1 INDICE

0. Premessa pag. 04 0.1 La sintesi del momento analitico del Quadro Conoscitivo pag. 04 0.2 La situazione urbanistica di riferimento pag. 09

PARTE I Il sistema insediativo

1. La metodologia di descrizione del fenomeno pag. 13 1.1 Il ruolo degli insediamenti nel sistema territoriale pag. 13 1.2 La morfologia urbana pag. 15 1.3 Le tipologie edilizie pag. 18 1.4 Lo sviluppo urbano secondo le soglie storiche pag. 20 1.5 Analisi SWOT pag. 22

PARTE II Gli ambiti funzionali

2. Gli ambiti funzionali pag. 23 2.1 Le aree a prevalente destinazione produttiva pag. 23 2.2 Le aree a prevalente destinazione residenziale pag. 32 2.3 Le dotazioni territoriali pag. 36 2.4 Il sistema infrastrutturale pag. 43 2.5 Analisi SWOT pag. 51

PARTE III La reti tecnologiche

3. Le reti tecnologiche pag. 52 3.1 Il Sistema di approvvigionamento idrico e depurativo pag. 52 3.1.1 Acquedotto pag. 52 3.1.2 Rete fognaria ed impianti di depurazione pag. 56 3.2 Rete elettrica e stazioni radio base pag. 61 3.2.1 Rete elettrica pag. 61 3.2.2 Stazioni radiobase pag. 62

PARTE IV La dimensione storica

4. Gli elementi di valore storico pag. 64 4.1 L’analisi del centro storico pag. 64 4.2 La lettura del catasto napoleonico pag. 68 4.3 L’analisi del patrimonio edilizio extraurbano pag. 70 4.4 Analisi SWOT pag. 75

PARTE V

2 La percezione degli elementi urbani

5. Il ruolo della forma, dei riferimenti e della percezione dello spazio come modello interpretativo del Capoluogo pag. 76 5.1 La forma urbana pag. 78 5.2 Le criticità pag. 85 5.3 Assetto funzionale pag. 93 5.4 I limiti e le opportunità pag.104

3 0. PREMESSA

0.1 La sintesi del momento analitico del Quadro Conoscitivo

La città di Castel San Giovanni è situata al confine Nord-Ovest della Provincia di , ai piedi dei primi rilievi appenninici che, in questa zona, risultano particolarmente prossimi all’alveo del Fiume Po; rappresenta il primo della val Tidone, valle che si sviluppa nell’interno dei rilievi appendici costituendo la prima della quattro principali valli che caratterizzano la Provincia di Piacenza. Il territorio Comunale è limitato, a nord dal Fiume Po, ad ovest dalla Provincia di Pavia, a sud dai Comuni di e di , ad est dal Comune di . Il territorio risulta caratterizzato da una morfologia tipicamente pedecollinare con pendi dolci alternati a zone pianeggianti. La popolazione al momento attuale risulta intorno alle 13.640 unità e a conti fatti, con le ultime edificazioni previste dal Piano Regolatore Vigente, andrà a toccare quota 15.000 abitanti. Sulla base dei criteri previsti dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Castel San Giovanni si inserisce nel rango di polo ordinatore emergente, forte della presenza di una buona dotazione a livello di infrastrutture di comunicazione, servizi socio-sanitari e scolastici. Localizzato in posizione eccentrica rispetto all’area della val Tidone, estende la propria sfera di influenza anche ai comuni della bassa Lombardia, anche grazie ad un buon sistema di aree produttive; in particolare occorre menzionare il polo logistico dislocato a nord del Capoluogo in prossimità del casello autostradale che può essere sicuramente considerato un positivo esempio di utilizzo del territorio; e il polo produttivo di Campo d’oro, a ovest del Capoluogo, un’area interessata da un forte ampliamento produttivo, sicuramente ben dotata dal punto di vista infrastrutturale. Il sistema residenziale vede il suo nucleo principale nel centro storico della Capoluogo, in particolare una buona pratica di interventi di ristrutturazione e restauri, negli ultimi 20 anni hanno contribuito a migliorare sensibilmente il carattere architettonico della città, successivamente secondo una espansione tipicamente a macchia d’olio, il sistema residenziale si è concentrato a sud e a est del centro storico, con indici di edificazione piuttosto bassi, dove l’insediamento mono o bifamiliare è il più frequente con una alta dotazione di verde privato. Sulla base della Delibera consiliare regionale 4/4/2001 n.173. 1; il Quadro Conoscitivo, disciplinato dall’articolo 4 della Legge

1 Delibera consiliare regionale 4/4/2001 n.173. “Approvazione dell’atto di indirizzo e coordinamento tecnico sui contenuti conoscitivi e valutativi dei piani e sulla conferenza di pianificazione (L.R. 24 marzo 2000, n.20 “disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio”)(proposta della giunta regionale in data 27 febbraio 2001, n.241)” 4 20/2000, si configura come elemento che costituisce il primo momento del processo di pianificazione: “[..] il comma 1 dell’articolo 4 della legge richiede che a fondamento dell’attività di pianificazione sia posta una ricostruzione dello stato del territorio al momento del quale detta attività si avvia (stato di fatto) nonché una analisi dell’andamento, delle dinamiche evolutive delle dinamiche accertate. Tale ricostruzione deve spingersi ad una valutazione tecnico-discrezionale delle risorse, delle opportunità, e dei fattori di criticità che lo caratterizzano (valutazione del territorio). Tale attività di analisi e di valutazione dei dati informativi sul territorio deve portare ad una ricostruzione “organica”, che colga, in modo sintetico e unitario, le interazioni tra i vari sistemi e fattori che connotano il territorio [..]”.

Il successivo Atto di indirizzo regionale specifica i vari aspetti da approfondire nel Quadro Conoscitivo riferiti più specificatamente a: A. Sistema economico e sociale B. Sistema naturale e ambientale C. Sistema territoriale D. Sistema della pianificazione Sulla base dei criteri emersi dalla lettura del dettato legislativo e alla luce di quanto emerge per gli elementi caratterizzanti il Quadro Conoscitivo, in questa prima fase del lavoro occorre configurare una check-list di materiali e un modello logico di riferimento al fine di rendere organico il procedimento di descrizione del sistema territoriale. Il materiale a disposizione per la redazione del Quadro Conoscitivo al momento della stesura iniziale risulta essere:

Materiale Fonte Formato Aereofotogrammetrico UTC .dwg comunale 2004 Fotopiano 2004 UTC .ecw Aggiornamento UTC e elaborazioni .dwg cartografico 2004 - proprie 2008 Piano Regolatore UTC .dwg e .shp Vigente Piani Regolatori UTC cartaceo precedenti Analisi della Tesi di laurea di cartaceo morfologia urbana Oddi Nicola 2 Elenco delle UTC cartaceo propriet à immobiliari comunali

2 Tesi di laurea di Oddi Nicola 2 a.a. 2002/2003 “L’approccio strutturale alla pianificazione comunale applicato a un centro di medie dimensioni” 5 Carte del catasto Archivio di stato .tiff napoleonico Elenco dei beni Soprintendenza cartaceo sottoposti a vincolo di cui 42/2004 Analisi delle UTC .dwg tipologie edilizie PTCP 1999 Provincia .shp e .pdf PTCP 2007 “adottatto” Provincia .shp e .pdf

Sulla base del materiale disponibile si propone ora il modello logico di riferimento per la redazione della parte relativa al Sistema Territoriale del Quadro Conoscitivo.

Il ruolo degli insediamenti nel sistema territoriale

Individuazione delle tipologie edilizie

Individuazione dello sviluppo urbano storico

Rilevamento dei servizi

Rilievo dei beni Il sistema insediativo culturali

6

Il modello logico dà l’idea delle fasi di lavoro per rappresentare il territorio, in particolare partendo dall’analisi dei dati disponibili presso amministrazioni e altri enti e recependo i giusti stimoli dall’apparato legislativo si assume di descrivere attraverso metodologie quantitative e categoriali, i singoli elementi in grado di fornire spunti utili per la redazione del Piano Strutturale Comunale. La cartografia e gli elaborati che scaturiscono dalle analisi prodotte sono:

Codice Titolo QC ST 01 Rilievo ortofotografico QC ST 02 Carta delle reti elettriche QC ST 03 Linea gasdotto QC ST 04 Carta degli acquedotti QC ST 05 Carta delle reti fognaria-depurazione QC ST 06 Carta della morfologia urbana QC ST 07 Carta della morfologia urbana. QC ST 08 Elenco patrimonio immobiliare pubblico a vincolo culturale ex-lege. QC ST 09 Carta degli edifici, insediamenti e nuclei di interesse storico-architettonico. QC ST 10 Carta di inquadramento del patrimonio edilizio extraurbano. QC ST 11 Sviluppo Urbano Storico. QC ST 12 Carte del Catasto Napoleonico QC ST 13 Carta dello stato di attuazione del PRG. QC ST 14 Carta dei Servizi. QC ST 15 Carta delle tipologie edilizie. QC ST 16 Beni architettonici Centro Storico QC ST 17 Beni architettonici. Centro storico QC ST 18 Carta dello stato di fatto alla scala vasta QC ST 19 Sistema delle infrastrutture QC ST 20 Sistema del territorio rurale QC ST 21 Sistema insediativo storico urbano rurale QC ST 22 Sistema insediativo prevalente destinazione produttiva QC ST 23 Sistema commerciale

7 In ultima battuta, a conclusione del lavoro, si propone un modello interpretativo in grado di mettere a sistema le varie analisi per prospettare una check-list di limiti ed opportunità del sistema territoriale. Nella fattispecie attraverso la lettura degli spazi, dei riferimenti e la percezione dei luoghi si intende far emergere quali sono le prerogative positive o negative del territorio urbano, in maniera tale da estrarre tracce e chiavi di lettura utili alla progettazione urbana.

0.2 La situazione urbanistica di riferimento

La situazione degli strumenti urbanistici vigenti risulta in questo periodo piuttosto complicata. Facendo una carrellata a cascata del momento storico urbanistico si trova la mancanza di una legge nazionale in grado di definire quali sono i principi urbanistici di buon governo del territorio. Di fatto dopo la riforma della costituzione in materia di competenze tra stato e regioni, quasi la totalità delle regioni ha promulgato la propria legge, mentre l’apparato amministrativo statale nel 2009 si sta interrogando su una legge di principi che tenda ad armonizzare a posteriori le singole leggi. Sulla base del “Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori “ tenutosi a Roma il 12 Marzo 2009, presso il ministero della giustizia, è emerso che la legislazione nazionale urbanistica non è da tempo in grado di affrontare efficacemente ed in un’ottica di sostenibilità le trasformazioni territoriali che si propongono. La legge del 1942, pur con tutte le successive modifiche ed integrazioni ha un’impostazione basata su principi ampiamente superati ed in parte non più condivisibili alla luce delle più recenti innovazioni scaturite dalla ricerca e dalla sperimentazione, non solo nel campo della disciplina urbanistica, ma anche nei campi scientifico-disciplinari affini, necessariamente connessi al governo del territorio. All’interno di un processo in corso da più di un decennio, diverse regioni, in attuazione dell’Art. 117 della costituzione – modificato dalla Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione” – sulla scorta delle esperienza di pianificazione urbanistica locali e dei suggerimenti, criteri ed indirizzi elaborati in campo scientifico-disciplinare, hanno provveduto ad emanare leggi urbanistiche innovative, molto simili tra loro. Tale attività di legislazione attuata in diversi ambiti regionali ha di fatto portato a termine, sia per le innovazioni previste, sia per la dimensione amministrativa interessata, una vera e propria riforma della materia “dal basso” che ha costituito, anche al di fuori delle Regioni direttamente interessate, un patrimonio di obiettivi, criteri, indirizzi per l’attività di pianificazione. La riforma dal basso della materia del governo del territorio attuata dalle Regioni, data dall’inerzia del legislatore statale,

8 si è resa necessaria per risolvere una serie di gravi problematiche che avevano da un lato messo in crisi le effettive possibilità di programmazione e di governo del territorio da parte degli enti pubblici locali, dall’altro reso sempre più gravoso e farraginoso il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione. Purtroppo i piani prodotti dalle nuove leggi regionali possono essere messi in crisi dall’Art. 117 della Costituzione ove specifica che “Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali , riservata alla legislazione dello Stato”. Considerato che i principi fondamentali definiti dalla legislazione dello Stato in materia di governo del territorio sono sostanzialmente costituiti dalla legge 1150 del 1942 e valutato che le leggi regionali introducono una serie di nuovi strumenti, istituti, procedimenti, di innovazione che non sono contenute in tale obsoleto provvedimento legislativo statale, è indispensabile che il Parlamento provveda a discutere i diversi disegni e proposte di legge nazionale sul governo del territorio depositati in Senato ed alla Camera dei Deputati ed ad approvare al più presto una legge quadro sui principi fondamentali, capace di: Pianificare, prevedere e programmare un efficace sistema di reti infrastrutturale di livello nazionale; Monitorare lo stato dell’ambiente, del territorio e delle trasformazioni urbane, sia per coordinare e fornire supporto al sistema amministrativo di vario livello, sia al fine di prevedere la necessaria messa a punto del sistema della pianificazione, sia per garantire al pubblico ed alla collettività il necessario supporto informatico per favorire la conoscenza e la partecipazione; Individuare e promuovere strumenti, mezzi ed interventi al fine di risolvere le situazioni di squilibrio territoriale, sociale ed economico, di promuovere l’integrazione e la solidarietà sociale e lo sviluppo locale.

• Deve competere alle Regioni, oltreché di esercitare la funzione legislativa in materia di governo del territorio: Partecipare e collaborare alla messa a punto dei piani e dei programmi statali e comunitari; Provvedere alla pianificazione territoriale, paesaggistica, infrastrutturale del territorio necessari al fine di realizzare gli obiettivi del governo del territorio necessari allo sviluppo sostenibile della realtà regionale; Assicurare il coordinamento fra i piani ed i programmi statali , le proprie norme e strumenti di pianificazione e programmazione in materia di pianificazione territoriale ed urbanistica, tutele ambientale, salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio, anche prevedendo forme di concertazione con e fra gli enti coinvolti, oltreché con i soggetti a diverso titoli interessati; Disciplinare l’acquisizione e la razionale utilizzazione e messa in rete delle informazioni e delle valutazioni sulla conoscenza

9 delle risorse e dell’assetto del territorio e delle sue condizioni, anche attraverso la formazione di reti e di strumenti di conoscenza e di pianificazione a livello sovracomunale; Definire un equo ed efficace sistema per definire i costi e i conseguenti oneri di attrezzamento del territorio a carico dei soggetti attuatori delle trasformazioni territoriali, prevedendo anche forme di perequazione territoriale e finanziaria sulla base delle diversità, complessità e dimensione territoriale dei comuni.

• Deve competere alle Province, in applicazione dei principi di sussidiarietà e di adeguatezza, di esercitare le funzioni di pianificazione di livello intermedio, con il particolare compito di garantire la coerenza sovracomunale delle scelte pianificatorie locali in considerazione degli obiettivi generali individuati, di portare a sintesi i contenuti delle pianificazioni di settore e di disciplinare l’esercizio delle forme di perequazione territoriale e finanziaria dei diversi comuni.

• Deve competere ai comuni, in applicazione dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza, l’esercizio di tutte le altre funzioni amministrative e di pianificazione relative al governo del territorio. In particolare si ritiene che la forma degli strumenti della pianificazione urbanistica comunale – d’altra parte già messa a punto e sperimentata in diverse Regioni – debba essere una struttura articolata su più livelli: il quadro conoscitivo, la parte strutturale del piano, la parte operativa del piano, il regolamento urbanistico ed edilizio, la valutazione di sostenibilità (che è strumento che inerisce e costituisce fondamento al Piano).

Il nuovo piano deve partire da una profonda conoscenza della realtà territoriale, il quadro conoscitivo; le nuove modalità di pianificazione ampliano la gamma degli strumenti di governo del territorio e, insieme ai classici contenuti della pianificazione degli usi e della tutela della salvaguardia richiedono che gli strumenti della pianificazione rappresentino compiutamente il territorio, valutino il suo stato e le dinamiche evolutive in atto, fissino gli obiettivi per il suo governo, valutino la sostenibilità sia dei processi in corso, sia delle previsioni di piano e, infine, fissino le basi per il monitoraggio degli effetti della pianificazione. La nuova forma del piano deve rispondere anche alla necessità di separare le scelte strategiche che guardano al futuro e gli aspetti strutturali validi a tempo indeterminato, dalle previsioni operative ed attuative che necessitano di maggiore flessibilità ed efficacia temporale. La parte del piano che definisce gli obiettivi generali e specifici del governo del territorio, le strategie, che traccia le azioni prioritarie, che compie la ricognizione dei vincoli paesaggistico - ambientali e storico – culturali e che definisce la sostenibilità delle trasformazioni rispetto alle risorse, deve

10 aver valore in un orizzonte temporale di medio – lungo periodo, in modo da riuscire a garantire l’attuazione e la realizzazione degli obiettivi fissati. Non può avere quindi effetti conformativi sulla proprietà. La parte del piano che definisce le trasformazioni, e che quindi deve avere effetti conformativi sulla proprietà in modo da realizzare sia la parte pubblica di interesse collettivo, sia la parte privata della città, deve – oltreché attuare gli obiettivi già individuati – saper rispondere alle esigenze ed alle opportunità venute a maturazione, essere quindi strumento flessibile e rapido nulla sua attuazione. Il progetto di piano che scaturisce è costituito da un livello strutturale, da uno operativo, oltreché dalle regole urbanistiche ed edilizie di governo dell’esistente e dalla valutazione di sostenibilità. In questo quadro è altresì indispensabile che le regole per le trasformazioni territoriali, accessibili ai cittadini e dagli operatori di livello locale, siano contenute in una “Carta unica del Territorio”, rappresentata dagli strumenti della pianificazione urbanistica comunale, dalla cui lettura si possano derivare tutti i limiti, tutele, salvaguardie, doveri e diritti da adottare negli interventi di trasformazione. Il piano comunale di governo del territorio deve in definitiva essere lo strumento per mezzo del quale la realizzazione di opere ed interventi possa avvenire, senza ulteriori procedure al livello comunale, sulla base della verifica della conformità alle previsioni di piano paesaggistico, alla pianificazione sovraordinata e di settore ed alla regolamentazione urbanistica. Ciò prelude ad una nuova forma di piano quale “Carta unica del territorio”, che deve garantire certezze sulle regole, oltreché sulla applicazione dei principi posti a base dei processi di pianificazione e programmazione. In questo processo sembra utile che le recenti esperienze di pianificazione strategica che si stanno diffondendo nel Paese, soprattutto nelle medie e piccole città, che manifestano l’esigenza di una modalità di programmazione dei processi di trasformazione del territorio che si evolva secondo dinamiche diverse da quelle dei procedimenti delle discipline urbanistiche, trovi esplicite modalità di raccordo con il sistema di governo del territorio. Sotto questo versante pare che questi nuovi processi di pianificazione strategica – che si richiamano a obiettivi di rinnovo degli strumenti che nelle esperienze più avanzate si sostanziano come programmazione integrata tra Ambiente, Territorio, Paesaggio, Cultura ed Economia – siano condotti a costituire lo strumento di definizione degli obiettivi generali e strategici, di individuazione di azioni prioritarie, che costituiscono anche la parte strategica del piano strutturale e ne sostanziano le scelte. Pare altresì importante che il livello operativo – progettuale degli strumenti per il governo del territorio debba giungere a definire compiutamente e temporalmente le trasformazioni insediative ed infrastrutturali, pertanto è necessario, raccordare definitivamente il piano al processo progettuale. In ragione di

11 tutto ciò il livello operativo del piano non può essere scollegato dal bilancio pluriennale di ogni amministrazione ed ancor più dal programma triennale delle opere, infatti, deve rendere effettivamente operative ed attuabili sia le scelte programmatiche compiute che la realizzazione delle opere e degli interventi previsti.

12 Parte I. Il sistema insediativo

1. La metodologia di descrizione del fenomeno

Per affrontare la rappresentazione del sistema insediativo si assume di prendere in considerazione gli elementi in grado di definire i singoli requisiti che il dettato legislativo impone di studiare, successivamente secondo indagine qualitativa si tende a definire quali sono le relazioni che insistono e quindi di stilare una conclusione in grado di evidenziare le prerogative positive e negative che il sistema insediativo propone. Nella fattispecie il prodotto è articolato secondo 4 diverse analisi: I. La morfologia urbana II. Le tipologie edilizie III. Lo sviluppo urbano storico IV. Il rilievo dei beni culturali

1.1 Il ruolo degli insediamenti nel sistema territoriale

La rete degli abitati si può catalogare nelle seguenti categorie, con riferimento al ruolo che gli stessi svolgono nella prestazione dei servizi alla popolazione. Castel San Giovanni , centro del territorio comunale di maggiori dimensioni, dotato di centro storico e aree produttive di rilevanza strategica in ottica provinciale e/o regionale svolge la funzione di polo ordinatore nel contesto provinciale piacentino; svolge il suo ruolo attrattore anche nei confronti dei limitrofi comuni lombardi. Forte di una buona infrastrutturazione del territorio e dotato di economie positive per garantire un buon mix funzionale, assicura un buon livello di qualità urbana. Poli ordinatori dell’armatura urbana con ruoli di polarizzazione nell’offerta di funzioni rare e di strutturazione delle relazioni sub-regionali. I Poli Ordinatori sono da considerarsi i destinatari delle politiche finalizzate: a. al potenziamento delle economie di relazione, attraverso il miglioramento dell’accessibilità e dei sistemi infrastrutturali per la mobilità e le comunicazioni; b. alla qualificazione e potenziamento dei servizi settoriali di scala sovracomunale per le famiglie e le imprese; c. al potenziamento del peso insediativo ed alla qualificazione del tessuto urbano attraverso i finanziamenti pubblici non esclusivi per l’edilizia residenziale, quelli per

13 l’infrastrutturazione urbana, e per il recupero dei centri storici. Fontana Pradosa , Pievetta , Ganaghello, Case Bruciate e Creta svolgono la funzione di centri minori con essenziale dotazione di servizi di base rivolti ai residenti delle frazioni geografiche di riferimento; in essi sono presenti l’edificio di culto parrocchiale con annesse attività di carattere sociale oltre al luogo di inumazione. Campo d’oro svolge la funzione di centro produttivo con l’assenza di servizi di base, in grado di attrarre un numero consistente di persone e merci

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1.2 La morfologia urbana

L’analisi sulla morfologia urbana prende in considerazione la dimensione continua dell’isolato urbano, descrivendo per ogni geometria assunta, la struttura prevalente. La visione completa della carta QC ST 07 permette di percepire la distribuzione dei diversi carichi edilizi che insistono nelle varie zone urbane, successivamente è possibile percepire l’orientamento e le tendenze evolutive nei vari ambiti funzionali. La classificazione creata per definire la morfologia prende in considerazione i principali usi dei suoli urbani e individuando:

Aree da riqualificare Aree inedeificate a destinazione industriale Aree inedificate o a destinazione residenziale a bassa densità Complessi per servizi pubblici Tessuti a bassa densità con edifici isolati e verde privato (densita = 0,50 mq/mq) Tessuti a media intensità con edifici in linea o isolati (densità = 0,67mq/mq) Tessuti omogenei a prevalenza artigianale - industriale Tessuti omogenei di impianto storico

Stralcio della Carta QC ST 07 “Carta della morfologia urbana” calibrato s ul Capoluogo e le località: Fontana Pradosa e Campo d’oro.

15 Come possibile notare nella figura sovra esposta, i carichi insediativi che insistono nel Capoluogo tendono a diradarsi mano a mano che ci si allontana dal centro storico, il quale funge da baricentro insediativo complesso, con un alto grado funzionale che ha orientato la forma del Capoluogo. Di fatto il Capoluogo ha una superficie urbanizzata di circa 234 Ha, dove circa 30 Ha (302.099 mq) è classificato come “Tessuti omogenei di impianto storico”, vale a dire circa il 13% della superficie urbanizzata. Tale impianto, di facile individuazione per i suoi tratti caratteristici, si rileva nel centro storico delimitato come Zona “A1” del vigente Piano Regolatore Generale, ma si estende anche lungo la prima espansione sud ovest e nella prima espansione nord est. Successivamente, allontanandosi dal centro, si riesce ad individuare una corona di insediamenti prevalentemente residenziali a media intensità con edifici in linea o isolati (densità = 0,67mq/mq. Nella fattispecie sono stati classificati con questa caratteristica isolati, 65 dei 314 3 che formano il Capoluogo con una superficie di circa 40 Ha, indicativamente il 17% dell’area urbanizzata. La corona insediativa più esterna fa invece riferimento a tessuti a bassa densità con edifici isolati e verde privato (densità = 0,50 mq/mq); nel caso specifico si tratta di una cintura urbana dai perimetri e margini non definiti facilmente individuabili a causa del modello abitativo che si ripete, vale a dire villette mono o bifamiliari dotate di giardini privati. Circa il 30% della superficie urbanizzata è costituita dal modello insediativo individuato. Nel legenda proposto vengono menzionate anche le voci che riguardano i residui di piano, classificato come: aree inedificate a destinazione industriale e aree inedificate o a destinazione residenziale a bassa densità, le aree adibite a servizi, le aree da riqualificare (che coincidono con il perimetro dell’area industriale dismessa “manifattura tabacchi”) ed infine i tessuti omogenei a prevalenza artigianale – industriale che, come ben visibile dalla carta, sono localizzati a nord e a ovest del Capoluogo. Per riassumere le voci del legenda proposto e per avere una parametro metrico in grado di spiegare il fenomeno si propone un grafico nella quale sono stimate le singole morfologie: Morfologia urbana Superficie Aree da riqualificare 25.841 Aree inedificate a destinazione industriale 47.914 Aree inedificate o a destinazione residenziale a bassa densità 26.850 Complessi per servizi pubblici 386.835 Tessuti a bassa densità con edifici isolati e verde privato 997.731

3 In questa analisi il numero degli isolati coincide con il numero di zonizzazioni che sono individuabili nel PRG vigente, con un unico grande isolato che fa riferimento all’intero centro storico. 16 (densità = 0,50 mq/mq) Tessuti a media intensità con edifici in linea o isolati (densità = 0,67mq/mq) 396.302 Tessuti omogenei di impianto storico 302.099 Tessuti omogenei a prevalenza artigianale - industriale 1.628.996

Totale 3.812.568

Distribuzioni delle morfologie urbane nel Capoluogo Aree da riqualificare

Aree indeificate a destinazione industriale

Aree inedificate o a destinazione residenziale a bassa densità

Complessi per servizi pubblici

Tessuti a bassa densità con edifici isolati e verde privato (densità = 0,50 mq/mq) Tessuti a media intensità con edifici in linea o isolati (densità = 0,67mq/mq) Tessuti omogenei di impianto storico

Tessuti omogenei a prevalenza artigianale - industriale

In conclusione la morfologia più presente (chiaramente al netto delle superfici a destinazione prevalentemente produttiva), risulta essere quella riferita ai tessuti a bassa densità con edifici isolati e verde privato (0,5 mq/mq).

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1.3 Le tipologie edilizie

L’analisi sulle tipologie edilizie 4 ha preso in considerazione ogni singolo cassone presente sul suolo, descrivendo per ogni edificio la tipologia di appartenenze. La visione completa della carta QC ST 15 - Carta delle tipologie edilizie, permette di percepire la distribuzione delle diverse soluzioni edilizie che insistono nelle varie zone urbane, successivamente è possibile percepire la densità, le caratteristiche e le tendenze evolutive nei vari ambiti funzionali, per quanto riguarda il fenomeno.

Come possibile notare nella figura sovra esposta, le tipologie edilizie, come del resto anche le morfologie urbane, sono facilmente localizzabili nel Capoluogo, in effetti a fronte di una prevalenza di tipologie che fanno riferimento a case a corte, palazzi storici e tipologie miste di impianto storico nel centro storico e nelle prime espansioni a sud ovest e nord est del baricentro; nella corona si rinvengono in maniere ripetitiva, ma comunque piuttosto regolarmente: edifici bifamiliari a schiera, ville monofamiliari ed edifici plurifamiliari.

4 Questi dati si riferiscono alla porzione del Capoluogo che ha come limite nord la ferrovia e non ricomprende la frazione di Campo d’oro, in pratica non si vogliono contemplare gli edifici artigianali/industriali esterni. 18 Detto questo si propone anche in questa sede il grafico delle tipologie edilizie.

TIPOLOGIA EDILIZIA fqr

EDIFICI MONOFAMILIARI 848 EDIFICI PLURIFAMILIARI 650 EDIFICI BIFAMILIARI A SCHIERA 627 EDIFICI ARTIGIANALI INDUSTRIALI 302 TIPOLOGIA MISTA DI IMPIANTO STORICO 185 EDIFICI PLURIPIANO ALLINEATI SU STRADA 155 EDIFICI NUOVI PER SERVIZI PUBBLICI E PRIVATI 57 CASE A CORTE E PALAZZI STORICI 31 EDIFICI STORICI PER SERVIZI PUBBLICI E PRIVATI 19

Frequenza tipologie edilizie EDIFICI MONOFAMILIARI

EDIFICI PLURIFAMILIARI

EDIFICI BIFAMILIARI A SCHIERA EDIFICI ARTIGIANALI INDUSTRIALI TIPOLOGIA MISTA DI IMPIANTO STORICO EDIFICI PLURIPIANO ALLINEATI SU STRADA EDIFICI NUOVI PER SERVIZI PUBBLICI E PRIVATI CASE A CORTE E PALAZZI STORICI EDIFICI STORICI PER SERVIZI PUBBLICI E PRIVATI

Gli edifici monofamiliari sono i più presenti nel Capoluogo, a seguire troviamo gli edifici plurifamiliari e successivamente le bifamiliari a schiera.

19

1.4 Lo s viluppo urbano secondo le soglie storiche

Come si può constatare nell’immagine sovra esposta nominata “sviluppo urbano storico” e presente come elaborato QC-ST 11, il sistema urbano della città di Castel San Giovanni mostra la presenza di una espansione a macchia d’olio, caratterizzata da una buona regolarità delle forme, con pochissimi episodi di urbanizzazioni incontrollate e sprawl urbano. E’ interessante notare come a differenza di numerose realtà nella provincia di Piacenza, lo sviluppo residenziale e produttivo non ha seguito il sistema delle radiali che partono dalle valli, ma in questo caso il centro storico ha mantenuto un segno tangibile nello sviluppo, creando quindi una forma compatta che si manifesta anche nel risparmio del consumo di suolo generato dalle antropizzazioni. Le soglie rappresentano quante aree urbanizzate insistevano sul territorio alle date scelte che si riferiscono alle mappe disponibili presso l’amministrazione. Di fatto sono state considerate le carte del Catasto Napoleonico, una mappa del Capoluogo risalente al 1917, le carte del Catasto del 1942, la cartografia del PRG del 1981, del PRG del 1987 e l’aereo fotogrammetrico del 2004 con gli ultimi aggiornamenti. Secondo le stime si è riscontrata una crescita nel 2008 di circa 20 volte la superficie urbanizzata risalente al 1808, dove il 20 boom edilizio si è riscontrato nel dopoguerra. Mentre solo nell’ultimo decennio è aumentata sensibilmente la crescita delle aree produttive, complice l’insediamento del polo logistico a nord del Capoluogo e l’ampliamento delle aree produttive a Campo d’oro. La stima della crescita delle superfici viene riassunta nella tabella sottostante:

Soglia Aree parziali [mq] Area totale urbanizzata [mq] 1808 227.921,94 227.921,94 1917 159.872,69 387.794,63 1942 185.468,91 573.263,54 1981 737.913,33 1.311.176,87 1987 1.750.442,92 3.061.619,79 2008 1.201.722,46 4.263.342,24

Stima sviluppo urbanizzato dal 1808 al 2008

4.500.000

4.000.000

3.500.000

3.000.000

2.500.000

2.000.000

1.500.000 mq Urbanizzato mq

1.000.000

500.000

0

Guardando lo sviluppo delle superfici urbanizzate si può notare come di fronte ad un andamento a rilento fino al dopoguerra, la crescita urbana si è dimostrata esponenziale fino a raggiungere il picco massimo negli anni ’80 dove in pochi anni la superficie urbana è raddoppiata. Sensibile aumento si è avuto anche negli ultimi 20 anni, dove tuttavia la crescita si è manifestata attraverso nuove aree produttive mentre come nuova espansione residenziale si hanno solo alcuni completamenti a sud del Capoluogo. Altro aspetto fondamentale da rilevare è la connessione tra la morfologia urbana e lo sviluppo urbano storico. Se si mette in relazione la carta delle morfologie e l’immagine delle sequenze storiche si nota una certa analogia, di fatto è evidente come le geometrie che fanno riferimento all’espansione al 1981 sono simmetriche rispetto alle aree urbane classificate come tessuti a

21 media intensità, nel contempo la stessa cosa succede per le geometrie che evidenziano lo stato al 1991 e i tessuti a bassa densità edilizia. Esiste quindi un forte legame tra la progettazione urbana e il periodo in cui sono state applicate le scelte progettuali.

1.5 Analisi SWOT

Morfologia urbana e struttura urbana Punti di forza Punti di debolezza Rischi Opportunità La morfologia Commistione che insediativa del propone l’abitato Capoluogo mostra nella sua parte a una buona ovest, dove compattezza dei convivono nello tessuti, di fatto stesso quartiere la struttura alcune imprese e urbana nel della residenza; complesso è in effetti questa particolarmente parte residenziale compatta. appare la meno La forma e i appetibile. non a carichi cas o nella parte urbanistici più a ovest della presenti sugli cittadina è ben isolati dimostrano visibile un una buona enclave, vale a continuità dire alcuni percettiva. isolati che sono abitati prevalentemente da persone non autoctone le quali hanno trovato un mercato degli immobili in questa zona in grado di accoglierli. Le tipologie edilizie e la morfologia urbana permettono di individuare dei piccoli brani urbani in grado di definirsi all’interno di un più ampio disegno cittadino. Si registrano pochi fenomeni di destrutturazione dell’ambiente urbano.

22

Parte II. Gli ambiti funzionali 2. Gli ambiti funzionali

Secondo lo schema proposto dalla legge 20/2000 e dalla circolare relativa, lo schema del Quadro Conoscitivo deve individuare degli ambiti funzionali. Adottando anche in questa sede questa convenzionalità si procede molto semplicemente a individuare come ambiti funzionali gli elementi urbani intesi come (I) aree produttive, (II) aree residenziali, (III) dotazioni territoriali e (IV) sistema infrastrutturale. In ultima battuta si andranno a mettere a sistema i limiti, le opportunità e le connessioni tra questi elementi.

2.1 Le aree a prevalente destinazione produttiva

Numerose imprese hanno deciso di stabilirsi nel Comune di Castel San Giovanni; la dotazione infrastrutturale, centri logistici e scali merci a breve distanza, produzione di servizi ad alto valore aggiunto; hanno permesso ai comparti industriali artigianali di crescere negli ultimi anni in maniera esponenziale. Principali poli produttive della municipalità sono dislocati all’esterno dei perimetri urbanizzati del Capoluogo; in particolare il polo logistico a nord del Capoluogo tra la linea ferroviaria e il tratto autostradale; e il polo produttivo in località Campo d’oro a ovest di Castel San Giovanni lungo la via Emilia Pavese. Se si osserva l’evoluzione storica in base alle foto dal satellite dal 2003 al 2006 si nota una vera e propria proliferazione di aree produttive nelle zone sopraccitate. Va comunque tenuto conto dell’attenzione nelle scelte localizzative di tali aree che non interferiscono con le zone abitate; piuttosto hanno valorizzato il Comune rendendolo competitivo e attraendo forza lavoro qualificata. Come detto in precedenza diverse aziende hanno deciso di stabilirsi in questa zona per motivi prettamente infrastrutturali e per la relativa vicinanza a Genova, Milano e Torino; tuttavia occorre precisare l’attuale situazione infrastrutturale che se non ripianificata raggiungerà presto il collasso (come si vedrà in seguito). Di seguito si riportano le immagini satellitari che si riferiscono al polo logistico e al polo produttivo di Campo d’oro dal 2003 al 2006.

23 2003

2004

24 2005

2006

25 Le aree produttive a Castel San Giovanni:

Di seguito si riportano i dati contenuti nel Quadro Conoscitivo, nell’allegato C1.8 relativo alla schedatura delle aree produttive:

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27

28

29

SUPERFICIE FONDIARIA

Sup. Esp. Sup. Sup. Opere di Superficie Superficie Fondiaria Fondiaria dal Superficie Superficie di Territoriale urbanizzazione espansione Cod_ID Denominazione Località Territoriale al 2002 2002 al 2006 Dismessa Completamento Espansione presenti in itinere Piano Insediamenti Piano Insediamenti 13.02 140.822 138.662 0 0 0 0 2.160 0 Produttivi Produttivi 13.03 Via Malvicino Castel S.Giovanni 42.797 42.797 0 0 0 0 0 0 13.04 Via Borgonovo Via Borgonovo 100.528 83.443 0 0 7.424 9.632 28 0 13.05 Campo d'Oro Campo d'Oro 493.370 259.975 10.252 0 167.902 50.744 4.498 0 13.06 Polo Logistico Barianella 972.524 50.687 434.102 172.704 0 296.636 18.394 0

USI PREVALENTI Cod_ID Industriale Artigianale Commerciale Terziario Logistico Prevalenza Cop_Suolo Imp_Suolo 13.02 no si no no no artigianale tra 50% e 80% > dell'80% 13.03 no si no no no artigianale tra 20% e 50% tra 50% e 80% 13.04 no si si no no artigianale > dell'80% > dell'80% 13.05 no si no no no artigianale tra 50% e 80% > dell'80% 13.06 no si no si si logistico tra 50% e 80% > dell'80%

ALLACCIAMENTI Fonti Cod_ID Rete_H2O Pozzi Interni Pozzi Esterni Fogna Tipologia Fogna Depuratore Gas Allaccio Enel alternative 13.02 Presente Assente Assente Presente Mista acque nere e bianche Presente Presente Presente Assente 13.03 Presente Assente Assente Presente Mista acque nere e bianche Presente Presente Presente Assente 13.04 Presente Assente Assente Presente Mista acque nere e bianche Presente Presente Presente Assente 13.05 Presente Assente Assente Presente Mista acque nere e bianche Presente Presente Presente Assente 13.06 Presente Assente Assente Presente Mista acque nere e bianche Presente Presente Presente Assente

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ACCESSIBILITA’ ALLA RETE INFRASTRUTTURALE Distanza Distanza Accessibilità Stazione Distanza dalla Cod_ID Casello Autostrada SS Più Vicina Autostrada dalla SS alla SS ferroviaria stazione Castel 13.02 Castel San Giovanni A21 TORINO-BRESCIA tra 1 e 5 km EX 412R < 1 km Indiretto tra 1 e 5 km S.Giovanni Castel 13.03 Castel San Giovanni A21 TORINO-BRESCIA tra 1 e 5 km S.S. 10 < 1 km Indiretto tra 1 e 5 km S.Giovanni Castel 13.04 Castel San Giovanni A21 TORINO-BRESCIA tra 1 e 5 km EX 412R < 1 km Indiretto tra 1 e 5 km S.Giovanni Castel 13.05 Castel San Giovanni A21 TORINO-BRESCIA tra 5 e 10 km S.S. 10 < 1 km Diretto tra 1 e 5 km S.Giovanni Castel 13.06 Castel San Giovanni A21 TORINO-BRESCIA < 1 km EX 412R < 1 km Diretto tra 1 e 5 km S.Giovanni

Cod_ID Scalo Merci Distanza dallo scalo merci Collegamento allo scalo merci Polo logistico più vicino 13.02 Castel S.Giovanni tra 1 e 5 km Indiretto Castel S.Giovanni 13.03 Castel S.Giovanni tra 1 e 5 km Indiretto Castel S.Giovanni 13.04 Castel S.Giovanni tra 1 e 5 km Indiretto Castel S.Giovanni 13.05 Castel S.Giovanni tra 1 e 5 km Indiretto Castel S.Giovanni 13.06 Castel S.Giovanni < 1 km Indiretto

PRESENZA DI SERVIZI NELL’AMBITO

Cod_ID TPL Distributore di carburante Attrezzature e spazi comuni per gli addetti Reti cablaggio 13.02 Entro 300m Entro 500m Assenti Assenti 13.03 Entro 300m Entro 500m Assenti Assenti 13.04 Entro 300m Entro 500m Assenti Assenti 13.05 Entro 300m Interno all'ambito Assenti Assenti 13.06 Oltre 300m Entro 500m Presenti Assenti

31 2.2 Le aree a prevalente destinazione residenziale

Il sistema abitativo è già stato descritto attraverso la lettura delle tavole del sistema territoriale, tuttavia è opportuno in questa sede proporre alcune osservazioni e critiche all’impianto residenziale, anche avvalendosi di un Report commissionato dall’amministrazione provinciale durante le attività integrative all’osservatorio regionale sul sistema abitativo a cura di Nuova Quasco “Versione del 14/11/2008”. In effetti il lavoro commissionato dalla Provincia permette di prendere visione della situazione del mercato immobiliare nella municipalità e di rendersi conto della relazione tra il sistema socio-economico, l’attività costruttiva e la tipologia di domanda residenziale. L’area del comune di Castel San Giovanni è stata suddivisa in zone per favorire l’ubicazione degli interventi: con la lettera A si considera l’area in cui ricade il capoluogo del comune e con la lettera B la zona limitrofe della campagna e i piccoli centri minori del resto del territorio.

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33 Andamento del numeri di concessioni rilasciate dal 2001 al 2007.

Dal grafico si può capire che, nel comune di Castel San Giovanni, il numero di concessioni rilasciate cresce dal 2001 al 2004, per poi una live decrescita nel 2005 che però aumenta negli anni successivi nel capoluogo, mentre rimane molto più contenuta nella zona B, per essere decisamente limitata negli ultimi anni. Andamento del volume costruito dal 2001 al 2007.

Il fattore del volume (volume vuoto per pieno VPP) costruito rispecchia fedelmente l’andamento del numero di concessioni rilasciate, in cui si può notare la costante crescita volumetrica dal 2000 al 2004 per poi mantenersi costantemente nel 2005, sfiorando delle cifre di circa 40000 mc di volumetria e una decrescita più o meno forte negli anni successivi, mentre nella zona B pur con cifre volumetriche decisamente inferiori si è verificato un sali-scendi negli anni per poi limitarsi negli ultimi anni.

34 Rapporto tra le diverse tipologie di struttura portante.

Come si nota dal grafico, le principali tecnologie costruttive utilizzate presso il territorio comunale di Castel San Giovanni, sono pietre e mattoni e il cemento armato in sito, mentre le altre tecnologie si presenta un utilizzo molto secondario. Sviluppo delle tipologie edilizie

Il seguente grafico presenta invece le diverse tipologie edilizie sviluppate del corso degli anni nel comune, in cui vede maggiormente sviluppato il numero delle palazzine monodimensionali rispetto alle bidimensionale nella zona A negli anni 2003-2004- 2005, mentre nella zona B sono in maggioranza le palazzine bifamigliare.

35 Sulla base dei dati in possesso si percepisce il momento di stallo del mercato residenziale, in pratica dopo un picco positivo dal 2001 al 2005, dal 2006 la situazione è repentinamente diminuita nei numeri arrivando nell’arco di 2 anni, nel 2007 alla medesima situazione, per quanto riguarda il volume costruito, del 2001. Non può essere tralasciata la questione della grande crisi che colpisce tuttora il sistema immobiliare e anche della situazione demografica persistente, ma in ogni caso una situazione simile è anche causata dall’ormai avvenuto completamento delle aree disponibili all’urbanizzazione, da pianificazione vigente.

2.3 Le dotazioni t erritoriali

Nel contesto della Legge regionale 20/2000 il tema del sistema dei servizi è considerato come una evoluzione del concetto di standard da quantitativo a qualitativo, infatti il “piano dei servizi” o “piano strategico dei servizi” è considerato come uno strumento integrato di governo delle trasformazioni in essere. Nella Legge regionale 47/1978, che ha fino a 8 anni fa ha regolato la pianificazione in Emilia Romagna, il piano dei servizi era richiamato più volte, con diverse declinazioni: • all'art. 36, per definire gli obiettivi ed i criteri generali per l'intervento nel territorio urbanizzato ed in particolare per reperire gli standard urbanistici nelle aree storiche e di completamento; • all'art. 13, dove il “piano dei servizi” viene esplicitamente citato con il compito di individuare le aree necessarie ad assicurare agli insediamenti la dotazione minima e inderogabile di servizi; • all'art. 46, circa la possibilità di monetizzazione della cessione di aree. La Legge 47/1978 assumeva un impianto che tendeva anzitutto a garantire una quantità minima elevata di servizi per abitante (per i Comuni con popolazione inferiore a 10.000 abitanti 25 mq per ogni abitante insediato o da insediare, per tutti gli altri Comuni 30 mq per ogni abitante insediato o da insediare, come misura minima inderogabile) con indirizzi qualitativi per la loro localizzazione nel territorio urbano, ma certamente con un approccio più orientato a garantire “la quantità minima della qualità” che a individuare un sistema organico strutturante nel PRG. Tale approccio ha permesso di acquisire, ad oggi, la disponibilità di un buon patrimonio pubblico di aree pubbliche, che consente di assumere ora obiettivi più ambiziosi in termini di funzionalità e qualità.

A fronte di queste considerazioni si potrebbe allora ritenere che la Legge 20/2000 compia un passo indietro sul tema dei servizi, rispetto alla Legge regionale 47/1978, ma non può essere ritenuto tale solo perché il sistema dei servizi non è più considerato una componente separata del piano urbanistico comunale, tesa a garantire una

36 dotazione minima di standard urbanistici nelle varie zone urbanistiche omogenee, anche perché ora lo stesso sistema dei servizi diventa una componente strategica e un fattore strutturale articolato in PSC/POC/RUE.

Nella Legge regionale 20/2000 la disciplina relativa al sistema delle dotazioni territoriali pubbliche si configura come un insieme di opere e spazi che nel loro complesso concorrono a realizzare la qualità urbana ed ambientale all’interno degli ambiti territoriali urbani integrandosi con altre politiche di piano. La definizione del sistema dei servizi è un elemento integrato con il piano che orienta (assieme agli altri sistemi ambientali, della qualità insediativa e della mobilità) i contenuti delle politiche urbanistiche nei diversi ambiti territoriali omogenei per migliorarne le criticità esistenti e non creare nuovi rischi.

I contenuti propri della pianificazione, sviluppati nell'Allegato alla legge individua come contenuti strategici: • il sistema ambientale; • il sistema insediativo; • il sistema della mobilità; • il sistema degli standard di qualità urbana ed ecologica ambientale. Su questo ultimo aspetto va richiamata in particolare come appartengono a queste dotazioni territoriali per la qualità urbana: 1. Le infrastrutture per la urbanizzazione degli insediamenti; 2. Le attrezzature e gli spazi pubblici collettivi. Per standard di qualità ecologica ambientale si intende il grado di riduzione della pressione del sistema insediativo sull'ambiente e il miglioramento della salubrità.

Le dotazioni territoriali pubbliche rientrano all’interno della pianificazione operativa conformistica, così come previsto dall’art. 30, c. 2 «Il POC contiene, per gli ambiti di riqualificazione e per i nuovi insediamenti: [..] f) la localizzazione delle opere e dei servizi pubblici e di interesse pubblico», e medesimo articolo, c. 12, sostituito dal c. 2, art. 29 Legge regionale 37/2002 «Per le opere pubbliche e di interesse pubblico, la deliberazione di approvazione del POC che assume il valore e gli effetti del PUA comporta la dichiarazione di pubblica utilità delle opere ivi previste. Gli effetti della dichiarazione di pubblica utilità cessano se le opere non hanno inizio entro cinque anni dall'entrata in vigore del POC.»

La Legge regionale 20/2000 individua le politiche strutturali degli ambiti territoriali riguardanti: - i tessuti storici da conservare/tutelare; 37 - ambiti urbani da consolidare/migliorare; - ambiti urbani da riqualificare/trasformare; - ambiti per le nuove espansioni urbane. All'interno di ciascun ambito territoriale gli strumenti urbanistici comunali stabiliscono il fabbisogno di dotazioni, tenendo conto delle eventuali carenze pregresse e degli standard di qualità urbana ed ecologica ambientale da realizzare. In particolare per il sistema delle dotazioni territoriali pubbliche sviluppa specifiche innovazioni per le tre tipologie di servizi: 1. si richiede l'adeguatezza delle infrastrutture per l’urbanizzazione degli insediamenti non solo nell'area di intervento, ma anche nel loro collegamento con la rete generale e alla potenzialità complessiva della rete stessa; 2. il PSC deve stabilire, per ciascun ambito, il fabbisogno di attrezzature ed aree da realizzare ed i relativi requisiti funzionali, di accessibilità, fruibilità sociale e per bacini di utenza (quindi non solo bilanci quantitativi ma anche qualitativi); 3. si vuole che le dotazioni ecologiche e ambientali, che costituiscono un insieme di spazi, opere e infrastrutture, concorrono a migliorare la qualità dell’ambiente naturale e antropico e a mitigare impatti negativi.

Dunque il sistema dei servizi, nella sua componente strategica e strutturale è uno dei quattro elementi chiamati a determinare ed orientare le politiche di trasformazione del tessuto urbano. Il Piano Strategico dei Servizi e la sua trasposizione strutturale non è parte separata del PSC, ma sua componente indispensabile ed integrata chiamata a orientare coerentemente le politiche di assetto urbano rispetto agli elementi di sostenibilità. La Legge regionale 20/2000 non si limita a mettere a punto contenuti strategici e strutturali, ma richiede al processo decisionale anche una procedura per valutare la coerenza tra lo stato di fatto e le scelte di piano e per esplicitare le ragioni delle scelte del piano stesso. Questa procedura è quella di valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale (ValSAT). In questa procedura valutativa il sistema dei servizi è uno degli indicatori di sostenibilità e coerenza assieme alle altre componenti ambientali, infrastrutturali, della qualità e del benessere urbano. Il PSC procede ad una sorta di bilancio tra stato di fatto, obiettivi e progetto, per scegliere tra scenari progettuali alternativi e poi valutare le scelte definitive in rapporto allo stato di fatto. Il passaggio dagli standard quantitativi a quelli qualitativi non è quindi solo riferibile ai servizi pubblici, ma all’intero processo di pianificazione, che diviene più attento alla qualità urbana ed alla sostenibilità ambientale e territoriale delle scelte dei piano. Con il PSC si sviluppano politiche strategiche e assetti strutturali di intervento che per singole parti del territorio (rappresentate da

38 ambiti territoriali omogenei) integrano azioni di piano che concorrono a migliorare la qualità ambientale, le condizioni urbane e funzionali, dei servizi e della mobilità. Dopo questa doverosa premessa circa la nuova strategia di intendere il “servizio pubblico”, segue la rassegna delle proiezioni topologiche dei servizi sul Capoluogo ed infine la stima pro-capite di ciascuna tipologia di servizio.

39

Proiezione dei servizi sul territorio di Castel San Giovanni , rappresentazione degli spazi pubblici (in azzurro i servizi principali, in grigio i parcheggi e in verde chiaro il verde pubblico/impianti sportivi), del sistema infrastrutturale urbano e delle formazioni boschive (in verde scuro) ai margini dell’urbanizzato

40 Dall’immagine sovra esposta si percepisce il sistema dei servizi pubblici e le sue connessioni col sistema urbanizzato e quello infrastrutturale. Nella fattispecie si denota come i servizi pubblici intesi come polo amministrativo siano stati dislocati nel centro della Città, mentre gli altri due poli rilevanti (centro ospedaliero e impianti sportivi) siano dislocati a sud-est e a est del Capoluogo. Il sistema dei servizi inteso invece come verde pubblico e parcheggi e dislocato in maniera regolare, per garantire un buon grado di accessibilità da ogni parte della Città. Segue a questo punto la stima delle dotazioni pro-capite:

DOTAZIONI TERRITORIALI PER ABITANTE 5 TIPOLOGIA AREA ABITANTI mq/abitanti Standard Saldo ATTREZZATURE DI INTERESSE COMUNE 43.080,80 13.640 3,16 ATTREZZATURE SANITARIE 2,8 4,96 ASSISTENZIALI 42.568,27 13.640 3,12 ATTREZZATURE TECNOLOGICHE 20.215,57 13.640 1,48 ATTREZZATURE RELIGIOSE 52.691,10 13.640 3,86 1,2 2,66 ISTRUZIONE DELL'OBBLIGO 32.997,32 13.640 2,42 6 -3,58 ISTRUZIONE SUPERIORE 17.752,61 13.640 1,30 PARCHEGGI 37.320,81 13.640 2,74 4 -1,26 VERDE PUBBLICO ATT./VERDE SPORTIVO 186.068,97 13.640 13,64 16 -2,36 VERDE PUBBLICO ATTREZZATO 115.382,77 13.640 8,46 IMPIANTI SPORTIVI 71.337,20 13.640 5,23 TOTALE 422.695,44 13.640 30,42 30 0,42

TOTALE AREE DA REPERIRE A STANDARD 108.049,38 15.000 7,20

DOTAZIONI TERRITORIALI PER ABITANTE 6 TIPOLOGIA AREA ABITANTI mq/abitanti Standard Saldo ATTREZZATURE DI INTERESSE COMUNE 43.080,80 15.000 2,87 ATTREZZATURE SANITARIE 2,8 4,26 ASSISTENZIALI 42.568,27 15.000 2,84 ATTREZZATURE TECNOLOGICHE 20.215,57 15.000 1,35 ATTREZZATURE RELIGIOSE 52.691,10 15.000 3,51 1,2 2,31 ISTRUZIONE DELL'OBBLIGO 32.997,32 15.000 2,20 6 -3,80 ISTRUZIONE SUPERIORE 17.752,61 15.000 1,18 PARCHEGGI 37.320,81 15.000 2,49 4 -1,51 VERDE PUBBLICO ATT./VERDE SPORTIVO 186.068,97 15.000 12,40 16 -3,60 VERDE PUBBLICO ATTREZZATO 115.382,77 15.000 7,69 IMPIANTI SPORTIVI 71.337,20 15.000 4,76 TOTALE 422.695,44 15.000 27,66 30 -2,34

TOTALE AREE DA REPERIRE A STANDARD 133.612,90 15.000 8,91

5 Nel primo grafico la situazione prende in considerazione in numero di residenti nell’intero territorio comunale al momento attuale 6 Nel secondo grafico la situazione prende in considerazione in numero di residenti nell’intero territorio comunale al completamento del Piano Vigente secondo le stime riportate nella parte III cap. 3.1 41 Come visibile dal grafico, nonostante le buone scelte localizzative dei servizi determinando un buon livello di accessibilità generale agli spazi pubblici, la situazione dei servizi pro-capite dà luogo a determinate insostenibilità. Nella fattispecie la situazione al momento attuale che vede la popolazione a quota 13.640 unità ha già delle situazione di sotto dimensionamento degli standard; situazione che peggiora se si vanno a conteggiare oltre ai residenti attuali, gli abitanti equivalenti insediabili (per un totale di 15.000 unità) da pianificazione vigente. In particolare la situazione vede un netto fabbisogno arretrato di parcheggi (-1,51 mq per abitanti pari a 22.650 mq) e di verde pubblico attrezzato (-2,34 mq per abitante, pari a 35.100 mq), per quanto riguarda l’istruzione dell’obbligo – 3,60 mq per abitante è un dato che rispecchia la situazione generale nei comuni della provincia di Piacenza; se si considerassero anche gli impianti sportivi utilizzabili dagli studenti dell’obbligo per determinate manifestazioni periodiche nel conteggio, la situazione non darebbe luogo a conclamate insostenibilità. In ultima battuta una breve considerazione sui servizi non ancora attuati o in corso di attuazione sul territorio 7 che si riferiscono a 3 aree adibite a verde pubblico:

I servizi “residui ” mappati in rosso, per un totale di 20.005 mq di verde pubblico

7 Nel conteggio pro capite sono stati conteggiati i servizi non ancora attuati 42

2.4 Il sistema infrastrutturale

Come precedentemente espresso nella relazione, la municipalità di Castel San Giovanni, è particolarmente dotata dal punto di vista infrastrutturale.

La presenza della linea ferroviaria Piacenza Torino, l’autostrada A21 Torino Cremona Brescia, due ex strade statali ex SS10 e ex ss412, connesse ad un sistema di strade di penetrazione interne al Capoluogo e alle frazioni, permette buona accessibilità ai vari sistemi urbani e pedecollinari. È infatti a Castel San Giovanni che si è localizzato il secondo polo logistico per dimensioni della provincia di Piacenza, proprio tra la linea ferroviaria e il casello autostradale, per un totale di 972.524mq con circa 300.000 di area logistica residua. 43 Se buona parte del traffico dovuto alla “logistica” viene assorbito dall’autostrada, è altrettanto vero che l’espansione dell’area produttiva a Campo d’oro e le nuove dinamiche e interazioni intra comunali, manifestano una situazione vicina al collasso nella parte centrale del Comune; in particolare non è presente nessun anello che permette di drenare il traffico veicolare all’esterno dei centri abitati, creando così situazioni di degrado e incompatibilità. Le vie di percorrenza più importanti (SP 412 e SP 10) lambiscono il centro storico di Castel San Giovanni.

Ne consegue che nelle ore di punta e in corrispondenza degli incroci di predette vie, si accusano fenomeni di degrado ambientale causato dalla congestione. Inoltre l’eccessivo transito di veicoli pesanti rende rischiosa la percorrenza di tratti ciclopedonali urbani. Tutto ciò nonostante l’amministrazione abbia provveduto a regolarizzare gli incroci più importanti (su tutti piazzale Gramsci all’ingresso est della città) attraverso canalizzazioni del traffico e opportuni sistemi rotatori. L’idea quindi di proporre un sistema tangenziale e/o circonvallivo deve essere presa in considerazione nelle proposte di Piano. Un'altra questione rilevante sempre la grande viabilità è l’assenza totale di un percorso in grado di rendere accessibile la parte residenziale sud del Capoluogo attraverso un asse est ovest alternativo alla via Emilia.

44

Come visibile dall’immagine al momento attuale manca un asse in grado di armonizzare il sistema viabilistico a sud del Capoluogo, gli interventi di messa a punto della viabilità che in questa zona è di tipo incrementale rende necessaria una riflessione su una alternativa sud al tracciato della via Emilia Pavese e Piacentina. Per quanto riguarda invece elementi critici della viabilità di penetrazione, non insistono problemi strutturali, sono stati individuato però 2 zone dove sarebbe opportuno ricostituire una trama e regolarizzare il traffico (interventi del tipo Piazzale Gramsci).

L’interruzione est ovest di via La La presenza dell’impianto semaforico di Marmora in prossimità della scuola via F.lli Bandiera

Percorrendo in macchina queste 2 zone sovraesposte, si percepisce una problematica strutturale, nel primo caso l’interruzione di Via la Marmora obbliga i veicoli alla svolta verso sinistra, in

45 corrispondenza dell’ingresso alle scuole creando una situazione di incompatibilità, nel secondo caso l’impianto semaforico di via F.lli Bandiera nelle ore di punta di fatto blocca il traffico, creando rallentamenti. Rimane chiaro che un impianto rotatorio renderebbe più fluida la situazione anche se, per la presenza di numerosi veicoli pesanti che transitano in suddetta via, occorrerà prendere in considerazione soluzione alternative, almeno nella fase delle scelte. Per quanto riguarda la viabilità ciclopedonale la situazione è la seguente:

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Le informazione per mappare le piste ciclopedonali sono state prese dalla carte I1 del PTCP adottato. I percorsi ciclopedonali attuati al momento sono i tratti che da Castel San Giovanni arrivano a Borgonovo e a Fontana Pradosa, di fatto molto utilizzate. Le piste in programma cercano di andare a confermare la volontà di proporre un schema funzionale e continuo in grado di rendere accessibile le varie parti da un sistema ciclopedonale completo, che da Borgonovo possa arrivare fino a Campo d’oro piuttosto che a Fontana Pradosa; analogamente le piste a sud del Comune in grado di garantire anche alle frazioni di Case Bruciate e Creta, accessibilità a questa viabilità alternativa. Esiste anche un percorso ciclopedonale del Fiume Po, teso a rendere accessibile anche il sito di importanza comunitaria dello stesso, ai Capoluoghi e alle frazioni limitrofe:

47

Il PTCP individua anche il tracciato storico e tematico della Via Emilia in corrispondenza del Centro di Castel San Giovanni e lungo tutto il tratto entro il Comune:

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In ultima battuta per descrivere il sistema infrastrutturale, si prende in considerazione la navigabilità del fiume Po:

Come possibile notare dall’immagine, le cui informazioni sono state estrapolate dalla carta I1 del PTCP adottato, nel tratto di Castel San Giovanni, il fiume per risulta navigabile esclusivamente per il turismo; inoltre è mappato il progetto di un nuovo attracco, nella zona di Pievetta.

49 Per quanto riguarda il trasporto pubblico è presente soprattutto nella zona centrale, infatti i pullman effettuano fermate in Corso Matteotti, in Via Fratelli Bandiera e in Piazzale Gramsci, piuttosto servito, infatti i pullman passano uno ogni ora e lo stesso si può dire per il trasporto ferroviario. Nel periodo scolastico sono presenti anche pullman che raccolgono gli studenti delle scuole medie ed elementari dai comuni limitrofi.

Trasporto pubblico

50 2.5 Analisi SWOT

Morfologia urbana e struttura urbana Punti di forza Punti di debolezza Rischi Opportunità La dislocazione La situazione delle Presenza di una delle dotazioni dotazioni area industriale pubblici è territoriali vede un dismessa dislocata piuttosto netto fabbisogno nella parte sud regolare, ne arretrato di dell’abitato consegue che parcheggi (-1,51 mq (Manifattura insiste una buona per abitanti pari a Tabacchi), in accessibilità ai 22.650 mq) e di corrispondenza servizi. verde pubblico delle più recenti attrezzato (-2,34 mq espansioni per abitante, pari a residenziali, ha 35.100 mq), per un’estensione di quanto riguarda 25.900 mq. l’istruzione dell’obbligo – 3,60 mq. La posizione Non esistono Area dismessa del strategica di tracciati consorzio agrario Castel san alterna tivi a quelli e i manufatti Giovanni permette tradizionali, manca limitrofi dismessi una buona una viabilità a nord accessibilità tangente al dell’abitato con generale Capoluogo che un’estensione di risulta 3.839 mq. particolarmente congestionato in varie ore della giornata Il centro storico risulta molto più vivibile e particolarmente appetibile per quanto riguarda il mercato immobiliare. Le aree produttive rendono Castel san Giovanni luogo di attrazione di persone e merci in quanto sono dislocate sul territorio determinate imprese in grado di assorbire una buona fetta di mercato nei principali settori in cui operano.

51 Parte III. Le Reti tecnologiche

3.1 Il Sistema di approvvigionamento idrico e depurativo

3.1.1 Acquedotto

Tavola ST5 – Carta della rete acquedotto , scala 1:10.000

Il sistema acquedottistico del Comune di Castel San Giovanni, viene gestito da ENIA, appartenente all’Agenzia d’Ambito; nel complesso la rete acquedottistica è caratterizzata da uno sviluppo lineare valutabile in 146 km. con un volume d’acqua erogato pari a circa 1.000.000 mc/anno (dati desunti dalla relazione del Piano d’Ambito per l’attivazione del Servizio Idrico Integrato). L’attuale sviluppo è stato raggiunto in fasi successive in funzione delle modificate esigenze idriche, come si evidenzia nella tabella 1 Tabella 1 - Rete di acquedotto – Lunghezza e periodo di realizzazione

Lunghezza < 1970 1970-1980 1980-1990 1990-2005 tot. rete (km) 146 47 23 23 53

Le analisi sulla popolazione servita da sistema acquedottistico sono effettuate valutando sia il numero di residenti serviti all’interno di ogni singolo comune che il numero di AE potenziali serviti. Quest’ultimo dato comprende le presenze turistiche ed il numero di addetti alle attività produttive; il livello di servizio è sostanzialmente in grado di soddisfare la domanda Tabella 2 - Copertura del servizio acquedottistico (dati ISTAT Censimento 2001).

La popolazione servita dalla rete acquedottistica ammonta a circa il 99% degli abitanti, mentre la rimanente quota di popolazione, cioè quella relativa alle case sparse, è servita da approvvigionamenti autonomi. L’acquedotto è alimentato al momento da 15 pozzi omogeneamente distribuiti nell’ambito del territorio comunale, in grado di rifornire adeguatamente il capoluogo e le frazioni; i pozzi attivi a servizio dell’acquedotto comunale di Castel San Giovanni sono riepilogati nella tabella seguente : In relazione alle caratteristiche qualitative delle acque emunte dai pozzi nell’intorno del capoluogo, prossime al limite di accettabilità dei nitrati, il gestore ha provveduto ad alimentare

52 la rete mediante collegamento al campo pozzi di Mottaziana, sito in comune di Borgonovo V.T.. Tabella 3 - Pozzi a servizio dell’acquedotto di Castel San Giovanni Pozzo Località 1 Bardoneggia 2 Fontana 1 3 Fontana 2 4 Fontana 3 5 Fontana 4 6 Fontana 5 7 Nizzoli 1 8 Nizzoli 2 9 Chiapponi-Sito Nuovo 10 Polezzera 11 Gabba 12 Polezzera-Ginestre 13 Tagliaferro 14 Via Colombo-delle Rose 15 Manzella

In riferimento al programma degli investimenti volti al potenziamento della rete acquedottistica, il Piano d’Ambito prevede lavori di potenziamento della rete di collegamento al campo pozzi di Mottaziana per un importo di 2.750.000 euro. Tabella 4 - Programma degli Investimenti: interventi nel settore acquedotto. Titolo_Inter Intervento funzionale Costo vento Complessiv o Acquedotto 1° stralcio Collegamento - 2.750.000 intercomunal Sarmato-Castel S.G.- Borgonovo- e Val Tidone potenziamento pozzi Mottaziana

Sulla base dei dati dedotti dal Piano d’Ambito, circa la fornitura d’acqua d’acquedotto ed i relativi rendimenti in termini di perdite della rete, raccolti nella tabella 4, è stata registrata, a fronte di un numero di abitanti serviti pari a 11.962 nel corso del 2006, una fornitura di circa 2.037.237 mc. di acqua di falda, con perdite di circa 1.021.300 mc. (indice di perdita pari a 0,50).

Tabella 5 - Volumi distribuiti e perdite acquedotto. (anno 2006 – fonte Piano d’Ambito)

Volume d’acqua immessa nella 2.037.327 rete (mc.) Volume d’acqua venduta (mc) 1.016.027 Volume perso in distribuzione 1.021.300 (mc) Perdita (%) 50%

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3.1.2 Rete fognaria ed impianti di depurazione

Tavola ST6 – Carta della rete fognature e depurazione , scala 1:10.000

Le reti fognarie rilevate hanno uno sviluppo pari a 40 km, vengono rappresentate nella Tavola ST6 e vanno a servire una quota di popolazione dell’83 %. Le reti esistenti sono generalmente miste, ad eccezione di quelle realizzate a servizio delle lottizzazioni in fase di realizzazione. Inoltre le reti che andranno a servire le aree di nuova previsione saranno tutte realizzate predisponendo la separazione delle acque bianche dalle acque nere. Recentemente è stato presentato il progetto di collettamento delle fognature della frazione Fontana Pradosa al depuratore di Castelsangiovanni, con dismissione delle fosse Imhoff attuali, non adeguate. Circa la funzionalità e la capacità depurativa attuale dell’impianto a servizio del capoluogo sono stati segnalati disservizi da parte di ARPA (Segnalazione del 18/07/2008), che ha richiesto provvedimenti rivolti all’adeguamento della capacità depurativa dell’impianto, ritenuta sottodimensionata rispetto ai carichi in ingresso. Occorre al proposito sottolineare come risultino in fase di avanzata progettazione, da parte di IREN Spa, i lavori di ristrutturazione e di adeguamento dell’impianto di depurazione di Castel San Giovanni, che consentiranno di portare la potenzialità autorizzata di 15.000 AE a circa 18.000 AE. I lavori comprendono la ristrutturazione delle vasche di ossidazione e di decantazione, completate dalla realizzazione di due nuove vasche di decantazione; l’impianto di depurazione sarà

56 infatti costituito da n°2 linee, dalla setacciatura all’ossidazione, della potenzialità di 9.000 a.e. ciascuna. Nella tabella seguente sono raccolti i dati disponibili circa la capacità depurativa dell’impianto a servizio del capoluogo sulla base delle indicazioni fornite dall’Agenzia d’Ambito; i dati sono aggiornati sulla base degli abitanti effettivamente residenti al 30/03/2011 (dati forniti dall’Ufficio Anagrafe comunale).

Tabella 6 - Capacità depurativa dell’impianto comunale del capoluogo.

Abitanti Abitanti Abitanti Abitanti Totale Residenti Potenzialità residenti fluttuanti equivalenti equivalenti abitanti potenziali depuratore al serviti da produttivi PPIP in serviti Variante n. comunale 30/3/2011 pubblica Capoluogo corso di dal 26 Capoluogo fognatura attuazione depuratore in fase di da Catasto (PPV comunale approvazione scarichi Esaedro) Capoluogo (AE) (AE) (AE) (AE) 12.384 10 104 112 12.610 128 15.000

Sulla base della informazioni raccolte dall’ente gestore la capacità depurativa residua dell’impianto comunale a servizio del Capoluogo risulterebe pari al valore sopra indicato (2.262 AE), dal punto di vista della capacità ossidativa; tuttavia, l’impianto si trova attualmente al limite della capacità depurativa per un eccessivo carico idraulico afferente all’impianto, per cui non in grado di consentire, al momento, nuovi allacci alla rete fognaria. Anche sulla base del parere ARPA sopracitato, viene ritenuta preclusa, allo stato attuale, “la previsione e/o la realizzazione di nuove lottizzazioni sia industriali che residenziali fino all’avvenuta realizzazione dell’adeguamento dell’impianto di depurazione ”.

Nella tabella seguente sono raccolti i dati disponibili circa la copertura degli impianti di depurazione ed il numero degli abitanti serviti, sulla base delle indicazioni fornite dall’Agenzia d’Ambito. Tabella 7 - Impianti di depurazione e abitanti serviti (attuali) Totale Impianto abitanti Località trattamento Popolazione eq. Potenzialità Bosco Tosca Imhoff 104 108 150 fanghi Castel San Giovanni attivi 12384 12610 15000 Creta-Bruciate Imhoff 203 239 300 Fontana Pradosa – strada poggio Imhoff 68 150 Fontana Pradosa – 503 Colombarone Imhoff 435 600 Ganaghello Imhoff 147 191 300 Pievetta-Dogana Po Imhoff 135 145 150 57

Tabella 8 - Impianti di depurazione e abitanti serviti (a seguito lavori di adeguamento) Totale Impianto abitanti Località trattamento Popolazione eq. Potenzialità Bosco Tosca Imhoff 104 108 150 Castel San Giovanni fanghi e Fontana Pradosa attivi 12384 12610 18.000 Creta-Bruciate Imhoff 203 239 300 Ganaghello Imhoff 147 191 300 Pievetta-Dogana Po Imhoff 135 145 150

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Le località non servite da pubblica fognatura e depurazione sono Bardoneggia Inferiore, Case Nuove, Fornaci e Polezzera per un totale di 95 abitanti equivalenti, dettagliatamente distinti nella scheda seguente.

60 3.2 Rete elettrica e stazioni radio base

3.2.1 Rete elettrica

Tavola ST3 – Carta delle reti elettriche , scala 1:10.000

Sul territorio Comunale di Castel San Giovanni è presente una estesa rete di distribuzione (in parte aerea ed in parte interrata), comprendente sia elettrodotti ad Altissima Tensione (220 kV), ad Alta Tensione (132 kV) che a Media Tensione (15 kV). La lunghezza totale delle linee elettriche ad AAT, AT, MT risulta pari a circa 94 km , come dettagliato nella tabella seguente. La maggior parte della rete elettrica del comune di Castel San Giovanni risulta essere di media tensione (78%) di cui, nei centri urbani il 23% in cavo interrato. Tabella 9 - Estensione reti elettriche per tipologia Tipologia linea Lunghezza (m) % 36-002 Tronco media tensione 39.836,79 48,7 aerea terna singola 0 36-001 Tronco media tensione 28.082,33 34,3 in cavo interrato 3 36-004 Tronco media tensione 3.207,88 3,92 area terna doppia 220KV Terna 4.342,57 5,31 132KV EMR aereo 5.143,86 6,29 132KV Terna 1.186,30 1,45 Totale 81.799,73 100, 00

Il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 29 maggio 2008 [in G.U. del 05.07.2008], e relativi allegati, ha approvato la metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto di cui all’art. 6 del DPCM 8 luglio 2003. Il suddetto Decreto Ministeriale, al punto 5.1.3, prevede che i proprietari/gestori procedano al calcolo semplificato delle fasce di rispetto per porzioni omogenee di elettrodotto la cui proiezione a terra determina la “Distanza di prima approssimazione” (Dpa). Sulla base delle indicazioni fornite da Enel spa (relativamente ai casi semplici di tracciati rettilinei) sono state assegnate le ampiezze rappresentate nella tabella 8; per quanto riguarda le linee ad alta tensione, in questa sede è stato fatto riferimento alle indicazioni della Direttiva Regionale n. 197 del 20/02/2001, prendendo come riferimento il valore di qualità degli 0,2 T.

61 Tabella 10 - Reti elettriche e fasce di rispetto Tensione Ampiezza Ampiezza Ampiezza nominale fascia fascia fascia di linea aerea linea aerea linea esercizio terna terna interrata singola 0,2 doppia 0,2 T (kV) T (m.) (m.) (m.) 15 8 1,5 15 11 132 kV 50 220 kV 70

Nel territorio comunale l’estensione delle fasce di rispetto degli elettrodotti, aerei ed interrati, rappresentate nella Tavola ST3 – Carta delle reti elettriche, sono riassunte nella tabella seguente :

Tabella 11 - Estensione fasce di rispetto reti elettriche Tipo linea Ampiezza Superficie fascia fascia (m) rispetto (ha) 220 kV 70 62,33 132 kV 50 64,69 MT aereo terna 8 singola 62,18 MT aereo terna 11 doppia 7,17 MT interrato 1,5 8,42

L’esame delle interferenze tra fasce di rispetto e residenze, evidenza come il solo settore con popolazione potenzialmente esposta a inquinamento da linee elettriche con tensione uguale o superiore a 15KV, si colloca nella zona residenziale sud del capoluogo.

3.2.2 Stazioni radiobase

Nel comune di Castel San Giovanni sono presenti le seguenti stazioni radiobase per telefonia mobile:

Tabella 12 - Stazioni radio base Gestore Indirizzo Codice RFI Stazione –Tratta/Nodo : Alessandria L281S005 TIM Via Fratelli Bandiera, 59 PC05 TIM Loc. Fontana Pradosa PC0B TIM Via delle Ginestre – c/o Acquedotto PC81 TRE Via delle Ginestre – c/o Acquedotto 5827P

62 TRE Via F.lli Bandiera, 46 5815 VODAFONE Via F.lli Bandiera, 46 1494A WIND Via Gerolamo del Monte, 11 PC021 WIND Strada vicinale di Borgonovo PC063 WIND c/o centrale ENEL “La Casella” PC060

Le campagne di monitoraggio realizzate da ARPA, per verificare il limite di esposizione e l’obiettivo di qualità definiti dalla normativa vigente, non hanno evidenziato superamenti. Anche il monitraggio ARPA più recente, realizzato per le stazioni radio base TIM e TRE posti in Via Ginestre c/o acquedotto, hanno evdenziato valri ampiamente inferiori al valore di riferimento di 6 V/m previsto dal DPCM 8/7/2003.

63 Parte IV. La Dimensione storica

4 Gli elementi di valore storico

Per l’analisi della dimensione storica ci si avvale di quegli elementi urbani in grado di fornire un quadro delle percezioni e delle memorie storiche intrinseche nel territorio urbanizzato. In primo luogo, si approfondisce quali sono le peculiarità del centro storico attraverso la lettura: degli usi esistenti, delle discipline particolareggiate in atto, delle immagini e del degrado esistente e preesistente. In secondo luogo, per una definizione più ampia della dimensione storica, sono state analizzate le carte del Catasto Napoleonico; infine sono state censite tutte le zone extraurbane. In ultima battuta sono stati presi in considerazione tutti quegli edifici di valore storico architettonico che si riferiscono agli immobili che fanno parte dello stile Liberty e Decò di Castel SanGiovanni, come ad esempio la Villa del Caramello, Villa Zanettina, Villa Comaschi etc.

4.1 L’analisi del centro storico

Il centro storico principale di Castel san Giovanni propone una morfologia regolare con isolati prevalentemente rettangolari, all’interno del quale è possibile riconoscere gli spazi destinati all’uso pubblico e le emergenze morfologiche principali. L’asse est ovest, il corso principale, è il cardine in grado di orientare la percezione delle forme e dei riferimenti, dotato della maggior parte degli usi in atto, permette una mobilità piuttosto promiscua, da quella pedonale a quella veicolare. Di più difficile interpretazione è la localizzazione di un asse nord sud in grado di canalizzare le forme visive in quanto gli spazi destinati alla mobilità in questo senso sono piuttosto regolari. In ogni caso l’intervento di regolarizzazione stradale che fu proposto dalla chiesa Maggiore alla Stazione può essere considerato tale. Le analisi proposte per definire il centro storico sono contenute nel fascicolo “QC ST 16 - Beni architettonici Centro Storico”; all’interno del quale sono presenti: ƒ Foto Aerea - maggio 2004 ƒ Beni architettonici ƒ Disciplina di intervento in centro storico ƒ Usi. (Aggiornamento 2004) ƒ Analisi del degrado edilizio. Rilievo 1985 ƒ Analisi del degrado edilizio. Rilievo 2008

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Scheda relativa agli immobili tutelati all’interno del centro storico

Gli edifici tutelati direttamente dalla soprintendenza sono: il Teatro Verdi, la chiesa Maggiore e la chiesa dei Sacchi.

Scheda relativa alla disciplina particolareggiata all’interno del centro storico

65 La scheda relativa alla disciplina particolareggiata all’interno del centro storico, mette in luce la gamma dei possibili interventi per ogni singolo corpo di fabbrica si individuano quindi interventi di: restauro scientifico, risanamento conservativo di tipo A, risanamento conservativo di tipo B, ristrutturazione edilizia, ripristino edilizio e ristrutturazione urbanistica; successivamente si individuano i Piani Particolareggiati esistenti e in corso di attuazione ed infine i parcheggi.

Scheda relativa agli usi all’interno del centro storico

La scheda degli usi, mostra la localizzazione delle varie attività nel centro storico, in prima battuta colpisce la densità di usi (in particolare modo negozi e pubblici esercizi) lungo corso Matteotti, mentre come asse nord sud si notano le vie Cavallotti e Mazzini, le quali successivamente vanno a confluire in viale della Repubblica, ovvero il collegamento tra teatro Verdi e la stazione.

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Scheda relativa all’analisi del degrado edilizio. Rilievo del 1985

Scheda relativa all’analisi del degrado edilizio. Rilievo del 2008

67 Le indagini sul degrado, sono state impostate in 2 date di riferimento, la prima analisi del 1985 è stata compiuta in base alle informazioni scaturite dalle analisi del centro storico adottate nel marzo e ottobre 1985, la seconda analisi effettuata tramite sopralluoghi si riferiscono al dicembre 2008 e al gennaio 2009. Le schede mostrano come nell’arco di 23 anni, la situazione del degrado sia nettamente migliorata. Una politica di ristrutturazioni ha permesso al centro storico di rivitalizzarsi e ha dotato la città di un nuovo tipo di residenzialità, rispetto alla prevalente monofamiliare che si riscontra nelle zone di completamento. L’attuale stato delle cose che vede la presenza di numerosi piccoli cantieri nel centro cittadino, è comunque indice di questo virtuoso processo di ristrutturazione del centro.

4.2 La lettura del catasto napoleonico

Carta delle sezioni

Nell’elaborato “QC ST 12 - Carte del Catasto Napoleonico” sono riprodotte le carte del Catasto Napoleonico, le quali rappresentano la situazione del territorio comunale al 1808. Di fatto il territorio è stato suddiviso in 9 sezioni: i. PARPANESE (4 fogli) ii. FONTANA PRADOSA (3 fogli) iii. PIEVETTA (3 fogli) iv. BARDONEZZA (3 fogli) v. CARAMELLO (2 fogli) vi. CASTEL SAN GIOVANNI (4 fogli)

68 vii. FORNACI (2 fogli) iii. BELLARIA (4 fogli) ix. LA CRETA (4 fogli)

La lettura critica delle riproduzioni contenute nell’allegato si è resa funzionale nel momento in cui sono state messe a confronto le espansioni alle varie soglie storiche, andando ad interpretare le traiettorie di sviluppo del contesto urbanizzato a ritroso, vale a dire partendo dai giorni nostri arrivando appunto alla soglia dei primi anni del 1800. In effetti risulta evidente come la città di Castel san Giovanni, a differenza dei principali agglomerati sorti lungo la via Emilia (principalmente via Emilia Pavese), sia dotata di un centro storico ben definito e quindi non ha dovuto reinventarsi dei centri urbani durante la prima ondata di Piani Regolatori o Piani di Fabbricazione degli anni ’60, ma di fatto ha orientato il proprio sviluppo urbano in maniera radio centrica, mantenendo come polo funzionale principale il centro .

Stralci della Sezione “CASTEL SAN GIOVANNI” particolare Centro Storico

69 A proposito del centro storico, occorre rimarcare sinteticamente alcune sostanziali trasformazioni che ha subito in questi 2 secoli; in primo luogo la demolizione del castello che aveva portato la sede municipale in Corso Matteotti all’altezza della Piazza della chiesa Maggiore e del Teatro Verdi, dove esisteva allora un sistema di porticati poi dismessi per poter svolgere determinate funzioni religiose; di qui l’idea di proporre un nuovo asse nord sud in grado di collegare la chiesa Maggiore, il Teatro e la sede municipale con la stazione attraverso l’innesto di un nuovo viale urbano quale viale della Repubblica (ancora adesso si nota come l’unico asse “verticale” nel centro storico con densità di servizi commerciali di prossimità sia proprio questo. Successivamente la sede municipale è stata costruita ex-novo lungo il Vallo che divideva il borgo piacentino da quello pavese, dove tuttora svolge la sua attività principale in piazza XX settembre. Allargando la scala, mettendo a confronto le cartografie delle varie soglie, si nota come ormai il centro sia soffocato dall’urbanizzato limitrofo, tuttavia l’esperire della realtà castellana non mostra particolari segni di destrutturazione piuttosto che di conurbamento del nucleo con il resto dell’urbanizzato; il centro ha mantenuto i suoi tratti architettonici caratteristici. Sembra però piuttosto critica la situazione della viabilità, in effetti l’assenza di parcheggi, causa un fenomeno di congestione e parcheggi “selvaggi” nelle vie interne. Questa analisi è stata funzionale alla creazione dell’allegato “QC ST 11 - Sviluppo Urbano Storico”, per l’allegato “QC ST 10 - Analisi del patrimonio edilizio extraurbano” dove attraverso la lettura verifica della presenza o meno sulle mappe napoleoniche sono stati classificati i singoli corpi di fabbrica nelle zone agricole; ed infine, per l’analisi contenuta nella parte V per individuare eventuali corpi presenti nell’urbanizzato attuale e verificarne il valore percettivo, identificando quindi eventuali “perdita di memorie” nei contesti urbanizzati.

4.3 L’analisi del patrimonio edilizio extraurbano

Questa analisi è consistita nel censimento di tutte le zone extraurbane presenti nel territorio di Castel san Giovanni, per convenzione si è proceduto a dividere il territorio in 7 sezioni di indagine, successivamente sono stati catalogati i singoli corpi di fabbrica sulla base di indirizzi e definizione per la catalogazione.

Sono state censite 205 zone extraurbane che in base alle sezioni di indagine risultano: 37 nella sezione A, 24 nella sezione B, 23 nella sezione C, 28 nella sezione D, 47 nella sezione E, 38 nella sezione F e 8 nella sezione G. Di seguito si riporta lo schema utilizzato per la catalogazione dei singoli corpi di fabbrica:

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1. Tipologie degli insediamenti presenti in zona agricola

A - Edifici abitativi singoli Edifici residenziali isolati, di recente costruzione o di derivazione colonica, con esclusiva destinazione abitativa ed eventualmente dotata di servizi alla residenza.

B - Insediamenti agricoli tradizionali minori Corrispondono a tutti quegli insediamenti agricoli unifamiliari o plurifamiliari a conduzione diretta tipici del modello mezzadrile: piccole strutture aziendali a servizio di fondi di limitata estensione, con edifici di entità e consistenza da media a molto modesta. Le caratteristiche costruttive dei fabbricati si basano invariabilmente sulla struttura portante in laterizio a vista o intonacata e sulle strutture di copertura in legno e coppi.

B1. Insediamenti semplici Gli insediamenti appartenenti a questa categoria sono costituiti da aziende a struttura lineare, ovvero dalla classica cascina a stecca con il blocco principale di residenza, l’eventuale passante e porzione rustica. In casi molto particolari l’insediamento lineare è costituito da casa colonica e rustica posta in sequenza ma staccati fisicamente tra loro. Talvolta l’insediamento comprende anche strutture minori di pertinenza che tuttavia, per dimensioni e caratteristiche, non possono configurare un impianto a corte vero e proprio.

B2. Insediamenti a corte Insediamenti costituiti da corpi edilizi abitativi ed agricoli disposti a corte. Nella maggior parte dei casi le strutture abitative sono accorpate a quelle di servizio nel modello a struttura lineare di cui alla categoria precedente; molto meno diffuso è il modello con gli edifici colonici indipendenti dalle strutture produttive. La corte è generalmente aperta, con i fabbricati separati tra loro a delimitare lo spazio dell’aia su due o tre lati ( a “L” o a “C” ). In limitati casi si riscontrano corti chiuse su due lati da edifici paralleli tra loro o corti chiuse su quattro lati.

C – Insediamenti agricoli tradizionali maggiori Comprendono le grandi aziende padronali di pianura tipiche dell’organizzazione agricola novecentesca; nuclei di notevole consistenza, con edifici spesso di grandi dimensioni e fortemente caratterizzati per destinazione d’uso. Netta è la divisione abitativa tra proprietario ( villa o casa padronale) e manodopera bracciantile. Le caratteristiche costruttive dei fabbricati si basano invariabilmente sulla struttura portante in laterizio a vista o intonacata e sulle strutture di copertura in legno e coppi. Gli insediamenti di questo genere, di numero assai limitato, sono tutti organizzati a corte chiusa o aperta, con edifici collegati tra loro e disposti su due, tre o quattro lati attorno ad un aia.

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D – Insediamenti agricoli e zootecnici di recente formazione Insediamenti di fondazione post-bellica, o insediamenti tradizionali profondamente modificati in tale epoca, con caratteristiche edilizie e impianti derivati dal modello industriale. Gli insediamenti comprendono edifici di servizio di grandi dimensioni disposti a scacchiera ( senza una corte centrale) e usualmente, fabbricati abitativi nettamente separati, prevalentemente assimilabili alla tipologia civile e dell’abitazione unifamiliare o bifamiliare.

E – Insediamenti non agricoli di recente formazione Gli insediamenti non agricoli presenti sul territorio comprendono esclusivamente nuclei a prevalente destinazione residenziale: sono generalmente costituiti da agglomerati tradizionali o di recente fondazione nei quali la destinazione abitativa a sostituito totalmente gli usi rurali. In tali insediamenti si riscontrano radicali interventi di ristrutturazione dei fabbricati tradizionali e recenti interventi edilizi con tipologie residenziali mutuate dal contesto urbano. Negli interventi di ristrutturazione più recenti si nota un ritorno ai materiali tradizionali dell’edilizia rurale, abbandonati negli ultimi decenni del Novecento in favore di elementi costruttivi di derivazione industriale.

F – Insediamenti eterogenei Qualora, all’interno di uno stesso nucleo, vi sia una compresenza delle caratteristiche descritte nelle categorie precedenti e tale compresenza sia nettamente leggibile, le tipologie vengono elencate entrambe. Il caso più comune è quello in cui si ha un nucleo tradizionale con un impianto ancora integro accanto ad un complesso di edifici recenti per l’agricoltura industriale. Nei casi in cui non è possibile stabilire univocamente la tipologia del nucleo poiché la compresenza di tipologie è inserita in un contesto caotico e privo di una struttura leggibile o significativa, con una visibile sovrapposizione architettonica di interventi e accostamenti edilizi senza una logica unitaria, l’insediamento viene catalogato come “eterogeneo”.

G – Insediamento a carattere industriale Insediamento di nuova formazione isolato, con caratteristiche edilizi ed impianti derivati dal modello industriale.

H – Insediamenti a carattere commerciale Insediamenti esclusivamente legati all’attività commerciale di fattura tradizionale e/o recente.

I – Edifici abitativi misti Edifici residenziali raggruppati in un unico nucleo di recente costruzione o di derivazione colonica con esclusiva destinazione abitativa eventualmente dotati di servizi alla residenza .

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2. Tipologie degli edifici presenti in zona agricola

A1. Cascine tradizionali in linea plurifamiliari Si dividono essenzialmente in due tipologie: il primo, il più diffuso, costituito da una casa colonica con unità abitative di due piani bitabili organizzate a schiera ed il rustico ( stalla e soprastante fienile ) semplicemente giustapposto in linea; il rustico può avere portici sporgenti su uno o ambedue i lati, mentre talvolta tra la parte abitativa e quella di servizio è posto un passante.

A2. Cascine tradizionali in linea unifamiliari Definiscono tutte la tipologie miste più modeste, tutte riconducibili al semplice schema della casa colonica unifamiliare con rustico affiancato; la parte rustica può essere costituita da stalle e fienile oppure da una di tali strutture ed anche in questo caso può esserci il portico sporgente.

B - Tipologie abitative B1. Case padronali / Ville Abitazioni padronali propriamente dette, ovvero le palazzine di pertinenza ad insediamenti.

B2. Case coloniche tradizionali plurifamiliari Unità abitative rurali senza annessi rustici; la tipologia più frequente è quella della schiera bracciantile, più rara è la situazione di unità accorpate.

B3. Case coloniche tradizionali singole Unità abitative unifamiliari di dimensione e fattura modesta, generalmente destinate a residenze bracciantile. In taluni casi all’edificio abitativo sono accorpati piccoli rustici ma, date le modeste dimensione di questi ultimi, non è possibile parlare di cascina a struttura lineare.

B4. Tipologie abitative recenti Negli ultimi decenni del Novecento si assiste al progressivo abbandono da parte degli agricoltori delle unità abitative tradizionali e alla diffusione di edifici residenziali di tipo urbano. I tipi risalenti agli anni Sessanta e Settanta sono prevalentemente riconducibili a unità abitative di modeste dimensioni, spesso caratterizzate dalla copertura a falda spezzata e talvolta agglomerate a nucleo o a schiera. In epoca più recente si diffonde il modello della villetta unifamiliare e bifamiliare con giardino. Appartengono a questa categoria anche gli edifici tradizionali ristrutturati con criteri e materiali tipici dell’edilizia civile urbana.

B5. Edifici accessori alla residenza ( rimesse, garage )

C - Tipologie agricole di servizio tradizionali

C1. Strutture maggiori ( portici, barchesse, fienili, stalle )

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Fabbricati esclusivamente legati all’attività agricola di fattura tradizionale e di dimensione significativa: la tipologia più diffusa è la struttura allungata in laterizio con copertura a due falde che ospita la stalla al pianterreno ed il fienile al piano superiore; quest’ultimo può essere tamponato su uno o più lati con cortina continua o con tessitura a gelosia. Un differente modello, meno diffuso, è la struttura destinata esclusivamente a fienile, su due piani o a tutt’altezza. Anche in questo caso si possono riscontrare edifici aperti sui quattro lati o con uno o più di essi tamponato.

C2. Strutture minori ( piccoli casseri, rimesse ) Rustici di dimensione e fattura modesta, realizzati con materiali tradizionali e destinati generalmente a ricovero di attrezzature o a piccola rimessa di prodotti agricoli.

C3. Mulini

D – Tipologie agricole di servizio recenti e con caratteristiche industriali

D1. Strutture realizzate in opera Edifici di servizio all’attività agricola realizzati dal dopoguerra fino ad oggi con materiali di derivazione industriale e con tecnologie mutate dalle strutture produttive: mattone a vista a taglio netto, mattone forato ( intonacato e non ), calcestruzzo in blocchi. La struttura è generalmente in muratura portante, più raramente in calcestruzzo armato o metallica. Le coperture sono spesso in tegole marsigliesi o in lastre ondulate. Comprendono magazzini e capannoni per il ricovero di attrezzi e mezzi, fienili, strutture aperte e chiuse per lo stallaggio o l’allevamento. Le strutture risalenti agli anni Sessanta e Settanta sono generalmente quelle che generano i problemi maggiori, sia a livello paesaggistico che ambientale.

D2. Grandi strutture basate su elementi di prefabbricazione

E - Baracche, prefabbricati e altri edifici precari recenti

F – Ristoranti.

3. Uso

A – Utilizzato Ai fini della presente catalogazione si considerano utilizzati tutti i fabbricati per i quali è visibile una traccia di attività, anche se ridotta ed occasionale, e che mostrano i segni di una pur minima manutenzione. Gli usi riscontrati sono essenzialmente due: quello rurale e quello civile; altre tipologie sono assenti o totalmente trascurabili. I fabbricati e gli insediamenti censiti come utilizzati ai fini agricoli sono quelli in cui, oltre ad una quota di abitazione, sussistono fabbricati di servizi all’agricoltura che testimoniano di una pur minima e saltuaria attività. Al contrario sono classificati

74 di uso civile quegli insediamenti nei quali è evidente l’assenza di un uso civile quegli edifici e quegli insediamenti nei quali è evidente l’assenza di un uso legato alla produzione agricola.

B - Dismesso Sono considerati dimessi quei nuclei e quei fabbricati che non mostrano la benché minima traccia di utilizzo e che recano i segni evidenti dell’assenza di una seppur minima manutenzione. I questa fattispecie sono usuali situazioni di lesioni o crolli che vengono riportate in nota. Molto diffuso è il caso di cascine a struttura lineare in cui è abbandonata la parte abitativa ed utilizzata quella di servizio: in questi casi si considera dominante la funzione residenziale e si classifica l’edificio come dismesso.

4. Grado di interesse

A - Storico / Testimoniale I nuclei e gli edifici che rivestono un interesse storico e testimoniale sono limitati a quelli che posseggono rilevanti caratteristiche di pregio dal punto di vista architettonico, tipologico, storico o artistico.

B - Ambientale Sono considerati di interesse ambientale tutti gli edifici ed insediamenti che, pur non avendo particolari caratteristiche di pregio dal punto di vista storico ed architettonico, testimoniano della cultura materiale locale e delle tipologie tradizionali dell’edilizia contadina e che, pertanto, costituiscono un fattore caratteristico dell’ambiente e del paesaggio da salvaguardare. Appartengono a questa categoria tutti gli insediamenti nei quali i caratteri originari sono ancora preservati e pienamente leggibili.

C - Assente A questa categoria sono ascrivibili tutti i fabbricati di fattura recente o quelli tradizionali per i quali gli interventi di ristrutturazione e riuso, per grado di estensione e per i materiali utilizzati, hanno compromesso le caratteristiche originarie.

4.4 Analisi SWOT

Morfologia urbana e struttura urbana Punti di forza Punti di debolezza Rischi Opportunità

75 Parte V 8. La percezione degli elementi urbani

5 Il ruolo della forma, dei riferimenti e delle percezioni dello spazio come modello interpretativo del Capoluogo

Nella parte V vengono messe a sistema le varie analisi condotte precedentemente, nella fattispecie si assume di proporre un modello interpretativo di tipo qualitativo; proponendo la percezione dello spazio e il suo ruolo simbolico come fulcro della descrizione dell’ambiente urbano. L’osservazione dei fenomeni si concentra sul Capoluogo; la morfologia dello spazio connessa ai riferimenti vividi rintracciabili attraverso l’esperire delle dinamiche urbane, permette di individuare un modello interpretativo classico per estrapolare quali sono gli elementi di forza o debolezza della città. Durante lo studio approfondito della città di Castel San Giovanni, l’obiettivo perseguito è quello di scoprire il ruolo intrinseco della forma dell’insediamento urbano, i contenuti riferibili alle forme fisiche possono venire classificati in cinque tipi di elementi: percorsi, margini, quartieri, nodi e riferimenti. 1. Percorsi. Sono considerati percorsi i canali lungo i quali si muovono le persone per i loro spostamenti di natura occasionale o abituale. Sono per lo più strade, vie pedonali, linee dei trasporti pubblici, canali ferrovie e viali. 2. Margini. Sono elementi che separano distintamente due zone, sono barriere più o meno penetrabili e possono essere sia barriere fisiche, sia barriere ottiche individuabili; soprattutto dalla cartografia si ritrovano in quei casi in cui c’è l’interruzione della continuità di una parte: rive, linee ferroviarie, ma anche costruzioni edilizie che seguono l’andamento collinare, mura. 3. Isolati. Sono tutti quei gruppi di edifici, di forma regolare e non, circondati da vie di passaggio, o principali; hanno diversi tipi di grandezze e di densità sono riconoscibili perché intervallati gli uni con gli altri da percorsi urbani. 4. Nodi. Essi sono punti focali, luoghi strategici in una città, ma anche punti simbolici. Possono essere rotonde, incroci importanti, edifici o piazze, delle concentrazioni, che ricavano la loro importanza dalla forte presenza di usi o di caratteristiche fisica, come avviene per un posto d’incontro all’angolo della strada, o per una piazza chiusa. 5. Riferimenti. Anch’essi sono considerati elementi puntiformi. Generalmente sono edifici di una certa rilevanza ma possono anche essere luoghi in cui ci si incontra abitualmente, dei veri e propri riferimenti anche per i giovani, come ad esempio: edifici, monumenti, piazze. I riferimenti possono essere interni alla città o ad una

8 Le analisi condotte nella parte V, sono state sviluppate in collaborazione con Marta Fietta, laureanda presso il Politecnico di Milano sede di Piacenza, residente a Castel san Giovanni e stagista presso l’ufficio tecnico dell’amministrazione castellana. 76 distanza tale da simbolizzare in pratica una direzione costante; tali sono torri isolate, grandi colline e rilievi montuosi.

Castel San Giovanni secondo un attento sopralluogo e secondo lo studio cartografico, risulta una cittadina con un impianto decisamente regolare, in modo particolare nel centro storico, per poi ampliarsi in maniera radiocentrica nelle fasce esterne, disperdendosi nella parte sud, creando un confine debole con la campagna aperta; mentre nella parte nord l’espansione viene bloccata a causa dell’infrastruttura ferroviaria.

5.1 La forma urbana

In questo paragrafo si intendono circoscrivere le potenzialità intrinseche del paesaggio urbano, mettendo in luce attraverso: una osservazione “partecipata”, una descrizione dettagliata e una mappa interpretativa fatta di segni e tracce; le prerogative forti dell’ambiente castellano. Arrivando da Piacenza, percorrendo Corso Matteotti, via principale ed asse est-ovest, ci si rende conto della continuità degli isolati, lasciando il vuoto solo nell’apertura delle vie, fino ad arrivare alla piazza principale, XX Settembre, che si apre su entrambe i lati della via, in cui sono situati l’edificio del comune e la scuola elementare, considerati riferimenti di particolare importanza nello studio della cittadina.

Figura 1. Assi: nord-sud e est-ovest 77

Figura 2. Corso Matteotti

Oltrepassata la piazza, proseguendo in direzione di Stradella, arrivati alla chiesa di San Rocco si inizia ad intravedere la differenza tra l’isolato del centro storico e gli isolati successivi alla prima formazione, fino ad arrivare alla zona delle case popolari, circa all’altezza di villa Zanettina, dalla quale si apre la campagna e la nuova zona industriale (Allied).

Figura 3. Differenziazione tra l’impianto riconoscibile e classificabile di tipo storico e i modelli insediativi successivi

78 Per quanto riguarda l’asse nord-sud possiamo invece prendere in considerazione la via che parte dalla stazione ferroviaria, che passa su viale della repubblica fino ad arrivare alla chiesa Maggiore, a fronte della quale si apre un’altra piazza di dimensioni più contenute rispetto a piazza XX settembre per poi proseguire fino all’imbocco con Viale Amendola.

Figura 4. Viale della stazione ora Viale della Repubblica

Partendo dall’analisi dei nodi fondamentali, essi sono riscontrabili in presenza delle rotonde principali, la prima all’inizio delle cittadina uscendo dall’imbocco autostradale, che s’incrocia con via Fratelli Bandiera; la seconda proseguendo verso il centro storico all’incrocio con Corso Matteotti, da cui si può prendere in direzione Piacenza e in direzione di Borgonovo; un altro tra i nodi principali è il Liceo Scientifico Alessandro Volta, che chiude la via, con questa costruzione arriviamo al termine della fascia sud, infatti il retro dell’edificio si affaccia sulla campagna aperta, lo stesso rappresenta anche il punto di chiusura della strada che collega tutta la fascia sud dalla strada che porta verso la località la Creta, fino alla strada SP412 in direzione Borgonovo.

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I percorsi maggiori, ovvero le strade principali individuate dalla carta sono: la via Emilia Piacentina, la via Emilia Pavese, la Strada Provinciale 412, Via Fratelli Bandiera e, Viale Amendola.

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Figura 8. Percorsi maggiori

I percorsi minori, ovvero le strade secondarie, sono tutte quelle che permettono a Castel San Giovanni di collegarsi con il suo intorno e di conseguenza con le località limitrofe, come ad esempio: Creta, Ganaghello, Fontana Pradosa e Pievetta.

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Figura 9. Percorsi minori

I canali più importanti sono due, ovvero il Rio Carona e il Rio Lora, che superato il confine creato dalla strada ferrata, si uniscono per formare il Rio Carogna, sfociando in conclusione nel Fiume Po.

Figura 10.Canali principali

82 Per quanto riguarda invece le zone considerate come margine è inserita la zona di Poggio Salvini, che rimane un quartiere a sé, data la sua conformazione che segue la pendenza e le curve di livello della collinetta su cui è situato; in secondo luogo tutta la zona nelle vicinanze della stazione ferroviaria in cui era situato il complesso del consorzio agrario,anche l’edificio che in precedenza era adibito a Manifattura Tabacchi, nella zona del cimitero invece tutta quella parte di capannoni industriali fino ad arrivare alla ferrovia; come margine vengono considerati anche gli assi viari principali poiché individuano in modo piuttosto marcato i quadranti della città.

Figura 11. Margini

Come riferimenti della cittadina sono messi in evidenza la Chiesa Maggiore, l’edificio comunale, le scuole elementari del Cardinale Casaroli, la Chiesa di San Rocco, la Chiesa dei Sacchi, il teatro Verdi, l’Oratorio, la Stazione ferroviaria, la biblioteca comunale (Villa Braghieri)ed infine, tutti quegli edifici che fanno parte dello stile Liberty e Decò di Castel San Giovanni, come ad esempio la Villa del Caramello, Villa Zanettina, Villa Comaschi etc. mentre per quanto riguarda i riferimenti minori, sono stati inseriti tutti i luoghi per incontrarsi come ad esempio Piazza XX Settembre, la piazza della chiesa, il parcheggio nel mezzo delle due rotonde principali, (quella che porta verso Piacenza e quella che porta all’autostrada), la Piazza Olubra, in cui si svolge il mercato, Piazzale Gramsci, in cui si fermano le corriere, il vecchio oratorio San Filippo Neri, i supermercati, la piscina, il campo sportivo, i vari campetti da calcetto, le palestre e il campo giochi ma anche tutti quegli edifici presenti sul catasto napoleonico.

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Figura 12.Riferimenti maggiori

Figura 13. Riferimenti minori

84 5.2 Le criticità

In questo paragrafo si intendono cortocircuitare le fattezze non proprio positive intrinseche al paesaggio urbano, si tende quindi anche attraverso immagini, foto, descrizione e mappa interpretativa a restituire le criticità riscontrabili dal punto di vista fisico, simbolico e funzionale. Partendo dall’assunto che determinate barriere tangibili modificano forma e paesaggio e orientano determinate traiettorie di sviluppo, si tenta di ricomporre il disegno urbano secondo le logiche della percezione visiva, di sicurezza e di disposizione degli usi tradizionali.

Sulla base dello studio cartografico si evidenziano alcune realtà a Castel San Giovanni. Osserviamo dunque che grazie all’infrastruttura ferroviaria, è riscontrato un blocco delle costruzioni, nella fascia nord, infatti questo paese riesce ad espandersi maggiormente nella fascia sud poiché c’è più libertà d’azione.

Figura 14. Ferrovia

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Figura 15. Stazione ferroviaria di Castel San Giovanni

Per quanto riguarda invece i percorsi esterni sono segnalate tutte quelle strade che tagliano fuori il centro storico, quindi la SP 412, la via Emilia Piacentina e la via Emilia Pavese, tagliando fuori Corso Matteotti, via Fratelli Bandiera, la strada verso la località Creta, la strada verso Seminò e anche la pista ciclabile che porta a Borgonovo.

Figura 16. Percorsi esterni

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La prima problematica riscontrata è inerente al confine debole in modo particolare nella fascia sud, causa la mancanza di differenziazione tra il costruito e la campagna aperta.

Figura 17. Confine debole

Sono stati individuati anche percorsi incompleti sempre nella parte sud della cittadina soprattutto nella fascia che partendo dalla via per andare alla Creta passa davanti ad uno dei nodi principali, il liceo scientifico Volta, e si conclude con esso, quando potrebbe benissimo aggregarsi alla strada verso la località di Seminò per poi proseguire e attaccarsi alla SP412. Ma anche la strada nel centro storico fermata causa il passaggio del fiume Lora potrebbe benissimo concludere il discorso di chiusura delle vie di confine tra il centro storico e lo sviluppo urbano successivo.

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Figura 18. Percorsi incompleti

In compresenza dei nodi stradali principali immancabilmente si crea una forte presenza di traffico veicolare, soprattutto nelle fasce orarie di inizio e fine lavoro, e anche nei momenti in cui viene chiusa l’autostrada o quando i ragazzi delle varie sedi scolastiche finiscono le lezioni.

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Figura 19. Punti di traffico

All’imbocco della via Emilia Pavese, su entrambe i lati, sono presenti le case popolari, segnalate come enclave, facenti parte di una zona considerata discontinua rispetto al resto della composizione urbana della città, essendo anche parte di una zona industriale minore, infatti il tessuto rimane a maglia più larga rispetto a quella del centro storico e anche piuttosto irregolare, per questo motivo si crea la distinzione, e quindi la discontinuità, tra le due tipologie.

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Figura 20. Discontinuità di forma

Figura 21. Enclave

Invece vengono considerate fatiscenti le due zone ex-industriali della Manifattura Tabacchi e del vecchio Consorzio Agrario, date le dimensioni e il mancato utilizzo, ma anche d’altra parte, alcuni edifici situati nel centro storico fortemente degradati.

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Figura 22. Edifici fatiscenti

Figura 23. Riqualificazione urbana

91 Ci sono anche zone individuate dai residui di piano, indicate come porosità, ovvero parti non utilizzate o resti di piani regolatori fatti precedentemente.

Figura 24. Porosità

Contrassegnati con perdita di memoria ci sono tutti quegli edifici che facevano parte del Catasto Napoleonico, ma, con il passare degli anni e le varie successioni, o hanno cambiato forma o hanno perso la loro originaria funzione.

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Figura 25. Perdita di memoria

93 5.3 Assetto funzionale

Per quanto riguarda il centro storico si può parlare di asse commerciale, dato che dall’inizio fino alla fine di Corso Matteotti, su entrambe i lati, sono presenti negozi ed edifici commerciali, concentrati maggiormente nella parte iniziale mentre rimangono più diradati verso la parte finale.

Figura 26. Asse commerciale

6 Figura 27. Corso Matteotti

94 Mentre invece per quanto riguarda i supermercati sono individuati soprattutto nella fascia appena esterna al centro storico, di cui: uno nella parte est, in direzione Piacenza, due nella parte ovest, in direzione Stradella, e uno nella parte sud, con ingresso su Viale Amendola.

Figura 28. Supermercati

Per quanto riguarda il trasporto pubblico viene preso in considerazione il trasporto ferroviario, troviamo la stazione ferroviaria nella parte nord, e le varie fermate dell’autobus, due in Corso Matteotti, due in Piazzale Gramsci, tre sulla via Emilia Piacentina e una in via Fratelli Bandiera.

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Figura 29. Fermate autobus e stazione ferroviaria

L’area del mercato, il quale si svolge due volte alla settimana, in Piazza XX Settembre, davanti alle scuole elementari dedicate al Cardinale Agostino Casaroli, davanti alla sede del Comune e nella Piazza Olubra nel retro del comune.

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Figura 30. Area del mercato

Figura 31. Mercato in Piazza XX Settembre

Le zone adibite a parcheggio sono particolarmente ridotte rispetto a quanto servirebbe, sono situate soprattutto in prossimità dei supermercati, in Piazza Olubra, nei pressi del cimitero, al centro

97 commerciale Il Castello sulla via Emilia Piacentina, davanti alla Manifattura Tabacchi dov’è collocato la vecchia palestra che è stata sostituita dal Palavela, il più recente sulla SP412 in direzione dell’autostrada.

Figura 32. Parcheggi

Passando agli edifici scolastici, partendo dagli asili nido, si trova l’asilo San Francesco situato su Viale Amendola, l’asilo nido pubblico, nelle vicinanze del Liceo Scientifico A.Volta, collegato anche con la scuola materna; le scuole elementari, in Piazza XX Settembre dedicate al Cardinale Casaroli, e le elementari dedicate a Tina Pesaro, sempre in Prossimità del Liceo Volta; le scuole medie, che affiancano il teatro Giuseppe Verdi, nella piazzetta della Chiesa Maggiore, e gli istituti superiori, l’istituto ATC Casali, in Via Garibaldi, in prossimità dell’uscita verso Piazza Olubra, l’istituto A. Volta alla fine di via N. Sauro, l’istituto agrario, facente parte del complesso del liceo Volta.

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Figura 33. Scuole

I viali con alberatura sono tre, il Viale che dalla stazione arriva in via Fratelli Bandiera, Viale Amendola e il Viale che contorna il parcheggio sulla SP412.

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Figura 34. Viali

Figura 35. Viale della Repubblica

100 A riguardo delle zone dedicate al verde pubblico,è segnalato il parco di Villa Braghieri, la quale dopo la ristrutturazione è stata utilizzata come biblioteca, i giardini nei pressi del Viale della stazione, risistemati negli ultimi anni, il parco giochi, sempre in Via Fratelli Bandiera, e il verde attrezzato nei pressi del Liceo Volta.

Figura 36. Verde pubblico

Passando invece alle zone industriali, ci sono due zone: la zona in direzione Stadella appena fuori dal centro abitato, con i vari capannoni e le ditte su entrambe i lati, la zona oltrepassata la ferrovia, in direzione Pavia, con il polo logistico, in direzione Borgonovo presso la località Cà Verde.

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Figura 37. Zone industriali

A riguardo delle aree di collocazione dei servizi, si può affermare che: il cimitero è situato nella parte nord-ovest della cittadina, in una delle strade secondarie che conducono alle zone limitrofe,mentre invece per quanto riguarda il campo sportivo,esso è ubicato nella parte est, sulla Via Emilia Piacentina,nei pressi del centro commerciale Il Castello. La struttura ospedaliera rimane posizionata a sud est, tra la SP 412 e Viale II Giugno.

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Figura 38. Struttura ospedaliera, cimitero, campo sportivo

La pista ciclabile che rimane parallela alla strada SP412, che porta da Castel San Giovanni a Borgonovo.

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Figura 39. Pista ciclabile

5.4 I limiti e le opportunità

Sulla base di queste interpretazioni dell’ambiente urbano funzionali alla classificazione dei macroambiti e in grado di definire aspetti e criticità; si propone ora una breve conclusione dell’analisi. In primo luogo occorre citare le prerogative positive; in effetti la città di Castel san Giovanni mostra diverse caratteri propri e riconducibili ad una buona pratica di buongoverno nel corso degli anni: si registrano delle lottizzazioni piuttosto regolari, il tessuto insediativo è nel complesso compatto, si registrano pochi fenomeni di destrutturazione dell’ambiente urbano; inoltre lo schema regolare permette una facile interpretazione delle traiettorie di sviluppo. Successivamente le tipologie edilizie e la morfologia urbana permettono di individuare dei piccoli brani urbani in grado di definirsi all’interno di un più ampio disegno cittadino, dove la dislocazione dei servizi pubblici, più o meno accessibili, rendono impercettibili determinate frastagliature del contesto. Proseguendo sulla falsa riga dei tessuti residenziali, le aree produttive rendono Castel san Giovanni luogo di attrazione di persone e merci in quanto sono dislocate sul territorio determinate imprese in grado di assorbire una buona fetta di mercato nei principali settori in cui operano. Si limitano a un caso (in particolare nella parte ovest della città) determinati fenomeni di inadattabilità funzionale, per il resto

104 le funzioni principali (prevalentemente residenziale e servizi e prevalentemente produttivo) non generano incompatibilità. In ultima battuta una considerazione sul centro storico della città: in effetti la virtuosa politica di ristrutturazione di numerosi corpi di fabbrica ha determinato un aumento dei caratteri positivi della fattezza architettonica del paese, di fatto rispetto a 25 anni fa il centro storico risulta molto più vivibile e particolarmente appetibile per quanto riguarda il mercato immobiliare; entrando nel centro si vedono numerosi piccoli cantieri che lavorano affinché la qualità architettonica migliori ulteriormente.

Per quanto riguarda le criticità, non vi sono determinate fasce urbane identificate come tali, piuttosto si propone l’attenzione solo su determinati episodi isolati; sostanzialmente sono 3 le incompatibilità: la prima riguarda la manifattura tabacchi, ovvero un’area industriale dismessa dislocata nella parte sud dell’abitato, in corrispondenza delle più recenti espansioni residenziali, ha un’estensione di 25.900 mq. In secondo luogo, l’area dismessa del consorzio agrario e i manufatti limitrofi dismessi a nord dell’abitato con un’estensione di 3.839 mq. Infine si può definire problematica anche se non come le 2 aree precedenti, la commistione che propone l’abitato nella sua parte a ovest, dove convivono nello stesso quartiere alcune imprese e della residenza; in effetti questa parte residenziale appare la meno appetibile; discontinuità del tessuto e irregolarità della forma non sono dei buoni parametri per definire un quartiere; non a caso nella parte più a ovest della cittadina è ben visibile un enclave, vale a dire alcuni isolati che sono abitati prevalentemente da persone non autoctone le quali hanno trovato un mercato degli immobili in questa zona in grado di accoglierli. Sempre per quanto riguarda le problematiche riscontrate occorre precisare la condizione infrastrutturale di tipo viabilistico; in pratica la situazione vede una sorta di alta promiscuità degli itinerari proposti; si vedono dei veicoli pesanti transitare e lambire il centro storico in prossimità dei giardini tutelati dalla soprintendenza di via Fratelli Bandiera, oppure cercare invano un passaggio alternativo a sud della via Emilia. In effetti la questione risulta di evidente difficoltà progettuale, nella stesura di eventuali tracciati alternativi per canalizzare e riorganizzare le modalità di transito nella città occorrerà tenere presente appunto la funzionalità dei percorsi intesa come il rendere accessibile le varie zone della città, siano esse prevalentemente di tipo residenziale piuttosto che produttivo. Nella fattispecie se nella parte nord al centro esiste un percorso privilegiato di attraversamento, nella parte sud la mancanza di un asse crea un confine parecchio debole tra la parte costruita e l’aperta campagna, in questo caso la mancanza di una barriera fisica rende di difficile percezione l’assetto urbano che al contrario dalla lettura della cartografia appare regolare e uniforme. Sono inoltre presenti alcuni percorsi incompleti, nella fascia sud, in cui è situato uno dei nodi maggiori, il Liceo Scientifico A. Volta, che interrompe Via A. La Marmora potendosi invece collegare con Via Montanara. Grazie a questo collegamento si

105 riuscirebbe ad attraversare tutta la fascia sud di Castel San Giovanni arrivando da Stradella, partendo da Via Malvicino, passando in Via Montanara e proseguendo sino a Viale II Giugno, per uscire infine sulla Strada Provinciale 412, in direzione Borgonovo.

A riguardo dell’assetto funzionale possiamo concludere dicendo che: sono presenti zone industriali piuttosto evidenti, le quali interagiscono alla perfezione con la parte circostante creando un basso impatto visivo; ci sono aree verdi pubbliche accessibili, sia nella parte nord che nella parte sud, integrate da viali alberati, come ad esempio Viale Amendola e Viale della Repubblica, anche se potrebbero essere migliorate e se ne potrebbero creare di nuove data la scarsa presenza soprattutto nella parte ad ovest e nella parte sud, in cui si sente la mancanza di verde pubblico attrezzato. Le zone di parcheggio affiancano per lo più le zone commerciali e industriali, ulteriori parcheggi sono posizionati uno sulla SP412, l’altro in Piazza Olubra, la quale viene utilizzata, insieme a Piazza XX Settembre, per posizionare i banchi durante i giorni di mercato; nonostante la presenza di questi parcheggi di dimensioni piuttosto considerevoli, grazie agli spostamenti dei lavoratori, soprattutto nella zona centrale, ovest, dove convivono nello stesso quartiere alcune imprese e della residenza; in effetti questa parte residenziale appare la meno appetibile; discontinuità del tessuto e irregolarità della forma non sono dei buoni parametri per definire un quartiere; non a caso nella parte più a ovest della cittadina è ben visibile un enclave, vale a dire alcuni isolati che sono abitati prevalentemente da persone non autoctone le quali hanno trovato un mercato degli immobili in questa zona in grado di accoglierli. Sempre per quanto riguarda le problematiche riscontrate occorre precisare la condizione infrastrutturale di tipo viabilistico; in pratica la situazione vede una sorta di alta promiscuità degli itinerari proposti; si vedono dei veicoli pesanti transitare e lambire il centro storico in prossimità dei giardini tutelati dalla soprintendenza di via Fratelli Bandiera, oppure cercare invano un passaggio alternativo a sud della via Emilia. In effetti la questione risulta di evidente difficoltà progettuale, nella stesura di eventuali tracciati alternativi per canalizzare e riorganizzare le modalità di transito nella città occorrerà tenere presente appunto la funzionalità dei percorsi intesa come il rendere accessibile le varie zone della città, siano esse prevalentemente di tipo residenziale piuttosto che produttivo. Nella fattispecie se nella parte nord al centro esiste un percorso privilegiato di attraversamento, nella parte sud la mancanza di un asse crea un confine parecchio debole tra la parte costruita e l’aperta campagna, in questo caso la mancanza di una barriera fisica rende di difficile percezione l’assetto urbano che al contrario dalla lettura della cartografia appare regolare e uniforme. Sono inoltre presenti alcuni percorsi incompleti, nella fascia sud, in cui è situato uno dei nodi maggiori, il Liceo Scientifico A. Volta, che interrompe Via A. La Marmora potendosi invece collegare con Via Montanara. Grazie a questo collegamento si riuscirebbe ad attraversare tutta la fascia sud di Castel San Giovanni arrivando da Stradella,

106 partendo da Via Malvicino, passando in Via Montanara e proseguendo sino a Viale II Giugno, per uscire infine sulla Strada Provinciale 412, in direzione Borgonovo.

A riguardo dell’assetto funzionale possiamo concludere dicendo che: sono presenti zone industriali piuttosto evidenti, le quali interagiscono alla perfezione con la parte circostante creando un basso impatto visivo; ci sono aree verdi pubbliche accessibili, sia nella parte nord che nella parte sud, integrate da viali alberati, come ad esempio Viale Amendola e Viale della Repubblica, anche se potrebbero essere migliorate e se ne potrebbero creare di nuove data la scarsa presenza soprattutto nella parte ad ovest e nella parte sud, in cui si sente la mancanza di verde pubblico attrezzato. Le zone di parcheggio affiancano per lo più le zone commerciali e industriali, ulteriori parcheggi sono posizionati uno sulla SP412, l’altro in Piazza Olubra, la quale viene utilizzata, insieme a Piazza XX Settembre, per posizionare i banchi durante i giorni di mercato; nonostante la presenza di questi parcheggi di dimensioni piuttosto considerevoli, grazie agli spostamenti dei lavoratori, soprattutto nella zona centrale, e in presenza di uffici e negozi, i parcheggi sono decisamente ridotti per il numero di persone che ne dovrebbero usufruire, causando così l’occupazione delle vie trasversali che non sono adibite a zone di parcheggio. Le scuole sono presenti nella zona centrale, ma culminano soprattutto nella fascia sud, sono anche ben collegate ai servizi pubblici, sia per quanto riguarda la stazione ferroviaria che per le fermate del bus. Per quanto riguarda invece la parte commerciale, partendo dalla Via Emilia Piacentina, attraversando il paese da est a ovest, potremmo quasi disegnare una linea retta a collegamento di tutti gli esercizi commerciali; data l’alta presenza nella parte centrale della cittadina, solo i supermercati sono lasciati all’esterno, per questo motivo possiamo ritenere più scarne le zone esterne al centro che necessiterebbero della presenza di negozi poiché adesso per commissioni di qualsiasi genere si è costretti a spostarsi necessariamente verso la zona centrale, già ampiamente utilizzate da servizi sia commerciali che adibiti ad uffici.

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