Informazioni Culturali Tarcento
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INFORMAZIONI CULTURALI TARCENTO Tarcento conosciuta come “la Perla del Friuli”, che ne faceva la meta preferita per gli udinesi che qui avevano le loro ville di villeggiatura e di rappresentanza, sia per la sua posizione che per l'interessante patrimonio storico-architettonico arricchito, sul finire dell'800, da alcune ville in stile liberty e veneziano. I terremoti del 1976 hanno particolarmente colpito l'area della pedemontana e gravemente danneggiato il patrimonio edilizio stravolgendone il tessuto urbanistico. La ricostruzione, tranne per una piccola porzione del centro, non ha mantenuto l'impianto originario. foto: ge I documenti più antichi riportano il nome di Tarcento dal XII sec., ma gli studiosi riconoscono la presenza di popolazioni già in età paleolitica, a cui sono seguiti insediamenti preistorici, celtici, e, infine, romani. Riscontri storici dicono che fin dal 1356 la comunità si autogestiva con l'Assemblea dei capifamiglia (Vicinìa) con regole comunitarie approvate dal giurisdicente Frangipane e da Venezia; nel XVII sec. la Vicinìa venne sostituita da un Consiglio di Credenza. In epoca napoleonica, Tarcento fu incluso nel distretto di Gemona, con il dominio austriaco il paese riebbe il ruolo di capoluogo, divenendo anche sede di Commissariato distrettuale. Nel 1866 la cittadina fu annessa al Regno d'Italia, diventando capoluogo mandamentale. foto: ge Tra il XIX e il XX sec. il tessuto urbanistico di Tarcento si arricchì di alcuni edifici residenziali, risale a questo periodo anche la costruzione del Cascamificio di Bulfons, buon esempio di falansterio che dava alloggio a operaie provenienti dalle regioni vicine con servizi comuni, un negozio di alimentari e una cappella. (fonte: www.comune.tarcento.ud.it) foto: ge PALAZZI Il palazzo di Cornelio Frangipane, "il Palazàt", oggi villa Pontoni è un'elegante costruzione che fu la dimora principale della famiglia Frangipane, dopo l'abbandono del castello inferiore di Coia. L'edificio cinquecentesco ha subito numerose modifiche, le decorazioni interne sono andate distrutte con i terremoti del 1976. foto: ge Il palazzo Frangipane, detto della Rotonda, è sede di rappresentanza del Comune, fu una delle residenze dei di Castello. L'attuale aspetto risale al XVII sec. dopo una ricostruzione su una preesistenza cinquecentesca; al centro della corte quadrata interna si trova una fontana detta "dell'amore". foto: ge Ai piedi della collina di Coia si trova il complesso di villa De Rubeis Florit, risalente al XIV sec., è stato ampiamente rimaneggiato nei secoli successivi; le stanze del piano nobile hanno pareti a stucco e porte laccate e decorate del ‘700. foto: ge Parrocchiale di S. Pietro Apostolo La Pieve tarcentina si sarebbe organizzata già fra il IV e il VI secolo nella zona del borgo Centa, il nucleo abitativo più antico del paese. L'attuale edificio della chiesa risale al XV sec. (la facciata con portale gotico è del 1424) pur con modifiche e ampliamenti successivi, all'interno ci sono pregevoli sculture ed affreschi. La massiccia torre campanaria fu innalzata tra il 1730 ed il 1741. Nota a parte merita il grande organo del duomo, si tratta di un prezioso strumento, costruito dal padovano Malvestito (1906), con oltre 2000 canne è l'unico strumento con tali dimensioni e a funzionamento meccanico del Friuli. foto: ge AQUILEIA Aquileia fu una delle città più grandi e ricche del primo impero romano, venne distrutta da Attila a metà del V sec. La zona archeologica, di cui la maggior parte non è scavata e come tale costituisce la più grande riserva archeologica del suo genere, è patrimonio mondiale dell'UNESCO dal 1998. Aquileia fu fondata dai Romani come colonia latina nel 181 aC a nord-est della pianura del Po, come avamposto difensivo contro i barbari; ben presto diventa un importante centro commerciale di collegamento fra l'Europa centrale e il Mediterraneo. Basilica – foto ge Nel 90 a.C. alla città è assegnato il rango di municipium, ai suoi cittadini sono concessi pieni diritti di cittadinanza romana; la ricchezza della città ha permesso di costruire splendidi edifici pubblici e residenze private. Dal IV sec. furono costruite delle residenze imperiali e Aquileia fu sede della Zecca imperiale tra il 284 d.C. e il 425 d.C. Nel secondo decennio del IV sec., a seguito dell'editto di Milano del 313, inizia la costruzione di una basilica. Nel 452 Aquileia fu saccheggiata dagli Unni guidati da Attila, perse la funzione di centro mercantile passato a Venezia; conservò comunque il ruolo spirituale, divenendo sede di un patriarcato che sopravvisse fino al 1751 e che ebbe un ruolo fondamentale nell'evangelizzazione di questa regione. Battistero – foto ge Gli scavi hanno portato alla luce parte del foro romano e della basilica, il macellum repubblicano, uno dei gruppi di bagni, e due complessi residenziali di lusso; fuori le mura della città, sono stati rivelati un cimitero, con alcuni monumenti funerari imponenti, l'anfiteatro e il circo. I resti più suggestivi della città romana sono quelli del sistema portuale, comprendente una fila di magazzini e delle banchine che si estendono per un lungo tratto lungo la riva del fiume. La caratteristica dominante di Aquileia è la Basilica fatta costruire dal vescovo Theodorus, si tratta di un complesso di tre sale principali, su pianta a ferro di cavallo. Nel 345, l'edificio fu considerato insufficiente ad ospitare i fedeli ed i pellegrini, quindi il braccio settentrionale fu sostituito da un'ampia struttura. Porto – foto ge L'intero complesso fu distrutto dall'invasione del 452; quando i sopravvissuti rientrarono in città restaurarono la sola sala meridionale; dopo un periodo di abbandono, i lavori ripresero nel IX sec. con il vescovo Massenzio e il sostegno finanziario da Carlo Magno. Nonostante i gravi danni causati dalle invasioni magiare e da un terremoto nel 988, l'opera fu completata nel 1031. La Basilica è essenzialmente in stile romanico, anche se ci sono alcuni riferimenti gotici inseriti con la ricostruzione dopo il terremoto del 1348; la caratteristica più evidente degli interni è il grande mosaico nella sala meridionale del IV sec., visibile dal 1909 dopo la rimozione del sovrastante pavimento in argilla. Vi sono raffigurati soggetti simbolici, ritratti di donatori, scene del Vangelo e iscrizioni dedicatorie, all'estremità orientale è raffigurata una scena con dodici pescatori, gli Apostoli, e la storia del profeta Giona. All'estremità orientale la cripta, con affreschi del VI o VII sec., custodisce le reliquie di alcuni martiri. Una porta all'estremità orientale della Basilica dà accesso alla Cripta degli Scavi, rivelata durante i primi decenni del XX sec. conserva mosaici del I sec. di una villa suburbana e altri del IV sec. provenienti dal stesso sito, le fondazioni dei corridoi trasversali e di parti del complesso non ricostruito dopo la distruzione di Attila. Di particolare interesse i mosaici con riferimenti a culti esoterici. L'ingresso alla basilica ovest è protetto da un portico costruito nel IX sec. e dà accesso anche al Battistero, a pianta ottagonale con piscina battesimale esagonale che riproduce il Chi-Rho monogramma di Cristo, è circondato da un colonnato a sostegno di un deambulatorio. L'ultima componente del complesso è il campanile, una struttura massiccia che è sopravvissuta indenne dal 1031. Vi è un secondo complesso basilicale a monastero, che oggi ospita il Museo paleocristiano, con un notevole pavimento a mosaico del IV sec. (fonte: UNESCO) GRADO "Figio, recordete, che Gravo xé figia de Quileia e mare de Venessia", “Figlio ricordati, che Grado è figlia di Aquileia e madre di Venezia”, dicevano i "veci de l'isola", i vecchi, quando raccontavano le loro storie. Ma storicamente questa frase è ineccepibile. La storia di Grado è strettamente legata a quella di Aquileia e del suo porto fluviale, sorto lungo le rive del fiume Akilis-Natisone, con lo scalo, gradus, sul mare. Il fiume verrà deviato nel 361 con la guerra di Giuliano l'apostata e l'attività portuale trasferita in quel del gradus, che comincia a costruire un Castrum, fortificando il nucleo urbano. Anzi, abbiamo notizie di tre cinte murarie. A seguito delle invasioni barbariche (401-408 Alarico, Attila 452), parte della popolazione troverà rifugio sulla costa, non si sa quanti abitanti avesse Grado in età romana, sede vescovile inclusa. Nel 476 viene deposto Romolo Augusto, ultimo imperatore romano d'occidente: la costa resta nell'orbita bizantina, legata a Ravenna. L'impero romano continua con Costantinopoli, fino alla sua caduta sotto i turchi nel 1453. É con Giustiniano che viene riconosciuto il titolo patriarcale al vescovo di Grado, la Nuova Aquileia. Tre anni dopo la sua morte (568) arrivano i Longobardi in Friuli, che stabiliranno a Cividale la loro prima capitale, ma divideranno le due località dal punto di vista religioso. A Grado viene eletto Probino di Benevento, il cui monogramma è nell'altare del battistero. Risulta chiaro il tentativo di occupare anche la costa attraverso il vescovo. Benevento è, infatti, il ducato gemello di Cividale. Alla sua morte, viene eletto Elia, greco, che restaura le basiliche, consacrando il duomo a Sant'Eufemia, martire di Calcedonia, località dove si tenne il famoso concilio dei tre capitoli nel 451, ribadendo così l'ortodossia. Nell'840 viene riconosciuto il ducato di Venezia con il Patto di Lotario, comprendendo anche Grado, già verso il Mille, i Gradenigo, famiglia citata anche dal Caprin come aquileiese, cominciano a prendere posto a Venezia, dove verrà trasferita definitivamente il patriarcato nel 1451, dopo 61 patriarchi di Grado, che è ancora oggi sede vescovile. Alcuni di essi sono degni di nota: il primo ufficiale è Donatus piacentinus nel 717, Fortunato Tergestino 803-826, lascia un famoso testamento, dove descrive Grado al suo tempo, Andrea Dotto di Padova, che commissiona la pala d'altare, che oggi si può ammirare nell'abside del duomo. Probabilmente, il nucleo più antico del castrum è quello attorno alla Basilica di Santa Maria, sembra la prima con questo titolo, di modello orientale, avendo l'abside interna, con il passaggio tra i due muri (Abside e basilica).