AZIENDA AGRICOLA PASQUALIN GIGLIOLA ALLEVAMENTO GALLINE OVAIOLE POTENZALITA’ 338.000 CAPI

COMUNE DI - PROVINCIA DI Via Calderozze 31

RELAZIONE DI STUDIO AMBIENTALE (ex D.LGS. 152/2006 e ss.mm.ii)

all.20 - PARTE SECONDA – INQUADRAMENTO AMBIENTALE (ver. 1.0)

Λ Δ STUDIO TECNICO DONANTONI TV

DOTTORE AGRONOMO, ABILITATO COORDINATORE PER LA SICUREZZA E RSPP MACROSETTORI 1:9 ordine dottori agronomi provincia di Treviso n.223 membro dell’A.I.I.A. “Associazione Italiana di Ingegneria Agraria” membro di “European Society of Agricultural Engineering”

31021 Mogliano Veneto TV, v. Rossini 10

tel 335 26 15 00 fax 041 5905650 email [email protected] pec [email protected]

c.f. DNN LFR 58 C15 G 224 N p.i. 0248 051 0268

GRUPPO DI LAVORO:

LANFRANCO DONANTONI dottore agronomo SANDRA MICHIELETTO dottore agronomo CAMILLA DONANTONI dottore in architettura MASSIMO NOVELLO dottore agronomo

GENNAIO 2016

Λ Δ S T U D I O T E C N I C O L A N F R A N C O D O N A N T O N I M O G L I A N O V E N E T O T V

INDICE PARTE SECONDA – INQUADRAMENTO AMBIENTALE

INQUADRAMENTO AMBIENTALE ...... 3 ATMOSFERA ...... 3 1. CLIMA ...... 3 2. QUALITA’ DELL’ARIA ED EMISSIONI IN ATMOSFERA ...... 5 3. QUALITÀ DELL’ARIA IN AMBITO COMUNALE ...... 11 4. EMISSIONI IN ATMOSFERA ...... 14 SISTEMA IDRICO ...... 19 5. ACQUE SUPERFICIALI ...... 19 6. CRITICITÀ DEL SISTEMA IDROGRAFICO ...... 22 7. QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI ...... 22 8. QUALITA’ A LIVELLO COMUNALE ...... 24 9. ACQUE SOTTOSUPERFICIALI ...... 32 10. QUALITÀ DELLE ACQUE SOTTOSUPERFICIALI ...... 32 11. QUALITÀ DELLE ACQUE POTABILI ...... 35 SUOLO ...... 36 12. ASPETTI PEDOGEOMORFOLOGICI ...... 36 13. ASPETTI IDROGEOLOGICI ...... 40 SISTEMA BIOLOGICO ...... 41 14. ASPETTI VEGETAZIONALI ...... 41 15. ASPETTI FAUNISTICI ...... 44 16. BIODIVERSITÀ E VALORE ECOLOGICO DEL TERRITORIO ...... 48 PATRIMONIO PAESAGGISTICO, CULTURALE, ARCHITETTONICO E ARCHEOLOGICO ...... 51 17. GLI AMBITI DI PAESAGGIO E LE CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO AGRARIO ...... 53 18. PATRIMONIO ARCHEOLOGICO ...... 57 19. PATRIMONIO ARCHITETTONICO ...... 57 INFRASTRUTTURE LOCALI ...... 58 20. INFRASTRUTTURE E MOBILITA’ ...... 58 SISTEMA FISICO ...... 59 21. RUMORE ...... 59 22. INQUINAMENTO LUMINOSO ...... 59 23. RADIAZIONI NON IONIZZANTI ...... 61 24. RADIAZIONI IONIZZANTI ...... 62 SISTEMA DEI SERVIZI E RETI TECNOLOGICHE ...... 63 25. RETE FOGNARIA E IMPIANTI DI DEPURAZIONE ...... 63 26. ACQUEDOTTO ...... 64 SISTEMA INSEDIATIVO ...... 65 27. POPOLAZIONE ...... 65 28. SISTEMA DELLA SALUTE E SANITÀ ...... 67 29. SISTEMA RESIDENZIALE ...... 67 30. SISTEMA SOCIO-ECONOMICO E PRODUTTIVO ...... 68 31. SISTEMA TURISTICO – RICETTIVO ...... 68 32. SETTORE PRIMARIO ...... 68

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INQUADRAMENTO AMBIENTALE

L’inquadramento ambientale del territorio all’interno del quale si situa l’allevamento ha lo scopo di sintetizzarne lo stato attuale, valutando con particolare attenzione gli aspetti che potrebbero essere maggiormente influenzati dalla presenza dell’allevamento stesso, per poter poi verificare l’eventuale esistenza di impatti negativi.

ATMOSFERA

1. CLIMA In base allo schema della distribuzione generale dei climi, la penisola italiana -secondo la classificazione di W. Koppen- rientra completamente nell'area del clima mediterraneo che appartiene ai climi mesotermici e più precisamente al subtropicale con estate asciutta. Tuttavia, a causa di numerosi fattori come l'ubicazione del territorio rispetto ai mari ed al continente europeo, la struttura orografica e l'influenza della latitudine, accanto al tipico clima mediterraneo vi sono aree con altri climi mesotermici o con situazioni di clima microtermico e di altitudine.

Per quanto riguarda il Veneto, in particolare, si riporta quanto segue:

“In base alla classificazione termica di Pinna (1978), ispirata allo schema generale di Koeppen, il "clima temperato subcontinentale" [temperature medie annue comprese fra 10 e 14.4 °C] è quello prevalente in Veneto, interessando tutto l'areale della pianura, le valli prealpine e la Valbelluna. Le zone montane, se si escludono le valli prealpine, si collocano in prevalenza entro il "clima temperato fresco-freddo" [temperature medie annue comprese fra 6 e 9.9 °C il fresco, fra 3-5.9°C il freddo] e, solo le aree alpine culminali entro il "clima freddo" [temperature medie annue inferiori a 3 °C]. (ARPA Veneto)

In considerazione inoltre della sua peculiare posizione di transizione, influenzata sia dall’area continentale euro-asiatica che da quella mediterranea, il clima del Veneto presenta alcune caratteristiche sia di mediterraneità (limitate ad un certo influsso mitigatore del Mediterraneo sulle aree costiere) che di continentalità.” (ARPA Veneto)

Più nel dettaglio, il clima prevalente per il Comune di Gaiarine può essere desunto dalle mappe delle temperature e della piovosità media, riportate da ARPAV.

Dalla mappa delle temperature medie (isoterme) per il periodo 1985 – 2009, si evidenzia che nell’area considerata la temperatura media è risultata compresa tra 11 e 13 °C

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Dalla mappa delle precipitazioni annue medie (isoiete) per il periodo 1985 – 2009, si evidenzia che nell’area considerata la piovosità media è di circa 1000 – 1200 mm annui-

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Il territorio comunale presenta, quindi, caratteristiche termiche e puviometriche tali da ricadere all’interno del mesoclima della pianura, di seguito descritto:

“La pianura (compresi il litorale, la fascia pedemontana e le zone collinari berica ed euganea) è caratterizzata da un certo grado di continentalità, con inverni relativamente rigidi ed estati calde. Le temperature medie di quest'area son comprese fra 13°C e 15°C. Le precipitazioni sono distribuite abbastanza uniformemente durante l’anno e con totali annui mediamente compresi tra 600 e 1100 mm, con l'inverno come stagione più secca, le stagioni intermedie caratterizzate dal prevalere di perturbazioni atlantiche e mediterranee e l'estate con i tipici fenomeni temporaleschi.”

2. QUALITA’ DELL’ARIA ED EMISSIONI IN ATMOSFERA L’aria è una delle componenti ambientali fondamentali, la cui qualità è elemento imprescindibile per la vita in generale e per quella umana in particolare.

La qualità dell'aria è dipendente dall'apporto di inquinanti rilasciati nell’atmosfera, dalle condizioni meteorologiche e dalla conformazione del territorio. Come fonti principali di inquinanti sono riconosciute le attività produttive, il traffico autoveicolare e le combustioni negli impianti termici sia ad uso civile che produttivo. Con il termine inquinamento atmosferico –in base alla definizione della Convenzione di Ginevra del 1979- si deve intendere "l'introduzione nell'atmosfera da parte dell'uomo, direttamente o indirettamente, di sostanze o di energia che abbiano effetti nocivi che possano mettere in pericolo la salute dell'uomo, danneggiare le risorse biologiche e gli ecosistemi, deteriorare i beni materiali e nuocere ai valori ricreativi e ad altri usi legittimi dell'ambiente; l'espressione "inquinanti atmosferici" deve essere intesa nello stesso senso".

In Italia la normativa di riferimento in materia di qualità dell’aria è costituita dal D.Lgs.155/2010. Tale decreto regolamenta i livelli in aria ambiente di biossido di zolfo (SO2), biossido di azoto (NO2), ossidi di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO), particolato (PM10 e PM2.5), piombo (Pb), benzene (C6H6), oltre alle concentrazioni di ozono (O3) e ai livelli nel particolato PM10 di cadmio (Cd), nichel (Ni), arsenico (As) e Benzo(a)pirene (BaP). Il D.Lgs.155/2010 è stato aggiornato dal Decreto Legislativo n. 250/2012 che ha fissato il margine di tolleranza (MDT) da applicare, ogni anno, al valore limite annuale per il PM2.5 (25 µg/m3, in vigore dal 1° gennaio 2015).

Il giudizio sulla qualità dell’aria viene formulato considerando la concentrazione nell’aria dei diversi inquinanti, dove per concentrazione si intende la quantità di sostanza inquinante presente in atmosfera per unità di volume: essa viene espressa, in genere, in µg/m3 (oppure in

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ng/m3) e viene utilizzata per esprimere valori di qualità dell'aria.

I valori limite per i diversi inquinanti sono riportati nella tabella che segue:

Per la Regione Veneto, l’attività di monitoraggio della qualità dell’aria viene effettuata da ARPAV che -come richiesto dall’art. 81 della Legge Regionale n.11/20011- si occupa anche -attraverso l’Osservatorio Regionale Aria- della predisposizione della Relazione Regionale Annuale sulla qualità dell’aria. L’attività di monitoraggio viene effettuata attraverso una rete di centraline, recentemente sottoposta a processo di revisione, la cui ubicazione è evidenziata

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nell’immagine che segue.

Per l’ambito di studio le centraline più significative risultano essere e Mansuè, quest’ultima in particolare.

I dati relativi all’intero territorio regionale sono sotto evidenziati:

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Il giudizio sullo stato attuale della qualità dell’aria risulta negativo per i livelli di concentrazione di PM10, ozono e benzopirene; solo per quest’ultimo, tuttavia, si evidenzia un trend negativo. Lo stato di qualità risulta positivo per le polveri sottili PM 2.5, benzene, metalli pesanti, monossido di azoto e biossido di zolfo, con trend positivo, con la sola eccezione delle polveri fini PM 2.5, per le quali il trend è stabile o incerto.

Il giudizio sull’andamento delle emissioni di inquinanti in atmosfera viene, invece, formulato considerando la quantità di sostanza inquinante introdotta in atmosfera, da una certa fonte inquinante e in un determinato arco temporale; generalmente essa viene espressa in tonnellate/anno.

Il monitoraggio delle emisssioni viene eseguito attraverso la stessa rete di centraline. I dati relativi all’intero territorio regionale sono sotto evidenziati:

Il giudizio sullo stato attuale delle emissioni risulta intermedio o incerto con trend in miglioramento per tutti gli indicatori considerati.

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Attualmente uno degli strumenti conoscitivi a supporto della gestione della qualità dell’aria a livello regionale è l’inventario delle emissioni in atmosfera.

L’inventario raccoglie in un unico database i valori delle emissioni, in un’unità spazio-temporale definita, disaggregati per attività, unità territoriale e temporale, combustibile utilizzato, inquinante e tipologia di emissione. L’inventario viene redatto e periodicamente aggiornato in ottemperanza all’art. 22 del D.Lgs. 155/2010.

Il database utilizzato per compilare l’inventario regionale delle emissioni in atmosfera presenti nel territorio regionale veneto è il software INEMAR, che consente di stimare le emissioni dei principali inquinanti atmosferici, a livello comunale, per tipo di combustibile e per diversi tipi di attività, secondo la classificazione internazionale SNAP97 (Selected Nomenclature for Air Pollution), di cui alle linee guida EMEP/CORINAIR. Il Manuale EMEP/CORINAIR (pubblicato sul sito dell’Agenzia Europea dell’Ambiente e nei documenti elaborati dall’ISPRA, già APAT) è la metodologia di riferimento europea per la costruzione dell’inventario delle emissioni in atmosfera; in base ad essa le attività antropiche e naturali in grado di produrre emissioni in atmosfera sono catalogate secondo una classificazione internazionale (denominata SNAP97, Selected Nomenclature for Air Pollution 97), che si articola in tre livelli gerarchici definiti: Macrosettori, Settori ed Attività emissive. L’inventario non costituisce un calcolo esatto dell’emissione, ma fornisce una stima dei contributi emissivi e permette di individuare i settori su cui indirizzare le misure e le azioni per la riduzione delle emissioni inquinanti, fornendo uno strumento fondamentale per la pianificazione di settore (Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera).

In Tabella è riportato il dettaglio della nomenclatura a livello di Macrosettore, che sarà richiamato nei commenti dei risultati dell’inventario regionale INEMAR Veneto.

I macroinquinanti stimati nell’inventario sono: CH4 (metano), CO (monossido di carbonio), CO2 (anidride carbonica), COV (composti organici volatili), N2O (Protossido di azoto), NH3 (ammoniaca), NOx (ossidi di azoto), PTS (polveri totali sospese), PM10 (polveri fini

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aventi diametro aerodinamico inferiore a 10 µm), PM2.5 (polveri fini aventi diametro aerodinamico inferiore a 2.5 µm), SO2 (biossido di zolfo).

Nel seguito si commentano in sintesi i principali risultati della terza edizione dell’inventario regionale delle emissioni in atmosfera di macroinquinanti, INEMAR Veneto 2010, relativi alla versione definitiva (DEF). Questa terza edizione dell’inventario raccoglie le stime a livello comunale dei principali macroinquinanti derivanti dalle attività naturali ed antropiche riferite all’anno 2010 nel territorio veneto.

Un confronto tra le stime di emissione degli Inventari 2005, 2007/8 e 2010 mette in evidenza una generale riduzione delle emissioni tra il 2010 e le due precedenti edizioni di INEMAR Veneto che oscillano (in valore %), a seconda dell’inquinante considerato, tra il -25% ed il -8%, con una paunta per il biossido di zolfo (SO2), che fa registrare una diminuzione assai più importante (-42%).

Confronto tra le emissioni riscontrate negli inventari del 2005, 2007/08 e 2010 (in valore)

Riduzioni % delle emissioni riscontrate negli inventari del 2005, 2007/08 e 2010

Ulteriori indicazioni sulla qualità dell’aria e sulle emissioni sono

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tratte dalla Relazione di ARPAV per l’anno 2014 e relative ai principali inquinanti.

“I risultati presentati evidenziano che, nel 2014, le criticità per la qualità dell’aria sono rappresentate dal superamento, ancora diffuso sul territorio, del valore limite giornaliero per il PM10, ma anche dalle concentrazioni generalmente elevate per il Benzo(a)pirene, che superano il valore obiettivo localmente. Nonostante l’estate 2014 sia stata caratterizzata da temperature fresche e da condizioni generalmente favorevoli al rimescolamento degli inquinanti, si sono registrati superamenti della soglia di informazione e dell’obiettivo a lungo termine per l’ozono, soprattutto nel Veneto Centrale e Occidentale. Anche il valore obiettivo di ozono per la protezione della vegetazione non è stato rispettato in alcuna delle stazioni della rete, mentre il livello critico di ossidi di azoto (NOx) per la protezione della vegetazione è stato superato presso la stazione di S.Giustina in Colle. Si sottolinea comunque che le concentrazioni del 2014 di tali inquinanti risultano inferiori o al più stabili rispetto all’anno precedente, soprattutto per effetto delle singolari condizioni meteorologiche di instabilità verificatesi nel 2014. Non si sono riscontrati superamenti degli standard stabiliti dal D.Lgs. n.155/2010 per quanto riguarda: monossido di carbonio, biossido di zolfo, benzene, biossido di azoto, particolato PM2.5 ed elementi in tracce (piombo, arsenico, cadmio, nichel).”

3. QUALITÀ DELL’ARIA IN AMBITO COMUNALE Per quanto riguarda il Comune di Gaiarine, le informazioni di seguito riportate (fonte Rapporto Ambientale allegato al PAT comunale e ARPAV), sono basate:

 sui rilievi della centralina per il monitoraggio dell’aria più vicina al comune (sita a Mansuè: si tratta di una centralina di Background rurale non influenzata dal traffico o dalle attività industriali)  sui rilievi del Laboratorio Mobile predisposto da ARPAV all’interno del territorio comunale nell’ambito di un progetto di analisi approfondita della qualità dell’aria nella zona della “Sinistra Piave” PM10

Come in tutti i comuni della pianura veneta – padana, anche nel comune di Gaiarine assume rilevanza il livello di PM10. I dati rilevati vengono riportati nella tabella sottostante:

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Fonte quadro conoscitivo PAT e ARPAV

I valori registrati mettono in evidenza una certa criticità per quanto riguarda il numero di superamenti del limite giornaliero (sempre superiori ai 35 sforamenti permessi durante l’anno), mentre la medie annuali si mantengono al di sotto del limite per la protezione della salute umana di 40 µg/m3, tranne nell’ultimo anno.

I dati forniti dal Laboratorio Mobile -che si riferiscono ai periodi compresi tra il 22 giugno e l’11 luglio 2004 (periodo caldo) e tra il 3 febbraio e il 14 marzo 2006 (periodo freddo)- evidenziano, in entrambi i periodi concentrazioni superiori nonché un maggior numero di superamenti della soglia limite di 55µg/mc, rispetto a quelli registrati dalla centralina di Conegliano. Ciò conferma che il problema del PM10 è da considerare significativo per il territorio in esame e che i contributi più rilevanti in tal senso sono da attribuirsi ai settori “trasporto su strada” (28%), “combustione da attività produttive” (34%), “riscaldamento edifici non produttivi” (11%).

Ozono

L'ozono è un inquinante secondario, la cui formazione in atmosfera è influenzata da numerose variabili meteorologiche quali l'intensità delle radiazioni solari, la temperatura, la direzione e la velocità del vento. Normalmente i livelli giornalieri di ozono sono più bassi al mattino e nelle ore serali, mentre risultano massimi nelle ore pomeridiane quando la radiazione solare risulta massima. Le concentrazioni di ozono possono essere più elevate nelle aree suburbane o rurali rispetto a quelle urbane poiché l’ossido di azoto generato dal traffico veicolare può reagire con l’O3 sottraendolo all’aria circostante e formando NO2 e ossigeno molecolare. La presenza di elevati livelli di ozono danneggia la salute umana, degli animali e anche delle piante (influenza la fotosintesi), deteriora i materiali e riduce la visibilità.

I dati rilevati dalla stazione di Mansuè vengono riportati nella tabella sottostante:

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Dai dati si evince che nel periodo 2005 - 2011 ci sono stati diversi sforamenti, sia del superamento della soglia d’informazione che dell’obiettivo a lungo termine, mentre non ci sono mai stati superamenti della soglia di allarme. I dati evidenziano anche un peggioramento della situazione nel periodo in esame sicché nei mesi estivi si verifica una situazione di inquinamento da "smog fotochimico" con elevate concentrazioni di ozono.

Nel periodo di riferimento compreso tra il 21 giugno e il 12 luglio 2004, il Laboratorio Mobile collocato a Gaiarine ha evidenziato che non è mai stata raggiunta la concentrazione oraria di 180 µg/m3 di ozono, individuata come livello di attenzione dal D.M. 25/11/94 (per il periodo freddo non sono state fatte misurazioni di tali inquinanti).

CO

Il monossido di carbonio (CO) è il risultato della combustione incompleta di sostanze contenenti carbonio e in ambiente urbano viene prodotto principalmente dagli scarichi delle autovetture.

La centralina ARPAV di Mansuè non ha mai registrato superamenti di tale composto inquinante; neanche il Laboratorio Mobile collocato a Gaiarine durante la campagna ARPAV ha riportato superamenti del valore di media massima giornaliera, evidenziando normalmente valori inferiori di dieci volte il valore normato.

NO2

Il biossido di azoto (NO2) viene introdotto in atmosfera come NO (gas inodore e incolore) che viene gradualmente ossidato a NO2 da parte di composti ossidanti presenti in atmosfera; la produzione umana di NO2 deriva principalmente dai processi di combustione dei veicoli a motore, negli impianti di riscaldamento domestico e nelle attività industriali. I dati relativi alla stazione di Mansuè vengono di seguito riportati:

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I valori registrati nel periodo 2005 – 2011 risultano in calo e ben al di sotto dei valori limiti fissati per legge, per cui questo composto non desta nessuna preoccupazione nel territorio comunale in esame.

I dati del Laboratorio Mobile ARPAV e quelli rilevati a Conegliano per il periodo 21 giugno – 21 luglio 2004 hanno evidenziato che non è mai stata raggiunta la concentrazione oraria di 260µg/m3, individuata come valore limite orario per la protezione della salute umana dal Decreto 60/02.

SO2

L’anidride solforosa (SO2), è un tipico inquinante della aree urbane e industriali poichè le emissioni di origine antropica sono dovute prevalentemente all’utilizzo di combustibili contenenti zolfo, come costituente o sotto forma di impurezze. La diffusa metanizzazione dei centri urbani e la diminuzione del contenuto di zolfo negli oli combustibili hanno ridimensionato notevolmente l’entità delle emissioni di SO2.

Il Laboratorio Mobile di Gaiarine ha rilevato valori molto bassi di tale inquinante: il massimo riscontrato è stato di 5 µg/m3, mentre il valore limite previsto per l’anno 2004 dal DM 60/02 era di 380µg/m3.

4. EMISSIONI IN ATMOSFERA I dati relativi alle emissioni in atmosfera sono relativi ai risultati della terza edizione dell’inventario regionale delle emissioni in atmosfera di macroinquinanti.

Nella tabella seguente (fonte: VAS alegata al PAT di Gaiarine) vengono riportate le emissioni (misurate in t/anno, tranne la CO2 che viene misurata in kt/anno) per ogni composto inquinante, suddivise per ogni macrosettore, riferite al territorio di Gaiarine .

N.B. si rilevano difformità rispetto: sia ai valori successivamente ricavati dalle legenda allegate alle mappe; sia ai valori scaricabili dal data base on-line (URL: http://www.arpa.veneto.it/temi-

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ambientali/aria/emissioni-di-inquinanti/inventario-emissioni), utilizzati nella parte terza del S.I.A. Valutazione degli Impatti. Si suppone che tali difformità siano ascrivibili a diverse epoche di aggiornamento.

I dati vengono visualizzati nelle carte di seguito riportate.

Il Comune di Gaiarine rientra tra i comuni le cui emissioni di PM10 in

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atmosfera sono comprese tra 20 e 50 t/anno.

Il Comune di Gaiarine rientra tra i comuni le cui emissioni di PM2.5 in atmosfera sono comprese tra 20 e 50 t/anno.

Il Comune di Gaiarine rientra tra i comuni le cui emissioni di CO2 in atmosfera sono comprese tra 0 e 200 kt/anno.

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Il Comune di Gaiarine rientra tra i comuni le cui emissioni di NH3 in atmosfera sono comprese tra 0,174 e 50 t/anno.

Il Comune di Gaiarine rientra tra i comuni le cui emissioni di CH4 in atmosfera sono comprese tra 1,78 e 200 t/anno.

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Il Comune di Gaiarine rientra tra i comuni le cui emissioni di CO in atmosfera sono comprese tra 250 e 500 t/anno.

Il Comune di Gaiarine rientra tra i comuni le cui emissioni di CO2 in atmosfera sono comprese tra 0,126 e 15 t/anno.

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Il Comune di Gaiarine rientra tra i comuni le cui emissioni di NOx in atmosfera sono comprese tra 3,8 e 150 t/anno.

SISTEMA IDRICO

5. ACQUE SUPERFICIALI Il Comune di Gaiarine è interessato da quattro bacini idrografici principali che, partendo da nord vengono denominati:

 bacino Beuda-Aralt

 bacino Mazzul-Albinella

 bacino Albinella-Cigana

 bacino del canale Resteggia

Si tratta in realtà di sottobacini del fiume Livenza, che interessano un vasto territorio del Consorzio di Bonifica Pedemontano Sinistra Piave (Comprensorio n. 9 – Consorzio di bonifica Piave).

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L’allevamento si trova all’interno del bacino del canale Resteggia, immediatamente a sud del confine del bacino Albinella-Cigana.

Relativamente all’idrografia superficiale il territorio comunale si può suddividere in due parti:

 parte a nord e ovest: in questa parte di territorio la rete idrografica risulta ramificata e fitta, con orientamento da ovest, nord-ovest a est, sud-est. I principali corsi d’acqua presenti sono il Fosso Vistort, il Fiume Aralt, il Rio Albanella, il Rio Cigana, il Rio Fossamara ed il Canale Resteggia; tutti questi corsi d’acqua vengono alimentati dalle risorgive, dalla rete drenante e dalle piogge;

 parte a sud-est ed est: in questa parte di territorio la rete idrografica è arginata e dominata dalla presenza del corso del fiume Livenza e si caratterizza dalla presenza di aree depresse con altezze arginali importanti. La porzione di sud-est del territorio comune è a scolo meccanico, con l’idrovora posizionata

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alla confluenza del Canale Resteggia; tutto questo territorio risulta caratterizzato da problemi di inondazione.

A nord dell’allevamento di trova il Canale Cigana, mentre a sud è presente il fosso di via Mola.

Nella Carta delle acque superficiali (Elaborato n.2 allegato alla Relazione Idraulica del PAT comunale), sono riportati il reticolo idraulico superficiale, i bacini idrografici e le aree a deflusso idraulico difficoltoso.

Di seguito si riporta un estratto di tale carta.

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Tra i corsi d’acqua comunali sono soggetti a Vincolo paesaggistico ai sensi del D. Lgs. 42/2004: il fiume Livenza, il fiume Resteggia, il rio Zigana, la fossa Albinella, il torrente Aralt e fosso Gravon, il fosso Raltin, la fossa Biuba.

6. CRITICITÀ DEL SISTEMA IDROGRAFICO Per quanto riguarda il territorio comunale, nel “Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del bacino idrografico del fiume Livenza” e nella cartografia allegata al PAI, vengono riportate aree esondabili definite a pericolosità P1 (moderata), a pericolosità P2 (media) ed a pericolosità P3 (elevata); queste aree interessano le zone del comune limitrofe al Livenza, e hanno destinazione d’uso a carattere prevalentemente agricolo.

L’allevamento non ricade all’interno di tali aree.

7. QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI Il Veneto è una delle regioni italiane più ricche di acqua in quanto il suo territorio è interessato da diversi fiumi di rilevanza nazionale, da bacini idrografici importanti tra i quali il “bacino scolante nella laguna di Venezia”, da numerosi laghi, da zone lagunari e marine e dalle falde acquifere sotterranee che costituiscono una delle riserve idriche più importanti d'Europa, per potenzialità e qualità. Il Veneto presenta anche un territorio fortemente antropizzato ed economicamente sviluppato per cui il sistema idrico deve sostenere significative pressioni di tipo sia qualitativo che quantitativo.

L’area di media pianura in cui si situa il territorio comunale è caratterizzata da un sistema di risorgive diffuse, che, anche in assenza di fontanili, rappresentano un sistema idrico della massima importanza. Di conseguenza particolare rilevanza assumono i programmi regionali di tutela delle acque, quali il Piano di Tutela delle Acque (approvato con DCR 107 del 5/11/2009) relativo al ciclo dell’acqua, che individua Gaiarine tra i Comuni compresi nelle aree di primaria tutela quantitativa degli acquiferi, con particolare riguardo al fiume Livenza e al suo bacino idrografico.

Anche il controllo e la tutela delle acque sono garantiti attraverso reti di monitoraggio, gestite da ARPAV per conto della Regione; le reti rilevano il valore di una serie di indicatori che forniscono indicazioni sullo stato e l’andamento della qualità delle acque e sull’efficacia delle misure adottate per la loro tutela. L’utilizzo e l’interpretazione degli indicatori seguono la recente evoluzione della normativa di riferimento per le acque superficiali e sotterranee, attualmente rappresentata dal D.Lgs. 152/2006, che ha abrogato il precedente D.Lgs. 152/1999, recependo la direttiva quadro europea sulle acque

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(2000/60/CE); il D.Lgs. 152/2006 è stato di recente integrato con decreti attuativi per gli aspetti operativi da altre norme, tra cui il D.M. 260/2010 che riporta le metriche e le modalità di classificazione.

Anche in una logica di continuità con le valutazioni finora effettuate, la classificazione delle acque superficiali attualmente attinge sia dalla vecchia normativa che dalla nuova utilizzando la prima dove la seconda non risulti ancora completamente applicabile (ad esempio livello inquinamento da macrodescrittori – LIM per i corsi d’acqua).

Lo stato ecologico viene valutato principalmente sulla base della composizione e abbondanza degli elementi di qualità biologica (EQB), dello stato trofico (LIMeco), della presenza di specifici inquinanti e delle condizioni idromorfologiche che caratterizzano l’ecosistema acquatico. Lo stato chimico è definito sulla base degli standard di qualità dei microinquinanti individuati dal D.M. 260/10, cioè sostanze potenzialmente pericolose, che presentano un rischio significativo per o attraverso l’ambiente acquatico.

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Lo stato chimico dei corsi d’acqua è definito sulla base degli standard di qualità dei microinquinanti individuati dal D.M. 260/10, cioè sostanze potenzialmente pericolose, che presentano un rischio significativo per o attraverso l’ambiente acquatico. Queste sostanze vengono classificate come vengono classificate come prioritarie (1,2 Dicloroetano, Alachlor, Atrazina, Benzene, Chlorpiriphos, Clorfenvinfos, Dietilesilftalato, Diclorometano, Diuron, Fluorantene, Isoproturon, Naftalene, Nichel, Ottilfenolo, Pentaclorofenolo, Piombo, Simazina, Triclorobenzeni, Triclorometano, Trifluralin), pericolose prioritarie (4-Nonilfenolo, Cloro Alcani, Antracene, Benzo(a)pirene, Benzo(b+k)fluorantene, Benzo(ghi)perilene, Indeno(123-cd)pirene, Cadmio, Endosulfan, Esaclorobenzene, Esaclorobutadiene, Esaclorocicloesano, Mercurio e Pentaclorobenzene) e altre sostanze (4-4' DDT, DDT totale, Aldrin, Dieldrin, Endrin, Isodrin, Tetracloroetilene, Tetracloruro di carbonio e Tricloroetilene).

La procedura di calcolo prevede il confronto tra le concentrazioni medie annue dei siti monitorati nel periodo 2010-2013 e gli standard di qualità ambientali (SQA-MA). Nel periodo 2010-2013, il 94% dei corpi idrici monitorati ha presentato uno Stato Chimico Buono.

8. QUALITA’ A LIVELLO COMUNALE Per il territorio comunale, il monitoraggio dei microinquinanti ha dato i seguenti risultati relativi all’anno 2011:

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Lo stato ecologico viene valutato principalmente sulla base della composizione e abbondanza degli elementi di qualità biologica (EQB), dello stato trofico (LIMeco), della presenza di specifici inquinanti e delle condizioni idromorfologiche che caratterizzano l’ecosistema acquatico.

Lo Stato Ecologico dei corpi idrici ai sensi del D.Lgs. 152/2006, è un descrittore che considera la qualità della struttura e del funzionamento degli ecosistemi acquatici. Gli organismi che vivono nei corsi d’acqua sono considerati l’elemento dominante per comprendere lo stato del corpo idrico. La normativa prevede una selezione degli EQB da monitorare nei corsi d’acqua sulla base degli obiettivi e della valutazione delle pressioni e degli impatti: gli EQB monitorati nel periodo 2010-2013 nei corsi d’acqua del Veneto sono: macroinvertebrati, macrofite e diatomee.

Allo scopo di permettere una maggiore comprensione dello stato e della gestione dei corpi idrici, oltre agli EQB sono monitorati altri elementi “a sostegno”: Livello di Inquinamento da macrodescrittori (LIMeco) e inquinanti specifici non compresi nell’elenco di priorità (rispetto degli SQA-MA Tab. 1/B, allegato 1, del DM 260/10).

Per lo stato ecologico, la qualità, espressa in cinque classi, può variare da Elevato a Cattivo. I giudizi peggiori (Scadente e Cattivo) sono determinati solo dagli indici EQB, mentre l’attribuzione dello stato Elevato va confermata attraverso indagini idromorfologiche, con l’attribuzione dell’Indice di Qualità Morfologica (IQM) e dell’Indice di Alterazione del Regime Idrologico (IARI).

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La qualità morfologica è una componente di supporto alla classificazione dei corpi idrici superficiali fluenti che diventa fondamentale per i corpi idrici che risultano di qualità elevata. L’Indice di Qualità Morfologica (IQM) è un metodo parametrico che valuta se le attività antropiche influenzano la naturale evoluzione di un corso d'acqua. La valutazione dello stato morfologico viene effettuata considerando la “funzionalità” geomorfologica, l’artificialità e le variazioni morfologiche, che insieme concorrono alla formazione dell’indice. La qualità, espressa in cinque classi, può variare da Elevato a Cattivo, mentre quando contribuisce alla determinazione dello Stato Ecologico dei corpi idrici fluviali viene distinta in due sole classi: “Elevato” e “Non Elevato”.

Nel periodo 2010-2013, circa il 35% dei corpi idrici naturali monitorati presenta uno Stato Ecologico Elevato (5%) o Buono (31%). Le classi migliori (Elevata e Buona) sono state riscontrate in oltre la metà dei corpi idrici del bacino del Piave, Adige e Brenta mentre i corpi idrici che non raggiungono lo Stato Ecologico Buono sono stati riscontrati in prevalenza nel bacino del Po, nel bacino scolante nella laguna di Venezia, nel bacino del Lemene e nel Fissero Tartaro Canal Bianco.

Per valutare la qualità dell’acqua nei corsi d’acqua a livello comunale, sono stati presi in considerazione i risultati del Livello di Inquinamento dei Macrodescrittori (LIM) e il Livello di Inquinamento dei Macrodescrittori per lo stato ecologico (LIMeco).

L'indice LIM, utilizzato per la determinazione dello stato ambientale, considera i valori di 75° percentile di ossigeno disciolto, BOD5, COD, azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo ed Escherichia coli. Per ciascun parametro, indicatore delle pressioni ambientali, viene individuato un livello di inquinamento ed un corrispondente punteggio che è tanto più elevato quanto minore è il livello di inquinamento. Sommando i punteggi dei sette macrodescrittori si ottiene il LIM, che può assumere valori compresi tra il livello 1 (inquinamento minore, colore azzurro) e il livello 5 (inquinamento peggiore, colore rosso).

Il calcolo dell'indice LIM si basa sul D.Lgs. 152/1999 ora abrogato, ma si continua a determinarlo al fine di garantire una continuità rispetto alle classificazioni precedenti e permettere l’individuazione di un trend di lungo periodo.

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Nel 2014, il 65% delle stazioni della rete di monitoraggio ARPAV ha presentato un valore di LIM corrispondente ad un livello Buono o Elevato.

Nella stazione di monitoraggio 453 a Gaiarine i dati registrati sono

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riportati nella tabella sottostante. I valori corrispondono al livello 2, buono.

La media dei valori di LIM registrati dalla stazione nel periodo precedente (2000-2010) era stata di 280, per cui si evidenzia un netto miglioramento della situazione.

Tra i parametri considerati nel calcolo del LIM, particolarmente importante per il territorio risulta essere la concentrazione di nitrati, in quanto tutto il territorio comunale considerato vulnerabile ai nitrati di origine agricola ai sensi della Direttiva 91/271/CEE e DGRV n.2439/2007.

La concentrazione dei nitrati nelle acque superficiali è un parametro importante ai fini della tutela dei corpi idrici, poichè i nitrati rappresentano uno degli inquinamenti più diffusi nel territorio. I

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nitrati derivano sia da fonti di inquinamento diffuse che da fonti puntuali, la fonte prevalente è il comparto agro-zootecnico in cui i nitrati vengono utilizzati sui terreni agricoli come fertilizzanti; altre fonti sono l’ossidazione degli scarichi di reflui civili e il dilavamento di superfici impermeabili urbane.

L'indicatore considerato per esprimere la qualità delle acque nei confronti dei nitrati, mostra la concentrazione rilevata nei diversi bacini idrografici del Veneto e il valore di concentrazione annuale relativo al periodo 2002-2014, espresso come 75° percentile in mg/litro. Nel complesso la situazione per i bacini idrografici nel 2014 risulta soddisfacente poiché il 75° percentile si attesta quasi sempre al di sotto di 22,1 mg/l, corrispondente alla soglia superiore del livello 3 (in una scala che va da 1, livello migliore, a 5 livello peggiore); anche il limite di 50 mg/l di NO3 -previsto D.M. 260/10 per le acque superficiali destinate alla potabilizzazion-e viene sempre rispettato con un ampio margine. I bacini che presentano concentrazioni maggiori di nitrati sono quelli del Fissero-Tartaro-Canal Bianco, del Fratta-Gorzone e del Sile, seguiti dal Bacchiglione, dal bacino scolante in laguna di Venezia e dal Livenza; in misura minore quelli del Brenta, del Po e della pianura tra Livenza e Piave.

Per il territorio di Gaiarine non emergono particolari criticità legate alla concentrazione di nitrati nelle acque, anche perchè il carico zootecnico, principale fonte di possibile impatto, è assai limitato.

L'indice LIMeco, introdotto dal D.M. 260/2010, è un descrittore dello stato trofico del fiume, che considera quattro parametri: tre nutrienti (azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo totale) e il livello di ossigeno disciolto espresso come percentuale di saturazione.

La qualità, espressa in cinque classi, può variare da Elevato a Cattivo. Per la determinazione dello Stato Ecologico l’indice LIMeco non scende sotto il livello Sufficiente.

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Come si vede dall’immagine precedente, nel quadriennio 2010-2013, il 48% dei corpi idrici monitorati presenta un valore di LIMeco corrispondente a una classe di qualità Buona o Elevata.

Nella stazione di monitoraggio 453 a Gaiarine i dati registrati sono riportati nella tabella sottostante. I valori corrispondono al livello 2 buono, per l’anno 2010 e al livello 1 elevato per l’anno 2011.

9. ACQUE SOTTOSUPERFICIALI

La zona considerata si trova a sud del limite meridionale della fascia delle risorgive, dove il sistema multifalde tipico della pianura è ancora modesto e poco sviluppato. Il primo acquifero freatico si trova nei livelli sabbiosi e ghiaiosi-sabbiosi-limosi che si registrano nei primi metri dal piano campagna, e presenta uno spessore che varia in base alla geometria dei livelli permeabili superficiali presenti nel sottosuolo del territorio comunale. La superficie freatica è risultata collocata ad una profondità media dal piano campagna di 1,80 m (valore massimo 4,28 m e valore minimo 0,68 m) in un periodo con livelli di falda intermedi.

10. QUALITÀ DELLE ACQUE SOTTOSUPERFICIALI

La qualità delle acque sottosuperficiali è legata alla sua qualità chimica ed alla concentrazione di nitrati presenti.

La qualità chimica delle acque sotterranee può essere influenzata sia dalla presenza di sostanze inquinanti attribuibili principalmente ad attività antropiche, sia dalla presenza di sostanze di origine naturale (ad esempio ione ammonio, ferro, manganese, arsenico,…) che possono compromettere gli usi pregiati della risorsa idrica. La qualità dell’acqua viene classificata come buona se tutte le sostanze sono presenti in concentrazioni inferiori agli standard numerici riportati nel DLgs 30/2009. Questo indicatore si differenzia dallo stato chimico che, secondo la normativa, deve tener conto della sola componente

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antropica delle sostanze indesiderate trovate, una volta discriminata la componente naturale attraverso la quantificazione del suo valore di fondo naturale.

Gli standard di qualità (definiti a livello europeo) e i valori soglia (definiti a livello nazionale) per le acque sotterranee sono riportati nel DLgs 30/2009 (tabella 2 e tabella 3, Allegato 3).

Nel 2014 la valutazione della qualità chimica dell’acqua da parte di ARPAV ha interessato 282 punti di monitoraggio, dei quali il 62% non presentano alcun superamento degli standard numerici individuati dal DLgs 30/2009 e sono stati classificati con qualità buona, il 38% mostrano almeno una non conformità e sono stati classificati con qualità scadente. Il maggior numero di superamenti dei valori soglia è dovuto alla presenza di inquinanti inorganici prevalentemente di origine naturale, principalmente ione ammonio e all’arsenico. Per le sostanze di sicura origine antropica le contaminazioni riscontrate più frequentemente e diffusamente sono quelle dovute a: composti organo- alogenati e nitrati. In pochi casi sono state riscontrate contaminazioni da pesticidi e clorobenzeni.

La distribuzione dei superamenti nel territorio regionale evidenzia una netta distinzione tra le tipologie di inquinanti presenti a monte ed a valle della del limite superiore della fascia delle risorgive; infatti, nell’acquifero indifferenziato di alta pianura la scarsa qualità è dovuta soprattutto a nitrati, pesticidi e composti organo alogenati, mentre negli acquiferi differenziati di media e bassa pianura a sostanze inorganiche e metalli.

Estratto della mappa regionale dei superamenti degli standard numerici del DLgs 30/2009. Anno 2014

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Il superamento del valore standard nei pressi di Gaiarine è da attribuirsi alle elevate dotazioni di ammoniaca, ferro e manganese, riconducibili a dotazioni di fondo del suolo.

Anche la concentrazione di nitrati nelle acque sotterranee riflette l’importanza relativa e l’intensità delle attività agricole sui corpi idrici sotterranei. La “direttiva nitrati” (91/676/CEE) fissa a 50 mg/l la concentrazione oltre la quale le acque sotterranee sono da considerarsi inquinate da nitrati; il valore limite di nitrati è pari a 50 mg/l anche per le direttive “acque sotterranee” (2006/118/CE) e “acque potabili” (98/83/CE).

Come in precedenza evidenziato, la distribuzione spaziale delle concentrazioni medie annue evidenzia nel sistema differenziato di bassa pianura i nitrati risultano praticamente assenti nelle falde confinate (meno vulnerabili all'inquinamento, dove i composti di azoto si ritrovano nella forma di ione ammonio), mentre possono presentare concentrazioni elevate nella falda freatica superficiale, posta a pochi metri dal piano campagna e quindi altamente vulnerabile. La mappa Regionale sotto riportata conferma le precedenti affermazioni.

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Mappa regionale della concentrazione media annua di nitrati, anno 2014

Anche nel caso delle acque sotterranee, per il territorio di Gaiarine non emergono particolari criticità, per le stesse motivazioni evidenziate per le acque superficiali.

11. QUALITÀ DELLE ACQUE POTABILI All’interno del territorio del Comune di Gaiarine non sono attualmente presenti pozzi o sorgenti ad uso idropotabile pubblico.

Per quanto riguarda i nitrati, la normativa di riferimento (D.lgs. 31/01) prevede che la concentrazione nelle acque che fuoriescono dai rubinetti, utilizzati per il consumo umano, non deve superare i 50 mg/l.

Il Comune di Gaiarine evidenzia concentrazioni inferiori a 5 mg/l.

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SUOLO

12. ASPETTI PEDOGEOMORFOLOGICI Dal punto di vista morfologico, il Comune di Gaiarine si colloca a limitata distanza a sud del versante meridionale dell’altopiano del Cansiglio, nella bassa pianura veneto-friulana, a sud del limite meridionale della fascia delle risorgive, subito ad ovest della bassura che accompagna il corso del fiume Livenza.

Gran parte della superficie si è formata nel Quaternario, in epoca tardoglaciale, quando, a causa dell’aumento delle temperature, un ramo del ghiacciaio del Piave, che giungeva in pianura formando le colline moreniche di , ha cominciato ad arretrare dando origine a correnti fluviali che raccoglievano le acque di fusione ad alta energia e con notevole capacità di trasporto. In epoca successiva la piana formatasi è stata solo marginalmente rimarginata dalla deposizione di materiale trasportato dai corsi d’acqua prealpini e di risorgiva.

Il territorio comunale può essere suddiviso in due parti principali:

 verso ovest sono presenti terreni la cui morfologia è caratterizzata da locali dossi fluviali e da depressioni connesse con i principali corsi d’acqua. I suoli sono prevalentemente

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argilloso-limoso-sabbiosi superficialmente, localmente ghiaiosi più in profondità, per limitato spessore;

 verso est si trova, invece, la bassura che accompagna il corso del Livenza, dove la morfologia dei terreni evidenzia antiche tracce di erosione fluviale, locali dossi e importanti opere idrauliche di difesa. I terreni sono prevalentemente argilloso- limoso-sabbioso-torbosi.

L’estratto dela carta geomorfologica sopra riportata evidenzia che l’allevamento si trova all’interno di un antico dosso fluviale.

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Dall’estratto della carta geolitologica sopra riportato si evidenzia che l’allevamento ricade all’interno dei depositi alluvionali, fluvioglaciali e tessitura prevalentemente limo-argillosa.

Nella carta dei suoli della Provincia di Treviso, prodotta da ARPAV, i terreni su cui insiste l’allevamento vengono così classificati:

 Distretto P, pianura alluvionale del fiume piave a sedimenti estremamente calcarei;

 Sovraunità di paesaggio P3, denominata Bassa pianura antica (pleni-tardiglaciale) del Piave;

 P3 bassa pianura antica (plenitardiglaciale) con suoli decarbonati e con accumulo di carbonati negli orizzonti profondi;

 P3.3 LUT1/BOI1 depressioni della pianura alluvionale, costituite

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prevalentemente da argille e limi.

I suoli LUT1/BOI1 sono suoli da moderatamente profondi a profondi, privi di scheletro, a tessitura fine, molto calcarei in superficie ed estremamente calcarei in profondità (spesso con la presenza di un orizzonte di rideposizione del Carbonato di Calcio, localmente chiamato “Caranto”), con drenaggio da mediocre a lento e permeabilità da moderatamente bassa a bassa e tendenza a fessurare durante la stagione estiva. La falda è molto profonda.

A causa delle caratteristiche geopedologiche, la capacità protetiva dei suoli nei confronti della falda è alta, mentre la permeabilità risulta bassa.

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13. ASPETTI IDROGEOLOGICI Tutto il Comune è posto a sud della fascia delle risorgive (il cui limite meridionale corre circa in corrispondenza del confine nord del Comune).

Nel sottosuolo dell’area è localizzata una falda freatica di spessore abbastanza contenuto, la cui superficie si colloca a profondità modesta dal piano campagna (profondità media dal piano campagna di 1,80 m). La distribuzione della profondità della superficie freatica dal piano campagna, varia nel territorio in esame in funzione della localizzazione rispetto alle zona di alimentazione e di drenaggio, della situazione topografica locale ed alla morfologia; il valore massimo (4,28 m) è stato registrato in prossimità del corso del Livenza, il minimo (0,68 m) a nord di Francenigo.

La morfologia di falda (regolare e disposta con direzione generale NNE- SSW) e le direzioni di deflusso (normali alle curve isofreatiche con un flusso generale da WNW a ESE), evidenziano chiaramente una importante azione di drenaggio esercitata nell’area dal corso del Livenza.

Nelle porzioni sud-est e sud Comune, dove si situa l’allevamento, sopra il primo acquifero vi è uno spessore variabile di terreni impermeabili che confina in maniera limitata la superficie della prima falda, dandole caratteri di acquifero semiconfinato.

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L’allevamento è situato in un’area con profondità della superficie freatica dal piano di campagna compresa tra 2 e 5 metri.

SISTEMA BIOLOGICO

14. ASPETTI VEGETAZIONALI L’emergenza vegetazionale di maggior valore presente all’interno del Comune è rappresentato dal Bosco di Gaiarine (SIC/ZPS). Si tratta di una fustaia disetanea, completata da un'area esterna -di superficie di circa un ettaro- interessata da un impianto di rimboschimento.

Le specie arboree maggiormente rappresentate sono: le farnia (Quercus robur), il carpino bianco (Carpinus betulus), il frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa), l’acero oppio (Acer campestre) e l’olmo comune (Ulmus minor). La flora erbaceo-arbustiva è tipicamente microterma; in particolare si tratta di una delle poche stazioni planiziali venete dove si possano rinvenire il also Pistacchio (Staphylea pinnata) e la dafne

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mezereo (Daphne mezereum). La composizione floristica è completata da anemone bianca (Anemone nemorosa), anemone giallo (Anemone ranunculoides), colchico d'autunno (Colchicum autumnale), elleboro verde (Helleborus viridis), campanelle comuni (Leucojum vernum), platantera comune (Platanthera bifolia), sigillo di Salomone maggiore (Polygonatum multiflorum), pervinca minore (Vinca minor).

Altre emergenze vegetazionali significative presenti nel territorio comunale sono rappresentate dalla vegetazione idrofita dei corsi d’acqua; dalla vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea igrofila di sponda; dalla vegetazione erbacea e arbustiva igrofila ripariale; dai boschetti di latifoglie igrofili; dai boschetti di latifoglie mesofili; dai relitti di boschi planiziali; dai parchi e giardini (vegetazione sinantropica, legata alla presenza dell’uomo); dai prati stabili; dalle cave senili parzialmente rinaturalizzate.

Nelle zone rurali l’elemento di maggior interesse è dato dalla vegetazione verticale rurale. Nelle aree dove l’integrità della maglia poderale e la ricchezza del reticolo idrografico superficiale hanno permesso la conservazione della fitta trama di siepi campestri, si trovano specie arboree proprie delle stazioni mesofile od igrofile, quali la farnia, l’acero campestre, l’olmo campestre, il salice bianco, il pioppo nero, l’ontano nero, il platano nello strato arboreo. Nelle aree dove la pressione antropica è risultata maggiore, soprattutto a causa del modello diffuso delll’urbanizzazione, si è avuta una rarefazione della vegetazione campestre, progressivamente sostituita nelle zone di espansione urbana da specie alloctone.

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La Carta degli Ambiti agricoli (allegata al PAT comunale) -di cui è stato riportato uno stralcio- evidenzia come l’allevamento si trovi all’interno di un ambito caratterizzato da “spazi aperti con buona integrità fondiaria e scarsa dotazione di verde verticale”, al confine – a nord-ovest- con un ambito caratterizzato da “paesaggio rurale con edificato sparso e buona dotazione di siepi campestri”.

La vegetazione coltivata è rappresentata per la maggior parte da colture estensive o collegate all’allevamento zootecnico. Una buona diffusione ha anche la viticoltura mentre marginali risultano la frutticoltura e l’orticoltura.

Nel dettaglio si ha la seguente ripartizione (Fonte: Rela zione agronomica PAT Comune di Gaiarine):

L’allevamento si situa in un’area dove sono presenti principalmente vigneti e seminativi, con la presenza di alcune superfici a prato e incolti, come evidenziato dall’estratto della carta dell’Uso del suolo. Non si rileva, invece, la presenza di gruppi arborei e/o filari.

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15. ASPETTI FAUNISTICI

All’interno del Piano Faunistico-venatorio della Provincia di Treviso l’ambito territoriale considerato ricade all’interno dell’ATC 05. Nel territorio comunal sono presenti Zone di Ripopolamento e Cattura, che però non interessano in alcun modo l’allevamento e l’area di influenza dello stesso.

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All’interno del territorio comunale la presenza di aree di pregio faunistico è legata soprattutto ai due ambiti Natura 2000: “Bosco di Gaiarine” (SIC/ZPS IT3240016) e “Ambito fluviale del Livenza” (ZPSIT3240013). Anche le aree umide (ex cave senili) e l’ambito golenale del Livenza rivestono grande importanza per la valenza faunistica.

L’ambito più prossimo all’allevamento –situato comunque al di fuori dell’area d’influenza dello stesso- è il “Bosco di Gaiarine”, al cui interno è presente una ricca comunità di uccelli, tra cui il picchio verde (Picus viridis), lo sparviere (Accipiter nisus), il colombaccio (Columba palumbus), la ghiandaia (Garrulus glandarius), l’allocco (Strix aluco). La componente faunistica del sito è completata da anfibi tra cui l'ululone dal ventre giallo (Bombina variegata) e la rana di Lataste (Rana latastei); mammiferi, tra cui il più interessante è il tasso (Meles meles) e invertebrati, tra i quali è significativa la presenza del cervo volante (Lucanus cervus).

Al di fuori delle aree protette sopra menzionate, gli ambiti di maggior interesse corrispondono alle zone caratterizzate da maggior permeabilità biologica, tra le quali assumono grande importanza le zone agricole integre, specialmente se dotate di siepi e prati.

Gli spazi coltivati, com'è avvenuto in tutta la Pianura padana, hanno subito nel corso del tempo profonde trasformazioni. Spesso, infatti, il paesaggio vegetale, caratterizzato da una apparente omogeneità fisionomica, è rappresentato da una vasta estensione di monocolture agrarie, costituite principalmente da seminativi e, in misura minore, da fruttiferi e vigneti. La composizione della fauna risulta notevolmente influenzata dalla presenza e dall’azione umana, sia a livello diretto

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che indiretto. La fauna maggiormente presente nel territorio è rappresentata, quindi, dalla fauna tipica degli ambienti coltivati:

Mammiferi: le specie di mammiferi individuate frequentano in preferenza gli ambienti di margine costituiti da siepi, filari, zone abitate e incolti, piuttosto che i coltivi veri e propri. Tra questi, il riccio (Erinaceus europaeus) e la talpa (Talpa europea) si trovano per lo più negli spazi naturali ai margini dei campi coltivati, assieme al topolino domestico (Mus domesticus), che oltre alle abitazioni e ai magazzini, frequenta le aree coltive. La nutria (Myocastror corpus) è molto diffusa ed è causa di notevoli disagi per gli agricoltori. Altra specie molto comune è la lepre europea (Lepus europaeus). Negli ambienti di margine delle colture e le aggregazioni pseudonaturaliformi di cespugli e alberi si trovano il moscardino (Muscardinus avellanarius), il toporagno d’acqua (Neomys fodiens), la puzzola (Mustela putorius) e il tasso (Meles meles). Queste ultime specie sono da considerare buoni indicatori ambientali. Per quanto riguarda i chirotteri, l’ambiente risulta scarsamente idoneo alla loro vita a causa soprattutto dell’assenza di rifugi naturali e delle abitudini ecologiche di questi mammiferi.

Anfibi e rettili: non sono molto rappresentati, in considerazione del fatto che l’attività di coltivazione e le sistemazioni idrauliche tendono a ridurre gli ambienti favorevoli alla loro proliferazione. Tra gli anfibi sono presenti: il rospo smeraldino (Bufo viridis), il rospo comune (Bufo bufo), la raganella italica (Hyla intermedia), la rana di Lataste (Rana latastei) e l’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata). Queste ultime due specie risultano particolarmente significative come indicatori ecologici. Fra i rettili si possono segnalare la lucertola muraiola (Podarcis muralis); l’orbettino (Anguis fragilis), il colubro liscio (Coronella austriaca), il ramarro (Lacerta viridis + bilineata), e il biacco (Coluber viridiflavus).

Invertebrati: tra gli invertebrati particolarmente significativa è la presenza del cervo volante (Lucanus cervus).

Uccelli: viene ripreso lo studio riportato nella VAS allegata al PAT comunale, che attraverso due tabelle riporta la lista delle specie nidificanti all’interno del comune e nei territori limitrofi, nonché il Trend di presenza tra il 1983-1988 e il 2003-2006, entrambi tratti dall’Atlante uccelli nidificanti della Provincia di Treviso, 2007. Sempre in base alle informazioni riportate nell’Atlante uccelli nidificanti, 2007, nelle tabelle, le specie indicate con un asterisco (*) sono quelle potenzialmente minacciate, mentre le specie considerate come indice di qualità ambientale sono indicate in grassetto. I valori numerici, infine, indicano la distribuzione delle specie e vanno da un valore massimo di 3 (distribuzione alta) ad un valore minimo di 0 (assente).

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16. BIODIVERSITÀ E VALORE ECOLOGICO DEL TERRITORIO

Nel territorio comunale non sono presenti riserve o parchi naturali.

Il territorio comunale è, invece, interessato da due siti Rete Natura 2000: il S.I.C./Z.P.S. “Bosco di Gaiarine” (codice IT3240016) e il S.I.C. “Ambito fluviale del Livenza” (codice IT3240013), che interessa il confine orientale del territorio comunale.

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Nessuno dei due Siti è interessato dalla presenza dell’allevamento; il piu vicino risulta comunque essere il S.I.C./Z.P.S. “Bosco di Gaiarine”.

Il bosco di Gaiarine è rappresentato dal solo habitat Foreste di caducifoglie e viene così descritto nel relativo formulario:

Altre caratteristiche sito: relitto delle selve di querce insediatesi nell'ultimo post-glaciale; bosco planiziale misto, ceduo.Frammento di bosco planiziale a prevalenza di Quercus robur, Carpinus betulus, Fraxinus oxycarpa, Fraxinus ornus e Ulmus minor (Carpino-Quercetum roboris, Carpinion illyricum).

Qualità e importanza: ecosistema isolato, molto diverso dalle aree circostanti fortemente antropizzate.

Vulnerabilità: forte isolamento dell'habitat, inserito in un contesto fortemente antropizzato. Disboscamento e coltivazioni.

Oltre che dai due siti comunitari (aree nucleo), il territorio comunale di Gaiarine è interessato anche dalla presenza di altri elementi della Rete ecologica provinciale, come risulta dall’estratto della carta della rete ecologica del PTCP.

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Si tratta di corridoi ecologici principale e secondario, stepping zone, aree di connessione naturalistica–aree di completamento e aree di connessione naturalistica–fascia tampone. L’allevamento è circondato da aree di connessione naturalistica–fascia tampone, della quale, tuttavia, non fa parte.

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PATRIMONIO PAESAGGISTICO, CULTURALE, ARCHITETTONICO E ARCHEOLOGICO

Il patrimonio cuturale, architettonico, archeologico e paesaggistico di un territorio è sempre legato alla sua storia. Le vicende storiche di Gaiarine vengono di seguito sintetizzate a partire delle informazioni storiche riportate nel sito web del Comune.

Il nome Gaiarine ha origini germaniche e il suo significato si può interpretare come "luogo dei boschi chiusi".

Le prime tracce di insediamenti abitativi in zona, vengono fatte risalire all'età neolitica grazie ai reperti in pietra e ceramica, rinvenuti nella zona dei Palù, al confine tra i comuni di , , Sacile e Gaiarine. Sempre a quest'epoca risalgono anche altri particolari resti, detti Mutere, forse tumuli tombali o fortificazioni sparse in vari punti della pianura, delle quali due sono ancora visibili, una a Campomolino, l'altra a Francenigo, vicino alle sponde della Livenza.

Durante l'età romana il territorio gaiarinese fece parte dell'Agro di Opitergium, che comprendeva gran parte del settore orientale dell'attuale provincia di Treviso ed era stato sottoposto alla centuriazione da parte dei romani. Attualmente nel comprensorio gaiarinese rimangono solo scarsi resti della centuriazione: di quella romana si ritrovano alcune tracce lungo alcuni fossati nella località di Calderano, di quella cenedese nella zona nord orientale di Gaiarine.

In età tardoantica e nell'epoca medievale, il comprensorio gaiarinese fu controllato dai longobardi, che tuttavia non modificarono l'assetto territoriale precedente.

Il paesaggio cominciò a modificarsi notevolmente in epoca tardomedievale, soprattutto ad opera di grandi organizzazioni monastiche che attuarono una riforma fondiaria, con frazionamento dei poderi, spesso lavorati in affitto, che venivano però coltivati con tecniche innovative, anche attraverso lo sfruttamento della ricca rete idrica, con la costruzione di canali irrigui e mulini. Le terre incolte, i pascoli e i boschi erano accessibili a tutto il popolo, che poteva cacciare, raccogliere frutti, far pascolare il bestiame e raccogliere legna.

Sul finire del Trecento Gaiarine venne inglobata all'interno della Repubblica di Venezia, che riorganizzò anche l'assetto amministrativo e territoriale di tutta la nuova area conquistata; il riassetto territoriale divenne più forte nel cinquecento quando, a causa dell’incremento demografico che richiedeva maggiori derrate agricole, per avere a disposizione più terreni coltivabili, vennero bonificati un gran numero di paludi ed acquitrini. In seguito a lunghi periodi di guerre il tracollo finanziario obbligò la Serenissima alla vendita delle terre demaniali che, poste a bosco o a pascolo, erano in usufrutto alle comunità rurali. Nel comune di Gaiarine si trattava di circa 1.200

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campi, che si localizzavano in parte nel grande Palù di Francenigo, attraversato dal torrente Aralt, ai confini con Orsago e Cordignano e in parte nell'area del bosco della Vizza, tra Campomolino e Gaiarine, sino al limite del fiume Resteggia. La maggioranza degli appezzamenti venne acquistata dai nobili veneziani.

La messa a coltura di questi terreni demaniali, soprattutto a mais e vite, fu determinante nel modificare il paesaggio, in quanto vennero bonificate terre paludose, abbattuti ettari di bosco e realizzate nuove opere di irrigazione e svariati mulini. La proprietà terriera si accentrò nelle mani di pochi e facoltosi possidenti, che iniziarono ad edificare ville, attorno alle quali sorsero poi i centri urbani e che in parte si possono ancora rinvenire nel territorio di Gaiarine. Nella campagna gli edifici erano, invece, sparsi e rappresentati di solito da lunghi casoni in muratura, con tetti di coppi e paglia; anche questi, in alcuni casi, ancora presenti. Nell'Ottocento, sotto il dominio austriaco, furono messe in vendita gli ultimi terreni demaniali e i boschi vennero ulteriormente abbattuti. Nel frattempo furono realizzate anche importanti infrastrutture: fu conclusa la strada che conduceva da Portobuffolè a Sacile ed eretto un ponte sul Livenza tra Francenigo e San Giovanni di Livenza. Nelle mappe della Kriegskarte, redatta da Anton Von Zach nel 1798 si nota come il bosco di Gaiarine, ora relitto, si estendeva su una superficie di oltre 100 ettari.

Dopo un periodo di profonda crisi economica, con l'Unità d'Italia, le cose iniziarono lentamente a migliorare: Gaiarine fu inglobata nella provincia di Treviso e nel distretto coneglianese, e ne derivarono miglioramenti nel sistema sociale ed infrastrutturale.

Nel Novecento iniziò a sorgere l’industria del mobile, che tuttora caratterizza l’economia locale.

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17. GLI AMBITI DI PAESAGGIO E LE CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO AGRARIO

Il concetto di Paesaggio, la cui tutela è considerata fondamentale già nella Costituzione italiana, ha subito notevoli modifiche nel tempo, fino ad arrivare alla definizione contenuta nella Convenzione Europea del Paesaggio di Firenze: “Paesaggio: designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni (percezioni immateriali quali valori, significati), il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali (ambiente) e/o umani (società) e dalle loro interrelazioni (art.1 – Definizioni), ripresa nei suoi contenuti dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio (così come modificato dal Dlgs 157/2006). Il significato innovativo di questa concezione di paesaggio risiede nell’importanza della percezione, da parte delle popolazioni, di alcuni elementi che caratterizzano un determinato paesaggio e lo rendono riconoscibile e diverso dagli altri. Ancora, altrettanto innovativo, è il concetto fondamentale che, ai fini del riconoscimento dei valori paesaggistici, il territorio deve essere considerato non solo per i suoi ambiti d’eccezionale valore ma nel suo complesso, come luogo di ricomposizione delle diverse tematiche, da quella ambientale a quella territoriale, da quella urbana a quella delle aree agricole, dalle infrastrutture ai manufatti architettonici, cioè come un insieme di paesaggi reali, definiti “paesaggi della normalità”.

Pertanto una analisi paesaggistica del territorio richiede sempre di considerare diversi aspetti, tra loro spesso sovrapposti, che rappresentano i caratteri identitari dei luoghi e testimoniano i segni e l’impronta dei paesaggi storici: le ville con i parchi e le abitazioni padronali rurali, la viabilità poderale di impianto storico; le opere ed i manufatti della bonifica storica; il fiume Livenza ed i suoi affluenti; il relitto di bosco planiziale; la mutera; gli opifici di impianto storico.

AMBITI DI PAESAGGIO

Nel PATI vengono definite le unità di paesaggio, per ognuna delle quali vengono descritte peculiarità e criticità, con l’obiettivo di perseguire l’incentivazione della qualità paesaggistica, potenziando e riqualificando gli elementi di pregio ed eliminando o mitigando gli elementi detrattori. I diversi ambiti paesaggistici, ai quali è associato un differente valore percettivo, sono identificati in funzione della presenza di elementi identitari e tradizionali e di elementi di disturbo, definiti detrattori visivi, in quanto impattanti ed estranei al contesto.

Gli elementi discriminanti sono la presenza di edificato sparso, la densità della vegetazione verticale, la presenza di caratteri identitari o tradizionali (baulatura degli appezzamenti, rete idraulica minore, etc.), la presenza di elementi di disturbo.

Nel territorio di Gaiarine sono individuabili i seguenti ambiti, tra quelli individuati nel PATI:

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NTA PATI, art. 46 - paesaggio

Nelle zone di media e bassa pianura, come quella in esame, gli elementi che hanno maggiormente lasciato l’impronta sull’odierno assetto paesaggistico sono: la morfologia fluviale (argini, paleoalvei, terrazzi fluviali) la bonifica storica; la bonifica idraulica; la costruzione delle ville venete; gli edifici rurali con valenza tipologica.

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esempio di casone nella zona di Albinia

Nel territorio comunale sono, inoltre, presenti sette corsi d’acqua sottoposti a vincolo paesaggistico D. Lgs. 42/2004: fiume Livenza, decisamente il più importante e che scorre lungo il confine regionale (codice 272); fiume Resteggia che scorre lungo il confine meridionale del territorio comunale (codice 331); ruio Zigana che attraversa in direzione ovest- est il territorio per andare a confluire nel Livenza (codice 337); fossa Albinella che confluisce anch’essa nel Livenza (codice 338); torrente Aralt e fosso Gravon (codice 340); fosso Raltin (codice 342); fossa Biuba (codice 344).

E’ inoltre presente una zona sottoposta a vincolo paesaggistico - zone boscate D. Lgs. 42/2004, che coincide con il bosco di Gaiarine.

IL PAESAGGIO AGRARIO

Il paesaggio agrario è un tipo di paesaggio che può essere definito come “la forma che l’uomo, nel corso e ai fini delle proprie attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale.” (Sereni, 1961). In quest’ottica, la qualità del paesaggio agrario non può essere definita solo per il suo valore estetico, ma rappresenta “un elemento fondamentale dell’identità culturale, un importante valore aggiunto delle produzioni tipiche, un elemento fondamentale per il turismo rurale e per i servizi del paesaggio, ma anche l’espressione di una grande biodiversità di spazi e di specie creata con l’opera dell’uomo nei secoli, che conferisce un particolare valore ai paesaggi italiani in ambito mondiale” (Piano Strategico Nazionale relativo alla Programmazione dello Sviluppo Rurale 2007-2013 - gruppo di lavoro “Paesaggio”). In quanto “paesaggio produttivo” il paesaggio rurale è contraddistinto da elementi propri che lo identificano e lo caratterizzano e che stanno alla base delle sue strategie di analisi.

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Il paesaggio rurale deve le sue caratteristiche al costante intervento dell’uomo ed è soggetto a trasformazioni conseguenti a modificazioni della redditività dei fattori produttivi impiegati in agricoltura.

Un ambito di paesaggio agrario di particolare pregio all’interno del Comune di Gaiarine sono i palù, posti ad ovest del centro abitato di Francenigo, lungo il corso del fiume Aralt. I palù sono antiche aree paludose, successivamente bonificate attraverso l’opera di sistemazione idraulica intrapresa dai frati Benedettini che si insediarono nell’area verso il 1100. La bonifica ha richiesto la costruzione di un fitto reticolo di corsi d’acqua, generalmente di risorgiva, con funzione di regimazione idraulica. Tra i fossati si estendono campi coltivati ancora oggi utilizzati e produttivi.

L’integratà del paesaggio agrario è stata sempre più minacciata dalla pressione insediativa, che ha determinato la presenza crescente di detrattori visivi, quali: gli elettrodotti ad alta tensione, gli impianti di depurazione delle acque reflue, gli allevamenti zootecnici industriali.

Attualmente gli elementi che maggiormente interferiscono negativamente sul paesaggio agrario sono: le frange urbane, con particolare riguardo alle aree produttive; le infrastrutture lineari (elettrodotti, autostrada, etc.); le opere incongrue.

Per la valutazione delle aree di interesse paesaggistico rinvenibili nel territorio di Gaiarine sono stati utilizzati i seguenti parametri, in quanto ritenuti i più significativi: la dimensione degli appezzamenti; le sistemazioni agrarie (baulatura, affossatura, collettori, etc.); i manufatti idraulici e di difesa (argini, idrovore, chiaviche, etc.); i corpi idrici naturali e artificiali; le colture (prati, vigneti, etc.); le siepi; gli elementi detrattori (elettrodotti, impianti tecnologici); gli edifici di interesse storico-architettonico.

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Il mosaico paesistico che è derivato da queste analisi comprende numerose tipologie: da quelle rurali a buona integrità fondiaria con diversa dotazione di siepi, agli ambiti agricoli con presenza di edificato rado, agli ambiti con insediamenti diffusi in zona agricola, ai contesti periurbani.

Come già evidenziato, in ambito di analisi della flora, l’allevamento si colloca (Carta degli ambiti agricoli) in una zona caratterizzata da da “spazi aperti con buona integrità fondiaria e scarsa dotazione di verde verticale”, al confine –a nord/ovest- con un ambito caratterizzato da “paesaggio rurale con edificato sparso e buona dotazione di siepi campestri”.

18. PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel territorio comunale non sono presenti siti sottoposti a vincolo archeologico.

19. PATRIMONIO ARCHITETTONICO I principali elementi del sistema dei beni paesaggistici di interesse storico sono: le ville e i parchi storici; gli edifici di interesse storico testimoniale inseriti in aree urbane o nelle aree agricole; i manufatti idraulici storici e i corpi arginali; gli opifici di impianto storico (magli, mulini, etc.); la viabilità poderale di antico impianto; i manufatti minori di interesse storico-architettonico, culturale o testimoniale (capitelli, edicole votive, lapidi, monumenti, ecc.).

Nel territorio comunale sono presenti sette ville tutelate ai sensi della L. 1089/1939: Villa Altan, Villa Carli, Villa Cappellari della Colomba, Villa Segato, Villa Piovesana, Villa Pera e Villa Porcia. Villa Favretti, Villa Cicogna Borlini, Villa Cavarzerani, Villa Longo.

Villa Niello Pera

Tali complessi si relazionano con gli spazi aperti rurali.

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INFRASTRUTTURE LOCALI

20. INFRASTRUTTURE E MOBILITA’ Il territorio del comune è attraversato marginalmente dall’autostrada A28, che non interessa l’area in cui sorge l’allevamento.

A livello locale il sistema dei trasporti è inoltre integrato dalla rete viaria di importanza provinciale, imperniata sulle strade provinciali: SP 43 e SP 160 che collegano i comuni di Cordignano e Gaiarine; SP 44 che collega Gaiarine a Codogné; SP 89 e SP 125 che partono dal centro di Gaiarine in direzione rispettivamente sud e nord.

Per la viabilità comunale sono particolarmente importanti i lavori relativi alla realizzazione delle opere complementari di adduzione ai caselli autostradali della A28, in particolare la variante alle strade provinciali, che collegano Codogné e Gaiarine al casello della A 28.

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L’estratto della carta dela Viabilità del PATI evidenzia la presenza, ai confini dell’allevamento della nuova viabilità di progetto.

SISTEMA FISICO

21. RUMORE La normativa nazionale di riferimento per l’inquinamento acustico è la Legge Quadro n. 447 del 29/10/1995 che demanda alle Regioni la definizione dei criteri per la classificazione acustica del territorio e ai Comuni la predisposizione ed adozione di piani di risanamento acustico. Tale operazione, generalmente denominata “zonizzazione acustica”, consiste nell’assegnare, a ciascuna porzione omogenea di territorio, una delle sei classi individuate dal decreto, sulla base della prevalenza ed effettiva destinazione d’uso del territorio stesso. Il Comune di Gaiarine ha effettuato tale zonizzazione acustica, ed il piano è stato adottato con Delibera del Consiglio Comunale n. 20/99. All’interno del Comune risulta particolarmente critica la zona interessata da elevati flussi di traffico nella direttrice Roverbasso Gaiarine, Francenigo. La nuova variante alle SS.PP. consente di diminuire tali criticità.

L’allevamento è stuato all’interno delle “aree esclusivamente industriali”, che appartengono alla classe VI.

22. INQUINAMENTO LUMINOSO L’inquinamento luminoso viene definito come l’irradiazione di luce artificiale -lampioni stradali, torri faro, globi, insegne, ecc.- rivolta direttamente o indirettamente verso la volta celeste.

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L’inquinamento luminoso è causato soprattutto da un’eccessiva dispersione dell’illuminazione artificiale che altera la visione notturna del cielo, arrivando anche ad impedirne l’osservazione e a causare una modificazione degli equilibri ecosistemici.

Gli effetti più significativi prodotti da tale fenomeno sono un aumento della brillanza del cielo notturno e l’allungamento del fotoperiodo negli ambienti aperti.

La Regione Veneto è stata la prima in Italia ad emanare una legge specifica in materia, la Legge Regionale 27 giugno 1997, n. 22 "Norme per la prevenzione dell'inquinamento luminoso", ora superata dalla nuova Legge Regionale del Veneto N. 17 del 7 agosto 2009: “Nuove norme per il contenimento dell’inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici”.

La legge n. 17/2009 ha come finalità: la riduzione dell'inquinamento luminoso e ottico in tutto il territorio regionale; la riduzione dei consumi energetici da esso derivanti; l'uniformità dei criteri di progettazione per il miglioramento della qualità luminosa degli impianti per la sicurezza della circolazione stradale; la protezione dall'inquinamento luminoso dell'attività di ricerca scientifica e divulgativa svolta dagli osservatori astronomici; la protezione dall'inquinamento luminoso dei beni paesistici; la salvaguardia della visione del cielo stellato; la diffusione al pubblico della tematica e la formazione di tecnici competenti in materia.

La legge ha come oggetto gli impianti di illuminazione pubblici e privati presenti in tutto il territorio regionale, sia in termini di adeguamento di impianti esistenti sia in termini di progettazione e realizzazione di nuovi.

La nuova L.R. 17 del 07/08/2009 prevede, inoltre, che i Comuni, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della legge stessa, si dotino del Piano dell’Illuminazione per il contenimento dell’inquinamento luminoso (PICIL).

Con Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n. 1059 del 24 giugno 2014 sono state approvate le Linee guida per la predisposizione dei Piani dell’illuminazione per il contenimento dell’inquinamento luminoso di cui alla Legge Regionale 17/09.

Le Linee guida sono state predisposte dall’Osservatorio permanente sull’Inquinamento Luminoso, istituito presso ARPAV, allo scopo di uniformare l’attività di pianificazione, fornendo indicazioni e supporto alla stesura dei PICIL, e costituendo un riferimento fondamentale anche nel caso di rifacimento di impianti di illuminazione pubblica da parte dei Comuni che non si siano ancora dotati del PICIL.

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23. RADIAZIONI NON IONIZZANTI

Le fonti di radiazioni non ionizzanti possono essere suddivise in: campi elettromagnetici a frequenze estremamente basse (ELF); radiofrequenze (RF); microonde (MO); infrarosso (IR); luce visibile.

La normativa nazionale inerente alla tutela della popolazione dagli effetti dei campi elettromagnetici, disciplina separatamente le basse frequenze (elettrodotti) e le alte frequenze (impianti radiotelevisivi, ponti radio, stazioni radio base per la telefonia mobile, etc)

IMPIANTI AD ALTE FREQUENZE

All’interno del territorio del Comune di Gaiarine vi sono 4 stazioni radiomobili per la telefonia cellulare situati in: via Cal Stretta, presso campo sportivo comunale, località Francenigo; in via Cappellari, in via Salvatoizze; in strada Del Bosco.

ELETTRODOTTI

Gli elettrodotti, invece, attraversano il territorio comunale per una lunghezza complessiva di ml 6.880: la linea più lunga, linea Medino- Villabona attraversa trasversalmente il territorio comunale, l’altra, linea Cordignano- Ovest attraversa per poche centinaia di metri la parte più settentrionale del territorio.

La posizione dell’allevamento nei confronti degli elementi sopra individuati è visualizzata dall’estrtto della carta dei Vincoli del PAT.

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Queste infrastrutture presentano un considerevole impatto sul livello di qualità degli insediamenti. Attualmente i limiti di esposizione ai campi elettrici e magnetici sono stabiliti dal Decreto Applicativo della Legge Quadro sull’inquinamento elettromagnetico n° 36/2001 DPCM del 08/07/2003 “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti”. Per il raggiungimento dell’obiettivo di qualità fissato dalla legge, vanno osservate specifiche fasce di rispetto, (DMA 29/05/08) che si applicano agli elettrodotti esistenti o in progetto.

L’art. 6 del DPCM 08/07/2003 stabilisce che il calcolo delle fasce di rispetto è di competenza del gestore dell’elettrodotto. Secondo il succitato decreto, i valori di attenzione vengono fissati in 3 e 10 µT e la quota di popolazione che risulta esposta a tali valori viene riportata nella tabella che segue:

24. RADIAZIONI IONIZZANTI

Le radiazioni ionizzanti sono dotate di elevato contenuto energetico, in grado di rompere i legami atomici e caricare elettricamente atomi e molecole neutri; di conseguenza, le cellule e i tessuti esposti a questo tipo di radiazione subiscono lesioni che possono essere temporanee o permanenti.

Le fonti di radiazioni ionizzanti si dividono in due grandi categorie: quelle di origine artificiale e quelle di origine naturale. Tra queste, particolare attenzione va data al Radon, gas radioattivo naturale, incolore e inodore, prodotto dal decadimento radioattivo del radio, generato a sua volta dal decadimento dell’uranio, elementi che sono presenti, in quantità variabile, nella crosta terrestre.

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Per quanto riguarda il possibile inquinamento da Radon del territorio regionale, indagini ARPAV compiute nel 2002, individuano i comuni “ad alto potenziale di Radon” il cui livello di riferimento è stato fissato a 200 Bq/mc dalla Delibera Regionale n.79 del 18-01-2002.

In base alle indagini fatte per la redazione del Quadro Conoscitivo del PAT comunale, il comune di Gaiarine non rientra in tale elenco.

SISTEMA DEI SERVIZI E RETI TECNOLOGICHE

25. RETE FOGNARIA E IMPIANTI DI DEPURAZIONE Il territorio comunale è dotato di rete fognaria, che attualmente non è ancora collegata al depuratore dei reflui civili posto in località Campomolino. Il Piano della AATO Vento Orientale include già nel Piano operativo il completamento del collettore terminale, di adduzione dei reflui al depuratore.

Si tratta di una notevole criticità -emersa durante la fase di consultazione e di costruzione del PAT- per risolvere la quale l’Amministrazione comunale si è attivata, per garantire in tempi quanto più possibile rapidi la connessione della rete fognaria esistente, mediante il completamento delle necessarie condotte di adduzione al depuratore; l’azione corrispondente è stata inserita negli interventi di Piano.

Di seguito si riporta la carta della rete fognaria (fonte VAS).

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26. ACQUEDOTTO La rete acquedottistica esistente garantisce una buona copertura del territorio comunale.

Si registrano 2.385 utenze per un totale di 77.420 ml di sviluppo lineare della rete. Considerando un dato medio di 2,3 componenti/nucleo famigliare, si ha un totale di 5.485 utenti allacciati, corrispondente all’88,1% della popolazione residente al 31.12.2009

Si tratta di un dato adeguato al contesto territoriale, in quanto la residua frazione di residenti che non dispongono di allacciamento al pubblico acquedotto riguarda essenzialmente i nuclei in zona agricola.

Di seguito si riporta la carta della rete acquedottistica (fonte VAS).

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SISTEMA INSEDIATIVO

Le informazioni di seguito riportate sono tratte dalla VAS allegata al PAT comunale.

27. POPOLAZIONE CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE

I dati riferiti al comune di Gaiarine sono relativi agli anni dal 2003 al 2011: in tale periodo la popolazione residente è stazionaria, nonostante il significativo aumento della componente di immigrati.

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In definitiva la popolazione residente al 31-12 di ciascun anno risulta sostanzialmente stabile nel periodo preso in considerazione.

LIVELLO DI ISTRUZIONE

I dati sono relativi al censimento della popolazione del 2001 ed evidenziano i seguenti andamenti percentuali:

Si rileva un’incidenza dei diplomati inferiore al dato medio provinciale, probabilmente legato alla elevata presenza di attività manifatturiere e di piccole e medie imprese.

Nella fascia dei giovani al di sotto di 35 anni di età l’incidenza dei diplomati è superiore alla media provinciale, il che evidenzia che è in atto una crescente scolarizzazione.

SITUAZIONE OCCUPAZIONALE

Il tasso di occupazione nel Comune di Gaiarine è del 51,1% a fronte di una media provinciale pari al 51,9%. Il tasso di disoccupazione è pari al 1,9%, contro una media provinciale del 3,2%. Tali dati evidenziano una situazione migliore rispetto al dato medio provinciale.

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La tabella mette in evidenza la prevalenza del settore industriale, sia per quanto riguarda le unità locali che il numero di addetti; i dati confermano anche che il territorio comunale mantiene ancora una conformazione rurale.

28. SISTEMA DELLA SALUTE E SANITÀ Il territorio comunale ricade nella ULSS n. 7 e non sono presenti strutture ospedaliere.

Dalle analisi ambientali effettuate risulta incidere sulla sanità soprattutto l’esposizione ai rumori e alle polveri sottili (PM10).

29. SISTEMA RESIDENZIALE E’ rappresentato dai centri abitati di Gaiarine, Francenigo, Calderano (località), Albina e Campomolino.

Il principale asse di sviluppo urbano è rappresentato dalle strade provinciali, che collegano i centri abitati ai caselli della A 28, con un tracciato storicamente articolato all’interno dell’edificato, con forte impatto sui residenti, anche a causa della presenza di numerose aree produttive, poste al centro del distretto del mobile.

La tipologia insediativa residenziale è abbastanza dispersa, con abitazioni presenti a nastro lungo la viabilità principale: Gaiarine si può classificare tra i comuni rurali, con significativo sviluppo delle attività produttive del secondario.

L’espansione dell’edificato, in modo non sufficientemente coordinato, ha determinato il problema delle frange urbane, ovvero di zone edificate di dimensioni più o meno grandi, che presentano al loro interno aree non edificate, non urbanizzate, ancora agricole, ma intercluse nell’ambiente ormai divenuto urbano; tali aree presentano problemi, sia perché non risultano utilizzabili per alcuni tipi di produzioni agricole, sia perché creano una situazione di emarginazione delle aree già esistenti presenti al loro interno, separandole fisicamente dalla parte più viva del centro abitato.

Considerando il territorio del comune dal punto di vista della pressione antropica, si distinguono diversi ambiti:

 ambiti agricoli con limitate preesistenze abitative, di tipo rurale: si rinvengono nell’area lungo il Livenza e nelle zone interessate da aziende agricole di ampia superficie;

 ambiti agricoli con fitta maglia poderale e buona integrità della rete di fossi e siepi;

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 ambiti agricoli di pianura con diffuse preesistenze abitative: si rinvengono lungo la viabilità provinciale e comunale;

 centri abitati e aree produttive: concentrano il maggior carico urbanistico e sono caratterizzate da elevata dispersione insediativi.

La dotazione di verde pubblico fruibile, che dai rilievi effettuati risulta di 12 mq./abitante, ed è da ritenersi buona.

30. SISTEMA SOCIO-ECONOMICO E PRODUTTIVO Il territorio del comune di Gaiarine fa parte della vasta area centrale del Veneto, nella quale vi è la più alta concentrazione di insediamenti produttivi della regione.

Prevalgono numericamente le piccole e medie imprese artigianali, con una significativa presenza di attività industriali medie (distretto del mobile).

La localizzazione delle imprese é assai dispersa e segue il modello di sviluppo spontaneo, che nell’ultimo trentennio ha interessato molte zone agricole della pianura veneta, portando ad una saturazione del territorio, con la creazione di una sorta di area industriale diffusa che ha coinvolto tutte le comunità sociali, e che ha comportato la presenza di “punti di pressione” sulla quasi totalità del territorio.

La superficie complessiva delle aree produttive è di mq. 1.152.214, suddivisa in 11 aree industriali, rilevabili dal PRG vigente, di cui tre decisamente più estese.

Si rileva comunque una elevata frammentazione degli insediamenti.

31. SISTEMA TURISTICO – RICETTIVO Il comune di Gaiarine presenta una potenzialità inespressa, rappresentata dal turismo rurale, legato alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e all’utilizzo degli ampi spazi aperti per il tempo libero, in particolare il corridoio ecologico del Livenza: tale vocazione trova fondamento nell’agriturismo, nelle fattorie didattiche, nella vendita diretta e degustazione di specialità locali.

L’offerta turistica può permettere il riuso e la conservazione degli edifici altrimenti destinati alla dismissione.

32. SETTORE PRIMARIO Il settore primario rappresenta ancora un settore molto importante per

ALLE V AME NTO AV ICOLO P AS QUALIN GIGL IOLA – GAIARINE TV P OTE NZIALITA’ 33 8.000 GAL LINE OV AIOLE S TUDIO DI IMP ATTO A MBIE NTALE – v er si o n e 1.0 – g e nn aio 2016 P ARTE SE CONDA – INQUADRAME NTO AMBIE NTALE P agina 6 8 di 70 Λ Δ S T U D I O T E C N I C O L A N F R A N C O D O N A N T O N I M O G L I A N O V E N E T O T V

l’economia del territorio.

I dati disponibili (ISTAT - PTCP) indicano una relativa integrità del territorio rurale, con una SAU pari 73,52% della superficie territoriale.

L’utilizzo del suolo agricolo evidenzia una destinazione prevalente a seminativi, cui seguono i vigneti come evidenziato nella seguente tabella:

L'attività agricola si articola secondo modelli organizzativi e ordinamenti produttivi assai diversificati. Infatti, accanto all'ordinamento estensivo, incentrato sui cereali e le colture oleaginose, assumono grande rilevanza in termini di reddito ed occupazione la viticoltura e la zootecnia.

I prodotti tipici più importanti sono rappresentati dai vigneti DOC, con la denominazione Piave e Prosecco.

Le criticità più evidenti sono invece legate alla limitata dimensione fisica ed economica delle aziende, che tende a marginalizzare le unità minori, con progressivo frazionamento della proprietà e domanda di residenza in zona agricola. Le aziende professionali, specializzate soprattutto nel settore vitivinicolo e ortofloricolo, dispongono, invece, di una dimensione in grado di conseguire le economie di scala necessarie a garantire una adeguata competitività sui mercati.

La progressiva perdita di spazio rurale si accompagna, nelle aree a maggior pressione insediativa, con una elevata frammentazione degli spazi a buona naturalità. L’analisi ed elaborazione dei dati del Censimento Agricoltura (ISTAT 2010) permette di comprendere le dinamiche evolutive del settore primario nel comune, che evidenziano una elevata frammentazione e polverizzazione fondiaria, anche se nell’ultimo decennio sembra che questo fenomeno abbia subito un’inversione di

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tendenza.

L’utilizzo della S.A.U. emerge dal seguente prospetto:

Oltre il 75% della S.A.U. è destinata a colture estensive o collegate all’allevamento zootecnico; significativa è la diffusione della viticoltura; in forte regresso appare invece la praticoltura.

Il patrimonio zootecnico è incentrato sull’allevamento bovino, la cui consistenza è tuttavia significativamente diminuita sia per numero di aziende sia per numero di capi rispetto al 2000.

Mogliano Veneto TV, gennaio 2016

IL TECNICO INCARICATO (Lanfranco Donantoni)

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