Armando Pappalardo Dizionario Di Scienze Occulte
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MANUALI HOEPLI ARMANDO PAPPALARDO DIZIONARIO DI SCIENZE OCCULTE SECONDA EDIZIONE RIVEDUTA E CORRETTA ULRICO HOEPLI EDITORE-LIBRAIO DELLA REAL CASA MILANO 1922 PROPRIETA' LETTERARIA Unione Tipografica - Corso Romana, 98 – Milano PREFAZIONE Questa piccola enciclopedia di quanto concerne le scienze occulte, dalla magia allo spiritismo, dalla demonologia alla telepatia, non ha punto la pretesa di essere un'opera compiuta. Per questo le fa difetto sopratutto l'estensione: chi volesse accingersi ad una tale fatica dovrebbe dedicarvi un volume ben più ponderoso. La mia pretesa è assai più modesta. Io ho voluto, prima di ogni altro, essere di sussidio a quante persone, anche colte, leggendo qualche opera speciale, si possano trovare talvolta al cospetto di vocaboli di cui ignorino il significato e che vanamente ricercherebbero in dizionari generali, o di nomi di persone di cui non conoscano le opere. Secondariamente ho voluto segnare, a grandi linee, una bibliografia di queste curiose ricerche che da secoli affaticano l'umano pensiero. Dimodo che il presente lavoro dovrebbe poter costituire, oltre che un libro di consultazione, anche una non noiosa ed inutile lettura, sostituendosi a molti e molto voluminosi e polverosi libri, che non tutti hanno il tempo, il gusto e la possibilità di ricercare. Gli specialisti, quindi, non pure non troveranno nulla di nuovo in questo dizionario, ma vi noteranno molte manchevolezze, di gran parte delle quali io per il primo mi sono accorto. Mi valgano di scusa le dimensioni del lavoro, la modestia dello scopo e la con- [VI] statazione che il presente lavoro è il primo del genere ai giorni nostri. Gli scrittori che sinora si sono occupati di occultismo tendevano o a far credere sicure certe pratiche o a combatterle come ereticali: sono perciò o dogmatici o polemici. Il presente è oggettivo: non afferma e non nega. Delle più grandi stranezze umane, come quelle della magia nera, o di quelle esperienze che la scienza moderna non può anatemizzere, come le telepatiche, io qui non do che la tecnologia, senza esprimere alcun mio convincimento. Le opere di cui mi sono giovato vanno dalle Clavicole di Salomone al Dictionnaire infernal di Collin de Plancy ed alla Lessicomanzia dell'abate Bianco; e non ho creduto di fare citazioni, poi che ogni libro consultato trova il suo posto alla rispettiva voce. Avverto ancora che se talvolta uso il modo indicativo, scambio del congiuntivo, è per una pura esigenza stilistica. Ciò valga a non far credere a qualche lettore ingenuo o in mala fede che io sia un mago o un alchimista, un chiromante o uno stregone: sono un semplice espositore di queste conoscenze, le quali, attraverso le loro aberrazioni, possono pur contenere agli occhi d'un osservatore, qualche granello di sapienza e di verità. Mi corre ancora l'obbligo di chieder venia a qualche cultore di tali discipline che non veda il suo nome qui registrato. La presente operetta è un tentativo, quindi ho limitato il mio compito alla segnalazione dei più insigni. Se poi, come oso sperare, essa avrà favorevole la pubblica attenzione, in una ristampa potrò colmare molte lacune e rendere meno incompleta questa che può definirsi una storia schematica delle umane superstizioni e del desiderio innato nel- l'uomo di sollevare un lembo di quel velo impenetrabile che ricovre l'Iside misteriosa. Napoli, gennaio del 1910. Armando Pappalardo. [VII] P.S. — Nel dare alla luce questa ristampa sono lieto di poter affermare che il voto col quale chiudevo la prima edizione si è realizzato, poi che, nel rivedere il volumino del 1910 ho avuto un prezioso collaboratore, e tale che la mia modestia non mi avrebbe fatto nè pure sperare: Francesco Zingaropoli, cioè uno dei maggiori occultisti viventi, nel quale la vastità della coltura speciale è uguagliata solo dall'incrollabile fede. Egli ha talmente migliorato quest'operetta, quasi raddoppiata di mole, che io ormai mi domando se sul frontespizio non figurerebbe più degnamente il suo nome scambio del mio. Ond'è che io gli esprimo qui pubblicamente i miei ringraziamenti non solo per un dovere di gratitudine, ma per dire ai lettori che quanto di meglio è in questo dizionarietto appartiene al chiaro uomo che ha voluto così fraternamente aiutarmi, dandomi il contributo della sua sconfinata sapienza in materia. Napoli, autunno del 1921. A. P. A Aarone. — Mago del Basso Impero, vissuto al tempo dell'imperatore Manuele Comnèno. Si diceva che possedesse le clavicole di Salomone, per mezzo delle quali comandava a legioni di demoni; si occupava di necromanzia. Gli creparono gli occhi e gli tagliarono la lingua. Abaddon. — Detto anche il distruttore, è il capo dei demoni delle settima gerarchia e l'angelo sterminatore dell'Apocalisse. Abalam. — Principe infernale (Vedi: Paimone). Abaris. — Mago scita, gran sacerdote d'Apollo, che gli donò una freccia d'oro sulla quale cavalcava elevandosi in aria come un uccello, perciò era chiamato l'areobata. Fu maestro di Pitagora, che gli rubò la freccia. Si narra che vivesse senza mangiare e senza bere, predicesse l'avvenire, calmasse gli uragani, E' lui l'autore del simulacro di Minerva che vendette ai troiani, assicurando loro che fosse un talismano sceso dal cielo, il Palladio, che rendeva inespugnabili le città. Abdel-Azys. — Astrologo arabo del decimo secolo, più conosciuto col nome di Alchabitius. Scrisse un Trattato d'astrologia giudiziaria. [2] Abdias di Babilonia. — Scrittore a cui si attribuisce la narrazione della maravigliosa gara fra S. Pietro e Simon Mago (Vedi questa voce). Abel de la Rue. — Giustiziato come mago il 1582 a Coulommiers. Abelardo. — Più celebre per i suoi amori con Eloisa che per le sue opere teologiche che gli fruttarono le censure della Chiesa. Si narra che quando nel 1142 morì Eloisa e fu seppellita nello stesso sepolcro di Abelardo, le ceneri di costui, fredde da vent'anni, si rianimarono improvvisamente per abbracciare il cadavere della donna amata. I loro resti furono trasportati a Parigi nel 1799 e seppelliti in una preziosa tomba gotica. Abele. — Figlio d'Adamo. Si credeva che fosse seppellito presso Damasco in una immensa tomba, giacchè era alto quarantotto piedi. I rabbini lo dicono autore d'un libro d'astrologia intitolato Liber de virtutibus planetarum et omnibus rerum mundanarum virtutibus. Lo nascose in una pietra, donde dopo il diluvio lo trasse Ermete Trismegista. Aben-Ragel. — Astrologo arabo del quinto secolo, le cui predizioni erano molto credute. Scrisse un'opera di oroscopia celeste De judiciis seu fatis stellarum. Abigor. — Demone di gerarchia superiore, comandante sessanta legioni. Si mostra in forma di cavaliere armato, e dà consigli sull'arte della guerra. Abisso. — Nome che la scrittura dà all'inferno ed al caos precedente la creazione. Abou-Ryhan. — Astrologo arabo, morto nel 330, che prediceva il futuro. Scrisse un'introduzione all'astrologia. Abracadabra. — Con le lettere di questa parola, disposte come segue, si costruiva un triangolo magico che, portato al collo, si credeva che guarisse da molte malattie, specie dalla febbre: [3] Abracax. — Divinità indiana dal cui nome si è tratta la parola magica Abracadabra. Siccome le sette lettere del suo nome, in greco, formano il numero 365, che è quello dei giorni dell'anno, alcuni demonografi gli attribuiscono 365 virtù e mettono alla sua dipendenza altrettanti gemetti uno per ogni giorno. Abrahel. — Demone succube, che, presa forma umana, ingannò un pastore, fingendosi la donna amata da costui. Per ridar vita ad un figlio del disgraziato si fece adorare in ginocchio come Dio. Abramo. — Secondo gli orientali questo patriarca era mago ed astrologo; gli attribuiscono l'invenzione dell'alfabeto ebraico ed un'opera sui sogni nota a Giuseppe quando fu venduto dai fratelli e con l'aiuto della quale spiegò il sogno delle sette vacche. Lo credevano in rapporto col diavolo, che lo nominò poi giudice infernale. Acevedo (d. Manuel Otero). — Illustre spiritista spagnuolo che fu nel novero degli sperimentatori nelle famose sedute in Napoli con Eusapia Paladino nella casa di Ercole Chiaia. Sue opere più notevoli: Los Fantasmas-Apuentes para la psicologia del porvenir (Tradotti in Italiano da Vincenzo Cavalli). (1891). Lombroso y el Espiritismo (1895). Los Espiritus. (Madrid - 1893 - 2 volumi). [4] Acham. — Demone che si scongiura il giovedì. Acharai-Rioho. — Re dell'inferno, secondo la religione dei Vakouts. Acheronte. — Fiume di lagrime, dalle acque amare, che scorre nell'inferno. Dante lo pone prima della porta infernale, e le anime lo passano in una barca guidata da Caronte. Acherusia. — Palude di Egitto, presso Eliopoli, che i morti traversavano in una barca, quando erano reputati degni di sepoltura. Achmet. — Indovino arabo vissuto nel nono secolo, ed autore di un libro, Interpretazione dei sogni. Acqua. — Uno dei quattro elementi del mondo, anzi, secondo alcuni, il principio fondamentale di tutti gli elementi. I cabalisti popolano l'acqua di spiriti elementari detti Ondine. Acqua amara (Prova dell'). — Gli antichi giudei facevano questa prova quando sospettavano la propria moglie di infedeltà. La si conduceva, vestita di nero, a Gerusalemme, dove un prete le faceva bere un bicchiere d'acqua nella quale scioglieva certa erba amara in polvere, consacrata a quello scopo. Se la donna era colpevole, bevendo la miscela si sentiva male e poi in breve moriva; non le accadeva nulla se era innocente. Acqua benedetta. — Come i preti cattolici aspergono d'acqua benedetta i fedeli, così durante il sabba le streghe spruzzano di una loro acqua, che chiamano pure benedetta, gli assistenti. Acqua bollente (Prova dell'). — Era un'altra forma di Giudizio di Dio. L'accusato doveva prendere un anello di ferro dal fondo di una caldaia di acqua bollente. Se dopo tre giorni la scottatura non aveva lasciato traccia, l'imputato era dichiarato innocente. Acqua degli angeli. — Per fare quest'acqua miracolosa bisogna mettere in un alambicco: quattro oncie di benzoino, due di storace, una di sandalo, [5] mezza corteccia di limone, due noci moscate, mezza oncia di cannella, due goccie d'acqua d'arancio, due di melissa.