Il Portolano A

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Il Portolano A il Portolano A. XIII - Gennaio / Settembre 2007 PERIODICO TRIMESTRALE DI LETTERATURA N. 49/50 - € 8,00 SABAEDITORIALE tempo (si pensi a Soffici, Papini, Prezzolini, solo per citarne alcu- ni): “La cricca letteraria di Fi- SABA renze – scriverà nel gennaio 1905 – mi muove guerra ad ol- dai territori tranza; usando naturalmente di tutti i mezzi della mediocrità. Il si- della solitudine lenzio, le lodi peggiori di ogni (1883-1957) biasimo, la calunnia e via discor- f.g. rendo…”. E la sua rarefatta colla- borazione “vociana” (1912) sarà avvertita come “male accolta e ell’agosto 1957 Umberto con troppe riserve”. NSaba ci lasciava. Si spengeva A Firenze tornerà a 24 anni, una delle più autorevoli voci del- passandovi quasi un anno di “fer- la poesia italiana ed europea del ma” (pur alternandosi con Trieste) Novecento. nel convento di Monteoliveto, da Il “Portolano” lo ha voluto ri- sempre “Sezione di Ospedale Mi- cordare, non solo per la coinci- litare” (per malattie particolari), denza cinquantenaria, ma anche rubricato nell’amministrazione del per le tracce fiorentine che con- Regio Esercito, quale “Deposito corsero alla sua riflessione esi- di Monte Uliveto”, un complesso stenziale e poetica. architettonico riconducibile alla Saba fu a Firenze fra il 1905 e paternità michelozziana. il 1908 (tra l’aprile e l’ottobre L’esperienza militare (consu- 1907 è a Monte Uliveto); poi nel mata da Saba in periodo di pace) 1911, poco dopo sposato, e nel coinciderà con la retorica del bel- 1915 è documentato in una foto licismo: con Virgilio Giotti a San Felice a Umberto Saba. Ema (fra il Poggio Imperiale e il “Qui andiamo sì, ma a tanta no- vicino Galluzzo); vi tornò dopo stra guerra l’8 settembre del ’43, costretto a manca il nemico che ci miri al SABA / GUAGNINI,DEDENARO,CARRAI, fuggire da Trieste per il timore cuore, PESCINI,TARANI,GRISANCICH,SODOMACO, delle recrudescenze naziste anti- manca la morte che il fuggiasco atterra, BRANDALISE,ALBISANI,SALIBRA,CRESCENTE, semite. manca la gloria per cui ben si E. GURRIERI Dei primi anni del secolo non muore”. riporterà ricordi positivi, come ebbe a rilevare Arrigo Stara, cu- (da i “Versi militari”). GATTO / VIGNOZZI ratore del “Meridiano” mondado- riano (1988). Firenze, visitata con Né, i suoi rapporti con l’am- Giorgio Fano e Virgilio Dopli- biente fiorentino miglioreranno LORIA / FIORETTI cher, apparirà una città “morta, dopo la sua pubblicazione (1912) di “Coi miei occhi” nella Libreria corrotta dai forestieri, dalla man- VERONESI / PELLEGRINI,GURRIERI canza d’industrie e di commer- della “Voce” (allora in piazza Da- vanzati). Firenze lo accoglierà per cio, nervi e sangue di un popo- BARTOLINI,BEVILACQUA,MANNUCCI,FAGIOLI, lo”. Né più tenero sarà l’approc- circa un anno, dopo il settembre BERNARDINI,ZANETTI,PINZUTI,PANCONESI,MORI cio con la società letteraria del (segue a pag. 2) 2 IL PORTOLANO - N. 49-50 SABA, DAI TERRITORI DELLA SOLITUDINE (1883-1957) (segue da pag. 1) ’43: qui cambierà, certo anche per Ed aggiungerà: “Ma quell’e- ragioni di “sicurezza”, ben undici quilibrio, quella foga schietta, residenze; incontrerà Carlo Levi, quell’accento di gioventù, sono Ottavio Cecchi, Mario Spinella, subito rotti e turbati. Sotto quella Eugenio Montale e altri. sensualità c’era, insidiosa, la nota Qui, forse e soprattutto nell’a- ebraica dolente, una pena di vec- bitazione di piazza Pitti, nasce- chio, una malinconia stanca; e l’u- ranno “Avevo”, “Teatro degli Ar- miltà con la quale accettava il suo tigianelli” (nella vicina Via de’ dolore era umiltà di disperato. Serragli, ov’è ancor oggi, abban- Molta parte della poesia degli donato), “Disoccupato”, “Vecchio anni che seguiranno sarà tutta de- camino”, “Dedica”. Ma anche terminata dall’ossessionante bi- questa stagione lascerà tracce sogno di questo sentimento e di amare nel poeta triestino se, ap- questo tormento”. pena un anno dopo, scriverà de “la spaventosa, arida Firenze; dove ol- *** tre al resto, è finita per me anche ogni speranza di guadagnare.” Nel convegno “Intellettuali di Sul molo, a Trieste. Ad oggi, non ho saputo trova- frontiera - triestini a Firenze re motivi e circostanze fiorentine (1900-1950)”, tenutosi al Gabi- Prima di lasciare Firenze (for- mortai da Fiesole, i tuoni dei che abbiano suggerito quell’“oltre netto Vieusseux nel marzo 1983 se nel dicembre ’44) Saba dedi- cannoni, effettivamente, accom- al resto”. Con la liberazione della (gli “Atti”, pubblicati da Olschki cherà alcuni versi al “Teatro degli pagnavano ancora l’allontanarsi città (agosto 1944) molte forze in- nell’85), è presente il contributo Artigianelli”; così gli ultimi versi: del fronte di guerra. tellettuali democratiche si ritro- di Ottavio Cecchi – “Saba a Fi- vano e si ricompongono e resta renze”, pp. 77-90 –, fondamen- “Questo è il Teatro degli Arti- *** difficile capire il permanere di un tale per ripercorrere la tipologia gianelli, isolamento o di una freddezza delle sue migrazioni, da via dei quale lo vide il poeta nel mille Questo numero monografico della società letteraria che andava Della Robbia a piazza Pitti (al n. novecentoquarantaquattro, un si riallaccia idealmente a quello giorno rapidamente riaggregandosi. 14, dalla Jachino) bianca di sole di “Solaria” del 1928: son pas- Quando, nel settembre 1966, di settembre, che a tratti estivo, nell’estate del ’44. Cecchi rombava ancora il cannone, e Fi- sati ottant’anni e l’attenzione per Enrico Falqui, raccoglie e presen- ci riferisce di una maledizione renze il poeta triestino si è consolida- ta “Tutte le poesie della ‘Voce’” pronunciata sul portone di quella taceva, assorta nelle sue rovine”. ta. Da Guagnini a Carrai, da Ta- (con Nuovedizioni Vallecchi) ri- casa a Pitti – “L’odierò sempre la rani alla Salibra e oltre, il poeta corderà che tua città, città maledetta!”. Del Nel settembre, in effetti, Fi- ne esce con una lettura più ricca resto, il rancore di Saba veniva renze aveva i suoi ponti sull’Ar- e sistematica. E ciò nonostante “il primo dei venti poeti ita- da lontano: dalle durezze di Pa- no distrutti (saltati il 4 agosto), l’inflessione “giapponese” di cui liani fu Umberto Saba, in data ma il fronte era ormai salito ver- ci ha parlato Paolo Mauri (su 7 novembre 1912, con una primi- pini (“…quei repugnanti triesti- zia della sua seconda raccolta: Coi ni…” e persino dal suo concitta- so Prato e Pistoia e verso il Mu- Repubblica), commentando la miei occhi, edita allora in Firenze dino Slataper che non pubblicava gello, da Vaglia a Scarperia, e plaquette curata da Maria Anto- dalla stessa Libreria della Voce. le sue poesie. Un rapporto con- giustamente se non si sentivano nietta Terzoli per l’Università di Ma Saba, aveva già collaborato flittuale, di incomprensione e di più i sibili e le deflagrazioni dei Parma. alla rivista con una nota sulle Poe- consolidata amarezza: solo più sie di tutti i giorni di Marino Mo- retti (18 maggio 1911) e con un tardi si attenuerà quella “repu- SILENZI articolo su Il Ghetto di Trieste gnanza”; nei versi del “Canzo- verso il 1860 (16 maggio 1912), e niere”, fra le “tre città”, c’è, ap- NELL’OFFICINA DEL VERSO vi ricollaborò più tardi con il rac- punto, “Firenze”. conto: Valeriano Rode (16 gen- naio 1913)”. Per abbracciare il poeta Montale Si avverte, profondo, il silenzio di Luzi, di Parron- – generosa è la sua tristezza – chi. E se pensi alla poesia devi volgerti ai più giovani, Peraltro, Saba era già stato og- sono getto di un saggio critico di Giu- nella città che mi fu cara. di cui, tuttavia, non senti ancora il calore, l’urto del- seppe De Robertis nel ’34 (ripub- È come la parola. Non cogli l’officina del verso e appena av- blicato poi in “Scrittori del Nove- se ogni pietra che il piede batte vertibile è il suono del loro smontaggio, della ripro- cento” con Le Monnier nel 1958). fosse il mio cuore, il mio male posizione e della ricomposizione disvelante. Il para- Nella nota derobertisiana, si di un tempo. Ma non ho rim- dosso è che, allora, solo in parte ti accorgevi che quel dirà che “Fra i quattro o cinque pianti. Nasce poeti nuovi d’oggi, Umberto Saba altra costellazione – un’altra età. laboratorio era aperto e vi potevi attingere. Ma presto è certo il poeta di più vena, anche suoneremo anche a questi nuovi diversi indirizzi. se non di tutta poesia”. *** IL PORTOLANO - N. 49-50 3 SABA E LA MODERNITÀ Qualche considerazione in merito al rapporto di Saba con la modernità Elvio Guagnini n aspetto rilevante della fisionomia complessiva di Saba Ucome scrittore, il suo rapporto particolare con la tradizione classica italiana (al quale, da un altro lato, corrisponde una serie di fattori ideologici legati alla contemporaneità, tra i quali il par- ticolare e complesso rapporto con la psicoanalisi) rischia di met- tere in ombra un rapporto vivo e costante con la modernità, i suoi segni, i suoi linguaggi. Mentre è un fatto che Saba ha sem- pre coltivato – invece – un interesse vivo con la realtà del suo tem- po, con le sue problematiche, con le sue espressioni. Non è un caso che, già nei primi anni del Novecento, in una lettera da Firenze ad Amedeo Tedeschi (20 marzo 1905), Saba rivelasse le proprie simpatie (era un riflesso, forse, del suo es- sere triestino) per città caratterizzate da attività industriali e commerciali (attività che, per lui, erano i nervi e il sangue di una città). Mentre non altrettanta simpatia avrebbe manifestato nei confronti di altre città accusate di vivere di rendita delle tradi- zioni del passato. Come quella Firenze della quale, peraltro, ne- gli anni Trenta, avrebbe subìto il fascino definendola città del suo «cuore cara al proprio ricordo»; e alla quale – più tardi – avrebbe espresso simpatia e riconoscenza per la generosa ospi- talità offertagli durante la clandestinità negli anni della secon- da guerra.
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