Cop_Scenari_Evolutivi2011.ai 1 23/06/11 23.32 UNIONCAMERE • CENSIS UNIONCAMERE LAZIO CENSIS SCENARI EVOLUTIVI E STRATEGIE OPERATIVE PER I POLI PRODUTTIVI DEL LAZIO

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ISBN 978-88-89528-21-1 UNIONCAMERE LAZIO CENSIS

SCENARI EVOLUTIVI E STRATEGIE OPERATIVE PER I POLI PRODUTTIVI DEL LAZIO Studi e Ricerche di Unioncamere Lazio

Il presente studio è realizzato da Unioncamere Lazio in collaborazione con la Fondazione Censis, Centro Studi Investimenti Sociali.

ISBN 978-88-89528-21-1 © 2011 Unioncamere Lazio Via de’ Burrò 147 - 00186 Roma www.unioncamerelazio.it

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale con qualsiasi mezzo sono riservati esclusivamente ad Unioncamere Lazio. La deroga a tale esclusiva è ammessa solo nel caso in cui venga citata la fonte. Indice

Presentazione ...... 7 1. Una lettura trasversale ...... 9 1.1. Dalla identifi cazione dei poli alla defi nizione degli scenari ...... 9 1.2. L’aggiornamento della mappatura produttiva ...... 11 1.3. I risultati dei rapporti d’ambito ...... 14 1.4. Sistemi di relazioni e interventi infrastrutturali ...... 19 1.5. Soggettività e progettualità per la ripresa ...... 20

2. Il polo di ...... 29 2.1. Sintesi ...... 29 2.2. Composizione del tessuto produttivo ...... 32 2.2.1. La delimitazione del polo ...... 32 2.2.2. Ascesa e crisi industriale ...... 32 2.2.3. Il “sistema produttivo locale chimico-farmaceutico” ...... 35 2.2.5. L’evoluzione degli insediamenti logistici ...... 36 2.2.6. L’area di Santa Palomba ...... 37 2.3. Relazioni territoriali ...... 39 2.3.1. L’ambito “locale” ...... 39 2.3.2. Il posizionamento regionale ...... 40 2.3.3. Le “relazioni esterne” ...... 40 2.4. Soggettività e progettualità ...... 41 2.4.1. La variabilità dell’ambito di riferimento ...... 41 2.4.2. Interventi specifi ci di grande impatto ...... 42 2.4.3. La visione metropolitana del PTPG ...... 43 2.4.4. Altre elaborazioni programmatiche ...... 44 2.4.5. Il ruolo del Consorzio Industriale Roma-Latina ...... 44 2.4.6. La rifl essione delle parti sociali ...... 45

3 Indice

2.5. Opportunità e minacce ...... 46 2.5.1. Uno scenario aperto ...... 46 2.5.2. L’evoluzione dell’industria farmaceutica ...... 46 2.5.3. I grandi interventi infrastrutturali ...... 47 2.5.4. La riorganizzazione urbanistica ...... 48

3. Il polo produttivo “Bretella Sud - Casilina” ...... 57 3.1. Sintesi ...... 57 3.2. Composizione del tessuto produttivo ...... 62 3.2.1. La delimitazione del polo ...... 62 3.2.2. Il sistema locale di ...... 62 3.2.3. Crisi industriali e progetti di rilancio ...... 63 3.2.4. La crescita dei servizi e le dinamiche di sviluppo ...... 65 3.2.5. L’area dei Colli Prenestini ...... 66 3.2.6. Debolezza degli insediamenti produttivi ...... 67 3.2.7. Nuove agglomerazioni industriali ...... 68 3.3. Relazioni territoriali ...... 69 3.3.1. I tre livelli delle relazionalità ...... 69 3.3.2. Le incertezze delle relazioni locali ...... 69 3.3.3. Un possibile ruolo regionale ...... 71 3.3.4. L’ambizione del posizionamento esterno ...... 72 3.3.5. Scelte a geometria variabile ...... 72 3.4. Soggettività e progettualità ...... 72 3.4.1. Un territorio “non unitario” ...... 72 3.4.2. L’approccio “funzionale” del PTPG ...... 73 3.4.3. Il patto territoriale “Colline Romane” e il ruolo dell’ASP ...... 75 3.4.4. IL PSSE del di Colleferro e il progetto SLIM ...... 75 3.5. Opportunità e minacce ...... 77 3.5.1. La forza del posizionamento ...... 77 3.5.2. I rischi di disallineamento ...... 78

4 Indice

4. Il polo produttivo Reatino ...... 89 4.1. Sintesi ...... 89 4.2. Composizione del tessuto produttivo ...... 93 4.2.1. La delimitazione del polo ...... 93 4.2.2. Il quadro socioeconomico...... 93 4.2.3. L’articolazione produttiva e le concentrazioni industriali ...... 95 4.2.4. La crescita del decennio 2000 ...... 97 4.2.5. L’evoluzione del nucleo industriale ...... 100 4.3. Relazioni territoriali ...... 103 4.3.1. L’articolazione locale ...... 103 4.3.2. Le relazioni regionali ...... 104 4.3.3. L’apertura all’esterno ...... 105 4.4. Soggettività e progettualità ...... 106 4.4.1. Forza e debolezza della soggettività provinciale ...... 106 4.4.2. Il patto per lo sviluppo ...... 106 4.4.3. Il ruolo della Camera di Commercio ...... 110 4.4.4. Il Consorzio industriale ...... 111 4.4.5. Il progetto “Città dell’innovazione” ...... 113 4.4.6. La realizzazione del polo logistico ...... 115 4.5. Opportunità e minacce ...... 117 4.5.1. La valenza emblematica del caso reatino ...... 117 4.5.2. Riattivare le dinamiche di crescita ...... 118

5. Il polo produttivo Sud Pontino ...... 135 5.1. Sintesi ...... 135 5.2. Territorio e impresa: il quadro generale ...... 137 5.2.1. Dualismo e potenzialità di sviluppo ...... 137 5.2.2. Il quadro socioeconomico...... 138 5.2.3. Il tessuto d’impresa ...... 141 5.2.4. Capitale umano e struttura produttiva ...... 143 5.2.5. L’apertura verso i mercati esteri ...... 144

5 Indice

5.3. Relazioni territoriali ...... 145 5.3.1. L’articolazione locale ...... 145 5.3.2. Le relazioni d’area vasta ...... 147 5.3.3. La proiezione internazionale del Sud Pontino ...... 149 5.4. La progettualità per lo sviluppo del polo Sud Pontino ...... 150 5.4.1. Obiettivi e ambiti di riqualifi cazione del territorio ...... 150 5.4.2. La Città della Nautica di Gaeta ...... 151 5.4.3. Lo Yacht Med Festival ...... 152 5.4.4. Obiettivo Turismo 2011 ...... 153 5.4.5. Il Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Sud Pontino ...... 154 5.4.6. Il porto di Gaeta ...... 156 5.4.7. La Littorina Formia-Gaeta e altri interventi per la mobilità ...... 157 5.5. Opportunità e minacce ...... 158 5.5.1. Il sistema Sud Pontino in una prospettiva di sviluppo...... 158 5.5.2. Criticità di sistema ...... 159

6 Presentazione

Dalle analisi realizzate sul territorio per esaminare il tessuto produttivo, nel Lazio sono stati individuati vari poli produttivi che si sono sviluppati con dinamiche socio-economiche diverse, creando nuovi bisogni e nuove attività che possono rappresentare un punto di riferimento per defi nire le politiche di contrasto alla crisi e di rilancio produttivo. Nell’ambito della ricerca presentata, realizzata con la Fondazione Censis, sono stati selezionati quattro poli, con collocazione geografi ca in aree diverse della regione e con caratteristiche fortemente diversifi cate: il Polo di Pomezia-Santa Palomba, il Polo di Colleferro-Bretella Sud, il Polo di -Città Ducale e il Polo Sud Pontino. Dagli approfondimenti è emerso che, nelle aree considerate, l’esaurirsi delle macrodinamiche di industrializzazione tradizionale ha determinato già negli anni ’90 l’apertura di una fase di crisi, proseguita in forme diverse nel corso di questo decennio ancora segnato dal proliferare di diffi coltà economiche e abbandoni industriali. Ancorché le agglomerazioni multisettoriali di imprese abbiano mostrato una importante capacità di resistenza alla crisi, negli ultimi anni quasi tutti i settori produttivi di queste aree sono stati sottoposti ad un processo di ridimensionamento. Nel contempo in queste aree si sono manifestati fenomeni di segno opposto: un’elevata crescita demografi ca, con il conseguente sviluppo dell’edilizia e dei servizi di prossimità, ed una nuova defi nizione degli assetti produttivi, ma anche problemi di congestionamento che rischiano di limitare la crescita futura. Il territorio offre ampie opportunità di rilancio che si fondano soprattutto sul rafforzamento della rete infrastrutturale e sugli interventi relativi ai nodi logistici. Importante è quindi l’individuazione di progetti strategici e la costruzione, intorno ad essi, di nuove reti, identità e alleanze territoriali che possono costituire una leva importante per favorire ed accelerare i tempi della ripresa. Per rilanciare il sistema produttivo locale è, quindi, necessario che le Istituzioni locali collaborino tra di loro e con gli operatori economici presenti sul territorio, contribuendo alla realizzazione di opere ed iniziative fondamentali per la crescita dell’intera regione.

Pietro Abate Segretario generale Unioncamere Lazio

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1. Una lettura trasversale

1.1. Dalla identifi cazione dei poli alla defi nizione degli scenari Il rapporto CENSIS-Unioncamere Lazio “Impresa, territorio e direttrici di sviluppo nel sistema Lazio”, di cui il presente studio costituisce l’organica prosecuzione, ha fornito un’immagine non convenzionale del sistema produttivo laziale. - In primo luogo si è operata una delimitazione delle attività produttive fi nalizzata ad enucleare quelle dotate di particolare rilievo strategico (manifattura, trasporti e logistica, ICT) sia per il loro ruolo di lungo periodo sulle prospettive di sviluppo territoriale sia per il carattere discrezionale che hanno le scelte localizzative che le riguardano (e si è stimato al 28,3% il loro peso – al 2007 – sul valore aggiunto regionale). - In secondo luogo si è verifi cata la tendenza di tali attività ad aggregarsi spazialmente in un subinsieme del territorio regionale (Roma e altri 118 comuni su 378) in forma di agglomerati (la Capitale ed altri 12 poli produttivi) che ne rappresentano le aree di concentrazione ospitando circa il 90% di tali attività. - Si sono poi rilevate sia la composizione “multisettoriale” delle agglomerazioni (che le differenziano signifi cativamente tanto da modelli aggregativi di tipo distrettuale quanto da quelli di fi liera), sia l’esistenza di una pluralità di agenti di polarizzazione: • scelte esogene di localizzazione da parte di grandi aziende, per quanto riguarda i più signifi cativi settori del manifatturiero (farmaceutico, meccanico, aerospazio); • peculiarità territoriali, per quanto concerne i settori a più elevata caratterizzazione endogena (agroalimentare, nautica); • effetti del processo di espansione dell’area metropolitana incidenti in particolare (ma non solo) sulle attività logistiche e di trasporto;

9 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

• risultati di azioni di sistema perseguite dai decisori istituzionali per quanto riguarda i settori ICT e Hi Tech. - Si è infi ne verifi cata la tendenza del sistema costituito dai 12 poli a costituire una confi gurazione, a cerchi concentrici intorno alla Capitale, caratterizzata – almeno nel periodo considerato – da una distribuzione del dinamismo e della capacità competitiva tanto più elevata quanto maggiore e la prossimità con Roma. È apparsa, dunque, cambiata nel Lazio la mappa dei sistemi imprenditoriali, per il duplice effetto di un allargamento della indubbia forza produttiva dell’area romana e del parallelo procedere di un processo di ibridazione fra comparti produttivi fi no a poco tempo fa separati. I poli produttivi individuati, intesi come articolate “aree di concentrazione e aggregazione” possono rappresentare un punto di riferimento per la defi nizione di politiche di contrasto alla crisi e rilancio produttivo, forse più effi caci dei target tradizionali (distretti, sistemi produttivi locali), troppo caratterizzati dall’elemento della specializzazione manifatturiera territoriale che non trova rilevanti riscontri nella realtà laziale. La presenza di diversi settori produttivi non esclude, infatti, la possibilità di individuare delle identità specifi che e delle vocazioni per le diverse aree, potenzialmente condizionate dagli specifi ci sistemi di relazioni intercorrenti con il territorio sia di corto raggio (il territorio dell’area) sia di medio raggio (la regione). L’obiettivo del nuovo progetto è stato, quindi, quello di qualifi care le caratteristiche di alcuni di questi poli produttivi, nonché di rappresentarne possibili scenari di evoluzione anche alla luce della crisi in atto. Si è trattato, in particolare, di verifi care l’ipotesi secondo la quale le aree produttive extraurbane individuate possano costituire ambiti di riferimento per la defi nizione di strategie di azione fi nalizzate a riprendere e rafforzare le dinamiche di sviluppo (ove presenti) oppure a contrastare le tendenze al declino produttivo. L’ipotesi presupponeva l’esistenza oggettiva di una specifi ca caratterizzazione territoriale, non necessariamente legata ad una specializzazione produttiva, nonché di un livello suffi ciente di consapevolezza soggettiva da parte degli attori presenti (in primo luogo, ma non esclusivamente, imprenditoriali) dell’appartenenza ad un ambito interessato da problematiche comuni. È apparso, di conseguenza, interessante lavorare all’individuazione: - dei fattori specifi ci di ostacolo alla crescita (o di accentuazione della crisi) affrontabili con interventi di carattere territoriale; - dei soggetti in grado di rafforzare/promuovere la creazione di comunità imprenditoriali locali dotate di un progetto condiviso. Per effettuare gli approfondimenti sono stati selezionati quattro dei dodici poli aventi collocazione e caratteristiche fortemente diversifi cate in modo da poter cogliere un ampio spettro di problematiche connesse alla progettualità d’ambito. Il polo “Pomezia – S. Palomba” comprendente i comuni di Pomezia e Aprilia e l’agglomerato industriale di Santa Palomba (interno al perimetro del comune di Roma): area di

10 1. Una lettura trasversale

concentrazione produttiva formatasi negli anni ’60 sulla via Pontina in prossimità della conurbazione romana. Il polo “Bretella sud”: area a conformazione lineare, dispiegata intorno all’asse costituito dall’autostrada A1 (e dalla Via Casilina) nel tratto che va dallo storico insediamento di Colleferro alla realtà emergente di . Il polo “Rieti - Cittaducale”: collocato nel quadrante nordorientale della regione e caratterizzato dalla presenza di uno specifi co “sistema produttivo locale” e del diretto riferimento all’ambito provinciale. Il polo “Sud Pontino”: area collocata al margine meridionale del territorio regionale intorno ai comuni di Gaeta e Formia. Ciascuno dei rapporti d’ambito è stato articolato nelle seguenti sezioni: - analisi della composizione produttiva e defi nizione del profi lo socioeconomico; - descrizione della collocazione nel sistema di relazioni territoriali locali e regionali; - rassegna delle soggettività signifi cative e delle principali esperienze/elaborazioni progettuali; - valutazione delle opportunità presenti e delle minacce che potrebbero ostacolare il loro effettivo dispiegarsi. Il presente rapporto di sintesi, oltre a fornire una lettura comparativa dei principali risultati raggiunti in ciascun rapporto d’ambito, provvede ad inquadrare i quattro casi nel contesto generale delle caratteristiche e degli andamenti dell’economia regionale e ad aggiornare, conseguentemente, l’analisi del primo rapporto. Una particolare attenzione è dedicata a quei processi, a quelle confi gurazioni e a quei progetti (disimpegno dei soggetti esogeni, squilibri nell’offerta dei servizi, interventi sulla logistica) che sono emersi dall’analisi sul campo come elementi caratteristici in qualche modo trasversali ai casi considerati.

1.2. L’aggiornamento della mappatura produttiva La recente pubblicazione dei dati ISTAT-ASIA sulle unità locali e gli addetti delle imprese per gli anni 2007 e 2008 secondo la classifi cazione ATECO-07 consente di aggiornare alcune analisi quantitative anche a livello territoriale e di verifi care le principali ipotesi interpretative. L’aggregato delle attività produttive “strategiche” corrisponde infatti (con l’esclusione del commercio all’ingrosso) alla aggregazione delle sezioni di attività economica manifatturiero, trasporto e magazzinaggio, servizi di informazione e comunicazione, le cui unità locali impiegano nel Lazio (al 2008) 451.055 addetti, pari al 27,8% del totale degli addetti alle unità locali delle imprese (tab. 1.1). La quota sul totale inferiore al valore medio nazionale (34,2%) è dovuta alla bassa incidenza delle attività manifatturiere mentre tanto trasporti e logistica quanto informazioni

11 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio e comunicazioni hanno un’incidenza sul tessuto produttivo regionale più consistente della media nazionale. Tuttavia se al settore produttivo strategico così defi nito vengono aggiunte le attività dei servizi alle imprese si raggiunge nel Lazio un’incidenza del 45,2% sostanzialmente in linea con l’incidenza nazionale (47,5%). Non vi è dunque nel Lazio un sottodimensionamento delle attività produttive quanto una diversa distribuzione a sfavore di quelle prettamente manifatturiere ed a vantaggio di quelle relative alla produzione di servizi fi nali e intermedi al processo produttivo. Appare inoltre signifi cativo il fatto che nel Lazio si registri, tra il 2007 ed il 2008, una crescita dell’1,2% degli addetti alle unità locali dei settori produttivi strategici a fronte di un dato nazionale di lieve riduzione (-0,3%). Il risultato è dovuto all’aumento estremamente rilevante (quasi 7.000 addetti in più, corrispondenti ad un incremento del 5%) delle attività di “trasporto e magazzinaggio” che conferma il ruolo crescente del settore logistico nell’economia regionale. La disponibilità dei dati per Sistema Locale del Lavoro (tab. 1.2) consente, inoltre, di individuare la sostanziale corrispondenza tra i sistemi caratterizzati da un maggiore peso relativo delle attività produttive strategiche e alcuni dei poli produttivi individuati (ad esclusione di quelli inclusi nel SLL di Roma). Si osserva, infatti, che a guidare la graduatoria per incidenza delle attività produttive strategiche nel 2008 è il SLL di Cassino (dove si raggiunge il 46% degli addetti totali grazie soprattutto al forte rilievo delle attività manifatturiere), seguito da quello di Civita Castellana (41,8%). Troviamo poi un gruppo di cinque sistemi (Frosinone e Sora, Latina, Colleferro, ) dove l’incidenza è compresa tra il 32% ed il 36% ed è, dunque, in linea con la media nazionale. Più contenuti i valori relativi ai sistemi di Rieti, , Formia e dello stesso SLL che comprende la Capitale ed altri 69 comuni (cui corrispondono quattro poli produttivi). La verifi ca di questa tendenziale corrispondenza è, peraltro, utile nel corroborare l’utilizzo dei dati socioeconomici dei SLL nell’analisi delle aree di riferimento di poli produttivi. Il confronto con i dati del 2007 permette di evidenziare i processi dinamici in corso nell’anno “pre-crisi” (tab. 1.3). Si osserva innanzitutto come, confermando quanto indicato nel precedente rapporto Censis, è l’area romana a mostrare il maggiore dinamismo. Nel SLL della Capitale (che include oltre a Roma i poli produttivi di Pomezia, “Bretella Nord” e ) il numero degli addetti alle unità locali dei settori produttivi strategici cresce di 5.600 unità a fronte di una sostanziale stagnazione del resto della regione. Nell’area romana, infatti, si concentra una quota signifi cativa del saldo positivo delle attività di trasporto e magazzinaggio e dei servizi di informazione e comunicazione tale da ribaltare l’impatto dell’andamento lievemente negativo delle attività manifatturiere. Lo stesso non avviene nell’insieme del resto della regione anche se in presenza di dinamiche assai diversifi cate: si riscontra infatti un andamento tendenzialmente positivo per alcuni sistemi (in particolare Latina e Cassino) a fronte di una rilevante fl essione in altri (in particolare quelli limitrofi di Frosinone e Sora). Sorprende la riduzione degli addetti logistici in sistemi fortemente orientati come quello di Fondi e soprattutto di Civitavecchia. L’ulteriore raffi namento della scala dell’analisi a livello dei singoli comuni rende necessarie alcune approssimazioni essendo i dati, per il momento, disponibili per aggregazioni settoriali più ampie e non del tutto coincidenti con quelle utilizzate. Come proxi dell’aggregato delle attività

12 1. Una lettura trasversale produttive strategiche è stato utilizzato quello costituito dalla somma di “servizi di informazione e comunicazione” e “attività industriali” che include anche le attività dell’aggregato “risorse e reti” (estrattive, energetiche, reti idriche e smaltimento rifi uti) precedentemente escluse e non comprende le attività di trasporto e magazzinaggio (considerate insieme alle attività commerciali e turistiche); rimane invece invariata la composizione delle altre quattro aggregazioni (servizi alle imprese, intermediazione fi nanziaria e immobiliare, servizi primari di prossimità e costruzioni). I dati riportati nella tabella 1.4 evidenziano la differenziazione delle logiche localizzative ed in particolare enfatizzano le propensioni addensative delle attività industriali che erano state segnalate nel precedente rapporto. Ben il 40% degli addetti alle unità locali delle imprese industriali opera nel territorio di 20 comuni (o microaggregazioni di comuni) diversi dalla Capitale, la quale ospita “solo” il 36% di tali attività, tutto il resto del territorio regionale accoglie il residuo 24%. Sono invece concentrate in modo fortemente polarizzato nel comune di Roma le attività dei servizi di informazione e comunicazione (quasi il 90%), del credito e dell’intermediazione immobiliare e dei servizi alle imprese (circa il 75%). Nel territorio “non industrializzato” si addensano, invece, le attività del settore delle costruzioni (35%). Nel complesso Roma assorbe i tre quinti di tutti gli addetti alle imprese, i 20 comuni “industriali” ed il resto del territorio si dividono in quote uguali i residui due quinti. Esaminando in dettaglio l’elenco dei venti comuni di maggiore addensamento delle produzioni strategiche si verifi ca facilmente che essi corrispondono ai nuclei forti di dieci dei poli produttivi: - Pomezia e Aprilia concentrano da sole quasi 22.000 addetti industriali e 3.000 alle ICT; - Latina e Cisterna di Latina sono le punte (insieme a Sermoneta) del relativo polo raggruppando circa 15.000 addetti tra industria e ICT (ed un numero ancora più ampio relativamente a commercio e trasporti); - Cassino e l’area circostante (in particolare il comune di Piedimonte S.Germano) superano gli 11.000 addetti industriali; - , Frosinone ed altri comuni minori (nonché Sora che segue di poche posizioni in graduatoria) mantengono nonostante l’arretramento un peso importante (complessivamente superiore ai 15.000 addetti industriali); - Guidonia e Tivoli (polo “Bretella Nord”), seguite fuori graduatoria da , tengono la presenza industriale grazie anche alle attività estrattive (travertino) e evidenziano una importante intensità delle attività professionali e di costruizione; - Civitavecchia e rappresentano il polo “Litorale nord” e sono indubbiamente penalizzate in questa graduatoria dalla classifi cazione dei trasporti e della logistica insieme al commercio; - Il comune di Colleferro è l’unico del polo “Bretella Sud” ad essere presente nella zona alta della graduatoria anche se risulta, da queste rilevazioni, in arretramento simile a

13 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

quello della contigua area frusinate; - Viterbo e Civita Castellana superano entrambe la soglia dei 2.000 addetti alle attività industriali (altri 3.000 sono distribuiti tra Fabbrica di Roma e gli altri comuni minori dell’area di Civita); signifi cativa la presenza delle ICT nel capoluogo; - Rieti rientra in graduatoria e, insieme a Cittaducale collocata nelle posizioni immediatamente successive, si attesta sui 4.000 addetti industriali; - Albano e rappresentano il polo dei Castelli ma mostrano, in particolare la prima, una distribuzione sempre più spostata sui servizi professionali e commerciali; - I principali comuni del polo “Sud Pontino” (Fondi, Formia e Gaeta) si collocano fuori da una graduatoria centrata sulle attività industriali che non tiene conto della assai più consistente incidenza delle attività commerciali, turistiche e logistiche; - Ancora lontane dal poter emergere nelle rilevazioni statistiche le concentrazioni industriali e produttive in formazione dei comuni dell’area di Fiano Romano e . Sul versante della verifi ca delle ipotesi interpretative l’analisi dei dati Istat-Asia 2008 fornisce le seguenti indicazioni: - Si conferma il ruolo fondamentale nell’economia laziale dei settori della logistica e della informazione e comunicazione, che concorrono in modo rilevante alla defi nizione del suo profi lo produttivo continuando a rafforzare il comparto strategico. - La tendenza alla polarizzazione delle attività industriali è ancora rilevante ed anzi può essere ancora più estremizzata selezionando un numero ristretto di comuni di concentrazione delle attività; tale operazione è, tuttavia, non del tutto consigliabile perché tende a nascondere le piccole realtà produttive emergenti. - Il primo impatto della crisi industriale, colpendo soprattutto alcuni insediamenti tradizionali (Frosinone-Sora, Viterbo-Civita Castellana, Rieti-Cittaducale), tende a rafforzare la differenza di dinamiche tra l’area della Capitale ed alcune aree del resto della regione. Si manifestano però segnali di articolazione sia nel rapporto tra Roma e la sua area limitrofa sia negli equilibri del resto del territorio con l’emergere di nuovi dinamismi (come ad esempio Latina-Cassino).

1.3. I risultati dei rapporti d’ambito In ciascuno dei case study territoriali selezionati si è proceduto: a) all’analisi della composizione del tessuto produttivo dell’area sia dal punto di vista settoriale sia da quello territoriale al fi ne di individuare, all’interno dell’area, particolarità qualitative e/o concentrazioni quantitative che concorrano a defi nirne un profi lo specifi co; b) ad un esame delle relazioni territoriali caratterizzanti, sia nei confronti dell’area

14 1. Una lettura trasversale

geografi ca di insediamento sia dell’insieme del territorio regionale (in particolare verso la Capitale e gli altri poli produttivi); c) alla verifi ca dell’esistenza e del ruolo di strumenti formali e/o dinamiche informali di interrelazione tra le imprese dell’area, di esperienze ed elaborazioni progettuali di ambito, di realtà in grado di assumere una funzione di catalizzatore degli interessi territoriali. L’analisi della composizione del tessuto produttivo è stata effettuata ricorrendo all’integrazione di fonti statistiche diversifi cate sia dirette sia ricavate dall’esame di studi preesistenti. In alcuni casi specifi ci si è poi proceduto alla realizzazione di mirate indagini sul campo, volte a censire direttamente la varietà di presenze produttive sia attraverso la rilevazione delle informazioni sulle imprese sia attraverso le effettuazioni di interviste ai responsabili aziendali. Indicazioni generali sono state poi raccolte attraverso le previste interviste a testimoni privilegiati collocati in punti di osservazione di livello sia locale che regionale. L’analisi degli scenari socioeconomici ha richiesto l’individuazione di un ambito di riferimento rispetto al quale sviluppare le attività di ricerca. In prima battuta si è cercato di assumere come contesto di inquadramento quelli dei SLL di appartenenza dei principali comuni produttivi del polo. In quanto spazi “quotidiani” delle relazioni produttive, di consumo e di fruizione dei servizi, i sistemi locali del lavoro dovrebbero, in effetti, costituire gli ambiti primari di interpretazione delle dinamiche territoriali. La particolare conformazione demografi co- produttiva del Lazio, con la presenza del megapolo metropolitano e la quasi totale assenza di realtà intermedie (solo Frosinone e Latina possono assurgere al rango di sistemi urbani), ha reso però necessario un approccio più fl essibile, in grado di cogliere le specifi cità effettive anche al di là delle confi gurazioni derivanti dalla mera trattazione dei dati (peraltro non recentissimi) sui fl ussi di relazione residenza-lavoro. È questo, per esempio il caso del polo “pontino” i cui comuni principali, Pomezia e Aprilia, sono inclusi rispettivamente nei SLL di Roma e Latina nonostante siano caratterizzati da specifi cità diverse dai capoluoghi e tra loro assimilabili. Nel caso del polo “casilino” (Bretella Sud) il riferimento primario è stato il SLL di Colleferro ma uno degli elementi portanti dell’analisi è stato l’individuazione della necessità di concepire diversamente lo spazio territoriale di riferimento allargando lo sguardo verso l’area dei Colli Prenestini (, , San Cesareo). Il polo Reatino è stato trattato con riferimento alla dimensione provinciale, ancorché articolata nei SLL reatino e sabino, che è quella con la quale effettivamente si misurano le attività e le progettualità di promozione dello sviluppo economico. Per l’area del Sud Pontino si sono primariamente considerati SLL di Formia e Fondi tenendo comunque presente le interrelazioni con altre aree limitrofe. Tre dei quattro casi considerati (Pontina, Colleferro, Rieti) sono caratterizzati dalla presenza di insediamenti industriali consistenti, determinatisi nel trentennio ’60-’80 in virtù di “scelte localizzative di grandi aziende” (uno degli agenti di polarizzazione individuati dal primo rapporto)

15 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio supportati da “azioni di sistema” di carattere nazionale sia di tipo formale (incentivi della Cassa per il Mezzogiorno) sia di tipo informale. Nei casi di Colleferro e Rieti, peraltro, gli investimenti esogeni sono intervenuti a rianimare una presenza industriale di più lontana origine indebolitasi nei primi decenni del dopoguerra. L’esaurirsi delle macrodinamiche di industrializzazione tradizionale ha determinato negli anni ’90 l’apertura di una fase di crisi dei grandi insediamenti, proseguita in forme diverse nel corso di questo decennio ancora segnato dal proliferare di crisi e abbandoni industriali (IBM a Pomezia, ALSTOM a Colleferro, ALCATEL a Rieti). La contrazione della presenza industriale di origine esogena pur avendo colpito pesantemente le condizioni di vita non ha, tuttavia, determinato una più complessiva crisi delle condizioni socioeconomiche territoriali che sono, anzi, complessivamente migliorate nel corso di questo decennio fi no alla crisi degli ultimi anni. Questo andamento è dovuto al parallelo manifestarsi nelle aree in questione di fenomeni di segno opposto che hanno immesso elementi di dinamismo positivo, ed in particolare: - l’elevata crescita demografi ca, derivante in parte dalla rilocalizzazione residenziale dei residenti romani e in parte all’affl usso di popolazione esterna (compresa quella non italiana); - il processo di ridefi nizione degli assetti produttivi, molto articolato, che ha visto comunque concretizzarsi una articolazione (sostanziale e/o formale) delle strutture aziendali a favore di soggetti di più piccola dimensione e più fl essibili e differenziati nelle attività produttive. Si tratta, in qualche modo, della manifestazione degli altri due “agenti di polarizzazione” individuati nel primo rapporto: il “processo di espansione dell’area metropolitana” e lo “spontaneismo territoriale” che si sono contrapposti all’indebolimento del fattore “insediamento di grandi aziende” ed alla perdurante diffi coltà, anche legata ai vincoli fi nanziari, alla realizzazione di effi caci “azioni di sistema”. Il caso in cui la crescita demografi ca è più evidente è quello dell’area pontina (i tre comuni che la compongono sono passati da 127.00 a 172.000 abitanti tra il 2001 ed il 2009) ma anche nell’area casilina i tassi di crescita sono stati superiori alla media regionale (in particolare nei Colli Prenestini). In provincia di Rieti il fenomeno si è concentrato nel quadrante sudoccidentale in relazione agli effetti degli innesti autostradali ed all’esercizio della linea ferroviaria metropolitana FM1; non è caratterizzato da una particolare crescita demografi ca il polo “Sud Pontino” dove, tuttavia, lo sviluppo della vocazione turistica ha prodotto analoghi effetti di stimolo allo sviluppo. L’espansione demografi ca ha prodotto rilevanti effetti economici. In primo luogo sul settore delle costruzioni, protagonista degli interventi insediativi, che ha visto crescere numero di aziende, occupati e valore aggiunto prodotto. In secondo luogo sulle attività di prossimità rivolte ai residenti (commercio, servizi pubblici e privati) che sono cresciuti per rispondere ad una domanda in aumento grazie anche alla crescita dei redditi (segnalata dall’andamento delle dichiarazioni Irpef) superiore ai tassi medi regionali.

16 1. Una lettura trasversale

La crescita economica indotta dal boom demografi co non può però costituire una soluzione permanente. In alcune aree, come la Pontina, si presentano già oggi problemi di congestionamento che rischiano di limitare la crescita futura o quantomeno di abbassarne la qualità insediativa. L’impatto congiunturale della crisi economica generale ha cominciato, peraltro, a farsi sentire rallentando lo sviluppo insediativo e facendo emergere le prime diffi coltà nel settore delle costruzioni e in quello del commercio. Appare poi evidente la necessità di un ripensamento delle confi gurazioni territoriali delle offerte di servizi elevandone il rango, a meno che non si voglia confi nare queste aree (ci si riferisce in particolare a Pontina e Casilina) al modesto rango di satelliti puramente residenziali della metropoli. I processi di ridefi nizione degli assetti produttivi appaiono più complessi e certamente necessitanti di specifi ci approfondimenti settoriali. I dati obiettivi che emergono sono quelli di una riduzione dell’occupazione industriale meno ampia di quella che la crisi dei grandi insediamenti lascerebbe supporre ed una crescita, molto variegata, della produzione e dell’occupazione nei servizi. Già i dati del confronto intercensuario 1991-2001 segnalano percorsi differenziati delle crisi industriali con un andamento non omogeneo per settori nelle diverse aree. Il dato comune sembra essere quello della diminuzione della presenza di imprese e impianti di grande dimensione a favore del moltiplicarsi di realtà di livello intermedio. Segnali molto simili emergono sia dalla lettura dei dati INPS relativi al periodo 2003-2007 che mostrano elevatissimi tassi di turn over tra aziende e relativi occupati sia dalla sequenza delle rilevazioni Istat-Asia 2004-2008. In parte ciò può essere considerato il portato di processi formali di scomposizione e ricomposizione degli assetti aziendali ma in parte sembra il frutto di effettivi processi di diffusione delle esperienze imprenditoriali. Si tratta, comunque, di fenomeni che hanno assunto nell’ultimo decennio caratteristiche assai diverse a seconda dei settori e delle zone. - Nell’area pometina, si sono sovrapposti fenomeni diversi, in particolare il settore industriale ha subito forti trasformazioni con il declino di alcuni insediamenti tradizionali (tessile, elettronica), la ristrutturazione di altri (chimico-farmaceutico, poligrafi co) e la crescita di altri ancora (meccanica, chimica-gomma-plastica). Con il tramonto degli insediamenti elettronici il chimico-farmaceutico è rimasto il settore di concentrazione principale del territorio costituendo il cuore dell’ampio “sistema produttivo locale” identifi cato dalla Regione Lazio. Si tratta del comparto più importante dell’export laziale che è attraversato da rilevanti fenomeni di trasformazione a livello globale. Resistono comunque sia le medie imprese italiane storicamente insediate (Sigma Tau, Menarini), sia le piccole aziende diversifi cate o in attività conto terzi o in nicchie legate alla cosmetica o al parafarmaceutico. - Sempre nell’area di pomezia-Aprilia si ravvisano segnali contrastanti sul fronte dei servizi alle imprese con alcuni ambiti, a partire dai trasporti e logistica, che hanno fatto registrare un’indubbia crescita. Gli insediamenti “logistici” sono andati aumentando e

17 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

diversifi candosi, sia sul versante distributivo verso il mercato romano sia sul versante industriale rispetto alla vasta area produttiva del Lazio centro-meridionale; il loro ulteriore sviluppo appare però limitato dalle strozzature costituite dal mancato adeguamento del terminal ferroviario di Santa Palomba (che rappresenta comunque il principale nodo intermodale operativo della regione) e dalla assoluta insuffi cienza dei collegamenti via gomma (assenza del vettore autostradale e debolezza della viabilità ordinaria). - Nel complesso il polo produttivo “casilino” presenta un profi lo articolato: più concentrato (sia dal punto di vista degli insediamenti industriali sia da quelli della struttura urbana e dell’offerta di servizi) nell’area più lontana da Roma, più diffuso e frazionato nell’area più prossima alla metropoli, a metà strada si colloca l’emergente polarità turistico-commerciale di . Nell’area degli insediamenti storici (Colleferro) appaiono emblematicamente contrapposti i casi delle offi cine meccanico-ferroviarie della ALSTOM, il cui esito è tuttora estremamente incerto, è quello della AVIO che, attraverso la costituizione della ELV, sembra essere riuscita a ricollocarsi con effi cacia nelle dinamiche del settore aerospaziale grazie anche al contratto con Arianespace in grado di assicurare importanti commesse all’impianto di Colleferro. - Limitati appaiono, per ora, i risultati ottenuti sul fronte della diversifi cazione; nonostante i lodevoli sforzi né il BIC né l’area artigiana di Colleferro sembrano essere riusciti a raggiungere un impatto determinante. Si ravvisano forti elementi di dinamismo insediativo di PMI nell’area dei consorzi industriali di San Cesareo, cresciuti grazie alla vicinanza con il nodo autostradale e che ospitano già oggi più di un centinaio di aziende artigianali, di piccola industria e di logistica commerciale. - L’evoluzione delle presenze produttive nell’area Rieti-Cittàducale del Consorzio Industriale rifl ette le trasformazioni avvenute nell’economia provinciale. Oggi accanto agli insediamenti storici è presente un nucleo di imprese specializzate (pompe dosatrici) e proiettate sui mercati esterni oltre ad una rete di presenze artigianali, commerciali e di servizi privati e pubblici. L’area dimostra, cioè, una propria vitalità e una capacità di riproporsi come luogo di concentrazione funzionale di attività produttive in costante evoluzione. - Anche in questo caso è possibile segnalare emblematicamente i diversi percorsi delle crisi industriali: alla piena incertezza che caratterizza la vicenda Alcatel-Ritel fa riscontro l’interessante percorso di evoluzione aziendale e produttiva della EEMS-Solsonica, erede dell’insediamento Texas Instruments. - Il polo “Sud Pontino” è caratterizzato dal dualismo interno tra l’area del Golfo, più orientata a promuovere lo sviluppo turistico ed il mantenimento della presenza manifatturiera, e l’area di Fondi maggiormente connotata dalla produzione e commercializzazione dei prodotti agricoli. In prospettiva tali differenze potrebbero essere positivamente

18 1. Una lettura trasversale

valorizzate in una logica di complementarietà specie a fronte della realizzazione di nuove infrastrutture di rete per la movimentazione delle merci. - La crisi sembra, inoltre, aver accelerato il processo di trasformazione nel comparto della nautica rafforzando il sistema dei servizi complementari (refi tting e manutenzione) a scapito della produzione.

1.4. Sistemi di relazioni e interventi infrastrutturali Il tema delle relazioni con Roma caratterizza fortemente, come si è visto, due dei quattro ambiti considerati (Pontina e Casilina), incide comunque sul contesto reatino mentre appare meno cruciale nel caso del Sud Pontino. Sia l’area di Pomezia sia l’area di Colleferro appartengono al quadrante sud orientale del sistema romano, ma entrambe sono anche collocate in posizione intermedia lungo gli assi radiali di collegamento con gli altri poli urbani della regione (Latina e Frosinone rispettivamente). Tali collocazioni per un verso costituiscono un elemento di vantaggio, favorendo la localizzazione di attività produttive (sia manifatturiere che logistiche) che devono contemperare la facilità di accesso al mercato romano con quella alle reti lunghe di trasporto e comunicazione, per l’altro rendono più diffi cile l’insediamento di attività di servizi alle imprese di rango intermedio e superiore fortemente soggette all’attrazione dei poli urbani maggiori. La carenza di servizi alle imprese di rango intermedio appare in prospettiva un elemento critico per lo sviluppo di modelli addensativi basati su imprese di taglia piccola e media. Sono queste infatti quelle che hanno maggiore necessità di esternalizzazione di alcune attività tecnico-amministrative specializzate (fi nanza, marketing, sistemi informativi, etc.) e che, per motivi oggettivi e soggettivi, prediligono rapporti diretti e personali con i fornitori. La limitazione dell’offerta di tali funzioni nel diretto contesto di riferimento demotiva la localizzazione e la crescita delle imprese più dinamiche e maggiormente interessate alla differenziazione dei prodotti e dei mercati. Al tempo stesso limita gli effetti di interscambio, di diffusione delle conoscenze e delle esperienze, di valorizzazione delle professionalità utili ad attivare percorsi di crescita originali che hanno tendenzialmente luogo nei centri urbani ordinatori di sistemi locali. Ciò vale in particolare per i poli di dimensione intermedia come l’area di Colleferro, di Rieti e di Formia-Gaeta ed in modo più articolato per realtà di grandi dimensioni come l’area di Pomezia-Aprilia che può, invece, proporsi l’obiettivo più ambizioso di offrirsi come punto di riferimento per l’agglomerazione di funzioni (a partire dalla R&S) di rango elevato a servizio dell’intero territorio regionale. La perdurante centralità della relazione centripeta con la conurbazione metropolitana della Capitale e la complessa (e spesso diffi cile) articolazione delle relazioni locali non esauriscono però la tematica delle interazioni territoriali. Appaiono sempre più interessanti, infatti, le potenzialità delle relazioni trasversali che possono essere sviluppate al di là del rapporto con Roma. Di particolare rilievo sono le potenzialità in chiave di relazioni infraregionali acquisite dal vettore

19 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio di comunicazioni costituito dalla A1, soprattutto dopo la realizzazione del collegamento diretto Fiano-San Cesareo (nodi divenuti non a caso poli di insediamento produttivo), il potenziamento dell’infrastruttura, l’apertura di nuovi caselli di collegamento. Per il momento ciò si è tradotto nell’addensamento di attività produttive e logistiche, ma è possibile immaginare anche evoluzioni che facilitino relazioni di rete dirette tra i diversi insediamenti extraromani e l’ubicazione di offerte funzionali di diverso livello. La auspicabile realizzazione della infrastruttura autostradale Roma-Latina-Cisterna- Valmontone ed il suo ipotetico collegamento con la direttrice tirrenica potrebbero rafforzare ulteriormente queste potenzialità favorendo il dispiegarsi di relazioni infraregionali non concentriche verso il polo romano particolarmente rilevanti per le aree di Pomezia e Colleferro. Altrettanto rilevanti appaiono, per i più “isolati” poli di Rieti e del Sud Pontino gli interventi di rafforzamento delle infrastrutture di collegamento alle reti lunghe (Rieti-Passo Corese e Formia-Cassino) così come il potenziamento dei servizi di trasporto collettivo.

1.5. Soggettività e progettualità per la ripresa In ciascuno degli ambiti considerati si sovrappongono diversi livelli programmatici e progettuali che intervengono sui percorsi di sviluppo delle aree produttive. La programmazione territoriale generale, di competenza provinciale, dovrebbe defi nire gli assetti complessivi, e fornire un quadro di riferimento alle dinamiche insediative ed alle scelte di intervento infrastrutturale. Non sempre questo avviene, anche perché i documenti programmatori hanno spesso un iter piuttosto lungo che se per un verso ne indebolisce la corrispondenza alle evoluzioni più recenti per l’altro non sempre ne garantisce la rispondenza a presupposti strategici stabili nel tempo. Essi, comunque, forniscono un quadro di riferimento utile. Signifi cativa appare ad esempio, nel PTPG romano, l’individuazione del modello dei Parchi Produttivi Metropolitani come ambiti dove costituire soggettività specifi che che, sul modello dei consorzi ASI, sviluppino le attività di proposta della programmazione urbanistica e di gestione delle infrastrutturazioni. Meno convincenti appaiono gli strumenti di programmazione pubblici quando prefi gurano, sulla carta, vocazioni territoriali o specializzazioni settoriali che diffi cilmente possono essere imposte dall’alto a fronte del diffondersi di modelli insediativi sempre più misti, diversifi cati e fl essibili. In particolare il PTPG prevede l’organizzazione del “Parco di attività produttive metropolitane” di Pomezia che integri le aree ASI e quelle di PRG connesso al potenziamento del nodo intermodale. Ad esso si affi ancano da una parte il “parco produttivo” della Nettunense e dall’altra il “parco di servizi integrati metropolitani di Castel Romano”. Nell’area “Bretella Sud-Casilina” il PTPG tiene distinte le due realtà (Valle del Sacco e Colli Prenestini) e sembra in verità puntare in modo più consistente sull’area di Colleferro, dove delinea, anche alla luce degli interventi in atto la localizzazione di un Parco Strategico Metropolitano (polo turistico-commerciale di Valmontone) e di un Parco Produttivo Metropolitano (Colleferro). Per l’area di Palestrina l’approccio sembra essere più conservativo focalizzandosi sulla dotazione di servizi per i cittadini, la tutela territoriale, ed il recupero delle attività produttive tradizionali (agricoltura ed edilizia).

20 1. Una lettura trasversale

Sempre a livello provinciale risultano importanti le esperienze di concertazione come quella del Patto per lo Sviluppo promosso a Rieti con l’adesione dei principali soggetti istituzionali e di rappresentanza sociale del territorio. Ad una scala territorialmente più ridotta si collocano gli strumenti di programmazione territoriale (PRUSST, Patti Territoriali) che hanno spesso costituito importanti occasioni di condensazione delle soggettività locali. Quelli esaminati non risultano tuttavia particolarmente tarati sulla specifi ca fattispecie dei poli produttivi intesi come agglomerazioni, anche multi localizzate, di aree a specifi ca vocazione produttiva. Da questo punto di vista risultano più cogenti le attività sviluppate dai Consorzi-Asi che, con riferimento alle aree industriali di loro competenza, hanno assunto spesso un ruolo più ampio di quello formalmente defi nito dalle norme risultando anche promotori di progetti puntuali di intervento volti a favorire lo sviluppo. In diverse realtà, si considerino ad esempio i casi di Santa Palomba e San Cesareo, hanno assunto un ruolo importante i consorzi privati costituiti nelle aree industriali sia per gestirne la infrastrutturazione sia per promuoverne gli sviluppi. Importante risulta essere, infi ne, l’azione delle Camere di Commercio come soggetti promotori di sviluppo sia attraverso l’attività di sostegno alle imprese e le azioni di promozione territoriale sia attraverso la partecipazione a processi concertativi più o meno formalizzati e la promozione ed il sostegno di singoli interventi (infrastrutturali o organizzativi) particolarmente qualifi canti. Il ruolo svolto mette oggi le CCIAA in condizione di coprire un vuoto, assumendo il ruolo di promotore della riaggregazione degli interessi e delle intenzioni delle soggettività territoriali intorno a progettualità strategiche riferite al particolare ambito territoriale dei poli produttivi. Proprio in riferimento alla progettualità strategica in tutte le realtà considerate è emerso il ruolo cruciale attribuito agli interventi relativi agli interventi sui nodi logistici. - A Pomezia è aperta la questione del terminal ferroviario di Santa Palomba, unico nodo intermodale effettivamente esistente nel Lazio (con una movimentazione di circa un milione di tonnellate anno) che necessiterebbe di interventi di ampliamento e riqualifi cazione per rafforzare la sua funzione sia a servizio delle attività produttive che di quelle di logistica distributiva che si sono insediate nella zona. - A Colleferro è in corso di realizzazione lo SLIM (Sistema Logistico Integrato Multimodale) con una dimensione prevista di 430.000 mq ed un potenziale dichiarato di 2,5 milioni di tonnellate anno di movimentazione. - Il Consorzio ASI di Rieti ha promosso, d’intesa con la Camera di Commercio, la realizzazione del “Polo Logistico” a Passo Corese esteso su un’area di 180 ettari e prevalentemente dedicato ad insediamenti di logistica commerciale a servizio del mercato romano. - Nel Sud Pontino appaiono cruciali i progetti di adeguamento dell’infrastruttura portuale e delle sue connessioni con i sistemi di mobilità delle merci via terra.

21 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Le attività logistiche, d’altra parte, stanno assumendo un rilievo sempre maggiore in una regione che ospita l’enorme mercato metropolitano della Capitale, due infrastrutture di connessione alla rete globale come il porto di Civitavecchia e l’aeroporto di Fiumicino ed è collocata in una posizione centrale del territorio peninsulare. Le stime sulla movimentazione di merci, d’altra parte, superano i 100 milioni di tonnellate anno e questo si rifl ette sul particolare dinamismo mostrato dal settore. Anche limitandosi alla defi nizione restrittiva delle attività di “trasporto e magazzinaggio” risultano presenti nella regione quasi 16.000 unità locali di imprese operanti nel settore per un numero di addetti che si avvicina ai 150.000 e mostra un tasso di incremento annuo tra i più elevati, sia in rapporto alle altre attività produttive della regione sia in rapporto alla stessa attività in altre regioni. Solo con riferimento ai 180 km del segmento autostradale che va da Orte a Cassino si contano almeno otto interventi a carattere logistico in realizzazione o in programma. Ciò che sembra mancare, al momento, è un soggetto in grado di mettere in rete le diverse esperienze, senza la pretesa dirigistica di distribuire compiti e funzioni ma piuttosto capace di un ruolo di accompagnamento sia nel dialogo tra i diversi soggetti sia nelle funzioni di rappresentanza verso i decisori istituzionali. Emblematica risulta essere, da questo punto di vista, la vicenda del terminal Santa Palomba laddove non risulta siano state esaminate le sue possibili relazioni con l’infrastruttura autostradale in progetto che transiterebbe a pochi chilometri senza che siano stati previsti interventi sulle viabilità di collegamento. Anche sul versante del rafforzamento territoriale dell’offerta di servizi alle imprese di rango intermedio ed elevato il sistema camerale può ulteriormente sviluppare l’importante ruolo che già svolge. Come più volte segnalato il processo di riconfi gurazione del tessuto produttivo a favore di soggetti di piccola e media taglia accresce il fabbisogno “locale” di servizi specializzati, soprattutto in uno scenario di crisi caratterizzato dalla contrazione della domanda (che richiede la rielaborazione delle strategie produttive e di mercato) e dalle diffi coltà di ricorso al credito (che rende importante la competenza nella gestione fi nanziaria). Le analisi sviluppate in questo rapporto hanno confermato la validità dell’approccio per “poli produttivi”. Le agglomerazioni multisettoriali di imprese hanno mostrato una importante capacità di resistenza alla crisi che sembra però aver congelato le dinamiche evolutive. L’individuazione di progetti strategici e la costruzione intorno ad essi di nuove reti, identità e alleanze territoriali può costituire una leva importante per accelerare i tempi della ripresa.

22 1. Una lettura trasversale

% % %

TOTALE

% 100,0 % 100,0 % 100,0

rifiuti

Estrazione + servizi idrici e energia e gas + Risorse e reti Risorse e reti

e 2008)

% 1,9 % 1,6 % 1,6

servizi

sanità e Servizi assistenza Istruzione, primari di prossimità sociale + altri

% 7,3 % 8,8 % 7,5

alloggio e Turismo ristorazione Commercio, riparazioni + Commercio e

% 27,2 % 27,0 % 26,8

1,0% 2,2% 4,5% 1,6%

Costruzioni Costruzioni

% 11,2 % 10,9 % 11,3

98.308 176.408 442.331 142.832 31.238 1.625.152 98.308 176.408 442.331 142.832 31.238 Attività

diazione Interme- immobiliari finanziarie e assicurative +

% 5,1 % 6,0 % 5,2

scient., e imprese amm.ve e tecniche + Servizi alle Attività prof., servizi supporto

% 17,4 % 13,0 % 13,3

5.394 8.885 38.492 11.879 6.803 -329 419 5.441 -16.121 88.945 27.418 19.021 106.107 57.664 6.192 289.225 106.107 57.664 -16.121 88.945 27.418 19.021 6.192 445.661 274.094 1.586.660 97.888 170.968 430.452 136.030 31.567 451.055 282.980

6.128.582 2.283.977 895.461 1.985.235 4.716.515 1.291.554 17.586.044 284.720 produttive "strategiche" Totale attività

758.31 381.82 161.85- 381.82 758.31

459

315.355 488 315.355 365.911 936.931 064.681 936.931 365.911

615.021 855 615.021

% 34,8 % 27,8 % 34,2

di cui 567.371 6.112.462 2.372.922 922.879 2.004.256 4.822.622 1.349.217 17.875.269 290.912 Servizi

informazione e comunicazione

029.6 974.2- 029.6

760.251.1 420.393.4 760.251.1

% 3,1 % 7,4 % 3,2

2,5% 2,5% -0,3% 3,9% 3,1% 2,5% 5,0% 0,8% 1,2% 3,2% 0,4% 3,2% 2,8% 5,0% -1,0% 2,4% 5,0% 0,8% 1,2% 3,2% 0,4% 2,8% 5,0% .321.1 581.154.4 .321.1 .641 189.381 .641 di cui

Trasporto e magazzinaggio

Attività produttive "strategiche"

% 6,4 % 9,0 % 6,4

-1,3% -1,3% 11,8% 8,8% 7,5% 28,1% 17,3% 6,2% 10,8% 27,1% 8,6% 2,0% 100,0% 25,3 11,3 24,6 di cui

Attività manifatturiere

OIZAL 7002

7002 8002 8002 .a.v .a.v .a.v .a.v .a.v .a.

variazione 2007-2008 2007-2008 variazione % Classificazioni ATECO 07 variazione 2007-2008 variazione

% sul totale ITALIA Aggregati attività % sul totale economiche

% sul totale %

% sul totale v Tab. 1.1 – Confronto Lazio-Italia degli addetti alle unità locali delle imprese per aggregati di attività economiche (anni 2007 (anni economiche attività di per aggregati imprese delle locali unità alle addetti – degli Lazio-Italia Confronto 1.1 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

23 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio 617

036.3 306.1 363.3 557.426.1 0,001 9,1 0,001 557.426.1 097.2

987.3

991.3

870.1

24 1 0 28 9 011 26.1 3

5. 5. 0 .3 v.a. v.a. . .7 SLL 1 9 3 1 0,0 1 875.28 alle Unità imprese nel nel imprese Locali delle Totale addetti addetti Totale 17. 0,00

0,001 9,7 0,001 0,001 6,1 0,001

0,001 8,2 0,001

0,001 4 0,001

0,001 7,0 0,001 0,00

0

0, 0, 0 0, 0,

,0 , 0 0 001 6,1 001 0 0 0 0 01 01 01 01 1 1 1 1 1 2, 1 1 TOTALE

1,1

2,

0,1 5,1 0, 7,1 7,2 ,3

2 2,4 2,4 100,0 33.738 1 0 rifiuti Estrazione + Risorse e reti e reti Risorse servizi idrici e idrici servizi energia e gas + energia 9,

4, 8, 1,7 0,1 5,7

4,11

7,7

8 3,7

7,9

7,9

5,8 9 9 2008) , , ,

01 8 8 11 01 6 9,0 9,0 1 servizi servizi sanità e assistenza Istruzione, di prossimità di prossimità sociale + altri Servizi primari primari Servizi 8

9 2,72 4,33 3 0,72

3,83

6,13

1,93

8,8 6 1,92

4,43 2 7 ,8 , , ,7 , ,4

9 44 93 4 3 36,6 36,6 4 2 4 Turismo alloggio e ristorazione ristorazione Commercio, Commercio, riparazioni + Commercio e Commercio

9,01

2,91 2

5,91

3

5

3

0,41 0 2 0 1,12 4, 9,1 8, ,0 ,11 , , ,61 , ,

4 51 32 0 4 2 2 1 14,8 14,8 2 2 1 2 Costruzioni Costruzioni 5,

0,6 2,5 6,3 5,

3,3

5,3 0,2

6,2 2 4,3

6,3 7 1, 6 , , ,4 3 3 3 5,6 5,6 3 2,9 2,9 15,0 28,5 8,5 1,3 100,0 13.722 2,3 2,3 8,8 23,3 7,5 2,1 100,0 33.696 3

immobiliari immobiliari e assicurative + e assicurative Intermediazione Intermediazione Attività finanziarie 9,

6 4,71

5,7 6,

7,9 8,8 4,8

4,7 3 5,8 9,8 (percentuale sul totale di riga) di riga) totale sul (percentuale 3,3 0, 8, ,9 ,0

01 7 0 5 19,7 6,9 9,4 26,3 9,0 1,9 100,0 1.201.693 1.201.693 100,0 1,9 9,0 26,3 9,4 6,9 19,7 1 14,6 14,6 1 1 servizi servizi imprese imprese supporto supporto scient., e amm.ve e e amm.ve tecniche + tecniche Servizi alle alle Servizi Attività prof., prof., Attività

0,21

2,41

3,61

2,12 9,51 5

8,41

8,7

8, 8 2,43 3, 4,4 4, 0, ,81 ,82

72 12 82 9 26,8 26,8 17,0 17,0 2 1 1 produttive "strategiche" "strategiche" Totale attività

2,3 4,1

8,0

7,0

9

1,1 4,1 9,0

2,1

4, 3,1 4, 7,0 2, 8 , ,0 7 9,5 9,5 2,6 2,6 0 1 1,0 1,0 32,4 11,4 0,8 0,8 46,0 10,0 1

di cui di cui Servizi Servizi informazione e informazione comunicazione comunicazione

8, 6,4

8,3

6,6

2,9

2,

5,7

1,6 3,5

0, 4, 9,5 3, 4,5 1,7 9 6 6 9,8 9,8 4,3 4,3 4 4 6,8 6,8 8,0 8,0

di cui di cui Trasporto e Trasporto Attività produttive "strategiche" magazzinaggio magazzinaggio

6,42

6,01 6,6

8,9

8,8

1

9 8 5,7

9,7 1,11

4,1 7, 8,12 7 , ,22 , ,01

41 4 51 1 1 37,2 37,2 di cui di cui Attività manifatturiere manifatturiere VT 35,3 5,1 1,4 41,8 9,0 3,0 11,0 26,5 7,4 1,3 100,0 14.827 14.827 100,0 35,3 5,1 9,0 41,8 1,4 1,3 7,4 26,5 11,0 VT 3,0 - Nord Nord 10,1 11,7 12,7 23,2 1,4 18.109 100,0 28,7 4,1 15,3 8,5 7,4 sud 25,8 6,1 1,3 33,2 8,2 2,6 15,6 27,7 8,1 4,6 100,0 16.847 16.847 sud 100,0 25,8 6,1 8,2 33,2 4,6 1,3 8,1 27,7 15,6 2,6 Castellana Castellana pontino pontino 14,5 7,0 20.303 10,3 23,0 1,4 100,0 10,8 38,7 11,9 3,4 1,8 AILA Roma) Roma) 22,2 6,7 423.062 11,0 30,4 1,5 100,0 29,7 15,0 3,6 8,2 2,1

e

Roma, Pomezia, Pomezia, Roma, r. Fiano Nord, Bretella 7,5

Frosinone-Sora* Frosinone-Sora* 24,7 Cassino Cassino

POLO PRODUTTIVO DI RIFERIMENTO Civita Castellana - VT - VT Castellana Civita 10,1

an

o (esclusa (esclusa r o ts etn iz aC aC i anibaS ni ara ni anibaS baS o baS n a edn oc id L Lazio Lazio

LLS TO LLS

anic o sa a o a ocaibuS 153 ocaibuS ini TI e TI e n ifetn inacsu t n Castellana Civita Civita Castellana a igguiF la p a t idnoF idnoF

SLL SLL auqc i u tn ne l lga ani a a rreT q laV toT r oM o tA aT 143 aT

T M F

T

M A

TOT TOT

643

733 3

653 95 2 5 0 3 933 8 Civitavecchia Litorale Litorale Civitavecchia 8 4 4 Viterbo 7 Rieti Rieti Rieti-Cittaducale 21,2 7 5,0 12,8 28,0 1,8 20.606 100,0 29,6 15,3 4,4 8,0 1,9 753 43 43 43 53 43

34 3 34

354 Formia Formia Sud 354

350 Roma 34 338 Civita Civita 338 358 Cassino Cassino 358

360 Frosinone Frosinone Frosinone-Sora Bretella Colleferro 26,1 Latina 8,2 10,2 35,7 1,3 71.447 360 Latina 100,0 349 23,8 19,4 3,5 355 6,2 1,3 Sora 361 25,0 6,3 12,4 33,1 1,8 99.799 100,0 27,9 13,3 3,4 8,3 1,6 352 Velletri Velletri Castelli 352 24,3 6,5 32,3 1,5 23.905 9,6 100,0 10,5 25,8 3,8 16,6 1,4 SISTEMI LOCALI DEL LAVORO Tab. 1.2 – Graduatoria dei Sistemi Locali del lavoro del Lazio per quota di addetti alle attività produttive strategiche (anno (anno strategiche produttive attività alle addetti di per quota Lazio del lavoro del Locali Sistemi dei – Graduatoria 1.2 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

24 1. Una lettura trasversale

7

3

6

5

44 3

1

8 9

5 5

44 0 5 84 20 1 7 0 31 8 7 6 74 5 2 4 - 35.8 97 27 81 3 1 38 23 9 5 1 2 1 0 3 1 31 2 1

7. 1 2 3 8 8 6 1 1 5 1 2 4 .6 110.6 .6 .2 595 .2 - - - 13 4 13 TOTALE 3

5

7

8

625

5

8

80 9 6 15 87 4 1 6 1 91 9 1 0 0 0 23 8 1 3 42.42 5 1 0 21 5 4 6 8 1 8 4 8 1 1 8 0 4 - - - 2.8 2 3 3 2 2 6 7 1 3 3 1

. - 1 1 216.411 289.236 Altre attività

4

9 1

3

94-

3

04

3

5 5 25 1 47 36 1 5 43 3 4 9 1 0 9 35 8 9 4 4 ività economiche ività - - - 4 68.8 19. 4 4 2 9 6 0 3 32 8 4 1 2 3

- 9.8 9 1 3 2 - 7 imprese 8 scient., e amm.ve e tecniche + Servizi alle Attività prof., servizi supporto 121.61-

82

863

2

300.1

7-

47 3

4

5 761 02 552 3 10 9 9 0 3 1 71 4 6 3 6 03 5 4 9 9 6 9 9- 1 9 1 6 1- 5 2 4 8 2 - - 4 0. 5 3 2 1 1 1 . . - - - - - 5 1 5 - produttive "strategiche" Totale attività 75 45

201

2

72

32-

49

1 8

2- 1 4 6 81- 9 8 3 3 1- 8 8 1- 7 0 3 1 4 2 - - 5 1 4 1 - - 8 9 8

.31 e v i tt di cui Servizi u informazione e comunicazione d or

p àt i vit 3

3 352- 9 1

3 201-

77-

07

62

2

3

"strategiche" 059.6 7 4 86 7 30 7- 83 3 5 1 0 4 1 4 1 t 8 91 5 1 1 3 1 2 1 1 41 2 2 2 A - - 1.8 7.6 2 1- 6 - 2 di cui Trasporto e magazzinaggio 161.85- 664- 674.2-

262-

667- 010.2 604-

13

9 92 7

14 51

8- 8-

12 18 581- 4 1 12 86 2 9 2 0 1 75 - 9 4 32 2 6 9 1 1- - - 4 - di cui Attività manifatturiere TV - analletsaC a analletsaC - TV T V - V

el a aroS-eno aroS-enonis n ac

a ll onitn

dr ud d et oN us us at s aC

t

i ill a oni elar anitaL o lleter

C- n P duS P at et i it tiviC s s iv oti sa s eiR o orF aC i rF

L

C

B

C

)amoR asul )amoR cse( cse( analletsaC a analletsaC *o anibaS oiza

iza aihc enoni

L LLS TOT LLS L L LL L di Castro di

o ani

ce r o

irt n r o aimroF 453 aimroF anitaL 553 anitaL igguiF 953 igguiF ob am e c vativiC id n a carr i f S TOT S

i aibuS aibuS aroS aroS a i r e t ell s te sorF 063 sorF llo i nitA e s n r viC 833 viC t oR 053 oR iR iR a oF iV a e eT 65 eT

C C F 543 F

V C e latoT

353 443

1 843 7 85 2 9 7 1 6 43 53 43 53 5

3 341 Tarquinia 3 340 Montefiascone 339 Montalto 346 346 Magliano SISTEMI LOCALI DEL LAVORO POLO PRODUTTIVO DI RIFERIMENTO

337 Acquapendente

3 342 Tuscania 3 343 Valentano * Il totale dei SLL del Lazio differisce dal regionale per la assegnazione di alcuni comuni a altre regioni Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat Tab. 1.3 – Variazione 2007-2008 del numero degli addetti alle unità locali delle imprese nei SLL del Lazio per aggregati di att per aggregati di Lazio del SLL nei imprese delle locali unità alle addetti degli numero del 2007-2008 – Variazione 1.3 Tab.

25 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio 395.01 444 395.01 0 012.14 278.3 012.14 471.323 511.03 471.323

959. 921.32 695.1 921.32

3

864.01 4 864.01

645.11 233.1 645.11 020.7 456 020.7

819.679 670.09 014.47 915.38 726.333 319.902 761.701 319.902 726.333 915.38 014.47 670.09 819.679

884.6 6 884.6 1 3 6 12 4.7 6.

. 42 11 12 1 12 3 3 Totale 3 generale

829 8 546 12 04 13 9 9. 545 545 15.091 . .

1 1 22 22 servizi sanità e assistenza Istruzione, sociale + altri

284 386.21 244.16 501.231 416.92 431.5 416.92 501.231 244.16 386.21

158.1 8 023.1 344

775

602

4 01 15 2 22 11 51. 5 3. 128 128

1 11 11 Attività immobiliari immobiliari finanziarie e assicurative +

economiche (valori assoluti 2008) assoluti (valori economiche 264.1

709

163.2 794.4 358 454 113.1

784

0 09 1 50.2 1 5 4 372 98.245 142.836 1.624.755 1.624.755 142.836 98.245 372 . .

2 1 2.172 468 1.252 22.202 1.252 468 2.172 1.905 534 1.408 15.859 1.408 1.905 534 3 3 Costruzioni Costruzioni

297.2

2 593.8 832.2 371.41 328.6 371.41 074.4

853.6 2.411 821 2.356 36.302 2.411 2.356 821 739.1

2.001 585 1.192 14.710 2.001 1.192 585

012.92 012.92 8 6 7 468.5 5 09. 10 3 0 2 4 7. 4. .2 .

3 2 8 9 2 1 7 1 attività di alloggio e trasporto e ristorazione Commercio , magazzinaggio, magazzinaggio,

95 6 331.4 446 792.1

669.1

885.2 12

1.783 425 5.464 205 298

389 3 47 4 96.2 34 3 1 8.1 7 4 7.5 7 655 .3 .

3 4 4 Attività profess., tecniche, e di servizi scientifiche e amministrative amministrative

631 484 36

715 701 281

120.1

812 911

563

2.156 4.234 1.273 741 1.157 12.190 12.190 1.157 741 1.273 4.234 2.156 3 22 3 8 7 0 37 37 1.012 4.132 1.258 19 590 2.465 1.258 113 484 7.234 7.234 484 113 1.258 2.465 590 19 68 65 1 7 2 . .2

8 zione Servizi di comunica- informazione e informazione

255.4

280 393.3 458.2 908.4 078 773.2 412.2

325

388.2

9 702.87 264 429 1.773 584 121 481 5.512 5.512 481 121 584 1.773 264 429 59 707.21

285 37 303.2 7 068.1 7 120.504 120.504 282.963 7 176. 588.169 6 73.58 99.8 6.512 9 8 826 313 1.743 2.941 1.151 355 716 9.045 9.045 716 355 1.151 2.941 1.743 313 826 . .25 .5 .8 .1 .2

1 7.979 7.979 2.033 Attività altre attività ed estrattive, manifatturiere manifatturiere

locali delle imprese nei SLL del Lazio per aggregati di attività per aggregati di Lazio del SLL nei imprese delle locali oizaL led LLS led oizaL oi 000 ab. 000 ab. **amoR artxe inumoc 02 inumoc artxe **amoR . 2.963 204 3.223 5.622 3.223 204 2.963 5 5 z <

aL l aL oniss anitaL id an id anitaL ela ed

a LL i i aC zaL onabl zaL

o e

i a onitnereF - 330060 - onitnereF oniss n n obretiV - 9506 - obretiV S ing L

i

i ed onisor

ai ilov ci

L a r ed i iteiR - 950750 - iteiR a S c etsiC nitaL

muiF cirA inum in an numoc elatoT numoc moR - moR vita Castellana a iT umo C - 91 - C F A A A

- - 8 -

- 3008 -

muni SLL Frosinone

o 401850 60 19

c C 0 3 1 imirP irtlA

i 0 0 0 18 00 0 0 r 0 950 06 9 t 850 lA 6 50 60 50 5 5 0 0

0 058034 - Colleferro 058034 0

058047 - 058047 - Guidonia

058032 - Civitavecch

COMUNI Altri Co TV elacudattiC-iteiR a a aroS- droN droN droN r r oS-en o S -enonis eno o

illet illet elarotiL al oni

o

n leterB anit a nisorF nisorF a i ni ss s moR s s s t o aC aC a aC a aL rF

L

POLO PRODUTTIVO DI RIFERIMENTO C Bretella Nord Pomezia-Aprilia-S.Palomba 059001 - Aprilia Pomezia-Aprilia-S.Palomba 058079 - Pomezi Civita Castellana -

e e Frosinone-Sora e oni on i nonisorF - 063 - nonisorF nonis non

rt

am

a a iteiR - 743 - iteiR a a a i isor ell ni ssaC ssaC mo mo mo moR ma ma ma ma t or eV o aL F F R R R - 0 - R R

- - -

- - - - - 053 - - - - - 85 063 253 8

053 0 06 053 553 5 53 53

3 350 - Ro

3

3 338 - Civita Castellana Civita Castellana - VT 056021 - Ci 344 - Viterbo 350 - Ro

348 - Civitavecchia Litorale Nord 349 - Colleferro Bretella Sud

SISTEMI LOCALI DEL LAVORO

360 - Frosinone 355 - Latina * vengono aggregati i comuni inferiori a 5.000 ab. appartenenti allo stesso SLL ** sono stati enucleati i 20 comuni con il maggior numero di addetti alle attività industriali e informazione comunicazione Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat Tab. 1.4a – Distribuzione per comuni* degli addetti alle unità unità alle addetti degli per comuni* – 1.4a Distribuzione Tab.

26 1. Una lettura trasversale %001 %001 %001 %001 %001 %001 %001 %001 %001 %02 %02 %02 % %02 %06 %36 %67 %74 %75 %74 %67 %36 %06 Totale generale generale

%12 %31 %53 %22 %53 %31 %12 61 sanità e sociale + assistenza Istruzione, altri servizi altri servizi

%11 %81 %12 %81 %11 i attività economiche (% sul sul (% economiche i attività + Attività assicurative assicurative immobiliari

finanziarie e finanziarie

Costruzioni

attività di alloggio e alloggio trasporto e trasporto ristorazione ristorazione Commercio , magazzinaggio,

%001 %01 %51 %47 Attività profess., profess., tecniche, e di servizi e di servizi scientifiche e

amministrative

%001 %001 %001 %4 %7 %98 %63 %98 zione zione Servizi di e comunica- e comunica-

informazione informazione

%42 %04 Attività altre attività ed estrattive,

manifatturiere

oiz oizaL led LLS ied inumoc ied LLS led oizaL amoR artxe *inumoc 02 im 02 *inumoc artxe amoR aL led LLS ied inumoc elato inumoc ied LLS led aL totale regionale 2008) regionale totale amoR

i rt i l rP

A

T

* vengono aggregati i comuni inferiori a 5.000 ab. appartenenti allo stesso SLL ** sono stati enucleati i 20 comuni con il maggior numero di addetti alle attività industriali e informazione comunicazione Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat Tab. 1.4b – Distribuzione per gruppi di comuni* degli addetti alle unità locali delle imprese nei SLL del Lazio per aggregati d Lazio del SLL nei imprese delle locali unità – alle addetti degli 1.4b comuni* di per gruppi Distribuzione Tab.

27

2. Il polo di Pomezia

2.1. Sintesi Composizione del tessuto produttivo - Il polo produttivo “Pontina” comprende innanzitutto gli insediamenti produttivi collocati intorno al segmento della Via Pontina tra i comuni di Pomezia ed Aprilia. Questi rappresentano la più signifi cativa area di concentrazione di imprese manifatturiere della regione (circa il 16% degli addetti alle unità locali dell’industria presenti nel territorio laziale Roma esclusa). - Lo sviluppo industriale è avvenuto tra il 1960 ed il 1980 ed è strettamente collegato all’inserimento nell’area di incentivi previsti dalla Cassa per il Mezzogiorno che determinò la localizzazione di grandi impianti soprattutto di imprese dell’elettronica e del chimico- farmaceutico - La crisi industriale ha colpito Pomezia, e in misura minore il resto dell’area durante gli anni ’90, provocando una consistente riduzione del numero di addetti. Nell’ultimo decennio si sono sovrapposti fenomeni diversi: - Il settore industriale ha subito forti trasformazioni con il declino di alcuni insediamenti tradizionali (tessile, elettronica), la ristrutturazione di altri (chimico-farmaceutico, poligrafi co) e la crescita di altri ancora (meccanica, chimica-gomma-plastica). - La forte crescita demografi ca ha d’altra parte concorso al rafforzamento notevole dei settori extraindustriali (edilizia, commercio, servizi alle persone). - Segnali contrastanti si ravvisano sul fronte dei servizi alle imprese anche se alcuni ambiti, a partire dai trasporti e logistica, hanno fatto registrare un’indubbia crescita. - Con il tramonto degli insediamenti elettronici il chimico-farmaceutico è rimasto il

29 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

settore di concentrazione principale del territorio che costituisce il cuore dell’ampio “sistema produttivo locale” identifi cato dalla Regione Lazio. Si tratta del comparto più importante dell’export laziale che è attraversato da rilevanti fenomeni di trasformazione a livello globale. - Gli insediamenti “logistici” sono andati crescendo e diversifi candosi, sia sul fronte distributivo verso il mercato romano sia sul fronte industriale rispetto ad una vasta area del Lazio centro-meridionale, il loro ulteriore sviluppo appare però limitato dalle strozzature costituite dal mancato adeguamento del terminal ferroviario di Santa Palomba (che rappresenta comunque il principale nodo intermodale operativo della regione) e dalla assoluta insuffi cienza dei collegamenti via gomma (assenza del vettore autostradale e debolezza della viabilità ordinaria). - Pur essendo in gran parte appartenente ai confi ni amministrativi del Comune di Roma la zona industriale di Santa Palomba appartiene pienamente al polo produttivo. Compresa nell’ambito di interventi istituzionale dell’ente Consorzio Industriale Roma-Latina ed operativamente suddivisa tra diversi consorzi di operatori privati raggruppa un centinaio di imprese e diverse migliaia di addetti. In essa si localizzano sia fi liali di grande imprese sia unità produttive di imprese locali attive tanto nel campo manifatturiero quanto, in misura crescente, nel settore logistico.

Relazioni territoriali - La straordinaria crescita demografi ca (ed economica) che ha caratterizzato il territorio nell’ultimo cinquantennio ha determinato una continua evoluzione e riconfi gurazione delle relazioni territoriali rendendo diffi cile individuare in modo stabile un’area di riferimento per le relazioni locali. - Benché sia stata classifi cata dall’Istat come appartenente al sistema locale del lavoro metropolitano di Roma, Pomezia ha in realtà avuto una sua capacità autonoma da polo attrattore sia verso i comuni vicini (tanto lungo la direttrice sud quanto lungo la direttrice est) sia verso la stessa Roma tanto di risultare in “attivo” nei fl ussi di pendolarismo nei confronti del comune della Capitale. - La concentrazione di funzioni produttive ha assunto nel passato un rilievo tale da far considerare Pomezia uno dei tre comuni della provincia romana (insieme a Fiumicino e Civitavecchia) in grado di svolgere un autonomo ruolo metropolitano. Più in generale l’area si pone non come semplice area intermedia tra la conurbazione metropolitana ed il polo di Latina ma come territorio autonomo e attivo anche in virtù delle relazioni trasversali con le aree a est (Ariccia e Albano) e il litorale ( e ). - La mutevolezza delle condizioni, e qualche incertezza nelle leadership locali, ha tuttavia impedito che si sviluppasse un disegno strategico di tale ruolo determinando il rischio

30 2. Il polo di Pomezia

che l’area fosse, di fatto, percepita a livello regionale come una zona di “servizio” nella quale ubicare interventi di notevole impatto (centrali elettriche, termovalorizzatore) senza collegarli ad una chiara fi nalizzazione dello sviluppo territoriale. - L’assenza di un accesso diretto alla rete autostradale ed il mancato sviluppo di quello, pur esistente, alla rete ferroviaria merci hanno costituito le strozzature della naturale propensione (e necessità) del sistema produttivo locale all’inserimento fl uido nelle reti di trasporto merci continentali indebolendone le potenzialità.

Soggettività e progettualità - L’incerta identifi cazione dell’ambito territoriale di riferimento si rifl ette nella scarsa omogeneità degli sforzi progettuali e nella debolezza delle soggettività. - Il Prusst “Latium Veiuis” ed il Patto territoriale per Pomezia costituiscono due riferimenti storici (per altro relativi a delimitazioni diverse) che tuttavia non hanno determinato un consolidamento di una linea di elaborazione programmatica e progettuale costante nel tempo. - La visione contenuta nel Piano Territoriale Programmatico Generale di Roma, pur non facendo emergere una visione particolarmente innovativa, contiene comunque alcuni elementi che potrebbero contribuire a sistematizzare le rifl essioni territoriali. - In particolare il PTPG prevede l’organizzazione del “Parco di attività produttive metropolitane” di Pomezia che integri le aree ASI e quelle di PRG connesso al potenziamento del nodo intermodale. Ad esso si affi ancano da una parte il “parco produttivo” della nettunese e dall’altra il “parco di servizi integrati metropolitani di Castel Romano” anche se non risultano particolarmente approfondite le relazioni tra i tre. - La presenza dell’ente Consorzio Industriale Roma-Latina (competente tra le altre sulle aree di Pomezia-Santa Palomba, Castel Romano e Aprila) ha avuto un notevole ruolo nel separare la pianifi cazione urbanistica delle zone industriali dalle incertezze della pianifi cazione generale. L’ente, ma anche i singoli consorzi costituiti dalle imprese attive nelle diverse aree, costituiscono un riferimento attivo per le iniziative di promozione dello sviluppo produttivo territoriale.

Opportunità e rischi - Senza sottovalutare il rilievo dei processi e delle dinamiche di piccola e media dimensione non è possibile ignorare il fatto che gli scenari futuri del polo produttivo sono fortemente condizionati dall’evoluzione di tre macroquestioni che lo riguardano direttamente: • L’evoluzione della presenza delle unità locali delle imprese del settore chimico farmaceutico che è sottoposto, a livello globale, a processi di trasformazione

31 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

legati sia alle trasformazioni tecnologiche sia alla riconfi gurazione dei mercati. È un contesto carico di rischi, ma anche di opportunità, tale comunque da infl uire direttamente sugli assetti produttivi locali. • Gli sviluppi relativi ai macroprogetti infrastrutturali (collegamento autostradale e struttura intermodale merci) la cui realizzazione modifi cherebbe radicalmente la situazione locale. In particolare appare sorprendente l’assenza di una considerazione congiunta dei due interventi che rischia di vanifi carne parte delle potenzialità positive. • La riconfi gurazione degli assetti urbanistico-insediativo dopo la straordinaria crescita demografi ca dell’ultimo decennio.

2.2. Composizione del tessuto produttivo 2.2.1. La delimitazione del polo Pomezia e Aprilia sono i primi comuni del Lazio (Roma esclusa) per numero di addetti alle unità locali delle imprese industriali. La scelta di inserirli nello stesso polo produttivo (insieme ad Ardea) deriva non solo dalla prossimità geografi ca rafforzata dalla localizzazione lungo la stessa direttrice di mobilità stradale (la Pontina) quanto dalla similarità dei modelli insediativi e delle caratterizzazioni produttive (a partire dalla presenza del cruciale settore chimico-farmaceutico). Non si tratta evidentemente di una realtà avulsa, essendo prossima ad altre concentrazioni demografi che e produttive (Latina-Cisterna a sud-est, Ariccia-Albano a nord-est, Anzio-Nettuno a sud) con le quali non è priva di relazioni (si veda il capitolo successivo). Tuttavia il segmento di Pontina compreso tra gli estremi dei due comuni e le aree immediatamente circostanti (a cominciare dalla parte dell’insediamento di Santa Palomba amministrativamente appartenente al comune di Roma) costituiscono il cuore dell’insediamento industriale e sono accomunate anche da problematiche simili, presenti e future, sia dal punto di vista produttivo che da quello infrastrutturale.

2.2.2. Ascesa e crisi industriale La parabola dell’industrializzazione pometina è per molti versi emblematica di quella dell’intero sistema manifatturiero laziale di cui rifl ette, esasperandole, le evoluzioni qualitative e quantitative. L’aggancio di quella che era una modesta cittadina (6.000 abitanti nel 1951) del tutto priva di insediamenti manifatturieri alle dinamiche del miracolo economico avviene nel 1955 con l’inclusione nell’area di intervento della Cassa per il Mezzogiorno. Gli effetti si esplicano soprattutto negli anni ’60 (tra il 1961 ed il 1971 il numero di addetti alle unità locali manifatturiere si decuplica superando le 12.500 unità). La crescita prosegue nel decennio successivo per poi stabilizzarsi negli anni ’80. Al censimento 1991 il carattere di polo industriale dei comuni di Pomezia e Aprilia (ed Ardea in misura minore) è ancora assolutamente evidente. Nelle attività manifatturiere sono

32 2. Il polo di Pomezia infatti impiegati i due terzi (quasi 29.000 su 50.000) degli addetti alle unità locali delle imprese presenti sul territorio, un incidenza nettamente superiore a quella di circa un quinto che si riscontra alla stessa data su scala regionale; ciò fa si che i tre comuni pur pesando solo il 4,3% sul totale regionale degli addetti alle unità locali dell’industria e dei servizi pesino invece ben il 12% sugli addetti all’industria. La trasformazione degli anni ’90 è radicale come illustra il confronto intercensuario (tab. 2.1). In particolare a Pomezia dove gli addetti del manifatturiero diminuiscono tra la rilevazione del 1991 e quella del 2001 di oltre 7.000 unità (da 18.861 a 11.783, con una caduta percentuale del 37,5%). La riduzione della attività industriale nel comune e così ampia che la pur rilevante crescita del commercio (+1.050 addetti), delle attività logistiche (+1.300 addetti) e dei servizi professionali (saldo positivo di quasi 3.000 unità) non riesce a compensarla completamente. Pomezia è, infatti, tra i pochi comuni di questa dimensione a presentare un saldo negativo complessivo degli addetti all’imprese nel confronto intercensuario: la riduzione è del 3,9% a fronte di una crescita complessiva su scala regionale del 13,4% e ciò si verifi ca nonostante la crescita nei settori non manifatturieri (+44,8%) sia stata il doppio di quella media regionale (+21,4%). Aprilia ed Ardea non sono caratterizzate da andamenti altrettanto estremi. In particolare Aprilia, che pure costituiva nel ’91 una notevole concentrazione di attività industriali, subisce una riduzione degli addetti al manifatturiero abbastanza contenuta (saldo negativo di meno di 500 unità corrispondenti ad una riduzione percentuale del 5,2%) e comunque inferiore al trend regionale. Ciò fa si che benché la crescita delle altre attività sia stata rilevante ma inferiore a quella registrata a Pomezia, il risultato complessivo sia positivo sia per Aprilia (1.600 addetti alle unità locali delle imprese in più, corrispondenti ad un aumento del 10,2%) sia per Ardea (circa 600 addetti in più corrispondenti ad un aumento del 21,1%). Nonostante il crollo di Pomezia l’area composta dai tre comuni mantiene ancora nel 2001 il suo ruolo di primario polo industriale regionale concentrando il 10,7% degli addetti alle unità locali manifatturiere del Lazio. In particolare Pomezia (insieme a Fiumicino) continua ad essere pressoché l’unico comune della provincia oltre la Capitale ad ospitare un tessuto di impianti produttivi di grandi dimensioni: sono localizzate, infatti, nel territorio del comune 15 delle 69 unità locali della provincia con oltre 250 addetti. Anche dal punto di vista dell’incidenza sull’economia d’impresa locale la quota dell’industria, pur essendo scesa da quasi tre quinti a poco più di due quinti, si mantiene signifi cativamente più alta dei valori medi regionali. I dati dell’archivio ASIA relativi al periodo 2005-2007 (tab. 2.2) aiutano a verifi care la permanenza delle dinamiche di deindustrializzazione e contrapposta crescita degli altri servizi rilevate negli anni ’90. Tanto le unità locali che i rispettivi addetti del settore industriale risultano infatti in calo nel triennio considerato. Il calo percentuale delle unità loccali (-3,8%) è più ampio di quello registrato nell’insieme dei SLL del Lazio (-1,4%); ancora più sensibile la riduzione registrata in termini di addetti passati da 23.607 a 22.353 con una contrazione del 5,3% cui si contrappone un andamento regionale che è addirittura lievemente positivo (+1,5%).

33 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Particolarmente sensibile l’impatto su Pomezia che perde 36 unità locali industriali e oltre 700 addetti. D’altra parte anche il ritmo di crescita delle altre attività risulta più elevato della media regionale e tale da determinare un saldo complessivo positivo (in particolare è Ardea nel periodo considerato a fornire il contributo più consistente). Il perdurare delle criticità nel settore industriale si inserisce, quindi, in un contesto produttivo con dinamiche più articolate; il numero totale delle unità locali delle imprese “non industriali” fa registrare, infatti, un saldo positivo di 597 unità nei due anni (corrispondenti ad un aumento del 6,8% superiore al dato medio regionale che si ferma al 4,1%) ed anche il numero complessivo degli addetti risulta in crescita di oltre 3.800 unità mostrando un dinamismo (+8,4%) superiore alla media regionale (+7,1%). Anche il confronto, indicativo, con i dati del censimento 2001 conferma la dinamica complessiva di crescita delle attività produttive nel decennio. Il totale degli addetti alle unità locali delle imprese di industria e servizi nei tre comuni passa infatti dalle 51.000 unità del 2001 alle quasi 61.700 del 2007. L’aumento si spalma su tutti i macrosettori costruzioni (da meno di 3.500 a più di 5.000 addetti), quello del commercio (da poco più di 7.000 a quasi 10.000) e più in generale dei servizi (da meno di 17.000 a oltre 21.000). Alcune analisi territoriali effettuate a metà di questo decennio segnalano tuttavia come, pur in un contesto di complessivo ristagno la vitalità economica del territorio non sia scomparsa, anche nel settore industriale. In particolare si rileva come a fronte della contrazione manifatturiera vi sia la crescita dei servizi produttivi sia la creazione di PMI industriali, magari in settori non tradizionali. Si è da più parti osservato che lo stesso settore farmaceutico si sia articolato in una rete di imprese locali in parte impegnate nella produzione conto terzi ed in parte diversifi cato verso attività, magari più specializzate ma non frenate da particolari barriere all’entrata (parafarmaceutica, cosmetica, etc.). L’elaborazione dei dati di fonte INPS relativi al comune di Pomezia ed al periodo 2002-2005 (tab. 2.3) – sono interessanti anche se vanno utilizzati con prudenza (riguardano solo le imprese con dipendenti, i criteri di classifi cazione non sono sempre omogenei e sono basati sulle comunicazioni amministrative). Esse mettono in luce un’articolazione del processo di deindustrializzazione in tre segmenti che sembrano seguire dinamiche assai diverse: - I settori inequivocabilmente in crisi, come quello elettrico ed elettronico che tra il 2002 ed il 2005 hanno perso nella sola Pomezia quasi 2.000 occupati, il tessile (che risulterebbe scomparso), l’alimentare (che perde circa 350 unità); - I settori in ristrutturazione, come il chimico-farnaceutico e le attività cartarie e poligrafi che, che a fronte di una sostanziale stagnazione dell’occupazione vedono una crescita delle unità locali; - I settori emergenti come la “produzione di macchine e apparecchiature” (1.000 occupati in più) o la “chimica-gomma e plastica” (350 occupati in più). La deindustrializzazione della prima metà degli anni 2000 non è dunque universale ma centrata su alcune crisi settoriali, a partire da quella dell’elettronica che ha effettivamente avuto

34 2. Il polo di Pomezia effetti devastanti. Più complesso lo scenario in altri settori, compreso il farmaceutico, dove si sovrappongono crisi, riorganizzazioni e diversifi cazioni. Resta comunque il fatto che lo scenario territoriale è uno scenario dove le crisi, industriali e non più solo industriali, si succedono e continuano a succedersi negli ultimi anni; i casi Fiorucci (alimentare), Playtex (tessile), ma anche quelli della Herla (call center) o Casamercato (commercio) sono solo alcuni dei più noti esempi di situazioni di ridimensionamento se non di chiusura che hanno interessato l’area nell’ultimo periodo.

2.2.3. Il “sistema produttivo locale chimico-farmaceutico” Il chimico-farmaceutico è sostanzialmente l’unico settore manifatturiero nel quale il Lazio ha una posizione di preminenza nello scenario nazionale. Secondo i dati Istat-Archivio Asia relativi al 2007 sono posizionate nella regione 142 delle 926 unità locali italiane classifi cate nella sezione “CF - Produzione di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici” della nomenclatura ATECO2007. I 17.561 addetti attribuiti a tali unità costituiscono il 25,7% del totale nazionale di sezione e poco meno del 10% del totale degli addetti alle attività manifatturiere del Lazio. L’aggiornamento recentemente reso disponibile dall’Istat conferma la condizione di diffi coltà del settore sia su scala nazionale che regionale: nel 2008, infatti, il numero delle unità locali scende a 132 nel Lazio (-10) ed a 824 (-102) su scala nazionale; il numero degli addetti, a sua volta, scende a 17.344 nella regione (-217) ed a 66.591 in Italia (-1.431). Il Lazio si conferma, comunque, la sede di più di un quarto della attività economica del settore. I dati INPS, relativi all’insieme dell’industria chimica così come classifi cata nella nomenclatura ATECO 82 e riferiti al periodo 2002-2007, per un verso confermano il processo di tendenziale contrazione del comparto (24 imprese e 1.600 dipendenti in meno dal 2002 al 2005) per l’altro indicano come questa si sia accompagnata ad un notevole rimescolamento degli assetti aziendali con la scomparsa (in alcuni casi formale) di 102 aziende e la creazione di 78 nuove che hanno preso in carico nel primo anno di attività oltre 1.700 dipendenti (tab. 2.4). La distribuzione dimensionale indica, peraltro, che mentre le grandi imprese (oltre i 200 dipendenti) rimangono costanti di numero ma perdono occupati, la riduzione di numerosità riguarda soprattutto le imprese medie mentre le piccole (meno di 20 dipendenti, che nel Lazio hanno un’incidenza più bassa rispetto alla media nazionale) presentano un lieve saldo positivo occupazionale. Ancora più marcato il ruolo regionale sul fronte dell’export. I 3,3 milioni di valore rilevati nel 2009 costituiscono, infatti, quasi il 27% del totale nazionale del settore e quasi il 28% del totale delle esportazioni laziali. Il ruolo cruciale nell’export regionale è andato, peraltro, ulteriormente rafforzandosi nell’ultimo decennio; la sua crescita (insieme a quella dei prodotti petroliferi) ha compensato il calo registrato nei settori degli apparecchi elettronici e dei mezzi di trasporto, consentendo alla regione di limitare la caduta dell’export complessivo (tab. 2.5). I comuni di Pomezia e di Aprilia rappresentano storicamente due delle principali zone di concentrazione di queste produzioni. Elaborazioni basate sui dati del censimento collocano nei

35 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio due comuni poco meno del 50% degli addetti alle UL del sistema. In effetti anche i dati relativi all’export per SLL del 2007 concentrano le attività sui due sistemi di Roma (1,2 milioni di euro di export) e di Latina (1,5 milioni di euro di export). La forte concentrazione del settore (secondo uno studio di Sviluppo Lazio nel 2005 le prime sette imprese assorbivano quasi il 50% del fatturato complessivo attribuito alle 250 incluse nel sistema) e la rilevante presenza di unità di imprese multinazionali costituiscono nel contempo il punto di forza e di debolezza dell’insediamento industriale. Per un verso ne consentono l’inserimento nei network globali caratterizzanti queste tipologie di attività per l’altro rendono le attività locali fortemente dipendenti da scelte esogene su cui limitatamente possono infl uire le politiche locali. È quindi abbastanza ragionevole che le istituzioni, ed in particolare la Regione, abbiano formalmente identifi cato nel 2003 come una delle aree di applicazione della politica industriale territoriale il “sistema produttivo locale del chimico farmaceutico “comprendente 3 comuni in provincia di Roma, 7 comuni in provincia di Frosinone e 5 comuni in provincia di Latina. Più recentemente la creazione del “Distretto delle bioscienze” ha attivato interventi di incentivazione alle collaborazioni tra imprese e strutture di ricerca in questo settore cercando di contrastare i processi di delocalizzazione e/o marginalizzazione del ruolo delle imprese di media e piccola dimensione.

2.2.5. L’evoluzione degli insediamenti logistici Il rilievo del polo produttivo pontino nel quadro logistico distributivo è determinato in primo luogo: - Per la parte di “logistica industriale” dalla concentrazione nell’area di attività produttive (come quelle chimico-farmaceutiche) che richiedono una elevata movimentazione di merci, anche a lungo raggio; - Per la parte di “logistica distributiva” dalla collocazione interna al quadrante meridionale della conurbazione metropolitana che favorisce l’ubicazione di attività connesse alla distribuzione urbana. La rilevanza di questi due elementi si traduce in termini di concentrazione quantitativa della mobilità di merci evidenziata dagli studi condotti nell’ambito del Piano Regionale Trasporto Merci e Logistica: - La sola Pomezia esprime una domanda complessiva di trasporto merci superiore ai 10 milioni di tonnellate anno, sommandovi Aprilia ed Ardea si superano i 16 milioni di tonnellate che rappresentano una quota molto consistente del totale regionale pari a circa 120 milioni di tonnellate; - Dal punto di vista specifi co dell’autotrasporto le attività dell’area determinano una mobilità complessiva di 220.000 veicoli/anno in ingresso e 470.000 in uscita (circa un quinto della mobilità in uscita dall’intera città di Roma).

36 2. Il polo di Pomezia

Ai due fattori ricordati si sovrappone la collocazione nel pieno del polo dell’impianto ferroviario di Santa Palomba, unico effettivo nodo intermodale esistente nel territorio regionale, con una movimentazione di circa un milione di tonnellate anno. Tutto questo determina la concentrazione nei tre comuni di circa 500 unità locali e 3.500 addetti di imprese di trasporto e logistica. La sola Pomezia risulta concentrare un numero di addetti alle attività logistiche in senso stretto pari a circa un decimo di quelli presenti nell’intero comune di Roma. Il polo pontino rappresenta, quindi, un esempio emblematico del processo di sovrapposizione tra insediamenti di produzione e di allestimento, confezionamento e trasporto delle merci che sembra caratterizzare diversi poli della geografi a produttiva laziale. Questo rende, come si vedrà meglio in seguito, assolutamente cruciale la questione della “accessibilità” delle aree produttive. Particolarmente rilevante in un quadro in cui, come indicato dalla tabella 2.6, le attività logistiche mostrano di essere uno dei settori più dinamici dell’economia laziale. Considerando la classifi cazione, peraltro restrittiva, della divisione 52 della classifi cazione ATECO 07 che enuclea le attività di magazzinaggio e “supporto ai trasporti” si rileva infatti una crescita tra il 2007 ed il 2008 di 101 unità locali ed oltre 7.100 addetti in un solo anno, che porta la regione vicino a quota 50.000 corrispondenti al 13,1% del totale nazionale.

2.2.6. L’area di Santa Palomba L’area industriale di Santa Palomba, situata a cavallo tra i comuni di Roma e Pomezia è uno dei più vasti insediamenti industriali del Lazio con una estensione di 483 ha ed un numero di imprese insediate che supera il centinaio per diverse migliaia di addetti. Buona parte di questo insediamento, peraltro, si trova nei confi ni amministrativi del comune di Roma e dunque la sua presenza non è inclusa nelle elaborazioni statistiche basate sul riferimento ai comuni di Pomezia, Aprilia e Ardea utilizzate fi no a questo momento. Ciò signifi ca che le dimensioni effettive della concentrazione produttiva del polo sono più ampie di quelle precedentemente riportate. Nata anche grazie agli incentivi della Cassa del Mezzogiorno è oggi inserita nell’ambito delle competenze del Consorzio per lo Sviluppo Industriale Roma-Latina; uno dei cinque enti regionali preposti alla promozione degli insediamenti industriali nel territorio mediante la stesura dei “piani regolatori territoriali”, i progetti di infrastrutturazione e le attività di promozione. L’ “agglomerato” di Santa Palomba è il più vasto dei sette (da Castel Romano fi no a Pontinia) su cui è competente l’ente. Operativamente l’agglomerato è suddiviso in aree cui corrispondono diversi consorzi privati che associano le imprese residenti e sono impegnati in primo luogo sul fronte delle infrastrutturazioni interne. Le imprese sono insediate in un ampio territorio compreso tra la Via Nettunense (SS207) e la Laurentina in prossimità della stazione ferroviaria Pomezia-S.Palomba che costituisce, o dovrebbe costituire, il punto di accesso alla logistica intermodale. Dopo l’abbandono da parte di IBM l’area ha accresciuto la sua diversifi cazione; oggi ospita oltre agli insediamenti delle grandi imprese farmaceutiche (Procter & Gamble e Johnson e Johnson) numerose imprese

37 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio manifatturiere di medie dimensioni (dalla poligrafi ca alla farmaceutica) e un numero crescente di operatori logistici sia dedicati prevalentemente alla distribuzione commerciale urbana (Fresh Food gestisce gli approvvigionamenti di freddo e surgelati di diverse grandi catene distributive) sia attivi nella logistica produttiva integrata (Laziale Distribuzioni, nata da una piccola realtà spedizioniera è oggi un medio operatore di scala nazionale con un’offerta estremamente diversifi cata e in continua evoluzione). Il Terminal ferroviario, gestito dalla SGT Spa, società del gruppo Ferrovie dello Stato, si estende su un’area di 190.000 mq di cui 40.000 mq destinati allo stoccaggio delle UTI, 30.000 mq alla sosta degli automezzi e altri 21.000 mq sono destinati al magazzinaggio della merce e movimenta circa un milione tonnelate anno. Presso il terminal agiscono operatori logistici come la Rif Line (spedizionieri internazionali), la Innocentidepositi Spa (dal 1990), la ITSA Spa (sede a Fiumicinmo), Railog. I principali collegamenti attivi sono quelli verso il Nord Italia (Busto Arsizio e Novara) gestiti da Cemat e quelli dal porto di Taranto (Italcontainer). L’accesso principale all’area è costituito dalla Via Ardeatina che la collega con Roma; l’infrastruttura stradale appare decisamente insuffi ciente ai fabbisogni di mobilità (persone e merci) generati dall’insediamento. Altrettanto fragile appare il collegamento con Pomezia e la Pontina essendo il progetto di una strada di collegamento, previsto in occasione della realizzazione della TAV, rimasto fi no ad ora solamente un progetto. La forte concentrazione industriale è tuttora l’asse su cui ruota il polo produttivo della Pontina e la questione aperta da cui dipendono le evoluzioni dell’intero territorio. L’area ha subito nell’ultimo ventennio gli effetti di processi e scelte, spesso esogene, che hanno radicalmente modifi cato la confi gurazione defi nita nel trentennio precedente. La crisi del 2008 è intervenuta nel momento in cui potevano consolidarsi – grazie anche all’andamento generalmente positivo dell’economia regionale – le tendenze alla ridefi nizione (articolazione imprenditoriale e differenziazione settoriale) emerse nella prima parte di questo decennio. Le crisi aziendali hanno colpito nell’ultimo periodo anche realtà piccole e medie, anche nei servizi. Ha fatto in parte eccezione il settore logistico che sembra proseguire il suo percorso evolutivo. Le prospettive sono però tuttora limitate dalle strozzature (inadeguatezza del terminal intermodale) o assolute insuffi cienze (assenza di connessione autostradale) infrastrutturali, che pesano – d’altra parte – sull’insieme degli insediamenti produttivi dell’area. In assenza di scioglimento di questi nodi gli stessi settori non industriali protagonisti dello sviluppo degli ultimi anni (a partire da costruzioni e commercio) potrebbero non essere in grado di svolgere ancora a lungo il ruolo di compensazione esercitato fi no a questo momento. Le stesse dinamiche demografi che “estreme”, di cui si dirà più avanti – che hanno alimentato la crescita di costruzioni, commercio e servizi personali – sono diffi cilmente riproponibili per un altro decennio senza determinare conseguenze in termini congestione e qualità della fruizione del territorio che potrebbero determinare effetti di “spiazzamento” rispetto ad altre attività produttive che potrebbero perdere convenienza alla ubicazione nell’area.

38 2. Il polo di Pomezia

2.3. Relazioni territoriali 2.3.1. L’ambito “locale” Gli straordinari tassi di crescita demografi ca che hanno caratterizzato nell’ultimo cinquantennio (e che continuano a caratterizzare) i territori che gravitano intorno al segmento della Via Pontina che va da Pomezia ad Aprila, insieme alla particolarità della sua evoluzione produttiva, rendono diffi cile individuare una confi gurazione stabile dei diversi livelli dei sistemi di relazioni territoriali. La crescita demografi ca determina infatti una continua riconfi gurazione dell’ambito locale e un’articolazione mutevole della relazione con la Capitale mentre le evoluzioni produttive (dall’epoca della crescita industriale accelerata a quella del riorientamento economico) hanno inciso sia sulle relazioni regionali sia sull’accesso a quelle di lungo raggio. Le elaborazioni effettuate dall’ISTAT sui movimenti residenza-lavoro registrati nel censimento 2001 avevano portato all’inserimento del comune di Pomezia nel SLL di Roma e del comune di Aprilia in quello di Latina, lasciando supporre l’assenza di un sistema locale di relazioni suffi cientemente forte da determinare l’autonomia della confi gurazione locale. In realtà studi specifi ci indicano che Pomezia costituiva già nel 2001 un “polo attrattore” di spostamenti residenza-lavoro su un raggio abbastanza ampio. In particolare dei circa 37.000 pendolari (studenti e lavoratori) calcolati in ingresso (al 2001) il 45% è relativo a movimenti interni, ma il 20% proviene da nord (Roma) ed un altro 18% proviene dall’area sud (dove sono ubicati i comuni di Aprilia e Ardea da cui proveniva un fl usso di quasi 4.700 unità) ed un ulteriore 11% da est (area Castelli). Il fl usso in entrata (20.000 unità) risultava quindi molto più consistente di quello in uscita (7.500 unità) con un saldo attivo anche nei confronti del comune di Roma (7.300 in entrata contro 5.900 in uscita). Dunque l’appartenenza al mega SLL metropolitano non implicava una “dipendenza” dall’area romana e la stessa intensità dell’interscambio non appare tale da impedire di pensare a Pomezia come area autonoma di strutturazione delle relazioni locali. L’area a sud (Aprilia, Ardea, Anzio, Nettuno) risultava nel 2001 maggiormente defi citaria con un fl usso in uscita di 22.000 unità (di cui 12.000 verso Roma e 6.000 verso Pomezia) quattro volte più numerosa di quella in entrata. Le analisi basate sui dati 2001 appaiono, peraltro, fortemente datate non fosse altro che per la dirompente crescita demografi ca avvenuta in questo decennio (tab. 2.7). Complessivamente i tre comuni sono passati da 127.00 a 172.000 abitanti con un aumento che ha superato il 53% ad Ardea, sfi orato il 37% a Pomezia e il 25% ad Aprilia. La crescita si è, inoltre, accompagnata ad un miglioramento delle condizioni economiche almeno in termini di reddito uffi cialmente disponibile. Tutti e tre i comuni presentano infatti, nel periodo 2005-2008, un aumento dei redditi complessivamente dichiarati irpef superiore a quello medio regionale (tab. 2.8) e ciò è dovuto non solo al particolare aumento del numero di dichiaranti ma anche ad una crescita leggermente superiore al dato regionale dell’importo medio delle dichiarazioni. Un aumento di 45.000 residenti non può che aver modifi cato le caratteristiche del territorio

39 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio non fosse altro che per la densifi cazione che ha determinato e gli impatti sulle attività economiche a partire da quelli più sensibili alle variazioni demografi che (costruzioni per un verso, commercio e servizi alla persona per l’altro). È evidente, infatti, che allargandosi il mercato di riferimento per le attività “di prossimità” si determina un incentivo alla loro crescita non solo quantitativa ma anche qualitativa.

2.3.2. Il posizionamento regionale Naturalmente la tematica della relazione con la metropoli romana a nord ed il polo urbano di Latina a sud rimane cruciale (in particolare la prima) nella defi nizione del posizionamento sullo scacchiere regionale. In tale ambito peraltro hanno un certo rilievo, nonostante la debolezza dei collegamenti, la relazione con l’area dei Castelli ad est (Albano e Ariccia in primo luogo) nonché quella con la “città litoranea” costituita da Anzio e Nettuno. L’effettivo livello di integrazione di Pomezia con la conurbazione metropolitana è periodicamente oggetto di rinnovate interpretazioni. Secondo l’analisi sviluppata per la redazione del PTPG l’area di Pomezia-Ardea costituisce un’area “forte” integrata con una parte più debole (Anzio e Nettuno) per formare uno dei sei sistemi locali in cui è suddiviso il territorio provinciale. Al sistema così defi nito viene riconosciuto un ruolo “metropolitano” per la capacità di offerta sovra-locale nelle attività di ricerca, nelle produzioni industriali innovative, nei servizi alla produzione, nelle funzioni di distribuzione (tanto da meritare la defi nizione di “porta dell’area metropolitana per il trasporto merci su ferro”) e ciò consente ai redattori del Piano di iscrivere Pomezia nel ristretto gruppo dei comuni con “vocazione sovrametropolitana” (gli altri sono Civitavecchia, sede del porto, e Fiumicino, sede dell’aeroporto). Il Piano rileva tuttavia come le variazioni degli anni ’90 mostrino un arretramento di questo ruolo soprattutto in virtù dell’arretramento tanto nelle produzioni innovative quanto in quelle industriali, dell’indebolimento sia dell’offerta di direzionalità che di quella di ricerca scientifi ca e tecnologica. Inoltre l’area è descritta come caratterizzata da rilevanti criticità derivanti dal forte consumo di suolo e dalla forte frammistione degli utilizzi che, anche per l’inadeguatezza delle infrastrutture determina sovraccarico di traffi co se non congestione. È evidente, in effetti, che nella defi nizione dei sistemi di relazione pesano l’inadeguatezza della principale arteria di collegamento stradale verticale (la Pontina) nonché di quelle secondarie (Laurentina e Ardeatina), delle connessioni trasversali e delle relazioni ferroviarie. Non è casuale che il più grande progetto infrastrutturale regionale in via di defi nizione sia quello della trasformazione della Pontina in collegamento autostradale nel tratto Roma-Latina, con le connesse realizzazioni del corridoio intermodale e del collegamento Cisterna-Valmontone.

2.3.3. Le “relazioni esterne” La rilevante presenza di imprese con mercati di riferimento nazionale e internazionale costituisce il tratto saliente della collocazione del polo produttivo rispetto alle reti di relazioni

40 2. Il polo di Pomezia

“lunghe”. Si è già ricordato il forte livello di internazionalizzazione del settore chimico- farmaceutico, sia dal punto di vista materiale della componente di export sia da quello immateriale della proprietà delle aziende ovvero del loro inserimento in reti internazionali di ricerca e/o commercializzazione. Dal punto di vista relazionale il polo risulta, almeno secondo le elaborazioni del Piano Regionale Trasporti Merci e Logistica (PRTML), in una condizione intermedia relativamente all’accessibilità al nodo aereoportuale (si va dai 40 min. di Pomezia ai 55 min. di Aprilia) ed a quello ferroviario (che dovrebbe essere rappresentato dall’accesso alla Alta Velocità) essendo in situazione migliore solo i poli dell’area nord della provincia di Roma (Litorale e “Fiano”). Dal punto di vista del trasporto merci la situazione dovrebbe essere teoricamente ancora più vantaggiosa data l’ubicazione della stazione di Santa Palomba, impianto di 430.000 mq con un volume di traffi co intorno al milione di tonnellate anno, raccordato con la linea ferroviaria Roma- Formia-Napoli e gestito da SGT. Questa viene defi nita dal citato PRTML come “uno dei principali nodi merci della regione”, appartenente al gruppo delle nove “piattaforme logistiche” (nodi merci nei quali vengono svolte anche funzioni logistiche di supporto alle attività produttive”) attualmente operanti nel Lazio e, tra di esse, classifi cata al “primo livello”, insieme a “Roma Smistamento”. Il terminal possiede 6 binari intermodali (per una capacità teorica di 60.000 container annui) e 5 tradizionali; i principali servizi di collegamento sono quelli per Busto Arsizio e Novara (Cemat) e quelli per Taranto (Italcontainer). Sempre secondo il PRTML il nodo “presenta delle limitazioni in termini di accessibilità infrastrutturale stradale (SP3 Ardeatina)” e le principali criticità del terminal sono legate alla insuffi cienza della lunghezza e quantità dei fasci di presa e distribuzione. In effetti la percentuale di utilizzo viene stimata al 47% (911 coppie effettive rispetto alle 2080 di capacità massima teorica). Il piano indica esplicitamente come obiettivo (ancorché confi nato all’orizzonte 2025) l’adeguamento di Pomezia-Santa Palomba (strategicamente secondo terminal dopo Roma Smistamento e destinato al quadrante sud di Roma e del Lazio) attraverso l’adeguamento “in lunghezza e numero dei binari del fascio appoggio a servizio del terminal” e il miglioramento della “accessibilità lato gomma”. È abbastanza evidente, dunque, che la ridefi nizione dell’area rispetto alle relazioni “globali” passi attraverso il rafforzamento (ferroviario) e la realizzazione (autostradale) delle porte di accesso a tali reti.

2.4. Soggettività e progettualità 2.4.1. La variabilità dell’ambito di riferimento L’appartenenza dei due principali comuni del polo produttivo a due diverse province rende complessa l’identifi cazione del quadro soggettuale e progettuale di riferimento. In questa sede si concentrerà l’attenzione soprattutto sul versante “romano” del polo, anche in considerazione della valenza “regionale” che le scelte operate (o le indicazioni fornite) in tale ambito tendono naturalmente ad assumere.

41 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Anche nell’ambito del versante romano, comunque, la defi nizione dell’ambito progettuale non è univoca. Da una parte, infatti, vi è un riferimento pregresso costituito dall’area del Patto Territoriale del 2000 che comprende, oltre i comuni di Ardea e Pomezia, sia quelli litoranei (Anzio e Nettuno) sia quelli interni (Ariccia e Albano) identifi cando in tale aggregazione “l’area vasta” di riferimento per le elaborazioni programmatiche sullo sviluppo socio-economico. Ancora più ampia era l’area di riferimento del Prusst “latium vetus” del ’98 che comprendeva anche (capofi la), Castelgandolfo, Genzano e sul versante romano, Aprilia e Cisterna di Latina sul versante di Latina. In verità nessuno dei due strumenti (e delle due delimitazioni) sembra aver prodotto un consolidamento dell’identifi cazione di un contesto territoriale di riferimento e/o di una visione e di un quadro programmatico omogenei. Lo stesso Piano Territoriale Provinciale Generale di Roma propone una classifi cazione più articolata collocando Ardea, Pomezia, Anzio e Nettuno nel “sistema Pomezia” (suddiviso in due sub sistemi) ed i comuni castellani nel “sistema Velletri”. Il documento provinciale appare improntato, in particolare per ciò che riguarda Pomezia, ad un paradigma di “contrasto del declino” che deriva dall’applicazione dell’approccio funzionale ai dati dello scorso decennio pesantemente condizionati dalle crisi industriali. Al di là di questo, tuttavia, il PTPG propone, sul versante produttivo, uno scenario programmatico articolato intorno ad un trittico di progetti di riferimento (“Parco Attività Produttive Metropolitane” di Pomezia-Santa Palomba, “Parco di Servizi Integrati Metropolitani” di Castel Romano, “Parco Intercomunale di Attività Produttive e Miste” della Via Nettunense) abbastanza completo anche se poco discriminante in termini di individuazione di priorità. Dal punto di vista, cruciale, delle connessioni infrastrutturali il Piano Regionale del Trasporto Merci e della Logistica elaborato dall’Agenzia regionale AREMOL rappresenta un utile inventario delle elaborazioni progettuali dalle quali emerge soprattutto l’attenzione al ruolo potenziale dello scalo ferroviario di Santa Palomba. Sul versante più specifi camente produttivo l’attività di pianifi cazione del Consorzio ASI costituisce un riferimento ineludibile vista l’ampiezza ed il rilievo delle aree coinvolte (Santa Palomba, Aprilia, Castel Romano e Cisterna).

2.4.2. Interventi specifi ci di grande impatto Al di là della programmazione formalizzata, e delle attività di rifl essione programmatica animate dalle forze sociali, vi sono poi gli interventi che “di fatto” incidono sulla trasformazione territoriale e gli assetti produttivi. In questo ambito emerge, innanzitutto, la realizzazione dell’autostrada Roma-Latina (e della connessa Cisterna-Valmontone) che per il suo colossale impatto è il convitato di pietra di ogni confronto sullo sviluppo produttivo e territoriale dell’area. È quindi abbastanza sorprendente che non sia stata sviluppata, o quantomeno non sia stata oggetto di confronto pubblico, alcuno studio o rifl essione sull’impatto specifi co di tale opera sul sistema produttivo locale esistente (in primo luogo in termini di impatto sulla mobilità delle merci) e sulle sue evoluzioni potenziali (in termini di dinamiche insediative). In particolare non sembra sia stato, fi nora, colto il nesso, anche progettuale, tra tale intervento e quello relativo al

42 2. Il polo di Pomezia sistema ferroviario merci ed in particolare al potenziamento dello scalo di Santa Palomba che dal tracciato autostradale dista pochi kilometri in linea d’aria (che – in assenza di raccordi specifi ci – potrebbero però trasformarsi in numerosi minuti di percorrenza). Vi sono poi altri interventi previsti il cui rilievo non può essere sottovalutato. In particolare le grandi dislocazioni di impianti di rango sovra locale a partire dal “termovalorizzatore di Albano” e dalla centrale turbogas di Aprilia che, al di là delle polemiche sugli impatti ambientali, sembrano riproporre un’implicita idea del territorio come “piattaforma funzionale” di scala regionale. Concezione che dovrebbe comunque essere sottoposta a verifi ca anche per coglierne le possibili potenzialità o per individuare le possibili poste compensative.

2.4.3. La visione metropolitana del PTPG Il Piano Territoriale Provinciale Generale, approvato dal Consiglio Provinciale nel gennaio 2010, estrapola dal SLL romano i comuni di Pomezia e Ardea attribuendogli il rango di “sub sistema locale” da integrare con quello di Anzio e Nettuno per giungere al rango di “sistema”. Il Piano è stato declinato a partire ad un’analisi territoriale di tipo funzionale. Le indicazioni programmatiche (insediative e progettuali) vengono, infatti, in qualche modo ricondotte alla carenza (o sovrabbondanza) di funzioni (di mantenimento, di produzione, di distribuzione, amministrative, strategiche) in ciascuna delle partizioni territoriali individuate. In questa logica per il sistema di Pomezia vengono rilevate, sulla base dei dati censuari 1991 e 2001: - una carenza crescente delle funzioni di mantenimento (commercio, scuola, sanità); - una carenza decrescente delle funzioni amministrative (pubblica amministrazione e giustizia); - una sovrabbondanza crescente delle funzioni di distribuzione; - una sovrabbondanza decrescente delle funzioni di produzione e strategiche. Il tutto determina una complessiva sovradotazione per il sistema Pomezia-Ardea riequilibrato dalla considerazione congiunta con il sistema di Latina che produce una condizione di sostanziale equilibrio (o meglio di lieve defi cit). Nel subsistema di Pomezia l’obiettivo del Piano è di “invertire la pericolosa tendenza al declino”. A tal fi ne l’ipotesi programmatica “si oppone alla semplifi cazione … proponendo di rafforzare le funzioni di distribuzione che rappresentano la funzione emergente del subsistema … e di creare le condizioni per un rilancio dell’industria innovativa (in forte ridimensionamento e di sostenere l’industria di processo”. Dal punto di vista insediativo e funzionale il piano prevede l’organizzazione di un parco di attività produttive metropolitane (PPM5) che coordini le previsioni dei PRG e delle aree ASI, distinguendole dalle funzioni turistiche costiere e da quelle urbane. Per Pomezia vanno, inoltre, “riorganizzati i rapporti tra area industriale e città” individuando “la nuova viabilità di collegamento

43 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio tra Pontina, le aree industriali ASI e di PRG ed il centro intermodale di S.Palomba”. Il Parco – che comprende le aree ASI (S.Palomba, Cancelliera, Pavona, Cecchina), il centro intermodale e le aree del PRG di Pomezia collocate su via Pontina – sembra fortunatamente concepito in termini abbastanza vasti senza requisiti di specializzazione; si parla infatti di “attività legate al ciclo di produzione e distribuzione delle merci … e dotazione di servizi moderni e specializzati in rapporto alle nuove esigenze del sistema produttivo”. Nelle immediate vicinanze si collocano: - il PSM8, “Parco di servizi integrati metropolitani di Castel Romano”, dove è prevista la realizzazione di una “cittadella integrata” di funzioni strategiche legate ai servizi alla produzione, alla ricerca, al tempo libero, al commercio “da sviluppare in relazione al parco produttivo di Pomezia”; - il PPM6 “Parco intercomunale di attività produttive e miste” (chimica, cantieristica navale e trasformazione dei prodotti ittici) della Via Nettunense (comuni di Anzio, Nettuno e Aprilia). Nella sezione dedicata alla mobilità il PTPG dedica una particolare attenzione al “centro merci FS di S.Palomba”, considerato l’unico nodo di scambio intermodale esistente nella provincia, del quale si prevede il raddoppio.

2.4.4. Altre elaborazioni programmatiche Patto territoriale per lo sviluppo dell’area di Pomezia L’ambito del patto è abbastanza esteso comprendendo, oltre ad Ardea, Pomezia, Anzio e Nettuno anche i comuni di Ariccia e Albano. Defi nito tra il 1997 ed il 2000 è stato fi nanziato con fondi CIPE nel 2000 e prevedeva opere infrastrutturali per circa 60 miliardi di lire di cui il 30% a carico dei soggetti imprenditoriali. PRUSST “Latium Vetus” Concentrato sugli interventi di mobilità raggruppa diversi interventi di differente scala: bretella Cisterna-Valmontone, raddoppio Nettunense, rafforzamento impianti merci Pomezia- Santa Palomba, ampliamento porti Anzio e Nettuno.

2.4.5. Il ruolo del Consorzio Industriale Roma-Latina Delle sette aree di competenza del Consorzio Industriale Roma-Latina due risiedono direttamente nel perimetro del polo produttivo “Pontina”: - Santa Palomba, con un’estensione complessiva di 483 ettari di cui 318 a destinazione industriale e 24 a servizi, - Aprilia, con un’estensione di 256 ettari di cui 184 industriali e 21 a servizi. Altre due aree sono contigue al polo e in qualche modo relazionate, o relazionabili, con esso:

44 2. Il polo di Pomezia

- Castel Romano (comune di Roma), 266 ettari di cui 191 industriali e 20 di servizi, - Cisterna di Latina, 368 ettari di cui 234 di superfi cie industriale e 16 per servizi. Il Consorzio ha, istituzionalmente, il compito di predisporre la pianifi cazione urbanistica dei territori di sua competenza (che deve poi essere approvata dalla Regione) e di gestire i successivi processi di insediamento (infrastrutturazioni interne, assegnazioni). Nel corso del tempo ha allargato anche le funzioni di supporto all’attività imprenditoriale assistendo le aziende per le procedure relative alla certifi cazione di qualità, alla richiesta di fi nanziamenti, alle attività di internazionalizzazione. Attualmente risulta attivamente impegnato sul fronte degli interventi infrastrutturali innovativi (rete banda larga, energie rinnovabili).

2.4.6. La rifl essione delle parti sociali Uno sforzo per defi nire una visione strategica del futuro produttivo e territoriale dell’area lo si rintraccia nella attività delle forze sociali. In particolare sia l’Unione Industriali che la Camera del Lavoro hanno affi dato, a metà del decennio, all’istituto ISFORT l’incarico di studiare il contesto e defi nire un quadro progettuale. L’approccio degli studi ISFORT, già citati per alcuni aspetti analitici, è essenzialmente centrato sul tema della “integrazione metropolitana” di Pomezia e delle aree limitrofe, tenendo conto delle diffi coltà che caratterizzano oggettivamente i rapporti tra una macro-conurbazione ed un territorio contiuguo e delle diffi coltà soggettive tradizionalmente presenti nel rapporto tra l’amministrazione capitolina e quella dei comuni della provincia. In sintesi i rapporti rilanciano conclusivamente il ruolo di Pomezia come “cuore industriale della futura città metropolitana”, qualifi cata settorialmente e produttivamente. In particolare si fa riferimento al ruolo del “Distretto delle bioscienze” per il rilancio del chimico-farmaceutico e ad azioni di supporto al tessuto PMI nella meccanica. Intervento chiave in questa ottica è considerato quello sul sistema di collegamento ferroviario, accompagnato da politiche di supporto al trasporto collettivo e alla gestione della mobilità locale. Un approccio diverso, e per alcuni versi più concreto, emerge dalle consultazioni degli operatori economici effettuate in occasione di questo studio la cui attenzione è focalizzata sugli interventi di infrastrutturazione esterna e sul supporto alla infrastrutturazione interna delle aree industriali. La questione più immediatamente avvertita è quella dell’adeguamento della viabilità di collegamento con Roma; la palese insuffi cienza della Ardeatina e l’assenza di un collegamento accettabile con la Laurentina rappresentano le prime esigenze “minimali”. Su di esse va, peraltro, almeno parzialmente orientandosi l’azione concreta della Amministrazione Provinciale di Roma che sta proseguendo il potenziamento della Laurentina ed ha già fi nanziato interventi – limitati ma signifi cativi – sia sulla Ardeatina sia sulla viabilità trasversale di collegamento. Notevole incertezza regna rispetto alle prospettive del terminal intermodale il cui potenziamento fi gura, essenzialmente in termini di auspicio, nei documenti di programmazione

45 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio provinciale e regionale. Non risultano però al momento in campo iniziative effettive di confronto tra le istituzioni locali e l’azienda ferroviaria nazionale che è proprietaria e gestisce attraverso la SGT l’impianto. Non si hanno notizie precise e attendibili, d’altra parte, nemmeno sul destino del progetto di realizzazione di un collegamento stradale più effi ciente tra l’abitato di Pomezia e le stazioni merci e passeggeri previsto dalle intese collegate alla realizzazione della TAV. Sono presenti a livello locale, ancorché non formalizzate, anche disponibilità ad un intervento degli operatori territoriali per l’adeguamento del terminal.

2.5. Opportunità e minacce 2.5.1. Uno scenario aperto Il futuro del polo produttivo pontino è particolarmente aperto, nel senso che dipende dalle evoluzioni di alcuni macroscenari che risultano al momento non defi nite né facilmente pronosticabili. - Il primo macroscenario è quello delle trasformazioni dell’industria farmaceutica e dei conseguenti impatti sugli insediamenti produttivi locali che costituiscono ancora oggi il tratto distintivo della confi gurazione produttiva del polo; - Il secondo è relativo ai grandi interventi infrastrutturali (collegamento autostradale e adeguamento impianto ferroviario) la cui effettiva realizzazione, ed ancor più la tempistica, appaiono al momento ancora incerte; - Il terzo riguarda l’assetto urbanistico insediativo laddove è in questione la riproposizione anche nel prossimo decennio degli eccezionali ritmi di crescita demografi ca registrati fi nora piuttosto che l’avvio di una stagione di ridefi nizione che punti a ricucire gli effetti della crescita in uno schema territoriale in qualche modo ordinato. L’attenzione posta in queste pagine agli scenari “macro” non implica la sottovalutazione delle scelte (e dei processi) di più limitata dimensione ma anche di più immediata realizzabilità.

2.5.2. L’evoluzione dell’industria farmaceutica Il mercato farmaceutico mondiale è un mercato in crescita, secondo alcuni studi le sue dimensioni si sono raddoppiate in un decennio (raggiungendo quota 800 miliardi di dollari) e questo è avvenuto senza che si sia ancora signifi cativamente dispiegato l’effetto dei mercati emergenti (Cina e India in primo luogo). La crescita dei prossimi anni è stimata a tassi leggermente inferiori ma soprattutto per effetto della riduzione dei prezzi mentre le quantità dovrebbero continuare ad aumentare. Alla crescita quantitativa si stanno affi ancando trasformazioni qualitative determinate da processi diversi: da una parte il peso crescente delle produzioni libere (in virtù della scadenza di brevetti) con la conseguente accentuazione della competizione di prezzo-costi di produzione (con un possibile protagonismo dei produttori emergenti) dall’altra la rapida evoluzione tecnologica ed il conseguente rilancio di attività di ricerca (ma anche di

46 2. Il polo di Pomezia gestione della distribuzione) sempre più specializzate e diversifi cate. L’attesa dell’aumento dei livelli di competizione ha determinato processi di concentrazione delle imprese attraverso una serie di operazioni di merger & acquisition a livello internazionale che rafforza il ruolo dei big player ma anche un’evoluzione diffusiva verso imprese medie e piccole specializzate. Benchè le tendenze prevalenti dell’economia produttiva globale (concentrazione delle produzioni di largo volume nelle aree a basso costo della manodopera e delle attività qualifi cate in pochi poli direttamente controllati) siano presenti anche in questo settore esse non esauriscono lo scenario. Vi è spazio non solo per operazioni di nicchia basate sulla vicinanza con i mercati di sbocco per i prodotti customizzati o su iperspecializzazioni localmente concentrate per le attività di ricerca. L’altro lato delle evoluzioni in corso è infatti quello della necessità di fl essibilità produttiva e di rapidità ed inventiva della ricerca, ambiti nei quali un tessuto di imprese non improvvisato come quello italiano potrebbe muoversi con effi cacia. La presenza nell’area pontina delle diverse tipologie di imprese (fi liali delle multinazionali, medie imprese italiane, piccole imprese locali, stabilimenti produttivi e centri di ricerca) nonché la prossimità con istituzioni universitarie e strutture sanitarie di eccellenza (e di grande dimensione) può consentire di non gettare in partenza la spugna rassegnandosi ad un inevitabile declino come nel caso dell’elettronica.

2.5.3. I grandi interventi infrastrutturali La realizzazione del collegamento autostradale Roma-Latina (e della connessa bretella “Cisterna-Valmontone”) ed il potenziamento del terminal ferroviario merci di Santa Palomba (ed il connesso potenziamento della rete) sono due progetti la cui realizzazione potrebbe modifi care radicalmente gli scenari evolutivi del polo produttivo soprattutto se, contrariamente agli schemi di pensiero diffuso, gli interventi sul sistema ferroviario e quello stradale fossero visti come complementari (e collegati) e non come alternativi (e totalmente disgiunti). La valenza “produttiva” dell’interconnessione tra un terminal intermodale e la rete autostradale può essere negata solo in virtù di un approccio “ideologico” alla programmazione territoriale o, sul versante opposto, ignorata a causa di una rigidità progettuale fi glia di una propensione meramente opearativa. Il potenziamento del terminal ferroviario di Santa Palomba, che richiede un ampliamento dell’area dedicata che appare potenzialmente fattibile. La sua implementazione potrebbe, infatti, avere un impatto dirimente sulle stesse scelte localizzative e produttive delle imprese di settori rilevanti e interessati all’utilizzo del trasporto ferroviario (chimico-farmaceutico e meccanico). Il collegamento autostradale, purché adeguatamente raccordato alla viabilità locale e territoriale di connessione con le zone di concentrazione delle imprese industriali e logistico- distributive, può rappresentare un fattore di potenziamento (e non di alternativa) all’evoluzione del terminal in un più completo nodo di scambio intermodale. Il cumularsi dei due interventi può costituire un formidabile stimolo allo sviluppo e all’insediamento delle attività di trattamento delle merci (in parte già presenti) che confi gurino una polarità logistica completa sia di tipo industriale, legato alle produzioni localizzate in un’ampia

47 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio area del territorio regionale, sia di tipo distributivo legato alle reti commerciali dell’area. In tale contesto possono manifestarsi economie di agglomerazione e di compensazione tra imprese. Questa connessione dell’infrastruttura autostradale con il terminal intermodale e con le aree di insediamento produttivo appare dunque un elemento tanto cruciale quanto, allo stato, sorprendentemente sottovalutato nei diversi livelli di programmazione e progettazione. D’altra parte la stessa realizzazione effettiva del progetto autostradale appare ancora oggi fortemente incerta, in parte per motivi procedurali in parte per il mancato scioglimento del nodo dell’accesso a Roma e del collegamento con le altre arterie autostradali costiere (collegamenti con Fiumicino e Civitavecchia). Quanto al potenziamento del nodo ferroviario dovrebbe cessare di essere un puro richiamo teorico nei documenti di programmazione ed un oggetto di esercitazione negli studi per entrare nella fase della concreta verifi ca della fattibilità soprattutto in considerazione dello svilupparsi di altri progetti sul territorio regionale.

2.5.4. La riorganizzazione urbanistica Il dato della crescita demografi ca è stato più volte sottolineato in questo studio, la popolazione totale di Pomezia, Ardea e Aprilia è passata in meno di un decennio da meno di 130.000 a più di 170.000 persone (aggiungendovi Anzio e Nettuno – anche essi in forte crescita – si superano i 270.000 residenti). Non è facile immaginare che simili tassi di crescita possano riprodursi ma è facile prevedere che, qualora si determinassero in assenza di interventi di riorganizzazione territoriale, l’impatto sulla fruibilità del territorio sarebbe tale da determinare un’inversione della dinamica di localizzazione dei servizi che ha caratterizzato l’ultimo decennio. In particolare le attività non strettamente connesse alle domande locali potrebbero perdere interesse alle localizzazioni in virtù delle diseconomie da congestione che potrebbero determinarsi. Al contrario se il macro intervento infrastrutturale autostradale fosse accompagnato da un potenziamento dei sistemi di trasporto ferroviario delle persone (come sarebbe in effetti dichiarato negli enunciati programmatici) e da un operazione territoriale di ridefi nizione urbanistica (basta pensare alla rilevanza della “liberazione” del tratto di Pontina interno a Pomezia) questo potrebbe rilanciare la vocazione del territorio ad essere area di localizzazione di servizi qualifi cati sia per il consistente numero di residenti sia per un tessuto imprenditivo abbastanza largo.

48 2. Il polo di Pomezia

Tab. 2.1 – Confronto intercensuario (1991-2001) addetti alle attività manifatturiere e agli altri settori dell’industria e dei servizi

variazione variazione 1991 2001 assoluta %

Addetti attività manifatturiere aizemoP 168.81 387.11 870.7- 5,73- ailirpA 532.9 157.8 484- 2,5- aedrA 648 608 04- 7,4- inumoc ert elatoT ert inumoc 249.82 043.12 206.7- 3,62-

OIZAL 505.142 897.991 707.14- 3,71- Peso % dei tre comuni sul totale regionale 12,0% 10,7% 18,2%

Addetti imprese altri settori aizemoP 299.21 418.81 228.5 8,44 ailirpA 741.6 702.8 060.2 5,33 aedrA 959.1 095.2 136 2,23 inumoc ert elatoT ert inumoc 890.12 116.92 315.8 3,04

OIZAL 708.139 872.131.1 174.991 4,12 Peso % dei tre comuni sul totale regionale 2,3% 2,6% 4,3%

Totale addetti industria e servizi aizemoP 358.13 795.03 652.1- 9,3- ailirpA 283.51 859.61 675.1 2,01 aedrA 508.2 693.3 195 1,12 inumoc ert elatoT ert inumoc 040.05 159.05 119 8,1

OIZAL 213.371.1 1.331.076 157.764 13,4 Peso % dei tre comuni sul totale regionale 4,3% 3,8% 0,6%

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

49 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

% -5,5 2007 2005- variazione

-709 2007 2005- assoluta variazione

12.250 ADDETTI

12.882

12.959 2005 2006 2007

% -6,0 2007 2005- variazione

-36 2007 2005- assoluta variazione

560

UNITA' LOCALI 591

182 190 180 -2 -1,1 1.019 1.043 993 -26 -2,6 1.043 993 -26 1.019 -1,1 182 190 180 -2 651 640 -5,4 9.629 9.290 9.110 634 -2,6 -520 -17

1.881 1.910 1.965 4.619 4.736 4.670 4,5 84 1,1 51 1.699 1.720 1.785 3.600 3.693 3.677 5,1 86 2,1 77 8.797 9.050 9.394 597 6,8 36.248 37.412 39.305 3.056 8,4 1.429 1.421 1.374 -55 -3,8 23.607 23.215 22.353 -1.254 -5,3 4.036 4.164 4.269 233 5,8 20.567 21.470 21.782 1.215 5,9 1.215 21.782 21.470 20.567 4.164 4.269 4.036 5,8 233 4.309 4.397 4.534 225 5,2 34.669 34.420 35.206 536 1,5 3.713 3.806 3.974 261 7,0 21.711 21.539 22.956 1.245 5,7 22.956 1.245 21.539 21.711 15,9 3.806 3.974 3.713 12.672 1.734 7,0 12.180 261 10.938 3.524 3.635 3.385 7,4 250 10.226 10.471 10.768 542 5,3 59.856 60.627 61.657 1.802 3,0 32.834 32.596 32.372 -462 -1,4 213.198 215.943 216.493 3.295 1,5 2005 2006 2007 399.532 409.265 415.789 16.257 4,1 1.278.437 1.318.539 1.368.872 90.435 7,1 432.366 441.861 448.161 15.795 3,7 1.491.636 1.534.482 1.585.365 93.729 6,3

e s e

r p m i

e l a t o

Pomezia 596 Aprilia Ardea Totale tre comuni

Industria in senso stretto

Altri settori SLL del LAZIO SLL del LAZIO T Pomezia Aprilia Ardea Totale tre comuni Pomezia Aprilia Ardea Totale tre comuni SLL del LAZIO Tab. 2.2 – Unità locali e addetti delle imprese industria e altri settori (2005-2007) settori e altri industria imprese delle e addetti locali – Unità 2.2 Tab.

Fonte: Elaborazione CENSIS su dati Istat-Asia

50 2. Il polo di Pomezia

Tab. 2.3 – Occupati e aziende registrate INPS di Pomezia per settori industriali (2002-2005)

variazione variazione occupati dipendenti aziende dipendenti rispetto al aziende rispetto al 2005 2002 2005 2002

Settori critici ocinorttele-ocirttelE 7331 7491- 16 7 iratnemilA 0731 143- 02 3 ilisseT 0 718- 0 2-

Settori in ristrutturazione ocituecamraF 72 54 38 02 8 acincetotrac-atraC 715 45 91 8 ilairotide ehcifargiloP ilairotide 447 93 04 2

Settori emergenti Macchine-apparecchiature 1525 952 36 9 Chinmica-gomma-plastica 1634 359 40 8

Altri settori industria 1136 60 82 17

Totale industria 11008 -1558 318 60

Fonte: Elaborazione Censis su dati Isfort-Inps

51 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio Consistenza fine periodo dipendenti dipendenti dipendenti saldo totale avviate imprese imprese entrati in nell'anno nell'anno Dipendenti Dipendenti itnednepiD Saldo in imprese in imprese dipendenti dipendenti movimenti movimenti già esistenti 315 -697 1.124 427 27.419 1.124 427 315 -697 5018 -3175 1772 -1403 26.506 5018 -3175 1772 -1403 entrati in in attività Dipendenti Dipendenti imprese già imprese attività imprese imprese usciti da rimaste in rimaste Dipendenti Dipendenti imprese imprese usciti per di attività cessazioni Dipendenti Dipendenti

imprese imprese Consistenza fine periodo fine periodo

e ser pmI attività numero numero imprese imprese Avvii di numero numero imprese imprese di attività Cessazioni 2005 2006 27.846 21 27.995 -7038 14 298 2007 1.089 28.142 14 282 296 19 -932 -1.489 13 291 -143 -1155 284 -195 20 -147 -880 922 -1.609 120 78 48 19 285 -237 Totale 102 -2123 598 -84 1. -1837 -175 303 18 28.107 2003 2004 23 -490 -688 198 19 1.094 14 308 -1266 -516

Tab. 2.4 – Andamento imprese e occupati dipendenti nelle industrie chimiche del Lazio 2003-2007 Lazio del chimiche industrie nelle dipendenti e occupati imprese – Andamento 2.4 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati INPS

52 2. Il polo di Pomezia

Tab. 2.5 – Ruolo del “chimico-farmaceutico” nell’export laziale

inoizatropsE 9002 variazione rispetto al quota % valore in 2001 (in quota % sul totale milioni di milioni di sul totale settoriale euro euro) regionale nazionale

Articoli farmaceutici, chimico medicinali icinatob e icinatob 382.3 452.1 9,72 9,62

Sostanze e prodotti chimici 1.412 31 12,0 7,9 otropsart id izzeM id otropsart 933.1 854- 4,11 5,4 Coke e prod. petroliferi raffinati 1.061 955 9,0 11,4 Computer, app. elettronici e ottici 832 -1.115 7,1 8,7 irottes irtlA irottes 918.3 301- 5,23 8,1

elatoT 647.11 465 0,001 0,4

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

53 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Tab. 2.6 – Unità locali e addetti delle imprese delle divisioni di attività economica farmaceutico e magazzinaggio nelle province del Lazio (2007 e 2008)

21 Fabbricazione di 52 Magazzinaggio e Totale Imprese prodotti attivita' di supporto farmaceutici di base ai trasporti e di preparati farmaceutici

anno 2008 UL ADDETTI UL ADDETTI UL ADDETTI 056 - Viterbo 2 2 69 574 24.609 67.921 057 - Rieti 1 122 35 211 10.699 28.075 058 - Roma 101 8.918 2.725 43.023 343.523 1.268.155 059 - Latina 18 6.345 305 2.356 39.935 135.415 060 - Frosinone 10 1.957 156 2.056 35.842 125.586 Totale LAZIO 132 17.344 3.290 48.219 454.608 1.625.152 Peso % del Lazio sul totale nazionale 16,0% 25,9% 11,4% 13,1% 9,3% 9,1%

TOTALE ITALIA 824 66.951 28914 369.443 4.908.312 17.875.280

anno 2007 UL ADDETTI UL ADDETTI UL ADDETTI 056 - Viterbo 4 5 70 585 24.371 66.905 057 - Rieti 1 121 36 176 10.627 27.768 058 - Roma 108 9.210 2.624 36.144 338.856 1.234.072 059 - Latina 17 6.320 282 2.058 39.442 132.819 060 - Frosinone 12 1.904 177 2.145 35.494 125.097 Totale LAZIO 142 17.561 3.189 41.108 448.790 1.586.660 Peso % del Lazio sul totale nazionale 15,3% 25,7% 11,1% 11,8% 9,2% 9,0%

TOTALE ITALIA 926 68.382 28.636 349.723 4.884.313 17.586.044

variazione 2007 - 2008 UL ADDETTI UL ADDETTI UL ADDETTI 056 - Viterbo -2 -3 -1 -11 238 1.016 057 - Rieti 0 1 -1 34 72 307 058 - Roma -7 -292 101 6.879 4.667 34.083 059 - Latina 1 25 23 298 493 2.597 060 - Frosinone -2 53 -21 -89 348 489 Totale LAZIO -10 -217 101 7.110 5.818 38.492 Peso % del Lazio sul totale nazionale 9,8% 15,2% 36,3% 36,1% 24,2% 13,3%

TOTALE ITALIA -102 -1.431 278 19.720 23.999 289.236

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat-ASIA

54 2. Il polo di Pomezia

Tab. 2.7 – Andamento della popolazione residente



variazione (2001-2009) densità 2001 2009 v.a. %

Ardea 27.420 41.953 14.533 53,0% 824,2 abitanti/kmq Pomezia 43.936 60.167 16.231 36,9% 560,5 abitanti/kmq Aprilia 56.012 69.709 13.697 24,5% 392,3 abitanti/kmq

Totale tre comuni 127.368 171.829 44.461 34,9%

Anzio 37.293 53.924 16.631 44,6% 1.241,6 abitanti/kmq Nettuno 36.254 46.847 10.593 29,2% 655,6 abitanti/kmq

Lazio 5.117.075 5.681.868 564.793 11,0%

Fonte: Elaborazione CENSIS su dati www.comunitaliani.it

55 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio Variazione % nominale % nominale euro Valore in Importo medio per abitante abitante per medio Importo Variazione % nominale % nominale euro Valore in

dichiarazione dichiarazione Variazione % nominale % nominale

per medio Importo 2005-2008 2008 2005-2008 2008 2005-2008 8.657 26,6% 19.540 14,1% 9.166 17,8% 6.192 25,8% 21.964 13,3% 11.023 3,9% euro 424.904 31,4% 20.685 12,7% 10.344 12,8% Valore in migliaia di Complessivo Complessivo % %pop Variazione 986 6,1% 51,20% 73.436.111 18,0%25.508986 6,1%11,2% 11,2% 13.051 51,20% 73.436.111 %Numero %Numero Variazione Popolazione Importo Dichiaranti 2008 2005-2008 2008 2008 2005-2008 2008 Comune Numero Numero Comune

Pomezia 58.621 21,2% 29.421 11,1%64 58.621 21,2% Pomezia 50,2% 32.172 Aprilia 68.587 10,9% 7,5% 62 2.878. Lazio 5.626.710 46,9% 6,1% 20.542 16,6% 41.077 16,5% Ardea 50,0% Tab. 2.8 – Andamento (2005-2008) delle dichiarazioni dei redditi Irpef nei comuni del territorio del comuni nei Irpef redditi dei dichiarazioni delle (2005-2008) – Andamento 2.8 Tab. Fonte: Elaborazione CENSIS su dati www.comunitaliani.it

56 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina”

3.1. Sintesi Composizione del tessuto produttivo - I sette comuni che compongono il polo produttivo “Bretella Sud” (o Casilino) appartengono in parte all’area di Colleferro (che costituisce un sistema locale del lavoro a se stante) e in parte all’area dei Colli Prenestini (secondo l’Istat inclusa nel sistema locale del lavoro di Roma ma frequentemente considerata – come Colleferro – parte del quadrante sudorientale della provincia di Roma). - L’area di Colleferro rappresenta uno degli storici insediamenti industriali della provincia di Roma (imprese belliche, chimiche e cementiere) entrato in fase di declino già dagli anni ’80. Le diffi coltà dei grandi insediamenti industriali hanno determinato una condizione di depressione economica fi no all’inizio di questo decennio: nel 2001 il valore aggiunto per abitante del territorio era inferiore del 25% a quello medio dei territori laziali extraromani (tab. 3.1). - Negli anni successivi, nonostante la drammatica vicenda della scoperta dell’inquinamento da rifi uti tossici lasciati in eredità da alcune imprese chimiche, che ha duramente colpito il settore agricolo, si riscontra, invece, un notevole recupero: il valore aggiunto prodotto nei comuni del SLL è cresciuto del 28,7% dal 2001 al 2005 (nel Lazio solo il SLL di Civitavecchia è cresciuto di più) e il numero di occupati residenti è aumentato di oltre 3.500 unità tra il 2005 ed il 2008. - Protagonisti di questa ripresa sono soprattutto i servizi – ed in particolare il commercio anche in virtù dell’apertura nel 2003 dell’outlet di Valmontone – e le costruzioni (gli addetti alle unità locali delle quali sono passati da meno di 1.900 nel 2004 a più di 2.600 nel 2007) (tabb. 3.2 e 3.3). Più complesso il quadro del settore industriale dove si

57 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

sovrappongono situazioni di crisi di diffi cile soluzione (a partire dalla vicenda dell’impianto di meccanica ferroviaria della Alstom) e realtà che sembrano aver individuato percorsi di consolidamento e rilancio (come l’impianto della industria aerospaziale Avio). I tentativi di innestare su questa tradizione industriale (tab. 3.4) un tessuto differenziato di PMI innovative (BIC Colleferro) hanno dato fi no a questo momento risultati parziali anche per la debolezza della offerta di servizi funzionali immateriali (tab. 3.5) particolarmente rilevante per le imprese di piccola e media dimensione. - L’area dei Colli Prenestini ha tradizionalmente un profi lo produttivo meno marcato, essendo prevalentemente caratterizzata dalle produzioni agricole e dall’insediamento di piccole e medie imprese di costruzione. La maggiore prossimità con l’area romana l’ha resa destinazione di processi di rilocalizzazione residenziale che hanno determinato, e tuttora determinano, tassi di crescita demografi ca particolarmente elevata cui si affi ancano signifi cativi fenomeni di crescita dei redditi e della ricchezza (tab. 3.6). Il defi cit di attività produttive, con l’esclusione delle costruzioni, è tuttora molto ampio (tab. 3.7). - Negli ultimi anni, tuttavia, si manifestano anche dinamiche importanti di insediamento produttivo, in particolare di PMI, nelle aree prospicienti le connessioni autostradali. Il Consorzio di San Cesareo ne rappresenta forse l’esempio più signifi cativo con oltre 100 PMI già insediate ed un piano di raddoppio in fase di completamento (tab. 3.8). - Nel complesso il polo produttivo presenta un profi lo articolato: più concentrato (sia dal punto di vista degli insediamenti industriali sia da quelli della struttura urbana e dell’offerta di servizi) nell’area più lontana da Roma, più diffuso e frazionato nell’area più prossima alla metropoli, a metà strada si colloca l’emergente polarità turistico- commerciale di Valmontone.

Relazioni territoriali - Il polo produttivo ha una confi gurazione lineare dislocata lungo il segmento dell’autostrada A1 tra i caselli di San Cesareo (da cui si articola la diramazione Roma Sud), Valmontone e Colleferro. L’area di riferimento è articolata, come già ricordato, nelle due subaree del SLL di Colleferro e del subsistema del SLL romano dei “Colli Prenestini”. - Questa articolazione rifl ette sostanzialmente quella dei sistemi delle relazioni locali: più autonomo e strutturato intorno al nodo di Colleferro (e al complementare Valmontone) l’uno, più dipendente da Roma e meno strutturata nelle sue relazioni interne l’area di Palestrina – San Cesareo – Zagarolo. Nessuna delle due subaree raggiunge tuttavia la dimensione suffi ciente per poter potenzialmente ambire alla confi gurazione di sistema urbano con il suo portato di articolazione di funzioni e arricchimento di relazioni. Tale soglia potrebbe essere tuttavia raggiunta sommando le due attraverso l’intensifi cazione delle relazioni interne.

58 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina”

- D’altra parte le confi gurazioni produttive precedentemente illustrate non rispondono né ai canoni distrettuali (concentrazioni di produzioni simili) né a quelle dei sistemi locali a fi liera; insieme, tuttavia, esse potrebbero raggiungere, anche dal punto di vista produttivo, la scala e l’articolazione suffi cienti per lo sviluppo di un sistema locale “funzionale” comprensivo della offerta locale di servizi alle imprese. - La contiguità con Roma (per l’area dei Colli Prenestini) e la dislocazione lungo la direttrice autostradale (per l’area della Valle del Sacco) hanno storicamente defi nito il sistema delle relazioni di raggio intermedio posizionando l’uno come satellite della conurbazione metropolitana e l’altro come ponte verso gli insediamenti produttivi frusinati. La collocazione nel “quadrante sudorientale” della provincia romana (sistema di Velletri o delle Colline Romane) non appare, d’altra parte, così stringente in termini di relazioni funzionali e/o programmazioni insediative da costituire di per sé un’alternativa. - Questa confi gurazione preesistente appare in via di modifi cazione soprattutto a causa del progressivo mutamento di ruolo che la realizzazione della bretella Fiano-San Cesareo (e le aperture dei nuovi caselli) ha determinato nella direttrice autostradale che va da Orte a Cassino. Con il passare del tempo essa va progressivamente affi ancando alla funzione di accesso al collegamento a lunga distanza quella di vettore di relazioni infraregionali tangenziali la metropoli romana e non esclusivamente radiali verso di essa. In tale scenario il polo produttivo corrisponde ad uno dei segmenti di tale asse più ricco di potenzialità, destinate ad accrescersi ulteriormente nell’auspicabile ipotesi della realizzazione del collegamento autostradale Valmontone-Cisterna di Latina. - La localizzazione consente, peraltro, già da oggi l’accesso a relazioni a lungo raggio basate sul vettore stradale, mentre decisamente più deboli sono quelle ferroviarie e assenti (ma non eccessivamente distanti) quelle portuali e aeroportuali. - Le principali trasformazioni produttive a valenza territoriale in corso rappresentano, in forme diverse, valorizzazioni delle potenzialità relazionali indicate: • l’area industriale di San Cesareo si pone come possibile area di rilocalizzazione di attività produttive di piccola e media dimensione connesse al sistema romano ma necessitanti di apertura allo scenario regionale e nazionale; • il polo turistico-commerciale di Valmontone con la realizzazione del parco divertimenti può ambire ad allargare la sua scala di riferimento ad una dimensione interregionale; • il sistema logistico integrato di Colleferro, soprattutto se fosse effettivamente dotato di caratteristiche intermodali, potrebbe effettivamente confi gurasi come nodo di accesso a reti di scala continentale.

59 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Soggettività e progettualità - Non preesistendo un’identifi cazione unitaria del polo produttivo e della sua area di riferimento non esistono nemmeno inquadramenti progettuali (o entità soggettuali) esplicitamente e specifi camente riferiti all’ambito in esame, bisogna quindi per un verso far riferimento alle elaborazioni progettuali di diversa scala per l’altro ai progetti puntuali (che per la verità non mancano). - La pianifi cazione provinciale inserisce i territori considerati nel quadrante sudorientale della provincia defi nito “sistema di Velletri” a sua volta articolato in subsistemi tra i quali quello di Colleferro e quello di Palestrina. Nell’ambito di un generale approccio di analisi funzionale il PTPG rileva per entrambi i subitemi un defi cit di localizzazione di funzioni particolarmente rilevante per quello di Palestrina (tab. 3.9). Anche dal punto di vista propositivo il piano tiene distinte le due realtà e sembra in verità puntare in modo più consistente sull’area di Colleferro, dove delinea, anche alla luce degli interventi in atto la localizzazione di un Parco Strategico Metropolitano (polo turistico-commerciale di Valmontone) e di un Parco Produttivo Metropolitano (Colleferro). Per l’area di Palestrina l’approccio sembra essere più conservativo focalizzandosi sulla dotazione di servizi per i cittadini, la tutela territoriale, ed il recupero delle attività produttive tradizionali (agricoltura ed edilizia). - Il “Patto Territoriale delle Colline Romane”, defi nito nella prima parte del decennio, utilizza sostanzialmente lo stesso approccio territoriale riferendosi allo stesso quadrante ampio articolato in subsistemi (tra i quali Valle del Sacco e Colli Prenestini). Il patto, per la cui gestione è stata costituita l’apposita società mista ASP, è però focalizzato tematicamente sullo sviluppo turistico e metodologicamente sulle attività di promozione, fl uidifi cazione e sostegno di micro e medi interventi locali. - Il Comune di Colleferro ha elaborato un “Piano di Sviluppo Socioeconomico” fondato sul presupposto del ruolo “ordinatore nel sistema dei servizi della Valle del Sacco e dei Monti Lepini” svolto dal centro. Dal punto di vista produttivo il piano attribuisce un ruolo cruciale allo sviluppo della logistica integrata (attraverso la realizzazione dello SLIM) ed al rilancio del sistema aerospaziale (attraverso l’integrazione tra le attività produttive localizzate a Colleferro e quelle di ricerca ubicate a ). - Operativamente i progetti di maggiore impatto in corso di realizzazione sono: il parco di intrattenimento Magic Rainbow a Valmontone, il sistema intermodale di Colleferro ed il completamento dell’area industriale a San Cesareo. Tutti e tre fondati sulla funzione di collegamento svolta dall’arteria autostradale e dai suoi nodi. La possibile realizzazione del collegamento autostradale da Valmontone a Cisterna (connessione con la Roma- Latina) avrebbe a sua volta un impatto straordinario sul territorio intervenendo sulla direttrice di comunicazione oggi più debole.

60 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina”

- Restano sullo sfondo le problematiche connesse alla mobilità ed in particolare: • il miglioramento delle relazioni di trasporto collettivo con Roma (potenziamento della FR6 e realizzazione del corridoio della mobilità); • l’adeguamento della viabilità locale e di raccordo con l’autostrada; • le ipotesi di realizzazione di un “passante ferroviario” in grado di connettere, anche via ferro, il territorio con altre aree perimetropolitane.

Opportunità e rischi - La collocazione contigua alla conurbazione metropolitana e l’immediato accesso alla rete autostradale costituiscono un rilevante punto di forza del polo produttivo dal punto di vista della localizzazione di nuove attività come dimostrano gli interventi in corso (polo turistico, centro logistico, area artigiana-industriale) ciascuno dei quali, non a caso, direttamente connesso ad un accesso autostradale. - Nel complesso ci si trova, dunque, di fronte ad uno scenario programmatico e progettuale abbastanza ricco e articolato; il punto di debolezza sembra risiedere più che altro nella assenza di una soggettività unitaria che assuma il ruolo di riconnessione dei progetti in corso e dei processi in atto, valutandone l’insieme dell’impatto territoriale e orientando gli interventi complementari in base ad una visione univoca del futuro produttivo dell’area. - Gli ulteriori interventi infrastrutturali in programma (collegamento autostradale con l’area pontina, connessione intermodale strada-ferro per le merci) possono costituire un ulteriore rafforzamento del vantaggio localizzativo. Il possibile sviluppo delle relazioni interregionali lungo l’asse autostradale può offrire un’ulteriore opportunità di inserimento, in posizione privilegiata, nella costruzione di un’asse produttivo regionale tangenziale al centro metropolitano. - Il rischio è, d’altra parte, quello di assistere al sommarsi di interventi puntuali che calino sul territorio senza attivare processi di crescita diffusa, anzi scoraggiandoli per via dei possibili effetti di congestionamento. - Acquisire la consapevolezza della necessità di un approccio unitario rappresenta il primo passo per rafforzare la focalizzazione sugli interventi complementari (riconnessione della mobilità locale, salvaguardia degli equilibri ambientali, innalzamento del livello dei servizi all’impresa) che possono rafforzare le potenzialità positive dei processi in corso.

61 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

3.2. Composizione del tessuto produttivo 3.2.1. La delimitazione del polo Il polo produttivo “Bretella Sud” individuato nel primo rapporto Censis-Unioncamere “Impresa, territorio e direttrici di sviluppo nel sistema Lazio” comprende sette comuni in parte appartenenti, secondo la delimitazione ISTAT basata sui dati del censimento 2001, al Sistema Locale del Lavoro di Colleferro (Colleferro, , e Valmontone) e in parte al Sistema Locale di Roma (Palestrina, San Cesareo e Zagarolo). Il PTPG della Provincia di Roma, a sua volta, individua nell’ambito del più ampio “sistema di Velletri” (comprendente tutto il quadrante sudorientale della provincia) il “sub sistema di Colleferro” (che coincide con il SLL Istat al netto dei due comuni appartenenti alla provincia di Frosinone) ed il “subsistema di Palestrina” che comprende tra gli altri i comuni di Zagarolo e San Cesareo. Ai fi ni dell’approfondimento sviluppato in questa sede si utilizzerà pertanto come delimitazione di riferimento quella costituita dai comuni appartenenti ai due sub sistemi citati che, per altro, sono quasi coincidenti con le aree “Valle del Sacco” e “Colli Prenestini” del patto territoriale “Colline Romane” e successivi Quadri di Sviluppo Locale. Nel complesso si tratta di un’area di quasi 600 kmq con una popolazione di circa 160.000 abitanti e quasi 11.000 imprese attive 6.800 delle quali concentrate nei sei comuni maggiori.

3.2.2. Il sistema locale di Colleferro Sono undici i comuni che, in base ai movimenti abitazione-lavoro rilevati nel censimento del 2001, sono stati inclusi nello “spazio di vita quotidiana” del SLL che ha il suo centro nel comune di Colleferro. Dimensionalmente può essere classifi cato come un “sistema territoriale” comprendendo una popolazione di poco meno di 90.000 unità (87.372 abitanti nel 2009) su una superfi cie di 442 kmq; la densità (197,8 ab. per kmq) pur restando largamente al di sotto di quella metropolitana (il SLL della Capitale supera i 1.000 ab. per kmq) è tuttavia superiore a quella media dei territori extrametropolitani. La natura “quasi urbana” è confermata dall’elevato ritmo di crescita della popolazione (7,5% nel quinquennio 2004-2009 contro una media del 5,3% dei SLL extrametropolitani) che si affi anca ad una rilevante presenza (7,3%) di popolazione straniera (tab. 3.1). Storicamente considerato un “polo industriale” (l’insediamento della fabbrica di esplosivi della Bombrini Parodi-Delfi no risale al 1912) il territorio è stato caratterizzato nella prima parte degli anni 2000 da una notevole (quanto poco considerata) crescita economica basata sui servizi. Il valore aggiunto prodotto è infatti cresciuto nel quinquennio 2001-2005 del 28,7% in termini reali, un andamento superato solo da Civitavecchia tra i SLL del Lazio e corrispondente a quattro volte la media regionale (pari al 7,1%) . La crescita è dovuta esclusivamente ai servizi (+57,1%) mentre sia l’industria (-13,3%) che l’agricoltura (-5,2%) hanno fatto segnare un arretramento. Nonostante tale andamento, tuttavia, il valore aggiunto per abitante (14.778 euro al 2005) è rimasto a metà del decennio largamente al di sotto non solo della media regionale (26.500 euro) ma anche della media riferita ai soli sistemi extraromani (17.850 euro).

62 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina”

Un analogo contrappunto tra andamento e livello lo si riscontra nei dati occupazionali disponibili per il triennio successivo (2005-2008). Se da una parte, infatti, il numero degli occupati residenti è salito signifi cativamente passando da 29.300 a 32.700 unità (oltre 3.500 occupati in più) dall’altra il tasso di disoccupazione è rimasto sostanzialmente stabile intorno al 9,0% e superiore a quello medio dei territori extrametropolitani (8,8%). Ciò è dovuto in parte alla crescita demografi ca ed in parte all’aumento del tasso di attività passato dal 46,7% del 2005 al 49,8% del 2008. Lo scenario delle attività produttive (tab. 3.2) (dati Istat-Asia 2007) vede la presenza di poco di 5.000 unità locali di imprese per oltre 16.500 addetti. Il ritmo di crescita, relativo al biennio 2005-2007, è leggermente inferiore alla media regionale extrametropolitana (6,7% contro 7,9%). Nonostante la presenza di alcune concentrazioni rilevanti (manifattura e servizi a Colleferro, commercio a Valmontone) l’area appare nel suo complesso come un territorio non completamente autonomo; l’indice di “auto contenimento produttivo” (rapporto tra addetti alle imprese e occupati residenti) risulta infatti signifi cativamente minore di quello registrato in media nei territori extraromani (0,56 contro 0,64). La caratterizzazione industriale è, comunque, signifi cativa (almeno rispetto agli standard laziali): la quota di addetti alle unità locali dell’industria in senso stretto raggiunge il 28% del totale risultando inferiore solo a quella dei SLL specializzati (Cassino e Civita Castellana) e superiore alla media extraromana (24%). Resiste anche una capacità di proiezione internazionale con un export (sempre al 2007) di quasi 250 milioni di euro fortemente concentrato (190 milioni di euro) nel segmento “mezzi di trasporto” (dove rientrano sia le attività ferroviarie che quelle aerospaziali). All’elevata incidenza delle attività industriali fa riscontro un lieve sottodimensionamento delle attività turistiche (gli addetti ad alberghi e ristoranti si attestano al 5,3% contro una media extrametropolitana del 6,8%) e dei servizi “professionali” (9,7% contro 12,8%) (tab. 3.3). Il confronto con i dati del 2004 conferma le tendenze emerse esaminando le stime del valore aggiunto. Il numero complessivo degli addetti alle unità locali delle imprese cresce signifi cativamente passando da 14.762 a 16.518 in un triennio; l’aumento proviene prevalentemente dai settori delle costruzioni (quasi 750 addetti in più) e del commercio (oltre 500 in più). L’industria rimane sostanzialmente stabile intorno a quota 4.500 addetti, prevalentemente concentrati nella “fabbricazione mezzi di trasporto” (1.850 addetti) ma con presenze rilevanti (intorno alle 500 unità) anche delle attività di “fabbricazione prodotti in metallo”, “lavorazione altri minerali” e “industrie alimentari”.

3.2.3. Crisi industriali e progetti di rilancio La presenza industriale rilevata dai dati Istat-Asia è principalmente, anche se non esclusivamente, ascrivibile agli insediamenti di Colleferro. Le statistiche intercensuarie forniscono un’immagine chiara del percorso discendente di questo polo industriale. Gli addetti alle unità locali dell’impresa manifatturiera erano quasi 6.500 nel 1971 meno di 4.300 trenta anni dopo

63 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

(tab. 3.4). Una riduzione così consistente (circa di un terzo) non può essere esclusivamente riconducibile al generale processo di deindustrializzazione che ha avuto, nel Lazio, un andamento meno pronunciato tanto che il peso relativo di Colleferro sul totale regionale, in termini di addetti alle UL manifatturiere, si è ridotto dal 3,0% del 1971 al 2,1% del 2001. Nonostante questo declino l’insediamento industriale resta ancora oggi consistente e, pur in presenza di continue criticità sembra aver individuato negli ultimi anni una qualche forma di linea di resistenza con un attestamento del numero degli addetti alle unità locali industriali intorno alle 4.500 unità. Il panorama industriale di Colleferro è ancora caratterizzato dalla presenza di impianti di medio grande dimensione legati a grandi imprese nazionali o internazionali. Emblematici, nella loro diversità di storie e di prospettive, i casi, degli stabilimenti della Alstom, dell’Italcementi e della Avio. La Alstom rappresenta probabilmente la vicenda più critica che ha determinato anche momenti di forte tensione sociale. L’impianto di Colleferro (circa 200 dipendenti) è stato acquisito nel 2000 dalla multinazionale francese nell’ambito della operazione Fiat Ferroviaria. Già dal 2006 è entrato in una condizione di incertezza in seguito alla decisione dell’azienda di concentrare la produzione sul più completo stabilimento di Savigliano in Piemonte. Per lo stabilimento laziale, cui si riconoscono buoni livelli di effi cienza, si è ipotizzata una riconversione verso le attività manutentive. Al momento le trattative tra azienda, organizzazioni sindacali ed istituzioni locali e nazionali per dare avvio al cosiddetto “polo manutentivo” sono in corso ma lo scenario appare ancora pieno di incognite. La presenza di Italcementi a Colleferro deriva dall’acquisizione nei primi anni ’70 della “Calce e Cementi ” presente sul territorio fi n dal 1920. Italcementi è il primo produttore di materiali da costruzione in Italia ed occupa in Italia oltre 5.000 addetti poco meno di 200 dei quali nel sito di Colleferro che, nonostante le problematiche di impatto ambientale, continua a costituire una delle risorse produttive più rilevanti del territorio (anche grazie ad un indotto stimato in diverse centinaia di unità). Colleferro è la base operativa della ELV, la società costituita da Avio (70%) e dall’Agenzia Spaziale Italiana per “progettazione, sviluppo e produzione del lanciatore per piccoli satelliti Vega” e più in generale per la ricerca e sviluppo per programmi inerenti i sistemi di lancio al fi ne di “consolidare l’accesso indipendente dell’Europa allo spazio”. Recentemente la ELV ha stipulato con Arianespace un contratto quadro per cinque “lanciatori satellitari Vega” la cui produzione dovrebbe essere effettuata per il 65% presso gli stabilimenti Avio di Colleferro dove sono impiegate, secondo l’azienda, circa 600 persone. Nei primi mesi del 2010 Avio e Seci Energia (gruppo Maccaferri) hanno, inoltre, costituito “Termica Colleferro” con l’obiettivo di realizzare una centrale termoelettrica di cogenerazione da 40 MW che “assicuri l’intero fabbisogno di energia elettrica e termica al comprensorio industriale di Colleferro”; progetto di grande rilievo che tuttavia, come peraltro avviene sistematicamente in casi analoghi, suscita polemiche per gli impatti ambientali, particolarmente sentiti in un’area già colpita dalle vicende dell’inquinamento della Valle del Sacco.

64 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina”

Gli impianti di Alstom, Italcementi e Avio rappresentano (insieme ad altri tra cui la Simmel) l’eredità della stagione dei grandi insediamenti industriali realizzati, o acquisiti, da soggetti esterni. Nelle loro diversità le vicende che li hanno caratterizzati negli ultimi decenni sono emblematiche delle complessità dello sforzo (imprenditoriale, sociale e istituzionale) necessario per il mantenimento di simili localizzazioni in un contesto di contrazione e diversifi cazione della attività manifatturiera. Negli scorsi anni sono stati posti in essere diversi tentativi per articolare e diversifi care le presenze industriali promuovendo l’insediamento di PMI innovative (anche attraverso l’incubatore BIC di Colleferro). I risultati, pur apprezzabili, non appaiono però tali da far considerare superata la confi gurazione centrata sui grandi insediamenti.

3.2.4. La crescita dei servizi e le dinamiche di sviluppo I dati citati in precedenza indicano come, allargando lo sguardo all’intero SLL, si registri in questo decennio un signifi cativo riorientamento verso i servizi che non può essere ricondotto ai generali processi di terziarizzazione dell’economia. La crescita del 57% nella prima metà del decennio del valore aggiunto settoriale registrata nell’area è infatti quasi sei volte più elevata della media regionale ed indica l’esistenza di un dinamismo specifi co fortemente localizzato. Una parte di tale aumento può essere riconducibile alla crescita demografi ca ed al conseguente incremento della domanda di servizi alla persona e professionali che hanno trovato la loro naturale collocazione nel centro “quasi urbano” di Colleferro. Un ruolo particolarmente rilevante è stato poi giocato dal commercio; gli addetti alle unità locali del settore che nel 2001 erano scesi a poco più di 2.600 unità sono infatti risaliti a oltre 3.000 nel 2004 ed a quasi 3.600 nel 2007. In particolare l’apertura nel 2003 dell’outlet Fashiondistrict di Valmontone (150 punti vendita su 45.000 mq) ha fortemente contribuito non solo alla crescita statistica del settore (si stima un impatto occupazionale tra 1.000 e 1.500 addetti) ma anche a modifi care il profi lo produttivo del territorio ed il suo stesso ruolo nel contesto geografi co di riferimento. La realizzazione in corso del parco di intrattenimento concorrerà ulteriormente a rafforzare questo processo di diversifi cazione. Il quadro è decisamente meno confortante se ci si riferisce ad altri tipi di servizi. I dati sugli addetti alle imprese nei SLL del 2008, elaborati dall’Istat con la nuova classifi cazione ATECO-2007, consentono di enucleare le attività di servizio immateriale più direttamente funzionali alle attività produttive (tecnico-professionali, fi nanziari, di comunicazione) l’intensità della presenza dei quali conferisce ad un territorio un grado più meno elevato di autonomia e concorre, insieme a fattori infrastrutturali ed economici, a determinarne l’attrattività per gli insediamenti e lo sviluppo delle presenze produttive esistenti. Il confronto tra il numero di addetti operanti nelle unità locali di questi settori ed il totale degli addetti alle imprese costituisce una indicazione della capacità di offerta presente sul territorio. Ovviamente si tratta di un indicatore che tendenzialmente varia in funzione della dimensione, tanto più economicamente ampio è il sistema considerato tanto più elevata sarà la gamma di servizi offerti e quindi l’incidenza relativa della loro presenza. Il confronto tra il SLL di Colleferro e altri sistemi locali del lavoro laziali

65 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio di dimensioni produttive analoghe mostra la debolezza dell’area. Tra i sette sistemi considerati Colleferro risulta, infatti ultimo in graduatoria sia per l’incidenza dei servizi tecnico-professionali, sia per quella dei servizi fi nanziari e penultimo per i servizi di comunicazione (tab. 3.5). Vi è quindi un defi cit di offerta di funzioni di supporto alle attività produttive che costituisce un potenziale fattore di freno all’insediamento e allo sviluppo nell’area di realtà imprenditoriali, in particolare quelle di piccola e media dimensione che per un verso hanno maggiore necessità di ricorrere all’esterno per acquisire servizi professionali specifi ci (anche di rango intermedio) per l’altro sono più sensibili alla facilità di accesso e di relazione con i soggetti che li offrono.

3.2.5. L’area dei Colli Prenestini L’area territoriale defi nita dal PTPG come “sub sistema Palestrina” o “Colli Prenestini” comprende una decina di comuni per una popolazione complessiva poco superiore ai 70.000 abitanti. I dati disponibili indicano che si tratta di un territorio caratterizzato da una forte dinamica demografi ca che porta con sé un miglioramento delle condizioni economiche dei residenti (tuttora deboli) ma nel quale gli insediamenti produttivi sono più rarefatti ad eccezione dell’emergente area produttiva di San Cesareo. La crescita della popolazione residente è stata elevata per tutto il decennio, a titolo indicativo si consideri che nel triennio 2005-2008 il numero degli abitanti è cresciuto del 9,7% (contro una media provinciale del 7,3%); protagonisti di questa crescita sono stati i comuni maggiori, ubicati in prossimità dei collegamenti stradali e ferroviari con Roma (Palestrina + 14%, San Cesareo 12,1%, Zagarolo 11,4%); i comuni minori hanno avuto uno sviluppo più contenuto o addirittura un arretramento. Da questo punto di vista il “sub sistema Palestrina” appare più dinamico del “sub sistema Colleferro” dove la crescita demografi ca nello stesso periodo non ha superato il 5,4%, risultato determinato dalla sostanziale stabilità del comune maggiore (+2,3%) mentre altri come Valmontone (+8,6%) e soprattutto Labico (+20,0%) si sono dimostrati più dinamici. Il miglioramento delle condizioni economiche è desumibile dall’andamento delle dichiarazioni dei redditi (tab. 3.6). Il numero dei dichiaranti Irpef è cresciuto nel triennio 2005-2008 del 14,0% (contro una media provinciale del 5,6%) anche in questo caso i comuni protagonisti sono stati San Cesareo (+19,3%), Palestrina (+17,3%) e Zagarolo (+15,6%). La crescita dei percettori (uffi ciali) di reddito è stata, quindi, proporzionalmente più elevata di quella della popolazione e l’importo medio delle dichiarazioni è cresciuto in modo più sensibile del trend provinciale (in termini nominali l’aumento negli undici comuni del 14,9% contro un dato provinciale del 10,7%). In questo caso i comuni della “Valle del Sacco” mostrano minore dinamicità rispetto a quelli dei “Colli Prenestini” solo sul versante della numerosità delle dichiarazioni mentre l’importo medio è cresciuto in proporzione leggermente più elevata (+15,4%). La crescita a tassi più elevati della media sia del numero dei dichiaranti che dell’importo delle dichiarazioni si è tradotta in un aumento del reddito medio (dichiarato) per abitante anche esso più elevato che nel complesso della provincia in entrambe le aree. Ciò ha determinato una riduzione, ma non un annullamento, del divario negativo preesistente. I comuni dell’area dei Colli Prenestini

66 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina” continuano, infatti, ad avere un livello di reddito per abitante inferiore non solo a quello complessivo della provincia (condizionato dagli alti livelli del comune di Roma) ma anche inferiore a quello medio dei comuni diversi da Roma. Nel triennio considerato lo scarto si è ridotto di circa un punto ogni anno ma ancora nel 2008 il valore medio calcolato per l’intera area (9.136 euro per abitante) non superava l’85% del valore medio calcolato per tutti i comuni (Roma esclusa) della provincia (10.730 euro per abitante). Meno defi citaria la condizione degli abitanti dei comuni della Valle del Sacco il cui reddito medio dichiarato pro capite (9.668 euro) è il 90% della media extraromana; a determinare questo risultato è essenzialmente la situazione di Colleferro che conferma la sua natura di polo “quasi-urbano” raggiungendo un valore di 11.826 euro per abitante che la colloca in 18ma posizione nella graduatoria dei 121 comuni della provincia.

3.2.6. Debolezza degli insediamenti produttivi Il confronto dei dati (Archivio Istat-Asia 2007) relativi all’intensità degli insediamenti produttivi industriali e dei servizi nei comuni maggiori conferma il ritardo (o se si preferisce la minore densità) dell’area prenestina (tab. 3.7). Il comune che ha la maggiore presenza di addetti alle unità locali delle imprese industriali e dei servizi è Palestrina che si avvicina a quota 3.700, San Cesareo sfi ora le 2.000 unità mentre Zagarolo non raggiunge le 1.500, Olevano e Cave non superano i 900 addetti. Nell’altra area il comune di Colleferro ospita da solo oltre 7.500 addetti alle unità locali, Valmontone supera quota 2.600 mentre Artena e Paliano rimangono sotto i 2.000. In termini di intensità della presenza solo Colleferro con un rapporto tra numero di addetti e popolazione residente pari a 0,346 (346 addetti ogni 1.000 residenti) supera il valore medio regionale extraromano (0,222). Paliano si colloca in linea con la media regionale mentre tutti gli altri comuni, compresa Palestrina, mostrano valori inferiori. La sottodotazione di attività produttive dell’area prenestina riguarda tutti i settori con l’eccezione delle costruzioni. Rispetto a una media regionale extraromana di 32 addetti alle UL dell’edilizia ogni mille abitanti si pongono a livello superiore Palestrina con 62 e, in modo meno marcato, San Cesareo con 39 e Olevano con 36. Il peso delle costruzioni sul totale delle attività imprenditoriali extra agricole è, in effetti, straordinariamente alto nei comuni della zona aggirandosi intorno al 30% del totale (solo a San Cesareo si ferma al 24%) percentuale più che doppia rispetto alla media regionale. Nell’area di Colleferro solo Artena e, in misura minore, Paliano presentano un fenomeno simile. La presenza industriale è particolarmente debole. Rispetto ad un valore medio di riferimentoo di 46 addetti ogni 1.000 residenti Palestrina si ferma a 19, Olevano a 17, Zagarolo e Cave sono sotto i 10. Solo San Cesareo mostra un’intensità di presenza industriale (30 addetti ogni 1.000 abitanti) non particolarmente limitato, grazie al recente sviluppo dell’insediamento del consorzio privato in prossimità dell’autostrada, di cui si tratterà più avanti. Le concentrazioni industriali di Colleferro (indice 0,158) e Paliano (0,104) appaiono dunque abbastanza isolate dato che anche negli altri comuni della Valle del Sacco la presenza industriale è modesta.

67 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Anche l’insediamento dei servizi commerciali, funzionali e alle persone appare debole nel subsistema dei Colli Prenestini, dove Palestrina non risulta in grado di svolgere la funzione di centro di riferimento per la localizzazione di attività terziarie (con l’unica eccezione dei servizi fi nanziari e assicurativi) che invece viene coperto, seppure come si è visto con molte diffi coltà, da Colleferro (e dalla emergente polarità commerciale di Valmontone) nel suo sub sistema. La debolezza degli insediamenti industriali e dei servizi è accentuata dalla frammentazione operativa; le dimensioni delle unità locali nella zona di Palestrina sono infatti inferiori ai valori medi di riferimento in tutti i settori con l’unica eccezione delle attività edilizie e fi nanziarie nel comune di Palestrina. Particolarmente modesta (tranne che a san Cesareo) la dimensione delle unità locali industriali e dei servizi funzionali e professionali.

3.2.7. Nuove agglomerazioni industriali Come si è già rilevato il comune di San Cesareo è l’unico dell’area prenestina a presentare una signifi cativa incidenza della presenza di unità locali di tipo manifatturiero. Ciò è dovuto essenzialmente alla zona produttiva sviluppata in prossimità dell’accesso autostradale. Nata su iniziativa di un gruppo di imprenditori che alla fi ne degli anni ’90 formarono un consorzio per partecipare, con il supporto della amministrazione comunale, al bando predisposto nell’ambito del PRUSST “Castelli Romani e Prenestini” l’area si è sviluppata in questo decennio grazie alla localizzazione favorevole ed alla effi cienza degli interventi di urbanizzazione interna realizzati dai promotori che solo recentemente hanno potuto usufruire del supporto pubblico. Esplicitamente indirizzato verso piccole e medie imprese settorialmente diversifi cate (manifatturiere, di costruzione, logistiche e di servizi) l’insediamento ospita oggi cerca 70 imprese per un’occupazione che supera le 800 unità. Una prima area di 30 ettari suddivisa in un centinaio di lotti è completamente utilizzata, la seconda area è in corso di realizzazione (sono già stati attivati una decina di insediamenti) ed il suo completamento potrà permettere il raddoppio delle dimensioni dell’insediamento. Numerose delle iniziative economiche oggi presenti sono nate come imprese artigiane rivolte a limitati mercati locali ma nel corso del tempo hanno subito un’evoluzione che ne ha allargato gli orizzonti di riferimento a mercati più ampi (regionali o nazionali). Ciò ha reso particolarmente conveniente l’ubicazione in un’area infrastrutturalmente ben attrezzata, dotata di un minimo di servizi dedicati e soprattutto ubicata in modo da consentire l’immediato accesso sia all’arteria autostradale A1 Nord-Sud, sia alla diramazione di ingresso a Roma Sud. Il successo dell’insediamento è stato tale da determinare problemi di congestione nello svincolo di collegamento tra la via Maremmana e il casello autostradale che potranno, tuttavia, essere risolti con la realizzazione di una rotonda il cui progetto ha già ottenuto le necessarie approvazioni. L’insediamento è, per il resto, positivamente relazionato con il territorio immediatamente circostante, svolgendo anche un ruolo di animazione di attività culturali e sportive. Il suo consolidamento sta stimolando ulteriori iniziative territoriali come quella della realizzazione di una struttura fi eristico-congressuale. Nonostante la prossimità non si ravvisano, invece, relazioni

68 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina” signifi cative di tipo produttivo o funzionale con la realtà urbana e produttiva di Colleferro o con l’emergente polarità di Valmontone (tab. 3.8).

3.3. Relazioni territoriali 3.3.1. I tre livelli delle relazionalità Convenzionalmente il sistema delle relazioni territoriali che caratterizza un polo produttivo come quello in esame può essere suddiviso in tre livelli a seconda dell’ampiezza del raggio cui si fa riferimento: - le relazioni di corto raggio (locali) sono quelle interne al polo ed alla sua area di diretto riferimento; - le relazioni di medio raggio (regionali) sono quelle che coinvolgono i poli o aree contigue e che, in questo caso, possono essere estese all’ambito regionale, dimensione propria – peraltro – per la defi nizione delle politiche di sviluppo; - le relazioni di lungo raggio sono quelle che riguardano i collegamenti dell’area con lo spazio socioeconomico complessivo, ormai sempre più planetario ma che può in prima istanza essere riferito agli ambiti nazionale e continentale. La stessa confi gurazione territoriale del polo produttivo indica i primi elementi per inquadrare questa analisi, si tratta di un polo: - complessivamente di dimensioni limitate (e quindi “governabili”) sia dal punto di vista demografi co che da quello produttivo; - contiguo al megapolo centripeto metropolitano ed intermedio tra esso e l’area urbana e produttiva di Frosinone, - direttamente dislocato lungo un segmento della grande arteria di comunicazione autostradale nord-sud. La ridotta dimensione pone la questione della scala cui possono giungere le relazioni locali, la contiguità alla conurbazione metropolitana pone immediatamente il tema della centralità delle relazioni con Roma, mentre la dislocazione lungo l’asse autostradale apre lo scenario delle potenziali relazioni esterne.

3.3.2. Le incertezze delle relazioni locali La delimitazione dell’area di riferimento illustrata nel primo paragrafo del capitolo 1 fornisce di per sé un elemento di interpretazione delle relazioni locali. L’area è infatti composta da un sistema locale del lavoro di rango “territoriale” e da un gruppo di comuni che, pur essendo indicato come sub sistema specifi co dalle analisi che supportano la pianifi cazione provinciale non è stato confermato come SLL autonomo dai dati del censimento 2001 essendo i comuni dei Colli Prenestini rientrati nell’orbita del SLL metropolitano di Roma.

69 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Un sistema locale del lavoro è, per defi nizione, un’area territoriale in grado di “auto contenere” la quota prevalente delle relazioni sociali “quotidiane” (di lavoro, consumo, fruizione dei servizi, intrattenimento), operativamente misurate attraverso gli spostamenti residenza-lavoro. Tale capacità di auto contenimento determina, tendenzialmente, l’opportunità della localizzazione di servizi pubblici e privati. L’attribuzione del rango di SLL “territoriale” viene utilizzata in questa sede semplicemente per indicare che la dimensione demografi ca dell’aggregato di comuni, non raggiungendo la soglia convenzionale delle 150.000 unità, non è tendenzialmente suffi ciente alla acquisizione delle caratteristiche “urbane” (tanto in termini di offerta di funzioni quanto in termini di gestione delle complessità). Sono le confi gurazioni di coesione dei sistemi urbani che favoriscono la valorizzazione di conoscenza e competenze e suscitano comportamenti innovativi anche attraverso la fl uidifi cazione dei rapporti con altri sistemi. Da questo punto di vista la possibile integrazione tra l’area della Valle del Sacco e quella dei Colli Prenestini assumerebbe un rilievo importante, consentendo di raggiungere una soglia dimensionale suffi ciente ad innalzare il livello dei servizi localizzabili nel territorio, anche in presenza della limitazione costituita dalla prossimità con la metropoli. Si tratta di capire in che direzione abbiano spinto le evoluzioni dell’ultimo decennio, se cioè il sistema di Colleferro abbia non solo rafforzato la propria autonomia ma anche intensifi cato le sue relazioni con il territorio collocato tra esso e la conurbazione romana in modo da allargare il perimetro dell’area “autonoma” dal sistema romano o se, viceversa, l’attrazione centripeta e i processi di pura delocalizzazione residenziale non abbiano, invece, rafforzato la dipendenza dalla metropoli. Dal punto di vista strettamente produttivo i sistemi di relazioni locali possono assumere diverse confi gurazioni. Si va da quella tipica dei distretti caratterizzata dalla concentrazione settoriale e territoriale di produzioni simili, a quella delle fi liere di fornitura strutturate intorno ad uno o più unità produttive principali in grado di attivare un’offerta locale di secondo livello, a quelle di tipo funzionale dove, in presenza di una suffi ciente quantità di attività produttive diversifi cate e di una facilità di spostamento interno, il territorio può diventare la sede di localizzazione di servizi alle imprese di diversi livelli. Nel caso del polo produttivo in esame non è, ovviamente ipotizzabile un modello del primo tipo, non essendo presenti confi gurazioni di tipo distrettuale classico (giustamente anche per l’aerospaziale si parla di “meta” distretto). D’altra parte la crisi dei grandi insediamenti (e le stesse caratteristiche delle ipotesi di riconversione) rendono diffi cile ipotizzare un rafforzamento dei segmenti di fi liera in qualche modo presenti suffi ciente a attivare, o riattivare, una dinamica localizzativa del secondo tipo. Resta la confi gurazione che fa perno sulle relazioni funzionali ovvero sul rafforzamento quantitativo e qualitativo sul territorio dell’offerta di servizi alle imprese fondamentale nei modelli post fordisti di produzione fl essibile ed esternalizzazione delle attività “non core”. È evidente che tale scenario è condizionato: - dal consolidarsi delle dinamiche di ripresa degli insediamenti produttivi;

70 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina”

- dall’allargamento della offerta autonoma di funzioni e servizi; - dalla capacità di essere competitivi rispetto alle offerte dei territori limitrofi sia attraverso iniziative endogene sia attraverso l’innesto di interventi esogeni.

3.3.3. Un possibile ruolo regionale La collocazione contigua al megapolo centripeto metropolitano determina di per sé per l’area casilina l’impossibilità di immaginare una defi nizione di ruolo basata esclusivamente o prevalentemente sulla relazionalità locale. Benché non sia più riproponibile il modello degli scorsi decenni fondato sul decentramento periferico delle produzioni manifatturiere “pesanti” è possibile intravvedere nelle stesse evoluzioni in corso la prefi gurazione di un diverso sistema di relazioni di medio raggio. Vanno in tale direzione, infatti, sia il rilancio dell’insediamento della Avio nell’ambito della rete “regionale” del distretto aerospaziale sia le ipotesi di riconversione della Alstom a polo manutentivo “regionale”. Lo sviluppo della zona artigianale ed industriale di San Cesareo ha anche esso, per dimensioni e caratteristiche, un carattere extralocale come dimostrano i casi di rilocalizzazione di imprese romane. Esplicitamente e dichiaratamente di rango “regionale” è l’insediamento dell’outlet di Valmontone rivolto ad un bacino di utenza che va da gran parte della conurbazione romana alla provincia di Frosinone. Vi sono poi le relazioni, tradizionali e potenziali, che gli estremi del segmento lungo cui sia articola il polo produttivo intrattengono con i territori limitrofi e collegati dalla infrastruttura autostradale: verso il polo produttivo di Frosinone-Sora per quanto riguarda Colleferro e verso l’area Tivoli-Guidonia (e più in generale il polo “Bretella Nord”) per quanto riguarda l’area dei Colli Prenestini. Da questo punto di vista il polo “Bretella Sud-Casilina” potrebbe essere visto come un “segmento” di un’estesa confi gurazione lineare che si distende lungo l’A1, da Orte fi no a Cassino. L’apertura della bretella Fiano-San Cesareo alla fi ne degli anni ’80 ha creato, infatti, le condizioni per una evoluzione degli assetti territoriali regionali creando una “linea di forza” tangenziale alla conurbazione metropolitana e non convergente verso essa. Se l’obiettivo originario era presumibilmente quello di fl uidifi care il traffi co a lunga percorrenza Nord-Sud bypassando il nodo romano, i successivi potenziamenti e le aperture di caselli hanno rafforzato la funzione di connessione infraregionale creando una effettiva attrattività per gli insediamenti funzionali. Il sistema relazionale del polo risulta meno nitidamente defi nito rispetto a quello che dovrebbe essere l’ambito intermedio di riferimento “istituzionale” costituito dal “quadrante sudorientale” della provincia (l’area del patto territoriale Colline Romane e/o l’area del sistema Velletri della pianifi cazione provinciale). Il collegamento autostradale Cisterna-Valmontone appare, da questo punto di vista, una questione strategica la cui realizzazione rivitalizzerebbe il sistema di relazioni locali ridefi nendolo e riequilibrandolo.

71 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

3.3.4. L’ambizione del posizionamento esterno La possibilità di svolgere un ruolo sovraregionale deriva essenzialmente dalla collocazione lungo il tratto della A1 che collega Roma (attraverso la diramazione San Cesareo), il Nord Italia (attraverso la “bretella”) e l’Adriatico (attraverso l’immissione della A24 sulla bretella) con il sud ovest della penisola. Tale ubicazione rende plausibile la collocazione nel territorio sia di strutture logistiche (ancorché allo stato prevalentemente orientabili verso la gestione del traffi co su gomma) sia di insediamenti produttivi che, pur avendo l’area metropolitana come primo mercato di riferimento, puntino all’espansione sull’intero territorio nazionale. La realizzazione di connessioni intermodali con la direttrice ferroviaria Roma-Napoli e del già citato collegamento autostradale con l’area pontina rafforzerebbero ulteriormente tali pregi localizzativi. Su versanti molto diversi rappresentano esempi del possibile sfruttamento di tale condizione sia la realizzazione del grande parco di intrattenimento “Rainbow Magicland” di Valmontone sia il progetto del polo logistico SLIM di Colleferro.

3.3.5. Scelte a geometria variabile Le caratteristiche della collocazione rendono particolarmente complessa l’individuazione analitica e la defi nizione prospettica del sistema di relazioni territoriali del polo produttivo. Le indicazioni raccolte prefi gurano l’opportunità di un approccio multiscala che tenga insieme (e defi nisca meglio) tutti e tre i livelli considerati. - Per il corto raggio si tratta di verifi care le effettive possibilità di integrazione tra i due sottosistemi tenendo conto delle differenze ma anche delle possibili complementarietà; l’area di Colleferro appare oggi più autonoma, più integrata e più consapevole della propria specifi cità di quella di Palestrina. D’altra parte l’area più prossima a Roma appare più dinamica, almeno dal punto di vista insediativo. - Per il medio raggio si tratta essenzialmente di defi nire meglio la natura dei rapporti con la conurbazione metropolitana e soprattutto di differenziare le relazioni sviluppando in primo luogo quelle bidirezionali lungo l’asse autostradale e ridefi nendo quelle con il resto del “sistema dei Castelli”. - Per il lungo raggio la partita si gioca sull’esito di alcuni interventi puntuali di grandi dimensioni (intrattenimento, logistica) soprattutto dal punto di vista dei loro raccordi con le reti lunghe.

3.4. Soggettività e progettualità 3.4.1. Un territorio “non unitario” Come più volte ricordato l’area del polo produttivo identifi cata nel rapporto Censis- Unioncamere 2009 non corrisponde alle delimitazioni convenzionalmente utilizzate né risulta,

72 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina” allo stato, percepita come tale dagli attori operanti sul territorio. Ne consegue l’assenza di una progettualità unitaria. I livelli più vicini sono: - “in alto” quello del “quadrante sudorientale” della provincia di Roma, declinato come “sistema Velletri” (secondo la delimitazione del Piano Territoriale Provinciale Generale), e tendenzialmente coincidente con l’area del patto territoriale “Colline Romane”; - “in basso” con i due subsistemi del PTPG Colleferro e Palestrina a loro volta tendenzialmente coincidenti con le sub partizioni del patto territoriale indicate come “Valle del Sacco” e “Colli Prenestini”. L’analisi sviluppata in questo capitolo procederà quindi a patire dai documenti programmatori di area vasta (in primo luogo il richiamato PTPG), per esaminare poi le progettualità territoriali esistenti (la più consistente delle quali sembra essere quella del comune di Colleferro) ed i singoli progetti/interventi di particolare rilievo.

3.4.2. L’approccio “funzionale” del PTPG Il Piano Territoriale Provinciale Generale è stato declinato a partire ad un’analisi territoriale di tipo funzionale. Le indicazioni programmatiche (insediative e progettuali) vengono, infatti, in qualche modo ricondotte alla carenza (o sovrabbondanza) di funzioni (di mantenimento, di produzione, di distribuzione, amministrative, strategiche) in ciascuna delle partizioni territoriali individuate (il comune di Roma più cinque sistemi territoriali a loro volta suddivisi tredici sub sistemi). In questo approccio i due sub sistemi di riferimento del polo produttivo appaiono entrambi caratterizzati da un forte defi cit funzionale (tab. 3.9) in un contesto provinciale dove la presenza della Capitale assicura invece un complessivo surplus. L’obiettivo generale indicato dal piano è quello del “potenziamento delle funzioni strategiche e di distribuzione che compenserà l’attesa forte riduzione dell’offerta di funzioni amministrative”, e l’invarianza delle funzioni di mantenimento e produzione. Per le aree territoriali in esame vi è una particolare accentuazione della necessità di colmare il defi cit di offerta, declinata in forme differenti: - Per l’area di Colleferro si fa sostanzialmente perno sugli insediamenti in corso (outlet e parco divertimenti a Valmontone, piattaforma logistica a Colleferro) e sui loro effetti traino, demografi ci ed economici, al fi ne di far giungere il sistema ad un rango metropolitano anche attraverso un rafforzamento delle relazioni con l’area Tivoli-Guidonia; - Per l’area di Palestrina (particolarmente defi citaria) l’accento è posto sui servizi di base “per migliorare le condizioni di vita dei residenti” e i settori più tradizionali (agricoltura e costruzioni); - Entrambi i subsistemi sono compresi tra quelli nei quali “promuovere una crescita accelerata dei servizi alla produzione”.

73 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Anche dal punto di vista insediativo e funzionale il PTPG è declinato separatamente per le due aree prevedendo: - per l’area di Colleferro “l’organizzazione con un’intesa intercomunale della costruzione insediativa policentrica”, prevedendo “un forte sviluppo di attività e funzioni strategiche di interesse metropolitano, da organizzare in modo coordinato”; dal punto di vista funzionale sono individuati due interventi di rilievo provinciale quali il “Parco Strategico Metropolitano – PSM7” e il “Parco Produttivo Metropolitano – PPM4”; - per i “centri prenestini” il rafforzamento della struttura insediativa “a morfologia caratteristica” distinta dalla costruzione urbana di Roma; dal punto di vista funzionale l’indicazione è di “localizzare le sedi di attività produttive di livello provinciale in due aree produttive attrezzate di livello intercomunale una sulla via Casilina in corrispondenza di San Cesareo-Palestrina e l’altra più interna in corrispondenza di -Ponte Orsini”. Dal punto di vista più specifi camente produttivo il piano: - Prevede “il riordino e la qualifi cazione a fi ni di recupero della competitività delle aree di concentrazione delle sedi produttive già presenti nella provincia, favorendo l’organizzazione per ‘parchi di attività produttive’ anche intercomunali, dotati di accessibilità, integrazione a fi liera delle stesse, servizi specializzati e ambientali”. - Ne affi da la promozione alla Provincia e/o agli enti locali interessati d’intesa con la Regione e la attuazione e gestione alla formula dei “consorzi per le aree di sviluppo industriale” o dei “consorzi per le aree industriali attrezzate” … “valutando la possibilità di partecipazione diretta alla realizzazione e gestione delle attrezzature comuni delle stesse imprese”. In alternativa i Parchi “possono essere attuati e gestiti anche attraverso società di scopo miste pubblico-private … avente la forma giuridica o di un consorzio o di un ATI , che esaurirà il suo compito con la progressiva cessione delle quote ai soci privati, fi no alla sua completa privatizzazione”. Nel merito delle attività il PTPG sembra riprodurre gli schemi consolidati della programmazione regionale laziale, enfatizzando una “integrazione funzionale delle attività produttive secondo una linea di maggior specializzazione a fi liera che valorizzi i caratteri propri di ciascun nucleo e sistema economico locale” che non sempre trovano riscontri nell’effettive caratteristiche degli insediamenti produttivi. Tra i sei parchi previsti su scala provinciale rientra, come già segnalato, il PPM4 – parco di attività produttive specializzate - Colleferro – “ambito di attività produttive e miste non inquinanti legate all’industria aeronautica, spaziale e meccanica collegate a piattaforma logistica/center gross/stoccaggio merci”. Il Piano si limita a segnalare “su proposta dei comuni” aree attrezzate per attività artigianali, fi eristiche e di servizio intercomunali tra cui ‘Olevano/Genazzano’ e ‘Colonna/San Cesareo’.

74 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina”

All’ASP-Colline Romane, per l’area dell’omonimo patto territoriale, è affi dato il compito di “svolgere un ruolo di promozione dei programmi di adeguamento degli insediamenti produttivi specializzati” promuovendo patti territoriali e contratti d’area, avviando o partecipando alle conferenze dei servizi, attivando la formazione di società miste, favorendo gli accordi con Università e altri enti di ricerca. In sintesi il piano sembra concentrare le potenzialità di crescita sull’area Colleferro- Valmontone, cogliendo correttamente la portata delle trasformazioni in atto, mentre mantiene un approccio più conservativo per il sistema prenestino senza approfondire particolarmente l’aspetto delle relazioni tra i due.

3.4.3. Il patto territoriale “Colline Romane” e il ruolo dell’ASP Alla fi ne degli anni ’90 nacque l’ipotesi di un patto territoriale che raggruppasse i territori del quadrante sudorientale della provincia di Roma, con la primaria fi nalità di rafforzare le potenzialità autonome di sviluppo del territorio rispetto alle relazioni di dipendenza dalla conurbazione metropolitana romana. L’area di riferimento del patto si presenta estremamente ampia comprendendo comuni che vanno da Albano a Valmontone, da Velletri a Frascati. Fin dalle prime elaborazioni progettuali viene attribuito un ruolo centrale alla promozione dello sviluppo turistico, ancorché affi ancata da altri assi di intervento (agroalimentare, sviluppo PMI, valorizzazioni ambientali, reti tecnologiche). Nel 2001 viene sottoscritto il protocollo d’intesa e creata l’ASP (Agenzia Sviluppo Provincia) società consortile mista con la partecipazione di privati cui sono delegate le attività di programmazione, assistenza e coordinamento. Alla stessa ASP il PTPG attribuisce, come si è riportato nel paragrafo precedente, il compito di organizzare i Parchi Produttivi ricadenti nell’area del patto. Negli anni successivi vengono prodotti diversi documenti di programmazione, anche in base ad una partizione del territorio in ambiti più ridotti, gestiti bandi per interventi di carattere locale, sviluppate procedure semplifi cate per l’approvazione di progetti, svolte attività di consulenza e sostegno progettuale a enti ed operatori locali. Secondo l’analisi effettuata da Reset-forum PA la parte prevalente della progettualità locale supportata è quella relativa al turismo (59% dei progetti) seguita da PMI e artigianato (29%) e agricoltura (11%). I risultati ottenuti dal Patto appaiono certamente rilevanti per quanto concerne il coinvolgimento dei soggetti locali ed il sostegno (procedurale ed economico) a molteplici iniziative di piccola e media dimensione. Al di là della defi nizione delle “vocazioni territoriali” il patto non sembra però orientato a svolgere una funzione di ordinamento e gerarchizzazione dei progetti di medio-grande dimensione né si pone l’obiettivo di individuare le priorità puntuali degli interventi strategici.

3.4.4. Il PSSE del comune di Colleferro e il progetto SLIM Il Comune di Colleferro ha compiuto uno sforzo rilevante con l’elaborazione di un “Piano di

75 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Sviluppo Socioeconomico” elaborato attraverso un processo partecipativo a partire dagli indirizzi programmatici formulati dall’amministrazione comunale e in un quadro di coerenza con gli altri strumenti di pianifi cazione/programmazione esistenti. Il piano parte dal presupposto che: “Le grandi questioni ambientali, sociali, economiche, inquadrate nella programmazione sostenibile (socioeconomica e territoriale) non riguardano solamente la realtà circoscritta di Colleferro, ma un territorio di più vaste dimensioni, che, storicamente, riconosce alla città di Colleferro una centralità in relazione ad un tessuto sociale, economico e produttivo consolidato, dato che il Comune di Colleferro costituisce il centro ordinatore nel sistema dei servizi del territorio della Valle del Sacco e dei Monti Lepini.” Gli “elementi strategici prioritari del sistema produttivo incidenti su Colleferro” individuati sono due: - lo sviluppo della logistica integrata, attuata attraverso la realizzazione dello SLIM; - il sistema aerospaziale, rilanciato mediante l’integrazione tra le attività produttive localizzate a Colleferro e quelle di ricerca ubicate a Frascati. Il progetto dello “SLIM” (Sistema Logistico Integrato Multimodale) è una delle più ambiziose ipotesi di trasformazione dell’assetto produttivo del territorio. Localizzato nel comune di Colleferro, a breve distanza dal casello autostradale A1, dovrebbe occupare un’area di 400.000 mq di superfi cie edifi cabile con l’obiettivo di trattare 2,5 milioni di tonnellate (poco meno del 2% del traffi co regionale) di merci anche grazie alla prevista realizzazione di un raccordo ferroviario con la linea TAV. Il progetto ha preso consistenza a metà del decennio con la sigla nel 2006 dell’accordo di programma tra comune e Ministero delle Infrastrutture che lo dovrebbe inserire nel Piano nazionale della Logistica nell’ambito della Piattaforma Logistica Tirreno Adriatica. Secondo l’amministrazione locale e i promotori l’impianto potrebbe sfruttare i vantaggi di collocazione e collegamento dell’area essendo situato a 17 km dalla diramazione Roma Sud ed a 31 dall’allaccio con l’A24. La prevista realizzazione della tratta autostradale Cisterna-Valmontone rafforzerebbe ulteriormente il carattere di snodo di una pluralità di relazioni. Progettualmente si punta a creare una struttura che vada oltre le funzioni meramente interportuali e possa ospitare molteplici attività di logistica integrata “con elevati contenuti di servizi a valore aggiunto e trattamento delle merci nelle fasi di lavorazione intermedia e fi nale” con un obiettivo occupazionale di circa 500 unità lavorative. La realizzazione di una “piattaforma logistica/center gross/stoccaggio merci” nell’ambito del “Parco di Attività Produttive specializzate” PPM4 di Colleferro è citata, senza particolari approfondimenti, nel capitolo dedicato al “sistema insediativo funzionale” del PTPG della Provincia di Roma. Più strutturate, anche se non del tutto coincidenti con la visione prevalente a livello locale, le indicazioni presenti nel Piano Regionale Trasporto Merci e Logistica defi nito dall’agenzia

76 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina”

Regionale della Mobilità alla fi ne del 2009 che immagina due livelli per la “rete delle piattaforme logistiche a supporto delle imprese laziali”. Del primo livello (raccordo con la rete nazionale) fanno programmaticamente parte le piattaforme di Roma Smistamento e Santa palomba, le altre dovrebbero svolgere funzioni di raccordo con le aree produttive. Tra queste rientra quella di Colleferro che il piano colloca (insieme a Cassino e Fiumicino) tra quelle completabili entro il 2015.

3.5. Opportunità e minacce 3.5.1. La forza del posizionamento La collocazione contigua alla conurbazione metropolitana e l’immediato accesso alla rete autostradale costituiscono un rilevante punto di forza del polo produttivo dal punto di vista della localizzazione di nuove attività come dimostrano gli interventi in corso (polo turistico, centro logistico, area artigiana-industriale) ciascuno dei quali, non a caso, direttamente connesso ad un accesso autostradale. Nel complesso ci si trova, dunque, di fronte ad uno scenario programmatico e progettuale abbastanza ricco e articolato; il punto di debolezza sembra risiedere più che altro nella assenza di una soggettività unitaria che assuma il ruolo di riconnessione dei progetti in corso e dei processi in atto, valutandone l’insieme dell’impatto territoriale e orientando gli interventi complementari in base ad una visione univoca del futuro produttivo dell’area. Gli interventi infrastrutturali in programma a medio termine (collegamento autostradale con l’area pontina, connessione intermodale strada-ferro per le merci) possono costituire un ulteriore rafforzamento del vantaggio localizzativo. Il possibile sviluppo delle relazioni interregionali lungo l’asse autostradale può offrire un’ulteriore opportunità di inserimento, in posizione privilegiata, nella costruzione di un’asse produttivo regionale tangenziale al centro metropolitano, rafforzando la valenza positiva degli elementi di forza: - La dimensione limitata rende possibile un forte livello di interazione tra i soggetti istituzionali, rappresentativi e operativi con l’obiettivo di allargare l’ambito territoriale rispetto al quale commisurare la programmazione locale, le scelte insediative, i progetti di intervento. - La contiguità con la conurbazione metropolitana può non essere un fattore di svuotamento ma, al contrario, un elemento che favorisce la rilocalizzazione di attività e funzioni che soffrono del congestionamento romano. Il punto essenziale sta, probabilmente, nell’assunzione del cambio di paradigma di riferimento che porti a leggere il territorio non più esclusivamente come satellite della metropoli ma come parte del nuovo asse insediativo “tangenziale” che va sempre più defi nendosi lungo la A1, da Orte fi no a Cassino, ed in modo particolarmente sensibile nel tratto centrale. È suffi ciente scorrere l’elenco delle piattaforme logistiche in realizzazione o in progetto segnalate dal PRTML regionale per avere la percezione di come, almeno sul versante della mobilità delle merci, questa nuova confi gurazione si stia sviluppando: su quindici interventi previsti ben

77 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio sette sono collocati direttamente sull’asse autostradale (Orte, Passo Corese, , Fiano Romano, Colleferro, Frosinone, Cassino) ed almeno altri due sono contigui ( e Tivoli). Questi vanno ad aggiungersi ai nodi già esistenti di Anagni e Piedimonte San Germano tanto da porre qualche interrogativi su un rischio di sovrapposizione e sovradimensionamento in assenza di una qualche forma di regolazione programmatica. Parimenti indicativi sono i dati sulla mobilità insediativa delle attività economiche; nel biennio 2005-2007 il numero di unità locali delle imprese dell’industria e dei servizi è aumentato ad un tasso signifi cativamente superiore alla media regionale in comuni come , , Riano, Fiano Romano, Fontenuova, Guidonia, San Cesareo, Palestrina, Artena, Valmontone, Colleferro, Pontecorvo, Aquino, Cassino. Tutti posti lungo la A1 in prossimità di caselli autostradali. La stessa scelta localizzativa dell’outlet (e del prossimo parco) di Valmontone così come quella di Ponzano rispondono alla stessa logica. In questo contesto il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina” si può confi gurare come uno dei segmenti a più alto dinamismo dell’asse mettendo insieme, come in parte sta già avvenendo, un bouquet diversifi cato di attività economiche (dalla produzione aerospaziale iperspecializzata di Colleferro alle medie imprese artigiane di San Cesareo, dalla logistica dello SLIM al parco divertimenti di Valmontone ) in grado di assorbire l’erraticità dei singoli andamenti e di assicurare un percorso relativamente stabile di ripresa produttiva ed occupazionale.

3.5.2. I rischi di disallineamento Il rischio è, d’altra parte, quello di assistere al sommarsi di interventi puntuali che calino sul territorio senza attivare processi di crescita diffusa, anzi scoraggiandoli per via dei possibili effetti di congestionamento. Si ha al momento la sensazione di una dinamica separata tra Colleferro (riconversione industriale ad alta qualifi cazione e interconnessione logistica alle reti lunghe), Valmontone (polarità commerciale-intrattenimento) e San Cesareo (insediamento spontaneo PMI) che forse necessiterebbero una riconnessione. Il focus può essere centrato intorno all’ipotesi di area privilegiata per la rilocalizzazione di attività artigianali/industriali di media dimensione. A favorire tale scenario sta da un lato la facile accessibilità del mercato romano dall’altra la connessione alle reti di collegamento autostradali. Esempi emblematici possono essere imprese artigianali/industriali che nascendo dal lavoro su commessa nel mercato romano espandono la loro attività su scala nazionale. Il rafforzamento del polo produttivo San Cesareo andrebbe poi connesso agli altri processi territoriali fi no al punto di ipotizzare un “urbanizzazione lineare” lungo il segmento autostradale. In questo quadro appare cruciale il potenziamento dell’offerta locale di servizi alle imprese di livello intermedio. Il defi cit osservato in relazione al SLL di Colleferro risulta, infatti, ancora più ampio se si estende l’ambito di riferimento anche all’area di Palestrina e non è un caso che gli operatori dell’area emergente di San Cesareo tendano a non considerare Colleferro come un punto di riferimento, nemmeno per servizi di medio rango.

78 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina”

Altrettanto rilevante è la questione del proseguimento dell’opera di potenziameno della rete infrastrutturale locale, anche attraverso semplici interventi di fl uidifi cazione (raccordi, rotonde etc.) in modo da evitare che i benefi ci della connessione autostradale siano depotenziati dalla debolezza della viabilità locale.

79 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio 7,82 1,75 3,31- 2,5- 3,31- 1,75 7,82 1,7 0,01 4,6- 8,1- 4,6- 0,01 1,7 6,6 5,24 6,6 8,11 5,3 8,11 7,7 1,161 7,7

8002-5002 8002-5002 (%) numero numero occupati Variazione

numero numero occupati (v.a.migl.) (v.a.migl.) Variazione

1,031 3,7 714.6 5,7 2,41 2,41 5,7 714.6 3,7 1,031 2001-2005 var.% reale

Var.% stranieri 2004-2009 2004-2009 2004-2009

0,9 7,7 1,9

su totale pazione pazione Tasso di disoccu- % stranieri % stranieri

Agricoltura Industria servizi totale popolazione popolazione

2009 8,841.21 7,877.41 4,802.1 1,278 9,603 3,92 9,603 1,278 4,802.1 7,877.41 8,841.21

5002 9,54 5,546 5,546 9,54

3,05 1,580.2 1,580.2 3,05

1,105.62 121.041 350.811 114.02 756.1 114.02 350.811 121.041 1,105.62 7 ,64 3, ,64

2001 Totale attività Tasso di Stranieri Stranieri € deflaz. pro capite pro capite pro-capite

9002-4002

9 2 Totale Var.% Var.% Occupati € correnti (v.a. mgl) (v.a. mgl) pro capite pro-capite pro-capite pop totale

mln € mln correnti correnti 32.446 17.848,7 16.330,1 32.446 17.848,7 -1,6 -3,3 23,4 14,4

% pop 0-14

8,8 0,74 0,886 0,74 8,8 0,9 8,94 0,9 5,7 2,15 2,642.2 2,15 5,7

8,7 2005 91 kmq) kmq) mln € mln densità (ab. per correnti correnti pazione pazione Tasso di disoccu- 9002

8,1

8002 34 333,4 14,0 7,8 496.444 8,7 100,8 44

373,3 142,4 13,5 5,3 119.991 6,3 125,2 mln € attività correnti correnti Tasso di Industria Servizi Totale Superficie

2001 (kmq)

2

7,23 7

3 . 78 mln € 1.294 8.055 23.098 e pesca e pesca correnti correnti Occupati Pop 2009 (v.a. mgl) (v.a. mgl)

silvicoltura Agricoltura,

)amoR a )amoR sulcse( oizaL LLS elatoT LLS oizaL sulcse( orrefelloC orrefelloC orref

or r efe e lloC L lloC l l oC oizaL oizaL

LL LLS L

Caratteristiche demografiche (2004- demografiche Caratteristiche

Totale SLL Lazio (inclusa Roma) Roma) Totale SLL Lazio (inclusa 5.678.518 17.0 Totale SLL Lazio (esclusa Roma) Roma) (esclusa Lazio Totale SLL 1.904.949 13. Dinamiche occupazionali (2005-2008) 2009) S Valore aggiunto ai prezzi base(2001- aggiunto ai Valore 2005) S Roma) Totale SLL Lazio (esclusa

Tab. 3.1 – Quadro socioeconomico del Sistema Locale del Lavoro di Colleferro di Lavoro del Locale Sistema – del socioeconomico Quadro 3.1 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

80 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina”

Tab. 3.2 – Scenario Produttivo del SLL di Colleferro al 2007

elatoT eserpmi evitta Rapporto tra Unità locali Addetti dimensione variazione % addetti unità 2007 2007 media numero locali e occupati 2007 addetti 2005- residenti 2007 Indice "autocontenimento Unità locali e addetti delle produttivo" imprese 2005

orrefelloC LLS orrefelloC 369.4 815.61 3,3 7,6 65,0 Totale SLL Lazio (esclusa 3,2 7,9 0,64 )amoR 245.131 940.614 L oiza 034.844 797.585.1 3,5 6,3 0,76

airtsudnI ni osnes otterts )E+D+C( Rapporto tra Unità locali Addetti dimensione variazione % addetti unità 2007 2007 media numero locali industria e 2007 addetti 2005- totale addetti UL 2007 Indice Unità locali e addetti industrializzazione dell’industria 2007

orrefelloC LLS orrefelloC 725 695.4 7,8 6,2 82,0 Totale SLL Lazio (esclusa 7,8 0,7 0,24 )amoR 389.21 144.101 L oiza 863.23 340.612 6,7 1,6 0,14

7002 Addetti unità Addetti unità Esportazioni locali Esportazioni locali totali esportatrici totali esportatrici (% su totale (% su addetti (v.a. mgl €) (v.a.) Lazio) Ruolo dell'export unità locali)

SLL Colleferro 3.503 21,2% 245.578,4 1,8 Totale SLL Lazio (esclusa R )amo 627.37 %7,71 6.543.410 48,6 oizaL 012.892 %8,81 13.477.447 100,0

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

81

Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 16.518 16.518 15.860 15.860 15.483 15.483 14.762 14.762

4 4 sociali e personali personali e sociali

Altri servizi pubblici, pubblici, servizi Altri

O

sociale

4,1 4, 3,3 7,9

Sanità e assistenza assistenza e Sanità N

4 4

Istruzione Istruzione

M

im rese rese p

ricerca, servizi alle alle servizi ricerca,

noleggio, informatica, informatica, noleggio, 0, 12,8

Attività immobiliari, immobiliari, Attività K

4

Attività finanziarie finanziarie Attività 1,81,7 9,7 0,7 9,7 0, 3,1 8,2

J

zioni

6 4

naggio e comunica- e naggio 6, 6, 7,1 2, 6,7 1,8 0,7 10,7 3,3 8,

Trasporti, magazzi- Trasporti, 1.054 278 62 1.610 1.310 538 1.052 293 112 1.533 1.302 496 1.032 284 101 1.651 1.302 509 I

(I+J+K+M+N+O)

31,2 31,2 31,5 Altri servizi servizi Altri

8 8 7

(H) (H)

Alberghi e ristoranti ristoranti e Alberghi

Riparazioni (G) (G) Riparazioni

Commercio e e Commercio Costruzioni (F) (F) Costruzioni 20,712,6 4, 15,8 21,715,8 5,3 29,4 13,4 21,413,4 22,313,8 4, 5,1 30,2 15,0 22,615,0 6, 2.614 3.5772.614 881 4.850 2.194 3.5382.194 815 4.788 2.080 3.3102.080 735 4.879 1.862 3.0501.862 709 4.599 0 0

1, 1, Altre industrie industrie Altre 2 2

7,

Altre manifatturiere manifatturiere Altre

tabacco

0

delle bevande e del del e bevande delle

Industrie alimentari, alimentari, Industrie

DA DA

metalliferi metalliferi

minerali non non minerali

della lavorazione di di lavorazione della

Fabbricaz. di prodotti prodotti di Fabbricaz. DI DI

in metallo metallo in

Fabbricaz. di prodotti prodotti di Fabbricaz.

Metallurgia; DJ

di trasporto trasporto di Fabbricaz. di mezzi mezzi di Fabbricaz. 3,3 11,3 2,9 3,2 6,1 1,1 11,4 3,7 11,4 3,1 3,2 6, 10,5 4,1 10,5 3, 3,2

1.862 544 544 1.862 521 479 1.007 184 1.807 587 587 1.807 500 490 977 165 1.633 628 628 1.633 488 466 1.114 149 DM DM

stretto (C+D+E) (C+D+E) stretto

30,8 30,8 27,8 27,8 28,5 28,5 28,9 28,9 24,4 24,4 Industria in senso senso in Industria 4.596 4.526 4.526 4.478 4.478 4.541 4.541 Settori produttivi (classificazione ATECO 2002)

% sul totale totale sul % 2004 2007 2007 2006 2006 Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 2007 2007 2006 2006 2005 2005 Valori assoluti assoluti Valori 2004

2005 2005 2007 2007 Tab. 3.3 – Distribuzione per settori degli addetti alle UL delle imprese nel SLL di Colleferro (2004-2007) (2004-2007) Colleferro di SLL nel imprese delle UL alle addetti degli per settori – Distribuzione 3.3 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

82 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina” 2001

001=1791 ecidnI 001=1791 1991

0 96 77 66 100 93 133 145 2.612 2.612 100 127 152 127 2001 1971 1981 1971 2001 3.500 100 136 163 249 itulossa irolaV itulossa 1991 215 215 5.010 4.259 10 1.012 1.012 1.440 1.576 1981

1971 Commercio Commercio Altri servizi TOTALE 2.052 1.404 11.036 2.598 1.915 11.740 3.125 2.295 11.870 11.947 100 106 108 108 Manifatturiere 6.496 6. 6.496 Manifatturiere Altre industrie Altre industrie 1.084

Tab. 3.4 – Addetti alle unità locali dell’industria e dei servizi di Colleferro (1971-2001) (1971-2001) Colleferro di servizi e dei dell’industria locali unità – alle Addetti 3.4 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

83 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio 13,7 11,3 17,9 14,0 14,5 totale % sul % sul immateriali 3.275 1.896 3.083 17,0 3.694 3.083 2.846 1.996 servizi funzionali addetti

numero Totale Totale 1,8 1,0 totale % sul % sul

informazione e comunicazione 361 1,5 361 369 290 1,4 290 136 addetti numero Servizi di di Servizi 2,6 3,3 2,3 2,2 totale % sul % sul assicurative finanziarie e 615 285 1,7 222 1,3 222 1,7 285 682 458 300 addetti

528 2,9 254 1,4 1,4 254 2,9 528

numero Attività Attività 9,0 263 1,8 210 1,4 1.802 12,2 12,8 11,4 totale % sul % sul

imprese addetti numero 2.299 9,6 2.299 1.389 8,2 1.389 2.643 2.098 10,3 2.098 1.560 Attività professionali, scientifiche e tecniche, attività amministrative e di servizi supporto alle settori addetti

Velletri 23.905 Civita Castellana Colleferro 16.847 14.827 1.329 Civitavecchia 18.109 2.300 12,7 numero 2.300 Civitavecchia 18.109 Sora 13.722 Formia 20.303

Sistemi Locali del Lavoro Tutti i Rieti 20.606

Tab. 3.5 – Confronto dell’ incidenza dei servizi alle imprese in alcuni SLL del Lazio (2008) (2008) Lazio del SLL alcuni in imprese alle servizi dei incidenza – dell’ Confronto 3.5 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

84 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina”

9,0% 7,3% 21,8% 20,2% 22,1% 12,3% nominale

Variazione %

9.136 19,4% 9.668 17,5% 10.730 14,5% Importo medio per abitante Valore in euro

10,7% 14.358 10,4% 16.283 16,2% 10.770 22,3% 8.179 16,7% 8.193 15,4% 8.103 nominale Variazione %

dichiarazione 22.362 12,7% 20.268 14,9% 20.297 15,4% Valore in euro

Importo medio per

16,9% 27.216 26,7% 19.209 14,7% 29.453 20,3% 19.920 23,8% 20.291 26,7% 19.051 nominale Variazione %

euro Importo Complessivo migliaia di 783.478 31,0% 726.968 23,8%

13.141.903 23,6%

Valore in Valore

48,0%

5,6% 52,8% 59.012.685 7,2% 39,9% 47.298 3,9% 55,30% 44.360.336 3,5% 54,1% 4.104 3,6% 42,6% 6.723 8,6% 43,0% 28.463 7,3% 47,6% Dichiaranti

Numero variazione % %pop Numero variazione 587.678 9,7% 587.678

7,3% 2.168.304 5,4% 350 5,4% 35.817 6,9% 1.506.154 3,8% 1.494 -1,3% 206 10,3% 2.331

381 798 4,0% 392 -0,3% 49,1% 7.806 19,6% 19.912 19,9% 9.781 14,9% 19.912 19,9% 7.806 19,6% 49,1% 392 -0,3% 798 4,0% 5.837 3.045 0,8% 1.299 16,4% 42,7% 23.962 37,3% 18.447 18,0% 7.869 36,2% 18.447 18,0% 23.962 37,3% 42,7% 16,4% 1.299 3.045 0,8% 3.809 7,5% 1.923 14,6% 39.877 50,5% 20.737 29,1% 10.469 12,6% 20,0% 3.474 1.976 4,2% 928 10,2% 47,0% 17.716 27,1% 19.090 15,3% 8.966 22,1% 9.714 14,0% 19.090 15,3% 20.201 14,8% 17.716 27,1% 55.573 36,9% 47,0% 48,1% 10,2% 928 1.976 19,2% 2.751 4,2% 20,1% 5.721 9.392 2,0% 4.455 3,1% 47,4% 89.919 19,7% 20.184 16,1% 9.574 17,3% 20.184 16,1% 89.919 19,7% 47,4% 4.455 3,1% 9.392 2,0% 2008 2005-2008 2008 2005-2008 2008 2008 2005-2008 2008 2005-2008 2008 2005-2008 22.071 2,3% 11.823 3,7% 261.002 53,6% 22.076 18,6% 11.826 14,4% 16,0% 16.877 11,4% 7.439 15,6% 44,1% 150.612 32,6% 20.246 14,7% 8.924 19,1% 20.246 14,7% 150.612 32,6% 44,1% 15,6% 7.439 11,4% 16.877 75.197 13.526 6,7% 5.417 6,6% 40,0% 101.966 25,0% 18.823 17,3% 7.538 17,1% 18.823 17,3% 101.966 25,0% 40,0% 5.417 6,6% 13.526 6,7% 10.606 5,8% 4.584 7,7% 43,2% 91.400 24,6% 19.939 15,7% 8.618 17,7% 19.939 15,7% 91.400 24,6% 43,2% 4.584 7,7% 10.606 5,8% 85.753 9,7% 38.655 14,0% 45,1% 14,0% 38.655 85.753 9,7% 5.626.710 6,1% 2.878.986 6,1% 73.436.111 51,20% 25.508 18,0% 13.051 11,2% 11,2%

2.724.347

Popolazione Romano 4.787 -0,5% 2.389 3,4% 49,9% 45.415 20,0% 19.010 16,1% 9.487 20,6% 19.010 16,1% 45.415 20,0% 49,9% 2.389 Romano 3,4% 4.787 -0,5% Comune Numero variazione % variazione Comune Numero Romano 6.881 4,4% 2.927 9,0% 42,5% 58.151 26,8% 19.867 16,3% 8.451 21,5% 19.867 16,3% 58.151 26,8% Romano 42,5% 2.927 9,0% 6.881 4,4% Cesareo 13.127 12,1% 6.150 19,3% 46,9% 123.997 33,7% 20.162 12,1% 9.446 19,3% 20.162 12,1% 123.997 33,7% Cesareo 46,9% 19,3% 6.150 12,1% 13.127

Totale Provincia di Roma 4.110.035 Lazio

San Zagarolo 7,9% Totale altri comuni provincia di Roma (Roma escluso) 1.224.738 Comune di Roma Totale comuni area "Colli Prenestini" Palestrina 20.894 14,0% 9.952 17,3% 47,6% 208.892 34,9% 20.990 15,1% 9.998 18,4% 20.990 15,1% 208.892 34,9% Olevano Palestrina 47,6% 17,3% 9.952 14,0% 20.894 Cave Colonna 822 Valmontone 14.862 8,6% 6.682 14,6% 45,0% 129.090 33,1% 19.319 16,1% 8.686 22,5% 8.954 21,7% 19.319 16,1% 18.858 17,1% Artena Carpineto 129.090 18.480 33,1% 27,4% Colleferro Gavignano Gorga Segni Valmontone 47,5% 45,0% Totale comuni (prov.Roma) 980 2.064 8,8% SLL Colleferro 14,6% 6.682 4,7% 14.862 8,6% Labico

Tab. 3.6 – Andamento (2005-2008) delle dichiarazioni dei redditi Irpef nei comuni del territorio del comuni nei Irpef redditi dei dichiarazioni delle – (2005-2008) Andamento 3.6 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati www.comunitaliani.it

85 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio Totale Altre servizi attività di onomica (ATECO 2007) 2007) (ATECO onomica sociale sanità e assistenza Istruzione,

attività Attività supporto tecniche, professionali, e di servizi scientifiche e amministrative Attività immobiliari e Attività finanziarie assicurative zione Servizi di e comunica- informazione e al dettaglio, trasporto e all'ingrosso gio, attività ristorazione di alloggio e magazzinag- Costruzioni Commercio

industriali altre attività ed estrattive, manifatturiere

COMUNI Attività nel 2007 nel

Numero addetti residente 058011 - Artena 058034 - Colleferro 058102 - Segni 058110 - Valmontone 060046 - Paliano 058026 - Cave 058073 - 058074 - Palestrina 058114 - Zagarolo 058119 - San Cesareo Totale SLL Lazio escluso comune di Roma 0,158 0,023 0,016 0,048 0,019 0,017 0,022 0,056 0,104 0,031 0,032 0,090 0,048 0,019 0,036 0,019 0,008 0,102 0,035 0,030 0,087 0,037 0,009 0,005 0,001 0,044 0,049 0,003 0,062 0,028 0,005 0,001 0,039 0,006 0,001 0,002 0,026 0,002 0,066 0,030 0,003 0,058 0,005 0,002 0,003 0,033 0,001 0,004 0,002 0,004 0,004 0,002 0,003 0,001 0,035 0,000 0,007 0,001 0,001 0,015 0,001 0,007 0,002 0,025 0,007 0,003 0,010 0,001 0,013 0,011 0,005 0,002 0,001 0,008 0,002 0,010 0,001 0,014 0,005 0,003 0,020 0,008 0,006 0,004 0,006 0,018 0,008 0,346 0,011 0,148 0,002 0,004 0,183 0,004 0,222 0,005 0,003 0,090 0,123 0,004 0,217 0,003 0,006 0,003 0,005 0,004 0,192 0,084 0,160 0,090 058011 - Artena 058034 - Colleferro 058102 - Segni 058110 - Valmontone 060046 - Paliano 058026 - Cave 058073 - Olevano Romano 058074 - Palestrina 058114 - Zagarolo 058119 - San Cesareo Totale SLL Lazio escluso comune di Roma Rapporto tra addetti alle unità locali e popolazione 3.457 304 137.842 227 178 115 89.859 490 844 745 246.288 448 1.963 13.285 370 173 81 248 636 1.466 371 283 145 14.247 112 349 1.202 297 402 7.452 287 36 481 7 1.276 419 122 72.025 10 310 4 722 16 529 46 27.702 30 68 62 22.653 18 19 15 25 631.354 32 16 33 755 129 11 4 19 211 12 32 4 24 94 42 293 63 93 389 27 7 70 114 313 19 63 7.565 228 177 63 84 24 50 95 44 66 2.646 1.957 18 123 48 36 49 29 30 3.693 1.768 838 835 57 66 30 1.981 1.443 866

Tab. 3.7 – 3.7 Tab. ec attività per settore di polo del comuni principali nei servizi e dei dell’industria imprese delle Caratteristiche Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

86 3. Il polo produttivo “Bretella Sud – Casilina” 61 98 27 4 4 2

Totale

11

8 5

Altri servizi

1

1

1

e acque depurazione

Smaltimento Smaltimento

1

1

di vicinato Commercio Commercio

1 71 2

21 1

grande

distribuzione

1

2 1

1 71 1 31 3

Costruzioni Trasporti Media e Trasporti Costruzioni Media

2 2

lav. legno Fabbr. e prodotti in

Settori produttivi

2 2

Industrie alimentari

2

1

4 3

tessili Industrie

3 3

e plastica

1

7 8

6 5 2 1

1 1 Meccanica Elettronica Chimica/Gomma Meccanica Elettronica

2

5

5 e non metalli Fabbr. e lav. metalli lav. metalli

GIURIDICA GIURIDICA ELAT elacoL A individuale 7 3 1 1 2 .c.n.S . .l.r. s . . p a.S OT . S S

Nazionale Internazionale FORMA 2 Ditta 3 1 11 6 11 2 3 2 15 2 14 3 2 62 3 MERCATO

Tab. 3.8 – Distribuzione per settori, mercati di riferimento e forma giuridica delle imprese del Consorzio San Cesareo San Consorzio del imprese delle giuridica e forma riferimento di mercati per settori, – Distribuzione 3.8 Tab. Fonte: Indagine Censis 2010

87 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Tab. 3.9 – Squilibri funzionali nelle aree di riferimento del polo “Bretella Sud”

Subsistema Colleferro Subsistema Palestrina Totale provincia 1991 2001 1991 2001 1991 2001 (differenza % tra offerta e domanda di funzioni)

Mantenimento -0,9 -10 -22,9 -28,5 2,6 5,6 (commercio, scuola,sanità)

Produzione -39,2 -34,2 -45,5 -40,1 -53 -54,7

Distribuzione -44,5 -58,5 -69,3 -69,7 96,3 68,7

Amministrative -66,8 -64,1 -65,4 -73,9 151,2 129,8

"Strategiche" -73 -13,7 -59,9 -71,3 84,2 83,5 (direzionalità, univ. Ricerca, servizi, turismo)

Totale -44,9 -36,1 -52,6 -56,7 56,3 46,6

Fonte: Provincia di Roma, Piano Territoriale Provinciale Generale

88 4. Il polo produttivo Reatino

4.1. Sintesi Composizione del tessuto produttivo - Benché gran parte delle attività industriali siano ad oggi tuttora concentrate nel nucleo di Rieti-Cittaducale appare opportuno assumere come riferimento l’intero territorio provinciale sia per tener conto dei processi evolutivi sia perché è questa la dimensione di riferimento per i soggetti istituzionali e di rappresentanza. Dal punto di vista analitico, d’altra parte, la distinzione tra l’area centrale della provincia che fa capo al capoluogo (i 44 comuni del SLL di Rieti) e quella occidentale della Sabina appare fondamentale per cogliere la diversità di caratteristiche e dinamiche. - Dal punto di vista delle documentazioni statistiche mentre l’area di Rieti appare solida (con un valore aggiunto pro capite superiore alla media regionale extraromana, ed un basso tasso di disoccupazione) ma statica (assenza di crescita demografi ca, stabilità del numero degli occupati) quella Sabina risulta debole (basso valore aggiunto pro capite) ma dinamica (crescita degli abitanti e degli occupati residenti) (tab. 4.1). - Approfondendo l’analisi del tessuto produttivo emergono però caratteri non banali della rilevante concentrazione industriale reatina (poco meno di 5.000 addetti) tra i quali non vi è certamente la staticità (tab. 4.2). Essa è, come indica anche il confronto intercensuario, il prodotto di cicli lunghi nei quali si sono alternate fasi di crescita e depressione che ne hanno ogni volta radicalmente modifi cato la composizione settoriale e la struttura. - Gli anni ’90 sono stati indubbiamente un periodo fortemente critico, per l’industria e per l’economia reatina. Gli addetti alle unità locali delle imprese industriali si sono ridotti dagli 8.500 registrati su base provinciale nel ’91 a meno di 7.000 nel 2001.

89 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

La caduta però non ha riguardato tanto il comparto meccanico-elettronico divenuto, grazie anche agli insediamenti simbolo della Texas Instruments e della Telettra, il core industriale negli anni ’70 (che tuttavia ha subito una riconfi gurazione settoriale e organizzativa) quanto ciò che residuava dei settori preesistenti (abbigliamento, carta, mobili, ceramica) (tab. 4.3). È nella prima parte degli anni 2000 che il disimpegno dei soggetti imprenditoriali esterni determina la crisi dei grandi insediamenti simboleggiata dalle vicende, peraltro assai diverse nei percorsi e negli esiti della Ritel e della EEMS-Solsonica. - Gli anni 2000, almeno fi no alla crisi internazionale, non possono però essere visti esclusivamente nella chiave drammatica della crisi dei grandi insediamenti industriali. Sono, almeno secondo i dati statistici disponibili, gli anni in cui l’economia reatina reagisce alla spirale recessiva (che aveva portato il valore aggiunto per abitante provinciale a scendere nel 2001 sotto la soglia del 70% di quello medio italiano, ovvero ai limiti del sottosviluppo relativo) per imboccare un percorso di crescita tra i più sostenuti di tutto il panorama nazionale (tab. 4.5). - A trainare questo recupero sono in primo luogo le costruzioni ed il commercio (la cui crescita è in parte connessa al boom demografi co della Sabina) ma appare signifi cativa anche la crescita (di produzione e di produttività) dei servizi fi nanziari e professionali prevalentemente localizzati nel capoluogo (tab. 4.4 e 4.6). L’ampiezza della crescita registrata dalle statistiche Istat confl igge con la percezione presente sul territorio; essa però risulta sostanzialmente confermata anche da fonti indirette come i dati sui lavoratori dipendenti dell’INPS e quelli sulle dichiarazioni dei redditi IRPEF (tab. 4.7 e 4.9). I primi, peraltro, evidenziano (tab. 4.8) anche la consistenza dei processi di riorganizzazione imprenditoriale nell’ambito dei principali comparti industriali (forte turnover delle imprese e dei dipendenti); mentre i secondi segnalano la particolare crescita dei redditi nell’area occidentale che partiva tuttavia da livelli particolarmente bassi. - Questo insieme di elementi di dinamismo non possono comunque far dimenticare i persistenti elementi di criticità ben esemplifi cati dal crollo dell’export e dalla crescita della cassa integrazione. - L’evoluzione delle presenze produttive nell’area Rieti-Cittaducale del Consorzio Industriale rifl ette le trasformazioni avvenute nella economia provinciale. Oggi accanto agli insediamenti storici (Telettra-Ritel, Texas-EEMS, Lombardini, Cremonini-Montana) è presente un nucleo di imprese specializzate (pompe dosatrici) e proiettate sui mercati esterni oltre ad una rete di presenze artigianali, commerciali e di servizi privati e pubblici (tab. 4.10). L’area dimostra, cioè, una propria vitalità e una capacità di riproporsi come luogo di concentrazione funzionale di attività produttive in costante evoluzione.

90 4. Il polo produttivo Reatino

Relazioni Territoriali - A partire dalle delimitazioni operate dall’Istat dei “Sistemi Locali del Lavoro” (tab. 4.11) si può ricostruire l’articolazione dell’ampio quanto poco densamente popolato territorio reatino in un area centrale (che comprende una quarantina di comuni tra cui il capoluogo) ed in alcune aree di “confi ne” come quella di Fara in Sabina (proiettata verso Roma), di (relazionata con il SLL locale di Avezzano) e di . - Solo l’area centrale ha una defi nizione da sistema territoriale, con un centro ordinatore costituito da Rieti in grado di offrire un’offerta di servizi di rango quasi urbano (tab. 4.12). - L’area corrispondente al SLL di Fara in Sabina (peraltro comprendente diversi comuni della provincia di Roma e articolata al suo interno in relazione alle ‘porte di accesso’) appare defi nita essenzialmente in funzione della sua facilità di relazione con Roma. Tradizionalmente caratterizzata dall’elevata qualità delle produzioni agricole è stata interessata nell’ultimo decennio da un vero boom demografi co indotto sia dalla fl uidifi cazione del collegamento autostradale che dalla attivazione di un collegamento ferroviario di tipo metropolitano con Roma (tab. 4.13). - Le altre relazioni extralocali sembrano essere al momento allo stato di potenzialità inespresse, sia sul fronte dell’Alto Lazio (possibili sinergie tra i sistemi produttivi e delle potenzialità turistiche con Viterbo) sia su quello della linea trasversale - Rieti-L’Aquila bloccata nelle sue potenzialità dai limiti infrastrutturali e dei servizi di collegamento. - La proiezione internazionale del sistema produttivo ha subito un forte ridimensionamento quantitativo con il crollo dell’export elettronico nell’ultimo decennio, ma anche una riarticolazione qualitativa che potrebbe aprire, se adeguatamente supportata, qualche nuovo scenario.

Soggettività e Progettualità - Il rischio della deindustrializzazione è stato fi nora contenuto grazie alla vitalità delle esperienze imprenditoriali ma anche grazie alla determinazione dei soggetti istituzionali (Camera di Commercio, Provincia, amministrazioni locali e la stessa Prefettura) e sociali (organizzazioni sindacali e imprenditoriali) di livello provinciale nonché alla presenza di un soggetto “dedicato” come il Consorzio Industriale. - È intorno al livello provinciale che si sono organizzate rifl essioni, defi nite proposte, lanciate iniziative. L’elaborazione negli scorsi anni del Patto per lo Sviluppo, alla fi ne siglato dall’insieme dei soggetti rilevanti del territorio, rappresenta un esempio positivo della diffi cile opera di condensazione di interessi e rivendicazioni. - La natura del documento è tuttavia tale da non aver permesso lo sviluppo di analisi

91 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

particolarmente innovative e da aver determinato una diffi coltà nell’effettiva selezione delle priorità. Rispetto alle crisi industriali l’enfasi è posta sugli strumenti di sostegno straordinario mentre la puntuale elencazione delle necessità infrastrutturali è accompagnata dalla attenzione posta allo sviluppo turistico ed alla tutela ambientale. - La peculiare rilevanza del livello provinciale, dovuta alla modesta dimensione demografi ca complessiva, a fronte di una notevole vastità territoriale e frammentazione amministrativa, si rifl ette anche nel ruolo assunto dalla locale CCIAA che ha operato con continuità sui diversi fronti: sostegno alle imprese, promozione del territorio, concorso ai progetti condivisi di sistema. - Il Consorzio Industriale ha svolto una funzione di particolare importanza riuscendo a sovrapporre alla natura formale di ente pubblico, formalmente responsabile di specifi che competenze programmatorie e gestionali, il ruolo sostanziale di soggetto di raccordo e promozione di iniziative di trasformazione territoriale. - La realizzazione del “polo logistico” di Passo Corese appare oggi l’intervento cruciale, non solo per le dimensioni – di per sé rilevanti – dell’investimento in sé e delle sue dirette ricadute occupazionali ma anche per il rafforzamento delle dinamiche di sviluppo territoriale che può determinare.

Opportunità e minacce - La provincia di Rieti ha saputo evitare di cadere, all’inizio di questo decennio, in una spirale depressiva (indotta dalla staticità demografi ca e dalle crisi industriali) che rischiava di farla cadere in una condizione di vero e proprio sottosviluppo. - Il rilancio demografi co della Sabina (con gli immediati impatti sui settori dell’edilizia e del commercio), i percorsi di riorganizzazione endogena di alcuni importanti settori del nucleo industriale reatino, la qualifi cazione dell’offerta dei servizi nel capoluogo e la difesa della qualità delle produzioni agricole hanno consentito una inversione di tendenza ed il dispiegamento di una signifi cativa fase di crescita (fi g. 4.1). - Restano d’altra parte presenti i fattori di rischio puntualmente elencati dai più autorevoli studi sull’economia locale (incertezza su alcune crisi industriali a partire dalla Ritel, caduta dell’export elettronico, segnali di affaticamento dei settori congiunturalmente trainanti come l’edilizia, debolezza patrimoniale del sistema delle PMI, modesta dimensione complessiva e squilibri interni) resi più pericolosi dalle incertezze economiche generali. - Rispetto a tale situazione sarebbe tuttavia fuorviante limitarsi ad un ritorno all’atteggiamento difensivo del rivendicazionismo da area depressa. Certamente va tenuta alta la tensione sulla richiesta ai livelli di governo più elevati (Stato e Regione) per gli interventi sulle infrastrutture e sui servizi di collegamento relativi in particolare

92 4. Il polo produttivo Reatino

alle direttrici Rieti-A1 e Terni-Rieti-L’Aquila e sulla individuazione di soluzioni per le più rilevanti crisi aziendali. Così come appare oltremodo opportuna la mobilitazione costante per evitare ritardi nella realizzazione del “polo logistico” che gioca parte del suo successo proprio sul tempismo della realizzazione (vi sono ben otto realtà o ipotesi simili lungo i 180 km della A1 da Orte a Cassino). - Va tuttavia animato un supplemento di rifl essione per comprendere come supportare al meglio i processi di riorganizzazione industriale in corso e vanno probabilmente ripensate le caratteristiche del Sistema Produttivo Locale dell’Innovazione classifi cato a livello regionale esaminandone le possibili sinergie con il Parco Scientifi co e Tecnologico, l’APQ ricerca, il progetto Città della Scienza.

4.2. Composizione del tessuto produttivo 4.2.1. La delimitazione del polo Nella delimitazione del polo produttivo reatino effettuata nel primo rapporto Censis- Unioncamere sono stati inseriti 16 comuni, tutti appartenenti alla provincia di Rieti e distribuiti tra i sistemi locali del lavoro di Rieti e di Fara in Sabina. Del polo produttivo, in particolare, fanno parte i quattro comuni maggiori (Rieti, Cittaducale, Fara in Sabina e Poggio Mirteto) che assorbono la quota più consistente delle attività produttive (misurate attraverso gli addetti alle unità locali) della provincia. Appare quindi del tutto ragionevole, in questo caso, assumere come ambito di riferimento la dimensione provinciale, pur considerando con attenzione le articolazioni territoriali. Non solo perché questo facilita il recupero di dati aggiornati utili ai fi ni dell’analisi ma anche perché, come si vedrà nella terza parte, l’identifi cazione con la dimensione provinciale è fortemente sentita dai soggetti che su di essa anche le elaborazioni progettuali. Nella seconda parte saranno, peraltro, meglio riconsiderate le dinamiche dell’articolazione territoriale anche al di là di quelle in parte da riconsiderare, fi ssate in base ai dati del censimento 2001 che ha portato all’individuazione di tre sistemi locali del lavoro (Rieti, Fara in Sabina e Magliano).

4.2.2. Il quadro socioeconomico Come è noto il territorio della provincia di Rieti si caratterizza per la sua bassa densità demografi ca (58 ab per kmq), l’elevata frammentazione amministrativa (73 comuni, solo 4 dei quali con popolazione superiore ai 5.000 ab.) che si traduce, nonostante l’ampia estensione, nella modesta dimensione, demografi ca ma anche economica, in termini assoluti. Tuttavia questa dimensione provinciale appare del tutto congrua sul versante della concezione e attuazione di politiche di sviluppo locale, dove semmai potrebbe presentarsi il problema opposto e cioè quello della eccessiva estensione territoriale. Come anticipato in precedenza, peraltro, tale dimensione corrispondendo con quella

93 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio degli enti esponenziali rappresentativi della popolazione e delle imprese (Amministrazione Provinciale e Camera di Commercio) nonché delle organizzazioni associative è la dimensione cui si rapporta la produzione progettuale ed il sistema di relazione tra i soggetti. Dal punto di vista dell’analisi è tuttavia utile avvalersi della distinzione in Sistemi Locali del Lavoro anche al fi ne di evidenziare le diverse caratteristiche, e la diverse dinamiche, dell’area reatina e di quella collocato intorno a Fara in Sabina (tab. 4.1). Il SLL di Rieti è uno dei più vasti d’Italia comprendendo 44 comuni e quasi 2.000 kmq e poco più di 100.000 abitanti. Si tratta di un sistema “territoriale”, che si avvicina al profi lo di sistema urbano solo per le elevate dotazioni di servizi amministrativi e funzionali che il ruolo di capoluogo di provincia conferisce a Rieti e per la concentrazione industriale localizzata tra la stessa Rieti e Cittaducale. Nel suo insieme è un’area demografi camente statica dove la crescita della popolazione nell’ultimo quinquennio non ha superato il 2,7% contro una media di riferimento regionale (riferita ai SLL laziali ad esclusione di quello metropolitano di Roma) quasi doppia (5,3%). Dal punto di vista economico, invece, gli indicatori relativi alla prima parte del decennio non sono affatto negativi; il valore aggiunto per abitante superava nel 2005 i 21.300 euro ed era quindi largamente superiore alla media di riferimento (17.849 euro), anche il tasso di crescita rispetto al 2001 del valore aggiunto complessivo (+19,0%) risultava molto elevato grazie all’ottimo andamento dei servizi (+27,8%) che ha compensato la staticità dell’industria (-1,1%) ed il calo dell’agricoltura (-5,0%). Meno brillanti le performance sulle condizioni occupazionali dei residenti riferite al periodo 2005-2008. Il tasso di disoccupazione (prima della crisi) si mantiene molto basso (6,4% nel 2008 contro una media regionale extrametropolitana dell’8,8%) ma questo avviene anche grazie alla staticità demografi ca e alla tendenziale diminuzione della quota di popolazione attiva (scesa dal 47,6% del 2005 al 45,8% del 2008). Completamente diverso lo scenario nel SLL “sabino” che comprende i comuni di Fara in Sabina, Poggio Mirteto e altri 17 comuni della provincia di Rieti nonché 9 comuni della Sabina Romana per una popolazione totale di poco meno di 60.000 abitanti su una superfi cie di 547 kmq. Sostanzialmente priva di un centro ordinatore l’area è attraversata da un rilevante processo di trasformazione dovuto al rafforzamento dei collegamenti (stradali e ferroviari) con Roma che sta determinando una rilevante crescita demografi ca (+9,1% nel solo quinquennio 2004-2009) progressivamente tradottasi in crescita economica. I dati sulla crescita del valore aggiunto prodotto nel quinquennio 2001-2005 sono eclatanti (+26,8%, uno degli incrementi più sostenuti di tutto il territorio regionale) tuttavia il livello assoluto del valore aggiunto procapite rimane estremamente modesto (9.730 euro nel 2005, poco più della metà della media regionale di riferimento). È vero che il numero degli occupati residenti risulta in forte crescita (da 20.300 del 2005 a 22.000 nel 2008) ma tale incremento sembra dovuto più al trasferimento di residenza di occupati altrove (in primo luogo a Roma) che alla crescita di attività locali.

94 4. Il polo produttivo Reatino

4.2.3. L’articolazione produttiva e le concentrazioni industriali La forte differenziazione tra i due contesti territoriali si manifesta anche nelle articolazioni produttive (tab. 4.2). Nelle 7.253 unità locali delle imprese dell’industria e dei servizi ubicate (al 2007) nei comuni del SLL reatino risultano concentrati 20.747 addetti contro i 6.691 addetti delle 3.329 unità locali dell’area Sabina. Ad ulteriore conferma di quanto accennato in precedenza sul carattere prevalentemente residenziale l’area del SLL di Fara in Sabina risulta caratterizzata da un rapporto particolarmente basso (0,33) tra addetti alle imprese extra-agricole e occupati residenti. Lo scarto è ancora più netto per quanto concerne la presenza industriale sostanzialmente concentrata nell’area reatina (ed in particolare tra i comuni di Rieti e Cittaducale) dove nel 2007 risultavano ubicate 684 unità locali con 4.885 addetti ed una dimensione media di 7,1. La presenza industriale nell’area di Fara in Sabina, oltre che quantitativamente più limitata (900 addetti) appare molto più orientata verso la piccola scala locale (la dimensione media delle unità non supera i 2,7 addetti e l’export è pressoché assente). L’esame della serie storica dei dati censuari restituisce una visione non banale del lungo percorso della industrializzazione del reatino (tab. 4.3). Nel 1951, a pochi anni dalla fi ne della guerra, venivano infatti censiti in provincia 6.044 addetti alle unità locali delle imprese manifatturiere, concentrati prevalentemente nell’industria chimica (quasi 1.700), dell’abbigliamento (poco meno di 1.300) e alimentare (poco più di 1.000). Questa presenza tutt’altro che trascurabile derivava dalle operazioni di localizzazione effettuate durante il ventennio anteguerra, ed in particolare quelle della CISA VISCOSA (“Supertessile”) e della Montecatini. La preesistenza di insediamenti industriali non favorì, tuttavia, l’aggancio spontaneo del territorio alle grandi dinamiche dello sviluppo industriale. Nei successivi venti anni, infatti, si osserva una riduzione complessiva (5.609 addetti nel ’61 e 5.793 nel ’71) ed un primo riorientamento settoriale. Nel ’71 l’abbigliamento risultava dimezzato (poco più di 500 addetti) e il chimico notevolmente ridimensionato (meno di 1.100) mentre si insediava il settore meccanico passando dai 769 addetti del ’61 ai 1.638 del ’71. È però negli anni ’80 e ’90 che l’industria reatina cambia radicalmente profi lo crescendo quantitativamente (fi no a sfi orare gli 8.500 addetti) e specializzandosi. Dietro la crescita statistica del comparto “meccanico” (che raggiunge i 3.400 addetti nell’81 ed i 4.000 nel ’91) c’è l’insediamento e lo sviluppo, nell’ambito del consorzio industriale istituito nel 1965, di realtà industriali tecnologicamente innovative (dalla Texas Instruments alla Telettra). Tra i settori preesistenti mantiene una presenza signifi cativa solo l’alimentare (circa 1.300 addetti) mentre la chimica subisce un tracollo scendendo a meno di 450 addetti. La crisi degli anni ’90 interrompe il processo di industrializzazione; gli addetti alle unità locali industriali scendono nel 2001 sotto quota 7.000 e l’impatto principale è sui grandi impianti. All’inizio degli anni ’90, infatti, la realtà reatina si caratterizzava per un forte livello di concentrazione; le 6 unità locali con oltre 250 addetti (su 924) assorbivano da sole più

95 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio di un terzo degli addetti al manifatturiero (2.620). Nel 2001 le UL di grande dimensione si erano ridotte a 4 e gli addetti a 1.554. Appare interessante sottolineare come, nell’ambito del complessivo declino, si manifesta negli anni ’90 una risposta fondata sulla “diffusione” dell’esperienza imprenditoriale industriale; le unità locali manifatturiere presenti in provincia crescono infatti da 620 del 1991 a 687 nel 2001. Almeno dal punto di vista statistico, tuttavia, l’impatto prevalente della contrazione degli anni ’90 non ha riguardato il settore meccanico, core business dell’economia manifatturiera locale. Il comparto ha mantenuto nel suo complesso la sua dimensione, anche se si è riconfi gurato con la crescita dei segmenti relativi alle “apperacchaiature per la distribuzione e il controllo dell’elettricità” e degli “strumenti di misurazione e controllo” a scapito della tradizionale produzione di apparecchi per le comunicazioni. A subire il colpo più duro durante gli anni ’90 è stato ciò che restava dell’industria dell’abbigliamento e dei settori “secondari”come la fabbricazione di carta (-100 addetti), della ceramica (-200 addetti), dei mobili (-200). L’ampio spettro dei settori coinvolti dal ridimensionamento sembra indicare una fragilità complessiva del tessuto insediativo locale a fronte della stagnazione dell’economia nazionale. Paradossalmente è stato, invece, proprio il settore più investito dalle trasformazioni tecnologiche e imprenditoriali a reggere meglio; almeno negli anni ’90, perché nel nuovo decennio lo scenario cambia ancora. I dati riferiti allo specifi co del SLL di Rieti (tab. 4.4) da valutare con qualche accortezza nel confronto tra fonte censuaria e archivio Istat-Asia utilizzato per gli anni 2004-2007) indicano il perdurante declino del settore industriale che ha perso in questo decennio un ulteriore migliaio di addetti a fronte di una crescita del resto dei settori di oltre 2.000 unità. Le dinamiche 2004-2007 mostrano la concentrazione delle diffi coltà proprio nei segmenti forti, a partire da quello delle “apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche”. Ciò corrisponde, d’altra parte alle ben note situazioni di crisi – o di riconversione – dei grandi impianti del settore. Il caso di maggior rilievo, ma non l’unico, è quello della RITEL, l’impresa costituita nel 2006 per rilevare le attività che l’Alcatel aveva, a sua volta, incorporato nei primi anni ’90 attraverso l’acquisizione dal gruppo FIAT della Telettra. Quest’ultima è stata un’importante azienda italiana di strumenti per la telecomunicazione, presente in provincia di Rieti con un importante centro produttivo e di ricerca, e poteva essere considerata una delle punte del processo di reindustrializzazione fondato sull’elettronica sviluppato negli anni ’70-’80. Il passaggio della azienda alla multinazionale Alcatel ha, in qualche modo, marginalizzato l’attività della sede reatina fi no ad arrivare, a metà di questo decennio, alla scelta della dismissione ed alla conseguente individuazione di un nuovo assetto proprietario che avrebbe dovuto gestire le attività produttive (215 addetti) sulla base di uno specifi co piano industriale e dell’impegno trasferire commesse da parte della stessa Alcatel e di Finmeccanica. Parallelamente una diversa società avrebbe dovuto rilanciare l’area R&D che contava, a sua volta, 50 addetti. Nonostante le premesse già alla fi ne del 2007 si evidenziavano “ritardi nella implementazione

96 4. Il polo produttivo Reatino delle nuove attività produttive” della RITEL e ritardi nella costituzione della società consortile per le attività di R&D. La situazione è poi andata progressivamente peggiorando fi no allo scenario attuale che vede l’azionista maggioritario intenzionato ad abbandonare e la ricerca faticosa di un nuovo assetto e di un nuovo progetto produttivo. Signifi cativamente diverso il caso della EEMS-SOLSONICA erede locale dell’altro grande insediamento elettronico, quello della Texas Instruments, che trasformatasi in una piccola ma dinamica realtà internazionale (peraltro quotata alla borsa italiana nel segmento STAR) a fronte dello spostamento in Asia della produzione di semiconduttori ha attivato a Rieti la produzione di celle e moduli fotovoltaici riuscendo così a mantenere, pur se in dimensioni ridotte, una presenza produttiva sul territorio. D’altra parte il processo di “diffusione produttiva” già segnalato con riferimento agli anni ’90 sembra reggere (almeno fi no alla crisi complessiva del 2008-2009). Il numero di unità locali industriali nel SLL di Rieti è rimasto infatti sostanzialmente lo stesso del 2001.

4.2.4. La crescita del decennio 2000 Benchè si trovi tuttora relegata nella parte bassa delle classifi che delle province italiane per ricchezza prodotta (al 2007 risultava 67ma nella graduatoria del valore aggiunto per abitante con un importo corrispondente al 87,7% del valore medio nazionale) Rieti, secondo le elaborazioni Istat relative ad occupazione evalore aggiunto nelle province, ha fatto registrare negli anni precedenti la crisi complessiva del 2008 una notevole crescita economica (tab. 4.5) che appare tanto più sorprendente se rapportata all’ulteriore aggravamento della crisi dei grandi insediamenti industriali. Nel 1997, infatti, il valore aggiunto per abitante era appena il 76,2% della media nazionale e Rieti si collocava al 75° posto della graduatoria. Quattro anni più tardi, nel 2001, la situazione relativa era ulteriormente peggiorata, essendo il valore aggiunto per abitante sceso al 69,5% della media nazionale, uno scarto di dimensioni tali (quasi un terzo) da prefi gurare una condizione di “sottosviluppo relativo” rispetto al quadro nazionale. Tra il 2001 ed il 2007 (con particolari accentuazioni nei bienni 2001-2003 e 2005- 2007) la provincia ha imboccato un percorso di crescita, per molti versi imprevisto, che la ha portata al recupero di una parte consistente del gap rispetto alla media nazionale; la crescita nominale del valore aggiunto per abitante è stata, infatti, del 31,8% in termini reali, la più elevata tra tutte le provincie italiane e tanto più clamorosa in quanto collocata in un contesto nazionale di sostanziale staticità. A guidare la ripresa sono stati i servizi ed in particolare il commercio, i servizi a contenuto professionale e l’edilizia. Il valore aggiunto complessivamente prodotto da commercio, turismo, trasporti e comunicazioni è cresciuto in termini reali del 74,4% (4.000 unità di lavoro in più) quello delle attività fi nanziarie e professionali del 71,6% (1.500 unità di lavoro in più) quello dell’edilizia del 61,9% (2.000 unità di lavoro in più) (tab. 4.6). La parzialità dell’impatto occupazionale (gli occupati interni crescono, passando da

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43.400 a 52.100, ma non proporzionalmente all’aumento del valore aggiunto) è l’altra faccia di una straordinaria crescita di produttività che emerge dalle statistiche. Il valore aggiunto per unità di lavoro aumenta (sempre tra il 2001 ed il 2007) in termini reali, infatti, del 20,4% mentre su scala nazionale rimane sostanzialmente stazionario. Questo sorprendente andamento proietta la provincia di Rieti nella parte alta della graduatoria nazionale delle province per “valore aggiunto per unità di lavoro” ed ai vertici assoluti di quella riferita allo specifi co settore dei servizi professionali e fi nanziari. Anche nel settore più tradizionale, quello dell’agricoltura, che in provincia di Rieti si caratterizza per produzioni di elevata qualità, si è registrata, pur in presenza di una fi siologica contrazione della dimensione complessiva, una eccellente crescita di produttività con un aumento del valore aggiunto per unità di lavoro che ha superato il 40%. Lo sviluppo fantasma degli anni duemila non sembrerebbe quindi essere stato solo il recupero parziale di uno storico ritardo, facilitato dalla stagnazione nazionale ma il frutto di un processo, forse non completamente consapevole, e non privo di prezzi sociali nella sua parte percepibile, di radicale ristrutturazione produttiva. I dati Istat sul valore aggiunto provinciale trovano elementi di conferma in altre fonti: - Elaborando i dati dell’Istituto Tagliacarne sui tassi di incremento nominale del PIL provinciale si riscontra che Rieti si colloca, con riferimento al periodo 2001-2007, al secondo posto della graduatoria nazionale (preceduta solamente da Grosseto) con una crescita del 40,3% a prezzi correnti enormemente più ampia della media nazionale (23,6%) che, però, si interrompe bruscamente nel 2008. - I dati relativi alle imprese con dipendenti riportati dall’INPS (tab. 4.7) indicano un incremento, nel periodo 2003-2007, del 15,8% del numero delle imprese e dell’11,6% del numero dei dipendenti contro delle variazioni nazionali rispettivamente dell’8,8% e del 10,1%. Particolarmente accentuata, secondo l’INPS, la crescita delle imprese con meno di 50 dipendenti il cui saldo attivo è di quasi 500 unità. I dati INPS forniscono anche un’indicazione sulla distribuzione settoriale della crescita della prima parte del decennio. In particolare si conferma il ruolo svolto dai settori dell’edilizia e del commercio, ma anche dei servizi sociali e delle attività di trasporto. Nell’ambito dell’industria le rilevazioni evidenziano la caduta verticale della chimica cui si contrappone il progresso di altri settori. Sempre dalla stessa fonte emergono informazioni interessanti sugli aspetti quantitativi della ridefi nizione, ancora in corso nel periodo 2003-2007, del settore “metalmeccanico” in senso lato (cioè comprensivo di elettronica, meccanica di precisione etc.) dove si passa dalle 171 imprese registrate a fi ne 2003 alle 190 di fi ne 2007 con una crescita del numero di dipendenti da 2.832 a 2.938. Questi saldi positivi sono però il frutto di rilevanti movimenti in uscita e in entrata; nel corso dei cinque anni, infatti, cessano l’attività (o si trasformano) 83 imprese e se creano (ex novo o per trasformazione) ben 104. Le cessazioni di attività,

98 4. Il polo produttivo Reatino prevalentemente relative a piccole imprese hanno determinato la perdita di 233 posti di lavoro dipendente. Ben più rilevante è stato l’effetto negativo della riduzione di addetti di imprese che hanno continuato ad esistere la cui somma di fl ussi annui porta alla cifra di 1.127 unità (480 delle quali ascrivibili a imprese di grande dimensione) superiore alla, altrettanto signifi cativa, creazione di nuovi posti di lavoro da parte di imprese esistenti la cui somma dei fl ussi porta a 1.000 unità (meno di 100 provenienti da grandi imprese). A determinare il saldo complessivo positivo sono dunque le assunzioni effettuate nel corso del primo anno dalle nuove imprese la cui somma quinquennale è di 429 unità (tab. 4.8). Se questi dati non sono il frutto di qualche inspiegabile, quanto diffuso, abbaglio statistico essi indicano una vitalità economica sorprendente in aree considerate, anche dagli stessi attori locali, tutt’altro che dinamiche testimoniando che all’inizio del decennio c’è stata una vera e propria inversione della velocità relativa della crescita economica che, almeno nelle statistiche uffi ciali, è passata da area di crisi a protagonista dello sviluppo ancorché trainato da settori “congiunturali” come il commercio e l’edilizia. Eppure di questa inversione di ruolo sembrano esservi poche tracce nella consapevolezza degli attori locali, e a dire la verità anche in quella degli osservatori esterni. Nella “Piattaforma Programmatica Locale” del “Patto per lo sviluppo socioeconomico della provincia di Rieti” elaborata alla fi ne del 2006 si ritrova infatti un’analisi di tipo diverso, secondo la quale: “la congiuntura economica che ha investito la nazione negli ultimi cinque anni ha determinato ulteriori squilibri tra le diverse aree del paese, producendo ripercussioni visibili proprio in quei territori, come la provincia di Rieti, strutturalmente più deboli, dai sistemi produttivi più fragili, dalle economie meno attrezzate. … Su tale quadro di riferimento i colori dello sviluppo locale non potevano essere diversi dal grigio cupo …”. La crescita economica sembra essere, quindi, un fantasma che appare solo nelle statistiche. Eppure una eco di tali dinamiche la si rintraccia anche nelle statistiche fi scali del periodo 2005- 2008 (tab. 4.9). Benché il numero delle dichiarazioni Irpef presentate cresca in linea con quello regionale si rintraccia un differenziale signifi cativo tra provincia e regione sia nell’andamento dell’ammontare complessivo del dichiarato sia negli andamenti dei valori medi per dichiarazione e per abitante. Certo i livelli medi rimangono signifi cativamente inferiori alla media laziale (anche nei centri maggiori) ma, anche da questo versante, la distanza appare in riduzione. Le peculiarità della economia reatina non la hanno però messa completamente al riparo dagli effetti della crisi economica che dura ormai da un triennio. Si è già citato l’arresto del percorso di crescita del PIL segnalato dall’Istituto Tagliacarne nel 2008. A questo si aggiungono i segnali fortemente critici derivanti dall’andamento delle esportazioni e da quello del ricorso alla cassa integrazione. Sul versante produttivo la seconda parte di questo decennio, che pure come si è visto è stato un decennio di crescita, è segnato infatti dalla pesante contrazione dell’apertura estera

99 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio dell’economia locale. L’export reatino è crollato dagli 826 milioni di euro del 2003 ai 160 del 2009 conseguentemente alla caduta del settore elettronico. Le ore di cassa integrazione autorizzate complessive sono passate dalle 725.000 del 2007 alle 1.166.000 del 2008 soprattutto in virtù della crescita della CIG ordinaria. Come osservato nell’annuale Osservatorio Economico della Provincia di Rieti, che l’Istituto Tagliacarne predispone per conto della CCIAA provinciale fornendo un puntuale resoconto delle evoluzioni congiunturali, gli andamenti dell’economia reatina sono relativamente indipendenti da quelli medi nazionali tanto che il territorio ha per un verso anticipato i tempi dell’arresto della crescita per l’altro contenuto l’impatto ad una condizione di stazionarietà invece che di arretramento.

4.2.5. L’evoluzione del nucleo industriale I primi insediamenti all’interno delle zone di competenza del Consorzio, che coincidevano allora esclusivamente con il territorio compreso tra Rieti e Cittaducale, risalgono all’ultima fase degli anni ’60. Nell’intervallo di tempo a cavallo tra gli anni ’70 e il successivo decennio la presenza di alcuni grandi agglomerati industriali contraddistingue in modo decisivo la storia e l’evoluzione del tessuto imprenditoriale del territorio reatino. Ci si riferisce in particolare a grandi imprese dell’industria elettronica, come la Texas Instruments e la Telettra, le cui vicende infl uenzeranno signifi cativamente l’andamento della realtà industriale e produttiva dell’intera area. La cessione della Telettra all’Alcatel e i processi di spin off che interesseranno la Texas risultano in effetti emblematici delle caratteristiche assunte dai mutamenti intervenuti nella composizione della struttura produttiva locale. Tra gli insediamenti più signifi cativi che hanno accompagnato l’avvio delle esperienze legate all’attività del nucleo industriale, è opportuno sottolineare il ruolo ricoperto anche dall’industria meccanica, dove emerge la presenza di una grande impresa come la Lombardini, e dal settore alimentare che ha visto insediarsi nell’area un’azienda leader come la Cremonini, successivamente assorbita dalla controllata Montana. Nella fase iniziale tutti i principali insediamenti si sono sviluppati soprattutto dall’esterno in modo spesso estraneo alle caratteristiche proprie del tessuto produttivo dell’area, salvo casi sporadici riconducibili sostanzialmente all’esistenza di imprese locali appartenenti al settore della lavorazione del legno della costruzione di tubi idraulici per acquedotti. La natura esogena che ha caratterizzato gli investimenti nel corso della prima fase dell’esistenza del nucleo viene confermata dalla tendenza accentuata delle imprese di dimensioni più elevate a trasferire nel territorio reatino soltanto alcuni comparti o solo fasi circoscritte e limitate del ciclo produttivo. La crescita dell’industria e la diffusione degli insediamenti produttivi ha coinciso anche con l’arrivo nella zona di un gran numero di tecnici, quadri intermedi, dirigenti e personale specializzato proveniente in gran parte dalle zone in cui erano localizzate le aziende che si venivano via via insediando nel territorio della provincia.

100 4. Il polo produttivo Reatino

L’evoluzione dello sviluppo industriale nell’area di Rieti-Cittaducale culmina alla fi ne degli anni ’80 in una prolungata fase di ristrutturazioni produttive che è tuttora in corso. I protagonisti di questi processi sono per un verso gli impianti più importanti e le grandi imprese che calibrano le loro dimensioni alle nuove esigenze poste dalla riorganizzazione produttiva e dai mutamenti del mercato e per l’altro la rete di competenze e professionalità presenti nell’area che ha dato vita ad una ampia gemmazione di nuove esperienze imprenditoriali di piccole e medie dimensioni. Il numero attuale di imprese presenti nel territorio del Consorzio oltrepassa le 200 unità e vede occupati circa 4600 addetti, rispetto ai 4000 occupati che, all’inizio degli anni ’70, erano impiegati in poche unità di grandi dimensioni. Accanto alla crisi delle grandi aziende che hanno storicamente svolto un ruolo strategico all’interno della realtà produttiva locale, emerge dunque la presenza di un vasto numero di imprese di piccole dimensioni e la creazione di nuovi modelli organizzativi. Si tratta spesso di realtà ad alto contenuto tecnologico che operano in settori avanzati ed innovativi che spesso sono in grado di tenere testa alla sfi da competitiva proveniente dai mercati nazionali ed esteri. Il confronto tra i dati relativi al numero delle imprese che operano nel territorio reatino e alle loro dimensioni medie durante il periodo di tempo compreso tra la fi ne degli anni ’80 e l’inizio del 2000 evidenzia, come si è già osservato, la presenza di una riarticolazione produttiva che ha interessato profondamente il tessuto imprenditoriale locale. La crescita delle competenze e la presenza di una mano d’opera locale qualifi cata hanno agevolato lo sviluppo dei processi di riconversione che hanno prodotto la nascita di nuove specializzazioni produttive di grande rilevanza: ci si riferisce ad esempio alle imprese di semiconduttori promosse da tecnici e dirigenti da tempo presenti nell’area, all’esperienza dell’EEMS, il cui impianto è oggi dedicato alla produzione di pannelli fotovoltaici attraverso la controllata Solsonica, e alla presenza di un considerevole nucleo di aziende produttrici di pompe dosatrici idrauliche in grado di estendere il proprio raggio di azione sul piano sia nazionale che internazionale. Industria e artigianato locale hanno costituito settori che hanno concorso allo sviluppo dell’economia locale nel corso della fase di avvio dell’attività del Consorzio industriale, che si è concretizzata soprattutto nella infrastrutturazione delle aree e dei territori interessati agli investimenti. Successivamente, a partire dagli anni ’90, i grandi contenitori del terziario commerciale hanno acquisito parte degli spazi disponibili. L’esistenza di centri commerciali come Globo, Fai da Te, MZ, Le Marche e di una serie di unità di vicinato funge in effetti da catalizzatore per la presenza dell’area di un gran numero di visitatori che popolano l’area anche nei giorni festivi, contribuendo a vivacizzare la vita e le relazioni sociali del territorio del Consorzio. All’interno delle aree gestite dal Consorzio, d’altro canto, si registra la presenza di grandi strutture che svolgono attività terziarie di servizio (Ospedale, Università, Scuole superiori, Cotral, Motorizzazione, ecc.). La forte dilatazione degli spazi fi nalizzati all’edilizia residenziale

101 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio nell’area urbana di Rieti ha comportato infatti il trasferimento all’esterno del centro cittadino di molte funzioni terziarie ed istituzionali. Le nuove caratteristiche assunte dalla struttura del nucleo industriale di Rieti possono essere illustrate prendendo in considerazione l’evoluzione e i dati relativi alla tipologia delle imprese insediate nei territori di competenza del consorzio industriale. I processi di riconversione del tessuto produttivo locale hanno dato luogo a modelli imprenditoriali articolati, basati sull’esistenza di numerose imprese di piccole dimensioni che convivono con il ristretto numero di grandi insediamenti tuttora presenti nell’area. In questo contesto la lettura e l’interpretazione dei dati che compaiono nella tabella 4.10, sintesi dell’indagine effettuata dal Censis, forniscono una serie di elementi di rifl essione sulla confi gurazione complessiva del tessuto produttivo locale. La tabella si riferisce ad una parte preponderante delle imprese localizzate all’interno del territorio consortile. La tavola illustra inoltre la composizione dell’insieme delle aziende secondo il settore economico di appartenenza, la forma giuridica e le caratteristiche dei mercati di riferimento. Complessivamente, attraverso l’analisi ragionata delle informazioni acquisite tramite la consultazione della rete web e le verifi che su alcune imprese, analiticamente riportati in appendice a questo studio, è stato possibile raggiungere circa 200 imprese presenti nell’area oggetto di indagine. Una quota preponderante del totale delle imprese censite (60 aziende) appartiene ai settori della meccanica e dell’elettronica; sono inoltre presenti 19 unità del settore della fabbricazione e della lavorazione di minerali non metalliferi, mentre un numero signifi cativo di aziende è costituito da unità della media e grande distribuzione (22), da esercizi commerciali di vicinato (12), da imprese artigiane di servizio (22). I settori della chimica, fi bre, gomma e plastica vedono la presenza di un numero non trascurabile di imprese (complessivamente 14 aziende), come pure l’industria alimentare (11); i trasporti, le costruzioni, la carta stampata e la lavorazione di prodotti in legno presentano valori più contenuti. I settori che delineano l’ossatura portante del tessuto imprenditoriale del Consorzio sono, dunque, l’elettronica e la meccanica. Comparti che si distinguono non soltanto perchè rappresentano una quota signifi cativa del totale delle aziende presenti, ma anche per il grado di solidità e le caratteristiche qualitative dell’attività svolta: all’interno di un quadro generale caratterizzato dalla presenza di una forte frammentazione della struttura imprenditoriale locale, le aziende di questi settori non solo occupano complessivamente oltre 2000 addetti, ma rappresentano una parte preponderante del totale delle imprese costituite come società a responsabilità limitata o come società per azioni (rispettivamente 41 su 111 per ciò che attiene alle SRL e 9 su 27 per le SPA); nell’ambito delle aziende di questi settori, inoltre, emerge l’esistenza di un numero considerevole di imprese internazionalizzate con mercati di riferimento che si estendono all’estero, oppure con la presenza di unità produttive localizzate fuori del territorio nazionale (delle 32 imprese internazionalizzate rilevate durante il censimento ben 22 risultano costituite da aziende di questi settori).

102 4. Il polo produttivo Reatino

Anche focalizzando l’attenzione sul sottoinsieme di aziende censite che hanno una proiezione nazionale, con mercati e collegamenti che si estendono anche alle altre regioni italiane, si evince come quasi la metà appartengano ai settori della meccanica, dell’elettronica e lavorazione di minerali non metalliferi e, seppure in misura più contenuta, all’industria alimentare. In termini generali viene confermato inoltre il ruolo ricoperto dalla grande e media distribuzione che, insieme agli esercizi di vicinato, assorbe una quota non trascurabile della offerta occupazionale dell’area e che vede la presenza di ben 11 aziende con collegamenti che varcano i confi ni della regione Lazio, estendendosi alle altre regioni italiane. Tra le imprese della grande e media distribuzione, inoltre, si registra l’esistenza di una quota considerevole di unità che presentano modalità organizzative e strutture societarie maggiormente complesse (tra le 27 imprese costituite in società per azioni ben 7 sono rappresentate da unità di questo tipo). All’interno del gruppo di aziende che invece hanno un raggio di azione che non travalica i confi ni del mercato locale si rileva la presenza della totalità degli esercizi commerciali di vicinato e delle imprese artigiane di servizio; anche per un numero signifi cativo di aziende appartenenti ai settori della fabbricazione e lavorazione di minerali non metalliferi e alla grande e media distribuzione commerciale i mercati di riferimento coincidono con la realtà territoriale della provincia e della regione. L’analisi dei dati acquisiti nel corso dell’indagine conferma quindi come i processi di riconversione del tessuto produttivo della provincia di Rieti abbiano prodotto una forte riarticolazione del sistema delle imprese; accanto all’aumento quantitativo del numero di unità locali presenti sul territorio si è assistito, soprattutto nel settore industriale, alla proliferazione di imprese di piccole dimensioni caratterizzate dalla presenza di modelli organizzativi complessi in grado di proiettare la propria attività all’esterno dei confi ni nazionali. È probabile a tale proposito che la defi nizione dell’identità e della vocazione del tessuto industriale locale preveda un ulteriore sviluppo dei percorsi di innovazione e specializzazione tecnologica e professionale.

4.3. Relazioni territoriali 4.3.1. L’articolazione locale Tendenzialmente il sistema delle relazioni locali in provincia di Rieti è caratterizzato dall’esistenza di un’area centrale che fa capo al capoluogo e di una serie di aree locali sottoposte, con maggiore o minore intensità, all’attrazione dei territori limitrofi . Il confronto tra le classifi cazioni Istat dei comuni in Sistemi Locali del Lavoro evidenzia questa confi gurazione ma ne mette in luce anche la variabilità (tab. 4.11). A fronte di un corpo centrale composto dai 39 comuni che hanno mantenuto nei due censimenti l’appartenenza al SLL del capoluogo, si delineano cinque “aree di confi ne”. La principale (19 comuni) è quella della Sabina, fortemente legata all’area romana, ma che nel 2001 si è distaccata dal SLL “esterno” di Fiano Romano per costituire quello di Fara in Sabina

103 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio che, in qualche modo, riesce a coinvolgere anche un gruppo di comuni della provincia di Roma. Meno ampia (6 comuni) ma comunque signifi cativa è l’area posta al confi ne abruzzese che ha visto, tra il 1991 ed il 2001, allargarsi l’area di attrazione del SLL esterno di Avezzano. Il capoluogo risulta invece aver recuperato nel corso degli anni ’90 capacità di attrazione nei confronti dei 5 comuni dell’area amatriciana che precedentemente costituivano un SLL separato. Abbastanza artifi ciale appare, infi ne, l’identifi cazione del microsistema locale di Magliano Sabina che raggruppa appena tre comuni. I sistemi locali di relazioni si defi niscono, normalmente, intorno ad un centro ordinatore, urbano o quasi urbano, che con la sua offerta di attività e servizi funge da punto di riferimento per il territorio circostante orientando verso di esso i movimenti “ordinari” della popolazione (per lavoro, studio, accesso a servisi pubblici, commerciali e professionali di livello intermedio). Il calcolo della intensità della presenza delle attività economiche (rapporto tra addetti alle unità locali delle imprese dei diversi settori e popolazione residente, (tab. 4.12) mostra come solo l’area di Rieti-Cittaducale riesca a confi gurarsi come polarità “quasi-urbana” in virtù della elevata incidenza non solo dell’insiedamento industriale ma anche dalla dotazione di servizi professionali e fi nanziari che risulta abbondantemente superiore alla media dei territori laziali extrametropolitani. La stessa area di Fara in Sabina (dove peraltro si evidenzia il ruolo di Poggio Mirteto) sembra defi nita più in virtù del suo posizionamento rispetto alle relazioni intermedie che a quelle locali.

4.3.2. Le relazioni regionali L’impatto della linea ferroviaria FM1, con caratteri oggettivamente “metropolitani”, ha evidenziato la questione degli assetti territoriali riproponendo il tema di uno sviluppo bipolare piuttosto che dicotomico, di una complementarietà piuttosto che contrapposizione tra “l’isolata” area reatina e la “collegata” Bassa Sabina. L’effetto del collegamento è evidente nelle dinamiche demografi che dei comuni posti nelle areee di Fara in Sabina e di ; tra il 2001 ed il 2009 la popolazione residente nei principali comuni dei due territori è cresciuta rispettivamente del 19% e del 17,2% contro una media provinciale dell’8,4%. La crescita demografi ca si è associata ad un miglioramento dei livelli relativi di benessere, testimoniati dalla scalata compiuta tra il 2005 ed il 2008 da alcuni comuni nella graduatoria provinciale del redito dichiarato Irpef per abitante. L’esistenza di una così potente infrastruttura di collegamento ferroviaria, che si sovrappone ad una rete viaria altrettanto forte almeno nei collegamenti con Roma apre anche la tematica delle ipotesi di delocalizzazioni di servizi dalle aree congestionate della conurbazione romana. D’altra parte il realizzando Polo Logistico (oltre ad avere, di per sé un auspicabile effetto quantitativo in termini di occupazione e creazione di valore aggiunto) ha un’evidente valenza “metropolitana” essendo un’infrastruttura che lega il suo successo al ruolo di piattaforma distributiva per la rete commerciale della Capitale (o quantomeno del suo quadrante settentrionale).

104 4. Il polo produttivo Reatino

Per l’area di Rieti-Cittaducale la tradizionale questione della debolezza dei collegamenti logistici con l’esterno sembra essere, almeno in parte, depotenziata dalla stessa evoluzione produttiva. Più rilevante è oggi il tema dello sviluppo, anche sull’onda della crescita degli anni 2000, di una “massa critica” suffi ciente a favorire l’ulteriore articolazione di servizi di supporto immateriali (dalla ricerca alla fi nanza). In questo senso sembra collocarsi l’iniziativa del “Parco Scientifi co e Tecnologico dell’Alto Lazio” che prefi gura, per ora, un asse delle province settentrionali della regione e delle loro aree produttive. Resta comunque rilevante il rafforzamento delle due fondamentali direttrici di comunicazione: - il completamento della dorsale appenninica stradale (Rieti-Torano) ed il potenziamento del collegamento ferroviario Terni-Rieti-L’Aquila; - l’ammordamento della Salaria nel tratto Rieti-Passo Corese.

4.3.3. L’apertura all’esterno Tradizionalmente classifi cata come territorio a “bassa densità” la provincia di Rieti ha sempre vissuto criticamente la defi nizione delle sue relazioni territoriali di medio e lungo raggio, a partire da quelle con la Capitale. Percorsa ai suoi margini dalle “linee di forza” degli assi trasportistici ne ha spesso percepito più la minaccia di svuotamento che le opportunità di collegamento, anche per la debolezza delle infrastrutture di collegamento interne. I due interventi citati nel precedente paragrafo: Salaria tratto Rieti-Passo Corese e dorsale Terni-Rieti-L’Aquila costituiscono, in effetti, le due integrazioni infrastrutturali atte a riconnettere il territorio reatino con i sistemi esterni: - La metropoli romana e la direttrice A1 nel primo caso; - Il sistema dei poli urbani trasversale e le altre direttrici nord sud nel secondo caso. La linea trasversale che collega i territori ternano, reatino ed aquilano costituisce una suggestione importante, specifi ca e pervasiva (si ricorda anche l’appartenenza dell’area Borgorose- alla delimitazione statistica del SLL di Avezzano) rispetto al contesto provinciale. Alla realizzazione della infrastruttura stradale si dovrebbe affi ancare il rafforzamento del collegamento ferroviario, oggi largamente sottodimensionato. Da citare, infi ne, la possibile connessione dell’area retina a quello che negli ultimi decenni è andato confi gurandosi come un attrattore turistico internazionale composto dalla Toscana e dall’Umbria che potrebbe, e in parte lo sta facendo, estendersi all’Alto Lazio. Qualità ambientale e patrimonio storico religioso (a partire dal francescanesimo) costituiscono i principali asset che il territorio reatino può spendere in una logica di visibilità internazionale. Come già accennato in precedenza la proiezione economica internazionale appare invece in marcato declino, almeno dal punto di vista del valore delle esportazioni. Resta tuttavia un nucleo di imprese ad alta specializzazione molto votato al mercato estero e diversi casi di realtà produttive collegate ad imprese di carattere nazionale o a gruppi internazionali.

105 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Del tutto particolare, infi ne, il caso dell’EEMS sia per la scelta della quotazione sul mercato borsistico sia per la proiezione globale dei suoi insediamenti produttivi.

4.4. Soggettività e progettualità 4.4.1. Forza e debolezza della soggettività provinciale Se la prospettiva della deindustrializzazione resta oggi una minaccia paventata ma che non si è in realtà inverata ciò è dovuto sia alla vitalità dei soggetti imprenditoriali (anche quelli – realtà artigiane e piccole imprese locali – fuori dal “core” territoriale) sia alla determinazione di quelli istituzionali e sociali che hanno saputo tenere viva l’attenzione e la vertenzialità con le istituzioni di livello più largo (Stato e Regione in primo luogo). L’esistenza di uno strumento soggettuale specifi co come il Consorzio Industriale, riuscito in qualche modo a mantenere la doppia natura di ente pubblico formalmente responsabile di specifi che competenze programmatorie e gestionali e di soggetto sostanziale di raccordo e condensazione delle istanze e delle capacità progettuali ha certamente concorso a far rimanere “in campo” il polo produttivo. L’ampio ventaglio di soggetti, istituzionali e rappresentativi, che concorsero nel 2006 alla stesura della “Piattaforma Programmatica Locale” del “Patto per lo Sviluppo Socioeconomico della provincia di Rieti” costituisce un’indicazione della capacità di condensazione degli interessi territoriali intorno a piattaforme condivise. La funzione svolta dalle istituzioni rappresentative “dedicate” a partire dalla Camera di Commercio e dalla Amministrazione Provinciale nonché dalle istanze territoriali associative (sindacali e imprenditoriali) – e lo stesso ruolo esercitato in diverse circostanze dalla Prefettura – testimonia l’essenzialità della classifi cazione provinciale, senza la quale il territorio non avrebbe trovato luoghi di condensazione e identifi cazione. D’altro canto l’assunzione del livello di riferimento provinciale, in presenza di un territorio vasto e differenziato, ha reso più diffi cili le operazioni di selezione e individuazione delle priorità essendo comunque necessario un equilibrio di capacità di rappresentanza settoriale e territoriale. Di fronte alle incertezze della situazione attuale sembra però più che mai necessaria la capacità di individuare le scelte strategiche fondamentali da fare (ad esempio la “Città della scienza”) e di sostenere quelle già fatte e in corso di realizzazione (a partire dal “polo logistico”).

4.4.2. Il patto per lo sviluppo La faticosa costruzione del documento di concertazione per lo sviluppo socio-economico della Provincia di Rieti ha visto il più ampio coinvolgimento delle istituzioni pubbliche e delle forze sociali, economiche e produttive dell’intera provincia. L’Amministrazione provinciale, oltre a coordinare i diversi soggetti interessati alla realizzazione del documento, ha lavorato alla defi nizione di una sintesi in grado di individuare i punti salienti e le priorità dell’intero progetto. Il principale referente del Patto per lo Sviluppo è stata la Regione Lazio; è di tutta

106 4. Il polo produttivo Reatino evidenza, tuttavia, che si debbano instaurare livelli di incontro e di dialogo anche con le autorità di governo nazionale e con l’Unione Europea. Secondo l’analisi che funge da premessa al Patto gli effetti della congiuntura economica che ha investito il paese hanno prodotto ripercussioni ancora più evidenti nei territori che, come la provincia di Rieti, sono strutturalmente più deboli, con sistemi produttivi più fragili e con economie meno attrezzate. In questo contesto, per analizzare l’evoluzione del quadro economico reatino, si è ritenuto opportuno classifi care schematicamente il territorio della provincia in tre macroaree che presentano differenti caratteristiche sotto il profi lo sia geografi co che economico. Nelle zone interne più montagnose, il defi cit di crescita e sviluppo è testimoniato dalla presenza di una progressiva desertifi cazione demografi ca; la Sabina collinare, localizzata a ridosso delle propaggini orientali dell’area metropolitana romana, collegata a quest’ultima dall’autostrada e dalla ferrovia, si è caratterizzata per la presenza di ritmi di sviluppo sostenuti che hanno trascinato con sé nuovi fl ussi demografi ci e conseguenti problemi di governo della crescita e delle trasformazioni; l’area che gravita più direttamente su Rieti ha visto dapprima trasformare la propria vocazione agricola, soprattutto tramite i massicci investimenti della Cassa del Mezzogiorno che hanno concorso all’industrializzazione dell’area, attraversata successivamente da profondi processi di ristrutturazione che hanno interessato l’intero sistema dell’industria e dei servizi, inducendo evidenti ripercussioni di ordine economico e sociale. Le tre aree geografi che individuate dall’analisi del Patto, caratterizzate da differenti condizioni socio-economiche, richiedono la realizzazione di iniziative mirate in sintonia con le esigenze delle economie locali. La elaborazione del nuovo Patto per lo Sviluppo si è collocata all’interno di questo quadro generale, proponendo un programma di interventi fi nalizzati alla crescita dei modelli di sviluppo territoriali, in modo da determinare l’attivazione e il protagonismo dei fattori locali e delle risorse endogene, nonché la capacità di attrarre investimenti e attività di sostegno da parte delle istituzioni. La scansione temporale degli interventi proposti prevede l’effettuazione sia di iniziative a breve termine, che di azioni di governo in grado di garantire l’attuazione di progetti su tempi medi e prolungati. Le aree di intervento e i contenuti delle iniziative ipotizzate nel Patto per lo sviluppo possono così venire sintetizzati ed illustrati: - I processi di riconversione e delocalizzazione delle imprese del comparto industriale localizzate nella provincia di Rieti hanno concorso, secondo questa visione, ad accentuare la frammentazione e la sostanziale fragilità del tessuto produttivo. In questo ambito la dichiarazione dello stato di crisi dell’industria reatina consente di utilizzare l’ampia casistica di interventi relativi alle crisi di settore per favorire la crescita e la permanenza dell’industria nel territorio provinciale, si sollecita la sperimentazione nel nucleo Rieti-Cittaducale-Borgorose delle normative di sostegno ai sistemi produttivi locali che individuano importanti agevolazioni in materia fi scale, amministrativa e fi nanziaria. Si sottolinea anche l’importanza che la Regione predisponga corridoi

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amministrativi preferenziali in modo da garantire tempi rapidi per l’emanazione dei provvedimenti amministrativi relativi alla realizzazione di interventi di ammodernamento e sviluppo del sistema delle imprese. Il Parco Scientifi co e Tecnologico deve divenire il soggetto promotore che intende attivare principali azioni di ricerca ed innovazione da applicare al tessuto produttivo locale, con particolare riferimento ai settori dell’Elettronica, Chimica farmaceutica, Elettromeccanica, Tecnologie dell’ambiente e Geodinamica; sotto questo profi lo si dovrà inoltre valorizzare l’opportunità costituita dall’allargamento del distretto aerospaziale al nucleo industriale di Rieti Cittaducale, dando vita ad un centro di ricerca per lo sviluppo delle applicazioni connesse con il Sistema Galileo. Le riconversioni industriali che interessano l’intera area dovranno sfociare nella costruzione di un sistema industriale ad elevato contenuto specialistico, in modo di qualifi care e consolidare l’industria locale. - Dopo la profonda crisi del settore di lavorazione delle carni, presente nell’area già nei primi anni di sviluppo nel nucleo industriale di Rieti, lo sviluppo di una vasta attività di dialogo e concertazione tra rappresentanze sindacali, associazioni imprenditoriali ed enti locali ha portato a individuare l’ipotesi di realizzare nell’area industriale di Rieti un centro di mattazione e lavorazione delle carni di eccellenza prodotte nel Lazio, dando vita in tal modo ad una interessante fi liera tra zootecnia, agricoltura e trasformazioni agroalimentari. - La questione delle infrastrutture per la mobilità e i collegamenti è al centro del dibattito politico e amministrativo della provincia di Rieti. Rieti è l’unico capoluogo della regione Lazio a non essere collegato alla Capitale da vie di scorrimento veloci, mentre risulta sostanzialmente assente la linea ferroviaria. I collegamenti tra porzioni importanti della provincia ed il capoluogo risultano estremamente complessi, come pure gli spostamenti tra le diverse zone del territorio provinciale, contribuendo ad incrementare le spinte centrifughe che contraddistinguono le aree ai margini del perimetro della provincia, ponendo problemi non secondari in termini di identità provinciale e ruolo del capoluogo. Una nuova progettualità dei trasporti sul piano nazionale dovrebbe assegnare priorità al corridoio ferroviario Est-Ovest, Tirreno- Adriatico, posizionando Rieti al centro di una rete di collegamenti su ferro in grado di connettere l’area metropolitana romana con la costa adriatica. In questo quadro le priorità su cui concentrare gli interventi a breve e medio termine sono costituite dall’ammodernamento della ferrovia Terni-Rieti-Roma lungo la direttrice verso L’Aquila e Sulmona, dalla realizzazione del collegamento in monorotaia Rieti-Passo Corese, dall’ammodernamento della via Salaria nel tratto Rieti-Passo Corese, dal completamento in territorio laziale dell’antico progetto della dorsale appenninica con la realizzazione dell’ultimo tratto tra Rieti e Torano, dall’effettuazione di interventi sulla viabilità interna (ammodernamento della s.s. 313 nel tratto fi nale tra il casello A1

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di Ponzano e le stazioni ferroviarie di Poggio Mirteto e Passo Corese, completamento del collegamento tra il Lago Turano e i territori circostanti, messa in comunicazione dei sistemi lacuali del Turano e del Salto con la via Salaria, realizzazione del raccordo tra Passo Corese e Fiano Romano). - Il territorio della provincia di Rieti costituisce uno dei territori più attraenti della regione Lazio dal punto di vista della qualità ambientale e naturalistica. Appare quindi, secondo il Patto, coerente lavorare nella direzione di sostenere esperienze produttive collegate alla diffusione delle energie rinnovabili (biomassse, solare, fotovoltaico, eolico, idroelettrico ecc.), al fi ne di proporre modelli di sviluppo in grado di garantire l’esistenza di nessi evidenti tra territori a forte connotazione ambientale e le opportunità di crescita produttive ed occupazionali. La Provincia di Rieti ha promosso la realizzazione di un programma integrato di interventi sul massiccio del Terminillo che può determinare un rilancio complessivo dell’intera area montana, valorizzando le risorse turistiche ed ambientali del comprensorio. Lo sviluppo del settore turistico si concretizza nella proposta di adeguare l’attuale bacino sciistico di Terminillo- - ampliandone i confi ni verso Nord-Est, in modo di favorire il livello di competitività dell’area nei confronti delle altre stazioni invernali dell’Italia Centrale; nel medesimo tempo, attraverso l’effettuazione di attività di rimboschimento e la combinazione del sistema di vincoli esistenti, si può valorizzare la qualità ambientale del territorio realizzando la più grande area protetta della regione Lazio. Lo sviluppo del Terminillo e dei Monti Reatini rappresenta senza dubbio il fattore determinante in grado di verifi care la possibilità di fare del settore turistico un’altra componente decisiva del rilancio economico della provincia. - In un territorio come quello della provincia di Rieti, caratterizzato dall’esistenza di aree montane scarsamente popolate, lo sviluppo di opere rivolte a portare a compimento l’infrastrutturazione dell’intera provincia costituisce un fattore decisivo per contrastare l’isolamento di alcune zone e per favorire le opportunità di crescita organica di tutto il territorio. Il completamento delle reti di metanizzazione e la copertura del collegamento a banda larga a tutta la provincia rappresenta quindi un elemento determinante per lo sviluppo socio economico dell’insieme della provincia. Lo sviluppo ulteriore dei percorsi di decentramento delle sedi decisionali rappresenta un altro momento importante per la diffusione del policentrismo regionale. In questo ambito il trasferimento a Rieti della sede regionale dell’ARPA è indicato come un provvedimento coerente con questa impostazione, così come la volontà di collocare a Rieti una sezione decentrata del TAR, alcune agenzie regionali di nuova costituzione e le sezioni provinciali dei beni architettonici e archeologici. In questo quadro la Provincia potrà svolgere un ruolo trainante per la programmazione e lo sviluppo, defi nendo una gerarchia delle priorità per ciò che riguarda le esigenze provenienti dal tessuto produttivo locale e gli interventi da realizzare.

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Nel complesso il Patto costituisce un consolidamento delle analisi tradizionali sul territorio ed un repertorio abbastanza completo delle esigenze e proposte di sviluppo. Come spesso avviene per documenti del genere paga il prezzo della necessità di universalità e non può quindi essere particolarmente innovativo in termini di analisi e selettivo in termini di defi nizione di priorità effettive, sia dal punto di vista settoriale che da quello localizzativo. Resta comunque il grande valore conseguente alla defi nizione di una piattaforma comune tra soggetti sociali e istituzionali differenti ciascuno dei quali espressione, a sua volta, di un territorio diversifi cato.

4.4.3. Il ruolo della Camera di Commercio Le Camere di Commercio costituiscono un importante punto di riferimento per tutti i settori produttivi. La legge 580 del 1993 stabilisce che le Camere siano enti autonomi di diritto pubblico. Ciascuna Camera è presente su base, non casualmente, provinciale ed è al centro di una variegata rete di organismi che operano con le istituzioni, garantendo l’offerta di servizi e la promozione di strategie rivolte a favorire una crescita equilibrata delle realtà economiche locali. La Camera di Commercio supporta il tessuto produttivo locale attraverso diverse azioni operative: - erogazione di contributi fi nalizzati all’incremento della produttività delle imprese; - sostegno fi nanziario ai consorzi di garanzia collettiva promossi dalle aziende; - realizzazione di progetti per sostenere le imprese nell’acquisizione di nuovi spazi di mercato e per incentivare gli interventi rivolti all’innovazione tecnologica e produttiva; - offerta di servizi per la realizzazione delle procedure necessarie all’acquisizione della certifi cazione di qualità; - erogazione di contributi rivolti a favorire la partecipazione delle aziende a manifestazioni fi eristiche in Italia e all’estero. La Camera, inoltre, promuove interventi fi nalizzati all’incremento della capacità attrattiva del territorio locale, favorendo l’incremento degli investimenti e degli insediamenti imprenditoriali provenienti dall’esterno. In particolare mediante: - sostegno al sistema delle piccole e medie imprese locali nella ricerca di fi nanziamenti, attraverso l’offerta di servizi di consulenza ed assistenza personalizzata; - organizzazione di mostre e manifestazioni rivolte alla promozione dei prodotti locali (agroalimentari, industriali e artigianali); - effettuazione di campagne pubblicitarie e di marketing fi nalizzate alla promozione del territorio e dei prodotti dell’area; - realizzazione di interventi in difesa dell’ambiente e della salvaguardia del territorio;

110 4. Il polo produttivo Reatino

- promozione di iniziative collegate a favorire lo sviluppo e l’ammodernamento delle infrastrutture; - attività di divulgazione e promozione dei marchi e dei prodotti locali. In questo quadro la Camera di Commercio partecipa attivamente alle attività realizzate dai principali soggetti che operano per la crescita e lo sviluppo della provincia di Rieti: è socio fondatore del Consorzio Industriale della provincia di Rieti, è partner delle strutture societarie preposte alla costituzione del progetto della “Città dell’innovazione”. All’interno delle linee programmatiche relative alle attività previste per il prossimo futuro rivestono un’importanza fondamentale gli interventi fi nalizzati a sviluppare la visibilità e l’attrattività del territorio per gli investimenti e per la realizzazione di nuovi insediamenti produttivi. In questo ambito l’amministrazione camerale ha creato gli strumenti (“Investire a Rieti”) per accrescere le opportunità di investimento nella provincia. L’Azienda speciale ha realizzato a tale proposito una guida in cui vengono focalizzati i fattori più signifi cativi dell’attrattività: le aree disponibili per gli insediamenti, i servizi e le infrastrutture presenti, i percorsi amministrativi e gli adempimenti che debbono essere eseguiti ecc. Le notizie e le informazioni sono state acquisite con l’apporto di enti pubblici, degli enti locali, delle parti economiche e sociali, creando così un sistema sinergico di servizi alle imprese. “Investire a Rieti” evidenzia dunque l’esistenza di un intendimento comune delle amministrazioni pubbliche, delle istituzioni private e del sistema delle imprese per realizzare gli strumenti di accompagnamento e di informazione che creano un ambiente favorevole allo sviluppo delle iniziative imprenditoriali e un abbattimento dei costi per le aziende. Si opera per fornire un’immagine complessiva del territorio in sintonia con le esigenze delle unità imprenditoriali di piccole e medie dimensioni, in modo che possano trovare un inserimento naturale all’interno del tessuto produttivo locale.

4.4.4. Il Consorzio industriale Negli anni ’50 e ’60, tuttavia, alcuni degli insediamenti più importanti ereditati dall’anteguerra hanno attraversato una fase prolungata di diffi coltà che ha determinato la crisi della meccanica, un forte ridimensionamento dei settori chimico e tessile, mentre l’industria alimentare non riusciva a decollare e a sostenere la sfi da della competizione nazionale ed estera. Tali condizioni di affanno e criticità sono stati all’origine della realizzazione di interventi fi nalizzati a favorire la diffusione di un sistema di incentivi all’attività imprenditoriale in grado di attrarre investimenti e nuovi insediamenti. In questo contesto nel 1964, su iniziativa della Camera di Commercio, nasce l’idea della realizzazione del Consorzio Industriale. L’avvio dell’attività del Consorzio è stato favorito da una realtà già attraversata da profonde trasformazioni, dove i massicci interventi della Cassa del Mezzogiorno avevano contribuito a sostenere il tessuto industriale e produttivo della provincia di Rieti. Oltre alla Camera di Commercio, tra i soci del Consorzio si registra la presenza della

111 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Provincia di Rieti, della Confi ndustria, di Federlazio, dell’Amministrazione separata dei beni civici di Fazia, del Consorzio bacino imbrifero montano Nera-Velino, di altre associazioni di rappresentanza del mondo imprenditoriale, di istituti fi nanziari e di un numero signifi cativo di amministrazioni dei comuni che sono parte integrante del territorio consortile. La mission fondamentale all’origine della costituzione dell’ente era correlata all’esigenza di favorire l’insediamento di attività economiche nel reatino, in un’ottica di concertazione con gli enti pubblici e con gli organismi privati interessati presenti nell’area. Nel 1997, in base alle disposizioni della legge regionale n.13/97, il Consorzio è divenuto ente pubblico economico ed ha assunto la denominazione di “Consorzio per lo sviluppo Industriale della provincia di Rieti”. Nel corso del tempo il Consorzio ha esteso la sua area di azione e di intervento a quasi tutto il territorio provinciale. In questo ambito le iniziative realizzate sul territorio si sono poste l’obiettivo di soddisfare le esigenze del vasto reticolo di aziende di piccole e medie dimensioni presenti nell’area, compiendo in tal modo una concreta attività di supporto per la promozione dello sviluppo in tutta la provincia. L’evoluzione storica del ruolo e delle attività promosse dal Consorzio risulta signifi cativamente correlata con le caratteristiche assunte nel tempo dallo sviluppo del tessuto produttivo locale e con le modifi che di carattere istituzionale e legislativo che hanno accompagnato le normative che regolano le funzioni assegnate ai consorzi industriali nella regione e nel nostro paese. La promulgazione della legge 317 del 1991 e l’emanazione della legge regionale del 1997 hanno contribuito ad estendere le funzioni dell’ente. Le competenze tecniche acquisite, gli strumenti di cui può disporre e il ruolo ricoperto a livello territoriale hanno concorso a creare le condizioni perchè il Consorzio per lo sviluppo Industriale della Provincia di Rieti divenisse nel corso del tempo uno dei soggetti fondamentali per lo sviluppo economico dell’intera area. In questo quadro il Consorzio partecipa attivamente alla pianifi cazione urbanistica delle aree, può emettere decreti di esproprio, detiene il diritto di proprietà sugli spazi occupati dalle imprese, concedendo il diritto di superfi cie e fornendo una serie di servizi e prestazioni (depurazione delle acque, manutenzione delle strade, segnaletica stradale, verde pubblico, illuminazione ecc.). Le aziende sono quindi utenti del Consorzio e pagano il canone per la fruizione dei servizi offerti dall’ente. Oltre all’area industriale consolidata di Rieti Cittaducale, il Consorzio ha allargato la sua sfera di azione e allo stato attuale gestisce il progetto strategico dell’area di Passo Corese Fara in Sabina, la concentrazione di Borgorose e il previsto comprensorio di Osteria Nova. Con la recente adesione del Comune di Montelibretti l’ambito di competenza dell’attività del Consorzio si è esteso anche fuori la provincia di Rieti. Le diffi coltà incontrate nella concentrazione di Borgorose, tuttora di dimensioni modeste, derivano in larga misura dalla esistenza di un capitale sociale che si è dimostrato poco reattivo agli stimoli provenienti dall’esterno e dalla mancata presenza di un tessuto imprenditoriale preesistente in grado da fungere da soggetto protagonista per la crescita e lo sviluppo. In prospettiva Osteria Nuova potrà costituire il polo ricettivo della provincia di Rieti, dotato di strutture fi eristiche ed espositive.

112 4. Il polo produttivo Reatino

Anche gli organi di direzione amministrativa e gestionale del Consorzio hanno adeguato le loro strutture e la loro organizzazione alle esigenze provenienti da una realtà in continua e costante trasformazione. Si è proceduto quindi a contenere e delimitare la presenza degli accrediti di tipo politico e istituzionale e sono entrati nel consiglio di amministrazione le organizzazioni di rappresentanza degli imprenditori e le principali banche che operano sul territorio (Unicredito e Banca Intesa). Il Consorzio ha acquisito in tal modo una maggiore autonomia funzionale ed una migliore capacità operativa che ha contribuito anche a delineare un quadro amministrativo più effi ciente e razionale. In questo quadro il Consorzio ha promosso una serie di iniziative fi nalizzate all’offerta di servizi alle imprese, con particolare riferimento alla diffusione sul territorio di: - attività di ricerca e formazione rivolta alle aziende e agli operatori locali; - interventi di sostegno all’innovazione, per ciò che attiene sia ai processi tecnologici e produttivi che ai prodotti offerti; - azioni rivolte a favorire e supportare lo sviluppo dell’internazionalizzazione delle aziende dell’area. Il Consorzio per lo sviluppo Industriale della Provincia di Rieti si è posto dunque nell’ottica di emanciparsi dalle funzioni di routine tradizionali che hanno caratterizzato storicamente l’attività dei consorzi industriali, sviluppando interventi mirati di sostegno all’imprenditorialità e l’offerta di servizi avanzati al sistema produttivo locale.

4.4.5. Il progetto città dell’innovazione L’insieme delle problematiche connesse con l’innovazione costituisce una delle sfi de più importanti per i sistemi produttivi e per le amministrazioni pubbliche. L’innovazione di processo rappresenta in effetti un fattore fondamentale per migliorare le procedure e i modelli di produzione; l’innovazione di prodotto punta a ricercare nuovi beni e servizi più sofi sticati sotto il profi lo tecnologico e qualitativo, in grado di soddisfare le diverse esigenze del mercato. La creazione nel territorio della provincia di Rieti di un ente, la Città dell’Innovazione, che si pone nell’ottica di agevolare i processi di tipo innovativo intrapresi dalle aziende, potrà concorrere a rimuovere gli ostacoli che impediscono lo sviluppo dell’innovazione delle piccole e medie imprese. Si deve operare infatti per ovviare alla carenza di competenze tecnico scientifi che e alla scarsa capacità di investire in ricerca da parte delle imprese. La costituzione della Città dell’Innovazione potrà dunque sopperire ad alcune delle criticità più evidenti che contraddistinguono il tessuto imprenditoriale, creando sinergie tra possessori di conoscenza, università e centri di ricerca, il sistema delle piccole e medie aziende, gli enti che operano per l’incentivazione e il supporto allo sviluppo economico, la Pubblica Amministrazione. In questo quadro l’attività dell’ente si concretizzerà nell’offerta di servizi e prestazioni ad elevato contenuto scientifi co, contribuendo così a fornire alle aziende gli strumenti per poter rispondere in modo adeguato all’evoluzione e alle dinamiche del mercato. In sintesi, gli obiettivi che

113 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio caratterizzeranno l’attività della Città dell’Innovazione possono così venire riassunti ed illustrati: - accompagnare le imprese lungo l’intero percorso che contraddistingue lo sviluppo dei processi innovativi, fornendo supporti nel corso della fase di generazione dell’innovazione tramite la condivisione dei know how e delle risorse disponibili; - promuovere sinergie tra le aziende di diversi settori e i centri di ricerca, defi nendo gli obiettivi di mercato e di prodotto e fornendo sostegno e assistenza nella fase di progettazione ed omologazione dell’innovazione; - effettuare attività di consulenza e collaborazione nella fase di industrializzazione e commercializzazione; - realizzare attività di formazione del personale tecnico e dirigenziale impiegato per la gestione dell’innovazione, trasferendo competenze e know how dalle università e dai centri di ricerca; - svolgere attività di consulenza per il risparmio e la razionalizzazione dei consumi energetici in ambito civile ed industriale. Il settore sul quale la Città dell’Innovazione orienterà principalmente la propria azione è rappresentato dal comparto industriale, con particolare riferimento ai settori della meccanica, della motoristica e dell’automotive. In questo ambito le aree che costituiranno i principali mercati per la Città dell’Innovazione coincidono con le regioni dell’Italia Centrale e con l’Abruzzo e la Campania. Particolare attenzione verrà anche posta nei confronti delle aree produttive ad alto contenuto tecnologico della provincia di Rieti. Il cosiddetto distretto dell’innovazione comprende 14 comuni ed è costituito da fi liere collegate alla produzione di prodotti chimici, materie plastiche e meccanica di precisione. La Città dell’Innovazione pone inoltre particolare attenzione all’insieme delle questioni connesse con le problematiche energetiche, tenendo conto a tale proposito della complessa normativa che regola il settore, del forte aumento dei costi energetici per le imprese, dell’esiguità delle fonti non rinnovabili e dell’incremento della sensibilità sociale sui temi relativi alle emissioni inquinanti. La Città dell’Innovazione si confi gura come una aggregazione di PMI, Enti Pubblici e Centri di Ricerca. Il partenariato del progetto complessivo è costituito da una struttura di tipo consortile che si svilupperà in collaborazione con il mondo della ricerca. I principali partner della costituenda società sono i seguenti: - Il Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Rieti che gestisce l’intero complesso produttivo di Rieti-Cittaducale; - La Camera di Commercio di Rieti che riunisce l’intero tessuto economico provinciale; - Il Consorzio Scire che opera nel campo della ricerca e dello sviluppo; - Il mondo delle imprese è rappresentato da Business Building, Technos Reat Aerospace, consorzio di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, InnovaTI e Omicron Tau.

114 4. Il polo produttivo Reatino

Nell’Ente sono, dunque, rappresentati i principali protagonisti, pubblici e privati, del territorio reatino, oltre a moltissime imprese che operano sul territorio nazionale e che hanno manifestato il loro interesse ad entrare nell’orbita della struttura.

4.4.6. La realizzazione del polo logistico Oltre a costituire una grande regione produttiva il Lazio è una grande regione di consumo. La spesa totale delle famiglie ha superato nel 2007 i 91,5 miliardi di euro; di questi più di 27 miliardi sono relativi alle principali categorie di beni fi sici (alimentari, bevande e tabacco; vestiario e calzature; mobili e articoli per la casa) che passano attraverso il canale distributivo commerciale, ramifi cato nel territorio e servito da complesse catene di approvvigionamento che includono attività di trasporto, magazzinaggio, movimentazione merci, allestimento consegne, recupero imballi e resi e quanto altro. Solo per quanto concerne i prodotti alimentari è stato stimato per la provincia di Roma (Piano Merci) un consumo annuo di 3,8 milioni di tonnellate. Sempre nel 2007 sono state computate nel Lazio 121.715 unità locali di imprese di commercio, ingrosso e dettaglio, e riparazione (per quasi 317.000 addetti) che costituiscono i punti terminali del processo di distribuzione legato alla logistica commerciale, cioè quella che interviene a valle del processo produttivo legando produttori, intermediari, distributori e consumatori fi nali. L’evoluzione della organizzazione commerciale sia nelle forme della grande distribuzione che in quella del franchising piuttosto che nei sistemi di approvvigionamento di reti di piccoli e medi esercizi associati ha reso sempre più cruciale il ruolo della supply chain ed in particolare dei centri dove avviene la ricezione dai produttori (o macro distributori) e lo smistamento verso i luoghi di vendita o i piccoli magazzini locali. Va da sé che il mercato metropolitano romano, con un numero di city users che oscilla tra i tre e i quattro milioni, rappresenta l’ambito cruciale di questa attività così come il posizionamento del Lazio, centrale e all’intersezione di assi di comunicazione, rappresenta un fattore di possibile rafforzamento ed estensione dell’ambito di riferimento delle attività logistico distributive. Non è quindi un caso se esistano al momento ben otto progetti di insediamenti logistici lungo i 180 km della A1 che vanno da Orte a Cassino. La realizzazione in corso del “Polo logistico” di Passo Corese si colloca in questo scenario. Come indicato nel “bilancio di mandato 2004-2009” predisposto dalla Amministrazione Provinciale rappresenta il più grande investimento infrastrutturale sul territorio prevedendosi (per un costo complessivo di poco meno di 40 milioni di euro) l’infrastrutturazione di un’area di 180 ettari. L’iter dell’intervento ha avuto inizio nel 2000 (approvazione della proposta di piano urbanistico da parte del Consorzio Industriale) e si è concretizzato nell’avvio degli espropri e delle urbanizzazioni nel 2008. Secondo il già citato documento dell’amministrazione provinciale il Polo “rappresenta un’opportunità fondamentale per il rilancio dello sviluppo dell’intera provincia”. La realizzazione del polo è stata affi data dall’ente consorzio alla società “Parco Industriale della Sabina Spa” (controllata dal gruppo Maccaferri). Attualmente si

115 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio sta procedendo alla cablatura dei territori interessati, alla costruzione del depuratore, alla realizzazione della bretella (fi nanziata dalla Regione) che permetterà l’accesso alla zona dall’innesto autostradale senza pesare sulla viabilità locale. Potrà rappresentare un volano in grado di incidere in modo decisivo sulle potenzialità di sviluppo di tutto il territorio reatino. Secondo i risultati di uno studio dell’Associazione Studi e ricerche per il Mezzogiorno dedicato alle infrastrutture logistiche ed interportuali italiane “Dal punto di vista dell’area locale in cui viene insediata, un’infrastruttura interportuale può consentire lo sfruttamento di competenze e risorse locali: da un lato, infatti, la costituzione di un interporto richiede l’assunzione di forza lavoro sia nel breve termine per la sua realizzazione, sia nel lungo periodo per il suo funzionamento a regime; dall’altro i terreni su cui viene edifi cato acquistano valore, mentre quelli circostanti ne guadagnano per la vicinanza e per la costruzione di opere viarie di collegamento. Se situato in prossimità di un’area metropolitana o comunque a forte propensione al consumo, un interporto assicura un’effi ciente distribuzione delle merci, e nello stesso tempo consente di ridurre il livello di inquinamento nonché la congestione del traffi co.” Benché allo stato non risulti prevista la connessione alla rete ferroviaria (la previsione della realizzazione di una piattaforma logistica integrata con Montelibretti è, al momento, solo una previsione) l’impianto può contare sul signifi cativo mercato potenziale degli operatori di logistica commerciale su gomma a servizio dell’area romana, stante la strategica collocazione in prossimità del nodo dove la direttrice autostradale proveniente dal nord si articola nella bretella Fiano-S.Cesareo e nella diramazione di accesso diretto a Roma Salario. Le stime occupazionali superano il migliaio di unità. Se si considera la classifi cazione molto restrittiva della sola divisione “magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti” il Lazio concentrava nel 2007 3.189 unità locali e 41.108 addetti, pari all’11,7% del totale nazionale, risultando la seconda regione dopo la Lombardia. Si tratta, peraltro di settori in forte espansione per i motivi sopra ricordati. Il presumibile orientamento prevalente verso la logistica commerciale orientata a Roma non impedisce, d’altra parte, di prefi gurare scenari più articolati, ipotizzando aree di riferimento più ampie, localizzazione di attività di rilievo nazionale, insediamenti di logistica industriale a supporto delle aree produttive facilmente connesse (a partire dalla stessa Rieti-Cittaducale) ed una capacità attrattiva anche verso insediamenti manifatturieri, in particolare di tipo artigianale o di media impresa, interessati a collocazioni funzionali rispetto al mercato romano e regionale ma anche “comode” per l’accesso alle reti nazionali. Questa ampia gamma di potenzialità spiega il forte impegno che sia il sistema della rappresentanza sociale (organizzazioni sindacali e datoriali) sia le istituzioni (Provincia e Camera di Commercio in primo luogo) stanno applicando per contrastare le polemiche “ambientali” sollevate da alcuni soggetti sottolinenando come l’investimento sia strategico per il territorio e i tempi rapidi della sua attivazione siano fondamentali per il successo dell’operazione.

116 4. Il polo produttivo Reatino

4.5. Opportunità e minacce 4.5.1. La valenza emblematica del caso reatino Nonostante le modeste dimensioni il polo produttivo reatino ha una valenza emblematica nel panorama dello sviluppo economico laziale. In parte ciò è dovuto alla sostanziale corrispondenza con la dimensione provinciale e quindi con l’esistenza di soggetti, istituzionali e associativi, che su questo territorio applicano la loro capacità di rappresentanza e governo, di interpretazione e programmazione. In parte è però la più specifi ca conseguenza della storia dello sviluppo economico, ed in particolare industriale, del territorio che è stato – e per certi versi continua ad essere – un ambito, particolarmente osservabile, di applicazione di signifi cative strategie “esogene” così come di dinamiche “endogene” di sviluppo. Il quadro di sintesi che emerge dalla ricognizione effettuata è quello di un’economia che, seppure strutturalmente debole, ha saputo trovare al suo interno le capacità, comportamentali e progettuali, per evitare di cadere in una spirale depressiva che ha rischiato (in particolare alla fi ne dello scorso decennio) di relegarla in una condizione di vero e proprio sottosviluppo. L’insorgere della crisi internazionale, anche per il suo effetto indiretto sui comportamenti, attraverso la restrizione degli accessi al credito, e la diffi coltà di giungere ad una individuazione stabile delle priorità progettuali di intervento (autonomo o richiesto), l’aggravarsi della crisi settoriale dell’elettronica con il crollo dell’export non hanno, tuttavia, consentito di stabilizzare il percorso di crescita che in qualche modo si era determinato ed hanno rimesso in bilico le prospettive di sviluppo. Ritrovare motivazioni e condizioni per riattivare le dinamiche adattative emerse negli scorsi anni e defi nire, sopportando il peso di qualche insoddisfazione settoriale o locale, un’agenda ristretta di macrointerventi su cui concentrare gli impegni sembrano essere le due leve su cui appoggiare la riattivazione dei processi di crescita. La questione che si pone oggi è probabilmente quella di come affi ancare alla meritoria attività di difesa dell’esistente l’affi namento di una capacità progettuale (e operativa) in grado di individuare le forme non banali di supporto alla evoluzione produttiva che si è determinata. Valorizzare un tessuto multiforme di capacità professionali e “spiriti imprenditoriali”, eredità positiva della stagione della industrializzazione indotta, richiede la messa in campo di strumenti di supporto in ambiti non semplici che vanno dalla ricerca e innovazione tecnologica, alle trasformazioni societarie, alle problematiche fi nanziarie. D’altra parte va acquisita la capacità di inscrivere l’analisi relativa al nucleo industriale nell’ambito di un contesto più ampio che ha mostrato, negli ultimi anni, sorprendenti capacità di evoluzione. La straordinaria crescita che le statistiche uffi ciali attribuiscono alla provincia di Rieti nel settore dei servizi, ed in particolare di quelli a più alta valenza professionale, non può non essere oggetto di una rifl essione su scala territoriale sia per le sue determinanti specifi che sia per le sue relazioni con l’insieme dello sviluppo produttivo. Una migliore ridefi nizione della classifi cazione regionale del sistema dell’innovazione,

117 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio del ruolo del “Parco Scientifi co e Tecnologico dell’Alto Lazio”, dell’APQ sulla ricerca, delle relazioni con il progetto “Città della Scienza” costituiscono tasselli di questo percorso. Lo scenario relativo al “polo produttivo reatino” appare dunque complesso, ma non necessariamente critico. Perfi no sovraccarico di soggettività e capacità progettuali. Si intravede però l’emergente necessità di una ridefi nizione degli equilibri (territoriali, settoriali) che richiederebbe una forte capacità di concentrazione delle richiamate soggettività di per sé oggi prevalentemente costrette all’impegno difensivo (evitare le crisi, evitare l’isolamento).

4.5.2. Riattivare le dinamiche di crescita Come è stato più volte sottolineato, l’economia reatina si è trovata all’inizio di questo decennio sull’orlo di un precipizio. La crisi degli insediamenti industriali esogeni e una popolazione residente statica nella dimensione complessiva e sempre più anziana nella composizione avevano contribuito a determinare un peggioramento della già debole situazione produttiva: il valore aggiunto per abitante era calato del 6,7% in un biennio e lo scarto negativo rispetto alla media nazionale aveva passato la soglia del 30%. Al recupero hanno concorso diversi elementi: - il boom demografi co delle zone prospicienti la FM1 ed i caselli della A1 che ha certamente concorso al buon dinamismo dell’edilizia e del commercio; - la qualifi cazione dell’offerta dei servizi privati (fi nanziari e professionali) e pubblici nell’area del capoluogo con la conseguente crescita di produttività; - la reattività del tessuto imprenditoriale e professionale che ha proseguito i processi di ridefi nizione delle presenze industriali verso nuovi segmenti produttivi; - la costante azione di difesa della qualità delle produzioni agricole che ha portato ad un notevole incremento della produttività settoriale. Tutto ciò ha consentito l’inversione di tendenza e il dispiegamento di una signifi cativa fase di crescita e di recupero rispetto al contesto nazionale (fig. 4.1). Si trattava, e si tratta, tuttavia di processi fragili, facilmente esposti a shock esterni. L’elenco di fattori caratteristici elaborato nei rapporti POLOS-Tagliacarne corrisponde, di fatto, ad un elenco di fattori “di rischio” che gravano sull’economia locale: “- un contesto socio economico caratterizzato dalle dimensioni piuttosto modeste … - un sistema produttivo ove, proprio per le citate dimensioni, spesso mostra variazioni degli aggregati economici particolarmente intense; - un modello di sviluppo caratterizzato dalla presenza di piccole imprese le quali, più piccole e meno patrimonializzate, hanno una maggiore diffi coltà di accesso al credito, non potendo fornire garanzie particolarmente elevate.. - un tessuto manifatturiero (incidenza sul valore aggiunto 2008 13,1%; Italia 20,8%)

118 4. Il polo produttivo Reatino

che subisce il calo della domanda sui mercati esteri (propensione all’export Rieti 4,5%; Italia 19,4%); - una diffusione di imprese che, escludendo l’area di Cittaducale, risulta poco incline a sperimentare percorsi di aggregazione di rete o di fi liera e, quindi, economie di scopo fi nalizzate a rendere più solido il sistema produttivo; - un mercato del lavoro che, proprio per le contenute dimensioni, sconta in maniera eccessiva le crisi industriali; una consistente presenza di terziario avanzato, ma eccessivamente localizzato sul territorio; - una situazione territoriale caratterizzata da sperequazione nella distribuzione della ricchezza; - una dotazione infrastrutturale caratterizzata da squilibri”. La risposta a questa fragilità non può che essere quella del superamento di un generico “rivendicazionismo da area depressa” per giungere alla selezione di un pacchetto ristretto di progetti strategici su cui concentrare l’impegno degli attori istituzionali, sociali e imprenditoriali. La vicenda del Polo logistico di Passo Corese assume, in questo scenario, la valenza di snodo emblematico non solo per i suoi, peraltro rilevanti, effetti diretti ma anche come banco di prova della ritrovata capacità del territorio di individuare obiettivi e coagulare intorno ad essi forza, determinazione (e relazioni) suffi cienti per realizzarli.

119 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

5,81 0,91 8 1, ,6

7 2

8,82 8,72

7,2 0 ,0

1 4

1,8 1,1- 4

5 , ,8

2001-2005 2001-2005 var.% reale 6 -

9002-4002 0,621 9,29 2,601

2009 2009 Var.% 1,81- 0,5-

5, 8,

stranieri 2004- 91- 1-

8,9 6,8 5,5

Agricoltura Industria Servizi totale

totale 3,292.11 0,210.31 9,031 0,210.31 3,292.11 9,626.81 9,203.12 5,631. 9,203.12 9,626.81

9002 popolazione 4 ,72

% stranieri su

1002 1

.8 1, .8 957.5 998 546.5

Totale € 2.005 € 2.005 pro capite deflazionato

Stranieri

1 ,

03 105

9002-4002 7.

.6 1,4 1,9 7,2 9 3 119.991 3 119.991 6,3 125,2 2 12 2 Totale

5, pro capite Var.%

pop totale

7 ,0

35 1.041 350.811 114.02 114.02 350.811 1.041

9,11

9,11 2 2 ,31

i t % pop 0-14 % pop 0-14 nerro

6, 2,09 0 32.446 17.848,7 16.330,1 16.330,1 17.848,7 32.446 -1,6 -3,3 23,4 14,4 ,

49 3

c

06. € 3

9,36 9,36

3,25 nlm 500 nlm 8 1 ,701 5,745 ,701

kmq) kmq)

9 2

densità (ab per

0

9,754 0, 0 1 2 ,

6 5

9,569 2 9 5

,3

61 Industria Servizi Totale . 1 057. 1 13.373,3 142,4 13,5

Superficie 2001 (kmq) 2001 (kmq)

5,54 8 1 , ,

0 756.1 5 354 5

1 7

18 17.034 17.034 18 333,4 14,0 7,8 496.444 8,7 100,8 20 1.294 1.294 8.055 23.098 .0 . pesca 2 95 0 1 1 Pop 2009 Agricoltura, silvicoltura e

an

an ani a i ib ba nib Lazio (esclusa Roma) 1.904.949 a b S S

onailga aS aS o

n SLL Lazio (esclusa Roma) SLL Lazio (esclusa SLL Lazio (inclusa Roma) Roma) SLL Lazio (inclusa 5.678.5 a n n oizaL il I I itei

araF araF i t g e aM i

Caratteristiche demografiche Caratteristiche

Totale

R Totale SLL

R Totale

Andamento Valore aggiunto ai base (2001-2005) prezzi

M

Tab. 4.1 – Quadro socioeconomico dei Sistemi Locali del Lavoro della provincia di Rieti di provincia della Lavoro del Locali Sistemi – dei socioeconomico Quadro 4.1 Tab.

120 4. Il polo produttivo Reatino 8002-5002 1,0-

numero occupati (v.a.migl.) (v.a.migl.) Variazione

9,7

pazione pazione Tasso di disoccu-

5002 6,74

attività attività Tasso di

1,83

Occupati (v.a. mgl) (v.a. mgl) 2.085,1 50,3 7,7 161,1 161,1 50,3 2.085,1 7,7

5 4 ,6

,7

pazione pazione Tasso di disoccu-

8

8,5 2,1 5 7,7 20,3 47,1 7,7 1,7 1,7 7,7 47,1 7,7 5 20,3 5 6,0 6,0 5 0,2 5,9 44,5 3,7 ,

,6

0 8 0 4 4 5 4 2 attività attività Tasso di

1 0,

2,64 9,3 ,8

2 2 3 2.2 Occupati (v.a. mgl) (v.a. mgl)

ani a b n aS aS ibaS ibaS o n a n o ilgaM I ar I iteiR izaL a

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 688,0 47,0 47,0 688,0 8,8 Roma) 45,9 645,5 42,5 9,0 (esclusa Lazio SLL Totale

F Dinamiche occupazionali occupazionali Dinamiche (2005-2008)

(segue tab. 4.1) (segue tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

121 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Tab. 4.2 – Scenario Produttivo dei SLL della provincia di Rieti

7002 7002 7002 7002-5002 5002 Rapporto tra dimensione variazione % addetti unità locali Unità locali Addetti Unità locali e addetti delle imprese media numero addetti e occupati residenti Indice elatoT eserpmi evitta "autocontenimento produttivo"

anibaS ni araF ni anibaS 543 923.3 196.6 0,2 9,5 33,0 anibaS onailgaM anibaS 643 996 794.1 1,2 1,3- 14,0 iteiR 743 352.7 747.02 9,2 4,3 45,0

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 131.542 416.049 3,2 7,9 0,64

oizaL 034.844 797.585.1 5,3 3,6 67,0

7002 7002 7002 7002-5002 7002 Rapporto addetti dimensione variazione % Unità locali Addetti UL industria e media numero addetti Unità locali e addetti dell'industria totale addetti UL Indice Industria in senso stretto (C+D+E) industrializzazione

anibaS ni araF ni anibaS 133 009 7,2 5,5- 31,0 anibaS onailgaM anibaS 96 831 0,2 4,72- 90,0 iteiR 86 4 588.4 1,7 7,4- 42,0

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 12.983 101.441 7,8 0,7 0,24

oizaL 863.23 340.612 7,6 6,1 41,0

7002 7002 7002 7002 % su addetti % su totale v.a. v.a. mgl € unità locali lazio Ruolo dell'export Addetti unità Addetti unità Esportazioni Esportazioni locali locali totali totali esportatrici esportatrici

anibaS nI araF nI anibaS 172 %0,4 4,913.1 0,0 anibaS onailgaM anibaS 04 %7,2 0,659.5 0,0 iteiR 402.3 %4,51 5,050.374 5,3

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 73.726 17,7% 6.543.410 48,6

oizaL 012.892 %8,81 744.774.31 0,001

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

122 4. Il polo produttivo Reatino

i

773 990 871 1.406 665 467 430 607 769 1.638 3.409 4.019 3.880 4.099 634 785 875 1.419 1.606 1.112 1.068 1.060 1.172 809 840 1.299 965 839 1.686 1.122 1.081 149 448 367 398 1.122 1.686 6.044 5.609 5.793 7.614 8.442 7.047 6.980

Industria del legno e mobile Descr. Raggruppamento Economico Raggruppamento 1951 1961 1971 1981 1991 1996 2001 petrolchimica Descr. Industria Industria dell'abbigliamento e delle calzature 1.284 771 519 391 405 256 146 calzature delle e dell'abbigliamento Industria meccanica Industria alimentare e delle bevande Industria Totale: Altre

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

Tab. 4.3 – Evoluzione 1951-2001 della distribuzione per settori degli addetti all’industria manifatturiera in provincia di Riet di provincia in manifatturiera all’industria addetti degli per settori distribuzione della 1951-2001 – Evoluzione 4.3 Tab.

123 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio 56 618.91 6 1 6 9. .9 9 1 1 Totale imprese imprese 100,0 100,0 servizi Sanità e M, N, O assistenza Istruzione, sociale, altri

K Attività servizi alle imprese … imprese informatica, informatica, immobiliari, immobiliari, ti

J Attività finanziarie I e Trasporti, comunicazioni comunicazioni magazzinaggio magazzinaggio 171.6 3

7 1 40 1.7 . 31,1 - 36,2 - 6 Altri servizi

3 9 30,7 5,8 3,1 13,9 8,0 100,0 100,0 5,8 30,7 8,0 13,9 9 100,0 3,1 5,7 31,6 8,4 14,1 8 3,3 1 32,3 5,4 3,3 14,9 100,0 8,7 0

7. 465 6.695 6.695 465 1.114 681 3.098 20.747 1.803 584 6.170 6.170 584 1.160 617 6.330 558 1.139 671 2.785 2.831 20.068 1.608 20.037 1.688 1 1 ristoranti Alberghi e 534.4 534.4

0 7 51 4

2. . 4 5 4 4 4 Commercio Commercio e riparazioni 427.2 14

75 6. . 2 2

Costruzioni Costruzioni

13,1 21,1 13,3 22,4 industriali Altri settori

DJ - metallo prodotti in Metallurgia,

delle DA - bevande e del tabacco Alimentari,

DK - meccanici apparecchi Macchine e

13,7 21,3 8,6 30,4 100,0 100,0 30,4 8,6 21,3 13,7

100,0 7,1 31,2 8,9 12,8 6,8 22,6 2,4 15,0

1.615 779 694 450 1.345 3.173 4.529 1. 4.529 3.173 1.345 1.615 450 694 779 8,3 22,0 7, 14,8 7,8 3,3 2,1 6,5 3,7 21,8 7, 15,3 3,3 2,2 6,5 3,8 9,0 21,6 7, 14,2 3,4 2,0 7,6 3,6 1.664 732 656 418 1.304 2.958 4.417 1. 1. 4.417 4.344 2.843 2.958 1.530 1.807 394 679 716 1.304 418 656 732 1.664 DL - ottiche elettriche, elettroniche e Macchine e di apparecchiature

5.195 5.195 5.126 5.126 4.774 4.885 26,1 26,1 23,8 23,8 23,5 25,5 25,5 24,4 33,1 29,6 5.827 6.569 stretto in senso Industria 2004 2004 Valori assoluti % sul totale cens. 1991 cens. 2001 2006 2006 2007 2005 2005 Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 2007 cens. 2001 cens. 2001 cens. 1991 2004 2004 2005 2005 2006 2007 Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat Tab. 4.4 – Evoluzione della distribuzione per settori degli addetti alle UL delle imprese industriali e dei servizi del SLL Rie SLL del servizi e dei industriali imprese delle UL alle addetti degli per settori distribuzione della – Evoluzione 4.4 Tab.

124 4. Il polo produttivo Reatino

76,6 76,3 76,2 79,8 76,1 72,6 69,5 75,3 78,3 78,4 78,8 82,6 87,7 75,3 78,3 78,4 78,8 82,6 69,5 76,6 76,3 76,2 79,8 76,1 72,6 87,7 89,7 91,5 93,0 94,4 97,4 100,0 101,0 101,0 102,0 102,1 102,7 104,5 102,7 102,1 102,0 101,0 96,6 101,0 131,8 100,0 109,3 113,7 115,0 115,8 121,9 98,3 100,3 106,7 103,3 101,7 100,0 87,7 89,7 91,5 93,0 94,4 97,4 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2001 2002 2003 2004 2005 2006 1995 1996 1997 1998 1999 2000 11.499,2 12.161,8 12.620,9 13.675,5 13.437,3 13.573,6 13.705,3 15.344,0 16.356,3 16.867,1 17.274,8 18.556,5 20.402,8 13.705,3 15.344,0 16.356,3 16.867,1 17.274,8 18.556,5 11.499,2 12.161,8 12.620,9 13.675,5 13.437,3 13.573,6 23.268,7 19.709,2 20.389,7 20.896,5 21.521,4 21.916,2 22.476,2 15.016,1 15.949,4 16.565,9 17.141,9 17.664,6 18.686,2 21.218,9 16.098,2 17.595,0 18.306,0 18.510,0 18.639,5 19.630,9 15.546,9 15.826,2 16.143,4 17.183,3 16.621,9 16.371,1 24.199,4 23.150,4 23.380,9 23.387,4 23.617,6 23.647,6 23.777,6 20.301,8 20.755,0 21.189,4 21.538,8 21.851,1 22.537,4

Indice di comparazione relativa, Italia = 100 Indice di andamento, 2001=100

Euro correnti RIETI ITALIA Euro 2009 RIETI ITALIA RIETI ITALIA

Tab. 4.5 – Confronto Rieti Italia dell’andamento del valore aggiunto ai prezzi base per abitante (1995-2007) per abitante prezzi base ai aggiunto valore del dell’andamento Italia – Rieti Confronto 4.5 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

125 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Fig. 4.1 – Andamento indici del valore aggiunto per abitante in provincia di Rieti (1995-2007)

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

126 4. Il polo produttivo Reatino

53,5 46,2 Valore Totale 100,0 100,0 aggiunto ai 2.020 3.181 2.373 3.308 prezzi base -

36,5 28,1 69,6 74,8 Totale servizi 1.407 2.378 1.653 2.473

29,3 29,3 24,8 24,8 16,4 13,5 Altre 593 788 696 819 servizi attività di

5,3 3,8 attività 21,1 26,0 427 828 502 861 finanziaria; monetaria e immobiliari e imprenditoriali imprenditoriali Intermediazione

19,2 24,0 14,8 10,8 387 763 455 793 ristoranti, alberghi e trasporti e riparazioni, comunicazioni Commercio,

24,4 21,3 11,9 10,2 493 678 579 705 Totale industria

7,0 8,1 6,0 4,0 142 259 166 269 Industria Servizi Costruzioni

5,9 6,2 17,4 13,2 352 419 413 436 stretto in senso Industria

-2,8 -0,3 2,0 1,7 4,0 1,5 2,9 8,4 7,3 4,0 8,4 1,7 1,5 2,0 2,9 -2,8 -0,3 42,6 10,9 7,9 4,3 27,3 23,0 -3,1 15,2 20,4 15,2 23,0 27,3 4,3 -3,1 7,9 42,6 10,9 17,8 25,4 66,6 41,6 56,8 42,1 73,9 44,9 59,3 132,0 53,6 162,4 58,8 51,4 51,6 67,8 61,8 49,9 pesca Agricoltura, silvicoltura e

-7,9 5,5 61,9 21,7 74,4 71,6 49,7 39,4 17,7 Valore aggiunto a prezzi base

Euro correnti (milioni) 2001 120 2007 125 Distribuzione percentuale 2001 5,9 2007 3,9 Euro 2009* (milioni) 2001 141 2007 130 Variazione percentuale reale* 2001-2007 Numero di unità lavoro Variazione assoluta 2001-2007 2007 Variazione percentuale reale* 2001-2007 Valore aggiunto per unità di lavoro migliaia di unità 2001 2007 5,1 migliaia di unità 2001 7,9

Tab. 4.6 – La crescita economica nella provincia di Rieti (2001-2007) Rieti di provincia nella – economica La 4.6 crescita Tab. * ottenuto con l’utilizzo del coefficiente di conversione generale e non settoriale Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

127 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio 3,02 3,81 3,02 8,13 1,4 8,13 7,52 1,22 7,52

9 4,0 0,8 8,6 0,8 ,9

,3

7002 3002 7002

7,3 0 100,0 0 100,0 3

,3

3 16,6 10,7 16,6 10,7 24,4 26,4 24,4 26,4 59,0 62 100,

3, 4,13 6,5 1,81 7,53 3, 5,63- 165- 5,63-

1,71 6,11 8,7

52 33 8 % etulossa 7002 3002 7002 etulossa % -

585 778 142 486

74 0451

1 582 3661 2003-2007 dipendenti % sul totale 1 4 1 - Variazioni Dipendenti

698.2 113.2 7,21 113.2 698.2 8663 1972 6,31 1972 8663 3454 2034 1,6 2034 3454 6351 7902 0,0 7902 6351 1773 7803 1,62 7803 1773 75

955 21 955

589.8 544.7 5,51 544.7 589.8 0 292.41 926.21 8,51 926.21 292.41 14 11 11

864 2,81 864

0 658 658 dipendenti dipendenti 4 4 Consistenza fine periodo periodo fine Consistenza

6,14- 2 6,14- 3,1 7,61

1 % etu % -

2007 101 141 0 32

2- 8

03 274

65 594 01- 59 24,4 1489 1428 -61 -4,1 11,8 10,0 los sa 7 sa Variazioni Imprese 2003- Variazioni Imprese

598 497 598 181 4 88 9

97

025 094 025

930.3 193 533 193 5 1 31.3 4 00 2 1 0401 1 2

4 56 11 17

636.2 765.2

imprese imprese

74 3 002 3 Consistenza fine periodo periodo fine Consistenza

icilb esep elivic oineg e aizilidE e oineg elivic b itnednepid essalC itnednepid ehci up e il e up sos sos eirtsudnI ertlA eirtsudnI unicazioni, servizi professionali servizi unicazioni, 242 301 no m ihc oicremmoC ai n n c ùip e 002 e ùip i

os E t eirtsu e irotteS 991-02 i ropsa LATOT sep zi 91-1 vr so d r e nI

Classi numero addetti Classi numero S

s T Credito, com Tab. 4.7 – Imprese e occupati dipendenti registrati dall’INPS in provincia di Rieti (2003-2007) Rieti di provincia in dall’INPS registrati dipendenti – e occupati Imprese 4.7 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati INPS

128 4. Il polo produttivo Reatino

dipendenti Consistenza fine periodo 69 dipendenti Saldo totale avviate imprese entrati in nell'anno Dipendenti Saldo imprese esistenti movimenti Dipendenti dipendenti in entrati in in attività Dipendenti imprese già attività imprese usciti da rimaste in Dipendenti -233 -1127 1000 -360 429 attività usciti per dell'impresa cessazione di

Dipendenti

imprese Consistenza fine periodo attività numero imprese Imprese Avvii di

83 104 19 25 198 2.938 100 -135 304 -69 50 150 16 21 182 11 -210 163 2.832 -86 -39 19 190 49 -37 20 -273 228 2.769 -97 -52 17 187 34 -63 17 -189 140 2.739 -81 -32 22 192 2.788 51 -196 245 -30 -320 165 49 -41 attività numero imprese Cessazioni di

Totale 5 anni

2003 2004 2005 2006 2007

Anno

Tab. 4.8 – Andamento imprese e dipendenti delle industrie metalli, meccaniche, elettroniche in provincia di Rieti di provincia in elettroniche meccaniche, metalli, industrie delle e dipendenti imprese – Andamento 4.8 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati INPS

129 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Variazione % nominale % nominale

euro Valore in

Variazione % nominale % nominale

dichiarazione dichiarazione abitante per medio Importo Importo medio per per medio Importo euro Valore in ovisselpmoC otropmI ovisselpmoC ,5% 20.905 14,2%17,1% 10.399

18,0% 25.508 11,2%11,2% 13.051 Variazione % nominale % nominale

08 2005-2008 2008 2005-2008 2005-2008 2008 euro Valore in migliaia di % 78.878 17,5% 21.074 13,5% 11.235 14,6%

6,9% 775.418 21,1% 19.324 14,6% 9.070 17,5% % su 2008 20 2008 popolazione popolazione itnaraihciD % enoizairav oremuN % enoizairav oremuN enoizairav % oremuN enoizairav %

2005-2008

2916 9,5%26,6%63.615 15,7% 48,7% 21.816 19,1% 10.625 79106 5,6% 49,7% 1.653.706 20 79106 5,6%1.653.706 49,7% 2.878.986 6,1% 51,20% 73.436.111 0% 6043 13,4%123.931 47,0% 30,0% 20.508 14,7% 9.636 20,4%

enoizalopo 2005-2008 2008 2005-2008

P Lazio 5.626.710 6,1% Lazio 5.626.710 Altri comuni 85495 3,0% 40127 5,6% 4 Totale Provincia 159018 3,0% Poggio Mirteto Poggio 5987 6,3% Sabina Fara in 12861 8,

Comune 2008 Comune Rieti Cittaducale 3743 3,6%26277 3,6%18,0%611.865 7021 2,6% 47654 1,3% 13,8% 23.285 53,3 55,1% 16,5% 12.840

Fonte: Elaborazione Censis su dati www.comunitaliani.it Fonte: Elaborazione Censis su dati www.comunitaliani.it Tab. 4.9 – Andamento (2005-2008) delle dichiarazioni dei redditi Irpef Irpef redditi dei dichiarazioni delle – (2005-2008) Andamento 4.9 Tab.

130 4. Il polo produttivo Reatino

TOTALE Altri servizi e acque depurazione Smaltimento di vicinato Commercio grande Media e distribuzione di servizio Costruzioni Trasporti Artigianato Costruzioni Trasporti Altro manifatturiero Settori produttivi lav. legno Fabbr. e prodotti in stampa Carta e Industrie alimentari e plastica Meccanica Elettronica Chimica/Gomma Meccanica Elettronica

lav. non metalli Fabbr. e metalli e

MERCATO TOTALE MERCATO 19 29 30 Locale 15 Nazionale 11 7 Internazionale 2 6 7 8 6 10 12 11 12 10 FORMA 4 5 3 8 GIURIDICA 5 3 4 6 26 2 4 24 2 1 3 3 6 13 1 3 1 8 197 62 2 6 3 1 26 9 2 6 2 2 100 35 Ditta individuale 4 1 2 individuale 1 1 9 Ditta 2 1 S.n.c. 23 1 S.a.s. S.r.l. 6 4 1 S.p.A 1 2 Altro 20 1 21 11 6 1 2 1 2 7 1 4 2 1 3 4 2 4 5 15 3 4 1 2 109 9 1 1 5 1 10 1 1 1 25 2 7 1 28 1

Tab. 4.10 – Distribuzione per settori, mercati di riferimento e forma giuridica delle imprese del Consorzio Rieti Consorzio del imprese delle giuridica e forma riferimento di mercati per settori, – Distribuzione 4.10 Tab. Fonte: Indagine Censis 2010

131 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio SLL 91 AMATRICE AMATRICE AVEZZANO AMATRICE AMATRICE RIETI AMATRICE AVEZZANO

RIETI RIETI TERNI AVEZZANO

7,76 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 9,03 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 9,14 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 8,60 AVEZZANO 8,66 AVEZZANO 16,69 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 26,45 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 11,37 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 17,48 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 15,00 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 20,08 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 37,60 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 11,18 FARA IN SABINA 27,21 FIANO ROMANO MAGLIANO SAB. FIANO ROMANO 10,53 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 26,15 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 36,53 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 25,35 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 19,62 MAGLIANO SAB. FIANO ROMANO 22,18 AVEZZANO 12,64 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 94,58 AVEZZANO 10,89 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 10,76 AVEZZANO 58,97 RIETI 17,55 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 86,89 RIETI 66,20 RIETI 43,69 MAGLIANO SAB. CIVITA CAST. 46,34 RIETI 22,69 TERNI 91 23

56.608 1.216 631 552 929 905 572 497 913 247 368 563 176 272 482 724 824 224 725 705 705 POP 2001 SUPE 2001 SLL 2001 5.168 1.744 1.220 1.000 1.198 10.810 3.698 54,88 FARA IN SABINA FIANO ROMANO 1.480 1.621 1.197 1.081 2.553 4.524 148,93 AVEZZANO 2.807 174,43 RIETI 2.453 3.745

8.246 294

35.957 376 6.138

Aree esterne Area di confine "abbruzzese"

Area di confine "romana" Area di confine "viterbese" Area di confine "umbra"

4,41 RIETI RIETI 9,20 RIETI RIETI 8,67 RIETI RIETI Area di confine "marchigiana" 5.562 433 11,02 RIETI RIETI 13,07 RIETI RIETI 37,44 RIETI RIETI 30,70 RIETI RIETI Tarano 53,51 RIETI RIETI Fara in Sabina 18,86 RIETI RIETI 16,39 RIETI RIETI 70,95 RIETI RIETI 14,16 RIETI RIETI 15,82 RIETI RIETI 63,06 RIETI RIETI Posta 15,66 RIETI RIETI Pescorocchiano 17,88 RIETI 34,05 RIETI RIETI RIETI Poggio Mirteto 26,85 RIETI RIETI 22,63 RIETI RIETI 24,55 RIETI 22,33 RIETI RIETI RIETI 37,71 RIETI RIETI Borgorose 25,22 RIETI RIETI 21,47 RIETI RIETI 17,33 RIETI RIETI 64,00 RIETI RIETI 25,78 RIETI RIETI 31,31 RIETI RIETI 11,42 RIETI RIETI 49,41 RIETI RIETI Cittareale 24,64 RIETI RIETI 14,55 RIETI RIETI 23,61 RIETI RIETI 14,41 RIETI RIETI 26,81 RIETI RIETI Magliano Sabina

126 516 140 383 632 377 286 427 180 682 411 386 345 922 825 263 686 617 284 352 523 3.408 6.542 1.274 2.049 1.326 102,16 RIETI RIETI 2.426 1.278 1.216 2.875 2.734 204,85 RIETI RIETI 1.282 2.094 2.845 1.464 1.603 100,70 RIETI RIETI Forano 2.510 90.802 1.533 43.785 206,52 RIETI RIETI Amatrice POP 2001 SUPE 2001 SLL 2001 SLL 91 Comune

Comune Area centrale

Marcetelli Leonessa Labro Monte San Giovanni in Sabina 728 Castel Sant'Angelo Cittaducale Rieti

Tab. 4.11 – Articolazione territoriale della provincia di Rieti di provincia della territoriale – Articolazione 4.11 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

132 4. Il polo produttivo Reatino 702,0

011,0 9 811,0

952,0 491,0 2 9 22,0 4 11,0 1, 596.6 457.02 427 457.02 090.4 493.5 621.1 894.1

084.1

31 0 7 43.21 0.3 Totale

700,0

500,0

500,0 500,0 010,0 310 8 700,0 00 503 , 071 112 57 96 95 72 6 ,

0 0 8 4 di servizi Altre attività

800,0 0 400,0 9 400,0

210,0 0 400,0 10 0 1 0, 0,0 44 , 908 531 891 78 75 25 62

0 0 5 0,004 0,434 85 ATECO 2007) nel 2007 nel 2007) ATECO 2 sociale sanità e assistenza Istruzione, ca (

720,0

900,0

800,0 110,0 740,0 810,0

5 310,0 2 0 011 011 0,121 0,006 0,004 5 , 717.2 843 653 721 301 521 431

0 632.2 8 5 attività Attività supporto tecniche, scientifiche e e di servizi professionali,

amministrative amministrative 200,0

1 100,0 100,0 100, 400,0 400,0 3 0 0 0 0, 17 , 922 53 72 21 22 71 41

0 0 581 0 Attività immobiliari immobiliari

500 700,0 200,0 300,0 200,0 300 210,0 700,0 ,0 271 176 49 79 42 34 , 12 63 3

0 55 Attività assicurative finanziarie e

5 400,0 1 100,0 100,0 20 700,0 600,0 0,003 0,002 0,018 0,003 0,001 0, 0,001 0,003 5 0 0 00,0 0, 0,0 0

793 24

82 ,0 73 13 92

801 0 2 833 1 zione Servizi di e comunica- informazione informazione

780,0 07

74 84 8 88 1

0,002 76 2 290,0 5 4 90,0 0,0 0 0 0 0 0 0

,

,0 , ,

27 5 ,0 7 836 ,0

112.4

7 4 857.1 0 0 0 3 78.2 50. 0 25 9 6 2 5 .2 7 alloggio e trasporto e al dettaglio, ristorazione magazzinag- all'ingrosso e

gio, attività di

230,0

6 7

2

910, 050,0 2 430,0 4 6 30,0 2 2 3 3 2 0 0, 0, 0, 0,

, 9

843

752.

246.288 13.285 14.247 14.247 13.285 246.288 631.354 72.025 7.452 22.653 27.702 0 7 2 175 0 0 0 8 3 0 0 0 74.1 7 6 43 0 9 1 9 1 3 859 . . .98 248 .98 3 1 1 Costruzioni Commercio Commercio Costruzioni

840,0 0 510

72 652,0 61 5 5 4 2 5 10 1 10 50 àtivittA 0, 0,0 0, 0

, 7 ,

55

087.1 ,

9 ,

, 59

4 0 14 0 2 0 0 4 0 0 0 68 7 0 5 6 9 5 1 7 1 1 4 . . .2 4 731 industriali altre attività ed estrattive,

manifatturiere manifatturiere

a am moR oR id enumoc osulcse oiz osulcse enumoc id

id enumoc osulc enumoc id a anibaS o anibaS n ani

ibaS a o

i

itnat itnatiba a a i ni o tnat tn t tetriM oi tetriM b b etriM etriM

ni n

elac i a as ni as a onai t ela s n s b baS se i i i n aS b b ba 000.5 < inu < 000.5 ba ailgaM LLS elatoT LLS ailgaM o i

ite a a cud l n

iteiR iz u ar o ga araF n 00 00 0 i i i araF - 72 - araF i

d a 0 i iteiR i a aL a gg g atti a te t 0 0 0 g e F M R LLS e LLS R L L L r .5 .5 . t L L LLS

L i iC iC oP aF o 5 < inumoC < 5 I

< L t P - P R - R C - -

< < LS LS LS ela LS L L L - 95 - - - 610750 -

nediser 3 7

NU i inumoC S S S elatoT S S el e 3 9 6 n e e 5 20 5 5 1 u l la l l 0 0750 0 07 0 0 at a atoT a M mo m toT t toT t 7 750 75 750 750 oC O oT oT oT 50 5

C 0 0 C

Numero addetti addetti Numero Rapporto tra addetti alle unità locali e popolazione e popolazione alle unità locali addetti Rapporto tra Tab. 4.12 – Incidenza degli addetti delle UL dell’industria e dei servizi nei principali comuni per settore di attività economi attività per settore di comuni principali nei servizi e dei dell’industria UL delle addetti degli – Incidenza 4.12 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dfati Istat

133 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Tab. 4.13 – Evoluzione demografica 2001-2009 dei comuni della provincia di Rieti

variazione variazione 2001 2009 assoluta percentuale

area "Fiano-Fara" Scandriglia 2.463 3.130 667 27,1% Fara in sabina 10.836 13.070 2.234 20,6% Poggio Nativo 2.057 2.479 422 20,5% Poggio Mirteto 5.164 6.056 892 17,3% Poggio Moiano 2.519 2.925 406 16,1% Montopoli di S. 3.699 4.232 533 14,4% Poggio Catino 1.218 1.371 153 12,6% Totale 27.956 33.263 5.307 19,0%

area "Ponzano-Forano" Stimigliano 1.735 2.168 433 25,0% Forano 2.484 3.052 568 22,9% Tarano 1.214 1.461 247 20,3% Casperia 1.095 1.222 127 11,6% Collevecchio 1.486 1.651 165 11,1% Selci 996 1.102 106 10,6% Torri in sabina 1.197 1.305 108 9,0% Totale 10.207 11.961 1.754 17,2%

Rieti 43.788 47.780 3.992 9,1% Cittaducale 6.536 7.011 475 7,3% Totale 50.324 54.791 4.467 8,9%

Resto provincia 59.063 59.964 901 1,5%

Totale Provincia Rieti 147.550 159.979 12.429 8,4%

Fonte: Elaborazione Censis su dfati Istat

134 5. Il polo produttivo Sud Pontino

5.1. Sintesi Il quadro economico ed il tessuto produttivo - Sia l’area di Formia che quella di Fondi registrano un valore aggiunto pro-capite in linea con il dato regionale, con esclusione della città di Roma. Il contributo alla crescita del sistema regionale, da parte di questo sistema produttivo, resta, tuttavia, piuttosto modesto, soprattutto resta distante dai valori medi nazionali. - L’area di Formia registra un valore aggiunto pro-capite di poco più di 15.000 euro annui e quello di Fondi si attesta a 16.579 euro annui a fronte di una media nazionale di quasi 22.000 euro annui a persona. - È verosimile pensare che negli ultimi due anni, tra la fi ne del 2008 e la fi ne del 2010 l’intera area del Sud Pontino abbia registrato una netta fl essione del valore aggiunto a causa della recessione diffusa in tutto il Paese. - Pur nella sua limitata estensione, rispetto agli altri 13 poli che caratterizzano il Lazio, il Sud Pontino presenta un’interessante massa critica in termini di dotazione di strutture produttive. Si tratta di poco più di 12.700 imprese (il 2,7% del totale regionale), rilevate a metà del 2010, in fl essione rispetto all’anno precedente. - L’area di Formia e quella di Fondi registrano alcune differenze evidenti: nella prima si rilevano 68,5 imprese per 1.000 residenti, mentre nella seconda un valore molto più consistente, pari a 104,1 imprese per 1.000 abitanti. Nel complesso le due aree considerate registrano poco più di 80 imprese ogni 1.000 abitanti, in media con il dato regionale. - Il 31,6% delle aziende presenti nel sistema locale di Fondi opera in agricoltura, a fronte dell’8,9% rilevato nel sistema di Formia; viceversa in quest’ultimo, il 21,1% delle imprese

135 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

opera nel manifatturiero a fronte del 17,8% nel sistema di Fondi. - Tra la metà del 2009 e del 2010 quasi tutti i settori sono stati sottoposti ad un processo di ridimensionamento. Le fl essioni maggiori hanno riguardato il comparto della nautica (con una variazione del numero di imprese del -6% nell’area di Formia, mentre in quella di Fondi sono aumentate, sebbene di pochissime unità), in quello delle ICT (-4,7% a Formia) e della meccanica strumentale (-8,1% nel sistema di Formia e -8,3% in quello di Fondi). - La recente crisi economica sembra, per molti versi, avere accelerato un processo di lenta trasformazione, in atto già da tempo nel comparto della nautica, in particolare nell’area di Gaeta; alcuni dei principali cantieri della zona appaiono oggi in serie diffi coltà, mentre si va rafforzando tutto il sistema legato ai servizi complementari legati a refi tting ed alla manutenzione delle imbarcazioni.

Relazioni territoriali - Un’analisi delle soggettività e delle relazioni a livello locale consente di cogliere come nel territorio del Sud Pontino si siano sviluppate due differenti polarità, che hanno quali elementi catalizzatori rispettivamente il Golfo di Gaeta ed il mercato ortofrutticolo di Fondi. - Il nucleo fondamentale dell’economia Sud pontina gravita intorno all’asse Formia-Gaeta, due comuni che congiuntamente defi niscono uno spazio urbano integrato, con 60.000 abitanti. Formia è il principale centro servizi dell’area, sia per quanto riguarda le attività commerciali che, soprattutto, quelle legate al cosiddetto terziario avanzato. Gaeta ha invece sviluppato in prevalenza attività produttive nel comparto manifatturiero, nei trasporti e nella logistica, nonché nel turismo. I restanti centri, formando una sorta di corona intorno alla città del Golfo, vanno invece sempre più incrementando una dimensione residenziale. - Rispetto all’articolata geografi a che contraddistingue le relazioni interne al Sistema Locale del Lavoro di Formia, la realtà di Fondi appare decisamente più lineare. Si tratta di un sistema territoriale a prevalente vocazione agricola, le cui dinamiche sono trainate dalla presenza importante del Mof, il Mercato Ortofrutticolo. - Nel complesso, la relazionalità del territorio Sud Pontino si sviluppa in massima parte a medio-corto raggio: poco oltre rispetto alle province confi nanti con quella di Latina. - L’area rappresenta, nei fatti, una sorta di enclave sostanzialmente equidistante dalle due metropoli di Roma e di Napoli. La lontananza geografi ca si traduce soprattutto in un defi cit dal punto di vista infrastrutturale. Con riferimento alla rete viaria, per esempio, si possono cogliere ancora rilevanti lacune in termini di programmazione. Un miglioramento delle infrastrutture viarie consentirebbe di intensifi care gli scambi e le relazioni con quelli che già attualmente costituiscono i principali territori di riferimento per il Sud Pontino (vale a dire il Basso Lazio, il casertano ed il Molise), ma anche di estendere il suo raggio d’azione, connettendosi alla grande viabilità nazionale.

136 5. Il polo produttivo Sud Pontino

- Non bisogna tuttavia dimenticare che è dal mare e dalla sua economia che tale territorio trae gli elementi di maggiore vitalità e interesse. A livello regionale le sorti del porto di Gaeta sono strettamente ancorate alle strategie e alle decisioni che l’Autorità Portuale intende assumere con riferimento al posizionamento competitivo di Civitavecchia. In tal senso, il Sud Pontino sta cercando di ritagliarsi un ruolo di nicchia in alcuni specifi ci segmenti di mercato, con riferimento per esempio al settore agroalimentare o al traffi co crocieristico.

La progettualità per lo sviluppo del territorio - Molte le idee e le iniziative fi nalizzate a rendere più competitivo il territorio del Sud Pontino. Si tratta di un basket di interventi, alcuni dei quali già avviati, altri in fase di progettazione avanzata ed altri solo a livello di idea progettuale. - Tra i progetti e gli interventi più interessanti per il rilancio del territorio pontino si possono citare: la Città della nautica, lo Yacht Med Festival, un piano organico per la riqualifi cazione dell’offerta turistica locale, la Metropolitana del mare e la Metropolitana del Golfo (riattivazione della tratta ferroviaria Formia-Gaeta), l’ampliamento del porto, la riqualifi cazione di aree ed edifi ci da adibire a nuove strutture produttive, strutture ricettive o contenitori per attività culturali; rientrano in questo piano la riqualifi cazione l’area della Vetreria a Gaeta, il recupero di una parte dell’area ENI-Agip a Gaeta, l’area della fornace industriale di Spigno Saturnia, l’ex stabilimento Blue Fish a Gaeta.

5.2. Territorio e impresa: il quadro generale Le pagine che seguono offrono un approfondimento sulle caratteristiche economiche del polo Sud Pontino, un’area posta nella parte meridionale della regione Lazio, lungo la fascia tirrenica. Il polo produttivo qui preso in considerazione si compone essenzialmente di due sotto-aree, quella afferente il Sistema Locale del Lavoro di Formia (composto dai comuni di Castelforte, Formia, Gaeta, Itri, Minturno, Ponza, Santi Cosma e Damiano, Spigno Saturnia, Ventotene) e quello di Fondi (composto dai comuni di Campodimele, Fondi, Lenola, Monte San Biagio e Sperlonga).

5.2.1. Dualismo e potenzialità di sviluppo Come per l’intera provincia di Latina, anche l’area produttiva del Sud Pontino ha registrato una fase di rallentamento economico nel corso degli ultimi due anni. La crisi si è aggiunta, d’altra parte, ad una crescita piuttosto lenta che da tempo caratterizzava la parte meridionale della provincia, complicando ulteriormente lo scenario economico. Eppure occorre ribadire che il sistema territoriale Sud Pontino, composto dall’area di Formia-Gaeta e da quella di Fondi, manifesta interessanti elementi di forza e specializzazioni produttive, tali da renderlo un interessante “laboratorio” del più ampio sistema produttivo laziale. L’apprezzabile presenza di imprese manifatturiere ed agricole, la posizione lungo il corridoio tirrenico, la presenza del porto di Gaeta, la marcata tradizione del campo delle produzioni nautiche e la diffusa presenza di

137 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio servizi legati al turismo, prevalentemente balneare, rappresentano risorse che connotano ormai l’economia locale e che necessitano di essere messe ulteriormente a valore. I progetti legati essenzialmente al miglioramento delle infrastrutture materiali del Sud Pontino – dall’ampliamento del porto di Gaeta alla realizzazione e adeguamento della tratta ferroviaria Formia-Gaeta, fi no alla realizzazione di un Centro per la produzione e commercializzazione di imbarcazioni per il diportismo – dovrebbero restituire slancio a questo territorio, esaltando i non pochi elementi di pregio di cui dispone. Un tratto interessante che consente, probabilmente, di leggere meglio l’area sud pontina e di immaginare gli scenari evolutivi di breve periodo è costituito da un sostanziale dualismo interno. Il comprensorio che ha come epicentro Formia-Gaeta sembra, infatti, seguire dinamiche abbastanza differenti dall’area di Fondi: la prima, più orientata a mantenere una relativa connotazione manifatturiera, pur con le diffi coltà manifestatesi negli ultimi anni, con l’aggiunta delle attività turistiche, mentre l’area fondana presenta ancora una marcata connotazione agricola, pertanto con dinamiche di crescita meno evidenti, determinate da imprese di dimensioni assai ridotte, con limitate capacità di presidio dei mercati, ma già oggi propense ad operare con prodotti di qualità. Si tratta di un dualismo che per molti versi indebolisce il territorio, in quanto la classe imprenditoriale risulta spesso ampiamente segmentata, con interessi molto differenziati, pertanto diffi cili da perseguire in modo organico. In prospettiva, tuttavia, tali differenze potrebbero essere viste in un’ottica di complementarietà, specie se il territorio Sud Pontino riuscisse a dotarsi di nuove infrastrutture di rete capaci di generare un sistema di movimentazione delle merci (si pensi ai prodotti agricoli del Mercato Ortofrutticolo di Fondi) rapido ed effi ciente. Le basi di partenza ed il dibattito tra le Istituzioni locali chiamate a gestire le risorse del territorio (Camera di Commercio di Latina, le Amministrazioni comunali di maggiori dimensioni, Consorzio Asi) sembrano abbastanza buone. In sostanza, sembrano esservi le premesse per una serie di interventi che consentano il riposizionamento e l’effi cientamento del sistema territoriale, purché si defi niscano meglio gli obiettivi di sviluppo e si schiarisca il quadro congiunturale, per ora, ancora complesso.

5.2.2. Il quadro socioeconomico Un contenuto dinamismo caratterizza il quadro socio-economico del Sud Pontino se messo a confronto con i dati regionali. Tra il 2004 ed il 2009 l’incremento della popolazione residente è stato del 3,1% nel Sistema Locale del Lavoro di Formia (che comprende Gaeta) e del 5,2% in quello di Fondi, a fronte di un incremento quasi dell’8% complessivamente nel Lazio. Piuttosto limitata appare attualmente anche la presenza di stranieri, pari al 3% nel sistema di Formia ed al 5,1% in quello di Fondi (tab. 5.1); in questo secondo, caso la percentuale più elevata è determinata dal diffuso impiego di lavoro straniero in agricoltura e nella zootecnia, comparti ancora caratterizzati, però, da bassi livelli di valore aggiunto e con una domanda di manodopera prevalentemente poco qualifi cata. Si tratta, tuttavia, di percentuali piuttosto contenute rispetto alla media regionale, pari attualmente all’8,7%,

138 5. Il polo produttivo Sud Pontino dato su cui infl uisce indubbiamente la sola città di Roma. Anche escludendo dal dato regionale l’area capitolina, tuttavia, la presenza straniera nella regione è più elevata rispetto al Sud Pontino, il che confi gura questo territorio ancora come una nicchia a sé stante rispetto all’epicentro regionale. Ciò che colpisce è però che tra il 2004 e la fi ne di questo decennio, la crescita del numero di stranieri residenti è notevolmente aumentata, soprattutto nell’area di Fondi, dove anzi l’incremento della popolazione sembra attribuibile in larga parte agli stranieri. Il tasso di natalità resta basso ed il bilancio demografi co tende ad essere negativo, prefi gurando, così, un quadro demografi co con diverse criticità, con pochi giovani, propensi a spostarsi nell’area capitolina ed un mercato del lavoro con una limitata offerta di opportunità soprattutto per le giovani generazioni. Sul fronte occupazionale, gli ultimi dati disponibili, risalenti al 2008, disaggregati per Sistema Locale del Lavoro, riportano una forte concentrazione degli occupati (quasi 37.000 dei 55.600 totali) nell’area di Formia-Gaeta (fig. 5.1), pur essendo quest’ultima di poco più estesa di quella di Fondi. La crescita degli occupati è stata negli ultimi anni più evidente nel comprensorio che fa riferimento a Fondi, con un incremento del 6,3% a fronte del 2,9% registrato tra il 2005 ed il 2008 in quello di Formia. Appare diffi cile capire i motivi di questa maggiore capacità occupazionale dell’area fondana; potrebbe infl uire il più intenso ricorso a lavoro stagionale in agricoltura, più diffi cile da rinvenire nei territori di Formia e Gaeta, dove si registra una presenza più marcata di attività manifatturiere (tab. 5.2). Resta il fatto, tuttavia, che le criticità si presentano pressoché con la medesima intensità nelle due aree prese in considerazione; nel 2008 si è registrato un tasso di disoccupazione superiore al 9%, poco più di due punti percentuali superiori alla media regionale (7,5%). È facile immaginare, peraltro, che la crisi economica iniziata alla fi ne del 2008 e dispiegatasi con maggiore evidenza l’anno successivo abbia peggiorato ulteriormente tale indicatore. Sebbene la piccola dimensione territoriale abbia in parte attutito gli effetti più gravi della crisi, è innegabile che le diffi coltà hanno colpito il sistema territoriale Sud Pontino, con il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni di diverse imprese della nautica e della ceramica, specie nell’area di Gaeta. I Cantieri Aprea, Rizzardi, Caputi, Pozzi Ginori e Sanitec – strutture di media grandezza se si tiene conto della diffusa micro-dimensione a livello locale – registrano sin dallo scorso anno diffi coltà notevoli. Il rilancio del mercato del lavoro passa, probabilmente, per strumenti differenziati: dalla riqualifi cazione e valorizzazione di alcune specifi che professionalità operanti nel sistema manifatturiero, specie in un comparto interessante (che negli anni passati ha mostrato grande capacità espansiva) come quello della nautica, fi no ad azioni di sistema che consentano alle imprese locali della manifattura, dell’agroindustria e della logistica di allargare i propri orizzonti di mercato, agendo sulla leva dell’innovazione di prodotto e sull’innalzamento della qualità delle produzioni e dei servizi erogati. L’attivazione, inoltre, di un “sistema compatto” di infrastrutture, con un’integrazione più evidente tra linea ferroviaria, rete stradale e sistema portuale di Gaeta, offrirebbe probabilmente al territorio nuove opportunità di crescita, facendone una piattaforma di smistamento merci terra-mare e rendendo più facile l’accesso anche ai fl ussi turistici. Un ulteriore elemento utile a defi nire lo scenario economico è rappresentato dal valore

139 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio aggiunto, una proxy della ricchezza prodotta dal territorio. Da questo punto di vista, i dati disponibili (disaggregati per Sistema Locale del Lavoro) risalgono al 2005, ma sono comunque suffi cienti a defi nire il quadro complessivo. Sia l’area di Formia che quella di Fondi registrano un valore aggiunto pro-capite non di molto inferiore alla media regionale, con esclusione della città di Roma (tab. 5.3). Se, dunque, si esclude l’area capitolina, il polo del Sud Pontino sembra assumere una posizione di medietà. Il contributo alla crescita del sistema regionale, da parte di questo sistema produttivo, resta, tuttavia, piuttosto modesto, soprattutto resta distante dai valori medi nazionali. L’area di Formia registra, infatti, un valore aggiunto pro-capite di poco più di 15.000 euro annui e quello di fondi si attesta a 16.579 euro annui a fronte di una media nazionale di quasi 22.000 euro annui a persona. Appare, tuttavia, confortante il fatto che la dinamica di crescita del valore aggiunto nelle due aree qui considerate, nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2005, è stata abbastanza sostenuta, meno della regione, con esclusione di Roma, ma comunque su livelli interessanti, tali da indicare potenzialità di sviluppo forse consistenti. È verosimile pensare, inoltre, che negli ultimi due anni, tra la fi ne del 2008 e la fi ne del 2010 l’intera area del Sud Pontino abbia registrato una netta fl essione del valore aggiunto a causa della recessione diffusa in tutto il Paese. Come è noto molte imprese agricole e manifatturiere versano in una situazione di diffi coltà, ma resta il fatto che il territorio può contare su alcune interessanti leve della crescita – dal porto di Gaeta come attrattore di fl ussi di interscambio, al comparto turistico, sino ad imprese manifatturiere con una discreta capacità di innovazione – tali per cui il rilancio ed il riposizionamento dell’area pontina appare possibile. I dati sui depositi e gli impieghi bancari (delle famiglie e delle imprese) possono rappresentare un ulteriore indicatore delle caratteristiche socio-economiche complessive dell’area territoriale presa in considerazione. I dati pro-capite di entrambi gli indicatori riportano valori incomparabilmente più contenuti della media regionale, sui cui infl uisce, tuttavia, Roma, dove si concentra una parte molto consistente della ricchezza prodotta, anche per la presenza di grandi imprese. Se dai calcoli, viceversa, si esclude il comune di Roma, la situazione cambia; nel 2009, ad esempio il Sistema Locale del Lavoro di Formia ha registrato 6.612 euro di depositi procapite e quello di Fondi 7.412 euro a fronte di una media regionale (al netto della Capitale) di 7.582 euro per abitante (tab. 5.4). Più debole appare la struttura degli impieghi pro-capite, distanti dalla media regionale e che sembrano quasi evidenziare la presenza di un tessuto produttivo più debole, forse meno propenso ad effettuare investimenti (gran parte degli impieghi bancari sono rappresentati, infatti, da fi nanziamenti per l’attività d’impresa e per investimenti produttivi). Più confortanti appaiono i dati sulla dinamica dei depositi e degli impieghi. Soprattutto l’area di Fondi ha registrato una crescita di entrambi ben superiore al 30% tra il 2000 ed il 2009, mentre il sistema di Formia-Gaeta si è mantenuto su livelli più bassi, ma comunque consistenti, pari al 24,7% per i depositi pro-capite ed al 22,3% per gli impieghi. In linea generale, i dati della dinamica, appaiono migliori della media regionale, il segnale, probabilmente, che nell’ultimo periodo di recessione generalizzata i due territori presi in considerazione sono stati un po’ più

140 5. Il polo produttivo Sud Pontino al riparo dalla crisi economica; mentre, ad esempio, nel Sud Pontino gli impieghi registrano una dinamica positiva, nel medesimo periodo la regione, ad esclusione di Roma, ha registrato una crescita di tale indicatore nettamente più contenuta. Se poi si considera anche la Capitale, l’andamento degli impieghi pro-capite è stato negativo: tra il 2000 ed il 2009 è stato, infatti, del -2,9%. Questa piccola porzione del territorio laziale (vi si concentra appena il 2,8% della popolazione e il 2,8% delle imprese della regione) si presenta come un mosaico complesso, ma anche molto interessante. La crescita ulteriore, nonostante la crisi recente, può passare per un’azione organica di rilancio del territorio, attraverso interventi di riqualifi cazione di alcune infrastrutture materiali ed un ruolo attivo di alcune Istituzioni, a partire dalla Camera di Commercio di Latina fi no all’Amministrazione provinciale.

5.2.3. Il tessuto d’impresa Occorre chiedersi se ed in che misura l’area sud pontina sia “territorio d’impresa”, luogo nel quale il sistema produttivo riveste una funzione propulsiva. La risposta è ovviamente positiva, sebbene alcuni elementi vadano soppesati. Pur nella sua limitata estensione, rispetto agli altri 13 poli che caratterizzano il Lazio, il Sud Pontino presenta un’interessante massa critica in termini di dotazione di strutture produttive. Si tratta di poco più di 12.700 imprese (il 2,7% del totale regionale), rilevate a metà del 2010, in fl essione rispetto all’anno precedente, segnale, questo, della crisi generalizzata. L’area di Formia e quella di Fondi registrano, come indicato in precedenza, alcune differenze abbastanza evidenti: nella prima, ad esempio si rilevano 68,5 imprese per 1.000 residenti, mentre nella seconda un valore molto più consistente, pari a 104,1 imprese per 1.000 abitanti. Nel complesso le due aree considerate registrano poco più di 80 imprese ogni 1.000 abitanti, in media con il dato regionale e non eccessivamente distante dalla media della provincia di Latina e da quella nazionale (tab. 5.5). La differenza del tasso di imprenditorialità tra il sistema di Formia e quello di Fondi è determinato, come è noto, dalla presenza nel primo caso di imprese manifatturiere, leggermente più grandi della media complessiva, mentre nella seconda area emerge una chiara specializzazione in campo agricolo, notoriamente caratterizzato dalla presenza di molte strutture di dimensioni assai ridotte. Il più recente periodo di crisi ha ovviamente agito sulla struttura produttiva del sistema Sud Pontino, tanto che l’area di Formia ha registrato tra la metà del 2009 e quella del 2010 una fl essione dello 0,7% del numero di imprese e quella di Fondi dell’1,2%. Anche da questo punto di vista, comunque, il polo del Sud Pontino appare in linea con il dato provinciale (con una perdita in una anno dello 0,6% delle imprese) e non molto distante dal dato regionale. Pur nelle diffi coltà indiscutibili, dunque, si potrebbe dire che questa parte del territorio regionale ha tenuto o quanto meno ha cercato di contrastare la crisi, con perdite per ora accettabili o comunque non più gravi del resto del Lazio, in termini di imprese e soprattutto di occupati. Ciò ovviamente non deve affatto fare “abbassare la guardia”, ma deve, invece, spingere ad attivare

141 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio delle corrette politiche attive del lavoro e dovrebbe spingere gli Enti territoriali competenti ad accelerare il piano degli investimenti pubblici per riattivare un circuito economico assai provato. Le differenze in termini di specializzazioni produttive tra il sistema che fa riferimento prevalentemente a Formia-Gaeta e quello fondano appaiono evidenti, considerando la distribuzione percentuale delle imprese attive per comparto. In particolare, ben il 31,6% delle aziende presenti nel sistema locale di Fondi opera in agricoltura, a fronte dell’8,9% rilevato nel sistema di Formia (tab. 5.6); viceversa in quest’ultimo, il 21,1% delle imprese opera nel manifatturiero a fronte del 17,8% nel sistema di Fondi. Si tratta, come indicato precedentemente, di differenze che tuttavia confi gurano anche una certa complementarietà tra le due zone in cui si articola il polo del Sud Pontino. Fondi è da sempre una sorta di piattaforma di produzione e commercializzazione di prodotti ortofrutticoli, sia per la diffusa presenza di attività di coltivazione che per la presenza del MOF, ovvero del Mercato ortofrutticolo all’ingrosso, verso il quale converge una parte consistente delle produzioni provenienti dal Mezzogiorno e dirette al Nord. Formia-Gaeta si confi gurano viceversa come un vero e proprio distretto della nautica, a cui si aggiungono ulteriori lavorazioni manifatturiere (ad es. della meccanica). Non va sottovalutata, infi ne, la componente terziaria, rappresentata per gran parte da attività commerciali (le imprese del commercio del Sud Pontino sono il 31% del totale); il che sottolinea, per molti versi, la dimensione emporiale, ovvero di piattaforma di scambio di merci, che l’area già oggi possiede. E tale dimensione ha evidentemente alimentato la presenza di imprese della logistica, ovvero di imprese di trasporto e magazzinaggio che rappresentano, infatti, il 4% del totale delle aziende dell’area di Formia e quasi il 3% in quella di Fondi (tab. 5.7). Scendendo più nel dettaglio, inoltre, l’area di Formia si contraddistingue per un numero abbastanza consistente di imprese della nautica (pari attualmente a 63), di imprese operanti nelle ICT e hi-tech (produzione video, informatica, telecomunicazioni e produzione di software) (61 imprese) e di imprese della meccanica strumentale, in parte legate al sistema della nautica (34 aziende). Dal punto di vista della dinamica più recente, appare evidente come, tra la metà del 2009 e del 2010 quasi tutti i settori abbiano subito un certo ridimensionamento. Le fl essioni maggiori hanno riguardato il comparto della nautica (con una variazione del numero di imprese del -6% nell’area di Formia, mentre in quella di Fondi sono aumentate, sebbene di pochissime unità), in quello delle ICT (-4,7% a Formia) e della meccanica strumentale (-8,1% nel sistema di Formia e -8,3% in quello di Fondi) (tab. 5.8). L’unico settore in controtendenza appare quello delle produzioni alimentari, che nel comprensorio del Sud Pontino conta su un numero complessivo di ben 139 imprese, mentre anche le attività commerciali sono risultate in fl essione. La recente crisi economica sembra, per molti versi, avere accelerato un processo di lenta trasformazione già in atto nel comparto della nautica, in particolare nell’area di Gaeta. La base manifatturiera specializzata nella realizzazione di scafi e di prodotti fi niti si va progressivamente restringendo; alcuni dei principali cantieri della zona appaiono oggi in serie diffi coltà, mentre si va rafforzando tutto il sistema legato ai servizi complementari legati a refi tting ed alla manutenzione

142 5. Il polo produttivo Sud Pontino delle imbarcazioni. Infi ne, i dati sulla distribuzione del valore aggiunto confermano e completano quanto indicato fi nora. Riemerge la differenza tra le due sotto componenti del polo Sud Pontino: mentre il sistema territoriale di Fondi presenta un’incidenza del valore aggiunto dell’agricoltura (sul totale dell’area) pari al 5,6%, quello di Formia arriva al 2,2% (tab. 5.9). La situazione si inverte, tuttavia, per ciò che concerne l’industria, il cui valore aggiunto pesa nell’area fondana per il 9,8% mentre in quella di Formia arriva al 13,4%.

5.2.4. Capitale umano e struttura produttiva Gli ultimi dati disponibili, risalenti al 2007, riportano nel polo Sud Pontino un numero complessivo di addetti alle unità locali pari a poco più di 30.500, dei quali il 64,5% localizzato nel Sistema Locale del Lavoro di Formia (tab. 5.10). In entrambe le sottoaree considerate, tuttavia, la dimensione media delle imprese è uguale, pari a 2,7 addetti per unità locale, ancora più basso della media regionale e nazionale, a conferma di una pericolosa polverizzazione del sistema di impresa sul territorio. Ciò che parzialmente conforta è che nel passato, tra il 2005 ed il 2007, il numero degli addetti nelle imprese è cresciuto a livelli apprezzabili, pari al 6,9% nel Sistema Locale del Lavoro di Formia e del 10,5% in quello di Fondi. Sebbene attualmente appare chiaro che il mercato del lavoro registra una fase assai critica e di progressiva crescita del tasso di disoccupazione, è verosimile pensare, dati i risultati del passato, che l’area pontina ha comunque in sé una apprezzabile capacità propulsiva e quindi anche di ripresa dalla recente congiuntura negativa. Se si scende nel dettaglio, il maggior numero di addetti in entrambe le sotto-aree si colloca nelle attività commerciali, ovviamente con un’incidenza nettamente maggiore nel sistema locale di Fondi (36,4% degli addetti totali opera nel commercio) anche per la presenza del mercato ortofrutticolo all’ingrosso. L’area di Formia presenta invece, come più volte sottolineato, un’incidenza abbastanza consistente di addetti all’industria manifatturiera, pari al 15,3% a fronte di una media regionale del 10,6% (tab. 5.11). Infi ne, abbastanza interessante risulta essere la concentrazione di forza-lavoro nelle attività di accoglienza turistica, ovvero le attività alberghiere e di ristorazione, un settore potenzialmente in espansione e che potrebbe rappresentare un’importante risorsa di sviluppo per il futuro, legata sia al diportismo che al turismo balneare e che potrebbe allargarsi ad altre tipologie di offerta (turismo religioso, naturalistico, sportivo). Ben il 12,1% degli addetti totali del sistema territoriale di Formia opera nelle attività alberghiere o di ristorazione e tale percentuale raggiunge il 15,5% nell’area di Fondi per la presenza di Sperlonga. Infi ne, per ciò che riguarda le sole attività industriali, vale la pena di ribadire come il Sistema Locale del Lavoro di Formia registri una sorta di primato rispetto a quello di Fondi. La stessa dimensione media delle imprese industriali è abbastanza differente; nel primo caso si registrano 5 addetti per unità locale industriale mentre nel secondo 3,3 addetti (tab. 5.12). Nel periodo compreso tra il 2005 ed il 2007, inoltre, la crescita degli addetti nel settore industriale

143 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio appare molto sostenuta nell’area di Formia, pari al 15,2% a fronte del solo 1,6% registrato nel Lazio, il segnale di un certo fermento registrato in quegli anni, smorzato sicuramente dalla recente fase di crisi, ma che sottolinea, ancora una volta, le potenzialità di sviluppo del sistema di Formia-Gaeta. Il dettaglio degli addetti all’industria in quest’area mette in evidenza come la parte più cospicua della forza lavoro sia collocata nel comparto della produzione di minerali non metalliferi (prevalentemente materiale per l’edilizia) ed in quella dei mezzi di trasporto, dove ovviamente pesa il comparto della nautica (fig. 5.2).

5.2.5. L’apertura verso i mercati esteri Il grado di internazionalizzazione del sistema Sud Pontino appare piuttosto limitato, sebbene negli ultimi anni il livello delle esportazioni sia costantemente cresciuto, specie nell’area di Formia, che genera, infatti, la parte più consistente, pari al 79% del totale delle esportazioni, per un valore – secondo i dati risalenti al 2007 (gli unici disponibili disaggregati per Sistema Locale del Lavoro) pari a 61,1 milioni di euro. Paradossalmente, tuttavia, le imprese del sistema di Fondi registrano un grado di apertura all’export leggermente maggiore del’area di Formia: nel primo caso il 10,5% degli addetti alle unità locali opera presso aziende esportatrici, mentre nel secondo caso tale quota raggiunge l’8% (tab. 5.13). Tali valori restano tuttavia nettamente inferiori alla media regionale, pari al 18,8%. Come è facile immaginare, infi ne, la parte più consistente delle esportazioni è collocata nell’area dell’Unione Europea; solo il 20,7% dell’export del Sistema Locale del Lavoro di Formia raggiunge mercati più lontani (extra-Ue) e ciò è attribuibile in larga misura ai prodotti della nautica, mentre tale quota si abbassa al 6,8% per il Sistema Locale del Lavoro di Fondi (tab. 5.14). La capacità di sviluppo e di rafforzamento, dal punto vista economico, dell’area del Sud Pontino, passa inevitabilmente anche per una maggiore capacità di penetrazione dei mercati esteri. Troppo contenuta appare la spinta alle esportazioni soprattutto dell’area di Fondi, eppure questa propaggine meridionale del territorio regionale avrebbe potenzialità di sviluppo interessanti essendo collocata lungo importanti direttrici di traffi co, ovvero lungo l’asse tirrenico in direzione di Civitavecchia e Livorno, lungo la direttrice che a Sud congiunge il territorio laziale con lo snodo di Napoli e, ancora lungo un asse di penetrazione interno, in direzione di Cassino. Potenziare le infrastrutture di rete, sia stradali che ferroviarie, che si dipanano dall’area di Formia e Fondi, appare dunque strategico, perché consentirebbe più rapide connessioni con l’esterno. A questo bisognerebbe aggiungere un’azione organica di spinta al migliore posizionamento sull’estero di alcune imprese: se quelle della nautica sembrano operare già in quest’ottica, altre imprese manifatturiere, della meccanica e dell’elettronica, così come quelle agricole hanno maggiori diffi coltà. Ed è questa una delle principali sfi de che il territorio dovrebbe affrontare per immaginare un nuovo percorso di sviluppo.

144 5. Il polo produttivo Sud Pontino

5.3. Relazioni territoriali 5.3.1. L’articolazione locale I 14 comuni che costituiscono il territorio sub-provinciale del Sud Pontino formano un’area da 160mila abitanti, in cui sono attive quasi 13mila imprese capaci di generare un’occupazione complessiva pari a 31.300 addetti. Tali numeri, per quanto relativamente modesti, non si riferiscono tuttavia a una realtà omogenea al proprio interno e capace di esprimersi in forma univoca nei confronti dei territori limitrofi . Al contrario, un’analisi delle soggettività e delle relazioni a livello locale consente di cogliere come nella parte meridionale della provincia di Latina si siano sviluppate due differenti polarità, ciascuna delle quali esprime caratteristiche produttive e dinamiche socio-demografi che alquanto differenti: - il principale elemento di gravitazione del sistema economico è rappresentato dal Golfo di Gaeta, che ha un ruolo trainante per l’intera area sud pontina. Intorno al Golfo si è strutturato quello che l’Istat defi nisce Sistema Locale del Lavoro (Sll) di Formia, composto, oltre che dai comuni di Formia e Gaeta, anche da Minturno e Itri, Santi Cosma e Damiano, Castelforte e Spigno Saturnia, nonché dalle isole di Ponza e Ventotene; - una traiettoria differente seguono, invece, i restanti comuni (Monte San Biagio, Lenola, Sperlonga e Campodimele), che rientrano nell’orbita di Fondi, principale centro dell’omonimo Sistema Locale del Lavoro. Il Sll di Formia assume una confi gurazione policentrica, variegata e complessa. L’elemento fondamentale è rappresentato dall’asse Formia-Gaeta, comuni che congiuntamente defi niscono uno spazio urbano integrato da 60.000 abitanti. Altri 40.000 risiedono, però, al di fuori dei due centri principali, in una corona dal diametro di 15 km che va da Minturno all’estremità meridionale del Golfo, con i suoi 20.000 abitanti, fi no a Itri a Nord, con ulteriori 10.000 residenti, passando per una serie di piccole località – Santi Cosma e Damiano, Castelforte e Spigno Saturnia – situate al confi ne con le province di Caserta e Frosinone (fig. 5.3). Formia e Gaeta rappresentano indubbiamente il cuore economico dell’area, con un tessuto imprenditoriale in grado di assorbire il 61% dell’occupazione complessiva dell’intero sistema locale. Nelle due città si contano oltre 20 addetti ogni 100 residenti. Formia è il principale centro servizi del Sud Pontino. Vi si ritrova la più elevata concentrazione di imprese sia per quanto riguarda le attività commerciali che, soprattutto, quelle legate al cosiddetto terziario avanzato. Presso le aziende di tale settore lavorano (fig. 5.4): - 3.800 addetti in attività legate al commercio, alla logistica e al turismo; - 980 addetti in attività professionali, scientifi che e tecniche; - 360 addetti in attività di intermediazione immobiliare o in servizi fi nanziari e assicurativi; - 150 addetti in attività hi-tech;

145 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

- 620 persone operano invece nel comparto dell’istruzione, della sanità e dell’assistenza sociale. Per tutte queste voci, ad eccezione del commercio, nel solo comune di Formia si concentra circa la metà dell’occupazione dei rispettivi comparti a livello di Sistema Locale del Lavoro. Rispetto a Formia, Gaeta ha invece sviluppato in prevalenza attività produttive nel comparto manifatturiero, nei trasporti e nella logistica, nonché nel turismo: - con riferimento al settore industriale, innanzitutto, il comune può contare su un totale di quasi 1.000 addetti, circa il 30% di quelli presenti nell’intero Sistema Locale del Lavoro e oltre un centinaio in più rispetto a quanti lavorano presso le realtà manifatturiere di Formia. Gaeta deve tale posizionamento alla presenza di alcune strutture di medie o grandi dimensioni quali la Pozzi Ginori, Italcraft-Rizzardi, Med Fish o Peroni Pompe; - per quanto riguarda il settore dei trasporti, ovviamente, il punto di riferimento fondamentale è costituito dal porto di Gaeta, uno scalo che movimenta circa 2,6 milioni di tonnellate di merci, di cui 1,8 milioni sono costituite da rinfuse liquide (in prevalenza prodotti petroliferi legati all’impianto energetico dell’Eni, hub del Gruppo per l’Italia centro-meridionale) e 800mila tonnellate di rinfuse solide, tra cui in primo luogo caolino per le produzioni ceramiche; - dal punto di vista turistico, invece, Gaeta è il primo centro del Sud Pontino per quantità e qualità di strutture ricettive e posti letto. Vi si contano un totale di 18 alberghi in grado di offrire in grado di ospitare 1.600 turisti, con una media di 88 posti letto a struttura. 388 posti letto (il 25% del totale) sono in strutture di categoria medio-alta: un’offerta superiore rispetto a quella di Formia, di Sperlonga o di Ponza (tab. 5.15). Come si può notare, i due comuni mostrano una struttura economica sostanzialmente complementare. Pur essendo realtà amministrativamente distinte, è inevitabile che le rispettive scelte fi niscano per infl uenzarsi reciprocamente. Sarebbe pertanto auspicabile giungere ad un maggiore livello di integrazione, che – a prescindere da eventuali differenze e incomprensioni d’ordine politico – porti ad una condivisione delle scelte strategiche e delle priorità d’intervento. Ciò deve avvenire, innanzitutto, con riferimento al tema della portualità, sia commerciale che soprattutto turistica. I temi e i progetti unifi canti, tuttavia, sono molteplici: dai trasporti (con un legame che sarà notevolmente intensifi cato dalla realizzazione della Metropolitana del Golfo, la linea ferroviaria di collegamento tra Formia e Gaeta) alle produzioni ittiche quali la mitilicoltura, dal piano spiagge allo stadio della vela, fi no a giungere ad un coordinamento degli eventi turistici e delle iniziative a sostegno delle attività produttive. A fronte del ruolo trainante di Formia e Gaeta, i restanti comuni del Sistema Locale del Lavoro vanno sempre più incrementando una dimensione residenziale. Se, come si è osservato, nella Città del Golfo la quota di addetti in comparti non agricoli sul totale dei residenti è superiore al 20%, si riduce a circa il 15%-16% nei comuni di Minturno, Itri e Santi Cosma e Damiano. Se tra il primo gennaio 2005 e il primo gennaio 2010 la popolazione di Formia e Gaeta è

146 5. Il polo produttivo Sud Pontino aumentata soltanto dell’1,6%, per un totale di 940 unità, ben più signifi cativa è stata la crescita degli altri centri del sistema: sia di Santi Cosma e Damiano, dove è aumentata del 2,4%, che di Minturno, dove l’incremento è stato del 4,3%, ma soprattutto di Itri. Ad Itri la popolazione è aumentata di più di 1.000 unità in 5 anni, con una variazione dell’11,2% (fig. 5.5). Rispetto all’articolata geografi a che contraddistingue le relazioni interne al Sistema Locale del Lavoro di Formia, la realtà di Fondi appare decisamente più lineare. Si tratta di un Sll a prevalente vocazione agricola, le cui dinamiche sono trainate dalla presenza importante del Mof, il Mercato Ortofrutticolo di Fondi. Nel solo comune di Fondi risiede il 72,2% della popolazione residente in tale seconda polarità del territorio Sud Pontino, per un totale di 37.300 persone. La cittadina ha raggiunto ormai le dimensioni di Formia, grazie ad un incremento nel numero di abitanti pari al 6,8% negli ultimi 5 anni, per un totale di 2.400 nuovi cittadini. Più contenuta, compresa tra l’1,3% e l’1,8%, è stata la crescita dei restanti 4 comuni del sistema locale, presso i quali risiede un totale di 14.000 abitanti (tab. 5.16).

5.3.2. Le relazioni d’area vasta Il Sud Pontino rappresenta, nei fatti, una sorta di enclave sostanzialmente equidistante dalle due aree metropolitane di Roma e di Napoli. La Capitale dista circa 120 km da Fondi, 140 km da Formia e Gaeta; Napoli è invece a 84 km da Minturno, a circa un centinaio dai comuni del Golfo di Gaeta, a 120 km da Fondi. Tale posizionamento rende necessario che il territorio sia in grado di individuare autonome traiettorie di sviluppo e di posizionamento strategico, non potendo contare (a differenza di altri poli produttivi del Lazio) sul volano rappresentato dalla prossimità all’area capitolina. La lontananza geografi ca si traduce in un defi cit dal punto di vista dei servizi su cui poter contare e soprattutto delle infrastrutture di cui si dispone. Proprio da una rifl essione sulla situazione infrastrutturale deve partire l’analisi del territorio Sud Pontino a livello sovra-provinciale (fig. 5.6). Con riferimento alla rete viaria, innanzitutto, si possono cogliere ancora rilevanti lacune in termini di programmazione. Ne consegue che, ad oggi, il Sud Pontino è uno dei sistemi produttivi regionali maggiormente penalizzati sotto il profi lo dell’accessibilità viaria. Con tutte le alternative in esame ancora in fase di defi nizione (la Pedemontana che porta a Latina; la trasversale verso Cassino e la rete autostradale; il corridoio tirrenico), al momento l’intera economia locale rimane sostanzialmente isolata. A risentirne è soprattutto il porto di Gaeta, che diffi cilmente potrebbe garantire adeguate vie d’accesso ai mercati per uno sviluppo, per esempio, dei traffi ci Ro-Ro. Prioritaria, in tal senso, è la defi nizione del tracciato che consentirà di raggiungere direttamente Gaeta, by-passando Formia in galleria. Un miglioramento delle infrastrutture viarie consentirebbe non soltanto di intensifi care gli scambi e le relazioni con quelli che già attualmente costituiscono i principali territori di riferimento per il Sud Pontino (vale a dire il Basso Lazio, il casertano ed il Molise), ma anche di

147 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio estendere il suo raggio d’azione, connettendosi alla grande viabilità nazionale. Un adeguamento della rete lungo la direttrice trasversale consentirebbe inoltre di potenziare le opportunità che dal punto di vista logistico il Sud Pontino (e in particolare il porto di Gaeta) potrebbero offrire alle imprese presenti nell’area industriale di Cassino e del frusinate, fi no alla zona sangritana. Si potrebbero così servire stabilimenti importanti, quali quelli della Fiat, innanzitutto, ma anche della Piaggio e dell’Honda: stabilimento che oggi si appoggiano essenzialmente ai porti campani di Napoli e Salerno. La direttrice trasversale, che si presenta probabilmente come la più interessante, trarrebbe un ulteriore impulso da un contemporaneo potenziamento della rete ferroviaria lungo tale asse. Ad oggi è stato fi nanziato un intervento relativo alla tratta Gaeta-Formia, destinato a collegare alla rete nazionale sia il porto di Gaeta che il suo centro urbano, mediante la cosiddetta Metropolitana del Golfo. Gli investimenti per la riattivazione e l’elettrifi cazione della linea, attualmente in corso di realizzazione, ammontano a 26 milioni di euro. È improbabile che tale collegamento possa sancire l’avvio del progetto di realizzazione di un sistema a doppia sponda Tirreno-Adriatico, ma di certo rappresenta un primo importante passaggio che in prospettiva consentirà di mettere in connessione il porto di Gaeta con l’area industriale di Cassino. Se un’estensione di quello che rappresenta l’entroterra del Sud Pontino è certamente auspicabile e può essere stimolata soltanto mediante un adeguamento della rete di infrastrutture, sia viarie che ferroviarie, non bisogna tuttavia dimenticare che è dal mare e dalla sua economia che tale territorio trae gli elementi di maggiore vitalità e interesse. Le relazioni marittime diventano quindi fondamentali per comprenderne traiettorie e direttrici di sviluppo, sia quindi con riferimento alla situazione attuale che soprattutto in prospettiva. In tal senso, a livello regionale le sorti del porto di Gaeta sono strettamente ancorate alle strategie e alle decisioni che l’Autorità Portuale intende assumere con riferimento al posizionamento competitivo del porto di Civitavecchia. Quello di Civitavecchia è indubbiamente un porto in forte espansione, tra i principali a livello nazionale nel segmento dei traffi ci Ro-Ro e caratterizzato da un eccellente posizionamento in ambito crocieristico. Ciò nonostante, l’Autorità Portuale ha optato per una diversifi cazione degli investimenti, destinando circa 25 milioni di euro anche allo scalo pontino: risorse destinate in primo luogo a migliorarne la profondità dei fondali e gli spazi per gli approdi. Tali interventi si inseriscono nella prospettiva di prevenire un’eventuale saturazione del porto romano, in un’ottica di razionalizzazione dei traffi ci. Sullo scalo Sud Pontino potrebbero così essere deviati parte dei fl ussi Ro-Ro ed una quota – sia pure di nicchia – del traffi co crocieristico. Uno dei principali obiettivi strategici, per il porto di Gaeta, consiste nel rendere lo scalo un gate marittimo del mercato dell’ortofrutta e dei prodotti agro-alimentari. Oltre al mercato Fiat di Cassino, per il sistema portuale il mercato ortofrutticolo di Fondi è sicuramente il partner commerciale verso cui l’economia locale guarda con maggior interesse. A tal fi ne, Gaeta dovrebbe quindi integrarsi alla rete delle Autostrade del mare, riuscendo

148 5. Il polo produttivo Sud Pontino a trasferire su acqua una parte dei traffi ci provenienti dal settore agricolo meridionale (in special modo dalla Sicilia) e destinati a Fondi. Anche questa opportunità, come quella legata alla direttrice trasversale, è tuttavia condizionata da un adeguamento della viabilità al servizio del Golfo pontino. Un simile intervento potrebbe così contribuire a modifi care le dinamiche relazionali anche del Sistema Locale del Lavoro di Fondi e dei fl ussi destinati al Mof. Vi è un ulteriore intervento di collegamento, anch’esso da svilupparsi lato mare, che potrebbe consentire al sistema economico del Sud Pontino di affrancarsi dall’isolamento in cui attualmente sembra relegato. Si tratta di un progetto, quello della Metropolitana del mare, volto a favorire soluzioni di mobilità alternativa per spostarsi da e verso la Capitale: è previsto un sistema di aliscafi che dovrebbe consentire di collegare rapidamente i principali centri del litorale laziale.

5.3.3. La proiezione internazionale del Sud Pontino Come si è potuto osservare, la relazionalità del territorio Sud Pontino si sviluppa in massima parte a medio-corto raggio: poco oltre rispetto alle province confi nanti con quella di Latina. Decisamente marginale appare, invece, la proiezione internazionale del territorio. Le esportazioni complessive dei due sistemi locali del lavoro ammontano appena ad 80 milioni di euro, lo 0,6% dell’intero export regionale. Per il 77% tali esportazioni sono originate dal Sll di Formia ed in particolare dal suo settore manifatturiero di punta: la nautica. Per l’intera provincia di Latina, la vendita internazionale di navi e imbarcazioni (in massima parte provenienti da aziende operanti tra Gaeta e i territori limitrofi ) ha generato, nel 2009, esportazioni per un valore pari a 30 milioni di euro, con un mercato di sbocco che è essenzialmente mediterraneo (tab. 5.17): - 13 milioni di euro derivano dagli scambi con Malta; - 12 milioni di euro dalle vendite verso la Grecia; - 3,5 milioni di euro dai prodotti acquistati in Francia. Si tratta di importi non particolarmente elevati, e che anzi potrebbero essere considerati quasi marginali per un sistema nautico che raramente esporta in proprio, dal momento che si contraddistingue per produrre in conto terzi. Tuttavia vale la pena evidenziare come tale cifra sia stata comunque in crescita fi no al 2010, anno che ha invece pesantemente risentito delle conseguenze internazionali della crisi sul settore: nel 2007 l’export ammontava a 12 milioni di euro, nel 2008 a 21, per giungere a 30 nel corso del 2009 (fig. 5.7). Iniziative quali lo Yacht Med Festival offrono in tal senso un contributo fondamentale, consentendo di disporre di una vetrina prestigiosa per il territorio e le sue produzioni d’eccellenza.

149 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

5.4. La progettualità per lo sviluppo del polo Sud Pontino 5.4.1. Obiettivi e ambiti di riqualifi cazione del territorio Molte le idee e le iniziative fi nalizzate a rendere più competitivo il territorio del Sud Pontino. Si tratta di un basket di interventi, alcuni dei quali già avviati, altri in fase di progettazione avanzata ed altri solo a livello di idea progettuale. In linea generale si tratta di due tipologie di interventi diversi: - alcuni fi nalizzati a migliorare l’immagine del territorio, rendendolo più attrattivo in una logica di marketing territoriale, valorizzando, dunque, spazi disponibili, risorse ambientali e cultuali esistenti; - altri fi nalizzati a creare migliori infrastrutture materiali al servizio delle imprese locali e nuove infrastrutture di rete per rendere più effi cienti il fl usso di merci che attraversano questa parte del territorio laziale. Da tempo, i soggetti locali dello sviluppo, dalla Camera di Commercio di Latina al Consorzio industriale del Sud Pontino, da varie Amministrazioni comunali all’Autorità Portuale (quella di Civitavecchia, che ha competenza sul porto di Gaeta), sembrano impegnati in un confronto e in un dialogo piuttosto fi tto sugli interventi di riqualifi cazione del territorio, a volte con risultati positivi, altre con un inevitabile dispendio di energie ed uno scontro su posizioni diverse. In linea generale, tuttavia, il livello di collaborazione nel sistema territoriale Sud Pontino appare apprezzabile, capace già oggi di dare frutti interessanti, come lo Yacht Med Festival e la progettazione esecutiva della Città della Nautica a Formia. Vale la pena di citare i progetti più interessanti, anche per dare il senso di ciò che sul territorio si muove e dello sforzo consistente che sarà necessario nei prossimi anni. Accanto all’intervento della Città della nautica, in fase di avvio, è stato pubblicato un bando per un concorso di idee per la riqualifi cazione ed il riutilizzo dell’area ex Agip-Eni a Formia, da riutilizzare verosimilmente come spazio commerciale e per l’insediamento di piccole imprese, è in progetto la riqualifi cazione dell’area dello stabilimento Blue Fish, acquistato dal Consorzio industriale Sud Pontino e che potrà essere rivenduto ad altra impresa, è in progetto la riqualifi cazione dell’area ex forno di Spigno Saturnia, da riutilizzare come contenitore culturale o per nuove attività produttive, il Comune di Gaeta prevede la riqualifi cazione ed il riutilizzo per attività congressuali ed alberghiere dell’area della Vetreria nel centro della città, è in progetto l’istituzione di una Metropolitana del mare che consenta un veloce trasporto passeggeri da Gaeta verso Fiumicino, è in progetto la riattivazione della linea ferroviaria che colleghi Formia con Gaeta, è in fase di realizzazione il progetto per la riqualifi cazione ed ampliamento del Porto di Gaeta, viene fortemente auspicata l’attivazione di un collegamento ferroviario rapido (oggi totalmente inesistente) tra il porto di Gaeta ed il Mof di Fondi, in modo da consentire un trasporto merci multimodale mare-ferrovia che permetta di decongestionare il sistema stradale, sarebbe auspicabile l’attivazione di collegamenti rapidi dal porto di Gaeta verso Cassino, occorrerebbe prevedere, soprattutto nell’area del Golfo di Gaeta un nuovo piano che valuti la possibilità di ampliamento delle strutture alberghiere esistenti, in

150 5. Il polo produttivo Sud Pontino una prospettiva di nuova offerta di ricettività ed infi ne sarebbe opportuno avviare un nuovo piano di conservazione spiagge (da concordare con l’Amministrazione regionale), ovvero un piano che faccia fronte al fenomeno di erosione degli arenili, risorsa preziosa per il sistema turistico del Sud Pontino. La progettualità in campo ben si inserisce, d’altra parte, nella complessa fase congiunturale attraversata dal territorio Sud Pontino, alle prese con un fenomeno piuttosto evidente di deindustrializzazione e di rilancio dell’immagine in chiave turistica. Il contrasto alla crisi ed il vero sostegno al tessuto d’impresa può provenire sicuramente dalla creazione di un territorio moderno ed accogliente, in grado di creare reti informali di collaborazione tra imprese, come è ad esempio nell’ottica del progetto della Città della nautica, una vera e propria piattaforma logistica e di lavorazione industriale, oltre che una sorta di vetrina, non sul mare ma che sarà effi cientemente collegata con il porto di Gaeta. Il rilancio del territorio passa in questa fase, dunque, per una diffi cile opera di riqualifi cazione, riorganizzazione e riposizionamento delle imprese esistenti, offrendo ad esse servizi avanzati ed una rete infrastrutturale in grado di fl uidifi care il fl usso di merci e di raggiungere rapidamente ed al minor costo possibile altri punti di lavorazione intermedia o il mercato fi nale. In questo senso, pur con alcune fasi di accelerazioni ed inevitabili rallentamenti, sembra che la comunità locale e soprattutto le Istituzioni si stiano muovendo. Nei paragrafi che seguono si dà conto solo di alcune delle iniziative cui sopra si è fatto riferimento, ovvero di quelle di maggiore rilevanza e che appaiono ad uno stadio progettuale più avanzato. Nel complesso tuttavia, dall’elenco sopra riportato emerge un quadro di fermenti interessanti, teso a mettere in evidenza l’interessante valore strategico di questa piccola porzione del territorio laziale che, funge sempre più da snodo di traffi ci oltre che da territorio particolarmente attraente dal punto di vista turistico.

5.4.2. La Città della Nautica di Gaeta Si tratta di uno degli interventi che maggiormente potrebbero incidere sulla riqualifi cazione ed il rilancio del territorio. Promosso dal Consorzio industriale Sud Pontino, la piattaforma logistica, con struttura intermodale, si svilupperà su un’area di circa 200.000 mq, lungo la dorsale di Viviano, ma con un collegamento stradale diretto con l’area portuale di Gaeta, distante meno di un chilometro. L’area, per la quale è stata ottenuta da poco la edilizia dal Comune di Gaeta, avrà un carattere polifunzionale; essa, infatti, è destinata ad ospitare spazi per il rimessaggio, per l’artigianato nautico, una zona ricettiva, un centro servizi per le imprese, spazi commerciali all’ingrosso, un’area di servizio carburanti oltre ad uno spazio per la movimentazione ed il carico merci. Gi spazi per la movimentazione delle merci sono già dotati di impianti elettrici, illuminazione ed altri servizi ed hanno dimensioni tali da fare fronte alle nuove lavorazioni su imbarcazioni medio-grandi, ovvero di lunghezza superiore ai 25 metri. Gi imprenditori interessati hanno, inoltre, richiesto aree e strutture che permettano costruzioni

151 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio con diretto collegamento al mare, senza attraversamenti di ponti e sottopassi o superamento di qualsiasi ostacolo in considerazione delle maggiori dimensioni delle imbarcazioni oggi prodotte. Da questo punto di vista, il collegamento stradale tra Viviano e l’area portuale di Gaeta appare ideale e rispondente alle esigenze delle imprese nautiche. È inoltre prevista la realizzazione di un eliporto che sarà in grado di accogliere non solo o non tanto voli per fi nalità turistiche, ma soprattutto voli strumentali e notturni per le emergenze e potrà essere utilizzato per i collegamenti con le isole pontine, l’arcipelago del Golfo di Napoli e con gli aeroporti di Roma e Napoli. Questo tipo di intervento, che già dispone di un progetto esecutivo e che dovrebbe entrare a breve in una fase operativa, si colloca in una più vasta opera di pianifi cazione strategica avviata da tempo dal Consorzio per lo sviluppo industriale del Sud Pontino a sostegno di un comparto determinate per l’economia locale, ovvero per la nautica ed il diportismo. Il tutto avviene in una prospettiva di ampio coinvolgimento delle Istituzioni e degli attori locali, non lavorando solo per il territorio di Gaeta. In tale contesto vi è già stata la sottoscrizione di intese con l’Amministrazione provinciale e con la Camera di Commercio di Latina, oltre che con l’Autorità Portuale di Civitavecchia (che ha competenza sul porto di Gaeta). L’investimento per l’infrastrutturazione dell’area gode di un fi nanziamento misto, di derivazione regionale e del Cipe oltre che di soggetti privati. Ad oggi, prima dell’avvio dei lavori, il Consorzio per lo sviluppo industriale garantisce di avere già un’apprezzabile richiesta per l’affi tto o l’acquisto di spazi da parte delle imprese.

5.4.3. Lo Yacht Med Festival Questa iniziativa, che nel 2010 si è svolta per la terza volta consecutiva nel Golfo di Gaeta, fa sì che il territorio diventi un’ampia area espositiva della nautica italiana, con una forte proiezione sui mercati esteri. Nei cinque giorni di svolgimento del festival viene promossa l’identità della cantieristica navale regionale, della nautica da diporto e del turismo connesso a questo tipo di produzioni. Nel 2010 i soli espositori nella parte yacht sono stai ben 62, il che ha spinto gli organizzatori ad ampliare il numero di stand fi no ad un numero di 65. Per il 2011 le previsioni indicano la presenza di 400 espositori (inclusa la parte dedicata al così detto Med Festival) ed almeno 100.000 visitatori con un indotto di oltre 4 milioni di euro. Il format dello Yacht Med Festival è tale da distinguersi abbastanza da iniziative egualmente rilevanti sullo stesso tema come il Salone nautico di Genova e il Big Blue a Roma. È previsto, infatti, uno Yacht Expo ed un International Boat Drive Test ed il Nautical Business Forum, sessioni rivolte all’incontro tra gli operatori del mercato, con una forte apertura all’estero. Nel 2010 inoltre è stato organizzato il Primo forum Nazionale sui distretti della nautica che rappresenta il primo confronto sulle tematiche dei distretti produttivi del sistema marittimo. Ulteriore attrazione dell’iniziativa è il “Villaggio mediterraneo”, concepito con un senso multietinico e polifunzionale, per la promozione delle eccellenze produttive regionali, sia con l’esposizione dei prodotti dell’industria agroalimentare scambiati nel Mediterraneo, sia come contenitore di eventi culturali legati al mare.

152 5. Il polo produttivo Sud Pontino

I numeri, in termini di presenze e di fatturato generato dai visitatori nell’area di Gaeta, e soprattutto quelli previsti per il 2011, sono suffi cienti per considerare questa iniziativa, frutto dell’azione congiunta di una molteplicità di soggetti locali, dalla Camera di Commercio di Latina al Consorzio per lo Sviluppo industriale Sud Pontino, come un progetto che rimette al centro il valore del territorio e che spinge anche a rifl ettere su possibili miglioramenti, sulla qualifi cazione ulteriore dell’offerta turistica e su un eventuale piano di ampliamento e promozione dell’offerta ricettiva dell’area del Golfo.

5.4.4. Obiettivo Turismo 2011 L’area di Formia e di Gaeta presenta, come è noto, una marcata vocazione turistica: il porto di Gaeta ed il diportismo, oltre ad un esteso sistema di spiagge, fanno di questa piccola porzione del territorio di Latina un elemento di punta su cui vale la pena ancora investire. La Camera di Commercio di Latina, in particolare, anche attraverso l’iniziativa “Obiettivo turismo 2011”, tenutasi alla fi ne del 2010, punta alla riqualifi cazione complessiva dell’offerta attraverso: - la maggiore integrazione tra i diversi circuiti turistici della provincia (mare, enograstronomia, turismo sportivo e legato alla natura, agriturismo); - all’ampliamento dell’offerta ricettiva, specie nell’area di Gaeta, dove la progressiva crescita delle presenze ha generato un nuovo fabbisogno di strutture di accoglienza o, almeno, l’ampliamento del numero dei posti letto presso le strutture esistenti; - la destagionalizzazione dei fl ussi turistici, anche attraverso iniziative di forte richiamo, in stagioni intermedie, come lo Yacht Med Festival; - la migliore conservazione degli arenili attraverso un apposito piano di conservazione e prevenzione. In un contesto di evidente ridimensionamento delle attività manifatturiere, in particolare della cantieristica, l’attenzione verso il potenziamento dell’offerta turistica nell’area del Golfo, in particolare, diventa di rilevanza cruciale. Attualmente Gaeta dispone di circa 1.500 posti letto distribuiti in 15 strutture alberghiere a cui si aggiungono alcuni bed & breakfast. Gli operatori del settore ritengono tuttavia necessario un ampliamento del numero dei posti letto e la riqualifi cazione di alcune delle strutture esistenti, che dovrebbero essere operative anche nei mesi invernali. In una prospettiva di miglioramento dell’offerta esistente si pone anche un progetto interessante, promosso essenzialmente dall’Amministrazione comunale di Gaeta, ovvero il recupero e la ristrutturazione della così detta area della vetreria nel pieno centro della città. La struttura dovrebbe essere adibita, attraverso un fi nanziamento misto pubblico-privato, a nuova area congressuale e ricettiva oltre a disporre di appartamenti ricavati dagli edifi ci storici. Un terzo punto essenziale, accanto all’ampliamento dell’offerta ricettiva ed al recupero di

153 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio spazi capaci di diventare punti di attrazione del territorio Sud Pontino, vi è la necessita di un piano di salvaguardia dell’area costiera. Il discorso vale per l’intero litorale, che giunge fi no al confi ne con la Campania, ma appare particolarmente urgente per Formia e Gaeta, dove l’erosione degli arenili dovrebbe essere affrontata attraverso un piano concordato tra il Demanio dello Stato, le Amministrazioni comunali e la Regione Lazio.

5.4.5. Il Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Sud Pontino Il Consorzio per lo sviluppo industriale del Sud Pontino è un ente pubblico economico partecipato dalla Provincia di Latina, dalla Camera di Commercio di Latina, da Federlazio e dai comuni di Formia e Gaeta, Campodimele, Castelforte, Fondi, Itri, Lenola, Minturno, Monte San Biagio, Sperlonga, Spigno Saturnia, e Santi Cosma e Damiano. Il suo obiettivo fondamentale consiste nel creare le condizioni di contesto adeguate per favorire la crescita e la competitività del sistema produttivo locale. A tal fi ne, il Consorzio si occupa in via prioritaria della programmazione, della pianifi cazione e della gestione dei cosiddetti “agglomerati industriali”. Si tratta di aree, spesso situate in territori sovra-comunali, destinate ad accogliere l’insediamento delle aziende, specialmente manifatturiere, presenti sul territorio. I vantaggi di una simile azione organizzativa sono molteplici: - innanzitutto, la concentrazione delle attività in aree produttive ben delimitate consente di migliorare la qualità dei servizi che vengono loro offerti. Servizi, per esempio, quali quelli volti alla depurazione delle acque, alla sicurezza, nonché all’accessibilità, mediante la realizzazione di un’adeguata rete viaria e di un opportuno sistema di parcheggi; - inoltre, i prezzi d’accesso agli immobili per uso produttivo sono decisamente concorrenziali, in quanto i costruttori solitamente danno in concessione le opere a prezzo concordato. Ad oggi, sono 10 le aree produttive ricadenti sotto l’autorità del Consorzio. Nel complesso, tali agglomerati hanno un’estensione pari a 610 ettari e sono 162 le aziende che vi si sono insediate. Si tratta di realtà di dimensioni superiori alla media, con 12,7 addetti per impresa, e generano un’occupazione totale pari a 2.062 addetti. La vocazione naturale degli insediamenti consortili è, ovviamente, di tipo industriale. Non stupisce pertanto che circa i tre quarti dell’occupazione presente negli agglomerati siano determinati da aziende di natura manifatturiera. Secondo stime del Consorzio, sono 1.529 gli addetti che lavorano presso le 99 aziende manifatturiere insediate nei differenti agglomerati: il 46,2% dell’occupazione industriale dell’intero Sistema Locale del Lavoro di Formia. A costoro si aggiungono, poi, 371 addetti nel settore commerciale e 162 addetti nei servizi. Le aree infrastrutturate in cui sono presententi realtà produttive sono, attualmente, 8 (tab. 5.18; fig. 5.8): - la principale è sita nel comune di Gaeta, nella località denominata Conca Sud, a ridosso del porto, dove su una superfi cie di 175 ettari, di cui 131,5 destinati ad attività

154 5. Il polo produttivo Sud Pontino

produttive, sono insediate 19 imprese che generano un’occupazione complessiva di quasi 800 addetti (fig. 5.9); - un altro insediamento storico è di natura sovra-comunale, interessando le amministrazioni di Formia, Minturno e Spigno Saturnia. Esteso su un’area di 135 ettari, le 67 aziende che vi operano generano un’occupazione complessiva di quasi 400 addetti, di cui 260 nel settore industriale, 65 nel settore commerciale e 60 nelle attività dei servizi (fig. 5.10); - a Gaeta sorge anche un secondo agglomerato industriale, di dimensioni ridotte rispetto a quello alle spalle del porto (meno di 30 ettari), ma che comunque appare interessato da un’intensa occupazione, con un totale di 140 addetti alle attività industriali (fig. 5.11); - 4 ulteriori insediamenti, di dimensioni comprese tra i 50 e i 60 ettari, sorgono nei comuni di Santi Cosma e Damiano, Spigno Saturnia, Minturno e Formia, stavolta in località Ponzanello/Mamurrano. Nell’insieme, questi 4 agglomerati accolgono 28 aziende che svolgono attività industriali e 10 aziende commerciali o di servizi, per un’occupazione pari rispettivamente a 334 e a 269 addetti; - un ultimo agglomerato, anch’esso a Formia, benché di dimensioni decisamente più modeste (appena 8 ettari) è ubicato invece in località Castagneto. Al suo interno sono attive 28 imprese, tutte nel comparto del commercio e dei servizi, con un’occupazione di 140 addetti. Nel prossimo futuro, il Consorzio è interessato ad allargare le aree di propria competenza anche al Sistema Locale del Lavoro di Fondi. In tal senso, ha recentemente acquisito ulteriori 2 aree, entrambe ancora da infrastrutturare, nei comuni di Campodimele e di Monte San Biagio. Sono insediamenti piuttosto contenuti, rispettivamente da 13,5 e da 12 ettari, ma che potranno contribuire a favorire la localizzazione di nuove realtà produttive in un’area caratterizzata da rilevanti diffi coltà occupazionali. Tra i tanti progetti di sviluppo industriale, l’attenzione del Consorzio è posta in via prioritaria alla realizzazione di una Città della nautica e della cantieristica, ossia un polo destinato ad accogliere in particolare le imprese dedite al rimessaggio e gli artigiani dell’indotto di tale comparto. Le aziende interessate saranno concentrate in un centro che si trova a circa 800 metri dalla costa, alleggerendo così il fronte-mare, che può essere utilmente destinato ad altre attività. Sempre con riferimento alla nautica e strettamente funzionale all’intervento appena citato, il consorzio è impegnato nella realizzazione di un canale per alaggio di imbarcazioni da diporto. Il progetto, destinato a natanti di lunghezza fi no a 100 piedi, prevede l’allargamento di un canale già esistente, il suo dragaggio e l’allaccio dello stesso con una darsena laterale per il faro delle imbarcazioni con il travel-lift. Un terzo intervento prioritario è legato alla bonifi ca di una parte dello stabilimento petrolchimico dell’Eni. Su 75 ettari complessivi dell’impianto ex Agip, il Consorzio ha lanciato un bando internazionale di idee volto a riqualifi care un’area da 25 ettari, che sarà messa a disposizione di attività produttive e retroportuali.

155 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Un’analoga prospettiva di riqualifi cazione dell’area industriale è prevista a Spigno Saturnia, dove gli spazi della vecchia fornace potrebbero essere adibiti a interventi nell’ambito delle energie alternative. Sotto la giurisdizione del Consorzio rientra anche la piattaforma refrigerata da 40.000 m2 recentemente realizzata presso il porto di Gaeta, dove sono state predisposte 220 prese frigo destinate alla movimentazione di prodotti agroalimentari. Infi ne, il Consorzio è attivamente impegnato nella realizzazione di importanti progetti di collegamento, quali quelli fi nalizzati alla riattivazione della linea ferroviaria Formia-Gaeta o alla costruzione di un eliporto.

5.4.6. Il porto di Gaeta Parte integrante del sistema portuale del Lazio, insieme a quelli di Civitavecchia e Fiumicino, il porto di Gaeta è al momento caratterizzato da una movimentazione non particolarmente rilevante, basata su un fl usso annuale di circa 300 navi mercantili che trasportano in prevalenza rinfuse, operando in massima parte sulla tratta Trapani-Gaeta. I traffi ci complessivi ammontano a circa 2 milioni e mezzo di tonnellate, di cui: - 1,7 milioni di tonnellate di rinfuse liquide, principalmente destinate allo stabilimento Eni che giungono in porto tramite grandi navi petroliere che ormeggiano presso il pontile petroli in concessione al Gruppo; - 616mila tonnellate di rinfuse solide, così suddivise: per il 35% si tratta di prodotti metallici, per il 27% di minerali (e in particolare caolino) e per un ulteriore 27% di fertilizzanti, mentre il restante 10% è costituito da carbone e prodotti vari; - soltanto 80mila tonnellate, infi ne, di merci in colli. Vi è inoltre un modesto traffi co passeggeri, legato a percorsi crocieristici di nicchia rivolti alle isole pontine, alla Riviera di Ulisse o ai percorsi storico-archeologici del basso Lazio. Oltre all’attracco di alcuni mega-yacht, nel porto giungono, attualmente, una decina di navi turistiche l’anno, che generano un fl usso di circa 900 passeggeri. Nonostante la modesta quantità di traffi ci che attualmente lo contraddistingue, i progetti di sviluppo sono piuttosto interessanti e prevedono interventi per oltre 20 milioni di euro (fig. 5.12 e 5.13): - innanzitutto, saranno ampliate le banchine portuali. Si passerà dai 600 metri lineari delle banchine attualmente esistenti a circa 1.140 metri, che porteranno ad avere un’area per la movimentazione delle merci pari a 160mila m2; - inoltre si provvederà al dragaggio dei fondali, che in un primo momento saranno portati a 10 metri di profondità, con la previsione di un ulteriore approfondimento a 13 metri. Sotto il profi lo dei traffi ci commerciali, le prospettive di sviluppo per il porto del golfo pontino appaiono legate innanzitutto al mercato ortofrutticolo. A tal fi ne, il piano regolatore

156 5. Il polo produttivo Sud Pontino portuale punta a creare nell’area un’importante piattaforma logistica per le merci refrigerate. Ovviamente il potenziamento delle attività portuali, soprattutto in funzione di una graduale integrazione nelle dinamiche relazionali del Mercato ortofrutticolo di Fondi, necessita di importanti interventi d’adeguamento sotto il profi lo della rete viaria. Il miglioramento della viabilità esterna di accesso al porto prevede in particolare la realizzazione di uno svincolo stradale dedicato, che consenta di superare mediante sottopasso la SS 213 Flacca, per connettersi direttamente alla viabilità a scorrimento veloce. Nonostante i numerosi progetti, tuttavia, sinora le opere realizzate sono state poche rispetto a quelle previste, a causa di una fase di istruttoria e di verifi ca particolarmente complessa.

5.4.7. La Littorina Formia-Gaeta e altri interventi per la mobilità Per uscire dall’isolamento in cui appare in una certa misura confi nato, il territorio del Sud Pontino ha bisogno di pensare a forme di progettualità nuova che abbiano quale elemento caratterizzante la ricerca di soluzioni alternative alla viabilità ordinaria. Ovviamente, interventi di adeguamento della rete viaria sono previsti e necessari. Tuttavia, più che a soluzioni per raccordarsi alle grandi reti di comunicazione stradale, ciò che consentirebbe un reale miglioramento qualitativo nelle connessioni intra ed extra territoriali è la realizzazione di una serie di interventi di potenziamento del trasporto su ferro e via mare. In tal senso, si può notare lo sviluppo di una interessante progettualità relativa, da un lato, alla riattivazione della rete ferroviaria Formia-Gaeta e, dall’altro, alla creazione di un sistema di trasporto marittimo sullo schema della Metropolitana del mare, già operativo nel Golfo di Napoli o nel Cilento, che dovrebbe consentire di collegare rapidamente i principali centri del litorale laziale mediante un sistema di aliscafi . Il progetto che in divenire potrebbe offrire le maggiori opportunità di utilizzo, sia per il traffi co passeggeri che soprattutto per il trasporto delle merci, è legato a una ritrovata operatività della linea ferroviaria. Tale linea consentirebbe di offrire la possibilità di servire su rotaia sia il centro urbano che, soprattutto, il Centro Intermodale realizzato dal consorzio industriale, garantendo così una valida alternativa per il trasporto delle merci tra il porto e i differenti bacini di riferimento. La componente essenziale dell’intervento infrastrutturale riguarda una tratta di 9 km, nota come Littorina, per la cui realizzazione (promossa e gestita dal Consorzio industriale) era stato stanziato un fi nanziamento regionale da 26 milioni di euro. Nello specifi co, l’intervento prevede: - il ripristino del tracciato di collegamento a binario unico tra le due città; - la riattivazione della sede ferroviaria nella tratta tra Gaeta Centro ed il Centro intermodale in località Bevana, nel comune di Gaeta; - la realizzazione della nuova stazione di Gaeta e di tre fermate intermedie con relativi parcheggi di scambio;

157 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

- l’elettrifi cazione della linea da Gaeta Centro a Formia e la realizzazione degli impianti di segnalamento e sicurezza. Sulla linea sono previsti 3 treni ogni ora per senso di marcia e una velocità commerciale di 60 km/h. Al momento, tuttavia, le risorse sono state congelate in attesa di risolvere alcune questioni d’ordine tecnico. Una volta operativa la prima tratta tra Formia e Gaeta, le potenzialità della linea sarebbero pienamente valorizzata da una sua estensione sia verso Minturno che soprattutto verso l’area di Cassino, interessante sia dal punto di vista commerciale (per via della presenza dell’area industriale della Fiat e del suo indotto) che per il trasporto passeggeri, soprattutto in funzione del pendolarismo universitario. Il tratto per Cassino, inoltre, lambendo Rocca d’Evandro permetterebbe di collegarsi con la rete ferroviaria che dal Basso Lazio taglia trasversalmente gli Appennini, congiungendosi con il sistema portuale dell’Abruzzo e del Molise. In questo modo, il porto di Gaeta e il territorio Sud Pontino sarebbero posti in relazione diretta con un entroterra caratterizzato da un tessuto produttivo decisamente interessante. Un ultimo intervento che vale la pena citare riguarda la realizzazione di un Eliporto, da realizzare presso il Centro Intermodale di Gaeta e per il quale il consorzio ha già redatto uno specifi co progetto preliminare ed un piano di fattibilità. L’elisuperfi cie potrà essere utilizzata per collegamenti (di passeggeri ed eventualmente merci) con le Isole pontine, con quelle del Golfo di Napoli e con gli aeroporti di Roma e di Napoli, oltre che per scopi di protezione civile (vigili del fuoco, eliambulanza e militari).

5.5. Opportunità e minacce 5.5.1. Il sistema Sud Pontino in una prospettiva di sviluppo Sebbene abbia rallentato la propria spinta alla crescita, specie nel corso degli ultimi due anni, il sistema territoriale del Sud Pontino presenta più elementi di forza e opportunità di crescita rispetto ai fattori critici. Lo sviluppo del territorio sembra passare per quattro leve essenziali che possono essere sintetizzate come segue: - sostegno al sistema della nautica da diporto; - valorizzazione del porto di Gaeta e rafforzamento della rete infrastrutturale per una migliore relazionalità con i territori circostanti; - interventi di riqualifi cazione del territorio e nuova offerta di servizi alle imprese; - riqualifi cazione dell’offerta turistica. Come indicato in precedenza, il comparto delle produzioni legate alla nautica registra una fase di diffi coltà, in linea con quanto avviene in tutto il Paese. Questo settore del Made in , tuttavia, ha mostrato fi no alla metà del 2008, ovvero prima delle diffi coltà generate in modo diffuso dalla crisi fi nanziaria globale, elevati tassi di crescita e marginalità crescenti, grazie

158 5. Il polo produttivo Sud Pontino alla capacità di innovazione, alle elevate competenze tecniche e professionali della forza lavoro impiegata nelle piccole e medie imprese ed alla forte proiezione sui mercati esteri. Iniziative come lo stesso Yacht Med Festival di Gaeta, confermano che il settore può ritornare a crescere e, quindi a offrire un contributo rilevante al territorio. La creazione di strutture che sappiano rafforzare la fi liera della nautica, in tutte le sue componenti, attraverso migliori servizi a supporto della produzione e commercializzazione e attraverso una logistica effi ciente possono fare, ovviamente la differenza, ovvero possono dare un contributo rilevante allo sviluppo del territorio. In questa prospettiva si pone la realizzazione, a Viviano, della così detta Città della nautica, progetto ambizioso che dovrebbe entrare nella fase di realizzazione del progetto esecutivo a partire del 2011. La posizione del Sud Pontino nel punto di convergenza tra la parte meridionale del Lazio e quella settentrionale della Campania con una forte proiezione verso l’area produttiva cassinate appare abbastanza strategica. Il polo composto da Fondi e Gaeta si confi gura, così, come una naturale piattaforma logistica di smistamento merci, che ha come capisaldi da un lato il porto di Gaeta e dall’altro il Mof – Mercato ortofrutticolo di Fondi. Migliori collegamenti viari e la riattivazione della linea ferroviaria Formia-Gaeta rappresentano opportunità di crescita e strumenti per conferire nuova centralità e slancio a questo territorio. Molti sembrano essere i fermenti fi nalizzati ad interventi di riqualifi cazione urbana e degli spazi produttivi. Dal recupero della così detta area della vetreria a Gaeta alla realizzazione della Città della Nautica, dal recupero dello stabilimento produttivo Blue Fish a Gaeta alla riqualifi cazione dell’area Agip Eni, fi no agli interventi, in atto, di ampliamento del porto di Gaeta, per una spesa di 20 milioni di euro, tutto sembra muoversi nel segno del rilancio del sistema territoriale che ruota intorno a Formia ed al Golfo, ciò grazie anche alla convergenza di intenti di attori molto diversi. La logica della collaborazione tra la Camera di Commercio di Latina, l’Autorità Portuale, molte delle Amministrazioni locali ed il Consorzio Industriale Sud Pontino, sembrano dare buoni frutti ed hanno saputo generare interessanti opportunità per la comunità. Quarto asse importante dello sviluppo è, come più volte sottolineato in precedenza, il turismo. Le opportunità per il futuro risiedono in un intervento organico che sappia agire in una prospettiva di riqualifi cazione complessiva di un’offerta di servizi al cliente già oggi interessante, ma che può sicuramente migliorare. Le opportunità di crescita, in tal senso, risiedono nell’ampliamento dei posti letto in tutta l’area del Golfo, tra Formia e Gaeta, ma anche in un piano di intervento per la cura e conservazione del litorale.

5.5.2. Criticità di sistema Le criticità e le minacce per uno sviluppo organico del sistema territoriale del Sud Pontino risiedono in elementi diversi, il primo dei quali, forse il più rilevante, potrebbe essere la mancanza di coordinamento tra le Istituzioni che governano il territorio. L’obiettivo principale deve essere quello della riqualifi cazione e del rilancio del sistema produttivo locale e dell’immagine del territorio attraverso una strategia a ventaglio che comprenda interventi diversi: dalla creazione di

159 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio strutture a sostegno delle principali fi liere produttive all’incentivazione di una migliore offerta di servizi avanzati per le imprese, da un sistema di reti di trasporto più ramifi cato di quello attuale e che incentivi fortemente l’intermodalità, dando centralità maggiore al porto di Gaeta, fi no ad interventi puntuali per il miglioramento dell’offerta turistica. Per realizzare un piano così complesso vi è, tuttavia, necessità di convergenza non solo tra gli operatori economici ma anche tra le principali Istituzioni locali chiamate a contribuire fi nanziariamente ad alcune opere importanti ed a promuovere una specifi ca linea di intervento. Occorre dire che, da questo punto di vista, la minaccia, pur essendo sempre presente, appare piuttosto blanda. Fino ad oggi vi è stata una sostanziale unità di vedute a permettere di programmare e realizzare interventi come la Città della nautica o iniziative di grande richiamo come lo Yacht Med Festival. Una minaccia assai rilevante, che può trasformarsi in una interessante opportunità se adeguatamente gestita, è rappresentata dalla progressiva marginalizzazione del sistema Sud Pontino rispetto al più ampio contesto economico produttivo regionale, ciò in mancanza di nuovi e rilevanti investimenti in infrastrutture viarie che potenzino la valenza dell’area quale importante nodo di scambi e smistamento di merci. Servono, dunque, più veloci e migliori collegamenti del territorio sia di Fondi che di Formia-Gaeta con l’asse autostradale che congiunge Cassino con Roma, servono nuovi collegamenti rapidi e collegamenti ferroviari che permettano di congiungere rapidamente il porto di Gaeta con Fondi e con l’area produttiva di Cassino e servono investimenti per la riattivazione della tratta ferroviaria Formia-Gaeta.

160 5. Il polo produttivo Sud Pontino

100,8 125,2 2004-2009 Var.% stranieri

8,7 6,3 totale popolazione % stranieri su

496.444 119.991 4.235.059 7,0 76,4

Stranieri residenti 2,3 2 2.644 5,1 161,3 5,1 2 2.644 8 497.940 8,8 100,9 8,8 8 497.940 ,7

,5

7,8 5,3 3,1 3.202 3,0 112,3 3,0 3,1 3.202 2009 residente Popolazione Var. % 2004-

2,661 426.15 2,661 3,992 308.601 3,992

(ab per kmq)

Densità abitativa

868.186.5

823.043.06

2009 Popolazione

aimroF idnoF oizaL ailatI

Totale SLL Lazio (inclusa Roma) 5.678.518 333,4 (esclusa Roma)Totale SLL Lazio 1.904.949 142,4

Tab. 5.1 – Polo produttivo del Sud Pontino, dinamiche demografiche, 2004-2009 demografiche, dinamiche Pontino, – Sud del produttivo Polo 5.1 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

161 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Fig. 5.1 – Distribuzione percentuale degli occupati tra i sistemi locali del lavoro di Formia e di Fondi, 2008

Fondi 34%

Formia 66%

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

162 5. Il polo produttivo Sud Pontino

Tab. 5.2 – Polo produttivo del Sud Pontino, caratteristiche del mercato del lavoro, 2008

var. % Occupati Tasso di Tasso di Tasso di occupati (v.a. mgl) attività occupazione disoccupazione 2005-2008

aimroF 9,63 9,44 6,04 5,9 9,2 idnoF 7,81 8,74 3,34 3,9 3,6

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 688,0 47,0 42,9 8,8 7,7 Totale SLL Lazio (inclusa Roma) 2.245,2 51,2 47,4 7,5 6,6 oizaL 2,642.2 2,15 4,74 5,7 4,2 ailatI 7,404.32 3,94 9,54 7,6 7,7

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

163 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Tab. 5.3 – Polo produttivo Sud Pontino, valore aggiunto, 2005

€ correnti mln € var. % reale pro-capite correnti 2001-2005

aimroF 540.51 365.1 3,8 idnoF 975.61 718 3,01

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 17.849 32.446 14,4 Totale SLL Lazio (inclusa Roma) 26.594 140.545 7,5 oizaL 105.62 121.041 1,7 ailatI 619.12 444.482.1 8,2

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

164 5. Il polo produttivo Sud Pontino 5,23 3,22 2,43

2009 var. % impieghi var. % impieghi

pro-capite 2000-

7,63 459,6 7,63 7,42 477,4 7,42 2,63 478,52 000,51 0,202.242.165.1 917.080.509 0,202.242.165.1 000,51 478,52 2,63

2009 var. % depositi

pro-capite 2000-

capite Impieghi pro- Impieghi

(migl. di euro) (migl.

2 216,6 14,7

21,930 31,317 37,6 -2,9 21,937 31,322 37,7 -2,9 capite Depositi pro-

(migl. di euro) (migl.

5,300.953 146.283 5,300.953 3,938

.

905 Impieghi Impieghi (migl. di euro) (migl. 177.939.873,0

663. 61 306 177.864.146,9 2 .870 15.768.049,2 7,582 8,277 24,8 15,0 .

3 6 07 06.421 Depositi (migl. di euro) (migl.

aimro idnoF

ailatI o izaL Tab. 5.4 – Polo produttivo Sud Pontino, depositi e impieghi bancari (val. ass. e var. %) e var. ass. (val. bancari e impieghi depositi Pontino, Sud – produttivo Polo 5.4 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati Banca d’Italia

F

Roma) Totale SLL Lazio (esclusa Roma) Totale SLL Lazio (inclusa 14.443 124.571.

165 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Tab. 5.5 – Imprese attive totali (val. ass. e var. %)

Imprese per var. % 1.000 ab. II trim 2010 II trim 2009 2009/2010 (II trim (II. Trim.) 2010)

aimroF 5,86 023.7 273.7 7,0- idnoF 1,401 583.5 944.5 2,1-

anitaL id .vorP id anitaL 6,68 927.74 920.84 6,0-

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 83,7 159.908 159.801 0,1 Totale SLL Lazio (inclusa Roma) 80,6 459.276 458.976 0,1 oizaL 6,08 017.954 253.954 1,0 ailatI 4,78 347.082.5 174.592.5 3,0-

Fonte: Elaborazioni Censis su dati Telemaco-Infocamere

166 5. Il polo produttivo Sud Pontino 0,001 0,0 0,001 0,001 0,001

totali 0 1 Imprese attive Imprese

0,72 8,63 6 5,43 1,12

,03

9,72 9,92 8,62 5,53 5,92

7,51 1,7 7,51 0,31 4,8 0,31 7,51 7,01 4,62 7,01 7,51 0,31 1,8 0,31 0,21 8,5 0,21

Costruzioni Commercio Altri servizi Altri Costruzioni Commercio

Industria in

senso stretto senso

8,22 4,12 8,71 1,12

4,01 23,6 8,1 15,5 27,4 25,4 100,0 15,5 27,4 25,4 8,1 23,6 8,32 2,61 22,8 7,1 15,6 30,0 36,8 100,0 100,0 15,6 30,0 36,8 7,1 22,8 6,13 9,8

Agricoltura Industria Industria Agricoltura

anitaL id .vorP id anitaL Lazio (esclusa Roma) Roma) (esclusa Lazio 23,6 aimro idnoF oizaL ailatI Fonte: Elaborazioni Censis su dati Telemaco-Infocamere Tab. 5.6 – Imprese per comparto d’attività economica (val. %) (val. economica – d’attività per comparto Imprese 5.6 Tab.

Totale SLL Lazio (inclusa Roma) Roma) (inclusa Lazio Totale SLL 10,4

F Totale SLL

167 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio 9,0 1,0 3

,

0

15

5 0

plastiche plastiche alimentari

2

Industrie Industrie Chimica e materie materie e Chimica 9,2 1,0

4

,

0

851 9,3 851

elettrici elettrici

8 0

Trasporto e Apparecchi Apparecchi

3 magazzinaggio magazzinaggio

2,0

5

,0

012 7,5 012

11 2,0 11

43 strumentale (manifattura) (manifattura)

7.641 4,8 4.447 2,8 1.819 1,1 1,1 1.819 2,8 4.447 4,8 7.641 18.592 4,0 18.180 4,0 3.495 0,8 0,8 3.495 4,0 18.180 4,0 18.592 val. ass. val. % val. ass. val. % val. ass. val. % val. ass. val. % val. ass. val. % val. ass. val. %

Impr artigiane Impr Meccanica Meccanica 350.296 350.296 165.310 6,6 3,1 56.259 1,1

60.068 60.068 47.970 1,1 0,9 19.551 0,4 8 18.619 4,1 18.189 4,0 3.507 0,8 0,8 3.507 4,0 18.189 4,1 18.619 8

,6 5, 1 2.837 0,6 1.831 0,4 910 0,2 0,2 910 0,4 1.831 0,6 2.837 1

,1 0 0,7 10,4

703 7,9 703

92 2.127 8,1 1.437 4,5 3,0 497 1,0

Attività Attività

83 83

1 0 Software 2 1 0 e informatica

1 3 33.73 1 33.73 manifatturiere manifatturiere 5 3 575 7,9 368 5,0 290 4,0 88 1,2 1,2 88 290 4,0 368 5,0 575 7,9 .7 .13 9,8 .13 2 . 3.869 5 4 5

4 246 333 0,5 261 0,7 0,5 150 0,3

7 6 8 ,

,8 ,

8 8 1, , ,0

,0

, 8 7 0 1 2

val. % val. ass. val. % 525 1,71 229 1,71 525

8

76

7

830. 6 3 236 7,32 236 3 16 9,0 16 all'ingrosso 3 1 Commercio

2 2 4 83 3. 7.3 0 7.3 7 .04 6 . 8 1.133 0,7 695 0,4 1.034 0,6 776 0,5 457 0,3 0,3 457 776 0,5 0,6 1.034 695 0,4 0,7 1.133 9 9 54 54 5

3 9,7 , ,

2 1 2,0 1 , ,0

,0 5 71 0 1 1

6

437

Nautica ICT-Hi-Tech 3 36 17

4 2 452 3 al dettaglio al dettaglio 8 0 Commercio 04

1 9 3. 1.8 .1 .28 5 . 9 8 08

) 82.337 40.747 17,9 31.297 8,9 6,8

val. ass. val. % val. ass. val. % val. ass. val. % val. ass. val. % val. ass.

an a n itaL i itaL i t aL

i

a a d d d i

o oiz i im

i aila . . a d dn iz vo v m il noF r r or a a a r o o oF t t

P P

I F F

Lazio (esclusa Roma) Totale SLL Lazio (inclusa Roma Totale SLL 28.141 17,6 10.651 6,7 12.417 7,8

L

Lazio (esclusa Roma) Totale SLL 279 0,2 Totale SLL Lazio (inclusa Roma) 594 0,1 9.640 2,1 5.229 1,1 2.844 0,6 1.837 0,4 911 0,2 0,2 911 0,4 1.837 0,6 2.844 1,1 5.229 2,1 9.640 594 0,1 Roma) (inclusa Lazio SLL Totale L I Tab. 5.7 – Principali comparti del SLL di Formia e Fondi per rilevanza di imprese attive (val. ass. e val % sul totale delle imprese attive, II trim. 2010) trim. II attive, imprese delle totale % sul e val ass. (val. attive imprese di per rilevanza e Fondi Formia di SLL del comparti – 5.7 Principali Tab. Fonte: Elaborazioni Censis su dati Telemaco-Infocamere

168 5. Il polo produttivo Sud Pontino

5,2- 019 6,2- 138.1 7,1- 738.2 4,0- 4,0- 738.2 7,1- 138.1 6,2- 019 5,2- 1,1 88 1,1

5,1 0,2 15 0,2 0,52 5 1,11- 8 3,8- 11 0,01 11 3,8- 8 1,11- 5 0,52 0 4,1 051 9,1- 162 8,1- 333 1,5 333 8,1- 162 9,1- 051 4,1 0

, ,

0 0 2- 79 2- -

70

plastiche plastiche 0 alimentari 2

5 4 . 3

Industrie Industrie Chimica e materie materie e Chimica

4,1- 092 4,1- 4,0 0,6 851 0,6 3,0- 734.1 3,0- 8 rim 2010) rim

,

1 - 1- 03 1-

9

elettrici Trasporto e Apparecchi Apparecchi 8

1 magazzinaggio magazzinaggio . 81

6,6- 863 6,6- 9,1- 012 9,1- 4,5- 721.2 4,5- 5,2- 91 5,2- 1,8

-

43

-2,4 165.310 -1,7 -1,7 -0,5 165.310 -2,4 56.259

strumentale (manifattura) (manifattura)

6 . 8 1 9, 1 60.068 -2,4 47.970 -2,4 19.551 -1,6 -1,6 19.551 -2,4 47.970 -2,4 60.068 val. ass. val. % val. ass. val. % val. ass. val. % val. ass. val. % val. ass. val. % val. ass. val. %

Impr artigiane Impr Meccanica Meccanica

9,2- 575 9,2-

7,1 703 7,1 0,2- 9 0,2- 8,1 350.296 9 0

,1- ,1- ,

1- 5 -

83 7 83

6

Attività Attività

Software 92 203.13 2,0- 767.04 2,0- 203.13 132. 0 1 6 3 1 4 e informatica

manifatturiere manifatturiere 5 8. 3 2 . . 7 5 3 7 4 3 5

8

1,0 3 1,0 3 1,1- 525 1,1-

4,0- 6 5 0

,1 , ,0 , ,9 ,9 ,4 ,2 ,2 -1,9 31.297 -2,5 18.592 -0,5 18.180 -1,5 3.495

4- 1 -

val. % val. ass. val. % 646 23

4,5 695 1.034 4,4 -2,1 776 -2,4 457 1,6

8 8 16 0,6- 36 0,6- 16 3 78 all'ingrosso Commercio 3 1 3 2 0 2

3 7 0 6 3 . .9 . . 8 3 9 5 5 4

4,

8

2,0- 6 2,0- 1 1,2- 1 1,2-

9,1- 401.8 9,1- 7

,0- 204. ,0- , , , ,

1 2 2 0 0 - 4 - - - 452 - 3

3

Nautica ICT-Hi-Tech

2 1 3 al dettaglio al dettaglio Commercio 83 3 29 7 95 1

7. .90 . 2 1 8 8 8

val. ass. val. % val. ass. val. ass. val. % val. ass. val. % val. ass. val. %

a an n Lazio (esclusa Roma) 279 -0,4 1.133 i i taL t aL aL

id

i a ai d idn i oi

i

e SLL Lazio (esclusa Roma) (esclusa Roma) Lazio e SLL 28.141 0,0 10.651 0,5 12.417 -1,5 7.641 -2,8 4.447 -1,4 1.819 -0,1

.vor . oiza ai ailatI d m m v z la ro ro n o aL o r o t

Totale SLL Lazio (inclusa Roma) (inclusa 594 1,4 9.640 Lazio -0,4 5.229 -0,4 SLL 2.844 -1,7 1.837 Totale -2,6 L 911 -2,5 Totale SLL Lazio (inclusa Roma) Totale SLL 82.337 -0,1 40.747 -0 I

F P Totale SLL F F P Total F

Tab. 5.8 – Dinamica delle imprese attive nei principali comparti del SLL di Formia e Fondi (val. ass. e var % II trim 2009-II t 2009-II trim % II e var ass. (val. e Fondi Formia di SLL del comparti principali nei attive imprese delle – Dinamica 5.8 Tab. Fonte: Elaborazioni Censis su dati Telemaco-Infocamere

169 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Tab. 5.9 – Valore aggiunto per comparti di attività economica (val. % 2005 e var. % 2001- 2005)

Agricoltura Industria Servizi Totale

Val. % 2005 Formia 2,2 13,4 84,4 100,0 Fondi 5,6 9,8 84,6 100,0

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 4,0 24,8 71,2 100,0 Totale SLL Lazio (inclusa Roma) 1,2 14,7 84,2 100,0 Lazio 1,2 14,6 84,3 100,0 Italia 2,2 26,9 70,9 100,0

Var. % 2001-2005 Formia 4,7 4,8 9,0 8,3 Fondi 10,3 26,8 8,8 10,3

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) -1,6 -3,3 23,4 14,4 Totale SLL Lazio (inclusa Roma) -3,0 -5,6 10,3 7,5 Lazio -1,8 -6,4 10,0 7,1 Italia -0,4 -0,2 4,0 2,8

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

170 5. Il polo produttivo Sud Pontino

Tab. 5.10 – Addetti alle unità locali, 2007

Indice di Addetti alle unità Dimensione media variazione % autocontenimento locali delle unità locali 2005-2007 (*)

aimroF 547.91 7,2 9,6 55,0 idnoF 928.01 7,2 5,01 26,0

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 416.049 3,2 7,9 0,64 Totale SLL Lazio (inclusa Roma) 1.585.365 3,5 6,3 0,76 oizaL 797.585.1 5,3 3,6 67,0 ailatI 658.575.71 6,3 5,4 87,0

(*) Rapporto tra addetti unità locali e occupati residenti Fonte: Elaborazioni Censis su dati Istat-Archivio ASIA

171 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio 0,4 26,2 11,1 100,0

0,5 12,5 10,6 Lazio Italia 100,0

0,5 Lazio 12,6 10,6 Roma) (inclusa 100,0 Totale SLL

0,4 Lazio 23,2 15,0 12,8 22,4 22,4 16,5 22,4 12,8 22,4 Roma) (esclusa 100,0 Totale SLL

9,0 9,0 0,5 15,5 100,0

5,6 4,4 4,4 6,0 6,0 4,0 0,8 0,2 0,8 0,8 0,8 0,6 7,6 7,1 7,1 10,8 10,8 7,1 2,4 2,1 2,4 4,5 4,5 3,3 5,1 3,6 4,1 4,5 4,5 3,7 0,2 0,3 0,3 0,3 0,3 0,2 26,8 36,4 22,6 20,0 20,0 20,0 12,0 9,5 6,8 7,1 7,1 6,7 11,8 11,3 Formia Fondi Estrazione di minerali Totale 100,0 Alberghi e ristoranti Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni Altri servizi pubblici, sociali e personali Sanità e assistenza sociale Attività finanziarie Produzione e distribuz. di energia elettrica, gas acqua Istruzione 0,3

Commercio all’ingrosso e al dettaglio riparazioni Manifatturiero 15,3 Costruzioni 12,1

Tab. 5.11 – Distribuzione percentuale degli addetti alle unità locali per comparto d’attività economica, 2007 economica, d’attività per comparto locali unità alle addetti degli percentuale – Distribuzione 5.11 Tab. Fonte: Elaborazioni Censis su dati Istat-Archivio ASIA

172 5. Il polo produttivo Sud Pontino

Tab. 5.12 – Addetti alle unità locali dell’industria, 2007

Dimensione Addetti alle Indice di media delle variazione % unità locali industrializzazione unità locali 2005-2007 dell'industria (*) industriali

Formia 3.196 5,0 15,2 0,16 Fondi 1.031 3,3 2,8 0,10

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 101.441 7,8 0,7 0,24 Totale SLL Lazio (inclusa Roma) 216.493 6,7 1,5 0,14 Lazio 216.043 6,7 1,6 0,14 Italia 4.750.383 8,1 0,1 0,27

(*) Rapporto addetti UL industria e totale addetti UL Fonte: Elaborazioni Censis su dati Istat-Archivio ASIA

173 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Fig. 5.2 – Addetti alle unità locali manifatturiere nel SLL di Formia (v.a. 2007)

Minerali non metalliferi 697 Mezzi di trasporto 462 Prodotti in metallo 447 Agro-industria 439 Gomma e plastica 247 Elettronica 196 Carta e prodotti in carta 132 Legno e prodotti in legno 122 Meccanica 116 Altre industrie manifatturiere 80 Tessile-abbigliamento 55 Chimica 14 Cuoio e pelli 6 Raffinazione 3

0 100 200 300 400 500 600 700 800

Fonte: Elaborazioni Censis su dati Istat-Archivio ASIA

174 5. Il polo produttivo Sud Pontino

Tab. 5.13 – Polo produttivo Sud Pontino, valore delle esportazioni, 2007

Addetti unità locali Esportazioni totali esportatrici % su addetti v.a. mgl v.a. € unità locali

Formia 61.166,9 1.739 8,8% Fondi 18.637,7 1.141 10,5%

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 6.543.409,6 73.726 17,7% Totale SLL Lazio (inclusa Roma) 14.047.591,3 298.210 18,8% Lazio 13.477.446,9 298.210 18,8% Italia 364.743.919,2 4.427.839 25,2%

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

175 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Tab. 5.14 – Mercati di sbocco delle esportazioni nei SLL di Formia e di Fondi (val. %)

Esportazioni Esportazioni verso i paesi verso i paesi Totale Ue27 mgl Extra-Ue27

Formia 79,3 20,7 100,0 Fondi 93,2 6,8 100,0

Totale SLL Lazio (esclusa Roma) 69,9 30,1 100,0 Totale SLL Lazio (inclusa Roma) 57,8 42,2 100,0 Lazio 55,1 44,9 100,0 Italia 60,9 39,1 100,0

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

176 5. Il polo produttivo Sud Pontino

Fig. 5.3 – Popolazione residente nei comuni del SLL di Formia (val. %, tot. = 107 mila abitanti)

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

Fig. 5.4 – Quota di addetti per comparto d’attività economica nei comuni del SLL di Formia (val. %)

Istruzione, sanità e assistenza sociale 53,7880 16,8213 29,3907

Attività finanziarie, assicurative e immobiliari 51,8596 20,0118 28,1286

Servizi di informazione e comunicazione 50,8596 11,0250 38,1154

Attività professionali, tecniche e scientifiche 46,7618 17,1558 36,1038

Commercio, trasporto, turismo 40,9746 20,8910 38,1343

Costruzioni 35,3603 16,9628 47,6769

Altre attività di servizi 32,0030 28,4018 39,5952

Manifatturiero 26,1189 29,5698 44,3113

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Formia Gaeta Altri comuni

Fonte: Elaborazioni Censis su dati Telemaco-Infocamere, 2010

177 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Fig. 5.5 – Movimenti demografici nei comuni del Sistema Locale del Lavoro di Formia (var. % della popolazione residente al primo gennaio 2005-2010)

Itri 11,2

Ventotene 9,2

Spigno Saturnia 4,3

Minturno 4,3

Ponza 3,4

Sll di Formia 3,1

Santi Cosma e Damiano 2,4

Formia 2,2

Gaeta 0,7

Castelforte 0,1

0 2 4 6 8 10 12

Fonte: Elaborazioni Censis su dati Istat, 2010

Fig. 5.6 – La rete delle infrastrutture nel territorio del Sud Pontino

Fonte: Marketing Territoriale del Sud Pontino

178 5. Il polo produttivo Sud Pontino

Fig. 5.7 – Valore delle esportazioni nautiche della provincia di Latina (val. in € correnti)

(*) Dato provvisiorio relativo ai primi 3 trimestri dell’anno Fonte: Elaborazioni Censis su dati Istat

179 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

- - - -

-

- 100,0 - 100,0

- - - 100,0 - Posti letto per categoria (val. %)

-

4 stelle 3 stelle 2 stelle 1 stella Residenze

di alberghi e posti letto e ripartizione % per categoria e ripartizione letto e posti alberghi di

65 - 32,3 67,7 - 55 - 13 30 - 583 - 69,0 18,7 12,3 - 372 - 54,8 39,8 5,4 - 590 55,8 31,9 12,4 - 195 - 21,5 51,3 27,2 - 697 34,3 47,1 15,1 3,6 -

9 3 9 8 5 217 - 85,3 - 14,7 - - 14,7 - 85,3 5 217 2 1 21 1.270 15,6 58,9 7,8 - 17,7 18 1.578 10 24,6 50,5 22,4 2,5 - 17 Alberghi Posti letto Alberghi Posti

Campodimele 1 Santi Cosma e Damiano Gaeta Sperlonga Ponza Formia

Castelforte Minturno Itri Monte San Biagio Fondi Ventotene

Tab. 5.15 – Strutture alberghiere nel SLL di Formia, numero Formia, di SLL nel – alberghiere Strutture 5.15 Tab. Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

180 5. Il polo produttivo Sud Pontino

Tab. 5.16 – Aspetti demografici del SLL di Fondi

Variazione Var. % della Popolazione della pop. pop. Quota di residente residente residente abitanti (1 genn. (1 genn. (1 genn. sull'intero sll 2010) 2005-1 2005-1 genn. 2010) genn. 2010)

Fondi 37.279 72,2 2.369 6,8 Monte San Biagio 6.195 12,0 78 1,3 Lenola 4.204 8,0 74 1,8 Sperlonga 3.273 6,3 54 1,7 Campodimele 673 1,3 -30 -4,3

Tot. Sll di Fondi 51.624 100,0 2.545 5,2

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

181 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Tab. 5.17 – Mercati di sbocco per le esportazioni nautiche della provincia di Latina (val. in € 2009)

Malta 13.103.900 Grecia 12.114.548 Francia 3.533.897 Stati Uniti 1.200.000 Saint Kitts e Nevis 267.610 Turchia 105.953 Cipro 81.082 Croazia 28.505 Montenegro 3.400 Svizzera 2.326

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat

182 5. Il polo produttivo Sud Pontino

19,452 9251 19,452 39,72 6,7 6,5 2,6 9,24

511 -

- 041 597

- 5,3 60 29,7 40 22,72 119 37,96

99 5

- - 01

91 - 1

10 12

20,633 24,32 4,12 9,7 5,131

-

6,6 26,8 24,5 65,8 42 260 69 65,8 42 260 28,1

ocraM naS - elemidopmaC - naS ocraM otengatsaC - aimroF - otengatsaC droN acnoC - ateaG - acnoC droN duS acnoC - ateaG - acnoC duS ihcraP - onrutniM - ihcraP elatoT

Formia - Ponzanello/Mamurrano Monte San Biagio - Fontanelle Spigno Saturnia - Santo Stefano SS. Cosma e Damiano - Pantaniello Formia/Minturno/Spigno Saturnia - Penitro

Tab. 5.18 – Consorzio per lo sviluppo industriale del Sud Pontino Sud del industriale sviluppo – per lo Consorzio 5.18 Tab. Fonte: Elaborazioni Censis su stime Consorzio industriale Sud Pontino, aprile 2010

183 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Fig. 5.8 – Gli agglomerati industriali del Consorzio per lo sviluppo industriale del Sud Pontino

Fonte: Marketing territoriale del Sud Pontino, 2010

184 5. Il polo produttivo Sud Pontino

Fig. 5.9 – Planimetria dell’agglomerato industriale Conca Sud di Gaeta

Fonte: Consorzio per lo sviluppo industriale del Sud Pontino, 2010

185 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Fig. 5.10 – Planimetria dell’agglomerato industriale Penitro di Formia/Minturno/Spigno Saturnia

Fonte: Consorzio per lo sviluppo industriale del Sud Pontino, 2010

186 5. Il polo produttivo Sud Pontino

Fig. 5.11 – Planimetria dell’agglomerato industriale Conca Nord di Gaeta

ggg

Fonte: Consorzio per lo sviluppo industriale del Sud Pontino, 2010

187 Scenari evolutivi e strategie operative per i poli produttivi del Lazio

Fig. 5.12 – L’attuale configurazione del porto di Gaeta

Fonte: Autorità Portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, 2010

188 5. Il polo produttivo Sud Pontino

Fig. 5.13 – La nuova configurazione del porto di Gaeta a lavori ultimati

Fonte: Autorità Portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, 2010

189

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Finito di stampare nel mese di settembre 2011