PreTextNUMERO 5 - NOVEMBRE 2016 LIBRI & PERIODICI, DEL LORO PASSATO DEL LORO FUTURO

LEGGERE È RIVOLUZIONARIO DAGLI SCRITTORI CHE SI RITROVAVANO AL BAGUTTA ALL'EPOCA DI WIKIPEDIA

QUANDO UN PUGNO DI NEI LIBRI E NELLA VITA L'ITALIA UNITA SENTÌ GIORNALISTI PROGETTÒ PUÒ SVILUPPARSI SSUBITO IL BISOGNO DI DARSI TUTTOLIBRI LLA TENDENZA ALL'OMICIDIO UNA CUCINA COMUNE PreText Note PreTextNUMERO 5- NOVEMBRE 2016 LIBRI & PERIODICI, DEL LORO PASSATO DEL LORO FUTURO PreText n. 5 – Novembre 2016

Direttore responsabile Pier Luigi Vercesi Direttore scientifi co Ada Gigli Marchetti

Redazione Maria Canella, Antonella Minetto editing e iconografi a Elisa Paladino, Michela Taloni

Comitato scientifi co Maria Luisa Betri, Luca Clerici, Luigi Mascilli Migliorini, Silvia Morgana, Oliviero Ponte di Pino, Elena Puccinelli, Adolfo Scotto di Luzio

Istituto Lombardo di Storia Contemporanea [email protected] Corso Garibaldi 75 - 20121 Milano Tel. 02 6575317

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In copertina, Curzio Malaparte interpretato da Mario Vellani Marchi per il Bagutta.

❨ 4 ❩ PreText DI QUESTO PRIMO NUMERO DI PreText SONO STATE STAMPATE N. 700 COPIE NUMERATE

Copia n. di 700

PreText n. 5 – Novembre 2016 PreText ❨ 5 ❩ PRESENTAZIONE

LE AMBIZIONI SONO LECITE LE POLEMICHE SONO SOLO DISTRUTTIVE LA LETTURA PRIMA DI TUTTO I RECENTI CONTRASTI TRA TORINO E MILANO PER LA NASCITA DI UNA NUOVA FIERA DEL LIBRO NEL CAPOLUOGO LOMBARDO NON DEVONO FAR DIMENTICARE CHE L'OBIETTIVO FINALE È UNO SOLO: AIUTARE L'INDUSTRIA EDITORIALE ITALIANA A SUPERARE UN PERIODO MOLTO DIFFICILE E FAR CRESCERE IL LIVELLO CULTURALE DEGLI ITALIANI

di ADA GIGLI MARCHETTI e PIER LUIGI VERCESI

❨ 6 ❩ PreText Nasceva, infatti, con caratteri del tutto origi- nali, BookCity Milano (PreText, À n dal primo numero, è stato presentato al pubblico pro- prio in queste occasioni). La formula era in- novativa e molto ambiziosa: un migliaio di appuntamenti tra presentazioni di libri, dibat- titi culturali, maratone di lettura, recitals e spettacoli vari, reading di autori italiani e stranieri e incontri su temi legati al mondo dell’editoria, ospitati in centinaia di luoghi di Milano (palazzi, musei, librerie, biblioteche, centri culturali, aziende, scuole, ospedali e carceri) e della sua area metropolitana. Abbiamo fatto questo breve excursus come cornice alla recente decisione dell’Associa- zione Italiana Editori e della Fiera di Milano ilano, tradizionale capitale dell’editoria italiana, di far nascere una Fiera del libro milanese, la cui sino a pochi anni fa non ospitava importanti ma- prima edizione si terrà nell’aprile 2017 nell’area Mnifestazioni dedicate al libro. Dal dopoguerra, luogo di incontro per il pubblico pro- L'ESPERIENZA SABAUDA È DI GRANDE fessionale di casa nostra era ESEMPIO, COSÌ COME L'INIZIATIVA Francoforte, mentre altre cit- tà europee, come ad esempio ASSOLUTAMENTE INNOVATIVA DI BOOKCITY, Parigi, aprivano i battenti delle loro kermesse anche al TRA LE MEGLIO RIUSCITE AL MONDO pubblico dei lettori. Occorre- va attendere il 1988 perché Torino si candidasse della Fiera a Pero. Sui giornali sono À orite, come ad ospitare una Fiera internazionale del libro, prevedibile, polemiche che hanno contrapposto inventandosi la formula di un Paese-ospite diver- Torino a Milano, sentendosi la prima scippata di so ad ogni edizione. Fu un successo À n dagli un primato e la seconda mortiÀ cata in una lecita albori, che aprì la strada a decine di altre mani- ambizione. Ogni novità porta con sé recrimina- festazioni non più rinchiuse in un luogo deputa- zioni. Poi però occorre ricordare ciò che conta, to ma “diffuse” nelle città: basti citare i casi di al di là di ogni lecita ambizione personale, ovve- Mantova e Pordenone, tra i meglio riusciti. ro la promozione del libro, della lettura e il man- Solo Milano attendeva la “sveglia”, che suonò tenimento in salute di un’industria, quella edito- nel 2012 grazie ad alcune Fondazioni legate al riale, da anni in grave sofferenza. Se la mondo editoriale con l’appoggio del Comune. concorrenza può aiutare, benvenga.

PRESENTAZIONE PreText ❨ 7 ❩ SOMMARIO - PreText n. 5 – Novembre 2016

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10 / Oliviero Ponte Di Pino 50 / Nicola-Matteo Munari L’utopia di Wikipedia Giorni a regola d’arte

16 / Beatrice Albertini 56 / Mario Piazza Siamo tutti editori Frastuoni tipografi ci

22 / Paolo Costa 62 / Amalia Biffi Siamo scimmie o lettori? Liberiamo i bambini

28 / Stefano Lucchini e Arianna Farinelli 68 / Massimo Gatta Democrazia e social Non solo copertine

32 / Ada Gigli Marchetti 72 / Alberto Sinigaglia Cino, il re di cuori E i libri divennero tutto

38 / Carlo Alberto Brioschi 78 / Ivano Granata Scrittori assassini La notizia in una foto

44 / Marco Zapparoli 84 / Romain H. Rainero La lettura diventa pop L’Indipendente (tunisino)

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88 / Giorgio Chiosso La fabbrica dei maestri

94 / Michele Aversa Vestivamo all’italiana

102 / Antonio Castronuovo 136 / Greta Falasca L’anarchia nei libri L’icona intramontabile

108 / Andrea Kerbaker 140 / Gentucca Canella Artisti conviviali Per non dimenticare

114 / Silvia Morgana 1. Goliardo e Rata-Langa, Almanacco dellǐAsino 1900, L’Italia unita (in cucina) annuario satirico e anticlericale (articolo a pag. 102). 2. Disegno di Magdalo Mussio per un À lm 120 / Antonello Chindemi dǐanimazione, anni ǐ70 (articolo a pag. 56). La febbre dei libri 3. Il À losofo Louis Althusser, tra i massimi divulgatori della dottrina marxista in Europa (articolo a pag. 38). 4. Cesarino Branduani, libraio di Hoepli e giurato al 124 / Pietro Kuciukian Premio Bagutta (articolo a pag. 108). Ripensando Lepanto 5. Storyboard di Milo Manara per lo spot Chanel n5, Cappuccetto rosso (articolo a pag. 130). 130 / Valeria Semplici 6. Riccardo Canella, a 63 anni, fotografato con una Moda e fumetto? Wow leonessa prima di essere internato (articolo a pag. 140).

SOMMARIO - PreText n. 5 – Novembre 2016 PreText ❨ 9 ❩ RIVOLUZIONI DIGITALI

L'ESPERIENZA CHE MEGLIO CARATTERIZZA IL WEB 2.0, TRA “NUOVISMO” E “PIGRISMO” L'UTOPIA DI WIKIPEDIA SECONDO LA RIVISTA SCIENTIFICA NATURE È ACCURATA QUANTO L'ENCYCLOPÆDIA BRITANNICA. HA PERÒ MOLTI LIMITI CHE POSSONO PORTARE UNA BLOGGER AD AVERE PIÙ SPAZIO DI MOZART

di OLIVIERO PONTE DI PINO

ikipedia è il tentativo più auda- pubblicate, il successo di pubblico. È da anni tra i ce e ambizioso di raccogliere e 10 siti più visitati del mondo, nell’agosto 2015 condividere la conoscenza dichiarava di essere presente in oltre 291 lingue umana. È un progetto gigante- (di cui circa 280 attive), con 35 milioni di voci (di sco e generoso, un’utopia di cui circa 1,3 milioni in italiano) e 135 milioni di Wstraordinaria fertilità, che ha coinvolto milioni di pagine. Già nel 2006 gli utenti che avevano fatto volontari di tutto il mondo per un obiettivo comu- più di 5 interventi erano oltre 75.000. ne: mettere il sapere di tutti, in tutti i campi, a di- Online dal 15 gennaio 2001, Wikipedia è l’evolu- sposizione di tutti. È una delle esperienze che zione di Nupedia, un’enciclopedia online con vo- meglio caratterizza la Rete, o meglio il web 2.0, ci scritte da esperti e riviste da uno staff redazio- nato dalla collaborazione di tutti gli utenti di buo- nale. È stata fondata da Jimmy Wales (che ancora na volontà: è «la nave ammiraglia della Á otta del- la guida) e da Larry Sanger, che nel marzo 2002 la citizen science […] e l’esempio più lampante ha lasciato in polemica con la visione “anti-reda- della “dilettantizzazione”, o, più esattamente, del zionale” Wales. A partire dalle nuove tecnologie revival dello studioso dilettante» (Peter Brown, digitali – la diffusione mondiale dei contenuti e la Dall'Encyclopédie a Wikipedia, Il Mulino, Bolo- gratuità dell’accesso alla Rete, la possibilità di gna, 2013). Il successo è innegabile, visti il nume- aggiornamenti in tempo reale, con i collaboratori ro di collaboratori coinvolti, la quantità di voci connessi da tutti gli angoli del pianeta – Wales ha

❨ 10 ❩ PreText avuto una duplice intuizione, semplice e radicale. In un’epoca di scolarizzazione e sapere diffuso, è inutile e forse controproducente utilizzare gli esperti: «I professori meritano il massimo rispetto. Però sono anche quelli più rigidi, che poi non vo- gliono più modiÀ care di una virgola il loro inter- vento. I nostri collaboratori sono esperti, talvolta ossessionati da un tema, ma soprattutto si diverto- no. Chi cancella qualcosa viene interrogato, c’è una grande trasparenza su come lavoriamo» (Jim- my Wales, Corriere della Sera, 20-10-2009). Un processo di scrittura collettivo, aperto e libero – questa la seconda intuizione da cui è partita la sua visione – porterà progressivamente, inevitabilmen- per migliorarne la chiarezza, in modo che risulti te a una enciclopedia afÀ dabile e completa, alme- facilmente comprensibile e (se possibile) sintetico; no per quanto riguarda le esigenze di sapere con- - coerenza: al livello più elementare, la data della divise, correggendo eventuali errori e battaglia di Waterloo deve essere la stessa nelle imprecisioni (nel corso di 15 anni, sono state ef- voci dedicate a Napoleone Bonaparte, a Welling- fettuate oltre 2 miliardi di modiÀ che alle voci). ton, alla Francia, alla Gran Bretagna eccetera ec- Nell’utopia di Wikipedia, la “mano invisibile di cetera; la coerenza però non interessa soltanto i internet” dovrebbe garantire gli obiettivi che in dati di fatto, riguarda anche i giudizi di valore: una tradizionale enciclopedia erano faticosamente così, se alla voce Alessandro Manzoni si dice che (e costosamente) assicurati da un lavoro proget- si tratta di un grandissimo scrittore di livello eu- tuale e redazionale complesso e soÀ sticato. Una ropeo, nella voce dedicata alla letteratura italiana enciclopedia dovrebbe contenere, in maniera cor- non lo si potrà descrivere come un autore medio- retta e aggiornata, tutte e solo le informazioni ri- cre; levanti per il suo pubblico; l’ampiezza relativa - correttezza e obiettività: l’editore, come nel delle singole voci implica un giudizio sull’impor- caso di un libro e di un giornale, si fa garante di tanza e sul valore degli argomenti o dei personag- quello che pubblica, risponde a critiche e obiezio- gi trattati. ni (anche sul piano giudiziario) e nelle nuove edi- I requisiti che permettono di raggiungere questi zioni può correggere o emendare il testo. obiettivi sono diversi e intrecciati: Il progetto di Wikipedia aggiorna e radicalizza il - attendibilità: vengono chiamati a collaborare modello illuminista dell’Encyclopédie di Diderot sulle singole voci autori ritenuti competenti di e D’Alembert, che a sua volta modernizzava le quella materia o di quell’argomento; l’editore di- enciclopedie compilate a partire dal Medioevo. scute con loro l’impostazione e l’ampiezza della Per i creatori dell’Encyclopédie il sapere doveva voce, controlla la correttezza dei dati e se neces- essere democratico: non doveva essere proprietà sario interviene a correggere, emendare, integrare; esclusiva di un gruppo chiuso, ma patrimonio - leggibilità: l’editore interviene sul testo anche dell’intera umanità; e dunque doveva essere reso

RIVOLUZIONI DIGITALI PreText ❨ 11 ❩ VOLONTARI DA TUTTO IL MONDO Nella pagina di destra, il raduno mondiale dell’esercito di volontari di Wikipedia, che nell’edizione del giugno 2016 si è tenuto a Esino Lario. Ha visto la partecipazione di un migliaio su circa 80.000 volontari selezionati in una trentina di Paesi. RIVOLUZIONI DIGITALI

accessibile a tutti. Per Wikipedia il sapere è demo- sa, documentata e aggiornata rispetto alla Britan- cratico anche in un altro senso, sul versante della nica. produzione: l’autore non è più l’esperto, ma la Tuttavia problemi e criticità non mancano. Wiki- comunità – pressoché inÀ nita e autoregolata – dei pedia si presenta come una enciclopedia tradizio- frequentatori di internet, a prescindere dalla com- nale, ma sotto diversi aspetti è molto diversa. petenza di ciascun collaboratore, sia dal punto di «Sicuramente se si volesse basare Wikipedia sulla vista delle conoscenze sulla materia trattata, sia sua attendibilità si verrebbe subito tagliati fuori dal punto di vista dell’esperienza editoriale. I col- dalla discussione. Il concetto è che Wikipedia non laboratori si mobilitano spesso in base a un inte- può assicurare l’attendibilità dei testi in quanto è, resse o una passione personale: molte voci, spesso per sua natura, uno strumento dinamico… Wiki- tra le più dettagliate, sono opera di fan. Non esiste pedia non vuole essere un’enciclopedia attendibi- un editore che compila la lista delle voci, valutan- le; vuole invece riformulare il concetto stesso di do inclusioni ed esclusioni. Il percorso non passa attendibilità, sostituendolo piuttosto con quello di tanto dagli studi e dalle ricerche della ristretta cer- veriÀ cabilità: ogni affermazione deve poter essere chia di una élite di scienziati ed esperti, ma dalla controllabile». discussione e dal dibattito pubblico, che alla À ne Se seguiamo su Wikipedia il link collegato a “Ve- produrrà il consenso. Wikipedia rappresenta un riÀ cabile”, possiamo leggere: «“VeriÀ cabile” si- prototipo della riÁ essività tipica del web 2.0: le gniÀ ca che chiunque può controllare quanto legge, pratiche sociali vengono costantemente esamina- ovvero veriÀ care se quanto afferma il contributo te e riformate alla luce dei nuovi dati acquisiti in è già stato realmente pubblicato da una fonte at- merito a queste stesse pratiche; di conseguenza tendibile». Alla voce “Fonti attendibili” si legge alcune voci presentano un aspetto “autocritico”, invece che «sono quelle di autori e pubblicazioni con messaggi come «La neutralità di questa voce considerate come afÀ dabili o autorevoli in relazio- è contestata», oppure «Questa voce richiede ulte- ne al soggetto in esame [...]. Le pubblicazioni at- riori citazioni di veriÀ ca. Puoi contribuire a mi- tendibili sono quelle con una struttura deÀ nita che gliorare questa voce aggiungendo citazioni da consente il controllo delle informazioni e le revi- fonti attendibili. Il materiale privo di fonti o rife- sioni editoriali». È un circolo vizioso, ma Wikipe- rimenti può essere contestato e rimosso». dia pubblica puntigliosamente i link alle fonti cui Dal punto di vista pragmatico, i risultati sono ec- attinge, a differenza della maggior parte delle en- cellenti. Fermo restando che, come nota ironica- ciclopedie, che garantiscono l’attendibilità dell’o- mente Jimmy Wales, «non esistono À ltri per la pera grazie alla credibilità e all’autorevolezza stupidità», nel 2005 la rivista scientiÀ ca Nature ha degli autori e dell’editore, che ne è anche legal- riportato i risultati di uno studio secondo cui le mente responsabile. voci scientiÀ che in Wikipedia erano comparabili Nel corso del tempo, sono emersi altri problemi. in accuratezza a quelle presenti nell’Encyclopædia Il più fastidioso, ma anche quello immediatamen- Britannica; secondo uno studio condotto nel 2012 te evidente e dunque più facile da arginare, sono i dalla società Epic e da alcuni ricercatori dell’uni- troll o i collaboratori interessati a sostenere deter- versità di Oxford, Wikipedia è divenuta più preci- minate tesi (ma anche a insultare il prossimo). Si

❨ 12 ❩ PreText presume che i nologia e la Fon- collaboratori dazione BEIC di non abbiano una Milano «per pre- loro agenda per- parare il perso- sonale, proprie nale a scrivere convinzioni o nell’enciclope- posizioni politiche, interessi economici; con que- dia digitale, contribuendo così con materiale di sti disturbatori, la procedura della discussione per qualità» (la Repubblica, 31-3-2016). ottenere consenso è ovviamente inefÀ cace. Ben Altre caratteristiche portano a conseguenze nega- presto i collaboratori di internet hanno iniziato a tive sul medio e lungo periodo. A dettare la scelta impegnarsi sempre di più nella cancellazione o dei lemmi e la loro estensione sono gli interessi nella correzione di interventi errati, maliziosi, ma- dei collaboratori: così può capitare che una vide- ligni, come nella stesura di nuove voci (che ha oblogger rischi di avere una voce più lunga e det- subìto un progressivo rallentamento). «I temi che tagliata di quella di Mozart; questi squilibri ven- riguardano religione, politica e storia sono contro- gono amplificati perché non ci sono vincoli versi in tutte le edizioni. In generale, possiamo riguardo al numero e alla lunghezza delle singole affermare che il 25% delle mille voci più dibattu- voci, e anzi Wikipedia punta proprio a coprire te sono legate ad argomenti politici», ha spiegato l’ampiezza potenzialmente inÀ nita del sapere. Taha Yasseri, coautore della ricerca The Most Con- Un altro rischio è il “nuovismo”, inevitabile in troversial Topics in Wikipedia (la Lettura, 6-9- tutte le enciclopedie: la tendenza a privilegiare, nel 2015). Nel 2010 fu lo stesso Wales a operare una corso degli aggiornamenti, gli eventi man mano censura: «Il sito si stava riempiendo di pornogra- che accadono, creando una sproporzione tra le À a, senza che la direzione facesse nulla al riguardo. voci relative al presente (o al passato prossimo) e Sono intervenuto in prima persona per porre À ne quelle relative a personaggi ed eventi più antichi. al malinteso e far capire a tutti che Wikipedia non In un’enciclopedia online, costantemente aggior- tollera la pornograÀ a» (la Repubblica - Affari & nata (e che fa di questa caratteristica uno dei suoi Finanza, 31-5-2010). Per alcuni collaboratori, è punti di forza, rispetto alla stabilità delle consorel- stato «un tradimento dello spirito di Wikipedia». le cartacee), questa tendenza si accentua dramma- I “cancellatori”, che sono ormai diventati più nu- ticamente. Come ha spiegato nel merosi degli “scrittori”, sono molto efÀ cienti: se- 2010 al Salone Internazionale del Libro di Torino: condo uno studio IBM, il tempo medio di perma- «La cultura del web non permette la latenza della nenza di un errore è di 5 minuti. memoria, tutto viene ricordato e messo sullo stes- Tra i collaboratori più assidui dell’edizione italia- so piano, senza gerarchie di importanza. L’esem- na c’è Marco Chemello, che in dieci anni ha com- pio migliore è Wikipedia, fatta e controllata dagli pilato 400 voci e controllato 50.000 lemmi pub- utenti ma che rischia di confondere le fonti e, alla blicati da altri. Adesso è «wikipediano in lunga, senza opportuni interventi, rischia di con- residenza», collabora cioè con musei come il Mart fondere più che aiutare e indebolire la cultura in di Rovereto, il Museo della Scienza e della Tec- generale». Insieme al “nuovismo” si avverte anche

RIVOLUZIONI DIGITALI PreText ❨ 13 ❩ RIVOLUZIONI DIGITALI

un certo “pigrismo”, ovvero la tendenza a ripro- pana e Lorenzo Faggi, dal titolo provvisorio Le porre punti di vista consolidati e dunque informa- allettanti promesse). Sono state attivate funzioni zioni parziali. Lo stesso Wales ha rilevato che come CheckUser (più o meno “controlla l’uten- Wikipedia risente del fatto che la maggioranza dei te”), un’interfaccia che possono solo usare gli collaboratori siano maschi, e che dunque gli ar- utenti abilitati: nel caso venga segnalato un mo- gomenti di interesse maschile (come lo sport) lestatore, il software individua l’IP da cui si è tendano a essere preponderanti. Per ovviare ad collegato, l’ID e le password usate; e può capire alcuni di questi inconvenienti, Wikipedia ha do- se ha mandato email a un altro utente usando quel- vuto ben presto rinunciare all’ideale di una “de- le credenziali. Diventa così possibile interdire mocrazia diretta del sapere”. Alla À ne del 2005, l’accesso per un certo periodo, e annullare i suoi il giornalista John Seigenthaler Sr. protestò perché precedenti interventi (chi si avvale di questa fa- nella sua biograÀ a erano state inserite informazio- coltà è a sua volta sottoposto al controllo di un ni false: di conseguenza, la possibilità di creare supervisore). L’Oversight o Suppression (“super- nuove voci venne limitata ai soli utenti registrati. visione” o “soppressione”) è la facoltà di nascon- «Wikipedia ha messo in atto una serie di proce- dere revisioni e nomi utente. Solo un altro super- dure per limitare alcuni aspetti negativi. Per esem- visore può ripristinare gli interventi nascosti. pio, queste sono le motivazioni per la cancellazio- Per la gestione dei contenuti, Wikipedia ha una ne di una voce: 1. se la voce viola il diritto struttura con gerarchie assai precise, di cui si tro- d’autore (e cioè copia pezzi già pubblicati e pro- va traccia nel sito, dall’Oversighter (“superviso- tetti); 2. se la voce è promozionale/pubblicitaria/ re”), che può nascondere revisioni e interventi di personale; 3. se la voce non è di argomento enci- altri utenti, all’Administrator (“amministratore”, clopedico (argomenti e/o eventi particolari); 4. se noto anche come “Sysop”) di un Wiki, che ha la la voce è troppo breve (!) (probabilmente per facoltà di cancellare e ripristinare le pagine, di eliminare slogan, approvazioni, insulti ecc.). E vedere le revisioni nascoste, di bloccare e sbloc- l’attendibilità, la veridicità delle cose affermate care utenti e indirizzi IP; di bloccare e sbloccare nella voce? Ebbene, per Wikipedia non è rilevan- le pagine; di intervenire sulle pagine bloccate; di te» (Francesco Antinucci, L’algoritmo al potere, intervenire sull’interfaccia e sui À le di conÀ gura- p. 83). zione degli utenti; di importare pagine da altri Wikipedia si è dunque dotata di una struttura re- Wiki; di aggiungere o rimuovere membri in alcu- dazionale, sempre più complessa e stratiÀ cata, e ni gruppi. Il Bureaucrat (“burocrate”) può tra ha sviluppato procedure e strumenti precisamen- l’altro promuovere altri utenti al livello di Admi- te codiÀ cati, messi a punto anche negli incontri nistrator o Bureaucrat; può aggiungere o espel- Wikimania, il raduno mondiale dell’esercito di lere gli utenti da un gruppo; può assegnare un volontari che nell’edizione del giugno 2016 a Esi- diverso nome a un utente. Lo Steward ha gli stes- no Lario ha visto la partecipazione di un migliaio si compiti del Bureaucrat, ma in comunità più su circa 80.000 volontari selezionati in una tren- piccole, con minor trafÀ co e aggiornamenti meno tina di Paesi (sull’incontro è in corso la realizza- frequenti. L’Arbitration Committee (ArbCom, zione di un documentario a cura di Chiara Cam- “collegio arbitrale”) è un piccolo gruppo di uten-

❨ 14 ❩ PreText ti afÀ dabili, che ha il compito di risolvere dispute su The Economic Times ha sostenuto che Wikipe- altrimenti insolubili. dia in quell’anno aveva perso quasi il 10% di pa- Ora, per individuare le correzioni “maligne”, quel- gine viste. Forse sta cambiando l’approccio alla le che danneggiano un articolo e che vengono rete: «Si utilizza Google con minor frequenza di considerate “in malafede”, Wikipedia utilizza da un tempo. […] Il mondo web si informa sempre qualche tempo un software, Ores: «Già oggi – ha più attraverso i social network e non con un prin- dichiarato Dario Taraborelli, informatico-capo cipio di gerarchia delle notizie […] aspettando che della Wikimedia Foundation – circa la metà degli la notizia arrivi, come una barchetta di carta in un errori sono beccati dal software» (la Repubblica, oceano» (Roberto Cotroneo, Sette, 18-9-2015). 10-1-2016). Un ultimo aspetto riguarda la sostenibilità econo- Una ulteriore preoccupazione per il futuro di Wi- mica, sul lungo periodo, di un progetto basato sul kipedia è la diminuzione del numero di collabo- volontariato ma con alti costi di gestione, per la ratori, che ha iniziato a diventare preoccupante nel struttura informatica e i server necessari a garan- primo trimestre 2009 (-49.000 contributors, con- tire una mole di dati e un trafÀ co enormi. Finora tro i 4.900 del corrispondente periodo del 2008); il riÀ uto della pubblicità è stato categorico: «Non lo stesso Jimmy Wales ha espresso le sue preoc- ho niente contro la pubblicità, ma mi piace pen- cupazioni nella conferenza annuale di Wikipedia sare a Wikipedia come a un tempio per la mente, nell’agosto 2011: «“Nessuno vuole più aggiornar- e nel tempio gli spot non stanno bene», ha spie- la. […] Non stiamo reintegrando il numero di gato Wales (la Repubblica, 10-1-2016). Wikipe- editori, non la considero una crisi gravissima, ma dia, che ha 280 dipendenti e un bilancio da 68 importante”. La mancanza di collaboratori sareb- milioni di dollari, si è retta grazie alla À lantropia be dovuta al fatto che le persone che avevano di À nanziatori e mecenati, attraverso la Wikimedia contribuito a far diventare Wikipedia una fonte Foundation, ente no-proÀ t nato nel 2003: ma non importante di informazioni sul web, sono invec- è detto che questo meccanismo possa continuare chiate, si sono sposate, si sono costruite una fami- all’inÀ nito, soprattutto considerando il fatto che i glia e impiegano il loro tempo in modo diverso. costi di struttura sono crescenti. Come ha scritto Quando nel 2001 venne lanciata Wikipedia, la Andrew Lih, il più grande nemico di una rivolu- folta schiera di “nerd” che animava il web era in zione è il suo successo: Wikipedia «può ritenersi fermento all’idea di costruire una nuova risorsa di soddisfatta di ciò che ha raggiunto oppure può notizie accessibile a tutti gratuitamente. Ma a or- cercare modalità innovative per rimanere all’a- mai un decennio dalla sua nascita, l’entusiasmo vanguardia nei progetti di collaborazione su In- sembra essersi disperso. I social network ci hanno ternet» (Andrew Lih, La rivoluzione di Wikipedia, messo lo zampino, le energie degli adolescenti Codice, Torino, 2010, p. 264). Oggi, quando ha appassionati di informatica che collaboravano con praticamente superato (e forse reso deÀ nitivamen- Wikipedia, sono state assorbite da Facebook, te obsoleti) i concorrenti tradizionali, la più gran- Twitter e company» (La Stampa, 5-8-2011). de enciclopedia del mondo ha un ruolo e una re- Di recente sarebbe calato anche il numero di uten- sponsabilità ancora maggiori. ti del sito: nel gennaio del 2014, Subodh Varma Oliviero Ponte di Pino

RIVOLUZIONI DIGITALI PreText ❨ 15 ❩ LA STAMPA SU RICHIESTA

FRONTIERE DIGITALI E NUOVA VITA PER IL LIBRO DI CARTA SIAMO TUTTI EDITORI IN ITALIA LO FANNO GIÀ ALCUNE CASE EDITRICI E DISTRIBUTORI. LA VERA SCOMMESSA È CHE CIASCUNO POSSA FARLO DA SÉ. QUESTA È ANCHE LA GIUSTA SOLUZIONE PER I LIBRI INTROVABILI

di BEATRICE ALBERTINI

n un mondo che si sta convertendo total- innovativo che combina i vantaggi del libro mente al digitale, è interessante analizza- tradizionale e le possibilità offerte dalle nuove re come, grazie a recenti innovazioni tecniche di stampa digitale. tecnologiche, la carta stampata ritorni ad Il print on demand nasce prima negli Stati Uni- avere un ruolo importante nell’ambito ti e in Canada all’inizio degli anni Novanta; editoriale.I Processi ormai abbandonati a causa successivamente, nel 1998, il servizio viene di costi industriali insostenibili, grazie a nuove lanciato anche in Europa, come risposta ai bi- tecnologie di stampa e di À nishing, restituiscono sogni dei creatori di contenuti e alle necessità alla carta stampata la sua funzione primaria di dei piccoli e medi editori, che da sempre fanno trasporto dell’informazione. i conti con le difÀ coltà della distribuzione. Il print on demand (pod) è una tecnologia che DeÀ nito come il ponte di collegamento tra l’e- rivoluziona in toto la produzione, la distribuzio- ditoria digitale e l’attuale situazione della stam- ne e l’acquisto dei prodotti editoriali, coinvol- pa offset, il print on demand sostiene, e in par- gendo quindi il mercato dell’editoria nel suo te sostituisce, il tradizionale processo di stampa, complesso. Questa tecnologia è in realtà sem- utilizzando, al posto di supporti statici, dei À le plicemente uno strumento efÀ cace, un sistema digitali che consentono un rapido trasferimento

❨16 ❩ PreText EDITORI FAI-DA-TE In questa pagina e nelle successive immagini emblematiche del libro di carta ai tempi del digitale. dei testi richiesti sulla carta. Il processo di stampa print on demand richiede unicamente l’utilizzo della stampa digitale, ov- vero un metodo diretto computer-to-print che produce elettronicamente prodotti stampati, in bianco e nero o a colori, impiegando un motore di stampa controllato digitalmente. Questo tipo di procedimento esclude i metodi di stampa tra- dizionale indiretta, deÀ niti come computer-to- plate o computer-to-cylinder, proprio perché l’informazione non viene controllata digitalmen- te ma è presente in maniera À sica sul supporto di stampa e quindi senza possibilità di modiÀ ca. Sono numerosi i vantaggi che questa recente tec- nologia offre a editori, autori e lettori. In primo luogo, grazie alla stampa su richiesta è possibile tornare a rendere disponibili titoli considerati occupa di stampare su richiesta, in accordo con fuori catalogo. Ma soprattutto, un altro grande gli editori o con chi ne detiene i diritti (autori, beneÀ cio di questa innovazione è che gli editori biblioteche, università, ecc.), i libri esauriti o non vengono alleggeriti dal peso e dai consistenti co- più disponibili nel mercato librario. All’interno sti dei magazzini; l’archivio completo delle ope- del suo sito web, l’azienda spiega in che modo e re di una casa editrice può essere costituito da con quali costi viene offerta agli autori (anche À le digitali e il libro viene stampato solo nel mo- esordienti) la possibilità di pubblicare i propri mento in cui è richiesto. Sono ovviamente com- romanzi, saggi, poesie, inserendoli successiva- presi in questo punto anche i vantaggi per quan- mente nel mercato librario. to riguarda il trasporto e i tempi di consegna dei Agli editori offre la possibilità di riproporre mol- titoli. ti titoli esauriti, stampandoli su richiesta, anche Sono numerose le iniziative che in questi ultimi una copia per volta, oppure in microtiratura (a anni hanno scelto e sostenuto il print on demand. partire da un minimo di 100 copie) distribuendo- In Italia una delle prime è stata Lampi di stampa, li alle librerie mediante Messaggerie Libri; men- varata nel 1998 dall’Editrice BibliograÀ ca, nota tre alle università si offre quella di stampare in in Italia soprattutto in quanto titolare per il nostro digitale i testi e le dispense dei corsi, oltre a tutte Paese della gestione e assegnazione dei codici quelle pubblicazioni che potrebbero avere una ISBN (International Standard Book Number); o domanda commercialmente signiÀ cativa. Le bi- ancora, Rotomail Italia S.p.A., un’importante blioteche risultano agevolate nel digitalizzare e azienda di stampa digitale, e Messaggerie Libri, ristampare sia quei volumi che per la loro fre- il maggiore distributore italiano. quente consultazione sono maggiormente sog- Lampi di stampa è una società che, utilizzando getti a deterioramento, sia quelle opere di grande le tecnologie digitali per il print on demand, si interesse particolarmente richieste dal pubblico

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ma non più disponibili nelle librerie. Agli enti tivi, come la correzione delle bozze, servizi di locali, ancora, offre la possibilità di recuperare editing, di graÀ ca e promozione. alcune pubblicazioni di rilevante interesse stori- Il self-publishing apparentemente risulta essere co-locale, culturale o artistico, edite da loro e un fenomeno molto recente, una conseguenza di disponibili solo in copie d’archivio. tutte le ultime innovazioni digitali, ma in realtà, Il catalogo di vendita di Lampi di stampa viene ripercorrendo negli anni e nei secoli la storia del- diffuso presso tutte le librerie, Rotomail Italia si le pubblicazioni, ci si meraviglia di quanto inve- occupa della produzione dei libri, mentre Mes- ce non sia una realtà così nuova e À no ad oggi saggerie Libri si dedica a tutti gli aspetti riguar- poco conosciuta. Molti degli autori più celebri, danti la raccolta degli ordini e la distribuzione con una posizione consolidata tra i grandi della dei titoli alle librerie. scrittura, hanno fatto ricorso a questi metodi; le I vantaggi per gli editori sono davvero moltepli- prime tracce risalgono al lontano Cinquecento, ci: in qualsiasi fase del processo, ogni azione periodo in cui la stampa clandestina rappresen- dell’editore sull’attivazione o disattivazione del tava l’unico modo per aggirare la censura. Primo titolo come pod e per ogni aggiornamento delle fra tutti Martin Lutero, che pubblicò le sue no- sue informazioni o del libro stesso, viene auto- vantacinque tesi grazie a una “cooperativa di maticamente recepito da tutti i soggetti in gioco; amici” e ne distribuì traduzioni in tutta Europa, l’editore, dopo aver attivato un titolo pod, non innescando così l’avvio della Riforma protestan- deve preoccuparsi di aggiornare il À nito di stam- te. Nel Seicento, invece, molteplici erano le rivi- pare. A tutto questo si aggiunge una buona qua- ste illegali, autoprodotte, in circolazione, ma a lità di stampa e una decisamente rilevante ridu- tali attività sarebbe giusto attribuire poco peso zione dei costi di magazzino. poiché À no a questo momento ancora non si può Per quanto riguarda gli autori nello speciÀ co, si parlare di sistema editoriale così come lo cono- fa strada, aiutato dalle nuove tecnologie digitali, sciamo oggi. un fenomeno conosciuto con il nome di self- Gli esempi più calzanti sono infatti da cercare tra publishing. Con il termine self-publishing si de- i grandi classici dell’Ottocento, secolo in cui, À nisce un’attività che permette la «pubblicazione parlando di autori autopubblicati, si fa riferimen- di un’opera senza l’intermediazione e la selezio- to a un sistema editoriale molto vicino a quello ne di un editore» (Enciclopedia Treccani). Par- che intendiamo al giorno d’oggi. tendo da questa deÀ nizione si evince quindi che Tra le storie più note è famosa quella dello scrit- qualunque scrittore, con esperienza o meno, po- tore Marcel Proust che, dopo aver sottoposto trebbe pubblicare qualsiasi tipo di materiale sen- invano il proprio manoscritto ai tre maggiori edi- za seguire il normale procedimento di ricerca di tori parigini dell’epoca (Fasquelle, Gallimard e una casa editrice. Questo servizio di autopubbli- La Nouvelle Revue Française), stanco dei conti- cazione alternativa è offerto da numerose piatta- nui riÀ uti fu costretto a pubblicare a proprie spe- forme online, alcune delle quali, oltre a immet- se il primo volume de À la recherche du temps tere il libro nel circuito commerciale di vendita, perdu. Grazie ai suoi amici René e Léon Blum, offrono anche, a pagamento, dei servizi aggiun- venne introdotto all’editore Bernard Grasset, con

❨18 ❩ PreText ta da una precedente pubblicazione, vendendole poi per strada personalmente. Un’altra storia è quella di Lewis Carroll, il quale prima fa rilegare il manoscritto della sua favola Alice in Wonderland per donarlo alla sua ami- chetta Alice Pleasance Liddell, poi capisce che potrebbe guadagnarci qualcosa e si autoproduce una prima pubblicazione, ampliata e illustrata da John Tenniel. Virginia Woolf nel 1917 comperò, insieme al marito Leonard, una macchina per stampare, per poi fondare una vera e propria casa editrice, la celebre Hogarth Press. Grazie a questa macchina venne dato alle stampe il primo libro autoprodot- to dal duo: si intitola Two stories e contiene due racconti, uno di Virginia e l’altro del consorte. cui trovò un accordo. Il contratto prevedeva che Tutti questi esempi dimostrano innanzitutto come Proust si facesse carico completamente delle spe- la frustrazione del riÀ uto del proprio lavoro e la se di stampa, e così fece. conseguente esigenza di autopubblicarsi siano Stessa sorte per la scrittrice Jane Austen con il una sensazione e un fenomeno molto più antico suo primo romanzo Ragione e sentimento. Lau- di quanto si creda, ma soprattutto che la sorte di rence Sterne, da parte sua, chiese in prestito a un essere ignorati da chi invece avrebbe il potere di amico i soldi per pubblicare il romanzo conside- dare voce, non tocchi solo ai lavori mediocri. rato poi come il capostipite di tutta la letteratura Dobbiamo ringraziare la tenacia di tutti gli auto- sperimentale, Vita e opinioni di Tristram Shandy. ri di alcuni dei più grandi capolavori della lette- Ancora, con il romanzo Maggie, a Girl of the ratura occidentale che altrimenti non avrebbero Streets, Stephen Crane, che all’epoca aveva 21 mai visto la luce. anni, dovette pubblicare il suo libro a proprie Dunque la pratica dell’autopubblicazione delle spese. Dato che gli editori ritennero osé l’argo- opere non è un fenomeno di oggi. Ma è oggi che mento, Crane dovette chiedere in prestito sette- il progresso delle tecnologie digitali offre solu- cento dollari al fratello, per il romanzo che venne zioni tanto semplici e veloci da aver reso possi- poi riconosciuto come il primo esperimento di bile un impiego molto diffuso della pratica del letteratura naturalista. self-publishing. Nel 1908 persino autopubblicò il suo La buona notizia infatti è che il pod fornisce un primo libro di poesie. RiÀ utato in America, se lo percorso rapido per ottenere la stampa di un nuo- pagò coi pochi dollari che aveva in tasca appena vo lavoro, e le royalties sono spesso migliori di sbarcato in Europa: in un’oscura tipograÀ a vene- quelle offerte da case editrici tradizionali. La ziana, tirò 150 copie utilizzando la carta avanza- cattiva notizia è che gli editori online offrono

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molto poco sostegno ai loro titoli in termini di IL SELF PUBLISHING HA marketing e di distribuzione. Sono sempre di più le piattaforme create per for- UNA STORIA IMPORTANTE nire questo tipo di servizio; prendiamo ad esem- pio due delle più note. ALLE SPALLE. MOLTI Ilmiolibro è la piattaforma di print on demand e CAPOLAVORI IN PASSATO autopubblicazione appartenente al Gruppo Edi- toriale L’Espresso, presente dal 2008. Le proce- SONO STATI AUTOPRODOTTI dure da effettuare su Ilmiolibro per la pubblica- DAI LORO STESSI AUTORI. zione sono poche e semplici, simili a quelle delle altre piattaforme: immettere un titolo per il I NOMI SONO QUELLI DI libro, il sottotitolo, il testo per la quarta di coper- MARCEL PROUST, JANE tina, il nome o lo pseudonimo dell’autore e poi scegliere la tipologia alla quale appartiene il libro AUSTEN, EZRA POUND. E (libro, testi, catalogo commerciale, bilancio ANCHE DI MARTIN LUTERO aziendale); nel caso in cui si tratti di un libro bisogna indicarne il genere, se si desidera il con- La Feltrinelli, senza che questo implichi obbli- tenuto in bianco e nero o a colori, il formato pre- gatoriamente maggiori possibilità di visibilità. ferito tra semplice A4, romanzo o tascabile, e la Nell’offerta infatti non è compreso alcun tipo di copertina, tra rigida, morbida o rigida con sovrac- campagna promozionale, prevedendo servizi se- coperta. Si procede quindi con la creazione della parati a pagamento, tramite i siti delle testate a graÀ ca della copertina, con l’approvazione del cui la piattaforma stessa appartiene. Di recente è libro e inÀ ne con la stampa. stata aggiunta la possibilità di convertire il pro- Così come già accadeva con le altre piattaforme, prio testo in formato ebook, ma solo in subordi- per la sola vendita tramite il sito Ilmiolibro.it, il nazione alla creazione della copia stampata. Ogni volume non necessita di un isbn che risulta inve- mese l’autore riceverà il rendiconto sul venduto, ce d’obbligo nel momento in cui l’autore doves- sulla cui base Ilmiolibro accrediterà i guadagni se scegliere di distribuire l’opera anche tramite insieme a quelli derivanti dalle vendite dell’edi- gli altri canali messi a disposizione dal sito. A zione cartacea. questo proposito, Ilmiolibro propone il servizio Lulu.com arriva in Italia nel 2006, offrendo ini- di distribuzione Pro, che comprende una serie di zialmente sia i comuni servizi di print on demand, servizi, tra i quali tutte le attività relative all’at- sia servizi di autopubblicazione di libri cartacei, tribuzione del codice isbn, ma soprattutto l’inte- sia, ma solo successivamente, l’autopubblicazio- grazione con la distribuzione La Feltrinelli. Que- ne di ebook. I passaggi richiesti all’autore, nel sto elemento però, a prima vista il più attraente caso di pubblicazione digitale, sono: la scelta del dei servizi Ilmiolibro, si traduce in realtà nell’u- formato del À le che si vuole caricare in base al sufruire della distribuzione unicamente per quan- canale di distribuzione, l’immissione del titolo to riguarda l’inserimento del titolo nel database del libro, la richiesta per il rilascio del codice isbn

❨20 ❩ PreText (nel caso in cui non lo si possegga già), il carica- mento della copertina e la scelta del prezzo di vendita a totale discrezione dell’autore. Al termi- ne di questi passaggi, l’e-book è reso immedia- tamente disponibile alle vendite presso i clienti del sito. Per la pubblicazione cartacea, invece, i passaggi sono differenti, e vanno dalla scelta della rilega- tura e del formato, se si vuole l’interno a colori o bianco e nero, alla preferenza del tipo di carta. A differenza di quanto avviene per gli ebook, la distribuzione per i libri cartacei è consentita an- che in lingue diverse da quella inglese, a patto di rispettare però alcuni requisiti, come ad esempio il possesso di un isbn, la presentazione del titolo e nome dell’autore nella parte anteriore della co- pertina e la presenza del prezzo sulla copertina, oltre a determinate caratteristiche di impagina- À carlo aggiornando, in accordo con l’editore, zione. Il compenso che Lulu corrisponderà all’au- l’edizione disponibile online. tore sarà il frutto della metà del prezzo che l’au- La diversità maggiore tra i due formati riguarda tore avrà scelto per la vendita, a cui sottrarre però l’interpretazione dei contenuti: gli ebook ulteriormente il costo di produzione del prodotto permettono infatti di aggiungere segnalibri e no- e il costo di commissione della piattaforma, ov- te personali nelle varie pagine. Tali contrassegni vero il 25%. non rimangono privati ma posti online. Qualcuno Le piattaforme di riferimento per l’autopubblica- potrebbe ritenerlo un vantaggio, non possiamo zione offrono la possibilità di scegliere tra for- dire con certezza se lo sia o meno; di fatto, però, mato ebook o libro cartaceo a seconda di una i segnalibri sono un modo per conoscere le pre- preferenza strettamente personale. Quali sono le ferenze altrui. Resta da chiedersi se questo possa differenze tra questi due competitors? danneggiare l’interpretazione del contenuto e C’è una grande differenza tra un libro cartaceo e rischiare di impoverire la riÁ essione personale su un ebook, e tale differenza riguarda sia l’aggior- di esso. namento dei contenuti che il modo di fruirne. Detto ciò possiamo comunque sostenere la tesi Riguardo all’aggiornamento dei contenuti la dif- che i libri non scompariranno, soprattutto se in- ferenza è nota: un libro cartaceo è statico e im- novazioni importanti come quella del print on mutabile, nel senso che una volta pubblicata una demand riusciranno a rimodellare il mondo e il certa edizione il contenuto viene bloccato dall’e- mercato dell’editoria, senza dover più rinunciare ditore; un ebook ha invece un contenuto dinami- al fascino della carta stampata. co, nel senso che l’autore può decidere di modi- Beatrice Albertini

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FRA IMITAZIONE E UNICITÀ: IL MARKETING DEL LIBRO AI TEMPI DI INTERNET SIAMO SCIMMIE O LETTORI? I MOTORI DI RACCOMANDAZIONE DI AMAZON & C. TENTANO DI CONDIZIONARE I NOSTRI GUSTI. ECCO QUALI SCENARI CI ATTENDONO CON L’AVVENTO DELLA NUOVA INTELLIGENZA ARTIFICIALE

di PAOLO COSTA

PERICOLI E OPPORTUNITÀ Passato, presente e futuro a confronto: dal libro cartaceo al cognitive computing (rappresentato qui a À anco), agli algoritmi della pagina di destra.

❨22 ❩ PreText imitazione sociale, comporta- mento peculiarmente ma non esclusivamente umano, è tra i fattori che tendono a inÁ uenzare i nostri gusti. L’imitazione deter- minaL ciò che’ ci piace. Su tale spinta fa leva la pubblicità, quando ci suggerisce di scegliere un prodotto perché così fanno gli altri. Nel deÀ nire i nostri gusti, insomma, vogliamo assomigliare agli altri. Tuttavia, opposta a questa, agisce un’al- tra spinta. È la spinta verso la distintività. Voglia- mo assomigliare agli altri, senza dubbio. Ma al medesimo tempo vogliamo essere unici. Così, fra imitazione e unicità, fra bisogno di inclusione nel gruppo e necessità di differenziazione dagli altri, sembra deÀ nirsi una sorta di via di mezzo. È quel- la che in psicologia sociale, a partire dagli studi di Marilynn Brewer, è nota come distintività ot- messaggi che sollecitano il nostro bisogno di timale. Essa condiziona i nostri comportamenti imitare il comportamento altrui. Eppure nulla ci di ogni giorno, ma esercita un ruolo non meno sembra così personale, esclusivo e individualiz- importante nelle dinamiche della formazione del zante come l’amore per un libro o per un autore. gusto. Sicché noi non leggiamo Kafka. È vero semmai È possibile che le cose vadano nel modo appena che ciascuno di noi legge il suo Kafka e in ciò descritto anche per quanto concerne le nostre avverte di essere diverso dagli altri. scelte e i nostri gusti di lettori? Non sono pochi Ma c’è una ragione ulteriore per cui, prima an- coloro che ritengono di sì. Del resto il marketing cora di leggerlo, ci convinciamo che un libro ci dell’editoria trova una sua legittimazione proprio piacerà. È la sua vicinanza a ciò che conosciamo, nell’idea che i libri non siano oggetti di consumo ossia ad altri libri che abbiamo letto in preceden- così diversi da tanti altri. Perché dunque ci piac- za. E anche su questo fa leva il marketing dell’e- ciono i libri che ci piacciono? Se accettiamo lo ditoria: nella lettura tendiamo a consolidare i schema sopra esposto, la risposta è semplice: un nostri gusti intorno a ciò che ci è già noto. La po’ perché piacciono agli altri lettori e quindi ci fortuna di autori seriali, come Georges Simenon includono nel gruppo cui vogliamo appartenere, o Andrea Camilleri, si fonda su questo bisogno un po’ perché ci distinguono da essi, facendoci del lettore di ritrovare uno stile, un’ambientazio- sentire unici. ne, dei personaggi già noti. Le fascette dei best seller, per esempio, ci infor- I motori di raccomandazione online, utilizzati da mano del fatto che abbiamo fra le mani opere di siti di informazione, social media e piattaforme successo, acquistate da milioni di lettori prima di di e-commerce, non fanno che applicare i princi- noi e ristampate innumerevoli volte. Si tratta di pi À n qui descritti. Essi vanno incontro ai nostri

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gusti in modo automatico sulla base di due pseu- Amazon.com contempla categorie assenti in do-sillogismi. Il primo pseudo-sillogismo recita Amazon.it, quali Engineering & Transportation, più o meno così: se il libro X ci è piaciuto e se il Gay & Lesbian e Christian Books & Bibles. libro X assomiglia al libro Y, allora è probabile Amazon aderisce allo standard di classiÀ cazione che anche il libro Y ci piacerà. Il secondo pseudo- del Book Industry Study Group (BISG), larga- sillogismo, invece, dice in sostanza: se il lettore mente riconosciuto. Tuttavia il rischio della ba- A assomiglia al lettore B e se al lettore A è pia- nalizzazione tassonomica e dell’arbitrio è sempre ciuto il libro X, allora è probabile che il libro X in agguato. Amazon converte le categorie BI- piacerà anche al lettore B. È la logica del you may SAC, deÀ nite dal Book Industry Study Group, in also like (ti potrebbe piacere anche…). etichette proprietarie. Le une e le altre non sono L’applicazione di questo modello di analisi si sempre identiche. Inoltre Amazon incrocia la fonda a propria volta su un presupposto: la capa- tassonomia BISAC con categorie di altra natura, cità di deÀ nire criteri di somiglianza attendibili. come Bestseller, Nuovi arrivi, Consigliati dagli Ma come facciamo, in pratica, a stabilire che il editori e altre. libro X assomiglia al libro Y, e che il lettore A Quando pone in vendita un’opera su Amazon, assomiglia al lettore B? I motori di raccomanda- l’editore può associarla a due codici BISAC: la zione affrontano il problema classiÀ cando sia i produzione di Friedrich Dürrenmatt, per esempio, libri sia i lettori sulla base di un certo numero di è classiÀ cata sia sotto la categoria Letteratura e attributi. Più alto è il numero di attributi con lo narrativa sia sotto quella Gialli e thriller (la se- stesso valore, maggiore è la somiglianza fra due conda non è una sottocategoria della prima). Al- elementi. Gli attributi che Amazon mette a dispo- tro esempio: MansÀ eld Park, di Jane Austen, sizione per descrivere i libri sono di due tipi: compare sia alla voce Letteratura e narrativa sia categorie e parole chiave. Diciamo “mette a di- – ingenerosamente, direi – fra le opere etichetta- sposizione” nel senso che la classiÀ cazione della te come Romanzi rosa. Per fortuna ad analoga singola opera non è a cura di Amazon. Il compi- sorte è sottratto Orgoglio e pregiudizio. In pas- to spetta al singolo editore – o all’autore, nel sato era possibile associare un titolo À no a un caso del self-publishing – nel momento in cui il massimo di cinque categorie. Ciò spiega perché libro viene posto in vendita nel negozio online. le opere in vendita su Amazon da un numero A ciò si aggiungono le recensioni dei lettori. maggiore di anni possono presentarsi con una classiÀ cazione particolarmente ricca. ClassiÀ care e associare. All’interno della sezio- Il meccanismo À n qui descritto ha un vizio di ne Libri, oggi Amazon distingue un certo nume- fondo: quando classiÀ chiamo un libro per ven- ro di categorie e sottocategorie, corrispondenti a derlo nel negozio virtuale di Amazon, andiamo generi e sottogeneri. La categoria Letteratura e alla ricerca non solo delle categorie che lo descri- narrativa, per esempio, include le sottocategorie vono meglio, ma anche di quelle che massimiz- Antologie, Classici, Letteratura di viaggio, Let- zano le probabilità di incontro con il potenziale teratura teatrale, Miti, Saghe e leggende e altre. lettore, ossia ne incrementano la reperibilità. Il set di categorie varia a seconda del mercato. Risultato, questo, perseguibile attraverso diverse

❨ 24 ❩ PreText strategie. In generale associare un libro a una punto di vista non si può fare a meno di consta- sottocategoria poco popolata ne incrementa la tare che Amazon si presenta ai blocchi di parten- visibilità, specie se si tratta dell’opera di un au- za con un vantaggio competitivo enorme. tore poco noto. Nelle nicchie si compete infatti Ma forse tutto ciò non accadrà, perché i libri non con un numero inferiore di concorrenti ed è più sono prodotti come altri e i nostri gusti seguono probabile apparire nella lista dei best seller. Fer- regole diverse, in gran parte ancora misteriose. mo restando che il 50% delle decisioni di acqui- In attesa di capire quale futuro attende l’industria sto su Amazon è compiuto fuori dal sito, per cui dei libri, nata all’inizio del XVI secolo a Venezia la reperibilità nei motori di ricerca tipo Google nella bottega di Aldo Manuzio, continuiamo a non è meno importante. studiare la logica che governa oggi il motore di Ma restiamo al motore di raccomandazione di raccomandazione di Amazon, i suoi limiti e i pe- Amazon, quello che utilizza gli attributi del libro ricoli connessi allo scenario attuale. – categorie e parole chiave – e la storia degli acquisti del lettore per interpretare i gusti del let- Come funzionano i À ltri. Fin dall’inizio della tore stesso e suggerirgli nuovi acquisti in modo sua avventura, oltre dieci anni fa, Amazon ha automatico. Occorre distinguere fra la tecnologia applicato un approccio di item-to-item collabo- di cui facciamo esperienza oggi e il futuro. Un rative À ltering (altri lo chiamano content-based futuro non troppo lontano, nel quale la logica À ltering) concettualmente molto semplice. La degli algoritmi tenderà a propagarsi a tutti gli classiÀ cazione dei libri posti in vendita include snodi della À liera industriale. Dalla distribuzione un valore di vicinanza (neighborhood) con altri si passerà alla produzione. Oggi gli algoritmi libri. In sostanza, per ogni titolo presente nel ca- aiutano il distributore online – Amazon, appunto talogo, ne esistono altri n classiÀ cati come vicini – a decidere che cosa mostrarci, fra gli innume- a esso. Pertanto, quando acquistiamo o visualiz- revoli articoli del suo stock. Domani il software ziamo un libro, il motore di raccomandazione ci potrebbe aiutare il produttore a decidere che co- mostra anche altri libri, legati al primo da una sa produrre. L’editore e magari l’autore, insom- relazione di vicinanza, suggerendo che ci possa- ma, tenderanno in misura crescente a compiere no interessare. le loro scelte facendosi guidare dai dati. Un approccio alternativo, che Amazon in origine Portando il concetto alle sue estreme conseguen- non utilizzava, è quello denominato user-to-user ze, immaginiamo un software tanto evoluto da collaborative À ltering. In questo caso il rapporto indovinare il libro che corrisponde ai gusti di di vicinanza non è stabilito fra i prodotti ma fra ciascun lettore. Questo software potrebbe indi- gli utenti, in base alla analisi storica del loro com- rizzare il lavoro creativo dell’autore, dicendogli portamento. Quando acquistiamo o visualizziamo che cosa e come scrivere di volta in volta per un prodotto, il motore di raccomandazione ci andare incontro a tali gusti. In una simile gara mostra i prodotti acquistati o visualizzati dagli risulterebbe vincitore non chi possiede i miglio- utenti legati a noi da una relazione di vicinanza. ri scrittori e i migliori editor, ma chi può mettere Dal punto di vista computazionale il primo ap- in campo gli algoritmi più potenti. Da questo proccio è di gestione più agevole, per due ragio-

LA DITTATURA DELL'ALGORITMO PreText ❨ 25 ❩ LA DITTATURA DELL'ALGORITMO

ni abbastanza evidenti. In primo luogo per un sindrome di Matteo. Il riferimento è al noto pas- fatto di numerosità, dal momento che Amazon so evangelico: «Poiché a chiunque ha sarà dato, aveva dieci anni fa e ha tuttora meno prodotti a ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha sarà tol- catalogo che utenti. Secondariamente perché to anche quello che ha» (Matteo 25:29). In so- classiÀ care i prodotti è più semplice che classi- stanza gli algoritmi che presiedono al funziona- À care gli individui. È chiaro che ciò porta a ine- mento dei motori di raccomandazione tendono vitabili sempliÀ cazioni, come abbiamo visto. a consolidare lo stato delle conoscenze già ac- Inoltre il numero di prodotti a catalogo su Ama- cumulate, ma non favoriscono l’emergere delle zon si è ampliato a dismisura in questi ultimi idee nuove. anni. Le probabilità di essere esposti al nuovo si ridu- Un ulteriore approccio consiste nell’analisi fat- cono, benché viviamo in un’epoca in cui l’offer- toriale del comportamento di acquisto del con- ta non è mai stata così vasta. I motori di racco- sumatore, con l’obiettivo di identiÀ care delle mandazione ci imprigionano in un circolo regole (per esempio: a Mario piace la fantascien- vizioso fatto di proposte “adatte” a noi. Ma non za, ma piacciono anche i romanzi sentimentali e abbiamo forse bisogno, come lettori, di imbat- i saggi di storia del mondo antico). Il suggeri- terci nell’inatteso? Il libro più bello non è forse mento non si fonda più sulla relazione di vici- quello che ci turba e ci scandalizza? Lo stile nanza con un altro prodotto o un altro utente, ma letterario migliore non è quello che va contro le sull’analisi complessiva della storia del consu- nostre aspettative, mettendo in discussione ca- matore. In teoria questo è sempre stato l’approc- noni e culture? cio migliore, anche se in passato risultava di Peraltro la logica dei motori di raccomandazione gestione troppo complessa. è analoga a quella che governa Google Search, Inoltre dobbiamo attenderci che gli algoritmi di il più popolare motore di ricerca online a livello raccomandazione di Amazon siano inÁ uenzati mondiale. L’indicizzazione dei documenti web da altri fattori, per così dire spuri rispetto al cri- viene infatti realizzata da Google valorizzando terio di prossimità. Amazon terrà conto – si può l’esperienza del passato, ossia la storia delle ri- supporre – della disponibilità effettiva del libro, cerche già svolte con le stesse chiavi e sugli del numero di copie in stock, del margine atteso stessi documenti. Ogni volta che effettuiamo una in caso di vendita e di quanto gli editori sono nuova ricerca, il motore risponde dunque resti- disposti a investire per ottenere più visibilità. Il tuendoci il risultato più coerente in base ai com- tutto in un contesto non sempre trasparente per portamenti passati nostri e di milioni di altri l’utente À nale. utenti. I risultati delle ricerche su Google recano In generale gli algoritmi di raccomandazione si sempre un’eco delle ricerche precedenti. Inoltre presentano a una critica decisiva: meglio funzio- Google è in grado di personalizzare questo mec- nano, più i nostri gusti rischiano di consolidarsi canismo e di agire in forma predittiva: il motore intorno a ciò che ci è già noto. È quella che il ritiene di conoscere i nostri interessi e dunque giornalista tedesco Frank Schirrmacher, severo confeziona di volta in volta risposte basate su di critico del totalitarismo tecnologico, chiamava essi, e lo fa prima ancora che completiamo la

❨26 ❩ PreText formulazione della richiesta. Anche in questo maniera complessa. E tendono a farlo sulla base caso l’incontro con l’inatteso è vissuto come un di processi cognitivi sempre più simili a quelli difetto del sistema, non un valore aggiunto. umani, per quanto molti aspetti della nostra men- te ci siano ancora ignoti. Si parla in questo caso Verso il cognitive computing. Ma in che direzio- di cognitive computing. ne lo scenario potrebbe evolvere? Non è facile Lo scenario che si delinea è fondato sulla diffu- prevederlo. Tuttavia siamo testimoni di un pro- sione di interfacce conversazionali, le quali per- gresso molto rapido, che permette ad Amazon di mettono di comunicare con le macchine simulan- svolgere analisi sempre più soÀ sticate sul com- do una normale interazione fra individui. Ad portamento e sui gusti dei suoi clienti. Già oggi esse lavorano alacremente tutti i big del settore, la più grande libreria online del mondo può con- da Google a Facebook, da Apple ad Amazon. tare su strumenti computazionali molto più po- L’idea è che in futuro non delegheremo necessa- tenti rispetto a quelli disponibili appena qualche riamente le nostre scelte all’intelligenza artiÀ cia- anno fa. I cambiamenti intervenuti sono di tre le, afÀ dandole il compito di decidere per noi che tipi. In primo luogo la capacità di calcolo è au- cosa sia meglio per i nostri gusti e per le nostre mentata in misura considerevole, grazie all’af- esigenze. Semmai si instaurerà un rapporto di fermazione del paradigma del cloud computing collaborazione fra intelligenza umana e intelli- e delle infrastrutture “a servizio”. Peraltro quello genza artiÀ ciale. del cloud computing è un business nel quale la Questo rapporto avrà natura dialogica: individuo stessa Amazon occupa una posizione di leader- e macchina dialogheranno in modo sempre più ship a livello mondiale. In pratica Amazon, tra- proÀ cuo. E le interfacce conversazionali rispon- mite la piattaforma AWS, fornisce a sé stessa dono all’esigenza di sostenere questo dialogo. l’infrastruttura di cui si serve per conservare il Oggi Amazon è in campo con diversi dispositivi primato nel campo del commercio elettronico di – Amazon Echo, Amazon Tap ed Echo Dot – tut- libri, contenuti musicali, elettronica di consumo ti equipaggiati con la medesima interfaccia con- e molto altro. Secondariamente negli ultimi anni versazionale: Alexa. Sul progetto è impegnato fra sono state sviluppate nuove tecnologie per la ge- gli altri Ashwin Ram, uno dei massimi esperti di stione delle basi di dati particolarmente volumi- scienza cognitiva, già ricercatore allo Xerox nose. Sono i cosiddetti database NoSQL, che PARC di Palo Alto. Ram, entrato in Amazon nel permettono di analizzare in tempo reale le infor- maggio 2016, ha una missione chiara: inventare mazioni relative a milioni di clienti o prodotti. il modo in cui domani interagiremo con il più Da ultimo c’è l’integrazione sempre più forte fra grande negozio online del mondo. Cambieranno il mondo del software e quello della matematica molte cose, ma una questione continuerà a esse- applicata e della statistica. Il risultato è che il re centrale: quale controllo avremo sugli algorit- software non serve più solo a compiere operazio- mi che analizzeranno i nostri comportamenti e ci ni in modo ripetitivo e a grande velocità, ma an- suggeriranno le azioni più opportune, i prodotti che e soprattutto a risolvere problemi. I program- più convenienti, i libri più belli? mi sono istruiti per imparare, incrociando dati in Paolo Costa

LA DITTATURA DELL'ALGORITMO PreText ❨ 27 ❩ LA POLITICA NELL'ERA DI INTERNET

LE PRESIDENZIALI AMERICANE: LA CORSA SI VINCE ANCHE IN RETE DEMOCRAZIA E SOCIAL COME OBAMA MOBILITÒ I GIOVANI DURANTE LE SUE DUE CAMPAGNE ELETTORALI. FU L'INIZIATORE DI UNA STRATEGIA DALLA QUALE NON POSSONO PIÙ PRESCINDERE NÉ DEMOCRATICI NÉ REPUBBLICANI

di STEFANO LUCCHINI E ARIANNA FARINELLI*

el 2008, Barack Hussein Obama è Reddit con Ask Me Anything (AMA). Le sue stato il primo candidato alla presi- risposte divennero uno dei thread più popolari denza degli Stati Uniti a utilizzare di sempre. Dato il successo della campagna di con successo i social media. La sua Obama, non sorprende quindi che i candidati strategia puntava a mobilitare i alle presidenziali 2016 siano molto attivi sui so- giovani,N le donne e le minoranze etniche che lo cial network come Twitter e Facebook, e su piat- avrebbero votato sia nel 2008 sia nel 2012. Quel- taforme come Instagram e Snapchat. Hillary la del 2012, in particolare, è stata la prima vera Clinton è stata la prima a postare su Snapchat le campagna elettorale pensata soprattutto per una fotograÀ e scattate dai partecipanti al suo primo clientela digitale e dove si è lavorato moltissimo comizio elettorale dopo l’annuncio della candi- per afÀ nare le tecniche di comunicazione on line datura alla Casa Bianca. Gli utenti di questa piat- (si veda La Lezione di Obama. Come vincere le taforma (circa 100 milioni al giorno) hanno dai elezioni nell’era della politica 2.0, Milano, 18 ai 34 anni, e il 45% ha meno di 24 anni. Baldini&Castoldi, 2014). Per citare un esempio, Portare i Millennials al voto è un importante sempre nello stesso anno, il presidente Obama obiettivo sia per la campagna democratica sia per decise di mobilitare gli elettori rispondendo on quella repubblicana. I giovani di età compresa line alle domande degli utenti della piattaforma tra i 18 e i 24 anni si dichiarano particolarmente

❨ 28 ❩ PreText IL PRESIDENTE VENUTO DAL WEB A centro pagina, l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama in un’illustrazione di Silvio Giobbio.

inÁ uenzabili dai messaggi elettorali postati sui tà agli utenti di cliccarla dopo aver votato e mo- social media. Uno studio di Youth and Partici- strando le foto degli amici che lo avevano già patory Politics Survey Project ha poi evidenzia- fatto. Lo studio concludeva affermando che gra- to come i giovani americani di età compresa tra zie a Facebook alle elezioni americane di medio i 15 e i 25 anni siano più propensi rispetto agli termine del 2010, l’afÁ uenza al voto era aumen- over 25 a partecipare a discussioni e dibattiti po- tata di 340 mila unità, pari allo 0,14% degli aven- litici on line, postando per esempio il video mes- ti diritto. Questo a dimostrare che la mobilitazio- saggio di un candidato o tweettando messaggi ne politica on line è efÀ cace. relativi a Durante la eventi politici. campagna elet- Questi elettori torale per le sono anche primarie, Do- più inclini a nald Trump e partecipare al Bernie Sanders voto di coloro hanno utilizza- che non sono to Twitter per attivi sui so- lanciare mes- cial media. saggi elettorali Un altro stu- e raccogliere dio, questa fondi. In questo volta dell’U- modo, hanno niversità di evitato di spen- San Diego del dere risorse im- 2012, ha evi- portanti per gli denziato come spot elettorali Facebook ab- televisivi che bia un forte sono molto più impatto sia costosi. In ge- sulla scelta nere, dopo che elettorale che un lettore ha sull’affluenza donato fondi on al voto. Colo- line al candida- ro che hanno partecipato allo studio (circa 6 mi- to prescelto, posta l’avvenuta donazione sulla lioni di persone) erano stati incoraggiati a recar- piattaforma preferita e spinge altri elettori a fare si alle urne dal fatto che i loro amici su lo stesso. L’elettore contribuisce così non solo a Facebook avessero fatto lo stesso. Il giorno del- “evangelizzare” il messaggio del candidato ma le elezioni, Facebook aveva predisposto sulla sua anche a À nanziarne la campagna elettorale. pagina web l’icona “I voted” dando la possibili- I candidati usano i social media anche per son-

LA POLITICA NELL'ERA DI INTERNET PreText ❨ 29 ❩ LA POLITICA NELL'ERA DI INTERNET

dare quali siano le tematiche che interessano li di Hillary. Per esempio nelle prime tre maggiormente ai loro elettori. I social media, settimane del maggio 2016, i messaggi di Trump infatti, sono in grado di identiÀ care il tipo di su Twitter sono stati retweettati 6.000 volte, men- messaggio che gli utenti postano più spesso (per tre quelli della Clinton solo 1.500 volte. Alcuni esempio l’ambiente, il taglio delle tasse, o l’u- messaggi di Trump sono poi diventati letteral- guaglianza di genere). I politici utilizzano poi le mente virali, come il tweet in cui attaccava Hil- informazioni fornite dai social network per man- lary sul controllo delle armi, retweettato 16 mila dare messaggi iperpersonalizzati ai potenziali volte, e il post su Facebook in cui si dimostrava elettori. Questa tecnica di marketing elettorale si solidale alla polizia, che è stato condiviso 72 chiama microtargeting e consente di inviare mes- mila volte. Il messaggio di Hillary più retweet- saggi mirati a gruppi di elettori considerati “elet- tato nel periodo in analisi è stato invece quello toralmente importanti” evitando la dispersione sulla siccità in California (5 mila volte), mentre di risorse economiche. il post più condiviso su Facebook è stato un video Secondo il Pew Research Center, nel gennaio del contro Trump (15 mila condivisioni). 2016, il 44% degli americani adulti ha dichiara- Trump batte Hillary anche per il numero di fol- to di aver consultato i social media (invece che lowers su Twitter, 10 milioni contro i 7 di Hilla- la stampa locale o nazionale) per avere notizie ry, e su Facebook, 9 milioni contro i 4 della can- sulle primarie. Nel luglio del 2016, il 24% di didata democratica. Obama però già nel 2012 li questi americani ha affermato di aver consultato superava entrambi, con 27 milioni di followers i post di Hillary Clinton e Donald Trump sui so- su Facebook e 18 su Twitter. Rispetto alla cam- cial media per avere notizie sulla campagna elet- pagna del 2012, i candidati alle presidenziali torale (mentre solo il 15% ha seguito i candida- 2016 sono molto più attivi sui social media. Men- ti sui loro siti ufÀ ciali). Dall’analisi dei tweet e tre Obama e Romney aggiornavano infatti il lo- dei post su Facebook, lo stesso studio di PRC ha ro proÀ lo su Facebook solo due volte al giorno, evidenziato inoltre che i messaggi dei candidati gli attuali candidati lo aggiornano almeno il dop- sono diversi sia per il tipo di contenuto che per pio delle volte. InÀ ne, è interessante notare che l’attenzione che ricevono dal pubblico. I mes- mentre Trump posta messaggi solo in inglese, saggi di Clinton di solito sono quelli che appa- Hillary utilizza anche l’idioma spagnolo per mo- iono anche sul suo sito web, mentre quelli di bilitare al voto gli elettori ispanici. Trump sono retweet di messaggi di comuni cit- In conclusione, i social media hanno veramente tadini, commenti alle notizie di stampa e link ad cambiato le regole del gioco nelle elezioni pre- articoli apparsi su Fox News o sul Daily Mail. sidenziali americane. Il candidato che saprà uti- Entrambi i candidati postano in media dai 5 ai 7 lizzarli nel modo più efficace avrà maggiori messaggi al giorno su Facebook e dai 10 ai 12 possibilità di entrare alla Casa Bianca. tweet su Twitter. Stefano Lucchini e Arianna Farinelli* Malgrado il numero dei post e dei tweet sia si- mile per entrambi, il pubblico sembra risponde- *docente di Scienze Politiche re molto di più ai messaggi di Trump che a quel- alla City University of New York

❨ 30 ❩ PreText Editori LIBRI & PERIODICI, DEL LORO PASSATO DEL LORO FUTURO

PreText ❨ 31 ❩ UNA GRANDE PASSIONE Nella pagina di destra, l’editore Cino Del Duca nel momento del suo massimo successo. Sotto, la locandina con cui venne lanciato, nel 1956, il nuovo quotidiano Il Giorno. IL SUCCESSO DELL'EDITORIA "IN ROSA"

L'EDITORE DEL DUCA, IN FUGA DAL FASCISMO, ALLA CONQUISTA DELLE DAME FRANCESI CINO, IL RE DI CUORI DALLA PASSIONE SOCIALISTA AL ROMANZO D'AMORE, PORTANDO AL SUCCESSO IN FRANCIA UN "GENERE" TUTTO ITALIANO. POI IL RITORNO NELL'ITALIA CHE DOVEVA ESSERE RICOSTRUITA

di ADA GIGLI MARCHETTI

gli fu un uomo». Con queste pa- ra italiana per aver partecipato al primo conÁ itto role di shakespeariana memoria mondiale, iniziò probabilmente la sua formazio- il senatore socialista Lelio Basso ne politica proprio al fronte, dove conobbe un concludeva, il 26 maggio 1967, brillante commilitone che sarebbe poi stato uno « la sua orazione funebre in memo- dei fondatori del Partito comunista d’Italia: Vit- ria Edi Cino Del Duca. «Egli fu un uomo», ma che torio Vidali. tipo di uomo? Un uomo la cui vita – sono sempre Terminato il conÁ itto, tornò nella sua regione, le parole di Lelio Basso – fu fatta di entusiasmo, trovò un lavoro nelle Ferrovie dello Stato e quin- di lavoro, di socievolezza e di umana solidarietà. di si buttò nella vita politica locale. Aderì al Par- Nato nel 1899 in un paese delle Marche, Monte- tito socialista divenendo un attivista della Fede- dinove, terra di povertà e di emigrazione, Cino razione giovanile marchigiana e nel 1920 Del Duca, primo di quattro À gli, visse un’infan- divenne Segretario del Circolo socialista Carlo zia segnata dall’indigenza e una giovinezza tur- Liebknecht. Dopo la scissione di Livorno del bolenta, contrassegnata dalla passione politica. 1921, aderì al Partito comunista fondando con il Privo di una vera cultura, aveva dovuto abban- fratello Domenico la Federazione dei giovani donare gli studi alla terza classe dell’Istituto tec- comunisti di Ancona, Macerata e di Ascoli Pice- nico commerciale. Insignito della Croce di guer- no, di cui diventarono segretari.

❨ 32 ❩ PreText Con l’arrivo dei fascisti ad Ancona nel 1922, Ci- no Del Duca, da tempo sorvegliato dalla polizia, À nì in carcere dove rimase per quattro mesi e dove probabilmente scrisse il suo primo romanzo d’amore, Il principe azzurro. Tornato libero, nel 1923 fu immancabilmente licenziato dalle Fer- rovie dello Stato perché ritenuto sovversivo, agi- tatore e comunista pericoloso. Da quel momento per Cino Del Duca iniziò un’al- tra storia, un’altra vita. Abbandonata ogni militanza politica, ma non le idealità che ad essa si ispiravano e, trasferitosi al Nord, prima a Pavia nel 1924 e poi a Milano nel 1925, entrò nel mondo dell’editoria. Cominciò dal nulla, senza studi e senza mezzi, armato solo di una grande intuizione del mercato e della sua volontà, e iniziò col fare tutto da solo: imprendi- tore, piazzista, fattorino e un po’ anche l’autore, nonostante la modestia dei suoi studi, perché spesso le idee, le vicende, le trame dei libri che andava pubblicando, erano suggeriti da lui stesso decennio pubblicò una quarantina di titoli: tutti all’autore. In effetti egli diede inizio alla sua nuo- romanzi d’amore. La nuova Casa editrice nasce- va attività come commesso viaggiatore vendendo va così assecondando un nuovo genere di lette- romanzi popolari a dispense. Un impiego così ratura che tra gli anni Venti e Trenta andava af- modesto fu tuttavia molto impor- fermandosi: la letteratura di tante per la sua formazione di edi- consumo. Una letteratura che non tore. Venendo a contatto con il interessava più un pubblico elita- pubblico femminile cui queste rio, ma un pubblico “medio”, as- opere erano rivolte, incominciò a sai variegato e, soprattutto, fem- conoscerne le sensibilità e i gusti. minile. Così come spesso al Sarà soprattutto a queste sensibi- femminile era il catalogo degli lità, a questi gusti che egli volle autori. sempre e soprattutto rispondere. Punta di diamante di questo cata- Il momento decisivo della svolta logo fu Luciana Peverelli, l’autri- dell’attività di Cino Del Duca fu ce che nel 1930 segnò il primo il 1928. In quell’anno infatti egli, successo della Casa con il roman- insieme ai fratelli Domenico e Al- zo a puntate (180 dispense) Cuore ceo, fondò a Milano la Casa edi- garibaldino. trice Moderna che nel giro di un Cino del Duca, dopo la rottura del

IL SUCCESSO DELL'EDITORIA "IN ROSA" PreText ❨ 33 ❩ IMPRENDITORE DI SUCCESSO Qui sotto, l’editore Cino Del Duca mentre sfoglia il quotidiano francese Paris Jour, mutuato dall’esperienza italiana de Il Giorno. A destra, le modernissime ofÀ cine francesi dell’Imprimerie Cino Del Duca. IL SUCCESSO DELL'EDITORIA "IN ROSA"

sodalizio con i fratelli dovuta probabilmente a Gli affari, estendendosi in Svizzera, Belgio e motivi economici e pressato da una sempre più Spagna, andavano a gonÀ e vele. Alla vigilia del- stretta vigilanza del regime fascista che, conti- la Seconda guerra mondiale Cino Del Duca era nuando a considerarlo un pericoloso sovversivo, ormai un editore di grande successo. Il conÁ itto gli rendeva impossibile ogni attività in Italia, tuttavia doveva imporgli una brusca battuta d’ar- riparò nel 1932 sotto cieli più liberi e ospitali in resto. La guerra infatti ridusse di colpo a zero la Francia, a Parigi, dove, portando l’esperienza sua attività editoriale e quindi le sue fortune. ormai accumulata in patria, ricominciò dal nulla Durante l’occupazione nazista, ricercato dalla per diventare ben presto un grande imprenditore Gestapo, si diede alla clandestinità, sempre inse- dell’editoria (si veda Isabelle Antoniutti, Cino guito, sempre alla ricerca di un nuovo rifugio. Del Duca, Milano, Franco Angeli, 2015). Entrato in contatto con il movimento clandestino Fondata la società editoriale Maison éditoriale della resistenza italiana in Francia, fu parte attiva universelle, che doveva poi diventare nel 1934 del movimento di liberazione tanto da essere in Les Éditions Mondiales, pubblicò all’inizio ope- seguito insignito della medaglia della Recon- re riciclate dall’Italia e distribuite nell’edicole o naissance française e della Croce di guerra. porta a porta. La prima di queste opere fu la tra- duzione nel 1933 di Cuore garibaldino che di- ventò L’héroïne de la Marne ou Amours et aven- tures d’une femme du peuple, distribuito in ventinove fascicoli. La “formula italiana” del romanzo popolare a dispense cui si aggiunse il settimanale sentimen- tale a basso costo e di larga diffusione in un mer- cato assai più vasto di quello italiano, qual era quello francese, gli procurò un successo senza pari: venne coniato il termine presse de coeur ed egli ne fu incoronato re. “La formula italiana” non si limitava al romanzo popolare, e in particolare al romanzo rosa, ma si allargava alla stampa per i ragazzi, i fumetti: alle mamme i romanzi d’amore, ai bambini i giorna- letti. E mentre in Italia i fratelli Domenico e Alceo mandavano via via alle stampe il Monello, L’Au- dace, L’Intrepido, Cino pubblicava in Francia testate non molto diverse: Urrah! e L’Aventureux la cui fortuna impose all’editore la creazione, nel 1939, di una seconda società, la Société d’édi- tions et periodiques illustrés (SEPI).

❨34 ❩ PreText divenne il modello della stampa sentimentale francese e anche la testimonianza che i legami con l’Italia e con la famiglia non si erano mai di fatto recisi. Lo scambio tra la produzione edito- riale di Cino e quella dei fratelli doveva ancora continuare. A Nous deux seguirono molte altre testate fem- minili. Tra il 1948 e il 1963 ben quattordici fu- rono le riviste rivolte alle donne. Tra queste In- timité, La vie en Á eur, Bolero, Festival, Madrigal, Secrets des femmes. Ai periodici femminili Cino continuò ad accostare la pubblicazione dei gior- nali per ragazzi: L’Intrepide, mutuato dal fumet- to italiano L’intrepido e Tarzan tramutatosi poi in Hurrah!. ll successo ottenuto dalla stampa femminile e Membro del Comitato italiano di liberazione, dalla stampa per ragazzi, nonostante l’avversione alla À ne della guerra si buttò di nuovo a capoÀ t- dei cattolici e dei comunisti che le accusavano in to nella sua attività editoriale sia, e soprattutto, sostanza, anche se per ragioni diverse, di immo- in Francia, sia qualche tempo dopo in Italia. ralità, fu tale da permettere all’editore di fondare Nei primi anni del dopoguerra – dal 1945 agli sue tipograÀ e capaci di dare lavoro a centinaia di anni Cinquanta – Cino Del Duca tornò a porre le addetti. Tale successo gli valse poi, nel 1953, le basi della sua enorme fortuna. Il segreto di questa insegne di Cavaliere della Legion d’Onore. fortuna consisteva, dal punto di vista imprendi- I tempi erano ormai maturi perché Cino Del Du- toriale, in un attento suo controllo di ogni fase ca potesse tornare ufÀ cialmente in Italia. Nel della produzione editoriale e, dal punto di vista 1951 infatti l’editore fondò a Milano un’altra “culturale”, nella continuazione della stessa linea casa editrice che nel 1966 doveva diventare In- editoriale. Egli infatti continuò a editare libri e dustrie graÀ che Cino Del Duca Spa, cui annesse giornali di stampo popolare – la stampa rosa per successivamente un’altra tipograÀ a e una libreria. le donne, i giornaletti per i ragazzi – pur non La À losoÀ a dell’impresa editoriale italiana non sottraendosi ad alcune incursioni nella cultura si discostava da quella francese: stampa rosa, “alta”, alla pubblicazione di alcuni grandi autori. stampa per ragazzi, un po’ di saggistica. Nel 1957 Nel 1947 lanciò il suo giornale di maggior suc- fondò anche una rivista di divulgazione storica, cesso, Nous deux. Ispirato, se non copiato dal Historia, edita sino al 1996. fotoromanzo Grand hotel, creato l’anno prece- Cino Del Duca non si accontentò del successo dente a Milano dai fratelli Domenico e Alceo, ottenuto dalla sua casa editrice francese né di che nel frattempo avevano fondato in Italia la quello della casa editrice italiana, ma volle fare case editrice L’Editoriale Universo, Nous deux di più. Poiché la sua À losoÀ a era quella della cre-

IL SUCCESSO DELL'EDITORIA "IN ROSA" PreText ❨ 35 ❩ GRANDI TIRATURE Alcune delle testate e dei libri di grande successo dell’editore Cino Del Duca. IL SUCCESSO DELL'EDITORIA "IN ROSA"

azione continua, estese la sua attività alla stampa Del Duca riuscì in un’altra impresa, frutto anche quotidiana fondando a Milano, nel 1956, insieme questa della sua intuizione pionieristica. Egli ad Enrico Mattei e a Gaetano Baldacci, Il Giorno, creò infatti in Francia un settimanale televisivo il più moderno e innovativo giornale degli anni tascabile, Télépoche le cui tirature raggiunsero Cinquanta, un giornale che seppe all’epoca co- rapidamente un numero sbalorditivo di copie. niugare la serietà dei contenuti con la leggibilità L’attività di Cino Del Duca non si fermò neppu- dei testi. Un’innovazione, quella de Il Giorno re al quotidiano. Il perimetro della carta stampa- considerata – e non solo sul momento – davvero ta percorso in tutte le direzioni gli andava, per epocale. così dire, stretto. Intravvedeva la via (Rizzoli) Ritiratosi dal quotidiano milanese probabilmen- della impresa multimediale. Egli infatti volle te per dissidi con gli altri proprietari, l’editore tentare anche la produzione cinematograÀ ca. ripropose qualche anno più tardi, nel 1959, a Dalla Cino Del Duca Film uscirono molti À lm Parigi la stessa formula di quotidiano lanciando d’autore italiani e francesi; Touchez pas au grisbi Paris Jour. Al successo di questa nuova impresa di Becker nel 1954, Marguerite de la nuit di Au- concorse – questo almeno era il parere dello stes- tant Lara nel 1956, Il bell’Antonio di Bolognini so Cino – la sua partecipazione con un ruolo di nel 1960, L’avventura di Antonioni nello stesso assoluto protagonista: egli infatti fungeva da anno e L’accattone di Pasolini nel 1961, per non caporedattore, curatore di rubriche, segretario di citarne che alcuni. redazione, graÀ co impaginatore, tecnico e re- La molteplice, tumultuosa e qualche volta spre- sponsabile commerciale. Ancora una volta lo giudicata attività gli procurò non poche soddi- stile e la concezione degli inizi: tutte le fasi del- sfazioni quali, ad esempio, nel 1959 la laurea la realizzazione del nuovo progetto si concen- honoris causa dell’Università di Urbino ma, travano su di lui. Contemporaneamente, Cino soprattutto, grande fu il ritorno economico. Lo

❨36 ❩ PreText dimostrava un tenore di vita estremamente di- dibile della sua persona fu l’aiuto largo, disinte- spendioso e una intensa vita mondana: automo- ressato, continuo dato a chiunque ne avesse re- bili di lusso, frequentazioni di alberghi altrettan- ale bisogno. Tutti coloro che a lui si rivolsero to lussuosi, cavalli da corsa (arrivò a possedere non se ne andarono mai a mani vuote. una scuderia), gioco del golf, casinò, gioielli di Snobbato dagli intellettuali che in Francia lo gran classe per la moglie Simone Nirouet spo- giudicavano un parvenu, un produttore di “non sata nel 1947. cultura”, Cino Del Duca fu proprio in quel Pae- Il successo e la ricchezza che ne conseguirono, se che riscosse il maggior successo: economico tuttavia, non gli fecero mai dimenticare le sue creando centinaia e centinaia di posti di lavoro umili origini e le difÀ coltà degli inizi, così come e culturale portando alla lettura chi mai vi si sa- non gli fecero mai perdere il contatto con la gen- rebbe accostato. te comune. Egli mantenne sempre vive le sue Una vita – quasi un romanzo – così intensamen- amicizie giovanili, tra le quali quelle con Ari- te vissuta, così avventurosa, così generosa con stodemo Maniera, Mario Bergamo e Pietro Nen- un’unica debolezza, quella di voler far parte ni. della buona società, al suo culmine fu brusca- Fu un grande mecenate: À nanziò opere sociali, mente interrotta. Il 24 maggio 1967, Cino Del culturali ed educative. Istituì, ad esempio, nel Duca moriva improvvisamente a Milano stron- 1952 a Parigi, una borsa di studio per giovani cato dalla trombosi cerebrale. Ai suoi funerali artisti e l’anno seguente ne creò una analoga a ofÀ ciati in entrambe le sue patrie, a Milano e a Milano. Parigi, parteciparono tutte le istituzioni della Al di là di tutte le forme istituzionalizzate di politica, del mondo editoriale, della cultura. La mecenatismo – se vogliamo riprendere le parole “buona società” lo aveva À nalmente accolto. di Lelio Basso – ciò che reca il segno inconfon- Ada Gigli Marchetti

IL SUCCESSO DELL'EDITORIA "IN ROSA" PreText ❨ 37 ❩ NELLA VITA COME NEI ROMANZI

LO STRANO CASO DEGLI OMICIDI LETTERARI DENTRO E FUORI DAI LIBRI SCRITTORI ASSASSINI IL DELITTO DIVENTA ESEMPLARE QUANDO IL SUO AUTORE È ANCHE UN RAFFINATO UOMO DI LETTERE CAPACE DI SCRIVERE DELLA MORTE SULLA PAGINA E DI TOGLIERE LA VITA NELLA REALTÀ

di CARLO ALBERTO BRIOSCHI

UCCIDERE È UN’ARTE e, a À anco, Thomas De Quincey, autore del romanzo L’assassinio come una delle belle arti.

❨ 38 ❩ PreText LA RAGAZZA E IL MANOSCRITTO Lo scrittore svizzero francese Joël Dicker. Nel suo romanzo La verità sul caso Harry Quebert (sotto), il giovane scrittore Marcus Goldman cerca di scagionare Harry Quebert, suo maestro d’arte, accusato d’omicidio.

l protagonista di uno dei casi editoriali di narrativa di maggior successo degli ultimi anni è un giovane scrittore americano che racconta il tentativo di scagionare un “col- lega”, suo mentore di lettere e vita, dall’ac- cusaI di aver ucciso una ragazza minorenne di cui si è invaghito. La giovane Nola de La verità sul caso Harry Quebert è scomparsa misteriosamen- te trent’anni prima e il suo cadavere è stato ritro- vato nel giardino di casa dell’amante insieme al manoscritto di un romanzo dedicatole dall’auto- re. Un manoscritto diventato nel frattempo un libro acclamato da critica e pubblico. Il romanzo dello svizzero francese Joël Dicker (a breve anche un À lm di Ron Howard) ha richia- mato ad alcuni la celebre storia di Lolita di Vla- dimir Nabokov e ad altri paralleli con la serie mente in possesso del verbale di riunione di una televisiva di culto Twin Peaks. Ma qualche sin- sedicente associazione d’intenditori d’assassini golare analogia si può riscontrare anche nella per l’incoraggiamento del delitto, «che si profes- vicenda reale dello scrittore olande- sano curiosi in materia di omicidi, se Richard Klinkhamer, morto all’i- amatori e dilettanti nei vari tipi di nizio del 2016 e noto, più che per i carneÀ cina; e in breve appassiona- suoi libri, per aver assassinato la ti di assassinii». Alla rivelazione di moglie Johanna, ritrovata un anno ogni nuova atrocità del genere i dopo la denuncia della sua scompar- membri del club si riuniscono e sa nel giardino di casa della coppia. commentano il delitto «come fareb- Un ritrovamento reso possibile dai bero con un quadro, una statua o sospetti sorti su Klinkhamer dopo il un’altra opera d’arte». E il delitto rifiuto dell’ultimo manoscritto diventa esemplare quando il suo dell’autore da parte del suo editore, autore è anche un rafÀ nato uomo di motivato in parte proprio da macabri lettere, capace di scrivere della riferimenti a un caso di uxoricidio. morte sulla pagina, e di togliere la Al di là dei possibili paralleli tra il caso letterario vita nella realtà, con uguale eleganza. e quello di cronaca, non è difÀ cile rintracciare un Ma, lasciando al “gioco letterario” l’idea dell’o- inquietante rapporto tra scrittura e omicidio che micidio come forma d’arte, e tornando indietro ha origini lontane nel tempo e un suo illuminan- nel tempo, è facile veriÀ care come non manchino te testo letterario “di riferimento”: L’assassinio gli esempi di scrittori macchiatisi di orrendi cri- come una delle belle arti di Thomas De Quincey, mini al di fuori delle pagine delle opere che ci in cui l’autore immagina di arrivare fortunosa- hanno lasciato. Basti pensare a Ben Jonson (À nì

NELLA VITA COME NEI ROMANZI PreText ❨ 39 ❩ TUTTA COLPA DI UN MASTINO Arthur Conan Doyle, padre letterario di Sherlock Holmes, è stato accusato di aver avvelenato un amico, Fletcher Robinson, con il quale avrebbe scritto uno dei suoi romanzi più fortunati: Il mastino dei Baskerville (sotto). .

un autore in duello), a Benve- nuto Cellini (noto per la vita scellerata e la natura violenta) o a François Villon (accusato dell’uccisione di un prete). Nell’Italia del Cinquecento diede buona prova di sé, come poeta e come teorico dell’ag- guato, Lorenzino de’ Medici, detto il Lorenzaccio, imparen- tato con il MagniÀ co e un po’ trascurato dalle antologie let- terarie. Violento per carattere, il Lorenzaccio attentò con successo alla vita del cugino duca Alessandro, accoltellandolo in pieno petto. Tra i casi più inquietanti ce ne sono due che ri- Ne nacque un’apologia del tirannicidio, in cui guardano, À no a prova contraria, dei sospetti Lorenzino difendeva il suo gesto, che è tutt’oggi assassini e, ad essere precisi, due maestri della considerata come un capolavoro di oratoria rina- detective story. Edgar Allan Poe, com’è noto, scimentale. scrisse Il mistero di Marie Roget Nella Torino barocca, alla corte di ispirandosi a un fatto di cronaca Carlo Emanuele di Savoia, il poeta nera a New York: quello di una don- Gaspare Murtola tentò di lavare nel na violentata, strangolata e gettata sangue il proprio astio nei confronti in un À ume, Mary Cecily Rogers, del più celebre Giambattista Marino, che probabilmente l’autore aveva protetto di corte. Lo affrontò sulla conosciuto e addirittura frequentato pubblica via e solo per un sofÀ o non poco prima del delitto. Il racconto lo mandò per sempre al Creatore. conteneva dei particolari che pochi Assai più celebre il caso della tor- potevano conoscere e proponeva mentata relazione tra Arthur Rim- una soluzione del mistero che si baud e Paul Verlaine che terminò avvicinava incredibilmente a quella definitivamente quando nel 1873 che fu trovata giudizialmente solo quest’ultimo, ubriaco, sparò due col- in seguito. «Ci sono poche persone, pi di pistola a Rimbaud, che ne uscì anche tra i pensatori più cauti», fortunatamente solo parzialmente ferito. Da quel scrisse Poe nel 1842 sulla rivista che ospitava il giorno la folle deriva di Verlaine pare destinata a suo racconto, «che non si sono fatti talvolta sor- peggiorare, portando il “poeta maledetto” a ten- prendere da una vaga credenza nel soprannatu- tare di strangolare la madre, pur senza riuscirvi. rale, da coincidenze così incredibili che, pren-

❨ 40 ❩ PreText FOLLIE DI LETTERATI Lo scrittore Richard Klinkhamer ha assassinato la moglie Johanna. Sotto, William Burrroughs, scrittore eroinomane, posò un bicchiere di birra sulla testa della moglie con l’intenzione di emulare Guglielmo Tell.

autore de Il falcone maltese (interpretato sugli schermi da Humphrey Bogart) è stato dipinto dai suoi detrattori come un sicario prezzolato, pronto ad assassinare il sindacalista rosso Frank Little, con l’unico intento di arrotondare il magro stipen- dio passatogli dall’agenzia investigativa Pinker- ton, presso la quale fu temporaneamente impie- gato. La prova dell’omicidio - come nel migliore dei libri gialli - starebbe secondo i suoi accusato- ri in un libro dello stesso Hammett, dal titolo Raccolto rosso. Libro incentrato appunto sulle dure lotte sindacali del primo Novecento ameri- cano e sugli squallidi affari di gangster feroci e individui senza scrupoli. Nel settembre del 1951 lo scrittore eroinomane William S. Burroughs, amico di Allen Ginsberg dendole come tali, non potevano essere elaborate dall’intelletto […]. Gli straordinari dettagli che sto per rendere pubblici costituisco- no il nodo essenziale di una serie di coincidenze poco comprensibili». Un altro campione della detective story, il padre letterario di Sherlock Holmes, Arthur Conan Doyle, è stato accusato da un ricercatore alcuni anni fa infatti di aver avvelenato un amico, Fletcher Robinson, con il quale avrebbe scritto uno dei suoi romanzi più fortunati: Il mastino dei Baskerville. Il movente potrebbe essere rintrac- ciato dunque nella volontà di nascondere la vera paternità dell’opera da parte di Conan Doyle o (forse anche) nel fatto che la vittima era il marito dell’amante dello scrittore. Lontano dal Vecchio continente la ricerca potrebbe continuare. L’ame- ricano Dashiell Hammett, capoÀ la della lettera- tura hard boiled, è stato accusato del coinvolgi- mento in un torbido fatto di sangue avvenuto nei primi anni del secolo nel Maryland. Il celebre

NELLA VITA COME NEI ROMANZI PreText ❨ 41 ❩ DAL CARCERE CON SUCCESSO Steve McQueen nei panni di Henri Charrière. Imprigionato nella colonia penale della Guyana francese, evaso e ripreso più volte, raccontò la sua storia in un romanzo di successo: Papillon. NELLA VITA COME NEI ROMANZI

e Jack Kerouac, posò un trich mentre l’amico boccale di birra sulla te- assassinato fallì il sta della moglie, con bersaglio “condan- l’intenzione di emulare nandolo” alla vita. le gesta dell’elvetico Gu- Tra gli autori italiani glielmo Tell. Prese la con un drammatico mira da alcuni metri e passato di sangue c’è sbagliò. Solo di pochi l’ex terrorista rosso, centimetri. Sufficienti ora latitante in Brasi- per conÀ ccarle in fronte le, Cesare Battisti, un proiettile della sua condannato in contu- pistola automatica. macia all’ergastolo Un altro “caso eccellen- per ben quattro casi di te” è quello del À losofo omicidio (in parte francese Louis Althus- commessi insieme ad ser, tra i massimi divul- alcuni complici). In gatori della dottrina mar- Francia dove è stato a xista in Europa e maestro lungo latitante si è di intellettuali come Mi- dedicato alla scrittura chel Foucault, Jacques di noir che hanno ri- Derrida e Régis Debray. scontrato un certo All’età di 62 anni, in una successo di vendite. mattina del 1980, il professor Althusser si alzò Ben diversi i casi di Massimo Carlotto, accusato dal letto e strangolò la moglie con il di omicidio, poi latitante e inÀ ne rico- semplice ausilio del lembo di una ten- nosciuto innocente dai tribunali italia- da, attorcigliato intorno al collo di lei. ni, e di Pietro Valpreda, l’anarchico Non è certo servito alla sua difesa ri- forse più noto d’Italia, accusato di aver cordare che lo stesso omicida, per piazzato un ordigno esplosivo in piaz- trent’anni professore all’École norma- za Fontana nel ’69 e poi scagionato con le di Parigi, aveva sempre insistito nel- tutti gli imbarazzi del caso. le sue lezioni sull’impossibilità spino- Naturalmente non mancano esempi del ziana di separare psiche e soma. caso inverso e cioè di killer divenuti Più contorto l’esempio del romanziere scrittori in galera. Celebre, soprattutto tedesco Hans Fallada, perseguitato dal dopo essere stata portata sullo schermo regime nazista per la mancata adesione in un lungometraggio con Steve Mc- al partito, tormentato dalla depressione e dipen- Queen e Dustin Hoffman, la storia di Henri Char- dente dalla morÀ na. Fece un patto suicida con rière. Condannato nei primi anni Trenta a Parigi l’amico Hans Dietrich, ma Fallada uccise Die- per un omicidio (da lui mai confessato), impri-

❨ 42 ❩ PreText L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ASSASSINIO Il À losofo Louis Althusser, tra i massimi divulgatori della dottrina marxista in Europa. All’età di 62 anni una mattina strangolò la moglie. Sotto, il poeta-assassino François Villon.

gionato nella colonia penale della Guyana fran- d’altro canto, non si può dimenticare la vicenda cese, ed evaso e ri- del pastore sassone preso più volte, Johann Georg Ti- Charrière raccontò nius. Folle biblio- la sua vita e la trau- mane vissuto a ca- matica esperienza vallo tra Sette e del carcere in un Ottocento, il pasto- libro fortunato: Pa- re Tinius, ammaz- pillon, dalla forma zò a sangue freddo del tatuaggio che più di una volta, portava sul petto. con l’unico intento Chiunque si sia in- di procurarsi tomi teressato alle vi- rari e polverose cende biografiche raccolte assenti di scrittori più o dalla sua collezio- meno celebri sa in ne. Un volgare as- ogni caso che la sassino insomma propensione all’as- oltreché erudito sassinio negli scrit- eccezionale e ap- tori non supererà prezzato esegeta mai quella al suicidio. Basti pensare ad alcuni della Bibbia. Naturalmente per la stragrande mag- autori giapponesi (da Mishima a Kawabata) o, per gioranza degli autori di À ction criminali, detecti- fare un solo esempio tra i molti possibili, a un ve story o storie d’orrore del genere più vario, non grande della letteratura americana co- c’è alcuna prova di sovrapposizione me Ernest Hemingway, che À nì i suoi tra storie di carta e reali vicende cri- giorni sparandosi un colpo di fucile. minose, nessun legame tra arte e Si potrebbe ricordare che altre muse sangue. Il contrario di quanto soste- hanno ispirato l’omicidio, oltre a quel- neva De Quincey per cui pratica e la letteraria. La musica nel caso di teoria devono avanzare di pari passo Antonio Salieri, accusato da un À lone perché «la gente comincia ad accor- biograÀ co in verità smentito da altri, gersi che nella composizione di un di aver avvelenato l’antagonista Wolf- bell’assassinio v’è qualcosa di più gang Amadeus Mozart per invidia che di due sciocchi –1’uccisore e professionale. E l’arte À gurativa, nel l’ucciso –, un coltello una borsa e un caso del genio della pittura Michelangelo Merisi, vicolo. Trama, signori, armonia scenica, luce, meglio conosciuto come il Caravaggio, vagabon- ombra, poesia, sentimento, sono ora giudicati in- do e violento per temperamento e omicida forse dispensabili prove di questa specie». per necessità. Tornando all’universo dei libri, Carlo Alberto Brioschi

NELLA VITA COME NEI ROMANZI PreText ❨ 43 ❩ DALLA STATALE A RILKE Qui sotto, la facciata della Statale, dove tutto è cominciato. Nella pagina di destra, L’AlÀ ere di Rainer Maria Rilke, edizione strenna con un’acquaforte di Franco Matticchio. COME NASCE UN EDITORE

ALLE ORIGINI DI UN MARCHIO CHE HA FATTO STRADA: MARCO Y MARCOS LA LETTURA DIVENTA POP TRA CACCIA AL TESORO E RICERCA DA BIBLIOFILO. POI L'INCONTRO CON IL "CILENO VU' CUMPRÀ". QUINDI I LIBRETTI NUMERATI. E A QUEL PUNTO LA STRADA È APERTA. SENZA MAI PERDERE L'ANIMA

di MARCO ZAPPAROLI

rentacinque anni a caccia di voci nuove. Modi nuovi per leggere voci del passato. Per far sì che la lettura diventi un po’ più pop, la si consi- deri un po’ meno cosa ingessata, vecchiotta,T polverosa. La storia inizia sui ban- chetti verdi di Porta Venezia. Dove si scovava- no libri introvabili altrove. Il gusto della scoper- ta – un po’ caccia al tesoro, un po’ biblioÀ lo – nasce lì all’inizio degli anni Settanta. La storia prosegue con il culto quasi sacro di tre collane magiche: la “bianca” di poesia Einaudi, i Qua- derni della Fenice di Guanda, Biblioteca Blu di Franco Maria Ricci. In mezzo a mille altre let- ture, al frugare tra il serio e il girovagante nelle Autunno 1980. Università degli Studi di Milano, biblioteche e nelle librerie, l’origine di Marcos Largo Richini, Libreria Cuem. Fuori da quella y Marcos si trova lì. libreria, Enrique Maria Mathus, colto esule cile-

❨ 44 ❩ PreText no, vende oggetti. Portachiavi, quadernetti, zoc- coli in legno. Due seriosi giovanotti, anni ventu- no, studenti di Filosofia, si soffermano a scambiare pensieri e poesie con il signore dai lisci e lunghi capelli bianchi, naso aquilino, voce da attore di prosa. Un giorno, confessano a quel precursore dei “vu’ cumprà” l’intenzione – a quei À a – non ne rimangono mai molti, in magazzino. tempi vista come romantica e spericolata – di Non si può parlare davvero di libri. Semmai, di aprire una casa editrice. Passano tre settimane, gustosi assaggi. E prevalgono i ripescaggi, ossia ed Enrique si presenta con un libriccino di sue la riproposta di autori già pubblicati in passato poesie con dedica: «Para Marcos y Marcos, con ma ormai dimenticati. todo carinho». Primi libri: la collana bianca. Carte bellissime Febbraio 1981. Galleria Zarathustra di Milano, – vergate di Fabriano – stampa a caratteri tipo- via San Marco. La gente si affretta e attraversa il graÀ ci, nitidi e ben incisi, formato slanciato, pia- piazzale: alle 20.00 la Galleria è già zeppa. La cevole per chi legge e amabile per i biblioÀ li. nascita della “numero uno”, una modesta plaquet- Comunque sempre economici, sempre numerati. te di sedici pagine, numerata, in cinquecento Il rapporto con alcuni poeti si traduce in versioni esemplari, con riproduzione di un manoscritto, eccellenti di alcuni classici. Tre titoli su tutti: Il viene battezzata con una lettura ad alta voce. A rapimento di Proserpina di Claudiano, nella ver- leggere si alternano un buffo pittore neerlandese, sione di , Visione e Preghiera un collega italiano, i due spauriti neoeditori. L’au- di Dylan Thomas, tradotto da Roberto Mussapi, tore, è un poeta espressionista tedesco poco noto, e La Ballata del Vecchio Marinaio, versione di pubblicato in Italia solo nella venerata “bianca” Alessandro Ceni. Menzione a parte merita un’e- Einaudi. Georg Heym, e da segrete scale. La tra- dizione strenna dell’AlÀ ere di Rainer Maria Ril- duzione – piuttosto contestata da una bravissima ke, abbellita da un’acquaforte di Franco Mattic- prof della Statale per eccesso di “svolazzi” – è di chio. uno dei fondatori. Primi libri: la collana gialla e biblioteca ger- Primi anni. Milano, Torino, Bologna, Roma. I manica. L’identità delle copertine si staglia in libretti, sempre numerati, sempre di poche pagi- libreria, grazie a una stampa a due colori, e sog- ne, si trovano solo in queste città, e in qualche getto graÀ co riprodotto con un cliché a zinco: si libreria militante, come si usava allora. Pochis- tratta di disegni molto semplici e dal carattere simi ogni anno. Stampati su carte piuttosto delu- assai simbolico di Arp, Klee, Braque, alternati a xe, confezionati a mano. Puro artigianato. Non grafÀ ti rupestri e simili. Non escono molti libri vanno a ruba, ma grazie alla felice unione di in queste due collanine di piccolo formato, ma formula e prezzo – costano mille lire nella ver- molta curiosità suscitano racconti inediti di sione da libreria, da dieci a ventimila lire i tren- Raymond Chandler e Friedrich Dürrenmatt, e il tatré esemplari di testa con acquaforte o xilogra- lancio di un autore svizzero che per diversi anni

COME NASCE UN EDITORE PreText ❨ 45 ❩ SCOPERTE E NOBEL In queste pagine in senso orario: Friedrich Dürrenmatt, la prima sede del Salone del Libro di Torino, Seamus Heaney e Boris Vian.

sarà molto amato in Italia: Peter Bichsel. Storie per bambini vende quasi diecimila esemplari.

Nasce il Salone di Torino: I Piccoli editori. Febbraio 1988, Accademia delle Scienze, Torino. C’è grande fermento nella sala: cento persone rappresenta la bandiera di Marcos y Marcos. La assistono alla prima presentazione ufÀ ciale del inaugura un classico della letteratura di genere, Salone del Libro. Il marchio è disegnato da Ar- Rabbia a Harlem, di Chester Himes. Contempo- mando Testa, del comitato promotore fa parte raneamente all’uscita, a Cannes viene lanciato il anche un libraio, la direzione operativa è nelle À lm omonimo, protagonista un grande Forest mani di una giovane grintosa e piuttosto emozio- Whitaker. nata. Come andrà? Al Parco del Valentino, in maggio, gli editori presenti saranno 553. Fra que- Libri chiave: La schiuma dei giorni. A metà sti anche Marcos y Marcos, che degli anni Settanta, un giovanis- assieme a altri nove editori orga- simo giornalista, Stefano Del Re, nizza uno stand collettivo, deno- si appassionò per le opere di Boris minato “I Piccoli Editori”; gruppo Vian, e convinse un editore corag- agguerrito, che insieme organizza gioso e sperimentatore come Sa- un grande convegno sull’editoria velli a pubblicare la sua bella indipendente, un mese del libro in traduzione di Sputerò sulle vostre tutta Italia; viene stampato un po- tombe; dieci anni prima, Rizzoli ster in formato 70per100, con lo aveva proposto la traduzione di slogan “Furbo chi legge” enuncia- Augusto Donaudy dello Sterpa- to da un Signor Rossi che ammira cuore. La versione della Schiuma una pila di libri. Il disegno è di dei giorni di Gianni Turchetta è Bruno Bozzetto. piena di spuma linguistica; il giu- sto tono, i giusti, vorticosi giochi Libri chiave: Rabbia a Harlem e di parole: diverte, conquista. Da gli alianti. Autunno 1990, Fiera del Libro di quel momento, Vian da noi non sarà più scono- Francoforte: il direttore editoriale di Garzanti sciuto. mostra grande apprezzamento per il lavoro della casa editrice, propone che sia Garzanti a curarne Il premio Nobel. In occasione di un colloquio la promozione e distribuzione. Non si tratta di un allo stand francofortese di Farrar Straus & Gi- semplice patto logistico: la sensibilità e l’espe- roux, capitò malauguratamente di inondare il rienza di molti dirigenti della casa editrice di tavolino rovesciando una tazza di caffè. La mo- Pasolini, di Gadda, Volponi e Parise aiuta e inco- glie di Straus, con gran colpo di classe, disse al raggia a avviare progetti più consistenti. Nasce marito Roger: «Caro, ma che combini?». Sciolto così “gli alianti”, la collana che dal 1991 a oggi l’imbarazzo, Straus dichiarò quali sarebbero sta-

❨ 46 ❩ PreText ti secondo lui alcuni poeti che sicuramente negli anni successivi avrebbero vinto il Nobel. Fra questi, fece il nome di Seamus Heaney. All’epo- ca, non molti editori puntavano su questo simpa- tico, umile aedo irlandese. Capitò così di fare una polverizza in poche battute. Quella lettera è in- altrettanto umile offerta per i suoi Collected Po- clusa in Chiedi alla polvere, romanzo di John ems: incredibilmente, già l’anno successivo He- Fante. Quella lettera viene riscritta a mano, e aney, che si trova in Grecia a camminar per sen- stampata in diecimila copie su una carta specia- tieri, vince quel Premio. le, che reca sullo sfondo una foto di John Fante, e diffusa a mano per strada, fuori dalle librerie, Una lettera e Pickwick. Ci sono lettere che in- a una Fiera del Libro di Firenze (!). È il primo, À ammano cuori, lettere che siglano patti, lettere timido passo per far notare al mondo l’esistenza che annunciano cose orribili, cose felici, cose di un libro singolare e trascurato. Di quella let- incredibili. La lettera di Arturo Bandini ha lo tera si accorge Fernanda Pivano, che ne scrive scopo di annientare il suo rivale in amore. Ar- sul Corriere della Sera; , che gomento chiave della lettera: una parodia del ne fa raccontare a Francesco De Gregori nella dattiloscritto di Sammy – il rivale – che Arturo trasmissione televisiva Pickwick; inÀ ne da Vi- nicio Capossela, che porterà Arturo Bandini in giro per l’Italia in alcune affollate letture pub- bliche, assieme all’inseparabile Cinaski. E Chie- di alla polvere entra nella classiÀ ca dei libri più venduti.

Una maglietta e Una banda di idioti. Sono spes- so i librai a decretare il successo di un romanzo. Quando viene riproposto al pubblico italiano Una Banda di Idioti, nel 1998, viene realizzata una maglietta che mostra a tutto campo il protagoni- sta della copertina, e del romanzo: Ignatius O’Reilly. E quella maglietta viene donata a tutti i librai di Lisbona, dove il romanzo era stato dif- fuso da poco con non poco successo. I librai ven- gono fotografati: ciascuno indossava la magliet- ta, ciascuno interpretava a modo suo Ignatius, con in mano una copia dell’edizione portoghese del libro. Quando il libro esce, le foto vengono diffuse fra i librai italiani; si solleva un gran coro: «Potrei averla anch’io, quella maglietta?».

PreText ❨ 47 ❩ NON SOLO LIBRI (ANCHE LETTURE) In queste pagine in senso orario: la maglietta Banda di Idioti, Vinicio Capossela, la libreria City Lights di San Francisco, letture a BookSound e Fulvio Ervas. COME NASCE UN EDITORE

Un nuovo corso e il primo corso di editoria. Signor libraio, posso mandarle un fax? Dopo Quella maglietta piace molto anche a una signo- mille tentativi di sterminare gli abitanti del pro- ra, antica amica di uno dei due fondatori. Nasco- prio paese scrivendo romanzi alla Stephen King, no scambi, idee, letture, progetti. E nel fatidico Cristiano Cavina trasforma la “sua” Casola Val- anno Duemila, quando mezzo mondo – occiden- senio in uno scenario epico, un luogo da leggen- tale – temeva il grande crash informatico, i due, da dove un sommergibile in cartone e una bici- dopo aver unito prima i segreti, poi la vita, danno cletta sgangherata consentono a una banda di corso al primo Corso di tecniche editoriali. Quin- giovani eroi di assaporare avventure che sembra- dici giorni di in- vano perse nella notte dei secoli. Inviato capito- tensivo in una ca- lo per capitolo a mezzo telefax a un libraio che scina nel cuore leggendolo prova lo stesso brivido degli editori, dell’Appennino alla sua uscita Alla grande viene festeggiato con Parmense. una leggendaria pizzata e un clamoroso articolo sul Corriere della Sera. Il premio Pu- litzer. San Franci- Il best seller. Quando si ha una grande storia da sco, City Lights raccontare, l’importante è trovare la chiave giusta Bookshop. I ban- per farlo. Qualche anno fa, Franco Antonello una chi della libreria grande storia l’aveva, ma non trovava la chiave pullulano di libri giusta per farla conoscere. Incontra Fulvio Ervas, interessanti. Fra scrittore da tempo “targato” Marcos y Marcos, questi, si staglia la una vera e propria “carta assorbente” di storie. raccolta di raccon- Al bar, Franco sussurra il proprio incredibile ti di una giovane viaggio dalla California al Brasile con il À glio scrittrice nata a Andrea, bello e difÀ cile: splendido, solare, ama- Londra da genitori bile, ma affetto da autismo. Fulvio la chiave la indiani: Jhumpa trova, Se ti abbraccio non aver paura diventa un Lahiri, Interpretor successo clamoroso, una storia importante diven- of Maladies; nel ta capostipite di cento altri libri sulla differenza. giro di pochi gior- ni, escono recensioni entusiastiche, Salman Ru- Letti di Notte & Giro d’Italia in 80 librerie. In shdie conferma l’entusiasmo manifestato alla una fredda serata invernale, al termine di un in- lettura delle primissime prove della Lahiri. Pas- contro con Michela Murgia, Patrizio Zurru, libra- sano dodici mesi esatti: e quando L’Interprete dei io di Cagliari proclama: «Michela sta terminando malanni si affaccia sui banchi delle librerie ita- di scrivere il suo nuovo libro... le facessimo com- liane, porta una orgogliosa fascetta stampata pagnia À no a notte fonda? Chi è stanco, può dor- all’ultimo minuto, aggiunta di gran carriera in mire qui». legatoria: Premio Pulitzer. Già, perché non passare una notte in libreria?

❨ 48 ❩ PreText me ogni vero piacere, va scoperto. Cercare di avviare alla lettura i ragazzi può apparire impre- sa tra epico e folle. Perché non festeggiare la lettura in questa chiave Una possibile strada è puntare sul loro spirito di misteriosa e un po’ dark? condivisione e di protagonismo. La formula di Dall’estate 2012, grazie a quella prima notte e BookSound è questa: anziché proclamare inutil- alla sua trasformazione in un evento nazionale che mente «Leggere è bello, utile eccetera» si può coinvolge più di 200 librerie al solstizio d’estate, sussurrare «E se... preparassimo insieme un pic- Letti di Notte celebra libri, lettori, librai in modo colo spettacolo di lettura ad alta voce? Se foste diverso. In aggiunta, dall’anno voi a leggere agli altri?». Per successivo, una staffetta di ora, BookSound è un esperi- scrittori, editori, bibliotecari e mento in cento classi in tutta librai si passa il testimone di Italia. una staffetta che d’estate ha percorso la via Francigena, l’in- Concludendo. Molti sono gli tera costa adriatica, o il Fiume splendidi libri che prendono la Ticino. Perché paesaggio e let- via delle librerie italiane. Mol- tura possono ben tenersi a brac- ti sono i lettori che colgono la cetto, nel nostro meraviglioso ricchezza dei progetti editoria- Paese. li di editori piccoli e grandi: ma non bastano. Per questo, le Booksound. Una delle colonne risorse di Marcos y Marcos e del primo ventennio di Marcos dell’Associazione Letteratura y Marcos fu certamente il tipo- Rinnovabile, negli ultimi cin- grafo Mario Sabaini. Uomo que anni si concentrano su generoso e avventuroso – svo- progetti che trasmettono in lazzava in aliante in età avanzata – proclamò una modo non prescrittivo quanto leggere, di riÁ esso volta al bar a un cliente obeso: «Conosco un truc- acquistare e usar libri, sia una risorsa da scoprire: co imbattibile per dimagrire: mangi meno». Truc- e i trentacinque anni che hanno segnato questa co analogo per rilanciare i libri potrebbe essere avventura, e le tante persone che vi hanno preso spingere a leggerli. Ma non è cosa che si possa parte, ne sono un gioioso esempio. ingiungere, neppure nel più dolce dei modi. Co- Marco Zapparoli

COME NASCE UN EDITORE PreText ❨ 49 ❩ I CALENDARI DELLE GRAFICHE MARIANO DIVENTATI OGGETTI DI CULTO GIORNI A REGOLA D'ARTE PROGETTATI DA ITALO LUPI COME REGALI PROMOZIONALI PER LA TIPOGRAFIA DELLA BRIANZA, SONO RIUSCITI A TRASFORMARE UN PRODOTTO FUNZIONALE IN OPERA D'ARTE DA ESIBIRE di NICOLA-MATTEO MUNARI

❨ 50 ❩ PreText PROGETTI FASTOSI In queste pagine e nelle successive, le pagine dei calendari progettati da Italo Lupi per le GraÀ che Mariano nell’arco di un quarto di secolo.

Tutt’ora in piena attività, Lupi sembra non sen- tire sulle proprie spalle il peso di una carriera iniziata negli anni Sessanta, durante la quale ha realizzato moltissimi progetti di allestimento, cataloghi, libri, logotipi, manifesti, pubblicità e riviste, attraverso cui è riuscito a proporre costan- temente soluzioni nuove e contemporanee. Una produzione importante, frutto di un grande estro creativo e di un raro talento. Tra i tanti progetti realizzati quello del calendario spicca non solo per la qualità della graÀ ca, ma anche per la sua longevità. Il primo esemplare risale al 1989 quando i pro- prietari delle GraÀ che Mariano, Giorgio Anzani e Luigino Songia, chiesero a Lupi di progettare un calendario promozionale da parete, afÀ ancato in seguito da un piccolo e più pratico calendario da tavolo, da spedire in omaggio a clienti e col- laboratori. Molti importanti progettisti italiani si erano già cimentati con il progetto di calendari

el cuore della Brianza c’è una tipo- graÀ a sorta negli anni Cinquanta, che ha saputo riscoprire e coltivare nel corso del tempo la bella tradi- zione del calendario. Ogni nuovo anno,N da oltre venticinque anni, centinaia di ap- passionati in tutto il mondo attendono con gioia e impazienza l’arrivo dello stupendo calendario delle GraÀ che Mariano di Mariano Comense, una delle grandi stamperie del Nord Italia la cui sto- ria ha accompagnato il miracolo industriale del distretto del mobile brianzolo. Progettato À n dal primo esemplare da Italo Lupi, uno dei maestri della graÀ ca italiana, il calenda- rio costituisce uno dei progetti che meglio espri- me la straordinaria sensazione di libertà che ca- ratterizza tutta la sua produzione grafica.

GRAFICA D'AUTORE PreText ❨ 51 ❩ GRAFICA D'AUTORE

per altre tipograÀ e: Enzo Mari, Giulio Confalo- calendario, la stessa stanza in cui viene esposto nieri, Massimo Vignelli, Pino Tovaglia e altri cambia aspetto, luce e colore. È stato però un ancora. Nel solco di tali illustri precedenti, Lupi altro il contributo di decisa originalità portato dai è riuscito a gestire l’incarico con maestria adot- calendari delle GraÀ che Mariano. Infatti, se in tando soluzioni innovative nella scelta dell’im- precedenza erano stati realizzati degli ottimi ca- ponente formato (86×56 cm), che permette al lendari di design, Lupi per primo è riuscito a calendario di diventare un vero e proprio quadro realizzare un calendario sul design, dove non da esporre alle pareti, e nella ricca varietà di in- solo la scelta dei temi iconograÀ ci (architettura, chiostri e tecniche di stampa che hanno contrad- cartograÀ a, design, graÀ ca, stampa e tipograÀ a), distinto il calendario À n dai primi esemplari pro- ma la stessa graÀ ca dei calendari rappresenta una gettati. vera e propria celebrazione della forza espressiva Seppur graficamente fastosi nella totalità dei che li caratterizza. quindici mesi (ai dodici dell’anno in corso sono Nel mese di marzo, per esempio, campeggia più stati intelligentemente aggiunti i primi tre di quel- volte negli anni una grande emme in maiuscolo lo successivo), una delle migliori intuizioni avu- e se l’idea può apparire scontata non lo è la sua te da Lupi è stata quella di limitare la presenza forma graÀ ca: colorata, in bianco e nero, ruotata, dei colori e degli elementi iconograÀ ci a non più deformata, dinamica, statuaria, scomposta, piat- di uno o due per ogni mese, permettendo così ta, in prospettiva, nitida, sfumata, sovrastampata, alle pagine di sprigionare quella straordinaria sempre differente e sempre visivamente coinvol- forza graÀ ca che le caratterizza visivamente. Me- gente, frutto di un puro piacere per la graÀ ca e, se dopo mese, sfogliando le grandi pagine del come Lupi stesso afferma, del divertimento pro-

❨ 52 ❩ PreText PreText ❨ 43 ❩ GRAFICA D'AUTORE

vato ogni volta nel progettare le grandi pagine nato il progetto viene inviato alle GraÀ che, come dei calendari. vengono amichevolmente abbreviate in studio, Se chiunque può godere del calendario nella sua che a loro volta rispondono spedendo la ciano- forma À nita, solo pochi fortunati possono assa- graÀ ca, una bozza di stampa in scala 1:1 per il porarne la crescita À n dal principio. Diversi tra i controllo dei testi, della posizione e l’ingombro collaboratori di Lupi han- delle immagini. no avuto questa fortuna, Una volta stampati, i calen- assistendolo come fa un dari vengono spediti in tut- allievo di pianoforte sedu- to il mondo ad amici, clien- to a fianco del maestro, ti e appassionati, che gli seguendo con passione e dedicano un posto speciale disciplina le sue indicazio- sulle pareti della propria ni. Ogni anno, in autunno, casa o del proprio studio. nel suo studio ci si appresta Se questi generalmente de- alla preparazione del ca- vono attendere i primi di lendario. Il primo giorno di febbraio per riceverlo, i lavoro, non appena arriva, collaboratori hanno spesso Lupi estrae dalla borsa al- il privilegio di ricevere la cuni fogli riccamente illu- propria copia poco prima strati da una serie di picco- delle vacanze di Natale con li schizzi, che misurano la prima consegna destinata non più di pochi centimetri allo studio. Negli anni in e rafÀ gurano in modo intu- cui ho avuto la fortuna di itivo, ma perfettamente afÀ ancare Lupi, ho sempre chiaro, ciascuna delle pa- portato a casa il calendario gine. È già tutto lì. I calen- l’ultimo giorno prima delle dari, una volta tradotti nel- vacanze natalizie e così, per la loro dimensione me e la mia famiglia, i ca- effettiva, rispecchiano fe- lendari sono diventati uno delmente l’idea e le indica- dei regali più belli e apprez- zioni condensate negli schizzi, che riescono in- zati da sfogliare insieme sotto l’albero. credibilmente ad anticipare in modo preciso la Esempio di alta qualità artigianale e tipograÀ ca, graÀ ca delle grandi pagine del calendario. i calendari progettati da Italo Lupi grazie alla Certamente durante la progettazione ogni tavola generosità delle GraÀ che Mariano sono frutto viene vista e rivista più e più volte nella continua dell’autentica stima che lega l’azienda e il desi- ricerca di un perfezionamento, cambiando leg- gner, e costituiscono uno straordinario contribu- germente le percentuali di inchiostro, la posizio- to alla storia della graÀ ca con un progetto lungo ne delle immagini di alcuni millimetri, il corpo un quarto di secolo. del carattere di qualche punto. Una volta termi- Nicola-Matteo Munari

❨ 54 ❩ PreText PreTextPreText ❨ ❨ 45 45 ❩ UNA RIVISTA DI ROTTURA Marcatrè, n.19-22, 1966, Lerici Edizioni. La copertina con la testata e lǐimpostazione di Giulio Confalonieri. LA GRAFICA OLTRE LA GRAFICA

MAGDALO MUSSIO E LA ROTTURA DEGLI SCHEMI CODIFICATI FRASTUONI TIPOGRAFICI PRIMA LA PALESTRA COME REDATTORE DI MARCATRÉ, DIVENUTA RIVISTA DEL GRUPPO 63. POI, COME GRAFICO, LA SPERIMENTAZIONE DI UN DIALOGO PIÙ STRETTO TRA FORMA E CONTENUTO

di MARIO PIAZZA

ALLA BIENNALE Germano Celant, Paolo Scheggi e Magdalo Mussio alla Biennale di Venezia, 1966 (foto di Ada Ardessi). A destra, disegno per À lm dǐanimazione, anni ǐ70.

❨ 56 ❩ PreText a scrittura di Magdalo, stende lo spettacolo “bianco” di un modu- lato, sensibilissimo sfacelo, molto vicino ai rumori e toni e timbri « dellǐessere, quasi a misurare, in schemiL densissimi, folti come canneti assiepati a dirotto, i segni diacritici, spezzati». Questa À nis- sima descrizione del poeta Emilio Villa, in quattro righe, À ssa il centro dellǐagire artistico di Magda- lo Mussio (1925-2006), ma non solo. Infatti oltre che artista-poeta visivo, Mussio ha fatto altro: teatro, cinema dǐanimazione, editoria. Ma fra tut- te queste cose, la graÀ ca editoriale costituisce una storia importante ed inscindibile dalla prospettiva artistica. La graÀ ca di Mussio nasce da una esi- genza prettamente redazionale. Non può fare a meno di rompere quella coreograÀ a visiva del “professionismo” graÀ co, anche di quello dei mi- gliori come Giulio Confalonieri (autore dello schema visivo e della testata di Marcatrè), che conto di quel modulato e sensibilissimo sfacelo sente essere come un mero confezionamento di della società, della vita e dellǐarte. contenuti poco conosciuti o del tutto ignorati. È ascolto profondo, è presenza partecipata, è il Quella per Mussio non è graÀ ca editoriale, è un rumore, il tono e il timbro dellǐessere. Un graÀ co, elegante esercizio di styling. Pulito, limpido, ben anche bravo, non lo può fare. Bisogna andare ol- composto, guarda alla razionalità funzionale sviz- tre la graÀ ca. Serve una nuova scrittura fatta di zera, sicuro di parlare e far parte di una lingua segni spezzati per scrivere e narrare dello spetta- franca, il verbo visivo del modernismo. Quello colo “bianco”. che piace allǐindustria, ormai matura e ormai glo- bale. Ma in una rivista dǐavanguardia, in una ri- La necessità della scrittura. Mussio arriva al vista contemporanea, il nuovo, la ricerca, lavoro editoriale nel 1963 in qualità di redattore lǐesperimento, lǐeccesso non lo puoi trattare come della rivista Marcatrè, edita dalla Lerici di Mila- uno pneumatico Pirelli o una cucina BofÀ . Non no dal 1964. Inizialmente era stato chiamato dal- serve un buon packaging, serve altro. Ci vogliono la Fondazione Lerici per un lavoro di documen- i frastuoni delle lettere e dei segni tipograÀ ci che tarista. Realizza fra gli altri un documentario si agitano come canneti assiepati sotto lǐimpeto dedicato a I ragazzi di Terezin (1962), il cui libro di un temporale culturale. Serve lǐabilità di co- di poesie e disegni dei bambini internati nel cam- struire una misura impaginativa fatta da schemi po di concentramento nazista, era edito dalla Le- densissimi, oltre lǐordine dogmatico di una strut- rici con la graÀ ca di Confalonieri. tura codiÀ cata – la gabbia – ma capace di dar Mussio, dopo gli studi universitari a Firenze, ave-

LA GRAFICA OLTRE LA GRAFICA PreText ❨ 57 ❩ ESPERIMENTI DEL NARRARE Qui sotto, Marcatrè, n.46-49, 1968-69, Lerici Edizioni. Nella pagina di destra, Marcatrè-UTT, n. 56/1, 1970 Ennesse Editrice.

va fatto diversi lavori, molti legati al teatro, al cinema e al disegno animato. Negli anni Cinquan- ta aveva viaggiato e in Canada collaborato con Norman MacLaren per la realizzazione di À lm sperimentali a disegni animati. Marcatrè era nata a Genova nel novembre del 1963 come notiziario di cultura contemporanea ideato da alcuni artisti del Gruppo Studio di Sam- pierdarena con la direzione del critico e storico dellǐarte Eugenio Battisti, che ne sarà il direttore sino al 1969. La rivista era editata da Rodolfo Vitone, uno degli stessi artisti. Con il passaggio alle edizioni Lerici e con lo spostamento della redazione a Milano, Marcatrè divenne la rivista della italiana del Gruppo 63. La struttura era per sezioni tematiche: letteratura (), musica (Diego Carpitella, Vittorio Gelmetti), cultura di massa (Umberto Eco), disegno industriale (Gillo DorÁ es), archi- tettura (Paolo Portoghesi), arti visive (Eugenio i tipi di Lerici e termina nel 1970 con i n. 56/1 e Battisti), spettacolo (Vito PandolÀ ). 57/2 per Ennesse Edizioni di Roma. Il formato editoriale era assai originale, solidi vo- Ma in cosa consiste la graÀ ca di Mussio, la cui lumi caratterizzati da un consistente numero di originalità ha trovato posto nelle storie della gra- pagine e quasi sempre con numerazioni multiple. À ca italiana? Per Mussio il prodotto editoriale è Marcatrè per Mussio redattore sarà lǐincubatore innanzitutto un potente deposito di sistemi di e la palestra per Mussio graÀ co. In quegli anni i scritture. E le scritture sono in primo luogo una conÀ ni fra contenuti e forma per le riviste dǐarte pratica (altra parola centrale per il lavoro-pensie- e di sperimentazione letteraria sono sovrapposti, ro di Mussio) materiale. È il suo farsi continuo, e sono gli stessi artisti a dare forma visiva agli che le modiÀ ca, le forma, le rende efÀ cienti al artefatti editoriali. Paradossalmente Mussio incar- senso, ai contenuti. La palestra Marcatrè docu- na, fra i pochi, una delle À gure preÀ gurate da un menta questa scalata, questa doppia avventura fra nobile autore della graÀ ca italiana, Albe Steiner. pratica artistica e mestiere progettuale. I conÀ ni Come esempio virtuoso per il mestiere del graÀ co, della ricerca sono molto sottili, ma differenti sono Steiner individuava nel redattore-graÀ co il miglior le procedure, i riferimenti e gli approcci. La reda- modello possibile di professionalità per adempie- zione-graÀ ca non è un campo senza vincoli, il re al compito della trasmissione del sapere e di territorio di una liberatoria espressione, ma è pra- crescita culturale. La redazione graÀ ca di Mussio tica concreta e artigianale, tesa a dar forma ad un percorre e divampa via via dal n. 6 al n. 50-55 per prodotto, ad una merce ben deÀ nita, a un concre-

❨ 58 ❩ PreText to oggetto da mettere in vendita. Deve esser ca- pace di ospitare testi di varia natura, immagini, disegni, partiture, fotograÀ e, invenzioni artistiche e anche indici, titoli, occhielli, note e anche pagi- ne pubblicitarie e promozionali. Come lo stesso Mussio ha raccontato in una inter- vista, in modo semplice e diretto, un territorio dǐindagine e di riverbero per la graÀ ca di Marca- trè è stata la graÀ ca della rivoluzione sovietica. Una graÀ ca urgente e militante, che di fronte alla mancanza di mezzi, di caratteri tipograÀ ci trovava risposte con lǐinventiva, mescolando minuscole con maiuscole, capovolgendo lettere per necessi- tà e per avvicinarsi alle forme di altri caratteri. Una graÀ ca dove la scrittura tipograÀ ca era una forma “attiva”. Così le titolazioni prendono spazio, det- tano una nuova partitura, che articola la densità del testo, con pause bianche o con il ritmo di nere ed evidenti linee e À letti. La mole editoriale di lǐegiziano senza imparare la lingua, dato che lin- Marcatrè diventa materia pulsante dalla inconfon- gua e scrittura sono formazioni distinte. Questo è dibile identità sostanziale e formale. Si riverbera- un vantaggio che il libro a lettere ha perduto. Co- no nelle pagine della rivista le composizioni della sicché io credo che la forma sarà rappresentativo- graÀ ca costruttivista, le impaginazioni di El Lis- plastica». Ecco risolta la falsa contesa fra scrittu- sitzky per quel capolavoro Gli ismi dellǐarte (Die ra e immagine, nellǐimpaginazione di Marcatrè Kunstismen, 1925) o le partiture visive per il co- Mussio si muove in questa dimensione rappresen- pione del À lm Dinamica della metropoli (1921-22) tativo-plastica, consapevole che il testo è imma- di László Moholy-Nagy. gine e viceversa. Del resto è anche il tema della «Ci troviamo di fronte – scrive nel 1926-27 Lis- sua ricerca artistica, dove la pagina o il campo del sitzky – a una nuova forma del libro in cui la visibile è il teatro di questo falso dissidio. raffigurazione diviene primaria e la lettera dellǐalfabeto secondaria. Noi conosciamo due Senzamargine. Ma oltre alla riproposizione sto- tipi di scrittura: un segno per ogni concetto = ge- rica del costruttivismo (ma anche del carme À gu- rogliÀ co (oggi in Cina) e un segno per ogni suono rato), riletta con spirito avventuriero e da autodi- = lettera. Il progresso della lettera rispetto al ge- datta, la grafica di Magdalo Mussio vive di rogliÀ co è relativo. Questo è internazionale. Cioè: contemporaneità, è partecipe dello spirito del tem- quando un russo o un tedesco o un americano po. Così le pagine di Marcatrè si aprono al pastic- sǐinculca bene in testa i segni (immagini) dei con- cio visivo, inglobano il sentimento della strada, la cetti, riesce a leggere (in silenzio) il cinese o controcultura, un diverso universo di segni. Il ritmo

LA GRAFICA OLTRE LA GRAFICA PreText ❨ 59 ❩ LA GRAFICA OLTRE LA GRAFICA

plastico si meticcia, il tratto manuale si innesta mie urlatrici di Cortázar, i maiali di Serra, il leo- nella scansione tipograÀ ca, la fotocopia si ibrida pardo di Amado, i cavalli di Kounellis. con la foto, il carattere da stampa osa ed esplode Con queste riviste Mussio conferma la qualità come la società dei consumi. La pagina può esse- unica di redattore-graÀ co della neo-avanguardia, re composta, ma anche dattiloscritta e completa in grado di montare con sensibilità e coraggio il di cancellature e correzioni. La rivista-libro si fa segno prettamente graÀ co con la prova dǐartista, giornale murale. E anche la monocromaticità del la cronaca con il documento fotograÀ co, il saggio colore si manifesta: un numero tutto rosso si in- critico con il manifesto dattiloscritto. È il volto cunea nel dogma bianco o nero. graÀ co e autonomo della rivista sperimentale, Ma il contemporaneo è anche quello che la scena lǐabito che calza perfetto, dove lǐimmagine è dellǐarte (o dellǐarte-vita) manifesta. E così nella tuttǐuno con i contenuti. graÀ ca di Mussio emergono pulsioni visive alla La sublimazione di questa graÀ ca vedrà poi la Fluxus. luce con Harck, numero unico di una rivista pen- Molte copertine della collana “Marcalibri”, idea- sata e autoprodotta da Mussio. Il grande formato ta, diretta e progettata da Mussio, potrebbero es- (50 cm di base e 71 dǐaltezza), dà allǐimmagine e sere sia opere di poesia concreta sia artefatti visi- ai contenuti lǐevidenza del tazebao (dazibao), un vi fatti da George Maciunas o George Brecht. concentrato di ribellione visiva dove la pagina Unǐesigenza performativa e contestativa entrava ambisce ad essere un vero e proprio manifesto. Il nelle pagine. Così sul À nire degli anni Sessanta progetto di Mussio controlla con sapienza queste Mussio progetta due riviste: tropico e senzamar- due istanze: lǐesuberanza del messaggio e il fuo- gine. Sono entrambe riviste dǐavanguardia, en- co dǐartiÀ cio della messa in scena. «Generalmen- trambe numeri unici, che alternano saggi a opere te intercorrono delle relazioni di compromesso letterarie e artistiche. La veste editoriale e graÀ ca fra la messa in pagina e la messa in scena. Fra la è un “su misura”. Poesia concreta, Á uxus, costrut- composizione bidimensionale e la disposizione tivismo si mescolano, producono un registro pa- degli attori illusori. Fra la necessità di guidare il rallelo e interstiziale ai testi critici. Le fotograÀ e disegnatario ad una valutazione e i vincoli di ve- sono montate con grande sensibilità, sviluppano rosimiglianza. Fra le regole suasive, come dice quasi narrrazioni visive tra la cronaca e Eco, che reggono lǐimpaginazione e le regole lǐhappening. È proprio questa mescolanza cali- esibizioniste e seduttive che reggono la regia sce- brata di ingredienti e procedure che sorprende. E nica». Così scrive Giovanni Anceschi (Lǐoggetto poi nel centro di senzamargini Mussio progetta della rafÀ gurazione, 1992) a proposito del pro- un lungo ribaltabile, stampato fronte e retro, che getto graÀ co teso alla ricerca di un punto di equi- racconta una storia, quasi un atlante visivo o librio tra gli obiettivi di un layout e la necessaria unǐinfograÀ ca ante litteram. È un “Bestiario” con relazione col contenuto, tra regole compositive e quattordici immagini di animali, rigorosamente strategie seduttive, tra razionalità logica e fasci- numerate. A ogni immagine corrisponde una di- nazione del display. Con Harck il gioco è fatto. dascalia che rimanda agli artisti o agli scrittori che li hanno messi al centro della loro opera: le scim- Punto e virgola. Lǐultima avventura di lavoro

❨ 60 ❩ PreText IL SENSO DI UNA VIRGOLA POESIA A TEATRO. Numero due, a cura di Raffaella Spaccarelli, 1968, Lerici Edizioni.

in una carta leggera e spesso stampate in argento. Hanno una livrea seria, neutrale, al limite dellǐistituzionale. Lǐopera di Mussio è in primo luogo di direzione editoriale e di estrema atten- zione alla qualità di stampa dei libri, di fatto libri dǐartista ma prodotti serialmente. Il tratto graÀ co e pittorico di Mussio, oltre che nei libri pubblica- ti a suo nome Il corpo certo o il luogo di una perdita (1975) e Scritture (1978), marca con il disegno di un punto e virgola le edizioni. È il marchio editoriale, ma è sopratutto una ricorren- za nella graÀ ca editoriale di Mussio. Viene ingi- gantito sulle copertine (“Marcalibri”) o nelle pagine delle riviste, insieme agli altri segni di interpunzione. Sono una sorta di notazione musi- cale nellǐopera del graÀ co-artista, sono la sua cifra, il suo sigillo. E come poteva essere diver- samente? «La virgola segna la pausa più breve; essa può dividere una parola dallǐaltra, oppure, una propo- sizione dallǐaltra. Fra tutti i segni dǐinterpunzione nellǐeditoria Mussio la trova nei primi anni Set- la virgola è il più breve e il più discreto, ma anche tanta, dopo gli anni romani, grazie allǐindicazione il più espressivo. Il punto e virgola non solo indi- dellǐamico Emilio Villa. ca una pausa maggiore rispetto alla virgola, ma Si trasferisce nelle Marche per collaborare e as- segna il distacco fra due unità sintatticamente sumere la direzione artistica della casa editrice La compiute, che però si completano nello stesso Nuova Foglio (1970-81). La casa editrice marchi- periodo. I due punti segnano una pausa particola- giana nasceva da una solida esperienza di stam- re che, anziché separare e distinguere una frase patore dǐarte ed è proprio questo che caratteriz- dallǐaltra o un pensiero dallǐaltro, piuttosto zerà le edizioni. Una sensibilità alla realizzazione lǐannunziano, lo presentano, lo mettono in rilievo. ed alla stampa del prodotto editoriale, avvalendo- Il punto, detto anche punto fermo segna la pausa si dellǐuso soÀ sticato di tecniche per la riprodu- maggiore; esso chiude un periodo, isola un pen- zione fotograÀ ca, della stampa serigraÀ ca e della siero; può cadere dopo parecchie proposizioni, qualità dei materiali. Per La Nuova Foglio, Mus- ma può anche distaccare una sola parola». Da: sio dirige la collana “Altro”, scegliendo un for- Poesia a teatro. Numero due, a cura di Raffaella mato più tradizionale, da libro dǐarte e un altro Spaccarelli, Lerici 1968, design di Magdalo Mus- più particolare, poco più grande di un tascabile sio. No, non poteva essere diversamente. ma accentuato in altezza. Le copertine sono nere Mario Piazza

LA GRAFICA OLTRE LA GRAFICA PreText ❨ 61 ❩ DALLA PARTE DELLE BAMBINE Qui sotto, Stian Hole, L’estate di Garmann, Donzelli, Roma 2011; Sesyle Joslin, Leonard Weigard, Piccolo Elefante cresce, Orecchio Acerbo, Roma 2014. Nella pagina di destra, Philippe Lechermeier, Rebecca Dautremer, Principesse dimenticate o sconosciute, Fabbri, Milano 2005. LETTERATURA PER L'INFANZIA

IDENTITÀ DI GENERE E ALBI ILLUSTRATI: LA LORO FUNZIONE EDUCATIVA LIBERIAMO I BAMBINI MODELLI FEMMINILI E MASCHILI NEI LIBRI VINCITORI DEL PREMIO ANDERSEN (1982-2015). LA NECESSITÀ DI SUPERARE STEREOTIPI PER UNA NUOVA PEDAGOGIA

di AMALIA BIFFI

❨ 62 ❩ PreText n Italia, lo studio sulla rappresentazione di genere nei libri destinati a bambine e bam- bini risulta un argomento piuttosto desueto, certamente poco popolare, e attuale solo in limitate ricerche accademiche e specialisti- che,I come l’indagine di Irene Biemmi dell’Uni- versità di Firenze sui libri di testo per la scuola primaria, l’ultima nell’ordine, pubblicata nel 2010. In realtà, a partire dalle pubblicazioni pio- nieristiche degli anni Settanta curate da Elena Gianini Belotti, il tema non è mai stato rimosso completamente: lo dimostrano gli articoli apparsi nel corso degli anni sulla stampa specialistica che si occupa di letteratura per l’infanzia e le ricerche internazionali che hanno coinvolto anche il nostro Paese nei primi anni Duemila. Il termine sessismo, poi aggiornato nell’espressione stereotipi di ge- nere, ha rappresentato il À lo conduttore di queste riÁ essioni, soprattutto declinate a evidenziare le discriminazioni al femminile o gli anacronismi presenti nei libri per l’infanzia, e viceversa a pro- muovere la cultura delle pari opportunità e dell’u- guaglianza dei diritti tra donne e uomini. iniziative di segno opposto, spesso grazie al lavo- Quasi improvvisamente, oggi, ecco una rinnova- ro di professionisti del settore editoriale e biblio- ta focalizzazione rivolta alle questioni di genere, teconomico, privato e istituzionale. nel bene e nel male, mentre l’immaginario di ge- Di fondo resta la preoccupazione per una realtà nere veicolato dagli albi illustrati per l’infanzia dove i gravi episodi di violenza verso le donne e occupa la scena: da una parte accusato, dalla su- l’omofobia si coniugano con la persistente distan- perÀ cialità (se non strumentalizzazione) di alcuni za tra uomini e donne in ambito politico, sociale, tra i difensori dei ruoli e della famiglia tradizio- economico, professionale, domestico. In contro- nali, di essere portatore di modelli aberranti e tendenza e con À nalità di contrasto, gli appelli e innaturali; dall’altra, oggetto di una rinnovata e le azioni rivolti alla prevenzione di questi feno- attenta consapevolezza riversata nella valorizza- meni e alla necessità di un cambiamento cultura- zione della diversità e della libertà di scelta, indi- le continuano ad assegnare un ruolo determinan- pendentemente dalla propria identità di genere. A te all’educazione delle nuove generazioni, tale da questo proposito, negli ultimi tre anni si sono decostruire gli stereotipi e viceversa promuovere manifestati episodi censori, come l’ormai triste- le pari opportunità e il rispetto delle diversità.Un mente noto ritiro della cinquantina di libri dagli ruolo signiÀ cativo in direzione pedagogica viene asili comunali veneziani, ma anche realizzate assegnato alla letteratura per l’infanzia e in parti-

LETTERATURA PER L'INFANZIA PreText ❨ 63 ❩ COPERTINE AL MASCHILE Qui sotto, Gianni Rodari, Pef, Geneviéve Ferrier, La guerra delle campane, Emme Edizioni, San Dorligo della Valle (TS) 2004. Nella pagina di destra, Rémy Charlip, Fortunatamente, Orecchio Acerbo, Roma 2010. LETTERATURA PER L'INFANZIA

colare all’albo illustrato (o picture book, secondo la perché essi si possano orientare e al contempo la denominazione diventata internazionale), che sfuggire a facili percorsi preordinati e uniformi. occupa una posizione di primo piano nel mondo Non propriamente o solamente un veicolo di im- infantile poiché rappresenta un importante veico- maginario consueto e rassicurante, ma soprattut- lo di immaginario, ovvero di signiÀ cati, idee, to uno strumento di sradicamento dei conformismi modelli e valori. È necessario approfondire la e di costruzione di visioni e azioni libere e diffe- complessità e la ricchezza di questo straordinario renti, À no ad essere eversive e irriverenti, anti- oggetto culturale ed educativo, sgombrando in- pedagogiche se volessimo utilizzare le parole di nanzitutto il campo dal suo fraintendendo e da Antonio Faeti, il primo professore ordinario a una sua interpretazione schematica. Secondo una occupare la cattedra di Letteratura per l’infanzia certa prospettiva, fatta propria dai detrattori della in Italia, a Bologna. “teoria gender”, le immagini (soprattutto, ma an- I migliori libri per l’infanzia rappresentano una che i testi) negli albi illustrati sarebbero respon- provocazione e una risposta ai tentativi e alle ten- sabili di facili automatismi nell’assunzione di denze contemporanee di normalizzazione e di comportamenti, ruoli e identità di genere. Se così omologazione dell’immaginario, compreso quel- fosse, si À nirebbe per ridurre la letteratura per lo che concorre a modellare l’identità di genere. l’infanzia a mero contenitore di modelli didasca- Dovrebbero fornire ai bambini e alle bambine dei lici, privandola in questo modo del suo intrinseco luoghi di rappresentazione potenzialmente diver- valore metaforico e della sua complessità seman- genti, incentivandone la curiosità, il desiderio di tica. Non che in passato non lo sia stata, ma l’e- sperimentarsi, la voglia di raccontarsi e di con- sperienza rivoluzionaria tracciata negli anni Ses- frontarsi con quanto è diverso da sé e dal proprio santa e Settanta da case editrici come la Emme mondo. Per traslato, gli albi illustrati di qualità Edizioni non è passata invano e l’attuale lettera- dovrebbero allora contenere immagini e parole tura infantile di qualità si colloca proprio lungo che stimolino a compiere scelte, fare esperienze, la scia lasciata da queste proposte pionieristiche. avere sogni e ambizioni, leggere il mondo in mo- I suoi maggiori studiosi italiani le riconoscono do libero, a prescindere dal proprio sesso oppure numerose valenze, tra cui attraverso di esso, lontani da quella di essere portatrice di luoghi comuni e pregiudizi. rappresentazioni del mondo Seguendo questa direzione e dell’infanzia lontane di sguardo, è interessante dall’essere banali, stereotipa- indirizzare l’indagine verso te, cristallizzate, omologate. il più prestigioso tra i rico- Questi libri sarebbero delle noscimenti italiani rivolti peculiari mappe offerte ai alla letteratura per l’infan- bambini e alle bambine per zia: il Premio Andersen. E accedere in modo privilegia- ciò, per veriÀ care un assunto to al mondo simbolico e co- fondamentale: che la qualità, noscitivo, una sorta di busso- nei termini più sopra descrit-

❨ 64 ❩ PreText ti, possa anche signiÀ care atten- le potenzialità e dalle scelte fatte zione all’equa rappresentazione proprie dai migliori albi illustra- di genere, nonché riÁ esso identi- ti, generalmente proposti da case tario non omologato e omologan- editrici piccole e indipendenti. te di sé e del mondo. Questi libri di qualità non solo Come accennato all’inizio, a par- tendono a non appiattire perso- tire dagli anni Settanta si era in- naggi e vicende su quanto è con- trapreso un percorso di riÁ essione che aveva por- sueto e prevedibile, ma diventano capaci di “mo- tato a dei risultati piuttosto sconcertanti sulla strare l’invisibile”, ovvero ciò che sfugge e non è rappresentazione di genere, soprattutto femmini- scontato allo sguardo. E invisibile è la letteratura le, nei libri per l’infanzia. Era emerso un mondo per l’infanzia per buona parte della critica, mentre non solo sovradimensionato al maschile, ma ad- poco visibile sembra essere la presenza femmini- dirittura anacronistico rispetto alla società di cui le all’interno delle sue proposte, almeno da quan- si proponeva come modello. Ricerche analoghe to risulta dai pochi studi prodotti. hanno poi replicato, con una scadenza decennale, In effetti, il carattere di minorità e marginalità le medesime indagini sugli orizzonti immagina- nella costruzione dell’immaginario sembra meno tivi di genere veicolati dai materiali a stampa de- accentuato se si esplorano la ricchezza e la com- stinati all’infanzia, arrivando a una sostanziale plessità della migliore produzione editoriale per conferma di quelle conclusioni, sia pure con qual- l’infanzia, rappresentata dal corpus degli albi il- che apertura verso modelli femminili più diversi- lustrati insigniti dal Premio Andersen in oltre À cati (come nello studio della Biemmi). trent’anni di attività. Questa produzione editoria- Allora come oggi, si era anche provato a produr- le offre un materiale particolarmente ricco e sti- re una letteratura per l’infanzia a tema, dove fos- molante da cui emergono le contraddizioni e le se consapevole e deliberata l’introduzione di ambivalenze che abitano la letteratura infantile in modelli di genere alternativi o di rappresentazio- fatto di genere, restituendo al contempo visibilità ni connotate, rischiando però la sempliÀ cazione e dignità ai tanti percorsi di vita possibili, ai mol- del problema, insieme al rischio di divenire essi teplici punti di vista e ai modelli plurali di iden- stessi dei canoni normativi. Se la proposta di nuo- tiÀ cazione di genere. Si tratta di non limitarsi a vi modelli di vita (basati sull’indipendenza, l’au- individuare la presenza di stereotipi o eventuali tonomia e la creatività) nei libri per bambini e antistereotipi di genere nei libri premiati, percor- bambine, aveva una sua legittimazione nel movi- rendo invece una direzione alternativa: da una mento antiautoritario e femminista degli anni parte quella già tracciata e rappresentata appunto Sessanta e Settanta, l’attuale necessità di una me- dallo stereotipo, mentre dall’altra rintracciando desima letteratura a tema sembra invece confer- quella che si può deÀ nire della metafora. Se il mare l’idea che gli stereotipi di genere non siano primo termine esprime una generalizzazione acri- stati affatto scalÀ ti. tica, una sempliÀ cazione estrema nel solco della A parziale conforto di questa situazione sembrano norma e della sicurezza, il secondo può contene- emergere delle controtendenze, rappresentate dal- re le sfumature della complessità e della differen-

LETTERATURA PER L'INFANZIA PreText ❨ 65 ❩ QUALCHE DICOTOMIA Nella pagina a À anco, Jean-Luc Fromental, Joëlle Jolivet, 365 pinguini, Il Castoro Bambini, Milano 2006. LETTERATURA PER L'INFANZIA

za. Accanto a un’analisi quantitativa, si tratterà diversi punti di vista. allora di condurre una ricerca qualitativa, di let- Gli albi illustrati vincitori del Premio Andersen ci tura e interpretazione iconograÀ ca, assumendo mostrano che il panorama letterario per l’infanzia come categoria di riferimento la metafora piutto- è mutato nel tempo e il grande cambiamento che sto che lo stereotipo, senza tuttavia escluderlo. l’ha attraversato, dopo le esperienze rivoluziona- L’orizzonte riconoscibile e prevalente di questi rie ma isolate di Rosellina Archinto e Adela , albi illustrati è quello metaforico, sebbene si lasci risale alla metà degli anni Ottanta del secolo scor- attraversare da ambiguità, contraddizioni e zone so, proprio nel periodo di istituzione del Premio. d’ombra. Non è più un mondo apocalittico quello Autori e autrici, spesso stranieri e tradotti in Italia, che appare, perché le evidenze positive superano hanno contribuito alla svolta diversiÀ cando e am- di gran lunga le emergenze discutibili. È comun- pliando gli accessi alla realtà, magari altra e di- que un mondo sovradimensionato al maschile versa rispetto a quella sperimentata dal lettore nel (negli autori e nei protagonisti delle storie), dove suo quotidiano. alcune À gure adulte offrono ancora modelli tradi- L’immaginario offerto è cambiato, compreso zionali e distinti rispetto a quelli della maggioran- quello di genere, e questo è avvenuto anche grazie za di bambine e bambini, che invece propongono alla mutata capacità dei libri illustrati di raccon- un immaginario più ampio, libero, articolato e tare il mondo in presa diretta e di stabilire una soprattutto più equo rispetto al genere. relazione empatica con il lettore, suscitando im- Nonostante l’ottantina di libri premiati, conside- medesimazione e coinvolgimento. In essi vengo- rati nel loro complesso, abbia questi margini di no affrontati ed emergono temi a volte taciuti o ai ambiguità, va però detto che tale presenza di ri- quali non è riconosciuta sufÀ ciente dignità e vi- lievi negativi si manifesta in modo puntiforme, sibilità, tra cui la percezione della propria identi- strisciante o stemperato, e soprattutto non proce- tà di genere e la pluralità delle relazioni e dei de in ordine sparso: il tracciato è relativamente modelli familiari. stabile, chiaro e centrale, rappresenta una sorta di Alcuni esempi paradigmatici tratti dal corpus de- “strada maestra” nel percorso di riconoscimento gli albi possono essere posti a chiusura della pre- delle identità e di valorizzazione delle differenze. sente riÁ essione: in modo simbolico, essi aprono La sua direzione è effettivamente quella di riusci- e chiudono (provvisoriamente) il percorso. re a proporsi come proiezione della realtà e al I primi due titoli sono Albert (I. Lepsky, P. Car- contempo metafora divergente del mondo. doni, Emme Edizioni, Milano, 1982) e Ceneren- Nonostante qualche caduta o trascuratezza, da tola (C. Perrault, M. Masina, La Coccinella Edi- questa letteratura di qualità emerge una realtà di trice, Varese, 1984), premiati rispettivamente nel genere eterogenea: multiforme e contraddittoria 1983 e 1985, ossia i primi due albi illustrati vin- insieme, nuova e tradizionale, dove quello che fa citori insieme a un piccolo libro ancora edito con la differenza è senza dubbio il valore aggiunto un altro titolo (F.T. Altan, Nuota, pesciolino!, della qualità (estetica, tematica, narrativa, edito- Edizioni EL, Trieste, 1982) e dai caratteri di ge- riale, ecc.), ottenuto mediante l’offerta di un im- nere neutri. Ebbene, essi propongono due imma- maginario ampio all’interno di sempre nuovi e gini di infanzia decisamente alternative: il primo,

❨ 66 ❩ PreText un bambino estraneo ai canoni tradizionali ma- schili; il secondo, un’immagine femminile deci- samente stereotipata. Forse non è un caso, ma Albert faceva parte di una collana edita dalla Em- me Edizioni che mostrava l’infanzia, fuori dagli schemi e dai percorsi prevedibili, di personaggi poi divenuti famosi in diversi campi, grazie alle loro doti individuali. In questo caso Einstein. Un’analoga dicotomia si può riscontrare in altri due albi illustrati, premiati nell’edizione 2015 del Premio: Io sono così (F. Degl’Innocenti, A. Fer- rara, Settenove, Cagli, 2014) e Piccolo elefante cresce (S. Joslin, L. Weisgard, Orecchio Acerbo, Roma, 2014). Come nei due precedenti, si tratta di storie che affrontano i temi dell’identità e del- la crescita. Mentre il primo gioca sulla sorpresa À nale, inanellando caratteri, desideri e abilità che volutamente escludono la tradizionale separazio- la giuria) e nel secondo la loro omissione. L’atten- ne di genere, affrontando anzi la questione in zione ai modelli di genere veicolati dalle immagini modo diretto, il secondo sembra non curarsene. degli albi illustrati del Premio può trovare un suo A fronte di un personaggio maschile che, in que- inizio simbolico, in un percorso ancora indistinto sto piccolo albo, ci guida verso la conquista di una ma di cui s’intravede la direzione, con Albert. tappa importante della sua vita mediante piccoli Di fatto, questi esempi rappresentano dei segnali, ma signiÀ cativi gesti di crescita e maturazione, degli indici signiÀ cativi di una traiettoria trenten- ritroviamo un’affettuosa madre casalinga che di- nale, quella tracciata dal Premio Andersen, fatta di spiega, oltre ai naturali gesti di affetto verso il scelte motivate e di mancate attenzioni. Se ancora À glio, un intero campionario di stereotipi sessisti. negli albi illustrati di qualità si trova traccia dei Questa coppia di personaggi ricalca la dicotomia, rilievi mossi dalle femministe americane oltre qua- già segnalata, tra la rappresentazione del genere rant’anni fa, signiÀ ca che, mentre qualcosa sta nell’infanzia, più libera e anticonvenzionale, e cambiando nella direzione della parità di genere negli adulti. Se a parziale giustiÀ cazione della piuttosto che verso l’omologazione del femminile contraddizione evidente si ricorda la data della al maschile (come negli esiti della ricerca più re- sua prima edizione americana (1970), sembra in- cente), qualcos’altro rimane ancorato ai motivi vece inspiegabile che i medesimi giurati abbiano tradizionali e ai pregiudizi. Può avvenire in forme premiato due libri così agli antipodi, dimostrando, del tutto inconsapevoli, come nell’ultimo esempio nel primo caso, una piena consapevolezza delle riportato, ma proprio per questo eloquenti di un questioni di genere e delle relative rappresenta- modo d’essere e di pensiero ancora radicato. zioni (come si può leggere nella motivazione del- Amalia BifÀ

LETTERATURA PER L'INFANZIA PreText ❨ 67 ❩ «...È SOLO UN SUPPORTO...» In queste pagine e nelle seguenti alcune interpretazioni di classici della letteratura di ogni Paese. Nella pagina successiva, le copertine di due libri di Daniela Comaini. LA VETRINA DEL LIBRO

I NUOVI CLASSICI FIRMATI DA DANIELA COMANI NON SOLO COPERTINE NEGLI ULTIMI ANNI SI È SVILUPPATO UN GRANDE INTERESSE PER COPERTINE E SOVRACCOPERTE D'AUTORE. SOPRATTUTTO PER LE INTERPRETAZIONI (AL MASCHILE E AL FEMMINILE) DEI CAPOLAVORI

di MASSIMO GATTA

«Il libro non è altro che il supporto della sua copertina».

egli ultimi anni le copertine dei libri1 e dei cataloghi editoriali, co- me anche le sovraccoperte d’auto- re, stanno riscuotendo un notevole interesse da parte degli storici del libro,N della graÀ ca editoriale e dell’illustrazione, nonché di studenti che si dedicano allo studio del mondo editoriale. Al di là di un’attenzione puramente iconograÀ ca o strumentale esse vengono collocate in un più ampio e complesso “spazio editoriale”, facendo- le cioè interagire col testo, l’autore2 e le collane nelle quali sono inserite, identiÀ cando in tal mo-

❨ 68 ❩ PreText do la copertina come luogo comunicativo, fonte (John Alcorn5, Fulvio Bianconi, Paolo Guidotti, di informazioni non solo iconograÀ che, preziose Guido Scarabottolo6, Mario Mariotti, Ferenc per il lettore e lo studioso. Si aggiunga che l’in- Pintér7). Il saggio è un ulteriore tassello per me- teresse per le copertine e le sovraccoperte com- glio comprendere il valore, di certo non solo porta notevoli problemi di conservazione e cata- esornativo o protettivo, della copertina editoriale logazione bibliotecaria e archivistica, coi quali nell’ambito del più complesso “comunicare l’e- le istituzioni demandate devono fare i conti. Un ditoria”, facendola interagire con altri elementi ottimo contributo al riguardo, anche dal punto di paratestuali, sottolineando nel contempo la dif- vista iconograÀ co, è il saggio curato da Giovan- ferenza tra “testo” e “libro”, ancora erroneamen- na Zaganelli3 che ha il pregio di aver affrontato te percepiti come sinonimi. problematiche legate alla “lettura” delle coperti- Nell’ambito, quindi, della recente riscoperta del- ne delle collane di narrativa italiana tra il 1950 e la copertina come luogo topico peritestuale, den- il 1980, analizzate nei diversi saggi che compon- so di signiÀ cati non solo iconograÀ ci ma anche gono il volume, e che corona una ricerca condot- politici e letterari, si colloca la ricerca graÀ co- ta dall’Università per Stranieri di Perugia che nel artistica di Daniela Comani (Bologna, 1965) che 2010 realizzò la mostra 30 anni di copertine alla proprio alla copertina ha demandato la sua per- Stranieri (con relativa brochure4), curata dai dot- sonalissima strategia artistica, declinandola to- torandi in Scienza del Libro e della Scrittura, e talmente al femminile, con due esiti editoriali di della quale questo saggio rappresenta il “braccio straordinaria carica visuale8. La Comani ha pri- iconograÀ co”. Il volume, dopo una prima sezio- vilegiato, in questo suo work in progress, alcuni ne dedicata ad aspetti paratestuali, prende in esa- dei classici della letteratura del Novecento euro- me, nella seconda parte, alcuni editori con le peo che ha declinati nei titoli, appunto, al fem- loro collane (Adelphi, Bompiani, Einaudi, Fel- minile. Le nuove copertine, o come giustamente trinelli, Garzanti, Mondadori, Rizzoli), analiz- andrebbero indicate, le novità editoriali, di Da- zandone il contributo dato al paratesto iconogra- niela Comani diventano luoghi di straniamento À co delle copertine ed evidenziando il lavoro per il lettore che in un primo momento non si compiuto dai maggiori illustratori del settore rende conto della rottura dei codici del lettering

LA VETRINA DEL LIBRO PreText ❨ 69 ❩ LA VETRINA DEL LIBRO

del titolo, restando immutati infatti tutti gli altri 339-345 e Eadem, L’immagine come soglia. Le copertine dei libri di codici iconograÀ ci di contorno (illustrazione, , «Todomodo. Rivista internazionale di studi scia- impostazione graÀ ca, colori, disposizione sullo sciani», vol. I, 2011, pp. 287-295. specchio di pagina), anzi in alcuni casi rispettan- (3) Giovanna Zaganelli (a cura di), Letteratura in copertina. Collane di do alla lettera le usure delle copertine per confe- narrativa in biblioteca tra il 1950 e il 1980, Milano, Lupetti, 2013. rire loro una maggiore verosimiglianza con gli (4) 30 anni di copertine alla Stranieri, a cura di Giovanna Zaganelli, originali “al maschile”. Ad uno sguardo più at- Perugia, Università per Stranieri, 2010. tento ci si rende invece conto della rottura del (5) Imprescindibile il volume di Stephen Alcorn e Marta Sironi, John codice del titolo che, paradossalmente, si inseri- Alcorn: Evolution by Design, Milano, Moleskine, 2013. sce perfettamente anche al fem- (6) Vedi Guido Scarabottolo: sotto le copertine, minile nel contesto complessivo Piadena, Tapirulan, 2012. della copertina, come se si trat- (7) Su questo grande artista e illustratore è ob- tasse, appunto, di novità edito- bligo rimandare, per i suoi contributi alla riali, cioè di opere mai finora graÀ ca di copertina, ai lavori di Santo Alligo; scoperte di quegli stessi scrittori. cfr. quindi Santo Alligo, Tutti i Maigret di Massimo Gatta Pintér, prefazione di Ferenc Pintér, Torino, Little Nemo, 2008; Santo Alligo, Tutti gli Om- (1) Ancora valido, anche se datato, il saggio di nibus gialli di Pintér, Torino, Little Nemo, Paola Puglisi, La sopraccoperta, Roma, AIB, 2009; Santo Alligo, Tutti gli Oscar di Pintér, 2003. Torino, Little Nemo, 2011. (2) Riguardo Leonardo Sciascia vedi Giovanna (8) Vedi Neuerscheinungen hrsg. von Daniela Lombardo, La civetta illustrata. Divagazioni Comani, Zürich, Edition Patrick Frey, 2009 e graÀ co-editoriali intorno alle copertine de Il Daniela Comani, Novità editoriali, Mantova, giorno della civetta, «Todomodo. Rivista inter- Corraini, 2012. nazionale di studi sciasciani», vol. II, 2012, pp.

❨ 70 ❩ PreText Giornalismo LIBRI & PERIODICI, DEL LORO PASSATO DEL LORO FUTURO

PreText ❨ 71 ❩ PIONIERE DEGLI INSERTI CULTURALI

QUANDO LA STAMPA INVENTÒ UN TABLOID CHE AVREBBE FATTO EPOCA E I LIBRI DIVENNERO TUTTO LA TESTIMONIANZA DI UN GRANDE GIORNALISTA CHE C'ERA. LA PAROLA D'ORDINE ERA: ALLA LARGA DALLE COMBRICCOLE INTELLETTUALI, DAI FAVORI AMICALI E DALLE MAFIE EDITORIALI

di ALBERTO SINIGAGLIA

ominciò con un pugno sul tavolo, bloid con fatti e personaggi dell’editoria mon- scappato al più mite, che si scusò. diale. E tante recensioni. Il primo numero, sa- Ma la riunione cambiò ritmo, chiu- bato 1° novembre 1975, ne avrebbe contate 21 se la disputa su un nome migliore (più di quelle offerte nelle settimanali pagine di I Libri, riportato sul progetto. dei libri della Stampa, del Corriere della Sera «VogliamoC fare il primo settimanale italiano che e di Paese Sera, che in quegli anni le curava dei libri offra quanto nessuno ha mai dato, au- assai), oltre a 40 schede, oltre all’elenco dei li- tonomo dalla Stampa in redazione e in edicola. bri usciti quella settimana, 200 titoli, ciascuno Parliamo di tutto libri e facciamolo, poi si vedrà con qualche riga di presentazione. Il secondo come chiamarlo». Il calumet di una pace prov- numero, 19 recensioni, 59 schede, 200 note bi- visoria divenne il nome del nascituro. Ogni ad- bliograÀ che. Tuttolibri avrebbe colpito per il detto al parto prese a chiamarlo così. linguaggio; per l’apertura ai piccoli editori; per Da quel pomeriggio di settembre 1975 alla la scoperta di singolari o scandalosi o diverten- Stampa ogni reparto - tipograÀ a, rotative, mar- ti casi editoriali; per lo spazio concesso alla keting, pubblicità, amministrazione, spedizione poesia; per il ruolo riconosciuto alla saggistica (la redazione non c’era ancora) - ebbero chiaro d’arte, cinematograÀ ca e musicale, al poliziesco, per che cosa avrebbero lavorato: 24 pagine ta- alla scienza e alla fantascienza, al fumetto, allo

❨ 72 ❩ PreText UNA BUSSOLA PER LETTORI In questa pagina e nelle seguenti alcune copertine dei primi numeri di Tuttolibri dedicate a tempi di stringente attualità.

Se l’idea era stata del direttore della Stampa Arrigo Levi e di Giovanni Giovannini – inviato poi vicedirettore, nominato da Gianni Agnelli amministratore delegato della società editrice – nessuno dei due disse mai a chi fosse venuta per primo e forse neppure se lo ricordavano, tanto si erano intrecciati i rispettivi suggerimen- ti. Lasciarono Carlo Casalegno, il vicedirettore politico e culturale del quotidiano, a sorveglia- re e consigliare chi realizzava l’impresa. Per primo era stato scelto Mario Bonini, giornalista e redattore editoriale, collaboratore e amico di Livio Garzanti, colonna delle sue enciclopedie, ma poco avvezzo a programmare e disegnare giornali. Avvicinandosi pericolosamente il nu- mero zero, gli fu afÀ ancato un giovane redatto- re della politica interna e della Terza pagina, che rapidamente si trovò al timone e a dare l’avvio risolutivo. Aveva fatto pratica di settimanali al- la Mondadori e calcolò che, per rispettare i tem- pi, sarebbero occorsi altri tre colleghi. Il diret- sport, alla fotograÀ a; per lo sguardo sul futuro. tore gliene concesse due e li scelse tra i Una formula che partiva da ferrei principi: chia- caratteri più difÀ cili. Da Stampa Sera liberò rezza, semplicità, serietà, rigore, assoluta lon- Vittorio Messori, che sarebbe diventato un best- tananza dalle combriccole intellettuali, dai ri- seller con Ipotesi su Gesù edito dalla Sei. Dalla catti ideologici, dai favori “amicali”, dalle Stampa, Mario Varca, futuro capo della redazio- maÀ e letterarie. Per la prima volta nel giornali- ne esteri. smo italiano si dava il giusto peso ai traduttori, Neanche trent’anni l’età media, per fortuna pre- citandoli con puntualità. Per la prima volta ser- parati e afÀ atati, i tre si misero in moto, allac- vizi dall’Italia e dall’estero raccontavano per- ciando le cinture. Il direttore voleva annunciare sonaggi, progetti, alleanze e rivalità del mondo Tuttolibri con una lettera a scrittori, critici, di- editoriale oltre ai dibattiti su nodi cruciali della rigenti delle case editrici: 2.500 copie da À rma- cultura e della società. Per la prima volta tutti i re di persona. Dopo qualche decina di autogra- libri usciti quella settimana – fossero di grandi fi, si decise di ricorrere a un volontario, o minimi editori – venivano annunciati con qual- Alessandro Rosa, che con nottate di À rme false che riga di presentazione, facendo delle rivista acquisì crediti per poter, in futuro, entrare a far un irrinunciabile strumento di lavoro per librai parte della squadra. I redattori dovevano visita- e cartolibrai. re o chiamare gli editori per illustrare il settima-

PIONIERE DEGLI INSERTI CULTURALI PreText ❨ 73 ❩ nale e invitarli a inviare i libri in uscita. Dove- gruppo Fabbri-Bompiani-Sonzogno (e futuro vano anche ricevere o raggiungere o chiamare successore di Arrigo Levi alla direzione della decine di collaboratori, spiegando loro come e Stampa), scortato da Oreste del Buono. Non si quanto scrivere, spesso facendo riscrivere. Per poteva snobbare un piatto di funghi con Giulio la quantità di telefonate fatte e ricevute, il capo Einaudi a Pavarolo sulle colline torinesi, né un drappello fu soprannominato dai centralinisti risotto alla milanese a Milano con Valentino Nembo Sip. , Massimo Mila, Gio- Bompiani, magari dopo essere passati in casa vanni Arpino – allora membro della redazione editrice per sentire l’ultima da Umberto Eco, sportiva – venivano a visitare i partorienti, ca- che era già Umberto Eco – Apocalittici e inte- richi di curiosità e prodighi di consigli. Più di- grati aveva compiuto dieci anni –, ma non an- retti e concreti quelli di Lietta Tornabuoni e di cora lo scrittore italiano più famoso nel mondo, Furio Colombo, i nostri “radar avanzati”, lei con e poteva attivamente dividersi tra l’università e un’attenzione particolare al cinema e al costu- quel rinomato atelier librario. me, lui all’ambiente letterario legato ad Alberto Presero ad arrivare trecento lettere la settimana Moravia, ai reduci del Gruppo 63, agli scrittori travolgendo la segretaria-intellettuale Annalisa e intellettuali degli Stati Uniti, dove si prepara- Gersoni, orgogliosa poliglotta profuga lettone, va a trasferirsi e a dividersi tra la cattedra alla e rendendo necessaria l’assunzione di una se- Columbia University, il tavolo di presidente gretaria supplementare, Paola Di Pace, destina- della Fiat America e la scrivania di corrispon- ta a carriera giornalistica a Venezia e nella sua dente culturale del quotidiano torinese. Napoli. Indimenticabile la cartolina postale con Da Milano passava Giorgio Fattori, capo del la quale per cinque settimane di À la il titolare di

❨ 74 ❩ PreText un bazar in provincia di Enna sollecitava l’invio lettura, facevano loro conoscere il nuovo, sco- di più copie del settimanale. Gliene arrivavano prire o riscoprire il classico, rispolverare il vec- soltanto cinque ed erano otto i clienti che lo chio, se ne valeva la pena. Per alcuni signiÀ ca- cercavano ogni sabato mattina. Quella cartolina vano il sogno di potervi, un giorno, apparire. postale era il simbolo di tre errori: il primo, la Fu certo per quel pubblico che 177 mila copie mancata generosità della diffusione di un pro- del secondo numero di Tuttolibri andarono esau- dotto appena nato; il secondo, la mancata acco- rite in poche ore. Dedicava la copertina a Pier glienza di quell’appello; il terzo, la mancata Paolo Pasolini e alla sua ultima intervista. Il comprensione di quel pubblico e di quel com- sabato precedente, 1° novembre 1975, il poeta merciante (simili errori editoriali non sono sta- e regista di buon mattino aveva telefonato al ti infrequenti nel nostro Paese e, abbinati ad giornalista che guidava la redazione per fargli i analoghe miopie giornalistiche e sindacali, han- complimenti, con qualche osservazione e con- no contribuito a scoraggiare la lettura dei gior- siglio «per la rivista» – così disse – conferman- nali). dogli che quel pomeriggio avrebbe incontrato Scrivevano lettere a Tuttolibri, in maggioranza, Furio Colombo per l’intervista concordata. Sa- professori di scuole medie e superiori, maestri rebbe dovuta essere il piatto forte di Tuttolibri delle elementari, aspiranti scrittori e aspiranti numero 3. E fu un intenso dialogo, poche ore poeti. Dalle loro parole si percepiva la gratitu- prima che Pasolini fosse assassinato. Anticipato dine per pagine che rompevano il loro isolamen- su Tuttolibri numero 2, reimpaginato in poche to, parlavano di libri in modo comprensibile, li ore, sarebbe passato alla storia del giornalismo indirizzavano all’acquisto, li guidavano nella anche per il titolo profetico, suggerito dallo stes-

PIONIERE DEGLI INSERTI CULTURALI PreText ❨ 75 ❩ so scrittore: «Siamo tutti in pericolo». Quel pubblico apprezzava – e lo scriveva – an- che la linea politica del settimanale o, meglio, la mancanza di linea politica. Se la Stampa – come l’amico-rivale Corriere – allora accoglie- va con una certa prudenza i libri della Rusconi e della Feltrinelli e comunque non si spingeva più a destra dell’una né più a sinistra dell’altra, Tuttolibri aveva ottenuto piena libertà, per esem- pio, di dare spazio ai cosiddetti “editori del Ses- santotto” : Marsilio, Mazzotta, Guaraldi, Gior- gio Bertani... E di citare tutti gli editori, indiscriminatamente, nella rubrica del libri ap- pena usciti, compreso l’estremo destro Ciarra- pico, che pubblicava nostalgie del fascismo e testi che facevano il bucato alla sua storia. Non decidevamo articoli, recensioni, interviste, segnalazioni seguendo metri idelogici, né indi- ci di successo di un libro o di un autore. Segui- rimbeccato da Messori e À schiato con un À - vamo il mercato, ma non ne eravamo sedotti, schietto da capostazione che Vittorio teneva in tantomeno succubi. Avevamo amici, ma non per un cassetto e che da quel momento sarebbe ri- amicizia sceglievamo Tizio o Caio. Né per ini- suonato a ogni scemenza. Alla battuta continua micizia ignoravamo o bocciavamo qualcuno. contribuì subito Osvaldo Guerrieri, il “terzo Non frequentavamo salotti, il lavoro era molto uomo” À nalmente concesso. L’invito a cena di e per molte ore al giorno. Ma riuscivamo a di- un À losofo collaboratore sembrò una vendetta: vertirci. I ritmi in redazione e in tipograÀ a (si era in piedi, offriva fagiano alquanto coriaceo e era ancora nell’età del piombo: delle linotype, non disossato con polenta più liquida che mor- delle balestre, dell’impaginazione a mano) ac- bida. Nella conseguente confusione, gli ospiti cesero lo spirito À no alla goliardia. Barbano, s’impossessarono di sedie inadatte alla propria pioniere e “barone” torinese della sociologia, statura e all’ipotesi di tenere i piatti fermi sulle veniva salutato con uno squillante «sociologo ginocchia. Filippo». Uno scrittore che, pure per una paren- La qualità, l’equilibrio, la profondità, la nobiltà tela di gran pregio, avrebbe meritato un’acco- del giornalismo culturale della Stampa e di Tut- glienza sobria, rispettosa, fu accolto con troppo tolibri molto si dovevano a Carlo Casalegno. Il premurosa conÀ denza: «Dovrebbe togliersi l’e- vicedirettore di Alberto Ronchey e di Arrigo tichetta della lavanderia dalla manica della giac- Levi alla À ne del 1977 fu il primo giornalista a ca». Chi chiese a «quali sen- cadere sotto il fuoco delle Brigate rosse, che lo tieri batte oggi la poesia?» fu prontamente attesero sotto casa, sapendolo disarmato e senza

❨ 76 ❩ PreText Tuttodove, Tuttocome, dei quali soltanto il primo sarebbe sopravvissuto, avendo le solide radici della Pagina della scienza fondata da Didimo (Rinaldo De Benedetti), fatta crescere da Um- berto Oddone e ringiovanita da Piero Bianucci. Poi Tuttolibri ebbe anche due À gli, in tempi di- versi e in case diverse: il dorso domenicale del Sole 24 Ore e La Lettura del Corriere della Se- ra (che si rifà al nome del glorioso mensile na- to nel 1900, ndr) in vendita a 50 centesimi tutta la settimana, senza l’obbligo di acquistare il quotidiano. Una felice intuizione giornalistica attuata in un momento difÀ cile per la coraggio- sa volontà della redazione. Godono entrambi una così buona salute che il Quotidiano nazio- nale (Il Giorno-La Nazione-Il Resto del Carlino) si è sentito indotto a sfornare Il piacere della lettura, supplemento settimanale dal direttore scorta. Da poco tempo Arrigo Levi, per concen- atipico e famoso come Bruno Vespa. E la Re- trare ogni energia sul quotidiano, aveva afÀ dato pubblica affretta lo studio di un proprio supple- a Ennio Caretto la direzione di Stampa Sera e a mento culturale. Lorenzo Mondo quella di Tuttolibri, che con- Segno che nella nebbia À tta in cui naviga il gior- temporaneamente io lasciavo per rientrare a nalismo, nell’incalzare della tecnologia e delle tempo pieno alla Stampa quale caposervizio sue buone o pericolose interpretazioni, s’intrav- della Terza pagina. vede una rotta. Non è vero che il giornalismo Da quando mi era toccata la guida del settima- sia À nito, come non è vero che «con la cultura nale non vi avevo mai À rmato un pezzo, correg- non si mangia». La storia che vi ho raccontata gendone e riscrivendone molti di colleghi e e il presente che vi ho profilato dimostrano soprattutto di collaboratori. Alla stessa scelta mi quanti cittadini cerchino cultura e cerchino nel sarei a lungo attenuto nel lavoro quotidiano. Una giornali alimenti per il loro sapere, pensare, ra- buona “legge” delle redazioni, purtroppo cadu- gionare. Forse dovremo partire da questa Italia ta in disuso. di minoranza per far capire che il giornalismo L’avventura giornalistica e intellettuale di Tut- aiuta a distinguere il vero dal falso nel rumoro- tolibri ebbe una svolta nel 1980, quando il di- so chiacchiericcio online. Non quello fai-da-te, rettore Giorgio Fattori, davanti a un calo di naturalmente, ma quello che può dirsi tale solo vendite, trasformò il settimanale in un supple- se lo esercita per professione, se cioè ne pratica mento della Stampa, il più diffuso. Avrebbe le regole, le tecniche e i principi morali. avuto fratelli nello stesso giornale: Tuttoscienze, Alberto Sinigaglia

PIONIERE DEGLI INSERTI CULTURALI PreText ❨ 77 ❩ LA COLLEZIONE DELLA BRAIDENSE Qui sotto e nelle pagine a À anco alcune copertine e pagine di Omnibus della collezione conservata presso la Biblioteca Braidense di Milano. LA NASCITA DEL ROTOCALCO IN ITALIA

LEO LONGANESI E "L'INVENZIONE" DI OMNIBUS (1937-1939) LA NOTIZIA IN UNA FOTO ISPIRANDOSI AGLI AMERICANI LIFE E TIME, IL GIORNALISTA-EDITORE LANCIÒ UN NUOVO PERIODICO CHE SI PROPONEVA DI RACCONTARE I FATTI LASCIANDO PARLARE ANCHE LE IMMAGINI

di IVANO GRANATA

❨ 78 ❩ PreText l settimanale Omnibus, pubblicato presso l’editore Rizzoli dall’aprile 1937 al gen- naio 1939 e diretto da Leo Longanesi – che, À no alla sua morte, nel 1957, caratte- rizzò, con le sue iniziative, una fase della Icultura negli anni del fascismo e una successiva nel secondo dopoguerra –, occupa, a distanza di anni e nonostante la brevità della sua esistenza, un posto di rilievo nella storia del giornalismo italiano e del suo sviluppo. Il merito principale di Omnibus consiste nel fatto di aver dato origine in Italia a quello che si può considerare il roto- calco moderno, che avrebbe acquisito poi la sua forma compiuta nel primo decennio della Repub- blica, vale a dire un periodico in cui la fotograÀ a ha un ruolo considerevole e svolge una funzione non solo esempliÀ cativa, ma anche integrativa e primaria rispetto al testo scritto. Il ruolo assegnato alla fotograÀ a, che aveva lo scopo di “catturare” subito il lettore e di farlo entrare “dentro la notizia”, rappresentò un’im- portante novità rispetto al passato e costituì sicu- ramente l’aspetto vincente del settimanale. A dare maggiore importanza alla fotograÀ a contri- buirono in modo efÀ cace anche le didascalie che, se in taluni casi erano solamente esplicative, in Il settimanale aveva dodici pagine e usciva con altri erano invece ironiche e sarcastiche oppure un grosso formato, simile a quello dei giornali. accentuavano ulteriormente la drammaticità di Era impaginato su sei colonne, che potevano pe- ciò che veniva rappresentato, con il risultato di rò diventare quattro o cinque per far posto alle valorizzare ulteriormente il signiÀ cato dell’im- fotograÀ e. Sul piano graÀ co, dato l’interesse e la magine. Omnibus inoltre favorì, per certi versi, passione di Longanesi in merito, era molto cura- la sprovincializzazione della stampa italiana, to e veniva stampato con i caratteri Bodoni. Om- perché per la creazione del periodico Longanesi nibus era sostanzialmente una rivista di stampo si ispirò a una serie di importanti pubblicazioni politico-culturale. La politica interna veniva trat- di diversi Paesi. Molte furono le testate alle qua- tata in prima pagina, mentre la seconda era dedi- li Omnibus è, in qualche modo, debitore. Tra le cata alla politica estera e a una rubrica, La À era varie riviste che vennero prese a modello, quelle della vanità, che oggi potrebbe essere deÀ nita di che ebbero un’inÁ uenza maggiore furono le sta- “cronaca rosa”. Le pagine centrali erano invece tunitensi Life e Time e la francese Marianne. destinate a racconti, inchieste, brani di diari, ro-

LA NASCITA DEL ROTOCALCO IN ITALIA PreText ❨ 79 ❩ LA NASCITA DEL ROTOCALCO IN ITALIA

manzi brevi e memorie. Un particolare rilievo alcun contributo, né À rmato, né anonimo, di Lon- avevano le recensioni letterarie, curate da Arrigo ganesi, che si limitò a fare il direttore. Longane- Benedetti, che comparvero nella rubrica intitola- si tuttavia controllava con attenzione gli articoli ta Il sofà delle muse, e gli articoli di Irene Brin che dovevano essere pubblicati e, in molti casi, sul costume. Al cinema era riservata un’intera li modiÀ cava con tagli o riscritture, intervenendo pagina, con le rubriche Celluloide, nella quale non solo sui contenuti, ma spesso anche sulla Antonietta Drago prendeva in considerazione forma. L’operato del direttore aveva fondamen- vari aspetti del mondo cinematograÀ co, e Nuovi talmente lo scopo di mantenere un criterio di À lm, in cui Mario Pannunzio esaminava, con una unitarietà a scritti di autori eterogenei che pre- certa severità, le nuove pellicole. sentavano spesso caratteristiche diverse. Un Anche il teatro e la musica classica ebbero un aspetto importante nella valutazione del periodi- ampio rilievo nelle rubriche Palchetti romani, co è dato dal fatto che tra coloro che scrivevano tenuta da Alberto Savinio, fratello del noto pitto- sulla rivista vanno annoverati, in numero tale che re Giorgio de Chirico, che non risparmiava criti- è impossibile citarli tutti, personaggi di notevole che e rimproveri agli autori teatrali e agli attori, risalto della cultura italiana dell’epoca. Grazie al e Il sorcio nel violino, in cui Bruno Barilli, oltre loro apporto e a quello del personale À sso, Om- a effettuare estemporanee divagazioni, non si nibus si caratterizzò, in larga misura, per il livel- mostrava, a sua volta, tenero verso certi esponen- lo degli articoli, per una certa naturalezza e viva- ti della musica italiana. Molto interessante era la cità e, soprattutto, per una buona dose di rubrica Via del vantaggio, che si occupava di anticonformismo. Esso rappresentò inoltre una architettura e urbanistica e da cui emergeva una specie di fucina in cui si formarono alcuni dei precisa posizione artistica contraria al moderni- giornalisti che nel secondo dopoguerra avrebbe- smo. L’ultima pagina era incentrata ancora sulle ro svolto un ruolo di primo piano. Accanto a col- fotograÀ e, ma anche sulle vignette e sulle cari- laboratori già affermati, come Mario Missiroli e cature. Di grande importanza fu inoltre la pagina Paolo Monelli, si fecero le ossa nel settimanale i dedicata alla pubblicazione, fatta a puntate, di già citati Benedetti, che diventerà poi direttore interi romanzi di autori che già avevano, o avreb- de La Stampa e de L’Espresso, e Pannunzio, fon- bero successivamente avuto, un ruolo primario datore e direttore de Il Mondo, Vittorio Gorresio, nel mondo letterario, tra cui gli italiani Mario anch’egli esponente di punta de La Stampa, Au- Soldati, Corrado Alvaro, Dino Buzzati e Vitalia- gusto Guerriero, vera scoperta di Longanesi, che no Brancati, gli statunitensi William Faulkner, si occupò di politica estera, À rmando con lo pseu- John Steinbeck, Dashiell Hammett, Ben Hecht e donimo di Ricciardetto, lo stesso che userà suc- l’austriaco Joseph Roth. Anche tra gli scrittori cessivamente al Corriere della Sera, e Indro dei racconti apparsi sulla rivista si trovano nomi Montanelli, una delle À gure di spicco della carta illustri: , James Cain, Erskine stampata dell’Italia repubblicana, che allora for- Caldwell, William Saroyan e John Fante. niva un aiuto nel lavoro di redazione. Lo scritto- Su Omnibus, come risulta da alcune testimonian- re Brancati mosse i primi passi come giornalista ze di collaboratori della rivista, non apparve mai a Omnibus, anch’egli scoperto da Longanesi, che

❨ 80 ❩ PreText non solo gli afÀ dò la rubrica delle lettere al di- doso nei confronti della città e dei suoi abitanti, rettore, ma contribuì pure ad afÀ nare le capacità l’articolo fornì a Mussolini il concreto appiglio di scrittura del giovane siciliano, di cui farà poi per porre À ne alla pubblicazione del settimanale, pubblicare a puntate sulla rivista, come si è già che per il suo anticonformismo suscitava perples- sottolineato, un romanzo. sità in ambito fascista ed era inviso a molti ge- Oltre che per l’importanza giornalistica, Omni- rarchi. In realtà il motivo era ben diverso. Nell’ar- bus, che vendette in media 50.000 copie, con ticolo infatti Savinio aveva duramente biasimato punte più alte nei momenti di maggior successo, la chiusura del caffè Gambrinus, uno dei simbo- deve la sua fama al fatto di essere tuttora consi- li della città, al posto del quale era stata messa la derata una rivista “frondista”, una rivista cioè non succursale di una banca, esprimendosi anche in molto allineata al regime, nei cui confronti si termini molto coloriti: «L’aria di Napoli è esizia- esprimeva con toni e accenti critici, che però era- le ai bei caffè, come le rose son mortali agli asi- no abilmente mascherati all’interno dei vari scrit- ni». Savinio però ignorava che la decisione sulla ti e quindi, di fatto, comprensibili solamente da chiusura era stata presa dal prefetto di Napoli, parte dei lettori più smaliziati. Proprio la brusca che aveva la carica di alto commissario, il quale, À ne di Omnibus, che cessò le pubblicazioni dopo sentendosi offeso dallo scritto e dalle espressioni neppure due anni dalla data di uscita, contribuì a dell’articolista, si rivolse al duce per far valere le rafforzare la sua immagine di periodico “frondi- sue ragioni. Il prefetto, Giovanni Battista Mar- sta”. A causare la soppressione del settimanale fu ziali, era, tutto sommato, un personaggio di una un articolo di Savinio, intitolato Il sorbetto di certa rilevanza nelle À le del fascismo e il duce lo Leopardi, in cui si sosteneva che il poeta, che accontentò, sopprimendo Omnibus. soggiornava a Napoli nel corso di un’epidemia La tesi che sostiene il ruolo “frondista” di Omni- di colera, era in realtà morto per una forma di bus ebbe un ulteriore impulso dopo la morte di colite, che i napoletani chiamavano “a cacarella”, Longanesi, quando una serie di articoli comme- dovuta all’eccessivo consumo di gelati, di cui morativi pose l’attenzione sulla funzione svolta Leopardi era molto ghiotto. Considerato irriguar- dal settimanale in tale ottica. A favorire questo

LA NASCITA DEL ROTOCALCO IN ITALIA PreText ❨ 81 ❩ LA NASCITA DEL ROTOCALCO IN ITALIA

tipo di interpretazione furono soprattutto gli ex sere espresse per gli articoli di politica estera, che collaboratori di Omnibus, a partire da Benedetti. non fecero altro che riproporre rigidamente le Fu però Montanelli, con vari scritti apparsi in tesi del regime. Nella prima metà del 1937 in diverse circostanze, a creare, di fatto, il “mito” realtà il settimanale tenne un comportamento di Omnibus come rivista di spicco della “fronda”, abbastanza disinvolto, anche con qualche accen- che troverà la propria consacrazione nella bio- no critico, nei confronti della Germania, ma solo graÀ a di Longanesi scritta dal giornalista di Fu- perché l’operato fascista presentava ancora mar- cecchio con Marcello Staglieno. In occasione di gini di incertezza. Quando però il rapporto tra successivi anniversari della morte di Longanesi, Italia e Germania si deÀ nì meglio e l’asse diven- l’argomentazione frondista troverà, sulle pagine ne l’unico punto di riferimento, pure Omnibus si dei quotidiani, altri fautori, alcuni dei quali schie- adeguò. È stato scritto che il settimanale, per rati su posizioni ideologiche diverse rispetto a poter sopravvivere senza dover essere continua- quelle dei sostenitori longanesiani, e verrà poi mente nel mirino di coloro che all’interno del recepita anche in sede storiograÀ ca, mentre pochi regime gli erano avversi, doveva fare qualche saranno coloro che mostreranno qualche perples- concessione al Minculpop. Di fatto però Omnibus sità o riserva in merito. in politica interna ed estera non si limitò a qual- Rileggendo, ad anni di distanza, Omnibus, risul- che concessione, ma si schierò completamente ta problematico capire in quale modo e in quali sulle posizioni del governo. ambiti il settimanale manifestasse la propria ten- Decisamente meno “ingessata” e più vivace e denza frondista. Gli articoli di politica interna brillante è invece la parte culturale del settima- infatti non solo sono rigidamente allineati alle nale. Le rubriche dedicate al cinema, al teatro e disposizioni del Ministero della Cultura Popola- alla musica classica appaiono in effetti caratte- re, ma appaiono anche ripetitivi, retorici, verbo- rizzate da spregiudicatezza e disinvoltura, nonché si, monotoni, in taluni casi pure noiosi e non da una discreta dose di anticonformismo e da una privi di aspetti propagandistici a favore del regi- certa originalità e risultano, grazie anche alle do- me. Stupisce soprattutto l’atteggiamento di Lon- ti di stile degli autori, piacevoli alla lettura. Negli ganesi in occasione dell’attuazione della politica scritti non mancano critiche, talvolta feroci, ad razziale. Il direttore infatti avallò completamen- attori, registi, produttori cinematograÀ ci, dram- te, sia con scritti, sia con fotograÀ e di dubbio maturghi, compositori e direttori d’orchestra. gusto, la linea governativa, senza lasciare intra- Anche in questi casi però è difÀ cile individuare vedere qualche piccolo spunto, magari celato tra sotto gli aspetti negativi messi in evidenza qual- le pieghe degli articoli, di riÁ essione in merito. che elemento di fronda verso il regime. Le criti- In tal modo Longanesi À niva per contraddire che rivolte, ad esempio, al cinema sono in realtà quella tendenza antirazzista già manifestata con simili a quelle formulate da altre riviste o addi- il numero speciale del 1934 de L’Italiano, l’altra rittura dai quotidiani. Analogamente le stronca- rivista da lui diretta, contro il razzismo tedesco e ture teatrali e musicali, che peraltro colpirono con alcuni articoli apparsi proprio su Omnibus anche personaggi sostenuti dal fascismo, riguar- nel 1937. Analoghe considerazioni possono es- darono i singoli e non certo la politica portata

❨ 82 ❩ PreText avanti dal regime in tali ambiti. Volendo cercare nella creazione di una mentalità antifascista. qualche forma, seppur tenue, di critica al regime, Quando assunse la direzione di Omnibus, Lon- fatta nondimeno in maniera indiretta, essa si può ganesi non era più il fascista intransigente degli forse trovare nella sottolineatura del provinciali- anni della sua gioventù, ma continuava a essere smo che caratterizzava la cultura italiana. fascista e non aveva certo l’obiettivo di indiriz- Più marcati sono invece i rilievi al fascismo, mol- zare il settimanale in un’ottica diversa, ma piut- ti dei quali sicuramente fondati, nella rubrica di tosto di fornirgli una solida base di anticonfor- architettura e urbanistica, l’unica pervasa da un mismo e di spregiudicatezza che lo differenziasse sottilissimo À lo che potrebbe deÀ nirsi frondista, e potesse consentirgli di avere un ruolo diverso e dove si attaccava il modernismo e il «piccone particolare nella stampa italiana del periodo. Non demolitore» a favore della conservazione del risulta pertanto plausibile che nell’ambito della passato. rivista potesse sorgere un antifascismo nell’ac- Tutto però rimaneva conÀ nato in quell’ambito cezione che si usa generalmente per il termine. artistico che interessava sicuramente molto a È però verosimile che proprio l’anticonformismo Longanesi, ma probabilmente meno al grande contribuisse allo sviluppo, in alcuni dei collabo- pubblico dei lettori. Se è inoltre vero che Omni- ratori, di una coscienza critica che li spingesse a bus pubblicò scritti di autori poco graditi al regi- un riesame della propria posizione nei confronti me, è però altrettanto vero che in esso compar- del regime. La maturazione di tali posizioni tut- vero anche brani di scrittori come Louis-Ferdinand tavia avverrà solamente dopo l’entrata in guerra Céline ed Ezra Pound e anche un romanzo d’ap- dell’Italia e di fronte alla grave situazione che si pendice che si intitolava eloquentemente Vita verrà a creare. Attribuire all’esperienza maturata romantica di Hermann Goering. Assente sul pia- negli anni di Omnibus la crescita in qualcuno dei no politico, la fronda di Omnibus, se si vuole collaboratori di una solida consapevolezza anti- interpretare in tale ottica, cosa assai discutibile, fascista appare pertanto una forzatura legata la presenza nell’ambito della parte culturale di all’immagine “frondista” attribuita da più parti qualche barlume di critica sopra le righe si ma- al settimanale. Al di là degli aspetti legati per un nifestò quindi solo sul piano estetico-letterario e verso al ruolo della rivista nell’evoluzione della su quello formale con l’uso di un linguaggio an- stampa italiana e per un altro verso alla colloca- ticonformista. zione del settimanale all’interno del fascismo, Oltre che frondista, Omnibus è stato considerato Omnibus risulta ancora oggi un importante do- da taluni come una specie di “palestra” in cui si cumento non solo per la conoscenza del rapporto sviluppò l’antifascismo. In effetti i due principa- politica-cultura in Italia alla À ne degli anni Tren- li aiutanti del direttore, Benedetti e Pannunzio, ta del Novecento, ma anche per la ricostruzione, divennero poi antifascisti di spicco e anche alcu- per certi aspetti, di uno “spaccato” del regime ni dei giovani collaboratori della rivista À nirono mussoliniano, che apparentemente godeva anco- per approdare all’antifascismo. Si commettereb- ra di un solido consenso, ma che in realtà era già be però un errore se si ritenessero questi esempi entrato in crisi. come paradigmatici del ruolo avuto da Omnibus Ivano Granata

LA NASCITA DEL ROTOCALCO IN ITALIA PreText ❨ 83 ❩ PERIODICI POLITICI: UN CASO UNICO

UNA RIVISTA ARABA IN ITALIA AL-MOSTAQIL, SETTIMANALE DI CAGLIARI L'INDIPENDENTE (TUNISINO) NATO CON IL CONSENSO DEL GOVERNO CAIROLI, NEL 1880-81 FU LA VOCE DEL PAESE NORDAFRICANO ENTRATO NELLE MIRE DEL COLONIALISMO FRANCESE GIÀ DOPO L'OCCUPAZIONE DELL'ALGERIA

di ROMAIN H. RAINERO

embra persino incredibile che, dell’e- dalla Sardegna e con il consenso del governo di sistenza dell’unica rivista in lingua Benedetto Cairoli, prese a difendere, nel 1880 e araba, al-Mostaqil (cioè l’Indipenden- nel 1881, la sovranità e l’indipendenza del paese te) che sia sorta in Italia (nel 1880) e nordafricano che l’invadenza imperialista della della sua importanza, in un momento Francia minacciava palesemente di conquistare. crucialeS delle relazioni tra la Francia e l’Italia, Si tratta di rivedere interamente le due versioni non vi sia mai stato cenno alcuno nelle varie sto- che in Italia come in Francia, hanno dato À nora rie politiche dell’Italia del tardo Ottocento. Infat- una distorta visione del periodo banalizzandolo ti, anche se, si è molto scritto, in Italia ed in Fran- in un classico scontro tra due ambizioni di con- cia, sulla vigilia dell’occupazione francese della quista. Da una parte veniva scorta la Francia che Tunisia, non si è mai tenuto conto, in queste rivendicava una ripresa espansionistica nel Nord varie redazioni storiche, dell’importanza e della Africa, dopo la conquista dell’Algeria (1830) e, natura dell’unico giornale pubblicato in Italia in soprattutto, dopo dieci anni dalla sconÀ tta nella lingua araba, sulla cruciale questione dell’indi- guerra con la Germania. La conquista della Tu- pendenza della Tunisia. Dopo più di un secolo di nisia doveva segnare il deÀ nitivo ritorno della silenzio, è venuto il tempo di ritrovare e di rileg- grandeur francese, che già mirava, ad est, al Ma- gere, con spirito nuovo, questa pubblicazione che, rocco. Ma questa rivendicazione trovava nell’I-

❨ 84 ❩ PreText talia una forte opposizione che va meglio quali- nordafricano pareva offrire, in un non lontano À cata. Infatti la storiograÀ a dell’Italia, dapprima futuro, consigliavano il mondo industriale e À - nazionalista e successivamente fascista, ha esal- nanziario italiano a sostenere la causa del merca- tato l’ambizione italiana di aggregare come co- to aperto, che l’eventuale prevalenza politica lonia la Tunisia ed aveva vissuto il trionfo fran- della Francia avrebbe fatto franare del tutto. Il cese con la proclamazione del protettorato (12 riferimento alle iniziative economiche italiane maggio 1881) come una sconÀ tta dovuta all’i- appare interessante, specialmente perché fa ap- gnavia ed alla codardia del governo dell’Italietta. parire che la maggior parte delle concrete realiz- Oggi la realtà del periodo appare assai diversa, zazioni in corso, dal 1878 in avanti, proveniva da dove l’inganno della Francia, con il suo pretesto una parte d’Italia che spesso non è stata presa in di una semplice operazione di polizia contro le debita considerazione, e cioè dalla Sardegna. Ma tribù tunisine, krumire, della frontiera coll’Alge- di questo aspetto si deve parlare con maggior ria, non sembra accettabile, mentre, da parte attenzione. Un altro elemento, che militava, in dell’Italia, deve essere confermato che la sua Italia, per la difesa dello status quo tunisino, cioè politica nei confronti della Tunisia non mirava il riferimento alla rivendicazione della libertà affatto a farne una propria colonia, bensì a pre- delle nazioni, non solo europee, e al rispetto di servarne lo status quo onde salvaguardare le mol- queste loro indipendenze, si rifaceva ai più vali- te iniziative che una presenza maggioritaria degli di motivi ideali che avevano dominato il Risor- italiani, specialmente sardi, faceva À orire. Il pre- gimento italiano e che aveva quale riferimento sente desiderio di rileggere al-Mostaqil intende principe Giuseppe Garibaldi e il suo indubbio principalmente sottolineare quanto appare impor- patrimonio ideale. E questa ideologia della liber- tante per la storia delle relazioni tra l’Italia e la tà, l’Italia la traeva dalle passate oppressioni stra- Tunisia, riproporre all’attenzione delle attuali e niere sul proprio suolo e dal permanente messag- future generazioni, le iniziative che, in Italia e gio garibaldino, con applicazioni generali, e non principalmente nella Sardegna, erano À orite a solo europee. E va sottolineato, a questo riguardo, difesa dell’indipendenza della Tunisia, e ciò sia che andando a Tunisi o a Tripoli, l’Italia avrebbe contro i successivi colonialisti italiani che avreb- contraddetto le ragioni ideali della sua uniÀ ca- bero voluto farne una colonia italiana, sia contro zione, il principio di nazionalità e di libertà dei i colonialisti francesi che riuscirono nei loro in- popoli per impegnarsi in una guerriglia difÀ cile tenti di aggregarla, con la forza delle armi, al e comunque ingrata... Appare interessante citare, carro coloniale della Francia, sotto l’etichetta in questo quadro che non vuole essere una rasse- fasulla del Protettorato. Queste constatazioni giu- gna, del tutto esaustiva, delle posizioni di difesa stiÀ cano e chiariscono, in un certo qual modo, la dell’indipendenza della Tunisia, l’augusto pen- mobilitazione che, per il mantenimento della si- siero di questo padre della patria italiana, al qua- tuazione esistente, e cioè per l’indipendenza po- le la difesa della libertà e la conquista dell’indi- litica della Tunisia, si poté avere anche da parte pendenza dei popoli, e non solo dell’Italia, del mondo italiano dell’economia e della À nanza. furono costanti pensieri. Per Garibaldi vi fu, À n Le molte iniziative À nanziarie italiane allora in dagli inizi dell’ultima fase della questione tuni- corso in Tunisia, e soprattutto quelle che il Paese sina, il timore che la Francia potesse dimenticare

PERIODICI POLITICI: UN CASO UNICO PreText ❨ 85 ❩ L'IMPORTANZA DEL TITOLO Nella pagina di destra, la prima pagina del primo numero di al-Mostaqil, 28 marzo 1880. Alla sua sinistra, “L’Appello” (in arabo). PERIODICI POLITICI: UN CASO UNICO

o addirittura rinnegare quei valori eterni di liber- a Cagliari nell’ambito redazionale del periodico tà e di giustizia che ne aveva fatto storicamente, L’avvenire di Sardegna, di cui aveva lo stesso nel mondo, un faro di luce ed un riferimento ir- direttore, cioè Giovanni De Francesco. Qualcu- rinunciabile. Garibaldi segnalava il rischio che no lo vuole “un po’ voluto dal Cairoli”, ma di proprio la Francia potesse tradire questi ideali per questa relazione non vi sono prove certe e non seguire vani sogni di efÀ mera gloria e di gran- sembra neppure pregiudizievole ad un giudizio dezza coloniale. positivo. Qualcun’altro lo considera l’espressio- Ecco la principale novità che sta nel reperimen- ne personale del suo fondatore Giovanni De to e nella lettura politica del giornale e1-Mo- Francesco, proprietario e direttore del giornale staqil, cioè L’indipendente, il quale risulta distri- sardo, d’intesa con un gruppo di intellettuali e buito in tutto il Nordafrica, a sostegno delle di industriali sardi e liguri. I particolari della re- minacciate indipendenze. È tempo quindi di dazione del giornale vanno ricordati, anche se le chiarire che cosa era in realtà la rivista araba di denunce francesi circa l’origine perversa e ufÀ - Cagliari, dandone un resoconto obiettivo del ciale della sua pubblicazione, non appaiono del contenuto dei suoi numeri che non sono mai sta- tutto accettabili. ti oggetto di una vera analisi politica imparziale. L’iniziativa non fu la sola a porre la Sardegna al Alcuni studi ne hanno brevemente citata l’esi- centro degli interessi dell’Italia per la Tunisia, stenza e ne hanno anche esaminate alcune parti; poiché a questo giornale in lingua araba dove- ma l’insieme del discorso non ha saputo colle- vano seguire altri periodici orientati nella stessa gare questa pubblicazione ad una vera e propria difesa dell’indipendenza della Tunisia. A questi interpretazione politica generale. scopi si legarono anche altre pubblicazioni pe- L’unico studioso che ne ha data una valutazione riodiche sarde, quali La Medjerdah (dal 16 mar- da condividersi appare lo storico sardo Tito Orrù, zo al 6 agosto 1883), L’Italia insulare (1880) e il quale, nel 1958, non esitava ad affermare: «A altri ancora, che, con il maggior periodico sardo mio avviso, ogni commento deve tener conto del di allora, L’Avvenire di Sardegna, continuarono programma di el-Mostaqil, che era quello di fa- a sostenere la presenza e le attività degli italiani vorire lo sviluppo politico e culturale delle po- in Tunisia nell’auspicato pieno rispetto dell’in- polazioni nordafricane ed esser quindi il mezzo dipendenza del Paese. per affrettare l’indipendenza di quei popoli...». L’intera politica italiana non ebbe successo; la A questo riguardo va notato che la collezione Tunisia divenne rapidamente una colonia della completa del giornale esista in un solo esempla- Francia, sotto l’etichetta del protettorato, e la re conservato nella Biblioteca Universitaria di storia parve dimenticarsi di queste vicende. Og- Cagliari, mentre una copia, non completa (a cau- gi però, rimane l’esigenza di meglio conoscere sa dell’alluvione), esiste presso la Biblioteca questi anni cruciali che dovevano concludersi Nazionale di Firenze. Ed il riscontro puntuale per la Tunisia con la notte fonda del colonialismo dell’intero testo pubblicato appare fondamenta- e che servono a meglio capire una politica dell’I- le per meglio capire il signiÀ cato e l’obiettivo talia che certamente anticipava i tempi. politico di quel giornale arabo che era stampato Romain H. Rrainero

❨ 86 ❩ PreText APPELLO (traduzione italiana)

Ai popoli arabi per i quali la luna della fortuna della Nazio- ne araba, dopo aver innalzato il suo vessillo in Oriente e in bilirci in un regno libero. La sua Occidente, era tramontata tra gli astri dell’erudizione e del- causa è afÀ data a una città nel la scienza, ma tuttora risplende un ultimo bagliore della sua centro del Mediterraneo, al À ne gloria passata che annuncia alle sue tenebre l’avvento del di facilitare la diffusione delle re della luce. Essa s’è destata dal suo sonno profondo, salda sue idee tra le genti della verde di fronte agli assalti di schiere di conquistatori e il suo spi- Tunisi, di Tripoli d’Occidente e rito la dichiara la nobile Nazione che, un tempo, ha illumi- di Algeri e afÀ nché esse si pro- nato come il sole d’Oriente le tenebre delle terre d’Occi- paghino nei territori egiziani e dente. Le avversità e i rovesci del tempo insieme alla siriani, sui quali il sole della calamità dei vari fanatismi religiosi con i loro eccessi, ave- civiltà e del progresso dell’Oc- vano distrutto la sua antica grandezza che è andata scom- cidente è già sorto. Le porte di parendo dalle pagine della sua storia, così non ci ingannia- el-Mostaqil sono aperte a tutti, mo quando stigmatizziamo i suoi sistemi di governo che qualunque sia la loro fede. Saranno benvenute tutte le cor- reggono più di cento milioni di Arabi, stirpe di cui, nelle rispondenze che giungeranno riguardanti gli avvenimenti epoche passate, l’Europa ha riconosciuto i meriti e l’erudi- politici e À nanziari degli Arabi e che si opporranno ai siste- zione. La stampa araba non è in grado di combattere l’in- mi despotici e alle leggi confuse o improduttive. Esso pub- dolenza e la negligenza attuali, la sua voce è À oca ed è solo blicherà di volta in volta notizie sui loro maggiorenti e un sussurro, la sua spada è smussata e riposta nel fodero. notabili, riconoscendo i meriti degli uni e biasimando le Per questo le critiche alla politica dei governi arabi sono malefatte degli altri. rare, si è giunti a trattarla come si fa con gli avvenimenti el-Mostaqil viene pubblicato a Cagliari, città d’Italia, capi- passati: li si osserva ma non ci capiscono più. Tuttavia noi tale della Sardegna; esce una volta alla settimana, il giorno riconosciamo i meriti della maggior parte di questi giorna- di domenica. I suoi fondatori baderanno a pubblicizzarne li che si sono messi, per quanto possibile, a rilevare questa gli insegnamenti e a farlo progredire nella speranza che il carente situazione e a porvi rimedio. Ci siamo pertanto de- giornale cresca e abbia lunga vita. L’abbonamento sarà al cisi a fondare un giornale arabo dal titolo el-Mostaqil, il minimo di un anno, al prezzo di 25 riyal tunisini o di 15 quale ha visto la luce all’inizio di questo nuovo anno. Per franchi, comprese le spese di spedizione. Può essere richie- gli indifferenti esso sarà un chiaro ammonitore, per gli smar- sta a Tunisi presso la Posta italiana e, per gli altri paesi, riti un pungolo uniÀ catore, esso percorrerà le distese dei presso la direzione del giornale a Cagliari, Bastione S. Cro- paesi arabi e i loro deserti, facendo conoscere le situazioni ce n. 3. Vorremmo poter ottenere il compiacimento e la e le vicende che li travagliano che esso desidera discutere solidarietà della gente e speriamo che essa possa guardare civilmente e in modo soddisfacente. La sua imparzialità al nostro operato con favore e soddisfazione. riÀ uta l’odio dei fanatismi religiosi nella speranza di ridar vita allo spirito di fratellanza fra le fazioni e le correnti Cagliari, 27 Adar (marzo) 1880 antagoniste. Dato che la libertà di pensiero è indispensabi- el Mostaqil, 28 marzo 1880, N. 1 le e nello stesso tempo pericolosa abbiamo pensato di sta- (Questo Appello è ristampato anche nel n. 2 e nel n. 4)

PERIODICI POLITICI: UN CASO UNICO PreText ❨ 87 ❩ UN AIUTO IN CLASSE Nella pagina di destra, in senso orario, tre testate ottocentesche indirizzate ai maestri: Il risveglio educativo, Scuola italiana moderna e Guida dell’educatore. I GIORNALI PER INSEGNANTI

DOPO L'UNITÀ D'ITALIA, PER FARE GLI ITALIANI, OCCORREVA "MANDARLI A SCUOLA" LA FABBRICA DEI MAESTRI L'AUMENTO DELLA SCOLARIZZAZIONE MOSTRÒ COME IL PAESE NON FOSSE PREPARATO ALLE NUOVE SFIDE. NACQUERO COSÌ DECINE DI RIVISTE PER AIUTARE I NUOVI EDUCATORI

di GIORGIO CHIOSSO

erso la metà del XIX secolo co- colare notizie pedagogiche e informazioni minciò a diffondersi un nuovo ge- ministeriali. Per “fare gli Italiani” bisognava nere di pubblicistica: i giornali prima “fare i maestri”. destinati ai maestri. Questa novità Come indicava l’impiego dell’aggettivo “prati- era il risultato di un doppio pro- co” i giornali per i maestri non si occupavano di cesso.V Come era già accaduto in Inghilterra, in “alta pedagogia”, ma rispondevano ad aspettati- Francia e in Germania, anche da noi l’aumento ve concrete e a esigenze immediate della profes- della scolarizzazione infantile e adulta richiese sione. Nella sezione didattica, la più cospicua e un gran numero di maestri senza che ci fosse il la più letta, erano presentati, distribuiti giorno tempo per prepararli. per giorno, compiti e lezioni da proporre agli I promotori della lotta contro l’ignoranza pensa- alunni: di lingua e di aritmetica (i problemi pre- rono che la formula del “giornale pratico d’istru- vedevano spesso anche la soluzione) oltre a no- zione” potesse rappresentare uno strumento ef- zioni di storia, geograÀ a e scienze, letture mo- ficace attraverso cui colmare le lacune più rali, dettati, modelli di corrispondenza. Lo scopo vistose dei maestri, rendere un minimo omoge- era di orientare e aiutare i maestri nel loro quo- nea una scuola che riÁ etteva realtà sociali e si- tidiano lavoro. tuazioni politiche molto differenziate e far cir- Le annate dei giornali opportunamente conser-

❨ 88 ❩ PreText vate costituivano una miniera di suggerimenti che si pote- vano utilizzare in ogni mo- mento. Edmondo De Amicis ne Il Romanzo di un maestro ci presenta il protagonista che, a lume di candela, con- sulta i giornali via via accura- tamente raccolti. Tra il 1860 e il 1866 uscirono ben 35 giornali scolastici, ma soltanto poco più di una doz- zina riuscirono a non rappre- sentare una fugace meteora e pochissimi ebbero una circo- lazione non solo municipali- stica: L’Educatore italiano di Milano, L’Amico delle scuole popolari di Napoli e i torinesi L’Istitutore, La per maestri erano personalità dai proÀ li diversi: Guida del maestro elementare italiano e L’Os- studiosi e politici come Domenico Berti, poi mi- servatore scolastico. Nell’agosto del 1863 uscì nistro dell’Istruzione; letterati e giornalisti come a Firenze anche il primo periodico per le maestre, Vincenzo De Castro; professori di pedagogia L’Educatrice italiana, giornale come Giuseppe Sacchi, Pietro per le scuole femminili e le fami- Dazzi e Luisa Amalia Paladini, glie. ma anche semplici maestri che Stando ai dati della monograÀ a mettevano a disposizione dei di Giuseppe Ottino sulla stampa colleghi meno esperti la loro periodica, nel 1873 i giornali competenza didattica. scolastici stampavano settima- In questa fase aurorale L’Istitu- nalmente quasi 21 mila copie. I tore rappresentò l’unico caso di maestri in servizio erano allora giornale pubblicato da un vero e poco più di 45 mila e dunque proprio editore (Paravia). Non usciva in media una copia ogni era un caso: nell’ex capitale À n due insegnanti: una diffusione dagli anni Cinquanta si era svi- pressoché capillare. luppata una rigogliosa editoria per la scuola. In tutti gli altri ca- Dall’artigianato all’imprendi- si si trattava di iniziative anima- toria editoriale. Gli animatori te da “società di insegnanti” della prima stagione dei giornali ovvero gruppi di maestri tra loro

I GIORNALI PER INSEGNANTI PreText ❨ 89 ❩ I GIORNALI PER INSEGNANTI

associati e interessati alla diffusione dei loro li- Marcati si presentò con una veste alquanto di- bri di testo allo scopo di creare una virtuosa si- versa rispetto agli altri giornali per maestri, as- nergia tra pubblicistica e manualistica. sociando ai tradizionali interessi didattici anche Una intuizione inizialmente gestita in forme ar- un forte impegno politico e rivendicativo (nel tigianali che ben presto gli editori scolastici, 1882 i maestri erano entrati a far parte del corpo À utato l’affare, avrebbero sfruttato in prospetti- elettorale). La categoria magistrale cominciava va imprenditoriale. Soltanto a far sentire la propria voce, Firenze e Milano, più tardi contando sul fatto che le for- Roma, riuscirono a concorre- ze politiche, di destra e di re con Torino. Il peso dell’e- sinistra, ambivano a ottener- ditoria fiorentina (Paggi- ne l’appoggio. Le società e le Bemporad per la scuola associazioni magistrali che, elementare, Barbèra, Le soprattutto dopo il 1870, si Monnier e Sansoni nell’istru- erano moltiplicate un po’ do- zione secondaria) fu notevo- vunque con scopi anche di le, ma nel campo pubblicisti- tutela nei confronti delle fre- co non riuscì a erodere la quenti inadempienze dei Co- supremazia dei periodici to- muni, cominciarono da quel rinesi. Nessun giornale seppe momento a diventare centri tenere il passo della Guida di elaborazione politico sco- dell’educatore, il primo im- lastica. portante caso di rivista peda- Ma Il risveglio (che uscì À no gogica, uscita tra il 1836 e il al 1901) fu esperienza impor- 1845, per iniziativa di Raffa- tante non solo per i suoi con- ello Lambruschini. tenuti, ma anche sul piano Dopo il 1870 a Milano si ve- editoriale. Intorno al giornale riÀ cò, invece, non solo un progressivo incremen- si costituì un vero e proprio polo produttivo con to di testate scolastiche (À no a contarne 17 a À ne testi di pedagogia, letture per l’infanzia (il sup- secolo), ma un notevole salto di qualità. Le due plemento Frugolino), riviste per altre categorie riviste più note e antiche, L’Educatore italiano di docenti (La scuola secondaria italiana). Le diretto da Ignazio Cantù e Patria e famiglia di vicende del periodico milanese, associate ai frut- Giuseppe Sacchi, lasciarono spazio a nuove tiferi investimenti pubblicitari della casa editrice esperienze editoriali che risentivano della visio- Paravia a favore di numerose testate locali, di- ne ad ampio raggio dell’impegno editoriale e mostrarono che era maturo il tempo perché i imprenditoriale di Sonzogno e Treves. Fu in giornali per i maestri potessero interessare i gran- questo contesto che prese À sionomia e trasse di editori. linfa Il risveglio educativo diretto da Guido An- A Palermo, À n dal 1886, Sandron si era impe- tonio Marcati. Avviato nel 1884, il foglio del gnato nella pubblicazione de L’Avvenire Educa-

❨ 90 ❩ PreText LO SCRITTORE E LA MAESTRA Qui sotto, Edmondo De Amicis. Nel suo Il romanzo di un maestro, il protagonista, al lume di candela, consulta i giornali accuratamente conservati. Nella pagina a À anco, il primo giornale al femminile: Corriere delle maestre.

tivo, una delle voci più interessanti e ambiziose consolidando la consapevolezza più speciÀ ca del della scuola nel Mezzogiorno. Nel 1889 a Torino ruolo del maestro e della funzione sociale della Grato Scioldo avviò, in concorrenza con Paravia, scuola. Ne sono indizi la lievitazione di una nuo- La scuola nazionale, e nel 1895 Bemporad a sua va generazione di insegnanti che, nati tra gli volta diede vita a La Rassegna scolastica. Per anni Settanta e Ottanta, frequentano a À ne seco- restare a Milano, seguirono, a breve distanza, Il lo la scuola normale, si iscrivono, i migliori, Corriere delle maestre nel 1897 per iniziativa di all’università (nel 1905 si apriranno, poi, le pri- Antonio Vallardi e Il Pen- me Scuole pedagogiche siero dei maestri dell’edi- presso le Facoltà di Let- tore Trevisini nel 1898. tere), mentre si schiudo- Paravia, desideroso di no nuove prospettive di rafforzare il proprio peso carriera con la diffusione nel sud dell’Italia, lanciò della À gura del direttore La Gazzetta scolastica di didattico. Grandi scritto- Napoli (già nel 1881 ave- ri (da De Amicis a Serao) va promosso a Roma, e celebrano la forza civiliz- non più a Torino, un altro zatrice della scuola e ne periodico importante, Il denunciano, al tempo nuovo educatore). stesso, le lacune e la tra- Tutte voci significative scuratezza. sostenute da cospicue ri- L’attività magistrale sorse À nanziarie, capaci evolve gradualmente di assicurare un prodotto verso la professione in- più ricco e vario di quello tellettuale, coinvolgendo offerto dalle testate loca- un numero sempre mag- li, destinate a un forte ri- giore di donne: nel 1875- dimensionamento e inÀ ne alla scomparsa. 1876 per la prima volta l’organico delle maestre superò quello dei maestri (con 23.818 donne Una stampa più impegnata per maestri più contro 23.267 uomini). All’inizio del nuovo se- preparati. Nel 1890 sorse l’Associazione della colo le maestre rappresentavano ormai i due stampa scolastica nazionale che aderì al Circolo terzi di tutti gli insegnanti elementari in servizio dei giornalisti italiani. La decisione di dar vita (44.561 maestre a fronte dei 21.178 maestri). al sodalizio riÁ etteva una realtà proiettata verso Maestre e maestri si dilettano di scrittura, prati- esperienze editoriali più ambiziose: un giornale cano il giornalismo, si misurano con l’erudizio- non più solo didattico e associativo, ma fatto ne locale, migliorano le loro conoscenze scien- anche di notizie politiche, informazioni letterarie tifiche; insomma entrano a far parte della e di varia umanità. piccola intellettualità di provincia. Il giornale A livello, almeno, delle élites magistrali si stava didattico-scolastico fatto in casa è ormai alle

I GIORNALI PER INSEGNANTI PreText ❨ 91 ❩ I GIORNALI PER INSEGNANTI

spalle, le aspettative sono imprenditoriale: offrire un prodotto atteso dal altre. Il punto di matura- pubblico, garantirne la qualità, metterlo sul mer- zione più signiÀ cativo di cato a un prezzo accessibile, battere la concor- questi cambiamenti fu l’u- renza. scita de I Diritti della Come il modello praticato da I Diritti – e analo- scuola, il cui primo nume- go impianto ebbe il vallardiano Corriere delle ro apparve alla vigilia del maestre – segnasse la strada del futuro e, dunque, nuovo secolo, il 7 ottobre come fosse necessario darsi una solida organiz- 1899. zazione per resistere sul mercato è documentato Forte dell’esperienza del dal fatto che gli ambienti cattolici bresciani, de- Risveglio, il Marcati, pro- siderosi di assicurare una vita dignitosa a una motore e animatore anche rivista magistrale (Scuola Italiana Moderna) in del nuovo periodico, orga- grado di rappresentare un contraltare alle voci nizzò una società editoria- laiche, dopo varie e stentate vicende si convin- le ad hoc e riunì in una sero che l’impresa sarebbe stata possibile solo sola pubblicazione conte- se si fosse creata una vera e propria (per quanto nuti molteplici così da of- inizialmente modesta) casa editrice. A tal À ne frire uno strumento infor- nel 1904 sorse La Scuola editrice. mativo che stava a metà Di qui in poi le grandi testate calamitarono gli strada tra il giornale didat- interessi dei maestri e si veriÀ cò una graduale tico e la rivista di larga quanto inesorabile concentrazione di testate, con divulgazione pedagogica e la scomparsa, in specie, di quei “giornali pratici letteraria. Per raggiungere d’istruzione” che avevano segnato per tanto tem- questo scopo si accaparrò po la vita magistrale. À rme prestigiose che sot- Neppure una rivista di notevole peso culturale e trasse ad altre riviste, come pedagogico come La nostra scuola (1913-1923) Ida Baccini e Luigi Capua- incoraggiata da Giuseppe Lombardo Radice, na per le rubriche di letture Giovanni Gentile e sostenuta inizialmente da femminili e letterarie e Pie- Giuseppe Prezzolini, riuscì a indebolire le voci tro Pasquali e Annibale maggiori intorno alle quali si andò canalizzando Tona per la sezione didat- ai primi del Novecento il mondo dei maestri: tica. quelli di simpatie laiche e democratiche raccol- Pur in assenza del sostegno ti intorno a I Diritti, le maestre vicine al Corrie- di un grande editore, I Di- re, gli insegnanti cattolici sotto la bandiera di ritti si mossero entro un’ot- Scuola Italiana Moderna. tica di mercato assai avan- zata, basata sui princìpi Un comune destino: soccombere al fascismo. propri di qualsiasi attività Un duro colpo alle poche testate didattiche arti-

❨ 92 ❩ PreText I PROTAGONISTI Nella pagina di sinistra, dall’alto, Luigi Capuana, Raffaello Lambruschini e Domenico Berti. Qui sotto, Vincenzo De Castro e, a destra, Guido Fabiani.

nali costituì infatti uno dei primi obiettivi del fascismo, e non mancarono analogie tra la stra- tegia perseguita nel campo della stampa in ge- nerale e i rapporti tra fascismo, pubblicistica scolastica e associazionismo dei docenti. I fascisti muovevano agli insegnanti e ai sodali- zi che li rappresentavano l’accusa di essere pri- gionieri di interessi particolaristici e dunque condizionati dai ristretti orizzonti dei problemi di categoria (in specie di tipo rivendicativo) sen- za riuscire a innalzarsi a una visione “nazionale”, come si diceva allora, della questione scolastica. gianali residue giunse negli anni della guerra Ma soprattutto lamentavano le loro mai nascoste dalle restrizioni imposte, anche in campo edito- simpatie per una visione politica spesso vicina riale e tipograÀ co (per esempio con il contingen- al socialismo riformista e sicuramente schierata tamento della carta). Al ritorno della pace lo per una democrazia progressista. Per spezzare scenario era ulteriormente sempliÀ cato, anche queste resistenze il fascismo si organizzò in du- se le voci locali – ormai spente a livello di offer- plice senso, dando vita a giornali appositamente ta didattica – continuarono À no agli anni del creati per incidere sull’opinione pubblica magi- fascismo a restare vive come espressione dell’as- strale e creando varie forme di condizionamento sociazionismo magistrale e delle rivendicazioni in modo da eliminare ogni voce di esplicito dis- professionali della categoria. senso. In tal modo la libera stampa magistrale fu Questa rigogliosa e varia presenza pubblicistica liquidata e sostituita dal conformismo del regime era destinata a sbriciolarsi nel breve spazio com- con i maestri costretti al silenzio. preso tra il 1924 e il 1926. La conquista dei gior- Giorgio Chiosso

I GIORNALI PER INSEGNANTI PreText ❨ 93 ❩ LE RIVISTE DI SETTORE E LA LORO EVOLUZIONE

L'INDUSTRIA DELLA MODA E MODA (1928-1941) VESTIVAMO ALL'ITALIANA IL GIORNALE DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE FASCISTA DELL'INDUSTRIA DELL'ABBIGLIAMENTO NASCE COME BOLLETTINO TECNICO E DIVENTA UN MENSILE PER LE SIGNORE DELL’ALTA SOCIETÀ

di MICHELE AVERSA

ARTISTI IN COPERTINA In queste pagine, copertine della rivista. A sinistra (novembre 1929) e in alto a destra (ottobre 1933), lǐillustratore è Mario Vignolo; qui a À anco (aprile 1937), lǐillustrazione è di Ester Sormani.

❨ 94 ❩ PreText na nuova rivista? Nuova… E vecchia. Nuova, come veste e scopi; vecchia, o almeno adul- ta, se si guarda alle sue origini. « Infatti, l’Industria della Moda non Uè che la nostra Rassegna dell’Abbigliamento, nata dieci anni or sono piccolo bollettino che og- gi perfeziona i suoi mezzi per soddisfare i nuovi e più complessi bisogni creati all’industria dalla sua crescente importanza e dalle maggiori re- sponsabilità conferitele dall’ordinamento sinda- cale, privilegio e vanto dell’Italia fascista». Tali parole – risalenti al dicembre 1928 – introducono i lettori al primo numero de L’Industria della Moda, rivista tecnica della Federazione Nazio- nale Fascista dell’Industria dell’Abbigliamento; quest’ultima era nata a Milano nel 1924 per riu- nire e tutelare sia le case di moda – che all’epoca dominavano il settore vestimentario italiano – sia i laboratori confezionisti, cioè le aziende dedite alla produzione di abbigliamento in serie. Gli scopi del mensile – le cui redazioni si trova- vano a Milano e Roma – sono delineati nell’edi- comprendente cinque sezioni (abbigliamento toriale sopracitato dal direttore Carmine CialÀ , femminile e maschile, abbigliamento nei merca- che ricopriva anche il ruolo di segretario della ti esteri, giurisprudenza del lavoro, imposte e Federazione: «Il carattere stesso della rivista, a tasse): tra i vari articoli – scritti da “addetti ai chi l’osservi, dice chiaro che noi desideriamo lavori” come il sarto per uomo Domenico Cara- fare di essa una fonte di informazioni e di idee ceni e il disegnatore di cravatte Nicky Chini – per i produttori d’oggetti d’abbigliamento: di in- spiccano L’industria della moda in Italia e Cre- formazioni su tutto quanto riguarda l’industria e azioni moderne di gusto antico, firmati il commercio di tali oggetti sia in Italia che all’e- rispettivamente da Vittorio Montano e Mario stero, e in particolare sui centri di produzione e Vigolo. Se l’autore del primo – direttore dell’e- di consumo, sulle materie prime, sulle dogane, sclusiva sartoria milanese Ventura nonché terzo sui trasporti, ecc.; di idee sulla tecnica e l’esteti- presidente della Federazione dell’Abbigliamento ca della moda, sulla sua evoluzione, le sue ten- – ribadisce come in Italia la questione della mo- denze, la sua organizzazione industriale, i suoi da sia «un problema di organizzazione industria- sistemi commerciali, il suo insegnamento profes- le e commerciale, oltre che di sensibilità artistica sionale». Le dichiarazioni di CialÀ trovano piena e di genialità creativa», all’interno del secondo corrispondenza nell’indice del primo numero, l’illustratore e giornalista Vigolo disegna quattro

LE RIVISTE DI SETTORE E LA LORO EVOLUZIONE PreText ❨ 95 ❩ PUBBLICITÀ E AUTARCHIA Pubblicità della lana autarchica Lanital, prodotta da Snia Viscosa (Moda, dicembre 1937).

À gurini femminili ispirati ad altrettanti costumi storici. Così un morbido abito drappeggiato rie- voca «le semplici tuniche» delle matrone romane, mentre un mantello in lamé d’oro si rifà «alle ricche toelette delle nostre belle castellane tre- centesche». Dal 1928 in poi simili illustrazioni appaiono spesso sul periodico, documentando un esplicito favore per la ripresa di fogge del passa- to nella moda femminile attestato in Italia sin dagli inizi del XX secolo. Al Rinascimento – epoca d’oro della moda ita- liana – e all’arte greco-romana guarda anche il futurista Thayaht (al secolo Ernesto Michahelles) per le sue proposte di abbigliamento femminile e maschile, pubblicate su L’Industria della Moda dal gennaio all’ottobre 1929: già inventore del vestito monopezzo denominato Tuta e di nume- rosi À gurini per la couturière parigina Madeleine Vionnet, egli collabora infatti alla rivista con il- lustrazioni di abiti che traggono spunto tanto dal David di Andrea del Verrocchio quanto dalla te in fatto di abbigliamento, esaltando nello spe- statuaria antica. Sempre su L’Industria della Mo- cifico l’influenza del futurismo italiano sulla da Thayaht propone poi disegni per abiti e acces- couture francese: «Vedete quel cappellino a spic- sori da uomo concepiti seguendo la via tracciata chi irregolari di feltro, di paglia o di raso con una da Giacomo Balla nel 1914 con il manifesto Il freccia metallica da un lato? Quello è un cappel- vestito antineutrale: dai calzoni corti sportivi lo futurista! Avrebbe potuto essere una novità battezzati con il nome di Femorali ai Cennatori, italiana: è invece una realizzazione francese di guanti bicolori per la guida dell’automobile, tali idee venute originariamente dall’Italia». capi erano espressione di quella “moda solare” Non stupisce che le rivendicazioni di Thayaht – ossia pratica, dinamica e giovanile – teorizzata abbiano trovato posto sul mensile della Federa- dall’artista in un omonimo articolo edito sul nu- zione dell’Abbigliamento, sostenitore fin dal mero di giugno. Al suo interno Thayaht afferma primo numero della moda italiana: se nel dicem- patriotticamente che «noi Italiani dell’Era Fasci- bre 1928 Domenico Caraceni celebrava infatti il sta dobbiamo avere il coraggio di creare un ve- successo internazionale degli abiti per signori stire italiano, che sia legato intimamente col made in , sull’uscita di giugno 1929 la col- nostro stesso paesaggio e che in esso risalti per lega milanese Marta Palmer commenta così le gaiezza, e sia la nota di massima vitalità»; ciò lo sÀ late delle sartorie d’alta moda femminile, te- porta poi a scagliarsi contro l’esteroÀ lia imperan- nutesi in aprile alla Fiera Campionaria: «Lo sfor-

❨ 96 ❩ PreText zo dei sarti italiani è meraviglioso. Se qualche vista stilistico i À gurini di Vigolo esprimono un critico cieco non può comprendere la strada che singolare ideale di femminilità, sospeso tra la percorriamo, non importa: il tempo ci darà ragio- robusta “donna italica” vagheggiata dal regime ne e la superba anima italiana, in un giorno che fascista e la vamp hollywoodiana; il risultato è non credo tanto lontano, trionferà come in un una glaciale sirena, il cui fascino androgino ri- passato che nessuno ci può negare, ma sul quale sulta accentuato dalle spalle possenti e squadrate. tutti hanno studiato e tanto copiato». I disegni di Sormani mostrano invece caratteri- Pochi mesi dopo, nel novembre 1929, L’Industria stiche differenti: oltre a utilizzare un tratto meno della Moda cambia titolo diventando semplice- incisivo rispetto a quello del collega, in essi l’il- mente Moda; la trasformazione porta con sé un lustratrice dà vita infatti a donne più giovanili e mutamento della linea editoriale, volto a esten- rassicuranti, rese con garbata delicatezza. dere il pubblico dei lettori e testimoniato da un Altri due giornalisti che dal 1930 collaborano in annuncio della redazione che sancisce l’abban- maniera continuativa a Moda sono Olindo Gia- dono degli argomenti tecnici (cioè economici e cobbe ed Emidio Bissi: se il primo si occupa de legali) in favore di altri «su cui il fenomeno mo- La vetrina del libraio – cioè lo spazio mensile da esercita la sua inÁ uenza»: arti À gurative, let- dedicato alla recensione di opere letterarie, con teratura, mondanità, spettacolo, arredamento particolare riguardo verso autori vicini al fasci- d’interni ecc. Così, a poco più di un anno dalla smo come lo scrittore e critico d’arte Francesco sua nascita, il periodico assume un impianto si- Sapori – il secondo contribuisce al periodico con mile a quello di eleganti riviste dell’epoca come due diverse rubriche. Al periodo 1931-1934 è Lidel e Fantasie d’Italia, destinate alle signore riferibile il ciclo di interventi umoristici illustra- della nobiltà e dell’alta borghesia. to da vignette autografe che, stando all’autore, Anche con il nuovo assetto l’abbigliamento fem- aveva l’obiettivo «di far sorridere un poco tutte minile resta il tema principale, declinato in una le nostre belle lettrici» mediante una leggera sa- moltitudine di servizi spesso a cura dei disegna- tira di costume; il 1935 vede invece Bissi inau- tori e cronisti di moda Mario Vigolo ed Ester gurare La donna nell’arte moderna, serie che per Sormani: già attivi su L’Industria della Moda, un anno ospita su Moda i ritratti femminili di Vigolo e Sormani popolano infatti copertine e dieci artisti italiani contemporanei (nove pittori pagine del periodico di aggraziati ed estrosi À gu- e uno scultore). Questi ultimi – dal post-scapi- rini À no al 1941, quando esso termina le sue pub- gliato Guido Tallone ai novecentisti Anselmo blicazioni. Nel corso di più di dieci anni le man- Bucci e Francesco Messina – sono rappresentati nequin create dai due artisti sÀ lano ogni mese sul mensile tramite immagini di signore e signo- sulla loro passerella cartacea, indossando i vesti- rine altolocate, eseguite all’insegna di un elegan- ti che la “volubile dea” – ossia la moda secondo te naturalismo molto apprezzato dalla buona una deÀ nizione ricorrente all’interno della rivista società milanese degli anni Trenta. Effettivamen- – stabilisce in base a ciascuna occasione: scafan- te, scorrendo gli episodi de La donna nell’arte dri per gli sport invernali, costumi e pigiami da moderna, si trovano immortalate alcune fra le più spiaggia, sfarzosi abiti lunghi ecc. Dal punto di note protagoniste della mondanità ambrosiana fra

LE RIVISTE DI SETTORE E LA LORO EVOLUZIONE PreText ❨ 97 ❩ DALL'ARTIGIANATO ALL'ARTE Qui sotto, Edda Ciano fotografata da Ghitta Carell (febbraio 1937). A destra: in alto, la prima copertina della rivista; il David del Verrocchio ispira Thayaht nella tavola Suggerimenti per l’estate (febbraio-marzo 1929); tavola di Thayaht per i Cennatori (agosto 1929). Sotto, la contessa Cina Raggio (bronzo di Francesco Messina, febbraio 1936). LE RIVISTE DI SETTORE E LA LORO EVOLUZIONE

le due guerre, dalle so- diventando la prima par- relle Wally e Wanda To- lamentare repubblicana scanini – À glie del diret- d’Italia. Lo spazio della tore d’orchestra Arturo “Vestale” si configura – alle contesse Nicoletta come una guida all’arre- Visconti di Modrone Ar- damento domestico, in rivabene e Beatrice Frige- cui Morelli propende rio De Gasser, sostenitri- per uno stile moderata- ce dei partigiani durante mente moderno indivi- la Resistenza. Inoltre, À n duando nella linea Do- dal 1930, le gentildonne mus Nova una soluzione che leggevano Moda po- perfetta: essa era costi- tevano apparire sul perio- tuita infatti da mobili dico anche inviando le prodotti in serie per la foto del loro matrimonio media borghesia milane- o posando come manne- se, che l’architetto Gio quin: persino Edda Ciano Ponti aveva progettato Mussolini si lascia con- ispirandosi al neoclassi- quistare da tale tendenza, cismo lombardo d’inizio come testimonia lo scatto Ottocento. Un’imposta- risalente al febbraio 1937 zione molto diversa ca- nel quale la primogenita ratterizza invece La ca- del Duce gioca a fare l’indossatrice fasciata in un sa nuova di Mary Tibaldi Chiesa, serie di colloqui rafÀ nato abito nero della sartoria Ventura. con tre architetti nella quale la giornalista non In aggiunta all’arte À gurativa il mensile riserva elargisce consigli sull’interior design ma permet- poi ampio spazio all’arredamento degli interni te alle lettrici di conoscere teorie e opere degli domestici; le due principali rubriche su questo intervistati, commentandole con viva partecipa- argomento pubblicate in Moda sono Note sulla zione. I protagonisti della rubrica sono Piero casa (1931) e La casa nuova (1932), a cura ri- Bottoni, Franco Albini ed Enrico Agostino Grif- spettivamente della “Vestale” e di Mary Tibaldi À ni, illustri esponenti di quel nascente razionali- Chiesa. smo italiano che – guardando a maestri come Le Se dietro la prima giornalista si cela Lidia Mo- Corbusier e Walter Gropius – si poneva l’obiet- relli, autrice del saggio La casa che vorrei avere tivo di rinnovare la cultura architettonica del (Milano, Hoepli, 1931), la seconda era À glia di Paese nel segno della modernità. Ecco quindi Eugenio Chiesa, deputato repubblicano esiliato Tibaldi Chiesa elogiare i pratici mobili di Botto- da Mussolini per la sua opposizione al fascismo; ni paragonandone gli originali accostamenti cro- al termine del secondo conÁ itto mondiale Tibal- matici a tonalità musicali, o sottolineare come di Chiesa avrebbe proseguito l’attività paterna nei suoi Albini ami sperimentare materiali etero-

❨ 98 ❩ PreText genei (masonite, linoleum, metallo ecc.). Per vera e in autunno) il meglio della produzione quanto riguarda il più anziano GrifÀ ni l’autrice vestimentaria nazionale. Il Duce scelse il capo- si concentra invece sull’attività di divulgatore dei luogo piemontese come sede dell’Ente e delle principi architettonici razionalisti, che egli portò relative esposizioni perché la città era già stata avanti sia mediante articoli su riviste specializ- teatro nello stesso anno della Mostra della Moda zate sia scrivendo libri. A Tibaldi Chiesa è forse e dell’Ambientazione, allestita da un gruppo di da riferire anche la rubrica Mobili moderni (1932- giovani architetti razionalisti comprendente Um- 1935), dedicata agli arredi di progettisti all’avan- berto Cuzzi e Gino Levi Montalcini. Un’altra guardia quali Luigi Figini e Gino Pollini, Lucia- ragione che probabilmente spinse Mussolini a no Baldessari e Giancarlo Palanti. fare di Torino la capitale della moda nazionale fu Tornando alla moda, come già accennato il men- la volontà di frenare le ambizioni del Consorzio sile promuove l’abbiglia- Industriale Mostre Abbi- mento nazionale fin dallo gliamento (1929), nato a scadere degli anni Venti, Milano con gli stessi obiet- documentando le sÀ late che tivi dell’Ente fascista ma le sartorie italiane tenevano ritenuto troppo sensibile in varie location – la Fiera all’inÁ uenza della couture Campionaria di Milano, Vil- francese. la d’Este a Como e l’Hotel Patrocinate dalla regina Excelsior di Venezia – e Elena di Savoia, le sei Mo- ospitando sulle sue pagine stre Nazionali della Moda le loro creazioni. Ed è pro- (aprile 1933-ottobre 1935) prio allo scopo di favorire la furono ospitate nel parco nascita e lo sviluppo di una del Valentino, all’interno di moda libera dall’inÁ uenza un preesistente ediÀ cio am- straniera che due anni più pliato e modernizzato dal tardi Mussolini fonda a To- già citato Umberto Cuzzi: rino un apposito Ente, inca- egli ne mascherò infatti la ricandolo di organizzare nel facciata neobarocca con un capoluogo piemontese ras- nitido muro color ocra, do- segne per esibire al pubblico tandolo inoltre di due ali due volte l’anno (in prima- laterali destinate a ospitare

LE RIVISTE DI SETTORE E LA LORO EVOLUZIONE PreText ❨ 99 ❩ LA MODA IN MOSTRA La facciata del Palazzo della Moda di Torino, progettato da Umberto Cuzzi (Architettura, giugno 1933).

questi ultimi, oltre alla canapa e all’orbace, spiccava il Lanital, À bra ricavata dalla caseina a cui il fondatore del futurismo Filip- po Tommaso Marinetti dedicò persino una poesia. Nonostante le enfatiche affer- mazioni sulla necessità di esten- dere il primato della moda ita- liana all’estero, riportate sulla rivista nell’estate 1940 in occa- sione della Mostra dell’Abbi- gliamento Autarchico di Torino, le relazioni preparatorie di un convegno nazionale che avreb- be dovuto concludere l’evento dimostrano che molti operatori del settore non ritenevano l’au- gli stand dei soggetti espositori. Essi compren- tarchia ad oltranza dell’Ente mussoliniano (e i devano sia le sartorie d’alta moda sia i laborato- suoi inefÀ caci marchi) la strategia migliore per ri per la produzione di vestiario in serie, così lo sviluppo di uno stile italiano nel vestire. All’or- come le ditte tessili e i fabbricanti di accessori. ganismo – risorto nel dopoguerra e attivo À no al Il periodico della Federazione dell’Abbigliamen- 1977 – va comunque riconosciuto il merito di to segue con interesse le rassegne torinesi, dedi- aver istituzionalizzato per la prima volta il siste- cando loro numerosi articoli volti a metterne in ma moda italiano, gettando le basi per la sua af- luce gli aspetti più rilevanti: durante la seconda fermazione mondiale a partire dagli anni Cin- fu lanciata per esempio la Cartella UfÀ ciale dei quanta. Colori, creata per fornire ogni stagione agli ope- La vicenda editoriale del mensile della Federa- ratori del settore abbigliamento gamme cromati- zione dell’Abbigliamento si conclude invece nel che standard, con appositi nomi italiani diversi 1941, quando il Duce designa come mensile uf- da quelli stranieri. La propaganda di governo À ciale dell’alta moda italiana il periodico Bellez- relativa al “vestire italianamente” – cioè con abi- za, pubblicato per oltre vent’anni prima a Torino ti ideati e prodotti da maestranze nazionali – au- e poi a Milano: alla redazione di Moda non resta mentò nella seconda metà degli anni Trenta, quindi che congedarsi «dalla fedele e affeziona- quando con l’avvento dell’autarchia l’Ente della ta schiera delle sue lettrici», salutando «con com- Moda emanò etichette quali la Marca di Garanzia mosso affetto quelli che le furono compagni sin e il marchio Texorit, che per legge dovevano con- dalla vigilia». trassegnare i vestiti e i À lati prodotti in Italia; fra Michele Aversa

❨100 ❩ PreText Lettura LIBRI & PERIODICI, DEL LORO PASSATO DEL LORO FUTURO

PreText ❨ 101 ❩ UNA GUIDA In basso, il catalogo del Fondo Fabbri: La biblioteca perduta di Luigi Fabbri (Bologna, Bononia University Press, 2015). PATRIMONI SALVATI

LA BIBLIOTECA DI LIBRI E RARI OPUSCOLI DI LUIGI FABBRI L'ANARCHIA NEI LIBRI LA COLLEZIONE DEL MAESTRO-GIORNALISTA CHE FONDÒ IL QUINDICINALE IL PENSIERO E MORÌ IN ESILIO IN FUGA DAL FASCISMO. ORA CONSULTABILE A IMOLA AL CENTRO STUDI STORIA DEL LAVORO

di ANTONIO CASTRONUOVO

er chi non conosce la storia del movi- fulcro del suo pensiero – in armonia con quello mento anarchico italiano, il nome di di Errico Malatesta – era la necessità di diffon- Luigi Fabbri suona insigniÀ cante: e dere tra le classi subalterne, come massimo stru- invece ne fu figura di mento di soluzione della questione punta. Nato a Fabriano sociale, l’ideale anarchico, che non nelP 1877, lavorò come maestro ele- doveva, secondo lui, asserragliarsi mentare e si avvicinò presto al mo- in uno sterile isolamento: strategia vimento, diventandone esponente che ha storicamente condannato il di rilievo. Fondò il quindicinale Il pensiero anarchico alla marginalità. Pensiero, rimarchevole strumento Intanto il fascismo, giunto al potere, di idee progressiste, sindacali e an- prese anche piede all’interno della ticlericali di inizio Novecento. Ma società italiana e, quando cominciò fu collaboratore di molte altre testa- a pretendere da chi aveva funzioni te che all’epoca esprimevano il li- pubbliche – insegnanti compresi – bero pensiero, producendo articoli l’atto di sottomissione mediante e polemiche sempre caratterizzati una dichiarazione di fedeltà al regi- da una prosa pacata e meditata. Il me, Fabbri semplicemente negò,

❨102 ❩ PreText SATIRICO E ANTICLERICALE Goliardo e Rata-Langa, Almanacco dell’Asino 1900 (satirico e anticlericale). I nomi degli autori sono pseudonimi dei due direttori: Guido Podrecca e Gabriele Galantara. Sotto, RiÁ essioni di un operaio ovvero La libera unione, Pisa, TipograÀ a Valenti, 1892. Redatto da anonimo che si À rma “Teresa”. Questa del Fondo Fabbri è la sola copia nota in Italia. perse il lavoro e fu costretto all’esilio. Alla À ne del 1926 espatriò prima in Svizzera e Francia, poi nel 1929 partì per l’Uruguay e nella capitale Montevideo morì nel 1935, a 58 anni, per un’ul- cera gastrica (ottime biograÀ e di Fabbri sono i lunghi lemmi a lui dedicati dal Dizionario bio- graÀ co degli anarchici italiani edito dalla Biblio- teca Franco Serantini, e dal rinomato Dizionario biograÀ co degli Italiani dell’Istituto Treccani). Se Fabbri ebbe un’esistenza decisamente movi- mentata, altrettanto avventurosa è la vicenda della sua preziosa biblioteca, nata dal fatto che, occupandosi di recensioni, gli giungevano con regolarità i libri di “area”. Come fa ogni buon biblioÀ lo, egli conservava ogni cosa che gli giun- geva e costituì, pian piano, una collezione che, specializzata sul tema libertario, costituisce oggi un esempio quasi unico di privata collezione anarchica in Italia. Quella biblioteca – o meglio quel che ne resta – è stata oggi acquisita dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, che le ha fornito un’adeguata sistemazione inserendola tra le raccolte del Centro Studi Storia del Lavoro. Come membro del consiglio scientiÀ co del Cen- tro posso nutrire un pizzico di orgoglio per aver lui. È stato anche pubblicato nel 2015 dalla Bo- votato anche io “sì” all’acquisizione nonia University Press, a cura dello del fondo, ma il merito della stuzzi- stesso Ortalli, il catalogo della colle- cante, forse anche esaltante, avventu- zione: La biblioteca perduta di Luigi ra del ritrovamento va a Massimo Fabbri. Mille titoli di editoria socia- Ortalli, uno dei responsabili dell’Ar- le (1871-1926). chivio Storico della Federazione Ma ecco la vicenda, che per un qua- Anarchica Italiana (che dopo alcuni lunque biblioÀ lo assume di certo i anni di permanenza a Pisa presso la caratteri di un’avventura tormentata, Biblioteca Franco Serantini è stato ma elettrizzante. Tutto ebbe inizio trasferito nella città di Imola), studio- quando il proprietario della bibliote- so e collezionista del movimento ca, dovendo clandestinamente espa- anarchico italiano: se oggi il fondo triare nel 1926, volle afÀ dare la mas- Fabbri è riunito, catalogato e anche a sa dei libri e opuscoli, affinché li disposizione del pubblico, si deve a custodisse, all’avvocato Torquato

PATRIMONI SALVATI PreText ❨ 103 ❩ IL RISCATTO DELLE PLEBI Virgilio Gozzoli, Il mattaccio. Poema drammatico in IV atti, Pistoia, OfÀ cina TipograÀ ca Cooperativa, 1918. Sotto, Concetto Marchesi, Battaglie, Catania, TipograÀ a dell’Etna, 1896. Opera prima del famoso latinista, volume di poesie che denunciano ingiustizie sociali e preconizzano il riscatto delle plebi. PATRIMONI SALVATI

LA RACCOLTA VENNE AFFIDATA DA FABBRI A UN AMICO SOCIALISTA PERCHÉ LA CUSTODISSE FINO AL SUO RITORNO. POI SE NE PERSE OGNI TRACCIA PERCHÉ LA VILLA DOVE ERA DEPOSITATA VENNE BOMBARDATA. FINO A QUANDO, NEL 1953, LA FIGLIA DI LUIGI...

Nanni, amico, pubblicista e socialista di lungo corso. Questi s’impegnò a conservare nella pro- pria villa di Santa SoÀ a, cittadina a sud di Forlì, la preziosa collezione À n quando a Fabbri non fosse consentito rientrare in patria per il mutarsi della situazione politica. Ma la guerra e la morte anche di Nanni nel 1945 fecero perdere le tracce della raccolta. Accadde infatti che Santa SoÀ a si trovasse proprio sulla Linea Gotica e che i loca- li che accoglievano la biblioteca di Fabbri fosse- ro abbattuti da un bombardamento. La famiglia Nanni dovette andarsene dal paese e i saccheggi fecero il resto. Sembrava insomma che la coda del conÁ itto mondiale si fosse portata via la col- lezione di Fabbri. Ma le cose – incredibilmente – non stavano così. Nel 1953 Luce Fabbri, À glia di Luigi, venne in Italia dall’Uruguay, volle rendere visita alla fa- miglia Nanni a Santa SoÀ a e casualmente, in uno scantinato della villa, si trovò al cospetto di cas- se di rarissimi periodici anarchici e socialisti del primo Novecento: si trattava evidentemente di un residuo della collezione del padre. Con attò di generosità, gli eredi Nanni donarono quel mate- riale a Luce, che decise di venderlo per sostene- re le spese di rientro in Uruguay: fortunatamente

❨104 ❩ PreText PROVOCAZIONI Giuseppe Manzini, Libero amore. Pistoia, Sinibuldiana, 1905. Questo libretto di tema scabroso fu scritto dal padre della scrittrice . Il Fondo Fabbri conserva la seconda copia nota in Italia. Sotto, Come avverrà l’anarchia: opuscolo la cui unica copia è nel fondo Fabbri. Una À rma autografa attesta che l’autore è lo stesso Luigi Fabbri.

entrò in ballo l’Università di Bologna, che pochi mesi dopo (all’inizio del 1954) acquistò le carte e le collocò come Fondo Fabbri presso la biblio- teca dell’Archiginnasio della città felsinea. A questa acquisizione seguì in un secondo momen- to la donazione, da parte di Luce, di ulteriori materiali. Questa porzione residua della collezio- ne Fabbri consiste oggi di alcune migliaia di nu- meri bibliograÀ ci, materiale di assoluto pregio e grande rarità a disposizione degli studiosi. E di nuovo la vicenda di quei libri sembrò conclusa: tutto ciò che di Fabbri si era salvato dalla guerra e dai saccheggi era ora in mani pubbliche sicure. Ma anche adesso, e di nuovo incredibilmente, la realtà era diversa. È in questo passaggio della vicenda che entra in ballo Massimo Ortalli, guidato dal suo À uto e dalla grande sensibilità di collezionista di mate- riali dell’anarchismo italiano. Nei primi anni Novanta Luce Fabbri venne di nuovo in Italia e manifestò il desiderio di recarsi a Santa SoÀ a per rivedere gli amici Nanni. Intanto Ortalli era en- trato per vie laterali in rapporti amichevoli con Luce e in quell’occasione si offrì di accompa- gnarla nella cittadina romagnola. A casa Nanni non fu per lui difÀ cile accorgersi che la ben for- nita libreria di casa custodiva migliaia di volumi, e mescolati tra questi c’erano centinaia di libri e opuscoli di soggetto anarchico e socialista. Fu subito chiaro che buona parte dell’antica colle- zione di Nanni si era salvata ed era stata mesco- lata, forse inconsapevolmente, alla biblioteca di casa. La cosa À nì nel silenzio, se non fosse che il vero biblioÀ lo è un tale che “non molla”. Pas- sarono gli anni, e nel 2013 Ortalli decise di con- tattare ancora i Nanni, che gli misero a disposi- zione la schedatura dei libri di casa, dalla quale fu inÀ ne evidente che un numero assai consisten-

PATRIMONI SALVATI PreText ❨ 105 ❩ CONSULENTE DEI QUOTIDIANI Sotto, Luisa Michel, La Comune, Milano, Casa Ed. Sociale, 1922. A destra, Filippo Daudet, Profumi maledetti, Roma, Ed. di “Fede”!, 1924; Max Nettau, Miguel A. Bakunin, Un esbozo biograÀ co, Grupo Ricardo Flores Magon, 1925. sotto, Errico Malatesta, Al caffè. Conversazioni sull’anarchismo, Bologna, Ed. di “Volontà”, 1922. PATRIMONI SALVATI

te della collezione di Fabbri, mescolandosi ai IL VALORE DEL FONDO STA libri di una privata biblioteca, si era salvata. In- vece di tentare l’acquisto “interessato” del biblio- SOPRATTUTTO NELLA RARITÀ À lo, mirando ad acquisire i pezzi che mancavano DEL MATERIALE E NELLA alla sua personale collezione, Ortalli fece di me- PRESENZA DI ALMENO UNA glio: coinvolse una istituzione di prestigio, la DECINA DI OPUSCOLI CHE VI Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, che formulò, mediante il suo Centro Studi Storia del APPAIONO IN COPIA UNICA, Lavoro, un’offerta. Gli eredi Nanni accettarono VALE A DIRE NON REPERIBILI e oggi un ampio corpus della collezione Fabbri IN NESSUN'ALTRA COLLEZIONE è entrato a far parte del patrimonio librario dell’i- stituto imolese. Si tratta di un fondo riguardante la storia e il pen- siero dell’anarchismo, del socialismo, del sinda- Il Pensiero e del quale il fondo conserva circa calismo e del comunismo internazionale, anche trenta titoli. Non mancano ovviamente gli scritti mediante alcuni pezzi di diretto – circa una ventina – dello stes- tenore letterario. Il suo carattere so Fabbri, presente con molti internazionale è provato dal fat- opuscoli, che si attestano al to che circa la metà delle edizio- massimo sulle cinquanta pagine, ni presenti furono pubblicate ma anche con le voluminose all’estero, presso stampatori o opere Generazione cosciente piccole case editrici espressione (edita da Il Pensiero di Firenze della diaspora del movimento. nel 1914) e Dittatura e rivolu- La consistenza è di circa mille zione (edita da Bitelli ad Ancona pezzi, suddivisi tra libri, opu- nel 1921; presente anche nella scoli, estratti e miscellanee, che traduzione argentina Dictadura coprono un arco cronologico y revolución pubblicata dall’E- che dal tardo Ottocento si di- ditorial Argonauta di Buenos stende À no al 1926, anno in cui Aires nel 1923). Il valore del Fabbri lasciò l’Italia e cessò di fondo, sul piano meramente bi- incrementare la collezione. blioÀ lo, va soprattutto misurato Molti gli autori rappresentati, e sull’assidua rarità del materiale alcuni in consistente numero di e sulla presenza di una decina di pezzi. Tra questi, i classici opuscoli che vi appaiono in co- Proudhon, Kropotkin, Sorel, Ma- pia unica, vale a dire non reperi- latesta, Filippo Turati e Claudio Treves, ma anche bili in nessun’altra collezione (tra questi l’opu- nomi più vicini alla biograÀ a di Fabbri, come scolo anonimo Come avverrà l’anarchia quel Pietro Gori che fu assiduo collaboratore de pubblicato dal Circolo Libertario Studi Sociali di

❨106 ❩ PreText Rimini nel 1898, che Fabbri attribuisce a se stes- dell’Escuela che, forte di migliaia di allievi, mi- so con una nota autografa). rava a scalzare il monopolio del clero nel sistema La prefazione di Ortalli al citato catalogo del dell’istruzione pubblica. Le pubblicazioni dell’E- fondo costituisce una eccellente guida all’indivi- scuela furono giudicate travianti per una gioven- duazione non solo degli autori, ma anche delle tù destinata alle sole verità governative e ciò, tematiche (come quelle ben rappresentate dell’an- oltre a renderle di buon valore storico, ne garan- ticlericalismo e del libero pensie- tisce anche la massima rarità: ro) e delle rare collane editoriali perché tutto ciò che non aggrada presenti, tra cui le milanesi Edi- ai regimi viene di norma fatto zioni dell’Avanti! e della rivista sparire. Oggi i materiali dell’E- Critica Sociale di Turati, quelle scuela sono in buona parte con- dell’editore francese Stock e i sultabili nello straordinario fondo materiali di studio della Escuela di Luigi Fabbri, una perla per i Moderna di Barcellona. Le tra- bibliofili e per gli studiosi dei versie di quest’ultimo istituto, movimenti politici. diretto dal pedagogista libertario Antonio Castronuovo Francisco Ferrer, meritano una pausa, utile anche a segnalare il valore delle sue pubblicazioni. Ringrazio la Fondazione Cassa Fucilato dopo i moti di Barcello- di Risparmio di Imola per la con- na del 1909 con l’ingiusta accu- cessione delle immagini e Mas- sa di averli fomentati, la vera simo Ortalli per la consulenza ragione della condanna di Ferrer storica relativa al Fondo Fabbri. era stata proprio la creazione

PATRIMONI SALVATI PreText ❨ 107 ❩ DAL PENNELLO DI VELLANI MARCHI A destra, Cesarino Branduani, libraio di Hoepli e giurato, 1949, e Filippo De Pisis, 1946. Sotto, Giorgio De Chirico, 1941. I CAPOLAVORI DEL BAGUTTA

IL PRIMO PREMIO LETTERARIO NATO IN ITALIA ARTISTI CONVIVIALI QUANDO UN GRUPPO DI SCRITTORI E ARTISTI, IN UN RISTORANTE MILANESE, SCRISSERO IL REGOLAMENTO CHE DIEDE VITA A QUALCOSA, FINO AD ALLORA, "TIPICAMENTE FRANCESE"

di ANDREA KERBAKER

I FONDATORI Il documento di fondazione, redatto nel novembre 1927 da Adolfo Franci. A À anco, gli undici fondatori ritratti dal pittore Mario Vellani Marchi.

❨108 ❩ PreText pensare che è iniziato tutto quasi per nente, , che non è ancora quel- gioco. Una sera nebbiosa di novem- lo del Mulino del Po, ma ha già alle spalle nume- bre, a Milano, nel 1927; un gruppo rosi romanzi di buona e ottima qualità. C’è un di giovani che oggi si deÀ nirebbero artista, Mario Vellani Marchi, che À sserà quel intellettuali, ma allora si chiamavano consesso in una tavola poi riprodotta mille volte, semplicementeE artisti, gente di molte idee, buone dove i giudici sono ritratti come all’ultima cena: ambizioni, nessun soldo in tasca; una cena alla in mezzo il monumentale Bacchelli, gli altri a trattoria Bagutta, aperta da poco nella via omo- gruppetti, proprio come gli apostoli del cenacolo nima da un proprietario di origi- di Leonardo; e pazienza se per ni toscane trapiantato a Milano, fare 13 ne mancherebbero due, certo Pepori, ospitale, incessan- la perfezione non è di questo te fornitore di buoni piatti a buo- mondo, e certamente non del Ba- ni prezzi. gutta. Quella sera, lì a Bagutta, sono in Comincia quasi per gioco, con i undici. C’è Orio Vergani, venti- giurati che scrivono il regola- novenne giornalista già al Cor- mento su un foglio di carta qual- riere della Sera, dove scrive di siasi (tre punti per un totale di cronaca culturale e mille altri dieci righe, quanto basta e baste- argomenti; c’è Paolo Monelli, un rà per settantacinque anni), si autore oggi dimenticato, ma au- tassano di cento lire a testa (chis- tore di almeno un libro di ottima sà dove le trovano, poveri in fama, Le scarpe al sole; c’è uno canna come sono) per À nanziare scrittore di origine bolognese, la prima edizione ed escono ilari trentacinque anni, À sico impo- sotto la pioggia. Agli amici che

I CAPOLAVORI DEL BAGUTTA PreText ❨ 109 ❩ EDIZIONI "SPECIALI" Qui sotto, Paolo Monelli, giurato, tra gli 11 fondatori, 1928. Nella pagina di destra: sopra, Antonio Baldini, scrittore, vince un’edizone speciale del premio dedicato alla pasta, 1950; sotto, Giuseppe D’Ors, critico d’arte, 1950. I CAPOLAVORI DEL BAGUTTA

chiedono «Cos’avete combinato stasera?», ri- spondono «Abbiamo fondato un premio lettera- rio», e gli interlocutori li guardano stupefatti, perché allora in Italia di premi letterari non ce n’è neppure uno, è una cosa da francesi, e quindi l’idea è proprio inedita. E infatti, ancora oggi, se vi capita di leggere da qualche parte che Bagutta è il primo premio letterario italiano, è la pura verità. Comincia per gioco e per gioco va avanti, con il primo riconoscimento che viene assegnato a un bravo letterato, Giovan Battista Angioletti, e poi si procede con riunioni informali, sempre tenute alla tavola della trattoria, dove gli undici man- giano, bevono, si divertono e discutono di libri. E che titoli, mamma mia, se uno dei primi premi, quello del 1932, va a un ingegnere sconosciutis- simo ai più che ha scritto un paio di romanzi letti da nessuno - ma dai baguttiani sì, e li hanno molto amati. L’ingegnere risponde al nome di , il libro è La madonna dei À losoÀ ; per ricevere un altro premio l’autore, snobbato dal mondo con suo gran dispetto, dovrà pazientare una trentina d’anni. Gli altri premiati hanno forse minore blasone internazionale, ma non sono certo dei minori: ci sono , o Leonida Répaci, tutti di gran penna, perché Ba- noi non garbano proprio?». Nossignori, another gutta sarà anche un gioco quasi senza regole, ma cup of tea, direbbero gli inglesi. E allora, arimor- per quei giurati la qualità è sacra, e guai a chi non tis, il gioco si autosospende, si riprenderà quando la sa riconoscere. ce ne saranno le condizioni; e ci piacerebbe ca- Comincia per gioco, e come tutti i giochi veri ha pire quanti degli intellettuali che dopo la guerra l’aria ludica ma non troppo. E così quando, in sono passati alla storia dell’antifascismo militan- quel clima di regime, certi suggerimenti da parte te avrebbero preso una decisione simile, sotto il della politica fascista si fanno troppo insistenti, i regime imperante a suon di olio di ricino e man- giurati si guardano negli occhi: «Vogliamo dav- ganelli. vero un premio in orbace, con il podestà che pre- Così si riprende nel 1947; ovviamente, nel frat- senzia in camicia nera e tutti quegli orpelli che a tempo la giuria è piuttosto cambiata. Bacchelli e

❨110 ❩ PreText tratti, Pantheon minore. È cominciato per gioco, per gioco continua. Men- tre altri premi nati sotto stelle diverse, pieni di sussiego, varano cinquine ufÀ ciali, all’ombra delle quali si combattono lotte senza quartiere, la giuria di Bagutta continua le sue riunioni davan- ti a piatti di pasta (monumentali quelli di Bac- chelli, riferiscono unanimi le cronache) anche se ormai i suoi componenti sono signori per lo più di mezza età, tutti variamente affermati, come lo sono i premiati, dove passa tutta la migliore pro- duzione letteraria di quegli anni. Ecco Vitaliano Vergani ci sono ancora, ci mancherebbe, ma ac- Brancati con Il bell’Antonio, con canto, ecco gli innesti di nuovi giornalisti e scrit- La forza degli occhi, non ancora tori, e anche personaggi di quella che oggi chia- miamo la società civile: per esempio, un libraio come Cesarino Branduani, mitico nume tutelare della Hoepli, o un biblioÀ lo come Marino Paren- ti, uno che scova edizioni rare negli anfratti più strani e, tra una riunione e l’altra, va compilando la più grande bibliograÀ a delle lettere italiane, che sfortunatamente non andrà oltre le prime let- tere dell’alfabeto. Nuovi giurati, nuove professioni, ma ancora lo stesso clima, tra i giurati e anche fuori, con quel- la informalità che continua a caratterizzare le riunioni. E così un candidato alla vittoria che ancora non sa se verrà selezionato può permet- tersi di scrivere a un giurato, Branduani, in que- sti termini: «Caro Cesarino, fammi una piccola conÀ denza destinata a restare fra me e te: questo famoso Bagutta lo rinviano solo per non darme- lo? O cos’altro c’è sotto?... Ora, se tu mi dici: il Bagutta quest’anno non si dà; oppure: si dà, ma non a te, io ti prometto di serbare il segreto». Il mittente scrive da via Solferino, si chiama , ed effettivamente vincerà il premio in quel 1951 con uno dei suoi mitici libri di ri-

I CAPOLAVORI DEL BAGUTTA PreText ❨ 111 ❩ C'ERANO PROPRIO TUTTI Qui a À anco, Giuseppe Ungaretti, Curzio Malaparte, Indro Montanelli, Guido Piovene e Fausto Coppi. Sotto, Eugenio Montale e la ballerina Yvette Chauviré, étoile dell’Opéra di Parigi.

quarantenne con i suoi Racconti… Per tutti, oltre ralezza che nean- al riconoscimento, una tavola À rmata dall’incon- che nelle fami- fondibile, amabile tratto di Vellani Marchi, che glie reali. Con riunione dopo riunione va anche immortalando lui, con altri giu- altri ospiti della trattoria, da Fausto Coppi sceso rati che si chia- per un istante dalla sua bicicletta a Filippo De mano Eugenio Montale, Giuliano Gramigna o Pisis o alla prima ballerina dell’Opéra di Parigi, Giulio Nascimbeni, Bagutta va avanti imperter- Yvette Chauviré. Sono in rito, nello stesso clima im- massima parte personaggi permeabile alle intemperie del mondo culturale; ogni esterne. L’unica assenza di tanto ci può scappare qual- rilievo che si può rilevare che imprenditore, tra quelli in quegli anni, riguarda un che finanziano il premio; vincitore refrattario ai pre- politici no, nessuno, mai; mi in generale (è il solo, a con quella tipica idiosincra- mia memoria, che riÀ utasse sia dei giurati per i signori qualunque genere di pre- che a Milano abitano a Pa- sentazione sulle alette dei lazzo Marino. Per carità, libri), Tommaso LandolÀ , niente in contrario, ora che che vince con Rien va, ma il fascismo è sparito; ma più non si presenta alla premia- se ne stanno distanti, me- zione e invia un telegram- glio si sta. Nel frattempo, ma: «Deploro mia assen- quei ritratti di Vellani Mar- za», documento che non è chi vengono appesi, uno più agli atti, ed è un pecca- dopo l’altro, sulle pareti del- to, perché avrebbe meritato la trattoria, che diventano un premio a parte per la una specie di galleria d’arte, capacità di interpretare lo per i gridolini d’ammirazione dei turisti stranieri. spirito baguttiano. Il gioco prosegue anche nei difÀ cili tardi anni E poi, e poi, ci sono nuove giurie e nuovi presi- Sessanta e Settanta, quando neppure i premi let- denti, che arriva dalla sua Torino terari sono immuni dalla contestazione, anche da o da Tellaro e, concluse libagioni e discussioni parte di letterati serissimi, che riÀ utano il concet- letterarie, trattiene alcuni giurati per l’intero po- to stesso di competizione. Orio Vergani non c’è meriggio, impegnandoli in interminabili partite più, è morto giovane nel 1960, ma lo ha sostitu- di scopone. Più tardi Emilio Tadini, l’Emilio, del ito suo À glio Guido, Guidone per gli amici, ap- quale tutti ricordano le grandi risate, con alcuni pena venticinquenne – ma che importa, lui alle dei giurati storici di quella presidenza, Peppo riunioni c’è sempre andato, per accompagnare il Pontiggia e Dario Del Corno; inÀ ne Giovanni padre, l’avvicendamento avviene con una natu- Raboni, che però fa in tempo a rimanere troppi

❨112 ❩ PreText pochi anni, portato via così presto alla poesia trovi la qualità di quelli precedenti. Ma i giochi, italiana. I premiati, è quasi inutile menzionarli: si sa, sono fragili, rischiano di rompersi, soprat- scorro l’elenco e mi accorgo tutto dopo una certa età. Co- che non c’è un letterato di sì, un brutto giorno della primo piano che manchi primavera di questo 2016, all’appello. Nel triennio tra l’ultimo dei Pepori, nipote l’82 e l’84, per esempio, si del fondatore della trattoria, succedono , ci dice: «Scusate signori, non e Natalia ce la facciamo più: il risto- Ginzburg. rante chiude». Ci guardiamo Gli anni scorrono, le giurie in faccia sgomenti: e ora? si alternano, passiamo anche Possibile che il gioco si rom- il giro di boa del millennio. pa? Andiamo anche a con- E così arriviamo all’ultimo sultarci da Francesco Miche- decennio con una squadra li, l’imprenditore che da per molti versi nuova, aperta vent’anni À nanzia il cospi- alle donne (udite, udite!), cuo riconoscimento del vin- anzi validamente capitanata citore senza chiedere nulla in da una di loro, Isabella Bos- cambio, per pura generosità si Fedrigotti, e una giuria e simpatia verso il premio e piuttosto varia, da un À loso- quello che rappresenta. Sia- fo come Umberto Galimber- mo nei suoi uffici, in via ti a un poeta come Mario Santagostini, dove un Giovannino De Grassi. Micheli ci guarda, ci nuovo giovane Vergani, Orio jr, ha preso il posto ascolta concentrato. «E perché non venite qui?», di Guidone. Una squadra che di quelle che l’han- propone semplice. «Davvero?». Davvero. E così no preceduta ha ereditato le idee e lo spirito, e da qualche mese, a ristorante chiuso, la giuria ha infatti continua con quel criterio giocoso, dove potuto continuare a riunirsi sotto il nuovo tetto, le stelle polari sono due sole, l’indipendenza del- all’insegna della medesima ospitalità. E lì, per la la giuria e la qualità dei libri in lizza. Su questo prima volta all’inizio dell’anno prossimo si terrà aspetto, a volte, si scatenano discussioni memo- la cerimonia di premiazione. Festeggeremo così rabili, ma quale gioco è indenne da discussioni? i nostri 90 anni; con l’energia e la felicità di chi L’importante è che alla À ne, scorrendo la lista dei ha ancora voglia di giocare. premiati, anche per questi ultimi dieci anni si Andrea Kerbaker

I CAPOLAVORI DEL BAGUTTA PreText ❨ 113 ❩ L'UOMO CHE APPARECCHIÒ LA TAVOLA CON UN TRICOLORE A destra, centro pagina, l’unico ritratto fotograÀ co di Pellegrino Artusi, allegato alla 13ª edizione (1909). Sopra, caricatura inserita nella Intervista in ritardo a… Pellegrino Artusi, La Stampa (7-6-1962). Le foto sono tratte dal Catalogo della mostra Pellegrino Artusi e l’Unità d’Italia in cucina, a cura del Comune di Forlimpopoli. CASI LETTERARI

LA SCIENZA IN CUCINA DI PELLEGRINO ARTUSI OVVERO LA RICETTA DI UN LONG SELLER L'ITALIA UNITA (IN CUCINA) È SOPRAVVISSUTO A TUTTI I CAMBIAMENTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA, ALLE PRIVAZIONI DI DUE GUERRE, A CRITICHE FEROCI E ALLA CONCORRENZA DI ALTRI TESTI SACRI. ECCO COME E PERCHÉ

di SILVIA MORGANA

el 1931 Alfredo Panzini, mettendo uno dei «libri che hanno fatto gli Italiani» (Os- a registro la voce Artusi nel suo sola): «Nel fervido dilatarsi di ricette, dalle 475 Dizionario moderno, commentava: della prima edizione (Firenze 1891) alle 790 del- «Artusi: per antonomasia libro di la tredicesima edizione (Firenze 1909), la Scien- cucina. Che gloria! Il libro che di- za in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegri- ventaN nome! A quanti letterati toccò tale sorte? no Artusi è stato il breviario di sapienza e di arte […]». In quell’anno La scienza in cucina e l’ar- culinaria, di lingua e di memorie rituali della te di mangiar bene, pubblicato a Firenze nel 1891 festa che davvero ha uniÀ cato l’Italia». dal settantenne Pellegrino Artusi, aveva ormai Il successo dell’Artusi avrebbe attraversato tutto raggiunto la 32esima edizione e anche Panzini il Novecento per arrivare À no ai nostri giorni, ne doveva decretare il successo e la popolarità. sempre «rieditato, copiato, piratato, tradotto in Una popolarità di incredibile durata, perché an- molte lingue». Così Alberto Capatti, che nella sua cora oggi l’Artusi è l’unico libro di cucina otto- ricchissima e rigorosa edizione della Scienza in centesco «che – continuativamente – si stampa, cucina (2010) ricostruisce magistralmente la sto- si vende, si compra, si usa» (Montanari). Ed è ria e la fortuna del manuale artusiano: un testo ormai riconosciuto come uno dei primi bestseller che è passato indenne attraverso le privazioni dell’Italia unita, e insieme a Cuore e a Pinocchio alimentari di due conÁ itti mondiali (la 37esima

❨ 114 ❩ PreText edizione, del 1942, è tirata in 306.000 copie), ha resistito a temibili concorrenti (come Il talisma- no della felicità e Il cucchiaio d’argento) e alle dissacrazioni operate da nuove mode gastrono- miche e nuovi stili alimentari (a partire dalla cu- cina futurista) e all’attuale invasione di libri, di programmi televisivi, di blog di cucina, di pro- nel signorile appartamento di Piazza d’Azeglio poste mediatiche. 25 dove abitava con i due gatti (dedicatari della Momenti recenti di grande e rinnovata fortuna prima edizione) e con i suoi collaboratori, la cuo- dell’Artusi, grazie anche alla qualiÀ cata attività ca toscana Marietta Sabatini e il domestico ro- promozionale di Casa Artusi a Forlimpopoli magnolo Francesco RufÀ lli, da lui nominati ere- (www.pellegrinoartusi.it) sono stati le celebra- di dei diritti d’autore. zioni del 2011 per l’Unità d’Italia e i numerosi Gli esordi di quel libro non erano certo stati né eventi legati a Expo 2015, in cui si sono svolti facili né promettenti. Lo racconta lo stesso Artu- convegni, realizzate mostre e il li- si nella Storia di un libro che as- bro è stato riedito, ripresentato somiglia alla Storia della Cene- nelle sedi più diverse (dai super- rentola, premessa alla sesta mercati all’università), trasformato edizione (1902), di 698 ricette. anche in audiolibro, interpretato Qui il nostro, forte ormai della dalla voce ironica dell’indimenti- tiratura raggiunta di 14.000 copie, cabile Paolo Poli (nella collana rievoca con humor la sentenza in- Audiolibri di Luisanna Messeri, fausta del suo «dotto amico», il Emons edizioni, 2014). professore Francesco Trevisan Ma torniamo indietro, a quel «ven- intorno al suo «culinario lavoro» tennio artusiano» (Capatti) in cui («Questo è un libro che avrà poco nasce e si costruisce progressiva- esito»), il riÀ uto di case editrici mente (dal 1891 al 1911) quel libro importanti di Firenze e Milano di ricette dal titolo positivistico La (Barbera, Treves, Ricordi), quindi Scienza in cucina e si determina la la decisione di farlo stampare nel sua fortuna. Davvero singolare 1891 a proprie spese a Firenze dal l’avventura editoriale di questo tipografo Salvatore Landi (lo stes- scapolo borghese di idee liberali, romagnolo di so dei fortunati Manuali Hoepli) in 1000 copie, nascita ma trasferito a Firenze dal 1851: prima al prezzo di L.3, che resterà immutato per tutto ricco commerciante e poi appassionato cultore di il ventennio; inÀ ne, dopo le «mortiÀ cazioni» e le letteratura (una Vita di Ugo Foscolo e le Osser- «bastonature» iniziali, gli incoraggiamenti di vazioni in appendice a trenta lettere di Giuseppe personaggi autorevoli come Paolo Mantegazza, Giusti, pubblicate tra il 1878 e il 1881) e di ga- i primi successi del suo manuale («quanto più stronomia. A Firenze fu ideata e composta La invecchiava più acquistava favore e la richiesta Scienza in cucina da un Artusi ormai settantenne, si faceva sempre più viva»). Il favore del resto

CASI LETTERARI PreText ❨ 115 ❩ CASI LETTERARI

era testimoniato, oltre che dalle tirature crescen- Italiana del 15 febbraio 1932, raccolta da Rina ti, anche dalle edizioni pirata (già dalla terza edi- Simonetta. Inoltre, colpisce la capacità di indivi- zione) e dai plagi dell’editore Salani (La cucina duare il suo pubblico: Artusi si rivolge alle fami- di famiglia e l’arte di mangiar bene, 1905), con- glie borghesi dell’Italia appena uniÀ cata per co- tro cui Artusi e il suo distributore, Bemporad, struire una nuova cultura della cucina e illustrare saranno costretti a un’azione legale. Quando il variegato e ricco patrimonio alimentare della scompare, novantenne, Artusi aveva curato per- nazione, valorizzando e mettendo in condivisio- sonalmente e pubblicato ben 15 edizioni del suo ne le diversità e le speciÀ cità delle culture locali: Manuale pratico per le famiglie, con tirature quelle conosciute direttamente, dalle sue letture crescenti (dalle 1000 della prima edizione alle e anche attraverso i viaggi in carrozza e in treno. 58.000 della 15esima) e l’aggiunta progressiva Questa geograÀ a personale spazia da Firenze e di ricette che passano da 475 a 790. Inoltre nella la Toscana all’Emilia e alla Romagna, alla Lom- quarta edizione (1899) aveva inserito Alcune nor- bardia, a Torino e a Trieste, ma verso sud arriva me di igiene, confermandosi nel ruolo di autore À no a Roma e non oltre Napoli (e il quadro delle «igienista» quanto all’alimentazione conferitogli tradizioni gastronomiche regionali non potrà es- dall’amico e ammiratore Paolo Mantegazza (Al- sere esaustivo, specie per il Meridione e le isole). manacco igienico popolare, 1893); e nella quat- E poi le conoscenze acquisite tramite la preziosa tordicesima (1910) anche l’Appendice Cucina per e attiva collaborazione di lettori e lettrici di tutta gli stomachi deboli («la quale pare sia venuta di Italia, che integrano e arricchiscono, seppure in moda. Bisognerà quindi dirne due parole senza modo casuale e non sistematico, la sua cultura pretendere co’ miei precetti né di rinforzare, né gastronomica. Ecco, ad esempio, come viene in- di appagare questi stomachi di carta»). trodotta la ricetta n. 88 Maccheroni con le sarde Ma quali sono state, allora, le ragioni del succes- alla siciliana: «Di questa minestra vo debitore a so incredibile del libro, anche dopo la morte del una vedova e spiritosa signora il cui marito, sici- suo autore? Come ha fatto la Scienza in cucina a liano, si divertiva a manipolare alcuni piatti del diventare l’Artusi? Il primo fattore è stato senza suo paese, fra i quali il nasello alla siciliana e il dubbio il progetto gastronomico, semplice e alla pesce a taglio in umido». portata di tutti, fondato sull’esperienza della cu- Il dialogo a distanza con il suo pubblico, che gli cina di casa e sintetizzato nel frontespizio: un chiede consigli e invia suggerimenti e nuove ri- Manuale pratico per le famiglie, Igiene - Econo- cette, è reso possibile da un mezzo fondamenta- mia - Buon gusto, realizzato in 790 ricette che le per l’uniÀ cazione della neonata nazione: il costituiscono «il primo profilo gastronomico servizio postale, che funzionava benissimo. Let- nazionale, col quale tutti gli autori successivi tori e lettrici gli scrivono al sempre più noto in- dovranno misurarsi» (Montanari). Un libro fon- dirizzo À orentino di Piazza d’Azeglio 25, dove dato sulla pratica domestica, scritto «fra lo studio si possono ordinare le copie del libro. Questo e la cucina, la penna e le pentole. Si provavano importante materiale epistolare, custodito presso le ricette, tutte, una ad una», come racconterà l’Archivio di Forlimpopoli, documenta come la Marietta Sabatini in una intervista a La Cucina Scienza diventi un’opera collettiva che cresce nel

❨ 116 ❩ PreText TESTO SACRO Copertina della prima edizione (1891) de La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene (1000 copie, con 475 ricette).

tempo, scritta non solo la propria storia. Quindi la Scienza in cucina rap- «per gli italiani ma presenta la nazione Italia, non solo in senso oriz- dagli italiani»: un ri- zontale, perché mette insieme le tradizioni di sultato ottenuto grazie al rapporto interattivo con tanti luoghi diversi – non tutti evidentemente, ma i lettori, che consente «la circolazione di espe- potenzialmente tutti, come metodo –; ma anche rienze locali che mantengono, ciascuna, la pro- perché rappresenta in maniera verticale le com- pria individualità» e che anticipa in modo sor- ponenti di culture diverse alte e basse della so- prendente le attuali modalità di condivisione cietà» (Morgana, Solimene). attraverso i nuovi media e i blog di cucina (Mon- Così l’Artusi, che esce dall’Italia nelle valigie tanari). Ecco un esempio, la lettera di Federico degli emigranti, giocherà un ruolo signiÀ cativo Trevisanato (1906), riferita alla ricetta n. 192, per la diffusione dell’italiano fuori d’Italia: mol- Fritto di Chifels (inserita nella sesta edizione del te parole della cucina di origine italiana sono 1902): «Egregio signore, che sono veramente i entrate nelle lingue straniere attraverso l’emigra- chifels? Parmi avere capito che sono una specie zione italiana, che ha diffuso nel mondo non so- di ciambelle che i pasticcieri vendono fatte. I pa- lo la lingua della cultura alta (della letteratura, sticcieri si intende di Firenze, che qui a Venezia dell’arte, della musica) ma la lingua di tagliatel- non si trovano e non capiscono» (Fabretti). le e tortellini. L’altro elemento importante della fortuna del li- A Marietta è dedicata la ricetta del panettone (n. bro è stato individuato nella collaborazione tra 604, Panettone Marietta), che Artusi non volle Pellegrino Artusi e Marietta Sabatini, la sua cuo- mai etichettare “alla Milanese” («La Marietta è ca toscana, mediatrice tra campagna e città, tra una brava cuoca e tanto buona ed onesta da me- la cultura alimentare della popolazione contadina ritare che io intitoli questo dolce col nome suo, (ancora in grandissima parte analfabeta) e la cul- avendolo imparato da lei»): ma il suo ruolo va tura borghese di À ne Ottocento: e l’apporto di una ben oltre, sarà anche quello di preziosa informa- cultura popolare è ben visibile, ad esempio, nel- trice di lingua viva toscana e consulente di Artu- la ricca presenza di minestre («Questa zuppa che, si nel suo progetto di rinnovamento della lingua per modestia, si fa dare l’epiteto di contadina, della cucina, fondato sull’esigenza di sempliÀ ca- sono persuaso che sarà gradita da tutti, anche dai zione, chiarezza e razionalizzazione del lessico signori», ricetta n. 58, Zuppa toscana di magro gastronomico. Già, perché proprio la lingua e lo alla contadina). Grazie a questa doppia anima, il stile sono ingredienti niente affatto secondari manuale artusiano, scritto per le famiglie borghe- della ricetta del successo artusiano. Il modello si di città, col progresso dell’alfabetismo nel No- linguistico è il À orentino di tono medio, parlato vecento potrà diventare un best seller anche per e scritto, sulla linea di Manzoni e di bestseller le classi popolari: «Quando anche i contadini come Pinocchio di Collodi (1881-83) e Cuore di incominciano a comprare il manuale di Artusi De Amicis (1886). Una lingua scorrevole e natu- come dono nuziale per le À glie e gli emigranti lo rale, che Artusi contribuì con il suo libro a dif- portano con sé all’estero, perché in quel libro fondere nelle case degli italiani (Frosini). Molto riconoscono la propria cultura, le proprie ricette, ampio l’inventario dell’uso À orentino parlato, di

CASI LETTERARI PreText ❨ 117 ❩ RICETTE PROVATE Nella pagina di destra, la preparazione della pasta sfoglia (ricetta 154, 1911). CASI LETTERARI

cui basta dare qualche esempio: briccica “scioc- uniÀ cazione della terminologia: Artusi è ben con- chezza”, “cosa da nulla”; caldana “luogo caldo sapevole della «Babele» dei sinonimi locali per dove si pone a lievitare il pane”; ciocchetta e lo stesso piatto, conseguenza della frammenta- ciocchettina “rametto”: «alcune ciocchette di ra- zione linguistica del paese, come nel caso di cac- merino», «qualche ciocchettina di salvia»; fare ciucco e brodetto: «Dopo l’unità della patria mi fogo “andare di traverso”, “far male” (detto di un sembrava logica conseguenza il pensare all’uni- alimento); garbare “piacere”; gocciolo; gola: tor- tà della lingua parlata, che pochi curano e molti nare a gola (detto di un cibo); e dei termini tec- osteggiano, forse per un falso amor proprio e nici codiÀ cati da Artusi e ancora in uso: alzare il forse anche per la lunga e inveterata consuetudi- bollore; mettere al fuoco; prendere colore; roso- ne ai propri dialetti» (ric. 455, Cacciucco). lare; unire (un ingrediente a un altro); battere (la Ma non è solo questione di lessico e di termino- carne); cuocere a bagno-maria; digrassare “sgras- logia: a rendere appetibile (è proprio il caso di sare”; fare un battuto, un soffritto, un impasto; dirlo) la Scienza è anche lo stile di Artusi: «Ar- frollare; lardellare; legare (l’arrosto); pestare (nel guto, ironico, mai prescrittivo ma sempre com- mortaio); ridurre; spolverizzare («con zucchero plice del suo lettore», il libro non è solo un ricet- a velo»). È viva nella Scienza la polemica contro tario ma diventa un piacevole racconto, ricco di la tradizionale terminologia infranciosata dei ri- storie e di aneddoti, quasi un romanzo della cu- cettari: «Certi cuochi, per darsi aria, strapazzano cina. E la capacità di Artusi narratore può spie- il frasario dei nostri poco benevoli vicini con no- garci il motivo per cui, nel 2011, l’anno del cen- mi che rimbombano e non dicono nulla, quindi, tenario della sua scomparsa, Pellegrino sia secondo loro, questa che sto descrivendo, avrei perÀ no diventato il protagonista di un romanzo dovuto chiamarla zuppa mitonnee. [...] Ma io, per giallo (Odore di chiuso di Marco Malvaldi). la dignità di noi stessi, sforzandomi a tutto pote- È inutile chiedersi quanto potrà sopravvivere re di usare la nostra bella ed armoniosa lingua l’Artusi al dilagare delle varie cucine etniche, paesana, mi è piaciuto di chiamarla col suo nome vegetariane, vegane, crudiste ecc. Certo oggi re- semplice e naturale» (ric. 38, Zuppa sul sugo di stano però ancora validi e irrinunciabili quei prin- carne). cipi fondamentali della cucina artusiana, che Artusi si muove con equilibrio in questa direzio- Casa Artusi ha voluto estrarre dal libro e codiÀ - ne, senza eccessi puristici, italianizzando molti care in una sorta di decalogo, in occasione della termini stranieri come bordò (vino), cotolette, mostra realizzata dal Comune di Forlimpopoli maionese; dall'inglese, bistecca (anche bistecca nel 2011, Pellegrino Artusi e l’Unità d’Italia in alla À orentina); budino, rosbiffe (ma anche roast- cucina: beef); ma accogliendo anche termini forestieri 1. Rispettate gli ingredienti naturali che proprio grazie ad Artusi hanno ricevuto con- Amate il bello ed il buono ovunque si trovino e sacrazione deÀ nitiva nel lessico culinario italia- non tollerate di vedere straziata la grazia di Dio no: alkermes, brioches, canapè, champagne, co- [Prefazio]. gnac, dessert, krapfen, plum-cake, strudel, 2. Usate ingredienti di qualità vol-au-vent ecc. E viva è anche l’esigenza di Scegliete sempre per materia prima roba della

❨ 118 ❩ PreText più À ne, ché questa vi farà À gurare [Prefazio]. 3. Usate ingredienti di stagione [Gli ortaggi] preparateli nel colmo della raccolta, quando costano poco; però vanno scelti di buona Questa zuppa che, per modestia, si fa dare l’epi- qualità e giusti di maturazione [ricetta 423]. Non teto di contadina, sono persuaso che sarà gradita fate uso che di frutta sana e ben matura a secon- da tutti [ricetta 58]. da della stagione [Cucina per gli stomachi debo- 10. DifÀ date dei libri di cucina (anche del mio) li]. DifÀ date dei libri che trattano di quest’arte: sono 4. Siate semplici la maggior parte fallaci o incomprensibili... al più La mia cucina inclina al semplice e al delicato, al più... potrete attingere qualche nozione utile sfuggendo io quanta più posso quelle vivande quando l’arte la conoscete [Prefazio]. che, troppo complicate e composte di elementi eterogenei, recano imbarazzo allo stomaco [ri- NOTA BIBLIOGRAFICA. Le citazioni sono tratte da: Pel- cetta 301]. legrino Artusi, La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, 5. Mettete passione, siate attenti e precisi a cura di Alberto Capatti, Milano, BUR Rizzoli, 2010; Mar- Se non si ha la pretesa di diventare un cuoco di tina Fabretti, Pellegrino Artusi e la cucina di casa, Quaderni baldacchino... per riuscire... basta la passione, di Casa Artusi, n. 3, Forlimpopoli, 2008; Giovanna Frosini, molta attenzione e l’avvezzarsi precisi [Prefazio]. Lo studio e la cucina, la penna e le pentole. La prassi lingui- 6. Esercitatevi con pazienza stica della «Scienza in cucina» di Pellegrino Artusi, in Storia Abbiate la pazienza di far qualche prova (ne fo della lingua e storia della cucina, Atti del VI Convegno In- tante io!) [ricetta 435]. Se poi voi non vi riusci- ternazionale dell'Associazione per la Storia della Lingua rete alla prima, non vi sgomentate; buona volon- Italiana, a cura di Cecilia Robustelli e Giovanna Frosini, tà ed insistenza vuol essere [Prefazio]. Firenze, Franco Cesati Editore, 2009, pp. 311-330; Ead. La 7. Variate, ma rispettando il territorio e la sta- «Scienza» degli italiani. Storie di un libro fortunato, in Pel- gionalità legrino Artusi, La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene, [Il minestrone] ecco come l’avrei composto a ristampa anastatica della prima edizione 1891, Firenze, gusto mio: padronissimi di modiÀ carlo a modo Giunti Editore, 2011, pp. 11-34; Il secolo artusiano, Atti del vostro a seconda del gusto d’ogni paese e degli Convegno di Firenze-Forlimpopoli, 30 marzo-2 aprile 2011, ortaggi che vi si trovano [ricetta 47]. a cura di Giovanna Frosini e Massimo Montanari, Firenze, 8. Se variate, fatelo con semplicità e buon gu- Accademia della Crusca, 2012; Massimo Montanari, L’i- sto dentità italiana in cucina, Roma-Bari, Laterza, 2010; Silvia ... Tutte le pietanze si possono condizionare in Morgana, Umberto Solimene, Una mostra e una tavola ro- vari modi secondo l’estro di chi le manipola; ma tonda per ricordare Pellegrino Artusi, Sistema Università modiÀ candole a piacere non si deve però mai 39/40, 2012, pp. 14-15; Carlo Ossola, Libri d’Italia. 1861- perder di vista il semplice, il delicato e il sapore 2011, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 2011; Al- gradevole, quindi tutta la questione sta nel buon fredo Panzini, Dizionario moderno delle parole che non si gusto di chi le prepara [ricetta 540]. trovano negli altri dizionari, Milano, Hoepli, 1931. 9. Valorizzate la cucina povera Silvia Morgana

CASI LETTERARI PreText ❨ 119 ❩ SOGNO E SON DESTO Sotto, nella foto grande, Il topo da biblioteca (1850 circa) di Carl Spitzweg; a À anco, una caricatura del bibliomane. Nella pagina di destra, la biblioteca sognata da ogni bibliomane. BIBLIOFILIA E BIBLIOMANIA

LA STORIA PARADOSSALE DEL NOTAIO PARIGINO ANTOINE BOULARD LA FEBBRE DEI LIBRI IL PASSO CHE SEPARA LA PASSIONE PER LA LETTURA DALLA FOLLIA PUÒ ESSERE BREVE. TANTO CHE UNA SIMILE PATOLOGIA È FINITA ANCHE NEI MANUALI DI MEDICINA

di ANTONELLO CHINDEMI

❨120 ❩ PreText al sublime al ridicolo non v’è capitolo nella Medicina delle passioni, l’opera che un passo; e dal biblioÀ lo più importante di Jean Baptiste Félix Descuret, al bibliomane non v’è che una celebre medico e scrittore dell’Ottocento. Nato a crisi», scriveva Charles No- Parigi nel 1758, Antoine Marie Henri Boulard fu « dier nel suo Bibliomane. Co- costretto a rinunciare alle sue ambizioni letterarie me unaD febbre leggera può acutizzarsi e portare per seguire le orme del padre e dedicarsi alla pro- al delirio, l’amore per i libri può trasformarsi in fessione notarile. «Ben diverso dai notai del no- tormento. Silenziosamente, quella passione in- stro tempo, Boulard - scrive Descuret - non era nocua che nasce dalla lettura, dall’odore della uomo di mondo. Viveva pel suo studio, per esse- carta e dal frusciare delle pagine sotto le dita può re la guida e l’amico dei clienti». Nel tempo li- impossessarsi dell’animo e spingere alla frenesia. bero il notaio si dedicò alla politica e diventò La storia della letteratura è piena di racconti di sindaco dell’undicesimo arrondissement parigino amanti delle belle lettere che si sono ammalati di e deputato nell’assemblea del Corpo legislativo libri: personaggi un po’ folli e un po’ eroi che si francese. Grazie alle sue attività e a un tenore di giocano la reputazione, sperperano patrimoni, vita misurato, Boulard riuscì a mettere da parte rubano e ingannano per il piacere di possedere e una grande fortuna e nel 1808, all’età di cinquan- sfogliare in solitudine preziosi manoscritti. taquattro anni, decise di cedere lo studio notarile Antoine Marie Henri Boulard, notaio parigino al primo dei suoi due À gli. È a questo punto che vissuto tra la seconda metà del Settecento e i pri- comincia la crisi di cui parla Nodier e la febbre mi dell’Ottocento, è stato un purosangue della del bibliomane attacca il mansueto Antoine. bibliomania e la sua passione per i libri diventò La rivoluzione francese aveva riempito le strade una tragicomica ossessione. Boulard fu a tal pun- di Parigi di libri conÀ scati all’aristocrazia e al to rapito dal furore del collezionare libri da di- clero e favorito la crescita di biblioteche private. ventare un caso clinico e guadagnarsi un intero Antoine Boulard ha l’opportunità di sfogliare

BIBLIOFILIA E BIBLIOMANIA PreText ❨ 121 ❩ INTERPRETAZIONI A À anco, El biblióÀ lo, olio su tela di José Gutiérrez Solana. A destra, Lo studio del biblioÀ lo di Cesare Vianello.

preziosi codici medievali e rafÀ nati libri rinasci- mentali. Sgrana gli occhi davanti alla bellezza dei capilettera ornati, si perde nei ghirigori dei testi e À nisce per imbambolarsi sulle illustrazio- ni; è sbalordito dall’eleganza e dall’armonia del corsivo italiano e perde la testa per la xilograÀ a cinquecentesca. Impara a riconoscere e apprez- zare la qualità dei materiali e della legatura, il disegno dei caratteri e la loro disposizione nella pagina, il taglio della carta e il formato dei libri. Dimostra di essere un biblioÀ lo competente e di buon gusto, prediligendo le eleganti edizioni in ottavo dello stampatore rinascimentale Aldo Ma- nuzio. Ma la febbre del bibliomane è già in incu- bazione e ben presto mostra i suoi sintomi. Libero da incarichi politici e professionali, An- toine Boulard è padrone del suo tempo e si butta a capoÀ tto nella sua passione. Passa le giornate Col passare dei mesi il carattere di Boulard di- a osservare, frugare, scartabellare, misurare e venta sempre meno piacevole e più misterioso. comprare libri in vecchie botteghe e mercati Sua moglie gli chiede di fermarsi, aggiungendo dell’usato. «I vecchi librai assicurano di non aver- che bisogna leggere qualche libro prima di ac- lo mai veduto tornare a casa senza che portasse quistarne altri. «Questo consiglio, buono tutt’al sotto il braccio parecchi volumi», racconta De- più per un biblioÀ lo – scrive Descuret – non an- scuret. Mentre parenti e amici cominciano a du- dò punto a verso al nostro bibliomane». Antoine bitare della sua salute mentale, i venditori di libri, comincia a uscire prima del solito, per le sue felici di averlo come cliente, gli afÀ bbiano il perlustrazioni mattutine in cerca di libri; non ri- nomignolo affettuoso di “père Boulard”. entra a pranzo e resta fuori la notte. Casa Boulard Quando è a casa, l’ex notaio passa il tempo a è ormai invasa dai libri e l’ex notaio decide di impilare libri dappertutto: in cucina, nella sala sfrattare gli inquilini da cinque appartamenti di da pranzo, nei salotti, su per le scale, negli ar- sua proprietà per far spazio ai nuovi acquisti. La madi, nelle camere da letto e nel granaio. Un moglie, esasperata, decide di farlo spiare da due giorno fu scoperto a rubare dei libri in casa di un uomini, che scoprono che Antoine trascorre a suo amico notaio al quale era andato a far visita. volte la notte in una delle sue case ormai sÀ tte, Un altro, stanco di vedere sempre gli stessi tomi avvinghiato a un mucchio di libri. Di fronte alle nel negozio di un suo amico libraio, comprò in proteste della moglie, il bibliomane giura sulla blocco tutta la sua merce per buttarla nella Sen- sua «vecchia fede di notaro» di volersi dedicare na. La fronte di Boulard comincia a scottare, la alla compilazione del catalogo dei suoi libri, sen- febbre si sta facendo virulenta. za acquistarne altri se non con il consenso della

❨122 ❩ PreText consorte. Fedele alla parola data, Boulard si met- te al lavoro e inizia la sua opera di catalogazione. Ma, come si legge nella Medicina delle passioni, «qualche mese dopo tale animosa risoluzione, la di lui salute comincia ad alterarsi; perde a poco a poco l’appetito e le forze; dimagrisce; il suo carattere, un tempo amabile e allegro, diventa cupo e malinconico; da ultimo, roso da una febbre nervosa, è ridotto a non poter più lasciare il letto. Allora soltanto il medico che lo cura sospetta che tal febbre di consunzione possa derivare da una specie di nostalgia, dalla noia provata dall’infer- mo di non comprar più libri». D’accordo con il medico, la signora Boulard escogita uno strata- gemma e chiede a un venditore di libri usati di piazzarsi proprio sotto la À nestra del povero ma- viaggi furono acquistati in blocco da Richard lato. La voce del commerciante è un canto di Heber, il Boulard inglese, che all’epoca possede- sirene per Antoine e sua moglie gli concede di va una delle più grandi collezioni private al mon- scendere in strada per fare qualche acquisto. Mal- do. La maggior parte dei libri collezionati da grado il suo stato di debolezza, Boulard si preci- Antoine Boulard ritornò nelle librerie e nei mer- pita per le scale e raggiunge la bancarella. In cati dell’usato della capitale francese. In una no- ginocchio davanti al banchetto, il bibliomane ta della Medicina delle passioni è riportato che sfoglia i libri, li chiude e li riapre solo per tener- «dopo la vendita della biblioteca di Boulard, i li più a lungo tra le mani e alla À ne li compra banchi di Parigi erano talmente ingombri, che per tutti. Alla febbre da astinenza che stava consu- molti anni i libri d’occasione non si vendettero mando l’ex notaio, i coniugi Boulard preferisco- più che alla metà del loro consueto valore». no quella del bibliomane. Pochi giorni dopo la morte di Antoine Boulard, Ritornato in forze, Antoine Marie Henri Boulard in una stanza adiacente alla sua camera da letto viene visto trafÀ care per diversi anni tra librerie fu ritrovata una montagna di opere «oscene e e bancarelle dell’usato, carico di libri da parere immorali». Secondo Descuret, l’uomo, che era «una torre ambulante». Il 6 maggio 1825 muore, molto religioso, le aveva comprate con l’intento lasciando più di mezzo milione di libri accatasta- di bruciarle ma il suo amore per i libri lo aveva ti nelle sue proprietà. La collezione Boulard fu portato a rinviare di volta in volta il momento catalogata in un registro di cinque volumi redat- della dolorosa separazione. Come diceva Franz to dai librai Jean-Antoine Bleuet di rue Maçons Werfel: «Il vero bibliomane ama, più che la for- Saint-André e L.F. Gaudefroy del Quai des Au- ma e il contenuto di un libro, la sua esistenza. Ma gustins. Per la vendita fu necessario organizzare non è così per ogni grande amore?». diverse aste dal 1828 al 1833. I libri di storia e di Antonello Chindemi

BIBLIOFILIA E BIBLIOMANIA PreText ❨ 123 ❩ IL MITO DELLA SALVEZZA Gallerie Accademia di Venezia: Paolo Veronese, Allegoria della battaglia di Lepanto (1572-1573). NELLE PIEGHE (DIMENTICATE) DELLA STORIA

LA SORPRENDENTE INVENTIVA DI ANTON SURIAN, L'ARMENO DELLA GRANDE BATTAGLIA RIPENSANDO A LEPANTO A CACCIA, TRA LIBRI ANTICHI E NUOVI, DELLA VERA STORIA DI UN "MARTIRE" VENEZIANO CHE SUBÌ LA PIÙ ATROCE DELLE TORTURE PER NON SVELARE L'ARMA SEGRETA DELLA SERENISSIMA

di PIETRO KUCIUKIAN

a civiltà del passato, se non è I libri nelle nostre biblioteche di casa, a volte un frequentata, si guasta come l’ac- poco disordinati se non riusciamo, a scadenze qua ferma, come le case disabi- regolari, a ricomporli con i criteri scelti all’ori- tate». Sono state queste parole di gine, vivono di vita nuova quando ci capita, anche « Vittoria Corti, autrice dimentica- per caso, di riprenderli in mano dagli scaffali. È ta diL importanti lavori storico-letterari e artistici, accaduto con La Venezia degli Armeni di Aleramo lette nella prima pagina di un libro dimenticato, Hermet e con il romanzo storico di Maria Grazia La Venezia degli Armeni. Sedici secoli tra storia Siliato, regalatomi dall’amico Johannis Tziros, il e leggenda di Aleramo Hermet e Paola Cogni console di Cipro a Milano, a cui vanno, nell’ul- Ratti Di Desio, assieme alle parole dell’ultima tima pagina, i ringraziamenti dell’autrice. pagina di un nuovo libro, Il sangue di Lepanto. È anche accaduto che a Venezia io abbia acqui- 1571. La battaglia che ha cambiato il destino del stato casualmente, nell’incredibile Libreria Ac- Mediterraneo di Maria Grazia Siliato, che reci- qua Alta, se libreria si può chiamare, o non piut- tano «Una pace, per cara che sia, si compra sem- tosto un “canale tra i libri”, La battaglia di pre a un prezzo più basso di quel che costa una Lepanto, appunti su uno scontro di due civiltà, guerra», a spingermi a riprendere in mano il tema del veneziano Luigi G. Zanon, il cui incipit è: della battaglia di Lepanto. «Sono lunghe le strade che conducono dove il

❨124 ❩ PreText cuore desidera: ora immaginiamoci quanto ac- cadde un tempo». Il fascino dei dipinti della battaglia di Lepanto è indiscutibile; da quello di Andrea Vicentino nel Palazzo Ducale di Venezia, con un affollamento di galee e corpi di combattenti che ci restituisce con grande forza evocativa la tragicità dello scon- tro, all’allegoria di Paolo Veronese, dipinto con- servato nelle Gallerie dell’Accademia, che ci porta dentro il grande mito della salvezza dell’Eu- ropa cristiana dall’invasione islamica. Un mito senza dubbio sfatato dalle conseguenze politiche dell’evento, perché in realtà gli scontri sarebbero continuati e la vittoria dei cristiani a Lepanto non avrebbe raggiunto risultati politici di rilievo. Fu un episodio nel tormentato percorso storico dei rapporti tra Oriente e Occidente che aveva avuto il suo acme nelle crociate e che continuava nelle incursioni dei corsari, predoni in nome del re, sia cristiani sia musulmani, che rendevano del tutto Per quanto mi riguarda, il mio interesse per que- insicuri i porti e le rotte commerciali e alimenta- sta pagina di storia nasce dalla lettura del libro di vano un À orente mercato degli schiavi. Maria Grazia Siliato, che mi ha poi portato a ri- L’immagine sulla quale tuttavia vorrei attirare pescare il lavoro dello scrittore armeno Aleramo l’attenzione è in realtà quella conservata nella Hermet. Ma nasce anche dalle mie origini arme- Galleria delle Carte GeograÀ che dei Musei Vati- ne e dalla mia formazione in terra veneziana, nel cani. In essa sono ben visibili le galeazze armate collegio dei Padri Mechitaristi, dove, peraltro, la secondo le direttive dell’armeno Andon Surian battaglia di Lepanto ci veniva insegnata ponendo che a Venezia chiamano “Anton” o “Toni del una enfasi energica sul carattere religioso di uno Canon”; inoltre è chiaramente deducibile la stra- scontro decisivo per la sorte della cristianità; i tegia utilizzata nell’attacco che ha portato alla turchi avevano già conquistato Cipro, e con Le- mitica vittoria. panto era stata fermata l’invasione! Viviamo tempi nei quali a tratti qualcuno fa rina- Mi sono appassionato alla lettura delle pagine scere la vittoria di Lepanto sui turchi per diffon- della Siliato sull’assedio di Famagusta e su Le- dere antiche paure, per sottolineare l’impossibi- panto, che hanno risvegliato in me ricordi di stu- lità di dialogo e di riconoscimento reciproco tra di liceali e di discussioni vivaci con i nostri inse- culture diverse, per indicare la forza come unico gnanti sul pericolo turco. mezzo per garantire la sicurezza dell’Occidente; L’autrice è una storica e archeologa svizzera, in sintesi, come pretesto per giustiÀ care le proprie studiosa del Medio Oriente, viaggiatrice instan- posizioni anti-islamiche. cabile, profonda conoscitrice degli archivi di

NELLE PIEGHE (DIMENTICATE) DELLA STORIA PreText ❨ 125 ❩ IL FASCINO DELLA BATTAGLIA Venezia, Palazzo Ducale: Andrea Vicentino, La battaglia di Lepanto (1575-1619). NELLE PIEGHE (DIMENTICATE) DELLA STORIA

molte istituzioni. Un romanzo storico il suo, frut- L’altra parte delle misere spoglie del generale to di anni di ricerche e di documentazioni accu- Bragadin, scuoiato vivo per non avere voluto ri- rate. La voce dei protagonisti è quasi sempre, velare l’arma segreta dell’Arsenale, si trova a dove è stato possibile, la voce degli archivi. Venezia, in un contenitore di piombo nella chie- Famagusta, l’imprendibile fortezza dell’isola di sa dei Santi Giovanni e Paolo, dove da quattro Cipro, e Lepanto, costituiscono i possessi strate- secoli sono visibili l’affresco del supplizio e il gici della Repubblica di Venezia. È il 1569 e il busto in marmo dell’eroico Capitano Generale di nuovo governatore militare inviato dalla Serenis- Cipro. Nel retro del busto esiste un vano dove è sima a Cipro, il generale Marcantonio Bragadin, riposta la custodia di piombo. La Siliato, in rico- noto per la sua durezza, dovrà gestire la guerra gnizione ufÀ ciale accompagnata dal medico le- contro i Turchi che nessuno degli isolani vuole gale, l’ha aperta. All’interno il risultato del lavo- credere imminente. Dal canto suo, Bragadin è ro del boia, la spoglia ben conservata, della certo dell’arrivo delle galee con i nuovi arma- consistenza di un guanto sottile, ripiegata con menti costruiti nell’Arsenale e ogni giorno scru- cura. Scattate le fotograÀ e e steso il verbale di ta il mare. Ma è l’armata ottomana, forte di più apertura, l’orrore viene rinchiuso nel contenitore, di 200.000 turchi di contro ai 7.000 uomini di saldato e riposto nell’urna dietro il busto dell’e- Bragadin, a giungere e a stringere la fortezza di roico Marcantonio Bragadin. «Aveva tanto ama- Famagusta nella morsa di un assedio che non to vivere – scrive Maria Grazia Siliato – e i suoi lascia scampo. I soccorsi non arrivano, l’arma giorni erano troncati. Ma poteva inÀ ne capire per non è pronta e gli assediati muoiono ad uno ad quali ragioni aveva vissuto? “Chi mi disse, un uno. Sebastiano Venier, Capitano General da Mar, giorno: non conta il dolore, conta ciò che nasce con una ostinazione colpevole aveva dichiarato: dentro di noi mentre lo attraversiamo?”». «I soccorsi a Famagusta sono buttati via». Quale segreto militare custodiva il comandante Bragadin va incontro al supplizio supremo, lo che aveva affrontato il supplizio più atroce dato scuoiamento da vivo. Confesso che non sono ri- a un essere vivente? Quello dell’arma che con- uscito a leggere le pagine della tortura, mi risve- durrà la Santa Liga, alla vittoria contro le armate gliavano incubi ancestrali. ottomane a Lepanto. L’autrice inserisce nella narrazione documenti Ed è qui che entra in campo Antonio Surian, l’ar- originali tratti dagli archivi del Vaticano, della meno che all’Arsenale di Venezia stava proget- Biblioteca Marciana di Venezia, di Genova e Na- tando un sistema di combattimento totalmente poli, di Barcellona e Siviglia, di Istanbul. Inoltre nuovo, talmente innovatore da rimanere in vita ha ripercorso i luoghi degli eventi accompagnata sino ad oggi. Ed è per questo che ho ripescato dall’architetto Chryso Kouma che conosce Fa- dagli scaffali il libro di Aleramo Hermet, intel- magusta À no nei luoghi più reconditi. Ha ritro- lettuale rafÀ nato, giornalista, À orentino di nasci- vato la collina dove si trovava il Serdar Lala ta, discendente da una antica e nobile famiglia di Mustafà, comandante dell’armata turca, il luogo origine armena trasferitasi prima a Venezia e poi del martirio del comandante Bragadin e il sito a Trieste; scrittore proliÀ co, autore di numerosi dove furono sepolti i poveri resti del suo corpo. saggi e volumi, tra cui l’accurata e approfondita

❨126 ❩ PreText ricerca sulla presenza degli armeni lungo sedici era Andon Surian e, dopo la sua geniale scoperta, secoli nella città lagunare. Un libro importante “Anton del Canon”, era sbarcato a vent’anni sul- perduto nelle lontananze della memoria. Aleramo la riva degli Schiavoni. Il 24 giugno del 1561 Hermet non avrebbe potuto trascurare la battaglia aveva inoltrato la sua domanda di lavoro al doge di Lepanto e tanto meno la À gura di Andon Su- Girolamo Priuli, come si evince dall’Archivio di rian. Gli dedica infatti un intero capitolo del libro Stato di Venezia, e fu impiegato all’Arsenale. Si La Venezia degli Armeni, il decimo: Quell’inge- fa subito notare per competenza e intraprendenza: gner Surian alla battaglia di Lepanto; ricostrui- recupera un galeone affondato nel porto, orga- sce la biograÀ a del giovane pieno di ingegno, nizza la “Tana” dove si producono corde e go- idealità, appassionato conoscitore della scienza mene, riordina il “Giardino di ferro”, dove si del mare, ricco di spirito organizzativo e insieme conservano i cannoni. Gli danno À ducia. dotato di grande umanità. Con un solido bagaglio di conoscenze militari fa Prima dei suoi servigi resi alla Serenissima, le costruire delle galeazze, grandi navi panciute e battaglie navali si combattevano speronando con molto robuste. Sulle À ancate corazzate monta rostri potenti le navi avversarie per poi lanciarsi grossi cannoni da terra in doppia À la. L’equipag- all’arrembaggio con picche, scimitarre, spade, gio dei rematori, dotato di remi larghi e panciuti, archi e frecce, pugnali. Le galee, sia quelle vene- vuole che sia composto non da galeotti incatena- ziane che quelle ottomane avevano a prora un ti ma da esperti vogatori “liberi”, addestrati ad piccolo cannone e gli equipaggi possedevano arrestare l’imbarcazione per dare modo ai can- archibugi che richiedevano molto tempo per la nonieri di prendere la mira e a invertire in bre- ricarica. I rematori in genere erano schiavi inca- vissimo tempo la rotta consentendo di scaricare tenati. I turchi adottavano lo schieramento nava- la potenza di fuoco dei cannoni dalle mura oppo- le “a luna crescente” che permetteva loro di at- ste. Invece delle ingombranti colubrine, i marinai taccare le navi nemiche lateralmente per poterle vengono dotati di moschetti (il rumore che emet- speronare con il rostro. Tale tecnica era risultata tevano era quello di un mosquito), armi meno À no ad allora vincente. ingombranti, rapidamente ricaricabili. Toni Surian, l’armeno di Siria il cui vero nome È il 1571, Cipro è caduta nelle mani dei Turchi,

NELLE PIEGHE (DIMENTICATE) DELLA STORIA PreText ❨ 127 ❩ LE GALEAZZE DI SURIAN Sotto, schema della Battaglia di Lepanto conservato nella Gallerie delle Carte Vaticane. NELLE PIEGHE (DIMENTICATE) DELLA STORIA

o meglio, i difensori sono stati costretti alla resa, centro e alle due ali dello schieramento venezia- volutamente dimenticati e abbandonati dalla Se- no, vomitando fuoco dalle due mura, seminando renissima; e À nalmente papa Pio V e il rey Felipe distruzione e morte nello schieramento avversa- di Spagna, unendo le forze pontiÀ cie, le forze di rio. Alì Paüa, il comandante della galea capitana, Genova, di Venezia e di molti altri Stati italiani, la “Sultana” dello schieramento delle navi turche, afÀ dato il comando a don Giovanni d’Austria, riesce a speronare l’ammiraglia della Santa Liga del comandante don Juan de Austria, ma tutto è vano. Ben presto la testa del comandante della Á otta turca Alì Paüa, con il tulbend (“turbante”), staccata dal busto, viene issata su un’alta picca al termine della battaglia e i suoi À gli prigionieri portati a Venezia. A Lepanto la Á otta turca fu annientata, merito del geniale “ingegner”. Nella stanza segreta in fondo all’Arsenale, Toni Surian, accarezzando il suo disegno con un dito, prima di imbarcarsi aveva esclamato: «Guarda... È la prima volta, per le marinerie di tutto il mondo! Io colloco questi più pesanti e potenti cannoni da terraferma, da for- tezza sopra degli scaÀ di legno che navigano in mare!»; «ScaÀ che sembrano di ferro», aveva risposto con incontenibile entusiasmo il capo cantiere Cesco Bressan. Quando nel 1575 scoppiò un’epidemia di peste a Venezia, a Toni Surian, ormai divenuto famoso, fu afÀ data la cura dei malati del quartiere vene- ziano di Dorsoduro. L’armeno con una medicina di sua invenzione curò intere famiglie veneziane, salvando molte vite, senza chiedere compensi, rimettendoci piuttosto del suo. Il governo della Serenissima gli riconobbe la concessione gratu- ita degli alimenti per il resto della vita, ma Toni formano la Lega Santa e muovono con l’Inven- l’Armeno si aspettava di più, un riconoscimento cibile Armada contro l’Impero ottomano. morale. Triste e deluso, si ammalò e morì a ses- Siamo a Nafpaktos, Lepanto. Alì Paüa è apposta- sant’anni, nel 1591. Aleramo Hermet, nel corso to con la su armata ottomana. Le sei formidabili delle sue ricerche presso l’Archivio di Stato di galeazze al comando di Francesco Duodo, con al Venezia, ha scoperto che esiste un discendente di À anco Antonio Surian, avanzano a due a due, al Andon Surian, Valmiro Suriano, proveniente da

❨128 ❩ PreText Capodistria e residente nel Galles. Ha progettato di guerra e il fatto che l’attacco sia penetrato nel modelli in miniatura di armi da fuoco e un sotto- cuore della civiltà occidentale non ci deve far marino particolare per il recupero dei diamanti dimenticare che esiste un grande scontro all’in- trasportati sulle coste dell’Africa del sud dalle terno del mondo musulmano per il controllo di inondazioni. tutta l’area mediorientale. E tuttavia, questo ria- Il sangue versato a Famagusta, le violenze inau- prire le pagine della storia passata mi spinge, dite, le crudeltà a Lepanto da parte di entrambi fatalmente, a operare qualche confronto, forse gli schieramenti in conÁ itto, in una delle battaglie improprio, ma che rendo esplicito al puro scopo più cruente della storia, passano in secondo pia- di lasciare un problema aperto. no di fronte all’imponente signiÀ cato simbolico Nel Cinquecento la grande coalizione cristiana che da subito è stato attribuito alla vittoria della ha atteso che Cipro, assediata dai turchi, prolun- Lega Santa: era stata difesa e salvata l’intera cri- gasse un’agonia tragica, senza speranza, sotto un stianità. Nessuna attenzione alla fragilità politica assedio brutale. Faide intestine, rivalità, gelosie, della Lega, all’assenza della Francia, alle rivali- interessi economici, questioni di prestigio hanno tà e crisi interne tra veneziani e spagnoli, uniti diviso a lungo la coalizione che era allo stato nella battaglia ma sostanzialmente divisi; scarsi nascente, mentre Famagusta lentamente moriva. o nulli i pensieri dedicati alle vittime dello scon- La cristianità occidentale ha atteso la sua À ne tro, alle migliaia di schiavi incatenati ai remi e prima di muoversi, e non di certo compatta, con- inabissati. Fra i numerosissimi feriti, la Siliato tro il nemico islamico e raggiungere Lepanto. C’è ricorda un combattente che diventerà famoso: stato bisogno di un luogo di martirio per smuo- Miguel De Cervantes. Colpito a una mano, di vere le coscienze e indire una crociata. fronte a don Juan che vuole stringergli l’altra, si In questo ultimo decennio le potenze occidenta- esprime ad alta voce: «Altezza, una mano ve l’ho li “cristiane” nelle loro radici hanno assistito, già data». divise, all’agonia dei cristiani d’oriente, e di tan- «Questa battaglia – scrive la Siliato – che in quat- te altre etnie, massacrate perché inermi. La Siria tro ore ha collaudato i Nuovi Armamenti e di- di oggi assomiglia alla Cipro di 1500 anni fa. strutto le vecchie strategie, lascerà – come ogni Assistiamo ora a un nuovo evento: l’avvicina- potente impresa – una scia di attacchi, polemiche, mento fra il papato di Roma e Mosca, la seconda osservazioni critiche… Ciascuno racconterà la Roma, dopo un lunghissimo periodo di divisione. “sua” porzione di guerra, dimostrando che spes- Non sarà una vera e propria Lega Santa, ma oggi so nella storia – e nei suoi momenti più gravi – la come allora abbiamo atteso, abbiamo avuto bi- verità va raccattata come i frammenti di un bic- sogno di un altro luogo martire, la Siria, per apri- chiere rotto». re gli occhi, per vincere l’indifferenza e reagire. Oggi nella nostra contemporaneità ferita, pare È vero che lo spirito di crociata è À nito, ma è proÀ larsi un nuovo scontro tra Oriente e Occi- anche vero che le risposte politiche andrebbero dente, sotto altre forme e in termini diversi. Il date senza avere bisogno di altri luoghi di marti- terrorismo fondamentalista islamico non si com- rio. batte certo con la paura che genera dichiarazioni Pietro Kuciukian

NELLE PIEGHE (DIMENTICATE) DELLA STORIA PreText ❨ 129 ❩ DALLA PASSERELLA ALLA STRISCIA Nella pagina di destra, una delle tavole a doppia pagina de La ragazza indossava Dior: la sÀ lata del 12 febbraio 1947 (p. 2). PERCORSI DI CREATIVITÀ

UN RAPPORTO CHE CONDIVIDE L'INTENSITÀ ESPRESSIVA DELL'IMMAGINE MODA E FUMETTO? WOW! NELLE COLLEZIONI VENGONO PROPOSTI MODELLI ISPIRATI AI PERSONAGGI E A SEGNI GRAFICI E LINGUISTICI DI QUEL MONDO. IN UN PROCESSO CREATIVO CHE, PER MOLTI VERSI, SI SOMIGLIA

di VALERIA SEMPLICI

l connubio tra fumetto e moda è stato spes- del fumetto un linguaggio particolarissimo e al- so considerato esclusivamente riguardo tamente riconoscibile), non c’è stato un solo fu- alla comic fashion, ovvero quel fenomeno metto a cui la moda non abbia attinto, creando che ha visto l’entrata del fumetto nel mon- collezioni ironiche e dal grande impatto visivo, do della moda e nelle sue creazioni in ma- allo scopo di stupire e divertire il proprio pubbli- Iniera unidirezionale, dove gli elementi formali di co, che è poi lo stesso obiettivo che si pone anche questo linguaggio, insieme ai suoi personaggi, il fumetto con le sue storie. sono stati fonte d’ispirazione per tanti stilisti. Il rapporto tra moda e fumetto non si realizza so- A stagioni alterne, vengono riproposte in passe- lamente in un’unica direzione, non è a senso uni- rella collezioni direttamente ispirate a personaggi co, bensì percorre molte strade diverse, si dispie- dei fumetti o dei cartoons, in cui gli stessi anima- ga lungo percorsi inaspettati e mai attraversati no di nuova vita le stampe di abiti e accessori. Dai prima, che talvolta si intersecano, À no a giungere personaggi disneyani ai supereroi della Marvel, a soluzioni creative innovative e originali. passando per gli elementi graÀ ci e linguistici pro- Ciò è possibile perché, fumetto e moda, in quali- pri del linguaggio fumettistico (pow!, gulp!, wow, tà di linguaggi e mezzi di comunicazione, condi- smash, bang… e tutte le altre onomatopee rac- vidono l’intensità espressiva dell’immagine. Am- chiuse nei ballons, che hanno contribuito a fare bedue, infatti, possono considerarsi specie

❨130 ❩ PreText narrative a dominante visiva, dove l’immagine è la principale attrice nella produzione di senso. Il fumetto, grazie all’arte sequenziale, riesce a co- struire una storia disponendo in successione le vignette, al cui interno convivono in perfetta sim- biosi immagine e parola; la moda, similmente, comunica un determinato messaggio, idea, modo di essere, attraverso una propria semiologia, che è di tipo lessicale, in cui la signiÀ cazione del ve- stito non è data dai singoli capi ma nel loro esse- re in una composizione, in una sequenza, atta a formare il look, immagine di moda per eccellenza. Il fumetto, specialmente da quando ha riacquisito la propria dignità di genere letterario colto e adul- to, grazie soprattutto al contributo del fumetto d’autore e alle ampie possibilità aperte dal forma- to rivoluzionario del graphic novel, ha dimostra- to grande originalità e freschezza nell’affrontare dopo il periodo buio della guerra. Dalla prima il classico genere biograÀ co, rivelandosi in parti- sÀ lata del 12 febbraio 1947 all’improvvisa morte colare il perfetto supporto nel narrare le vite di di Monsieur Dior a Montecatini nel 1957, il fu- due tra i più famosi stilisti del XX secolo: Chri- metto riesce mirabilmente a illustrare tutti i retro- stian Dior e Salvatore Ferragamo. scena, i personaggi e le mirabili creazioni che La ragazza indossava Dior dell’autrice francese hanno fatto della Maison Dior un’icona. Grazie Annie Goetzinger e Salvatore Ferragamo. Nasci- soprattutto alla perizia e alla creatività del disegno ta di un sogno del cartoonist statunitense Frank dell’autrice, alla tecnica utilizzata con acquerelli Espinosa, sono appunto due graphic novels bio- dai delicati colori pastello e al tratto pulito delle graÀ ci che, attraverso disegni dall’incredibile linee, questo fumetto è stato in grado di far rivi- fattura e una narrazione accattivante, raccontano vere tutta l’eleganza, il glamour e anche la frivo- le straordinarie vicende che hanno portato al suc- lezza di quelle creazioni di alta sartoria. E il let- cesso mondiale i due professionisti della moda. tore, rapito da queste immagini, si ritrova Nel fumetto della Goetzinger, attraverso gli occhi catapultato nella storia, godendone appieno. della protagonista Clara, un personaggio À ttizio Non a caso il graphic novel di Espinosa sulla vi- in cui è però facile immedesimarsi e condividerne ta di Ferragamo si intitola Nascita di un sogno sogni e speranze, viene rafÀ gurata quella meravi- (Making of a dream). Il motore della storia per- gliosa quanto complessa macchina che è la moda sonale di Ferragamo è infatti la nascita e la rea- durante il suo periodo più splendente, quando lizzazione del sogno di un piccolo artigiano pro- Dior rivoluzionò per sempre l’idea del fare moda veniente dal Sud che, grazie al duro lavoro, alla con il suo New Look, uno stile iperfemminile e perseveranza e alla grande passione, è riuscito a rafÀ nato che riportò a sognare milioni di donne raggiungere le stelle di Hollywood e lasciare un

PERCORSI DI CREATIVITÀ PreText ❨ 131 ❩ L'IMMAGINARIO DI VALENTINA Nella pagina a À anco, Valentina e le maglie di Krizia in Valentina alla ricerca dei vestiti perduti di Krizia. PERCORSI DI CREATIVITÀ

segno indelebile nel À rmamento della moda made castello magico dove ha portato a compimento un in Italy. Questo fumetto è stato realizzato per la lieto À ne che dura ancora oggi. Il fumetto è nato mostra Il Calzolaio Prodigioso, istituita presso il da una lunga ricerca, da un’ampia documentazio- Museo Ferragamo nel 2013.14 da Fondazione ne, che l’autore ha svolto immergendosi nelle Ferragamo, quest’ultima da sempre impegnata a parole scritte dallo stesso Ferragamo e, soprattut- tracciare percorsi trasversali fra arte, artigianato, to, nelle sue creazioni, nelle calzature, perché la moda, cinema, letteratura, cultura e società, pren- sua arte, come per tutti gli artisti, è parte integran- dendo come spunto la vita e le creazioni del suo te della sua voce. La scelta di utilizzare il forma- fondatore. to graphic novel è stata obbligata, in quanto è una Il tema della mostra era la À aba, e il fumetto non forma d’arte capace di arrivare alla testa e al cuo- poteva di certo mancare tra le forme artistiche re delle persone. Per essere arte deve emozionare, interpellate, in quanto più di tutti ha saputo ere- non essere solo tecnica, allo stesso modo di un ditare e fare propri gli stilemi, i moduli narrativi paio di scarpe À rmate Ferragamo, le quali oltre a e gli eroi delle À abe e dei miti: i personaggi stra- una fattura mirabile, sono vere e proprie opere ordinari, sovraumani, le ambientazioni spesso d’arte il cui valore si basa sulle emozioni che san- misteriose e aliene, le storie di avventura, di lotta no suscitare in chi le indossa. del Bene contro il Male, ne sono l’esempio per- Espinosa ha parlato poi anche di una vicinanza fetto. Le À abe si basano su un’universalità popo- tra il fare fumetti e il fare scarpe: entrambi sono lare del sentire e del vedere, attuano un processo prodotti artigianali, in cui la mano dell’uomo è di mitizzazione come proiezione e concretizza- insostituibile. In una tavola in particolare, Espi- zione nell’immagine di tendenze, aspirazioni, ti- nosa esprime bene questo concetto attraverso le mori del singolo individuo o di una comunità parole del giovane Salvatore nel momento in cui intera. Nell’industria delle comic strips il proces- arriva in America, il Paese più industrializzato e so di mitizzazione è evidente: questa letteratura consumistico dei primi del Novecento. Lì Salva- di massa produce una compartecipazione popo- tore trova un posto molto diverso da quello che si lare a un repertorio mitologico, che ha un’efÀ ca- era immaginato. Non vi era più umanità, ma solo cia di persuasione e condizionamento molto alta; macchine che sfornavano scarpe asettiche, fredde, ne sono un esempio le mode che ne derivano e la dure come i macchinari che le producevano. Man- partecipazione emotiva che scatenano certe serie cava la mano dell’uomo, con il suo calore, la sua e certi personaggi. delicatezza. Le scarpe avevano bisogno di un su- Nessun altro all’infuori di Ferragamo e della sua pereroe per essere riscattate, per poter trasmette- straordinaria esperienza personale poteva rappre- re comodità e calore umano: in Ferragamo lo sentare meglio il mondo delle À abe, dato che di avevano trovato. vera e propria À aba moderna pare trattarsi: l’in- È la componente visiva a farla da padrone. Sem- fanzia umile, l’inizio dell’avventura in un conti- bra quasi che l’autore si sia ispirato direttamente nente oltreoceano, le tante peripezie tra crisi eco- a Ferragamo per affrontare le ventisei tavole, ric- nomiche e conÁ itti mondiali, il ritorno in patria, chissime dal punto di vista iconograÀ co e croma- a Firenze nel Palazzo Spini Feroni, sede del suo tico. Forse ha preso spunto proprio dalle scarpe,

❨132 ❩ PreText dai loro colori e forme appieno il suo tempo e, avanguardistiche, in un nel fare ciò, ne è la più patchwork di sinuosità e forte testimonianza. È il atmosfere. Le afÀ nità tra simbolo della donna l’artista, un disegnatore, contemporanea ed e un imprenditore che emancipata, della Mila- ama “metterci le mani” no intellettuale e bor- come un umile artigiano ghese degli anni Sessan- quale era Ferragamo, ta. Valentina è sensuale non sono poche. Sia l’ar- e al tempo stesso masco- tista che l’artigiano lina, dolce e aggressiva, prendono ispirazione da sentimentale e raziona- ciò che li circonda, da le; ma, quello che colpi- ciò che sentono. Lo spet- sce subito di lei, è il suo tro del reale per Ferraga- aspetto, la sua À sicità e mo era una vasta tela su il suo stile. La sua À gura cui creare, come per il ricalca l’immagine della disegnatore lo è la tavola su cui le proprie storie star del cinema muto degli anni Venti Louise Bro- prendono forma. Questo graphic novel riesce oks, contraddistinta da un look trasgressivo e così a fondere un racconto dal serrato ritmo nar- ammaliante. Il taglio di capelli, corto e corvino, rativo a una non comune qualità artistica del di- è elemento d’attrazione e trasgressione rispetto segno, in cui la narrazione si fa via via più intui- alle convenzioni estetiche degli anni Sessanta, tiva e puramente visiva, mentre le tavole quando dominava il modello femminile biondo e diventano quasi quadri di arte contemporanea. fresco alla Brigitte Bardot. Eppure Valentina, in- Il fumetto non è riuscito solamente a raccontare sieme al suo autore, sono indiscutibilmente crea- la moda e i suoi protagonisti, ma addirittura a ture di quel vivace periodo storico. Come il suo sfruttarla, a piegarla ai propri bisogni per caratte- personaggio, Crepax, attraverso l’obiettivo del rizzare e rendere veri e realistici i propri perso- suo pennino, fotografa la vita culturale, il costume naggi, contestualizzandoli storicamente e social- e le tendenze del momento. Frugando tra i deliri mente, fissandoli per sempre nella mente dei della curiosa fotografa, tra le curve del suo corpo lettori. e ritraendo gli ambienti che la circondano, Crepax Questo è esattamente ciò che è successo a Valen- fornisce una testimonianza dell’arredamento, del tina di Guido Crepax, che soprattutto grazie al suo design, degli abiti e delle mode culturali che abi- stile e ai suoi look, compresi quelli in intimo, ha tavano Milano. lasciato un segno profondo nell’immaginario co- Dietro ogni disegno di Valentina si cela una me- mune e inÀ ne nella moda. La seduttiva e avven- ticolosa ricerca di abiti e accessori alla moda che turosa fotografa di moda non è un semplice per- Crepax carpiva sfogliando le pagine di libri di sonaggio inventato, ma una donna vera, che vive costume e riviste di moda o passeggiando tra le

PERCORSI DI CREATIVITÀ PreText ❨ 133 ❩ PERCORSI DI CREATIVITÀ

rafÀ nate vetrine milanesi. Attraverso il suo guar- to tra la gente iraniana due tipi di reazioni: l’uomo daroba, allestito lungo gli anni della presenza e la donna integralisti e l’uomo e la donna pro- delle sue storie sulla scena del fumetto italiano, gressisti, laici e moderni. Questi ultimi in parti- si possono ripercorrere tre decadi della storia del- colare, riuscirono a sfruttare a proprio vantaggio la moda: si ritrovano le minigonne e gli abitini l’imposizione del velo e le regole vestimentarie dalle fantasie optical alla Emilio Pucci, oppure per dimostrare la propria ribellione e dissidenza vestiti dai materiali inconsueti come la plastica e verso il regime islamico: le donne lasciando tra- il metallo lanciati da Paco Rabanne proprio negli pelare dal velo qualche ciocca di capelli oppure anni Sessanta; maglie, trasparenze, trench e abiti utilizzando il make up, gli uomini invece indos- lunghi segnano lo stile radical chic della moda sando la cravatta, la camicia nei pantaloni e ra- italiana anni Settanta, mentre negli anni Ottanta- dendosi. Questa è la dimostrazione di come la Novanta ruba direttamente tailleur dal taglio ma- moda e l’abbigliamento in generale possano as- schile e giacche importanti dalle sÀ late di Arma- sumere le istanze di veri e propri fenomeni socia- ni. Crepax ha omaggiato profusamente l’arte, il li, riÁ etterne i mutamenti, i fermenti e le correnti design, la moda e i suoi protagonisti nelle sue sociali, politiche e culturali. opere, ponendosi come l’esempio più riuscito di La moda è stata una componente fondamentale una virtuosa contaminazione tra le diverse forme anche del fumetto La Casati. La musa egoista di espressive; maneggiandole e Vanna Vinci, in cui viene nar- facendole dialogare tra loro rata la mitica biograÀ a della attraverso la propria arte, ov- marchesa Luisa Casati Stam- vero il fumetto. pa, che come una meteora si La moda ha trovato posto an- è spinta verso l’inevitabile che in storie a fumetti più im- caduta e l’oblio, in un viag- pegnate e dalle forti istanze gio totalmente autoreferen- politiche e ideologiche, come ziale all’inseguimento dell’i- Persepolis. Histoire d’une deale decadentista di fare femme insoumise di Marjane della propria vita un’opera Satrapi. In questa storia a me- d’arte, adibendo il proprio tà tra il reportage giornalistico corpo a tela su cui creare l’o- e l’autobiograÀ a, dove le vi- pera d’arte della sua persona. cende personali dell’autrice si Il fumetto tocca tutte le tappe intersecano ai drammatici della sua esistenza attraverso episodi che hanno segnato il le testimonianze di chi l’ha suo paese, l’Iran, negli ultimi incontrata, amata e soprattut- trent’anni, la moda ha trovato to ritratta in inestimabili ope- spazio rivelandosi un potente re d’arte. L’autrice è riuscita strumento ideologico. La que- a far rivivere questa donna stione del velo aveva genera- trasgressiva ed eccessiva,

❨134 ❩ PreText LA MALIZIA DI MANARA Nella pagina a sinistra, illustrazione di Milo Manara per Chanel Précision Beauté Iniziale, soggetto la modella Shalom Harlow.

strappandola dall’immobilità dei numerosi ritrat- maginazione del lettore per rendere l’illusione del ti, per mezzo di acquerelli dai colori intensi e reale nella sequenza di vignette À sse, così le cam- pastello nero, morbido, sfumato e sporco, con cui pagne pubblicitarie fanno leva sulla creazione di ricrea perfettamente i toni decadenti della Belle storie e immagini suggestive dal potere evocativo, Époque. Il racconto si dispiega lungo l’evoluzio- per riportare alla mente sensazioni, stati d’animo ne del suo look eccentrico e teatrale, in cui i ve- e attitudini, in modo tale che, chi indosserà quegli stiti assumevano il ruolo di costumi scenici con abiti, riÁ etta degli speciÀ ci modi di essere. cui mettere in scena la performance della sua vi- Ecco allora che l’esperienza e l’arte dei fumettisti ta. L’autrice ricrea perfettamente con il suo dise- nella narrazione di storie e nell’evocazione della gno gli abiti più iconici: dalle mise gotiche otto- realtà, si prestano bene a connotare di nuovi si- centesche di Worth, ai vestiti fascianti e gniÀ cati l’oggetto di moda attraverso l’illustra- avvolgenti con drappeggi e plissé della Vionnet e zione. Le collaborazioni sono molte e varie; tra i di Mariano Fortuny, À no agli abiti dal gusto eso- più famosi e conosciuti meritano una menzione tico e orientaleggiante di Paul Poiret e Léon Bakst, Hugo Pratt e Milo Manara. Il personaggio più costumista dei balletti russi. iconico del fumetto italiano, Corto Maltese, è sta- Il felice connubio tra la moda e il fumetto ha da- to spesso testimonial di campagne pubblicitarie to poi i suoi frutti soprattutto nel campo della grazie al bagaglio di ideali che incarna e al suo pubblicità. Il fumetto ha mostrato sin dalle origi- stile inconfondibile tra l’esotico e il trasgressivo, ni grandi potenzialità commerciali, grazie al suo ma di un’eleganza senza tempo. Per questi moti- linguaggio dall’immediata comprensione e alla vi è stato il volto perfetto per i poster pubblicita- forza iconograÀ ca dei suoi protagonisti. Esso inol- ri del profumo Eau Sauvage di Dior, riuscendo in tre si è rivelato inaspettatamente un perfetto stru- modo diretto e incisivo a comunicare l’ideale mento nel risaltare l’immagine di moda. Negli dell’uomo Dior: classico, senza tempo, dal fasci- ultimi anni, infatti, molti brand di moda hanno no mediterraneo, audace e selvaggio. individuato nel fumetto d’autore un’arma vincen- Milo Manara, l’autore che ha fatto delle donne e te per rinnovare la propria immagine, conferen- della loro sessualità il cuore pulsante della sua dole freschezza ma anche grande qualità. Quella poetica, è riuscito a trasformare dei semplici ca- della moda è una sorta di pubblicità al quadrato, taloghi in album da collezione. I disegni delle sue in quanto deve esaltare l’immagine collettiva e ragazze hanno esaltato più di ogni servizio foto- pubblica di un marchio e costruire l’immagine graÀ co la sensualità, la malizia e l’aria sbarazzina futura, personale e privata, di chi andrà a indos- del prodotto, ad esempio nel catalogo primavera- sare quei determinati abiti. La rappresentazione estate 2007 di Yamamay. Manara ha contribuito dell’immagine di moda è andata sempre più ri- anche alla realizzazione dello spot del profumo chiedendo una partecipazione attiva del consuma- Chanel Nº5 girato da Luc Besson, disegnandone tore, o del lettore di una rivista, stimolandone le lo storyboard, nel quale esce ancora di più l’ani- possibilità interpretative grazie alla narrativizza- ma anticonformista e sensuale della donna Cha- zione della stessa. Come il fumetto presuppone nel, che non teme nemmeno i lupi nella notte. necessariamente la collaborazione attiva dell’im- Valeria Semplici

PERCORSI DI CREATIVITÀ PreText ❨ 135 ❩ FUMETTI CHE HANNO FATTO EPOCA

COSÌ DIABOLIK SFIDÒ I BENPENSANTI ITALIANI ED ENTRÒ NELL'IMMAGINARIO COLLETTIVO L'ICONA INTRAMONTABILE NEI PRIMI ANNI 60 DUE SORELLE INVENTANO UN PERSONAGGIO CHE SCONVOLGE IL PANORAMA EDITORIALE ITALIANO: DA QUEL MOMENTO L'IMMAGINE DELL'EROE NON SARÀ PIÙ LA STESSA di GRETA FALASCA

rimo novembre 1962, esce nelle edi- cole del nord Italia Il Re del Terrore, albo d’esordio di una nuova serie a fumetti destinata a fare la storia dell’u- niverso dei comics nazionale: Diabo- Plik. Ideato dalle sorelle Angela e Luciana Gius- sani, fondatrici della casa editrice Astorina, questo personaggio è una vera rivoluzione nel panorama editoriale italiano degli anni Sessanta e sbaraglia gli eroi positivi, sino ad allora apprez- zatissimi dal pubblico di lettori, imponendo un nuovo modello di protagonista malvagio che sÀ - da la giustizia per denunciare la corruzione della società consumistica. L’iconico personaggio è inoltre indiscusso iniziatore del À lone del fumet- to nero italiano, particolarmente vivace a cavallo tra la metà degli anni Sessanta e il decennio suc- cessivo.

❨136 ❩ PreText UN EROE PER PENDOLARI Il primo di novembre del 1962, le sorelle Giussani mandano in edicola il primo numero di Diabolik: Il re del terrore e decretano la À ne dell’eroe positivo (le immagini sono state concesse da WOW Spazio Fumetto. Museo del fumetto, dell’illustrazione e dell’immagine animata di Milano).

Ai suoi esordi, la casa editrice delle sorelle Gius- e i delitti fossero gli ingredienti principali. sani si occupava prevalentemente della distribu- Dovendo creare un protagonista negativo, Ange- zione di materiale ludico per ragazzi (ricordiamo, la e Luciana decisero di prendere spunto dal mo- ad esempio, I Gettoni oppure Il Gioco del Calcio) dello offerto dai celebri antieroi del romanzo ed era approdata al mondo del fumetto solo nel d’appendice francese, primo tra tutti il noto 1961 con la pubblicazione delle avventure del Fantômas, ma anche Rocambole e Zigomar. Al- pugile dal cuore d’oro Big Ben, creato dall’illu- cuni esperti non esitano peraltro a sottolineare un stratore statunitense John Cullen Murphy. probabile parallelismo tra la componente di cri- Dal momento che il successo della rivista tarda- tica sociale presente nelle storie di Diabolik e i va tuttavia ad arrivare, Angela Giussani decise di romanzi de La Primula Rossa, scritti all’inizio avviare una ricerca di mercato attenta ai gusti dei del XX secolo dalla baronessa Emma Orczy. In pendolari, gruppo sociale in sensibile aumento questi testi, infatti, un nobile inglese giunge nel- nel capoluogo lombardo agli albori degli anni la Francia rivoluzionaria per aiutare gli aristocra- Sessanta. Per poterne soddisfare le preferenze di tici a sfuggire alle catture imposte da Robespier- lettura e le esigenze, lo staff della casa editrice re e dal Comitato di Salute Pubblica. decise quindi di puntare su una pubblicazione Una volta ideato il crudele personaggio, lo staff non eccessivamente impegnata e il fumetto fu di Astorina decise di puntare sulla realizzazione subito considerato il mezzo migliore per poter di storie complesse e verosimili accompagnate realizzare dei racconti di svago di alta qualità. da immagini realistiche e di alto livello. Per poter Per lanciare sul mercato un prodotto vincente e raggiungere tale obiettivo, si stabilì di far uso di facile fruizione, inoltre, venne stabilito di re- della linea modulata, ovvero di una linea che va- alizzare delle storie i cui tempi di lettura coinci- ria il proprio spessore nel corso del tratto renden- dessero, all’incirca, con quelli di un viaggio in do le immagini più realistiche e dinamiche, e di treno; poiché il formato della rivista doveva es- una tessitura (ovvero l’elemento graÀ co neces- sere pratico e maneggevole, furono ideati, per la sario per introdurre luci e ombre nelle vignette) prima volta nel nostro Paese, degli albi tascabili resa sia tramite il tratteggio sia grazie all’impie- della dimensione di 12x17 cm e composti da cen- go del retino. Questo strumento, che consiste in toventotto pagine circa. una vera e propria superÀ cie da sovrapporre alle Una volta stabilita la veste graÀ ca del fumetto, vignette, fu tra l’altro introdotto in Italia proprio le Giussani si interessarono alla tipologia di sto- dalle sorelle Giussani, le quali ne apprezzavano rie maggiormente apprezzate dai lettori. Pensa- l’utilizzo sin dai tempi di Big Ben. Nelle tavole rono quindi di sfruttare i resi di Big Ben per far- di Diabolik, inoltre, venne privilegiata la prospet- ne dei ricopertinati (alcuni con un uomo tiva realistica, similare alla distribuzione realisti- mascherato in prima di copertina e altri con un ca degli spazi, talvolta accompagnata dalla pro- ranger texano) da distribuire nuovamente sul spettiva aerea che sottolinea il soggetto posto in mercato. I dati di vendita parlarono chiaro: gli primo o secondo piano mantenendo gli altri ele- eroi positivi avevano ormai fatto la loro storia e menti della vignetta illustrati in modo meno evi- il pubblico chiedeva avventure in cui il mistero dente. Ad eccezione di prima e quarta di coper-

FUMETTI CHE HANNO FATTO EPOCA PreText ❨ 137 ❩ tina si preferì impiegare il bianco e nero, mentre, per quanto concerneva la struttura delle tavole, la casa editrice decise inÀ ne di puntare sulla gab- bia a quattro, composta da vignette di forma ret- tangolare e disposte in coppia su due strisce. Nonostante le intenzioni di Astorina, tuttavia, i primi numeri di Diabolik non vantarono affatto una buona qualità graÀ ca, in quanto i fumettisti che si cimentarono nella loro realizzazione non erano illustratori professionisti. Il Re del Terrore, primo albo di Diabolik, fu illustrato dal misterio- so Zarcone, mentre la signora Calissa Giacobini realizzò le vignette de L’inafferrabile criminale. L’inesperienza dei due fumettisti è evidente nel loro tratto incerto (spezzato e spigoloso per Zar- cone, molle e deformato per la Giacobini) e nel- la realizzazione abbozzata e approssimativa tan- to dei personaggi quanto degli sfondi. Il primo artista professionista che lavorò alle ta- artisti grazie ai quali crebbe a dismisura il suc- vole di Diabolik fu Luigi Marchesi, che esordì cesso della testata. Altro disegnatore particolar- con lo storico Diabolik n. 3 L’arresto di Diabolik, mente degno di nota fu, inÀ ne, Sergio Zaniboni, in cui fece la sua prima comparsa anche la stra- considerato come il vero ideatore dell’aspetto ordinaria complice del terribile criminale: Eva deÀ nitivo dei personaggi principali del fumetto. Kant. Marchesi assicurò alla testata la dignità A partire dalla metà degli anni Sessanta la testa- graÀ ca di cui essa necessitava e si impegnò a ta poté quindi vantare la collaborazione di dise- ridisegnare completamente Il Re del Terrore in gnatori abilissimi grazie ai quali raggiunse uno occasione della ristampa dei primi diciassette stile realistico, dettagliato e in grado di affasci- numeri avviata nel 1964. Il collega Aulo Lino nare i lettori di tutte le generazioni. Nonostante Brazzoduro intervenne invece su L’inafferrabile le trasformazioni tecnologiche e l’impiego di criminale. strumentazioni computerizzate per la realizzazio- Nel 1963, a causa del crescente successo della ne dei disegni, Astorina tutt’ora si impegna pe- pubblicazione, iniziò a collaborare con la casa raltro a mantenere il più possibile inalterato l’a- editrice il talentuoso Enzo Facciolo, storico vi- spetto graÀ co delle tavole del celebre fumetto. gnettista celebre per il suo stile realistico e foto- Le storie di Diabolik erano invece ideate da un graÀ co. Egli fu rapidamente afÀ ancato da altri valente staff di creativi, di cui facevano parte illustratori di grande calibro quali Edgardo anche le stesse Giussani. Sempre attenti a gene- Dell’Acqua, Ferdinando Corbella, Lino Jeva, rare trame accattivanti ma verosimili, i soggetti- Victor Hugo Arias, Eros Kara e Flavio Bozzoli, sti che fecero la storia della pubblicazione furono:

❨138 ❩ PreText IL VOLTO DELLA PAURA Le copertine del secondo e del terzo albo di Diabolik: L’inafferrabile criminale e L’arresto di Diabolik.

criminali non erano privi di signiÀ cato, ma atti a denunciare la società capitalista, sempre più avi- da di denaro e priva di valori. Al contempo Eva, inizialmente spalla del partner, iniziò il lungo ma fondamentale cammino che la renderà effettiva protagonista femminile della serie e icona indi- scussa dell’emancipazione femminile. Negli anni Settanta, inÀ ne, la vera svolta: le Gius- sani decisero di utilizzare il loro fumetto per mo- strare i problemi della nostra società e, da allora, diverse sono state le storie pubblicate che illu- strano e denunciano realtà quali la prostituzione, l’omofobia, il mondo della droga, la violenza sugli animali, eccetera. Accanto a questo impe- gno, che prosegue tutt’oggi, la casa editrice si è anche dedicata alla realizzazione di molteplici campagne sociali e ciò, anche a causa dei cam- biamenti a cui è andata incontro la società attua- le, ha contribuito a rendere Diabolik, nell’imma- Pier Carpi, Mario Gomboli, Alfredo Castelli, ginario collettivo, un personaggio “diversamente Patricia Martinelli, Michele Gazzarri, Giorgio positivo”. Corbetta, Luigi Locatelli, Giancarlo Malagutti e Oggi, a seguito della tragica scomparsa di Ange- Angelo Palmas, i quali avviarono la loro colla- la Giussani e della sorella Luciana, la direzione borazione con Astorina tra la À ne degli anni Ses- della casa editrice è passata a Mario Gomboli, santa e la metà del decennio successivo. L’evo- storico soggettista della serie. Lo staff dei dise- luzione graÀ ca del fumetto, inoltre, va di pari gnatori, dei soggettisti e degli sceneggiatori ha passo col cambiamento e l’approfondimento dei inoltre potuto vantare un adeguato arricchimento suoi contenuti: ai suoi esordi, infatti, il genio del e ricambio generazionale, assumendo anche nuo- male era del tutto privo di scrupoli e questa sua vi collaboratori di grande talento. caratteristica scandalizzò la società italiana con- A più di cinquant’anni dalla prima pubblicazione servatrice e perbenista dei primi anni Sessanta. di Diabolik, Astorina appare più vitale e propo- A partire dalla metà del decennio, anche a causa sitiva che mai, e lo ha recentemente dimostrato dell’ingresso sul mercato di numerosi altri fumet- lanciando sul mercato, a partire dal novembre ti neri, le Giussani decisero di “smorzare i toni” 2015, DK, nuova serie a fumetti. Essa, pur ispi- della loro pubblicazione, ridimensionando la randosi alla pubblicazione storica del terribile componente horror-noir delle loro storie per ap- criminale, ne propone nuove e sorprendenti av- prodare al genere poliziesco. Da quel momento venture in grande formato, con graÀ ca rinnovata Diabolik subì un cambiamento, si fece meno e a colori. violento e dichiarò apertamente che i suoi atti Greta Falasca

FUMETTI CHE HANNO FATTO EPOCA PreText ❨ 139 ❩ IN AFRICA Nella pagina a À anco, Riccardo Canella, a 63 anni, fotografato con una leonessa prima di essere internato nel campo di concentramento. STORIE & MEMORIE

DIARIO DI UN ITALIANO IN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO INGLESE IN AFRICA PER NON DIMENTICARE RICCARDO CANELLA, INGEGNERE VENETO, SCRIVE E DISEGNA LA SUA ESPERIENZA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE. LO FA "PER RICORDARE" CHI C'ERA. E PER CHI NON C'ERA

a cura di GENTUCCA CANELLA

egli ultimi decenni si è notevolmen- ricostruire tanto le scansioni fondamentali di vi- te ampliato l’interesse della storio- cende biograÀ che, quanto la rete delle relazioni graÀ a italiana “per le forme prima- familiari e dei rapporti sociali. Recuperare e leg- rie di scrittura” (corrispondenze di gere tali fonti primarie signiÀ ca compiere un’ope- carattere privato, quali diari, auto- razione di interpretazione, sia per chi “possiede” NbiograÀ e, memorialistica, lettere familiari, d’ami- la memoria, sia per chi voglia utilizzarla come cizia, di lavoro), nella consapevolezza dell’impor- fonte storica. E se la testimonianza individuale non tanza di tali testimonianze come fonti dell’analisi consente di ricostruire con certezza assoluta fatti, della dialettica privato-pubblico in percorsi esi- azioni, cronologie, (ma può essere un utile stru- stenziali sia di personalità di rilievo nella vita po- mento di confronto dei documenti ufÀ ciali), essa litica, sociale, culturale e religiosa, sia di perso- può offrire allo storico l’opportunità di indagare naggi appartenenti ai ceti professionali con un risvolti nell’atteggiamento, nel modo di vivere e proÀ lo più appartato rispetto alla dimensione pub- interpretare gli avvenimenti da parte di protagoni- blica. sti e comparse: in una parola, di connotare, conte- Lo scavo delle fonti in questione, favorendo una stualizzare i fatti, individuando i tempi, i luoghi, circolarità delle fonti semiotico-letterarie, storiche, gli scopi che solo la memoria può restituire. antropologiche e sociologiche, consente infatti di In questo senso può essere utile il recupero di que-

❨140 ❩ PreText ste pagine del diario di Riccardo Ca- Diario di prigionia nella, che nel 1942 annotò su un pic- colo quaderno di scuola alcuni [Prime pagine precedenti alla prigio- momenti della sua reclusione in un nia] campo di concentramento degli Alle- Molti hanno scritto e scrivo anch’io. ati in Africa Orientale, corredandole Scrivo quel poco che ricordo dei tem- di schizzi e disegni. pi passati in Africa. Non è ch’io cerchi d’essere interessante e tanto meno di Riccardo Canella (Venezia 1879-Milano 1959) laureato a essere ritenuto un uomo fuori dall’ordinario, scri- Padova in ingegneria idraulica, si trasferì a Bucarest in vo per dare qualche notizia che per alcuni può Romania dal 1921 al 1935 chiamato come consulente dal essere anche nuova, ma più che tutto per ricorda- governo rumeno per una serie di progetti sul regime delle re ai miei compagni qualche ritaglio di tempi pas- acque, tra i quali si ricordano le boniÀ che agrarie, il pro- sati insieme, e per dare anche ai miei À gli una getto di canale navigabile tra i À umi Arges e Danubio pagina scritta della mia vita passata. Partii dall’I- passante per Bucarest, il progetto di boniÀ ca e di trasfor- talia nel febbraio 1937 diretto a Mogadiscio, e la mazione in parco di loisir dei laghi di B͛neasa e Her͛str͛u. attraversata fu per me viaggio di piacere perché A Bucarest giunse con la moglie Maria Bebé Pizzini e i tre era la prima volta che gustavo il dolce vivere tran- À gli Cleofe, Luciano, Gentucca. Gli ultimi due À gli, Ida e quillo di chi pur facendo il proprio dovere, gode Guido, nacquero in Romania nel 1927 e nel 1931. Alla À ne di quella spensieratezza riposante in ambiente del 1935, in seguito alle sanzioni economiche al governo famigliare, con la distrazione della vita di mare, fascista, deliberate dalla Società delle Nazioni in risposta che per me, allora, dava un continuo variarsi d’e- all’attacco dell’Italia contro l’Etiopia, fu costretto a ritor- mozioni prodotte, sia dal panorama vario, sia dal- nare in patria. Come ricorda il À glio Guido: «Tale trasfe- la stessa compagnia, sia dall’ambiente stesso. Per rimento avvenne in un periodo critico delle politiche na- quanto avessi fatto poche conoscenze in piroscafo, zionali e internazionali, per cui mio padre, che vantava pur tuttavia, con tutti e a tutti parlavo e più ancora ingenti crediti dal governo romeno allora in carica, fu ascoltavo, direi quasi con curiosità in quanto cre- estromesso dai lavori in corso e costretto a rimpatriare con do che molti erano come me nuovi del genere di la famiglia». Nel febbraio 1937 ripartì dall’Italia in piro- vita, e di quella strana convivenza direi quasi fa- scafo per la Somalia, grazie un’offerta di lavoro a Moga- migliare che è dovuta al vivere per qualche giorno discio, per realizzare delle opere idrauliche sul À ume Giu- in un ambiente ristretto che procede veloce nel ba. Trasferitosi poi in Etiopia venne fatto prigioniero dagli gran mondo. Musica, cinema, lettura, gioco, con- inglesi ad Addis Abeba e nel febbraio 1942 deportato nel versazione, passeggiate, contemplazioni… ma la campo di concentramento di Mandera a Dire Daua. Rien- vita di 15 giorni e più, passata fra cielo e acqua, trò in Italia nel giugno dello stesso anno, sul piroscafo colla distrazione di tanto in tanto di qualche città Giulio Cesare, nella missione speciale di rimpatrio dei nuova, di qualche frettolosa visita a terra di costu- civili, consentita dai britannici ma con l’obbligo del lungo mi, negozi, facce mai viste. L’dea poi di andare in periplo dell’Africa, un viaggio della durata di oltre due una regione del tutto diversa, della quale si aveva- mesi, non essendo allora consentito l’attraversamento no sì e no, notizie esatte, che alcuni la facevano dell’area strategica di Suez. bella, altri ostica e dura, l’idea, dirò, quasi dell’i-

STORIE & MEMORIE PreText ❨ 141 ❩ VERSO L'INTERNAMENTO Trasferimento su camion e ferrovia; la messa e la baracca adattata a cappella; punizioni ai militari sudanesi; arrivi nei campi di concentramento.

gnoto, non so perché mi attraeva, e se non fosse stato perché avevo lasciata la famiglia, forse sarei stato anche più soddisfatto di recarmi laggiù, che per me rappresentava il nuovo, o per meglio dire, 11 gennaio 1942. E qui comincia la dolorosa sto- l’incognito. ria! All’1 il camion ci attende scortato da 4 suda- Il distacco da Napoli fu un po’ triste, lasciavo l’I- nesi. Presto in sacca le ultime cosucce rimasteci, talia… e più ancora la famiglia… ma poi al muo- un vestito, un paio di camicie, qualche calzetto, versi del piroscafo, subentrarono altre emozioni, ecc. ecc., poche cose perché quasi tutto s’è ven- altri pensieri… e cominciò per me la vita nuova. duto per avere a disposizione qualche quattrino! A bordo fui subito considerato persona di riguardo Alla partenza, saluti e arrivederci! dove? mah! Si e questo mi fece tranquillo per vari motivi. Abi- parte per il campo di concentramento per poi con- tuato ad una vita di sacriÀ ci e di lotte, dove tutto tinuare verso Diredaua e poi? mah! e tutti sono ostici e contrari, dove tutti tendono a Dopo un percorso di circa mezz’ora, e cioè dalla sorpassarti, a dar di gomito per avanzare, dove zona industriale al campo di concentramento, giù nulla è limpido, nulla è spontaneo e tanto meno tutti e ciascuno coi propri bagagli va alla camera- generoso, là, in quel piccolo mondo, fra persone ta che gli è stata indicata. Ognuno deve portarsi i che nulla hanno a che vedere col tuo io, ma ognu- suoi bagagli e non c’è verso di avere un aiuto! La no ha, come suol dirsi, il suo proprio itinerario, il nostra moneta non è considerata ed i Sigg.ri Su- suo compito speciale, diverso, e dove sai che in danesi non si degnano di dare una mano neppure quell’ambiente ognuno si mostra quale si è, veder- ai vecchi che con grande fatica arrivano al posto ti trattato gentilmente, correttamente, con riguardo, assegnato. ti par di vivere un’altra vita, assai più serena, assai Entriamo nella camerata n° 1 o 2 o 3: non ricordo più facile, la quale veramente ti fa bene, ti riposa. più perché sono tutte eguali e nessuna porta un E così dopo un tragitto di 15 giorni eccoti a desti- numero. Una camerata lunga una sessantina di nazione, eccoti nel nuovo mondo, in quel mondo metri con letti dai lati ed in mezzo, la camerata è torrido ma limpido nel quale entri e dici a te stes- capace di oltre cento persone. La camerata com- so: «Ebbene eccomi qui». prende circa un centinaio di castelli a quattro letti, Napoli, Messina, Porto Said… A Porto Said si e ciascun castello è formato da due ripiani con 2 fece una rapida visita alla città, e da buoni compa- letti per ripiano. Ogni letto ha una rete metallica o gnoni, eravamo in quattro: Nello Nelli, l’avv. San- una rete di canapa o una tela tirata ai lati ed una tini, BalicefÀ ed io. Entrammo in una specie di coperta. Di conseguenza ognuno di noi cerca alla birreria, prendemmo luogo ad un tavolo e ordi- bene meglio di improvvisarsi un mezzo di dormi- nammo un caffè. Si presentò un tipo che subito ci re. E così si aspetta di esser chiamati per il rancio. interessò, in quanto coi suoi prestigi ci intrattene- Ognuno narra la sua storia, o meglio come fu pre- va… cose nuove, per me almeno! so alla sprovvista lungo la via, o al caffè, o in altro [Le prime pagine del diario si interrompono e ri- luogo e, senza tanti complimenti, impaccato e prendono con la descrizione dei mesi passati nel portato al campo di concentramento. «Io non ho campo di concentramento] che il vestito che ho indosso, mi presero in piazza

❨142 ❩ PreText Alla mattina si crede di partire, e tutti su alle 5, ma non si parte. Una giornata an- cora ad Addis Abeba racchiusi nel cam- po. Ore eterne, caldo, mosche, aria pe- sante ecc. ecc. Il campo offre ben poca 5 Maggio, e su... via». «Io ero entrato in un nego- allegria. Dicono che alle 2 arrivano altri evacuan- zio e m’ero nascosto dietro al banco concessomi di! E le camerate si riempiono. Proteste poche, gentilmente dalla signora del negozio». «Io... Io adattamento molto! ...». Però quello che maggiormente ha indisposto Il giorno dopo, 13 gennaio, partenza, ma prima di tutti indistintamente, si fu che queste retate furono partire disinfezione ai bagagli, disinfezione perso- dirette e sorvegliate da neri indigeni con tanto di nale ecc. ecc. Fatti i bagagli alle 5 di mattina, cia- fucile e frusta... e non c’era verso… Fu veramen- scuno portando a spalla e a mano ogni suo avere, te una umiliazione delle massime! E così, ognuno se ne va al campo prospiciente la disinfezione e colla sua croce attende le ore 5 che è ora di rancio! là, dopo un attendere di ben 4 ore, ci mettono in Al campo di concentramento sono già arrivate da À la per entrare nel tanto penoso posto di disinfe- ieri altre vittime, in massima parte donne e bam- zione. bini che sono partiti alla mattina del giorno del Per primo, visita bagagli. Un capitano inglese aiu- nostro arrivo. tato dai suoi dipendenti passa in visita ogni cosa. Alle cinque chiamata al rancio. Un vasto capan- Collaudato il passabile, si passa in una stanza ove none in muratura contenente quattro lunghi tavo- ci fanno spogliare nudi, e lasciando tutti gli indu- li e sedie, capace di dare posto ad oltre 200 e più menti, come Dio ci fece, si passa alle docce, ove persone, ci raggruppa tutti, e stretti uno all’altro si ben saponati e più ancora disinfettati, si attende mangia una minestra ed un secondo di carne. l’uscita. Fuori, all’aria e al sole cocente, nudi an- Ognuno sporge il piatto fornitoci e riceve la sua cora, si attendono le vesti passate alla disinfezione, razione. Descrivere ogni cosa sarebbe cosa lunga, che À nalmente disinfettati e cocenti si indossano è sufÀ ciente qualche schizzo per dimostrare come per attendere ancora l’uscita delle valigie e dei fummo trattati! bagagli, pur essi passati alla disinfezione. Con O bene o male, rifocillati più o meno, eccoci in- tutto che ci fu concesso si passa alla parca mensa viati alla camerata. Ognuno fa il suo letto e poi si (ore 11 circa) e poi al cortile prospiciente l’uscita. chiacchiera, qualcuno canta, altro suona la chitar- Ben oltre tre ore di attesa. ra, altri fanno la box, altri inÀ ne intonano qualche I camion vengono caricati dei bagagli e noi in al- canzone, da prima qualche canzonetta napoletana tri camion, e si parte per la stazione. Alla stazione e poi canti patriottici! I “giambo” ci sorvegliano colla massima sorveglianza, ogni camion di per- ed eccettuata qualche spalleggiata per indicare di sone col rispettivo bagaglio (camion di scorta) non oltrepassare certo limite, il tutto e tutti À nisco- passa nel rispettivo vagone merci-bestiame. Ed no nel silenzio e nel sonno per chi fortunatamente eccoci arrivati! Non c’è una panca, non c’è nulla, lo prende a volo! solamente da una parte quattro teli tesi a forma di

STORIE & MEMORIE PreText ❨ 143 ❩ IMMAGINI DI PRIGIONIA Da sinistra: panorama di Port Elizabeth e di Las Palmas; il campo di bocce; latrine e docce nei campi di concentramento. STORIE & MEMORIE

letto per 4 persone, e cioè per quei quattro che non devano a perdita d’occhio À le di sdraiati per terra, possono reggersi in piedi, e gli altri? Siamo parti- aventi al massimo una lamiera, o una semplice ti alle 2½ circa del giorno 13 febbraio ’42, e per barella, o nulla del tutto che li difendeva dal nudo ben 24 ore, si continuò ininterrottamente sino a terreno che nella maggior parte era seminato da Diredaua, salvo un caffè e latte. La notte fu lunga formicai, termiti ed altro. Non parliamo poi delle e penosa! Arrivammo a Diredaua e dal vagone al latrine, che a parte l’igiene, erano ciò che si può campo Avio si passò in linea sorvegliati a destra e dire di più ributtante ed indecente. Una lunga fos- sinistra da sudanesi armati. Al campo Avio ci fu sa ricoperta da tavole e di tanto in tanto un buco! dato un caffè e latte e dopo 4 ore sotto sole, fummo Nel campo di concentramento eravamo più di 300 caricati sopra dei camion e portati al campo di e durante il giorno, spesse volte, ben più di 20 o concentramento artiglieria, attraversando la citta- 30 esponevano in comune le loro forme, facendo dina di Diredaua, sempre sorvegliati, nonché guar- in comune cose per cui ognuno, che sente un po’ dati dagli abitanti di Diredaua, come fossimo dei di dignità, ama racchiudersi in luogo appartato. veri malfattori. I camion erano scoperti. Le docce, naturalmente erano in comune, costitu- Il campo di concentramento ex artiglieria di Man- ite da un semplice tubo che partendo da un serba- dera, è situato in una vasta pianura circondata da toio d’acqua, portava questa ai vari rubinetti. Tut- due lati e ad una certa distanza da colline, sulle ti all’aperto e in vista di tutti. Uomini di una certa quali sono disposti alcuni luoghi di sorveglianza età, di una certa posizione sociale, abituati ad un fatta sempre da sudanesi. Nel campo non c’è si regime dignitoso e serio, dovevano per forza adat- può dire nessuna costruzione in muratura, tolti due tarsi a simili costumi di comunità ed indecenza. tre capannoni assai rustici e malandati, ricoperti Ogni giorno alle 6 di sera c’era il cambio della per l’occasione da lamiere. Il fabbricato inferme- guardia sudanese. Una novantina di uomini mar- ria è forse l’unico che abbia ancora un aspetto ciavano lungo il centro del campo e, facendo sem- discreto e, del resto capannoni improvvisati tutt’al- plici esercizi di presentatarm, facevano bella mo- tro che estetici! Per quanto riguarda poi i letti, fu stra per circa mezzora! E con quale serietà e come una vera miseria, tutt’altro che decorosa e como- erano compresi della loro missione; movimenti da… il nudo terreno per la maggior parte funziona cadenzati e stigmatizzati con tanto di battuta del da materasso e nulla più. Ognuno di noi si arrangiò tallone a terra e contro tallone! Mah! E tutto per alla meglio, chi poté avere una brandina da am- incuterci quel certo timore, e farci comprendere malati, chi una semplice lamiera (fusti di benzina, sempre più a quale stato di umiliazione ci avesse- tolti i fondi ed aperti), chi poi si adattò a coricarsi ro posto. Non parlo poi delle punizioni che ci in- sulla nuda terra. Á iggevano per la più piccola mancanza! Chiusi in Fu comica la scena, per non dire pietosa, alle 7 di una piccola camerata a pane ed acqua per giorni e sera già sull’imbrunire, si vedevano vagare qua e giorni, e alla mattina accompagnati alla latrina dal là entro il campo, uomini in cerca di un qualsiasi sudanese, e fare pulizia al campo sempre sotto mezzo da tra il corpo e il nudo terreno. E così rigorosissima sorveglianza! D’altra parte le puni- furono trattati gli invalidi e gli uomini aventi più zioni che si davano i sudanesi, fra loro, erano ve- di 60 anni! Entrando nella famose camerate si ve- ramente faticose, esse consistevano nel far tenere

❨144 ❩ PreText per ore e ore il fucile sollevato sopra la testa e date. Vi furono purtroppo correre o camminare secondo quanto imponeva il un’inÀ nità di insetti che sorvegliante, il quale impartiva gli ordini con tan- davano veramente noia. to di frusta. Le pulci, le cimici, le zan- Alla mattina ogni camerata riceveva una tanica zare, le mosche, era un vero martirio notte e gior- piena di caffè che veniva distribuita ai componen- no. Confesso che nelle prime notti ritenni di aver ti la camerata. Poi a mezzogiorno si faceva la À la preso la rogna, tanto prurito sentii alle braccia, al per andare a prelevare il rancio, e qui erano gomi- corpo tutto che mi sembrava di essere veramente tate e spintoni per lasciar posto ai più affamati! infetto da una simile malattia, e mi preoccupai al Così pure alla sera, e non v’era da proferir parola, punto di farmi speciali insaponamenti. perché tutti eravamo considerati a numero, non Alla domenica alle 8 di mattina c’era la Messa del c’era nessuna distinzione, né d’età, né di profes- campo. Alla sera tutti i giorni si recitava il S.S. sione, né di grado. Debbo dire che eravamo nel Rosario e molti concorrevano alla recitazione. In vero bolscevismo. Non c’era che da adattarsi e ultimo tempo fu dedicata a Chiesa una camerata lasciar posto al più ineducato, al più prepotente e che per vero dire dava l’impressione nell’interno questo per evitare discussioni e liti che certamen- di essere ai tempi antichi durante le persecuzioni. te sarebbero À nite a danno del più debole che si Unica distrazione era a veder giocare alle bocce! può dir sempre avrebbe avuto ragione. A questo passatempo da molti gradito prendevano E così, giorno per giorno, la stessa vita, lo stesso parte anche persone serie e per vero dire c’era da trattamento, le stesse cose. Ognuno doveva lavar- distrarsi, dato che spesso quello che si riteneva più si la propria biancheria, ed era un corri corri ai provetto era spesso quello che faceva la più magra vari posti liberi, per poi stendere il bucato ove si À gura. poteva, intrattenendosi sul posto sino a che fosse Al 14 febbraio partenza per Mandera. Alle 4 di asciutto. Unica distrazione era l’arrivo di compa- mattina di detto giorno cominciarono le prime vo- gni o la partenza per Mandera di altri. ci e le prime preparazioni per la partenza. Una In seguito fu data libera uscita dalle 10 antimeri- À la di ben 20 camion ci attendeva. diane alle 4 dopo mezzogiorno, e chi aveva qual- che conoscenza a Diredaua, o qualche amico o [Nel maggio del 1942 Riccardo Canella venne imbar- parente al campo avio, usciva, ben inteso pensan- cato nel Porto di Berbera su una delle “navi bianche”, do al mangiare, in quanto non c’era da ritenere che la Giulio Cesare, che, con una traversata di circa un alcuno pensasse a conservare all’amico o compa- mese in condizioni durissime, dopo aver circumnaviga- gno il frugale pasto che del resto veniva distribu- to l’Africa e dopo aver toccato Port Elizabeth, Las Pal- ito a persona presente. mas e Gibilterra, nel giugno dello stesso anno giunse E così passarono 30 giorni! Durante questo tempo in Italia]. non vi furono novità che meritano di essere ricor- a cura di Gentucca Canella

STORIE & MEMORIE PreText ❨ 145 ❩ Finito di stampare nel mese di novembre 2016 presso la tipografi a Galli Thierry stampa PreText Note CENTRO DI STUDI PER LA STORIA DELL'EDITORIA E DEL GIORNALISMO