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IL CARPIONE DEL GARDA: TUTELA DI UNA SPECIE A RISCHIO DI ESTINZIONE

IL CARPIONE DEL GARDA: TUTELA DI UNA SPECIE A RISCHIO ESTINZIONE Quaderni della Ricerca n. 149 - febbraio 2013

Agricoltura Sperimentazione condotta nell’ambito del progetto di ricerca n. 1220 “Sviluppo di metodi e strumenti per la tutela di una specie a rischio di estinzione: il carpione del Garda ( trutta carpio) – SALVACARPIO” ¿QDQ]LDWRFRQLO3URJUDPPD5HJLRQDOHGLULFHUFDLQFDPSRDJULFRORGL5HJLRQH/RPEDUGLD

Testi a cura di: .DWLD3DUDWL*DHWDQR*HQWLOL*LRYDQQL/RULV$OERUDOL0DULDSLD9LJOLRQH

Foto a cura di: .DWLD3DUDWLH*DHWDQR*HQWLOL

Hanno realizzato le attività sperimentali:

3URYLQFLDGL%UHVFLD$VVHVVRUDWR&DFFLDH3HVFD8I¿FLR3HVFD 3529%6 9LD0LODQR%UHVFLD %6 7HO)D[ 3URSRQHQWH'RWW0DULD3LD9LJOLRQH(PDLOPYLJOLRQH#SURYLQFLDEUHVFLDLW

,VWLWXWR6SHULPHQWDOH,WDOLDQR/6SDOODQ]DQL ,6,/6 /RF/D4XHUFLD5LYROWDG¶$GGD &5 7HO)D[ 5HIHUHQWH'RWW.DWLD3DUDWL(PDLONDWLDSDUDWL#LVWLWXWRVSDOODQ]DQLLW

,VWLWXWR=RRSUR¿ODWWLFR6SHULPHQWDOHGHOOD/RPEDUGLDHGHOO¶(PLOLD5RPDJQD ,=6%6 9LD%LDQFKL%UHVFLD %6 7HO)D[ 5HIHUHQWH'RWW/RULV$OERUDOL(PDLOODOERUDOL#EVL]VLW

*5$,$6UO 9LD5HSXEEOLFD9DUDQR%RUJKL 9$ 7HO)D[ 5HIHUHQWH'RWW*DHWDQR*HQWLOL(PDLOJDHWDQRJHQWLOL#JUDLDHX

5HVSRQVDELOHVFLHQWL¿FR.DWLD3DUDWL

Per informazioni:

5HJLRQH/RPEDUGLD'LUH]LRQH*HQHUDOH$JULFROWXUD

82,QQRYD]LRQHFRRSHUD]LRQHHYDORUL]]D]LRQHGHOOHSURGX]LRQL 6WUXWWXUD5LFHUFDLQQRYD]LRQHWHFQRORJLFDHVHUYL]LDOOHLPSUHVH 3DOD]]R/RPEDUGLDSLD]]D&LWWjGHOOD/RPEDUGLD0LODQR 7HO)D[(PDLODJULBULFHUFD#UHJLRQHORPEDUGLDLW 5HIHUHQWL*LDQSDROR%HUWRQFLQL*LRYDQQD3UDGHULR

820XOWLIXQ]LRQDOLWjHVRVWHQLELOLWjGHOWHUULWRULR 6WUXWWXUD6YLOXSSRGHOO¶DJULFROWXUDGLPRQWDJQDHGHOO¶XWLOL]]RVRVWHQLELOHGHLWHUUHQLDJULFROL 3DOD]]R/RPEDUGLDSLD]]D&LWWjGHOOD/RPEDUGLD0LODQR 7HO)D[(PDLOSHVFD#UHJLRQHORPEDUGLDLW 5HIHUHQWL*LXVHSSLQD&RORPER$QWRQHOOD)RUQL

‹&RS\ULJKW5HJLRQH/RPEDUGLD

Finito di stampare nel mese di aprile 2013 SUHVVR$UWL*UD¿FKH9DQQLQLVUO%DJQROR0HOOD %6 Agricoltura

IL CARPIONE DEL GARDA: TUTELA DI UNA SPECIE A RISCHIO DI ESTINZIONE

Quaderni della Ricerca n. 149 - febbraio 2013

PRESENTAZIONE

Il carpione (Salmo trutta carpio) è una specie endemica presente unicamente nel lago di Garda, ricercata per la qualità della sua carne e per l’alto valore commerciale che mantiene sui mercati locali; inoltre contribuisce a fare del bacino del Po una delle regioni più ricche d’Europa in specie endemiche di salmonidi. Un tempo abbondante, da un trentennio a questa parte la sua popolazione è invece in forte sofferenza, tanto da essere inserita nella lista rossa dell’IUCN (International Union for Conservation of Nature) delle specie in grave pericolo di estinzione. Le attività svolte nell’ambito del progetto di ricerca “Sviluppo di metodi e strumenti per la tutela di una specie a rischio di estinzione: il carpione del Garda (Salmo trutta carpio) (SALVACARPIO)” hanno studiato le condizioni di DOOHYDPHQWRGHOFDUSLRQHDSDUWLUHGDHVHPSODULVHOYDWLFLDL¿QLGLGLVSRUUHGLHVHPSODULDGDWWLSHULSURJUDPPLGL ripopolamento. In particolare sono stati raggiunti questi risultati: ƒ PHVVDDSXQWRGLXQQXRYRSURWRFROORDOLPHQWDUHFKHVLqULYHODWRHIILFDFHQHOODGHOLFDWDIDVHGLVYH]]DPHQWR degli avannotti; ƒ FRVWUX]LRQHGLXQHIILFDFHSURWRFROORGLDVVHJQD]LRQHGLSDUHQWHODSHUHYLWDUHIHQRPHQLGLLQEUHHGLQJ ƒ PHVVDDSXQWRGLXQSURWRFROORGLFULRFRQVHUYD]LRQHGHOVHPHHDOOHVWLPHQWRGLXQDFULREDQFD ƒ GHILQL]LRQHGLXQSURWRFROORGLFRQWUROORHWUDWWDPHQWRVDQLWDULR ƒ FUHD]LRQHGLXQDSRSROD]LRQHGLULIHULPHQWRTXDOHSRWHQ]LDOHIXWXURVWRFNGLULSURGXWWRULDGDOWDYDULDELOLWj genetica. I risultati ottenuti possono essere quindi di grande rilievo per incrementare la presenza del Carpione attraverso i ripopolamenti che, uniti a misure di tutela rigorosa delle aree di frega e all’applicazione di norme più restrittive dell’attività di pesca, contribuiscono a conservare nel bacino del Po la forte diversità genetica della superspecie Salmo trutta. /DULSRSROD]LRQHGHOFDUSLRQHqLQ¿QHIXQ]LRQDOHDQFKHDOOHDWWLYLWjGHOODSHVFDVRVWHQLELOHHDOOD¿OLHUDWXULVPR ristorazione, che costituisce una delle più importanti voci economiche del lago di Garda.

L’Assessore all’Agricoltura Regione Lombardia SOMMARIO

PRESENTAZIONE ...... 3

RIASSUNTO...... 7

PREMESSA ...... 9

IL LAGO DI GARDA ...... 10

ͳǤ     ǧ  ...... 11

ʹǤ      ǧ    ...... 12

2.1 Tempo di ricambio...... 12

2.2 Temperatura e ossigeno disciolto ...... 12

2.3 Fosforo ...... 13

...... 14

3. STATOʹǤͶ ”ƒ•’ƒ”‡œƒ‡ Ž‘”‘ϐ‹ŽŽƒDzƒdz ECOLOGICO...... 15

4. EVOLUZIONE DELLO STATO TROFICO DEL LAGO DI GARDA ...... 16

5. COMUNITÀ ZOOPLANCTONICA...... 17

6. COMUNITÀ ITTICA...... 17

7. PESCA PROFESSIONALE ...... 19

IL CARPIONE DEL GARDA ...... 24

8. IL CARPIONE DEL GARDA...... 24

8.1 Sistematica ...... 24

8.2 Geonemia ...... 24

8.3 Morfologia ...... 24

8.4 Filogenesi ...... 24

8.5 Habitat ...... 25

8.6 Alimentazione ...... 25

8.7 Biologia riproduttiva ...... 25

8.8 Minacce ...... 26

8.9 Protezione ...... 26

8.10 Conservazione e gestione ...... 26 PROBLEMI CHE IL PROGETTO SI PROPONE DI AFFRONTARE ...... 27

FINALITÀ DELLA RICERCA...... 28

CAMPIONAMENTO DEL MATERIALE BIOLOGICO E CREAZIONE DI

POPOLAZIONI DI RIFERIMENTO ...... 30

9. CAMPIONAMENTO DEL MATERIALE...... 30

9.1 Incontro coi pescatori ...... 30

9.2 Campionamento del materiale biologico ...... 30

9.3 Andamento della pesca ...... 31

9.4 Esami biometrici dei soggetti pescati ...... 32

10. CRIOCONSERVAZIONE...... 33

10.1 Prelievo delle gonadi ...... 33

10.2 Analisi del seme ...... 34

10.3 Prove di crioconservazione ...... 35

10.3.1 Discussione e limiti riscontrati ...... 36

11. PROVE SPERIMENTALI DI ALLEVAMENTO ...... 37

...... 37

11.1.1 La struttura ...... 37  ͳͳǤͳ ƒ”‹’”‘†—œ‹‘‡ƒ”–‹ϐ‹ ‹ƒŽ‡’”‡••‘ŽǯƒŽŽ‡˜ƒ‡–‘‹––‹‘‰‡‹ ‘†‹”‡‘•‹‡ 11.1.2 Il materiale ittico di partenza ...... 38

11.1.3 Le spremiture ...... 38

11.1.4 Produzione della progenie ...... 40

11.1.5 Primo svezzamento e gestione dello stock di riproduttori ...... 42

...... 44

11.2.1 La struttura ...... 44  ͳͳǤʹ ǯƒŽŽ‡˜ƒ‡–‘’”‡••‘Žǯ‹ —„ƒ–‘‹‘‹––‹‘‰‡‹ ‘†‹‡•‡œƒ‘ 11.2.2 Produzione della progenie ...... 45

11.2.3 Sviluppo di un nuovo protocollo di svezzamento ...... 47

12. VARIABILITÀ GENETICA E ASSEGNAZIONE DI PARENTELA ...... 48

12.1 Estrazione del materiale genomico e genotipizzazioni ...... 49

12.2 Ricostruzione della parentela e misura della variabilità ...... 50

13. OPERAZIONE DI RIPOPOLAMENTO ...... 52

14. INDAGINI SANITARIE ...... 52

15. CONCLUSIONI E PROSPETTIVE FUTURE ...... 54

15.1 Limiti riscontrati...... 54

15.2 Risultati ottenuti...... 55

15.3 Indicazioni gestionali ...... 56

16. BIBLIOGRAFIA ...... 59

RIASSUNTO

Il presente progetto si è proposto di studiare in primo luogo le condizioni di allevamento del FDUSLRQHGDOORVWDGLRGLXRYDHPEULRQDWR¿QRDOUDJJLXQJLPHQWRGHOODPDWXULWjVHVVXDOHHGL VYLOXSSDUHVWUXPHQWLSHULOPRQLWRUDJJLRJHQHWLFRHVDQLWDULRGHOORVWRFNGLULSURGXWWRULDOOHYDWL in cattività in vista delle future operazioni di ripopolamento. Presso l’incubatoio di Desenzano, qVWDWRPHVVRDSXQWRXQHI¿FLHQWHSURWRFROORGLDOOHYDPHQWRSHUODSURGX]LRQHGLDYDQQRWWL basato su una conoscenza consolidata della riproduzione e dell’accrescimento del carpione, delle condizioni di allevamento (protocollo di alimentazione, temperatura, luminosità, qualità dell’acqua) e degli effetti correlati sulla qualità delle uova e degli avannotti (tasso di schiusa, di mortalità e di malformazione). In particolare, è stato sviluppato un nuovo protocollo alimentare, differente rispetto a quello comunemente usato per i salmonidi soprattutto per quanto riguarda la formula mangimistica. Inoltre, è stata sviluppata una multiplex di 8 microsatelliti che è stata WHVWDWDVXOOHSRSROD]LRQLVSHULPHQWDOL ULSURGXWWRULH¿JOL DOOHYDWHLQFDWWLYLWjHYDOLGDWDVXIDPLJOLH QRWH4XHVWDPXOWLSOH[DEELQDWDDGXQRVSHFL¿FRVRIWZDUHGLDVVHJQD]LRQHGLSDUHQWHOD 3$) VL qULYHODWDDOWDPHQWHHI¿FLHQWHLQTXDQWRLQJUDGRGLDVVHJQDUHLQPDQLHUDXQLYRFDRJQL¿JOLRDOOD propria coppia parentale. In vista dei programmi di ripopolamento a venire, diventerà possibile in questo modo monitorare ODVRSUDYYLYHQ]DGHLVRJJHWWLULODVFLDWLWUDPLWHDQDOLVLGHOSUR¿ORJHQHWLFRGHLVRJJHWWLULSHVFDWL DWWUDYHUVRFDPSLRQDPHQWLVLVWHPDWLFLHYHUL¿FDGHOODFRPSDWLELOLWjGHOJHQRWLSRFRQLULSURGXWWRUL d’origine. L’analisi genetica permetterà inoltre non solo di monitorare il livello di variabilità JHQHWLFDPDDQFKHGLSURJUDPPDUHJOLLQFURFLHGLJHVWLUHFRQPDJJLRUDFFXUDWH]]DJOLVWRFN GLULSURGXWWRULDOOHYDWLLQFDWWLYLWjDL¿QLGLFRQWUROODUHLOWDVVRGLFRQVDQJXLQHLWj,Q¿QHSUHVVR l’incubatoio di Tremosine, sono stati stoccati circa 1000 futuri riproduttori di differente età e ad alta variabilità genetica che permetteranno di programmare la produzione di avannotti destinati alle immissioni nel lago senza più dipendere dall’incertezza legata alla pesca. Un totale di circa 5000 giovanili di 4 cm in lunghezza sono stati seminati nel lago, località Gargnano durante l’ultimo anno di attività progettuale. I risultati del progetto Salvacarpio forniranno agli enti preposti alla gestione del patrimonio ittico GHO ODJR GL *DUGD QXRYL VWUXPHQWL HVVHQ]LDOL SHU DWWXDUH LQWHUYHQWL GL FRQVHUYD]LRQH HI¿FLHQWL SHU OD VDOYDJXDUGLD GHO FDUSLRQH LQ SDUWLFRODUH SHU SRWHU SDUWLUH FRQ XQD HI¿FDFH DWWLYLWj GL ripopolamento, il cui successo costituisce per il carpione la chiave di uscita dalla lista rossa delle specie in grave pericolo di estinzione e la garanzia della preservazione nel bacino del Po della diversità genetica della superspecie Salmo trutta.

7

PREMESSA

,OODJRGL*DUGDGLRULJLQHJODFLDOHqLOSLJUDQGHG¶,WDOLDFRQXQDVXSHU¿FLHGLNP2, una SURIRQGLWj PDVVLPD GL  P H XQD OXQJKH]]D GL  NP 1HO SDVVDWR O¶DWWLYLWj GHOOD SHVFD professionale sul lago ha sempre avuto una grande importanza economica. Oggi, questa attività perdura, seppur in maniera ridotta e viene praticata da circa 50 pescatori di professione. I salmonidi costituiscono le specie più pregiate. Tra questi si trova una specie endemica presente unicamente nel lago di Garda, il Carpione del Garda (Salmo carpio) che risulta gravemente minacciata e FODVVL¿FDWD³,QSHULFRORFULWLFR´ Critically Endangered±&5 VHFRQGRODFODVVL¿FD]LRQH,8&1 Un tempo abbondante, da alcuni decenni infatti la popolazione di Carpione ha subito una drastica riduzione delle consistenze, portando la specie a rischio di estinzione. La possibile scomparsa di questa specie tanto unica e rara comporterebbe in primo luogo un’irreversibile riduzione di biodiversità complessiva per l’ecosistema lacustre; inoltre, si avrebbero ripercussioni anche in termini economici in quanto il Carpione costituisce una specie pregiata e ricercata dai pescatori di professione, che la commercializzano per la qualità delle sue carni principalmente presso i ristoranti locali a prezzi elevati. Il piano di gestione delle ULVRUVH DFTXDWLFKH VL EDVD VX XQD UHJRODPHQWD]LRQH VSHFLHVSHFL¿FD 5HJRODPHQWR   FKH SUHYHGHLOGLYLHWRGLSHVFDGXUDQWHLOSHULRGRULSURGXWWLYR LQLQYHUQRHLQHVWDWH ODGH¿QL]LRQHGL PLVXUHPLQLPHGLFDWWXUD FP HGLXQDTXDQWLWjGLFDWWXUDJLRUQDOLHUDOLPLWDWD4XHVWHQRUPH combinate allo sforzo intrapreso da parte dei comuni presenti lungo le rive del lago di trattare le DFTXHUHÀXHUDSSUHVHQWDQRLSULPLWDVVHOOLDIDYRUHGHOODWXWHODGHOODVSHFLH/RVWDWRDWWXDOHGHOOD popolazione del carpione richiede tuttavia degli interventi di conservazione drastiche, orientati verso una migliore conoscenza della biologia della specie in vista dell’avviamento di futuri programmi di ripopolamento. $OORVFRSRGLGH¿QLUHLOTXDGURDPELHQWDOHUHODWLYRDO/DJRGL*DUGDTXDOHVRORHGXQLFRDPELHQWH in cui vive il Carpione del Garda, la parte iniziale del presente documento illustra gli elementi essenziali dell’ecologia del bacino lacustre e la sua evoluzione, analizzando altresì l’andamento del pescato professionale del lago, con particolare riferimento alla produzione del Carpione. L’inquadramento ambientale fornito, unitamente ad un approfondimento sulle conoscenze della biologia della specie disponibili, hanno costituito il quadro conoscitivo sulla base del quale sono stati individuati i principali fattori di criticità che possono aver determinato il forte declino GHO &DUSLRQH FRQVHQWHQGR FRVu GL GH¿QLUH OH SL DGHJXDWH SURSRVWH JHVWLRQDOL ¿QDOL]]DWH DOOD FRQVHUYD]LRQHGHOODVSHFLHHDOODULSUHVDGHPRJUD¿FDGHOODVXDSRSROD]LRQH Tra le misure proposte per garantire la salvaguardia del carpione, il ripopolamento costituisce un approccio ad effetto immediato se condotto in maniera adeguata. La conoscenza approfondita della biologia del carpione diventa allora fondamentale, in particolare per assicurare il controllo della produzione di avannotti adattati al reinserimento in natura (lotti di animali sani, di misura e variabilità genetica adeguate) e per monitorare la loro sopravvivenza dopo le fasi di rilascio in natura. Proprio nell’ottica della tutela e conservazione di questo importante endemismo e delle problematiche ad esso correlate è stato concepito il progetto SALVACARPIO che, in particolare, è volto all’individuazione e realizzazione di interventi mirati alla salvaguardia della popolazione di Carpione e al suo incremento mediante lo sviluppo di nuove tecniche di allevamento in FDWWLYLWj ¿QDOL]]DWR DOOD SURGX]LRQH GL PDWHULDOH GD ULSRSRODPHQWR H PHGLDQWH O¶DFTXLVL]LRQH delle conoscenze sulla sua biologia necessarie per sostenere i futuri interventi di tutela della specie, passando attraverso la salvaguardia del pool genetico attualmente presente nel lago e all’implementazione di campagne di ripopolamento programmatiche.

9 IL LAGO DI GARDA

Il Lago di Garda, altresì noto come Benaco, rappresenta uno dei maggiori e più importanti serbatoi G¶DFTXDHXURSHLHVVHQGRLOSLHVWHVRWUDLODJKLLWDOLDQLFRQLVXRLFLUFDNP2. Il suo volume d’acqua, pari a circa 50 mila milioni di mUDSSUHVHQWDGDVRORLOGHOYROXPHG¶DFTXDGROFH UDFFROWRQHLEDFLQLQDWXUDOLHGDUWL¿FLDOLLWDOLDQL Collocato nella zona subalpina, nel punto d’intersezione tra la catena alpina e la pianura padana, il lago si estende in un territorio particolarmente popolato e produttivo e, grazie al suo clima tipicamente mite e al grande fascino del suo paesaggio, rappresenta una forte attrattiva turistica, IDFHQGR UHJLVWUDUH FLUFD  PLOLRQL GL SUHVHQ]H WXULVWLFKH DOO¶DQQR /H DFTXH GHO *DUGD VRQR utilizzate a scopi irrigui, industriali e potabili, oltre che balneabili. /¶LPPLVVDULRSULQFLSDOHqUDSSUHVHQWDWRGDO)LXPH6DUFDPHQWUHLWULEXWDULPLQRULUHODWLYDPHQWH al versante bresciano, sono: il Torrente S. Michele, il T. Ponale, emissario del Lago di Ledro, il Torrente Toscolano, che origina dal Lago di Valvestino, e il Torrente Barbarano. Unico emissario qLO)LXPH0LQFLRFKHGRSRDYHUDWWUDYHUVDWRLODJKLPDQWRYDQLVLLPPHWWHQHO)LXPH3R/D sua portata media annua è alquanto esigua, pari a 58 m/s, soprattutto se confrontata con quella UHODWLYDDJOLHPLVVDULGHJOLDOWULGXHJUDQGLODJKLVXEDOSLQLLO7LFLQR P/s) e l’Adda (158 m/s). 1HO/DJRGL*DUGDVLWURYDQRLQROWUHWUHLVROHO¶,VROD*DUGD NP2), l’Isola Trimelone (0,01 NP2 HO¶,VROD6%LDJLR NP2).

10 Il Lago di Garda

1.     ǧ  

Tabella 1.1 $UHDEDFLQRLPEULIHURODJRFRPSUHVR NP2  Caratteristiche morfo- Area lago NP2  idrauliche e batimetria del Lago di Garda Area lago in Provincia di Brescia NP2 185

Volume lago m[ 

Altitudine massima bacino imbrifero m s.l.m 

Altitudine min m s.l.m 

Altitudine media m s.l.m 

3RUWDWDHPLVVDULR )0LQFLR  m/s 58

Tempo teorico di ricambio anni 

Profondità media m 

Bacino occidentale m 

Bacino orientale m 

Profondità massima m 

Bacino occidentale m 

Bacino orientale m 81

Area bacino imbrifero / area lago – 

Lunghezza massima NP 51,9

Larghezza massima NP 

Lunghezza della costa NP 

Indice di Sinuosità della costa NP2 2,42

Tipologia Naturale a regime regolato

Da un punto di vista batimetrico, il lago è suddiviso da una dorsale sommersa che, dalla penisola di Sirmione arriva a Punta S. Vigilio, creando uno sbarramento naturale all’omogeneizzazione delle acque. Il corpo lacustre risulta così diviso in due bacini: un bacino occidentale, che comprende ODPDJJLRUSDUWHGHOODVXSHU¿FLHODFXVWUH FLUFDLO HSRVVLHGHXQDSURIRQGLWjPDVVLPDGL PHWULHXQEDFLQRRULHQWDOHFKHUDSSUHVHQWDXQDSLFFRODIUD]LRQHGHOYROXPHFRPSOHVVLYR GHOODJR FLUFDLO HGqFDUDWWHUL]]DWRGDXQDSURIRQGLWjPDVVLPDQHWWDPHQWHLQIHULRUHSDULD circa 80 metri. &RPHJOLDOWULJUDQGLODJKLVXEDOSLQLLO*DUGDYHQLYDFODVVL¿FDWRFRPHlago glaciale terminale. 5HFHQWLVFRSHUWHKDQQRGDWRYLWDDOO¶LSRWHVLFKHLSULQFLSDOL¿XPLDOSLQLWULEXWDULGHO0HGLWHUUDQHR abbiano scavato in età messiniana profonde forre che avrebbero poi ospitato i grandi laghi PDUJLQDOLO¶D]LRQHGHLJKLDFFLDLKDLQ¿QHFRPSOHWDWRODJHQHVLGLWDOLEDFLQLODFXVWULIRUQHQGR loro la classica morfologia glaciale. Per tale motivo, il lago possiede una forma allungata e il suo fondo si spinge al di sotto del livello del mare, con un valore di criptodepressione di 281 m. Dal punto di vista geologico, nelle zone meridionali del bacino imbrifero del Garda prevalgono URFFHGLQDWXUDVHGLPHQWDULDPHQWUHQHOOHIDVFHSLVHWWHQWULRQDOLJOLDI¿RUDPHQWLVRQRFRVWLWXLWL essenzialmente dalla tonalite, granito tipico del massiccio dell’Adamello. 3HUODVXDORFDOL]]D]LRQHJHRJUD¿FDQHOODIDVFLDWHPSHUDWDLO%HQDFRGRYUHEEHHVVHUHDQQRYHUDWR tra i bacini monomittici caldi, con un mescolamento annuale dell’intera colonna nel periodo tardo invernale; in realtà, come per molti altri laghi subalpini, l’elevata profondità del bacino riduce il mescolamento sull’intera colonna a sporadici fenomeni, collocando il lago in una situazione di oligomissi1HOORVSHFL¿FRODPDJJLRUHSURIRQGLWjGHOEDFLQRRFFLGHQWDOHUHQGHSRVVLELOHLO 11 Il Lago di Garda

completo rimescolamento delle acque lacustri solo in coincidenza di inverni particolarmente rigidi e ventosi, poiché frequentemente non riesce a completarsi prima che riprenda il riscaldamento GHJOLVWUDWLVXSHU¿FLDOLQHOEDFLQRPHQRSURIRQGRLQYHFHO¶RPRJHQHL]]D]LRQHGHOOHDFTXHVL YHUL¿FDSLIUHTXHQWHPHQWH Il lago è suddiviso tra le province di Brescia, Verona e Trento, e, da un punto di vista amministrativo, è sotto il controllo delle regioni Lombardia e Veneto e della Provincia Autonoma di Trento. Nella Tabella 1.1 vengono riportate le principali caratteristiche morfometriche ed idrauliche del ODJRULFDYDWHGDOOHHODERUD]LRQLFDUWRJUD¿FKHHGDOODELEOLRJUD¿DHODFDUWDGHOOHEDWLPHWULH

2.      ǧ    ,QTXHVWRSDUDJUDIRYLHQHGHVFULWWRO¶DQGDPHQWRVWDJLRQDOHGHLSULQFLSDOLSDUDPHWULFKLPLFR¿VLFL GHOOHDFTXHODFXVWULHGHLSDUDPHWULPDJJLRUPHQWHXWLOL]]DWLSHUYDOXWDUHORVWDWRWUR¿FRGLXQODJR IRVIRURWRWDOHWUDVSDUHQ]DFORUR¿OOD³D´ 

2.1 Tempo di ricambio Il tempo di ricambio teorico del Lago di Garda, calcolato dal rapporto tra l’intero volume del lago HO¶DIÀXVVRPHGLRGHOO¶HPLVVDULRqVWLPDWRLQFLUFDDQQL7DOHYDORUHULVXOWDSDUWLFRODUPHQWH DOWR VRSUDWWXWWR LQ FRQVHJXHQ]D DO EDVVR UDSSRUWR VXSHU¿FLH EDFLQR LPEULIHURVXSHU¿FLH ODJR SDULD HDOOHULGRWWHSUHFLSLWD]LRQLFKHLQVLVWRQRVXOEDFLQR PPSHULOSHULRGR  ,OWHPSRUHDOHGLULFDPELRFRLQFLGHFRQLOWHPSRWHRULFRVRORGXUDQWHLSHULRGLGLFRPSOHWD circolazione delle acque.

2.2 Temperatura e ossigeno disciolto 3HUODGH¿QL]LRQHGHOODTXDOLWjGHOOHDFTXHGHO/DJRGL*DUGDVLIDULIHULPHQWRDOPRQLWRUDJJLR effettuato dell’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente (APPA) della Provincia di 7UHQWR  DLVHQVLGHO'HFUHWR/HJLVODWLYRQHOFRUVRGHOO¶DQQR,FDPSLRQDPHQWL sono riferiti a centro lago. A causa della sua elevata profondità, il Lago di Garda è caratterizzato da periodi variabili di circolazione incompleta. L’omeotermia viene raggiunta nel mese di febbraio (8,4°C), mentre la PDVVLPDVWUDWL¿FD]LRQHVLRVVHUYDQHOPHVHGLDJRVWRFRQWHPSHUDWXUHVXSHU¿FLDOLFKHUDJJLXQJRQR HDYROWHVXSHUDQRLƒ& )LJXUD 3HUTXDQWRULJXDUGDO¶RVVLJHQRGLVFLROWRJOLVWUDWLSURIRQGL ULVXOWDQRVHPSUHEHQRVVLJHQDWLFRQYDORULPLQLPLLQWRUQRDPJOQHLPHVLWDUGRDXWXQQDOL indicando un buon livello di ossigenazione sull’intera colonna d’acqua, durante tutto l’anno. &RQGL]LRQLGLOHJJHUDVRYUDVDWXUD]LRQHVLYHUL¿FDQRQHJOLVWUDWLVXSHU¿FLDOLVRSUDWWXWWRQHLPHVL di aprile e maggio.

12 Il Lago di Garda

Figura 2.1 Andamento della temperatura e dell’ossigeno lungo la colonna d’acqua, nell’anno 2011 (fonte: APPA, 2012)

Nella tabella che segue si riportano i valori di ossigeno disciolto espresso come percentuale di saturazione, misurati da Arpa Lombardia.

Tabella 2.1 Ossigeno disciolto (% saturazione) Anno Valori di ossigeno Minimo ipolimnico in massima circolazione A 0 m in massima circolazione disciolto nelle diverse stazioni del Lago di  88,5 91,5 Garda (fonte: Arpa Lombardia) Gargnano   108,4

2008 51,8 

 111,5 99,5 Padenghe    sul Garda 2008  108,5

  110,4 Salò 2008  8,0

2.3 Fosforo /DFRQGL]LRQHGLROLJRPLVVLLQÀXLVFHVXOODGLVWULEX]LRQHGHLQXWULHQWLQHLGLIIHUHQWLVWUDWLOXQJR la colonna d’acqua. Nel caso del fosforo in occasione degli anni di rimescolamento incompleto la concentrazione di fosforo totale nelle acque profonde è risultata compresa nel range —JOPHQWUHQHJOLVWUDWLVXSHU¿FLDOLOHFRQFHQWUD]LRQLVLVRQRPDQWHQXWHVXYDORULULGRWWLLQIHULRUL D—JO'XUDQWHJOLHYHQWLGLFLUFROD]LRQHFRPSOHWD H LOLYHOOL GLIRVIRURWRWDOHQHJOLVWUDWLVXSHU¿FLDOLKDQQRUDJJLXQWRLYDORULPDVVLPLVWRULFLUDJJLXQJHQGR FRQFHQWUD]LRQLGL—JO

13 Il Lago di Garda

Figura 2.2 Andamento dei livelli di fosforo totale medio ponderato dei vari strati limnetici – stazione di Brenzone (fonte: Provincia di Verona, 2010)

Figura 2.3 Andamento della concentrazione di fosforo totale (valore medio sullo strato 0-20 m) nelle due stazioni (fonte: Provincia di Verona, 2010)

Nella tabella che segue sono riportati anche i valori di fosforo totale rilevati da Arpa Lombardia.

Tabella 2.2 Fosforo totale (µg/l) Valori di fosforo Anno totale nelle diverse Valore massimo nella colonna d’acqua A 0 m in massima circolazione stazioni del Lago di    Garda (fonte: Arpa Lombardia) Gargnano  52 5 2008 44 8    Padenghe  22 N.d. sul Garda 2008 122 11   10 Salò 2008  8

ʹǤͶ”ƒ•’ƒ”‡œƒ‡ Ž‘”‘ϐ‹ŽŽƒDzƒdz La trasparenza delle acque del Lago di Garda risulta determinata principalmente dal particellato in sospensione e dalla sua composizione, dove il maggior contributo è rappresentato dalla biomassa pelagica presente.

14 Il Lago di Garda

,Q)LJXUDqULSRUWDWRO¶DQGDPHQWRGHLYDORULGLWUDVSDUHQ]DPHGLDDQQXDQHOSHULRGRFRPSUHVR tra il 1991 e il 2009 tratto dal Rapporto sullo Stato dell’Ambiente della Provincia di Verona (Provincia di Verona, 2010).

Figura 2.4 Andamento dei valori di trasparenza media annuali nel periodo 1991-2009, con indicazione dei valori di riferimento dell’OCSE per la determinazione dello VWDWRWUR¿FR IRQWH Provincia di Verona, 2010)

Nelle tabelle che seguono sono inoltre riportati i valori di trasparenza misurati da Arpa Lombardia.

Tabella 2.3 Anno Trasparenza media annua (m) Trasparenza media  5,8 annua nelle diverse stazioni del Lago di Gargnano   Garda (fonte: Arpa Lombardia) 2008 

  Padenghe  5,0 sul Garda 2008 

  Salò 2008 4,0

3. STATO ECOLOGICO ,Q7DEHOODFKHVHJXHVRQRVLQWHWL]]DWLLSXQWHJJLDWWULEXLWLDOOR6WDWR(FRORJLFRGHL/DJKL 6(/  FDOFRODWRDQFRUDVHFRQGRLFULWHULGHO'/JV SHULO/DJRGL*DUGDQHOSHULRGR 2010, sulla base dei dati disponibili da Arpa Lombardia e Arpa Veneto – Dip. Verona (Provincia GL9HURQD 1HOFRPSOHVVROR6WDWR(FRORJLFRRVFLOODWUDXQDTXDOLWj³6XI¿FLHQWH´HXQD qualità “Buona” e in genere il principale fattore limitante è rappresentato dal fosforo totale.

15 Il Lago di Garda

Tabella 3.1 2001/02 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Stato Ecologico del 1 Lago di Garda nel Gargnano – – – – 2 2 2 – – periodo 2001-2010 Padenghe sul – – – – 2 2  –– Garda1 Salò1 – – – – – 2 2 – – Brenzone2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 Bardolino3  2 2 2  2 2  2 Lazise4 – – – – – – 2 2 2 GARDA TOT   2 2  2   2 1 Dati Arpa Lombardia 2 Stazione rappresentativa del bacino nord-occidentale (punto di massima profondità) 3 Stazione rappresentativa del bacino sud-orientale (punto di massima profondità) 4 Stazione del bacino sud-orientale

4. EVOLUZIONE DELLO STATO TROFICO DEL LAGO DI GARDA Il Lago di Garda ha subìto un incremento delle concentrazioni di fosforo a partire dagli anni 6HWWDQWDLQIDWWLGDOGRSRXQSLFFRDQRPDORYHUL¿FDWRVLQHOOHFRQFHQWUD]LRQLGL IRVIRURWRWDOHKDQQRLQL]LDWRDGDXPHQWDUHVXSHUDQGRGH¿QLWLYDPHQWHODVRJOLDGHOO¶ROLJRWUR¿D dei 10 µg/l e raggiungendo, nel corso dell’ultimo decennio, valori prossimi ai 20 µg/l. Dall’analisi della serie storica della concentrazione di fosforo totale nelle acque lacustri (Graia, 2005) si nota che: ƒ QHO SHULRGR  YL q VWDWR XQ DXPHQWR SURJUHVVLYR GHOOD TXDQWLWj GL IRVIRUR SUHVHQWHQHOOHDFTXHODFXVWULGDSRFRSLGL—JOQHOILQRDVILRUDUHL—JOQHO 1980; ƒ GRSR DYHUH UDJJLXQWR XQ SLFFR DQRPDOR QHO  OD FRQFHQWUD]LRQH GL IRVIRUR VL q VWDELOL]]DWDLQWRUQRDL—JOILQRDO ƒ GDOOHFRQGL]LRQLGHOODJRVRQRQXRYDPHQWHSHJJLRUDWHHGDOGHFHQQLRVFRUVRDG RJJLODFRQFHQWUD]LRQHGLIRVIRURVLqFROORFDWDLQXQUDQJHFRPSUHVRWUDLHL—JO mostrando negli ultimi anni una lieve tendenza all’aumento. Per arrestare questo processo è stato realizzato un impianto di convogliamento e adduzione dei UHÀXLXUEDQLFKHSHUzKDULVROWRVRORLQSDUWHLOSUREOHPD

Figura 4.1 Andamento dei livelli di fosforo totale medio ponderato sull’intera colonna d’acqua confrontato con i livelli di riferimento dell’OECD (1982) - stazione di Brenzone (fonte: Provincia di Verona, 2010)

16 Il Lago di Garda

$L ¿QL GHOOD FODVVL¿FD]LRQH GHL FRUSL LGULFL ODFXVWUL DL VHQVL GHO '0  L SDUDPHWUL FKLPLFR¿VLFLUDSSUHVHQWDWLGDIRVIRURWRWDOHWUDVSDUHQ]DHRVVLJHQRLSROLPQLFRYHQJRQRLQWHJUDWL LQXQVLQJRORGHVFULWWRUH/7/HFR OLYHOORWUR¿FRODJKLSHUORVWDWRHFRORJLFR 1HOODWDEHOODFKH segue sono riportati i primi risultati dell’applicazione dell’indice LTLeco, relativi all’anno 2010 IRQWHGDWL$53$9HQHWR GDFXLHPHUJHSHUO¶LQWHUREDFLQRODFXVWUHXQRVWDWR³6XI¿FLHQWH´

Tabella 4.1 Fosforo totale Trasparenza Ossigeno ipolimnico LTLeco Bacino Applicazione del Og/l Punteggio m Punteggio % sat. Punteggio Punteggio STATO descrittore LTLeco sulla base dei dati Nord-Occ. Brenzone   8,5 4  4 11 6XI¿FLHQWH ARPA Veneto relativi al 2010 Sud-Orient. Bardolino 8 5  4  4  Buono

Sud-Orient. Lazise 8 5 9,2 4  4  Buono Garda totale 11 6XI¿FLHQWH

Per l’anno 2011, sulla base di quanto riportato da APPA di Trento (2012), l’applicazione dell’LTLeco ha attribuito al Lago di Garda il livello “Buono”, con un punteggio pari a 12. 1HOFRPSOHVVROHFRQGL]LRQLWUR¿FKHGHO%HQDFRVLSRVVRQRFRQVLGHUDUHDFFHWWDELOLVHEEHQHQRQ DQFRUDFRLQFLGHQWLFRQORVWDWRQDWXUDOHGLWUR¿D

5. COMUNITÀ ZOOPLANCTONICA Nei mesi invernali come conseguenza delle basse temperature lo zooplancton raggiunge le densità minime, dalla tarda primavera si osserva un graduale aumento sino a raggiungere i valori massimi nei mesi più caldi estivi con conseguente aumento delle disponibilità alimentari per i pesci. I Crostacei planctonici rivestono un ruolo fondamentale nello studio della comunità ittica in quanto costituiscono l’alimento principale di alcune specie planctofaghe che nel Lago di Garda sono risultate particolarmente abbondanti quali Agone, stadi giovanili di Persico reale e Lavarello. In particolare, questi si nutrono preferibilmente di Cladoceri di maggiori dimensioni come Daphnia hyalina, Bythotrephes longimanus e Leptodora kindtii, ritrovati nella comunità zooplanctonica del lago. I Copepodi con Copidodiaptomus steueri sono in genere ben rappresentati durante tutto O¶DQQR,5RWLIHULFKHUDSSUHVHQWDQRLOJUXSSRSLGLYHUVL¿FDWRUDJJLXQJRQRLOPDJJLRUVYLOXSSR tra giugno e luglio. In tutto il periodo estivo nello zooplancton sono inoltre rinvenibili larve di Dreissena polymorpha con un picco a luglio e nei mesi autunnali.

6. COMUNITÀ ITTICA Nel Lago di Garda, la porzione di colonna d’acqua in cui sussistono condizioni idonee alla sopravvivenza dei Salmonidi rappresenta la quasi totalità del volume disponibile, riducendosi solo OHJJHUPHQWHQHOSHULRGRHVWLYRDVHJXLWRGHOO¶DXPHQWRGHOOHWHPSHUDWXUHGHJOLVWUDWLVXSHU¿FLDOL, Salmonidi trovano dunque condizioni ambientali a loro consone durante tutto l’anno, esprimendo la grande vocazionalità di questo lago per tali specie. Sino alla metà del secolo scorso, la fauna ittica gardesana non differiva in maniera sostanziale da quella dei grandi laghi dell’Italia Settentrionale, se non per la presenza del Carpione del Garda, endemismo di estremo interesse, e del Gobione; tuttavia, il processo di incremento del livello WUR¿FRKDGLIIHUHQ]LDWRLSRSRODPHQWLLWWLFLGHLYDULODJKLGHWHUPLQDQGRQHO%HQDFRGDSSULPDXQ aumento di produttività, a seguito delle aumentate disponibilità alimentari, e successivamente, già a partire dagli anni sessanta, un declino delle specie più sensibili quali trote e Carpione e un parallelo aumento di Percidi e Ciprinidi. ,FDPELDPHQWLQHOODFRPSRVL]LRQHVSHFL¿FDGHOSRSRODPHQWRSLULOHYDQWLGDOSDVVDWRDGRJJL FRQVLVWRQR QHOOD VFRPSDUVD FRQVLGHUDWD RUPDL GH¿QLWLYD GHOOD /DPSUHGD SDGDQD Lampetra 17 Il Lago di Garda

Tabella 6.1 zanandreai) e di alcune specie alloctone, oggetto in passato di interventi di immissione nelle acque Composizione e stima del Benaco, come il Lucioperca (Lucioperca stizostedion), il Salmone argentato ( di abbondanza delle principali popolazioni kisutch) e il Salmerino di fonte ( fontinalis). Attualmente risultano non più annoverabili ittiche del Lago di nel popolamento ittico del Lago di Garda, poiché la loro presenza non è più segnalata da tempo, *DUGDPRGL¿FDWD anche il Cobite barbatello (Orthrias barbatulus), la Sanguinerola (Phoxinus phoxinus), lo (fonte: ERSAF Lombardia, 2012) Spinarello (Gasterosteus aculeatus HLO9DLURQH /HXFLVFXVVRXI¿D IDFHQGRLSRWL]]DUHXQDORUR probabile estinzione locale.

Famiglia Specie 1RPHVFLHQWL¿FR Origine Abbondanza Anguillidi Anguilla Anguilla anguilla A

Clupeidi Agone Alosa fallax lacustris A

Ciprinidi Pigo Rutilus pigus A

Triotto Rutilus erythrophthalmus A

Cavedano Leuciscus cephalus A

Tinca Tinca tinca A

Scardola Scardinius erythrophthalmus A

Alborella Alburnus alburnus alborella A

Savetta Chondrostoma soetta A

Gobione Gobio gobio A

Barbo Barbus plebejus A

Carassio Carassius carassius E

Carpa Cyprinus carpio E

Cobitidi Cobite Cobitis taenia A

Ictaluridi Pesce gatto Ictalurus melas E

Esocidi Luccio Esox lucius A

Salmonidi Trota lacustre Salmo (trutta) trutta var. lacustris A

Carpione Salmo carpio A

Lavarello lavaretus E

Trota iridea Oncorhynchus mykiss E

Gadidi Bottatrice Lota lota A

Pecilidi Gambusia Gambusia holbrooki E

Cottidi Scazzone Cottus gobio A

Centrarchidi Persico trota Micropterus salmoides E

Persico sole Lepomis gibbosus E

Percidi Persico reale 3HUFDÀXYLDWLOLV A

Blennidi Cagnetta 6DODULDÀXYLDWLOLV A Gobidi Ghiozzo padano Padogobius martensii A

Origine: A = autocnona; E = esotica Abbondanza: rara presente comune abbondante dominante

18 Il Lago di Garda

La vastità e l’elevata profondità media del Lago di Garda consentono la netta differenziazione tra regione litorale e regione pelagica, a cui corrisponde un popolamento ittico altrettanto suddiviso, con la prevalenza in termini di biomassa del popolamento ittico pelagico, ma con la presenza di un numero di specie ittiche di gran lunga superiore nella regione litorale. Le specie pelagiche comprendono, tra i Salmonidi, il Coregone lavarello, particolarmente abbondante, la Trota lacustre, piuttosto scarsa, la Trota iridea, presente unicamente in seguito ad immissioni, trattandosi di una specie esotica che si riproduce raramente nelle nostre acque, e il Carpione, specie planctofaga endemica del Lago di Garda, che si distingue dagli altri Salmonidi per il fatto di compiere due riproduzioni nell’arco dell’anno, in estate e in inverno, deponendo le uova a profondità comprese fra 80 e 200 metri. Nel pelago vi sono poi l’Agone, caratterizzato da una buona consistenza, e l’Alborella che vi staziona per alcuni mesi con presenze sempre più scarse. La fauna ittica litorale comprende invece discrete popolazioni di Cavedano, Persico reale, Scardola, Tinca, Luccio e 7ULRWWR&RQGLVWULEX]LRQHVXEOLWRUDOHVRQRSUHVHQWLLQ¿QHDQFKHOD%RWWDWULFHHO¶$QJXLOOD ,Q WHUPLQL GL FULWLFLWj DPELHQWDOL FKH LQÀXLVFRQR VXOOR VWDWR GHL SRSRODPHQWL LWWLFL ODFXVWUL OH HVFXUVLRQLGLOLYHOORGHOOHDFTXHGRYXWHDOODUHJROD]LRQHDUWL¿FLDOHGHOODJRSRVVRQRVHULDPHQWH compromettere il successo riproduttivo delle specie a frega litorale in acque basse, quali Lavarello, Alborella e Agone, in quanto determinano il rischio di asciutta per le uova deposte. In DJJLXQWDDQFKHO¶DUWL¿FLDOL]]D]LRQHGHOOHULYHFRQODFRVWUX]LRQHGLGDUVHQHEDQFKLQHHVSLDJJH contribuisce a diminuire drasticamente la disponibilità di habitat riproduttivo per le specie a GHSRVL]LRQHOLWRUDOH*OLVEDUUDPHQWLOHEULJOLHDUWL¿FLDOLHO¶DUWL¿FLDOL]]D]LRQHGHOO¶DOYHRHGHOOH SRUWDWHGHL)LXPL6DUFDH0LQFLRKDQQRGHWHUPLQDWRLQYHFHODVFRPSDUVDGLLPSRUWDQWLDUHHGL frega per le specie che dal lago migrano nei tributari per riprodursi. Le specie che necessitano maggiormente di interventi gestionali mirati al loro recupero e/o sostegno sono la Trota lacustre, l’Alborella, il Luccio, il Lavarello, oltre al Carpione.

7. PESCA PROFESSIONALE 'DL GDWL ELEOLRJUD¿FL q SRVVLELOH WUDUUH DOFXQH LQIRUPD]LRQL FLUFD OH FRQVLVWHQ]H SDVVDWH GHOOH principali specie ittiche di interesse alieutico. Alborella, Anguilla, Agone e Coregone costituivano, per esempio, le popolazioni più importanti nella prima metà del Novecento, seguiti da Persico, 7URWDH&DUSLRQH)LQRDJOLLQL]LGHO¶O¶$OERUHOODFRVWLWXLYDLQIDWWLLOGHOSHVFDWR WRWDOHPHQWUHQHJOLDQQL¶LO3HUVLFRFRVWLWXLYDLOHO¶$QJXLOODLO6HVSHFLHFRPH LO&RUHJRQHKDQQRVXEuWRXQHYLGHQWHLQFUHPHQWRSDVVDQGRGDOORGHODOGHL primi anni settanta, altre specie come il Carpione hanno mostrato un evidente calo, passando dal QHOODSULPDPHWjGHOVHFRORDPHQRGHOO¶DSDUWLUHGDOGLYHQWDQGRVHPSUHSLUDUR Sorte similare ha avuto la Trota, che ha subìto un crollo del pescato notevole soprattutto a partire GDJOLDQQL¶TXDQGRSDVVzGDOGHJOLLQL]LGHOVHFRORVFRUVRDYDORULLQIHULRULDGGLULWWXUD DOORGHJOLDQQLVHWWDQWD,OJUD¿FRFKHVHJXHLOOXVWUDODYDULD]LRQHGHOOHDEERQGDQ]HGHOOH principali specie ittiche pescate nel Lago di Garda tra gli anni ’50 del secolo scorso e il primo decennio del nuovo secolo; i dati sono stati gentilmente forniti da Ivano Confortini, Servizio Caccia e Pesca, Provincia di Verona.

19 Il Lago di Garda

Figura 7.1 Evoluzione del pescato, espresso in tonnellate, delle principali specie ittiche di interesse alieutico nel Lago di Garda

/D¿JXUDULSRUWDLYDORULGHOSHVFDWRDQQXDOHGDODOGHOOHSULQFLSDOLVSHFLHGL LQWHUHVVHDOLHXWLFRGHO/DJRGL*DUGD&RPHVLSXzRVVHUYDUHQRQRVWDQWHOHFDWWXUHGL&DUSLRQH SHUPDQJDQR VX YDORUL DVVROXWL DOTXDQWR ULGRWWL L TXDQWLWDWLYL SHVFDWL PRVWUDQR XQD ÀHVVLRQH SRVLWLYDDSDUWLUHGDOGRSRLOFDORUHJLVWUDWRQHOODSULPDPHWjGHOGHFHQQLR¿QRDO PHQWUHHYLGHQ]LDQRLOGUDVWLFRFDORYHUL¿FDWRVLWUDLOHLOLO3HUVLFRKDPRVWUDWRXQ incremento notevole a partire dalla seconda metà degli anni ’90, evidenziando un andamento esattamente opposto a quello dell’Alborella, che sta tuttora attraversando una fase di profonda crisi. Le catture di Trota registrano da ormai vent’anni valori particolarmente bassi ma pressoché stabili nel tempo, mentre il Luccio mostra oscillazioni più o meno marcate. Pur rappresentando XQDGHOOHVSHFLHPDJJLRUPHQWHSHVFDWHHDEERQGDQWLLO/DYDUHOORKDVXEuWRDSDUWLUHGDOOD¿QH GHJOLDQQLQRYDQWDXQDHYLGHQWHÀHVVLRQHPRVWUDQGRSHUzQHJOLXOWLPLDQQLVHJQLGLULSUHVDPHQWUH l’Agone mostra una certa stabilità ma soprattutto una buona abbondanza che la consacra specie SLSHVFDWDQHOEDFLQREHQDFHQVH/D)LJXUDULSRUWDODFRPSRVL]LRQHSHUFHQWXDOHLQSHVR UHODWLYDDOOHVLQJROHVSHFLHGHOFDWWXUDWRPHGLRULIHULWRDOO¶LQWHURSHULRGR5LVXOWD evidente l’estrema abbondanza dell’Agone, che rappresenta la specie più pescata, seguita dal Lavarello; con percentuali inferiori seguono l’Alborella, il Persico, l’Anguilla e la Tinca, mentre esigue risultano le catture di Carpione e Trota. In totale le due specie più pescate costituiscono PHGLDPHQWHROWUHLOGHOSHVFDWRFRPSOHVVLYR$QDOL]]DQGRODFRPSRVL]LRQHSHUFHQWXDOHGHO SHVFDWRQHLGLYHUVLDQQL )LJXUD VLHYLGHQ]LDLQUHDOWjODSURJUHVVLYDULGX]LRQHGHOFDWWXUDWR GL$OERUHOODYHUL¿FDWRVLQHOODVHFRQGDPHWjGHJOLDQQLQRYDQWDDFFRPSDJQDWDGDOO¶LQFUHPHQWRGL TXHOORGHO3HUVLFRLQL]LDWRYHUVROD¿QHGHJOLDQQLQRYDQWD

20 Il Lago di Garda

Figura 7.2 Andamento dal 1988 al 2010 del pescato annuo, espresso in quintali, delle principali specie del lago di Garda

21 Il Lago di Garda

Figura 7.3 Composizione percentuale del pescato annuo, nel periodo 1988 - 2010

Figura 7.4 Composizione percentuale in peso del pescato medio calcolato sul periodo 1988 - 2010

'DXQ¶DQDOLVLHIIHWWXDWDQHOO¶DPELWRGHOOD&DUWD,WWLFDGL%UHVFLD  VRQRHPHUVHVLJQL¿FDWLYH differenze nella composizione del pescato, in funzione della morfologia della conca lacustre, che SXzPDQLIHVWDUVLLQXQRVYLOXSSRSLRPHQRDFFHQWXDWRGHOODSRU]LRQHOLWRUDOHULVSHWWRDTXHOOD pelagica. Nell’alto Garda, infatti, sono risultate dominanti le specie pelagiche rappresentate da &RUHJRQHH$JRQH FRVWLWXHQWLLOGHOSHVRGHOSHVFDWRWRWDOH PHQWUHQHOEDVVRODJROHVSHFLH maggiormente rappresentate sono quelle litorali, come Persico, Scardola, Anguilla e Luccio LQSHVRGHOFDWWXUDWR 7DOHGLIIHUHQWHFRPSRVL]LRQHGHOSHVFDWRQHOOHGXHSRU]LRQLGLODJR è ascrivibile alla diversa morfologia e batimetria delle coste nelle due aree: nell’alto lago coste più ripide e scoscese determinando un minor sviluppo della zona litorale a favore della pelagica, mentre nel basso lago rive piatte più estense favoriscono lo sviluppo di ampie zone di canneto, Habitat ideale per il persico, il luccio, il triotto, tinca e scardola trovano il loro habitat ideale.

22 Il Lago di Garda

3HUTXDQWRULJXDUGDLQSDUWLFRODUHLO&DUSLRQHGHO*DUGDVLSXzRVVHUYDUH )LJXUD FRPHLO SHVFDWRDEELDVXEuWRXQSULPRFDORVLJQL¿FDWLYRQHOODVHFRQGDPHWjGHJOLDQQLFLQTXDQWDVHJXLWR da una fase di ripresa dei quantitativi, per poi andare incontro ad un’ulteriore drastica riduzione a SDUWLUHGDOTXDQGRLTXDQWLWDWLYLVRQRGLPLQXLWLGLXQRUGLQHGLJUDQGH]]DULVSHWWRDJOLDQQL SUHFHGHQWL,OSHVFDWRPHGLRDQQXRqLQIDWWLSDVVDWRGDROWUHTXLQWDOLQHOSHULRGRFRPSUHVRWUD LOHLO FRQYDORULFRPSUHVLWUDXQPLQLPRGLHGXQPDVVLPRGLTXLQWDOL D TXLQWDOLGRSRLO1HOFRUVRGHOO¶XOWLPRYHQWHQQLRLOSHVFDWRDQQXRGL&DUSLRQHVLqDWWHVWDWR DOGLVRWWRGHLTXLQWDOLFRQYDORULGHOWXWWRLUULVRULDSDUWLUHGDOLQIHULRULDOTXLQWDOH

Figura 7.5 Andamento storico del pescato annuo di Carpione (fonte: Melotto e Oppi, 1987; Confortini, Servizio Caccia e Pesca, Provincia di Verona)

23 IL CARPIONE DEL GARDA

8. IL CARPIONE DEL GARDA

8.1 Sistematica Classe: Osteichthyes Ordine: Salmoniformes )DPLJOLD6DOPRQLGDH

8.2 Geonemia La specie rappresenta un endemismo italiano con distribuzione puntiforme, circoscritta al solo Lago di Garda, dove è presente l’unica popolazione di Carpione.

8.3 Morfologia 5DJJLXQJH QRUPDOPHQWH OD OXQJKH]]D WRWDOH PDVVLPD GL  FP H XQ SHVR GL FLUFD  J Presenta un corpo fusiforme, con un ingrossamento a livello del terzo anteriore ed un capo UHODWLYDPHQWHSLFFRORODERFFDqLQSRVL]LRQHPHGLDQDFRQODPDVFHOODVXSHULRUHHVWHVD¿QR al bordo posteriore dell’occhio. Le pinne sono normalmente sviluppate; quelle pettorali sono inserite piuttosto anteriormente, quelle ventrali hanno origine posteriormente rispetto alla prima dorsale; la pinna caudale presenta concavità pronunciata. Il corpo è ricoperto di piccole scaglie, FKHULVXOWDQRSHUzGLGLPHQVLRQHPDJJLRUHULVSHWWRDTXHOODGHOOHDOWUHVSHFLHGHOJHQHUHSalmo LWDOLDQH/DOLQHDODWHUDOHGHFRUUHVXL¿DQFKLLQSRVL]LRQHPHGLDQD/DOLYUHDqJULJLRPHWDOOLFR SLRPHQRVFXURVXOGRUVRDUJHQWHDVXL¿DQFKLELDQFRQHOODUHJLRQHYHQWUDOH3UHVHQWDSLFFROH macchie nerastre distribuite irregolarmente nella metà superiore del corpo, mai in numero elevato; altre macchie sono presenti anche sull’opercolo e al di sotto della linea laterale, vicino alle pinne pettorali. Le pinne dorsali e caudale sono grigio scuro, le ventrali e l’anale sono grigio chiaro e LQ¿QHOHSHWWRUDOLVRQREUXQH,QSHULRGRULSURGXWWLYRLOPDVFKLRDVVXPHXQDFRORUD]LRQHJULJLD PROWRVFXUDFRQULÀHVVLEURQ]HLHSLQQHQHUDVWUH

8.4 Filogenesi La posizione sistematica del Carpione e il suo status di specie risultano ad oggi oggetto di GLVFXVVLRQH SRLFKp QRQ q VWDWD DQFRUD FKLDULWD OD VXD ¿ORJHQHVL ,O FRPSOHVVR Salmo trutta è riconosciuto come una superspecie raggruppando diverse unità sistematiche come S. trutta fario (trota fario, presente in tutta Europa) e S. trutta marmorata (trota mormorata, presente nel solo EDFLQRGHO3R FKHVRQRFRQVLGHUDWHVSHFLHSDUDSDWULFKH6XOODEDVHGLVWXGL¿ORJHQHWLFLVLLSRWL]]D FKHODORURGLIIHUHQ]LD]LRQHULVDOJDGDDPLOLRQL GLDQQLID *LXIIUDHWDO/XFDUGD et al., 2000). È anche accettato che queste due specie si ibridino nelle loro zone di contatto.

24 Il Carpione del Garda

Il carpione rappresenta un’altra specie appartenente al complesso S. trutta presente nel bacino del Po (Dorofeeva, 1998). Le principali differenze rilevabili tra il Carpione e le altre popolazioni di Salmo trutta, in particolare rispetto alla forma lacustris, sono di tipo ecologico: comportamento gregario, alimentazione prevalentemente zooplanctofaga e singolarità della biologia riproduttiva, rappresentano elementi che garantirebbero l’isolamento riproduttivo del Carpione rispetto agli altri Salmo con cui vive in simpatria. A livello morfologico e meristico invece le differenze tra i due taxa sono alquanto limitate, riconducibili sostanzialmente alla dimensione massima raggiungibile, assai superiore nella Trota lacustre. Secondo studi di variazione di loci proteici e DNA mitocondriale, il carpione deriva dall’ibridazione recente tra le morphae fario e marmorata *LXIIUD HW DO   R GDL JUXSSL DSORWLSLFL $GULDWLFR H 0DUPRUDWD GH¿QLWL SHU S. trutta %HUQDWFKH]*DQGRO¿HWDO 8QIHQRPHQRGLVSHFLD]LRQHDOORSDWULFKHVYROWRQHO lago di Garda stesso durante una era interglaciale avrebbe allora dato origine al carpione. Le DFTXHSURIRQGHGHOODJRGRYHYLYHLOFDUSLRQH LQWRUQRDLPHWUL FRVWLWXLVFRQRXQDPELHQWH con temperatura pressoché costante che potrebbe aver favorito le maturazioni molteplici fuori stagione, conducendo ad una progressiva generalizzazione del fenomeno attraverso la selezione QDWXUDOH 0DOIHU /¶RULJLQHUHFHQWHGHOFDUSLRQHVSLHJKHUHEEHOHVLJQL¿FDWLYHGLIIHUHQ]HGL carattere ecologico e biologico e, nello stesso tempo, l’assenza di una sostanziale differenziazione morfologica, biochimica e genetica da altri taxon del complesso S. trutta, come riportato da vari studi basati anche sull’analisi del citocromo b e del DNA mitocondriale (Patarnello et al., 1994; *DQGRO¿ HW DO   3HU ¿QLUH VXOOD SRVL]LRQH VLVWHPDWLFD GHO FDUSLRQH FRQYLHQH ULFRUGDUH che quest’ultimo convive con una specie morfologicamente simile, la trota lacustre (S. trutta lacustris PDGLIIHUHQWHSHUWDJOLD LOFDUSLRQHVXSHUDUDUDPHQWHFPGLOXQJKH]]DNJGL peso), caratteri biologici come la doppia frega e il comportamento alimentare caratteristico. *DQGRO¿  VXJJHULVFHFKHODWURWDODFXVWUHDEELDFRPHSURJHQLWRUHLOFHSSR0DUPRUDWXVR che sia semplicemente un suo fenotipo lacustre.

8.5 Habitat La specie necessita di acque fredde, limpide e ben ossigenate. Nel Lago di Garda occupa per gran parte dell’anno la zona pelagica, soprattutto del medio e basso lago (dove sono state individuate OH]RQHWUR¿FDPHQWHSLIDYRUHYROLDOODVSHFLHORFDOPHQWHGHQRPLQDWH³SDVWXUH´ VSLQJHQGRVL VSHVVRDSURIRQGLWjGLPHWULGRYHVYROJHODIDVHWUR¿FD1HLPHVLLQYHUQDOLLQUHOD]LRQH alla riproduzione, si sposta invece nella parte settentrionale del bacino.

8.6 Alimentazione La dieta del Carpione è prevalentemente zooplanctofaga e la componente fondamentale, in periodo estivo da luglio a settembre, è rappresentata da Bythotrephes longimanus, un piccolo FURVWDFHRFKHYLHQHWUDWWHQXWRJUD]LHDOODIXQ]LRQH¿OWUDQWHGHOOHEUDQFKLRVSLQH1HLPHVLLQYHUQDOL e primaverili, da ottobre a giugno, prevalgono invece i crostacei bentonici dei generi Asellus aquaticus ed Echinogammarus; occasionalmente si nutre anche di altri crostacei, chironomidi, piccoli pesci e uova di pesce. Gli studi indicano come la specie effettui un’attiva e netta scelta alimentare sulle specie disponibili al momento, operando una selezione del cibo in funzione delle proprie preferenze alimentari; questo implicherebbe una caccia a vista delle prede e quindi una particolare specializzazione comportamentale in funzione delle varie fasi sia di ricerca che di individuazione e cattura degli individui prescelti. È possibile che il Carpione instauri fenomeni di competizione con altre specie ittiche planctofaghe quali il Coregone, l’Agone e l’Alborella.

8.7 Biologia riproduttiva /DPDWXULWjVHVVXDOHYLHQHUDJJLXQWDDDQQLGDOPDVFKLRHDDQQLGDOOHIHPPLQH/DVSHFLH SUHVHQWDGXHSHULRGLULSURGXWWLYLGLVWLQWLXQRSLOXQJRLQGLFHPEUHIHEEUDLRHXQRSLEUHYH LQOXJOLRDJRVWR,QGDJLQLELRPHWULFKHFRPSLXWHVXJOLHVHPSODULQDWLQHLGXHGLIIHUHQWLSHULRGL non hanno evidenziato differenze tra i due gruppi, che quindi apparterrebbero ad un’unica entità tassonomica. È stato osservato che alcuni individui partecipano a entrambe le freghe. È stato

25 Il Carpione del Garda

anche dimostrato che nei due periodi giungono a maturità indistintamente i soggetti nati d’estate e G¶LQYHUQR 1PDQQLQ0HUOR ,Q¿QHLOFDUSLRQHqGHVFULWWRFRPHXQDVSHFLHLQJUDGR di compiere migrazioni tra i bacini nord e sud del lago a seconda del periodo dell’anno (Malfer, 3RPLQL0DOVDQL  Alcuni autori ipotizzano invece l’esistenza di un unico esteso periodo riproduttivo che va dall’estate DOO¶LQYHUQR LQ FXL OXJOLRDJRVWR H GLFHPEUHIHEEUDLR VDUHEEHUR VROR GXH SLFFKL GHOO¶DWWLYLWj ULSURGXWWLYD/HLQIRUPD]LRQLHODELEOLRJUD¿DGLVSRQLELOLLQGLFDQRO¶HVLVWHQ]DGLGXHGLYHUVHDUHH di frega: nei mesi invernali la riproduzione ha luogo nella parte alta del lago, con conseguente migrazione degli esemplari sessualmente maturi verso tale area, prediligendo in particolare il versante bresciano; nei mesi estivi l’area più intensamente frequentata è rappresentata dalla dorsale sommersa che interessa il centro e il basso lago. La deposizione avviene in acque limpide e ben ossigenate, su fondali rocciosi o ghiaiosi a profondità comprese tra 50 e 200 m, originati da frane RGDGHSRVLWLDOOXYLRQDOL3HUTXDQWRULJXDUGDODVSRQGDEUHVFLDQDLULOLHYLJHRORJLFRVWUDWLJUD¿FL HIIHWWXDWL QHOO¶DPELWR GHO SURJHWWR &$53,2*$5'$ ¿QDQ]LDWR GDOOD 3URYLQFLD$XWRQRPD GL Trento, hanno evidenziato la presenza di due tipologie di ambienti nell’ambito delle quali è stata confermata l’esistenza di siti ancora funzionali alla riproduzione: lobi di conoide sommerso e settori di scarpata falesia, che vengono alimentati da frane per crollo dalle zone di falesia rocciosa incombenti sulla riva lacustre. Ogni femmina depone circa 2000 uova per chilogrammo di peso, FRQXQGLDPHWURPHGLRGLPPHXQSHVRGLFLUFDJ

8.8 Minacce Il Carpione rappresenta una specie ad alto rischio di estinzione principalmente per cause di natura antropica riconducibili in primo luogo all’eccessivo sforzo di pesca, esercitato negli ultimi decenni anche in periodo riproduttivo e a carico di esemplari non maturi sessualmente. Ulteriori fattori che possono aver contribuito alla forte rarefazione del popolamento di Carpione sono LPSXWDELOLDOOHPRGL¿FD]LRQLLQWHUYHQXWHQHOOHDUHHGLIUHJDDOODFRPSHWL]LRQHDOLPHQWDUHFRQ altre specie zooplanctofaghe tra cui il Coregone, l’Agone e l’Alborella, al degrado qualitativo delle acque conseguente agli apporti sia civili che industriali che, a partire dagli anni settanta, hanno determinato eccessivi carichi di fosforo e un conseguente rapido incremento del livello WUR¿FRGHOODJRIDFHQGRORDOORQWDQDUHGDOVXRQDWXUDOHVWDWRGLROLJRWUR¿DHSRUWDQGRORDGXQD VLWXD]LRQHGLROLJRPHVRWUR¿D$OOHFDXVHDQWURSLFKHVLDJJLXQJRQRLQ¿QHDQFKHFDXVHQDWXUDOL legate all’esistenza di un’unica popolazione che pone la specie in condizioni di elevato rischio di sopravvivenza a seguito di una ridotta variabilità genetica conseguente ai fenomeni di imbreeding.

8.9 Protezione È considerata una specie “In pericolo critico” (Critically Endangered  &5  VHFRQGR OD FODVVL¿FD]LRQH,8&1HFODVVL¿FDWDWDOHDQFKHGDOOD/LVWD5RVVDGHL3HVFLG¶DFTXDGROFHLQGLJHQL in Italia. Inspiegabilmente il Carpione non è stato incluso nell’elenco delle specie tutelate dalla 'LUHWWLYD&((HGDOOD&RQYHQ]LRQHGL%HUQD

8.10 Conservazione e gestione Per la conservazione di questa specie sono necessarie urgenti misure volte non solo alla ULGX]LRQHGHOO¶LQTXLQDPHQWRGHO/DJRGL*DUGDLQSDUWLFRODUHGHOODWUR¿DGHOOHDFTXHPDDQFKH all’applicazione di norme più restrittive dell’attività di pesca valide sull’intero bacino lacustre. Sono inoltre auspicabili misure di tutela rigorosa delle aree di frega e interventi di ripopolamento.

26 PROBLEMI CHE IL PROGETTO SI PROPONE DI AFFRONTARE

Il carpione riveste un interesse del tutto particolare: specie autoctona presente unicamente nel lago di Garda, esibisce un comportamento riproduttivo e alimentare caratteristico (doppia frega durante l’anno, planctofaga) e rappresenta la specie più pregiata per i pescatori professionali a causa dell’alto valore commerciale del prodotto e per i consumatori per l’alta qualità della sua carne. Appartiene a uno dei taxon del complesso Salmo trutta e contribuisce a fare del bacino del Po una delle regioni più ricche d’Europa in specie endemiche di salmonidi. Una diversità genetica che viene oggi minacciata dall’inesorabile contrazione dell’unica popolazione esistente come riportato dai dati di pesca dell’ultimo trentennio. Una situazione che ha portato il carpione in cima DOLYHOORPRQGLDOHQHOODFODVVL¿FDGHOOHVSHFLHDULVFKLRGLHVWLQ]LRQHGRSRHVVHUHVWDWDLQVHULWD nel 2005 nella lista rossa dell’ IUCN (“International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources”). La scomparsa di un tale taxon costituirebbe una perdita senza precedenti nel pool genetico oggi presente. Tra le misure proposte per garantire la salvaguardia del carpione, il ripopolamento costituisce un approccio ad effetto immediato se condotto secondo le regole d’arte. La conoscenza approfondita della biologia del carpione diventa allora fondamentale, in particolare per assicurare il controllo della produzione di avannotti adattati al reinserimento in natura (lotti di animali sani, di misura e variabilità genetica adeguate) e per monitorare la loro sopravvivenza dopo le fasi di rilascio in natura.

27 FINALITÀ DELLA RICERCA

L’obiettivo principale del progetto è di acquisire le conoscenze sulla biologia del carpione del Garda necessarie per sostenere i futuri interventi di tutela della specie, passando attraverso la salvaguardia del pool genetico attualmente presente nel lago e l’implementazione di campagne di ripopolamento programmatiche. Il progetto si è proposto di studiare in primo OXRJROHFRQGL]LRQLGLDOOHYDPHQWRGHOFDUSLRQHGDOORVWDGLRGLXRYDHPEULRQDWR¿QRDO UDJJLXQJLPHQWRGHOODPDWXULWjVHVVXDOH,QROWUHFL VLqSURSRVWLGLFRVWLWXLUHXQRVWRFNGL riproduttori a base genetica larga, a partire dai soggetti utilizzati nelle prove sperimentali che permetteranno di programmare la produzione di avannotti destinati alle immissioni nel lago, senza più dipendere dell’incertezza legata alla pesca. Inoltre si è stabilito lo sviluppo di protocolli genetici quali strumenti di valutazione della variabilità genetica delle popolazioni allevate e di monitoraggio (test di parentela basato su marcatori genetici) per le future RSHUD]LRQLGLULSRSRODPHQWR,Q¿QHXQPRQLWRUDJJLRVDQLWDULRSHUODULFHUFDGLYLUXVGHOOD Setticemia Emorragica Virale (SEV) e Necrosi Ematopoietica Infettiva (NEI) è stato previsto sia sui soggetti pescati direttamente dal lago, sia su quelli appartenenti ai differenti stadi di sviluppo delle popolazioni di riferimento.

Le diverse fasi del progetto si sono declinate secondo quattro azioni principali: 1. Il campionamento del materiale biologico e la creazione di popolazioni di riferimento: la profondità alla quale vengono catturati i carpioni pescati dal lago (superiore a 80 P GHWHUPLQDQHOODPDJJLRUSDUWHGHLFDVLXQRVKRFNGDSUHVVLRQHFKHOLFRQGXFH LUULPHGLDELOPHQWHDOODPRUWH3HUWDQWRQRQSRWHQGRFRVWLWXLUHJOLVWRFNGLULSURGXWWRUL di carpione in cattività direttamente con i carpioni pescati,come materiale biologico per la creazione di popolazioni di riferimento si è stabilito di utilizzare sia quello derivante direttamente da soggetti pescati nel lago di Garda (coinvolgendo in questa fase i pescatori di professione in modo tale da coprire le zone di maggiore riscontro del carpione e quindi assicurare un campionamento quantitativamente sufficiente per i bisogni del progetto e rappresentativo dell’areale di distribuzione della specie) sia quello proveniente da riproduttori allevati in cattività presso l’incubatoio di Tremosine. 2. Le prove sperimentali di allevamento: sono state condotte presso gli incubatoi di Tremosine e Desenzano, per stabilire le migliori condizioni alimentari, temperatura, luminosità, qualità dell’acqua e gli effetti correlati sulla qualità delle uova e degli avannotti (tasso di schiusa, di mortalità e di malformazione).  La messa a punto di un protocollo di crioconservazione del seme: in acquacoltura questa tecnologia si sta rilevando sempre più utile poiché permette, fra le altre cose, di sviluppare banche del germoplasma quale “serbatoio” di variabilità genetica. Il VHPHFRVuFRQVHUYDWRGRSRVFRQJHODPHQWRSXzHVVHUHXWLOL]]DWRLQIHFRQGD]LRQH artificiale, consentendo la produzione di uova fecondate anche nel caso si reperiscano uova da femmine senza disporre contestualmente di maschi per la raccolta del seme. 4. Messa a punto di una multiplex di marcatori microsatellitari per il monitoraggio della variabilità genetica degli stock di riproduttori e sviluppo di un protocollo di assegnazione di parentela: quale sviluppo di strumenti di supporto a tutela della specie, una esigenza forte che è emersa, riguardava la capacità di distinguere le diverse famiglie di carpione prodotte, per la programmazione degli incroci fra riproduttori non consanguinei e il monitoraggio dei soggetti rilasciati durante le 28 Finalità della ricerca

attività di ripopolamento. La variabilità genetica e l’assegnazione di parentela viene valutata tramite l’utilizzo di marcatori molecolari, considerati alla stregua di loci genetici, che consentono il calcolo diretto della frequenza allelica. Risulta in questo PRGR SRVVLELOH FDOFRODUH LO YDORUH GL ) LQEUHHGLQJ  H GL 1H 1XPHUR (IIHWWLYR di riproduttori) e pertanto programmare una adeguata gestione della popolazione d’interesse. 5. Controllo sanitario delle popolazioni di riferimento nei diversi stadi di sviluppo secondo quanto previsto dal DPR 555/92 e successive modifiche.

29 CAMPIONAMENTO DEL MATERIALE BIOLOGICO E CREAZIONE DI POPOLAZIONI DI RIFERIMENTO

9. CAMPIONAMENTO DEL MATERIALE

9.1 Incontro coi pescatori Durante l’arco di durata del progetto, prima di ogni stagione riproduttiva (estiva e invernale), si sono tenuti diversi incontri con i pescatori professionisti allo scopo di: ƒ SURPXRYHUHHVHQVLELOL]]DUHLOORURFRLQYROJLPHQWRQHOUHFXSHURGLPDWHULDOHELRORJLFR (seme, uova fecondate, frammenti di pinna) sottolineando l’importanza della loro collaborazione e professionalità per la creazione di future popolazioni di riferimento. ƒ VSLHJDUHOHFRQGL]LRQLHOHPRGDOLWjGLFDPSLRQDPHQWRGHOPDWHULDOHELRORJLFR SUHOLHYR del seme e di tessuti per gli esami diagnostici, distribuzione di provette con etanolo per la raccolta dei frammenti di pinne) ƒ VSLHJDUH OH PRGDOLWj GL SURGX]LRQH GHOOH SURJHQLH VFKHPL GL LQFURFLR ]RQD GL allevamento) ƒ VWLPRODUHODFDWWXUDGLULSURGXWWRULYLYLSHULOORURWUDVIHULPHQWRSUHVVRO¶LPSLDQWRLWWLFR e successiva spremitura ƒ GHILQLUHLGHWWDJOLUHODWLYLDOOHPRGDOLWjGHOSUHOLHYRHGRSHUDWLYLSHULOWUDVSRUWRSUHVVR l’impianto ittico degli esemplari catturati ƒ ILVVDUHOHGDWHGHOOHXVFLWH Tenuto conto del periodo di divieto di cattura del carpione durante i periodi di riproduzione, VRQRVWDWHULODVFLDWHDXWRUL]]D]LRQLDLSHVFDWRUL Q LOOXJOLR

9.2 Campionamento del materiale biologico Il materiale biologico alla base delle prove sperimentali condotte nell’ambito della progettualità è derivato da soggetti pescati nel lago di Garda oppure da soggetti stabulati presso l’incubatoio di Tremosine. Da ogni pesce campionato è stato prelevato un frammento di pinna, conservato in una provetta con etanolo puro e inviato all’Istituto Spallanzani per le analisi genetiche. Inoltre, a seconda delle caratteristiche del soggetto pescato, sono stati prelevati seme o uova con cui sono state prodotte le uova fecondate. A partire da questi campioni sono state eseguite indagini di laboratorio atte ad escludere la presenza di agenti patogeni virali previsti dal DPR 555/92. Sono inoltre state campionate sia presso l’incubatoio di Desenzano, sia quello di Tremosine circa 200 ODUYHHDYDQQRWWLHVSHGLWHDOO¶,VWLWXWR6SDOODQ]DQLHDOO¶,VWLWXWR=RRSUR¿ODWWLFRULVSHWWLYDPHQWH per le analisi genetiche e sanitarie. Per rispondere ai vincoli sperimentali (quantitativi e di variabilità) del congelamento del seme e della produzione dei lotti sperimentali, si è cercato di raccogliere il seme e le uova da più individui contestualmente e di programmare le campagne di campionamento coinvolgendo lo stesso giorno diversi pescatori su una stessa area di cattura.

30 Campionamento del materiale biologico e creazione di popolazioni di riferimento

9.3 Andamento della pesca I dati ittiogenici del presente progetto, associati a quelli riportati dai pescatori di carpione, convergono nello stesso senso, cioè verso una notevole rarefazione delle catture a uno sfasamento del periodo durante il quale gli adulti vanno in frega: per entrambe le stagioni, il picco di questo periodo sembra infatti essersi spostato avanti di diverse settimane rispetto a qualche decennio fa. Questo fenomeno potrebbe trovare una spiegazione nel cambiamento dei parametri ambientali legati al ciclo riproduttivo, ossia della temperatura dell’acqua combinata al fotoperiodo. Tuttavia, nello stato attuale di mancanza di dati registrati direttamente nel lago, questa interpretazione ULPDQHSXUDPHQWHLSRWHWLFD/HGLI¿FROWjLQFRQWUDWHQHOSHVFDUHFDUSLRQLPDWXULVLVRQRYHUL¿FDWH in entrambi i periodi di frega, ma soprattutto nel periodo estivo, durante il quale, per tre anni su quattro (2009, 2011 e 2012), la campagna di pesca nelle zone dell’ alto, medio e basso lago non ha dato nessun esito positivo. I pescatori, insieme alle autorità di monitoraggio provinciali, attestano ODFUHVFHQWHGLI¿FROWjYHUL¿FDWDVLGXUDQWHJOLXOWLPLDQQLDFDWWXUDUHLOFDUSLRQHGXUDQWHTXHVWR SHULRGR&RQWUDVWDLQYHFHLOQXPHURGLVRJJHWWLFDWWXUDWLGXUDQWHLOSHULRGRHVWLYROXJOLRDJRVWR 2010, che ha visto la cattura di sette maschi e di quattro femmine, pescati principalmente nella zona dell’alto lago. Nonostante le uscite congiunte di pescatori e polizia provinciale effettuate ripetutamente, nessun soggetto selvatico è stato invece catturato nell’area situata nella parte bassa GHOODJRGL*DUGDGRYHHUDVWDWDLGHQWL¿FDWDXQDDUHDGLGHSRVL]LRQHHVWLYDDVXGGLXQDOLQHD Garda – Sirmione (Melotto et al., 1990). Anche se i dati raccolti sono incompleti per una parte dei soggetti pescati, è stato possibile aggiungere nuovi campioni biologici (pinne) provenienti da soggetti selvatici e due lotti di uova fecondate. Questi ultimi sono stati trasferiti direttamente all’incubatoio di Tremosine e allevati separatamente in modo da rendere più agevole la costituzione GHLIXWXULVWRFNGLULSURGXWWRUL 3HUODGXUDWDGHOSURJHWWRLOSHULRGRGLIUHJDLQYHUQDOHqULVXOWDWRSLSUR¿FXRSHUTXDQWRULJXDUGD la campagna di pesca del carpione. La zona di frega invernale, ritenuta più idonea alla cattura, è stata rinvenuta nella parte nord ovest del lago di Garda, tra Gargnano e Tremosine. Un solo pescatore, conoscitore delle abitudini migratorie del carpione e della suddetta zona, è riuscito a catturare il carpione: si tratta di 9 soggetti, di cui 4 maschi e 5 femmine catturati durante il mese GLIHEEUDLRQHOO¶LQYHUQR )LJXUD /HFDPSDJQHLWWLRJHQLFKHLQYHUQDOLHQRQ VRQRVWDWHIRUWXQDWHSRUWDQGRFRPHXQLFRULVXOWDWRDOODFDWWXUDGLXQVRORPDVFKLRYLYRÀXHQWH nella zona del Gargnano durante il mese di febbraio 2011. Il riproduttore è stato trasportato presso O¶LPSLDQWRGL7UHPRVLQHLYLVSUHPXWRHLQFURFLDWRFRQOHXRYDPLVFHODWHRWWHQXWHGDIHPPLQH DSSDUWHQHQWLDOORVWRFNGLULSURGXWWRUL)  /DVWDJLRQHLWWLRJHQLFDLQYHUQDOHqVWDWD LQYHFHGHFLVDPHQWHSLSUR¿FXDLQTXDQWRKDFRQVHQWLWRGLRWWHQHUHXQFRQVLVWHQWHQXPHURGL uova fecondate, in conseguenza della straordinaria disponibilità di materiale ittico che non ha DYXWRXJXDOLQHJOLDQQLSUHFHGHQWL'DJHQQDLRD¿QHIHEEUDLRVRQRVWDWLLQIDWWLFDWWXUDWLQHOO¶DOWR ODJR ]RQD*DUJQDQR XQWRWDOHGLFDUSLRQLGHLTXDOLXQDSDUWHÀXHQWHFKHKDQQRFRQVHQWLWROD produzione di 8 lotti di circa 1000 uova l’uno. Le uova sono state conferite presso l’ incubatoio di Desenzano e poste all’interno di schiuditoi a cassettiera, ossia in unità di incubazione con capacità GLPLODXRYDGLVWULEXLWHLQSLDQLUHWWDQJRODULHSRVWLYHUWLFDOPHQWH,ORWWLGLXRYDVRQRVWDWL tenuti separati nei differenti ripiani e gestiti autonomamente per quanto riguarda le operazioni di ispezione, pulizia e manutenzione.

31 Campionamento del materiale biologico e creazione di popolazioni di riferimento

Figura 9.1 Attività di pesca del Carpione ad opera di pescatori professionisti; varietà del pescato

Figura 9.2 Uova ottenute per spremitura da femmina di Carpione matura; esemplare di riproduttore di Carpione maschio ÀXHQWHSURQWRSHU la spremitura e fecondazione delle uova

9.4 Esami biometrici dei soggetti pescati Ciascun soggetto pescato è stato sottoposto ad una serie di esami biometrici. Il tempo trascorso tra il momento della cattura in barca e i primi esami, realizzati a terra, è risultato di circa una ora. Al ritorno dalla pesca, ogni soggetto è stato schedato, fotografato, pesato, misurato e un frammento di pinna è stato prelevato per le analisi genetiche. I primi controlli dei parametri della ULSURGX]LRQHPLUDYDQRDOODSURGX]LRQHGLXQDDPSLDHGLYHUVL¿FDWDSURJHQLH3HUHYLWDUHTXDOVLDVL deterioramento dei gameti che potesse risultare dal massaggio della cavità addominale, i gameti sono stati raccolti dopo apertura della cavità addominale e prelievo delle gonadi intere. Di seguito, le uova di ciascuna femmina venivano suddivise in più lotti, i quali a loro volta venivano fecondati con il seme fresco di ciascun maschio secondo uno schema di incrocio fattoriale. Mentre buona parte dei prodotti della riproduzione è stata utilizzata per produrre la progenie, la parte residua è stata destinata ad ulteriori esami biometrici e alle prove di crioconservazione del seme. Per quanto riguarda la fecondità F, due metodi di calcolo sono stati utilizzati. Il primo dato deriva dalle osservazioni dirette effettuate su ogni femmina, cioè il peso delle gonadi (pg) e dei singoli oociti (po) e dall’applicazione della seguente formula: F = pg / po con po = px / nx, dove px e nx rappresentano rispettivamente il peso e il numero degli oociti SUHVHQWLLQXQVRWWRFDPSLRQHGHJOLRYDUL ,OVHFRQGRGDWRqVWDWRRWWHQXWRXWLOL]]DQGRODIRUPXODSURSRVWDGD/RERQ&HUYLDHFROOHJKL   per stimare la fecondità della trota fario (): F  LS dove LS rappresenta la lunghezza standard (in mm) della trota. ,Q¿QHLOIDWWRUHGLFRQGL]LRQHKHO¶LQGLFHJRQDGRVRPDWLFRIGS sono stati calcolati secondo le seguenti formule: K = pv LF3 IGS = pg pv dove pv e LF rappresentano rispettivamente il peso vivo in gr. e la lunghezza alla forca in cm.

32 Campionamento del materiale biologico e creazione di popolazioni di riferimento

L’esame biometrico dei soggetti pescati ha permesso di descrivere la biologia del carpione DWWUDYHUVR L VHJXHQWL SDUDPHWUL VH[UDWLR IHFRQGLWj IDWWRUH GL FRQGL]LRQH H LQGLFH JRQDGR VRPDWLFR,OSULPRGDWRULJXDUGDLOYDORUHGHOODVH[UDWLR1RQRVWDQWHLOQXPHUROLPLWDWRGLVRJJHWWL a disposizione, il rapporto femmine/maschi è risultato equilibrato, vicino all’unità. Questo dato è coerente con il determinismo sessuale delle specie appartenenti al complesso Salmo trutta (che include il carpione) caratterizzato da una omogametia femminile. Essendo stata trovata un’alta FRUUHOD]LRQHVLDWUDLPHWRGLGLFDOFRORGLUHWWRHLQGLUHWWR IRUPXODGL/RERQ&HUYLD GHOODIHFRQGLWj U  VLDWUDIHFRQGLWjHOXQJKH]]D U  qVWDWRSRVVLELOHVWLPDUHFRQUHODWLYD¿GXFLDOD fecondità del carpione a partire dalla formula proposta. Riportiamo di seguito il numero medio di uova mature prodotte per unità di peso vivo (i.e. fecondità relativa) pari a: “ “6( FRQLOPHWRGRGLUHWWR “ “6( FRQLOPHWRGRLQGLUHWWR ,Q¿QHLOIDWWRUHGLFRQGL]LRQH.HO¶LQGLFHJRQDGRVRPDWLFR,*6VRQRVWDWLFDOFRODWLVHFRQGROH seguenti formule: K = pv LF3 IGS = pg pv dove pv e LF rappresentano rispettivamente il peso vivo in gr e la lunghezza alla forca in cm.

,OYDORUHPHGLRGHOIDWWRUHGLFRQGL]LRQHULPDQHSUHVVRFKpXJXDOHWUDPDVFKLHIHPPLQH  contro 1,08), con maggiore variabilità per quanto riguarda il maschio. Questi valori sono risultati simili a quelli ottenuti con trota fario, anche se variabili a seconda dell’età e della stagione, tra H /DJDUULJXHHWDO5LNDUGVHQHWDO /¶LQGLFHJRQDGRVRPDWLFRqULVXOWDWR RPRJHQHRFRQYDORULPHGLSDULDO“ “6( SHUOHIHPPLQHH“ “6( SHU LPDVFKL4XHVWLULVXOWDWLFRQWUDVWDQRSHUzFRQOHGHVFUL]LRQLIDWWHGD0HORWWRHFROOHJKL   che riporta, per pesci di simile peso, un IGSQHWWDPHQWHVXSHULRUH!FRQYDORULPDVVLPLGL SHUOHIHPPLQHH!FRQYDORULPDVVLPLGLSHULPDVFKL8OWHULRULPLVXUHVXXQQXPHUR PDJJLRUHGLVRJJHWWLSRWUjLQIXWXURDSSRUWDUHPLJOLRULVSHFL¿FKHDWDOSURSRVLWR

10. CRIOCONSERVAZIONE DEL SEME In vista dell’allestimento di una criobanca di seme per il Carpione, il progetto ha previsto la messa a punto di un protocollo di crioconservazione del materiale seminale. Questa attività richiedeva che il seme prelevato, proveniente da individui selvatici, fosse di buona qualità e prodotto in quantità VXI¿FLHQWHSHUSRUWDUHDYDQWLOHSURYHPXOWLSOHQHFHVVDULHDOO¶RWWLPL]]D]LRQHGHOSURWRFROOR

10.1 Prelievo delle gonadi Il seme è stato prelevato con 2 modalità:  QHOVXGHLPDVFKLFDWWXUDWLQHO/DJRGLUHWWDPHQWHGDLWHVWLFROLHVWUDWWLGRSR DSHUWXUDGHOODFDYLWjDGGRPLQDOH )LJXUD)LJXUD FHUFDQGRGLHYLWDUHLQ questo modo il deterioramento dei gameti che poteva risultare dal metodo di prelievo classico, cioè tramite pressione sulla cavità addominale. Una volta prelevato il seme necessario alla produzione della progenie, i testicoli di ciascun maschio sono stati PHVVLLQXQWXER)DOFRQGLPOHGLVSRVWLVXXQOHWWRGLJKLDFFLR,OWHPSRWUDVFRUVR tra il prelievo dei testicoli sul campo e le prime analisi del seme condotte in laboratorio è stato di circa 2 ore. Il volume di seme raccolto direttamente dai testicoli dei maschi fluenti testati si è rivelato molto scarso, inferiore a 0,5 ml per maschio. Di questi, due presentavano spermatozoi non mobili. I risultati presentati nella tabella seguente riportano la percentuale e il tempo di motilità di un solo maschio.

33 Campionamento del materiale biologico e creazione di popolazioni di riferimento

Tabella 10.1 Frazione del testicolo testato % Motilità Tempo motilità Seme campionato durante l’anno 2009 Posteriore !  40’’ ¶¶ Mediano   ¶¶ 50’’ Anteriore   1’00’’ 1’00’’

2. nel 2010, la raccolta del seme è stata effettuata con una siringa dopo aver applicato XQD OLHYH SUHVVLRQH DGGRPLQDOH )LJXUD   H DYHQGR FXUD GL QRQ FRQWDPLQDUH LO campione con acqua ne urine. Inoltre, per far fronte alle difficoltà incontrate durante il campionamento del 2009 (catture scarse, ridotta quantità e qualità bassa del seme SUHOHYDWR ODVFHOWDGHLULSURGXWWRULGDLTXDOLSUHOHYDUHLOVHPHqFDGXWDVXOORVWRFNGL ULSURGXWWRULSURGRWWLQHOQHOO¶LQFXEDWRLRGL7UHPRVLQHHDUULYDWLDPDWXULWjSURSULR nel 2010. Due prove di campionamento del seme sono state effettuate durante il secondo anno. Non è stato possibile ricavare del seme dal campionamento estivo a causa dello stato sanitario precario dei riproduttori. Il campionamento è invece riuscito durante la stagione invernale. La temperatura dell’acqua dell’allevamento nel periodo durante il TXDOHVRQRVWDWHFRQGRWWHOHSURYHHUDGLƒ&HLULVXOWDWLVRQRULSRUWDWLQHOOD7DEHOOD 10.2.

Tabella 10.2 Quantità Tempo % e tempo % e tempo Seme campionato Lungh. alla Data ID marchio Peso (g) seme raggiungim. durante il periodo forca (mm) motilità seme motilità seme invernale 2010 prelevato lab (prova in campo) * (prova in campo) *  Carpio Trem 15” 285,8 280 ȝO K ¶¶ ¶¶  Carpio Trem 18”   ȝO K ¶¶¶ ¶¶  Carpio Trem 22” 294,8  PO K ¶¶ ¶¶  &DUSLR7UHP´   ȝO K  ¶¶  &DUSLR7UHP´   ȝO K ¶ ¶¶

PRWLOLWjPLVXUDWDFRQLOPHWRGRYLVLYR

10.2 Analisi del seme In laboratorio, le analisi del seme proveniente direttamente dai testicoli sono state eseguite separatamente sul seme proveniente dalle parti anteriori, mediane e posteriori del testicolo. Nei pesci, la qualità e il volume del seme raccolto sono fortemente condizionati dalle procedure di campionamento e dallo stadio di maturazione dei testicoli. I primi esami hanno riguardato la qualità del materiale seminale. Il prelievo del seme avveniva nella parte centrale delle gonadi (lume) dove sono presenti in quantità maggiore gli spermatozoi maturi. Il controllo di qualità consisteva nel valutare visivamente la motilità dei spermatozoi utilizzando un microscopio ottico. Dopo attivazione del seme con l’acqua del lago, l’operatore valutava il tempo di motilità e la percentuale di spermatozoi mobili. Il controllo è stato ripetuto due volte per ciascun campione. 1HLVDOPRQLGLLOWHPSRGLPRWLOLWjVSHUPDWLFDSRVWDWWLYD]LRQHqPROWREUHYHLQVHFRQGL ODPRWLOLWjGLPLQXLVFHGHOHVLIHUPDWRWDOPHQWHHQWURVHFRQGL /DKQVWHLQHU ,Q SLFRPHULSRUWDWRGD/DEEp  VXOODWURWDIDULRODPRWLOLWjGHOVHPHULVXOWDDOWD   VXELWRGRSRUDFFROWDPDWHQGHDGLPLQXLUHFROWHPSR GDDGRSRJLRUQL ,ULVXOWDWLGHL nostri campionamenti attestano che i tempi di motilità dopo attivazione sono brevi anche per il FDUSLRQH DVHFRQGL PDQRQULÀHWWRQRO¶RPRJHQHLWjGRSRUDFFROWDULSRUWDWDGD/DEEp 3RVVLDPRDWWULEXLUHTXHVWHYDULD]LRQL PDVFKLRVXFRQVHPHPRELOH DOOHFRQGL]LRQLQHOOHTXDOL i campioni sono stati conservati prima dell’analisi e all’andamento della gametogenesi legato al periodo di pesca, limitato al solo mese di febbraio. Invece, la frazione del testicolo testato non VHPEUDDYHULQÀXLWRVXOODTXDOLWjGHOVHPH

34 Campionamento del materiale biologico e creazione di popolazioni di riferimento

10.3 Prove di crioconservazione La frazione dei testicoli utilizzata per la crioconservazione, di consistenza viscosa e contenente gli spermatozoi maturi, è stata estratta applicando una leggera pressione sui testicoli. Il volume corrispondente è stato misurato in maniera indiretta tramite la densità, con trasformazione del peso in volume. Dopo queste prime valutazioni, si è potuto procedere alla messa a punto del protocollo di crioconservazione. Le prove di crioconservazione sono state condotte su quattro partite di seme: tre pure (maschi ³&$53,275(0´³&$53,275(0´H³&$53,275(0´ HXQDPLVFHODWD PDVFKL ³&$53,275(0&$53,275(0HSDUWHGHO&$53,275(0LQVLHPH Due tipi di mestrui sono stati provati (Salte et al., 2004). La loro composizione, presentata nella WDEHOODVHJXHQWHVLGLIIHUHQ]LDGDOWLSRGLFULRSURWHWWRUHXWLOL]]DWR PHWDQRORR'062 

Mestruo n° 1 (gr/l) * Mestruo n° 2 (gr/l) * Tabella 10.3 Composizione dei NaCl   mestrui diluitori del KCl 2,982 2,982 seme utilizzati CaCl2 0,11 0,11 MgSO4   HEPES   Saccarosio 5 5 BSA 15 15 Tuorlo d’uovo  100 Metanolo 100 ml 0 DMSO 0 PO FRPSOHWDWRFRQDFTXDGLVWLOODWD

Il mestruo n° 1 è stato sviluppato e applicato con successo sulla trota iridea (Oncorhynchus P\NLVV6DOWHHWDO  La prova di crioconservazione si è divisa nelle seguenti fasi: ‡ SUHSDUD]LRQHGHOPHVWUXRORVWHVVRJLRUQRGHOFDPSLRQDPHQWRGLVHPH ‡ GLOXL]LRQHQHOPHVWUXRGHOVHPHFDPSLRQDWRDOODFRQFHQWUD]LRQH ‡ YHULILFDGHOODPRWLOLWjGHOVHPHIUHVFRGLOXLWR ‡ WUDVIHULPHQWRGHOVHPHQHOOHSDLOOHWWH ,09GLPO  ‡ HTXLOLEUDPHQWR GHOODWHPSHUDWXUD SHUPLQXWLDƒ& ‡ GLVSRVL]LRQHGHOOHSDLOOHWWHQHOODFDPHUDGLFRQJHODPHQWRWDUDWDFRQXQDFXUYDGLGLVFHVD LQWHPSHUDWXUDVSHFLILFD ƒ&PLQGDƒ&D±ƒ&SHULOPHVWUXRQƒƒ&PLQGD ƒ&D±ƒ&SHULOPHVWUXRQƒ  ‡ VFRQJHODPHQWR LQ DFTXD D ƒ& SHU  VHFRQGL SHU YHULILFDUH OD PRWLOLWj SRVW congelamento. Il controllo della motilità del seme è stato realizzato con diversi metodi: ‡ VXOVHPHIUHVFRFRQLOPHWRGRYLVLYR RVVHUYD]LRQHVRWWRPLFURVFRSLRRWWLFRHIIHWWXDWD dallo stesso operatore); ‡ VXOVHPHIUHVFRGLOXLWRFRQLOPHWRGRYLVLYRHLOVLVWHPD&$6$ VWUXPHQWD]LRQH+70 ,926YHUVLRQH  ‡ VXOVHPHVFRQJHODWRFRQLOPHWRGRYLVLYRHLOVLVWHPD&$6$ ,O VLVWHPD &$6$ GHWHUPLQD OD PRWLOLWj WUDPLWH YLGHRPLFUD¿D FRPSXWHUL]]DWD SHUPHWWHQGR GL acquisire i dati in modo preciso e ripetibile.

35 Campionamento del materiale biologico e creazione di popolazioni di riferimento

10.3.1 Discussione e limiti riscontrati La scarsità di seme maturo estratto dai testicoli ha posto il problema della disponibilità di PDWHULDOHVHPLQDOHLQTXDQWLWjVXI¿FLHQWHSHUPHWWHUHDSXQWRLOSURWRFROORGLFULRFRQVHUYD]LRQH Infatti, per poter essere utilizzato nei test, il volume di seme minimo richiesto per un campione é 1 ml. Di conseguenza, durante il secondo anno (2010), sono stati intrapresi piani alternativi di campionamento per sviluppare il protocollo di crioconservazione Nella seconda prova, nell’anno 2010, nonostante il numero maggiore di maschi coinvolti nel SUHOLHYRGLVHPHPHGLDQWHVLULQJD 7DEHOOD VLqULFRQIHUPDWDODGLI¿FROWjDSUHOHYDUHXQ TXDQWLWDWLYRVXI¿FLHQWHSHUODPHVVDDSXQWRGHOSURWRFROORGLFULRFRQVHUYD]LRQH POVRJJHWWR  6LqQRWDWRWXWWDYLDFKHLOPDVFKLR1ƒFRQXQSHVRYLYRFRQWHQXWR FLUFDJ KDIRUQLWRXQD TXDQWLWjGLVHPHPDJJLRUH PO 'DVRWWROLQHDUHDQFKHODYLVFRVLWjGHOVHPHGRYXWDDOO¶DOWD GHQVLWjVSHUPDWLFDFKHUHQGHGLI¿FROWRVDODPDQLSROD]LRQHGHLFDPSLRQL La percentuale di motilità del seme fresco determinata con il metodo visivo è rimasta alta e pressoché costante tra l’osservazione sul campo, subito dopo il prelievo, e nel laboratorio, tre ore dopo (Tabella 10.2). Durante questo arco di tempo, il seme veniva conservato al freddo, nella siringa di prelievo poggiata su un letto di ghiaccio. Invece, il tempo di motilità è diminuito GUDVWLFDPHQWHGXUDQWHTXHVWRDUFRGLWHPSRSDVVDQGRGDSLGLXQPLQXWRDFLUFDVHFRQGL Il tempo trascorso tra il prelievo e la fase di crioconservazione sembra quindi avere una forte LQÀXHQ]DVXLYDORULGHOODPRWLOLWjGHOVHPHIUHVFR'DVHJQDODUHDQFRUDLOFDVRSDUWLFRODUHGHO PDVFKLRSHULOTXDOHLOWHPSRGLPRWLOLWjqULPDVWRPHGLRDOWRPDVXSHULRUHWUHRUHGRSRLO prelievo. Tuttavia, rispetto all’anno precedente (2009), la qualità complessiva del seme fresco è nettamente migliorata. Nel 2009, il seme raccolto da soggetti pescati, quindi selvatici, non ha permesso di portare avanti alcuna prova di crioconservazione (seme non motile in due maschi su tre, YROXPHUDFFROWRGRSRVSUHPLWXUDLQIHULRUHDȝO &RPHDWWHVRODFRQRVFHQ]DGHOORVWDGLR di maturazione dei riproduttori di allevamento, determinata tramite spremitura addominale, e di conseguenza la scelta mirata dei maschi fornitori di seme, ha consentito di incrementare sia la quantità che la qualità del seme prelevato. I primi controlli di motilità, effettuati sul seme diluito, sono risultati negativi per entrambi i protocolli con una percentuale di spermatozoi motili nulla o vicina allo zero. Di conseguenza, esiti negativi sono stati anche ottenuti sul seme scongelato. I mestrui testati sono risultati pertanto inadeguati per la crioconservazione del seme di carpione. Sarebbero state necessarie ulteriori SURYHEDVDWHVXPHVWUXLFRQWHQHQWLFULRSURWHWWRULGLYHUVLSHUODPHVVDDSXQWRGHOSURWRFROORGL crioconservazione ma, durante gli anni successivi (2011 e 2012) non è stato possibile eseguire XOWHULRUL SUHOLHYL GL VHPH D FDXVD GHL SUREOHPL VDQLWDUL GHO ORWWR GL ULSURGXWWRUL  FKH KD decimato tutti i maschi. 4XHVWLULVYROWLQHJDWLYLKDQQRFRQVHJXHQWHPHQWHLPSRVWRXQDULGH¿QL]LRQHGHOSLDQRRSHUDWLYR orientato verso nuove attività che avrebbero comunque contribuito al raggiungimento dell’obiettivo principale del progetto, cioè lo sviluppo di strumenti di supporto a tutela della specie. Una esigenza forte che è emersa, riguardava la capacità di distinguere le diverse famiglie di carpione prodotte, per la programmazione degli incroci fra riproduttori non consanguinei e il monitoraggio dei soggetti rilasciati in vista di future attività di ripopolamento. Pertanto, ci si è concentrati sulla messa a punto di una multiplex di marcatori microsatellitari per il monitoraggio della variabilità JHQHWLFDGHJOLVWRFNGLULSURGXWWRULHORVYLOXSSRGLXQSURWRFROORGLDVVHJQD]LRQHGLSDUHQWHOD

36 Campionamento del materiale biologico e creazione di popolazioni di riferimento

Figura 10.1 Apertura della cavità addominale e asportazione delle gonadi per recupero del materiale seminale

Figura 10.2 Gonadi maschili isolate; recupero del materiale seminale mediante siringa e pressione addominale

11. PROVE SPERIMENTALI DI ALLEVAMENTO

ͳͳǤͳǤ ƒ”‹’”‘†—œ‹‘‡ƒ”–‹ϐ‹ ‹ƒŽ‡’”‡••‘ŽǯƒŽŽ‡˜ƒ‡–‘‹––‹‘‰‡‹ ‘ di Tremosine

11.1.1 La Struttura Il centro ittiogenico di Tremosine è un piccolo incubatoio nato per soddisfare le esigenze di produzione di Trota fario da ripopolamento e semina nelle acque dei torrenti di pertinenza del distretto idrico bresciano dell’Alto Garda. La struttura è gestita da alcuni soci dell’Associazione di Pescatori di Tremosine ed è in parte ¿QDQ]LDWDGDOOD3URYLQFLDGL%UHVFLDFKHSDUWHFLSDDOOHVSHVHGLJHVWLRQHSHUODSURGX]LRQHGL novellame da ripopolamento. Essa dispone di un doppio approvvigionamento idrico derivante da DFTXHVXSHU¿FLDOLGDOYLFLQR7RUUHQWH%RQGRHGDDFTXHGLVRUJHQWHOHDFTXHDOLPHQWDQROHYDVFKH esterne, alcune in cemento interrate e alcune in vetroresina fuori terra, per l’allevamento dei riproduttori, mentre l’incubatoio e l’avannotteria sono alimentati esclusivamente dalle acque di sorgente, previo passaggio attraverso impianto di degasazione. L’incubatoio e l’avannotteria sono riparati in una casetta in legno prefabbricata al cui interno sono presenti vasche ed embrionatori per l’incubazione delle uova fecondate e vasche in vetroresina per l’accrescimento degli avannotti )LJXUD 

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Figura 11.1 Vasche e attrezzature interne ed esterne dell’incubatotio e dell’avannotteria

11.1.2 Il materiale ittico di partenza Presso l’allevamento di Tremosine è da qualche anno presente un gruppo di carpioni in crescita nati da uova ottenute dall’incrocio di un’unica femmina con un numero limitato di maschi pescati HVSUHPXWLGLUHWWDPHQWHVXO/DJRGL*DUGDQHO6LWUDWWDGHOSULPRJUXSSRGLULSURGXWWRULFKH DLQL]LRDPPRQWDYDQRDFLUFDHVHPSODULDOOHYDWLLQFDWWLYLWj )LJXUD 'XUDQWH le attività del progetto SALVACARPIO questi esemplari hanno fornito le prime uova fecondate ottenute con il classico metodo della “spremitura a secco”. 3XUWURSSRGHLLQGLYLGXLSURVVLPLDOODPDWXUD]LRQHVHVVXDOHVRODPHQWHSRFKHXQLWjGL esemplari si sono rivelati di genere maschile, dato che una forte selezione dovuta a moria occorsa GXUDQWHO¶DQQRKDGUDVWLFDPHQWHULGRWWRORVWRFNGLULSURGXWWRULHLQSDUWLFRODUHLOQXPHUR di riproduttori maschi a soli 11 individui. Presso la medesima struttura ad inizio 2010 era anche presente un centinaio di soggetti giovani di circa un anno di età derivante da una spremitura successiva di carpioni selvatici pescati direttamente a lago ad inizio 2009.

Figura 11.2 Esemplare di Carpione del Garda adulto presente nella struttura come riproduttore; vasca ospitante e riproduttori

11.1.3 Le spremiture /HRSHUD]LRQLGLULSURGX]LRQHDUWL¿FLDOHLQFDWWLYLWjVRQRVWDWHFRQGRWWHGXUDQWHOHYDULHVWDJLRQL ULSURGXWWLYHGHJOLDQQLHXWLOL]]DQGRLULSURGXWWRULDSSDUWHQHQWLDOORVWRFNVWDEXODWL SUHVVROHYDVFKHGL7UHPRVLQH3HUTXDQWRULJXDUGDORVWRFNGLULSURGXWWRULGXUDQWHLO sono giunti a maturazione una ventina di soggetti ma solamente di sesso maschile e pertanto, su TXHVWRORWWRQRQVLqSRWXWRSURFHGHUHFRQOHSURYHGLIHFRQGD]LRQHDUWL¿FLDOH 3HU DWWXDUH OD IHFRQGD]LRQH DUWL¿FLDOH LQ FDWWLYLWj QHO &DUSLRQH GHO *DUGD q VWDWD XWLOL]]DWD OD metodica comunemente adottata per i Salmonidi. 6RQR VWDWL VHOH]LRQDWL L ULSURGXWWRUL SHU VHVVR H SHU PDWXUD]LRQH VHVVXDOH RYYHUR YHUL¿FDWR VHOHIHPPLQHHLPDVFKLIRVVHURÀXHQWLTXLQGLqVWDWRSRVVLELOHSURFHGHUHDOODIHFRQGD]LRQH DUWL¿FLDOH

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6L q FRPLQFLDWR GDOOH IHPPLQH SHU JUXSSL GL  HVHPSODUL LO SHVFH GRSR HVVHUH VWDWR opportunamente anestetizzato è stato tenuto il più possibile verticalmente con la coda verso il basso da un operatore, mentre un altro operatore lo teneva con una mano presso il capo e con O¶DOWUDPDQRHVHUFLWDYDXQDOHJJHUDSUHVVLRQHVXOOD]RQDDGGRPLQDOH /HLWULW]H/HZLV  Dapprima la pressione veniva esercitata sulla zona più vicina all’apertura cloacale per favorire la fuoriuscita delle uova più prossime alla deposizione naturale; successivamente i movimenti continuavano partendo dalla zona addominale più prossima al capo e “massaggiando” l’addome procedendo verso la coda, in modo da spingere le uova dall’alto verso il basso verso l’apertura JHQLWDOH /HLWULW]H/HZLV /HXRYDVRQRVWDWHUDFFROWHLQYDVFKHWWHGLSODVWLFDDVFLXWWH (il cosiddetto metodo “a secco”), in quanto l’acqua abbrevia i tempi di fecondabilità dell’uovo IDFHQGROHJRQ¿DUHHFDXVDQGRODFKLXVXUDGHOPLFURSLOR SHUOHWURWHQHOJLURGLSRFKLPLQXWL  Per prolungare la fecondabilità delle uova e la motilità degli spermatozoi, le uova sono state ULFRSHUWHFRQXQDVROX]LRQHGLFORUXURGLVRGLRDOORFKHLQLELVFHLOUDSLGRLVSHVVLPHQWR e migliora la motilità dello sperma (Stein, 1981, in Carlstein, 1991). Una volta accumulato un QXPHURVXI¿FLHQWHGLXRYDWHQXWRFRQWRGHLWHPSLGLLQGXULPHQWRHFKLXVXUDGHOPLFURSLORVLq passati alla fecondazione con lo sperma dei maschi. La spremitura dei maschi è avvenuta con le medesime modalità di quella per le femmine, avendo cura di utilizzare più soggetti per ciascun JUXSSRGLXRYDIHFRQGDWH6HEEHQHLQJHQHUHORVSHUPDGLXQVRORPDVFKLRSXzHVVHUHLQJUDGR GLIHFRQGDUHOHXRYDSURGRWWHGDQXPHURVHIHPPLQH±XQDJRFFLDGLVSHUPDSXzIHFRQGDUHFLUFD XRYD /HLWULW]H/HZLV ±VRQRVWDWLXVDWLSLPDVFKLSHUDVVLFXUDUHXQPDJJLRU livello di variabilità genetica della prole. Una volta aggiunto lo sperma, si è provveduto ad un delicato rimescolamento delle uova per facilitarne il contatto con gli spermatozoi. Le uova fecondate sono state lasciate a riposo per almeno 20 minuti (Ghittino, 1985), quindi VRQRVWDWHODYDWHGHOLFDWDPHQWHFRQDFTXDSXOLWD¿QRDTXDQGRO¶DFTXDGLULVFLDFTXRQRQIRVVH GLYHQXWD WUDVSDUHQWH JOL VKRFN VXELWL GDOOH XRYD GXUDQWH L SULPL  PLQXWL 6HGJZLFN   possono infatti causare perdite importanti, in quanto sono molto sensibili al disturbo durante LO ULJRQ¿DPHQWR SRVWIHFRQGD]LRQH 'RSR LO ODYDJJLR OH XRYD VRQR VWDWH SRVWH LQ FRQWHQLWRUL forati in vasche con acqua per il loro trasporto in incubatoio, avendo cura di non ammassarne troppe insieme per evitarne un eccessivo riscaldamento. Le uova infatti presentano una debole adesività, dovuta alla fase di assorbimento dell’acqua, che viene persa quando termina il processo GLLQGXULPHQWR /HLWULW]H/HZLV *OLHVHPSODULVSUHPXWLVRQRVWDWLODVFLDWLULSRVDUHGLYHUVL minuti, per superare lo stress delle operazioni subite, e quindi restituiti alla vasca di stabulazione. 3HUYHUL¿FDUHODSHUFHQWXDOHGLXRYDIHFRQGDWHVLqSURFHGXWRVXXQVXEFDPSLRQHHGRSRDOPHQR RUHDOO¶DJJLXQWDGLDFLGRDFHWLFRJODFLDOHDOFKHGHWHUPLQDXQGLIIHUHQWHFRORUHQHOOH XRYDIHFRQGDWHULVSHWWRDTXHOOHQRQIHFRQGDWH /HLWULW]H/HZLV 3HUFDOFRODUHLOQXPHUR GLXRYDSURGRWWHGRSRLOSHULRGRGLDVVRUELPHQWRG¶DFTXDHULJRQ¿DPHQWRqVWDWRPLVXUDWRLO volume in un recipiente graduato, da cui è stato possibile risalire al numero totale attraverso due metodi: ƒ FRQWDQGRLOQXPHURGLXRYDLQXQVXEFDPSLRQHDYROXPHQRWRGDTXHVWRVLULVDOHDO numero totale delle uova attraverso una semplice proporzione; ƒ PLVXUDQGR LO GLDPHWUR GL XQ VXEFDPSLRQH GL XRYD H XWLOL]]DQGR LO YDORUH PHGLR SHU calcolare il numero di uova presenti nel volume totale delle uova spremute attraverso la seguente relazione matematica: numero uova / litro = 1172557*(diametro uova in mm)-3.001370

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Figura 11.3 Relazione tra diametro e numero di uova per OLWUR PRGL¿FDWDGD Lusk e Skacel, 1978 e Witkowski et al., 1984)

Da un prelievo di un piccolo campione di uova fecondate ed idratate prodotte dai riproduttori in cattività è stato ricavato in laboratorio il diametro medio che è risultato di 4,1 mm, valore SLXWWRVWREDVVRVHFRQIURQWDWRFRQTXHOORPHGLRULSRUWDWRLQELEOLRJUD¿DGLPP )LJXUD  Trattandosi comunque di femmine che per la prima volta hanno raggiunto la maturità sessuale è frequente che, mediamente, le uova prodotte siano sensibilmente più piccole rispetto a quelle di LQGLYLGXLSLDQ]LDQL1RQqVWDWRSHUzSRVVLELOHRWWHQHUHFRQIHUPDGLTXHVWDLSRWHVLLQTXDQWRD FDXVDGHOOHLQJHQWLSHUGLWHGRYXWHDSUREOHPLVDQLWDULFKHKDQQRFROSLWRORVWRFNQRQVLq riusciti a raccogliere per più stagioni riproduttive uova dai medesimi riproduttori.

11.1.4 Produzione della progenie /HGLI¿FROWjPDJJLRULFKHVLVRQRULVFRQWUDWHVRQRDWWULEXLELOLDOODVFDUVLWjGLLQGLYLGXLPDVFKL VRSUDYYLVVXWL ULVSHWWR DO WRWDOH GL IHPPLQH FRQ XRYD PDWXUH GHOOR VWRFN GL ULSURGXWWRUL  'XUDQWHODPDQLSROD]LRQHGHOORVWRFNqVWDWRSRVVLELOHLQGLYLGXDUHXOWHULRULHVHPSODULGLVHVVR PDVFKLOHFKHQRQDYHYDQRDQFRUDPRVWUDWRVHJQLGLGLPRU¿VPRVHVVXDOHPDFKHDOPRPHQWR GHOOD VSUHPLWXUD VL VRQR ULYHODWL QRQ ÀXHQWL SHUWDQWR QRQ q VWDWR SRVVLELOH SURVHJXLUH FRQ OD produzione di uova fecondate che, diversamente, sarebbe stata più abbondante. Tra gennaio e marzo 2010 sono state condotte, suddivise in tre giornate, le prime operazioni di ULSURGX]LRQHDUWL¿FLDOHLQFDWWLYLWjXWLOL]]DQGRLULSURGXWWRULVWDEXODWLSUHVVROHYDVFKHGL7UHPRVLQH FKHLQWRWDOHKDQQRSURGRWWRFLUFDXRYDIHFRQGDWHHLQFXEDWHSUHVVRO¶LQFXEDWRLR )LJXUD )LJXUD)LJXUD)LJXUD 3HUIDFLOLWDUHODVHOH]LRQHGLJHQHUHLPDVFKLVRQRVWDWL marcati con un piccolo tatuaggio nella zona ventrale, tramite l’utilizzo di una siringa ipodermica (Panjet) e di un colorante atossico di colore blu (Alcian Blu). Le operazioni di fecondazione DUWL¿FLDOH VRQR VWDWH ULSHWXWH GXUDQWH LO VHFRQGR SHULRGR ULSURGXWWLYR QHOO¶DJRVWR  LQ FXL rispetto al periodo invernale, una percentuale maggiore delle femmine superstiti, dopo la moria primaverile per foruncolosi e saprolegnosi, è giunta a maturazione delle uova.

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Figura 11.4 Rilevamento dei parametri biometrici prima e dopo la spremitura; marcatura con tatuaggio per differenziazione maschi-femmine

Figura 11.5 Spremitura a secco delle uova e successiva fecondazione, previa anestesia dei riproduttori

,Q GXH JLRUQDWH WUD DJRVWR H VHWWHPEUH VRQR VWDWH SURGRWWH FLUFD  XRYD VHEEHQH XQD SHUFHQWXDOH ULOHYDQWH VWLPDELOH LQ FLUFD LO   q ULVXOWDWD VXELWR QRQ IHFRQGDELOH LQ TXDQWR durante la spremitura sono apparse spesso deformi e con presenza di sangue. Data la quantità rilevante di uova non fecondabili è stato scelto di porle nell’incubatore verticale e di effettuare delle disinfezioni periodiche. Anche durante il periodo estivo la carenza di maschi, ulteriormente ridottisi per le epidemie e le morie intercorse, ha comportato una forte limitazione nella produzione di uova fecondate. Durante l’inverno dell’anno successivo (2011) è stata constatata la totale assenza di maschi in quanto deceduti durante il periodo estivo e autunnale; anche le femmine si sono ulteriormente ULGRWWHDVROLHVHPSODULFKHFRPXQTXHVLVRQRULYHODWLDQFRUDIHFRQGLHFRQXRYD'DWDO¶DVVHQ]D di maschi per la fecondazione si è dovuto attendere l’arrivo di esemplari selvatici vivi catturati in lago. Nel marzo 2011 è stato possibile procedere ancora con uova con la spremitura di alcune femmine GDWRFKHIRUWXQDWDPHQWHqVWDWRFDWWXUDWRXQPDVFKLRVHOYDWLFRPDWXURÀXHQWHHVRSUDWWXWWR sopravvissuto alla pesca con le reti. In questo modo è stato possibile produrre qualche migliaio di uova poste in incubazione nelle vaschette californiane nell’avannotteria. L’esemplare maschio selvatico è successivamente sopravvissuto per circa un mese in cattività dopo la sua cattura, dopodiché è morto di inedia in quanto non è riuscito ad abituarsi a nessun tipo di mangime industriale. 1HLSHULRGLVXFFHVVLYLQRQqVWDWRSLSRVVLELOHHIIHWWXDUHULSURGX]LRQHDUWL¿FLDOHLQTXDQWRQRQ VRQRVWDWLSLGLVSRQLELOLLQGLYLGXLPDVFKLLQROWUHLFRQWLQXLGHFHVVLVRQRSURVHJXLWL¿QRDULGXUUH ORVWRFNGHLULSURGXWWRULDGXOWLDVROLHVHPSODUL GDWRGLPDU]R 'XUDQWHOHDWWLYLWjGL ULSURGX]LRQHDUWL¿FLDOHVRQRVWDWLULOHYDWLLGDWLELRPHWULFLGLOXQJKH]]DGHLULSURGXWWRULLQROWUH per le femmine spremute è stato anche rilevato il peso prima e dopo la spremitura.

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Figura 11.6 Miscelazione delle uova e del liquido seminale per favorire la fecondazione; set area spremitura

Figura 11.7 Sciacquatura delle uova per allontanare il liquido seminale in eccesso e altri residui; uova poste a dimora nei telai californiani

Figura 11.8 Particolare delle uova nella cassetta di incubazione; messa a dimora delle uova fecondate in embrionatore verticale

11.1.5 Primo svezzamento e gestione dello stock di riproduttori L’allevamento degli individui giovani, poi utilizzati come primo nucleo di riproduttori, non ha comportato molti problemi, ad eccezione del periodo di a; gli individui, una volta svezzati, hanno dimostrato di apprezzare bene il mangime industriale e di tollerare altrettanto bene la vita in cattività. Grossi problemi sanitari sono occorsi poco prima, durante e dopo il periodo di maturazione sessuale dei riproduttori, che ha portato ad una forte moria di individui, maschi in primis, per O¶LQVRUJHQ]DGLSDWRORJLHFRPHODIRUXQFRORVLHLQVHFRQGDEDWWXWDODVDSUROHJQD )LJXUD  Il fattore sanitario ha di fatto decimato e quasi annullato il primo stock di riproduttori nel giro di poco più di due anni dall’inizio del periodo fertile, riducendo e poi interrompendo, di conseguenza, ODSURGX]LRQHGLXRYDHGLDYDQQRWWLSUHVVRLOFHQWURGL7UHPRVLQHQRQRVWDQWHOHSUR¿ODVVLVDQLWDULH messe tempestivamente in pratica (disinfezioni periodiche dei pesci in vasca, alimentazione con mangime medicato con antibiotici).

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Figura 11.9 Femmina con uova e coda attaccata da saprolegnosi; uova prodotte con circa il 30% delle stesse non fecondate (bianche)

Figura 11.10 Larve di Carpione con sacco vitellino in riassorbimento; avannotti durante lo svezzamento

Anche l’incubazione delle uova prodotte si è rivelata piuttosto critica in quanto solamente poche FHQWLQDLDRGHFLQHGLODUYHVRQRULXVFLWHDVRSUDYYLYHUH¿QRDGRSRO¶HFFORVLRQH )LJXUD  Dopo la schiusa delle uova e il riassorbimento del sacco vitellino, il periodo più critico è risultato lo svezzamento: durante l’anno 2010 è stato somministrato come primo alimento il mangime LQGXVWULDOHSHUWURWD³3HUODODUYD´ 6NUHWWLQJ3URWHLQHOLSLGL PDFLzKDFRPSRUWDWR LO YHUL¿FDUVL GL HOHYDWH SHUGLWH !  GL JLRYDQL FDUSLRQL PRUWL SHUORSL GL LQHGLD Ê QRWR che questo è un periodo molto critico per la vita della giovane larva, la quale se non riesce ad alimentarsi entro pochi giorni dal riassorbimento del sacco vitellino, perde la capacità di farlo ed inevitabilmente muore. Durante l’anno 2011, in alternativa al mangime industriale si è scelto di effettuare lo svezzamento WUDPLWHODVRPPLQLVWUD]LRQHGLFURVWDFHLSODQFWRQLFLOLR¿OL]]DWLHVXUJHODWLFRPHCyclops e Artemia salina, decisamente più simili al cibo del quale solitamente si cibano in natura. Con questo tipo di alimentazione è stato ottenuto un certo miglioramento delle capacità di superare il periodo critico GHOORVYH]]DPHQWRFKHULVXOWDYDSHUzDQFRUDORQWDQRGDJOLRELHWWLYL SHUGLWHPDJJLRULDO  Nel complesso, nonostante il numero di uova fecondate prodotte sia stato piuttosto elevato, si VRQRYHUL¿FDWHQRWHYROLSHUGLWHGLDYDQQRWWLGRYXWHDPRUWHSUHHFFORVLRQHHSUHVYH]]DPHQWR FKHQRQKDQQRIDWWRUDJJLXQJHUHQXPHULVLJQL¿FDWLYLSHULOULSRSRODPHQWRQRQRVWDQWHJOLVIRU]L

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profusi; inoltre, sono emerse notevoli problematiche sanitarie con elevate perdite numeriche dei riproduttori una volta raggiunta la maturità sessuale, non risolte dalle terapie farmacologiche e dalle azioni preventive intraprese. Queste prove hanno permesso di constatare che il carpione del Garda non poteva essere allevato con gli stessi protocolli con cui si alleva comunemente la trota.

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11.2.1 La struttura /¶LQFXEDWRLRGL'HVHQ]DQRLQIXQ]LRQHGDOqXQDVWUXWWXUDWHFQRORJLFDPHQWHDYDQ]DWDFKH attualmente risulta uno dei più grandi stabilimenti ittiogenici per le acque interne in Europa. /¶LQFXEDWRLRqQDWRFRQORVFRSRGLULSRSRODUHHI¿FDFHPHQWHLO*DUGDFRQYDULHVSHFLHLWWLFKHGL pregio, quali coregone, lavarello, luccio e carpione. Gli impianti tecnologici sono costituiti da circa ERWWLJOLHWLSR0F'RQDOGFRQLORURVXSSRUWLWUXRJROLFDOLIRUQLDQLHFDELQHGLLQFXED]LRQH verticali.In questi ultimi anni, l’impianto è stato dedicato quasi esclusivamente al ripopolamento del Garda col coregone: una volta pescati i riproduttori di coregone, la fase della spremitura e della fecondazione delle uova avviene direttamente a lago. I pescatori stessi provvedono poi a FRQVHJQDUOHDJOLDJHQWLGHO1XFOHR,WWLFR9HQDWRULRGHOOD3URYLQFLD8QDYROWDJLXQWHSUHVVRLO nuovo incubatoio le uova vengono immesse nelle bottiglie di Mac Donald e là rimangono per FLUFDJLRUQLDVHFRQGDGHOODWHPSHUDWXUDGHOO¶DFTXDFKHYLHQHSUHOHYDWDGLUHWWDPHQWHDODJR DGXQDSURIRQGLWjGLFLUFDPHWUL8QDYROWDLQL]LDWDODVFKLXVDGHOOHXRYDJOLDYDQQRWWLYHQJRQR messi in vasche quadrate in vetroresina di m 2x2 per un paio di giorni e successivamente portati al largo e lasciati liberi. A campagna conclusa, le uova raccolte sono intorno ai 100 milioni con una ipotetica percentuale GLVRSUDYYLYHQ]DXQDYROWDFKHJOLDYDQQRWWLYHQJRQRLPPHVVLQHOODJRGLFLUFDLO Tutti gli impianti dell’incubatoio vengono alimentati esclusivamente con acqua pescata direttamente dal lago a elevata profondità (circa 80 m) garantendo in questo modo per buona parte dell’anno una temperatura costante dagli 8°C ai 10°C. L’acqua, una volta pescata, viene FRQVHUYDWDLQXQDJURVVDFLVWHUQDHGLVWULEXLWDQHOOHYDULHOLQHHDSUHVVLRQLSUHGH¿QLWH/¶LPSLDQWR che solitamente chiude durante i mesi estivi, nel 2012 ha prolungato in via eccezionale la sua DWWLYLWj ¿QR D ¿QH OXJOLR SHU FRQVHQWLUH DOPHQR ¿QR D FLUFD  PHVL OR VYH]]DPHQWR GL WXWWL L lotti di avannotti di carpione che sono stati prodotti durante la stagione di frega invernale 2012 )LJXUD ,OPDQWHQLPHQWRGHOODWHPSHUDWXUDGHOO¶DFTXDLQWRUQRDLƒ&qVWDWRJDUDQWLWRGDXQ apposito refrigeratore che L’Istituto Spallanzani ha concesso in comodato d’uso e appositamente LQVWDOODWRSUHVVRO¶LQFXEDWRLRGL'HVHQ]DQRSHUFRQVHQWLUHLOFRPSOHWDPHQWRGLTXHVWDVSHFL¿FD IDVHGLULFHUFD )LJXUD 

Figura 11.11 Particolari dell’impianto di refrigerazione dell’acqua installato presso incubatoio di Desenzano

44 Il Carpione del Garda

11.2.2 Produzione della progenie Il patrimonio genetico rappresentato dalle circa 8000 uova fecondate prodotte durante la campagna ittiogenica invernale 2012, frutto di differenti incroci fra una quarantina di riproduttori, risultava indubbiamente estremamente prezioso e pertanto risultava evidente l’opportunità di utilizzare DOPHQRXQDSDUWHGLTXHVWHXRYDSHUFRVWLWXLUHXQRVWRFNGLIXWXULULSURGXWWRULGDDOOHYDUHHIDU ULSURGXUUHLQFDWWLYLWjDL¿QLGHOULSRSRODPHQWR Su questi stessi lotti si è deciso pertanto di sviluppare e testare un nuovo protocollo di allevamento che permettesse innanzitutto di abbattere l’alta mortalità che negli anni precedenti avveniva sia GXUDQWHLOSHULRGRGLVYH]]DPHQWRSRVWODUYDOH ¿QHULDVVRUELPHQWRGHOVDFFRYLWHOOLQR¿QRDL PHVLG¶HWj VLDGXUDQWHOHIDVLGLSUHHFFORVLRQHHSUHVYH]]DPHQWRFRQSHUFHQWXDOLPDJJLRUL DO ,OPDQFDWRUDJJLXQJLPHQWRGHLQXPHULVLJQL¿FDWLYLQHFHVVDULSHULOULSRSRODPHQWRQRQRVWDQWHJOL sforzi profusi, ha portato alla consapevolezza che, per riuscire ad allevare il Carpione del Garda, era necessario cambiare non solo protocollo alimentare ma anche le condizioni di allevamento. Si è pertanto deciso di conferire le uova presso l’ incubatoio di Desenzano, in un ambiente più controllato, con un impianto a circuito chiuso, alimentato con acqua pescata direttamente dal lago a 80 m di profondità e, all’interno di schiuditoi a cassettiera, ossia in unità di incubazione FRQFDSDFLWjGLPLODXRYDGLVWULEXLWHLQSLDQLUHWWDQJRODULHSRVWLYHUWLFDOPHQWH,ORWWLGL uova sono stati tenuti separati nei differenti ripiani e gestiti autonomamente per quanto riguarda le operazioni di ispezione, pulizia e manutenzione. ,Q¿JXUDqSRVVLELOHRVVHUYDUHOHXRYD³RFFKLDWH´ ODPDJJLRUSDUWHGLFXLDOFXQLHVHPSL sono indicati con le frecce blu) e alcune uova morte (indicate con le frecce rosse) dove si nota una bozza di embrione ma non si osservano gli “occhi”.

Figura 11.12 Campione di uova fecondate (lotto 2012) stabulate presso l’incubatoio di Desenzano; avannotti (lotto 2012) durante lo svezzamento; particolare di avannotto

Figura 11.13 Avannotti durante la fase di svezzamento con alimento vivo; avannotti durante la seconda fase di svezzamento

45 Il Carpione del Garda

Figura 11.14 Mangime distribuito automaticamente; particolare di avannotto

Figura 11.15 Avannotti morti, raccolti e conservati per le analisi genetiche e sanitarie; avannotti malformati con problemi alla vescica natatoria

L’acqua, proveniente direttamente dal Lago di Garda è stata quotidianamente monitorata per TXDQWRULJXDUGDLSDUDPHWULGLWHPSHUDWXUDHRVVLJHQR'XUDQWHLPHVLLQYHUQDOL JHQQDLRPDU]R  O¶DFTXDVLqPDQWHQXWDDXQDWHPSHUDWXUDFRVWDQWHWUDLƒ&PHQWUHO¶RVVLJHQRGLVFLROWRq ULVXOWDWRLQPHGLDLQWRUQRDLPJO“$TXHVWHFRQGL]LRQLTXDVLWXWWLLORWWLVLVRQRVFKLXVL WUDLOƒHLOƒJLRUQR In un solo lotto (29/02/12), la schiusa delle prime uova è avvenuta intorno al 49° giorno in quanto, durante l’ultimo periodo di maturazione (tra il mese di marzo e aprile), la temperatura dell’acqua qVDOLWDGLƒ&LQSL ƒ& ,QTXHVWRVWHVVRORWWRVLqULVFRQWUDWDXQDSHUFHQWXDOHGLDYDQQRWWL FRQPDOIRUPD]LRQLDOODFRGDHSUREOHPLDOODYHVFLFDQDWDWRULDVWLPDWDLQWRUQRDO )LJXUD 11.15). ,QJHQHUDOHODVFKLXVDGHOOHXRYDQHLYDULORWWLqGXUDWDGDLDLJLRUQL /DSHUFHQWXDOHGLVFKLXVDqULVXOWDWDLQPHGLDLQWRUQRDOO¶ La percentuale di moria durante la fase di riassorbimento del sacco vitellino è risultata in media GHOO¶WUDQQHQHOORWWRDFDXVDGLXQLQFLGHQWHDYYHQXWRFRQODSRURVDLQVXIÀDQWHDULD che probabilmente è stata la causa della consistente moria, cessata subito dopo la sua rimozione (Tabella 11.1).

46 Il Carpione del Garda

% Mortalità 'DWD¿QH Tabella 11.1 Uova % Uova % Mortalità durante Lotti Data schiusa riassorbimento riassorbimento Statistiche vitali dei feconde schiuse svezzamento (3 mesi) sacco vitellino sacco vitellino differenti lotti di uova fecondate nell’anno 11/01/12 1000      2012  1500    21/04/12 

20/01/12     22/04/12 

22/01/12 400    22/04/12 

25/01/12 1000    21/04/12 

 2000    22/04/12 

 1000    01/05/12 

     01/05/12 

29/02/12      

11.2.3 Sviluppo di un nuovo protocollo di svezzamento Terminata la fase di riassorbimento del sacco vitellino, tutte le larve appartenenti ai differenti ORWWLVRQRVWDWHDOLPHQWDWHLQL]LDOPHQWHFRQQDXSOLGLDUWHPLD &LVWL*6/GLPHQVLRQH —P&RQWHQXWRQXWUL]LRQDOHSURWHLQHDF*UDVVL 3HUODVFKLXVDVRQRVWDWLXWLOL]]DWL mini schiuditoi da 2,5 litri (Scubla) con neon a luce solare. Il protocollo ha previsto una prima fase di alimento vivo come unica fonte di sostentamento DOPHQRYROWHDOJLRUQR XQDVHFRQGDIDVHGLFRIHHGLQJFRQPDQJLPHHLQ¿QHXQDWHU]DIDVH con solo mangime. Sono stati individuati 2 tipi di mangimi da utilizzare per le prove nutrizionali: LO0DULQH*UDQXODWH &RSSHQV LQGLIIHUHQWLGLPHQVLRQL PPPP FRQXQ FRQWHQXWRDOGLSURWHLQHHGLJUDVVLDUULFFKLWRFRQ+8)$ 2PHJDH2PHJD HLO *HPPD0LFURH*HPPD:HDQ 6NUHWWLQJ DQFK¶HVVLDFTXLVWDWLLQGLIIHUHQWLIRUPDWL  PPPP FRQXQFRQWHQXWRDOGLSURWHLQHJUH]]HGLROLHJUDVVLJUH]]LGL FHQHULJUH]]HHGL¿EUH 3HUSRWHUFRQIURQWDUHLGXHGLIIHUHQWLSURWRFROOLDOLPHQWDULVHQ]DHVVHUHLQÀXHQ]DWLGDOO¶HIIHWWR ³ORWWR´ GRSR XQ SULPR SHULRGR GL WUDWWDPHQWR FRPXQH FRQ DOLPHQWR YLYR )LJXUD   L GLIIHUHQWLORWWLVRQRVWDWLGLYLVLUDQGRPLQGXHOLQHH )LJXUD HVRQRVWDWLDOLPHQWDWL LQPDQLHUDGLIIHUHQWHXQDOLQHDFRQLOPDQJLPH&RSSHQVHO¶DOWUDFRQLOPDQJLPH6NUHWWLQJ ,OIRUPDWRGLGLPHQVLRQHPLQRUH PP qVWDWRVFHOWRLQEDVHDOODVWLPDGHOO¶DSHUWXUD boccale della larva di carpione, che nelle Salmo trutta risulta intorno ai 0,5 mm. In entrambe le linee, tale formato è stato somministrato per alcune settimane dopodiché si è passati al formato GLGLPHQVLRQLPDJJLRULSUHYLRXQSHULRGRGLFRIHHGLQJXWLOL]]DQGRHQWUDPEHOHGLPHQVLRQL Nel momento in cui è stata raggiunta la fase di somministrazione del mangime di dimensioni PDJJLRULVLqGHFLVRGLLQWHJUDUHLQHQWUDPEHOHOLQHHDQFKHO¶DUWHPLDOLR¿OL]]DWD 6+* DGDGLQL sbriciolata manualmente, in modo tale da creare appositamente un granulato eterogeneo che SRWHVVHHVVHUHDSSUH]]DWRGDOOHGLIIHUHQWLWDJOLHLQWUDHGH[WUDORWWR I nuovi protocolli alimentari basati sull’inserimento dell’alimento vivo associato ai 2 nuovi PDQJLPL LQGXVWULDOL VL VRQR ULYHODWL HVWUHPDPHQWH HI¿FDFLQHOULGXUUHLQPDQLHUDGUDVWLFDOH SHUFHQWXDOLGLPRULHGXUDQWHODIDVHGLVYH]]DPHQWRSDVVDQGRGDYDORULVXSHULRULDODXQD PHGLDFKHVLqDWWHVWDWD¿QRDLPHVLG¶HWjLQWRUQRDOO¶QHLGLIIHUHQWLORWWL SHUGLWDWRWDOHGL FLUFDDYDQQRWWL  7DEHOOD *OLDYDQQRWWLPRUWLVRQRVWDWLRJQLJLRUQRUDFFROWLSHUORWWR ROLQHDDOLPHQWDUHHFRQWDWLGDOSHUVRQDOHLQFDULFDWR )LJXUD 8QDSDUWHGHJOLDYDQQRWWL morti sono stati conservati in etanolo assoluto per le analisi genetiche di validazione del SURWRFROORGLDVVHJQD]LRQHGLSDUHQWHODHXQDSDUWHVRQRVWDWHLQYLDWHDOO¶,VWLWXWR=RRSUR¿ODWWLFR per i controlli sanitari. Mettendo a confronto le morie avute nelle due differenti linee alimentari, VLQRWDXQDGLIIHUHQ]DGRYXWDDOIDWWRUH³PDQJLPH´ FKHSHUzQRQqULVXOWDWDVWDWLVWLFDPHQWH VLJQL¿FDWLYD 3! 

47 Il Carpione del Garda

&Lz FKH JOL RSHUDWRUL KDQQR SRWXWR YHUL¿FDUH q FKH LO PDQJLPH 6NUHWWLQJ ULVSHWWR DO &RSSHQV risultava meno appetibile e affondava più rapidamente. Queste differenti caratteristiche, pur QRQ DYHQGR LQÀXHQ]DWR LQ PDQLHUD VLJQL¿FDWLYD TXHVWD VSHULPHQWD]LRQH FRQGRWWD LQ PDQLHUD estremamente controllata su un numero relativamente limitato di avannotti, potrebbero invece risultare impattanti in altre condizioni più restrittive. Un’ altra questione che si è osservata ed è risultata abbastanza eclatante è che le ondate di sofferenza DYYHQLYDQRSHUODPDJJLRUSDUWHGHLORWWLLQSHULRGLVSHFL¿FLFKHVLSRWHYDQRFROORFDUHGXUDQWHL passaggi fra le differenti tipologie alimentari (passaggio da riassorbimento del sacco vitellino all’ alimento vivo, dall’alimento vivo al mangime; cambiamento di dimensioni del mangime ecc). In SDUWLFRODUHODSULPDRQGDWDGLVRIIHUHQ]DqDYYHQXWDGDODODSULOH IDVHGLVYH]]DPHQWRFRQ alimento vivo per alcuni lotti e per altri di passaggio da alimento vivo a mangime), la seconda dal 2 al 15 maggio (fase di eliminazione dell’alimento vivo e passaggio esclusivo a mangime), la WHU]DGDOO¶DOJLXJQRKDLQYHVWLWRVRSUDWWXWWRLORWWLDOLPHQWDWLFROPDQJLPH6NUHWWLQJGXUDQWH LOSDVVDJJLRWUDLO*HPPD:HDQHLO*HPPD:HDQ'LDPRQG/¶DOOXQJDPHQWRGHLWHPSLGLFR feeding avrebbe potuto molto probabilmente diminuire le sofferenze riscontrate durante le fasi di transizione alimentari.

12. VARIABILITÀ GENETICA E ASSEGNAZIONE DI PARENTELA Quale sviluppo di strumenti di supporto a tutela della specie e, in particolare, nell’ottica di azioni mirate alla salvaguardia del carpione in cui è previsto un programma di ripopolamento, una esigenza forte che è emersa riguardava la capacità di distinguere tra le diverse famiglie di carpione prodotte. Partendo da un parco di riproduttori allevati in cattività e costituiti da differenti famiglie, risultava di fondamentale importanza lo studio e il monitoraggio della variabilità JHQHWLFDGHJOLVWRFNGLULSURGXWWRULHGHOODSURJHQLHVHPLQDWDHODSURJUDPPD]LRQHGHJOLLQFURFL in modo tale da evitare il rischio di generare della consanguineità e diminuire drasticamente la variabilità genetica. Questa, all’interno delle popolazioni, rappresenta il “serbatoio” di geni a FXLJOLLQGLYLGXLSRVVRQRDWWLQJHUHSHUULVSRQGHUHDOODSUHVVLRQHVHOHWWLYDQDWXUDOHRGDUWL¿FLDOH :RROLDPVHWDO HSHUWDQWRODVXDFRQRVFHQ]DUDSSUHVHQWDLOSUHVXSSRVWRSHUODJHVWLRQH FRQVDSHYROHGHOOHSRSROD]LRQLDOLYHOORGLFRQVHUYD]LRQHFRPHGLVHOH]LRQH *XWLHUUH]HWDO *R\DFKHHWDO 1HOO¶DPELWRGHOODJHVWLRQHGLSRSROD]LRQLQDWXUDOLODULGX]LRQHQXPHULFD della popolazione spesso comporta una importante riduzione della variabilità, associata ad un aumento della consanguineità (inbreeding): la presenza di un numero limitato di soggetti aumenta ODSUREDELOLWjGLULSURGX]LRQHGLDQLPDOLIUDORURLPSDUHQWDWL,OFRHI¿FLHQWHGLLQEUHHGLQJPLVXUD la probabilità di avere le due copie di un gene, per un dato locus, uguali (omozigosi). Un alto FRHI¿FLHQWHGLLQEUHHGLQJ F) indica una elevata frequenza di geni in omozigosi, diminuendo la “reattività” della popolazione nella risposta alle mutate condizioni ambientali. Un altro parametro PROWRLPSRUWDQWHQHOO¶DPELWRGHOORVWXGLRGHPRJUD¿FRGHOODSRSROD]LRQHqLOQXPHURHIIHWWLYR dei riproduttori (Ne  )DOFRQHUH0DFND\ RYYHURLOQXPHURGLULSURGXWWRULFKHFRQWULEXLVFH alla generazione successiva, parametro strettamente correlato all’inbreeding (Ne ¨) 

48 Il Carpione del Garda

Figura 12.1 Schema di analisi genetica per determinazione della variabilità genetica di uno stock e per assegnazione di parentela

3RLFKq QHOOH SLFFROH SRSROD]LRQL O¶LQEUHHGLQJ WHQGH DG DXPHQWDUH QHO FDVR LQ FXL VWRFN GL ULSURGXWWRULYHQJDQRDOOHYDWLDL¿QLGLULSRSRODPHQWRqIRQGDPHQWDOHDVVLFXUDUVLFKHODYDULDELOLWj genetica dei soggetti rilasciati sia vicina a quella attesa nella popolazione naturale. La variabilità JHQHWLFDSXzHVVHUHYDOXWDWDFRQVWUXPHQWLGLWLSRGRFXPHQWDOHRPROHFRODUH,SULPLULJXDUGDQR ORVWXGLRGHOODJHQHDORJLDGHJOLDQLPDOL DGHVHPSLRWUDPLWHOLEULJHQHDORJLFLRUHJLVWULDQDJUD¿FL  i secondi prevedono l’utilizzo di tecniche di genetica molecolare. Queste ultime consentono il calcolo diretto della frequenza allelica dei marcatori utilizzati, considerati alla stregua di loci genetici. Con ambedue gli approcci è comunque possibile calcolare il valore di F e di Ne e pertanto programmare una adeguata gestione della popolazione d’interesse sia questa naturale o DUWL¿FLDOH Per tale motivo, a tutti i riproduttori di carpione oggetto di questo studio è stato prelevato un IUDPPHQWRGLSLQQD )LJXUD DTXHOOLDOOHYDWLLQFDWWLYLWjqVWDWRLQVHULWRXQPLFURFKLSH per la ricostruzione dei legami di parentela, è stato messo a punto un protocollo di assegnazione di parentela utilizzando, quali marcatori genetici, i microsatelliti. Il protocollo di assegnazione GLSDUHQWHODqVWDWRWHVWDWRGDSSULPDVXOORVWRFNGLULSURGXWWRUL FRVWLWXLWRGDFDUSLRQL  prodotti dall’incrocio di 4 maschi e 5 femmine selvatici pescati durante la campagna ittiogenica del 2009 e poi sulle famiglie note costituite dai lotti risultanti dagli incroci fra i selvatici ottenuti GXUDQWHODFDPSDJQDLWWLRJHQLFDLQYHUQDOH ULSURGXWWRULH¿JOL /¶LQL]LDOHVHSDUD]LRQH dei differenti lotti di avannotti durante la fase di alimentazione con alimento vivo e le informazioni RWWHQXWHDSULRULULJXDUGDQWLODORURRULJLQH LGHQWL¿FD]LRQHGHLULSURGXWWRULXVDWLSHUO¶LQFURFLR KD reso possibile la prova di validazione del protocollo di assegnazione di parentela.

12.1 Estrazione del materiale genomico e genotipizzazioni ,O WRWDOH GHL ULSURGXWWRUL H ¿JOL JHQRWLSL]]DWL FRQ OD PXOWLSOH[ GD  PLFURVDWHOOLWL VRQR VWDWL ULVSHWWLYDPHQWH   DSSDUWHQHQWL DO ORWWR   DO ORWWR   SHVFDWR QHO  H  appartenenti al lotto 2012) e 192, anche se le prove di validazione del protocollo di assegnazione di parentela hanno riguardato in realtà solamente 48 riproduttori(quelli che hanno contribuito alla produzione dei lotti 2009 e 2012).

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'DRJQLVLQJRORVRJJHWWR JHQLWRULH¿JOL qVWDWRHVWUDWWRLO'1$GDFDPSLRQLGLSLQQDPHGLDQWH HVWUDWWRUHDXWRPDWLFR%LR6SULQW 4LDJHQ PLFURVDWHOOLWLGLQXFOHRWLGLFLVRQRVWDWLVFHOWLWUDXQ JUXSSRSLDPSLRGLPDUFDWRULSXEEOLFDWLHJLjWHVWDWLVXWURWDIDULR (VWRXSHWDO 5H[URDGHWDO6QRMHWDO&DLUQH\HWDO.LQJHWDO3UHVDH*X\RPDUG 3RWHDX[HWDO VXOODEDVHGHOORURSROLPRU¿VPRHFDSDFLWjGLHVVHUHDPSOL¿FDWLQHOOH stesse condizioni di PCR. Nella multiplex sviluppata per l’assegnazione di parentela, ogni primer IRUZDUGqVWDWRPDUFDWRFRQXQÀXRURFURPRVSHFL¿FR 1HG)DP9LF3HW /DUHD]LRQHGL3&5q VWDWDHVHJXLWDLQ—OGLYROXPH¿QDOHXWLOL]]DQGRLO3&50XOWLSOH[NLW 4LDJHQ VXWHUPRFLFODWRUH  $% VHJXHQGRLOVHJXHQWHSURWRFROORWHUPLFR

‡ ƒVWHSƒ&SHU¶ ‡ ƒVWHS FLFOL  ƒ&SHU¶¶ ƒ&SHU¶H¶¶ ƒ&SHU¶ ‡ ƒVWHSƒ&SHU¶

,SURGRWWLGLDPSOL¿FD]LRQHVRQRVWDWLDQDOL]]DWLPHGLDQWHVHTXHQ]LDWRUH$%,3ULVP $%  XWLOL]]DQGRTXDOHVWDQGDUGLO/,= $% PDUFDWRFRQÀXRURFURPR5R[HO¶DQDOLVLGHLIUDPPHQWL JHQRWLSLFLqVWDWDHIIHWWXDWDPHGLDQWHVRIWZDUH*HQHPDSSHUY $% ,JHQRWLSLGHLJHQLWRULH ¿JOLVRQRVWDWLLQVHULWLLQGDWDEDVHHDQDOL]]DWLSHULOFRQIHULPHQWRGHOOHDVVHJQD]LRQLGLSDUHQWHOD PHGLDQWHVRIWZDUH3$) *DOOLHWDO ,OVRIWZDUHSURGRWWRLQKRXVHGDOO¶,VWLWXWR6SDOODQ]DQL e disponibile in rete sul sito ZZZVSDOODQ]DQLLW è stato ultimamente potenziato nell’ambito del SURJHWWRHXURSHR5HSURVHO )31 HGqXQRVWUXPHQWRHVWUHPDPHQWHXWLOHLQ quanto permette di assegnare in maniera accurata la parentela in popolazioni diploidi e poliploidi. ÊVWDWR¿QRUDXWLOL]]DWRLQDPELWR]RRWHFQLFRSHULOPLJOLRUDPHQWRJHQHWLFRGLVSHFLHLWWLFKH TXDOLRUDWHHEUDQ]LQL SURJHWWLHXURSHL)5((*(1( &UDIW4&5 &203(786 &UDIW HLQDPELWRHFRORJLFRSHUODSURJUDPPD]LRQHGLLQFURFLYROWLDOODVDOYDJXDUGLDGL VSHFLHLQYLDGLHVWLQ]LRQH 3URJHWWR/,)(³&RQVHUYDWLRQDQGEUHHGLQJRI,WDOLDQ&RELFHHQGHPXLF sturgeon (Accipenser naccarii  /,)(1$7,7  ,OVRIWZDUH3$)qLQJUDGRGLULFRVWUXLUHLOSHGLJUHHXWLOL]]DQGRVLDLOPHWRGRGLHVFOXVLRQHEDVDWR VXOOHUHJROHGLHUHGLWjPHQGHOLDQD -RQHH$UGUHQ VLDTXHOORSUREDELOLVWLFR 'XFKHVQHHWDO  ,OPHWRGRGLHVFOXVLRQHUHVSLQJHO¶LSRWHVLJHQLWRUH¿JOLRVXOODEDVHGLLQFRPSDWLELOLWjIUD LSUR¿OLJHQRWLSLFL,QTXHVWRFDVRODSUREDELOLWjGLXQHUURQHRSXQWHJJLRGLGLPHQVLRQLDOOHOLFKH HUURUHGLWLSR, qVWLPDWRLQEDVHDOODIRUPXODGL-DPLHVRQH7D\ORU  4XDQGRVLYHUL¿FDQR SLDVVHJQD]LRQLRVVLDTXDQGRXQ¿JOLRSXzHVVHUHDVVHJQDWRDSLGLXQDFRSSLDSDUHQWDOHOD coppia più probabile di genitori viene assegnata attraverso l’approccio probabilistico (Marshall et DO ,Q¿QHqLQJUDGRGLDVVHJQDUHODSDUHQWHODDQFKHLQVSHFLHSROLSRLGL FDVRGHOORVWRULRQH Cobice Accipenser naccarii). I dati statistici di variabilità genetica per ciascun locus microsatellitare (Eterozigosità attesa, osservata, Ho, eterozigosità attesa He, numero effettivo di riproduttori Ne H FRHI¿FLHQWH d’inbreeding, F  VRQR VWDWL FDOFRODWL XWLOL]]DQGR L SURJUDPPL 3$) H *HQHSRS YHUVLRQH  5RXVVHW  )LJXUD 

12.2 Ricostruzione della parentela e misura della variabilità 7XWWHOHDVVHJQD]LRQLGHJOLLQGLYLGXLWHVWDWLqULVXOWDWDXQLYRFD RJQL¿JOLRDVVHJQDWRDGXQD VLQJRODFRSSLDSDUHQWDOH VHQ]DQHVVXQDDOORFD]LRQHDPELJXD QHVVXQLQGLYLGXRDVVHJQDWR a più di una coppia parentale). Il dato inaspettato ha riguardato il risultato di allocazione del lotto 2009 in quanto, nonostante siano stati effettuati differenti incroci fra i riproduttori coinvolti IHPPLQH[PDVFKL FLUFDLOGHLFDUSLRQLFRVWLWXHQWLLOORWWRVRQRULVXOWDWL¿JOLGLXQD VRODFRSSLDSDUHQWDOHPHQWUHO¶DOWURQRQULVXOWDHVVHUH¿JOLRGHLSUHVXQWLJHQLWRUL PDQFDWD

50 Il Carpione del Garda

DVVHJQD]LRQHGLSDUHQWHODHSUHVHQ]DGL³QXRYL´DOOHOLHVFOXVLYDPHQWHQHL¿JOLHQRQQHLJHQLWRUL  I dati della pesca indicano che solamente 2 delle 5 femmine selvatiche risultavano avere uova alquanto immature al momento della spremitura. In questo caso pertanto si è avuto un mancato riscontro fra i risultati ottenuti mediante analisi genetiche e i dati della pesca. &LzQRQqDYYHQXWRSHULORWWLSURGRWWLGXUDQWHODVWDJLRQHLWWLRJHQLFDLQYHUQDOH,QTXHVWR FDVR LQIDWWL WXWWL L ¿JOL VRQR VWDWL DVVHJQDWL LQ PDQLHUD XQLYRFD DOOD SURSULD FRSSLD SDUHQWDOH LOGHLTXDOLFRQPHWRGRGHWHUPLQLVWLFRHLOFRQPHWRGRSUREDELOLVWLFR/DSUREDELOLWj di esclusione dato il genotipo di uno o entrambi i genitori è risultata rispettivamente PE(1) = (H3(   (/D3UREDELOLWjGLLGHQWLWjRVVLDGLWURYDUHGXHLQGLYLGXLGHOOD VWHVVDSRSROD]LRQHLGHQWLFLqULVXOWDWD3, ( In Tabella 12.1 sono riportati i dati statistici di variabilità genetica per ciascun locus calcolati sul WRWDOHGHLULSURGXWWRUL3HUTXDQWRULJXDUGDORVWRFNGLULSURGXWWRULLOQXPHURPHGLRGLDOOHOLq risultato A: 11,8, mentre le eterozigosità attesa e osservata medie sono risultate rispettivamente +DH+R,ORFLVRQRULVXOWDWLWXWWLLQHTXLOLEULRGL+DUG\:HLQEHUJ(VVHQGRWXWWLL riproduttori testati di origine selvatica, pur trattandosi di un piccolo campionamento, tali parametri rappresentano una stima della variabilità genetica della popolazione naturale di riproduttori presenti nel lago. 6LPLOLULVXOWDWLVLVRQRRWWHQXWLVXOFDPSLRQHGHOODSURJHQLHDSSDUWHQHQWHDLORWWL +R +H$ XQDSDUWHGHOODTXDOHqVWDWDVHPLQDWDQHOODJRHXQDSDUWH FLUFDFDUSLRQL di quasi un anno di età) è stata conferita presso l’impianto ittico di Tremosine quale futuro parco ULSURGXWWRUL,OFRHI¿FLHQWHGLLQEUHHGLQJHLOQXPHURGLULSURGXWWRULVRQRULVXOWDWLULVSHWWLYDPHQWH ¨)H1H/DVWLPDGHLSDUDPHWULJHQHWLFLLQGLFDFKHODSURJHQLHqFRVWLWXLWDGDXQ consistente e per lo più omogeneo numero di famiglie, che presenta una buona variabilità genetica e pertanto rappresenta un prezioso patrimonio che, se ben gestito, potrebbe essere utilizzato per futuri programmi di ripopolamento.

Tabella 12.1 MARKER PRIMERS LABEL RANGE Ha Ho A Statistiche relative allo studio della variabilità CTGGTGGCAGGATTTGA genetica tramite i MST591 VIC     microsatelliti CACTGTCTTTCGTTCTT

CCAGTTAGGGTTCATTGTCC T3-13 )$0  0,90 0,95 18 CGTTACACCTCTCAACAGATG

GGAAAATAATCAATGCTGCTGGTT SSA410 VIC  0,90 0,81  CTACAATCTGGACTATCTTCTTCA

GGAAAATCAATACTAACAA MST85 )$0     GGAAGGAAGGGAGAAAGGT

AACGTGAAACATAAATCGATGG Strutta-58 NED  0,85  11 $$**$&77*$$**$&*$&

AACGTGAAACATAAATCGATGG SSAd71 NED  0,88 0,95 15 TTAAGAATGGGTTGCCTATGAG

AGAATGCTACTGGTGGCTGTATTGTGA OMM1064 PET  0,80 0,84 9 TCTGAAAGACAGGTGGATGGTTCC

AATGGATTACGGGTACGTTAGACA SSA408 PET  0,82 0,81 12 CTCTTGTGCAGGTTCTTCATCTGT

Media   11,8

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13. OPERAZIONE DI RIPOPOLAMENTO 8QDYROWDUDJJLXQWLLFPFLUFDDYDQQRWWL DSSDUWHQHQWL DL ORWWL  FUHVFLXWL presso l’impianto ittiogenico di Desenzano sono stati seminati nell’alto lago di Garda (zona *DUJQDQR VXOVLWRGLIUHJD6*LDFRPR/DVHPLQDqDYYHQXWDLOJLRUQROXJOLRHLOWUDVSRUWRq stato effettuato in cisterne contenenti acqua refrigerata (9°C) utilizzando l’ imbarcazione della Guardia Provinciale. 3HUHYLWDUHSUREOHPLGLVRIIHUHQ]DGRYXWDDOODIRUWHHVFXUVLRQHWHUPLFDFRQODVXSHU¿FLHGHOODJR WHPSHUDWXUDPLVXUDWDLQWRUQRDLƒ& ODVHPLQDqDYYHQXWDXWLOL]]DQGRXQWXERÀHVVLELOHGDO diametro di circa 15 cm e lungo 10 m. La temperatura del lago, misurata a quella profondità, era LQWRUQRDLƒ&HSHUWDQWRULVXOWDQGRO¶HVFXUVLRQHWHUPLFDPLQLPDVLqSRWXWRSURFHGHUH con la semina evitando di conferire un forte stress agli avannotti. È noto che i carpioni, una volta liberati, istintivamente nuotano attivamente verso le profondità del lago. Durante lo stesso periodo, i restanti avannotti non rilasciati (circa 1000) sono stati conferiti presso l’incubatoio di Tremosine con lo scopo di andare a contribuire con un’alta variabilità genetica alla costituzione GHOIXWXURVWRFNGLULSURGXWWRUL ZZZ\RXWXEHFRPZDWFK"Y /ZWNG<6).

14. INDAGINI SANITARIE Il campionamento del materiale biologico, proveniente da soggetti pescati e da soggetti mantenuti in cattività per la creazione di popolazioni di riferimento, è stato sottoposto a una serie di indagini sanitarie. Sui pesci catturati durante il primo anno del progetto è stata messa a punto la metodica per garantire l’assenza di patogeni virali previsti dalla Decisione della Commissione &( GHOIHEEUDLR H['35 HVRORLQSDUWHqVWDWRSRVVLELOHDSSURIRQGLUH le conoscenze sullo stato sanitario della popolazione dei carpioni del Lago di Garda. Dai soggetti sono stati prelevati organi e visceri, successivamente sottoposti ad una serie di esami morfologici, batteriologici e virologici effettuati rispettando quanto previsto dal Manuale OIE. Le fasi delle indagini virologiche nel rispetto delle procedure previste dalla Decisione della &RPPLVVLRQH &( VRQR VWDWH DOOHVWLPHQWR GHOO¶RPRJHQDWR LVRODPHQWR VX FROWXUD FHOOXODUH (3&%))+057* HGLGHQWL¿FD]LRQHPHGLDQWH,PPXQRÀXRUHVFHQ]D 1HLSULPLPHVLGHOWUDLULSURGXWWRULDSSDUWHQHQWLDOORWWR)  DOOHYDWLLQFDWWLYLWj presso l’impianto di Tremosine, sono stati rinvenuti soggetti deceduti che sono stati prontamente SUHOHYDWLHGLQYLDWLDOODERUDWRULRSHUO¶DSSOLFD]LRQHGLSURWRFROOLGLDJQRVWLFLVWDQGDUGDO¿QHGL individuare le cause. In particolare era comparsa una sintomatologia caratterizzata da anomala e frequente apertura dell’opercolo branchiale, da iperemia e ipermucosità delle lamelle branchiali che è stata diagnosticata come malattia branchiale associata a malattia da gas. Questo episodio ha LQGRWWRDURPSHUHPHFFDQLFDPHQWHLOÀXVVRGHOO¶DFTXDLQHQWUDWDSULPDGHOO¶XWLOL]]RIDFHQGRJOL compiere un percorso accidentato in strato sottile e lasciando percolare in un apposita struttura GL³GHJDVD]LRQH´DO¿QHGLQRUPDOL]]DUHODFRQFHQWUD]LRQHGLJDVGLVFLROWL/¶LQWHUYHQWRKD permesso di ripristinare le condizioni ottimali dell’ambiente acquatico e ridurre la mortalità ¿QRDOODVFRPSDUVD Nel mese di ottobre 2009, sono stati rinvenuti altri soggetti deceduti. Ne sono stati esaminati 12 e dalle indagini batteriologiche effettuate, è emersa la presenza di Aeromonas salmonicida in forma setticemica. Gli esami parassitologici e virologici sono risultati essere negativi. 'XUDQWHLODFDXVDGHOOHFRQVLVWHQWLPRULHDYYHQXWLWUDLULSURGXWWRUL) ORWWR VRQR state effettuate indagini anatomopatologiche, batteriologice, parassitologiche e virologiche per cercare di stabilirne la causa (Tabella 11.1). Anche in questo caso, le indagini sanitarie effettuate hanno evidenziato la presenza di infezioni batteriche sostenute da patogeni opportunisti quali Aeromonas e Saprolegna. Tali infezioni sono state le responsabili di mortalità a stillicidio durante la fase di accrescimento causando perdite gravi nei maschi e nelle femmine soprattutto nel periodo della riproduzione.

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Dalle indagini di laboratorio è emerso che potevano essere utilizzati antimicrobici e disinfettanti per contenere la mortalità. Pertanto, i riproduttori di carpione sono stati sottoposti al seguente trattamento sanitario:

‡ 6$352/(*1$ '(7$52;  PO O PF  D JLRUQL DOWHUQL SHU  YROWH RJQL settimana ‡ 6$/('$&8&,1$.JO PF RJQLJLRUQR ‡ )2581&2/26, 68/$0,',&2 327(1=,$72 0DQJLPH PHGLFDWR SSP [  giorni ‡ %DJQRJO PF [JLRUQL

,FHSSLLVRODWLVRQRVWDWLVRWWRSRVWLDXQFRQWLQXRPRQLWRUDJJLRSHUFRQVHQWLUHGLYHUL¿FDUHQHO tempo eventuali variazioni in termini di antibiotico resistenza e di adeguare i principi attivi da utilizzare nei programmi terapeutici. Nonostante la terapia somministrata per cercare di contenere l’infezione da saprolegnosi e IRUXQFRORVLLOORWWRGHLULSURGXWWRUL)KDFRQWLQXDWRDVXELUHSHUGLWHFRQVLVWHQWLHSURJUHVVLYH ¿QRDOODTXDVLWRWDOHVFRPSDUVDGHOO¶LQWHURORWWRQHO 7DEHOOD  &RPHqQRWRWDOLLQIH]LRQLVRQRGH¿QLWHRSSRUWXQLVWLFKHLQTXDQWRLQJHQHUHVLPDQLIHVWDQRLQ caso di abbassamento delle difese immunitarie. dovute per esempio a manipolazioni (inserimento di microchip, spremiture, anestetizzazioni) o stabulazioni (ambiente o alimentazione) non DGHJXDWH&LzFKHVLqSRWXWRULVFRQWUDUHqFKHTXHVWHLQIH]LRQLKDQQRLQL]LDWRDPDQLIHVWDUVL durante il periodo di maturazione dei riproduttori, sterminando prima tutti i maschi (i primi a LQL]LDUHODIDVHGLPDWXUD]LRQH HSRLSURJUHVVLYDPHQWHJOLDOWULLQGLYLGXLGLVHVVRIHPPLQLOH&Lz non è avvenuto nel lotto di riproduttori 2009, che ha avuto un tipo di manipolazione simile al lotto  LQVHULPHQWRGHOPLFURFKLSDQHVWHWL]]D]LRQLVSUHPLWXUH XQ¶DQDORJDDOLPHQWD]LRQHHLFXL maschi hanno raggiunto la maturità sessuale nell’anno 2012. Per quanto riguarda la stabulazione, l’unico fattore di differenza fra i due lotti è stato la localizzazione della vasca, esterna per il lotto HGLQWHUQDDOO¶LPSLDQWRSHULOORWWR3HUXQDVSHFLHFRPHLOFDUSLRQHDELWXDWDLQQDWXUD a vivere ad elevatissime profondità, in ambiente stabile soprattutto per quanto riguarda il fattore WHPSHUDWXUDOHIRUWLHVFXUVLRQLWHUPLFKHHVWLYHHLQYHUQDOLDFXLLOORWWRGLULSURGXWWRULq stato sottoposto potrebbe, durante la fase riproduttiva, essere stata la concausa dell’abbassamento delle difese immunitarie di tali soggetti e, conseguentemente, dell’insorgenza delle infezioni opportunistiche. Durante il 2012 sono state effettuate indagini sanitarie su una parte delle larve e avannotti deceduti GXUDQWHOHRQGDWHGLVRIIHUHQ]DFKHKDQQRLQYHVWLWRLORWWLGXUDQWHLPHVLGLDOOHYDPHQWRSUHVVR l’incubatoio di Desenzano (Tabella 14.1). Per tutta la durata del progetto, tutti i campioni biologici esaminati, provenienti da riproduttori pescati e allevati in cattività e tutte le larve e gli avannotti campionati sono risultati negativi per le indagini virologiche ed in particolare hanno messo in evidenza l’assenza di Virus della Setticemia Emorragica Virale e della Necrosi Pancreatica infettiva.

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Tabella 14.1 Indagini sanitarie N. Campioni Data Esami eseguiti Esiti sui soggetti deceduti durante il 2010 (VDPHDQDWRPRSDWRORJLFR (VDPHEDWWHULRORJLFR Aeromonas salmonicida ssp. salmonicida 5 femmine setticemica  (VDPHSDUDVVLWRORJLFR mature allevate (2007) 0L[REDWWHUL Saprolegna sp. da cute (VDPHYLURORJLFRVDOPRQLGL

(VDPHDQDWRPRSDWRORJLFR 2 maschi (VDPHEDWWHULRORJLFR 11/08/2010 Saprolegna sp. da cute maturi allevati (2007) (VDPHSDUDVVLWRORJLFR (VDPHYLURORJLFRVDOPRQLGL

(VDPHDQDWRPRSDWRORJLFR 3 femmine 25/08/10 (VDPHEDWWHULRORJLFR Negativo mature selvatiche (VDPHYLURORJLFRVDOPRQLGL

(VDPHDQDWRPRSDWRORJLFR 3 femmine (VDPHEDWWHULRORJLFR  Saprolegna sp. da cute mature selvatiche (VDPHSDUDVVLWRORJLFR (VDPHYLURORJLFRVDOPRQLGL

(VDPHDQDWRPRSDWRORJLFR 1 maschio e 1 femmina (VDPHEDWWHULRORJLFR  Saprolegna sp. da cute maturi allevati (2007) (VDPHSDUDVVLWRORJLFR (VDPHYLURORJLFRVDOPRQLGL

(VDPHDQDWRPRSDWRORJLFR 1 femmina (VDPHEDWWHULRORJLFR  Negativo matura selvatica (VDPHSDUDVVLWRORJLFR (VDPHYLURORJLFRVDOPRQLGL

(VDPHDQDWRPRSDWRORJLFR 5 femmine (VDPHEDWWHULRORJLFR Saprolegnosi cutanea e setticemia da  mature allevate (2007) (VDPHSDUDVVLWRORJLFR Aeromonas salmonicida ssp salmonicida (VDPHYLURORJLFRVDOPRQLGL

Decina di avannotti (VDPHSDUDVVLWRORJLFR 08/05/2012 Negativo allevati (VDPHYLURORJLFR

Decina di avannotti (VDPHDQDWRPRSDWRORJLFR  Malattia branchiale (sestonosi) allevati (VDPHYLURORJLFR

15. CONCLUSIONI E PROSPETTIVE FUTURE ,O&DUSLRQHqULVXOWDWRXQDVSHFLHLWWLFDSDUWLFRODUPHQWHGLI¿FLOHGDDOOHYDUHHULSURGXUUHLQFDWWLYLWj rispetto a quanto avviene comunemente per la trota fario e gli altri Salmonidi in genere; questo SURJHWWRKDGH¿QLWLYDPHQWHGLPRVWUDWRFKHQRQRVWDQWHTXHVWDVSHFLHDSSDUWHQJDDOJHQHUHSalmo trutta, per le sue caratteristiche alimentari e di habitat, richiede tipologie di allevamento peculiari rispetto a quelle comunemente utilizzate per i salmonidi. La presente sperimentazione ha fornito non solo la consapevolezza che allevare il carpione sia possibile, ma anche utili spunti per migliorare la resa produttiva e risolvere alcune delle problematiche presentatesi nel corso delle attività.

15.1 Limiti riscontrati 3HU TXDQWR ULJXDUGD OD PHVVD D SXQWR GL XQ QXRYR SURWRFROOR GL FULRFRQVHUYD]LRQH DL ¿QL GHOO¶DOOHVWLPHQWRGLXQFULREDQFDOHGLI¿FROWjPDJJLRULVRQRVWDWHULVFRQWUDWHLQL]LDOPHQWHQHO

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UHFXSHURGLXQTXDQWLWDWLYRVXI¿FLHQWHGLPDWHULDOHVHPLQDOHVXFXLHIIHWWXDUHOHSURYHHLQVHJXLWR all’individuazione di un mestruo adeguato. Essendo questo uno strumento di supporto a tutela GHOODVSHFLHHVWUHPDPHQWHXWLOHDL¿QLGHOODSURJUDPPD]LRQHGHJOLLQFURFLHGHOO¶DXPHQWRGHOOD produzione della progenie, risulterà importante portarne avanti lo sviluppo in futuri progetti di ricerca, lavorando direttamente “in campo” su un numero adeguato di riproduttori e provando nuovi mestrui e nuove curve di congelamento. Nel complesso, presso l’incubatoio di Tremosine, nonostante il numero di uova prodotte da ULSURGXWWRULDOOHYDWLLQFDWWLYLWjVLDVWDWRSLXWWRVWRHOHYDWRVLVRQRYHUL¿FDWHQRWHYROLSHUGLWHGRYXWH DPRUWHSUHHFFORVLRQHHSUHVYH]]DPHQWRFKHQRQKDQQRIDWWRUDJJLXQJHUHQXPHULVLJQL¿FDWLYL SHULOULSRSRODPHQWRQRQRVWDQWHJOLVIRU]LSURIXVLFLzLQGLFDFKLDUDPHQWHFKHODULSURGX]LRQH DUWL¿FLDOHDSDUWLUHGDVRJJHWWLDOOHYDWLLQFDWWLYLWjLQTXHVWDVSHFLHqDQFRUDSUREOHPDWLFDHFKH IXWXULSURJHWWLGLULFHUFDGRYUDQQRVLFXUDPHQWHODYRUDUHVXTXHVWRVSHFL¿FRDVSHWWR'LIIHUHQWL sono le ipotesi che potrebbero essere alla base delle problematiche legate alla riproduzione in FDWWLYLWjGHOFDUSLRQHLSUREOHPLVDQLWDULGHLVRJJHWWLFKHSRWUHEEHURDYHULQ¿FLDWRODIHUWLOLWj del seme o delle uova, la qualità dell’acqua del torrente che alimenta l’incubatoio di Tremosine (eventuale sensibilità a composti azotati, quali ammonio, nitriti e nitrati) o le condizioni limitanti di allevamento dell’incubatoio di Tremosine in particolare, le dimensioni della struttura, piuttosto piccola, (limitato numero e dimensioni di vasche per la stabulazione dei riproduttori) che potrebbero essere risultate limitanti per una specie come il carpione il quale, è stato constatato in più episodi di incidenti legati al mancato riciclo di acqua per numerose ore, resiste bene alle condizioni anossiche (dati non riportati) ma sembrerebbe risultare estremamente sensibile alle escursioni termiche e pertanto necessita di essere mantenuto in condizioni estremamente stabili di temperatura. $QFKHO¶DOWDSHUFHQWXDOH  GLDYDQQRWWLFRQODFRGDPDOIRUPDWDRFRQSUREOHPLDOODYHVFLFD natatoria trovata esclusivamente nel lotto 29/02/12, potrebbe essere dovuta all’escursione termica dell’acqua (circa un paio di gradi) avvenuta proprio durante il periodo di incubazione delle uova appartenenti a questo lotto. L’ipotesi di una particolare sensibilità alle escursioni termiche da parte di questa specie in differenti stadi del suo ciclo biologico risulterebbe oltretutto in linea con l’habitat in cui vive (elevate profondità, temperature stabili e minore tenore di ossigeno). /DSHUFHQWXDOHGLIHFRQGD]LRQHHVFKLXVDGHOOHXRYDRWWHQXWHPHGLDQWHULSURGX]LRQHDUWL¿FLDOHD partire da riproduttori pescati è risultata notevolmente superiore rispetto a quella ottenuta a partire GDDQLPDOLDOOHYDWLLQFDWWLYLWj&LzSRWUHEEHHVVHUHGRYXWRDPROWHSOLFLIDWWRULIUDFXLFDUHQ]H nutrizionali legate al mangime con cui sono stati allevati gli animali in cattività. Dopo la schiusa delle uova e il riassorbimento del sacco vitellino, presso l’incubatoio di Tremosine un altro periodo estremamente critico è risultato lo svezzamento: in questo caso, il fattore che ha LQÀXHQ]DWRSULQFLSDOPHQWHqVWDWRLOSURWRFROORDOLPHQWDUHFKHDVVRFLDWRDOOHFRQGL]LRQLOLPLWDQWL dell’incubatoio, ha determinato le ingenti perdite. È auspicabile, in futuro, poter disporre di PDJJLRULULVRUVHXPDQHHVWUXWWXUDOLSHUSRWHUJHVWLUHLQPRGRDGHJXDWRHGHI¿FLHQWHO¶DOOHYDPHQWR di questa delicata specie ittica. *OLRWWLPLULVXOWDWLRWWHQXWLSUHVVRLOFHQWURLWWLRJHQLFRGL'HVHQ]DQRLQIDVHVLDGLSUHRFFORVLRQH VLD GL SUHVYH]]DPHQWR H VYH]]DPHQWR GDQQR FKLDUH LQGLFD]LRQL VXOOH SRWHQ]LDOLWj GL TXHVWR LPSLDQWRTXDOHSRVVLELOHIXWXUDVWUXWWXUDVXFXLLQYHVWLUHSHUO¶DOOHYDPHQWRGHOFDUSLRQHDL¿QLGHO ripopolamento.

15.2 Risultati ottenuti Alla conclusione del progetto SALVACARPIO è possibile elencare i seguenti risultati: ‡ $FTXLVL]LRQH GHO NQRZKRZ GHOO¶DOOHYDPHQWR GHO FDUSLRQH JUD]LH DQFKH DOOD PHVVD a punto di un nuovo protocollo alimentare che si è rivelato estremamente efficace nel superamento di una delle fasi più critiche dell’allevamento del carpione: lo svezzamento. ‡ /DPHVVDDSXQWRGLXQHIILFLHQWHSURWRFROORGLDVVHJQD]LRQHGLSDUHQWHODXQRVWUXPHQWR estremamente utile nei programmi di ripopolamento in quanto consente (sinergicamente

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al tagging mediante microchip) non solo di riconoscere i legami di parentela all’interno di un gruppo di riproduttori allevati in cattività, dando in questo modo la possibilità di programmare gli incroci evitando alti tassi di inbreeding, ma anche di monitorare il successo di semina dei soggetti rilasciati con le campagne di ripopolamento. ‡ &UHD]LRQHGLXQDSRSROD]LRQHGLULIHULPHQWRTXDOHSRWHQ]LDOHIXWXURVWRFNGLULSURGXWWRUL ad alta variabilità genetica (attualmente stabulata presso l’incubatoio di Tremosine):  FLUFDDYDQQRWWL ORWWL VYH]]DWLD'HVHQ]DQRSURGRWWLGDLVHOYDWLFLFDWWXUDWL durante la stagione di frega invernale 2012, estremamente preziosi dal punto di vista genetico e pertanto utili per la costituzione del futuro parco riproduttori;  VSUHPLWXUHLQYHUQDOLGHO±RWWHQXWHFLUFDXRYDIHFRQGDWHVRSUDYYLVVXWL al processo di ecclosione, svezzamento e crescita circa 14 carpioni che, ad oggi, hanno circa 2 anni di età – dato aggiornato al marzo 2012;  VSUHPLWXUHHVWLYHGHO±RWWHQXWHFLUFDXRYDIHFRQGDWH DOQHWWRGHO di uova risultate subito non fecondabili); sopravvissuti al processo di ecclosione, VYH]]DPHQWRHFUHVFLWDFLUFDFDUSLRQLFKHDGRJJLKDQQRFLUFDDQQLGLHWj± dato aggiornato al marzo 2012;  VSUHPLWXUHJHQQDLR±LQFURFLDWRPDVFKLRVHOYDWLFRFRQIHPPLQHLQFDWWLYLWj (per mancanza di maschi allevati), prodotte qualche migliaio di uova fecondate; sopravvissuti al processo di ecclosione, svezzamento e crescita circa 25 carpioni che ad oggi hanno circa 1 anno di età.  FLUFDFDUSLRQLRUPDLGLDQQLGLHWjRWWHQXWLGDVSUHPLWXUHGLULSURGXWWRUL selvatici catturati ad inizio 2009, dai quali si dovrebbero, nel prossimo futuro LQYHUQR RWWHQHUHXRYDIHFRQGDWH

15.3 Indicazioni gestionali Alla luce del quadro ambientale che caratterizza il Lago di Garda e delle informazioni reperibili in letteratura circa lo status del Carpione, le principali cause che possono aver determinato il forte calo della popolazione di Carpione, sono imputabili all’azione congiunta della pressione GLSHVFDDOFDPELDPHQWRGHOOHFRQGL]LRQLFKLPLFKHGHOOHDFTXHODFXVWUL GDROLJRWUR¿DDPHVR ROLJRWUR¿D DOOHPRGL¿FD]LRQLGHOOHDUHHGLIUHJDHDOODFRPSHWL]LRQHFRQDOWULSHVFLSODQFWRIDJL TXDOL&RUHJRQH$JRQHH$OERUHOOD 0HORWWRH2SSL$OHVVLRHWDO*DQGRO¿HWDO =HUXQLDQ  ,SULQFLSDOLLQWHUYHQWLVXJJHULWLDL¿QLGLIDYRULUHODWXWHODGHOODVSHFLHHODULSUHVDGHPRJUD¿FD dell’unica popolazione esistente sono: a. Applicazione di norme più restrittive dell’attività di pesca valide sull’intero bacino lacustre; si suggerisce l’applicazione per alcuni anni del divieto assoluto di pesca da estendere a tutte le Province che si affacciano sul lago (Brescia, Trento e Verona); b. Misure di tutela rigorosa delle aree di frega e la predisposizione di interventi sperimentali di creazione e/o ripristino di alcune di queste aree; nell’ambito del progetto CARPIOGARDA, finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento, nel periodo inverno 2009 – primavera 2010 è stata avviata un’attività di verifica dello stato funzionale dei VLWLULSURGXWWLYLGHO&DUSLRQHJLjQRWLHJHRUHIHUHQ]LDWLVXOODEDVHGHLULOLHYLJHRORJLFR stratigrafici effettuati lungo la sponda bresciana è stata confermata la presenza di siti di frega ancora funzionali alla riproduzione e distinti in due tipologie: )UHJKHLQDPELHQWHGLORERGLFRQRLGHVRPPHUVR: ‡ $Q]HO )LXPH &DVHOOR %RFFD GHO )LXPH FRQRLGL VRJJLDFHQWL DOO¶DELWDWR GL Limone); ‡ 6DPEURVD FRQRLGHVRJJLDFHQWHDOO¶DELWDWRGL7UHPRVLQH  ‡ )D]RO6HUH]RO3LEXWD FRQRLGHVRJJLDFHQWHDOO¶DELWDWRGL3LRYHUH  ‡ $VHQ9ROWD&DUERQLQR FRQRLGHVRJJLDFHQWHDOO¶DELWDWRGL&DPSLRQH 

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)UHJKHLQDPELHQWHGLORERGLVFDUSDWDIDOHVLD: ‡ 0)DVROR/D7RVD/H&DPSDQH%XVGH/D0DUH/D0DUH,O6LJJHUR6LFHU6DQ Giacom, Meol o Doss (scarpate e falesie tra Gargnano e Piovere); ‡ )UHJKHWWR)UHJKHWW%UROR6RW/D0DGRQD VFDUSDWHWUD3LRYHUHH&DPSLRQH  ‡ &DUERQLQHWWR VFDUSDWHWUD&DPSLRQHH7UHPRVLQH  ‡ 9LJQD6DO]D6DOLVVD/¶$VLQR/D5RFFKHWWD VFDUSDWHWUD7UHPRVLQHH/LPRQHGHO Garda). c. Interventi di ripopolamento: per quanto riguarda questo tipo di attività, risulterà estremamente importante negli anni futuri, ai fini della salvaguardia della specie, cercare di attingere il meno possibile i selvatici dal lago durante i periodi di frega per la produzione della progenie e concentrarsi invece sull’attività di riproduzione artificiale dei riproduttori mantenuti in cattività. Per evitare il rischio di generare consanguineità, VLWXD]LRQHFKHqGRYHURVRHYLWDUHLQTXDOVLDVLSURJUDPPDGLULSRSRODPHQWRULVXOWDSHUz QHFHVVDULRSDUWLUHGDXQRVWRFNGLULSURGXWWRULGLFDUSLRQHDEDVHJHQHWLFDODUJDLQJUDGR di riprodursi in cattività e su cui sia possibile programmare gli incroci in modo tale da evitare la riproduzione fra individui con legami di parentela. La tutela della variabilità JHQHWLFD DOO¶LQWHUQR GHOOR VWRFN GL ULSURGXWWRUL PDQWHQXWL LQ FDWWLYLWj H GHOOH SURJHQLH rilasciata nel lago risulta di estrema importanza ai fini di evitare impatti negativi sulla genetica dell’unica popolazione di Carpione rimasta nel lago.

Il progetto Salvacarpio, ha sicuramente gettato le basi e fornito informazioni e strumenti utili SHUSRWHUSDUWLUHFRQXQDHI¿FDFHDWWLYLWjGLULSRSRODPHQWRQHJOLDQQLIXWXULHO¶LPSLDQWRLWWLFRGL 'HVHQ]DQRFKHqQDWRFRQORVFRSRGLULSRSRODUHHI¿FDFHPHQWHLO*DUGDFRQYDULHVSHFLHLWWLFKH di pregio, quali coregone, lavarello, luccio e carpione, si è rivelato in questa ricerca altamente HI¿FLHQWHSHUTXDQWRULJXDUGDO¶DOOHYDPHQWRGHOFDUSLRQH /LPLWDUHSHUzOHD]LRQLGLWXWHODGHOSDWULPRQLRLWWLFRDOVRORULSRSRODPHQWRVDUHEEHHVWUHPDPHQWH miope e riduttivo. I pesci d’acqua dolce risentono infatti pesantemente di tutte le azioni che direttamente o indirettamente coinvolgono sia l’ambiente acquatico sia l’intero bacino imbrifero. I delicati equilibri che si instaurano fra le differenti specie che coabitano uno stesso ecosistema SRVVRQRIDFLOPHQWHURPSHUVLDFDXVDDQFKHGLPLQLPHYDULD]LRQLGHPRJUD¿FKHHVELODQFLDPHQWL tra specie competitrici. Durante gli ultimi decenni, il carpione, così come altre specie ittiche un tempo abbondanti nel lago, tra i quali l’alborella, la trota lacustre, il luccio, stanno scomparendo per lasciare il posto al Coregone lavarello, all’Agone e al Persico. Pertanto, per tutelare il Carpione così come le altre specie in drastico calo negli ultimi anni, serve uno strumento di programmazione ittico pluriennale che veda un’azione congiunta tra enti di ricerca, associazioni e enti preposti alla gestione del patrimonio ittico che mirino alla salvaguardia e alla tutela della sempre più esigua biodiversità della fauna ittica endemica del Lago di Garda.

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BIBLIOGRAFIA

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59 %LEOLRJUD¿D

*DQGRO¿ $ )DQWLQL 6 &LXWWL ) *UDQGR 06  Il carpione del Garda (Salmo carpio): YDULDELOLWj JHQHWLFD H UHOD]LRQL ¿ORJHQHWLFKH ULVSHWWR DO FRPSOHVVR 6DOPR WUXWWD Atti 10° &RQYHJQR1D]LRQDOH$VVRFLD]LRQH,WWLRORJL,WDOLDQL$FTXH'ROFL0RQWHVLOYDQR 3( DSULOH $,,$'%LRORJLD$PELHQWDOH±   *DQGRO¿*=HUXQLDQ67RUULFHOOL30DUFRQDWR$, pesci delle acque interne italiane. 0LQGHOO¶$PELHQWH8QLRQH=RRORJLFD,WDOLDQD,VW3ROLJUD¿FRH=HFFDGHOOR6WDWR5RPDSS  Ghittino, P., 1985. Tecnologia e patologia in acquacoltura9RO7HFQRORJLD7LSRJUD¿D(PLOLR%RQR 7RULQRSS *LXIIUD(*X\RPDUG5 )RUQHULV*3K\ORJHQHWLFUHODWLRQVKLSVDQGLQWURJUHVVLRQSDWWHUQV EHWZHHQLQFLSLHQWSDUDSDWULFVSHFLHVRI,WDOLDQEURZQWURXW 6DOPRWUXWWD/FRPSOH[ Mol. Ecol,. 5 *R\DFKH)*XWLpUUH]-3)HUQjQGH],*zPH]($OYDUH],'ÕH]-5R\R/-8VLQJ SHGLJUHHLQIRUPDWLRQWRPRQLWRUJHQHWLFYDULDELOLW\RIHQGDQJHUHGSRSXODWLRQVWKH;DOGDVKHHS breed of Asturias as an example. J. Anim. Breed. Genet., 120 Gutiérrez, J.L, Palomo, M.G., Iribarne, O.O., 2000. Patterns of abundance and seasonality of SRO\FKDHWHV VKHOWHULQJ LQ 6RXWKZHVWHUQ DWODQWLF HVWXDULQH HSLEHQWKLF VKHOO EHGV Bulletin of Marine Science, 67 *XWLpUUH]-/-RQHV&*6WUD\HU'/,ULEDUQH220ROOXVNVDVHFRV\VWHPHQJLQHHUVWKH role of shell production in aquatic habitats. Oikos, 101 +LOWRQ7D\ORU&IUCN red list of threatened species,8&1*ODQG6ZLW]HUODQGDQG&DPEULGJH 8.SS +XHW0Traité de pisciculture(GLWLRQV&K'H:\QJDHUW%UX[HOOHVSS IUCN, 2012. IUCN Red List of Threatened Species. Versione 2012.2. -DPLHVRQ $  7D\ORU 6&6  &RPSDULVRQ RI WKUHH SUREDELOLW\ IRUPXODH IRU SDUHQWDJH exclusion. Genetics, 28 -RQHV$*$UGUHQ:50HWKRGVRISDUHQWDJHDQDO\VLVLQQDWXUDOSRSXODWLRQVMolecular Ecology, 12 .LQJ 7/ (DFNOHV 06  /HWFKHU %+  0LFURVDWHOOLWH '1$ PDUNHUV IRU WKH VWXG\ RI $WODQWLFVDOPRQ 6DOPRVDODU NLQVKLSSRSXODWLRQVWUXFWXUHDQGPL[HG¿VKHU\DQDO\VHVMol. Ecol, Notes, 5 /DEEp& 0DLVVH*³&KDUDFWHULVWLFVDQGIUHH]LQJWROHUDQFHRIEURZQWURXWVSHUPDWR]RD DFFRUGLQJWRUHDULQJZDWHUVDOLQLW\´Aquaculture, 201(3-4)SS /DKQVWHLQHU)³&U\RSUHVHUYDWLRQRIVHPHQRIWKHVDOPRQLGDHZLWKVSHFLDOUHIHUHQFHWRODUJH VFDOHIHUWLOL]DWLRQ´LQ³*HUP&HOO3URWRFROV´YROSS /HLWULW]( /HZLV5& and Salmon colture +DWFKHU\0HWKRGV &DOLIRUQLD)LVK %XOOHWLQ1XPEHU8QLYHUVLW\RI&DOLIRUQLD'LYLVLRQRI$JULFXOWXUHDQG1DWXUDO5HVRXUFHV Publication 4100. /XFDUGD 1$ 3DWDUQHOOR 7 )RUQHULV *  3DVFDOH 0  3RSXODWLRQ JHQHWLFV RI 6 WUXWWD marmoratus, S. trutta trutta and their hybrid of the Pellice river basin. Quaderni ETP 29 0DOHVDQL9Il Carpione (Salmo trutta carpio) del Garda$QQDOL8QLYGL)HUUDUD 0DOIHU),O%HQDFR3DUWH,H,,2ULGURJUD¿DHGLWWLRORJLD$FFDG$JUL6FL/HWW/D7LSRJUD¿D Veronese 415 pp. 0DUVKDOO7&6ODWH-.UXXN/3HPEHUWRQ-06WDWLVWLFDOFRQ¿GHQFHIRUOLNHOLKRRGEDVHG paternity inference in natural populations. Mol Ecol., 7 0HORWWR6 $OHVVLR*%LRORJ\RIFDUSLRQH6DOPRFDUSLR/DQHQGHPLFVSHFLHVRIODNH Garda (Italy). Journal of Fish Biology, 37

60 %LEOLRJUD¿D

0HORWWR6 2SSL(Stato attuale delle conoscenze sul Carpione, endemismo benacense. $WWL,,&RQYHJQR1D]LRQDOH$VVRFLD]LRQH,WWLRORJL,WDOLDQL$FTXH'ROFL Merlo, S., 1954. Esame biometrico comparativo del Salmo carpio a riproduzione estiva e invernale. Bollettino di Zoologia, 21(2) Merlo, S., 1955. Accrescimento e ciclo vitale del Salmo carpio del Garda. Bollett. di Zool. 22  OECD, 1982. Eutrophication of waters: monitoring, assessment and controls. pp. 155. 3DWDUQHOOR 7 %DUJHOORQL / &DOGDUD )  &RORPER /  &\WRFKURPH E DQG 6 U51$ sequence variation in the Salmo trutta (, Teleostei) species complex. Molecular phylogenetics and evolution, 3 3RPLQL)3Il problema biologico dei Salmo. Arch. Zool. Ital. 28, 421. 3RWHDX[&%RQKRPPH) %HUUHEL30LFURVDWHOOLWHSRO\PRUSKLVPDQGJHQHWLFLPSDFWRI UHVWRFNLQJLQ0HGLWHUUDQHDQEURZQWURXW 6DOPRWUXWWD/ Heredity, 82 3UHVD3 *X\RPDUG5&RQVHUYDWLRQRIPLFURVDWHOOLWHVLQWKUHHVSHFLHVRIVDOPRQLGVJournal of Fish Biology, 49 Provincia di Brescia, 2005. Carta Ittica della Provincia di Brescia. Provincia di Brescia – Settore Caccia e Pesca. Rapporto tecnico di Graia srl. Provincia di Verona, 2010. Rapporto sullo stato dell’ambiente della Provincia di Verona. Anno 2010. Provincia di Verona – Settore Ambiente. ARPAV – Dipartimento provinciale di Verona. Regolamento della Pesca nel lago di Garda, 2000. Prov. di Brescia, Servizio Caccia e PescaSS 5H[URDG ,,, &( &ROHPDQ 5/ +HUVKEHUJHU :. .LOOHIHU -  (LJKWHHQ SRO\PRUSKLF PLFURVDWHOOLWHPDUNHUVIRUUDLQERZWURXW RQFRUK\QFKXVP\NLVV  Animal Genetics, 33(1)  5RXVVHW)  *HQHSRS¶DFRPSOHWHUHLPSOHPHQWDWLRQRIWKH*HQHSRSVRIWZDUHIRU:LQGRZV and Linux. Mol. Ecol. Resources, 8 6DOWH5*DOOL$)DODVFKL8)MDOHVWDG.7$OHDQGUL5  $SURWRFROIRUWKHRQVLWHXVHRI IUR]HQPLOWIURPUDLQERZWURXW 2QFRUK\QFKXVP\NLVV:DOEDXP DSSOLHGWRWKHSURGXFWLRQRI SURJHQ\JURXSFRPSDULQJPDOHVIURPGLIIHUHQWSRSXODWLRQVAquaculture, 231(1) 6HGJZLFN6'Allevamento della trota(GDJULFROH±(GL]LRQL$JULFROH%RORJQDSS 6QRM$-XJ70HONLF( 6XVQLN60LWRFKRQGULDODQGPLFURVDWHOOLWH'1$DQDO\VLVRI PDUEOHWURXWLQ6ORYHQLD4XDGHUQL(73 6XSLQR)6YLOXSSRODUYDOHHELRORJLDGHLSHVFLQHOOHQRVWUHDFTXHGROFLIl Salmo lacustris e il Salmo carpio$WWLGHOOD6RFL,W'L6FLHQ]H1DW 7RUWRQHVH(Fauna d’Italia 2VWHLFKWK\HV3HVFLRVVHL %RORJQD&DOGHULQL :LOOLDPV%.1LFKROV-' &RQUR\0-Analysis and Management of Animal Populations. Academic Press, San Diego, CA, U.S.A. :RROOLDPV-$3RQJ:RQJ59LOODQXHYD%Strategic optimisation of short and long term gain and inbreeding in MAS and non-MAS schemes,Q3URFHHGLQJVRIWKHWK:RUOG&RQJ Genet. Appl. to Livest. 3URG0RQWSHOOLHU$XJXVW,15$&DVWDQHW7RORVDQ)UDQFH&'5RPFRPP1R 02. Zerunian, S., 2004. Pesci delle acque interne d’Italia. Quad. Cons. Natura, 20, Min. Ambiente – Ist. 1D])DXQD6HOYDWLFD

61 RIFERIMENTI

'HFLVLRQH GHOOD &RPPLVVLRQH &(  GHO  IHEEUDLR  ³FKH VWDELOLVFH L SLDQL GL campionamento e i metodi diagnostici per individuare e confermare alcune malattie dei pesci e FKHDEURJDODGHFLVLRQH&((´DOOHJDWRSDUWH,,SDUWH,,,SDUWH,,,,SDUWH,,9*8 &(/GHO 2,( 0DQXDO RI GLDJQRVWLF WHVWV IRU DTXDWLF DQLPDOV HG  FDS  SDU F LL  ³9LUDO +DHPRUUKDJLF6HSWLFDHPLD'LDJQRVWLFPHWKRGV$JHQWGHWHFWLRQDQGLGHQWL¿FDWLRQPHWKRGV $JHQWLVRODWLRQDQGLGHQWL¿FDWLRQ´ 2,( 0DQXDO RI GLDJQRVWLF WHVWV IRU DTXDWLF DQLPDOV HG  FDS  SDU F  ³,QIHFWLRXV +DHPDWRSRLHWLF1HFURVLV'LDJQRVWLFPHWKRGV$JHQWGHWHFWLRQDQGLGHQWL¿FDWLRQPHWKRGV´ (56$) (QWH5HJLRQDOHSHUL6HUYL]LDOO¶$JULFROWXUDHDOOH)RUHVWH /RPEDUGLD3URJUDPPD GHOOD3HVFDHGHOO¶$FTXDFROWXUDGHOOD5HJLRQH/RPEDUGLD5HJLRQH/RPEDUGLD±'* Agricoltura. Redazione a cura di: Puzzi C.M., Ippoliti A. (Graia srl). Progetto CARPIOGARDA¿QDQ]LDWRGDOOD3URYLQFLD$XWRQRPDGL7UHQWR *UDLDSDUWQHU 

Progetti europei FREEGENE &UDIW4&5  COMPETUS &UDIW  H REPROSEL )31  ,VWLWXWR6SDOODQ]DQLSDUWQHU  3URJHWWR /,)( ³&RQVHUYDWLRQ DQG EUHHGLQJ RI ,WDOLDQ &RELFH HQGHPXLF VWXUJHRQ $FFLSHQVHU QDFFDULL  /,)(±1$7,7  ,VWLWXWR6SDOODQ]DQLFRRUGLQDWRUH 

62 RINGRAZIAMENTI

Un doveroso ringraziamento al Sig. Leali, al Sig. Signori (Associazione Tirlindana) per aver contribuito con particolare dedizione alla gestione dell’incubatoio di Desenzano; al Sig. Pettini $36$VVRFLD]LRQH3HVFDWRUL6SRUWLYLGL7UHPRVLQH JHVWRUHGHOO¶LQFXEDWRLRGL7UHPRVLQHSHU la sua preziosa collaborazione e disponibilità; al Sig. Dominici, pescatore professionista, che grazie alla sua competenza ha contribuito in maniera determinante all’attività di recupero di uova fecondate da riproduttori selvatici utili per le prove di allevamento.

63 Agricoltura

Ricerca e sperimentazione in Agricoltura www.agricoltura.regione.lombardia.it

Agricoltura

Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura IL CARPIONE DEL GARDA: TUTELA DI UNA SPECIE A RISCHIO ESTINZIONE

www.agricoltura.regione.lombardia.it