Il Panorama Forestale Nella Prima Metà Del XIX Secolo

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Il Panorama Forestale Nella Prima Metà Del XIX Secolo Parte Seconda IlIl panoramapanorama forestaleforestale nellanella primaprima metàmetà deldel XIXXIX secolosecolo Capitolo VV • Depauperamento del patrimonio boschivo ascrivibile al processo di modernizzazione e di industrializzazione dell’isola ra i fattori che in tempi più recenti a) La produzione di corteccia per tannino. hanno inciso sul depauperamento, e T L’attività conciaria per la produzione di per certi versi sulla regressione della super- cuoiami e pellami era assai diffusa nell’iso- ficie forestale isolana, vi sono quelli connes- la, che abbondava di pelli, di sostanze con- si alle attività messe in moto dai processi di cianti e di combustibile, ed alimentava an- modernizzazione e di industrializzazione che una certa corrente di esportazione, mal- iniziatisi con l’era sabauda, fattori che si so- grado la grossolanità della conciatura. no sommati ai mali antichi tradizionali. Inizialmente i prodotti non erano di pregio e Tra essi vanno annoverati: a) la produzione di corteccia per l’industria ad essi venivano preferiti quelli di produzio- conciaria; ne francese che mettevano sul mercato cuoia- 1 b) le trasformazioni agrarie; mi più morbidi e più lucidi ed i marocchini. c) le industrie di nuova istituzione; Ciò a causa del fatto che per la concia delle d) le miniere; pelli gli artigiani locali si erano sempre av- e) le utilizzazioni boschive intensive. valsi, fino alle soglie del XIX secolo, delle foglie del mirto o di quelle del sommacco 2 A questi vanno poi aggiunti gli effetti indot- che, essicate e polverizzate, fornivano un ti dalle innovazioni legislative introdotte a prodotto ricco di tannino, impiegato appun- cavallo tra la prima e la seconda metà del to per la conciatura, ma che consentiva una XIX secolo. Di queste infatti alcune furono concia grossolana. di segno senza dubbio positivo, perché con- I Francesi, al contrario, impiegavano la cortec- corsero a porre ordine nel comparto foresta- cia del leccio, della roverella e della sughera, le e a tutelare la risorsa, altre, viceversa, eb- che, essicata e macinata, permetteva di ottene- bero effetti in certa misura negativi, come il re pellami più morbidi e di maggior pregio. ricordato Editto delle chiudende del 1820 e la legge sull’abolizione degli ademprivi che Ancora nel 1761 ad Alghero, l’artigiano al- verrà esaminata più avanti. gherese Lorenzo Allivesi acconciando li 71 cuoi alla maniera del Paese si avvaleva del adottato l’impiego della più conveniente mirto, mentre il francese Ergias Durand, pu- fonte di tannino. re lui operante ad Alghero, impiegava la cor- Per avere una misura di quanto ciò possa teccia di roverella, acquistandola in loco da aver inciso sui soprassuoli boschivi è suffi- un certo Bozza, ma importandola anche da ciente considerare che intorno al 1830 esi- Marsiglia e da Antibo, al prezzo di uno scu- stevano in Sardegna ben 130 conce, ripartite do sardo per cantaro da 100 libre. 3 tra le 10 province, ma particolarmente con- centrate in quelle di Cagliari, che ne contava La differenza qualitativa tra il prodotto loca- 26, e di Cuglieri, che vantava 29 conce, di le e quello francese emergeva anche nel cui una nel capoluogo e 28 a Bosa. cuoio impiegato per suole di scarpe: la suo- Ve ne erano poi 9 nella provincia di Sassari, la francese si vendeva a Lire 1,50 la libra, 12 in quella di Oristano, 3 in quella di Al- quella sarda a Lire 1,0. 4 ghero, 8 in quella di Isili, 11 nella provincia di Iglesias, 4 in quella di Tempio, 12 in quel- Ma agli inizi del XIX secolo la Reale So- la di Nuoro, di cui 4 a Oliena, ed infine 16 in 5 cietà agraria, individuando nell’industria quella di Lanusei. conciaria un settore di possibile sviluppo dell’economia isolana, ne promosse la cre- E l’attività era particolarmente concentrata, scita affidando a due artigiani francesi il oltre che nei grossi centri urbani come Ca- gliari, in cui operavano n.16 industrie con- compito di far uscire quest’arte dall’anti- ciarie, e Sassari che ne aveva 6, là dove esi- chissima sua infamia. stevano disponibilità idriche e soprassuoli Gli artigiani locali non tardarono ad avverti- boschivi nelle vicinanze, come a Banari (n. re la diversità del prodotto finito e ad alli- 4), a Sinnai (n .2), a Ittiri (n. 3), a Nurallao nearsi alle tecniche nuove e all’impiego del- (n. 4), a Mogoro (n. 3), a Iglesias (n. 3), a la corteccia delle essenze quercine. Guspini (n. 5), a Lanusei (n. 6), a Ierzu (n. 3) Ciò alimentò notevolmente la richiesta del e a S. Vito (n. 4) e soprattutto a Bosa ove la nuovo prodotto e provocò un’inevitabile presenza del fiume Temo garantiva la risor- corsa all’accaparramento della materia pri- sa idrica e i boschi delle sue montagne l’ap- ma che in gran parte veniva procurata con la provvigionamento della rusca. scortecciatura di piante in vegetazione, pian- te che venivano conseguentemente portate a Ad alimentare queste attività concorse mol- morte con un danno di non trascurabile rile- to la corteccia delle piante di essenze quer- vanza ai boschi. cine e a farne le spese furono soprattutto i Ad accrescere i guasti concorse anche la ri- boschi di leccio, la cui corteccia era ritenuta, chiesta di corteccia da parte di commercian- all’epoca, la migliore in assoluto e veniva ti che ne facevano oggetto di esportazione particolarmente richiesta dalla Francia. verso la Francia. Ma i danni provocati ai soprassuoli in con- Ai primi dell’ ‘800 ormai l’impiego della ru- seguenza della decortica non passarono sca, come veniva chiamata la corteccia im- inosservati e furono ripetutamente segnalati piegata dai conciatori, si era generalizzato per decenni: già in una nota del 5.4.1814 anche in Sardegna e la scortecciatura delle dell’Intendente di Sassari 6 si lamentò l’abu- piante vive era divenuta una pratica diffusa so molto scandaloso in tutto questo capo e in tutta l’isola. particolarmente nella Baronia della Nurra D’altra parte l’attività conciaria era presente di scorzare gli alberi d’elce per ricavarne la ovunque, e tutti i conciatori avevano ormai scorza..detta comunemente rusca. 72 Bosa (Nuoro). Le conce lungo il fiume Temo. L’atti- vedere, di compromettere la stessa sopravvi- vità conciaria, particolarmente fiorente in alcuni cen- venza dei boschi nelle montagne prossime al tri dell’isola, fu un’indiretta causa della scomparsa e/o del depauperamento di alcuni soprassuoli foresta- capoluogo, perché oltre alle piante e ai bo- li a causa del prelievo della rusca, la corteccia delle schi di leccio subivano danni anche le su- piante utilizzata per la concia delle pelli. gherete. Alcuni commercianti di sughero senza scru- Ed un certo Cao, pubblico ufficiale di Sinnai, poli mascherarono infatti l’indebita pratica relazionò che nella selva ghiandifera di Gro- acquistando il sughero in pianta e proceden- mai di Maracalagonis erano stati rilevati mol- do poi non solo alla decortica del prodotto ti alberi scorzati e destinati, in breve volgere principale ma anche del libro, che forniva la di tempo, a morte. E questo abuso non si li- «rusca», il tessuto meristematico detto co- mitava al territorio di Maracalagonis, ché: munemente mammina, rivelatasi ancora più «...nei ghiandiferi di queste montagne si sta pregiata della rusca ricavabile dal leccio. 9 ormai facendo una distruzione degli alberi di Altri richiedevano ciò espressamente, come ghianda, non tanto da quelli che ne tagliano un tale Casanova 10 che propose, ma senza per legnami quanto da molti altri che vanno a successo, di acquistare una certa quantità di farne lo scorzamento per praticare poi un Sughere della Sardegna, sia private che del- pubblico commercio della scorza delle elci di la Reale Azienda, per estrarne sia la I che la queste montagne, trafficandola per Cagliari e II scorza. vendendola ai negozianti della medesima». 7 Richiesta analoga aveva avanzato anche Giulio Rocca Serra, Sindaco di Porto Vec- Anche l’Angius 8 sottolineò la pericolosità chio (Corsica), che aveva stipulato un re- della diffusa pratica capace, a suo modo di golare contratto per l’acquisto di piante di 73 sughera coi fratelli Campus e Sanna di Pat- morte, con un danno di oltre lire nuove tada, ed era stato autorizzato il 28.11.1840 42.000. all’esportazione sia del sughero che della L’Avvocatura mise perciò in guardia la Se- rusca. 11 greteria di Stato sulla liberalizzazione della materia perché ciò avrebbe aperto una nuo- Il commercio della rusca divenne via via va via da aggiungersi alle tante altre che più redditizio con l’espansione crescente conducono al devastamento di queste rile- dell’industria conciaria: a Cagliari veniva vantissime proprietà demaniali, e suggeriva pagata dai conciatori, nel 1841, mezzo scu- piuttosto il ricorso a succedanei del leccio do per cantaro e diversi erano portati a ri- per procurare il tannino. schiare di incorrere nelle sanzioni che, in at- Anche la Reale Soc. Agraria ed Economica tesa del varo di un apposito Regolamento, di Cagliari, che pure aveva sempre caldeg- erano state prescritte nei primi mesi del giato lo sviluppo dell’industria conciaria, in- 1841 per evitare il pelamento e scorzamen- terpellata in proposito, si disse d’accordo sui to degli alberi vivi. danni e sulla necessità di evitare lo scempio Il 18 maggio 1841 vennero fermati ad esem- e suggerì di applicare scrupolosamente pio Salvatore Ulleri e Antioco Deiana di Set- quanto prescritto dal Regolamento For.le timo S. Pietro i cui cavalli erano carichi di 3 agli artt. 102 e 104: il primo vietava lo scor- cantare ciascuno di scorza estratta da 10-12 zamento di piante vive non abbattute; il se- giorni e ricavata, ciascun carico, da 15 albe- condo accennava a una dichiarazione che ri che dovranno dentro un anno disseccarsi chi commerciava la rusca doveva ottenere e perire a causa dello scorzamento.
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