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MENSILE - ANNO XI - DIC-GEN 2019-20 - POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN A.P. D.L.353/03(CONV IN L.27/02/2004 N°46)ART.1 COMMA 1 AUT C/RM/04/2013 € 18 pessimismo della ragione, ottimismo della volontà

UNA REGIONE, LE MARCHE ECONOMIA, SOCIETÀ, TERREMOTI, CULTURA (BOARELLI, CARBONE, “MALAMENTE”, BALLESTRA , RAFFAELI, CORSALINI)

LE NOSTRE UNIVERSITÀ: NATIVI DIGITALI O ZOMBETTI? I DATI DEL 2019 UN DIBATTITO SULLE ULTIME GENERAZIONI ANCORA SUI CATTOLICI E LA POLITICA GALLI DELLA LOGGIA RISPONDE A GIACCHÈ IL VOTO IN UMBRIA UN CONVEGNO SULLA VALUTAZIONE E LA PESSIMA FINE DEI COMUNISTI IL CENTENARIO DELLE SCUOLE STEINERIANE LA MADRE TERRA MAESTRE D’ASILO E IL SINODO SULL’AMAZZONIA LA SFIDA DEI MUNICIPI A ROMA , NOBEL PER LA PACE DONNE IN CARCERE SIRIA, LA TURCHIA CONTRO I CURDI POESIE DI ROBERT WALSER DOPO IL VOTO: TUTTI I VOLTI DEL CANADA INGO SCHULZE SULLE DUE GERMANIE CAMBIA QUALCOSA IN PORTOGALLO? PETER HANDKE, GRANDE SCRITTORE SPAGNA/CATALOGNA, VENDETTA DI STATO OMAGGIO AD ALTAN, DALL’ARTICO AGLI URALI, CHE CI HA RACCONTATI MEGLIO DI TUTTI LE PROTESTE AMBIENTALISTE IN RUSSIA JOKER DALLA PARTE DEI CATTIVI L’ULTIMO LE CARRÉ CONTRO LA BREXIT GIANCARLO PABA: LA CITTÀ E IL POLLICE USA: MAFIA E POLITICA SECONDO SCORSESE POESIE DI MANCUSO E BRANCALE MAFIE, BANCHE, RICICLAGGI, TASSE ISAIA SALES, RINALDO GIANOLA, ALBERTO ROCCHI

ALESSANDRINI | ANTISERI | APA | BALLESTRA | BERTINETTI | BOARELLI | BORJA | BRANCALE | CARBONI | CATANI | CHIARLONI CHIRICO | CIACCHERI | CORSALINI | DELPERO | FELICE | FRANCESCHELLI | GALLI DELLA LOGGIA | GELLI | GIACCHÈ | GIANOLA HONEGGER | C. LAFFI | LARRABEITI | LAURENTI | “MALAMENTE” | MARCHESE | E. MANCUSO | MARIE CÉCILE | MAZZANTI MEREGHETTI | NERI | PABA | PALERI | PEDRIELLI | PERRONE | PERROTTA | PIVETTA | PUCCI | RAFFAELI | RICCI ROCCHI | SALABÈ | SALES | SCARAMUZZI | SCHULZE | TOMA | TOMMY GUN | THOREAU | TRABACCHINI | TRIULZI | VITELLO | WALSER

ISBN 978-88-6357-304-6

9 788863 573046 > «Sono nata sotto un tavolino. Mi ci ero nascosta perché il portone aveva sbattuto, dunque lo zio rientrava. Lo zio aveva det- to: “Rimandala a sua madre, non vedi che ci muore in casa?”. Ambiente non c’era intorno, visi neppu- re, solo quella voce. Madre, muore, nessun significato, ma rimandala sì, rimandala vo- leva dire mettila fuori della porta. Rimanda- la voleva dire mettermi fuori del portone e richiuderlo».

Giù la piazza non c’è nessuno compare finalmente nel formato che gli si addice, quello di un capolavoro. Non ho mai letto un libro simile. Vibrante, con un ritmo che incanta. — Bertrand Leclair, «Le Monde»

www.quodlibet.it hamelin 47 potere alla parola Quanto conta dire e scrivere oggi? L’atto del dire e dello scrivere non dovrebbero mai essere neutri, dovrebbero conservare una sostanza che è sempre anche politica e pedagogica. E la letteratura per l’infanzia? Soprattutto. © Johanna Schaible © Johanna

Tutte le informazioni su www.hamelin.net Il “titolo” di questo numero è una ben nota affermazione di Gramsci, attuale come sempre, e forse più che mai… È sul fronte del pessimismo che si muovono purtroppo gli articoli di Isaia Sales sul riciclaggio bancario del denaro mafioso (un breve saggio che fa chiarezza, che aiuta a capire), di Rinaldo Gianola sulla politica economica governativa, di Alberto Rocchi sul nostro sistema fiscale e le sue ingiustizie evidenti. Andrea Toma analizza i dati che riguardano l’università, Dario Antiseri e Flavio Felice esaminano i pro e i contro del ritorno dei cattolici a far politica, Piergiorgio Giacchè scrive da Perugia del disastro elettorale umbro, la fine di una sinistra da tempo in cancrena. Curato e introdotto da Mauro Boarelli, ci siamo proposti di analizzare una nostra regione poco studiata (altre seguiranno) da più punti di vista: quello di un economista sociologo, Carlo Carboni; della redazione di un’ottima rivista regionale, “Malamente”, che, da Senigallia, fa ancora a suo modo politica; di Silvia Ballestra, scrittrice fermana di talento, sul dopo-terremoto; del critico letterario Massimo Raffaeli sul massimo scrittore marchigiano dei tempi recenti, Paolo Volponi, e di Giulia Corsalini sul massimo poeta e filosofo della nostra modernità, Giacomo Leopardi, sempre attuale. Uscendo da una penisola fiacca di identità e di proposte, Iacopo Scaramuzzi ci narra il Sinodo sull’Amazzonia voluto da Francesco, su cui ragiona anche un nuovo collaboratore, il basco Gorka Larrabeiti. Alessandro Triulzi ci presenta il leader etiope Abiy Ahmed, Nobel per la pace di quest’anno. Domenico Chirico ci dice cosa c’è dietro l’attacco turco al mondo dei curdi, nel Nordest della Siria. Spostandoci a occidente, Alberto Pedrielli analizza il voto canadese e ci fa capire meglio quel grande paese; Livia Apa affronta il Portogallo attraverso le sue recenti elezioni e Jordi Borja la Spagna, nel conflitto tra Stato e Catalogna, e dalla parte della Catalogna. Maria Grazia Franceschelli ci offre infine un quadro prezioso dei movimenti ecologisti in Russia, dall’Artico agli Urali. Torniamo in Italia con la risposta di Ernesto Galli della Loggia alla recensione di Giacchè, apparsa nello scorso numero, al suo saggio sulla scuola italiana e la sua crisi, con il provocatorio intervento di un ottimo insegnante, Livio Marchese, sui pericoli di alienazione di un’intera generazione di ragazzini, a partire da quelli con cui ha quotidianamente a che fare nella scuola in cui lavora. Il suo pessimismo non è condiviso da alcuni “ottimisti della volontà”, forse più del giusto, tra i nostri collaboratori. Qualcosa si muove tra gli insegnanti, ci dice Gabriele Vitello a partire da un grande convegno sulla valutazione, ed è ancora lui ad aver chiesto ad Alberto Delpero un’opinione sull’incompetenza dei dirigenti scolastici, sancita da leggi e burocrazia e, con Mimmo Perrotta, a Cristina Laffi di raccontare le scuole Steiner-Waldorf in occasione del centenario della loro fondazione, mentre Sara Honegger ha ascoltato Sabrina Ricci sui problemi di un asilo nido esemplare. Scendendo nella capitale e uscendo dalla scuola, Giorgio Laurenti ha intervistato Amedeo Ciaccheri sulla possibile vitalità sociale che il sistema dei municipi locali può offrire in una città come Roma. Roberta Mazzanti racconta l’esperienza di Monica Sarsini in un carcere femminile in Toscana. Per la sezione in cui si parla di cultura e di arte proponiamo stavolta alcune poesie di un grande del Novecento, lo svizzero Robert Walser da noi amatissimo; Anna Chiarloni ha intervistato per noi Ingo Schulze, un grande scrittore tedesco contemporaneo, venuto dalla Ddr e che la Ddr racconta; Piero Salabè commenta la figura e l’opera del Nobel per la letteratura (meritatissimo) di quest’anno, Peter Handke; Oreste Pivetta, in occasione di una grande mostra che gli è dedicata a Roma, fa l’elogio di Altan, che ben più che un fumettista è un grande narratore e interprete della nostra stupida Italia; Paolo Bertinetti ha letto l’ultimaspy story di John le Carré, decisamente anti-Brexit; Paolo Mereghetti ha visto l’ultimo film di Scorsese, e ne condividiamo l’apprezzamento, mentre Alessio Trabacchini è rimasto perplesso davanti a Joker. Siamo molto lieti di pubblicare le poesie siciliane di Enzo Mancuso e quelle lucane di Domenico Brancale. Siamo molto tristi di dover ricordare la scomparsa di un urbanista di valore, Giancarlo Paba, per la penna di Camilla Perrone, e proponendo un suo testo esemplare. Per finire, e per pubblicizzare una nostra pubblicazione (La schiavitù è uno stato di guerra) contenente scritti di e su John Brown, proponiamo una breve e splendida difesa di quel grande scritta da H.D. Thoreau prima che Brown venisse “giustiziato”. Le illustrazioni di questo numero sono, ovviamente, di disegnatori marchigiani: (Alessandrini, Catani, Gelli, Marie Cécile, Neri, Paleri, Pucci, Tommy Gun). Mensile · anno XI · n. 70-71, dicembre 2019-gennaio 2020 viale Carlo Felice 89 – 00185 Roma tel. 0687655957 [email protected] www.gliasinirivista.org www.asinoedizioni.it

Edizioni dell’asino Distribuzione Messaggerie libri

Redazione: Goffredo Fofi (dir. resp.), Sara Honegger, Federica Lucchesini, Luigi Monti, Mimmo Perrotta, Nicola Villa, Gabriele Vitello con Davide Minotti e Ilaria Pittiglio e con Damiano Abeni, Fulvia Antonelli, Mirella Armiero, Livia Apa, Simona Argentieri, Maria Baiocchi, Cristina Battocletti, Mau- ro Boarelli, Giacomo Borella, Maurizio Braucci, Marisa Bulgheroni, Valentina Calderone, Michela Calledda, Vinicio Capossela, Roberta Carlotto, Franco Carnevale, Simone Caputo, Marco Carsetti, Matteo Cesaro, Domenico Chirico, Francesco Ciafaloni, Giacomo D’Alessandro, Emanuele Dattilo, Gemma de Chirico, Nicola De Cilia, Gianluca D’Errico, Enzo Ferrara, Giancarlo Gaeta, Marina Galati, Marco Gatto, Andrea Gava, Piergiorgio Giacchè, Vittorio Giacopini, Rinaldo Gianola, Alex Giuzio, Stefano Guer- riero, Grazia Honegger Fresco, Andrea Inzerillo, Stefano Laffi, Nicola Lagioia, Luca Lambertini, Franco Lorenzoni, Luigi Manconi, Pietro Marcello, Giulio Marcon, Roberta Mazzanti, Taddeo Mecozzi, Paolo Mereghetti, Bruno Montesano, Giuseppe Montesano, Giorgio Morbello, Emiliano Morreale, Jan Mozetic, Maria Nadotti, Fabian Negrin, Lea Nocera, mons. Raffaele Nogaro, Sara Nunzi, Fausta Orecchio, Claudio Paravati, Damiano Pergolis, Oreste Pivetta, Giacomo Pontremoli, Savino Reggente, Alberto Rocchi, Alice Rohrwacher, Nicola Ruganti, Rodolfo Sacchettini, Iacopo Scaramuzzi, Antonella Soldo, Paola Splendore, Nadia Terranova, Alessio Trabacchini, Marco Triches, Manuela Trinci, Sandro Triulzi, Emilio Varrà, Lorenzo Velotti, Stefano Velotti, Serena Vitale, Dario Zonta e Giovanni Zoppoli.

Collaboratori: Gemma Adesso, Giorgia Alazraki, don Vinicio Albanesi, Nicola Alfiero, Anna Antonelli, Andrea Baranes, Cecilia Bartoli, Giuliano Battiston, Marcello Benfante, Stefano Benni, Ginevra Bompiani, Vando Borghi, Beatrice Borri, Giulia Bussotti, Silvia Calamandrei, Giulia Caminito, Rosa Carnevale, Simona Cappellini, Cecilia Cardito, Roberto Carro, Roberto Catani, Serena Chiodo, Francesco Codello, Nunzia Coppedé, Costantino Cossu, Dario Dell’Aquila, Gigi De Luca, Giorgio De Marchis, Carlo De Maria, Stefano De Matteis, Lorenzo Donati, Gianluca Farinelli, Nicola Galli Laforest, Guido Gattinara, Sara Giannessi, Roberto Keller, Alessia Lanunziata, Giorgio Laurenti, Giacomo Manconi, Fabiano Mari, Marcello Mariuzzo, Emanuele Maspoli, Valerio Mastandrea, Lorenzo Mattotti, Nicola Missaglia, Niccolò de Mojana, Giorgio Morbello, Grazia Naletto, Mimmo Paladino, don Giacomo Panizza, Roberta Passoni, Lorenzo Pavolini, Andrea Petrucci, Giordana Piccinini, Fabio Piccoli, Carla Pollastrelli, Paolo Ricca, Chiara Rocca, don Achille Rossi, Maria Salvati, Matteo Schianchi, Chiara Scorzoni, Ambretta Senes, Gianluigi Simonetti, Marco Smacchia, Carola Susani, Francesco Targhetta, Simone Tonucci, Stefano Trasatti, Miguel Angel Valdivia, Giulio Vannucci, Cristina Ventrucci, Giorgio Villa, Edoardo Winspeare, Duccio Zola.

Progetto grafico orecchio acerbo L’asino in prima pagina è di Gianluigi Toccafondo.

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Geca industrie grafiche via Monferrato, 54 20098 San Giuliano Milanese MI. Finito di stampare nel mese di ottobre 2019 Registrazione presso il Tribunale di Roma 126/2012 del 3/5/2012 70-71 | 19-20 dicembre-gennaio

pessimismo della ragione, ottimismo della volontà

IN CASA 4 Economia e mafie. Il riciclaggio del denaro sporco di Isaia Sales 17 L’Italia indebitata, sommersa e piena di soldi di Rinaldo Gianola 19 Tasse: chi le paga e chi no di Alberto Rocchi 23 Lo stato della (delle) università di Andrea Toma 27 Un partito laico e cattolico? di Dario Antiseri e Flavio Felice 29 Addio comunisti: il voto in Umbria di Piergiorgio Giacchè Una regione, le Marche 32 Appunti su una regione smarrita di Mauro Boarelli 34 La crisi dell’aurea mediocritas di Carlo Carboni 40 L’Italia perduta vista da una regione della redazione di “Malamente” 45 Di terremoti e di ricostruzioni di Silvia Ballestra 48 Poeti: apologia di Paolo Volponi di Massimo Raffaeli 52 Poeti: Leopardi sempre attuale di Giulia Corsalini 56 Un appello per potenziare e valorizzare l’archivio di Giorgio Nebbia PIANETA 57 La Madre Terra e il sinodo sull’Amazzonia di Iacopo Scaramuzzi 59 Francesco nella giungla di Gorka Larrabeiti 62 Abiy Ahmed, Nobel per la Pace di Alessandro Triulzi 66 Siria: l’attacco turco ai curdi di Domenico Chirico 69 Dopo il voto, tutti i volti del Canada di Alberto Pedrielli 72 Cambia qualcosa in Portogallo? di Livia Apa 75 In Spagna, vendetta di Stato di Jordi Borja 79 Le proteste ambientaliste in Russia di Maria Chiara Franceschelli

EDUCAZIONE E INTERVENTO SOCIALE 83 Noi e gli zombetti di Livio Marchese 86 Di scuola e d’altro, una lettera di Ernesto Galli Della Loggia 88 Un convegno sulla valutazione: qualche insegnante si sveglia di Gabriele Vitello 90 A scuola. Dirigenti? No, grazie di Alberto Delpero 92 Il centenario delle scuole Steiner-Waldorf di Cristina Laffi, incontro con M. Perrotta e G. Vitello 98 All’asilo di Sabrina Ricci, incontro con Sara Honegger 103 La sfida dei municipi a Roma di Amedeo Ciaccheri, incontro con G. Laurenti 106 Monica e Agnese, dal carcere di Roberta Mazzanti

POCO DI BUONO 109 In disparte e altre poesie di Robert Walser 112 Ah, la Germania! di Ingo Schulze, incontro con Anna Chiarloni 120 Peter Handke, un Nobel meritato di Piero Salabè 122 Il grande Altan, che ci ha raccontati meglio di tutti di Oreste Pivetta 125 Vecchie e nuove spie: Le Carré e la Brexit di Paolo Bertinetti 128 Mafia e politica negli Usa secondo Scorsese di Paolo Mereghettii 129 Joker, dalla parte dei cattivi di Alessio Trabacchini 131 La città e il pollice di Giancarlo Paba, a cura di Camilla Perrone 138 Abbrazzu e altre poesie di Enzo Mancuso 142 Poesie lucane di Domenico Brancale

I DOVERI DELL’OSPITALITÀ 146 Apologia per John Brown di Henry David Thoreau I disegni di questo numero sono di Nicola Alessandrini, Roberto Catani, Lisa Gelli, Marie Cécile, Marino Neri, Andrea Paleri, Beatrice Pucci e Tommy Gun. IN CASA

ECONOMIA E MAFIE. IL RICICLAGGIO DEL DENARO SPORCO

DI ISAIA SALES

La storia dell’umanità, com’è noto, è se- quando ha reso sicuri gli scambi commerciali gnata fin dall’inizio da un furto e dalla tra- dando certezza agli operatori economici che le sgressione di una norma. Ma quel furto di loro merci non sarebbero state prede dei pirati mela da parte di Adamo ed Eva non rese ric- (per via mare) o dei banditi (per via di terra, chi gli autori né consentì che il bene sottratto nelle foreste tra città e campagna). divenisse fattore produttivo, e non determi- La sicurezza negli scambi viene garantita dal nò affatto un allargamento dei benefici oltre monopolio della violenza in mano agli Stati i “colpevoli”. L’attività predatoria, infatti, in nazionali, e tale monopolio permette l’allar- genere non incide sull’economia, non mette gamento del mercato prima su scala naziona- in moto un circuito produttivo, ma si limita le e poi su quella internazionale. È del tutto alla sottrazione di un bene che viene goduto evidente che lo stimolo a produrre più mer- da un soggetto diverso dalla vittima che legit- ci (al di là della domanda locale) si realizza a timamente lo possedeva. L’economia classi- condizione che la collocazione di quelle stesse ca quando si riferisce al crimine lo identifica merci in mercati lontani non sia impedita da con le attività predatorie che danneggiano la predatori. Per Stuart Mill, dunque, la crimina- proprietà privata, la quale rappresenta la base lità è ancora e solo un’attività predatoria, che fondamentale e imprescindibile dell’economia sottraendo la ricchezza a qualcuno e passan- di mercato. Stuart Mill, in particolare, scrive dola a qualcun altro non incide sullo sviluppo nel 1848 in Principi di economia politica che della ricchezza stessa ma solo sulla sua diversa la criminalità non dà luogo a produzione, per- distribuzione. Insomma, la criminalità opera ché essa “distrugge e non crea ricchezza”. Ma un semplice spostamento dei beni, senza ef- è proprio così? A prima vista impresa produt- fetti significativi sulla società, che non diventa tiva e criminalità, delinquenza e mercato, ca- più ricca o più povera a causa delle azioni il- pitale e reato sembrano termini assolutamente legali o criminali. Di questa visione, prima di inconciliabili nella teoria economica classica. Stuart Mill, si era fatto alfiere il francese Jean- Il mercato capitalistico moderno si è formato Baptiste Say, il maggiore esponente del pen- proprio in quanto ha espulso da esso le fasi e le siero economico classico fuori dall’Inghilterra. prassi violente e predatorie, e si è consolidato Egli sostiene che un guadagno fraudolento

4 GLI ASINI 70-71 IN CASA

5 GLI ASINI 70-71 IN CASA potrà essere considerato un’ingiustizia dal mo- riale. Tra illegale e imprenditoriale e tra illegale ralista ma per l’economista si tratterà solo di e produttivo non c’è nessuna contrapposizione uno spostamento di ricchezza. “Un furto, una insanabile. perdita al gioco d’azzardo e altri accidenti, fan- La confusione e l’imbarazzo che regna negli no passare una porzione di ricchezza da una ambienti economici internazionali su come mano all’altra” senza che la società e l’econo- classificare il crimine è dimostrata da una re- mia nel loro complesso ne risentano. In questa cente e clamorosa decisione dell’Unione Eu- visione, dunque, il crimine è un evento limita- ropea. Dal 2014 i Paesi dell’Europa, su indica- to e circoscritto, “una vicissitudine” particola- zione di Eurostat, l’Istituto statistico europeo, re senza conseguenze generali. È Say a sancire hanno potuto inserire alcune attività illegali in dottrina l’irrilevanza economica dei crimini nel calcolo del Pil, in particolare prostituzione, predatori. droghe e contrabbando di sigarette. Lo scopo Purtroppo gli economisti classici (e non) sono è di dare “stime esaustive” che comprendano stati clamorosamente smentiti dalla storia. Ep- “tutte le attività che producono reddito, indi- pure, nonostante le ripetute smentite, sono pendentemente dal loro status giuridico”. Si rimasti per lungo tempo in silenzio, in preda sancisce, cioè, che le attività criminali danno a una rimozione profonda del valore econo- il loro contributo all’economia e, sembra in- mico del crimine, della sua capacità di andare credibile, alla “virtuosità” di bilancio dei Paesi ben oltre l’aspetto predatorio e trasformarsi in europei. uno dei protagonisti dell’economia contempo- È come se l’Europa si fosse resa conto che nel- ranea. Essi rifiutano di considerare il crimine la dimensione imprenditoriale non esiste un come una variabile di non poco rilievo dell’e- confine sicuro, certo e invalicabile, tra attività conomia, e spesso danno l’impressione che la legali e illegali. E non basta la morale o la reli- questione criminale non li riguardi. Appare gione a porre limiti e barriere. oggi del tutto evidente, tranne che alla mag- L’economia è molto più aperta della rigida re- gior parte degli economisti, che l’economia golazione della legge, come abbiamo già scrit- criminale è contro le leggi degli Stati ma non to. Si può fare economia anche fuori o addirit- contro quelle dei mercati, mentre nel pensiero tura contro la legge: la classificazione ai fini del economico classico prevale il convincimento Pil di attività monopolizzate da organizzazioni di una certa “neutralità” del crimine, che in criminali lo ha sancito in maniera inequivoca- ogni caso non può allargarsi oltre le attività bile. Siamo di fronte a una legittimazione del predatorie, non può rappresentare una minac- ruolo economico delle attività mafiose. Con cia per il buon andamento dell’economia. E un piccolo particolare: queste attività sono for- per questi motivi non è oggetto di studio. malmente e giuridicamente illegali, cioè con- Insomma, c’è un imbarazzo degli economisti a tro le leggi degli stessi Stati che le calcolano trattare la materia. Ma questo imbarazzo non nel loro Pil, nella loro ricchezza. Le mafie dal è motivato scientificamente. La criminalità ha 2014 fanno parte della ricchezza dell’Unione a che fare con l’economia, anche con quel- Europea! la produttiva, e nasconderlo o minimizzarlo Ma è bene ricordare che i reati economici non sarebbe antistorico e antiscientifico. Infatti, sono monopolio delle mafie. Anzi. E le mafie contrariamente ai dettami del pensiero eco- rappresentano solo una parte dell’economia nomico dominante, le attività criminali non illegale che certamente è funzionale e incorag- sono classicamente improduttive, predatorie giante per quella mafiosa, anche se non sono la o parassitarie. E ciò che definiamo economia stessa cosa. I mafiosi, dunque, sono solo alcuni illegale, non vuol dire che automaticamente degli attori dei reati economici. Riciclaggio, non sia sostenuta da uno sforzo imprendito- evasione fiscale, lavoro sommerso, corruzio-

6 GLI ASINI 70-71 IN CASA ne non hanno il marchio “mafie”, anche se i claggio secondo dati del 2015, in Italia supera il capi di Cosa nostra, e ’ndrangheta 10% del Pil. “Con un fatturato di 150 miliardi praticano gli stessi circuiti illegali e usano le di euro, dunque, la holding del riciclaggio è la stesse tecniche legali usate dagli evasori fiscali, prima azienda del Paese, davanti a un colosso dai corrotti e da tutti coloro che hanno inte- come Eni!” ha sostenuto in un suo libro Piero resse a occultare la propria ricchezza. Il mezzo Grasso. (riciclaggio) e il fine (occultamento per pote- C’è un altro dato da cui è possibile ricavare ele- re reinvestire o utilizzare e godersi legalmente menti importanti a proposito del peso dell’e- quanto è stato nascosto) sono uguali. Cambia- conomia illegale: le segnalazioni di operazioni no solo i soggetti o le definizioni di essi (cor- sospette di riciclaggio all’Uif (Unità di infor- rotti, corruttori, evasori, criminali, mafiosi). mazione finanziaria, operante presso la Banca Senza il grande campo dell’economia illegale d’Italia). Naturalmente segnalazione non è si- non si potrebbe spiegare il successo delle mafie nonimo di reato, ma i numeri sono davvero nell’odierna economia globalizzata. imponenti. Tra il 2007 e il 2014 ce ne sono Ma quanto vale l’economia illegale, in Italia e state ben 325mila da parte di intermediari fi- nel mondo? nanziari, professionisti e altri operatori privati, Darne una misurazione precisa non è facile. di cui 70mila solo nel 2014. Si tratta di uno dei I calcoli non sono semplici, perché parlare di dati più elevati in Europa, con la Lombardia e economia illegale significa parlare di attività il Lazio che precedono ampiamente in classifi- economiche che sfuggono alla legge, e per que- ca le regioni a più alta presenza mafiosa. È un sto motivo le stime di esse possono essere solo numero che aumenta di anno in anno. Quasi approssimative. In gran parte i dati derivano da il 90% delle segnalazioni alle autorità viene dai quanto viene scoperto dalle Forze dell’ordine e notai, mentre totalmente assenti sono quelle quindi il fenomeno è in genere sottostimato. degli avvocati, degli agenti immobiliari e delle Ma alcune cifre fornite da attenti osservatori case d’asta. In generale si riscontra (sono pa- sono davvero imponenti, impressionanti. role di Banca d’Italia) “il ricorso massiccio al Secondo Eben Shapiro, giornalista del “Wall contante, a sistemi di false fatturazioni, all’u- Street Journal”, ben il 70% di ciò che circo- tilizzo di schermi societari e di intestazioni fit- la nelle borse di tutto il mondo deriva dall’e- tizie; abituale è la frammentazione delle ope- conomia illegale! Secondo, poi, una stima di razioni, che innesca, in sequenze temporali di qualche anno fa della Banca mondiale, il dena- difficile interpretazione, vorticosi trasferimen- ro illecito che transita in gran parte delle ban- ti fra aree geografiche anche molto distanti e che dei Paesi occidentali e sui mercati finan- tra settori non omogenei. Spesso appare quasi ziari internazionali si aggira sui 1.600 miliardi inestricabile l’intreccio tra profitti delle attività di dollari. Il peso dell’economia non osservata criminali e profitti di attività imprenditoriali è in Italia pari al 20,6% del Pil, cioè più di acquisite originariamente con capitali riciclati 310 miliardi di euro, un quinto dell’economia ma poi gestite con modalità lecite.” italiana. Nel solo Sud vale poco più di 100 mi- Nell’epoca dell’economia globalizzata e finan- liardi di euro (il 28,6% del Pil). Certo, il dato ziarizzata è più evidente l’egemonia del potere complessivo è nettamente superiore a quello economico su quello politico e la separazio- stimato dall’Istat nel 2011 (12,4% del Pil) e nel ne quasi definitiva dell’economia dal diritto. 2014 (13%). Ma, se a questo dato si aggiunge La fine degli Stati nazionali e delle economie l’economia strettamente criminale/mafiosa nel nazionali ha rappresentato, come si è detto, nostro Paese, oltre a quella già calcolata nel Pil, anche la fine del compromesso storico tra re- si arriva nettamente al di sopra di un quarto gole ed economia, tra diritto e mercato. Men- dell’economia italiana! La dimensione del rici- tre dentro gli Stati nazionali il tentativo del

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9 GLI ASINI 70-71 IN CASA diritto di regolare il mercato, di contenere le a garantire l’anonimato dei titolari, a evitare il sue manifestazioni più animalesche e la sua pagamento delle imposte, a eludere le norma- sostanziale amoralità, in parte era riuscito, tive nazionali, a poter operare in un contesto dentro l’economia globalizzata il mercato si privo di regole e controlli”. Secondo Nicholas è tolto definitivamente da dosso il cappio o Shaxson, giornalista britannico, autore del li- le briglie del diritto. Il mercato si è così tra- bro Le isole del tesoro, più della metà del com- sformato in un “non luogo del diritto”, sicché mercio mondiale passa, almeno sulla carta, sembra corretto affermare che “il capitalismo attraverso i “paradisi fiscali”. Oltre la metà di finanziario della globalizzazione ha sconfitto tutti gli attivi bancari e 1/3 dell’investimento definitivamente, almeno per ora, il diritto”, diretto estero effettuato dalle imprese multi- come hanno scritto Paolo Prodi e Guido Rossi nazionali vengono dirottati off-shore. Circa in un loro saggio. l’85% delle emissioni bancarie e obbligazio- E di ciò ne hanno approfittato le criminalità narie internazionali si svolgono nel cosiddetto organizzate. La maggiore presenza nell’econo- “euromercato”, una zona off-shore extraterrito- mia globalizzata di esse (come mai era avvenu- riale. Le risorse collocate nei “paradisi fiscali” to all’interno delle economie nazionali) è una “derivano per 1/3 da attività criminali in senso delle conseguenze, non la sola naturalmente, stretto, per alcuni punti percentuali da pro- del divorzio netto tra diritto e mercato. venti della corruzione, e per la parte restante Quello che risulta maggiormente inquietante da evasione ed elusione fiscale. In altre paro- è che le più terribili architetture finanziarie che le nei ‘paradisi fiscali’ soldi ‘puliti’ non ce ne hanno messo in ginocchio migliaia di rispar- sono, e quindi il silenzio è essenziale”. miatori o che hanno illuso milioni di compra- I “paradisi fiscali” possono essere classificati in tori a debito sono avvenute “non nella viola- tre gruppi principali: quelli europei (Svizzera, zione, ma nel pieno rispetto delle regole del Lussemburgo, Olanda, Liechtenstein, Austria, mercato finanziario”. Belgio, Principato di Monaco, San Marino, Gran parte della finanza illecita o criminale Andorra, Madeira, Cipro, e il Vaticano (tra- è stata finora protetta dal segreto bancario e mite la sua banca, lo Ior); quelli che fanno dall’uso improprio del diritto alla privacy at- capo alla Gran Bretagna e a tutte le nazioni traverso reti occulte che trasferiscono enormi dell’ex impero britannico, che sono estensio- quantità di denaro in tutti i Paesi dell’econo- ni ed emanazioni della City londinese (Jersey, mia globale, soprattutto da e verso i cosiddetti Guernsey, l’Isola di Mann, Gibilterra, le Isole “paradisi fiscali”. Cayman, Bermuda, le Isole Vergini Britan- E nei “paradisi fiscali” ci sono ben 10mila sedi niche, le Isole Turks e Caicos). Nell’area di di banche! E cosa sono i “paradisi fiscali”? influenza britannica ci sono pure Paesi come Efficacemente Vincenzo Visco ha afferma- Hong Kong, Singapore, le Bahamas (qui già to: “Sono luoghi a bassa o nulla tassazione in negli anni Trenta il criminale americano di ori- cui è possibile collocare i propri risparmi in gine ebraica Meyer Lansky, l’inventore di Las condizioni di sicurezza”. Ma le loro funzioni Vegas come città del gioco, riciclava i proven- sono molto più ampie. Essi infatti forniscono ti della mafia americana), Dubai e l’Islanda; condizioni di segretezza, la possibilità di elu- quelli che fanno capo agli Stati Uniti: alcuni dere la regolamentazione finanziaria (relativa stati americani (il Delaware, il Wyoming, il alle società per azioni, alle banche, alla borsa, Nevada, il South Dakota) e Paesi legati agli alle assicurazioni) e di aggirare la normativa di Usa quali le Isole Vergini Americane, le Iso- altre giurisdizioni (per esempio in materia di le Marshall, la Liberia, e soprattutto Panama, riciclaggio, eredità, divorzio). Servono a “rici- che è diventata la centrale del riciclaggio dei clare o ripulire capitali di dubbia provenienza, narcodollari. Questo sistema off-shore è di fatto

10 GLI ASINI 70-71 IN CASA controllato dalle principali banche del mondo: una pratica nata per i ricchi che nei “paradisi dieci di esse hanno contribuito fortemente a fiscali” hanno trovato un sistema per godere crearlo (Ubs, Credit Suisse, Goldman Sachs, del proprio danaro senza dover essere sogget- Bank of America, Hsbc, Bnp Paribas, Wells ti a tassazioni, sistema che oggi certamente Fargo, Morgan Stanley/Ssb, JP Morgan Cha- i mafiosi utilizzano. Rispetto ai loro colleghi se). L’entità della ricchezza detenuta off-shore è non criminali, però, pagano un prezzo per stimata tra 21mila e 32mila miliardi di dollari, tale pratica, perché il passaggio per i “paradisi ben al di là dei 18mila miliardi che rappresen- fiscali” è nel loro caso quasi sempre finalizza- tano il Pil degli Stati Uniti. to al riciclaggio e riciclare ha un costo, tanto La finanza off-shore di per sé non è crimina- che si potrebbe parlare per i mafiosi più che le, ma favorisce le reti criminali con le sue “li- di paradisi di “purgatori fiscali”. Purgatori di bertà”, costituendo “buchi neri perfettamente cui i mafiosi non possono fare a meno: hanno leciti che sfuggono ai controlli della autorità bisogno del riciclaggio che è il nucleo stesso giudiziarie”. Infatti con tali società spesso si na- della criminalità organizzata, poiché senza il scondono perdite di bilancio o altre operazioni riciclaggio il denaro delle mafie sarebbe un illecite e si dà vita a speculazioni o riciclaggio ricavato “inerte”, come efficacemente sostie- che passano quasi sempre attraverso i “paradi- ne Piero Grasso: “I proventi criminali hanno si fiscali”. Questi ultimi, grazie alla tassazione un potere di acquisto solo potenziale che il fortemente ridotta sui redditi, danno tutela e riciclaggio ha la funzione di trasformare in ef- rifugio alla criminalità di tutto il mondo, atti- fettivo. Il riciclaggio rappresenta, inoltre, un rando molti capitali nelle loro banche, le quali, ponte fra criminalità e società civile che offre peraltro, e questo non è un dettaglio né una ai criminali gli strumenti per essere accolti e informazione di minore importanza, hanno integrati nel sistema, arrivando a sedere nei un segreto bancario molto rigido. Ciò signi- consigli di amministrazione e a contribuire fica che tali istituti bancari non sono tenuti a all’assunzione di decisioni economiche e so- rendere conto della provenienza del denaro: le ciali rilevanti”. transazioni sono coperte, non c’è trasparenza È nel riciclaggio che si opera la più grande e soprattutto non c’è scambio di informazioni contiguità tra sistemi criminali e meccanismi con gli altri Paesi. legali e illegali di gestione del danaro, ed è I “paradisi fiscali” quindi sono “neutrali”, asso- il riciclaggio la più grande dimostrazione che lutamente indifferenti all’origine dei capitali. tutto l’armamento costruito per occultare le Accolgono tutto il denaro senza discrimina- ricchezze e favorire l’anonimato si è dimo- zione: quello criminale, quello legale e quello strato assolutamente funzionale ai giochi del- mafioso. “Quando un capitale di provenien- le mafie. za sospetta prende le strade di un pacchetto L’economia finanziaria opaca ha favorito le azionario, di una tranche di buoni del tesoro, mafie, dimostrandosi oggi più congeniale di un complesso immobiliare, diventa sem- alle strategie di occultamento della ricchezza plicemente un capitale, destinato a riprodur- e del suo riciclaggio da parte della criminali- si, a creare nuove ricchezze”. Infatti è proprio tà rispetto a tutte le epoche precedenti. Mai attraverso il passaggio per tali Paesi che il da- era stato consentito a proventi della crimina- naro mafioso torna poi pulito a disposizione lità di avere così libero corso come oggi. In dei boss in Italia. Non è un sistema sorto per nessun’altra epoca storica. In questo circuito il i mafiosi o da loro inventato, anche perché si denaro illecito, in qualsiasi forma accumulato tratta di meccanismi che richiedono l’attività (con la corruzione, con il furto, con l’evasione di specialisti in grado di organizzare il percor- fiscale, con le varie manipolazioni societarie so dei soldi e di seguirli fino al capolinea. È e finanziarie possibili, con la violenza usata

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13 GLI ASINI 70-71 IN CASA dalla criminalità organizzata) diventa denaro nell’economia illegale produrrà nuova liquidi- riutilizzabile legalmente. La criminalità orga- tà che necessita di ripulitura: il ciclo del rici- nizzata segue la stessa strada di altre forme di claggio è così avviato. ripulitura del denaro, utilizza gli stessi canali Si possono distinguere tre momenti del ci- che vengono usati normalmente da speculato- clo criminale: l’accumulazione, il riciclaggio, ri, da imprenditori o redditieri senza scrupoli, il reinvestimento. Se il primo è sicuramente o per meglio dire dalle élite ricche e potenti di illegale, il secondo e il terzo possono essere tutto il mondo capitalistico. Il peso avuto dal- legali. Il primo si muove dentro i divieti della la libera circolazione dei capitali senza vincoli legge, il secondo e il terzo sfruttando le leggi nazionali è stato decisivo. La liberalizzazione esistenti in materia. Se l’accumulazione è ille- dei capitali ha implicato un effetto indeside- gale, il riciclaggio e il reinvestimento avven- rato: la straordinaria possibilità dei proventi gono dentro le regole e le leggi che regolano criminali di occultarsi, pulirsi e riciclarsi. È, i mercati bancari e finanziari. Se l’accumu- dunque, la necessità di occultare il denaro ad lazione criminale si fermasse alla soglia del avere aperto la strada alla criminalità verso il confine tra legale e illegale, il peso della cri- panorama economico internazionale. È per minalità sarebbe meno forte e preoccupante. questa via che le mafie sono divenute prota- In base al “veicolo” scelto si può identificare goniste del capitalismo finanziario, ottenendo un riciclaggio monetario, un riciclaggio ban- legittimazione con gli stessi metodi con cui si cario e un riciclaggio finanziario, cioè un rici- assicuravano profitti alle classi già ricche. claggio che si realizza attraverso la moneta, la E fondamentale per il riciclaggio è il funziona- banca o i circuiti finanziari. Queste tre forme mento permissivo dei circuiti bancari e finan- rappresentano non solo tre fasi storiche delle ziari. Si possono considerare tre fattispecie al ri- particolari tecniche messe in atto per sfuggire guardo: la banca è consapevolmente coinvolta ai controlli, alla repressione, al riconoscimen- per ragioni di profitto (intermediario inquina- to individuale, ma tre tecniche che si posso- to); la banca non esercita un controllo serio sul- no intrecciare a seconda delle necessità, per le transazioni (intermediario inefficiente); non rendere impossibile alle autorità di sicurezza è la banca ma il singolo impiegato a colludere l’azione di prevenzione e di contrasto. (intermediario inconsapevole). In tutti e tre i Nel caso della moneta, è indispensabile usare casi si dimostra che l’attuale funzionamento le banconote a maggiore valore. La carta mo- delle istituzioni bancarie e finanziarie è esposto neta di 500 euro è quella preferita dai crimi- a fini di riciclaggio di denari della malavita. nali, poiché un taglio così grande consente di Dunque, l’industria bancaria e finanziaria trasferire grosse somme di danaro in una sola rappresenta uno snodo fondamentale per la valigetta. Infatti le banconote da 500 euro possibilità che i proventi da evasione fiscale, sono molto utilizzate fuori dall’Europa, e in da corruzione o da attività criminali possano Italia (fino a poco tempo fa) a Forlì e a Como, essere riciclate e ripulite. Il riciclaggio banca- cioè nei pressi di San Marino e della Svizzera, rio e finanziario svolge una funzione essenziale luoghi di deposito del denaro contante. E d’al- nella crescita dell’attività criminale comples- tra parte per i mafiosi la moneta cartacea ha siva, compiendo l’operazione fondamentale un valore aggiunto, poiché la quasi totalità dei affinché i capitali accumulati illegalmente loro traffici illegali possono essere pagati solo possano essere riutilizzati. In questo modo il in moneta circolante (droga, lotto clandestino, denaro accumulato illegalmente può essere eccetera) e la banconota è l’unica che davvero avviato verso una qualsiasi attività economica, può garantire l’anonimato. Non è mai capitato verso investimenti sia nel settore legale che in che si potesse pagare cocaina con bancomat e quello illegale; e se viene di nuovo immesso carte di credito!

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Ciò non significa che le mafie non utilizzi- Davanti a tali personaggi si incontrano mafio- no anche la moneta virtuale (bitcoin) o che si e imprenditori “normali” tutti animati dallo quest’ultima sia estranea a forme di riciclaggio stesso scopo: fare profitti a molti zeri senza es- a sua volta, anzi. Di certo, soprattutto nel caso sere scoperti. Lo stesso professionista in ma- del danaro cartaceo, un ruolo importante nel niera asettica serve entrambi i settori, quello riciclaggio è svolto da banche o da impiegati dei ricchi e quello dei mafiosi, in maniera im- compiacenti che, pur di fare cassa, non guar- peccabile. Essi, dunque, non scelgono i loro dano in faccia al cliente, preferendo “tollerare clienti ma sono scelti da loro e a loro offrono il fango delle infiltrazioni criminali, piuttosto servizi, danno consigli. che introdurre granelli di sabbia nei movi- Qualche esempio. Le nuove frontiere del gioco menti di capitali”, come ha scritto Domenico online e in particolare le scommesse sportive Masciandaro. via internet hanno favorito il passaggio all’e- E d’altra parte, occorre sottolinearlo, spesso il stero di grandi quantità di danaro delle mafie riciclaggio è un reato strettamente connesso ad (e non solo!) in maniera assolutamente legale: altri reati economici come frode e corruzione. basta una scommessa per lavare i propri soldi L’obiettivo di riciclare, infatti, può essere per- in modo riservato e dentro le regole. Sale bin- seguito anche grazie alla corruzione di impie- go e sale da gioco diventano così vere e proprie gati di banca o alla falsificazione di fatture. Se lavanderie legalizzate. si permette di riciclare tanto denaro, vuol dire Si consideri il caso dell’evasione fiscale. Essa che più di qualcosa non funziona nel sistema non si riduce all’evasione delle tasse di un pic- di controllo e soprattutto nel sistema bancario colo esercizio commerciale, ma a una evasione di controllo. Per lavare il danaro bisogna rivol- ben più cospicua di intere aziende con guada- gersi al sistema bancario che perciò è fino in gni significativi, spesso registrate in altri Paesi. fondo dentro a questa problematica, risultan- E proprio l’evasione è un punto di incontro do responsabile di una “ricorrente distrazione” solido tra criminali e non, una di quelle cose se non di vera “complicità”. che molti fanno per scopi diversi e per cifre Il riciclaggio può essere un reato scopo (fine diverse. Ma il reato è lo stesso. Perché “mondi a se stesso) o un reato mezzo (utile al per- diversi hanno la medesima esigenza: i mafiosi seguimento di altri reati) ma in ogni caso, di nascondere i patrimoni, gli imprenditori di come gli altri reati economici, abbisogna di evadere, di occultare i guadagni in nero. En- specialisti. Tali attività illecite non si improv- trambi hanno un obiettivo analogo: celare le visano, richiedono la collaborazione attiva di risorse”. Entrambi si affidano, ancora una vol- professionisti del ramo e una vera e propria ta, agli stessi meccanismi e agli stessi uomini, i organizzazione. professionisti delle magie finanziarie, a cavallo Prima le mafie si rivolgevano, tra i professio- tra il legale e l’illegale, a-morali specialisti senza nisti, solo agli avvocati, perché ne assumessero padroni e senza limiti, aiutati dagli strumenti la difesa nel corso dei processi a loro carico, moderni. Si pensi, infatti, al ruolo di primo oggi i mafiosi sono clienti abituali di altri pro- piano che oggi ha internet nelle transazioni fessionisti che di solito contattano per otte- economiche. In pochi minuti con un solo clic nere consigli su come approfittare delle leggi è possibile trasferire conti bancari da un Paese in materia economica piuttosto che aggirarle. all’altro. E a fronte di tutto ciò le leggi sembra- E, attorno all’interpretazione della legge, si no troppo confinate nei loro spazi, la giustizia sono costruite professioni legali, con specia- appare troppo farraginosa e l’intero sistema di listi dell’opacità. Sono questi gli “apriporta”, controllo risulta elefantiaco e datato. Globaliz- i “traghettatori” verso il grande mondo della zazione e assenza di confini significano spesso finanza clandestina o meno. economia libera ma strutturalmente “esposta”.

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Le mafie, dunque, entrano nell’economia le- gale avendo il terreno già spianato da chi fa L’ITALIA INDEBITATA, parte di un sistema di mercato “deviato” e lo SOMMERSA fanno senza troppa difficoltà, perché non c’è un limite evidente, un confine preciso e visi- E PIENA DI SOLDI bile tra economia illegale e legale; non c’è una DI RINALDO GIANOLA “marca”, una “patente”, una “etichetta” che di- stingue l’una dall’altra. È la legge che limita e contiene le spinte anarchiche del mercato che altrimenti ingloberebbe senza difficoltà tutto “Non possiamo colpire gli orafi!”. Nel ciò che è vendibile, tutto ciò che è richiesto, corso del dibattito politico sulla legge di bilan- tutto ciò che è monetizzabile. Ma il diritto cio 2020 a un certo punto si è sentita pure que- come si è detto già non ha abbastanza forze sta implorazione, un appello a salvare i poveri per arginare il fiume in piena del mercato che cesellatori e venditori di ori, gioielli, diaman- già prima delle mafie ha ampiamente accolto ti, che sarebbero finiti tutti a gambe all’aria se capitali che derivano da violazioni delle leggi. fosse stata abbassata a mille euro la soglia dei È proprio questo sistematico accoglimento pagamenti in contanti. Vuoi mettere che co- di capitali illegali una delle cause principali modità poter evadere tasse e controlli se paghi dell’accoglimento di capitali mafiosi. la collana, l’anello, gli orecchini per la moglie Sono questi i nuovi canali di legittimazione ma- o l’amante in bigliettoni cash, anziché con il fiosa. Quelli economici. Non vengono dall’in- bancomat o con la carta di credito, strumenti terno del mondo criminale abituale né dal loro del demonio, dello Stato aguzzino che ti viene ambiente sociale tradizionale ma dall’universo a frugare nel portafoglio? economico globalizzato. Forse nemmeno il cavaliere Torquato Pezzel- la, il grande Totò dei Tartassati, titolare di un negozio di tessuti e onesto evasore si lamente- rebbe più della visita sgradita del maresciallo Fabio Topponi, il terribile e placido controllo- re Aldo Fabrizi, se sapesse che l’elusione, l’eva- sione, la fuga dai doveri minimi del cittadino sono diventate i segni di una devianza sociale, di massa, e pure criminale. L’Italia degli evasori, dei furbetti e dei delin- quenti non ha paragoni. Questo è un Paese ricco, ricchissimo per alcuni aspetti, in cui l’economia non ufficiale, in nero, ha un peso enorme nella vita di milioni di cittadini. Per molto tempo questa parte dell’economia che sfuggiva ai controlli e alle regole è stata consi- derata un fenomeno da esaminare, un fatto so- ciologico, pure un segno del dinamismo della società italiana e della vocazione imprendito- riale-affaristica degli italiani anche se con qual- che effetto poco piacevole. Ma, ovviamente, se il lassismo fiscale, legislativo, amministrativo diventa sistema poi è difficile tornare indietro.

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Il sommerso, infatti, non è più solo un’econo- cidenza relativa del ricorso al sommerso è alta mia parallela a quella legale, ufficiale: l’econo- negli altri servizi alle persone ed è pari al 12,3% mia illegale, che sfugge ai controlli pubblici, del sommerso economico, pur contribuendo che ricicla denaro criminale in risparmi rispet- il settore solo per il 4,1% alla formazione del tabili, che non paga le tasse e non rispetta i valore aggiunto totale. Quest’economia al contratti di lavoro, non versa i contributi sani- confine o oltre la legalità occupa 3,7 milioni di tari e previdenziali, oggi è diventata un fattore lavoratori, ovviamente irregolari, attivi soprat- strutturale, non provvisorio, del sistema. Non tutto nei servizi e nell’assistenza, nella cura alle possiamo più farne a meno, e lo Stato non sa persone (47,7%). In pratica noi bravi italiani come contrastarla tanto che anche in questa affidiamo soprattutto agli stranieri la cura dei legge di bilancio, proposta da una maggioran- nostri anziani o malati, ma li paghiamo un po’ za che non sta in piedi se non per salvare la come ci pare. L’illegalità è molto diffusa anche poltrona e il vitalizio, si parla tanto di tasse in agricoltura (18,4%, in questo settore trionfa sulle cartine e i filtri, sulle auto aziendali, sulle la mano d’opera immigrata), nelle costruzioni plastiche ma non c’è quella svolta che faccia (17%), nel commercio, trasporti, ristorazione pensare a un’azione forte per imporre la lega- (15,8%). Nell’industria, dove nonostante tutto lità a un Paese poco abituato al rispetto delle è ancora forte il controllo del sindacato e la leggi e delle regole. grande impresa mantiene un rispetto almeno Potremmo anche far finta di niente, tanto tut- formale di regole e contratti, il lavoro irregola- ti sguazziamo nelle piccola e grande evasione, re è contenuto al 7,6%. nei lavoretti senza Iva, nella ricevuta fiscale La domanda da farsi è questa: ma se questa scordata, nel Pos che non funziona mai, se economia sommersa fosse costretta a emer- non fosse che questa originalità del modello gere, quali sarebbero i benefici per il bilancio italiano allarga le diseguaglianze, accentua lo dello Stato, per i lavoratori irregolari, per le sfruttamento dei non garantiti e alla fine mina condizioni economiche generali? Con un de- le stesse fondamenta della Repubblica. bito pubblico di 2.400 miliardi di euro circa L’Istat valuta l’economia “non osservata”, cioè sarebbe utilissimo riportare alla luce un’econo- la somma del sommerso e delle attività crimi- mia che non paga le tasse, aiuterebbe a ridur- nali, quindi totalmente fuorilegge, in 211 mi- re il nostro debito mostruoso che prima o poi liardi l’anno (dato 2017), pari al 12,1% del Pil. qualcuno dovrà onorare e garantirebbe anche Analizzando la composizione di questa econo- una più equa imposizione fiscale evitando di mia, ovvero il peso percentuale che ciascuna gravare ulteriormente sui cittadini che già fan- componente ha sul totale, la correzione della no il loro dovere di contribuenti. Ma la poli- sotto-dichiarazione del valore aggiunto risulta tica ci sente poco su questo versante: le tasse, i essere la componente più rilevante in termini controlli, le regole non creano consenso. Me- percentuali: nel 2017 pesa il 46,1% (+0,3 pun- glio lisciare il pelo agli orafi e ai loro clienti. ti percentuali rispetto all’anno precedente). Il L’ex segretario del Pd Matteo Renzi, neoleader valore aggiunto generato dall’impiego di lavo- di un altro inutile partito, sostiene la libertà ro irregolare costituisce la seconda componen- nell’uso del contante, non gli viene in mente te in termini di peso sul totale, attestandosi nel che in queste maglie passano evasori e crimi- 2017 al 37,3% (-0,5 punti percentuali rispetto nali di ogni categoria. Il denaro contante senza al 2016). Oltre il 40% del sommerso è concen- limiti trova sostenitori ovunque, da Salvini ai trato nel settore del commercio all’ingrosso e al commercianti, da Berlusconi alla destra. Già dettaglio, trasporti e magazzinaggio, attività di negli anni Ottanta, ai tempi dell’inchiesta in- alloggio e ristorazione, dove si genera il 21,4% ternazionale Pizza Connection, gli inquirenti, del valore aggiunto totale. Analogamente l’in- tra cui Giovanni Falcone, adottarono il paper

18 GLI ASINI 70-71 IN CASA tracing, una tecnica investigativa basata sulla famiglie era superiore a quello delle famiglie capacità di “seguire” il denaro, i pagamenti, tedesche. Nonostante la crisi decennale partita gli investimenti, i trasferimenti di capitale. Lo nel 2008, la recessione, la caduta dei redditi, stesso sistema è stato poi adeguato e impiega- gli italiani hanno raggiunto, a fine 2017, un li- to anche dai governi per scovare elusioni ed vello di ricchezza cumulata pari a otto volte il evasioni nella tracciabilità dei pagamenti, per loro reddito disponibile. affermare una cultura della legalità con i fatti. In Italia si fa fatica a immaginare un cambia- mento. Il motivo chiaro, anche se nessuno lo dirà mai esplicitamente, è che noi siamo un Paese indebitato fino al collo, diseguale nelle opportunità e nei redditi, con un’economia in TASSE: CHI LE PAGA nero da primato, ma siamo pur sempre un Pa- ese ricchissimo. Le nostre famiglie sono ricche, E CHI NO i nostri imprenditori sono ricchissimi, il nostro DI ALBERTO ROCCHI sistema è pieno di soldi. E non possiamo nem- meno escludere, anzi… che l’economia illegale sia una fonte di crescita di quella controllata e trasparente, che l’una sostenga l’altra, che i Occorre uno sforzo davvero notevole per profitti generati illegalmente si trasformino in cercare di prendere sul serio questa risibile risparmi rispettabili e puliti con investimenti diatriba, scoppiata negli ultimi giorni, che in attività commerciali, finanziarie, industriali. metterebbe, l’uno di fronte all’altro, un “par- Non si può generalizzare, ma si possono usare tito delle tasse” contro i difensori dei poveri, i dati complessivi per capire quanto sia ricca tartassati da uno Stato controllore e implaca- l’Italia. Secondo un’elaborazione dei dati Istat bile censore di ogni infrazione a un efficiente e della Banca d’Italia la ricchezza delle fami- sistema fiscale. glie italiane è cresciuta nel 2017 di 98 miliardi Sono passati i tempi del berlusconismo, quan- di euro raggiungendo la cifra di 9.743 miliardi do il cavaliere in doppiopetto riuscì a costruire di euro. Questa cifra rappresenta circa quattro un consenso vero ponendosi come paladino volte il nostro debito pubblico. di un mondo imprenditoriale in ribellione Parliamo di un tesoro accumulato con coeren- contro lo Stato parassita e sprecone, odiatore za nonostante i redditi siano sostanzialmente della libera iniziativa economica e soprattutto fermi da anni e la congiuntura economica non avido di imposte, dirette, indirette, di tutti i sia per nulla favorevole, ma gli italiani sono tipi. Era questa la spina dorsale di un partito bravi a gestire i loro risparmi e a difenderli. Si politico come Forza Italia che, cavalcando l’e- tratta di una crescita della ricchezza dell’1% ri- lettorato rappresentato dalle imprese sconten- spetto all’anno precedente derivata dalla som- te e antistataliste e ponendo alla sua testa uno ma di tutte le attività reali (casa, terreni, ec- (realmente) di loro, raggiunse vette elettorali cetera) e di quelle finanziarie (depositi, titoli, da Dc e oltre, accompagnate peraltro da una azioni) al netto dei vari prestiti a breve, medio corposa rete di alleanze tra i rappresentanti e lungo termine che possono essere stati con- delle categorie e persino tra i sindacati. Era, tratti dalle famiglie. Confrontando la capacità quella del berlusconismo, una proposta elet- di risparmio degli italiani con i dati mondia- torale strettamente “economica”, nel senso che li dell’Ocse si scopre che noi siamo più bravi prometteva un tangibile miglioramento delle di francesi, inglesi e canadesi e, a fine 2017, il condizioni di vita dell’italiano, sia in termini valore della ricchezza pro capite delle nostre di minori tasse sia come aumento dei posti di

19 GLI ASINI 70-71 IN CASA lavoro, che a loro volta, a seguire, avrebbero dell’economia sommersa e illegale. E infatti: moltiplicato imprese in una caleidoscopica e anche le attività illegali potrebbero generare delirante fantasia psichedelica: tutto grazie materia imponibile? E vanno considerate nella all’abbattimento dello Stato e del suo costo. perdita di gettito? Fu un momento di rottura vero, il cui imprin- Un approccio universalmente accettato dalla ting si propaga ancora oggi che la politica si letteratura economica parte dalla misurazione alimenta di messaggi molto diversi e l’approc- del divario tra gettito fiscale teorico e gettito cio ideologico alla ricerca del consenso sembra fiscale effettivo (tax gap). Questo indice, va a aver riconquistato il primato su quello “utili- sua volta scomposto in due parti: taristico”: “intanto vi ripuliremo le strade da - la differenza tra quanto il contribuen- negri, drogati, gay, eccetera… poi, vi daremo te avrebbe teoricamente dovuto versare e lavoro, soldi, crescita”. Eppure nessuno, né la quanto ha effettivamente dichiarato (asses- destra più estrema che ha ereditato quell’elet- sment gap): è una misura dell’occultamento torato, né la pseudo-sinistra che non ha mai dell’imponibile attraverso condotte illecite; smesso di inseguirlo, riescono a fare a meno - la differenza tra quanto il contribuente ha del magico slogan “meno tasse”, un must per dichiarato e quanto effettivamente ha versa- ogni programma politico che voglia riscuotere to (collection gap): restituisce la parte di im- un minimo di successo. Cambiano la musica poste che non sono state pagate per le più e gli interpreti (di cui probabilmente si fidano disparate motivazioni (difficoltà a adempie- poco) ma le parole vengono silenziosamen- re, errori, eccetera). te apprezzate da questa parte di Italia fatta di In questo tipo di approccio, si prescinde com- artigiani, professionisti, imprenditori, aziende pletamente dal cosiddetto policy gap, ossia la familiari, commercianti; continuano a sentirsi sottrazione di imposte operata attraverso com- in guerra con uno Stato che li depreda di parte portamenti elusivi volti ad aggirare obblighi fi- dei loro guadagni senza (a loro giudizio) dare scali senza esplicite violazioni di norme al fine niente in cambio se non porre ostacoli su osta- di ottenere illegittimi risparmi di imposta. Ben coli al loro lavoro; e così, accumulando astio più gravi, poi, le frodi fiscali dove all’occulta- e risentimento, camminano sul crinale dell’il- mento di base imponibile, si affiancano atti o legalità sentendosi moralmente legittimati ad fatti finalizzati a sviare l’attività di controllo. E le anteporre la propria “sopravvivenza” al rispetto attività illegali? Come noto, tutti i paesi europei di regole fatte apposta per impedirgli di agire. devono considerare nella contabilità nazionale i redditi derivanti dalle attività riconducibili al Evasione fiscale: i termini del problema commercio di stupefacenti, all’esercizio della Nei giorni scorsi sono circolati diversi dati. prostituzione e al contrabbando di sigarette e Come spesso accade, per quantificare le di- alcol. Devono essere considerate queste attivi- mensioni di un problema non basta sparare tà nel calcolo del tax gap in termini di gettito numeri, occorre capire bene come questi nu- che potenzialmente ne potrebbe derivare? An- meri sono stati quantificati e che cosa inclu- che su questo punto ci sono molte discussioni; dono. “Evasione” è soltanto una parola che alla fine, il principio che viene prudenzialmente comprende tutta una serie di fenomeni molto adottato nelle stime è quello di includere nella diversi tra loro: dall’occultamento di imponi- misura del tax gap soltanto il mancato gettito bile fiscale, al mancato versamento di impo- che deriva dall’occultamento parziale o tota- ste regolarmente dichiarate; dalle frodi fiscali, le di attività svolte da soggetti autorizzati, che all’utilizzo improprio di strumenti agevolativi; producono e vendono beni o servizi la cui pro- il problema può essere osservato da diverse duzione, vendita o consumo sono considerati angolature e finisce per intrecciarsi con quello leciti. In definitiva, sigarette e, in misura non

20 GLI ASINI 70-71 IN CASA significativa, alcol. Diverso è invece l’approccio ultimi governi hanno puntato tutto sull’atti- per l’economia sommersa, dove le stime del tax vazione di controlli automatizzati volti a pre- gap recepiscono le misure calcolate dall’Istat venire le condotte illecite e, soprattutto, a fare nell’ambito dei conti economici nazionali. emergere una parte di imponibile. I risultati Assumendo queste ipotesi di base, la Com- sono contrastanti: ad esempio, l’introduzione missione di Studio creata dal Mef (Ministero della fattura elettronica generalizzata ha deter- Economia e Finanze) ha stilato nel 2018 un minato, nell’immediato, un aumento del get- interessante rapporto. Dai dati rappresentati, tito Iva di circa il 6%, ma questo dato di per emerge che il gap fiscale complessivo per l’an- sé potrebbe anche essere controbilanciato nel no 2016 è pari a circa 89 miliardi di euro di tempo dalle reazioni del sistema, le quali però cui circa 34 ascrivibili a Irpef lavoro autonomo esplicano i loro effetti nel medio periodo. In e impresa e circa 35 all’Iva. È bene precisare linea di massima, l’approccio tutto basato sul- che questi dati non comprendono soltanto le misure preventive e sui controlli automatici l’evasione intenzionale ma sono più ampi per- non si è rivelato sufficiente a eliminare e nem- ché includono anche i meri errori di calcolo meno a ridurre in modo significativo le ineffi- e interpretazione. Occorre tenere presente poi cienze del sistema: si pensi che nell’anno 2017 che non necessariamente la stima del tax gap gli incassi derivanti dagli accertamenti dell’A- corrisponde alla stima del gettito recuperabile genzia delle entrate sono stati pari a circa 8 mi- dall’attività di contrasto all’evasione fiscale: sul liardi, e questo è il risultato dell’attività degli punto la dottrina economica ha elaborato nu- organi preposti volta al recupero della parte di merosi modelli basati sul tasso di risposta del imponibile volontariamente sottratta al fisco. sistema alle misure di contrasto. In definitiva, Di contro, però, abbiamo assistito a un perico- occorre avere ben chiaro quali componenti ali- loso smantellamento delle strutture preposte mentano questo tax gap, in particolare: ai controlli: la dotazione organica dell’Agenzia - il volontario occultamento di imponibile; delle entrate è in costante riduzione tanto che - il mancato versamento del dovuto; nel Piano della performance 2019-2021 si legge - la parte di tassazione imputabile all’econo- a chiare lettere che “pur in presenza della con- mia sommersa; tinua evoluzione degli strumenti informatici e - la parte di tassazione imputabile all’econo- telematici e del costante incremento del loro mia illegale. utilizzo, l’elemento umano resta preponderan- Ne consegue che una corretta contromisura te e una sua eccessiva compressione rischia, a deve associare, a ciascun elemento scatenan- lungo andare, di incidere in maniera significa- te l’evasione, una leva specifica con la con- tiva sulla capacità e sulla continuità operativa sapevolezza che, in alcuni casi, gli strumen- dell’Agenzia”. ti potrebbero anche confliggere tra loro. Ad esempio, l’introduzione di norme più strin- E di che cosa si parla in questi giorni? genti per far emergere una parte di imponibile Il piano anti evasione del Governo Conte sommerso, potrebbe comprimere i versamenti ii si limita a un insieme di misure a goccia in seguito alle maggiori difficoltà riscontrate prive di un minimo progetto organico. Il dagli operatori nell’adempimento degli obbli- “pacchetto” affianca in un unico programma ghi normativi. a norme di carattere repressivo (aumenti di pena per alcuni reati tributari, il cui effetto Le misure sinora adottate deterrente, come ampiamente dimostrato, Di fronte a un sistema fiscale la cui inefficienza è praticamente nullo), strumenti di politica è certificata anche dalle analisi comparate con fiscale con finalità ambientali (cosiddetta tas- gli altri Paesi europei, le azioni intraprese dagli sa sulla plastica); a inasprimenti di norme di

21 GLI ASINI 70-71 IN CASA prevenzione (contrasto all’utilizzo di crediti Prospettive fiscali inesistenti), manovre di puro gettito Mancano sia la volontà che la capacità politi- con qualche venatura green (tassazione auto ca per affrontare (questo e altri) problemi con aziendali). Ma la vera finalità di questi prov- logiche di ampio respiro. Crescerà il malcon- vedimenti è quella di coprire i circa 5,5 mi- tento dei cittadini e continuerà soprattutto a liardi che servono per completare la manovra prosperare quel sentimento di indignazione 2020 e che porteranno ancora una volta a in- antistatalista che condurrà ancora di più verso crementare la pressione fiscale che, nonostan- l’illegalità il mondo delle piccole imprese alle te tutti i proclami, continua a salire: il tax rate quali, nonostante tutto, dobbiamo una parte è passato dal 39,1 del 2001 al 42,1% misurato della nostra sussistenza. Bisognerebbe provare nel secondo trimestre 2019 passando, lungo a sedurre questa parte dell’elettorato con una questo intervallo temporale, per il 41,6 del musica diversa, fargli capire che non serve Berlusconi iv (2008) e per il 43,4 del Governo azzerare o ridurre le tasse se poi non ci sono Monti (2013). Questo, peraltro, in un sistema infrastrutture valide per garantire loro di spo- fiscale a connotazione sempre più regressiva stare le merci che devono acquistare e vendere, dove cresce costantemente il peso delle im- un sistema giudiziario efficiente per assicurare poste indirette (meno collegate al reddito) e, la certezza del diritto, una scuola in grado di tra le imposte dirette, si moltiplicano le fat- formare gli operatori di cui hanno bisogno. tispecie che sfuggono alla progressività grazie In risposta avremo soltanto norme caotiche, ai meccanismi di tassazione sostitutiva e rite- frutto di compromessi precari e frettolosi, pri- nute alla fonte. ve di una reale efficacia.

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LO STATO DELLA (DELLE) UNIVERSITÀ

DI ANDREA TOMA

Non è facile districarsi nell’interpretazione in connessione con gli effetti temporanei della ri- dei dati che riguardano l’università italiana e i forma del 3+2. Negli ultimi anni il numero degli suoi risultati, perché non è chiaro l’obiettivo iscritti continua a ridursi, riflettendo la diminu- prioritario che l’università italiana sta perse- zione dei tempi medi di conseguimento del titolo guendo in questi anni. L’opacità dei fini – che, e il corrispondente aumento dell’incidenza degli di fatto, ha spiazzato il contenuto dell’artico- studenti regolari. lo 34 della Costituzione laddove attribuisce ai - Nell’anno accademico 2017-2018 gli immatrico- capaci e ai meritevoli, anche se privi di mezzi, lati (iscritti per la prima volta al sistema universi- il diritto di raggiungere i gradi più alti degli tario) hanno raggiunto le 290.857 unità, segnando studi – è figlia di un assoggettamento del ruo- un incremento di 22mila unità (8,2%) rispetto lo dell’università a determinanti economiche all’a.a. 2013-2014 e riportandosi sul livello regi- (soprattutto in termini di contenimento dei strato nel 2008/2009; prevale ormai stabilmente la costi) che ne hanno condizionato la natura componente femminile: la quota delle studentesse e l’organizzazione. Guardando anche solo ai è di circa il 55%. Nel 2017-2018 gli immatricolati momenti fondamentali dell’accesso e degli esi- sono aumentati in misura significativa al Nord e al ti degli studenti italiani, non si può non ravvi- Centro (rispettivamente 11,2% e 11,9% rispetto al sare il rafforzamento dei meccanismi selettivi 2013-2014 e 7,1% e 3,2% rispetto al 2010-2011) e di che in questi anni si sono via via dispiegati, poco nel Mezzogiorno (2,2% rispetto al 2013-2014, tradendo nella sostanza il contenuto dell’arti- ma -7,2% rispetto al 2010-2011). colo 34. In questo senso, può essere utile ricor- - La percentuale di abbandoni degli studi tra il i rere alle analisi dell’Anvur, l’Agenzia nazionale e il ii anno in quattro anni è scesa da quasi il 15% di valutazione del sistema universitario e della a poco più del 12% degli immatricolati nel 2016- ricerca. Secondo quanto riportato nell’ultimo 2017, per i corsi triennali, dal 9,6% al 7,5% per Rapporto pubblicato quest’anno (Rapporto quelli a ciclo unico. biennale sullo stato del sistema universitario e - La maggiore regolarità e minore dispersione nei della ricerca, 2018), i numeri fondamentali – percorsi di studio ha innalzato la quota di laureati citati direttamente – su cui riflettere e, in se- sulla popolazione: l’aumento nell’ultimo triennio guito, fare alcune osservazioni, sono i seguenti: è stato pari a 2,7 punti tra i 25-34enni, riducendo il divario rispetto alla media europea di un punto - Nell’anno accademico 2017-2018 risultano iscritti percentuale; permane tuttavia un ampio ritardo, circa 1 milione e 665mila studenti. Di questi, più pari a 12,1 punti percentuali nel 2017. Esso è quasi di un milione (il 63% del totale) è iscritto a corsi interamente attribuibile alla formazione terziaria di laurea di durata triennale, circa 305mila studen- a carattere professionale, che ha ancora una di- ti a corsi biennali e circa 309mila a corsi a ciclo mensione trascurabile nel nostro paese, e ai cicli unico. La numerosità degli iscritti, con l’eccezione universitari brevi (corsi triennali). Se si restringe dell’a.a. 2016-2017, è in costante decrescita a parti- l’analisi ai cicli universitari di ii livello (per l’Italia, re dal punto di massimo raggiunto nel 2005-2006, magistrali o di vecchio ordinamento), la quota di

23 GLI ASINI 70-71 IN CASA laureati in rapporto alla popolazione già nel 2016 è popolazione dei diciannovenni riferita all’anno in linea con la media europea e superiore al Regno accademico 2017-2018, pari a 582mila giovani, il Unito e alla Germania. numero di chi ha raggiunto la maturità nel pe- - Il tasso di occupazione dei giovani laureati (25-34 riodo considerato è stato pari a 465mila giovani anni) è salito dal 61,9% nel 2014 al 66,2% nel 2017. (80% circa). Di questi, 213mila si sono iscritti Negli stessi anni, quello dei diplomati è rimasto all’università (46%) con un calo di poco più sostanzialmente stabile e inferiore al 64%. Dal pic- di seimila unità rispetto all’anno accademico co del 2014 (17,7%), il tasso di disoccupazione dei 2007-2008, ma in crescita rispetto ai 194mila giovani laureati è sceso ogni anno, fino al 3,7% nel dell’anno 2013-2014. In sostanza, su 100 dician- 2017, livello inferiore di 2 punti percentuali a quel- novenni solo 37 si iscrivono all’università. Un lo dei giovani diplomati (nel 2010 il divario era di risultato che, alla luce del numero non elevato segno inverso e pari a 3 punti). di laureati presenti in Italia, non sembra possa - Dal 2008, anno in cui ha toccato il suo massimo essere interpretato positivamente. storico, il numero di docenti universitari ha regi- La scelta dell’università da frequentare è, poi, strato un calo ininterrotto fino a quasi stabilizzarsi guidata a livello individuale da diversi fattori: nel biennio 2016-2017 su un livello inferiore del i costi di mantenimento agli studi, l’eventua- 14,9%. A causa dei limiti posti al turnover, il reclu- lità di riuscita nel conseguimento della laurea tamento è stato in media pari a un terzo del flusso (possibilmente entro tempi brevi e con garan- in uscita, dovuto essenzialmente ai pensionamenti. zie più o meno solide dal lato delle opportuni- Questa flessione ha innalzato il numero di studenti tà occupazionali), la qualità del servizio garan- per docente che oggi è fra i più alti dell’area Ocse. tito dall’università. Le carenze più acute si registrano nel Nord-Ovest, Anche se non esaustivi di tutti i fattori di scel- dove più intensa è stata la ripresa delle immatri- ta, questi citati sono però alla base di alcuni colazioni. Una flessione rispetto al 2008 ancora fenomeni che in questi anni sono emersi e che più accentuata (15,7%) ha interessato il personale stanno condizionando non solo la vita degli tecnico-amministrativo. studenti, ma anche delle famiglie e dei territori da cui provengono gli studenti. Da questo quadro emergono alcuni segnali Un primo dato grezzo, comunque influente che la stessa Agenzia, tuttavia, non nasconde. sulle scelte, è rappresentato dalla tassa di iscri- Da un lato entra in gioco la variabile terri- zione negli atenei. Considerando quelle stata- toriale che differenzia notevolmente gli esiti li, il valore più alto è quello del Politecnico di complessivi a svantaggio delle aree meridio- Milano, con 1.930 euro per l’anno accademico nali. Dall’altro occorre considerare il generale 2016-2017. All’opposto, l’università statale con ridimensionamento delle risorse destinate alle le tasse più basse è Camerino con 383 euro. università, che si è tradotto però in una dif- In media nelle statali si pagano 1.236 euro. ferente capacità di attrazione o mantenimen- Dal punto di vista regionale, la Lombardia in to degli studenti negli atenei, condizionando media presenta il contributo più alto (1.670 anche in questo caso la disponibilità di risor- euro), seguita dal Trentino Alto Adige (1.463 se per ateneo. Infine, un elemento essenziale euro), mentre le regioni con il livello più basso è rappresentato dalla possibilità di spesa delle di contributo richiesto sono la Basilicata (775 famiglie nel mantenimento agli studi in rap- euro) e la Sardegna (830 euro). porto ai costi che esso determina. Fra le università non statali il contributo me- Un primo passaggio selettivo è vissuto dai gio- dio più elevato è richiesto dalla Bocconi di vani al momento del conseguimento del titolo Milano (10.252 euro), seguita dall’Università di studio superiore e la possibilità di accedere di Scienze gastronomiche di Bra in provincia all’università. Prendendo in considerazione la di Cuneo. I contributi più bassi sono quelli

24 GLI ASINI 70-71 IN CASA richiesti dall’Università per stranieri di Reggio mico delle famiglie, negli ultimi anni si è anche Calabria (608 euro) e, in genere, dalle univer- consumato un progressivo concentramento di sità telematiche (comunque superiori ai mille risorse pubbliche al Nord. Come ricorda ancora euro e alcune vicine ai quattromila euro). l’Anvur: “Le entrate complessive delle univer- È evidente da questi dati che il fattore delle tasse sità statali, così come risultano dai conti con- non sembra contrastare la maggiore attrattività suntivi riclassificati degli atenei, sono state nel che le università centro-settentrionali esercita- 2015 pari a 12,3 miliardi di euro, lo 0,4% in più no nei confronti degli studenti meridionali. In rispetto al 2014, e il 9,3% in meno rispetto al un recente studio del Censis sul Mezzogiorno si massimo raggiunto nel 2008. In termini reali le leggeva: “Solo per l’anno accademico 2014-2015 entrate sono ancora inferiori a quelle del 2001, dal Mezzogiorno al Centro-Nord si sono spostati con un calo del 17,2% rispetto al 2008”. quasi 23mila giovani, ma nel 2010-2011 il flusso Tuttavia al Nord le entrate complessive crescono aveva interessato 27mila 530 immatricolati e nel in termini relativi, fra il 2009 e il 2015, dal 42% 2006-2007 già superava le 26mila unità. Nei tre al 44,8% sul totale Italia, grazie anche a entrate anni accademici considerati la quota di immatri- come contratti, convenzioni, accordi program- colati ‘emigrati’ per studiare al Centro-Nord si è ma con altri ministeri, con l’Unione Europea, attestata intorno all’8% sul totale delle immatri- o anche ricavate da attività commerciali, tariffe colazioni. Il flusso in uscita dal Sud al Nord ha per l’erogazione di servizi agli studenti, eccete- incrementato, negli anni osservati, la quota degli ra. Nello stesso tempo le università meridiona- universitari di provenienza dalle regioni meridio- li perdono peso relativo sul volume di risorse, nali che, nell’anno accademico 2014-2015, ha rag- passando nei sei anni dal 29% al 28,4%. Ancora giunto il 9,3% sul totale degli iscritti. Sia per gli peggiore il risultato delle università delle regioni immatricolati sia per gli iscritti, i flussi in ‘entra- centrali, che perdono due punti percentuali sul ta’, e cioè dal Centro-Nord al Mezzogiorno, sono totale delle entrate. Ma, nell’ottica del processo oggettivamente trascurabili, se non fisiologici. In selettivo che appare inaggirabile per l’università breve, per quanto riguarda gli iscritti, nell’anno italiana e che le poche risorse destinate al dirit- accademico 2014-2015, gli studenti meridionali to allo studio non sono in grado di contrastare, frequentanti le università del Centro-Nord han- un ultimo aspetto vale la pena di considerare: no raggiunto la cifra di 168mila”. la rilevanza del numero chiuso nell’accesso ad Ma come dare torto alla scelta di chi preferisce alcuni corsi di laurea o, come meglio definito trasferirsi se, al di là del raggiungimento del- dal punto di vista normativo, ai corsi di studio la laurea, il tasso di occupazione dei laureati a ad “accesso programmato”. uno-tre anni dalla laurea è del 77,6% al Nord I corsi di studio ad accesso programmato (che, e appena del 41,3% nel Mezzogiorno? Ma nello come afferma l’Anvur, “consentono alle uni- stesso tempo come non considerare che il co- versità di bilanciare la propria offerta formativa sto stimato per il Mezzogiorno, conseguente a rispetto al fabbisogno del mondo del lavoro”) questo “esodo” e proiettato nei dieci anni suc- sono stati introdotti dalla legge 264/1999 e se- cessivi all’anno accademico considerato, porta guono due modalità: a livello nazionale, dove i un effetto di impoverimento delle università test di ammissione sono gestititi direttamente meridionali che supera il miliardo e 220 milioni dal Miur e riguardano i corsi di laurea magi- di euro, una differenza di spesa delle famiglie strale a ciclo unico in Architettura, Medicina e pari a 1,2 miliardi di euro e una disponibilità ag- chirurgia e Odontoiatria e protesi dentaria, e i giuntiva per le università del Centro-Nord che corsi di laurea triennali e magistrali delle pro- raggiunge i 2,5 miliardi di euro? fessioni sanitarie, e a livello locale, decisi inve- Nel quadro di questo impoverimento dei terri- ce dai singoli atenei che per l’anno accademico tori meridionali e di maggiore impegno econo- 2017-2018, considerando sia gli atenei statali

25 GLI ASINI 70-71 IN CASA che quelli non statali, sono stati 994, per un to- per 11.568 posti disponibili. Supponendo che tale di posti programmati pari a circa 163mila. il 10% degli iscritti abbia sostenuto un costo Su questo aspetto può essere utile riportare il medio di preparazione di 10mila euro, il “mer- contenuto di una testimonianza – diffusa su un cato” collegato al solo test di medicina sfiore- social, ma che mantiene un apprezzabile grado di rebbe i 70 milioni di euro… Eppure gli oppo- obiettività – firmata da un professore ordinario sitori all’abolizione del numero chiuso portano di Medicina e riguardante la partecipazione del argomenti tutti incentrati sulla “sostenibilità” proprio figlio ai test di ammissione di Medicina. degli atenei in un quadro di risorse decrescenti Nella doppia veste di docente e padre, il profes- o comunque limitate e sulla necessità di ga- sore ha messo in luce gli elementi deteriori di rantire un livello adeguato nella qualità della questo meccanismo che, a suo avviso, amplifica formazione che un allargamento degli accessi le diseguaglianze sociali e non va “nella direzione condizionerebbe pesantemente. E, in effetti, il universalistica che è sempre stata propria del no- contenimento dei costi, la riduzione delle risor- stro sistema di istruzione, agevolando e selezio- se e i pochi margini di flessibilità concessi per nando i meritevoli e i capaci, benestanti e non”. garantire l’attività delle università ha prodotto Soprattutto quando costringe i ragazzi a iniziare in sostanza un “congelamento” delle strutture la preparazione ai test già dal quarto anno delle organizzative che – come nel resto del settore superiori, a subordinare lo studio delle materie pubblico – ha progressivamente sclerotizzato il scolastiche e il raggiungimento del massimo pro- sistema universitario, più deciso a garantire chi fitto scolastico, al momento della maturità, alla sta dentro (il costo del personale viaggia intor- preparazione dei test, ad alimentare un sistema no al 70% delle risorse degli atenei statali; solo di insegnamento privato che richiede una spesa lo 0,2% degli ordinari ha un’età al di sotto dei superiore ai diecimila euro per allievo. 40 anni e la metà ha più di 60 anni) e sempre Nell’ultima tornata di settembre della sele- meno disposto a dare seguito a quanto stabili- zione, si sono presentati in 68.694 alla prova sce l’articolo 34 della Costituzione.

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stato scambiato per prudenza, pur impegnan- dosi in battaglie parlamentari di rilievo, non UN PARTITO sono stati in grado o, meglio, non è stato loro concesso, di lasciare tracce di peso nella solu- LAICO E CATTOLICO? zione dei problemi affrontati, a cominciare, per esempio, da quello delle condizioni di so- DI DARIO ANTISERI E FLAVIO FELICE pravvivenza delle scuole paritarie – le quali in Italia sono sì libere, ma libere solo di morire. Cattolici presenti ovunque e inefficaci dap- L’ultima volta che il mondo cattolico è ap- pertutto. È, insomma, apparso chiaro che parso in modo significativo sulla scena della la testimonianza morale – già di per sé una politica italiana fu nell’ottobre del 2011. In grande conquista personale – in politica non quei giorni a Todi, nel Convento di Monte- basta: sempre in assoluta minoranza, le tue santo, si riunirono, su invito di Natale For- proposte vengono sistematicamente respin- lani, le Associazioni di ispirazione cattolica te o al massimo accettate per aspetti di poco del mondo del lavoro: Cisl, Confartigianato, conto. Con i sogni più belli e gli intenti più Confcooperative, Coldiretti, Acli, Movimen- alti, e magari con le migliori ragioni, possia- to Cristiano dei Lavoratori, Compagnia delle mo pensare di salvarci l’anima, ma lasciamo i Opere – con l’esplicito intento di dar vita a problemi irrisolti. un Manifesto della buona politica. Ma era chia- In politica contano i numeri e dietro ai nume- ro a tutti che sotto simile intento ardeva una ri ci deve essere un’organizzazione guidata da forte e motivata speranza nella formazione uomini credibili, competenti, capaci di ascol- di un Partito di cattolici alla luce della Dot- to e con linee di programma tese alla com- trina sociale della Chiesa. Ed esattamente in prensione e alla soluzione dei problemi più questo orizzonte – anche con il contributo urgenti che, proprio perché ferite aperte, sono di prestigiose figure di intellettuali (politolo- sotto gli occhi di tutti. La politica, in poche gi, economisti, filosofi, sociologi, sindacalisti, parole, la fanno i Partiti e senza un loro Parti- manager…) – vennero formulate le diverse e to – imperniato sulla difesa sempre e in ogni numerose proposte. occasione dei diritti della “persona umana” – La realtà è che circa vent’anni prima, con l’im- pare inevitabile che i cattolici siano e restino plosione della Dc, i cattolici, allo sbando ma ai margini delle decisioni politiche: utili col- convinti di poter dare ancora, singolarmente o lettori di voti per altri scopi. in piccoli gruppi, uno specifico contributo alla Quando nel dopoguerra il Partito di riferi- politica, decisero di fissare le loro tende – dove mento dei cattolici era la Dc di De Gasperi questo venne loro concesso – in accampa- non è che milioni di elettori del Partito co- menti agli ordini di altri generali e sotto altre munista fossero tutti marxisti atei o fedeli di bandiere. All’epoca, la parola d’ordine fu: dare altre religioni: la stragrande maggioranza degli testimonianza, in qualsiasi Partito ci si venisse elettori comunisti era cattolica. I cattolici han- a trovare, delle proprie idealità. In quei giorni, no votato e votano in piena libertà per i più forse, questa era per i cattolici l’unica prospet- disparati Partiti, ma perché mai laici cattolici tiva possibile e praticabile. L’intenzione era – tra un convegno su don Luigi Sturzo e una sicuramente nobile, ma ecco che, con il tra- commemorazione di De Gasperi – dovrebbero scorrere del tempo, gli esiti di simile progetto proibirsi ovvero dovrebbe loro venire proibita si sono rivelati disastrosi. Di fronte a tutta una la formazione di un Partito nella tradizione di serie di nefandezze, i rappresentanti politici di un rinnovato “popolarismo” e degli insegna- estrazione cattolica, quando il silenzio non è menti dell’economia sociale di mercato?

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Il mondo cattolico è un mondo ricchissimo Le attese con le quali si erano aperte a Todi di risorse umane, di competenze e di genero- le giornate dell’ottobre del 2011 svanirono ben sità – si pensi soltanto alla grande realtà del- presto, non appena chiuso il portone del Con- la rete di Volontariato, ai Centri di ascolto, vento di Montesanto. Si preferì continuare per ai Centri antiusura, al Banco alimentare, alle l’antica strada, con la tattica di cattolici disse- Comunità per il recupero dei tossicodipen- minati qua e là, poco visibili e sostanzialmen- denti, alle Scuole cattoliche paritarie (sempre te ininfluenti. La loro appartenenza cattolica più vessate), alla San Vincenzo, ai cappellani al massimo è stata ed è – e non poteva e non nelle carceri, a quei sacerdoti, suore e laici che può essere altro – che un rispettabile e magari dedicano le loro energie, anche a rischio della spesso rispettato dato anagrafico, ma non l’e- loro vita (come in alcuni casi è già successo), spressione di un progetto capace di tradursi in contro le mafie e per la liberazione di “don- effettive misure programmatiche per la solu- ne crocifisse”, costrette alla prostituzione. E si zione dei problemi. può forse negare che senza la presenza e le at- Una situazione, questa, che è diventata e da tività della Caritas (con sette milioni e mezzo più parti ormai viene percepita come una via di pasti all’anno) avremmo le nostre piazze e le senza uscita. E, intanto, in convegni e incontri, nostre strade affollate da affamati e disperati? che sorgono e si moltiplicano spontanei, folti Ebbene, senza queste realtà cosa ne sarebbe del gruppi soprattutto di giovani – per il momen- nostro Paese? E allora perché mai testimonian- to ignorati dai media e da “chi conta” – discu- ze, conoscenze, esperienze ben riuscite e realtà tono sulle cause della diaspora e dell’irrilevanza istituzionali non dovrebbero venir trasformate politica dei cattolici e sulle ragioni che rende- in proposte da una rappresentanza politica? rebbero invece più che necessaria la presenza di Più di un politologo ha fatto presente che un una rappresentanza politica di cattolici. Partito di cattolici non supererebbe nel miglio- Sia Papa Francesco, come pure il Card. Basset- re dei casi il sette-otto per cento – qualcosa ti, hanno più volte, anche di recente, richiama- quindi di poco significativo. Ora, però, a parte to i cattolici a un serio, coerente e non più di- il fatto che previsioni del genere appaiono as- lazionabile impegno in politica. Ebbene, qual sai azzardate, andrebbe in ogni caso precisato è stata finora o, ancora meglio, quale potrebbe che, con un Partito anche non numeroso, lai- essere la più adeguata, argomentata e pratica- ci cattolici avrebbero per lo meno un pulpito bile risposta a queste ineludibili preoccupazio- parlamentare, da dove poter offrire il loro con- ni? Dobbiamo ancora testardamente restare tributo al dibattito politico – uscirebbero fuo- attaccati al fallimentare progetto di affaccen- ri da quell’antro in cui l’ha ricacciato un loro darci ovunque e insieme restare dappertutto tacito non expedit. Cosa sarebbe stato dell’I- inascoltati, ovvero è ormai tempo di prendere talia senza la Dc di De Gasperi? E don Lui- il coraggio a quattro mani e abbracciare con gi Sturzo un Partito lo fece perché i cattolici, forza l’impegno di costituire un Partito di laici da “liberi e forti”, assumessero a viso aperto le cattolici, fondato sull’idea della “dignità” della loro responsabilità nella vita della democrazia, persona, alla luce della Dottrina sociale della aiutando in tal modo, tra l’altro, gli uomini Chiesa? di Chiesa a non dover immergere le mani nei (pubblicato su “Tocqueville-Acton. traffici della politica. Che oggi, diversamente Centro Studi e ricerche”, 9 ottobre 2019) dal passato, non esisterebbero condizioni da rendere semplicemente possibile un partito di laici cattolici, non è forse una carezza alla no- stra resa ai fatti – dimentichi del fatto che la storia non ci giustifica, ma ci giudica?

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vige la conta dei voti e l’ascolto della velleità popolare, cioè dei desideri e delle pretese, delle ADDIO COMUNISTI: opinioni che qualunque siano pari sono… Ma non è purtroppo tutta una questione di IL VOTO IN UMBRIA vento, non tutto si spiega con l’alternanza de- mocratica delle mode politiche intercambiabi- DI PIERGIORGIO GIACCHÈ li, anche se il voto è sempre più un vuoto a perdere che il sogno di vincere, almeno per la stragrande maggioranza degli elettori. Il fatto L’Umbria vista da fuori è piccola, e però è che la sinistra è morta (ormai lo scrivono nei vissuta da dentro è ancora più piccola, e la loro libri-testamento tutti i più anziani testi- politica non solo perde la maiuscola, ma an- moni), mentre la destra è vitale e aggressiva che quel potere o mistero che in altri tempi e infine “cattiva”, nel senso che ci induce in faceva fede o almeno faceva finta. Così, visti tentazione e ci libera dal buonismo e dal pes- da vicino e fin da piccino, i governatori e gli simismo. E non è vero che parla alla pancia, assessori e i valvassori non sono mai credibili ma punta direttamente al cuore verde di bile anche quando vengono creduti, e la loro poli- di tutti noi. tica, che si chiama ormai amministrazione, è Che l’Umbria avesse un cuore verde lo si dice- vista male anche quando riesce a “fare bene”. va, ma non si credeva che un giorno si mettes- Come ovunque c’è “disaffezione” e però an- se a battere forte e a battere tutti… e il giorno che compassione e infine compartecipazione, delle elezioni regionali, per di più. Un verde se è vero che in Umbria non c’è quasi nessuno che non ha a che fare con i Verdi che non si che non ci sia passato o non ci abbia pensato presentano nemmeno, ma con le cravatte e o perfino non si sia impegnato “in politica”, fazzoletti e camicie dei lombardi ormai alla visto appunto il numero esiguo di abitanti a loro ennesima vittoriosa crociata. Così, il car- fronte di una abbondanza di enti da riempire roccio dei vincitori è passato anche in Umbria e di cariche da distribuire… Si dice che forse come una ruspa, o meglio un aratro che ha non c’è famiglia che non abbia dato ma poi fatto il solco della semina mentre si agitava il anche avuto qualcosa dalla politica: soprattut- moschetto della sicurezza, e ha raccolto gli ex- to posti di lavoro, in un terziario che oggi è voto di tanti democratici di oggi e comunisti oppressiva burocrazia mentre ieri era generosa di ieri (i socialisti li aveva già ramazzati Berlu- democrazia… sconi, ma quella è un’altra e vecchia storia…). Ma parliamo di politica, come se ancora fosse Insomma, ha vinto la Lega anche se non da possibile. L’Umbria è andata al voto nello scor- sola ma bene accompagnata, non più da una so ottobre e i risultati sono stati equivalenti a fiacca Forza Italia ma dal vigore dei Fratelli un “terremoto” – hanno detto i commentatori d’Italia, che hanno raddoppiato le schiere dei locali. Dopo settant’anni di maggioranze di si- nuovi patrioti. C’è ormai più Italia in politica nistra – e dal 1970 anche alla Regione giunte di che alla partita – deve aver pensato il giovane sinistra – la destra ha preso il sopravvento, in Renzi che, con l’originalità che lo distingue, se tutti i sensi del vento che tira dappertutto nel n’è inventata un’altra e per di più “viva”! Alle mondo. E allora in Umbria perché no? C’è da prossime elezioni la lotta fra tante Italie diven- biasimare un elettorato che, più annoiato che terà intestina, la parodia di una guerra civile, deluso da una eterna sinistra al potere, si butta pardon “civica”. a destra (per dirla alla Totò)? No, il cliente ha Le liste civiche di complemento o di maschera- sempre ragione nel mercato di una democra- mento abbondano soprattutto a sinistra, giac- zia ridotta a lotteria della maggioranza, dove ché la destra può presentarsi a bandiera alta,

29 GLI ASINI 70-71 IN CASA come se avesse qualcosa da dire e da dare. In- lasorte; ma se la destra in sentore di vittoria vece non pare abbia il becco di un programma non aveva altre scelte davanti alla pre-potenza e nemmeno vola sulle ali dei proclami, se non della Lega, la sinistra in tutt’altro funebre pro- quello della liberazione di una piccola regione nostico si è guardata bene dal ricorrere al suo irredenta. Il che, come s’è visto, è bastato! vivaio militante giovanile o all’ospizio dei suoi L’Umbria, nel suo piccolo, si è sentita un po’ stagionati rampanti, per provare a catturare come Trento e Trieste, ed è stata per la destra pesci grossi e miliardari (e in Umbria ce n’è la prova o la “prima” di altre più importanti uno solo!) o più piccoli fra le dame cattoli- repliche che sono già in programma in Cala- che o i magistrati impegnati. Niente da fare: bria e in Emilia-Romagna e perfino nella ren- la sconfitta fin troppo annunciata non avrebbe zissima Toscana… chissà? Dall’altra – a sini- giovato alla borsa né alla vita di nessun candi- stra – l’Umbria è stata eletta a “laboratorio” dato con un briciolo di intelligenza. Così dal incaricato della fusione a freddo fra le antiche santo protettore Cucinelli si è passati a un im- stalle e le nuove stelle di una sinistra “tutta da prenditore martire della Valnerina in fretta e rifare”. È andata male, ma è comunque andata furia, anche perché sospinti dai niet dei ragaz- bene a un territorio che per qualche tempo ha zi delle Cinque stelle che peraltro in Umbria avuto attenzioni e soddisfazioni da prima pagi- non hanno mai brillato. na: terremoto a parte, non succedeva forse dal Ma il gioco elettorale come quello del pallone caso Meredith, ma stavolta è stato un caso di è ormai tutto nazionale ed entrambi i centra- suicidio assistito, in cui il Pd se l’è cavata con vanti contano meno dei loro allenatori, ed è qualche ammaccatura alla bara, mentre i gio- qui che Salvini ha avuto la meglio e mostrato vani grillini hanno dato ancora una volta qua- una grinta da vero sportivo: tenendo a bat- si tutto se stessi… Era destino che, dopo aver tesimo e a braccetto la sua candidata, è stato dimezzato i voti governando con la Lega, ne sempre sul campo e lo ha visitato e curato pa- perdessero un’altra metà con il nuovo governo ese per paese, ogni giorno attirando in piazza Conte bis. Ma sarà certamente nel Conte ter una folla di curiosi che se non erano già suoi che avranno la loro riscossa! elettori lo sarebbero diventati presto… C’è in- Umbria rossa? Su questo ci sarebbe da discutere fatti da sapere e notare che mai in Umbria un se persino Berlusconi ha smesso di aver paura leader di importanza nazionale e di fama in- dei comunisti, che poi in Umbria hanno sem- ternazionale era apparso con tanta continuità pre avuto il complesso di avere un colore troppo e affabilità, per non dire complicità strapaesa- acceso e un forte odore rurale, tanto da defilarsi na. Un Salvini che – ricordiamolo – al tempo spesso dietro sindaci socialisti o cattolici e riem- degli sbarchi negati aveva già più appeal di un pire la liste e le giunte di candidati “indipen- qualunque Richard Gere che si fosse messo a denti”. Stavolta francamente il Pd ha esagerato navigare con le odiate “ong” (che per un um- finendo per pescare un candidato che si è di- bro medio suona come il nome esotico di una chiarato elettore di destra… “Non c’è niente di imbarcazione cinese); un Salvini che si vede in male”, ha commentato il commissario politico televisione tutti i giorni e più volte al giorno, Verini, ma che poi non ci fosse niente di bene ma che poi visto da vicino, così alla mano e l’hanno dimostrato i voti: nella sua Norcia ter- con la mano sulla spalla della candidata, con la remotata, il giovane albergatore di lusso Bian- felpa (forse davvero cinese) del paese di turno, coni ha raccolto appena la metà dei voti della non può non gratificare i nostri posti desolati candidata avversaria Tesei, a cui si è affrettato a e assetati di turismo, cioè di riconoscimento. fare i complimenti e gli auguri di rito. E Salvini non ha perso un’occasione di festa e In effetti entrambi i candidati sono stati il non ha lesinato complimenti alle usanze locali, frutto di una pesca della fortuna o della ma- vanto e ricovero di una popolazione che ormai

30 GLI ASINI 70-71 IN CASA si riconosce tale soltanto quando si mette in i negozi non vendono quanto vorrebbero, i costume medievale o si impegna nella giostra a giovani sono a disagio anche quando sono a cavallo o si insegue nella corsa dietro al cero… loro agio… e così continuando una lista di ba- Così la campagna elettorale è finita nell’orgia nalità che tutti amano ripetere e ricordare solo del cioccolato perugino, dove Salvini ha avuto quando vanno a votare: “Non se ne può dav- la meglio su uno Zingaretti un po’ ingessato vero più? Magari non ce ne eravamo accorti, e forse, chissà, in timore di diabete. A Salvini ma adesso che Salvini ce lo dice lo abbiamo no, gli piace mangiare di tutto e bere non solo sempre pensato…” mojito, passeggiare per il corso e non solo sulle Una voce eminente dell’ultima ora – e di que- spiagge, parlare in libertà e forse straparlare di gli ultimi che saranno i primi – raccomanda liberazione… Da cosa non si sa, ma che im- anche alla chiesa di dare ascolto a Salvini. Non porta? Da chi è invece più chiaro: dai comu- si preoccupi cardinal Ruini, ché la francescana nisti e poi democristiani di una volta e poi di Assisi (per tacere di Cascia e Norcia e Foligno sempre, da un governo diventato automatico con i suoi cinquanta santi) ha premiato la can- e anche un po’ asmatico, da una politica fatta didata della Lega con un generoso sessanta per di promesse senza soldi e di progetti sempre in cento. Salvini non solo tiene in mano il rosa- ritardo. In Umbria, i treni veloci non passano rio, ma ha preso letteralmente i voti di molti se non in orari antelucani, gli ospedali han- frati e suore di quella città santa dove un solo no lunghe liste di attesa, le università perdo- povero ha fatto la ricchezza di tutti gli altri… no iscritti, le industrie sono poche e in crisi, Per omnia saecula saeculorum.

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APPUNTI SU UNA REGIONE SMARRITA

DI MAURO BOARELLI

Dalla facciata del palazzo comunale Ma la normalizzazione non tardò a venire, e di Macerata un’immagine della Madonna il governo di centrosinistra dei nostri giorni guarda la piazza principale della città. Ai suoi appare come un baluardo della continuità, lati, su due lastre di marmo, è incisa l’epigrafe non come il motore del cambiamento. Tanto Civitas Mariae. Era il 1952 quando il Consiglio per dire (perché i simboli sono importanti), comunale approvò il Voto di consacrazione il Consiglio comunale ha scelto di celebrare della Città alla Madonna della Misericordia. in pompa magna il sessantesimo anniversario Quel simbolo religioso sovrapposto al simbolo della propria genuflessione alla religione del potere civile racconta molte cose di questo cattolica, celebrata come scelta illuminata e capoluogo di provincia di recente sbattuto densa di valori attuali. suo malgrado sulle prime pagine dei giornali Mentre il ceto politico si attardava a rinverdire di tutta Europa. Intimamente democristiana i fasti del culto mariano, non si accorgeva e democristianamente modellata nell’arco di delle profonde trasformazioni sociali che cinque decenni, questa piccola città è stata attraversavano la comunità, fino a che la città sapientemente amministrata assorbendo i si è risvegliata improvvisamente, irriconoscibile conflitti e intorpidendo i fermenti latenti nel a se stessa, scossa da due vicende destinate a corpo di una delle più antiche università italiane. segnare la sua identità per lungo tempo: una Una città tranquilla, operosa, impermeabile. ragazza stuprata, uccisa e fatta a pezzi da uno Anche qui, come altrove, le prime elezioni spacciatore nigeriano; un leghista fascistoide dirette del sindaco, nel 1993, mescolarono che decide di vendicarla sparando da un’auto le carte. Per la prima volta il centrosinistra in corsa per le strade della città mirando a tutti conquistò il governo locale, naturalmente con i passanti di pelle nera e ferendo sei immigrati. un candidato cattolico come garante verso Sarebbe stata necessaria una vera inchiesta l’elettorato più moderato (e con un candidato per capire la reazione dei cittadini rispetto a ex comunista – negli anni successivi folgorato questi fatti ed evitare facili generalizzazioni, da Berlusconi – a capo della coalizione ma è indubbio che il tradizionale silenzio che guidata dalla Democrazia cristiana: una città caratterizza la vita del capoluogo abbia stavolta impermeabile, è vero, ma non al trasformismo). fatto da involucro a una malcelata simpatia

32 GLI ASINI 70-71 IN CASA nei confronti del vendicatore, indirettamente il ruolo centrale della famiglia nel sistema confermata dall’incredibile exploit della Lega produttivo. Questa centralità ha rappresentato (fino ad allora inesistente in città) alle elezioni anche uno strumento di difesa nei confronti europee, poco più di un anno dopo. Quel dei meccanismi distruttivi del mercato. Karl silenzio da interrogare ha trovato un terreno di Polanyi aveva indicato con grande lucidità coltura nell’inerzia del Comune, in fuga dalle nel suo studio fondamentale (La grande proprie responsabilità istituzionali, incapace trasformazione, uscito nel 1944 e in Italia di allontanare la paura e di raccogliere la pubblicato da Einaudi nel 1974) le conseguenze comunità intorno a una reazione civile. Ancora devastanti dell’inclusione degli esseri umani una volta, i simboli sono importanti: la visione nei dispositivi dello scambio e le modalità con delle splendide mura quattrocentesche tornate cui le comunità hanno cercato di proteggere se in modo del tutto anacronistico alla loro stesse nel corso di diverse epoche storiche. funzione originaria – la difesa dagli invasori – Il modello marchigiano ha interpretato e delle sue porte presidiate da poliziotti armati questo ruolo protettivo in modo ambivalente, per impedire a chiunque l’accesso – reazione perché ha assorbito le tendenze disgregatrici scomposta contro la manifestazione nazionale della concorrenza in un ambito ristretto e che ha portato in città la linfa vitale che chiuso. Le Marche non hanno generato un sembrava averla abbandonata in quei giorni forte sistema associativo e cooperativo in drammatici – rinnova l’immagine di isolamento grado di costruire una dimensione collettiva che caratterizza la storia della città. e politica delle forme di autoprotezione dal Le ragioni di questa condizione non vanno mercato, e oggi ne scontano la mancanza. cercate solo nei confini di questo antico borgo I fattori esterni (la lunga crisi economica, adagiato sulle colline, e non parlano di una la crisi del sistema politico), i fattori locali sola città. La zona sud-est della provincia di (l’involuzione del governo regionale, in mano Macerata e la zona nord-est della provincia al centrosinistra da più di vent’anni e ora di Fermo ospitano il distretto calzaturiero. incapace di incidere sui temi cruciali) e le Più a nord, nella provincia di Pesaro-Urbino, catastrofi naturali (i terremoti che tra il 2016 e è insediato il distretto del mobile. Insieme, il 2017 hanno colpito intere comunità, ancora questi due poli rappresentano il motore dello in attesa dell’avvio della ricostruzione) hanno sviluppo economico che ha segnato la storia trovato minori anticorpi in un tessuto sociale della regione nel dopoguerra, fino alla crisi strutturato in modo prevalente intorno a forme degli anni Duemila. Gli studi sociologici – chiuse e individualistiche di organizzazione nati nel fermento di una fertile stagione di economica e sociale nelle quali la disillusione, studi universitari inaugurata ad Ancona da la rassegnazione e il rancore si radicano e Massimo Paci agli inizi degli anni Settanta crescono in misura maggiore che altrove. – hanno ricostruito i caratteri peculiari del Per ragionare su questi e altri nodi, abbiamo modello di sviluppo marchigiano. Due aspetti, raccolto voci in grado di guardare in direzioni in particolare, proiettano la propria ombra diverse e di muoversi tra il passato e il presente fino ai nostri giorni: il limite nella capacità di questa regione smarrita. di innovazione testimoniato dagli scarsi investimenti tecnologici che si traducono in alta intensità di sfruttamento del lavoro (con annesso il ricorso assai ampio al lavoro nero); la contiguità – alle origini – tra il mondo manifatturiero e il mondo mezzadrile. Da qui deriva una caratteristica di lunga durata:

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LA CRISI DELL’AUREA MEDIOCRITAS

DI CARLO CARBONI

Presto potrete constatare che la sostanza politici che cercano di tirare su il morale degli di questo scritto non è la sua pagina iniziale, a ex-terremotati del centro-sud delle Marche, mo’ di cartella clinica sullo stato del ricovera- promettendo loro che la catastrofe appennini- to. La sostanza è economica, politica, ma non ca (prima/poi) si rivelerà una grande oppor- solo; tanto che la malattia deriva da una forte tunità di ricostruzione e sviluppo. Tuttavia, la rottura sentimentale tra chi abita le Marche e popolazione attorno al cratere è fortemente in- il suo tradizionale modello di sviluppo che, da vecchiata e le promesse di lungo termine non uno stato di sospensione e di graduale declino, sedano le ansie. si è trovato ad affrontare il precipizio di una crisi Per spezzare il triste pessimismo derivante dal economica senza precedenti e una calamità na- passatismo (le Marche come piccola Svizzera turale martellante in Appennino. La credenza d’Italia, anche allora era esagerato), possiamo sociale verso il “marchingegno” si è trasformata rincuorare – ma a metà – per la crescita dell’oc- in disincanto, al pari della lealtà partecipata e cupazione avvenuta nel 2018. A metà, perché il della fiducia sociale verso le élite politiche che target del livello occupazionale del 2007 (fatto governano la Regione da un quarto di secolo. 100) non è stato ancora raggiunto (un risicato Ma andiamo con ordine: prima la cartella cli- 98 contro un abbondante 100 raggiunto nuo- nica sullo stato di salute socio-economica e sui vamente dalla media italiana). Non era mai ac- ribaltoni politici dell’unica regione rimasta al caduto che le Marche fossero sotto la media na- plurale, le Marche. zionale per sviluppo e lavoro. Naturalmente ci sono le eccezioni delle medio-imprese o i settori Un’impervia ripresa economica come la meccanica, che hanno ben resistito e I dati regionali di Banca Italia (2019) ci dicono ripreso. Inoltre, le amministrazioni locali mar- che il ritmo di crescita economica marchigia- chigiane vantano un calo importante del loro na è inferiore al recupero medio italiano. Fatto debito. Tuttavia, la realtà regionale inerzialmen- 100 il Pil regionale del 2007, nel 2019 è ancora te perde terreno, faticando a recuperare quello a 89, mentre la media italiana attuale è sotto perduto (il 25% circa del fatturato industriale). solo di 4 punti rispetto al 2007. Peraltro, le Consumi, esportazioni e investimenti sono in condizioni cicliche più recenti sembrano peg- una stagnazione “storica” per le Marche indu- giorate, “accompagnate da aspettative incerte striali. Un terzo del territorio è ancora sotto delle imprese, che hanno concorso al ridimen- scacco o vive disagi del post-terremoto. I suoi sionamento degli investimenti programmati abitanti sono portati a pensare, anche con toni per l’anno in corso”. In testa ai settori indu- rancorosi, che le proprie istituzioni locali, in striali che hanno maggiormente sofferto, le specie regionali, siano state fin troppo timide e mitiche calzature del distretto della “Scarpo- confuse e che non li abbiano protetti a suffi- nia”, a cavallo tra Maceratese e Fermano. Dallo cienza da un quadro socio-economico regionale stato catartico del morente, l’edilizia si spera che ristagna a tinte scure. dia cenni di vita anche per dar ragione a quei

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I ribaltoni politici sono legate a un patto del doppio turno tra Pd In correlazione con eventi come la crisi eco- e M5S. Nel frattempo, la fluidità dell’elettora- nomico-finanziaria e il terremoto e con dif- to si è accompagnata con una costante crescita ficoltà di ripartenza, lo scenario sociopolitico dell’astensionismo a sancire una delusione e registra un forte deterioramento della lealtà una nuova frattura tra società ed élite politi- partecipata (astensione) e della fiducia sociale che tradizionali, tra cittadini e un mercato po- verso istituzioni e partiti a colorazione tradi- litico regionale asfittico e senza idee: gestione zionale rosso-rosa. di breve durata senza slanci lungimiranti. Il Pd, che governa la Regione Marche dal 1995, La scheda clinica dell’economia e l’instabilità alle elezioni politiche è crollato dai 405mila politico-elettorale sono tutt’altro che inco- voti del 2008 (41%) ai 257mila (27,7%) del raggianti e la lentezza con cui si procede nel 2013. Ha poi continuato a perdere terreno fino dopo-terremoto può accrescere il numero di alle ultime elezioni europee del 2019 in cui è chi non si sente più rappresentato nel vecchio sceso a 170mila voti. L’egemonia regionale è sistema, non sente più di aver voce e cerca un persa già con le politiche del 2013, quando il nuovo riconoscimento o non vota. M5S diventa primo partito con 298mila voti, Dipenderà molto dalle personalità che si sfi- più di 40mila rispetto al Pd, che, a sua volta, deranno, ma c’è l’evidenza che l’elettorato ro- riconquista la leadership elettorale in occasio- sa-rosso marchigiano, in un decennio o poco ne delle regionali del 2015, 186mila voti contro più, si è ridotto quasi del 60%, a registrare 100mila del M5S. Quest’ultimo è stato artefice che l’operato del partito egemone non è stato di un primo ribaltone a livello politico regio- sufficientemente protettivo dalle conseguenze nale, riconfermato nelle politiche del 2018, in della crisi economica e delle calamità naturali, cui il M5S prese 316mila voti (35,5%) a fron- del terremoto infinito di tre anni or sono. te dei 186mila (21,3%) del Pd e, attenzione, il 17,3% (153mila) della Lega. Questo partito, Distacco dalla piattaforma continentale euro- che aveva preso lo 0,2%, 6mila voti, nelle poli- pea: ri-periferizzazione? tiche del 2013, già faceva rilevare un gran balzo C’è, tuttavia qualcosa in più. Il malcontento alle elezioni regionali del 2015, con 69mila voti cresce anche perché lo stallo dei problemi è (13,2%), che lo ha reso artefice di un secondo percepito dalla gente, soprattutto dai giovani, ribaltone in occasione delle elezioni politiche come una vera e propria retromarcia che ac- europee del 2019: Lega a 291mila voti (35,5%), cumula ritardi. primo partito. Seguono Pd, vittima del pri- È ormai circa un ventennio che il sottoscritto mo ribaltone, ridotto a 170mila (22,6%) voti e a vario titolo (Programma regionale di sviluppo, M5S, vittima del secondo ribaltone, dimezza- 1997, Un nuovo marchingegno?, 2006) sostiene to a 141mila voti (18,4%). Tutti questi numeri che è rischioso confermare la tradizionale via si possono semplificare con l’osservazione che di sviluppo industriale, basata su prodotti che, niente di diverso è accaduto in questa regione seppure diventati ingegnosamente “di nicchia da quanto registrato complessivamente in Ita- e di lusso”, appartengono a settori manifattu- lia. Sinistra sinistrata e un partito-piattaforma rieri, nei quali la tecnologia non rappresenta – il M5S – che non decolla; anzi tracolla. Al il pezzo forte. Né le piccole e medie industrie pari di altri partiti piattaforma come i Piraten (Pmi) sono mai state grandi compratrici di in Nord-Europa, ha una volatilità elettora- tecnologie innovative. Almeno, in gran parte le elevatissima. Staremo a vedere le prossime del Centro Italia. regionali del 2020. Sarà difficile per il Pd e Anche l’economista Piero Alessandrini da lo schieramento di centrosinistra prevalere sul tempo ha paventato lo spettro della periferiz- centrodestra a trazione leghista. Le speranze zazione di questa piccola regione. Aeroporto,

35 GLI ASINI 70-71 IN CASA porto e interporto nell’area anconetana non forza paragonabile a quella di una grande or- sono mai veramente decollati e le connessio- ganizzazione industriale. Contromano, i di- ni ferroviarie con Roma e Milano sono sta- stretti marchigiani dimostravano che si poteva te ripetutamente depotenziate. Non a caso i diventare grandi pur rimanendo piccoli. Solo marchigiani, secondo l’Istat, sono i più auto- la “Scarponia”, tra Fermo e Macerata, ai tempi mobilisti d’Italia. Il distacco dalla piattaforma contava oltre 50mila lavoratori (oggi la metà), continentale europea c’è stato, con la perdita come un’enorme fabbrica. Tuttavia, l’indivi- del “gancio” con l’Emilia- Romagna, che si dualismo e le gelosie dei piccoli imprenditori presenta, ad esempio, con la Rete Alta Tec- hanno non poco ostacolato la cooperazione nologia E-R, una partnership tra università nei distretti, forse idealizzata da Becattini. emiliane, milanesi (Politecnico e Cattolica), Quei venticinque anni di successo, cambia- Enea e Cnr. Le Marche restano indietro. Per- mento, industrializzazione e sviluppo locale, dono quota e il loro lento recupero rischia di produssero una copiosa letteratura sociale, far loro accumulare altro svantaggio. storica ed economica. Ripassandola veloce- La regione centro-adriatica torna a interpre- mente a memoria, ha commesso un paio di tare un ruolo di cerniera tra Nord e Sud, un gravi omissioni interpretative. ruolo che fu ad appannaggio dell’Abruzzo, La prima riguarda i consumi. I nostri socio- in veloce sviluppo nei primi anni Novanta? logi (guidati da Massimo Paci) erano attirati Oggi, il Sud è più vicino per Marche, Umbria dalle forme di persistenza dell’autoconsumo e e gran parte della Toscana. Il Centro peggiora dell’autoproduzione, piuttosto che dal consu- con la velocità del Sud. Tra gli altri, lo ha ri- mismo, che stava creando un nuovo mondo levato anche un “meridionalista” come Gian- sociale, corrodendo quello tradizionale. La franco Viesti, scrivendo sullo stato di salute forza centripeta di una fascia costiera, infra- degli atenei: in questi anni, quelli del Centro strutturata, in rapida urbanizzazione, che ha hanno perso più di tutti. Non è solo l’econo- sancito la fine del modello di vita appenni- mia che non va, ma la regione è la più invec- nico, è passata sottogamba, come processo di chiata dopo la Liguria. Per giunta, in un Pae- socializzazione al consumismo moderno e ai se che è il più invecchiato al mondo, dopo il nuovi valori. Giappone. Lo storytelling semi-consolatorio è L’altra grave omissione è relativa all’esigua che la regione s’invecchia e, ineluttabilmente, riflessione sulla folla di piccoli imprenditori perde smalto e spinta. marchigiani, dei quali ci si è occupati molto poco sul piano dell’analisi biografica e scien- Quando l’aurea mediocritas rischia di ripiegare tifica, della loro cultura imprenditoriale (fan- sulla bigiotteria no eccezione un paio d’importanti scritti di L’umore sociale marchigiano è oggi attraver- Massimo Paci). La recente crisi economica ha sato da un forte smarrimento per una situa- fatto piazza pulita delle tradizionali debolez- zione avversa, dopo il grande miracolo che, in ze micro-imprenditoriali, forse ancor prima poco più di un ventennio (dai Sessanta agli che fosse data ai piccoli imprenditori una vera Ottanta), trasformò la mediocrità secolare che chance per rafforzarsi. Il tasso d’imprendito- affliggeva questa regione rurale, in un’aurea rialità regionale ne ha risentito: soprattutto mediocritas: la virtù del vivere moderno in quello giovanile. modo sostenibile, tra mille colline, gli Ap- Dopo la crisi e dopo il terremoto, i marchi- pennini e l’Adriatico, nella e con la natura, giani si risvegliano nello spaesamento, in grazie anche a un ottimo motore di crescita una regione che non appare loro più così vo- e benessere, un vero e proprio marchingegno tata all’autoimprenditorialità, in cui chi ha industriale, basato su distretti di Pmi, con una high skill emigra, perché la richiesta locale

36 GLI ASINI 70-71 IN CASA riguarda ancora in prevalenza competenze gna ergo spendi”. Con il consumismo si sono medio-basse. Sempre più smarriti, ripensa- disperse le doti caratteriali del marchigiano: no al metal-mezzadro come lontana leggen- anche il senso della misura, accreditato come da di uno storytelling che ha dimenticato il sua attitudine e pregio, si è sbracato in mutui consumismo, nonostante gli ammonimenti galeotti ed è annegato nelle vicende fallimen- pasoliniani a non trascurare l’impatto sul tari di Banca Marche. La diffusione dell’edo- cambio di mentalità sociale che esso com- nismo consumista ha sbiadito l’etica del lavo- portava. Anche nelle Marche questa nuova ro e dell’imprenditorialità. Non a caso, anche cultura sociale ha rappresentato una leva per la Confindustria locale ha evidenziato un im- il cambiamento delle aspettative sociali ed pervio passaggio generazionale imprenditoria- economiche. Il consumismo, come l’acqua, le, ben testimoniato dalla scomparsa recente si è infiltrato mescolandosi e superando le del più prestigioso imprenditore marchigiano, tradizionali persistenze, si è poi diffuso con Vittorio Merloni, a seguito della quale l’In- radio e tv commerciali. Con la creazione desit (tra i primi dieci gruppi italiani) è stata delle sue principali infrastrutture, le “catte- ceduta alla Whirpool americana. drali del consumo”, è diventata una nuova La letteratura storico-sociologica non aiuta religione (George Ritzer, 2000), un motore a spiegare lo spaesamento dei marchigiani di per creare la società mondo (Gallino 2016, fronte a una regione profondamente cambia- Carboni pross. pubbl.). Ad esempio, già nel ta e in parte infiacchita. Troppo impegnate a 1961, s’insediò in Ancona una grande catena rendere coerente e suadente lo storytelling del commerciale come l’Auchan, anche se dob- miracolo dello sviluppo marchigiano, le scien- biamo aspettare gli anni Ottanta per vedere ze sociali non hanno descritto i limiti a cui la creazione di grandi aree commerciali e di il “marchingegno” sarebbe andato incontro. servizio, che nelle periferie cittadine hanno Il miracolo consisteva nell’aver reso ricca una progressivamente sostituito le fabbriche, regione senza che la sua industrializzazione confinate in apposite aree industriali più de- avesse un forte contenuto tecnologico. Tutta- centrate. Le infrastrutture commerciali sono via, se trent’anni fa erano sufficienti lavoro e state vettore anche della coalescenza urbana imprenditorialità e la loro sete di “arrivare”, che caratterizza la città lineare adriatica (si oggi un cambiamento di passo tecnologico vedano gli studi di Calafati). Le infrastrut- sarebbe cruciale per rimanere regione produt- ture commerciali hanno rifondato un nuovo tiva e competitiva. Anche perché sia l’etica del centro (pubblico) tra aggregati urbani in co- lavoro che la vocazione imprenditoriale non ci alescenza, come appunto l’area commerciale sono più nella stessa misura d’allora. a sudovest di Ancona (con l’immancabile Ikea, con stazione ferroviaria interurbana La frattura sentimentale dedicata), sulla quale, oltre il capoluogo, Di fronte alle evidenti difficoltà del vecchio gravitano attorno Osimo, Camerano, Ca- modello di sviluppo è maturato un forte stelfidardo, Loreto, Sirolo e Numana. smarrimento, un disincanto sociale, una frat- Non abbiamo colto la grande portata di una tura sentimentale dei cittadini nei confronti trasformazione sociale che ha fatto trasmi- della propria regione. Le Marche non sono grare cultura e valori dei marchigiani da una più la piccola regione felice, orgogliosa delle forte etica del lavoro (il differimento della sue bellezze naturali e culturali e, soprattut- gratificazione) e dell’imprenditorialità a una to, compiaciuta del suo piccolo, ma poten- estetica-edonistica del consumo, più confor- te motore industriale di crescita economica, me al resto della nazione. “Risparmia ergo utile all’intera nazione. La natura ha risve- guadagni” è naufragato, sostituito dal “guada- gliato il lato ostile, devastando con terremoti

37 GLI ASINI 70-71 IN CASA ripetuti l’area appenninica, i “resti della sua Spaesamento e delusione verso la propria re- vita”, dopo uno spopolamento incessante dai gione sono d’altra parte sottolineati non solo Sessanta a oggi. Inoltre, l’economia globale dall’astensionismo, ma anche dalla forte ri- ha preso a correre su gambe tecnologiche e presa dell’emigrazione, attestata dal continuo finanziarie, non proprio le cifre preferite da aumento di marchigiani residenti all’estero questa regione, che ha iniziato a segnare il (151.500 circa), più 82% solo negli ultimi 15 passo vent’anni fa, per poi precipitare nella anni. Una fuga che, nel 2018, ha coinvolto ol- crisi economica, perdendo un quarto di fat- tre 3.700 persone, per metà giovani dai 18 ai turato e di imprenditorialità. Una regione 40 anni, diretti in Gran Bretagna, Francia e ineluttabilmente invecchiata, ormai incana- Germania (un tempo la meta era l’Argentina). lata sulla via del declino italiano. Circa mille laureati emigrano ogni anno all’e- Quanto fin qui sostenuto spiega la frattura stero per mancanza di domanda qualificata e sentimentale della società verso una regione per via dei bassi salari medi marchigiani. in cui niente è come prima: una crisi socia- Questa frattura sentimentale ha riscoperto le e d’identità che si è trasformata in sete povertà, deprivazione ed emigrazione in una di rivincita contro le sue tradizionali classi regione che, in passato, sembrava esserne dirigenti, specie politiche, che non hanno esente e aver raggiunto il benessere. Come protetto a sufficienza i marchigiani dalla spesso accade la politica, per non affrontare crisi economico-finanziaria e dalle sventu- il problema, lo ha esasperato. L’élite politica re e tragedie provocate dal terremoto. L’éli- regionale si è impegnata in slogan di distra- te politica è indecisa e confusa sul da fare, zione di massa, come in occasione della pro- senza grandi progetti per ricostruire una vita posta avanzata dal presidente della Toscana, sociale in Appennino, senza idee sulle po- che invitava Marche e Umbria a unirsi con la tenzialità turistiche del territorio e delle sue sua regione, nella Centronia. Un capolavoro, vestigia culturali, senza convincenti propo- per spaesare ancor più il milione e mezzo di ste per imboccare una via alta (tecnologica e abitanti dell’unica regione irrimediabilmente sostenibile) dello sviluppo per rimontare un al plurale, “tirata” per il verso pesarese dall’E- livello occupazionale proprio di una regione milia Romagna, per il suo centro da Toscana europea. Nel frattempo, i borghi appennini- e Umbria e a sud dall’Abruzzo (una girandola ci maceratesi, fermani e ascolani sono ancora di dialetti). fantasmi del passato: dopo tre anni, la metà Ci sono, tuttavia, speranze e tracce di un nuo- delle macerie restano lì, ancora da sgombra- vo inizio. Ad Arquata del Tronto, rasa al suo- re. I progetti messi a punto e controfirmati lo dal terremoto, già funziona la fabbrica che ristagnano da mesi. Il turismo di massa, che Diego Della Valle ha voluto costruire sul suo arricchisce però poche famiglie locali, deva- territorio, dopo il terremoto: oggi dà lavoro a sta ogni anno le piccole e incantevoli spiag- cinquanta operai. I distretti più reattivi in que- ge di Portonovo, Sirolo e Numana nel Parco sti anni si stanno diversificando, potenziando del Conero, che – da parte sua – non ha mai meccanica ed elettronica, sulle orme di quan- mostrato autorevolezza istituzionale, non ha to era accaduto nel distretto della fisarmonica trasformato, ad esempio, questa fragile costa di Castelfidardo, dopo la crisi di produzione in un Parco marino. Infine, nessun esecutivo degli strumenti musicali tradizionali. Oggi regionale ha sentito l’urgenza di una politica questo distretto si è allargato nella coalescenza industriale e del lavoro in chiave tecnologica urbana Ancona-sud ed è diventato competiti- e sostenibile. Se ne parla, ma – si sa – pren- vo e produttivo in vari settori come elettroni- dere decisioni non è il pezzo forte del politi- ca, plastica, giochi (Clementoni) produzione co né del burocrate. di audiovisivi e cartoon (Rainbow di Iginio

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Straffi) e illuminazione (Guzzini). L’impren- fusione della politica possono ingarbugliare ditorialità giovanile non è più endemica vo- la ripresa dell’impegno interiore a “far bene”. cazione, ma i giovani imprenditori delle start Possono anche sciupare e svilire la bellezza del up marchigiane hanno livelli di competenza territorio regionale, costantemente minaccia- tecnico-scientifica e capacità innovativa di tut- to da cementificazione, inquinamento e con il to rispetto. più alto riscaldamento registrato tra le regio- L’uomo artigiano creativo e sapiente di Ri- ni italiane (“Il Sole 24 ore”, 2019). Se però il chard Sennett (Feltrinelli 2008) da secoli abita “Sunday Times” ha di recente definito le Mar- questo spazio d’Italia. L’ingegno marchigiano che Italy’s secret region, c’è ancora un tesoro na- è tutt’ora operante e solo l’insipienza e la con- scosto da scoprire in questa regione.

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L’ITALIA PERDUTA VISTA DA UNA REGIONE

DELLA REDAZIONE DI “MALAMENTE”

Da sempre le Marche godono fama di “re- ricostruire un terreno comune per la rinascita gione tranquilla”, lontana dalle cronache na- di una cultura resistente e vitale. Girando le zionali. In realtà negli ultimi tre anni, prima Marche ci si imbatte in un numero conside- il terremoto del 2016, poi l’uccisione a Fermo revole di capannoni, zone industriali e “frat- di Emmanuel Chidi Nnamdi per mano del fa- ture” varie che hanno stravolto il volto delle scista Amedeo Mancini nel 2017 e infine, nel dolci colline dell’entroterra, almeno prima 2018, la tragica morte di Pamela Mastropie- che la recente crisi del 2007 facesse una strage tro e la tentata strage del leghista Luca Trai- di posti di lavoro e del tessuto aziendale, o ci ni a Macerata hanno sbattuto le Marche al si può spingere sul litorale già ampiamente centro dell’attenzione nazionale. Uno slogan cementificato da una industria turistica vo- turistico parla delle Marche come dell’“Italia race e illimitata. A fronte di questo scenario, in una sola regione”, questa potrebbe effetti- soprattutto negli ultimi vent’anni, sono sor- vamente essere una categoria applicabile per ti movimenti, comitati, associazioni che con leggere il nostro contesto provinciale in cui maggiore o minore radicalità hanno provato ritroviamo tutte le dinamiche sociali e politi- a mettere in discussione gli insediamenti e i che nazionali, però modificate e attutite dalla progetti impattanti sulla costa adriatica così mancanza di un vero centro metropolitano. come sugli Appennini. Viviamo in una regione plurale, composta dalle province più turbolente dello Stato del- Adriatico la Chiesa e dai territori ai confini settentrio- L’Adriatico come ogni mare può essere porta nali del Regno delle due Sicilie, a sua volta di libertà e allo stesso tempo frontiera, anche divisa dal grande dualismo che percorre tutto dura. Periodicamente Ancona viene attraver- lo stivale, tra la stagionalità della vita costie- sata da azioni di protesta, più o meno inten- ra e la crescente solitudine delle aree interne. se, di rifugiati di diverse nazionalità accom- Qui trema con intensità anche la faglia delle pagnati da numerosi italiani solidali e da un tensioni tra Nord e Sud del Paese e in que- vitale tessuto sociale di associazionismo citta- sto territorio, una volta fiero di identificarsi dino. L’obiettivo simbolico sono spesso le reti con il Centro, non sembra più possibile vi- metalliche che separano l’area di sbarco delle vere una terza via tra gli egoismi autonomisti navi traghetto dalla città, a poche decine di e razzisti sempre più forti del Nord e il neo- metri dal Teatro delle Muse e dal centro cit- feudalesimo che si sta impadronendo del Sud tadino, e che servono a filtrare e intercettare con nuove alleanze tra borghesia criminale e le molte persone che cercano giornalmente di corruzione politica. bucare questa frontiera. In questo contesto, ogni tre mesi raccogliamo Il mare è un ecosistema fragile di cui abbiamo sulla rivista “Malamente” tante storie attra- raccontato le tragedie e i rischi, ma anche le verso interviste, inchieste e studio di materia- numerose forme di critica e resistenza messe li inediti o dimenticati che possono servire a in atto da singoli o gruppi, che però attual-

40 GLI ASINI 70-71 IN CASA mente faticano a imporre la propria voce. Ac- vincia di Macerata e Ascoli, teatro di una mo- canto alle spiagge turistiche dove l’ambiente bilitazione significativa, ma anche piena di e i lavoratori vengono spremuti fino all’osso contraddizioni. Il terremoto ha messo in crisi da giugno a settembre con pochissime e de- un’area montana e pedemontana molto estesa boli voci di dissenso troviamo infatti enormi che aveva già profondi problemi economici e rischi ambientali, ignorati per quieto vivere sociali dovuti alla crisi dell’economia e della o per convenienza. Il movimento contro le cultura della montagna appenninica. Inoltre trivellazioni in Adriatico ha vissuto un mo- il conformismo politico degli amministra- mento di alta mobilitazione nel 2015 e poi si è tori e la stanchezza e frammentazione delle incagliato nelle secche dei referendum svolti popolazioni sfollate, uniti alla pressione degli nel 2016. Oggi è ancora attivo e si salda con interessi economici del baraccone della ge- un’importante lotta contro le nocività della stione dell’emergenza, hanno silenziato quasi raffineria Api, impianto che sorge accanto a interamente le voci critiche e i progetti alter- una città di ventiseimila abitanti, Falconara, nativi rispetto al modello di “gestione dell’e- attraversata dalla rete ferroviaria adriatica e mergenza” imposto dall’alto. Tuttavia il piano sorvolata tutti i giorni da decine di aerei che gestionale è stato interrotto da molte eccezio- atterrano o decollano dal vicino aeroporto ni come le numerose iniziative di volontari regionale Raffaello Sanzio. La raffineria ebbe indipendenti, in particolare le iniziative di uno sviluppo impetuoso nel secondo dopo- solidarietà diretta organizzate dalla rete Ge- guerra, in particolare durante il “boom eco- nuino clandestino, dalle Brigate di solidarietà nomico”, ed è diventata oggi uno dei siti più attiva, dai centri sociali e dal coordinamento pericolosi a livello nazionale, segnalato per Terre in moto che hanno prodotto anche mo- l’impatto cancerogeno dal rapporto Sentie- menti conflittuali di protesta. Sul territorio ri dell’Istituto superiore di sanità. Dopo il rimane viva la possibilità di un filo diretto tra grave incidente dell’agosto 1999 che costò la persone che sfugga all’ingegneria sociale delle vita a due addetti, seguito da una catena di istituzioni statali. incidenti “minori”, si è sviluppata una lunga In provincia di Pesaro e Urbino è in partico- lotta che ha avuto come protagonisti gli abi- lare il complesso dei monti Catria e Nerone tanti dei due quartieri letteralmente attaccati a essere al centro del conflitto. Da una par- alla raffineria, Villanova e Fiumesino, per poi te una vasta rete di associazioni, spazi sociali coinvolgere parzialmente altri pezzi di città e autogestiti e amanti della montagna vorrebbe soprattutto un ampio fronte socio-ambienta- che questi territori venissero protetti dall’isti- le ben oltre i confini locali. tuzione di un parco nazionale, consapevoli di tutti i rischi della burocrazia che questa scelta Appennini porta con sé. Dall’altra il mega “parco eoli- Il nostro amore per gli Appennini nasce dal co” e gli assurdi impianti di risalita invernale loro carattere minore e periferico rispetto mettono a rischio il paesaggio e l’equilibrio all’Italia egocentrica delle città e dell’alta ve- ecologico dei pochi boschi verdi rimasti. locità. E, naturalmente, perché come tutte le Infine, sugli Appennini si dispiega il proget- montagne sono state a lungo terra di banditi to del gasdotto Rete adriatica Snam, che dal e resistenti di ogni tipo. Ancora oggi sono ter- Salento passando per Sulmona fino ad arriva- ritori dai quali si alzano proteste forti e dove re in Emilia dovrebbe costituire una grande troviamo forme di vita non completamente infrastruttura di servitù energetica del no- assorbite dallo spirito dei tempi. stro paese per il ricco Nord Europa. La scel- La sequenza sismica del 2016 e 2017 ha visto ta di spostare il tracciato lungo l’Appennino le montagne, soprattutto nei Sibillini in pro- è riconducibile a fattori di tipo economico:

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Snam dichiara infatti che l’eccessivo grado davvero sistema. La mercificazione della so- di urbanizzazione delle zone costiere avreb- cialità prosegue dunque senza intoppi. be portato a un alto numero di deviazioni; Un campo di iniziativa sociale e culturale che inoltre ci sono ragioni di tipo sociale, in par- cerca invece di contrastare dal basso e dalla ticolare la possibilità di evitare eventuali resi- radice il declino culturale e antropologico è stenze popolari sfruttando il fenomeno dello quello dell’educazione libertaria: un terre- spopolamento delle aree interne. Eppure la no di sperimentazione pedagogica e sociale resistenza esiste e lungo la linea rossa tracciata che vede tra le sue figure più rappresentative sulla mappa si provano a collegare iniziative Emily Mignanelli, animatrice della “scuola- locali di resistenza che utilizzano modalità di- comunità dinamica” Serendipità, che sta ri- verse, dalle vie legali all’azione diretta. scuotendo sempre più interesse e partecipa- zione a Osimo. Questo mondo variegato si Conflitti sociali e culture manifesta anche altrove, in piccole iniziative La mancanza di grandi centri metropolitani di asili nido o scuole per l’infanzia come l’asi- rende nelle Marche la produzione di cultura lo nel bosco “L’albero maestro” sulle colline di e di iniziativa politica dal basso molto varia, Urbino e si riflette anche nella rinnovata vi- ma allo stesso tempo anche frammentata. talità e capacità critica degli insegnanti di in- Nei centri urbani anche minori è presente dirizzo montessoriano all’interno della scuola un tessuto sociale associativo molto ricco, pubblica. Proprio nelle scuole risiede ancora nonostante l’età media sia sempre più alta, e oggi un potenziale umano e politico molto a partire dagli anni Duemila, dalle mobilita- importante che ha trovato fino a ora solo zioni contro la globalizzazione neoliberista, si delle espressioni sporadiche come l’iniziativa è consolidata la rete dei Centri sociali delle contro l’alternanza scuola-lavoro nel 2018 che Marche, che mantiene tuttora viva una pre- ha cercato di fare rete tra diverse scuole del- senza antagonista e critica sul territorio e ali- le province di Pesaro e Ancona senza grandi menta una parte del piccolo ma vitale mondo risultati. I Cobas scuola, che sono presenti in dell’opposizione politica radicale. molti istituti e difendono caparbiamente il La strage avvenuta l’8 dicembre del 2018 nel- ruolo critico di docenti e studenti, sono ri- la discoteca Lanterna azzurra di Corinaldo, apparsi sulla scena pubblica con una parteci- dove cinque adolescenti e una donna sono pazione moltitudinaria ma episodica alle ma- morti aspettando una comparsata del rapper nifestazioni contro il cambiamento climatico Sfera Ebbasta, ha portato alla luce le contrad- dell’iniziativa “Fridays for future”. dizioni di un sistema di produzione culturale In molti centri urbani a causa della privatiz- vorace e sregolato che arriva anche in vecchie zazione e del depotenziamento del servizio balere di provincia. La risposta della genera- pubblico sono sorti negli anni delle politiche zione degli adolescenti e dei giovani coinvolti di austerità numerosi comitati contro la chiu- è stata silenziosa come le fiaccolate dei giorni sura degli ospedali. Molti purtroppo sono in successivi. Nessun grido di protesta fuori dal mano alla destra che strumentalizza le paure web. Dolore muto e tanto smarrimento. Gli degli utenti anziani in una logica di “battaglie effetti sul mondo della cultura e sulla socialità localistiche”, ma alcune iniziative di carattere che non cercano il profitto sono stati pesanti: più inclusivo mantengono viva una voce so- chiusura di locali, imposizioni burocratiche lidale, pur non riuscendo talvolta a costruire e securizzazione esasperata, che hanno alzato una rete più ampia. Nel mondo del lavoro in di migliaia di euro i costi di semplici inizia- questi anni sono state tante le vertenze azien- tive di quartiere o feste a scopo sociale. L’im- dali, gestite sempre dalle organizzazioni sin- pressione è però che nessuno voglia cambiare dacali tradizionali, che hanno caratterizzato

42 GLI ASINI 70-71 IN CASA le cronache dei vari territori. Il tutto si è svol- mente a digiuno rispetto a pratiche collettive, to tranne eccezioni con i classici riti verten- per quaranta giorni si è autodeterminata dan- ziali a cui siamo abituati. Nei casi più eclatan- do vita a una dimensione comunitaria e rice- ti, per esempio Fabriano e Ancona, il fronte vendo notevole solidarietà da parte di ampi di solidarietà è stato piuttosto ampio, con il settori cittadini. Tale esperienza è stata però coinvolgimento del solito codazzo di sindaci, fortemente ostracizzata dalla sindaca Manci- vescovi e “categorie economiche”, la relativa nelli del Pd che, nella peggiore tradizione del retorica sul “territorio che non può morire” e “partito”, sin dall’inizio si è opposta a un’oc- anche qualche momento di lotta leggermen- cupazione che sulla falsa riga di altre speri- te più radicale come i “venerdì della collera” mentazioni in giro per il Paese (vedi progetto dei lavoratori del Cantiere navale di Ancona Socrate a Bari) intendeva avviare un percorso quando le commesse erano sostanzialmente di reinserimento dei senza fissa dimora e de- finite, una collera spesso poco più che sim- gli immigrati nel contesto cittadino, valoriz- bolica e smorzata definitivamente dallo show zando pratiche di autonomia sociale. Così il dell’incontro con Papa Benedetto xvi. tutto si è concluso con lo sgombero all’alba L’altro grosso limite di tutte queste mobili- di un giorno di febbraio, eseguito da trecento tazioni, in particolare quelle del distretto fa- tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e guardie brianese degli elettrodomestici e della nautica forestali, a fronte di tante persone pacifiche e ad Ancona, è stato di non essere riuscite a solidali. Nel luglio del 2014 Casa de’ nialtri sviluppare un ragionamento sulla crisi strut- ha poi rioccupato uno stabile della Regione turale del comparto industriale e non aver e questa volta vi è potuta rimanere, con un provato a connettersi con i movimenti am- numero di residenti minore, fino a dicembre bientalisti e i saperi presenti al loro interno, del 2018, quando la decina di occupanti ri- per provare almeno a condurre un ragiona- masti ha trovato una sistemazione dignitosa mento più ampio, orientato a pensare a una in alcuni alloggi comunali. Oggi Ancona è riconversione in senso ecologico dei settori in terreno di una importantissima esperienza di questione. solidarietà e sport popolare testimoniata dalla L’esperienza più significativa, “figlia” della crescente vitalità del progetto della Polispor- crisi, si è verificata sempre ad Ancona, in un tiva antirazzista Assata Shakur, animata da ambito solitamente appannaggio dei grandi Alessio Abram, sempre molto attivo sul fron- contesti metropolitani: l’occupazione a fini te sociale, che vede la crescita sorprendente di abitativi. Il 22 dicembre 2013 una sessanti- un settore giovanile e femminile nel quartiere na di persone, la maggior parte immigrati, multietnico e marinaro degli Archi. entrarono in una scuola materna comunale All’inizio abbiamo ricordato l’omicidio di abbandonata da tre anni e diedero vita a un Emmanuel per mano del militante di Ca- percorso senza riscontri nei decenni passati, sapound Amedeo Mancini e, qualche anno neanche negli anni Settanta, in tutta la regio- dopo, il criminale raid di Luca Traini can- ne. Sintomo evidente di come le conseguen- didato fallito della Lega Nord a Corridonia. ze delle politiche antisociali fossero arrivate La dolorosa vicenda di Fermo si è dispiegata in città ritenute immuni dall’emarginazione in un contesto purtroppo involuto e in certi sociale. Nacque così Casa de’ nialtri (in dia- casi “ostile”, come documentato ampiamente letto anconetano), movimento di lotta per la dal racconto, tra gli altri, dello scrittore fer- casa e, soprattutto, rilevante esperienza di au- mano Angelo Ferracuti che con il reportage tonomia sociale e autogestione, se pensiamo sul dopo terremoto Gli spaesati (Ediesse 2018) che una piccola comunità comprensiva di di- ha descritto con passione lo smarrimento di ciassette etnie diverse, con persone completa- una popolazione fragile. La violenza che si è

43 GLI ASINI 70-71 IN CASA scatenata a Macerata è perfettamente normale anni dal 3,6% al 54,9%; a Montefortino, co- e integrata in quell’essere pienamente nazio- mune terremotato di mille abitanti, dal 2,7% nale della provincia marchigiana. La disgre- al 53,1%. Molti comuni terremotati hanno gazione sociale e il consumo di droghe hanno distillato la propria rabbia in un plebiscito aperto la strada alla criminalità di importa- per questo partito a nostro parere espressione zione, ultimo terminale della grande distri- compiuta del neofascismo. buzione di eroina e cocaina gestite in grande Oggi la borghesia del modello marchigiano dalla italianissima ’ndrangheta, che anche abbandona la moderazione democristiana e nelle Marche ha ramificazioni e contatti. prende le armi del leghismo: è la fine di un Nonostante il crollo verticale delle forme di modello di coesione sociale ed economica? mediazione politica precedenti e grazie a un Il centro si assottiglia e le posizioni si radi- tessuto di movimento ampiamente radicato e calizzano. Ad esempio quest’anno, mentre ad alla presenza del mondo universitario, sin dal Ancona veniva aperta l’ennesima sede di Ca- giorno dopo l’attentato di Traini ci sono state sapound nel tentativo di fomentare la guerra risposte, anche tramite azioni dirette, contro tra poveri, la città ha ospitato per la prima le iniziative dei fascisti, prologo alla grande volta l’iniziativa Lgbt Marche Pride, e mentre manifestazione del 10 febbraio 2018 che in la Lega passava all’incasso del bottino elet- un contesto un po’ surreale, sempre a causa torale, i terremotati dell’Appennino hanno delle istituzioni locali, ha stretto virtualmente bloccato per protesta il Gra di Roma con una la città in un abbraccio di trentamila perso- carovana di auto. In conclusione di questo ne venute da tutta Italia. La nascita in que- viaggio sul territorio possiamo lasciarci con sto clima del collettivo Macerata Antifa, lo l’auspicio che contraddistingue la nostra ri- spazio culturale Muffa e tante iniziative indi- vista: che critica e lotta non si spengano e si pendenti mostrano la caparbietà di una parte, alimentino a vicenda. Le nuove generazioni, minoritaria, dei giovani di questa provincia. indigene o venute da altre rive, possono te- Tuttavia l’arrivo del questore Pignataro e la nere aperto il sentiero verso l’emancipazione posizione pavida del sindaco Carancini han- sociale che oggi sembra tanto stretto ma, no- no dato come risposta una prevedibile ondata nostante tutto, si intravede: attraversa tutta repressiva, che se da un lato ha colpito la di- l’Italia e passa anche da questa regione. namica e violenta malavita nigeriana, ha an- che travolto l’innocuo business della marijua- na legale e ha nascosto odio e fragilità sociale sotto una rinnovata campagna di marketing culturale: Musicultura, il Teatro Sferisterio sempre pieno, mentre le classi pericolose e i lavoratori sono tenuti fuori dai riflettori. In tutte le Marche la Lega è cresciuta come un fungo velenoso raggiungendo alle elezioni del 4 marzo 2018 il primato nella coalizione di destra con il 17,3% dei voti. Nelle ultime elezioni politiche del 2013 aveva raccolto lo 0,7%. Ancora più clamoroso è il risultato del partito di Salvini alle Europee del 2019: a Montegranaro, ricco comune di tredicimila abitanti famoso per le fabbriche di scarpe, la macchina della paura è cresciuta in quattro

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DI TERREMOTI E DI RICOSTRUZIONI

DI SILVIA BALLESTRA

Mai come in occasione degli ultimi ter- tesori d’arte); un po’ per miopia, visto che la remoti – se ne parla al plurale perché dopo stragrande maggioranza del territorio italiano il 24 agosto 2016 ci sono state le scosse di ot- è a rischio sismico e può toccare più o meno a tobre e poi quelle di gennaio 2017 – le Mar- tutti; un po’ per cinismo. che sono apparse così fragili e frammentate. E forse, a voler essere magnanimi, un po’ an- E non solo dal punto di vista geologico, ma che per stanchezza. proprio per ciò che riguarda la compattezza, Terremoti ne abbiamo avuti tanti in Italia e la progettualità, l’analisi, la prontezza di re- da ognuno abbiamo imparato cosa si deve e azione, la capacità di pensarsi nel futuro, la cosa non si deve fare. Abbiamo esempi virtuo- solidarietà fra abitanti. Non tanto quella fra si ed esempi di sperpero e disastri. Il Belice, il compaesani che alla fine ha tenuto (anche se Friuli, l’Irpinia, L’Aquila, l’Emilia. Ricordarsi meschinità, dispetti, esercizio di piccoli poteri sempre del Friuli! Ma ricordiamoci anche del- non mancano mai, nemmeno nelle situazioni le Marche stesse con l’Umbria, nel 1997. Da più drammatiche e delicate), quanto quella quel terremoto (“terremoto di Umbria e Mar- fra mare e monti, fra nord e sud della regione, che”, questa la dicitura), in zone appena più fra implacabili funzionari rispettosi delle leggi a nord dell’ultimo epicentro, se ne era usciti “ordinarie” in una situazione così straordina- bene. L’avevo pensato nel 2001, andando a ria e sindaci disperati, terminali di una catena Norcia dove la bella piazza chiara e la basilica di comando che, di fatto, non trainava un bel profumavano di ristrutturazione, sapendo che niente ma sembrava invece la pelle rinsecchita a Camerino erano state messe in piedi struttu- di una biscia sparita in un buco. re antisismiche per l’università, che ad Assisi i Marche isolate e sconosciute, colpite da un dipinti murali si stavano riassemblando fram- enorme terremoto nel momento di più fero- mento su frammento, pietra su pietra, come ce incattivirsi del Paese tutto. “Che ci state a un Lego prezioso. All’epoca, la ricostruzione fare ancora lì? Venite via, non abbiamo sol- era stata flessibile e adattata a vari modelli fra di da sprecare per voi testoni. Non abbiamo leggera, pesante e integrata per assecondare le soldi per nessuno. Non abbiamo soldi e ba- diverse zone colpite, anche quella volta sparse sta”. Lo abbiamo sentito. Ce lo hanno detto fra diverse province e con diverse caratteristi- spesso, a noi che cerchiamo di raccontare. È che. E aveva funzionato. stato ripetuto da tanti, un po’ per ignoranza Certo, la potenza e la durata di quest’ulti- dei luoghi e dell’entità dei danni (si tratta di mo terremoto sono state diverse, molto più una superficie, in totale, di 7.929 chilometri grandi, e ci è voluto tanto anche per quanti- quadri, un po’ difficile da liquidare come un ficare i danni, ma che qualcosa non andasse capriccio di alcuni a rimanere in un posto per si è capito subito. Lo abbiamo capito noi che ghiribizzo: non è una città che si prende e si abbiamo scritto del rischio di svuotamento chiude, ma è un tessuto di paesi, campagna, dei piccoli borghi già all’indomani del 24 frazioni, economia, allevamento, università, agosto. Lo ha capito l’allora presidente del

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Consiglio Renzi che si è affannato subito a Tolentino, unico centro ad aver scelto la so- proclamare “non vi lasceremo soli” (dichia- luzione container), 4.908 con i Cas (Contri- razione che, pur detta con tutta la buona buto di autonoma sistemazione, vale a dire in volontà, suonava già antifrastica o come un affitto da privati), 179 in strutture comunali. mettere le mani avanti, oltre che di circo- Macerie: 1.079.705 tonnellate in totale di cui stanza). Lo sapeva chi sull’Appennino ci vive rimosse 615mila e da rimuovere altre 463mila. e da tempo aveva sott’occhio la situazione Progetti di ricostruzione avviati? Qui il qua- delle montagne, come l’attivista Leonardo dro si fa meno chiaro. Animali di Genga che ha coniato la defini- Dopo tre anni, tre governi, tre commissari, zione di “strategia dell’abbandono”. qualche bilancio si può fare. Ed è, dunque, Ecco. Abbandono, silenzio, svuotamento. un bilancio che conferma i timori peggiori, E solitudine, altro che “non vi lasceremo soli”. se tutte queste persone sono ancora fuori dal- La solitudine di chi dalla montagna è sta- le loro case, se l’ufficio scolastico sta provve- to spostato al mare d’inverno, degli anziani dendo a tagli di personale senza rispettare le sradicati, degli allevatori lasciati con le loro deroghe per le scuole terremotate, se la popo- bestie sotto il nevone del 2017, di quelli che lazione di Arquata si è dimezzata, se le giovani hanno aspettato casette d’emergenza arriva- famiglie lasciano e si trasferiscono altrove con te dopo anni e già ammuffite e con i boiler la loro attività (“cercate di capire il nostro do- inadatti al freddo, di chi viene rimbalzato da lore, non criticate la nostra scelta” scrive su un ufficio ricostruzione all’altro con rotoli di Facebook un bravo panificatore biologico che carte e venti passaggi burocratici da affrontare si è spostato sulla costa con tutto il forno e come in un malvagio gioco dell’oca. non intende tornare su in montagna dove ave- La solitudine del centro di Camerino imboz- va una struttura nuova e vivace, ora inagibile). zolato in una zona rossa chiusa da anni, così Dal punto di vista politico, i tre commissari come la meravigliosa Visso con la sua piazza- e i tre governi hanno offerto tutta la varietà gioiello, così come Arquata crollata insieme possibile: dal centro-sinistra, comprendente i alla sua frazione Pescara del Tronto. Il silenzio governatori delle regioni coinvolte, all’estre- dell’Appennino battuto dal vento con le luci ma destra della Lega con il capo Salvini in fel- al neon delle casette tutte uguali dei villaggi pa intitolata a Visso e coro di luridi slogan del provvisori dove, d’inverno, non gira un’ani- tipo “terremotati vs immigrati”, passando per ma. L’abbandono di un territorio vastissimo la fantasmagorica entità 5stelle “né di destra inteso come resa a una crisi che c’era già pri- né di sinistra” nella sua, fino all’altro ieri, de- ma e che il terremoto e la totale mancanza di clinazione “con la destra”. reazione della politica hanno contribuito ad Inizia adesso una nuova era e fra gli sfollati vi accelerare crudelmente. è ancora attesa. Solo una su tre delle migliaia Anzitutto numeri, numeri per capire. Nu- di richieste di interventi sono state accettate e meri delle Marche che prendo da un articolo i cantieri avviati si contano sulle dita di poche uscito sulla “Stampa” a firma Flavia Amabile, mani. fra le più costanti nel documentare e denun- Per ora, come ricordava un abitante intervi- ciare la situazione in “zona cratere”: al primo stato in occasione dell’anniversario, è andata agosto 2019, popolazione marchigiana assisti- così: il primo anno è stato all’insegna dell’a- ta 30.398 persone, di cui 4.256 ospitate nelle drenalina, il secondo è stato il momento della Sae (Soluzioni abitative d’emergenza), 166 nei speranza, il terzo è subentrata l’amarezza. Mapre (i moduli per gli allevatori che devono E con amarezza si parla, a distanza di tre anni, rimanere in aziende zootecniche lesionate), 59 di una “miriade di ordinanze che cozzano fra in container (dovrebbero essere gli sfollati di loro e non vanno bene per queste zone” capace

46 GLI ASINI 70-71 IN CASA solo di rendere la vita di chi vorrebbe ricostru- uno sponsor, un mecenate, un privato che ti ire un inferno di burocrazia, passaggi, tempo aiuti, dato che lo Stato e le regioni, per que- perso dietro a scartoffie, regole e regolette una sto aspetto della vita di comunità, non hanno più delirante dell’altra. previsto nulla. E, scrive ancora Di Vito, devi Cambierà qualcosa, da adesso in poi? Ci sarà sperare che il privato abbia davvero il cuore davvero una nuova stagione? Inizierà la bene- grande e non qualche altro interesse. detta ricostruzione? Si ripartirà dal lavoro, come in Friuli? Ma qui È quello che ci si chiede dopo tre anni di at- il lavoro è soprattutto nei campi o nelle stalle tesa. E da dove si potrebbe ripartire? Dalle e persino le stalle – così vitali – cominciano scuole, come si era detto anche chiedendo do- ad arrivare solo adesso: finora, racconta l’al- nazioni con una grande campagna Rai, scuole levatrice Silvia Bonomi che a Ussita si occupa che però sono ancora pochissime (e soprattut- di pecore sopravissane, si è stati in strutture to frutto della solidarietà privata: donate dalle provvisorie infuocate d’estate e gelide d’inver- fondazioni Bocelli, Rava, della “Stampa”, dal- no, tipo tensostrutture da tennis in cui però la Coop), in paesi che si sono ormai svuotati? devono lavorare gli allevatori che già vivono Si ripartirà dal turismo, parola magica da sem- in moduli (i Mapre) coibentati malissimo. E pre spesa come un jolly, dai monti al mare, per le aziende come la distilleria Varnelli, come questa Italia che, si ripete come un mantra, Pasta di Camerino, come Svila di Visso (im- potrebbe “campare di turismo”? Forse, sempre portante produttore di pizze congelate) ce la che in nome del panino alla porchetta e della faranno a tenere in vita territori sempre più salsiccia e lenticchie con vista fioritura non si spopolati o si rassegneranno a vedere i loro vada a devastare un paesaggio unico e fin qui operai fare avanti e indietro da città più gran- abbastanza intatto (sì, parlo di Castelluccio, di e più lontane? paese crollato e disabitato, unico esempio di Si ripartirà allora dall’agricoltura? Forse. Cer- come prima delle case siano stati ricostruiti i to è che, per ora, le grandi industrie dolciarie ristoranti con il “Deltaplano”, sorta di centro (Ferrero, Loacker) in cerca di noccioleti hanno commerciale fortemente voluto dalla regione fatto il loro ingresso anche nelle Marche ter- Umbria, e della sua piana che, per il pezzo del remotate dopo aver impiantato cinquecento Pian Perduto e l’accesso da Forca di Presta o ettari in Umbria, Toscana e Lazio con la loro da Castelsantangelo sul Nera, è in parte mar- monocoltura che, come tutte le monocolture, chigiana). E a cosa sarà servito, alla fine, “Ri- comporta grandi rischi per il territorio. L’uso sorgimarche”, la manifestazione musicale sui massiccio di fitofarmaci per ottenere noccio- luoghi del sisma generosamente messa in pie- le perfette provoca un grave inquinamento di di dall’attore Neri Marcorè e amici cantanti terreni e acque. Poi bisogna mettere in conto insieme a regione Marche per portare migliaia la difficoltà di riconversione, la compromis- di persone in montagna a sentire concerti gra- sione della biodiversità, la trasformazione del tis, con quel nome squillante e un po’ titanico paesaggio e squilibri vari. Tutto senza che vi e che, giunta però alla terza edizione, dopo tre sia vera ricaduta lavorativa, poiché la gestio- anni in cui nulla è risorto, suona ormai come ne della produzione sarebbe saldamente nelle un “canta che ti passa”? mani degli imprenditori del nord e la raccolta Nota il giornalista Mario Di Vito (che per “il della nocciola è molto meccanizzata così che manifesto”, per “il Resto del Carlino” e per non serve neanche molta mano d’opera. In- vari siti fra cui l’ottimo “Lo stato delle cose” somma, a quanto pare l’unico vantaggio lo ha continuato a occuparsi di terremoto) che avrebbero i proprietari dei terreni in termini di se vuoi aprire un luogo di aggregazione in uno affitto, ma non si sa per quanto. Sette sindaci dei villaggi di casette, devi per forza trovarti della Tuscia hanno già emesso ordinanze per

47 GLI ASINI 70-71 IN CASA stoppare l’espansione di queste colture inten- Bellesi, sul giornale online “Cronache mace- sive: si riuscirà in un territorio già reso fragile ratesi”, all’inizio di quest’anno raccoglieva i dal terremoto a resistere alle offerte allettanti timori degli abitanti riguardo a un’eventuale delle multinazionali? Chissà. E ci si chiede che predazione delle montagne ferite: dall’acqua, senso abbia importare esperienze che altrove con le tante sorgenti da sfruttare, al vento con stanno già creando problemi e conflitti. Per le pale eoliche (già in passato un tentativo è ora, nelle Marche, abbiamo assistito al lancio, stato sventato grazie all’unione di sindaci e sottotraccia ma impaginato molto bene, del parco dei Sibillini), passando dagli spazi che, progetto “Hazelnuts of Apennines” collabora- sottratti a ogni controllo, le mafie potrebbero zione fra Fondazione Merloni e Università di usare come discariche illegali. Camerino per testare la coltivazione tecnolo- Sono questi i danni dell’abbandono, anche se gica della nocciola tonda francescana, la qua- dovesse rivelarsi frutto di inerzia e distrazione lità che serve alla Nutella. più che di una strategia mirata. Ed è su questo Sono tanti i pericoli quando si lascia anda- che, dopo aver perso davvero tanto tempo, le re un territorio, quando si chiudono i pae- Marche dovrebbero ragionare e cominciare a si, quando si spinge via la popolazione. Ugo ripartire.

POETI: APOLOGIA DI PAOLO VOLPONI

DI MASSIMO RAFFAELI

La maturità intellettuale e artistica di Pa- rispetto alle linee secolari, quelle di un sistema olo Volponi (Urbino 1924-Ancona 1994) coin- binario che vorrebbe opporre a oltranza Gran- cide con la ricezione, anche in Italia, dello stile de Stile e Avanguardia senza possibili interme- minimalista, una scrittura per “via di levare” di. Il gesto poetico di Volponi viene dall’idil- che mira alla nuda spoliazione e a una mimesi lio leopardiano e però è contraddetto, in una di pure notizie e di azioni semplicemente de- lingua grassa e ispessita, dalla lezione di Luigi notate. (Qualcuno, fondatamente, ha rilevato Bartolini, il grande incisore che presta al gio- che è il segno di una resa alla dominazione vane poeta innanzitutto una specifica modalità mediatica e ai suoi imperativi, i quali costrin- di vedere e di aderire corporalmente alla realtà. gono la prosa nelle angustie di una schemati- Prima poeta e poi romanziere, Volponi sempre ca sceneggiatura o di un suo sottoprodotto). si sentirà un autore massimalista, in ciò fede- Volponi, in un simile contesto, sembra una le a un suo stesso personaggio (nell’unico ro- meteorite a partire dall’esordio tardivo nel manzo autobiografico e in costume che abbia romanzo (Memoriale esce solo nel 1962 per mai scritto, Il lanciatore di giavellotto, 1981), lo stimolo incessante dell’amico Pasolini) che vale a dire il vecchio ceramista, suo nonno, suggella una lunga stagione poetica, culminata che lavora a mano la materia prima, la acca- nel volume complessivo Le porte dell’Appenni- rezza, la impasta, ne controlla la temperatura no (1960), testimone di uno sguardo laterale e infine la decora. La pagina di Volponi nasce

48 GLI ASINI 70-71 IN CASA per accumulo, come dentro un vortice percet- (Volponi fu prima a lungo in Olivetti, poi alla tivo nel cui moto si condensa la massa critica Fiat e alla FinArte) e nello stesso tempo è scrit- in vista di una forma, di un disegno. Non si tore, severissimo critico della realtà industriale tratta nemmeno di un accumulo casuale ma di e sociale di cui è protagonista. Ma qui va anche una restituzione virtualmente tridimensionale detto che nonostante sia stato nei suoi anni dell’effetto di realtà. Sia chiaro, tuttavia, che estremi un parlamentare del Pci e di Rifonda- Volponi ignora o evade in anticipo l’altra dia- zione comunista, Volponi non pensa mai da de secolare che discrimina Realismo e Inven- marxista dottrinario: di famiglia mediobor- zione, perché a lui non preme raccontare una ghese (suo padre era il proprietario della for- storia e meno che mai una “bella storia” ma, al nace di Urbino e aderiva al Partito repubblica- contrario, avanzare delle ipotesi, promulgare no), egli si è formato piuttosto una mentalità per iscritto un senso di impotenza, di crisi, e da illuminista radicale, con umori e accenti di più spesso di intolleranza per il soffoco dello autentico giacobino, i quali consuonano con la spazio ambiente. Ha sempre ribadito che non lezione dell’altro suo grande maestro, assieme gli interessa il raccontare in sé, l’“accomodare” a Pier Paolo Pasolini, cioè Adriano Olivetti cui una qualche vicissitudine, ma “porre dei pro- rende omaggio nella dedica del libro culmi- blemi che non sono chiari e che restano an- nante, Le mosche del capitale, definendolo alla gosciosi”. Classicamente, la poetica di Volponi lettera “maestro dell’industria mondiale”. E mira a rinvenire una personale verità nelle cose alla lettera olivettiana è anche l’immagine che e nei fatti del mondo. Volponi vagheggia quando pensa al mondo del L’immaginario di Volponi divide il mondo in lavoro e alla fabbrica, non certo in termini di due ed è perciò un immaginario dialettico, sia potenziale sfruttamento e di coatta estrazione pure di una dialettica che non conosce sinte- di plusvalore, ma quale luogo di partecipazio- si né, tanto meno, una irenica conciliazione. ne dal basso, di estensione della democrazia, Duplice è il set dei romanzi in cui da un lato di diffusione della civiltà tout court. Nel suo torna la perfezione umanistica di Urbino, la immaginario, pertanto, Pasolini e Olivetti compostezza di una civiltà agricolo-artigianale sono figure corrispettive e antidoti reciproci, che sembra senza tempo (La macchina mondia- perché Pasolini incarna il mondo arcaico e fru- le, 1965, in questo senso, se non il più grande gale delle antiche pievi (però deprivato di certi è certo il romanzo più suo), dall’altro si profi- aloni teneramente regressivi) mentre Olivetti la la grande città industriale, frenetica, som- annuncia una democrazia che si riscatta dal- mamente viva ma sporca del lavoro sfruttato, la reclusione in fabbrica e dal disordine feri- delle sue prepotenze politiche e padronali. no della società affluente. Infatti Volponi è da Ambivalente è anche la fattura dei personaggi, sempre affascinato dalla anonima tavola, con- specie quelli che abitano i romanzi maggiori, servata in Palazzo Ducale, che taluni attribui- Corporale (1974) e Le mosche del capitale (1989), scono al Laurana e che la tradizione intitola La dei manager che sono contemporaneamente, e città ideale: da tanta compostezza e armonia, fatalmente, degli intellettuali. Al centro della da quella stessa luce equanime egli deduce l’u- narrativa di Volponi c’è ogni volta un capro topia di una polis rediviva al presente. Quan- espiatorio che prende su di sé il portato dei do Enrico Berlinguer affida a lui nell’aula del conflitti, sentendosi spezzato fra un prima e un Senato l’intervento di contrasto al decreto del dopo, fra un qui e un altrove, dunque una spe- governo Craxi che nel 1984 abolisce la misura cie di pharmakòs, veleno e rimedio, oppure di di protezione sociale detta “scala mobile”, Vol- Don Chisciotte che muova vanamente guerra poni già nell’incipit del suo discorso, integran- al mondo. Tali personaggi ripropongono la la- do esperienza personale e immaginazione ar- cerazione di colui che è al vertice dell’industria tistica, formula la propria visione del mondo.

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È un passo che il lettore trova riformulato ne gli anni Settanta si incrociano due differenti Le mosche del capitale: “La cultura industriale traiettorie: l’una è di Tecraso, l’operaio-massa infatti non è la tranquillità della Confindu- di origine meridionale, il vecchio militante stria o il peso della Confindustria sul paese, o antagonista presto scartato e umiliato in un la somma delle tecnologie di cui dispongono reparto-confino, l’altra è di un diretto porta- le industrie italiane, o la somma dei profitti voce dell’autore, il manager-intellettuale che che riescono a conseguire nel corso degli anni. ha il nome ambiguo di un cesaricida, Bruto La cultura industriale è invece la capacità di Saraccini, sempre in bilico fra subalternità inventare una grande ricerca scientifica alla all’azienda (alle sue logiche crudeli, mega- portata del paese, della scuola, delle organiz- lomani) e una consapevolezza critica che lo zazioni pubbliche, delle amministrazioni e di mette a propria volta al margine, deriso dai tutte le forze del lavoro. La cultura industriale superiori e compatito dai colleghi. Sentendosi è quella della partecipazione di ciascuno a un preso in un incubo concentrazionario, costui progetto di trasformazione del paese secondo allucina una vendetta che sa tuttavia derisoria: la propria coscienza e secondo la propria cul- “Un giorno dirò tutto, scriverò un memoria- tura e le proprie qualità morali, prima ancora le, un libro bianco sui grandi dirigenti, sulle che professionali”. grandi politiche aziendali, la verità sulla ricer- A partire dagli anni Settanta, il clima sociale ca e sullo sviluppo, sulle qualità produttive, e politico segna progressivamente l’opera di sugli investimenti, sulle grandi novità tecno- Volponi ed è ben rilevabile nei romanzi inter- logiche, sui grandi, questi sì, altro che grandi, medi: intanto Corporale (1974), diagramma di prelievi personali, soprusi, sulle mosche, sì, le una crisi che investe l’Occidente e si riassume mosche del capitale. Si fermò su questa im- nel terrore della bomba atomica da parte di magine, che gli pareva cogliere esattamente la un intellettuale-manager che è in anticipo, per banda dei suoi nemici tutti gli amministratori più di un motivo, sul protagonista delle Mo- e i manager industriali di successo, fatti di voli sche; poi Il sipario ducale (1975), ambientato a e voletti, di ali e alette… azzurre come cravat- Urbino nei giorni in cui deflagra la “strategia te… tutti a modo, con gesti e accenti, aggior- della tensione”, dentro un’aria livida e satura namenti e riverenze, relazioni e riferimenti, le di strage, forse il suo romanzo meno noto e sapienti colorate voraci mosche del capitale, sì, più sottovalutato; infine un racconto lungo, le mosche… per di più svolazzano e ronzano Il pianeta irritabile (1978), favola allegori- dappertutto, in bell’inglese, per andare a suc- ca di animali parlanti che davvero può evo- chiare e a sporcare. (…) Anche i razziatori di care gli estri immaginosi e la tempra di uno schiavi d’oro e di pietre preziose nei più sel- Swift. Proprio nella favola post-apocalittica vaggi e sperduti villaggi indios del Mato Gros- si annuncia la intuizione che è alla base del- so, anche i cacciatori meticci di animali e di le Mosche secondo cui il neocapitalismo mar- insetti rari, di donne e di bambini, e anche ginalizza il lavoro dopo averlo sfruttato fino i capisquadra più ignoranti dei campi di la- all’annientamento e scegliendo piuttosto la voro, dei fazenderi tedeschi o olandesi, sono finanza, vale a dire l’esclusiva produzione di migliori, più intelligenti e capaci di questi neri denaro a mezzo di denaro. Perciò il neocapi- sopravvissuti, fantasmi dell’industria fascista, talismo non ha bisogno che di addetti servili e dispensiera di tasse e di imposizioni, di ordini di un certo numero di manager uniti nel credo come di cattivi prodotti, complice di tutti i della devozione aziendale, individui sordidi e poteri più arretrati, negatrice di qualsiasi au- predatori alla pari di antichi monatti. Anche tentica cultura italiana, demolitrice di centri nel romanzo della grande città industriale (il storici e di monumenti, sventratrice di vecchie suo nome allusivo è “Bovino”), alla fine de- civiltà e di meravigliosi equilibrati territori”.

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Volponi non ha avuto bisogno di imparare capitalismo ha avuto vari collassi, varie crisi, la parola “globalizzazione” per coglierne, nel perché è così, è ingordo, avido, mangia trop- punto di innesco, il dispositivo planetario, po, molto di più di quello che può digerire e perché oramai nell’hic et nunc sul serio Urbino poi sta male e naturalmente fa pagare agli altri, vale Ivrea o Torino. Se nel deserto del Pianeta sempre, le sue sofferenze”. irritabile, nel perfetto silenzio da dopo-bomba, poteva ancora sussultare un residuo di vitalità L’opera di Paolo Volponi a cura del suo maggiore animale, nelle Mosche il mondo appare cata- specialista, Emanuele Zinato, è contenuta nei tre fratto nella sua definitiva glaciazione. Gli uo- volumi di Romanzi e prose, Einaudi 2001-2003, cui mini sono ammutoliti e a parlare rimangono va aggiunto il complessivo delle Poesie 1946-1994, a non tanto gli animali quanto, specialmente, cura di E. Zinato, prefazione di Giovanni Raboni, gli oggetti inerti. Questo paradosso ci informa Einaudi 2001. La stessa Einaudi, per iniziativa di della avvenuta reificazione di tutta quanta la Mauro Bersani, ha di recente pubblicato in econo- realtà e pertanto il romanzo, un assoluto capo- mica tutti i suoi romanzi. La citazione conclusiva è lavoro, fra le rare scritture all’altezza dei tempi, tratta dagli Scritti dal margine, a cura di E. Zinato, ha struttura polifonica, è un organismo plasti- Manni 1994. co, inclusivo, che accoglie e riplasma di conti- nuo ingenti materiali della narrazione e/o della riflessione, mentre la luce che piove sulle cose e su gli ex uomini sembra collassare negli effetti di un luce e ombra che Volponi richiama dal Gran Secolo e dagli amatissimi caravaggeschi, da Mattia Preti e Gentileschi a Ribera e Batti- stello Caracciolo. Il romanzo esce nel 1989 al termine della Guerra Fredda, paradossalmente nel momento peggiore. Insieme con notevo- li letture (Franco Fortini e Cesare Garboli in primis), non mancano sorrisi ammiccanti e in- sulti più o meno larvati di anacronismo e vete- rocomunismo, nella generale incomprensione. Tant’è che lo scrittore si decide a pubblicare nel 1991 un romanzo di struttura ben più tra- dizionale che tiene nel cassetto da trent’anni, La strada per Roma, un romanzo di formazione con evidenti venature autobiografiche che in origine avrebbe dovuto intitolarsi Repubblica borghese da un verso di Addio Lugano bella. Che Paolo Volponi abbia sentito l’esigenza di normalizzare in senso così tradizionale il titolo dell’ultimo romanzo pubblicato non deve trar- re comunque in inganno. Infatti, quando va a presentarlo in una scuola superiore di Lecce, il suo viatico agli studenti non suona meno netto e intransigente di sempre: “Il capitale è un monarca assoluto, terribile, più duro del re Sole, molto più potente e prepotente. (…) Il

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POETI: LEOPARDI SEMPRE ATTUALE

DI GIULIA CORSALINI

Da quando, circa trent’anni fa, studen- centinaia di note minute scritte a mano. Da tessa di Lettere alle prese con la tesi di laurea, allora ho visto gli studi leopardiani crescere ho iniziato a muovermi nella bibliografia le- e moltiplicarsi. Nel frattempo la bibliografia opardiana, cercando di trovare il bandolo di che avrei dovuto compilare è stata pubblicata un argomento fino ad allora per me quasi sco- ed è stata seguita da altre rassegne, opera di al- nosciuto (gli anni 1823-1828, ossia il periodo tri curatori e uscite in altre sedi; un resoconto del cosiddetto “silenzio della poesia”) e certa- gigantesco che copre tutto il secolo passato e mente considerato secondario all’interno dei che attualmente viene aggiornato, per quan- grandi temi leopardiani, la mole smisurata to riguarda il nuovo millennio, in una pagina degli studi dedicati a Leopardi non ha mai del sito della Università la Sapienza di Roma finito di sorprendermi. A quel tempo ebbi dedicata a Leopardi. l’impressione, più che di un labirinto con una sua conchiusa per quanto ossessiva logica in- I nuovi studi terna (Il labirinto leopardiano è il titolo di una Ora, nonostante i pochi anni che copre, rassegna bibliografica di Emilio Giordano), 2000-2017, anche quest’ultima fatica registra di un itinerario dalle ramificazioni infinite e un elenco impressionante di edizioni, mono- inimmaginabili, che non mi avrebbe porta- grafie, atti, studi complessivi e studi analitici, to da nessuna parte. E, nonostante il fascino all’interno del quale, se per quanto riguarda le che esercitavano su di me le sale in ombra e edizioni è possibile individuare una tendenza gli antichi scaffali pieni di libri della bibliote- importante nelle numerose traduzioni stranie- ca del Centro di studi leopardiani, in cui mi re delle opere maggiori, non è facile riconosce- aggiravo tra l’altro dietro l’autorevole guida re indirizzi e orientamenti degli studi, se non del bibliotecario, professor Ermanno Carini, macroscopici, a partire dalla tendenza che più autore di una Bibliografia analitica leopardia- di tutte ha contraddistinto la critica leopardia- na (Olschki 1986), prevaleva in me un senti- na del secondo Novecento, ossia l’attenzione mento di terrore, non solo e non tanto per il crescente al pensiero. Un’attenzione che si è lavoro che mi aspettava, ma anche per il senso affermata dopo la svalutazione idealistica della di un universo parallelo del tutto distante ed filosofia leopardiana e che, dalla interpretazio- estraneo rispetto al mondo pieno di urgen- ne in chiave ideologica – tra il riconoscimento ze in cui miravo a entrare. Sentimento che di un materialismo dal valore progressivo e la anche quando, terminata la tesi, intrapresi io negazione di tale valore a favore di una spie- stessa la via degli studi leopardiani, in realtà gazione liberale o religiosa – è venuta via via non mi abbandonò e mi portò a un diniego sviluppandosi attraverso il confronto con i più quasi istintivo di fronte alla proposta del pro- importanti indirizzi del pensiero contempora- fessor Carini di occuparmi del successivo vo- neo, di cui Leopardi viene indicato come un lume della bibliografia leopardiana, già da lui precursore, dall’irrazionalismo al nichilismo. in parte avviata in un poderoso fascicolo di Tale attenzione resta viva negli studi degli ul-

52 GLI ASINI 70-71 IN CASA timi anni, proseguendo su alcuni filoni, quali si fa, senza filtri, interprete del negativo dell’e- il rapporto del pensiero leopardiano con la fi- sistenza umana. losofia degli antichi, dei moderni, dei contem- E per quanto riguarda il rapporto tra pensiero poranei, o con la religione, la politica, la scien- e poesia di cui tanto si è discusso, nel corso za, l’antropologia, la teoria della traduzione. della seconda metà del Novecento si è sempre Lo studio del pensiero nelle sue diverse decli- più riconosciuto l’intrinseco valore conosciti- nazioni ha avuto come riferimento principa- vo della poesia leopardiana, il suo carattere di le lo Zibaldone, lo “scartafaccio” o quaderno pensiero poetante (secondo la fortunata defini- di appunti leopardiano pubblicato postumo, zione di Antonio Prete utilizzata anche come come si sa, per volontà di Giosuè Carducci, titolo del suo libro del 1980), e se ne sono stu- a cento anni dalla nascita del poeta; un’opera diate le relazioni con la riflessione teorica, che che continua a suscitare grande interesse non ora la precede nella individuazione dei concet- solo per le numerose possibilità degli attraver- ti, ora la segue nella elaborazione di alcune ve- samenti – filosofici, letterari, linguistici, filo- rità affacciatesi prima alla intuizione poetica. logici, o di analisi culturale e sociologica-, ma In questo processo simbiotico, Luigi Blasuc- anche per la sua stessa struttura, dal carattere ci (I titoli dei “Canti” e altri studi leopardiani, aperto, articolato in una varietà di percorsi che Morano 1989, e La svolta dell’idillio. E altre procedono in modo spiraliforme e insieme re- pagine leopardiane, Il Mulino 2017), arrivan- ticolare, vicina dunque ad alcune esperienze do al cuore dell’ispirazione leopardiana nelle contemporanee e per certi versi ricollegabile sue più profonde tensioni umane e artistiche, alla categoria ipertestuale. ha riconosciuto e definito uno spazio proprio Continuano comunque ad avere uno spazio della poesia, quale voce di un individuo che, fondamentale gli studi filologici e stilistici di fronte al teorema inesorabile di una infe- dell’opera letteraria, studi che già a partire dal- licità certa, continua a rivendicare il proprio la prima metà del Novecento hanno generato essere “fine all’interno di un ordine che lo de- alcune delle prove più alte della critica leopar- stina invece a puro strumento di trasmissione diana. Una lunga tradizione, da cui mi sono dell’esistere”, e non rinuncia a vagheggiare una sempre sentita attratta, per quel corpo a corpo, condizione altra, attraverso il rimpianto dell’il- allo stesso tempo rigoroso e coinvolto, con la lusione perduta, o la celebrazione di un pre- parola leopardiana nella unicità delle sue di- sente dell’illusione affidato all’immaginazione, verse configurazioni formali, nella loro genesi o, infine, traducendo in atto vitale e creativo la e formazione, negli esiti e nei valori che ognu- stessa contemplazione intrepida del negativo. na delle scelte stilistiche aggiunge al testo in Fecondità poetica della negazione, dunque, termini di bellezza e di significato. Si deve a così come avviene ne La ginestra, nei cui versi, questa tradizione, da un lato, l’aver posto le come ha scritto Walter Binni (dal cui saggio, basi per una descrizione puntuale dei fenome- La nuova poetica leopardiana, prese avvio, nel ni metrici, linguistici e stilistici su cui poggia 1947, la nuova fase critica), il discorso di “un il magistero artistico di Leopardi; dall’altro, uomo che si addentra nella contemplazione l’aver ampliato, legando le scelte formali ai con sicuro impegno, che chiama risoluto ‘su- loro risvolti ideologici e tematici come all’e- perbe fole’ quelle che furono dolci illusioni, sperienza sociale e culturale dell’autore, il ri- che non sfugge al vero, ma se ne fa apostolo,” conoscimento e la valorizzazione della poesia si realizza attraverso una struttura di grande leopardiana, dalla esclusiva dimensione idilli- tensione poetica, che disprezza ogni armonia ca, al cui apprezzamento si atteneva come si sa conchiusa e si affida a una musicalità nuova, la critica crociana, a una dimensione diversa, articolata in strofe “allungate e potenti” (So- anti idillica, eroica e filosofica, in cui Leopardi vente in queste rive,/ Che, desolate, a bruno/

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Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,/ scuola è sempre stata luogo della conservazione Seggo la notte; e sulla mesta landa/ In puris- e promozione, ma anche della selezione e della simo azzurro/ Veggo dall’alto fiammeggiar le determinazione, si registrano oggi alcune resi- stelle,/ Cui di lontan fa specchio/ Il mare, e stenze: se, infatti, il canone scolastico ottocen- tutto di scintille in giro/ Per lo vòto Seren bril- tesco e del primo Novecento è stato modifica- lar il mondo./ E poi che gli occhi a quelle luci to e integrato, soprattutto per il declino di un appunto,/ Ch’a lor sembrano un punto,/ E testo come All’Italia – tra i primi e i più spesso sono immense, in guisa/ Che un punto a pet- antologizzati a partire dall’Ottocento per il suo to a lor son terra e mare/ Veracemente; a cui/ valore patriottico e la sua impostazione retorica L’uomo non pur, ma questo/ Globo ove l’uo- – e la piena assunzione del Canto notturno e de mo è nulla,/ Sconosciuto è del tutto; e quando La ginestra – testi estranei per il loro carattere miro/ Quegli ancor più senz’alcun fin remoti/ riflessivo e per le loro considerazioni pessimi- Nodi quasi di stelle,/ (…)/ Che sembri allora, stiche sia agli intenti pedagogici ottocenteschi, o prole/ Dell’uomo?) sia al gusto crociano – restano generalmente Molto vivo – e non potrebbe essere diversa- fuori dalle antologie o anche solo dalle scelte mente – è l’interesse per i rapporti dell’opera degli insegnanti, e dunque sono destinati per leopardiana con il Novecento letterario e con lo più all’oblio, alcuni testi di cui da tempo la cultura novecentesca, la quale, mentre attin- si è riconosciuto lo straordinario valore e che ge a mani piene da Leopardi, viene anche cre- rientrano in quella forma di poesia che fa della ando i presupposti per rileggerlo – senza Mon- negazione motivo di vitalità umana e potenza tale, ad esempio, sarebbe stato probabilmente espressiva, come Il pensiero dominante, Amore più difficile apprezzare il Leopardi non idilli- e morte, le due “sepolcrali” (versi, per inten- co, la severità filosofica, il paesaggio arido, la derci, come questi: “ (…) come, o natura, il dura musicalità dei canti della nuova poetica. cor ti soffre/ Di strappar dalle braccia/ All’a- mico l’amico,/ Al fratello il fratello,/ La prole A scuola al genitore,/ All’amante l’amore: e l’uno estin- In una realtà variegata e sempre più frammen- to,/ L’altro in vita serbar? Come potesti/ Far tata (in parte costituita di percorsi di studio in- necessario in noi/ Tanto dolor, che sopravviva capaci di coagularsi intorno a scuole di metodo amando/ Al mortale il mortal?”). Allo stesso e di pensiero, sopraffatti dalla necessità della tempo, mentre non mancano nelle antologie produzione dettata dalle nuove regole dei con- scolastiche analisi attente della lingua e dello corsi accademici), banco di prova della vitalità stile – entrate tardi nella prassi scolastica, dopo degli studi leopardiani resta la scuola. Che nel il prevalere del discorso trasversale storicistico, confronto con questi ha forse mostrato, più e già in calo, soprattutto per il loro carattere che per altri autori, il dinamismo di un rap- spesso astratto e avulso dai processi interpreta- porto di reciproca definizione e influenza; se tivi a cui giunge la migliore critica stilistica –; solo si pensa che molti dei commenti ai Canti, solo a fatica si fa strada un discorso meno sche- anche quelli antologici che hanno stabilito una matico sullo Zibaldone, sulla attualità della sua sorta di canone dei testi leopardiani, come il forma aperta, sui suoi percorsi interni – per- commento di Riccardo Bacchelli, del 1946, o corsi che potrebbero favorire discorsi nuovi, l’antologia leopardiana di Gianfranco Contini, volti a una interpretazione del pensiero leopar- del 1988, sono nati con intento didattico; un diano più duttile e problematica – ad esempio confronto che la frammentazione e l’eccessiva la lunga riflessione sulle oscillazioni, i crolli e i specializzazione degli studi accademici rischia continui risorgimenti della sensibilità, nel suo però di compromettere. Allo stesso tempo, legame con la vitalità, la speranza, la poesia, il proprio in merito al canone dei testi, di cui la sentimento e la compassione per gli altri, un

54 GLI ASINI 70-71 IN CASA discorso che attraversa tutta l’opera leopardia- immensa? ed io che sono?/ Così meco ragiono: na e ne complica le posizioni più negative. e della stanza/ Smisurata e superba/ E dell’in- Infine, se dovessi indicare le tematiche leopar- numerabile famiglia;/ Poi di tanto adoprar, di diane sulle quali insisterei a scuola, suggerirei tanti moti/ D’ogni celeste; ogni terrena cosa/ le seguenti: il potere trasfigurante della memo- Girando senza posa/ Per tornar sempre là don- ria e il fascino evocativo della vita (“Mirava il de son mosse/ Uso alcuno, alcun frutto/ In- ciel sereno/ le vie dorate e gli orti/ e quinci il dovinar non so”); le motivazioni profonde e mar da lungi e quindi il monte./ Lingua mor- antiretoriche della compassione umana e della tal non dice/ quel ch’io sentiva in seno”); la solidarietà fra tutti gli esseri viventi (“Tutti fra vitalità esistenziale e l’entusiasmo della cre- sé confederati estima/ Gli uomini, e tutti ab- azione (“Sans doute, mon cher ami, ou il ne braccia/ Con vero amor, porgendo/ Valida e faudrait pas vivre ou il faudrait toujours sen- pronta e aspettando aita/ Negli alterni perigli tir, toujours aimer, toujours espérer”); il con- e nelle angosce/ Della guerra comune”). Natu- tinuo e incoercibile risorgere della sensibilità ralmente, per ognuna, muoverei dalla grande e della speranza, anche nei più affranti (“Ma bellezza e perfezione stilistica dei testi. contuttociò, passato un poco di tempo, mu- tata leggermente la disposizione del corpo; a I testi poetici citati sono tratti, in ordine, dai canti poco a poco, e spesse volte in un subito, per La ginestra, Sopra un bassorilievo antico sepolcrale, A cagioni menomissime e appena possibili a no- Silvia, Canto notturno di un pastore errante dell’A- tare; rifassi il gusto della vita, nasce or questa sia, La ginestra. Il testo in francese è una lettera or quella speranza nuova, e le cose umane ripi- di Giacomo Leopardi ad André Jacopssen del 23 gliano quella loro apparenza, e mostransi non giugno 1823; il testo in prosa è tratto dalla operetta indegne di qualche cura”); l’interrogazione morale Dialogo di Plotino e di Porfirio. Su quanto problematica sul vero e la fecondità della nega- c’è ancora in cantiere si può leggere Laura Melo- zione (“Che fa l’aria infinita, e quel profondo/ si, La leopardistica nel terzo millennio, in I cantieri Infinito Seren? che vuol dir questa/ Solitudine dell’italianistica, Adi editore 2016.

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UN APPELLO PER POTENZIARE E VALORIZZARE L’ARCHIVIO DI GIORGIO NEBBIA

DI ALBERTO BERTON, MARINELLA CORREGGIA, ENZO FERRARA, LUIGI PICCIONI, PIER PAOLO POGGIO E MARINO RUZZENENTI

Noi pensiamo che l’immenso lavoro di studioso, ricercatore e divulgatore, sviluppato da Giorgio Nebbia (1926-2019) lungo i decenni e sino alla sua recente scomparsa, rappresenti un lascito imprescindibile per affrontare i principali e impellenti problemi che abbiamo di fronte, in primo luogo in campo ambientale, ma anche su molti altri versanti delle società contemporanee. In ragione di ciò, partendo dall’amplissima base costituita dal fondo “Giorgio e Gabriella Nebbia”, custodito dalla Fondazione Luigi Micheletti di Brescia – oltre 450.000 carte d’archivio di cui 250.000 inventariate, 5.000 volumi, moltissime riviste – riteniamo che sia giusto operare tempestivamente in modo che tutte le carte, la documentazione, gli strumenti di lavoro di Giorgio, compresi libri e riviste, presenti presso la sua abitazione romana, siano riuniti al fondo già esistente, secondo la sua volontà e l’esplicito consenso degli eredi. Oltre a ciò riteniamo auspicabile che pervengano lettere e documenti, anche non in originale, posseduti dai moltissimi suoi interlocutori italiani e stranieri, a cui ci rivol- giamo per avere una segnalazione e l’adesione al progetto di potenziamento del fondo “Giorgio e Gabriella Nebbia”. Altrettanto importante è che il lavoro di inventariazione e digitalizzazione sulla documentazione dispo- nibile, o che lo sarà a breve, possa proseguire e essere ulteriormente incrementato, utilizzando al meglio, secondo la lezione pragmatica di Giorgio, le potenzialità della “rete”. Ciò significa per noi mettere a disposizione, in modo organizzato e accessibile, tanto il materiale già custodito dalla Fondazione quanto quello che verrà acquisito, grazie alle adesioni che riceveremo. Per esperienza, e in base a una valutazione realistica della situazione della Fondazione, riteniamo che per fare tutto ciò, almeno nella prima e decisiva fase, sarà necessario che le persone che gli sono state vicine o ne hanno apprezzato attività e impegno, nei campi molteplici in cui ha riversato le sue energie, sostengano attivamente la proposta che formuliamo, versando quanto nelle loro possibilità e aiutandoci a diffondere il presente appello.

Per donazioni Banca: Unicredit. Agenzia: Filiale di Brescia Centro. Iban: IT10L0200811200000100331647. Causale Bonifico: donazione per attività istituzionali. Le erogazioni alla Fondazione Micheletti, finalizzate allo svolgimento dei compiti istituzionali e per la realizza- zione di programmi nel settore dei beni culturali, sono oneri deducibili dal reddito ai fini Irpef ai sensi dell’art. 15 del D.p.r. 22.12.86, n. 917 ([email protected]).

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LA MADRE TERRA E IL SINODO SULL’AMAZZONIA

DI IACOPO SCARAMUZZI

È stata la pachamama la protagonista asso- facilmente ritrovate poco dopo dai carabinieri luta del sinodo sull’Amazzonia che Papa Fran- che le hanno restituite… al Papa. cesco ha presieduto in Vaticano dal 6 al 27 ot- E, come spesso capita, è il dettaglio, il lapsus, tobre scorsi. Si tratta di una statuetta di legno che rivela le idiosincrasie più inconfessabili. che raffigura una donna indigena incinta, e ri- Perché mentre sui blog e sui social reazionari chiama la “madre terra”, pachamama in lingua era tutto un plauso alla gagliarda impresa dei quechua, la divinità alla quale i popoli originali due gaglioffi (brasiliani? statunitensi? italiani? amazzonici si rivolgono per invocare la fertilità. L’entusiasmo, in ogni modo, è stato transna- Gli indigeni invitati al sinodo ne hanno porta- zionale, perché transnazionale è il cattolice- te a Roma qualche copia, mettendole in bella simo fondamentalista), dall’aula del sinodo mostra nella cerimonia con il Pontefice che si è sono filtrate, dapprima un po’ confusamen- svolta nei giardini vaticani alla vigilia dell’aper- te, perché frutto della sbobinatura di una re- tura dell’assemblea, e da quel momento in poi gistrazione non autorizzata e imperfetta, le i cattolici talebani sono impazziti, eleggendo la frasi sbocconcellate pronunciate a braccio dal pachamama a parafulmine del loro crescente Pontefice in persona, che dinanzi ai padri si- astio nei confronti del sinodo, dell’Amazzonia nodali ha preso la parola per chiedere “perdo- e del Papa. Un giorno all’alba due di loro si no”. Perdono di che? Per chi ha compreso da sono introdotti nella chiesa di santa Maria in tempo questo Papa, il senso era ovvio prima Traspontina, dove erano esposte tre di queste ancora che la sala stampa vaticana diffondesse statuette, le hanno rubate e le hanno butta- la trascrizione completa delle parole pontifi- te nel Tevere, riprendendo il tutto, senza mai cie: Francesco chiedeva scusa agli indigeni al mostrare il proprio volto, con una telecamera, e posto dei due farabutti impenitenti e di tutti postando poi sui social media il video del trion- i loro sostenitori. Eppure, nelle redazioni dei fale ratto, un po’ furto eclatante di opera d’ar- giornali, più d’uno ha istintivamente pensato te, un po’ spedizione punitiva fascista, un po’ I che il Papa, come ha beatamente titolato un soliti ignoti: sarà stata la densità dell’acqua ver- quotidiano nazionale, chiedesse scusa “a chi si dognola, sarà che avranno sbattuto contro una è sentito offeso dalle pachamama”. L’opposto pantegana, fatto sta che le statuette sono state esatto della realtà.

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Questione di fretta e di superficialità, questio- loro comunità di ricevere i sacramenti anche ne di un mondo giornalistico che tutto mastica in zone dove un prete riesce ad arrivare un paio e digerisce senza distinzioni, notizie vere e fake di volte all’anno a causa delle distanze sconfi- news… ma, soprattutto, questione di uno iato nate dell’Amazzonia). Fa sorridere, al proposi- troppo ampio, tra questo Papa e un pezzo di to, andare a rileggere le interviste che don Er- Chiesa, che viene colmato dal wishful thinking: win Kräutler, missionario austriaco e vescovo per un certo tipo di cattolico – e anche per emerito in Amazzonia, rilasciò a due giornali diversi cardinali – a essere ovviamente offensi- austriaci dopo essere stato ricevuto dal Papa, va era la presenza (pagana! idolatrica! eretica!) a inizio pontificato, in una udienza di cui po- di una statuetta amazzonica in una chiesa, e chi si accorsero (tra quei pochi, diciamolo, “gli non il suo furto razzista e conseguente lancio asini”): “Francesco”, disse, “ha spiegato che il nel Tevere; a essere incongruo è un sinodo che Papa non poteva prendere tutto in mano per- si occupa di Amazzonia, anziché di sacri para- sonalmente da Roma. Noi vescovi locali, che menti e messa in latino; a essere incomprensi- conosciamo meglio i bisogni delle nostre co- bile, ancora a sei anni dalla sua elezione, è Papa munità, dovremmo presentare proposte molto Francesco – a conferma, se bisogno ce ne fosse, concrete. Dovremmo essere corajudos, ha detto del carattere profetico della sua missione. in spagnolo, che significa coraggiosi, audaci. Il sinodo ha avuto molti nemici dichiarati, Un vescovo non dovrebbe muoversi da solo, dall’amministrazione brasiliana di Jair Bolso- ha detto il Papa. Le conferenze episcopali re- naro, che ha allegramente ripreso la distru- gionali e nazionali dovrebbero accordarsi su zione dell’Amazzonia, alle multinazionali proposte di riforma. E poi portare queste pro- che sfruttano risorse e persone nella grande poste a Roma”. C’è tutto il metodo Bergoglio: foresta pluviale, dai reazionari statunitensi ai la riforma è l’obiettivo, l’iniziativa dal basso, la seguaci dell’ideologo ultraconservatore bra- benzina, il consenso sinodale il perimetro. La siliano Plinio Correa de Oliveira (1908-1995) Chiesa deve cambiare, ma deve farlo insieme; alla destra curiale. Ma è il corpaccione della non può rinunciare all’unità, ma può litigare Chiesa ad aver reagito con torpore, se non con e differenziarsi; il vescovo di Roma può creare boicottaggio passivo, all’assemblea, un atteg- lo spazio, gli altri vescovi devono però essere giamento riecheggiato nello stordimento con corajudos. cui molti giornali hanno seguito l’evento, a In questo quadro, l’attenzione sull’ecologia, partire dall’Italia. Il povero Eugenio Scalfari, così come l’insistenza sull’accoglienza dei mi- ormai innamorato perdutamente del Papa, gli granti o le critiche agli eccessi del capitalismo, ha almeno dedicato un articolo di prima pa- temi tipici di Papa Francesco, rispondono a gina, ovviamente sbagliando tutto e beccando esigenze plurime: archiviare un’era nella quale, l’ennesima smentita vaticana, ma per il resto in particolare sotto Giovanni Paolo ii e Bene- un po’ di gossip, qualche articolo sugli indige- detto xvi, il magistero si è concentrato su que- ni che mangiano i bambini, poco o nient’altro. stioni che incrociano la sessualità umana (la Eppure l’evento ha avuto una sua carica di- procreazione medicalmente assistita, i matri- rompente. E non solo perché l’Amazzonia moni gay) o le tematiche bioetiche (l’aborto, brucia, e c’è Greta Thunberg, e il Papa viene l’eutanasia), non per rinnegare quell’insegna- dall’America latina e queste cose le capisce. E mento ma per allargare il campo d’azione della non solo perché alla fine è passata, non senza Chiesa e ricentrarlo sul Vangelo; ricollegarsi diatribe, la proposta di ordinare i preti sposa- allo spirito del Concilio Vaticano ii, al “cristia- ti (più precisamente, concedere l’ordinazione nesimo sociale” e a quelle correnti che, in tutta presbiteriale a diaconi permanenti, anche se la storia della Chiesa, hanno avuto la cura dei hanno famiglia, che possano assicurare alla poveri al centro della propria azione caritati-

58 GLI ASINI 70-71 PIANETA va; e trovare punti di incontro con cristiani di lo – quasi! – per il vescovo di un altro conti- altre confessioni, non credenti o diversamen- nente; ciò che viene considerato violazione di te credenti – quelli che Giovanni xxiii avreb- un diritto in una società, può essere precetto be definito “uomini di buona volontà” – per ovvio e intangibile in un’altra; ciò che per al- promuovere insieme un “nuovo umanesimo” cuni è libertà di coscienza, per altri può essere che supera gli steccati confessionali e rafforza solo confusione”. Può darsi che dopo quella il contrasto a una secolarizzazione ormai am- esperienza, il Papa abbia deciso di affrontare bientale. Tanto più quando – il vero elefante alcune questioni specifiche con un sinodo più nella stanza del sinodo – le sette pentecostali circoscritto geograficamente e più omogeneo macinano aggressivamente conversioni in tut- nella sua composizione, quello sulla regione ta l’America latina, e se le comunità cattoliche panamazzonica. La realtà, disse ancora il Papa sono abbandonate a se stesse spariranno nel argentino in quella occasione, è che “le culture giro di pochi anni. sono molto diverse tra loro e ogni principio Un quadro drammatico, quello della seco- generale – come ho detto, le questioni dogma- larizzazione e della competition evangelicale, tiche ben definite dal Magistero della Chiesa che sembra sfuggire totalmente – ed è l’aspet- – ogni principio generale ha bisogno di essere to più stupefacente – agli avversari di Papa inculturato, se vuole essere osservato e appli- Francesco, più simili a un Pd qualunque che a cato”. Sennò, si prende una pachamama e la si un’opposizione ecclesiale: fermi nella rancoro- butta giù nel Tevere. sa conservazione di un piccolo mondo antico in disfacimento; inconsapevoli dell’urgenza di cambiare e della possibilità di sparire; imbelli, ma in modo agguerrito, di fronte a un mondo che procede anche senza di loro, e che merite- FRANCESCO rebbe invece lo sforzo di annunciare il Vangelo in un’epoca nuova, che è quanto Jorge Mario NELLA GIUNGLA Bergoglio va facendo. DI GORKA LARRABEITI Lo strumento sinodale è cruciale in questa strategia, perché solo smontando un certo cle- TRADUZIONE DI BARBARA GIGANTE ricalismo, rivitalizzando il corpo ecclesiale, il “popolo di Dio”, allargando la partecipazione, la Chiesa può avere un futuro. Nel corso degli In una Roma mutevole, sotto un anticiclo- anni, però, il Papa si è reso conto di quanto ne subtropicale, stabile e soleggiato, si è conclu- profonde siano le divisioni interne alla galas- sa da una settimana (6-27 ottobre) l’Assemblea sia cattolica. Durante il doppio sinodo sulla speciale del Sinodo dei vescovi per la regione famiglia (2014-2015) alcune proposte iniziali panamazzonica. Il suo titolo: Amazzonia: Nuo- (ad esempio, l’accompagnamento delle per- vi Cammini per la Chiesa e per una Ecologia In- sone omosessuali) non raggiunsero il quorum tegrale. Tradotto da un laico per i laici: è stato dei due terzi, mentre altre (in particolare, la un vertice per affrontare problemi specifici in comunione ai divorziati risposati) sono passate quella regione. L’Amazzonia presenta una giun- per il rotto della cuffia e con una formulazione gla di problemi che la rendono un laboratorio piuttosto ambigua. A conclusione della secon- in cui la Chiesa intende riconvertirsi alla ricerca da assemblea, Jorge Mario Bergoglio ebbe a di nuovi modi per affrontare il xxi secolo. Tan- dire: “Abbiamo visto anche che quanto sem- to per cambiare, la cosa non sembra importare bra normale per un vescovo di un continente, molto ai laici. C’è parecchia ignoranza e mol- può risultare strano, quasi come uno scanda- to disinteresse per ciò che accade nella Chiesa,

59 GLI ASINI 70-71 PIANETA e non per colpa della gente, ma a causa della garantire i sacramenti in aree isolate. Si è insi- mancanza di interpretazioni secolari che chia- stito sul fatto che non era l’argomento centra- riscano l’essenza dei suoi cambiamenti. Non le, sebbene fosse abbondantemente noto che sappiamo come guardare alla Chiesa. Il rumore sarebbe stato il problema più controverso al ci inganna. Ci depistano gli scandali – etimolo- momento d’ottenere la maggioranza dei due gicamente, pietre d’inciampo – che così tanto terzi necessaria per la sua inclusione nel docu- abbondano in un’istituzione costruita su Pietro, mento finale. la prima pietra. E, sebbene vediamo un vecchio Alla fine, è stato approvato con 44 voti contra- vestito di bianco che elogia una ragazza con le ri. Un sinodo che avesse discusso il celibato sì trecce che vuole salvare la casa comune, ci ac- o no a botte: questa sì che sarebbe stata notizia quieta il silenzio, che neanche il nostro alito da prima pagina. Ma la Chiesa non asseconda possa sentirsi, perché forse se dovessimo aprire questi gusti, si muove lentamente e preferisce la bocca ci vedremmo costretti a riconoscere che cercare soluzioni al problema delle “ostie Fin- questo vecchietto compie gesti moderati: pian- dus”, dapprima consacrate, conservate, impac- tare alberi, mettersi in coda e persino frenare chettate, consumate e, finite le feste, da met- sogni tirannici. tere da parte per dopo. Il territorio è esteso, Cominciamo dal semplice: il rumore e gli mancano le risorse e mancano i sacerdoti (112). scandali. Durante le tre settimane in cui è du- Inoltre, l’avanzata dei gruppi pentecostali non rato l’evento amazzonico, sono scoppiate al- cessa e la Chiesa si è vista obbligata a ricon- cune bombe mediatiche (Vatileaks 3, i conti vertirsi. in rosso del Vaticano, il video con le sculture La “piccola cosa” – Francesco ha ragione – ab- prima rubate e poi buttate al Tevere) e altre baglia e nasconde la grande questione: una con- bufale (il rapporto della polizia spagnola che versione “pastorale, culturale, ecologica e sinoda- segnalava le falle nella sicurezza del Papa) che le” che ci stupisce perché comporta una lettura hanno deviato l’attenzione da ciò che si tratta- diversa della geopolitica sia a scala globale che va nel Sinodo. locale, e cioè, strettamente vaticana Per quanto D’altra parte, i cardinali nemici di Francesco riguarda la prima, diciamo che fa ben sperare os- e la stampa ultra-cattolica ci hanno messo servare che l’ambito delle politiche nazionali ri- del loro ad aumentare la grancassa mediati- manga limitato e, quindi, contingente quando ci ca pubblicando interviste che denunciavano troviamo di fronte a un bioma in pericolo. Que- che l’idolatria pachamamica, il paganesimo e sto nasce dal considerare che “tutto è connesso” il panteismo sciamanico avevano inondato il (Laudato si’ 16, 91, 117, 138, 240). Sinodo. Indiani con piume che danzano sor- Al Sinodo dell’Amazzonia hanno partecipato ridenti davanti a statue di divinità nere nella anche i rappresentanti del bacino del Congo. Basilica papale, canoe che solcano la navata Si riescono a immaginare i cambiamenti che centrale di San Pietro. Dove s’era mai visto? E introdurrebbe pensare al bacino del Medi- Cristo? E i santi? “Non c’è traccia di loro. La terraneo come a un bioma anziché a nazioni giungla li ha divorati!” Per la stampa ultra-cat- separate che vi si affacciano? Quella nuova er- tolica, Roma aveva fatto la fine di La Vorágine meneutica del mondo, che ha aggiunto, come di José Eustasio Rivera. dice il teologo Víctor Codina, alle classiche Continuiamo con quella che Francesco chia- dimensioni verticale (Dio e io) e orizzontale mava la “piccole cosa” che piace alle élite cat- (altri e io), quella circolare (il mondo e io) for- toliche. Da ben prima che iniziasse il Sinodo, nisce una base ideologica, per non dire spiri- la stampa era stata avvisata sull’errore d’incen- tuale, a tutte le critiche agli “attentati” contro trare eccessivamente l’interesse sull’ordinazio- la Natura attraverso la definizione di “peccato ne sacerdotale degli uomini sposati al fine di ecologico” (82, 13 voti contrari).

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Ci troviamo dinanzi a un altro termine politi- Questo è stato il terzo sinodo di Francesco. ca e teologicamente corretto? Non sembra, dal Nei due precedenti, quello sulla famiglia e momento che nel paragrafo a seguire viene pro- quello sui giovani, Francesco aveva mancato posto qualcosa di materiale, concreto: la “crea- gli obbiettivi: quello sulla famiglia, perché la zione di un fondo globale per coprire parte del Chiesa continua ad andare molto indietro ri- budget delle comunità presenti in Amazzonia spetto alla società in materia sessuale; quello che promuovono il loro sviluppo integrale e au- sui giovani, perché gli hanno dato pochissimo to-sostenibile e in tal modo proteggerle anche retta. In questo Sinodo, tuttavia, ci sono sta- dall’ansia predatoria di voler estrarre le proprie ti dei progressi. L’ala progressista della Chiesa risorse naturali per società nazionali e multina- festeggia. Il cardinale Osoro, arcivescovo di zionali” (83, 16 voti contrari). I credenti hanno Madrid, parla di “avvenimento straordinario”. l’obbligo di disinvestire i loro soldi dalle com- E il cardinale Hummes, Relatore generale del pagnie estrattive che devastano la vita, come Sinodo, si confessa molto contento perché si proposto da Red Iglesias y Minería. Tra una di è andati avanti “più di quanto ci si aspettava”. quelle compagnie minerarie che uccidono, il Vi sono, tuttavia, compiti da svolgere. Seb- trafficante d’armi, il narcotrafficante o qualcu- bene il ruolo fondamentale delle religiose e no implicato nella tratta di esseri umani non ci dei laici nella Chiesa dell’Amazzonia e nelle sarebbe differenza. sue comunità sia riconosciuto e sottolineato Per quanto riguarda la geopolitica puramente e sia stato richiesto il diaconato permanente vaticana, è ovvio che il Sinodo segna un primo per le donne (103, solo 30 contro), la Chiesa traguardo verso un progressivo decentramen- non osa ancora fare questo passo. Il diacona- to della Chiesa. Antonio Spadaro S.J., diret- to femminile è un’altra “piccola cosa” che na- tore de “La civiltà cattolica”, ha sottolineato sconde un’altra grande cosa. Dal 2000 al 2016 la ripetizione dell’aggettivo “amazzonico” nel il numero di donne attive negli ordini religiosi testo. In effetti, la Chiesa oggi sembra un po’ femminili è sceso da 800mila a 659mila. Una più amazzonica che romana. La periferia in- perdita di 140mila religiosi in soli sedici anni segna al centro e il centro qualcosa – poco – costituisce un fenomeno allarmante (Marco ma qualcosa delega. Questa “Chiesa in uscita” Politi, La solitudine di Francesco, Laterza 2019). di Francesco è una chiesa “alleata dei popoli L’ondata femminista ha raggiunto anche una amazzonici per denunciare gli attacchi alla vita Chiesa che, o reagisce presto, o morirà se vuole delle comunità indigene, i progetti che inci- che le donne siano delle serve e basta. dono sull’ambiente, la mancanza di demar- Questa chiesa amazzonica, con tutte le sue cazione dei loro territori, nonché il modello pecche, ai laici credenti e non conviene perché economico di sviluppo predatorio ed ecocida” si presenta come un potente alleato politico (46, 4 voti contrari). Rinuncia alla superio- desideroso di trovare altri alleati. Le sue ana- rità intellettuale ed epistemologica; elogia la lisi, le sue denunce e le sue proposte per l’A- visione integratrice della realtà degli indigeni mazzonia sono condivisibili. Eppure, poco se “in grado di comprendere le molteplici con- ne parla. Forse noi laici non credenti abbiamo nessioni tra tutto ciò che è stato creato” (44, un problema inconfessabile: quando il cattoli- 14 voti contrari) ed è disposto a formare un cesimo non è più elitista e mondano, quando “corpo episcopale permanente e rappresenta- ritorna a essere evangelico e tiene conto delle tivo che promuova la sinodalità nella regione preoccupazioni dei popoli, misteriosamente amazzonica, articolato con il Celam, con una finiscono le nostre critiche e ci domina un co- propria struttura, in un’organizzazione sempli- modo silenzio ipocrita. ce e articolato anche con la Repam” (112, 22 voti contrari).

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Non stupisce quindi che la notizia del Nobel per la pace all’etiope Abiy Ahmed, il premier ABIY AHMED, più giovane del continente africano, sia stato un evento spiazzante sulla stampa italiana. NOBEL PER LA PACE Nel comunicare la notizia, è stato enfatizzato DI ALESSANDRO TRIULZI soprattutto il ruolo del giovane leader oromo nell’imporre una svolta decisiva nel tormenta- to processo di pace lungo il confine con l’Eri- trea dopo la sanguinosa guerra del 1998-2000, Agli inizi del mese di ottobre, mentre si mai chiusa sul terreno, con il perdurante stato diffondeva la convinzione che la candidata al di guerra tra i due Paesi per quasi vent’anni. Premio Nobel per la Pace 2019 sarebbe stata Di Abiy Ahmed, già ministro della Scienza e la sedicenne Greta Thunberg, ispiratrice del tecnologia e leader del partito oromo (Opdo) movimento ecologista Fridays for Future, all’interno della coalizione di governo a guida l’ambito premio è andato invece, a sorpresa, al tigrina (Eprdf), non si è avuta in Italia alcu- premier etiope Abiy Ahmed “per i suoi sforzi na notizia fino a quando, nel mese di aprile di garantire la pace e la cooperazione interna- 2018, a sorpresa, è stato nominato Premier in zionale, e in particolare per la sua azione deci- sostituzione del debole Hailé Mariàm Desa- siva per risolvere il conflitto di confine con la legn, le cui dimissioni erano state precedute da vicina Eritrea”. La maggioranza della stampa un’ondata di proteste antigovernative e dalla italiana ha semplicemente diffuso la notizia proclamazione dello stato di emergenza. Così adottando un unanime plauso di facciata per è a sorpresa che il lettore italiano apprende l’8 la ritrovata pace nel Corno d’Africa, un ango- luglio 2018 dell’intenzione di Abiy di chiudere lo di mondo di cui i giornali italiani, a ecce- le ostilità tra Etiopia e Eritrea, e della successi- zione di “Avvenire” e “il manifesto”, parlano va dichiarazione di “pace e amicizia” che i due poco e di mala voglia per lo più in occasione leader, Abiy e Isaias, firmano solennemente a di grandi eventi, cataclismi o misfatti. Gedda il seguente 11 settembre. Parimenti, con L’opinione pubblica italiana è notoriamente lo stesso stile scarno che non approfondisce poco e male informata sulle sorti del continen- l’informazione, si dà notizia a fine luglio che in te africano. Un recente rapporto di Amref (L’A- Etiopia sono stati piantati 350 milioni di alberi frica mediata, ottobre 2019) ha messo in luce in sole dodici ore in uno sforzo collettivo con- quanto poco l’Africa sia presente nei media ita- tro la deforestazione del continente. Quando liani. Nei telegiornali serali presi in esame nei però il Premier etiope viene in Italia nel mese primi sei mesi del 2019, la copertura di eventi di gennaio 2019 in risposta alla visita di Conte africani non è andata oltre il 2,4%, arrivando in Etiopia e Eritrea nel mese di ottobre, la no- al 10% solo includendo gli africani che vivo- tizia viene seguita in Italia con pochi lanci di no in Italia coinvolti in fatti di cronaca o in agenzia dedicati soprattutto alle conseguenze flussi migratori. Approfondimenti sul Corno sui flussi migratori in provenienza dal Corno. d’Africa, dove pure la presenza italiana è stata Solo Giulio Albanese su “Avvenire” riprende importante in passato e dove si giocano partite la questione nel corso dell’estate per mettere cruciali per il Continente, sono rari al di là di in luce l’importanza della “rivoluzione buona” isolate notizie su atti terroristici o carestie. La avviata dal leader etiope nella regione e le com- Libia, da sola, assorbe in negativo quasi il 50% plesse politiche di pacificazione da lui portate delle notizie sul Continente. Di qui il diffuso avanti nel Corno d’Africa. afro-pessimismo e la disinformazione sui no- In realtà, quando Abiy va al governo nell’a- stri vicini lontani al di là del Mediterraneo. prile 2018, pochi si aspettano che il quaran-

62 GLI ASINI 70-71 PIANETA tatreenne premier, figlio di un oromo mu- pronunciamento della dichiarazione fanno sulmano e di una cristiana ortodossa, possa pensare che la situazione diplomatica sia assai svolgere un ruolo di punta nella melmosa più complessa di quanto ammesso. Ci vorrà politica etnica dell’Eprdf, la coalizione di tempo e ben altro impegno per smantellare governo che ha messo fine al regime sangui- le resistenze interne nei due paesi del Corno nario del dittatore Menghistu Hailé Mariàm dopo la sanguinosa guerra del 1998-2000 che nel 1991. Nei primi cento giorni di governo, ha fatto 100mila morti, cementando nel san- Abiy sorprende tutti mostrando un intuito gue il vero confine di divisione tra i due Stati. politico e una capacità di gestione insospet- A distanza di un anno dalla firma della Dichia- tati in un sistema autoritario-repressivo qua- razione congiunta infatti, la situazione rimane le quello di cui è parte. Nei primi tre mesi bloccata sul terreno a causa dall’assenza di mi- del 2018 Abiy rivoluziona l’agenda politica sure concrete che regolino l’apertura dei con- del governo federale: dichiara un’amnistia fini. Benché i voli Asmara-Addis Abeba siano per i reati politici, favorisce il ritorno degli stati riaperti, e le persone possano ora visitare oppositori in esilio, libera i giornalisti im- i loro parenti oltre confine, le truppe etiopiche prigionati per reati di opinione, mette in continuano a presidiare la cittadina eritrea di piedi una Commissione per la riconciliazio- Badme che Abiy si era impegnato a restituire, ne sul modello sudafricano, stabilisce che il e i valichi aperti all’indomani dell’annuncio 50% dell’esecutivo debba essere composto trionfale di pace si sono presto richiusi. Ma so- da donne e fa eleggere alla presidenza del- prattutto la fine formale delle ostilità non vede lo Stato Sahle-Work Zewde, la prima donna l’attesa cancellazione del sistema di coscrizio- a ricoprire tale carica in Etiopia. Favorisce ne obbligatoria in vigore in Eritrea per tutti i inoltre, lui protestante evangelico, il dialogo cittadini tra i 18 e i 40 anni, causa principale interreligioso e la riunificazione dei due Si- dell’esodo di 5.000 giovani uomini e donne al nodi della Chiesa copta ortodossa con l’invi- mese, né la fine del governo autocratico del to al vecchio Patriarca Abuna Merkurios, in premier eritreo. esilio negli Stati Uniti, a rientrare nel Paese La promessa di pace nel Corno d’Africa può contribuendo così a sanare lo scisma che si essere dunque considerata la cartina di torna- era creato con la nomina del vescovo tigrino sole della nuova leadership di Abiy nella re- Abuna Paulos alla testa della Chiesa etiopica gione, e ne esprime il carattere e le modalità che aveva spaccato gerarchia e fedeli. Di tut- di comunicazione puntati più su pronuncia- to questo la stampa italiana non si occupa se menti che su misure concrete secondo lo sti- non saltuariamente e per brevi cenni. le profetico-revivalista del premier. Abiy è un Con l’inaspettato annuncio del Nobel, Abiy alto tecnocrate prestato alla politica su cui ha viene così ricordato soprattutto per la di- costruito la sua carriera, ha alle spalle un dot- chiarazione congiunta di fine ostilità che ha torato in Peace Studies, ma anche un passato da firmato insieme al leader eritreo. Sull’effetto militare e da funzionario dell’intelligence go- a catena di questo evento, sulla sua reale por- vernativa. Soprattutto, è un convinto cristia- tata nella regione, e sulle conseguenze per il no pentecostale, una religione che si è molto potenziale consolidamento del regime di Isaias diffusa in Etiopia negli ultimi trent’anni rag- Afewerki ad Asmara, si dice poco o niente sui giungendo il 18% dei consensi tra la popola- nostri media proprio mentre la stampa estera, zione (la Chiesa copto-ortodossa è al 44%). l’“Economist” in testa, comincia a sollevare i Nei suoi interventi Abiy fa spesso appello alla primi dubbi. Sia il luogo in cui viene firma- filosofia della riconciliazione e della “sinergia” ta la dichiarazione congiunta di “pace e ami- (in amarico medemer) che è alla base della sua cizia” tra i due Stati che il carattere di mero azione politica, una replica in qualche modo

63 GLI ASINI 70-71 PIANETA del sudafricano ubuntu (essere umani) caro al e Emirati arabi da una parte, Turchia e Qa- vescovo Desmond Tutu con in più una com- tar dall’altra) con le loro mire egemoniche ponente derivata dal sistema di governo oro- sui porti, rifornimenti, infrastrutture e risor- mo (gada) di democrazia orizzontale e parteci- se lungo le coste del Mar Rosso. Al momen- pativa. Il libro Medemer (Ida’amuu in oromo) to, Etiopia e Eritrea si sono schierate a favore scritto dal premier e stampato in un milione dei primi facendosi coinvolgere direttamente di copie nelle due lingue (amarico e oromo) nella lunga e sanguinosa guerra dello Yemen per il pubblico in Etiopia e nella diaspora, è che l’Arabia Saudita combatte dal 2015 con- stato ricevuto con reazioni discordanti, da una tro i guerriglieri houthi appoggiati dall’Iran. parte con il plauso di istituzioni e intellettuali L’Etiopia, non avendo accesso diretto al mare, vicini al regime, dall’altra con il rogo in piazza ricava molti vantaggi dall’accordo con l’Eritrea in zone rurali dell’est etiopico, questo sì ripre- per l’uso dei suoi porti e per negoziare una sua so da tutti i media. È chiaro che Abiy non è presenza commerciale e militare lungo il Mar solo il pacifico leader liberale descritto sulla Rosso. Gli aiuti che l’Arabia Saudita e gli Emi- stampa occidentale, ma rischia di essere (o di rati hanno promesso all’Etiopa di Abiy (tre trasformarsi) in un altro dei tanti “uomini del miliardi di dollari) la incoraggiano ad andare popolo” di cui l’Africa e la letteratura ci hanno in questa direzione. Di qui la firma della di- dato molti esempi, non tutti positivi. È tutta- chiarazione di fine ostilità tra Etiopia e Eritrea via presto per dirlo. voluta da Riyad e ufficializzata a Gedda. Ma di Due le grandi incognite che si nascondono qui anche il rischio di trascinare dentro il Cor- dietro una personalità politica così magma- no d’Africa i non meno strategici interessi dei tica e controversa. Abiy è riuscito finora a sauditi e innescare nelle pieghe già martoriate dare un’immagine di sé e delle sue politiche delle sue popolazioni il conflitto di un Islam di riconciliazione come un politico mode- (presente per il 34% in Etiopia, il 51% in Eri- rato, aperto, inclusivo. Tuttavia, dietro la trea) sempre più fortemente diviso tra sunniti facciata sorridente e compiaciuta del politi- e sciiti. co di successo, si nasconde un populista che Solo il tempo dirà se queste previsioni e timori parla alle piazze e auspica un futuro comune si realizzeranno, e se la pace è veramente tornata e “sinergico” – senza partiti, fazioni o scis- nella regione del Corno. Al momento, parados- sioni – che rischia di prefigurare un model- salmente, è la situazione sul terreno a destare lo di potere in cui l’Eprdf si presenta come nuove preoccupazioni tra gli stessi oromo a se- un movimento nazionale pan-etiopico, so- guito dell’esodo di massa (800mila persone) di stanzialmente stabilizzando e consacrando il agricoltori gedeo dalla Regione meridionale re- partito unico di governo come “necessario” spinti da altri gruppi di agricoltori della Regione per il bene della nazione. Una questione che di appartenenza (West Guji). Parallelamente, a solleva non pochi interrogativi in vista delle seguito di una forte opposizione ad Abiy da par- elezioni del 2020. te di militanti oromo dell’opposizione, alcuni La seconda questione, altamente complessa, dei quali rientrati dall’esilio a causa delle riforme ruota intorno al ruolo strategico dell’Etio- del Premier, riprendono vita sia movimenti di pia come paese egemone nella regione con i protesta modellati sul maratoneta oromo Feyisa suoi 110 milioni di abitanti – il secondo più Lilesa che alle Olimpiadi di Rio 2016 incrociò le popoloso paese del Continente – arbitro delle braccia sopra la testa inaugurando un gesto che sorti e della governabilità dei paesi “minori” da allora è simbolo di rivolta nell’Etiopia rurale, nella regione del Grande Corno (Sud Sudan, sia il ripetersi di efferate violenze che rimettono Somalia, Eritrea, Gibuti) premuti dalle gran- in questione il federalismo su base etnica voluto di potenze medio-orientali (Arabia Saudita dall’Eprdf con i confini delle nove Regioni mo-

64 GLI ASINI 70-71 PIANETA dellati secondo i gruppi maggioritari del Paese. controversi sono sempre stati quelli assegnati a Ne è seguita una nuova stagione di emergenza, politici che avevano appena negoziato proces- di arresti, di detenzioni, e una diffusa incertezza si di pace, dalla coppia Kissinger-Le Duc Tho per il futuro in uno Stato che registra la crescita per la fine della guerra del Vietnam (1973), a economica più alta del continente (ma anche de Klerk e Mandela per aver promosso l’aboli- ingenti spostamenti di popolazioni, accaparra- zione dell’apartheid in Sudafrica (1993), fino a menti di terre, e estrazioni forzate di lavoro e Yasser Arafat (con Shimon Peres e Yitzhak Ra- risorse con disuguaglianze sempre più marcate) bin) per la difficile pace tra Israele e Palestina tra gli Stati africani non produttori di petrolio. (1994). Quello assegnato nel 2109 al premier Come ha scritto David Child sull’“Economist” etiope Abiy Ahmed rischia di essere non meno del 19 ottobre 2019, i Nobel per la Pace più controverso.

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SIRIA: L’ATTACCO TURCO AI CURDI E LA FINE DEL (DIS)ORDINE MONDIALE

DI DOMENICO CHIRICO

E così un paese bello come la Turchia, fine la proposta di creare uno stato confederale dalla cultura millenaria, ricco, con picchi che potesse tenere conto di tutte le differenze di modernità che fanno invidia all’Italia si è che convivono in Siria e nel Medio Oriente, trasformato nell’aguzzino di uno dei pochi andando oltre i confini disegnati dalla mano esperimenti di democrazia e convivenza che si coloniale e rafforzati dalle guerre per il petro- stava, difficilmente, sperimentando in Medio lio e di influenza. Ma questo esperimento, che Oriente e l’unico in Siria. in realtà faceva molta fatica a crescere, visti Il Nordest della Siria si era reso autonomo sin gli interminabili conflitti, è stato spazzato via dal 2012 dal regime di Damasco ricavandosi dall’attacco turco di inizio ottobre. un’area di autonomia egemonizzata dalle for- Senza però aver prima illuso i curdi e i loro ze curde. Ma l’area è ricca di culture diverse: alleati arabi che sconfiggendo l’Isis avrebbero arabi, ezidi, diverse comunità cristiane, turco- avuto protezione internazionale da parte ame- manni. È una delle tante aree della Siria dove ricana ed europea. E avrebbero potuto costrui- si vive e convive da secoli. Dove i curdi hanno re il loro progetto autonomista e federalista nel provato a realizzare le idee del leader di una Nordest siriano. E invece la sanguinosa batta- delle loro fazioni, Abdullah Öcalan. Le idee glia contro l’Isis ha solo comportato un ulte- che Apo, come lo chiamano i milioni di curdi riore sacrificio per i curdi. Che hanno vinto che lo seguono, ha maturato in anni di mili- ma sono diventati una minaccia armata fino ai tanza per i diritti dei curdi e poi ha sviluppato denti dall’occidente ai confini con la Turchia. leggendo il teorico americano libertario Mur- Erdogan ha avuto gioco facile a indirizzare la ray Bookchin. E da qui l’idea di sviluppare retorica nazionalista contro di loro. E muovere un’area in cui ci fosse al primo posto la piena il secondo esercito della Nato contro le fragili liberazione delle donne, attraverso lo strumen- infrastrutture del Nordest, dopo aver ottenuto to fondamentale della riforma del diritto di fa- il via libera dagli americani. I turchi chiedono miglia. Riforma che è stata varata nel Nordest una fascia di sicurezza di trenta e più chilo- siriano ed è subito apparsa come rivoluziona- metri. Ovvero tutta l’area a maggioranza curda ria nelle sue intenzioni di restituire alle donne del Nordest siriano. Aiutati dalle milizie isla- piena e pari dignità nei rapporti familiari. In- miste siriane, che hanno riccamente foraggiato cludendo dunque quei diritti che da noi ormai in questi anni, hanno cominciato ad attaccare sono acquisiti ma che in molti paesi del mon- da terra assieme ai bombardamenti con gli ot- do richiedono ancora molte battaglie di eman- timi elicotteri Mangusta italiani. cipazione. E poi l’ecologismo come principio I curdi sono inermi di fronte a questo livello a cui tendere più che come pratica in un paese di violenza e hanno chiesto aiuto al meno peg- sempre in guerra. E il municipalismo come gio a loro disponibile, Putin. “Tra un genoci- cardine intorno a cui costruire le istituzioni. dio e un compromesso” scegliamo il secondo, Avendo rispetto della piena sussidiarietà nella hanno detto le loro autorità militari. E si sono costruzione delle istanze politiche e sociali. In- accordate con russi ed esercito siriano per pro-

66 GLI ASINI 70-71 PIANETA teggere le frontiere dall’invasione turca. Ma è Nordest sono dovute tutte evacuare perché il un’alleanza fragile. Perché il regime di Dama- rischio di diventare un target è altissimo. Un sco non ha mai gradito l’autonomia e mira a medico birmano è già morto, colpito da un riprendere il pieno controllo dell’area. Il vinci- drone turco. Anche i giornalisti sono stati col- tore al momento è Putin che si è posto come piti. Non ci sono più regole, non ci sono civi- grande mediatore e uomo di pace. Inauguran- li e militari. Le convenzioni di Ginevra carta do l’epoca della pax russa. Anche se durante le straccia per gli invasori. L’Onu fa ridere, nic- tregue non è mai finita la guerra. E sono so- chia mentre la gente muore ed è bloccata dai prattutto, come sempre, i civili le vittime. Di veti incrociati come sempre. Ora c’è solo una armi chimiche, bombardamenti indiscrimina- terra da cancellare, e con essa i suoi abitanti. ti, sfollamento. Più di 200mila persone sfollate Ma i curdi sono abituati alla solitudine e alla in pochi giorni. Molte vivono ora in 52 scuole persecuzione. Hanno la forza per resistere. della città di Hassaké, dove però i turchi han- Come popolo che sia in Medio Oriente sia no colpito l’acquedotto. E molti altri stanno nella enorme diaspora si sente ancora tale. cercando la via per fuggire dal paese, verso il E ci sono per esempio le donne dell’esercito. Kurdistan iracheno, prima tappa di un viaggio Curde ma non solo. Le donne narrate dai no- che potrebbe diventare più lungo e indirizzarsi stri media sempre come amazzoni belle sorri- verso l’Europa. denti e guerriere. Degne di una vetrina o di una serie tv. E invece sono persone normali, spesso Cosa sta accadendo dunque? Non siamo di strappate agli studi o al lavoro. Che hanno ab- fronte solo a un altro capitolo della guerra si- bracciato il fucile per difendere i loro diritti riana, che va avanti ininterrottamente dal 2011. dall’oscurantismo delle milizie islamiste. Che, Ma siamo di fronte al tradimento di chi ha come sempre, si sono prese la responsabilità di protetto l’Occidente dai suoi peggiori fanta- partecipare alla difesa popolare e solidale della smi. Quell’Isis che ha colpito fin dentro Parigi loro terra. In tutti i modi possibili, anche con e il cuore dell’Europa. L’esercito del Nordest le armi. Persone coraggiose che non vogliono siriano, Sdf, a maggioranza curda ma compo- che la guerra agisca sui loro corpi e sulle loro sto anche da tanti arabi e da un contingente di vite. Che hanno scelto di non fuggire. Sono internazionalisti, ci ha difeso da quel mostro. loro che fanno spesso paura e che quando sono Con generosità. Tradirli e lasciarli in mano al catturate vengono seviziate perché bisogna loro peggior nemico significa dire a chiunque dargli una lezione. Mentre in realtà la lezione che le potenze occidentali hanno fallito. Non viene data a noi che le abbiamo abbandonate. possono più garantire nulla se non il loro in- Non a loro che coraggiosamente affrontano teresse. L’ordine mondiale scaturito dopo la anche un plotone di invasati che le considera- fine della Seconda guerra mondiale non esiste no il diavolo in persona. più. Esiste solo l’opinione pubblica che può E accanto a loro le dottoresse e i dottori della orientare alcune scelte, ma anche quella si ad- Mezzaluna rossa curda, la principale ong sani- domestica. Le sapienti tregue di Putin servono taria creata e gestita direttamente da operatrici anche a questo, a dirottare l’attenzione, diluire e operatori curdi, arabi, cristiani. Un’organiz- i fatti. E intanto la guerra continua e molte zazione che muove più di cinquanta ambulan- città sono state evacuate. I siriani del Nordest ze in tutto il Nordest siriano e gestisce più di hanno perso la speranza di avere una regione venti tra centri sanitari e ospedali. Assistendo autonoma. Hanno perso la speranza di portare centinaia di migliaia di persone e che presidia i figli a scuola la mattina senza saltare su una la linea del fronte. Loro sono stati protagoni- mina o essere abbattuti da un drone. E le ong sti della creazione di diversi corridoi umanitari internazionali che hanno a lungo sostenuto il per portare i feriti dal fronte negli ospedali e

67 GLI ASINI 70-71 PIANETA hanno subito in un mese attacchi alle ambu- quanto possono. La solidarietà intanto è quella lanze e due sanitari uccisi dai bombardamenti. della diaspora curda all’estero, fortissima nei Affermando una delle peculiarità dei siriani paesi scandinavi e in Germania. Centinaia di durante questa guerra, ovvero il loro profondo migliaia di persone che hanno donato aiuti e spirito anticoloniale e la loro capacità autono- soldi. Poi i curdi iracheni che da subito hanno ma di occuparsi dei loro problemi e di lenire simpatizzato con i vicini siriani. E i movimenti i propri traumi. Sono decine le ong siriane al di solidarietà in Europa, trasversali questa vol- lavoro in questi giorni, non mediatizzate ma ta perché la violenza dell’aggressione turca è presenti e attive. Senza che arrivi sempre il set- evidente a tutti. Un enorme flusso di solidarie- timo cavalleggeri dall’estero che alla fine dei tà che aiuta i curdi a non sentirsi soli. E a non conti è sempre estraneo e soprattutto da un generare altro odio. momento all’altro può andare via. Perché poi i tradimenti gestiti dai governi han- E infine e per fortuna c’è la solidarietà inter- no questo effetto. Seminano odio per tutti. E nazionale, una fiammella di speranza. Molti dividono le persone. Solo la nostra generosità e nel resto del mondo hanno capito e parteci- il nostro disinteresse possono aiutarci a costru- pano, si informano su questa guerra, donano ire strade di pace diverse.

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DOPO IL VOTO, TUTTI I VOLTI DEL CANADA DI ALBERTO PEDRIELLI

Se si dovesse riassumere il voto canadese trifuga. Le moderne democrazie, infatti, si ca- dello scorso 21 ottobre con un’immagine, la ratterizzano o si dovrebbero caratterizzare per scelta non potrebbe che ricadere sulla notte l’accettazione (e l’esaltazione) del pluralismo, delle elezioni. La tradizione prevede che, al conferendo pari legittimità a tutte le parti, so- termine del voto, i diversi candidati pronun- prattutto a quelle minoritarie. cino un discorso, organizzato come segue: in Per tornare al voto canadese, l’immagine di un primo luogo, vengono ringraziati i sostenitori, leader politico che toglie il volume a un pro- i militanti e lo staff che hanno contribuito alla prio oppositore sembra andare nella direzione corsa. In secondo luogo, viene garantito l’im- esattamente opposta a quella appena enuclea- pegno a portare avanti le istanze del popolo ta. Il problema riguarda tanto il primo posses- che si rappresenta. L’importanza dell’occasione sore del microfono quanto la platea cui questi è di natura squisitamente simbolica, in quanto si stava rivolgendo, ormai ridotta all’afonia. Se il discorso viene concepito come un momen- si sia trattato di un equivoco organizzativo o to in cui si sancisce e celebra il rispetto della altro, questo non è dato saperlo. Quel che è politica verso la sfera pubblica, e viceversa. La certo è che si può vedere nella fine della cam- convenzione vuole però che nonostante i di- pagna una chiave di lettura dell’attuale scena- scorsi siano in luoghi diversi nessuno parli in rio politico canadese, così come appena uscito contemporanea. Il primo a prendere la parola dal voto. è il leader del partito meno votato e si procede La mappa elettorale permette di comprendere, poi in ordine ascendente. in via pressoché immediata, le insidie dietro Nel corso dell’appuntamento dell’altra sera si alla parziale vittoria di Trudeau. Nonostante è però verificata un’anomalia. Il leader con- un consenso nazionale più basso rispetto al servatore Scheer, invece di aspettare il proprio partito di Scheer, i liberali hanno ottenuto 157 turno, ha deciso di anticipare il suo discorso seggi sui 338 totali, relegando i contendenti mentre il democratico Singh ancora stava par- all’opposizione con 121. La divisione è netta: lando; in seguito, la stessa scelta è stata fatta se il voto conservatore colora l’Ovest di blu, da Trudeau. Si è creata in questo modo una quello liberale tinge di rosso l’Est; l’arancione sovrapposizione tra i discorsi dei candidati, democratico occupa solo zone marginali (24 che ha naturalmente costretto le emittenti a seggi) mentre l’azzurro del Blocco del Québec compiere una scelta; in poco tempo, si è ge- (32) risalta nell’ex colonia francese come non nerato un acceso dibattito sulle piattaforme succedeva da tempo. digitali, su cui molti hanno manifestato la pro- Prendendo in rassegna, più nello specifico, pria irritazione. In questo caso, un’irritazione le circoscrizioni dei grandi centri urbani, si giustificata, poiché un gesto semplice come rileva come i candidati liberali non abbiano quello appena descritto tradisce non soltanto fatto prigionieri: a Vancouver, ma soprattut- una mancanza di rispetto, bensì una pulsione to a Ottawa e Toronto, si è registrato un forte delegittimante, se non anti-democratica e cen- consenso nei confronti del partito di governo.

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Nonostante gli scandali che sembravano avere dalla società che se ne occupava – a causa di messo in difficoltà il Primo ministro nell’ulti- impedimenti legali – e su cui Trudeau ha de- mo anno, i cittadini non hanno avuto dubbi ciso di investire un’ingente quantità di fondi su chi fosse l’uomo giusto per guidare il Cana- pubblici, andando incontro alle critiche del da. Da un lato, è indubbio che a Trudeau non movimento ambientalista. La stessa Greta manchi il physique du rôle per rappresentare Thunberg, in un post pubblicato su Instagram le aree più dinamiche e moderne del Paese. ha contestato l’operazione, definendola shame- Dall’altro, i temi della piattaforma conserva- ful, vergognosa. Tuttavia, nonostante gli sforzi trice non hanno saputo intercettare, in aree del governo, ormai bersaglio di attacchi prove- economicamente e socialmente forti, un’opi- nienti anche dalla parte amica, gli abitanti del- nione pubblica lontana tanto dall’esigenza di le province non si sono lasciati persuadere. La sicurezza quanto dal piano “to make life more schiacciante maggioranza conservatrice, così affordable”, ripetuto come un mantra da Sche- come fotografata nella cartina di cui sopra, è la er durante la campagna elettorale. In aggiunta, rappresentazione più chiara di questa distanza. il sistema “first-past-the-post” ha sicuramente Ma non l’unica. portato, qui come altrove, a votare liberale Infatti, le ragioni del disagio non si limitano al in caso di indecisione con il Nuovo Partito mero ambito economico. Nelle regioni occi- Democratico o con i Verdi (3 seggi totali). In dentali è molto forte un sentimento di aliena- effetti, le proposte delle due forze di sinistra zione nei confronti del potere centrale, special- erano sicuramente in sintonia con il comune mente in Alberta. Tale sentimento ha sempre sentire urbano, in particolare su uno dei temi caratterizzato le relazioni con Ottawa; se da principali discussi nell’ultimo mese: il riscalda- una parte l’Alberta, fin dal suo riconoscimento mento globale. come provincia nel 1905, ha visto nell’autono- Proprio in merito alla tematica ambientale, mia un fine imprescindibile, dall’altra non è erano sorti gli ostacoli più difficili per la ri- mai venuto meno il desiderio di partecipare elezione di Trudeau: già nella campagna del agli affari nazionali da una posizione rilevan- 2015, il figlio di Pierre aveva posto come pri- te. La western alienation sarebbe il risultato di orità l’introduzione di una carbon-tax, ovvero questa tensione tra due estremi difficilmente di un’aliquota sulle risorse energetiche che ri- coniugabili; una tensione che è recentemente lasciano diossido di carbonio nell’atmosfera. cresciuta, vista la scarsissima rappresentanza La tassa sul carbonio, entrata poi in vigore, è numerica nei centri di potere gestiti dai libera- stata criticata duramente da molti esponenti li, i quali ottengono i loro voti nelle altre aree politici; basti pensare che l’ex primo ministro del Paese. La comparsa sui social network del conservatore Harper, in un libro uscito un trending topic #Wexit, a seguito del voto, testi- anno fa, giudicava sufficiente condurre una monia la percezione di questa distanza. campagna single-issue per vincere le elezioni, Sebbene la richiesta di indipendenza ottenga vista l’impopolarità del provvedimento. Per tuttora un’approvazione minoritaria, un simi- questo motivo, il consenso di Trudeau era sce- le sentimento non può essere sottovalutato. so fortemente nei territori in cui l’economia Soprattutto se, nello stesso momento storico, è strettamente dipendente dal settore energe- ottiene un’ampia percentuale di consenso un tico, in particolare in Alberta, uno dei primi altro movimento che ha nell’autonomia la produttori ed esportatori mondiali di petrolio propria cifra identitaria: il Blocco del Québec. e gas naturale. Per i cittadini dell’ex colonia francese, tutta- Si inserisce in questa cornice l’espansione via, vale un altro tipo di discorso: in questa dell’oleodotto Trans Mountain (che trasporta parte del Paese, le motivazioni economiche petrolio dall’Alberta), progetto abbandonato non hanno concorso nella scelta, ma è stato

70 GLI ASINI 70-71 PIANETA l’elemento culturale a giocare un ruolo centra- un famoso lavoro di Lakoff, il leader conser- le. Negli ultimi mesi, l’attenzione mediatica vatore si è troppo spesso adattato alla cornice si è concentrata sulla “legge 21” che vieta ai dell’avversario, faticando a proporre dei temi dipendenti pubblici di indossare simboli re- alternativi, come è stato sottolineato dai com- ligiosi nel luogo di lavoro. La legge, adottata mentatori in merito, per esempio, al riscalda- a livello provinciale nel giugno scorso, è stata mento globale. Comunicazione poco efficace attaccata da vari esponenti politici a livello na- e consenso al ribasso nelle aree più dinamiche zionale: di fatto, si è innescata una battaglia del Paese costituiscono due impedimenti non politica tra sostenitori del secolarismo e della di poco conto nella vita di un leader politico, libertà individuale, con i quebecchesi decisa- specie nel mondo delle piattaforme digitali. mente orientati verso il primo. A oggi, l’indi- Non si pone soltanto un problema di leader- pendenza non è una priorità di Blanchet, ma ship: il rischio del partito conservatore è di tro- anche in questo caso non si può eclissare sul varsi senza strumenti per affrontare il presente. sentimento venuto allo scoperto. Nei prossimi tempi, sarà questo il primo pro- Il secondo mandato di Trudeau si preannun- blema all’ordine del giorno. cia, pertanto, decisamente più complicato del Dall’altra parte dello spettro politico, la sfida primo viste le forti forze centrifughe. In un di Singh è ugualmente considerevole. Il Ndp Canada sempre più diviso e “regionalizzato”, fatica a riconquistare il consenso e ora si trove- le prospettive si fanno più fosche. Non è più rà nella difficile situazione di ago della bilancia tempo di trudeaumania, del consenso ampio e a Ottawa. È vero, appoggiare le politiche di diffuso nei confronti di uno dei leader progres- Trudeau significa spostare l’equilibrio verso sisti più amati anche dal palcoscenico interna- sinistra. Contemporaneamente, però, significa zionale. La distribuzione del voto rivela sia un dare legittimità a chi si è reso responsabile di disincanto verso il leader che una fragilità del atteggiamenti discriminatori (blackface) e di sistema politico. tentativi di pressione sul ministro della giu- Lo scenario più probabile, a questo punto, è stizia (Snc-Lavalin). Per un partito di sinistra, un governo di minoranza fondato sul dialogo la questione non è residuale, oltretutto se si con la formazione democratica di Jagmeet Sin- aggiunge l’intenzione di allargare la base elet- gh; una soluzione ben accetta dai progressisti, torale, non si sa ancora bene in quale direzio- ma vista con ostilità dagli abitanti delle zone ne. Dai profili social di Singh, che erano stati rurali e da quei territori tanto indispensabili determinanti nell’ascesa del candidato demo- alla crescita economica canadese. Una piat- cratico, emerge chiaramente una mancanza di taforma programmatica eccessivamente am- strategia. Non un singolo tema, a ben vedere, bientalista rischierebbe di produrre qui una è messo al centro dell’agenda in modo conti- scossa traumatica; d’altra parte, Trudeau non nuativo; lo stesso Singh, che compare spesso in può spegnere le richieste per un ulteriore avan- abiti eleganti, si trova costretto in un formali- zamento nella lotta al riscaldamento globale, smo eccessivo, contraltare delle sue espressioni chiesto a gran voce da oltre dieci milioni di genuine e della semplicità dei suoi interlocuto- canadesi. ri. Si cela in questa distonia, in fondo, un’im- In questo contesto, anche per gli altri leader la magine della situazione attuale, con il politico situazione non è di facile lettura. Scheer non di origine indiana chiamato a interpretare, allo ha saputo approfittare delle battute di arre- stesso tempo, un ruolo dentro e fuori i luoghi sto di Trudeau, ma in modo particolare non del potere. è riuscito a fare emergere delle idee chiare nel Per riassumere, le incognite sono tante. Ogni dibattito, se non in opposizione ai provvedi- leader, in cerca del proprio spazio di azio- menti emanati dal governo liberale. Per citare ne, si trova sospeso su un filo molto sottile,

71 GLI ASINI 70-71 PIANETA sull’abisso di una delegittimazione che mette- la maggioranza assoluta. Il Portogallo presenta rebbe in seria crisi il sistema. Trudeau, appena oggi conti pubblici in ordine per la prima volta uscito da quello che è stato descritto, da ana- nella sua storia democratica e il debito pubbli- listi e politici, come un referendum personale, co è stato ridotto a vantaggio del Pil. sa bene che dalla prima mossa dipende una Costa ha quindi formato un nuovo governo parte importante dei prossimi quattro anni. con il sostegno del Bloco de Esquerda, con il Province, movimenti e cittadini sono in attesa quale però non ha voluto sottoscrivere formal- di essere ascoltati: toccherà a lui decidere a chi mente un’agenda programmatica. Il Pcp questa accendere il microfono. volta ha assunto invece una posizione più criti- ca e distante nei confronti del governo nascen- te, promettendo di essere vigile sulle politiche che verranno adottate, criticando duramente l’aumento del numero dei ministri (19 attual- mente) e dei sottosegretari (50), espressione, secondo i comunisti, del tentativo di blindare future decisioni e soprattutto di voler distribu- CAMBIA QUALCOSA ire fuochi di consenso. Ma Costa sembra non essere preoccupato, mostrandosi fermamente IN PORTOGALLO? deciso a portare avanti il suo programma di DI LIVIA APA governo cominciato nel 2015. In questa corni- ce di continuità senza troppe sorprese, può es- sere utile fare qualche considerazione. Innanzi tutto riportare i dati dell’astensione superiore Il sei ottobre scorso si sono svolte in Porto- al 50%, otto punti sotto le elezioni immediata- gallo le elezioni legislative che sono state vinte mente precedenti, dato che però non è molto dal partito socialista guidato da António Costa, lontano da quello di passate elezioni e che re- figura chiave di quello che la stampa interna- gistra, in buona sostanza, la scarsa percezione zionale ha spesso salutato – con una certa dose del momento elettorale come momento deci- approssimazione, va detto – come il “miracolo sivo della vita politica nazionale, anche in un portoghese”. Effettivamente quest’ultimo go- momento come questo in cui però finalmente verno – la geringonça – che era nato, ricordia- si comincia a registrare una crescita dell’atti- molo, sulla base di un patto d’onore sottoscrit- vità politica di base che mi pare si agglutini to da Partito socialista (Ps), Partito comunista intorno a due temi: la crisi immobiliare e l’an- (Pcp) e Bloco de Esquerda (Be), dopo che il tirazzismo. Da molte parti ci si aspettava che il partito conservatore vincente, il Psd, pur aven- governo socialista di Costa avrebbe raggiunto do ottenuto in coalizione con il Cdu/Pp, cir- la maggioranza assoluta, così come ci si aspet- ca il 38% dei voti, non era riuscito a formare tava un ulteriore crollo del centro destra che il governo, ha traghettato il paese fuori dalla ha perso comunque una ventina di deputati. crisi economica invertendo la spietata politica Questi due dati mostrano uno scenario poli- imposta dalla troika con l’avallo del governo tico che, a prescindere dalle coalizioni via via conservatore di Pedro Passos Coelho. Costa formatesi, appare costantemente diviso tra una ha soprattutto saputo ridare speranza ai por- sinistra riformista soprattutto nel campo dei toghesi che hanno scelto quindi la continuità, diritti civili e sociali e un centro più liberale rafforzando il suo mandato e liberandolo dal- in materia di politiche economiche, che sono lo stigma di governare senza essere stato eletto poi le due facce di un paese che se da una par- direttamente dal popolo, ma senza concedergli te è ormai pioniere in Europa su importanti

72 GLI ASINI 70-71 PIANETA conquiste civili, stenta a promuovere politiche no occupato e occupano tutt’ora, dopo la sua economiche veramente progressiste che sani- elezione a deputata, i mezzi di comunicazione. no problemi ereditati in parte ancora dal Sa- La sua balbuzie è stata ed è ritenuta infatti una lazarismo, come la qualità dell’insegnamento handicap insormontabile per l’esercizio dell’at- nella scuola pubblica e la difficoltà di accesso tività parlamentare e un appello firmato da più al sistema nazionale di salute (ambiti peraltro di 20mila portoghesi ha dichiarato Joacine “im- drammaticamente penalizzati dalla politica patriota” per il fatto che al momento dell’uscita della troika) ai quali si aggiunge la grave crisi dei risultati che confermavano la sua elezione immobiliare, seguita alle speculazioni che han- si intravedeva alle sue spalle anche la bandiera no avuto luogo soprattutto a Lisbona e a Porto della Guinea Bissau. Lo stesso ostracismo non e che hanno provocato l’esodo di centinaia di è stato però dimostrato nei confronti di altre famiglia da questi due centri urbani dove or- due donne negre elette anch’esse a ottobre (Be- mai i prezzi di affitto o acquisto sono tra i più atriz Dias per il Bloco de Esquerda e Romualda cari d’Europa. Questo quadro che definirei di Fernandes per il Partito Socialista), che hanno “non urgenza” era già evidente nel livello piut- scelto di mantenere un profilo più basso duran- tosto basso del dibattito pre-elettorale, non te la campagna. A Joacine, non si perdona, in avendo, come accaduto nel 2015, l’obiettivo buona sostanza, di esporsi, di mettere sotto gli di limitare i danni provocati dalle misure della occhi di tutti il grande rimosso della nazione troika, aveva tenuto una discussione concreta multiculturale in cui oltre il folclore, una nuova e politicamente articolata in proposte concre- generazione di cittadini chiede di far parte della te anti-crisi. Oggi Costa, dopo la geringonça vita politica. Si parla della sua balbuzie per non può parlare di bonus per il secondo figlio, di parlare di quanto sia scomodo per alcuni vedere aumento dei fondi per la cultura, di maggior seduta in parlamento una donna negra con una partecipazione delle donne alla vita politica (in storia come la sua. La questione sembra non questo governo il 39% degli incarichi di gover- essere la linea del colore in sé visto che Costa no è ricopeto da donne), di piani ecologici, e, è a sua volta di origine goese e Francisca Van- tema più spinoso, di riforma dell’accesso sul Dunem, riconfermata ministra della Giustizia, territorio nazionale dei cittadini migranti e alla proviene dall’elite angolana negra. A Joacine cittadinanza portoghese per i già residenti. non si perdona di essere la naturale portavoce Il dibattito però questa volta pare essersi spo- della popolazione che vive nei quartieri della stato dal focus sulle politiche economiche e dai periferia di Lisbona che nel corso di questi ulti- programmi di governo consumandosi a un li- mi anni prova faticosamente ad affacciarsi sulla vello tutto mediatico intorno a due “casi”: quel- scena della partecipazione politica grazie soprat- lo della candidatura a capolista per il partito di tutto all’utilizzo dei social sui quali denunciano sinistra Livre di Joacine Katar Moreira e quello abusi della polizia e atti di razzismo quotidiano. di André Ventura, capolista di Chega (Basta), E lo sforzo di partecipazione di queste persone partito di destra populista. Queste due figure è la vera novità politica della recente storia por- hanno tenuto banco sulla stampa e nei dibattiti toghese. Per la prima volta nel post Rivoluzio- televisivi e mi sembrano essere due indicatori ne dei Garofani, infatti, nel gennaio scorso un interessanti del Portogallo di oggi e forse anche gruppo di giovani razzializzati, in parte ancora di quello che potrebbe succedere in un futuro in attesa di poter ottenere la cittadinanza por- prossimo. Joacine Katar Moreira è una storica, toghese, hanno “osato” convocare una manife- originaria della Guinea Bissau, di origine sot- stazione spontanea occupando il salotto buono toproletaria e (soprattutto) balbuziente. La sua della capitale, l’Avenida da Liberdade, per ma- grave balbuzie e i boatos che davano per certo che nifestare contro il comportamento violento del- non possedeva la cittadinanza portoghese han- la polizia in uno dei poverissimi quartieri della

73 GLI ASINI 70-71 PIANETA periferia, dove aveva fatto irruzione un gruppo Ordem Social di Mário Machado, una figura di agenti ferendo alcuni abitanti e contro una legata da sempre a formazioni dell’ultra destra copertura mediatica dei fatti a dir poco inde- e naziskin, fatto totalmente nuovo nel pano- cente. Questi giovani si sono organizzati sui so- rama politico portoghese non molto avvezzo cial e in poche ore hanno deciso di manifestare agli estremismi. Tanto il caso dell’elezione il proprio dissenso in una zona della capitale a di Jacine Katar Moreira che quello di André loro spesso interdetta e sono stati anche in que- Ventura, mi sembrano essere se non espressio- sto caso violentemente fatti disperdere dalla ne comunque indizio di qualche crepa che si polizia. A questo episodio ha fatto seguito una comincia ad aprire nel tradizionale assetto po- prima copertura mediatica lacunosa e razzista, a litico portoghese. La presenza di nuove realtà cui però è seguita una capillare ricostruzione di come Chega, Livre, ma anche del vagamente chi c’era che ha portato in maniera esplicita al ecologista Pan (Pessoas, Animais e Natureza) centro della cronaca nazionale la questione delle che si auto definisce neutrale, potrebbe cam- periferie, dell’emigrazione e dell’urgenza di una biare, come già successo altrove in Europa, il nuova legge per la cittadinanza. La questione quadro tradizionale del linguaggio politico. razziale si è rivelata così una spina nel fianco an- Resta significativo lo scollamento tra immagi- che per il precedente governo Costa, visto che nazione politica e paese reale, in cui il salario ha fatto da cartina di tornasole alla sua narrativa minimo è ancora inferiore a 600 euro al mese, fondata sulla promozione di politiche inclusive, dove un insegnante di ruolo da dieci anni gua- di rispetto dei diritti sociali e di superamento dagna poco più di mille euro e dove un bilo- dell’emergenza economica nel paese, rendendo cale nella capitale costa 1.200 euro d’affitto e chiaro come in assenza di un piano nazionale dove insegnati precari e studenti cominciano a che favorisca l’accesso al lavoro di chi vive in desistere dal lavoro e dallo studio perché non condizioni di assoluta marginalità abitativa e hanno come pagarsi l’alloggio. La comparsa di non, a medio termine potrebbe essere difficile nuovi soggetti politici, nel bene e nel male, se- mantenere la pace sociale. gna come esista ancora un paese immaginato Dall’altra parte del monolitico dualismo Ps/ in cui i diritti civili crescono, le città sono più Psd, c’è il risultato di André Ventura e del suo moderne e friendly, ma in cui è sempre più movimento Chega. Anche in questo caso si difficile abitare per una famiglia di operai o di tratta di un fenomeno nuovo, una formazione lavoratori precari. La coesione sociale e un mi- dichiaratamente nazionalista, conservatrice e nimo di welfare sono stati sempre obbiettivi personalista. Il suo mentore è un imprenditore importanti per gli elettori e per un popolo che convinto anti-islamico che dichiara pubblica- dopo la Rivoluzione ha manifestato poco per mente di odiare gli zingari (anche quelli con i propri diritti. Nel corso di quest’anno però nazionalità portoghese) che si batte contro tre importanti categorie sono scese in piazza l’immigrazione, che crede nella riduzione della ripetutamente: insegnanti, lavoratori portuali pressione fiscale, nella riduzione dei parlamen- e camionisti hanno dimostrato che possono tari, in perfetta linea quindi con altri perso- bloccare il paese. E se Costa vuole continuare naggi del genere che ci sono in giro in Europa, a coltivare l’idea della “via portoghese” come soprattutto con i cugini iberici della spagnola esempio per la sinistra riformista in Europa, Vox. Pur avendo ottenuto un solo deputato, deve guardare forse più attentamente allo lo stesso André Ventura, tutto indica che la scontento e alle difficoltà del paese reale, man- destra di cui Chega è espressione non è poi tenendo un piede nelle istituzioni democrati- così moderata visto che ha imbarcato sul suo che e un altro nella società e nelle lotte sociali carro alcuni personaggi vicini alla destra radi- che si preparano ad attraversarla. cale agglutinata intorno al movimento Nova

74 GLI ASINI 70-71 PIANETA

IN SPAGNA, VENDETTA DI STATO DI JORDI BORJA

TRADUZIONE DI BARBARA GIGANTE E SARA PAPINI

Il processo catalano nasce soltanto una de- Un tribunale al servizio della classe politica cen- cina di anni fa. Non è stata un’operazione poli- tralista e autoritaria tica dei partiti nazionalisti catalani o di un lea- Nel 2010 il Tc emise la sua sentenza. Nel 2006 der carismatico a mobilitare le masse popolari. non era sembrato necessario discutere lo Sta- Non è stata neanche un’operazione delle classi tuto votato dalle Corti Generali e dal referen- medie o “della borghesia catalana” desiderosa dum di Catalogna, che aveva passato tutti i di potere politico. Si è trattato semplicemente controlli e le modifiche ed era stato adottato di una reazione dei cittadini, che si sono sentiti dal governo socialista guidato da Rodríguez umiliati senza alcuna giustificazione da un Tri- Zapatero. Inoltre, l’autogoverno di Catalogna bunale costituzionale al servizio del governo era stato riconosciuto dal governo spagno- del Partito popolare (Pp) con l’indifferenza del lo prima ancora che dalla Costituzione e dal Partito socialista (Psoe). Tribunale costituzionale. Ma il Pp diede il via Nel 2006, infatti, lo Statuto dell’autonomia fu a una campagna violenta contro lo Statuto e rinnovato, nel quadro della Costituzione, su ancor di più contro la Catalogna. Un’opera- iniziativa del presidente della Generalitat ed ex zione propagandista tipo “pogrom” che vira- sindaco di Barcellona, Maragall, leader sociali- va a sviare l’attenzione dalla crisi economica sta. Uno Statuto votato dal 90% del Parlamento iniziata nel 2007 e che accusava i catalani di catalano. Perché entrasse a far parte del corpo essere “ricchi egoisti”. Il Pp vinse le elezioni e costituzionale, le Corti Generali, il Congresso manipolò così il Tc per indebolire lo Statuto. dei deputati e il Senato dovevano dare il “pla- “Ciudadanos” (C’s), il giovane partito presu- cet”. Le Corti tagliarono e modificarono vari mibilmente “centrista”, cominciò a considera- punti dello Statuto, ma l’ultima parola spet- re la Catalogna come il peggiore dei mali. E tava al popolo catalano, come affermato nella subito dopo il Psoe. I cittadini catalani la vis- Costituzione. Per evitare di subire un blocco, il sero come un’aggressione e, sempre di più, co- Parlamento catalano e il referendum votarono minciarono a sentirsi colonizzati. Il Tc, in una comunque lo Statuto. Anche se non era esat- sentenza “interpretativa”, politica e partitica, tamente quanto desiderato dalla maggioranza dopo lunghe proteste da parte di alcuni giudi- dei cittadini, si trattava di un progresso demo- ci, incise profondamente su alcuni punti dello cratico. La Costituzione consentiva infatti alle Statuto. In Catalogna, la cittadinanza, non si “nazionalità”, Paesi Baschi, Catalogna e Galizia, riversò tanto contro il Tc, ma piuttosto contro lo sviluppo di un autogoverno federale o con- il Governo spagnolo e i partiti statali. Il clamo- federale. Tuttavia, i governi spagnoli, i partiti re della strada si espresse per “l’indipendenza”. statali (Pp e Psoe) e l’apparato statale centralista reinterpretarono la Costituzione con il fine di Dalla strada alle istituzioni politiche mantenere il modello centralista. E il Tribunale La Generalitat di Catalogna, il Governo e il costituzionale (Tc) ne fu l’esecutore. Parlamento catalani e i partiti politici cavalca- rono l’onda. Ma fu la società attiva a mobilitare

75 GLI ASINI 70-71 PIANETA la cittadinanza. Venne creata l’Assemblea na- che gli “indipendentisti” non erano andati ol- zionale catalana (Anc, 2011), che presto superò tre le manifestazioni mobilitanti e la richiesta i 100mila membri e si coordinò con l’associa- di esprimere diritti costituzionali. Nel 2016, la zione Omnium Cultural. Il catalanismo mo- Generalitat, con un governo indipendentista derato si radicalizzò e una parte significativa più radicalizzato, elaborò un pacchetto legisla- delle sinistre aderì alla mobilitazione contro il tivo per formalizzare il referendum, dichiarare governo del Pp e rivendicò una consultazione l’indipendenza e sviluppare il quadro giuridico sul futuro della Catalogna. L’11 settembre 2012, per la transizione. I municipi erano a favore festa nazionale catalana, quasi un milione di dell’indipendenza e le principali città, se non cittadini invase Barcellona. E da allora, ogni erano “indipes”, come Barcellona, erano co- anno, le mobilitazioni pacifiche si sono ripe- munque favorevoli al referendum e al dialogo tute e sono aumentate, più festose che proble- tra i governi. L’annuncio del referendum venne matiche. Ad Anc e Omnium si aggiunsero le accolto con una dura minaccia da parte del go- associazioni della maggioranza municipalista e verno spagnolo che, alcuni mesi prima, aveva i partiti catalani si fecero carico della questione mobilitato migliaia di agenti di polizia affinché indipendentista, rivendicando davanti al go- non ci fossero urne, schede, censimenti e locali, verno spagnolo il diritto all’autodeterminazio- per evitarne così lo svolgimento. A ciò si deve ne. Di fronte al silenzio sprezzante del Gover- aggiungere l’intervento da parte della polizia no del Pp, le associazioni catalaniste, con un e della guardia civile contro la mobilitazione discreto sostegno della Generalitat, promosse- cittadina. Il Governo spagnolo e i suoi appa- ro una consultazione informale che mobilitò rati repressivi andarono incontro a un enorme un milione e mezzo di cittadini (2014). Il 90% insuccesso e si esposero a un grande imbarazzo optò per un referendum e la stragrande mag- a livello internazionale. Domenica 1 ottobre, gioranza scelse l’indipendenza: alcuni per con- nelle scuole e nelle associazioni culturali (nei vinzione, altri più per l’atteggiamento negati- comuni era vietato) apparvero le urne, i censi- vo del Governo e dei partiti statalisti spagnoli. menti, le schede elettorali e i locali, che la notte Le istituzioni politiche catalane, in particolare prima erano stati occupati dalla popolazione. la Generalitat, decisero così di “tracciare la Nonostante la minacciosa campagna del gover- rotta” verso il referendum, probabilmente con no, i tentativi di chiudere i locali e boicottare i l’intenzione di proclamare qualcosa di simile a censimenti da parte della polizia e della guardia una dichiarazione unilaterale d’indipendenza, civile, due milioni e trecentomila cittadini riu- convinti che di fronte a questa minaccia sareb- scirono a votare, il 50% degli aventi diritto. Il be stato facilitato un dialogo con il Governo referendum del primo ottobre decretò il succes- spagnolo. so della cittadinanza. Il governo, la monarchia, le forze di polizia, la magistratura e i media sta- Il rifiuto del Governo spagnolo tali ne uscirono tutti sconfitti. Il voto indipen- e il referendum del 1 ottobre 2017 dentista ottenne la maggioranza, ma in molti Dal 2015 il processo catalano subì un’accele- votarono soprattutto per il diritto di scegliere razione. La consultazione “illegale” dell’anno il proprio futuro. La cittadinanza accumulò un prima diede luogo a una repressione politica e “capitale sociale” che, nonostante la repressione giuridica nei confronti dei leader catalani, con successiva, si è mantenuto nel tempo. multe e interdizioni dagli incarichi politici. Il Governo spagnolo non ha mai avuto intenzione La Generalitat e i suoi limiti di aprirsi a un dialogo, e applicò anzi la repres- Il governo catalano proclamò l’indipendenza il sione, direttamente o attraverso la Magistratura, giorno dopo il referendum del primo ottobre ma non ci furono arresti. Il che era ovvio dato 2017. Ma era evidente che non c’era né dispo-

76 GLI ASINI 70-71 PIANETA sizione al dialogo con il governo spagnolo né Vendetta di Stato la forza politica per imporsi sull’apparato sta- Il governo spagnolo e gli apparati di Stato tale nel suo insieme. La società catalana più o hanno raggiunto alte vette di ridicolo. Ora meno moderata, favorevole all’indipendenza, finalmente hanno la possibilità di vendicarsi. era compresa tra il 40 e il 50%. Altri settori, Hanno preso il controllo delle istituzioni ca- per la maggioranza di sinistra, erano a favore di talane, la guardia civile e la polizia “naziona- consultazioni o di un referendum o di un mag- li” si sono stabilite in Catalogna e i principali giore autogoverno nel quadro spagnolo. Solo il governanti sono stati incarcerati ed esiliati, 20-30% della popolazione catalana non accetta- tra cui anche i due leader cittadini, i presi- va l’indipendenza. L’indipendentismo politico denti dell’Anc e dell’Omnium, Jordi Sán- dominante si basava su due forze, il catalanismo chez e Jordi Cuixart; cosa aberrante dato che moderato, liberale e centrista, eredità del leader questi ultimi non rappresentavano incarichi Pujol, e il repubblicanesimo catalano di centro- istituzionali ma hanno soltanto esercitato il sinistra o socialdemocratico. Entrambi godeva- loro diritto di espressione e manifestazione. no del consenso cittadino e avevano preparato Sono stati trasferiti a Madrid, quando invece un processo verso l’indipendenza nell’ipotesi erano di competenza dei tribunali catalani, e che il governo spagnolo fosse stato disposto ad imprigionati per due anni, dalla fine del 2017 avviare un dialogo. Pura illusione, il governo del al 2019, in detenzione preventiva. Sono stati Pp li lasciò sull’orlo del precipizio. Non furono processati dal Tribunale supremo. I pubblici in grado di frenare il processo e di proteggere il ministeri, gli avvocati di Stato e il Tribuna- capitale sociale acquisito, né tantomeno tenta- le Supremo sono tutti reazionari, di estre- rono un atto eroico, facendo una dichiarazio- ma destra e pieni di rabbia. Come ha detto ne formale di indipendenza e occupando così il Presidente del Tribunale supremo al capo la Catalogna. Optarono per l’ipotesi peggiore, del governo del Pp: “ciò che non fate voi lo non dichiarando l’indipendenza ma facendo faremo noi”. Il processo è stato una farsa. Si una specie di dichiarazione informale, triste e sono moltiplicati testimoni, polizia, guardie senza capacità di resistenza. Proprio come “i ca- civili, rappresentanti pubblici dei ministeri. valieri polacchi che quando raggiunsero il pre- I testimoni della difesa invece sono stati po- cipizio scelsero di saltare nell’abisso” (Balzac). chissimi, interrotti costantemente dal presi- Per questo motivo i catalani vennero sopranno- dente della corte, che non ha permesso loro minati i “polacchi”. La Catalogna rimase senza di mostrare foto o video. I 12 giudicati sono governo. Alcuni rappresentanti politici venne- stati condannati tra i 9 e i 13 anni di carcere. ro esiliati e molti altri arrestati e imprigionati. E nei prossimi mesi verranno giudicati altri Ci fu la possibilità di convocare le elezioni in rappresentanti pubblici della Catalogna, in- Catalogna e di evitare una pseudo dichiarazio- clusi i responsabili della polizia catalana. È ne d’indipendenza. Il governo spagnolo prese il stata una “vendetta”, non un processo. Sono controllo della Generalitat. I leader politici in- stati accusati di ribellione quando le mobili- dipendentisti non furono coscienti della forza di tazioni erano totalmente pacifiche; ribellione uno Stato che va ben oltre le Corti e il Governo, significa invece un colpo di Stato perpetrato anche oltre le Forze Armate e di polizia, la Ma- attraverso tumulti massivi e violenti. Poiché gistratura, il blocco politico-economico (Ibex35, la Corte suprema europea non ha ammesso grandi gruppi economici), la maggior parte dei la “ribellione”, l’hanno mitigata con “sedi- media, eccetera. L’innocenza o l’ingenuità degli zione”, che è una definizione più confusa e indipendentisti si sono lasciate ingabbiare dalla consente condanne simili. Non è un giudi- semplice resistenza passiva. zio, è una sentenza senza un vero processo. Come la Regina ha detto ad Alice “prima

77 GLI ASINI 70-71 PIANETA verrà l’esecuzione, poi la sentenza”. La “giu- d’altra parte, nelle grandi aree urbane si mobi- stizia” ha operato come un sicario che agisce litano senza che la polizia riesca a disperderli. impunemente. Questi collettivi sono collegati attraverso so- La cittadinanza catalana ha moltiplicato la cial network di natura orizzontale. Anonymus mobilitazione e politicizzato la stragrande Catalunya, che il giorno prima della sentenza maggioranza dei giovani. La sentenza è stata contava 12mila iscritti, due o tre giorni dopo si resa pubblica la mattina di lunedì 14 ottobre. avvicinava ai 300mila. E il movimento è desti- Subito decine, centinaia di migliaia di perso- nato a continuare. ne hanno preso d’assalto le strade e le piazze di Barcellona e della maggior parte delle cit- Nota personale, una lettera per un futuro più vi- tà della Catalogna. Stazioni e aeroporti sono cino che lontano stati occupati, la delegazione del governo e i Auspichiamo che i giudici che hanno commesso quartieri generali della polizia sono stati accer- reati, attacchi alla costituzione e alla magistra- chiati, mentre grandi masse di persone si sono tura, che hanno falsificato la realtà, prevari- concentrate nelle strade e nelle piazze prin- cato consapevolmente e con premeditazione, cipali. Nel momento in cui scrivo, 15 giorni condannato i cittadini che esercitavano i loro dopo, queste mobilitazioni e concentrazioni diritti democratici… siano sottoposti a giudi- pacifiche continuano. Tuttavia, la polizia na- zio da un Tribunale europeo e obiettivo. Così zionale, le guardie civili e i mossos de Esquadres anche i governanti che, invece di discutere po- (polizia catalana) si sono asserviti a chi nel go- liticamente, hanno criminalizzato i cittadini, li verno centralista cercava lo scontro. I gruppi hanno incarcerati, esiliati e affidati ai giudici più violenti, relativamente piccoli, sono stati affinché li condannassero. Questi governan- isolati e separati dalla cittadinanza attiva. In ti e i partiti politici statali – che siano il Pp, alcuni casi si trattava di provocatori, in altri di Ciudadanos o i Socialisti – hanno agito come giovani radicalizzati e spiriti avventurieri. Bi- una polizia socio-politica e meritano come sogna riconoscere che le decine di migliaia di minimo di essere interdetti dai pubblici uffici. cittadini di tutte le età hanno presto imparato Andrebbero anche giudicati per aver inscenato ad assemblarsi in cordoni per garantire ordine un processo ai cittadini catalani. E i poliziotti e pace. Sono stati centinaia gli arrestati e de- statali, invece di agire come sicari di giudici e cine i feriti, alcuni anche gravi. Almeno quat- politici, avrebbero bisogno di riabilitazione e tro gli occhi persi per l’utilizzo di pallottole di rieducazione civile. gomma, proibite in Catalogna. Nel maggio 1968 a Parigi per un mese e mezzo il prefetto di polizia ordinò di evitare gli scon- tri con le centinaia di migliaia di manifestanti, concordando, in maniera più o meno esatta, gli spazi reciproci. I gruppi violenti nottam- buli erano ridotti e le tre morti furono acci- dentali (infarto, caduta nel fiume e proietti- le vagante). In Catalogna le forze di polizia, per ordini venuti dall’alto, hanno aggredito i gruppi più violenti e al contempo decine di migliaia di persone che manifestavano in ma- niera pacifica. Ma sono stati sopraffatti e scon- fitti. Migliaia di giovani di tutte le età hanno occupato posti strategici, come la Gran Via. E

78 GLI ASINI 70-71 PIANETA

LE PROTESTE AMBIENTALISTE IN RUSSIA, DALL’ARTICO AGLI URALI DI MARIA CHIARA FRANCESCHELLI

È stato un anno difficile per la Russia. O bensì una risorsa di cui disporre a proprio pia- meglio: è stato un anno difficile per Vladimir cimento, al fine ultimo di perseguire l’interesse Putin. Il 2019 ha visto accendersi molte immediato. La faccenda si fa ancora più com- proteste popolari che hanno toccato diversi plicata, tuttavia, quando questa concezione temi. Fra di loro, protagonista è la questione non si limita allo sfruttamento del suolo, ma ambientale nell’oblast’ di Archangel’sk. viene estesa anche a una parte di popolazione, Negli ultimi anni, l’emergenza rifiuti di Mosca creando una divisione fra cittadini “di serie A” si è fatta sempre più pressante. I vecchi sta- e “di serie B”. bilimenti di epoca sovietica sono gravemente A ottobre 2018, le autorità di Mosca e dell’o- malmessi e, in termini di spazio, insufficienti blast’ di Archangel’sk annunciarono la costru- a contenere (figurarsi smaltire) l’enorme quan- zione di un ekotekhnopark chiamato “Shies” al tità di rifiuti solidi urbani prodotta ogni anno confine fra l’oblast’ di Archangel’sk e la repub- dagli abitanti della capitale e dell’oblast’ circo- blica di Komi, nella regione artica della Russia stante. Solo la regione di Mosca, infatti, è re- europea. Oltre al nome accattivante, col prefis- sponsabile di 1/5 dei rifiuti totali prodotti ogni so “eco” che si sperava bastasse a calmare i so- anno nella Federazione. Questa situazione si spetti, nessun ulteriore dettaglio sostanziale fu è esasperata a tal punto da costituire un pro- svelato sul progetto di Shies, né sulle procedu- blema per la salute dei cittadini: negli ultimi re di smaltimento rifiuti svolte al suo interno. anni, ci sono stati diversi casi di intossicazio- In seguito alle pressioni di gruppi locali per ne da fumi tossici provenienti dalle discariche ottenere ulteriori chiarimenti, risultò chiaro congestionate. Questo ha scatenato una lunga che i rifiuti non sarebbero stati né differenziati serie di proteste nelle comunità. Nel 2017 vi né riciclati. Non solo: non verranno nemmeno fu un importante punto di svolta: per calmare smaltiti. le acque e prevenire disastri analoghi, Vladi- Secondo il piano ideato da Mosca insieme mir Putin cominciò ad accarezzare l’ipotesi di alle aziende a cui è stato garantito l’appalto, “spostare” i rifiuti e “immagazzinarli in un al- i rifiuti solidi urbani indifferenziati verranno tro posto, un posto lontano dai centri abitati”, compressi in grandi cubi e imballati in uno come da lui stesso annunciato all’epoca. strato di polietilene in strutture apposite, at- Queste dichiarazioni preliminari rivelano già tualmente in costruzione sul territorio dell’o- con chiarezza la concezione utilitaristica del blast’ di Mosca. Dopodiché, i cubi verranno suolo pubblico da parte delle autorità russe. trasportati fino alla regione di Archangel’sk Del resto, non è una novità. L’economia russa, con un treno merci. Una volta arrivati, saran- basata sullo sfruttamento delle risorse naturali, no interrati all’interno di questo ekotekhno- insieme a un territorio vastissimo e alla densità park, fino a un massimo di dieci milioni di di popolazione molto bassa, ha contribuito a tonnellate di immondizia. I rifiuti potranno rafforzare l’idea per cui il territorio russo non riposare nella struttura per un periodo lungo è un bene prezioso da difendere e preservare, fino a “venticinque anni”, come annunciato

79 GLI ASINI 70-71 PIANETA dalle autorità, in attesa che i cittadini se ne Ivan Golunov, il giornalista arrestato su false dimentichino. accuse e poi rilasciato, che ha scatenato un caso La regione di Archangel’sk è stata apposita- mediatico lo scorso giugno). Primo: i docu- mente scelta perché strategicamente adat- menti che attestano i permessi di costruzione ta: relativamente vicina a Mosca, facilmente e la conformità alle norme vigenti delle nuove raggiungibile con tratte ferroviarie poco fre- infrastrutture non sono pervenuti. Le società quentate da merci e passeggeri, e scarsamente coinvolte non sono state in grado di fornirli né abitata rispetto ad altre zone della Russia occi- agli organi della magistratura, né tantomeno dentale. agli enti privati come, appunto, le testate gior- Elena Solov’eva, giornalista del “The New nalistiche. Ciò non ha comunque impedito il Times/Novoe Vremja” che da mesi segue at- proseguimento dei lavori. Secondo: le numero- tentamente i fatti di Archangel’sk, già a inizio se società coinvolte in questo colossale proget- gennaio dipingeva bene la situazione: “a giudi- to sembrano tutte convergere verso una società care da ciò che hanno fatto per Mosca, i nostri di costruzioni chiamata Roud Grupp, fondata territori, Archangel’sk, Komi, sono colonie da nel 2010 e cresciuta a tempo record grazie a una sfruttare, da depredare delle loro risorse natu- straordinaria collezione di appalti pubblici vin- rali, fregandosene della popolazione che li abi- ti sul territorio moscovita. Oltre a una serie di ta”. In molti si sono trovati d’accordo con lei: curiose corrispondenze fra il consiglio di ammi- alcuni sondaggi riportano che il 95% della po- nistrazione di Roud Grupp e i vertici delle altre polazione della zona è “fortemente contrario” società coinvolte nei lavori (fra le quali: Arkti- alla costruzione di Shies e simili ekotekhnopark. ka Invest, Avtomobilnye Dorogi, Tekhnopark, Le autorità federali sono consapevoli di questo Profzemresurs, Mosvodokanal e molte altre), sentimento, e del fatto che tra le cause prin- una parte consistente dei vertici di Roud Grupp cipali dell’opposizione popolare al progetto occupa posizioni di rilievo nella pubblica am- vi è anche l’assenza totale di informazioni. ministrazione moscovita. Per ovviarvi, a inizio 2019 rilasciarono una se- È dunque evidente come, ancora una volta, rie di linee guida per le autorità regionali di gli interessi economici siano il carburante Archangel’sk, volte a “riacquisire il controllo principale di un progetto che i gruppi di politico sulla questione ecologica”, come ri- opposizione non hanno esitato a definire portato ancora una volta dal “New Times”. “genocidio ecologico”. Vista la gravità della Queste indicazioni includono una forte cam- situazione, una mobilitazione senza precedenti pagna informativo-propagandistica sui mass e ha agitato l’oblast’ di Archangel’sk a partire social media governativi, e la sponsorizzazione dall’inizio dell’anno. A febbraio 2019, il cantiere di Shies in occasione di eventi internazionali di Shies è stato circondato da posti di blocco come il quinto Forum Internazionale dell’Ar- della polizia attivi 24/7, affinché ai manifestanti tico, tenutosi ad Archangel’sk lo scorso aprile. e agli attivisti non fosse concesso di raggiungere Questa serie di accorgimenti, comunque, non la struttura. Il 7 aprile 2019 migliaia di persone è stata molto efficace. Ai sentimenti avversi al si sono riversate nel centro della città al coro di progetto sulla base della questione ambienta- “non siamo la discarica di Mosca”. Proteste ana- le si è aggiunta un’ulteriore motivazione: l’ir- loghe in supporto ad Archangel’sk sono state regolarità del progetto e il coinvolgimento di organizzate nelle regioni circostanti, ma anche interessi privati. Diverse testate giornalistiche a Mosca e a San Pietroburgo. Diverse persone indipendenti, tra cui “Meduza” e “The New hanno boicottato l’approvvigionamento di car- Times”, hanno pubblicato una serie di inchie- burante al cantiere. ste e reportage e fatto luce su una serie di col- In risposta a questa ondata di proteste, le au- legamenti (fra gli autori delle inchieste spicca torità si sono fatte più severe. Igor Orlov, go-

80 GLI ASINI 70-71 PIANETA vernatore della regione di Archangel’sk (non e del bene comune, ma anche di una cittadi- inclusa fra le regioni che sono andate al voto nanza attiva e non suddita. Il problema, come lo scorso 8 settembre), ha pubblicamente in- analizza Solov’eva, è che dopo un ventennio di giuriato i manifestanti e definito queste pro- regime i cittadini sono diventati insofferenti a teste “insensate”, ribadendo il suo supporto al governi sordi ai loro bisogni e alienati in cima Cremlino. Gli scontri fra manifestanti, corpi al loro Olimpo. I russi non sono più disposti speciali di polizia e compagnie di sorveglian- ad accettare una concezione del suolo e dello za private si sono fatti sempre più violenti, e spazio esclusivamente utilitaristica, special- il numero di civili feriti aumenta di giorno in mente se questa concezione ha il fine unico di giorno senza che i media riportino alcunché, arricchire le élite federali, regionali, clericali e rendendo ancora più difficile stilare un bilan- imprenditoriali. cio attendibile. A oggi, i lavori e le proteste A ciò si aggiunge il rifiuto di una gerarchia in- proseguono lungo linee parallele. Diversi cor- sensata imposta dall’alto: alla classica dicoto- pi di polizia sono impegnati in continui inter- mia non ancora superata fra popolo ed élite, si venti, arrivando anche a staccare la rete inter- aggiunge la divisione fra cittadini “di serie A”, net e l’elettricità a interi villaggi circostanti il i moscoviti, e i cittadini “di serie B”, gli abitan- cantiere in modo da ostacolare la lotta degli ti della periferia russa, declassati a discarica de- attivisti. gli abitanti del centro. Questa discriminazio- Le proteste ambientaliste nell’artico non sono ne diventa ancora più insopportabile quando le uniche ad avere agitato la Russia nell’ulti- prende la forma di nuove politiche ambientali mo anno. A Ekaterinburg, nella regione dei e di investimenti da miliardi di rubli. Ciò che monti Urali, i cittadini hanno avuto la meglio sta succedendo ad Archangel’sk è una lotta per nello scontro con le autorità in merito alla la riconquista della piena dignità di cittadini e costruzione di una chiesa ortodossa nel par- per un pari trattamento da parte delle istitu- co principale della città. Il progetto, lanciato zioni. Una lotta contro una politica coloniale dall’amministrazione regionale in accordo con di un centro dispotico che rappresenta gli in- le istituzioni religiose ortodosse locali, avrebbe teressi solo di se stesso. significativamente ridotto le aree verdi urbane. Un’altra importante sfida per il Cremlino sono Lo scorso aprile, migliaia di cittadini hanno state le proteste che hanno imperversato lun- manifestato nel centro della città e nel parco in go il Prospekt Sakharova di Mosca per tutta questione, per chiedere che le loro esigenze ve- l’estate. L’affaire Golunov, come da alcuni è nissero ascoltate. Ekaterinburg non rappresen- stato definito, si è concluso con una pallida ta una roccaforte della fede ortodossa. Anzi, vittoria: il giornalista autore di molte inchieste nella città convivono pacificamente numerose su politica e corruzione è stato rilasciato, e gli comunità religiose, fra cui anche musulmani ufficiali “responsabili” delle false accuse sono e luterani. Dopo ripetute manifestazioni, pic- stati sollevati dall’incarico. Il caso Golunov ha chetti e scontri fra manifestanti e polizia, lo acceso la miccia di una serie di manifestazioni scorso maggio il governatore dell’oblast’ ha fat- in nome di maggiore democrazia e libertà di to un passo indietro annunciando l’interruzio- espressione, del rilascio dei prigionieri politici ne dei lavori e la ripianificazione del progetto e, in vista dello scorso 8 settembre, di elezioni in un’altra area della città. libere ed eque. Le proteste hanno trascinato Ekaterinburg e Archangel’sk raccontano due in strada una folla che non si vedeva dal 2012. storie diverse, e al momento diversi sono anche Col passare delle settimane e l’aggiunta di gli esiti. Tuttavia, hanno un importante tratto nuovi simboli, si sono trasformate in un gene- in comune: sono entrambe rivendicazioni po- rale grido d’insoddisfazione e nella pretesa di polari degli spazi cittadini, del suolo pubblico una maggiore democrazia.

81 GLI ASINI 70-71 PIANETA

Tuttavia, è la ratio fra pressione dei media e in- Le speculazioni su un regime “in piena crisi” teressi in gioco, infatti, il fattore decisivo dell’ef- e sul crollo della credibilità di Putin nel suo ficacia o meno delle proteste. Osservando le vi- Paese sono da osservare con diffidenza. Non cende di questa estate in Russia, è evidente come può invece essere ignorato ciò che queste pro- le manifestazioni abbiano influenzato il corso teste, così diverse nella loro natura, hanno di- delle vicende solo nel momento in cui sono ri- mostrato: una rinnovata consapevolezza dei uscite a creare un caso mediatico che attirasse diritti del cittadino e una grande sensibilità a l’attenzione dei media internazionali, come nel temi politici e ambientali, da parte di quella caso di Golunov, o nel caso in cui non pesassero classe media che spesso le autorità tendono a troppo sul bilancio costi-benefici del Cremlino, considerare sopita. La pretesa che gli interessi come nel caso di Ekaterinburg. Il cantiere di di tutti vengano rappresentati, il desiderio di Shies è ancora in funzione, quasi tutte le candi- maggiore giustizia sociale, la volontà di supe- dature di candidati di opposizione indipendenti rare la politica discriminatoria fra centro e pe- sono state rigettate da tutte le circoscrizioni gra- riferia che offende la dignità di una larga parte zie al “filtro municipale” e a dichiarazioni false, della popolazione russa rendono ancora più e Russia Unita ha vinto anche grazie a metodi interessante la corsa da qui al 2024, anno in poco ortodossi, come registrato da varie orga- cui scadrà l’ultimo mandato di Putin. nizzazioni di monitoraggio elettorale.

82 GLI ASINI 70-71 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE EDUCAZIONE E INTERVENTO SOCIALE

NOI E GLI ZOMBETTI DI LIVIO MARCHESE

Alcuni collaboratori hanno trovato eccessive le a considerarlo un osservatorio privilegiato su considerazioni che seguono sugli “zombetti”, dinamiche relazionali d’avanguardia, oggi par- sulla generazione che si prepara; altri le condi- zialmente definite come disfunzionali, se non vidono, condividendone il pessimo e, diciamo devianti, ma che tra qualche anno saranno pure la disperazione che le sottende. Il tema è normalità. decisivo, e lo affronteremo a più voci, consta- Non sono un antropologo, un sociologo, un tando purtroppo che il numero degli ottimisti è pedagogista, né tantomeno un neuropsichia- molto inferiore a quello dei pessimisti. Il dibat- tra. Sono giunto a questa professione in età tito è aperto. (g. f.) matura, dopo svariate esperienze lavorative, ma ho vissuto e appreso quanto basta per C’è chi li chiama “nativi digitali” e li con- rendermi conto che non capita tutti i giorni sidera, a differenza degli “immigrati digitali”, l’occasione di osservare a una distanza tanto dei “tardivi digitali” o degli “analfabeti digita- ravvicinata e per un tempo d’esposizione così li”, i soli depositari della “saggezza digitale”. intensivo il momento del Trapasso. Per altri sono la “generazione google”, la ge- Trapasso da un ordine di umanità a un altro. nerazione prescelta, fortunata perché cresciuta Secondo alcuni pareri non necessariamente con il mondo e il sapere universale a portata di peggiore rispetto al precedente. Sicuramente click. Altri ancora, un po’ più scettici, li defini- diverso e destinato a mutare ancor di più, fino scono “generazione copia e incolla”, rilevando a quando gli ultimi relitti del vecchio, tuttora la natura imitativa e non creativa dei loro pro- galleggianti a brandelli nell’inconscio collettivo cessi cognitivi. delle nuove generazioni, verranno risucchia- Per me sono gli “zombetti”. ti dalle tenebre ed espulsi dall’orizzonte della Da alcuni anni mi ritrovo a insegnare materie post-istoria come estranei anacronismi. Come letterarie in una scuola media dell’estrema pe- reperti da scovare, disseppellire, interrogare (se riferia di una grigia metropoli settentrionale, mai ci sarà ancora qualcuno, mosso dalla desue- in un contesto sociale, culturale ed economi- ta passione della curiosità, desideroso di farlo). co che ben pochi colleghi invidiano. All’ini- Diversità non soltanto sul piano dell’orizzon- zio è stata dura, ma col tempo ho imparato te culturale condiviso, già di per sé abissale

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(nella storia dell’evoluzione umana non è mai Ne rimasi molto colpito. Tutto l’orrore e il do- avvenuto che l’intero sistema di valori, di rap- lore dell’esperienza umana sulla Terra mi par- presentazione, d’interpretazione e di relazione ve condensato in una sintesi perfetta in quei con l’altro-da-sé, più in generale con la real- poveri corpi, che immaginavo costretti da una tà, di una generazione fosse tanto distante da forza estranea, potentissima e travolgente, a quello delle generazioni precedenti), ma più subire l’indicibile. propriamente strutturale. In poco meno di un Paragono a quelle figure questi zombetti, tor- quarto di secolo, con una rapidità eccezionale, ma di anime a brandelli, prigioniere di corpi la struttura della mente umana è radicalmente disabituati al movimento, incapaci di relazio- mutata e con essa i processi mentali, i mecca- narsi in maniera sana all’ambiente circostan- nismi di pensiero, la percezione della realtà, la te, corpi ingombranti, non più padroneggiati, coscienza di sé e del mondo. con cui non si riesce più a giocare, a divertirsi. Sarò senza dubbio un inguaribile passatista, Veri corpi contundenti, usati come arma d’of- ma per quanto mi sforzi di valutare la que- fesa o come scudo, rispetto a un altro-da-sé stione sotto tutti i punti di vista, non riesco percepito animalescamente come potenziale proprio a convincermi del fatto che ciò possa minaccia, come fonte di pericolo e, in quanto rappresentare un momento di cambiamento tale, come nemico-da-sopraffare. positivo per il genere umano. O, come riten- Zombetti: creature liminali, in transizione, gono molti commentatori, un progresso. Inte- non ancora interamente spurgate degli ultimi so pasolinianamente come un miglioramento residui dell’Umano né già cristallizzati nel- delle condizioni di vita e delle relazioni tra gli la forma di una nuova barbarie tanto arcaica esseri umani. quanto futuribile, ben più spaventosa di quelle Sono considerazioni poco apprezzate di questi immaginate dalle distopie più inquietanti del tempi, ma bisogna pur riconoscere una volta secolo scorso. Poveri esserini inclassificabili, per tutte che l’evoluzione non è sempre positi- incapaci di distinguere la realtà dalla finzione, va. E quella provocata in tempi rapidissimi da il bene dal male, analfabeti culturali ma soprat- uno sviluppo tecnologico scriteriato e tremen- tutto etici, al tempo stesso vittime e carnefici, damente invasivo, animato dalla sola logica del in balia d’impulsi estemporanei, incontrollabi- profitto, è angosciante e disastrosa. li, imprevedibili, spesso bislacchi, quando non Quando osservo i miei alunni durante le atti- balordi. Certo compulsivi. vità didattiche e ricreative, ma anche in con- Pervasi dalla frenesia incontenibile dell’afferma- testi extrascolastici (alla fermata del bus, ai zione-di-sé a scapito dell’altro, questi zombetti giardinetti, in panetteria), mi torna alla mente sono impossibilitati a stare fermi, ma si muovo- una mostra di scultura alla quale fui condotto no in maniera scomposta e scoordinata. Hanno anni fa, all’estremità opposta della penisola, orrore del silenzio, ma sono incapaci di comu- da un amico pittore. Ciascun’opera rappre- nicare. Temono la noia ma sono privi di qualsi- sentava un corpo umano. Eppure, niente che asi curiosità. Vomitano a voce alta tutto ciò che fosse più lontanamente immaginabile rispetto attraversa la loro mente in qualsiasi momento, all’idea classica di rappresentazione della figu- senza attinenza al contesto e senza interesse al- ra umana come forma perfetta, equilibrata, cuno nella risposta, perché distratti e catturati simmetrica. I corpi scolpiti da questo artista da un’ennesima futilità di cui sono già sazi. erano brandelli di carne. Figure mutilate, di- È il pop-up assurto al rango di processo sarmoniche, che si torcevano nell’ostentazio- cognitivo primario. È la fine della logica, la ne a stento trattenuta dell’insostenibile dolore morte del pensiero sequenziale, il crepuscolo per la propria tremenda condizione. Pur sem- delle categorie aristotelico-kantiane, il crollo pre umana. dell’impalcatura che ha sorretto la mente

84 GLI ASINI 70-71 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE umana per oltre duemila anni. Il momento ciò ha delle conseguenze: l’esposizione ecces- di buio nella dissolvenza incrociata tra la siva al bombardamento casuale e ininterrotto sempre più labile persistenza di un substrato di immagini sin dai primi anni di vita altera la di antiche forme e valori e il trionfo devastante percezione della realtà, causando un’incapacità della dittatura dell’Ottuso e del Demente. cronica nel mantenere la concentrazione per Gli zombetti sono gli aborti della tecnocrazia, più di pochi secondi; la dipendenza dai cellu- sono i figli della generazione “social”. lari e la precarietà sentimentale dell’ambiente Gli zombetti non ci guardano. E fanno anche familiare anestetizzano le emozioni, annientano bene. Perché se osservassero attentamente, la curiosità, uccidono lo stupore; il consumo avrebbero contezza dei veri sentimenti che i intensivo di pornografia sin dall’età infantile li genitori nutrono verso di loro. Perché gli zom- priva dell’innocenza e del piacere proibito della betti sono palle-al-piede, sono un ostacolo al seduzione, rendendoli vecchi e laidi sessuomani sereno svolgimento della vita “social” di colo- già in età prepuberale. ro che li hanno messi al mondo come effetto Gli aberranti modelli “adulti” li spingono inol- collaterale della precarietà, dell’insicurezza, tre a introiettare a tal punto la fregola collet- dell’egoismo e della brama di affermazione- tiva del denaro facile che nutrono un disprez- di-sé caratteristico della società “liquida”. Non zo acerrimo nei confronti dei poveri e di chi “adulti”, ma adolescenti decrepiti eternamente svolge onestamente il proprio, scarsamente frustrati e a caccia di soddisfazioni facili e a retribuito, lavoro e a pretendere che tutto sia breve termine per rattoppare il proprio ego. loro dovuto. Ora e subito. Alla domanda “cosa Gli zombetti sono la prima generazione della vuoi fare da grande?”, alla quale le risposte Storia di figli deprivati dell’amore genitoriale. tradizionali delle vecchie generazioni erano Sono l’effetto della scomparsa di quell’istinto “l’astronauta” o, tutt’al più, “il calciatore” o naturale che nel mondo animale, e fino a qual- “il cantante”, la risposta più frequente oggi è che tempo fa anche tra i mammiferi bipedi e “quello che comanda” oppure “quello che ha i raziocinanti, lega visceralmente le generazioni. miliardi”. Alla richiesta di ulteriori chiarimen- Ma se i genitori non possono o non voglio- ti, l’argomentazione prevalente è “perché così no occuparsi di loro perché troppo occupati a posso avere tutte le femmine che voglio e tutti postare i propri selfie su instagram o a cercare crepano d’invidia”. nuove avventure su tinder, ma anche perché Sì, è vero. L’ambizione al potere, al comando, stritolati da un mercato del lavoro sempre più al controllo degli altri e all’ostentazione del crudele e spietato, chi si occupa degli zombet- proprio status è propria dell’essere umano. ti? In un tempo non troppo lontano si auspi- Ma è anche vero che essa è ancor più marcata- cava (allora forse giustamente) l’uccisione del mente peculiarità dell’homo italicus, pecorone “padre”. Oggi che il padre (e la madre) si sono oltre ogni limite, pavido, frustrato, invidioso, suicidati, chi fa le loro veci? scalcagnato e megalomane. Desideroso di ot- La scuola, trasformatasi in bambinopoli, ludo- tenere il massimo col minimo impegno. teca, oratorio, riformatorio, dove operano inse- Ma allora chi sono, pertanto, questi zombetti? gnanti riconvertiti in baby-sitter, badanti, assi- Gli zombetti sono l’ultima incarnazione del stenti sociali, psicologi, animatori, sorveglianti popolo più fascista, stupido e zombesco che sia o mandriani, con tutti i suoi limiti e nella mi- mai comparso sulla terra: sicurezza, ambizio- gliore delle ipotesi, si sforza di fungere da cin- ne, ordine, conformismo, paura del diverso, ghia-di-contenzione alla macelleria sociale. Per apparenza, spettacolo, delirio d’onnipotenza, il resto del tempo, gli zombetti crescono allevati mania di protagonismo, istinto di sopraffazio- dagli influencer di youtube, dal porno estremo ne dell’altro e di conservazione di sé, brama e dai videogames iperrealistici di guerra. Tutto di successo e di vittoria a danno degli altri.

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Queste erano le parole d’ordine del regime e questi sono ancora a oggi, a un secolo esatto da San Sepolcro, gli istinti più reconditi e ra- dicati degli zombetti, confusamente mischiati nell’indistinta nebulosa della loro bestiale (in) DI SCUOLA E D’ALTRO coscienza. UNA LETTERA DI ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA Gli zombetti sono gli italiani tre-punto-sotto- zero, i diretti eredi di quel processo di muta- zione antropologica denunciato da Pasolini. Sono i nipotini del capitalismo selvaggio, l’e- Caro Goffredo, sito terminale e residuale di mezzo secolo di non ha molto senso e certamente non “sta politiche sociali, economiche, urbanistiche, bene” replicare a una recensione di un proprio scolastiche deprecabili, di decervellamenti cul- libro: tanto più quando si tratta di una recen- turali, di degradazioni ambientali. sione così benevola come quella che avete pub- Gli zombetti sono la nuova futura maggio- blicato, a firma di Piergiorgio Giacchè, sul mio ranza. Una maggioranza non più silenziosa libro che parla di scuola. Il fatto è che proprio ma fracassona e frignona, capricciosa e viziata, perché quella recensione è così benevola, que- disadattata e squilibrata. Una nuova massa di ste righe non vogliono essere in alcun modo dormienti digitali manovrabili, programmabili una replica. Si tratta semplicemente di alcune e pronti a saltare alla gola di chi intralcia il suo considerazioni che desidero condividere con cammino. Un esercito di lemming inconsape- voi perché tu e “gli asini” mi sembrate tra i non volmente predestinati al fallimento, ostinata- molti, in questo Paese, tuttora capaci e vogliosi mente diretti verso il baratro, in fondo al quale di capire anche le ragioni che non condividete. trascineranno tutto ciò che incontreranno. Comincio dall’accoglienza che ha avuto il li- Quando nelle aule insegnanti di tutta Italia ci bro. Non perché abbia in sé un rilievo parti- si lamenta del fatto che “il livello medio rispet- colare, ma perchè rimanda a questioni ben più to a quindici anni fa si è abbassato notevol- importanti, come sarà chiaro tra poco. mente”, bisognerebbe interrogarsi seriamente Dalla “critica” più autorevole L’aula vuota è sta- e senza ipocrisie autoassolutorie sulle cause. ta largamente ignorato. A dispetto di una certa Perché la vera tragedia del nostro tempo non è notorietà dell’autore (come vedi non mi nascon- tanto la mutazione dell’infanzia, con il corolla- do dietro un dito), e soprattutto del fatto che in rio della scomparsa delle peculiarità tipiche di genere, specie in questi ultimi tempi, la scuola questa età (lo stupore, l’innocenza, la curiosità, e l’istruzione sono argomenti che vanno per la la fantasia, la creatività, la forza immaginativa, maggiore. Dunque tranne il “il Foglio” e “il Cor- la permeabilità, eccetera), quanto l’irresponsa- riere” (ma si sa che a un vecchio collaboratore bilità e la stupidità cronica degli adulti. non si può negare almeno una recensione), nes- Pertanto, in quei rari casi in cui gli zombetti suno giornale di quelli che in qualche modo agi- ci guardano, urlando contro di noi, contro i tano il dibattito e fanno opinione – quindi non compagni o contro la vecchietta che attraver- solo i “giornaloni”: ci metto anche testate come sa la strada, non bisogna pensar troppo male “il manifesto” o “il Fatto” – ha pensato bene di di loro. Stanno solo cercando di rassicurare se parlarne. Lo stesso dicasi per i vari talk show o stessi della propria esistenza, utilizzando que- altri programmi televisivi consimili. Perché? gli strumenti ereditati dagli adulti. Provo a rispondere nel modo più breve: per- Noi e gli zombetti. Legati a morte dal medesi- ché il libro si ispira tutto a un punto di vista mo fallimentare destino. che in modo un po’ sommario ma in fin dei conti preciso si può definire “non di sinistra”,

86 GLI ASINI 70-71 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE anzi in più punti decisamente critico della profonde. Ad esempio di analizzare il quadro Sinistra, delle idee e dei miti che essa ha ali- concettuale e i principi organizzativi della mentato negli ultimi decenni nell’ambito della nostra scuola, la ratio culturale dei suoi pro- scuola: la “democrazia”, la “partecipazione”, grammi, i criteri pedagogici che presiedono l’“autonomia”, l’“inclusione”, l’“innovazione”, alla sua didattica. A quel punto, piuttosto che l’“antinozionismo”, la “digitalizzazione”, la chiedersi se per caso proprio in qualcuna delle “formazione”, la “Costituzione” e non so cose appena dette stiano le cause dei malanni e cos’altro. Le virgolette stanno a significare delle insufficienze di cui la scuola soffre, allora che si tratta per l’appunto di miti, di stereo- invece cala il silenzio. Allora l’intellettualità e tipi ideologico-culturali astratti che implicano i media dei quali gli unici che contano, non solo incidentalmente qualche realtà vera e ac- nascondiamocelo, sono quelli devoti al pun- certabile, riconducibile al significato proprio to di vista di sinistra preferiscono tacere. Per delle parole. Insomma sono puri feticci lessi- la buona ragione, io credo, che interrogarsi cali indipendenti da qualsiasi verifica concreta. su tali cose significherebbe interrogarsi preci- Feticci, bisogna aggiungere, che in massima samente sulla fondatezza complessiva di tale parte esprimono un più vasto spirito del tem- punto di vista, e, nell’ambito dell’istruzione, po. Tanto è vero che in sostanza sono stati fatti significherebbe misurarne gli effetti concreti. propri anche dalla Destra, dai suoi apparati e Magari essendo costretti alla fine a concludere dai suoi ministri, anche in questo caso come che come esso non funziona nelle aule, forse in mille altri culturalmente subalterni allo non funzionano in generale nemmeno i miti schieramento opposto. In pratica non esiste al- ideologico-culturali che esso incarna. Alla fine tro ambito della vita pubblica del Paese come quella che non funziona è l’utopia. quello dell’istruzione e della scuola che nelle La quale, come accaduto tante altre volte in figure intellettuali di riferimento, nella propria passato, si rovescia nel suo contrario, nella più azione culturale, nei propri tic lessicali, nei grigia realtà. E infatti oggi la scuola italiana propri libri, nelle proprie idee di fondo, appaia così “democratica”, così inclusiva e penetrata altrettanto dominato dalla Sinistra. Dal vasto degli alti ideali della Costituzione, è di fatto continente del suo democraticismo astratto. asservita alle logiche del “territorio”, ai criteri È proprio questa realtà all’origine del corto della manageralità, ai gusti del “bacino d’uten- circuito che impedisce da decenni di vedere i za”, alle pulsioni inevitabilmente reazionarie problemi e di provare a risolverli. Da un lato, delle famiglie, è insomma serva dell’esistente infatti, di fronte agli evidentissimi malanni e come mai in passato. Serva in generale dell’e- alle insufficienze, talora alla vera e propria chi- sistente preferisco dire, non già, come mi sem- na catastrofica del nostro sistema d’istruzione bra invece credere Giacchè, solamente delle di cui le cronache portano quotidiana testimo- “influenze del capitale e del mercato”. Anche nianza, l’intellettualità del Paese, i suoi giornali di queste, è sicuro, ma perché la scuola ha per- e le sue televisioni, non possano certo chiude- duto a monte l’orgoglio e la consapevolezza di re gli occhi. E infatti non li chiudono: questa una propria identità, intimamente alternativa estate, ad esempio, nelle pagine culturali di e diversa rispetto a ogni altra. Della necessità “la Repubblica”, si sono letti almeno cinque di una identità del genere. o sei lunghi articoli di importanti collaborato- Ma perché è accaduta questa trasformazione? ri dedicati al tema della crisi della scuola. Ma Quali le cause? E che cos’è che non ha funziona- se sugli aspetti macroscopici ed esteriori di un to nelle magnifiche sorte e progressive che “le ri- fenomeno così evidente non si possono chiu- forme” dovevano immancabilmente dischiude- dere gli occhi, lo sguardo si annebbia regolar- re? Davvero è solo colpa dei soldi che da sempre mente quando si tratta di indagarne le cause mancano, dei fondi insufficienti (che lo sono

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davvero, naturalmente)? Non sarà che invece c’entra forse qualcosa anche l’orientamento ge- UN CONVEGNO nerale che è prevalso dagli anni Settanta? Che SULLA VALUTAZIONE, hanno prodotto un effetto perverso proprio le riforme succedutesi da allora? E quali allora? QUALCHE INSEGNANTE Ti sembra giusto, caro Goffredo, che l’Italia deb- SI SVEGLIA. ba essere il Paese in cui porsi queste domande cercando di rispondere in modo non conven- DI GABRIELE VITELLO zionale, e comunque seguendo il proprio perso- nale giudizio, fondato o infondato che sia, che Qualsiasi insegnante lo sa: la valutazione è fare questo, dicevo, debba significare automa- motivo di tensione costante tra insegnanti, stu- ticamente esporsi agli insulti dei tagliagole del denti e genitori. Parlare di valutazione vuol dire, “pedagogicamente corretto”, dei custodi dell’or- per la maggiore parte di coloro che lavorano a todossia scolastica “democratica”, la cui interpre- scuola, parlare di voti. E voti vuol dire numeri: tazione del criterio dell’inclusione non esclude da 0 a 10. Dal 6 in su, bene: vuol dire che hai evidentemente la scomunica a prescindere? studiato. Sotto il 6, male: devi recuperare. Ancora due righe su Don Milani. Il cui testo Spiegata così, la questione sembra in effet- il mio benevolo recensore mi rimprovera di ti molto semplice. Viene quasi la tentazione avere preso per un testo di pedagogia invece di dare ragione a Tremonti. Ricordate le sue di considerarlo “un Atto e un Fatto”, cioè “un parole quando nel 2008 venne reintrodotto il gesto politico”. Ma in verità io proprio questo voto decimale nella scuola primaria? “I nume- credo di avere fatto! Certo che la Lettera a una ri sono una cosa precisa, i giudizi sono spesso professoressa resterà come un formidabile fatto confusi. Ci sarà del resto una ragione perché politico, un momento di frattura nella vicenda tutti i fenomeni significativi sono misurati con ideologica del Paese, del suo modo di guardare i numeri. Un terremoto è misurato coi numeri alla scuola. Ma che forse in tutto ciò il conte- della scala Mercalli o Richter. Il moto mari- nuto specifico, diciamo pedagogico, della Let- no è misurato in base alla scala numerica della tera non c’entra, non conta? Che forse il rilievo forza, la pendenza di una parete di montagna enorme che la storia ha riservato al Manifesto in base ai gradi, la temperatura di un corpo di Marx ed Engels è qualcosa che non ha a umano ancora in base ai gradi. La mente uma- che fare con ciò che vi è scritto? Con l’analisi na è semplice e risponde a stimoli semplici. I e la profezia storica che vi sono tratteggiate? E numeri sono insieme precisi e semplici”. Ma, non ha forse un senso misurare la fondatezza a dispetto di questa versione tremontiana del dell’una e dell’altra entrando nel loro merito, comportamentismo più ottuso, la mente uma- come del resto da due secoli e mezzo si fa pun- na non è affatto semplice. tualmente? Mi sono limitato a fare lo stesso Nel 2015, con il governo Renzi, la commissione con la Lettera di don Milani: una denuncia incaricata di redigere la legge detta della Buo- dirompente, un barbarico annuncio di rivolta na Scuola aveva proposto inizialmente di abo- dalle più vaste conseguenze politiche, ma nel lire il voto numerico, salvo poi riconfermarlo, contenuto suo proprio insisto un testo ultra a seguito delle proteste di molti docenti e dei datato, pieno di proposizioni avventate e spes- sindacati. Secondo la maggior parte degli inse- so francamente reazionarie. gnanti, il voto è una leva necessaria per motiva- re gli studenti, per costringerli a studiare prima delle verifiche. Per molti – specialmente alle medie e alle superiori – è anche qualcosa di più: l’unica arma per reclamare il rispetto che non si

88 GLI ASINI 70-71 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE riesce a ottenere altrimenti; uno strumento di delle prime fonti di stress degli adolescenti; potere (del tutto illusorio) in grado di risarcirci una scuola senza voti sarebbe di certo un posto dell’autorevolezza perduta (o mai avuta). più sereno. Eppure, gli effetti negativi che i voti provoca- Ma è possibile fare scuola senza i voti? Molti no nei bambini sono stati ricordati da molti. pensano di sì e provano a farlo. Nonostante il “É pressoché inevitabile – ha scritto Franco silenzio e l’indifferenza della politica su que- Lorenzoni – che quel numero si incolli al bam- sto tema, sono sempre di più gli insegnanti e bino. Così la valutazione, invece di essere un le scuole in Italia – anche i licei – che speri- elemento utile a capire qualcosa di più del pro- mentano e mettono in pratica forme diverse prio percorso di apprendimento, si trasforma di valutazione, facendo a meno dei voti o af- in un giudizio sul bambino tutto intero”. All’i- fiancandoli ad altri strumenti di valutazione nizio di quest’anno il Movimento di coopera- formativa. Per dare voce a queste esperienze zione educativa ha lanciato la campagna “Voti minoritarie, il dipartimento di Scienze della a perdere” per chiedere la modifica del D.Lgs. formazione di Milano Bicocca con la colla- 13 aprile 2017, n. Norme in materia di valuta- borazione del Mce, lo scorso 28 novembre, ha zione e certificazione delle competenze nel primo organizzato un convegno dal titolo “Non sono ciclo ed esami di Stato, e l’abolizione del voto un voto. Quale valutazione per l’apprendi- numerico. Certo, qualcuno dirà che non ba- mento di tutti”. Il titolo è un’idea del maestro sta trasformare i numeri in giudizi (sufficiente, Davide Tamagnini, che da alcuni anni è impe- buono, distinto eccetera). In Trentino, dove la gnato nella lotta contro la valutazione numeri- scuola è ambito di competenza della Provincia ca nella scuola primaria, sperimentando meto- Autonoma, è già così: il voto numerico non di alternativi (il semaforo, la lettera) che vanno c’è, in tutto il primo ciclo, ma c’è ugualmente diffondendosi anche in diversi istituti. Perché un’ossessione valutativa che prende corpo in di questo bisogna essere consapevoli: da soli documenti assurdi e odiosi come le griglie dei non si può sperare di cambiare nulla; in fatto giudizi globali, un oltraggio alla lingua italiana di valutazione la costruzione di alleanze (con oltreché ai bambini. Per cambiare radicalmen- gli studenti, con i genitori e con i colleghi, an- te le cose, occorre rivedere l’intero impianto che di altri istituti) è fondamentale. legislativo ma soprattutto spingere gli inse- I momenti più interessanti del convegno sono gnanti a cambiare la didattica. Il voto numeri- stati i laboratori tenuti da sedici docenti-for- co infatti va di pari passo con una didattica di matori provenienti da varie parti della peni- tipo trasmissivo. Se il tempo passato in classe sola (da segnalare però la scarsa presenza del fosse orientato verso la ricerca, verso un’idea di Mezzogiorno). Sono state occasioni preziose di sapere come scoperta e costruzione condivisa e crescita professionale dedicate alla condivisio- non imposta da libri di testi e programmazioni ne di un sapere artigianale che mal si presta (solo per citare due dei tanti feticci del mondo a essere trasmesso dal pulpito della cattedre della scuola), allora forse ci accorgeremmo di universitarie, ma esige il confronto e la con- quanto riduttivo e semplificante sia irrigidire divisione. In altri momenti della giornata, ci in un numero il risultato del nostro lavoro. è toccato assistere invece alle solite raffiche di Il problema del voto non riguarda però solo slide che piacciono tanto ai professori dei di- la scuola primaria. Nelle scuole secondarie di partimenti di Scienze della formazione, con primo e secondo grado, molto spesso gli inse- tutto il loro apparato di schemini, freccine e gnanti maneggiano senza alcuna cautela que- cerchietti. Questo è stato il prezzo da pagare sti strumenti delicatissimi, brandendoli come all’accademia, ai suoi rituali e alle sue posture delle vere e proprie armi per ricattare, e a volte che finiscono con l’allontanarla dalla scuola punire, gli studenti. La paura del voto è una vera e da coloro che ci lavorano.

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Sui voti le posizioni erano molto sfumate: thera 2018)e al libro di Mauro Boarelli, Contro sono un male in sé o dipende da come li si usa? l’ideologia del merito (Laterza 2019). C’era chi invitava a boicottarli, richiamando i L’enorme partecipazione al convegno – più di colleghi a un uso politico della professionalità mille iscritti! – è di per sé un fatto politico si- docente e alla disobbedienza civile. Ma c’era gnificativo. Il suo principale obiettivo è stato anche chi riteneva possibile, anzi doveroso, senza dubbio raggiunto: mostrare che un’altra mettere i voti, senza che questo comporti dare scuola è possibile, che la scuola italiana contie- un giudizio sullo studente e metterne in crisi ne in sé i germi in grado di produrre dei cam- l’autostima e il senso di autoefficacia. E non è biamenti. Da questi mille bisogna ripartire per mancato nemmeno chi ha provato a tirare per andare avanti. Occorre incontrarsi al più presto la giacchetta, anzi per la tonaca, il solito don di nuovo, leggere e studiare insieme, parlare coi Milani per attribuirgli idee a lui totalmente colleghi per trasformare le scuole in luoghi se- estranee. Alla professoressa Elisabetta Nigris si reni, dove non regni la paura di essere giudicati deve infatti la trasformazione del Priore di Bar- ma il desiderio di imparare e crescere insieme. biana in strenuo difensore dei voti. Sì, proprio don Milani! Che, secondo la professoressa, avrebbe detto che “non c’è nulla di più ingiu- sto che… dare a tutti la stessa cosa”. Una simile fake su don Milani forse non si era ancora mai vista. Anche per questo motivo, l’impressione, A SCUOLA: DIRIGENTI? dall’esterno, è che quella tra le due istituzioni promotrici del convegno, il dipartimento di NO, GRAZIE Scienze della formazione e il Movimento di DI ALBERTO DELPERO cooperazione educativa, sia stata una fusione a freddo. Va segnalato infine il lucido e appassionato intervento finale di Anna D’Auria, che ha al- Uso il collaudato artificio retorico della largato gli orizzonti della riflessione conside- buona e della cattiva notizia. Quasi sempre si rando la valutazione come fenomeno sociale comincia dalla cattiva. Per noi è questa: nella e politico complessivo e pervasivo. Lo scopo scuola italiana esistono dirigenti incompetenti ultimo dell’addestramento alla valutazione cui per decreto. siamo sottoposti sin da piccoli a scuola è quel- Tutti sappiamo che una certa dose di incom- lo di trasformarci in individui in competizione petenza in qualsiasi settore e a qualsiasi livello gli uni con gli altri all’interno di una società è fisiologica. Una percentuale più o meno alta che somiglia sempre di più a un campo di di ruoli professionali è rivestita da persone ar- battaglia, nella quale il concetto di meritocra- rivate lì per tutt’altri motivi che competenza zia serve a nascondere le profonde ingiustizie e merito. Tutti abbiamo esempi a portata di che l’attraversano. La nostra rivista aveva già mano e non serve sprecare carta e inchiostro dato un contributo a questo approccio alcuni per riproporne qui. anni fa con il numero intitolato Valutazione La questione che si vuol sottolineare è che nel- e meritocrazia. Nella scuola e nella società (“gli la scuola l’incompetenza viene, in parte, san- asini”, n. 18, ottobre/novembre 2013). Ma su cita per legge. questo stesso terreno si sono mosse anche altre Mi riferisco alla normativa (D.Lgs. 6 marzo riflessioni recenti: penso a Valutare e punire di 1998, n. 59) che ha istituito la figura del Valeria Pinto (Cronopio 2012), a La tirannia dirigente scolastico accorpando i ruoli del della valutazione di Angélique Del Rey (elèu- direttore didattico e del preside. Fra i requisiti

90 GLI ASINI 70-71 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE richiesti, oltre alla laurea, l’aver insegnato Un’altra fonte di incompetenza programma- almeno cinque anni. Ecco il primo presupposto ta sta nel fatto che il neo dirigente può aver di incompetenza programmata. Senza essere svolto i suoi cinque anni di insegnamento in un asino come chi scrive, che dopo trent’anni una scuola superiore e poi trovarsi incaricato di insegnamento si trova spesso suo malgrado in un istituto di scuola elementare e media. O, a brancolare nel buio di fronte a certi scogli viceversa, una maestra di scuola primaria di- pedagogici, sfido chiunque a rivendicare il ventata dirigente può andare a gestire un liceo titolo di esperto dopo cinque anni di attività scientifico. In entrambi i casi, il nostro diri- professionale. Troppe le variabili che concorrono gente deve coordinare un ordine di scuola nel a costruire la professionalità insegnante: a quale non ha fatto nemmeno un minuto di partire da una cultura psico-pedagogica unita esperienza come docente. Il che implica anche a una padronanza sempre più profonda della essere “superiore” di insegnanti che in quella disciplina insegnata, fino ad arrivare al non scuola hanno decenni di esperienza. umano obbligo di serenità. (Sulla soglia della Eh vabbè, diranno i miei piccoli lettori, sem- classe va lasciato tutto il fardello di ansia e pre di scuola si tratta! Vabbè un corno: la affanno che il vivere ci mette in groppa. Eh sì, scuola non esiste, esiste un sistema formati- non si può far scuola con le balle girate. È una vo che deve dare risposte concrete a bambini, delle peculiarità della professionalità docente adolescenti e giovani. I diversi momenti dello non contemplata nella quasi totalità delle altre sviluppo psico-fisico e cognitivo richiedono professioni. Si dovrebbe riconoscere come orario approcci e modalità pedagogiche specifici, di lavoro anche qualsiasi attività funzionale a non intercambiabili. Lo stesso individuo a sei, mantenere una serena disposizione d’animo: a tredici e a diciotto anni non è la stessa per- camminate nel bosco, leggere poesia, far e/o sona. Lo sanno anche gli arredi scolastici ma ascoltare musica, arte, cucina, equitazione e via evidentemente il legislatore no. dicendo, qualsiasi cosa catalizzi tranquillità.) Se è vero che l’insegnamento è alta professionalità Si aggiunga a quest’impresa titanica la capacità specializzata, specialisti devono essere i livelli di utilizzare la gabbia burocratica, costruita solo dirigenziali che ne coordinano il servizio. Non per custodire se stessa, piegandola alle istanze si fa dirigere un centro specialistico a chi non pedagogiche che alunni e studenti ci pongono. ha un alto profilo tecnico nell’ambito di inte- Insomma dopo cinque anni non si è altro che resse. Può un insigne pediatra diventare pri- neofiti. Ce ne vorrebbero minimo dieci. Per mario di un reparto di geriatria? No. Eppure di più, questi cinque anni si possono svolgere è pur sempre sistema sanitario. E se la grande anche insegnando materie secondarie che non pluricampionessa olimpica Federica Pellegrini comportano un contatto costante con il grup- fosse nominata Ct della nazionale di calcio? po classe e che di conseguenza non costringono Sempre di sport si tratta. E se un ammiraglio l’insegnante a forgiare e temprare forti esperien- venisse quassù sulle Alpi a prendere il coman- ze pedagogiche. Certo si opporrà che cultura e do della “mia” Brigata Alpina Tridentina? Non sensibilità personale, formazione e tirocinio, ag- vorrei essere nei suoi panni ma è sempre mini- giornamento costante, eccetera saranno in gra- stero della difesa. do di colmare la mancanza di esperienza diretta. Succedessero cose simili assisteremmo a solleva- Non è vero. L’esperienza è base insostituibile dei zioni popolari. Ma nella scuola, chissà perché, quadri dirigenziali. Lo sapeva bene l’alta bor- non valgono quei parametri di giudizio che nel ghesia industriale che mandava i rampolli a la- resto del mondo sono verità lapalissiane. vorare nelle proprie fabbriche sotto falso nome. Niente gavetta, niente manager. Bene, anzi male. Veniamo alla buona notizia: il dirigente scolastico non è necessario. Proprio

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così, la funzione del dirigente non è conditio sine qua non per il buon funzionamento di una IL CENTENARIO scuola. Il mondo, e in esso la nostra piccola DELLE SCUOLE Europa, pullula di scuole che non hanno il dirigente scolastico. Le necessarie funzioni di STEINER-WALDORF coordinamento sono gestite dagli insegnanti. DI CRISTINA LAFFI Poiché l’esterofilia nella scuola ha già fatto ab- bastanza danni irreparabili (si pensi a tutte le INCONTRO CON MIMMO PERROTTA E GABRIELE VITELLO forme di misurazione delle competenze con in testa l’idiozia invalsi) evitiamo gli esempi, Nel 2019 ricorre il centenario della fondazione pur positivi, di altre latitudini. Anche perché della prima scuola Steiner-Waldorf a Stoccarda. abbiamo già nel nostro sistema formativo un Sia a livello internazionale sia italiano il movi- intero ordine che funziona senza il dirigente mento steineriano è impegnato in una serie di scolastico: l’università. Il rettore, o il respon- iniziative e convegni. Per saperne di più si pos- sabile di dipartimento, è un docente eletto sono consultare i siti www.educazionewaldorf.it con limite di mandato. Può restare in carica e www.waldorf-100.org. Di alcuni aspetti della sei anni durante i quali deve continuare il suo pedagogia steineriana abbiamo parlato con Cri- lavoro di docente e ricercatore. stina Laffi, maestra della Scuola Steineriana Altro valido esempio nel sistema sanitario, non Maria Garagnani di Bologna e rappresentante a caso, che, come l’istruzione, è un servizio alla italiana all’interno del Forum Internazionale persona. Un primario dimostra la sua autore- del Movimento delle scuole Steiner-Waldorf. volezza nell’operare quotidianamente accanto ai medici che deve coordinare. Cento anni di scuole Waldorf Senza il contatto quotidiano con la realtà è im- Parlare del movimento Steiner-Waldorf è im- possibile avere il quadro necessario a svolgere pegnativo perché è un movimento molto viva- mansioni di leadership. ce che ha una dimensione internazionale. La Insomma si deve invocare un intervento legi- prima scuola è nata a Stoccarda nel 1919 quan- slativo che estenda le modalità di nomina dei do un illuminato imprenditore, Emil Molt, dirigenti in uso nell’università a tutto il siste- che già da tempo aveva incontrato la Scienza ma scolastico nazionale. dello Spirito antroposofica e le idee sulla triar- In fondo piccola cosa questa dell’insegnante- ticolazione sociale di Rudolf Steiner, decise di dirigente al cospetto della fantascientifica ipo- progettare una scuola per i figli dei suoi operai tesi di metter mano seriamente alla selezione e e a tal fine donò il suo patrimonio personale, alla formazione dei docenti. nominando direttore pedagogico della nascen- te scuola proprio Steiner. Ciò che spinse Emil Molt e Rudolf Steiner a compiere questo stra- ordinario e generoso atto fu la consapevolezza che c’era bisogno di un impulso culturale nuo- vo che potesse contribuire a risollevare l’Eu- ropa e il mondo intero dal baratro nel quale si era scivolati con il primo conflitto bellico, a causa dell’egoismo e del materialismo domi- nanti nelle classi politiche e nella cultura, e a inaugurare una nuova fase. C’era bisogno di una svolta, di un atto coraggioso – nella cor- nice storica del 1919 e sulle ceneri lasciate da

92 GLI ASINI 70-71 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE quella drammatica e inedita esperienza – che Steiner-Waldorf Education, un organismo che guardasse all’essere umano in un modo diver- raggruppa 26 paesi, che ha un ufficio di rap- so e che proprio da queste premesse cercasse presentanza a Bruxelles e che svolge lavoro di una vivente arte dell’educazione scaturita da advocacy presso il Parlamento europeo. una vita spirituale, per le giovani generazioni presenti e future, una pedagogia che guardasse A scuola a sette anni al futuro e che permettesse di ripensare alla so- Le scuole Waldorf sono molto diverse da altre cietà in un modo sorprendentemente nuovo. scuole che si basano su un metodo molto co- E questo avvenne proprio con la fondazione dificato che garantisce la loro esportabilità in della scuola Waldorf. tutti gli angoli della terra. In realtà nella scuo- Dopo la scuola di Stoccarda, ne sorsero altre la Waldorf noi non abbiamo un “metodo” nel in Svizzera, Olanda e Germania, ma negli anni vero senso del termine. Abbiamo un piano di Trenta esse furono messe a tacere dall’ondata studi che parte dall’asilo e arriva fino alla do- nazionalsocialista e alcune dovettero poi chiu- dicesima classe e che è pensato sulla base dello dere, anche per le vicende che portarono a una sviluppo fisico, animico e spirituale dell’esse- seconda e altrettanto nefasta guerra. Dopo il re umano in divenire e prevede una scansione 1945 alcune scuole riapparvero, prima in area in settenni. Questo perché l’essere umano ha germanica, poi anche in altri paesi europei, e bisogni diversi a seconda delle età ed è neces- poi in tutti e cinque i continenti. sario rispettare queste tappe per dargli ciò di Oggi si contano circa 1.800 asili e 1.500 scuole cui ha bisogno in quel momento. Un bambino in tutto il mondo. Ci sono scuole Waldorf in piccolo deve sperimentare, toccare, muoversi, Israele, Vietnam, Guatemala, Hawaii, Austra- conoscere il mondo attraverso il suo corpo. lia, Nuova Zelanda, Moldavia, nelle Repub- Se questo non avviene – quando ad esempio bliche baltiche, in Sudafrica eccetera; anche in il bambino impara attraverso la televisione o Paesi, come la Cina, dove la cultura non è del qualsiasi altro mezzo meccanico, o quando tutto libera, dove parlare di libertà di educa- viene messo su un seggiolone che gli impedi- zione e di spirito non è affatto scontato. sce di muoversi e di entrare in contatto con L’obiettivo dei fondatori delle scuole Waldorf la natura – la sua anima ne soffre. Per questo era quello di creare una nuova pedagogia che motivo, l’attività principale dei bambini nei avesse innanzitutto una visione dell’essere nostri asili è il gioco libero guidato dalla mae- umano allargata e che fosse in grado di prepa- stra. È necessario, inoltre, creare un’atmosfera rare in un modo diverso le future generazioni, calda e tranquilla, nella quale siano previste travalicando i confini nazionali, culturali, poli- pause e momenti di silenzio. Negli asili biso- tici e religiosi. La pedagogia Waldorf ha infatti gna utilizzare materiali adatti al bambino che una vocazione universalistica che le permette gli permettano di sviluppare la sua fantasia. di vivere in contesti culturali, legislativi e re- Per questo le nostre bambole non hanno tante ligiosi assai diversi e di sopravvivere anche in espressioni: è il bambino che deve immaginare territori difficili e ostili. se la bambola è triste o allegra, o se è un cava- Il movimento italiano è nato nel 1946, quando liere, una principessa, una servetta o un’altra venne fondata la prima scuola, a Milano, a cui figura. Materiali naturali come il legno, il co- seguì la scuola di Roma negli anni Cinquanta. tone, la lana e la cera d’api sono quelli usati di La crescita delle scuole italiane si ha negli anni preferenza in questa età. Novanta, quando nascono quelle di Bologna, Poi a un certo punto c’è una tappa fondamen- Conegliano, Cittadella, Trento, Palermo. Oggi tale che è la maturità scolare. Per noi non è abbiamo in Italia 32 scuole e 40 asili. A livel- vero che il bambino è sempre maturo per an- lo europeo, è attivo lo European Council for dare a scuola. Quando è pronto per andare a

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scuola, il bambino ci manda dei segnali. Mo- affetto e simpatia il maestro e fanno le cose stra senz’altro dei cambiamenti sul piano fisico. perché gliel’ha detto il loro maestro, per fargli Quando gioca, il bambino progetta, pensa e piacere. Questo a volte viene visto come una pianifica; comincia inoltre a fare delle doman- forma di influenza, di plagio. Ma è un erro- de diverse, a sviluppare la memoria e a deside- re. Noi crediamo piuttosto che sia sano per il rare di imparare, non più di giocare. Quando bambino dire: “amo così tanto il mio maestro un bambino si sta avvicinando alla soglia dei che voglio fare bene il compito”, “ho confezio- sei anni e mezzo o sette, la scelta se mandarlo nato questo portaflauto per me, ne faccio un o meno a scuola è compito di un team di per- altro per il mio maestro”. sone composto dalle maestre di scuola, dalle Ovviamente il principio di autorità non va maestre d’asilo e dal medico scolastico. confuso con l’autoritarismo. È una autorità Noi quindi mandiamo i bambini a scuola più che sorge spontaneamente dal continuo rap- tardi rispetto agli altri. Questa è una differenza porto che si instaura col bambino e che lui molto significativa rispetto ai sistemi educativi riconosce in te grazie alla tua coerenza: non convenzionali: ovunque, nel mondo anglosas- solo in quello che dici, ma in ciò che fai, in ciò sone, e anche in Giappone, i bambini vanno a che sei. Il maestro di classe non insegna tutte scuola a cinque anni. Credo che la Finlandia le materie ma una buona parte. Nel secondo sia ancora uno dei pochi Paesi in cui i bambini settennio di vita, noi guardiamo ai maestri del iniziano la scuola a sette anni. Questa nostra Rinascimento, a Leonardo, che riuniva in sé peculiarità è a volte anche un grosso ostacolo scienza, arte e religione, come nostro ideale. perché spesso le famiglie fanno un po’ fatica ad Ma, ovviamente, il maestro unico può dele- accettarla: temono che il loro figlio perda un gare a un collega l’insegnamento di una ma- anno di scuola. Tuttavia, noi riteniamo che se teria nella quale non si sente ferrato. Attorno lo si manda a scuola troppo presto, il bambino al maestro unico ruota tutta la classe per otto poi si porti questa precocità per tutta la vita: è anni, dalla prima all’ottava. Ha un rapporto troppo presto in prima classe, ma poi anche in più stretto con le famiglie e col medico scola- seconda, in terza e così via. stico che visita tutte le classi tutto l’anno. In otto anni cambiano i bambini e cambi anche I settenni tu, il tuo linguaggio: in prima racconti fiabe e Nell’asilo fino all’età dei sette anni il nostro arrivi in ottava che narri la biografia di Nelson motto è “il mondo è buono”. Il bambino deve Mandela, Gandhi, Marie Curie e Einstein. In fare l’esperienza del mondo che lo accoglie ri- prima, fai i primi conti coi sassolini mentre spettando i suoi tempi, con benevolenza e ca- in ottava ti avvicini allo studio delle funzioni. lore: da qui l’importanza dell’abbigliamento Ogni anno sei costretto a vivificarti in ciò che giusto, dei giocattoli giusti, di narrazioni, di fai, adattandoti alla classe. fiabe e di un linguaggio non astratto. Un’altra caratteristica della nostra scuola è il Nel secondo settennio, dai sette ai quattordici ruolo dell’arte. Nel secondo settennio il nostro anni, emergono nuovi bisogni: è importante motto è “il mondo è bello”. Oggi il concetto avere intorno degli adulti che costituiscano per di bellezza è abusatissimo, anche in politica o gli studenti dei punti di riferimento per la loro a fini economici. Ma nella visione steineriana vita, che decidano per loro, che diano una di- del mondo l’arte occupa un posto centrale. rezione. Caratteristica della nostra scuola è la Steiner diede un grande impulso al mondo figura del maestro di classe, un tutor che segue delle arti creando l’Euritmia, la nuova arte i ragazzi per otto anni e che incarna il prin- del movimento, la Sprachgestaltung, l’arte del- cipio dell’autorità. Steiner diceva che è molto la parola, l’Architettura organica, l’Arte sociale bello se i ragazzi guardano con ammirazione, e rivivificò tutte le altre arti preesistenti. Nel

94 GLI ASINI 70-71 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE secondo settennio l’arte è lo strumento peda- durante l’esperimento ma lo si osserva in si- gogico per eccellenza. Non perché i nostri ra- lenzio senza commenti in modo che si possa gazzi debbano per forza diventare tutti degli vivere al meglio l’esperienza. Il giorno dopo si scultori, ricamatori o carpentieri, ma perché rammenta quello che è stato fatto e lo si rior- tutto l’insegnamento deve essere permeato dina spazialmente e temporalmente attraverso creativamente dall’insegnante di un approccio delle domande. Solo il terzo giorno si arriva artistico: la geografia, le lingue straniere, la sto- alla legge. Bisogna rispettare questa processua- ria e persino l’aritmetica. Le discipline devono lità nell’apprendimento, altrimenti vi è il ri- essere vivificate attraverso disegni, immagini, schio che i contenuti appresi rimangano per costruzioni plastiche, lavori manuali e rappre- tutta la vita come qualcosa di non ben digerito sentazioni teatrali. Persino la grammatica può e che si trasformi poi in un qualcosa di peren- essere resa più viva dall’arte. Oggi nessuno più nemente indigesto. insegna come si declama una poesia, come si A 14 anni il ragazzo attraversa un’altra cesura recita un brano epico – c’è differenza tra re- importante che è la pubertà, una maturità ter- citare e declamare – o, ancora, a disegnare o restre. La scuola Waldorf inaugura un nuovo dipingere una cartina geografica, costruire un capitolo, che è il terzo settennio: “il mondo è pentadodecaedro quando fai geometria solida. vero”. Il piano di studi è ora finalizzato al ri- Tutto questo vuole dire passare attraverso un’e- sveglio dell’individualità del ragazzo, della vita sperienza vivente e processuale che il ragazzo, del pensiero. Si studiano filosofia, letteratura, per giunta, fa non da solo ma coi suoi com- matematica, geometria proiettiva… Attività pagni e i suoi insegnanti, quindi interagendo di pensiero, ma al tempo stesso anche tante con gli altri anche emotivamente (lo stare in- attività manuali, per esempio la battitura del sieme, l’imparare dagli altri) e che porta all’e- rame e il lavoro sulla pietra: il practicum. I ra- spressione di qualcosa di bello. Bello non fine gazzi vengono mandati a svolgere un’attività, a se stesso, ma bello perché serve una funzio- a fare un tirocinio pratico. L’intento del terzo ne: una bambola, un giocattolo, un costume, settennio è che il ragazzo sviluppi una capacità una scenografia, un grembiule, una lampada. di pensiero critica. Imparare a distinguere tra Per Rudolf Steiner era molto importante che idolo e ideale, tra finzione e fantasia. Il mondo la bellezza degli oggetti fosse inerente alla loro dell’ideale, ma anche il mondo della volontà: funzione. non posso solo criticare, che cosa posso e devo L’insegnamento delle materie scientifiche ha fare io per…? Il piano di studi è comune, ma un approccio goetheanistico, cioè include sem- ogni scuola lo declina in autogestione, secondo pre l’osservatore, chi fa l’esperimento. Goethe il territorio, la cultura, le capacità economiche è stato un grande letterato ma anche l’inizia- e in accordo agli ordinamenti di ogni stato. In tore di un movimento di grande rinnovamen- Italia, ad esempio, le due attuali scuole supe- to nelle scienze, attraverso la teoria dei colori riori Waldorf sono quella di Milano, che ha e libri come La metamorfosi delle piante, libri scelto un liceo scientifico-artistico, a indirizzo meravigliosi sugli animali dove emerge la sua sperimentale, e quella di Conegliano Veneto, grande conoscenza della natura, delle forme che si indirizza alla bioedilizia e all’agricoltura vegetali e minerali. Ci sono delle sue pagine, biodinamica. ad esempio, sul granito, che sono esempi di geologia vivente e che mostrano la sua capacità Un’arte dell’educazione di guardare la natura con occhio non freddo, Noi non vogliamo dare voti. Il voto non deve non distaccato, non vivisezionante. Tenendo essere una leva sulla quale lavorare per racco- dunque presente l’esempio di Goethe, a scuola gliere stima, fiducia e motivazione da parte dei si parte sempre dagli esperimenti. Non si parla ragazzi. Ciò non significa che non si faccia una

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valutazione delle competenze maturate dagli timane la classe si occupa di una sola mate- allievi o che non si debba fare una valutazione ria (storia, geografia, matematica, fisica…), e delle nostre capacità di insegnare. Però non è porta avanti un certo tipo di programma, si come dare ai ragazzi un giudizio secco, freddo immerge completamente in questa attività. (numerico e non: la sostanza non cambia) del Questo Steiner lo chiamava l’insegnamento loro lavoro. animico-economico: impegnarsi in un’ora di Ci teniamo a chiamare la nostra pedagogia matematica, un’ora di geografia, un’ora di sto- non scienza dell’educazione ma arte dell’edu- ria eccetera nella stessa mattinata, affatica trop- cazione. Steiner diceva: che cosa c’è di più no- po i ragazzi. È più utile occuparsi di una sola bile che educare l’essere umano e usare come materia per un intero ciclo; poi questo ciclo si materia della propria arte l’essere umano? Il chiude e se ne apre un altro, magari comple- ruolo degli educatori è dunque delicatissimo. tamente diverso. Ad esempio dopo l’epoca di Col tuo fare, col tuo atteggiamento, puoi ve- storia si passa all’epoca di fisica o di matema- ramente influenzare il destino di un ragazzo. tica. Quindi si lascia un periodo di pausa, di Noi dobbiamo essere tutti molto consapevoli sonno, che non vuole dire che non si fa niente, di quello che facciamo col bambino. Però non ma durante il quale ci si dedica coscientemen- lo possiamo sapere prima di averlo incontrato. te ad altro oppure per i ragazzi più grandi ma- Possiamo prepararci, possiamo studiare, pos- gari si esercita e si ripassa, ma non si introduce siamo avere le basi, ma non possiamo sapere niente di nuovo, proprio per permettere alla di che cosa ha bisogno quel ragazzo o quella disciplina chiusa di depositarsi e a quella nuo- ragazza fino a che non l’abbiamo incontrato. va di avere il suo spazio. L’orario scolastico è Quindi l’arte dell’educazione nasce dall’incon- costruito in base a delle ore, o unità didattiche, tro tra l’insegnante e la classe. E qui si vivifica soltanto dopo le 10.30, quando ci si dedica alle e si amplia e si sviluppa, anche attraverso dei altre materie (lingue straniere, musica, lavoro fallimenti. E questo include anche la notte, manuale…). Il principio dell’insegnamento a perché durante la notte noi elaboriamo, in ma- epoche è un criterio pedagogico che vale fino niera incosciente, le impressioni e le esperienze alla dodicesima classe. fatte nella vita diurna, di veglia. E il giorno dopo accade che quando ci risvegliamo noi Scuola e famiglia abbiamo elaborato queste esperienze e siamo Il ruolo della famiglia è fondamentale. Le capaci di dare un taglio diverso a ciò che ab- scuole Waldorf sono nate dall’idea che i geni- biamo fatto ieri. Noi di notte facciamo ciò che tori hanno il diritto di scegliere l’educazione non possiamo fare di giorno. E molto spesso dei loro figli e quindi anche il sistema di istru- noi maestri facciamo quest’esperienza: il bam- zione. Un diritto sancito dalla nostra Costitu- bino che ieri magari ha affrontato un compito zione e dalla Carta europea. con una certa difficoltà, il giorno dopo riesce a Il ruolo dei genitori è fondamentale, ovviamen- farlo senza problemi. O lo elabora in maniera te, sul piano economico, perché noi dipendia- diversa, attraverso una maggiore presenza in- mo, per la nostra sopravvivenza, dai contributi dividuale. Per noi è pedagogicamente ineffica- dei genitori, in quanto il finanziamento che ce dare un compito il giorno stesso in cui si è riceviamo dallo Stato come scuola paritaria affrontato un argomento. Deve prima passare non è decisivo. Ma non è solo questo. I geni- la notte. tori sono importantissimi perché, se esiste un Un’altra caratteristica è l’insegnamento “a epo- corpo insegnanti che porta l’ideale e che deve che”. Quotidianamente, prima delle 10.30 noi svolgere un lavoro di formazione permanente, realizziamo quello che viene chiamato l’inse- è fondamentale che la famiglia conosca questo gnamento principale: per quattro-cinque set- percorso e ne abbracci i presupposti fondanti.

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È necessario che le famiglie condividano con La scuola e lo Stato gli insegnanti alcuni valori fondamentali, per- Nel libro I punti essenziali della questione so- ché altrimenti, se non c’è coerenza tra la casa e ciale Steiner diceva che la cultura e quindi an- la scuola, il bambino riceve due messaggi op- che la scuola e l’educazione dovrebbero essere posti e non sa a chi prestare ascolto. libere, cioè avere una propria vita autonoma, Noi, come scuola, offriamo un programma non vincolata dall’ingerenza dello Stato. Pos- culturale con il quale cerchiamo di fornire siamo dire che a distanza di cento anni siamo degli strumenti alle famiglie: incontri pro- ancora molto addietro nel comprendere questa pedeutici per conoscere la pedagogia, gruppi affermazione e molto lontani dalla sua piena di studio, laboratori artistici, una biblioteca realizzazione. ricca di libri, conferenze, seminari (nei quali Per questo nel mondo oggi vi sono situazio- affrontiamo temi anche specifici, come quel- ni molto differenti tra loro. In alcuni paesi, lo delle tecnologie). Le famiglie collaborano come il Brasile, il titolo di insegnante Waldorf tantissimo alla vita quotidiana della scuola, si permette di insegnare in qualunque scuola. In occupano delle pulizie e della manutenzione Germania, un’università, la Alanus Hochschu- dell’edificio nella misura più ampia possibile, le, riconosce il percorso di maestro Waldorf su collaborano tra di loro nella gestione dei bam- un piano accademico, conferendo un diploma bini o col car sharing; condividono l’idea della con cui è possibile insegnare in tutte le scuole fratellanza, di una comunità in cui il genitore della Germania. In Olanda, le scuole Waldorf impara a prendersi cura anche dei bambini de- sono per la gran parte pubbliche. Esistono gli altri, per cui non deve interessarsi solo del scuole Waldorf che non accettano il riconosci- proprio figlio, nella consapevolezza che il suo mento statale ed esistono sistemi misti, dove gesto educativo privato a casa ha delle riper- la scuola viene riconosciuta dallo Stato, ma cussioni su tutta la vita della classe. può definire autonomamente il proprio pia- Uno dei punti su cui più spesso capita di con- no di studi, senza ingerenze nella formazione frontarsi coi genitori è l’uso delle tecnologie. e nel reclutamento dei maestri. Esistono infine Nelle scuole Waldorf riteniamo che non sia scuole a regime completamente privatistico. corretto far utilizzare a un bambino un com- Dipende dai paesi. Nello stesso paese possono puter o uno smartphone prima dei 14 anni. coesistere tre regimi diversi: completamente Non siamo tout court contro le tecnologie, ma privatistico, statale e para-statale. Negli Stati ragioniamo su quale sia l’età giusta per usarle. Uniti per esempio esistono le charter o charte- A 14 anni il ragazzo comincia ad aver bisogno red schools, scuole a indirizzo steineriano, ma della tecnica, deve quindi innanzitutto cono- esclusivamente sul piano metodologico: l’im- scerla per non esserne dominato. Siamo con- pulso spirituale è debole o assente. sapevoli del fatto che i bambini spesso sanno Essere autonomi dallo Stato, come invitava a usare il computer molto presto e conoscono fare Steiner, non è semplice. Quando non rie- le tecnologie meglio di noi. Tuttavia, usare le sci a sopravvivere, come fai? Lo stesso Steiner, tecnologie non dev’essere l’unico aspetto. Nel- sin dal primo anno di vita della sua scuola, si la Scuola Waldorf cerchiamo di far conoscere vide costretto ad accettare dei compromessi, l’hardware prima di usare il software. Poi, nelle con il Land del Baden-Württemberg, dove si scuole superiori, per esempio, si lavora sul ci- trova Stoccarda. La scuola fondata da Emil nema, producendo dei piccoli cortometraggi; Molt crebbe così velocemente che non sape- c’è un approccio storico alla tecnologia: foto- vano più come fare e dovettero trovare solu- grafia, cinema, televisione, media digitali. Ma zioni per dialogare con i governi locali e con tutto questo dev’essere fatto all’età giusta. le istituzioni. Come fai se non hai i soldi per pagare gli stipendi degli insegnanti? Occorre

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rivolgersi alle donazioni, ma anche questa atti- vità di fund-raising deve essere motivata ideal- mente, se vuole essere efficace. ALL’ASILO L’altro corno del problema riguarda il paga- mento della retta da parte delle famiglie. Nella DI SABRINA RICCI nostra scuola abbiamo genitori di molte pro- INCONTRO CON SARA HONEGGER venienze sociali: dipendenti pubblici, picco- li imprenditori, docenti, operai, contadini, disoccupati. La condizione economica non dovrebbe essere discriminante: noi vorrem- “Oreste e Piero Bossi” è il nome dell’Asilo mo accogliere tutti coloro che condividono nido del Comune di Cardano al Campo, in pro- il nostro piano dell’offerta formativa. Da un vincia di Varese, attivo dal 1969 grazie a un felice lato, le rette devono essere sostenibili per le connubio fra privato (la famiglia che ha donato famiglie; dall’altro lato vi è la necessità di ga- la villetta) e pubblico. Coordinato da Sabrina rantire situazioni economiche e contrattuali Ricci, il Nido ha avviato nel 2012 la ricerca “Li- dignitose agli insegnanti. Non conosco nessun bera sperimentazione senso-motoria”. insegnante Waldorf che sia diventato ricco fa- cendo il maestro, ma è pur vero che in Italia A quando risale il tuo lavoro come coordinatrice? siamo sicuramente sottopagati – come anche Sono arrivata qui nel 1988, per una sostitu- tutti gli altri docenti in generale – rispetto ai zione. Non avevo mai cambiato un panno- nostri colleghi finlandesi o tedeschi. D’altra lino, ero appena diplomata, fresca di tanti parte, la disponibilità di denaro non è suffi- concorsi. Cercavo semplicemente un lavoro. ciente perché le cose vadano bene. Alla scuola Quando sono arrivata, nel Nido era già in è necessaria una continua rivivificazione degli atto un percorso formativo con la coopera- ideali, affinché insegnanti e genitori siano mo- tiva Percorsi per Crescere e si stava attuando tivati e desiderino collaborare tra di loro. Noi un importante cambiamento dal punto di vi- non vogliamo essere una scuola elitaria, ma al sta pedagogico, improntato agli studi di Gra- momento, credo, dobbiamo accontentarci di zia Honegger Fresco. Ho trovato quindi un lavorare bene e di essere solo dei semi per il fu- ambiente vivo, ricco di stimoli, in ricerca, e turo. Sicuramente l’esistenza delle scuole Wal- sono rimasta. All’epoca il coordinamento era dorf si basa sul profondo convincimento – da a rotazione: ogni due anni, una delle educa- parte di insegnanti, genitori, amministratori – trici veniva eletta per svolgere anche questo che esse debbano esistere e occorre, quindi, un incarico. Ho iniziato anch’io così ma, per una grande sforzo di volontà da parte del singolo e serie di ragioni storiche, lentamente questo di un gruppo cospicuo di esseri umani che le ruolo è stato pienamente riconosciuto fino vogliono sostenere. a prevedere il distaccamento dal lavoro edu- cativo con i bambini. Un concorso del 2009 ha sancito definitivamente questo passaggio, creando un nuovo ruolo nel Nido: la coordi- natrice pedagogica. Tuttavia, cerco sempre di ritagliarmi del tempo per stare con i bambini perché senza questo contatto quotidiano per- derei il senso del mio compito che nel corso degli anni è diventato anche molto di caratte- re amministrativo.

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Il personale del Nido è ancora alle dipendenze del mezzo, vale a dire dei bambini che non stanno Comune o viene gestito, come ormai accade quasi più a terra, sui tappeti, ma che ancora non sono ovunque, da cooperative di servizio? interessati a tutta quella gamma di attività prati- Nel nostro territorio siamo forse l’ultimo Nido che che invece tanto appassionano i più grandi, ad avere educatrici comunali. Abbiamo parte che già dispongono del linguaggio. Stare con i del personale gestito da cooperative: per esem- divezzini significava finire l’anno a pezzi: pas- pio, le educatrici che si occupano di bimbi con savi il tempo a raccogliere cose da terra, a met- particolari difficoltà, come pure del tempo pro- tere in ordine, a controllare che i bambini non lungato. È gestito da una cooperativa anche il si facessero male. A questa età, i piccoli hanno personale della cucina, che è comunque inter- una fortissima spinta motoria, ma il nido non na. Ma, per fortuna, fino a ora l’amministrazio- era organizzato in modo tale da permettere loro ne ha curato questo spazio così delicato e im- di sperimentarla in sicurezza. Il primo respiro lo portante. Uno dei problemi che riscontro nella abbiamo avuto grazie alla stanza del gioco euri- gestione esterna riguarda il diverso trattamento stico messa a punto da Elinor Goldschmied, che contrattuale, che rende difficile la programma- venne a Varese alla fine degli anni Novanta: un zione, grazie alla quale cerchiamo in ogni modo luogo chiuso, attrezzato con materiali sempli- di garantire continuità di presenza e di qualità ci, di riciclo (mai la plastica), tutti ben divisi e ai bambini. Sono a rischio anche le riunioni di classificati: corde, anelli, pezzi di legno, barat- équipe, gli incontri, a loro volta fondamenta- toli, tappi… I bambini stavano bene in questa li per il mantenimento di un certo clima e di stanza e l’educatrice alla quale toccava stare nella uno stile di lavoro. Se c’è un bambino che non sala euristica con loro finalmente respirava. Così sta bene, che ha delle difficoltà, per me come iniziammo a capire quale era l’unico materia- coordinatore è ovvio prendermi un tempo con le adatto all’età: non strutturato, semplice, mai l’educatrice per riflettere assieme su cosa fare. finalizzato. Tuttavia, l’esperienza ci stava stretta, Questo non è sempre scontato per la coopera- perché eravamo ancora noi educatrici a decide- tiva. Infine, noto una differenza importante nel re quando e quali bambini portare nella stanza. tempo garantito alla formazione, per noi basi- E ogni qual volta è l’adulto a decidere, in certo lare. Non si può fare bene questo lavoro senza modo interrompe, e quindi devia, il percorso che una formazione costante che ti permetta, e tal- il bambino sta facendo da solo. Il primo passo volta costringa, a confrontarti e a interrogarti è stato lasciare aperta la porta della stanza euri- continuamente sul tuo modo di stare con i più stica e chiuderla solo quando cinque bambini vi piccoli, che ti insegni a utilizzare il tuo benesse- si erano recati spontaneamente. Andava meglio, re, o malessere, per capire su cosa lavorare, quali ma ancora non eravamo soddisfatte: lo spazio direzioni esplorare. A noi, in modo specifico, gli per il movimento era insufficiente e si creavano anni di formazione hanno insegnato l’impor- continuamente situazioni di pericolo che richie- tanza dell’osservazione, che è un’attitudine che devano l’intervento dell’adulto. Un’altra cosa che si impara col tempo, talvolta con grande fatica. abbiamo notato già allora è che per il bambino è importante sperimentare avendo nella stanza la Partiamo quindi da quello che avete via via os- propria educatrice di riferimento, come se la sua servato e da cui è iniziata questa importante ri- sola presenza fosse una garanzia: il suo cimentar- cerca che portate avanti… si, fidarsi e affidarsi a un certo tipo di esperienze, Fino a qualche anno fa i piccoli venivano clas- è direttamente proporzionale alla qualità della re- sificati in tre fasce: lattanti, divezzini, divez- lazione con l’adulto presente in quel momento. zi. La fascia di età che ci metteva veramente in Finalmente, nel 2012, a causa di forti piogge e di difficoltà, la fascia che prendevamo a turno ma infiltrazioni di acqua, la sala dove accoglievamo i che avremmo tanto voluto evitare, era quella di cosiddetti divezzini non poté essere utilizzata per

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due mesi. Quando finirono i lavori di ristruttu- lo più di recupero, che evidentemente ai bambini razione, ci trovammo a disposizione un ambiente parlano, perché è grazie questi oggetti che por- nuovo totalmente vuoto. È stato a questo punto tano avanti azioni infinite: entrare, uscire, salire, che ho proposto alle educatrici di trasformare il scendere, allineare, percorrere, stare in equilibrio, disagio di quei mesi in un’occasione di crescita: trasportare, appoggiarsi, scavalcare, sovrapporre, trasportare il materiale euristico nella nuova aula, confrontare, radunare, classificare… La stanza di- metterlo a disposizione in semplici scatole di car- venta uno straordinario cantiere dove in apparenza tone poste a terra, e guardare quello che sarebbe sembra che l’unico protagonista sia il movimento, accaduto. È stato l’inizio di questa ricerca che ci mentre poi si scopre che, attraverso questo lavo- sorprende ancora oggi, ogni giorno: è cambiato ro continuo e spontaneo, non è solo il corpo del l’ambiente, sono cambiati i bambini, è cambia- bambino a cambiare nell’equilibrio, nella prensio- to lo sguardo sul bambino, è cambiato l’adulto ne, nella precisione, ma ancor di più il suo animo. come ruolo. Abbiamo scoperto di dover fare un Il materiale prepara a competenze successive che altro mestiere. Forse per alcuni è l’acqua calda, ognuno raggiunge in modo libero, secondo i suoi ma per noi è stata una grande scoperta: il nostro tempi, e quindi in modo certo. è un mestiere di attesa. L’immagine del cantiere è molto efficace nel resti- Attesa di cosa? tuire il clima di questa stanza. Viene in mente il Attesa che il bambino faccia da solo: che superi la bambino costruttore dell’uomo di Maria Mon- frustrazione di un insuccesso, che costruisca sba- tessori. gliando, che trovi la soluzione, anche nei conflitti Sì, è così. Ma è anche il bambino che impara a con gli altri bambini. Al contempo, osservazione conoscere se stesso, le sue capacità, che si sfida costante per vedere ciò di cui potrebbe avere bi- costruendo difficoltà crescenti che gli permet- sogno. Ti faccio un esempio: una delle cose che i tono di esplorare nuove abilità, nuove cono- divezzini facevano sempre, prima che cambiassi- scenze. Così, quando si trova in una situazione mo tutto, era spingere le seggioline. Nel passaggio inaspettata, invece di spaventarsi cerca di capire dalla posizione seduta alla posizione eretta, tutti i che cosa succede e come fare. Ancora un esem- bambini prima o poi hanno questo impulso: spin- pio: un tempo, un bambino che si trovava su gere. Così, una delle prime aggiunte al materiale un piano instabile, piangeva, tendeva le mani euristico, sono state delle semplici scatole di carto- verso l’adulto. Oggi, quello che ti torna come ne recuperate dalla cucina, come quelle in cui vie- ondata emotiva, è un trattenere il fiato sicuro. È ne impilata la verdura nei trasporti. E lì abbiamo come se il bambino si dicesse: quello che mi sta iniziato a vedere in quanti modi diversi i bambini accadendo non lo conosco, ma posso governar- le utilizzavano: per spingere, appunto, ma anche lo. Devo solo indagare, capire cos’è. E se questo per entrarvi dentro, per metterle una in fila all’altra brivido mi piace, addirittura ricostruirlo. Allora e camminarvi come sulle pietre di un fiume, e poi capita di vedere bambini che mettono apposta una sopra all’altra, in verticale o in orizzontale… dei perni sotto le grandi scatole per sperimenta- Allora ci siamo procurate scatole di varie dimen- re più volte la situazione di disequilibrio, fino a sioni, le abbiamo fasciate di scotch e talvolta riem- padroneggiarla con sicurezza. pite perché fossero più solide e di diverso peso. E dopo le scatole sono arrivate manopole di spugna, È un lavoro che ognuno fa da solo o nascono col- nastri, corde, coni di plastica da maglieria, tubi di laborazioni spontanee? gomma di diverso diametro e lunghezza, legnetti, Una delle scoperte più interessanti riguarda pro- sacchetti riempiti di sabbia, bottiglie di plastica ri- prio la relazione fra i bambini, l’interesse e il ri- empite di diversi materiali, catenelle, tappi, bigo- spetto che provano gli uni nei confronti del lavoro dini, palline da tennis… Tutte cose semplici, per degli altri. Fra di loro passa qualcosa per cui si ri-

100 GLI ASINI 70-71 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE spettano. Abbiamo la sensazione di non cogliere scatole e spingano le scatole con gli oggetti so- aspetti del lavoro di ognuno, che loro invece col- pra. Nessuno l’ha mostrato loro, tutti lo fanno. gono benissimo, come avessero una lingua che a Ma ognuno lo fa in modo diverso e quando è il noi sfugge. Credo sia per questo che non inter- suo momento per farlo. Grazie al materiale e al rompono, non sottraggono, non disturbano: loro non intervento, può tornare alla sua progettua- stessi osservano e attendono fino a decidere di col- lità infinite volte. Una delle cose più affascinan- laborare quando intuiscono il progetto dell’altro. Il ti è che questi bambini, in modo individuale, bambino che arriva e butta giù la torre del compa- passano da una competenza all’altra con una gno, un classico dell’età, non lo vediamo salvo nei sicurezza sbalorditiva. L’esempio più evidente bambini che entrano al nido al terzo anno, e che ci l’abbiamo in bagno, quando il desiderio di fare dimostra quanto profonda sia la sperimentazione da sé deve corrispondere a una manualità più che qui possono portare avanti. Quando il bam- raffinata. Bene, adesso il tempo del desiderio bino entra al nido senza avere alle spalle la stes- coincide con il tempo dell’efficacia. Voler fare sa esperienza, è come disorientato dalla libertà di da sé è già essere in grado di togliersi il pannoli- sperimentare il proprio corpo. Entra come in uno no, di sedersi e alzarsi. Diciamo che hanno una stato di overdose di libertà. Ne seguono due prin- conoscenza di loro stessi acquisita nella costan- cipali comportamenti. Il primo è l’inibizione: il te sperimentazione, e quindi l’approccio con il bambino sta fermo accanto all’educatrice e guarda. corpo e con gli oggetti è più competente. Ma Ha bisogno di tempo, talvolta molto tempo, per gli effetti si vedono anche dal punto di vista del capire che cosa sta accadendo. Anche qui, all’edu- pensiero. Per esempio, arrivano all’apparecchia- catrice non spetta altro che aspettare, trasmettergli tura senza che l’educatrice presenti alcunché. fiducia. Ma solo il bambino sa quando sarà il mo- Prima avevamo bambini che desideravano farlo, mento di fare il passo: distaccarsi dall’educatrice e ma non erano ancora pronti e così l’educatrice avvicinarsi ai materiali e agli altri bambini. Potreb- doveva intervenire, mostrare, correggere. Oggi be avere bisogno di un accompagnamento – una i bambini arrivano a dire “ti aiuto” e lo fanno. mano, ad esempio – nel salire la prima volta su È un incanto. Non l’hanno imparato da nes- uno scatolone. La sensibilità è quello che permette suno se non da loro stessi, avendo la possibi- all’educatrice di capire quanto e cosa offrire. Il se- lità di mettersi alla prova per ore e ore. Via via condo comportamento è invece il bambino che, che crescono, poi, da queste costruzioni nasce non avendo consapevolezza del proprio corpo, un vero e proprio gioco simbolico e i materiali lancia di tutto in modo esplosivo, anche se stesso, diventano strumenti di storie infinite. È il vero facendo e facendosi male. In entrambe le reazioni modo di giocare dei bambini: il telo diventa il vedo una richiesta di aiuto a conoscersi e la denun- nascondiglio, la scatola la nave, tante scatole in cia di una negazione protratta per tanto tempo: il fila il perimetro di uno spazio intimo, di una bambino non è stato visto per quello che è. casa… È un modo di giocare antico, che è bello restituire ai bambini. Sembra abbiate una grande fiducia in una sorta di processo spontaneo di crescita, come se dentro Vorrei tornare al vostro lavoro come équipe, al il bambino ci fossero, innate, tutte le azioni che tuo ruolo di coordinatrice. Mi sembra di capire deve compiere. che arrivare a stare in attesa e in osservazione sia Questo materiale ci conferma che l’evoluzio- stato un lavoro di anni.. ne passa da medesime esperienze: da quelle È stato ed è tutt’ora un percorso dove con- tappe, da quello sviluppo. Ci sono, insomma, ta l’orientamento del gruppo ma è necessario indiscutibili aspetti comuni. E tuttavia, ogni tener conto dei tempi individuali. Come co- bambino ci porta del suo. Non c’è anno in cui ordinatrice anche io devo saper attendere che i bambini non inizino a mettere oggetti sulle ogni educatrice sia pronta; allo stesso tempo

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devo trainare e sostenere la pratica di osservare care al tavolo; vuole tutta la casa; mette tutto se stessi, che è ciò che permette di spostare la in disordine. A ognuna di queste frasi c’è una soglia dell’intervento più in là possibile, spesso spiegazione: non vuole giocare al tavolo perché scoprendo che l’intervento sarebbe stato inutile, non è per lui il tempo del tavolo. Vuole la casa e quindi dannoso. Si tratta di rinunciare a una perché ha bisogno di spazio per sperimenta- certa idea di onnipotenza che abbiamo come re. E non mette in disordine, ma costruisce il educatori e, al tempo stesso, lavorare sulla pro- suo pensiero in un modo che non sempre per pria ansia. Montessori diceva che ogni aiuto in noi è intellegibile. Se va a prendere la molletta più è un ostacolo allo sviluppo. Noi abbiamo dei panni, la paletta di legno, la ciabatta del visto che è vero: ogni intervento è una interru- papà, è perché questi oggetti gli servono e gli zione. Credi di essere necessaria, e invece inter- servono nello stesso momento. Lui sa cosa sta rompi, cambi. Se credi che a due anni e mezzo facendo. Bisogna rispettare questa sua ricerca. debba fare una certa cosa, lo spingerai. Solo se Qualcuno ci ha chiesto se ci sembra giusto of- non si interviene l’esperienza è del bambino, frire un’esperienza così unica, visto che non unica e sua. Ma lunghissimo è il percorso per la troveranno più né in altre scuole né a casa. arrivare a non fare, soprattutto di fronte al bam- Noi crediamo di sì: ci sembra giusto. E quan- bino in difficoltà. La cosa più bella di questo do possiamo, cerchiamo di trasmettere quel materiale è che ti consente di guardare il bambi- che vediamo sia ai genitori che alle educatrici no. Non devi fare nulla. Non c’è da riordinare, della scuola materna. Anni fa, abbiamo avu- non c’è da presentare, mostrare, intervenire. E to un bambino che a uno sguardo superficiale tuttavia questo stare è difficile e gli stessi ma- sarebbe sembrato autistico. Passava ore ad alli- teriali possono funzionare o no a seconda di neare oggetti. Ma osservandolo con attenzione come l’adulto sta nella stanza: il livello di an- abbiamo capito che questo suo allineare era in sia è molto soggettivo. In questa nuova stanza realtà misurare. Usava gli oggetti a disposizio- l‘educatrice sta seduta in un angolo e osserva. ne rispondendo a delle esigenze che sembra- Il suo stare, però, deve essere uno stare pieno, vano di calcolo. Una volta arrivato alla mater- sicuro, perché i bambini sentono lo stato ani- na, grazie alla comunicazione che c’è stata, ha mo dell’adulto presente. In generale, mi sento potuto vivere questa sua necessità liberamente, di dire che oggi il bambino non ci fa più paura: contagiando con la sua concentrazione anche non siamo più in difesa, anzi, quella fascia di il clima della classe. Osservare quindi significa età che un tempo era la più difficile è diventata darsi anche il tempo di capire. la più appagante, le educatrici stanno bene con questi bambini. E abbiamo imparato il valore Come pensate di diffondere questo modo di la- dello sguardo. Questo materiale riduce l’inter- vorare? vento fisico/posturale, ma anche le parole, che È una questione aperta e delicata, perché que- sono sempre meno. Viene esercitato molto di sto modo di stare con il bambino non può più lo sguardo: si dialoga più con gli occhi che essere insegnato o trasmesso. Possiamo do- con le parole. L’effetto è che oggi le educatrici cumentare, mostrare, raccontare, ma ognu- descrivono i bambini in modo molto più ricco no deve poi ricercarlo dentro di sé. Di certo, di prima. Non cosa fanno, ma chi sono. Li ve- l’educatrice alla quale il bambino si rivela in dono come persone. questo modo, cambia profondamente e non torna più indietro. Diviene lei stessa instanca- E i genitori come rispondono? bile ricercatrice. Quindi, più che modelli da Capita che vedano comportamenti che non trasferire c’è una sensibilità da coltivare. Come comprendono. Basta parlare, spiegare, raccon- farlo… Accade a noi come ai bambini di cui ci tare. Ad esempio mi dicono: non vuole gio- occupiamo: ognuno deve trovare la sua strada.

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Noi siamo un ente che ha una dipendenza diretta con le scelte che avvengono quotidia- LA SFIDA DEI MUNICIPI namente in Campidoglio sugli asset stragici delle città. Le municipalizzate per esempio, A ROMA Ama, Atac, Acea, sono aziende che gestisco- DI AMEDEO CIACCHERI no dei servizi pubblici fondamentali all’in- terno delle quali i Municipi non hanno al- INCONTRO CON GIORGIO LAURENTI cun ruolo nella gestione del servizio su scala territoriale. Ma la discrasia fondamentale è quella del bilancio: noi non abbiamo un bi- Amedeo Ciaccheri è stato eletto presidente del- lancio autonomo, dipendiamo da quello di l’VIII Municipio di Roma lo scorso anno. Dopo Roma Capitale, quindi la nostra capacità di le dimissioni di Paolo Pace (M5S) del marzo 2017 spesa, e anche la scelta di dove direzionare le e oltre un anno di commissariamento, alle ele- priorità politiche del territorio, dipende dal- zioni del 10 giugno 2018 ha vinto al primo turno la collaborazione con il Campidoglio. Que- come candidato della lista Super8. La sua for- sta è una vecchia vicenda che fa i conti con il mazione da educatore sociale lo ha portato, nel mancato decentramento dei poteri di Roma 2009, a collaborare con il centro sociale La Stra- Capitale e con una fase che è veramente uni- da al progetto della scuola popolare Piero Bruno, ca nel suo genere, la quale vede Roma an- nata per contrastare la dispersione scolastica. cora prima di uno Statuto che le permetta di essere autosufficiente e indipendente in Raccontare Roma a chi non la vive quotidia- quanto Comune Metropolitano. namente è molto complicato. Se parli del pro- blema dei rifiuti, dei trasporti a chi non ci vive Quindi qual è il margine di manovra che ha un o lavora ti risponde “però avete il Pantheon, Municipio in ambito di spesa? l’Anfiteatro Flavio, la Basilica di San Pietro”, Noi abbiamo un bilancio previsionale a fine come se la sua storia, il suo patrimonio artisti- anno, però contiamo su risorse distribuite dal co ne giustificasse gli aspetti negativi. Come si Campidoglio che non sono il riscontro delle rapporta ai problemi della città un presidente nostre effettive necessità. E su queste abbiamo di Municipio? comunque dei vincoli dettati sempre dal Cam- Come presidente di Municipio il mio punto di pidoglio, quindi se vogliamo effettuare delle osservazione è ambivalente. Nel senso che la co- modifiche rispetto al bilancio dobbiamo chie- munità di cui mi occupo è solo una parte della derne l’assenso. Per cui l’amministratore locale città, io sono amministratore di una dimensio- in questa città è un ruolo estremamente delica- ne locale, della sua quotidianità, delle relazioni to. Noi siamo la porta d’accesso: il primo rife- minute all’interno dei quartieri e delle sue realtà rimento che i cittadini hanno con la dimensio- associative, ed è chiaro che questo fa il paio con ne istituzionale nella sua complessità sono gli la dimensione complessiva della città. uffici del Municipio, le persone che lo rappre- sentano sia politicamente che amministrativa- Non è un’isola insomma… mente. Questo vincolo di prossimità comporta Assolutamente no, per tanti motivi. Anche delle responsabilità enormi, ma ha anche delle pragmaticamente, a causa della stretta rela- potenzialità straordinarie se si riesce a portare zione con il Comune. Per come sono stati avanti politicamente un progetto che secondo concepiti e per il loro ruolo all’interno del- me non può fare a meno della consapevolezza la gerarchia istituzionale, il Municipio ha di essere portavoce di una comunità. necessità di collaborazione con il Comune.

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Sì perché i Municipi di Roma sono talmente città differenti che vivono le stesse questioni grandi e popolosi da essere delle vere e proprie dal punto di vista dell’accoglienza, della so- città, ma a differenza delle città non hanno la stenibilità ambientale, della qualità della vita. possibilità di decidere dove e quanto investire. Sempre di più le persone cercano nella dimen- Questo è un cambiamento che i presidenti di sione urbana un punto di riferimento politico, Municipio auspicano? sociale e contemporaneamente chiedono che Certo. Io auspico due cose: da una parte una le città abbiano uno statuto che le permettano riforma delle competenze e dei poteri dei di legiferare, di essere veramente rivoluzionarie Municipi in funzione della loro trasformazio- all’interno di un altro modello di sistema. ne in veri Comuni Metropolitani e dall’altra una legge speciale che trasformi il Comune di C’è però da fare i conti con i tempi legislativi Roma in un nuovo ente giuridico che abbia ri- italiani… sorse straordinarie per mantenere l’unica vera Nonostante la dimensione legislativa sia im- metropoli italiana. portante, ed è un’urgenza nella nostra città, nel frattempo si possono dare dei segnali politici Questo è un punto che viene spesso sottovaluta- importanti, che possono far sentire le comu- to. I tanti problemi di Roma non possono essere nità parte di un nuovo modello di società. Io affrontati con le stesse modalità con cui vengono sono in carica da un anno e mezzo perché qui affrontati a Milano, Napoli, Firenze. Non deve si è esplicitata la contraddizione e l’imprepara- essere una scusante per gli evidenti disagi quoti- zione del Movimento Cinque Stelle alla guida diani con cui deve convivere chi ci vive o lavora, del Municipio. Per un anno e due mesi il Mu- però a mio avviso il fatto che Roma abbia un’e- nicipio è stato commissariato e noi abbiamo stensione e una popolazione di gran lunga mag- pensato che la cosa più importante fosse ridare giore alle altre grandi città italiane necessiterebbe un punto di riferimento alle 140mila persone di un diverso tipo di approccio. che avevano perso la rappresentanza politica. Secondo me questo inquadramento generale Abbiamo pensato di sovvertire l’ordine dei fat- è diventato necessario. Io credo che la sfida tori: se i Cinque Stelle rinunciavano alla guida di una riforma amministrativa e in generale del Municipio, se il Comune commissariava il dell’infrastruttura di Roma debba essere rac- territorio, noi organizzavamo delle assemblee colta, perché al giorno d’oggi, sullo scenario che costituivano dei consigli municipali popo- globale, Roma non può non comprendere che lari mettendo insieme punti di vista differenti. le città del mondo svolgono un ruolo democra- Questo è stato lo spirito con cui abbiamo co- tico fondamentale. Quello che stanno facendo struito questo passaggio e al suo interno è nata Londra, New York, Barcellona, è rappresentare la lista civica municipalista con cui mi sono le aspirazioni democratiche dentro una dimen- candidato. Una lista con i piedi ben piantati a sione globale. Essere consapevoli di questa sfi- sinistra, ma nata con l’intento di rinnovare la da per me è un elemento qualificante. Io vengo proposta politica, facendo leva su addentellati da un percorso politico che ha fatto del muni- comunitari come le associazioni di quartiere, cipalismo un punto di riferimento, che dà alla le realtà territoriali, e di dire al mondo di sini- città e alle comunità un ruolo centrale in un stra: “non pensiamo di essere autosufficienti, mondo dove i confini nazionali hanno sempre serve un rinnovamento radicale del progetto meno senso, perché le transazioni finanziarie che in questi anni è stato proposto a questo e i movimenti delle persone non guardano i Municipio”. Noi abbiamo creato una coalizio- confini nazionali, e dove il vincolo di comu- ne dentro cui c’erano diversi soggetti: il Partito nità è ciò su cui si possono costruire i presup- democratico, con tutto quello che si porta die- posti per collegarsi, al di là delle nazioni, con tro in questa città, una lista che proveniva dal

104 GLI ASINI 70-71 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE mondo cattolico e altre liste che hanno portato matici dei festeggiamenti saranno cultura, am- le loro esperienze comunitarie. È una grossa biente e scuola. sfida perché ci mette di fronte alle enormi dif- Sì, la priorità devono essere le politiche edu- ficoltà che Roma sta vivendo. cative. E il punto da cui partire è la scuola, la quale deve essere messa al centro del villag- Qual è secondo lei la difficoltà maggiore che sta gio. Ci sono tante battaglie, come il diritto vivendo al momento la città? alla casa, la sanità, i servizi al cittadino, ma Nell’ultimo passaggio politico, quando è sta- la scuola è fondamentale. Non voglio un ap- ta eletta la sindaca Raggi, gli elettori hanno puntamento folcloristico, bisogna proiettare creduto che affidarsi a chi diceva che questa l’orgoglio dell’appartenenza al quartiere verso città aveva bisogno regolarità amministrativa, il futuro senza dimenticare che una comunità di onestà e di ordinarietà fosse la panacea di di persone fa i conti con il proprio passato. E tutti i mali. Il problema è che se una comunità qui il passato è una responsabilità importante: come quella di Roma non viene investita di questo è il municipio delle Fosse Ardeatine, un progetto, di un orizzonte verso cui indiriz- dove si è organizzata la resistenza romana al zarsi, questa ordinarietà diventa una difficoltà. nazifascismo, dove l’idea di comunità si è tra- Gestendo tutto in maniera burocratica, depau- sformata nel progetto urbanistico proprio del perando il dibattito politico, burocratizzando quartiere Garbatella. L’obiettivo con cui è nata le relazioni all’interno della città, si è anestetiz- era di dare una casa agli operai che lavoravano zata la città nelle sue esperienze più virtuose, nelle industrie del quartiere Ostiense. Paolo non c’è stato più chi ha saputo darle risposte Orlando e gli architetti dell’Istituto case po- straordinarie a problemi straordinari. E quin- polari che l’hanno progettata negli anni Venti di è implosa, è crollata su se stessa. Ed è per avevano una visione precisa, quella di una bor- questo motivo che oggi abbiamo l’Ama in una gata-giardino in cui venisse coniugato il diritto situazione di strutturale fallimento, l’Atac che fondamentale alla casa con l’idea di comunità, sta dentro un concordato fallimentare e tutti del vivere collettivo in spazi comuni. gli asset più importanti di questa città sono in qualche modo capitolati. Ilario Ammendolia ex sindaco di Caulonia, un piccolo comune calabrese che insieme a Riace ha rappresenta- to un modello di accoglienza all’avanguardia, mi ha detto che tutte le amministrazioni sono capaci di disegnare una piazza, ciò che viene richiesto a chi fa politica è di decidere chi vi- vrà quella piazza, a chi servirà, che progetto di comunità dovrà rappresentare, questo è quello che proviamo a fare noi nei Municipi, e credo sia la vera sfida su Roma oggi, riuscire a dare una missione a questa comunità, altrimenti la città si trova dispersa in un contesto globale senza una propria ragione di esistere.

A proposito di comunità forti, il prossimo feb- braio ricorrerà il centenario della fondazione del quartiere Garbatella. L’assessora alla Scuola Francesca Vetrugno ha dichiarato che gli assi te-

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mo anche nello stile in cui ha sempre scritto, fin dal tempo in cui ci siamo conosciute e pia- MONICA E AGNESE, ciute a Firenze alla fine degli anni Ottanta. Lei aveva già pubblicato qualche libro e ne lessi DAL CARCERE subito due usciti nella raffinata veste editoria- DI ROBERTA MAZZANTI le di Vanni Scheiwiller “All’insegna del pesce d’oro”: Crepacuore (1985) e Crepapelle (1988); non mancò poi Crepapancia nel 1996. La co- nobbi grazie a Goffredo Fofi, che stimolato da “Un carcere può diventare amico; Romano Bilenchi aveva pubblicato nel 1988 su c’è, tra il suo grave volto “Linea d’ombra” Lapo, un singolare raccon- e il nostro, affinità” to dedicato alla morte precoce e accidentale (E. Dickinson) del fratello ragazzino. E qualche anno dopo Lapo trovò posto in una raccolta di racconti Leggevo di recente l’ultimo libro di Moni- che pubblicai nel 1992 nella collana Astrea di ca Sarsini, Io e Agnese (Vita Activa 2019) e mi Giunti, con il bel titolo di I passi della sirena. sono venuti in mente questi versi di Emily Di- Da allora l’ho letta nei suoi molti libri succes- ckinson, tratti dal bellissimo Meridiano curato sivi, l’ho ammirata e sostenuta nelle sue crea- da Marisa Bulgheroni. Strano che non li abbia zioni artistiche, a volte l’ho accompagnata per rammentati prima, quando negli anni scorsi qualche tratto nel suo impegno sociale e lette- entravo qualche volta a Sollicciano con Mo- rario come il corso che tiene tuttora nel carcere nica per contribuire alle “scritture di evasione” di Sollicciano, e dal quale sono nati ben tre create insieme ai detenuti che frequentavano i libri, uno più interessante dell’altro: Alice nel suoi corsi. Non trovo migliore suggestione per Paese delle domandine (2011), Alice, la guardia introdurre Io e Agnese, che tra le molte sue sto- e l’asino bianco (2013), e Racconti dalla casa di rie e memorie racconta anche di un’inaspettata nessuno (2018), tutti pubblicati da Le Lettere. amicizia fra due donne, nata dentro e soprav- Fra tutti i suoi libri, compresi i tre sopracita- vissuta fuori dal carcere fiorentino. ti che sono opere collettive – raccolte di testi Monica Sarsini conduce la sua vita quotidiana scritti dai detenuti che lei stimola, indirizza, in un mondo molto concreto – la campagna corregge e con tenacia riesce poi a far pubblica- fiorentina dove abita e cura un podere eredi- re –, esistono relazioni molto strette e interes- tato dalla famiglia materna; il carcere di Sol- santi: non c’è spazio per tracciarle qui, perciò licciano in cui da parecchi anni tiene corsi di rimando alla dettagliata competenza di Erne- scrittura; il laboratorio-studio dove crea qua- stina Pellegrini nella postfazione a Io e Agnese. dri e sculture con materiali di sua invenzione Quella di Sarsini è una prosa poetica minuziosa, basati su carte colorate; la città di Firenze dove naturalistica, nata da osservazioni attentissime è nata all’inizio degli anni Cinquanta – e que- quasi mettesse il mondo circostante sotto una sto ambiente sempre affollato di materia co- lente per vederne la materia, i colori, le pieghe, lorata e di storie in altalena fra cicli di vita e per annusarlo e toccarlo senza urgenza, e attra- di morte, lo vive e lo racconta immergendolo versata da improvvisi paragoni fulminanti con in atmosfere fiabesche e tuttavia drammatiche. cose e persone estranee a quel contesto, come se Capace di una straordinaria empatia con ogni provocasse dei cortocircuiti – nati da associazio- creatura, Monica non è però una persona ni inconsce e poi elaborate, con allitterazioni, mite: al contrario, puntella le sue esperienze improvvisazioni come a seguire spesso percorsi nel mondo con atteggiamenti di sfida, di ribel- musicali jazzistici, a volte ritmi di filastrocche e lione, addirittura di sovversione che ritrovia- ballate.

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Io e Agnese pendola fra lo squallore stranian- l’ausilio di cenci marciti, offriva un’impressio- te del carcere e la familiarità della campagna ne di degrado, di sciatteria. (…) Qua e là le – dove peraltro il perturbante si annida come detenute che per lavoro saltuariamente hanno un domestico animale velenoso e la violenza modo di fare le scopine, con l’andirivieni di esplode letterale, con un colpo mortale di fu- un panno sciacquato nel secchio avevano reso cile maneggiato da un ragazzino. lucide le superfici, del resto anche a testa china “Davanti alla finestra della mia cucina i campi non trovano intoppi, non c’è niente di arredo, si aggrappano alle pendici di un monte e dove un quadro, un tappeto, un tavolino con sopra cresce l’ultimo filare degli olivi i daini e i cin- poggiata una lampada o un posacenere, delle ghiali all’alba e al tramonto si affacciano dal ciabatte lasciate in sospeso per un ritorno, una prosciugato splendore delle foglie di querce e radio, una specchiera, la ciotola del cibo per alla ricerca di cibo devastano il tappeto delle un cane, un telefono, dei fogli sparsi, un attac- zolle. Nascosto tra alberi cupi c’è acquattato capanni, una rivista, una scatola di biscotti”. un capanno di caccia, con un tetto di lamiera Con il lavoro di scrittura a cui invita le persone coperto d’edera. Una porta sgualcita immet- detenute disponibili a seguirla, Monica e i suoi te in una stanzuccia di pietra con feritoie alle allievi provano a riempire la permanenza in pareti per spiare lo smeriglio di movimenti carcere di memorie che a loro volta stimolano impercettibili di quegli animali che timorosi si parole insolite per il quotidiano di quel luogo, apprestano a disegnare presagi nell’immobile e permettono a chi scrive e agli altri che ascol- racconto della terra. I contadini con mio fra- tano, di popolare quel vuoto opprimente con tello e mio padre decoravano le pareti esterne oggetti, corpi, paesaggi, sapori, sogni, progetti con gabbie di uccellini da richiamo e la dome- e fantasticherie. nica spiedi di teste trafitte giravano lentamen- Fra le detenute qualche anno fa ha incontrato te al limitare di un fuoco tra gli alari sotto la Agnese (ribattezzata Alice nei racconti dal car- cappa del camino. (…) Mio fratello morì la cere) con “i suoi capelli luminosi, il volto de- notte di Natale, mentre la mamma decorava ciso, il naso prepotente, il corpo poco incline il lampadario del salotto. La casa per noi è un alla danza, la pelle lucida di olio e una consue- tempio, oltre che per il dolore di cui è stata tudine con la prigionia in virtù della quale non testimone per essere stata il paesaggio della no- l’ho mai sentita lamentarsi, non l’ho mai vista stra infanzia. L’infanzia e la vecchiaia sembra- piangere”. Agnese sa tutto di quell’”immenso no a me le uniche età dell’uomo che valgano la condominio multietnico”, riesce a combinare pena. Il resto è tempo perso tra strade sporche in modo seducente pazienza e rivolta, e presto e affaccendate di città”. diventa – grazie alla sua scrittura assai più effi- E percorrendo ogni settimana quelle strade cace delle altre – la guida e lo specchio di Mo- sporche, arrivando fino al limitare slabbrato nica nell’addentrarsi fra i gironi del carcere, nel della città, Monica arriva al carcere di Sollic- calarsi sempre più a fondo lungo le balze e i ciano: “… io, che mi ero sempre ritenuta disa- precipizi dei dolori e delle paure. Le proprie datta a tutto, a oltrepassare ponti, sia in mac- paure a corrispondere con quelle dei prigionie- china che a piedi, e a poter essere considerata ri, ma anche la scelta di farsi spesso da parte, una persona sostenibile, di punto in bianco per lasciar affiorare le loro: “Non c’era più spa- ero stata ritenuta idonea a non destare sospetti zio per le mie di narrazioni, solo per quell’a- in un luogo dove tutti erano sospettati e tenu- scoltare le loro vite che sera dopo sera mentre ti all’oscuro dal resto del mondo per questo. Ettore guardava la televisione si introducevano (…) Tutto, dalle sbarre arrugginite delle porte in me. Amo stare vicina alle voci di chi è fer- automatiche al pavimento sconnesso infesta- mo, di chi naufragato in un’isola ha fede che to da feritoie a malapena tenute a tacere con le parole sgranate come un rosario lo ricondu-

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cano a sua insaputa verso la terraferma. (…) tema portante della sua scrittura e in parte del- Facciamo così, incontro dopo incontro ci al- la sua vita, quel dilemma un tempo implosivo leniamo a rilevare quelle che splendono come tra punizione e perdono, tra ribellione al male pietre luminose tra frasi disoneste, inutili”. e accettazione della fatalità, oggi emerso più C’è sempre stato nella scrittura di Monica un maturo grazie all’incontro con i tortuosi per- lato anarchico, insofferente delle regole troppo corsi di colpa, espiazione e riscatto di Agnese e strette di sintassi e punteggiatura: lei traborda, delle altre detenute. esagera, muta registro, salta di palo in frasca Qualche settimana fa, rileggendo le scritture ma non perde mai la bussola e riesce a guidare di Monica, riguardando qualcuna delle sue chi legge nei suoi viluppi di parole. fantastiche opere (Moby Dick che veleggia La sua scrittura è anche una forma di provo- sopra una barchetta dove Ismaele le porge un cazione, e sono convinta che l’attrazione ver- mazzo di fiori, Emily Dickinson seduta su un so la sfida all’ordine dei poteri costituiti abbia letto che fluttua sopra le case di Amherst semi- calamitato Monica verso Agnese, che provoca nando foglietti di poesie, Eva che fa l’altalena il sistema carcerario e lo denuncia nei suoi rac- con il serpente mentre Adamo siede sconso- conti taglienti; ricordo il suo perfetto bilancia- lato sotto l’Albero con una mela in mano, la mento fra sarcasmo e tenerezza nel racconto Piccola Fiammiferaia che incendia la città con Io e la Bru pubblicato nel marzo 2014 su “Lo gli zolfanelli) e pensando a lei in persona, ho straniero” n. 165). avuto una improvvisa associazione: il cinema Straordinario come Monica riesca a cogliere di Pedro Almodóvar contiene la stessa sua me- nelle storie di ciascuno dei detenuti, nei loro scolanza di vita e di morte, la sensualità colo- corpi costretti, negli impasti di italiano e di ratissima delle sue donne (ogni donna incon- molte altre lingue anche la parte della vittima trata da Monica in carcere e da lei raccontata e non solo quella del/della colpevole, la storia è fascinosa a modo suo, indipendentemente di una sofferenza inestricabile dalla vita di chi dall’età e dalla bellezza). Anche Almodovar ha perseguitato e danneggiato altri e se stesso. fonde il melodramma intimo, personalissimo Credo che accada perché nella sua sensibilità con il dolore collettivo, e mescola la fatica del- artistica, nelle opere di parole come in quel- la redenzione con i registri grotteschi e le buf- le di carta e colori, Monica Sarsini ha sempre fonerie. messo in scena mondi ed esseri in metamor- “Si sono aggrappate a me, una figura esterna fosi, come quando ha colto nelle fiabe il lato al loro fortilizio protetto da cancelli e da alte paradossale degli incantesimi, la furia nascosta mura per stabilire la confidenza necessaria a nelle creature fatate e la bellezza nei mostri – e consentire che in coro possano darsi una mano come nelle fiabe, la paura si annida nel luogo a elencare le ingiustizie subite da quando usci- più difeso, la sorpresa irrompe nel flusso più te in manette dal blindo erano state risucchiate banale, la vita e la morte sono sempre com- dal ventre privo di veli, tende, ombreggiature. presenti. Morte che sembra a volte domestica, (…) I poliziotti che sono andati a prenderla al come accade in campagna, e perfino addome- suo paese non conoscevano la strada per an- sticata, ma non perde nulla della sua potenza dare a Sollicciano e dopo la bellezza di tre giri tremenda, del suo dramma. intorno alla stessa rotonda Lina gli ha detto: Lo schianto di quelle tante vite avvicinate tra ‘Posso?’ e loro disperati: ‘Certo!’ ‘Qui devi an- le mura spesse, umide di Sollicciano e portate dare a destra…’, così piano piano si è portata alla luce per mezzo di una pazienza da levatri- in carcere”. ce, hanno maturato la Sarsini scrittrice, più li- bera dalla maniera raffinata dei giochi stilistici, più empatica. Ma hanno sviluppato anche il

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IN DISPARTE E ALTRE POESIE DI ROBERT WALSER

DI ANTONIO ROSSI

Le benemerite edizioni Casagrande di Bellinzona, nella Svizzera di lingua italiana, hanno pro- posto di recente le Poesie di Robert Walser, accompagnate dalle illustrazioni del fratello di Walser, Karl. Consideriamo Robert Walser uno dei maggiori scrittori del Novecento europeo, e siamo grati a Casagran- de di poterne riprendere alcune sulla nostra rivista. Sono state scritte, ha detto Josef V. Widmann, “con la sicurezza di un sonnambulo”, come può forse dirsi di tutto ciò che Walser ha scritto. Le opere di Walser sono pubblicate in Italia da Adelphi e da Quodlibet, con l’eccezione di L’assistente (Einaudi).

&JQBł?EK $HE=H>ANE La luna guarda verso di noi, Ġ2J=>=HH=P= vede me povero commesso Non dovrebbero stringere i pugni, languire sotto lo sguardo severo è il mio desiderio che si avvicina ad essi; del mio principale. non dovrebbero mostrarsi così adirati, Mi gratto confuso il collo. il mio desiderio si avvicina timidamente Nella mia vita ancora non ho conosciuto [ad essi; un sole durevole. non dovrebbero essere pronti all’assalto La mancanza è la mia sorte: [come cani rabbiosi, doversi grattare il collo quasi a voler dilaniare il mio desiderio; sotto lo sguardo del principale. non dovrebbero minacciare con larghe [maniche La luna è la ferita della notte, al mio desiderio ciò fa male. gocce di sangue sono le stelle. Perché a un tratto si sono trasformati? Se anche rimango lontano dalla felicità Ugualmente grande e profondo è il mio per questo la mia indole è modesta. [desiderio. La luna è la ferita della notte. Benché sia tanto difficile, tanto pericoloso: devo andare da essi e già vi sono.

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)Q?A &@EHHEK I giorni grigi dove il sole Qui tutto è silenzio, qui mi sento bene, si comporta come una pallida i pascoli sono freschi e puri suora sono ormai finiti. e le chiazze d’ombra e di sole Una giornata blu sta là sopra blu, vanno d’accordo come bambini giudiziosi. un mondo intero si è aperto, Qui si libera la mia vita sole e stelle vi brillano. fatta d’intensa nostalgia, Tutto è accaduto in silenzio, non so più cosa sia la nostalgia, senza rumore, frutto di una volontà qui si libera il mio volere. aliena da ogni cerimonia. Una commozione silenziosa mi prende, Sorridente il miracolo si schiude, linee attraversano i sensi, non servono per questo razzi non so, tutto è intrico o micce, solo una notte chiara. e tutto è contraddetto. Non odo più lamenti e tuttavia ci sono nell’aria lamenti #N=CKNA lievi, candidi, come in sogno Un fragore percorre il mondo, e di nuovo non capisco più nulla. è un fragore che non ha fine; So solo che qui tutto è silenzio, sento di amare — mai non ha fine, niente più assilli e costrizioni, un amore con fragore percorre il mondo. qui mi sento bene e posso stare in pace E sebbene io sia un codardo poiché nessun tempo mi misura il tempo. e sebbene tu sia un debole: tu ami, anche se non sei tu ad amare, e lo stesso capita a me. &J@EOL=NPA Si sente un fragore, io resto in ascolto, Faccio la mia passeggiata, lo so, odio questo e quell’altro essa mi porta un poco lontano ma non serve, per quanto lo voglia: e a casa; poi, in silenzio e senza amo tutto, dunque anche lui. parole, mi ritrovo in disparte. Poi ci sono momenti in cui capisco che tutti per amore ci infiammiamo. 1NKLLKłHKOKł?K Com’è spettrale la mia vita KIAOAILNA nell’affondare e nel risalire. La lampada è ancora qui, Sempre mi vedo far cenni a me stesso anche il tavolo è ancora qui e a me stesso sfuggire. e io sono ancora nella mia camera e il desiderio anela Mi scopro risata, tristezza come sempre. profonda, selvatico intrecciatore di discorsi Viltà, sei ancora qui? e tutto ciò affonda nell’abisso. E, menzogna, anche tu? Sento un oscuro sì: In nessun tempo forse l’infelicità è ancora qui vi è stata giustizia. e io sono ancora nella mia camera Sono destinato a vagare come sempre. in spazi dimenticati.

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-EÍHKJP=JK =HI= Volevo fermarmi, Da quando mi sono arreso al tempo una forza mi spingeva sento in me una pace di nuovo più lontano calda e meravigliosa. davanti ad alberi neri, Da quando scherzo apertamente sotto questi alberi neri coi giorni e con le ore volevo un poco fermarmi, sono finiti i miei lamenti. una forza mi spingeva di nuovo più lontano Con una semplice parola davanti a prati verdi, mi sento sgravato dalle colpe presso questi verdi prati che mi recano danno: volevo un poco fermarmi, il tempo è il tempo, può anche assopirsi, una forza mi spingeva sempre troverà me, brav’uomo, di nuovo più lontano allo stesso posto. davanti a povere case, presso una di queste case vorrei proprio fermarmi osservando la sua povertà e come il suo fumo adagio sale verso il cielo, vorrei ora a lungo fermarmi. Dicevo questo e ridevo, il verde dei prati rideva, il fumo saliva fumoso ridendo, una forza mi spingeva di nuovo più lontano.

*ERA@APA Mi vedete camminare su prati rigidi e spenti nella nebbia? Ho desiderio di una dimora, una dimora finora non raggiunta, e lontana è anche la speranza di potervi un giorno pervenire. Verso questa dimora lontana rivolgo il mio desiderio, mai e poi mai esso muore come muore quel prato rigido e spento nella nebbia. Mi vedete, angosciato, camminarci sopra?

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Il romanzo picaresco permette di mettere in di- scussione le ovvietà di cui è fatta la nostra vita AH, LA GERMANIA! quotidiana e che di solito ignoriamo proprio in quanto ovvietà. Uno sguardo esterno alla DI INGO SCHULZE società – non di un marziano ma di uno che INCONTRO CON ANNA CHIARLONI come Peter in quella stessa società è cresciuto – consente di vedere le cose diversamente. Natu- ralmente il primo dato con cui il mio protago- nista si scontra è il denaro. Perché secondo lui Ingo Schulze è nato nel 1962 a Dresda e vive a il denaro è l’ostacolo che ci impedisce di fare Berlino. Terminati gli studi di Lettere Classiche ciò che è giusto e necessario, ossia di esistere in a Jena, ha lavorato come drammaturgo e come relazione agli altri, collegando la propria feli- redattore giornalista. Si è affermato sulla scena cità al bene comune. Peter non vuole lavorare letteraria col suo primo libro 33 Augenblicke des per guadagnare bensì per far qualcosa di buo- Glücks, 1995 (33 Attimi di felicità, Feltrinelli). no. Questo è per me una sorta di dispositivo Al successo internazionale di Simple Storys, 1998 che mi ha consentito di prendere alla lettera i (Semplici storie, Feltrinelli), seguono l’ampio due sistemi – il Socialismo e il Capitalismo – romanzo Neue Leben, 2005 (Vite Nuove, Feltri- reinterrogandoli da cima a fondo. nelli), i racconti Handy (2007), Orangen und Engel 2010 (Arance e Angeli. Bozzetti italiani, Il ritmo è quello di un allegretto, nello stesso tem- Feltrinelli) e Adam und Evelyn, 2008 (Feltrinel- po però chi legge percepisce un velo di malinconia. li). Notevole risonanza ha avuto la sua saggistica Prendiamo la prima scena. Con l’innocente coe- d’impianto politico. In italiano sono reperibili: renza dell’infanzia, Peter si chiede perché mai, se Noi nella crisi. Chi paga il conto?, Adv 2013; I nel socialismo tutto è collettivo, lui che non ha un nostri bei vestiti nuovi, Feltrinelli 2013; L’uto- soldo in tasca, al ristorante debba pagarsi la por- pia ferita. Per una critica del presente, Il mar- zione di porchetta. E si appella al cospetto della gine, 2016. cameriera allibita alla “soddisfazione dei bisogni Peter Holtz. Sein glückliches Leben erzählt necessari” – sacra citazione appresa, ben inteso, von ihm selbst (Peter Holtz. Autoritrato di un dagli slogan rituali alle parate del Primo maggio. uomo felice) è uscito nel 2017, tradotto – come la Una parodia, certo, ma anche il richiamo a una maggior parte della sua opera narrativa – da Ste- remota utopia perduta. Qual è la tua posizione fano Zangrando. Ingo Schulze è stato insignito rispetto alla voce del protagonista? di diversi premi internazionali e i suoi testi sono Rispetto al “socialismo realmente esistente” tradotti in 30 lingue. – così era definito nella Ddr – io non pote- vo che essere critico. Era tuttavia una critica A trent’anni dalla caduta del muro di Berli- che veniva fondamentalmente da sinistra, noi no esce in Italia il tuo ultimo romanzo. Peter volevamo democrazia e trasparenza, libertà e Holtz è un orfano allevato a latte e marxismo partecipazione, chiedevamo anche di abolire nella Ddr – i genitori sono fuggiti a ovest – certe idiote misure economiche, di dare spazio spinto nella vita come un soldatino sbucato all’iniziativa privata. Ma non si trattava certo da un meccano sovietico. Il suo racconto, non di privatizzare tutta l’economia e, come poi privo di comicità, richiama le forme del ro- si è capito, di sottomettersi completamente al manzo picaresco. Come sei arrivato a questo neoliberismo. L’autunno del 1989 è stato un impianto prospettico per narrare gli anni che atto di liberazione dall’interno, un’autonoma vanno da Honecker fino alla riunificazione presa del potere, i primi passi di una giovane, tedesca e oltre? inesperta democrazia nativa, non disposta a

112 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO cedere di fronte a mere considerazioni econo- Da noi il primo settembre cominciava la scuola. miche. Essenziale secondo me è stata la possi- Quanto al romanzo, nel settembre 1998 vinse bilità nelle aziende, nelle scuole e negli ospe- le elezioni la coalizione rosso/verde di Gerhard dali di poter eleggere la dirigenza scegliendo al Schröder e Joschka Fischer. È il governo che die- nostro interno i più capaci. Con l’unificazio- de il via a una polarizzazione sociale di ampiezza ne questo processo è stato interrotto e spesso imprevista, deludendo le attese di giustizia che persino annullato. Ma soprattutto si è dispersa proprio in quella coalizione erano state riposte. la rivendicazione di un’alternativa allo status quo, la convinzione che un mondo non capi- Peter, giovane comunista, cade nella rete dei Ser- talista possa essere più giusto – e con maggiori vizi di sicurezza. Anche questo episodio ha un possibilità di sopravvivenza. tratto comico in quanto – fiero del suo incarico politico – il ragazzo non esita a vantarsene con Peter Holtz è nato nel tuo stesso anno, il 1962. tutti, lasciando di sasso chi l’aveva reclutato. Mi Quanto c’è di autobiografico nel romanzo? pare che qui la vena comica tenda implicitamen- Di propriamente autobiografico in questo li- te a sdrammatizzare quel marchio d’infamia con bro non c’è nulla. In Vite nuove sì, lì lo scena- cui in Occidente spesso si tende a liquidare l’inte- rio di fondo corrisponde alle tappe della mia ra società della Ddr. Era questa la tua intenzione? esistenza. Certo, un romanzo non viene dal In effetti si continua a fare la solita doman- nulla e il bisogno di Peter Holtz di far qualcosa da, a chiedere perché nella Ddr alcuni abbiano per gli altri senza chiedersi qual è il suo torna- collaborato con i Servizi di sicurezza. Natu- conto l’ho finora riscontrato, magari in misura ralmente è una domanda giustificata. Chia- diversa, in quasi tutte le persone. riamo subito un punto: non si era obbligati a collaborare, nemmeno sotto ricatto. E credo L’esergo del romanzo recita: “Utile è ciò che è che una buona parte di quelli che la Stasi ha buono per qualcuno. O per tutti?” Una citazione cercato di reclutare abbia opposto un rifiuto. bifronte, quasi un dilemma. Ma chi sosteneva con convinzione la Ddr per- In questo Peter è sempre chiaro: buono è ciò ché mai non avrebbe dovuto collaborare, tanto che è utile a tutti. È in pieno contrasto con la più di fronte a un’argomentazione convincen- falsa credenza che l’arricchimento individuale te, cosa questa che certo alla Stasi non man- alla fine giovi anche agli altri. Cosa che non cava? Peter è contento che gli sia concesso di corrisponde nemmeno a una mezza verità. collaborare perché ha l’impressione che i due agenti lo capiscano meglio dei suoi insegnan- L’azione comincia alla vigilia dei campionati ti. Certo, con un ragazzo di 14 anni questo è mondiali di calcio del 1974 e si conclude nel set- un gioco particolarmente perfido. Ma proprio tembre del 1998. Qual è il significato di queste perché Peter si fida dei servizi di sicurezza, per- due date? ché crede che i due abbiano i suoi stessi ideali, I miei primi ricordi sono spesso legati a simi- agisce sempre con la massima schiettezza senza li eventi. Pensa che so ancora dov’ero quando capire cosa mai ci sia di cospirativo – e pro- da piccolo ho visto le finali della Coppa del prio così facendo si libera da quella morsa. Ci Mondo. Nella prima redazione c’era persino sono poi altri aspetti da considerare. Per molti un capitolo con questa scena, Peter che guarda la collaborazione aveva una sua attrattiva nel l’ultima partita. Naturalmente più significativo senso che, in assenza di una discussione pub- è che il suo compleanno cada il 14 luglio, data blica, si poteva sperare di aprirsi un varco per della Rivoluzione Francese. Ma settembre è un eludere la gerarchia vigente. Heiner Müller mese importante, il primo è stata invasa la Polo- ad esempio non ha mai fatto mistero dei suoi nia dando inizio alla seconda guerra mondiale. contatti con la Stasi. Chissà, forse ipotizzava

113 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO in quel settore una spinta riformista. Non di- La Cdu orientale è poi confluita in quella di mentichiamo che lo stesso Gorbaþëv veniva da Kohl. Ma all’inizio il Cancelliere non ne voleva Servizi segreti. In Germania il problema è che sapere di quegli screditati pseudo-compagni, i chiunque venga dalla Ddr è obbligato a priori quali – l’ho sperimentato io stesso – nell’in- a render conto se abbia o meno collaborato. tento di dimostrarsi zelanti spesso avevano Il tema meriterebbe un capitolo a parte. Per agito come bonzi ancor più rigidi della stes- ristabilire un minimo di parità si dovrebbero sa Sed. Solo quando il nuovo segretario della aprire gli archivi dei servizi segreti occidentali Ost-Cdu (Lothar de Maizière) spiegò a Kohl fino all’anno 1989. Una richiesta già di per sé che il partito possedeva in ogni distretto uno utopica – che però metterebbe Est e Ovest sul- o due palazzi – mentre le liste civiche e la Spd lo stesso piano. si dovevano accontentare di qualche stanza ri- mediata qua e là – solo quando fu chiaro che Successivamente Peter incontra la Chiesa evan- la Cdu orientale aveva una cassa ben fornita gelica, dove tra musica e preghiera ancora guizza e disponeva di un’agguerrita base pronta alla l’antico messaggio di fratellanza. È l’ambiente tenzone elettorale, solo allora Kohl con un ge- pacifista con cui si identificano i Bausoldaten – niale colpo di mano decise di indire le elezioni giovani obiettori assegnati nella Ddr a vanga e per il marzo 1990, benché lui stesso non fosse cazzuola. Per il nostro eroe è un colpo di fulmine, candidato. La vecchia zavorra in tutta questa qui trova il suo nuovo vangelo, persino si bat- storia è rappresentata dai funzionari della Ost- tezza – e dall’acqua santa al reclutamento nella Cdu che fin da subito presero ad additare gli Cdu il passo è breve. altri concorrenti politici quali “avanzi della A Peter la Chiesa Evangelica piace perché ha la Ddr”, ribaltando così la realtà – ed ebbero suc- stessa struttura e gli stessi riferimenti del Partito. cesso. Come si vede il pensiero alla Trump non Con la differenza che qui l’esigenza di lealtà e è cosa nuova. di sincerità viene discussa pubblicamente. Il pa- store cita il celebre Lied dell’organizzazione gio- Al suo primo comizio Peter, convinto che sia vanile ufficiale, dove si legge: “Mostrami il tuo giunta l’ora propizia per “esportare la rivoluzio- vero volto!”. Era quello che volevano sia il Par- ne a Ovest”, dichiara che “coscienza di classe e tito che la Stasi, e lo richiedeva la stessa Chiesa. amore per il prossimo sono due facce della stessa Non avrei mai osato inventarmi una simile ana- medaglia”. Ma quanto diffusa era nel novembre logia ma deriva tale e quale dalle prediche di un 1989 la speranza che il processo rivoluzionario pastore a cui mi sono ispirato. Oggi quello stes- potesse coinvolgere anche la Germania occiden- so pastore sostiene l’estrema destra, dicendo che tale? Peter cita l’intervento di Christa Wolf del i cristiani dovrebbero di nuovo essere pronti ad 4 novembre ma alla scrittrice stava a cuore la andare anche in campo di concentramento pur riforma interna del socialismo, le libere elezioni, di difendere la loro fede contro l’Islam. Ecco non la riunificazione… che adesso l’ambiguità si fa evidente. Questa era anche la mia posizione. Sia il gior- no della caduta del Muro che nei mesi suc- Interessante è la ricostruzione dall’interno della cessivi l’idea di un’unificazione mi era sempre Ost-Cdu alla vigilia della caduta del Muro, un sembrata assurda. Ancora nella primavera del partito originariamente estraneo alla Cdu occi- Novanta tutti pensavano che ci sarebbero vo- dentale, alla quale anzi Peter le canta tutte, a luti anni. E oggi? Oggi ritengo che una so- cominciare dall’intesa tra Strauss e Pinochet. La pravvivenza della Ddr sarebbe stato irrealisti- Ost-Cdu, viceversa, era l’erede di Otto Nuschke, ca, considerato il divario tra Est e Ovest. Ma secondo il quale il socialismo incarnava il “reali- ciò che si doveva fare era un’unificazione au- smo cristiano”. tentica, da perseguire attraverso trattative alla

114 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO pari, che fiancheggiassero il processo di avvi- Ricordo che c’erano i panzer sovietici stazionati cinamento. Un processo che avrebbe impli- a Berlino e si temeva un bagno di sangue dopo cato necessariamente anche dei cambiamenti quello che era successo nel giugno a Pechino. Il nella Germania occidentale. Per l’Occidente romanzo ricostruisce con precisione quei giorni è stata invece un’occasione perduta. Il fatto di autunno. Il 7 ottobre Honecker festeggia il è che l’Occidente si è dichiarato vincitore – 40° anno dalla fondazione della Ddr alla pre- punto. E quello che decideva era legge. Oggi senza degli ospiti di stato – c’è Gorbaþëv, Ara- ci accorgiamo di quanto tempo abbiamo per- fat, CeauЮescu… Le truppe sovietiche restano in so per poter salvare il nostro mondo, sia in caserma ma appena Gorbaþëv torna a Mosca la una prospettiva sociale che ecologica, nonché polizia carica brutalmente la folla. Hermann, il per conservare la pace. padre adottivo di Peter, è angosciato, teme per lui e vorrebbe chiuderlo in casa. E l’autore come ha Nelle pagine che precedono la caduta del Muro vissuto quei giorni…? si percepisce tutta la tensione di quei mesi. Nel In realtà i panzer sovietici nella Ddr, almeno settembre del 1989 ero ospite con Gian Enrico nel 1989, erano la garanzia che non ci sarebbe Rusconi dell’Accademia delle Scienze di Berli- stato un attacco militare, in ogni caso non da no Est. All’arrivo ci misero in mano il “Neues parte dell’Unione Sovietica. Fin dai primi cor- Deutschland” – sulla prima pagina campeggia- tei di Lipsia il nome evocato tra canti e cori va una gigantografia della Bebelplatz gremita di era quello di Gorbaþëv. D’altra parte, senza folla con la scritta a caratteri cubitali: “200.000 il cambiamento politico a Mosca non ci sa- cittadini di ogni strato della popolazione rendono rebbe stato alcun cambiamento nella Ddr. E onore ai combattenti antifascisti”. A parte che, naturalmente è giusto ricordare che i polacchi come venimmo poi a sapere, si trattava di una e gli ungheresi si erano già conquistati spazi vecchia foto di repertorio ritoccata ad arte, col- di libertà prima impensabili. Ma nella Ddr la piva il fatto che quando ormai l’Ungheria aveva paura che si potesse arrivare a una soluzione aperto i confini e molti cittadini raggiungevano cinese era in quei giorni ben presente. Anch’io la Germania occidentale attraverso l’Austria, il avevo paura che la polizia caricasse la folla dei governo di Honecker si aggrappasse alle antiche dimostranti. Viceversa il corteo di Lipsia del parole dell’antifascismo… lunedì 9 ottobre 1989, ossia due giorni dopo il Una situazione macabra. La lingua del potere giubileo della fondazione della Ddr, quello sì era così ingessata da non essere più in grado di l’ho percepito come un punto di non ritorno. descrivere la realtà. E se oggi si va a guardare, Per la prima volta 70mila dimostranti hanno si può osservare con quanta sicumera il Parti- potuto percorrere pacificamente il Ring inter- to abbia poi vissuto l’ottobre del 1989: come no di Lipsia – poliziotti e militari in assetto di se fosse stato sufficiente cambiare solo qualche guerra erano scomparsi. E pensare che ancora dettaglio nella linea politica per continuare nei giorni precedenti c’erano stati arresti e vio- tutto come prima. Una tale caduta del senso di lenze di ogni genere, tra l’altro occorre dirlo: realtà fa paura. Christa Wolf descrive nel suo anche casi di tortura o di pratiche analoghe. diario come i vertici della Sed, che per venti- Episodi che ho cercato di ricostruire nel ro- cinque anni l’avevano tenuta sotto pressione, manzo Vite nuove. improvvisamente pretendevano di abbracciar- la, promettendo di cambiare tutto secondo il Peter viceversa non teme nulla. La sua ami- suo consiglio. Davvero una scena spettrale. Ma ca Petra viene arrestata e percossa, scriverà un il linguaggio ingessato non è certo scomparso memoriale ma Peter lo ignora – perché? E che con la caduta del Muro. ruolo ha Lefèvre? Il nome francesizzante fa pen- sare a Lothar de Maizière, il politico al timone

115 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO della Cdu dell’est che nel 1990 trattò con Kohl Fino alle prime elezioni libere e alla formazio- e gli alleati la riunificazione tedesca, salvo poi ne del governo De Maizière nell’aprile del 1990 dimettersi nello stesso anno per pregressi contatti tutte le strade sembrano aperte. Poi il 3 ottobre con la Stasi… ha luogo una forma di riunificazione, in realtà Peter non conosce la paura perché per lui la fa- di adesione (Beitritt), che alcuni hanno definito miglia non è separata dal resto del mondo. Pro- Anschluss, ossia annessione. prio in quanto orfano, la famiglia è la società Anschluss è un termine sbagliato, non si do- nel suo insieme. Lui continua a dire “dobbiamo vrebbe mai usare, perché suggerisce l’annessio- mostrare agli altri chi siamo – anche loro han- ne nazionalsocialista dell’Austria. È stata inve- no paura”. Certo, non che questo sia del tutto ce un’adesione, purtroppo solo un’adesione. sbagliato però suona piuttosto “picaresco”. Her- Questo è il motivo per cui le élite della Ddr mann gli chiede di quante vittime abbia ancora non solo sono state subito rimosse, ma ancora bisogno e lo accusa di cinismo, cosa del tutto oggi è l’Occidente a far da padrone nelle regio- estranea a Peter ma l’effetto è proprio questo. ni orientali, le cifre sono spaventose, la presen- Lo straordinario è che alla fine ha ragione lui, za di tedeschi dell’Est nelle posizioni di punta la violenza non solo viene meno ma lo stesso arriva solo al 10-20%. Anche se l’adesione è potere di stato allenta la presa – per poi batte- seguita a delle legittime elezioni democratiche, re in ritirata. Lefèvre ha avuto esperienze simili molte delle conseguenze si prestano a essere a Hermann, anche lui ha paura. Poi gli eventi analizzate con i criteri della ricerca post-colo- lo spingono sulla cresta all’onda ma due mesi niale. Interi volumi sono stati scritti su questo dopo esce di scena. Insomma, nel corso di un aspetto. Perché fondamentalmente la Ddr è anno: storico giro del mondo – e ritorno! stata ridotta a un territorio di sbocco, sì forte- mente sovvenzionato dallo Stato, ma senza che Formalmente la Costituzione della Ddr garanti- mai vi s’insediasse un’impresa degna di questo va la libertà di opinione. Tu dai voce a un cer- nome. E stiamo parlando di un paese che nel to Dottor Gregor – una figura che richiama sia 1990 contava 17 milioni di abitanti – più di Gregor Gysi, sia Jens Reich. Questo personaggio Austria e Svizzera messe insieme. esorta i dimostranti a procurarsi il testo della Ver- fassung e a prenderlo alla lettera. Di colpo esplo- Ancora sulle definizioni. In Occidente, anche de la speranza, tutto sembra possibile, si procede in Italia, ci si riferisce al 1989 come all’anno di a testa alta citando versi di Volker Braun, è il svolta – in tedesco “Wende”. Nella Germania tempo delle nuove formazioni politiche, nasce il orientale, invece, si parla con un certo orgoglio di “Neues Forum”… “Revolution”. Qual è la tua posizione? Sì, è proprio Gregor Gysi, l’avvocato che in Secondo me si è trattato di una pacifica rivo- settembre sarà poi eletto segretario della Pds, luzione. Ci sono tutti gli elementi per defi- ossia della vecchia Sed. È curioso che lui e Jens nirla così, a cominciare dal cambiamento dei Reich – amici legati anche da motivi professio- rapporti di proprietà – cosa che io in parte nali – abbiano poi guidato due diversi partiti. deploro. Ma è Gysi che tra il settembre e l’ottobre del 1989 ha avuto un ruolo decisivo, notifican- Diversi anni fa, quando eri ancora un ragazzo do con Reich l’avvio del “Neues Forum”. Ed con i capelli alla bohèmien, raccontasti ai nostri è Gysi che nella grande manifestazione del 4 studenti di Torino che tu la notte del 9 novem- novembre ha infiammato la folla proponendo bre te n’eri andato tranquillamente a dormire. di dimostrare a favore dei diritti sanciti dalla Ora nel romanzo, a causa di un incidente, Peter Costituzione della Ddr. scavalca la caduta del Muro per risvegliarsi dal coma ben sei mesi dopo. Volevi forse con questo

116 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO dispositivo alla Good Bye Lenin evitare di ri- hanno messo in evidenza esattamente questo cadere in una narrazione ormai trita di quel fa- dato di fatto. Nel 2013 con alcuni amici ho tidico periodo? O t’interessava piuttosto variare dato il via a un movimento: “Contro la Große il racconto di Peter, dando voce alle altre figure Koalition!” – esortando la Spd a smetterla di intorno al suo capezzale? fiancheggiare la Cdu. In altre parole: se in Per quel che mi riguarda il 9 novembre è stata Germania ci fosse stata una vera politica di si- una tappa tra le altre, nulla di così memorabi- nistra, attenta alla giustizia sociale, capace di le. Poter fondare un nuovo organismo, scrivere indicare i veri problemi per individuarne poi le per un giornale, scegliere i propri capi – tut- soluzioni, non dico che le correnti nazionaliste to questo era già cominciato prima del 9 no- sarebbero scomparse ma certo sarebbero oggi vembre. Dunque la caduta del Muro è stata più marginali. Il problema è proprio la Merkel secondo me una logica conseguenza. Scaval- con la sua non-politica. D’altra parte lei ha al- care i primi sei mesi del 1990, quelli della mu- tri propositi. Dunque il fallimento è purtrop- tazione radicale, mi ha consentito di mettere po da imputare in primo luogo alla sinistra. a confronto il mio protagonista con l’impatto di un processo già concluso. Peter finisce sotto Torniamo al romanzo. La costellazione dei per- un’auto quando ancora crede in un futuro co- sonaggi è piuttosto variopinta: Petra viene dalla munista e si risveglia con l’unione monetaria, Polonia, Camilla dalla Spagna, Nizam è bo- un provvedimento che de facto già implicava sniaco, Carlo è cileno, c’è persino un intermezzo l’adesione della Ddr alla Germania di Bonn. francese. Come dire: l’orizzonte narrativo non si limita alla sola Germania. Nelle ultime pagine Il che ha comportato il brusco passaggio del- Peter staziona sotto l’orologio mondiale nell’A- la Ddr al sistema politico-economico di Bonn, lexanderplatz. Suggerisce il libro che la caduta spazzando via gli empiti riformisti maturati nel del Muro di Berlino è una cesura connessa con 1989. Di fatto la politica di Kohl ha privatizzato sommovimenti che hanno coinvolto anche altre quasi tutto. parti del mondo? Sì – è andata proprio così. Indubbiamente. In modi diversi una cesura simile a quella del 1989-1990 ha avuto luogo Nel libro si coglie una Ddr in continua trasfor- in altri continenti. Ha incominciato la Cina, mazione: lo sgombero delle case un tempo statali, e le conseguenze, forse in assoluto le più mar- la speculazione, i licenziamenti. Tra i disoccupati cate, si registrano oggi in tutto il mondo. Un fermenta la destra. In una fabbrica cede l’ultima fenomeno singolare: sotto la guida di un par- resistenza operaia – trasparente richiamo alla li- tito unico che ancora si definisce comunista, quidazione della Narva e alle sue storiche lampa- il capitalismo è più efficiente che negli Stati dine “Rosa Luxemburg”. Non credi che l’attuale Uniti o in Europa. La cesura ha avuto un ri- successo della “Alternative für Deutschland” nelle flesso anche in India e in Vietnam, negli sta- regioni orientali derivi anche da un frustrante ti africani e arabi, fino alle due Americhe. E senso di espropriazione? naturalmente in Europa, non solo in quella Il problema meriterebbe un capitolo a parte. orientale – si pensi all’Unione Sovietica e alla Indubbiamente il fattore frustrazione conta. Jugoslavia. Subito dopo in Italia è imploso il Per farla breve direi che in Germania la Spd sistema dei partiti – e non credo che prima del e i Verdi hanno sposato una visione neolibe- 1989 sarebbe successo. rista, un modello che la Cdu della Merkel ha poi perseguito, quindi ora è difficile costrui- Quel foglietto lacerato, quasi una reliquia, che re un’opposizione contrastando i propri stessi reca la scritta “Il socialismo resta l’unica soluzio- errori politici pregressi. Le grandi coalizioni ne possibile” passa alla fine dalle mani di Peter

117 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO a quelle di Nizam. Ritieni che nella zona dei capitolo particolarmente originale, che investe sia Balcani si possa perseguire quel messaggio…? le istituzioni, sia le poetiche e le forme di comu- Mi pare che accanto a una certa “Yugonostal- nicazione dell’arte contemporanea. Vien fatto di gia” da quelle parti continui a fermentare un chiederti da dove deriva questa tua competenza certo nazionalismo. in campo figurativo. No, si tratta piuttosto di elaborare delle alter- Naturalmente avrei preferito scrivere sui native. Non importa con quale ottica indaghia- meccanismi della Borsa ma non è cosa da mo il mondo: sia essa ecologica, economica o romanzo. D’altra parte il mercato dell’arte sociale – alla fine ci si rende conto che tutti gli funziona proprio così. È mera speculazione. aspetti sono collegati. E sempre c’è di mezzo Basta trovare uno o due critici, o anche solo il capitalismo, dunque rapporti di proprietà e un direttore di museo, che si entusiasmino di leggi in base alle quali il valore massimo risiede qualcosa – ecco che il prezzo di quell’opera nella massimizzazione del profitto. sale alle stelle, benché il materiale impiega- to sia di solito effimero. In questo senso una Con la riunificazione Peter plana sulle ali della galleria d’arte è una specie di stanza magica fortuna. Una vecchia donazione si rivela, con lo capace di moltiplicare il valore di qualsiasi sviluppo edilizio della Berlino riunificata, fon- cosa. Peter, anche se di arte non sa nulla, se te di un enorme capitale e l’ardente comunista, ne rende subito conto. ormai giovanotto, diventa ricco sfondato. Vuoi chiarire questa dinamica? Due anni dopo la pubblicazione di Peter Holtz Con l’unificazione monetaria e l’introduzione la discussione sul nesso tra arte e finanza si è fat- del marco occidentale, il sistema economico ta rovente anche a livello internazionale. Hito cambia radicalmente. Nella Ddr ci si sbaraz- Steyerl, l’artista che espone quest’anno nel padi- zava volentieri delle vecchie case di proprietà glione tedesco della Biennale di Venezia, ha re- perché l’affitto consentito dallo Stato era tal- centemente denunciato il collegamento economi- mente basso che non copriva le spese di ma- co tra la nota galleria londinese “Serpentine” e nutenzione. Capitava perciò che case di pro- il colosso farmaceutico Sackler, responsabile della prietà venissero regalate o date via per quattro epidemia di oppioidi letali negli Stati Uniti. Vi- soldi. Un’auto usata per contro, quella sì era viamo in un’epoca di mecenatismo drogato? molto ambita e poteva raggiungere cifre per le Nel 2007 ero intervenuto contro la “rifeudaliz- quali era necessario risparmiare per anni. Da zazione” della cultura, successivamente avevo un giorno all’altro è cambiato tutto. Un’auto visto nel padiglione tedesco un’installazione vecchia non interessava più nessuno – e nem- sponsorizzata dalla Deutsche Bank. Si trattava meno una nuova, se della Ddr – mentre una di petrolio e immediatamente l’interesse per casa, a seconda della sua posizione, poteva di quell’opera – essendo così marchiata dallo spon- colpo renderti abbiente. Peter, che in quanto sor – mi è venuto meno. Perché a riflettere in muratore si occupava di caseggiati in rovina, Germania sui flussi di affari, prima o poi s’in- da un giorno all’altro si ritrova milionario. cappa nella Deutsche Bank e nell’infinita seque- la di processi e scandali al limite dell’autoelimi- Diventa ricco ma deve registrare che nel capitali- nazione in cui la banca è coinvolta. Anche per la smo l’amore, l’arte – tutto è prezzolato. Il denaro letteratura si pone il problema, ad esempio nel uccide ogni cosa, Peter ne è convinto. Come pro- caso di cattedre o di premi letterari finanziati cedere allora in un mondo in cui tutto è prez- da fondazioni di grandi gruppi industriali. La zolato? Indagando le impalcature, cercando la responsabilità è anche della mano pubblica che falla nel sistema. E la crepa la individua nella negli ultimi decenni è sempre più latitante. correlazione tra arte e finanza. Si apre qui un

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Peter avverte la presenza sul facoltoso mercato esercizio di equilibrio. Qualcosa bisognava pur dell’arte di un esercito di agenti e galleristi ingag- dire e per me allora non era certo facile. giati in operazioni di artwashing – dove l’artista stesso è il performer di un’oscura finanza. Cor- Il collegamento diabolico, ma d’altra parte veri- re l’anno 1998. S’intravedono anonimi investor tiero, tra il concetto di libertà, il romanticismo spalleggiati dal soffietto della stampa, con corredo tedesco e le banconote da mille Dm dà luogo a di Tv e vernissage fornito di belle ragazze. L’arte una delle pagine più intense. Peter dà fuoco a come foglia di fico del potere? Ovvero una sor- 812mila Dm e l’evento s’increspa nella fiaba: sulle ta di mercato delle indulgenze? Impossibile oggi banconote in fiamme compare il volto dei fratelli svincolare l’arte dal profitto? Grimm, e la voce del performer scivola dentro la Non ho una risposta certa. Un moderno mer- storia dell’orfanella perduta nel bosco. cato delle indulgenze? Non male, richiama il Peter brucia i suoi soldi perché si accorge che mercato delle emissioni! Certo, l’arte è stata a tutto quello che fa come uomo d’affari si ri- lungo condizionata da committenti sia priva- balta nel suo contrario. I suoi sostegni finan- ti che pubblici, ciò nonostante ha avuto esiti ziari finiscono sempre per peggiorare le situa- eccelsi – ma solo a patto di non lasciarsi im- zioni. Nelle case che ha fatto restaurare per i brigliare dal potere, oppure di rappresentarlo. vecchi residenti arrivano persone estranee, la Gloria a Velasquez e ai suoi ritratti della fami- prostituta redenta dalla strada apre un bordel- glia reale! Goya non era più in vita ma due suoi lo e anche questo va storto, le sue donazioni grandi quadri sulla rivolta contro le truppe na- compromettono l’amicizia, eccetera. Peter ne poleoniche sono pur stati esposti al pubblico. deduce che è meglio bruciare il denaro – certo Nella Ddr era normale confrontarsi col com- la sua è una prospettiva assai angusta. Ma nella mittente. Va anche detto che ci sono ancora sua logica richiama il fatto che gli enormi flussi diversi artisti che producono cose meraviglio- di denaro servono oggi solo alla speculazione, se e galleristi che le espongono per venderle a compromettendo così la vita reale. prezzi abbordabili. Una produzione che sfugge ai radar del mercato dell’arte internazionale. Il sottotitolo di Peter Holtz recita: La sua esisten- za felice raccontata da lui stesso. Ma alla fine Che funzione ha la comparsa di Gerhard Peter viene accusato di violenza incendiaria, re- Schröder nell’ambiente della Berlino artistica? cluso e sedato. È questo il destino che aspetta oggi Una persona reale come figura romanzesca è in- un rivoluzionario? O è ancora possibile seguire consueta – tanto più se affaccendata in un party l’invito di Peter a liberarci da un consumismo elettorale… anestetizzante prima che “il palazzo del mondo Schröder si è consapevolmente messo in scena ci crolli addosso?”. come mecenate dei principi dell’arte. E quel- Peter crede di aver trovato il suo posto nella li sono stati volentieri al gioco. Un’adulazione società. È in pace con se stesso perché da sem- reciproca. Venivano organizzati anche incon- pre aspira a vivere senza soldi. Probabilmente tri con scrittori e altri artisti, sempre natural- questo non è possibile ma la necessità di disci- mente con gran messinscena ma lì, almeno plinare il mondo del denaro, di imbrigliarlo, nei primi anni, c’era spazio per uno scambio evitando di consegnare il bene comune nelle di idee. La decisione di non partecipare alla mani della finanza, la sentiamo tutti chiara- guerra contro l’Iraq Schröder l’ha lanciata in mente. In questo senso Peter è uno dei nostri. uno di questi party. E ha dovuto sorbirsi molte critiche, avendo la Germania partecipato a suo tempo alla guerra in Afghanistan e in Kosovo. Per me questi incontri erano un vero e proprio

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nichea sul ruolo degli intellettuali, sulla possibili- tà di separare politica e letteratura, da cui traspare PETER HANDKE, – a dispetto di quanto afferma frettolosamente Antonio Scurati sulle pagine del “Corriere” – UN NOBEL MERITATO una forte esigenza di ridefinire la funzione dello DI PIERO SALABÈ scrittore impegnato nel nostro tempo. Può un dibattito come questo seriamente inficia- re il giudizio sul valore letterario di Peter Hand- ke? Vale la pena di soffermarsi sull’opera di que- Non c’è dubbio, Peter Handke è stato uno sto singolare scrittore, la cui virulenza polemica degli scrittori più formidabili – non solo di lin- e le cui esternazioni politiche vanno viste nel gua tedesca – del dopoguerra, un autore che sen- contesto della sua biografia nonché dalla storia za fare concessioni ha affrontato di libro in libro dell’Austria annessa nel 1938, quattro anni prima un’avventura della mente e della lingua senza della sua nascita, alla Germania hitleriana. Il pa- pari, in drammi, scenografie, romanzi o forme dre di Peter Handke era un camerata di partito saggistiche che hanno ispirato le correnti lette- tedesco, mai conosciuto dal figlio che seppe di lui rarie più interessanti. Ma non c’è ugualmente solo nell’adolescenza, essendo stato adottato da dubbio che la sua comparsa al processo e poi al un altro tedesco con cui la madre si era funerale di Miloševiü nella veste di fustigatore sposata. La travagliata storia famigliare culmina della correttezza politica occidentale, ha lasciato con il suicidio della madre di origine slovena. Su il tempo che trova: non si può, infatti, reclamare di lei Handke scriverà una dei suoi testi più stra- per la letteratura una sorta di edenico luogo al zianti Infelicità senza desideri (1972), il ritratto di di là del giudizio e della documentazione stori- una donna sola e incompresa che nell’ambiente ca, dimenticando che uno scrittore, che come contadino viene oppressa dai ruoli e dalle con- Handke assume e si giova di un ruolo pubblico, venzioni del tempo. Nell’idealizzazione della Slo- non può sottrarsi alle responsabilità implicite in venia come terra delle origini, e successivamente quel ruolo se non vuol essere tacciato di superfi- della Serbia vittima dell’Unione Europea, gioca cialità o ipocrisia. All’indomani dell’assegnazione senz’altro il ruolo traumatico che nella famiglia del premio Nobel è infoltita la schiera dei suoi ha avuto la presenza tedesca. Agli occhi di Hand- detrattori che lo accusano di aver negato o perlo- ke la Germania è rea non solo di avere invaso i meno relativizzato i crimini di guerra a opera dei Balcani in epoca nazista, anche di avere provoca- serbi. Lo scrittore canadese di origine bosniaca to attraverso il riconoscimento dell’indipendenza Aleksander Hemon, dalle autorevoli pagine del slovena la dissoluzione della Jugoslavia. È sullo “New York Times” ha lanciato i suoi strali contro sfondo di questa ferita esistenziale e storica che va Handke definendolo a sproposito il “Bob Dylan vista la veemenza irrazionalistica delle sue ester- degli apologeti del genocidio”, a cui hanno fatto nazioni, in cui si esprime anche quel Selbsthass, lo eco decine di autori internazionali, da Jennifer schizofrenico odio nei confronti di sé stessi, che Egan a Salman Rushdie. In Germania la notizia troviamo in tanti autori austriaci del dopoguerra, del Nobel a Handke è stata accolta inizialmente a iniziare da Thomas Bernhard. Come quest’ul- con un certo favore, ma sono bastate poche pa- timo, anche Handke si impegna in una tenace role nel discorso del vincitore del Deutscher Bu- lotta contro la lingua come elemento primario di chpreis Saša Stanišiü per invertire la tendenza nel- omologazione mentale e sociale. la critica. Il giovane scrittore scampato nel 1992 al La tematica critico-linguistica così presente conflitto nei Balcani ha dichiarato di “avere avu- nella letteratura austriaca del Novecento, inau- to la fortuna di sfuggire a ciò che Handke non ha gurata dalla celebre Lettera a Lord Chandos di descritto”. Ne è nata una discussione, spesso ma- Hofmannsthal, nelle prime opere di Handke si

120 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO associa a una radicale critica delle convenzioni di pioggia, per la prima volta una goccia d’acqua sociali, dal pezzo Insulti al pubblico (1966), in cui era caduta senza immediatamente evaporare”. È si mette a soqquadro la prassi teatrale, costrin- l’arte, come chiarirà nella opera saggistica Nei co- gendo lo spettatore a riflettere sul proprio ruolo, lori del giorno (1980) ma anche in romanzi come fino al mirabile dramma Kaspar (1967), ispirato Le immagini perdute ovvero attraverso la Sierra de alla figura del bambino ritrovato, cresciuto in iso- Gredos (2002) a rendere pienamente ragione del- lamento, la cui purezza viene corrotta dalla socia- la vita. Handke inverte il luogo comune secondo lizzazione vissuta come coercizione linguistica. Il cui è l’arte che copia la vita; al contrario, la vita tema della lingua come prigione e inautenticità, deve ispirarsi all’arte per raggiungere una mag- il rifiuto del principio di identità e del logos come giore pienezza. Con frequenti inserti intertestuali sovrastrutture ideologiche che irrigidiscono e fal- lo scrittore austriaco ritorna alla grande tradizio- sificano la realtà, la conseguente ricerca di forme ne letteraria di cui si sente erede, da Cervantes a espressive che trascendano le convenzioni esteti- Goethe, per affermare il valore salvifico della per- che, sono i leitmotiv delle oltre settanta opere di cezione estetica in un mondo in cui la tecnologia Handke. Strenuo avversario della trama tradizio- ha impoverito l’esperienza. La ribellione contro nale, i suoi romanzi rinunciano spesso alla plau- l’omologazione – che sia del pensiero o della per- sibilità logica e trattano dell’incomunicabilità e cezione – è il filo rosso che percorre l’opera di alienazione moderna, ispirati ai road movie, ma Handke, ed è il punto in cui estetica e etica si anche ai thriller di Chandler. Uno dei più note- incontrano, fino a produrre il corto circuito che voli è Prima del calcio di rigore (1970), che narra ha provocato tante polemiche. Più si considera la il girovagare senza meta di un ex-portiere, brac- questione, più evidente appare quanto il messia- cato dopo aver commesso un delitto assurdo con nismo artistico che Handke pratica dalla sua tor- cui inizia una collaborazione con Wim Wenders re d’avorio sia inconsistente e controproducente proseguita fino allo stucchevole Il cielo sopra Ber- come mezzo per comprendere e interagire con la lino (1987). Segue Breve lettera di un lungo addio realtà politica. (1972) che tratta come il celebre La donna man- Se certo può infastidire la pretesa politica di un cina (1975) di una crisi coniugale irrisolvibile in scrittore non competente in materia, come lo sa- cui grazie una particolare tecnica di straniamento rebbe quella di un politico incapace di scrivere lo sviluppo psichico dei protagonisti viene reso un romanzo – non ne mancano –, questo non estremamente tangibile. sminuirebbe tuttavia il valore del suo operato. La letteratura come strumento di analisi della Chi volesse giudicare Handke con il metro della percezione, ma anche come forza di opposizio- letteratura impegnata, non può che condannar- ne al corso della società, come reinvenzione del lo. Ma la letteratura, e l’arte più in generale, per mondo, alla ricerca del momento originario – è fortuna sono molte cose. Le poesie mistiche di da questo proposito di stampo romantico che i Emily Dickinson che si ritira dalla vita non solo libri di Handke traggono la loro peculiare for- pubblica, i romanzi di Kafka, destinati dall’auto- za: “Era il sentimento penetrante di un tempo re al rogo, e i drammi politici di Brecht, le pro- diverso, in cui dovevano anche esistere luoghi vocazioni di Pasolini hanno pari dignità. Volere diversi da qualunque luogo di adesso,”, si legge ridurre questa varietà espressiva – che rispecchia ne La breve lettera, “in cui tutto doveva avere un la diversità dell’essere umano nel complesso, dia- significato diverso da quello che aveva nella mia lettico rapporto fra individuo e società – in uno attuale coscienza, in cui anche i sentimenti erano o due canali privilegiati è misconoscere profon- qualcosa di diverso dai sentimenti di adesso, e io damente l’atto creativo. Dietro ai nuovi paladini stesso, proprio in quell’istante, mi trovavo appena della giustizia letteraria si cela un autoritarismo nello stato in cui forse si era trovata un tempo la e volontà di potere piuttosto banale e anche un terra ancora priva di vita, quando, dopo millenni disprezzo per l’arte, a cui non chiediamo di essere

121 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO giusta, ma di rendere conto della vita umana in nella società dei mass media lo scrittore di succes- tutte le sue sfaccettature. so diviene subito personaggio ed è assai difficile L’idea dell’intellettuale impegnato esce ulterior- resistere alla tentazione di parlare, tanto maggiore mente ridimensionata dalla discussione sul No- dovrebbe essere il suo senso di responsabilità. Dal bel, sarebbe tuttavia falso liquidarla tout court dilemma dell’ambiguità dell’intellettuale, come dall’immaginario culturale postmoderno, come ricordava Pasolini, non si esce, ma è pur vero che ha fatto il già menzionato Scurati. Anzi, il caso tanti sono stati quelli che – da Heinrich Heine Handke riapre la sua prospettiva vigorosamente, a Albert Camus – indicano una via, sebbene le e le reazioni così diverse ne sono la prova. Come premesse della società virtuale appaiano più dif- in innumerevoli altri casi meno illustri, questo ficili. Non smetteremo di ascoltare i madrigali di episodio evidenzia quali siano i pericoli che sot- Gesualdo da Venosa perché ha sgozzato la moglie tendono l’ingresso degli scrittori nella polis, l’ab- e il suo amante, così come non smetteremo di bandonare lo stato privilegiato di osservatori per leggere i libri di Peter Handke perché ha voluto diventare attori in altro luogo. Il profilo morale, difendere Slobodan Miloševiü. Ma certamente il senso di responsabilità richiesto a questo tipo non ci rivolgeremo agli scritti di questo ultimo di essere bifronte che non rinuncia alla margina- tanto geniale quanto umorale premio Nobel alla lità dello scrittore né alla centralità del politico ricerca di ciò che – in un futuro che è già oggi o dell’agente culturale è alto e realizzabile solo – significhi una letteratura che prenda sul serio attraverso un difficilissimo esercizio di equilibri- l’impegno. smo, perché un ruolo va a scapito dell’altro. Se

IL GRANDE ALTAN, CHE CI HA RACCONTATI MEGLIO DI TUTTI DI ORESTE PIVETTA

Mi pare di conoscere Altan da sempre, an- chiedevo come fosse possibile che un professo- che se in verità non l’ho mai conosciuto per rone assai ammirato si dilettasse a disegnare il quanto ci tenessi a conoscerlo per l’ammira- signor Armando e quella infinità di nasoni più zione che da sempre gli porto e per la simpatia o meno contorti, sottraendo tempo alla detta- che nutro per i suoi personaggi, dalla Pimpa gliata analisi del suo Veneto metal mezzadro a Cipputi, con una predilezione per l’operaio (che conoscevo peraltro benissimo per ragio- e per i suoi compagni, i Berlaschi e i Bisgaz- ni di famiglia). Quel “Tullio” davanti ad Al- zi, come mi sembra ovvio, considerando la tan mi confondeva. Poi ho scoperto che c’era mia appartenenza, personaggi che mi hanno di mezzo un trattino che sanciva una qualche e ci hanno accompagnati per anni e anni. Una ascendenza nobiliare, che Tullio dunque non consuetudine, una quotidianità, una conso- era un nome qualsiasi (tipo San Tullio Mar- nanza così forti da non farci neanche più sor- tire), che Francesco era poi il figlio di Carlo, presa, con tute e berrettini, poltrone e padelle il professore, sociologo, antropologo, nato a che sono diventate via via robe di famiglia. San Vito al Tagliamento, nel 1916, dove ancora All’inizio, quand’ero ancora in vena di letture si alza assai nobile un palazzo Altan divenuto colte, di due Altan ne facevo uno solo e mi museo etnografico della cultura contadina.

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Ho scoperto ancora con il tempo che l’Al- Mi piacerebbe possedere la sintesi aforistica di tan di Cipputi vive in una casa agricola di Cipputi, dell’uomo in poltrona o della don- famiglia ad Aquileia, città storica, nella Bassa na nuda per raccontare in poche parole l’arte friulana, dove la pianura è piatta come un ta- e la scienza di Altan. La battuta fulminante volo e lascia vagare la mente – come si suole mi manca e quindi torno alle sue vignette, in dire – da un lato all’altro del tavolo medesi- mostra a Roma o nel catalogo, le vignette che mo e oltre. Ho ricordato questi tratti perché come dicevo mi hanno fraternamente segui- immagino che il nostro Altan abbia appreso to per una vita, appuntamento immancabile qualcosa da quell’universo di libri paterni e perché se non ero io a farmi avanti c’era sem- di campi, abbia soprattutto imparato a guar- pre qualcuno che mi avvertiva: “Hai visto la dare, a osservare, a confrontare, a trascrivere, vignetta di Altan?” con i ritmi lenti della campagna, riflessivi, che Le vignette allora. Mi sembra che Altan sia un mi pare abbia trasferito nelle sue narrazioni e perfetto cronista della vita pubblica italiana, e nel suo coro di testimoni. Il nostro Altan ha non solo, e un perfetto cronista ritrae il suo insomma affinato un metodo, che ha fatto di presente e nel ritratto riesce sempre ad aggiun- lui un antropologo sulla scia del padre e uno gere qualcosa a proposito del domani, qualco- dei più acuti analisti della società italiana e sa a futura memoria. delle sue vertiginose cadute. Il resto lo avran- Ritrovo vignette degli anni settanta e ci ritro- no fatto le lotte studentesche e operaie degli vo certo il mondo d’oggi quando non l’uni- anni Settanta, gli studi di architettura, Roma verso mondo. All’universo mondo rimanda (dove s’avvicinò al cinema con Bertolucci e ad esempio nel 1978 quel signore in poltrona, Glauber Rocha), il Brasile (dove andò a vivere gambe larghe e mani sulle ginocchia, che de- nel 1970, a Rio de Janeiro, per accompagna- nuncia, lo sguardo fisso avanti e forse un poco re un amico cineasta nel suo lavoro, Gianni rivolto dentro: “Mi vengono in mente opinio- Amico, collaborando attivamente al suo film, ni che non condivido”. Un colpo al cuore del Tropici (1968) e dove trovò moglie), i colori nostro eterno opportunismo, del nostro tra- (una reazione a quelli uniformi da Aquileia sformismo, del nostro sconcerto nel quale ci si in su e in giù), una matita (o un pennarello) culla per non scegliere, per non impegnarsi in usata con segno netto, senza che mai si avver- qualcosa, di una ipocrisia che si autodenuncia. tano titubanze, dall’inizio della sua pratica in È storia nostra e non solo: vale per i gaudenti e avanti (dai tempi di “Rio” e poi di “Linus”, per i satolli figli dell’opulenza occidentale (oggi insomma, “Linus” allora diretto da Oreste un po’ a rischio, però). È storia di un'umanità Del Buono, che pubblicò nel 1973 le prime grigia, indifferente, sia che taccia sia che urli, strisce). pronta a secondare l’onda e il potere, quando In cinquant’anni (all’esordio prove di pittura, l’apprezza, quando l’ignora, quando lo respin- che risalgono al 1969) Altan ha disegnato mol- ge, alle soglie in Italia, dopo il delitto Moro, di tissimo, ha inventato molto, ha scritto storie, una crisi politica e ideale, che condurrà prima ha illustrato libri da Gogol a Rodari… Ho ri- a Craxi e poi a Berlusconi (attraverso tangen- cordato la Pimpa, il cagnolino bianco a pois topoli), alla Milano da bere, all’esaltazione del rossi, che vive per i bambini e comunica sogni debito pubblico e alla cultura dell’esibizione e impossibili insieme con il signor Armando. dell’apparenza, delle mance e dei furti. Dovrei ricordare Trino, che inventa il mondo, Un salto di anni. Siamo nel 2019, proprio Kamillo Kromo e il pettirosso Pippo… Talvol- ieri, un anno che conosciamo bene (“L’anno ta, di fronte a certe figure, mi viene da pensare sta per scadere” dice lui nel 2013. E lei: “Od- che Altan abbia un debito grafico con Jacovit- dio: e adesso dove lo buttiamo?”)… La bam- ti: una bestemmia? bina: “Cos’è il popolo, babbo?”. L’uomo in

123 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO poltrona: “Una banda di individui”. Che è una Ho lasciato per ultimo Marx: dove sono finiti bella sintesi, una bella immagine senza “ismi” gli intellettuali? Silenziosi, scomparsi insieme tra i nostri populismi accattoni e i nostri egoi- con le “ideologie”? Aggiungete qualche tessera, smi e potrebbe essere un metafora di tanti altri che sicuramente ritroverete tra i lampi colorati peccati: dal perenne conflitto di interessi alla di Altan, tra le sue donnine sinuose e i vec- corruzione. chi pensionati e rassegnati, aggiungete parole So bene che non si possono raccontare le vi- come rottamazione, moda, applausi (anche ai gnette. Ma di fronte ad alcune non resisto. funerali), app, eccetera ed ecco nascere o rina- Gli operai: “Qui si va al rischio di un nuovo fa- scere l’Italiano al completo, cioè il Corpo di scismo”. “Niente paura, Zinis. Poi ne usciremo questa Italia che straparla di modernità e poi la e ricostruiremo il paese. Sarà un’epoca piena di rifiuta, perché la sente minacciosa, un rischio speranze” (1979). per le proprie comodità da cortile, pronta a Gli operai: “Marx morto e sepolto da un pez- cambiare partito a ogni colpo di vento, a vi- zo”. “E noi qua in tuta a far la classe operaia vere da “zona grigia”, dai tempi di Napoleone, come dei pirla” (1983). capace solo di qualche balzo, qua e là, all’e- Gli operai: “E se facessimo un po’ d’opposizio- poca di Pisacane o di Mazzini, all’epoca delle ne?”. “Da te o a casa mia?” (1991). barricate ottocentesche, nei giorni della lotta I giornali: “Il pluralismo dell’informazione è di Liberazione o in quelli delle stragi fasciste fondamentale, soprattutto se ci fosse qualcuno e del terrorismo rosso, anche adesso per opera che ha qualcosa da dire” (1992). di qualcuno che si salva dal naufragio (“il nau- Il bambino all’uomo in poltrona: “L’Italia è fragar m’è dolce in questa m.”), per lo più so- una repubblica fondata sul lavoro?”. “Una vol- litario. In fondo Cipputi continua a credere e ta, quando era giovane” (1993). Altan, con lui, continua a suggerire un piccolo Lui e lei: “So allacciarmi le scarpe, cucinare un residuo spazio all’alternativa. uovo e sostituire una lampadina”. “Cazzo. Un Dobbiamo essere grati ad Altan se in mezzo se- vero statista” (1995). colo ci ha regalato le più belle, le più efficaci e Il piccolo migrante e uno pseudo Salvini, ar- quindi le più tragiche e amare cartoline di que- mato di manganello: “Sono scappato dalla sto paese, componendo una storia che non è il guerra”. “Qui i vigliacchi non li vogliamo” riassunto del passato ma è sempre un giorno o (2017). un anno avanti. Altan ci ha messo in guardia, Per ora mi fermo. Ho trascritto le date, per ma non abbiamo imparato nulla. Sul popolo rispetto della storia. Provate a cancellarle: la italiano, evidentemente predestinato per dna distanza si assottiglia. Mettete in fila i titoli all’auto commiserazione, senza mai rinunciare e ne verrà fuori il ritratto della pessima Italia alla solita strada, ha esercitato suo malgrado d’oggi, dove neofascisti e neonazisti e razzisti l’effetto di un placebo: un sorriso e via, tutto insultano una signora ebrea miracolosamente come prima. Ora gli tocca l’incenso. scampata ai campi di sterminio e un calciatore Chiudo, o quasi, con un pensiero per me: “Ho colpevole d’essere “abbronzato” (Berlusconi: sbagliato tutto, Luigia”. “Grande scoop”. “Non ho detto quello che ho detto, e se l’ho Chiudo, davvero, in segno di speranza: “Po- detto, ho travisato le mie parole”), dove il lavo- trebbe andare meglio?”. “Sì”. ro è sempre più precario, dove qualcuno può inventarsi statista (e ministro dell’economia senza aver mai lavorato), dove i migranti li si vorrebbe lasciare in mare o, meglio ancora nel- le gabbie libiche, dove l’informazione è ai mi- nimi storici, superficiale, corriva, complice…

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Il protagonista del romanzo è Nat, un agente del- l’M6 che, data l’età (ha 47 anni), teme di dovere VECCHIE E NUOVE SPIE: essere “pensionato” e destinato a un lavoro d’uf- ficio, magari presso qualche ente per sua natura LE CARRÉ E LA BREXIT vicino ai Servizi, come l’industria delle armi (se DI PAOLO BERTINETTI non addirittura essere sistemato presso l’Auto- mobile Club). E invece si vede proporre di ge- stire un sottosettore dedicato a contrastare le spie russe, a tornare “nel campo d’azione” (come dice Agent Running in the Field (in italiano il titolo) con un gruppo di agenti non eccelsi e intitolato goffamente La spia corre sul campo, utilizzando la “vecchia” strumentazione. Mondadori 2019, traduzione di Elena Cappel- Per circa trent’anni, da Chiamata per il morto lini), il venticinquesimo romanzo di John le (che è del 1961) fino a La casa Russia (che è del Carré, è ambientato ai giorni nostri, con gli 1989), i romanzi di le Carré avevano avuto come inglesi ostaggio dello sciovinismo dei fautori contesto totalizzante quello della Guerra fredda. della Brexit e con Trump che si congratula con Dopo il crollo del Muro di Berlino e la dissolu- loro perché gli serve un’Unione Europea più zione dell’Urss ci si chiedeva di che cosa avrebbe debole. Nel romanzo precedente, Un passato potuto parlare le Carré, visto che quel contesto da spia, e in parte anche in Una verità delica- non c’era più. Come sappiamo, questo non fu ta (pubblicato nel 2013), la vicenda si svolgeva un problema. Come liberato dal dovere di stare invece in tempi e/o circostanze che non riguar- “dalla nostra parte”, oggetto delle sue storie di- davano il presente; o che comunque non do- vennero le infamie dell’Occidente: le multina- vevano fare i conti con l’aspetto decisivo della zionali farmaceutiche, le compagnie private di guerra delle spie che caratterizza il presente, e milizie armate e le connivenze del grande capi- cioè con il cyber spionaggio. tale con le mafie di ogni genere, in particolare di L’esperienza diretta di le Carré nei servizi di quella russa (proprio le conseguenze della disso- intelligence risale infatti a circa sessanta anni luzione dell’Unione sovietica sono il tema di tre fa, quando diversissimi erano gli strumenti a dei romanzi pubblicati dopo il 1990). disposizione degli agenti e quando nelle ope- Gli agenti del Kgb e della Stasi non c’erano razioni dell’intelligence c’era ben poca “tec- più; e i loro eventuali eredi (per quanto sem- nologia” rispetto a quella informatica di oggi. pre attivi) non costituivano un pericolo. Ma Probabilmente è anche per questa ragione che le cose sono cambiate. La Russia, seppure non negli ultimi romanzi la vicenda è stata costruita sovietica, è tornata a essere una solida grande in modo da evitare quel presente caratterizzato potenza e, nel mondo tripolare di oggi, è tor- dalla Technint (la Technical Intelligence), della nata a essere un pericolo. quale le Carré non può avere conoscenza diret- Siamo quasi nella situazione della Guerra Fred- ta. Ma è pur vero che la Humint (nel senso di da: il nemico da sconfiggere è lo stesso, con Human Intelligence) di recente è di nuovo tor- la differenza che gli agenti russi di oggi, senza nata a svolgere un ruolo a volte decisivo. Non è l’ideologia alle spalle di quando erano sovieti- quindi soltanto dovuto a un fatto di mancanza ci, sono spregevoli figuri (a partire dall’ex-Kgb di conoscenze se in questo suo ultimo romanzo, Putin). Non lo è tuttavia la “veterana” Valenti- che è tutto ambientato nel presente, le Carré ha na, ancora affascinante e seducente, che quasi trovato modo di far procedere l’operazione con seduce anche Ed, il co-protagonista della vi- un ampio ricorso al “vecchio” modo di operare cenda. Non lo è perché, tutto sommato, si è (dove l’uomo conta di più dell’informatica) e ai formata in un altro contesto, alla scuola di capi “vecchi” strumenti tecnologici. per i quali, sebbene ormai l’Urss fosse con due

125 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO piedi nella fossa, l’ideologia, per quanto dete- (sempre che ce ne siano ancora quando uscirà stabile, aveva avuto un suo valore “formativo”. questo numero della rivista). Questo roman- Il giovane Ed è avversario di badminton di zo è infatti un commovente atto di fede nei Nat: il gioco fa stabilire un rapporto intenso confronti della civiltà europea e dei suoi bi- tra i due e facilita l’opera di “propaganda” di strattati valori. Un atto di fede che ha le sue cui Ed si fa portatore. E cioè la denuncia del- radici nella prima esperienza di le Carré come la politica miserabilmente ancillare della Gran agente dei Servizi segreti, quando, in Austria, Bretagna nei confronti degli Usa, che, in par- interrogava i profughi là “parcheggiati” in at- ticolare, significa dare corda alle posizioni di tesa di una destinazione: era gente in fuga dal Trump, mirate a favorire l’uscita della Gran nazismo o dallo stalinismo, erano degli ebrei Bretagna dall’Unione Europea e a indebolire in fuga dall’orrore. Vedere nascere, dopo quel l’Europa stessa. Il nuovo nemico, accanto alla caos, un’Europa unita, forte economicamente, Russia di Putin, è infatti l’America di Trump. concorde nel sostenere (se non altro nella di- E in un primo tempo non riesce a coinvolgere chiarazione di intenti) gli elementari principi Nat. O comunque non più di tanto. Tuttavia di rispetto della dignità umana e della demo- Ed è “pericoloso”, perché, come ha spiegato le crazia, gli sembrò una cosa straordinaria. Carrè, ha la convinzione assoluta della necessi- Nell’Inghilterra di Farage si è invece rifatta tà di agire secondo le proprie convinzioni mo- strada un’idea grottesca – e stupida – di fierez- rali. È un luterano istintivo: in principio non za nazionalistica, condita dalla nostalgia di un c’era il Verbo, ma c’era l’azione. passato e di un’Inghilterra che non sono mai Questo atteggiamento porterà E a fare delle esistiti e che i Conservatori usano per abbin- scelte radicali (che non sarebbe corretto rac- dolare i sudditi di Sua Maestà. È una visione contare qui); e, a un certo punto, Nat lo as- edulcorata del passato, che per molti aspet- seconderà. Sia lui, sia sua moglie Prue, una ti parte dalla legittima fierezza per la vittoria brava avvocatessa impegnata nella difesa dei della Seconda guerra mondiale. Ma da un lato diritti umani (“una campionessa in toga degli ignorando gli scioperi e le proteste degli operai oppressi”), aiuteranno Ed e la sua fidanzata a e delle classi meno abbienti negli anni che van- scampare alle conseguenze delle scelte radica- no dal 1939 alla fine della guerra; e dall’altro li del luterano istintivo. Abbastanza curiosa- ignorando i trenta milioni di morti dell’Unio- mente, come di rado succede nei romanzi di ne Sovietica e il suo ruolo decisivo nel combat- le Carrè, la vicenda termina con un (relativo) tere le armate tedesche sul suolo russo e di fer- happy ending, sebbene non sia chiaro se l’en- marle (per poi “liberare” Berlino). “Altro che il ding davvero sarà happy per Nat e Prue (e non Blitz di cui fummo vittime noi, senza doverci è chiaro se davvero si tratterà di ending). ritrovare i tedeschi sul suolo inglese”, dichiara In una recente intervista le Carré ha raccon- le Carré. E così la pensa verosimilmente anche tato che in un romanzo (in ogni caso nei suoi Nat, che pure contro i russi sovietici ha com- romanzi) la storia deve essere già lì, nella pri- battuto la sua guerra di spie e che contro i russi ma pagina, o almeno nelle primissime pagine; putiniani deve combatterla ora. tant’è vero che spesso gli capita di riscrivere Il pericolo maggiore per l’Europa (e per la più volte l’inizio (o il primo capitolo). Que- Gran Bretagna stessa) non viene tuttavia da sta la sua prima preoccupazione. La seconda è quella parte, ma dagli Stati Uniti di Trump, quella di “vedere” come reagirà il lettore quan- che trovano un attento ascolto nel governo do avrà finito di leggere il libro. È più che pro- conservatore britannico. Ed ne ha, per così babile che il lettore inglese di La spia che corre dire, le prove. E Nat ne prende atto. sul campo deciderà di partecipare alla prima marcia contro la Brexit che si terrà a Londra

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LA VERA MAFIA E LA VERA POLITICA. GLI USA DI DI PAOLO MEREGHETTI

Gli eroi di Scorsese hanno sempre sfidato to autotrasportatori. Di cui diventerà la scorta la morte, protetti da una comunità che sembra- e il braccio destro, accompagnandolo nella sua va assicurare loro se non l’immortalità almeno scalata al potere e nelle sue alleanze con la ma- qualcosa vicino all’invincibilità, regalando loro fia (cui prestava i soldi del fondo pensioni per una sicurezza spavalda e intaccabile. Con The costruire casinò e alberghi), finendo per essere Irishman queste certezze si sgretolano, mostra- il suo più stretto e fidato amico. Almeno fino al no i loro limiti e le loro fragilità. “Volevo fare un giorno in cui i suoi boss gli chiesero di tradire film” ha detto Scorsese “dove il passare del tem- quell’amicizia. po andasse di pari passo con il senso della nostra Costruito con fluidi salti avanti e indietro nel mortalità, che mettesse in risalto la finitezza dei tempo, tra gli anni Novanta, i Cinquanta e i nostri amori, dei nostri sentimenti, che faces- Settanta (il montaggio è di Thelma Schoon- se risaltare le perdite e il rimorso”. Per questo, maker), il film sfrutta le tecnologie digitali del- accanto ai nomi di , di Al Pa- la Industrial Light & Magic per ringiovanire i cino e di , nei titoli ce ne dovrebbe es- tre protagonisti: “non volevo usare altri attori sere almeno un quarto, quello della Morte, che per mostrarli in età differenti. Volevo sempre accompagna le tre ore e mezza del film come Bob, Al e Joe. Abbiamo iniziato a lavoraci cin- qualcosa di incombente e inesorabile. Non è que anni fa, ma alla fine il risultato è arrivato”. per caso se ogni volta che un nuovo personaggio Facendo però lievitare il costo del film a 160 attraversa la strada dei protagonisti, una dida- milioni di dollari, che solo Netflix ha voluto scalia ci informa di come è morto: ucciso in casa pagare. “Le condizioni erano chiare: a me il fi- sua, saltato in aria con la sua auto, crivellato per nanziamento e una totale libertà creativa, a loro strada, morto con otto pallottole in corpo… il diritto di mostrare il film in contemporanea È in questa atmosfera che ascoltiamo il racconto con la programmazione in sala. Io penso che di Frank Sheeran (Robert De Niro), costretto su per vedere i film bisogna prima farli e un film una sedia a rotelle in un ospizio: in gioventù era così Hollywood non me lo avrebbe permesso. stato un camionista irlandese di Filadelfia la cui Se penso che Re per una notte è rimasto in sala destrezza nell’alleggerire i carichi di carne che due settimane e poi è sparito, non mi sembra trasportava (e la sua omertà nel non fare nomi) un cattivo scambio”. gli avevano procurato l’amicizia e la protezione Ripercorrendo la carriera criminale di Sheeran, di Russ Bufalino (Joe Pesci), all’apparenza com- Scorsese però non ne enfatizza le azioni né ne smi- merciante di stoffe e gioielli ma in realtà pezzo nuisce le responsabilità morali, lasciando molto grosso della mafia. Per lui Frank finirà per fare più spazio ai silenzi di chi vorrebbe sapere e non l’“imbianchino”, ossimoro gergale per indicare ha il coraggio di chiedere, come la figlia Peggy chi i muri li sporcava col sangue delle vittime che scopre da subito come il padre usi la violenza uccise. Taciturno, svelto, fidato, Frank viene per risolvere le cose. Ma soprattutto la sceneggia- spinto da Russ nelle braccia di (Al tura di Steve Zaillian, tratta dall'omonimo libro Pacino) il potentissimo presidente del sindaca- di (Fazi editore) che di Sheeran

128 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO aveva raccolto le memorie, è molto chiara nell’al- suoi rapporti con l’organizzazione erano molto largare il quadro al contesto in cui quella storia si stretti. Per non parlare dell’appoggio richiesto dipana, aprendo l’obiettivo su un’America dove per controllare il sindacato. i legami tra la Politica e la Mafia sono raccontati Certo, a Scorsese non interessano le denunce senza infingimenti. Ecco cosa fa davvero la diffe- o gli scandali, non ha rivelazioni sconvolgenti renza nella lunga carriera di Scorsese: a partire da da fare, ma per la prima volta gli interessa dire Mean Streets, passando per Quei bravi ragazzi e che gli eroi di tutta una vita cinematografica vi- Casinò fino a Gangs of New York, il suo sguardo di vono sotto una cappa soffocante, che cancella regista si era sempre fermato all’apparenza delle ogni possibile enfasi e mitologia. Sono pedine cose, alla registrazione della violenza, delle com- di un gioco più grosso di loro. E anche se nel plicità, dell’avidità. Si capisce che a muovere quei film si ascolta la musica di Grisbì e la recitazione sentimenti e quelle passioni c’erano tensioni raz- di De Niro ricorda il Max di Jean Gabin, non ziali, interessi e ideologie contrastanti, ma il regi- c’è più il romanticismo della sconfitta. Alla fine, sta sembrava interessato soprattutto a descrivere c’è solo il tradimento di un’amicizia e il potere il caos che ne risultava, affascinato dagli scontri, della Politica. dalla rabbia e dal sangue. In questo fascino sparisce, la rassegnazione e la malinco- nia hanno il sopravvento e con loro entrano in campo i veri burattinai di quelle azioni: i padroni della Politica. Scorsese non è mai stato un regista politico, si JOKER, è sempre tirato indietro di fronte a quel tipo di cinema, ma qui per la prima volta non lo può DALLA PARTE DEI CATTIVI fare. Per spiegare come i suoi personaggi non DI ALESSIO TRABACCHINI sono altro che delle marionette in mano a bu- rattinai più potenti, deve fare un passo indietro, allargare il suo sguardo. E così entra in gioco Jo- seph Kennedy, il potente (e discusso) padre del La risata compulsiva di Arthur Fleck, segno presidente John Fitzgerald: non si vede mai in di un trauma e allarme per nuove violenze, ade- faccia, sempre di spalle, ma il film non fa misteri risce così bene al presente che parlarne o scri- sui patti segreti con la Mafia per eleggere il figlio verne sembra diventata una necessità. E forse è e infatti ecco Sheeran che guida un camion cari- su questo che bisognerebbe ragionare, su quan- co di armi che serviranno per la sciagurata inva- to sia facile commentare Joker, su quanto poco sione alla Baia dei Porci. La riconquista di Cuba spazio il film conceda e su quante parole si sia come pagamento dell’elezione: non ci sono ti- riusciti a metterci dentro. Joker mette in scena lo rate ideologiche ma i fatti parlano da soli, non spettacolo della malattia mentale, tematizza la hanno bisogno di sottolineature. E che non ci patologia populista e si propone come metafo- sia molta differenza con il repubblicano Nixon, ra adeguata ai tempi della tragedia degradata a cui va il sostegno (e i finanziamenti) di Hoffa, sketch. Se questa è l’era della frustrazione, il film ecco Gordon Liddy, proprio quello cui Sheeran di Todd Phillips e Joaquin Phoenix senza dubbio aveva consegnato le armi per Cuba e che si ri- la rispecchia, ma solo nei contorni, senza provare vede in tv coinvolto nello scandalo Watergate. a spingersi oltre l’ostentata reiterazione del disa- Anche di Hoffa e dei suoi legami malavitosi gio. I supereroi, siano quelli dei fumetti o quelli non si dice tantissimo, ma se la Mafia decide del cinema, qui non sono altro che una sugge- che bisogna eliminarlo, si capisce bene che al stione, nonostante lo spunto provenga da una di là dei prestiti per costruire alberghi e casinò i precisa storia di Batman, The Killing Joke (1988),

129 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO dove Alan Moore, inventando nuove origini al roi assecondano con particolare efficacia. Si criminale, cercava ancora di estendere i confini tratta infatti di operare con macchine metafo- del raccontabile nei comic books e il disegnatore riche estremamente elastiche che, mescolando Brian Bolland raggiungeva l’apice del suo gotico paure, fantasie di potenza e senso del meravi- pop. Nel fumetto il Joker fallisce nel tentativo di glioso, hanno sguazzato per decenni in una generalizzare la follia criminale delle sue azioni, felice mescolanza di escapismo, propaganda di giustificarla di fronte agli altri e a se stesso, per- ed euforia creativa. Ma il supereroe – è irri- ché ogni spiegazione rimane al fondo solo una levante che abbia o meno facoltà sovrumane: possibilità, un’ipotesi, una storia. Il film va nella il superpotere è un habitus – si reggono su di direzione opposta, qui predomina una certa bru- una delicata sospensione dell’incredulità che li talità psicologica e una pretesa di realismo, che costringe a rinegoziare periodicamente le con- nella Hollywood di oggi si confonde facilmente dizioni del proprio realismo. Laddove le re- con la mancanza di fantasia. centi incarnazioni cinematografiche oscillano Questa variazione sull’origine del più celebre tra l’esibizione tecnica e il tentativo di attutire tra i nemici di Batman fa di Arthur Fleck una l’antirealismo della maschera, Joker la riduce a sorta di catalogo degli abusi subiti, che co- una dimensione allegorica. minciano durante l’infanzia e si diramano in Nel protagonista il volto anticipa la maschera, ogni aspetto della vita adulta. Stavolta bisogna la assorbe nelle contrazioni facciali, e quando parteggiare per il “cattivo” e dunque, per met- il clown emerge – con trucco, vestito e sorriso tere in sicurezza il processo di identificazione, dipinto – non è che una dichiarazione di ma- è meglio abbondare nelle disgrazie e nei rove- lattia mentale, senza mistero. Nella massa che sci che hanno condotto un ragazzo sensibile e scatena la rivolta contro i ricchi e le istituzioni, sfortunato a diventare un assassino esemplare. la maschera oblitera il volto, rende la frustrazio- La sceneggiatura martella compiaciuta il corpo ne omogenea, permette la violenza perché na- di Joachim Phoenix, che assorbe tutto come sconde l’identità. La resa metaforica della rabbia se fosse stato creato per questo e lo restitui- contemporanea e del vuoto ideale che la nutre sce generosamente. La regia gli ruota attorno appare limpida, ma sterile. Sottratto al fantasti- ammaliata. Se questo è un cinecomic, allora la co, della magia magari stupida ma viva e inaf- prova attoriale svolge qui lo stesso ruolo che al- ferrabile del carnevale fumettistico, al Joker del trove è a carico degli effetti speciali: l’attrazio- film rimane un realismo tutto funzionale alla ne, l’alibi spettacolare, l’autoevidente oggetto mente di Arthur Fleck, che rimane sommario di ammirazione, la ragione di vendita. Più dif- e lacunoso, poco sopra il grado zero dello hate ficile valutare le conseguenze del senso di clau- speech, non appena si allarga al piano sociale. strofobia etica entro il quale il film ci costringe Ma il guado in cui si aggira il film è perfetto per perché, una volta disinnescata la rigidità della i dibattiti, così come la sua spettacolarità dis- contrapposizione bene-male (risultato che i simulata è perfetta per i premi. Quanto al gra- fumetti avevano già raggiunto trent’anni fa), si nitico rifiuto che Hollywood oppone da anni resta nondimeno prigionieri dello stesso deter- all’invenzione di qualcosa che almeno tenti di minismo che la fondava. essere nuovo, stavolta l’operazione di recupero Con i film di supereroi Joker condivide l’am- dichiara con orgoglio il suo debito scorsesiano: bivalenza politica, vale a dire la costruzione stavolta non si “riscrivono” i fumetti di supere- di un messaggio che sia leggibile tanto come roi, ma il cinema “serio”, amplificando le pro- esaltazione del potere quanto come denuncia porzioni del successo. A dirlo così magari non dei pericoli e delle ingiustizie che ne derivano. sembra, ma è di certo un passo indietro. È una normale strategia per la moltiplicazione del pubblico che le storie derivate dai supere-

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trasformazioni della città e del territorio come esito del conflitto fra capitale e lavoro. Un tenta- tivo che si concretizza nella collaborazione alla LA CITTÀ E IL POLLICE rivista “Quaderni del Territorio”. Più avanti, nella metà degli anni Ottanta, Giancarlo col- DI GIANCARLO PABA labora alla costruzione della “scuola territoria- A CURA DI CAMILLA PERRONE lista”, consolidata nel lavoro di ricerca-azione degli anni Novanta, con la fondazione del LaPei (Laboratorio di progettazione ecologica Interprete di una costante e inquieta attitudine degli insediamenti dell’Università di Firenze), verso il cambiamento radicale della società e della che diventa riferimento di numerosi progetti di città, Giancarlo Paba, sardo, professore di Urbani- ricerca di interesse nazionale (Cnr, Miur, Prin) stica dell’Università di Firenze dal 1994 (già im- dal 1985 al 2011. Un impegno che ha portato, pegnato in ruoli diversi dal 1973), è stato nel corso nel 2009, alla fondazione della Società dei terri- della sua vita, prima di tutto un intellettuale insor- torialisti e delle territorialiste, del cui Comitato gente, vivace, consapevole, tormentato dalla ricerca scientifico Giancarlo ha fatto parte, e infine, dal della felicità (degli altri, della città, del territorio). 2014, all’ideazione del Laboratorio di Critical Esprimeva la sua tensione culturale e sociale con Planning and Design dell’Università di Firen- intelligenza acuta, eleganza ed efficacia, tradu- ze, ispirato alla teoria sociale critica. cendola talvolta in scomode verità. La sua vita Nel corso della sua vita accademica, Giancarlo è intellettuale si è radicalmente e criticamente stato fondatore, animatore e membro del comita- mescolata con una vita politicamente impegna- to scientifico di istituzioni che hanno intrecciato ta, così come il suo percorso accademico non ha impegno accademico, attività di ricerca e impegno lasciato spazio ad altro che a un intreccio neces- civile. Tra queste, è stata un’occasione di engage- sario e virtuoso tra ricerca e azione; quest’ulti- ment convinto e “trasformativo”, l’International ma militante, convinta e coraggiosa. Network for Urban Research and Action (Inura), Andare alla radice dei problemi e delle soluzio- una rete internazionale di ricercatori e operatori ni, per scoprire nuovi terreni di azione “esatta” territoriali costituita nel 1991, nell’ambito della (come amava dire ricordando Danilo Dolci), at- quale sono nate, nei decenni successivi, indagini traverso la partecipazione sociale, era una tensio- sul campo e seminari di studio in diverse città del ne irrinunciabile nel groviglio tra vita e ricerca. mondo. Terreno elettivo nel campo della ricerca-azione è La visione di una università militante ispira stato proprio quello della progettazione parteci- Giancarlo a disegnare l’impianto scientifico e pata (o progettazione interattiva, come lui stes- didattico dei corsi di studio in pianificazione so, in una fase più matura, era solito definirla). di Empoli, accanto all’esperienza della Rete del Le sue esperienze di progettazione interattiva e Nuovo Municipio, nel primo decennio del 2000. costruzione di comunità – con ricerche univer- Il suo percorso istituzionale è segnato da altri sitarie e come impegno civile personale –, hanno importanti compiti di governo e di gestione, che avuto un significato pionieristico, così come le ha sempre svolto con continuità e creatività. Tra ricerche sulla condizione urbana dell’infanzia, le molte attività è possibile segnalare le seguenti: svolte nel ruolo di consulente dell’Istituto degli - Direttore dell’Istituto di ricerca territoriale e Innocenti di Firenze, e poi in quello di anima- urbana dell’Università di Firenze nel periodo tore dell’associazione Città Bambina (dal 2006). 1987-1988; Dall’iniziale avventura di Potere Operaio con- - Direttore del Dipartimento di urbanistica e divisa con molti amici, nasce il primo tentativo pianificazione del territorio dell’Università di scientifico di costruire una interpretazione delle Firenze nel periodo 1997-2002;

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- Presidente del corso di laurea magistrale in la fine degli anni Novanta e poi membro del pianificazione e progettazione della città e del comitato scientifico, ne diventa presidente nel territorio dell’Università di Firenze nel periodo 2012. Un impegno speso sul crinale micheluccia- 2004-2014; no della relazione tra società e spazio costruito - Coordinatore del dottorato in progettazione (come lui stesso amava ricordare): “su un ver- urbanistica, territoriale e ambientale dell’Uni- sante sono disposte le attività legate allo spazio versità di Firenze nel periodo 2007-2008; (case, architetture, città), sull’altro versante le - Direttore del Centro Interuniversitario di attività rivolte verso la società (persone, comu- Scienze del Territorio (Cist) nel periodo 2011- nità, istituzioni)”. 2015. Su quel crinale si è dispiegato l’intero impe- Parallelamente Giancarlo Paba svolge impor- gno umano, politico e accademico di Giancar- tanti attività di ricerca e didattica a livello in- lo nelle tre grandi dimensioni della sua vita ternazionale (fellow scholar, visiting profes- sostantiva, a volte defilata, sempre connotata sor, lezioni e conferenze in molte università del da un intelligente understatement: coltivan- mondo). Nel 1986 è chiamato dalla Tokyo-no- do il carattere dialettico e complesso della re- daigaku, Kyoyo Gakubu (Università di Tokyo, lazione fra spazio fisico e movimenti urbani, Collegio di Arti e di Scienze), su finanziamen- ecologie sociali e “corporeità insorgenti” nella to del Nihon Gakujutsu Shinko-ka (Japan So- città, in dialogo con l’eredità di Patrick Ged- ciety for the Promotion of Science). Da quel des e il movimento regionalista americano, sul momento incomincia una collaborazione tren- fronte accademico; rimanendo leale e critico al tennale con istituzioni di ricerca e università tempo stesso nelle imprese politiche; innovando giapponesi che ha dato luogo a numerose pub- pioneristicamente il campo dell’azione sociale e blicazioni sul paesaggio e sulla cultura urbana dell’associazionismo. giapponese, e che gli ha consentito di maturare una sensibilità intellettuale, umana e visiva, Sono cambiati i bambini e i ragazzi, negli non comune per le “culture altre”, nonché di ultimi anni, e sono cambiati profondamente contribuire al dialogo con l’Oriente di alcune le città e i territori. Si tratta di cambiamenti importanti istituzioni fiorentine come il Gabi- che sono in atto da molto tempo, ma il loro netto Vieusseux. ritmo si è accentuato, e la loro intensità. Altre esperienze all'estero lo hanno visto coin- volto in progetti europei e internazionali dal “Non hanno più la stessa testa” 1998 al 2003. Infine, nel 2016, è visiting pro- In un libro intitolato Petite Poucette (la tra- fessor nei corsi autunnali della sede fiorentina duzione giusta sarebbe Pollicina, mentre il della Stanford University. titolo dell’edizione italiana, Non è un mondo Giancarlo Paba ha dato inoltre un impulso per vecchi, è assai più banale; M. Serres, Non importante alla diffusione dei risultati della ri- è un mondo per vecchi: perché i ragazzi rivo- cerca scientifica. È stato direttore della rivista luzionano il sapere, Bollati Boringhieri 2012) “Contesti”, edita dalla Fup, e componente dei il filosofo francese Michel Serres guarda al consigli scientifici di riviste e collane scientifi- mondo dei ragazzi con uno sguardo aperto che (“Quaderni del territorio”, “Plurimondi”, e curioso, cercando di vedere i cambiamenti collana Territori della Firenze University Press, dal loro punto di vista. I ragazzi abitano in- “Scienze del territorio” della SdT, “La Nuova fatti un mondo diverso da quello nel quale Città” della Fondazione Michelucci). L’impe- sono vissuti gli anziani. Riassumerò la descri- gno con la Fondazione Michelucci è stato un zione di Serres, un po’ citando, un po’ pa- altro filo importante della vita di Giancarlo rafrasando ed estendendo le argomentazioni Paba, che, già ricercatore della Fondazione dal- del libro.

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I bambini di oggi “non hanno mai visto vitel- La città e il corpo li, vacche, maiali o covate”; la natura per loro Dice ancora Serres, ed è il punto che più mi è un orizzonte ludico o turistico; abitano nel- interessa come urbanista: i bambini e i ragaz- le città (o nelle campagne urbanizzate); non zi “non abitano più lo stesso spazio… abitano conducono la nostra stessa vita fisica; hanno uno spazio topologico di vicinanza, mentre una speranza di vita di ottant’anni (quindi noi siamo in uno spazio metrico, misurato molte vite, molte stagioni davanti, e sentieri dalla distanza”. che si diramano presto in più direzioni); è dif- Il corpo – non solo quello dei ragazzi – è uno ficile parlare per loro di una genealogia (e di spazio di relazione e di connessione con le una casa) di famiglia; non hanno conosciuto persone e con l’ambiente circostante. Le Cor- la guerra e non hanno sofferto la fame, come busier ha definito il corpo come un’architet- anche i loro genitori e insegnanti; la loro na- tura ambulante (la nostra prima architettu- scita è programmata e più della metà dei geni- ra e la misura di tutte le architetture), ma il tori ha divorziato; vivono in famiglie con una corpo dei ragazzi e delle ragazze è diventato configurazione plurale e mutevole; “studiano oggi una città ambulante, un mondo ambu- all’interno di una collettività in cui svaria- lante. Il corpo dei ragazzi di oggi è in touch te religioni, lingue, provenienze e consuetu- con l’universo: esso abita insieme il vicino e il dini stanno una accanto all’altra”; abitano il distante, è presente e assente, è qui e altrove, virtuale; gestiscono molte informazioni allo è talvolta introverso e chiuso al contatto, e stesso tempo; attraverso il cellulare, si connet- viceversa aperto alle invasioni, alle intrusioni. tono con tutti; con il Gps, raggiungono ogni La prossemica – il modo di gestire le relazioni luogo; con la rete arrivano potenzialmente spaziali con gli altri e con l’ambiente – dei all’intero sapere; sono “formattati” dai media ragazzi e delle ragazze è cambiata. Quella de- e dalla pubblicità, “diffusi da adulti che han- finita tanti anni fa da Edward Hall non vale no meticolosamente distrutto la loro facoltà più, per loro (E.T. Hall, La dimensione nasco- di attenzione riducendo la durata delle imma- sta, Bompiani 2001). In quella prossemica, in gini a sette secondi e il tempo di risposta alle quella disciplina delle distanze, il corpo era domande a quindici”; gli adulti li costringono immerso nei quattro cerchi via via più allar- a vedere oltre 20mila omicidi; non parlano gati della distanza intima, personale, sociale e più la nostra lingua e scrivono diversamente pubblica. E le relative sfere di relazioni erano da noi premendo velocemente con i pollici distinte le une dalle altre, disposte appunto ogni genere di dispositivo, ed è per questo che “in uno spazio metrico”, misurato dalla di- Michel Serres chiama i nuovi ragazzi con un stanza. La distanza intima delimita la nostra antico nome fiabesco: Pollicina o Pollicino (il bolla personale, ad accesso controllato, e le dito più tozzo e più rigido si è preso una ri- altre distanze sono disposte intorno a essa, vincita, diventando centrale nella modernità). in successione, la più piccola compresa en- La conclusione di Serres è radicale: Pollicina tro la più grande. Le distanze erano quindi, e Pollicino non hanno più lo stesso corpo dei nel mondo tradizionale, in relazione diretta, ragazzi e delle ragazze di una volta, soprattutto “metrica”, con il corpo e con i sensi, dal senso “non hanno più la stessa testa”. La descrizione più privato (il tatto) a quello più pubblico (la di Serres può apparire estrema – ci sono anco- vista). ra povertà, e fame, e sofferenze tradizionali e I sensi dei bambini e dei ragazzi sono oggi persistenti – però coglie una tendenza in atto, cambiati: sono cambiate le modalità d’uso e sottolineando un cambiamento profondo del alla fine cambierà forse anche la loro fisiolo- rapporto tra mente, corpo e realtà. gia. L’occhio, l’organo di senso che apriva il corpo all’orizzonte più lontano, è oggi spesso

134 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO concentrato su un piccolo schermo, mentre il “corpi” che abitano la città e in particolare tatto, il senso più limitato e materiale, è capa- dei corpi considerati diminuiti, “difettivi” ce di scatenare con un solo tocco (del pollice (La città bambina. Esperienze di progettazione di Pollicina, appunto) gli spazi più impreve- partecipata nelle scuole, a cura di G. Paba e dibili e dilatati, e l’orecchio, otturato da di- A.L. Pecoriello, Masso delle Fate 2006, vedi spositivi di comunicazione, si chiude spesso anche G. Paba, Corpi urbani: differenze, inte- ai rumori circostanti per aprirsi ai segnali e ai razioni, politiche, Franco Angeli 2010). Penso suoni più lontani. ancora che il rapporto tra la città e il corpo sia Quindi è cambiata la relazione tra corpo, fondamentale nella progettazione dello spa- luogo e ambiente. Il concetto stesso di luogo zio urbano, e che i cambiamenti più recenti è cambiato. I ragazzi stanno sempre in qual- della città (o addirittura la minaccia di una che luogo fisico ovviamente, e molti dei loro sua scomparsa) rendano il diritto alla strada comportamenti sono ancora influenzati dagli e alla città ancora più importante di prima. spazi in cui vivono, ma il luogo effettivo in I principi allora formulati restano attuali: la cui stanno non è più soltanto un qui, un in- città bambina è una città sensibile alle diffe- torno, un delimitato, un circoscritto. È anche renze (non solo di età, ma anche di genere, di a portata di mano con un altrove, con altri abilità, di provenienza, di cultura), una città luoghi, con altre persone. La percezione del da toccare e da assaggiare, con strade “demo- mondo è transcalare, prossima e distante, in- cratiche”, pubblica, aperta, acquosa, giocabi- sieme locale e globale. le, educativa, sostenibile. I nuovi corpi (e le nuove teste) dei bambi- Per una città bambina, giocabile, plurale ni e dei ragazzi hanno bisogno più di ieri La città è cambiata ugualmente negli ultimi di stare bene nella città e nel territorio. E anni. Alcuni dicono persino che è scompar- le stesse protesi tecnologiche possono ser- sa, sostituita dall’urbano, dall’insediamento vire per capire e per stare meglio nei luo- diffuso. La distinzione tra centro e periferia ghi: darsi appuntamento, rintracciarsi, tende a scomparire; i confini della città sono fotografare, indagare, prendere appunti, diventati frattali, scomposti e forse non esi- registrare, collegare mappe e realtà, esplo- stono più; lo spazio pubblico è sempre più razione fisica e comunicazione a distanza. eroso, privatizzato, sorvegliato; sono aumen- I cambiamenti dei bambini e dei ragazzi, e tati insicurezza e rischi, ambientali e sociali; gli sconvolgimenti degli spazi in cui vivo- si sono moltiplicati i recinti monofunzionali, no, rendono quindi non meno, ma più im- di produzione o di consumo, di divertimento portanti il corpo (“la nostra geografia più o di esclusione; flussi e movimenti solcano il intima”, come lo ha definito una poetessa territorio in ogni direzione, giorno e notte, americana) e lo spazio pubblico della cit- rendendolo ubiquitario, isotropo, poroso. I tà nel quale i corpi (tutti in modo diverso bambini più piccoli vengono sempre più al- “difettivi”, tutti in modo diverso ricchi di lontanati dalle strade e dallo spazio pubblico, particolari capacità) entrano in relazione. ridotti nelle case (che sono diventate, ovvia- Non vediamo e non viviamo infatti lo spazio mente quelle abitate da famiglie, per la prima urbano nello stesso modo, e in particolare la volta nella storia, un luogo dell’infanzia) o differenza di percezione tra adulti e bambini rinchiusi in strutture urbane dedicate, dalla è profonda e radicale. Non viviamo (tocchia- scuola al campo giochi. mo, sentiamo) lo stesso mondo. Le strade, le Alcuni anni fa ho scritto, con Anna Lisa Pe- città, hanno significati diversi per ciascuno coriello, un “Manifesto per una città bam- di noi. Alcuni ricercatori hanno studiato il bina”, che partiva proprio dalle esigenze dei modo in cui Washington Square, uno dei più

135 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO importanti luoghi di Manhattan, è percepito piazza di quartiere, per qualsiasi altro luogo da coloro che la usano. Mille immagini diver- del mondo). Noi sappiamo tuttavia che alcu- se è stato possibile ricostruire, mille modi di- ni luoghi sono “belli”, e altri no, che ci sono versi di vivere la piazza/parco che dipendono parti della città adatte alle relazioni tra i corpi dalle molteplici identità individuali e collet- e altre no ( e i bambini sono degli straordinari tive. Washington Square è diversa per i citta- interpreti di queste qualità dello spazio urba- dini bianchi o per quelli neri, per coloro che no). Qual è il segreto dei luoghi “belli”, in appartengono alla comunità cinese o portori- grado di generare benessere collettivo? Non cana, per i turisti o per i residenti, per i pro- è possibile qui entrare in dettaglio, ma forse fessori della vicina New York University o per si può indicare questa legge generale: i luo- gli homeless, per eterosessuali o omosessuali, ghi della città che funzionano sono quelli più per le donne o per gli uomini, e ovviamente liberamente interpretabili dalla pluralità di diversa per le diverse età della popolazione. corpi urbani che li utilizzano; sono i luoghi Washington Square è certamente sempre la nei quali è possibile fare molte cose insieme, stessa, la sua topografia è relativamente sta- gli uni accanto agli altri, in una relazione de- bile, nel breve periodo, come tutti i luoghi cente (che è stupido pretendere perfetta) di del mondo opportunamente sistemati. Però convivenza e di tolleranza reciproca; sono i le geografie mentali di coloro che entrano in luoghi più adatti allo svolgimento dei giochi contatto con Washington Square sono varia- urbani, luoghi nei quali è possibile giocare il bili, aperte (e lo stesso accade naturalmente numero più alto e differenziato di giochi e di per le Cascine o le Ramblas, per una qualsiasi scambi sociali.

136 GLI ASINI 70-71 PIANETA GOFFREDO FOFI L’OPPIO DEL POPOLO

La cultura, come oggi il Potere la intende e come noi abbiamo accettato che sia, non è più conoscenza, ma solo un raffinato strumento per ottundere le coscienze e farci accettare il mondo così com’è. Ed è questo il nuovo «oppio del popolo», che ci viene elargito a piene mani per trasformarci in giocondi lotofagi.

LEV TOLSTOJ IL RIFIUTO DI OBBEDIRE a cura di Francesco Codello

Il potere non è, come si è ritenuto in passato, qualcosa di divino o di regale, e ancor meno è una condizione indispensabile per il vivere civile: il potere è solo la manifestazione di una brutale violenza esercitata da alcuni uomini a danno di altri. E appunto per questo deve essere distrutto.

137 GLI ASINI

www.eleuthera.it – libri per una cultura70-71 libertaria elèuthera DI BUONO POCO

ABBRAZZU E ALTRE POESIE DI ENZO MANCUSO

Non sono pochi a considerare con la giusta attenzione la poesia dialettale italiana, forse più viva ed esemplare di quella in lingua. Proponiamo di seguito le poesie di Enzo Mancuso, uno dei due grandi fratelli musicanti siciliani, nel dialetto di Butera, loro luogo d’origine, e quelle in dialetto lucano di Domenico Brancale, dalle raccolte edite con perfetta cura dalla casa editrice messinese Mesogea, che af- fettuosamente ringraziamo.

>>N=VVQ mura di paisi luntani C’è cu nasci cu sfurtunati facci, timpistati d’aria e stierru, facci chi lu tiempu abbruttisci stiddi chi trazzeri nuovi di ùmmira morta, vannu circannu. hannu na casa senza tiettu e porta, na strata curta dunni sulu passa Certi siri viu navi cu di dda via dumani un ci ritorna. acchianari lietti asciutti, hannu la panza vagnata Un iuornu si armanu di curaggiu e di fidi, veli apierti ni la notti. cuomu surdati di crita chi vannu a la guerra Lu timuni è spina di e tra la fudda cercanu na donna, hiuri di rosa. chi finalmenti leggiri capisci lu pisu anticu di cu stranieru nasci. Vannu cu lu sapi dunni, quali puorti hannu passatu, A lu primu abbrazzu quali mari e quali unni si strincinu e salutanu, chisti navi hannu tuccatu, a lu secunnu si dicinu cuomu uorbi tantuliannu addiu. si nni vannu.

Cussì dunni viennu vannu, ANPEOENEREQJ=RE tantuliannu, tantuliannu. Certi siri viu navi Vannu e viennu, viennu e vannu scìnniri di li muntagni, tantuliannu, tantuliannu. un carusu li cunnuci Viennu e vannu, vannu e viennu. finu a lu virdi chianu, Si nni vannu. havi passu di farfalla e uocchi virdi. 0BNEII= Cerca puzzi d’acqua frisca, Sfrimma hiumi di terra e di fierru, lu sìcchiaru di l’arma,

138 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO un carusu ancora aspetta, a cu fa finta d’un sintìri un carusu, li supplizi e li suspira, nfunnu a un arsu puzzu li lamienti e li dulura e t’assimiglia. di li poviri criatura, Lu stessu nomi chi manca di cu vusca picca e nenti, ni la facci scantata, di cu all’estiru un è cuntenti, la stessa muntagna di scuru di cu partìu a sidici anni si fa strata e ora havi i figli ranni cu neglia ballarina e pinsannu a la so terra dici: e trasi nill’ossa “Fami, nfiernu e guerra”. fina. Sfrimma Si dumani ìa murissi lu sìcchiaru di l’arma, e lu sangu si firmassi, dicci coccosa. li ma mani ìa lassassi E cu lu sapi a cu l’havi ncatinati, chi lingua ci sbatti a cu fuoru rimuttatti ni dda porta nchiuvata, dintra un funnu di galera, cu quali vuci hiata a cu dissi ca una sula, la parola una è la giustizia vera. c’appìcica a la timpa di surfara Si dumani ìa murissi e s’affuca. e la menti m’impazzissi, Tu un l’arrivi a sèntiri, lu ma cori ìa lassassi ìa mancu. a cu è tristi e scunsulatu, Spartuti immu a cu ha statu abbannunatu pi lu munnu cuomu Cristu martiddiatu, spaisati, senza cruci senza storia, petri ncantati, senza la divina gloria. a nantri stessi frustieri frati. Si dumani ìa murissi e lu munnu mi scurdassi, la ma anima ìa affidassi 0E@QI=JEÃ=IQNEOOE all’amuri ca un canuscìu, Si dumani ìa murissi all’amuri ca pi sempri, e lu hiatu mi mancassi, sempri piersu ìa cridìu a li uorbi ìa lassassi e cu spranza e frevi ncori li ma occhi celestini, nuccintuzzu ìa chiancìu. a sti poviri mischini ca un vidinu luntanu e la vita cu li propri 1EIE@EH†EOQHEOQ mani so si carzariaru. Doppu di tantu caminari ti ricordi di mia tu? Si dumani ìa murissi Sugnu la pampina e lu cori mi scattassi, caduta a lu to ramu, li ma vricchi ìa lassassi lu primu a hiuriri a cu fa finta d’un sintiri, e a muriri.

139 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO

e vengono,vengono e vanno/ ondeggiando alla cieca./ Vitti lu munnu Vengono e vanno, vanno e vengono./ Se ne vanno. chi maraviglia! Apri Apri la serratura dell’anima,/ un bambino ancora Quarchi vota vitti aspetta,/ un bambino,/ in fondo a un pozzo asciutto/ e l’uomu pirdutu, ti assomiglia./ Lo stesso nome che manca/ nella faccia uorbu l’accumpagnau impaurita,/ la stessa montagna di buio/ si fa strada/ con e persi strati, scurdau puorti, nebbia ballerina/ ed entra nelle ossa/ fina./ Apri/ la ser- la so sorti no. ratura dell’anima,/ dille qualcosa./ E chi lo sa/ che lin- gua sbatte/ in quella porta inchiodata,/ con quale voce D’ogni paisi fiata/ la parola/ che s’inerpica/ sul dirupo di zolfara/ e purtau ncantu soffoca./ Tu non arrivi a sentirla,/ io nemmeno./ Divisi mura caduti andiamo/ per il mondo/ spaesati,/ pietre incantate,/ a noi stessi/ fratelli stranieri. tra hiammi e hiatu, cu li so petri offisi fabbricau Se domani io morissi Se domani io morissi/ e il respiro la casa ranni unni scura mi mancasse,/ ai ciechi lascerei/ i miei occhi celestini,/ lu ma sintimientu. a quegli sfortunati/ che non vedono lontano/ e con le proprie mani/ hanno incatenato.// Se domani io mo- Sugnu arrivatu, rissi/ e il cuore mi scoppiasse,/ le mie orecchie lascerei/ viu Messina. a chi fa finta di non sentire,/ i supplizi e i sospiri,/ i la- Timidi l’isuli su, menti e i dolori/ delle povere creature,/ di chi guadagna quannu s’ancòntranu poco o niente,/ di chi in terra straniera non è contento,/ di chi è partito a sedici anni/ ed ora ha i figli grandi/ e un parlanu, dice pensando alla sua terra:/ “Fame, inferno e guer- ma di silenziu nsilenziu, ra”.// Se domani io morissi/ e il mio sangue si arrestas- ncantu e nchiantu tremanu. se,/ lascerei le mie mani/ a chi le ha incatenate,/ a chi in fondo a una galera/ è stato scaraventato,/ a chi ha detto che una sola,/ una è la giustizia vera.// Se domani io mo- Abbraccio Certi nascono con facce sfortunate,/ facce rissi/ e la mente mia impazzisse,/ il mio cuore lascerei/ che il tempo imbruttisce/ di ombra morta,/ hanno una a chi è triste è sconsolato,/ a chi è stato abbandonato/ casa senza tetto né porta,/ una strada corta dove passa come Cristo Crocifisso,/ senza croce senza storia,/ sen- solamente/ chi da quella via domani non ritorna.// Un za la divina gloria.// Se domani io morissi/ e il mondo giorno si armano di coraggio e di fede,/ come soldati mi dimenticasse,/ la mia anima affiderei/ all’amore che di creta che vanno alla guerra/e tra la folla cercano una non ho conosciuto,/ all’amore che per sempre,/ sempre donna/ che finalmente leggere sa/ il peso antico di chi perso ho creduto/ e che con speranza e febbre in cuore/ nasce straniero.// Al primo abbraccio/ si stringono e sa- candidamente piansi. lutano,/ al secondo si dicono/ addio. Timide sono le isole Dopo tanto camminare/ ti ricordi Certe sere vedo navi Certe sere vedo navi/ scendere dal- di me?/ Sono la foglia caduta dal tuo ramo,/ il primo a le montagne,/ un bambino le conduce/ fino al verde fiorire e a morire.// Ho visto il mondo/ che meraviglia!/ piano,/ ha passo di farfalla/ e occhi verdi.// Cerca poz- Qualche volta/ ho visto l’uomo perduto,/ cieco l’ho ac- zi d’acqua fresca,/ fiumi di terra e di ferro,/ mura di compagnato/ e ho perso strade, ho dimenticato porte,/ paesi lontani/ flagellate dall’aria e dalla polvere,/ stelle non la sua sorte.// D’ogni paese/ portai in canto/ mura che nuovi sentieri/ vanno cercando.// Certe sere vedo crollate/ tra fiamme e fiato,/ con le sue pietre offese fab- navi/ risalire fiumi in secca/ a vele spiegate nella not- bricai/ la casa grande dove abita/ il mio sentimento.// te./ Hanno umida la chiglia,/ il timone è spina di/ rosa Sono arrivato,/ vedo Messina./ Timide sono le isole,/ in fiore.// Chissà dove andranno,/ per quali porti son quando s’incontrano/ non parlano,/ ma di silenzio in passate,/ quali mari e quali onde/ queste navi hanno silenzio,/ in canto e in pianto tremano. solcato,/ ondeggiando alla cieca/ se ne vanno.// Così da (da Sfrimma, edizioni Mesogea 2019) dove vengono vanno,/ ondeggiando alla cieca./ Vanno

140 GLI ASINI 70-71 ELSDI BUONO E POCO

L’ INNOCENZA DEL GIOCO DI UN BAMBINO SI TRASFORMA NELLA PIÙ CRUDA REALTÀ DELLA GUERRA

Tra bianco, nero e colore, Davide Reviati con ritmo incessante e un segno materico, visionario e realista, dipinge con empatia e tensione il gioco di un bambino e la violenza 141 della guerra in uno dei più intensi raccontiGLI ASINI del maestro dell’horror Ambrose Gwinnett Bierce 70-71 DI BUONO POCO

POESIE LUCANE DI DOMENICO BRANCALE

Scannaciucce è il nome crudele che nel dialetto lucano di Sant’Arcangelo i contadini diedero alla pianta dell’agave. Ai bordi di sentieri argillosi, le sue lunghe foglie contornate di spine ferivano con ama- ra ferocia (scannare) l’asino (ciucce) al suo passaggio: una beffa della soma con la sua corona di spine imposta all’ignorante, all’idiota-poeta il cui idioma si scandisce in ragli, come una voce che dal silenzio si allarga e si sgrana fino allo strazio. Intendere il raglio è l’esperienza del “non c’è niente da dire, niente da fare”, e non c’è che questo niente in cui credere e gettarsi, là dove la parola poetica si dice e si scrive nel tremore di un fallimento, nella luce smarrita di un corpo che muore e di un altro che nasce. Intendere il raglio è riscoprire la propria identità nell’altro, scoprire nel volto umiliato della bestia l’invisibile divino.// Scannaciucce è la parola che taglia i pensieri sull’orlo della lingua.// C’è molta più poesia in un asino che in un poeta. (d. b.)

*** *** M’avìsse a vedè Sop’ ’a terre du Calvarie che tenghe nd’u stòmmeche o chiàcchiere i’èrene tanta jacc o raske d’o striseme e no’ ng’ère pìzzile de jang di quanne ne mangiàmme andò ll’anema mije ppi ll’uocchie ’a terre non s’avìje arrevuletàte Non assemmeghièje a mmi Pure u vule di nu cristarielle Mó gride vulìa ièsse pò’ citte pure na skuppetàte chiantàte daint’u core pò’ i. Nda na parte ng’è ’a vite nda n’ate ’a morte. *** Diminiche rìpigghiete *** rìpigghiete “Strafuòchete” scastranàte da na mente pacce m’avìssere ditte o cristiene ca ti vò’ muorte quante ’a vite m’ ’a mangèje ppi picca pane nnanze a ll’uocchie Mó mpizz’a garámme ’a luce i’è forte sente u rácchete d’ ’a morte u vulìsce di cchiù. e nonn’u vulèsse sente

Male tiempe te curre.

142 GLI ASINI 70-71 DI BUONO POCO

*** *** Verse o sei di gogne sere So’ ssempe appizzutàte u sole e i o suonne d’u scannaciucce mi n’abbregugnàve accussì assàie di me ca mi face piezze piezze di culle i’èsse nda tutte o manére doppe ca mi n’ ’ggi sciùte gurrijénne ’a voce agùffe nd’ ’a vianove ca non si sènte ppi truvà nu spinitúre cìtte a lle campane d’u viente andò arripà u dilore di ssi quatte ghòssere ngagghiusàte da na murre di cristiene Sbattìje nd’ ’a campane ca si ni scòrde d’ ’a vite acciàie vacante

Avésse remaste ammutùte e ciunghe *** Non appene fàzze nu passe ’a vianove i’è nu bivie *** ca rindròne nd’u cirvielle Mmienz’o zanne nfraceràte e ngi scésse a derìtte di chi i’è pacce a vvite a sbatte mbacce u pale e si rusecàve o petre ca tene ’mpugne ’a luce ddret’u specchie ma po’ com’u ciucce chiantàte nd’u ragghie i’ère ’a voce cuntente pure i ràgghie a llu curaggie ca non ténghe ca ng’ allambiscièie e i’ère tutte na risate vacande *** e no’ ng’ère eccó minné Me vulisse fa’ crede ca si turnere llà andò cchiù pésele di na fronne ’ggi state ngullate allu viente

*** – o parole mucche so’ mattutine O curperune sciugghiàvene sop’ ’a rene ppi rivegghié o muorte ranzecàte d’ u mare di rùzzene senz’a nu larghe truvere angòre tutte chille cose ca ’ggi vessute senz’u pinziere de vive Tutte ì’ere lèmete nd’ ’a skùme di nu cavallone quanne u tiempe canosce sule u presente passate o future ca sìie. E mi iunnave l’ùtema vote sapènne ca no’ nge remàne niente Mó, mó, mó! Accussi si ghìnghiene o recchie. mmienz’a nùje nda ll’ombre Mó i’è ’a garámme andò s’addrùpene o suonne come nda nu rame scumbennèie nuoste. ’a scintille di nu chiuove Me vulisse fa’ crede ca abbevèsce angòre culle ’a botte avute paise o pedecàte nu mumente prime de ll’ombre.

143 GLI ASINI 70-71 PIANETA

Dovresti vedere/ che cosa ho nello stomaco/ i graffi delle l’asino/ impuntato nel raglio/ pure io raglio al coraggio strida/ di quando ci mangiavamo/ con gli occhi la terra/ che mi manca Non assomigliavo a me/ Pure il volo di un nibbio/ vole- vo essere/ pure la fucilata/ piantata dentro il cuore/ Da Vorreste farmi credere che se tornassi là/ dove più leg- una parte c’è la vita/ dall’altra la morte. gero di una foglia/ sono stato incollato al vento// – le parole in bocca sono aurora/ che svegliano i morti// “Stròzzati”/ mi avrebbero detto le persone/ quando troverei ancora tutto quello che ho vissuto/ senza avere divoravo la vita/ con poco pane/ Ora sull’orlo di un il pensiero di vivere/ quando il tempo conosce solo il burrone/ sento il respiro affannoso della morte/ e non presente/ passato o futuro che sia.// Ora, ora, ora! Di vorrei sentirlo// Tempi brutti corrono. questo si riempiono le orecchie./ Ora è il precipizio del- la memoria in cui precipitano i sogni.// Vorreste farmi Sulla terra del Calvario/ le parole erano tante crepe/ e credere che esiste ancora quel paese/ le mie orme un non c’era angolo di bianco/ dove la mia anima/ non si attimo prima dell’ombra. fosse rivoltata// Adesso grido/ poi zitto// poi io. (da Scannaciucce, edizioni Mesogea 2019)

Domenico riprenditi/ riprenditi/ sradica la mente paz- za/ che ti vuole morto// davanti agli occhi/ la luce è forte/ il volere di più.

Verso le sei di ogni sera/ il sole e io/ mi vergognavo così tanto di me/ di quell’essere in ogni maniera/ la voce/ che non si sente/ alle campane del vento// Sbatteva nella campana/ l’acciaio di questo vuoto// Sarei rimasto muto e paralizzato

Tra i denti infraciditi/ di chi è matto a vita/ e si rosic- chia le pietre/ dietro lo specchio// ero la voce felice/ che I NOSTRI LUTTI luccica ed ero/ tutto una risata di vuoto// e non c’era perché Ci sono mancati il 6 novembre scorso due cari amici, a Perugia Francesco Torchia, “mili- I corpi franavano sulla rena/ rosi dal mare di ruggi- tante” del teatro migliore di questi anni, di cui ne/ senza una deriva// Tutto era soglia nella spuma di abbiamo pubblicato nel nostro ultimo nume- un’onda// E mi avventavo per l’ultima volta/ sapendo ro un importante saggio-ritratto di Jerzy Gro- bene che non rimane nulla/ fra di noi nell’ombra/ come towski che è stato una lettura-spettacolo scritta scompare in un ramo/ la scintilla di un chiodo// il colpo e ideata da lui e diretta insieme a Piergiorgio inflitto Giacchè; e a Trento Claudio Groff, grande tra- duttore e studioso della letteratura tedesca di Sono sempre affilati/ i sogni dell’agave/ che mi taglia oggi, in particolare di Thomas Bernhard, atti- a pezzi/ dopo aver girovagato/ invano nella strada/ per vo presso molti editori, cui l’anno scorso è sta- trovare il silenzio di un muretto/ dove stenderci il dolo- to assegnato il premio von Rezzori alla carriera. re delle ossa/ sedotte da tutta quella folla di gente/ che Li ricordiamo con affetto e con riconoscenza, e dimentica la vita con tutta la stima che si sono guadagnati negli anni per la loro serietà e competenza, per la Non appena faccio un passo/ la strada è un bivio/ che loro passione. (La redazione). rintrona nel cervello/ e ci andrei dritto/ a sbattere con- tro il palo/ che tiene in pugno la luce/ ma poi come

144 GLI ASINI 70-71 CLASSICI RESTAURATIPIANETA IN PRIMA VISIONE Stagione 2019/20

Settembre Ottobre Novembre

EASY APOCALYPSE NOW: VERTIGO RIDER FINAL CUT di Alfred Hitchcock (USA/1958) di Dennis Hopper (USA/1969) di Francis Ford Coppola (USA/2019)

Dicembre Gennaio Febbraio

ZOG LO SCEICCO IL DOTTOR di Max Lang e Daniel Snaddon (GB/2018) IL TOPO BRIGANTE BIANCO STRANAMORE di Jeroen Jaspaert (GB/2017) di Federico Fellini (Italia/1952) di Stanley Kubrick (GB/1964)

Marzo Aprile Maggio

OMAGGIO AD I FIGLI VELLUTO AGNÈS VARDA DELLA VIOLENZA BLU di Luis Buñuel (Messico/1950) di David Lynch (USA/1986)

145 GLI ASINI Per maggiori info: www.cinetecadibologna.it [email protected] 70-71 DELL’OSPITALITÀ I DOVERI I DOVERI I DOVERI DELL’OSPITALITÀ APOLOGIA PER JOHN BROWN DI HENRY DAVID THOREAU

Le Edizioni dell’asino hanno pubblicato di recente Un uomo compie un’azione coraggiosa e gli scritti di John Brown, con il titolo di La schiavitù umana e subito, da ogni parte, udiamo gente e è uno stato di guerra, riprendendo la vecchia e partiti dichiarare, “Io non lo feci, né incoraggiai perfetta edizione curata d Bruno Maffi degli scritti lui a farlo, in nessun modo. E non può essere dell’eroico bianco americano per la liberazione dei desunto dalla mia carriera trascorsa”. A me, neri del Sud degi Usa della collana delle Silerchie pure se a me solo, non importa affatto sentirvi diretta da Giacomo Debenedetti per Il saggiatore. definire la vostra posizione. Né credo che mi La disobbedienza civile, per il suo primo teorizzatore importò o mi importerà mai. Penso che è puro moderno, Henry David Thoreau, è stata ed è anche egoismo e che non ha nessun rapporto con la violenta, come è stato in tanti episodi della storia questione in sé. Non dovete tanto preoccuparvi dell’umanità ribelle. Di Thoreau riproponiamo di lavarvene le mani, nessun uomo intelligente l’Apologia per John Brown (A Plea for Captain sarà mai convinto che egli sia una vostra John Brown), il discorso tenuto a Concord, creatura. Come lui stesso ci informa, andò Massachusetts il 30 ottobre 1859 e più volte ripetuto e venne “sotto gli auspici di John Brown e altrove prima dell’uccisione di Brown il 2 dicembre di nessun altro”. Il Partito Repubblicano non quell’anno. Lo prendiamo dall’ottima traduzione di si rende conto di quanta gente voterà meglio Piero Sanavio da lui posta in appendice all’edizione di quanto esso non voglia per il fallimento di nella Bur di La disobbedienza civile del 2010, costui. Hanno contato i voti della riproposta nel 2017. e compagnia, ma non hanno contato con esattezza il voto del Capitano John Brown. Spero che mi scuserete per la mia presenza Egli ha soffiato via il vento dalle loro vele – le qui. Non intendo imporvi le mie idee ma loro piccole vele – e essi possono mettersi alla sento che qualcosa viene imposto a me stesso. cappa e cercare riparo. Per quanto poco sappia del Capitano John Che importa se non appartenne alla nostra Brown, sarei felice di dare il mio contributo per cricca? Se non potete approvare il suo metodo correggere il tono e le dichiarazioni dei giornali o i suoi principi, riconoscete almeno la sul suo carattere e le sue gesta. Non costa nulla sua magnanimità. Non vorreste asserire che essere giusti. Possiamo almeno esprimere la almeno in questo – se non altro – c’è affinità nostra simpatia e la nostra ammirazione per tra di voi? Pensate che perdereste la vostra lui e i suoi compagni, ed è questo ciò che mi reputazione? Ciò che perdereste per lo zipolo propongo di fare. lo guadagnereste per il tappo.

146 GLI ASINI 70-71 DELL’OSPITALITÀ I DOVERI I DOVERI

Se non è a questo che pensano, mentono per così ciò diventa una causa completamente vostra, la gola e allora spiegatemi cosa vogliono dire. non più sua, per nulla. Circa milleottocento Semplicemente stanno ancora ai loro vecchi anni fa Cristo fu crocifisso; forse questa mattina trucchi. Lo consideravano tutti, dice uno che lo il Capitano Brown è stato impiccato. Questi chiama pazzo, “un uomo sereno, coscienzioso, due uomini sono i due capi d’una catena che modesto di comportamento, apparentemente non è senza anelli. Egli non è il Vecchio Brown inoffensivo, finché non si accennasse al – ma un angelo di luce. problema degli schiavi: allora mostrava un Vedo ora che era necessario che l’uomo più ineguagliabile sentimento di indignazione. coraggioso e umano del Paese fosse impiccato. La nave schiavista è in viaggio, affollata delle sue Forse lo capì lui stesso; quasi temo di poter vittime morenti; nuovi carichi stanno per essere sapere che è stato liberato poiché non credo aggiunti, in alto mare; un piccolo equipaggio che una vita più lunga, se mai qualsiasi vita, di negrieri, favorito da una grande quantità possa giovare tanto quanto la sua morte. di passeggeri, sta soffocando quattro milioni “Sviato!” – “Chiacchierone!” – “Pazzo!” – di schiavi giù nella stiva e tuttavia i politicanti “Vendicativo!”. Voi scrivete così, dalle vostre asseriscono che la sola maniera per liberarli è poltrone, e così, ferito, egli risponde, dal “diffondere quietamente sentimenti di umanità” pavimento dell’arsenale, sereno come un senza “sommosse”. Quasi che i sentimenti di cielo limpido, vero come la luce della natura: umanità esistessero avulsi dai fatti e si potesse “Nessuno mi mandò qui: fui spinto da me seminarli, tutti ben rifiniti, su ordinazione, il stesso e dal mio Fattore. Non mi riconosco puro articolo; sarebbe come versare l’acqua con alcun padrone di forma umana”. un annaffiatoio per distendere la polvere. Cos’è E con che dolce e nobile tono egli continua, ciò che sento lanciato fuori bordo? Sono i corpi rivolgendosi a quelli che l’hanno catturato, dei morti che hanno trovato la liberazione. È in che stanno sopra di lui: “Penso, amici miei, questo modo che noi “diffondiamo” l’umanità che voi siate gravemente colpevoli verso Dio e e con essa i suoi sentimenti. l’umanità e che sarebbe perfettamente giusto, Sento che molti condannano questi uomini per chiunque, opporsi a voi onde liberare perché erano tanto pochi. Quando mai i buoni coloro che coscientemente e malvagiamente e i coraggiosi furono in maggioranza? Avreste tenete in schiavitù”. voluto che aspettasse fino a quel momento? E parlando del suo movimento: “Nella mia Finché voi e io fossimo sopraggiunti a dargli opinione, è il più grande servizio che un uomo mano? Il solo fatto che non avesse con sé possa rendere a Dio. canaglia o truppa mercenaria basterebbe “Ho pietà dei poveri in schiavitù che non per distinguerlo dagli eroi comuni. La sua hanno nessuno che li aiuti; questa è la ragione compagnia era piccola davvero poiché erano per cui io sono qui; non per animosità ben pochi quelli degni di passare l’esame. personale, vendetta o spirito vendicativo. Io Ognuno di quelli che lì sacrificarono la loro sono dalla parte degli oppressi e dei maltrattati vita al servizio dei poveri e degli oppressi era che alla vista di Dio sono altrettanto buoni e un uomo scelto, scelto tra molte migliaia, se preziosi di voi. non milioni; decisamente era un uomo di “Voi non riconoscete la vostra Scrittura, principi, di raro coraggio e devota umanità, quando la vedete. pronto a sacrificare la sua vita ogni istante, a “Voglio che capiate che io rispetto i diritti beneficio del suo prossimo. della più povera e più debole gente di colore, Sono qui a perorare la causa di Brown di fronte oppressa dal potere schiavista, nella stessa a voi. Non sto perorando per la sua vita ma per maniera che voi rispettate i diritti dei più la sua reputazione – per la sua vita immortale; e ricchi e dei potenti.

147 GLI ASINI 70-71 DELL’OSPITALITÀ I DOVERI I DOVERI

“Voglio dire, inoltre, che fareste meglio – tutti voi, argomenti nella storia romana; il poeta la gente del Sud – a prepararvi per una sistemazione canterà; lo storico la ricorderà; e con l’Approdo di questa questione che deve essere sistemata più dei Padri pellegrini e la Dichiarazione presto di quanto voi non vi possiate aspettare. d’indipendenza, questo quadro adornerà Potete liberarvi di me assai facilmente. Ve ne siete qualche futuro Museo nazionale; quando già liberati adesso; ma la questione deve ancora almeno la forma presente di schiavitù non essere risolta – questa questione negra, voglio esisterà più, qui. dire. La fine non è ancora arrivata”. Allora potremo piangere liberamente per il Io prevedo il giorno in cui questa scena sarà Capitano Brown. Allora, e solo allora, noi ci dipinta e il pittore non cercherà più i propri vendicheremo.

148 GLI ASINI 70-71 Internazionale Kids è in edicola Ogni mese articoli, giochi e fumetti dai migliori giornali di tutto il mondo per bambine e bambini Abbonati ora! internazionale.it/kids #ScelgoBancaEtica e tu? JSVQEXMZSTVIWWSPE7IHIPI*MPMEPM EPPEZEPYXE^MSRIHIPPE&ERGE IPIGSRHM^MSRMGSRXVEXXYEPMIHIGSRSQMGLIPIKKMMP*SKPMS-R EMX0ƅEXXMZE^MSRIHIMTVSHSXXMWIVZM^MTVIWIRXEXMʢWSKKIXXE IM&ERGLMIVM%QFYPERXMHM&ERGE)XMGESWYPWMXS[[[FERGEIXMG 1IWWEKKMSTYFFPMGMXEVMSGSRƼREPMXʚTVSQS^MSREPI4IVGSRSWGIV

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