FOSSATO DI VICO Storia - Numerose coerenti testimonianze archeologiche suggeriscono con fondamento l’identificazione del sito di Borgo di Fossato con il “Vicus Helvillum”, un villaggio, un luogo di sosta lungo il percorso della . Alla tradizione degli antichi itinerari che menzionano Helvillum come stazione intermedia fra “Nuceria” (Nocera a 15 miglia di distanza) e “ad Aesim” (Scheggia a 10 miglia) fa riscontro un importante e prolungata occupazione dell’area dall’età repubblicana all’età tardo imperiale e cristiana. Un luogo di culto della Dea Cupra in Aja della Croce, strutture murarie e più unità abitative, tombe, una dedica a Marte, menzionante appunto i VICANI ELVILLANTES, un frammento statutario rappresentante Venere, un iscrizione funeraria cristiana, costituiscono le testimonianze archeologiche maggiormente rappresentative di un tessuto di presenze cospicuo, seppure, fino ad oggi, assai poco conosciuto e valorizzato.

Testimonianze, forse, delle alterne vicende della guerra Greco Gotica culminata nella battaglia di Tagina del 552, Helvillum sembra già in abbandono in età altomedioevale. Ma l’insediamento, per l’importanza strategica del sito, si ricostituisce assai per tempo, poco discosto, lungo costa e in posizione dominante, molto probabilmente sotto l’influenza greco-bizantina.. Prende il nome di Fossato, toponimo che, non senza qualche incertezza, si suole ricollegare al termine tardo gotico “Fossaton” accampamento, luogo fortificato. Il “Di Vico” è un aggiunta fatta nel 1862, dunque con l’unità d’Italia, per distinguerlo da altri omonimi, in memoria del Conte Vico detto LUPO che nell’anno 996 ne ricevette dall’Imperatore Ottone III il Vicariato. E’ la prima notizia certa del Castello. Nel secolo XII succedettero ai Vico i conti di , tra i quali Bulgarello che nel 1187 sottomise il Castello a e nel 1208 a , finchè nel 1251 i suoi eredi lo vendettero a Gubbio. Nel 1259 ritroviamo Fossato di nuovo sotto Perugia. Subito dopo si organizza in libero , dipendente da Perugia ma con proprie magistrature e “STATUTO”, di cui esiste una trascrizione cinquecentesca nell’archivio comunale. Del 1442 è la lotta vittoriosa per impedire a Francesco Sforza e ai suoi duemila fanti e cinquemila cavalli di penetrare nel Castello,, mentre è del 1500 la resistenza, stavolta perdente, all’attaco di Cesare Borgia detto “Il Valentino” (figlio di Papa Alessandro VI), che lo devastò. Del 1517 è una nuova devastazione del Duca d’Urbino, Francesco Maria Della Rovere e del 1540 è il passaggio del Castello nelle mani della Chiesa, che lo terrà fino all’Unità d’Italia, con un posto di dogana ad Osteria del Gatto (allora Osteria Nuova).

Arte e monumenti Nell’Antiquarium Comunale di via Mazzini è’ documentata la fase preromana, gli scavi di Aja della Croce, un Dolio di notevoli dimensioni rinvenuto in un contesto tombale. Particolare importanza hanno un frammento statuario rappresentante Venere ed un iscrizione dedicata a Marte. Una preziosa Lamina del II sec. A.C. in lingua Umbra e caratteri latini, con la scritta alla dea Cupra. Ponte di S. Giovanni, situato lungo il percorso della Via Flaminia, si data presumibilmente in età augustea, è situato in prossimità del cimitero comunale. Il Roccaccio è il rudere del primitivo “castrum fossati”, sorto bizantino in funzione antilongobarda a difesa della Flaminia e delle popolazioni. La Torre merlata sovrastante la porta d’ingresso al Castello. Le Rughe, un raro esempio di architettura castellana medievale, contemporaneamente vie interne e sistema difensivo, in parte coperta con volte in pietra a tutto sesto, archi acuti, copertura a tavolato. San Pietro, situata sull’omonima piazza. Abbazia degli inizi del sec. XIII, con volta a botte in pietra a sesto lievemente acuto. San Cristoforo Chiesa camaldolese della fine del sec.XIII dipendente dal Monastero di Fonte Avellana, copertura a capriate lignee e abside poligonale gotica scandita in 5 spazi da profondi costoloni. Recentemente restaurata ha fatto venire alla luce frammenti di affreschi tre-quattrocenteschi. San Benedetto situata appena fuori delle mura. Abbazia benedettina del XIII dall’architettura ben conservata, con due portali ogivali e una monofora trilobata, un iscrizione in numeri romani indicante la data del 1337; l'interno ha una navata centrale a tutto sesto e due cappelle laterali a crocera conserva solo parte degli affreschi tre-quattrocenteschi di scuola eugubina, tra cui quello che è forse il più antico ritratto di Papa (Urbano V). Monastero di S. Maria della Fonte del sec. XIII con un notevole archivio di pergamene e documenti antichi è tuttora comunità di monache benedettine di clausura. La Torre Pubblica, isolata costruzione medievale in pietra sovrastante la piazza centrale e sormontata da arcate a tutto sesto. Nel '500 la famiglia Gricci di costruisce l'orologio da torre che resterà funzionante fino agli anni '70, oggi conservato nell'Antiquarium. Vecchio Palazzo Comunale, antica sede del sec. XIII, caratteristico ingresso al piano superiore a forma di porticato con copertura lignea, poggia su una volta a tutto sesto sovrastante via del Forno. Nel piano seminterrato vi sono due antichi forni, attualmente ospita l'Antiquarium Comunale. La Piaggiola antica sede del Monte di Pietà, è un unico ambiente con volta a botte dagli affreschi ben conservati degli inizi del '400 dell'eugubino Ottaviano Nelli e della sua scuola. San Sebastiano, antica chiesa medievale profondamente trasformata ed ampliata nella seconda metà dell'800, vi si trovano un organo a canne settecentesco dai mantici a corde e pregevoli tele del seicento.

SIGILLO Lo sviluppo di risale al period() romano,come testimonia it ponte sul torrente Scirca. Sigillo lega perchè la sua storia e il suo sviluppo con il commercio che avveniva lungo questa importante via di comunicazione che veniva Roma con l'Adriatico. Con la caduta dell' Impero romano subì continue distruzioni e ricostruzioni fino ad arrivare nel XV secolo a far parte dello Stato Pontificio rimanendoci sino all'Unita d'Italia. Nel cuore del paese si può visitare la chiesa di Sant'Agostino, al cui interno si trova un'Annunciazione eseguita da Ippolito Borghesi nel 1617 e, presso il cimitero la chiesa di Sant'Anna, dove sono visibili affreschi giotteschi e l'antico oratorio, con affreschi votivi di Matteo da Gualdo. Il Palazzo Comunale è del XII sec., con la facciata ricostruita in stile neoclassico nel 1802. Sigillo è dal 1996 sede e punto d'ingresso del Parco naturale regionale del Monte Cucco. Ospita mostre di reperti storico-naturalistici e collezioni d'arte legate al territorio.

Parco del Monte Cucco Autentico gioiello naturalistico, collocato nell'area nord orientale della provincia di Perugia (compreso nei comuni di: Sigillo; ; Fossato di Vico; ) al confine con le Marche, con una superfice protetta di 10.480 ettari, a protezione del Monte Cucco (1566 metri s.l.m.). Tutto il complesso montuoso è costituito dalla stratificazione calcarea di origine sedimentaria marina, ricca di reperti paleontologi. Il patrimonio ambientale e naturalistico del Parco del Monte Cucco ha un notevole indice di biodiversità, sia di vegetazione, con estese faggete nelle quote più alte, che di fauna. Infatti oltre a tutte le specie animali che normalmente si trovano in tutto l'appennino centrale sono presenti anche specie sempre più rare come il lupo, l'aquila reale, il gufo reale. Nelle parti alte dei corsi d'acqua si trova ancora il gambero di fiume e la trota farlo. Il parco, inoltre, offre ai suoi visitatori diverse attività sportive tra cui: l'escursionismo, con circa 120 chilometri di sentieri (tutto il parco è coperto dal Sentiero Italia); mountain bike; equitazione; pesca sportiva; torrentismo; volo libero; e sci da fondo.

COSTACCIARO Posto lungo la Flaminia, Costacciaro, nonostante io sviluppo degli ultimi decenni, ha mantenuto inalterata la sua struttura di borgo medievale. A differenza di altri paesi limitrofi, quasi tutti di origine romana, Costacciaro fu costruito nel 1250 dai cittadini di Gubbio come centro fortificato per la difesa del loro territorio ad est. Di notevole rilievo il rosone e il portale che abbelliscono la facciata della chiesa di San Francesco, costruita nel XIV secolo e ampliata nel XVIII, all'interno della quale si possono vedere degli affreschi di Matteo da Gualdo. Di grande interesse sono anche il Palazzo dell'Università, il Rivellino e l'antico frantoio dell'olio. Nel centro storico è ospitato il "Museo Laboratorio del Parco del Monte Cucco", unico nel suo genere, dove si mostra quanto accade nelle masse calcaree di Monte Cucco e dell'Appennino umbro marchigiano, svelando i percorsi che le acque piovane seguono nelle viscere delle montagne prima di rivedere la luce alimentando sorgenti e falde di pianura. E' un percorso pensato soprattutto per i bambini e i ragazzi, dove la scoperta e l'acquisizione delle conoscenze passa attraverso l'intervento manuale mediante macchinari, strumenti e modelli tridimensionali azionati dagli stessi visitatori. Abbinato al Museo-laboratorio vi è il centro di documentazione, il quale combina l'esposizione di testi antichi e di documenti topografici, tutti legati al tema dell'esplorazione delle grotte nell'Appennino umbro marchigiano, a cominciare dai secoli scorsi fino alle più recenti esplorazioni. Grotta di Monte Cucco Complesso sotterraneo profondo 923 metri ed esteso per 30 Km circa, che costituisce, oltre alla sua incredibile bellezza, una palestra naturale per gli appassionati di speleologia. L'accesso principale della grotta si trova nel versante nord-orientale del monte da dove, superato un pozzo profondo 27 metri, si raggiungono i vari saloni ai quali è stato assegnato un nome a seconda dell'immagine che visivamente evocano, con le loro formazioni stalattitiche e stalagmitiche. Da queste sale inoltre partono una serie di cunicoli, corridoi, profondi pozzi, immense gallerie percorse da fiumi sotterranei e depositi di minerali. L' origine del complesso delle grotte è dovuta all'azione delle acque sulla roccia calcarea inziata migliaia di anni fa. Tra queste vi è la "Galleria delle Ossa", terminante in una grande sala, deposito di ossa di antichissimi animali. Qui sono stati rinvenuti resti ossei di rinoceronte, di orso, di stambecco, di martora, di cervidi e di bovidi, tutti animali vissuti quando il clima della zona era molto più freddo dell'attuale, come appunto circa 20.000 anni fa durante l'ultimo periodo glaciale. La Grotta Bianca e la Grotta delle Fate, uniche nel loro genere, contengono delle grandi concrezioni a matrice biologico marina.

SCHEGGIA E PASCELUPO Scheggia e Pascelupo sono due piccoli paesi, il primo di origine romana, il secondo medievale, che formano dal 1878 un unico comune (come testimoniato dallo stemma del Comune). Si trovano nel punto di incrocio della Flaminia con le strade statali Eugubina ed Arceviese nei pressi del Monte Cocco. Da Scheggia e Pascelupo è possibile addentrarsi nel parco del Monte Cucco per esplorarne la zona settentrionale, ricca di abbazie benedettine, in particolare Sant'Emiliano a Isola Fossara e l'Eremo di San Girolamo a Pascelupo. In questo territorio passa il "Sentiero Italia". Pascelupo, il "Castello Murato", fu fondato nel XIII secolo d.C. come difesa del territorio, di Gubbio prima e di Urbino poi. A partire dall'anno 1396, cessata la dominazione da parte del Comune di Gubbio, il "Castello Murato" a pianta circolare di Pascelupo entrò sotto l'influenza dei Conti di Montefeltro. Lo Stato Pontificio esercitò la sua giurisdizione a partire dal XV sec., fu poi annesso, nel 1860, allo Stato Italiano.

Scheggia sorge in un importante nodo viario della via Flaminia (una antica stazione postale) in zona di confine tra l' e le Marche. Durante le guerre tra i Goti ed i Bizantini nel 552 d.C. fu rasa al suolo, ma ricostruita dai Bizantini per porre freno alle incursioni Longobarde. Al posto della antica stazione postale fu edificato il Castello di Luceoli la cui datazione va fatta risalire all'inizio del secolo XI. Nei secoli successivi Scheggia entrò a far parte del territorio di Gubbio e ne seguì perciò le vicende politiche venendo annessa prima al Ducato di Urbino e infine al Regno d'Italia. Interessante è la Torre Civica, del XIV secolo, l'unica delle porte dell'antico castello che si è conservata fino ad oggi, la Chiesa di Sant'Antonio Abate, edificata nel 1665, la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, che custodisce all'interno opere di Benedetto Nucci ed la Chiesa di Monte Calvario, del XVII secolo, che domina l'intero abitato, dedicato alla Madonna Addolorata. Santa Maria di Sitria È un'abbazia dell'XI secolo, costruita nel territorio del parco naturale del Monte Cucco, in una valle compresa tra il fosso Artino e le pendici del monte Catria, lungo il percorso che unisce Scheggia ad Isola Fossara. L'edificio è a croce latina a navata unica. La chiesa è stata costruita tutta in pietra squadrata. Nell'abside vi sono tracce di un affresco del XVIII secolo e all'interno è presente un altare in travertino del Duecento. Era presente un antico eremo, di cui non resta traccia, consisteva in piccole celle in pietra e legname. Secondo lo storico lacobilli, ;a badia venne fondata nel 1017 da San Romualdo che vi trascorse gli ultimi anni della sua vita in completa clausura.

GUALDO TADINO Situata in un contesto paesaggistico intatto e suggestivo che fa di essa una meta imperdibile, troviamo alle falde del monte Serrasanta a fianco della via Flaminia, fra la valle del Chiascio e quella del Topino. L'antico villaggio umbro "Tarsina”, venne successivamente posto sotto il controllo di Roma modificando il suo nome in Tadinum. Nel 217 a.C. fu completamente distrutta da Annibale (dopo la Battaglia del Trasimeno), nel 49 a.C. da Giulio Cesare e nel 410 dai Visigoti. Anche Gualdo Tadino fu coinvolta nella Battaglia di Tagina (552), durante la quale Narsete (generale bizantino) sconfisse l'esercito di Totila. Distrutta dall'imperatore Ottone III (996) e in seguito da un incendio, fu ricostruita nel 1237 sull'attuale Colle di Sant'Angelo, dandosi libere istituzioni comunali sotto la protezione di Federico II. Successivamente si dovette sottomettere a Perugia prima di passare sotto il dominio della Chiesa (1458). Una forte terremoto il 27 luglio del 1751, distrusse gran parte delle caratteristiche medioevali della città. Solo nel 1833 con il Papa Gregorio XVI la città assunse il nome di Gualdo (Waldum) Tadino (Tadinum) e nel 1860 venne annessa al Regno d'Italia. Al centro di Gualdo Tadino nella piazza Martiri della Libertà si può ammirare la cattedrale di San Benedetto e la chiesa di San Francesco, fatta costruire dai francescani tra il Duecento e il Trecento.

Rocca Flea Sulla sommità del colle si trova l'antica Rocca Flea, chiamata anche "Flebea" per la sua vicinanza al fiume Flebeo. La Rocca è una struttura imponente, circondata da una robusta cinta muraria ed è uno tra i più importanti esempi di architettura militare di difesa in Umbria. Fondata intorno al X sec., inizalmente fu di proprietà degli Atti, signori di , passando poi nel 1198 sotto Innocenzo III. Nel 1240 Federico II la restaurò e l'ampliò, realizzando anche l'imponente cinta muraria cittadina, con diciassette torri e quattro porte. Questa sarà la struttura definitiva che diverrà poi punto di riferimento per i tanti governanti che si susseguirono nella città di Gualdo Tadino. All'inizio degli anni '90, si avviarono i lavori per il consolidamento e il restauro della Rocca, nel corso della quale è stata ritrovata la Cappella di Sant'Angelo de Flea, con meravigliosi affreschi del Trecento e Quattrocento. Al suo interno si può visitare la Pinacoteca comunale, la raccolta della ceramica storica e all'interno dell'antica chiesa, l'Antiquarium con reperti archeologici che vanno dalla preistoria all'alto medioevo. Gualdo Tadino, detta anche "Città della Ceramica", famosa in tutto il mondo per la sua straordinaria e antica produzione di ceramica artistica, in particolare quella trattata con procedimenti segreti "al riflesso", è sede anche della Mostra Concorso Internazionale della Ceramica.

GUBBIO Posta ai piedi del monte Ingino, le prime forme di insediamento nel territorio eugubino sembrano da collocarsi già nella preistoria. Fu un importante centro politico e religioso dell' Umbria, come testimoniano, conservate nel Palazzo dei Consoli, le Tavole Eugubine, documento storico epigrafico di eccezionale valore dell'italia preromana composto da sette lastre di bronzo incise nel Il sec.a.C. scritte in alfabeto umbro e in latino, che descrivono i riti religiosi, i costumi e le strutture politico-sociali di quel tempo. Da vedere sono: scavi romani; chiesa di San Giovanni Battista, posta nel nucleo più antico della città; Palazzo del Capitano del Popolo, tipica costruzione eugubina del XIII sec..

Il Palazzo dei Consoli fu fatto costruire nel XIV secolo dal governo della città, ed è una tra le architetture più importanti e suggestive d'Italia. Il palazzo, in stile gotico, alto circa sessanta metri, si affaccia su piazza Grande, centro vitale della città nel Trecento, mentre il portale d'ingresso è preceduto da una scalinata a ventaglio. Il palazzo, costruito negli anni che vanno dal 1332 al 1349, fu progettato da Angelo da Orvieto. Bellissima la Sala dell'Arengo, magnifico ambiente che occupa tutta la superficie dell'edificio, dove si tenevano le assemblee popolari nel trecento. Sede del Museo Civico, dove sono esposti antichi reperti archeologici , una collezione numismatica ed una pinacoteca.

PERUGIA I primi insediamenti conosciuti risalgono ai secoli XI e X a.C.. Fu città etrusca, e con la battaglia di Sentino (295 a.C.), entra a far parte di Roma, pur conservando la lingua ed una certa autonomia. Florido Municipio romano con il nome di "Augusta Perugia". Con la vittoria dei Bizantini sugli Ostrogoti la città divenne dominio bizantino, ed uno dei capisaldi contro l'espansione del Ducato longobardo di . Perugia resto bizantina fino all'VIII secolo quando nell'anno Mille si costituì in libero Comune. Nel 1531 con Papa Paolo III, la chiesa ne prese definitivamente il controllo; la costruzione della Rocca Paolina ne è un tangibile segno. Nel 1860 Perugia si congiunge al nascente Regno d'Italia.

Da vedere: L'arco Etrusco; la Rocca Paolina, fortezza fatta costruire da Papa Paolo III nel 1540; il pozzo Etrusco. La Fontana Maggiore è del 1275-1278 di Fra Bevignate da Perugia, è uno dei principali monumenti della città come anche di tutta la scultura medievale. Costituita da due vasche di marmo poligonali e concentriche sormontate da una vasca di bronzo. Le due vasche poligonali concentriche sono decorate con bassorilievi di Nicola e Giovanni Pisano con scene della tradizione agraria e della cultura feudale. Nella stessa piazza vi si affaccia il palazzo dei Priori, edificio gotico che fu sede del governo della città, che accoglie all'interno la Galleria Nazionale dell'Umbria custodendo capolavori dell'arte italiana di Piero della Francesca, Beato Angelico, Pinturicchio, il Perugino.

ASSISI Le origini di iniziano già nel IX -VIII secolo a.C.. La città si sviluppò ai margini dei territori Etruschi, fino a quando, con la battaglia di Sentivo, i Romani imposero anche qui il loro dominio. Per Assisi fu un periodo prospero, divenne Municipium e fu un importante centro economico e sociale dell'Impero romano. Con la caduta dell'Impero Romano, Assisi conobbe l'età delle invasioni barbariche e della conquista Bizantina, finché nell'XI secolo divenne libero comune. Tra il 1181 e il 1182, nasce ad Assisi Francesco, il futuro santo che, con le sue gesta, influenzò la storia del luogo e dell'umanità. In seguito, Assisi, fece parte dello Stato Pontificio, finché nel 1860 aderì al nascente Stato italiano.

Da vedere: L'Anfiteatro e la Rocca maggiore; la Piazza del Comune con il Palazzo del Podestà e la Torre del Popolo; L'Eremo delle carceri sul monte Subasio. La Basilica di San Francesco La tradizione vuole che lo stesso Francesco indicò il luogo in cui voleva essere sepolto; ed è proprio qui che fu edificata la Basilica di San Francesco. Per costruirla vennero chiamati maestri architetti, artigiani e pittori tra i più grandi del mondo. Eccezionali sono gli affreschi attribuiti a Giotto, dove vi è raffigurata la vita del Santo. Alle decorazioni della Basilica collaborarono i più illustri artisti del tempo da Giotto a Cimabue a Simone Martini. Assisi diviene così, per tutti i pellegrini, una tappa fondamentale.

VALFABBRICA Di origine medievale, per il suo possesso lottarono Gubbio e Assisi fino a quando non fu definitivamente incorporata allo Stato della Chiesa. Del periodo medievale restano parti delle mura che cingevano la città ed una Pieve in stile romanico con all'interno dei pregevoli affreschi (prima metà del XIV secolo).

Situata sulla sponda sinistra del fiume Chiascio, sull'antico tracciato Gubbio-Assisi, vede le sue origini e la sua storia legate ad una delle più antiche abbazie dell'Umbria, il Monastero Benedettino di Santa Maria in Vado Fabricae (820), tutt'ora esistente. L'Abbazia sorge lungo la strada che collega Assisi a Gubbio, più volte percorsa da San Francesco, dove lo stesso si fermava e pregava. Questo importantissimo e antico percorso oggi chiamato ''Sentiero Francescano della pace" è meta di pellegrinaggi ed escursioni naturalistiche, dove ancora oggi è possibile rivivere l'esperienza mistico-religiosa del Santo. Interessante è il borgo medievale con torri e mura ancora esistenti dell'antico castello.

GROTTE DI FRASASSI A 60 km da Ancona, all'interno del Parco Naturale Gola Rossa e di Frasassi, a pochi chilometri da Genga, è custodito uno dei più spettacolari complessi carsici d'Europa. Il valore naturalistico del complesso è dovuto alle particolari modalità della sua formazione ed allo straordinario ecosistema scoperto nelle sue zone più remote. Infatti il lavoro incessante delle correnti dei fiumi Esino e Sentino ha avuto un ruolo secondario nella formazione delle grotte, legata principalmente all'azione delle acque minerali sulfuree risalenti dal basso della terra. Con uno sviluppo complessivo di oltre 30 km disposti su otto livelli geologici, le Grotte marchigiane rivelano al loro interno un mondo suggestivo popolato da candide stalagmiti e stalattiti, laghetti di smeraldo azzurro e lucenti cortine che intarsiano le volte delle caverne. II silenzio che domina gli ampi spazi nascosti nella montagna è rotto unicamente da un lento stillare di gocce d'acqua che rende le Grotte di Frasassi un complesso vivo ed in continua evoluzione. All'interno delle Grotte vive un solo vertebrato: il geotritone. ll percorso turistico, di facile accessibilità, permette la visita attraverso le cinque sale principali, coprendo 1,5 Km dei 20 ad oggi esplorati e impiegando circa 75 minuti.

Museo Archeologico e Speleopaleontologico La visita a questo interessantissimo museo consente di farsi un'idea chiara dell'evoluzione del territorio circostante. li Museo è situato all'interno del cenobio dell'Abbazia di S.Vittore delle Chiuse e custodisce preziose tracce dell'età del bronzo e reperti preistorici ritrovati sia lungo la Gola di Frasassi che nella necropoli di Pianello di Genga. li reperto più famoso è l'enorme fossile di ittiosauro risalente al periodo giurassico, quando la Gola era ancora coperta dal mare. Si tratta dell'esemplare meglio conservato (di circa 4m x 2,50m) degli unici due presenti in Europa. La terza sezione del museo, dedicata alla geologia ed alla speleologia, illustra al visitatore la formazione delle Grotte e della Gola. Il Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi è il ''cuore verde" della Regione Marche. Costituito nel Settembre 1997, coni suoi 9167 ettari è la più grande area protetta regionale e comprende il complesso ipogeo delle Grotte di Frasassi. L'area del Parco è l'habitat ideale per i rapaci, come il gheppio e l'aquila reale. I boschi di faggio ed il sottobosco sono il regno di lupi, volpi, cinghiali, tassi, scoiattoli ed istrici. Le limpide acque del Sentino ospitano trote, barbi, anguille, cavedani e i rari gamberi.

CANTIANO Le origini di Cantiano risalgono al periodo pre-romano, ma assunse un ruolo di importanza strategica con la costruzione della via Flaminia. Dopo la caduta dell'impero Romano e successive incursioni dei barbari, gli abitanti iniziarono la fortificazione dei due colli di Colmatrano e di Cantiano, sui quali fondarono Castrum Canthiani. Cantiano riuscì a divenire libero comune dopo la donazione fatta agli eugubini da parte di Federico Il nel 1244. Il controllo del territorio passò da Gubbio al conte Antonio da Montefeltro ed, in seguito allo Stato Pontificio. L'abitato attuale è situato in parte su una piccola altura da cui dominano i resti di un torrione che un tempo faceva parte di una rocca. Il castello di Cantiano, per la sua posizione strategica, fu al centro di dispute tra i Montefeitro di Urbino ed i Malatesta di Rimini; nel 1393, caduta la rocca di Colmatrano, il castello viene ceduto ai Montefeltro e fino al 1631 seguirà il destino dello Stato di Urbino. Da vedere è: la chiesa di S.Agostino con il portale romanico (sec. XIII); la collegiata di S.Giovanni Battista in cui è custodito un tondo di Eusebio da S.Giorgio (sec. XV); le chiese di S.Nicolò e di S.0 baldo; il Palazzo Comunale in stile rinascimentale affiancato dall'antico Palazzo del Podestà e da quello dei Priori. Di grande interesse è la stretta via Fiorucci con antichi edifici del sec. XII. Il Centro Storico, con i suoi palazzi e le sue chiese, conserva l'aspetto di una "nobile" cittadina. Del periodo medievale resta un rione detto il "ghetto degli ebrei", le cui costruzioni si affacciano sull'attuale via Fiorucci. Negli uffici comunali è conservata una autentica "Savonarola" con lo stemma dei Della Rovere e le lettere "FM" che la farebbero appartenuta al duca Francesco Maria II. Nella biblioteca comunale sono collocate numerose opere antiche tra cui alcuni incunaboli: prezioso un "De Bello Gallico" del 1480, insieme ad una raccolta di pergamene riguardanti gli interessi della Comunità, scritte nella lingua dei primi del '400.

CASCATA DELLE MARMORE li fiume Velino percorre gran parte dell'altopiano che circonda Rieti, ma la particolare configurazione geologica dell'area ha portato nel corso delle ere alla formazione di una palude, nociva per la salubrità dei luoghi. È per questo che nel 271 a.C., il console romano Manlio Curio Dentato ordinò la costruzione di un canale (il Cavo Curiano) per far defluire le acque stagnanti dall'altopiano che circonda Rieti in direzione del salto naturale di Marmore: da lì, l'acqua precipitava direttamente nel fiume Nera. Il canale nel corso dei secoli fu continuamente manutenzionato e migliorato.

La Cascata delle Marmore è quindi una cascata artificiale tra le più alte d'Europa, potendo contare su un dislivello complessivo di 165 m. Essa si trova a circa 7,5 km di distanza da Terni, quasi alla fine della Valnerina, la lunga valle scavata dal fiume Nera. Oggi le acque della cascata vengono sfruttate per la produzione di energia elettrica. Questo fa si che la cascata non sia sempre funzionante ma, quando questo accade, alla massima portata, assicura un effetto spettacolare.