za, sempre più diffusa, tra distri- scoperta, nel quale il giornalista/ re, sulle piattaforme social e non buzioni e uffici stampa italiani, brand lover si racconta volentieri. solo, una catena di interesse che a coinvolgere, nelle occasioni Gli influencer del cinema italiano non si ferma alla prima genera- riservate ai giornalisti, anche dunque esistono, e sono fra noi. zione di “amici”. “Nelle nostre elementi estranei al circuito del- L’importante è non cadere in un campagne - spiegano ancora alla la stampa di settore: fumettisti, altro equivoco: essere influencer Trnd - calcoliamo che un gruppo musicisti, blogger o fan in grado non significa aumentare il pro- di 2.000 partecipanti può gene- di comunicare tempestivamen- prio successo, ma favorire - con rare un volume di circa 50.000 te, al pubblico-target del film, la entusiasmo - quello degli altri. conversazioni”. È la formula in stra-ordinarietà dell’esperienza grande ascesa del citizen marke- vissuta. Gli stessi giornalisti pos- ting, che la Trnd ha applicato in sono consapevolmente parteci- 70 campagne in Italia, dal 2010 a pare al processo, trasformandosi oggi, e che Hollywood ha assorbi- in moltiplicatori consenzienti di to almeno da un paio di anni: “Se un brand. “La José Cuervo non ha vuoi coinvolgere i giovani, devi ri- offerto ai suoi influencer la pos- volgerti alle persone che godono sibilità di provare per primi una di autorità nei loro ambienti - ha bottiglia di tequila - scrive “For- dichiarato in una recente inter- bes” in un lungo articolo dedicato vista Angela Courtin, chief mar- al fenomeno - ma li ha mandati keting officer di Relativity Media, per un intero weekend nel Paese lo studio che ha co-finanziato dove producono la tequila. Non blockbuster come Fast & Furious gli hanno dato un prodotto, ma - e gli ambienti in questione non un’esperienza”. Da raccontare, sono certo le pagine del ‘New condividere, fotografare, far rim- York Times’ o del ‘Los Angeles Ti- balzare presso amici, amici degli mes’. Sono YouTube, Snapchat, amici, amici degli amici degli Instagram, Vine”. Oppure perso- amici e così via, fino a sfondare ne come Reid Jones, blogger di 16 il muro dei sei gradi di separa- anni invitato nel 2015 dalla Mar- vel alla première di Avengers: Age of Ultron a Los Angeles: i post in cui raccontava la sua esperienza, da semplice fan con la passione del “giornalismo”, sono stati vi- sualizzati undici milioni di volte in pochi giorni. Spesso col soste- gno di agenzie specializzate come Trnd, che offre ai suoi moltipli- catori un accesso anticipato alla merce, questo esercito di entu- siasti microfamosi - più economi- ci di un testimonial griffato e più spontanei di una web star - opera anche in Italia in numerosi set- tori. Incluso il cinema. “Nel caso dei prodotti culturali il processo di ‘raccomandazione’ funziona in maniera ancora più natura- le - spiegano alla Trnd -. La cosa più difficile è far capire, in questi settori, la differenza fra marketing collaborativo e semplice dialogo sui social, che le aziende preferi- scono gestire da sole. Per quanto FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA

I DATI DEL CINEMA ITALIANO 2015 STAVOLTA TENGONO CONTO ANCHE DELLA TELEVISIONE E DEL WEB

di Federica D’Urso, Silvia Finazzi, Iole Maria Giannattasio, Francesca Medolago Albani

Come ogni anno, DG Cinema e ANICA pubblicano il rapporto sul cinema, on questa edizione è stata introdotta una novità me- todologica allo scopo di fornire un maggior approfon- “Tutti i numeri del cinema italiano”, C dimento su specifiche categorie di film. Nell’ambito dell’analisi dei film prodotti nell’anno, ossia i lungome- che riunisce i principali dati della produzione traggi che hanno ottenuto il nulla osta per la proiezione in pubblico, è stata creata la categoria dei “film ammissibili” nella quale sono riu- nite le opere che hanno regolarmente presentato la “denuncia di ini- e circolazione dei lungometraggi italiani. zio lavorazione”, cd. dil, alla DG Cinema e che, quindi, hanno com- piuto il regolare percorso amministrativo ai fini dell’ammissione ai benefici previsti dalla normativa e al riconoscimento della naziona- lità italiana. La nuova classificazione rende possibile l’individuazio- ne di quelle opere realizzate sin dall’inizio con una strategia produttiva che attinge sia ad aiuti pubblici che ad investimenti privati e che prevede il ricorso non solo ai finanziamenti statali ma anche a quelli di istituzioni di altro livello per accedere ai quali è necessario il riconoscimento della nazionalità del film. L’altra novità dei dati 2015 è l’ampliamento dell’analisi anche alle opere destinate a sfruttamento prioritario non cinematografico, e quindi alla televisione o al web. Dal marzo 2015, infatti, è entrato in vigore il primo aiuto statale alle opere audiovisive, il tax credit dedicato alle opere italiane o alle ope- Per maggiori approfondimenti vedere la re straniere realizzate in Italia. Ciò ha reso possibile iniziare il cen- pubblicazione “Tutti i numeri del cine- ma italiano – 2015” sul sito DG Cinema simento anche di questi prodotti, allargando il campo di indagine. www.cinema.beniculturali.it e sul sito ANICA www.anica.it FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA 50 - 51 PRODUZIONE CINEMA: MENO FILM MA BUDGET PIÙ ALTI

Fig. 1 - Film italiani prodotti* (2014-2015) Volumi e valori (su film prodotti) Negli ultimi anni il numero di film prodotti è andato progressiva- mente aumentando, toccando nel 2014 il record di 201 titoli. Nel 2015 NUMERO DI FILM CHE NON questa tendenza si è invertita con 54 HANNO PRESENTATO LA DIL 44 un lieve calo a 185. In termini per- centuali, tuttavia, tra i film prodot- NUMERO FILM DI COPRODUZIONE ti, pesano lievemente di più quelli 7 MINORITARIA 6 che rientrano nella nuova categoria dei film ammissibili (ovvero che NUMERO FILM DI COPRODUZIONE hanno presentato la dil) che costi- 14 MAGGIORITARIA 22 tuiscono il 76% dei titoli (141 film) rispetto al 73% del 2014 (147 film). NUMERO DI FILM 100% ITA Anche la quota dei film di iniziativa 126 113 italiana (film italiani e coproduzio- ni maggioritarie) è in lieve aumen- to sul totale dei film prodotti: il 72% del totale con 135 film, rispetto al 69% del 2014 con 140 film (Fig.1). Altrettanto interessanti i segnali di crescita tra le coproduzioni, la cui quota si era molto ridotta negli anni precedenti. Nel 2015, rispetto al 2014, il numero delle coprodu- zioni aumenta da 21 a 28 e il numero di Paesi partner sale da 11 a 19, sem- pre con una grande preponderanza delle partnership con la Francia. Resta particolarmente modesto il numero delle coproduzioni mino- 2014 2015 ritarie: 6 su 28 nel 2015. Nel complesso, quindi, nonostan- te la decrescita in termini assoluti, Numero di film si può considerare positivo l’in- 201 italiani prodotti 185 cremento proporzionale di opere ammissibili ai benefici di legge e quindi dotate di maggiori possi- di cui: Numero di film italiani bilità di circolazione e di sfrutta- 147 prodotti ammissibili** 141 mento. Il maggior impegno nella realizzazione di film competitivi sul mercato è confermato anche dall’aumento degli investimenti di cui: Numero di film finanziari. Se i film prodotti sono 140 di iniziativa italiana*** 135 di meno dell’anno precedente, il valore del costo totale della pro- duzione è più alto: 338,8 M€ nel * per “film italiano prodotto nell’anno” si intende il 2015 contro i 319,5 M€ del 2014. *** per “film di iniziativa italiana” si intende il film lungometraggio italiano che abbia ottenuto nulla osta ammissibile prodotto al 100% con capitali italiani o in Anche i costi delle coproduzioni per la proiezione in pubblico dalla DGCinema - MiBACT nel corso dell’anno solare coproduzione maggioritaria o in coproduzione paritaria maggioritarie aumentano e nel 2015 ammontano a 63,6 M€ contro ** per “film italiano prodotto ammissibile” si intende il lungometraggio che abbia regolarmente presentato DIL i 53,1 M€ del 2014. (Denuncia di Inizio Lavorazione) alla DGCinema - MiBACT Fonte: Direzione Generale Cinema - MiBACT Budget (su film ammissibili di presenta il 60% del campione. I iscono complessivamente circa Sostegno pubblico (su film am- iniziativa italiana) film ad alto budget, ovvero con l’8% della torta. Gli altri contributi missibili) L’analisi approfondita sui costi è costo superiore a 3,5 M€ invece, pubblici sono costituiti dai fondi L’intervento statale si distingue riferita ad una categoria più circo- sono leggermente più numerosi regionali che pesano per circa il in due macro categorie, i sostegni scritta di opere, ossia ai film di ini- nel 2015 (29 titoli) che nel 2014 (25 4%, mentre quelli sovranazionali diretti e i sostegni indiretti. Tra ziativa italiana, includendo quindi titoli), a parità di un costo medio superano di poco l’1% del totale. i sostegni diretti, quelli che ven- le opere interamente realizzate intorno ai 5,8 M€ (Fig. 2). Raggruppando il contributo pub- gono assegnati ai film in fase pro- con capitali italiani e le coprodu- Andando a osservare la composi- blico statale complessivo (diretto gettuale sono contributi di tipo zioni maggioritarie. Le coprodu- zione delle voci che costituiscono e indiretto) si nota come lo Stato selettivo e sono identificati come zioni minoritarie sono escluse da il valore complessivo della produ- intervenga su circa il 20% dei co- contributi d’Interesse Culturale, questa indagine proprio perché zione di film di iniziativa italiana, sti, quota a cui va aggiunta la per- quando destinati ad opere di au- realizzate principalmente con ca- è in netto aumento la quota degli centuale di credito d’imposta che tori già affermati, e come contri- pitali e fondi pubblici esteri. investitori esterni per cui è stato va a favore degli investitori esterni buti per Opere Prime e Seconde, Il costo medio complessivo dei chiesto il tax credit, che sfiora il che versano apporti nella produ- quando destinati ad opere di regi- film d’iniziativa italiana prodot- 30% del costo totale. È in aumen- zione. Questo credito “esterno” sti esordienti o alla seconda ope- ti nel 2015 supera i 2 M€ ed è in to anche il tax credit interno, che assorbe circa il 12% dei costi totali ra. Dei 141 film ammissibili pro- leggero aumento rispetto al dato copre circa il 13% dei costi totali. e quindi, sommato agli altri con- dotti nel 2015, 35 lungometraggi dell’anno procedente di 1,9 M€. I contributi statali diretti, rappre- tributi statali, porta l’intervento di Interesse Culturale hanno ot- Resta invece invariata la percen- sentati dai sostegni selettivi alle pubblico centrale a coprire il 32% tenuto - quando erano ancora in tuale di film con costo di produ- opere di Interesse Culturale o alle dei costi di produzione dei film di lavorazione, quindi anche in anni zione inferiore a 1,5 M€, che rap- Opere Prime e Seconde, costitu- iniziativa italiana (Fig. 3). precedenti al 2015 - un contributo

Fig. 2 - Film d'iniziativa italiana prodotti* (2015): classi di costo 2015 2014 Numero film Costo totale € Costo medio € Numero film Costo totale € Costo medio €

Minore o uguale 17 2.204.007 € 129.647 a € 200.000 17 € 1.951.648 € 114.803 Maggiore di € 200.000 36 17.584.667 € 488.463 e minore o uguale a € 800.000 41 € 18.660.781 € 455.141 Maggiore di € 800.000 28 31.764.394 € 1.134.443 e minore o uguale a € 1.500.000 26 € 30.532.428 € 1.174.324 Maggiore di €1.500.000 17 € 32.324.359 € 1.901.433 e minore o uguale a € 2.500.000 19 € 35.502.121 € 1.868.533 Maggiore di € 2.500.000 8 € 24.280.373 € 3.035.047 e minore o uguale a € 3.500.00 12 € 35.500.006 € 2.958.334 Maggiore 29 € 167.058.522 € 5.760.639 di € 3.500.000 25 € 144.231.110 € 5.769.244 135 € 275.216.322 € 2.038.639 Totale 140 € 266.378.094 € 1.902.701

*Film ammissibili 100% italiani, coproduzioni maggioritarie, coproduzioni paritarie Fonte: Direzione Generale Cinema - MiBACT

nazionale alla produzione per un numero di opere prime e seconde prodotti nell’anno precedente. identici sia il numero di film che ammontare complessivo che rag- prodotte grazie al sostegno stata- I contributi sovranazionali deli- il contributo deliberato, mentre giunge quasi i 14M€. Le Opere Pri- le e si è mantenuto costante quel- berati a favore dei film ammissi- si registra un lieve aumento per me e Seconde prodotte nel 2015 lo dei lungometraggi di interesse bili prodotti nel 2015 si manten- il Fondo Eurimages, attraverso il che hanno ottenuto un sostegno culturale, sebbene il contributo gono costanti rispetto all’anno quale sono state sostenute 9 co- sono invece 27, con un contribu- per i film prodotti nel 2015 sia in precedente. In relazione al con- produzioni per un ammontare di to complessivo pari a circa 7M€. leggera diminuzione rispetto a tributo di Europa Creativa - Sot- circa 3 milioni di Euro. Rispetto al 2014, è aumentato il quello deliberato a favore dei film toprogramma MEDIA, restano FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA 52 - 53

Fig. 3 - Budget: composizione dei costi Film di iniziativa italiana* prodotti (2015-14): composizione dei costi** (milioni di Euro) 2015 2014 Apporto investitori esterni per il quale 82,28 € 29,90% è stato richiesto credito d’imposta 67,08 €

Credito d'imposta richiesto 35,29 € 12,82% per la produzione 32,47 €

Contributo Lungometraggi 13,35 4,85% 14,80 € di Interesse Culturale (IC) €

Contributi Regionali*** 10,63 € 3,86% (Fondi Regionali e Film Commissions) 10,68 €

16,10 € 5,85% Quota coproduttori esteri minoritari 7,39 €

Contributo Lungometraggi 6,45 € 2,34% di Interesse Culturale Opere Prime Seconde (OPS) 7,37 €

2,83 € 1,03% Contributo Eurimages 1,22 €

* Film ammissibili 100% italiani, 0,22 € 0,08% Contributo Europa Creativa - MEDIA 0,23 € coproduzioni maggioritarie, coproduzioni paritarie ** valori stimati *** I contributi regionali 0,17 € 0,06% Contributo Sviluppo Sceneggiature Originali 0,11 € complessivi deliberati per tutti i film di nazionalità italiana - coproduzioni minoritarie incluse - ammontano a ¤10,79 107,90 € 39,21% Altro**** 125,03 € **** Altri fondi locali, apporti societari, prevendite diritti, investimenti emittenti, ecc. Fonte: Direzione Generale Cinema - MiBACT, Eurimages, Europa 275,22 € Totale 266,38 € Creativa-MEDIA, Italian Film Commissions, Regione Lazio

Tax credit (su film ammissibili) L’altra macro categoria di contributi costituita dai sostegni indiretti è rap- credito per la produzione. La per- stimenti totali con circa 42M€ di presentata dalle varie tipologie di crediti di imposta che assicurano una centuale scende nel caso di ope- investimento complessivo. compensazione fiscale in percentuale alle spese sostenute. Per i film so- re con costo tra i 200k€ e 1,5M€ e Il tax credit dedicato alle produ- no previste tre tipologie di credito: ai produttori, agli investitori esterni al- precipita a solo un terzo dei film zioni estere realizzate in Italia la filiera che effettuano apporti per la produzione, ai distributori cinema- low budget (sotto i 200k €). subisce una leggera flessione nel tografici. Tra i film ammissibili nel 2015, si è registrato un aumento nel Tra gli investitori esterni che usu- numero di film che passano da 30 numero di progetti per i quali è stato richiesto il tax credit per gli inve- fruiscono del credito d’imposta, le nel 2014 a 24 nel 2015, ma comun- stitori esterni al settore e il tax credit per la distribuzione. Resta invece attività economiche rientranti nel que con cifre molto più alte dei stabile, se non per leggere oscillazioni, il numero di film con richiesta codice ATECO K - Attività finan- primi 5 anni di applicazione, e ve- di tax credit per la produzione (Fig. 4). Per questi ultimi, si conferma la ziarie e assicurative si confermano de aumentare leggermente il nu- maggior adesione alla misura per i film con budget medio-alti. Tutti i come i principali beneficiari, co- mero di paesi di provenienza del- film di iniziativa italiana con costi superiori a 1,5M€ hanno richiesto il prendo da soli la metà degli inve- le società committenti. Fig. 4 - Tax Credit Film italiani prodotti ammissibili (2015-2014): credito d'imposta richiesto (milioni di Euro) e numero di film 2015 2014 PERCENTUALE PERCENTUALE PERCENTUALE PERCENTUALE VALORE su tax credit NUMERO su totale film VALORE su tax credit NUMERO su totale film ASSOLUTO totale richiesto FILM ammissibili ASSOLUTO totale richiesto FILM ammissibili 35,29 € 47% 121 86% TAX CREDIT PRODUZIONE RICHIESTO 33,07 € 51% 123 84%

32,91 € 44% 90 64% TAX CREDIT Fig. ESTERNO4 - Tax Credit RICHIESTO 27,18 € 42% 86 59% Film italiani prodotti ammissibili (2015-2014): credito d'imposta richiesto (milioni di Euro) e numero di film 6,39 € 9% 73 52% TAX CREDIT DISTRIBUZIONE RICHIESTO 4,47 € 7% 51 35%

74,58 € 100% 123 87% TOTALE 64,71 € 100% 125 85% Fonte: Direzione Generale Cinema - MiBACT 2015 2014 PERCENTUALE PERCENTUALE PERCENTUALE PERCENTUALE VALORE Contributosu tax credit pubblico (suNUMERO film in categoriasu totale film trasversale ai progetti di Sostegni diretti e indirettiVALORE al settoresu tax credit NUMERO su totale film ASSOLUTO lavorazione)totale richiesto FILM lungometraggioammissibili di Interesse Cultu- Nel complesso, lo StatoASSOLUTO interviene neltotale cinema richiesto e nell’audiovisivoFILM siaammissibili con Riguardo ai film che nel 2015 erano rale, alle Opere Prime e Seconde e sostegni diretti deliberati a favore della produzione, della distribuzione, 35,29 € ancora in 47%lavorazione e che121 quin- ai cortometraggi.86% TAX CREDIT PRODUZIONEdell’esercizio, RICHIESTO della promozione33,07 € e degli51% enti di settore,123 sia con le varie84% di non rientrano tra i film prodot- Questa dotazione ha permesso di tipologie di credito d’imposta per le opere cinematografiche e per le 32,91 € ti precedentemente44% analizzati,90 la sostenere,64% oltre a quelliTAX già CREDIT menzio ESTERNO- opere RICHIESTO audiovisive. Analizzando27,18 € tutti i sostegni42% diretti deliberati86 e tutti59% DG Cinema, nel 2015, ha delibera- nati, ulteriori progetti. Fig.Nello 5 - Contributospeci- Pubblicoi crediti Nazionale di imposta utilizzati nel periodo 2010-2015,produzione si osserva€ 95,84 come le 6,39 € to contributi9% alla produzione73 per 43 fico,Sostegno52% sono stati diretto sostenuti deliberato,TAX CREDIT 3 credito lungoDISTRIBUZIONE d'imposta- agevolazioni utilizzato RICHIESTO e totalefiscali per siano la produzione,4,47 andate € crescendo7% progressivamente,distribuzione 51€ 5,20 con un35% lungometraggi di interesse cultura- metraggi di Interesse Culturale per picco nel 2015, determinato anche dall’estensioneesercizio della misura€ 33,72 ai pro- la distribuzione, l'esercizio, la promozione e gli enti di settore (2010-2015) audiovisivo: tv € 25,87 le per un ammontare complessivo un ammontare pari a 900K€ e 21 duttori audiovisivi indipendenti. Nel 2015 si evidenzia anche l’aumento 74,58 € 100% 123 87% 64,71 € 100% audiovisivo: web 125€ 0,01 85% di 14,5M€ e ha sostenuto 22 opere Opere Prime e Seconde per una TOTALEci- dei sostegni diretti - in controtendenza con il trend degli ultimi anni prime e seconde con 3M€. Inoltre, fra di poco superiore ai 4M€. – che ha toccato l’ammontare dei contributi deliberati più alto nel 2010 2011 2012 2013 2014 2015 produzione € 43,35 è stato deliberato un contributo Includendo nel calcolo anche i periodo esaminato. In totale nel 2015, lo Stato è distribuzioneintervenuto€ 1,00 nel set- complessivo pari a 900k€ per 36 film Under 35, la DG Cinema ha tore cinematografico e audiovisivo con 266M€,161 il 31%esercizio in più€ 9,90 dei 203 cortometraggi e un sostegno pari a sostenuto nel 2015 un numero di milioni del 2014 e quasi il 70% in più rispetto al 2010promozione (Fig.€ 5). 12,41 Credito d'imposta 115 enti di settore € 38,80 450k€ per lo sviluppo di 23 progetti72 lungometraggi92 di Interesse100 Cultu - 96 di lungometraggio tratti da sceneg- rale e di Opere Prime e Seconde giature originali.Sostegno Nel diretto 2015 sono sta- maggiore rispetto al 2014. 105 te stanziate risorse aggiuntive 86 per i 89 100 93 89 266 “film realizzati da giovani autori” 180 199 (i cosiddetti Under 35), ovvero una Totale generale 158 189 203 Fig. 5 - Contributo Pubblico Nazionale produzione € 95,84 Sostegno diretto deliberato, credito d'imposta utilizzato e totale per la produzione, distribuzione € 5,20 esercizio € 33,72 la distribuzione, l'esercizio, la promozione e gli enti di settore (2010-2015) audiovisivo: tv € 25,87 audiovisivo: web € 0,01

2010 2011 2012 2013 2014 2015 produzione € 43,35 distribuzione € 1,00 161 esercizio € 9,90 promozione € 12,41 Credito d'imposta 115 enti di settore € 38,80 72 92 100 96 Sostegno diretto 105 86 89 100 93 89 266 180 199 Totale generale 158 189 203 Fonte: Direzione Generale Cinema MiBACT, Agenzia delle Entrate FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA 54 - 55 PRODUZIONE AUDIOVISIVA: PREVALGONO FILM TV

E MEDIA SERIALITÀ rie da 4-8 episodi (24 titoli), men- mittente. Residuali, 6, le opere in tre residuali i titoli di lunga o lun- licenza di prodotto, ossia realiz- ghissima serialità (12 in tutto). zate interamente dal produtto- In oltre un terzo dei casi, il costo re indipendente e vendute all’e- Tax credit 49 società. La maggioranza è com- medio al minuto è contenuto tra mittente solo successivamente L’introduzione nel marzo del 2015 posta da opere televisive, 95, a 12K€ e 20K€, in un ventaglio di alla conclusione della produzio- del credito d’imposta per le ope- fronte di sole 9 opere web. Per en- opere i cui costi medi al minuto ne. Il tax credit audiovisivo, come re audiovisive realizzate da pro- trambe le categorie, si tratta prin- vanno dai 500€ ai 120k €. quello cinematografico, è acces- duttori indipendenti ha consen- cipalmente di opere di finzione, 42 delle 104 opere sono realizzate sibile anche alle opere straniere tito l’allargamento dell’indagine 8, i documentari costituiscono in coproduzione con un broadca- realizzate in Italia. Nei primi me- dei dati annuali anche a produzio- circa il 10% del totale con 13 tito- ster, quindi con un investimento si di applicazione, 10 opere estere ni non destinate alla sala. Il cam- li di cui uno solo per il web, men- del produttore indipendente per sono state presentante per l’otte- pione analizzato è costituito dalle tre l’animazione assorbe 7 opere, almeno il 10% del costo. 26 ope- nimento del beneficio fiscale. opere per le quali è stato richiesto tutte per la tv. Il credito richie- re sono invece state realizzate dal Le emittenti televisive o le piatta- il credito entro la fine dell’anno sto, complessivamente, ammon- produttore indipendente autono- forme web sono i principali partner 2015e include 2014 anche 2013 opere 2012 realizzate 2011 ta 2010 a 54M€ TOTALE a fronte RETE di investimenti mamente e pre-acquistate dall’e- dei produttori indipendenti. Tra le RAI UNO 11nell’anno 0 precedente,0 in0 conside3 - eleggibili1 15 per 357M€. I formati che mittente. 18 sono le opere con un opere del 2015, ben il 78% presenta- RAI DUE 1razione 0del meccanismo0 0 di retro0 - ricorrono0 1 più di frequente sono i investimento del produttore indi- no accordi con Rai, seguite da quel- RAI TRE 6attività 0che ha reso0 ammissibili7 1 le film1 tv (3715 opere) e la media seria- pendente di almeno il 5% del co- le con accordi con Mediaset solo CANALE 5 13spese sostenute2 1 dal 2014. 8 13 lità13 di 10-2450 episodi, con 31 opere. sto ed il restante coperto dall’e- per il 5% dei casi. ITALIA 1 3104 titoli0 sono 0stati presentati1 1 da Sono0 meno5 numerose le minise- RETE 4 0 0 0 0 0 0 0 LA 7 0 0 0 0 0 0 0 Fig.Film 6 - italiani Titoli programmatiunici italiani da prodotti tv generaliste negli ultimiPrima serata 5 anni (h. 20.30 – 23.00) - 2015 TOTALE FILM 34 2 1 16 18 15 86 (dal 2011) su reti generaliste, prima serata -2015 CINEMA IN TV: AUMENTANO Fig. 14) FOCUS: Titoli unici italiani prodotti negli ultimi 5 anni (dal 2010) su reti generaliste, prima serata TOTALE I FILM ITALIANI TRASMESSI 2015 2014 2013 2012 2011 GENERALE RAI UNO 1 5 4 1 11

RAI DUE Nel 2015 le sette emittenti genera- gli ultimi 5 anni, ovvero dal 2011 al 1 liste hanno trasmesso 3.486 film, 2015, sulle reti generaliste in pri- 1 per un totale di 3.887 passaggi, con ma serata nell’anno (Fig. 6): si trat- una flessione complessiva di cir- ta quindi in genere delle prime tra- ca il 10% rispetto all’anno prece- smissioni di film che hanno appena RAI TRE dente. Come di consueto, i canali concluso lo sfruttamento sulle al- 1 3 2 6 più impegnati nella trasmissione tre piattaforme che precedono la di prodotto cinematografico so- tv free nella successione delle co- no stati Rete 4, che da sola racco- siddette “finestre di distribuzione”. CANALE 5 glie circa il 30% dell’offerta e Rai In prima serata, coerentemente 1 2 5 5 13 Tre, con il 18% del totale di film tra- con la missione dei canali, l’offerta smessi. Anche per quanto riguarda di film italiani recenti si concentra in particolare i film italiani, l’atten- sulle due ammiraglie dei principali ITALIA 1 zione maggiore viene da queste gruppi, Canale 5 e Rai 1, con rispet- 2 1 3 due emittenti: Rete 4 con 446 tito- tivamente 13 e 11 serate, che pesano li trasmessi e Rai Tre con 332 film. insieme per il 70% dei 34 passaggi Sul fronte della nazionalità dei totali. Rai 3, Italia 1 e Rai2 si divido- RETE 4 film inseriti nei palinsesti delle tv no i restanti 10. 0 generaliste, quasi la metà (47%) Non sorprendentemente, la pri- sono di produzione americana, ma serata non è certo la fascia ora- mentre la quota dei film italiani, ria preferita dagli editori per la pro- LA7 incluse le coproduzioni, raggiun- grammazione di film: la fascia più 0 ge il 38% dell’offerta. frequentata resta quella notturna, Ma il dato di reale interesse per il che raccoglie circa i due terzi della 2015 riguarda il focus sulla trasmis- programmazione cinematografica TOTALE sione di film italiani prodotti ne- complessiva. FILM 0 3 7 15 9 34 Fonte: Elaborazione ANICA su dati Studio Frasi RETE TITOLO ORA INIZIO AUDIENCE SHARE % NAZIONE ANNO

CANALE 5 SOLE A CATINELLE 21:35:54 5.081.000 21,03 ITALIA 2013 RAI 1 IL PRINCIPE ABUSIVO 21:24:14 4.877.000 18,06 ITALIA 2013 RAI 1 VIVA L'ITALIA 21:30:28 4.691.000 17,88 ITALIA 2012 RAI 1 RIBELLE - THE BRAVE 21:22:29 4.500.000 17,42 USA 2012 RAI 1 MAI STATI UNITI 21:25:23 4.405.000 15,26 ITALIA 2012 RAI 1 LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE 21:29:03 4.369.000 17,82 ITALIA 2013 RAI 1 ASPIRANTE VEDOVO 21:25:56 4.264.953 16,14 ITALIA 2013 RAI 1 PRETTY WOMAN 21:29:48 4.192.000 17,02 USA 1990 RAI 1 BENVENUTO PRESIDENTE! 21:26:02 4.162.000 16,75 ITALIA 2013 CANALE 5 IMMATURI - IL VIAGGIO 21:23:29 4.026.000 15,79 ITALIA 2012

Per quanto riguarda i canali sa- Fig. 8 - Canali multipiattaforma: passaggi e titoli unici per editore e per rete 2015 tellitari, Sky si conferma l’unico interlocutore (tra gli editori mo- TITOLI TITOLI UNICI nitorati da Auditel) per il mer- N. PASSAGGI % UNICI ITALIA cato cinematografico, con oltre 2.000 titoli unici trasmessi e qua- AXN ITALIA 1.052 6,83% 95 0 2% si 50.000 passaggi. Il 64% dei pas- AXN 526 saggi riguarda film di produzio- AXN +1 526 ne o coproduzione americana, 2,42% 124 24 mentre i film di produzione e co- ITALIA 7 GOLD 373 2% 7 GOLD 373 In riferimento alla programma- produzione italiana raccolgono il zione sull’intera giornata, i film 21% dell’offerta satellitare. MEDIASET 4.301 27,91% 2.128 1.143 40% italiani recenti (quindi prodotti Sul fronte dei canali multipiat- IRIS 3.508 dal 2010 in poi) trasmessi da tut- taforma (monitorati da Auditel) LA5 323 ITALIA 2 462 te le reti nel 2015 sono stati 149 (Fig. 8), l’editore più impegna- TOP CRIME 8 su 150, di cui 21 trasmessi da Rai to nella trasmissione di cinema Uno, 62 da Rai Due, 23 da Rai Tre, è Rai, con i tre canali Rai 4 Rai 5 MTV ITALIA 1.312 8,51% 286 8 5% 33 da Canale 5, 9 da Italia 1 e 1 da e soprattutto Rai Movie, che nel MTV* 700 La7. Ne deriva quindi che la prima 2015 ha inserito in palinsesto COMEDY CENTRAL 306 serata è lo slot dedicato alla pro- ben 4.521 passaggi di film. Al se- COMEDY CENTRAL +1 306 grammazione di film recenti da condo posto nella classifica de- parte di tutte le reti. gli editori di canali multipiatta- RAI 6.233 40,45% 2.117 829 39% RAI 4 1.302 I titoli di maggior successo sulle tv forma si colloca Mediaset, la cui generaliste nel 2015 (Fig. 7)rispec- offerta si divide fra i canali Iris RAI 5 410 RAI MOVIE 4.521 chiano da un lato i risultati degli (con ben 3.508 passaggi di film), stessi titoli programmati nelle sale La5, Italia 2 e Top Crime. CAIRO 282 1,83% 133 17 3% cinematografiche negli anni pre- LA7D 282 cedenti e dall’altro lato includono SKY 762 4,95% 216 40 4% alcuni grandi classici dei film d’ar- CIELO 762 chivio, come ad esempio Pretty 3% Woman (1990). Campione di au- FELTRINELLI 902 5,85% 171 11 LAEFFE 902 dience è stato Checco Zalone con Sole a Catinelle (film che nel 2013 RETE BLU 192 1,25% 100 61 2% aveva fatto registrare il record de- TV2000 192 gli incassi sala). TOTALE COMPLESSIVO 15.409 100,00% 5.099 2.061

Fonte: Elaborazione ANICA su dati Studio Frasi

Fig. 7 - Top 10 film programmati da tv generaliste (ordinati per audience), intera giornata 2015

RETE TITOLO ORA INIZIO AUDIENCE SHARE % NAZIONE ANNO

CANALE 5 SOLE A CATINELLE 21:35:54 5.081.000 21,03 ITALIA 2013 RAI 1 IL PRINCIPE ABUSIVO 21:24:14 4.877.000 18,06 ITALIA 2013 RAI 1 VIVA L'ITALIA 21:30:28 4.691.000 17,88 ITALIA 2012 RAI 1 RIBELLE - THE BRAVE 21:22:29 4.500.000 17,42 USA 2012 RAI 1 MAI STATI UNITI 21:25:23 4.405.000 15,26 ITALIA 2012 RAI 1 LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE 21:29:03 4.369.000 17,82 ITALIA 2013 RAI 1 ASPIRANTE VEDOVO 21:25:56 4.264.953 16,14 ITALIA 2013 RAI 1 PRETTY WOMAN 21:29:48 4.192.000 17,02 USA 1990 RAI 1 BENVENUTO PRESIDENTE! 21:26:02 4.162.000 16,75 ITALIA 2013 CANALE 5 IMMATURI - IL VIAGGIO 21:23:29 4.026.000 15,79 ITALIA 2012

Fonte: Elaborazione ANICA su dati Studio Frasi

TITOLI TITOLI UNICI N. PASSAGGI % UNICI ITALIA

AXN ITALIA 1.052 6,83% 95 0 2% AXN 526 AXN +1 526 ITALIA 7 GOLD 373 2,42% 124 24 2% 7 GOLD 373 MEDIASET 4.301 27,91% 2.128 1.143 40% IRIS 3.508 LA5 323 ITALIA 2 462

TOP CRIME 8

MTV ITALIA 1.312 8,51% 286 8 5% MTV* 700 COMEDY CENTRAL 306 COMEDY CENTRAL +1 306 RAI 6.233 40,45% 2.117 829 39% RAI 4 1.302 RAI 5 410 RAI MOVIE 4.521

CAIRO 282 1,83% 133 17 3% LA7D 282 SKY 762 4,95% 216 40 4% CIELO 762 FELTRINELLI 902 5,85% 171 11 3% LAEFFE 902 RETE BLU 192 1,25% 100 61 2% TV2000 192 TOTALE COMPLESSIVO 15.409 100,00% 5.099 2.061

FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA 56 - 57 DISTRIBUZIONE CINEMATOGRAFICA: 99 MILIONI DI BIGLIETTI VENDUTI TUTTI I FILM 2015 2014 2013 VAR. 2015/2014 VAR. 2015/2013

INCASSO € 637.265.704 575.247.515 618.353.030 10,78% 3,06%

Fig. 9 - Dati generali mercato nazionale 2015 vs 2014 e 2013 PRESENZE 99.362.667 91.526.747 97.380.572 8,56% 2,04% TUTTI I FILM 2015 2014PRIME USCITE 2013 VAR.473 2015/2014 VAR.470 2015/2013 453 TUTTI I FILM 2015 2014 2013 VAR. 2015/2014 VAR. 2015/2013 di cui contenuti 118 53 69 INCASSO € 637.265.704 575.247.515complementari*618.353.030 10,78% 3,06% INCASSO € 637.265.704 575.247.515 618.353.030 10,78% 3,06% PRESENZE 99.362.667 91.526.747 97.380.572 8,56% 2,04% PRESENZE 99.362.667 91.526.747 97.380.572 8,56% 2,04% PRIME USCITE 473 470Film ITA+COP453 2015 2014 2013 VAR. 2015/2014 VAR. 2015/2013 PRIME USCITE 473 di cui contenuti470 453 INCASSO € 132.155.876 156.314.446 188.272.735 -15,46% -29,81% di cui contenuti complementari* 118 53 69 complementari* 118 53 69 PRESENZE 21.218.198 25.387.642 30.208.422 -16,42% -29,76% PRIME USCITE 187 171 161 Base dati: 1/1/2013-31/12/2015i Film ITA+COP 2015 2014 2013 VAR. 2015/2014 VAR. 2015/2013 Film ITA+COP 2015 2014 2013 VAR. 2015/2014QUOTA mkt VAR. incasso 2015/2013 20,74% 27,17% 30,45% INCASSO € 132.155.876 156.314.446 188.272.735 -15,46% -29,81% INCASSO € 132.155.876 156.314.446 188.272.735 -15,46%QUOTA mkt presenze-29,81% 21,35% 27,74% 31,02% PRESENZE 21.218.198 25.387.642 30.208.422 -16,42% -29,76% PRESENZE 21.218.198 25.387.642 30.208.422 -16,42% -29,76% PRIME USCITE 187 171 161 PRIME USCITE 187 171 161 Fig. 10 - Complessi, schermi, incasso e presenze QUOTA mkt incasso 20,74% 27,17% 30,45% QUOTA mkt incasso 20,74% 27,17% 30,45% per regione 2015 (dato percentuale su totale Italia) QUOTA mkt presenze 21,35% 27,74% 31,02% QUOTA mkt presenze 21,35% 27,74% 31,02% 8,07% 8,59% CAMPANIA 7,89% Il mercato della distribuzione di La quota di mercato nazionale 8,40% 10,07% film in sala (Fig. 9) nel 2015 si è crolla quindi al 20,7% sul fronte 9,63% EMILIA ROMAGNA 10,32% ripreso rispetto agli anni prece- degli incassi e al 21,3% sul fronte 8,07% 10,02% denti, facendo registrare un in- delle presenze, perdendo in en- 8,07% 8,59% 8,59% CAMPANIA 7,89% 10,76% cremento dei risultati al botteghi- trambi i casi circaCAMPANIA 6 punti percen- 7,89% 8,40% 15,03% 8,40% 10,07% LAZIO 16,26% no di circa l’11% rispetto all’anno tuali rispetto all’anno precedente. 9,63% 15,98% EMILIA10,07% ROMAGNA 10,32% precedente, mentre in riferimen- I primi mesi del 2016 hanno visto 9,63%e su questo fronte è sempre10,02% aperta 5,12% EMILIA ROMAGNA 10,32% 3,91% to al numero di biglietti venduti la una immediata inversione di ten- la10,02% trattativa fra le categorie10,76% della LIGURIA 3,19% crescita è stata del 9%. Lo scarto denza per il cinema italiano, che, produzione,10,76% della distribuzione15,03% e 3,09% 15,03%LAZIO 16,26% fra i due valori è evidentemente trainato nuovamente da titoli forti dell’esercizio. 15,98% 14,32% LAZIO 16,26% 14,79% dovuto al leggero aumento del che hanno aggiornato i record di 15,98% 5,12% LOMBARDIA 19,71% prezzo medio del biglietto. Se- 5,12% 3,91% 18,21% incasso, nel primo trimestre ha 3,91%rag- AncheLIGURIA dal punto3,19% di vista territo- LIGURIA 3,19% 3,09% 5,64% condo la fonte Cinetel, quindi, il giunto il 46% di quota di mercato.3,09% riale (Fig. 10) resta per il mercato 6,65% 14,32% MARCHE 4,72% fatturato totale del mercato sala cinematografico14,32% nazionale 14,79%una 5,07% nell’anno 2015 è stato di circa 637 Una delle aree di miglioramento importanteLOMBARDIA14,79% disomogeneità fra 19,71% LOMBARDIA 19,71% 18,21% 8,07% milioni di euro e 99 milioni sono più significative del mercato ci- aree regionali:18,21% le regioni del Cen- 7,72% 5,64% PIEMONTE 7,71% stati i biglietti venduti. nematografico nazionale è quella5,64% tro sono decisamente6,65% più servite 7,95% 6,65% MARCHE 4,72% che riguarda la cosiddettaMARCHE “stagio4,72%- da sale e multisale,5,07% offrendo una 8,42% 5,07% 8,07% 6,95% Meno brillanti sono invece sta- nalità”, ovvero la disomogeneità programmazione più ampia, sia PUGLIA 5,27% 8,07% 7,72% ti i risultati ottenuti in sala dai del fatturato complessivo nei di- nei PIEMONTEcentri urbani che7,71% nelle aree 5,89% 7,72% 7,95% film italiani, che, anche a causa versi mesi dell’anno.PIEMONTE I mesi estivi 7,71%periferiche. Mentre il Sud e le Isole 1,56% 7,95% 8,42% 1,94% dell’assenza di fenomeni ecce- restano molto scarni in termini denunciano una importante6,95% in- SARDEGNA 1,67% 8,42% PUGLIA 5,27% 1,77% zionali, che negli anni precedenti sia di risultati sia di attrattività dei6,95% sufficienza di infrastrutture,5,89% con PUGLIA 5,27% 8,42% avevano dominato il botteghino, prodotti distribuiti, mentre si assi5,89%- evidenti conseguenze in termini 1,56% SICILIA 6,89% ha visto nel 2015 una flessione ste a picchi positivi nei mesi1,56% inver- di boxSARDEGNA office e biglietti1,94% venduti. 4,56% 1,94% 1,67% 5,15% complessiva di circa il 16% rispet- nali, con la connessaSARDEGNA problematica1,67% La Lombardia, in1,77% termini assoluti, 1,77% 9,46% to all’anno precedente, sia sul dell’eccessivo numero di film forti è la regione che raccoglie8,42% la quota TOSCANA 7,57% 8,42% SICILIA 6,89% 7,28% fronte del box office che su quello che escono contemporaneamente6,89% più significativa degli4,56% incassi, circa 7,06% SICILIA 4,56% 5,15% delle presenze registrate. Il cine- e rischiano di non essere sfruttati5,15% il 20% dell’intero mercato nazio- 10,07% 9,46% 10,35% ma italiano, quindi, includendo le al massimo delle loro potenziali- 9,46%nale, e il 15% degli schermi,7,57% men- VENETO TOSCANA 7,28% 11,41% 7,57% 11,42% coproduzioni, l’anno scorso ha in- tà. Il tema della TOSCANAprogrammazione 7,28%tre la regione fanalino7,06% di coda è la 7,06% cassato in sala 132 milioni di euro nell’arco dell’anno è uno dei prin- Sardegna, con il 2% degli10,07% schermi Fonte: Elaborazione ANICA su dati Cinetel 10,07% VENETO 10,35% per 21 milioni di biglietti venduti. cipali colli di bottiglia del mercato italiani10,35% e l’1,7% degli incassi.11,41% VENETO 11,41% 11,42% 11,42% CINEMA ESPANSO l regista di C’erava- I mo tanto amati, Una giornata particolare, La famiglia è scom- parso lo scorso 19 gennaio, giu- sto pochi mesi fa. Piacere, Ettore Scola sembrerebbe dunque racco- gliere la facile eredità di un luttuo- so rimpianto. Non è così: la mostra ha già avuto un allestimento nel 2014 in Irpinia, a Sant’Angelo dei Lombardi, a pochi chilometri da quella Trevico che diede i natali al ETTORE regista. Tecnicamente non è quin- di un debutto. E al tempo stesso lo è, perché Roma era il primo luogo SCOLA, di destinazione, poi annullato per CE N’EST QU’UN

problemi organizzativi, ed era ri- DEBUT masto il costante obiettivo degli organizzatori. “Abbiamo lavorato con Scola per anni”, spiega Mar- co Dionisi, curatore della mostra con Nevio De Pascalis, “e non abbiamo una sola foto con lui. Ci siamo sempre rifiutati di farla, gli di ALBERTO ANILE dicevamo che l’avremmo scatta- ta la sera dell’inaugurazione a Ro- ma. Purtroppo è successo tardi”. Ora “Piacere, Ettore Scola” viene finalmente allestita nella Capitale, dal 16 settembre al 23 ottobre, ne- gli spazi del Museo Carlo Bilotti, con la produzione di Show Eventi in collaborazione con City Fest (il programma di eventi della Fonda- zione Cinema per Roma presiedu- ta da Piera Detassis). La struttura è rimasta grosso modo la stessa: un doppio percorso, cronologi- co e tematico, con una grande at- tenzione agli esordi di un talen- to sbocciato nell’umiltà di carta e matita, pubblicando vignette su quel “Marc’Aurelio” già amato da lettore. Perciò: l’infanzia a Trevico, il trasferimento giovanissimo a Roma, la formazione come umo- rista e battutista a cottimo (face- CINEMA ESPANSO 58 - 59

re dal primo pubblicato ne polimorfa, nella quale conflui- le generazioni a venire. (nel ’46 sul “Travaso delle scono il teatro, il fumetto e l’ellis- Piacere, Ettore Scola è dedicata idee”). L’occasione è pre- si narrativa” (Ennio Bispuri). alla giornalista Bruna Bellonzi, ziosa e appropriata: Scola Con un’ideale struttura circolare, moglie di Sandro Curzi, che ave- era anche un disegnatore la mostra si chiude come si apre, va avuto l’idea e presentato il re- abile e sapido, un naviga- dal debutto sul “Marc’Aurelio” gista ai due futuri curatori; ed è to vignettista con un trat- al documentario su Fellini, Che accompagnata dalla pubblica- to all’occorrenza elegante strano chiamarsi Federico (2013), zione di un testo-catalogo che come quello di Steinberg. che quell’esordio rievoca e docu- raccoglie i materiali principali, Il grosso di tutto questo menta, lasciando esempi e inse- edito dalle benemerite Edizio- materiale proviene dallo gnamenti per i registi del futuro e ni Sabinae. Studio EL, che sta per “Et- tore” Scola + “Luciano” Ricceri, il suo fedele sce- nografo, che insieme al suo aiuto Ezio Di Monte ha te- nuto a Cinecittà quintali di materiali: foto, sceneg- giature, articoli di giornale, va il “negro” per Metz e Marche- modellini… “Tutta roba che Sco- si), autore radiofonico (tra l’altro la avrebbe altrimenti buttato via”, per Sordi e i suoi folli Conte Cla- spiega Dionisi. “L’80% viene da lì, ro e Mario Pio), sceneggiatore per il resto lo abbiamo coperto con al- altri (da Un americano a Roma di tri archivi: Luce, Teche Rai, Cine- Steno a Io la conoscevo bene di Pie- teca di Bologna, Centro Cinema trangeli) e infine regista in pro- Città di Cesena ... Alla fine Scola ci prio (debutto: Se permettete, par- fece i complimenti, perché aveva- liamo di donne, annata 1964). mo parlato anche di co- In mezzo c’è spazio per molto al- se che non sapeva più di Dopo il primo allestimento nel 2014 in Irpinia, tro: l’amore per Roma, il legame aver fatto”. speciale con la Francia, soprat- A quell’epoca Scola ave- luogo che diede i natali al regista, la mostra tutto la politica. Pochi sanno o ri- va ormai rinunciato a Piacere, Ettore Scola, arriva a Roma, dal 16 cordano che Scola fu per un paio dirigere film. “C’è anche settembre al 23 ottobre, negli spazi del Museo d’anni ministro del governo om- un po’ di superbia”, di- bra per Occhetto, che girò anche ceva a Maria Pia Fusco, Carlo Bilotti, per la produzione di Show Eventi documentari su Lotta Continua, “perché è dimostrato in collaborazione con City Fest. Ce ne parlano sul referendum per il divorzio, sul- che gli ultimi film di au- i curatori, Marco Dionisi e Nevio De Pascalis: la Festa dell’Unità, che fu tra i pro- tori grandi sono stron- tagonisti della lunga querelle per zate, basta l’esempio “Abbiamo lavorato con Scola per anni … abolire gli spot nei film. La mili- di Chaplin o di De Sica. ma non abbiamo una foto con lui”. tanza dell’uomo e quella del cine- Non voglio finire la car- asta si sovrappongono continua- riera in bruttezza”. Ma mente, non per proporre panacee non aveva saputo resistere, ma per nutrire sane perplessità. “Il debuttando ancora una vol- cinema è dubitativo, non afferma- ta, stavolta nella lirica, af- tivo”, diceva. “Un film non deve frontando in prima persona dare soluzioni. Però porre interro- quel teatro inseguito, cita- gativi, sottolineare certi dubbi, av- to, mimato nei suoi film: nel vertire domande che sono nell’a- 2003 l’allestimento di Così ria e riproporle” (dal “Castoro” fan tutte al Regio di Torino, curato da Roberto Ellero). poi ripreso nel 2012, e infine Per raccontare tutto questo Dio- firmando nel 2014 la regia di nisi e De Pascalis hanno tirato una Bohème a Torre del Lago fuori copioni, fotografie, giorna- Puccini. Proprio questi tardi- li e cinegiornali, carteggi e premi, vi frutti teatrali sono alla ba- interviste scritte e filmate, com- se di una nuovissima sezione presa una realizzata apposita- della mostra, a testimonian- mente al regista, probabilmente za dell’attività di un regista l’ultima davvero approfondita. I che ha saputo mescolare le disegni, oltre duecento, sono una carte, e che ha sempre visto mostra nella mostra, a comincia- il cinema “come espressio- USA. New York. US actress Marilyn MONROE. 1956. © Elliott Erwitt/Magnum Photos/Contrasto

NORMA JEANE di CATERINA TARICANO

olti dei fotografi per cui Marilyn Monroe Copyrights unknown, M archive photo, ha posato nel corso collection Ted Stampfer degli anni hanno dichiarato che la diva sembra- va letteralmente brillare di luce propria, come se la sua pelle ema- nasse un riverbero innaturale che rendeva più facile il lavoro del ritrattista. Il “lucente fantasma in dissoluzione” (Eve Arnold), la donna sparita “come un pulvi- scolo d’oro” (Pier Paolo Pasolini) ed entrata di diritto nell’empireo delle maggiori stelle del firma- mento hollywoodiano del No- tratta di un percorso suddiviso vecento ha però lasciato molto in otto sezioni, a cui si aggiunge dietro di sé. Molto di ciò che di l’opera di Andy Warhol Four Ma- materico possiamo ricondurre a rilyns, Reversal Series Black/Green. Marilyn Monroe è esposto a Pa- La presenza del quadro di Warhol lazzo Madama, nel centro di Tori- è estremamente significativa, no, fino al 19 settembre. La mostra perché consente di creare un Marilyn Monroe. La donna oltre il dialogo tra la Marilyn fisica, che Mito, esposizione della collezio- emerge per contrasto proprio in ne privata di Ted Stampfer, per la virtù della sua assenza (osservan- prima volta porta in Italia molti do, ad esempio, gli abiti di scena oggetti appartenuti all’attrice ac- addosso a manichini che non quistati negli anni, soprattutto ricordano le sue forme, i capelli in aste di Christie’s e Julien’s. Si ossigenati rimasti intrappolati in CINEMA ESPANSO 60 - 61

La mostra Marilyn Monroe. La donna oltre il Mito, esposizione della collezione privata di Ted Stampfer, per la prima volta porta in Italia, a Palazzo Madama di Torino, fino al 19 settembre, oggetti che evocano la donna al di là dell’icona.

no Cheloni, mastro profumiere proprietario e anima di Aquaflor Firenze, ha creato per l’occasione MM Parfum, un “ritratto olfatti- vo che si spinge oltre l’immagine del mito […] per esplorare i tratti più profondi ed esclusivi della sua personalità d’attrice”; e che similmente Giulio Cocchi, la casa fondata ad Asti nel 1891, ha creato Jeane e Marilyn è ancora più forte Leigh in Via col vento. Osservando una variante tutta piemontese del nella prima tappa dell’esposizio- le teche nel rispetto dell’ordine cocktail che porta il nome di Ma- ne, la vetrina che contiene una cronologico dato dai curatori, la rilyn, per l’occasione battezzato tazza usata da Norma Jeane bam- sensazione è dunque quella di un Cocchi Rosa Marilyn (chi volesse bina, una foto di lei a due anni, vero e proprio dialogo, spesso do- brindare con un Cocchi Rosa Ma- un libro di inni della Christian lente, tra la dimensione quotidia- rilyn non ha che da aggiungere 15 Science e un modesto golf in lana na a quella mitica, che si realizza ml di succo di pompelmo rosa a ricamato con perline e bottoni in anche attraverso la presenza, die- 50 ml di Cocchi Rosa Americano, plastica. Accanto a questi ogget- tro l’ultima vetrina, della ricetta colmare con Brachetto d’Acqui ti, che rimandano a una persona del Phenergan e del testamento DOCG e guarnire con grande ordinaria, i responsabili dell’alle- datato 14 gennaio 1961. scorza di limone). stimento (oltre a Stampfer van- Ciò che appare chiaro, attraver- Una mostra, insomma, che anche no citati almeno Paola Ruffino, sando la penombra della sala in virtù di alcune occasioni di ap- curatrice per Palazzo Madama, di Palazzo Madama, è il potere profondimento affidate a docenti lo scenografo Bobo Piana e l’ar- mitopoietico di Hollywood, che universitari torinesi, e alla diret- qualche zip e in alcuni bigodini), chitetto Diego Giachello) hanno passa anche attraverso il rap- trice del Museo Salvatore Ferra- e la Marilyn icona che tutti cono- collocato feticci che rimandano porto con grandi case di moda gamo, è pensata per un pubblico sciamo, la presenza ormai radica- invece al mondo straordinario di e grandi marchi, a partire dal appassionato agli aspetti glamour ta indelebilmente nell’immagina- Hollywood che affascinava Nor- Salvatore Ferragamo creatore ma i cinefili: Marilyn è ormai libe- rio collettivo mondiale. ma Jeane: una veste da camera delle scarpe décolleté con tacco ra da qualsiasi area di interesse e Nelle otto teche che compongono e una medaglietta indossate da a spillo ricoperte di cristalli Swa- da qualsiasi zona geografica. È un la mostra sono esposti abiti, og- Jean Harlow in Pranzo alle otto, rovski indossate dalla diva sul pezzo di storia, di cronaca, di cul- getti di scena ed effetti personali, un completo appartenuto a Clark set di Facciamo l’amore di George tura. Una stella luminosa che non a partire dal vestito bianco indos- Gable e soprattutto il costume in Cukor. Un rapporto che continua smetterà mai di brillare. sato sul set di Quando la moglie è velluto verde creato per Vivien anche oggi, considerato che Sile- in vacanza, protagonista di una delle scene più celebri della storia del cinema e non a caso collocato Photographer Milton Greene, al centro della sala. L’apparente Copyrights reserved by Ted Stampfer contraddizione, esplicitata fin dal titolo della mostra (donna/mito), è ben espressa dall’accostamen- to di indumenti e accessori ap- partenuti all’attrice (documenti, lettere, contratti, valigie, occhiali, oggetti d’arredamento, addirittu- ra un piccolo strumento da cuci- na per creare perfette palline di melone...) con ciò che invece il pubblico identifica con la presen- za sul grande schermo: non solo i vestiti dei suoi personaggi, ma an- che i ritratti dei grandi fotografi, le scene più celebri dei suoi film, etc. Questa tensione tra Norma L’ARTE SENSIBILE

35 anni di Studio Azzurro esposti a Palazzo Reale fino al 4 settembre. E non manca l’omaggio a Miracolo a Milano in un’installazione interattiva.

di HILARY TISCIONE

ilano celebra i trentacinque anni di lavoro della bottega d’arte contemporanea, come la definì M Paolo Rosa (1949-2013), co-fondatore insieme a Fabio Cirifino e Leonardo Sangiorgi di Stu- dio Azzurro, famoso laboratorio di ricerca e sperimentazione audiovisiva nato nel 1982. La retrospettiva ripercorre questi 35 anni di storia con un taglio che coniuga il rigore sto- riografico con l’emozionalità dell’allestimento e le suggestioni del percorso espositivo. Dopo l’introduzione, appena varcata la soglia della seconda sala, dove è esposta una delle prime video-in- stallazioni, Il Nuotatore (1984), si ha la sensazione di entrare a far parte di un ambiente in movimento, av- volgente, pervasivo. È qualcosa di diverso dal solito, a tratti perfino sconcertante perché ha caratteriste che si discostano fortemente dalle forme d’arte standardizzate. Propriamente, è il risultato di una mesco- lanza di espressioni - la fotografia, il video, il teatro, il cinema - che, in relazione alle innovazioni multime- diali, dà vita a nuove manifestazioni artistiche come le video-ambientazioni interattive. Addentrandosi nelle stanze si respira, in modo sempre più marcato, la più importante peculiarità della filosofia che contraddistingue il collettivo artistico (a cui nel 1995 si è unito anche Stefano Roveda), ov- vero l’interazione che avviene tra l’opera e l’osservatore. Infatti, quest’ultimo, contribuendo attiva- mente a livello sensoriale, diventa attore e parte di un insieme unico ed irripetibile. Una testimonianza incisiva è l’opera Tavoli (perché queste mani mi toccano?), dove le immagini – apparen- temente immobili - proiettate sulla superficie di sei tavoli, reagiscono alla pressione di chi le tocca inne- scando una componente di sorpresa strettamente collegata alla natura di questi ambienti sensibili. Sono definiti così perché capaci di reagire agli stimoli di chi non si limita a contemplare, ma interagisce con l’opera “attivandola” con un tocco, un salto, un battito o con la semplice presenza. Pertanto, si tratta di esperienze soggettive, dove il fulcro non va ricercato espressamente nell’ogget- to in sé, ma piuttosto nell’ambiente inteso come viaggio sensoriale. Il visitatore si muove all’interno delle sale in modo insolito, spostandosi in uno scenario oscuro, co- me se fluttuasse dall’Appartamento del Principe fino alla sala delle Cariatidi - dove termina il percorso - governato da un’energia bilaterale che attinge dal proprio corpo oltre che, ovviamente, dal pensiero poetico di chi ha sviluppato il progetto. In un’atmosfera enigmatica, i piedi dei visitatori calpestano un tappeto di corpi che si snoda ad ogni passo CINEMA ESPANSO 62 - 63

producendo un coro di voci che dà il nome all’opera (Coro, 1995), per poi spostarsi all’interno della Pozzan- ghera, un’opera del 2006 che si ani- ma grazie al passaggio dell’osser- vatore, rievocando quel desiderio d’infanzia immortale che è dentro ciascuno di noi. Quale bambino non ha desiderato, almeno una vol- ta, di tuffare un piede dentro una pozzanghera? Ma, laddove l’istinto gioca un ruolo fondamentale, affio- ra anche un senso d’imprevedibilità caratteristico dell’esistenza stessa che s’inserisce in un confine tra lo stupore e il distacco dall’ignoto. Non è facile comprendere qua- le sia l’anima di tutto questo, ma è quasi d’obbligo domandarselo e una delle possibili risposte è quel- la che finisce per chiamare in cau- sa l’importanza della partecipazio- ne. Studio Azzurro pratica un’idea di arte intesa come un momento di scambio reciproco dove la riuscita dell’opera – sia essa un’installazio- ne, uno spettacolo teatrale, un mu- seo di narrazione - avviene grazie ad un processo di sinergia. L’invenzione della doppia scena – fondata sull’interazione tra lo spettatore\attore e l’ambiente vir- tuale – è di straordinaria attualità nel settore artistico ancora oggi, anzi, forse si tratta di un territorio ancora in parte misterioso. Con questa mostra - per la quale è stata appositamente realizzata l’in- stallazione interattiva Miracolo a Milano (omaggio al film di Vitto- rio De Sica) che rende l’ultima sala uno spazio adibito alle confiden- ze di persone vittime delle difficol- tà della nostra epoca - la città cele- bra una delle esperienze artistiche più rilevanti degli ultimi decenni: un percorso straordinariamen- te lungimirante, che ha aperto per primo nuove prospettive di ricer- ca e di contaminazione fra le ar- ti e ancora oggi offre al visitatore un’esperienza unica: un guadagno psichico, uno stato di grazia, che tiene e coinvolge anche a distanza di tempo, sottraendosi al destino di quelle ricerche di arte contem- poranea che invece non reggono il confronto con il tempo che passa. NEL MONDO

ome la goccia che 2006-2013, “Where are the wo- scava la pietra an- men directors?” (sul nr. 23 di 8½ C che la battaglia per trovate un’ampia anticipazione le pari opportunità della ricerca). “Sono sette i Paesi al cinema sta cominciando a dare coinvolti attualmente – ci spiega i suoi frutti. Se non altro in termi- Iole Maria Giannattasio, curatri- ni di coscienza condivisa, come si ce del report italiano – a svolge- è visto all’ultimo Festival di Can- re la ricerca sono state ovunque nes dove le donne sono state sog- le università tranne che per l’Ita- getto del discorso (ribaltando le lia, dove è il MiBACT a occupar- polemiche degli anni precedenti sene”. Giannattasio sottolinea la sulla scarsa presenza e visibilità presenza in Italia di vari soggetti delle registe nel concorso). attenti alla parità: “Sia la Rai che Tra gli strumenti più raffinati di l’Osservatorio di Pavia che sta questa rivoluzione c’è il lavo- monitorando la rappresentazio- ro di EWA (European Women’s ne della donna nei media, ma an- Audiovisual Network), nato che le associazioni di categoria”. nell’ambito di Eurimages, che ha Abbiamo chiesto alla direttrice di da poco pubblicato il primo Re- EWA Alessia Sonaglioni di aiu- port on gender equality for direc- tarci a fare il punto sulle prospet- tors in the European film industry tive del progetto. PARITÀ, LA NUOVA SFIDA È LA DISTRIBUZIONE

di CRISTIANA PATERNÒ La vostra ricerca mostra evi- basata su questo criterio. In Fran- denti disparità di risultati tra un cia negli ultimi 25 anni le cose non Paese e l’altro. sono migliorate come si potrebbe La Svezia è il più avanzato perché pensare. All’uscita dalla Fémis, la da diversi anni si è posta come tar- scuola di cinema, c’è parità di di- get la parità ed è arrivata al 50/50. plomate, ma poi molte rinunciano. Con l’arrivo di Anna Serner alla gui- Nel Regno Unito il BFI sta introdu- da dello Swedish Film Institute l’at- cendo ora il criterio della parità nei tribuzione dei fondi pubblici è stata finanziamenti. In Austria c’è un for- NEL MONDO 64 - 65

te movimento per andare verso Cosa si può fare concreta- questo obiettivo. In Italia sono an- mente? cora poche le donne che chiedono Si deve agire a vari livelli. Possia- l’accesso ai corsi di regia. mo dare delle raccomandazioni ai governi, cambiare le policy a li- Le quote, mal viste anche da vello europeo e nazionale. Noi di molte donne, sembrano invece EWA forniamo i dati, ma sono le in grado di rimettere in circolo associazioni di categoria nazio- Quale sarà l’argomento della la creatività femminile. nali che devono appropriarsene. prossima ricerca EWA? Il cambiamento vero avviene do- Poi bisogna intervenire sui role È ancora presto per parlare con- ve c’è una volontà politica espli- models attraverso l’educazione: è cretamente del prossimo report, cita, che si esprima nelle quote o emerso che le ragazze italiane, ad ma certamente dovremo capire nei target a livello di fondi pubbli- esempio, non si proiettano nella cosa succede dopo la produzio- ci europei o nazionali. Ma anche professione di regista, quindi oc- ne. Sulla distribuzione bisogna dove si raggiunge la parità rimane corre valorizzare coloro che ce la fare un lavoro qualitativo e di ap- l’ostacolo della distribuzione. C’è fanno, renderle un modello per profondimento. Ad esempio in uno scarto tra produzione e pas- le giovani. Questo cambiamento Francia se ne sta occupando l’as- saggio in sala. I film delle registe di mentalità non agisce nell’im- sociazione Le Deuxième Regard. arrivano nei festival internaziona- mediato ma nel tempo, mentre li e questo dimostra che il talento i target nel finanziamento por- Stanno nascendo anche diver- non manca, ma poi trovano diffici- tano risultati rapidi. Bisogna an- si premi, dal Premio Audientia le sbocco sul mercato, anche per- che mutare la composizione del- alla migliore regista all’italia- ché spesso sono progetti più pic- le commissioni di finanziamento. no Doc/It Women Award al pre- mio assegnato a Dok Leipzig. I premi servono e sto lavoran- do per crearne uno assegnato di- rettamente da EWA. Ma devono essere significativi e non mera- mente simbolici, quindi con una dotazione economica. Un pre- mio, nel contesto adeguato, crea ulteriore stimolo al mercato stes- so, spinge i festival a seleziona- re progetti femminili di qualità. Intervista ad Inoltre mantiene alto l’interesse ALESSIA dell’opinione pubblica. Il Festi- SONAGLIONI, val di Belgrado sta creando una direttrice di EWA piattaforma di mercato dedicata ai progetti delle donne, come re- coli. Ed è vero che parlare di quote giste o protagoniste, sarà un mer- in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, equi- Il lavoro di EWA come di altri cato di coproduzione. All’inizio vale a dire una parolaccia. organismi internazionali o il il direttore era scettico, ma poi è forte movimento delle attrici rimasto meravigliato dal talento Una delle cause della dispari- americane per la equal pay sta delle autrici. tà è legata alla rinuncia delle provocando un mutamento donne stesse a carriere molto nell’opinione pubblica. Insomma lo studio EWA ha competitive. È vero, c’è un cambiamento di avuto un impatto? In Francia le donne hanno indi- percezione. Una nostra socia ci Decisamente sì. È importan- cato tra le cause della discrimi- ha raccontato di aver incontrato te uscire dalla nicchia ed è una nazione la loro stessa difficoltà a a Cannes il direttore di una gros- questione che riguarda tutti, per- conciliare vita privata e vita pro- sa società di distribuzione, un uo- ché le donne hanno storie da rac- fessionale. In quel Paese c’è il mi- mo, convinto sostenitore della contare che non sono necessaria- to dell’uguaglianza e definirsi non necessità di favorire la distribu- mente storie di donne. uguali per diritti andrebbe contro zione dei film delle donne. la cultura nazionale. In GB, Ita- Forse l’ha detto perché va di http://www.ewawomen.com/en/ lia e Germania si parla invece più moda, ma poco importa. Anche apertamente di discriminazione lo European Producers Club ha nell’accesso ai fondi. posto come obiettivo la presen- za femminile nell’industria. La questione è ovunque all’or- dine del giorno. RACCONTI DI CINEMA

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT ARRIVEDERCI ROMA

di DANIELA AMENTA gionò con una punta di amarezza quell’aula scrostata, dai banchi Ceccotti Enzo, detto Jeeg. Si con- vecchi, ricoperti di scritte incise centrò allora su San Pietro, a un coi coltellini. Castel Sant’Angelo passo quell’anello tondo, tozzo, era forse stata una prigione? C’era con le fondamenta piantate nel un fosso con i coccodrilli? I dete- fiume: Castel Sant’Angelo. Ten- nuti morivano di fame in segrete tò di scartabellare tra i files della buie e terribili circondati da topi memoria, ai tempi della scuola e pipistrelli? E quelli che soprav- media in via dell’Archeologia vivevano agli stenti finivano sotto eccotti Enzo salì sul trica, uno dei super poteri che la quando l’insegnante, la professo- la scure di Mastro Titta mentre C Colosseo. Dall’alto sorte gli aveva consegnato dopo ressa Bellini Maria, spiegava alla il pubblico applaudiva? “Me sa controllò ancora un tuffo nel Tevere. E mentre ri- classe la storia di Roma e Roma de sì” sussurrò Jeeg Ceccotti. E una volta la città. fletteva se fosse il caso di allon- sembrava lontanissima, un’altra penso anche che la città che si al- Nonostante l’aria gassosa, tor- tanarlo o di finirlo, il gabbiano città, mille chilometri distante da largava come un tumore maligno bida, carica di polveri sottili e si alzò in volo, prese la mira e gli smog, riconobbe ogni cupola, i lasciò un “ricordino” sulla spal- profili dei monumenti. Il nitore la. Poi scappò via, sghignazzando incandescente, volgare, dell’Alta- come un criminale. “Mortacci re della Patria, i bagliori verdi del tua, se te ripresenti te faccio arro- Pantheon, il cerchio dello stadio sto con il laser perforante”, urlò Olimpico, perfino la Madonni- Ceccotti, tornato in sé dopo la na d’oro di Montemario vide, e momentanea parentesi mariana, la salutò con rispetto, facendosi L’alba era diventata giorno, in- il segno della croce. “Ave o Ma- tanto. E la luce si era impadro- ria”, mormorò in un imprevi- nita della città. Il riverbero che sto fremito mistico che quasi lo saliva dall’asfalto di via dei Fori commosse. Contò i gabbiani, ma Imperiali era così luccicante, e quanti so’ pensò Ceccotti Enzo. denso, che Enzo si infilò un paio “Troppi, dovrebbero sta al mare di occhiali scuri, simil Ray-Ban. e invece pure loro hanno invaso Erano, nella realtà, un nuovo ‘sta città. Siamo circondati da prototipo di maschera che po- civiltà nemiche. Qui chi arriva tenziava i raggi gamma e molti- s’accomoda e a noi de Roma ce plicava la vista, come se avesse tocca de sta’ al palo”. Uno degli due telescopi al posto delle lenti. uccelli, grosso e muscoloso, con Provò a cercare nello skyline le il becco giallo e gli occhi spiritati, torri di casa sua, le “towers” di iniziò a volteggiargli attorno. Cec- Tor Bella Monaca. Ma nonostan- cotti Enzo allungò il dito, pensò te gli sforzi non le trovò. “Pure che l’avrebbe potuto fulminare la tecnologia alla fine ce molla, con una semplice scarica elet- non è più quella de un tempo” ra- RACCONTI DI CINEMA 66 - 67

“Ceccotti Enzo, non fare cazzate, Alessia e pure con lo Zingaro scendi”, disse l’uomo. testimone di nozze. Pranzo al Jeeg non si mosse. Impietrito. Frustone, lungo l’Aniene, e i con- “Ma che ho fatto ora? Ma che fetti, e le bomboniere, e una festa almeno mezz’ora davanti alla fer- sono venuti ad arrestarmi st’infa- perfetta, e tutto bello e preciso mata della metro B. Quelli non lo mi? Sono forse i maledetti soldati come in un film di quelli che non sentirono, ma lui provò una vaga dell’imperatore?”, pensò col cuo- fanno piangere. soddisfazione ad ufficializzare il re che andava a tremila nel petto. “Me lo trovate un altro lavoro, compito che il destino gli aveva “Ceccotti Enzo – ripetè l’uomo ispetto’? Me date la parola d’o- affidato. Srotolò uno striscione, che ora stava iniziando a salire nore che me trovate un altro urlò ancora. Urlò forte: “Ve sar- sulla scala – scendi, ti prego. Qui lavoro? Non bastano manco i verò”, ma nulla. Nessuno alzava la ci sono i tuoi amici, la tua fami- super poteri per averne uno. Ma testa verso il cielo. Lui, detto Jeeg, glia. Siamo tutti in pena per te”. le pare giusto? Le pare una cosa invece c’aveva dimestichezza con Provò a parlare, Jeeg. Aveva la normale? Io vi consegno pure i le altezze, col firmamento. Avreb- bocca asciutta e i pensieri gli ri- guanti in maglio e doppio ma- be voluto fare l’astronauta, ma manevano in testa. Avrebbe vo- glio. Però voglio la parola d’ono- quando era diventato gruista gli luto dire: “Io sto in pena per voi, re. Sennò m’alzo in volo e arri- sotto le sue scarpe di camoscio era sembrato un mestiere quasi devo salvarvi, sto in missione. vederci Roma”, disse tutto d’un era sempre stata feroce. Cattiva e simile, fichissimo. Dall’alto pen- Non vi rendete conto che il mon- fiato Ceccotti detto Jeeg. dura. E implacabile con i deboli, sava meglio. Pensava bene, cose do sta andando a rotoli, che le ci- con chi come lui avrebbe volu- belle pensava. Aveva pensato che viltà nemiche sono a un passo?”. Sotto al Colosseo si era formato to studiare, che a scuola andava basta coi furtarelli, testa a posto L’uomo passò il megafono a un capannello di gente. I pom- pure bene, ma non c’erano soldi e pedalare. Salire, salire, farcela. un’altra persona, un puntino pieri avevano allargato un telo a casa, non c’erano sogni. E suo Sposarsi con Alessia, comprarle sotto il Colosseo. Il puntino urlò: immenso. D’incanto si era fer- padre era stato chiaro: “Trovate un abito di nozze azzurro, da prin- “Io solo una cosa voglio sape’, mato il traffico. Ferme le mac- un lavoro, che qui semo in set- cipessa, portarla in luna di miele a ma come cazzo sei arrivato là so- chine, gli autobus, ferma la città. te. E io non ce la faccio a sfama’ Disneyland, Parigi, a vedere da vi- pra? “. Riconobbe la voce del suo L’aria si era fermata. tutti”. E a 15 anni aveva iniziato cino il padiglione Manga, quello amico Zingaro. Sorrise Jeeg. Altro Quando Enzo Ceccotti posò il a lavare tazzine al bar, poi allo con i Jeeg Robot veri, d’acciaio passaggio di megafono. “Amore piede sull’asfalto ruvido si alzò sportello della Sala Corse, poi splendente, toccare le armature mio, nun è il giorno de’ e’ tenebre, un applauso commosso. Alessia ragazzo di fatica allo smorzo, poi di Mechadon 1 e 2, salire sulla nun fa macelli, daje, viè giù”. Era gli corse tra le braccia, ridendo e pure qualche scippo col motori- navicella Big Shooter. Pensava Alessia, adesso. Ceccotti Enzo piangendo. Lo Zingaro gli rifilò no truccato, tanto per arroton- a quanto si sarebbero divertiti, s’intenerì, le mandò un bacio con una pacca sulla spalla commen- dare. E i guai con le guardie, i tre quanti baci, quanta allegria. E la punta delle dita. tando a suo modo: “Io solo una gradini di Regina Coeli percorsi invece, mannaggia alla mise- cosa voglio sape’, ma come caz- avanti e indietro più volte. ria, l’avevano licenziato perché L’uomo intanto era salito sulla zo fai a esse tanto scemo?”. C’era Socchiuse gli occhi a fessura e s’erano scoperte gravi irregola- scala dei pompieri. Gradino dopo anche una troupe televisiva, la inquadrò il carcere sul Lungote- rità nel cantiere. E tutto aveva gradino. Era quasi a un metro da giornalista gli infilò un microfono vere. Chissà se là dentro c’erano iniziato a girare storto. Tutto. E lui. Ormai. sotto il naso. “Signor Ceccotti, ma ancora gli amici della banda del non valeva la pena neppure sgo- “Enzo, sono l’ispettore Marinetti in che senso voleva salvare la cit- Raccordo, quelli delle corse ille- larsi, strillare, chiedere perché. – disse scandendo bene le parole tà? Di che missione parlava?”. gali a 200 all’ora puntando sul Nessuno lo ascoltava, nessuno – Ora tu scendi con me, è chiaro. E fu a quel punto che Enzo det- primo che si schiantava... “D’al- sentiva, proprio come quegli Basta fa er matto, chiaro?” to Jeeg srotolò lo striscione che tra parte – si disse – sto proprio stronzi alla fermata. Jeeg rimase in silenzio. Avrebbe aveva staccato dal Colosseo e sul Colosseo, chissà quanto voluto spiegargli che voleva tor- adesso teneva sotto il braccio. sangue hanno visto ‘ste pietre, Si sdraiò triste. Allungò la schiena nare sulla gru, sentire il vento Lo srotolò sorridendo. quanti lamenti, quanta morte”. sulle pietre del Colosseo, gambe in faccia, provare la vertigine di C’era scritto: “La vita è un’emo- Provò uno struggimento grande penzoloni. S’appisolò, forse. Lo un lavoro vero, uno stipendio zione da poco”. Ceccotti Enzo, una sensazione svegliò il suono di una sirena, un vero. La vertigine del futuro con di vuoto allo stomaco che pen- suono fastidioso e vicinissimo. sò fosse fame e che invece era Mise a fuoco la situazione con i pietà. Pietas, anzi. suoi occhi a raggi gamma. Sotto I rumori della città, ora, erano di- di lui ora c’erano almeno tre Vo- ventati assordanti anche da lassù. lanti, un’ambulanza e un camion “Stò ‘n missione, ‘a bbelli, ve devo dei pompieri che stava issando da sarvà”, urlò a un gruppo di di- una scala lunga, infinita. C’era un sperati in attesa di un autobus da uomo con un megafono, anche. Il figlio di Frankenstein, di Ennio Flaiano, da “Cine Illustrato”, 1940, 25 settembre

La cinematografia americana è piena di cicli, germinazioni ed evoluzioni consistenti, ma sotterranee (si “ come del resto la letteratura classica”. Parte veda il recente Horror italiano, S. Venturini 2014) se non vere così un curioso intervento di Ennio Flaiano sul e proprie trasfigurazioni o sublimazioni. Nell’articolazione ciclo di Frankenstein inaugurato da James Wha- del racconto poi, Flaiano rivela uno spirito del grottesco e la le: un intervento che sottotraccia apre a più d’una riflessione sottilissima ironia dei suoi ritratti ed epigrammi più celebri: sulla ricezione di certi generi in Italia, in particolare, e sulla “Dopo il film, Boris si strucca e si fa fotografare a casa sua. Lo complessa negoziazione della nozione di genere in genera- si vede nella stanza di soggiorno bianco come un clown, con le. L’articolo – molto più di una semplice recensione de Il fi- un sorriso da cane buono e sempre malinconico. Vicino vi è glio di Frankenstein di Ronald V. Lee, terzo episodio del ciclo la moglie, questa donnetta americana, tutta presa nella con- Universal aperto dai film di Whale – esce su “Cine Illustra- fezione di un grosso dolce. Così vivono, in privato, i fantasmi to” (testata che nel frattempo, sul finire degli Anni ‘30, aveva d’oltreoceano”. È dunque un vero e proprio “smascheramen- assorbito la rivista “Cinema Illustrazione”) dove Ennio Flaia- to”, con fortissimo effetto di straniamento, quello che sciocca no collaborava come critico, prima del suo coinvolgimento il lettore a metà dell’articolo: ma a ben vedere ogni frase della nel mondo produttivo del cinema. Siamo infatti all’inizio del recensione è una sottile decostruzione del genere, a confer- suo periodo romano, dove le collaborazioni con le riviste si ma di una sofisticata accoglienza dell’horror americano per intensificano di pari passo con l’integrazione nel mondo del il clima culturale italiano… nonché per il mercato; a rivelarlo cinema. È significativamente attorno al divo che la nozione un dettaglio filologico: col solito guizzo d’ironia Flaiano la- di genere prende forma - Flaiano parla di “I film in cui com- menta la mancanza di una co-protagonista femminile per il pare quest’attore” che definisce “il suo genere” - in una fase, mostro: “Non si parla mai di dargli una fidanzata, una ragazza quella degli Anni ‘40, in cui lo studio system hollywoodiano qualsiasi […] Persino a King Kong si permise un amore che a raggiunge la piena implementazione, con l’accentramento Boris si nega”. Flaiano sembra ignorare La moglie di Franken- sistemico della ricorsività stilistica e produttiva attorno al stein (1935), che nella pubblicistica italiana dell’epoca appare divo. Tuttavia l’attenzione di Flaiano va significativamente a infatti fugacemente solo alla fine dell’estate 1940, poche setti- concentrarsi sui “caratteri” più che sulle ricadute dell’ope- mane prima della pubblicazione di questo articolo. La moglie razione attoriale nella definizione del genere: “Boris, ormai, di Frankenstein sarebbe stato proiettato in netto ritardo, pro- è una maschera, un ‘zanni’ spaventoso fornito di una malizia ducendo una sovrapposizione nella distribuzione italiana del grossolana e troglodita ma potente come uno schiacciasas- secondo e terzo episodio del ciclo Universal. Se i motivi belli- si: una maschera, s’intende, che ha il suo bravo posto nella ci non hanno rallentato l’uscita de Il figlio di Frankenstein (che mitologia cinematografica contemporanea”. Il ricorso ai Flaiano soprannomina profeticamente Frankenstein Ju- caratteri della commedia dell’arte rivelano un’elaborazio- nior) sarebbero da indagare le ragioni del ritardo del secondo ne complessa e stratificata di un genere – l’horror – che nella sensuale e inquietante episodio di James Whale. cultura italiana dei primi decenni del Novecento ha seguito

di Andrea Mariani IN QUESTO NUMERO UN ARTICOLO ESTRATTO DALLA RIVISTA “CINE ILLUSTRATO”

1940, 25 settembre RICORDI

Giuseppe Ferrara (1932-2016) IL LEONE RUGGENTE DEL CINEMA ITALIANO di GIANNI CANOVA

n vecchio leone. Un plotti, intrighi, trame segrete. Ma U combattente. Un ir- ci sono troppi cadaveri insepolti riducibile. Non rie- nel nostro passato prossimo per sco a ricordarlo che liquidare con sufficienza il suo bi- così, Giuseppe Ferrara. Se ripen- sogno di trasparenza anche sto- so all’ultima volta che l’ho visto, riografica. Ferrara è stato uno di qualche anno fa, impegnato in quei cineasti che hanno creduto un incontro con i miei studenti che il cinema potesse cambiare il all’Università, vedo i suoi capelli mondo. Per tutta la vita ha usato bianchi e sento la sua voce forte il cinema come un’arma. Ha fat- e chiara che evoca a getto conti- to politica, con il cinema. Quan- nuo nomi ed eventi quasi del tut- to meno, ci ha provato. I ragazzi lo to sconosciuti per la maggior par- ascoltano curiosi. In buona parte te dei Millennials presenti. Aldo anche sedotti: c’è una tal passio- Moro, Carlo Alberto Dalla Chie- ne, nel suo racconto, una tal vo- zioni. Così l’hanno lasciato quasi non domo, non piegato. Il suo ul- sa, Roberto Calvi, Guido Rossa: glia di condividere, di smasche- sempre solo a combattere le sue timo film, Roma Nuda, mai distri- non hanno memoria, i ragazzi. rare, di capire, che perfino negli battaglie. Comprese quelle con- buito, è un ponte fra il Pasolini di Galleggiano nel vuoto di infor- occhi dei più apatici dei presen- tro un Tv di stato che prima gli Mamma Roma e Suburra. E ha fra mazioni a cui la mia generazione ti colgo guizzi di interesse, e lam- co-produce un film (Guido Ros- gli interpreti, oltre a Tomas Mi- li ha colpevolmente condanna- pi di luce. Vecchio leone. Vecchio sa che sfidò le Brigate rosse) e poi lian e Eva Henger, anche il meno ti. E lui, Ferrara, consapevole del capobranco. Il cinema italia- lo boicotta, ritardando all’infinito “impegnato” dei musicisti italia- vuoto, cerca di gettare esche, di no non l’ha mai particolarmente la messa in onda. Misteri d’Italia. ni: Franco Califano. Scelta sor- incuriosire, di denunciare. La sto- amato. Troppo eretico. Troppo Segreti di Stato. Misteri della Tv prendente, ma a suo modo rivela- ria la ricostruisce con furia e con indipendente. Troppo impegna- di stato. Ferrara non si lasciava in- trice. Quasi a dire che forse anche veemenza, a volte anche rischian- to a far fronte alle sue ossessioni timorire. Non a caso ha combat- lui, Ferrara, si sentiva un po’ il do di apparire un po’ paranoi- per occuparsi di tessere alleanze, tuto fino alla fine. Anche quando “califfo” del cinema italiano. de nel suo vedere ovunque com- di fare lobby, di acquisire prote- ormai era stanco e disilluso, ma RICORDI 70 - 71

Carlo Pedersoli (1929 - 2016) BUD, IL LUPO E GLI AMICI DI SEMPRE

di STEVE DELLA CASA

ichele Lupo era un film. Ti piace il ritmo, ti piacciono e questo è suffragato da tutti i prattutto, se vi capita di parlare M regista molto sim- le scene divertenti: anche a me. grandi nomi con i quali ha girato, con un generico di Cinecittà sco- patico e molto pra- Ma l’importante è che gli stunt- da Ermanno Olmi a Carlo Lizza- prirete sempre un nuovo aneddo- tico. Era stato l’aiu- men facciano bene il loro lavo- ni. Ma con Michele Lupo (e con to su Spencer: sia vero o falso, ha to di Sergio Leone per Il colosso di ro, se no va tutto a monte. E sai Enzo Barboni, Enzo G. Castella- un minimo comune denominato- Rodi, aveva girato film d’avventu- come si fa perché gli stuntmen ri, Steno e tutti gli altri uomini “di re, e cioè la simpatia con la quale ra variamente assortiti (mitologi- facciano bene il loro lavoro? Si genere”, come si ama dire oggi), il Bud è ricordato anche dai colleghi ci, western, gialli). Quando il pro- dà loro fiducia. Tutto lì”. Natu- sodalizio nasceva dalla semplicità meno fortunati di lui. Non capita duttore Elio Scardamaglia mise ralmente Lupo era molto d’ac- e dalla complicità. Quando è stato molto spesso nel mondo del cine- sotto contratto Bud Spencer per cordo, lui che aveva lavorato con omaggiato ad Assisi nella rassegna ma, ma a Spencer è capitato. E for- una serie di film incentrati su di tutti i grandi nel “menamose” “Primo piano sull’Autore”, Spen- se questa percezione positiva che lui, chiamò proprio Lupo e l’in- di Cinecittà e che da tempo era cer ha tenuto a precisare che lui si ha lasciato non è del tutto estra- contro tra lui e Spencer sembra in sintonia con Nello Pazzafini, considerava “uno che aveva fatto nea all’”effetto cassaforte” che chi che sia stato spettacolare. Spen- Puccio Ceccarelli, Mario Novel- fortuna e che non si era dimenti- programma film in televisione ab- cer era diventato famoso (tutti lo li e tutti gli altri. Nacque così un cato degli amici”: questa risposta bina sempre ai suoi film sul picco- sanno) per le omeriche scazzot- sodalizio che diede origine a tan- la esibiva non solo per le doman- lo schermo: “Mai meno del 12%, tate nei film fatti in coppia con ti film, tutti di grande successo. de sulla sua carriera, ma anche contro qualunque partita o prima Terence Hill. Quando incontrò Si potevano citare molti altri per i tanti quesiti sui rapporti che visione di kolossal”. Si vede che Lupo, che a sua volta aveva una esempi per raccontare quanto lo legavano a Terence Hill. Pen- quella simpatia è contagiosa. E gran pratica di scene d’azione, lo Bud Spencer avesse le idee chia- sateci: si sono separati artistica- si vede che il pubblico televisivo, guardò dritto negli occhi. Poi, con re quando girava un film. Le sue mente Age e Scarpelli, Tognazzi quando deve eleggere i suoi eroi la sua voce bassa e appena sus- idee chiare si coniugavano con e Vianello, persino Franchi e In- preferiti, ha la stessa sensibilità surrata, gli disse: “Ho visto i tuoi un grande rispetto per il regista, grassia. Hill e Spencer no. E, so- dei generici di Cinecittà. FOCUS CILE

SUPERFICIE: 755.838,7 km² INCASSI LORDI: 2015 - Progetti e film 2015: Multisala $ 83.790.288.278, in coproduzione (con Paesi POPOLAZIONE: Indipendenti $ 203.813.600 con cui vi sono accordi 17.620.00 abitanti 2014: Multisala $ 65.694.098.570, specifici): 38 (stima del 2013) Indipendenti $ 164.642.900 2014 - Progetti e film in coproduzione (con Paesi DENSITÀ: 24 ab./km² DISTRIBUZIONE: con cui vi sono accordi 2015: dei 220 film distribuiti, specifici): 24 CAPITALE: 133 sono USA (60.5 %) e hanno Santiago del Cile ottenuto l’89.8% di presenze BOX OFFICE 2015 – TOP 10 della stagione; 25 sono cileni 1. Minions - spettatori: 2.088.540 VALUTA: Peso (11.4%) e hanno ottenuto il 3.8% 2. Inside Out - 1.579.021 di presenze; 62 sono provenienti 3. Fast & Furious - 7 1.539.079 LINGUA UFFICIALE: da altri Paesi (28.2%) con il 6.4 % 4. The Avengers 2 – Spagnolo di presenze. Age of Ultron - 1.226.477 2014: dei 229 film distribuiti, 5. Los 33 - 1.059.578 FORMA DI GOVERNO: 137 sono USA (59,8 %) e hanno 6. Jurassic World - 1.033.039 Repubblica presidenziale ottenuto il 93.9% di presenze 7. San Andreas - 996.643 della stagione; 40 sono cileni 8. Hotel Transylvania 2 - 938.516 PREZZO MEDIO (17.5% sul totale, ma è il più alto 9. Star Wars 7: The Force BIGLIETTO: $ 5.500 (7,4 €) numero di film cileni distribuiti Awakens - 801.444 in un anno nella storia) e hanno 10. The Hunger Games: NUMERO DI SCHERMI: ottenuto il 2.8% di presenze; 52 Mockingjay 2 - 629.836 379 (di cui 352 distribuiti sono provenienti da altri Paesi tra i 4 gruppi multisala: (22.7%) con il 3.3 % di presenze. DATI FORNITI Cinemark, Cine Hoyts, DA CINEMACHILE – Cine Planet e Cinestar) INVESTIMENTO Agencia de promoción IN PRODUZIONE: nacional e internacional NUMERO SPETTATORI: 2015 - Totale investimenti del sector audiovisual 2015: 26.036.426 (di cui 931.027 del Fondo Audiovisivo per la per i 25 film cileni distribuiti) produzione: $ 2.770.400.000 2014: 22.015.883 (di cui 586.677 2014 - Totale investimenti per i 40 film cileni distribuiti) del Fondo Audiovisivo per la produzione: $ 2.303.129.005 FOCUS Il cinema in Cile 72 - 73

Il colpo di stato perpetrato nel 1973 dal generale Augusto Pinochet ai danni di Salvador Allende è lo spartiacque che, non solo ha inaugura- to diciassette anni di regime, funestati da barbare persecuzioni, ma ha anche determinato una repentina battuta di arresto in ambito culturale. Quella che dalla seconda metà degli Anni ‘60 si stava profilando come una promettente stagione cinematografica, ricordata ancora oggi con il nome di “Nuovo Cinema Cileno” e associata, in particolare, ai nomi di Raúl Ruiz, Aldo Francia, Helvio Soto e Miguel Littin, nasceva – pur tra mille difficoltà – in un clima piuttosto vivace: alcune iniziative era- no state intraprese con l’intento di sottrarre il mercato nazionale all’e- gemonia di Hollywood e finalmente si poteva fare affidamento su aiuti di Stato per la, seppur esigua, produzione; Chilefilms, organismo sta- tale fondato nel 1942 con l’auspicio di trasformare il Cile in una sorta di Hollywood dell’America Latina, riprese vita nel 1967 dopo una prima fallimentare esperienza durata solo pochi anni; Pedro Chaskel dirige- va la Cineteca dell’Università del Cile, il Cine Club di Viña del Mar pro- muoveva l’incontro e lo scambio di idee tra giovani autori latinoame- ricani e, anche qualitativamente, le produzioni locali cominciavano ad affrancarsi dalla tradizione cinematografica dominante negli Anni ’40 e ’50 (in prevalenza melodrammi o film di ambientazione rurale vena- ti di folklore) per mostrare i tratti di un cinema “nuovo”, appunto, in grado di suscitare interesse anche in ambito internazionale. Si tratta- va di un cinema autoriale, di ascendenza neorealista, connotato da una particolare sensibilità documentaria e attraversato da tensioni antimperialiste e rivoluzionarie. Tra i titoli più incisivi di questa stagione, sia per impegno politico che per virtù formali, si ricordano in particolare quelli prodotti nel 1969, un’annata decisiva in cui vedono la luce i fondamentali Tres tristes tigres di Raúl Ruiz, Valparaíso mi amor di Aldo Francia e El chacal de Nahueltoro di Miguel Littin, riconosciuti in diversi festival internazionali. L’anno successivo, un giovane cineasta di nome Patricio Guzmán, fa- ceva ritorno in Patria dopo gli anni di formazione in Spagna e, colpito dalle tensioni sociali e dal clima di trasformazione che si stava viven- do, cominciò a girare per le strade di Santiago raccogliendo le opinio- ni della gente in ogni possibile contesto sociale. Tra il ‘72 e il ‘73 si ag- giunsero altre riprese girate con una troupe: dalle assemblee sindacali agli scontri tra “momios” e “upelientos”, fino alle dichiarazioni ufficia- li ai vertici di governo e all’assedio del Palacio della Moneda. Immagini fondamentali per la ricostruzione della memoria storica del Paese, ma anche come esempio di sguardo autoriale equidistante, tra la militan-

el cinema cileno, N come nella Storia PRIMA del Paese, esiste un “prima” e un “do- po”. E bisogna tenerne conto, al- lora, per descrivere la straordina- ria stagione cinematografica di E DOPO cui il Cile è protagonista da ormai più di un decennio, procedendo a una contestualizzazione che non trascuri fattori storici, politici e sociali, che pur appartenendo al passato sono fondamentali per la IL GOLPE comprensione del presente. di BEATRICE FIORENTINO za e il rigore critico, che finiranno Bisognerà attendere il 1990, la fi- zione dei film, ma anche all’affer- festival internazionali non si con- in un progetto divenuto una pietra ne del regime, per poter ravvisare marsi di una nuova generazione tano più: Pablo Larraín, Sebastián miliare, da molti considerato il mi- i primi segnali di un’inversione di di autori in grado di conquistare Lelio, Andrés Wood, Sebastián gliore documentario cileno di tut- rotta. Si registra, in primis, un im- l’attenzione della critica utiliz- Silva, Cristian Jiménez e molti al- ti i tempi e tra i migliori film politi- mediato aumento della produzio- zando un linguaggio fortemente tri autori più e meno giovani so- ci al mondo: La Batalla de Chile, la ne filmica, sia in ambito di fiction, autoriale, in perfetto equilibrio no da considerarsi presenze fisse lucha de un pueblo sin armas. Ter- che nella radicata tradizione do- fra tradizione e innovazione. tra il Sundance, Berlino, Cannes, minato in anni successivi, durante cumentaria. Inoltre, progressiva- Il Festival de Cine di Viña del Mar Venezia e San Sebastián, mentre l’esilio a Cuba, grazie all’interessa- mente, molti dei cineasti costret- rivive già dal 1990 e quattro anni i focus dedicati alla “Nueva Ola” mento di Chris Marker e all’appor- ti all’esilio, tra cui Guzmán e Ruiz, dopo inaugura la prima edizione di cinema cileno si fanno sem- to di Pedro Chaskel subentrato al sono potuti finalmente rientrare dell’attuale FICVALDIVIA, men- pre più frequenti pure all’inter- montaggio, il trittico di Guzmán, in patria e adoperarsi per resusci- tre nella capitale nascono prima il no di cerchie più specifiche (tre diviso nei capitoli La insurrección tare il settore culturale, duramen- Festival di Cinema documentario anni fa alla Mostra Internazio- de la burguesía, El golpe de Estado e te ostacolato dalla dittatura. FIDOCS, nel 1997, e successiva- nale del Nuovo Cinema di Pesa- El poder popular, non solo fotogra- Di questo periodo di transizione è mente, nel 2005, il SANFIC, San- ro; quest’anno a Visions du Réel fa un momento cruciale per le sor- utile ricordare i ti- di Nyon, al Trento Film Festival ti del Paese, ma segna il percorso di toli: Caluga o Men- e perfino a Jeonju IFF, in Corea). un autore che, con il suo lavoro, ha ta, primo ritratto Otto, quest’anno, i film cileni stabilito alcuni canoni del cinema della gioventù ci- al BAFICI, sei documentari so- documentario militante. lena post-dittatura no stati presentati a Hot Docs, in La dittatura di Pinochet segna dun- a firma di Gonzalo Canada, quattro i titoli alla Berli- que il momento della frattura. La Justiniano (nomi- nale 2016, di cui tre andati a pre- sua irruzione al governo interrom- nato ai Goya come mio, per non parlare dell’incetta pe qualsiasi processo in atto: si so- Miglior Film latino- di “Orsi” negli anni scorsi: Gran spendono i progetti in fieri e gli aiuti americano), La lu- Premio della giuria a Pablo Lar- di Stato all’industria cinematografi- na en el espejo di Sil- raín con El club e migliore sceneg- ca, la Cineteca Nazionale e le scuo- vio Caiozzi (Coppa giatura all’ormai veterano Patri- le di cinema vengono chiuse, gli Volpi a Venezia cio Guzmán per El botón de nácar impianti di produzione distrutti. per l’attrice Gloria nel 2015 e a Paulina García, mi- Come se non bastasse, gran parte Münchmeyer) e, gliore attrice in Gloria nel 2013. degli intellettuali fu arrestata e de- soprattutto, il film Alla Quinzaine des réalisateurs di portata, e in molti dovettero sce- cerniera dal tito- Cannes erano inoltre presenti le gliere la via dell’esilio per sfuggire lo emblematico La nuove opere di Pablo Larraín (Ne- alla persecuzione. frontera di Ricardo ruda) e Alejandro Jodorowsky Durante gli anni della dittatura Larraín, storia di un (Poesía sin fin) e solo pochi me- (1973-1990) il cinema cileno in professore di ma- si fa, a tre anni dalla nomination patria si può dire inesistente. L’in- tematica confinato a No di Pablo Larraín come Mi- dustria americana domina il mer- in una remota loca- glior Film Straniero, il Cile ha fi- cato, mentre i film prodotti entro lità al Sud del Cile nalmente festeggiato la prima i confini nazionali sono pochi e durante la dittatu- vittoria di un Oscar, assegnato a quasi nessuno degno di attenzione ra che, affrontando Gabriel Osorio per il cortome- critica. Anche il numero delle sa- i temi dell’esilio e dell’identità del tiago Festival Internacional de ci- traggio di animazione Historia de le si riduce, passando da 75 a 49, in popolo cileno in chiave simbolica, ne, imitato da infinite altre realtà un oso, dimostrando che la vitalità pochi anni. I cineasti esiliati prose- conquistò attenzione e riconosci- minori. Nel 2006 viene fondata la del settore riguarda anche il cam- guono la loro attività artistica all’e- menti in diversi festival interna- Cineteca Nazionale, proliferano i po dell’animazione (sono alme- stero e sono ancora Ruiz, Littin, zionali grazie anche all’uso di un corsi di formazione universitaria no quattro i progetti attualmente Soto e Guzmán a imporsi sulla sce- linguaggio moderno e personale. in ambito audiovisivo e le scuo- in sviluppo in quest’ambito, com- na internazionale. Fu l’inizio della rinascita. Negli an- le di cinema (in particolare, avrà prendendo anche lungometraggi e Negli Anni ’80, entro i confini na- ni a seguire, il Cile democratico ha un’influenza decisiva la Escuela serie animate per la tv). zionali, qualcosa si muove in am- chiaramente dimostrato di voler de Cine de Chile, bito documentario, soprattutto puntare sulla cultura e in partico- fondata nel 1995 grazie al progressivo affermarsi del lare sul cinema come strumento di da Carlos Flores supporto video che consentiva la riscatto per uscire dall’isolamento e Carlos Alvarez, realizzazione, spesso clandesti- della dittatura, e imporsi con au- promotrice di na, di film indipendenti, per lo più torevolezza sulla scena mondiale. un’idea di cine- concentrati sulla denuncia delle Dai primi Anni 2000 un vero e ma in cui si co- persecuzioni sotto la dittatura: No proprio boom investe il cinema niugano “liber- eran nadie di Sergio Bravo, No olvi- cileno, esplosione che si deve tà e riflessione”). dar di Ignacio Agüero, Chile, no in- non solo alla creazione di scuole Le partecipazio- voco tu nombre en vano del colletti- di cinema e all’uso dei mezzi digi- ni e i riconosci- vo Cine-ojo, per citarne alcuni. tali per ridurre i costi di realizza- menti raccolti ai FOCUS Il cinema in Cile 74 - 75

Il numero di produzioni si è asse- mesi in seguito alla frana della mi- ket Chile e MiraDoc, che attraverso stato tra le 20 e le 40 (cifra record niera di San José nel 2010, costitu- una rete di sale d’essai disposte nel- del 2014) annue e per lo sviluppo isce un caso anomalo. Trattandosi le diverse regioni del Paese, garanti- sono previsti incentivi del Consi- di una co-produzione con gli Usa, scono la presenza e la tenitura del glio Nazionale di Cultura, erogati girata solo in parte in territorio ci- cinema cileno con buoni risulta- attraverso i bandi del Fondo Au- leno da una regista messicana ti ma con ampi margini di crescita. diovisivo. Una legge sul tax credit, (Patricia Riggen), con un cast in- Intanto, all’estero e soprattutto in nata per incentivare l’intervento ternazionale (Antonio Banderas, Europa, si osserva senza riserve delle imprese private, esiste, an- Gabriel Byrne, Juliette Binoche), l’esplosione di questo fenomeno che se relativamente poco sfrut- sarebbe improprio considerarla artistico che nell’ultimo decen- tata a causa della complessità del- un prodotto nazionale. nio si è tradotto in un cinema mai la domanda. Gli schermi, per lo Accanto al cinema d’autore, il pacificato, capace di osservare sia più in multisala, aumentano a 379 Cile produce anche film di ge- il passato che il presente con il e anche le presenze, più che rad- nere: commedie, horror, thril- dovuto rispetto, ma con maggio- doppiate dal 2000 a oggi, sono in ler destinati al grande pub- re distacco di un tempo. Sono an- crescita (+18,4% rispetto al 2014). blico e in parte, secondo un cora molti i film che denunciano, Purtroppo, nonostante l’alta e modello chiamato “Chilewood”, rinnovata qualità dei film cile- pensati espressamente per il mer- ni presenti ai festival, il pubbli- cato estero (Aftershock di Nicolás co nazionale continua a premia- López, Knock Knock di Eli Roth, re il prodotto estero, soprattutto Magic Magic di Sebastián Silva). quello americano. Dei 26 milioni Nonostante il dinamismo del suo di spettatori totali nel 2015, solo tessuto, il cinema cileno, soprat- 931mila hanno visto i 25 film cileni tutto quello d’autore, si rivolge distribuiti nel corso dell’anno. Tra in patria solo a una ristretta élite i dieci migliori incassi dello scorso culturale. Per favorirne la diffu- anno, tutti blockbuster hollywoo- sione sul territorio nazionale, so- diani, solo Los 33, film basato sul- no state intraprese azioni mirate: la vera storia di 33 minatori, qua- tre anni fa, su iniziativa dello Stato, si tutti cileni, intrappolati per due sono nati i circuiti distributivi Mar- secondo approcci diversissimi, gli effetti della dittatura: la trilo- gia di Pablo Larraín (Tony Mane- ro, Post Mortem, No), i nuovi do- cumentari di Patricio Guzmán (Nostalgia de la luz e El botón de nácar), Machuca di Andrés Wood, Dawson, Isla 10 di Miguel Littin, Carne de perro di Fernando Guz- zoni. Si riflette ancora sulle radici e la memoria, sull’esilio e l’identi- tà (Dear Nonna, Remitente, La últ- ima carta di Tiziana Panizza, Hija di María Paz González), ma mol- ti registi della nuova generazione, in buona parte nati in anni suc- cessivi al “golpe”, e quindi non di- rettamente coinvolti da persecu- zioni e torture, hanno sviluppato un’idea di cinema più intimista e universale. Sono autori che, limi- tati da budget ridotti ma guidati da uno slancio pieno di vitalità, condiviso da una squadra di at- tori fedelissimi (tra tutti, Alfredo Castro, Antonia Zegers, Alejandro Goic, Paulina García, Sergio Her- nández, Amparo Noguera, Cata- lina Saavedra, Néstor Cantillana e i più giovani Manuela Martelli, Diego Ruiz e Alicia Rodríguez), tendono a osservare il presen- te, rinchiusi in gruppi e in spazi ristretti (Sábado e En la cama di Matías Bize, Navidad di Sebastián Lelio), con uno sguardo critico sulla società (La nana di Seba- stián Silva, Las analfabetas di Moi- sés Sepúlveda, La buena vida di Andrés Wood, Matar a un hombre di Alejandro Fernández Almen- dras), sulla famiglia e sulla cop- pia (De jueves a domingo di Domin- ga Sotomayor, La sagrada familia e Gloria di Sebastián Lelio). Al cen-

tro della narrazione sono spesso nel caso di Guzmán, associati al di- famiglie disfunzionali, riflesso di- scorso politico. retto di una società ancora instabi- Emerge anche una nuova sensi- le, segnata da profonde differenze bilità verso le tematiche sessuali sociali e in cui si avverte il riverbe- (Joven y alocada di Marialy Rivas ro di un passato doloroso. e Las Plantas di Roberto Doveris) La tradizione documentaria è sem- e omosessuali (Rara di Pepa San pre molto forte. Ai film più perso- Martín e Nunca vas a estar solo di nali legati alla memoria si alternano Alex Anwandter), un segnale da quelli di ambientazione naturale (Surire di Bettina Perut e Iván Osni- vikoff), tesi anche a valorizzare un patrimonio ambientale straordina- rio che comprende oceani, vulca- ni, boschi e deserti, talvolta, come FOCUS Il cinema in Cile 76 - 77

non sottovalutare in un Paese tra- dizionalmente cattolico, di ma- trice conservatrice e ancora pre- valentemente maschilista. Per la stessa ragione colpisce anche che tra i nuovi autori, diverse donne siano riuscite a trovare autore- volmente il loro spazio: tra que- ste Dominga Sotomayor, Tiziana Panizza, Alicia Scherson o Maite Alberdi. E quest’ultima in parti- colare, meritatamente premiata

ovunque metta piede, è un caso quasi emblematico per come sia riuscita a tradurre il feeling delle nuove generazioni, sintetizzando alla perfezione tradizione e con- temporaneità. Nel documentario El Salvavidas, girato tra lifeguards e vacanzieri nella spiaggia di El Tabo, rappresenta la realtà con un’ironia tutta cilena che ritrovia- mo anche nel suo ultimo lavoro del 2014, La Once. Qui, riprenden- do un gruppo di anziane amiche (tra cui sua nonna), che da 50 an- ni si trovano una volta al mese per Vedendo questo film sorge l’idea trascorrere il pomeriggio insieme che forse si sia arrivati a un punto a bere il tè conversando del più e di svolta e che il Cile di oggi sia or- del meno, Alberdi lancia una di- mai pronto a entrare in una nuo- chiarazione di intenti. A quel- va fase. Un’epoca in cui il risenti- le vecchie borghesi e reazionarie mento e la rabbia, anche volgendo che chiacchierano del presente e lo sguardo a un passato non di- del passato, dell’amore, della vi- menticato, lasci spazio alla pietas. ta e della morte, tra pasticcini à la Marie Antoinette e impercettibi- li occhiate di diffidenza lanciate alla servitù, rivolge uno sguardo affettuoso e privo di rancore, pur senza condividerne, evidente- mente, neanche un solo pensiero. Filo diretto da Santiago del Cile. Il punto di vista critico.

film cileni rispecchiano una maniera di vedere il I passato, con la distanza e il distacco del presente - SENZA con sguardi riusciti e commoventi come nel docu- mentario La ciudad de los fotógrafos (2006) di Seba- stián Moreno. E così uno degli aspetti più interessanti dell’attuale RINNEGARE cinematografia è proprio il modo in cui riescono a convivere le generazioni che hanno cominciato a fare cinema prima o durante la dittatura di Pinochet, e i nuovi registi che stanno emergendo dai vari festival internazionali. IL PASSATO Mentre in altri Paesi gli autori più giovani rinnegano spesso chi li ha preceduti, e addirittura girano i loro film come risposta o di JOEL POBLETE MORALES ribellione verso i predecessori, molti dei cineasti più in vista del Cile contemporaneo sono invece ben consapevoli del lascito ri- cevuto. In tal senso, è davvero interessante verificare i legami, le connessioni e gli omaggi tra le diverse generazioni.

Pur essendo praticamente sconosciuto a livello internazionale, uno dei registi cileni più interessanti e preziosi, affermatosi negli anni immediatamente precedenti alla dittatura, è Cristián Sánc- hez, che pur avendo realizzato solo una decina di lungometraggi dal 1973, ha lasciato un segno importante grazie a titoli come El zapato chino e Los deseos concebidos. In essi si può riscontrare un umorismo nero e un senso dell’assurdo che senza dubbio accomunano Sánchez a Raúl Ruiz, il grande maestro cileno che ancora oggi in- fluenza le nuove generazioni. Nonostante Ruiz viva ormai da quarant’anni a Parigi ha continuato a mantenere vivi e attuali i legami con la terra natia, soprattutto da quando, all’inizio del decennio passato, è tornato a girare in Cile in diverse occasioni.

Sánchez è forse il più evidente anello di congiunzione tra il cinema di Ruiz e i registi di oggi, ed è possibile riscontrare FOCUS Il cinema in Cile 78 - 79

l’influenza – diretta o indiretta – di entrambi gli autori in cineasti come Sebastián Lelio, Alicia Scherson e in particolare Cristián Jiménez, che con i suoi tre lungometraggi ha partecipato a di- verse selezioni ufficiali tra Cannes e San Sebastián esibendo una comicità secca e inattesa che risente senza dubbio degli echi di Jarmusch, Kaurismäki e Wes Anderson, ma con particolari che possono ricordare anche Ruiz e Sánchez. Collegamenti “ruiziani” si possono evidenziare perfino nel cinema di Sebastián Silva, spe- cialmente in La vida me mata, La nana e Gatos viejos.

Rispettando l’opinione di molti esperti, i quali ritengono che, dal ritorno della democrazia, il cinema cileno sia cresciuto e si sia sviluppato soprattutto attraverso il documentario, e solo a par- tire dagli ultimi 10 o 15 anni la fiction si sia rafforzata e sia stata riconosciuta a livello internazionale, non c’è da stupirsi se una delle presenze ricorrenti e più influenti nel cinema del presente sia quella di Ignacio Agüero. Attivo anch’egli come cineasta dagli anni precedenti alla dittatura, quand’era solo ventenne, duran- te il regime di Pinochet ha realizzato lavori che trattavano sia le sofferenze inferte dalla repressione militare - No olvidar, del 1982- che lo sguardo bello e commovente di un gruppo di bambini che si avvicinano per la prima volta al cinema grazie a laboratori di- dattici, film che tangenzialmente affrontava anche i problemi so- ciali di quegli anni, in Cien niños esperando un tren, del 1988, ricor- dato ancora oggi per il ridicolo divieto ai minori di 21 anni che la censura cilena dell’epoca gli aveva affibbiato. Anche se nel 2008 Agüero è stato nuovamente minacciato dalla censura in piena de- mocrazia, con El diario de Agustín, le opere che ha realizzato dal decennio scorso lo confermano il documentarista cileno più lu- cido, poetico e suggestivo della sua generazione: Aquí se construye (o ya no existe el lugar donde nací), La mamá de mi abuela le contó a mi abuela, El otro día.

Riaffermando la sua collocazione nel cinema cileno degli ulti- mi decenni e trascendendolo, Agüero non solo ha lasciato echi autoriali riconoscibili nel lavoro di registi come José Luis Torres Leiva e Alejandro Fernández Almendras, ma è stato anche attore, davanti alla macchina da presa, in alcuni film di Ruiz, Jiménez e lo stesso Torres Leiva. Non solo. Quest’ultimo – che ha anche lui omaggiato Ruiz attraverso una carriera interessante partecipan- do a festival internazionali come quelli di Locarno, Venezia e il BAFICI – nel suo lungometraggio più recente, il documentario El viento sabe que vuelvo a casa, selezionato quest’anno a Rotterdam, Cartagena, Cinema du Réel e Jeonju, ci mostra lo stesso Agüero durante la preparazione del suo nuovo film nel Sud del Cile.

Per chiudere il cerchio, il prossimo film di Agüero segnala con- temporaneamente un legame con il passato e con il presente del cinema cileno: nel 1985, in piena dittatura, nel suo documenta- rio Como me da la gana, il regista mostrava i successi, le sfide e le difficoltà affrontate sul set di alcuni film che si stavano girando in quel periodo in Cile, dialogando con i registi; tre decenni più tardi, realizzerà Como me da la gana 2, in cui mostra come si fa ci- nema nel Cile di oggi conversando durante le riprese con cineasti come Torres Leiva, Lelio, Jiménez, Scherson, Fernández Almen- dras, Larraín, Panizza, tra gli altri.

Le immagini di queste pagine sono state gentilmente fornite dal Trento Film Festival. INTERNET E NUOVI CONSUMI

UN MOCKUMENTARY PER LA GENERAZIONE SNAPCHAT

di CARMEN DIOTAIUTI

a popolarità l’ha travestimento di Carnevale, o una conquistata col suo vecchia relazione sentimentale L essere inderogabil- orgogliosamente esibita. Tutto mente effimero. Si dovrebbe contribuire a comporre tratta di Snapchat, applicazio- una trama imperitura, immobile e ne per lo scambio di fotografie e indissolubile rappresentazione di brevi filmati che ha la peculiarità sé sul web. di non archiviare i materiali in- Usato inizialmente da un pubbli- viati, ma di consentirne la con- co di adolescenti, spinti a speri- sultazione fino a un massimo di mentare una qualche porzione di ventiquattr’ore. Un social media privacy digitale, Snapchat vanta temporaneo in un contesto di al momento una platea etero- sconcertante tensione all’archi- genea e quasi più numerosa di viazione, in cui qualsiasi momen- Twitter, nonostante l’interfaccia to viene ritenuto degno di essere poco intuitiva pensata apposta registrato, condiviso e affidato per i giovanissimi. Oltre a un ser- alla memoria perenne della rete. vizio di messaggistica istantanea Quasi che la documentazione privata, l’applicazione offre una forsennata di qualsiasi esperien- bacheca pubblica e uno spazio di za le attribuisse automaticamen- consultazione di contenuti edito- te significanza e dignità di essere riali, chiamati storie, realizzati da tramandata nel tempo. Anche una serie di partner di Snapchat, un’imbarazzante foto su di giri a come CNN, National Geographic, una festa con amici, un ridicolo Vice o MTV. Ogni contenuto INTERNET E NUOVI CONSUMI 80 - 81

Russett e Sean O’Donnell, che si sono prestati all’espediente narrativo di un’avventura pubbli- cata in tempo reale sui rispettivi account Snapchat. Una serie di post a tempo, pubblicati durante le riprese, che si sono poi rivelati essere scene del film, un mocku- mentary horror interamente gira- to in modalità verticale, utilizzan- do la sola interfaccia di Snapchat ed esplicitamente destinato alla consultazione tramite mobile. La trama si sviluppa grazie a una successione di snaps, immagini o filmati in prima persona della du- rata massima di dieci secondi. L’i- nevitabile discontinuità narrativa generata contribuisce ad accre- scere la suspense con l’avanzare Si chiama Sickhouse il primo film dell’azione. Al centro della storia interamente girato utilizzando Snapchat, le vicende di un gruppo di adole- composto da frame verticali e destinato scenti che decidono di esplorare i boschi della California alla ricer- alla visione su telefonino. Una sorta ca di un luogo misterioso circon- di The Blair Witch Project in versione dato da una leggenda, una casa Millennials che sfrutta una delle maledetta, in cui molte persone hanno perso la vita. Il suo più re- applicazioni più popolari del momento. cente abitante, un uomo con la moglie apparentemente malata, ma in realtà vittima di un lento scambiato su Snapchat viene pro- avvelenamento, attira le ragazze tiva alternativa, che può essere un dotto in tempo reale dalla foto- nella sua casa per far loro vivere valido espediente per avvicinare i camera del proprio smartphone un destino simile. Così, da una giovanissimi al cinema, come ha e può essere arricchito con testi, gita goliardica, l’atmosfera si tra- dichiarato a Mashable il cofon- gif o altri effetti grafici, sfruttando sforma in breve tempo in un in- datore della Indigenous Media, la fornita galleria di filtri e stru- cubo teso, nel quale i protagonisti Jake Avnet. “Siamo di fronte a menti inclusi nell’applicazione. devono fare i conti con presenze un pubblico enorme che trascor- La trasmissione in tempo reale misteriose e inquietanti, sul mo- re il proprio tempo su YouTube contribuisce a garantire una mag- dello di The Blair Witch Project e Snapchat, che sono diventati giore autenticità percepita per i (1999) di cui sembra voler essere i luoghi di aggregazione dei più contenuti veicolati. una moderna riproposizione per giovani. Perché costringerli, allo- Millennials. Oltre all’espediente ra, ad andare altrove per guardare Un linguaggio con una peculiarità del finto documentario che gioca un film o uno spettacolo?”. espressiva tale da renderlo prota- a confondere i confini tra mondo gonista di un film horror, Sickhou- reale e finzione, sono infatti nu- se, prodotto dalla Indigenous merosi i riferimenti, anche espli- Media e realizzato dalla giovane citi, al film. Dalle citazioni all’in- cineasta Hannah Macpherson, terno dei dialoghi al sito, in stile GUARDA SICKHOUSE: che, dopo una serie di apprezzati marcatamente amatoriale, che https://vimeo.com/ondemand/ corti, fa il suo esordio alla regia raccoglie i materiali attorno a cui sickhouse di un lungometraggio, dopo aver ruota la leggenda metropolitana collaborato alle lavorazioni di di “Sickhouse” e dei suoi abitanti. film come Il Grinta (2010) dei fra- telli Coen o Codice: genesi di Albert Il film è disponibile da inizio giu- e Allen Hughes. Tra gli interpreti gno on demand su Vimeo in for- le star americane del web Andrea mato mobile, una forma distribu- GEOGRAFIE

GLI OCCHIALI DELLE MERAVIGLIE

Il Lazio, seconda regione d’Europa per investimenti nel cinema con 23 milioni di euro, come annunciato dal presidente Nicola Zingaretti, punta anche sull’innovativa app LOCATION 360° per la visione immersiva in 3D nei luoghi del territorio. di NICOLE BIANCHI

era una volta il so- ve, almeno nella Regione Lazio, C’ pralluogo, c’è og- la seconda in Europa per investi- gi una app che “ti menti nel cinema. La Roma Lazio porta sul luogo”, re- Film Commission ha implemen- stando comodamente seduto al- tato il proprio lavoro con un mez- la scrivania del tuo ufficio (o sul- zo di marketing e comunicazione la poltrona del tuo salotto, per chi allineato con il progresso tecno- ne fruisce solo ludicamente). Si logico globale: un’applicazio- partiva, anche da lontano, si af- ne, scaricabile sullo smartphone, frontava un viaggio, si attraversa- che una volta presente sul cellu- vano oceani e continenti, oppure lare, dopo il “touch” per aprirla, ci si affidava a un location mana- “splitta” lo schermo in due metà ger che verificasse in prima bat- e lascia vedere ad occhio nudo tuta la corrispondenza tra le esi- bilateralmente la medesima im- genze narrative, scenografiche e magine - una distorsione gran- quelle d’ambiente: l’esterno/in- dangolare, stereoscopica, mode- terno - giorno/notte indicati sul- ratamente convessa - dinamica la sceneggiatura insomma. Con- in base al movimento dello stru- tinueranno certo i sopralluoghi e mento. L’uso dell’app si completa i viaggi, ma una app di nuova ge- con la collocazione del telefono nerazione – LOCATION 360° - è nella parte anteriore del visore 3D già di ausilio per esplorare lo spa- Gear VR o Cardboard VR, che zio in cui girare storie audiovisi- permette l’esperienza virtuale a GEOGRAFIE 82 - 83

risponde alla località scelta e così inizia una seconda fase immer- siva, che permette di esplorare il luogo. Una volta terminata la visi- ta, inclinando la testa, nella parte inferiore dell’immagine, si trova una scritta – “torna alla mappa” – a cui di nuovo si fa corrispondere il puntatore, che carica una nuo- va immagine e riporta alla cartina di partenza. Sul sito www.roma- laziofilmcommission.it le produ- zioni internazionali possono tro- vare il database delle location del Lazio, per poter selezionare i set più congeniali a storia e am- bientazione. Direct2Brain è l’azienda italia- na specializzata in produzione 3D, illustrazione digitale e appli- cazioni, che ha sviluppato per RL- FC il progetto, di certo nato con l’intento di aggiungere una nuo- va opportunità di condivisione e sfruttamento del territorio lazia- le a fini cinematografici ma, non da sottovalutare, anche capace di coinvolgere il fruitore in una mo- mentanea sensazione di ubiquità, che naturalmente tocca anche le 360° grazie ad un angolo di visio- corde emozionali, proprio come ne di 96° che consente di percepi- dovrebbe riuscire a fare un viag- re oltre la naturale visione umana. gio in prima persona. In sostanza si tratta di una sorta di “occhiale”, più simile ad una ma- schera da sci che ad un paio di lenti da lettura, che si indossa co- me il più comune accessorio da vista, ma che prevede un apposito alloggiamento, “davanti alle len- ti”, in cui il cellulare si inserisce orizzontalmente. Da qui inizia il viaggio in tre dimensioni. Ciò che si vede subito è una mappa dell’I- talia, puntellata da piccoli segna- luogo color arancio e al centro un puntatore sferico bianco: muo- vendo la testa, in tutte le direzioni e gradazioni, il puntatore si spo- sta e facendo corrispondere lo stesso con uno dei segnalini aran- cioni immediatamente si carica un’immagine successiva, che cor- MARKETING DEL CINEMA ITALIANO

E L T’S T PAR Y!

di ILARIA RAVARINO MARKETING NEL CINEMA ITALIANO 84 - 85

Le feste su invito durante le kermesse internazionali di cinema sono un classico. Ma c’è una tendenza relativamente nuova, diffusa negli ultimi anni nella città della “Dolce vita” per eccellenza: Roma. Si tratta di eventi nati per aggregare il giovane cinema italiano e fare cassa. E infine, c’è anche lo strano caso del casting per scegliere gli invitati al party con la star del film da promuovere.

inviti sono 300 drink open bar): anche in questo caso, l’interven- to di uno sponsor può essere de- terminante. A costo di risultare persino ingombrante, come ac- cadde a Cannes alla festa per La fu quella per Diaz di Daniele Vi- grande bellezza di Paolo Sorren- cari a Berlino”, spiega una cro- tino, sopraffatta dalle dolci note zioni a pagamento), o occasio- nista da anni nel settore; la festa alcoliche di un famoso liquore. I ni “speciali” per celebrare film è considerata da distributori e talent, e in particolare i registi, vi- particolarmente legati al territo- osta, ma non se ne produttori un momento impor- vono questi eventi come un rito, rio. Come le feste per Non essere C può fare a meno. È tante di aggregazione, “non tanto se già affermati, o con maggiore cattivo di Claudio Caligari e Lo fonte di lunghe con- per avere un ritorno sulla stampa, partecipazione se esordienti: “In chiamavano Jeeg Robot di Gabriele trattazioni, opera di quanto per costruire un momen- alcuni casi gli stessi registi ama- Mainetti, organizzate a gennaio piccola diplomazia, strumento to di incontro tra chi ha lavorato no essere coinvolti - spiega De e aprile nei locali dell’ex Dogana solo all’apparenza effimero del nel film, giornalisti e possibili Sanctis - Fatih Akin, per esempio, di Roma, entrambe con cast in marketing e della promozione. compratori”. volle scegliere personalmente sala ed entrambe sold out (dieci Può sancire un trionfo, consola- I numeri dietro a un evento del location e musica dal vivo per la euro l’ingresso, consumazioni a re una sconfitta, rivelarsi l’ultima genere variano, evidentemente, sua festa a Venezia”. La ricetta pagamento). Unica nel suo ge- carta da giocare per vendere o in- a seconda del budget e dell’oc- per una buona riuscita dell’even- nere, infine, la formula ideata dal teressare. Organizzare la festa di casione. A organizzare una festa to, per De Sanctis, “è che la festa, produttore italiano Andrea Jer- un film, durante un festival inter- concorrono spesso più operatori: prima di tutto, sia piena di gente. volino, che per festeggiare la fine nazionale, non è una scelta: è un distributore, venditore interna- Ma non troppa, perché deve es- delle riprese capitoline del film obbligo quasi istituzionale. zionale e produttore, ognuno dei sere sempre possibile servirsi al Black Butterfly, con Antonio Ban- È prima di tutto “un fatto di pre- quali investe una cifra nell’evento bar. Per questo è indispensabile deras e Jonathan Rhys-Meyers, stigio: non fare né una cena, né e possiede una quota di biglietti, coordinarsi per fare bene gli invi- ha organizzato ad aprile a Roma una festa, è una cosa un po’ triste. da attribuire in base ai propri in- ti. Importanti naturalmente sono una festa gratuita e aperta a un La festa è qualcosa che vale più in teressi a giornalisti italiani, inter- anche la location e la musica. E pubblico rigorosamente sele- immagine che in promozione”. A nazionali, finanziatori del film e che lo sponsor non si imponga zionato. “Jervolino voleva che i dirlo è Federica De Sanctis, uffi- istituzioni. A Venezia o a Cannes, troppo sul bar”. talent fossero circondati da per- cio stampa BIM, che allo scorso dove gli affitti dei locali sono più Di altro genere, e rivolte a un al- sone realmente interessate a loro, Festival di Cannes con Fiore di alti, per una festa italiana si spen- tro pubblico, sono invece le feste amanti del cinema, gente moti- Claudio Giovannesi ha incassato dono tra gli 8.000 e i 50.000 euro. del cinema italiano organizzate vata. E quindi abbiamo aperto un un doppio, e non scontato, risul- Ma la cifra può salire con l’inter- al di fuori dei circuiti ufficiali dei casting per scegliere gli invitati”, tato: il consenso della critica per vento di uno sponsor, che in al- festival internazionali e aperte al spiega Sergio Fabi, giornalista, tra la pellicola presentata in Quin- cuni casi - quando, ad esempio, pubblico pagante. È una tenden- i selezionatori. “Per ottenere uno zaine e quello degli invitati alla si garantisce alla festa la presenza za relativamente nuova, diffusa dei 30 posti disponibili ci sono ar- festa del film, la più riuscita tra gli di un talent legato a un brand di negli ultimi anni nella città del- rivate circa 900 candidature, con eventi organizzati in Costa Azzur- lusso - si offre di coprire inte- la “Dolce vita” per eccellenza: un breve testo di presentazione ra dal cinema italiano. Ritenuta ramente i costi. Il numero degli Roma. Si tratta di eventi nati per e una foto. Abbiamo selezionato dai giornalisti “un appuntamen- inviti, generalmente contenuto aggregare il giovane cinema ita- così solo persone che sognavano to immancabile per fare squadra in alcune centinaia di unità, va- liano e fare cassa, come le feste di entrare in quel mondo, non con il proprio cinema e dare so- ria a seconda della capienza del organizzate periodicamente dal gente in cerca di un selfie facile. E stegno, specialmente all’estero: locale scelto e dagli accordi sulle magazine “Fabrique du Cinema” Banderas e Meyers si sono tratte- una delle migliori in questo senso consumazioni (il minimo per 500 (ingresso gratuito e consuma- nuti volentieri con loro”. ANNI- VER- SARI

a 50 anni da Kiss Kiss Bang Bang

Le foto della sezione ‘Anniversari’ sono state gentilmente concesse da: Archivio Fotografico della Cineteca Nazionale - Centro Sperimentale di Cinematografia. Si ringraziano Dott. Gabriele Antinolfi, Direttore CN; Dott.ssa Marina Cipriani, Responsabile ufficio Cineteca e Manifestoteca. ANNIVERSARI A 50 anni da... Kiss Kiss Bang Bang 86 - 87

D’altronde, proprio con Una pisto- la per Ringo, Kiss Kiss Bang Bang condivide molto, a cominciare Un bacio e una pistola dalla compagine produttiva (Lu- ciano Ercoli e Alberto Pugliese via Rizzoli in tandem con i Balcáz- ar dalla Spagna) e buona parte del (ma senza prendersi cast tecnico e artistico, a suggeri- re allo spettatore una continuità, anche rimarcata dai flani (“Ringo diventa un agente segreto”). Poi, troppo sul serio) la folgorante sequenza dei titoli, con lo score di Bruno Nicolai pla- smato nella canzone di culto “Lo- di ROCCO MOCCAGATTA ve Love Bang Bang” di Nancy Cuo- mo, perpetua la simulazione del modello bondiano, riprendendo- ne il gioco di forme, colori e det- tagli di gusto optical art tipico del- ne dei rispettivi ruoli nella storia gioco, non sarà stato tempo perso. le sigle ufficiali di 007. del cinema italiano), come in una Dal canto suo, Gemma aderisce Tessari, però, qui si spinge un po’ sorta di ventriloquia su celluloide. al (non)ruolo di clone di Bond più in là: non si accontenta di far D’altronde Fernando Di Leo (con in maniera dichiarata e scoper- dire al suo protagonista, fresco Bruno Corbucci e lo stesso Tessa- ta, non cerca alcuna giustificazio- di successo nel nascente western ri sceneggiatore del film, oltreché ne, come, invece, fanno le decine nostrano, “A me piacciono solo i aiuto-regista) riconosceva che le di imitazioni italo-europee dell’e- western!”, quando è costretto a battute e le gag migliori erano fa- poca (gli agenti 077, 008, 777, e visionare un microfilm, ma co- rina del sacco del regista. Gem- chi più ne ha, più ne metta…). Gli struisce un intrico di inside jokes ma qui è un perfetto alter ego di piacciono i Martini con vodka e digressioni eccentriche ben so- Tessari (anche) nell’approccio di molto secchi e si mette in posa da pra e oltre l’abitudine dell’epoca. secondo grado al genere (l’euro- Bond con la pistola d’ordinanza, è Chi avrà colto la battuta “Tahiti è spy d’imitazione bondiana mixa- vero, ma è molto meno misogino e piena di cinematografari!”, pre- to con i grandi colpi alla 7 uomi- sciovinista (anzi, è continuamen- sumibilmente rivolta al boom ni d’oro, che è appunto dell’anno te in balia dei personaggi femmi- del cinema esotico di quegli an- precedente), in un film che è pri- nili, dall’ambigua doppiogiochista ni, o avrà riconosciuto il nome di ma di tutto un esercizio fortemen- Alina Shakespeare alla svampita uno dei produttori (Alfonso Bal- te consapevole e meta-discorsi- aspirante spia, Frida) ed è il pri- càzar) nel numero del pappagal- vo (si sarebbe detto anni dopo) mo a non prendere sul serio il pro- lo sapiente Socrate? Ancora, chi nel metterne in luce, e alla berlina prio ruolo e il film, che si trasforma avrà goduto fino in fondo della convenzioni, stereotipi, tormen- gradualmente in un oggetto curio- gag durante il furto della formula toni narrativi e visivi. so e imprevedibile per il 1966, do- segreta, quando le immagini del Ma Kiss Kiss Bang Bang è anche ve convivono la parodia dei generi caveau viste dalle guardie sono un perfetto esempio di come va- popolari del momento e l’incuna- sostituite, del tutto gratuitamen- da inteso il cinema secondo il re- bolo della sensibilità demenzia- te, da una sequenza di West and gista: una bonaria e sorridente le che verrà (“Fuoco, fuoco!”; una Soda di Bozzetto? sospensione d’incredulità, sem- mano porge un accendino; “Ma Per questa via, anzi, Kiss Kiss Bang pre corretta da una certa quota di no, intendevo l’obiettivo!”, è già Bang diventa quasi un fatto priva- consapevolezza intelligente, tut- una gag degna di Mel Brooks e de- to, una reunion familiare, un ho- tavia mai spinta fino alla rivelazio- gli ZAZ). A dimostrare, una volta di me movie sui generis, visto che tra È sempre la stessa ne che il re è nudo. Infatti, Tessari più, se ce ne fosse ancora bisogno, i protagonisti ci sono sua moglie “ storia”, commenta, non è un distruttore di forme alla che la produzione di genere no- (Lorella De Luca, spesso costret- tra il rassegnato e il Godard, piuttosto è un corruttore strana per quasi trent’anni è stata ta a piccoli ruoli, da “tappabu- sornione, Kirk War- di formule, che ama sabotare, la- un fertilissimo terreno di coltura chi”, al seguito del marito) e per- ren/Giuliano Gemma all’ennesi- vorando su nonsense e calembour. per il futuro del cinema tutto. sino sua madre (e Tessari stesso, mo, prevedibilissimo snodo nar- Non gli interessa creare un nuovo Certo, il pubblico dell’epoca è già uncredited!). A confermare la ric- rativo di Kiss Kiss Bang Bang. Mai alfabeto, gli piace, invece, giocare abituato all’attitudine auto-ironi- ca aneddotica di familiari e ami- come in questo film è fortissima con quello che c’è già, e, se fosse ca e leggera dell’eroe Gemma, pro- ci che vuole i suoi film quasi più la tentazione di sovrapporre il re- un enigmista, il suo divertimen- prio dal Ringo di Tessari (e da Ar- divertenti fuori dal set, occasioni gista Duccio Tessari al suo attore to consisterebbe nello storpiare rivano i Titani, sempre di Tessari), preziose per alimentare la voca- feticcio (5 pellicole insieme in 30 le parole, invertire le sillabe, cam- che però era ancora ben radica- zione al cosmopolitismo del regi- anni; non tantissime - è vero - ma biare le vocali. Poi, se tra gli spet- to dentro l’intenzione di raccon- sta e del suo clan. quasi tutte centrali nella definizio- tatori, c’è chi vuole e può stare al tare una storia alla quale credere. Quindi, nel racconto della spia/ ladro gentiluomo Kirk Warren in che in quegli stessi anni certa Nou- te, nelle composizioni del quadro ca, sfondano muri e porte come lotta con l’imprendibile Mr. X per velle Vague alla Pierrot le fou incide innaturali, nelle ripetizioni sono- cartoon: fanno fatica a rispettare il possesso di una formula top se- sul corpo del cinema classico, ma re esasperanti (il continuo riaf- raccordi e continuità spazio tem- cret, tra doppi giochi e tradimenti, di certo ne rappresentano l’unica facciarsi di “Love Love Bang Bang” porali, fino a riplasmarsi proprio non c’è soltanto un ordito superfi- traduzione possibile nel mondo in nuove versioni), nelle frequen- negli specchi deformanti (e, alla ciale di battute e gag (alcune anche di Tessari, dove vanno a braccetto ti ellissi esibite (il confronto fina- fine, uno dei cattivi, precipitando, fin troppo popolaresche, magari fa- con la performance corporea cir- le con il villain è sostituito da un si sfalderà come una porcellana, rina del sacco di Corbucci, che, se- cense e la manipolazione slapstick caleidoscopio di colori, dopo che senza alcuna ragione logica). condo Di Leo, portava in dote uno del linguaggio. uno dei personaggi ha strizzato Ovvio che, nel 1966, tutto questo spirito quasi da avanspettacolo), Già l’eurospy e il film di rapine An- l’occhio proprio allo spettatore, suonasse un po’ in anticipo sui tutto sommato innocuo e ancora ni’60 sono per principio generi garantendogli che sarà un gioco tempi ed eccessivo per il pubbli- metabolizzabile dallo spettatore slabbrati e piegati a un nonsense di da ragazzi). In questo senso, la se- co cinematografico abituato alla tipo dell’epoca. Il gioco tessariano fondo, che trova un primo motivo quenza ambientata nel luna park, ripetizione pedissequa delle for- è appunto più aggressivo del soli- di disgregazione in una topografia oltreché ribadire la predisposizio- mule. Ma oggi se ne può ricono- to e corrode in parte la forma stes- sempre in movimento e squinter- ne al gioco del cinema di Tessari, scere lo spirito di forte preveg- sa del film, evidenziando le assenze nata (anche qui: Londra-Svizze- è una perfetta mise en abyme del- genza, magari facendo partire di senso e accentuando le discor- ra-Venezia-Palma de Mallorca). la vocazione del film, ma sul pia- proprio da Kiss Kiss Bang Bang danze e le discontinuità. Magari Ma Kiss Kiss Bang Bang rincara la no del trattamento dei corpi, che l’ormai improcrastinabile risco- non saranno le “ferite dell’occhio” dose, nel montaggio disaggregan- si sottraggono alle leggi della fisi- perta del cinema di Tessari. ANNIVERSARI A 50 anni da... Kiss Kiss Bang Bang 88 - 89 Il garofano all’occhiello di R.M.

uccio Tessari, chi era D costui? Nell’attività di rivalutazione, non sempre irreprensi- bile, che una critica oltranzista e cinefaga ha dedicato negli ultimi decenni al cinema popolare italia- no, il suo è uno dei pochi nomi che non è diventato un santino degno di culto. Curiosa sorte quella toc- cata a un regista troppo artigiano (e troppo platealmente divertito dal gioco con formule e generi) per essere considerato autore da una critica contenutistica e ideo- logizzata, ma neppure incasellabi- le in un solo genere per accendere la libido compulsiva del cultore dello stracult. Tessari non è come Bava con il suo feticismo visivo del fantastico, sempre emergente e riconoscibile, in grado di coagula- re attorno alla propria filmografia un’ammirazione quasi settaria. Non può essere accomunato a Leone e alle sue ossessioni ripla- smate di continuo nella ricerca di un superamento del genere. Ma neanche è accostabile più di tanto a Di Leo, compagno di tante sce- neggiature nei gloriosi Anni’60, che alla fine si consacrerà comple- stissimo, complice un instanca- di maneggiare un cinema quasi nazione al sorriso, fortemente cen- tamente a un noir in salsa italiana, bile estro affabulatorio, e l’ultima sempre di formule prestabilite, surata nel prototipo leoniano, avrà sospeso tra intuizione sociologica dépendance televisiva), si può qua- ma entro le quali provare a fare la modo di esplodere di lì a poco nel e culto della violenza. si parlare di un Tessari’s touch. Che differenza, anche in anticipo sui “suo” western Una pistola per Rin- Tessari è, piuttosto, per dirla con è elusivo, quasi imprendibile, dif- tempi e sulle mode. Già l’esordio go (1965), ugualmente, se non più, Kezich, “il regista che muta i ge- ficilmente traducibile in concreto, di Arrivano i titani (1962), che na- fondativo per il genere. Ecco, Rin- neri come i fiori che porta all’oc- se non nei modi sfuggenti di un ap- sce dall’esasperante sequenza di go/Gemma (nascosto sotto l’alias chiello della sua giacca da dandy” proccio sempre leggero, ironico, peplum sceneggiati per altri, si Montgomery Wood) che fredda i (un garofano, sempre indossato educatamente distaccato ma non rivela una torsione quasi parodi- cattivi mentre gioca a campana è sul set, ben più che per semplice freddo, colto ma non spocchioso, stica del genere, verso un’inedita puro Tessari’s touch, invito plateale scaramanzia), senza che questo molto consapevole (dei film, degli declinazione aerea, lontana dalla a giocare e a stare al gioco, poi rin- ne faccia un mestierante pronto attori, dell’industria, del pubblico) pesantezza dei corpi degli erculei novato nel film calembour sul bon- a qualunque avventura produt- ma senza mai trasformarsi in cini- culturisti, benissimo incarnata dismo tracimante, Kiss Kiss Bang tiva e privo di personalità. Anzi, smo o, peggio, in disprezzo. nella scoperta del protagonista Bang (1966) e perfino nel sogno col senno di poi, e senza alcuna L’ex documentarista di belle spe- Giuliano Gemma. impossibile di Per amore.. per magia foga di rivalutazione a tutti co- ranze Tessari capisce da subito le Anche il fenomenale successo (1967), film cerniera tra Busby Ber- sti, in una filmografia lunga poco regole del gioco del cinema italia- (di pubblico) del western nostra- keley e Studio Uno, in un oriente meno di trenta titoli spalmati tra no e scantona immediatamente no gli deve qualcosa, visto che è favolistico dove convivono Mina, gli Anni’60 e i ’90 (ma sono molti nell’arena dei generi, non lascian- (non accreditato, con Di Leo) lo Paolo Poli e Gianni Morandi. di più, se si considera l’attività di dosi mai tentare dall’ambizione sceneggiatore di Per un pugno di D’altronde, anche quando deve la- sceneggiatore, per cui era richie- di dirsi e farsi autore. Gli capita dollari. Tuttavia, la naturale incli- vorare in scia ai successi degli altri, non è bene dare per scontato il passato della diva). D’altronde, tralpe alla Melville (che conduce tocco del regista. Lo dimostra è un profondo conoscitore della al glaciale Tony Arzenta, 1973), bene Una farfalla con le ali in- macchina cinema, anche se non fino al proto-blockbuster Zorro sanguinate (1971), un titolo alla ama fare teoria: eppure potreb- (1975), protagonisti gli occhi bleu Argento per rincorrerne i gialli be, a rileggere la lucidità della sua di Delon, che accetta di girare in all’italiana, che si rivela un ele- risposta su “Cinema nuovo” alle Italia solo con Tessari dopo Vi- gante e complesso mistery gio- critiche di Aristarco su Una pistola sconti e Antonioni. cato ambiguamente su più piani per Ringo, ma preferisce, anche in Cosa resta oggi di Tessari nel ci- temporali; e, poco prima, il “suo” questo caso, fare il regista, come nema italiano? Poco, purtroppo, a Scerbanenco, il dolente La morte dimostra il programma tv deli- partire da una colpevole disatten- risale a ieri sera (1970), in quasi ziosamente auto-ironico (fin dal zione da parte dell’home video e sincronia con il primo exploit di titolo), Arrivano i vostri, che rea- della programmazione televisiva, Di Leo nell’universo dello scrit- lizza per Raidue sul fenomeno del cui fanno da contraltare qualche tore di Kiev (I ragazzi del massa- western italiano. meritoria, sparuta, iniziativa edi- cro è del 1969). Il suo cosmopolitismo (perfetto toriale, occasionali recuperi cine- Tessari tratta e inquadra allo stes- poliglotta, sempre in viaggio, in fili nella forma di rassegne (l’ulti- so modo sportivi non attori come assoluta complicità con la mo- ma al “Trevi” a Roma nel 2015) e, Gustav Thoni (in Un centesimo al glie-attrice Lorella De Luca, ex soprattutto, un persistente culto secondo, 1981) e icone hollywoo- “povera ma bella” della comme- della memoria mantenuto dalla diane sfiorite come Rita Hayworth dia Anni’50) è prezioso passepar- famiglia, anche nel ricordare una (la matriarca dei due dioscuri gan- tout per operazioni di caratura perfetta continuità e intercam- gster Gemma-Kinski, nel bellis- internazionale, cui pochi altri biabilità tra il regista e l’uomo. simo I bastardi, 1968, accarezzata colleghi (forse solo Antonio Mar- “Duccio era più spiritoso e intelli- dalla macchina da presa in una gheriti nel cinema popolare) pos- gente dei suoi film” ricordava Fer- folgorante sequenza di malinco- sono aspirare: si tratti della bla- nando Di Leo. Il rimpianto, allora, nia cinefila che la accompagna tra xploitation statunitense (Uomini è anche maggiore. i fantasmi fotografici autentici del duri, 1974) oppure del noir d’ol- ANNIVERSARI A 50 anni da... Kiss Kiss Bang Bang 90- 91 A proposito del film (e di Tessari)

“Il cinema popolare dovrebbe essere come la televisione: deve rivolgersi indifferentemente a tutti gli strati sociali e culturali, dall’intellettuale all’analfabeta, cercando al contempo, come ci- nema, di essere divertente, pur senza rinunciare a quello che con un brutta parola si chiama ‘ mes- saggio’. ” (Duccio Tessari)

“Con Kiss Kiss Bang Bang di Tes- sari cambiai personaggio, ma così, per caso. Il film era molto divertente, forse aveva il difetto di anticipare un po’ i tempi. Come Arrivano i titani era stato una sa- tira del film mitologico, Kiss Kiss Bang Bang era una satira dei film alla James Bond, quando James Bond marciava bene e aveva un successo davvero incredibile. Nel nostro ci si scherzava sopra, “… il primo impatto con Giulia- “(Kiss Kiss Bang Bang) è un film insomma era un film intelligente, no (Gemma) è l’impatto con un bello e sfortunato, …. . Quan- forse troppo per il grosso pubbli- uomo pieno di ironia nei con- do ci sarà la rivalutazione di co”. (Giuliano Gemma) fronti di se stesso, sempre pronto Duccio Tessari si comincerà da a prendersi in giro in qualunque questo film. Quando si parla di azione”. (Duccio Tessari) “…Sul lavoro Duccio è simpatico “post-moderno”, beh, tale è Kiss quanto nella vita, e questo po- Kiss Bang Bang, autentico film trebbe essere un po’ anche il suo d’autore. Collaborammo alla sce- “Quel film (Kiss Kiss Bang Bang) lato dispersivo, perché magari neggiatura io e Bruno Corbucci, praticamente era una riunione a volte si diverte troppo e pen- ma le più belle gag erano di Duc- di famiglia. C’eravamo tutti: la sa meno a quanto sta facendo. cio”. (Fernando Di Leo) mamma, mia nonna, …” (Cri- Insieme abbiamo girato cinque stiano Tessari) film, tra i quali i western che mi lanciarono definitivamente, il che significa che c’era un affiata- mento, no?”. (Giuliano Gemma) PUNTI DI VISTA UNO

di UMBERTO DI MARINO NOI hiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia C o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegitti- ma relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è pu- nito con la reclusione da tre a sette anni. Noi lo sappiamo che bisogna cominciare dall’articolo 587 del Co- dice penale, quello abrogato nel 1981. Sembra una cosa lontanissi- ma eppure bisogna cominciare da Divorzio all’italiana di Germi, da quelle strade bianche, da quelle spiagge, posti illuminati dalla luce PUNTI DI VISTA 92 - 93

spietata del giudizio degli altri. un altro. Sarebbe una cosa pri- sangue della “puttana”, ci si sen- Non si fa così, non si scrivono Bisogna cominciare da lontano vata, ma invece non è così. Lei tirà puliti, sollevati, accettati. queste cose, fanno male. per capire che il femminicidio, lo ha lasciato, e soprattutto ha E così succede. Il femminicida potenziale s’in- come lo chiamano in televisione, postato su Facebook il fatto che Così succede dopo l’omicidio. cazza e poi dice che... è una specie di remake del delitto è libera, il fatto che ha un altro. Certo, non negli altri. Nei gruppi Certo, noi non volevamo che d’onore, ma anche la prosecuzio- L’avrebbe fatto lui, dicendo che che si formano spontaneamen- finisse così, anche se avevamo ne di Facebook con altri mezzi. l’aveva mollata, ma è lei che lo te in rete, con i loro messaggi, i indicato a Marcogianlucamas- L’autore del delitto d’onore era ha fatto. Poteva batterla sul tem- filmati inediti e i link a una can- similiano dove comprare l’al- una persona, un maschio, che po, ma non ci ha pensato, non ci zone di Giò Sada che fanno un col per dare fuoco alla macchi- non riusciva più a vivere in un ha chiesto un consiglio, e così la favore enorme alle redazioni dei na del nuovo fidanzato, oppure paese, in un quartiere, dopo che notizia ha prodotto commenti, tiggì, non in quei gruppi che so- proprio al nuovo fidanzato, ma una femmina della sua famiglia Like, nuove richieste di amicizie, no il corrispettivo digitale dei fu- l’avevamo fatto su WhatsApp, lo aveva disonorato avendo rap- nuove foto, nuovi filmatini. nerali con lancio di palloncini ed non guardando in faccia il nuovo porti carnali con un altro uomo, E adesso noi sappiamo di questa ecatombe di peluche, dei funerali fidanzato o la ragazza che poi è o con un uomo e basta. L’uomo cosa. Tutti sanno, gli stessi tutti con applausi, telecamere e la cer- morta (è meglio dire così, sem- uccideva, restaurava la sua repu- a cui fino a ieri i due innamorati tezza fortissima di essere buoni. bra che sia morta per una ma- tazione e ristabiliva l’ordine delle avevano fatto conoscere, sem- No, dall’altra parte. Dalla nostra. lattia, un incidente), noi ci met- cose. Dopo il delitto, circondato pre sui social, ogni loro momen- Nelle pagine dei familiari compli- tiamo la faccia (continuamente, dall’approvazione del suo mon- to, ogni occasione di appiccico- ci che ingaggiano costosi penali- su qualsiasi cosa), ma le persone do, l’omicida poteva tornare a so romanticismo. Tutti sanno. E sti mentre scrivono sui social che non le guardiamo in faccia, come vivere a testa alta. Nessuno, dal adesso chi disapprovava la rela- Marcogianlucamassimilano è un le SS nei campi di sterminio. È barbiere, nel caffè, sulla piazza, lo zione, gli amici di lui, quelli di lei, bravo ragazzo. Nelle nostre pagi- più semplice, così le persone di- avrebbe guardato con disprezzo escono allo scoperto, esprimono ne, quelle degli amici che comin- ventano puttane e stronzi e froci e commiserazione, nessuno l’a- apertamente il loro giudizio sullo ciano dicendo che bisogna capire di merda e le si può ammazzare vrebbe guardato come un assassi- sfigato tizietto che è stato lascia- i genitori di Marcogianlucamassi- senza farsi troppi problemi, sen- no, anzi, lui era l’uomo che aveva to. E il nostro amico deve vedere milano, che bisogna capire i suoi za pensare se volevano fare tutte restaurato il suo onore, la colpa in rete, dati in pasto a tutti, dei amici, noi, che siamo turbati dalle quelle stronzate come prendere era della donna, che aveva infran- suoi ritratti malevoli, deve assag- cattiverie che vediamo scritte su una laurea o stirarsi i capelli, fare to la regola, infangato un cogno- giare il disprezzo di persone che Facebook, che bisogna capire la dei figli o comprarsi un cardigan. me, sputtanato una comunità. prima gli sorridevano, di perso- ex dell’assassino che non crede E se poi ti beccano, e ti rompo- Adesso non c’è più la piazza, non ne che neanche conosce. A que- che il suo Marcogialucamassimi- no il cazzo levandoti il cellulare c’è il barbiere o la messa della sto punto è normale: era un fatto liano sia stato capace di uccidere e mettendoti dentro, c’è sempre domenica, però ci sono i social, i privato, la fine di un amore, e si perché le aveva organizzato una una Leosini che ti spara on air e posti in cui si forma e si distrug- trasforma in un reality. E lì, co- “dolcissima” festa a sorpresa per ti fa diventare una star per quin- ge ogni reputazione. Il tizietto me per la Ventura sull’Isola, c’è la il loro primo complemese, che bi- dici minuti, e allora noi torniamo si è fatto il culo, ma ha costruito scena bestiale del disincanto che sogna capire Marcogianlucamas- in campo alla grande e possiamo un’immagine di se stesso che gli porta a una oceanica e vergogno- similiano dato che era stressato e scrivere un post su Facebook su piace: ha ritoccato, ma solo poco, sa autocommiserazione. sotto pressione perché lei, la mor- Marcogianlucamassimiliano. le sue foto, ha migliorato, ma solo Magari lui fa una cazzata e ri- ta, la vittima, la ragazza bruciata Perché noi siamo gli amici di poco, la sua posizione sociale, ha sponde ai commenti più veleno- viva, accoltellata, soffocata, sfre- quello che spacca in televisione citato una poesia, un quadro, una si. Peggio. Appena la platea dei giata, cancellata dal mondo, lei, la e in rete, non di qualche sfigata canzone, ha un intero album di social annusa l’odore del sangue stronza, aveva scritto su Facebook che è stata ammazzata e che nes- foto e filmatini con la sua ragazza, sbrocca e vuole ancora più san- che si era messa con un altro, e suno si ricorda più. e sono bellissimi insieme. gue. E allora, è normale, comin- questo colpisce troppo profonda- Il tizietto ha un sacco di amici e cia a fare capolino l’idea che il mente l’animo gentile, il tempera- si sente figo. Ma poi un giorno la sangue sia la soluzione, e che poi, mento romantico e sognatore del sua donna lo lascia e si mette con dopo una specie di risciacquo nel femminicida potenziale. COLONNA SONORA DAL VIVO: MA GLI ITALIANI LATITANO

di LUIGI CORBANI direttore generale dell’ “Orchestra e del Coro sinfonico di Milano Giuseppe Verdi”

in dall’inizio della distinzione in “musica popolare” F sua attività, nel 1993, e “musica d’arte”, una distinzio- “laVerdi” – ovvero ne molto “elitaria” e snob quella l’Orchestra e il Co- del “genere”. Ho pensato e pen- ro sinfonico di Milano “Giuseppe so che la solitudine e il pianto Verdi” – ha prestato attenzione di Zampanò de La Strada sia un alla musica per il cinema. Uno dei grande pezzo per tromba e or- suoi primi concerti era dedicato chestra di Nino Rota, così come alla musica classica usata per il il concerto per oboe e orchestra cinema e a quella scritta dagli au- di Mission di Ennio Morricone, tori “classici” per lo stesso. come la suite sinfonica di 007 - Siamo partiti sempre, nella nostra solo per citare tre esempi – e che programmazione, dall’idea che il stiano bene in un concerto con cinema ha cambiato il rapporto l’Adagetto della Quinta sinfonia del pubblico con la musica. Il ci- di Mahler. Così penso che il mio nema, da una parte, è diventato il amico Luis Bacalov abbia scritto committente principale dei com- della musica straordinaria: cito positori, e per un lungo periodo solo i brani composti per Il Van- la musica scritta per il cinema gelo secondo Matteo di Pier Paolo era considerata musica di serie Pasolini, che stanno benissimo B, non degna di stare alla pari con affianco alla Passione di Bach. quella scritta per i concerti. Moti- D’altra parte, il cinema ha fatto vo per cui si era stabilita anche la conoscere al grande pubblico PUNTI DI VISTA 94 - 95

autori classici, come nessun zioni dedicate alla musica del sonora): a noi piacerebbe mol- altro organizzatore di con- cinema, prodotte dalla Dec- to sviluppare il format, anche certi era riuscito e riesce a ca; con il Maestro Giuseppe da esportare all’estero, con fare: basti pensare ad Ama- Grazioli abbiamo realizzato film, come La dolce vita, Il Gat- deus o a Shine. Dal momen- sei CD dedicati alla musica di topardo, Miracolo a Milano, ecc. to dell’uscita di questi film, Nino Rota e altri sei usciran- Il problema non sono le parti- Mozart e Rachmaninov sono no quest’anno. Così abbiamo ture delle colonne sonore (in diventati noti anche alla ca- registrato nel nostro Audito- qualche caso, anche), ma l’au- salinga di Denver, che ha me- rium, grazie all’apparecchia- torizzazione alla proiezione no storia e cultura alle spalle tura tecnologica di cui è dota- dei film senza colonna sonora. della signora di Voghera. to, alcune colonne sonore di Grazie alla collaborazione del- Gli organizzatori dei concer- film o di fiction per la tv. Con la Suvini&Zerboni, che ha ri- ti debbono molto al cinema e la creazione dell’Auditorium, levato la Cam, e con l’aiuto dovrebbero prestare più atten- nel 1999, abbiamo potuto fi- prezioso di Gabriele Bono- zione alla musica del cinema. nalmente realizzare la proie- mo, si stanno recuperando Non lo dico in funzione dell’o- zione di film con l’esecuzione molte partiture delle colonne biettivo di avere un ricambio della colonna sonora dal vivo. sonore dei film italiani. Fra del pubblico e soprattutto di Da Dracula con la musica di l’altro, con la loro collabora- avere un pubblico giovane. Philip Glass, eseguita dall’au- zione abbiamo realizzato, ed Non credo molto che il cosid- tore, alla colonna sonora origi- abbiamo in programma, con- detto “cross over” risolva il nale, composta dal musicista certi con le musiche di Carpi, problema generazionale. Sono austriaco Edmund Meisel, per Cicognini, Lavagnino, Petras- ben altre le strade per portare La corazzata Potëmkin che ab- si, Piccioni, Rustichelli, Tro- ai concerti classici il pubblico biamo fatto sfidando Fantozzi vajoli, Ortolani, oltre che ov- giovane: in primis, un’attivi- e il ponte di Natale, nel 2006, viamente di Rota, Morricone, tà “educational” con le scuo- ai film di Chaplin, l’ultimo pro- Piovani e Bacalov. le di ogni ordine e grado (noi posto è stato Tempi moderni. In Nel corso dei prossimi anni ci facciamo quasi 200 iniziative questa stagione abbiamo fatto siamo posti l’obiettivo, oltre l’anno con oltre 40.000 bam- l’Alexander Nevskij con la musi- quello di valorizzare il cinema bini, ragazzi e giovani). ca di Prokofiev e Il Signore degli italiano, di promuovere la co- Credo che in questo secolo i anelli di Howard Shore, e altri noscenza degli autori italiani programmi dei concerti deb- film – compreso Il Padrino e di musica del cinema, non so- bano tenere conto dei tempi Casablanca – sono in program- lo quelli più famosi. Del resto, dell’evoluzione culturale e mazione nei prossimi mesi. occorre ricordare sempre che dei nuovi rapporti tra musi- Nonostante tanti tentativi, il più prolifico compositore ca, compositori e altre forme non sono ancora riuscito a tro- di Hollywood, nonché mae- artistiche, come il cinema. vare gli interlocutori giusti per stro di molti autori come John Per questo anche “laVerdi” avere film italiani da proiettare Williams, è stato un italiano, ha realizzato molte registra- (integrali, ma senza colonna Castelnuovo Tedesco. BIOGRAFIE

DANIELA LUIGI DOMENICO UMBERTO AMENTA CORBANI DINOIA MARINO

Giornalista, è il capo delle Cultu- Ha studiato Scienze Politiche Lucano di origine, milanese di Laurea in giurisprudenza, diploma re e degli Spettacoli de “l’Unità”. all’Università Statale di Milano. È adozione. Si è sempre occupa- all’Accademia Nazionale di Arte Ha scritto di musica, di cronaca stato consigliere comunale a Mi- to di cinema, la sua grande pas- Drammatica. nera, di politica. Ha lavorato nel- lano dal 1985 al 1990, con cariche sione. Ha partecipato a diverse Ha scritto 7 radiodrammi e 30 le radio, dalla Rai a “Radio Città di vice sindaco e assessore alla giurie CICAE (Confederazione pezzi teatrali, 22 film, 8 cartoni Futura”. Nel 2015 ha pubblicato Cultura. È stato poi assessore al- Internazionale Cinema d’Arte e animati e 9 serie e miniserie tv. per Baldini&Castoldi La ladra di la Cultura della Lombardia. Ha d’Essai). È stato relatore in diver- Più di 200 regie radiofoniche, 26 piante, un quasi giallo molto bota- fondato, insieme al maestro Vla- se convention di “Europa Cine- regie cinematografiche e televisi- nico. Vive a Roma e coltiva in un dimir Delman, la “Orchestra sin- ma”, la rete di sale cinematogra- ve. 7 regie teatrali. Ha pubblicato grande terrazzo piante antiche e fonica di Milano e Coro sinfonico fiche promossa dalla Comunità saggi e commedie. Ha insegnato pensieri futuribili. di Milano Giuseppe Verdi”, di cui europea. È stato presidente del- in Accademia, alla IULM, al CSC, è diventato nel 1995 direttore ge- la FICE (Federazione Italiana Ci- alla Civica. È appassionato di re- Il suo articolo è a pag.66 nerale. Ha promosso e seguito la nema d’Essai) dal 2000 al 2006. stauro di mobili e di tennis. realizzazione dell’Auditorium di Presidente dell’ANEC lombarda Milano, che si è imposto come il (Associazione Nazionale Eser- Il suo articolo è a pag. 92 migliore teatro della città per l’e- centi Cinema) dal 2006 al 2013 e stetica, l’acustica e le attrezzature vicepresidente della CICAE che tecnologiche ed ha una program- ha sede a Parigi. È stato rieletto mazione assai intensa, che ne fa presidente della FICE per il trien- una delle sale più frequentate in nio 2014-2017. Ha contribuito al Italia. rilancio della FICE con “Incontri del Cinema d’Essai”, oggi giun- Il suo articolo è a pag.94 ti alla quattordicesima edizione. Ha favorito la rinascita della rivi- sta “Vivilcinema”, strumento di divulgazione e conoscenza del ci- nema d’autore presso il pubblico.

Il suo articolo è a pag. 46 SUL PROSSIMO NUMERO IN USCITA A NOVEMBRE 2016

SCENARI È ancora possibile che un film ci cambi la vita?

DISCUSSIONI Dopo la Brexit: conseguenze e contraccolpi sul cinema europeo

FOCUS Il cinema in Ungheria

ANNIVERSARI A 50 anni da Uccellacci e uccellini settembre 2016 5,50 € 28 ° N

TENDENZE Quando l'immagine non basta: i registi-romanzieri DISCUSSIONI al cinema? "influencer" gli Esistono FOCUS cinema in Cile Il ANNIVERSARI Bang A 50 anni da Kiss Kiss...Bang CHI HA PAURA DEI GENERI GENERI DEI CHI HA PAURA ITALIANO? NEL CINEMA

28 settembre 2016 - - 2016 settembre anno IV anno numero Chi ha paura dei generi nel cinema italiano? cinema nel generi dei paura ha Chi www.8-mezzo.it

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"La gente a volte definisce impossibili cose che semplicemente che semplicemente cose impossibili definisce a volte "La gente non ha mai visto." "La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta sé con che morte è la piccola La paura la mente. uccide "La paura la mia paura." in faccia Guarderò totale. l'annullamento 1984) Dune, Lynch, (David , 1998) Al di là dei sogni, Ward, (Vincent