Il Collaborazionismo a Firenze La Rsi Nelle Sentenze Di Corte D’Assise Straordinaria E Sezione Speciale 1945-1948
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Edizioni dell’Assemblea 216 Studi Enrico Iozzelli Il collaborazionismo a Firenze La Rsi nelle sentenze di Corte d’assise straordinaria e Sezione speciale 1945-1948 Ottobre 2020 CIP (Cataloguing in Publication) a cura della Biblioteca della Toscana Pietro Leopoldo Il collaborazionismo a Firenze : la Rsi nelle sentenze di Corte d’assise straordi- naria e Sezione speciale 1945-1948 / Enrico Iozzelli ; presentazioni di Eugenio Giani, Paolo Pezzino, Camilla Brunelli. - Firenze : Consiglio regionale della To- scana, 2020 1. Iozzelli, Enrico 2. Giani, Eugenio 3. Pezzino, Paolo 4. Brunelli, Camilla 945.092 Collaborazionisti – Firenze – Sentenze - 1945-1948 volume in distribuzione gratuita Il volume è promosso dalla Fondazione Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato In copertina: Archivio di Stato di Firenze, Corte d’Assise Firenze, Sezione straordi- naria, Sentenze 1945-48, sentenza del 29/10/1945 Consiglio regionale della Toscana Settore “Rappresentanza e relazioni istituzionali ed esterne. Comunicazione, URP e Tipografia” Progetto grafico e impaginazione: Patrizio Suppa Pubblicazione realizzata dal Consiglio regionale della Toscana quale contributo ai sensi della l.r. 4/2009 Ottobre 2020 ISBN 978-88-85617-76-6 Sommario Presentazioni Eugenio Giani 9 Paolo Pezzino 11 Camilla Brunelli 13 Introduzione 15 Parte I - L’ultimo fascismo a Firenze 1.1 L’esercito di Salò e i Tribunali militari straordinari di guerra 21 Adami Rossi e i vertici dell’esercito a Firenze 25 L’eccidio delle Cascine di Firenze 35 1.2 L’apparato periferico dello stato e i gruppi paramilitari 41 Gli uomini della banda Carità 41 Circoli rionali fascisti e Case del fascio 48 L’ufficio recuperi e gli uomini della “banda Selmi” 57 1.3 Storie di collaborazionismo e di persecuzioni 62 Un collaborazionismo diffuso 62 I delatori dell’Ufficio affari ebraici 68 Un “abominevole delinquente” nella Firenze occupata 74 2.1 Il Battaglione di combattimento volontari italiani Ettore Muti 84 Altri componenti del battaglione Muti 96 2.2 Il collaborazionismo a Prato 99 Il processo Valibona 99 La deportazione del marzo 1944 107 2.3 La Rsi in provincia 122 Parte II - I processi della Corte d’assise straordinaria e della Sezione speciale della Corte d’assise di Firenze 3.1 Pubblici ministeri, magistrati, giurie popolari e testimoni 135 I presidenti delle Corti 149 Le testimonianze 156 3.2 Le sentenze 168 Esito dei processi 171 Amnistie e condoni del dopoguerra 176 3.3 I capi d’imputazione 186 Gli articoli del Dll 27 luglio 1944, numero 159 187 Codice penale militare di guerra 188 Codice Zanardelli 190 Codice Rocco 191 Presunzione di responsabilità 194 Il processo contro Mirko Giobbe, direttore de “La Nazione” 197 4.1 Crimini e scelte dei collaborazionisti 207 Tre possibili ordini di reato 207 Tre possibili scelte 221 4.2 A nord della linea Gotica 232 La Brigata nera Virgilio Gavazzoli a Parma 233 Il Secondo reggimento Bersaglieri a Parma 238 La Brigata nera Bartolomeo Asara a Mestre e Mirano 240 Il Battaglione Montebello 248 4.3 Gli imputati 258 Professione e ruolo nella Rsi 258 Luogo di nascita e residenza 268 Età 273 Giovani 276 Donne 282 Conclusioni 291 Appendice Tabella riepilogativa delle sentenze 295 Bibliografia 319 Indice dei nomi 331 Presentazioni Questo libro racconta una Firenze poco conosciuta, nata dopo l’occu- pazione nazista dell’Italia e l’avvento della Repubblica sociale, scomparsa dalla memoria poco dopo la liberazione nell’estate del 1944. Una città nella quale trovarono spazio decine di collaborazionisti, che scelsero di dare il loro sostegno alla nuova dittatura di Mussolini. Dopo l’8 settembre 1943 non tutti gli italiani diventarono partigiani: molti restarono fuori dalla guerra civile, cercando di superare le difficoltà imposte dal passaggio del fronte; molti altri erano e rimasero fascisti e si resero responsabili di stragi, deportazioni, soprusi, razzie, perquisizioni e arresti arbitrari, tortu- re e omicidi. Gli italiani non furono soltanto le vittime innocenti di una guerra ingiusta, si ritagliarono anche un ruolo da protagonisti tra le file dei carnefici. Partendo da documenti giudiziari, la ricerca di Enrico Iozzelli traccia un profilo d’insieme dei collaborazionisti che agirono a Firenze e nella sua provincia, inserendo le vicende dei singoli nel quadro storico in cui si svilupparono, per coglierne continuità e divergenze rispetto al contesto nazionale. Allo stesso tempo nel libro vengono evidenziate le modalità in cui la Firenze rinata dopo la liberazione iniziò a fare i conti con il proprio passa- to. Analizzando le sentenze emesse nel capoluogo toscano dalla Corte d’as- sise straordinaria e dalla Sezione speciale della corte d’assise viene tracciato uno spaccato di come si cercò di ripartire dopo l’abisso del fascismo. Nel testo, quindi, sono confrontati i crimini fascisti commessi nella provincia fiorentina nei dodici mesi di occupazione, con il giudizio che l’Italia libe- rata dette a caldo su quei delitti. Ricerche come questa sono utili anche a distanza di decine di anni dai fatti, perché fanno luce sulle dinamiche che portarono migliaia di donne e uomini comuni a trasformarsi in criminali, rendendosi responsabili della morte e delle sofferenze di tanti concittadini. Capirne il percorso e le scelte è l’unico modo per avere davvero una visione d’insieme dei fatti di allora, che comprenda vittime e carnefici, senza assolvere, come troppo spesso si è fatto, una parte degli italiani dalle loro responsabilità. È per questo che il Consiglio regionale della Toscana ha deciso di appoggiare la realizzazione di questo volume da parte della Fondazione Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato, un’istituzione che da anni lavora per la conoscenza dei crimini del nazifascismo, e in particolare della deportazione nei lager nazisti, contri- 9 buendo così alla diffusione dei valori propri dell’antifascismo che sono alla base della Costituzione italiana. È indispensabile che certe realtà possano svilupparsi ed essere sostenute dalla pubblica amministrazione, per la cre- scita culturale e civile dei cittadini, giovani e meno giovani. Eugenio Giani Presidente del Consiglio regionale della Toscana 10 Il tema che Enrico Iozzelli ha trattato è di grande rilievo: infatti le Corti di assise straordinarie, poi sostituite dalle Sezioni straordinarie di corte d’assise, che hanno operato subito dopo la fine della guerra per giudicare i crimini di collaborazionismo del fascismo repubblicano sono una fonte ad un tempo essenziale e non ancora adeguatamente utilizzata. Quei processi possono essere utilizzati per varie finalità: innanzitutto ricostruire fattual- mente i crimini del fascismo repubblicano, soprattutto in relazione ai reati del cosiddetto collaborazionismo. Naturalmente sarà da evitare qualsiasi atteggiamento ingenuamente positivista nell’analisi di questa, come di al- tre fonti giudiziarie, dove non è depositata la “verità storica“ sui fatti per i quali si tenne il processo; ma è indubbio che da un’analisi comparata e incrociata con altre fonti può venire fuori una più completa ricostruzione della violenza fascista nei confronti degli oppositori politici e militari (an- tifascisti e partigiani). Ma quelle fonti sono anche importanti se analizzati dal punto di vi- sta della cultura giuridica: ci restituiscono la difficoltà a comprendere una situazione eccezionale come quella della guerra civile italiana da parte di giudici di carriera, che perlopiù si erano formati durante il ventennio, ma anche dei giurati popolari di nomina politica: da qui spesso un linguag- gio che tende all’iperbole nel giudicare gli imputati, con un profluvio di aggettivi e argomentazioni di disprezzo volti a farne dei mostri umani piuttosto che a contestualizzare e giudicare la loro scelta politica (del resto lo stesso reato di collaborazionismo tende a ridimensionare piuttosto che a comprendere il ruolo avuto dalla Repubblica sociale e dei suoi adepti nel corso dei mesi dell’occupazione tedesca). E altre indagini potranno essere portati avanti sulle figure dei giudici, dei giudici popolari, degli avvocati difensori, oltre che degli stessi imputati. Solo negli ultimi anni è iniziata una consultazione organica di queste fonti: prima avevamo soltanto degli studi locali, anche pregevoli, ma che non erano in grado di restituire un’immagine complessiva di questo che è il principale esempio di giustizia di transizione in Italia. L’Istituto na- zionale Ferruccio Parri in occasione del 70º anniversario della resistenza ha così iniziato la raccolta delle sentenze, che vengono immesse in una banca dati consultabile sul sito dell’Istituto. Attualmente sono stati inserite nella banca i dati relativi a oltre 3.200 (3.230) tra sentenze emesse dalle Corti d’Assise Straordinarie e Sezioni speciali di Corte d’Assise operanti nelle province di Milano, Monza, Lodi, Pavia (sezioni di Pavia, Vigevano, 11 Voghera), Genova, Treviso, Udine, Belluno, Verona, Perugia, Viterbo, Rieti, Roma, Latina e Frosinone; e sentenze per reati di collaborazionismo emanate invece dalle Corti d’Assise ordinarie di Perugia, Viterbo, Rieti, Roma, Cassino, Latina e Frosinone tra il 1944 e il 1951. Ben venga quindi questa approfondita ricerca di Enrico Iozzelli a colmare una lacuna relativa a una sede importante come quella di Firenze. Chi leggerà la sua approfon- dita e avvertita ricostruzione potrà non solo rendersi conto dell’importanza della fonte, ma anche acquisire preziose informazioni sulle scelte e le atti- vità dei fascisti repubblicani e sullo snodo fondamentale