Provincia di Regione Lombardia di PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO DOCUMENTO DI PIANO

PROGETTISTA Ing. Salvatore Palumbo Ufficio di Piano Comunale

CON LA COLLABORAZIONE DI

Sede a Orzinuovi (BS) Via Obici, 14 Tel. 030 941567 Fax. 030 944121 CPUs.r.l. [email protected] www.cpuservizi.it engineering Arch. Alessandro Magli (direttore tecnico)

E CON LA COLLABORAZIONE DI

Arch. Giorgio Schiavini ( piano dei servizi ) Arch. Daniela Marini ( analisi storica ) Urb. Roberta Arrigoni (coordinamento generale) Arch. Paola Ceriali ( supporto tecnico ) Geom. Vittorio Saini ( grafica )

RA 1 RAPPORTO AMBIENTALE Dicembre 2010

IL SINDACO ADOZIONE Deliberazione C.C. del

IL SEGRETARIO APPROVAZIONE Deliberazione C.C. del

Comune di PGT Offanengo Piano di Governo del territorio

1 I RIFERIMENTI NORMATIVI E DISCIPLINARI...... 3

1.1. IL CONCETTO DI SVILUPPO SOSTENIBILE ...... 3 1.2. LA DIRETTIVA 2001/42/CE DEL 2001 ...... 3 1.3. LA LEGGE REGIONALE 12/2005 E LE SPECIFICHE SUCCESSIVE ...... 4 2 LO SCHEMA DEL PERCORSO METODOLOGICO E PROCEDURALE DI VALUTAZIONE AMBIENTALE ...... 8 3 IL DOCUMENTO DI PIANO ...... 15

3.1. I CONTENUTI ...... 15 3.2. GLI OBIETTIVI E LE AZIONI ...... 17 4 IL RAPPORTO CON ALTRI PIANI PERTINENTI ...... 22

4.1. I PIANI SOVRACOMUNALI ...... 22 4.1.1. Il Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) ...... 22 4.1.1. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) ...... 24 4.2. I PIANI DI SETTORE COMUNALE ...... 27 4.2.1. Componente geologica, idrogeologica e sismica ...... 27 4.2.2. Zonizzazione acustica comunale ...... 27 5 LO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE ...... 28

5.1. L’ARIA ...... 28 5.1.1. Riferimenti normativi ...... 28 5.1.2. Qualità dell’aria nel comune di Offanengo ...... 30 5.1.2.1. Principali inquinanti presenti in atmosfera ...... 30 IL RUMORE ...... 34 5.2. L’ACQUA ...... 35 5.2.1. Acque superficiali ...... 35 5.2.2. fontanili ...... 35 5.2.3. Capacità protettiva nei confronti delle acque sotterranee e superficiali ...... 38 5.2.3.1. Piezometria ...... 41 5.2.1. Bacino 4 ADDA‐ NORD ...... 42 5.3. IL SUOLO ...... 43 5.4. I RIFIUTI ...... 50 5.5. L’ENERGIA ...... 52 (FONTE: CESTEC ‐ REGIONE LOMBARDIA, SIRENA AGGIORNAMENTO 19‐03‐2010) ...... 54 5.6. LA POPOLAZIONE ...... 57 5.7. LA SALUTE PUBBLICA ...... 62 5.8. CRITICITÀ E DEGRADO ...... 64 6 LA VALUTAZIONE DEL DOCUMENTO DI PIANO ...... 69

6.1. LA VALUTAZIONE DI COERENZA ESTERNA ...... 69 6.1. LA VALUTAZIONE DI COERENZA INTERNA...... 73 7 OSSERVAZIONI PERVENUTE NEL PERIODO DI DEPOSITO ...... 74 8 IL PIANO DI MONITORAGGIO ...... 77 9 PROPOSTE DI SVILUPPO SOSTENIBILE ...... 90 10 LA VALUTAZIONE DELLE TRASFORMAZIONI ...... 104 ALLEGATO 1 – DELIBERE E AVVISI VAS ...... 105

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ALLEGATO 2 – 1° PRESENTAZIONE VAS – DOCUMENTO DI SCOPING ...... 113 ALLEGATO 3 – 2° CONFERENZA DI VAS ...... 139 ALLEGATO 2 – SCHEDE VALUTAZIONE AMBIENTALE ...... 163

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1 I RIFERIMENTI NORMATIVI E DISCIPLINARI. 1.1. Il concetto di sviluppo sostenibile Per sviluppo sostenibile s’intende una forma di sviluppo che permanga tale anche per le future generazioni e che quindi preservi la qualità e la quantità del patrimonio e delle risorse naturali. L'obiettivo è dunque quello di mantenere uno sviluppo economico compatibile con l'equità sociale e gli ecosistemi. Ormai è trascorso più di un decennio da quando l’ONU ha ritenuto indispensabile affrontare il problema dell’interazione tra le politiche di sviluppo e lo stato dell’ambiente. Nel 1992 con la Conferenza di Rio de Janeiro sull’Ambiente, l’ONU e i governi di tutto il mondo sono stati chiamati per la prima volta a formalizzare il concetto di sviluppo sostenibile e mettere in evidenza come non sia più possibile prescindere dalle tematiche ambientali nella formulazione delle future strategie politiche. Tuttavia i proclami e gli accordi devono poter uscire dalle carte e dai verbali per potersi concretamente attuare e concretizzare in azioni. Nel 1997 è stato creato e sottoscritto un accordo internazionale noto come protocollo di Kyoto, con il quale 118 nazioni del mondo si sono impegnate a ridurre le emissioni di gas serra per rimediare ai cambiamenti climatici in atto, sviluppando le fonti alternative di energia ed il risparmio energetico. “La sostenibilità dello sviluppo è un concetto che va localizzato territorialmente per poter essere concretamente perseguito: non esiste infatti un’unica modalità secondo la quale un sistema economico è sostenibile, ma una serie di sostenibilità locali che devono essere rese compatibili con alcuni grandi questioni locali” (“La via dell’eco efficienza” – Piano Regionale di Azione ambientale della Toscana). In tale ottica di pianificazione multidisciplinare del territorio, s’inquadra la necessità di elaborare una “Valutazione integrata degli effetti territoriali, ambientali, sociali ed economici e sulla salute umana”, che rappresenti uno strumento valutativo di supporto, un aiuto concreto alle scelte degli organi politici nel rispetto della sostenibilità ambientale.

1.2. La direttiva 2001/42/CE del 2001 La Direttiva europea (2001/42/CE) introduce la necessità di sottoporre a valutazione non solo i progetti, ma anche gli strumenti di pianificazione, in modo da inserire nell’iter decisionale soluzioni più sostenibili ed efficaci. Nelle considerazioni iniziali della Direttiva 2001/42/CE si afferma che “(1) […]la politica della Comunità in materia ambientale contribuisce, tra l’altro, a perseguire gli obiettivi della salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente, della protezione della salute umana e dell’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali e che essa deve essere fondata sul principio della precauzione. L’articolo 6 del trattato stabilisce che le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente devono essere integrate nella definizione delle politiche e delle azioni comunitarie, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile”. E si aggiunge inoltre che “(2) Il quinto programma comunitario di politica e azione a favore dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile “Per uno sviluppo durevole e sostenibile” […] ribadisce l’importanza di valutare i probabili effetti di piani e programmi sull’ambiente”. La Direttiva riconosce l’importanza della valutazione dei piani a livello ambientale in quanto “(4) […] garantisce che gli effetti dell’attuazione dei piani e dei programmi in questione siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro adozione” e “(5) l’adozione di procedure di valutazione

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ambientale … dovrebbero andare a vantaggio delle imprese, fornendo un quadro più coerente in cui operare inserendo informazioni pertinenti in materia ambientale nell’iter decisionale.” Viene inoltre posta l’attenzione sulla necessità di una maggiore partecipazione all’iter decisionale dei diversi soggetti competenti: “(15) allo scopo di contribuire ad una maggiore trasparenza dell’iter decisionale nonché allo scopo di garantire la completezza e l’affidabilità delle informazioni su cui poggia la valutazione, occorre stabilire che le autorità responsabili per l’ambiente ed il pubblico siano consultate durante la valutazione dei piani e dei programmi e che vengano fissate scadenze adeguate per consentire un lasso di tempo sufficiente per le consultazioni”. Infine viene affrontato anche un altro problema, che emerge frequentemente in materia di tutela ambientale, ovvero la dimensione spaziale degli effetti ambientali di un piano. Raramente tali effetti possono essere racchiusi all’interno di uno specifico confine amministrativo, ma devono essere studiati rispetto ad un opportuno ambito al fine di una loro corretta valutazione e migliore gestione. La Direttiva fa riferimento agli Stati membri e ai confini transfrontalieri, ma l’osservazione ha la stessa valenza anche nel caso di ambiti più piccoli, in cui ugualmente vi siano più soggetti amministrativi deputati alla tutela dell’ambiente, come nel caso di un Comune, facente parte di una Comunità Montana, di una Provincia e di una Regione: “(6) I diversi sistemi di valutazione ambientale operanti nei diversi Stati membri dovrebbero prevedere una serie di norme procedurali comuni necessarie a contribuire ad un elevato livello di protezione dell’ambiente”. E ancora “(7) […] i sistemi di valutazione ambientale di piani e programmi applicati nella Comunità dovrebbero garantire adeguate consultazioni transfrontaliere quando l’attuazione di un piano o programma in preparazione in uno Stato membro potrebbe avere effetti significativi sull’ambiente di un altro Stato membro”. “(8) Occorre pertanto intervenire a livello comunitario in modo da fissare un quadro minimo per la valutazione ambientale che sancisca i principi generali del sistema di valutazione ambientale e lascia agli stati membri il compito di definire i dettagli procedurali tenendo conto del principio di sussidiarietà”.

1.3. La Legge Regionale 12/2005 e le specifiche successive Con la legge regionale 11 marzo 2005 n. 12 la Regione Lombardia ha dettato le nuove norme per il governo del territorio lombardo, nel rispetto dei criteri di sussidiarietà, adeguatezza, differenziazione, sostenibilità, partecipazione, collaborazione, flessibilità, compensazione ed efficienza, ridefinendo tra l’altro le competenze e gli strumenti relativi alla pianificazione territoriale. Il Titolo II della prima parte della legge definisce in particolare il significato e i contenuti degli strumenti di pianificazione, di livello comunale (Piano di Governo del Territorio), provinciale (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) e regionale (Piano Territoriale Regionale).

L’art. 4 della legge regionale , in attuazione alla direttiva dell’Unione europea 2001/42/CE in materia di VAS stabilisce quanto segue: “(Valutazione ambientale dei piani) 1. Al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente, la Regione e gli enti locali, nell’ambito dei procedimenti di elaborazione ed approvazione dei piani e programmi di cui alla direttiva 2001/42/CEE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente e successivi atti attuativi, provvedono alla valutazione ambientale degli effetti derivanti dall’attuazione dei predetti piani e programmi. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, il Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, approva gli indirizzi generali per la valutazione ambientale dei piani, in considerazione della natura, della forma e del contenuto degli stessi. La Giunta regionale provvede agli ulteriori adempimenti di disciplina, in particolare definendo un sistema di indicatori di qualità che

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permettano la valutazione degli atti di governo del territorio in chiave di sostenibilità ambientale e assicurando in ogni caso le modalità di consultazione e monitoraggio, nonché l’utilizzazione del SIT. 2. Sono sottoposti alla valutazione di cui al comma 1 il piano territoriale regionale e i piani territoriali di coordinamento provinciali, il documento di piano di cui all’articolo 8, nonché le varianti agli stessi. La valutazione ambientale di cui al presente articolo è effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua adozione o all’avvio della relativa procedura di approvazione. 3. Per i piani di cui al comma 2, la valutazione evidenzia la congruità delle scelte rispetto agli obiettivi di sostenibilità del piano e le possibili sinergie con gli altri strumenti di pianificazione e programmazione; individua le alternative assunte nella elaborazione del piano o programma, gli impatti potenziali, nonché le misure di mitigazione o di compensazione, anche agroambientali, che devono essere recepite nel piano stesso.”

Dall’articolato si legge quindi che il PGT, nonché le sue varianti, sono sottoposti a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente. Dalla lettura del comma 3 poi si evince che la legge regionale attribuisce alla VAS il compito di evidenziare la congruità delle scelte rispetto agli obiettivi di sostenibilità del piano e le possibili sinergie con gli altri strumenti di pianificazione e programmazione, di individuare le alternative assunte nella elaborazione del piano, gli impatti potenziali, nonché le misure di mitigazione o di compensazione che devono essere recepite nel piano stesso.

In attuazione dell’art. 4 della L.R. 12/2005, i riferimenti normativi che Regione Lombardia ha prodotto sino ad ora in termini di indirizzi generali e criteri per la valutazione ambientali di piani e programmi sono:

• d.c.r. 13 marzo 2007 n. VIII/351 “Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi in attuazione del comma 1 dell’art. 4 della legge regionale 11 marzo 2005, n. 12” . Tale atto contiene un primo elenco di piani e programmi da sottoporre a valutazione e lo schema generale del processo metodologico‐ procedurale integrato di pianificazione e di VAS. Questo primo documento regionale definisce: 3. Integrazione della dimensione ambientale nei piani e programmi 3.1.‐ L’applicazione della direttiva e l’introduzione della valutazione ambientale di piani e programmi (di seguito VAS) nel nostro ordinamento comportano un significativo cambiamento nella maniera di elaborare i piani e programmi (di seguito P/P), in quanto essi devono: ‐ permettere la riflessione sul futuro da parte di ogni società e dei suoi governanti e nel contempo aumentare sensibilmente la prevenzione, evitando impatti ambientali, sociali ed economici negativi; ‐ essere effettuata il più a monte possibile, durante la fase preparatoria del P/P e anteriormente alla sua adozione o all'avvio della relativa procedura legislativa; ‐ essere integrata il più possibile nel processo di elaborazione del P/P; ‐ accompagnare il P/P in tutta la sua vita utile ed oltre attraverso un’azione di monitoraggio. 3.2.‐ La VAS va intesa come un processo continuo, che si estende lungo tutto il ciclo vitale del P/P. Il significato chiave della VAS è costituito dalla sua capacità di integrare e rendere coerente il processo di pianificazione orientandolo verso la sostenibilità. Una prima forma di integrazione è rappresentata dall’interazione positiva e creativa tra la pianificazione e la valutazione durante tutto il processo di impostazione e redazione del P/P; il dialogo permanente permette aggiustamenti e miglioramenti continui, che si riflettono nel prodotto finale rendendolo molto più consistente e maturo. Altre forme di integrazione imprescindibili sono la comunicazione e il coordinamento tra i diversi enti e organi dell’amministrazione coinvolti nel P/P; l’utilità di tale comunicazione diventa maggiore nelle decisioni di base circa il contenuto del piano o programma. Infine, l’integrazione nella considerazione congiunta degli aspetti ambientali, sociali ed economici; la forte tendenza alla compartimentazione del sapere rende difficile la realizzazione di analisi integrate, che tuttavia

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permettono l’emergere di conoscenze utili e interessanti quanto quelle che derivano dalle analisi specialistiche. 3.3.‐ Nella gestione dei presenti indirizzi e negli ulteriori atti in attuazione della legge per il governo del territorio, si dovrà porre particolare attenzione, considerando che P/P pur soggetti a valutazione ambientale, attengono a natura e contenuti, in alcuni casi, molto diversi tra di loro, aspetto questo che comporta flessibilità e diversificazione di approccio, pur nella comune ottica di perseguire la valutazione degli effetti sull’ambiente dell’atto di pianificazione e programmazione. 3.4.‐ L’autorità competente per la VAS e l’autorità proponente collaborano in ogni momento del procedimento al fine di assicurare l’integrazione degli elementi valutativi e la speditezza ed efficacia del procedimento. In particolare al fine di: o dare applicazione al principio di integrazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale nelle politiche settoriali; o individuare un percorso metodologico e procedurale, stabilendo le modalità della collaborazione, le forme di consultazione da attivare e i soggetti competenti in materia ambientale ed il pubblico da consultare; o definire le informazioni da includere nel rapporto ambientale e del loro livello di dettaglio; o verificare la qualità del rapporto ambientale e la congruenza del piano/programma con le informazioni e gli obiettivi del rapporto ambientale; o individuare le necessità e le modalità di monitoraggio. 4.‐ Ambito di applicazione 4.1 I P/P elaborati dalla Regione e dagli enti locali ai sensi dell’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva, richiamata dal comma 1 dell’articolo 4 della legge per il governo del territorio, come individuati dai successivi punti 4.2 e 4.3, sono soggetti a VAS secondo le modalità previste dal successivo punto 5.0. 4.2 E’ effettuata una valutazione ambientale per tutti i P/P : a) elaborati per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, e che definiscono il quadro di riferimento per l'autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della direttiva 85/337/CEE; b) per i quali, in considerazione dei possibili effetti sui siti, si ritiene necessaria una valutazione ai sensi degli articoli 6 e 7 della direttiva 92/43/CEE. 4.3 I P/P indicati alla lettera a) del precedente punto 4.2 individuati nell’allegato A. Tale elenco è meramente compilativo e non esaustivo. 4.4 I siti indicati alla lettera b) del precedente punto 4.2 comprendono le Zone di Protezione Speciale – ZPS (direttiva 79/409/CEE) e i Siti di Importanza Comunitaria – SIC (Direttiva Habitat), che costituiscono la rete ecologica europea “Natura 2000” istituita dalla Direttiva 92/43/CEE. L’individuazione e la classificazione delle ZPS e l’individuazione dei SIC è contenuta nei provvedimenti specifici elaborati dalle rispettive autorità preposte. 4.5 L’ambito di applicazione, relativamente al settore della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, è stato specificato dal comma 2 dell’articolo 4 della legge per il governo del territorio, precisando che sono sempre soggetti a valutazione ambientale i seguenti piani e le loro varianti: - piano territoriale regionale; - piani territoriali regionali d’area; - piani territoriali di coordinamento provinciali; - documento di piano. 4.6 Per i P/P che determinano l’uso di piccole aree a livello locale e le modifiche minori, come definiti con provvedimento dalla Giunta regionale, si procede alla verifica di esclusione secondo le modalità previste dal successivo punto 5.0, al fine di determinare se possono avere significativi effetti sull’ambiente.”

• d.g.r. 27 dicembre 2007 n. VIII/6420 “Valutazione ambientale di piani e programmi – ulteriori adempimenti di disciplina in attuazione dell’articolo 4 della legge regionale 11 marzo 2005, n. 12 e degli indirizzi generali per la valutazione ambientale dei piani e programmi approvati con delibera dal Consiglio

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regionale il 13 marzo 2007 atti n. VIII/351”. In tale documento lo schema generale della precedente delibera è “adattato ” alla specificità del piano cui si riferisce : in particolare il riferimento alle procedure di valutazione del PTCP sono quelle dell’allegato 1c, mentre l’allegato 2 della delibera fornisce ulteriori e aggiuntive indicazioni del coordinamento della procedura di VAS con quelle di VIA e VIC.

 D.g.r. 30 dicembre 2009 n. 8/10971 “ Determinazione della procedura di valutazione ambientale di piani e programmi – VAS (art( 4, l.r. n. 12/2005; d.c.r. n. 351/2007) – Recepimento delle disposizioni di cui al d.lgs. 16 gennaio 2008, n. 4 modifica, integrazione e inclusione di nuovi modelli.

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2 LO SCHEMA DEL PERCORSO METODOLOGICO E PROCEDURALE DI VALUTAZIONE AMBIENTALE

I procedimenti per la formazione del Piano di Governo del Territorio e per la Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) sono stati avviati rispettivamente con Deliberazione della Giunta Comunale n. 175 del 02 Novembre 2007. Si è quindi individuato quale percorso metodologico procedurale da seguire nella VAS del Documento di Piano, quello descritto dalla “Determinazione della procedura per la Valutazione Ambientale di Piani e Programmi” con D.G.R. n. VIII/6420 del 27 dicembre 2007 e D.g.r. 30 dicembre 2009 n. 8/10971 “ Determinazione della procedura di valutazione ambientale di piani e programmi – VAS (art( 4, l.r. n. 12/2005; d.c.r. n. 351/2007) – Recepimento delle disposizioni di cui al d.lgs. 16 gennaio 2008, n. 4 modifica, integrazione e inclusione di nuovi modelli. La VAS del DdP verrà effettuata secondo le seguenti fasi: 1. avviso di avvio del procedimento; 2. individuazione dei soggetti interessati e definizione delle modalità di informazione e comunicazione; 3. elaborazione e redazione del DdP e del Rapporto Ambientale; 4. messa a disposizione; 5. convocazione conferenza di valutazione; 6. formulazione parere ambientale motivato; 7. adozione del DdP; 8. pubblicazione e raccolta osservazioni; 9. formulazione parere ambientale motivato finale e approvazione finale; 10. gestione e monitoraggio.

La Valutazione Ambientale VAS è stata avviata mediante pubblicazione dell’avvio del procedimento sull’Albo Pretorio e su WEB.

Con specifico atto formale sono stati individuati i soggetti direttamente coinvolti nel procedimento e la procedura adottata: 1) il Proponente, nonché Autorità procedente: arch. Alberto Mariani; 2) l’Autorità competente per la VAS: Geom. Sara Zuffellato nominata con delibera n. 164 del 23 Novembre 2010; 3) la Conferenza di valutazione, istituita con la finalità di acquisire elementi informativi e pareri dei soggetti/enti territorialmente e ambientalmente interessati e che si prevede articolata in almeno due sedute: I. la prima, di tipo introduttivo, volta ad illustrare il documento di scoping, la ricognizione dello stato di fatto dello schema di piano, gli orientamenti iniziali e gli obiettivi e ad acquisire pareri, contributi ed osservazioni nel merito; II. la seconda, conclusiva, è finalizzata a valutare la proposta di Piano e di Rapporto Ambientale, esaminare le osservazioni ed i pareri pervenuti, prendere atto degli eventuali pareri obbligatori previsti; 4) i soggetti/enti competenti convocati ad esprimersi nell’ambito dei lavori della Conferenza di valutazione: a) soggetti competenti in materia ambientale - ARPA Lombardia – Dipartimento di Cremona; - ASL; - Parco regionale del Serio; - Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Lombardia; - Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio; - Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia; DOCUMENTO DI PIANO RAPPORTO AMBIENTALE 8

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b) enti territorialmente interessati - Regione Lombardia – Direzione Generale Territorio e Urbanistica; - Regione Lombardia – Direzione Generale U.O.; - Provincia– Settore Assetto Territoriale Parchi e V.I.A.; - Comuni confinanti: Crema, , , , ; - Autorità di Bacino del Fiume Po; c) altri enti/autorità con specifiche competenze, funzionalmente interessati (per esempio): - Enel Distribuzione S.p.A.; - Enel So.le; - Telecom Italia S.p.A.; - Consorzio irriguo Roggia Babbiona; d) altri enti/soggetti con specifiche competenze, funzionalmente interessati al processo si informazione/partecipazione: - Scuole; - Associazioni; - Parrocchie; - Sindacati; - Forze politiche; - Società di servizi trasporti e reti; - Imprenditoria; - Commercio; - Agricoltura;

5) il Comune di Offanengo ha attivato iniziative di informazione e di partecipazione dei Cittadini, degli altri Enti, soggetti pubblici e privati e del pubblico, mediante il coinvolgimento di: - Cittadini; - Comuni limitrofi; - Associazioni di categoria (degli industriali, degli agricoltori; dei commercianti, degli esercenti, dei costruttori edili,…); - Associazioni varie di cittadini ed altre autorità che possano avere interesse ai sensi dell’art. 9, comma 5, del D.Lgs. n.152/2006; e che per garantire la massima partecipazione e il miglior grado di coinvolgimento, sono stati e verranno utilizzati i mezzi di comunicazione ritenuti più idonei.

Il processo di partecipazione, che costituisce uno degli elementi qualitativi più importanti della VAS, è supportato da forme di comunicazione, di informazione e di consultazione. Quest’ultimo aspetto si realizza attraverso la conferenza di valutazione, ambito istruttorio sostanzialmente destinato ad acquisire i pareri dei soggetti interessati nonché gli elementi informativi volti a costruire un quadro conoscitivo condiviso per quanto concerne i limiti e le condizioni per uno sviluppo sostenibile, articolato in almeno due sedute. Nella prima seduta, con la presentazione del documento di scoping predisposto da autorità procedente in collaborazione con autorità competente, si raccolgono osservazioni, pareri e proposte di modifica e integrazione che costituiranno oggetto dello sviluppo della formazione del Piano e della valutazione ambientale. Per consentire la partecipazione più allargata possibile anche da parte del pubblico al processo decisionale avviato sulla formazione del Piano di Governo del Territorio, si ritiene opportuno promuovere nell’approssimarsi delle Conferenze di Valutazione forme di comunicazione a mezzo stampa e quotidiani per poter accedere alla maggior parte dei possibili interessati anche non istituzionali.

Nella prima Conferenza di Valutazione, di tipo introduttivo, convocata il giorno venerdì 7 novembre 2008 alle ore 9:30, rivolta agli Enti competenti in materia ambientale, agli Enti territorialmente interessati è stato illustrato il documento di scoping, la ricognizione dello stato di fatto dello schema di piano, gli orientamenti iniziali e gli obiettivi e ad acquisire pareri.

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La documentazione relativa al procedimento di Valutazione ambientale è resa disponibile sul portale web della Provincia di Cremona “RUP – Rete unitaria della Provincia di Cremona”, e comunque sempre disponibile in versione cartacea presso l’Ufficio Tecnico del Comune.

Nella fase di elaborazione e redazione del DdP, l’autorità competente per la VAS collabora con l’autorità procedente nello svolgimento delle seguenti attività: − individuazione di un percorso metodologico e procedurale, stabilendo le modalità della collaborazione, le forme di consultazione da attivare, i soggetti competenti in materia ambientali e il pubblico da consultare; − definizione dell'ambito di influenza del DdP (scoping) e definizione della caratteristiche delle informazioni che devono essere fornite nel Rapporto Ambientale; − elaborazione del Rapporto Ambientale; − costruzione/progettazione del sistema di monitoraggio.

Scoping – conferenza di valutazione (prima seduta). L’autorità procedente in collaborazione con l’autorità competente per la VAS predispongono un documento di scoping. Ai fini della consultazione il documento viene inviato ai soggetti individuati con l’atto formale reso pubblico e presentato in occasione della prima seduta della conferenza di valutazione, occasione in cui si raccolgono osservazioni, pareri e proposte di modifica e integrazione. Il documento di scoping contiene:  lo schema del percorso metodologico procedurale definito;  una proposta di definizione dell’ambito di influenza del DdP;  una proposta della portata delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale.

Elaborazione del Rapporto Ambientale. L’autorità procedente d’intesa con l’autorità competente per la VAS elaborano il Rapporto Ambientale. Le informazioni da fornire, ai sensi dell’articolo 5 della Direttiva 2001/42/CE, sono quelle elencati nell’allegato I della citata Direttiva: a. illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del DdP e del rapporto con altri pertinenti P/P; b. aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l’attuazione del DdP; c. caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; d. qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al DdP, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE; e. obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al DdP, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale. f. possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori; g. misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del DdP; h. sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o mancanza di knowhow) nella raccolta delle informazioni richieste; i. descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio; j. sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.

La Sintesi non tecnica è un documento di grande importanza in quanto costituisce il principale strumento di informazione e comunicazione con il pubblico. In tale documento devono essere sintetizzate / riassunte, in

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linguaggio il più possibile non tecnico e divulgativo, le descrizioni, questioni, valutazioni e conclusioni esposte nel Rapporto Ambientale.

Proposta di DdP e Rapporto Ambientale – conferenza di valutazione (seduta finale). L’autorità procedente invia la proposta di DdP e Rapporto Ambientale per la consultazione ai soggetti individuati con l’atto formale reso pubblico i quali si esprimeranno nell’ambito della conferenza di valutazione.

Per il reperimento delle informazioni necessarie il Documento di Piano ed il Rapporto Ambientale si avvalgono in via prioritaria di dati ed elaborazioni reperibili nei sistemi informativi di livello sovracomunale, finalizzando il quadro delle conoscenze alla determinazione delle dinamiche in atto, delle maggiori criticità del territorio e delle sue potenzialità. Facendo riferimento agli obiettivi di rilevanza ambientale dei piani territoriali sovraordinati (PTR e PTCP), il Rapporto Ambientale del PGT deve in particolare evidenziare: a. le modalità di recepimento e di adeguamento alle peculiarità del territorio comunale b. l’integrazione con gli obiettivi specifici di interesse locale c. la coerenza delle azioni e degli interventi di piano.

Deve inoltre dimostrare come nella definizione degli obiettivi quantitativi di sviluppo il Piano fornisca concrete risposte agli obiettivi prioritari di: ∙ riqualificazione del territorio ∙ minimizzazione del consumo di suolo ∙ utilizzazione ottimale delle risorse territoriali ed energetiche ∙ ottimizzazione della mobilità e dei servizi

Messa a disposizione. L’autorità procedente mette a disposizione presso i propri uffici e pubblica su WEB/ SIVAS la proposta di DdP, il Rapporto Ambientale e la sintesi non tecnica, per 60 giorni. L’Autorità procedente dà notizia dell’avvenuta messa a disposizione della proposta di DdP e di Rapporto Ambientale mediante pubblicazione all’Albo Pretorio. L’autorità competente, in collaborazione con l’autorità procedente, trasmette ai soggetti competenti in materia ambientale e agli enti territorialmente interessati il DdP ed il Rapporto Ambientale al fine dell’espressione del parere, che deve essere inviato entro quarantacinque giorni dalla messa a disposizione, all’autorità competente per la VAS ed all’autorità procedente.

La documentazione relativa al Rapporto Ambientale, alla Sintesi non Tecnica e al Documento di Piano sono state messe a disposizione sul portale web della Provincia di Cremona “RUP – Rete unitaria della Provincia di Cremona”, sul sistema informativo lombardo dei piani e programmi www.cartografia.regione.lombardia.it/sivas/. Ed in forma cartacea presso gli uffici comunali..

Convocazione conferenza di valutazione. La conferenza di valutazione, è convocata dall’autorità procedente, d’intesa con l’autorità competente per la VAS, secondo le modalità definite nell’atto formale. La conferenza di valutazione deve articolarsi almeno in due sedute, la prima introduttiva e la seconda di valutazione conclusiva. La prima seduta è convocata per effettuare una consultazione riguardo al documento di scoping predisposto al fine di determinare l’ambito di influenza del DdP, la portata e il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale, nonché le possibili interferenze con i Siti di rete Natura 2000 (SIC e ZPS). La conferenza di valutazione finale è convocata una volta definita la proposta di DdP e Rapporto Ambientale. La documentazione viene messa a disposizione ed inviata ai soggetti competenti in materia ambientale e agli enti territorialmente interessati, prima della conferenza. Se necessario alla conferenza di valutazione partecipa l’autorità competente in materia di SIC e ZPS. Di ogni seduta della conferenza è predisposto apposito verbale (vedi in allegato).

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La seconda Conferenza di Valutazione, convocata successivamente al deposito e prima dell’adozione (26 OTTOBRE 2010), è rivolta agli Enti competenti in materia ambientale, agli Enti territorialmente interessati ed è volta ad illustrare il Rapporto Ambientale e la Proposta di Documento di Piano, gli obiettivi specifici e le azioni strategiche, la loro valutazione e le proposta di piano di monitoraggio e ad acquisire pareri, contributi ed osservazioni in merito. La documentazione relativa al Piano di Governo del Territorio (Documento di Piano, Piano dei Servizi e Piano delle Regole) e alla sua Valutazione Ambientale (rapporto Ambientale e Sintesi non Tecnica) è resa disponibile sul portale web della Provincia di Cremona “RUP – Rete unitaria della Provincia di Cremona”, e comunque sempre disponibile in versione cartacea presso l’Ufficio Tecnico del Comune.

Formulazione parere motivato. L’autorità competente per la VAS, d’intesa con l’autorità procedente, alla luce della proposta di DdP e di Rapporto Ambientale, formula il parere motivato, che costituisce presupposto per la prosecuzione del procedimento di approvazione del DdP. A tale fine, sono acquisiti: − il verbale della conferenza di valutazione, comprensivo eventualmente del parere obbligatorio e vincolante dell’autorità competente in materia di SIC e ZPS, − i contributi delle eventuali consultazioni transfrontaliere, − le osservazioni e gli apporti inviati dal pubblico. Il parere motivato può essere condizionato all'adozione di specifiche modifiche ed integrazioni della proposta del DdP valutato. L’Autorità procedente, in collaborazione con l’Autorità competente per la VAS, provvede, ove necessario, alla revisione del piano alla luce del parere motivato espresso.

Adozione del DdP e informazione circa la decisione. L’autorità procedente adotta il DdP comprensivo della dichiarazione di sintesi, volta a: − illustrare il processo decisionale seguito (schema metodologico procedurale); − esplicitare il modo in cui le considerazioni ambientali sono state integrate nel DdP e come si è tenuto conto del Rapporto Ambientale e delle risultanze di tutte le consultazioni; − in particolare illustrare quali sono gli obiettivi ambientali, gli effetti attesi, le ragioni della scelta dell’alternativa di DdP e il sistema di monitoraggio; − descrivere le modalità di integrazione del parere ambientale nel DdP. Il parere motivato e il provvedimento di adozione e la relativa documentazione sono trasmessi in copia integrale ai soggetti interessati che hanno partecipato alle consultazioni. Contestualmente l’autorità procedente provvede a dare informazione circa la decisione.

Deposito e raccolta delle osservazioni. L’autorità procedente provvede a : a. depositare nella segreteria comunale e su WEB per un periodo continuativo di trenta giorni, gli atti di PGT con particolare riferimento a: − il DdP adottato corredato da Rapporto Ambientale e Sintesi non Tecnica; − il parere motivato; − la dichiarazione di sintesi; − il sistema di monitoraggio; b. dare comunicazione del deposito degli atti di cui alla lettera a), sul Bollettino Ufficiale della Regione e su almeno un quotidiano o periodico a diffusione locale; c. comunicare l’avvenuto deposito ai soggetti competenti in materia ambientale e agli enti territorialmente interessati, con l’indicazione dell’indirizzo WEB e delle sedi dove può essere presa visione della documentazione integrale; d. depositare la sintesi non tecnica, in congruo numero di copie, presso gli uffici della Provincia e della Regione, con indicazione delle sedi e dell’indirizzo WEB ove può essere presa visione della documentazione integrale;

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Entro i termini previsti dalle specifiche norme di PGT, di cui all’art. 13, l.r. 12/2005, e comunque non inferiori a quarantacinque giorni dalla pubblicazione della notizia di avvenuto deposito, chiunque ne abbia interesse può prendere visione della proposta di piano o programma e del relativo Rapporto Ambientale e presentare proprie osservazioni, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi.

Approvazione definitiva, formulazione parere motivato finale e dichiarazione di sintesi finale. Conclusa la fase di deposito e raccolta delle osservazioni, l’autorità procedente e l’autorità competente per la VAS esaminano e controdeducono le eventuali osservazioni pervenute e formulano il parere motivato e la dichiarazione di sintesi finale. In presenza di nuovi elementi conoscitivi e valutativi evidenziati dalle osservazioni pervenute, l’autorità procedente provvede all’aggiornamento del DdP e del Rapporto Ambientale e dispone, d’intesa con l’autorità competente per la VAS, la convocazione di un’ ulteriore conferenza di valutazione, volta alla formulazione del parere motivato finale. In assenza di osservazioni presentate l’autorità procedente, d’intesa con l’autorità competente per la VAS, nella dichiarazione di sintesi finale attesta l’assenza di osservazioni e conferma le determinazioni assunte. Il provvedimento di approvazione definitiva del DdP motiva puntualmente le scelte effettuate in relazione agli esiti del procedimento di VAS e contiene la dichiarazione di sintesi finale. Gli atti del DdP: − sono depositati presso la segreteria comunale ed inviati per conoscenza alla provincia ed alla regione; − acquistano efficacia con la pubblicazione dell’avviso della loro approvazione definitiva sul BURL; − sono pubblicati per estratto sul WEB. Gli atti del DdP approvati (DdP, Rapporto Ambientale, Sintesi non Tecnica), la Dichiarazione di sintesi finale e il provvedimento di approvazione definitiva devono essere inviati, in formato digitale, alla Regione Lombardia.

Gestione e monitoraggio. In questa fase, come previsto nel sistema di monitoraggio, vi sono le valutazioni periodiche dei possibili effetti significativi sull’ambiente delle eventuali varianti di DdP che dovessero rendersi necessarie, anche sotto la spinta di fattori esterni. La gestione del DdP può essere considerata come una successione di procedure di screening delle eventuali modificazioni parziali del DdP, a seguito delle quali decidere se accompagnare o meno l’elaborazione delle varianti con il procedimento di VAS.

Le modalità procedurali di svolgimento della valutazione ambientale sul piano e sulle sue integrazioni sono sinteticamente tradotte nello schema operativo seguente, nel quale sono indicate inoltre le tappe di svolgimento di alcune fasi processuali. Schema generale ‐ Valutazione Ambientale VAS

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3 IL DOCUMENTO DI PIANO 3.1. I contenuti Il documento di piano ha definito il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del comune di Offanengo, anche sulla base delle proposte dei cittadini singoli o associati e tenuto conto degli atti di programmazione provinciale (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Cremona).

Il documento di piano ha delineato, inoltre, il quadro conoscitivo del territorio comunale, come risultante dalle trasformazioni avvenute, individuando i grandi sistemi territoriali:  il sistema della mobilità su gomma e su ferro e delle infrastrutture ad essa connesse,  le aree a rischio o vulnerabili, sottoposte a vincoli paesaggistici, ambientali o idrogeologici,  il sistema dei beni di interesse paesaggistico o storico‐monumentale,  il sistema socio‐economico, dei servizi e commerciale,  il sistema del tessuto edilizio consolidato,  il sistema delle aree agricole; e ogni altra emergenza del territorio che vincoli la trasformabilità del suolo e del sottosuolo:  le fasce di rispetto stradale ;  le fasce di rispetto del reticolo idrico minore;  le aree boscate, così come individuate dal Piano di Indirizzo Forestale della Provincia di Cremona,  le fasce di tutela delle risorse idriche potabili,  le aree sottoposte a Vincolo Idrogeologico,  i corridoi ecologici  la fascia di rispetto cimiteriale,  le fasce di rispetto ed i corridoi per i tracciati degli elettrodotti.

Sulla base degli elementi suddetti, il documento di piano ha individuato gli obiettivi di sviluppo, miglioramento e conservazione che abbiano valore strategico per la politica territoriale, indicando i limiti e le condizioni in ragione dei quali siano ambientalmente sostenibili e coerenti con le previsioni ad efficacia prevalente di livello sovracomunale.

Il documento di piano ha inoltre determinato gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo del PGT, tenendo conto della riqualificazione del territorio, della minimizzazione del consumo del suolo in coerenza con l’utilizzazione ottimale delle risorse territoriali, ambientali ed energetiche, della definizione dell’assetto viabilistico e della mobilità, nonché della possibilità di utilizzazione e miglioramento dei servizi pubblici e di interesse pubblico o generale, anche a livello sovracomunale. Il documento di piano ha individuato gli ambiti di trasformazione, definendone gli indici urbanistico‐edilizi in linea di massima, le vocazioni funzionali e i criteri di negoziazione, nonché i criteri di intervento, preordinati alla tutela ambientale, paesaggistica e storico–monumentale, ecologica, geologica, idrogeologica e sismica, laddove in tali ambiti siano comprese aree qualificate a tali fini nella documentazione conoscitiva.

Il documento di piano ha individuato i principali elementi caratterizzanti il paesaggio ed il territorio, definendo altresì specifici requisiti degli interventi incidenti sul carattere del paesaggio e sui modi in cui questo viene percepito. Il documento di piano ha infine definito i criteri di premialità e compensazione. Quanto elencato sopra si ritrova nella copiosa documentazione che costituisce il Documento di Piano: la Relazione descrittiva, gli elaborati grafici conoscitivi e prescrittivi e le Norme Tecniche d’Attuazione.

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ELABORATI PRESCRITTIVI

DP ‐ P1 Norme Tecniche di Attuazione DP – P2 Vincoli tutele e salvaguardie (aggiornamento a livello comunale) DP – P3 Consumo di suolo 1:5.000 DP – P4a) Previsioni di piano 1:10.000 DP – P4b) Previsioni di piano 1:5.000 DP – P5 Previsioni di piano – Fattibilità geologica 1:5.000 DP ‐ P6 Classi di sensibilità paesistica 1: 5.000 (Carta del paesaggio) ELABORATI CONOSCITIVI DP – C7 Relazione illustrativa del Documento di Piano DP – C8 Mobilità esistenti 1:5.000 DP – C9 Mosaico dei piani 1: 20.000 DP – C10 Stato di attuazione del PRG vigente 1: 5.000 DP – C11 Catasti storici DP – C12 Evoluzione sistema insediativo 1: 5.000 DP – C13 Assetto del tessuto urbano edificato – centro 1:2.000 DP – C14 Uso del suolo (DUSAF) 1: 5.000 DP – C15 Proposte di inserimento 1: 5.000 DP – C16a) Estratto PRESCRIZIONI PTCP 1: 5000 (rete ecologica) DP – C16b) Estratto PRESCRIZIONI PTCP 1: 5000 (ambiti agricoli strategici) DP – C17 Carta Rilevanze Paesistiche 1: 5.000

ELABORATI VAS

RA 1 Rapporto ambientale RA2 Sintesi non tecnica

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3.2. Gli obiettivi e le azioni L’obiettivo principale che l’Amministrazione Comunale di Offanengo ha inteso perseguire affrontando la redazione di questo nuovo Piano di Governo del Territorio, è la riqualificazione, la tutela e la valorizzazione del territorio in tutti i sistemi che lo compongono: della residenza, delle attività produttive e terziarie, dei servizi al cittadino, dell’agricoltura e paesistico‐ambientale. Le previsioni insediative del vigente PRG del 2001 e successive varianti, sono state raggiunte solo in parte e le espansioni, residenziali, ma soprattutto produttive, risultano inattuate o attuate solo in parte. Non fanno eccezione i piani di recupero PR tradotti nel PGT 2010, in parte come piani attuativi (PA) e in parte, per i nuclei di antica formazione, associando l’intervento ad una specifica categoria di operatività per unità minima d’intervento. Vengono riconfermati due ambiti di espansione residenziale (C1e , C1g) e ben 5 ambiti di espansione produttiva polifunzionale (D3b,D3c, D3d, D3e, D3f), non attuati dal precedente PRG; cinque ambiti di trasformazione a carattere prevalentemente residenziale (C1a, C1b, C1c, C1e, C1g), a completamento degli insediamenti esistenti, si prevede possano essere prevalentemente a destinazione residenziale ma con una possibilità commerciale per servizi di vicinato. Come sopra detto, oltre all’obiettivo della riqualificazione del tessuto urbano residenziale consolidato l’obiettivo fondamentale del PGT è quello di un vero e proprio ridisegno e potenziamento del sistema dei servizi visto in termini di qualità più che di quantità. Per ultimo ma non per questione d’importanza la realizzazione di un progetto di rete ecologica che ora vede come unico corridoio di secondo livello il fiume Serio morto, il PGT ne individua due ulteriori, uno composto dal connubio roggia Babbiona e Pallavicina e un altro dalla roggia Zemia con l’individuazione di sentieri paesistici percorribili per il raggiungimento ed il collegamento ed il miglioramento della possibilità di raggiungere località significative. L’amministrazione comunale inoltre, interpretando perfettamente lo spirito della legge di governo del territorio che incentiva la pianificazione negoziata, si è trovata impegnata a concertare con l’operatore privato le condizioni di attuabilità dei comparti di trasformazione, riuscendo in questo modo a prevedere la cessione dei cosiddetti standard di qualità, in termini di monetizzazione o di diretta realizzazione di opere e servizi per la comunità di Offanengo. Si porta in evidenza inoltre un’altra scelta illuminata dell’Amministrazione Comunale che ha investito risorse nell’impegnare un folto gruppo di professionisti nella redazione, oltre che dello strumento principale per il governo del territorio e della sua valutazione ambientale, anche di piani di settore che affrontano nel dettaglio temi sensibili quali quelli della vulnerabilità geologica, idrogeologica e sismica del territorio di Offanengo, della tutela della salute dei cittadini dall’inquinamento acustico, delle attività commerciali, dell’adeguata strutturazione dei servizi nel sottosuolo (fognature, adduzione dell’acqua potabile, elettricità, ….). La documentazione prodotta costituisce una banca dati conoscitiva importante, che è fondamentale non disperdere ma continuare ad aggiornare, e che si è tradotta in vincoli e rispetti a tutela del territorio e dei cittadini e in proposte progettuali che alzeranno il livello qualitativo della vita a Offanengo. Questo bagaglio di informazioni multidisciplinari sarà a disposizione di tutti i cittadini che fossero interessati a conoscere meglio il proprio paese, di chiunque debba intervenire sul territorio e dell’amministrazione che si dovrà esprimere su scelte strategiche e di dettaglio riguardanti i multidisciplinari aspetti del governo del territorio. L’Amministrazione comunale infine sta valutando di strutturare un vero e proprio Sistema Informativo comunale, che costituirà la banca dati delle informazioni suddette e di tutto ciò che si volesse implementare in seguito, consultabile dagli amministratori, dal personale degli uffici comunali e, su web, anche da tutti gli operatori e i cittadini interessati. Di seguito vengono elencati sinteticamente gli obiettivi specifici promossi dall’Amministrazione comunale attraverso le azioni di pianificazione territoriale esplicitate nel Piano di Governo del Territorio in corso di elaborazione. Con una tabella incrociata si trasferisce l’informazione di come gli obiettivi vengono tradotti in azione, in modo anche trasversale. DOCUMENTO DI PIANO RAPPORTO AMBIENTALE 17

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OBIETTIVI GENERALI DI PIANO (OGP) OBIETTIVI SPECIFICI DI PIANO (OSP) OGP.A1 Orientare la OSP.A1.1 Individuazione di aree di possibile espansione tramite la localizzazione delle sovrapposizione delle eccellenze ambientali e dei vincoli sul espansioni insediative territorio verso zone a OSP.A1.2 Miglioramento complessivo della dotazione di servizi maggiore compatibilità OSP.A1.3 Potenziamento del sistema dei servizi legati alle dinamiche ambientale insediative ed alla dotazione attuale OGP.A2 Contenere il consumo OSP.A2.1 Contenimento del consumo di suolo di suolo delle OSP.A2.2 Riuso compatibile del patrimonio storico espansioni insediative OGP.3 Recuperare il OSP.A3.1 Recuperare il patrimonio edilizio e insediativo non utilizzato

INSEDIATIVO patrimonio

insediativo edilizio e insediativo non utilizzato SISTEMA

OGP.A4 Conseguire forme OSP.A4.1 Miglioramento del margine urbano e riorganizzazione della

A. compatte delle aree forma urbana verso un sistema compatto urbane

OBIETTIVI GENERALI DI PIANO (OGP) OBIETTIVI SPECIFICI DI PIANO (OSP) OGP.B1 Armonizzare le infrastrutture con OSP.B1.1 Armonizzare le infrastrutture con le polarità le polarità insediative insediative OGP.B2 Orientare la localizzazione delle OSP.B2.1 Verificare le aree maggiormente compatibili con infrastrutture verso zone a l’inserimento di una nuova infrastruttura. maggior compatibilità ambientale OGP.B3 Razionalizzare le nuove OSP.B3.1 Razionalizzare nuove infrastrutture con quelle infrastrutture con quelle esistenti esistenti al fine di ridurre i consumi di suolo e al fine di ridurre i consumi di contenere la frammentazione territoriale suolo e contenere la frammentazione territoriale OGP.B4 Ridurre i livelli di congestione del OSP.B4.1 Valorizzazione della mobilità ciclopedonale

INFRASTRUTTURALE traffico OSP.B4.2 Verificare il livello di incidentalità ed indirizzare gli interventi allo scopo di ridurre le criticità della rete. OSP.B4.3 Valutazione del servizio di trasporto pubblico locale SISTEMA (TPL) B.

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OBIETTIVI GENERALI DI PIANO (OGP) OBIETTIVI SPECIFICI DI PIANO (OSP) OGP.C1 Valorizzare i centri storici e gli OSP.C1.1 Creazione di una normativa che salvaguardi la edifici di interesse culturale struttura insediativa locale storico culturale e che allo stesso tempo sappia indirizzare verso una giusta ricerca tipologica.

OSP.C1.2 Istituzione della commissione del paesaggio OSP.C1.3 Introduzione di sistemi di incentivi volti a favorire le giuste pratiche edilizie e scelte virtuose

AMBIENTALE OSP.C1.4 Relazione della Carta di sensibilità paesistica che ‐ indica livelli di modalità di tutela e di intervento OGP.C2 Recuperare il patrimonio edilizio OSP.C2.1 Incentivare il recupero per funzioni d’interesse rurale abbandonato o degradato pubblico o rappresentative per le cascine in PAESISTICO

abbandono OGP.C3 Realizzazione della rete ecologica OSP.C3.1 Recupero degli equipaggiamenti a verde (filari, siepi provinciale e macchie boscate) all’interno degli ambiti agricoli. SISTEMA OGP.C4 Valorizzare fontanili e zone umide OSP.C4.1 Valorizzazione ed incremento delle aree verdi fruibili

A. con individuazione delle eccellenze di carattere ambientale OGP.C5 Recupero delle aree degradate e OSP.C5.1 Individuazione di nuove aree verdi fruibili valorizzazione delle valenze OSP.C5.2 Recupero delle aree soggette a degrado urbano paesistico naturalistiche

OBIETTIVI GENERALI DI PIANO (OGP) OBIETTIVI SPECIFICI DI PIANO (OSP)

OGP.D1 Contenere il rischio alluvionale OSP.D1.1 Tutelare e valorizzare il reticolo idrico minore

OSP.D1.2 Identificare le aree di maggior vulnerabilità TERRITORIALI

OGP.D2 Contenere il rischio industriale OSP.D2.1 Limitare la nuova offerta produttiva come risposta a delle esigenze locali RISCHI

OGP.D3 Contenere il rischio sismico OSP.D3.1 Contenere i fenomeni di rischio D.

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AZIONI A.1 POTENZIAMENTO E NUOVA REALIZZAZIONE DEI NUOVI POLI SCOLASTICO, SPORTIVO, CULTURALE E SANITARIO A.2 RECUPERO DELLA CASCINA MOLINO VENTURINO

A.3 REALIZZAIONE DI NUOVE PISTE CICLO‐PEDONALI: a. LUNGO VIA CIRCONVALLAZIONE NORD – SU NUOVA SEDE b. LUNGO VIA CIRCONVALLAZIONE SUD – SU SEDE ESISTENTE c. VIA LORENZO DE GASPERI – SU SEDE ESISTENTE d. VIA C. CAVOUR – SU SEDE ESISTENTE A.4 TRASFORMAZIONE RESIDENZIALE a. ambito C1a b. ambito C1b c. ambito C1c d. ambito C1d e. ambito C1e f. ambito C1f g. ambito C1g A.5 TRASFORMAZIONE POLIFUNZIONALE a. D3a b. D3b c. D3c d. D3d e. D3e f. D3f g. D3g A.6 MESSA IN SICUREZZA DEGLI INCROCI a. N. 2 rotatorie sulla S.P. 235 “Brescia‐Pavia” b. N. 1 rotatoria sulla “Gronda sud” A.7 RIQUALIFICAZIONE VIE COMUNALI (piantumazione, pavimentazione, arredo urbano, marciapiedi) A.8 REDAZIONE PIANI DI SETTORE a. zonizzazione acustica b. piano geologico A.9 IMPLEMENTAZIONE SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE COMUNALE (SIT) A.10 PREVISIONE DI PROGETTO DI RETE ECOLOGICA

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A.1 A.2 A.3 A.4 A.5 A.6 A.7 A.8 A.9 A.10 OSP.A1.1 OSP.A1.2 OSP.A1.3 OSP.A2.1 OSP.A2.2 OSP.A3.1 OSP.A4.1

OSP.B1.1 OSP.B2.1 OSP.B3.1 OSP.B4.1 OSP.B4.2 OSP.B4.3

OSP.C1.1 OSP.C1.2 OSP.C1.3 OSP.C1.4 OSP.C2.1 OSP.C3.1 OSP.C4.1 OSP.C5.1 OSP.C5.2

OSP.D1.1 OSP.D1.2 OSP.D2.1 OSP.D3.1

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4 IL RAPPORTO CON ALTRI PIANI PERTINENTI 4.1. I Piani sovracomunali Il Piano di Governo del Territorio è lo strumento principale per la pianificazione comunale. Il governo del territorio si attua mediante una pluralità di piani, fra loro coordinati e differenziati, i quali, nel loro insieme, costituiscono la pianificazione del territorio stesso. A livello regionale il riferimento è il Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) , a livello provinciale è il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.). Essi hanno efficacia di orientamento, di indirizzo e coordinamento, fatte salve le previsioni che abbiano efficacia prevalente e vincolante, secondo quanto specificato dalla l.r. 12/05.

4.1.1. Il Piano Territoriale Regionale (P.T.R.)

Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato in via definitiva il Piano Territoriale Regionale con deliberazione del 19/01/2010, n.951. Il Piano ha acquisito efficacia dal 17 febbraio 2010. Il Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) costituisce atto fondamentale di indirizzo, agli effetti territoriali, della programmazione di settore della Regione, nonché di orientamento della programmazione e pianificazione territoriale dei comuni e delle province. La Regione con il PTR, sulla base dei contenuti del programma regionale di sviluppo e della propria programmazione generale e di settore, indica gli elementi essenziali del proprio assetto territoriale e definisce altresì, in coerenza con quest’ultimo, i criteri e gli indirizzi per la redazione degli atti di programmazione territoriale di province e comuni. Il PTR ha natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico ai sensi della vigente legislazione e a tal fine individua gli obiettivi e le misure generali di tutela paesaggistica da perseguire nelle diverse parti del territorio regionale, attivando la collaborazione pianificatoria degli enti locali. Le prescrizioni attinenti alla tutela del paesaggio contenute nel PTR sono cogenti per gli strumenti di pianificazione dei comuni, delle città metropolitane, delle province e delle aree protette e sono immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti di pianificazione. Il PTR può, altresì, stabilire norme di salvaguardia, finalizzate all’attuazione degli indirizzi e al raggiungimento degli obiettivi di qualità paesaggistica, applicabili sino all’adeguamento degli strumenti di pianificazione. Il PTR costituisce quadro di riferimento per la valutazione di compatibilità degli atti di governo del territorio di comuni, province, comunità montane, enti gestori di parchi regionali, nonché di ogni altro ente dotato di competenze in materia. Le previsioni del PTR concernenti la realizzazione di prioritarie infrastrutture e di interventi di potenziamento ed adeguamento delle linee di comunicazione e del sistema della mobilità, nonché inerenti all’individuazione dei principali poli di sviluppo regionale e delle zone di preservazione e salvaguardia ambientale, espressamente qualificate quali obiettivi prioritari di interesse regionale o sovraregionale hanno, qualora ciò sia previsto dal piano, immediata prevalenza su ogni altra difforme previsione contenuta nel PTCP ovvero nel PGT. In tal caso la previsione del piano costituisce disciplina del territorio immediatamente vigente, ad ogni conseguente effetto, quale vincolo conformativo della proprietà. Detta efficacia, e il connesso vincolo, decade qualora, entro cinque anni dalla definitiva approvazione del piano, non sia approvato il progetto preliminare dell’opera o della struttura di cui trattasi, conservando la previsione efficacia di orientamento e di indirizzo fino al successivo aggiornamento del piano.

Gli obiettivi proposti dal Piano derivano dalla sintesi dei principali orientamenti della programmazione nazionale e comunitaria, dalle previsioni del Programma Regionale di Sviluppo e dal dialogo con le pianificazioni di settore, attraverso un percorso di partecipazione e confronto con il territorio.

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Il territorio sempre più è punto di convergenza di temi cruciali per il futuro della regione, che corrispondono alle questioni di compatibilità tra crescita economica e qualità della vita nel suo complesso, in termini di ambiente, accessibilità, sicurezza, bellezza e paesaggio.

Il PTR si configura come un "patto" condiviso tra Regione ed Enti territoriali per contemperare le diverse esigenze locali e verificare la compatibilità con gli obiettivi di sviluppo territoriale più generale. In questo senso esso costituisce il punto di riferimento rispetto al quale le azioni sul territorio, da chiunque promosse, possano trovare un efficacie coordinamento.

L'efficacia del Piano sarà tanto più evidente quanto più sarà sostenuto, con azioni dirette e concrete, dalle istituzioni e dalle varie componenti della società (operatori economici e portatori di interesse).

Con tali presupposti, è evidente come la proposta di progetto territoriale definita dal PTR non possa essere semplicemente di tipo ordinatorio, cioè finalizzata a regolare le funzioni del "contenitore" spaziale delle attività umane, ma piuttosto di strumento che consenta di incidere su una nuova qualità complessiva del territorio, orientando e indirizzando le condizioni di trasformazione in termini di compatibilità e di migliore valorizzazione delle risorse, riconoscendo nel territorio stesso la risorsa primaria da salvaguardare.

Così inteso il Piano assume la duplice valenza di strumento di conoscenza strutturata delle caratteristiche, potenzialità e dinamiche della Lombardia, e di mezzo di orientamento e cooperazione finalizzato a dare corpo alle proposte maturate ai diversi livelli territoriali e a realizzare la coesione tra i molteplici interessi in gioco.

Il PTR propone un "progetto" da condividere per il territorio e restituisce l'immagine della regione che si vuole costruire, la Lombardia del futuro.

L’efficacia del PTR nel perseguire gli obiettivi si appoggia soprattutto sul concorso delle azioni e delle politiche che vengono messe in campo settorialmente e dai vari livelli del governo del territorio. L’idea di un piano che costantemente si aggiorna quanto a misure e strumenti operativi, fondati però su un sistema di obiettivi precisi, condivisi e di ampio respiro (i tre macro‐obiettivi e i 24 obiettivi del PTR), presenta notevoli vantaggi nel garantire la flessibilità dell’azione e la possibilità di cogliere via via le migliori opportunità che il complesso delle politiche pubbliche o degli interventi privati innescano sul territorio. E’ in quest’ottica incrementale che vengono individuate le linee d’azione del PTR. I 24 obiettivi del PTR vengono declinati secondo due punti di vista, tematico e territoriale.

I temi individuati, anche in coerenza con i fattori ambientali e i fattori di interrelazione individuati parallelamente nella procedura di Valutazione Ambientale, sono: − Ambiente (Aria, cambiamenti climatici, acqua, suolo, flora, fauna e biodiversità, rumore e radiazioni,…) − Assetto Territoriale (mobilità e infrastrutture, equilibrio territoriale, modalità di utilizzo del suolo, rifiuti,….) − Assetto economico/produttivo (industria, agricoltura, commercio, turismo, innovazione, energia, rischio industriale,…) − Paesaggio e Patrimonio Culturale (paesaggio, patrimonio culturale e architettonico,…) − Assetto sociale (popolazione e salute, qualità dell’abitare, patrimonio ERP,…)

I Sistemi Territoriali sono: − Sistema metropolitano − Montagna − Sistema Pedemontano − Laghi − Pianura Irrigua

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− Fiume Po e grandi fiumi di pianura.

I Sistemi Territoriali che il PTR individua non sono ambiti e ancor meno porzioni di Lombardia perimetrate rigidamente, bensì costituiscono sistemi di relazioni che si riconoscono e si attivano sul territorio regionale, all’interno delle sue parti e con l’intorno. Essi sono la chiave territoriale di lettura comune quando si discute delle potenzialità e debolezze del territorio, quando si propongono misure per cogliere le opportunità o allontanare le minacce che emergono per il suo sviluppo. Per ciascun Sistema vengono evidenziati i tratti e gli elementi caratterizzanti che lo contraddistinguono rispetto agli altri. Ciascun comune, provincia, ente con competenze per il governo del territorio, ma anche ogni altro soggetto pubblico o privato, fino al singolo cittadino, devono identificare nei sei sistemi proposti il proprio ambito di azione o di vita e confrontare il proprio progetto o capacità d’azione con gli obiettivi che per ciascun Sistema del PTR vengono proposti.

Gli obiettivi territoriali del PTR, proposti per i sei Sistemi Territoriali, non si sovrappongono agli obiettivi tematici, ma sono ad essi complementari, rappresentando le priorità specifiche dei vari territori. Così come avviene per gli obiettivi tematici, anche quelli territoriali si declinano in linee d’azione (o misure).

La grande varietà dei paesaggi a cui le attività degli uomini hanno dato vita deriva dalla diversità degli ambienti geografici, dalle differenti vocazioni economiche che hanno svolto un ruolo decisivo nel plasmare le varie aree e, infine, dagli spostamenti interni della popolazione e dai profondi cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni nella vita di relazione e nei modelli di vita. Si possono tuttavia delineare alcune tipologie fondamentali di paesaggi: – il paesaggio della montagna, nel quale si distinguono i paesaggi prealpini e quelli alpini così come i paesaggi dell’alta e della bassa montagna; – il paesaggio delle colline e delle morene; – il paesaggio della fascia centrale, della pianura, dove andrebbero distinti il paesaggio dell’alta pianura asciutta da quello della bassa pianura irrigua; – il paesaggio lacustre, diverso comunque a seconda che si consideri il lago d’Iseo, il lago d’Idro o il lago di Garda.

4.1.1. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.)

Le trasformazioni che la presenza umana ha indotto nel territorio, hanno costantemente rappresentato segnali di appartenenza e di riconoscibilità del proprio ambiente per i vari corpi sociali che nei diversi paesaggi hanno abitato. Non di rado alla percezione dei paesaggi connotati dalle trasformazioni indotte dalla presenza umana si è accompagnato un senso di armonia e bellezza che si associa invece in termini più drammatici e dinamici alle emergenze naturali (cime e picchi, masse d’acqua scorrenti). Questo equilibrio si è rotto nel periodo cosiddetto “moderno” a causa del gigantismo delle trasformazioni (espansioni urbane, strade, centrali idroelettriche, fabbriche, ecc.) tuttavia conservando volontà d’espressione ed inserimento armonico dei vari manufatti. Il periodo “contemporaneo” sembra invece pervaso dall’ineluttabilità di una estensiva e mediocre trasformazione in senso urbano laddove sembrano essere del tutto abbandonate volontà espressive e di rapporti coerenti con il contesto.

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La ricerca della riconoscibilità porta alla ricerca di differenze, di segnali negli oggetti edilizi che attirino l’attenzione che comunichino “originalità”: l’effetto, dato il moltiplicarsi degli oggetti edilizi, è una specie di rumore di fondo che comunica un senso di non appartenenza. Val la pena, per non omologare la percezione di tutto il territorio in un esteso senso di fastidio, coltivare le differenze e le coerenze, nel senso della chiarezza di distinzione tra ciò che è naturale o semi‐naturale e ciò che è urbano. Ai fini della ricognizione degli elementi costitutivi del paesaggio nella loro varietà di segni connotativi, si è tenuto conto dei sistemi e singole componenti delineate dalla DGR 2121 del 15.3.2006 (Allegato B), nonché della normativa (CAPO III) ed appendice “D” del PTCP (variante), che consentono l’identificazione di tali elementi, ne segnalano il grado di sensibilità e vulnerabilità ed indicano, esemplificatamene, alcune categorie di trasformazione compatibili con la conservazione degli elementi connotativi considerati. Tali elementi e categorie sono state quindi adattate alla realtà locale, facendo emergere ovvero integrando contenuti od elementi significativi e tipici del territorio. Gli stessi elementi paesaggistici sono stati osservati e caratterizzati in base ai seguenti parametri:

evoluzione e dissesti di carattere naturale parzialmente o totalmente indotti da interventi antropici; trasformazioni a seguito di mutamento delle condizioni economiche e quindi del rapporto d’uso, compreso l’abbandono; cambiamento dei modelli culturali, antropologici e figurativi che configurano il “giudizio di valore” relativo all’elemento costitutivo. In relazione alla peculiarità percettiva insita nel concetto di paesaggio si ritiene opportuno dare rilievo alle considerazioni di percepibilità degli elementi considerati in relazione al contesto. Il criterio di valutazione percettiva dovrà essere applicato anche nelle valutazioni di compatibilità degli interventi proposti, sia che si tratti di elementi di forte caratterizzazione e di notevole percepibilità (obliterazione di connotazione), sia che si tratti di accostamento di nuovi manufatti che si sovrappongano percettivamente al contesto in modo dissonante (effetto intrusivo). Un possibile effetto “obliterativo” può manifestarsi ad esempio nel caso di sostituzione del manto di copertura in coppi di un edificio appartenente ad un contesto con presenza prevalente di tale elemento di caratterizzazione. Mentre un effetto intrusivo può manifestarsi ad esempio a seguito proposta di realizzazione di un edificio dimensionalmente estraneo al contesto costituito in modo preponderante e caratterizzante da edifici di altezza ed estensione dei fronti contenute, percepibili come visione panoramica d’insieme. Per dare una struttura ordinata alla fase analitica, gli elementi costitutivi considerati sono stati organizzati secondo quattro fondamentali categorie tematiche : il sistema geomorfologico e naturalistico; il sistema antropico. Il territorio provinciale è caratterizzato dalla morfologia tipica della pianura padana, costituita dal livello fondamentale della pianura composta da un piano generale terrazzato debolmente inclinato da nord ovest a sud est che collega la fascia ai piedi delle alpi alla valle del fiume po, solcato a diversi gradi di profondità da valli fluviali ed interessato da alcuni rilievi minimi quali dossi e pianalti. Il paesaggio assume connotazioni diverse in base ai tre circondari della Provincia, quello del Cremasco è caratterizzato da paesaggi agrari tradizionali della campagna irrigua del Serio Morto e dell’Adda morta, come indicati dal PTPR. Sono comprese in questo circondario le Valli dell’Adda, del Moso e del Serio Morto e la fascia dei fontanili e delle risorgive ed il Pianalto di Romanengo o della Melotta.

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Nel complesso, il paesaggio agricolo tradizionale è caratterizzato in particolar modo dal sistema di regimazione idraulica e dai fontanili, e dalla presenza di siepi e filari lungo i corsi d’acqua e le strade campestri. Questi elementi caratteristici sono tuttavia in diminuzione,si osserva la tendenza ad abbattere i filari rimasti e gli elementi di parcellizzazione dei campi, i fontanili tendono a scomparire per interramento dovuto a manutenzione insufficiente o del tutto assente, o per guadagnare terreno agricolo. Il territorio del Cremasco in questo senso sembra risultare ancora l’area più integra in cui sono ancora diffusi i fontanili e le cortine arboree

Figura 1 Gli ambiti paesistico‐territoriali omogenei

Con il piano territoriale di coordinamento provinciale la provincia definisce gli obiettivi generali relativi all’assetto e alla tutela del proprio territorio connessi ad interessi di rango provinciale o sovracomunale o costituenti attuazione della pianificazione regionale; sono interessi di rango provinciale e sovracomunale quelli riguardanti l’intero territorio provinciale o comunque quello di più comuni. Il PTCP è atto di indirizzo della programmazione socio‐economica della provincia ed ha efficacia paesaggistico–ambientale. Hanno efficacia prescrittiva e prevalente sugli atti del PGT le seguenti previsioni del PTCP:

‐ le previsioni in materia di tutela dei beni ambientali e paesaggistici; ‐ la tutela e valorizzazione del patrimonio agricolo tramite il rispetto degli ambiti agricoli strategici; ‐ l’indicazione della localizzazione delle infrastrutture riguardanti il sistema della mobilità, qualora detta localizzazione sia sufficientemente puntuale, alla scala della pianificazione provinciale, in rapporto a previsioni della pianificazione o programmazione regionale, programmazioni di altri enti competenti, stato d’avanzamento delle relative procedure di approvazione, previa definizione di atti d’intesa, conferenze di servizi, programmazioni negoziate. Il piano individua espressamente le previsioni localizzative aventi tale efficacia. In caso di attribuzione di efficacia localizzativa, la previsione del piano, oltre che prescrittiva nei confronti della pianificazione comunale, costituisce disciplina del territorio immediatamente vigente, ad ogni conseguente effetto quale vincolo conformativo della proprietà. Detta efficacia, e il connesso vincolo, decade qualora, entro cinque anni dalla definitiva approvazione del piano, non sia approvato il progetto preliminare dell’opera o della struttura di cui trattasi. In tal

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caso, la previsione localizzativa conserva efficacia di orientamento e di indirizzo fino al successivo aggiornamento del piano; ‐ la individuazione degli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico, di cui all’articolo 15, comma 4 della l.r. 12/05, fino alla approvazione del PGT. Tale individuazione ha efficacia prevalente, nei limiti della facoltà dei comuni di apportarvi, in sede di redazione del piano delle regole, rettifiche, precisazioni e miglioramenti derivanti da oggettive risultanze riferite alla scala comunale; ‐ l’indicazione, per le aree soggette a tutela o classificate a rischio idrogeologico e sismico, delle opere prioritarie di sistemazione e consolidamento, nei soli casi in cui la normativa e la programmazione di settore attribuiscano alla provincia la competenza in materia con efficacia prevalente.  4.2. I Piani di settore comunale

4.2.1. Componente geologica, idrogeologica e sismica (estratto dallo “Studio della Componente Geologica, Idrogeologica e sismica” del territorio comunale di Offanengo, incarico affidato alla società C.P.U.srl supportato dal geol. Mattia Lucchi)

Il comune di Offanengo risulta dotato di un precedente studio geologico, approvato dalla Direzione Generale Territorio ed Urbanistica, si è proceduto all’aggiornamento della carta della fattibilità geologica, all’analisi e valutazione degli effetti sismici di sito in Lombardia finalizzate alla definizione dell’aspetto sismico nel piano di governo del territorio comunale secondo quanto previsto dal d.m. 14/01/2008, dall’ordinanza del presidente del consiglio dei ministri n. 3274 del 20/03/2003, dalla d.g.r. n. 14964 del 07/11/2003 e dalla d.g.r. del 28/05/08 n. 8/7374. Lo studio è stato fatto anche per la determinazione delle aree di salvaguardia dei pozzi pubblici per approvvigionamento idropotabile

Lo studio offre al processo progettuale di pianificazione urbanistica del territorio comunale gli elementi conoscitivi indispensabili all’individuazione delle potenzialità, vocazioni e vulnerabilità del territorio sotto il punto di vista geologico, con specifico riferimento alla prevenzione del rischio ed alla mitigazione del dissesto idrogeologico ed ambientale.

Gli specifici aspetti presi in esame hanno riguardato la geologia, litologia, stratigrafia, geomorfologia, pedologia, idrografia, idrogeologia, idraulica, sismica, geotecnica e geologia ambientale.

4.2.2. Zonizzazione acustica comunale

Il Comune di Offanengo provvederà alla redazione della zonizzazione acustica comunale a seguito dell’approvazione del PGT.

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5 LO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE

Il Comune di Offanengo non possiede una base conoscitiva strutturata. E’ fondamentale, per il futuro, che l’Amministrazione comunale si faccia carico di razionalizzare almeno le basi informative che vengono prodotte all’interno del Comune, in modo da disporre di quelle informazioni necessarie per la valutazione in itinere del Piano e, nel prosieguo, dare luogo a quel circuito virtuoso: informazione conoscenza trasformazioni monitoraggiostrategie ed azioni che permettono di perseguire la logica di un piano dinamico e sostenibile. Nel futuro, dopo la strutturazione delle banche dati, è fondamentale mantenerne una buona qualità che corrisponde, essenzialmente, ad una adeguata cadenza temporale di aggiornamento del dato e del metadato (informazioni in ordine al dato che ne permettono una corretta interpretazione e che danno conto del suo grado di rappresentatività della realtà o di un fenomeno; ovvero ne permettono l’utilizzo), ed alla loro implementazione in relazione alle tematiche di maggiore interesse del comune e del territorio di riferimento.

5.1. L’aria

5.1.1. Riferimenti normativi Per inquinamento atmosferico s’intende “ogni modifica dell’aria atmosferica dovuta all’introduzione nella stessa di una o di più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da ledere o costituire un pericolo per la salute umana o per la qualità dell’ambiente, oppure tali da ledere i beni materiali o compromettere gli usi legittimi dell’ambiente” La nascita delle politiche e delle azioni di contrasto dell’alterazione della qualità dell’aria viene comunemente fatta risalire agli anni ’50 del secolo scorso. Sull’onda dell’evidenza dei crescenti problemi sanitari legati all’inquinamento dell’aria, l’Italia approva la prima normativa nazionale di settore, la legge 13 luglio 1966 n. 615: “Provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico”. La legge si concentrò sul controllo delle sorgenti di inquinamento individuando tre fonti: impianti termici, impianti industriali, veicoli a motore. Nonostante il pericolo sanitario rappresentato dagli episodi acuti, la legge n. 615 non prevedeva la costruzione di reti di monitoraggio a tutela della salute della popolazione. Pochi anni dopo la Lombardia poté promulgare la legge regionale del 23 agosto 1974 n. 49: Interventi per il controllo e la prevenzione dell’inquinamento atmosferico ed acustico per gli anni 1974‐75. La legge, oltre a finanziare le amministrazioni provinciali per l’acquisto di apparecchiature destinate ai Servizi di analisi e controllo dell’inquinamento atmosferico dei LPIP, prevede finalmente interventi a sostegno del controllo pubblico della qualità dell’aria. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 marzo 1983 fissa per la prima volta standard di qualità dell’aria in ambiente esterno. Sulla base di questi nuovi impulsi e di specifici finanziamenti regionali, la provincia di Cremona nell’autunno 1984 assegnò al CISE, prestigioso istituto di ricerca scientifico con sede a Segrate (MI) compartecipato da ENEL e altri soggetti pubblici, l’incarico di progettare una rete di centraline per il controllo dell’inquinamento atmosferico sul proprio territorio provinciale. Lo studio, consegnato nel giugno 1985, definì l’ossatura della rete provinciale di monitoraggio della qualità dell’aria di Cremona, così come la conosciamo oggi. Nel 1999, con l’istituzione dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA Lombardia), tutte le rete provinciale sono trasferite al nuovo soggetto.

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Da allora ogni anno l’ARPA provvede a redigere un rapporto sulla qualità dell’aria (RQA), di seguito prenderemo in considerazione il RQA del 2007 comparando poi i dati tra le emissioni provinciali e quelle in dettaglio sul comune di Offanengo.

Nella Provincia di Cremona il trasporto su strada costituisce la principale fonte di inquinamento per buona parte degli inquinanti e come si evidenzia dalla tabella 2.4 e dai grafici della figura 2.1, contribuisce a circa

un terzo delle emissioni di CO2 (28%), un sesto a quelle di COV (16%), e a buona parte delle emissioni di NOx

(43%), PM10 (24%), e CO (45%). Accanto al trasporto su strada si colloca, tratto caratteristico di un territorio storicamente votato alle attività agricole e zootecniche, il macrosettore agricoltura, che contribuisce, da

solo, alla quasi totalità delle emissioni inquinanti di CH4 (78%), N2O (86%), NH3 (99%) e sostanze Acidificanti (75%).

Questo settore contribuisce inoltre per più di un quarto del totale (26%) alla emissioni di CO2 eq.

Tabella 2.1.3 ‐ ARPA Lombardia ‐ Regione Lombardia. Inventario Emissioni in Aria (INEMAR) nella provincia di Cremona nel 2005 ‐ dati finali aprile 2007

CO2 acidif. Macrosettori SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2.5 PM10 PTS eq O3 (H+)

t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno kt/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno kt/anno t/anno kt/anno Produzione energia e trasform. combustibili 2226 658 17 17 40 469 44 56 63 77 483 825 84 Combustione non industriale 92 890 1658 466 6754 898 85 13 298 308 321 934 3493 23 Combustione industriale 238 1271 81 598 1187 493 29 2.5 46 65 72 515 1770 35 Processi produttivi 48 97 3046 6.1 10 28 2.5 1.2 21 55 65 29 3165 3.7 Estrazione e distribuzione 391 4616 97 456 combustibili Uso di solventi 0.4 37 4949 6.4 1.0 1.2 3.2 3.9 35 4995 0.9 Trasporto su strada 26 4319 2166 108 7562 840 31 129 262 324 395 852 8268 102 Altre sorgenti mobili e macchinari 35 2486 416 11 1174 196 77 0.5 349 367 388 220 3578 55 Trattamento e smaltimento rifiuti 6.5 102 1.2 2779 2.6 35 10 7.0 0.5 0.5 0.5 97 165 2.8 Agricoltura 113 32 30238 37 1708 16040 48 122 249 1164 597 946 Altre sorgenti e assorbimenti 770 28 18 18 18 774 Totale 2672 9974 13528 38840 16802 2960 1986 16195 1099 1326 1589 4427 28088 1253

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5.1.2. Qualità dell’aria nel comune di Offanengo I dati sull’inquinamento atmosferico per tipo d’inquinante sono ricavabili dal database dell’INEMAR (INventario EMissioni ARia), progettato per realizzare l'inventario delle emissioni in atmosfera, ovvero stimare le emissioni a livello comunale dei diversi inquinanti, per ogni attività della classificazione Corinair e tipo di combustibile.

5.1.2.1. Principali inquinanti presenti in atmosfera La rete di rilevamento della qualità dell’aria regionale è attualmente composta da 137 stazioni fisse che, per mezzo di analizzatori automatici forniscono dati in continuo ad intervalli temporali regolari (generalmente a cadenza oraria). Le postazioni sono distribuite su tutto il territorio regionale in funzione della densità abitativa territoriale e della tipologia di territorio stesso. Le tipologie di emissioni considerate dall’inventario sono: "diffuse", cioè distribuite sul territorio; "puntuali", ossia fonti di inquinamento localizzabili geograficamente; "lineari", ad esempio le strade.

Gli inquinanti atmosferici considerati dall’inventario sono:

 ossidi di zolfo (SOx);  ossidi di azoto (NOx);  composti organici volatili (COV);

 metano (CH4);  monossido di carbonio (CO);

 anidride carbonica (CO2);  protossido d’azoto (N2O);  ammoniaca (NH3);  polveri con diametro inferiore ai 10 mm (PM10);  polveri con diametro inferiore ai 2.5 mm (PM2.5);

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 polveri totali sospese (PTS).  Precursori dell’ozono (PREC OZ)

Dal grafico sottostante possiamo individuare quali macrosettori contribuiscano in maniera sostanziale alle emissioni in atmosfera di un dato inquinante, ad esempio vediamo che il metano (CH4) viene diffuso prevalentemente dal macrosettore dell’agricoltura e dall’estrazione e distribuzione di combustibile. Responsabile della presenza di una percentuale di ammoniaca (NH3) all’interno dell’atmosfera è il macrosettore dell’agricoltura mentre per il monossido di carbonio (CO) invece ritroviamo come causa principale il trasporto su strada e la combustione non industriale. I composti organici volatili (COV) sono inseriti all’interno dell’atmosfera principalmente dai processi produttivi e dall’uso di solventi, mentre per quanto riguarda i precursori dell’ozono li ritroviamo fondamentalmente in tutti i macrosettori con una percentuale maggiore di emissioni per l’utilizzo di solventi, trasporto su strada, processi produttivi ed altre sorgenti mobili e macchinari.

Analizzando i singoli macrosettori possiamo identificare quale settore nel dettaglio contribuisce maggiormente all’emissione dell’inquinante all’interno dell’atmosfera. In relazione all’agricoltura troviamo maggiormente inquinante il settore della “fermentazione enterica” per quanto riguarda il metano e il settore “gestione dei reflui riferita ai composti azotati” per l’emissione di ammoniaca.

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Allo stesso modo dal settore è possibile risalire alle sue attività principali confrontando quale delle attività presenti sul territorio rappresenta la fonte maggiore delle emissioni in atmosfera .

Nel comune di Offanengo è possibile stabilire che nell’attività agricola, i settori maggiormente inquinanti sono quelli di controllo e gestione legati ai reflui zootecnici riferita ai composti azotati ed ai composti organici. Nel primo caso si ha un inquinamento dovuto principalmente all’introduzione in atmosfera di NH3 e nel secondo invece di ammoniaca, l’attività che contribuisce maggiormente all’inquinamento è l’allevamento suinicolo. Analizzando i dati di emissione per il macrosettore del trasporto su strada è possibile notare come il settore che produce maggior emissione di monossido di carbonio sia quello delle automobili e dei ciclomotori (>50m3).

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Questi due settori distribuiscono le loro emissioni nei modi descritti nei seguenti grafici, si evidenzia la grande parte di monossido di carbonio emesso dai motocicli, automobili e veicoli pesanti.

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Il rumore

Il comune di Offanengo è potenzialmente sensibile all’inquinamento acustico in quanto è attraversato al di sotto del centro del territorio comunale da un’arteria principale della viabilità provinciale : la SP 235 , longitudinalmente dalla s.p. 15 “Offanengo – Castelgabbiano.

Sp. 235 La strada s.p 235 (via circonvallazione Sud) e la strada sp 15, rappresentano sicuramente l’elemento più critico in termini di impatto acustico del comune di Offanengo e sulle quali si affacciano le principali attività produttive e di conseguenza tutte le cause di traffico di mezzi pesanti . Anche dagli studi elaborati per il “Piano integrato della mobilità” promosso dalla provincia di Cremona, Offanengo risulta essere, in particolare per gli impianti chimici, un territorio con la maggior concentrazione di autoveicoli merci con valori medi come di seguito.

Oltre a questa possibile fonte di rumore data dalla presenza di questa viabilità provinciale, nel territorio di Offanengo non sono presenti altre fonti di inquinamento acustico; la zonizzazione delle destinazioni funzionali del tessuto urbano risulta ben distinta e separata. Il Comune di Offanengo, a conclusione dell’iter di PGT predisporrà il Piano di zonizzazione acustica. DOCUMENTO DI PIANO RAPPORTO AMBIENTALE 34

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5.2. L’acqua

5.2.1. Acque superficiali Il comune di Offanengo è classificato dal piano d’ambito dell’Autorità territoriale ottimale all’interno del bacino 4 Adda‐Oglio caratterizzato dalla presenza di depositi fluvioglaciali mindeliani e rissiani, dotati di buona trasmissività nella parte alta e dalla presenza di depositi wurmiani di trasmissività decrescente verso sud. I contesti idrografico e idrogeolgico locali esprimono la complessità delle relazioni che legano il reticolo naturale alla fitta rete di canalizzazioni artificiali, ed entrambi alla falda idrica superficiale, in un rapporto reciproco di derivazione ed alimentazione. L’elemento principale dell’idrografia naturale è il fiume Serio, il cui letto si sviluppa in direzione nord‐sud a 1.5–2 km di distanza dal confine occidentale del Comune. Il suo bacino si estende in provincia di Cremona per 124 km2, scorrendo da nord a sud fino a , dove confluisce nel F. Adda. Gli elementi principali dell’idrografia artificiale a nord e a est, esternamente al confine comunale è rappresentata da naviglio civico di Cremona e dal Canale Vacchelli. L’altro elemento è costituito dai fontanili, che pur essendo un prodotto di regimazione artificiale, delimitano con il loro andamento la fascia naturale di emersione della falda freatica in superficie. Nel territorio comunale, i fontanili si originano e sviluppano lungo il margine orientale del Comune, in corrispondenza della zona morfologicamente depressa che caratterizza questa parte del territorio (cfr par . 1.2.2.1). Mentre per quanto riguarda il reticolo idrografico artificiale, i principali elementi presenti localmentesono: ‐ il Colatore Serio Morto, che scorre segnando il confine occidentale del Comune; ‐ le Rogge Babbiona e Pallavicina, che fluiscono lungo la parte centrale del Comune attraversandone il centro urbano; ‐ la Roggia Zemia Cremonese, che scorre in corrispondenza del confine orientale del Comune. L’andamento dei corsi d’acqua è generalmente in direzione nord‐sud; fontanili e rogge si sviluppano ed affluiscono nel sottobacino del Serio Morto .

5.2.2. fontanili I fontanili rappresentano uno degli elementi idrografici più significativi del comune di Offanengo, originando anche alcuni dei corsi d’acqua che attraversano il territorio comunale. Oltre alla loro valenza in termini di risorsa idriche, essi originano degli importanti biotopi con vegetazione e fauna tipiche. I fontanili sono formati dall’emergenza della falda freatica in depressioni nel terreno. Tale emergenza può avvenire naturalmente per affioramento della superficie freatica (nel caso si parla di risorgive) o essere indotta artificialmente tramite l’infissione di tubi forati che intercettano la falda. Il fontanile è caratterizzato da tre elementi distinti: la testa o “capofonte”, l’asta ed il canale drenante (in gergo denominato “riflesso”). La testa è una depressione scavata nel terreno, avente profondità sufficiente a raggiungere la superficie freatica. L’acqua scaturisce dal fondo della testa, da numerose polle che normalmente vengono incamiciate con cilindri di cemento o tini in rovere (diametro compreso fra 50 e 120 cm – tine). In alternativa vengono anche utilizzati tubi in ferro tubi norton) del diametro di 8‐ 15 cm e lunghezza di 10‐ 12 metri, infissi nel terreno. Ognuno dei tubi o delle tine rappresenta una “polla” o “scaturigine”. L’acqua vene poi convogliata nell’asta o “collo di fontana”, una breve strozzatura che mette in comunicazione la testa con il canale drenante.

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Le acque dei fontanili godono di un isolamento termico legato alla loro origine ipogea, che consente di mantenere temperature variabili dai 10‐ ai 15° C con escursioni di 3‐ 4° C nel corso dell’anno. Questo particolare regime termico è molto importante per la reazione di biotopi particolare e, nei tempi passati, per la pratica agricola della marcita. La loro disponibilità idrica (portata), non è costante nel tempo ma è influenzata dalle condizioni di alimentazione della falda freatica. Risente quindi di tutti quei fattori che regolano le oscillazioni della superficie piezometrica, tra questi si ricordano i principali: le condizioni meteorologiche, le irrigazioni e i prelievi diretti dalla falda per i diversi scopi (industriale, civile ed agricolo). Nel comune di Offanengo i fontanili sono stati censiti complessivamente n. 6 fontanili significativi, localizzati lungo il confine nordorientale del comune che, come precedentemente evidenziato, originano alcuni dei corsi d’acqua che attraversano l’intero territorio comunale. Spostandosi in senso orario, lungo i confine comunale orientale, si trovano:

due fontanili si trovano in località Ronchi, uno ad ovest della cascina e l’altro poco distante verso la roggia Zemia che originano entrambi la roggia Castelleona;

Altri due fontanili minori uno nei pressi della Ca’ nova dalla quale si origina il Rio Favallo e l’altro nei pressi della cascina Cantarana dalla quale si diparte lo scolo Lizzolo adibita a piccola riserva naturale attrezzata in modo quasi spontaneo con sentieri che permettono di avvicinarsi all’acqua e a zone di sosta.

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Gli ultimi due si trovano nella zona nord‐ovest del territorio comunale nelle vicinanze della sp 15.

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5.2.3. Capacità protettiva nei confronti delle acque sotterranee e superficiali La capacità di protezione che i suoli possono offrire alle acque sotterranee e/o superficiali rappresenta una proprietà applicativa da tenere in debita considerazione per una corretta politica di tutela delle risorse idriche. Il grado di protezione nei confronti delle acque sotterranee esprime la capacità dei suoli di controllare il trasporto di inquinanti idrosolubili in profondità con le acque di percolazione in direzione delle risorse idriche sottosuperficiali. Le precipitazioni e, soprattutto l'irrigazione, sono considerate le principali fonti di acqua disponibile per la lisciviazione dei prodotti fitosanitari o dei loro metaboliti attraverso il suolo. La valutazione della capacità protettiva dei suoli assume pertanto una rilevanza particolare nelle aree ove vengono utilizzate tecniche irrigue a forte consumo di acqua. L'interpretazione fornita dall’Ersaf esprime la potenziale capacità del suolo di trattenere i fitofarmaci entro i limiti dello spessore interessato dagli apparati radicali delle piante e per un tempo sufficiente a permetterne la degradazione; non è invece riferita a specifici antiparassitari o famiglia di prodotti fitosanitari. Le proprietà pedologiche che rientrano nel modello interpretativo sono correlate con la capacità di attenuazione e il comportamento idrologico del suolo. Tali caratteristiche del suolo sono:  la permeabilità,  la profondità della falda,  la granulometria,  le proprietà chimiche (pH, CSC). Il modello prevede, in sintonia anche con criteri interpretativi analoghi utilizzati in Europa e negli Stati Uniti, la ripartizione dei suoli in tre classi di classi di capacità protettiva nei confronti delle acque profonde: elevata, moderata e bassa. I suoli in grado di offrire una migliore protezione alle acque sotterranee nei confronti dell’infiltrazione di sostanze inquinanti sono localizzati lungo una fascia di territorio, in sponda destra del Fiume Serio Morto, che corre lungo tutto il perimetro del Comune a confine con il comune di Crema. Per il resto il territorio comunale è caratterizzato da suoli in grado di offrire un grado di protezione moderato e soprattutto nell’intorno del perimetro del centro abitato si ha un valore particolarmente basso. Il grado di protezione nei confronti delle acque superficiali, complementare al precedente esprime la capacità dei suoli di controllare il trasporto di inquinanti con le acque di scorrimento superficiale in direzione delle risorse idriche di superficie. Gli inquinanti distribuiti sul suolo possono essere trasportati nelle acque che scorrono sulla superficie del suolo stesso, o in soluzione, o adsorbiti sulle particelle solide contenute in tali acque. Come la precedente, anche questa interpretazione ha carattere generale e consente la ripartizione dei suoli in tre classi a decrescente capacità protettiva. Molto spesso il comportamento idrologico dei suoli è tale che a capacità protettive elevate nei confronti delle acque superficiali corrispondono minori capacità protettive nei confronti delle acque sotterranee e viceversa. I suoli caratterizzati da un grado di capacità di protezione elevato sono diffusi lungo una fascia che ricopre l’intorno del tessuto edificato, mentre ad est, lungo la Roggia Zemia viene individuato un livello di capacità protettiva dei suoli delle acque superficiali relativamente basso.

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5.2.3.1. Piezometria L’ambito è caratterizzato da la buona resa dei pozzi, che garantisce della buona disponibilità idrica, consente il mantenimento di condizioni soddisfacenti sotto l’aspetto quantitativo su gran parte dell’area. Sono state elaborate due sezioni idrogeologiche (tavole 3 e 4) utilizzando le stratigrafie dei seguenti pozzi, fornite dalla Padania Acque S.p.A. di Cremona: Comune pozzo n. indirizzo

Offanengo 19062.0004 Via Alfieri Offanengo 19062.0007 Via Dante Alighieri Offanengo 19062.0008 Piazza Kennedy Ricengo 19079.0001 Loc. Bottaiano Izano 19054.0003 Via Barbieri 19072.0001 Via Borghetto Romanengo 19086.0005 Via XX settembre

I pozzi nelle sezioni sono indicati con il nome del Comune e il numero corrispondente all’ultima cifra del numero identificativo. Nelle due sezioni, tracciate con andamento NNW‐SSE (tav.3) ed WNW‐ESE (tav.4), sono state identificate tre unità idrogeologiche; dalla superficie in profondità: ‐ l’unità AP1, che si sviluppa con uno spessore medio di 20‐25 metri; ‐ l’unità AP2, che assume spessori variabili tra 20 e 70 metri; ‐ l’unità AP3, che viene documentata dalle stratigrafie dei pozzi Ricengo 1 e Izano 3 (tav. 3) fino alla profondtà di 180 metri dal piano campagna. Le variazioni di spessore dell’unità AP2 nelle due sezioni, e più in generale la diminuzione di spessore delle coperture sedimentarie fluvioglaciali verso nord‐est, sono legate allo sviluppo della dorsale di ‐Romanengo ‐Cumignano (Beretta G.P.et al. 1992), una struttura idrogeologica di culminazione del substrato poco permeabile, che si sviluppa parallelamente al corso del F. Serio, e che si manifesta in superficie con l’affioramento dei sedimenti Riss‐Mindel del terrazzo di Romanengo.

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5.2.1. Bacino 4 ADDA‐OGLIO NORD

Il bacino Adda‐Oglio è caratterizzato dalla presenza di depositi fluvioglaciali mindeliani e rissiani, dotati di buona trasmissività nella parte alta e dalla presenza di depositi wurmiani di trasmissività decrescente verso sud . Nei settori industrializzati (Crema, Cremona) si registra una leggera riduzione dei prelievi che porta a un lieve miglioramento dei bilanci di settore, si ha quindi in queste zone una situazione di compatibilità fra disponibilità e uso della risorsa idrica.

Il prelievo incide sul bilancio generale del settore in misura del 54%, contro un’incidenza del 60% registrata nel 1996, risulta quindi diminuito, costituendo comunque ancora un’importante voce del bilancio generale. Tuttavia la buona resa dei pozzi, che garantisce della buona disponibilità idrica, consente il mantenimento di condizioni soddisfacenti sotto l’aspetto quantitativo su gran parte dell’area.

Classe

ISTAT Comune Sottobacino Settore quantitativa 19066 OFFANENGO Romanengo 8 A

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5.3. Il suolo

Gli specifici aspetti presi in esame hanno riguardato la geologia, litologia, stratigrafia, geomorfologia, pedologia.

CARATTERI GEOPEDOLOGICI

Nella figura si riporta l’inquadramento dal punto di vista pedopaesaggistico del comune di Offanengo. Le principali sottoclassi in cui il territorio è suddiviso sono: LQ1 – Principali depressioni e testate legati a fontanili, con drenaggio molto lento per la presenza di una falda semipermanente prossima al piano campagna. Il raccordo con la superficie topografica avviene generalmente tramite scarpate a media acclività, a volte colonizzate da vegetazione di tipo arboreo‐ arbustivo. LQ4 – Superfici modali stabili meglio conservate a morfologia sub pianeggiante od ondulata, dotate di drenaggio mediocre o buono LG3 – Superfici ondulate o sub pianeggianti di transizione ai principali sistemi fluviali che, rispetto alle attigue superfici modali, sono generalmente costituite da materiali leggermente più grossolani. Si presentano lievemente ribassate e delimitate da orli di terrazzi convergenti o raccordate in lieve pendenza nella direzione dei solchi vallivi.

L’orlo di scarpata disegna, in quota, l’andamento della valle, con la quale definisce un rapporto percettivo biunivoco: infatti esso è ben visibile dal fondovalle e, allo stesso tempo, consente un’ampia e privilegiata percezione della stessa. Ciò ha indotto, soprattutto a livello insediativo, a sfruttare questa peculiarità, innescando spesso situazioni di rischio antropico.

LF1 – Dossi isolati al centro della pianura a debole convessità ad ampio raggio di curvatura, spesso dolcemente raccordati con la superficie modale per l’assenza di significative incisioni operate da corsi d’acqua attivi o fossili.

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Questa sottounità di paesaggio evidenzia come caratteristica peculiare la presenza di due fasce continue e subparallele di microrilievo. Queste fasce, individuate essenzialmente grazie alla lettura e all’interpretazione della carta geomorfologica di pianura, redatta su base topografica 1:50000 con equidistanza a 0,2 m, sono interpretabili come i paleo‐argini di un antico corso fluviale che qui scorreva in epoca pre‐romana. Quanto esposto è anche confermato dall’analisi delle litologie superficiali che interessano il territorio di questa sottounità, ed in particolare, della profondità del tetto del primo livello sabbioso. Infatti, le litologie, che più a Est ed a Ovest erano prevalentemente limo‐argillose, evidenziano un aumento in percentuale di materiali grossolani (sabbie e subordinatamente ghiaie fini). E’ da sottolineare che la situazione geolitologica descritta e il conseguente aumento della permeabilità primaria dei terreni evidenziano come quest’area rappresenti un sistema di ricarica per gli acquiferi superficiali. In questa sottounità di paesaggio le disposizioni sono quindi finalizzate sia alla tutela del livello freatico che alla tutela dell’insieme di microrilievi che individuano il sistema dei dossi di pianura. In particolare gli interventi non devono incidere negativamente sulle strutture positive e non devono alterare il tetto del livello freatico.

Le emergenze geologiche, idrogeologiche, geomorfologiche

Sono definite tre tipologie di suolo, distinte per profilo pedologico e capacità d’uso:

‐ l’unità 11 corrisponde alla tipologia di suoli definita “Dossi” e, nell’ambito comunale, rappresenta l’unità di minor valore agronomico relativo: è infatti caratterizzata dalla classe di capacità d’uso III/S corrispondente a suoli con limitazioni sensibili per bassa capacità in acqua disponibile. Questa sottounità di paesaggio evidenzia come caratteristica peculiare la presenza di due fasce continue e subparallele di microrilievo. Queste fasce, individuate essenzialmente grazie alla lettura e all’interpretazione della carta geomorfologica di pianura, redatta su base topografica 1:50000 con equidistanza a 0,2 m, sono interpretabili come i paleo‐argini di un antico corso fluviale che qui scorreva in epoca pre‐romana. Quanto esposto è anche confermato dall’analisi delle litologie superficiali che interessano il territorio di questa sottounità, ed in particolare, della profondità del tetto del primo livello sabbioso. Infatti, le litologie, che più a Est ed a Ovest erano prevalentemente limo‐argillose, evidenziano un aumento in percentuale di materiali grossolani (sabbie e subordinatamente ghiaie fini). E’ da sottolineare che la situazione geolitologica descritta e il conseguente aumento della permeabilità primaria dei terreni evidenziano come quest’area rappresenti un sistema di ricarica per gli acquiferi superficiali. In questa sottounità di paesaggio le disposizioni sono quindi finalizzate sia alla tutela del livello freatico che alla tutela dell’insieme di microrilievi che individuano il sistema dei dossi di pianura. In particolare gli interventi non devono incidere negativamente sulle strutture positive e non devono alterare il tetto del livello freatico.

− l’unità 13 corrisponde alla tipologia di suoli definita “Gadesco”, e possiede una migliore qualità agronomica della precedente, definita dalle classi LCC II/WS e III/W, corrispondenti rispettivamente a suoli con limitazioni lievi legate a drenaggio, profondità utile e tessitura dell’orizzonte superficiale e suoli con limitazioni sensibili legate al drenaggio.

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− l’unità 34 corrisponde alla tipologia di suoli definita “Vidolasco”; e presenta lo stesso livello di qualità agronomica dell’unità 13 (classi LCC II/WS e III/WS), con limitazioni da lievi a sensibili legate a drenaggio e profondità utile.

La distribuzione areale delle tipologie di suolo, ricalca i principali lineamenti risultanti dall’analisi morfologica e descritti nel par. 1.2.2.1. In particolare, si nota congruità di sviluppo tra l’unità 11 e l’alto morfologico localizzato nel quadrante sud‐occidentale del territorio comunale, e tra l’unità 34 e la depressione che si sviluppa lungo il lato orientale del confine comunale, all’interno della quale si concentrano i fenomeni di emersione della falda acquifera. Nel corso dei sopralluoghi, sono state descritte due sezioni geognostiche relative ad altrettanti profili di scavo per edilizia, la cui ubicazione è riportata nelle tavole 1 Nord e 1 Sud:

La litologia descritta nei due profili conferma la natura distale dei sedimenti fluvioglaciali (assenza di ciottoli e prevalenza delle frazioni fini nei depositi) e la loro variabilità laterale. In termini geologico applicativi, su terreni di questo tipo possono emergere problemi legati a variazioni laterali dello stato di addensamento del sedime, con conseguente innesco di fenomeni di cedimento differenziale degli orizzonti sottoposti a

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carico fondazionale, che possono svilupparsi molto lentamente nel caso di granulometrie particolarmente fini in condizioni di saturazione.

La Capacita’ d’uso dei suoli

La Capacità d’uso dei suoli viene così definita: “le potenzialità d’uso agro‐ silvo‐ pastorale, contrastate dal grado e dal numero delle limitazioni difficilmente eliminabili, che presentano i suoli di un dato territorio, con o senza specifiche pratiche di difesa e conservazione” (Ersal‐ Glossario podologico‐ 1998). Essa rappresenta praticamente le potenzialità e le relative limitazioni per un loro utilizzo agro‐ silvo‐ pastorale indipendentemente dai possibili interventi antropici. L’individuazione della capacità d’uso dei suoli di un territorio ha come obiettivo quello di evidenziare le aree a maggiore vocazione agricola, e conseguentemente di adottare le misure necessarie alla loro tutela/mantenimento in sede di pianificazione territoriale. Per la definizione della classe di capacità d’uso dei suoli è valutata seguendo la metodologia “Land Capability Classification” elaborata nel 1961 dal Soil Conservation Service del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Tale metodologia è stata adattata alla situazione della nostra regione dall’E.R.S.A.L. (ora E.R.S.A.F.) nel 1996.

La metodologia prevede l’uso di otto classi principali (indicate da numeri romani) e da sottoclassi ed unità che possono essere introdotte in base al tipo e alla gravità delle limitazioni che ostacolano le normali pratiche agricole. Delle otto classi le prime 4 (dalla I alla IV) sono, seppur con crescenti limitazioni, adatte all’uso agricolo, dalla V alla VII sono inadatti all’uso agricolo mentre sono adatti al pascolo ed alla forestazione, mentre la classe VIII è da utilizzarsi a fini naturalistici e ricreativi. I suoli appartenenti alla medesima classe possono presentare delle limitazioni correlate a fattori diversi evidenziati dalla presenza di un suffisso vicino alla classe. Tali limitazioni sono riassumibili in: limitazioni legate a sfavorevoli condizioni climatiche (C); limitazioni legate a caratteristiche negative del suolo come l’abbondante pietrosità, la scarsa profondità, la sfavorevole tessitura e lavorabilità (s); limitazioni legate all’eccesso di acqua, dentro e sopra il suolo, che interferisce con il normale sviluppo delle colture (w); limitazione legate al rischio di erosione (e).

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Nella figura sopra stante si riporta la zonizzazione del territorio comunale sulla base della Capacità d’uso dei suoli, realizzata sulla base della banca dati “Capacità d’uso” della Regione Lombardia (Basi informative dei suoli). Come evidenziato nella tavola, il territorio comunale di Offanengo è caratterizzato da suoli di II e III classe, quindi, seppur in misura diversa, adatti ad un utilizzo agricolo. Le principali limitazioni sono ascrivibili alla bassa soggiacenza della falda che, qualora interessi l’orizzonte pedogenetico, può influenzare negativamente il normale sviluppo vegetativo delle colture. Ulteriori limitazioni sono riconducibili all’abbondante pietrosità, alla scarsa profondità, alla tessitura fine e alla lavorabilità sfavorevoli.

Di seguito si riporta la definizione fornita dall’ USDA dei suoli di II e III classe: ‐ Suoli di II classe. Suoli adatti all’agricoltura, con alcune lievi limitazioni, che riducono l’ambito di scelta delle colture e/o richiedono modesti interventi di conservazione. ‐ Suoli di III classe. Suoli adatti all’agricoltura con sensibili limitazioni che riducono la scelta delle colture impiegabili (oppure la scelta del periodo di semina, raccolta, lavorazione del suolo) e/o richiedono speciali pratiche di conservazione.

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Attitudine allo spandimento agronomico dei liquami zootecnici

Vista la connotazione agricola del territorio comunale, e la presenza di diversi allevamenti suinicoli, riveste particolare importanza l’attitudine dei suoli a ricevere i liquami d’origine zootecnica limitando al minimo i rischi di compromissione delle risorse idriche sotterranee e superficiali. Il pericolo per le acque superficiali è legato alle possibilità di ruscellamento dei liquami che possono trasportare sostanze nocive quali: fosforo, sostanza organica, azoto ammoniacale e nitrico, rame e zinco. Le acque sotterrane possono invece essere interessate da fenomeni d’inquinamento connessi alla lisciviazione in profondità dei nitrati prodotti dal metabolismo microbico dei liquami che si svolge negli strati superficiali del suolo. Tale attitudine, oltre che dalle proprietà intrinseche del suolo, è condizionata anche da caratteristiche esterne tra le quali assume rilevanza l’epoca di spandimento dei liquami in funzione dello stato vegetativo delle colture. Il periodo idoneo allo spandimento dei liquami zootecnici deve essere limitato a quello immediatamente precedente (in fase di pre‐ emergenza) o in contemporanea allo sviluppo iniziale delle colture sul campo e nelle fasi vegetative che richiedono maggiori consumi di elementi nutritivi. Il rispetto di tali tempistiche consente di ottenere un migliore assorbimento degli elementi nutritivi da parte delle colture, in particolare dei composti azotati, e un rallentamento della lisciviazione degli stessi in profondità. Per quanto riguarda la valutazione delle caratteristiche di un suolo a ricevere i liquami zootecnici si fa sempre riferimento allo schema interpretativo adottato dall’Ersal (1996), che prevede quattro classi attitudinali: Suoli adatti (S1): i suoli adatti hanno generalmente un drenaggio buono o mediocre, sono profondi e la morfologia del territorio è pianeggiante.  Suoli moderatamente adatti (S2). In questa classe rientrano i suoli caratterizzati da moderate limitazioni allo spandimento legate al alcuni singoli fattori, od alla loro concomitanza, quali: moderata pendenza, presenza di scheletro, tessitura da media a grossolana, drenaggio moderatamente rapido.  Suoli poco adatti (S3). I suoli di questa classe hanno caratteristiche tali da determinare un forte aumento dei fattori di rischio. In particolare la presenza di falda intorno al metro di profondità, il drenaggio rapido, la tessitura moderatamente grossolana, nonché la somma di questi fattori suggeriscono di ritenere l’uso di questi suoli non particolarmente adatto allo spandimento dei liquami.  Suoli non adatti (N). Lo spargimento di liquami su questi suoli non è praticabile per la presenza di fattori quali: la pietrosità eccessiva, la falda superficiale e lo scheletro abbondante. Rimandando allo schema interpretativo dell’Ersal l’approfondimento della metodologia di attribuzione della classe ad ogni suolo, di seguito si citano solamente in diversi fattori limitanti che entrano in gioco: inondabilità, rocciosità, pietrosità, pendenza, drenaggio, falda, scheletro, caratteristiche vertiche (fessurazioni), profondità strato permeabile,tessitura del primo metro e presenza e profondità degli orizzonti organici.

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Nella tavola si riporta la zonizzazione del territorio comunale sulla base dell’attitudine allo spandimento dei liquami zootecnici dei suoli, realizzata sulla base della banca dati “Reflui” della Regione Lombardia (Basi

informative dei suoli). Il territorio comunale di Offanengo è caratterizzato per la maggior parte da suoli “adatti senza limitazioni” e “moderatamente adatti” allo spandimento agronomico dei reflui zootecnici.

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5.4. I rifiuti

Comune 2006 2007 Comune 2006 2007 472 465 Montodine 1.054 1.082 1.521 1.575 420 433 913 925 451 480 321 351 Offanengo 2.732 2.810 2.825 2.613 416 427 609 632 1.137 1.204 279 300 639 655 558 526 4.062 3.739 Camisano 517 520 1.162 1.164 299 282 655 645 949 875 346 330 315 291 1.658 1.640 Cappella de' Picenardi 203 186 Pianengo 1.368 1.294 984 994 423 437 1.807 1.813 Pieve d'Olmi 642 636 Casale Cremasco 704 724 Pieve S. Giacomo 593 629 573 544 3.584 3.603 Casaletto di Sopra 229 226 596 561 701 760 469 484 10.231 9.960 Ricengo 598 596 835 856 411 438 194 192 1.913 1.853 Castelgabbiano 262 250 268 289 3.972 3.854 712 735 2.521 2.483 Rivolta d'Adda 3.386 3.529 184 191 Robecco d'Oglio 940 918 246 241 Romanengo 1.040 1.201 880 904 838 699 415 410 1.138 1.048 Cingia de' Botti 656 694 665 666 Corte de' Cortesi 464 478 866 866 Corte de' Frati 646 686 San Martino Lago 154 148 DOCUMENTO DI PIANO RAPPORTO AMBIENTALE 50

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Credera Rubbiano 818 799 665 742 Crema 19.185 19.041 Scandolara Ripa d'Oglio 249 265 CREMONA 43.826 44.344 Sergnano 1.268 1.315 594 661 1.292 1.407 Crotta d'Adda 258 279 511 458 169 180 Soncino 3.848 3.407 157 136 Soresina 4.517 4.591 1.713 1.522 1.622 1.579 294 258 654 665 Fiesco 586 578 261 216 469 451 Spino d'Adda 2.906 2.962 Gabbioneta Binanuova 403 404 859 812 Gadesco Pieve Delmona 1.000 1.000 211 210 460 504 212 191 Gerre de' Caprioli 499 539 170 153 268 286 Torre de' Picenardi 772 748 637 639 280 304 Grumello Cremonese 812 694 1.085 1.168 1.390 1.344 617 661 565 550 1.743 1.703 Izano 732 769 1.654 1.666 1.499 1.524 Vescovato 1.799 1.883 636 657 253 267 Martignana Po 724 682 181 175 992 1.010 Totale 179.764 179.240

Dal 2006 al 2007 ad oggi si riscontra una diminuzione sostanziale della produzione di rifiuti, ciò dimostra l’efficacia di politiche attauate in quest’ultimo periodo a tale proposito, tese a limitare lo spreco e a valorizzare il riutilizzo di tali rifiuti sotto altre forme di utilizzo.

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5.5. L’energia La provincia di Cremona è dotata dal 2003 di un Piano Energetico Ambientale Provinciale. Il Piano Energetico Ambientale Provinciale ha funzione di orientamento e supporto decisionale alle azioni nel settore energetico della provincia. Il Piano stabilisce le sue misure su quattro linee di attività: pianificazione, orientamento, buone pratiche e sensibilizzazione. Il PEAP è stato predisposto sulla base di un triplice obiettivo: • compiere un’analisi approfondita del sistema energetico provinciale, che possa nel tempo, attraverso gli opportuni aggiornamenti, essere la base migliore per le decisioni in ambito energetico – ambientale; • ridurre il consumo delle fonti energetiche tradizionali e incrementare lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili; • porre i presupposti per la riduzione degli sprechi di energia, migliorando l’efficienza energetica dei vari settori, garantendo comunque il pieno soddisfacimento del fabbisogno energetico del territorio. Il risultato atteso dall’elaborazione del PEAP, contempla che vengano indicate misure ed azioni che permettano il massimo utilizzo (ragionevolmente possibile) di tutte le fonti rinnovabili, e la possibilità di introdurre e sostenere le migliori tecniche di efficienza energetica, disponibili nella provincia, senza penalizzare lo sviluppo produttivo.

Gli obiettivi di sostenibilità del piano 1. soddisfare i consumi energetici, fattore essenziale del benessere e della qualità dello sviluppo, nell’ottica della sostenibilità; 2. la riduzione del consumo delle risorse non rinnovabili, ovvero, in particolare nel caso del PEAP, delle fonti di energia primaria non rinnovabili; 3. l’aumento dell’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili; 4. l’aumento dell’efficienza energetica e del risparmio energetico; 5. la riduzione delle pressioni ambientali, ovvero, in particolare, delle emissioni di anidride carbonica, ma anche delle altre emissioni nocive, generalmente collegate.

Dato provinciale: statistica relativa ai consumi di Energia Elettrica in Italia: consumi in milioni di kWh per la Provincia di Cremona: Tipi Attività 2002 2003 2004 2005 2006 2007 AGRICOLTURA 102,6 117,9 118,6 122,5 124,1 129,5 INDUSTRIA 1.663,30 1.637,90 1.654,90 1.809,50 1.898,10 1.903,00 Manifatturiera di base 838,6 734,3 743 883 972,5 1006,6 Siderurgica 641,4 560,5 564,5 707,1 788 832,2 Metalli non Ferrosi 26,2 9,5 0,8 1,2 1,6 1,9 Chimica 92,9 88,3 94,4 90,5 93,8 87,9 ‐ di cui fibre 36,8 21,4 27,4 26,9 26,1 26,8 Materiali da costruzione 43,8 45,1 46,8 47,3 48,4 46,4 ‐ estrazione da cava 3,5 3,9 4,3 3,8 3,8 3,4 ‐ ceramiche e vetrarie 4,8 4,3 4,4 4,8 5,4 5,8 ‐ cemento, calce e gesso 0,4 0,5 0,4 0,4 0,5 0,6 ‐ laterizi 31 32,2 33,4 34 33,3 31,7 ‐ manufatti in cemento 3 3,2 3,3 3,4 4,3 3,8 ‐ altre lavorazioni 1 1 1 1 1,2 1,2 Cartaria 34,3 30,9 36,6 36,8 40,7 38,2 ‐ di cui carta e cartotecnica 20,7 21,3 22,1 22,9 25,1 26,1 Manifatturiera non di base 617,8 702,4 696,7 703,9 718,1 699,6 Alimentare 302,7 305,7 333,6 314,5 322,9 313,8

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Tessile, abbigl. e calzature 49,7 44 40,7 33,7 23,6 23,7 ‐ tessile 43,6 38,1 35,4 28,7 18,9 19,2 ‐ vestiario e abbigliamento 5,4 5,3 4,8 4,5 4,1 3,9 ‐ pelli e cuoio 0,1 0,1 0,1 0,1 0,2 0,2 ‐ calzature 0,6 0,5 0,4 0,4 0,4 0,4 Meccanica 151,8 234,9 202,8 233,9 246,1 237,9 ‐ di cui apparecch. elett. ed elettron. 25,1 23,5 21,2 20,1 20,4 14,3 Mezzi di Trasporto 3,6 2,8 3,5 3,2 2,5 2,6 ‐ di cui mezzi di trasporto terrestri 3,5 2,6 3,3 3 2,3 2,4 Lavoraz. Plastica e Gomma 37,1 38,2 37,1 37,7 38,9 38,6 ‐ di cui articoli in mat. plastiche 35,3 36,8 35,7 35,5 36,7 36,4 Legno e Mobilio 48,5 52,8 53,4 54,2 56,5 55,7 Altre Manifatturiere 24,3 24 25,6 26,8 27,7 27,2 Costruzioni 6,5 6,5 6,9 9,6 9,3 6,2 Energia ed acqua 200,4 194,7 208,2 213,1 198,2 190,5 Estrazione Combustibili 3,6 4 4 4,1 3,9 3,7 Raffinazione e Cokerie 149,4 142,1 148,9 150,9 155,3 153,1 Elettricita' e Gas 32,1 33,1 38,6 41,5 16,2 14,5 Acquedotti 15,3 15,4 16,8 16,6 22,8 19,3 TERZIARIO 339 355,6 383,8 406,4 438,8 465,2 Servizi vendibili 256,7 262,2 283,7 300,3 347,2 370,7 Trasporti 15,6 12,6 14,1 19,1 18,7 17,8 Comunicazioni 12,4 13,9 13,8 14,1 14,5 11,9 Commercio 113,9 110,2 122 120,1 131,4 125,9 Alberghi, Ristoranti e Bar 47,5 51,4 53 57,5 58,3 63,4 Credito ed assicurazioni 11 14,4 14,4 13,4 15,6 11,9 Altri Servizi Vendibili 56,3 59,6 66,4 76,1 108,6 139,9 Servizi non vendibili 82,2 93,4 100,1 106 91,6 94,5 Pubblica amministrazione 11,9 15 15 15,7 16,3 19,2 Illuminazione pubblica 26,6 29,4 33,1 41,3 28,1 27,7 Altri Servizi non Vendibili 43,7 49 51,9 49,1 47,1 47,6 USO DOMESTICO 365,2 393,1 394 378,3 400,1 425,8 ‐ di cui serv. gen. edifici 16,6 18,1 18,8 17,4 20,5 29,1 TOTALE 2.470,00 2.504,50 2.551,30 2.716,70 2.861,00 2.923,5 (Fonte: Piano Serie Storica 1995‐2001. Classificazione secondo la nuova versione NACE Rev1 dell'Ue e ATECO91 dell'ISTAT, GRTN e TERNA (2002 e successivi))

Il consumo di energia elettrica in provincia di Cremona nel 2007 è stato pari a 2.923,5 GWh, con un incremento del 26,7% rispetto ai valore registrati nel 1997 e del 15,5% da quelli riferiti agli ultimi cinque anni. L’incremento relativo all’intervallo 1998 – 2005 della provincia di Cremona supera di 0,7 rispetto a quello lombardo (18%) e di 1,7 a quello italiano (19%). Tuttavia rispetto ad un valore espresso in consumi per abitante risulta che il quantitativo di energia spesa nel 2007 è diminuito rispetto a quello degli anni precedenti. A livello provinciale risulta che il settore con la maggiore richiesta di energia è quello industriale, in linea con la tendenza regionale e nazionale. A livello locale risulta interessante l’assorbimento di energia da parte del settore agricolo, che raggiunge una quota del 16% rispetto all’4% della provincia di Cremona. Il confronto con i dati provinciali evidenza che

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anche il settore domestico presenta un consumo maggiore nel comune in oggetto (31% contro a un 15%) a discapito del settore terziario (5% contro ad un 16%) e di quello industriale (48% contro al 65%).

Consumi della provincia nel corso degli anni, valore espresso in (MWh / Abitanti):

Province 2005 2006 2007 Cremona 37,89131 37,70987 36,46306 (Fonte: Cestec ‐ Regione Lombardia, SIRENA aggiornamento 19‐03‐2010)

Di seguito sono riportati i consumi energetici finali comunali, suddivisi per i diversi settori d'uso (residenziale, terziario, agricoltura, industria non ETS, trasporti urbani) e per i diversi vettori impiegati (gas naturale, energia elettrica, energia immessa in reti di teleriscaldamento, ecc.), con l'esclusione della produzione di energia elettrica.

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LA PRODUZIONE Attualmente la produzione di energia della provincia è assai limitata. Gli impianti principali sono quelli riportati nella tabella seguente. Esiste inoltre, secondo i dati ISTAT, una produzione locale di gas naturale e gasolina attraverso 4 pozzi che forniscono complessivamente circa 100 milioni di metri cubi all’anno (circa il 20% dei consumi provinciali). Impianti e fonti di produzione dell’energia della provincia: Comune Tipologia impianto altre caratteristiche Potenza Energia Teleriscaldamento (MW) prodotta (GJ/a) (MWh/a) Cremona Cogenerazione ciclo combinato a gas 229.710 151.630,00 metano Cremona Termocombustore 300 tonn/giorno 28.000 188.370,00 RSU Malagnino Discarica biogas 2,5 12.000 Corte Discarica biogas Madama Isola 2,6 13.400 Dovarese Agnadello Cogenerazione …+2,3 4.500 Da (2x1.150 kW) Soncino Cogenerazione 2,1+0,88 … Da (1x880 kW) Cremona Raffineria centrale raffineria 75.000 Genivolta Idroelettrico salto 7,2 m 0,9 6.520 ALTRE FONTI 4 pozzi estrazione di gasolina 15 ton 4 pozzi estrazione di metano 106.000.000 mc IMPIANTI FUORI PROVINCIA Tavazzano/ Policombustibile 4 gruppi olio e gas 1280 4.018.000 Villavesco Isola Serafini Idroelettrico salto 5,5 ‐ 7,5 m 80 486.000 (Fonte: Piano Energetico Ambientale Provinciale, 2003 dati ISTAT 2010)

Le centrali termoelettrica di Tavazzano e idroelettrica di Isola Serafini sono esterne ai confini provinciali, ma certamente non vanno trascurate per valutare la situazione energetica. In particolare, per quanto riguarda Tavazzano, la centrale che ha installati 4 gruppi per una potenza complessiva di 1280 MW, si trova a soli 6,5 km dai confini provinciali.

A oggi nella normativa non si fa alcun riferimento a tale tema, ma nella nuova normativa del PGT si parla di riduzione degli impatti ambientali nel processo edilizio in osservanza delle norme specifiche vigenti al fine di : - migliorare le prestazioni degli edifici dal punto di vista energetico; - ridurre i consumi energetici e idrici nelle costruzioni; - diminuire le emissioni inquinanti; - indirizzare gli interventi verso scelte sostenibili dal punto di vista ambientale anche in assenza di specifici obblighi di legge; - introdurre innovazioni tecnologiche nel campo dell’edilizia volte a migliorare la condizione abitativa e la qualità delle costruzioni; - concorrere alla diffusione di un atteggiamento progettuale responsabile verso le tematiche

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ambientali; - incentivare le iniziative virtuose attraverso l’incentivo della premialità prevista dal Documento di piano.

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5.6. La popolazione

Dalla carta estrapolata dal PTCP di Cremona ricreata utilizzando dati del censimento ISTAT del 2001 e rielaborati dall’ufficio statistica della provincia si evincono molteplici fenomeni in atto nella provincia che sono in grado di spiegare l’indicatore della dinamica demografica; in particolare è possibile notare come la popolazione del Capoluogo è in continuo decremento. Infatti si dimostra come la popolazione nell’ultimo decennio si è spostata all’esterno, cioè nei comuni limitrofi di minore dimensione i quali hanno offerto e momentaneamente continuano ad offrire una qualità dell’abitare di più alto livello, una maggiore convenienza economica a fronte di una accessibilità accettabile al Capoluogo funzionale all’accesso dei servizi. Nell’area del Cremasco invece la popolazione è in continua crescita sia nei comuni limitrofi a Crema sia nella città stessa. Questo fenomeno ormai noto è dovuto al reiterarsi delle dinamiche di espulsione della popolazione dalla metropoli Milanese e dalla realtà endogena stessa, più avvantaggiata a livello economico per la vicinanza a realtà territoriali economicamente più dinamiche e orientate a processi di infrastrutturazione, urbanizzazione e industrializzazione in grado ancora di avvalersi delle economie di urbanizzazione a scala suburbana.

Figura 2 Dimensione demografica al 2006 Fonte: PTCP

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Figura 3Dinamica demografica 2001/2006 differenze anni in percentuale

Il comune di Offanengo è caratterizzato da una popolazione che al 31 Dicembre 2007 è composto da 5.766 abitanti, situato quindi in quella fascia di comuni che va da 2.001 ai 6.000 abitanti. Valutando il trend di crescita si può notare come dal 2004 al 2007 il comune sia sottoposto ad una leggera diminuzione della popolazione residente. Infatti, l’incremento di popolazione si concentra maggiormente in quei comuni minori che subiscono l’influenza delle polarità urbane e si trovano a dover soddisfare tramite la dislocazione di servizi e opportunità insediativa bisogni di maggiore entità.

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Per questo motivo componenti come accessibilità, dinamicità,polifunzionalità e soprattutto la vivibilità dei centri urbani possono fare la differenza della scelta localizzativa e rivalutare così anche centri di minor dimensione. Nel caso di Offanengo questo discorso ha esercitato la sua massima espressione nel 2004 dopo anni di crescita continua fino a creare una saturazione quasi obbligata che portò ad un calo drastico nel 2005 e ad una stabilizzazione negli anni successivi.

Dai grafici qui evidenziati infatti si dimostra come una percentuale non indifferente di popolazione rientra nella fascia d’età che va da zero a quattro anni a dimostrare come le nascite sono parte fondamentale dell’incremento demografico e come la maggior parte della popolazione abbia un’età inferiore ai 40 anni.

Popolazione residente a Offanengo dal 31/12/1970 al 31/12/2009 DOCUMENTO DI PIANO RAPPORTO AMBIENTALE 59

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Andamento demografico nati morti SALDO NATURALE

Maschi Femmine TOTALE Maschi Femmine TOTALE Maschi Femmine anno residenti 1970 3819 36 43 79 15 16 31 21 27 1971 3903 36 32 68 22 15 37 14 17 1972 4030 37 36 73 17 15 32 20 21 1973 4153 47 32 79 24 14 38 23 18 1974 4291 37 37 74 23 15 38 14 22 1975 4422 44 37 81 29 10 39 15 27 1976 4503 52 43 95 21 20 41 31 23 1977 4628 42 34 76 25 17 42 17 17 1978 4686 41 25 66 20 18 38 21 7 1979 4737 39 23 62 27 21 48 12 2 1980 4789 33 21 54 20 21 41 13 0 1981 4783 27 28 55 20 17 37 7 11 1982 4824 40 24 64 20 16 36 20 8 1983 4918 21 23 44 23 11 34 ‐2 12 1984 4954 26 21 47 17 12 29 9 9 1985 4997 33 33 66 28 19 47 5 14 1986 5054 25 28 53 26 12 38 ‐1 16 1987 5069 21 26 47 23 18 41 ‐2 8 1988 5109 16 22 38 23 19 42 ‐7 3

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1989 5139 31 29 60 27 18 45 4 11 1990 5162 22 31 53 17 22 39 5 9 1991 5184 22 22 44 21 25 46 1 ‐3 1992 5169 20 23 43 26 10 36 ‐6 13 1993 5212 25 34 59 25 22 47 0 12 1994 5269 23 22 45 9 16 25 14 6 1995 5336 24 18 42 18 12 30 6 6 1996 5396 24 25 49 13 18 31 11 7 1997 5440 23 27 50 15 20 35 8 7 1998 5480 28 31 59 28 24 52 0 7 1999 5491 21 26 47 28 19 47 ‐7 7 2000 5470 16 28 44 25 26 51 ‐9 2 2001 5462 34 28 62 31 19 50 3 9 2002 5512 25 25 50 22 22 44 3 3 2003 5653 27 19 46 21 21 42 6 ‐2 2004 5757 28 27 55 23 23 46 5 4 2005 5845 24 31 55 29 29 58 ‐5 2 2006 5790 27 19 46 34 34 68 ‐7 ‐15 2007 5764 21 30 51 25 25 50 ‐4 5 2008 5766 24 29 53 31 31 62 ‐7 ‐2

In questi ultimi anni si registra ancora un saldo naturale (nati‐morti) sempre negativo, anche se, ultimamente, tale divario va restingendosi per un costante aumento delle nascite. Il saldo sociale (immigrati‐emigrati) dal 1995 in poi, e' positivo e quasi sempre superiore, in valore assoluto, al saldo naturale. Di conseguenza la popolazione offanenghese è in costatante aumento.

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5.7. La salute pubblica

L’insieme di indicatori utilizzati per descrivere la mortalità permette a chi legge di identificare immediatamente le aree a maggiore o minore rischio di morte per specifici che patologie e di stimare l’impatto relativo che queste patologie esercitano sulla salute e sul bisogno di assistenza. I dati di mortalità sono utilizzati da molti anni a fini epidemiologici per valutare lo stato di salute di una popolazione e sollevare ipotesi sul possibile ruolo eziologico di fattori ambientali nelle diverse realtà geografiche. I limiti dei dati di mortalità sono ben noti: non possono essere utilizzati per studiare patologie a bassa letalità o per le quali vi sono forti discrepanze di interpretazione delle cause di morte o di codifica dei dati a partire dalle certificazioni del decesso. Tuttavia, essi costituiscono una base informativa di riconosciuta validità per studi descrittivi e analitici e vengono utilizzati per molteplici fini, dalla rilevazione della frequenza dei tumori o delle malattie del sistema circolatorio alla valutazione di efficacia di programmi di screening in campo oncologico.

Analisi della mortalità nella provincia di Cremona

Per quanto riguarda l’andamento della mortalità generale in confronto alle altre provincie italiane, tra il 2001 ed il 2006 (ultimo dato Istat disponibile) si registra una riduzione della mortalità rispetto al resto d’Italia, con un eccesso di mortalità che scende dal 10% del 2001 al 7% del 2006, mentre il tasso di mortalità rimane abbastanza stabile nei confronti della Lombardia (con un eccesso di mortalità del 8‐9%). Per quanto riguarda variazioni territoriali nell’ambito della provincia, dopo aver tenuto conto della diversa composizione per età e sesso della popolazione nei tre distretti, i tassi di mortalità risultano sostanzialmente uniformi, con un lieve eccesso di mortalità nel distretto di Crema per la mortalità complessiva (1099,7 decessi per 100.000 abitanti) e per i tumori, e nel distretto di Cremona per le malattie dell’apparato circolatorio.

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Dal 1998 ad oggi si è assistito ad una riduzione della mortalità generale, più marcata tra gli uomini e nel distretto di Cremona, e della mortalità cardiovascolare. Non ci sono state invece diminuzioni sostanziali della mortalità per tumore e per le malattie dell’apparato respiratorio.

Numero di decessi per gruppi di cause in provincia di Cremona (2008)

Per ogni comune della provincia, l’SMR esprime il rapporto standardizzato di mortalità (Standardized Mortality Ratio, SMR) tra il comune e la provincia di Cremona. Un valore superiore a 1 indica una mortalità maggiore rispetto alla media provinciale. In questa rappresentazione, gli SMR sono smussati (per tenere conto anche dei comuni limitrofi) con una tecnica detta “smussatura Kernel”.

Il comune di Offanengo risulta essere in un intervallo leggermente maggiore a 1, quindi ha una mortalità leggermente superiore alla media provinciale.

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5.8. Criticità e degrado Non sono state rilevate all’interno del territorio comunale aree di particolare degrado, daltro canto l’attenzione ricade sulla presenza di un’attività a rischio d’incidente rilevante individuata a nord del centro abitato, trattasi dello stabilimento Coim. Le produzioni della C.O.I.M. S.p.A. (Chimica Organica Industriale Milanese) spaziano dalle vernici ai plastici rinforzati, ai poliuretani. Alla produzione prettamente chimica si affianca anche una produzione di manufatti per l’edilizia: in particolare si tratta di lastre, piane ed ondulate, per coperture in vetroresina. Questa produzione sfrutta l’integrazione con la parte chimica nella materia prima di base: la resina poliestere. Ai sensi della deliberazione della giunta regionale 10.12.2004 – n. 7/19794 “Linee guida per la predisposizione dell’elaborato tecnico Rischio di Incidenti Rilevanti (ERIR) nei Comuni con stabilimenti a rischio di incidente rilevante”, è stato predisposto nel Luglio 2007 l’elaborato di rischio d’incidente rilevante in base a quanto prescritto dalla seguente normativa di riferimento per la pianificazione territoriale: ‐ DGR Lombardia N.7/19794 del 10.12.2004, che modifica ed integra la normativa nazionale di riferimento ‐ DM 9.5.2001 “Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante” In particolare, il DGR N.7/19794 prevede il calcolo dell’incidente più gravoso che si potrebbe verificare in stabilimento, definendo la procedura di massima da seguire e senza considerare il fatto che tale evento potrebbe risultare non credibile1 e di minore entità (non vengono infatti considerati i sistemi di sicurezza in essere). Il vantaggio del metodo è quindi quello di:  rappresentare la situazione più gravosa che non varia a seconda delle produzioni o delle piccole modifiche che si potrebbero svolgere in impianto.  svincolare la compatibilità territoriale dalla frequenza dell’evento incidentale (che è sovente soggetta a variazione per migliorie o modifiche delle attività e dei processi). Quanto riportato nel documento, rappresenta quindi una situazione peggiorativa e ancora meno “probabile” rispetto a quanto emerso in sede di Analisi dei Rischi delle attività dello stabilimento. In particolare tutte le frequenze di accadimento di tali eventi si possono ritenere inferiori a una volta ogni milione di anni (< 1*10 ‐6 eventi anno). Gli elementi tecnici utili ai fini di una valutazione di compatibilità territoriale e ambientale sono espressi in relazione all'esigenza di assicurare:  sia i requisiti minimi di sicurezza per la popolazione e le infrastrutture,  sia un'adeguata protezione per gli elementi sensibili al danno ambientale. La valutazione della vulnerabilità del territorio attorno ad uno stabilimento va effettuata mediante una categorizzazione delle aree circostanti in base al valore dell'indice di edificazione e all'individuazione degli specifici elementi vulnerabili di natura puntuale in esse presenti, secondo quanto indicato nelle successiva tabella. Occorre inoltre tenere conto delle infrastrutture di trasporto e tecnologiche lineari e puntuali. Qualora tali infrastrutture rientrino nelle aree di danno individuate, dovranno essere predisposti idonei interventi, da stabilire puntualmente, sia di protezione che gestionali, atti a ridurre l'entità delle conseguenze (ad esempio: elevazione del muro di cinta prospiciente l'infrastruttura, efficace coordinamento tra lo stabilimento e l'ente gestore dell'infrastruttura finalizzato alla, rapida intercettazione del traffico, ecc.).

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La verifica di compatibilità territoriale in termini di popolazione e strutture deve essere effettuata con riferimento ai criteri ed alle tabelle di cui ai seguenti atti normativi:  DGR Lombardia 7/19794 che integra quanto indicato nelle normative nazionali e specifiche  DM 19.05.2001 per la generalità degli impianti a rischio di incidente rilevante  DM 15.05.1996 per i depositi di gas di petrolio liquefatto (GPL)  DM 20.10.1998 per i depositi di liquidi infiammabili e tossici Il significato delle categorie territoriali identificate dal DGR N. 7/19794 è riportato a seguito.

Categorie territoriali compatibili: CATEGORIA A 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia superiore a 4.5 m3/m2. 2. Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità ‐ ad esempio ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc. (oltre 25 posti letto o 100 persone presenti). 3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all'aperto ‐ ad esempio mercati stabili o altre destinazioni commerciali stabili, ecc. (oltre 500 persone presenti) 4. Luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, strutture fieristiche con oltre 5000 posti, con utilizzo della struttura almeno mensile

CATEGORIA B 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 4.5 e 1.5 m3/m2. 2. Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità – ad esempio ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc. (fino a 25 posti letto o 100 persone presenti). 3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all'aperto ‐ ad esempio mercati stabili o altre destinazioni commerciali ecc. (fino a 500 persone presenti). 4. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso ‐ ad esempio centri commerciali, terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università, ecc. (oltre 500 persone presenti). 5. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio ‐ ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, strutture fieristiche (oltre 100persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, oltre 1000 al chiuso) e cinema multisala. 6. Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri superiore a 1000 persone/giorno).

CATEGORIA C 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 1.5 e 1 m3/m2. 2. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso ‐ ad esempio centri commerciali, terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università, ecc. (fino a 500 persone presenti). 3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio ‐ ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, ecc. (fino a 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, fino a 1000 al chiuso; di qualunque dimensione se la frequentazione è al massimo settimanale). 4. Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri fino a DOCUMENTO DI PIANO RAPPORTO AMBIENTALE 65

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1000 persone/giorno). 5. Autostrade e tangenziali in assenza di sistemi di allertamento e deviazione del traffico in caso di incidente. 6. Aeroporti.

Dall’analisi effettuata nell’elaborato succitato gli eventi incidentali con le maggiori conseguenze sul territorio esterno all’azienda Coim sono:  TOP #U10: Rilascio di solvente R10 da serbatoio in bacino 26A  TOP #U22: Rilascio di metanolo in bacino in area 26V  TOP #L4: Rilascio di ossido di propilene in area stoccaggio 16G  TOP #L7: Rilascio di acetato di etile verso confine nord Da quanto si desume, entro la zona tratteggiata in azzurro (area di maggiore estensione e più rappresentativa) sono compatibili le categorie C‐D‐E‐F. Il significato della categoria C (indicato nella tabella 4.1), più tutelante per il territorio è: 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 1.5 e 1 m3/m2. 2. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso ‐ ad esempio centri commerciali, terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università, ecc. (fino a 500 persone presenti). 3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio ‐ ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, ecc. (fino a 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, fino a 1000 al chiuso; di qualunque dimensione se la frequentazione è al massimo settimanale). 4. Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri fino a 1000 persone/giorno). 5. Autostrade e tangenziali in assenza di sistemi di allertamento e deviazione del traffico in caso di incidente. 6. Aeroporti.

Le conclusioni prodotte dall’elaborato sono le seguenti: L’area di rispetto attorno allo stabilimento COIM ricade principalmente su appezzamenti destinati ad uso agricolo e industriale/artigianale quali o zone D1, produttiva e di espansione in corso o zone D2‐a,b, produttive di espansione o zone E1, agricole colturali di rispetto o zone E2, agricole, colturali e zootecniche entro questa area sono compatibili tutte le categorie territoriali indicate dal PRG e quindi le attuali destinazioni d’uso del territorio sono compatibili con le attività ed i processi di COIM, Il PRG non necessita di variati in termini di edificabilità o destinazioni d’uso del territorio. Nelle aree di rispetto attorno allo stabilimento non sono presenti elementi antropici ed ambientali vulnerabili.

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CATEGORIA D 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 1 e 0.5 m3/m2. 2. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante, con frequentazione al massimo mensile ‐ ad esempio fiere, mercatini o altri eventi periodici, cimiteri, ecc.. 3. Autostrade e tangenziali in presenza sistemi di allertamento e deviazione del traffico in caso di incidente. 4. Strade statali ad alto transito veicolare. CATEGORIA E 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia inferiore a 0.5 m3/m2. 2. Insediamenti industriali, artigianali, agricoli, e zootecnici, aree tecnico produttive. CATEGORIA F 1. Area entro i confini dello stabilimento. 2. Area limitrofa allo stabilimento, entro la quale non sono presenti manufatti o strutture in cui sia prevista l'ordinaria presenza di gruppi di persone.

Un analogo approccio va adottato nei confronti dei beni culturali individuati in base alla normativa nazionale (ex D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 490, ora D.Lgs. del 22 Gennaio 2004, n.42) e regionale o in base alle disposizioni di tutela e salvaguardia contenute nella pianificazione territoriale, urbanistica e di settore. Con particolare riferimento al pericolo per l'ambiente che può essere causato dal rilascio incidentale di sostanze pericolose, si considerano gli elementi ambientali secondo la seguente suddivisione tematica delle diverse matrici vulnerabili potenzialmente interessate dal rilascio incidentale di sostanze pericolose per l'ambiente:  Beni paesaggistici e ambientali (D.Lgs. del 22 Gennaio 2004, n.42);  Aree naturali protette (es. parchi e altre aree definite in base a disposizioni normative);  Risorse idriche superficiali (es. acquifero superficiale; idrografia primaria e secondaria; corpi d'acqua estesi in relazione al tempo di ricambio ed al volume del bacino);  Risorse idriche profonde (es. pozzi di captazione ad uso potabile o irriguo; acquifero profondo non protetto o protetto; zona di ricarica della falda acquifera).  Uso del suolo (es. aree coltivate di pregio, aree boschive) La vulnerabilità di ognuno degli elementi considerati va valutata in relazione alla fenomenologia incidentale cui ci si riferisce. La valutazione della vulnerabilità dovrà tenere conto del danno specifico che può essere arrecato all'elemento ambientale, della rilevanza sociale ed ambientale della risorsa considerata, della possibilità di mettere in atto interventi di ripristino susseguentemente ad un eventuale rilascio. In sede di pianificazione territoriale e urbanistica, è opportuno effettuare una ricognizione della presenza degli elementi ambientali vulnerabili, come individuabili in base a specifiche declaratorie di tutela, ove esistenti, ovvero in base alla tutelabilità di legge, oppure, infine, in base alla individuazione e disciplina di specifici elementi ambientali da parte di piani territoriali, urbanistici e di settore. Nelle vicinanze dello stabilimento sono presenti alcuni fontanili a 200 m a nord e la roggia Zemia Cremonese. L’area abitata dista oltre 150 m in linea d’aria dal perimetro sud dell’azienda.

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Sul lato est è presente una cascina a distanza superiore di 150 dall’attuale area di espansione. Sul lato ovest, oltre la strada, sono presenti altre attività produttive compatibili.

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6 LA VALUTAZIONE DEL DOCUMENTO DI PIANO 6.1. La valutazione di coerenza esterna L'analisi di coerenza accompagna lo svolgimento dell'intero processo di Valutazione Ambientale, ma assume un rilievo decisivo in due particolari occasioni: - nel consolidamento degli obiettivi generali, dove l'analisi di coerenza esterna verifica che gli obiettivi generali del P/P siano consistenti con quelli del quadro programmatico nel quale il P/P si inserisce; - nel consolidamento delle alternative di P/P, dove l'analisi di coerenza interna è volta ad assicurare la coerenza tra obiettivi specifici del P/P e le azioni proposte per conseguirli.

Nell' analisi di coerenza esterna, per convenzione, è possibile distinguere due dimensioni: una “verticale”, quando l'analisi è riferita a documenti redatti da livelli diversi di governo, e una “orizzontale”, quando l'analisi è riferita a documenti redatti, dal medesimo Ente o da altri Enti, per lo stesso ambito territoriale.

L'analisi della coerenza esterna verticale è finalizzata a verificare l'esistenza di relazioni di coerenza tra obiettivi e strategie generali del P/P e obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale, territoriale ed economica desunti da documenti programmatici di livello diverso da quello del P/P considerato, nonché da norme e direttive di carattere internazionale, comunitario, nazionale regionale e locale. Tale analisi deve verificare numerosi riferimenti: - la coerenza dello scenario di riferimento elaborato per il P/P con gli scenari previsti dagli altri livelli di pianificazione (statale, europeo, internazionale); - la coerenza delle informazioni utilizzate per la definizione della base di dati con quelle utilizzate in altri livelli di pianificazione/programmazione; - la coerenza degli indicatori assunti nel P/P con quelli adottati nei P/P di diverso livello.

Attraverso l'analisi di coerenza esterna orizzontale si dovrà invece verificare la compatibilità tra gli obiettivi generali del P/P e gli obiettivi generali desunti dai piani e programmi di settore; si dovranno prendere in considerazione i P/P dello stesso livello di governo e dello stesso ambito territoriale di riferimento. Si tratta cioè di verificare se strategie diverse possono coesistere sullo stesso territorio e di identificare eventuali sinergie positive o negative da valorizzare o da eliminare.

Nel nostro caso si è deciso di sottoporre il PGT ad un analisi di coerenza esterna verticale: sarà verificata, cioè, l'esistenza di relazioni di coerenza tra obiettivi e strategie generali del Piano e obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale, territoriale ed economica desunti da documenti programmatici di livello diverso da quello del Piano considerato, cioè con il PTR e il PTCP.

Di seguito viene riportata una tabella con individuati: - obiettivi tematici del PTR - obiettivi dei PTCP - obiettivi specifici del PGT Ovviamente per gli obiettivi del PTR e PTCP sono stati riportati quelli che sono più vicini alle caratteristiche di Offanengo. Grado di coerenza ☺ ☺ ☺ Molto Coerente Coerente Poco coerente

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PTR – Piano territoriale PTCP – Piano PGT – Piano di governo Grado di regionale territoriale di del territorio coerenza Obiettivi tematici coordinamento provinciale

TM 2.10 Perseguire la OGP.A1 ‐Orientare la OSP.A1.1‐Individuazione riqualificazione e la localizzazione delle di aree di possibile qualificazione dello sviluppo espansioni insediative espansione tramite la ☺ urbano verso zone a maggiore sovrapposizione delle compatibilità ambientale eccellenze ambientali e dei vincoli sul territorio OSP.A1.2‐Miglioramento complessivo della dotazione di servizi ☺ OSP.A1.3‐Potenziamento TM 2.14 Garantire la qualità del sistema dei servizi progettuale e la sostenibilità legati alle dinamiche ☺ ambientale degli insediamenti insediative ed alla dotazione attuale OGP.A2 ‐Contenere il OSP.A2.1‐Contenimento consumo di suolo delle del consumo di suolo espansioni insediative ☺ TM 2.13 Contenere il OSP.A2.2‐ Riuso consumo di suolo compatibile del ‐razionalizzare, riutilizzare e patrimonio storico ☺ recuperare le OGP.3 ‐Recuperare il OSP.A3.1‐Recuperare il volumetrie disponibili patrimonio insediativo patrimonio edilizio e ‐ recuperare i territori edilizio e insediativo non insediativo non utilizzato ☺ degradati e le aree dismesse utilizzato

TM 3.3 Incentivare il risparmio e l’efficienza OGP.A4 ‐Conseguire OSP.A4.1‐Miglioramento INSEDIATIVO energetica, riducendo la forme compatte delle del margine urbano e dipendenza energetica della aree urbane riorganizzazione della ☺ Regione forma urbana verso un

SISTEMA sistema compatto TM 2.6 Promuovere la OGP.B1 ‐ Armonizzare le OSP.B1.1‐ Armonizzare le pianificazione integrata delle infrastrutture con le infrastrutture con le reti infrastrutturali e una polarità insediative polarità insediative ☺ progettazione che integri OGP.B2 ‐ Orientare la OSP.B2.1‐ Verificare le paesisticamente e localizzazione delle aree maggiormente ambientalmente gli interventi infrastrutture verso zone compatibili con ☺ infrastrutturali a maggior compatibilità l’inserimento di una

SISTEMA INFRASTRUTTURAL ambientale nuova infrastruttura.

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OGP.B3 ‐ Razionalizzare OSP.B3.1‐ Razionalizzare le nuove infrastrutture nuove infrastrutture con con quelle esistenti al quelle esistenti al fine di ☺ fine di ridurre i consumi ridurre i consumi di suolo di suolo e contenere la e contenere la frammentazione frammentazione territoriale territoriale TM 2.2 Ridurre i carichi di OGP.B4 ‐ Ridurre i livelli OSP.B4.1 Valorizzazione traffico nelle aree di congestione del della mobilità congestionate traffico ciclopedonale ☺ OSP.B4.2‐ Verificare il livello di incidentalità ed indirizzare gli interventi ☺ allo scopo di ridurre le criticità della rete OSP.B4.3‐ Valutazione del servizio di trasporto pubblico locale (TPL) ☺ TM 4.6 Riqualificare e OGP.C1 ‐ Valorizzare i OSP.C1.1‐ Creazione di recuperare dal punto di vista centri storici e gli edifici una normativa che paesaggistico le aree di interesse culturale salvaguardi la struttura ☺ degradate o compromesse e insediativa locale storico mettere in campo azioni utili culturale e che allo stesso ad impedire o contenere i tempo sappia indirizzare processi di degrado e verso una giusta ricerca compromissione in corso o tipologica. prevedibili OSP.C1.2‐ Istituzione della commissione del paesaggio ☺ OSP.C1.3‐ Introduzione di sistemi di incentivi volti a favorire le giuste pratiche ☺ edilizie e scelte virtuose OSP.C1.4‐ Relazione della Carta di sensibilità paesistica che indica livelli ☺ di modalità di tutela e di

intervento OGP.C2 ‐ Recuperare il OSP.C2.1‐ Incentivare il patrimonio edilizio rurale recupero per funzioni abbandonato o d’interesse pubblico o ☺ degradato rappresentative per le AMBIENTALE

cascine in abbandono TM 4.4 promuovere OGP.C3 ‐ Realizzazione OSP.C3.1‐ Recupero degli l’integrazione delle politiche della rete ecologica equipaggiamenti a verde per il provinciale (filari, siepi e macchie ☺ patrimonio paesaggistico e boscate) all’interno degli PAESISTICO culturale negli strumenti di ambiti agricoli. pianificazione urbanistico/territoriale degli

SISTEMA Enti Locali DOCUMENTO DI PIANO RAPPORTO AMBIENTALE 71

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TM 1.10 Conservare e valorizzare gli ecosistemi e la rete ecologica regionale

TM 4.2 Migliorare la qualità, OGP.C4 ‐ Valorizzare OSP.C4.1‐ Valorizzazione la quantità e la fruizione dei fontanili e zone umide ed incremento delle aree servizi culturali offerti al verdi fruibili con ☺ pubblico e valorizzare i individuazione delle contesti territoriali di eccellenze di carattere riferimento ambientale OGP.C5 ‐ Recupero delle OSP.C5.1‐ Individuazione aree degradate e di nuove aree verdi valorizzazione delle fruibili ☺ valenze paesistico OSP.C5.2‐ Recupero delle naturalistiche aree soggette a degrado urbano ☺

TM 1.3 Mitigare il rischio di OGP.D1 ‐ Contenere il OSP.D1.1‐ Tutelare e esondazione rischio alluvionale valorizzare il reticolo ‐ rinaturalizzare le aree di idrico minore ☺ pertinenza dei corsi d’acqua TM 1.4 Perseguire la riqualificazione ambientale OSP.D1.2‐ Identificare le dei aree di maggior

corsi d’acqua vulnerabilità ☺ TM 3.9 Garantire una OGP.D2‐ Contenere il OSP.D2.1‐ Limitare la maggiore sicurezza dal rischio rischio industriale nuova offerta produttiva industriale e prevenire i rischi come risposta a delle ☺ tecnologici esigenze locali TERRITORIALI TM 1.7 Difendere il suolo e la OGP.D3 ‐ Contenere il OSP.D3.1‐ Contenere i tutela dal rischio rischio sismico fenomeni di rischio

RISCHI idrogeologico e sismico ☺

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6.1. La valutazione di coerenza interna L' analisi di coerenza interna consente di verificare l'esistenza di contraddizioni all'interno del P/P. Essa esamina la corrispondenza tra base conoscitiva, obiettivi generali e specifici, azioni di piano e indicatori, verificando in particolare le seguenti condizioni: ‐ tutte le criticità ambientali emerse dall'analisi della base conoscitiva devono essere rappresentate da almeno un indicatore; ‐ tutti gli obiettivi di P/P devono essere rappresentati da almeno un indicatore, ovvero non devono esistere obiettivi non perseguiti o non misurabili nel loro risultato; ‐ tutti gli effetti significativi dovuti alle azioni devono avere almeno un indicatore che li misuri; ‐ tutti gli indicatori devono essere riferiti almeno a un obiettivo e a una azione, mettendo così in relazione i sistemi degli obiettivi e delle azioni. A questo proposito si riporta una tabella sintetica dell’interferenza diretta (X) o indiretta (V) dei singoli Ambiti di Trasformazione con le criticità e le sensibilità rilevate sul territorio comunale (in allegato la cartografia di riferimento) e di seguito l’impatto rilevante (aaa), medio (aa), basso (a), trascurabile ( ) o positivo (++) che la trasformazione prevista può presumibilmente avere sulle principali matrici ambientali.

ambiente AMBITI DI TRASFORMAZIONE E DI RIQUALIFICAZIONE C1a C1b C1c C1d C1e C1f C1g D3a D3b D3c D3d D3e D3f D3g aria a aa a a a a a a a a ++ a rumore aa aa a a a a a a a a ++ a acque a ++ a superficiali acque aa aa a a a a a a a a ++ a sotterranee suolo ++ a a a a a a a a ++ ++ ++ ++ rifiuti aa aa a a a a a a a ++ a a energia aa aa a a a a a a a a ++ a mobilità aa aa a a a a a a a ++ ++ ++ ++ struttura ++ ++ ++ ++ ++ ++ ++ ++ ++ ++ ++ ++ ++ urbana popolazione aa aa a a a a a a a ++ ++ ++ ++

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tavola dei vincoli e sensibilità del territorio comunale AMBITI DI TRASFORMAZIONE E DI RIQUALIFICAZIONE C1a C1b C1c C1d C1e C1f C1g D3a D3b D3c D3d D3e D3f D3g SISTEMA DELLE CRITICITA’ cimitero ‐ ‐ ‐ ‐ ‐‐‐‐‐‐ ‐ ‐ ‐‐ elettrodotto V ‐ ‐ ‐ ‐V ‐ V V V V V ‐ ‐ media tensione rispetto V ‐ ‐ ‐ ‐V ‐‐V V V V V V stradale ‐Classe 4 ‐ ‐ ‐ ‐‐‐‐‐‐ ‐ ‐ ‐‐ della fattibilità geologica SISTEMA DELLE SENSIBILITA’ Orli di terrazzo ‐ ‐ ‐ ‐ ‐‐‐‐‐‐ ‐ ‐ ‐‐ Corridoi ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ecologici Ambiti agricoli ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ V ‐‐ ‐ ‐ ‐V strategici nuclei di antica ‐ ‐ ‐ ‐ ‐‐‐‐‐‐ ‐ ‐ ‐‐ formazione aree boscate ‐ ‐ ‐ ‐ ‐‐‐‐‐‐ ‐ ‐ ‐‐ vincolo ‐ ‐ ‐ ‐ ‐‐‐‐‐‐ ‐ ‐ ‐‐ idrogeologico 10 m reticolo ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ V ‐‐‐‐ ‐ ‐ ‐‐ minore 10 m massima ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ V ‐‐‐‐ ‐ ‐ ‐‐ tutela pozzi 200 m rispetto ‐ ‐ ‐ ‐ ‐‐‐‐‐‐ ‐ ‐ ‐‐ pozzi pericolosità ‐ ‐ ‐ ‐ ‐‐‐‐‐‐ ‐ ‐ ‐‐ elevata esondazione pericolosità ‐ ‐ ‐ ‐ ‐‐‐‐‐‐ ‐ ‐ ‐‐ erosione fluviale

7 OSSERVAZIONI PERVENUTE NEL PERIODO DI DEPOSITO

Il giorno 20 Settembre 2010 è stato depositata presso l’ufficio tecnico del Comune di Offanengo una copia cartacea completa della documentazione relativa al Documento di Piano, Rapporto Ambientale e Sintesi non tecnica. Nei sessanta giorni seguenti sono pervenute presso gli uffici comunali n. 9 osservazioni di cui 2 corrispondono a pareri consultivi di enti competenti quali l’ARPA di Cremona e la Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia.

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Le osservazioni dei privati pervenute entro tale termine hanno carattere di vere e proprie istanze, per tale motivo sono state trattate in sede di valutazione delle scelte di pian (non sono ammissibili ulteriori richieste di consumo di suolo modificative delle indicazioni strategiche del Documento di piano). Riguardo le osservazioni della Soprintendenza archeologica si rinvia al Piano delle regole trattandosi di indicazioni a carattere edilizio ed operativo (vedi art. 83 delle NTA del PdR). Di seguito vengono elencate le osservazioni dell’ARPA con i rispettivi recepimenti.

ENTE DI RIFERIMENTO ARPA DIPARTIMENTO DI CREMONA Oss. ARPA Direzione sanitaria dipartimento di prevenzione medico Dirigente di struttura: dott. Alessandro Loda Data: 02/11/2010 Tecnico Ambientale: dott. Mattia Guastaldi Indirizzo osservante: Prot. N. 10240 Tel: e‐mail:

Premesso che le osservazioni di ARPA hanno carattere consultivo ai sensi dell'art. 13, co. 6 della L.R. n. 12/2005, si da atto di quanto segue:

SINTESI DEL PARERE SUGGERIMENTI: 1. “..Considerata la crescita demografica nel periodo 2000‐2009, pari circa a 320 abitanti, si ritiene che l’incremento insediativo teorico previsto dal PGT sia rilevante e non commisurato con le dinamiche demografiche registrate nell’ultimo decennio..” PARZIALMENTE RECEPITA Il Documento di piano calcola i 697 abitanti teorici insediabili tenendo conto anche di quelli ricavati da aree di completamento all’interno del piano delle regole (n. 38 abitanti teorici). Dei 659 abitanti derivati da ambiti di trasformazione 86 sono calcolati sulla possibilità di raggiungimento massimo della quota premiale. Calcolando la crescita di residenti avvenuta dal 2001 al 2010 che risulta essere di 360 abitanti reali (e non 320 come sostiene il parere dell’ente richiesto), l’aumento previsto calcolato in abitanti teorici appare di 573 abitanti. Tale previsione risulta essere teorica in quanto le aree sono prevalentemente residenziali, nel senso che i nuovi comparti residenziali ammettono funzioni complementari a carattere terziario e, conseguentemente, possono consentire una diminuzione del complessivo teorico insediabile.

2. In considerazione della validità quinquennale del Documento di piano, con la finalità di rendere coerente l’attuazione degli ambiti di trasformazione con le esigenze di sviluppo insediativo e di pervenire ad un concreto contenimento del consumo di suolo, si ritiene che debbano essere definite opportune modalità per una programmazione temporale dell’attuazione delle previsioni di sviluppo residenziale. RECEPITA Gli ambiti di trasformazione del documento di piano (vedi schede attuative) rimandano ad impegni temporali assunti dai privati operatori (Atti Unilaterali d’Obbligo legati all’attuazione degli ambiti di trasformazione) e consentono un’attuazione peraltro graduata per stralci funzionali.

3. Indicazioni per gli ambiti: a) Non si condivide la localizzazione dell’ambito C1f, evidenzia che esso è in parte localizzato in area a vulnerabilità alta, si chiede di elaborare elementi che consentano una migliore interpretazione di tale vulnerabilità. b) Non si condivide la localizzazione dell’ambito C1g, si ritiene che tale ambito presenti una frammentazione del centro abitato e non appare coerente con gli obiettivi del PGT. c) Entrambi gli ambiti su citati sono individuati in corrispondenza di aree classificate quali elementi di 1° livello. PARZIALMENTE RECEPITA DOCUMENTO DI PIANO RAPPORTO AMBIENTALE 75

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a) L’attuazione del piano prevede secondo le norme dello studio geologico (parte costituente del piano) la redazione di una relazione geologica di dettaglio nelle aree a vulnerabilità elevata. b) L’ambito C1g è recepito dallo strumento vigente e non è modificabile quale diritto acquisito pregresso. c) gli ambiti di trasformazione sono dotati di valutazione mediante scheda tecnica allegata al rapporto ambientale, dove vengono identificati gli impatti previsti sulle componenti ambientali e rispettive opere di mitigazione a carattere ambientale ed acustico.

4. Indicazioni per gli ambiti di trasformazione polifunzionale: a) Si ritiene che la localizzazione degli ambiti D3b, D3c, D3d, D3e e D3f , D3a e D3g comporterà la formazione di una conurbazione lineare lungo il nuovo asse. b) Non si condivide la scelta localizzativa degli ambiti D3a e D3g in quanto contribuiscono ad incentivare la frammentazione del tessuto produttivo c) Gli ambiti di trasformazione D3g, D3h e D3f sono in prossimità di elementi di 1° livello, per loro valgono le stesse indicazioni date per gli ambiti C1f e C1g.

PARZIALMENTE RECEPITA a) gli ambiti di trasformazione sono dotati di valutazione mediante scheda tecnica allegata al rapporto ambientale, dove vengono identificati gli impatti previsti sulle componenti ambientali e rispettive opere di mitigazione a carattere ambientale ed acustico. I comparti produttivi, in parte recepiti dal precedente PRG, sono strategici e legati alla realizzazione del nuovo asse stradale sud (già previsto dal PRG), quale nuovo asse di alleggerimento della SP 235 (in parte già in corso di realizzazione).

5. Indicazioni per l’industria a rischio d’incidente rilevante: a) Il Comune di Offanengo è tenuto a ricomprendere all’interno del proprio strumento urbanistico comunale uno specifico elaborato ERIR.

RECEPITA Il paragrafo 5.8 della presente relazione fa riferimento e recepisce integralmente lo studio ERIR effettuato in vigenza del PRG e agli atti dell’A.C.. e degli Enti competenti (vedi anche NTA del PdR).

6. Indicazioni sullo stato dell’ambiente: a) ARIA disponibilità dell’aggiornamento dati al 2007 b) RUMORE RIFERIMENTI AL PIANO DI ZONIZZAZIONE ACUSTICA c) ENERGIA fonte informativa SIRENA

RECEPITA Gli elaborati verranno aggiornati tra l’adozione e l’approvazione. Il Comune dovrà inoltre aggiornare la zonizzazione acustica successivamente all’approvazione del PGT.

7. Indicazioni per il monitoraggio: Prevedere un’opportuna individuazione degli indicatori di carattere ambientale legati alle azioni di mitigazione individuate nelle schede dei singoli ambiti. RECEPITA

Le indicazioni emanate dall’Arpa per il sistema di monitoraggio sono già contenute (e calibrate per il contesto comunale) all’interno del modello di monitoraggio proposto dal rapporto Ambientale e che comunque andrà sviluppato una volta approvato il PGT.

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8 IL PIANO DI MONITORAGGIO

Il processo di Valutazione Ambientale dovrà proseguire, dopo l'approvazione del PGT, nella fase di attuazione e gestione con il monitoraggio e le connesse attività di valutazione e partecipazione. Il monitoraggio avrà un duplice compito:  fornire le informazioni necessarie per valutare gli effetti ambientali delle azioni messe in campo dal PGT, consentendo di verificare se esse sono effettivamente in grado di conseguire i traguardi di qualità ambientale che il PGT si è posto;  permettere di individuare tempestivamente le misure correttive che eventualmente dovessero rendersi necessarie;  costruire una banca dati ambientali, territoriali e socio‐economici che supporterà le decisioni di governo del territorio del futuro.

Particolare cura nel progetto del sistema di monitoraggio verrà riservata nel progredire della presente VAS, in quanto proprio, l'affermarsi ed il diffondersi della capacità di monitorare il processo di piano e di dare conto al largo pubblico dell'efficacia del medesimo, si presenta come uno dei tratti più innovativi rispetto alla prassi amministrativa consolidata.

Il piano di monitoraggio del PGT di Offanengo è articolato in quattro sub‐categorie: A) il monitoraggio della coerenza con gli obiettivi/a indicatori e le indicazioni del PTCP; B) il monitoraggio dell'attuazione delle azioni specifiche del PGT C) il monitoraggio annuale della raccolta dei dati che verranno compilati per ogni singola trasformazione D) il monitoraggio dello stato dell'ambiente.

Il primo tipo di monitoraggio, con scadenza annuale, ha lo scopo di valutare la coerenza con le indicazioni della normativa del PTCP rispetto alle componenti rilevate sul territorio di Offanengo, l’attuazione delle politiche di riqualificazione urbanistica, paesistica e ambientale promosse dalla provincia. Il secondo tipo di monitoraggio ha lo scopo di valutare l’attuazione delle singole azioni proposte dal PGT. Il terzo tipo di monitoraggio, con scadenza annuale, ha lo scopo di raccogliere tutte le informazioni che verranno compilate dai proponenti di ogni singola trasformazione urbanistica, valutando se l’obiettivo fissato nel PGT è stato raggiunto, in quale dimensione e se il trend di andamento è stato positivo o negativo. Il quarto tipo di monitoraggio, con scadenza annuale, è quello che tipicamente serve per la stesura dei rapporti sullo stato dell'ambiente. Di norma esso tiene sotto osservazione l'andamento di indicatori riguardanti grandezze caratteristiche dei diversi settori ambientali: gli indicatori utilizzati per questo tipo di monitoraggio prendono il nome in letteratura di “indicatori descrittivi”.

I rapporti di monitoraggio rappresenteranno i documenti di pubblica consultazione che l'amministrazione comunale emanerà con una periodicità fissata in fase della definizione finale del sistema di monitoraggio. La struttura di tali rapporti dovrà essere tale da rendere conto in modo chiaro: - degli indicatori selezionati con relativa periodicità di aggiornamento; - dell'area di monitoraggio associata a ciascun indicatore; - dello schema di monitoraggio adottato (disposizione dei punti, fonti dei dati, metodologie prescelte, riferimenti legislativi, ecc.) e della periodicità di acquisizione dei dati; - delle difficoltà/problematiche incontrate durante l'esecuzione del monitoraggio; - delle variazioni avvenute nei valori degli indicatori, con un'analisi accurata dei dati e l'interpretazione delle cause che hanno dato origine a un determinato fenomeno; - dei possibili interventi di modificazione del piano per limitarne gli eventuali effetti negativi; - delle procedure per il controllo di qualità adottate.

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A) MONITORAGGIO GENERALE CON GLI OBIETTIVI GENERALI DEL PIANO (OGP) IN COERENZA CON QUELLI DEL PTCP

SISTEMA INSEDIATIVO OBIETTIVI GENERALI DI OBIETTIVI SPECIFICI DI PIANO (OSP) INDICATORI BANCHE DATI / PIANO (OGP) FONTE OGP.A1 Orientare la OSP.A1.1 Individuazione di aree di Sup espansione in aree comune localizzazione possibile espansione tramite la compatibili / totale sup. delle espansioni sovrapposizione delle espansione insediative eccellenze ambientali e dei verso zone a vincoli sul territorio maggiore OSP.A1.2 Miglioramento complessivo Sup totale di servizi in aree comune compatibilità della dotazione di servizi compatibili / totale sup. ambientale servizi OSP.A1.3 Potenziamento del sistema dei servizi legati alle dinamiche insediative ed alla dotazione attuale OGP.A2 Contenere il OSP.A2.1 Contenimento del consumo di Sup. espansione / sup. comune consumo di suolo urbana e infrastrutturale suolo delle OSP.A2.2 Riuso compatibile del Sup. urbana riutilizzata / comune espansioni patrimonio storico sup. urbana e insediative infrastrutturale OGP.3 Recuperare il OSP.A3.1 Recuperare il patrimonio Sup urbana riutilizzata / comune patrimonio edilizio e insediativo non sup. espansione insediativo utilizzato edilizio e insediativo non utilizzato OGP.A4 Conseguire OSP.A4.1 Miglioramento del margine Sviluppo perimetro aree di comune forme compatte urbano e riorganizzazione della espansione contiguo delle aree forma urbana verso un sistema all’area urbana esistente / urbane compatto sviluppo totale perimetro aree di espansione

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SISTEMA INFRASTRUTTURALE OBIETTIVI GENERALI DI OBIETTIVI SPECIFICI DI PIANO (OSP) INDICATORI BANCHE DATI PIANO (OGP) (FONTE) OGP.B1 Armonizzare le OSP.B1.1 Armonizzare le infrastrutture Tempo medio degli provincia infrastrutture con le polarità insediative spostamenti tra con le polarità polarità insediative insediative OGP.B2 Orientare la OSP.B2.1 Verificare le aree Numero interazioni Provincia e localizzazione maggiormente compatibili con delle infrastrutture con comune delle l’inserimento di una nuova i corridoi del progetto infrastrutture infrastruttura. di rete ecologica verso zone a maggior compatibilità ambientale OGP.B3 Razionalizzare le OSP.B3.1 Razionalizzare nuove Velocità media degli provincia nuove infrastrutture con quelle spostamenti sulla rete / infrastrutture esistenti al fine di ridurre i sviluppo lineare rete con quelle consumi di suolo e contenere viabilistica provinciale esistenti al fine la frammentazione territoriale di ridurre i consumi di suolo e contenere la frammentazione territoriale OGP.B4 Ridurre i livelli di OSP.B4.1 Valorizzazione della mobilità Km nuove piste ciclabili Provincia e congestione del ciclopedonale programmate / Km comune traffico piste ciclabili esistenti OSP.B4.2 Verificare il livello di Rapporto di mortalità Provincia incidentalità ed indirizzare gli N°di decessi dovuti ad interventi allo scopo di ridurre incidenti nell’anno t/n° di le criticità della rete. incidentinell’anno t OSP.B4.3 Valutazione del servizio di Provincia trasporto pubblico locale (TPL)

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SISTEMA PAESISTICO‐AMBIENTALE OBIETTIVI GENERALI DI OBIETTIVI SPECIFICI DI PIANO (OSP) INDICATORI BANCHE DATI PIANO (OGP) (FONTE) OGP.C1 Valorizzare i OSP.C1.1 Creazione di una normativa ‐ centri storici e che salvaguardi la struttura gli edifici di insediativa locale storico interesse culturale e che allo stesso culturale tempo sappia indirizzare verso una giusta ricerca tipologica. OSP.C1.2 Istituzione della commissione ‐ comune del paesaggio OSP.C1.3 Introduzione di sistemi di N. interventi che hanno comune incentivi volti a favorire le usufruito di incentivi giuste pratiche edilizie e scelte virtuose OSP.C1.4 Relazione della Carta di N. pratiche soggette a comune sensibilità paesistica che indica relazione paesistica livelli di modalità di tutela e di intervento OGP.C2 Recuperare il OSP.C2.1 Incentivare il recupero per Edifici rurali di pregio Provincia e patrimonio funzioni d’interesse pubblico o in stato di abbandono comune edilizio rurale rappresentative per le cascine / totale edifici rurali di abbandonato o in abbandono pregio censiti degradato OGP.C3 Realizzazione OSP.C3.1 Recupero degli Sviluppo lineare filari e Provincia e della rete equipaggiamenti a verde (filari, siepi (ml) comune ecologica siepi e macchie boscate) provinciale all’interno degli ambiti agricoli. Sviluppo lineare sponde corsi d’acqua rinaturalizzate / sviluppo lineare totale corsi d’acqua OGP.C4 Valorizzare OSP.C4.1 Valorizzazione ed incremento Aree attuate comune fontanili e zone delle aree verdi fruibili con umide individuazione delle eccellenze di carattere ambientale OGP.C5 Recupero delle OSP.C5.1 Individuazione di nuove aree Sup aree boscate / Provincia e aree degradate verdi fruibili sup. territorio comune e valorizzazione comunale delle valenze OSP.C5.2 Recupero delle aree soggette a Sup. aree degradate Provincia e paesistico degrado urbano recuperate/ sup. aree comune naturalistiche degradate tolati

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RISCHI TERRITORIALI OBIETTIVI GENERALI DI OBIETTIVI SPECIFICI DI PIANO (OSP) INDICATORI BANCHE DATI PIANO (OGP) (FONTE) OGP.D1 Contenere il OSP.D1.1 Tutelare e valorizzare il ‐ rischio reticolo idrico minore alluvionale OSP.D1.2 Identificare le aree di maggior ‐ vulnerabilità OGP.D2 Contenere il OSP.D2.1 Limitare la nuova offerta Sup. aree produttive comune rischio produttiva come risposta a espansione/sup. aree industriale delle esigenze locali produttive esistenti

OGP.D3 Contenere il OSP.D3.1 Contenere i fenomeni di Volume edificato adeguato comune rischio sismico rischio alla normativa sismica / volume edificato totale

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B) MONITORAGGIO DELL’ATTUAZIONE DELLE AZIONI SPECIFICHE DEL PGT

AZIONI INDICATORE FONTE VALORE DA OBIETTIVO/A INSERIRE ZIONE NEL E’ STATO MONITORA RAGGIUNTO GGIO A.1 POTENZIAMENTO E NUOVA SI NO REALIZZAZIONE DEI NUOVI POLI SCOLASTICO, SPORTIVO, CULTURALE E SANITARIO A.2 RECUPERO DELLA CASCINA MOLINO N. interventi di Comune UTC VENTURINO recupero del patrimonio storico / N. totale di edifici e manufatti storici presenti sul territorio A.3 REALIZZAIONE DI NUOVE PISTE CICLO‐ Km nuove piste Comune UTC PEDONALI: ciclabili e. LUNGO VIA realizzate / Km piste ciclabili in CIRCONVALLAZIONE progetto NORD – SU NUOVA SEDE f. LUNGO VIA CIRCONVALLAZIONE SUD – SU SEDE ESISTENTE g. VIA LORENZO DE GASPERI – SU SEDE ESISTENTE h. VIA C. CAVOUR – SU SEDE ESISTENTE A.4 TRASFORMAZIONE RESIDENZIALE h. ambito C1a Sup. territoriale di Comune UTC i. ambito C1b consumo di suolo j. ambito C1c realizzata/ sup. k. ambito C1d territoriale di l. ambito C1e consumo di suolo m. ambito C1f prevista di progetto n. ambito C1g dal PGT A.5 TRASFORMAZIONE POLIFUNZIONALE Comune UTC h. D3a i. D3b j. D3c k. D3d l. D3e m. D3f n. D3g

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A.6 MESSA IN SICUREZZA DEGLI INCROCI Comune UTC a) N. 2 rotatorie sulla S.P. 235 “Brescia‐Pavia” b) N. 1 rotatoria sulla “Gronda sud” A.7 RIQUALIFICAZIONE VIE COMUNALI N. di alberi piantati Comune UTC (piantumazione, pavimentazione, nei viali arredo urbano, marciapiedi) Mq di vie riqualificate N. interventi realizzati A.8 REDAZIONE PIANI DI SETTORE Comune UTC c. zonizzazione acustica d. piano geologico A.9 IMPLEMENTAZIONE SISTEMA Comune UTC INFORMATIVO TERRITORIALE COMUNALE (SIT) A.10 PREVISIONE DI PROGETTO DI RETE Comune UTC ECOLOGICA

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C) MONITORAGGIO DI VALUTAZIONE ANNUALE

OBIETTIVI DI PIANO DATI INTERVENTO QUANTITA’ VALORE OBIETTIVI RAGGIUNTO TREND VALORE VALORE INIZIALE FINALE SI PARTE NO + ‐ PREVISTO REALIZZATO Contenere il consumo di Interventi su Area recuperata/ Superficie (mq)

suolo delle espansioni siti esistenti riqualificata insediative Recupero / Slp (mq) E ristrutturazione di Recuperare il patrimonio singoli edifici

INSEDIATIVO insediativo edilizio e esistenti

insediativo non utilizzato Interventi su Nuovi edifici Superficie territoriale (mq) nuovi siti Volumetria realizzata (mc)

SISTEMA Slp realizzata (mq) Migliorare l’efficienza Realizzazione di nuovi impianti Solare termico KWh nel consumo e finalizzati al risparmio energetico Solare KWh produzione di energia fotovoltaico Geotermico e KWh PAESISTICO pompe di calore

Altro Certificazione Edifici esistenti N. % SISTEMA energetica lettera

N. % / Nuovi edifici

lettera Tutela e miglioramento Realizzazione di impianti e servizi di tipo della qualità delle acque pre trattamento e/o trattamento finale delle acque reflue derivanti dalle

residenze o dalle attività inserite INSEDIATIVO nell'area

Forniture Nuove reti Abitanti serviti N° idriche acquedotto o loro Lunghezza rete ml ristrutturazione SISTEMA AMBIENTALE Nuovi pozzi N°

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Altro Fognature Nuove reti Abitanti serviti N° fognature o loro Lunghezza rete ml ristrutturazione Reti separate N° Impianti di Tipo N° depurazione Razionalizzare le nuove Realizzazione di nuove strade Dati dimensionali ml infrastrutture in Tipo illuminazione

coerenza con quelle Arredo urbano esistenti al fine di ridurre i consumi di suolo e contenere la frammentazione territoriale Dati dimensionali ml INFRASTRUTTURALE Valorizzazione della Realizzazione di percorsi ciclopedonali

mobilità ciclopedonale Pavimentazione Tipo illuminazione

SISTEMA Arredo urbano Recuperare / valorizzare Presenza di edifici storici/rurali da Slp recuperata mq il patrimonio edilizio recuperare rurale o dei centri storici Realizzazione della rete Realizzazione di fasce di mitigazione Piantumazione di ml/n° PAESISTICO ecologica provinciale ambientale filari alberati Interventi sul RIM Copertura di ml rogge

Recupero delle aree Interventi rivolti al recupero Tipo (es.

degradate e sistemazione valorizzazione delle sponde rim….) valenze paesistico Interventi rivolti alla valorizzazione Tipo (es. rimboschimento) SISTEMA AMBIENTALE naturalistiche

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MONITORAGGIO E SCHEDA DI VALUTAZIONE DEGLI AMBITI DI TRASFORMAZIONE (da compilare a cura del proponente dell’ambito) La scheda deve far parte integrante del progetto dei piani attuativi e richiamata dalla relativa convenzione (da aggiornarsi ogni due anni) DATI GENERALI NOME AMBITO DESTINAZIONE PREVISTA DALL’AMBITO DATI DEL RICHIEDENTE

OBIETTIVI DI PIANO DATI INTERVENTO PRESENZA QUANTITA’ VALORE SI NO VALORE INIZIALE VALORE FINALE PREVISTO REALIZZATO Contenere il consumo di Interventi su Area recuperata/ riqualificata Superficie (mq)

suolo delle espansioni siti esistenti insediative Recupero / ristrutturazione di Slp (mq) E singoli edifici esistenti Recuperare il patrimonio INSEDIATIVO

insediativo edilizio e Interventi su Nuovi edifici Superficie territoriale (mq) insediativo non utilizzato nuovi siti Volumetria realizzata (mc)

SISTEMA Slp realizzata (mq)

Migliorare l’efficienza nel Realizzazione di nuovi impianti finalizzati al risparmio Solare termico KWh consumo e produzione di energetico Solare fotovoltaico KWh energia

SISTEMA Geotermico e pompe KWh di calore

/ Altro

Certificazione energetica Edifici esistenti Classe energetica lettera Valore iniziale Valore finale

………………………. ……………………… Nuovi edifici Classe energetica lettera AMBIENTALE INSEDIATIVO

Tutela e miglioramento della Realizzazione di impianti e servizi di pre trattamento tipo qualità delle acque e/o trattamento finale delle acque reflue derivanti dalle residenze o dalle attività inserite nell'area SISTEMA PAESISTICO

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Forniture Nuove reti acquedotto o loro Abitanti serviti N° idriche ristrutturazione Lunghezza rete ml Nuovi pozzi N° Altro Fognature Nuove reti fognature o loro Abitanti serviti N° ristrutturazione Lunghezza rete ml Reti separate N° Impianti di depurazione Tipo N° Razionalizzare le nuove Realizzazione di nuove strade Dati dimensionali ml

infrastrutture in coerenza con Tipo illuminazione quelle esistenti al fine di Arredo urbano ridurre i consumi di suolo e contenere la frammentazione territoriale Valorizzazione della mobilità Realizzazione di percorsi ciclopedonali Dati dimensionali ml INFRASTRUTTURALE

ciclopedonale Pavimentazione Tipo illuminazione

SISTEMA Arredo urbano

Recuperare / valorizzare il Presenza di edifici storici/rurali da recuperare Slp recuperata mq patrimonio edilizio rurale o dei centri storici

PAESISTICO Realizzazione della rete Realizzazione di fasce di mitigazione ambientale Piantumazione di ml/n° ecologica provinciale filari alberati Interventi sul RIM Copertura di rogge ml

Recupero delle aree Interventi rivolti al recupero Tipo (es. sistemazione

degradate e valorizzazione sponde rim….) delle valenze paesistico Interventi rivolti alla valorizzazione Tipo (es.

SISTEMA AMBIENTALE naturalistiche rimboschimento)

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D) MONITORAGGIO INDICATORI AMBIENTALI

INDICATORE UNITA’ DI MISURA FONTE concentrazione media annua µg/m3 INEMAR superamenti/anno n° eventi NO2 UTC O3

ARIA CO PM10 PTS rilevamenti qualità puntuali estensione areale mq RILIEVO CLASSE I CLASSE II UTC

CLASSE III (zonizzazione CLASSE IV acustica) CLASSE V RUMORE CLASSE VI PROVINCIA esposti di lamentela n° eventi studi di clima acustico interventi di risanamento acustico lunghezza rete adduzione CAMPAGNE DI n° pozzi idropotabili RILIEVO profondità di captazione portata GESTORE SERVIZI

qualità n° utenti quantità erogata ACQUA consumo procapite annuo lunghezza rete smaltimento quantità in ingresso al depuratore qualità in ingresso al depuratore potenzialità depuratore suolo non urbanizzato UTC siti degradati

siti da bonificare siti bonificati SUOLO dati caratterizzazione del suolo indice di permeabilità medio produzione totale UTC produzione pro capite annua % raccolta differenziata produzione annua per codice CER

RIFIUTI % recupero e riutilizzo discariche abusive estensione isola ecologica edifici certificati per classe energetica UTC

IA consumi per tipo

ENERG consumi negli edifici pubblici

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consumi nell’illuminazione pubblica Piano Energetico Comunale pannelli solari fotovoltaici mq pannelli solari termici mq

residenti UTC famiglie stranieri Nati POPOLAZIONE morti

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