GUIDA NATURALISTICA AI SITI DI INTERESSE COMUNITARIO

Fiume Trigno (medio e basso corso) IT7140127

Gessi di IT7140126 Guida Naturalistica ai Siti di Interesse Comunitario Fiume Trigno (medio e basso corso) e Gessi di Lentella SIC SITO DI IMPORTANZA COMUNITARIA “FIUME TRIGNO (MEDIO E BASSO CORSO)”

Realizzazione: di (CH)

Testi a cura di: Mario Pellegrini, Francesco Paolo Pinchera e Giuliano Davide Di Menna

Foto di: Mario Pellegrini, tranne pag. 6 Lino delle Fate - Ivan Serafini, REGIONE POR FESR ABRUZZO 2014-2020, ASSE VI - LINEA pagg. 7 e 8 Roverella, Biancospino e Carpino DI AZIONE 6.5.A.2 “INTERVENTI PER RIDURRE LA FRAMMENTAZIONE DEGLI HABITAT E MANTENERE Orientale - Fabio Conti, IL COLLEGAMENTO ECOLOGICO E FUNZIONALE” pag. 16 Lontra - Osvaldo Locasciulli

Redazione: MS3

Grafica e impaginazione: Fabio Fischione, MS3

Stampa e legatura: D’Auria Printing

Per maggiori info Finito di stampare: settembre 2018 www.trignosinello.it INDICE

La Rete Natura 2000 1

Le caratteristiche dei Siti 3

Vegetazione e flora 6

Fauna 12

I Comuni 17

I percorsi 33

Bibliografia 47 dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, in collaborazione con la Regione Abruzzo, che elenca gli habitat e le specie cui devono essere assicurati la con- 1. La Rete servazione e il mantenimento, in base alle normative vigenti. Al momento in cui scriviamo (estate 2018) i Siti sono ancora denominati SIC (Sito di Importanza Comunita- Natura ria), ma con l’ultimazione del processo di definizione delle misure di conservazione regionali la denomina- zione verrà cambiata in ZSC (Zona Speciale di Conser- 2000 vazione). 1.2 Finalità istituzionali 1.1 Istituzione dei Siti Natura 2000 Le finalità istituzionali della gestione dei Siti Natura La fascia fluviale del Fiume Trigno (medio e basso cor- 2000 sono stabilite con il D.P.R. 1997, n. 357, all’art. 1: so) è oggi tutelata dalla Rete Natura 2000, istituita dal- “Le procedure disciplinate dal presente regolamento la Comunità Europea per salvaguardare le eccellenze sono intese ad assicurare il mantenimento o il ripristi- della biodiversità presenti negli Stati nazionali. Si tratta no, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli di una rete creata, ai sensi della Direttiva 92/43/CEE habitat naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche “Habitat”, per garantire il mantenimento a lungo termi- di interesse comunitario”. ne degli habitat naturali preservati dallo sfruttamento Nel perseguimento di tali finalità, vi è da tener conto antropico e delle specie di flora e fauna particolarmen- delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché te rare o minacciate, localizzate in poche aree naturali, delle particolarità regionali e locali, della comunità re- in cui viene loro assicurata la conservazione delle risor- sidente nell’area del SIC e nel bacino territoriale che se ecologiche necessarie. gravita intorno ad essa. Al SIC/ZSC denominato “Fiume Trigno (medio e basso La definizione delle misure di conservazione è stata corso)” è stato assegnato il codice europeo IT7140127. quindi volta, coerentemente con gli strumenti di pia- Il Sito è stato istituito nel 1995, si estende su 996 ettari, nificazione dedicati allo sviluppo rurale, alla scelta di con un’escursione altitudinale modesta che va dai 20 soluzioni efficaci per la conservazione delle specie e fino ai 170 m s.l.m. Il SIC ha un andamento “nastriforme”, degli habitat, ma allo stesso tempo indirizzate verso dal momento che interessa la riva in sinistra idrografica sinergie favorevoli per il contesto economico produt- (riva abruzzese) del Fiume Trigno, mentre un altro Sito tivo locale. N2000 interessa la riva in destra idrografica (riva mo- lisana). Il SIC/ZSC denominato “Gessi di Lentella”, cui è stato assegnato il codice europeo IT7140126, è stato istituito nel 1995, confina con quello del Trigno alla con- fluenza con il Treste e si estende su 436 ettari. Oltre che dalla normativa generale europea, nazionale e regionale, i Siti Natura 2000 “Fiume Trigno (medio e basso corso)” e “Gessi di Lentella” sono tutelati dalle DGR n. 279/2017 e DGR n. 494/2017, che prevedono le misure generali e specifiche per la conservazione de- gli habitat e la salvaguardia delle specie di particolare pregio. I due SIC sono descritti da una scheda denominata “Formulario”, periodicamente aggiornata dal Ministero

A destra: , in lontananza e San Salvo. 1 2 2. Le caratteri- stiche dei Siti

Nella parte orientale del SIC “Fiume Trigno”, presso San Salvo Marina, l’area presenta un clima caldo e tem- In alto: In primo piano, vegetazione del greto e ripariale perato. Si riscontra una piovosità significativa durante delle aree golenali del Trigno l’anno, ad eccezione dei mesi di giugno, luglio e agosto durante i quali si ha una fase di deficit idrico, per la rela- tiva scarsità di precipitazioni. Il SIC “Gessi di Lentella”, Codice identificativo Natura 2000 collocato alla confluenza del Fiume Treste con il Fiume IT7140127 Trigno, presenta caratteristiche intermedie e del tutto assimilabili all’altro Sito. Denominazione esatta del sito Il SIC “Fiume Trigno (medio e basso corso)” ha una Fiume Trigno (medio e basso corso) forma allungata in senso NE-SO, mantenendosi in gran parte nella fascia alluvionale del fiume, su substrati do- Confini geografici Il Sito di Importanza Comunitaria IT7140127 interessa il minati da ghiaie e sabbie di fondovalle, alveo e golena. medio e basso corso del Fiume Trigno in provincia di Sui margini del Sito si ha anche un più limitato inte- , nel tratto compreso tra e San ressamento di formazioni metamorfiche e argillose. In Salvo. base alla Carta Geologica d’Italia, oltre ai terreni allu- vionali recenti e attuali con ghiaie, sabbie e argilla, tro- Estensione del sito e altitudine viamo complessi a flyscioide di calcareniti e brecciole Il SIC si estende per 996 ettari, tra i 20 e i 170 m slm. associate, calcari compatti giallastri con lenti e nodu- li di selce bruna e rossastra, arenarie calcaree, marne Comuni ricadenti grigie compatte e scheggiose, marne argillose a volte San Salvo, , Dogliola, Fresagrandinaria, Lentella, fetide, straterelli di argilla sabbiosa. . Provincia di appartenenza Chieti In basso: Tratto del fiume Trigno nel territorio di Tufillo Caratteristiche generali del sito Alveo fluviale caratterizzato da ampi greti di clasti cal- carei. Il Sito, per le sue caratteristiche ecologiche, vie- ne attribuito alla regione biogeografica mediterranea, anche se ricade per il 36% nella regione continentale all’interno dei 7 Km di buffer. Le diverse unità ecosistematiche determinano etero- geneità ambientale di grande importanza per la con- servazione della biodiversità. La ricchezza avifaunistica è favorita dagli ambienti ripariali. La rappresentatività del Sito contribuisce a determinare una alta qualità am- bientale. Il SIC rappresenta il limite settentrionale della distribuzione dell’Alborella Meridionale o Appenninica (Alburnus albidus), endemismo italiano.

3 4 Codice identificativo Natura 2000 IT7140126 3. Vegetazione Denominazione esatta del sito Gessi di Lentella

Confini geografici Il Sito di Importanza Comunitaria IT7140126 interessa il e flora tratto finale del Fiume Treste, in prossimità della con- fluenza con il Fiume Trigno. Il territorio dei due SIC, nonostante il forte impatto Estensione del sito e altitudine antropico dovuto soprattutto all’attività agricola, Il SIC si estende per 436 ettari, tra i 46 e i 420 m slm che negli anni ne ha modellato la fisionomia e la (Monte Calvario). struttura, si presenta a chi vuole scoprirne le bel- Comuni ricadenti lezze come un’area molto interessante nel contesto Lentella floristico-vegetazionale regionale. Qui infatti sono presenti le uniche stazioni conosciute di Lino delle Provincia di appartenenza fate frentano (Stipa austroitalica subsp. frentana) Chieti e splendidi esempi, per unicità in Abruzzo, per in- Caratteristiche generali del sito tegrità e composizione floristica, di stipeti e cenosi Affioramenti gessosi della fascia costiera caratterizzati rupicole. da spiccata xerofilia. Presenza di gariga aPhagnalon graecum subsp. illyricum. Il Sito, meritevole di menzio- Specie di particolare interesse biogeografico, nei ne per peculiarità ecologiche, presenta caratteristiche SIC Fiume Trigno e Gessi di Lentella, la stenoende- di rappresentatività, emblematicità e valore didattico. mica Stipa austroitalica Martinovský subsp. fren- tana Moraldo & Ricceri – nome comune Lino delle Fate Frentano – è stata descritta solo di recente nel territorio di Lentella. Questa entità, infatti, è conosciuta in tutto il mondo solo per i pochi siti presenti in tale area (che si trovano nei comuni di In basso: Lentella, in lontananza San Salvo Lentella e di Fresagrandinara) e per poche altre stazioni presenti in Abruzzo e in Molise. Vanno se- gnalate altre stazioni di questa specie anche al di fuori del comprensorio del SIC, che però sono in serio pericolo di scomparsa (per esempio quella sita in prossimità del gessificio sul Trigno).

In basso: Lino delle Fate

5 6 Da sinistra in senso orario: Amenti di Roverella, Pungitopo, Fiore di Biancospino Comune

La vegetazione del ter- – vegetazione derivante dalla degrada- ritorio interessato dal zione della macchia, costituita da piante SIC “Fiume Trigno bas- arbustive basse che formano cespuglieti so e medio corso” e dal discontinui su un suolo roccioso, detri- SIC “Gessi di Lentella” tico o sabbioso – ascrivibili alla classe è caratterizzata da una Lygeo-Stipetea con associazioni inqua- diversità di aspetti, do- drabili come Onosmo echioidis-Hypar- vuti alla morfologia e rhenietum hirtae. alla natura dei terreni, Ben rappresentato, soprattutto nelle aree più sco- cui si aggiunge l’azione umana, che vede il pas- scese nel territorio di Tufillo, è ilbosco termofi- saggio repentino da ambienti segnati da periodi lo riferibile all’habitat “Boschi orientali di quercia di siccità ad ambienti ricchi di acqua e dall’atmo- bianca”: si tratta di boschi mediterranei e subme- sfera umida. diterranei a dominanza di Roverella (Quercus pu- Il mosaico di vegetazione che si presenta alterna bescens s.l.), che si sviluppano fino a circa 1.000 ampi coltivi, seminativi e arborati, nelle zone più m di quota su versanti soleggiati. Nello strato ar- prossime all’alveo del fiume, a rare fasce boscate boreo, alla roverella si associano Orniello (Fraxi- lungo gli argini, il cui posto è preso poi da cespu- nus ornus) e Carpino Nero (Ostrya carpinifolia), glieti e formazioni forestali, presenti in successio- mentre dello strato arbustivo possono far parte ne nei pendii e nelle aree più impervie. La compa- il Carpino Orientale (Carpinus orientalis), la Cor- gine forestale si localizza soprattutto nei versanti netta Dondolina (Eme- con maggiore pendenza. rus major), l’Asparago Oltre al Lino delle fate, altre specie censite rap- Selvatico (Asparagus presentano entità molto rare nella regione Abruz- acutifolius), il Pungito- zo e meritano quindi una particolare attenzione: po (Ruscus aculeatus), la Scorzonera irsuta (Scorzonera hirsuta [Gouan] la Sanguinella (Cornus L.), la Cornetta di Valenza (Coronilla valentina L.), sanguinea), il Biancospi- l’Asfodelo mediterraneo (Asphodelus ramosus no Comune (Crataegus L. subsp. ramosus) e lo Scuderi illirico (Phagna- monogyna), il Ligustro lon rupestre [L.] DC. subsp. illyricum [H. Lindb.] Comune (Ligustrum Ginzb). Queste specie, presenti nelle Liste rosse vulgare), l’Acero Mino- regionali o nazionali, avrebbero bisogno di nor- me di tutela specifiche ufficiali, che al momento mancano. La maggior parte della porzione basale (lato mare) del SIC è interessata da frutteti con vege- tazione ruderale ascrivibile alla Stellarietea me- diae e formazioni riferibili all’associazione Arte- misio variabilis-Helichrysetum italici. Lungo il fiume si incontrano stazioni degradate, a volte ridotte a filari, riferibili alPioppo bianco (alleanza Populion albae). Altre formazioni pre- senti lungo il greto del Trigno sono le garighe

Dall’alto in senso orario: Orniello, Carpino Orientale, Sanguinella, Carpino Nero, Ginestra, Roverella

7 8 Da sinistra in senso orario: Ofride di Bertoloni, Vesparia, Orchidea Maggiore, Sanguinella.

re (Acer monspessulanum), il Terebinto (Pista- cia terebinthus), la Rosa di San Giovanni (Rosa sempervirens), il Viburno Tino (Viburnum tinus), l’Alloro (Laurus nobilis). Tra le specie lianose, ol- tre all’Edera (Hedera helix) sono presenti la Rob- bia Selvatica (Rubia peregrina) e la Salsapariglia Nostrana (Smilax aspera).

Assai preziosa è anche la flora caratteristica del SIC Gessi di Lentella dove, oltre alla subspecie endemica di Lino delle fate già descritta, nelle praterie perenni a dominanza di graminacee, rife- ribili alla classe Festuco-Brometea, che apparten- gono all’habitat “Formazioni erbose secche semi- naturali e facies coperte da cespugli”, si riscontra la presenza di numerose specie di orchidee e altre specie di piante che in Abruzzo sono state rilevate solo in quest’area. Diffusi anche boschi a dominanza di Leccio – che si sviluppano generalmente lungo le rive dei (Quercus ilex) e bo- fiumi, su substrati alluvionali limoso-sabbiosi fini schi alluvionali e ri- e, per il loro regime idrico, sono dipendenti dal pariali misti – che fa- livello della falda freatica (habitat “Foreste miste voriscono una ricca riparie di grandi fiumi”). presenza di avifauna Lungo tutta l’asta fluviale, in maniera frammenta- ta, sui greti ghiaio-sabbiosi vi sono associazioni costituite per lo più da salici pionieri riconducibili all’habitat “Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix eleagnos”. Tratti residuali di bo- schi ripariali a dominanza di Salice Bianco (Salix alba) e Pioppo Bianco (Populus alba), apparte- nenti all’habitat “Foreste a galleria”, si riscontrano in maniera sporadica e con piccole stazioni poco estese ai margini dell’alveo del fiume. Nella tabella seguente sono riportate le specie di flora di particolare interesse per la conservazio- ne che sono state censite nel Sito Natura 2000 del Trigno e ricomprese negli allegati della DH, della Checklist of the Italian Vascular Flora, del- la Lista Rossa della IUCN e delle categorie CITES (A-B-C) o soggette ad altra tutela e/o rare.

Dall’alto in senso orario: Leccio, Alloro, Salsapariglia, Edera, Terebinto. 9 10 Tutela Liste Tutela Entità interna- Rosse Regionale zionale IT 4. Fauna

I due SIC “Fiume Trigno” e “Gessi di Lentella” sono Habitat Stipa austroitalica all.2 (pri- inseriti in un ambito a elevata naturalità partico- Martinovský subsp. oritaria) larmente esteso. Ciò significa che la comunicazio- frentana Moraldo & Habitat Ricceri ne ecologica tra i differenti serbatoi di biodiver- all.4 Berna sità faunistica è continua e priva di significative Ornithogalum exsca- LR barriere ecologiche: non si rintracciano aree di pum Ten. inurbazione estese che potrebbero costituire bar- Barlia robertiana (Loi- riere locali. Cites B sel.) Greuter In tale situazione di continuità ecologico-faunisti- Ophrys tenthredinife- ca s’inserisce la locale popolazione di Lupo (Canis Cites B ra Willd. lupus), i cui esemplari si spostano senza barriere tra le diverse aree protette e Siti Comunitari, che Cites B Ophrys lutea Cav. s.l. fungono da “corridoi”. Il tal senso il Fiume Trigno Cephalanthera dama- costituisce, così come i Fiumi Treste e Sangro, una Cites B sonium (Mill.) via preferenziale di spostamento nella direzione monte – valle. Ophrys bombyliflora Cites B Link Tra i mammiferi registrati nel SIC, oltre al lupo, vi sono evidenze della presenza di diverse specie di Ophrys incubacea Bianca subsp. incu- Cites B Chirotteri – pipistrelli, la Nottola (Nyctalus noctu- bacea la) e il Vespertilio di Natterer (Myotis nattereri), gruppi legati ad ambienti forestali con alberi ric- Orchis italica Poir. Cites B chi di cavità – e della Lontra (Lutra lutra) di cui Orchis purpurea sono stati trovati segni di presenza presso il pon- Cites B Huds. te sul Trigno, presso l’uscita della SS 650 per Roc- cavivara, a circa 4 km a monte del confine Ovest Cyclamen hederi- folium Aiton subsp. Cites B del SIC. hederifolium

L.R. N° Cites B 45 del Cyclamen repandum Habitat 11/09/1979 Sm. subsp. repandum all. 5 e N° 66 del 20/06/1980

L.R. N° 45 del Asparagus acutifo- LR 11/09/1979 lius L. e N° 66 del 20/06/1980

In alto: orma di Lontra sul Fiume Trigno

11 12 Questo comprensorio può vantare la presenza di confluenza tra il Trigno e il Treste si trovano ido- specie ornitiche di elevato valore per la conserva- nee condizioni di habitat riproduttivo di specie. zione, che suggerisce l’opportunità di procedere Infine, in nidi a galleria scavati in cumuli di sabbia alla trasformazione dei Siti di Interesse Comunita- presenti in piazzali di aree di cava o di lavorazio- rio in Zone a Protezione Speciale. ne delle terre, è segnalata la presenza del Topino Nel Sito e nelle immediate adiacenze si stima, in- (Riparia riparia). In particolare una colonia è stata fatti, la presenza di 3/5 coppie di Nibbio Bruno rilevata presso un piazzale situato alla confluenza (Milvus migrans) rilevate sia alla confluenza tra il tra i fiumi Trigno e Treste. Treste e il Trigno e sia a valle e a monte della con- fluenza. Sono 2/5 le coppie diNibbio Reale (Mil- Dall’alto in senso orario: Nitticora, Raganella, Cervone, Biacco, vus milvus) individuate in questo territorio, con Upupa, Airone Bianco Maggiore aree nido interne o in prossimità dei confini del SIC, soprattutto a monte della confluenza con il fiume Treste. L’Occhione (Burhinus oedicnemus) è stato presente lungo l’asta fluviale del Trigno, ma con una consistenza scarsa e localizzata: la bassa frequenza di rilevamento di questa specie nella fascia del fiume è sintomo di una situazione di conservazione lontana da condizioni ottimali.

Da sinistra: Nibbio Bruno, Succiacapre, Nibbio reale

Lo stesso non si può dire per il Succiacapre (Ca- primulgus europaeus), che invece è presente in 6/12 coppie ed è potenzialmente anche più nume- rosa in fase post riproduttiva per la sua concen- trazione presso gli ambienti di greto. La Calan- drella (Calandrella brachydactyla) viene rilevata in un range che va da un minimo di 10 a un mas- simo di 30 coppie. Della Nitticora (Nycticorax nycticorax) è stato accertato il passaggio in volo parallelo al fiume di 9 esemplari, ma nella zona di

13 14 Da sinistra in senso orario: Allocco, Lupo, Cinciarella, Upupa, Lontra, Testuggine Palustre, Sparviere

Alla batracofauna (ovvero al gruppo degli anfibi) Fiume Trigno (la parte abruzzese, con esclusione dell’area che corre lungo l’asta del fiume appar- della porzione di foce) e include il tratto terminale tengono la Raganella (Hyla intermedia), la Rana del Fiume Treste, che confluisce nel Trigno a val- (Pelophylax [Rana] bergeri/kl. hispanica) e il Ro- le di Lentella. Considerando quindi l’intero bacino spo Comune (Bufo bufo). fluviale, siamo di fronte ad ambienti che permet- Per quanto riguarda l’erpetofauna, cioè il grup- tono la presenza di una ittiofauna – cioè l’insieme po dei rettili, le osservazioni hanno consentito il delle specie di pesci – piuttosto eterogenea. In rilevamento della Biscia Tassellata (Natrix tes- quest’area si può confermare, infatti, la presenza sellata) e del Biacco (Hierophis viridiflavus). Più del Cavedano (Squalius squalus), del Barbo Tibe- rara ma certamente presente è la specie Elaphe rino (Barbus tyberinus), che è la specie rilevata quatuorlineata, comunemente detto Cervone. con maggiore frequenza nelle classi dimensionali L’Emys orbicularis, ovvero la Testuggine Palustre inferiori e intermedie, e dell’Alborella Appenni- Europea, è rilevata sicuramente nel tratto termi- nica o Meridionale (Alburnus albidus), che qui si nale del fiume Treste, all’interno del SIC “Gessi di caratterizza per una popolazione tra quelle gene- Lentella”, ma è possibile la sua presenza anche ticamente più integre, anche se ibridata con l’Al- nel SIC “Fiume Trigno”. Preoccupa invece lo stato borella (Alburnus arborella) secondo l’IUCN Co- di conservazione della Testuggine Terrestre (Te- mitato Italiano, e con una discreta abbondanza. studo hermanni): in Abruzzo e nello specifico nel Lo stesso si può dire della Rovella (Rutilus rubi- comprensorio del SIC è in una fase di regressione lio): il suo campionamento lungo l’asta del Trigno molto grave. è stato abbastanza discontinuo ma questa specie Il territorio interessato dai Siti ha un andamento a è certamente presente, pur risentendo delle fasi fascia, che riguarda il lato in sinistra orografica del di riduzione della portata del fiume.

15 16 co-romano fu abbandonato e la popolazione si spostò per costituire un nuovo insediamento in 5. I Comuni un luogo dal clima più mite; a tal proposito la leg- genda narra che gli antichi edifici furono distrutti dalle formiche, che ridussero in polvere le malte delle murature. Nel 1348, Tufillo apparteneva alla dei SIC Contea dei Camponeschi dell’Aquila. Osservando l’impianto urbano storico, si riconosce facilmente il tipo a “spina di pesce”, ovvero con una trama viaria con l’asse principale (oggi il Corso) e “rue” 5.1. Tufillo ortogonali, così disposte per servire le abitazioni Tra l’VIII-IX secolo a.C. e il II secolo d.C. sul Monte private. All’inizio e alla fine di tale impianto ve- Farano esisteva un insediamento antropico i cui nivano poste le chiese e nella parte più esposta resti sono riemersi durante gli scavi archeologici; l’edificio castellato. Di queste forme urbanistiche potrebbe trattarsi dell’antica “Agello” del popolo ne abbiamo diverse in Abruzzo e spesso furono Frentano, nel quale era vivo il culto della dea He- l’espressione del fenomeno dell’incastellamento rentas (Afrodite). Tra i reperti è particolarmente diffusosi a cominciare dalla fine del X secolo fino degna di nota una “chiave” con una scritta in lin- al XII secolo. gua osco-sannita. La dominanza sulla vallata del Un’attestazione certa dell’esistenza della comu- Trigno e la presenza di acqua sorgiva hanno deter- nità risale al 1324-25 quando a pagare le decime minato la continuità dell’insediamento umano sia erano i “Clerici de Tufillis” che si aggregavano at- in epoca romana sia in quella altomedievale. L’in- torno alla chiesa di S. Giusta, il cui portale gotico, tera Valle del Trigno, con i capisaldi di Histonium di influenza pugliese, porta la scritta(is)tus fecit () e Terventum (Trivento), era disseminata magister Lucas d(i) Tufill(i) / (re) stauratum A. di ville rustiche e borghi rurali in cui si praticavano Dom. mdcclviii. A valle fuori le mura l’agricoltura e la pastorizia. Con l’invasione longo- invece venne fondata la chiesa di S. barda questa parte di territorio venne annessa al Vito, dipendente dal monastero di Ducato di Benevento. Solo dopo la riconquista dei S. Vito e S. Salvo e poi rifondata Franchi (anno 801) il territorio di Tufillo fu incluso nel 1269 dai Cistercensi. La via nella Contea di Teate (Chieti), vicino al confine tra principale (oggi Corso Ita- il Ducato di Benevento e quello di Spoleto che in gran parte era costituito dal corso del fiume Trigno. Per questo Monte Farano e soprattutto un suo crinale a quota più bassa, da cui si può tut- tora scoprire gran parte del territorio molisano, diventò strategico per il controllo militare dell’a- rea. L’antico insediamen- to itali-

17 18 lia) è interrotta dalla “Porta di Mezzo” a ricordare un’antica porta di accesso al borgo o uno sbarra- mento fortificato, strategico in caso di attacco o razzie, così come si può rilevare in altri borghi (ad esempio ). La chiesa di S. Giusta conserva il magnifico por- tale di pietra scolpita, del XIII secolo, inserito nel- la facciata riadattata nelle forme barocche set- tecentesche. Come per gran parte delle chiese abruzzesi, questo riadattamento si è sovrapposto a quello più antico, introducendo elementi che In alto: Palazzo marchesale del Bassano arricchiscono la facciata, coronata da un corni- cione curvilineo realizzato a tre file sporgenti di coppi (“romanelle”). L’area presbiteriale interna ha mantenuto l’impianto medievale con volta ogi- vale e conserva dipinti settecenteschi e un prege- vole altare ligneo indorato datato 1759. La chiesa di S. Vito, ad aula unica, presenta una A lato, si eleva il palazzo Bassano (oggi sede co- facciata a terminazione orizzontale del XVI secolo munale) ricostruito nel XVIII secolo sul sito di un seppure una lapide ne attesti il restauro nel 1764. precedente edificio. Fuori dal borgo si trova l’importante Fontana Grande, il cui impianto sembra possa riferirsi al XV secolo, anche se è stata ricostruita più volte. A sinistra: Una mostra fotografica permanente dei reperti Portale della archeologici rinvenuti a Monte Farano, esposta a chiesa di Palazzo Bassano, illustra la famosa “chiave” (tro- S. Giusta vata nel 1933) dedicata ad Herentas, dea simbolo delle bellezza femminile, e altri resti provenienti dall’insediamento italico. I reperti sono attual- mente conservati e visibili nel Museo Archeologi- co del Vastese, nel castello di . Il territorio di Tufillo è caratterizzato dall’alternan- za di superfici boscate e cespugliate tra cui spic- cano i campi coltivati e gli oliveti. Filari di querce e siepi, poste a lato delle strade storiche, sono ciò che rimane del sistema dei campi “chiusi” e “aper- ti” dove in passato pascolavano le greggi stan- ziali. I tre rilievi di Monte Farano, Colle Amarena e Monte Fanino, da 483 a 705 m s.l.m., divisi dal torrente Scorticane, sono lo scenario di un pae- saggio collinare in cui il borgo di Tufillo si adagia dominando l’ampia Valle del Trigno e le terre mo- lisane fronteggianti.

19 20 5.2. Dogliola Nel territorio si Il caratteristico borgo di Dogliola sorge su un cri- trovano la Fonte nale roccioso nella bassa valle del fiume Trigno. Vecchia, restaurata Già nel periodo del tardo Impero Romano esiste- nel 1830 e recen- vano qui alcune ville; il suo antico passato è testi- temente rinnova- moniato anche dai ritrovamenti di una necropoli ta, oltre alla Fonte nei pressi del Monte Moro. La prima documenta- Marina, sita lungo zione storica, però, risale al 1115 quando l’abate la strada che con- Giovanni del monastero di S. Angelo di Cornac- duce a Fresagran- chiano ricevette da Ugone di Grandinato, feuda- dinaria. tario di Fresagrandinaria, il castello di Dogliola. Il paesaggio di Do- L’abbazia, fiorente in epoca normanna, assunse gliola è quello tipi- un importante ruolo di riorganizzazione del terri- co della Valle del torio, attraverso il sistema delle chiese e grangie; Treste: alle cime nel 1323 a questa abbazia pare facessero riferi- collinari coperte mento 24 chiese diffuse nella Valle del Treste. Do- da boschi, si alter- gliola, sin dalla fine del XII secolo, apparteneva a nano i campi colti- un esteso feudo sottoposto ai Grandinato, che ne vati, a ricordare l’antica vocazione agricola e di detennero il possesso per tutto il Duecento. Suc- allevamento. Risulta documentato in passato l’al- cessivamente, con l’estinzione di quella famiglia, levamento dei suini nei numerosi querceti. Agli l’intero feudo passò nel 1330 ai Di Sangro e quindi elementi naturali (speroni di roccia, creste, solchi alla Baronia di . erosivi) si aggiungono a “macchia di leopardo” L’impianto urbano sembra riferirsi al tipo a “spi- dei residuali di bosco e l’alternanza dei campi col- na di pesce” caratteristico dell’incastellamento tivati. dell’XI e XII secolo; ai due assi viari principali si in- nestano le “rue” trasversali. All’interno del borgo vi sono i resti della chiesa parrocchiale e del pa- lazzo fortificato, di cui si ha notizia nel XVI secolo, già appartenente alla famiglia Fazia, cui è annes- sa una biblioteca. Attualmente è l’antica chiesa di S. Rocco (già esistente nel 1568), costruita extra- moenia, a dominare la piazza principale. Ha una In alto: Chiesa di San Rocco facciata in stile settecentesco e conserva il porta- In basso: Centro storico di Dogliola lino barocco e la grande finestra superiore in pietra scolpita. Al suo interno vi sono una Trinità, un organo e alcuni af- freschi di Nicola Sigismondi di .

21 22 5.3. Fresagrandinaria La chiesa del SS.mo Salvatore, già dipendente Le prime testimonianze antropiche risalgono dall’abbazia di Cornacchiano, è stata completa- all’epoca italica, come attestano i rinvenimenti ar- mente rinnovata nel XIX secolo e presenta una cheologici nella località Guardiola. elegante facciata neoclassica. La chiesa della Ma- Nel IX secolo Fresa era inclusa nella Contea di Te- donna delle Grazie era dipendente dall’abbazia ate; nel suo territorio si trovava un vasto posse- di Tremiti. Al suo interno si conservano una Ma- dimento dei benedettini che fondarono la chiesa donna con Bambino, S. Biagio e S. Germano del di S. Germano di Capua e il monastero di S. An- Quattrocento. gelo di Cornacchiano sui resti della chiesa di S. Certamente i resti più importanti dal punto di vista Martino, donata nel 1001 a Montecassino. La fon- storico sono quelli del campanile dell’abbazia di dazione dell’abbazia si inserì nell’ampio processo S. Angelo di Cornacchiano nella contrada Guar- di riordino fondiario e rilancio religioso voluto da diola. Oltre al fascino malinconico del luogo, è da Montecassino che, tornata a splendere poco pri- ricordare che il 13 agosto nei suoi pressi si svolge ma del Mille dopo i saccheggi dei saraceni, avviò un pellegrinaggio dei cittadini di in memoria un vasto programma di nuove fondazioni mona- del Beato Angelo che ha vissuto in questo mo- stiche e di stretta alleanza con le signorie castrali nastero, secondo tradizione, per compiere i primi dell’Abruzzo. In Fresa erano signori i Grandinato, studi al tempo di Federico II di Svevia, prima di presenti nel 1060, feudatari anche di Dogliola, essere “lettore di teologia” all’Università di Parigi. Lentella, Furci, e Celenza sul Trigno. L’abbazia, in decadenza nel 1490, andò soggetta Osservando il borgo antico di Fresagrandinaria alla Commenda dei Frati Minori di S. Onofrio di si scorgono facilmente l’origine fortificata e l’im- Vasto, fino a perdere la sua importanza. pianto tipico degli aggregati dell’XI secolo, for- Il paese si distingue sicuramente per la possente matisi con l’incastellamento. Non è escluso che al mole di pietra e per le grotte artificiali scavate nel borgo fortificato se ne aggiungesse un altro fuori gesso. Il paesaggio delle colline alla confluenza dalle mura, a poca distanza, di tipo rurale e che tra il Treste e il Trigno si caratterizza per la com- nel tempo si siano uniti. Già inclusa nella signo- presenza tra elementi naturali (speroni di roccia, ria dei Di Sangro, passò nelle mani dei Caracciolo creste, solchi erosivi), a cui si sovrappongono la- di S. Buono che nell’Alto Vastese, dalla fine del certi di bosco o di macchia, e campi e colture di XV secolo, andavano costituendo un feudo tra i antico impianto, tra i quali si inseriscono le nuove più estesi d’Abruzzo. I Caracciolo sostennero e sistemazioni colturali (oliveti, vigneti, seminativi). spinsero la popolazione all’attività agricola e di allevamento. Oltre ai cereali i Fresani si dedicaro- no, già alla fine del Settecento, alla coltivazione In basso: Panoramica del centro storico di Fresagrandinaria del riso nelle anse e lanche del fiume Trigno, in collaborazione con le popolazioni dei paesi vicini. Anche qui era diffuso l’allevamento brado di suini nei querceti e nelle difese (so- prattutto in Colle Maiale).

23 24 5.4. Lentella Alle falde del Monte Cal- vario, su uno sperone di pietra viva alto 400 me- tri, sorge il piccolo e ca- ratteristico borgo di Len- tella. La leggenda narra che Lentula, una nobil- donna romana, durante un lungo viaggio, fece sosta con il suo seguito in prossimità di un fiume, nel territorio in cui il Tri- gno confluisce con il Tre- In alto: La chiesa di S. Maria Assunta domina la costa; ste, da cui il nome Lentella. sullo sfondo San Salvo Come gli altri nuclei storici della Valle del Treste, anche questo centro si strutturò a borgo fortifi- cato, con l’incastellamento dell’XI e XII secolo. Il confine tra la Contea di Chieti franco-longobarda e il Molise, con la successiva minaccia d’invasione dei Normanni pugliesi, si attestò sul fiume Trigno, L’influenza cistercense sulla pastorizia transu- spingendo la popolazione rurale sparsa a radu- mante, attuata nel Tratturo Centurelle - Monte- narsi in luoghi fortificati e maggiormente protetti. secco, e nella riorganizzazione dell’agricoltura, Le vicende di Lentella si legano inevitabilmente a portò benefici alla popolazione rurale. quelle del monastero di S. Angelo in Cornacchia- Già appartenente alla Contea di Monteodorisio, no: la chiesa di S. Maria Assunta, sita nella parte nel secoli successivi passò nelle mani dei Grandi- più alta del borgo storico con la sua torre cam- nati, signori di Fresagrandinaria, e quindi, dopo la panaria in pietra, risulta inclusa tra le 24 chiese loro estinzione, ai Di Sangro. Dopo un periodo di soggette al suddetto monastero nel 1324. decadenza, testimoniato dallo stato rovinoso nel quale si trovava la chiesa di S. Maria Assunta ai primi del Cinquecento, il borgo venne ricostruito In basso: Panoramica di Lentella; alla fine del secolo. sulla destra il borgo storico Protettori del paese sono i Santi medici Cosma e Damiano, ai quali è dedicata la chiesa costruita nella piazza principale del paese alla fine del 1700.

25 26 In alto: Panoramica di Cupello 5.5. Cupello Si potrebbe parlare di Cupello come esempio di “urbanistica” rinascimentale in Abruzzo (come è accaduto per Giuliopoli vicino ): il borgo subì una riorganizzazione tra la fine del XV e l’i- Durante la II Guerra Mondiale subì un sanguinoso nizio del XVI secolo su iniziativa dei D’Avalos di bombardamento con numerose vittime. Oggi la Vasto che vi impiantarono una folta comunità di comunità di Cupello è insignita della medaglia di “slavoni”; si trattava all’epoca di una contrada del- bronzo al Merito Civile. Cittadina moderna, cre- la vicina Monteodorisio, di ben più antica struttu- sciuta fra le due guerre e sviluppatasi negli ultimi razione e alla quale restò unita fino al 1811, quando decenni, è uno dei centri più dinamici dell’entro- su disposto napoleonico Cupello diventò Comu- terra vastese. ne a se stante. Tra le origini etimologiche del nome, c’è quella Dopo il terremoto del 1456, venne accolto di buon suggestiva secondo cui il termine, nell’accezione grado l’arrivo di popolazioni cristiane slave che, dialettale “Lu Cupellə”, derivarebbe dal latino “lu- per l’espandersi dell’impero musulmano turco cum pellere”, ovvero bosco destinato a caccia. nella penisola balcanica, emigravano in quella Il paesaggio si delinea su un sistema collinare, con italiana, soprattutto dopo che i principi albanesi ampie plaghe caratterizzate da campi spogli con Scandenberg si erano accordati con i re aragone- arborati strutturati e specializzati, soprattutto oli- si del Regno di Napoli. Molte località abruzzesi e veti e vigneti a “capanneto”. A interrompere la molisane, funestate dal sisma del 1456, poterono parte coltivata sono alcuni appezzamenti erbosi, risorgere con l’arrivo di queste popolazioni, dedi- soprattutto sopra le pareti calanchive del Vallone te all’agricoltura. Come , Cupello fu Stampanato. chiamata anche “Villa Schiavoni”. La chiesa della Natività di Maria Santissima conserva un bel portale in bronzo. La chiesa del- la Madonna del Ponte custodisce una pregevo- le statua in legno policromo e una Madonna con Bambino del XV secolo. In basso: campagne nei dintorni di Cupello

27 28 In alto: Un quartiere moderno di San Salvo.

5.6. San Salvo poi con l’abbazia di S. Maria (costruita alla foce I resti archeologici rinvenuti al centro dell’antico del Trigno) e con la chiesa di S. Vito, di cui si ha borgo di San Salvo (oggi Museo del Quadrilate- notizia nel 1031, sita sui resti degli edifici romani. ro) potrebbero risalire al III-IV secolo d.C., costru- Nei pressi si trovava anche la chiesa di S. Angelo iti su muri in opus reticulatum più antichi, appar- in Salavento, costruita sui resti di una villa romana tenenti a edifici di un precedente insediamento, in via S. Rocco, nel 994 sottoposta a S. Vincen- in cui si commercializzavano o si stoccavano i zo al Volturno, donata dal conte Trasmondo II di prodotti agricoli destinati ai mercati della costa Chieti insieme all’area del Rosiliano (attuale Piana balcanica. Infatti risale al III secolo il potenzia- S. Angelo). Quel luogo quindi era un avamposto mento imperiale dell’approdo alla foce del fiume volturnense a ridosso del fiume Trigno a rimar- Trigno - Trinium portuorum (ricordato da Plinio care il confine tra la Contea di Chieti e quella del il Vecchio). A segnare l’importanza del luogo era Molise a cavallo dell’Anno Mille. l’acquedotto, tuttora funzionante, raffina- Ma fu in epoca sveva che il luogo fu nuovamente ta opera ingegneristica destinata all’ap- interessato dai programmi di rilancio economico provvigionamento idrico che per secoli di agricoltura e pastorizia, fortemente sostenuto ha alimentato la Fontana Vecchia, a dalle casate svevo-angioine, attraverso la diffu- servizio di una popolazione numero- sione delle abbazie cistercensi, destinate a essere sa probabilmente alleata della vici- i capisaldi per la transumanza e l’assistenza dei na Histonium (Vasto). La continuità pastori e della popolazione rurale. Notizie dell’ab- insediativa medievale si espresse bazia cistercense dei SS. Vito e Salvo risalgono al 1259 quando era collegata a S. Maria Arabona. Ad essa erano soggetti i monasteri di , S. Ste- fano in Lucana (), S. Giovanni di Archi e S. Vito

29 30 di Forca di Penne. La rifonda- zione e nuova strutturazione religiosa di questi comples- si monastici portò al riordi- no dell’agricoltura. I terreni dell’abbazia si estendevano in Salavento e nella media valle del torrente Buonanotte con l’antico borgo sito nella loca- lità Castellano (Piano di Mar- co), formando un’enclave feu- dale strategica nel Duecento, quando la commercializzazio- ne di vino, cereali e olio tor- nò a fiorire (con gli approdi del Trigno e Punta Penna) tra Abruzzo e Molise-Gargano. Ormai affievolita degli antichi splendori, l’abbazia passò a Colantonio Valignani nel 1438, subendo un saccheggio dei Turchi nel 1453 che indusse i monaci ad abbandonarla per sempre. Il sito fu tra- Novecento, che ha trasformato il piccolo centro sformato in borgo rurale agli inizi del XVI secolo, rurale in una fiorente cittadina di oltre 20.000 quando si costruirono abitazioni sui resti antichi abitanti. A oriente si scorge la Marina con il noto che costituirono il primo nucleo urbano dell’o- biotopo costiero, oasi naturale protetta di circa dierna San Salvo. 8 ettari, all’interno della quale si trova il Giardino Oggi la Porta della Terra è sede del Museo Civico Botanico Mediterraneo che conserva alcune delle Archeologico, che conserva reperti di età italica, specie arbustive ed erbacee tipiche della macchia romana e medievale, e del Parco Archeologico del mediterranea e una fauna molto variegata che Quadrilatero con reperti risalenti a 3000 anni fa. include aironi, cavalieri d’Italia, martin pescatori, La chiesa di San Giuseppe, antica chiesa del mo- fratini e testuggini palustri. A occidente invece si nastero romanico di Santo Salvo (secc. X-XII), scorgono le plaghe collinari del Trigno. quasi interamente ricostruita in stile neoclassico, San Salvo vanta il primato di ospitare il primo trat- accoglie le reliquie di San Vitale, patrono della cit- to in Abruzzo della pista ciclabile costiera realiz- tà. zata con il progetto “Bike to Coast” che interessa La collina di S. Salvo costituisce lo spartiacque tra 131 km di costa abruzzese, da San Salvo a Martin- il Trigno e il bacino idrografico del Torrente Buo- sicuro. In via di ultimazione il secondo blocco che nanotte con rilievi collinari in cui le recenti siste- collega il centro abitato con la Marina. mazioni agrarie si alternano a insediamenti indu- striali e alla diffusa urbanizzazione indotta dallo sviluppo economico iniziato negli anni ‘60-’70 del In alto: Laghetti artificiali tra le campagne di San Salvo

31 32 Proseguendo sul lungomare Cristoforo Colombo per circa 2,5 km fino al porto turistico, si rientra verso l’interno lungo via Andrea Doria per im- 6. Percorsi boccare dalla rotonda la Strada Statale Adriatica; dopo averla percorsa per un breve tratto, si svolta a sinistra su via Umberto Nobile e si procede per circa 2 km. Qui, in corrispondenza del ponte della S.S. 16, si può camminare lungo la strada sterra- ta per circa 1 km, costeggiando la sponda setten- DA SAN SALVO trionale del fiume Trigno fino a raggiungere la sua Il Giardino Botanico Mediterraneo foce: quest’area rappresenta un ottimo luogo per L’itinerario parte dal parcheggio lungo via Raffae- l’osservazione dell’avifauna e per gli appassionati le Paolucci, tra la rotonda della Strada Statale 16 e di birdwatching. il lungomare Cristoforo Colombo. Qui è possibile Si può ritornare al punto di partenza percorrendo visitare il Giardino Botanico Mediterraneo di San la pista ciclabile invece del lungomare. Salvo, alla foce del torrente Buonanotte, che rap- Lunghezza del percorso: 5,5 km presenta l’unico giardino dunale di tutta la costa adriatica. Racchiude quasi tutte le specie tipiche In basso: Un tratto del medio corso del Trigno di questo ambiente del territorio abruzzese, com- prese le più rare e localizzate. Lungo il torrente Buonanotte sopravvive anche una piccola popo- lazione di Testuggine Palustre Europea (Emys orbicularis), mentre sulla fascia dunale nidifica il Fratino (Charadrius alexandrinus). In questo trat- to di costa, soprattutto durante il periodo della migrazione primaverile e in inverno, è possibile osservare diverse specie ornitiche.

In basso: Ambienti rurali tra San Salvo e Cupello

Il fiume Trigno Partendo dal ponte della Strada Statale 16 è pos- sibile raggiungere la foce del Trigno – tra andata e ritorno sono circa 2 km – oppure si può costeg- giare la sponda settentrionale del fiume lungo la strada sterrata per circa 3,5 km, fino alla fine della via dove, fino ad alcuni decenni fa, si estendeva il Bosco di Motticce, un importante bosco plani- ziale oggi scomparso. Per il tragitto di ritorno è possibile scegliere di ripercorrere la stessa strada

33 34 DA LENTELLA I Gessi di Lentella L’itinerario ha inizio dallo svincolo per Lentella della Fondovalle Trigno. Dopo circa 500 m è bene fare una prima sosta per visitare la collina chiamata La Coccetta (114 m s.l.m.), un rilievo posto alla con- fluenza tra i fiumi Treste e Trigno costituito preva- lentemente da calcari marnosi e soprattutto gessi. Qui è presente una vegetazione tipicamente me- diterranea con entità piuttosto rare e uniche per la In alto: Vista di San Salvo regione, tra cui alcune orchidee selvatiche e so- prattutto il Lino delle fate o stipa dei Monti Fren- dell’andata o, in alternativa, prendere una strada tani (Stipa austroitalica subsp. frentana) – una Po- parallela tra i campi coltivati. acea non solo molto bella, ma anche molto rara e Lunghezza del percorso: 2 + 7 km localizzata. Dalla collina si può osservare l’ultimo tratto del Treste, caratterizzato da una serie di anse Riserva naturale regionale e SIC/ZSC “Marina di fluviali, e la stessa confluenza con il Trigno fino alla Vasto” foce. Partendo dalla rotonda sulla Strada Statale 16 Il percorso prosegue per un tratto lungo la Provin- Adriatica, in corrispondenza di via Andrea Doria, ciale per poi deviare verso una sterrata in direzione si può imboccare la pista ciclabile e proseguire Casale Monaci, dove si trova una sorgente alla base verso nord costeggiando la Statale per tutta la sua di una piccola parete rocciosa in cui un abbondan- lunghezza fino al torrente Buonanotte (2,5 km). te gocciolamento favorisce lo sviluppo di piante Una volta attraversato il corso d’acqua sul ponte, tipiche di questi ambienti, tra cui felci come il Ca- ci si porta sulla sua sponda settentrionale costeg- pelvenere. Vi sono stati costruiti anche un fontanile giandola in direzione del mare, per proseguire per e una piccola area di sosta. altri 3 km lungo la strada tra la zona residenziale Si prosegue risalendo alla base di un rilievo roc- e la fascia dunale fino a Vasto Marina, all’inizio del cioso, il Monte Calvario (420 m s.l.m.), costituito lungomare Duca degli Abruzzi. prevalentemente da gessi in un contesto caratte- Quest’ultimo tratto dell’itinerario consente di per- rizzato da piccoli boschetti e aree cespugliate che correre il perimetro della Riserva Naturale Regio- favoriscono la presenza di specie faunistiche tipi- nale e SIC/ZSC “Marina di Vasto” e osservare la che della macchia mediterranea come alcuni Sil- vegetazione caratteristica delle zone litoranee, in vidi – Sterpazzolina, Sterpazzola di Sardegna e particolare di quella dunale. Il consiglio è quello Occhiocotto – ma anche entità poco comuni come di visitare quest’area nel periodo primaverile per l’averla capirossa. ammirare la fioritura delle specie floristiche, tra cui alcune molto rare, mentre è possibile osserva- re l’avifauna tipica degli ambienti costieri soprat- tutto durante il periodo di svernamento. Lunghezza del percorso: 11 km

A destra: Centro storico di Lentella

35 36 Dopo circa 5 km si giunge al cen- tro abitato di Lentella, da cui si può DA CUPELLO scendere velocemente verso la Sulle rotte del nibbio reale Si parte dal ponte sul fiume Treste a circa 90 m vallata del Treste passando per le s.l.m. e si percorre un breve tratto sulla Fondoval- località Aia Posatoio e Merze Bian- le Treste; dopo 1 km si imbocca una strada sulla ca, fino a raggiungere e attraversa- destra che sale in direzione Masseria Boschetto e re il ponte sul Treste (circa 3 km). si prosegue fino alla località Pozzacchio, che è po- Quindi si prosegue lungo la Fon- sta alla confluenza dei dovalle Treste per tornare al punto tratturi Centurelle-Monte- : il territorio di Cupello di partenza sulla Fondovalle Trigno secco e Cupello-Lanciano è l’unico in cui sono ben visibili le tracce tratturali (circa 4 km). La maggior parte che presentano parti quasi integre. Costeggiando dell’itinerario si sviluppa all’inter- il Monte Gazzano (360 m s.l.m.) ci si immette sulla no del SIC “Gessi di Lentella”, che via principale in località Colle Ramignano, dove si si collega con il SIC “Fiume Trigno raggiunge la quota più alta del percorso. (medio e basso corso)” nei pressi Questo itinerario, oltre che particolarmente pa- della confluenza del Treste. noramico, permette di attraversare piccoli relitti Lunghezza del percorso: 12,5 km boschivi dove si trovano grandi querce, probabil- mente relitti di antiche difese: un habitat elettivo Le valli del Treste per il , qui facilmente osservabile per Partendo dal ponte sul Treste in località Merze Nibbio Reale l’alta densità di presenza. Un’altra specie ornitica Bianca, si imbocca la strada asfaltata principale che di questo territorio, localizzata in tutta la regione, conduce a Lentella. Dopo circa 2,5 km si prende è la , uccello dai colori esotici una piccola strada sulla destra che scende verso la Ghiandaia Marina che in primavera giunge in queste zone dall’Africa valle del Treste. Qui è possibile osservare i resti di per nidificare. Dopo circa 5,5 km ci si immette sulla un antico bacino idrico naturale, il Lago di Impor- Strada Statale 86 che da Cupello conduce a Furci. chio, nel territorio di Fresagrandinaria, posto a una Si scende lungo un panoramico crinale, dopo al- quota di 148 m, oggi purtroppo ridotto a un sem- tri 5,5 km si giunge all’incrocio con la Fondovalle plice impluvio. Cena e si prosegue lungo la via che costeggia il Si torna indietro al punto di partenza (1 + 1 km) per torrente Moro per immettersi nella Fondovalle Tre- proseguire attraverso Contrada Guardiola, sempre ste (1 km) in località Pantano. Lungo quest’ultimo nel territorio di Fresagrandinaria, e da qui a ridosso tratto, sulla sinistra, si possono ammirare piccoli di una valle, denominata Sant’Angelo, che conflu- rilievi costituiti da argille mioceniche o scagliose isce sul Treste, dove sono presenti la torre cam- dai brillanti colori rossastri, che si alternano a trat- panaria e i ruderi del monastero benedettino di ti dalla vegetazione steppica. Percorrendo 4 km Sant’Angelo di Cornaclano, dove ha vissuto sin da lungo la Fondovalle si torna al punto di partenza. bambino il beato Angelo da Furci. Lunghezza del percorso: circa 17 km Si prosegue lungo la strada panoramica (4,5 km) fino a raggiungere il centro abitato diLentella . Dal paese si scende tra le campagne sottostanti pas- sando per località Aia Posatoio, come per l’itinera- rio precedente, fino a tornare al punto di partenza. Lunghezza del percorso: 9,5 km

A destra: Centro abitato di Cupello

37 38 Tra le querce e le orchidee DA FRESAGRANDINARIA Dal bivio sulla Fondovalle Trigno si sale a Fresa- Fresagrandinaria grandinaria (circa 4 km) – dislivello circa 600 m. Il percorso ha inizio dallo svincolo sulla Fondoval- Dopo una sosta nel centro abitato, si prosegue le Trigno e raggiunge il centro abitato di Lentel- lungo la Strada Provinciale passando per località la (4 km); da qui, proseguendo per altri 3,5 km e Paglierini, il Colle, Immerse e Masseria Crocegros- passando per Colle Pianezza, si arriva all’abitato sa, queste ultime nel territorio di Palmoli (circa di a 410 m s.l.m., borgo posto Fresagrandinaria 7 km). Si attraversa il Monte Freddo, un grande in posizione panoramica a ridosso del sottostan- rilievo che raggiunge la quota più elevata a 657 te fiume Trigno. All’interno del suo territorio, nelle m, coperto da un ampio bosco di querce e, suc- aree più pianeggianti lungo il corso d’acqua fino cessivamente, contrada Fonte La Casa dove sono alla metà del 1800 si coltivava il riso. La bassa val- presenti altre querce secolari (2 km). Il territorio lata del Trigno, infatti, e il Sangro e il Vomano rap- di Palmoli, infatti, è quello nella provincia di Chie- presentavano le aree di maggior produzione risi- ti che conta il maggior numero di querce monu- cola della regione. mentali, diverse delle quali superano i 5 m di cir- Da Fresagrandinaria si scende alla Fondovalle pas- conferenza. sando tra la località Sant’Antonio e Piano Carbone Dall’incrocio in Contrada Fonte La Casa si prose- (4 km) e poi proseguendo per altri 5 km lungo la gue sulla strada principale passando per le locali- stessa Fondovalle Trigno fino al punto di partenza. tà Piaminella e Fonte San Ianni fino a raggiunge- Lunghezza del percorso: circa 16 km re, dopo circa 5 km, il paese di Dogliola. Da qui si scende verso la Fondovalle Trigno In basso: Nucleo storico di Fresagrandinaria passando per le località Crocella San Rocco, Fonte Marina e Morge Palombo (5,5 km). In quest’ultimo tratto, come indicato anche dai to- ponimi Vallone del Gesso e Morge, sono presenti affioramenti rocciosi costituiti prevalentemente da gessi e con evidenti formazioni di cristalli. Si tratta di interessanti elementi e mo- numenti geologici dove sono pre- senti anche specie tipiche di questi ambienti, piante caratteristiche delle zone steppiche come il Barboncino (Hyparrhenia hirta), l’Asfodelo me- diterraneo (Asphodelus ramosus) e alcune Orchidee, quali l’Ophrys lutea dal colore giallo intenso. Altri 3 km lungo la Fondovalle Trigno riportano al punto di partenza. Lunghezza del percorso: circa 23 km

39 40 lievo più elevato della zona, particolarmente noto DA DOGLIOLA per i ritrovamenti archeologici di epoca italica, Tra i crinali soprattutto le ceramiche del periodo VI-II secolo Si parte dallo svincolo per Dogliola lungo la Fon- a.C. e una chiave in bronzo del IV secolo a.C. con dovalle Trigno, in località Morge Palombo. Si sale iscrizione osca dedicata alla dea Venere (ora nel lungo la strada principale, attraversando le locali- Museo archeologico di Chieti). tà Piano Giardini, Le Grotte, Fonte Murina e Cro- Dopo circa 2 km si raggiunge Tufillo, paese che si cella San Rocco, per giungere a Contrada Fonte sviluppa allungato su un crinale. Quindi si scende Vecchia poco prima del centro storico di Dogliola alla Fondovalle Trigno (circa 6 km) in località Ischia (5,5 km). Da qui si può arrivare all’abitato di Tu- attraverso un percorso costituito da ampi tornan- fillo scegliendo tra due diversi percorsi: uno più ti, passando per le località Colle Capotruto, Fonte breve passa per le località Vignale, Trocchi e Colle Iaprù e Fonte Maestra, un’ampia vallata posta tra Capotruto (circa 3 km); l’altro, più lungo, è quello due crinali, entrambi perpendicolari al fiume: uno consigliabile, attraversa Fonte San Ianni e località da Monte Fanino a Colle Amarena e Fonte di Coc- Plaminella nel territorio di Palmoli, per poi passare cio; l’altro tra l’abitato di Tufillo, Colle Caprafica e alla base del rilievo boscato Il Monte (692 m s.l.m.) l’antico Ponte della Stretta di Caprafica sul Trigno. in località Trocchi (5 km). Qui l’alveo del fiume si restringe e tocca il punto Da qui si può ammirare il panorama dei tre centri di ampiezza minima, in quanto sul versante oppo- abitati (Dogliola, Fresagrandinaria e Lentella), vi- sto molisano è presente un altro crinale che risale sibili contemporaneamente e allineati tra loro fino verso l’abitato di . Per tornare al punto alla foce del Trigno, e gettare lo sguardo fino alla di partenza bisogna percorrere circa 5 km lungo la cittadina di San Salvo e all’orizzonte marino. Ci Fondovalle Trigno. troviamo alla base del Monte Farano (705 m), il ri- Lunghezza del percorso: circa 23,5 km

In basso: Vista di Dogliola e della vallata del Trigno

41 42 DA TUFILLO Il sentiero Maurizio Salvatore Nel 2010 per iniziativa del CAI di Vasto e dell’As- sociazione Maurizio Salvatore è stato inaugurato il sentiero Maurizio Salvatore, lungo circa 21 km, in- teramente ricompreso nel territorio di Tufillo dove ogni anno, la seconda domenica di maggio, si svol- ge una passeggiata ecologica. Il punto di partenza è in località Scoste, in prossi- mità dell’area di servizio lungo la Fondovalle Tri- gno. Qui il tracciato si sviluppa parallelo al fiume, risale lungo il pendio meridionale del bosco Difesa Grande, poi si porta sul crinale di Colle Amarena (487 m), successivamente, sempre sul crinale, fino a Monte Fanino (573 m) e quindi in località Trocchi dove si compie un anello che circoscrive le pendici del Monte Farano (705 m). Da questa località, ben nota per i ritrovamenti archeologici, si scende fin dentro l’abitato di Tufillo, con la possibilità di una deviazione a Fonte Grande. Dal paese, che si sviluppa in lunghezza sul crinale perpendicolare alla vallata sottostante, si scende a località Le Ginestre passando per il crinale di Colle Caprafica. Quest’area, ricoperta da una fitta e ri- gogliosa vegetazione mediterranea, da alcuni tratti di lecceta, da qualche gariga e da piccoli boschetti a roverella, regala un’ampia vista panoramica sulla vallata del Trigno e sui rilievi prospicienti del territo- rio molisano. Il crinale in passato segnava il confine tra il popolo dei Frentani e quello dei Sanniti Pen- tri per le sue caratteristiche morfologiche, dal mo- mento che prosegue anche sulla sponda opposta del Molise per risalire fino al paese di Montemitro. Qui, sul fiume, si forma una vera e propria gola, il punto più stretto dell’alveo fluviale di tutto il medio e basso corso del Trigno; ecco perchè ha sempre rappresentato una zona di controllo e di confine, dove agli inizi del ‘900 fu costruito anche un ponte, abbattuto dai Tedeschi durante la guerra nel 1943 e ricostruito negli anni ‘50. Il percorso prosegue da questa località lungo una linea parallela al Trigno fino a raggiungere il punto di partenza. Lunghezza del percorso: circa 21 km

A destra: Vista di Tufillo, Chiesa di S. Giusta e vallata del Trigno 43 44 ITINERARIO LUNGO IL TRIGNO

Questo itinerario, da percorrere preferibilmente a piedi o in mountain bike, si sviluppa lungo l’alveo del fiume Trigno sulla sponda del versante abruz- zese. Si tratta di una strada sterrata, in alcuni tratti anche poco evidente, sul greto del fiume. Il per- corso può avere inizio nei pressi della confluenza con il Treste, allo svincolo per Lentella, per poi ri- salire il Trigno per circa 12 km fin sotto l’abitato di Tufillo, in prossimità del ponte Stretta di Caprafica. Qui è possibile connettersi all’itinerario “Il sentiero Maurizio Salvatore” oppure tornare indietro lungo lo stesso tragitto dell’andata. L’itinerario offre la possibilità di conoscere l’am- biente fluviale e soprattutto l’ampio greto: il Trigno ha carattere torrentizio e in alcuni tratti ha l’aspet- to tipico di una fiumara del Sud Italia. Per questo la vegetazione ripariale e quella arboreo-arbustiva sono piuttosto ridotte, fatta eccezione per piccoli saliceti e qualche pioppo; per il resto è contrad- distinta da specie erbacee e piccole camefite di ambienti aridi. Una specie tipica di quest’area, ma molto rara in Abruzzo, è la Canna di Ravenna (Tri- pidium ravennae), una pianta alta anche qualche metro piuttosto facile da individuare. In alto: Borghi di Dogliola, Fresagrandinaria Anche la fauna è caratteristica: tra gli uccelli si tro- e Lentella visti dalle pendici del Monte Farano vano il Piro Piro Piccolo, il Nibbio Bruno, la sem- pre più rara Calandrella e l’Occhione, la specie più distintiva, un grosso trampoliere che nidifica pro- prio tra i ciottoli del greto. Lungo il Trigno inoltre Il mezzo più idoneo e consigliabile per questi iti- non è difficile trovare orme di diversi mammiferi: nerari è senz’altro la mountain bike; per i percorsi oltre a quelli più comuni come il Tasso, la Puzzola più lunghi e che si sviluppano su strade asfaltate o e la Volpe, si possono osservare le impronte del sterrate può essere utilizzata anche l’auto, meglio Capriolo e, con minor frequenza, quelle del Lupo. se un piccolo fuoristrada o un crossover. Picco- Da qualche anno si è reinsediata anche la Lontra li tratti, sentieri e singoli monumenti naturalistici, (Lutra lutra), mustelide che ha rischiato l’estinzio- come boschi o emergenze geologiche, vanno per- ne in Italia ma che ultimamente sta ricolonizzando corsi a piedi, mentre quelli più ampi e per moun- diversi corsi fluviali del Centro-Sud Italia. tain bike possono essere percorsi anche a cavallo.

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LEGENDA

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53 54 REGIONE ABRUZZO

POR FESR Abruzzo 2014-2020, Asse VI - linea di azione 6.5.A.2 “Interventi per ridurre la frammentazione degli habitat e mantenere il collegamento ecologico e funzionale”

Per maggiori informazioni www.trignosinello.it

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