Università Degli Studi Di Milano
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO SCUOLA DI DOTTORATO Humanae Litterae DIPARTIMENTO Studi Storici CORSO DI DOTTORATO IN STUDI STORICI E DOCUMENTARI Età medievale, moderna, contemporanea XXVII ciclo L'EPISCOPATO DI BRESCIA NEL TARDO MEDIOEVO. SISTEMA DOCUMENTARIO, ARTICOLAZIONE ISTITUZIONALE, VICENDE POLITICHE E PATRIMONIALI. M-Sto/01 Fabrizio PAGNONI matricola n. R09474 TUTOR: chiar.mo prof. Andrea GAMBERINI COORDINATORE: chiar.ma prof.ssa Paola VISMARA A.A. 2013-2014 1 INDICE IL CONTESTO DI FONDO 1. IL QUADRO STORIOGRAFICO……………………………………………………………………p. 5 1.1. Inquadramento…………………………………………………………………………….p. 5 1.2. Aspetti religiosi e pastorali…………...……………………………………………….......p. 7 1.3. Economia e fonti censuarie……………………………………………………………...p. 10 1.4. Scritture, notai, burocrazia vescovile…………………………………………………....p. 13 1.5. Il potere dei vescovi tra Chiesa e laicato………………………………………………...p. 15 2. OBIETTIVI E STRUTTURA DELLA RICERCA…………………………………………………......p. 21 3. UNA PANORAMICA INTRODUTTIVA…………………………………………………………...p. 25 3.1. L’eredità di Berardo…………………………………………………..............................p. 25 3.2. Le difficoltà trecentesche…………………………………………………......................p. 27 3.3. Episcopati viscontei…………………………………………………...............................p. 29 3.4. Gli strumenti: fondi d’archivio, registri, pergamene………………………………….…p. 32 PARTE I: LA DOCUMENTAZIONE 1. LE SCRITTURE…………………………………………………………………………………p. 36 1.1. Uno strumento per l’archivio? l’inventario di metà Trecento…………………………...p. 37 1.1.1. L’ inventario: caratteristiche codicologiche e redazionali……………………....p. 37 1.1.2. Razionalità e scopo dell’inventario……………………………………………....p. 39 1.1.3. Il contenuto: un approccio quantitativo……………………………………….....p. 44 1.2. Tipologie documentarie a confronto…………………………………………………….p. 49 1.2.1. Registri di imbreviature……………………………………………………………....p. 49 1.2.2. Designamenta………………………………………………….............................p. 60 a) Il designamento tra cultura giuridica locale e prassi notarile b) Dall’atto al registro: i designamenta della Chiesa bresciana c) L’evoluzione nel corso del XIV secolo 2 1.2.3. Registri contabili……………………………………………………………….....p. 77 a) Le scritture contabili nell’età di Berardo Maggi b) I «libri receptorum» degli anni Quaranta e le tracce di un sistema epistolare c) I «recepta registri episcopatus» d) Novità quattrocentesche 2. PROCESSI DOCUMENTARI, DIFFUSIONE DI TIPOLOGIE DOCUMENTARIE……………………......p. 94 2.1. Le scritture vescovili nel rapporto tra vescovi e società locale…….…………………....p. 95 2.2. Il coinvolgimento degli attori locali…………………………………………………......p. 99 2.3. Diffusione delle tipologie documentarie: il caso bresciano……………………………p. 104 2.4. Uno sguardo comparativo…………………………………………………...................p. 107 3. I REGISTRI VESCOVILI: ELEMENTI CULTURALI……………………………………………….p. 112 3.1. La forza della tradizione: cifre arabe e utilizzo del latino ……………………………..p. 112 3.2. Utilizzo degli spazi grafici…………………………………………………..................p. 115 PARTE II: PERSONE, CARRIERE, SPAZI 1. NOTAI………………………………………………………………………………………..p. 119 1.1. Notai di curia tra XIII e XIV secolo…………………………………………………...p. 119 1.2. Carriere…………………………………………………................................................p. 127 1.2.1. Bresciani e forestieri………………………………………………….................p. 127 1.2.2. Anatomia di una curia…………………………………………………..............p. 135 1.3. Notai al lavoro………………………………………………….....................................p. 141 1.3.1. Aspetti di una professione………………………………………………….........p. 141 1.3.2. Altre mansioni…………………………………………………...........................p. 146 1.3.3. A servizio esclusivo del vescovo? ……………………………………………....p. 151 2. IL PERSONALE DI CURIA……………………………………………………………………...p. 155 2.1. Vicari generali e procuratori vescovili………………………………………………....p. 156 2.1.1. Un organigramma elastico………………………………………………….......p. 157 2.1.2. Circuiti di reclutamento…………………………………………………............p. 161 2.1.3. L’operato in curia………………………………………………….....................p. 168 3 2.2. La familia del presule…………………………………………………..........................p. 173 2.3. L’officialità…………………………………………………..........................................p. 181 2.3.1. Ministrales…………………………………………………................................p. 181 2.3.2. L’amministrazione delle curie: gastaldi, caniparii……………………………..p. 184 2.3.3. Le altre figure: conductores bonorum e appaltatori delle rendite……………...p. 192 3. GLI SPAZI DELL’ISTITUZIONE………………………………………………………………...p. 196 3.1. Dagli spazi dell’istituzione all’istituzione senza spazi…………………………….…...p. 197 3.2. Edifici vescovili nel territorio…………………………………………………..............p. 203 PARTE III: VICENDE POLITICHE E PATRIMONIALI 1. IL PATRIMONIO VESCOVILE NELLA PRIMA METÀ DEL TRECENTO…………………………….p. 209 1.1. Un quadro d’insieme…………………………………………………...........................p. 210 1.1.1 La gestione del patrimonio……………………………………………...…........p. 210 1.1.2 L’azione di Berardo Maggi…………………………………………………......p. 214 1.1.3 La crisi dell’episcopato nell’età di Federico Maggi……………………………p. 217 1.2. L’amministrazione del patrimonio vescovile tra crisi politica e “normalizzazione” ….p. 222 1.2.1. Vescovi, papato, guelfismo: beni vescovili e lotte politiche…………………….p. 223 1.2.2. L’azione di Tiberio della Torre……………………………………………….....p. 227 1.2.3. L’episcopato di Giacomo degli Atti…………………………………………......p. 234 1.2.4. Politica feudale e comunità rurali……………………………………………....p. 240 2. L’EPISCOPATO IN ETÀ VISCONTEA……………………………………………………...……p. 246 2.1. L’età di Bernabò…………………………………………………..................................p. 247 2.1.1. L’episcopato da Lambertino de Baldovinis a Raimondino Bianchi…………….p. 247 2.1.2. Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta………………………………………….p. 252 2.2. La pressione fiscale sul clero…………………………………………………………..p. 257 2.3. L’età di Gian Galeazzo………………………………………………………………...p. 261 2.3.1. Tommaso Visconti di Fontaneto………………………………………………...p. 261 2.3.2. Uso politico dei beni vescovili…………………………………………………..p. 264 3. CONCLUSIONE: GLI ULTIMI ANNI…………………………………………………………….p. 269 4 TAVOLE……………………………………………………………………………………….....p. 276 GRAFICI E CARTE……………………………………………………………………………...…p. 289 ABBREVIAZIONI.………………………………………………………………............................p. 294 BIBLIOGRAFIA…………………………………………………………………………………...p. 295 5 IL CONTESTO DI FONDO 1. IL QUADRO STORIOGRAFICO 1.1. Inquadramento Negli studi sulle istituzioni ecclesiastiche tardo medievali in area italiana, non è facile inquadrare con precisione quale sia il posto occupato dall’episcopato. Se gli aspetti pastorali, politici, economici e culturali dei vescovi e dei vescovati tra medioevo e prima età moderna hanno indubbiamente conosciuto (nel corso del Novecento e dei primi anni del nuovo secolo) approfondimenti e, in alcuni casi, attente operazioni di scavo documentario e archivistico, va tuttavia rilevato come la ricerca storiografica in materia abbia proceduto (salvo rari momenti di significativo “coagulo”) in maniera sporadica, secondo linee guida e canali di sviluppo molto diversi tra loro. In altre parole, a chi osservi lo “stato dei lavori” in tema di vescovati tra XIV e XV secolo (con particolare riferimento agli episcopati dell’Italia centro-settentrionale) balza subito agli occhi la carsicità del tema, capace di covare a lungo “sotto la cenere” di altri grandi temi storiografici (ad esempio la “crisi” della grande proprietà ecclesiastica, oppure i processi di rafforzamento del Papato avignonese, o ancora i rapporti tra Stati regionali ed istituzioni ecclesiastiche), ma anche di assurgere in qualche occasione a motivo centrale del dibattito. Proprio in uno di questi importanti momenti di sintesi, rappresentato dal convegno bresciano del 1987,1 Augusto Vasina tracciava un significativo affresco degli studi delle sedi episcopali basso medievali, rilevando un retroterra disperso, fatto di scavi episodici o tangenziali rispetto ad altri interessi di ricerca e carente di indagini di ampio respiro metodologico e storiografico. In una prospettiva prevalentemente (ma non esclusivamente) orientata a considerare gli aspetti religiosi e pastorali, egli attribuiva il calo di interesse per questi temi alla schiacciatura del ruolo del presule bassomedievale rispetto ai grandi attori della vita religiosa in avanzamento sulla scena urbana, come gli ordini mendicanti, oppure in fase di ristrutturazione complessiva, come il Papato avignonese.2 Nella sua lucida relazione, Vasina ribadiva peraltro uno dei “leitmotiv metodologici” degli studi su vescovi e diocesi tardomedievali: la dicotomia tra storia del Papato e storia delle Chiese locali, già messa al centro dal famoso volume di Denys Hay qualche decennio prima.3 1 A cui fecero seguito i ben noti volumi di atti Vescovi e diocesi in Italia dal XIV alla metà del XVI secolo: atti del VII Convegno di storia della Chiesa in Italia (Brescia, 21-25 sett. 1987), a cura di G. De Sandre Gasparini, A. Rigon, F. Trolese, G. M. Varanini, II voll., Roma 1990. 2 A. Vasina, Vescovi e diocesi del basso medioevo italiano nella storiografia moderna, in Vescovi e diocesi cit., I, pp. 1-25, in part. pp. 2-3. 3 Ivi, p. 20-22. D. Hay, La chiesa nell’Italia rinascimentale, Roma-Bari 1979, in part. le pp. VI-VII, 3-15. 6 Le conseguenze di questo strabismo metodologico sono state in seguito rimarcate anche da Mariaclara Rossi: una storiografia troppo “papatocentrica”, incapace di apprezzare i concreti apporti dei presuli nella vita politica e religiosa delle proprie diocesi, avrebbe reso la ricerca sui vescovi Tre e Quattrocenteschi una vera e propria caccia alle eccezioni, a quei presuli cioè in grado di dimostrare