S. SALVATORE AL IL CANTIERE DI UN GRANDE MONASTERO ATTORNO ALL’ANNO MILLE*

Premessa dio che si è interpretato come un sacrificio. Que- sto sacrificio seguì un rituale nel quale figurano Negli anni 1991 e 1997 il monastero di S. Salvato- ceramiche di importazione (ceramiche attiche a re al Monte Amiata è stato oggetto di una serie di figure nere ed anfore tirreniche), rinvenute fram- interventi di scavo archeologico finalizzati a getta- mentarie nel corso dello scavo, assieme a grani di re nuova luce sulle vicende costruttive del grande cereali bruciati ed ossa animali combuste, fra le complesso architettonico e sui cambiamenti d’uso quali un dente di cinghiale. La tipologia delle ce- degli spazi interni e delle volumetrie perimetrali ramiche rinvenute qualifica il rito come un even- della chiesa, nota dai documenti fin dall’VIII seco- to di rango e solennità elevate; la datazione delle lo. Una sintesi dei risultati degli scavi è stata recen- stesse anticipa di circa mezzo secolo le testimo- temente oggetto di pubblicazione; in quella sede si nianze relative all’esistenza di un importante san- 3 sono illustrati, attraverso la scansione cronologica tuario localizzabile presso . Gli elemen- per periodi, gli eventi susseguitisi sul pianoro su ti raccolti rendono testimonianza di come il mon- cui oggi sorge la grande abbazia, così come lo sca- te Amiata ed Abbadia San Salvatore in particolare vo li ha messi in luce 1. È particolarmente significa- rivestano un ruolo cruciale nello studio della geo- tivo rilevare la lunga durata d’uso del pianoro stes- grafia religiosa di lungo periodo, che assegna una so; il rinvenimento di un piccolo nucleo di stru- valenza particolare al monte. In essa al culto delle menti litici realizzati in selce e diaspro e di nume- divinità ctonie preromane, evocate dalla presenza rose schegge di lavorazione avvenuto nel corso delle di fenomeni vulcanici e termali, si sostituisce nel indagini del 1997 inserisce Abbadia San Salvatore tempo il culto di Juppiter (le folgori sono ancora all’interno di una fascia territoriale montana che oggi richiamate dall’arme dei monaci del Castello risulta insediata fin dal Paleolitico superiore, e che dell’Abbazia) e la fondazione altomedievale del- è significativamente connotata dalla presenza di l’abbazia titolata al Salvatore. sorgenti termali ed altri fenomeni legati alla natura vulcanica del massiccio amiatino 2. Di assoluto interesse risulta anche la persistente 1. L’ABBAZIA PRIMA DEL MILLE: I DATI DELLO valenza religiosa che connota l’uso della sommità SCAVO della montagna certamente fin dall’epoca arcai- ca; datano infatti alla seconda metà del VI secolo a.C. i frammenti ceramici connessi ad un episo- I saggi di scavo hanno evidenziato una serie di trac- ce riferibili alla storia più antica del monastero, pre- * Nel corso del convegno tenutosi a Vico Pisano nel No- cedente alla costruzione della grande chiesa di XI vembre 2000 Franco Cambi e Luisa Dallai hanno proposto secolo. Queste tracce sono emerse dai saggi condot- un intervento illustrativo dei dati relativi allo scavo del- ti nel 1997 sul lato est del chiostro, nella cinquecen- l’Abbazia di S. Salvatore ed alle dinamiche insediative e religiose riscontrabili nel territorio amiatino. Una parte di tesca sala capitolare (area 7, ambiente VI), e in una quei dati sono stati pubblicati alcuni mesi dopo, sul XXVII piccola cantina contigua (area 5, ambiente IV), af- numero di «Archeologia Medievale». Il presente contribu- facciata sul chiostro attuale e delimitata a sud dal to si propone un approfondimento specifico relativo ad al- cuni aspetti delle fasi di cantiere riconosciute nel deposito muro della cripta del S. Salvatore (Fig. 1). La valuta- indagato negli scavi dell’abbazia, e ai dispositivi in uso ne- zione di alcuni elementi emersi al termine dello sca- gli stessi. vo, in particolare la relazione di stretta contempora- 1. Il contributo edito in «Archeologia Medievale» sintetiz- za le ricerche svolte sul complesso monumentale dell’Ab- neità evidenziata fra le murature semicircolari delle bazia di S. Salvatore negli anni 1991 e 1997. Il territorio absidi più antiche e le murature rettilinee della crip- del Comune di Abbadia San Salvatore (SI) è stato sottopo- ta ed il diverso orientamento dell’asse delle muratu- sto ad indagine topografica a partire dagli anni 1987-88, con l’avvio di ricognizioni promosse da R. Francovich; re precedenti a quest’ultima, venute in luce parzial- queste ricerche sono approdate alla redazione della Carta mente all’interno dell’ambiente IV, ci fanno propen- Archeologica, pubblicata nel 1996; cfr. CAMBI 1996. 2. Le dinamiche insediative di periodo preistorico e proto- storico per la montagna sono state recentemente delineate 3. Sulla valenza religiosa della montagna e sulla geografia da Casi. Si veda CASI 1996, pp. 117-151. sacra della Val d’Orcia si veda CAMBI 2000, pp. 201-203.

159 Fig. 1 – Pianta del complesso abbaziale di S. Salvatore al Monte Amiata; le retinature indicano le aree sottoposte ad indagine fra il 1991 ed il 1997. dere per una datazione della cripta alla prima metà tali dell’Amiata. Fra l’VIII ed il IX secolo, sotto i re dell’XI secolo. Meno probabile appare, sulla base di carolingi, l’abbazia estese di molto la sua attività ed questi elementi, la datazione della medesima al IX accrebbe la sua importanza, espandendosi in dire- secolo, così come proposto da alcuni Autori sulla zione delle pendici occidentali del Monte Amiata, scorta di una lettura attenta di documenti e sulla nelle valli dell’Ente e dello Zancona, colonizzando base di valutazioni storico-architettoniche 4; ciò non nuovo territorio ed organizzando le forme dello sfrut- di meno lo scavo ha fornito altri elementi di notevo- tamento della terra. le interesse, riferibili ad un orizzonte temporale pre- Gli indizi relativi ad una fase di attività preceden- cedente all’XI secolo. te quella edificatoria di XI secolo sono emersi Il monastero di S. Salvatore al Monte Amiata, come esclusivamente dalle indagini condotte sul lato noto, è citato per la prima volta in un documento orientale del chiostro; nessuna traccia si è conser- del 762; si ritiene che esso sia stato fondato alla metà vata, al contrario, nell’area indagata ad est delle dell’VIII secolo, durante il regno di Astolfo, e con- absidi della chiesa, laddove l’imponente opera sacrato al Salvatore, con dedicazione tipicamente edificatoria legata alla costruzione della struttura longobarda, alla fine degli anni sessanta dell’VIII a triconco ed i successivi frazionamenti dello spa- secolo 5. In questa fase antica della sua lunga storia, zio hanno del tutto asportato qualsiasi traccia di la base territoriale del monastero era costituita da attività precedente all’XI secolo. una grande area boschiva ubicata sulle pendici orien- Sul lato del chiostro, al contrario, nella stratigra- fia sopravvissuta alle operazioni di taglio ed aspor- tazione ed alle intense attività di cantiere, un’im- 4. Per le vicende costruttive della cripta e della chiesa so- portanza particolare riveste il rinvenimento di al- prastante si rimanda in questa sede ai contributi specifici cuni frammenti ossei con decorazione a cerchielli susseguitisi nel tempo. Si veda in particolare MUCH 1989, oculati, frammenti che, pur nella estrema fram- pp. 323-360; KURZE 1988, pp. 1-26; 1989a, pp. 33-48; 1990, pp. 13-40; GIUBBOLINI 1988, pp. 59-81. mentarietà, sono con molta probabilità riferibili 5. KURZE 1989b, pp. 357-359. ad un pettine (Fig. 2). I frammenti ossei trovano

160 Fig. 2 – Frammenti ossei con decorazione a motivi geometrici alternati a cerchielli.

Fig. 4 – Sala capitolare; pianta di fine scavo. In evidenza la fossa per la gettata della campana ed il disco relativo al miscelatore per malta.

tuttavia, a differenza delle altre, ha conservato i re- sti di una solida struttura muraria, forse un pilastro, dello spessore di circa 120 cm (Fig. 4). La presenza di questo pilastro riveste grande importanza, poiché ci permette di meglio interpretare le altre importan- ti asportazioni come spoliazioni sistematiche effet- Fig. 3 – Pluteo o pontile frammentario con tuate ai danni di preesistenti strutture in elevato, decorazione a treccia viminea. strutture pertinenti ad edifici esistenti sul pianoro prima della costruzione della chiesa della prima metà numerosi confronti riferibili al tardo VI-VII seco- dell’XI secolo. Più difficile risulta determinare aspetto lo; gli esemplari meglio conservati mostrano la e funzioni dei muri e forse, come ad esempio per decorazione applicata al manico di pettini di va- l’US 774, dei pilastri asportati. Ciò che appare evi- ria lunghezza, con motivi geometrici alternati a dente osservando l’allineamento delle fosse e valu- cerchielli 6. I frammenti ossei rinvenuti ad Abba- tando al contempo l’orientamento dei lacerti mura- dia provengono da un contesto stratigrafico (US ri rinvenuti all’interno del piccolo ambiente IV, con- 726) precedente le attività di cantiere che certa- tiguo all’area del capitolo (US 508), è come diverso mente sono riferibili alla prima metà dell’XI se- fosse l’asse di sviluppo delle volumetrie riferibili agli colo; tuttavia la natura del deposito, profonda- elevati che precedettero l’edificazione della cripta; mente intaccato dalle fosse di spoliazione e dai tali murature furono smantellate in un periodo che più moderni interventi di canalizzazione delle ac- la sequenza stratigrafica colloca fra la fine del X e la que, rende problematico un più esatto inquadra- prima metà del XII secolo; i materiali dovettero es- mento temporale. I frammenti tuttavia non pro- sere riutilizzati (così si spiegano le fosse di ruberia vengono da un contesto sepolcrale, ma da uno strato dell’ambiente VI), e l’area divenne probabilmente che presenta anche numerosi carboni e piccolissi- aperta, funzionale alle esigenze del cantiere della mi frammenti ceramici di impasto grossolano. nuova chiesa in edificazione. I tagli profondi della stratigrafia operati in antico, Pochissime furono dunque le sopravvivenze degli che hanno asportato una buona parte del deposito elevati di quest’area alla fase di cantiere; al mutare archeologico, hanno determinato in questo ambien- degli spazi esterni alla chiesa e della loro destinazio- te fosse dal profilo allungato (US 740, 743, 803), ne dobbiamo immaginare un analogo cambiamen- che raggiungono il terreno vergine. L’asportazione to nell’organizzazione degli spazi interni, legato alle dei materiali è stata in molti casi totale; la fossa 803 rinnovate esigenze del culto non meno che al muta- re di canoni stilistici ed influenze culturali. Forse è per queste ragioni che nella chiesa di XI secolo non 6. Per il confronto della decorazione a cerchielli applicata a pettini ed altri strumenti in osso si veda MENIS 1990, p. trovarono posto alcune decorazioni scultoree in uso 40, n° I, 24d; p. 58, n° I, 51; p. 65, n° I, 58. nell’edificio più antico, probabilmente pertinenti ad

161 un pluteo o ad una recinzione presbiteriale (Fig. 3). ampliamento del complesso e produsse la grande Queste decorazioni furono al contrario impiegate chiesa con torri in facciata, che è in buona misura come semplice materiale inerte nell’ambito dei la- ancor oggi visibile. Si è giustamente notato che la vori di cantiere che interessarono l’area a ridosso costruzione di una chiesa più ampia non fu solo della cripta, e sono state recuperate nel corso dello conseguenza dell’accresciuto benessere del mona- scavo dell’ambiente IV. Si tratta di due frammenti stero, ma che essa debba anche vedersi legata alle marmorei, rettangolari e contigui, della lunghezza nuove esigenze liturgiche, alle più ricche e frequen- di circa 50 cm; sul lato privo di decorazione un in- ti preghiere che furono il portato della nuova on- cavo allungato doveva favorire l’inserzione degli ele- data di spiritualità di matrice cluniacense, ragio- menti decorativi in supporti. Sul lato principale la ne prima delle molte donazioni effettuate a favo- decorazione, una treccia a tre vimini combinata con re dei monasteri. matasse tripartite intrecciate ad anelli lenti, rimanda La costruzione della chiesa attuale si data in gran ad analoghe decorazioni diffuse nella toscana cen- parte agli inizi dell’XI secolo; le notizie storiche ci tro-meridionale fra l’VIII ed il IX secolo 7. Immagi- hanno conservato l’anno di consacrazione dell’edi- niamo che le decorazioni ornassero la chiesa della ficio, il 1035. A tale data la chiesa non era forse del florida abbazia quando essa, nella prima metà del tutto ultimata ma senza dubbio in avanzato stato di IX secolo, ospitava oltre cento monaci. costruzione 9. La pianta della chiesa, a croce patibulare, si compone di una navata unica seguita da un transetto coronato da tre absidi, i resti delle quali sono tornati in luce nei saggi di scavo archeo- 2. LA CHIESA DI WINIZO logico. La chiesa era arricchita dalla cripta ornata da colonne con splendidi capitelli figurati e da due tor- Più ricca è la documentazione relativa alla fase di ri poste in facciata, allineate al corpo dell’edificio vita dell’abbazia alla prima metà dell’XI secolo, abbaziale, che hanno suggerito, seppure con note- corrispondente alla fase di rinnovato vigore eco- voli cautele, paragoni con i cosiddetti Westwerke, i nomico e politico vissuta dal monastero dopo il corpi occidentali dell’architettura d’oltralpe 10. critico periodo ottoniano durante il quale sul pa- Del cantiere di questa nuova chiesa la registrazio- trimonio del S. Salvatore, già ridimensionato per ne di scavo ha conservato alcune testimonianze iniziativa imperiale, avevano vantato diritti mem- significative; si tratta della fossa per la gettata della bri della famiglia comitale degli Aldobrandeschi. campana (US 794, 800), e dei resti, sufficiente- Quella che a buon diritto è stata definita una vera mente ben conservati, di una vasca per la produ- “rinascita” dell’abbazia ebbe nel marchese Ugo di zione della malta (US 804, 805). Toscana un sostenitore dei diritti vantati dal mona- La fossa da campana (Fig. 4) non differisce in so- stero, che egli dotò di nuovi beni in Val di Paglia. stanza dagli esempi di fornaci rinvenute all’interno Insieme al marchese Ugo la storia del monastero della o nelle immediate vicinanze di chiese in Toscana 11. prima metà dell’XI secolo è segnata dalla figura del- Le dimensioni (la fornace, di forma ellittica, misu- l’abate Winizo, interprete principale della riconqui- ra m 1×1,6, ed è profonda circa 1 m) sono simili a sta dei diritti vantati dall’abbazia fin dall’VIII seco- quanto noto negli esempi di S. Lorenzo a Vaiano, lo, ed in parte compromessi dalle mutate condizioni dei SS. Giovanni e Reparata a Lucca, di S. Lorenzo politiche. Assieme ad una tenace difesa di tali dirit- a Cerreto 12 da ciò possiamo inferire la dimensione ti, acquisiti e ribaditi nel tempo dai re longobardi e della campana prodotta in questa fornace, del dia- carolingi, Winizo fu capace di attrarre sul monaste- metro compreso fra 80 cm ed 1 m. ro molte nuove donazioni, maturate nel clima di in- La fornace di Abbadia, del tipo a tiraggio verticale, tenso fervore spirituale che caratterizzò i decenni a si è conservata solo parzialmente. La camera di com- cavallo del millennio e produsse un’ondata di nuove bustione, infatti, fu tagliata dall’edificazione del cam- fondazioni monastiche nate per iniziativa di fami- panile che venne affiancato alle due torri di facciata, glie nobiliari 8. intervento costruttivo che si data alla fase di vita ci- In questi anni l’abbazia di S. Salvatore conobbe una nuova prosperità economica che ebbe chiaro riflesso nella progettazione di imponenti lavori di 9. Ibidem, p. 366. 10. GIUBBOLINI 1988, pp. 64-68. 11. QUIRÓS CASTILLO 1998, pp. 44-55. 12. Per una sintesi sui dati editi relativi a fosse per campa- 7. Decorazioni a treccia, semplice e con bottoni, sono dif- ne in Toscana ed Italia centrale si veda QUIRÓS CASTILLO fuse in molti edifici della toscana centro meridionale. Per 1998. Una sintesi del processo di produzione delle campa- alcuni confronti si veda CELUZZA, FENTRESS 1994, pp. 601- ne descritto dal frate Teophilo tra la fine dell’XI ed il XII 615; MARRUCCHI 1998, pp. 117-120. secolo in WARD PERKINS 1978, pp. 108-110. Riferimenti alla 8. KURZE 1989b, pp. 366-371. fornace di Abbadia in CAMBI, DALLAI 2000, pp. 206-208.

162 dall’area toscana. In una prima valutazione dell’im- pianto avevamo ipotizzato un suo possibile riuso in connessione al funzionamento della fornace per campana. Una nuova valutazione dei dati di scavo ci spinge a valutare i resti della vasca per malta come esclusivamente pertinenti a tale attività di cantiere. La vasca si presenta come un piano di calce com- patta, di forma rotonda, del diametro di circa 2 m (Fig. 5). Il piano non è stato scavato, dunque non possiamo stimarne lo spessore; tuttavia una parte di esso è stata asportata dallo scavo di una fossa per deporre un inumato (US 732); dall’osserva- zione di questa sezione possiamo misurare uno spessore del disco di circa 25-30 cm. La sepoltura Fig. 5 – Sala capitolare; dettaglio del disco relativo al ha tagliato la fossa lungo il diametro, giungendo miscelatore per malta. fino al centro del disco; questo ci impedisce di cogliere la presenza di alcuni elementi chiarifica- tori del sistema di funzionamento dell’impianto I resti rinvenuti ad Abbadia trovano paralleli evi- denti con quanto noto per la torre civica di Pavia 13, per il complesso di S. Vincenzo al Volturno 14, e per numerosi esempi di strutture di produzione della malta documentate nella Svizzera tedesca, in Ger- mania e Polonia 15. La comparazione dei miscelatori di malta rinve- nuti presso il monastero di Zurigo, a Lindenhof, Wellin, Schutten, Monchengladblach, Pose, Wisliza, esempi ai quali possiamo aggiungere i due italiani già citati ed il rinvenimento di Abbadia, Fig. 6 – Castello di Montemassi (Roccastrada, GR); rende evidente che esiste una precisa tipologia particolare del disco relativo al miscelatore per malta della struttura, il cui funzionamento è ricostruibi- rinvenuto negli strati di cantiere della prima metà del XIV secolo. le a partire dal piano in malta che è spesso l’unico resto chiaramente individuabile in fase di scavo. I “mescolatori meccanici per malta”, secondo la più stercense del complesso, ed ha nel 1227, data nella tecnica definizione tedesca, erano costituiti da una quale si ebbe il passaggio del monastero dai Bene- vasca al centro della quale era infisso un palo. I bor- dettini ai monaci bianchi, il proprio terminus post di rialzati della vasca, che non si conservano mai, quem. A questo nuovo corso religioso e politico del- dovevano essere realizzati con l’uso di argilla e vimi- la storia dell’abbazia, ed agli effetti del disastroso ni; tracce di questo tipo di materiali sono venute terremoto del 1287, si devono cambiamenti struttu- alla luce durante lo scavo della vasca di S. Vincenzo rali che interessarono diversi punti della chiesa. Le al Volturno 16. Il palo centrale fungeva da perno per absidi semicircolari furono murate, vi furono rifaci- una struttura in legno che si è supposta costituita da menti dei transetti e sopraelevazione della navata ed due o quattro pali portanti; attraverso il movimento una parziale distruzione della cripta, che aveva nel circolare si produceva l’azione di mescolamento delle tempo perduto gran parte delle sue prerogative e componenti presenti nella vasca. Il mescolamento funzioni. L’intervento di edificazione del campanile vero e proprio era realizzato mediante una serie di è estremamente utile ad inquadrare l’epoca di rea- pali, o denti che lasciano in molti casi un’impronta lizzazione della fossa per campana; dovendo natu- in negativo sul piano di malta superstite, come nel ralmente preesistere al campanile, e dunque essere caso di Abbadia. I cerchi concentrici rinvenuti sul legata all’esistenza di altre torri campanarie, la for- piano circolare non sono altro infatti che la traccia nace si lega necessariamente alle due torri di faccia- di un grande pettine che ha ruotato più volte, me- ta e si inquadra all’interno delle attività edilizie della scolando la calce ed i frammenti di pietra e laterizio prima metà dell’XI secolo, culminate nella consa- crazione dell’abbazia avvenuta nel 1035. Minori confronti trova invece l’altro apprestamento 13. WARD PERKINS 1978, pp. 77-120. da cantiere rinvenuto a breve distanza dalla fossa, 14. HODGES 1993, pp. 206-209. e cioè la vasca per la produzione della malta, per la 15. GUTSCHER 1980, pp. 178-188. quale vi sono pochissimi confronti editi, nessuno 16. HODGES 1993, p. 206.

163 dentro la vasca. Segni analoghi sono stati rinvenuti Al di sotto di un piano di calce compatto ed estre- in molti degli esempi scavati oltralpe, ed in generale mamente tenace che ha permesso la conservazione possiamo aspettarci di trovarli in tutti i contesti in di una stratigrafia altrimenti fragile, si è rinvenuto cui la malta solidificatasi abbia uno spessore ed una uno strato di calce dalla singolare forma arrotonda- compattezza tali da preservare una traccia altrimen- ta; tale strato, in connessione con la traccia di aspor- ti labile. tazione delle strutture connesse, cioè l’alzato della La tipologia di struttura schematizzata da Gutscher vasca stessa ed il perno centrale, testimonia ciò che ed accettata anche per l’esempio di miscelatore rin- resta di una macchina per la produzione della calce venuto a S. Vincenzo al Volturno, presuppone l’esi- assimilabile per tipologia e dimensioni a quanto de- stenza di una impalcatura lignea con pali di suppor- scritto nei casi già citati. L’impianto risulta parzial- to infissi all’intorno della vasca17. Le numerose bu- mente spoliato e tagliato da due fosse, anch’esse in- che di palo rinvenute ad Abbadia, in fase con la strut- terpretabili come azioni di asportazione di materia- tura, possono forse essere ad essa correlate non sol- le lapideo. Al centro della struttura l’alloggiamento tanto in quanto parte delle attività di cantiere, come originario del palo è stato trasformato in una fossa già ipotizzato, ma anche perché ad essa funzional- che è stata utilizzata come discarica per materiali mente legate. organici (si sono rinvenute in particolare ossa anche La tipologia di miscelatori proposti sulla base delle di grandi dimensioni, probabile scarto di macella- attestazioni si distingue in due varianti; la prima, zione) e carboni, a riprova evidente che la struttura con palo centrale, presenta il perno direttamente era nel frattempo completamente caduta in disuso. allettato al centro della vasca. La seconda avrebbe L’impianto per la produzione della malta è in fase dovuto presentare una margella in pietra al centro con un mucchio residuo di grassello, localizzato nel- della quale era infisso il palo. Nel caso della vasca l’area di nord-est del saggio. di Abbadia tale distinzione non è purtroppo docu- La fase di cantiere che costituisce senza dubbio il mentabile, poiché, come accennato in precedenza, tratto distintivo caratterizzante l’area indagata nel- la sepoltura ricavata nel piano di malta ha compro- la prima metà del XIV secolo (ad essa va vista lega- messo la leggibilità della parte centrale del disco. ta anche la fase d’uso della macchina per calce), si Le caratteristiche del rinvenimento e gli stringen- imposta sulla rasatura di una poderosa muratura, ti confronti bibliografici sembrano dunque risol- della quale sono attualmente visibili l’angolo di sud- vere il dubbio della funzione del piano circolare ovest e una porzione dello sviluppo murario in di- rinvenuto presso la fornace da campana. Ciò che rezione ovest-est. Negli strati di obliterazione delle al contrario propone qualche riflessione ulteriore strutture sono largamente attestati i materiali cera- è la datazione che i molti esempi propongono, mici, fra cui acrome depurate, grezze e maioliche poiché in tutti i casi ci si riferisce sempre ad un arcaiche; ciò consente di datare questa fase d’uso ambito cronologico carolingio-ottoniano, mentre alla prima metà del XIV secolo; la muratura sulla inequivocabilmente l’impianto rinvenuto ad Ab- cui rasatura si imposta la macchina per la calce è badia non può datarsi prima dell’inizio dell’XI se- riferibile ad un orizzonte cronologico successivo colo, essendo connesso ai lavori della chiesa che alle distruzioni causate dall’assedio del 1328. La ipotizziamo legati alla figura di Winizo. A questo muratura risulta tuttavia uno degli edifici più anti- punto occorre introdurre qualche altro elemento chi, probabilmente da mettere in relazione con l’esi- di valutazione. stenza di una chiesa, della cui esistenza restano trac- L’originalità del sistema di mescola della malta con ce archeologiche assai rilevanti. l’uso della vasca e del pettine non trova confronti nel mondo classico; per questa ragione si è ritenuto I molti confronti esaminati evidenziano come il che essa rappresenti una acquisizione tecnica origi- macchinario per la miscelazione della calce fosse nale del periodo carolingio; ciò tuttavia non esclude comunemente alloggiato in aree di cortile, aperte che il suo impiego si sia protratto nel tempo, a di- ed adatte ad ospitare le diverse attività del cantie- mostrazione della bontà del metodo. A riprova di re. Questo particolare rafforza l’interpretazione ciò possiamo analizzare quanto emerso nel corso data della ex sala capitolare del complesso di Ab- della stagione di scavo 2001 da poco conclusasi nel badia San Salvatore come di un possibile spazio por- castello di Montemassi, in provincia di Grosseto 18. ticato, un chiostro, che ospitò nei secoli numerose sepolture. Il rinvenimento della macchina per cal- ce risulta inoltre di notevole interesse poiché inse- 17. GUTSCHER 1980, pp. 185-186. 18. I riferimenti alla macchina per calce di Montemassi sono una estrapolazione dei dati raccolti nella stagione di scavo 2001 sul castello da poco conclusa. Lo scavo è stato curato menti forniti in merito ai sistemi di produzione della malta dalla scrivente e dai responsabili: J. Bruttini, F. Grassi, A. e relativa bibliografia. Per un approfondimento sulle vicende Luna, sotto la direzione scientifica di Roberto Parenti (Uni- storiche ed archeologiche del castello di Montemassi si veda versità degli Studi di ), che ringrazio per i suggeri- BRUTTINI et alii 2002, pp. 189-207.

164 risce il cantiere della chiesa di XI secolo all’interno to risulta inoltre estremamente interessante per- di un sistema di organizzazione del lavoro che ri- ché ripropone un analogo modo di organizza- manda in grande maggioranza a modelli dell’Euro- zione del cantiere non più in ambito monastico pa continentale, a riprova dell’alto profilo rivestito ma riferito ad una struttura castrense, a riprova dall’abbazia e forse anche delle strette connessioni di una circolazione di maestranze e manodopera che si mantennero nel corso dei secoli con gli am- specializzata che in Toscana opera indistintamen- bienti culturali d’oltralpe. te su edifici religiosi e civili, così come eviden- In Toscana, dove le attestazioni della presenza di ziato in recenti contributi di studio delle tecni- miscelatori meccanici per la preparazione della che murarie 19. calce sono più tarde rispetto a quanto evidenzia- LUISA DALLAI to altrove, il macchinario conservò delle caratte- ristiche tecnologiche ben riconoscibili a lungo, 19. Su questo tema si veda, a titolo esemplificativo, il con- come prova il rinvenimento del disco di malta tributo di G. Bianchi, sempre in questo volume, nel quale si offrono numerosi esempi di comparazione fra i saperi sulle fasi di cantiere della prima metà del XIV applicati all’edificazione di edifici religiosi e civili nell’area secolo a Montemassi. Quest’ultimo rinvenimen- della Val di Cornia.

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