Parte Seconda

IlIl panoramapanorama forestaleforestale nellanella primaprima metàmetà deldel XIXXIX secolosecolo Capitolo VV • Depauperamento del patrimonio boschivo ascrivibile al processo di modernizzazione e di industrializzazione dell’isola

ra i fattori che in tempi più recenti a) La produzione di corteccia per tannino. hanno inciso sul depauperamento, e T L’attività conciaria per la produzione di per certi versi sulla regressione della super- cuoiami e pellami era assai diffusa nell’iso- ficie forestale isolana, vi sono quelli connes- la, che abbondava di pelli, di sostanze con- si alle attività messe in moto dai processi di cianti e di combustibile, ed alimentava an- modernizzazione e di industrializzazione che una certa corrente di esportazione, mal- iniziatisi con l’era sabauda, fattori che si so- grado la grossolanità della conciatura. no sommati ai mali antichi tradizionali. Inizialmente i prodotti non erano di pregio e Tra essi vanno annoverati: a) la produzione di corteccia per l’industria ad essi venivano preferiti quelli di produzio- conciaria; ne francese che mettevano sul mercato cuoia- 1 b) le trasformazioni agrarie; mi più morbidi e più lucidi ed i marocchini. c) le industrie di nuova istituzione; Ciò a causa del fatto che per la concia delle d) le miniere; pelli gli artigiani locali si erano sempre av- e) le utilizzazioni boschive intensive. valsi, fino alle soglie del XIX secolo, delle foglie del mirto o di quelle del sommacco 2 A questi vanno poi aggiunti gli effetti indot- che, essicate e polverizzate, fornivano un ti dalle innovazioni legislative introdotte a prodotto ricco di tannino, impiegato appun- cavallo tra la prima e la seconda metà del to per la conciatura, ma che consentiva una XIX secolo. Di queste infatti alcune furono concia grossolana. di segno senza dubbio positivo, perché con- I Francesi, al contrario, impiegavano la cortec- corsero a porre ordine nel comparto foresta- cia del leccio, della roverella e della sughera, le e a tutelare la risorsa, altre, viceversa, eb- che, essicata e macinata, permetteva di ottene- bero effetti in certa misura negativi, come il re pellami più morbidi e di maggior pregio. ricordato Editto delle chiudende del 1820 e la legge sull’abolizione degli ademprivi che Ancora nel 1761 ad Alghero, l’artigiano al- verrà esaminata più avanti. gherese Lorenzo Allivesi acconciando li

71 cuoi alla maniera del Paese si avvaleva del adottato l’impiego della più conveniente mirto, mentre il francese Ergias Durand, pu- fonte di tannino. re lui operante ad Alghero, impiegava la cor- Per avere una misura di quanto ciò possa teccia di roverella, acquistandola in loco da aver inciso sui soprassuoli boschivi è suffi- un certo Bozza, ma importandola anche da ciente considerare che intorno al 1830 esi- Marsiglia e da Antibo, al prezzo di uno scu- stevano in Sardegna ben 130 conce, ripartite do sardo per cantaro da 100 libre. 3 tra le 10 province, ma particolarmente con- centrate in quelle di Cagliari, che ne contava La differenza qualitativa tra il prodotto loca- 26, e di , che vantava 29 conce, di le e quello francese emergeva anche nel cui una nel capoluogo e 28 a Bosa. cuoio impiegato per suole di scarpe: la suo- Ve ne erano poi 9 nella provincia di Sassari, la francese si vendeva a Lire 1,50 la libra, 12 in quella di Oristano, 3 in quella di Al- quella sarda a Lire 1,0. 4 ghero, 8 in quella di Isili, 11 nella provincia di Iglesias, 4 in quella di Tempio, 12 in quel- Ma agli inizi del XIX secolo la Reale So- la di Nuoro, di cui 4 a Oliena, ed infine 16 in 5 cietà agraria, individuando nell’industria quella di Lanusei. conciaria un settore di possibile sviluppo dell’economia isolana, ne promosse la cre- E l’attività era particolarmente concentrata, scita affidando a due artigiani francesi il oltre che nei grossi centri urbani come Ca- gliari, in cui operavano n.16 industrie con- compito di far uscire quest’arte dall’anti- ciarie, e Sassari che ne aveva 6, là dove esi- chissima sua infamia. stevano disponibilità idriche e soprassuoli Gli artigiani locali non tardarono ad avverti- boschivi nelle vicinanze, come a Banari (n. re la diversità del prodotto finito e ad alli- 4), a Sinnai (n .2), a Ittiri (n. 3), a Nurallao nearsi alle tecniche nuove e all’impiego del- (n. 4), a Mogoro (n. 3), a Iglesias (n. 3), a la corteccia delle essenze quercine. Guspini (n. 5), a Lanusei (n. 6), a Ierzu (n. 3) Ciò alimentò notevolmente la richiesta del e a S. Vito (n. 4) e soprattutto a Bosa ove la nuovo prodotto e provocò un’inevitabile presenza del fiume Temo garantiva la risor- corsa all’accaparramento della materia pri- sa idrica e i boschi delle sue montagne l’ap- ma che in gran parte veniva procurata con la provvigionamento della rusca. scortecciatura di piante in vegetazione, pian- te che venivano conseguentemente portate a Ad alimentare queste attività concorse mol- morte con un danno di non trascurabile rile- to la corteccia delle piante di essenze quer- vanza ai boschi. cine e a farne le spese furono soprattutto i Ad accrescere i guasti concorse anche la ri- boschi di leccio, la cui corteccia era ritenuta, chiesta di corteccia da parte di commercian- all’epoca, la migliore in assoluto e veniva ti che ne facevano oggetto di esportazione particolarmente richiesta dalla Francia. verso la Francia. Ma i danni provocati ai soprassuoli in con- Ai primi dell’ ‘800 ormai l’impiego della ru- seguenza della decortica non passarono sca, come veniva chiamata la corteccia im- inosservati e furono ripetutamente segnalati piegata dai conciatori, si era generalizzato per decenni: già in una nota del 5.4.1814 anche in Sardegna e la scortecciatura delle dell’Intendente di Sassari 6 si lamentò l’abu- piante vive era divenuta una pratica diffusa so molto scandaloso in tutto questo capo e in tutta l’isola. particolarmente nella Baronia della Nurra D’altra parte l’attività conciaria era presente di scorzare gli alberi d’elce per ricavarne la ovunque, e tutti i conciatori avevano ormai scorza..detta comunemente rusca.

72 Bosa (Nuoro). Le conce lungo il fiume Temo. L’atti- vedere, di compromettere la stessa sopravvi- vità conciaria, particolarmente fiorente in alcuni cen- venza dei boschi nelle montagne prossime al tri dell’isola, fu un’indiretta causa della scomparsa e/o del depauperamento di alcuni soprassuoli foresta- capoluogo, perché oltre alle piante e ai bo- li a causa del prelievo della rusca, la corteccia delle schi di leccio subivano danni anche le su- piante utilizzata per la concia delle pelli. gherete. Alcuni commercianti di sughero senza scru- Ed un certo Cao, pubblico ufficiale di Sinnai, poli mascherarono infatti l’indebita pratica relazionò che nella selva ghiandifera di Gro- acquistando il sughero in pianta e proceden- mai di Maracalagonis erano stati rilevati mol- do poi non solo alla decortica del prodotto ti alberi scorzati e destinati, in breve volgere principale ma anche del libro, che forniva la di tempo, a morte. E questo abuso non si li- «rusca», il tessuto meristematico detto co- mitava al territorio di Maracalagonis, ché: munemente mammina, rivelatasi ancora più «...nei ghiandiferi di queste montagne si sta pregiata della rusca ricavabile dal leccio. 9 ormai facendo una distruzione degli alberi di Altri richiedevano ciò espressamente, come ghianda, non tanto da quelli che ne tagliano un tale Casanova 10 che propose, ma senza per legnami quanto da molti altri che vanno a successo, di acquistare una certa quantità di farne lo scorzamento per praticare poi un Sughere della Sardegna, sia private che del- pubblico commercio della scorza delle elci di la Reale Azienda, per estrarne sia la I che la queste montagne, trafficandola per Cagliari e II scorza. vendendola ai negozianti della medesima». 7 Richiesta analoga aveva avanzato anche Giulio Rocca Serra, Sindaco di Porto Vec- Anche l’Angius 8 sottolineò la pericolosità chio (Corsica), che aveva stipulato un re- della diffusa pratica capace, a suo modo di golare contratto per l’acquisto di piante di

73 sughera coi fratelli Campus e Sanna di Pat- morte, con un danno di oltre lire nuove tada, ed era stato autorizzato il 28.11.1840 42.000. all’esportazione sia del sughero che della L’Avvocatura mise perciò in guardia la Se- rusca. 11 greteria di Stato sulla liberalizzazione della materia perché ciò avrebbe aperto una nuo- Il commercio della rusca divenne via via va via da aggiungersi alle tante altre che più redditizio con l’espansione crescente conducono al devastamento di queste rile- dell’industria conciaria: a Cagliari veniva vantissime proprietà demaniali, e suggeriva pagata dai conciatori, nel 1841, mezzo scu- piuttosto il ricorso a succedanei del leccio do per cantaro e diversi erano portati a ri- per procurare il tannino. schiare di incorrere nelle sanzioni che, in at- Anche la Reale Soc. Agraria ed Economica tesa del varo di un apposito Regolamento, di Cagliari, che pure aveva sempre caldeg- erano state prescritte nei primi mesi del giato lo sviluppo dell’industria conciaria, in- 1841 per evitare il pelamento e scorzamen- terpellata in proposito, si disse d’accordo sui to degli alberi vivi. danni e sulla necessità di evitare lo scempio Il 18 maggio 1841 vennero fermati ad esem- e suggerì di applicare scrupolosamente pio Salvatore Ulleri e Antioco Deiana di Set- quanto prescritto dal Regolamento For.le timo S. Pietro i cui cavalli erano carichi di 3 agli artt. 102 e 104: il primo vietava lo scor- cantare ciascuno di scorza estratta da 10-12 zamento di piante vive non abbattute; il se- giorni e ricavata, ciascun carico, da 15 albe- condo accennava a una dichiarazione che ri che dovranno dentro un anno disseccarsi chi commerciava la rusca doveva ottenere e perire a causa dello scorzamento. Ed il 19 per ottemperare all’art. 102: ciò avrebbe maggio venne sorpreso tale Raimondo Deid- consentito, a parere della Società Agraria, di da di Uta con 2 cantare di scorza estratta da non frustrare un’attività appena agli inizi ma 8-10 piante. molto promettente, considerato che l’uso del Le norme provvisoriamente adottate preve- rusco non poteva trovare immediati succe- devano per i contravventori il carcere, in danei e che lo si impiegava anche in Francia. proporzione al numero degli alberi danneg- giati, e la multa di £. 5, oltre il risarcimento In attesa di un regolamento organico della dei danni. questione si prescrissero alcune norme prov- Le prescrizioni vietavano inoltre il commer- visorie, quali: cio della rusca, se non accompagnato da una 1. il divieto di «pelamento e scorzamento dichiarazione del Giudice di Mandamento delli alberi vivi», eccetto le sughere; che ne attestasse la legittima provenienza, e 2. la liceità dello scorzamento ma solo sulle l’esportazione della corteccia del leccio. piante da abbattere e previa denuncia. Vi fu in proposito una ferma protesta del 3. l’obbligo, per il commercio della scorza, gremio dei conciatori di Cagliari che si rite- di accompagnare il prodotto con una di- nevano penalizzati dalle restrizioni introdot- chiarazione del Giudice di mandamento te con le innovative norme. 12 che ne attestasse la legittima provenien- E a seguito di questa, l‘Ufficio dell’Avv. za. Gen. Patrimoniale con nota del 25.6.1841 13 4. il divieto di esportazione della corteccia sottolineò i guasti prodotti alle Regie Selve di leccio. di Quartu, Sinnai e Mara per il rifornimento dei conciatori di Cagliari e ricordò che nel Il prelievo della rusca fu infine normato col 1837 nella sola montagna Reale di Quartu si Pregone 7 dicembre 1841 del Vicerè Don ebbero oltre 3.000 piante scorzate e portate a Giacomo De Asarta. 14

74 Nella parte introduttiva del Pregone vennero Ancora nel 1848 16 il Gremio dei conciatori di sottolineati i gravi motivi che avevano in- Sassari lamentava di «...non poter esercitare il dotto il Vicerè ad adottare i provvedimenti loro mestiere senza che siano provveduti di per disciplinare il prelievo della corteccia: corteccia d’elice, volgarmente rusca...», ele- «Lo scorzamento degli alberi producenti il mento ritenuto essenziale per la conciatura, e tannino ad uso delle Concie, se ha da una richiedeva di poter disporre della materia pri- parte nel Regno arrecato un bene col miglio- ma, così come ne disponevano altri che addi- ramento di questa manifattura, fu però causa rittura la esportavano e che provocavano in- allo stesso tempo di danni gravissimi, ed in- genti danni agli alberi di leccio della Nurra calcolabili, atteso che alcuni colla speranza «...sia collo scorzamento di essi a sfroso, sia d’un misero lucro sonosi fatti leciti d’intro- col carbonizzare recidendo gli stessi alberi dursi nelle selve, ed ivi scorzare i migliori, e senza implorare alcun permesso...» 17. più vigorosi alberi, quale operazione non po- trà fare a meno di farli deperire.....unite le La richiesta non fu evidentemente accolta, in Sale determinano d’emanare i seguenti quanto in contrasto con quanto la legge pre- provvedimenti fino a tanto che con appositi scriveva, ma raggiunse l’effetto di indurre il regolamenti siasi provveduto ad una ben’in- Consiglio Civico di Sassari a definire una tesa polizia forestale». più attenta sorveglianza dei salti della Nurra Nel Pregone fu prescritto il divieto di decor- mediante la nomina di tre campari con sti- tica delle piante vive (Art. 1), e l’esportazio- pendio annuo di Lire sarde 5,50, e di un ne dal Regno della corteccia di leccio o di al- camparo capo con stipendio annuo di Lire tri alberi da tannino (Art. 4); fu ammesso il sarde 6,50. commercio e il trasporto della corteccia solo Non è possibile definire con esattezza quan- se certificata dal Giudice di mandamento o to possa aver inciso il prelievo illegale e de- dal Consiglio Comunitativo (Art. 3), e fu ac- vastante della corteccia di leccio e di sughe- cordato il prelievo della scorza delle sole ra sul patrimonio forestale isolano. Di certo piante martellate e destinate all’abbattimento, ha concorso, e non poco, alla scomparsa di su autorizzazione preventiva dell’Intendente alcuni soprassuoli, specie di quelli più ac- provinciale (Art. 2). cessibili e più prossimi alle fiorenti concerie, Vennero inoltre previste sanzioni che con- come quelle di Cagliari che lavoravano, nel templavano l’arresto dei contravventori, una 1860, 20.000 pelli e impiegavano 120 ope- multa e il risarcimento dei danni in relazione rai, o quelle di Bosa, che nello stesso anno al numero delle piante interessate (Art. 5). lavoravano 10.000 pelli di vacche e vitelli, In base al dettato dell’articolo 2 del Regola- oltre un certo numero di pelli piccole, e che 18 mento fu perciò respinta 15 la richiesta, pe- occupavano 53 addetti. raltro già accolta dal Sindaco, di un certo Francesco Maxia di Iglesias, conciatore, per Il commercio della scorza da concia si man- la scorzatura di piante di leccio in terre aper- tenne fiorente fino ai primi anni di questo te ed aratorie in località Corongiu, Baretta secolo alimentando, oltre il consumo inter- (o Barrega?), Montioi, per conto proprio e no, una corrente di esportazione verso Ge- per commissione d’altro conciatore di Ca- nova, Marsiglia, Livorno e Napoli. gliari. Malgrado il Regolamento ricordato e le san- b) Le trasformazioni agrarie. zioni da esso previste, gli abusi continuaro- Per le secolari condizioni di arretratezza no per lungo tempo. dell’isola, la estrema povertà del mondo ru-

75 rale, le ripetute carestie e le epidemie fre- al concessionario di popolarli con indigeni e quenti, la popolazione sarda era sempre sta- stranieri..». ta piuttosto esigua in rapporto alla estensio- Ma la Casa sabauda si impegnò ancora più a ne territoriale. fondo di quella spagnola nel programma di Nel 1485 per esempio vi erano appena espansione demografica e nel processo di 157.578 abitanti, con una densità di appena colonizzazione delle terre disabitate e incol- 6,5 abitanti per Kmq, e due secoli dopo te, se pure non sempre con successo. 230.321. Da quella dell’isola di Carloforte iniziatasi Quando però la popolazione dell’isola, che nel 1738 con tabarchini, e proseguita nel nel 1698 contava 260.551 abitanti, 19 comin- 1746 e nel 1750 con greci venuti dalla Cor- ciò gradualmente ad aumentare, sorse la ne- sica, a quella infruttuosa del Sarcidano, ten- cessità di mettere a coltura sempre nuove tata per ben tre volte da don Salvatore Lo- terre e ciò venne operato anche a scapito del- stia, primo conte di S. Sofia, a partire dal le aree forestali. 1767. Si trattava di un’agricoltura povera, priva di Infruttuosi furono anche i tentativi di un malte- mezzi e di conoscenze, basata essenzialmen- se a Oridda, in territorio di Domusnovas, mal- te sulla coltivazione di cereali seguita da 1-2 grado gli sforzi durati cinque anni e un proget- anni od anche 3 di riposo pascolivo e che to che prevedeva l’insediamento di 50 famiglie pertanto abbisognava di enormi superfici per maltesi con lo scopo di coltivarvi il cotone, produrre scarse risorse. l’indaco e il tabacco: nel 1756 vi erano ancora Le ampie zone palustri, che potevano essere una trentina di persone, ma qualche anno dopo bonificate e destinate all’agricoltura, perma- il territorio fu abbandonato. nevano come tali poiché scarseggiavano i capitali occorrenti, e i feudatari, assenteisti e Talvolta i tentativi, come fu il caso del Sar- paghi delle rendite che i feudi già produce- cidano e di Montresta, 20 venivano ostacolati vano, salvo rare eccezioni, non avevano al- e resi vani dalle contestazioni di pascolo dei cun interesse ad investire e a migliorare le villaggi finitimi e dalle razzie di briganti. condizioni generali dei loro feudi. Poi si registrarono dei successi con Calaset- Non così il governo sabaudo che, nell’ambi- ta (1773), La Maddalena (1777) e Gonnesa to del processo di modernizzazione dell’eco- (1774), per merito del visconte di Flumini, nomia dell’isola, puntò molto sulla messa a con Teresiopoli (S.Teresa di Gallura) nel coltura di nuove terre e su un’agricoltura ra- 1802-1808, e con Villasimius o Carbonara zionale e moderna, e che perciò tese a favo- (1824). rire il programma di colonizzazione di di- Poderi modello sorsero a Siliqua (Zinnigas) verse aree, ad incentivare le bonifiche e a e Milis; nacquero quelli di Orri, su iniziativa dare l’avvio a un’agricoltura intensiva, attra- di don Giacomo Manca dei Marchesi di verso apposite concessioni, come quella per Thiesi; di Benazzu Mannu del Barone di la bonifica degli stagni di Samassi, Sanluri, Sorso; il podere di Laconi del marchese S. Gavino fatta a una Società francese che omonimo; quello di Marredi del rettore Sat- investì nell’opera circa 5 milioni, anche se ta Musio; quello della Crucca del cav. Sim- poi ottenne pochi risultati utili. plicio Maffei; quello di Sanluri del Conte Già gli ultimi re di Spagna avevano emana- Baudi di Vesme; di Macomer del Pinna; di to provvidenze in proposito: Carlo II nel Nuoro del Serra; di Mandas e Suelli del Ca- 1686 con una Carta Reale «... dava promes- su; di Simaxis dell’Arcais e della Minerva. sa di erigere in feudo le terre o ville spopo- Più tardi vi furono le trasformazioni operate late appartenenti alla Corona, con l’obbligo dal Mariani a Bonorva, dal cav. Sanjust di

76 Teulada a S. Sperate, quelle di Cantaru di sboscare nuovi terreni continuamente si fa- Nicolò Meloni a Oristano, di S. Margherita ceano in quei Dipartimenti, che vietavano del Nieddu, di S. Angelo a Iglesias. l’abbattimento delle piante, sotto qualunque Grosse opere di bonifica che videro sorgere pretesto, senza apposita licenza del Tribuna- grandi aziende agricole in pianura e nella le della Reale Intendenza. bassa collina e che presupponevano forti in- Tutte norme che invariabilmente venivano vestimenti di capitali. violate e che nella sostanza non riuscirono a frenare la graduale erosione del patrimonio Nelle aree di alta collina e di montagna non forestale, a vantaggio dell’agricoltura. vi furono opere di bonifica o di trasforma- Nel passato, com’è stato già ricordato, vi zione agraria di rilievo, salvo qualche ecce- erano stati fenomeni analoghi nelle aree pia- zione, come quelle intraprese anni più tardi neggianti della Nurra e del Sulcis, ed anche da Benjamin Piercy a Badde salighes (Bolo- in Gallura, che avevano portato alla coloniz- tana). zazione di vaste aree prima disabitate ed in- Tuttavia vennero operate tante piccole tra- colte, ma erano state non solo volute ma an- sformazioni di aree boschive in aree agrico- che incentivate dalle istituzioni. le, ad opera di un mondo rurale che non ave- La Nurra ad esempio cominciò ad essere co- va grossi capitali da investire né disponeva lonizzata tramite concessioni del Comune di di strumenti idonei o di terre. Sassari, a partire dalla fine del XVI sec., per L’interesse del mondo rurale, più povero e proseguire successivamente ad un ritmo cre- meno dotato di mezzi, si rivolse infatti alle scente: nel 1645 le concessioni di terreni aree forestali, a quelle ricoperte da forma- erano solo 78, ma divennero 505 nel 1762. zioni arbustive della macchia, ma anche a E nel 1860 ammontavano a circa 800 le fa- quelle con soprassuoli arborei, per esercitar- miglie originarie di Sassari, Tissi, Ossi e vi un’agricoltura di tipo estensivo, che alle- Osilo che vi si erano stabilite. viava le precarie condizioni di vita di una Si trattava di cussorge che comprendevano società povera e indigente, senza per altro ri- tierras aratorias y consorgias de ganados solverle, con la conseguenza però che le su- od anche designassion de vidassoni. perfici forestali subivano via via una contra- L’Angius riferisce che, intorno al 1834, vi zione sempre maggiore. erano nella Nurra 4.000 vacche, 8.000 peco- Il Governo piemontese cercò di contenere il re e 27.000 capre, segno che a quell’epoca il fenomeno assoggettandolo a espresse licen- territorio era già stato ampiamente coloniz- ze governative: I boschi sì cedui, che d’alto zato. fusto non potranno sradicarsi per ridurre il Ma gli insediamenti erano iniziati ancor pri- terreno a coltura senza l’espressa licenza ma, all’epoca del Fara, ad opera di pastori. del Governo, sotto pena in caso contrario di Dice infatti il Fara nella Chorographia a cento scudi, pagabili da chi ne desse altri- proposito dei pastori della Nurra: menti la permissione, e di farne poscia se- «Agrum possident longe, lateque vagantem, guire un pari ripiantamento a spese del con- fontibus et fluviis irriguum, glandiferisque travventore. 21 sylvis, magnitudine, pastione et venatione Già in precedenza, nel 1759 e nel 1761, per ceteros antecellentem. i feudi del regio demanio, e specialmente di Multi ex illis pastoritiam et agrestem cum quelli della Barbagia Belvì e del Mandroli- tota familia in montibus illis, degunt vitam; sai erano state date disposizioni tassative al- mille greges illi, totidemque armenta, per er- l’oggetto di apporre un efficace rimedio ai bas pascunt; caseum probatissimum faciunt, tagli eccessivi di alberi fruttiferi, che per porcosque saginant ex quibus salsamenta

77 optima, farcimina, pernae, petasonesque Di fronte a queste colonizzazioni e trasfor- fiunt». mazioni spontanee e graduali il Governo av- Per la Gallura le cussorge sorsero lentamen- vertì il pericolo che la messa a coltura di te in epoca spagnola attraverso l’esercizio nuovi territori o la creazione di aree pascoli- del pascolo basato inizialmente sul nomadi- ve non pianificate e svolgentisi in modo cao- smo e poi sugli insediamenti stagionali nelle tico e incontrollato potesse portare al disbo- aree più lontane dai centri abitati. scamento delle aree forestali più produttive, Tra la fine del ‘600 e i primi del ‘700 si ve- senza per altro innescare un’agricoltura ra- rificò via via una graduale privatizzazione zionale e intensiva. delle terre per appropriazione da parte dei Col solo risultato, quindi, di una perdita di vassalli dediti alla pastorizia. A partire dalla capitale boschivo. prima metà del XVIII secolo infine i pastori Il sopraggiungere della guerra di indipen- si dedicarono anche all’agricoltura e al dis- denza del 1848-49 portò il Governo a ritira- sodameno del terreno e nacquero così gli re il proprio sforzo dalle imprese di coloniz- stazzi, detti con termine spagnolo rebagni, zazione prima incoraggiate, ma le piccole soprattutto ad opera di Corsi, ma anche di trasformazioni di zone boscate in aree agri- sardi delle aree interne che in precedenza cole continuarono. erano soliti svernare lungo le coste. Intorno al 1837-38 in Gallura esistevano, a c) Le industrie di nuova istituzione detta dell’Angius, n. 1440 stazzi, insedia- menti stabili di pastori e delle loro famiglie «...tutti i nuovi eccitamenti all’industria na- che avevano sostituito le precarie e piccole zionale hanno ottenuto dai Sovrani specia- capanne coperte di sughero. lissimi riguardi, appunto perché tutti i nuovi Nel Sulcis il fenomeno non fu molto dissi- esperimenti sogliono essere straordinaria- mile ed ebbe inizio fin dal XVI secolo, mente dispendiosi per l’intraprendente» ri- quando alcuni pastori dell’interno, spinti dai cordava, nel 1821, il Marchese di Trivigno rigori invernali, svernavano nel Sulcis, allo- Pasqua e Villa Clara nel richiedere al Gover- ra feudo del vescovo di Iglesias. no d’essere esonerato dal pagamento dei di- In cambio di una piccola tassa potevano pasco- ritti doganali per l’esportazione di legname lare ed erigere misere capanne, a gruppi di 5-6 dalla Sardegna, attività del tutto nuova in unità, costruite con mattoni d’argilla e paglia quanto «...nessuno scrittore, nemmeno dei cotti al sole 22 ricoperte di frasche, denominate nazionali...fa menzione di essersi estratte furriadroxius e poi i boddeus, che nacquero mai dalla Sardegna legname di costruzio- quando le aree divennero più tranquille rispet- ne». to alle incursioni barbaresche ed i pastori deci- Gli specialissimi riguardi, che il Governo sero di stabilirvisi, di coltivare un poco di terra sabaudo era disposto ad avere nei confronti e di erigere costruzioni più stabil in muratura. delle imprese che voleva incentivare, preve- Nel Sarrabus sorsero i primi villaggi di Mu- devano alcune agevolazioni, quali l’esenzio- ravera, Villaputzu e S. Vito, cui seguirono ne di dazi, la produzione in regime di mono- nel 1690 Burcei, e nel 1821 Villasimius. polio per un certo periodo di tempo, il con- Nei vasti spazi intermedi si insediarono an- ferimento di titoli nobiliari, le concessioni che qui i pastori delle montagne centrali. gratuite o di favore di terre ecc., ed in gene- Ma è solo dopo il 1865 che gli insediamenti re, per le nuove attività che comportavano divennero più stabili e sorsero i Baccili con l’impiego di forza motrice, la disponibilità le prime coltivazioni e i campi a mandorli, della legna e del carbone occorrenti, a titolo ottenuti a scapito di aree forestali. gratuito od oneroso.

78 Furriadroxiu in agro di Santadi (CA). Testimonianza Jouffany, tra gli altri privilegi si richiese per della trasformazione di aree forestali in aree agricole nella parte sud-occidentale della Sardegna. esempio anche «...sera permis de faire cou- per les bois que seront necessaire, sois pour la construction des dittes fabriques que au- tres, des montagnes les plus comodes apar- La legna ed il carbone erano all’epoca l’uni- tenants à Sa Majestè». 23 ca fonte energetica e lo Stato ne aveva la Ed in relazione ad un’altra richiesta, sempre piena disponibilità anche nei territori infeu- per la costruzione di una cartiera, di un cer- dati. to Vincenzo di Mondovì, l’Intendente gene- Tutti i progetti che furono sottoposti all’ap- rale delle Finanze, nel manifestare il suo pa- provazione governativa facevano riferimen- rere favorevole, 24 così si espresse a proposi- to alla disponibilità del legname occorrente to della legna occorrente: per il processo produttivo: fabbriche di vetro «Se gli permetterà gratis, il taglio della legna nel sassarese, anno 1782, che ipotizzavano il che farà ne monti di S. M., pagandone però disboscamento di Monte Claro, Don Miche- a’ Particolari, che ne fossero padroni, il giu- le e Zamburra ed ancora del Campo Calva- sto prezzo...ben inteso, che non potranno ta- giu; cartiere che prevedevano la concessione gliarsi alberi fruttiferi, a tenore delle regie di taglio del legname occorrente sia per la Prammatiche...». costruzione dei fabbricati che per l’esercizio della cartiera; distillerie, fabbriche di saponi Anche le tonnare, che sorsero numerose nel- e tonnare. la parte occidentale dell’isola, abbisognava- Nella domanda per ottenere la concessione no di legname e di sughero e godevano del di impiantare una cartiera, avanzata dai ne- diritto di approvvigionarsi del combustibile gozianti cagliaritani Guilheaumes e Pierre dai boschi esistenti nel circondario.

79 Nella richiesta di concessione della tonnara La Segreteria di Stato ordinò in quella circo- di capo Pecora avanzata da Pier Giovanni stanza una perizia per appurare il quantitati- Merello, 25 al punto 2 dell’istanza si chiede- vo della legna che era stata abbattuta. va che la tonnara godesse di tutti «..i privile- La quantità di legname venne stimata in gi e prerogative che hanno e godono tutte le 2000 cantara pronti all’imbarco sulla spiag- Tonnare del Regno» e al punto 3: «Tutta vol- gia di Arbus, oltre a 1000 cantara già tra- ta, che fosse necessario legnare per il servi- sportati alla Tonnara e a legna giacente alla zio di detta Tonnara, ne’ Boschi, monti e rinfusa sul posto, stimata in oltre 100 carri. luoghi di S. M. non dovrà il Progiettante Si trattava per la maggior parte di legna di succumbere a interesse veruno di pagamen- olivastro e di pero selvatico. to; et essendo necessario legnare in territori Complessivamente quindi fu operato, in baronali, doverà da questi permettersi pa- quella circostanza, un taglio di oltre 3000 gando quello che sarà con medesimi conve- cantara di legname per una sola tonnara, e le nuto, o sarà giusto». tonnare erano all’epoca circa una ventina In altro documento senza data è detto: «Il le- nell’intera isola. gname necessario segli permetterà dai mon- Sul consumo delle tonnare, una testimonian- ti di S. M. senza pagamento, e da quelli dei za ci è fornita da una nota che il Visconte particolari mediante il giusto prezzo». 26 Asquer, feudatario della viscontea di Flumi- ni e Gessa, indirizzò al Re in occasione del- le controversie insorte circa la valutazione La concessione di taglio era generalmente dei redditi posta a base dell’indennizzo da riferita alle boscaglie cedue ed escludeva il corrispondersi per il riscatto del feudo ad taglio delle piante ghiandifere per i noti mo- opera dello Stato: 28 tivi. Non sempre, com’è intuibile, le norme «..Sono quelle selve ricchissime di molte venivano rispettate: specie di legname d’alto fusto atto alla co- per la Tonnara di Flumentorgiu nel 1827 struzione e di boschi immensi di legna da venne ad esempio operato un taglio anche di bruciare per cui provvede non solo alle vici- ghiandiferi, in violazione di legge, ad opera ne tonnare nelle Regioni di pesca impiegan- di un certo Poddighe, responsabile dello sta- dosi parecchie migliaia di cantara per cuo- 27 bilimento. cere i tonni ma pur anche l’isola di S. Pietro Ciò generò le proteste del podatario del che affatto scarseggia provvedesi da queste Marchese di Quirra e la richiesta di risarci- selve come le più vicine sì per bruciare che mento dei danni. per costruire le loro barche e case ed ezian- Il Poddighe era concessionario fin dal 1818 dio per trafico di loro particolari speculazio- ed appaltatore della tonnara e da allora, se- ni...». condo la sua linea di difesa, i villici di Ar- bus, Guspini e Gonnosfanadiga, avevano Un altro capitolo relativo ai consumi di le- sempre provveduto alla fornitura della legna gna connessi al processo di «industrializza- senza che mai vi fosse stata opposizione da zione» va riservato, anche se del tutto mar- parte di alcuno. ginale, alle sperimentazioni in materia silva- Le sue giustificazioni tesero ad evidenziare na: la liceità del taglio in base ai «.. privilegi che nel marzo 1841 (ASC, Segreteria di Stato, hanno i cittadini di Cagliari e l’appaltatore serie II, V. 1281) un tale Giov. Battista Gior- della Regia Tonnara» e a identificare nei ta- dano di Genova, ottenne il permesso di ta- gliatori i responsabili di un taglio eventual- gliare 600 piante a scopo di esperimenti mente non ben eseguito. (forse per stabilire il prezzo di macchiatico)

80 per poi fare un progetto generale per «.. un vicinanze delle miniere, e legname da lavo- taglio d’alberi di quercia nelle foreste della ro nei boschi d’alto fusto, ma previo paga- Sardegna». mento ai proprietari dei boschi al prezzo sta- Il permesso venne accordato. bilito da un perito del Governo e secondo le prescrizioni di taglio dettate dal Governato- d) Le miniere re generale dei Boschi e Selve. La concessione esclusiva di coltivazione fat- L’ industria estrattiva, praticata fin da epoca ta alla società Mandel dal governo sabaudo nuragica, subì un incremento cospicuo già prevedeva infatti l’utilizzazione gratuita del nei primi anni del governo sabaudo, specie legname ricavabile dai boschi demaniali, nell’Iglesiente e nel Sarrabus, ricchi in parti- nonché la disponibilità, ma a pagamento, del colare di piombo e zinco. legname dei boschi facenti parte della dota- Le miniere infatti furono una delle ricchezze zione territoriale dei villaggi circostanti, ol- che Casa Savoia cercò di valorizzare, conce- tre che dei carri necessari al trasporto del le- dendo disposizioni benefiche e particolari gname stesso. favori agli scopritori di giacimenti. In generale le Comunità manifestavano una Tali benefici venivano accordati anche agli certa resistenza a fornire queste prestazioni e 29 inquisiti per reati. gli abitanti dei villaggi erano restii a garan- tire carri, cavalli ecc., anche se a pagamento, L’attività mineraria era strettamente connes- a coloro che estraevano minerale in conces- sa alla presenza di boschi, dai quali si dove- sione o perfino all’Azienda Miniere e Fon- va necessariamente trarre, oltre che la fonte derie. energetica occorrente per il completamento Ma non potevano tuttavia esimersi da tali del ciclo produttivo del minerale, il materia- obblighi, essendo stato da tempo statuito che le per la costruzione di buona parte delle in- lo Stato aveva il diritto di prelievo del le- frastrutture delle miniere. gname occorrente per i fabbisogni della R. Fu per questo intimo legame che al cavalie- Marina, della R. Artiglieria e delle R. Fon- re Don Giacomo Alessio Vichard di Saint derie. Real fu conferita il 4 ottobre del 1803 la pa- Fu soprattutto la lavorazione dei minerali ad tente di Sovrintendente generale delle mi- esigere forti quantitativi di legna e carbone. niere e di Conservatore dei boschi e selve Nella grande fonderia di Villacidro, ad della Sardegna. esempio, tra il 1741 e il 1760, si lavorarono Nell’atto di concessione mineraria, il Gover- 125.971 cantara di galena, corrispondenti a no si obbligava ad assicurare in favore dei circa 50.000 q.li del minerale di piombo, per concessionari tale disponibilità, insieme alle la fusione del quale occorsero diverse deci- prestazioni delle comunità locali interessate, ne di migliaia di quintali di carbone e centi- prestazioni consistenti nella fornitura di le- naia di migliaia di quintali di legna. gna, boscame da costruzione, carbone e per E la fonderia di Villacidro, se pure con alter- il trasporto dei suddetti generi e dei minera- ne vicende, rimase attiva per un lunghissimo li e metalli realizzati, nello stesso modo già periodo, alimentata dal legname proveniente praticato dalle regie Finanze per le Miniere dai boschi del villacidrese, poi da quelli di di Monteponi e la fonderia di Villacidro. Gonnosfanadiga, di Arbus e di Guspini, ed in- Poiché tali obblighi erano pesanti per le Co- fine anche da quelli di Siliqua e Vallermosa. munità, dopo 10 anni esse ne venivano esen- Già nel 1771, a cinquant’anni dalle prime tate, e perciò all’imprenditore era ricono- concessioni minerarie al Mandel, la Comu- sciuto il diritto di fare carbone e legna nelle nità di Villacidro non era in grado di fornire

81 più di 2.000 cantara 30 di carbone, equivalen- Con sufficiente approssimazione si può per- ti a circa 813 quintali, contro un fabbisogno tanto considerare che annualmente la fonde- della fonderia stimato in 4.000 cantara, sia a ria di Villacidro assorbisse, per la sola lavo- causa della lontananza delle zone di taglio razione del grezzo, circa 1.700 mc di legna. 34 sia «...non meno per la scarsezza del bo- sco...» 31 sicché la differenza fu posta a cari- Più tardi, dopo il 1848, con l’estensione alla co della Comunità di Gonnosfanadiga, che Sardegna della legislazione mineraria del dovette provvedervi ripartendo la fornitura Piemonte, l’attività si sviluppò ulteriormen- in tre mesi: 500 cantara in Gennaio, 1000 in te interessando tutta l’isola, dal Sulcis al Febbraio, ed altre 500 in Marzo. Gerrei, alla Nurra, all’Ogliastra. Nel 1798 il Comune di Gonnosfanadiga, su E sebbene nel frattempo legna e carbone espressa richiesta, venne esonerato dall’obbli- fossero stati surrogati da altre fonti energeti- go di provvedere di carbone la Regia Fonderia che, il consumo di legname per paleria e ar- di Villacidro e l’incombenza passò alle due mature delle gallerie subì un consistente in- Comunità di Guspini ed Arbus «...che ab- cremento. bondano della legna necessaria....», ma in Tra gli altri documenti che testimoniano di sostituzione di quello, l’onere di eseguire i questo consumo, a titolo di esempio, si cita trasporti del materiale, – ch’era in preceden- l’atto consolare del Comune di Seui del 24 za a carico di Arbus e Guspini – fu fatto gra- settembre 1876, col quale si approvò la ven- vare su Gonnosfanadiga. 32 dita all’impresa della Miniera Carbon fossile L’utilizzo dei boschi dei territori della Sar- (Società genovese delle miniere in Sardegna), degna sud occidentale continuò ancora per di 400 piante di leccio in località Ondosai, vi- lungo tempo coinvolgendo anche le Comu- cino alle miniere Fundu Corongiu «...ritenuto nità di Siliqua e Vallermosa. che la località scelta per detto taglio non por- Da una nota del 25 ottobre 1806 dell’Inten- ta alcun nocumento ai ghiandiferi, che il Co- denza generale 33 si evince ad esempio che per mune avrebbe bisogno di denari per la co- la campagna di lavoro 1806-1807 la fonderia struzione della nuova Casa Comunale...». 35 di Villacidro abbisognava complessivamente di 3.700 cantara di carbone e di 2.000 cantara E si ricordano, tra i tanti, i 40 lecci martella- di legna, che venne così ripartita: ti e abbattuti a favore di Ubaldo Millo, rap- presentante della Miniera Idolo, nel bosco comunale di Villagrande denominato Ilixi Villacidro: carbone cantara: 1.600 Lorrai, 36 nel 1877 e le istanze della Miniera legna: cantara: 2.000 Gonnos: » » 800 Cornobue (Correboi) al Comune di Villa- Villermosa: » » 300 grande per il taglio di 100 piante di leccio 37 Siliqua: » » 600 e al Comune di Fonni in località Monte Nou Arbus: » » 400 per il taglio di 50 roveri. 38

82 NOTE

1 Cuoio fine e di pregevole qualità, ottenuto con par- tura.....Caddero molti di quegli infelici per colpi pro- ticolari tecniche di lavorazione delle pelli di capra. ditorii, altri minacciati di pari sorte emigrarono, tanti 2 Il sommacco, Rhus coriaria, è un arbusto della fa- altri morirono di malattia per malaria, e...nel 1830 non miglia delle Anarcadiaceae, le cui foglie essicate e restavano delle famiglie greche che due sole persone, polverizzate fornivano un prodotto ricco di tannino, un figlio di Dimas Passerò, che fu de’ capi della colo- detto anch’esso sommacco, usato per la concia delle nia, ed una donna.»(Angius) pelli. 21 Pregone 2 aprile 1771, art.67, in ASC, Atti Gover- 3 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1300. Nota del nativi e amministrativi, n. 309, V. 6. 30 maggio 1761. 22 I «mattoni» sono detti in vernacolo ladiri. 4 Casalis- Angius, Op. citata. 23 ASC. Segreteria di Stato, serie II, V. 1300: «..sarà 5 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1302. consentito il taglio del legname occorrente, sia per la costruzione di dette fabbriche che per altri usi, dalle 6 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1280. località montuose le più agevoli che appartengono a Sua Maestà...». 7 ASC, Segreteria di Stato,V. 1281. Nota del 20.4.1839. 24 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1300. Nota del 10.6.1748. 8 Casalis-Angius: «Dizionario ecc.» op. citata, voce Sinia. 25 ASC, Segreteria di Stato, serie II, Vol. 1566, nota del 3 ottobre 1743. 9 Sui mercati di Bosa e Terranova (oggi Olbia), verso la fine del XIX secolo, la scorza da concia di sughera 26 ASC, Segr.di Stato, serie II, Vol. 1566. spuntava prezzi variabili da un minimo di £ 16 a un 27 massimo di £ 23 per quintale, mentre quella di leccio ASC, Segreteria di Stato, serie II, vol. 1280, giugno- veniva valutata dalle £ 9 alle £ 12,50 al quintale. luglio 1827. 28 10 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1281. Nota del ASC, Regio demanio feudi, Cartella 94 - Nota data- 18.3.1841 - bile tra il dicembre del 1838 ed il gennaio 1839. 29 11 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. Nota del Con- In ASC, Intendenza generale, V. 828, vi è una nota solato di Francia in Cagliari del 30.8.1841. del 23.8.1814, dalla quale si evince che la madre di un tale Meloni Pietro di Santulussurgiu, inquisito per 12 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1281. Nota del omicidio, richiama le «disposizioni benefiche» del 25.5.1841. Governo a favore del figlio che, a suo dire, avrebbe scoperto una miniera d’oro in quel di Lanusei. 13 ASC, Segreteria di Stato, Serie II, V. 1281. 30 Il cantaro da 100 libbre equivaleva a Kg. 40,65. Esi- 14 ASC, Atti Governativi e Amministrativi, n.1459 bis, steva anche, ma meno usato nel commercio del car- Vol.19. bone, il cantaro da 150 libbre. 15 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. 31 ASC, Segreteria di Stato, V. 1366. Nota del 16 ASC, Regio Demanio, Ademprivi ai Comuni, V. 18. 6.1.1771 dell’Intendenza generale. Nota senza data del gremio dei conciatori di Sassari 32 ASC, Segr. di Stato, Cart.1366. Nota del 3.9.1798 diretta al Governatore di Sassari. del Reggente l’Int. generale diretta alla Segreteria di 17 ASC, Regio Demanio, Fondo Ademprivi V. 18. No- Stato. ta del 15.5.1848. 33 ASC, Intendenza generale - Miniere, Boschi e sel- 18 Ruju Sandro, Via delle conce, Ed. Gallizzi, Sassari ve, V. 827. 1988. 34 Considerando che la legna da ardere ed il carbone 19 F. Corridore: Storia documentata della popolazione venivano solitamente procacciati dai boschi cedui, si della Sardegna (1479-1901), Torino,1902 . può ritenere che mediamente venissero interessati dal taglio, ogni anno, circa 30-40 ettari. 20 La colonizzazione fu iniziata nel 1750 ad opera di greci, ma «...non poterono prosperare per colpa del 35 ASC, Prefettura, II versamento, V. 60. feudatario e de’ pastori....I pastori però più che i baro- 36 ASC, Prefettura, II versamento, V. 159. ni (i consiglieri di Bosa) nocquero all’incremento e al- la prosperità di quel popolo, perché vedeano mal vo- 37 ASC, ibidem. Nota del 21.6.1877. lentieri tolta al pascolo la regione che diedesi alla cul- 38 ASC, ibidem. Nota del 4.5.1877.

83 Capitolo VIVI • Le utilizzazioni boschive intensive • I tagli degli anni Venti

e prime utilizzazioni boschive a ca- Negli anni successivi, come ci riferisce il Lrattere che si potrebbe definire indu- Casalis, 3 i tagli ordinati dal governo prose- striale di cui si ha notizia, tagli del bosco guirono, interessando anche le località Cra- non destinati cioè agli impieghi tradizionali stu de Caruma e Montigiu Ligios e furono di della materia prima, quali quelli per usi ca- una certa intensità, tanto che il feudatario saleschi, per le travature delle costruzioni, riuscì a ottenere dallo Stato un indennizzo di per la produzione di carbone ad uso locale, tremila scudi quale compenso per la diminu- per la costruzione di attrezzi agricoli ecc., ri- zione del suo reddito conseguente al taglio salgono alla metà circa del ‘700 e furono ef- di piante ghiandifere. fettuati nei boschi di Scano Montiferro e Cu- Di questi prelievi si trova cenno nella ricor- glieri ricadenti nei feudi che appartenevano data relazione del De Buttet del 1768, che ri- al marchese della Guardia, duca di S. Gio- feriva esservi in quelle montagne delle buo- vanni. ne tagliate di leccio con piante di dimensio- Qui nel 1750 e nel 1751 venne operato un ta- ni eccezionali, atte a fornire grossi pezzi cur- glio di piante da utilizzare in parte per la co- vi per la costruzione di vascelli e roverelle di struzione di diversi bastimenti ed in parte grossa taglia, basse e molto ramificate, ma per la costruzione del nuovo porto di Lem- dall’ottimo legname per fasciame e per altri pea (Nizza). impieghi, ed esservi stati operati diversi ta- I pezzi boscami ottenuti furono rispettivamen- gli per le necessità dello Stato e per ricavare te pari a n. 30.775 e a n. 3.462 e furono im- il legname occorrente per la costruzione di barcati dal porto della Gran Torre di Oristano un pontone cavafango destinato alla escava- su tartane e polacche italiane e francesi. 1 zione della bocca del porto di Cagliari. Il numero di pezzi imbarcati in ciascun viag- Su questi stessi boschi, su quelli contigui gio variava da 82 a 277 a 468 e fino a 1512: della Commenda di S. Leonardo e su quelli alcuni dovevano essere quindi di dimensioni di Santulussurgiu, così come su quelli non rilevanti, altri, al contrario, di dimensioni troppo distanti dai porti di imbarco, le ta- piuttosto ridotte. 2 gliate si susseguirono sempre più numerose.

85 Oltre a quelle di cui fa cenno il De Buttet, gere la rinnovazione del bosco, sia dai gua- eseguite nella Nurra per le necessità della sti provocabili durante il taglio e l’esbosco, Regia Artiglieria e della Marina, od ordina- sia dal pascolo. te dal governo sulle montagne di Flumini- Queste tagliate non possono perciò essere maggiore e di Sarroch, furono operate altre considerate causa di depauperamento del pa- utilizzazioni, e sempre più intense, via via trimonio forestale sardo, né tantomeno esse- che cresceva, da una parte la necessità di ri- re ravvisate come fattore regressivo della durre le importazioni di legname dall’estero, copertura boschiva dell’ isola. di valorizzare il prodotto locale e di creare Esse possono essere viste, al contrario, in fonte occupativa e di ricchezza, e dall’altra una certa misura, come un fattore positivo l’apertura di nuove strade che rendevano ac- per la stessa sopravvivenza di alcuni dei so- cessibili anche le foreste collocate nelle aree prassuoli forestali interessati, perché con- più interne dell’isola. corsero, attraverso l’ eliminazione degli ele- E se inizialmente furono in una certa misura menti stramaturi di cui molti abbondavano, a di freno l’esistenza dei vincoli feudali e la rivitalizzarli, e attraverso oculati e razionali spesso controversa libertà di taglio da parte prelievi, a normalizzarli. del governo sui territori baronali ed anche Seguendo il corso delle utilizzazioni bo- l’opposizione talvolta ferma e decisa dei schive effettuate nelle diverse parti del ter- Consigli comunitativi, dopo la promulgazio- ritorio isolano nel corso di questo periodo, è ne della legge abolitiva dei feudi del 1835 ed stato possibile localizzare meglio i sopras- il conseguente successivo passaggio dei bo- suoli arborei, definirne talvolta l’estensione schi e delle selve al Demanio dello Stato, e la qualità tecnologica del legname, la non vi furono più remore né impedimenti composizione specifica e la struttura; indi- giuridici ai prelievi di legname dai boschi. viduarne i limiti ed apprezzarne gli aspetti Pertanto si operarono tagli anche intensi per rimarchevoli. le necessità della R. Marina e della R. Arti- La ricostruzione delle vicende legate a que- glieria in particolare, ma anche per il com- ste tagliate, operata tramite fonti documen- mercio interno e per l’esportazione. tarie diverse: rapporti e relazioni con l’im- Vennero abbattute decine di migliaia di primatur dell’ufficialità, carteggi di corri- piante, alcune tecnologicamente molto vali- spondenza, contratti e circolari, è affasci- de, altre solo monumentali e secolari ma in- nante ed istruttiva, densa di spunti e di noti- servibili in tutto o in parte, ma non furono zie, di cronache e di storia, di curiosità, di quasi mai disattese o forzate le norme di una debolezze e di virtù umane. corretta selvicoltura, almeno fino alla metà Per tale motivo, nelle pagine che seguono, si circa del secolo scorso. è ritenuto di arricchire la nuda elencazione I tagli si succedettero secondo un processo dei tagli boschivi, con le notizie e i fatti che graduale e attento, in cui le necessità del pre- li hanno caratterizzati, con i retroscena che li lievo non furono sostanzialmente anteposte hanno preceduti e determinati e con le cu- al rispetto della risorsa e all’osservanza di riosità che li hanno accompagnati. corrette tecniche selvicolturali. L’elemento che accomunò le utilizzazioni La preziosità della risorsa legno era stata av- boschive in quest’arco temporale fu infatti la vertita dal governo sabaudo fin dai primi an- costante preoccupazione, da parte degli or- ni della sua dominazione tanto che fin dal gani di governo, di evitare i prelievi eccessi- 1755, col dettato del paragrafo 96 della Car- vi, di distribuire uniformemente i soggetti ta Reale del 12 aprile, ne era stata discipli- arborei da abbattere, e di favorire e proteg- nata l’esportazione dal Regno:

86 Al fine di evitare ogni pericolo, che in avve- venire l’avviso al proprietario, acciocché nire fosse per scarseggiare la Legna neces- portisi ad indicare i siti, ne’ quali potranno saria all’uso degli Abitanti nel Regno proi- seguire i tagli con minor danno. biamo l’estrazione di essa Legna salvo che L’indagine conoscitiva condotta dal De But- sia ridotta in tavole, od altrimenti lavorata, tet nel 1768 tendeva, come sappiamo, a lo- oppure che se ne riporti da Noi una specia- calizzare, appunto, le selve idonee a fornire le licenza per que’ casi, ne’ quali si crederà legname per le necessità dei servizi della permissibile tal estrazione; Dichiarando Corona e a individuare quantità e qualità di però che sarà sempre proibito il taglio, ed prodotto ritraibile da esse. estrazione d’alberi fruttiferi, e il caricamen- Le foreste di leccio del Sarrabus, quelle to di Legna a Bastimenti forestieri dalla ogliastrine e quelle della baronia di Sinisco- punta Settentrionale dell’Isola di S. Pietro, e la a est, così come quelle del Liscia, di Lon- Litorale opposto sino a tutto il Litorale del- gosardo e della Nurra a nord, e del Logudo- l’Ogliastra, al qual effetto incarichiamo ro e del Montiferro a ovest, erano perciò ben L’Intendente generale, li Suddelegati, e Mi- note, alla pari delle leccete di Fluminimag- nistri Patrimoniali di vegliarne all’esatta giore, di Pula e di Sarroch al sud. osservanza, e procedere in odio de’ Con- Conosciute ed apprezzate erano pure le sel- travventori, i quali incorreranno la pena del ve di roverella tra Montresta e Villanova doppio valore della Legna. 4 Monteleone, quelle di Scano Montiferro e di S. Leonardo. Per tutto il XVIII secolo e per i primi due de- E la Marina sabauda approfittò di queste op- cenni del XIX fu esclusivamente lo Stato, portunità ricavando dalle selve di Flumini il per impieghi suoi diretti, a utilizzare il le- legname per la costruzione di un lancione gname dei boschi sardi, in conformità al pa- nel 1805 e di due battelli dello stesso tipo nel ragrafo 8 delle istruzioni che il 6 maggio 1806. 6 1756 il Re Carlo Emanuele III aveva dato al Notizie di questi tagli sono riportate anche Bogino, Intendente generale del Regno, inti- in una nota del 31 marzo 1807 che il Vi- tolato de’ boschi e selve:5 sconte Asquer di Flumini inviò alla Segrete- Spetta al Reale Patrimonio la facoltà di ser- ria di Stato (in ASC, Segr. di Stato, serie II, virsi de’ boschi, dovunque sieno, senza pa- V. 1641): gamenti, purché s’impieghino per servizio «In fatti delle foreste feudali ha provveduto delle nostre fortificazioni, fabbriche, ed arti- in ogni occorrenza di bisogno la R. Azienda, glieria nel Regno ed a avantaggio delle no- e recentemente negli anni scorsi per la co- stre galere. struzione dei lancioni, e cinta di Carlofor- E più oltre: te...». In una Giunta tenutasi in Cagliari nel 1752 Si trattava comunque ancora di prelievi con- d’ordine Nostro si eccitò che quantunque il tenuti ed effettuati unicamente per i servizi taglio delle roveri sia proibito dalle pram- regi. matiche per esser queste annoverate fra gli Ma dopo le limitate utilizzazioni eseguite di- alberi fruttiferi, qualora il nostro servizio rettamente dallo Stato, ecco affacciarsi, agli avesse portato di valersi di queste piante si inizi del XIX secolo le prime richieste di pri- potesse fare, cominciando dagli alberi sec- vati, titolati e non, ed innescarsi un processo chi, e con che il taglio segua ripartitamente del tutto nuovo di sfruttamento della risorsa in diversi monti, onde il peso sia ripartito, e bosco. non ricada tutto sovra un solo o due parti- Ad attrarre l’attenzione degli imprenditori colari, e prima di darvi mano si faccia per- privati sui boschi di un certo interesse, e a

87 far conoscere la preziosità del legname che mente per la produzione di reddito da pasco- se ne poteva ricavare, concorse indiretta- lo, soprattutto suino. mente lo Stato quando, per opportunità del Essi godevano, come è noto, del solo pos- momento, accordò a un privato il taglio di sesso delle foreste, ma non ne erano proprie- 3.331 piante nei territori della Commenda di tari e non avevano, di conseguenza, la possi- S. Leonardo rientranti nel demanio regio. bilità di disporre a piacimento degli alberi: Era il 1794. potevano esigere i diversi tributi che grava- Delle piante abbattute, n. 500 furono desti- vano sull’utilizzo dei boschi e beneficiare, nate ai fabbisogni della Real Marina, e n. alla pari dei loro vassalli, dei diritti d’uso del 2.831 costituirono invece il compenso per territorio boscato del loro feudo, ma la pro- l’Impresa che si era sobbarcati gli oneri re- prietà delle piante e quindi la disponibilità lativi al taglio, all’esbosco ed al trasporto. del patrimonio legnoso, era di esclusiva per- È da questo episodio che scaturisce nel pe- tinenza dello Stato. riodo successivo l’attenzione dei commer- Il divieto di taglio delle piante alla base del cianti di legname, sia italiani che europei, at- fusto, previsto nelle Prammatiche spagnole, tratti dall’ottima qualità della materia prima, era tassativo e fu sempre reiterato dalle Car- legname di quercia bianca dal cuore nero, 7 te reali sabaude e richiamato ripetutamente che si accompagnava alla possibilità di di- nelle istruzioni via via impartite ai funziona- sporre di una alta percentuale di legni curvi, ri governativi, salvo venissero rilasciate i cosiddetti stortami, ottenibili dalle piante espresse autorizzazioni o che il taglio venis- courbans o courbes, particolarmente ricer- se eseguito nell’interesse dello Stato. cati dai mercati marittimi europei e diffusa- Solo il Vicerè poteva concedere le licenze mente presenti in alcuni boschi sardi. per il taglio di piante al fine di ricavarne le- L’attivazione nel 1815 dei cantieri navali gname, e queste venivano accordate esclusi- Della Foce di Genova, accentuò ulterior- vamente quando si potevano ravvisare nel mente l’interesse ad utilizzare i boschi pre- taglio casi singolari o motivi di utilità al senti nel Regno per la produzione di brigan- Paese, come recitava il paragrafo XXXIV tini, corvette e fregate, fino a quel momento del Pregone del 22 ottobre 1755. allestiti soprattutto nei cantieri di Amster- Ma i motivi di utilità, che nel passato aveva- dam, di Tolone e di Londra. no costituito un valido freno ai tagli boschi- Si intrecciarono perciò gli interessi tra com- vi e un efficace controllo contro gli abusi, mercianti di legnami e baroni dei feudi sar- non potevano non ravvisarsi in un momento di, che coincisero, in una certa misura, con assai difficile per l’erario sabaudo, chiamato quelli dello Stato, ed il tutto si concretizzò in da una parte a far fronte alle crescenti neces- contratti di vendita di piante ed in tagli bo- sità finanziarie che il processo di ammoder- schivi su proprietà demaniali e su foreste in- namento del nuovo possedimento imponeva, feudate. coi suoi costi per l’apertura di strade, per la A questi si aggiunsero quelli praticati per i costruzione di porti, per lo sviluppo dell’a- servizi della Artiglieria e della Marina che, gricoltura, dell’industria, della istruzione approfittando delle strade aperte dai conces- ecc., e tenuto, dall’altra, a fronteggiare le sionari di tagliate, e quindi delle facilitate difficoltà che le ricorrenti carestie dovute a condizioni di esbosco e di trasporto, intensi- siccità, inverni rigidi, o invasioni di caval- ficarono i prelievi. lette, creavano. Sappiamo che i diversi feudatari possessori In una successione impressionante si erano di selve si erano limitati, fino ad allora, ad susseguite infatti tra la fine del XVIII e la utilizzare i boschi unicamente e principal- prima metà del XIX secolo, una decina di

88 annate disastrose per l’agricoltura isolana, e potuto sopravvivere coi suoi soli mezzi fin tre pestilenze, con conseguenze sociali ed dai tempi Aragonesi e Spagnoli. economiche nefaste. 8 Allora si era sopperito con la «vendita dei Pietro Martini 9 così si esprimeva a proposi- feudi, delle gabelle di commercio, delle ton- to della carestia del 1811-12: nare, peschiere, scrivanie, con donativi «Consunte le biade, i poveri ed anche gente straordinari, e con prestiti cospicui di dena- in prima non bisognosa presero a pascer- ro...». 11 si...d’erbe silvestri anche nocive alla sanità; In questa non facile situazione, giustificare i intiere famiglie emigrarono dalle loro stanze casi singolari per i quali il Vicerè poteva ac- in cerca di vitto; ed informata dalle ossa la cordare le autorizzazioni al taglio di piante, pelle, lacere le vesti, a passi stentati, e con o ravvisare i motivi di utilità al Paese nelle gemiti e grida compassionevoli, recarono la richieste di tagliate che si susseguirono, era desolazione e il lutto ovunque fecero di sè non solo semplice, ma anche, in qualche mi- lamentosa mostra». sura, forzosamente doveroso. Ed ancora: «Caddero nell’inopia gran nove- A queste motivazioni si appellò costante- ro di agricoltori; in pochi si concentravano mente il Governo dell’Isola, dal secondo de- sterminate proprietà; alcuni villaggi meschi- cennio alla metà del secolo scorso, per auto- ni soggiacquero alla padronanza d’uno o più rizzare prelievi di legname nei boschi mi- notabili; i piccoli proprietari notevolmente gliori ed accessibili della Sardegna, o per scemarono...». eseguirne in proprio. L’inverno del ‘30-31 poi, fu molto rigido, e E per rafforzare queste motivazioni, si argo- si calcola che la perdita del bestiame minuto mentava spesso dei benefici e della ricchez- sia stata di circa 2/3 del totale complessivo; za che ne avrebbero tratto gli abitanti del ter- nella sola Gallura perirono ad esempio 2.508 ritorio interessato, carrolanti ed operai, coin- vaccini, 706 cavalli, 685 maiali, 5.097 capre volti nelle operazioni di esbosco e di tra- e ben 23.450 pecore 10 il che, in una econo- sporto. mia basata in gran parte sui proventi deri- Né fu estranea a questa politica la necessità vanti dalla pastorizia, fa ben intendere quale drammatica situazione esistesse nell’isola e, di ridurre le importazioni di legname e quin- di conseguenza, quale potesse essere la con- di di controbilanciare, in qualche misura, il dizione delle finanze del Regno. saldo fortemente passivo relativo alla mate- All’inizio del secolo XIX il debito pubblico ria prima. era in costante aumento e lo stato di diffi- Ancora nel decennio tra il 1827 ed il 1836 – coltà dell’erario si era manifestato sintoma- negli anni cioè in cui furono effettuate di- ticamente con l’inesigibilità, nel 1800, dei verse utilizzazioni boschive – le importazio- biglietti di credito. ni di legname grezzo e lavorato furono pari La condizone miserevole delle finanze del- a £ 2.731.061,75 e le esportazioni a £ l’isola era tale, a detta del Martini, che i pub- 962.413,16. 12 blici ufficiali rimasero per qualche tempo L’interesse si concentrò soprattutto sui bo- senza stipendio e le milizie senza divise e schi di roverella, il cui legname era giudica- senza soldo. to di ottima qualità, e tra questi, inizialmen- Nel 1805 lo stato finanziario dell’isola era te, su quelli più prossimi ai porti d’imbarco così precario che l’allora vicerè Carlo Felice che erano costituiti da quello di Pedras si risolse a rivolgersi al re Vittorio Emanue- Nieddas di Bosa e da quello della Gran Tor- le per richiedergli un contributo straordina- re di Oristano, per interessare via via anche rio, ricordando come l’isola non avesse mai quelli più distanti.

89 In un primo tempo le utilizzazioni riguarda- rono perciò i boschi delle montagne di Scano Montiferro, Cuglieri e Santulussurgiu, non- ché quelli attorno a Sindia - boschi di Sette Chercos e Matta Sindia – e ai contermini ter- ritori di Pozzomaggiore (bosco di Pranu de Murtas) e Suni (bosco di Padrusente); suc- cessivamente quelli di S. Antonio di Maco- mer, di Su Sauccu, di Bonorva e del Goceano. Altri, sebbene ricchi di legname prezioso, quali quelli delle montagne di Bosa e Mon- tresta, di Sa Mela e di Monti Mannu, e seb- bene non tanto distanti dalla costa, erano meno appetiti per le difficoltà e gli alti costi di trasporto; altri ancora, infine, furono pre- si in considerazione solo in un secondo tem- po, quando si riuscì a raggiungerli con le strade che furono aperte per collegare le aree interne dell’isola, come i boschi del Sarcida- no e quelli dell’Ogliastra (boschi di Villa- grande e di Villanova Strisaili).

Foreste del Marghine: pianta monumentale di rove- I tagli degli anni Venti rella (Quercus pubescens). La roverella fu particolar- mente interessata da tagli per l’impiego del legname Il primo taglio boschivo per la produzione di nei cantieri navali del centro Europa. legname operato esclusivamente da privati, ebbe inizio nel 1821, e riguardò le foreste di Scano Montiferro del Marchese Vivaldi Pa- gno di Sardegna con quelle del Genovesato, squa, duca di S. Giovanni, foreste non rien- e tra le merci figurava anche la legna, assog- tranti nel feudo ma «... di privativa sua per- gettata, per quintale metrico, alla tariffa di li- tinenza perché comperate in pubblico incan- re piemontesi 0,50, corrispondenti a soldi 5 to...» come tenne a precisare il marchese.13 e denari 2 e mezzo della moneta locale. Si trattò di un taglio di 8.000 alberi di rove- Nessuna variazione vi era stata in realtà ri- rella, che, sia per il considerevole numero di spetto alle tariffe doganali entrate in vigore piante interessate, sia per la novità assoluta nel 1810, ma il richiamarle, in un momento costituita da utilizzazioni boschive effettua- in cui per la prima volta era dato di applicar- te nell’interesse e per conto di privati, sia in- le su una merce che fino a quel momento era fine per tutte le questioni che insorsero sul stata oggetto di sola importazione, penaliz- pagamento dei dazi sull’esportazione della zava non poco il Marchese di Trivigno Pa- materia prima, pose non pochi problemi al- squa e Villa Clara, che aveva stipulato con- l’allora facente funzioni di Vicerè di Sarde- tratti di vendita con diversi commercianti – gna, Marchese Yenne. Chiappa, Peloso, Balbo –, senza tener conto Era stato appena emanato il Regolamento di questo gravoso tributo. del 18 maggio 1820 che uniformava le tarif- Egli insistette a lungo nel richiedere lo sgra- fe sulle merci di esportazione vigenti nel Re- vio fiscale sull’esportazione in considerazio-

90 ne del fatto che aveva intrapreso «..l’opera di introdurre in questo Regno, sua patria, un nuovo ramo di commercio, ed industria na- zionale...», e che «...tutti i nuovi eccitamen- ti all’industria nazionale hanno ottenuto dai Sovrani specialissimi riguardi, appunto per- ché i nuovi esperimenti sogliono essere straordinariamente dispendiosi per l’intra- prendente».14

Ed effettivamente si dovettero affrontare non lievi difficoltà e non poche spese per portare a termine l’operazione di taglio pro- grammata e per trasportare il prodotto fino all’imbarco: per l’invio di periti in loco on- de individuare il sito di taglio, e la qualità e la quantità di legname ritraibile; per far arri- vare dalla terraferma gli strumenti occorren- ti alla lavorazione; per assoldare 200 orba- schi, manodopera qualificata occorrente per le operazioni di taglio, segagione, squadra- tura ecc. del legname e reclutata nella valla- ta detta dell’Orba, ai confini del Piemonte e S. Leonardo (Santulussurgiu), la Chiesa (XII -XIV del Ducato di Genova; per la costruzione sec.). Il monumento faceva parte della Commenda di delle baracche atte ad ospitare questa mano- S. Leonardo, di proprietà della Corona sabauda, ed dopera; per assicurare la transitabilità delle era circondato da un bosco di roverelle il cui legna- me era ritenuto di bontà impareggiabile e superiore a aree sottoposte a utilizzazione e rendere in- quello d’Italia ed equivalente a quello di Borgogna fine carreggiabile la strada di congiungi- qualità primaria dell’Europa. mento al mare. Fu davvero una grande impresa: per l’asso- per pianta – pari a lire piemontesi 3,84 –, se- luta novità dell’operazione, per la comples- condo quanto scrisse l’ Intendente provin- sità organizzativa, per il considerevole nu- ciale di Cuglieri che riferì sul taglio in una mero delle persone addette al taglio, all’e- nota del 1828). sbosco, all’allestimento e al trasporto del Il taglio interessò n. 8.000 roverelle, pari a materiale, per le innovazioni che introdusse circa il 10%15 del totale delle piante utilizza- nella foggia dei carri destinati al trasporto bili per costruzioni navali presenti in quel via terra e le ricadute economiche che ebbe momento nella foresta, piante che furono in sede locale, per la vastità della tagliata e preventivamente martellate con la lettera P per la rapidità con la quale furono eseguiti i (Patrimonio) dal Capitano Ing. Militare Ra- lavori. chia, incaricato dal Vicerè di seguire perso- L’Impresa boschiva che eseguì il taglio fu nalmente i diversi lavori afferenti questa pri- quella di un certo Chiappa Giacomo di Ge- ma utilizzazione boschiva su scala industria- nova, che aveva acquistato le piante dal le, e che operava di concerto col sotto dele- Marchese, ad un prezzo di circa 3,25 lire gato patrimoniale di Bosa, in conformità alle piemontesi ciascuna (o forse di Lire sarde 2 disposizioni governative impartitegli.

91 Era stato previsto che l’intera operazione, perché più idonei per le costruzioni di navi- dalla quale si stimava poter ritrarre circa gli e di conseguenza molto richiesti dai can- 300.000 piedi cubi di legname, fosse portata tieri marittimi. 20 a termine nell’arco di due anni.16 Per il trasporto del materiale fu ripristinata, Secondo la valutazione del Capitano Rachia, in 40 giorni di lavoro, una carrareccia che l’intero compendio boscato in cui rientrava univa la foresta alla località Pedras Nieddas la foresta denominata di Scano, abbracciava della marina di Bosa, dopo aver attraversato terreni appartenenti a feudatari locali e stra- sei villaggi della Planargia. nieri, ma comprendeva anche vaste aree de- Le dimensioni degli assortimenti legnosi re- maniali. sero indispensabile l’approntamento di n. 60 La sua estensione fu stimata dall’ufficiale in carri particolari alla foggia di quelli impie- 20 leghe quadrate,17 corrispondenti, nel si- gati sulla terraferma, che vennero allestiti stema di misura francese dell’epoca, a circa nella stessa foresta, avvalendosi di manodo- 39.500 ettari.18 pera locale. I carri locali infatti, grandi e a due ruote, era- L’utilizzazione interessò una sola parte del no stati ritenuti inidonei al trasporto dei pez- compendio, quella di esclusiva e privata pro- zi squadrati di una certa dimensione 21 e furo- prietà del Marchese di Trivigno Pasqua e no sostituiti con carri più bassi, a quattro ruo- non già le altre superfici boschive comprese te, di foggia fiorentina, più adatti a superare nel suo feudo. le difficoltà del trasporto del legname. Quota parte quindi dell’area boscata del ter- Per gli assortimenti di legname di minore di- ritorio di Scano Montiferro, di cui non è no- mensione furono impiegati dei traini a slitta ta l’estensione, e sulla quale qualche anno e degli anelli in ferro a vite passante. prima erano già stati abbattuti oltre 6.000 al- La tagliata si concluse molto probabilmente beri per il R. Quartiere dei Dragoni e per la nel corso del 1822 e coinvolse, oltre ai 200 R. Cartiera. 19 orbaschi, circa 300 unità lavorative locali che furono impiegate nei diversi lavori di L’abbattimento delle 8.000 piante non incise esbosco, carbonizzazione, trasporto e aper- comunque in modo negativo sulla copertura. tura delle strade, sia all’interno della foresta A detta del Rachia infatti «..il vuoto che que- che verso la costa, situata a una distanza va- sto taglio lascerà nelle foreste, sarà quasi lutabile in 9-10 miglia geografiche. impercettibile e una Amministrazione orga- Secondo l’Intendente provinciale di Cuglie- nizzata...attraverso opportuni piani di colti- ri, Pinna, 22 venivano trasportati quotidiana- vazione, potrà assicurare al Governo la per- mente oltre 200 pezzi di varie dimensioni petuità di questo tesoro, destinato fino a que- avvalendosi di 400 carri trainati da buoi. sto momento dalle Leggi e dalle consuetudi- Dall’insieme ne trassero beneficio notevole ni locali a garantire un eccessivo nutrimento anche gli artigiani locali che appresero la a pochi animali....». tecnica costruttiva dei carri di nuova foggia, carri che, come vedremo in seguito, furono Al 1° aprile del 1821 risultavano abbattute richiesti e impiegati per trasporti analoghi già n. 4.500 piante, per una massa stimabile in 180.000 piedi cubi di legname di prima e Una pagina della Relazione del Capitano Ingegnere Š di seconda qualità. militare Rachia al Marchese Yenne f.f. di Vicerè, sul- La maggior parte degli alberi aveva tronchi la tagliata eseguita nel 1820-21 nelle montagne di Scano Montiferro di proprietà del Marchese Vivaldi curvi, fatto questo che, lungi dal deprezzar- Pasqua. La tagliata, che interessò 8.000 piante, fu la li, li rendeva più pregiati sui mercati europei prima utilizzazione industriale dei boschi sardi.

92 dalle foreste del Marghine e del Goceano come formazione di strade, trasporto da Ter- verso il porto della Gran Torre di Oristano. ra Ferma, formazione nel regno di nuovi car- La vicenda tariffaria sollevata dal Marchese ri, trasporto d’operai atti a tal lavoro, spedi- Vivaldi Pasqua si concluse con l’accogli- zione di bastimenti mercantili per trasportar- mento parziale della richiesta ed il pagamen- li fuori Regno, ed altri di simil natura, ed es- to di una somma forfettaria fissata in un pri- sendo conveniente perciò d’incoraggiare il mo tempo in 30.000 lire piemontesi 23 «...ab- primo promotore di questa specie d’indu- biamo creduto conveniente...incoraggiare stria nel regno...il sottoscritto non è contra- l’industria, ed il commercio nel Regno.....che rio a che...venga la somma di £ nuove 30/m si versi dal Marchese la somma di £ 30.000 proposta, ridotta a quella che sarà da V. E. di Piemonte...senza altro pagamento..» 24 e benevisa». 29 successivamente stabilendo, in via definitiva, che legna e carbone pagassero in base alla ta- A titolo di curiosità va detto che il Marche- se, in base alle tariffe di esportazione, avreb- riffa fissata dal Regolamento del 18 maggio be dovuto pagare all’erario più di quanto 1820, e che per il legname da costruzione si contava di ricavare dalla vendita delle 8.000 versassero £ 8.000 di Piemonte in due rate. 25 piante: queste infatti, al prezzo pattuito di £ 3,25 cadauna, fruttarono al Livigno Pasqua Il pagamento forfetario fu stabilito anche per £ 26.000, mentre in base alle tariffe di espor- ragioni di praticità «..Viste le difficoltà di sta- tazione, avrebbe dovuto corrispondere un bilire un peso atto a riconoscere i legnami importo di £ 26.869,75. provenienti dal taglio delle 8.000 piante...non Secondo la considerazione fatta dal capitano che la necessità che vi sarebbe che un impie- Rachia, intervenuto anch’egli a sostegno gato delle dogane si trasferisse nel punto della defiscalizzazione, occorreva conside- d’imbarco per un controllo, abbiamo creduto rare che il pagamento dei diritti di dogana, conveniente... incoraggiare l’industria ed il nella misura riportata dal tariffario vigente, commercio del Regno, senza pregiudicare gli avrebbe fatto abortire questo primo tentativo interessi del Governo....si lasci liberamente e di utilizzo industriale del legname disponibi- senza opposizione per parte delle dogane, le e poteva rappresentare un passo indietro estrarre il legname ed il carbone che sarà per in grado di annullare le speranze generatesi 26 ricavarsi dal Regno...» . in Sardegna e collegate al settore. Le bollette doganali di imbarco recano infat- Il Rachia valutò in complessivi 800.000 ti, in luogo dell’importo dovuto sul legname franchi l’ammontare dell’intera operazione, via via imbarcato, l’annotazione meticolosa ossia i benefici economici che il Paese «..non si è pagato dritto alcuno così disposto avrebbe tratto, nell’insieme, dal taglio delle dall’autorità superiore». 27 8.000 piante. 30 A indurre il Vicerè a tornare sulle sue deci- Stimò inoltre che, a parte i proventi diretti sioni avevano concorso alcuni autorevoli in- spettanti al proprietario, la ricaduta finanzia- terventi, come quello del Governo di Sassa- ria per la Sardegna sarebbe stata pari a circa ri, a firma di Grondona: «..Non posso però 300.000 franchi, così suddivisi: lasciare di riflettere che dopo il ragguarde- vole vantaggio, che la detta impresa ha por- tato al Regno, gli Impresari avrebbero potu- per lavori in foresta franchi 50.000 to meritare un benigno riguardo....» 28 e del- per strade » 12.000 per allestimento carri » 4.000 lo stesso Intendente generale del Regno di per trasporto su carri » 166.000 Sardegna: «..essendo questa intrapresa sog- per oneri inerenti l’imbarco » 50.000 getta per questa prima volta a molte avarie, per somme corrisposte agli Agenti » 18.000

94 L’adozione graduale, a datare dal 1823, di carri di nuova foggia, dotati di ruote cerchiate in ferro e ruo- tanti intorno all’ asse, rese possibile il trasporto di grossi tronchi fino a 20 piedi cubi di volume (pari a circa mc. 0,70) e a 8 quintali circa di peso. Di questo tipo di carri si avvalse il Capitano di Arti- glieria Carboni per il trasporto del legname ricavato dal taglio operato nelle foreste del Goceano nel 1843.

95 Il legname fu trasportato in parte a Genova fissata in centesimi 6 per quintale metrico. ed in parte a Tolone, destinato alla Marina di L’accordo prevedeva inoltre che il taglio do- Francia che lo giudicò di ottima qualità e di vesse essere portato a termine entro quattro durata superiore ad altri legnami. anni, salvo proroghe per cause belliche, e Per il trasporto via mare vennero impegnati che lo Stato dovesse assicurare la protezione diversi bastimenti, per un totale di 150 viag- dell’Impresa e dei suoi delegati tramite un gi. Ognuno di essi infatti poteva caricare, tra contingente di truppa. materiale stivato e quello accatastato sul Per appurare la fattibilità del taglio pro- ponte, circa 2.000 piedi cubi di legname, e grammato, fu inviato in loco il Cav. Albini, comunque non oltre 133 pezzi per volta. capitano di vascello, che dopo un primo La sicurezza del personale addetto ai lavori sommario sopralluogo manifestò dei dubbi fu garantita dalla truppa comandata dal capi- sulla possibilità di reperire in quei boschi un tano della cavalleria miliziana, Salva-toran- sufficiente numero di piante: gelo Scarpa di Macomer. 31 «...da una semplice osservazione fatta traver- sando il monte S. Leonardo per andare nel Mentre era in corso il taglio di cui si è appe- villaggio di Scano, mi pare che non vi saran- na detto, su un’altra parte del comprensorio no tanti alberi sensibili per poter effettuare il 32 boscato, nella foresta demaniale di S. Leo- taglio della Marina, e dell’Impresa...» . nardo, l’Impresa Chiappa procedeva ad un ulteriore taglio per conto della Marina Reale E qualche giorno dopo: 33 sabauda. Incoraggiato infatti dal successo ottenuto «...la comenda non mi sembrava in grado di dalla vendita del legname della tagliata ese- suportare il proposto taglio di 10.000 piante guita a Scano e stimolato dalla richiesta dei essendo la più parte delle medesime vecchie, mercati esteri, il Chiappa aveva stipulato e rovinate dalle popolazioni circonvicine, nuovi contratti col Regio Demanio, col Ba- non meno che dai pastori; mi sono perciò rone di Sorso, col Marchese di Planargia, ac- fatto una premura di girare la foresta per tre quistando dai primi le piante della commen- giorni consecutivi...per numerare e martella- da di S. Leonardo e del Montiferro a Franchi re quelle da atterrarsi, ciò che non mi è po- 9, e dall’ultimo a Franchi 7. tuto riuscire con quella precisione che desi- Col Regio Demanio il Chiappa aveva inizia- deravo, ateso gli ingombramenti di cespugli, to delle trattative, già nel 1820, per il taglio e spine impraticabili che ho trovato in alcu- di n. 8.000 piante di quercia bianca, da ese- ni luoghi...con troppo mio dispiacere mi ri- guirsi nei boschi della Commenda di S. Leo- sulta di non poter contare che sopra 3.000 nardo, per la fornitura di legname idoneo circa piante atte alla costruzione navale, e agli impieghi della Marina reale, e nel 1823 queste sogete anche ad un’aumentazione, o si era giunti alla stipulazione del contratto diminuzione, secondo mi risulteranno i limi- relativo. ti del cabreo 34 che sin dal passato corriere ho Il numero delle piante fu indicativamente li- chiesto al Sig. Intendente...». mitato a 8.000 e si chiarì che dovevano es- In data 9 febbraio 1824, infine, l’Albini in- sere preferibilmente abbattute quelle già viò la relazione definitiva sul sopralluogo martellate in precedenza dal Capitano Ra- effettuato. chia e comunque quelle non più suscettibili Essa, non solo ci fornisce un quadro elo- di accrescimento. quente sulle condizioni di un bosco conside- Il prezzo fu stabilito in lire nuove 9 di Pie- rato all’epoca tra i migliori dell’isola, ma ci monte per pianta e la tassa di esportazione fu consente anche di intravedere, in qualche

96 misura, i guasti ed i danni che secoli d’incu- anche una parte propositiva atta ad avviare il ria avevano finito per provocare su quella ricupero di quei soprassuoli forestali: formazione boschiva in particolare, ma an- «..interessante... di non abbandonar l’idea di che, in generale, sull’intero patrimonio fore- far riprodure col prodotto della medesima stale isolano. 35 per alcuni anni...» la foresta, regolando il pa- «Aggregata di 22.000 piante di quercia, scolo ed evitando gli abusi, misure che l’uf- 4.000 di elice, 1.000 circa di suvero, la mag- ficiale regio consigliava di adottare in tutte gior parte delle quali sono d’una estrema le formazioni boschive isolane per essere vecchiezza, rovinate da varie cause....di figu- quasi tutte le foreste di quest’isola ugual- ra molto tortuose ben adatte alle costruzioni mente distrutte e per non essere col tempo tanto per la Marina che per l’artiglieria... costretti di provvedervi dall’estero. Non vi sono alberi giovani...per il continuo «..Non è certamente così lieve l’impresa né pascolo del bestiame e varie altre cause....». senza costo di spese dopo una sì fatale di- «Chi rovina maggiormente le foreste sono le struzione per una immensa quantità d’anni, orzaline o beranili 36 questi sono un certo ma l’abbandonarla assolutamente sarebbe spazio di terreno seminato a orzo, che chiu- peggiore per la bontà impareggiabile del le- dono per mezzo di una siepe che formano i gname superiore a quello d’Italia ed equiva- pastori in mezzo della foresta scegliendo un lente a quello di Borgogna qualità primaria luogo ove gli alberi hanno prosperato mag- dell’Europa...». L’Albini concludeva proponendo in sintesi: giormente, atterrano le piante che trovansi 1. la recinzione dell’area boscata per impe- dentro e senza riguardo alcuno sfrondano le dire l’ingresso del bestiame; altre circonvicine...» per erigere coi rami 2. il divieto di pascolo, salvo che per i suini siepi di confine e «...per fare anche penetra- nel periodo di maturazione delle ghiande, re il sole in quel piccolo e misero semina- per facilitare la riproduzione delle piante; to...» ed anche «il pascolo continuo delle 3. l’eliminazione degli alberi morti o sec- vacche che non contente di distruggere le cagginosi e lo sgombero di quelli atterra- piccole piante che appena nascono....» pro- ti e marcescenti; vocano danni spezzando rami e giovani 4. la cura e l’allevamento dei selvaggioni piante. per assicurare la rinnovazione del bosco; Ed i pastori: «..allorquando non vi è suffi- 5. l’affidamento del governo e della gestio- ciente pascolo per la foresta atterrano anche ne della foresta al cappellano della Chie- quelle piante che si trovano coperte dall’El- sa di S. Leonardo; lera e approfittano di quelle poche foglie...». 6. la nomina di due guardaboschi per garan- E aggiungeva «Si contano già 4.000 e più tire la sorveglianza del compendio bosca- ceppi d’alberi abbattuti...». to contro gli abusi. A danno si sommava danno: «La strage con- tinua che fanno gli abitanti di Santulussurgiu Il bosco della Commenda aveva una circon- sopra le piante e particolarmente sopra quel- ferenza di 5.940 tese 37 e perciò una superfi- le d’Elice per legna da bruciare è una cosa cie stimabile orientativamente in circa 825 incalcolabile», ed infine «...gli abusi intro- ettari. dotti da pochi anni stupiscono gli stessi abi- I suoi confini erano definiti come segue: a tanti». nord con la foresta di Macomer, a sud con ter- La Relazione dell’Albini, puntuale e spieta- ritorio del Comune di S. Lussurgiu, a ovest ta nella denuncia delle cause che determina- con la foresta del barone di Sorso (foresta di S. vano il degrado del soprassuolo, conteneva Lussurgiu), a est col Campidano di Oristano.

97 L’Albini ritenne che in tutta la foresta comi- reni comunali, essendo deplorabile l’abu- tale non si potessero ricavare che n. 2.000 so che ve ne fa per abbrucciare. piante atte alle necessità della Marina Reale, In chiusura l’Intendente generale faceva rife- in quanto sospettava che gli esemplari più rimento alle 2.000 piante atte al servizio del- vecchi e di dimensioni maggiori, già in par- la Marina che, non potendosi ricavare nel- te precedentemente martellati dal cap. Ra- l’ambito della commenda di S. Leonardo, chia, fossero inutilizzabili. avrebbero potuto recidersi nelle foreste della contea di Bonorva: «..ma questi gioverano Lo stato generale del bosco di S. Leonardo poco per le indennizzazioni cui potrà forse non era dunque affatto soddisfacente, come pretendere l’impresa in seguito alla deficien- invece comunemente si riteneva, ed il nume- za delle piante al numero compromesso». ro delle piante mature e idonee talmente ele- «La gran distanza delle belle foreste del vato da consentire, senza risentirne danni, il Monte Raso e Goceano ci lasciano ugual- prelievo programmato di 8.000 esemplari. mente senza speranza per soddisfarli. Non sono però terminate le visite di cui è stato in- La Relazione dovette suscitare preoccupa- caricato il Cav. Albini...». zione ma anche incredulità, se appena qual- Il capitano di vascello era stato infatti inca- che mese dopo, nel maggio del 1824, l’In- ricato di proseguire le sua indagini nelle fo- tendente generale si recò espressamente a S. reste della costa orientale per verificare la Leonardo, insieme al Maggiore Carbonazzi, possibilità di reperirvi le 2.000 piante occor- per verificare de visu lo stato dei luoghi e renti per completare la fornitura contrattata. proporre alla Segreteria di Stato i rimedi più Ma le conclusioni dei sopralluoghi del capitano opportuni per gestire correttamente il bo- di vascello sulle foreste della Baronia di Orosei sco. 38 furono quanto mai deludenti ai fini della com- posizione del problema: «...non si trovano che Questi non si discostarono nella sostanza da piante di sovero, ossia sughero, olivastri ed eli- quelli già individuati dall’Albini: ce di ben cattiva qualità, legnami non adatti nei - divieto di pascolo nella foresta; arsenali, né alla costruzione navale...». - nomina di due guardie fisse e stabilite sul In definitiva a S. Leonardo furono abbattute luogo; solo 6.000 querce delle 8.000 previste nel - «appoggiare al Capellano Sacerdote Cher- contratto del 28 novembre 1823 39 stipulato chi la superiore vigilanza sopra tutta la tra la R. Azienda e i soci dell’impresa rap- commenda..». presentata da Chiappa. - «non sradicare perché oltremodo dispen- A distanza di quattro anni dalla data del con- dioso, ma abbattere poco a poco i tronchi tratto, per soddisfare appieno gli obblighi as- troppo alti; svellere o distruggere le spine; sunti, il governo sabaudo prese in esame la tagliarsi li alberi senza speranza d’accre- possibilità di procacciare il numero delle scimento o di prodotto vantaggioso; e fi- piante mancanti, ricorrendo al taglio di nalmente pulire di tempo in tempo tutte le 2.000 alberi nelle foreste della contea di Bo- parti della foresta e specialmente quelle norva, fatto che rischiò di innescare pretese che verranno seminate con ghiande o dove di rifusione di danni da parte dell’Impresa, germoglieranno ancora pianticelle»; costretta a sopportare oneri di esbosco e di - cedere le piante da eliminare e destinate a trasporto più ragguardevoli. 40 produrre carbone e potassa, al Comune di Santulussurgiu, come legnatico, in modo Il Chiappa aveva stipulato accordi anche col da evitare l’abbattimento di alberi nei ter- Marchese della Planargia per l’abbattimento

98 di 3.000 alberi dalle foreste di Sette chercos subiranno un mese di carcerazione rispetti- e Matta Sindia, limitrofe tra loro, e non lon- vamente». 42 tane dall’abitato di Sindia. Ma le tenture, ossia il sequestro dei capi che Ma l’indagine condotta in loco evidenziò l’i- sconfinavano, furono molteplici, specie in nopportunità di procedere al taglio, sia per- territorio di Sagama e di Magomadas, e per ché il numero delle piante da abbattere fu i conflitti insorti tra carrolanti e contadini, giudicato eccessivo in rapporto alla contenu- nel 1823 vi fu anche un omicidio. ta estensione del bosco, sia per i danni che ne avrebbe sofferto l’intera Comunità in Col Barone di Sorso infine, il Chiappa con- funzione della diminuita produzione di cluse un contratto per il prelievo di 1.800 al- ghiande, sia infine perché si riteneva che ciò beri di rovere da prelevarsi dai monti di San- avrebbe comportato un immiserimento ulte- tulussurgiu. riore del soprassuolo che, già danneggiato dagli incendi e dai tagli sregolati del passa- Il Chiappa aveva avuto modo, in definitiva, to, sarebbe stato privato delle piante miglio- di allargare il suo interesse alle altre foreste ri, le più sane e le più sviluppate. 41 nelle quali era presente la quercia-rovere dalla quale poteva trarsi il legname tanto ri- Si riteneva tuttavia che un prelievo contenu- chiesto all’estero, fossero esse baronali o de- to non avrebbe innescato «alcuna infelice maniali, e cercava di accaparrarsi il maggior conseguenza» e che un taglio moderato numero di piante possibile. Tramontata la possibilità di proseguire i ta- avrebbe potuto produrre diversi vantaggi ad gli nel bosco di S. Leonardo, nel 1826 ri- ogni classe di persone, così come era già av- chiese allo Stato una concessione di 20.000 venuto per il taglio eseguito nelle foreste di piante da ricavarsi dalle altre foreste dema- Scano Montiferro. niali della Sardegna, che erano all’epoca ri- La vicenda si concluse con l’abbattimento di comprese nel Contado del Goceano, nella te- oltre il 40% delle querce presenti nel bosco nuta di Parte Ozier (Abbasanta, e di Matta Sindia - 2.200- 2.300 piante su un Aidomaggiore) e nel Sarcidano. numero complessivo calcolato pari a 5.200 Il numero considerevole delle piante, e la –, mentre non fu interessato il complesso di non facile loro reperibilità, indusse l’allora Sette Chercos. Re Carlo Felice a disporre l’invio in Sarde- Per il trasporto del materiale ricavato furono gna di un gruppo di esperti perché effettuas- impiegati ben 1.500 buoi, che crearono non sero gli opportuni accertamenti nelle foreste pochi problemi ai carrolanti, al Marchese del Goceano. della Planargia e al Luogotenente Pinna, in- Del gruppo facevano parte un Contro Ma- tendente provinciale di Cuglieri, oltre che al stro della Regia Marina, un ingegnere go- Capitano dei Cacciatori e maggiore di giu- vernativo esperto di strade, due operai del- stizia di Scano. l’impresa Chiappa ed il Direttore della stes- In previsione di possibili danni ai seminati sa impresa. 43 situati lungo il percorso che univa il bosco al mare, fu stabilito che i buoi addetti al car- Non pare che la questione abbia avuto se- reggio non potessero allontanarsi dalla stra- guito: non vi è infatti traccia di una tagliata da, nel tratto che attraversava appunto le vi- di questa portata eseguita in quel periodo dazzoni, «..non più della distanza di un tiro nelle foreste del Goceano. di palla, sotto pena la prima e seconda volta In quei boschi era stato operato invece, tra il della tentura, e per la terza, i contravventori 1810 e il 1812, un taglio di 10.000 piante di

99 quercia idonee al servizio della Marina 44 che nomo discapito dall’abbattimento di 3.000 fornì del legname «.. che non ha guari, e sal- alberi. vo errore nel 1810, riconobbero gl’Inglesi Che neppure il pascolo dei suini ne avrebbe per indispensabile e che addimandarono e risentito danno, nemmeno nelle annate di 45 martellarono ne’ monti del Goceano..» . scarsa produzione di ghiande, atteso l’esi- guo numero di soggetti da abbattere in rap- Forse l’operazione del 1826 fu giudicata porto al totale delle piante presenti, e consi- troppo costosa dall’Impresa, data la preca- derato che il bosco era in condizioni di assi- rietà dell’accesso, o forse si ritenne di riser- curare la grassa di oltre 25.000 porci rudi, vare i pregevoli esemplari arborei per le ne- contro appena i 10.000 posseduti dai pastori cessità della Marina e dell’Artiglieria sabau- bonorvesi. da. Si sosteneva anzi l’utilità del progettato ta- Per lo stesso motivo probabilmente, in quel- glio sia per i benefici di un diradamento ri- lo stesso periodo, si eccepì, alla richiesta di tenuto quanto mai opportuno per la conser- 50 travi avanzata dal Canonico della Catte- vazione stessa del soprassuolo, sia perché da drale di Oristano, Don Salvatore Frassu, «on- ciò ne sarebbe derivato un incremento di pa- de eseguirsi varie riparazioni nella sua casa scolo. Il taglio doveva interessare solamente le d’abitazione in Bono», che nelle montagne piante di perfetta crescenza, che assomma- del Goceano non potevano eseguirsi tagli di vano a 300-400.000. alberi senza un preventivo decreto del Tribu- Tra i motivi che suggerirono all’Intendente nale del regio Patrimonio. 46 generale di esprimere il suo parere positivo vi furono anche considerazioni di opportu- Erano in corso all’epoca, i lavori per l’aper- nità e vantaggi che indirettamente il taglio tura della Gran Strada, la attuale SS n.131 avrebbe apportato allo Stato: l’apertura del- «Carlo Felice» e ciò rendeva in qualche mo- la strada di esbosco nelle foreste di Bonorva, do accessibili anche aree più interne dell’i- limitrofe a quelle demaniali del Goceano e sola, come appunto il Marghine, i boschi di di Planu de Murtas, avrebbe consentito in- Bonorva ed in parte il Goceano, fino ad al- fatti di accedere agevolmente a quei boschi, lora interessate solo marginalmente dai tagli e quindi di utilizzarli proficuamente, con in- a causa dell’alto costo dei trasporti. dubbio vantaggio per la finanza statale e per Un taglio di 3.000 piante nella foresta feu- gli stessi abitanti di quei territori. dale di Bonorva fu accordato nel 1826 al Nello stesso anno 1826, fu invece negata Conte di S. Placido e alla marchesa di Villa- una concessione di taglio di 20.000 piante rios, tutori del pupillo Marchese di Villa- alla Duchessa di Mandas nel suo marchesa- rios. 47 to del Marghine. La Segreteria di Stato giudicò infatti inop- L’autorizzazione alla tagliata era stata prece- portuna la concessione richiesta, in un mo- duta da un insieme di atti istruttori prelimi- mento in cui negli ambienti governativi già nari tesi ad accertare la fattibilità del prelie- si era evidenziata l’opportunità di procedere vo sotto il profilo selvicolturale. all’affrancamento dai diritti feudali che co- Era stato evidenziato che il bosco di Bonor- stituivano serie remore al processo di mo- va, eccessivamente denso in alcune parti, e dernizzazione sociale ed economica avviato ricco di oltre 2 milioni e mezzo di piante, se in Sardegna. pure per la maggior parte mature o vecchie, Si argomentava perciò che il concedere sif- non poteva soffrire danno o risentirne il me- fatte agevolezze ai feudatari Spagnoli non

100 produrrebbe altro effetto che di renderli me- che il podatario della Marchesa aveva ad- no trattabili allorquando venisse il caso di dotto a sostegno del taglio. riscattare i feudi da loro posseduti in Sarde- Sosteneva il podatario che il taglio avrebbe gna; ed il Segretario di Stato, nella stessa giovato alle stesse Comunità coinvolte per nota riservata diretta all’Intendente genera- essere i siti interessati dall’operazione imbo- le, aggiungeva che considerava opportuno schiti di troppo e per servire di ricovero ai diramare segretamente alle autorità locali facinorosi, ai banditi e per essere pure sul dipendenti istruzioni in tal senso. 49 confinaggio della montagna del Marghini con quella di Bonorva, e per cui i pastori L’anno successivo la richiesta fu reiterata da Bonorvesi vanno impadronendosene e cac- parte del podatario del Ducato di Mandas, ciandone i pastori del Marghini colla rap- 51 Marchesato del Marghine, ma ridotta a 5- presaglia e continue scorrerie. 6.000 piante da abbattersi nella foresta di Sauccu e destinate a commercianti genove- Il taglio doveva seguire la direttrice delinea- si. 50 ta dalle seguenti località: Sulla questione vi fu un intenso scambio di Funtana de chercu, Erroaghe, Ervosos de corrispondenza tra uffici governativi centra- frades Seches, Lacana, Lacana de Sighinni li e periferici e i dieci Comuni ricadenti nel verso Puttu de Ucca, Serra de su Marchesi, Marghine: Macomer, Mulargia, Bortigali, Canale Tula, Cabrargiu, Adde ‘e sue, S’arro- su. Silanus, Lei, Bolotana, Noragugume, Dual- Il 30 novembre 1827 i periti riferirono: chi, Birori e Borore, fermamente decisi ad - esservi a Su Sauccu, foresta confinante coi opporsi al prelievo delle piante. salti del Goceano da una parte, e con quel- La loro opposizione fu dura e continua con- li di Bonorva dall’altra, non meno di tro il progettato taglio. 800.000 piante di quercia e non meno di Furono invitate le parti a nominare dei peri- 400.000 piante di elce su un’estensione di ti e a disporre sopralluoghi per conoscere se circa 50 miglia di circuito; possa essere utile o pregiudizievole alle Co- - esservi aree a densità colma e chiarie prive munità interessate l’abbattimento delle di alberi, salvo la presenza di Aera (Acero) piante nel numero richiesto. e non essere pregiudizievole il taglio di 5- I periti di parte furono ricusati, e dai Sinda- 6.000 piante purché eseguito a regola d’ar- ci, e dal rappresentante del feudatario, e nel- te e nelle aree a densità più elevata; la riunione del 14 novembre 1827, assente il – essere le località S’arrosu, aeddo e traba- solo primo cittadino di Mulargia, si con- na infestate da malviventi che, dovendo cordò la nomina dell’Avv. Giovanni Pinna vivere dai proventi dei furti, predavano le Dessì, Regio Prefetto della Provincia di Cu- cussorge della zona, costringendo i pastori glieri, quale terzo perito incaricato anche di ad abbandonarle. Come conseguenza esse- designare i rappresentanti del fattore barona- re i territori predetti considerati, da oltre le e dei Comuni. 30 anni, di loro esclusivo dominio. I periti dovevano valutare l’opportunità e la Il taglio delle piante nei siti e nelle cussor- possibilità tecnica del prelievo, sia in rela- ge in cui era stato programmato sarebbe sta- zione ai danni che ne sarebbero derivati ai to pertanto «... di grandissimo utile per vari pastori locali in conseguenza della diminui- riflessi... perché venendo diradati e dissoda- ta produzione ghiandifera, sia in funzione ti quei boschi, non si potrebbe così facil- del depauperamento della copertura boschi- mente ricoverare un malvivente, la giustizia va, sia infine in relazione alle motivazioni vi penetrerebbe con minori ostacoli, un pa-

101 store riconoscerebbe con massimo agio il la proprietaria e metà a carico dell’impren- suo bestiame, si restituirebbe con più pro- ditore, 6 reali per pianta in favore del Colle- fitto alle sue antiche cussorgie senza peri- gio di Santa Teresa. 52 colo di furto e di essere assassinato»; L’insieme della vicenda, le difficoltà incon- – esservi nelle località considerate non meno trate dal feudatario per ottenere l’autorizza- di 200.000 querce e ritenersi che un taglio zione, l’opposizione dei Comuni interessati, di diradamento potesse essere utile per fa- le precauzioni adottate dal governo dell’Iso- vorire lo sviluppo delle piante rilasciate e la, testimoniano dell’attenzione che le istitu- vantaggioso anche per i pastori in conse- zioni avevano verso il bosco ed anche il ri- guenza di una presumibile maggior produ- spetto, almeno formale, verso le comunità zione di ghiande e di erba; locali. – praticarsi annualmente dai Bonorvesi dei Le prescrizioni che regolavano il taglio, e prelievi abusivi di 500-600 piante di quer- che furono espressamente dettate dall’atto di cia all’anno, e la distruzione complessiva concessione, avevano un’impronta quanto di almeno 1.200 alberi, con gravi pregiudi- mai garantista e tendevano ad assicurare che zi per il bosco e poca utilità per la Du- l’utilizzazione fosse condotta secondo le più chessa; e di conseguenza essere insignifi- corrette norme selvicolturali: cante l’eventuale danno che il programma- - il taglio doveva essere eseguito a regola to taglio avrebbe potuto comportare, ri- d’arte, preceduto dalla martellata delle spetto a quello operato dai Bonorvesi. piante da abbattere, interessare solo sog- getti maturi, e favorire la crescita di quelli Secondo quanto detto dai periti, la foresta di più giovani; Su Sauccu era frequentata dai soli pastori di - le ceppaie dovevano essere ricoperte da Bolotana, Lei, Silanus e Bortigali che, per «concime o terra grassa» e da spine o pian- paura dei furti di bestiame, limitavano la loro te spinescenti «per poter nuovamente ger- attività al solo periodo di pascolo dei maiali e mogliare e preservarsi dal morso del be- alle zone più prossime ai centri abitati. stiame»; Le altre località venivano conseguentemente pascolate dai pastori di Bonorva e del Go- - nell’esecuzione delle operazioni dovevano ceano, per la maggior parte banditi e faci- adottarsi tutti gli accorgimenti del caso per norosi, che depredavano le mandrie locali. evitare danni alla rinnovazione; Se così non fosse stato, la foresta, che in an- - su apposito registro si dovevano annotare, nate di pasciona era in grado di garantire il per ogni località interessata, il numero del- pascolo a 30-40.000 maiali, avrebbe potuto le piante abbattute distinto per specie; ospitare non solo i 12-15.000 maiali locali, - la proprietaria veniva individuata come re- ma anche quelli della maggior parte del Ca- sponsabile per ogni danno provocato in po e del Logudoro. conseguenza del taglio. In conclusione, la relazione peritale fu favo- L’autorizzazione viceregia prevedeva inoltre revole al taglio, che tra l’altro interessava le che le aree boschive interessate non venisse- aree pianeggianti più accessibili e più pros- ro sottoposte a ulteriori tagli fino a che i so- sime alla costa. prassuoli non fossero riconosciuti in istato di La tagliata boschiva fu aggiudicata anch’es- poter sopportare nuove diradazioni. sa all’impresa Chiappa al prezzo di franchi 7 E per porre freno agli abusi da parte dei pa- per pianta. stori dei territori confinanti, fu decretato il Il Vicerè, nell’accordarne la licenza, stabilì divieto di pascolo e di legnatico ai regnicoli che venissero corrisposti, metà a carico del- non abitanti in quel feudo.

102 La Segreteria di Stato raccomandò inoltre zio del diritto di legnatico da parte delle po- che «siccome per parte di qualche Comune polazioni locali: «..sarà permesso agli indi- si è mostrato qualche segno di diffidamento vidui di codesto feudo del Marghine, cui verso il Prefetto di Cuglieri, che si suppone spetta la selva..», di continuare a prelevare la abbia troppo strette relazioni con alcuni de- legna ma dalle sole piante abbattute casual- gli agenti della predetta società di Genova», mente o morte o, in difetto di quelle, dalle di nominare una persona, al di sopra di ogni verdeggianti, rispettando «..scrupolosamen- sospetto, per sovrintendere alle operazioni te il disposto della Regia Prammatica che ed al controllo. 53 permette il taglio por ramo y no por piè». Il delicato incarico fu affidato al Conte Don A Bonorva venne rotto un bando pubblico Sebastiano Piccolomini, suddelegato Patri- col quale si rendeva noto il divieto di acce- moniale di Bosa. dere alla selva di Sauccu, appartenente al Il Delegato di giustizia del Marghine venne Marchesato del Marghine, al fine di «..prov- informato del tutto ed invitato a rendere no- vedersi di legna, ed eseguirvi tagli senza im- te le disposizioni governative circa l’eserci- petrare speciale permesso». 54

NOTE

1 Tartane e polacche erano imbarcazioni mercantili, a bianco sporco e di tessitura grossolana, con fibre al- un albero e vela latina le prime, a due alberi le secon- quanto torte, meno adatto ad essere ridotto in tavole e de. più soggetto a screpolarsi e a fendersi 2 ASC, Segreteria di Stato, serie II, vol. 1280. La Quercia femmina viene descritta come un grandis- simo e bellissimo albero che vive lungo tempo, e il le- 3 Casalis G. «Dizionario geografico ecc.» op. citata, Vol. XVIII quater, voce Sardegna. gno della quale è d’un eccellente qualità; raggiunge i 30 metri di altezza ed il suo tronco grosso è diritto, 4 AST, Sardegna, Carte Reali, Serie J, Vol. I, paragrafo ben proporzionato e con chioma ampia e maestosa; ha 96. la corteccia cinerina allo stato giovanile e diviene, con 5 ASC, Intendenza generale, V. 828, Promemoria alla l’età, ruvida, screpolata, di color bruno esternamente Regia Segreteria di Stato del 30.6.1808. e rossa internamente. Ha foglie sempre lisce, di un verde scuro al di sopra, e glauco (verde mare) per di 6 ASC, Segreteria di Stato, serie II, vol. 1280: nota del sotto, e le ghiande sono portate da peduncoli lunghi 6- 28.6.1806 del Visconte di Flumini alla Segreteria di 8 cm, a mazzetti; il legno, di color giallo pallido, ha Stato. fibre sottili e dritte ed è facilmente lavorabile. 7 Così è stata più volte definita la pianta che il De 8 Le carestie che incisero maggiormente sulla già pre- Bouttet chiamava Chene blanque, e che corrisponde caria situazione economica isolana si verificarono ne- per alcuni botanici alla Quercus pubescens(roverella), gli anni 1728-29, 1764-65, 1780, 1795, 1802, 1805, e per altri alla Q. sessiliflora (rovere). 1811-12, 1815, 1816, In una circolare del 1º febbraio 1845 (ASC, Intenden- Le pestilenze si registrarono nel 1720, 1806, 1816. za generale, Miniere, Boschi e selve, V. 830), il Con- 9 servatore dei boschi del Regno, Tiscornia, distingue- P. Martini: «Storia di Sardegna dal 1799 al 1816» va le querce in quercie verdi o sempre verdi e in quer- Cagliari, 1852. cie bianche. 10 ASC, Censorato Generale, V. 299. Alle prime ascriveva il leccio e la sughera, alle se- conde la Quercus Robur, Chene male roure (quercia 11 P. Martini: op. citata. maschio) e la Quercus pedunculata, Quercia racemo- 12 A. Della Marmora, Viaggio in Sardegna, 1839 - Ed. sa, gentile, Chene à grappes femelle blanche (quercia italiana V. Martelli, Cagliari, 1926 -pag. 358. femmina). La Quercia maschio, con ghiande a peduncoli corti, 13 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1280. Nota quasi sessili, molto ramificata e dal portamento più senza data, collocabile tra la fine del 1820 e l’inizio tozzo, caratterizzata da legno più pesante, di color del 1821.

103 14 ASC, Segreteria di Stato, serie II, Vol. 1280. Nota, 21 Il carro sardo a traino bovino di modello arcaico, senza data, ma collocabile tra il 1820 e l’inizio del era costituito da due parti poste l’una sopra l’altra: 1821, del Marchese di Trivigno Pasqua e Villa Clara quella inferiore, che rappresentava il sistema portan- diretta alla Segreteria di Stato. te, constava di un telaio in legno di leccio o di casta-

15 gno o anche di olmo, e di due ruote fissate all’asse, Il Capitano Ing. Militare Rachia nel suo rapporto al che ruotava tra due pezzi di legno incavati posti sotto Marchese Yenne, f.f. di Vicerè, datato 1 aprile 1821, il telaio e ad esso inchiodati. così si esprimeva: Le ruote erano piene e prive di cerchioni in ferro, ma «....sur une surface boisée de 20 lieues carrées environ, solitamente provviste di chiodi a testa quadrangolare. s’elevent plus de 80 mille plantes susceptibles au servi- La parte superiore, formata dal pavimento in tavole di ce des Constructions Navales precieuse resource pour legno o di olmo, veniva completata da due sponde di- les Chantiers Maritimes de l’Europe, puisqu’elle pour- versamente conformate in funzione del materiale da rait leur fournir en très peu de temps 15 vaisseaux de li- trasportare. gne, 30 fregates avec un nombre inmense de Construc- Su proposta della Società Agraria ed Economica di tions d’un ordre inferieur». In ASC, Segreteria di Stato, Cagliari del 12 dicembre 1822, fu adottata e resa ob- serie II, V. 1280: Rapport du Capitaine Ing. Militaire bligatoria la ruota col mozzo e i cerchioni in ferro che Rachia fait a S. Exc. Le Marquis Yenne f.f. de Vice Roi poteva essere piena o a raggi. en Sardaigne, sur la coupe des bois pour les Construc- 22 tions navales par S.M. a M. le Marquis Vivaldi Pasqua. ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280, Nota del 22.4.1828 diretta alla Segreteria di Stato. 16 Il piede cubo era una unità di misura di volume, im- 23 piegata in diversi Stati italiani ed esteri, il cui valore Una lira piemontese equivaleva a circa 0,5208 lire variava, anche notevolmente, tra Stato e Stato. sarde. Non era però in uso in Sardegna. Nella provincia di 24 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1280. Nota Torino esisteva un piede cubo equivalente, nel siste- prot. n.34 del 5.5.1821. ma metrico decimale, a metri cubi 0,136117; ed un 25 piede manuale cubo pari a mc. 0,040. ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota n. 89 del 26.9.1821. Il piede cubo in uso in Francia equivaleva invece a mc. 0,03427. Sia il Rachia che altri ufficiali dell’Artiglieria e della 26 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Marina impiegavano unità di misure, come la lega, il piede e i suoi sottomultipli – pollice e linea –, che non 27 ASC, Intendenza generale, V. 2458. esistevano in Piemonte, ma venivano usati in Francia. 28 Pertanto si ritiene che il Rachia, nel suo rapporto, ab- ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1280. Nota n. 662 del 13.8.1822. bia espresso le stime del legname adottando per il pie- de cubo il valore pari a metri cubi 0,03427, ossia la 29 ASC, Segr. di Stato, serie II, Vol. 1280. Nota n. 176 misura francese. del 2.7.1821. Dalla tagliata di 8.000 alberi si stimava pertanto di 30 Da un «Estratto della memoria del luogotenente In- poter ricavare circa 10.281 metri cubi di legname, gegnere Rachia» del 18 maggio 1820, (in ASC, Segr. corrispondenti, mediamente a mc 1,28 per pianta. di Stato, serie II, V.1280), si evince che l’ufficiale

17 aveva proceduto alla determinazione del valore totale La lega non faceva parte del sistema di misura pie- delle 80.000 piante mature al taglio esistenti nell’inte- montese. È presumibile pertanto che il Capitano Ra- ro complesso boscato. chia abbia espresso la propria stima sulla base dell’u- Si desumono da questi appunti alcuni interessanti ele- nità di misura francese; in tale sistema la lega terrestre menti: era pari a m. 4444,44. che l’intera massa ritraibile era stimata in 1.600.000 18 La superficie di 39.500 ettari abbracciava, oltre ai p.c. e perciò che ogni pianta, mediamente era valuta- boschi di Scano, quelli dell’intero , quelli di bile in 20 p.c.; Sindia, del Marghine e del Goceano, come si evince che il loro valore sul Continente non era inferiore a dal Quadro sinottico riportato nel capitolo successivo. franchi 5.600.000, e il piede cubo a franchi 3,50 - e che perciò ogni pianta aveva un valore medio di fran- 19 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. chi 70; 20 Il Capitano Ingegnere militare Rachia, nel suo rap- che calcolando gli oneri di taglio ed esbosco pari a fr.1,50 per piede cubo (per un totale di fr. 2.400.000) porto citato nella precedente nota, così si esprimeva: e quelli di trasporto marittimo pari a franchi 1,0 per «Le chêne a constament été trouvé d’une bonne qua- p.c. (per un totale di franchi 1.600.000), l’ammontare lité et par sa richesse en bois-tors, il ne peut manquer netto ritraibile dalla tagliata delle 80.000 piante matu- de faire sur les marchés de l’Europe une reputation à re non era inferiore a franchi 1.600.000 o forse anche la Sardaigne. Les 19/20 des plantes sont du genre des a 2.000.000. Courbans ou Courbes. Les 4/5 du produit boisé equarré, appartiennent à la 1^ et 2^ Classe...» in ASC, 31 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 64. Nota del Segreteria di Stato, serie II, V. 1280. 20.10.1823.

104 32 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 64. Nota del 41 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1280. Nota del 7.1.1824 diretta al Presidente del Regno in Cagliari. 10 ottobre 1823. 33 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 64. Nota del 42 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 64. Nota del 20.1.1824 diretta al Presidente del Regno. 2.5.1824. 34 Elenco e descrizione delle proprietà che, nel caso 43 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota della S. specifico, si riferivano alla Commenda di S. Leonar- di Stato, del 13.2.1826, diretta al Conte Danielli di do, appartenente alla Corona. Vergano, Vicerè di Sardegna. 35 ASC, Segr. di Stato, Serie II, V. 1280: «Relazione 44 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota del sulla foresta di S. Leonardo di Sette Fontane, sua si- 6.7.1812. tuazione e qualità di terreno, quantità e qualità di piante, cause che la distruggono, ed i mezzi da ripro- 45 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota del durla» del 9 febbraio 1824. 23.12.1825 36 Nella Commenda di S. Leonardo, secondo una ri- 46 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota del cognizione del 1829, esistevano ben 157 piccole su- 4.9.1828. perfici coltivate da privati di S. Lussurgiu. Alcune coltivate da 40 e più anni, altre messe a coltura solo 47 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota del da qualche anno. 3.2.1826. Ogni campo aveva un’estensione variabile da uno a 48 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota del quattro gioghi di terra aratoria. Ogni giogo di terra corrispondeva a starelli sette di 23.12.1825 dell’Intendenza generale diretta alla Se- grano, ed altrettanto d’orzo.(ASC, Segr. di Stato, serie greteria di Stato. II, V. 64). 49 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota riserva- Complessivamente perciò le aree sottratte nel tempo ta del 16.10.1826. al bosco ascendevano a non meno di 700-800 ettari. 50 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Note varie dal 37 La tesa, misura di lunghezza in uso nella provincia marzo all’agosto del 1827. di Torino, era pari, dopo il 1818 a m. 1,7146.(da: La Metrologia Universale, Hoepli, Milano, 1895). 51 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota del 9.11.1827. 38 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota del 25 maggio 1824: Rapporto sulla Commenda di S. Leonar- 52 Un reale corrispondeva a 0,25 lire sarde, e perciò la do visitata dall’Intendente generale. Proposte relative. «tassa» imposta non era di poco conto: L. S. 1,50. 39 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 64. 53 ASC, Segr. di Stato, serie II, vol. 1280. Nota del 30. aprile 1828. 40 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1280. Nota del 25.5.1824: Rapporto sulla Commenda di S. Leonardo 54 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota del visitata dall’Intendente generale. 21.11.1828.

105 Capitolo VIIVII • I tagli degli anni Trenta

n un Quadro sinottico dei tagli di le- Il documento ci fornisce alcune utili indica- gname praticati, e suscettibili nel Re- zioni sulla estensione dei singoli compendi Igno di Sardegna 1 datato Alghero 7 luglio boscati, sul numero e sulle dimensioni delle 1834, si ha una sintesi della situazione delle piante mature e sulla relativa densità all’e- foreste sarde situate a una distanza non ec- poca considerata (Tab. 4): cessiva dai porti di imbarco, e nelle quali erano presenti piante di roverella.

Tab. 4 Estensione delle principali foreste della Sardegna e relativa dotazione di piante di roverella (trat- to dal «Quadro sinottico dei tagli di legname praticati, e suscettibili nel Regno di Sardegna» datato Al- ghero 7 luglio 1834).

SUPERFICIE PIANTE DI ROVERE piedi cubi FORESTA miglia qu. ha esistenti recise tagliabili per pianta

1. S. Leonardo 12 3,840 20.000 6.000 2.000 35 2. Montiverro 8 2.560 15.000 1.800 1.500 35 3. Montese di Scano 14 4.480 30.000 7.500 4.000 35 4. S. Antonio 6 1.920 12.000 – 1.000 35 5. Sette Chercos 5 1.600 5.000 – 500 30 6. Matta Sindia 4 1.280 3.000 2.200 – 30 7. Bonorva 7 2.240 22.000 – 3.000 35 8. Sauccu 30 9.600 800.000 – 6.000 38 9. Goceano 24 7.680 20.000 – 4.000 38 10. Pedrasente 6 1,920 14.000 – 2.000 30 11. Planu de murtas 8 2.560 18.000 – 2.500 30

TOTALI 124 39.680 959.000 17.500 26.500

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¥ Il documento che riepiloga la situazione di alcune È probabile perciò che il Chiappa abbia de- delle foreste del Regno di Sardegna successivamente sistito dall’impresa per opportunità legate ai ai prelievi effettuati negli anni Venti nel Montiferru, e prima delle utilizzazioni degli anni Trenta che inte- costi che avrebbe dovuto sostenere per apri- ressarono i boschi del Marghine e del Goceano. re le strade in un’area sprovvista di vie di pe- netrazione. Il numero delle piante di roverella presenti Nel quadro riepilogativo figurano le sole fo- all’atto della redazione del Quadro risulta reste «..che offrono un lucro più sicuro». essere assai ridotto, circa 24 in media per et- Ma «..Ve ne sono altre abbondanti della stes- taro; ed il numero di quelle che si stimavano sa specie di piante in diversi punti dell’isola prelevabili ancora più modesto: n. 2 ogni tre siccome la Montagna di Bosa, di Sa Mela, e ettari di superficie boscata. di Monte Mannu, ma di difficile e costosa Non appare considerevole neppure la quan- conduzione il trasporto: ne esistono poi di tità di legname ritraibile in media da ciascun quelle in cui l’estradizione sarebbe quasi soggetto maturo, che varia da 1,0 a 1,3 mc impossibile, né meritano alcuna particolare per pianta, corrispondente orientativamente menzione». ad alberi di dimensioni pari a cm 40-60 di Prendendo a base di calcolo per il miglio diametro e m 8-10 di altezza. quadrato una superficie di 800 starelli ca- gliaritani, pari ad Ha 320, e per il piede cu- Il Quadro Sinottico fu forse redatto a bo un volume pari a mc 0,03427, si ha una seguito di un approfondito esame della indicazione preziosa su alcune delle foreste situazione forestale sarda che fu fatto a sarde interessate dai tagli nella prima metà Cagliari il 5 marzo 1834 e delle risultanze del secolo scorso. di quell’esame. 2 Il complesso delle 11 foreste occupava una superficie di 39.680 ettari. In quella circostanza emerse la necessità as- Esse avevano inizio dai monti di S. Lussur- soluta di varare un Regolamento forestale giu e si protendevano a ovest verso Scano e che ponesse freno agli abusi ed all’incuria Cuglieri, a nord si collegavano attraverso i imperanti sui soprassuoli forestali e che ri- boschi di S. Leonardo e Macomer, da una schiavano di compromettere la conservazio- parte con i boschi di Sindia, e con quelli di ne stessa della risorsa divenuta ormai di in- Pedrasente e Planu de Murtas, dall’altra, at- teresse strategico. traverso la foresta di Sauccu, alle formazio- Si decise di istituire un’apposita commissio- ni boscose del Goceano e di Bonorva. ne perché provvedesse a varare «...avanti ogni cosa un regolamento speciale sulla nor- Seppure approssimato, il quadro fornisce un ma di quello testè emanato da S. M. per gli ordine di grandezza della consistenza di Stati di terraferma, 3 recandosi solo quelle piante di rovere ivi presenti e del numero di variazioni ed aggiunte che le località, lo sta- quelle che potevano essere abbattute senza to dell’agricoltura, dell’industria e del com- impoverire i singoli boschi. mercio, ma sovra tutto le istituzioni organi- Vi ritroviamo il conteggio delle piante ab- che del paese renderanno necessarie...», un battute dal Chiappa negli anni Venti nelle regolamento che dettasse le corrette norme montagne di Scano (Montese di Scano), a S. di taglio e di governo delle foreste, auspica- Leonardo, a Matta Sindia ecc. ma non le to da tempo ma ancora non varato. 2000 piante che il citato imprenditore avreb- E nell’immediato, sebbene si dovette so- be dovuto abbattere nei boschi di Bonorva prassedere a qualunque altra decisione spe- per completare la tagliata assegnatagli. cifica – in quanto si riconobbe come fattore

109 preliminare alla soluzione organica e com- occorrente per la nuova Regia Fabbrica Pol- plessiva del problema l’affrancamento dei veri e Raffinerie di Genova, in parte sulle feudi – furono tuttavia adottate alcune nor- montagne di Scano Montiferro, ed in parte me provvisorie che regolassero almeno le nei boschi di Macomer. utilizzazioni che il Real Corpo d’Artiglie- In questi ultimi furono abbattute n. 1.000 ria, il Commissariato di Marina e i diversi piante di grosse dimensioni. uffici del Genio dovevano effettuare per i Attese le continue necessità dei Servizi sta- loro servizi. tali, è lecito supporre che il Quadro Sinotti- Dalle norme provvisorie traspare tutta l’at- co dei tagli di legname, redatto nel luglio tenzione che le istituzioni governative riser- dello stesso anno 1834, sia stato perciò com- vavano al problema forestale: pilato per fornire una situazione aggiornata ...sarà dovere preciso di chi effettua il taglio dello stato di quelle 11 foreste e delle previ- il non eccedere nel numero degli alberi, né sioni dei prelievi che potevano praticarsi variare la scelta, come pure il non danneg- nell’immediato senza «eccedere nel numero giare gli arboscelli d’attorno; e tagliando il degli alberi». ceppo diagonalmente in discreta elevazione I boschi ritenuti di maggior interesse furono dal suolo, ricoprendolo poscia di creta ben però individuati, in quella seduta del 5 mar- lungi dallo sradicarlo, si guarderà bene di zo 1834, in Ogliastra, ed in particolare nei guastare o svellere le circostanti radici... territori di Villagrande e Villanova Strisaili L’Artiglieria era il Corpo statale che abbiso- che sovrabbondavano di roveri e lecci e per- gnava delle maggiori quantità di legname metterne poteano il taglio nella qualità ne- che veniva impiegato per affusti di cannoni, cessaria senza nocumento, anzi con vantag- per costruire contenitori per le polveri ed al- gio delle stesse selve, che erano forse ecces- tri simili usi, ma anche la Marina ed il Genio sivamente dense. facevano largo uso di materiale legnoso di Quei soprassuoli arborei pullulavano infatti vario genere e natura. di «tante centinaia d’arboscelli... sotto l’om- Fu deciso di richiedere ai tre Corpi una pre- visione dei fabbisogni per i successivi 4-5 anni, da farsi sulla base dei consumi del pre- cedente quinquennio. Si scartò comunque l’ipotesi di provvedere alle necessità dei Servizi statali con acquisti di legname dall’estero perché, anche a parità di costi, «prevalse la considerazione del non lieve vantaggio derivante dal porre in circo- lazione entro il Regno ed a favore della clas- se lavoratrice, quella somma che annual- mente erogasi nelle provviste di legname tolto dall’estero». Il Governo sabaudo aveva fatto la sua scelta, e pur nel rispetto della risorsa forestale, in- Litorale di Alghero (SS): Cannone del XVIII secolo montato su un affusto costiero in legno di Roverella tendeva avvalersi del legname da costruzio- (Quercus pubescens). Tra il XVIII e la prima metà del ne presente nei boschi dell’Isola, fossero es- XIX secolo, il legname di Roverella proveniente dai si demaniali, comunali o baronali. boschi sardi fu impiegato soprattutto dalla R. Arti- glieria, per la costruzione di affusti navali e costieri, Già nel maggio di quello stesso anno 1834 e dalla R. Marina, per la costruzione di lancioni e di fu operato un taglio per procurare il legname caracche.

110 bra d’alberi già inutilmente annosi la cui Risultò appunto che nel novembre del ‘34 stupida conservazione il crescimento impe- una squadra di tagliatori forestieri aveva ab- disce di quei tanti altri, che storti, corti ed battuto nelle montagne baronali di S. Lussu- informi per lo più rimangono, se pure, come giu, per conto dell’Impresario Vittorio Arri, il più delle volte accade, non tagliansi per n. 568 piante di rovere; che il legname, pez- uso di foco, colle stesse radiche produttrici». zato in modo da far ritenere che potesse es- Un taglio di utilizzazione, di portata consi- sere impiegato per costruzioni navali, era derevole, venne in effetti eseguito in quelle stato imbarcato nella spiaggia di Pedras contrade, tra il 1834 ed il 1835, dallo stesso Nieddas della marina di Bosa e Tresnura- Corpo di Artiglieria, che fu incaricato di sce- ghes; che nel febbraio del 1835 una squadra gliere previamente, insieme ai periti dei di tagliatori operava nelle montagne di S. Consigli comunitativi cui appartengono le Lussurgiu ed aveva abbattuto n. 133 piante montagne, le piante più idonee. di rovere, ed un’altra nei boschi della Com- menda di S. Leonardo ove erano state recise In genere tuttavia, anche nel corso di questo 230 piante della stessa specie, oltre ad altre decennio, i prelievi legnosi più consistenti 186 fatte abbattere su intervento diretto del- furono eseguiti sui boschi del Marghine e l’Arri. del Montiferro, ma non sempre nel rispetto Riferì inoltre il funzionario che l’Arri aveva delle norme di una corretta selvicoltura. dichiarato che la tagliata veniva eseguita per conto dell’Ammiragliato di Genova, e che Comparve in quegli anni un altro imprendi- effettivamente al controllo dell’utilizzazione tore boschivo, un certo Vittorio Arri di Asti, boschiva sovrintendeva un commesso della la cui attività diede per certi versi molto da Real Marina, ed infine che le registrazioni fare a vari uffici governativi per la disinvol- relative alle piante abbattute erano curate da tura con la quale procedette a diversi tagli. un tale Binna, agente dell’Arri. Il suo nome apparve per la prima volta in Per quanto tutta la vicenda lasci delle per- una nota dell’Intendente provinciale di Cu- plessità circa la correttezza di taluni e la po- glieri del 1° settembre 1835 4 con la quale il ca solerzia di altri funzionari, è certo che esi- funzionario relazionò circa un sospetto ta- steva un contratto tra l’Azienda generale di glio sul quale l’Intendenza generale aveva Marina ed il Sig. Arri Vittorio per la fornitu- aperto un’inchiesta. ra di 40.000 piedi cubi (pari a mc 1.370) di Risultava infatti a quest’ultima che nelle legname di quercia della Sardegna da rica- montagne di Santulussurgiu e nella Com- varsi dalle foreste di S. Leonardo e del Mar- menda di S. Leonardo si fosse proceduto ghine, contratto approvato con Regio Bre- «..al taglio di un vistoso numero di alberi vetto e trasmesso al Vicerè. 6 ghiandiferi..» e che si volesse «...continua- Per ottenere la quantità prestabilita occorre- re nel medesimo su di altro più esteso nu- va abbattere circa 1.100 piante, calcolando mero». che ciascuna aveva un volume medio di 35 - Nell’informare di ciò il Vicerè, perché po- 38 piedi cubi. tesse adottare i provvedimenti «..più adatti In effetti, tra le diverse foreste che vennero ad impedire che si riproducano siffatti scan- interessate dalla tagliata, risultò che l’Arri dalosi abusi ed a punire adeguatamente gli aveva proceduto, complessivamente, al ta- autori..», l’Intendente generale proponeva glio di n.1.117 piante. anche la sospensione del taglio e l’apertura Anche la Real Giunta Patrimoniale si oc- di un’inchiesta per accertare il numero ed il cupò della questione concludendo che, esa- valore degli alberi atterrati. 5 minato il tutto, risultava indubitamente la le-

111 galità dei motivi che avevano indotto il Vi- stati imbarcati, su bombarde e brigantini di- cerè ad accordare il taglio. 7 retti a Genova, 8.700 qli di legname tra il Vi erano stati dunque dei dubbi anche sull’o- 1834 ed il 1835; che il materiale proveniva perato della massima autorità dell’isola. dalla Regia Commenda di S. Leonardo e che Nella circostanza non fu invero seguito cor- era di proprietà dell’Arri. rettamente l’iter procedurale previsto per i contratti di vendita di questa natura che era I bastimenti che provvidero al carico del le- assai complesso e che prevedeva diversi gname in tronchi e latte furono nel 1834: passaggi obbligati: - il pinco SS. «Annunziata» della portata di in via preliminare doveva eseguirsi l’accer- t. 151 in data 6 giugno e 23 giugno; tamento della legittimità del taglio tramite - la bombarda «SS. Annunziata» della por- un rappresentante del Consiglio comunitati- tata di t.111 in data 8 agosto e 4 ottobre; vo interessato, sia che si trattase di proprietà - il brigantino «L’Amicizia» della portata di feudale, sia che concernesse boschi comuna- 131 tonnellate; li. Doveva quindi eseguirsi un sopralluogo e nel 1835: per verificare la consistenza delle piante pre- -ilbrigantino «Semiramide» della portata senti e la stima della massa legnosa ritraibi- di t. 246 in data 9 giugno; le. - la bombarda «Pesci e Maria» della portata In caso si fosse addivenuti alla stipulazione di t. 56 in data 4 luglio; del contratto, nell’atto doveva essere con- - il pinco «SS. Annunziata» della portata di templato l’obbligo del rispetto delle norme t. 151 in data 8 e 30 luglio. prammaticali circa il taglio, l’ammontare Non è improbabile che parte del legname della cauzione, il prezzo d’acquisto, ed infi- abbattuto dall’impresario Vittorio Arri nel ne occorreva che l’imprenditore chiarisse 1834 sia stato trasportato ed impiegato a Ca- quali strade intendesse aprire per trasportare gliari. il prodotto fino al mare. Nel capoluogo dell’isola infatti l’Arri era Successivamente il contratto doveva essere impegnato nel dicembre di quell’anno nella trasmesso all’Avvocato fiscale generale che fornitura del legname occorrente per la co- tutelava, per ufficio, gli interessi delle co- struzione di ponti di collegamento tra lo sta- munità locali. gno di S. Gilla e l’area del golfo 9, lavori per L’atto andava quindi sottoposto all’esame i quali risultava molto apprezzato il legname della Giunta patrimoniale che doveva valu- di roverella non reperibile nel meridione tare la convenienza del taglio e i patti e le dell’isola e ricavabile invece dai boschi di S. condizioni da imporsi al richiedente a tutela Leonardo. degli interessi dell’erario. Da quanto riferì il Commesso di Marina del- Esperite queste formalità, occorreva la licen- la Dogana di Bosa 10 emerse poi che nello za di taglio del Vicerè, a termini del para- stesso anno 1835 era stato eseguito un taglio grafo XXXIV del Regio Pregone anche nei boschi di Su Sauccu, sempre per 22.10.1755, licenza che era subordinata a conto dell’Arri, e che il legname ricavato ve- quei casi singolari e a quei motivi di utilità niva trasportato a Oristano per essere imbar- al Paese, di cui in precedenza si è già parla- cato per Genova. to, ed al benestare del Re. 8 Di questo taglio, di cui risultò essere respon- sabile un certo Lullin di Genova, socio del- Dall’inchiesta promossa per far luce sulla l’Arri, gli organi statali erano ufficialmente vicenda si appurò, tramite il Comando Do- all’oscuro per cui fu d’obbligo far luce sulla gana di Bosa, che a Pedras Nieddas erano questione.

112 Mancando le prescritte autorizzazioni al- Un taglio che avrebbe penalizzato i più indi- l’abbattimento, la Segreteria di Stato ordinò genti dei villaggi e che invece avrebbe com- intanto la sospensione dell’imbarco del le- portato vantaggi duplici per il Duca: da una gname ed aprì un’inchiesta. parte dalla vendita del legname, dall’altra Da questa emersero delle irregolarità proce- dalla riscossione del deghino dei porci, pari durali, cui si cercò di rimediare con una ri- a 3 scudi sardi per segno. 13 chiesta di autorizzazione al taglio di data I dubbi e i sospetti degli amministratori del successiva al taglio stesso, 11 firmata dal Du- Marghine concernevano il fatto che al mo- ca di S. Giovanni e tesa ad ottenere la con- mento del taglio, avvenuto in marzo, si era cessione di 3.000 piante da prelevarsi in par- avallata la convinzione che il prelievo fosse te dalle foresta di Su Sauccu, ed in parte dai stato autorizzato dal Superiore Governo, men- monti di S. Antonio di Macomer. tre invece era stato accordato dal podatario ge- Agli atti della Segreteria di Stato figura inol- nerale degli stati d’Oliva, avvocato Michele tre una richiesta dello stesso Duca, priva di Floris, e andava a vantaggio del feudatario data, per l’autorizzazione al prelievo di Duca di S. Giovanni; ed inoltre che, prima an- 50.000 piedi cubi di legname da destinare a cora della prescritta autorizzazione governati- costruzioni navali. va, si fosse dato inizio al taglio, ciò che desta- Richiesta che si chiedeva fosse esaminata be- va nel Sindaco di Bortigali sospetti di compli- nevolmente ed urgentemente «... per poter su- cità tra Segreteria di Stato e Feudatario. bito dar mano all’opera anche in sollievo del- Il taglio, in qualche misura, avrebbe dovuto la classe degli indigenti, alla quale verrebbe- interessare anche la montagna di S. Antonio ro a somministrarsi i mezzi di sussistenza col di Macomer, già oggetto, come sappiamo, di taglio, e trasporto del detto legname». un prelievo di 1.000 piante ghiandifere nel Gli oscuri risvolti di questa vicenda, che ri- 1834, e percorsa, nel settembre dello stesso guardò un’utilizzazione di 3.000 roverelle anno, da un terribile incendio che era durato nei boschi del Marghine, a Su Sauccu, su- ben cinque giorni ed aveva incenerito mezza scitò non poche perplessità nei Sindaci delle montagna. 14 comunità interessate che espressero forti op- posizioni fin dal maggio del 1835 e solleva- Vi fu anche in questa circostanza l’opposi- rono dubbi e sospetti di connivenze tra i zione del Comune di Macomer di fronte alla massimi organi statali e il Duca di S. Gio- pretesa dell’Avv. Floris, podatario del Mar- vanni. chesato del Marghine, di proseguire il taglio Le opposizioni alla tagliata 12 tendevano ad nel 1835. evidenziare i danni che ne sarebbero deriva- Il Comune, a difesa dei suoi interessi, citò in ti ai pastori: oltre al prelievo delle 3.000 giudizio il Floris sostenendo che il feudata- piante e di un altro certo numero che gio- rio non era proprietario delle piante e perciò coforza sarebbero state eliminate per l’aper- non poteva venderle. tura della pista di esbosco, occorreva infatti A sostegno della sua tesi il Comune di Ma- tenere conto anche di quelle schiantate dalla comer richiamava una sentenza del Magi- caduta delle prime. Un taglio insomma che strato del 9.7.1833 che negava al Marchese avrebbe comportato una diminuzione del pa- anche la facoltà di disporre delle ghiande scolo ghiandifero, della massa fogliare a di- che sopravvanzassero le necessità dei pasto- sposizione del bestiame nel periodo inverna- ri del feudo. le, del legname da costruzione occorrente ai Il Comune ottenne la sospensione del taglio, 10 villaggi del Marghine, ed infine della le- ma la sentenza fu notificata quando il taglio gna necessaria per gli usi domestici. era già avvenuto !

113 Complessivamente, tra i boschi di Su Sauc- petere ad altri che al Governo il dritto di ta- cu e quelli di S. Antonio di Sas coas, furono gliare o di permettere il taglio delle piante abbattute 5.000 piante 15 di cui 2.000 – di nelle montagne feudali. 18 diametro non inferiore ai 2 palmi (corri- spondenti a circa cm 52) – erano destinate Il 5 aprile 1836 infine, la questione fu defi- alla Marina Reale. 16 nita con la firma dell’atto di obbligazione a corrispondere all’erario il dovuto, da parte La sospensione dell’imbarco del legname del podatario generale del Marchesato di dal porto della Gran Torre di Oristano e i Oliva e Mandas, avv. Michele Floris. successivi accertamenti per appurare la li- ceità del taglio, evidenziarono tra l’altro che Le resistenze dei Comuni avverso il taglio l’avv. Floris non aveva corrisposto i diritti dei boschi, anche per utilizzazioni limitate, spettanti allo Stato quale unico titolare della talvolta rimasero inascoltate, tal altra ebbero proprietà delle piante forestali, anche se ve- l’effetto di suscitare dubbi e perplessità e, getanti su terreni infeudati. unite alle preoccupazioni di non depaupera- Il preteso pieno dominio del Marchese sulle re oltremodo i soprassuoli boscati, indussero piante abbattute, sostenuto dal podatario, ed al ridimensionamento delle richieste o al lo- in base al quale non erano stati corrisposti i ro rigetto. diritti al Fisco, fu confutato dall’Avvocatura È quanto accadde a un certo Larking, 19 in- generale fiscale che dimostrò non essere sta- glese che aveva avanzato domanda di con- ti i Feudatari in questo Regno considerati cessione di un ragguardevole taglio di le- giammai proprietari di boschi, ma solamen- gnami nelle foreste sarde e che all’impossi- te usufruttuari delle ghiande e che la con- bilità manifestatagli dal Di Villamarina, Se- cessione e selve ghiandifere non aveva mai gretario di Stato per gli Affari di Sardegna, comportato altro dritto che quello dell’utile di procedere a prelievi nelle foreste utilizza- derivante dal frutto delle piante. te di recente 20, aveva richiesto, in alternati- «Può essere ampio quanto si vuole il titolo va, di procedere a tagli nel feudo regio del di primitiva concessione in feudo...che sia Goceano. pure simile a quello di allodiazione che van- Ma «...le foreste del Goceano sono sicura- ta il Marchese di Quirra....» mai si è avuto il mente usufruite dai Comuni onde si compo- caso «..di un feudatario che si sia perciò cre- ne quel feudo nella stessa maniera che le al- duto in dritto di vendere le stesse piante». tre foreste sono usufruite dai Comuni sog- Tesi sostenuta autorevolmente anche dal Vi- getti ad altri feudatari; e se la cosa è così S. co al Cap.2, tit. 18 della Real Prammatica M. certamente non vuole che quegli fra gli n.5: i Baroni non sunt veri Domini, sed Rec- abitanti dell’isola i quali sono a un tempo e tores, et Gubernadores, seu Vicari Regis in sudditi e vassalli suoi sieno per ciò che ri- eorum terris. 17 flette all’uso delle foreste ed ai tagli che in A sostegno della propria posizione l’Avvo- esse praticare si possono, posti in condizio- catura citò i tagli considerevoli che furono ne deteriore di quelli che abitano e fanno pa- effettuati nel 1834 per impieghi dell’Arti- scolare i loro armenti nei terreni e nelle sel- glieria Reale nelle montagne dell’Ogliatra, ve dipendenti da altri feudatari». feudo del Marchese di Quirra, titolare di Neppure questa seconda richiesta ebbe per- concessioni tra le più ampie mai fatte dalla ciò seguito, anche però in considerazione Corona in Sardegna, senza che il feudatario che Larking «..ponendo innanzi le gravi spe- avesse elevato doglianza o reclamato inden- se cui gli toccherebbe a soggiacere per ispia- nità di sorta in quanto si riconobbe non com- nare la via atta ad agevolare il trasporto del-

114 le piante recise insino al mare...» era dispo- per pianta fosse superiore a quello offerto da nibile a corrispondere un prezzo inferiore a altri, 22 e che, infine, venisse corrisposto an- quello corrisposto dal Chiappa, e che, nell’i- che il dazio di esportazione. potesi di abbattimento di 10.000 piante, e di un introito di 90.000 lire, ben modesto e lie- Non tutte le richieste di taglio di questo pe- ve sarebbe stato il beneficio per le finanze riodo vennero però accolte; molte, al contra- statali, «..e tanto più lieve se si pone mente rio, furono respinte, o per non esasperare le al pericolo cui il governo andrebbe all’in- comunità locali, o per non entrare in conflit- contro di vedere le migliori selve della Sar- to coi feudatari, o ancora per non depaupe- degna rovinate, e di disgustare un numero rare eccessivamente i boschi che erano stati infinito di pastori....» e in considerazione utilizzati di recente. delle condizioni delle foreste sarde e dei ma- Ma il continuo diniego avrebbe potuto por- nifesti pericoli che portano d’essere in un tare a un calo della domanda e nuocere in non lungo giro d’anni distrutte dalla sbada- definitiva all’erario. taggine dei pastori improvvidi e dall’ingor- È quanto si evince dalle raccomandazioni digia dei bestiami. che vengono fatte all’Intendente generale nell’informarlo della richiesta di acquisto di In questo decennio furono utilizzati anche i legnami fatta da alcuni inglesi: boschi demaniali del Sarcidano, come si Siccome più frequenti divengono ogni gior- evince dal contenuto della corrispondenza no le domande di legname dell’Isola, e po- intercorsa tra la Segreteria di Stato e l’Inten- trebbe avvenire che pel continuo rifiuto si denza generale 21 e relativa a una domanda disgustassero gli speculatori....sarà pre- del 30.9.1839 di un certo Giò Batta, a nome gio...che qualora si presenteranno obblatori di Grants Balfourt e Giordano, per ottenere per l’acquisto di legnami siano questi ecci- l’acquisto di 5.000 piante di roverella dai tati a far proposizioni positive e circostan- boschi sardi, al prezzo da pattuire. ziate... Sulla richiesta la Segreteria di Stato si espres- Avrebbero cioè dovuto identificare l’area di se favorevolmente raccomandando che il ta- taglio, specificare la qualità delle piante ed glio fosse effettuato nei boschi del Sarcidano; indicare il prezzo e le condizioni. che il numero di piante fosse limitato a 4.000; Su questi presupposti l’Intendenza generale che venisse ben delimitata l’area di taglio; avrebbe quindi dovuto accertare la disponi- che fossero preliminarmente martellate le bilità delle selve e le possibilità di taglio, piante da abbattere; che la martellata evitasse «..verificando se si possa questo effettuare un eccessivo diradamento; che si usasse ogni senza nuocere agli ademprivi delle circo- precauzione durante il taglio; che il prezzo stanti popolazioni...».

115 NOTE

1 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 14. 15 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1281. Nota del 2 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1281. 16.3.1836. 16 3 Il riferimento è alle patenti di Carlo Alberto del 1° Oltre che per la costruzione di opere portuali, il le- dicembre 1833 e del 28 gennaio 1834, valide per il gname di roverella veniva impiegato per l’allestimen- Piemonte e la Liguria. to di vascelli: per ognuno di essi occorrevano media- mente, secondo Pierre Villie («La bataille de Sago- 4 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. ne», da A bandera, Aiaccio, n. 4, marzo 1986), circa 5 ASC, Segr. di Stato, serie II. V. 1280. Nota del 4 3.000 querce centenarie. aprile 1835. 17 ACC, Stamento militare, Fascicolo F. 6 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota del 18 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1281. Nota del 26.3.1835 con la quale l’Intendenza generale invia al- 16.3.1836. la Segreteria di Stato copia del regio Brevetto di S. M. che approva il contratto. 19 ASC, Regio Demanio, Boschi e Selve, n. 164, V. 14. Nota della Segreteria di Stato del 7.7.1836. 7 ASC, Segr. di Stato, serie II V. 1280. Nota del 22.9.1835. 20 «...le devoir que j’ai d’eviter tout ce qui en facilitant 8 ASC Intendenza generale, Ispezioni su Boschi e sel- l’exploitation des forêts serait capable de nuire à leur ve. V. 153. Nota della Segreteria di Stato n. 549 del conservation, m’imposent la plus grande reserve...». 26.5.1836. ASC, Demanio Feudi, V. 14. Nota del 30 giugno 1836. 9 ASC, Regio demanio, Deliberazioni della Giunta Pa- 21 trimoniale, V. 189. N. 37 del 24.12.1834. ASC, Regio demanio, Boschi e selve, V. 14. Nota del 13.10.1839. 10 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota del 26.8.1835. 22 Il riferimento era forse all’offerta dell’inglese Larking che nella sua richiesta aveva fatto riferimen- 11 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Istanza del to al prezzo corrisposto dal Chiappa, prezzo che però Duca di S. Giovanni alla Segreteria di Stato del Di Villamarina giudicava ora modesto tanto da fargli 6.8.1835.- ritenere che il contratto col Chiappa aveva raggiunto 12 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Note del Co- l’unico risultato di spogliare una delle più belle fore- muni di Bortigali (dell’1.5.1835), Dualchi (del ste della Sardegna, senza apportare alcun beneficio al- 3.5.1835), Borore (del 6.5.1835) e Birori (del le sue finanze: 9.5.1835). «...n’ayant abouti qu’à depeupler une des plus belles

13 forêts de la Sardaigne sans apporter aucun avantage à Uno scudo sardo equivaleva a 10 reali, e a 2,50 lire ses finances...». sarde. (Nota del Segretario di Stato al Larking del 14 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1280. Nota del Co- 30.6.1836, in ASC, Demanio feudi, Boschi e selve, V. mune di Borore del 6.5.1835. 147).

116 Capitolo VIIIVIII • Le innovazioni legislative della prima metà del XIX secolo nel comparto forestale

utte le riserve governative, circa La Carta Reale del 19 dicembre 1835. l’opportunità di emanare norme per La Carta Reale del 26 febbraio 1839 e il Tregolamentare il settore forestale in vigenza Regolamento per la divisione dei terreni del regime feudale, vennero meno col varo nel Regno di Sardegna. della Carta Reale del 19 dicembre 1835 che prescrisse la consegna dei feudi, delle giuri- E perciò colla presente di Nostra certa sdizioni e dei diritti feudali esistenti nel Re- scienza, Regia autorità....abbiamo ordina- gno di Sardegna. to...: A datare da tale epoca si ebbero conseguen- «Entro il termine di mesi tre dalla pubblica- temente numerose innovazioni legislative zione della presente Legge, i rispettivi Feu- nel settore, e nelle pagine che seguono si datari e Signori Utili....e i possessori di Feu- cercherà di definire la portata di quelle che di rustici...dovranno presentare....una conse- principalmente hanno avuto una certa capa- gna distinta, fedele ed esatta di tutti i be- cità incidente sul patrimonio forestale sardo, ni....che posseggono in dipendenza delle ossia: concessioni fatte dal regio Demanio a titolo - l’abolizione dei feudi del 1835 e il regola- di Feudo o allodio giurisdizionale...». mento per la divisione dei terreni del 1839; Questo recitava l’art. 5 della Carta reale del - la normativa sulla sughera: Pregone del 19 dicembre 1835 con la quale Carlo Alber- 1837 e Legge del 1850; to, Re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalem- - il regolamento per l’estrazione della cor- me, aboliva i beni e i diritti feudali origina- teccia da tannino del 1841; tisi in Sardegna fin dal XIV secolo per inve- - il regolamento forestale del 1844 e del stiture concesse dai Re di Spagna e dalla 1851. stessa Casa Savoia e conservatisi fino a quel momento.

Fu un atto coraggioso assunto da Carlo Al- berto sulla scia del rinnovamento sociale,

117 Manifesto dell’Intendenza generale delle Regie finanze per il reclutamento di periti da adibire alla ripartizione dei terreni assegnati ai Comuni dopo l’abolizione dei feudi.

118 Ripartizione in feudi della Sarde- gna al momento dell’entrata in vigore della Legge 19 dicembre 1835 che sancì il superamento del regime feudale. (da F. Carboni). L’isola era ripartita complessiva- mente in 101 feudi: n. 10 apparte- nenti alla Corona, n. 59 a feuda- tari sardi e n. 32 a feudatari spa- gnoli che li amministravano at- traverso loro fiduciari denomina- ti podatari (apoderados in lingua spagnola).

119 giuridico, economico e culturale dell’isola privio delle popolazioni, potessero compro- perseguito dai più illuminati sovrani sabau- mettere l’integrità di alcuni soprassuoli o de- di; un passaggio preliminare al progetto po- pauperare gli stessi degli alberi che poteva- litico di consolidare in private mani la pro- no essere utili per i Servizi statali. prietà dei terreni, vera sorgente d’industria Le richieste di legnare, così come quelle di che deè condurre al desiderato rifiorimento ricavare legname per travature o per attrezzi della Sarda agricoltura, 1 concretizzatosi agricoli, vennero da quel momento discipli- con l’approvazione del Regolamento per la nate: gli Intendenti provinciali ebbero l’in- divisione dei terreni nel Regno di Sardegna carico di regolare i diritti d’uso «...volgar- del 26 febbraio 1839. mente chiamati ademprivi...in modo, che Con l’atto normativo del 1835 si intendeva non possa convertirsi in abuso, e nuocere rescindere il cordone secolare che, alle so- gravemente alla conservazione dei boschi». glie dell’era industriale, ancorava la Sarde- E nei casi controversi, in cui si rendeva ne- gna al Medioevo e porre le basi per la crea- cessario ricorrere alle più alte gerarchie go- zione e il consolidamento della proprietà vernative, la Segreteria di Stato accordò perfetta, condizione indispensabile per dare questa o quella autorizzazione solo dopo ac- impulso a un’agricoltura moderna capace di certamento delle effettive necessità e della innescare, a sua volta, uno sviluppo com- congruità del quantitativo via via richiesto merciale e industriale nell’isola. dai privati. Il progetto politico sulla riforma dell’assetto Gli intendenti provinciali furono sollecitati patrimoniale e dell’organizzazione econo- a fare meticolosi accertamenti «..onde rico- mico-amministrativa, di cui si erano già avu- noscersi se per avventura non vi sia qualche ti i primi segni anticipatori con la Legge su- abuso..» poiché «..da poco tempo in qua so- gli olivi del 1806 e con l’Editto sulle chiu- no molto frequenti simili domande per par- dende del 1820, e il coronamento col Rego- te di codesti abitanti e non comprendendosi lamento del febbario del 1839, si scontrò per quali circostanze sia quasi allo stesso però coi precedenti e consolidati diritti delle tempo nata la necessità di provvedersi mol- popolazioni rurali sui beni forestali ex feu- ti di travi..». dali. Nei boschi non ancora riscattati occorreva Come conseguenza, via via che i feudatari ancora il benestare dei procuratori baronali, delle diverse baronie, dei marchesati, dei du- alcuni dei quali, più attenti, si dimostrarono cati e delle contee, con la stipula dei contrat- poco inclini ad accordare facilmente i per- ti di cessione dei loro feudi, riuscivano a messi di taglio perché «..le licenze che s’ac- comporre le loro vertenze con lo Stato sul- cordano ai particolari dei villaggi producono l’accertamento delle prestazioni feudali e la un danno agli altri conterrazani perché i ric- relativa definizione del valore di ciascun chi ne fanno mercimonio a pregiudizio dei feudo, si aprirono nelle campagne, e soprat- poveri...» 2. tutto nelle aree forestali, nuove tormentate Altri procuratori, più spregiudicati, tentaro- questioni quando ancora non si erano del no, al contrario, di trarre il massimo profitto tutto sopite quelle connesse all’applicazione dai boschi, prima del perfezionamento del- dell’Editto delle chiudende. l’atto di riconsegna dei feudi allo Stato, sti- Nelle more dell’approvazione delle diverse pulando contratti di vendita di piante in mo- Convenzioni tra Regio fisco e feudatari, lo do quasi frenetico. Stato accentuò la vigilanza sulle aree bosca- In attesa della definizione della Convenzio- te, per evitare che abusi o utilizzazioni spro- ne per il riscatto del marchesato del Marghi- positate, anche se attinenti il diritto di adem- ne, che fu stipulata solo il 3 marzo 1843, il

120 podatario avv. Floris aveva, ad esempio, sti- ove il podatario del duca stava per stipulare pulato nel 1839 un contratto con la Regia un contratto di vendita di piante con un cer- Marina per la fornitura di legname dalle fo- to Murtola, commerciante genovese. reste del Marghine - contratto che aveva ot- Fu possibile sospendere inoltre un’altra uti- tenuto l’approvazione con Brevetto reale - e lizzazione che il Floris aveva concesso, già si accingeva a stipularne alcuni altri in di- dal 1839, ad un falegname di Ortacesus per verse parti dei feudi amministrati. ricavare 300 piccoli assortimenti per usi agri- Le chiare intenzioni speculative dell’avvo- coli dai boschi ghiandiferi di Villanovatulo, cato Floris suscitarono la reazione del Vicerè mentre non si arrivò in tempo ad impedire il che richiese a tutti i tribunali delle regie Pre- taglio di alcuni lecci occorrenti a un certo fetture di segnalare se nelle rispettive pro- Salvatore Todde di Seui per riattare la pro- vince fossero in atto tagli di qualsivoglia na- pria casa di abitazione. tura sulle proprietà del ducato di Mandas. 3 In applicazione delle convenzioni tra il Re- In realtà l’indagine riguardò non il solo du- gio Fisco e i diversi feudatari, i beni feudali cato di Mandas, che comprendeva la curato- gradualmente furono dunque riconsegnati ria di Seurgus, la barbagia Seùlo e la barba- allo Stato, e successivamente, in base ai gia Ollolai, ma anche gli altri vastissimi feu- princìpi dettati dal Regolamento per la divi- di di cui era podatario l’avv. Floris e che era- sione dei terreni nel Regno di Sardegna del no tutti di proprietà di Don Pietro di Alcan- 26 febbraio 1839, ripartiti tra Comuni, pri- tara Tellez Giron Beaufor: il ducato di Mon- vati e lo stesso Demanio dello Stato. tacuto, il Principato d’Anglona, il Marchesa- Le selve e i boschi, così come le miniere, i to del Marghine, la contea di Osilo, il mar- laghi, gli stagni e le paludi, furono classifi- chesato di Terranova e la baronia di Sicci. cati di loro natura demaniali, ossia propri del Fu necessario reiterare l’ordine ai Giudici di Regio Demanio, in forza dell’art 19 del Re- Mandamento, su sollecitazione dell’Avvocatura fiscale generale – preoccupata che gli even- golamento per la divisione dei terreni citata. tuali tagli danneggiassero gli interessi della Sui beni forestali continuarono però a grava- Reale Azienda che stava per subentrare ai re, a favore dei Comuni utenti, tutti i diritti feudatari – perché i diversi tribunali invias- d’uso di cui avevano beneficiato fino a quel sero le richieste segnalazioni 4 e perché sen- momento, se pure in misura correlata e limi- za ordine del superiore governo non permet- tata alle effettive necessità degli abitanti. tano alcun taglio di legname a speculatori I terreni assegnati ai Comuni, in ragione dei esteri o ad agenti del procuratore generale bisogni della comunità, furono poi suddivisi del suddetto ducato e feudi annessi. in lotti e ripartiti tra gli stessi abitanti per es- sere destinati a colture agrarie e a pascolo. I Alcuni tribunali, come quelli di Osilo, Nul- princìpi dettati per la ripartizione prevedeva- vi, Castelsardo, Ozieri, Oschiri, Pattada e no preliminarmente la distinzione dei terreni Tempio, assicurarono non esservi «..movi- in due classi: terreni agricoli, da suddivider- mento alcuno..», 5 ma l’indagine consentì di si in lotti non superiori a 5 starelli, e terreni far sospendere varie utilizzazioni boschive da destinare al pascolo, da assegnare in lotti già programmate. non inferiori ai cinque starelli. Nelle montagne di Villanovatulo, ad esem- L’assegnazione doveva avvenire per estra- pio, nell’ambito delle quali il Floris nell’a- zione a sorte dei singoli lotti tra i cittadini prile del 1840 aveva concordato un taglio suddivisi in tre gruppi: nullatenenti, piccoli con commercianti stranieri, e nel Marghine, proprietari e grandi proprietari.

121 Le difficoltà nella ripartizione furono molte- In precedenza, nel 1839, gli abitanti di Ma- plici, sia da parte di chi avrebbe preferito sullas avevano sequestrato, sui salti di Can- continuare nella pristina comunione delle nas e Campuani, 23 carri del villaggio di terre e si opponeva alle novità riformiste, sia Mogoro sorpresi a caricare legna indebita- da parte di chi si sentiva danneggiato dal- mente, fatto che determinò, per ritorsione, l’assegnazione dei lotti avuti in sorte, sia, in- l’invasione di quelle aree da parte di centi- fine, da parte di chi contestava che a benefi- naia di carri e cavalli mogoresi. 11 ciare delle assegnazioni fossero anche colo- Quello di Siurgus, invece, si oppose alla di- ro che già possedevano superfici territoriali. sposizione viceregia che assegnava al Co- Gli scompensi creati dalla legge del ‘39 fu- mune di Gesico il beneficio di «...prevalersi rono molteplici: Comuni privi di aree bosca- delle boscaglie di Seurgus per uso del fuoco te e impediti dagli abitanti dei Comuni vici- mediante una retribuzione proporzionata niori di procurarsi la legna nei territori di verso le Regie Finanze, come articolo ecce- usuale approvvigionamento, 6 già appartenu- dente gli ademprivi dovuti agli abitanti del 12 ti allo stesso feudo; controversie per l’asse- paese...» . gnazione di questa o quella frazione di bo- Il Sindaco di Oristano ricorse all’Intendente sco; contestazioni di confini tra Demanio e generale perché venissero riconosciuti i le- Comuni, tra Comuni e privati, tra Comune e gittimi diritti degli oristanesi proprietari di Comune; difficoltà e dissensi nella riparti- porci di pascolare nelle due montagne di Ar- zione delle terre comunali connesse alla di- ci e di Villaurbana, dalle quali gli abitanti di versa feracità dei terreni; inesauribili liti sul- Pau e Baini tentavano di cacciarli. 13 le pertinenze e sui diritti di pascolo; riacu- E il riaccendersi delle liti tra Luras e Calan- tizzarsi di odii secolari e riaccendersi di con- gianus per riaffermare, il primo, il diritto di flitti tra comunità viciniori. legnare, far carbone e provvedersi di pali per Gli abitanti di Senorbì che continuarono a vigne, come aveva sempre fatto da tempo procurarsi la legna nei territori di S. Andrea immemorabile, e per contrastare, il secondo, Frius, suscitando le proteste di quel centro; il il perpetuarsi di atti giudicati abusivi. 14 Comune di Sestu, costretto a pagare 220 lire Comuni privi, in tutto o in parte, di aree pret- all’anno per provvedersi di legna nei salti di tamente agricole, ma con dotazione territo- Assemini ed Uta dai quali un tempo traeva riale sufficiente, ricompresero talvolta, nella gratuitamente la legna necessaria «..senza suddivisione e assegnazione dei lotti di terre- molestia dell’Asseminesi ed Utesi». 7 no da destinare a coltivazione, anche superfi- Gli abitanti di Villamar, che in precedenza si ci forestali più o meno boscate, come la te- procuravano la legna in territori di Laconi e nuta di Su Monte di Cossoine, o aree ricoper- Morgongiori, che furono impediti di legnare te da arbusti cedui o cespugliati ove si era so- dalle autorità di quei due centri. 8 liti legnare per usi domestici, come fu il caso In alcuni casi la Segreteria di Stato, attraver- di S. Andrea Frius e di diversi altri centri. so il Vicerè, riuscì a comporre le vertenze tra In queste o in simili condizioni pertanto, Comuni, in altri trovò resistenze ferme. l’applicazione del Regolamento del 1939 Il Comune di Mogoro, che aveva richiesto di concorse alla contrazione delle superfici bo- continuare a legnare nel territorio di Masullas, scate: in misura diretta, perché molte di que- in attesa di assegnazione di un’estensione bo- ste, assegnate in proprietà ai privati, furono scata 9 riuscì a ottenere quanto richiedeva in gradualmente trasformate in aree agricole; e quanto «...ragione vuole che venga continuato in modo indiretto, perché aumentò di con- il modo, ed i siti, ove si possa provvedere il verso la pressione degli ademprivi sulle re- 10 suddetto combustibile ai Mogoresi...» . stanti aree forestali determinando in qualche

122 Planimetria schematica della Baronia di Teulada taglio delle piante, sia il pascolo, sia, infine, (Sardegna sud occidentale) redatta nel 1812. gli altri ademprivi che gravavano sui boschi. Alcune Comunità prive di aree boscate pote- rono ottenere l’autorizzazione a provvedersi caso prelievi eccessivi, e perché alcuni con- di legna in territori di altri comuni, nell’am- trasti tra Comuni sfociarono in atti delittuo- bito delle aree demaniali assoggettate ad si in danno dei boschi. ademprivio, ma solo dopo la verifica della eccedenza del bene rispetto al fabbisogno Le superfici forestali acquisite dallo Stato in degli ademprivisti titolari, previo apposito virtù del Regolamento del 1839, entrarono a contratto stipulato con la R. Azienda, e a pa- far parte del patrimonio demaniale e vennero gamento, e per un periodo limitato. amministrate dalla Reale Azienda, che riuscì, Così i Comuni di Lotzorai, Tortolì, Monastir, poco alla volta, a porre un certo ordine nel- e numerosi altri, poterono legnare in territo- l’esercizio dei diritti d’uso, disciplinando, ri rispettivamente di Talana, Villagrande ed già col Regolamento per l’amministrazione Uta, 15 e quello di Ghilarza ed altri della pro- dei terreni demaniali del 24.8.1841, ma in vincia di Oristano continuarono ad assidare specie dopo il varo del Regolamento foresta- i rami di quercia nella montagna di Abba- le del 1844, sia il prelievo della legna, sia il santa. 16

123 Se ciò tacitava alcuni malumori, ne alimentava chie e non se ne può sperare alcun frutto, atte- degli altri come si evince dalla nota dell’Inten- sa massime l’epidemia tentasi per lo spazio di dente provinciale di Lanusei del 28.10.1843 anni sette così vulgo detta erruga 21 che non se diretta all’Intendente generale del Regno 17 in ne ebbe pure ne meno una ghianda; e questa cui si affermava che i Consigli civici di Talana Comunità è stata ridotta e costretta a dover pe- e Villagrande «...vengono di contestarmi che i rire una quantità di bestiame....». salti in cui solevano legnare i Comunisti di La popolazione poteva disporre per il pasco- Tertenia, Lotzorai e Girasole sono propria- lo delle sole montagne di Silijè e di Lentini mente comunali e che la legna che si tagliava ove di tratto in tratto vi esistono alcune pian- e s’intende tagliare è cisto, e corbezzolo, non te d’elce, e pertanto richiesero che il pascolo però piante d’alto fusto, per cui possa dirsi ap- non venisse concesso a forestieri nelle anna- partenere al Regio Demanio». 18 te di pasciona, ma riservato al bestiame loca- Contestazioni e proteste avanzate anche dal le, ed offrì in perpetuum in vantaggio della Consiglio comunale di Villanovatulo 19 «..ri- Regia Azienda la somma di £ 150 annue. 22 guardo del devasto che ridonda in questa montagna Demaniale dagli Isilesi...», accu- Pur tenendo conto delle tensioni che si ge- sati di abbattere alberi di qualunque genere nerarono, l’amministrazione della Reale in giurisdizione di Tulo, mentre l’adempri- Azienda consentì una certa regolamentazio- vio doveva limitarsi al pascolo e al prelievo ne degli ademprivi sulle aree forestali, fino a di legna fine o di piante atterrate utilizzabili quel momento esercitati con eccessiva libe- per il fuoco, ed alla raccolta di ghiande. ralità, e su tutti i territori facenti parte di un Ed anche dal Consiglio comunitativo di Mo- medesimo feudo. res nei confronti delle comunità di Bonnana- I contratti che essa stipulava con i singoli ro, Ploaghe e Torralba, accusate di «...gran Comuni dettavano norme puntuali atte a pre- devastamento, che tutti i giorni si sta facen- venire danni ai boschi e limitavano il prelie- do in quei salti, mediante il taglio del legno, vo a determinate specie. e trasporto del medesimo, che viene inconsi- Quello stipulato col Sindaco di Borutta, per deratamente eseguito da molti individui dei esempio, firmato dal Conservatore dei bo- circonvicini villaggi...», muniti, ma non tut- schi Tiscornia, e riguardante il diritto di le- ti, di regolari autorizzazioni del Giudice, gnare nei territori della Contea di M. San- «...abbuso...ontoso all’amministrazione del- to, 23 prevedeva la durata di anni tre e la cor- la giustizia, ed altrettanto pregiudizievole a responsione di £ 216 all’anno, corrisponden- questa Comunità...» 20. ti a lire sarde 112, 10; il divieto di taglio di L’insofferenza dei Comuni verso fruitori di piante d’alto fusto, anche se secche, soprat- altre comunità, si levò non solo per l’utiliz- tutto se atte a impieghi per costruzioni e il zo del legname dei boschi della propria giu- divieto di commerciare al di fuori del paese risdizione, ma anche verso le analoghe con- di Borutta la legna concessa; limitava infine cessioni di pascolo. il taglio ad alcune specie arbustive: Il Consiglio Comunitativo di Arzana, in circo- «...non potrà il suddetto Comune recidere al- stanze di questo genere, fece presente «..che tra legna che quella di Chessa, Mordega, questa Comunità è priva del tutto di ghiandife- Alidone e Litterru e il taglio dovrà essere ri di quercia, di sovero, avrebbe però qualche fatto come suol dirsi a fossa e pendone sen- poco ghiandiferi d’elce, e questi anche situati za il menomo danno delle ceppaie che non in luoghi scoscesi, e di pessimo stato, essendo dovranno essere squarciate né sradicate...». pure i predetti ghiandiferi d’elce giornalmente Prevedeva inoltre la possibilità di raccolta decadendo per essere le piante quasi tutte vec- della legna secca giacente al suolo.

124 NOTE

1 Pregone del Vicerè don G. M. Montiglio d’Ottiglio Comune di Lotzorai nei salti di Talana per anni tre; del 15 marzo 1839. Comune di Tortolì nei salti di Villagrande per anni cinque; 2 ASC, Segr. di Stato, Serie II, V. 1280. Risposta del Comune di Monastir nei salti di Uta e Assemini per Procuratore generale del Marchese di Quirra alla Se- anni quattro; greteria di Stato, anno 1836. Comune di Suelli nei salti di S. Cosimo e Ciradoria 3 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1281. Nota del per anni quattro; 25.3.1840. Comune di Pirri nei salti di Uta per anni cinque; Comune di Samassi nei salti di Vallermosa per anni 4 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1281. Nota del cinque; 9.5.1840 e dispaccio del 16.5.1840 n. 170/128. Comune di Bonnanaro nei salti di Mores per anni tre; 5 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1281. Nota dell’In- Comune di Serrenti nei salti di Vallermosa per anni tendente di Sassari del 19.5.1840 tre;

6 Comune di Borutta nei salti di per anni tre; Tutte le Comunità appartenenti ad uno stesso Feudo Comune di S. Sperate nei salti di Uta per anni tre; avevano goduto infatti, fino a quel momento, del di- Comune di Ussana nei salti di Serdiana per anni due. ritto di esercitare gli ademprivi sull’intero territorio baronale. 16 ASC, Ademprivi ai Comuni 1845 - 1858 V. 18. No- ta del 14.2.1848. 7 ASC, Regio demanio, Boschi e selve, V. 18. Nota del 7 giugno 1843. 17 ASC, Ademprivi ai Comuni 1845 - 1858, V. 18. 8 ASC, Ademprivi ai Comuni 1845 - 1858 V. 18. No- 18 Il Conservatore dei boschi Tiscornia così si espri- ta del 15. 4. 1842. meva in proposito in una nota del 3 marzo 1846 diret- ta all’Intendente generale del Regno: « In generale qui 9 ASC, Ademprivi ai Comuni 1845 - 1858 V. 18. No- in Sardegna, si da il nome di boschi Comunali a tutti ta del 13. 12. 1841. quelli nei quali, ancorché appartengano a regio dema- 10 ASC, Ademprivi ai Comuni 1845 - 1858, V. 18. No- nio, i Comunisti vi godano diritto d’ademprivio..». ta del 13. 1. 1842. (ASC, Intendenza generale, V. 831) 11 G.G. Ortu: tratto da «Storia dei sardi e della Sarde- 19 ASC, Ademprivi ai Comuni 1845 - 1858, V. 18. De- gna». Jaca book, Milano, 1989. liberazione del 18.9.1849. 12 ASC, Regio demanio, Boschi e selve, V. 18. Nota 20 ASC, Ademprivi ai Comuni 1845 - 1858, V.18. De- del 5 maggio 1844. liberazione del 9 aprile 1840. 13 ASC. Regio Demanio, Boschi e selve, V. 18. Nota 21 Doveva trattarsi delle ricorrenti esplosioni delle po- del 20.10.1846. polazioni dei lepidotteri fitofagi Lymantria dispar o Malacosoma neustria. 14 G. Doneddu: «Una regione feudale nell’età moder- na», Sassari 1977, pag. 202. 22 ASC. Ademprivi ai Comuni 1845 - 1858. V. 18. De- liberazione del 9 dicembre 1845. 15 ASC, Regio demanio, Boschi e selve, V. 22. Nel 1845 furono concesse autorizzazioni a provveder- 23 ASC, Ademprivi ai Comuni 1845- 1858, V. 18. si di legna a: Contratto del 30.12.1845.

125 Capitolo IXIX • La legge sulla sughera • Le superfici sughericole • Le prime iniziative industriali per la valorizzazione del sughero

ra i provvedimenti in materia fore- Il sughero trovava inoltre un certo impiego stale che caratterizzarono gli anni a nelle diverse tonnare dell’isola. T Furono i francesi, nel 1828, a intraprendere cavallo della metà del XIX secolo, vi fu il Pregone sulla Sughera del 25 ottobre 1837. per primi il commercio del prodotto sughe- La sughera era presente in diverse parti del roso e l’esportazione di esso verso la Fran- territorio, in genere frammista a essenze ar- cia, nonché l’utilizzo industriale del sughero bustive della macchia, o a boschi di leccio, o attraverso fabbriche di turaccioli costituite di leccio e roverella. in Gallura da un certo Baston nel 1828, e a In passato l’interesse verso questa pianta Sassari nel 1829 da un tale Arnodon (?). era costituito prevalentemente dal fatto di Analoga fabbrica fu costruita nel 1836 a essere una specie ghiandifera e quindi capa- Nuoro, da un certo Yonet. ce di produrre un alimento prezioso per il Fin dal 1829 a Tempio si era stabilito inoltre Eugenio Ruscei di Montpellier, che, in qua- pascolo del bestiame, e, solo marginalmen- lità di procuratore di Gio Battista Puch, ave- te, dalla possibilità di impiego della sua cor- va gettato le basi per una solida impresa teccia sugherosa utilizzata, in sede locale, commerciale, prendendo in appalto per ven- per la costruzione di alveari rustici, «..per ti anni diverse tenute sughericole in agro di uso di fuoco, grepie, sechie..»(Comune di Tempio e di Calangianus. Nulvi), oltre che per altri piccoli utensili di Nel 1830 anche un commerciante locale co- uso domestico e per la copertura dei precari minciò ad interessarsi al sughero come pro- rifugi pastorali: dotto boschivo di valenza economica, a far- «..se ne prevalgono quei popolani per al- ne incetta e ad esportarlo. Si trattava del- veari e cassette..per misure di grano, per re- l’imprenditore Giommaria Verre di Tempio. cipienti d’acqua, per vasi di sale, di vivan- Nell’epoca successiva si ebbero numerose de e simili, per piccole sedie e per difesa richieste di concessioni di decortica ed ebbe dei tetti, porte o finestre, specialmente fra i inizio lo sfruttamento della sughera come pastori». 1 pianta di interesse industriale.

127 PROVENIENZA Nizza e Corsica Napoli Genova e Marsiglia Marsiglia e Livorno rati in turaccioli che ven- 48 96 98 65 07 2 42 89 27 AMMONTARE 163 ALORE V 16 16 24 25 £n PREZZO LAVORATI IN TURACCIOLI ESPORTATI 5 5 9 6 5 65 18 74 10 69 QUANTITÀ INTRODOTTI 2 3 1 7 Q.li SUGHERI DESTINAZIONE Genova Genova e Marsiglia Genova e Marsiglia Genova, Marsiglia Trieste Livorno e 5.512 65 19.491 12 12,196 20 65,825 20 103,024 97 ALORE GREZZI ESPORTATI V 12 15 10 10 £n PREZZO AMMONTARE LI . 367 51 Q 1,624 26 1,219 62 6,582 50 QUANTITÀ Q.li 9.793 89 1831 1832 1833 1834 ANNI DEGLI «Stato indicativo delle quantità dei sugheri grezzi che sonosi estratti dal Regno 1°«Stato indicativo delle quantità dei sugheri grezzi del 1831 a tutto il 1834 e di quei lavo INDICAZIONE ab. 5 (ASC, Regio Demanio, Boschi e Selve, Vol. 14) (ASC, Regio Demanio, Boschi e Selve, Vol. nero importati pendente detto tempo» nero T

128 Nei primi anni Trenta venivano esportati Baston e Yonet, la prima perché Baston dalla Sardegna una media di circa 2.500 «.. ne dismetteva l’idea dopo la partenza quintali annui di sughero allo stato grezzo, di operai spagnoli..», la seconda per de- per un valore pari mediamente a Lire nuove cesso di Yonet. 25.755, come si evince dal prospetto del- d) che la fabbrica dei Fratelli Domenech di l’Ufficio di direzione delle Regie Gabelle re- Alghero era molto modesta. datto il 16 marzo 1836 (Tab. 5). 2 e) che vi erano due sole fabbriche in atti- Oltre alle ricordate fabbriche di Nuoro, del- vità: una a Sassari ed una a Ortueri. la Gallura e di Sassari, vi erano state altre La prima era condotta da certi Sali e Bon- iniziative francesi: quella «..più tentativo giu di Sassari che l’avevano rilevata dal- che fabbrica..» di Eugenio Motte a Buddu- l’Arnodon (?): produceva 1300 turaccioli sò, quella dei fratelli Domenech, ad Alghe- al giorno per operaio e impiegava 6 ope- ro, ed un’altra ancora di un certo Iartous a rai, tre francesi e tre nazionali; la secon- Ortueri. 3 da, ormai in declino, impiegava due soli Risale all’inizio del 1832 la richiesta di im- operai locali e produceva circa 800 turac- piantare una fabbrica di turaccioli di sughe- cioli per addetto. ro, con privilegio di privativa per 10 anni, f) che tutte le fabbriche operavano con ferri nella città di Cagliari o a Tempio, inoltrata taglienti. dai francesi Gaspard e Moulard al Re e pro- g) che la proposta del Moulard rivestiva un seguita dall’Intendenza generale alla Segre- certo interesse in quanto prevedeva una teria di Stato. 4 lavorazione meccanica del sughero.

La richiesta, analogamente a quella avanza- Nei confronti della tutela della sughera il ta nel 1830 da tali Marghery e Puch, resi- Governo provvide con sufficiente tempesti- denti a Tempio, commercianti sia di sughero vità, adottando nel 1837 l’atto normativo grezzo che di prodotti lavorati, fu respinta, che disciplinò la decortica delle piante ed il per poter favorire l’attività dell’artigiano commercio del prodotto, il Pregone vicere- tempiese Giommaria Verre, che cominciava gio del 25 ottobre 1837. ad essere introdotto nel ramo sughericolo e Il Pregone 6 contemplava l’obbligo per feu- che aveva preso in affitto ventennale diversi datari, appaltatori e coltivatori dei querceti vasti terreni con sughere. da sughero di denunciare l’estensione di Ritroviamo ancora un’identica domanda per quelli coltivati e di quelli che si intendevano costituire una fabbrica di turaccioli in Sarde- coltivare, il divieto di pascolo per le capre in gna, verso il giugno del 1844 da parte di un tutte le sugherete in attività di coltivazione, certo Moulard Pietro di Marsiglia; in funzio- col ricorso anche alla responsabilizzazione ne di questa venne promossa una ricognizio- collettiva (istituto dell’incarica mutuato dal ne delle attività di quel tipo esistenti all’epo- Codice arborense) nel caso il proprietario del ca nel Regno di Sardegna. gregge fosse rimasto sconosciuto, il risarci- L’indagine accertò: 5 mento dei danni provocati dal pascolo di al- a) che nessuna fabbrica esisteva nelle pro- tro bestiame in quei boschi, un rafforzamen- vince di Cagliari, Iglesias, Cuglieri, Isili to del personale di sorveglianza – i ministri e Lanusei. saltuari, surrogabili coi barracelli (i cui one- b) che era cessata l’attività intrapresa da Eu- ri erano posti a carico dei proprietari o degli genio Motte a Buddusò. appaltatori delle foreste, e del Comune, in ra- c) che erano cessate anche le fabbriche in gione rispettivamente di 3/4 e 1/4), – il di- Gallura e Nuoro impiantate dai francesi vieto di decortica dal 20 settembre al 1° giu-

129 gno, ed infine la non commerciabilità del prodotto, se non accompagnato da apposita certificazione, nel periodo tra il 20 settembre e il 1° giugno. Non furono invece regolamentati né il turno minimo di decortica, che all’epoca variava da 3 a 8 anni, né il diametro minimo della pianta da sottoporre a demaschiatura. Quasi contemporaneamente fu promossa un’indagine conoscitiva atta a definire il quadro della situazione sughericola circa la dislocazione e l’estensione delle sugherete, gli impieghi del sughero, e i prezzi del pro- dotto, con l’evidente finalità di avere ele- menti oggettivi di valutazione non solo dei redditi ricavabili dalle sugherete dei feudi che stavano per essere riscattati, ma dell’in- sieme della nuova risorsa ai fini di un suo utilizzo industriale. Risultò dall’indagine che ad Arbus e Gonno- sfanadiga 7 già dal 1827-28 veniva estratto il sughero, senza corresponsione di alcun diritto per il feudatario, e commerciato con Cagliari; che lo stesso Comune di Arbus ne vendeva al- Piante di sughera. La specie arborea, per il suo alto la tonnara di Flumentorgiu, ricavandolo dai valore industriale, fu protetta, con apposite norme, fin boschi del proprio territorio; che alcuni nulla- dal 1837. tenenti di Gonnosfanadiga ne producevano, ol- tre che nel loro territorio, in quello di Flumini- maggiore e di Oridda, e lo trasportavano a Ca- «...Oltre a ciò impresero un taglio clandesti- gliari, oppure lo vendevano ad un certo Dar- no di sugheri nelle stesse selve, che a sfroso toux al prezzo di sette reali e mezzo per canta- barattano con alcuni forestieri, e ciò senza ro; che per la prima volta il feudatario aveva norma né metro, tagliandoli anche immaturi, preteso, come diritto feudale, la corresponsio- ed in maniera a far disperare del progressivo ne di due reali per cantaro di sughero. rivestimento delle scorze....». Il podatario del Marchesato di Quirra noti- Le novità introdotte dal Pregone sulla Su- ficò esservi delle sughere nei ghiandiferi del ghera, quali l’epoca di decortica delle pian- Sarrabus e dell’Ogliastra, ed in particolare te, ma soprattutto il divieto di pascolo nelle nei salti demaniali di Alussera, Chirra e Ca- sugherete, suscitarono diverse proteste e la- stiadas, «..nell’ultimo dei quali non sono mentele, specie nella regioni in cui la pianta meno di 4.000 alberi spogliati del sughero di arborea era più diffusa. cinque e più anni in giù..». Il Sindaco ed il Consiglio comunitativo di Il Visconte di Flumini e Gessa, in una nota Putifigari ad esempio, ove esisteva una vasta priva di data ma risalente presumibilmente area sughericola, protestarono fermamente al 1837, 8 nel lamentare i guasti provocati da rappresentando che il divieto di pascolo pastori alle selve, così si esprimeva a propo- avrebbe costretto quasi tutti i pastori a disfar- sito delle sughere presenti nel suo feudo: si di pecore e capre «..poiché nei salti.. non vi

130 è palmo di terreno ove non esista qualche al- boschi dell’ex marchesato di Putifigari, che bero di sovero». 9 il Bianchi stimava in circa 150.000 «..le qua- Ed in effetti si accertò che «..è pur vero l’ivi li potrebbero scorzarsi otto distinte volte nel esposto giacché in tutta l’estensione di quei periodo di 25 anni dell’appalto, previo lo territori tratto tratto si trovano delli alberi di sborso alle Finanze la non indifferente som- sovero che formano un continuato querce- ma di più di un milione e mezzo di lire...». to..», 10 e di conseguenza vi erano difficoltà Da un documento dell’Archivio di Stato di per le 5.000 capre e le 8.000 pecore di Puti- Cagliari, Regio Demanio – Boschi e selve V. figari. 14 – sappiamo invece che il numero delle Circa gli obblighi di denuncia imposti ai sughere era notevolmente inferiore: il bosco feudatari, agli appaltatori e ai coltivatori, so- del feudo di Putifigari era all’epoca un bo- lo pochi vi ottemperarono, come pochi, al- sco misto di sughera, leccio e roverella, che meno inizialmente, osservarono le prescri- contava n. 55.273 alberi in totale, di cui zioni inerenti il periodo in cui la decortica 5.746 di roverella e 16.368 di leccio. poteva essere consentita. Le sughere del feudo ascendevano perciò a Ma la Reale Giunta Patrimoniale fu com- n. 33.159, delle quali n. 20.482 messe a col- prensiva circa queste trasgressioni, e nei ri- tura tra il 1836 ed il 1838 e 11.628 da dema- guardi del divieto di pascolo preferì sospen- schiare nel 1840. Tra le prime, n. 9.083 era- dere qualsiasi provvedimento restrittivo nei no suscettibili d’essere nuovamente scorzate confronti dell’attività pastorale. secondo la seguente successione:

Il primo commerciante sardo di prodotti su- ANNO PIANTE DA SCORZARE N. gherosi, fu quel tale Giommaria Verre di Tempio di cui si è detto in precedenza. Nel 1840 11.628 da demaschiare 1841 860 1834 presentò istanza, senza successo, per 1844 6.365 essere esonerato dal pagamento della tassa 1845 275 di esportazione sul sughero, tassa ben mode- 1846 1.583 sta e che i commercianti francesi d’altra par- te corrispondevano regolarmente all’erario. L’approssimazione del richiedente, e forse Il suo nome ricompare ancora nel dicembre anche i suoi atteggiamenti non sempre cor- del 1837, con una richiesta di poter proce- retti, che già emergevano nei tagli di utiliz- dere alla decortica delle piante in ogni sta- zazione delle piante di roverella in corso gione, e nel 1845 con una domanda di con- nella foresta di Sauccu, indussero a diffidare cessione trentennale per la decortica delle della sua offerta. sughere nelle selve di Viticheddu ed An- Si giunse tuttavia alla stipulazione del con- drieddu. 11 tratto in data 7 maggio 1842 tra le Regie Fi- Tra i commercianti che s’interessarono alla nanze ed il Bianchi. (ASC, Segr. di Stato, se- sughera, vi fu anche un tale Giovanni Bian- rie II, V. 1282. Nota del 6.7.1845). chi di Oneglia di cui si tratterà ampiamente a proposito delle utilizzazioni boschive nel- L’atto, approvato con Regio Brevetto del 22 le foreste del Marghine, di Bonorva e del ottobre, prevedeva l’affitto di tutte le sughe- Goceano. re esistenti nel territorio di Putifigari e di In una nota della Segreteria di Stato del proprietà del Regio Demanio, per 20 anni, 1841 12 si fa cenno alla richiesta del Bianchi con scadenza al Dicembre 1861, al fine di per ottenere l’appalto per 25 anni della de- «..coltivarle giusta la pratica e metodi usati cortica del sughero delle piante presenti nei dai buoni ed intelligenti coltivatori, confor-

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me la natura stessa dell’albero, e colle cau- la Gallura soprattutto, parte del Goceano e del tele, che sono particolarmente in uso». Nuorese, l’area tra Villanova Monteleone e Il prezzo pattuito fu di Lire nuove 5 per can- Putifigari, quella della piana di Abbasanta, tara di prodotto grezzo. parte del Sarrabus, e l’Iglesiente. Contrattempi, pretestuosi rinvii, e dubbi Della Gallura, i cui boschi erano stati poco comportamenti del Bianchi, comportarono alla volta e in gran parte privatizzati da nu- la rescissione del contratto e il sequestro del merosi proprietari, ben poco di attendibile è prodotto sugheroso già decorticato ed am- stato possibile ricostruire; di altre aree inve- montante a 325 cantara. ce si sono trovate tracce più o meno consi- La transazione proposta dal commerciante stenti che consentono di definire la situazio- per appianare le controversie insorte con gli ne dell’epoca. uffici governativi – ma innescate artatamen- L’allora provincia di Ozieri vantava una cer- te dal Bianchi, resosi forse conto d’aver in- ta ricchezza di selve producenti sughero, che trapreso un pessimo affare 13 – si risolsero poteva essere quantificata approssimativa- con la restituzione delle 6 mila lire del de- mente in n. 44.750 piante in produzione, nu- posito cauzionale ma col rigetto della richie- mero non certo ragguardevole in assoluto: se sta di un indennizzo, anche solo parziale, per raffrontato infatti alla densità media di una le spese sostenute per la decortica, ammon- sughereta normale, corrisponderebbe a una tanti a lire 20.000: superficie tra i 120 e i 160 ettari. «..lo stato attuale delle finanze del Regno In realtà la superficie sugherata era di gran non consentendo che si usino generosità lunga maggiore, ove si consideri che molti straordinarie ed oltre il bisogno. Per questo soggetti avevano dimensioni ragguardevoli motivo il Supremo Consiglio è stato di pare- e che la densità media non superava gli 8-12 re, che la progettata transazione possa accet- elementi per unità di superficie. tarsi e stipularsi puramente e semplicemente L’area a sughera della provincia era perciò senza verun rimborso di spese». verosimilmente computabile tra i 4.200 e 4.900 ettari. L’esistenza di una normativa specifica sulla La ripartizione tra i diversi Comuni dell’O- sughera consentì allo Stato, per la prima vol- zierese vedeva comunque Ardara e Tula pre- ta, di esercitare un controllo sulle decorti- cedere Buddusò, il cui territorio è oggi noto- che, sia attraverso le autorizzazioni che do- riamente ricco di sugherete. vevano accompagnare il prodotto nelle tran- sazioni commerciali, sia attraverso le licen- Il Quadro delle selve producenti sughere col ze occorrenti per l’esportazione del sughero. numero approssimativo degli alberi esistenti L’esperienza maturata col Bianchi indusse ad nei Comuni che compongono la Provincia di adottare clausole più garantiste verso i danni Ozieri, redatto l’8 giugno 1841 15 ci mostra che potevano essere prodotti durante le de- la seguente situazione: cortiche, ed a maggior prudenza verso gli ac- «OZIERI, selve di Su sassu mannu: la con- quirenti, come si rileva da una nota del Con- troindicata selva non contenendo che pochi servatore dei boschi a proposito di una richie- alberi di sughero frammisti interpolatamente sta di un certo Monlaro tendente ad ottenere alla quercia ed all’elce non è suscettibile di la concessione delle sugherete di Siurgus. 14 tagli regolari ed in grande; né si operarono in addietro se non dai pastori ivi stabiliti per Le aree sughericole più rilevanti erano, an- propri usi». che all’epoca, quelle che ancora oggi cono- «ALÀ, selve di Coiluna e Sanna lacana, con sciamo: 2.000 alberi. Si praticarono negli scorsi anni

134 dei tagli per coprire i tetti delle case del Co- d’elce mentre in annate di ghiande si soglio- mune, e le cappanne. Sebbene il Consiglio no ingrassare dei porci; come pure si sa d’es- non ne faccia cenno è positivo d’essersi an- sersi operati dei tagli di sughero locché fa cora praticati molti grandi tagli per specula- supporre vi si trovino di queste piante in zione: ma gli alberi nella maggior parte tro- qualche quantità». vansi vergini». «OSCHIRI. Attesta il Consiglio di non pos- «ARDARA, selve di Su saltu altu, Sa tola sedere delle selve producenti sughero». pizzinna, Furros e Tola, ossia la vidazzone «PATTADA, selve di Fustos alvos, Litos, Sa vecchia, ricche di 16.000 alberi. Ad eccezio- linna sicca, Su monte. Siccome gli alberi di ne del taglio che da 5 anni in quà si permi- sughero trovansi dispersi fra i contrassegna- sero di farvi gli ozieresi che vennero inibiti ti salti insieme alla quercia, ed all’elce il Co- dall’Autorità Giudiziaria, non se ne conobbe mune non seppe il numero indicare: asserì altro a memoria d’uomini». però non essersi mai praticati tagli». Gli alberi però possono dirsi tutti guasti in «TULA, selve di Sa sia, Sa de nistra, Su forza dei tagli delle frasche che smodata- frangone e Frida, Sa mela e S’adde de s’o- mente sempre si eseguirono. mine, con 9.500 alberi. Si praticarono dei ta- «BANTINE: questo Comune non possiede gli negli anni addietro, per speculazione, e delle selve; anzi è ristrettissimo di terreni per uso delle cappanne: ma si osservano an- per la coltivazione». cora molti alberi vergini». «BERCHIDDA, selve di Terra mala, Man- nale, Iuncaru(?) Impisuarane (?), Bados de L’Intendente provinciale di Ozieri precisò nel ruiga e Montaniles, ricche di 3.500 alberi. Si documento che Ozieri, Buddusò, Alà, Pattada praticarono costantemente dei tagli; e quan- e Tula, avevano segnalato le selve elencate tunque molti alberi vedansi vergini, il su- come appartenenti tutte ai rispettivi Comuni; ghero tuttavia si riconosce di poca entità». che comunali erano pure le prime quattro del «BUDDUSÒ, alberi 7.750. Il Comune non Comune di Berchidda, nonché quelle di Fur- diede la denominazione delle selve: gli albe- ros e Tola del Comune di Ardara. ri che possono dar sughero rilevano a 2.800, i vergini ma di poco conto a 2.200, i guasti a Altri documenti dell’Archivio di Stato di 2.750». Cagliari ci forniscono una situazione diversa «ITIREDDU: occorre la stessa osservazione da quella esposta dall’Intendente di Ozieri. che a Bantine». Si tratta delle denunce eseguite dai Sindaci «MONTI, selve di Badde de sa figu, Serra di alcune comunità dell’ozierese, conservate de ozzastru ed Aghilai, con 3.000 sughere. nel fondo Demanio feudi, fascicolo 157. Si osservano molte piante vergini, ma la Per Ozieri per esempio si denunciarono gran parte già sottoposte al taglio del sughe- 2.000 sughere e per Nughedu 8.000 16 men- ro». tre per Mores, in data 31.3.1840, il Comune «MORES, selve di Tola manna e Tola piz- denunciò l’esistenza di circa 5.000 piante di zinna, con 3.000 alberi. Non si sono mai pra- qualità scadente, in regione Sa Tola, appar- ticati dei tagli, e gli alberi vedonsi vergini a tenente ai comuni di Mores ed Ardara, pian- meno dei guasti apportati per l’abuso del- te tra l’altro sparse e mai utilizzate razional- l’assidamento come ad Ardara». mente ma solo decorticate sporadicamente «NUGHEDU. La Comunità dichiara non per impieghi propri dell’attività pastorale. possedere alcuna selva; ma ciò è in opposi- Il Comune di Alà dei Sardi, dichiarò testual- zione col fatto giacché devono in quella giu- mente, in data 6 aprile 1840, a firma del Sin- risdizione esistere degli alberi di quercia, e daco Francesco Matta:

135 Unitosi questo Sindaco e Consiglio Comuni- no per calcolo approssimativo numero cin- tativo nella forma, e luogo solito onde veni- quemila alberi di sovero. Nei territori dei re alla perquisizione della circolare non me- salti di giù volgo detto « Saltos de josso» no che degli articoli in essa contenuti...in lontano da questo popolato circa nove ore cui si richiedeva se o no in questi salti esi- ve ne possono essere 2000. Ne esistono di stessero alberi di sughero: si risponde che detti alberi in numero maggiore in varie tan- essendo in questo territorio buona qualità di che dei particolari. detti alberi, certamente avrebbero potuto 2 – Di detto numero di alberi ve ne possono dare delle corteccie sugherali, ma da ora essere ridotti a coltivazione numero duemila, quattro o cinque anni salvo errore furono gli altri poi sono coll’antica grosta, ed inabi- spogliati non meno che incendiati detti albe- li per questo, ed a causa della lontananza. ri, da fuoco non si sa da qual parte casual- 3 – Nel presente anno detti alberi non pos- mente sopraggiunto; motivo per cui per es- sono esser scorzati, e né devono scorzarsi sere in tal modo guasto questo genere di meno di cinque a sei anni, e se qualche po- piante, da dove questo bestiame maturo, e co se ne raccoglie è per necessità dei tetti minuto aveva particolare sussistenza, si ve- delle case, per essere stati scorticati negli de in attuale deperimento, per cui si certifi- anni passati, e la corteccia di qualità catti- ca, che a tenore della calendata...circolare va, come anche per essersene molti abbruc- non potrà questo Comune nei suoi territori ciati dai fuochi furtivamente appiccati. dare prodotto alcuno in questo genere di su- Che è quanto si è potuto osservare ad una- ghero per lo meno di circa otto, o dieci an- nimità di voti, e per comune decisione se ne ni, che è quanto possiamo attestare, e per leva il presente nella consueta forma. cui se ne leva il presente sottoscritto col se- gno della croce essendo illetterati. Quanto alla montagna Sa Sia, appartenente a E il Sindaco di Buddusò, Tottoi Sanciu, atte- privati di Tula, un documento proveniente stò: 17 da Oschiri e datato 9 aprile 1840, denunciò Unitosi e congregatosi il sottosegnato Consi- esservi tra le 80 e le 90.000 piante mai sot- glio Comunitativo di questa di Buddusò nella tosposte a regolare coltivazione e producen- presente casa d’abitazione dell’attuale Sin- ti sughero di buona qualità, salvo quelle non daco, per mancanza d’altro locale....coll’in- decorticate nel passato. tervento anche del sotto Luogotenente di giu- stizia ad oggetto di rispondere, mediante il Nella Montagna del Sassu le piante di su- presente atto consolare, ai tre distinti capi ghera erano stimate complessivamente in che si richiedono dall’autorità superiore e numero di 35.000, di cui 15.000 con sughe- che prescritti vengono nella circolare del 26 ro gentile di buona qualità e 20.000 non an- febbraio presente anno...tendenti essi capi, cora demaschiate. 18 ossieno articoli a distinguere le montagne os- La montagna era ripartita tra le comunità di sieno selve popolate d’alberi di sovero, fa- Nulvi, di Chiaramonti e di Perfugas, che di- cendone il numero per calcolo approssimati- sponevano rispettivamente di 4.000 sughere vo, indicandone la bontà o deteriorità. E do- (di cui 2.000 da demaschiare) la prima, di po essersi letta e volgarizzata detta circolare, 11.000 la seconda (di cui 3.000 non ancora il sotto notato consiglio osserva, e risponde demaschiate), e di 20.000 la terza (di cui so- nel modo seguente, ai tre distinti capi ed arti- lo 5.000 messe a coltura). colo assegnati ed espressati nella medesima. 1 – Nel presente Comune e territorio del me- Nella provincia di Nuoro, secondo una distin- desimo e nel luogo detto «Sa Matta» esisto- ta dell’Intendenza provinciale del 1840, esi-

136 Tab. 6 Numero di sughere esistenti nella provincia di Nuoro nell’anno 1840, suddiviso per Comune.

COMUNE O VILLAGGIO N. PIANTE DI SUGHERACOMUNE O VILLAGGIO N. PIANTE DI SUGHERA

Nuoro 10.000 Ollolai 150 Oliena 500 Ovodda 4.000 Lollove 1.000 Mamojada 1.000 Bitti Orgosolo 2.000 Garofai 50.000 Galtellì 2.000 Onanì Dorgali 500 Lula 3.000 Orosei 30 Orune 10.000 Onifai 50 Bono 1.000 Irgoli 200 Anela 30 Loculi 100 Bultei 2.000 Orani 8.500 Burgos 30 Oniferi 2.200 Botidda 500 Orotelli 2.200 Esporlatu 100 Ottana 1.000 Illorai 2.000 Saruli 500 Bolottana 40 Siniscola 250 Benetutti 400 Posada 60 Fonni 200 Lodè 140 Gavoi 1.000 Torpè 170 Olzai 100

stevano complessivamente circa n. 106.750 dualmente un cantaro di sughero ossia oltre piante di sughera, di cui solo un terzo poteva- 40 chili. 20 no essere considerate produttive (Tab. 6). In parte si trattava di piante sparse sulle su- Le rimanenti, a detta dell’Intendente, erano perfici destinate a seminativo, in parte costi- inutilizzabili a causa dei danni provocati da- tuenti invece delle sugherete, verosimilmen- gli incendi che frequentemente devastavano te miste. quelle aree (Tab. 6). 19 La distinta delle sughere venne fatta in oc- Per quanto concerne l’area sud occidentale casione d’un contratto, stipulato tra il vi- dell’isola, l’Iglesiente, nel solo viscontado sconte e l’imprenditore francese Daniel Do- di Flumini e Gessa, il numero delle piante di menech, che prevedeva la vendita del sughe- sughera ascendeva, nel 1837, a 208.378, di ro in pianta al prezzo di una lira per cantaro. cui circa il 30% risultavano già messe a col- L’offerta del Domenech del 30 giugno 1837 tura (Tab. n. 7). era stata di 2 franchi per quintale. L’imbarco del prodotto era previsto venisse Nelle selve Demaniali di Gessa esistono in effettuato in parte nel caricatore di Flumini, gran copia alberi di sughero il di cui nume- in parte a Cala Domestica, ed in parte a Fun- ro eccede d’un triplo quello di Putifigari as- tana de mari, piccoli attracchi della costa seriva il visconte, e doveva trattarsi di pian- sud occidentale dai quali le aree sughericole te di dimensioni discrete se, a dar credito a distavano da un minimo di 5 a un massimo quanto affermava, esse producevano indivi- di 13 ore di viaggio.

137 Tab. 7 Numerazione degli alberi di quercia esistenti nei ghiandiferi spettanti al Viscontado di Flumini ese- guita nel 1837. 21

TERRENI SEMINATI VACUI E MONTAGNE TOTALE

Alberi maggiori Alberi minoriAlberi maggiori Alberi minori

ColtiIncolti Incolti Colti Incolti Incolti

4.359 5.669 10.871 24.333 26.871 30.712 102.842 4.229 4.514 2.824 22.029 35.004 13.014 81.614 2.452 4.429 614 3.794 11.678 951 23.922

11.040 14.612 14.309 50.216 73.553 44.677 208.378

Il costo del trasporto fu all’epoca valutato in come ademprivio e che la neonata ammini- soldi 6 - 10 per cantaro di sughero, in fun- strazione forestale cercava di contrastare. 24 zione della distanza, cui doveva aggiungersi Fu d’obbligo perciò regolamentare ulterior- il costo di un soldo/cantara per carreggio mente il prelievo del sughero e disciplinare trainato (carriadorgiu). meglio l’utilizzo delle sugherete per evitare Nel periodo iniziale di sfruttamento della su- danni a questa nuova risorsa isolana che ghera come specie industriale si verificarono aveva trovato, nel frattempo, impieghi indu- diversi abusi, come quelli perpetrati da chi striali in diversi centri della Sardegna. approfittando della circostanza, prelevava oltre al sughero, la mammina, 22 lo strato im- Col varo della legge 4 giugno 1850 per la mediatamente sottostante al sughero, per de- conservazione della quercia-sughero nell’i- stinarlo alla produzione della rusca per la sola di Sardegna, e del relativo Regolamen- concia delle pelli, e determinava con questo to del 26.8.1850, la materia fu normata più 25 la morte della pianta; o da chi decorticava puntualmente. Si previde per esempio il divieto di «estrazio- gli alberi in qualunque stagione ed in qual- ne dell’intera corteccia (volgarmente Albur- siasi stadio di sviluppo, provocando ferite e no) delle quercie-sughero, e il loro atterra- guasti al tronco e pregiudicando l’integrità e mento..», senza uno speciale permesso da ri- la stessa vitalità dei soggetti interessati. lasciarsi dall’intendente generale delle divi- Fu soprattutto il prelievo della mammina od sioni amministrative, sentiti gli intendenti alburno, attraverso il quale veniva alimenta- provinciali e l’amministrazione forestale, pe- ta la richiesta dell’industria conciaria posta na un’ammenda da 5 a 20 lire per ogni pianta in crisi dal Pregone del 1841, a generare privata dell’intera corteccia o abbattuta, salvo preoccupazioni negli organi preposti alla tu- che si trattasse di piante non più produttive. tela e alla conservazione dei boschi di sughe- Fu inoltre prevista la martellazione delle ra: «L’abuso dell’estrazione dell’alburno piante da abbattere o da decorticare e l’isti- dalle piante di sughero non va cessando, ma tuzione di un registro apposito che gli agen- anzi prende maggiore consistenza», relazio- ti forestali erano tenuti a mantenere costan- nava nel novembre del 1846 il Conservatore temente aggiornato con le indicazioni delle dei boschi a proposito della provincia di località, del numero delle piante abbattute, Ozieri, 23 abuso che veniva mascherato tal- dei motivi che avevano determinato l’abbat- volta col pretesto del prelievo del sughero timento, degli estremi dei permessi ecc.

138 L’atterramento delle piante poteva essere au- Nella proprietà privata fu lasciata ampia li- torizzato sia quando erano ritenute pregiudi- bertà al proprietario di abbattere sughere di zievoli alla prosperità dei fondi destinati al- qualunque età e in qualunque numero quan- l’attività agricola, sia per diradare boschi a do ciò sia a lui utile, se pure previo permes- densità eccessiva, sia quando le sughere po- so dell’intendente provinciale. tevano pregiudicare la crescita di altre spe- cie arboree giudicate più utili, sia infine per Nel 1852, per il solo circondario ammini- apertura di strade forestali o di strisce para- strativo di Nuoro, la situazione, secondo il fuoco. Catasto, era la seguente (Tab. 8): 26

Tab. 8 Selve ghiandifere di sughera, pure o miste, esistenti nel circondario amministrativo di Nuoro, se- condo il catasto, anno 1852

COMUNE TERRENI PRIVATI HA TERRENI COMUNALI HA TERRENI DEMANIALI HA

Nuoro e Lollove 796,86 4.220 – Bitti 500 – 300 Garofai – 200 – Gavoi – – 439,57 Oniferi – – 680,40 Orani 173,75 630 –

Un interessante appunto sulla sughera, sul Nella provincia non vi erano all’epoca indu- prodotto sugheroso e sulla attività indotta in strie sugheriere ed il sughero veniva tutto Sardegna verso la fine del XIX secolo, si esportato allo stato grezzo, salvo una mode- evince da documenti d’archivio relativi a sta quantità lavorata a Siurgus, ove esisteva una richiesta di informazioni rivolta dal un’attività che faceva capo a un certo Boi Consolato di Spagna in Genova, alla Prefet- Raffaele, che disponeva di una macchina tura di Cagliari, in data 24 novembre 1880. manuale per la produzione di quadretti e li Risulta dalla risposta che, per quanto riguar- esportava verso l’estero. dava la provincia di Cagliari, la superficie a sughera ammontava ad ettari 2.826 e che la Secondo i dati statistici della Camera di produzione veniva stimata mediamente in Commercio e Artigianato di Cagliari 27 la circa 4.341 quintali annui, tutti esportati. produzione di sughero nei singoli circondari Il valore del prodotto era pari a £ 130.230 an- della provincia, negli anni dal 1865 al 1869, nue, corrispondenti a un prezzo di £ 0,30 / Kg. fu la seguente:

ANNO CAGLIARI ORISTANO LANUSEI IGLESIAS TOTALI CIRCONDARIO q.li q.li q.li q.li q.li 1865 _ 3.100 16 476 3.292 1866 2.500 1.020 3.880 410 7.810 1867 20 695 3.900 1.200 5.815 1868 425 15.320 900 1.200 17.845 1869 380 20.000 306 1.420 22.186

139 Sempre secondo la stessa fonte, nel quin- 1879-1883, si apprende infine che sull’insie- quennio 1874/78, la produzione globale per me dei terreni vincolati, che ammontavano l’intera provincia di Cagliari, fu: nel 1874 di all’epoca a poco più di 338.000 ettari, la q.li 3.418; nel 1875 di q.li 2.951; nel 1876 di produzione sughericola media annua in Sar- q.li 4.461; nel 1877 di q.li 4.488; nel 1878 di degna fu di qli 13.324, per un valore, calco- q.li 4.274 lato a prezzo di macchiatico, di £ 210.630, Da « Notizie intorno ai boschi e terreni sog- pari rispettivamente al 74,20 % ed al 78,28 getti al vincolo forestale per quinquennio % dei corrispondenti dati nazionali.

NOTE

1 ASC, Regio demanio, V. 14. Nota del Comune di 14 ASC, Int. Gen., Boschi e selve. V. 831. Castelsardo dell’8 settembre 1842. 15 ASC, Regio demanio, Boschi e selve, V. 14. 2 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 14. 16 ASC, R. Demanio, V. 157. Documento del 3 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, n. 164, V.14- 13.3.1840.

Nota informativa diretta all’Intendente generale n. 17 231 del 25 giugno 1844. ASC R. Demanio, V. 157. Documento datato 10 marzo 1840. 4 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1302. Nota del 18 18.1.1832. ASC, Regio Demanio, V. 14. Nota del 21.8.1842. 19 5 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 14. Infor- ASC, Regio demanio, Boschi e selve, V. 1- Estimo mativa del 25.6.1844, n. 231. ghiandiferi. 20 6 ASC, Atti governativi e amministrativi, n. 1304, V. ASC, Regio demanio feudi, Cartella 94- Nota del 18. feudatario diretta al Re, databile tra il dicembre 1838 e il gennaio 1839. 7 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1281 Nota del 21 22.8.1837. ASC, Regio demanio feudi, Cartella 94, fascicolo 7. 8 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1641. 22 Si tratta del fellogeno, lo strato meristematico de- stinato alla riproduzone della corteccia sugherosa e 9 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1281. Nota del libro. La sua asportazione provoca il dissecca- dell’8.2.1838. mento della pianta. 10 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1281. Nota del 23 ASC, Intendenza generale, V.831. Relazione mensi- 14.3.1838. le del 30.11.1846. 11 ASC. Regio Demanio, Boschi e selve, V. 14 Nota 24 ASC, Int. generale, V.831. Nota n. 1110 del 2.10.1846 del 29.12.1845. del brigadiere Nenco all’Intendente generale. 12 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 14. Nota 25 ASC, Atti del Governo n. 43. del 9.10.1841. 26 13 Intina L. “L’agricoltura nel circondario di Nuoro”, Un cantaro sardo, pari a Kg 40,65, di sughero di da L’Italia agricola, Milano, 1884. buona qualità, non si pagava, all’epoca, più di lire nuove 1,92, secondo quanto lo stesso Bianchi affermò 27 «Relazione sovra la statistica e l’andamento del nella proposta di transazione che precedette la rescis- commercio e dell’industria della provincia di Caglia- sione del contratto. ri» in BCC, Miscellanea sarda, H 53.4, H 55.7.

140 Capitolo XX • Il regolamento forestale del 1844

utti gli Stati che dopo il 1860 anda- coli – scelte tra quelle più probe, cui veniva Trono a costituire il Regno d’Italia si demandato l’ordine pubblico e la difesa dei erano dotati, in tempi diversi, di ordinamen- beni. Il Majore con i jurados de logu dove- ti per la disciplina e la tutela delle risorse bo- va ricercare, denunziare, arrestare e conse- schive, ordinamenti successivamente unifi- gnare i delinquenti: cati con la legge forestale del 20 giugno gli omicidi (cap. 6), i banditi (cap. 7), i gras- 1877. satori (cap. 13), i ladri (cap. 16) e i colpevo- In Sardegna troviamo nel Codice di Eleono- li di abigeato (cap. 38). ra d’Arborea del XIV secolo le più antiche Ad essi era demandato altresì il compito di tracce di norme che tendevano a garantire la individuare e perseguire gli incendiari (cap. sicurezza sociale e la tutela dei beni colletti- 45, 46, 48) ed i contravventori per caccia e vi ed individuali e, tra questi, le proprietà fo- pesca (cap. 85). restali. Nel periodo spagnolo venne mutuato in par- «Constituimus, et ordinamus, ch’in ciascuna te l’assetto precedente ed in ciascun feudo Villa si deppiat ponne a jurari pro Jurados ritroviamo il delegato feudale che veniva af- de Logu in sa Villa manna hominis deghi, in fiancato dai ministri di giustizia baronali – sa piccinna hominis chimbi, sos megius ho- spesso rappresentati dai capi cussorgiali o minis, ch’illoy hant a esser, a voluntadi des- dai pastori più accreditati nella zona – col 1 s’Officiali...» . compito di amministrare la giustizia e di esi- È questa la prima norma legislativa che isti- gere, oltre ai tributi feudali, le machizie, os- tuisce, di fatto in tutta la Sardegna, lo stru- sia le ammende per le contravvenzioni di di- mento attraverso il quale potevano essere vieti di pascolo in terreni in cui l’esercizio fatti osservare i disposti di legge miranti ap- era vietato o in terreni di altrui proprietà. punto alla tutela della proprietà ed alla sicu- Non dissimile fu l’organizzazione del primo rezza sociale: la costituzione, in ogni villag- periodo dell’epoca sabauda. gio, di un nucleo di persone – dieci nel vil- Ogni Comunità esercitava la sua giurisdizio- laggio più grande, e cinque in quelli più pic- ne per mezzo del suo Maggiore di giustizia,

141 del Luogotenente di questi, detto anche molte parti ben diradate o distrutte e non Cambio, e dei giurati. potevano non destare allarme. Per i problemi relativi alle campagne vi era La Real Giunta Patrimoniale, nell’affrontare un Maggiore di Prato e Vidazzoni per le aree nel 1837 l’argomento, individuò le diverse più prettamente agricole e per quelle conter- cause del degrado : mini al villaggio, e un Luogotenente di salto L’ignoranza nei contadini e pastori del va- ed i ministri saltuari per le aree boschive de- lore dei prodotti delle selve, l’avidità di un stinate più espressamente al pascolo del be- utile scarso che non si mette a calcolo col stiame rude. disavvantaggio dell’avvenire; vi era poi la In molti villaggi esistevano inoltre le Com- poca stima che si fa del legno per la sover- pagnie Barracellari, una sorta di guardie chia facilità di profittarne e per la libertà campestri volontarie la cui istituzione si fa dei pascoli per cui tutti consumano, nessu- risalire al periodo aragonese. no conserva o riproduce, la facilità rovino- Allo scopo di rendere più sicure le campa- sa di concedere il dritto di legnare a prez- gne e di garantire la sorveglianza dei beni e zo bassissimo, l’introduzione delle capre sopperire nel contempo alla carenza delle nei boschi, l’irregolarità dei tagli, il difet- forze di polizia governative, le Compagnie to di norme per lo sfrondamento, gli incen- furono successivamente regolamentate e re- di annui che consumano ed isterilizzano se obbligatorie nel 1799 (27 agosto). 2 immensi tratti delle nostre montagne o per A seguito della soppressione temporanea dei formare un novale o per agevolare la pro- Barracelli, la loro funzione fu esercitata dai duzione effimera di pochi fili d’erba. Al Cacciatori Reali di Sardegna, cui si affian- tutto si aggiungeva la mancanza di control- 3 carono, a datare dal 1821, la Compagnia dei li adeguati . Cacciatori Provinciali. La Giunta Patrimoniale, nello stigmatizzare Nessuna di queste istituzioni ebbe tuttavia queste cause e nel sottolineare che esse ave- mai lo specifico compito di provvedere alla vano già determinato la distruzione delle fo- tutela dei boschi in quanto tali, né quello di reste nella parte meridionale dell’isola, pa- sovrintendere alla loro conservazione, né ventava che la stessa sorte potesse essere ri- tantomeno quello di prevenire i guasti e di servata ai restanti boschi dell’isola: tuttodì reprimere gli abusi che in loro danno veni- minacciano di ugual sorte le vaste e fruttuo- vano commessi. se selve del capo settentrionale, dell’oriente Le alterazioni indotte sul manto forestale da e dell’occidente della Sardegna. secoli di abusi incontrollati, dall’incuria, dai Le vaste e fruttuose selve erano, come sap- ripetuti incendi, dal pascolo, dai narboni e piamo, anch’esse limitate e in condizioni dalla scarsa cura nei confronti della rinnova- tutt’altro che ottimali, come testimoniano le zione boschiva, avevano in parte com- accurate note dell’Angius. promesso lo stato dei soprassuoli e creato serie preoccupazioni negli organi di governo Col varo della legge del 19 dicembre 1835 dell’isola. sull’abolizione dei feudi e del Regolamento Le foreste, da quelle che in pessimo stato si del 1839, erano stati compiuti dei grossi pas- vedono sparse nel Monteferro e nel Mar- si in avanti, e lo Stato aveva avuto finalmen- ghine, a quelle devastate dagli incendi che si te la possibilità di incidere con maggiore ef- sparsero, per imprudenza e per malignità, ficacia nella regolamentazione dei prelievi da quelle che erano in altro tempo molto boschivi. Occorrevano ora gli strumenti op- dense e popolate di alberi annosissimi sono, portuni e la necessaria autorevolezza per intorno alla prima metà del XIX secolo, in perseguire gli abusi.

142 Preceduto da circolari che cercavano di dare risposte ai più salienti problemi in materia forestale, da diversi progetti di legge, da se- gnalazioni periodiche sull’opportunità di re- golamentare organicamente l’utilizzazione delle superfici boscate, e da allarmi sempre più frequenti sulla degradazione dilagante del manto forestale dell’isola, nonché dai chiari segni anticipatori desumibili dalle Re- gie Patenti del 24.8.1841, che approvavano il Regolamento per l’amministrazione dei terreni demaniali in Sardegna, 4 e dalle nor- me dettate sull’estrazione della rusca nel di- cembre del 1841, fu finalmente varato il Re- golamento pel governo de’ boschi nel Regno di Sardegna, che dal 1° gennaio 1845 avreb- be dovuto porre ordine nel settore forestale dell’isola. Fustaia mista di leccio e roverella nel Goceano. I bo- schi di quell’area furono ripetutamente utilizzati nel Il problema posto dal corretto utilizzo della secolo scorso per produrre legname da opera, traver- risorsa, le cui deplorevoli condizioni dovute sine ferroviarie e legna da ardere. a secoli di incuria e di malgoverno avevano destato seri allarmi nei più attenti funzionari sabaudi, non poteva, d’altra parte, essere ul- un unico testo di legge che desse certezza e teriormente ignorato. continuità alla disciplina. Quelli che erano stati gli ostacoli maggiori a un riordino della materia, e cioè le conces- Per gli stati di terraferma il governo sabaudo sioni in feudo di vastissimi terreni boscati, e aveva provveduto fin dal 1822 ad approvare quindi, per certi versi, l’obbligo di rispettar- un regolamento 5 che dettava norme puntua- ne i dettati principali degli atti di infeuda- li e severe per impedire gli abusi, per disci- zione, erano stati rimossi dalla legge del plinare i tagli, per evitare i danni da pascolo 1835 e dal Regolamento del 1839. e da incendio ecc., e che creava nel contem- Con quest’ultimo, le selve e i boschi erano po una complessa organizzazione per l’am- stati avocati a sè dallo Stato. ministrazione dei boschi; successivamente Non potevano perciò esserci ulteriori remo- aveva inoltre aggiornato la disciplina con le re al varo del tanto atteso regolamento. Regie Lettere Patenti del primo dicembre D’altra parte non rispondeva in modo orga- 1833. 6 nico alle esigenze di utilizzare in modo ra- zionale la risorsa forestale, questa o quella Ma la realtà sarda non aveva consentito di circolare dell’Intendenza generale del Re- estendere all’isola una normativa che gno, che tentava di disciplinare ora un aspet- avrebbe trovato all’epoca seri ostacoli, sia to ora l’altro della materia. da parte dei feudatari sia da parte del mon- Non era più il caso che ogni tentativo di met- do rurale. tere ordine fosse «..previo suoni di tamburo Solo dopo completate le operazioni concer- ed in sardo idioma, a voce alta, pubblicato e nenti il riscatto dei feudi e l’assegnazione fatto conoscere ai villici...» ; occorreva inve- delle terre ai Comuni ed ai privati, fu possi- ce regolare una volta per tutte la materia in bile quindi varare il Regolamento forestale

143 per il Regno di Sardegna, che tenne comun- guenze nel momento in cui lo Stato, a parti- que conto della peculiare realtà sarda. re dagli anni Cinquanta, cominciò ad aliena- L’atto istituì un’amministrazione forestale re grandi complessi forestali, che poterono organica ed articolata, in sostituzione del- così essere non solo abbattuti interamente, l’ufficio per l’amministrazione delle minie- ma anche, in parte, essere trasformati in al- re, dei boschi e selve, creato da Carlo Felice tre qualità di coltura senza limitazione di al- nel 1802, la cui funzione si era manifestata cun genere. puramente nominale, almeno per ciò che Il fatto fu voluto, in analogia a quanto i go- concerneva la salvaguardia delle superfici verni liberali dell’epoca avevano ottenuto forestali, privo com’era di strumenti operati- per gli stati di terraferma col Regolamento vi e di reale efficacia. del 1833, che aveva stravolto le preesistenti Della neonata amministrazione facevano limitative norme emanate da Carlo Felice parte l’Intendente generale, in qualità di Ca- nel 1822. po e garante dell’applicazione corretta delle Queste ultime infatti avevano restrittiva- leggi, e gli Intendenti provinciali, che nel- mente posto sotto la vigilanza della pubblica l’ambito della loro giurisdizione dovevano amministrazione tutti i boschi, cedui e fu- assicurare la vigilanza sulla corretta applica- staie, a chiunque appartenessero, e avevano zione delle norme e sul servizio degli agenti dettato vincolanti prescrizioni per il loro uti- forestali dell’Amministrazione. lizzo. Un servizio attivo, diretto da un Conser-va- tore dei boschi, residente a Sassari, e com- Il Regolamento forestale sardo si compone- posto da Brigadieri di I, II, e III classe, da va di 139 articoli suddivisi in 7 titoli: Guardaboschi e da Campari, completava titolo I: Del governo dei boschi, che per de- l’organigramma dell’amministrazione fore- finizione «..s’intendono quei terreni che so- stale che era posta alle dipendenze della Re- no popolati d’alberi, e d’arbusti selvatici». gia Segreteria di Stato per gli affari di Sar- titolo II: Dell’Amministrazione dei boschi; degna. titolo III: Della conservazione dei boschi de- Ebbe il merito di porre sotto tutela i boschi maniali, dei Comuni ed altri corpi ammini- demaniali, quelli comunali e quelli dei Cor- strati; pi amministrati, ed il pericoloso limite di titolo IV: Proibizioni diverse; non aver regolamentato l’uso nei boschi di titolo V: Boschi di proprietà privata; proprietà privata: «I proprietari privati usano titolo VI: Del modo di procedere nelle con- liberamente del diritto di proprietà nei loro travvenzioni; boschi», recitava infatti l’art. 65. titolo VII: Disposizioni diverse. Per la sorveglianza di questi, i privati pro- Le norme di tutela si estendevano anche alle prietari e gli affittuari potevano nominarsi piante sparse di Sughera, Leccio, Roverella, delle guardie particolari, e su questi, comun- Olivastro e simili, esistenti nei salti dema- que, si estendeva la vigilanza degli agenti niali e comunali, oltre che alle macchie di dell’amministrazione, allo scopo di difen- lentisco, corbezzolo e simili. derli dai furti di legna, dal pascolo e dal ta- Alcune prescrizioni ricalcavano aspetti già glio di piante effettuati senza autorizzazione presi in considerazione nel passato, altre era- del proprietario, fatto salvo in ogni caso l’e- no di assoluta novità. sercizio dell’eventuale diritto d’ademprivio. Tra le prime, il divieto di dissodare i terreni L’aver omesso una qualche disciplina e un boscati soggetti a tutela, e di praticare nar- qualche limite sulle utilizzazioni dei boschi boni od orzaline, salvo autorizzazioni speci- di proprietà privata determinò serie conse- ficatamente disciplinate; il divieto di accen-

144 sione di fuochi in vicinanza di piante o di strettamente necessaria per la formazione aree boscate tale da rischiare il danneggia- d’attrezzi di campagna, ad uso dei ricorren- mento o l’incendio. ti, e per la fabbrica e riparazione delle case, Tra le seconde, innanzi tutto la regolamenta- o altri edifizi di loro proprietà, circostanza zione dei diritti d’uso esercitati dalle popo- che andava dichiarata dall’utente e confer- lazioni, affinché l’ademprivio «.. non possa mata da due testimoni, sottoscritta dai me- convertirsi in abuso, e coloro che li hanno, desimi, o croce segnata, nel caso che siano possano praticarli, secondo le regole d’una illetterati, dinanzi al giudice di mandamento prudente economia...»; e poi il divieto asso- (art. 32). luto, e per qualsiasi finalità, di distruggere Grossi dissensi sollevò la norma dell’artico- col fuoco la vegetazione forestale, e la so- lo 31 che vietava la vendita o la cessione del spensione per un anno del diritto di pascolo legname e degli altri prodotti dei boschi con- «..quando non si giunga a conoscere il col- cessi a titolo di ademprivio. pevole, ed abbiasi motivo di credere che il Né, d’altra parte, potevano essere ulterior- delitto sia stato commesso da coloro che mente tollerati gli abusi di chi, sotto il prete- hanno il diritto degli ademplivii, onde pro- sto di esercitare il diritto di legnatico, abbat- cacciare un pascolo più abbondante ai loro teva considerevoli quantità di legna e la de- bestiami...». stinava al commercio, o come tale, o previa E di certo questo articolo fu applicato, come carbonizzazione. si evince dalla nota del Comune di Seulo del Il fenomeno, diffuso in tutta l’isola, era par- 22.10.1849 7 nella quale si lamentava che ticolarmente acuto in Gallura, nel circonda- l’Intendente provinciale avesse disposto, su rio di Terranova (Olbia), dal cui porto si cal- richiesta del Conservatore e dietro «...false colò venissero esportati annualmente circa informative avute dagli agenti forestali suoi 10.000 quintali di legna. subalterni...», la sospensione per un anno del Nelle aree boscate furono sottoposte ad au- diritto di «...poter seminare, pascolare, né le- torizzazione l’apertura di cave, l’estrazione gnare, ad una estensione di terreno di are di ghiaia, radici e terra, la costruzione di edi- 800, posto nel territorio di Sadali, nella re- fici di qualunque tipo, e fu vietato il passag- gione appellata Narboni Ogniga..» ove il gio con carri, traini o bestie da soma, al di Comune di Seulo vantava diritti di adempri- fuori delle strade e dei sentieri esistenti, ed vio, a seguito di un incendio che aveva, a anche in questi, qualora fosse esistito uno detta del Comune, danneggiato solo alcune specifico divieto. piante. I decreti degli Intendenti provinciali regolaro- La regolamentazione dei diritti d’uso nei bo- no tutti i diritti d’uso: dal taglio delle piante schi, era demandata agli Intendenti provin- d’alto fusto, 8 a quello degli arbusti, all’aspor- ciali che dovevano provvedervi con proprio tazione di rami, alla raccolta di ghiande, alla decreto, tenendo conto dei luoghi ove veni- decortica delle piante, al pascolo ecc. e previ- vano esercitati, del numero degli utenti e dero luoghi, tempi e modi in cui gli adempri- delle loro necessità e, nei boschi privati, del- vi delle popolazioni potevano di anno in anno la considerazione che il loro esercizio non essere esercitati. doveva essere talmente esteso da «..ridurre Per poter disciplinare gli ademprivi, l’art. 25 ad un vano titolo il diritto di proprietà». del regolamento forestale prevedeva che en- Particolarmente onerosa fu resa l’autorizza- tro sei mesi dalla pubblicazione della legge, i zione per il taglio di piante d’alto fusto da Consigli comunali presentassero agli Inten- parte di utenti di ademprivio: essa poteva es- denti la documentazione attestante la presen- sere accordata per la quantità riconosciuta za e la consistenza di boschi assoggettati a di-

145 ritti d’uso, la natura dei diritti, il numero de- lunque sorta, salvo nelle alternative segate gli utenti, l’estensione dei loro bisogni, e i per vidazzoni e prati; nel salto demaniale luoghi ove si intendeva praticarli. poi o ghiandifero era libero solamente pa- Ben pochi Comuni ottemperarono tempesti- scolare a cavalli, 10 e giumenti per tutto l’an- vamente; tuttavia gli Intendenti provinciali, no, ai porci si permetteva il pascolo nello piuttosto che provvedere d’ufficio, solleci- stesso demaniale dal primo settembre fino tarono le diverse comunità inottemperanti all’apertura delle stoppie della vidazzone, ad indicare i diversi diritti d’uso esistenti in ed al restante bestiame, detto di sevo, come favore della popolazione, i territori interes- vacche, pecore, e capre....» era consentito sati e se fossero o meno esercitati a titolo solamente dal 25 dicembre al 1° settembre gratuito. «...tenendovi questi vassalli all’uopo man- dre porcili, cussorgie, capanne, narboni, or- Dalle risposte date da alcuni Comuni, si pos- zaline e carbonaie a seconda dei bisogni dei sono evincere l’insieme degli ademprivi che comunisti....». le comunità esercitavano sui boschi – pres- «Tali sono gli usi o ademprivi che questo soché tutti analoghi –, e da qualcuna, anche Comune godea fin qui nei suddetti siti di sal- i limiti territoriali sui quali gravavano. to demaniale e comunale, e tali il Paese per Quello di Illorai fu molto puntuale nell’ottem- mezzo dei sottoscritti congregati li chiede, perare al dettato di legge e nell’indicare meti- ed implora confermati non già convertendo- colosamente sia le superfici gravate dagli usi li in abuso, ma godendone con prudente eco- civici, che ricomprendevano quelle comunali e nomia sì nel taglio della legna, che nei pa- 9 11 quelle demaniali, sia la loro natura «...usare scoli...» . delle legne verdi così come seche per nutri- mento del fuoco, alla costruzione di travi, tra- Anche il Comune di Uri 12 fu sollecito nel- vicelli, tavole, doghe, attrezzi d’agricoltura, l’ottemperare all’ obbligo di legge e in data machine d’edifizi, ed altre opere inservienti al- 10 gennaio 1845 denunciò gli usi in favore lo sviluppo delle arti; potendo senza licenza al- della comunità, tutti « ..senza speciale paga- cuna togliere delle foglie verdi siano o secche, mento..», a detta del sindaco: erba, erica, pietre, sabbia, ghiaia, radici, terra, pascolo dei soli porci rudi dal 1° ottobre al ed anche piote, e di tutte le specie di frutti, e se- 25 dicembre, con diritto di mantenere anche menti in tutta l’estensione territoriale, a neces- i porci mannali al pascolo per tutto l’anno; sità dei bisogni, massime della ghianda per diritto di prelievo di legna per attrezzi da la- porci estranei e naturali di cumone così detti, o voro e per travi e travicelli occorrenti per la mannali, e del pero selvatico; estraendo delle costruzione di case e capanne. corteccie massime del sughero senza pregiudi- Tali diritti venivano esercitati ab antiquo nei care o inferir danno agli alberi, tagliando boschi del feudatario, all’epoca appartenenti eziandio delle frondi d’alberi d’ogni sorta per al regio demanio, boschi di cui qui di segui- alimento delle diverse specie di bestiame mas- to si danno le caratteristiche (Tab. 9). sime nel rigore della stagione invernale». In comune di Sedini 13 i diritti erano più va- «Della legna per uso di fuoco per le case, sti: «... legnare, carbonare, pascolare il be- per fornaci, e carbone usavano questi popo- stiame domito e rude, tagliare legno inser- lani per mezzo di carrate, traini, carichi a viente all’agricoltura, esclusa qualunque al- cavallo». tra Comunità...», e si esercitavano nei se- «Nel salto comunale potea liberamente per guenti boschi tutti demaniali, escluso uno tutto l’anno pascolarvi il bestiame di qua- (Tab. 10).

146 Tab. 9 Superfici boscate in Comune di Uri (SS), anno 1845

BOSCO DENOMINAZIONE SUPERFICIE HA N. PIANTE TOTALE N. PIANTE PER HA

Tororia 16 200 12,5 Cadalvere 20 500 25 Sa teula 31,2 300 9,5 Su monte de s’attentu 12 55 4,6 Sos bandidos 7,2 75 10,4 Sa roca ruja 9,2 70 7,6 Porzione de littu de Cuga 4 70 17,5 (in contestazione con Ittiri)

Tab. 10 Superfici boscate in Comune di Sedini (SS), anno 1845

BOSCO DENOMINAZIONE SUPERFICIE HA N. PIANTE TOTALE N. PIANTE PER HA

Santu lorenzu 35 30 0,8 Vilghetu 24 500 20,8 Maniamache (?) 151 600 4 Saraghinu 70 200 2,8 Piralva e Petra cussorgia 140 170 1,2 (terreni comunali)

Ma, precisava il sindaco di Sedini: mentre i pochi alberi che vi esistono sono «In tutte queste terre non bastano gli adem- nella massima parte sperperati, ed in somma privi del Comune, perché per legnare, car- distanza tra di loro...». bonizzare e pascolare il bestiame domito e rude, si pagava un diritto alla città di Castel- Tra gli altri diritti di ademprivio che i Co- sardo, e si esercitavano tali ademprivi nel muni di Urzulei e Baunei dichiararono e che prato comunale di Bulzi, nel salto di Nulvi, richiesero di conservare, senza pagamento, ed anche nei boschi di Chinna attenenti ad vi furono quelli relativi al prelievo di legna Osilo». per fare «...cucchiai di legno grandi e picco- Dai prospetti relativi ai Comuni di Uri e Se- li, cannai, trulle, telai per tessere e special- dini è facile cogliere lo stato di alcune selve mente le sue relative parti, cioè le casse e il ghiandifere dell’epoca, talmente rade da po- pettine, il liccio, il sobbio e le calcole, onde tersi classificare come pascoli arborati piut- venderle agli altri Paesi della Provincia..»15. tosto che formazioni boschive propriamente dette. Dal tenore di altre risposte ai solleciti degli In situazione migliore, ma non più di tanto, Intendenti provinciali, in merito alla sussi- era il Comune di Ittiri, che nella nota del 7 stenza di aree demaniali emergono invece le gennaio 1845 14 evidenziava la seguente si- posizioni contestative di alcune comunità tuazione (Tab. 11). nei confronti del titolo di proprietà vantato dallo Stato su determinati territori. È il caso Ed il Sindaco lamentava che «...non possono delle deliberazioni assunte da alcuni Comu- questi chiamarsi boschi che impropriamente ni della Gallura a seguito della circolare del-

147 Tab. 11 Superfici boscate in Comune di Ittiri (SS), anno 1845.

BOSCO DENOMINAZIONE SUPERFICIE HA N. PIANTE TOTALE N. PIANTE PER HA

Littu de figu 7,1 solo lentisco Littu de Cuga 9,9 50 5,5 Pala cariasa 11,2 400 35,7 Monte unturzu 3,5 200 57,1 Su sueredu mannu 62 100 1,6 Sas palas 5,6 150 26,7 Su cannisone 5,6 150 26,7 Predda manna 5,6 200 35,7 Corona niedda e M. longos 2,8 100 35,7 Pittigheddu 1,5 60 40 l’Intendente provinciale del 13 maggio nunciarono a favore delle popolazioni anche 1842, tutte di tenore pressoché analogo, in in contrasto con le norme dettate dal Regola- cui si asserisce non esservi nei rispettivi ter- mento. Così che il Comune di Sicci ottenne ritori alcuna proprietà demaniale.16 : ...noi di potcr assidare nel ghiandifero di S. Míali siamo del tutto all’oscuro di questi feudi de- per far fronte alle necessità alimentari dei maniali... (così il Comune di Olbia nella buoi da lavoro, 17 e i Comuni della Provincia propria deliberazione). di Oristano, compreso quello di Norghiddo (Norbello), di recidere alcune fronde di quer- Di norma gli Intendenti provinciali ebbero cia nella montagna di Abbasanta, per il trien- cura di seguire le indicazioni fornite dai Con- nio 1847-1849. sigli comunali circa gli utilizzi consuetudina- ri delle popolazioni e si limitarono a regola- Il Regolamento forestale del 1844 rappre- mentarli, così come era stato prescritto, per sentò comunque una vera rivoluzione, uno evitare gli abusi. In qualche circostanza ten- sconvolgimento radicale di consuetudini an- nero conto di particolari difficoltà e si pro- corate nel tempo o per diritto antico o per abusi consolidati e tollerati.

Non può dirsi che non fosse ispirato da sani e illuminati propositi. Di certo però non ten- ne sufficientemente in considerazione le resi- stenze delle comunità e dei singoli, che, dal- l’affrancamento dal regime feudale, si atten- devano evidentemente maggiore liberalità e vantaggi, piuttosto che restrizioni, controlli e divieti.

Controlli e divieti che interessavano ormai la maggior parte delle superfici forestali presenti sul territorio isolano e che assom- Alcune selve ghiandifere del passato erano assimila- bili a pascoli arborati piuttosto che a veri e propri bo- mavano in quell’epoca, tra boscati e incol- schi. ti, e tra demaniali e comunali, a poco me-

148 no di 700.000 ettari, come si evince dalla I boschi di Bonorva, Nughedu, Bono, Bolo- Tab. 16. tana, Silanus e Bortigali, formanti una sola foresta sotto la denominazione di Boschi Il Regolamento previde tassativamente che del Marghine e del Goceano, vennero sud- la vendita del taglio dei boschi demaniali e divisi in tre distretti, con due guardaboschi comunali, salvo che il prezzo di stima non ciascuno; i boschi di S. Antonio di Maco- fosse inferiore a lire cinquecento (art. 53), mer, Sette Quercos di Sindia, e quelli di S. avvenisse a pubblici incanti (art. 41), e previ- Leonardo e Scano, furono ripartiti in tre di- de che i contratti di vendita fossero approva- stretti con un guardaboschi ciascuno; dai tre ti dal Re su proposta del Primo Segretario di distretti di Gadoni, Laconi e Villanovatulo Stato per gli affari di Sardegna (art. 44). dipendevano i boschi demaniali detti del Le piante da abbattere dovevano essere mar- Sarcidano; da quello di Villanova Strisaili i chiate con appositi martelli forestali. formati boschi di quel comune e di Montenovo. a Scudo ovale, con cordone all’orlo di cin- Completavano l’organico degli agenti fore- quanta millimetri di altezza, e quarantadue stali i Campari, nominati dagli Intendentí millimetri di larghezza, portanti nel campo delle singole province ed affiancati ai guar- la lettera S di quindici millimetrí di altezza, daboschi. con sovra la Corona Reale. (art. 55). Il numero dei campari variava in funzione della vastità del territorio boscato, ed il loro Ai fini operativi l’isola venne ripartita dal stipendio era posto in parte a carico dei sin- Primo Segretario di Stato per gli affari di goli Comuni in proporzione della proprietà Sardegna, a norma dell’art. 10 del Regola- forestale da ciascuno posseduta. mento, in 9 dipartimenti, ai quali inizialmen- te furono assegnati i sottoelencati Brigadieri Con Regio Brevetto di Carlo Alberto dell’8 forestali 18: ottobre 184419 venne poi approvato il Rego- lamento contenente norme di disciplina per 1. dipartimento di Macomer: cav. Messea gli agenti forestali, comprendente, tra l’altro, Alessandro; l’obbligo di vestire l’uniforme durante il ser- 2. dipartimento di Sassari: Sig. Penco Carlo; vizio (art. 28) e il divieto di esercitare altri 3. dipartimento di Cagliari: Sig. Andrina impieghi, di commerciare in legnami e di Giuseppe; avere interessi in attività «..per cui lavori sia- 4. dipartimento di Mandas: Sig. Bertolotti vi bisogno di combustibili di legne..» (art. Giuseppe; 27). L’art. 29 stabiliva invece la foggia del- 5. dipartimento di Lanusei: Sig. Garello l’uniforme per le diverse figure: Franco; 6. dipartimento di Nuoro: Sig. Diana Dome- Del Conservatore: nico; «Tunica di panno turchino con goletta e pa- 7. dipartimento di Tempio: Spanu Giganti ramani di panno scarlatto, con ricami in oro Antonio; eguali a quelli degli attuali Ispettori ai bo- 8. dipartimento di Ozieri : nessuna assegna- schi di Terraferma. La tunica sarà chiusa sul zione; petto da due fila di nove bottoni dorati col- 9. dipartimento di Iglesias: nessuna assegna- l’impronto dell’Aquila di Savoia, con negli zione. artigli il martello a guisa d’accetta, ed un ra- mo di quercia.-Pantaloni di panno turchino Furono individuati anche 10 distretti retti da con doppia banda di panno scarlatto, con 13 guardaboschi demaniali : stivali - spada verticale, con elsa dorata,

149 guarnizione in madre perla, e cintura di co- tese contornato di un gallone di seta nero, rame nero sopra la Tunica - Cappello a tre con coccarda turchina, nappette e cappio a cordoncini in oro.- Beretta di panno turchi- no fregiata della Regia Cifra con fascia di panno scarlatto, pendente da un lato, con fiocco di seta turchina. Cappotto di panno scuro, con cappuccio secondo il costume sardo».

Pei Brigadieri di 1ª, 2ª ,3ª classe: «Tunica di panno turchino con goletta e pa- ramani di panno scarlatto, con ricamo in oro alla foggia di un alamaro della lunghezza di 12 centimetri eguale a quella degli Ispettori di 3ª classe di terraferma pei soli Brigadieri di 1ª classe Con due alamari in gallone mes- so in oro pure lunghi 12 centimetri pei Bri- gadieri di 2ª classe- E con un solo alamaro in gallone, come sopra pei Brigadieri di 3ª clas- L’emblema dell’Amministrazione forestale del Regno se - La Tunica sarà chiusa sul petto da due fi- di Sardegna costituita nel 1845 per contenere e porre rimedio ai guasti e agli abusi che venivano perpetrati la di nove bottoni cadauna, eguali a quelli in danno dei boschi. del Conservatore, ma di semplice metallo, e L’organizzazione preposta alla sorveglianza era co- stituita da un Conservatore dei boschi, da brigadieri non dorati.- Pantaloni di panno turchino, a forestali di 1, 2° e 3° classe e da guardaboschi. doppia banda, di panno scarlatto con stivali.-

150 Piccolo squadrone con cintura di corame ne- infatti soprattutto dall’impossibilità o dalla ro sopra la tunica. Carabina corta e pistole - scarsa possibilità di far rispettare ogni nor- Cappello, Beretta, e Cappotto come il Con- ma di corretto utilizzo del bene, affidato ai servatore, senza le nappette al cappello, e controlli sporadici, e spesso sospetti, dei mi- con il cappio di semplice metallo». nistri saltuari e dei censori locali.20 I preposti alla sorveglianza dei beni foresta- Pei Guardaboschi: li avevano mirato, fino a quel momento, a «Tunica di panno turchino, con goletta e pa- disciplinare soprattutto il pascolo e ad esi- ramani di panno scarlatto. La Tunica sarà gere i relativi tributi, piuttosto che a tutela- chiusa sul petto da due fila di nove bottoni di re la conservazione della risorsa. In passato semplice metallo aventi in mezzo la leggen- il loro numero, talvolta anche esorbitante, da (BOSCHI) - Pantaloni di panno turchino era stato determinato non tanto dalla neces- a doppia banda di panno scarlatto, con stiva- sità di evitare danneggiamenti alla copertu- li - Beretta di panno turchino con fascia di ra boschiva, quanto dall’opportunità di au- panno scarlatto fregiata delle Regie Armi mentare le entrate feudali attraverso le ma- pendente da un lato, e con un fiocco di lana chizie.21 La loro condotta, in più circostanze turchina, e Sakò (quipic) di feltro nero, sul arbitraria e vessatoria, era stata oggetto di modello di quello dei Cavalleggeri - Cintura proteste e di lamentele. Valga per tutte di corame nero con piccola fiaschetta scor- quanto ebbe a scrivere il Procuratore della rente in giro sulla medesima. Sciabola, Ca- Comunità di Samugheo all’Intendente ge- rabina e Pistole». nerale 23 : «..è divenuta ormai insoffribile e scandalosa la petulanza degli agenti del Pei Campari Comunali, e Guardaboschi Conte di S. Martino e dei ministri di giusti- particolari: zia di quel mandamento. Uniti questi in «Si adopereranno inoltre al braccio sinistro stretta lega perché ugualmente interessati una Ciarpa di panno scarlatto su cui effigie- nell’abusiva esazione dei deghini e sbarbag- rassi lo Stemma, la Cifra, od il nome del Co- gi del bestiame hanno osato anche quest’an- mune, o del Possidente da cui sono stipen- no di praticare la solita vessazione coi pa- diati». stori e proprietari di bestiame...».

L’Art. 30 stabiliva inoltre che «Gli Agenti E i feudatari facevano veramente conto sulle forestali potranno far uso in campagna an- entrate rappresentate dalle machizie, tanto che che delle Ghette (uose) sopra i pantaloni, tutti le annoverarono tra i redditi da porre a ba- lunghe fin sul ginocchio, secondo il costume se del calcolo per il riscatto dei feudi e da su- sardo coi bottoni per essi rispettivamente scitare le loro proteste quando ciò venne in stabiliti e discosti uno dall’altro sei centime- qualche caso contestato. Scriveva in proposito tri almeno». il Visconte Asquer, lamentando appunto l’e- sclusione delle machizie dal calcolo delle ren- La creazione di una struttura preposta ai dite del viscontado di Flumini e Gessa controlli specifici del patrimonio silvicolo «..l’ammontare delle penali e machizie per le pubblico dava consistenza alle norme previ- quali nulla si è calcolato dalla Regia Delega- ste nel regolamento e nei decreti attuativi zione... è notorio che è vastissima l’estensione degli Intendenti provinciali. dei terreni e delle montagne di quel feudo il L’efficacia delle Prammatiche e dei Pregoni, quale limitrofo a popolazioni mancanti di bo- dei Regolamenti e delle Circolari fino ad al- schi da legnare, e di terreni da pascolo, è quin- lora emanati in materia, era stata vanificata di ovvio che le contravvenzioni alla legge, e

151 introduzioni per legnare e per pascolo, da per- siglio Comunitativo raddoppiate le classi, sone d’altro feudo, ed in conseguenza vistosa coll’intervento della Giunta Locale e Mag- la somma delle penali, e machizie...» 24. giore di Giustizia nel luogo solito, onde ri- spondere alla circolare dell’Ill.mo Sig. In- Col Regolamento del 1844, almeno inizial- tendente Provinciale ...riguardante il servi- mente, l’organico del personale preposto al- zio di Boschi e Selve...... » che si espresse fa- la vigilanza dell’intero territorio regionale, vorevolmente28, come favorevolmente si fu di soli 7 brigadieri forestali e 13 guarda- espresse quello di Sporlatu in data 18 gen- boschi (portati a 15 nel corso del 1846); a naio 1845, pur precisando che non si erano questi dovevano affiancarsi un certo numero trovate persone disponibíli ad assumere l’in- di campari, il cui reclutamento trovò notevo- carico, a causa soprattutto del rischi cui do- li difficoltà e resistenze da parte dei Comuni vevavno esporsi. tenuti, per legge, a concorrere, come già det- to in precedenza, alle relative spese, in ra- Per il reclutamento dei campari vi furono in gione dell’estensione delle superfici comu- definitiva non poche difficoltà, per una ra- nali boscate. gione o per l’altra. Diversi Consigli comunitativi infatti, o rifiu- tarono l’invito a procedere alla designazione Nel 1846 pertanto, i dipartimenti di Nuoro, di queste figure – come fu il caso dei Comu- Ozieri ed Oristano, mancavano ancora di ni della provincia di Tempio – o, adducendo campari, mentre nella provincia di Cagliari, la scarsa consistenza di soprassuoli comuna- nel 1845, vi erano solo 48 figure di questo ti- li boscati nel loro territorio, cercarono di di- po, al cui stipendio, compreso tra le 250 e le minuirne il numero per ridurre gli oneri. 260 lire annue, contribuivano in misura pres- «...non possono questi chiamarsi boschi che so che uguale lo Stato, la provincia di Ca- impropriamente mentre i pochi alberi che vi gliari, e il gruppo di Comuni dei singoli man- esistono sono nella massima parte sperpera- damenti ove esistevano boschi (Tab. 12). ti, ed in somma distanza tra di loro...» di- chiarava il Comune di Ittiri nel 1845 25. Nel distretto di Bonorva, nel 1846, esisteva- Ed il Consiglio Comunitativo di Lotzorai 26 no invece ben cinque campari, gli stessi che nella seduta del 13 marzo 1848: «..trovando- col guardaboschi Giuseppe Gaetta, elevaro- si questo paese affatto privo di selve ad ec- no contravvenzioni a carico di Battista Fal- cezione di esistervi cisto vulgo detto murde- chi e Michelangelo Biosa Dore, perchè sor- ga e lentisco per la scarsezza di selve si ve- presi a fare carbone indebitamente in loca- de il popolo costretto servirsi delle selve dei lità Riu Irde. 29 villaggi circonvicini per la prevista di legna necessaria ad ogni vassallo per ardere....» Ogni distretto ed ogni dipartimento fu tenuto sosteneva l’inutilità di nominare un campa- mensilmente a relazionare al Conservatore ro, alla pari di quanto aveva argomentato il sul servizio, e questi, sempre mensilmente, Comune di Bolotana27: «non avendo questa all’Intendente generale. Non tutti e non sem- popolazione terreni comunali, non sarebbero pre ottemperarono puntualmente, se in data questi necessari....». 14.3.1846, con nota n. 327 30, l’allora Con- servatore dei Boschi, Tiscornia, dovette sol- Altri Comuni manifestarono invece il loro lecitare con una circolare l’invio delle rela- consenso alla nomina di queste particolari zioni mensili sul servizio. Tali relazioni do- figure addette alla sorveglianza, come il Co- vevano essere precise e non generiche e ri- mune di Bottida: «Unitosi il Sindaco, e Con- guardare i seguenti argomenti:

152 Tab. 12 Numero e distribuzione dei Campari nella provincia di Cagliari, anno 1845.

CAPOLUOGHI COMUNISALTI DA SORVEGLIARE N. CAMPARI DI MANDAMENTO

Pula Pula – S.P. di Pula Boschi e selve dem.li Capoterra – Sarroch comunali e private 5 S. Gavino S. Gavino Bosco comunale 1 Decimomannu Assemini Boschi D.C.P. 2 Uta Boschi D.C.P. 3 Decimomannu – – – - Elmas – – – - Villaspeciosa – – – - Villasor Villasor Boschi D.C.P. 1 Villermosa Boschi D.C.P. 1 Decimoputzu Boschi D.C.P. 1 S. Sperate – – – - Serramanna Serramanna – – – - Samassi – – – - Sanluri Sanluri Bosco ceduo comunale 1 Furtei Bosco comunale 1 Segariu Selve comunali 1 Villamar – – – - Villamassargia Siliqua Selve e Boschi D.C.P. 2 Teulada Teulada e salti Selve e Boschi D.C.P. 3 Domusdemaria Selve e Boschi D.C.P. 2 Nuraminis Nuraminis, Serrenti – – – - Villagreca, Monastir – – – - Samatzai – – – - S. Pantaleo S. Pantaleo Boschi Comunitativi Boschi e selve D.C.P. 2 Sicci idem 1 Serdiana-Donori idem 2 Soleminis – – – - Ussana – – – - Pauligerrei Pauligerrei Boschi D.C.P. 1 Silius Boschi D.C.P. 1 Lunamatrona Pauliarbarei – – – - Cagliari Cagliari – – – - Selargius Selargius-Pirri – – – - Pauli Pirri-Sestu – – – - Sinnai Sinnai Boschi D.C.P. 4 Burcei idem 3 Maracalagonis idem 3 Carbonara idem 1 Guasila Guasila-Pimentel – – – - Barrali – – – - Ortacesus prato da legnare M. Uda 1 Guamaggiore Boschi C. di piccola legna 1 Senorbì Senorbì-Sisini – – – - Selegas-Suelli – – – - Seuni-Arixi – – – - S. Basilio Boschi e selve D.C.P. 2 S. Andrea idem 2

N.B. I boschi privati riportati nell’elenco sono solo quelli che erano soggetti ad ademprivi. - il servizio particolare dei brigadieri, dei te per identificare piante da abbattere per di- guardaboschi e dei campari; ritti di ademprivio. - lo stato dell’armento e del vestiario degli Diverse e tante, al punto da far ritenere al agenti; Conservatore che fossero eccessive e spro- - il numero delle contravvenzioni accertate positate – fino a 300 e più piante da parte di e la loro natura; alcuni utenti – sicché «.. i boschi del Gover- -i fatti clamorosi e straordinari occorsi nel no non andrebbero che a profitto esclusivo mese concernenti il servizio; dei maggiori registrati» che soli possono - la condotta dei dipendenti ; permettersi di costruire e riparare case, men- - le martellate effettuate tanto per adempri- tre i boschi «.. presto si troverebbero spo- vio che per vendita ; gliati di tutti gli alberi più belli e di maggior -i tagli di piante eseguiti. valore..» e da fargli proporre, per scoraggia- re le richieste eccessive, che gli utenti corri- Attraverso questi rapporti, e più ancora attra- spondessero allo Stato la metà del valore de- verso quelli riepilogativi mensili che il Con- gli alberi, poco potendosi contare sulle di- servatore dei boschi era tenuto a presentare a chiarazioni cui si riferisce l’art. 32 del rego- sua volta all’Intendente generale del Regno, è lamento 32. possibile delineare un quadro della situazione Nella fattispecie si riferiva al medico di Bor- nel periodo immediatamente successivo al- tigali e ad Andrea Sechi di Macomer che ave- l’entrata in vigore del Regolamento forestale, vano richiesto rispettivamente 300 piante circa i reati contestati, le martellate e le taglia- d’alto fusto il primo, ed almeno 150 il secon- te in corso e le difficoltà del servizio. do, per riparare alcune loro case. 33 Ma aveva probabilmente presente che nello Nel 1845, ad esempio, molti verbali riguar- stesso periodo un altro abitante di Macomer, darono furti di legna e di carbone e lo scor- Gregorio Russo, napoletano, ma ademprivi- zamento di piante per ottenere la rusca. Nel sta della comunità locale «... essendo domici- marzo del ‘46 furono 543 gli atti redatti a liato in questa più d’anni sedici...», aveva ap- carico dei trasgressori, nel maggio scesero a pena ottenuto la concessione per 100 travetti, 88, nel giugno a 79 e nell’agosto a 67 e le 50 dozzine di correntini e 50 dozzine di tavo- infrazioni più frequenti furono i tagli abusi- le, e il taglio era avvenuto nel bosco di Sauc- vi di piante, il pascolo, il dissodamento di cu, in località Autunnales, forse la stessa ove aree boscate, il prelievo della rusca e la de- intendevano operare gli altri due utenti. cortica del sughero fuori stagione e, nell’a- E non gli sfuggiva che Don Pietro Luigi gosto del ‘46, alcuni incendi d’origine non Fois, sempre di Macomer, autorizzato a rica- certa. Nei due mesi di ottobre e novembre vare 150 travi in regione Su pranu di Bolo- del ‘46 31 furono elevate 385 contravvenzio- tana, aveva abbattuto il doppio o il triplo ni per pascolo abusivo, incendi, indebita delle piante occorrentigli e si era inoltre pro- raccolta di ghiande con battitura delle pian- curate scale e tavole non rientranti nell’auto- te e per dissodamento non autorizzato di rizzazione. 34 terreno. In qualche circostanza fu indotto perciò a ri- dimensionare drasticamente le richieste, co- Nessun’altra utilizzazione boschiva, oltre me nel caso di un tale Efisio Mannai di Ban- quelle operate da Bianchi e dai Servizi stata- nari, che si vide ridurre da 10 a 2 la conces- li, si registrò in Sardegna dal 1844 al 1848 sione di taglio di piante di roverella occor- nei boschi demaniali e comunali, mentre di- rentigli per riparare le travature della propria verse e continue furono le martellate esegui- abitazione. 35

154 In altre addusse «..i richiami ultimamente come un cane unito a quelli che io avessi por- sposti dai Consigli Comunali di Sarroch, S. tato meco e tradotto così legato in Cagliari. Io Gavino, S. Pantaleo e altri, contro la conces- non temo le sue minacie, ma però voglio usa- sione di tanti permessi per ademprivio che re prudenza....». tendono direttamente alla generale distruzio- Era lo stesso camparo di Silius che, unitamen- ne dei boschi..» 36 per esaminare con tutta te a quello di Pauli Gerrei, entrambi di Quartu l’attenzione del caso la richiesta del Mastro S. Elena, consentiva il perpetuarsi di abusi e Raffaele Incani, carpentiere di Cagliari, di- guasti non solo nel salto demaniale di Sassai retta all’Intendente generale Barone Pes, per ma anche in quello di Genn’Argiolas 38. ottenere la concessione di taglio di 15 alberi di alto fusto di leccio o di altra specie nelle Comportamenti di chi preferiva non alienar- montagne di Sinnai, onde ricavarne carri, si le simpatie dei compaesani, simili forse a scale, aratri, gioghi e simili. quelli del guardaboschi Sacco Mannu di Scano che in 14 mesi non accertò neppure Quanto al servizio relativo ai controlli, è faci- un’infrazione, nè prestò il benchè minimo le immaginare 1’ostilità e la diffidenza che servizio. 39 O dettati da necessitata prudenza dovettero fronteggiare gli agenti, simbolo del o da paura, come quello del guardaboschi nuovo ordine rurale, soprattutto nella fase ini- Manconi di Ozieri che, per giustificare le ziale. Esso fu svolto talora in condizioni assai sue rare ispezioni ai boschi, adduceva che difficili e la solerzia di questo o quell’agente nelle sue gite di servizio rifuggiva dal fre- forestale ebbe talvolta conseguenze depreca- quentare i centri abitati ove poteva essere bili, come a Uta, dove nel gennaio del ‘46 un «...veduto da certiuni che potrebbero impo- camparo venne ferito da un colpo di fucile starsi in qualche cespuglio, come lo promi- «..una sera che usciva di casa...», fatto che in- sero, e dar sicuramente la morte...», minac- dignò l’intera collettività, dal momento che il cia, a suo dire, dovuta al rigore col quale camparo era persona stimata e di «...buonissi- aveva applicato la normativa regolamentare, ma reputazione...», ed a Siligo, dove pure nel- 40 e che lo portò, qualche mese dopo, a pre- lo stesso mese fu ferito un altro camparo «... sentare domanda di trasferimento ad altra si suppone per parte (fa pena il dirlo) di un sa- branca dell’amministrazione perchè riteneva cerdote...». Altri agenti invece si esposero d’essere inadatto a quel servizio. meno ai pericoli ed ebbero comportamenti ri- provevoli o furono complici di determinati Talvolta fu giocoforza adottare provvedi- abusi, come denunciò il 16 4.1846 37 1’Am- menti disciplinari, come quello a carico del ministratore dei boschi del dipartimento di camparo di Luras, Pinna Paolo Giovanni, Mandas, Brigadiere Bertolotti, all’Intendente che fu sospeso per quindici giorni dal servi- Generale, lamentando i danni che nel salto zio «...per non attendere come si conviene ai demaniale di Sassai venivano perpetrati da suoi doveri...» In definitiva «..Non puossi al abitanti del vicino villaggio di Silius che «ta- certo tacciare di trascuratezza il generale gliano, rubano, danneggiano le piante frutti- servizio..» anche se «..alcuni fatti rilevati in fere e le recidono senza alcun riguardo perchè questo mese farebbero forse supporre una non trovano chi vi ponga argine...», danni che tendenza almeno in alcuni Agenti Forestali a aveva contestato e contravvenzionato, susci- trasgredire gli ordini compartiti..» relaziona- tando evidentemente la reazione del camparo va il Conservatore nel settembre 1846 41. locale: « .. Lo stesso camparo mi mandò a di- re se io oserò nuovamente recarmi in Sassai Dei 14 guardaboschi in servizio nei mesi di per qualche operazione mi avrebbero legato ottobre e novembre del 1846, alcuni, a detta

155 del Conservatore Tiscornia nella sua relazio- agire più liberamente, stava brigando per so- ne del 30.11.1846, avevano dato luogo, col stituire il guardaboschi con un altro di sua fi- proprio comportamento, a giudizi negativi: ducia, cosa che, se si fosse concretizzata, gli Domenico Sanna, Secchi Gio, sempre am- avrebbe oltremodo complicato il servizio già malato, Mameli Agostino e Gattone Luigi, oneroso di per sè. elementi tutti giudicati inidonei al servizio di campagna ove era necessario vi fossero La lettera confidenziale del Brigadiere ter- persone «..abituate allo strapazzo, e pronte a minava manifestando giudizi poco lusin- pernottare a cielo scoperto ne’ boschi, senza ghieri nei confronti degli agenti forestali iso- del che il servizio forestale non sarà mai ab- lani, giudizi che forse peccavano di obbietti- bastanza assicurato...». vità da parte del funzionario forestale, ma Mameli e Gattone poi, proposti per la desti- che si ritiene istruttivo riportare: «.. di questi tuzione perchè «...vessano la popolazione Sardi non si può fidarsi per nulla, questi ru- con ogni mezzo di prepotenza.... accettano bano, ricevono regali, mangiano a quattro regali da ogni parte, per fare, dicono, vista bocche....E poi sono pigri se non si è sempre lunga, e non rifiutano danari (parlasi per dietro a pungerli come si fa ai bovi non si quest’ultima circostanza rispetto al solo muovono mai da casa che per andare a pren- Gattone) dal medesimo Impresario Sig. dere capretti, agnelli, formaggi di regalo dai Bianchi, alla cui martellazione e taglio sono pastori...».42 preposti..». Giudizio severo quello del Bertolotti, che Ma se taluni furono poco solerti o distratti, o trovò riscontro in convincimenti di autore- si fecero corrompere, altri, al contrario, di- voli personaggi, quali Alberto Della Marmo- mostrarono professionalità e rigore anche ra, che attribuì la spoliazione forestale del- verso gli stessi funzionari dell’amministra- l’isola, tra le altre cause, anche all’infedeltà zione, segnalando disfunzioni, arbitrii e so- e alla corruzione da parte degli agenti fore- spetti. stali subalterni. 43 E che ebbe conferma an- È quanto emerge dalla corrispondenza riser- che da parte dello stesso Conservatore dei vata intercorsa tra il Brigadiere forestale boschi, che nella relazione mensile del mar- Bertolotti e il suo superiore gerarchico a zo del 1848, mentre elogiava l’attività dei proposito di una richiesta, avanzata dal Co- brigadieri e dei guardaboschi: «..Egli è per mune di Gergei per provvedersi di 300-400 cura dei medesimi che furono impediti mol- carri di legna secca e di arbusti di lentisco, ti guasti nei boschi, specialmente per il così corbezzolo, cisto e prugnolo selvatico nei detto assidamento del bestiame, che dà luo- territori limitrofi dei comuni di Isili e Villa- go quasi sempre a grossi sbrancamenti di novatulo, già appartenuti allo stesso feudo piante, sino a non lasciarne sussistere che il (Curadoria de Seurgus). nudo tronco...», e l’impiego proficuo dei Il prezzo che l’Intendente, originario di Ger- campari, sottolineava però che alcuni di que- gei, aveva stabilito come corrispettivo per sti ultimi si erano dimostrati poco onesti ogni carrata di legna, pare fosse troppo esi- «...avendo accettato, contro gli ordini preci- guo e tendesse a favorire i suoi compaesani. si di questo ufficio dei regali, per soprasse- D’altra parte lo stesso Intendente agiva, a dere a contravvenzioni..». 44 detta del brigadiere, con troppa leggerezza, concedendo gratuitamente tagli per carbo- Il ricordato Intendente provinciale di Isili nizzazione nei salti demaniali di Gesico. Un diede luogo anche in altre occasioni a la- Intendente che, secondo Bertolotti, per poter mentele nei suoi confronti per aver concesso

156 un «..vistoso taglio d’alberi d’alto fusto...» a di..» ed evitando di danneggiare le piante Ignazio Cau di Laconi, senza il prescritto pa- d’alto fusto che erano escluse dal taglio. rere del Conservatore dei boschi. 45 Cautele venivano prescritte anche nel taglio Non da poco furono le difficoltà incontrate per procurare il legname per gli attrezzi agri- dagli Intendenti provinciali, tenuti a discipli- coli, per la costruzione di capanne o recinti nare i diritti d’uso che «..esercitaronsi mai per il bestiame. sempre liberamente senza restrizione di luo- go e di quantità..» che dovettero individuare Veniva escluso il taglio della pianta d’alto i siti, gli utenti, la qualità e la quantità degli fusto, salvo speciale autorizzazione sulla ademprivi e definire, anno per anno, le di- quale doveva essere indicato il preciso sito verse partite. E fronteggiare i Consigli co- del taglio e le norme e le cautele da impie- munitativi e i singoli privati, restii ad accet- garsi nell’abbattimento degli alberi. tare le disposízioni innovative. Circa il pascolo nei boschi, veniva consenti- to tutto l’anno, salvo che nella stagione del- I principi ai quali si ispirarono furono quelli le ghiande in cui era ammesso per i soli por- dettati dall’esigenza di comporre il rispetto ci rudi. Era altresì consentita la raccolta di del nuovo Regolamento forestale con le nor- ghiande per l’alimentazione dei maiali do- me consuetudinarie e talvolta, in questa ri- mestici o per altro uso, ma ne veniva vietato cerca, sconfinarono nel permissivismo, 47 il commercio al di fuori del villaggio. andando oltre quella discrezionalità loro ac- Era pure consentito l’impiego dell’edera e cordata dall’art. 30 di adottare provvedi- dei rami per alimentare il bestiame purchè menti speciali per fronteggiare qualche non venisse arrecato danno alle piante. Infi- straordinario e reale bisogno degli utenti. ne veniva ammesso anche l’uso dei legni secchi e dei bassi arbusti «..giusta l’usato..» Qui di seguito si riporta in sintesi il decreto per produrre calce, tegole, mattoni e simili. adottato dall’Intendente provinciale di Isili, tale Gessa, per stabilire i principi atti a sod- Grosse difficoltà emersero sull’applicazione disfare i diritti d’uso. Per il diritto di legna- dell’art. 31 del Regolamento che vietava, tico stabiliva: come già ricordato, la vendita o la cessione «Potranno per uso del fuoco cogliersi indi- ad altri del legname concesso come adem- stintamente i legni atterrati, o comunque dis- privio, pena una multa pari al doppio del va- secati o degradati, purchè dal loro taglio non lore del legname ceduto o venduto. deperisca intieramente la pianta dovendosi Ciò costringeva chicchessia - fosse pure non perciò risparmiare i rami principali. Si po- conoscitore delle campagne e delle diverse tranno pure per tal’uso tagliare degli arbusti, località del territorio, fosse anche inesperto lentischi, corbezzoli, mirto, e simili di tal nell’uso della scure - a provvedere diretta- fatta inutili sempre a legnami d’opera, ri- mente alla provvista familiare della legna da sparmiando però le ceppaie vive, i nuovi ardere, al taglio delle piante occorrenti per getti o polloni di piante vive, o di natura altri usi, alla raccolta delle ghiande per l’in- d’alto fusto che tra mezzo alle basse bosca- grasso del maiale domestico. glie sogliono trovarsi con frequenza». Gli E le difficoltà si accentuavano per i molti stessi criteri di massima venivano stabiliti villaggi che non disponevano di boschi nel per il taglio della legna per produrre carbone proprio territorio e che abitudinariamente «..usando però dei legni soliti adoprarsi pel venivano riforniti di legna , carbone e combustibile con risparmio delle radici ver- ghiande. 48

157 La norma penalizzava inoltre il commercio sciavano margini di valutazione discreziona- della legna che aveva costituito attività di lu- le, come si desume dal testo di una nota del cro per taluni operatori. Talvolta il malcon- Conservatore Tiscornia inviata all’Intenden- tento per tale divieto sfociò in sommosse po- te generale il 21.2.1846: «...in eseguimento polari, come a Domusnovas nel 1849, ove il degli ordini contenuti in venerato dispaccio diniego di tagliare piante nel salto di Oridda, 14 febbraio c.a. di S. E. il Ministro, ho di- a fini di commercio, aveva esasperato gli sposto...perchè di concerto col Marchese animi fino a giungere a minacciare lo stesso Ricci luogotenente di vascello, il Brigadiere Sindaco qualora non avesse appoggiato la Nori proceda al martellamento di tante pian- richiesta di taglio inoltrata da alcuni abitanti te di Elce quante ne potranno essere neces- all’Intendente provinciale. Ed il Consiglio sarie sino alla concorrenza di 40/m piedi cu- comunale si affrettò ad esprimere il consen- bi, e non faccia difficoltà al successivo ta- so all’operazione promossa da alcune perso- glio delle medesime, colle cautele ed avver- ne del villaggio che consuetudinariamente, tenze sin qui osservate pel taglio in corso». «previa corresponsione di lire nuove 4,50 per cadun individuo», avevano sempre svol- Ma se le necessità preminenti dello Stato po- to quella attività «..colla facoltà di poterla tevano indurre il funzionario a transigere su vendere in altri comuni.. » prima che il feu- qualche norma, non altrettanto avveniva sul- do fosse demanializzato. Secondo la relazio- le istanze degli industriali boschivi che pas- ne dell’Intendente provinciale 49 vi fu nel savano al vaglio sotto i diversi profili: di centro abitato una vera e propria sommossa possibilità tecnica, di congruità economica e alla quale parteciparono un centinaio di per- di opportunita sociale delle tagliate via via sone. proposte. E che lo indussero anche a respin- gerle, come respinta fu la domanda di San- Diversi Consigli Comunitativi si fecero in- guinetti e Bartoli di acquistare nell’ambito terpreti di queste difficoltà e richiesero le del territorio della provincia di Ozieri, opportune modifiche agli Intendenti che in 20.000 pali di ginepro al prezzo di £ 2.000, genere le fecero proprie apportando corretti- perchè l’offerta era troppo bassa, perchè la vi ai propri decreti che disciplinavano gli preziosità del ginepro esigeva che venisse ri- ademprivi . servato per gli impieghi dell’industria sarda, perchè l’inesistenza dei campari nella pro- Nel critico giudizio del Della Marmora sugli vincia di Ozieri non rendeva possibile una agenti subalterni non sono compresi, non a adeguata sorveglianza del taglio. 51 Tiscornia caso, nè il Conservatore nè i brigadieri fore- usò, in quella come in altre circostanze, la stali, la dirigenza dell’apparato operativo stessa prudente valutazione – niente affatto della neonata amministrazione forestale sar- offuscata da considerazioni meramente fi- da, che dimostrò, come è dato desumere da- nanziarie – e la stessa attenzione per le ri- gli atti d’archivio, di interpretare nel modo sorse forestali che aveva nei confronti di tut- più corretto il proprio ruolo, esprimendo pa- te le risorse rurali locali e che lo indussero a reri di congruità di prezzi, valutando la pos- suggerire all’Intendente generale, in contra- sibilità tecnica di eseguire tagliate, control- sto col direttore delle Regie Gabelle, la ne- lando i prelievi ed eseguendo le martellate e cessaria ponderatezza nell’esaminare la ri- le verifiche sulle utilizzazioni, e vigilando chiesta del console di Svezia e Norvegia, infine sul corretto esercizio del pascolo e su- Thorel, che tendeva ad ottenere per 15 anni gli incendi. Anche se in qualche circostanza l’esclusivo commercio del truiscu (Daphne le disposizioni degli organi superiori non la- gnidium). La pianta era usata dall’industria

158 tintoria e, secondo quanto affermò il Diret- gistrature e la modificazione dei suoi ordi- tore delle Regie Gabelle nel dirsi favorevole namenti. alla concessione richiesta «è effettivamente Il nuovo Regolamento forestale si collocò ap- servibile per tintura e..il frutto che produce punto nell’alveo delle modifiche legislative se è rosso somministra il colore nero, se è conseguenti alla soppressione della Regia Se- giallo dà lo stesso colore del frutto..di tal greteria di Stato per gli affari di Sardegna, del- pianta ne abbonda la Sardegna quasi dapper- l’Intendenza generale e della figura del Con- tutto...». 52 servatore dei boschi, modifiche tese ad alli- Il Tiscornia però, in considerazione che «.. neare la Sardegna all’ordinamento unitario. essendo utilissima e ricercatissima qui in Sardegna stessa per la tinta dell’albag- Con proprio Decreto del 17 ottobre 1851 gio...», ritenne doveroso far presente che Vittorio Emanuele II stabilì che, a partire dal l’accoglimento della proposta avrebbe potu- 1° gennaio 1852, il Ministero delle Finanze to compromettere la sopravvivenza stessa avrebbe sovrinteso al servizio relativo al re- della specie vegetale con conseguenze nega- gime dei boschi nelle tre divisioni ammini- tive per l’industria locale. 54 strative della Sardegna, e che il personale addetto a quel servizio sarebbe stato esclusi- Il Regolamento forestale del 1844, previde, vamente dipendente dallo stesso Ministero. infine, incentivi per coloro che avessero ese- guito rimboschimenti, specialmente di su- L’amministrazione dei boschi fu ordinata in ghera, sia per piantagione che per semina: tre Ispezioni di Circondario, corrispondenti per tutti gli impianti, indistintamente, erano alle tre Divisioni amministrative dell’isola contemplati la garanzia e i vantaggi accor- (Cagliari, Sassari e Nuoro), a sovrintendere dati alle vidazzoni nei confronti degli scon- le quali fu posto un Ispettore . finamenti del bestiame, e, per i rimboschi- L’organico forestale prevedeva, oltre a que- menti eseguiti in terreni demaniali, «..il di- sta figura, quelle di sotto-ispettori di 1ª e 2ª ritto a profittare di alcune riproduzioni in es- classe, nonchè quelle di Capi guardia, di si boschi..». guardaboschi e di campari .

Al Regolamento del 14 settembre 1844 se- Ogni Ispezione era suddivisa in Distretti, di- guì, qualche anno appresso, quello del 4 no- retti da sotto-ispettori forestali, e ogni di- vembre 1851 che mutuò il precedente, salvo stretto in Circoli, al cui comando era posto i primi cinque titoli. un Capoguardia. Ma in questi vi erano contenuti elementi di Il Circolo, a sua volta, era ripartito in Raggi, una certa pericolosità per la conservazione comprendenti i territori di uno o più Comu- del patrimonio forestale isolano: il passag- ni e controllati da guardaboschi. gio delle attribuzioni, conferite all’ammini- strazione forestale dal regolamento del ‘44, Il Distretto forestale di Isili, appartenente al- sotto l’autorità diretta del Ministro delle Fi- l’Ispezione di Cagliari, nel 1852, era, per nanze. esempio, così organizzato 55:

La fusione perfetta del Regno di Sardegna - distretto del sotto-ispettore: Isili; con gli Stati di terraferma, accordata da Car- - circoli dei capi-guardia: Laconi; lo Alberto il 30 novembre 1847, aveva infat- - raggi dei guardaboschi: Isili, Nurallao, ti sancito la fine, di fatto, dell’autonomia Villanovatulo, Seurgus, Esterzili, Escala- dell’isola, con la soppressione delle sue ma- plano, Seui, Gadoni.

159 Ogni Raggio aveva un solo guardaboschi; Fu modificata anche la divisa degli apparte- quello di Gadoni comprendeva il solo terri- nenti all’Amministrazione forestale: una pri- torio di questo Comune; quello di Seui ab- ma volta con Regio Decreto del 19 ottobre bracciava tre Comuni (Seui, Sadali, Seulo), 1862, n.1013, e successivamente con R. D. e quello di Nurallao ben 29 giurisdizioni co- 20 novembre 1869, n. 544256. munali. Quest’ultimo giustificato, a così breve di- Gli oneri relativi agli stipendi dei guardabo- stanza dal precedente, dall’opportunità che, schi erano posti per il 70% circa a carico dei in considerazione delle ordinarie funzioni Comuni e per la differenza a carico delle Fi- dell’Amministrazione forestale, venissero nanze. adottate delle divise più semplici e meno di- Per gli 8 guardaboschi del Distretto di Isili spendiose. su un totale di £ 3.200 corrisposte per sti- pendi, l’onere posto a carico degli enti loca- li fu, per il 1853, di £ 2.270. Descrizione della divisa del personale dell’Amministrazione forestale del Regno, Le norme previste nei primi cinque titoli del approvata con Regio Decreto di Vittorio nuovo Regolamento forestale non si disco- starono sostanzialmente da quelle previste Emanuele II del 20 novembre 1869: nel 1844: le competenze del Conservatore furono sostituite da quelle dei singoli Ispet- ART 1. UFFICIALI SUPERIORI. tori di Circondario e i decreti degli Inten- denti provinciali, tesi a regolamentare l’eser- La divisa dell’Ispettore generale dell’Ammi- cizio dei diritti d’uso delle popolazioni, fu- nistrazione forestale é stabilita come segue: rono sostituiti da provvedimenti analoghi a) Soprabito di panno bleu-nero ad un petto, ma di durata annuale. con piccola orlatura di panno verde- Anche in questo Regolamento, come nel quercia fermata abitualmente dal un bot- precedente, non fu prevista limitazione alcu- tone al dí sotto del bavero, ed aperto in na al diritto di proprietà sui boschi: «I Pro- tutto il rimanente (Modulo A, n. l). prietari privati usano liberamente del diritto Il bavero avrà sui due davanti un ricamo di proprietà nei loro boschi » (art. 65). in oro rappresentante l’aquila di Savoia Fu però contemplato, elemento di novità in che stringe negli artigli i martelli foresta- materia, che per la nomina dei guardaboschi li a guisa di accette (Modulo B, n. 1). privati l’Intendente provinciale si accertasse I bottoni saranno dorati e con la impronta preventivamente della moralità dei soggetti simile a quella descritta per ricami del ba- proposti ed anche la possibilità di «..rimuo- vero (Modulo B, n. 8). Nel davanti il so- vere definitivamente quelle guardie che per prabito avrà 9 bottoni, 2 al di dietro della la loro condotta si fossero rese immeritevoli vita e 2 alla estremità inferiore delle tasche. della ottenuta approvazione» (art. 68). Alle estremità delle maniche porterà, so- vrapposti in cifra, i distintivi di un gallo- La ripartizione territoriale dell’isola fu suc- ne di oro, e 3 cordoncini anche di oro cessivamente modificata con l’istituzione di (Modulo B, n. 3). due Dipartimenti forestali, di Cagliari e di b) Spalline a treccia (Trefles) di cordone in Sassari, suddivisi in Distretti (n. 5 nella pro- oro fine matto (Modulo A, n. 1, e Modu- vincia di Cagliari e n. 6 in quella di Sassari) lo B, n. 2). Esse saranno sostenute da un che a loro volta si articolavano in Brigate. bottone di uniforme piccolo quasi rasente

160 Le divise di Ispettori ed Agenti dell’Amministrazione fo- da due galloni in oro filettati in verde- restale stabilite con Decreto Regio del 19 ottobre 1862. quercia, i quali usciranno dal disotto del giustacuore a sinistra, ed avranno l’uno centimetri 15 di lunghezza, l’altro 40. Il il bavero, e da un altro grande nel mezzo primo sarà attaccato alla bocca del fode- delle spalline stesse. ro della spada mediante fermaglio di ot- c) Giustacuore (Gilet) di panno bleu-nero orlato di verde-quercia, con una fila sul tone dorato, e l’altro sosterrà nel mezzo, petto di 10 bottoni piccoli dorati, e con anche con fermaglio dorato, la spada l’impronta simile a quelli del soprabito stessa (Modulo A, n. 1, Modulo B, n. 5). (Modulo A, n. 1). f) Cappello a tre tese nero, con coccarda trico- d) Pantaloni di panno bleu-nero con fascia lore sormontata da placca dorata e nappette di panno verde-quercia, della larghezza di cordone in oro matto (Modulo B, n. 10). di un centimetro, sormontata da un gallo- g) Cappotto con cappuccio (Burnous) di ne di oro della larghezza di tre millimetri panno bigio foderato di lana bigia a due (Modulo A, n. 1). petti, con due file di 9 bottoni simili a e) Spada con lama larga e corta a guisa di quelli del soprabito, portante sulle mani- coltello da caccia, della lunghezza di 60 che e sul bavero i distintivi e ricami co- centimetri inclusa l’elsa, e della larghez- me quelli prescritti pel soprabito (Modu- za di 4 centimetri. lo A, n. 3). L’elsa sarà di osso nero chiusa in due pia- h) Cravatta nera. stre di bronzo dorato e portante all’estre- i) Speroni di acciaio. mità una testa di cignale da cui parte una piccola catena, anche dorata, che va ad unirsi all’altra estremità dell’elsa medesi- ART. 2 ma. Il fodero sarà di cuoio nero con i due estremi di ottone dorato. Quest’arma sarà Nella bassa tenuta la sopradescritta divisa sostenuta da un centurino di tela di vele e sarà variata nel modo seguente:

161 a) Soprabito come sopra senza spalline a tref- Capiguardie due cordoncini in oro. fles (Modulo A, n. 6). Alunni un cordoncino in oro. b) Strisce di cuoio nero verniciate per soste- Il berretto per la piccola tenuta porterà i di- nere la spada in luogo dei galloni come so- stintivi conformi a quelli stabiliti per i keppy. pra descritti. Lo stesso va detto per i distintivi prescritti sul- c) Berretto, in luogo del cappello, di panno le maniche del soprabito e del cappotto. bleu-nero, con fascia di panno verde-quer- Ai detti Ufficiali è anche applicabile quanto è cia sormontata da un gallone in oro e da tre detto negli ultimi tre alinea dell’art. 2. cordoncini, anche di oro, disposti a zig- zag. Sul davanti una cifra ricamata in oro con le iniziali V. E., sormontata da corona ART. 5 BRIGADIERI E GUARDIE. Reale. Nelle cuciture sovrapposto un cor- doncino in oro ed una cifra di gallone do- I Brigadieri forestali, sì a piedi che a caval- rato al disopra (Modulo B, n. 4). lo, indosseranno l’uniforme qui appresso de- È in facoltà degli Ispettori generali di sup- scritto: plire nella stagione estiva il giustacuore di a) Giacca di panno bleu-nero ad un petto, or- panno con altro di tela o di picché bianco, lata di panno verde-quercia, chiusa abitual- purché conservi lo stesso taglio ed i botto- mente alla estremità al disotto del bavero, ni di uniforme. Anche i pantaloni potranno ed aperta in tutto il rimanente (Modulo A, essere di tela o di picché bianco. n. 4). Così ancora potranno usarsi gli stivali so- Il bavero porterà alle due estremità del da- vrapposti ai pantaloni, con o senza speroni. vanti un distintivo di panno verde-quercia tagliato a parallelogramma, della lunghezza di centimetri 10, diviso nel mezzo da un gal- ART. 4 UFFICIALI. lone in oro, che vi sarà sovrapposto,della larghezza di centimetri 3 (Modulo B, n. 7). Gl’Ispettori forestali di 1ª e di 2ª classe, le La giacca avrà sul davanti 10 bottoni di Guardie generali, i Capi guardie e gli Alunni ottone con la legenda Boschi (Modulo B, vestiranno, così per la piccola che per la gran- n. 9). de tenuta, la stessa divisa dell’Ispettore gene- Alle maniche sarà sovrapposto un parama- rale, ad eccezione del cappello, il quale sarà ni dello stesso panno e orlato come sopra, sostituito da un keppy a tesa larga, legger- formando punta al di sopra dell’antibrac- mente inclinato davanti, e di dietro sormonta- cio, e vi sarà cucito un distintivo di gallone to da piccolo pennacchio di penne nere, ed dorato, della larghezza di centimetri 4, che avrà sul davanti l’aquila di Savoia di ottone seguirà il disegno del paramani stesso. dorato con la leggenda Boschi (Modulo A, n. b) Giustacuore (Gilet) di panno verde-quercia 2). chiuso sul petto con una fila di 15 bottoni All’estremità superiore di detto keppy saranno di ottone liscio (Modulo A, n. 4). sovrapposti i distintivi a zig zag. c) Cravatta di lana o tela bianca. I distintivi per i diversi gradi sono così stabili- d) Pantaloni di panno bigio con piccola banda ti: di cordoncino di lana verde-quercia (Mo- Ispettori di 1ª classe un gallone e due cordon- dulo A, n. 4). cini in oro. e) Cinturino di tela di vela con giberna di Id. di 2ª classe un gallone ed un cordoncino in cuoio sul davanti, dell’altezza di centimetri oro. Guardie generali tre cordoncini in oro. otto e larghezza di centimetri 10, con un

162 porta-daga di cuoio nero a sinistra (Modu- no verde-quercia, e con le cifre iniziali V.E. lo A, n. 4). sul davanti, sormontate da corona Reale; il f) Sciabola di fanteria a daga-baionetta. tutto di panno verde-quercia. g) Keppy a tesa larga leggermente inclinato Per la stagione estiva i pantaloni di tela bian- davanti, e di dietro sormontato da piccolo ca e le uose della stessa tela (Modulo A, n. 7). pennacchio di crine nero con aquila di Sa- Sarà anche usata la carniera di pelle con tra- voia di semplice ottone, e con la legenda collo anche di pelle (Modulo B, n. 6). Boschi (Modulo A, n. 4). h) Burnous di taglio corto (alla Sarda), con cappuccio mobile di panno bigio e fodera ART. 7 bigia, con tasche sovrapposte. Sulle mani- che vi sarà un paramani formante punta al- Le Guardie forestali, tanto a piedi che a caval- l’antibraccio, ed al quale sarà posto per di- lo, indosseranno l’identica divisa dei Briga- stintivo un gallone di lana gialla (Modulo dieri, meno i galloni d’oro sul bavero e sulle A, n. 5). maniche della giacca, e quelli di lana gialla i) Uose di pelle, sovrapposte ai pantaloni fin sulle maniche del burnous. sotto la piegatura del ginocchio, formanti gambale e legate con lacci di pelle (Modu- lo A, n. 4). ART. 8 k) Speroni di acciaio per i Brigadieri a cavallo. I Brigadieri e le Guardie dei boschi dei Co- muni o Corpi morali sono obbligati di porta- ART. 6 re la stessa divisa, con l’aggiunta di una fascia al braccio sinistro portante una lamiera di ot- Per la bassa tenuta sarà sostituito al keppy il tone con lo stemma od il nome del Comune o berretto di panno bleu-nero con fascia di pan- Corpo.

NOTE

1 «Le costituzioni di Eleonora giudicessa di Arborea verrà impartito il permesso, mediante la convenuta intitolate Carta de Logu», Capitolo XVI. mercede per ogni carro di legna, ed osservate le cau- tele prescritte dalle leggi del Regno». 2 Le Compagnie Barracellari furono poi abolite nel 1819, ma ripristinate otto anni appresso (1827). Rifor- 5 «Regie Patenti, colle quali S.M. approva l’annesso mate nel 1853, operano ancora oggi in circa 150 cen- Regolamento per l’amministrazione de’ Boschi e Sel- tri isolani. ve» del 15 ottobre 1822. In ASC, Atti di Governo n. 13. 3 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1281. Nota della 6 «Regie Lettere Patenti per le quali S.M. approva un Real Giunta Patrimoniale alla Segreteria di Stato del nuovo Regolamento pell’Amministrazione dei Bo- 16/8/1837. schi» in data primo dicembre 1833. In ASC, Atti di Governo, n. 25. 4 ASC, Atti governativi e amministrativi, n. 37. L’art. 1 del Regolamento per l’amministrazione dei 7 ASC, Regio demanio, Boschi e selve, V. 18. terreni demaniali in Sardegna prevedeva che essa fos- 8 Si consideravano piante d’alto fusto, quelle di cir- se affidata alla cura ed alla sorveglianza dell’Intenden- conferenza superiore a cm 60 «..quali sono quà in Sar- te generale del regno e dei vari Intendenti provinciali. degna considerati i ghiandiferi». L’art. 32 recitava testualmente: «Chiedendosi da alcuno il permesso di legnare nei bo- 9 ASC, Ademprivi ai Comuni, 1845 - 1858, V. 18. Atto schi demaniali, ove siano suscettibili di taglio, ne consolare del Comune di Illorai del 19 gennaio 1845.

163 10 Gli equini erano privilegiati, rispetto alle altre specie, in territorio vietato» (ASC, Regio demanio feudi, V. fin da epoca spagnola, in considerazione della «...deca- 70). denza, che da buon tempo si scorge in questo regno del- A questo proposito, in un documento del 1777, con- le razze de’ cavalli...», fattore che pregiudicava la treb- servato nel citato V. 70, è detto che Don Pietro Corda, biatura. Col Pregone del 2.4.1771 fu quindi disposto Reggitore del feudo regio del Goceano, aveva portato che le cavalle potessero pascolare, col pagamento di un i ministri di giustizia da 8-10 iniziali a 50-60 unità, reale a capo, in qualunque territorio destinato al pasco- per aumentare le rendite del feudo attraverso, appun- lo del bestiame rude (art. 62), e, durante la trebbiatura, to, la riscossione delle machizie. nei prati e nelle stoppie (art. 63). 23 ASC, Regio demanio, Boschi e selve, Estimo ghian- 11 Il salto demaniale del comune di Illorai era così de- diferi, V. 1. Nota senza data, precedente al 1838. limitato: « Da badu de pannos, lacana lacana bolotanesa, a ser- 24 ASC, Regio demanio Feudi, Cartella 94. Nota data- ra sardigna, a riu de urpinos, a pedru uritta, lacana la- bile tra la fine del 1838 e il gennaio 1839. cana bonorvesa a pranu de su nughedu, a s’iscala de 25 ASC, Regio demanio, Boschi e selve, V. 18. Nota su fustiarbu, lacana lacana bonesa a sos porciles de del 7.1.1845. minnusi, riu riu de su chercu tortu, lacana lacana bo- nesa, e trighngesa torrende a su chercu tortu e badu de 26 ASC, Fondo Ademprivi ai Comuni 1845-1858, V. 18. pannos». 27 ASC, Ademprivi ai Comuni 1845-1858. Atto con- Quello comunale: «Da badu de pannos lacana lacana solare del 19.1.1845. bolotanesa sa tanca nova a bidorti filu filu a sa pala de sarros, a su porcile de farros, lacana lacana a barbaru- 28 ASC, fondo Ademprivi ai Comuni 1845-1858: Atto ta a muros de malia, muru muru de josso de sa tanca consolare del 18.1.1845. a giunturas, riu riu de su orto a s’ena pastida a tuttui a 29 su millone, a punta d’antine longu a montejana a sed- ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. Nota del da frailesi, lacana lacana bottidesa a funtana raighina 24.9.1846. riu riu de sa raighina a badu e rena, lacana lacana bor- 30 ASC, Intendenza generale. V, 831. tiocoresa a s’uttarinu s’aliderru a s’arzola de figu ruja a su siddadu, a sa ucca pedru pes, istorai, pedras bian- 31 ASC, Int. generale, V. 831. cas runculumu, a sa sedda de mesu, a s’istrada arzola 32 ASC, Intendenza generale, V. 828. Nota del luglio sorighe, lacana lacana trighingesa a lughidu a su cher- 1846. cu tortu, comprese le vidazzoni, prati, e proprietà pri- vate». 33 ASC, Int. Gen. Boschi e selve, V. 831. Nota del 13.7.1846. 12 ASC, Regio demanio, Boschi e selve, V. 18. 34 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1281. 13 ASC, Regio demanio, Boschi e selve, V. 18. Nota senza data. 35 ASC, Int. gen. V. 831. Relazione mensile agosto 14 ASC, Regio demanio, Boschi e selve, V. 18. 1846. 36 15 ASC, Ademprivi ai Comuni 1845-1858, V. 18. No- ASC, Segr. di Stato, serie II V. 1282. Nota del ta dell’Int. provinciale di Lanusei del 6 settembre 22.6.1850. 1845. 37 ASC, Intendenza generale, V. 831. 16 ASC, Ademprivi ai Comuni 1845-1858, V. 18. 38 ASC, Int. gen., V. 831. Nota del 21.4.46. 17 ASC, Ademprivi ai Comuni 1845-1858, V. 18. No- 39 ASC, Int. gen., V. 831. Nota del Brig. Nori. ta del 7 dicembre 1847. 40 ASC, Int. gen., V. 831. Nota del 3.3.1846 18 ASC, Intendenza generale, V. 829. Nota del 30.10.1844. 41 ASC, Int. gen., V. 831. Relazione settembre 1846. 19 ASC, Atti governativi, V. 21. 42 ASC, Int. generale, Boschi e selve, V. 831. Nota del 16.4.1846. 20 Col Pregone del 7 aprile 1821 (in ASC, Regio De- manio, V.1) fu creata nel Regno di Sardegna la Com- 43 A. della Marmora «Itinerario dell’Isola di Sarde- pagnia dei Cacciatori Provinciali col compito di ga- gna» op. citata. rantire la custodia dei beni. 44 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. Nota del Essa andava a rafforzare i Cacciatori Reali di Sarde- 30.3.1848. gna, che avevano sostituito le Compagnie dei Barra- celli, per «...custodire la proprietà e sorvegliare la 45 ASC, Int. gen. Boschi e selve, V. 831. Nota del campagna...». 7.11.1846. 21 «Machizia dicesi la penale, che s’incorre per Be- 46 ASC, Int. gen., V. 830. Nota Int. Iglesias del stiame, ch’entra senza permesso nel distretto altrui, od 13.4.1845.

164 47 ASC, Int. gen., Boschi e selve, V. 831. Nota del 52 ASC, Regio demanio, Boschi e selve, tagli diversi 2.10.1846. V. 14. Nota del 17.10.1845. 53 48 ASC, Int. gen., V. 830. Nota dell’Intendente di Isili L’albagio è una sorta di panno grossolano, di solito dell’ottobre 1845. di colore bianco. 54 ASC, Regio demanio, Boschi e selve, V. 14. Nota 49 ASC, Int. gen., Boschi e selve, V. 831. Nota del del 18.11.1845. 3.3.1849. 55 ASC, Intendenza generale, Boschi e selve, n. 35, V. 50 ASC, Int. gen., V. 831. Nota del 21.4.46. 3057. 51 ASC, Intendenza generale, V. 831. Nota del 56 ASC, Atti governativi ed amministrativi, V. 92, n. 16.4.1846. 5442.

165 Capitolo XIXI • I tagli boschivi degli anni Quaranta

e le intenzioni della Casa sabauda mi- Regio Editto 13.4.1830 che prevedeva di Sravano alla conservazione ed al mi- «..trarre partito dai legnami di che abbonda- glior governo della risorsa forestale, non per no parecchie foreste demaniali del Regno», questo venivano disattese o ignorate le ne- si preannunciava il contratto col Bianchi e si cessità dell’erario. Tutt’altro. faceva riferimento all’opportunità che nel- La parte introduttiva delle Regie Patenti al- l’atto non si faccia menzione che l’Amm.ne bertine del 14.9.1844, che istituirono la pri- non vuole avere a che fare con forestieri. ma organica Amministrazione forestale nel- Con nota 96/44 del 26.1.1841 la Segreteria l’isola e disciplinarono l’utilizzazione delle di Stato comunicava quindi all’Intendente risorse forestali, ponevano ben in evidenza i generale del Regno che il Sig. Bianchi di principi che ispiravano la politica economi- Oneglia aveva in corso una concessione per ca del Governo sabaudo: l’industria, l’incre- un taglio di piante e che il Ministero stesso mento delle relazioni commerciali, i comodi considerando da un lato l’urgente bisogno e i bisogni derivanti da una maggiore civiltà che si ha dei fondi necessari al prosegui- rendevano prezioso il legname delle foreste mento delle opere stradali, e trovando dal- della Sardegna la cui utilizzazione razionale l’altro nelle proposte del Bianchi non meno avrebbe portato benefici per i privati e per il ragionevoli vantaggi pecuniari... affermò il Regio Erario. vivo suo desiderio che sia quello un affare quanto prima concluso per potersi tirare un Risale a questo periodo il contratto forse più utile partito dalle tante foreste di cui quell’i- discusso e sofferto nella storia dei boschi sola abbonda. sardi, quello stipulato dallo Stato con Gio- Il contratto stipulato con la Regia Azienda e vanni Bianchi di Oneglia. approvato con Regio Brevetto di Carlo Al- Se ne ha notizia, per la prima volta, attraver- berto il 13/4/1841, prevedeva il taglio di so un dispaccio del Ministero del Regno, del 20.000 piante di roveri bianchi, da sceglier- 13.1.1841 (ASC, Segreteria di Stato, serie II, si dal concessionario e da reperire nelle Fo- V.1281), nel quale, dopo aver richiamato il reste Demaniali situate nel territorio delle

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¥ Stato indicativo delle selve che più abbondano in Sar- venisse escluso l’intervento del Bianchi. degna di piante di elice, che sono di più facile estra- Da questa tagliata – operata in parte anche zione, in generale più vicine al mare, e nelle quali po- trebbe essere eseguito, qualche cospicuo abbattimento. nella foresta di Scano Montiferro – ed ese- guita per conto della R. Marina, si ricavaro- no 25-30.000 piedi cubi di legname che fu Comunità di Bonorva, in quelle di Macomer, trasportato alla Gran Torre di Oristano, per e Bolotana, allorquando sarà operato l’in- essere imbarcato. Il costo del trasporto su cameramento al Regio Demanio di queste strada fu pari a 16 soldi per piede cubo. due Comunità, ed ove d’uopo anche nelle Selve Demaniali del Sarcidano. Il Bianchi dovette dunque iniziare le martel- Il Bianchi aveva la facoltà di associarsi ad late nei boschi di Bonorva, già appartenuti a altri e si associò ad un certo Chapon. Don Tommaso Nin di S. Tommaso, ma inca- Il taglio doveva essere eseguito in 10 anni e merate nel demanio statale in data 23 di- cembre 1839. poteva essere esteso a un numero maggiore Al marzo del 1842 risultavano abbattute ol- di piante purché ben inteso vi sia il comune tre 2.500 piante, ma di queste non meno del accordo. 25% pare fossero inutilizzabili: esse veniva- Il prezzo fu di 14 lire nuove di Piemonte per no segate solo in parte e poi abbandonate pianta, pagabili di semestre in semestre, e non appena il taglio consentiva di accertarne per importi non inferiori al corrispettivo di i difetti. Questo almeno fu quanto riferì il 2.000 piante all’anno. 1 Vice Intendente generale al Vicerè in una nota del 12 marzo. Fu previsto un versamento per anticipazione E questo fu quanto lamentò il fiduciario del e cauzione di Lire 60.000 elevabili propor- Bianchi, Balestreri, che richiese che le pian- zionalmente nell’eventualità che il contratto te conteggiate venissero ridotte di un buon venisse esteso al taglio di altre piante. terzo perché appunto difettose e cariate. Il contratto prevedeva che il concessionario Ma lo stato delle piante doveva essere forse dovesse martellare i soggetti da lui prescelti ancora peggiore, se, dopo averne abbattute sì da consentire a chiunque altro autorizzato 4.735, il Bianchi giudicò che sole 896 fosse- al taglio di identificarli e di non abbatterli. ro idonee a fornire legname da costruzione. 3 Nell’aprile di quello stesso anno 2 il contrat- to non era stato ancora perfezionato ma il Con l’abbattimento delle 4.735 piante e di Bianchi venne comunque autorizzato a ini- altre 600 che pare il Bianchi avesse abbattu- ziare la martellata salvo che sulle montagne te abusivamente, senza preventiva martella- di Macomer non ancora demanializzate, per- ta, in regione Sa Serra de sos Corzos, si ché ciò avrebbe potuto suscitare proteste da esaurì di fatto tutto il capitale legnoso com- parte del Marchese del Marghine, titolare di mercialmente utilizzabile delle foreste della quel feudo. Scrivania di Bonorva. In effetti vi era anche un’altra motivazione: L’organizzazione messa in piedi dal Bianchi sulla montagna di S. Antonio abate di Maco- in funzione dell’utilizzazione programmata mer si erano appuntati gli interessi del luo- – 250-300 piante abbattute giornalmente, gotenente di vascello, Marchese Ricci, inca- con un impiego di varie squadre di operato- ricato dal Regio Governo di sovrintendere al ri per un totale di circa 200 persone –, i co- taglio e alla squadratura di 2.500 piante cir- sti sostenuti per l’apertura delle piste, per la ca, per le esigenze della Marina, ed il Ricci costruzione delle baracche degli albeschi e aveva chiesto e ottenuto che in quel bosco dei segantini lucchesi ecc. o forse la medio-

169 cre qualità delle piante, o comunque l’im- reddito non compensato dalla corresponsio- possibilità a proseguire il taglio in quelle ne dell’esiguo importo che il concessionario montagne, indussero il commerciante ad in- pretendeva di liquidare: «..né vi paregge- sistere per la presecuzione del taglio nelle rebbe certamente il valore che vuole offrire foreste di Bolotana e Macomer e a rifiutare il Bianchi pagando gli alberi come legna da l’alternativa propostagli dallo Stato, di avva- ardere..» e del fatto che con simile rapporto lersi cioè dei boschi del Sarcidano, a suo di- «..per 20.000 piante utili se ne dovrebbe re sprovviste delle piante a lui occorrenti. perdere oltre 110.000 e per un beneficio di- Le insistenze del Bianchi e le resistenze ad retto alle Finanze di 280.000 franchi il Re- eseguire la tagliata nei boschi del Sarcidano, gio Demanio andrebbe incontro ad una per- erano dovute in realtà al fatto che l’esbosco dita di oltre 1.260.000 lire nuove.»; il se- sarebbe risultato più costoso, data la mag- condo 5 perché era fortemente sorpreso che gior distanza dai porti d’imbarco e la man- il Bianchi «.. dopo di aver recise un numero canza di strade di esbosco. cospicuo d’alberi senza le cautele prescritte, «...tiene dell’improbabile che nelle foreste del ed in buona parte senza il previo martella- Sarcidano che per altro sono riputate fra le mento voluto dall’art. 5 del suo contratto, migliori del Regno, non possa il concessiona- pretenda anche di rifiutare quelli che secon- rio ritrovare i pezzi di cui abbisogna», scrive- do lui si riconobbero poi aver qualche gua- va l’Avvocatura generale all’Intendente gene- sto o difetto». rale del Regno il 17.6.1841 nel ricusare le Tra le altre segnalazioni sul comportamento pretese del Bianchi. scorretto dell’imprenditore, vi fu pure quel- Questi, nell’impossibilità di avvalersi delle la d’aver abbattuto il doppio o il triplo delle foreste del Marghine e di quelle di Maco- piante ufficialmente risutanti dai registri di mer, per i motivi già detti, in un primo tem- martellata. po sconfinò col taglio in aree non ancora de- Fu forse per le tensioni originatesi che gli fu manializzate, abbattendo 3.396 piante nelle imposto lo sfratto dalla cantoniera di Cam- foreste del Marghine, di Macomer e di Bo- peda di cui aveva finito per appropriarsi pur lotana, sotto il pretesto di non essere a cono- essendogli stato accordato il solo uso di uno scenza degli esatti limiti, e, successivamen- stanzino per fucina.6 te, stipulò diversi contratti col noto avv. Flo- La cantoniera si componeva allora di una ris pagando le piante a £ 14 cadauna. cucina o camera d’ingresso, di una piccola Molteplici furono le lamentele sul comporta- camera per gli impiegati del Genio e di due mento del Bianchi in questa prima fase del altre simili per i cantonieri, ma il Bianchi, taglio, per la spregiudicatezza dimostrata, poco alla volta, aveva finito per estromette- per i ritardi nei pagamenti dovuti, per le con- re di fatto i dipendenti pubblici. troversie sorte sulla qualità del legname che A nulla valsero le argomentazioni e le rimo- pretendeva pagare come legna da ardere. stranze per lo sfratto, basate sul fatto che Ma a proposito di questo punto sia il Vicerè aveva provveduto alla riparazione del tetto che il Ministero di Sardegna si dimostrarono per ben tre volte e alla sostituzione dei vetri del tutto inflessibili. delle finestre, e di provvedere al fabbisogno Il primo 4 in considerazione che ritenere della legna anche per i dipendenti statali. idonee solamente 896 piante sul totale di 4.735 abbattute, avrebbe comportato un Non si conosce con esattezza quanto fossero danno considerevole all’erario, privato co- fondate le lagnanze del Bianchi circa la qua- munque del reddito annuo da pascolo che le lità delle piante; qualcosa di vero doveva piante abbattute avrebbero potuto garantire, però esserci, se, come si è già documentato

170 in precedenza, anche le contigue foreste del Le istruzioni date al Campi furono molto Marghine manifestarono un’alta percentuale dettagliate: di piante cariate e inutilizzabili per legname 1. provvedere innanzitutto alla delimitazio- da costruzione. ne delle foreste; Di certo, almeno una parte erano di buona 2. apporre il marchio di martellata due vol- pezzatura, superiori a un metro cubo ciascu- te, una sul ceppo e una sul tronco a m. 1- na, come si desume dal peso medio di una 1,5 di altezza, in modo leggero; partita risultante da una distinta di spedizio- 3. martellare le piante in guisa di dirada- ne effettuata dal Bianchi in data 24 luglio mento per evitare di denudare troppo la 1842 alla volta di Tolone: foresta; 4. tener presente che se il concessionario bolla n. 3: tronchi n. 153 qli 1494,66 avesse voluto scortecciare gli alberi an- bolla n. 4: tronchi n. 256 qli 2464,34 cora in piedi, avrebbe dovuto preliminar- mente richiederne l’autorizzazione al- Nell’ottobre del 1842 7 da Campeda il Bian- l’Intendente Provinciale a termini del chi scrisse al Vicerè proponendo di ripassare Pregone del Dicembre 1841, e obbligar- le zone di Campeda già interessate dal taglio si ad atterrare gli alberi scorzati non ol- e di estendere l’utilizzazione ai boschi del tre il termine di 10 giorni, sì da evitare il Goceano «..diversamente di passare nelle cancro della pianta. valli di Bonorva e Bolotana e piano di Bono, 5. vigilare a che il taglio venisse praticato a foreste unite in modo da non farne in so- fior di terra e in modo che la testa della stanza che una sola». ceppaia restasse obliqua; «..Il versante di queste foreste essendo sul 6. richiedere che le piante recise si facesse- piano di S. Lucia, occorrerebbero delle spe- ro cadere dalla parte opposta a quella se gravissime, giacché oltre alle strade inter- ove si trovavano piante giovani; ne...» se ne dovrebbe aprire una principale 7. esigere che in caso qualche pianta nella che dal Rio Irde vada verso Bonnanaro o al- caduta avesse coinvolto un albero vicino la cantoniera di Giavesu secondo che ci si non martellato – in modo tale da dover fosse diretti a P. Torres o ad Alghero. «..Una recidere anche il secondo – l’operazione simile spesa non sarebbe compatibile con ta- non potesse essere eseguita se non alla glio limitato alle sole valli di Bonorva e Bo- presenza del delegato e dopo fissata l’in- lotana». dennità da corrispondersi al Regio De- manio con apposito verbale; Insistette dunque il Bianchi per ricavare il 8. far presente al concessonario che egli sa- numero delle piante concordato nel contrat- rebbe stato ritenuto responsabile di tutti i to, senza allontanarsi di molto dall’area in danni che il suo agente avesse provocato cui aveva operato, proponendo di por mano alle foreste con l’accensione di fuochi, alle foreste demaniali del Goceano, malgra- poiché era espressamente obbligato ad do l’impraticabilità dei luoghi dovuta alla eseguire l’abbrucciamento nei siti più di- mancanza di vie d’accesso. radati e a conveniente distanza dalle Nel gennaio del 1843 L’Intendente genera- piante; le, per non correre rischi ed evitare qualun- 9. non far proseguire il taglio oltre il mese que contenzioso, incaricò l’avv. Campi 8 di di marzo, per evitare che potessero esse- provvedere al martellamento e al controllo re danneggiati i ricacci delle ceppaie; dei lavori di prosecuzione della tagliata del 10. far eseguire l’esbosco subito o poco do- Bianchi. po praticato il taglio e appena operata la

171 squadratura dei tronchi, per non impedi- done, perché tali zone erano ormai servite di re ai polloni di svilupparsi. adeguata viabilità. Dal tenore delle raccomandazioni dell’In- Si spinse fino ad offrirgli di mettere a dispo- tendente generale si può desumere quale sizione alcuni suoi albeschi a condizione che fosse stata la condotta del Bianchi e dei suoi ciò non pregiudicasse la sua attività, anche incaricati nell’esecuzione della tagliata del- se in precedenza, quando gli erano stati ri- l’anno precedente, di certo non improntata al chiesti, aveva rifiutato perché i luoghi erano rispetto delle buone norme selvicolturali. troppo lontani e ciò avrebbe comportato una Aveva certamente diradato troppo, e si erano lunga interruzione ai suoi lavori già rallenta- verificati sradicamenti di piante isolate dai ti dal maltempo. tagli intensi, e con molta probabilità non si Insistette ancora sul tema: le selve del Go- era curato più di tanto di non danneggiare la ceano non possono mettersi a coltura se non rinnovazione; aveva inoltre abbattuto piante unitamente alle valli di Bonorva e a qualche non martellate; il taglio era stato operato al- regione di Bolotana, con le quali formano to da terra e non aveva curato che il filo del- una sola foresta e forniscono insieme mate- la ceppaia fosse obliquo e liscio. ria sufficiente per dar luogo a una lavorazio- Il Campi 9 non era però in grado di poter se- ne che valga le spese, ed alla fine, ma solo guire contemporaneamente le operazioni di dopo qualche anno, sul finire del 1846, riu- taglio e di martellata, né i diversi tagli ope- scì nel suo intento. rati in più parti contemporaneamente. Vi riuscì perché fu giocoforza per lo Stato Tra l’altro, alloggiando nella cantoniera di garantirgli l’approvvigionamento del nume- Campeda ed impiegando circa 5 ore di viag- ro totale di piante previsto nel contratto e gio, tra andata e ritorno, dalla cantoniera al perché, malgrado il considerevole numero di luogo dei lavori, non era in condizioni di querce presenti nella foresta di Sauccu, di- esercitare un controllo efficace, ed il Bian- venuta nel frattempo demaniale, non fu evi- chi, in qualche misura, profittò delle circo- dentemente possibile reperirvi il numero di stanze. piante tecnologicamente valide che ancora Il fiduciario governativo resistette stoica- mancavano per completare l’accordo con- mente, malgrado gli fosse stata offerta la trattuale di 20.000 alberi, né si voleva che le possibilità di rientrare a Cagliari, alloggian- foreste del Sarcidano venissero utilizzate al- do probabilmente nelle non troppo comode lo scopo, essendosi ormai deciso che quei capanne degli albeschi del Bianchi, e portò a boschi dovevano essere riservati per le esi- compimento il suo mandato. genze statali. Il Bianchi insistette ancora perché gli si con- Nel 1843 il taglio del Bianchi fu molto me- sentisse di proseguire la tagliata nel Gocea- no intenso rispetto all’anno precedente in no, ove, nel frattempo, la Reale Artiglieria si cui aveva più che raddoppiato il contingente accingeva ad effettuare un prelievo di oltre annuo medio contrattuale. 30.000 piedi cubi di legname. Abbattè di certo 200 soggetti in territorio di La solerzia non disinteressata del Bianchi 10 Macomer e su siti già percorsi dal taglio nel lo indusse a cercare di dissuadere il Cap. 1842. Carboni, incaricato di eseguire il taglio per il Le operazioni furono sospese durante il me- Corpo Reale d’Artiglieria, dall’operare nel se di Febbraio11 perché gli albeschi avevano Goceano. la massima di non tagliare piante nei primi Gli consigliò infatti di utilizzare piuttosto i giorni della luna nuova «...perché i legnami boschi presenti nelle aree dove egli aveva non siano anzitempo rosi dal tarlo...». operato l’anno precedente, vicino allo stra- Probabilmente insorse il sospetto che il

172 Bianchi, in mancanza di querce bianche, metri cubi 5.037,54 di ghiaia, con un onere stesse abbattendo anche olmi e tassi, ciò di Lire nuove 22.668,93. ch’era vietato dal contratto, ma fu un falso Nel 1845 la martellata fu controllata ancor allarme: nella foresta di S. Maria, come co- più meticolosamente: vi parteciparono infat- municò Campi, non vi erano piante di tali ti ben 5 guardaboschi: Agostino Mameli, specie, anzi, olmi non ve ne erano in tutto il Luigi Gattone, Sanna Domenico, Vargiu Ste- bosco, e i tassi erano presenti solo in cima ai fano e Valle Giuseppe. monti, zone non interessate dal taglio e, tra Anche il taglio fu seguito da vicino da due l’altro, inadatti alle costruzioni francesi per brigadieri forestali, Paolo Nori ed Enrico cui lavorava il Bianchi. Meis. Nel 1843 l’imprenditore curò il trasporto di Il Conservatore dei boschi Tiscornia ebbe tutto il materiale, abbattuto nell’anno prece- occasione di visitare la tagliata e di riscon- dente, verso il porto della Gran Torre di Ori- trare taluni inconvenienti. stano, ed il movimento dei carri fu intenso. In data 21 marzo 1846 inviò all’Intendente Ciò causò diversi guasti alle strade e suscitò generale una nota per informarlo che la ta- le proteste degli uffici governativi compe- gliata Bianchi era stata sospesa per maltem- tenti che ritenevano che il concessionario po e che: «..trovandomi sul sito ho ricono- dovesse «..provvedere al riparo de’ gravi sciuto che effettivamente in certi punti, pote- danni che si esperimentano nelle strade rea- vano essere recise alcune piante di meno, ma due cose mi si sono fatte osservare: l’una che li e provinciali per lo spregiudizievole abuso il Bianchi avendo libera scelta, aveva ragio- introdottosi dallo imprenditore Sig. Bianchi ne di prendere quelle piante che più gli tor- di trasportare i legnami della sua impresa nassero a conto, (a dir vero, in questo taglio con carri le di cui ruote non hanno le pre- quasi tutte guaste) l’altra, che non trovando scritte dimensioni». nei boschi del Marghine quel dato numero di «E veramente anche a questo Governo risul- piante che ancora doveva abbattere, sarebbe tava che la Strada che conduce alla Gran dovuto ricorrere allora agli altri boschi del Torre di Oristano ne rimaneva tra le altre Sarcidano..», cosa che il Ministero riteneva molto danneggiata, al punto che quel corpo non fattibile almeno in quel momento. Municipale dovette procedere a spargervi Fu certamente a seguito delle disfunzioni e con tutta sollecitudine 400 e più metri cubi dei disservizi riscontrati nella sorveglianza 12 di ghiaia...». dei lavori da parte del personale forestale L’utilizzazione boschiva del Bianchi prose- che il 30 agosto indussero il Conservatore a guì ancora negli anni successivi: impartire tassative disposizioni circa i lavo- ne troviamo traccia nel 1845, in una sua no- ri: uno o più agenti forestali subalterni dove- ta del 25 febbraio con la quale comunica al- vano sorvegliare costantemente il taglio de- la Segreteria di Stato che gli albaschi si so- gli alberi, e la martellata doveva eseguirsi no imbarcati per la Sardegna per effettuare esclusivamente sui soggetti di cui poteva l’annuale taglio nelle solite foreste di Bonor- prevedersi l’abbattimento nella stessa sta- va e del Marghine. gione silvana. In ulteriori segnalazioni del Corpo Reale del L’individuazione delle piante da recidersi Genio Civile sui guasti alle strade cagionate doveva essere effettuata con apposizione dal disordinato carreggio dei legnami nei di- non più di un solo marchio, ma tanto sulla stretti di Macomer e Oristano13 guasti che si radice che sul tronco: a un metro da terra do- erano tradotti, tra i due esercizi 1843 e 1844, vevano essere apposti due bolli col martello in un impiego straordinario aggiuntivo di dell’Amministrazione, ed in mezzo ad essi,

173 il marchio dell’imprenditore Bianchi che era trasporto sulle strade già aperte dalla Regia formato da un’ancora preceduta dalla lette- Artiglieria, dal concessionario Bianchi, o da ra J e seguita dalla lettera B. qualunque altro particolare, previa però ri- Giornalmente infine si dovevano compilare stazione dei danni, o corrispondente inden- e sottoscrivere dalle parti due verbali: uno nità in quanto alle strade Bianchi». per far risultare il numero delle piante mar- tellate, regione per regione, l’altro per far Le tracce del Bianchi compaiono ancora nel constare il numero dei soggetti atterrati. 1848, quando, in posizione contestativa, ri- chiese un indennizzo per mancato utilizzo di Altre tracce dell’utilizzazione e del Bianchi piante di rovere recise nel Marghine dalla Ma- si ritrovano nel 1847, quando segnalò 14 che rina e dall’Artiglieria, piante sulle quali egli « da tre circa settimane il terrore e la desola- contava ed in funzione delle quali aveva as- zione regnano in queste foreste, le quali, da soldato 75 operai e sostenuto le spese per l’a- sei anni ch’io sono qui, furono sempre così pertura delle strade «..prolungate sino a quel tranquille e sicure» a causa della presenza di remoto limite.», utilizzo non surrogabile con briganti «..che giornalmente vedonsi percor- altri soggetti «..non facendo io più altro utiliz- rere le foreste del Marghine, derubando ai zo in quelle foreste per mancanza di piante». carreggiatori dei legnami le poche provviste Ed infine nel 1849 quando inviò all’Intenden- e denari che possono avere e perfino degli te generale, con una nota del 17 luglio 1849, attrezzi e dei gioghi». il rendiconto delle piante abbattute a quella Che fosse proprio vero non risultava al Co- data e dei versamenti relativi effettuati. mando del Reggimento Cavallegeri di Sarde- Da tale rendiconto si desume che il numero 15 gna che tuttavia dispose dei controlli rilevan- di piante recise dal Bianchi fu, a tutto il 17 do nel contempo che il Bianchi avrebbe dovu- luglio 1849, di 17.497, così ripartite: to presentare querela alla competente autorità e avvertire tempestivamente i Cavallegeri nel 1842 n. 4.741 «..del posto prossimiore, onde potessero questi nel 1843 n. 1.853 senza perder tempo porsene sulle tracce». nel 1844 n. 1.782 E sempre nel 1847 quando lamentò 16 i dan- nel 1945 n. 900 ni che il passaggio di carri provocavano alle nel 1846 n. 2.322 strade da lui aperte ed il rifiuto dei carrolan- nel 1847 n. 3.393 ti di corrispondere una qualche indennità per nel 1848 n. 2.506 sopperire ai costi ch’egli aveva dovuto af- frontare per i lavori di apertura. Del Bianchi si è parlato ancora in relazione ai Citava ad esempio la strada della Moscherda contratti e alle controversie circa le sughere- che gli era costata oltre 1.000 scudi, e sulla te di Putifigari, ma ora è opportuno comple- quale erano transitati oltre 40.000 piedi cubi tare il quadro delle utilizzazioni eseguite in di legname dell’Artiglieria e ben 80.000 pie- quegli anni nell’area Marghine- Goceano. di cubi di legnami della Marina, contro ap- pena 5.000 dei suoi. Si è appena detto di una utilizzazione opera- Le lagnanze del Bianchi erano corrette e ta dalla Marina Reale nel Goceano per un to- giustificate, perché il contratto stipulato dal- tale di 2.168 piante, e si è fatto cenno a tagli la Regia Marina per il trasporto dei legnami eseguiti dall’Artiglieria nelle stesse foreste. ricavabili dall’abbattimento di 2.168 piante Esaminiamo quindi quanto è stato possibile nel Goceano, recitava, all’art. 5: «..potranno ricostruire in proposito mediante le fonti do- liberamente transitare i carri impiegati a tale cumentarie archivistiche.

174 NOTE

1 L’introito complessivo di Lire nuove 280.000 era di 6 ASC, Intendenza generale, V. 829. Nota una certa rilevanza se rapportato ai bilanci statali del- dell’11.12.1842. l’epoca; esso rappresentava infatti il 4-5% delle entra- 7 ASC, Intendenza generale, V. 829. Nota del Bianchi te dei bilanci del Regno di quegli anni: datata 1°ottobre 1842 diretta al Vicerè. anno spese entrate 8 ASC, Int. generale, V. 829. Nota del 9.1.1943. 1831 4.776.040 4.464.060 1835 5.014.354 3.559.962 9 ASC, Intendenza generale, V. 829. Nota del 1840 5.231.513 5.751.209 14.1.1843. 1843 6.276.213 6.326.342 10 ASC, Intendenza generale, V. 829. Nota del 23.1.43. 1847 6.655.970 6.750.314 11 (Da «La finanza sabauda in Sardegna» di Bernardino ASC, Intendenza generale, V. 829. Nota del Anselmo, Vol. II 1741-1847, Torino, 1924). 4.2.1843. 12 2 ASC, Intendenza generale, V. 829. Nota del ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. Nota del 20.4.1841. 23.9.1843. 13 3 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. Nota del ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. Nota del 4.6.1842. 14.4.1845. 14 4 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. Nota del ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282 Nota del 4.6.1842 diretta al Reggente l’ufficio dell’Intendenza 25.5.1847. generale. 15 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. Nota del 1.6.1847. 5 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. Nota del 22.6.1842 dal Regio Palazzo al Reggente l’Intenden- 16 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. Nota del za generale delle Finanze. 4.5.1847.

175 Capitolo XIIXII • I tagli nelle foreste del Goceano • Le prime utilizzazioni boschive in funzione delle Strade Ferrate

el Goceano, regione montuosa di questo barbaro taglio la fatica del semplice Dinteresse boschivo situata all’in- sfrondamento....». terno dell’isola, si hanno diverse testimo- «... Le selve del Goceano sono in continua- nianze e documentazioni, attraverso le quali zione di quelle che in pessimo stato si vedo- è possibile delinearne il quadro forestale con no sparse nel Monteferro e nel Marghine. sufficiente fedeltà. Esse si aggiungono a quelle del M. Lerno e Dell’area, facente parte dell’omonimo feudo alle prossime del Montenero. Nella integrità regio, facevano parte i Comuni di Bono, di tutte vedeasi una gran zona distesa da li- Anela, Benetutti, Bottida, Bultei, Burgos, Il- beccio a greco. lorai, Esporlatu. Le piante ghiandifere sono frequentissime in Sotto l’aspetto forestale sul Goceano sappia- altre parti del Goceano, e più ancora lo sono mo intanto quanto riportava lo storico An- gli olivastri e i peruggini, il cui frutto è un gius, riferito agli anni intorno al 1833-35: buon supplimento nel difetto delle ghian- «La massa di Monteraso è nelle più parti al- de..». berata a ghiandiferi, come pure lo sono altre Più in dettaglio, secondo lo stesso autore, in regioni; e può tenersi la superficie delle fo- territorio di Bono esisteva una fustaia mista reste non minore di starelli venticinquemila di roverella, leccio e sughera, con alberi (10.000 ettari). spesso colossali, in gran parte ricadenti in Pare che in tanto spazio potrebbero vegetare proprietà private, e, per una parte ridotta, in comodamente due o tre milioni di tali frutti- terreni comunali. feri, e non pertanto difficilmente se ne nu- I territori di Bottida, Bultei e Burgos, erano merano 900 mila, un terzo de’ quali sono anch’essi ben ricoperti di boschi; a Esporla- meschinissimi individui. I pastori poterono tu vi era la cospicua foresta di Crastumannu, finora impunemente distruggere queste e a Illorai una grande ricchezza di boschi piante utilissime, o in tristo modo mutilarle con piante d’alto fusto, roverelle, lecci e su- de’ rami per dare nutrimento alle vacche e ghere, frammiste ad aceri, bagolari, agrifogli alle capre ne’ tempi nevosi, evitando con e ginepri.

177 gliari alle foreste del Goceano e una prima descrizione dei boschi di quel territorio. Da questa si evince tra l’altro quale fosse lo stato della viabilità dell’isola, quali le diffi- coltà per procedere alle tagliate, quali i tem- pi di trasferimento. Per questo particolare interesse si ritiene uti- le riassumerla qui appresso dallo stesso re- soconto dell’ufficiale sabaudo. Carboni lasciò Cagliari il 15 gennaio 1843, alle sei del mattino, «...colla vettura Catena del Marghine. Boschi misti di leccio e rove- di Francesco Spano unitamente al Maestro rella in cui operò tra il 1842 ed il 1846, l’imprendito- re boschivo Giovanni Bianchi da Oneglia. di Ascia della R. Marineria Panzano e al Sergente Nori e Caporale Chessa della Compagnia Artisti, che ho l’onore di co- Nei boschi del Goceano era stato operato un mandare...». taglio di piante di rovere nel 1812, com’è Insieme al Carboni partirono inoltre il Can- stato già ricordato. noniere Artista Laplanetta con quattro abili Dopo d’allora, non si trova traccia di utiliz- Mastri d’ascia di Artiglieria. zazioni intensive fino al 1843, salvo le ta- Il capitano raggiunse Uras alle 7 pomeridia- gliate residuali del Bianchi nelle aree di con- ne e quivi pernottò. fine col Marghine. Il 16, con partenza di buon mattino, fu co- E d’altra parte le difficoltà di trasporto e gli perto il tratto Uras - Paulilatino, ove la vet- alti costi avevano condizionato i possibili tura giunse all’imbrunire. prelievi e reso poco appetibile il pur ottimo Il giorno 17, a causa della presenza di neve legname ricavabile dai suoi boschi. sulla strada, non fu possibile riprendere il Ma la viabilità aperta dal Bianchi in funzio- viaggio se non verso le ore 12 per poi giun- ne delle tagliate nei confinanti boschi di Bo- gere a Macomer alle 16,30. norva e del Marghine, viabilità che si era Il 18 gennaio si dovette attendere il carretto- spinta fino ai confini col Goceano, avevano ne sul quale erano stati caricati «...li vari reso accessibili anche quelle foreste che, a stromenti necessari pei lavori del taglio dei partire dal 1843, furono appunto oggetto di legnami...» e che aveva lasciato Cagliari già tagli sia per far fronte alle necessità dei ser- dal 14. Alle ore 19 del 18 il carrettone arrivò vizi dello Stato, sia per soddisfare e comple- a Macomer. tare il contratto di fornitura stipulato con Il 19, mentre il carrettone proseguiva verso l’imprenditore Bianchi. Campeda, il capitano Carboni si recò a Bo- norva per reclutare delle guide pratiche dei Nel gennaio di quell’anno, su incarico del luoghi, e potè lasciare questo villaggio solo Ministero 1 il capitano d’Artiglieria Carboni il 21 a causa di forti piogge; lo stesso giorno sovrintese alle operazioni di martellata e di 21 raggiunse il Convento di San Francesco abbattimento di piante per i fabbisogni ap- di Monteraso ove pernottò. punto della R. Artiglieria. Il giorno seguente, nonostante la neve, tra- In una prima relazione resa all’Intendente versò il Bauladu, S’ena auredda e S. Maria generale e datata 31 gennaio 18432 l’ufficia- di Bono e Bottida e quindi raggiunse l’area le fece il resoconto del suo viaggio da Ca- boscata:

178 «... Poste sopra un suolo feracissimo che cauzioni per non arrrecare pregiudizio alla produce varie specie di piante, io rinvenni le selva». Selve del Goceano...». «Sono elleno signoreggiate d’alberi maesto- Il Carboni eseguì pure, nel 1844, la misura- si d’Elice e di Rovere, che vi crescono sani, zione della foresta percorrendola a cavallo e dritti, vigorosi, di gran fusto, e grosse di- calcolando che a passo uguale di cavallo si mensioni, dai quali si ricavano dei legnami fanno 1461 metri in 1/4 d’ora. di tessitura salda e fibra forte. Trovansi le Per percorrere la lunghezza «... dalla Punta medesime situate su terreni piani e montuo- di Bolotana a quella di Pattada che confina si or spogliati ed or coperti di rare o folte col Goceano», occorsero 3 ore (perciò piante...». 17.532 metri); per la larghezza «.. dalla pun- «...io prescelsi il Piano di Santa Maria di Bo- ta della Serra fino ai termini coi salti di Bo- no pel luogo del taglio...». norva...» 1 ora (perciò 5844 metri). L’estensione risultò quindi di 25.614 giorna- I motivi che indussero il Carboni a questa te di 40 are ciascuna, ossia di Ha 10.245. scelta furono essenzialmente dettati sia dalla Stimò anche il numero delle piante utilizza- relativa facilità di accesso di detta località, bili, e per far questo procedette a delle aree sia da considerazioni tecniche: il prelievo di saggio di un’ara ciascuna, in diversi pun- che doveva operarvi non avrebbe compro- ti più o meno coperti di piante. messo la copertura boschiva. I risultati della stima, divisi per Comune e Di rientro a Bonorva, passò da Baucavanu, redatti a conclusione del taglio del 1843 (che Pirrosu, Sa scala de sa lacana e Pauli orga- interessò i soli boschi di Illorai), furono i se- 4 lis, ai limiti dei territori di Macomer e Bolo- guenti: tana, ed a Campeda richiese al Bianchi, sen- za successo, la disponibilità di alcuni suoi Comune di Illorai orbaschi, provetti boscaioli liguri. Reclutò tra Macomer e Bonorva 25 operai e Località Piano e valle di S. Maria, Serra de con questi il 24 gennaio iniziò i primi lavori Sardigna, Oredda, Seretti, Sos pezzos, Sche- allestendo due capanne, destinate ad ospita- vuddè, Chercu tortu, Ena manna, Ladorza. re l’una gli operai, l’altra gli artiglieri. Estensione di 8.671 are o starelli, pari ad et- Il giorno 26, formate due squadre di cinque tari 3.468. elementi ciascuna, ebbero inizio le operazio- Totale piante: n. 5.109, di cui: ni di abbattimento. roverelle n. 3.100 «... gli alberi onde sono ricche quelle selve lecci n. 670 sono di gran fusto e di grosse dimensioni, sughere n. 146 dai quali deggionsi ricavarsi dei legnami di agrifogli n. 169 tessitura salda e di fibbra forte e compat- perastri n. 67 ta...» confermava in una seconda relazione tassi n. 190 il capitano Carboni, ed ancora «... essersi frassini n. 607 riconosciute sane e di ottima qualità le aceri n. 150 piante finora abbattute...» e «...nell’atterra- mento delle stesse piante si ha l’attenzione Comune di Esporlatu di lasciare un ceppo non maggiore di cm 50 Località Runcu mulu, Sa terra mala, Sa pa- dalla superficie del suolo coprendolo con la de alinos, Sa coa manna, Sas cadrigas de terra onde riprodursi, con tutte le altre pre- su tione.

179 Estensione di 257 are o starelli, pari ad etta- sughere n. 211 ri 103. perastri n. 107 Totale piante: n. 1.196, di cui: roverelle n. 340 Comune di Bultei lecci n. 749 Località Sa matta, Lotori, Sa pruna, Puleju, sughere n. 39 Bidighinzu, Lope, Sos frontes. perastri n. 29 Estensione di 3.237 are o starelli, pari ad et- aceri n. 39 tari 1.295. Totale piante: n. 8.431, di cui: Comune di Burgos roverelle n. 2.600 Località Montes. lecci n. 2.609 Estensione di 2.115 are o starelli, pari ad et- sughere n. 3.072 tari 846. agrifogli n. 55 Totale piante: n. 2.503, di cui: perastri n. 95 roverelle n. 2.100 lecci n. 321 Comune di Anela sughere n. 58 Località Sa ucca massiedda, Su furcone, Tri- perastri n. 24 pides, Pilu de.., Su poddargiu, Su riu de Su- ghedu. Comune di Bottida Estensione di 422 are o starelli, pari ad etta- Località Sa mela abrina, Sa linna de Sedde- ri 169. la, Sa ucca de su managu, Sa domo de ru- Totale piante: n. 2.335, di cui: pissaria, Sa linnassia, Su adu de mimusi, roverelle n. 1.060 S’ena de sos pirastros, Badu ladu, Pedra lie- lecci n. 1.103 ri, Scora chervos, Dusiane, S’argiola de ot- sughere n. 68 tiane. perastri n. 86 Estensione di 2.472 are o starelli, pari ad et- aceri n. 18 tari 988 Totale piante: n. 8.923, di cui roverelle n. 5.000 Sulla superficie boscata demaniale di ettari 10.245, esistevano perciò, prima del taglio lecci n. 2.868 Carboni del 1843, un totale di n. 60.681 sughere n. 156 piante ritenute mature al taglio e perciò uti- agrifogli n. 376 lizzabili, pari a una densità media per ettaro perastri n. 312 di 5,9 piante. tassi n. 68 A taglio eseguito risultarono presenti n. aceri n. 143 60.005 piante, oltre alle varie altre che il Carboni classificò come infruttifere e che Comune di Bono non quantificò perché inidonee a fornire le- Località Montes gname per costruzioni. Estensione di 8.440 are o starelli, pari ad et- Delle 60.005 ritenute invece atte al taglio, n. tari 3.376. 28.000, ossia il 46,6 %, potevano, se abbat- Totale piante: n.31.508, di cui: tute, dare buoni assortimenti. roverelle n.28.100 Queste erano ripartite in n. 18.000 roverelle, lecci n. 3.090 n. 8.000 lecci e n. 2.000 piante di altre specie.

180 Nel 1843 dunque, il Capitano di Artiglieria n. 58 piante di Acero 8% del totale Carboni, diresse una tagliata boschiva nelle dei soggetti recisi n. 5 piante di frassino 14% del totale foreste del Goceano per assicurare il legna- dei soggetti recisi me necessario per i servizi dell’Artiglieria. n. 14 piante di tasso 3% del totale Di questa utilizzazione ci sono pervenute dei soggetti recisi preziose testimonianze documentali, nelle quali sono annotate le diverse operazioni Il numero dei pezzi ricavati da ciascuna spe- inerenti il taglio, il trasporto, la segagione e cie, e per singola località, sono dettagliata- l’utilizzo del prodotto. mente riportati nella tabella n. 13, desunta dallo «Stato degli alberi recisi e prodotto ri- Il taglio cadde soprattutto nei boschi che ve- cavato dai medesimi in legnami nel taglio getavano nelle località Piano e Valle di S. 1843 in Goceano» redatto dal Capitano Car- Maria, Serra de Sardigna, Oredda, Seretti e boni. Sos pezzos, tutte rientranti in territorio di Il- Dall’analisi di questi dati meticolosamente lorai e non in quello di Bono, ove il Carboni riportati dall’ufficiale di Artiglieria, è possi- aveva inizialmente intenzione di operare. bile desumere un insieme di notizie sulla de- Il prelievo legnoso non interessò invece le stinazione e sull’impiego del legname, non- località Schevudè, Chercu tortu, Enamanna ché sulle dimensioni delle piante delle sin- e Ladorza, pur esse facenti parte del territo- gole specie che furono abbattute e degli as- rio illoraese. sortimenti ricavati. Il bosco demaniale di quel villaggio, di etta- ri 3.468, era all’epoca (ma lo è in parte an- Oltre a n° 1.135 pezzi ottenuti in totale, as- che oggi), una fustaia di roverella mista a sommanti a 26.990 piedi cubi circa (corri- leccio e a sporadiche altre specie, quali il spondenti a mc 925), furono ricavate n. tasso, il frassino e l’acero minore. 1.219 doghe di rovere per la costruzione di Il numero delle piante di un certo interesse tini ed altri vasi in legno per la R. Fabbrica mercantile era piuttosto limitato: 1,66 piante Polveri, per complessivi piedi cubi 1.828, e in media per ettaro, e più esattamente, secon- n. 350 pezzi costituiti da madere, braccioli, do la stima del Carboni, esse erano ripartite staminali; 7 e stangoni di roverella di varie come segue: dimensioni, da utilizzare per la costruzione

SPECIE ARBOREA N.%di barche diverse ed anche di Brik, per un to- tale di piedi cubi 1.225, ed infine n. 68 con- Roverella 3.522 61 Leccio 847 15 che di rovere da utilizzarsi per la R. Polve- Sughera 146 2 riera. Agrifoglio 169 73 Le 676 piante abbattute, fornirono circa Acero 208 4 Frassino 612 10 30.043 piedi cubi di legname (pari a mc Tasso 204 4 1.029 circa), ripartito tra i diversi assorti- Perastro 67 1 menti.8 Totali 5.775 100 Dalla elaborazione dei dati riportati nel do- Il Carboni abbattè un totale di 676 5 piante cumento originale si possono trarre inoltre così distinte6: un insieme di altre notizie utili: n. 422 piante di roverella pari al 62% del totale 1) che ogni pianta di roverella fornì in me- dei soggetti recisi n 177 piante di leccio 26% del totale dia mc 1,54 di assortimenti legnosi, con dei soggetti recisi pezzi fino a 2,5-2,9 metri cubi per pianta,

181 escluse le doghe e le madere e gli altri 5) che dall’acero, dal frassino e dal tasso si pezzi minori; ricavò un solo pezzo per pianta. 2) che i lecci, di dimensioni mediamente più 6) che l’utilizzazione fornì in totale, tradot- ridotte, fornirono assortimenti pari a cir- to in metri cubi di legname ridotto in as- ca mc 1,24 per pianta, con pezzi massimi sortimenti: intorno a 2,1- 2,3 mc/pianta. leccio mc 228,56 3) che uno dei lecci risultò di misure ecce- rovere mc 678,49 zionalmente grandi e da esso si ricavò un altri mc 17,52 pezzo di m. 6,40 x 1,35 x 1,32, pari ad ol- doghe mc 62,61 tre 11 metri cubi. madere ecc. mc 41,95 4) che il pezzo di roverella di maggiori di- Totale mc 1029,13 mensioni fu di m. 4,8 x 0,83 x 0,75 - pa- 7) che la tagliata fu eseguita in funzione del ri a circa mc 2,98. soddisfacimento delle esigenze poste dal-

182 la R. Artiglieria e non in funzione squisi- e quelle di roverella di cm 35- 40; il diame- tamente selvicolturale; pur essendo stato tro massimo era rispettivamente compreso operato un taglio definibile a scelta non tra 90 - 150 cm. e 85 -100 cm. fu infatti adottato un predeterminato dia- Le altre specie arboree interessate dal taglio metro di recidibilità né per il leccio né avevano diametri medi compresi tra 22 e 32 cm. per la roverella. Indicativamente si riportano qui di seguito Le piante di leccio cadute al taglio erano co- alcune misure dei pezzi più significativi ot- munque di diametro minimo di cm 22 - 25, tenuti dalla tagliata (Tab. 13).

Tab. 13 Ripartizione per specie e per località dei pezzi ricavati dalle piante abbattute nel Goceano nel 1843 per conto dello Stato.

LOCALITÀ ROVERE LECCIO ACERO FRASSINO TASSO

Piano di S. Maria 87 136 3 – – Oredda 27 1 – – – Seretti 326 56 21 – – Serra de Sardigna 119 62 – – 12 Valle di S. Maria 138 73 – – – Sos pezzos – 33 34 5 2

Totale pezzi 697 361 58 5 14

Tutti i pezzi, in attesa del loro trasporto, Per i pezzi di maggiori dimensioni che era- che fu eseguito solo nel corso del 1844, fu- no in numero di 140 in totale, furono inve- rono sotterrati nelle stesse località del ta- ce usati i carri a quattro ruote, che si è vi- glio, per evitare fessurazioni e spaccature sto essere già stati impiegati nei tagli degli del legname. anni Venti eseguiti nelle foreste del Monti- ferro. Provvedere al trasporto del materiale non fu Per l’esecuzione del trasporto fu indetta una questione di poco conto. gara d’appalto nei Comuni di Tresnuraghes, Poiché nella provincia di Nuoro non esiste- Santulussurgiu, , , Scano, vano che carri di foggia antica, con ruote Macomer e Borore, centri nei quali poteva- non cerchiate, capaci di trasportare non più no reperirsi i carri a quattro ruote, adottati di 6-7 cantara per volta 9 (corrispondenti ad ormai abitualmente dai carrolanti locali già altrettanti piedi cubi e quindi a mc 0,20- avvezzi al trasporto di grossi assortimenti di 0,23), «...e d’altronde... tanto piccoli che legname. non vi si potrebbe collocare alcun pezzo Per consentire il passaggio dei carri fu aper- grosso di legnami..né tampoco sarebbero ca- ta una strada di 17,5 chilometri che collega- paci i carratori...», si rese necessario ricorre- va il Piano di S. Maria alla strada aperta in re ai carri presenti nel Marghine, ove ormai precedenza dal Bianchi, in località Bingia de erano stati in gran parte adottati quelli di Planu; da questa si raggiungeva lo stradone nuova foggia, con ruote cerchiate in ferro e (l’attuale SS 131) e quindi il porto della ruotanti intorno all’asse, più grandi e capaci Gran Torre di Oristano per l’imbarco del di trasportare circa 20 piedi cubi e un peso prodotto, in parte verso Genova ed in parte fino a 8 qli circa. verso Cagliari.

183 Goceano: i soprassuoli misti di leccio e roverella fu- che i responsabili attribuirono alle piogge rono interessati da tagli a scelta fin dalla prima metà particolarmente abbondanti in quell’anno. del secolo scorso. Una commissione governativa fu incaricata perciò di ispezionare le giacenze e di verifi- 11 Il trasporto dei pezzi, contrassegnati uno per care lo stato del legname. uno, durò dalla primavera al settembre del 1844, con impiego di non meno di 20 carri Si appurò che i pezzi piccoli, di leccio, ro- verella, frassino, tasso, agrifoglio ed acero al giorno. erano in parte attaccati dal tarlo sia in super- I carri viaggiarono in gruppi non inferiori a ficie che in profondità, e che quelli grossi, quattro per aiutarsi reciprocamente in caso tutti di leccio e di roverella, pur presentan- di difficoltà. dosi spaccati e screpolati nelle testate per ef- L’intera operazione comportò un costo glo- fetto del disseccamento sofferto nell’estate bale di £ 77.085, 35 (di cui £ 48.507, 84 per precedente, potevano essere ricuperati ed trasporti e £ 28.577, 51 per oneri afferenti il utilizzati riducendoli a minori dimensioni. taglio). La roverella presente, pari a circa 5.800 piedi A questo proposito si dispone di una analiti- cubi, fu giudicata di ottima qualità e in ottimo ca distinta (Tab. 14), redatta il 27.9.1845 dal stato, ed idonea, previa riduzione dei pezzi, Carboni, promosso nel frattempo al grado di alla costruzione di misure di capacità per ce- maggiore di Artiglieria. reali e pertanto ad essere utilizzata dai fabbri- Parte di questo legname fu imbarcato lo stes- canti che erano del tutto privi di legname. so anno, parte si trovava ancora sulla spiag- Si constatò che il legname di leccio segato, gia della Gran Torre nel Giugno del 1845. stimato in circa 5.200 p.c., non aveva dato Il legname, malamente accatastato e non op- buoni risultati «..per essersi ritrovati carichi portunamente protetto, manifestò dei difetti di alburno (sbollita), al punto da non rinve-

184 Tab. 14 Corpo Reale Artiglieria – Brigata di Sardegna – Direzione Taglio Legnami. Conto dimostrativo Particolareggiato Costo legnami Selve Demaniali Goceano tagliati per servizio Reale Azienda

Spese 1843: per taglio alberi £ 1994,72 per costruzione 3 capanne 500,00 per diramamento 2654,28 per squadratura fusti 7974,57 per segatura fusti squadrati 5677,64 per sotterramento legname per conservarlo in montagna non avendolo potuto trasportare 1680,26 per guardia legname sotterrato 88,32

totale 20.570,79 Spese 1844: dissotterramento legname 2249,00 apertura strada da Campeda alla selva, “nella quale non vi avea prima mai penetrato carro” 2062,80 per caricamento e altri lavori precedenti il tra- sporto alla spiaggia di Oristano 3694,88

totale 8006,72 per piedi cubi 33.68610 di legname ricevuti e pagati dal sottotenente delle Torri, Sig. Cor- rias per trasporto ad Oristano a £ 1,44 ciascun complessive 48.507,84 p.c. totale taglio più trasporto £ 77.085,35

nirne nella gran parte che il cuore che possa Dei 154 pezzi, ben 108, per un totale di giudicarsi utilizzabile ne’ lavori per servizio 2.753 p.c., furono giudicati inservibili alla d’Artiglieria, e questo presentasi per la sola Marina «..per le larghe fenditure alle due te- quadratura di 15 a 20 cm». ste» e per altri sostanziali difetti, e vennero I pezzi piccoli furono quindi sistemati in due venduti all’appaltatore Fortunato Molfino al magazzini al coperto, e quelli grossi accata- prezzo di Lire nuove 2 per piede cubo. stati. I trasporti via mare furono eseguiti dalla nave Per il caricamento dei legnami dalla spiag- Bertold, dalla Regia Fregata Des Geneys che, gia di Oristano, furono impiegati: essendo armata, aveva problemi per caricare i m. 40 di cavo da carro o alla paesana; pezzi più grandi che vennero perciò segati, e m. 16 di catena di ferro della grossezza di dalla Regia Corvetta Gabarra Aurora. mm 5, divisa in 4 pezzi di 4 metri ciascuno, Su quest’ultima furono imbarcati per Geno- aventi a un’estremità un anello rotondo per va, il 2 dicembre 1845, n. 154 travi di rove- attaccarvi le corde, e dall’altra un uncino; rella ed un fusto di tasso, del volume rispet- n. 20 manovelle; tivamente di p.c. 4.401 e p.c. 40. n. 4 mezzolane.

185 ressate, per la prima volta in modo consi- stente, anche le piante di leccio. Una prima utilizzazione fu effettuata tra il 1845 ed il 1846, con l’abbattimento di 2.619 piante di roverella e 300 lecci. Questi ultimi furono scelti tra le piante in grado di fornire tronchi «di lunghissima di- mensione», destinati ad usi speciali: doveva- no infatti servire da avanti cole, in un solo pezzo, per l’avanzamento delle navi.14 Ma già prima che fosse completata questa tagliata, il Conservatore dei Boschi, Tiscor- nia, comunicò all’Intendente generale che in La regia Fregata sarda Carlo Felice, impiegata per il ottemperanza al dispaccio ministeriale trasporto del legname ottenuto dalla tagliata effettua- dell’11.2.1846, n.1071, aveva disposto che il ta dal Capitano di Artiglieria Carboni nel 1843 nei boschi del Goceano. Brigadiere forestale Nori procedesee col Ricci al martellamento 15 di piante di leccio fino alla concorrenza di 40.000 piedi cubi. Con destinazione Cagliari furono imbarcati Una terza tagliata, eseguita in base a un con- nell’Aprile del 1846,12 n. 140 panconi di ot- tratto del 1847 tra la Regia Marina di Geno- tima quercia, n. 40 travi e fusti non ancora va e l’Intendenza generale del Regno di Sar- segati, del volume di circa 30 p.c. ciascuno, degna, interessò 1.998 piante di roverella e che, si calcolava, potessero fornire circa mq 170 di leccio, tante quante furono cioè ne- 300 di segato, ed inoltre legname di tasso, cessarie per approvvigionare la R. Marina di lazzeruolo ed agrifoglio. altri 60.000 piedi cubi di legname. Alla stessa data esistevano ancora sulla Anche tutto questo materiale fu trasportato al- spiaggia oristanese n. 117 pezzi di quercia, la spiaggia della Gran Torre di Oristano, non per un totale di 3.217 p.c., in fusti e travi di senza difficoltà per il reperimento dei carri. m. 5- 6 di lunghezza e quadrature da 50 a 60 Con questi ultimi tagli venne completato cm, da cui si calcolava di poter ricavare dai l’abbattimento di tutte le piante mature di 500 ai 600 metri quadri di segati. roverella in grado di fornire legname da co- Per la segagione si ricorse a una compagnia struzione, esistenti nei compendi boscati del di segatori lucchesi, la cui mercede era com- Montiferro, di S. Leonardo, di Bonorva, del misurata a £ 1,80 per metro quadrato. Marghine e del Goceano. Ma prima ancora che venisse ultimata la ta- Nell’ottobre del 1848, sulla spiaggia della gliata Ricci nell’ambito delle foreste del Go- Gran Torre vi erano ancora legnami residui ceano, un altro luogotenente di vascello, il della R. Ariglieria, esposti alle intemperie ed Cav. Albini, fu incaricato di sovrintendere a 13 ai furti. un taglio di legnami occorrenti per la Regia Marina, previo sopralluogo per accertare se Per completare il quadro delle utilizzazioni vi fossero ancora possibilità, tra le foreste boschive nel Goceano, occorre far cenno al- migliori, di procurare legnami delle dimen- le tagliate compiutevi dal Marchese Ricci, sioni richieste dai servizi statali. luogotenente di Marina, per conto di que- Poiché le selve del Goceano non erano più st’ultima, tagliate nelle quali vengono inte- in grado di fornire le piante occorrenti, l’Al-

186 bini eseguì accurate ispezioni ai boschi del Asseriva il Della Marmora che già nel 1841 Sarcidano, a Laconi e a Sette quercos di Sin- il Marchese Ricci, in un documento suddivi- dia. 16 Non si sono però trovate tracce docu- so in due parti, aveva relazionato in merito mentarie di tagli operati in quell’epoca nei allo stato delle foreste sarde, dopo aver visi- boschi menzionati. tato quelle di Santulussurgiu, S. Leonardo, Cuglieri, Scano, S. Antonio, Padria, Pozzo- In quel periodo un certo Enrico Misley di maggiore, Planu de murtas, la piana di Bo- Modena aveva avanzato richiesta per il ta- norva, le valli di Bolotana, di Bonorva e di glio di 100.000 alberi di quercia, trovando la Saucco, e il M. Rasu di Bono, nonché quel- netta opposizione del generale Alberto Della le dell’Ogliastra (di Villagrande, di Villano- Marmora, all’epoca Commissario Regio va Strisaili e di Talana, di M. Nuovo, di Gai- della Sardegna. ro e di Ulassai). Il Ricci aveva preso in con- Il Della Marmora fu aspramente criticato per siderazione anche i monti di Laconi e l’alto- questa sua posizione, tramite un opuscoletto piano del Sarcidano, tralasciando tutti gli al- stampato a Torino ed intitolato Considera- tri luoghi nei quali non allignava la roverel- zioni sopra il progetto di taglio di alberi in la o questa si trovava in modeste quantità, e Sardegna, che gli faceva carico di «..com- aveva concluso il suo rapporto evidenziando battere una proposta utile alla Sardegna ed al come già all’epoca le foreste sarde fossero Governo...» e di ostacolare un progetto già per i ripetuti tagli talmente depauperate da ritenuto ammissibile dal Conservatore dei non presentare nella massima parte che al- boschi e dagli Intendenti generali, e che ave- beri vecchi, o difettosi, ed inutili per la ma- va già ottenuto il consenso del Ministero. rina. Il Commissario Regio concludeva ricordan- Il Commissario regio puntigliosamente rin- do le difficoltà incontrate dal Bianchi a re- tuzzò le accuse precisando:17 perire le 20.000 piante di roverella anche per - che gli Intendenti generali ritengono per lo stato difettoso di molte di esse e soste- rari gli alberi di quercia-rovere, la sola nendo che in Sardegna le poche roveri anco- pianta utile per le costruzioni navali ra utilizzabili dovessero essere riservate per mentre reputano fattibili moderati tagli di le necessità della R. Marina, mentre poteva- leccio; no essere reperiti, in una certa misura, albe- - che tutti si sono espressi in favore della ri di leccio. vendita per asta pubblica e non per tratta- tiva privata; - che due di essi erano del parere che si do- Altre utilizzazioni degli anni Quaranta vesse soprassedere all’operazione in attesa e successivi di una puntuale ricognizione sulle foreste; - che due Intendenti avevano sottolineato il Esauritosi, praticamente nell’arco di circa malcontento generale che si sarebbe pro- trent’anni, il quantitativo di piante di roverel- dotto nell’isola se si fosse proceduto a un la idonee agli impieghi della Marina e del- cospicuo taglio di piante per causa della l’Artiglieria, l’interesse si accentrò su quelle credenza invalsa nella classe dei contadi- di leccio il cui legname era di scarso interes- ni che tutte le selve sieno dei Comuni e se per gli usi che ne facevano ordinariamen- non del Governo, alla quale opinione si te i Servizi della Marina, ma che era invece devono attribuire i principali incendi di ritenuto eccellente per la costruzione di tra- foreste occorsi in questi anni. versine ferroviarie, in sostituzione del larice:

187 «...saranno preferite quelle d’Elice...assai co- ser abbattute e le condizioni delle strade oc- muni in Sardegna...da preferirsi per uso del- correnti per il trasporto.20 le Strade Ferrate anche per la loro durata sot- Si tratta di una preziosa testimonianza che, se toterra, doppiamente più lunga di quella di pure solo indicativa e approssimata, ha il pre- 18 rovere....» . gio di fornire una possibilità di raffronto con Le richieste cominciarono a pervenire all’In- la situazione esistente oggi nelle stesse loca- tendenza generale del Regno di Sardegna, e lità prese in considerazione nel documento. da questa venivano poi proseguite al Con- servatore dei boschi: «Per la costruzione delle strade ferrate in Scheda n. 1. questi Regi Stati occorrendo d’impiegare Selve di Ia di canna, Furru di conca, Stazu una grande quantità di legname da opera, e de la Vitischeddu, in provincia di Tempio. segnatamente per lo intelaiamento da sotto- porsi alla ruotaie o guide di ferro, il Gover- Distanza dal mare: da 3 a 5,5 ore dal porto no di S. M. ha giudicato utile, che si racco- di Terranova. gliessero tosto le più precise nozioni all’og- Dimensioni delle piante: circonferenza m. getto di riconoscre, se dalle nostre selve e 1,5 ; lunghezza da 6 a 8 metri. dai nostri boschi si potrà avere tutto il le- Quantità piante da abbattere: 9.000 circa. gname occorrente senza nuocere ai bisogni Stato delle strade: per quanto ha fatto pre- locali, e senza promuovere una soverchia di- sente il Brigadiere di Tempio, le strade per struzione di piante, che potesse in avvenire l’estrazione dei legnami sarebbero discreta- essere soggetto di grave rincrescimento, ov- mente praticabili. vero se potesse rendersi necessario di ricor- rere all’estero». Scheda n. 2 «Per tale effetto, considerando che la Sarde- gna è un paese che offre molte foreste io mi Selve di Gutturu mannu e Guttureddu, in rivolgo alla S. V. Ill.ma, con preghiera di vo- Assemini e Uta, in Prov. di Cagliari. lermi procurare non più tardi, se sia possibi- Distanza dal mare: da 6 a 7 ore di strada dai le, del prossimo mese di Agosto, un adegua- porti di Santadi, S. Inesu e S. Pietro. 19 to riscontro, di cui infra». Dimensioni delle piante: circonferenza 2- 3 Le dimensioni degli assortimenti richiesti metri; lungh. 7-9 metri. erano le seguenti: Quantità piante da abbattere: 18 - 20.000 circa. lunghezza m. 5,00 Stato delle strade: La selva di Guttureddu larghezza m. 0,23 sarebbe più particolarmente accessibile per spessore m. 0,14 la strada di Monti feneguas.

Il Conservatore dei boschi Tiscornia fornì, nello stesso mese di giugno 1845, il quadro Scheda n. 3 della situazione concernente i boschi più ric- chi di questa specie arborea e più facilmente Selve di Capoterra in provincia di Cagliari. utilizzabili perché più prossimi al mare, in- Distanza dal mare: da 6 a 7 ore di strada dai dicando per ogni lecceta la relativa distanza porti della Maddalena, Orri, Salvi e Segarba. dai porti di imbarco, le dimensioni delle Dimensioni delle piante: circonf. 2- 3 metri; piante, il numero di quelle che potevano es- lungh. 7 - 9 metri.

188 Quantità piante da abbattere: 10 - 12.000 Dimensioni delle piante: circonf. 2 -3 metri; circa. lungh. 7 - 9 metri. Stato delle strade: Le strade non sono prati- Quantità piante da abbattere: 20.000 circa. cabili che dai cavalli e perciò converrà am- Stato delle strade: pare da quanto costa che pliarle. le strade che danno accesso alle di contro fo- reste, sarebbero rese praticabili con poca spesa. Scheda n. 4 Selve di Sarroch in provincia di Cagliari. Scheda n. 7 Distanza dal mare: da 5 a 6 ore dal porto Selve del Goceano, territorio di Bono, in Iesi. Provincia di Nuoro. Dimensioni delle piante: circonf. 2 - 3 metri; lungh. 7- 9 metri. Distanza dal mare: da 10 a 15 ore di strada Quantità piante da abbattere: 10 - 12.000 alla spiaggia di Torre di Cabras. circa. Dimensioni delle piante: circonferenza da Stato delle strade: dalle montagne dell’Asti- 2,5 a 3,5 metri; lunghezza da 8 a 9 metri. giosa (oggi s’istiddiosa) al porto di Iesi, la Quantità piante da abbattere: da 5 a 6.000 strada è per la maggior parte praticabile dai circa. carri sardi: bisognerà quindi la medesima Stato delle strade: potrà servire per traspor- preferire. tare dei legnami la strada eseguita per conto del Governo e del Sig. Bianchi.

Scheda n. 5 Scheda n. 8 Selve di S.Pietro di Pula in Provincia di Ca- gliari. Selve di Scanu, in provincia di Cuglieri. Distanza dal mare: da 8 a 10 ore dal porto di Distanza dal mare: sei circa ore dalla spiag- S. Efisi. gia di Bosa. Dimensioni delle piante: circon. 2 - 3 metri; Dimensioni delle piante: Circonf. 2,5 - 3,5 lungh. 7 - 9 metri. metri; lungh. 8 -9 metri. Quantità piante da abbattere: 10 - 12.000 Quantità piante da abbattere: 4 - 5.000 circa. circa. Stato delle strade: la strada pel trasporto, Stato delle strade: le strade che danno ac- con poca spesa sarebbe resa praticabile. cesso alla di contro foresta non sono molto in buon stato, ma possono facilmente riadat- tarsi. I di contro boschi sono popolatissimi Scheda n. 9 di elci. Selve di Buddui nel Sarrabus, in provincia di Lanusei.

Scheda n. 6 Distanza dal mare: da 3 a 5 ore di strada dal- la spiaggia di Carbonara. Selve di Pula, Montenieddu, Monte Santo, e Dimensioni delle piante: circonf. 2,5 - 3,5 Aranciburda in prov. di Cagliari. metri; lungh. 8 - 9 metri. Distanza dal mare: da 6 a 8 ore di strada ai Quantità piante da abbattere: da 5 a 6.000 porti forestali. circa.

189 Stato delle strade: la strada dovrebbe essere Scheda n. 13 dilatata e riportata in alcuni punti. Selve di Matoppa e Canu ‘e jugias, in pro- vincia di Iglesias.

Scheda n. 10 Distanza dal mare: 4 ore circa al Porto Ma- sua. Selve di Montenero, in provincia di Lanusei. Dimensioni delle piante: circonf. 2,5 - 3,0 Distanza dal mare: da 3 a 5 ore di strada al- metri; lungh. 8 - 9 metri. la spiaggia di S. Maria Novarese. Quantità piante da abbattere: 1.000 circa. Dimensioni delle piante: circonf. 2,5 - 3,5 Stato delle strade: la strada dalla foresta al metri; lungh. 8 - 9 metri. mare non sarebbe difficile. Quantità piante da abbattere: da 5 a 6.000 circa Stato delle strade: pel trasporto dei legnami Scheda n. 14 potrà servire la strada in costruzione per Selve di Flumini, Mairù, Su mannu (Su conto del Comune di Villagrande tendente Mannau ?), Gutturu pala, in provincia di alla spiaggia. Iglesias. Distanza dal mare: da 6 a 8 ore dal porto S. Scheda n. 11 Nicolò. Dimensioni delle piante: circonf. 2- 3 metri; Selve del Salto di S. Sofia e ghiandiferi di lungh. 9 - 10 metri. Villanovatulo, Isili e Gadoni, in provincia di Quantità piante da abbattere: 2.000 circa. Isili. Stato delle strade: le strade abbisognerebbe- Distanza dal mare: 35 circa ore di strada dai ro di essere riparate. boschi al porto di Cagliari. Dimensioni delle piante: circonf. 1,5 - 2,0 metri; lungh. da 4 a 8 metri. Scheda n. 15 Quantità piante da abbattere: 7 - 8.000 circa. Selve del Sulcis e Villamassargia. Stato delle strade: pel trasporto del legname si profitterebbe della strada Prov. le di Man- Distanza dal mare: 5 ore dal porto Palmas. das per Sarcidano. Dimensioni delle piante: circonf. 2 - 3 metri; lungh. 9 - 10 metri. Quantità piante da abbattere: 1.800 circa. Scheda n. 12 Stato delle strade: le strade sarebbero facili e carreggiabili. Selve del Salto di Gessa con le sue sessioni di Sa Niva, Scala margiani, Su domus, in provincia di Iglesias. Il numero totale delle piante di leccio, che Distanza dal mare: da 3 a 10 ore di strada potevano all’epoca essere asportate, nell’in- dal porto di S. Nicolò e Domestica. sieme delle foreste economicamente utiliz- Dimensioni delle piante: circonf. 2,5 - 3,0 zabili, si collocava quindi, mediamente, tra metri; lungh. 7 - 10 metri. le 110.800 e le 124.800. Quantità piante da abbattere: 3 - 4.000 circa Da queste, tenuto conto che «Anche i rami Stato delle strade: le strade esigerebbero al- delle piante potendo in gran parte essere uti- cune riparazioni. lizzati per la formazione delle traverse delle

190 strade ferrate...», come sottolineava il Con- di maestranze Lucchesi che in quel mo- servatore Tiscornia, «..si calcola perciò che mento operavano nel dipartimento di Parte ognuna delle indicate piante possa rendere Barigadu. da 37 a 38 circa piedi cubici di legno, e così Vi fu una prima grossa richiesta di n. un totale di Piedi 4.099.600 a 4.617.600». 370.000 traversine ferroviarie per la strada «A senso dello scrivente», precisava il fun- ferrata Genova-Torino, da parte dell’Azien- zionario, «..le prime selve a cui dovrebbe ri- da Strade Ferrate, equivalenti, secondo i corrersi sarebbero quelle di Iglesias, ove cre- calcoli del Conservatore dei boschi, Tiscor- de che potrebbero essere recise molte piante nia, a mc. 44.955, ossia a piedi cubi di più di quello che venne riferito, ed è nel 1.311.337, ottenibili, secondo la stima del- presente Stato indicato, e che sono in so- l’Ing. Melchioni – rappresentante delle stanza le più comode e vicine al mare. E suc- Strade Ferrate – dall’abbattimento di n. cessivamente quelle di Lanusei, Cagliari, 34.508 piante, e secondo Tiscornia, da un Tempio ed Isili». numero minore di alberi. Melchioni calcolò infatti una media di piedi Ebbe quindi inizio l’utilizzazione sistemati- cubi 38 per pianta, mentre il Conservatore ca del legname di leccio, che, impiegato fi- tenne conto che alcuni alberi, di cui si pote- no ad allora solo localmente, soprattutto per vano utilizzare anche i rami principali, rag- la costruzione di carri ed aratri, trovò, da giungevano anche i 60 piedi cubi. questo momento in poi, largo e sistematico L’interesse del Melchioni si concentrò sulle uso per la costruzione di traversine ferrovia- foreste di Macomer, di Putifigari, di Tempio rie - prima nelle ferrovie liguri e piemontesi, e della Nurra, malgrado Tiscornia gli avesse poi in quelle isolane - e, in alternativa all’or- suggerito «...come nella regione di Monte mai raro legname di roverella, in alcuni im- Santo, montagna di Pula,...in prossimità del- pieghi dei Servizi della Marina e dell’Arti- la spiaggia, era grande la quantità dei legna- glieria. me che vi esisteva, atta alla costruzione del- 22 Il Ministro 1° Segretario di Stato per gli Af- le strade ferrate....» . fari di Sardegna, Di Villamarina, in una no- Il Brigadiere forestale Nori, cui il Tiscornia ta indirizzata all’Intendente Generale del 27 aveva conferito l’incarico di verificare le febbraio 1847,21 preannunciò le richieste che possibilità di reperire il legname dalle fore- la Sardegna doveva accingersi a soddisfare: ste demaniali di Putifigari, Villanova Monte- il legname diviene ogni dì più prezioso pel leone e Bosa, e di sondare quali ripercussio- gran impiego che se ne va facendo nelle ni sociali potevano attendersi da un eventua- strade ferrate specialmente, epperò anche le taglio di piante, riferì al suo superiore ge- quello di Sardegna non tarderà a venir do- rarchico, in data 5 ottobre 1847: mandato a prezzi vantaggiosi. «...Estesissime sono le foreste popolate d’ E riscontrando la nota l’Intendente genera- Elci; ma le piante sono generalmente di po- le si mostrava ottimista sulla possibilità di ca bella venuta, a motivo del suolo rocca- soddisfare le richieste nella vastità delle glioso, e degl’impetuosi venti... In quanto selve che il Regio Demanio possiede, pre- all’effetto d’un simile taglio, se sia con di- vio accertamento delle località in cui i tagli spiacere delle popolazioni che godono il di- avrebbero potuto eseguirsi senza nocumen- ritto d’ademprivio, non ravvisai sentimento to per la copertura boschiva e previa deter- alcuno di ripugnanza, non solo perché tratta- minazione di un equo prezzo per le finanze si di cosa di poco conto in mezzo a tanta im- sarde, ciò che poteva stimarsi avvalendosi mensità di piante, ma ancora perché gli abi-

191 tanti vanno di giorno in giorno sperimentan- La situazione riscontrata dal brigadiere fore- do che i tagli dei legnami portano loro e de- stale è riepilogata nel prospetto seguente naro, e lavoro».23 (Tab. 15):

Tab. 15 Prospetto riepilogativo delle piante recidibili in alcune foreste demaniali della Sardegna, redat- to dal Brig. forestale Nori nel 1847.

DISTANZA N. PIANTE CHE SI PUNTO D’IMBARCO BOSCO DEMANIALE DISTRETTO SPECIE DAL MARE POSSONO RECIDERE DEI LEGNAMI

Serra s’istinchinu Putifigari Elce 4 ore 5.000-6.000 Alghero Sos bandidos Minotadas Villanova Mont. Elce 3-5 ore 2.000-2.500 Tangone Minerva Villanova Mont. Elce 3-5 ore 1.000-1.500 ” Scala beccia Bosa Elce 3-4 ore 10-12.000 S. Maria di ma- Monte mannu re Puddighinu Tangone Monte de bia de josso Santulussurgiu Elce 2-3 ore 5.000-6.000 S. Caterina Pet- Boi ruggiu Cuglieri Elce 2-4 ore 8.000-10.000 tinuri S. Caterina Pet- Cambita tinuri Su monte de Soggiu Badde de riu Codinata Seneghe Elce 4-5 ore 4.000-5.000 S. Caterina Pet- tinuri

A questo primo lotto fecero seguito altri ap- piante vegetanti in boschi distanti tre giorna- provvigionamenti in favore della Generale te dai porti d’imbarco, mentre l’Azienda del- Azienda degli Interni ed oltre ai boschi de- le Ferrovie esigeva l’approvvigionamento maniali furono interessati anche soprassuoli da soprassuoli situati a non più di una gior- appartenenti a privati. nata dal mare. Circa i prezzi della fornitura, inizialmente D’altra parte, argomentò il Tiscornia nella fu offerto il compenso di £ 5,40 per l’alle- nota diretta al Ministero, 24 i prezzi pagati stimento e il trasporto di ogni traversina dalla Marina erano gli stessi che l’anno pre- delle dimensioni di m. 2,70 x 0,30 x 0,15, cedente aveva corrisposto il Sig. Audin Gil- oltre a £ 0,96 spettante all’Azienda dema- lis di Nizza, ed in Corsica le traversine veni- niale, compenso ritenuto incongruo dal Ti- vano pagate £ 7 quelle di legno resinoso e £ scornia. 9 quelle di quercia. Egli calcolò infatti che, tra piante grosse e L’Azienda Strade Ferrate offrì allora il prez- piante di dimensioni più ridotte, si potessero zo di £ 7,50 per pianta, ma la Segreteria di ricavare mediamente circa quattro traversine Stato insistette su prezzi più congrui: «... £ per pianta (con tronchi lunghi m. 5,40 e con 15 per gli Elci, e £ 25 per le quercie roveri, diametro di cm 45 di legno vivo), il che si- prezzo a cui vennero cedute alla Marina...». gnificava un prezzo medio di £ 3,84 per ogni soggetto, contro le £ 14 per ogni leccio e le Oltre all’Azienda Strade Ferrate, anche dei £ 25 per ogni rovere corrisposto dalla Reale privati cercarono di approvvigionarsi in Sar- Marina, prezzi che si riferivano, tra l’altro, a degna.

192 Il 21 giugno del 1847, Giacomo Filippo Pen- lestire 373.000 traversine ferroviarie per la co, banchiere in Genova, inoltrò richiesta di strada ferrata Genova-Torino, secondo taglio di 10-20.000 lecci da reperirsi nelle quanto il Segretario di Stato comunicò al- foreste della parte meridionale dell’ isola, l’Intendenza generale nel trasmettergli la ri- presso Capo Carbonara ed i paesi di Carbo- chiesta del banchiere con un sostanziale pa- nara e Sinai.25 rere positivo: «..possa ancora l’Azienda A sostegno della domanda il Penco, dopo Sarda procedere ad un’altra vendita di detti aver rilevato che il legname di leccio era ri- legnami, senza troppo depauperare le pro- tenuto poco idoneo alle costruzioni maritti- prie foreste...». me «..ed al contrario si ritiene più conve- La concessione non fu però autorizzata in niente all’uso delle Strade Ferrate...», affer- quanto dai boschi sardi, e segnatamente da mava che il taglio avrebbe portato giova- quelli della Nurra, di Pula, di Cuglieri, e da mento alle popolazioni, all’Erario ed alle quelli dei circondari di Oristano, Iglesias, stesse foreste: Lanusei e Tempio, erano state abbattute in «Sarà inoltre un beneficio per le foreste stes- precedenza circa 80.000 piante per allestire se di Sardegna diradandole e tagliandone gli traversine ferroviarie per la stessa strada fer- alberi troppo maturi, e vecchi, e per le popo- rata Genova-Torino 26 e perché, di conse- lazioni cui procurerà lavoro e guadagno, e guenza, l’ulteriore prelievo avrebbe depau- per l’Erario cui farà entrare vistose somme». perato oltre misura il patrimonio forestale Il legname doveva essere impiegato per al- isolano.

NOTE

1 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. 9 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. Nota dell’Int. prov.le di Nuoro del 20.4.1844. 2 ASC, Segreteria di Stato, V. 1282- Relazione Carbo- ni del 31.1.1843. 10 Dopo la redazione dello «Stato degli alberi recisi», furono abbattute altre 123 piante, tra le quali ciliegi, 3 ASC, Segreteria di Stato, V. 1282. agrifogli e non meglio identificati larici. 4 ASC, Segreteria di Stato, serie II, V. 1282. Stato in- La massa legnosa complessivamente ottenuta dalla ta- dicativo delle foreste demaniali del Goceano redatto gliata fu quindi di piedi cubi 33.750, pari a mc 1.113,75. dal Capitano Carboni in data 15 giugno 1843. 11 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282, giugno 1842. 5 A queste si aggiunsero altre 123 piante abbattute suc- 12 cessivamente. ASC, Segr. di Stato. serie II, V. 1282. Nota del Ca- pitano di Artiglieria Massimino diretta all’Intendente 6 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. Anno 1843. generale. Aprile 1846. 7 Staminali son detti i pezzi legnosi che formano le co- 13 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1282. ste dei navigli tra madieri e scalmi; madère invece i pezzi traversi nello scheletro dello scafo. 14 ASC, Intendenza generale, Miniere Boschi e Selve, V. 831. Nota del 9 nov. 1846 del Conservatore Boschi 8 Le misure riportate nello « Stato degli alberi recisi e all’Int. generale. legnami..», sono espresse in pollici, piedi e linee fran- cesi. Per la riduzione nelle unità del sistema metrico 15 Il marchio delle piante da tagliarsi veniva apposto decimale, si è calcolato 1 piede (pied de Roi) pari a col martello forestale a scudo ovale, delle dimensioni cm 32,48 ; 1 pollice (pouce di Francia) pari a cm 2,7; di 5 cm di altezza, e della larghezza di cm 4, portante 1 linea (ligne di Parigi) pari a mm 2,26. nel campo la lettera S di cm 1,5 di altezza, sovrastata Un piede cubo lo si è calcolato pari a mc 0,03427. dalla corona reale.

193 16 ASC, Int. generale,V. 831. Ottobre 1846. 21 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 14. 17 A. Della Marmora: Sopra il taglio di centomila al- 22 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 14- Note beri di quercia da farsi in Sardegna, Cagliari, Tip. Ti- del 27 e del 29 maggio 1847 di Tiscornia alla Segre- mon, 1849. teria di Stato. 18 ASC, Regio Demanio, Boschi e Selve, V. 14. Tagli 23 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 14 Nota diversi. Nota del Conservatore dei Boschi Tiscornia del 5/10/1847. del 22 luglio 1847. 24 ASC, Demanio Feudi, Boschi e selve, V. 14.. Nota 19 ASC, Segreteria di Stato, Serie II, V. 1282. Nota del del 22 luglio 1847. giugno 1845.` 25 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 14. 20 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 14. Sassa- 26 ASC, Regio Demanio, Boschi e selve, V. 14 - Tagli ri, 30 giugno 1845. diversi. Relazione del Conservatore Tiscornia.

194 Capitolo XIIIXIII • Note sulle foreste sarde

ote sulle foreste sarde tratte dal Le voci relative alla Sardegna risultano com- «Dizionario geografico storico prese nei volumi sottoindicati pubblicati negli N anni a fianco di ciascuno segnati: statistico commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna» Vol. I- XXVII, Torino, Da Abbasanta ad Atzara: 1833 - 1855 di Casalis G., integrate da an- Volume I, pubblicato nel 1833. notazioni tratte da fonti archivistiche diver- Da Cabras a Carbonara: Volume III, pubblicato nel 1836. se, e corredate da dati desunti dal « Diziona- Da Castelsardo a Cerfallio: rio generale geografico-statistico degli Stati Volume IV, pubblicato nel 1837. sardi» di G. Stefani, Torino 1855. Da Ciserro a Cuglieri: Volume V, pubblicato nel 1839. Da Decimo a Fordongianus: N.B.: Volume VI, pubblicato nel 1840. 1) Il Trattato del Casalis fu pubblicato nell’arco Da Gadoni a Gavoi: di circa 22 anni, dal 1833 al 1855. Volume VII, pubblicato nel 1840. I 27 volumi che compongono l’opera, ripor- Da Ghilarza a Ierzu: tano tutte le città e tutti i villaggi rientranti Volume VIII, pubblicato nel 1841. negli stati sabaudi. Da Laerru a Lotzorai: Per la Sardegna le note relative ai paesi e città Volume IX, pubblicato nel 1841. furono redatte in massima parte dall’Angius Da Macomer a Mogorella: (fino all’incirca alla lettera T compresa - Cer- Volume X, pubblicato nel 1842. tamente con esclusione delle lettere V e Z.). Da Montalbo a Neoneli: Si può però ritenere che parte del materiale Volume XI, pubblicato nel 1843. documentarie sia stato acquisito dall’Angius Da Norghiddo a Nurri: prima di intraprendere la pubblicazione del Volume XII, pubblicato nel 1843. Dizionario, e perciò prima del 1833, data del Da Oliena a Ozieri: volume I dell’opera, ed altro invece nel corso Volume XIII, pubblicato nel 1845. degli anni che hanno visto la pubblicazione Da Pabillonis a Putifigari: dei rimanenti volumi. Volume XIV, pubblicato nel 1846.

195 I Volumi XVI , XVII e XVIII furono pubblicati - con R. Patenti 22.12.1846, in 12 prefetture. rispettivamente negli anni 1847 1848 e 1849. - con R. Patenti 12 Agosto 1848, infine, si crea- rono 3 Div. amministrative: Cagliari, Sassari e Le voci da Villanova Truschedu a Villasalto so- Nuoro, e 11 province : Cagliari, Sassari, Nuo- no comprese nel V. XXV, pubblicato nel 1854. ro, Oristano, Iglesias, Isili, Lanusei, Tempio, Il Volume XXVII fu pubblicato, infine, nel 1855. Ozieri, Cuglieri e Alghero.

Nella descrizione delle singole province si è se- 2) Le unità di misura di superficie usate dall’An- guita la ripartizione territoriale stabilita con De- gius : giornata, starello e miglio quadrato, equi- creto Reale 12 agosto 1848 che divise l’isola in valgono rispettivamente a 2.000 metri quadrati, 3 divisioni amministrative e 11 province. a 4.000 metri quadrati e a 320 ettari (ASC, Re- gio Demanio feudi, V.108). In precedenza la suddivisione della Sardegna era stata regolata come segue: 3) I dati relativi a ogni singola provincia con- - con R. Patenti 4 maggio 1807, in 15 prefetture. cernenti la superficie totale, la sua ripartizio- - con R. Patenti 13. febb. 1814, in 12 prefetture. ne, il numero di abitanti e il capitale zootec- - con R. Patenti 24 dic. 1821, in 10 province. nico, sono tratti dallo Stefani.

196 Provincia di Cagliari

Superficie ha 338.158, di cui il 16,1% in zo- Note sulla provincia: na montuosa. Suddivisa in 29 comuni. Selve ghiandifere: « Nelle pendici occidenta- li dei monti di levante queste specie (tra i qua- Territorio ripartito in : li più numerosi i lecci), vanno sempre più di- demaniale: ha 119.750, di cui ha 36.600 oc- radandosi per opera maligna dei pastori. Pati- cupati da foreste; rono meno nei monti di ponente forse perché comunale: ha 35.856, di cui ha 30.915 in- tutto il dipartimento del Norese frequentissi- colti; mo già d’uomini... restò poi deserto...». privato: ha 177.454 «Grandissima è la superficie che occupano contestato: ha 5.098 queste selve, o, dirò meglio, avanzi, dove non pertanto potrebbero in anni ubertosi im- Nel 1838 contava 104.319 abitanti; nel 1848 pinguarsi più di 300.000 capi porcini, e 106.388. computarsi circa 50 milioni individui di piante fruttifere». Il bestiame rude era costituito da : «Trovansi frammisti innumerevoli ginepri, vacche: n. 17.000 ed alcuni assai annosissimi, dai quali si san- cavalli: n. 7.000 no lavorare mobili di grandissimo pregio. capre: n. 50.000 Veramente per la bellezza e per la durevo- pecore: n. 104.000 lezza sorpassano le opere più stimate del tas- maiali: n. 5.000 so e del noce».

197 Boschi cedui: «Invano ne cercheresti nel Ve n’ha pure alcuni tratti in Montemari e piano...solo presso le sponde di qualche cor- Muredda». rente...usano alcuni allevare dei pioppi per servirsene nelle travature delle case e per al- CASTIADAS cuni mobili e utensili». «Nelle pendici de’ monti di Settefratelli, di «..si scarseggia di legne e.. vuolsi bruciar Buddui, Mela, Sabadi, sono foltissimi bo- delle erbe secche a scaldar il forno, in man- schi ghiandiferi, alcuni annosi e general- canza delle quali...é giocoforza far conto mente poco offesi. Sopra l’altre specie do- dello sterco bovino». minano i lecci». «Sono di questo difetto continui lamenti...». «Nella catena litorale dove sono il Juru, Fi- gu, Brabajili, Cannas, troverai pochi alberi ASSEMINI ghiandiferi, né vedrai le loro coste ben rive- «Queste terre sono in parte in pianura, in stite da altre specie. Il piano è tutto ricoper- parte in montagna. Nel piano frondeggiano to di lentischi, corbezzole ecc». con molto lusso il lentisco, il cisto, il cor- Bosco ceduo: « Non è tenue il lucro che i bezzolo: nel monte gli alberi ghiandiferi. Si sarrabesi ne traggono tagliando della legna, fa il taglio del bosco e si spedisce in Caglia- e facendo del carbone, che i navicelli caglia- ri, o per lo stagno o dalla parte della Madda- ritani portano ai depositi della capitale». lena per il mare». «Il ghiandifero, compresa l’altra egual parte DECIMO di pertinenza del villaggio di Uta, avrà circa Ghiandiferi « Avvene nel monte, i quali av- 16 miglia quadrate di superficie (pari a ha venga che per tutto siano mal governati, in 5.120) ....Dominano le quercie e i lecci e dai molte parti divorati dalle fiamme, in altri di- frutti si potrebbero ingrassare non meno di radati dalla scure..». 20.000 capi porcini».

BARRALI DONORI «Fuor dei pioppi, nessun’altra specie di al- «Nella parte montuosa di questo territorio é beri vedesi vegetare in queste terre...». molta coppia di legna da fuoco, e di alberi, che possono essere utili a costruzione». BURCEI «Alcune piccole selve ghiandifere sono in MARACALAGONIS varie regioni, le quali riunite non coprireb- «Le selve ghiandifere sono otto, ma per i tagli bero un miglio quadrato». (inferiore ad ha e gli incendi così ristrette, che in anno di frut- 320). to copioso appena possono ingrassare 2500 capi. Fa pietà vedere la maggior parte degli al- CAPOTERRA beri come offesi dalla barbarie de’ pastori». Selve ghiandifere: «le principali nelle regio- ni Baccu dess’alinu, is Baracheddos, Monte NORA Marcis, S’Arrideli, Xillados: in totale dà 3 (l’area comprende i territori di Pula, Villa S. milioni di individui». Pietro, Sarroch, Capoterra, Domusdemaria, Chia). CARBONARA «Grandi tratte delle regioni montuose sono «Il ghiandifero è nei monti di Gennasalto in ricoperte da alberi ghiandiferi mescolati ad loro pendici orientale e occidentale: vi do- altre specie, e ne’ luoghi dove non operò la mina il leccio, e le piante son poco offese. barbarie pastorale sono molto prosperi».

198 PAULI GERREI pianta è sparsa per tutto e produce molto «Grandissimo numero di specie rivestono i frutto...». colli e le montagne, e adombrano i salti piani . I lecci sono molto frequenti e in qualche par- S. GAVINO te formano selva, gli olivastri assai comuni...I «Nella parte incolta (Sa strovina)...sono cisti, l’eriche, i corbezzoli, i lillatri e il lenti- molto sparsi i mirti, i corbezzoli, i lentischi, sco sono sparsi per tutto, e dall’ultima specie i cisti, tante altre specie di legni cedui, e non ricavasi ogni anno una gran quantità di olio». mancano gli olivastri».

PULA S. PANTALEO (Dolianova) «Per gli antichi incendi e per la scure de’ pa- «Le selve sono in massima parte distrutte stori, sono le montagne malvestite di alberi dal ferro e dal fuoco, e sono rare le regioni ghiandiferi e cedui; non pertanto certe regio- dove si vedano in numero e in buon essere». ni che meno furono offese, sono ben popola- te, hanno alberi colossali e potrebbero S. PIETRO DI PULA permettere un taglio regolare». «.....facean guadagno della legna che taglia- vano e vendevano a Cagliari». S. ANDREA FRIUS «Erano in questo territorio grandi selve, ora SARROCCO non resta che un piccolo ghiandifero di leccio «I vegetabili ghiandiferi sono in poche parti in quella parte che dicesi Flumini de Asili». di questo territorio, segnatamente nelle pen- dici della Pianella e ne’ monti vicini, nel ri- S. BASILIO manente frondeggia il bosco ceduo». «Le parti incolte del territorio e destinate al- la pastorizia hanno gran copia di grandi ve- SEGARIO getabili, sebbene il ferro e il fuoco le abbia- «Si sa per tradizione che più di cent’anni ad- no spesso sgomberate. dietro queste colline, ora affatto nude, erano Nelle specie ghiandifere notasi il leccio e il ingombrate da molta vegetazione, principal- sovero, ma il loro numero è così ristretto, mente d’ olivastri, lecci e lentischi. E deve che appena negli anni di maggior fertilità essere stato così, perché queste specie si mo- producono abbastanza per i pochi armenti strano da per tutto, ma non crescono, perché del paese». come appena si mostrano i germogli, sono ta- «Manca quindi il legname da costruzione, ma gliati dalla povera gente, onde si ha una gran- invece abbonda il legno minore per il fuoco e de penuria di legna da ardere». per i forni; anche i Sanbasiliani ritraggono gran profitto vendendone in gran copia ‘a SELLORI (Sanluri) paesi della Trecenta, che ne abbisognano in «Non potendo aver legne dal territorio, si modo, mentre in alcuni devonsi talvolta scal- provvedono dalle prossime lande di Villaci- dare i forni con lo sterco delle vacche». dro. Raccolgono pure il cardone e la tassia e «In questa industria sono occupati molti, e secche le abbruciano per scaldare i forni». sovente per questa occupazione si trascura- «Lo sterco delle vacche e dei buoi dissecca- no i lavori agrari». to serve per fare il bucato». «Gli olivastri trovansi passo passo: innesta- ti, sarebbero un altro ramo di produzione; SERDIANA ma per la poca industria...i favori della natu- «Di alberi ghiandiferi è poco numero nelle ra sono ad essi inutili...il lentisco.Questa montagne, dove i serdianesi pretendono di

199 aver diritto di pascolare e legnare, perché ro meno offesi potrebbero facilmente per gli incendi e i tagli senza regola si sono ingrassarne più di 12000». spogliate». «Di alberi cedui è pure scarsezza, e se non si SOLEMINIS provvede si patirà difetto di combustibile, «I vegetabili maggiori sono molto scarsi in come accade ne’ campidani». questi monti per effetto del fuoco e della scure dei pastori e de’carbonari. Larghi spazi sareb- SILIQUA bero affatto vuoti se mancassero le macchie». «Nei luoghi incolti, massime nelle parti montuose, sono frequentissime macchie ed TEULADA alberi di varie specie: nelle montagne ab- «Queste montagne sono in massima parte ri- bondano i ghiandiferi, e in alcuni tratti que- coperte di alberi ghiandiferi e di altre specie, sti vegetabili vi sono in pieno sviluppo a sal- ma vi sono frequenti i tratti in cui non si ve- ti; ma si vedono molti diradamenti e l’effet- dono che soli arbusti». to degli incendi antichi e recenti. Le specie «Sebbene queste regioni siano rimaste in predominanti su questo territorio sono i pe- gran tempo spopolate, vi frequentavano non rastri, quindi gli olivastri». pertanto i pastori, e questi erano allora libe- ri a incendiare a loro volontà. Quei che le- SINIA (Sinnai) gnavano e facevano carbone, non allonta- «Nei territori propri i sinnaesi hanno la sel- nandosi mai di gran tratto dalle sponde del va di Corru ‘e Cerbu, quella di Pruna, di Mu- mare, non poterono fare i guasti che si in- sui Mannu, di Masueddu (Musueddu), di tendono fatti a notevoli distanze dal mare». Tuva de bois (Tuviois), de su Fenu, de Bar- baisu(Brabaisu), de Bentu estu, de Sa bidda UTA de Moros (‘Idda Mores), de Monti Rubiu, e «In queste montagne sono alberi cedui di di Setti fradis». molte specie e ghiandiferi; e sebbene in più «Forse in nessuna altra selva i grandi boschi parti la selva sia stata diradata dalla scure, ed han patito quanto in questa; e sono diradati in altre si siano aperti col fuoco de’ grandi in modo che se prontamente non si provve- vacui, non di meno rimase tanto numero di de, e si impediscono i guasti, in breve quel- alberi cedui, e furono conservati tanti ghian- le montagne resteranno sgombre...». diferi, che si può fornire per i focolari a im- «Abbiamo sempre accusato i pastori, qui menso numero di famiglie, e comodamente dobbiamo accusare principalmente i concia- vi si possono ancora ingrassare da 5 a 6000 tori, i quali scorticando gli alberi ghiandife- capi della specie porcina». ri li distruggono». «Nei siti dove gli alberi furono risparmiati, o «Nei suddetti boschi si possono ancora in- meno che altrove offesi dalla barbarie dei grassare in anni di fertilità più di 3000 porci». pastori, vedonsi fusti di grande altezza in «Nel territorio promiscuo sono quest’altre pienissimo sviluppo, che potrebbero servire selve, di Figunieddu, di Su Furconi, Nieddu alla costruzione navale, se il taglio si prati- porcu, Sa canna, Monti albu, Baccu Eraned- casse con intelligenza». du, Bacu Eranu mannu, Sa Cerasa, Monti «La specie ghiandifera che predomina è la Eccas». Quercus ilex». «Non sono esse in molto miglior stato che le precedenti, e basti il dire che la metà di Figu VILLAERMOSA niedda è bruciata; tuttavolta si possono....più «Le montagne sono in molte parti spoglie di di 4000 capi della suddetta specie. Se fosse- vegetabili...».

200 Provincia di Sassari

Superficie ha 191.516, suddivisa tra 28 Co- Note sulla provincia: muni; montuosa per il 64,9%, e ripartita co- «Nella provincia di Sassari le regioni silve- me segue: stri sono nelle regioni montuose della Nurra Terre demaniali: ha 16.561, di cui ha 5582 occidentale, nelle terre a maestro-ostro e si- occupati da foreste; rocco dell’Anglona, e in altri distretti poco terre comunali: ha 43.289, di cui ha 40.934 popolati. Le nurresi erano le selve della pro- incolti; vincia meglio conservate, e segnatamente terre private: ha 117.212; nel gruppo dell’Argentiera; ma i fuochi che terre contestate: ha 14.454. si sparsero, per imprudenza e per malignità, le hanno molto diminuite. Popolazione nel 1838: 65.660 abitanti. Nell’Anglona, se si eccettuino alcuni tratti, dove la vegetazione è folta e vigorosa, nel ri- Bestiame rude. manente vedonsi assai rari gli alberi, e molti vacche: n. 16.060 di questi così malamente mutilati, che basta cavalli: n. 3.845 vederli per intendere la barbarie pastorale». capre: n. 48.950 «Le selve del Sassu, in altro tempo molto pecore: n.114.500 dense e popolate di alberi annosissimi, ora porci: n. 25.600 sono in molte parti ben diradate».

201 «Le specie ghiandifere più comuni sono i to, Salasciu, Bolognino, Tacculacciu, Valdin- lecci; le quercie appariscono meno frequenti, ferno, Buoione e Furru. e trovansi molto più rari i soveri. Di questi Dominano i lecci tra le quercie, i soveri, le profittasi mettendo in commercio la scorza». filliree, i corbezzoli, e varie altre specie. Tra «In anni fertili di ghianda potrebbesi dal quelle ghiandifere troverai in certi siti dove prodotto delle sleve maggiori che abbiamo abbian meno usato i pastori di cotali piante indicate, e dalle altre minori alimentare for- che non cingono quattro o cinque persone». se più di 60.000 porci: Il numero però degli animali...in questi tempi... non sorpassa for- CHIARAMONTI «Più della metà del territorio è chiusa, ma di se la metà di quel totale». questa estensione appena un terzo appartie- ne a proprietari chiaramontesi. Di esse sono ASINARA 62 che si coltivano, e 250 che si lascino per «La regione di Vallombrosa, che è la più la pastura del bestiame manso e rude. Le più montuosa... gli olivastri vi fan boscaglie». di queste hanno quercie, lecci, soveri, delle «Gli alberi ghiandiferi non mancano, e pres- quali specie sono non rare le piante di sì gran so Cala d’Oliva frondeggiano assai frequen- diametro che una catena di tre o quattro uo- ti i lecci». mini toccantisi di lontano non sempre egua- gline la circonferenza». BANARI «Monte Sassu. Grandissima parte del ghian- «La selva di Banari, di 4 miglia quadrate di difero è sulle sue pendici, e la schiena quivi superficie (ha 1.280 circa), d’alberi 237.139 pure prevalendo di numero la specie de’ lec- , è del demanio baronale. È una continuazio- ci. Tra essi ritroverai frequentissimi gli oliva- ne del ghiandifero di Giunchi, ed è in mi- stri. Vuolsi che queste selve ricoprano una su- glior stato che le altre frazioni, dove la scu- perficie di circa 40 m. q. (circa 12.800 ettari). re del pastore e del legnaiuolo distrugge bar- Senza questa del Sassu sono nel chiaramon- baramente le piante». tese altre considerevoli eminenze... e sono nominate Montozastru, Cochile, Montardu, BESSUDE Eleghia ecc. Questi luoghi boscosi sono stati «L’area territoriale è ristrettissima, ned’è in ogni tempo il nido de’ più scellerati». maggiore di miglia q. 5, compresovi un pic- colo ghiandifero». FIGULINA «Nelle terre di comunità manca il bosco, e (è la zona del ploaghese: Codrongianus, Cargeghe, Muros, Florinas). devesi comprare il dritto di tagliar la legna «La coltivazione erratica de’ narbonatori per la provvisione delle famiglie dalle vicine (come si dicono quei che seminano a zappa giurisdizioni di Siligo e Mores». in regioni selvagge dopo aver impinguato il suolo con le ceneri delle piante recise) e la BULZI barbarie pastorale, hanno sgombrato de’ «Mancasi di ghiandifero, e appena in tutto il grandi vegetabili anche le parti montuose di territorio si potranno annoverare duecento questo dipartimento». quercie. Mancasi pure di legna pel fuoco, e Rimane la selva di Giunchi. conviene che vadasi a tagliar nel Sassu». FIULINAS (Florinas) CASTELSARDO «Il salto di Giunchi è contiguo al Finalese. Foreste: «Frondeggiano nelle regioni (andan- Vi sono quercie e lecci, questi però in minor do da levante a ponente) Frissa, Spirito San- numero».

202 «I lentischi vedonsi in tutte le parti frammisti molte persone di Cagliari e Sassari contri- alle specie fruttifere e ad altri alberi che solo buirono al loro sollievo». servono per costruzione e per fuoco. In questo «L’altra specie che dopo i ghiandiferi è più fre- bosco han parte anche i codrongianesi e cargie- quente ne’ salti sono gli olivastri, de’ quali i ghesi. Gli ittiresi comeché clandestinamente sassaresi e i sorsinchi si son giovati. Non sono molto cooperano a diradar sempre più la selva». rari gli individui che attestano molti secoli».

FLUMINARIA-ROMANDIA ITERI CANNEDU (Ittiri) (regione, la prima, confinante a ovest con la «Il ghiandifero sono elci, quercie e soveri. Nurra, attraversata dal fiume Tamerice; la Occupano quel vasto terreno. (circa 6000 seconda corrispondente alla zona marittima starelli, pari ad ha 2400), però sono molto del golfo dell’Asinara). rari per la barbarie de’ pastori che fanno ta- ghiandiferi: Ne’ dipartimenti di Romandia e gli e spargono incendi». Fluminaria non si vedono che poche di cota- «Quando abbondano le ghiande non si pos- li piante, e sparse a grandi distanze: nella sono ingrassare più di 500 porci, mentre se Nurra però erano grandissimi tratti di terreno fossero migliori le condizioni si potrebbero coperti dalle medesime. Il Campo Calvagio introdurre più di 3000 capi. Gli alberi infrut- contiene sparsi in una superficie ben larga tiferi sono in poche specie, e non oltrepasse- circa 600 mila alberi, i quali quando abbon- ranno i diecimila». dan di frutto possono ingrassare diecimila capi. La gran selva dell’Argentiera con le sue MONTES (Zona di Osilo e Uri) appendici ne numerava più di 4 milioni tra «Vedonsi i meschini avanzi di selve ghiandi- grandi e piccoli. Ma nel luglio dell’anno fere, che furono estese e spesse quando i pa- 1839 essendosi da alcuni malefici appiccato stori e gli agricoltori le risparmiavano. La più il fuoco, questo crebbe rapidamente in un ragguardevole era quella che nominavasi terribile incendio, che tutti comprese i suoi Chinna, e ora vedesi molto diradata e troppo boschi foltissimi d’alberi annessi, e si pro- offesa nei pochi individui. Le quercie e i lec- pagò largamente per favore de’ venti. Durò ci sono più frequenti che i soveri; le altre spe- cotanta ignizione più di 10 giorni e annientò cie molto rare, e rarissimi gli ulivastri tanto quei belli e vigorosi vegetabili che rivestiva- comuni nelle altre regioni incolte dell’isola. no quelle montagne, s’incenerirono le messi Nelle valli vegetano felicemente i pioppi e che si teneano abbiccate, arsero le case pa- gli olmi, che gli osilesi tagliano in travi, o se- storali, e furono precipitati in uno stato mi- gano in tavole e vendono ai sassaresi e sor- serabilissimo dal dover domandare dall’al- sinchi. Il lentisco è sparso per tutto». trui pietà un pane, una veste molti che prima erano invidiati; felici non pertanto che si MUROS poteano salvare da quelle fiamme! Vi furon «Nella parte incolta sono due selve ghiandi- però alcuni più sventurati che racchiusi ad fere, una detta di Cane Kerbu, che per i tagli ogni parte dall’incendio perirono misera- irregolari e anche per fuoco è molto dirada- mente, come periva un gran numero di fiere, ta, e in alcuni tratti distrutta; l’altra appella- e di animali domestici o bruciati o soffocati. ta di Badde-Olia». Si calcolò che si incenerissero circa 3 milio- ni di alberi ghiandiferi, e un milione di NULVI grandi olivastri; e si valutaron gli altri dan- «Selva: stendesi questa per tre miglia in lun- ni a circa 18 mila scudi. La provvidenza pa- go, per uno in largo, ed è popolata di soli so- terna del Governo sovvenne agli infelici, e veri» (si calcolano ettari 960).

203 OSILO vedono alcuni isolati. In Monte Alvaro e nel- «Delle specie ghiandifere sono molto più l’Alvareddu vi è ancora un misero avanzo frequenti le quercie e i lecci, che i soveri. Gli dell’antica selva». incendi e la scure de’ pastori hanno distrut- to i molti ed ampi boschi che erano nel ter- SASSARI ritorio, de’ quali ora in varie regioni compa- Bosco ceduo: «In altri tempi, quando l’agri- riscono solo i miseri avanzi. coltura di Sassari non era molto estesa, ve- La selva di Chinna, prossima alla regione di deansi ne’ dintorni di Sassari de’ larghi spa- Tergu, era il ghiandifero più ampio... ma og- zi selvosi». gidì è poco meno che annientato». «Si ha memoria di un bosco che ingombrava «Anche gli olivastri occorrono rari dacché parte della città nel rione di S.Nicolò... ed era per un piccol lucro se ne svelsero le radici una gran selva in Baddimannu... ed eran pure per venderle ai sassaresi a slargare i loro oli- boschi ghiandiferi e cedui in altre parti princi- veti: nei possessi si coltivano olmi e pioppi, palmente ne’ luoghi più eminenti. Ora nelle e si vendono per travi a Sassari e Sorso, e ad parti incolte sono residui pochi alberi e vegeta- altri paesi. Le macchie de’ salti sono di len- no solo gli arbusti del lentisco, del cistio ecc.». tisco, dal frutto del quale si impingua il be- «Da questi luoghi incolti si prendono le le- stiame e spremesi l’olio per l’uopo delle fa- gna minute e i ciocchi (coighina o cozzina), miglie di poca fortuna». ma le legna grosse si tagliano dai boschi del- la Nurra. Nella medesima regione si fa gran OSSI parte del carbone, che serve alla città». Selve: «Quella che è propria del Comune di- «I prezzi della legna e del carbone non sono cesi Bore, o Littu ‘e oro, di piccola estensio- esagerati, se riguardisi che il trasporto si fa ne e molto diradata. Molto più notevole per più spesso sul dorso de’ cavalli per sette od l’estensione è quella di Briai... in riguardo al otto ore di strada». numero degli alberi e alla loro prosperità «Conferisce a ritener bassi i prezzi la con- non sarebbe degna di menzione». «Si è sempre distrutto e non si è pensato mai correnza de’ vilici, che tagliano nel loro ter- a ristaurare». ritorio e vendono legna e carbone». NOTE sui falegnami sassaresi: PERFUGAS Si distinguono in «falegnami d’arte gentile e «Stendendosi il territorio di Perfugas sul d’arte grossa». I secondi fabbricano carri, Sassu, comprende però una parte della selva carrettoni, aratri, e altri utensili o macchine ghiandifera che frondeggia sul dorso e in grosse e comprendono anche coloro che la- molte parti delle di lui pendici, frammista- voran con l’ascia il legname grosso. I primi mente ad altre specie che non danno frutto». sono gli ebanisti, molto bravi e in grado di competere con quelli del continente. Hanno PLOAGHE appreso l’arte a Parigi. Ghiandiferi: «Questi fruttiferi sono in certo Gli ebanisti impiegano alcuni legni sardi: le numero a formare una piccola selva nel radici dell’olivo nei placaggi, oppure l’oli- monte Lella; nelle altre parti rari, perché si è vastro o ancora l’agrifoglio che si trova nel- sempre fatta distruzione de’ medesimi e non le montagne di Bonorva ed ha un colore mai pensato a rimetterli». gialliccio; ed ancora il lentisco e la radice del cosiddetto castagnaccio; e poi il ginepro, PORTO TORRES il tasso, che vegeta vigoroso nella Gallura, «I vegetabili maggiori sono quasi tutti anni- in Montenieddu di Oviddè; e l’alloro, il car- chiliti e appena in una parte o in altra se ne rubo, il corbezzolo, il ciliegio, il pero».

204 SEDINI quella che riveste le falde e le pendici di «Nelle terre incolte vegetano gli alberi Montesanto». ghiandiferi delle quercie-rovere, elce e sove- ro, tra altre specie, che in diverse parti for- SORSO mano selva». «Nella regione verso greco trovansi, ma ra- ri, alberi ghiandiferi ed altre piante cedue». SENNORI «In molte parti questo territorio è scoperto di URI bosco, non in quelle che sono prossime al fiu- «Il territorio: Ha grande estensione ed è nel- me (si parla del Rio Sinis o Rio di Sorso), do- la massima parte montuosa, sebbene sono ve sono, sebbene con frequenti diradamenti, pochi i tratti dove la roccia sia scoperta e alberi cedui e ghiandiferi. Le macchie di len- non si possa volendo coltivarsi o i canali o tischi coprono molte parti del suolo incolto». gli alberi da frutto». «In questo territorio sono molto frequenti i SILIGO grandi vegetabili e in alcune regioni forma- «molti tratti di terreno nel Silighese sono co- no selva, dove predominano le specie ghian- perti di ghiandiferi, ma la selva maggiore è difere».

205 Provincia di Nuoro

Superficie ha 358.688, ripartita in 42 comu- pecore: 339.950 ni, montuosa per l’80%, e distinta in: capre: 85.090 demaniale: ha 85.697, di cui ha 42.602 oc- maiali: 70.770 cupati da foreste; comunale: ha 56.310, di cui ha 48.708 incolti; privata: ha 178.368; Note sulla provincia: contestata: ha 38.313. «È in gran parte montuosa, e tra le sue prin- La popolazione, nel 1838, era pari a 54.610 cipali eminenze... i monti della Barbagia-Ol- abitanti. lolai... poscia quelli del Goceano, quindi i monti... montenieddu dal colore delle sue Il bestiame rude ammontava a: dense selve, Montalbo o Montalvu dal can- vacche: 44.916 dore delle sue roccie calcaree, da ultimo il cavalli: 2.978 grande altopiano di Bittesi».

206 «Selve: Le regioni più notevoli per questo «Dello stato di queste selve non può parlar- rispetto sono la Barbagia Ollolai, dove sono si meglio, che delle altre sparse per un quin- immensi salti popolati di grandi vegetali, to dell’area dell’Isola». quindi i monti del Goceano, il Montenieddu, e alcune regioni del pianoro di Bitti, il BENETUTTI Montalbo e l’Ortovene ecc». «La metà di tutta la superficie si può dare «Le specie ghiandifere sparse dappertutto so- come occupata da selve ghiandifere, ed il no i soveri, le quercie, e gli elci che predo- numero degli individui bene sviluppati pros- minano. In molti siti che restano fortunata- simo a 4 milioni». mente intatti dalla barbarie dei pastori si pos- Si dovrebbe trattare di circa ha 6900 di bo- sono ammirare alberi veramente colossali; sco, con una densità intorno alle 579 piante ma fa pietà vedere i vacui che fece il fuoco, e per ettaro. la distruzione che operarono i pastori e altri ancora. Vi sono alcuni che per avere ceneri BITTI (Dipartimento di Bitti, compreso Go- di legno di leccio a lissiviare le uve passe at- rofai e Onanì). terrano un albero di gran prosperità». «Copresi in gran parte questa superficie da «Dopo queste specie sono notevoli per la lo- boscaglia, in cui sono numerosissimi gli al- ro moltiplicazione gli olivastri e i perastri, e beri ghiandiferi». nel Montenieddu i tassi». «Le selve ghiandifere sono del demanio. Es- «Il territorio di Fonni è coperto di ghiandife- se eccedono di molto ai bisogni del bestiame ri nella sua parte ottava». del dipartimento». «Olzai ha ghiandiferi nel quinto di sua su- «Tiene Bitti in comune con Gorofai una perficie. Nel rimanente sono frequenti le estensione vastissima di territorio». macchie di lentisco che si incendiano a im- Secondo i dati catastali del 1852, la superfi- pinguare la terra per coltivarla con la zappa». cie boscata di Bitti era pari ad ettari 2.300. «Gavoi... ghiandiferi in un ottavo». «Lodine... in gran parte ghiandifero». BOLOTHANA «Salto di Orani... la decima parte è ingombra «La montagna è una continua selva. La di ghiandiferi». quercia e l’elce sono le specie dominanti. Vi «Sarule... ha ghiandiferi in un decimo del- sono pure soveri, noccioli, ciliegi selvatici, l’area». tassi, perastri, olivastri, agrifogli, sorgiaghe «l’Onniverese è ghiandifero in un suo (si tratta del Bagolaro), frassini, pomi selva- quarto». tici, salici, tameriggi, ed altro non designabil «l’Orotellese montuoso e ghiandifero in un numero di piante d’altre diverse classi». quinto». «Vi si potrebbero annoverare forse 8 milioni di individui. In alcuni siti se ne veggono di co- BARBAGIA tali, che sono veramente colossi, con circonfe- «Le specie ghiandifere comuni in Sardegna renza al piede di 6 metri e più, ed un’altezza coprono in gran parte la superficie della Bar- proporzionata; sono principalmente da ammi- bagia, i lecci però sono tre volte più molti- rarsi quei che vegetano in Sa Serra Sardinza». plicati delle quercie, roveri e soveri». Secondo l’Angius nella Barbagia superiore si BONO trovavano 11.800.000 piante; in quella cen- «Il ghiandifero di Bono occupa più di 20 trale, verso il Mandrolisai 15.800.000; in m.q. (corrispondenti ad ha 6.400) I lecci so- quella inferiore 21 milioni. Dal calcolo erano no frammisti alle quercie ed ai soveri in nu- esclusi gli alberi non sviluppati e giovani. mero di più milioni».

207 «Se ne trovano spesso dei colossali. Il frutto GALTELLI’ è in tanto copioso che facilmente si potreb- «Il monte di Galtellì che alla parte incontro bero ingrassare circa 30.000 porci». oriente è spoglio di vegetazione, vedesi dal- «Oltre le dette specie se ne trovano delle al- l’altra coperto di un bosco, dove dominano i tre, pioppi, agrifogli, castagni, meli selvatici lecci». ecc. che rendono amenissima la selva». «I ghiandiferi sono divisi in proprietà partico- GAVOI lari, lasciata solo qualche parte al Comune». «...tre selve. Nel salto di Gusana domina l’elce e la quercia, in Istelathe la quercia, in BOTTIDDA Meriddè, con i vari ghiandiferi sono uliva- «Il monte è ricoperto di quercie e lecci smi- stri, corbezzoli e varie altre specie...e sono surati, e vi si possono ingrassare 6000 capi l’ontano, la fillirea, l’agrifoglio, il salice, il porcini». costi, dal cui legno duro si fabbricano i car- ri» (si tratta dell’Acero minore). BULTEI «La superficie complessiva de’ tre suddetti «Si ha un ghiandifero esteso, così che forse boschi non par minore di 8 m.q. (circa 2.560 occuperà uno spazio uguale al coltivato e ettari), e il totale de’ fruttiferi non minore di coltivabile. 2.500.000 individui (densità quindi di circa Le specie sono lecci, quercie e soveri». 976 piante per ettaro)». Licheni: «Questi paesani, avvertiti da’ gallu- BURGOS resi, si posero a pelar le rupi, e cedendo il «Le molte ghiande che si hanno, son prodot- raccolto, han pagata la fatica con quattro te dai lecci e dalle quercie, e danno non pic- scudi per cantaro sardo». col lucro». GOCEANO DORGALI «La massa di Monteraso è nelle più parti al- Ghiandiferi: «Di tali alberi non è gran nu- berata a ghiandiferi, come pure lo sono altre mero: piuttosto abbondano gli olivastri, regioni; e può tenersi la superficie delle fo- principalmente ne’ chiusi, e nel prato, delle reste non minore di starelli venticinquemila cui fronde si nutrono i buoi nell’inverno». (sono circa 10.000 ettari). Pare che in tanto spazio potrebbero vegetare comodamente ESPORLATU due o tre milioni di tali fruttiferi, e non per- «La regione montuosa è ben alberata. Le tanto difficilmente se ne numerano 900 mi- quercie vi sono più numerose che altre spe- la, un terzo de’ quali sono meschinissimi in- cie ghiandifere. dividui». Variano quel colore le filliree, le sorgiaghe, «Le selve del Goceano sono in continuazio- gli ulivastri, i lentischi ed altre specie. I pe- ne di quelle che in pessimo stato si vedono rastri sono frequentissimi nella valle, i noc- sparse nel Monteferro e nel Marghine. Esse ciuoli nelle eminenze che sorgono alla de- si aggiungono a quelle del M. Lerno e alle stra del fiumicello». prossime del Montenero». «Selva foltissima di Crastumannu». «Le piante ghiandifere sono frequentissime in altre parti del Goceano, e più ancora lo so- FONNI no gli olivastri e i peruggini». «...tanche arborate a noci, castagni, quercie, ontani, salici, noccioli e pioppi...vegetazione ILBONO spontanea nei tratti non culti». «mancano i ghiandiferi».

208 ILLORAI cendi le grandi selve che coprivano quasi «In gran parte questo territorio è montuoso, intera questa regione». con vastissimi spazi boscosi». «Le montagne di Illorai sono coperte di al- LODINE beri di alto fusto, tra quali numerosissimi i «I ghiandiferi occupano molta parte di que- ghiandiferi, quercie, elci, soveri, quindi pe- sto territorio. La quercia predomina e ve- rastri, olivastri, frassini, e le specie che vol- donsi molti individui di grand’età; i lecci so- garmente nominano aera (acero), surgiaga no in minor numero... Il bosco non è sempre (bagolaro), sambinzu (laurotino), olostru continuato, essendovi aperti grandi vacui... e (agrifoglio), e siberu (ginepro). diradati i salti che erano ombreggiati da fol- Dall’olostru formano il visco e dal siberu i tissimi grandi vegetabili». cerchi alle botti». LULA IRGOLI «Nel Montalbo e in alcune valli vedrai gran- «Il territorio irgolese stendesi nele monta- di tratti selvosi, e dominanti i lecci, i soveri gne. Le più alte sono il Senes, il Sedora, il e gli olivastri». Chervia. Le dette montagne sono nelle più «Il lentisco è molto frequente. Nella pendice parti rivestite di ghiandiferi, tra’ quali non siroccale della gran montagna abbondano i infrequenti gli alberi di corpo colossale. Non tassi e i ginepri». si può dire che queste selve siano state ri- spettate da’ pastori; non pertanto il numero è LOLLOVE ancor tanto, che in anni di ubertà si possono «Alcuni tratti sono ricoperti da piante anno- ingrassarsi più di 6000 porci. Nelle cime se ghiandifere di quercia, elce e sovero; raccogliesi una gran quantità di licheni per il quindi sono in gran numero tutte le altre spe- commercio». cie silvestri».

LOCULI MAMOIADA «Il territorio si estende... per più di quattro «Non si può indicare in tutto il territorio nes- miglia e nella regione settentrionale aggiace suna regione selvosa; tuttavolta vedonsi fre- al gran bosco ghiandifero». quenti le quercie, i soveri, i lecci, e nelle par- ti umide prosperano i pioppi, dai quali si ha LODÈ legname per le costruzioni». «Montalbo: sopra il suo dorso vi sono... om- brose boscaglie e selve antiche e una nume- MONTALBO rosissima varia generazione di selvatici, e tra «Nel Montenero (Baronia di Posada) sono essi in gran famiglia i mufioni». folti boschi con quercie, lecci, soveri, pini sil- «Se si sommano tutte le diverse aree occupate vestri, tassi, ginepri, olivastri e altre specie da’ ghiandiferi avrassi una risultanza di circa meno considerevoli. Dal color bruno di que- 1200 starelli (ha 480) e di individui tre milioni ste selve venne alla montagna il suo nome». seicentomila. La specie dominante è il leccio, «Nel Montalbo sono pure le stesse specie, rara assai quella de’ soveri. Gli olivastri trovan- ma le selve sono men folte e frequentemen- si in tutte le parti, fruttificano liberamente, e so- te interrotte». no un supplemento al difetto delle ghiande». «Vedonsi molti alberi annosi, ma non di con- NULE siderevole corpo; il che indica che in secolo «Quasi tre quarti del nulese sono chiusi, e le non molto distante furon distrutte per gli in- cinte patirono poco danno nella sedizione

209 contro le tanche. .in questi predii si semina, in questi prevale il leccio, e nell’una e nel- si introduce a pastura il bestiame, e nella sta- l’altra specie sono spesso a vedere, ne’ luo- gione vi si ingrassano de’ porci da’ frutti del- ghi ove non giunse né il ferro né il fuoco, in- le quercie. Nella parte non chiusa vi è un dividui colossali, quali parimente si vedono tratto dove vegeta gran numero di questi al- tra gli olivi silvestri». beri frammisti a pochi soveri e lecci. Questa Taloro: «... scende l’acqua con tanta rapi- selva è una porzione di quella di Osidda e di dità, che sbarbichi gli ontani, i salici e gli al- Pattada». tri alberi che sorgono sulle sue sponde: però queste sono già in massima parte sgombre di NUORO molti vegetali che vi verdeggiavano, ed ora i «L’agro nuorese... metà montuosa e sparsa seminati patiscono molto per le cresciute di boschi». inondazioni». «Nella regione montuosa sono in fasci im- mensi i lecci in grandissimo numero, i sove- ONANI’ ri e le quercie, e gli alberi sono prosperi in «I ghiandiferi si sono in molte parti fatti as- molti luoghi e di gran corpo». sai rari per gli incendi che causalmente o «Se in altri tempi l’incendio non avesse fat- pensatamente furono destati, e per i tagli ir- to grandi guasti, queste due selve (si parla di regolari». Lughelis e Ortovene), darebbero frutto a die- ci volte più degli animali che or vi possono ONIFAI ingrassare». «Forse un’ottava del territorio (circa 1875 «Una ed altra occupano un quinto incirca di ettari) è ingombra di ghiandiferi, nella qual tutto il territorio (ha 6250 circa di estensione regione, detta Gheretario, abbonda più che boscata), e possono nutrire più di cinque mi- altrove il selvaggiume, determinatamente i la capi». cervi e i cinghiali».

OLLOLAI ONIFERI «I salti sono in molti e grandi tratti coperti «I ghiandiferi sono molto frequenti, sebbene da grandi vegetabili, tra quali dominano i non si possa notare una selva considerevole». ghiandiferi, l’elce, la quercia e il sovero; ma non sono in quella prosperità che è veduta in ORANI alcuni luoghi dove la barbarie de’ pastori Selve: «Esse hanno ghiandiferi delle tre spe- non operò alcun guasto». cie, la selva che dicesi Littus alberata di quercie, elci e soveri; quella di Monte Corti OLZAI dove i soveri sono in piccolissimo numero in «La montagna di Ollolai tocca in parte ad contro alle quercie, e l’altra di Monte suer- Olzai. Questa mole... ha le pendici... coperte giu, nella quale per lo contrario i soveri su- dove di bosco, dove di macchie». perano di gran lunga le quercie». «...il monte che dicono di Gulana tutto vesti- «L’area occupata da questi vegetali ne’ tre to di lecci e di lentisco». indicati luoghi si calcola non minore di tre «Sono due terzi della superficie, dove è la mila starelli di superficie» (si trattava quin- notata vegetazione naturale, nella quale so- di di circa 1.200 ettari). «Tra essi si vedono no frequentissimi i lentischi, e gli alberi molti individui giganti, principalmente ne’ ghiandiferi con gli olivastri. Il sovero trova- lecci e nelle quercie, e non si aprono quei si più frequente ne’ luoghi meno alti, mentre vacui che sono nelle selve di altri territori

210 nelle quali entrò per caso o malificio il fuo- ca un terzo delle terre aperte: non sembrano co, e i pastori adoperarono mattamente la però annosi di molti secoli, forse per distru- scure». zione avvenuta in tempi non molto lontani». «Nelle pendici del Gonnari, tra i frequenti «I pascoli sono assai estesi e i ghiandiferi ghiandiferi sono tassi e corbezzoli in gran potrebbero bastare all’ingrasso di cinque e quantità e alcuni molto sviluppati sopra più volte il numero dei capi porcini che si grossi ceppi». hanno». «Ne’ salti a ponente e a settentrione sono oli- vastri di molti secoli e di gran corpo e moltis- ORUNE simi perastrri che ne’ mesi di settembre e ot- «I grandi vegetabili sorgono in tutte le parti, tobre danno copioso alimento agli armenti». eccettuato una sola regione, dove il fuoco ne fece distruzione e vedonsi ora di specie mi- ORGOSOLO ste, ora una sola predominante, dove un po’ «Le specie ghiandifere sono molto propaga- rari, dove folti». te, massimamente gli elci, e immensi tratti «I ghiandiferi sono assai comuni nelle tre or si vedrebbeo ingombri di folta selva se specie. Nel piano e salto che dicono di S.Efi- non fossero stati i molti incendi, che da cir- sio, il leccio è la sola specie, e molti indivi- ca 30 anni in qua si destarono. Nei siti dove dui, quelli che il caso salvò dalla scure de’ le piante non patiscono in alcun modo, ve- pastori, sono in tutta integrità e sviluppo e di donsi individui colossali tra le quercie e i notevole grandezza, e in alcuni tratti hanno lecci». nella ramificazione forme così belle che paja «Gli olivastri sono frequentissimi e se ne ve- esservisi adoperata l’arte come in un giardi- dono sviluppati in gran corpo. Dopo questi no». fruttiferi noterò l’abbondanza di quegli albe- ri che dan legno ottimo per costruzione, il OSIDDA tasso principalmente di un color vivo e l’in- «Siede alla estremità dell’altipiano bittese a corruttibile ginepro». piccola distanza dalla sponda sinistra del Tir- so... ed è cinto da una densa selva di quercie, OROTELLI mescolate piuttosto raramente da lecci, la «I grandi vegetabili non sono molto nume- quale slargasi a gran raggio in questa e in rosi, forse per effetto di antichi incendi». quella parte, ma non verso oriente, dove la re- Le specie dominanti sono le quercie e i so- gione si sgombrò per l’agricoltura». veri, tra i quali vedonsi frequenti gli olivastri «Questa selva stendesi in là del territorio e e i perastri». forma il gran ghiandifero che occupa molte «Grandi tratti di terreno, dove con macchie, parti del territorio di Benetutti e Nule, e pro- dove con bosco di ghiandiferi, sono stati ducesi in quello di Pattada sopra una super- chiusi per nutrirsi il bestiame proprio o dar- ficie di circa 60 m.q. (circa 19.200 ettari), lo a fitto. In alcune di queste tanche si ado- nella qual limitazione non è se non una pic- pera qualche parte idonea alle semine o si cola parte del bosco immenso, che con po- fanno novali molto fruttuosi». che interruzioni continuasi intorno».

ORTUERI OTTANA «Grandi tratti del territorio sono rivestiti di «Vedonsi qua e là , ma rari, alcuni alberi bosco, e vi sono in numero considerevolissi- ghiandiferi, perastri, olivastri e altre specie mo i ghiandiferi delle tre specie con molto infruttifere e sono piccoli gli spazi dove ve- vantaggio de’ pastori. Essi occuperanno cir- dasi residuo di selve».

211 OVODDA Su Patente de Locoli che comincia a ore 2 «Senza quella che abbiamo notato (ghiandi- 1/2 dal paese. fero di Pitzuri)... sono nel territorio molte re- Su Patente de Arjola Edduli, prossima alla gioni ingombre di alberi ghiandiferi, le qua- selva predetta di Locoli e distante egual- li in alcuni tratti sono ben conservate e pro- mente dal paese. ducono frutti copiosi». Su Patente di Isteddu-Ile, presso la marina nella via a Orosei». POSADA «Dopo queste selve ve ne sono altre minori «Nella parte montuosa sono pochi alberi ma è degna di considerarsi l’altra specie ghiandiferi e cedui, e frequenti macchie». molto numerosa degli olivastri, che formano selva. Essi si trovano predominanti in Mon- SARULE talbo, in Monte-Idda, e in Monte Ojastru «La regione montuosa di levante e varii altri dalla parte di Orosei”. tratti sono occupati da selve ghiandifere do- «In altri tempi v’erano molti pini e dovean ve specialmente domina la specie dell’elce. vegetare con mirabile prosperità, come può Queste selve in alcune regioni sono giova- argomentarsi da un individuo ancora sussi- ni». stente di grande altezza e tanto grosso nel tronco che sei uomini nol potrebbero ab- SINISCOLA bracciare». «Le regioni incolte del siniscolese sono sparse di vegetabili di molte specie, alberi ed TONARA arbusti, e sono frequenti le selve, le bosca- «In molti tratti la selva de’ ghiandiferi, me- glie, le macchie». scolati di altre specie, è folta, e si vedono al- «De’ ghiandiferi la specie predominante è la beri annosi e folti; in altri è rara e gli alberi quercia leccio». di aspetto meschino». «Le principali selve sono: Su patente de uile, in distanza di circa un’ TORPÈ ora verso Lodè, che poi continua ampissima «Le eminenze superiori sono nella regione nel territorio di questo e si distende in quel- settentrionale... Monteruju, Cucuru de lunas lo di Bithi. In questa selva trovansi alberi ve- (quest’ultimo ha un bosco di lecci mescolati ramente giganti. a quercie-sovero)». La selva di Conoi, tra le vie a Nuoro e ad Oro- «In altri tempi erano le parti montuose di que- sei in distanza dall’abitato di circa ore 2. Es- sto territorio rivestite di grandi vegetabili, ed sa pure ha lecci di grossissimo tronco ed alti. erano più frequenti i lecci, i soveri, gli oliva- La selva ghiandifera di Jorgi Ufrattu, alla stri; poi il fuoco ed il ferro ha consumato quale si giunge dopo tre ore di cammino da grandissima parte di queste specie, e delle Siniscola ad Orosei. non poche altre che vi erano mescolate».

212 Provincia di Oristano

Superficie ha 252.340 di cui il 38% in zona ancora grandissimi tratti coperti da ghiandi- montuosa. Suddivisa in 81 Comuni e riparti- feri e nominatamente da’ lecci». ta come segue: «Nella landa sono in massima copia arbusti demaniale: ha 28.609, di cui 7.427 di foreste; e cistii nella parte prossima agli stagni,nella comunale: ha 34.807 di cui 31.182 incolti; regione interna maggiori vegetabili, e fre- privata: ha 187.233; quentemente ghiandiferi». contestata: ha 1691. «Un sesto almeno della superficie della pro- vincia é occupato da selve ghiandifere, se co- Nel 1838 contava 74.556 abitanti e nel 1848 sì le posso dire, e non piuttosto loro miserabi- n.78.189. li avanzi, come le ha rese il genio devastatore dei pastori, e la licenza dei tagliatori di bosco, Il bestiame rude era composto da: carbonari ecc. Le cose sono quindi a segno vacche: n. 49.533. che se non si sottopongono i boschi e selve ad cavalli: n. 11.025 una intendenza di vera giurisdizione, fra bre- capre: n. 37.810 ve spariranno anche questi residui». pecore: n. 272.370 «Oltre agli spettanti alla parte Barbagia, che porci: n. 23.410 comprendesi in questa provincia... gli altri boschi, dove potrebbe praticarsi un taglio, quelli sono del tra i due campi- Note sulla provincia: dani Arburense e Usellense, e di Monteman- nu ai confini di Ortueri, Neonelli ed Austis. «Sebbene in varii tempi il fuoco abbia anni- Le specie sono elci, quercie, e soveri: la pri- chilato molti boschi, non pertanto restano ma è sempre dominante».

213 ABBASANTA «Un quarto è occupato dalla selva di casta- «L’altra metà del territorio parte è selvosa, gni, ciriegi, noci, nocciuoli». dove facilmente allignano le quercie e i so- «Provengono da Aritzo... travi... travicelli, veri, come pure qualche olmo, e sorgiaga tavole, doghe, cerchi. Per difetto di strade (Celtis australis, spaccasassi) e i peri selvati- carreggiabili le spese del trasporto diminui- ci, il lentisco, i corbezzoli, il prunastro, i scono il lucro che si ricava». bossoli ecc». «Le strade che da Aritzo partono verso tutte le parti diconsi carreggiabili da quei paesani, AIDOMAGGIORE ma pei loro carri a piccole ruote e assai roz- «Mancano le selve, e invece trovansi assai ze, sebbene con non piccole difficoltà e fati- frequenti le macchie del lentisco con molti ca dei poveri animali». olivastri, e qualche sovero. Sonovi nel terri- torio piccole eminenze; la più considerevole ASSOLO dicesi Matta de ittiri onde la popolazione «La costiera della Giara appartenente a que- provvedesi di legna. Era più folta selva ed sto comune, stendesi in una linea di 4 mi- ora è quasi affatto distrutta pel progresso glia. La parte inferiore è coltivata, la supe- dell’agricoltura». riore è boschiva. Gli alberi ghiandiferi, che vi vegetano, sono della specie dei lecci e dei ALES roveri. Se ne ammirano alcuni giganteschi, «la montagna, sebbene spogliata di alberi e ma queste e altre specie minori vanno fra più coperta che da piccole macchie, per ca- breve a perire, e rapidamente la selva si di- gione dei molti incendi, tuttavia abbonda di rada sotto la scure per formare dei narboni cinghiali, cervi, daini, volpi, lepri, conigli e (terre novelle arative), e pel barbaro governo martore». che ne fanno i pastori di vacche e di capre». ALLAI ATZARA Sul Brighini (Grighine) «vi dominano quel- «La maggior parte delle tanche hanno degli le piante di cui si fè cenno parlando dei chiu- si (sughera, leccio) , inoltre il mirto, il cistio, alberi ghiandiferi». il corbezzolo lussureggianti in selva folta, e «Le selve ghiandifere del Comune sono in intrecciati con i ghiandiferi. Se non accades- tre colline, una a ponente in Saltu de giossu, sero frequentissimi incendi in questa monta- le altre due a levante in Saltu de susu e in gna, si renderebbe impraticabile, e non si Cracheggiassi. Gli alberi sono tutti grandi potrebbe profittare né dei pascoli, né della ed annosi. Il terreno occupato dai medesimi caccia, che vi è abbondantissima di cervi, si computa della capacità di starelli 800». cinghiali, daini». AUSTIS (dipartimento) ARITZO «Molte selve ghiandifere frondeggiano in La superficie territoriale dell’aritzese si cal- quei monti. La più considerevole è la de- cola di 98 miglia quadrate: nominata di Monte mannu, una delle più un quarto «conterrebbe tutto il ghiandifero, e cospicue del regno, popolata di circa la selva della fertilissima ed amena eminen- 200.000 alberi tra quercie e lecci, e poche za detta Monte cresia (Monte della Chiesa), migliaia di soveri. La maggior parte degli perché di proprietà della parrocchiale, dove alberi sono assai grossi. Vi sono inoltre le le quercie, i roveri e i lecci, e simili vi fron- selve di Alipio, e Filigoro, M. Corte, Saz- deggiano densissimi». zasi e Ghea».

214 AUSTIS DESULO «Oltre le specie ghiandifere vi frondeggiano «Selve ghiandifere. Le maggiori sono una con molto lusso i corbezzoli, le eriche, le fil- detta di Aratu a tramontana, di forse due mi- liree, il lentisco, il mirto, e vari altri generi di glia quadrate, altra che appellano Serra de piante». code e Girgini a levante, di quasi egual su- perficie. Le minori il Salto di Asuai a po- BARBAGIA nente, di circa un miglio quadrato e Legassé, La Barbagia di Belvì faceva parte della prov. anche piu’ piccola, ad austro». di Oristano. Secondo l’Angius contava mol- «Si potrebbe aggiungere siccome del territo- te foreste con un totale stimato di piante pari rio desulese la gran selva che trovasi nella a 16.800.000 su circa 66 milioni dell’intera regione tra due fiumi (Baujaca e Dosa), regione barbaricina, e ciò senza calcolare gli usurpata dagli Arzanesi, della quale si po- individui poco sviluppati e le piante giovani. trebbero impinguare non meno di 6000 por- ci. In tutte sono alberi annosi...in tristissima BAULADU condizione». «Non mancano le specie ghiandifere, però in «Nell’ultima selva non è che il leccio, nelle maggior copia sono gli olivastri, che atten- altre sopravanzano sempre di numero le dono dall’industria di essere migliorati di quercie». natura». DOMUSNOVAS BELVI’ «Ne’ chiusi veggonsi alberi ghiandiferi assai «Un ghiandifero considerevole appellato annosi e molti la cui circonferenza è mag- Stiddì». giore di quattro metri».

BIDONI’ FORDONGIANOS «Molte sono le eminenze in questo territo- «Vi sono due selve, una nel Cabrianus, l’al- rio. Le piante di lentisco la vestono in gran tra nel Brighini». parte, e quindi principalmente raccolgonsi le «La prima copre un’estensione di 300 starel- coccole, onde spremesi molta quantità d’o- li. I lecci vi sono annosi, e hanno qua e là lio, che ben purificato serve per i lumi, e per frammisti grandi ulivastri e lentischi di folta le vivande». macchia». «La seconda è più ampia, ma i fruttiferi del- BUSACHI la predetta specie mescolati al cistio e al «...i più frequenti delitti? Furti, incendi di corbezzolo sono troppo giovani, comeché selve e macchie». siano trascorsi molti anni da che la regione «Non si hanno selve, nondimeno è sparso fu per orribile incendio coperta di ceneri. qua e là tanto numero di elci, quercie e so- Così stentatamente si restaurano i boschi, veri, che producono a sufficienza per li che gli audaci pastori annientano in un mo- maiali. mento». Le due montagne dette di corte non sono ghiandifere». MARRUBIU «Non manca la selva ghiandifera (nel M. Ar- CURCURIS ci), sebbene in alcuni tratti molto diradata, il Vi sono dei chiusi per il pascolo del bestia- suddetto campo (di S.Anna), è ingombro di me, chiusi con vegetazione a lentisco inter- boscaglie nelle parti prossime alla monta- vallata da roverelle e sughere. gna, nell’altra è sparso di macchie».

215 MEANA «Il territorio di Neoneli è in molte parti co- «Sono sparse in tutte le regioni di questo ter- perto di alberi ghiandiferi, produttivo di otti- ritorio le piante di alto fusto, principalmente mi pascoli...». soveri: e se non fosse il continuo abusivo ta- glio vedrebbesi una più ricca vegetazione». NORGHIDDO (Norbello) «Si possono notare alcuni luoghi ne’ quali so- «Nei salti sono molte piante ghiandifere, e no più fitti i ghiandiferi: nella parte meanese principalmente in quello che dicono di Pilu- del Sarcidano uno spazio di circa 800 starelli, di che occupa poco più o meno la metà del dove ne saranno 115.200, in S’abba de su me- territorio». lone, un’area lunga poco meno di due miglia «L’altra selva ragguardevole copre l’area di con due altre piccole appendici, che forse non circa 800 starelli. Si vedono le due specie, contano minor numero di individui, in M. quercie e soveri, questi però sono più rari». longu un altro ghiandifero che occupa 600 starelli e avrà circa 90.000 alberi». NUGHEDU «Se a questi si computassero quelli che sono di- «I ghiandiferi sono sparsi in tutte le parti fra spersi, ...si avrebbe ben più che un milione tra diverse altre specie, e in molti grandi tratti soveri, quercie ed elci, la quale è di molto su- formano selva. I soveri sono più numerosi e perata dalla complessiva degli olivastri, perastri crescono a dimensioni colossali». e dalle grandi specie che non fruttificano. Tra le «Nel sito che dicono pischinas vedesene uno piante infruttifere d’alto fusto può notarsi l’al- che non si misura al pedale con meno di 10 loro e il tasso, del quale pochi finora si son gio- metri». vati per la troppa difficoltà dei trasporti». OLLASTA SIMAGIS MEANA (tratto dalla informativa del «La regione boscosa può stimarsi estesa in 17.6.1757 dell’Intendente): superficie di mille starelli». «...il Sarcidano possedeva circa 800 starelli «Il fuoco e la scure hanno da molto distrut- di seminerio ...ma gli abitatori delle ville to i ghiandiferi». non vi sogliono seminare a motivo delle grandi nebbie... e soprattutto a causa delle ORTUERI discordie insorte fra loro». «Grandi tratti del territorio sono rivestiti di «Gli abitanti di Meana sogliono tenervi al bosco, e vi sono in numero considerevolissi- pascolo 100 cavalle e 300 vacche. Il bosco mo i ghiandiferi delle tre specie». costituito da alberi di querce, elci e sugheri, «... non sembrano però annosi di molti seco- è abbondantissimo, tanto da ingrassarvi cir- li, forse per distruzione avvenuta in tempi ca 3000 porci e nei mesi estivi vi si possono non molto lontani». introdurre da 4 a 5 mila pecore e capre». PALMAS MORGONGIORI «Negli amplissimi suoi salti sono i piccoli «Gli alberi ghiandiferi nel Morgongiorese vegetabili delle lande, né i maggiori comin- sono poco frequenti, e pare siano periti per ciano a essere frequenti che prossimamente antichi incendi». al piè della montagna».

NEONELI PARTE BARIGADU «...ed ha amenissimo il circondario per la Comprendeva Fordongianus, Allai e Busa- bella vegetazione che vi si ammira, e i bo- chi nella parte inferiore, in quella superiore schi di castagni, noci, ciriegi». Neoneli, Ula, Nughedu e Sorradile.

216 «Restano ancora coperti di ghiandiferi e di PAU altri grandi vegetabili molti tratti di queste «Nel notato altipiano (del M. Arci) vegetano regioni, i quali però sono una parte delle in piccol numero, dopo le devastazioni opera- maggiori selve che ivi prosperavano in altro te, gli alberi ghiandiferi, i lecci e le quercie». tempo, quando non era lecito fare i guasti che si sono fatti nell’anarchia feudale». PAULILATINO «Nei salti di Pauli trovansi le tre specie PARTE CIER ghiandifere, quercie, lecci e soveri, ma in Comprendeva Ghilarza, Abbasanta, Paulilatino nessuna parte sono essi riuniti in boschi: il e Aidomaggiore. che prova la barbarie pastorale dei passati «Si devono indicare in questo feudo tre salti tempi che devastò i boschi e ne lasciò i demaniali: il primo la montagna di Orcai, il monumenti in alcuni rari ceppe che ri- cui dominio appartiene alla mensa di Orista- sparmiò». no, e comprende una superficie di starelli 250; il secondo la montagna di Abbasanta... RUINAS la quale ha un’estensione di circa 400 starel- «Dopo i molti incendi e il taglio irregolare li ed è quasi tutta coperta di alberi ghiandi- che si facea nei monti non si trovano selve feri; il terzo denominato di Matta ittiri di notevoli. Le specie sono elci e quercie, la 900 starelli , in una parte del quale trovansi prima però più numerosa della seconda. In ghiandiferi; esso appartiene al Regio Dema- generale i luoghi incolti sono coperti di len- nio». tischi o di macchie, dove si trovano cinghia- li e daini, e più rari i cervi». PARTE MONTIS Comprendeva la parte meridionale della mas- SAMMUGHEO sa dei monti d’Arci, dalla P.ta Trebina sino al «Nella regione Accoro...è un ampio ghiandi- fiume Mogoro. Confinava con Simaxis e Par- fero, si va riproducendo la selva, che avea te Usellus, con la Marmilla e col Colostrai e parte del territorio di Terralba. annientato un grande incendio, e già frutti- «Vedesi in molti e grandi spazi annullata fica tanto che basta per impinguare i maiali l’antica vigorosa vegetazione di ghiandiferi e gli armenti di porci de’ proprietari del pae- e di altre grandi specie, tuttavolta ne resta se». ancora tanto numero in varii cantoni, che se finalmente sieno i pastori e gli altri vietati di SARCIDANO continuar il guasto, e sia tolta l’occasione «I terrritori di S. Sofia consistevano in una degli incendi, potrassi poi fare un taglio re- estensione di terreno ghiandifero in gran golare». parte nel Sarcidano largo e lungo di circa sei ore di cavallo». PARTE USELLUS «I ghiandiferi ne occupano più di un terzo, le Comprendeva Ales, Pau, Banari ecc. altre parti sono terre coltivabili con pascoli «La regione montuosa dell’Arci ha molti ed ottime sorgenti d’acqua, e possono dare tratti ingombri di grandi vegetali, tra quali abbastanza a tre mila porci forestieri oltre sono più numerosi i ghiandiferi, e tra questi quelli de’ luoghi vicini». il leccio. Lo stesso può dirsi della Giara. So- no pure altri luoghi dove la superficie è dif- SARCIDANO ficile per lavoro agrario e vegetano ghiandi- «In altri tempi gran parte di questo pianoro, feri o bosco ceduo». massime alla sua parte orientale, era coperto

217 di grandi e dense selve; ora sono diradate e «In queste selve non sono alberi di molta mancano in lunghi tratti». grossezza, perché generalmente i più annosi non hanno più di 0,80 di diametro». SIAMANNA Secondo il Dizionario dello Stefani la super- «Manca il bosco in questa montagna per ficie territoriale di Sorgono era pari ad ettari un violentissimo incendio accaduto ne’ 11.128. L’area boscata ascendeva pertanto a tempi andati, che consumò l’antiche selve circa 3.710 ettari. che lo ricoprivano, e perché poi non si la- sciaron crescere le nuove piante da’ pasto- SORRADILE ri, e da quelli che legnano e fan carbone; «Vedesi in tutte parti una vigorosa vegeta- però non si è potuto ristaurare il bosco zione, e in alcune, e massime in quelle del ghiandifero, e se sono frequenti le macchie, Locheli, frondeggiano in pieno sviluppo le sono rarissimi gli alberi che abbiano un quercie, gli elci e i soveri, ma in minor quan- certo sviluppo». tità delle altre questa terza specie.Tra quali ghiandiferi sono mescolati, dove più, dove SIAPICCIA meno frequenti, gli allori, i pioppi, gli olmi e «Sulla vegetazione della montagna vale lo stes- diverse altre specie». so, che si disse per il limitrofo Siamaggiore». TETI SIRIS «Gli alberi ghiandiferi e d’altre specie sono «Le parti incolte nel vallone indicato e nella in gran numero che formano selva, dove più, costa della montagna sono ingombri di gran- dove men rara. Indicheremo i ghiandiferi di di vegetabili, tra quali predominano i lecci e Alipio, e di Filigoro, che hanno qualche gli olivastri. In altre parti sono molto sparse estensione». le macchie di lentisco». «Monte Corte, ha elci e quercie, Sazzasi, quercie, Ghea, quercie e soveri». SODDI «Che se però si considerassero complessiva- «Nelle parti incolte trovansi grandi vegeta- mente tutti questi spazi selvosi, forse non bili, e il numero dei ghiandiferi forse non ec- empierebbero un’ottava parte della indicata cede i 2600». superficie. Finora si è sempre distrutto, e non si è badato alla riproduzione». SORGONO «Più della terza parte del sorgonese è selvo- TIANA so, e sono in queste selve mescolate le quer- «Le specie ghiandifere più comuni sono il cie, i lecci e i soveri, e diversissime altre leccio e la quercia; i soveri essendo rarissi- specie fruttifere e infruttifere». mi. Non si trovano alberi molto annosi».

218 Provincia di Lanusei

Superficie ha 227.032, ripartita in 24 Comu- terreni privati: ha 50.025; ni. La parte montuosa occupa l’81,4% del terreni contestati ha 599. territorio. Il bestiame rude ammontava a: Popolazione: nel 1838 n. 25.743 abitanti; nel vacche 13.128 capi; 1848 n. 27.530. cavalli 851 ” capre 67.580 ” Terreni demaniali: ha 66.316, di cui 26.283 pecore 68.161 ” occupati da foreste; porci 29.405 ” terreni comunali: ha 110.092, di cui incolti 83.517; I pastori sono in numero di 3085

219 Note sulla provincia: cune parti dell’Aussara, divorò un grandis- simo numero di ghiandiferi, di grandi altri «Le montagne di questa provincia sono qua- vegetabili, e sgombrava intieramente il bo- si tutte e nelle più parti, vestite di grandi ve- sco di Olueddu». getabili; ma egli è nelle regioni settentriona- «Dopo i ghiandiferi meritano menzione gli le e meridionale, dove il bosco è più fre- ulivastri e ulivastrini, specie sparsa per tutto, quente e spesso». massime nelle terre settentrionali». «La specie dominante è l’elce, i soveri sono «Il Tasso cresce in alberi grossi, l’alno om- rari e ancor più rare le quercie». breggia le rive de’ fiumi, il pioppo le terre «Nel Montessanto e nelle sue appendici umide, la filirea varia col suo il colore dei frondeggiano in tutta prosperità alberi gros- ghiandiferi, il ginepro vegeta con gran lusso si e colossali. Il numero degli individui mag- ne’ terreni marittimi, il mirto brilla nelle ver- giori né territori di Ursulè, Talana, Baunei, di sue foglie, quindi il laurorosa, il corbezzo- Triei, Strisaili, o Villamanna, Villanova, e lo e la meliana dalle cui belle verghe il bifol- Arzana, non è minore di 12 milioni». co formasi il bastone del pungolo». «Si son fatti dei tagli...ottimo legname e di «Sarebbe opera lunga voler annoverare le gran durata». più comuni specie de’ vegetali che rivestono «Ne’ monti annessi al Serpellino (si tratta di i colli, i monti, i piani, i luoghi aridi e gli M. Serpeddì), e nella pendice orientale delle umidi, gli interni e i littorali, le rupi e le montagne di Settefrati, Buddui, le selve so- sponde de’ fiumi. Non dimenticherò il lenti- no vaste, comecché nel totale non molto an- sco. Esso è sparso in tutti i luoghi incolti che nose». sieno pochi elevati. Da’ suoi frutti estraesi Si tratta complessivamente di circa 102 l’olio per i lumi e la cucina». m.q., pari a 32.640 ettari, dalla sponda destra «La ferula cresce in tanta grossezza, che non del Dosa «a termini di Castiadas», con circa si possa cingere con tre spanne». 4 milioni di piante . «I terreni di questa provincia si possono di- «Nelle regioni di mezzo sono molti tratti stinguere in montani, collinari, vallivi e ma- ghiandiferi, principalmente nel Taccu, in remmani». Baccunieddu, e in molte parti superiori e in- «Ne’ primi crescono in corpo gigantesco i feriori dell’Alussara, segnatamente nella grandi vegetabili, dai quali si può avere un collina piramidale Sa Planedda. e nella re- copiosisssimo alimento agli armenti porcini, gione Murdega». ed un ottimo materiale per la costruzione «In tutte parti sono evidenti le offese che i delle navi del governo e del commercio». boschi patirono e da’ pastori... quando man- cava al bestiame più facile alimento, e da «I legnaiuoli si occupano della costruzione quelli che menaron la scure contro i medesi- de’ carri e degli stromenti dell’agricoltura e mi... Le fiamme però fecero più grandi gua- della formazione e riparazione del vasellame sti, e sono attestati gli antichi dalla giovi- del vino. Tentano altre opere di arte più gen- nezza delle piante in molte montagne, i re- tile; ma queste non possono piacere a chi co- centi da’ combusti sterpi, o dalla nudità del- nosce i lavori dei maestri delle città». le rupi». «Il Serramari arse d’un orribile incendio, e ARZANA l’ignizione copria di ceneri una superficie di «Una piccola porzione del territorio è chiusa 50 miglia quadrate». a tanche (grandi chiudende per seminerio e «L’ultimo abbrucciamento che si ricordi, fu pascolo in alternativa). Nelle medesime vege- quello che nel 1823, essendosi sparso in al- tano alcuni alberi ghiandiferi di molta età».

220 BAUNEI «Le rocce abbondano di quei licheni, che «La selva foltissima, largamente estesa, e domandansi per la tintoria». forse adombreggia per cinque sesti l’area territoriale... nella quale non si potrebbero LOCERI annoverare meno di 25 milioni d’ alberi in «Se in pochi tratti del territorio vegetano i pieno sviluppo, che potrebbero patire un ta- ghiandiferi delle due specie, leccio e sovero, glio per materiali da grandi costruzioni». se ne deve dar la colpa alla barbarie de’ pa- La superficie del Comune è di 140 miglia q. stori, che qua incendiavano le piante, là re- (Stefani) e perciò quella boscata era valuta- cidevano i rami, e diradavano il bosco». bile in ha 37.333. Da Baunei venivano ricavate molte travi e LOTZORAI ciò alimentava un certo florido commercio «Nelle parti incolte di questo territorio vege- (Stefani). tano gli olivastri, i lentischi, i cisti, i corbez- La principale e più lucrosa professione è zoli». quella dei legnajuoli e segatori. Nel territorio trovasi Montessanto. MURAVERA «Nel murerese sono molti boschi ghiandife- CHIRRA ri, e in gran parte ben conservati». «Nelle colline sono cisti, lentischi, olivastri, «Molti di Murera... se ne vanno ne’ boschi cedui e taglian legne per venderle, ed una mirti e pochi alberi ghiandiferi. Ne’ monti parte ne carbonizzano. Il carbone, la legna alla sponda del Cardiga, frondeggiano in per cucina e il legname per costruzione si ca- molti siti queste utili piante, e vi apparireb- rica ne’ navicelli cagliaritani e si trasporta bero più frequenti se il fuoco non vi fosse alla capitale». pasciuto nel 1823. Anche in Serramari un vastissimo incendio denudava molte parti OLIENA delle sue coste». «I vegetabili più sparsi in questo territorio sono gli ulivastri, il ginepro che trovasi a FOGHESU(Perdasdefogu) ogni passo nella montagna, ed il tasso che i «Lo Stanali scorre in questo territorio, e ca- paesani dicono eni o enis». giona gravi danni... vietando le comunica- «Dopo queste specie conviene indicare tra i zioni. Alcuni tentano il guado e periscono. ghiandiferi il leccio che è assai frequente Grande è la necessità di un ponte». sulla montagna, ma che di giorno in giorno si va facendo raro» (a causa degli incendi, JERZU tagli pastorali, produzione di cenere per uva «Sono quattro le selve ghiandifere, che com- passa, legna per focolai ecc.). prenderanno l’area complessiva di circa mezzo miglio (ha 160). La specie dominan- OSINI te è il leccio». «Le più parti delle regioni montuose sono coperte di bosco, e vi dominano i ghiandife- LANUSEI ri. In vari siti si riconosce che... la selva è «La fulminazione è frequente e molto dan- stata devastata dal fuoco o guastata dalla nosa a’ grandi vegetabili; non tanto però barbarie dell’uomo, tuttavolta... le funeste quanto gli’impetuosissimi venti che spargo- cause... han potuto meno che altrove». no di strage i boschi e atterrano svelte dalle «...occorrono alberi colossali, belli nelle in- ime radici le piante più annose». tatte native forme».

221 Rilievo planimetrico del 1848-49 del “Salto” demaniale di Castiadas, già appartenuto al Marchesato di Quirra. Attualmente, in quell’area, i boschi hanno un’estensione superiore a quella identificata nel rilievo come salto ghiandifero e incolto; la trasformazione in coltivi era ampiamente in atto prima che si desse inizio alla grandi utilizzazioni boschive.

222 S. VITO TRIEI «I monti più notevoli sono: il Monte di Mu- Vi si trovano solo specie arbustive frammi- rera... sono nel medesimo due parti distinte; ste a carrubi (silimba) e a sughere (sogar- una all’oriente che appellasi Montenero gia), nonché olivastri. (Monte Nieddu dal colore scuro delle sue selve)». ULASSAI «Nella massima parte della montagna di «I grandi vegetabili sono per lo più della questo dipartimento vegetano gli alberi specie de’ lecci, e la selva è piuttosto popo- ghiandiferi e molte specie di legni cedui, ma lata, minori essendo stati i guasti che ha pa- dopo molti incendi, e quando han tagliato i tito finora». pastori le selve non sono egualmente in tut- te le parti. Sembrano essere state più rispet- URSULÈ (Urzulei) tate quelle che sono in Momporcelli (M. «È questa una delle poche regioni, dove ab- Porceddus), Settefrati e nel Mela». bian meno patito i grandi vegetabili, e si trovi- no boschi folti. È grandissimo il numero de’ TALANA luoghi dove si indica un bosco particolare». «Il bosco in molte parti è raro, in altre è «Il numero delle piante si vorrebbe di molti folto. Gl’incendi e i tagli sgombrarono milioni». molti grandi tratti. Le quercie e i roveri si «La specie predominante è l’elce, essendo trovano difficilmente, così parimenti i so- comparativamente più pochi i soveri, i roveri veri. La specie che resta ancora numerosis- e più poche ancora le quercie. Nella prima si sima è la quercia elce e se ne vogliono con- vedono individui colossali. Quindi accenne- tare solo 80.000 ceppi. Questo numero remo il tasso piuttosto frequente e sviluppato sembra troppo minore del vero. Tra le spe- in alberi grossi, l’olivastro, l’olivastrino». cie ghiandifere sono mescolati perastri e olivastri, e i secondi molto più frequenti USSASSA (Ussassai) de’ primi». «I grandi vegetabili sono sparsi in ogni re- gione e si trovano tutte le specie solite nelle TERTENIA montagne sarde. In certi luoghi fanno selva». «Nel territorio incolto o di pascolo sono «Di queste le più notevoli sono denominate grandi vegetabili, e principalmente olivastri volgarmente, una Donnapruna, nella regio- e ghiandiferi con varie altre specie. In rari ne settentrionale, l’altra Baccu Isara, a le- punti si vede folta la selva, e sono frequen- vante verso greco, le quali hanno una esten- tissimi i siti che restano scoperti per causa sione considerevole e sono meglio conserva- di antichi incendi». te che in altre parti».

TORTOLI’ VILLANOVA STRISAILI «Nelle suddette colline vegetano pochi albe- «Nel piccolo comune di Villanuova s’ innal- ri d’alto fusto, e vedonsi più frequenti arbu- zano montagne, coperte di folti e colossali sti e cespugli». alberi, l’elce vi è la specie dominante».

223 Provincia di Alghero

Superficie ha 113.155, suddivisa tra 20 Co- atterrano i più grandi vegetabili per sommi- muni, montuosa per il 75,6%. nistrare pascolo di poche foglie al bestiame. Niuno invigilando alla conservazione de’ Terreni demaniali: ha 22.367, di cui ha boschi, scema ognidì il loro numero. Comin- 13.760 boscati (esclusi quelli del Comune di ciasi a profittare della scorza del sovero; e Alghero). molto se ne estrae dai boschi di Putifigari». Terreni comunali: ha 14.746,di cui ha 11.729 incolti; ALGHERO Terreni privati: ha 69.678. «Selve. Nei territori propri d’Alghero, alla Terreni contestati: ha 6.364. parte settentrionale dov’è il Montedoglia, mancano i boschi, e quelle roccie compari- Capi di bestiame: complessivamente, tra ca- scono in lontananza brulle, come se vi fosse valli, buoi e maiali, n. 142.930. passato un tale incendio, che avesse morte an- che le più basse radici. Vedute da vicino mo- Popolazione, nel 1848, n. 34.108 abitanti. strano dei macchioni di lentisco, delle pru- naje, degli olivastri, cisti, e ginepri, ma rari al- BOSCHI (da Stefani). «Non v’hanno selve di beri grossi vi frammezzano. La parte meri- alberi colossali quali veggonsi in altre regioni dionale, compresa la parte di Valverde, seb- della Sardegna. I boschi di Putifigari sommi- bene contenga le specie di gran vegetazione, nistrano scorza di sughero in gran copia». quercie, elci ed olivastri, non ostante è mal ri- Dall’ Angius: «Come nella maggior parte vestita di bosco, e ciò in conseguenza della li- della Sardegna...a malgrado che la vegeta- bertà che hanno, i pastori principalamente, di zione spieghesi con gran vigore, non trovan- distruggere quanto lor piace o col ferro o col si delle selve di alberi colossali. I pastori col fuoco, per provvedersi di tronchi pel fuoco, o ferro e col fuoco spargono la distruzione ed per piantarvi pochi starelli di granaglie da

224 ogni dieci anni. Pare vedere quei selvaggi che to possono ingrassare diecimila capi. La gran con l’accetta alla mano prostrano un gran ve- selva dell’Argentiera con le sue appendici ne getabile a prenderne i frutti, quando occorre numerava più di 4 milioni tra grandi e picco- osservare dei pastori di vacche, che per la pi- li. Ma nel luglio dell’anno 1839, essendosi grizia di non montar sugli alberi, e di tagliar da alcuni malefici appiccato il fuoco, questo le sole frondi per sostentare il bestiame nelle crebbe rapidamente in un orribile incendio, nevate, li tagliano dal pedale con loro danno che tutti comprese i suoi boschi foltissimi e delle future generazioni». d’alberi annessi, e si propagò largamente per favore de’ venti. Durò cotanta ignizione BONORVA più di 10 giorni, e annientò quei belli e vigo- «Le selve sono variate d’alberi ghiandiferi, rosi vegetabili che rivestivano quelle monta- frassini, pomi, perastri, lentisco ecc. gne, s’incenerirono le messi... arsero le case Si trovano degli alberi di non gran corpo. pastorali. Vi furono... alcuni più sventurati Occupano esse quasi la metà del territorio, che... perirono miseramente, come periva un spesso occupato da campi». gran numero di fiere, e di animali domestici. Si calcolò che si incenerissero circa 3 milio- COROS ni d’alberi ghiandiferi, e un milione di gran- Ghiandiferi: «Ve n’ha in varie regioni, però di olivastri». i più grandi e considerevoli, sono in quelle di Uri e Putifigari. Vi abbondano i soveri». PADRIA «I grandi vegetabili sono sparsi in tutto il ter- COSSOINE ritorio in certi salti... frondeggiano de’ bo- «Le selve si van diradando dalla scure e dal schi. I ghiandiferi vedonsi frammisti per tut- fuoco. to. ad altre specie e solo in tre regioni tro- Si calcola che ancora resti circa il 20% su vansi separatamente dalle altre e formano una superficie di circa 1600 ettari». selve, in Monte Mundigu, in Fajas e in Mu- scadorgiu». GIAVE «Quella di Monte Mundigu copre un’area di «Il bosco è nel monte Sarchessi e Cattari; ari 1600 (ha 640), quella di Fajas di 5800 (ha ma vi sono rari gli alberi ghiandiferi. Questa 2320), quella di Muscadorgiu di 8000 (ha regione avrà un’area di circa 12 m.q.»(circa 3200). Le quercie sono mescolate a lecci». 3.840 ettari).

MARA CABUABBAS (Mara) POZZOMAGGIORE «In Sos tuvos de Bonubighinu trovasi una sel- «Solo in pochi tratti dove lasciossi sodo il ter- va assai folta, nella quale si riconoscono sei reno vedonsi degli alberi cedui tra rari ghian- specie di grandi vegetabili, e predominano le diferi e molte macchie di lentischi. Il numero quercie, i lecci e i lauri. L’area delle medesime de’ grandi vegetabili potrebbe essere accre- non è minore di rasieri 300, che sono uguali a sciuto; ma si devasta sempre più col ferro e starelli cagliaritani 1050» (circa 420 ettari). col fuoco, e non si bada a supplire i vacui».

NURRA PUTIFIGARI «...nella Nurra erano grandissimi tratti di ter- «Solo la decima parte del territorio è disso- reno coperti dalla medesime (si tratta di pian- data... il rimanente è coperto di vegetabili». te ghiandifere): Il Campo Calvagio contiene «Gli alberi ghiandiferi sono sparsi per tutto, e sparsi in una superficie ben larga circa 600 in numero maggiore de’ lecci e delle quercie i mila alberi, i quali quando abbondan di frut- soveri, onde si formano considerevoli selve».

225 «Gli olivastri trovansi passo passo e alcuni «Nelle regioni inferiori, che dicono di S. Lu- molto annosi a grossissimo tronco; né sono cia, trovansi predominanti i lecci e soveri e meno comuni i perastri, i pruni». le quercie rare». «Le legne cedue ingombrano la massima «A queste specie silvestri fruttifere sono me- parte del suolo con gli arbusti del corbezzo- scolati i perastri, i meli selvatici (mela abri- lo e del mirto, i lauri, il lentisco». na)... e i ciriegi agresti». «Le selve di Putifigari vedonsi prospere, ed è da gran tempo che non si destò incendio ROMANA fra le medesime; si accese però il fuoco in «Il ghiandifero è piuttosto raro e chiamasi dal nome della regione Sitigheddus». più parti dov’erano solo specie cedue». SEMESTENE RIBECCU «Nelle parti incolte trovansi molti ghiandife- (sopra la valle del Campo Giavese, a nord ri, dove rari, dove frequenti, ma pochi in del pianoro di Campeda). buon stato, perché mutilati da’ pastori. Alcu- «Nel cantone di Costa di valli erano antica- ni tratti sono totalmente nudi per incendio». mente estesissime e fitte selve, poi il fuoco le ha diradate. Non pertanto sono ancora di- TIESI verse regioni, nelle quali vedesi una bella «In altri tempi, certe regioni, dove ancora se vegetazione». ne ritrovano indizi, erano selve ghiandifere «Nelle regioni alte all’austro del paese do- mescolate di specie cedue; ora in pochi pun- minano le quercie e il bosco è denso. I lecci ti vedonsi vegetare, riuniti in notevole nu- e i soveri vi sono rari». mero, i ghiandiferi».

226 Provincia di Cuglieri

Superficie ha 108.131, suddivisa tra 25 co- Note sulla provincia: muni; montuosa per il 47,6%. «Da Seneghe è principio la selva di Monte- Terreni demaniali: ha 13.082, di cui ha 9.507 ferro che più folta d’alberi, poi si dilata in occupati da foreste. quello di S. Lussurgiu, di Scano e di Maco- Terreni comunali: ha 11.598, di cui ha mer. È di poi un vacuo o spazio sgombro 10.362 incolti. nella regione che dicono Matta Sindia, ma terreni privati: ha 76.322. non di molto esteso: però che varcato il pon- terreni contestati: ha 7.131. te del Boino nella linea dell’antica strada quindi frondeggiano le selve di Bonorva, Popolazione: nel 1838, n. 35.142 abitanti Planu de murtas, e Padrusente; quinci alla dritta, di Padrumannu e Sauccos». Patrimonio zootecnico rude: «Sono nel bosco di Sauccos non meno di vacche: 21.470 1.200.000 piante grosse, fra le quali 800.000 cavalli: 5.100 quercie bianche col core nero, e 400.000 lec- capre: 32.050 ci; le altre foreste della provincia possono pecore: 146.856 dare un’altra e tanta somma di begli alberi maiali: 18.690 maturi».

227 «Il legno è stato lodato siccome il migliore sardo per mese potean trasportar la legna sul delle selve europee dopo comparazione fat- giumento, e dando lire tre potean trasportar- tane in alcuni cantieri di Francia, alla costru- le sul carro, e a lor arbitrio calar la scure do- zione di vascelli, e riconosciuto più docile, ve lor piaceva». compatto, levigabile». «Vince eziandio di peso, e quando è fresco Dal punto di vista qualitativo l’Angius pone non galleggia. Per alcune di cotali qualità tie- al primo posto la foresta di S. Leonardo, poi nesi che basti un palmo del medesimo, dove quella di Monteferro, e osserva che il tra- dello di Svezia e di Romagna sono richiesti sporto del legname è facilitato dalla vicinan- due, il che vale e stimasi molto per la mag- za col mare, dal quale dista 10-20 miglia. gior capacità. Viene in arrota la sua durevo- Calcola in circa 6000 le piante grosse rica- lezza siffatta che se i vascelli fabbricati con vabili annualmente, quantità pari a quante le travi di Svezia e di Romagna non si gua- periscono nello stesso lasso di tempo per le rentiscono per più di 10 anni; i costrutti con irregolari incisioni de’ vaccari, e de’ con- le sarde si possano per altro e tanto tempo». tadini. «Oltre i terreni comunali sono nel Marghine, Vi sarebbe inoltre il vantaggio che in loco la selva di Sauccu, il piano chiamato Cam- esistono dei carrolanti ormai esperti nel tra- peda, la montagna di S.Antonio e la tanca di sporto, avendolo eseguito non molti anni Padrumannu». prima: il riferimento dell’Angius è al taglio «La selva di Sauccu o Savuccu, che estende- praticato dal Cap. Rachia nel 1821. si nell’altopiano alle falde occidentali della In tale circostanza furono usati carri bassi a catena del Goceano, nella lunghezza di mi- quattro ruote, con due gioghi di buoi sardi e glia 10, e larghezza compensata di miglia 2, si arrivò a trasportare 100 piedi cubi di le- e potrebbe avere, computata l’area delle gname per viaggio. pendici, più di due milioni di grandi alberi, «Nella vastissima estensione che occupano non ne ha forse 1.300.000 da distinguersi queste selve si potrebbe numerare il ventu- per tre quarti in ghiandiferi, principalmente plo di piante grosse, e di vantaggio ancora se quercie, pel resto in altre specie, si che è di- non fosse stato e fosse tuttora uno spirito di radato assai e vuoto almeno in due quinti di distruzione nei pastori e se fossero stati i le- sua superficie». gnatori tenuti a certe regole». «La Campeda... sgombra di grandi vegetabi- L’Angius si riferisce: li. La montagna di S. Antonio... ha... una sel- - al taglio di branche per alimentare il be- va intorno (su litu de S. Antoni o Sas Coas) stiame; sopra una superficie non minore di 30 - al taglio di piante per ricuperare l’edera di m.q.(pari ad ha 9.600). Padrumannu. abbon- cui alcune sono ricoperte; dante di pascoli». - allo scempio che operano i legnatori i qua- «Le selve di Sauccu e di Sas Coas sono ri- li per aver corrisposto uno scudo o mezzo putate fra le principali del regno, e potrebbe- scudo rispettivamente per un carico da effet- ro patire annualmente... se fossero ben po- tuare con un cavallo e per uno da farsi a polate di alberi... un taglio annuo regolare di spalle, si sentono autorizzati a distruggere circa 40.000 individui. Nello stato presente piante intere a loro piacimento. potrebbesi almeno praticare un taglio di cir- «Tra le anzinotate specie sono moltissimi ca dieci mila». olivastri, grandissima copia di perastri e so- «Il bosco di Sauccu patì dalle solite cause, e veri, molti bossoli e tassi ben vegnenti prin- patì principalmente dalla scure dei bonorve- cipalmente ne’ monti di Cuglieri, filliree, si, che dando al fattor baronale mezzo scudo eriche ecc».

228 BONARCADO vengono utilizzati a turno sia per pascolo «Mancano le selve; non così in principio, al- che per seminerio e sono destinati solo per il meno nel salto Querquedu». bestiame. In genere sono invasi da macchie, cespugli e piante arboree sparse. BORTIGALI «Nella montagna vicina, che è annessa alla «Le selve sono vaste, e in esse trovasi l’elce, massa di monti di S. Lussurgiu, in uno spa- la quercia, il tasso, il ciliegio, il moro selva- zio di circa 4 miglia q. (ha 1.280), si posso- tico e altre specie atte a varie costruzioni». no numerare circa 500.000 alberi delle tre specie, quercia, elce, sovero. BOSA Solo nella regione che appellano Elighes «Una non piccola parte del territorio com- longos veggonsi piante di considerevole prendesi dalle chiudende, altra assai mag- grandezza». giore è ingombrata da foreste, nelle quali do- I ghiandiferi si trovano soprattutto a Sa Pat- minano gli alberi ghiandiferi delle solite tada. specie». «Questi sarebbero sufficienti a ingrassare LEI più di 10.000 porci, ed indi è un gran pro- «La montagna lerese... è coperta di alberi vento alla azienda civica, che riceve soldi ghiandiferi. Questa estensione è poco meno cinque per ogni capo». della metà di tutto il territorio. Apronsi però «In varie regioni sono i ghiandiferi. In Mon- in essa molti vacui per incendi e per tagli». temannu con alberi colossali, in Querquetà- nos, Puddighinos, Sos pizos, S’adde de S. LUSSURGIU (S. Lussurgiu) Maria. Il corbezzolo copre grandi estensio- «Quattro distinte foreste sono da notarsi nel ni. V’ha pure molto numero di olivastri». lussurgese. La più piccola dicono Fruttighe, è alla parte di levante nella regia commenda L’estensione territoriale, secondo il Diziona- di S. Leonardo, dove dominano le quercie e rio dello Stefani, era di ha 16.044. i perastri; l’altra detta Spedale è a settentrio- Può ritenersi che la superficie boscata non ne, spettante alla stessa commenda, nella fosse inferiore a 8.000 ettari. quale tra le quercie sono molti soveri e bos- soli; la terza appellata Monte suba, ha me- CUGLIERI scolate alle quercie i lecci, i bossoli e altre «Il ghiandifero estendesi in una lunghezza di piante di minor pregio, pruni selvatici, eri- miglia 6 e larghezza compensata di 2...» (e che ecc.; la quarta denominata di Biagiosso perciò aveva un’estensione di circa ha 3.840). è a mezzogiorno, e molto più vasta delle al- «Domina il leccio, e vi è frequente il tasso. tre, perché compresa in molte convalli, co- Vi si possono annoverare circa 3 milioni di piosa di lecci e variata di filliree, corbezzoli piante di varia età». ed eriche, e nella sua estremità settentriona- le anche di tassi». DUALCHI «La superficie selvosa sarà poco più che la «Entro questi chiusi sono rari alberi di quer- metà dell’intera estensione territoriale». cie, nel rimanente veggonsi lentischi, uliva- Le foreste «...sarebbero una sorgente di lu- stri e perastri». cro se fossero custodite e si reprimesse quel- lo spirito di distruzione che anima i pastori ESIANO (Scano Montiferro) e i coloni lussurgiesi. I pastori per il fuoco e Annotazione dell’Angius circa le tanche e i i vaccari per un poco di ellera, i coloni per chiusi: fare alcuni istromenti agrari, abbattono ro-

229 buste quercie, e tutte le famiglie per la prov- «Più frequenti di queste due specie trovansi gli vista dei cosidetti tronchi pel focolare muti- olivastri, e più ancora di questi i peri selvatici». lano le più belle piante, e le fanno svellere «Le regioni più boscose, le appellate comu- dalle radici, senza rispettare le nascenti». nemente Su littu (nome generico usato da’ sardi a significare le boscaglie), Sa serra MACOMER manna e Sos pezzos». «Una quarta parte del territorio è coperto di «I lentischi sono sparsi per tutto, a quali so- bosco, dove dominano le due specie, la no mescolati pochi ghiandiferi e molti cor- quercia e l’elce». bezzoli». «Queste selve sono nella più parte degrada- te per i tagli irregolari e per gli incendi». SENEGHE «Dopo la continua distruzione che s’è fatta fi- nora de’ grandi vegetali con la scure e col fuo- MONTIFERRO co, molte parti del terreno incolto sono povere «Gran parte di queste montagne erano co- di alberi d’ alto fusto, e solo in due regioni si perte di folto bosco, nel quale dominano i trovano così vicini da poter formare una selva». ghiandiferi, la quercia e l’elce, e non sono «Il terreno occupato da queste due selve sarà di rari i bossoli. Vari spazi furono poi sgom- circa 1200 giornate (equivalente a 240 ettari)». brati per gli incendi e per le recisioni arbi- «Le specie ghiandifere sono la quercia e il trarie». leccio, frequentissimamente mescolate agli «Non sono molti anni che si praticò un ta- olivastri, che si trovano pure numerosi in al- glio nelle regole, dal quale si ebbero mate- tre parti mescolate al bosco ceduo». riali pregiatissimi per l’opera dei cantieri. Il trasporto ne fu agevole per una carreggiata che si formò senza gran dispendio». 2 «Erano in altro tempo siti selvosi, ma per la in- cessante distruzione in poche parti restano MULARGIA gruppi considerevoli d’alberi. Essi appariscono «Il bosco che la rivestiva è stato in gran par- dispersamente rari nelle regioni di pascolo». te distrutto dagli incendi, e questi risuscitan- dosi poi di tempo in tempo, annientano di SINDIA nuovo le ristaurazioni che la natura opera». «A levante del paese trovasi una regione che dicesi Matta ‘e Sindia, della estensione di circa 400 giornate (80 ettari), ed è una selva PLANARGIA di quercie e roveri, dove non si vedono più «È in pochi tratti che vegetano i grandi ve- alberi di quella grossezza che furon tagliati getabili, perché si distruggono facilmente nel 1824 e 25». ma non si pensa a rimetterli». «Devesi però notare la selva di Sette quercos, «Tra gli altri luoghi ghiandiferi merita special alla parte di sirocco, che... occupa una super- menzione il salto di Pedrasente, che confina ficie di circa 430 starelli (ha 172). Lo stato di co’ territori di Bosa e di Pozzomaggiore e queste selve non è molto soddisfacente». contiene diverse regioni e valli ghiandifere». SUNI «Alla parte di greco, in distanza di un’ora SEDILO trovasi la regione di Pedrasente, la quale «Nel sedilese non sono vere selve ghiandife- confina col salto demaniale di Planu de re, sebbene non siano molto rare le quercie e Murtas, col territorio di Sindia e con quello i lecci». di Pozzomaggiore, ed è ingombra di alberi

230 ghiandiferi, quercie, elci ed altre specie ce- TRESNURAGHES due con molte macchie di lentisco e corbez- «In alcune regioni così alla marina, come zoli. La sua superficie si calcola di circa nelle valli, fanno selva gli alberi d’alto fusto, 2500 giornate (pari ad ha 500). Si osservano i più ghiandiferi delle specie più comuni. Ma molti alberi annosi. bisogna dire che vi è gran negligenza a ri- In questa selva sogliono riparare spesso i staurare i danni che furono fatti dagli incen- banditi». di e dalla scure dei pastori».

Provincia di Isili

Superficie ha 206.644, ripartita in 51 comu- Nel 1845 il bestiame «rude» era costituito da: ni, montuosa per l’ 82,3% . vacche: 13.350 cavalli: 3.350 Proprietà terriera suddivisa in: pecore: 74.200 terreni demaniali: ha 27.926, di cui ha capre: 30.650 24.306 occupati da foreste; maiali: 21.200 terreni comunali: ha 31.801, di cui ha 29.885 incolti; Note sulla provincia: terreni privati: ha 125.506; «Le selve ghiandifere sono frequentissime terreni contestati: ha 15.411. nelle stesse regioni (si parla delle aree monta-

231 ne), ma per i tagli irregolari e per gl’incendi GADONI aprironsi grandi spazi sparsi di pochi fruttici, «..ve n’ha una selva così estesa che forse e sono le piante in uno stato meschino per le eguagli le 6 miglia quadrate (ha 1.920) che recisioni che patirono dai pastori...». sono la quarta parte del territorio». «Le specie sono quercie e lecci e in vari luo- ARMUNGIA ghi vedensi individui d’una considerevole «Elci altissime ed annose quercie che han fi- grandezza». no a 5 o 6 metri di circonferenza, formano le selve, dove in anno fertile di ghiande.... GENONI (possono pascolare). 8000 porci». «Non trovansi che poche quercie».

ASSUNI GERGEI «La parte montuosa del territorio è vestita «La Giara principalmente alla parte di Ger- di selve annose, di lecci, soveri, roveri, cor- gei è di una bella prospettiva, perchè coper- bezzoli, ulivastri, aliderri (Phillyrea angu- ta di quercie, olivi e pioppi; Trempu fron- stifolia), che riempiranno circa una quarta deggia di varie specie di arbusti, tra i quali di tutto l’agro» (che si estendeva su 12 mi- sono più frequenti il mirto e il lentisco». glia quadrate; perciò il bosco occupava cir- ca Ha 960). GERREI «... Il particolare commercio che esercitano I boschi «... per gli incendi e i tagli sono co- gli assunesi è della legna da fuoco, che tra- sì diradati..che ove non si occorra sollecita- sportano, e vendono nei campidani d’ Ales, mente il terreno resterà in tutte parti nudo. e di Milis, e nei villaggi di Sanluri, e Ter- Delle specie ghiandifere il leccio è comunis- ralba». simo; i soveri si incontrano meno spesso. A intendere quanto sia il numero di questi BALLAO fruttiferi basti il dire che in anno di ubertà si «Sono al di là dello Stanali... tre piccoli possono ingrassare 6000 capi porcini, si che ghiandiferi di lecci, che sommeranno a circa il totale non si può tenere o superiore o infe- 40.000 individui». riore di molto a migliaia centocinquanta. Fra «Oltre degli alberi ghiandiferi, tra i quali so- essi non pochi attestano i molti secoli della no frammiste le quercie in piccol numero, le loro vita». piante che trovano più moltiplicate sono il lillatro, l’erica, il cistio, il corbezzolo, l’oli- GESICO vastro ed il lentisco». Bosco ceduo: « Ormai questo manca perchè l’agricoltura ha occupata questa regione che DONNIGALA in altri tempi lasciata senza cultura produce- «Una superficie di circa 2500 starelli (ha va il necessario pe’ forni e i focolari». 1.000) dalla parte di levante è selvosa, e tie- «Molte famiglie sono decadute, perchè i lo- ne tutte tre le specie de’ ghiandiferi, molti ro uomini furono colti in territorio straniero olivastri e buon numero di alberi che servo- legnando e perdettero il carro, il giogo e gli no solo per costruzione». istromenti, e di vantaggio dovettero pagare la multa e le spese della causa». ESTERZILI «Da tali disgrazie avrebbero dovuto esser «I lecci sono la specie dominante e occupe- persuasi a piantare nel loro territorio quei ranno un decimo dell’area territoriale. I pa- vegetabili...tuttavolta non ci hanno pensato stori lo vanno sempre scemando». ancora».

232 GESTURI grandi alberi; ma...ben piccolo è il numero Bosco ceduo: «Trovasi questo sopra il piano attuale...». della montagna che dicono Giara». «L’altra selva è quella di Estuno che comin- cia dal Pian di Cucuru e termina nell’emi- GIARA nenza di Muddighina, con una superficie di «Pochissima è la vegetazione che vi si trova circa 12 m.q. (ha 3.840), spesso interrotta perchè poca la terra che vi è stata trasporta- per larghi vacui...». ta». «Il leccio è più frequente della quercia e del sovero; e vedonsi tra gli olivastri che sono GONI numerosissimi, molti individui di una enor- «Il ghiandifero è poco esteso: dominano i me grossezza...». lecci e le quercie». «I territori di S. Sofia consistevano in una ISILI (Provincia) estensione di terreno ghiandifero in gran «Il salto di Tulu a greco levante, steso sopra parte nel Sarcidano largo e lungo di circa sei una superficie di circa 8 miglia quadrate (et- ore di cavallo. I ghiandiferi ne occupano più tari 2.560) e piuttosto folto; il salto d’Isili, in d’un terzo, le altre parti sono terre coltivabi- un’area di miglia quadrate 4 (ha 1.280), con li con pascoli ed ottime sorgenti d’acqua, e molti vacui, il salto di Campangiana in terri- possono dare abbastanza a tre mila porci for- torio di S. Sofia in un’ area di 3 miglia qua- stieri oltre quelli de’ luoghi vicini». drate (ha 960), il salto di Nurallao e Laconi a ponente-maestro in un’area di circa 9 m.q. MANDAS (ha 2.880)». «...mancano i ghiandiferi e vedonsi molto ra- «Le specie ghiandifere sono elci, quercie e so- ri i fichi selvatici, gli olivastri, i perugini, i veri, e si potranno calcolare complessivamen- pioppi, l’olmo. Il lentisco non è frequente...». te...alberi cinque milioni settecentomila». «La selva di Isili abbonda di quercie, quelle NURALLAO di Tulo, di Nurallao e Laconi di elci, quella «Alcuni salti del nurallese sono ingombri di di Campangiana ha mescolate l’elci e le piante ghiandifere, quercie, soveri e lecci, quercie. Il sovero è raro». alle quali sono frammischiati altri grandi ve- «Vedonsi in dette specie tali individui che getabili di specie diverse». attestano una grande età, e con una circonfe- renza alla base da’ tre a quattro metri, ma NURECI non sono molto frequenti. I pastori han fatto «Due sono le regioni boscose, una nominata e continuano a fare molti guasti». Ladus, dove tra il bosco frequente gli alberi «Dopo i ghiandiferi sono innumerevoli gli ghiandiferi sono ancora giovani, e tienesi al individui di altre specie, gli olivastri, i pera- pascolo il bestiame manso; l’altra che dico- stri, i tassi, le filliree, i corbezzoli, i ginepri, no Montemannu de Turrigas è ingombra di i lentischi, i cisti, le sarpe e quelle due spe- lecci e di quercie annose. L’area d’ambe in- cie che dicono calavrigu (biancospino) e tu- sieme si può determinare di starelli 500» vuru (erica)». (pari ad ha 200).

LACONI NURRI «In questo territorio sono alcune selve Boschi: «I principali sono quelli di Planu- ghiandifere, una denominata di Abba pilosu, muru nelle pendici e falde del monte fino al la cui superficie potrebbe nutrire 3 milioni di fiume Dosa, per il quale è separato da’ bo-

233 schi della Barbagia, e quello di Guntrugioni SADALI alla pendice del tacco De Is Cangialis...Il «In altri tempi la massima parte di questo ter- primo è assai maggior del secondo, e abbon- ritorio era coperta da selve di grandi alberi dante più di lecci che di quercie; gli alberi ghiandiferi, massime di lecci; poi per gli in- non son tutti in buono stato per i tagli irre- cendi e i tagli si sgombrarono grandissimi golari finora permessi, nè la selva sempre spazi, e si può dire che complessivamente tut- continuata per causa degli incendi». ti i tratti boscosi non occupano forse l’ottava «I frutti non sono per i soli porci rudi, perchè parte della superficie totale del Sadalese». quanti hanno maiali vanno a raccoglier ghiande, e ne fanno gran consumo le vacche S. ANTONIO e le capre». «Il colle che dicono Cuaddu e zuru è coper- to di bosco ceduo e gli uomini del luogo, ORROLI vendono la legna nei paesi vicini che ne han- «Vari tratti dell’orrolese sono coperti di bo- no bisogno». sco ghiandifero, soveri, lecci e quercie e pa- re che il nome del paese sia preso dalle quer- S. BASILIO cie (Orroli), tra le quali furono piantate le «Le parti incolte del territorio e destinate al- prime abitazioni. Restano ora scoperti gran- la pastorizia hanno gran copia di grandi ve- di spazi di quegli utili vegetabili, in seguito getabili, sebbene il ferro e il fuoco le abbia- degli incendi che si destarono per caso o per no spesso sgomberate». malignità, e per il troppo arbitrio lasciato a’ «Nelle specie ghiandifere citasi il leccio e il pastori e agli altri di mutilare gli alberi de’ sovero, ma il loro numero è così ristretto, che rami o di tagliarli nel ceppo». appena negli anni di maggior fertilità produco- «...Il lentisco è sparso da per tutto, e porge no abbastanza per i pochi armenti del paese». molto frutto per olio e per alimento agli uc- «Manca quindi il legname da costruzione, celli, specialmente ai tordi. I licheni buoni ma invece abbonda il legno minore per il per la tintura coprono in molti luoghi le ru- fuoco e per i forni; onde i sanbasiliani ri- pi». traggono gran profitto vendendone in gran copia a’ paesi della Trecenta..». PARTE VALENZA «Le pendici e prossime dipendenze del Sar- SEUI cidano, il suo dorso piano e i colli sovrappo- «Se anche in queste regioni le selve furono sti sono in gran parte selvosi, e la selva che poco rispettate , non però accadde quella in molti spazi è stata distrutta dagli agricol- barbara devastazione che abbiamo deplorato tori, in altra diradata da’ pastori, vedesi ben in molte altre regioni, e sono larghi tratti, do- folta e prospera in non pochi salti, principal- ve i grandi vegetabili si vedono folti, forma- mente nella parte orientale e boreale». no selva e si possono spesso ammirare albe- ri giganteschi nel perfetto loro sviluppo. RUINAS Le specie comuni sono l’elce e il sovero, ma «Dopo i molti incendi e il taglio irregolare la prima è predominante». che si facea ne’ monti, non si trovano selve «Una di queste selve che resta alla parte set- notevoli. Le specie sono elci e quercie, la tentrionale del paese, può computarsi che prima però più numerosa della seconda. occupi la quinta parte del territorio (e cioè ha In generale i luoghi incolti sono coperti di 4375) e contenga 250.000 grossi alberi, es- boscaglie o di macchie, dove si trovano cin- sendo forse quintupla di questa la copia de- ghiali e daini, e più rari i cervi». gli alberi minori».

234 «Nella regione verso ostro-sirocco, cioè nel- le tre solite specie, roveri, elci e soveri, e più la montagna...è un’altra grandissima selva, la numerosi i secondi. Ma non trovansi piante quale si distende sopra i territori di Ussasai, molto annose». Esterzili, Scalaplano e Foghesu. La parte di «Gli altri siti incolti sono sparsi di corbezzo- questa selva che resta nella circoscrizione di li, olivastri, perastri, lentischi con altre varie Seui è forse quasi altrettanto della prima». specie di piante cedue, e si può computare «Dopo queste due selve principali ve ne sono che la superficie occupata dalle selve ghian- molte altre minori e si può dire che i ceppi difere, dalle boscaglie e macchie, sia appros- delle suddette specie ghiandifere sommino simativamente la metà dell’ area territoriale». con i due numeri indicati a circa due milioni». «I nomi delle medesime sono su Tonneri, sa SILIUS Murachessa, Arquerì, su Linnalbu, Piras, «Nelle parti silvestri sono delle specie Genniacca, e su Parti, Erriu de Nugi è a po- ghiandifere, i roveri ed i lecci, ma rari, che nente». non potrebbero somministrare abbastanza a «Le altre specie di alberi cedui sono molte». ingrassare pochi armenti di porci. Il che è avvenuto per i tagli e per il fuoco». SEULO «Sono nel seulese otto distinte selve popola- TUILI te da lecci, le quali complessivamente occu- «...Questa parte della Giara era ancora in là peranno la superficie di miglia q. 2 1/2 (pari di mezzo secolo, folta di vegetabili di alto ad ha 800) e avranno approssimativamente fusto; indi cominciò a diradarsi dal fuoco e più di 250.000 alberi annosi». dalle scuri, si estrassero le radici ed ora si «Nelle altre parti incolte...trovansi tra le trova ridotta ad una misera landa, sparsa ra- piante cedue di varie specie anche molti ramente di arbusti di cisti, filliree, corbezzo- ghiandiferi della suddetta specie». li, prugni, rovi, spini». « Le più estese delle suindicate selve sono «Nella frontiera Tuilese della Giara...sono nella cosiddetta montagna di Arbistia, dove non poche tanche alberate di quercie e di si possono ingrassare in annate fertili non lecci con alcuni tratti arativi...». meno di due mila porci, quindi quella di Ar- cuennui e terza quella di Odoli». VILLANOVATULO «Il Monte Pedredu levasi a greco...ha...fre- Territorio montuoso nella valle del fiume quentissime piante di ginepro i cui frutti so- Dosa. E’ coperto in parte da boschi ghiandi- no ricercati e venduti in altre parti». feri.

SEURGUS VILLASALTO «Molti e considerevoli tratti di terreno nelle «Nelle parti montuose e boschive, fra i eminenze sono ingombri di ghiandiferi, del- ghiandiferi, il leccio vi è comunissimo».

235 Provincia di Ozieri

Superficie ha 186.530, suddivisa tra 16 co- Osidda non ha assai grande, come potrebbe muni, e costituita per il 76,8% da territorio parere, il ghiandifero. montuoso. Nughedu né pure ha grandi selve fruttifere. Itiri ha molti salti fruttiferi e vuolsi che sian Terreni demaniali: ha 14.940, di cui ha le sue ghiande le migliori di Montacuto. 14.028 occupati da foreste. Pattada ha estesissimo territorio... monti ab- Terreni comunali: ha 70.634, di cui 63.130 bondanti di pascoli e coperti di gran numero incolti. di ghiandiferi. Terreni privati: ha 90.181. Bantina è nelle stesse felici condizioni. Terreni contestati: ha 10.775. Berchilla... abbonda di ghiandiferi. Oskeri... non ha che invidiare ad alcun pae- Popolazione del 1838: 23.974 abitanti. se del Montacuto. Ozieri: La parte montuosa non coltivata è Bestiame rude composto da: sparsa d’alberi ghiandiferi mescolati di oli- vacche: 15.000 vastri, perastri e di altre specie, i quali in al- pecore: 22.000 cuni tratti sono assai propinqui gli uni agli capre: 6.600 altri, e ingombrano il suolo». maiali: 3.500 ALA’ (Alà dei Sardi) Note in materia forestale desunte dall’Angius: «La superficie del territorio di Alà sarà di «Alà ha un ghiandifero assai esteso. circa 50 m.q. È per la maggior parte mon- Buddusò ha molti ghiandiferi, pini e tassi. tuoso e boschivo... Molte sono le selve Nule manca di ghiandifero. ghiandifere di questo territorio. I lecci e le

236 quercie sono frammiste ai soveri, ed ai cor- MARGHINE bezzoli». «Grandi tratti di questo dipartimento (42.000 ettari circa) sono coperti di selve ARDARA con alberi annosi». «Vi sono tre spazi separati di terra coperti da quercie, soveri e da qualche leccio: l’esten- MONTACUTO sione superficiaria dei medesimi eguaglie- «Ne’ monti sono molto frequenti i grandi rebbe rasieri 500 (ari 69,765) – (corrisponde vegetabili anche dopo gl’incendi e i tagli ir- a circa 28 ettari) –: di queste selve ghiandi- regolari. In molti tratti formano selve e que- fere la confinante all’ozierese appellasi Tola, ste sono poco interrotte nelle regioni tra Alà e fa un corpo con la selva di Mores». e Montenero». (N.B. Il Lerno è un ramo della catena del BANTINA Montenero). «Mancano le piante ghiandifere in certa quan- tità e riunione, che formino selva. Lungo le ri- MORES ve del fiumicello... si educano molti pioppi, «Una parte del monte che cognominan San- che segati in travi, travicelli e tavole, si vendo- to è dentro i termini di questo territorio. La no a Ozieri, Pattada, Tula, e perfino a Sassari». sua sommità. tutta ingombrata di quercie e «Essendo frequente tra le piante di macchia di soveri». l’erica... e la fillirea... i bantinesi se ne gio- «Ghiandiferi: Su Tola, è così nominata vano facendone carbone da fucina e da cuci- un’ampia e piana regione, ingombra di sove- na che portano nei paesi d’intorno». ri e più di quercie. Addae riu... La collina co- sì appellata... è vestita di quercie e soveri, BUDDUSO’ peruggini e lentischi. Sa tanca de su Duca... «Nel territorio del circondario sono circa Si dà questo nome a una regione dove vege- due centinaia di quelle chiudende che vol- tano con lusso elci, peruggini, quercie, sove- garmente si appellano tanche... Dentro le ri». mura di esse... sono molti alberi ghiandiferi, e numerosissimi se ne trovano nelle terre NUGHEDU aperte, e di comunità, e più che in altre re- «Fra le sue eminenze ... il Monte Calvo che gioni nella elevata montagna di Lerno». anzi è presentemente ben chiomato di bo- sco». BURGOS «I ghiandiferi prosperano in questi salti, «Il tenimento del Borgo non si potrebbe massime nella gran selva nella regione pros- computare maggiore di 7 miglia quadrate, di sima a Ittireddu, dove in una ampissima su- cui la parte maggiore è montuosa e ghiandi- perficie vedonsi spessi gli alberi e molto fera...». grandi». «Le molte ghiande che si hanno, son prodot- te dai lecci, e danno non piccol lucro». OSCHIRI «L’oschirese ha grandi regioni coperte di ITERI FUSTIALBU (Ittireddu) ghiandiferi, nelle quali predominano i lecci e «Verso il greco-levante, e presso i limiti di i soveri mescolati a varie specie. Le due pri- Nughedu, nella parte montuosa sono selve me danno abbondantissima pastura a molti ghiandifere, non però assai vaste: nelle terre armenti di porci, la seconda comincia a dar più eminenti... alberi colossali. Le specie so- lucro per la corteccia; le filliree sommini- no elci, quercie e soveri». strano travi e materiali per varie opere; il

237 frassino e’ frequente e porge ai coloni il ma- «Ne’ salti meridionali... è grandissimo nu- teriale per gli stromenti d’agricoltura; l’oli- mero di ceppi, e sono le quercie e i lecci più vastro trovasi in tutte le parti a grandi di- frequenti de’ soveri». mensioni, ed è di questa specie la pietrifica- «Ne’ salti verso greco... nelle pendici del zione mirabile di cui vedonsi gli avanzi in Lerno, è una selva di lecci, mescolata di fil- un chiuso prossimo al paese, che nelle pietre liree, ginepri ecc. guastata del pari della pre- delle muriccie ha gran parte dei frantumi del cedente». suo tronco e dei rami, e tiene ancora in mez- «Le valli della Maltigusa sono regioni albe- zo un pò rilevato sul suolo il pedale della rate d’elci e di soveri». stessa pianta. Il ginepro vegeta a piè del «Sos Litos: sono trentasei distretti selvosi... Limbara tra il lentisco, il corbezzolo, lo spi- tra i limiti di Buddusò ed Oskeri, ne’ quali si no bianco; il tasso è raro, non pertanto mol- possono ingrassare circa cinque mila capi ti individui si vedono bene sviluppati». porcini, e sopra questi un’altra selva, divisa da quelli per il fiume Enas, nella quale sono OZIERI frammiste le tre specie ghiandifere». «La parte montuosa non coltivata (che è pa- «La varietà delle altre specie è assai grande, ri a 23 m.q., ossia ad ha 7.360 circa), è spar- ma noterò solo i ginepri, che sono frequen- sa di alberi ghiandiferi mescolati d’olivastri, tissimi nella suddetta regione di Litos, e il perastri e di altre specie, i quali in alcuni tasso che vedesi in diverse parti». tratti sono assai propinqui gli uni agli altri e ingombrano il suolo». TULA «In altri tempi il Sassu era popolatissimo di PATTADA grandi vegetabili, adesso la selva è in molte «Il territorio di Pattada è in gran parte co- parti diradata dal ferro e in qualche parte perto da grandi vegetabili ne’ quali sono pre- dal fuoco. In molti siti la vegetazione è di dominanti i ghiandiferi». ammirabile prosperità».

238 Provincia di Tempio

Superficie ha 213.832, ripartita in 9 Comu- sovero e quercia, delle quali la prima è assai ni; montuosa per il 79,2% e ripartita: frequente, l’altra meno, la terza più rara. Gli demaniale: ha 30.254, di cui 28.083 ettari di alberi che non soffrirono dalla barbarie pasto- foreste; rale, crebbero a grandi corpi. È però ragion di comunale: ha 75.050, di cui 74.399 incolti; dire che non tanto patirono i ghiandiferi nella privata: ha 64.031; Gallura, quanto nelle altre regioni della Sar- contestata: ha 44.497. degna. Più che altrove nel territorio agiese ve- desi certa cura per questa specie, usando quei pastori di levar da mezzo le filliree, i corbez- Popolazione del 1838: 20.557. zoli e le altre specie, perché tutto il nutrimen- to restando agli alberi diletti, essi crescono in Tempio contava nel 1848, 9466 abitanti, di breve tempo, e producono maggiorr frutto...». cui 4424 distribuiti tra le varie cussorge del «I boschi ghiandiferi della Gallura sono di- territorio in 836 case e 943 famiglie. visi tra molti proprietarii, e questi sono, che ne usano, o invigilano quando ne concedono Note sulla provincia: l’uso ad altri; nelle altre parti non v’è questa divisione, né questa de’ padroni». GALLURA «Le selve maggiori sono quelle di Cincudenti, «Un terzo incirca della Gallura (circa 70.000 di Lettu di Vidda e di Montenero; le minori so- ettari) è rivestito di queste tre specie, leccio, no qua e là sparse in grandissimo numero, si

239 che non v’ha cussorgia senza il suo ghiandife- si, però accade che invece di diradare il bo- ro, in cui ogni stazio ha la sua parte». sco sgombrino affatto la terra». «Negli anni di fertilità soprabbondando i frut- Licheni: «volgarmente petra lana, o erba tra- ti... i proprietari de’ ghiandiferi scendono ne- montana... quattro o cinque specie, ed utilis- gli altri dipartimenti... per invitare i porcari». sime all’arte tintoria, si cominciarono a rac- cogliere nelle rupi del Limbara, e negli altri Pini: «soli due pineti si possono indicare, monti granitici. Un commesso della casa uno nel monte, che ebbe appellazione da Makintoch di Glascow venne a farne raccol- questa specie già dominantevi (Monte di Pi- ta, e la Gallura n’ebbe lucro... in questa diffi- no), l’altro nella pendice orientale del Lim- cile opera travagliavano non meno di cinque- bara, nelle quali regioni sono veduti indivi- cento persone... alcuni perirono miseramente dui bene sviluppati e bellissimi. Gl’incendi e rottosi il canape, altri si ruppero il collo». i tagli scemarono tanto questa specie, e la nessuna sostituzione tolse la riproduzione. Sempre dal Casalis-Angius, per la provincia Se gli altri grandi vegetabili non ripullulas- di Tempio: sero dalle radici, ormai tutte le montagne «Le travi per costruzione si prendono dal sarde sarebbero in gran parte nude». Limbara e da Terranova, ginepro e pino, e più spesso quercia. Per gli impalcamenti si Tassi: «Nel Limbara e in altre regioni vede- usano ginepro, pino e castagno». si questa specie allignare, ma non meglio, né «Per segare gli alberi di grosso fusto, pini, in maggior copia altrove, che nel bosco di noci, castagni, in tavole, si aspettano ogni Montenero, dove così per questa specie, che anno i lucchesi; i tronchi minori che servono per gli alberi buoni a costruzione, si potreb- per mobili si segano da gente del paese». be praticare un taglio, se si aprisse una stra- «Artigiani ebanisti sono 4, di cui uno bielle- da sino al porto di Santanna». se, e si servono di olivastro, corbezzolo, no- Soveri: «Sono già alcuni anni, che da questa ce e ciliegio». corteccia ottienesi un lucro vistoso. I più de’ «L’olivastro, in tavole da 0,25-0,45 si fa sta- sovereti sono stati appaltati a negozianti gionare sottoterra o in acqua per un anno e si francesi». colora di un rosso corallo». Ginepri: «Questa specie numerosissima nel- «Si impiega anche il tasso del Limbara e il gi- le marine, e più che altrove in Vignola e in nepro di Terranova; così pure il sorbo che, se Renamaiori intorno ai ruscelli di Saltaro, di grosse dimensioni, si preferisce al noce». della Fava e di Pischina e principalmente in «Vi sono anche bottari, si fanno secchie con Montenero». ginepro e tasso, tini di castagno e barili per Altre specie: «Sono queste in gran numero. il vino in frassino». più numerose le eriche e le filliree». Conciatori: «adoprano molta calce con foglie Lande: «Sono coperte di cistii, lentischi, di mirto, ma non macinate, onde la conciatu- corbezzoli e mirti. Queste due specie poste- ra di Tempio è in pessima condizione». riori hanno degli individui cresciuti a grossi alberi». AGGIUS Potassa: fabbrica nella regione di Cattala «Non pochi sono i monti e colli... Punta di «vallata amenissima, coperta di lecci, varia- spina elevasi considerevolmente rivestito di ta di eriche e mirti». selve ghiandifere: il monte intero chiamasi Carboniere: «Si fa da’ luresinchi in varii Adde de li trai, perché indi tolgono i gallu- luoghi grande abbruciamento di legna per il resi le travi per gli edifici». carbone. Siccome nessuno invigila sopra es- «La montagna di Tumeu-soza, altra celebre po-

240 sizione dei fuorusciti. Veggonsi intagliati nella ro, il leccio e l’ulivastro sono le specie co- rupe dei gradini per salirvi con comodità, vi è muni, sebbene in pochi luoghi vedasi la con- un gran numero di caverne e molto bosco». tinuazione che è in altre selve meglio con- «Il Cucaro, sorge questa montagna presso al servate, e ombrato il suolo dalle fronde in- mare, è di considerevol massa e ben rivesti- trecciantisi. I peri selvatici, de’ quali hanno to di elci». non piccola parte del nutrimento i porci, qui pure sono numerosi. Le regioni dove predo- ARZACHENA mina l’ulivastro e il pero sono nella cussor- «Questi monti notevoli per la smisurata loro gia di Carana, e ne’ confini del territorio altezza, sono d’ogn’intorno coperti da alberi verso il greco. Tra i grandi ulivastri del Ca- di alto fusto». rana è molto notevole quello che vedesi a 50 La corona di monti che cinge Arzachena e passi dalla chiesa campestre di S. Barto- che si riuniscono a quelli di Luogosanto, so- lommeo presso le rovine dell’antica terra di no tutti boscosi e «ampie e selvose valli ric- Carana. Otto uomini non cingerebbero il suo che di pascoli tramezzano tali monti». tronco, sebbene distendessero a tutta la mi- sura le loro braccia; e tanto sono frondosi i BERCHIDDA suoi rami, che non facilmente vi penetri la «Il campo di Berchidda... stringesi in alcune pioggia. Nella parte infima del ceppo ha pal- parti da boschi ghiandiferi... uno lungo tre mi sardi 56, un pò superiormente». miglia e largo altrettante trovasi alla parte di (Il palmo sardo corrispondeva a m. 0,2623, Monti, l’altro a maestrale del paese, nella pertanto la circonferenza dell’olivastro era ri- valle tra la collina di Montacuto ed il Lim- spettivamente pari a m. 14,68 nella parte ba- bara, di tre miglia quadrate di superficie. Le sale, e a m. 11,27 a circa m 1,0-1,50 da terra). specie sono quercie, lecci, soveri, e vi si am- mirano alberi colossali. Siccome però spesso MONTI vi entra il fuoco, così vi hanno dei vacui, e in «La montagna è in molte parti coperta di molte parti le piante sono assai piccole». ghiandiferi». La prima foresta occupava, secondo la valu- tazione dell’Angius, una superficie di ha TEMPIO 2.880, la seconda di ha 960.- Vedere descrizione generale della provincia.

BORTIGIADA TERRANOVA «Le selve sono variate di quercie, lecci, so- «Di questo territorio una parte è piana, l’al- veri, roveri, lentischi, corbezzoli, ontani. tra è montuosa, e questa è di molto maggio- Occuperanno pressochè 18 miglia q. in figu- re... Nelle parti montuose sono il M. Pino, il ra triangolare». Monte Plebi, il Monte di S. Maria, la catena L’area boscata era perciò valutabile intorno de’ colli di Testi, il Monte del Ceraso e gli ad ettari 5.760- altri rami del Montenero, che vengono a set- tentrione». CALANGIANUS «Il Monte Pino è continuazione della catena Selve ghiandifere: « Coprono esse grandi spa- dell’Ultana, e conteneva in altri tempi una zi, le specie dominanti sono lecci e soveri». densa selva di pini, onde avea preso il nome: ora gli individui di questa specie sono rari...». LURAS «..In tutte queste eminenze, dove più, dove «Le selve e i boschi coprono tutte le regioni, men rare, vegetano piante di diversa specie e dove mal può operare l’arte agraria. Il sove- ne’ monti sono frequentissime le ghiandifere».

241 Provincia di Iglesias

Superficie ha 219.580, di cui il 38% in zona pecore: 51.000 montuosa. Era suddivisa tra 22 comuni, capre: 32.000 comprese le isole. maiali: 16.000

La superficie era ripartita, in base al titolo di Dall’Angius : proprietà, in: «Le montagne sulcitane sono in molte parti terreni demaniali: ha 85.396, di cui ha ben rivestite di bosco. I ghiandiferi sono fre- 22.587 boscati quenti e vedonsi vaste e folte selve ne’ mon- terreni comunali: ha 28.587, di cui ha 27.783 ti di Flumini, di Oridda, nel Gessa e nei ter- incolti ritori di Villamassargia, Narcao, Nugis, terreni privati: ha 98.608 Murdeu, Santadi, Teulada. Siccome però nei terreni contestati: ha 6.989 più luoghi gli alberi paiono giovani, così in- Nel 1838 contava 41.153 abitanti; nel 1848, tendiamo che anche in questa provincia gli 42.598- incendi devastarono i boschi annosi e che anche i pastori sulcitani spargevano per tut- Il bestiame rude era costituito da : to le fiamma.» vacche: 8.700 «Gli olivastri sono sparsi in grandissimo nu- cavalli: 1.950 mero per tutte le parti: i pini vegetano pro-

242 speramente nel territorio di Gessa presso S. valli, per le rupi, e per la superba vegetazio- Nicolò de su Campingiu (del pino), e nel li- ne, che le riveste... Il più alto di questi mon- torale di Flumini, i ginepri occupano molto ti è il Marganai, quindi quello di S. Giovan- spazio in varie regioni e vedonsi per costru- ni di Connesa.” zioni, per palafite, e per lavori di mobiglia.» “I boschi che sono in queste montagne (Marganai, S. Giovanni...) han patito meno ARBUS che in altre regioni dalla barbarie dei pasto- I monti più considerevoli di questo territorio ri, anzi non pochi veggonsi vegetare rigo- sono Arrio Martino, Bau Nara Cauli, Zap- gliosi senza molti diradamenti. Le piante paioni, Biaxi-Mela,Roja Cani,tutti ghiandi- ghiandifere sono frequentissime,e in varie feri, dove si portano a ingrassare molte greg- regioni è una gran copia di ulivastri. gie di porci, e si taglia il legname che serve La parte bassa tiene lentischi, mirti e cisti per gli usi contadineschi. Tra queste selve ed più che altre specie, delle quali va sgom- altre restano privi della coltura poco meno di brandosi il suolo secondo l’incremento della novedecimi di tutto il territorio ...” “Le spe- agricoltura.” cie più comuni in questi boschi sono quer- cie,elci,e ginepri.” COLOSTRAI “Le strade per questi monti sono assai inco- “Le specie ghiandifere non sono molto nu- mode, e in molti siti assai pericolose.” merose. Nelle pendici a levante sono scar- “...vi sono piccole selve di quercie (nelle circa sissime, poche nelle occidentali, ad ecce- 400 tanche) e d’elci alte più di 28 m.,e grosse zione di alcuni seni e canali, piuttosto co- 7 e soveri con corteccia grossa 0,25...”. piose nel territorio di Gonnos, nelle grandi montagne, e più che altrove nei boschi di CIDRO Sibiri, che sono in continuazione con quel- Selve ghiandifere: “Tutte le pendici di Mon- li del Linas. temanno, Villa-Scema, Narti e quelle di altri Le altre specie comuni sono ulivastri, tassi, seni sono ricoperte di alberi ghiandiferi. I ginepri, filiree, spini bianchi, corbezzoli. lecci sono frequentissimi, in poco numero i soveri, o nulle o rarissime le quercie. Le CONESA principali selve sono quelle di Montemanno, “Nella circoscrizione di Conesa non sono Villa-Scema, Narti, Cocina, Alezzi. In quel- montagne ghiandifere; non pertanto se la la di Montemanno sono distinti cinque esti- specie porcina fosse numerosa, potrebbesi mi, quattro in Villa-Scema; nelle altre é uno impinguare nelle propinque di Flumini - solo. I boschi dei territori di Villa-Cidro so- maggiori appartenenti allo stesso Barone.” no di quei rarissimi che siano stati rispetta- ti....Quindi vedonsi piante assai belle e pro- DOMUSNOVAS spere, e rari sono i vacui tra le medesime.” Ghiandiferi: “Queste specie mancano nel Piante cedue: “Le più comuni sono i pioppi, territorio; e però si portavano finora i porci le filliree, le sorgue, il corbezzolo, il lentisco nei boschi dell’Oridda pagando certo prezzo e tante altre specie che col diverso loro ver- al conte.” de rendono più belle le valli.” FLUMINIMAGGIORE. CISERRO Ghiandiferi: “La specie dominante sono i “La regione montuosa (era denominata lecci, molti de’ quali veggonsi cresciuti in Montangia) è veramente pittoresca per le gran corpo. Le selve principali sono il Be-

243 ga,Bau deporeus (Bau de porcus), Zenne- VILLACIDRO ru,Pubusinu,Bonneddu, Gutturu de pala, Su Selve ghiandifere: “Tutte le pendici di Mon- Manao (Su Mannau) Sa perda impiccada, temanno, Villascema, Narti e quelle di altri Antas,Sanira, Seguris, Piscina morta. seni sono ricoperte di alberi ghiandiferi. I Nella stagione delle ghiande essendo il frut- lecci sono frequentissimi, in poco numero i to in copia maggiore del bisogno per gli ar- soveri, o nulle o rarissime le quercie. menti fluminesi,si accettano pastori di altri..” Le principali selve sono quelle di Monte- “Nella maremma di Flumini il monte che di- manno,Villa-Scema, Narti, Cocina, Alezzi. cono di S.Nicolò, è rivestito da una conside- In quella di Montemanno sono distinti cin- revole selva di pini. Negli stessi luoghi marit- que estimi,quattro in Villascema; nelle altre timi sono frequenti i ginepri dei quali fanno è uno solo. bellissime opere gli ebanisti della capitale...” I boschi del territorio di Villacidro sono di quei rarissimi che siano stati rispettati.Se non GONNOSFANADIGA siano gli alberi offesi dalla violenza dei ven- “Dove non è coltivazione ivi spontanea la na- ti, o dal peso delle nevi, essi nol sono in altra tura spiega una lussureggiante vegetazione. maniera e... vedonsi piante assai belle e pro- Distinguonsi principalmente nelle falde de’ spere, e rari sono i vacui tra le medesime.” monti, tassi, ginepri, salici, cisti, corbezzoli e Piante cedue: “Le più comuni sono i pioppi, tante altre specie mescolate a’ ghiandiferi. le filliree, le sorgue, il corbezzolo, il lentisco I ghiandiferi, elci e quercie, rivestono quasi e tante altre specie che col diverso loro ver- interamente le pendici..” de rendono più belle le valli”

GUSPINI VILLAMASSARGIA Ghiandiferi: “La barbarie pastorale ha nudato “Il territorio di Villamassargia... di starelli in gran parte queste montagne di quei prezio- 99.322 si estende in vaste e folte selve po- si vegetabili. Le pendici in pochi luoghi sono polate di ghiandiferi che i pastori sulcitani ombrate dai lecci e dalle quercie, e questi al- vanno improvvidamente tratto tratto deva- beri non si vedono in qualche numero che stando cogli incendi.” nelle falde occidentali, ed in qualche valletta, “Sebbene in varii tempi il fuoco abbia anni- ma se si annoverino credo se ne troveranno chilato molti boschi, non pertanto restano appena 200.000, comprese le piante giovani.” ancora grandissimi tratti coperti da ghiandi- feri e nominatamente da’ lecci. ORIDDA Nella landa sono in massima copia arbusti e “... abbonda di ottimi pascoli...massime per i cistii nella parte prossima agli stagni,nella porci essendovi una estesa selva di lecci che regione interna maggiori vegetabili, e fre- produce per molte migliaia di capi..” quentemente ghiandiferi.”

NOTE

1 Si calcolava che a passo uguale di cavallo potevano to, V.1282), di cui è detto ampiamente in altro ca- essere percorsi metri 1461 in un quarto d’ora. pitolo. 2 L’Angius si riferisce al taglio di 8.000 piante ese- 3 ASC, Segr. di Stato, serie II, V. 1281. Nota della guito nel 1821 nelle foreste di Scano di proprietà Real Giunta Patrimoniale alla Segreteria di Stato del del Marchese Livigno Pasqua (in ASC, Segr.di Sta- 16.8.1837.

244 Capitolo XIVXIV • La superficie forestale dell’isola a metà circa del XIX secolo

ra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo nell’isola, tale da poter in qualche Tsec., le foreste della Sardegna, com- modo giustificare una così rilevante diffe- poste da formazioni arboree, cedui e fustaie, e renza. da macchie ad arbusti e cespugli, occupava- Vi furono, è vero, alcune utilizzazioni bo- no, secondo l’Anonimo del Discorso istorico schive, ma queste furono operate con tagli a politico, una superficie pari a un terzo di quel- scelta, ebbero portata contenuta e furono ta- la totale, ossia a 800.000 ettari circa. li da non aver potuto pregiudicare i sopras- Intorno al 1830-1850 l’Angius stimava inve- suoli interessati. ce che si estendessero su un quinto dell’iso- Né la differenza può essere attribuita ad una la, e perciò su circa 480.000 ettari. diminuzione delle aree a bosco dovuta ai Anche il Lamarmora 1 confermò sostanzial- mali antichi, quali l’incendio ed il pascolo, mente la valutazione dell’Angius e calcolò ché i processi regressivi di tale natura non l’estensione boscata tra 1/5 (480.000 ettari) sono mai così repentini. della superficie dell’isola: «In seguito alle È presumibile invece che i due dati, se pure in diverse escursioni, che ho fatto in epoche evidente contrasto, possano ritenersi entram- differenti ed in tutte le direzioni, credo di bi attendibili, ma riferentisi, il primo, a tutte poter assicurare che la quinta parte almeno le aree definibili forestali – comprendenti della Sardegna è coperta da grandi foreste» quindi, oltre ai boschi propriamente detti, le ed 1/6 (Ha 400.000 circa). formazioni arbustive in qualunque stadio di La diversità tra le due valutazioni, quella sviluppo e le superfici ricoperte da macchie dell’Anonimo e quelle dell’Angius e del La- degradate più o meno frammiste a cespuglia- marmora, se pure effettuate in epoche diver- ti – ed il secondo, alle sole formazioni arbo- se, non sembra possa attribuirsi a una effet- ree ed a quelle arbustive più evolute. tiva contrazione della superficie boscata in- La diversità di dati legata essenzialmente al- tervenuta in un arco temporale sostanzial- la definizione del termine bosco sussiste tut- mente limitato; nessuno sconvolgimento av- tora: secondo i dati dell’Istituto Centrale di venne infatti, tra l’inizio e la metà del XIX Statistica la Sardegna possiede infatti una

245 Planimetria del 1780 dei Salti di Quirra, Alussera e Castiadas appartenuti al Marchesato di Quirra, Incontra- da del Sarrabus. Il Marchesato, oltre a questa Incontrada, comprendeva il Giudicato d’Ogliastra, la Baronia di S. Michele, la Baronia di Monreale, l’Incontrada di Partemontis, l’Incontrada di Marmilla, l’Incontrada di Parte Usellus, la Baronia di Uras e quella di Pula.

246 247 superficie boscata pari ad Ha 474.000, men- reno ricoperte d’alberi d’alto fusto, a qua- tre il Ministero dell’Agricoltura e Foreste lunque specie appartenessero «..in sito piano gliene attribuisce circa il doppio, ossia ben o montuoso esse siano..». 969.000 ettari. Aquesta definizione sembrano essersi atte- Si tratta evidentemente, ora come allora, di nuti sia i feudatari nelle distinte dei beni feu- valutazioni determinate da concetti e defini- dali, sia i diversi Comuni, nelle loro osser- zioni differenti. vazioni, al momento del riscatto dei feudi. Un oggettivo ostacolo per la risoluzione del Le fonti documentarie disponibili per risali- problema è costituito dunque dalla defini- re all’entità delle superfici boscate della Sar- zione di bosco, termine nel quale taluni han- degna intorno alla metà del secolo scorso so- no inteso ricomprendere, ed altri escludere, no diverse, ma tutte parziali ed incomplete. alcune formazioni vegetali che caratterizza- Esse sono costituite: no e caratterizzarono l’isola: quelle arbusti- a) dai registri della Regia Delegazione sui ve mesofile, le macchie di specie xerofile, Feudi 2 incaricata di definire le prestazio- quelle secondarie o degradate, i cisteti più o ni feudali dovute da ciascun villaggio al meno inframmezzati da elementi arborei od rispettivo Barone, che riportano situazio- arbustivi sparsi, e i soprassuoli arborei più o ni riferibili al periodo 1835 - 1839; meno radi. b) dalle note dell’Angius pubblicate nel più È ovvio che l’inclusione o l’esclusione di ta- volte citato «Dizionario istorico politico li formazioni in quelle boschive propriamen- ecc» del Casalis e riferibili al 1832-1840 te dette, formate cioè da specie prevalente- circa, e afferenti a tutte le superfici bo- mente arboree e a densità normale, così co- scate, demaniali, comunali e private; me comunemente s’intende, determina rile- c) dagli «Atti di scorporo» redatti per la ri- vanti differenze. partizione dei lotti A e B da assegnare ai Secondo la definizione riportata nel Regola- Comuni o alla Compagnia delle Ferrovie mento pel governo de’ boschi nel Regno di in base al dettato della Legge 4 gennaio Sardegna del 1844 per boschi «..s’intendono 1863, riferibili alla situazione catastale quei terreni che sono popolati d’alberi, e esistente intorno al 1850 e afferenti alle d’arbusti selvatici». La definizione prescin- sole proprietà demaniali in procinto di es- deva da un’estensione minima, dal grado di sere ripartite; copertura e dalla tipologia del soprassuolo. I d) da sentenze della Giunta di Arbitri o del boschi comprendevano dunque sia le fu- Commissariato agli Usi Civici emesse in staie, note brevemente come ghiandiferi o date successive al periodo considerato, selve ghiandifere, sia i cedui, sia i sopras- ma che riportano alla situazione catastale suoli arborei, sia quelli formati per lo più da esistente a metà circa del secolo scorso, macchie arbustive più o meno evolute, sia, relative anch’esse alle sole proprietà de- infine, i cespugliati a lentisco e cisto. maniali prima della ripartizione; Nel manoscritto Discorso istorico politico e) da documenti vari d’archivio riferiti a del 1800 l’anonimo estensore aveva definito epoche diverse comprese tra il 1820 ed il bosco qualunque estensione di terreno rico- 1865; perta da boscaglie arbustive e macchie f) da fonti bibliografiche varie e dati stati- «..che alberi rigorosamente non formano, stici ufficiali. tuttoché alcuni anche di questi in esse vi esi- stano..», purché di estensione maggiore di a) Superfici forestali desunte dai registri 1,5 ettari, e selve invece le estensioni di ter- della Regia Delegazione sui Feudi. 3

248 Il compito della Regia Delegazione feudale, Altre aree forestali di cui vi è certezza, era- secondo quanto era stato previsto dalla carta no costituite da feudi appartenenti alla Coro- Reale del 29 dicembre 1835, fu quello di ri- na, quali : cevere dai feudatari le consegne dei rispetti- a) Planu de murtas vi feudi con la distinta fedele ed esatta di tut- b) la Commenda di S. Leonardo ti i beni, emolumenti, diritti e redditi posse- c) il Goceano duti in dipendenza delle concessioni fatte d) parte Ozier dal Regio Demanio. Nella consegna doveva- e) la Baronia di Quartu no essere indicati, tra l’altro, la qualità e la f) La tenuta del Mandrolisai quantità dei terreni soggetti a prestazioni od g) La tenuta di Barbagia Belvì oneri feudali, la qualità e l’estensione alme- no approssimata dei terreni aperti ed incolti Su questi feudi si dispone di note desunte da destinati al pascolo, ed anche la qualità e fonti diverse, alcune delle quali citate in al- quantità dei boschi e delle selve feudali esi- tre parti del testo. stenti all’interno del feudo. I consigli Comunitativi dovevano quindi a) Sulla tenuta di Planu de murtas, sappia- produrre le loro osservazioni in merito per mo dall’Angius che gli abitanti di Pozzo- porre la R. Delegazione in condizioni di de- maggiore la utilizzavano in gran parte per sumere la reale consistenza delle rendite dei vidazzone, Tellepere e Montetumene, e feudi che sarebbero state prese a riferimento per pascolo. Il salto «..si vede ombreg- per il riscatto degli stessi. giato d’alberi per la maggior parte frutti- Molte consegne feudali, così come le osser- feri e in certi distretti formano foltissime vazioni di diversi Comuni, furono carenti, selve. I ghiandiferi sono in maggior nu- soprattutto circa la qualità e l’estensione del- mero, ed i soveri e i lecci calcolati in le superfici boscate, sicché l’elencazione che 1.236.940 ceppi, dopo il quale è conside- segue è giocoforza parziale ed incompleta. revole il numero dei perastri (166.150) e E lo è non solo per i motivi appena detti, ma degli olivastri (126.127)». anche perché nell’insieme la Regia Delega- b) sulla Commenda di S. Leonardo si dispo- zione operò su un contesto di soli Ha ne della relazione del capitano di Vascel- 703.177, meno di un terzo dell’intera super- lo Albini redatta nel 1824: ficie della Sardegna, ossia su quelli gravati «Aggregata di 22.000 piante di quercia, da diritti feudali. Mancano ovviamente le 4.000 di elice, 1.000 circa di suvero, la superfici di proprietà privata, quelle apparte- maggior parte delle quali sono d’una nenti alle Città Regie (circa 143.000 ettari), estrema vecchiezza, rovinate da varie quelle dei feudi regi (circa 182.000 ettari) e cause....di figura molto tortuose ben adat- quelle, infine, dei feudi rustici (circa 32.000 te alle costruzioni tanto per la Marina che ettari). per l’artiglieria....» Mantiene tuttavia una sua validità in quanto «Non vi sono alberi giovani...per il conti- redatta tenendo conto delle denunce dei feu- nuo pascolo del bestiame e varie altre datari, delle osservazioni dei Comuni e della cause....». risoluzione finale della Regia Delegazione. In definitiva può ritenersi che la superficie c) sul Goceano abbiamo la descrizione la- forestale riportata a fianco dei Comuni elen- sciataci dal Capitano di artiglieria Carbo- cati più sotto sia pari alla superficie boscata ni, incaricato di eseguirvi un taglio nel minima esistente in ciascuno di essi verso la 1843, peraltro già riportata in dettaglio in metà del XIX secolo. altra parte di questo lavoro (Cap. XII).

249 d) Il feudo appartenente alla Corona deno- b) Altre fonti sull’entità delle superfici fore- minato Parte Ozier real, comprendeva i stali della Sardegna a metà circa del XIX territori di Abbasanta, Paulilatino e Aido- secolo. maggiore, parte dei quali interessati da G. Stefani nel suo Dizionario generale geo- aree boscate di estensione e di qualità grafico-statistico degli Stati sardi, pubblica- non definite. to a Torino nel 1855, riporta alcuni interes- Sappiamo però che il territorio di Abbasanta santi dati sulla estensione, nelle singole 11 comprendeva la montagna ghiandifera omo- province dell’isola, delle superfici demania- nima in cui il soprassuolo era rappresentato da alberi di rovere e sughera. Di essa si parla li, comunali e private. nella parte dedicata agli incendi. Si tratta di dati relativi alla situazione suc- Nel 1817 la montagna risultava ceduta in cessiva all’abolizione dei feudi e al regola- enfiteusi a Don Gio Pietro Mura di Santu- mento per la divisione dei terreni nel Regno lussurgiu. di Sardegna col quale vennero fissati i crite- Del feudo faceva parte la Tanca Regia, de- ri e le condizioni per l’assegnazione di terre- stinata, fin da epoca spagnola, all’alleva- ni appartenenti al Regio Demanio, ai Comu- mento di cavalli. In essa, secondo il Della ni ed ai privati. Marmora «...I lecci, le quercie, il sovero e il Mentre per i terreni appartenenti allo Stato, pero selvatico vi crescono spontaneamente, un totale di 510.898 ettari, vengono indicate non ostante la roccia solida che forma la ba- le superfici boscate, che assommavano ad se del suolo.....». 6 ettari 241.106, per quelli appartenenti ai Co- Secondo lo Spano, 7 alla sua epoca vi si tro- muni (pari a ha 513.770), lo Stefani indivi- vavano, su una superficie di 417 ettari, n. dua esclusivamente gli incolti, pari a 5.000 sughere, n. 8.000 querce, n. 5.000 oli- 452.544 ettari, categoria che senza dubbio vastri, e n. 2.000 perastri, oltre a un certo nu- raggruppava, oltre ai cespugliati anche aree mero di gelsi, pioppi, olmi e salici . boscate.

Tab. 16 Ripartizione territoriale della Sardegna per Province, titolo di proprietà e qualità di coltura, a metà circa del XIX sec. (Da Stefani)

PROVINCIA SUPERFICIE DEM.LE SUPERFICIE COM.LE SUPERFICI PRIVATE S. CONTESTATE

totali ha boscate ha totale ha incolti ha coltivi e incolti ha colt. e inc. ha

Nuoro 85.697 42.602 56.310 48.708 178.368 38.313 Cuglieri 13.082 9.507 11.598 10.362 76.322 7.131 Lanusei 66.316 26.283 110.092 83.517 50.025 599 Sassari 16.561 5.582 42.289 40.934 117.212 14.454 Alghero 22.367 13.760 14.746 11.729 69.678 6.364 Ozieri 14.940 14.028 70.634 63.130 90.181 10.775 Tempio 30.254 28.083 75.050 74.399 64.031 44.497 Cagliari 119.750 36.600 35.856 30.915 177.454 5.098 Oristano 28.609 7.427 34.807 31.182 187.233 1.691 Iglesias 85.396 22.928 28.587 27.783 98.608 6.989 Isili 27.926 24.306 31.801 29.885 125.506 15.411

Totali 510.898 241.106 512.770 452.544 1.234.616 151.322

250 Nessuna differenziazione viene fatta per i del ’39 si era proceduto, in mancanza di al- terreni privati e per quelli sulla cui pro- tre superfici, anche all’assegnazione di parti prietà vi erano ancora delle contestazioni di bosco ai privati (Tab. 16). in atto. Altra fonte documentaria è costituita dai da- È certo tuttavia che una quota di queste rile- ti che compaiono in un lavoro di L. Intina vanti superfici, che assommavano comples- del 1884, dati che riferiscono la distribuzio- sivamente ad ha 1.385.938, fossero boscate, ne, per titolo di proprietà, delle selve ghian- non foss’altro perché con l’Editto sulle chiu- difere nel circondario di Nuoro. dende erano state privatizzate aree con so- Nel circondario amministrativo di Nuoro, prassuoli forestali e perché col Regolamento secondo questa fonte, esistevano circa

Tab. 17 Selve ghiandifere di proprietà privata, demaniale e comunale nel circondario amministrativo di Nuoro, secondo il Catasto, anno 1852

COMUNE SELVE GH. PRIVATE SELVE GH. COMUNALI SELVE GH. DEMANIALI

con sughera senza s. con sughera senza s. con sughera senza s. ha ha ha ha ha ha Nuoro 796,86 – 4.220 600 – – Bitti 500 – – 500 300 1.000 Bolotana – 137,04 – 368,03 – 3.843,25 Dorgali – – – 632 – 40 Fonni – 400,23 – 65,26 – – Garofai – – 200 – – – Gavoi – 168,33 – 16,40 439,57 311,30 Irgoli – 0,03 – 372,97 – 600 Lei – 105,75 – – – 718,30 Loculi – 154 – 150 – 600 Lodè – 155,60 – 144,80 – 718,43 Lula – – – – – 80 Lodine – 10 – – – 30 Oliena – 23,14 – 43,87 – 671,75 Ollolai – 26,82 – 14,60 – 95,03 Olzai – – – – – 586,92 Onifai – – – 154,76 – 367,20 Oniferi – – – – 680,40 414,83 Onanì – – – – – – Orani 173,75 947,73 630 852 – – Orgosolo – – – 100 – 200 Orosei – – – 47,20 – 4,80 Orotelli – 71,39 – 359,20 – 508 Orune – 12,26 – 1.200 – – Ovodda – 4,02 – 8,35 – – S. Teodoro – 121,60 – – – – Sarule – 255,08 – 303,20 – 837,99 Silanus – 15,22 – 144,20 – – Siniscola – – – 4,35 – – 1.043,73 Totali 1.470,61 2.608,24 5.050,00 6.071,19 1.419,97 1.150,81

251 29.124 ettari di selve ghiandifere; niente vie- superficie boschiva della Sardegna, che per ne però detto circa l’estensione dei cedui la più gran parte fu consegnata a speculatori nello stesso territorio. privati dopo salvatasi dal progetto Misley, È interessante comunque rilevare da questi specialmente nei circondari di Nuoro e di dati la ripartizione delle selve ghiandifere tra Ozieri» .9 privati, Comuni e Demanio (vedi Tab. 17). Il dato è però riferito evidentemente ai soli boschi demaniali e non all’intera superficie Altre fonti riferiscono dati non esatti sulla boscata della Sardegna: collima infatti con vastità delle aree boscate isolane all’epoca quello desunto dal Dizionario dello Stefani considerata. riportato più sopra. Todde G., per esempio, asserisce in un suo Ulteriori dati sulle aree boscate sono riporta- lavoro: ti, per questo o quel territorio comunale, nel- «Informazioni statistiche, forniteci dal De- le «Note sulle foreste sarde» tratte dal pre- putato Despine nei suoi lavori sul catasto pel zioso lavoro del Casalis-Angius e ricompre- Continente stabilivano ad ettari 241.106 la se in altro capitolo.

NOTE

1 A. Della Marmora, Viaggio in Sardegna, Parigi, 5 Dall’Angius sappiamo però che in data successiva alla 1839. Ed. It. di V. Martelli, Cagliari, 1926, pag.135. convenzone tra il Regio Fisco e il marchese don France- sco Maria Pilo Boyl, al reddito riconosciutogli derivante 2 ASC, Regio Demanio Feudi, VV. 107-108. dal feudo di Lire nuove 9414,90 gli fu aggiunto quello di 3 Dei 95 feudi esistenti in Sardegna all’epoca, si sono lire nuove 1000, a compenso del prodotto delle sughere- riportati solo quelli nei quali erano presenti superfici te esistenti nel feudo, sughero che annualmente produ- forestali. ceva un reddito valutato all’epoca in lire 3000. 6 A. Della Marmora «Itinerario dell’Isola di Sarde- 4 Nell’Incontrada rientrava la contea di S. Sofia di cui gna», pag. 434. l’Angius dice : 7 G. Spano «Emendamenti ed aggiunte all’Itinerario «I territori di S. Sofia consistevano in una estensio- dell’Isola di Sardegna del Conte Alberto Della Mar- ne di terreno ghiandifero in gran parte nel Sarcida- mora», Cagliari, 1874 no largo e lungo di circa sei ore di cavallo. I ghian- 8 diferi ne occupano più di un terzo, le altre parti so- Tratto da Intina L. : «L’agricoltura nel circondario di no terre coltivabili con pascoli ed ottime sorgenti Nuoro», Milano da «L’Italia agricola», 1884. d’acqua...». (Vol. XVIII quater del Casalis, voce 9 Todde G. : «Legislazione e reggime forestale nell’i- Sardegna). sola di Sardegna», 1860.

252 SUPERFICI FORESTALI DEI DIVERSI FEUDI, DESUNTE DAI REGISTRI DELLA REGIA DELEGAZIONE SUI FEUDI

SUPERFICI FORESTALI IN STARELLI (pari ad ha 0,40) COMUNE Boschi e selve selve boschi incolti inc. e imboschiti 1. Curadoria di Seurgus Seurgus 1500 800 Donigala 1600 Mandas 1500 Isili 80 200 Serri 40 Villanovatulo imprecisato Nurri 2600 Orroli imprecisato Scalaplano 35 Gergei nessun bosco

2. Barbagia Seulo Seulo 100 Seui 600 600 400 Sadali 180 180 Esterzili (tenuti dal Comune) 90

3. Barbagia Ollolai Ovodda 400 Olzai 200 Ollolai 200 400 Fonni imprecisato Gavoi 200 Lodine nessun bosco Mamoiada nessun bosco

4. Villaggio e Baronia di Sicci Terreni del demanio pri- vato del duca le due montagne ghiandifere denominate «Sa serra de 200 mesu» e «Santu Miali» 100 Terreni demaniali tenuti e coltivati dai Comuni e particolari Terreni aperti e imbo- schiti 6000

5. Baronia di Cabuabbas Giave salto ghiandifero «Catte- Cossoine ri» denominato anche Sas costas 100 Salto gh. «Monte Arche- si» o Campu Giavesu 850

6. Curadoria Ippis Villasor Vi erano dei salti desti- Decimoputzu nati anche a vidazzone Villermosa

7. Incontrada di Trexenta Ortacesus Tra i terreni del feudo Guasila non vi era alcun ghian- Guamaggiore difero, né boschi, né Selegas incolti, salvo a S. Arixi Andrea ove esisteva Senorbì una selva ghiandifera Barrali di estensione non pre- S. Basilio cisata Seuni Pimentel Sant’Andrea

253 SUPERFICI FORESTALI IN STARELLI (pari ad ha 0,40) COMUNE Boschi e selve selve boschi incolti inc. e imboschiti 8. Baronia di Senes (Senes, S. Antonio, Assolo, Ruinas, Mogorella) S. Antonio 100 Mogorella 300 200 Ruinas (montagna del Brighini) 350

9. Baronia di Furtei, Contea di S. Lorenzo (Pauli Pirri, Elmas, Baronia di Furtei, Segario, Villagreca, Furtei) Baronia di Furtei Segariu 680 30 10. Contea di Montesanto (Siligo e Banari) Vi era un diritto di affitto legna. Il bosco era pari a starelli 245

11. Baronia di Capoterra Capoterra Montagne ghiandifere 1200 Sarroch 1500

12. Contea di Monteleone Monteleone nessuna selva Romana nessuna selva Villanova Quattro selve ghiandifere per un totale di 315 sta- relli: «Pala Pizzinnu» 40 «Badde augiale» 40 «Badde pessighes» 175 «Littu pizzinnu e 60 Corcoriga»

13. Marchesato di S. Saverio (Serdiana, Sibiola, Cucurreddus, Baradili e Donori) Donori Vi figurano terreni incolti 1000

Serdiana (M. Acuto) 500

14. Marchesato di Sedilo Non si evincono superfici (Sedilo, Norghiddo, Tadasuni, forestali. Soddi, Zuri, Domusnovas, Boroneddu)

15. Barbagia di Belvì Pur essendo aree certa- (Meana, Aritzo, Belvì, Gadoni) mente boscate, non com- paiono diritti connessi ad aree forestali.

16. Baronia di Minutadas Vi compare un diritto di affittare la legna del bosco per usi domestici ed altro.

17. Contea di Montalvo - Baronia di Posada nessuna area forestale Posada Lodè 3000 Siniscola 6000 7000 Torpè 2000 4000

254 SUPERFICI FORESTALI IN STARELLI (pari ad ha 0,40) COMUNE Boschi e selve selve boschi incolti inc. e imboschiti 18. Incontrada del Mandrolisai Non si evincono le super- Comprendeva Sorgono, Azzara, fici forestali che pure Ortueri, Samugheo, Tonara, dovevano far parte del Desulo. feudo che vantava un diritto di deghino porci, pari a un porco adulto ed un annicolo per segno.

19. Marchesato di Valdecalzana Comprendeva Bonnanaro, Tor- Non vengono specificate le ralba e Borutta. aree forestali; compare però un diritto di deghino porci.

20. Feudo della Nurra e Fluminargia Apparteneva alla Città di Sassari. Il salto denominato Nurra aveva un’estensione di 60.000 starelli, di cui la cosiddetta Nurra di den- tro era «..imboschita, ma ricca di buoni legnami, come sono elici, alaterni, albastri, peri selvatici, olivastri, ginepri, lentischi e mirti...»; una parte era invece coltivata ed unita alle vidazzoni di Sassari della Fluminargia, di S. Gavino e di S. Giovanni. Nella Fluminargia, in cui ricade- va la città di Sassari, non figura- no aree forestali.

21. Città di Iglesias Salto del Sulcis: Terreni imboschiti ma riducibili a coltura 1108 Terreni non coltivati 1230

22. Ducato del’Asinara e Isola Piana Asinara Terreni destinati a vidaz- zone alternativa 375 Sup. rimanente formata da incolti utilizzati per il pascolo 750

23. Marchesato di Montemaggiore Thiesi 5600 Bessude 550 Cheremule 1000 Le selve di Thiesi «..sarebbero spoglie di buoni alberi secondo il Comune, secondo poi il feudatario sufficientemente fornite di quercie elici. È però certo che servono per il pascolo di ogni specie di bestia- me in ogni stagione...». Quelle di Bessude: «..Le selve per lo più provvedute di vari cespugli, e non mancanvi degli alberi d’alto fusto..». A Cheremule «..i terreni incolti servono promiscuamente a tutti i villaggi del feudo per tenervi il bestiame rude al pascolo che sarebbe di ottima qualità e forniti d’alberi cedui...» Non vi erano però selve ghiandifere.

255 SUPERFICI FORESTALI IN STARELLI (pari ad ha 0,40) COMUNE Boschi e selve selve boschi incolti inc. e imboschiti 24. Marchesato di Mores Mores 2500 Ardara 1500 Vi esisteva un diritto di assida- mento ed un diritto di legnare

25. Baronia di Ossi Vi erano due selve ghian- difere “...poco fornite di alberi...” denominate Briai e Bore di comples- sivi 210

26. Marchesato di Orani Orani terreno selvoso e imbo- schito di sup. imprecisata Ottana Nessun bosco Sarule ” ” Oniferi ” ” Orotelli 250 Orgosolo 1000

27. Dipartimento di Nuoro Comprendente Nuoro e Lollove. 15.000

28. Incontrada di Bitti ( Bitti, Onanì, Garofai) Non vengono citati boschi, ma dell’estesissimo teritorio di Bitti, «..di sette ore di circuito..» 1400 starelli erano destinati a prati, vigne ed orti mentre il restante presumibilmente a pascolo. Vi figurava infatti uno sbarbagio di porco, pari a £ 4 per segno per i nativi, e a £ 5 per segno per i forestieri.

29. Dipartimento di Gallura Ne facevano parte Tempio, Aggius, Calangianus, Bortigia- das, Luras e Nughes. Del vastissimo territorio della provincia di Tempio, pari a sta- relli 228.800, solo 18.019 erano coltivati; sugli altri veniva eser- citata la pastorizia per cui erano presumibilmente costituiti da incolti, cespugliati e boschi. Poichè da tempo vi era la «..irra- gionevole renitenza...» a corri- spondere i diritti feudali da parte dei vassalli, il conteggio per la determinazione delle rendite del feudo fa riferimento all’anno 1778 «..in cui più regolare era siffatta esazione...». Tuttavia «...nè fondato nè appoggiato al fatto ravvisa la R. delegazione il dritto di legna- re...è da osservare, che nei conti del 1778 non si parli pel corso di nove, o dieci anni di simili pro- fitti...».

256 SUPERFICI FORESTALI IN STARELLI (pari ad ha 0,40) COMUNE Boschi e selve selve boschi incolti inc. e imboschiti 30. Marchesato di Arcais Comprendeva i tre Campidani di Oristano, Campidano Maggiore, Campidano Milis e Campidano Simagis, oltre alle due peschiere di Arcais e Cerfaliu. Vi era un diritto di legnatico ed un deghino di porco nelle tre montagne di Arci, Bargialogu e Salamardi, ma non si evincono le estensioni dei boschi. Vi erano comunque delle selve ghiandifere.

31. Principato di Anglona Sedini 700 Perfugas 3000 Chiaramonti 2625 Nulvi 350 Vi era un dritto di legnare e car- bonare per i forestieri, pari a £ 2 per ciascuno.

32. Ducato di Montacuto Oschiri 2750 Ittireddu 600 9600 Berchidda montuoso 9000 Bantine montuoso 292 Pattada montuoso 3000 Buddusò montuoso 39300 8400 Nughedu montuoso 825 Ozieri montuoso 12000 2000 8638 Alà montuoso 18800 4400 Nule 40 Nel ducato di Montacuto non compare un «dritto di legnare»

33. Marchesato del Marghine Macomer Gh. Sas coas 600 Borore Gh. Sas coas 8700 2000 Bolotana Al marchesato appartenevano le montagne di Sas coas, Saucos e Campeda, in tutto o in parte boscate. La prima era di pertinenza di Macomer, Silanus, Lei, Noragugume e Birori; la seconda,oltre ai ricordati comuni, a Bolotana, Borore, Bortigali, Dualchi e Mulargia. Quella di Campeda era in parte costituita da aree coltive destina- te a vidazzone, ed in parte da aree incolte e utilizzate a pascolo

34. Marchesato di Neonelli Vi erano montagne «..feudali in quanto alla proprietà, del Comune in quanto all’uso dei pascoli, e seminerio...» Neoneli due montagne dette di Tollinoro e Canalefigu, di estensione non specificata. Ardauli Non specificato Ula montagna di Besala di non specificata estensione

257 SUPERFICI FORESTALI IN STARELLI (pari ad ha 0,40) COMUNE Boschi e selve selve boschi incolti inc. e imboschiti 35. Contea di Tuili Tuili 2000

36. Marchesato di Villaclara Pauli Gerrei 200 800 Villasalto 330 1500 Armungia 100 400 Ballao 120 180 Silius 90 Le selve ghiandifere di Pauli Gerrei erano denominate Arriedolu (st. 150) e Matta masoni (st. 50); quelle di Villasalto Zuzzureddu (st. 30), Arriu mannu o S’ossieddu de figu (st. 100), Giovanni Spada (st. 80), Montiloru (st. 70, Monte cora e Arriu porcus (st.50); quelle di Armungia «De is Seddas»; quelle di Ballao «S’acqua de sa cuba» «S’acqua de sa isca», «Mastu de iscola»; quelle di Silius, infine, «Padenti sucrosu»(t. 50) e «Terras malas» (st. 40). Il salto di Biazorco, nel territorio di Villasalto, era destinato a vidazzone. Appartenevano inoltre al dema- nio particolare del marchese di Villaclara i seguenti ghiandiferi : Pauli Gerrei : la selva detta di di starelli 50 Ballao e Armungia : il salto di «Murdega», che «..contiene una gran selva ghiandifera», di sta- relli 1500.

37. Marchesato di Villacidro Villacidro n. 13 montagne 5150 19060 2750 Villamassargia 100 Domusnovas Siliqua 5000 9000

Per Siliqua, Villaspeciosa e Villacidro, veniva riscosso un quantum quale « dritto di legna- re»

38. Contea di Itiri Itiri 5163 Uri 2185 9800 Secondo il Comune l’estensione forestale a Ittiri era pari a 3510 starelli, e ad Uri a soli 630. In questa contea esisteva un «dritto di narboni» corrisposto dai locali, ed un « dritto di nar- boni forestieri».

39. Contea di Bonorva Bonorva 12075 Semestene 3000 Pozzomaggiore –––– Rebecu ––––

258 SUPERFICI FORESTALI IN STARELLI (pari ad ha 0,40) COMUNE Boschi e selve selve boschi incolti inc. e imboschiti 40. Viscontado di Flumini di Gessa Nel salto di Gessa vi erano com- presi diversi ghiandiferi con intercluse aree seminative : Seguris, Montinieddu, Sa nida, Is antas, Canali figu, Bauleddu, Grugua. Flumini 2100 Gonnesa 6000 Portoscuso 165 Salto di Gessa 1640 Salto di Rivanguiddas 775 40

In territorio di Fluminimaggiore esistevano diversi boschi ghian- diferi, in località Is candiazzus e Sinnori Melis, entrambi di pro- prietà del Comune, e nelle regio- ni Gutturu de Pala, Zenneru e Bau porcus, facenti parte del demanio baronale. A quest’ultimo apparteneva anche una selva di pini, interclu- sa nei salti comunali di Santu Nigola, Piscina morta e Santa Lucia.

41. Marchesato di Laconi Laconi 12847 2900 Nurallao 918 1005 Genoni 270 5000 A Nurallao veniva riscosso un tributo quale « dritto di novale».

42. Baronia di Ploaghe Ploaghe 616 Florinas 630

43. Baronia di Santadi, Tra- talias e Piolanas Santadi montagne ghiandifere 6000

44. Baronia di S. Michele (Assemini, Uta, Sinnai, Mara- Calagonis, Burcei) vi erano vastissimi ghiandiferi di esten- sione non precisata.

45. Baronia di Montiverro Comprendeva Santulussurgiu e 9000 Sennariolo. Vi figurano «montagne» ma di estensione imprecisata.

46. Marchesato della Planargia Sindia 1390

47. Baronia di Pula Domusdemaria incolti e boschivi 5915 Malfatano montuosi 2000 Pula selve ghiandifere di vasta estensione S. Pietro di Pula selve ghiandifere di vasta estensione

259 SUPERFICI FORESTALI IN STARELLI (pari ad ha 0,40) COMUNE Boschi e selve selve boschi incolti inc. e imboschiti 48. Baronia di Teulada Teulada 12000 9616

49. Contea di Cuglieri e Scano 4350

50. Marchesato di Busachi Comprendeva Busachi e Allai «Montagne» non precisate 120

51. Marchesato di Monte- muros 110 Muros

52. Incontrada Partemontis Vi appartenevano tra gli altri Morgongiori, Masullas e Mogoro. 483

53. Incontrada Parteusellus Comprendeva, tra gli altri, Usellus, Ales, Escovedu e Pau. 1460 Montagne per starelli

54. Dipartimento Montangia Vi erano ghiandiferi per starelli 4120, di cui : starelli 1920 del demanio pecu- liare del Marchese starelli 2200 del comune e di privati

55. Contea della Minerva Vi erano « montagne» di esten- sione non definita.

56. Enfiteusi di Abbasanta Vi erano « montagne». Posseduta da Don Pietro Mura di Santulussurgiu.

57. Signoria utile di Montresta Appartenente alla città di Bosa. Possedeva vasti boschi ma di estensione non conosciuta.

58. Giudicato di Ogliastra Non viene precisata l’e- Comprendeva diversi territori stensione, salvo che per ricchi di boschi, tra i quali quelli Oliena, nel cui territorio dei Comuni di Lanusei, Barì, figuravano starelli 600 di Tortolì, Tertenia, Baunei, selve ghiandifere e starel- Urzulei, Villagrande Strisaili, li 1200 di boschi. La Villanova Strisaili, Arzana, regia Delegazione feuda- Ilbono, Elini, Gairo, Osìni, le iscrive i ghiandiferi di Ulassai, Talàna, Ierzu, Locèri e Oliena fra i terreni comu- Oliena. nali poiché «...l’assoluta demanialità, che vorreb- be attribuirsene il Marchese in fatto, resta contradetta dalla facoltà e possesso del Comune di fruire liberamente tali ghiandiferi colla franchi- gia anche del pascolo».

260 SUPERFICI FORESTALI IN STARELLI (pari ad ha 0,40) COMUNE Boschi e selve selve boschi incolti inc. e imboschiti 59. Incontrada del Sarrabus Comprendeva Perdasdefogu, Non sono precisate le S.Vito, Villaputzu e Muravera. estensioni forestali.

60. Marchesato di Putifigari Non viene specificata l’estensio- ne boscata. 5

61. Baronia di Sinnai Vi figuarano terreni incolti e a bosco, di estensione imprecisata, che vengono denunciati dal feu- datario, ma per i quali la Regia Delegazione delibera «non esse- re da iscriversi tali boschi nello Stato demaniale della Baronia di Sinnai e neppure la facoltà, che da tal demanialità derivasi, di accordare permessi di legnare, ma doversi tal facoltà restringere al solo caso che sopravanzi al bisogno dei naturali e tale sopra- vanzo venga legalmente e, pre- via visita, constatato». Vi sono inoltre dei ghiandiferi denunciati dal marchese come demaniali, sempre di estensione non precisata. Il Comune di Burcei riconosce la loro dema- nialità che viene però negata dai comuni di Sinnai e di Maracala- gonis. La R. Delegazione deliberò l’e- sclusione dei ghiandiferi dai beni demaniali del feudatario e negò il diritto che s’attribuisce d’affittare ai forestieri le sopravvanzanti ghiande.

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