Almanacco N°58

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Almanacco N°58 Direttore Nando Odescalchi [email protected] Condirettore Giorgio Boccolari [email protected] Comitato di direzione Nando Bacchi, Antonio Canovi, Maurizio Casini, Giuseppe Catellani, Corrado Corghi, Flavia De Lucis, Carlo De Maria, Mirco Dondi, Alberto Ferraboschi, Marco Fincardi, Alain Goussot, Giuseppe Innocenti, Marzia Maccaferri, Fabrizio Montanari, Massimiliano Panarari, Dino Terenziani, Adolfo Zavaroni Segreteria Rosanna Gandolfi Editore La Nuova Tipolito snc - Felina (RE) Stampa La Nuova Tipolito snc Via Ganapini, 19 - Felina (RE) - Tel. 0522.717428 La rivista esce in fascicoli semestrali. Prezzo: euro 10,00. Abbonamenti annui (Italia e estero): euro 20,00. I manoscritti e/o dattiloscritti, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. Sito internet: www.almanaccoreggiano.it Periodico dell’Istituto per la Storia del Movimento Operaio e Socialista «P. Marani» (ISMOS) Sede: Via Roma, 44 - 42042 Fabbrico (RE) Autorizzazione n. 593 del Tribunale di Reggio E. del 12.4.1985 L’almanacco rassegnA di studi storici E di ricerchE Sulla società contemporanea a. XXXI, n. 58 Gennaio - Giugno 2012 Ricerca Storica D. Valisena, Casalgrandesi e scandianesi a Parigi tra le due guerre mondiali ………………………………………………… 7 G. Amaini, Giuditta Sidoli Bellerio e Felicita Bevilacqua La Masa: vite parallele di due donne del Risorgimento ……………………………… 29 M. Del Bue, In ricordo di Antonio Vergnanini ……………………………… 57 G. Catellani, Antonio Vergnanini (Reggio 1861 - Roma 1934) ……………61 R. Testi, Antonio Vergnanini: tra socialismo e cooperazione; tra lavoro, capitale e scienza ………………………………………………71 Materiali Pietro Marani, senatore socialista Commemorazione nel decennale della morte (23 dicembre 1979) Intervento di Sergio Masini ………………………………………………… 119 Testimonianza di Don Prospero Simonelli …………………………… 123 Testimonianza di Corrado Costa ……………………………………… 125 Orazione ufficiale di Luigi Dino Felisetti …………………………… 127 Schede A. Petrucci, Filosofia e medicina: un itinerario storico ………………… 139 Memoria G. Cagnolati, Il Madaay-Kara e il suo interprete …………………………… 151 R. Bertani, Lo sciamano ci parla ……………………………………… 153 Note e Rassegne G. Boccolari, un rinnovato interesse per i dipinti di Cesare Zavattini … 159 A. Ferraboschi, “Fratelli d’Italia”. un volume promosso dalla società “Dante Alighieri” per il 150° dell’unità d’Italia ……… 169 N. Odescalchi, Per il 90° compleanno di Angiolino Brozzi ……………… 171 RICERCA STORICA 7 L’almanacco, n. 58 2012 Casalgrandesi e scandianesi a Parigi tra le due guerre mondiali Daniele Valisena a grande défaite en tout, c’est d’oublier1, scrive Céline. Nel campo della storia migratoria in particolare, le modalità con cui il “residuo memoriale” siL trasmette sono spesso fondamentali per individuare la direttrice tramite cui è possibile avvicinarsi alla cruciale questione dell’identità migrante2. Nel caso da noi preso in considerazione, quello di alcune comunità originarie della provincia reggiana, l’accelerazione del processo migratorio prende forma proprio a partire da alcuni fattori che possono al medesimo tempo essere riconducibili alla sfera politica e all’eredità socioculturale di un luogo, inteso come spazio della cultura storica e materiale, qual era il circondario scandianese nel periodo compreso tra le due guerre mondiali3. La provincia reggiana e la Grande migrazione Tra il 1876 e il 1914 lasciarono l’Italia più di 12 milioni di persone, per lo più dirette nelle Americhe, ma anche in Francia e Svizzera. In questo periodo, cui è stato conferito il nome di Grande migrazione, la provincia reggiana fu meno attiva rispetto alle vicine Parma, Piacenza e Modena, senza che fossero presenti manifeste ragioni economiche che giustificassero la permanenza in una zona in 1 L.F. Céline, Voyage au bout de la nuit, Gallimard, Paris, 2010 (1952), p. 25. 2 Vedere tra gli altri G. Rosoli, Reti sociali e identità, Altreitalie n°13, 1995; L. Baldassar, Tornare al paese: territorio e identità nel processo migratorio, Altreitalie n°23, 2001; P. Milza, Voyage en Ritalie, Plon, Paris 1995, p. 500 3 Sul rapporto tra emigrazione e politica a Reggio Emilia, A. Canovi, Parcours migratoires et typologies d’installation dans la Region parisienne; la sociabilite politique des “reggiani” et le cas de Cavriago-Argenteuil (XIX-XX siecles), EHÉSS, Paris, 1996; G. Campani (a cura di), L’emigrazione emiliano-romagnola in Francia: Scaldini, Reggiani e Rocchesi, Regione Emilia-Romagna, Bologna 1987 7 DANIELE VALISENA cui i processi innescatisi a seguito della crisi agraria degli anni Ottanta dell’800 avevano ridotto il numero di giornate di lavoro disponibili per i lavoratori della terra. In quel periodo molti elementi del bracciantato dovettero scegliere la strada dell’emigrazione per far fronte alla disoccupazione sempre più greve che opprimeva i lavoratori agricoli italiani. La via dell’emigrazione era tutt’altro che sconosciuta nelle campagne padane e reggiane: numerosi erano coloro che avevano lasciato il territorio della bassa e della montagna per tentare la sorte nel Nuovo Mondo e nell’area mediterranea e continentale4, così come quelli che erano soliti spostarsi, ricalcando le tradizionali direttrici dell’emigrazione stagionale verso le risaie lombarde, o seguendo i compatrioti piemontesi nelle loro peregrinazioni oltralpe, verso la Savoia, l’entroterra nizzardo e la Provenza, ove partecipavano ai lavori di barrage5 o alla raccolta di barbabietole, fiori, e altri prodotti agricoli. La stessa Casalgrande, già attorno alla fine del XIX secolo alimentava un flusso costante di migranti stagionali in direzione della Francia meridionale, in particolare nelle provincie confinanti con l’Italia come l’Alta Savoia, la Savoia e la Bouche-du-Rhone6. Queste filiere, seppur significative, non avevano la consistenza e l’importanza, anche al livello dell’immaginario popolare, che avevano al Sud7, ma anche nelle campagne venete e piemontesi, nella zona alpina e perfino nella regione appenninica compresa tra Parma, Piacenza e Lucca. Per quale ragione? Uno studio compiuto da John Macdonald8 sulle campagne italiane ha evidenziato come le regioni ove la classe contadina era più unita, e la presenza di leghe 4 Furono 13.046 i reggiani che partirono per l’Europa e i paesi del Mediterraneo tra il 1876 e il 1898, cui ne vanno aggiunti 9788 che partirono in direzione delle Americhe. Fonti, Statistiche ufficiali, governative e ISTAT, sulla emigrazione dalla Regione Emilia-Romagna e dalle sue province tra il 1869 e il 2007. Ricerca a cura del Prof. Fausto Desalvo, rappresentante degli Atenei nella Consulta degli Emiliano Romagnoli nel Mondo. 5 Ossia di costruzione e manutenzione delle dighe. 6 Attorno al 1901 si era creata una filiera che contava circa 50 migranti stagionali all’anno, diretti in Francia, verso la Savoia, e in Svizzera, nella regione ginevrina e nei dintorni di Lousanne. ACC, Cat. XIV, Affari Generali, 1901, circolare del 30-12-1901, n°1987 7 Il mito dell’America su tutti, ma anche la Francia ebbe un posto importante nell’imma- ginario dei migranti. V. tra gli altri E. Franzina, L’immaginario degli emigranti, Pagus, Treviso, 1992 ; Le canzoni dell’emigrazione, in Bevilacqua, Franzina, De Clementi (a cura di), Storia dell’emigrazione italiana. Partenze, Donzelli, Roma 2001, pp. 537-538; Aa. Vv., Il mito della Francia nella cultura italiana del novecento. L’emigrazione let- teraria e politica in Francia dagli inizi del ‘900 al fascismo, Festina Lente, Impruneta (Fi), 1996; L. Teulières (sotto la direzione di), Italiens en France. 150 ans d’émigration en France et ailleurs, Éditalie, Toulouse 2011 8 J.S. Macdonald, Agricultural Organization, Migration and Labour Militancy in Rural Italy, “The Economic History Review”, n°16, I, 1963 8 9 CASALGRANDESI E SCANDIANESI A PARIGI TRA LE DUE GUERRE MONDIALI contadine riusciva a contrastare almeno in parte la pressione della classe dei proprietari, si rivolsero in misura minore all’emigrazione come soluzione del conflitto sociale e dei propri problemi economici. L’Emilia, e in particolare la provincia reggiana, videro negli anni compresi tra la fine del diciannovesimo secolo e la Grande guerra aumentare in maniera sostanziale il numero e l’importanza delle leghe contadine, la cui azione si accompagnava alla sempre crescente diffusione tra le masse delle dottrine socialiste. Nella provincia infatti la nascita delle leghe e delle cooperative di lavoro si intrecciò in maniera sempre più stretta con l’avvento e con la diffusione dell’associazionismo e del cooperativismo, fino a costituire in breve tempo un tassello fondamentale dell’apparato identitario di gran parte delle masse lavoratrici9. Piuttosto che cercare altrove il proprio riscatto sociale ed economico, la maggior parte dei lavoratori decise di restare e partecipare a quel grande processo di ricostruzione delle basi della vita materiale e culturale che era il socialismo prampoliniano10. Un quadro questo che all’indomani di quello che pareva il suo trionfo, nel Biennio Rosso, era destinato a mutare drasticamente. 9 In proposito, M. Fincardi, Campagne emiliane in transizione, Clueb, Bologna 2008; per quanto riguarda gli aspetti relativi al collegamento tra retaggio politico-culturale ed emigrazione, Primo maggio reggiano. Il formarsi della tradizione rossa emiliana, Camera del lavoro di Reggio Emilia e Guastalla, 1990, pp. 269-289. 10 Annosa questione quella relativa al rapporto tra emigrazione politica ed emigrazione economica. È indubbio che quando si incide sui fattori decisivi della vita materiale quali il lavoro e la possibilità di miglioramento delle proprie
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