Anno XIL- Trimestrale (gennaio-marzo 1993) - Sped. abb. post. - Gruppo IV (70 %) PARAMIT A - Quaderni di buddhismo

a cura della Fondazione associata all'Unione Buddhista Italiana

Sommario del quaderno 45

L'origine dipendente trascendente di Maria Angela Falà 1 Il concetto di "sé" nei maestri di Masao Abe . 5 Lo sforzo saggio di Corrado Pensa . 11 Il mandarino della presenza mentale di Thich Nhat Hanh 17 La duttilità del di Gianpaolo Fiorentini . 21 L'educazione dei bambini di Rimpoce 25 Il rapporto maestro-discepolo nel di Francisco Varela 28 Buddhismo e ricerca scientifica di S.S. il Dalai . 31 Cosa può dire oggi il buddhismo all'Occidente di Giangiorgio Pasqualotto. 35 Intervista a Clément a cura di Gianni De Martino 38 Quale Dio? di Luigi Cerruti 41 Religione e società di Sulak Sivaraksa 49 Berlino: luci e ombre del congresso buddhista di Carlo Di Falca 52 Un ritiro di 1200 giornate . 55 Libri a cura di Luigi Turinese 57 Iniziative dei centri . 60 Lettere a "Paramita" . 63

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di Maria Angela F alà

La dottrina dell'origine dipendente o pa­ vera conoscenza, tutti i fattori da essa di­ ticcasamuppadd è, come abbiamo visto nei pendenti si estinguono. È la formula nega­ quaderni di PARAMITA dal 31 al 44, un tiva "se con c'è A, non c'è B". È questo un insegnamento fondamentale del Buddha, punto fondamentale del Dharma: preso tanto che nei testi viene detto: atto dell'esistenza della sofferenza, c'è però in noi la possibilità di liberarci da essa "Chi vede l'origine dipendente vede il attraverso un lavoro spirituale interiore. Dharma, chi vede il Dharma vede l'ori­ Per cui, secondo questa serie del paticca­ gine dipendente" (M.N. 28). samuppada che viene anche definita mon­ dana (lokiya paticcasamuppada, da loka: Comprendere questo insegnamento si­ mondo) ovvero inerente alle dinamiche gnifica in altre parole comprendere l'intero samsariche, c'è una possibilità di interven­ insegnamento del Buddha. È una legge to a livello della- sensazione (vedana), più universale che regola l'origine condizionata specificamente tra sensazione e desiderio: dei fenomeni e che esprime la loro relati­ se si riesce a non cadere nella trappola del vità strutturale e l'invariabile presenza in meccanismo automatico "sensazione-desi­ essi di una causa e di un effetto, di un derio-avversione" realizzando Un atteggia­ nascere e di uno svanire. Se viene applica­ mento equanime, si può uscire dal ripetersi to al problema della sofferenza, questo samsarico e avviarsi verso la liberazione. principio si -delinea nella formula dei dodi­ Accanto a questa più conosciuta serie ci anelli (nidana) che abbiamo esaminato e della cosiddetta origine dipendente mon­ che mostrano il nesso di cause responsabili dana, che mostra il sorgere della sofferenza di questa "intera massa di sofferenza" che e la possibilità della sua fine (negandone le si presenta continuamente nella vita pre­ condizioni: se non c'è ignoranza, non ci sente e nella futura, come una ruota che saranno le tendenze karmiche, ecc.) si tro­ gira sotto la spinta del desiderio, dell' attac­ va nei sutta anche una catena dell'origine camento e del karma, lavorando in piena dipendente, sempre articolata in dodici libertà dietro lo schermo coprente dell'i­ elementi, per così dire attivamente positi­ gnoranza. Questo è il cosiddetto aspetto va, che indica una serie di stadi che si positivo o diretto (anuloma) del paticcasa­ condizionano l'un l'altro fino al raggiungi­ muppada, che riflette il divenire samsarico mento della liberazione. È la cosiddetta così come comunemente lo viviamo. Nella origine dipendente trascendente (lokuttara sua formula inversa o negativa (patiloma), paticcasamuppada) che, invece di procedere il paticcasamuppada mostra invece la via in cerchio e prendere in considerazione i per far cessare tale sofferenza e per inter­ cicli del samsara, si muove in linea retta rompere la ripetizione del dramma: se l'i­ dal nostro attuale stato di sofferenza allo gnoranza viene eliminata dal sorgere della stato liberato. Questo passaggio è reso

1 possibile da un graduale lavoro in cui lo del Samyutta Nikaya CXI, 23), il sutta delle stadio più basso o precedente nutre il se­ cause o significati, di cui più avanti pub­ guente e gli serve da base su cui crescere, ' blichiamo il testo completo. È un sutta mentre il più alto o seguente completa il molto importante perché mette in relazio­ precedente assorbendone le energie e diri­ ne i due tipi di paticcasamuppada, facen­ gendole verso la fase successiva della serie. done comprendere la loro stretta connes­ In questa catena del paticcasamuppada sione: come si è coinvolti nella sofferenza e ogni anello ha quindi una doppia funzione: come ci si può liberare da essa. All'inizio da una parte è la ricompensa per lo sforzo viene esposto il lokuttara paticcasamuppa­ compiuto nello stadio precedente, dall' al­ da (l'origine dipendente trascendente), si tra l'incentivo per conquistare lo stadio parte dallo scopo finale, la liberazione, per seguente. È una progressione fluida e or­ risalire alla necessità che spinge verso di ganica: essa: la sofferenza, che è l'ultimo anello "Uno stadio fluisce in un altro stadio, del paticcasamuppada mondano. Si passa uno stadio completa l'altro per attraver­ quindi a esaminare quest'ultimo che già sare la corrente da una sponda ali' altra" bene conosciamo e poi a ricomporre tutta (A.N. X, 2). la serie: dall'ignoranza esistenziale (avijja) fino allo sco'po finale, la liberazione da La versione mondana del paticcasamup­ tutte le contaminazioni. Nei prossimi qua­ pada descrive il samsara che si autorigene­ derni cominceremo a esaminare più detta­ ra e che si pensa di fermare disperdendo il . gliatamente i dodici anelli di questa secon- velo dell'ignoranza, ossia il meccanismo da serie, partendo dal punto di unione con desiderio-attaccamento-avversione. Il lo­ la prima che abbiamo già esaminato: la kuttara paticcasamuppada o origine dipen­ sofferenza. dente trascendente delinea un tipo di sviluppo che, partendo dalla realtà della Durante il suo soggiorno a Savatthi così sofferenza insita nella nascita (dodicesimo disse una volta il Beato: anello della prima serie), fa cominciare un cammino nuovo che, in contrasto con la « La distruzione di tutte le contamina-· ripetizione samsarica, si evolve e si esterna zioni è appannaggio cli colui che sa e in un'ininterrotta spirale ascendente, un comprende e non di chi non sa e non modello in cui ogni stadio sostiene e raf­ comprende. Sapendo che cosa, compren­ forza la capacità di liberazione del seguen­ dendo che cosa si distruggono le contami� . te e che mira alla vimutti (liberazione) e nazioni? "Tale è la forma materiale, tate è alla distruzione di tutte le contaminazioni. il sorgere dalla forma materiale, tale è Io E dal momento che ogni fase in questa svanire della forma materiale. T aie è la progressione sorge in dipendenza della sensazione... la percezione... le tendenze precedente, la serie rappresenta ugualmen­ mentali... la coscienza, tale è il sorgere te uno schema di origine dipendente e, della coscienza, tale è lo svanire della co­ contrariamente alla versione più familiare, scienza". Chi conosce e comprende que­ non riconduce ai meccanismi che domina­ sto, ha distrutto tutte le contaminazioni. no il divenire samsarico, ma al superamen­ La conoscenza della distruzione delle con­ to di esso e di tutte le sofferenze a esso taminazioni ha una condizione che la so­ connesse: è un lokuttara paticcasamuppa­ stiene, non manca di una condizione che da, un'origine dipendente che conduce a la sostiene� E qual è la condizione che so­ trascendere il samsara. stiene la conoscenza della distruzione del­ Il sutta in cui è esposto questo insegna­ le contaminazioni? "La liberazione" è la mento in modo completo è l'Upanisa Sutta · risposta.

2 La liberazione, o monaci, ha anche una condizione che sostiene la gioia? La "fi. condizione che la sostiene, non manca di ducia" è la risposta. è una condizione che la sostiene: e qual la La fiducia, o monaci, ha anche una con­ condizione che sostiene la liberazione? La dizione che la sostiene, non manca di una è "mancanza di passioni" la risposta. condiziOne che la sostiene: e qual è la La mancanza di passioni, o monaci, ha condizione che sostiene la fiducia? La anche una condizione che la sostiene, non "sofferenza" è la risposta. manca di una condizione che la sostiene: e La sofferenza, o monaci, ha anche una è qual la condizione che sostiene la man­ condizione che la sostiene, non manca di Il è canza di passioni? "distacco" la rispo· una condizione che la sostiene: e qual è la sta. condizione che sostiene la sofferenza? La Il distacco, o monaci, ha anche una "nascita" è la risposta. condizione che Io sostiene, non manca di E qual è la condizione che sostiene la è una condizione che Io sostiene: e qual la nascita? Il "divenire" è la risposta. condizione che sostiene il distacco? La Qual è la condizione che sostiene il "conoscenza· e la visione delle cose così divenire? L'"attaccamento" è la risposta. come sono". è la risposta. Qual è la condizione che sostiene l' at­ La conoscenza e la visione delle cose taccamento? Il "desiderio" è la risposta. così come sono, o monaci, ha anche una è condizione che la sostiene, non manca di Qual la condizione che sostiene il è una condizione che la sostiene: e qual è la desiderio? La "sensazione" la risposta. è condizione che sostiene la conoscenza e la Qual la condizione che sostiene la Il è visione delle cose così come sono? La sensazione? "contatto" la risposta. "concentrazione" è la risposta. Qual è la condizione che sostiene il è La concentrazione, o monaci, ha anche contatto? Le "sei basi sensoriali" la ri­ una condizione che la sostiene, non man­ sposta. ca di una condizione che la sostiene: qual Qual è la condizione che sostiene le sei è la condizione che sostiene la concentra­ basi sensoriali? Il "corpo-mente" è la ri­ zione? La "felicità" è la risposta. sposta. La felicità, o monaci, ha anche una con· Qual è la condizione che sostiene il_...­ dizione che la sostiene, non manca di una corpo-mente? La "coscienza" è la rispo­ condizione che la sostiene: e qual è la sta. condizione che sostiene la felicità? La Qual è la condizione che sQ;tiene la è "tranquillità" la risposta. coscienza? Le "tendenze mentali" è la ri­ La tranquillità, o monaci, ha anche una sposta. là condizione che sostiene, non manca di Le tendenze mentali, o monaci, hanno è una condizione che la sostiene: e qual la una condizione che le sostiene, non man­ condizione che sostiene la tranquillità? cano di una condizione che le sostiene: e è L'"entusiasmo" la risposta. qual è la condizione che sostiene le ten· L'entusiasmo, o monaci, ha anche una denze mentali? L"'ignoranza" è la rispo­ condizione che Io sostiene, non manca di sta. è una condizione che lo sostiene: e qual la Pertanto, .o_ monaci, proprio� come la condizione che sostiene l'entusiasmo? La pioggia scende giù dalle cime delle mon­

è - "gioia" la risposta. - tagne e l'acqua scorre secondo la penden­ La gioia, o monaci, ha anche una con­ za e riempie le fenditure, le forre e le valli; dizione che la sostiene, non manca di una e dopo che queste sono state riempite condizione che la sostiene: e qual è la riempie le fosse, e dopo che queste sono

3 state riempite, riempie gli stagni, e dopo nascita è la condizione che sostiene la che questi sono stati riempiti, riempie i sofferenza, la sofferenza è la condizione torrenti e dopo che questi sono stati riem­ che sostiene la fiducia, la fiducia è la piti, riempie i fiumi e i fiumi gli oceani - condizione che sostiene lentusiasmo, I' en­ neilo stesso modo, o monaci, l'ignoranza è tusiasmo è la condizione che sostiene la la condizione che sostiene le tendenze tranquillità, la tranquillità è la condizione mentali, le tendenze mentali sono la. con­ che sostiene la felicità, la felicità è la con­ dizione che sostiene la coscienza, la co­ dizione che sostiene la concentrazione, la scienza è la condizione che sostiene il concentrazione è la condizione che sostie-. corpo-mente, il corpo-mente è la condizio­ ne la conoscenza e la visione delle cose ne che sostiene le sei basi sensoriali, le sei così com� sono, la conoscenza e la visione basi sensoriali sono la condizione che so­ deile cose così come sono è la condizione stiene il contatto, il contatto è la condizio­ che sostiene il distacco, il distacco è la ne che sostiene la sensazione, la sensazio­ condizione che sostiene la mancanza di ne è la condizione che sostiene il deside­ passioni, la mancanza di passioni è la con­ rio, il desiderio è la condizione che sostie­ dizione che sostiene la liberazione e la ne l'attaccamento, l'attaccamento è la con­ liberazione è la condizione che sostiene la dizione che sostiene il divenire, il divenire conoscenza della distruzione degli impedi- · è la condizione che sostiene la nascita, la menti�

DONAZIONE ALLA BIBLIOTECA MAITREYA

Il nostro abbonato Mario Bracchetti di Roma ha fatto dono alla biblioteca della Fondazione Maitreya di 350 testi buddhisti - fra cui rare edizioni italiane e straniere degli anni venti ed opere classiche dell'Oriente. Questa "collezione Bracchetti" costituisce il nucleo fondamentale della biblioteca Maitreya che si sta costituendo (con ulteriori donazioni che attendiamo dalla generosità di altri lettori) e che sarà a disposizione di tutti gli interes­ per consultazioni e riproduzioni fotostatiche.

4 " / " .Il concetto di se

• • ne1 maestri zen

di Masao Abe

Questo articolo è stato pubblicato nella pri­ ovvero del sé che si risveglia a se stesso. Il mavera del 1988 dalla rivista "Wind Beli" Buddha non è un oggetto di fede, ma un dello Zen Center di S. Francisco (California). uomo che si è risvegliato al suo vero sé. Ma, allora, che cos'è questo vero Sé per il 1. La domanda più importante che il buddhismo? cristianesimo si pone è: "Chi è Dio?". Al Nell'India antica la tradizione brahmani­ contrario, nel buddhismo il problema cru­ ca propone I' esistenza di un atman eterno ciale è: "Chi è il Sé?". In una storia molto ed immutabile e fondamentalmente identi­ conosciuta, che appare nei Nikaya, si rac­ co con il Brahman, la realtà ultima dell'U­ conta che un giorno dei giovani e delle niverso. Il Buddha non accetta né rinnega giovani di buona famiglia andarono a fare esplicitamente la nozione di atman, ma una gita nella foresta e, dopo aver mangia­ rimane in silenzio. La comprensione del sé to, si addormentarono. Al loro risveglio si implicita in questo silenzio fu più tardi avvidero sconcertati che tutti i vestiti e i formulata nella dottrina dell' anatman, ov­ gioielli gli erano stati rubati. Cominciarono vero del "non-sé". Il buddhismo, caso uni­ allora a girovagare nella foresta per cercare co nella storia: del pensiero umano, nega i ladri e si imbatterono in Gautama Bud­ lesistenza di un'anima o di un sé immute­ dha, che stava meditando sotto un grande vole e duraturo. Secondo l'insegnamento albero. Dissero al Buddha che stavano cer­ del Buddha, l'idea di un sé (nel senso cando i gioielli e i vestiti che avevano loro comune) è una credenza immaginaria e rubato e gli chiesero se avesse visto il falsa, che non trova corrispondenza nella ladro. Il Buddha rispose dicendo che ciò realtà e produce i pericolosi concetti di che dovevano cercare non erano quegli "io" e "mio", del desiderio egoico, dell' a­ oggetti, ma se stessi. Questa storia mostra vidità, dell'attaccamento, dell'odio, della in modo molto vivido che essenziale per il malevolenza, del pregiudizio, dell'orgoglio, Buddha è cercare il vero Sé e risvegliarsi a dell'egoismo e delle altre contaminazioni, esso. impurità e problemi. È la fonte di tutti i Il cristianesimo enfatizza la fede in Dio guai del mondo, dai conflitti personali alle che è il creatore, il giudice e il redentore. guerre tra le nazioni. In breve, a questa Credere nel Cristo significa credere nel falsa visione possono essere ascritti tutti i lavoro di redenzione di Dio, che perdona mali del mondo. Tuttavia la nozione di il peccatore per mezzo dell'amore e del non-sé, come la nozione di non sostanzia­ suo sacrificio. Nel cristianesimo il sé uma­ lità di un io fisso, non implica la mera no è sempre considerato in relazione con mancanza o assenza di un sé, come potreb­ Dio e il dato importante è se il sé è obbe­ be suggerire un nichilista, quanto piuttosto diente o no alla· volontà di Dio. Dall'altra costituisce un punto fermo che è al di là parte, il buddhismo parla di autorisveglio, sta della visione eternalista sia di quella

5 nichilista del sé. Il Buddha .lo ha mostrato auditorio di notare che la realtà vivente sta chiaramente rispondendo con il silenzio funzionando in essi stessi dicendo "guardi­ alle due domande:· "C'è un sé?" e "Non no, guardino! " e chiede al monaco che gli c'è un sé?". Mantenendo il silenzio sia aveva domandato "Chi è questa persona di sulla domanda affermativa sia su quella nessun rango?" di dimostrare la sua vera negativa, il Buddha ha espresso in modo natura, prendendolo per la gola e dicendo­ profondo la Realtà ultima dell'umanità. Il gli "Parla, parla!". Lo zen non intende silenzio in se stesso è una grande manife­ dare una spiegazione o una interpretazione stazione del vero Sé di una persona, che della nozione di vero Sé; ma piuttosto lo non può essere concettualizzato né in rende evidente attraverso una testimonian­ modo affermativo né in modo negativo. za o una dimostrazione diretta e immediata Nella tradizione buddhista, lo zen mo­ durante uno scontro o un incontro tra stra in modo chiaro che la nozione bud­ maestro e discepolo. dhista di non sé non è niente altro che il vero Sé. La "vera persona di nessun ran­ 2. Lo zen sa bene che il sé umano non go" di Lin-chi I-hsuan (866 d.C.) ne è un può essere afferrato oggettivamente: è inat­ esempio. "Nessun rango" implica la libertà tingibile e proprìo quell'inattingibile è il da ogni definizione concettuale della per­ vero Sé. Nella Canzone �ell'Illuminazione, sona. Per cui la "vera persona di nessun Yung-chia Ta-shin descrive la luce interio­ rango" significa la "vera persona" che non re che è il sé nel modo seguente: "Non te può essere definita né dal "sé", né dal ne puoi appropriare, non te ne puoi libe­ "non-sé". È identica con il vero Sé dell'uo­ rare; mentre non può fare niente di questo, mo manifestato dal silenzio del Buddha. se ne va per la sua strada". Lin-chi dice Tuttavia, al contrario del Buddha che era della "vera persona": "Puoi cercare di fondamentalmente meditativo. Lin-chi è prenderla, ma essa rifiuta di essere ac­ attivo ·e dinamico e mostra direttamente il chiappata, puoi cercare di spazzarla via, suo vero Sé chiedendo a un suo discepolo ma essa non sarà dispersa. Più la segui e di mostrare questo vero sé. L'esempio se­ più ti si allontana. Quando non la seguirai guente illustra questo carattere attivo: più, sarà lì, di fronte a te. La sua voce, che Un giorno Lin-chi fece questo discorso: è al di là del sensibile, riempirà le tue "C'è la vera persona di nessun rango nella orecchie". massa di carne nuda che entra ed esce dai Contrariamente agli animali e alle pian­ cancelli della vostra faccia (ovvero gli or­ te, l'uomo ha coscienza di sé. Attraverso gani di senso). Quelli che non hanno com­ questa coscienza, il sé umano pensa se preso questo fatto, guardino, guardino!". stesso, riflette su se stesso e perfino si Un monaco si fece avanti e chiese: "Chi è analizza. In tal modo, il sé oggettivizza se questa vera persona di nessun rango?". stesso. Quando il sé oggettivizza se stesso, Lin-chi scese dalla sua sedia e, prendendo immediatamente si divide in due: il sé il monaco per la gola, disse "Parla, parla! " . come oggetto e il sé come soggetto. E il sé Il monaco esitò. Lin-chi lasciò la presa e oggettificato non è più il vero Sé; né lo è il disse: "Che bastone sozzo e inutile è que­ sé meramente soggettivo. Il vero Sé è oltre sto!". la dicotomia soggetto-oggetto. La "vera persona di nessun rango" è il Nel suo aspetto soggettivo, il vero Sé termine che Lin-chi utilizza per il vero sé. non è oggettificabile e quindi è la fonte­ In questo caso la "vera persona di nessun radice di tutte le oggettificazioni, positive e rango" viene considerata come una realtà negative. Per questa ragione Yung-chia vivente che funziona attraverso il nostro dice: "Non te ne puoi appropriare, non te corpo fisico. Illoltre Lin-chi chiede al suo ne puoi .liberare; mentre non puoi fare

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/ niente di questo, se ne va per la sua stra- monaco rispose: "Si, signore, ci sono sta­ to". Allora il maestro gli disse: "Prendi da". _ Sebbene il vero Sé sia sempre presente, una tazza di tè". In seguito venne un altro elude la nostra coscienza. Per afferrare o monaco e il maestro gli pose la stessa risvegliare il vero Sé, il sé conscio o il sé-io domanda: "Sei mai stato qui?". Questa si deve rompere: in altre parole, deve esse­ volta la risposta fu completamente all'op­ re compreso chiaramente che il sé-io non è posto: "Non sono mai stato qui, signore". un'entità immutabile e duratura ed è senza Il vecchio maestro comunque replicò come sostanza. Questa è la realizzazione del non­ prima: "Prendi una tazza di tè". Dopo ciò, sé. Solo per mezzo della realizzazione del l'Inju (il monaco che amministra il monà­ non-sé· si risveglia il vero Sé. stero) chiese al maestro: "Come mai hai Diversamente da altre forme di buddhi­ offerto ugualmente una tazza di tè senza smo in cui la parte dottrinale è importante, tener conto della risposta?". Il vecchio lo zen va diretto al nucleo della realtà maestro allora lo chiamò ad alta voce: "O vivente. Nan-ch'uan pu-yuan (748-835) ha Inju" e quello subito replicò: "Sì, ma�­ detto: "La mente ordinaria è il Tao" e per stro". Dopo di che Chao-chou disse: sottolinearlo ha aggiunto: "Se cercate di "Prendi una tazza di tè". dirigervi verso di essa, ve ne allontanate". 3. All'inizio di questo discorso ho detto Il suo discepolo Chao-chou (778-897) era che, mentre per il cristianesimo il sé uma­ solito sottolineare il vero Sé nelle attività no è sempre considerato in relazione con quotidiane. Una volta un monaco chiese a Dio, nel buddhismo si enfatizza il risveglio Chao-chou: "Cosa sono?". Chao-chou dis­ del sé a se stesso. Infatti il satori nello zen se: "Hai finito la zuppa della colazione?". non è altro che l' autorisveglio del vero Sé. "Sì, l'ho finita" rispose il monaco. Chao­ Per chiarire meglio la considerazione che chou allora gli disse: "Va bene, allora lava lo zen ha del Sé, dobbiamo comunque la tua ciotola". domandarci come sia considerato il Bud­ In questo caso l'ordine di Chao-chou dha nello zen e qual è la relaziòne tra non è solo di lavare la ciotola dopo il Buddha e Sé nello zen. pasto, ma di svegliare il SÉ mentre si man­ Agli albori dello zen, il termine "Mente" gia e si lava la ciotola. Commentando que­ veniva utilizzato al posto di "Sé" e veniva sto mondo D.T. Suzuki dice: "Il mangiare sottolineato che "La Mente è il Buddha". è un atto, il lavare è un atto, ma ciò che si Per esempio Fu-Ta shih (497-569), un emi­ vuole nello zen è l'attore stesso, chi fa nente laico buddhista di quei tempi, dice: latto del mangiare e del lavare e, a meno "Se realizzi le origini, otterrai la mente. Se che questa persona non venga considerata ottieni la mente, vedrai' il Buddha. La men­ in modo esperienziale ed esistenziale, nes­ te è il Buddha: Buddha è la Mente". Nel suno può parlare di agire. Chi è quello che Lankavatara viene detto: "La mente è conscio di . agire e chi è quello che vi del Buddha è la base e il senza aperture è comunica questo fatto di coscienza e chi il cancello del Dharma - Chi cerca il siete voi per dire tutto questo non solo a Dharma certamente non otterrà niente. voi stessi, ma a tutti gli altri? 'Io', 'tu', 'lei' Fuori della mente non c'è Buddha". Fu o 'esso', sono tutti pronomi che stanno al comunque Ma-tsu Tao-i (709-788) che en� posto di qualcos'altro, che sta loro dietro. fatizzò in special modo "La mente è il Chi è questo qualcosa (dietro di essi)?". Buddha". Nel Wu-men-kuan il seguente Il seguente mondo di Chao-chou indica scambio di battute viene considerato un · un altro esempio sempre sulla stessa linea. : Una volta Chao-chou chiese a un mona­ Una volta Taib.ai chiese a Baso (Ma-tsu): co nuovo: "Sei mai stato qui prima?". Il "Che cos'è il Buddha?". Baso rispose: "La

7 mente è il Buddha". Riferendosi a questo a) Nello zen il Buddha non è trascen­ koan, Daito, un maestro zen giapponese dente ma immanente: il Buddha non è un del periodo Kamakùra, dice: "Vedere den­ oggetto di fe de e adorazione, ma la mente tro la propria natura (ottenere il satori) stessa. "Fuori della mente non c'è il Bud­ significa essersi risvegliati alla mente del dha". Buddha, gettare via tutti i pensieri e la b) Ogni attaccamento alla mente deve coscienza e vedere che 'la mente è il Bud­ essere tolto di mezzo. La mente, che è dha'. Chi realizza che la sua vera mente è il identica al Buddha, non è la mente psico­ Buddha è l'uomo che ha ottenuto la Bud­ logica o la mente metafisica. È la non­ dhità. Non pratica il bene né commette il mente, perché la vera mente è la non­ male: non è attaccato alla sua mente. I suoi mente. Allo stesso modo, il vero Buddha occhi vedono le cose, ma egli non vi si attacca. Questa mente che non si attacca deve essere il non-Buddha. Per cui "Nes­ alle cose è la mente del Buddha. Ecco suna mente, nessun Buddha". perché il maestro Baso ha detto:. 'La mente Poco fa ho detto che lo zen ai suoi è il Buddha"'. albori utilizzava il termine mente come Un'altra volta però Baso diede alla stessa equivalente al Sé. Nel caso di Lin-chi "la domanda "Cos'è il Buddha?" una risposta vera persona · di nessun rango" è il suo completamente diversa, cioè "Nessuna termine per il vero Sé. Sebbene nella storia ·mente, nessun Buddha". Questo costitui­ dello zen siano stati usati vari termini per sce un altro koan del Wu-men-kuan, caso il "Sé", il problema del sé è stato costan­ 33. Nel suo libro Zen Comments on Mu­ temente un problema centrale e le stesse mokan, Zenkei Shibayama ha detto: "Al­ idee fondamentali rispetto al sé appaiono l'inizio Taibai àn,dò dal maestro Baso cer­ ripetutamente con leggere differenze in cando il Buddha fuori di sé e per rompere tutta la letteratura zen. questa illusione Baso gli disse: 'La mente è il Buddha'. Poi Baso vide che molti disce­ 4. Per esempio nel Lin-chi-lu, c'è una poli si erano attaccati a 'la mente è· il storia su Y ajnadatta. Poiché era un ragazzo Buddha' per cui disse 'Nessuna mente, molto bello, Y ajnadatta ogni mattina si nessun Buddha' per rompere e liquidare guardava allo specchio e sorrideva alla sua tale attaccamento a 'La mente è il Bud­ immagine. Una mattina, per un qualche dha'. Nel suo commento al koan 'la mente motivo, il suo viso non si vide più riflesso è il Buddha' Wu-men Hui-k'ai (1183- nello specchio. Preso alla sprovvista, ·egli 1260) dice: 'Non sapete che ci si deve pensò di aver perduto la testa. Costernato, pulire la bocca per tre giorni se si è pro­ la cercò ovunque ma senza successo. Alla nunciata la parola Buddha?' Se uno è un fine arrivò a comprendere che la testa che vero praticante zen, si chiuderebbe le orec­ stava cercando affannosamente era proprio chie e scapperebbe via sentendo 'La mente la stessa testa che stava facendo la ricerca. è il Buddha'". Essendo un ragazzo poco attento, aveva Leggendo questo commento veniamo a girato lo specchio dalla parte opposta. Dal scoprire che diversi maestri zen rigettano momento che la sua testa non si era mai l'attaccamento al Buddha ed enfatizzano persa, più la cercava fuori di sé e più era l'importanza della libertà anche dalla no­ frustrato nella ricerca. Il succo di questa zione di Buddha. Per mezzo di questi due storia è che quello che si cerca in realtà è koan che si riferiscono alle parole di Baso il ricercatore stesso. Y ajnadatta aveva cer­ (Ma-tsu) "La mente è il Buddha" e "Nes­ cato la sua testa con la sua testa. La nostra suna mente, nessun Buddha" possiamo sta­ vera testa tuttavia non è qualcosa che dob­ bilire i seguenti punti: biamo cercare di fronte a noi, ma è qual-

8 cosa che è sempre con noi, qui e ora. rale, ma in senso ontologico. Comunque, Essendo al centro della propria ricerca, per quanto possiamo tornare indietro nella non può essere mai oggettificata. dimensione temporale e orizzontale, non Vista da dove siete, la mia testa ha una possiamo mai raggiungere il nostro "aspet­ forma e un colore particolari. È qualcosa to originario", poiché questo approccio di oggettivo. Ma posso io vedere la mia non è niente altro che una oggettificazione. testa? Sì, posso oggettificarla e vederla in Per vedere nostro "aspetto originario" il uno specchio. Ma la testa riflessa nello prima della nascita dei nostri genitori dob­ specchio è opposta rispetto alla destra e biamo andare al di là della dimensione alla sinistra. Non rappresenta esattamente orizzontale e girare verso una dimensione la mia testa come essa è nella vera realtà. verticale, ovvero la dimensione eterna e Se io mi taglio la testa e la prendo tra le ontologica, che è transtemporale e transpa­ mani, allora la posso vedere come un og­ ziale. In altre parole, l'aspetto originario getto. Ma la posso realmente vedere? Ap­ 'prima' della nascita dei genitori può esse­ pena mi taglio la testa, devo morire re realizzato direttamente al di sotto del nonostante che, se non me la taglio, non la qui-e-ora, cioè nella profondità senza fondo posso vedere. Tutto ciò significa che io dell'assolutò presente. non posso vedere né oggettivizzare la mia In questa profondità senza fondo del­ testa finché è una testa vivente e agente e l'assoluto presente si realizza "il proprio non una testa morta. Per me la mia testa aspetto originario prima della nascita dei non è un oggetto con un colore o una genitori", vale a dire il vero sé. È la fonte­ forma particolari. Non è proprio nessuna radice dell'esistenza e nello stesso tempo la cosa ed è senza forma e colore. Lo zen fonte-radice dell'universo, che include altri chiama questo mu, nullità. È definita "nul­ esseri e altre cose. Per cui in questa verti­ lità" non perché, nel caso presente la testa cale profondità senza fondo dell'assoluto sia persa o sia morta, ma piuttosto perché presente si è liberi da ogni tipo di dualità; sta vivendo e agendo come mia testa qui­ incluse le dualità di sé e altri, sé e il e-ora. Per questo la mia testa per me è mondo, uno e molti, tempò e spazio, esse­ completamente non oggettivizzabile e asso­ re e non essere. Perciò in questa profon­ lutamente soggettiva. La testa è considera­ dità senza fondo dell'assoluto presente si ta in modo non oggettivizzabile solo realizza "prima della nascita dei genitori" il attraverso la realizzazione della nullità o e si può vedere non solo nostro aspetto il del senza forma. originario e risvegliarci al vero Sé; ma an­ Basta così per la testa e lo specchio. Lo che vedere laspetto originario degli altri e stesso però è vero per nostro "sé". Spes­ il risvegliarci al loro vero Sé. È qui che si so chiediamo : "Chi sono?". E di solito ci mostra l'aspetto originario dell'Universo cerchiamo la risposta da qualche parte fuo­ assieme al nostro aspetto originario. Per ri di noi. Se è così, come per ajnadatta, Y questa ragione Dogen (1200-1253), mae­ più cerchiamo fuori una risposta, più sia­ stro zen giapponese del periodo Kamaku­ mo fuorviati. Tuttavia, la risposta alla do­ ra, parla di dojzjodo, ovvero "il consegui­ manda "Chi sono?" è nella questione mento simultaneo" del sé e degli altri (e stessa. La risposta alla domanda si può del mondo). Se uno dice: "Ho ottenuto solo trovare qui e ora dove sono. l'illuminazione, ma gli altri ancora non ce Nella tradizione zen questa domanda è l'hanno", la sua illuminazione non può es­ stata formulata in modo peculiare: "Qualè sere autentica. Se siete nell'illusione, tutto il tuo aspetto originario prima della nascita è nell'illusione. Se siete illuminati, tutto è dei tuoi genitori?". 'Prima' in questo caso illuminato. I sutra del dicono: non si riferisce al 'prima' senso tempo- "Le erbe, gli alberi e la terra senza ecce- in

9 zione ottengono la Buddhità: le montagne, ha bisogno di cercare il Buddha esterior- i fiumi e la grande terra tutta mostrano il mente. corpo del Dharma". Se si considerano que­ È hi questo "risveglio originario" che ste parole solo come un'affermazione og­ avviene "il conseguimento simultaneo". Il gettiva che si riferisce alle montagne, agli risveglio originario ha due aspetti: da una alberi e così via oggettivamente staccati parte è del tutto individuale e personale, dall'illuminazione di qualcuno, queste pa­ dall'altra è completamente sovraindividua­ role possono suonare un po' ridicole. In le e universale. Il risveglio originario è realtà, le frasi del buddhismo mahayana individuale e personale perché avviene e si menzionate poc'anzi esprimono la verità realizza come tale solo attraverso il risve­ buddhista per cui essenziale il simultaneo . è glio di un particolare individuo al suo risveglio di sé e degli altri. aspetto originario (il vero Sé). Ogni singola 5. Per comprendere in modo più preci­ persona può realizzare il risveglio origina­ so questo "ottenimento simultaneo",. esa­ rio individualmente attraverso la realizza­ mineremo ora le parole di Lin-chi "non zione del non-sé. Il risveglio originario al cercare il Buddha fuori". Sentendo questa di là della realizzazione individuale è un'a­ ammonizione, uno potrebbe pensare che si strazione. Ma sebbene il risveglio origina­ deve cercare il Buddha interiormente piut­ rio possa essere realizzato in quanto tale tosto che esteriormente. Per cui si nega solo attraverso una persona individuale, è l'approccio esterno e ci si impegna in quel­ esso stesso oltre l'individuale. Come risve­ lo interno. Come ho già detto prima, nello glio originario, è universale e comune a zen il Buddha non è trascendente ma im­ ogni cosa e a ogni persona. Alla luce di manente. Ma questo pensiero non colpisce questo risveglio universale, possiamo dire ancora nel segno. Perché anche se uno che "le erbe, gli alberi e la terra senza cerca il Buddha interiormente, in quanto eccezione ottengono la Buddhità" e "le che cerca il Buddha da qualche parte, con­ montagne mostrano il corpo del Buddha: sidera comunque il Buddha come qualcosa le correnti delle valli manifestano il Dhar­ che è esterno a se stesso. Pertanto il vero ma". Comunque, queste affermazioni non significato della ammonizione di cui sopra: devono essere considerate espressione di "Non cercare il Buddha fuori" è nel "non animismo o di misticismo. Mentre l'animi­ cercare affatto il Buddha". Non solo l' ap­ smo e il misticismo mancano della realiz­ proccio esteriore, ma anche quello interio­ zazione della nullità, queste affermazioni re deve essere abbandonato, perché ancor dello zen sono sostenute da essa. La rea­ prima dell'atto di cercare il Buddha, sia lizzazione della nullità e del non-sé è es­ esteriormente che interiormente, si è origi­ senziale alla realizzazione del vero Sé e del nariamente Buddha: si è originariamente vero Mondo. risvegliati. Dal momento che si è origina­ riamente Buddha, non si deve e non si (Trad. dall'inglese di Maria Angela Falà)

10 Lo sforzo saggio

di Corrado Pensa

1. U Pandita , noto maestro di confronti del Dharma e della pratica, si è meditazione birmano, scrive: "La medita­ passati da una fase iniziale all'insegna di zione di vipassana può esser vista come un vago sperimentalismo, caratterizzata ta­ il processo di sviluppo di alcuni fattori men­ lora da illusioni, esotismi e unilateralità, a tali positivi fino a che essi diventano suffi­ una fase di maggiore maturità. cientemente potenti da dominare lo stato della mente con una certa continuità. Que­ 2. Ora, se consideriamo ciò che insegna sti fattori sono cinque: la fede, lo sforzo o la tradizione, vediamo che fattore dell' e­ il energia, la consapevolezza, la calma con­ nergia o dello sforzo saggio è posto molto centrata e la saggezza" (1). Questo mi sem­ in rilievo negli insegnamenti del Buddha. bra un modo molto concreto di parlare di Esso è presente in tutte le principali liste felicità, giacché, quando c'è il predominio dei fattori di liberazione (lottuplice sentie­ degli stati mentali positivi, c'è felicità. Pri­ ro, i sette fattori dell'illuminazione, le cin­ ma di esaminare più da vicino fattore que facoltà spirituali, ecc.) anche di più il dello sforzo saggio; senza il quale non sa­ della stessa .consapevolezza. Tra i molti remmo in grado di sviluppare questo pro­ motivi per cui lo sforzo · saggio è tanto cesso abbastanza straordinario di cui parla sottolineato, vorrei esaminare brevemente U Pandita Sayadaw, processo in virtù del tre che mi sembrano importanti. Il primo quale noi diventiamo capaci di rendere risiede nel fatto che noi abbiamo bisogno dominanti nella nostra mente i fattori po­ di sforzo saggio per imparare la pratica del sitivi al posto dei vari stati mentali negati­ Dharma, allo stesso modo in cui abbiamo vi, ·vorrei fare un'osservazione di carattere bisogno di retto sforzo ed energia per im­ generale. A me sembra che oggi in Occi­ parare una qualsiasi altra cosa: lina lingua, dente la meditazione (e in particolare la una scienza, uno sport, un'arte e così via. meditazione buddhista) venga intesa in Ciò può sembrare ovvio, ma talora accade modo più serio di quanto non sia avvenuto che noi si abbia un concetto vago e sem­ in passato. Rispetto agli anni sessanta e plicistico del training spirituale e lo si in­ settanta allorché, più che immergersi nella tenda come qualcosa di occulto e di tradizione, si preferiva spesso prenderne misticheggiante, così che ogni idea di sfor­ solo gli aspetti che parevano combinarsi zo, di energia e di un percorso sistematico meglio con le nostre preferenze e inclina­ può apparirci non conforme alla nostra zioni, oggi sembra esserci un interesse più visione romantica della spiritualità. La pra­ attivo verso l'intera tradizione meditativa tica della meditazione è, in un certo senso, buddhista, cosicché tutte le sue parti costi­ simile alla pratica di ogni altra cosa: richie­ tuenti, quali retto sforzo e gli altri fattori de un esercizio costante. un altro senso il In fondamentali, sono guardati con interesse. però essa si differenzia da altre occupazio­ Si direbbe perciò che in Occidente, nei ni, da altri impegni più semplici e, di fatto,

In Boston trad. nostra. (1) U PANDITA SAYADAW, This Very Li/e, 1992, p. 29,

11 richiede una dose maggiore di energia e di dubbi, dei nostri stati mentali negativi e sforzo, specialmente durante gli anni ini­ che nutre la nostra energia e il nostro ziali. Ciò non vuole dire che a partire da sforzo. Così, grazie a un po' di fede, ovve­ un certo momento non si abbia più biso­ ro grazie a un po' di questo elemento gno di sforzo saggio. Il fatto è che, man misterioso che ci sostiene e grazie all'ener­ mano che passano gli anni, il Dharma ac­ gia e allo sforzo, noi abbiamo la capacità quista in noi sempre più importanza e di restare nel cammino interiore e di per­ diventa il principale interesse della nostra correrlo durante le sue fasi iniziali. Quan­ vita. Così anche lo sforzo saggio, passando do poi la motivazione e la comprensione gli anni, diventa per noi più naturale, per­ diventano più forti, allora anche lo sforzo ché siamo meno interessati ad altre cose, sarà più facile. ad altri scopi e siamo meno sedotti da altri progetti. Il nostro progetto di vita è total­ 4. Un altro motivo per cui viene dato mente incentrato nel Dharma: continuiamo grande spicco al fattore energia nel cam­ sempre ad aver bisogno di sforzo e di mino interiore mi sembra che abbia a che energia, ma adesso queste cose sono diven­ fare con la grandezza stessa dell'impresa tate più accessibili e naturali. spirituale, con la grandezza di ciò che essa propone e promette. Questa può sembrare 3. Il secondo motivo per cui nell'inse­ una cosa ovvia, ma spesso sono proprio le gnamento del Dharma si sottolinea tanto cose ovvie a essere le più elusive e le più l'importanza dello sforzo è legato alla spe­ difficili da vedere. Lo scopo della pratica cificità stessa del cammino spirituale. Se del Dharma è la liberazione, ossia la vera noi studiamo, ad esempio, una lingua stra­ pace, la vera ·saggezza e la vera compassio­ niera, il progresso che stiamo facendo nel- ne. Per ottenere queste cose occorre molto 1' apprendimento è molto visibile e, in sforzo, perché ci sono forti energie ostrut­ qualche modo, misurabile. È sufficiente in­ tive, quali l'attaccamento, l'avversione e l'i­ fatti aprire un libro scritto nella lingua che gnoranza, che ci portano via dalla condi­ stiamo studiando o conversare con una zione di libertà, saggezza e compassione. persona che conosce bene quella lingua Per entrare in contatto con la pace, la per renderci conto immediatamente di libertà, la compassione e la saggezza, noi quanto abbiamo imparato. Queste verifi­ abbiamo bisogno di una contro-energia che sono molto importanti per incremen­ più potente di queste energie ostruttive. È tare la nostra motivazione, la nostra ener­ sufficiente che abbiamo praticato un poco gia e il nostro impegno a proseguire nel- per sapere quanto siano potenti queste for­ 1' apprendimento. La pratica del Dharma, ze e quanto sia potente la loro dittatura. dal canto suo, non è un'entità così tangi­ Non possiamo illuderci di poterci sbaraz­ bile, così facilmente misurabile. · Dunque, zare di attaccamento, avversione e illusione specialmente nella lunga fase iniziale del senza sviluppare questa contro-energia po­ cammino interiore, noi spesso brancoliamo sitiva. nel buio e c'è bisogno di parecchio sforzo per non desìstere; abbiamo bisogno di 5. Se consideriamo il nobile ottuplice molta energia e anche di molta fede, un sentiero, vediamo che esso non comincia altro dei fattori menzionati da U Pandita con lo sforzo, bensì con la retta compren­ Sayadaw. La fede intesa, naturalmente, sione (sammaditthi) e con la retta intenzio­ non come credenza, ma come fiducia, ne (sammasankappa), seguite ' dall'etica come slancio verso ciò che è buono, slan­ (retta azione). Solo dopo verrà menzionato cio che ci sostiene quando ci troviamo nel il retto o saggio sforzo. Ciò significa che buio e nella nebbia dell'incertezza, dei noi abbiamo bisogno di un fondamento di

12 saggezza e di sensibilità morale per intra­ e l'avversione sono sofferenza è la cecità o (avijja) prendere il cammino spirituale. Soltanto se ignoranza che ci accompagna assi­ c'è questo minimo di comprensione noi duamente e che è la causa fondamentale possiamo esercitare il nostro sforzo in della sofferepza ed è la sofferenza fonda­ modo giusto e non a caso. Non abbiamo mentale. Ogni volta che noi dimentichiamo bisogno di uno sforzo cieco, fine a se la consapevolezza, questo significa che la • stesso, confuso, ma di uno sforzo illumina­ nostra vecchia amica ignoranza è all'opera. to dalla saggezza (paiiiia). E dunque occor­ Se, al contrario, noi siamo in stato di con­ rerà una certa comprensione per essere sapevolezza, l'ignoranza ne risulterà forte­ capaci di applicare e usare lo sforzo e mente minata, perché la consapevolezza è lenergia in modo corretto o saggio. Per l'opposto dell'ignoranza e della mancanza capire di che tipo di comprensione si tratta di presenza nel presente. Ma vediamo ora è utile ricordare la famosa dichiarazione più da presso cosa sono l'attaccamento e del Buddha: "Io insegno una cosa sola: la l'avversione, perché solo se - come abbia­ sofferenza e la fine della sofferenza". La mo detto - riusciamo a cogliere in pro­ comprensione fondamentale e necessaria è fondità cosa essi siano, potremo applicare quindi la comprensione della sofferenza. lo sforzo in modo corretto. Sviluppare questo tipo di comprensione non è facile. Charlotte Joko Beck, inse­ L'attaccamento, così come viene inte­ 6. gnante di meditazione Zen, dice: "La co­ so nelle tradizioni spirituali, non ha niente sa che noto di più parlando con tante per­ a che fare con gioire di ciò che è piace­ il sone è che non comprendono la sofferen­ vole. Esso è invece l'essere risucchiati e za" (2). Infatti nella tradizione spirituale ipnotizzati da ciò che è piacevole o che noi comprendere la sofferenza significa vedere riteniamo essere tale, come ci può capitare, oltre ciò che noi intendiamo solitamente ad esempio, quando restiamo invischiati per sofferenza. Quando noi parliamo di nella nostra rabbia, perché in quel momen­ sofferenza pensiamo in genere a un dolore to essa ci appare come qualcosa di impor­ fisico o psicologico causato da una perdita tante, eccitante, soddisfacente, anche se in o da una separazione, ma dukkha, la sof­ realtà non lo è. L'attaccamento dunque si ferenza in senso dharmico, è più ampia e manifesta in noi quando restiamo ipnotiz- · profonda di queste forme di sofferenza. zati da qualcosa che percepiamo come pia­ Una comprensione profonda della soffe­ cevole. In quei momenti noi attribuiamo renza e delle sue cause significa che noi una particolare solidità a ciò cui siamo cominciamo a vedere che lattaccamento è attaccati. Può darsi poi che, qualche tempo sofferenza, che lavversione è sofferenza, dopo essere stati catturati dall' attaccamen­ che la confusione o inconsapevolezza o to verso qualcosa, ci rendiamo conto di ignoranza, è sofferenza. Questo è il fulcro quanto quella cosa sia in realtà irrilevante della saggezza. Nella misura in cui com­ e possiamo anche stupirci per avere in prendiamo modo in cui creiamo la sof­ precedenza proiettato su di essa così tanta il ferenza nella nostra vita attraverso attac­ importanza e solidità. Lo stesso accade per I' camento, l'avversione e l'gnoranza, in que­ l'avversione. Ora noi non possiamo appli­ sta misura noi cominceremo ad applicare e care correttamente il nostro sforzo di con­ a usare lo sforzo nel modo corretto. Ciò sapevolezza equanime se non abbiamo che impedisce di vedere che l'attaccamento toccato con mano come lavorano l'attacca-

CH. JOKO BECK, Everyday Zen, San Francisco trad. nostra. (Trad. italiana Zen (2) 1989, p. 109, quotidiano, Ubaldini, Roma 1991).

13 mento, l'avversione e l'ignoranza. La com­ zioni, impareremo ad aprirci a tutte le prensione liberante è questo toccare con persone che noi incontriamo nel mondo e mano, questo capire sempre più accurata­ impareremo ad aprire le nostre menti e i mente come noi creiamo sofferenza attra­ nostri cuori" ( 4). verso l'illusione ottica dell'ignoranza che sta alla base dell'attaccamento e dell' avver­ 7. Più vediamo chiaramente, più il no­ stro sforzo diventa saggio ed efficace. Ad sione. Quanto più sviluppiamo la retta . . . comprensione, tanto meglio possiamo uti­ esempio, noi possiamo avere - non senza lizzare rettamente e saggiamente lo sforzo, sorpresa - l'insigh t che, di fatto, siamo l'energia. Se c'è questa comprensione di molto attaccati alla nostra rabbia. Tramite base possiamo applicare il retto sforzo ai la consapevolezza e l'investigazione noi nostri sentimenti ed emozioni, ai nostri constatiamo di avere attaccamento alla no­ pensieri e alle nostre conclusioni, nel senso stra rabbia e che, in realtà, è proprio l'at­ di investigarli e vedere quanta sofferenza taccamento che nutre e sostiene la rabbia. generiamo dal nulla. Questa è la direzione A questo punto siamo in grado di orienta­ dello sforzo saggio. Di questo argomento re il nostro sforzo in modo più preciso, tratta un brano molto bello di Pema Cho­ ovvero possiamo condurre, con lo sforzo dron, monaca buddhista occidentale di tra­ necessario, la consapevolezza a un livello dizione tibetana: "L'errore innocente che più fondamentale e sottile, cioè al livello ci tiene catturati nel nostro particolare stile del nostro attaccamento alla sofferenza di ignoranza, mancanza di gentilezza e (dato che la rabbia è sofferenza). Sicché, chiusura è che noi non siamo mai incorag­ grazie alla cooperazione tra retta compren­ giati a vedere chiaramente le cose così sione e retto sforzo, noi riusciamo a fare come sono con gentilezza" (3). La frase: un lavoro utile, perché, finché vediamo 'vedere chiaramente le cose così come solo la rabbia, ma non vediamo la 'colla' sono con gentilezza' sintetizza molto bene che la tiene legata a · noi, non possiamo la spina dorsale della pratica. "La medita­ risolvere la nostra sofferenza. Facciamo un zione - continua Pema ChOdron - è altro esempio: l'invidia. Come lavorarci? vedere chiaramente il corpo che noi abbia­ La prima cosa sarà, in virtù della retta mo, la mente che noi abbiamo, la situazio­ comprensione, quella di riconoscere l'invi­ ne familiare che abbiamo, il lavoro che dia e di percepirne il carattere tossico. abbiamo, le persone che sono presenti nel­ Quindi, compiuto questo riconoscimento, la nostra vita. È vedere come noi reagiamo si tratterà - è questo il secondo passo - a tutte queste cose; vedere le nostre emo­ di imparare a stare con l'invidia finché essa zioni e i nostri pensieri così come essi sono dura: e qui entra in ballo lo sforzo saggio. adesso, proprio in questo momento, pro­ In altre parole, in una prima fase noi ve­ prio in questa stanza, proprio su questa diamo con attenzione il momento in cui sedia. Non è cercare di mandarli via, ma l'invidia sorge e si manifesta, mentre in vederli chiaramente con precisione e gen­ una seconda fase, grazie all'energia ben tilezza. Durante questo mese di pratica indirizzata (o sforzo saggio), noi imparia­ meditativa, noi impareremo a coltivare la mo non solo a riconoscerla, ma gradual­ gentilezza, la precisione e l'abilità a lasciare mente a· stare con essa, , a penetrarla, a andare la nostra ristrettezza mentale, ad invaderla con la consapevolezza. Più noi, aprirci ai nostri pensieri e alle nostre emo- mercé lo sforzo saggio, contempliamo l'in-

(3) PEMA CHODRON, Th e Wisdom o/ No Escape, Boston 1991, p. 14, trad. 'nostra. (4) Ivi.

14 vidia e più constatiamo che essa si depo­ più lo coltiviamo e più comprendiamo tenzia. Il vederla sempre più attentamente, cosa è lo sforzo non retto. Naturalmente, accuratamente, gentilmente, ha un effetto quando noi cominciamo a praticare, lo salutare e curativo su di essa. È soprattutto sforzo non retto è inevitabile. Se non ca­ allo sforzo saggio che noi dobbiamo que­ dessimo mai nello sforzo non saggio, sa­ sto effetto salutare, perché senza di esso remmo già molto saggi! Ogni volta che ci non . saremmo stati in grado di tenere a sono ambizione, atteggiamento giudicante, lungo sotto osservazione questa cosa scot­ confronto, e noi non siamo consapevoli di tante che è l'invidia . . Stare nell'invidia con tutto ciò, inevitabilmente il nostro sforzo consapevolezza ci consente poi di aprirci a non sarà quello giusto. La stessa cosa av­ una fase ulteriore e cioè quella della gioia viene quando non c'è continuità nella no­ simpatetica (). Può darsi, per esem­ stra pratica, quando lo sforzo procede per pio, che davanti a noi ci sia una persona esplosiòni seguite poi da lunghi periodi di che ha avuto un successo e ne è felice (e latenza. Inoltre lo sforzo saggio non è dua­ ciò è esattamente quello che ci sollecita listico. Il dualismo c'è tutte le volte che noi l'avversione nella forma di invidia). Ora se ci rivolgiamo alla nostra avversione, paura, noi, invece di chiuderci alla gioia dell'altra attaccamento etc. in maniera aspra e giu­ persona, la penetriamo, ovvero portiamo la dicante. Quando invece c'è lo sforzo sag­ consapevolezza sulla gioia dell'altra perso­ gio noi lottiamo senza lottare. Non è un na, questa operazione fi nirà con l'avere un gioco di parole: noi intendiamo sincera­ effetto benefico. Il training è quello di mente e decisamente opporci a questi stati coltivare gradualmente una prontezza a negativi per andare oltre, ma nello stesso 'saltare' nella felicità dell'altra persona pri­ tempo li accettiamo profondamente e li ma che arrivi la nuvola dell'invidia a sepa­ perdoniamo. Durante la meditazione for­ rarci da lei. Naturalmente, senza il retto male noi pratichiamo lo sforzo saggio nel sforzo e la retta comprensione che, coope­ tornare al respiro, allo scopo, tra l'altro, di rando; sono ciò che ci consente di vedere imparare a tornare al momento presente chiaramente e con gentilezza le nostre re­ nella vita di tutti i giorni. Questa è una sistenze a congioire con gli altri, la dimen­ parte molto importante dell'esercizio spiri­ sione della mudita è destinata a restare un tuale e io sono sicuro che molti di noi fatto occasionale. La pratica della medita­ sanno come lo sforzo di tornare al respiro zione, invece, come ricordavamo all'inizio, si trasforma nella gioia di tornare al mo­ ha per scopo proprio quello di rendere mento presente e di lasciar ca.dere le fan­ presenti più continuamente nella nostra tasie che catturano abitualmente la mente. mente queste qualità centrali del cammino All'inizio questo ritorno al presente può interiore. essere vissuto come innaturale, ma proce­ dendo nel cammino, non solo diventa più 8. Voglio aggiungere solo poche osser­ naturale, ma diventa anche qualcosa di sal­ vazioni. Anzitutto è bene se noi capiamo damente rasserenante. Un'altra osservazio­ che sforzo saggio è un altro nome per la ne: se noi abbracciamo con la consapevo­ pratica o, se vogliamo, è simile a un com- · lezza il nostro sforzo mentre lo compiamo, pagno di tutta una vita di pratica e quindi, esso diviene più leggero; se abitiamo con­ come un organismo vivente, va accresciuto, sciamente lo sforzo, esso cambia, diviene raffinato e nutrito. Non si tratta dunque di meno solido, meno compatto, più spazio­ uno strumento provvisorio, bensì di una so, più liberante, più vicino alla pura ener­ dimensione profonda che si evolve col pas­ gia: in ultima analisi più saggio. Se pensia­ sare degli anni. Il retto sforzo col tempo mo al modo in cui il Buddha ha parlato a diventa più soddisfacente, più liberante; proposito dello sforzo saggio, noi abbiamo

15 un programma di saggezza incredibilmente no sorti (5). Ogni cosa sembra essere presa preciso. Il Buddha ha detto che lo sforzo in considerazione: prevenire e abbandona­ giusto è prevenire il sorgere di stati non re ciò che è negativo e attivare e mantene­ salutari della mente; abbandonare gli stati re ciò che è positivo. Questo è lo sforzo non salutari della mente una volta che essi saggio, giusto, retto, questa è la saggezza, siano sorti; promuovere il sorgere di stati questa è la possibilità di una vita più felice salutari della mente; mantenere gli stati per noi stessi e per le persone che ci sono salutari della mente una volta che essi sia- VlClllO.

(5) Cf. p. es. BODHI, The Noble Eight/o ld Path , Kandy 1984, pp. 70-82; trad. ital. Il nobile ottuplice sentiero, Torino, Promolibri 1991, pp. 65-73.

IL PREMIO "MAITREYA" A CRISTINA PECCHIA

Il premio "MAITREYA" per tesi di laurea sul buddhismo è stato assegna­ to per l'anno accademico 1990-91 alla dott.ssa Cristina Pecchia, che ha

presentato all'Università di Roma "La Sapienza" una tesi sul tema "Il · concetto di metafora nella filosofia buddhista" (relatore: Raniero Gnoli). L'assegnazione è stata decisa all'unanimità dalla commissione composta dai professori Giorgio Milanetti, Raffaele Torella e Silvio Vita. La consegna del premio, di un milione di lire, avrà luogo al terzo congresso dell'Unione Buddhista Italiana, che si svolgerà a Torino il 14 e 15 maggio 1993. È già stata bandita la settima edizione del premio "Maitreya" per tesi di laurea sul buddhismo presentate nell'anno accademico 1991-92; gli inte­ ressati devono far pervenire la tesi in trir;!ice copia alla Fondazione Mai­ treya (Via della Balduina 73, Roma) entro il 30 aprile 1993.

16 Il mandarino della presenza mentale

di Thich Nhat Hanh

Ringraziamo l'editore Ubaldini ch e ha auto­ Sujata non si era tranquillizzata. Voleva rizzato la pubblicazione di questo testo, trat­ fargli altre domande, ma Siddhartha la to dal libro "Vita di Siddhartha, il Buddha", prevenne: "Resterò con voi altri giorni, per. dis ribuito in questi giorni nelle librerie. : insegnarvi quanto ho imparato. Solo allora Sujata, portandogli il cibo a mezzogior­ mi rimetterò in cammino. Ma non significa no, vide Siddhartha seduto sotto il pippala che vi abbandonerò per sempre. Di tanto · [l'albero di fico, sotto il quale Gautama in tanto ritornerò". Siddhartha raggiunse l'illuminazione, di­ Sujata si rassicurò. Sedette e aprì la fo­ ventando Buddha] , radioso come il matti­ glia di banana che awolgeva il riso. Rimase no. Il volto e il corpo emanavano pace, in silenzio accanto a Siddhartha mentre gioia ed equanimità. Cento volte l'aveva questi mangiava. Lo guardò spezzare il riso veduto sedere sotto il pippala in dignità e e intingerlo nel sesamo. Il cuore le scop­ maestosità, ma oggi aveva qualcosa di di­ piava di inesprimibile felicità. verso. Mentre lo guardava, Sujata sentiva Terminato di mangiare, Siddhartha le svanire pene e preoccupazioni. Una felicità disse di tornare a casa e di invitare i ragaz­ fresca come la brezza primaverile le colmò zi del villaggio a ritrovarsi lì nel pomerig­ il cuore. Sentì di non avere bisogno e di g10. non desiderare nient'altro di quello che Arrivarono numerosi, compresi il fratel­ c'era, che tutto nell'universo era buono e lo e le sorelle di Svasti. Tutti si erano lavati benevolo, e che nessuno doveva temere o e avevano indossato abiti puliti, e le ragaz­ disperarsi mai più. Fece alcuni passi e de­ ze si erano avvolte nei sari più belli. Sujata pose il cibo davanti a Siddhartha. Poi si indossava un sari color avorio, Nandabala inchinò, sentendo che la pace e la gioia verde come i germogli di banana, e Bhima che lo pervadevano si trasmettevano a lei. rosa. I bambini, come fiori freschi e colo- · "Siedi vicino a me", la invitò Siddhartha rati, sedettero attorno a Siddhartha ai piedi con un sorriso. "Ti ringrazio · del cibo e dell'albero di pippala. dell'acqua che mi hai portato in tutti que­ Sujata, per 1' occasione, aveva portato un sti mesi. Oggi è il giorno più felice della cesto di noci di cocco e pezzi di zucchero mia vita perché, questa notte, ho trovato la di palma. I bambini aprirono i cocchi e Grande Via. Dividi con me questa felicità. mangiarono la tenera polpa assieme allo Presto insegnerò la via a tutti". zucchero. Nandabala e Subash avevano Sujata lo guardò sorpresa. "Te ne an­ portato invece un cesto di mandarini. Sid­ drai? Vuoi lasciarci?". dhartha sedeva tra di loro, in perfetta feli­ Siddhartha sorrise con amore. "Sì, devo cità. Rupak · gli offrì un pezzo di cocco andare ma non vi abbandonerò, miei ra­ zuccherato su una foglia di pippala. Nan­ gazzi. Prima vi mostrerò la via che ho dabala, un mandarino. Siddhartha accettò scoperto". e incominciò a mangiare.

17 Mentre mangiavano, Sujata annuncio: state mangiando. Non ne gustate la fra­ "Cari amici, oggi è il giorno più felice nella granza e la dolcezza. Sbucciando il manda­ vita del nostro maestro. Ha scoperto la rino, non sapete che lo state sbucciando; Grande Via. Anche per me questo è un staccandone uno spicchio e portandolo alla giorno speciale e, fratelli e sorelle, un giòr­ bocca, non sapete che lo state staccando e no di gioia per tutti noi. Siamo qui per portando alla bocca; gustando la fragranza celebrare l'Illuminazione del nostro mae­ e la dolcezza del mandarino, non sapete stro. Venerabile maestro, la Grande Via è che ne state gustando la fragranza e la stata trovata . . Sappiamo che non rimarrai dolcezza. Così facendo, non potete apprez­ con noi, perciò ti preghiamo di insegnarci zarne la natura splendida e preziosa Se ciò che ritieni noi possiamo capire". non siete consapevoli di mangiarlo, il man­ Sujata giunse le mani e si inchinò a darino non è reale. Se il mandarino non è Siddhartha in segno di rispetto e devozio­ reale, neppure chi lo mangia è reale. Ecco ne. Anche Nandabala e gli altri giunsero le cosa significa mangiare un mandarino sen- mani e si inchinarono con animo sincero. za consapevolezza. , Siddhartha li invitò dolcemente a sedere "Bambini, mangiare il mandarino con di nuovo e disse: "Siete bambini intelligen­ presenza mentale significa essere davvero ti e sono certo che potete comprendere e in contatto con ciò che mangiate. La vostra mettere in pratica quanto vi dirò. La Gran­ mente non rincorre i pensieri riguardo allo de Via che ho scoperto è sottile e profon­ ieri o al domani, ma dimora totalmente nel da, ma chiunque sia disposto a impegnare momento presente. Il mandarino è total­ il cuore e la mente sarà in grado di capirla mente presente. Vivere con presenza men­ e di seguirla. tale e consapevolezza vuol dire vivere nel "Bambini, dopo avere sbucciato .un momento presente, con il corpo e la mente mandarino, potete mangiarlo con consape­ che dimorano nel qui e ora. volezza o distrattamente. Cosa significa ."Chi pratica la presenza mentale vede mangiare un mandarino con consapevolez­ nel mandarino cose che altri non vedono. za? Mangiando un mandarino, sapete che Una persona consapevole può vedere l'al­ lo state mangiando. Ne gustate pienamente bero, le gemme primaverili, il sole e la la fragranza e la dolcezza. Sbucciando il pioggia che hanno fatto crescere il frutto. mandarino, sapete che lo state sbucciando: Guardando in profondità, si vedono le die­ staccandone uno spicchio e portandolo alla cimila cose che hanno reso possibile il bocca, sapete che lo state staccando e por­ mandarino. Guardando un mandarino, tando alla bocca; gustando la fragran.za e la una persona consapevole può vedere le dolcezza del mandarino, sapete che ne sta­ meraviglie dell'universo e come tutte le te gustando la fragranza e la dolcezza. Il cose interagiscono tra loro. Bambini, ogni mandarino che Nandabala mi ha offerto giorno è un mandarino. Come un manda­ aveva nove spicchi. Li ho messi in bocca rino racchiude gli spicchi, ogni giorno rac­ uno per uno in consapevolezza e ho senti­ chiude le ventiquattro ore. Ogni ora è uno to quanto sono splendidi e preziosi. Non spicchio. Vivere tutte le ore del giorno è ho dimenticato il mandarino, e così il man­ come mangiare tutti gli spicchi. La via da darino è diventato qualcosa di molto reale. me trovata è quella del vivere ogni ora del Se il mandarino è reale, anche chi lo man­ giorno in consapevolezza, la mente e il gia è reale. Ecco cosa significa mangiare un corpo sempre presenti a ogni momento. Il mandarino con consapevolezza. contrario è vivere nell'inconsapevolezza. Se "Bambini, cosa significa mangiare un viviamo con la mente distratta, non sappia­ mandarino senza consapevolezza? Man­ mo neppure di essere vivi. Non sperimen­ giando un mandarino, non sapete che lo tiamo la pienezza della vita, perché la

18 mente e il corpo non vivono nel qui e Venerabile maestro, penso che le cose ora " . cambiarono perché Bala comprese il moti­ Gautama guardò Sujata e la chiamò. "Sì, vo del pianto di Bhima. Per questo credo maestro", disse Sujata giungendo le mani. che; senza capire, amare è impossibile". "Che cosa pensi? Una persona che vive in "Proprio così, Svasti. Si può amare solo consapevolezza farà molti o pochi errori?". se si comprende. E solo con l'amore c'è "Venerabile maestro, una persona che accettazione. Bambini, vivete in consape­ vive in consapevolezza farà pochi errori. volezza e accrescete la vostra comprensio­ Mia madre ripete sempre che una ragazza ne. Allora capirete voi stessi, gli altri e deve fare attenzione a come cammina, tutte le cose. Il vostro cuore si riempirà come sta in piedi, come parla, come ride e d'amore. Questa è la meràvigliosa via che come agisce, per evitare pensieri, parole e ho scoperto". azioni che dànno dolore a se stessa e agli Svasti giunse le mani. "Venerabile mae­ altri". stro, possiamo chiamarla la 'Via della Con­ "Proprio così, Sujata. Una persona che sapevolezza'?". Siddhartha sorrise. "Certa­ vive in consapevolezza sa che cosa sta pen­ mente. Possiamo chiamarla la Via della sando, dicendo e facendo. E può evitare Consapevolezza. Mi piace. La Via della pensieri, parole e azioni che recano soffe­ Consapevolezza conduce al perfetto Risve­ renza a se stessa e agli altri. Bambini, vi­ glio". vere con consapevolezza significa vivere Sujata giunse le mani per chiedere il nel momento presente. Si è sempre consci permesso di parlare. "Tu sei il risvegliato, di ciò che accade dentro di noi e attorno a colui che indica come vivere in consapevo­ noi. Si è in contatto immediato con la vita. lezza. Possiamo chiamarti il 'Risvegliato'?". Vivendo in questo modo, si potrà com­ Siddhartha annuì. "Ne sarei davvero con­ prendere profondamente se stessi e quanto tento". ci circonda. La comprensione porta alla Gli occhi di Sujata brillarono. "Nella tolleranza e ali'amore . Se tutti gli esseri si lingua magadhi" continuò la fanciulla comprendessero l'un l'altro, si accettereb­ "usiamo la parola budh per dire 'svegliar­ bero e si amerebbero reciprocamente. Al­ si'. Una persona risvegliata, sarebbe quindi lora non ci sarebbe più tanta sofferenza chiamata Buddha. Possiamo chiamarti nel mondo". 'Buddha'?". "E tu Svasti, che cosa pensi? Le persone Siddhartha annuì di nuovo. I bambini possono amarsi se non si capiscono?". erano esultanti. Il più anziano del gruppo, "Venerabile maestro, senza comprensio­ il quattordicenne Nalaka, prese la parola: ne l'amore è molto difficile. Mi ricordo un "Venerabile Buddha, siamo davvero felici fatto accaduto a mia sorella Bhima. Una che tu ci insegni la Via della Consapevo­ notte piangeva in continuazione, . finchè lezza. Sujata mi ha raccontato che hai me­ Bala perse la pazienza e la sculacciò. Bhi­ ditato sotto il pippala per sei mesi e che ma pianse ancora più forte. Io la presi in proprio questa notte hai ottenuto il Gran­ braccio e sentii che scottava. Ero sicuro de Risveglio. Venerabile Buddha, quest'al­ che avesse male per colpa della febbre. bero di pippala è il più bello della foresta. Chiamai Bala e le dissi di metterle la mano Possiamo chiamarlo }"Albero del Risve­ sulla fronte e Bala capì immediatamente glio', }"Albero della Bodhi'? La parola perché Bhima piangeva. I suoi occhi si bodh ha la stessa radice di 'buddha', e intenerirono, prese Bhima tra le braccia e significa 'risveglio'". le cantò una canzone. Bhima smise di Gautama fece di sì con la testa. Anche piangere, anche se aveva ancora la febbre. lui esultava. Non immaginava che, nell'in-

19 contro con i bambini, avrebbero ricevuto stormo di garruli uccellini. Il Buddha era un nome la via, lui stesso e persino il felice. Decise di fermarsi più a lungo nella grande albero. Nandabala giunse le mani: foresta per capire come seminare meglio i "Si sta facendo buio e dobbiamo tornare semi del Risveglio e per concedersi .un alle nostre case, ma verremo presto a rice­ periodo speciale gustando la pace e la vere altri insegnamenti". I bambini si alza­ gioia che la scoperta della via gli aveva rono e giunsero le mani in forma di donato. bocciolo di loto per ringraziare Buddha. il Poi si �vviarono chiacchierando come uno (Trad. dall'inglese di Gianpaolo Fiorentini)

APPELLO DELLA FONDAZIONE MAITREYA

lettori che sono disposti a dedicare anche soltanto I qualche ora al mese per aiutare la Fondazione Maitreya nella realizzazione di iniziative spirituali (insegnamenti, meditazioni, ritiri, ecc.) oppure culturali (conferenze, semi­ nari, incontri transculturali, ecc.) a Roma o anche in altre città SONO INVITATI

a farn e segnalazione alla Fondazione Maitreya (Via della Balduina, 73 - 00136 Roma - tel. 06/3498800 di mattina,

ore 7-9) inviando un curriculum spirituale e cùlturale e precisando le proprie disponibilità e attitudini.

20 La duttilità del Dharma

di Gianpaolo Fiorentini

Il Buddhadharma è un organismo vivo, · Sthavira) si atteneva al passato, alla formu­ la cui vitalità è testimoniata dai grandi lazione più o meno istituzionalizzata del cambiamenti che non solo lo accompagna­ messaggio, alla bestia nera del praticante rono, ma che l'hanno plasmato nel corso che è la 'lettera' . La parte innovativa (la di più di due millenni. Come un pellegrino 'grande comunità', Mahasanghika), rimpro­ di natura duttile e pronto a confondersi vera ai passatisti ciò che aveva loro da con i popoli visitati, durante un viaggio di rimproverare, per motivi che mi piacereb­ due millenni attorno al globo si è trasfor­ be conoscere meglio per metterli a frutto mato indossando molti abiti e imparando nella mia esperienza e che, purtroppo, ci lingue diverse. Il dogma gli è lontano, e già sono giunti più come polemica che come questo è molto interessante per noi abitua­ effettivi termini del dissenso. Un solo ti alle affermazioni categoriche. Un altro esempio: "Il primo scisma tra i Mahasan­ toccante interesse va al fatto che invita a ghika e gli Sthavira provocato dalla que­ fu una pratica () e trasmette un mes­ stione dello status degli . Si fece saggio liberante da verificare nel campo avanti un maestro di nome Mahadeva, il dell'esperienza per vedere se e come effet­ quale affermò che in cinque punti gli Ar­ tivamente funziona. hat mancavano della statura divina attri­ Non sono uno storico, ma nel lento buita loro da alcune sezioni della comuni­ cammino del Buddhadharma dalla piana tà. Tra le altre cose, essi potevano avere polluzioni durante sonno, e questo se­ gangetica alla pianura padana mi pare di il cogliere tre grandi crisi, con il cambiamen­ condo lui indicava che subivano ancora to che ogni crisi di crescita richiede per l'influenza di entità demoniache, le quali si innestare un messaggio da una cultura a manifestavano a loro in sogno" (2). un'altra. Come rileva il Conze: "Per poter­ La nuova corrente diede origine, agli si espandere all'estero, il buddhismo dove­ inizi dell'era volgare, al Mahayana. Accan­ va prima essere in una certa misura to al recupero della visione mistica (si pen­ modificato da influenze straniere e sotto­ si alla dottrina dei tre corpi del Buddha), porsi a una fase preliminare di disindianiz­ assente o tenuta in ombra nella sistemazio­ zazione" (1). ne , Mahayana riscrive un siste­ il Il primo grande cambiamento evolutivo ma di pratica che, passando per la coltiva­ è stimolato da ragioni che non conosco zione delle perfezioni (paramita, 'che con­ con precisione ma che, a partire dal IV ducono al di là'), origina una nuova figura. sec. a.C., frammentano e finisco­ Dall'arhat 'degno') degli anziani, si pas­ il (il no per dividerlo in due correnti disarmo­ sa al , colui che ha sviluppato niche. La parte tradizionalista (gli 'anziani', la mente-cuore della saggezza compassio-

(1) E. CONZE, Breve storia del Buddhismo, Rizzoli, Milano 1985; p. 79. ) E. op. cit.; (2 CONZE, p. 64.

21 nevole () e che rinuncia a un'am­ richiamo alla pratica. Nel VII sec. d. C. bigua 'liberazione personale', verosimil­ giunge in Tibet passando attraverso il tan­ mente uno dei ptpifi caldi della controver- trismo, sia induista che buddhista, il quale . . sia. riprende e perfeziona la dottrina mahayana L'impulso che aveva condotto alla divi­ degli abili mezzi (upayakausalya) come sione doveva avere alle spalle parecchio strumenti capaci di indurre, quasi di per sé ·combustibile e trovare condizioni prospe­ e quasi senza il concorso di studi e cono­ re, se diede origine a una fioritura lettera­ scenze dottrinali, quella revulsione dell'es­ ria e filosofica impressionante. Il Mahaya­ sere che, conosciuta sotto molti nomi na ha al suo attivo due scuole filosofiche (illuminazione, risveglio, liberazione ...) , è la determinanti (Madhyamika e Y ogacara, o prova tangibile della validità dell'insegna­ Vijfianavadin), più l'enorme letteratura mento del Buddha. Il tantrismo, come del della Prajfiaparamita e un'università, Na­ resto l'insegnamento originario, ritiene che landa, che dall'India settentrionale irradiò ciò che conta è la liberazione in questa il suo influsso per quasi un millennio in vita, adesso, e opera un'altra sostituzione. quello che divenne il mondo del grande La figura esemplare del bodhisattva, che veicolo: a nord verso Nepal, Tibet e Mon­ evidentemente aveva perso smalto, si tra­ golia; a est verso Cina, Corea e, di qui, in sforma nel siddha (il 'per-fetto', colui che Giappone. "Hiuen-tsang [traduttore in ci­ ha compiuto l'opera); quasi un mago o una nese di vari testi Y ogacara] , che studiò a sopravvivenza sciamanica che, dominando Nalanda per oltre cinque anni, la presenta le modificazioni dell'energia, ha speciale come un'università a tutti gli effetti, dotata occhio per l'esperienza diretta (sahaja), la di corsi di studi, procedure per l'amm issio­ quale ha poco a che vedere con piani di ne, esami, una complessa amministrazione studio, sentieri progressivi e acquiescenza a accademica, biblioteche e sale di lettura; ordinamenti monastici. Il lavoro del siddha dove l.500 docenti e 10.000 allievi (mona­ con l'energia è così descritto: "L'odio vie­ ci e laici, indiani e stranieri) studiavano un ne trasformato in 'collera Vajra' (indistrut­ centinaio di materie tra cui filosofia, gram­ tibile), l'attaccamento nel 'sentiero della matica, astronomia e medicina" (3 ). Mi beatitudine'. Ogni esperienza ordinaria viene da pensare all'identica opera di dìf­ viene trasformata da 'causa di illusione' a fusione di religione e cultura svolta in Eu­ 'via per la liberazione'. L'atteggiamento nei ropa dall'abbazia di Cluny, sorta a cavallo riguardi delle emozioni non è mai di tipo del millennio in Francia e da cui escono conflittuale o repressivo, ma di trasforma­ codici, papi e vescovi. zione ed elaborazione" (4). A un certo punto, i fastigi letterari e Parallelamente, in Cina e in Giappone, filosofici dovettero eccedere il consentito e avviene un uguale fenomeno di reazione. il Buddhadharma, nella sua espansione al La letteratura della Prajfiaparamita è tale

di fuori della terra originaria, si riciclò una · che, dopo secoli di traduzioni, si finisce seconda volta e di nuovo obbedendo al per sunteggiarla in un unico testo (il Sutra

(3) A. GURUGE, . Th e Religion and its Culture, Colombo 1984; p. 143. (4) Introduzione a: Le vite degli ottantaquattro Mahasiddha, a cura di E. Guarisco, Edizioni Ghe Pel Ling, Milano 1986; p. 22. Esiste un manualetto tascabile, il Vijiìanabhairava, che riporta succintamente 112 mezzi pratici per accedere alla revulsione della coscienza. Un esempio fulmineo: "Allo sperimentare una grande gioia o alla vista di un amico dopo lungo tempo, meditando sulla beatitudine sorta, ecco che [lo yogin], immerso con la mente in essa, in essa si dissolve" (Vijfia nabhairava . La co noscenza del tremendo, a cura di R. Gnoli, Adelphi, Milano 1989; p. 82).

22 '' ' '· ' del Loto, o il Sutra del Cuore). Per castra­ crolinguaggi cui sono abituato, perché , pO- re alle origini la fuga nelle foreste lussureg­ tessi uscire indenne da campi semantici gianti dell'intellettualismo, spesso il testo pesantemente minati (bodhicitta, ydarri, prescelto non viene neppure letto ma con­ guru yoga, offerta del , pratica dei centrato in un'unica frase, un che sette rami, tare verdi, tare bianche e cdsì .. ..· ,. . prec1p1ta un lmmensa saggezza un unico m via). Ci misi un po' a capire che sÒno momento, un singolo 'qui e ora'. giorno costretti a portare tra noi il loro me>dello "Il . di capodanno inizia molto presto, con il di pratica, proprio perché la vivono nei canto del Sutra della Maha Prajfiaparami­ termini in cui ce la presentano; e che non ta. Essendo il Sutra troppo esteso per es­ possono abbandonare alla dogana la• loro sere letto in una sola volta, si procede così: lingua, i loro abiti e l'insieme culturale in il testo, tradizionalmente costituito come cui si sono formati. tutti i sutra da fogli ripiegati, viene aperto Nella seconda fase, tanto per non per­ a fisarmonica formando un semicerchio; dere l'abitudine alla critica distruttiva, le tenendo i fogli davanti a sé come · li si mie ironie si appuntarono su quegli occi­ leggesse, si canta sonoramente un'unica dentali che, bolliti nel mio stesso caldero­ frase sempre uguale: 'La Grande Saggezza ne, tradiscono e s'infilano in tonache e andata al di là"' (5 ). Sorgono le scuole del chimoni difficili da reperire al mercato rio­ Ch' an e dello Zen che, intendendo ripor­ tarsi al cuore dell 'insegnamento, scartano nale. Li accusavo di pigrizia elaborativa, di tutto ciò che sembra inutile alla pratica · prendere senza masticare; e sospettavo che effettiva per restringere il campo al 'solo traessero ben scarso nutrimento da cibi seduto senza scopo' (shikan-taza). predigeriti. In ciò ero in buona compagnia. Scrive infatti Jung: "La loro saggezza ap­ Di qui in poi è storia recente. Per canali partiene a loro, e a me appartiene soltanto diversi, il Buddhadharma approda in Eu­ ropa e negli Stati Uniti. Nascono i centri ciò che procede da me stesso. Come euro­ di Dharma e quasi tutte le principali tra­ peo non posso prendere in prestito nulla dizioni viventi si installano sul suolo occi­ dall'Oriente" (7). . dentale (6). Ne si�o venuti in contatto, Non rinnego l'aspetto in luce di quelle stiamo imparando a mettere pratica due fasi, il bisogno cioè di non mantenere in quanto insegnano e a travasarlo nella no­ il Dharma in ambito esotico, ma di occi­ stra esperienza: e adesso tocca a noi. dentalizzarlo per poterne discorrere con Nella prima fase della mia personale fre­ tutti, e non con i soli adepti. Ho rivisto quentazione del Dharma accusavo i mae- invece il lato in ombra. Crescendo l' espe­ . stri, nella fattispecie tibetani, di propinare rienza e la comprensione, ringrazio i mae­ vivande di gusto smaccatamente orientale. stri venuti dall'Oriente a portarci un forte Pretendevo, e non mi accorgevo dell'assur­ messaggio liberante; e in certo qual modo, dità, che non solo parlassero la mia lingua, anche se con riserve, ringrazio gli occiden­ ma comunicassero con me attraverso i mi- tali che, grazie alla medesima cultura che

(5) SCHLOEGL, Lo Zen. Via di trasformazione, Promolibri, Torino 1991; 75. I. p. (6) Per l'arrivo e la diffusione del Buddhadharma Occidente,· M. BERGONZI, Buddhismo in in "Il Occidente", in: Le religioni dell'Estremo Oriente. Buddhismo, a cura H.-Ch. Puech, Laterza, Bari Il di 1988. C.G. JUNG, Boringhieri, Torino 1983; Jung fece un viaggio India (7) La saggezza orientale, p. 2. in nel 1938; forse oggi mitigherebbe le sue affermazioni, perché da allora l'Occidente ha metabolizzato già qualcosa della saggezza orientale.

23 ci accumuna, possono far da ponte tra vetro e sedendo insieme nel gruppo di l'enunciazione testuale dei maestri e i pra­ meditazione. ticanti che mirano a occidentàlizzare il · Il mio sogno è l'invenzione di un modo messaggio, tradurlo e farlo proprio. Grazie di essere che generi una rete di liberazione a entrambi. Ora, però, tocca a noi. Deve tra noi e la compagna o il compagno, tra aprirsi, col tempo e la pratica, una terza noi e le cose, nell'intrico delle relazioni fase. Siamo chiamati a lavorare noi, che interpersonali dove il dolore è annidato non ci avvolgiamo in abiti monastici, che con subdola forza, e dove lesperienza del non abbiamo tempo per studiare il tibeta­ monaco nçm può soccorrerci. Una rete di no o il giapponese arcaico e addentrarci liberazione che ci guidi con mano gentile a così nelle sottigliezze testuali. Sta a noi una scelta di vita più piena, più sincera, elaborare un Dharma che ci nutra e ci sazi più profonda di quella che ci propone la prendendo l'autobus, guidando sulla tan­ cultura imperante del denaro e del succes­ genziale, battendo sulla tastiera, facendo la so. In termini occidentali, lessere in luogo spesa, persuadendo i figli a non giocare col dell'avere.

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LA "GENESI" TIBETANA

Questo testo è tratto dal libro "Rompicapo sufficienti a sfamarla. Allora lo scimmione sali' tibetano" (Parenti Editore, Firenze 1959) di sulla collina del Potala a chiedere consiglio al Franco Calamandtei e Teresa Regard. cielo, e lo Spirito della Misericordia, Cenrezz: gli . dette semi d'orzo e di frumento da piantare. A La muraglia di chiaro granito sfugge al di poco a poco, coltivando la terra, le scimmie si sopra delle nostre teste, abbagliante di sole, con trasformarono in uomini, costruirono le. case e una inclinazione lieve che ne rende anche più . . irrigarono i campi. Finché, dalle montagne a sensibile l'altezza, dapp rima compatta e senza · occidente, scese un giovane veStito di abiti splen­ alcuna apertura, poi segnata da piccole fe ritoie, dzdz; come i tibetani non ne avevano mai visti: il da fi le di finestre a cornicioni purpurei; e infin e suo nome era Ua ngtse Tsampo, e il popolo lo svetta nei sei piani tutti di porpora del Fodang fe ce suo re. Da Liangtse Tsampo a Songtsen Marpo, il Palazzo Rosso, dove sono l'alloggio del Campo, con cui, nel VII secolo, il Tibet esce Dalai e i sepolcri dei suoi predecessori; e con le dalla preistoria, si dice che vi fu rono 29 re, e fu cui tettoie d'oro il Potala raggiunge i 113 metri. app unto Songtsen Campo a costruire una prima Il Potala è al centro della storia del Tibet fin rocca sul Potala. dalle sue origini più fa volose. "L 'oceano scom­ Era allora l'adolescenza del popolo tibetano, parve, emersero le montagne e vi vennero ad ancora semiselvaggia e piena di fo rza imp etuosa, abitare le scimmie" racconta un'antica leggenda quando i suoi guerrieri; in una saga che tuttora i tibetana Un giorno, tra quei monti, si perse una . pastori nomadi possono recitare a memoria per giovane orchessa. Mentre si disp erava perché non intere giornate, cantavano: riusciva più a ritrovare la strada, incontrò uno scimmione che le dette di che nutrirsi e la con­ Gli altri uomini hanno spade di fe rro, fo rtò. Ta nto crebbe la dimestichezza fra i due, noi non abbiamo bisogno di spade, che di lì a poco fu rono marito e moglie ed ebbero la mano destra ci basta. sei scimmiotti; vivendo nella fo resta e nutrendosi Gli altri uomini hanno bastoni di legno, di /rutti selvatici. La fa miglia si moltip licò così in a noi il legno non serve, fr etta che i fr utti della fo resta non fu rono più · i pollici e le dita ci bastano.

24 L'educazione dei bambini

di N amkhai Norbu Rimpoce

Riprendiamo questo testo dal bollettino della ecc. Sulla base di tutto questo i genitori Comunità Dzog-chen "Merigar Letter" del­ cercano di fare del loro meglio, e molti ottobre Sul nastro inviato dal mae­ !' 1992. cercano di limitare la dimensione dei bam­ stro per la trascrizione, il testo (che ritenia­ bini, spiegando loro come devono e come mo opportuno pubblicare, anche se non an­ cora revisionato dal Maestro) è preceduto e non devono comportarsi, considerando im­ seguito da un dolce suono di flauto. portante che ricevano un'educazione, una parte importante della quale è la responsa­ Al mondo esistono tanti modi di educa­ bilità dei genitori. Come ho già detto, i re i bambini: persone di diverso tipo e di bambini piccoli non hanno un concetto diverse categorie sociali, soprattutto se preciso, quindi non sanno quali cose sono sono genitori, sanno benissimo che i bam­ pericolose e quali no, cosa si può e cosa bini rappresentano il futuro del mondo. Se non si può fare; perciò i genitori, avendo si tratta di un paese, il futuro di quel paese esperienza e conoscendo la situazione, cer­ dipende dai bambini e da come crescono, cano di porre loro dei limiti e di insegnare da come vengono educati. Perciò tutti con­ loro qualcosa: questo vuol dire che i geni­ siderano importante che i bambini riceva­ tori vogliono bene ai bambini e vogliono no una buona educazione. Addirittura, che i bambini diventino consapevoli della oltre all'educazione, nella tradizione della propria condizione, per la qual cosa si medicina tibetana si considera importante assumono le dovute responsabilità. Certa­ il modo in cui i genitori si comportano dal mente questa è una cosa importante, per­ momento in cui la nuova vita è concepita ché se i genitori non si responsabilizzasse­ nell'utero della madre, la loro attitudine, la ro, sicuramente i bambini andrebbero in­ dieta ecc., perché attraverso tutto questo si contro a molti problemi, non avendo può influenzare il bambino, la condizione esperienza. Riguardo a questo, è vero eh� dei suoi umori (cioè aria, bile e /legma, finché i bambini non ragionano abbastan­ n.d.r.), la sua salute, persino la sua condi­ za, cioè fi no a che non hanno circa dieci zione mentale. Tutte queste sono cose re­ anni, o anche sette, otto, - a seconda dei lative e anche se non è forse possibile che bambini e della loro capacità - i genitori la maggior parte della società sia a questo cercano di spiegare, insegnare, di seguirli, livello, i bambini continuano a nascere. per difenderli dai problemi. Alcuni genito­ Quando nascono, i bambini hanno le ri fanno questo in uno stile un po' militare, loro idee fresche, innocenti, al di là dei altri lo fanno in modo più gentile, facendo concetti dualistici e delle limitazioni, ma capire, attraverso la collaborazione, che ci poi devono crescere con genitori che sono sono delle cose da evitare. 'innamorati' di loro e che cercano di fare Certamente la cosa migliore non è solo del loro meglio per insegnare loro quello sgridarli, ma cercare di evitare che faccia­ che hanno imparato, attraverso l'educazio­ no quello che non devono fare. A volte i ne, l'esperienza nella società, il modo in bambini si convincono a non fare una cosa cui hanno vissuto, sapendo con cosa ci si facendone una piccola esperienza, tuttavia deve confrontare, quanti problemi ci sono, è importante che i genitori si responsabi-

25 lizzino sempre, finché i bambini non com­ uomini hanno le gambe, che se viene prendono un po' i ragionamenti. Ci sono schiacciato sente sicuramente dolore, così delle teorie che dicono che i bambini de­ come noi sentiamo dolore se veniamo vono essere liberi totalmente e che bisogna schiacciati da qualcosa più grande di noi. lasciare che facciano tutto quello che capi­ E magari questo insetto è la mamma di un ta: non penso che questa sia una buona pupo-insetto, che forse sta a casa ad aspet­ idea, perché i bambini non hanno un con­ tarla. La mamma non ritorna. Come farà cetto di libertà o di non libertà, semplice­ lui ora? Se si spiega così ai bambini, non mente non comprendono, perché non verrà più loro in mente di ammazzare gli hanno un'idea precisa e quindi possono animali, perché sapranno che gli . animali andare incontro a tanti guai. In questo hanno una sensibilità, e questa sensibilità caso, lasciare che facciano tutto quello che nascerà anche in loro. Questo significa ra­ vogliono significa abbandonarli, far manca­ gionare e comprendere, e in questo modo i re loro l'assistenza, non collaborare. Ci genitori possono far capire ai bambini sono molti modi di collaborare, non neces­ qualsiasi cosa. Questo significa aiutare i sariamente dando ordini o sgridando, però bambini, collaborando con loro ed edu­ neanche rimanendo indifferenti. candoli secondo un principio di conoscen­ I bambini sono capaci di ragionare verso za della loro condizione, senza abbando­ i sette, otto, nove, dieci anni; nel mondo narli né ignorare tale condizione. moderno ci sono dei bambini così intelli­ Assisterli così dal principio, da quando genti, che sanno ragionare così bene. Per sono ancora piccoli, significa aiutarli. Que­ esempio, quando i bambini cominciano a sta è una parte molto importante, nell'edu­ parlare, subito imparano a chiedere: "Per­ cazione. I genitori, soprattutto se sono dei ché?". Questo è l'inizio del ragionamento. praticanti, sanno benissimo cosa fare quan­ Se i genitori dicono qualcosa, i bambini do i bambini incominciano a ragionare, chiedono: "Perché?". Questo significa che perché il principio dell'insegnamento è vogliono capire il perché, cioè che ragio­ trovarsi nella propria dimensione, la qual nano. In questo caso, se . i genitori non cosa rende capaci di rispettare anche quel­ mostrano interesse, o se sono poco dispo­ la degli altri. nibili, indifferenti, con la scusa che i bam­ Questo si fa non solo spiegando, ma bini vanno lasciati liberi, questi si sentiran­ anche dando ai bambini la possibilità di no di sicuro abbandonati. responsabilizzarsi, crescendo, invece di I bambini hanno bisogno di molta atten­ coccolarli sempre, dicendo: "Mio piccolo !" zione da parte dei genitori e degli altri in o "Mia piccola!", ricordando sempre di generale: anche se non sono capaci di ra­ quando erano nelle braccia della mamma, gionare, almeno sentono che qualcuno sta come giocattoli dei loro genitori. Ad alcuni guardando quello che loro fanno, comuni­ genitori piace pensare così ai loro figli, cando con loro. E quando poi acquisisco­ anche quando sono adulti. Probabilmente no la capacità di chiedere perché e di si divertono, sviluppando così il loro attac­ ragionare, diventa possibile far capire loro camento verso i figli, i quali però non molte cose, in bene e in male. Per esem­ possono vivere così, come se fossero sem­ p_io, alcuni bambini si divertono a schiac­ pre nelle braccia della mamma. Al contra­ ciare gli insetti, perché prima li vedono rio, devono diventare capaci di affrontare i muoversi, e dopo invece non si muovono problemi della vita e quelli relativi alla loro più, e questo sembra loro strano. Fanno condizione e per fare ciò devono essere così perché nessuno ha mai spiegato loro consapevoli e responsabili di se stessi. che cos'è un insetto: un essere che cammi­ Se i genitori li educano e li aiutano in na perché ha le zampe, proprio come gli questo, quei bambini sicuramente non

26 avranno difficoltà nella soc1eta, anzi sa­ può essere importante. Perciò, prima biso­ pranno affrontare bene la vita e sapranno gnerebbe sentire dai figli che cosa vogliono perché devono studiare e responsabilizzar­ fare, e poi - rispettando la loro dimensio­ si. Sapranno bene che ogni persona ha la ne, i loro sentimenti, principi ' e idee - sua dimensione, e che devono essere capa­ fare del proprio meglio per collaborare e ci di governare se stessi all'interno di que­ aiutarli a realizzare quello che vogliono. sta dimensione. Così anche i genitori saranno soddisfatti e In questo modo anche i genitori saranno tra genitori e figli nascerà un buon rappor­ felici, perché non avranno motivo per to. Nella nostra società moderna ci sono preoccuparsi. Altrimenti i figli, anche dopo molti figli che hanno poco rispetto dei loro cresciuti, rimarranno sempre dei 'bambi­ genitori. Alcuni li odiano persino, proprio noni', figli di papà e di mamma e da loro perché è sorto un conflitto di questo gene­ dipendenti. Così non saranno capaci di re. Un giorno, quando ero in Cina, mentre fare niente della propria vita. Inoltre, facevo esami all'università di Pechino, vidi quando i genitori obbligano i figli e li una ragazza che non aveva passato l'esame. limitano, per esempio nello studio, i figli Era disperata all'idea di ritornare a casa, finiranno per studiare solo per farli con­ perché sapeva che avrebbe dovuto litigare tenti; sentiranno di avere l'obbligo di stu­ con i genitori. Allora si uccise, buttandosi diare, senza capire che si tratta di un sotto un treno. La sua foto apparve sui obbligo che hanno verso se stessi e la giornali, che dissero che questo non era propria vita, che deve andare avanti. l'unico caso, che anzi in molte località I genitori in genere non pensano a que­ della Cina succedeva che i ragazzi sentisse­ ste cose: un padre medico dice al figlio di ro un tale dovere verso la loro famiglia di · studiare medicina; magari al figlio non pia­ riuscire negli esami che, se non riuscivano, ce, ma deve farlo perché è figlio di suo erano anche capaci di uccidersi. padre, medico famoso. I figli cercano di Che vuol dire avere una disperazione far contenti i genitori e di mantenere viva così forte? Non può nascere solo da qual­ la tradizione di famiglia, ma a volte non che dispiacere, deve essere qualcosa di sentono veramente di fare così, e forse molto pesante. Così è quando i genitori dietro a questo c'è un motivo. Forse il condizionano i figli: anche se questi diven­ fatto stesso che non si abbia voglia di fare tano molto diligenti, non c'è comunque un una cosa vuol dire che qualcosa i;i.on va buon risultato. Fare così significa non ave­ bene, che magari manca la capacità di fare re la minima considerazione della dimen­ quella cosa. Se non ci si sente di fare una sione degli individui. Se pensiamo che i cosa, ci sono sicuramente altre cause se­ figli sono il futuro - che sono quello che condarie che si stanno manifestando. In . noi abbiamo generato - allora questa ge­ questo caso, ci si sforza, di sicuro non si nerazione deve essere basata su un princi­ riesce, e anche nel caso che si riesca, non pio di evoluzione della conoscenza della si ottengono dei buoni risultati. nostra condizione e di rispetto della nostra In realtà non è molto importante che il dimensione. Se i bambini di oggi imparano figlio di un medico diventi anche lui un qualcosa al riguardo, questa esperienza medico. Qualsiasi attività si intraprenda, se sorgerà sicuramente anche nei loro figli, si è bravi e qualificati, ha sempre un senso. diventando così patrimonio delle genera­ Se non avesse senso, perché allora esiste­ zioni future. In questo modo la società può rebbe nella società? Tutto quello che esiste migliorare.

27 Il rapporto maestro- discepolo nel vajrayana

di Francisco Varela

Pubblich iamo dalla rivista Dharma 12 un pratica". Si comincia a praticare e si dice: estratto dell'intervento fa tto al co nvegno su "OK, è così, è come dice "; o meglio "Pratiche meditative e psicanalis i", tenuto al­ "Vado a provare, a vedere che fa" e per un l'Istituto Karma-Ling di Arvillard in Francia po' si lavora con questa pratica. nel maggio del 1989. Dell'autore Francisco Va rela sono stati pubblicati di recente "La Quello che avviene allora è assai interes­ via di mezzo della conoscenza" (Feltrinelli) e sante: all'interno di quella determinata pra­ "Un Know-how per l'etica" (Laterza). tica ci sono, come in tutte le pratiche, in tutti gli apprendistati, un sacco di piccoli Mi è difficile parlare di questo tema da ostacoli, di problemi. Come ci si avvicina a un punto di vista generale o teorico, pre­ un ostacolo particolare o a un problema ferisco piuttosto parlarne dal punto di vi­ che sorge? E in questo momento che il sta dell'esperienza che ho fatto come personaggio del maestro, che durante la allievo di Dharma di Chogyam Trungpa pratica resta distante, si manifesta. Si ma­ Rimpoce, appartenente alla scuola Kagyu. nifesta nell'insieme dei contesti e delle In effetti, si tratta di qualcosa che non condizioni che ha creato per questa prati­ accade in astratto: avviene nel concreto, ca, piuttosto che nella pratica stessa. In nel personale. La relazione maestro-disce­ seguito, interviene l'esperienza degli altri polo nella pratica del Dharma è come tutte discepoli che hanno già praticato da anni e le cose nel Dharma: passa e cambia molto, che sono disponibili per scambiare infor­ secondo i differenti momenti del cammino . mazioni, risposte e appunti. Nel mio caso, Ci sono grosso modo tre tappe nella rela­ c'erano quelli che vengono definiti "istrut­ zione con il maestro, tre momenti, tre stili tori di meditazione": persone che, senza di trasformazione che operano. avere un livello di realizzazione estrema­ All'inizio, il maestro gioca il ruolo di un mente elevato, avevano già sufficiente personaggio saggio, un personaggio che at­ esperienza per servire da intermediari. C'è tira, che ha delle qualità che ci ispirano. Si anche un allargamento della presenza di dice: "Sì, è proprio lui". Ha una presenza, questo maestro saggio: non si richiede una un'immediatezza che colpisce e che contra­ sua diretta presenza personale, ma è una sta con la non-presenza a cui siamo abitua­ sorta di punto di riferimento che crea un ti nella vita nostra e in quella abituale contesto per gli altri e per la pratica. La attorno a noi. L'esperienza mia e di diverse pratica gioca il ruolo essenziale e crea lo altre persone è allora di dire: "Bene, mi spazio per il dialogo. interessa; come è arrivato ad avere questa Man mano che le pratiche si stabilizza­ capacità di immediatezza?". E la risposta no, quando nasce la capacità di vigilanza, all'occorrenza è: "Non è sovrumano, si di distacco, di comprensione, quando si è può fare: c'è un cammino, che è quello in una situazione in modo disteso, con una della meditazione; c'è un metodo, c'è una certa spaziosità, che forse si potrebbe de-

28 finire "relax", appare il secondo elemento le domande, si trova o meno una risposta nel rapporto con il maestro: è il cammino che si sente adeguata. E man mano che ci del .grande veicolo (Mahayana), in cui c'è si rende conto che questa persona ci for­ non solo l'aspirazione a pulire la propria nisce delle risposte che ci permettono di casa, ma anche il cercare di fare del bene. continuare ad avanzare, si stabilisce la cir­ Non aggiungere confusione è indiscutibil­ colazione della fiducia. Questo significa mente la prima tappa, prima di cercare di che più si avanza, più ci si rende conto che rispondere · alla presenza degli altri. questa persona è una fonte vera, estrema­ Nella seconda tappa, in cui si fa tutto il mente ricca, di possibilità e metodologie, lavoro di confronto con i conflitti emotivi di osservazioni, di segni sani e che conti­ e relazionali, si aggiungono altre pratiche e nua ancora a darci ispirazione con la sua si completano quelle relative alla medita­ presenza. D'altra parte, può apparire come zione. Il saggio, che fino allora è rimasto qualcuno che si interessa al nostro lavoro, nella posizione di saggio ispiratore, comin­ si interessa a noi nella misura in cui noi cia ad avvicinarsi. Comincia a interessarsi stessi lavoriamo. C'è così una doppia cir­ da vicino ai dettagli della nostra pratica e colazione. Si comincia a sviluppare la fidu­ delle nostre attitudini verso gli altri. Le cia, fondata sui piccoli passi, sulle trasfor­ nostre azioni cominciano a interessarlo, co­ mazioni minime, sulle piccole osservazioni; mincia a sottolineare molte cose e a diven­ si costruisce l'ambiente in cui si comincia a tare quello che, nella tradizione, è definito conoscersi e questo ci permette di impe­ un amico spirituale. Un amico spirituale è gnarci in questa tappa dell'amico spirituale una sorta di consigliere molto intimo, che perché, grazie all'esperienza passata, si ha non ha alcun problema nel segnalarci delle più fiducia. Questo non avviene in un col­ cose molto dolorose, come un consigliere po, ma si sviluppa a poco a poco. Si è che cammina al nostro fianco. Questa tap­ allora nel cammino del bodhisattva, il cam­ pa è ancora un lavoro di scoperta: come mino del Mahayana. continuare a stabilizzarci in questa situa­ A questo punto, nella tradizione Kagyu zione, come sviluppare la possibilità di e tibetana in generale c'è ancora una terza rapporti più sani, come essere di vantaggio tappa che è molto speciale, e che può al servizio degli altri. La transizione tra la presentarsi o meno a seconda delle perso­ prima e la seconda tappa è importante. Per ne e dei diversi maestri. Se il maestro in intenderci, non sono tappe che si seguono questione è uno che trasmette la tradizione in modo ineluttabile e con precisione nel vajrayana, probabilmente ci domanderà tempo, in cui l'una comincia a una certa come una sorta di doppio sforzo, un dop­ data: sono cose che vanno parallelamente, pio salto in aria: ci domanderà di lavorare che si mescolano, ma che si possono di­ in un modo molto più potente con i me­ stinguere in una descrizione. todi della via diretta del vajrayana. Sono In questo, opera anche una doppia di­ metodi molto forti e nello stesso tempo ·namica e credo che sia un punto centrale molto pericolosi, che la tradizione ha man­ nel rapporto tra maestro e discepolo all'in­ tenuto con molta cura, come metodi che terno del Dharma secondo la mia esperien­ non sono dati subito: è necessario avvici­ za. C'è una sorta di circolazione: la circo­ narsi ad essi con una certa preparazione. lazione della fiducia. L'inizio è una affer­ In questo momento, la relazione con la mazione semplice, qualcuno che ci dice: persona si trasforma in una terza tappa in "Prova questa tecnica". Si comincia a pro­ cui questa persona non è più solamente un vare la tecnica in questione, ci sono delle amico spirituale che lavora con noi, ma cose che cominciano a passare, ci sono dei qualcuno che agisce con una presenza mol­ problemi che emergono, ci si pongono del- to forte e con cui si accede a una relazione

29 intima e assoluta. Avviene allora che si crei mento. Questo significa un'identificazione, una situazione estremamente intima, unica nel senso in cui il soggetto che si suppone nel suo genere, molto personale, che non è sappia è lo stesso soggetto . che cerca il descrivibile a parole. Non è un modo di sapere, c'è l'identificazione dei due livelli dire', c'è in effetti la possibilità di un in­ dello spirito. contro con il ventaglio che è la coscienza Nella tradizione antica, si dice che all'i­ del risveglio. A questo punto, c'è un mo­ nizio il maestro è come i saggi che passano mento di riconoscimento da parte dell' al­ nel cammino; nella seconda tappa è lui che lievo. Questo riconoscimento è inevitabil­ ci accompagna nella via come un compa­ mente il riconoscimento del nostro spirito, gno di viaggio e, nella terza tappa, come del nostro potenziale naturale di risveglio. un medico che fa degli interventi precisi. E Ql:lesto riconoscimento diviene pieno e nella quarta tappa, l'ultima, è come le roc­ l'altro agisce come uno specchio, che ci ce o i fiori del cammino, cioè è identificato permette di riconoscerci. Il maestro fi nisce con il paesaggio, non è più là, letteralmen­ di essere il detentore della conoscenza, te non è più là. perché finalmente si è arrivati a un punto in cui siamo capaci del nostro riconosci- (Tra d. dal francese di Maria Angela Falà)

A TORINO IL CONGRESSO DELL'USI

Il terzo congresso dell' UBI si svolgerà a Torino il 14 e 15 maggio, seguito domenica 16 dalla tradizionale festa del . Lo ha deciso il consiglio direttivo, che si è riunito nel monastero zen Fudenji di Salsomaggiore il 24 ottobre. Tema del congresso è: "Il messaggio del Buddha per l'uomo del 2000". Un comitato presieduto dal prof. Oscar Botto dell'Università di Torino e presidente del CESMEO, composto da rappresentanti torinesi delle diverse tradizioni buddhiste curerà l'organizzazione del congresso e del Vesak. Il programma dettagliato e le modalità di partecipazione saran­ no comunicate dal comitato ai centri di Dharma associati all'UBI.

30 Buddhismo e ricerca scientifica

di S.S. il

È questo l'intervento del Dalai Lama al con­ maniera professionale oppure no, la cono­ vegno che si è svolto nel settembre 1983 ad scenza sarà comunque la sua esigenza. Alpbach (Tirolo) sul tema: "A ltre realtà". L'uomo spirituale al contrario, che dirige il Erano presenti al convegno - assieme ad suo interesse verso la conoscenza interna e esponenti della sp iritua lità cristiana, induista e buddhista - scienziati di fa ma, compresi la meditazione, deve da parte sua occupar­ alcuni premi Nobel. Gli atti sono stati pub­ si delle cose esterne. Un unico cammino blicati a cura di Rainer Kakuska dalla Gol­ non basta; poiché se fosse provato che uno dman Verlag di Monaco. Ilprossimo quader­ dei due cammini fosse sufficiente, allora no è presenterà il dibattito ch e seguito a non sarebbe sorta la necessità di far incon­ questo intervento del Dalai Lama. trare le due correnti della scienza e della spiritualità. Per questa ragione, entrambi È stata sempre mia convinzione che la gli approcci sono molto importanti e io vera felicità, la reale soddisfazione sia la desidero fare qualche considerazione ri­ più alta meta cui l'umanità possa aspirare. guardo al loro reciproco rapporto. In ciò io credo e lo considero il fondamen­ tale punto di partenza. Per raggiungere la La prospettiva fondamentale della fi lo­ più alta felicità e la più alta soddisfazione, sofia buddhista è quella della "produzione dovremmo cercare di comprendere tutto condizionata". Quando si parla di produ­ ciò che ha a che fare con l'umanità, sia zione condizionata, si intende che le cose nell'ambito del materiale che dello spiri­ sorgono in una situazione di dipendenza tuale. Dobbiamo quindi scoprire il giusto reciproca, oppure che esse sono "deriva­ metodo per raggiungere questa meta, in te", poiché sono condizionate da qual­ modo da poter trarre profitto dalla nostra cos'altro. Nel caso di un fenomeno mate­ conoscenza riguardo ai diversi cammini riale, si potrebbe dire che esso non esiste spirituali. indipendentemente dalle sue parti; al con­ Noi definiamo oggi come scienza la co­ trario, per quanto riguarda la descrizione noscenza dei fenomeni esterni e l'applica­ dei fenomeni non fisici, possiamo dire che zione di questo sapere. Le teorie e i esistono in una situazione di dipendenza metodi, che si occupano essenzialmente dalla loro continuità, oppure da un aspetto dei fenomeni interni, formano un altro am­ della loro continuità. Da ciò risulta che, sia bito del sapere. Entrambe hanno nella che ci occupiamo di fenomeni esterni sia stessa misura il fi ne di realizzare la felicità di fenomeni interni, non c'è nulla che pos­ e la soddisfazione, le esigenze più peculiari sa esistere indipendentemente dalle sue di ogni essere umano. Non solo il fi ne, ma parti e dai suoi diversi aspetti. anche il mezzo, il metodo ha a che fare Se qualcuno ricerca il fondamento per la immediatamente con l'essere umano, poi­ deduzione di un qualunque fenomeno esi­ ché è la persona individuale a utilizzarlo. stente e non riesce a trovare nulla che gli Lo scienziato che si occupa dei fenomeni possa provare che questo fenomeno è rea­ esterni è comunque sempre un uomo, che le, in quanto non è un frammento più ricerca la felicità; che egli se ne occupi in duro di qualcos'altro che si possa indicare

31 con un dito, allora si dice che questo fe­ come incompatibili. Comunque, quando si nomeno esiste per deduzione nella psiche. analizza· a un livello più profondo, si può Poiché i fenomeni non esistono indipen­ comprendere che i fenomeni sorgono ed dentemente dalla cosiddetta · psiche, si par­ esistono proprio a causa della loro vacuità la di "Vuoto", cosa che equivale alla non­ e che inoltre sono vuoti a causa della esi­ esistenza di qualunque reale cosa esistente, stenza dipendente della loro natura. Così si la quale non sia dipendente da ciò che può ridurre allo stesso denominatore il deduciamo e definiamo psiche. Poiché le Vuoto e la produzione condizionata; e in cose non esistono da sole, bensì dipendono tal modo si conciliano due aspetti, che da da alcune condizioni, esse si trasformano una prospettiva ordinaria possono apparire non appena incontrano altre condizioni. In contraddittori, ma ad un più profondo li­ questo modo, raggiungono la loro esisten­ vello d'indaginé appaiono omogenei, in za in dipendenza di condizioni e in dipen­ quanto si completano a vicenda. denza di nuove condizioni scompaiono. La modalità di esistenza dei fenomeni è Questa completa mancanza di una effettiva da distinguere dalla modalità del loro ap­ esistenza, che sia indipendente da cause e parire. I fenomeni non appaiono alla psi­ condizioni, crea il presupposto di tutte le che come realmente sono. Quando la trasformazioni possibili per un fenomeno, psiche coglie la loro apparizione, considera quali nascita, morte ecc. questa come reale e si conforma a questa Potrebbe essere interessante fare un determinata idea o rappresentazione; in confronto tra l'interpretazione scientifica questo modo si crea un grande errore. del ruolo dell'osservatore o "partecipante" Essendo la rappresentazione che si è for­ e la prospettiva buddhista, secondo la qua­ mata nella psiche della determinata cosa o le i fenomeni osservati non esistono solo situazione completamente deformata, tale come un'immagine psichica, come una rappresentazione si trova in contraddizione proiezione o visione della psiche, ma come con la realtà. Questa incompatibilità, tra il entità separate dalla psiche. La materia è "ciò-che-è" e il "ciò-che-appare" si verifica separata dalla psiche, la quale la riconosce sulla base del fatto che i fenomeni, per e la nomina. Ciò significa che tutti i feno­ quanto vuoti di un loro proprio essere, meni senza eccezioni non sono solo e sem­ appaiono alla mente ordinaria come se plicemente una creazione o una manifesta­ possedessero una esistenza indipendente. zione della psiche, senza alcun proprio es­ Allo stesso modo cose, che in realtà sono sere, ma la loro esistenza ultima è dipen­ dipendenti da cause e soggette a un cam­ dente dalla psiche, dalla quale viene dedot­ biamento più o meno transitorio o costan­ ta e categorizzata. Perciò la loro modalità te, appaiono come se fossero durevoli e di esistenza è in verità separata dal "cate­ permanenti. E qualcosa che per sua vera gorizzatore ", anche se la loro esitenza è natura conduce a sofferenza appare come totalmente dipendente da lui. Ho la sensa­ felicità, e quello che in realtà è sbagliato zione che questo tipo di considerazione appare come giusto. Questa contraddizio­ forse potrebbe essere in sintonia con la ne tra la modalità di esistenza dei fenome­ spiegazione scientifica riguardo al ruolo ni e il loro modo di apparire si esterna in dell'osservatore. Sebbene questo concetto molti livelli di consapevolezza, grossolani e venga espresso in modo differente, i due sottili. Come conseguenza della contraddi­ contenuti sono certamente in rapporto l'u­ zione tra il "ciò-che-è" e il "ciò-che­ no con 1' altro. appare", nascono tutte le possibili moda­ Considerati superficialmente, il Vuoto e lità di incomprensione. Questa chiarifica­ la produzione condizionata, così come zione potrebbe corrispondere ampiamente sono stati spiegati sopra, possono apparire al punto di vista scientifico sulla differenza

32 del modo di apparire e del modo di essere importante riflettere sul rapporto tra la di determinati fenomeni. consapevolezza interiore e l'esterna sostan­ za materiale. Molte filosofie orientali, In altre parole, la comprensione del si­ in gnificato di ciò che designiamo come Vuo­ particolare il buddhismo, parlano di quat­ to e produzione condizionata porta in tro elementi: Terra, Acqua, Fuoco e Aria, modo del tutto naturale alla profonda cer­ oppure di cinque elementi, quando viene tezza della legge di causa ed effetto, secon­ compreso anche lo Spazio. I primi quattro do cui come risultato di differenti cause e elementi (Terra, Acqua, Fuoco e Aria) condizioni sorgono corrispondenti effetti sono prodotti dall'elemento Spazio, il qua­ negativi o positivi. Si presenterà allora più le rende possibile la loro esistenza e la loro attenzione alle cause e si coglieranno anche funzione. Lo Spazio o "Etere" serve da più chiaramente le differenti condizioni. base per loperare di tutti i rimanenti ele­ Quando si è compreso rettamente il Vuo­ menti. Questi cinque elementi si possono to, si attenuerà manifestarsi nella mente riunire in due classi: cinque elementi ester­ il di deformazioni come la brama, lodio ni e cinque elementi interni, in ogni coppia ecc.; proprio in quanto esse vengono cau­ dei quali sussiste un rapporto univoco. Per sate da un errato punto di vista, errato quanto riguarda l'elemento Spazio o "Ete­ nella misura in cui non si distingue preci­ re", secondo laffermazione di determinati samente tra il "ciò-che-è" e il "ciò-che­ testi buddhisti, come il Kalaciakra T antra, appare". Per esempio, voi sapete per esso non è proprio assolutamente vuoto, personale esperienza come si trasformi una ma viene più spesso descritto come "par­ sensazione a seconda del proprio stato ticella vuota". questo modo questa par­ In mentale. Per quanto la cosa rimanga la ticella vuota forma la base della evoluzione stessa, la mente, quando è calma, reagirà e della dissoluzione, dello sviluppo e della meno violentemente di quando è sopraffat­ risoluzione dei quattro elementi. Dallo ta da una forte emozione come la rabbia. Spazio gli elementi vengono emanati e in La modalità essenziale di esistenza dei fe­ esso vengono di nuovo alla fine riassorbiti. nomeni, la pura verità dell'esistenza è Vuo­ processo di dissolvimento scorre in que­ Il to. Quando si comprende questo e si sta successione: Terra, Acqua, Fuoco e valuta ·rettamente la contraddittoria natura Aria e il processo di emanazione segue del modo di apparire dei fenomeni, si di­ questa successione: Aria, Fuoco, Acqua e viene capaci di riconoscere come insoddi­ Terra. Questi quattro elementi sono forse sfacente il comune, erroneo punto di vista. più facilmente comprensibili nelle loro Smentendosi, tutti gli stati mentali quali qualità: solidità (Terra), fluidità (Acqua), attaccamento, odio, ecc., che si fondano su Calore (Fuoco) ed energia (Aria). Il mani­ questa falsa rappresentazione, vengono a fe starsi dei quattro elementi dalla base del­ perdere il loro potere. la particella vuota si evolve dal piano Come vengono in genere ali' esistenza i sottile a quello grossolano; essi si dissolvo­ diversi. livelli di consapevolezza della men­ no dal piano grossolano a quello sottile e te? I differenti livelli di consapevolezza si alla fine nella particella vuota. Lo Spazio, o fondano sulle differenti gradazioni di raffi­ particella vuota, è la base per l'intero pro­ namento dell'energia interiore, la quale at­ cesso. tiva la consapevolezza e la rivolge verso La teoria della conflagrazione originaria una determinata cosa. questo modo, la (Big Bang) riguardo all'.origine dell'Univer­ In misura della raffinatezza e della potenza, so ha forse qualcosa in comune con questa con la quale la consapevolezza viene diret­ particella vuota. Così la più piccola parti­ ta verso la cosa, condiziona e dà forma ai cella, come viene descritta nella fisica mo­ diversi livelli di consapevolezza. È molto derna, sembra essere come questa "parti- ·

33 cella vuota". Vale la pena di riflettere su guardo ai differenti livelli sottili e grosso­ tali paralleli. lani presenti nella psiche stessa. Nei Dal punto di vista spirituale del buddhi­ essi vengono descritti molto chiaramente e smo, lo stato mentale, sia esso disciplinato se la ricerca scientifica se ne occupasse, si o indisciplinato, produce ciò che si defini­ potrebbe giungere secondo me a risultati sce Karma. Il Karma, che ha il senso ge­ di una certa utilità. La consapevolezza vie­ nerale di "fare", ha un determinato influs­ ne suddivisa in tre livelli, a seconda del so sugli elementi interni, i quali hanno . da suo grado di sottigliezza: lo stato di veglia parte loro un influsso su quelli esterni. o il livello di consapevolezza grossolana, la Anche questo è un punto degno di atten­ più sottile consapevolezza dello stato di zione per ulteriori ricerche. sogno e la consapevolezza dello stato di Un altro ambito del buddhismo tibeta­ sonno profondo senza sogni, che è uno no, che può essere di interesse per lo stato ancora più sottile. scienziato, è il rapporto tra gli elementi Allo stesso modo vengono . definiti i tre corporei, inclusi i nervi, e la mente, prin­ stadi di nascita, morte e stato intermedio · cipalmente il rapporto tra gli elementi nel () a seconda del grado di purezza cervello e la mente. questo ambito rien­ della loro consapevolezza. Durante il pro­ In trano i cambiamenti nella mente, quali sta­ cesso della morte, l'uomo sperimenta il più ti d'animo di fe licità o infelicità e le interno, il più sottile stato di consapevolez­ conseguenze che queste alterazioni hanno za; dopo la morte, la consapevolezza si fa sul corpo: alterazioni sugli elementi interni più grossolana nel Bardo e si fa ancora più del cervello e alterazioni sui conseguenti grossolana nello stadio della rinascita. effetti esterni. Certe condizioni di malattia L'esistenza di rinascita e reincarnazione fisica migliorano o peggiorano a seconda si fonda sulla base della continuità della dello stato della mente. Per quanto riguar­ corrente della consapevolezza. Disponiamo da questo tipo di relazioni tra il corpo e la oggi di documentati casi di ricordo di vite mente, il buddhismo può con sicurezza precedenti e sembra vantaggioso studiare offrire un contributo alla scienza moderna. questi fenomeni, in vista di un ampliamen­ buddhismo può dare inoltre una de­ to della conoscenza umana. Il lucidazione in modo molto puntuale ri- (Trad. dal tedesco di Giovanni Lattanzi)

LE RELIGIONI IN CINA

(Asia News) Il quotidiano in lingua inglese pubblicato a Pechino "China Daily" rip orta un breve resoconto di una conferenza sui problemi religiosi tenutasi nella

capitale nei giorni 3 e 4 settembre scorsi. Ad essa hanno preso parte i rappresen­ ta nti delle cinque grandi religioni riconosciute dallo stato cinese: buddhismo, islàm, ta oismo, protestantesimo e cattolicesimo. [I credenti "ufficiali" in Cina sarebbero qua­

si 200 milioni, di cui 100 milioni buddhisti, oltre 60 protestanti e 12 milioni cattolici]. Ogni altra espressione religiosa vie ne considerata "s uperstizione", e perciò illegale e perseguibile ai termini di legge. Zh ao Puchu, l'anziano patria rca del buddhismp '

cinese, dagli anni '50 a capo dell'Associazione buddhista di Cina, ha lamentato il fa tto che "funzionari governativi ai livelli centra/i e locali sono ancora profondamente

impregnati da una mentalità radicale nei confro nti delle re ligioni », ed ha auspicato un miglioramento della situazione.

34 Cos.a può. dire oggi il buddhismo all'Occidente

di Giangiorgio Pasqualotto

Spesso viene chiesto e ci si chiede come mento scientifico contemporaneo. L'incon­ e quanto teoria e pratica buddhiste, risa­ tro avviene anche su specifiche questioni lenti al V0 secolo prima di Cristo, possano di altissima rilevanza epistemologica: 1) il dire qualcosa di significativo agli abitanti mondo viene inteso come una rete di in­ dell'Occidente contemporaneo. Trovare terconnessioni reciproche tra elementi, sia ragioni sufficienti per rispondere è possibi­ dal buddhismo, nell'Avatamsaka Sutra, sia le sia sul piano culturale che su quello dalle teorie di alcuni fisici contemporanei esistenziale. Sul piano culturale il primo e (Heisenberg e Stapp, per esempio); 2) tan­ più importante rilievo da fare riguarda l'at­ to nei testi buddhisti che in tali teorie teggiamento scientifico con cui il buddhi­ l'osservatore stesso è inteso come uno de­ smo si pone nei confronti della realtà: gli elementi della rete, per cui il soggetto intendendo con "scientifico" un modo em­ della conoscenza non è più colto solo pin'co, pragmatico e sp erimentale, privo di come condizionante la realtà che conosce, dogmi e di pregiudizi, con il quale cono­ ma anche come da essa condizionato; 3) gli scere realtà fisiche e umane. A questo ri­ elementi della realtà vengono assunti - sia guardo un famoso passo dell'Anguttara dal buddhismo che dalla fisica contempo­ Nikaya riporta parole del Buddha chiare ranea - non come sostanze, ma come ed esplicite: processi: le cose non vengono viste come oggettiùnitari né come stati fissi, ma come "Non fatevi guidare da dicerie, tradi­ prodotti di forze interagenti e di movimen­ zioni o dal sentito dire. Non fatevi gui­ ti plurimi. Questo modo di intendere la dare dall'autorità dei testi religiosi, né \ 'realtà pone in sintonia il buddhismo non solo dalla logica e dall'inferenza, né dal­ solo con alcune tesi vincenti della fisica la verosimiglianza, né dall'idea 'questo contemporanea, ma anche con alcune è il nòstro maestro'. Ma, quando capite espressioni alte della filosofia contempora­ da soli che certe cose sono dannose, nea, come quelle di Bergson, Husserl e sbagliate e c ttive, allora abbandonatele � Whitehead. e quando cap' ite da soli che certe cose 1 D'altra parte le corrispondenze tra pen­ sono salutari e buone, allora ·accettatele sie'ro buddhista e cultura scientifica con- ' e seguitele". temporanea non si risolvono esclusivamen­ Questo stesso atteggiamento si ritrova te sul piano epistemologico, ma coinvolgo­ alla base del concetto moderno di scienza, no anche quello occupato da singole come in Bacone, ma anche alle origini del discipline scientifiche: per la fisica è da ri­ moderno concetto di conoscenza, come in cordare la tesi della conservazione dell' e­ Hume e in Kant. nergia e dell'indistruttibilità della materia; Tuttavia non è solo a questo livello ge­ per la cosmologia è da tener presente la tesi net"ale che il buddhismo incrocia l'atteggia- dell'universo in espansione e, per la gene-

35 tica , quella della trasmissibilità dei caratte­ interessare la gente dell'epoca contempora­ ri. Ma è soprattutto nell'ambito della nea. A differenza del cristianesimo e, in psicologia · che emergono fortissime affinità particolare, del protestantesimo, che hanno e consonanze tra analisi buddhiste · e ricer­ considerato il dolore come marchio del che scientifiche contemporanee: ciò risulta peccato originale che può essere tolto solo particolarmente evidente se si nota che da Dio, il buddhismo ritiene che ognuno, l'insegnamento buddhista della produzione in assenza di un Dio giudice e salvatore,

condizionata (Paticca Samuppada), applica­ · possa . dominarlo da solo, una volta che ne to allo studio delle funzioni mentali, pro­ conosca la natura e le cause. L'attitudine duce risultati assai simili a quelli ottenuti razionale e l'impegno 'illuminista' del bud­ dalle più avanzate ricerche sulla comples­ dhismo sono a questo proposito ben con­ sità e la polivalenza della mente (Gardner, densati in questo breve passo del Sa myutta Bateson, Hofstaedter, etc.). Nikaya: Ancora più intense e profonde risultano lè convergenze tra psicologia buddhista e "Chi conosce dukkh a vede anche psicoanalisi: innanzitutto, come ha osserva­ chiaramente il sorgere di dukkha, e to Fromm, entrambe condividono la con­ vede anche la cessazione di dukkhà' • vinzione che la conoscenza di sé implica Questo lucido atteggiamento di fronte trasformazione di sé, ossia che l'atto di alla sofferenza non muta nemmeno al co­ conoscersi non è solo astratto ma anche spetto di quel culmine massimo di soffe­ pratico, produttore di un diverso atteggia­ renza che è la morte. Infatti, mediante la mento nei confronti del mondo e di nuovi teoria . ma, ancor più, grazie all'esperienza comportamenti nei confronti degli altri. In dell ' - con la quale si mostra che secondo luogo entrambe considerano il l'identità personale è in effetti un insieme pensiero cosciente solo una funzione dei mutevole di molteplici aggregati (di mate­ processi psichici, e riservano grande atten­ ria, di sensazioni, di percezioni, di atti zione a tutte quelle funzioni che vanno mentali e di operazioni coscienti) - il sotto il nome generico di 'inconscio'. Infi­ buddhismo è in grado di indicare nella ne, ma non da ultimo, entrambe, proprio morte non una condizione terminale, una perché consapevoli del nesso conoscenza­ cesura definitiva, ma un passaggio ad altre trasformazione, ritengono che il tempo, an­ condizioni, un momento di trasformazione. che lunghissimo, da dedicare al conoscersi Allora vecchiaia e morte, viste come modi non sia tempo perso, ma decisivo a risol­ di un'infinita metamorfosi alla pari di gio­ vere il problema del dolore. Ed è proprio a vinezza e nascita, non producono più que­ questo punto che il buddhismo sviluppa la gli atteggiamenti di rivolta o di rassegna­ sua massima possibilità di intreccio con la zione che ancor oggi disturbano la sensibi­ psicoanalisi: quando si pone, al pari di lità occidentale (cfr., per esempio, J. questa, anche come psicoterapia. A questo Amery, Rivolta e rassegnazione. Sulla vec­ riguardo si potrebbero addirittura riscon­ chiaia, tr., Torino 1988). trare corrispondenze tra il concetto bud­ Ai contemporanei, inoltre, dovrebbe ap­ dhista di dukkha e quello psicoanalitico di parire interessante e importante anche la nevrosi e la pratica di meditazione potreb­ posizione del buddhismo nei confronti del­ be venir intesa come una forma di pratica la morte procurata agli altri. Per il buddhi­ terapeutica. smo, infatti, il "non uccidere" deriva non Ponendo attenzione proprio al problema dall'obbedienza a un comandamento accet­ generale del dolore, si giunge a compren­ tato per fede o rispettato per paura di un dere come e quanto il buddhismo possa castigo, ma da consapevolezza:

36 "Simili a me sono costoro. Simili a Ecco allora che due grandi ideali con­ costoro sono io. Identificandosi, in tal temporanei, quello della pace e dell' ecolo­ modo, con altri, l'uomo saggio non uc­ gia, trovano nel buddhismo solidi e conso­ cide e non è causa di uccisione" (S utta lidati punti di riferimento e di orientamen­ Nip ata). to. E quando si dice "solidi e consolidati ", non si vuol dire soltanto che tali punti Ciò significa che, per il buddhismo, il sono razionalmente fondati, ma si vuole anche ricordare buddhismo come quella comportamento benevolo verso tutti gli es­ il seri (piante e animali compresi) si produ­ tradizione che più di tutte ha praticato le vie segnate da quei punti. questo, anzi, ce a partire non da vaghi e precari senti­ È l'aspetto che più dovrebbe interessare le menti compassione, ma da una consape­ di genti dell'occidente contemporaneo. Infatti volezza, razionalmente esplicabile, della il mondo occidentale, e in particolare l'Eu­ interconnessione che lega tutti gli esseri in ropa, di teorie ben fondate ne ha prodotte un'unica e infinita rete in cui ognuno è un e consumate fin troppe. Forse esso esige nodo necessario: oggi qualcosa di più: bei sistemi filosofici e arditi modelli scientifici non bastano più, "Ritrovando se stesso ovunque e in perché ormai ha urgente bisogno una di tutte le cose, il discepolo abbraccia il buona pratica vita. di mondo intero in un sentimento di pace, D'altra parte le "pratiche di vita" che di compassione, d'amore largo, profon­ tale mondo ha finora seguito e coltivato do e senza limiti, libero da ogni collera sono quasi tutte derivate da tradizioni re­ e da ogni odio" (Majjhima Nik aya). ligiose dove l'aspetto razionale non è affat­ to prevalso e prevalente. Allora il buddhi­ smo, che si pone come modo di esistere non separato da un modo di pensare, che "Nell'eco dei gong" si ·presenta cioè come filosofia concreta, come pratica filosofica, può rispondere alla Studio di GURU MEHER S.K. doppia esigenza del mondo attuale che (Zona Pantheon - Roma - Tel. 06/6833920) aspira nel contempo a un'espansione della razionalità e ad una migliore convivenza umana. Per ora, nel complesso, questa aspirazione sembra rimanere tale, in quan­ to la strada seguita appare assai diversa: assistiamo infatti, da un lato, a eccessi di razionalismo che sfociano in una crescita tecnologica cieca e, dall'altro, a eccessi di fideismo che producono - sia nel cristia­ nesimo che nell'ebraismo e nell'islamismo - esplosioni di intolleranza e settari­ di smo. Tuttavia può darsi che, proprio al Benesserepsicofisico colmo di questi eccessi, sull'orlo buio dei disastri che essi possono generare, il mon­ "Il Sè si stabilizza naturalmente do occidentale (e non solo questo) si svegli in se stesso" e scelga col buddhismo una via d'uscita meno ambiziosa di quelle percorse finora, Ogni martedì dalle 22 alle 23: ma, forse proprio per questo, anche più efficace.

37 Intervista a Clément

a cura di Gianni De Martino

Oliver Clément, nato nel 1921, proviene da una fa miglia socialista fra ncese del sud della Linguadoca. Ateo d'origine, si converte al cristianesimo ortodosso a 27 anni a Parig� per l'influenza del grande teologo russo dell'emigrazione Vladimir Lossky. Oggi insegna teologia all'Istituto ortodosso Saint-Serge di Parigi e dirige una collana sulla cristianità d'Oriente. Filosofo e storico di formazione, è conosciuto come uno dei più attenti e acuti osservatori del tempo del nichilismo. suo pensiero, libero e asistema­ Il tico, è segnato dai Padri della chiesa e dai grandi pensatori cristiani (tra quest� Dostoievsky e Berdja ev) e dall'esperienza profonda dell'ateismo contemporaneo. "Ho scoperto il mistero - dice - attraverso il nichilismo". Lo abbiamo incontrato all'inaugurazione di una nuova collana della Jaca Book, "Piccola ser:ie", il cui primo volume La pace come metodo ha origine da un dibattito attualissimo, sulla pace e sulla guerra, e raccoglie riflessioni di filoso/i come Carlo Sin� islamisti come Georges Khodr, storici delle religioni come Julien Ries, eminenti personalità sp irituali e morali come il Dalai Lama, premio Nobel per la pace. Nato perch é scoppiata una guerra, .La pace come metodo concerne le nostre preoccupazioni del momento e, al di là di un malinteso volontarismo pacifista, le approfondisce, andando al cuore del problema.

Professor Oément, secondo la psicoa­ ha chiesto: 'Ora che il comunismo è crol­

nalisi la guerra sarebbe un modo arcaico lato, dove pensa che sia il male?'. Ripren­ di affrontare la minaccia della morte e di dendo la battuta di un fi losofo svizzero, rispondere alle angosce profonde. È un' a­ Denis de Rougemont, ho risposto: 'Dove nalisi che sembra raggiungere quella dei sei seduto tu adesso! Quando parli del Padri ascetici, quando rilevano, all'origine diavolo, guarda dove sei seduto'. Si può della guerra, passioni distruttive che non dire che la guerra fa parte della condizione fanno che esprimere quest'angoscia, fon­ umana". damentale e tuttavia rimossa, che è la morte. Tuttavia lei parla di una 'razza pacifica', di uomini che non hanno più bisogno di "Certamente, la minaccia fondamentale nemici. non viene affrontata ma spostata fuori di sé e localizzata nel nemico o nel capro "Ho voluto dire che si fa la guerra per­ espiatorio. L'avidità e l'orgoglio, che fanno ché non si è in pace con se stessi, e che la girare il mondo e gli interessi attorno all'io prima cosa è far sorgere uomini che siano individuale, non fanno che esprimere 'la interiormente pacifisti e che quindi posso­ taciuta paura della morte'. L'espressione è no essere dei pacificatori dell'esistenza. di san Massimo il Confessore. Ho bisogno Penso inoltre che, nel momento in cui si di nemici per poter proiettare su di loro la va formando una civiltà planetaria, la guer­ mia angoscia... Le racconto un episodio ra, così come l'abbiamo conosciuta fino a divertente. Sono stato dieci giorni a Mosca oggi, diventa qualcosa di vano. La scom­ per un corso in una università libera che si parsa di guerre fisiche, materiali, non signi­

è appena creata laggiù, e un giornalista mi fica però che non vi saranno altre forme di

38 / guerra. Più saranno uomini interiormen­ abbiamo esiliato in cielo... e abbiamo di­ vi te pacifisti, più ci sarà nella società una menticato che l'Inaccessibile si è fatto vol­ creazione di bellezza e di gioco, con meno to e che il cristianesimo è la religione dei guerre. Ma si può immaginare una guerra volti". spirituale, come nel caso dell'impero roma­ no nel I secolo: un immenso impero paci­ Spesso anche larte e la poesia hanno ficato, attraversato da molteplici incontri, sentito come compito particolarmente scontri e tensioni da cui finalmente è vivo quello d'identificarsi, sia pure dolo­ emerso cristianesimo. Oggi si possono rosamente, con leffimero. Questa capacità il immaginare fenomeni di questo genere su d'immedesimazione (la "compassione" di cui parla il buddhismo) presuppone ac­ scala planetaria, trasponendo nell'era tec­ I' nologica attuale il clima culturale e religio­ cettazione di una figura ampia e indistin­ so degli ultimi secoli dell'impero romano. ta, che comprenda in sé e salvi le creature. Più l'uomo combatte interiormente, elabo­ È il "cuore" quasi materno di cui parla rando in maniera meno arcaica le proprie Rilke, la "sollecitudine quasi fe mminile" pulsioni distruttive, meno queste si scate­ di Todorov. Questa apertura sembra un nano tra gli uomini sotto forma di guerre. dato antropologico fondamentale, comune In definitiva, tutto si gioca nella battaglia a molti uomini sensibili e riflessivi. spirituale". "È una figura che è stata molto svilup­ pata dalla filosofia religiosa russa, alla fine Lei parla spezzare il circolo vizioso di del secolo scorso. la scuola della sofio­ dell'aggressione e della vendetta, parla di È logia. La 'sofianità' del cosmo (da sophia, uomini e resuscitati in Cristo. Mi chiedo sapienza) designa la trasparenza originale se ritiene possibile una elaborazione laica, della creazione alla luce divina, alla Sapien­ non confessionale, della minaccia, che za increata... una misteriosa femminilità porti comunque a quel "cuore miseri­ È di in Dio, che si rivolge verso la natura, verso cordia" di cui parla il Vangelo. la creazione, e raggiunge la trasparenza "Penso che in tutte le tradizioni spiritua­ segreta del creato. Certamente può essere li dell'umanità c'è questo sforzo di pacifi­ l'esperienza anche di gente che non è in cazione interiore. Il quadro originario della ogni caso delle chiese. Chiunque può avere tradizione evangelica è di mettere l'accento un'esperienza del mistero talmente intensa, sulla persona, sull'incontro delle persone e e una capacità di compassione e d'identi­ il rispetto e la comunione delle persone. ficazione con le povere ed effimere cose Nelle tradizioni asiatiche c'è piuttosto una del mondo, da sentire tutto il dolore e la dissoluzione delle persone nell'infinito. At­ bellezza del mondo. È importante lo svi­ traverso lo yoga, il tantra, il pensiero india­ luppo di questa sensibilità etico-spirituale. no, oggi vediamo un'influenza crescente Più in generale, direi che occorre compor­ delle tradizioni orientali in Occidente. Ma re la conoscenza tecnologica, che è una c'è anche una grande influenza del cristia­ conoscenza orizzontale, con una specie di nesimo sulle religioni asiatiche, che sempre visione verticale in cui si vedono le cose di più tendono a parlare della persona un nel loro segreto, nel loro mistero. Nell'in­ po' come nel cristianesimo. Continuo a segnare ai nostri figli non solo a dominare, pensare che dovrebbe esserci una conver­ ma anche a stupirsi e a meravigliarsi, vedo genza tra i due emisferi spirituali dell'uma­ un superamdnto della filosofia moderna, nità: quello biblico che mette l'accento sul che è una filosofia del concetto, cioè del Dio personale e trascendente, e quello prendere, dell'afferrare. Occorre anche la­ orientale che mette l'accento sul divino sciar essere e imparare a stupirsi davanti cosmico. Per aver fatto di Dio un 'ente' lo agli esseri, alle cose, ai volti. C'è una specie

39 di poetica del sensibile che riemerge at­ questa angoscia del nulla in maniera terri­ ' tualmente e sembra raggiungere la poetica ficante. Sono un uomo del Mediterraneo, del volto. Una cosa che mi colpisce molto della Camargue, nella regione di Montpel­ oggi in Francia è la grande popolarità del­ lier. E di notte, durante l'estate, il cielo è l'icona, della bella icona che è il mistero pieno di stelle. Spesso restavo a guardarle del volto". e chiedevo cosa ci fosse oltre le stelle. I grandi mi rispondevano che non c'era È una tendenza attuale del cristianesi­ mo quella di rivalutare l'eros? niente. E oltre il niente? Ancora niente. Una volta mio padre mi ha detto, indican­ "ll.Jno dei grandi compiti del cristianesi­ do il firmamento, che alcune stelle erano mo è forse quello di cessare la grande finite da milioni di anni e che la loro luce uerra contro l'eros, solo per affermare g si vedeva ancora. All'idea di quelle stelle che 'l'uomo è una persona, è al di là della morte fui colto da un sentimento del nulla specie. Credo che l'interesse del cristiane­ così forte che la mia gioia rischiò di restar­ simo sia quello di trasfigurare l'eros in ne distrutta. Quelle stelle sono morte, pen­ potenza di resurrezione. In una società as­ sediata dal nulla, siamo chiamati a questa savo, tutto morirà e sarà inghiottito dal metamorfosi dell'eros in uno spazio di nulla. Credo che sia questa la malattia del­ non-morte". la nostra epoca: si rimuove la morte, non ci si vuole pensare, e tuttavia la morte non Tutta la sua opera sembra segnata dalla è mai stata così nuda come nella nostra speranza in una rinascita spirituale ancora epoca. Vedevo la gente andare al funerale semisotterranea, quasi da un derground E di un amico o di un parente, ritrovarsi un'esperienza di attraversamento del ni­ davanti a un buco nero e non sapere cosa chilismo. Non un abisso, ma quasi una pensare, non sapere più niente. Li vedevo bréccia, una porta, un'apertura sul miste­ crollare, ma dopo un po' mi accorgevo che ro. dimenticavano e ritornavano a pensare ai

"Per me si tratta di un'esperienza esem­ loro piccoli interessi e a firmare assegni . .. plare dell'infanzia. È l'età metafisica, quel­ È in basso, più in basso delle nostre bas­ la delle grandi domande. Chiedevo a mio sezze, dove si gettano le potenze della not­ padre: 'Cosa succede quando si muore?', e te, che si immerge la Croce. Si, anch'io ho la risposta arrivava come una mazzata: scoperto il mistero del Dio vivo attraverso 'Quando si muore è il nulla'. Ho vissuto il nichilismo".

40 Dialogo cris tiano-buddhista

Quale Dio? �·�

di Luigi Cerruti

questo un in tervento alla sessione di È 38° partire dall� banalità del cognome ligure­ fo rmazione ecumenica, organizzata dal Segre­ piemontese) non sembrano presagire una tariato Attività Ecumenich e di Roma dal 28 qualsiasi denominazione esotica. Con que­ luglio al agosto a Mendala. 5 1990 La sto rispondo più compiutamente anche alle 1. Nei testi buddhisti sulla pratica della numerose domande che mi sono state po­ meditazione sono indicati cinque ostacoli ste qui, alla Mendala. che si frappongono al controllo della pro­ percorso con cui sono giunto al bud­ Il pria mente. Desiderio dei sensi, cattiva vo­ dhismo non è certo lineare, ma, tralascian­ lontà, indolenza e torpore, irrequietezza e do i dettagli biografici, può comunque senso di colpa, dubbio scettico sono impe­ essere delineato in poche 'tappe'. A sedici dimenti molto concreti, privi di qualsiasi anni abbandonai ogni pratica cattolica e venatura metafisica e ben noti ad ogni mi dichiarai agnostico; nella decisione si uomo o donna che rifletta sulla propria mescolavano le tensioni (allora indecifrabi­ progettualità; per eliminarli, i testi consi­ li) dell'adolescenza e l'acuta consapevolez­ gliano "la frequentazione di uomini retti, za della presenza del male. Nella Chiesa che si dedicano completamente alla fede", vedevo solo un atteggiamento trionfalisti­ e le "conversazioni adatte" ( 1). Data la fre­ co, incomprensibile di fronte allo scandalo quenza con cui, percorrendo la Via, incon­ della miseria e dello sfruttamento dell'uo­ tro questi ostacoli, sono veramente grato a mo sull'uomo. Dopo una breve avventura quanti, nell'assemblea qui riunita, mi han­ esistenzialista (à la Sartre), intorno ven­ ai no donato ·la compagnia di uomini retti e t'anni incontrai il marxismo, allora inse­ le conversazioni opportune. gnato nelle sezioni socialiste da uomini Detto questo ·- ed era un ringraziamen­ come Raniero Panzieri. Da quel momento to necessario - vi è un'altra cosa che (1959) e per i successivi venti anni il mar­ debbo all'assemblea prima di iniziare la xismo fu per me un'ideologia militante, testimonianza vera e propria, e cioè una rafforzata per lungo tempo dalla partecipa­ spiegazione di come sono giunto al bud­ zione alle lotte sociali della mia città di dhismo, visto che tutti i segni esteriori (a Torino. Ma avvicinandomi ai quaranta

* Questa testimonianza vorrei anche indirizzarla, spiritualmente, agli operai della Fiat che negli anni '60 mi insegnarono cosa significa solidarietà. . (1) E. CONZE, Meditazione buddhista, Roma, Ubaldini, 1977, 54-57; , Buddhist pp. Dictionary. Manual o/ Buddhist Terms and Doctrines, Kandy, Buddhist Publication Society, 1980, alla voce ntvarana.

41 anni mi sono trovato in una contraddizio­ sofo tedesco diventava per me inequivoca­ ne profonda. Da una parte sentivo la mia bile: "La Cura, nella sua stessa essenza, è vita personale e familiare piena, riéca, pur totalmente permeata dalla nullità. Perciò la con gli inevitabili eventi dolorosi e dram­ Cura, cioè l'essere dell'Esserci in quanto matici dell'essere nel rl'iondo. Dall'altra progetto gettato, significa: il (nullo) esser­ avevo subìto l'amputazione di alcune arti­ fondamento di una nullità. Il che vuol dire: colazioni importanti del mio essere sociale: l'Esserci è, come tale, colpevole" (5). per motivi diversi e qui inessenziali avevo Heidegger mi dava anche un orienta­ perduto tutti i miei libri (2), alcune perso­ mento (temporale) preciso: "È dallo spae­ ne che ritenevo mie amiche avevano rotto samento che l'Esserci chiama il se-Stesso ogni rapporto con me, e - più importante quale Si-stesso effettivamente deietto per di tutto - un disagio totale mi aveva fatto ridestarlo al suo poter essere". "Il richiamo abbandonare ogni forma di vita pubblica e è un richiamare-indietro chiamando-innan­ politica (3). È qui, nella contraddizione e zi. Innanzi: alla possibilità di assumere, nello spaesamento, che sentii per la prima esistendo, quell'ente gettato che l'Esserci è; volta la Colpa. Ero già convinto da tempo, indietro: nell'esser-gettato, per compren­ prima di leggere Heidegger, che "l'idea di derlo come il nullo fondamento che l'Es­ colpa non solo deve essere sottratta al do­ serci, esistendo, ha da assumere. Il richia­ minio del prendersi cura èalcolante, ma mare indietro chiamando-innanzi, proprio deve anche essere sciolta dal riferimento al della coscienza, fa comprendere all;Esser­ dovere e alla legge, violando i quali s'in­ ci che [ . ..] deve tornare indietro a ri­ correrebbe in una colpa" (4). Ma Heideg­ prendersi dall'essersi-perduto nel Si, cioè ger (che studiai solo allora) mi spinse ben fa comprendere all'Esserci che è colpevo­ oltre: "L'essere dell'Esserci è la Cura. Essa le " (6). comprende in sé l'effettività (esser-gettato), l'esistenza (progetto) e la deiezione"; 2. In una situazione non priva di auto­ "Tanto nella struttura dell'esser-gettato ironia (7) mi volsi per tornare.indietro. Do­ quanto in quella del progetto domina una vevo però comprendere meglio dove mi nullità essenziale. (Questa nullità) è il fon­ trovavo e sentii il bisogno, la necessità, damento della possibilità della nullità del- l'urgenza di cominciare a meditare (8). Ini­ 1' esserci non-autentico nella deiezione, in zialmente non ebbi alcun interesse specifi­ cui esso già da sempre effettivamente è". co per il buddhismo e attinsi a letture di Nei gemiti del suo lessico torturato, il filo- diversa ispirazione che sono rimaste per

(2) Ancora adesso, dopo quindici anni, ogni tanto cerco nella memoria quel libro, con quella pagina . sottolineata e commentata, e non trovandolo mi stupisco, come i mutilati che sentono il dolore provenire dagli arti che non hanno più. (3 ) Con questa testimonianza rompo un silenzio durato un decennio. Dal 1979 ho parlato in pubblico solo su temi strettamente professionali. (4) M. HEIDEGGER, Essere e tempo, Torino, UTET, 1978, p. 420, tr, it. di P. Chiodi; come usuale dò anche il riferimento all'edizione tedesca: Sein und Zeit, Tiibingen, Niemeyer, 1979, p. 283. (5) Tr. it. cit., p. 423 ; SZ, p. 285. (6) Tr. it. cit., p. 425; SZ, p. 287. (7) Dubitavo fortemente che il mio senso-di-colpa non fosse altro che un 'cespuglio' dietro cui sgattaiolare non visto nella mia Torre d'Avorio di aspirante erudito. (8) Da adolescente avevo praticato un po' di raja-yoga, e la mia stessa attività di storico della scienza mi aveva confermato che esistono molti modi per 'venire a conoscere'.

42 me fondamentali (9). Poi, quasi insensibil­ te, il buddhista che è oggi il vostro testi­ mente,. mi inoltrai nella meditazione bud­ mone non ha alcuna certificazione, come dhista (10) e agli inizi degli anni '80 d'altra parte non è richiesto a nessun laico cominciai a prendere rifugio nei Tre della mia religione. Gioielli secondo la formula tradizionale: La 'storia' che vi ho raccontato si è Prendo rifugio nel Buddha. mantenuta al livello più superficiale, quello Prendo rifugio nel Dharma. dei fatti recenti, così come si sono succe­ Prendo rifugio nel Sangha. duti nel tempo. Sono però convinto che anche nella mia attuale vita abbiano agito Come ogni atto religioso importante, an­ forze profonde, di lunga durata. Avevo che questa 'formula', recitata dai buddhisti tredici-quattordici anni quando il mio non­ di tutto il mondo, ha molti significati. Il no materno, Nunzio D'Alessio, mi parlò a significato fondamentale è di adesione al lungo e con ammirazione �ell' opera di He­ buddhismo in quanto Via di liberazione, lena Blavatsky (12) e del movimento teoso­ storicamente già compiuta e predicata dal fico, e mi diede da leggere i primi libri Buddha, l'Illuminato; descritta nel Dhar­ sullo yoga. Un giorno, mentre discutevamo ma, la Legge; percorsa dai membri del passeggiando, si fermò con voce appena Sangha, l'Ordine dei monaci buddhisti. Il percettibile: "Tutti i segreti sono nella sil­ senso quotidiano, pratico, è di porre l'Illu­ laba OM". Mi stupii moltissimo, e allora minazione come meta, di seguire l'insegna­ non compresi perché nonno Nunzio avesse mento del Dharma come sentiero di vita, sentito il bisogno di bisbigliarmi nell'orec­ di cercare l'aiuto del Sangha come guida. chio una parola che avevo letto cento volte "Secondo una vecchia tradizione, mai inter­ nei libri. Solo ora, a distanza di molto rotta nei paesi, buddhisti; si viene considera­ tempo e proprio mentre preparavo questa ti buddhisti se si prende rifugio [. . .] nel testimonianza, mi sono reso conto che Triplice Gioiello e se ci si imp egna ad os­ OM, la sillaba-seme (bija) più importan­ servare i Cinque Precetti. [. . . ] Non ci sono te (13), veniva gettata in me, pronta a frut­ riti o cerimonie esteriori che un buddhista tificare negli anni in un terreno reso fertile sta obbligato a compiere" (11). Come vede- dalle vite precedenti. A quanti in questi

(9) J.M. COHEN, J.-F. PHIPPS, Th e Common Experience, London, Rider, 1979; H.U. RIEKER, The Secret o/ Meditation, London, Rider, 1978; P.Y. DESHPANDE, The Authentic Yoga. Patanjali's Yoga , London, Rider, 1978. (10) A. GOVINDA, Creative Meditation and Multi-Dimensiona! Consciousness, Wheaton, Theosophi­ cal Publishing House, 1976; E. CONZE, Meditazione buddhista, cit. (11) W. RABULA, L'insegnamento del Buddha, Roma, Edizioni Paramita, 1984, pp. 118-119. I Cinque Precetti vincolano la condotta di ogni laico buddhista e impongono di "astenersi dall'uccidere esseri viventi, dal rubare, da una condotta errata nei piaceri sessuali, dal falsi discorsi, dall'assumere bevande inebrianti"; ho citato la dizione di G. SONO FAZION, Viaggio nel buddhismo zen, Assisi, Cittadella Editrice, 1990, p. 301. (12) Ricordo qui il giudizio dato su di lei da H�nri de Lubac: "È risaputa la vicenda di questa avventuriera, confessa di ogni sorta di frodi. In fatto di buddhismo, le sue conoscenze erano banali" (in: Buddhismo e occidente, Milano, Jaca Book, 1987, p. 194). A queste parole, certamente troppo dure, affianco quelle di un buddhista occidentale fra i più profondi e colti: "il genio di Helena Petrovna Blavatsky presentò all'Occidente molti degli insegnamenti fondamentali del buddhismo mahayana e la sua Società teosofica ha sostenuto in molti modi ulteriori ricerche" (in: E. CONZE, A Short History o/ Buddhism, London, Unwin, 1982, p. 130). . (13) A. GOVINDA, Creative Meditation , cit., pp. 70-94; da questo testo, a cui debbo molto, riprendo una citazione di Tagore: "OM è la parola simbolica per l'infinito, il perfetto, l'eterno. Il suono come tale

43 giorni mi hanno chiesto se ho incontrato il �arridente, si rialzò dalla sua meditazione buddhismo in Oriente, rispondo che è il sotto l'albero di Bodhi, dopo la memora­ seme ad essermi giunto da lontano, e che . bile notte dell'illuminazione della primave­ io sono come un'erbaccia cresciuta per ra del 53 1 a.C. caso, in un cortile della Fiat. 3. Ed eccomi, finalmente, al tema per Duemilacinquecento anni di storia sono cui ci siamò riuniti. Risp.etto alla domanda un nulla nel fluire del tempo: i buddhisti che qui e.i poniamo ("Quale Dio?") il Ca­ indiani ragionano in termini di , pe­ none buddhista non dà risposta alcuna. riodi corrispondenti a circa 4 miliardi di Esso tace, completamente. Poiché si tratta anni. Ma ancora meno è il secolo e mezzo di un silenzio fragile, che l'ansia di ricerca che ci separa dall'arrivo del Dharma in ' rischia di infrangere in ogni momento, mi Occidente. Conze, che ha pubblicato im­ affiderò alla mia esperienza esistenziale e ponenti traduzioni dal sanscrito di Testi narrerò di questo silenzio, ri-chiamando le sacri mahayana, afferma che solo "intorno stesse parole del Canone a proposito dei agli anni trenta le cose cominciarono a Tre Gioielli. prender forma, e noi ora possiamo essere Nel sutta 63 del Majj hima-Nikiiya, una abbastanza sicuri di afferrare il significato delle più antiche 'raccolte' redatte in , spirituale che gli autori buddhisti desidera­ viene riportato un dialogo fra Buddha ed (14). vano comunicare " Eppure il contri­ un monaco di nome Malunkiaputta. mo­ Il buto degli studiosi e dei buddhisti occi- . naco è inquieto perché mentre era in me­ dentali è stato tale da portare ad una ditazione gli è venuto questo pensiero: "Ci conoscenza del Canone che non ha pre­ sono problemi che il Beato ha lasciato non cedenti. Il Canone buddhista è immen­ chiariti, ha messo da parte e respinto ". Fra so (15), depositato nel corso di mille e i problemi su cui il Buddha non aveva cinquecento anni in pali, sanskrito, cinese, preso posizione, Malunkiaputta elenca tibetano e giapponese (per citare solo le quesiti sul mondo (se è eterno o non eter­ lingue più importanti). Il Canone raccoglie no, finito o infinito), sull'anima (se è iden­ sia la parola del Buddha, sia i commentari tica o diversa dal corpo) e sulla sorte del e i trattati (sulla meditazione, ad esempio) Beato stesso dopo la morte. Per prima scritti fra il III secolo a.C. e il XIII secolo cosa, il Buddha ricorda di non aver mai della nostra era; quest'ultima data segna detto "Vieni Malunkiaputta, conduci la quello che è stato per il buddhismo l'ulti­ vita religiosa sotto di me, e· ti spiegherò mo periodo di creatività originale, nella che il mondo è eterno, o che il mondo non pratica religiosa come nel pensiero filoso­ è eterno . .. », poi la risposta dell'Illuminato fico (16). Chiunque si avvicini al Canone è contiene una similitudine divenuta famosa immediatamente colpito dal continuo rin­ in tutto il mondo buddhista. Porsi queste novarsi di questa lunga produzione di ve­ domande mentre si cerca la liberazione rità, iniziata quando il Buddha, il Sempre- significa comportarsi come quell'uomo tra-

I libri buddhisti è già perfetto e rappresenta l'interezza delle cose" (p. 72). Si veda anche: E. CONZE, della sapienza, Roma, Ubaldini, 1976, p. 94. (14) E. CONZE, Short History, cit., p. 13 1. Per una storia dd buddhismo in Europa e negli Stati Uniti si veda: M. BERGONZI, buddhismo in Occidente", in H.-CH. PUECH (a cura Storia del "Il di), buddhismo, Bari, Laterza, 1984, pp. 305-396. Sui rapporti fra cristianesimo e buddhismo attuale (in Oriente) si veda: M. ZAGO, Buddhismo e cristianesimo in dia logo, Roma, Città Nuova, 1985. (15) L'edizione giapponese del Tripitaka cinese è in 85 volumi. (16) Mi riferisco allo sviluppo dello Zen in Giappone.

44 fitto da una freccia avvelenata, che interro­ quanto il suo esempio e l'efficacia (storica) ga gli astanti accorsi a soccorrerlo sul del suo esempio. nome, il clan, l'aspetto, il paese d'origine L'insegnamento ha cominciato ad opera­ del feritore, sul tipo di arco usato, sul tipo re concretamente solo attraverso la pratica di corda che era stata tesa, e via 'discor­ di meditazione, liberandomi da gran parte rendo', con dieci domande sciocche corri­ del fardello metafisico che mi portavo ap­ spondenti ai quesiti metafisici di Malun­ presso. In particolare, meditai su quel sin­ kyaputta. Certamente il ferito morirebbe se golarissimo 'oggetto' che è la concatenazio­ i soccorritori rispondessero alle sue do­ ne delle dodici cause (paticcasamuppiida, mande prima di dargli l'antidoto: pratityasamutpiida). Al di là delle questioni 'tecniche' (18), questa meditazione (vera­ "Esattamente nello stesso modo chì mente multidimensionale) porta a com­ dicesse 'Non condurrò la vita religiosa prendere ad un teinpo: sotto il Beato finché il Beato non mi avrà spiegato o che il mondo è eterno, - la successione delle nascite e delle o che il mondo non è eterno... ', quella morti> persona morirebbe prima che il atha­T la discontinuità di ciascuno stato­ gata potesse spiegargli questo. La vita istante della vita rispetto al preceden­ religiosa non dipende dal dogma che il te; mondo è eterno; né dipende dal dogma - il duro peso in ogni atto di automati­ che il mondo non è eterno. [ ...] Quin­ smi radicati nelle vite passate; di, Malunkyaputta, tieni sempre a men­ - la possibilità in ogni atto di condizio­ te ciò che non ho spiegato e ciò che ho nare la vite fu ture; spiegato. [. ..] E perché non ho spiega­ - ecc., ecc. to (tutto questo)? Perché, Malunkya­ putta, è inutile, né ha a che fare con i Questa forma di meditazione è in grado fondamenti della religione, né conduce di (far) assimilare quanto in essa confluisce all'avversione (per l'ignoranza), al di­ quietamente da altre sorgenti. Così, il fatto stacco, alla cessazione (dei desideri), che ogni istante sia discontinuo rispetto alla quiete, ai poteri supernormali, alla agli istanti 'contigui' non solo non si pose saggezza suprema, al " (17). in contraddizione con il fondamentale nes­ so fra causa ed effetto (in quanto nel sin­ Per me, in questo sutra vi è la proclama­ golo istante agiscono tutte le dodici cause), zione di quella moratoria escatologica di cui ma divenne per me efficace quando lessi ci ha parlato il pastore Bertalot. Certo, l'insegnamento di Dogen: "C'è nascita e questa moratoria non è stabilita in me per morte in ciascun momento di questa vita proclama: all'inizio, ciò che mi ha coinvol­ di nascita e morte". La nostra nascita in to non è stato il messaggio del Buddha, ogni istante chiude tutto il passato e la

(17) Cit. da H.C. WARREN, Buddhism in Translations, New York, Atheneum, 1987, pp. 117-122. (18) Ho seguito dapprima E. CONZE, Meditazione buddhista, cit., pp. 111-115. Poi sono andato più in profondità, aiutato dal samsara-mandala (la 'ruota-della-vita', in: CHOGYAM TRUNGPA, Cutting Th rough Sp iritual Materialism, Boulder, Shambala, 1973, p. 120) e da RE.A. JOHANSSON, La psicologia dinamica del buddhismo antico, Roma, Ubaldini, 1980. In un terzo tempo ho attinto nuova ispirazione dai testi originali [principalmente il Dvayata-nupassana-Sutta (The Sutta-Nip iita, London, Curzon, 1985, pp. 83-90) e i dialoghi 9 e 38 del Majjhima-nikaya (The Collection o/ the Middle Lenght Sayngs, London, Pali Text Society, 1987, pp. 57-70 e 311-324) e dai commenti del Canone (The Path o/ Freedom "Vimuttimagga", Kandy, Buddhist Publication Society, 1977, pp. 259-268).

45 nostra morte nello stesso istante apre tutto smo particolarmente eversiva (nella disci­ il futuro. Tutte le cause precedenti sono plina della mente) ed anarchica (nelle pra­ attive nel singolo attimo, ma possiamo cer­ tiche esteriori) (21). Sono i silenzi degli care di cogliere, eticamente, l'offerta inat­ altri due gioielli, del Dharma e del Sangha. tesa della nostra morte per orientare, da Sembra strano parlare di silenzio del ogni istante, un particolare futuro, più li­ Dharma, della Dottrina, di fronte alle de­ bero dalle nostre 'inclinazioni': "Ciascun cine di migliaia di pagine che prima evo­ momento è tutto l'essere, è il mondo inte­ cavo, ma le affermazioni delle Scritture ro" (19). Invero la meditazione sui dodici sono recise. In un Testo particolarmente anelli delle cause è qualcosa di più di una amato nella tradizione Chan, il Sutra del macchina per conoscere: dopo aver fatto Diamante, è riportato questo dialogo: girare nella mente, per centinaia di giorni, "Cosa pensi, o Subhuti, c'è qualche per m(gliaia di volte, questa ruota della dharma che sia stato conosciuto dal T a· vita, allora mi si è fa tto presente - non per thagata sotto il nome suprema perfet· sentito dire - il mondo in sono getta­ di cui ta conoscenza, o Dharma che sia to. un mondo in cui vedo il continuo un f: stato insegnato dal Tathagata?". illusorio flusso della materia e del tempo Dopo queste parole venerabile Su­ prima formare e poi coinvolgere (sopraffa­ il bhuti così parlò al Signore: "Come io, o re, sommergere) ogni esistenza; lo sforzo Signore, comprendo il significato della per sottrarsi (resistere) è tale che non è predicazione del Signore, non vi è nulla possibile gingillarsi con gli interrogativi che conosciuto dal T athagata sotto il fu sulla natura della propria anima. È da que­ nome della suprema perfetta conoscen· sto punto di vista che ho compreso il za, né vi è nulla che è insegnato dal silenzio del Buddha, e ho trovato definitiva T athagata. perché? perché quel dhar­ E la conclusione trattane da Raimundo Pa­ ma che conosciuto o insegnato dal fu nikkar: "La realtà ultima, per il fatto stesso T athagata è inafferrabile e di esso non è di essere ultima, non necessita né della possibile parlare" (22). nostra conoscenza, né della nostra cura, né che ci preoccupiamo di essa" (20) . E in un testo di , uno dei grandi maestri delle università buddhiste 4. Tuttavia, questo silenzio rappacifica­ dell'India (II secolo nella nostra era), leg­ tore mi ha rinviato ad altri silenzi, inquie­ giamo: tanti questa volta. Sono i silenzi radicali più tipici della tradizione cui cerco di ap­ "La perfezione consiste nella cessazio­ partenere, il Chan, una forma di buddhi- ne _ di tutte le teorie e la quiescenza delle

(19) Moon in a Dewdrop. Writings o/ Di5gen, a cura di K. Tanahashi, Longmead, Element \ Bokks, 1988, citato alle pp. 77 e 91. (20) P. PANIKKAR, silenzio di Dio. risposta del Buddha, Roma, Borla, 1985, p. 45. Il La (2 1) Fiorito in Cina sotto le dinastie Tang e Sung, Chan venne introdotto in Giappone da Einzai e il Dogén, dove divenne più disciplinato Zen; cfr. R.H. BLYTH, Zen and Zen Classics, okyo. Hikuseido il -r: Press, voli. I-III, 1960, 1964, 1972. I libri di Blyth sono ricchi di poesia e di ironia. La mia iniziazione allo Zen awenne attraverso la (ri)lettura di A.W. WATTS , La via dello Zen , Milano, Feltrinelli, 1979. (22) Buddh ist Mahayana Texts, New York, Dover, 1969, p. 118; la vecchia traduzione di Max Miiller i m è parsa più esplicita di quella di Conze, Libri buddh isti della sapienza, cit., p. 31. L'edizione cinese del Sutra del diamante, dell'868, è il più antico libro a stampa che sia soprawissuto alla rovina del tempo. Tathagata è l'appellativo con cui il Buddha indicava se stesso nei suoi discorsi; letteralmente significa Così-è-andato (lungo la Via dell'illuminazione).

46 loro ramificazioni. Nessun dharma fu khu) della tradizione , recita al mai predicato dal Buddha, in nessun versetto 367: luogo" (23 ). Chi non si identifica in nessun nome e Così il Buddha, che secondo le sue stes­ forma, se parole non trattenne nulla chiuso nel Chi non piange per ciò che non esiste, suo pugno (Mahaparinibbiina-sutta, II, 25), si chiama bhzkkhu (26). non promulgò nessuna Legge. Non c'è da stupirsi quindi se Huangbo, uno dei Mae­ Il Sutra del diamante, il testo mahayana stri della mia tradizione, un monaco cinese che ho già citato, ci parla dei bodhisatva, vissuto sei secoli dopo Nagarjuna, ci dice: degli Splendenti, gli uomini e le donne che una volta raggiunta l'illuminazione agisco­ "Potreste parlare tutto il giorno, ep­ no nel mondo per la salvezza di tutti gli pure cosa si è detto? Potreste ascoltare esseri senzienti: dall'alba al crepuscolo, eppure cosa avete udito? Quindi, benché il Buddha "Non si dovrà chiamare un bodhisa­ predicasse per quarantanove anni, in ve­ tva colui nel quale interviene la nozione rità non fu pronunciata nessuna paro· di un io, o di un essere, o la nozione di la" (24). un'anima vivente o di una persona" (27).

Come un'eco fievolissima, risponde il 5. Ecco la Via, spiegata per quanto è Maestro vietnamita Vò Ngòn Thòng (IX possibile: la spogliazione del sé. Occorre secolo), in una poesia composta (per un lasciar cadere tutto quanto in questa e suo discepolo) prima di morire: nelle vite precedenti abbiamo accumulato, con stupida avidità, per costruire un sé "Non interrogatemi più: fittizio. Ma detto ancora questo, come può non ho nulla da dire, non ho detto operare un padre-di-famiglia, il cui ruolo nulla" (25). limita l'accesso al non-fare della sponta­ neità e al silenzio della meditazione? La Non c'è dubbio: il Dharma non è un tradizione Chan dà una risposta univoca. dizionario, e il Sangha non è un salotto. (Nella citazione che segue userò il termine Ma allora, che fa re? italiano 'mente'; Huangbo usa il termine Le indicazioni degli uomini del Sangha, cinese hsin, che significa 'mente', ma anche di coloro che sono giunti all'illuminazione, 'cuore', 'pensiero': grammaticalmente un sono in realtà dettagliate. Le loro parole nome va dato): furono sì non-parole, ma non furono mai pronunciate solo se rimangono emozioni "Questa Mente, che è senza principio, intellettuali, e non si 'traducono' in azione. è non-nata e indistruttibile. Non è né Il , il Testo che meglio deli­ verde né gialla, e non ha né forma, né nea l'ideale dell'asceta mendicante (bhzk- aspetto. Non appartiene alla categoria di

(23) Cit. da R. PANIKKAR, op. cit., p. 93 . ' (24) J. BLOFELD (a cura di), La dottrina Zen di Huang Po sulla trasmissione della mente, Roma,

Ubaldini, 1982, pp. 63-64. ' , \ (25) Cit. in: THICH NHAT HANH, Introduzione allo Zen, Milano, Sonzogno, 1974, p. 48. (26). E. FRÒLA (a cura di), L'orma della disciplina (Dhammapada), Torino, Boringhieri, 1979, p. 82 e�2�. ' , I \ (27) E. CONZE ( a cura di), I libri buddh isti della sapienza, cit., p. 21.

47 cose che esistono o non esistono. [. . .] Zhaozhou disse: "Allora va a lavare la Non è né lunga né corta, né grossa né ciotola" (30). piccola, trascende ogni limite, misura, traccia e confronto. che vedi da van­ Riprendendo le parole di Heidegger che È ciò ti· a te - comincia a ragionare su di esso citavo all'inizio, sono ogni volta rimandato e cadi immediatamente in errore" (28). indietro "nell'esser-gettato, per compren­ derlo come il nullo fondamento che l'Es­ Ho evidenziato le parole-gesto di Huan­ serci, esistendo, ha da assumere". La gbo, perché esse si ritrovano in molti altri meditazione nel tempio della mia casa ri­ Maestri e sono il cardine della porta-senza­ chiama, rafforza e talvolta illumina il vigo­ pòrta che nella tradizione Chan apre la Via re e il rigore della vita quotidiana, ma è all'illuminazione. I loro insegnamenti sono nella quotidianità (Alltiiglichkeit) che af­ pieni di attenzione e di amore; ne riprendo fronto il Si-stesso che sono. Questa vita qui uno che mi è molto caro, tratto dai quotidiana mette alla prova i 'risultati' del­ detti di Zhaozhou. Su Zhaozhou (778-897) la meditazione, svela l'illusione del conse­ è stato scritto che "nella lunga storia dello guimento, è - per conto suo - un Zen non troviamo un altro Maestro che continuo esercizio di meditazione. È anche avesse così poca fede nella 'verità' e così continuo conforto: la gloriosa, stupefacen­ tanta fede nell'uomo" sessanta te, completa bellezza dei fiori sulla mia (29). A anni, alla morte del maestro con cui era scrivania. Come ha scritto Ryokan: stato fin dalla giovinezza, "prese una bor­ Il rumore dello strofinaccio raccia e un bastone e partì per vent'anni di Sulla casseruola si fonde vagabondaggio", visitando gli uomini del Chan sparsi per la Cina. Con questo suo Col verso delle raganelle (31). dialogo, da anni, egli smaschera ogni mio E ora rispondo all'interrogativo che camuffamento: ci siamo posti: Quale Dio? Se, come buddhi­ Un monaco chiese a Zhaozhou: "Co­ sta, fossi più avanti nella Via, risponderei s'è il mio sé?". - probabilmente - con il silenzio. Qui, Zhaozhou disse: "Hai mangiato la· tua dove ora mi trovo e come sono, alla do­ crema di riso?". manda 'Quale Dio?' rispondo con un pro­ Il monaco rispose di sì. fondo inchino.

dottrina Zen di Po, (28) J. BLOFELD, La Huang cit., p. 23. (29) Y. HOFFMANN, Zen ra dicale. I detti del Maestro Joshii, Roma, Ubaldini, p. 9; 'Joshii' nome è il giapponese di Zhaozhou. (30) L'episodio 257mo della raccolta, ed entrato come koan nei testi per l'addestramento Zen: è il è R.H. BLYTH (a cura M on n, Tokio,. Hokuseido Press, 1978, pp. 81-84; ZENKEI SHIBAYA­ di), um ka MA (a cura di), Mumonkan. porta senza porta, Roma, Ubaldini, 1977, pp. 73-76. titolo cinese della La Il raccolta è Wu men Guan, lett. la barriera senza porta. via dello Zen , (3 1) Cit. in A.W. WAITS, La cit., p. 201.

48 Religione e società

di Sulak Sivaraksa

Con il gentile permesso della editrice Paral­ Molte persone religiose giustificano la pro­ lax Press di Berkeley (California), pubbli­ pria fede tramite la competizione con gli chiamo un capitolo del libro "Seeds o/ Peace, altri, piuttosto che cercare di lavorare in a buddhist vision /o r renewing society". direzione del dialogo e della cooperazione pacifica. Alcuni vanno ancora in cerca di Come può la religione contribuire al conversioni, utilizzando ideologie grossola­ cambiamento sociale? Nella maggior parte ne e distruttive. In un recente numero delle culture, la religione svolge due ruoli: dell'Overseas Missionary Fellowship, un quello sacerdotale e quello · profetico. In autore scrive: tempi di pace, i sacerdoti tendono al man­ tenimento dello status quo. L'aspetto sa­ «Per il 90 % dei Ta ilandesi; la schia­ cerdotale della religione è conservatore e vitù ai demoni è quanto comporta la più resistente nei confronti del cambiamento. grande paura e la più ansiosa speranza di In situazioni di turbamento, comunque, il liberazione. Questo è vero per i membri sacerdote può diventare il profeta che af­ delle tribù animiste, per i ricchi mercanti, ferra l'instabilità della società e la usa per per brillanti laureati o semplici agricolto­ promuovere il miglioramento e il cambia­ ri. .. e rivelato nelle conversazioni; nei te­ mento. Lui o lei diventa un visionario, che leromanzi; negli ornamenti delle persone guarda oltre il presente verso un nuovo e delle proprietà ». modello di futuro. La religione dovrebbe sostenere lo status quo solo se i valori Qui non c'è assolutamente alcuna con­ sociali e culturali della società contribui­ sapevolezza della cultura tailandese. Perso­ scono alla pace e alla giustizia. Altrimenti ne che, come in questo caso, si schierano la religione deve usare il suo aspetto pro­ in modo miope a fianco della propria reli­ fetico e chiedere la creazione sulla Terra di gione o ideologia non sono in grado di una società più giusta e pacifica, qui ed rispettare gli altri. ora, smettendo di rinviare la giustizia a Le persone religiose devono riconoscere un'esistenza futura. che la religione stessa non ha una forma Volendo correre il rischio di semplifica­ permanente. I principi fondamentali pos­ re esageratamente, direi che ogni grande sono restare immutati, ma le forme e le religione mondiale è composta di due ele­ pratiche devono �volversi. Per esempio, in­ menti: lamore universale, che è fondato segnando il buddhismo in Occidente, un sull'altruismo, sul non-ego; e un fattore tibetano non dovrebbe proporlo esatta­ tribale, istituzionalizzato ed egocentrico. Se mente così come esisteva in Tibet, giacché non si è sufficientemente attenti, la nostra le condizioni sono diverse. Ciò non signi­ fede può essere dominata da questo secon­ fica che la cultura debba essere rigettata, do elemento esterno. Possiamo allora di­ ma che dovrebbe essere distinta nettamen­ ventare fondamentalisti e intolleranti, te dalla religione. Se il thailandese o il credendo di essere sull'unico sentiero di giapponese desiderano preservare la pro­ salvezza, mentre gli altri sono fuorviati. pria cultura, devono essere consapevoli del

49 fatto che ogni cultura ha sia lati deboli che gli dèi, ma sostituti. TI loro eroe è Prome­ forti. Non dovrebbero aspettarsi che chi teo, che rubò il fuoco celeste e lo portò

L 50 Tolstoi, hanno mancato di impegno verso zione personale può essere fornito dalla una trasformazione personale. religione. Eseguire semplicemente i rituali Abbiamo programmi, organizzazioni, esteriori delle varie tradizioni ha un valore partiti e strategie per alleviare la sofferenza minimo se non è accompagnato dalla tra­ e l'ingiustizia già in misura sufficiente su. sformazione personale. I valori religiosi questo nostro mondo. In effetti, mettiamo sono quelli che dànno voce alla nostra troppa enfasi sul potere dell'azione, spe­ umanità e profondità spirituale. Ci sono cialmente dell'azione politica. L'attivismo molte descrizioni dell'esperienza religiosa, sociale si preoccupa eccessivamente dell' e­ ma tutte quante si riducono all'essere sem­ steriorità. Come gli intellettuali laici, gli pre meno egoisti. attivisti tendono a vedere tutta la malevo­ Ottenendo questa trasformazione, acqui­ lenza come causata da 'loro', dal 'sistema', siamo anche una più grande responsabilità senza comprendere che questi fattori nega­ morale. Le considerazioni spirituali e il tivi operano anche all'interno di ogni indi­ cambiamento sociale non· possono essere viduo. Si avvicinano quindi ai problemi separati. Le forze nel nostro ambiente so­ globali con la mentalità dell'ingegneria so­ ciale, per esempio il consumismo, con la ciale, presupponendo che le virtù personali sua enfasi sul desiderio e l'insoddisfazione, scaturiranno da una ristrutturazione radi­ possono Ostacolare lo sviluppo spirituale. cale della società. Le persone che cercano di vivere spiritual­ La visione opposta - che presuppone mente devono preoccuparsi del loro am­ che la trasformazione radicale della società biente sociale e fisico. Essere veramente richieda un precedente o almeno simulta­ religiosi non vuol dire rigettare la società, neo cambiamento personale e spirituale - ma lavorare per la giustizia e il migliora­ è stata accettata dai buddhisti e da molti mento della società. La religione è il cuore altri religiosi di diverse fedi per oltre 2500 del miglioramento sociale: questa è l' essen­ anni. Chi vuole cambiare la società deve za della religione. comprendere la dimensione interiore del cambiamento. E questo senso di trasforma- (Trad. dall'inglese di Sergio Orrao)

/

Ch e io non preghi per essere al riparo da i pericoli, ma per poterli fronteggiare senza paura. Che io non · implori la sospensione del mio dolore, ma il cuore per vin cerlo. Ch e io non cerchi aUeati nel campo di battaglia deUa vita, ma fa mia propria fo rza in teriore. Ch e io non brami ansiosamen te di essere salvato, ma confidi neUa pazienza per con quistarmi/ / la lib ertà. · Tagore

51 Berlino: luci e ombre del congresso buddhista

di Carlo Di F oI ca

Lo scorso settembre si è tenuto in Berlino soprattutto, con quali metodi? Non c'è dub­ il Congresso dell'Unione Buddh ista Europea bio ch e una grande ed altamente apprezza­ (UBE), un'organizzazione internazionale bile unità di intenti è venuta dal fo rte e alla quale aderiscono centri, associazioni; co­ ripetuto richiamo alla pratica meditativa munità buddhiste (fra cui anche l'Unione quale cuore dell'insegnamento buddh ista. Buddh ista Italiana, Ubt) di più di paesi Da Sogyal Rimpoce ("nulla può sostituire la 14 del vecchio continente. Scopo dell'UBE, pratica") a Th ich Nhat Hanh, con la sua co me ha ricordato nel suo messaggio di sa­ fo rte insistenza sulla pratica della consape­ luto il presidente Aad Ve rboom, è quello "di volezza del resp iro ("vivere senza consapevo­ incoraggiare l'amicizia e la cooperazione fra lezza è come lavorare al buio; sati è la luce i buddhisti in Europa", un'Europa ora più del sole; la pratica del respiro ci rivela il grande, dopo la caduta di quelle fr ontiere miracolo della vita"), tutti gli insegnanti di politich e e culturali di cui simbolo è la Dharma presenti (Daishin Morgan, Rewata stessa città di Berlin o, proprio per questo Dhamma, Traleg Rimpoche, Roshi Gesshin scelta quale sede di questo Congresso. L'U­ Prabhasa Dharma, Ayya ) hanno im­ BE ha delegato la responsabilità dell' orga­ perniato il loro discorso sulla centralità della nizzazione all'Unione Buddhista Tedesca, pratica e sulla necessità di integrarla nella che ha cercato di perseguire lo scopo di nostra personalità e così anche nella vita mostrare l'attuale situazione dell'insegna­ quotidiana. mento buddh ista in Europa. Dal Congresso Ha fa tto piacere, po� rilevare una costan­ è apparso evidente come oggi il buddhismo te apertura reciproca fra i rappresentanti susciti sempre maggior interesse e rappre­ delle diverse tradizioni buddhiste. Cosz: se, senti ormai una realtà complessa ed artico­ da una parte, Rewata Dhamma, monaco lata ma, proprio per questo, dalle molteplici birmano theravada, in un discorso per molti sfaccettature, non sempre del tutto chiare ed versi molto accademico e· tradizionale, non app rezzabili. ha mancato di evocare a lungo il cuore Tutto assume contorni più precisi se si dell'insegnamento mahayana ("compassione ciò cerca di interpretare - sinteticamente, per è saggezza e saggezza è compassione"), dal­ quanto consentito dallo spazio che abbiamo l'altra Traleg Rimpoche e Sogyal Rimpoche, a disposizione - quanto accaduto attraverso appartenenti alla tradizione tibetana, hanno la chiave di lettura del titolo stesso del usato un linguaggio che spesso ricordava il Congresso, "Unità nella diversità", fo rmula Th eravada, mentre Thich Nhat Hanh ha ormai classica nella cultura occidentale ma, mostrato ancora una volta la profonda sin­ anche per questo; rischiosa e ambigua, po­ tesi di Th eravada e Mahayana realizzata nel tendosi prestare troppo bene a recepire ogni suo insegnamento. Ayya Khema ha invitato sorta di co ntenuto. In altre parole, ci si può a "non notare le diversità, ma che uni­ ciò chiedere: quale unità? In quale diversità ? E, sce", cercando di "assumersi la responsabi-

52 lità di trovare pace e gioia in noi stessi per fine Batchelor in Inghilterra e da Corrado contribuire alla pace e alla gioia del mondo, Pensa in Italia, ed ignorata è stata anche la per vivere insieme. Dobbiamo vivere insie­ Tradizione della fo resta che, con Su­ me, non abbiamo scelta, dipendia mo gli uni medho, ha messo profonde radici in Europa dagli altri". Sogyal Rimpoce ha anche sotto­ (basti pensare ai quattro monasteri fo ndati lineato che "la fo rza del buddhismo è la in Inghilterra, a Dhammapala in Svizzera e, diversità" e quindi che "il buddh ismo del­ ultimo, al San tacittarama di Sezze in Italia). l'Occidente sarà di tutte le tradizioni". Ha Si è sentita, inoltre, la mancanza di un tenuto anche a precisare come, in questa in tervento ch e mettesse a fu oco le complesse compresenza, "l'elemento umano sia il più dinamich e generate dall'incontro fra il bud­ importante" e si manife sta "n el dia logo, nel dhismo e la cultura occidentale. Da questo contatto ap erto fr a i diversi gruppi". punto di vista le unich e considerazioni sono La maggior parte degli interventi sono state fa tte da , studioso di stati di alto livello spirituale. Fra gli altri buddhismo che è stato monaco in tutte le rico rdia mo quello del Rev. Daishin Morgan, tradizioni; che ha concluso un disco.rso, pure monaco soto zen, "Morte e impermanenza interessante e stimolante, affermando che, da una prospettiva buddh ista", nel quale ha piuttosto che parlare di integrazione del cercato di rispondere alle inquietudini del­ buddhismo nella società occidentale, il com­ l'uomo contemporaneo: "Se non troviamo pito che noi dobbiamo porci è quello di senso nella vita e nella morte, cerchiamo "integrare la società occidentale nel buddhi­ quello che non nasce e che non muore", smo. Nella società occidentale molto ha bi­ attraverso l'accettazione di tutto ciò che esi­ sogno di un cambiamento. Il buddhismo ste, anche la nostra paura. Tuttavia la sp inta può aiutarci a cambiarlo". Nella sua rigidità, all'unità e al dialogo riecheggiante così sp es­ questa è un'affermazione che non coglie la so dal palco non ha trovato, purtroppo, un complessità delle dinamiche di acculturazio­ riscontro nella dinamica congressuale, con­ ne ch e sempre sorgono quando entrano in seguenza, a nostro parere, di precise scelte contatto profondo culture, tradizioni diverse, organizzative frutto di una percezione in­ in un processo che può essere produttore di completa e, per molti versi; rigida ed unila­ nuovi valori come anche di crisi e difficoltà, terale della realtà attuale del buddhismo in ma che comunque è sempre creativo. Europa, ma anche, fo rse, di una visione Stephen Batch elor, in un seminan"o tenu­ dogmatica del buddh ismo stesso. to alcuni anni fa all'A.ME.CO., analizzando In primo luogo occorre sottolineare che il processo che portò in Cina alla nascita del tutti gli oratori sono stati di origine o ingle­ buddhismo ch 'an, in virtù dell'incontro se­ se o tedesca o asiatica. Nessun'altra paese è colare fra il buddhismo indiano e la cultura stato rappresentato a livello ufficiale, né cinese, pronosticava ch e un processo simile quelli nei quali il buddhismo vanta ormai potrà conseguire anche dall'incontro tra le una certa storia, come la Francia, l'Italia, la varie tradizioni classich e del buddhismo e la Spagna, né vi sono stati rappresentanti di cultura occidentale, un processo che potrà quelle giovani comunità sorte nei paesi del­ portare nei prossimi secoli alla nascita di un l'Est europeo, ai quali pure si rivolgeva la buddh ismo occidentale connotato da una scelta della sede di Berlino. Sono anche state sua peculia re originalità. Anche l'esperienza del tutto ig norate alcune realtà rilevanti del tibetana testimonia che una grande qualità buddhismo europeo, come - per citare solo del buddhismo è la sua duttilità, la sua quelle che trovano una eco anche nel nostro capacità di integrarsi pur mantenendo sua la paese - la ormai consolidata tradizione di qualità spirituale. E questa duttilità può an­ insegnamento laico, rapp resentata, fr a gli che essere interpretata come un effetto della altri, da Christina Feldman, Stephen e Mar- profonda spiritualità del buddhismo, espres-

53 sione della pratièa del non attaccamento a go, quindi, quale espressione della pratica fo rme, strutture, linguaggi, che non sono il del lasciar andare le iden tificazioni, anche Dharma anche se lo veicolano. quelle ad una, o più, particolari fo rme di Una posizione come quella esp ressa da buddh ismo. Queste carenze sono state rin­ Sangharakshita sembra presupporre un bud­ fo rzate anche dall'assoluta assenza di luoghi dhismo solido, reifica to, una sorta di ego · di incontro e dialogo fra i partecipanti al buddh ista collettivo, in ultima analisi svin­ Congresso. Non vi sono state tavole rotonde colato dal!'esp erienza concreta di coloro che o gruppi di studio, che pure avrebbero po­ cercano di realizza rne la verità nel contesto tuto essere un luogo di in contro e di co n­ della lo ro vita ordinaria, con tutti i suoi fr onto di esp erienze e nel quale fa r emergere connotati culturali. E il dialogo aperto, in­ una realtà non rappresentata ufficialmente; terreligioso e interculturale, senza riserve - l'unico dibattito, invece, si è svolto dal po­ / che è completamente mancato in questo dio ed esclusivamente in lingua tedesca. In­ Congresso - può essere il metodo privile­ fine, gli stessi stands ch e completavano la giato per indebolire questo ego buddhista scenografia del Congresso, salvo alcune rare che, come ogni ego, è fr utto di identificazio­ eccezioni (fra le quali è bene ricordare quel­ ne e di attaccamento. Ricordiamo la meta­ lo dell'UBI e dell'A.ME.CO., allestito in fo ra, usata da l Buddha, della zattera. Dialo- virtù del lavoro svolto in sede di preparazio­ ne del Congresso da Maria Angela Falà, che qui intendiamo espressamente ringraziare) . non hanno fo rnito un panorama sia pure approssimativo dei gruppi e comunità attivi Periodico di buddhismo mahayana in Europa, ma hanno dato l'impressione

• Gli insegnamenti dei Lama del del!'esi stenza di una sorta di business bud­ Tibet dhista, un commercio fio rente di libri e oggetti rituali vari. • Buddhismo nella vita quotidiana Unità nella indicazione della pratica me­ • Responsabilità globale e diritti umani ditativa quale cuore del Dharma, le diverse tradizioni buddhiste viste come ricch ezza, • Buddhismo e psicologia ma anche tendenza a considerare il buddh i­ • Le attività dei centri di smo come una sorta di 'giudice' della cultu­ buddhismo tibetano ra occidentale, in un contesto in cui non è • ... e altro * * * stata data possibilità di esprimersi a voci significative del panorama buddh ista attua­ - un numero L. 7.000 le: queste, in sintesi� le coordinate emerse (comprese spese postali) da un Congresso ch e quindi ci induce a - abbonamento annuale (3 numeri): ria/fermare la necessità di un dialogo senza L. 20.000 confini e pregiudiziali quale metodo, nutrito Versamento da una ratica assidua, per fa vorire la nasci­ - p c.c.p. 11162567 SIDDHI ta di un buddhismo occidentale attento a 56040 Pomaia (PI) - lavorare sul!'attaccamen to, ovunque ed in 050/685654 Fax 050/685768 Tel. qualsiasi veste si dovesse presentare.

54 Un ritiro di 1200 giornat�

Riprendiamo questa intervista da l volume "I Tutto cto, sulla carta, è bellissimo, dà ,. profe ti di oggi" (Cittadella Editrice, Assisi) di molta sicurezza, ma non deve essere mol­ Jean-Pierre e Rachel Cartier, qui a colloquio to semplice. Ci devono pure essere dei con un giovane fra ncese discepolo di Kangio momenti in cui non si è a proprio agio. Si Rimpoce, lama di tradizione Kaghyu. L' espe­ rienza del ritiro di 3 anni e 3 mesi è stata possono avere colloqui particolari con il fa tta anche da Lama Tenzin (Gabriele Otto­ lama? ni) ch e sarà in Italia il prossimo fe bbraio, "Ci sono due specie di problemi. Di come segnalia mo nella rubrica "Iniziative". Il quelli di interesse generale si parla a tutti ritiro di cui si parla nel!'intervista si è svolto nel centro Kagyu della Dordogna (Francia), durante l'insegnamento. Per i problemi diretto da Ghendun Rimpoce. personali si domanda al lama un collo- . " qmo . Cosa può spingere un giovane occiden­ tale a fare il ritiro di tre anni e tre mesi? Ci sono periodi di crisi? . "Il desiderio di fare un passo avanti, "Certo non è tutto roseo. Ci sono con­ costi quel che costi. La vita di oggi non flitti, tensioni... " permette di concentrarsi. Per quanto mo­ tivati, bisogna guadagnarsi da vivere, pas­ Ci sono defezioni? sare da otto a dieci ore al giorno a fare "Ce n'è stata una questa volta, su 23 ". cose diverse dall'essenziale". Se abbiamo contato bene, ci sono nove Come trascorre una giornata? ore di meditazione al giorno. Ma questo "La si riempie dal principio alla fi ne, non vuole certamente dire nove ore pas­ tanto che non si ha il tempo di annoiarsi. sate ndla tranquillità di spirito. Ci si alza alle quattro per una meditazione "All'inizio non c'è davvero calma. I ti­ personale, ognuno nella sua cella. Alle sei betani non sono per i metodi calmi. La ci si riunisce nel tempio per una preghiera loro tecnica consiste nel far uscire prima di in comune. Alle sette e mezzo si fa cola­ tutto da noi tutto ciò che ci ingombra. zione insieme. Alle otto e mezzo si rientra Qualche volta è molto, molto violento. nella cella per una meditazione personale di ·tre ore sulla base di un testo. A mezzo­ È come se, di colpo, si smettesse di far giorno si mangia insieme. Poi c'è un perio­ entrare informazioni nella nostra macchina do di libertà durante il quale ci si può interiore. Nulla entra più e non ci si deve dedicare alla pulizia o passeggiare nel re­ più occupare che di quello che c'è già. cinto. Dall'una alle tre, o dall'una e mezza Non c'è più alcuna distrazione, nel senso alle quattro, si riceve l'insegnamento del forte del termine, e tutto quello che sta lama. Se il lama non viene, si utilizza quel dentro torna a uscire e si evidenzia con periodo per studiare. Dalle quattro alle sei, molta più forza del solito". meditazione personale. Alle sei il pasto e È dunque un periodo di purificazione? poi, di nuovo, meditazione dalle sette e mezzo alle nove e mezza. Dopo quell'ora, "Il primo anno è fatto solo di questo e quelli che vogliono possono dormire, ma perciò è il più duro. È qui che intervengo­ possiamo anche continuare a studiare". no tecniche che possono stupire. Si prati-

55 cano per esempio visualizzazioni di forme altri, che non si hanno le stesse abitudini. terribili che corrispondono a tensioni in­ In generale il primo anno è un anno di terne. Se si è molto appassionati, si visua­ conflitti". lizzano deità appassionate. Se si è turbati soprattutto dalla collera, si visualizza una E poi tutto si calma? deità irritata e questo processo fa uscire il "Sì, non foss'altro che per forza di cose. nostro odio e la nostra collera in modo Quando si deve vivere con qualcuno per parossistico. Allora i lama ci insegnano a tre anni e non si può uscire, bisogna adat­ vedere quelle emozioni così come sono e, tarsi e, infine, accettare gli altri come sono. in quel momento, grazie a tecniche che Si finisce perfino con lamarli". non posso descrivere, esse perdono la loro forza e svaniscono. Si fi nisce col riconosce­ Gli uomini e le donne sono separati? re che non esistevano". "Nel nostro ritiro eravamo separati per Bisogna essere ben diretti. la notte, ma, durante il giorno, i pasti e le lezioni erano in comune". "Ah sì! Altrimenti si rischierebbe di im­ pazzire. Ci vuole un lama di grande espe­ Capita che ci siano idilli? rienza. Queste pratiche sono mantenute più o meno segrete. Su questo i tibetani "Dal momento in cui entriamo, faccia­ insistono molto. Sa�ebbe molto pericoloso mo il voto di castità per tutta la durata del servirsi di queste tecniche da soli ". ritiro".

Questo è dunque il lavoro dd primo Cosa avviene quando si esce? Si diventa anno? lama? Si ritrova la vita di tutti i giorni? . "Alcuni hanno bisogno di tre anni per "Non ha importanza. La cosa più im­ fare la grande pulizia". portante non è cambiar vita o no, oppure fare qualcosa di diverso dagli altri, ma È possibile intrattenersi con gli altri che diventare padroni della propria vita, qua­ sono in ritiro e parlare con loro dei propri lunque essa sia, controllare gli avvenimenti problemi? invece che lasciarsi trascinare da loro, dare "Si, è possibile ". un senso a quello che si fa e poter aiutare gli altri. Alcuni di noi saranno lama, altri si Questo crea senza dubbio dei legami, sposeranno, altri ancora riprenderanno la ma forse degli antagonismi. loro solita vita, come quell'amico radiote­ "All'inizio ci sono sempre antagonismi. legrafista a bordo di una nave, che, il gior­ Si osserva dapprima che non si è come gli no dopo essere uscito, era già sul mare".

56 PAUL BREITER: Dhamma della foresta" - Ubal­ che il lavoro di Pasqualotto soffra di superficialità o "Il dini Editore, Roma 1991, 177, L. 22.000. cedimenti gusto facile. Tutt'altro. L'autore, che pp. di al insegna filosofia all'Università di Padova, durante un L'autore, monaco theravada dal 1970 al 1977, è già ventennio di pubblicazioni si è spostato progressiva­ noto ai lettori italiani per aver curato, a quattro mani mente dall'analisi di problemi riguardanti sviluppi gli con Jack Komfield, "I 'maestri della foresta", un libro ddla civiltà occidentale verso un interesse crescente su edito dalla casa editrice Ubaldini e per il pensiero orientale. Forse in questo percorso la recensito su PARAMITA Ddla tradizione dei 34. tappa intermedia può essere rappresentata dai "Saggi maestri di;:lla foresta, Ajahn Chah è certamente più il su Nietzsche" (Milano "Estetica del vuoto" è autorevole rappresentante contemporaneo. Per oltre 1988). un libro accattivante perché, su di un problema osti­ un decennio è rimasto, fi no alla morte recente, para­ lizzato e privo ddla possibilità di parlare. Tuttavia il co come quello del vuoto, sceglie la via più fisiologica seme del suo insegnamento ha valicato i continenti, per il tema: la via meno concettuale. E così, dopo una

· dando all'Occidente un impulso verso la pratica e breve disamina ddle due tradizioni che descrivono l'esperienza del vuoto, cioè il taoismo e buddhismo, promuovendo una sincera ricerca del Dhamma (si il si passano in rassegna le attività estetiche si pensi, per tutti, alla figura del suo discepolo più noto, in cui ). libro di Breiter, scritto uno riflette tale esperienza. Attività tradizionali in Estre­ Il in stile chiaro, diretto e spiritoso, è a un tempo autobio­ mo Oriente, quali la cerimonia del tè, l'ikebana o arte grafia e biografia del maestro. effetti, può esser di disporre fiori, il poetare breve noto come haiku, In i letto come un avvincente libro di avventure, in cui il giardinaggio "alla giapponese ", la pittura ad inchio­ ogni rampollo della borghesia occidentale alla ricerca stro, il teatro no. Esperienze, dunque, non idee o di un senso potrà riconoscersi. Così, al giovane novi­ concetti. Estremo Oriente non è nato nessun Pla­ In zio divorato dalle febbri e memore delle comodità tone. Manca perfino l'idea di bellezza; ma non manca della propria vita precedente, il maestro fi nirà per certo facoltà di provocare e di vivere l'esperienza la apparire come il "sadico più compassionevole del estetica. Così il vuoto non è un concetto ma un'espe­ mondo". Nel racconto che Breiter fa ddla propria rienza cui si accede soprattutto per il tramite della esperienza non c'è nulla di qudlo spiritualismo cara­ meditazione. Laddove, naturalmente, anche disporre i melloso presente altri resoconti; e concordiamo in fiori con la giusta presenza mentale è meditazione. con il traduttore Gianpaolo Fiorentini che avvicina il maestro thailandese, come appare nel ritratto del suo discepolo, ad una figura di "briccone divino ". VINCENZO SARTINI: "lo sono Dio" - Edizioni Beta, Roma 1985, 125, L. 15.000. pp.

GIANGIORGIO PASQUALOTTO: "Estetica del L'autore, medico oculista, quest'opera ha voluto vuoto" - Marsilio Editori, Venezia 1992, in pp. 143, porre il Signore Gotama al centro della sua narrazio­ L. 28.000. ne, affiancandogli la dea Iside in un tempo che somi­ glia ad un Medioevo fa ntastico. Ne viene fuori quasi risaputo che per lo studioso occidentale una J:: un saggio di ispirazione teosofica, gradevolmente leg­ delle tematiche buddhiste più difficili e più soggette gibile per la sua forma romanzesca, che ad esso ad equivoci è quella del vuoto. Shunya (vuoto) o Shunyata (vuotezza): il nucleo della filosofia del Ma­ conferisce una maggiore efficacia didascalica. Degno hayana è tutto qui. Negli anni un brillante allievo di nota il bisogno dell'autore di scrivere non un '50, di Radhakrishnan dedicò un voluminoso saggio alla serioso saggio, ma un racconto cosmogonico, dove questione, esplorando il sistema Madhyamika di Na­ perciò prendono vita le immagini più che i concetti. garjuna (II secolo d.C.), che situò alle sorgenti del Ecco, se c'è un punto debole che ci sentiamo di buddhismo tibetano e sino-giapponese (T.R.V.: "La segnalare al volonteroso autore è proprio il persistere filosofia centrale del buddhismo", trad. it. Roma di una certa strisciante concettosità: risultato, come Alla dotta "pesantezza" del volume di Murti accade spesso nelle prime prove narrative, di preoc­ 1983). mancava la coloritura accattivante che impronta di sé cupazioni contenutistiche piuttosto che formali. Co­ quest'ultima fatica del professor Pasqualotto. Non raggio, dunque, collega Sartini: al prossimo romanzo!

57 KARLFRIED VON DURCKHEIM: "Lo Zen e sulla traduzione sono più avare del solito: si apprende noi" - Edizioni Mediterranee, Roma 1992, pp. 156, soltanto il nome del traduttore, la nostra Maria An­ L. 20.000. gela Falà. Non è dato di sapere da quale lingua il libro è stato tradotto, né quale sia il titolo originale. L'edizione originale del libro che qui presentiamo Un cenno dello stesso autore nell'introduzione (p. 10) ha trent'anni, e li dimostra tutti. Di K. von Dur­ ci fa capire che il titolo originale tedesco può essere ckheim ricordiamo. "Hara, il centro vitale dell'uomo tradotto pressappoco "Guida per essere felici ". Resta secondo lo Zen", tradotto alla fi ne degli anni '60 tuttavia misteriosa l'identità dei "pensatori" e soprat­ nientedimeno che da Julius Evola, direttore della tutto a quale zampino dobbiamo un così fuorviante collana "Orizzonti dello spirito" nella quale appare sottotitolo, che allude a qualcosa che neppure con anche il presente volume. Libri come questo fanno molta buona volontà si può trovare nel testo. Visto parte della meritoria opera di divulgazione della pri­ che non si tratta di una collana Millelire, · ci aspette­ ma generazione di pionieri europei awenturatisi alla remmo francamente un prodotto più curato. ricerca delle proposte soteriologiche estremo-orienta­ li. Qiielli, per intenderci, per i quali "Ex Oriente Lux". Le fonti, allora, erano d'altra parte poche, e la GABRIELLA CELLA: "Respirazione, distacco, pratica non era ancora considerata come l'inalienabile concentrazione, 'meditazione" - Gruppo Editoriale via attraverso cui giungere ad una comprensione più Fabbri Bompiani Sonzogno, Milano 1992, pp. 96, profonda del fenomeno indagato. Sulle fonti dell'au­ L. 21.000. tore, peraltro, dobbiamo compiere illazioni e dedu­ zioni a partire dalle poche note, dal momento che il Dalla metà degli anni '70 alla fine degli '80 abbia- . volume è sprovvisto non dico di un apparato critico, mo visto proliferare scuole di yoga di ogni tipo e -. ma persino della più essenziale bibliografia. Dalla corrente. All'incremento della quantità delle scuole si scarsità di riferimenti ad autori orientali e dalla sua è accompagnata, come è naturale, una diminuzione frequente citazione di Meister Eckhart, siamo portati della qualità dell'insegnamento. A tale fenomeno si è a supporre che l'unica fonte diretta siano stati per voluto porre rimedio creando associazioni nazionali, Durckheim i lavori di D.T. Suzuki e in particolare la più antica delle quali è la Federazione Italimia "Misticismo cristiano e buddhista", un libro del 1957 Yoga, allo scopo di rendere omogeneo l'insegnamen­ (tradotto in italiano dalla casa editrice Ubaldini nel to della pratica e di controllare la formazione degli 1971), in cui il buddhismo giapponese viene posto a insegnanti. A qualcosa è servito: almeno si è arginato confronto proprio con il cristianesimo, invero ben il malcostume, non certo scomparso, dell'improwisa­ poco rappresentativo dell'ortodossia, di Meister zione. Accanto a quest'opera, omogeneizzante ma ne­ Eckhart. cessaria, di "normalizzazione", è coesistito il lavoro di originali figure capaci di attingere direttamente alle fonti indiane per poi proporre ima sintesi personale e MIRKO FRYBA: "L'arte della felicità" - Oscar una "traduzione" fedele della pratica yoga. Tra questi Mondadori, Milano 1992, pp. 424, L. 16.000. "battitori liberi" merita un posto di primo piano Gabriella Cella (Al Chamali dal cognome del marito), Il percorso di Mirko Fryba ha un che di circolare: da molti anni insegnante di talento e divulgatrice di partito dalla psicoanalisi, ha fatto esperienza di diffe­ vaglia. Tra i suoi libri ci piace ricordare soprattutto renti forme di psicoterapia postfreudiane per poi "Yoga e salute" (Sonzogno 1982) e "Yoga e materni­ imbattersi nel pensiero orientale, in special modo tà", scritto qualche anno più tardi con la ginecologa buddhista; divenuto discepolo di Fiorenza Zanchi ed edito da Feltrinelli. Vorremmo e, per un breve periodo, monaco a Sri Lanka, è vedere più spesso opere di tale efficace semplicità. quindi tornato in Occidente per riprendere la sua Sebbene, come si sa, un libro non sostituisca mai un professione di psicoterapeuta, infondendole una linfa insegnante, pure facilita una pratica continuativa; nel nuova di chiara ispirazione buddhista. Il libro che caso di Gabriella Cella, poi, la chiarezza e la preci­ presentiamo si distingue dai lavori di contenuto psi­ sione descrittiva tradiscono una notevole attitudine cologico ispirati al buddhismo per il fatto di essere didattica. Tutto ciò, si badi bene, senza l'insopporta­ decisamente più 'confessionale'. Il centro ispiratore è bile manierismo spirituale che trasforma in melassa costituito esplicitamente dall'Abhidha mma, il "terzo tanta manualistica yoga. E in persone insopportabil­ canestro" del Canone Theravada, miniera di indica­ mente inautentiche (leggi 'nevrotiche') tanti "mae­ zioni per l'educazione mentale. Fryba vi gira intorno stri". Il lavoro che presentiamo non ha bisogno di costruendo, in una forma facilmente accessibile ai note particolari, giacché rispecchia in tutto le carat­ praticanti contemporanei, una sorta di commentario, teristiche suddette. Aggiungiamo soltanto che tratta non dissimile da quello che nella tradizione ebraica si in particolare quattro elementi dell' Astanga Yoga, chiama midrash. Il sottotitolo dell'edizione italiana cammino tradizionale ad otto elementi. Non occupan­ suona "pensatori del buddhismo psicologico". Non si dosi dell'aspetto morale (Yama e Niyama) che non è capisce chi siano tali pensatori. Le note editoriali certo suscettibile di insegnamento manualistico; delle

58 posizioni (Asana), già esaurientemente trattate in ' rine dell'origami comporta .un'accuratezza e una man­ "Yoga e salute"; e naturalmente dell'illuminazione canza di scopo paragonabili a quelle che si riscontra­ (): perché Gabriella Cella Chamali non è no nella meditazione. Non per niente si tratta di una · Al così presuntuosa... tecnica orientale. manuale che presentiamo vuole Il essere talmente pratico che alla fine del testo contiene otto fogli di carta colorata per i primi esercizi. Le ONGAKU MIZUTAMA: "Corso origami" - De cli illustrazioni sono chiare, testo essenziale e didattico Vecchi Editore, Milano 1990, 19.500. il pp. 126, L. quanto basta. Un appunto all'editore: non ci dice il L'origami, in giapponese "piegare la carta", può nome del traduttore, né la lingua da cui il testo è rientrare a buon diritto tra le applicazioni pratiche stato tradotto: giapponese? inglese? Che dietro On­ della presenza mentale. Infatti la concentrazione che gaku Mizutama si celi Mario Rossi o Antonio Espo­ occorre per realizzare, senza colla né forbici, le figu- sito? ...

UBI: AVVIATE LE TRATTATIVE PER L"'INTESA"

senatore Fa bio Fa bbri, nella sua qualità di Sottosegre tario alla Presi­ Il denza del Consiglio dei Ministri, ha inviato lo scorso novembre la 20 seguente lettera al Pesidente dell'UBI Ta iten Guareschi:

"Sono lieto di informarla che con proprio decreto del il 4-9-1 992 Presidente del Consiglio, on. Giuliano Amato, mi ha conferito l'inca­ rico di condurre le trattative della Commissione Interm inisteriale isti­ tuita con decreto del con le rappresentanze religiose 19-3-1 992 interessate alla stipulazione delle INTESE, di cui all'art. della Costi­ 8 tuzione. La Commissione, che ha appena iniziato la sua attività di studio, prenderà in esame le richieste fino ad oggi pervenute presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Confermandole la particolare attenzione con cui il · Governo e io personalmente intendiamo seguir· e la questione, Le invio i miei più · cordiali saluti". ·

L'Unione Buddhista Italiana aveva presentato la propria domanda per la stip ulazione dell 'INTESA alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 28- 10- la prossima assemblea dell'UBI, con vocata a Roma e 1992; il 20 21 febbraio p. v. , preciserà le proprie richieste per /'INTESA e nominerà la propria delegazione per le conseguenti tra tta tive. Con /'INTESA potranno essere risolti tra l'altro i problemi dei "Ministri di culto" e del/'8 per mille.

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ASSEMBLEA DELL'UHI A ROMA

Si svolgerà a Roma il 20 e 21 febbraio la IX Assemblea Generale dell'Unione Buddhista Italiana (UBI), presso l'Istituto Nostra Signora del Cenacolo (in piazza Madonna del Cenacolo, n. 15). I lavori - che avranno inizio sabato 20 alle ore 15 e si concluderanno domenica 21 alle ore 13 - comprendono tra l'altro: - una relazione del presidente T aiten Guareschi sul tema: "Rapporti fra i centri e fra i praticanti nella tradizione del Sangha"; - una relazione di Elsa Bianco del Centro Milarepa sul tema: "Le richieste dell'UBI per i'INTESA con il Governo"; - un intervento del padre barnabita Antonio Gentili sul tema: "Assunzione di pratiche buddhiste nell'esperienza cristiana di preghiera". L'assemblea, alla quale sono tenute a partecipare rappresentanze dei centri associati all'UBI, è aperta a tutti i praticanti di Dharma. Per informazioni e prenotazioni: tel. 06/3762881.

LE DECISIONI attiva anche in altri paesi di tutti i continenti. È un DELL'UNIONE BUDDHISTA EUROPEA grande patrimonio di esperienze e realizzazioni sp iritua­ li e culturali che la Comunità ha raccolto in oltre dieci Il congresso dell'Unione Buddhista Europea, che si è anni di lavoro: gli insegnamenti del Maestro Norbu, gli svolto a Berlino dal 24 al 27 settembre, è stato seguito incontri con il Dalai Lama, i convegni internazionali da alcune migliaia di partecipanti. A conclusione, la sulla medicina e sulla lingua tibetana, le iniziative in assemblea dell'UBE (l'Italia era rappresentata da 17° fa vore dei tibetani del Tibet e dell'esilio, i programmi Aja hn Th anavaro e Bruno Portigliatti) ha nominato la · edilizi e le accurate edizioni Shang�Shung. nuova presidenza nelle persone dell'olandese Aad Ve r­ boom, della tedesca Ana-Rosalie Findeisen e del rap­ presentante del buddhismo fra ncese Lama Tenzin (Gabriele Ottoni). Maria Angela Falà è stata conferma­ MONASTERO FUDENJI - SALSOMAGGIORE ta tesoriere. La prossima assemblea dell'UBE avrà luo­ Oltre ai fine settimana di pratica quotidiana secondo go nel settembre del 1993 a Salisburgo (A ustria). Chi il ritmo e le modalità della tradizione Zen Soto per desidera parteciparvi può informarsi da Maria Angela principianti ed esp erti, è in programma la celebrazione Falà, Via Euripide 13716 - 00125 Roma - tel. del Pari-Nirvana del Buddha, che nella tradizione zen 06152363005 (ore seralz). è ricordato il 15 fe bbraio. Il 9 e 10 gennaio e il 26-27-28 marzo si terrà un LA COMUNITÀ seminario di Shiatsu con Miche! Mokusen . Girard; il DZOG-CHEN ASSOCIATA ALL'UBI terzo fine settimana di ogni mese è dedicato al corso di Shodo (calligrafia) con Noryo Nagayama Sensei. Dal 27 Accogliendo la domanda presentata dalla Comunità al29 aprile il maestro Ta itan Ma ezumi Roshi, guida Dzog-chen di Arcidosso (Grosseto) lo scorso agosto, il dello Zen Center di Los Angeles, dirigerà una im ­ consiglio direttivo dell'UBI ha deciso nella riunione a portante Sesshin in tensiva. Per altre informazioni, la Fudenji del 24 ottobre di accogliere la Comunità Dzog­ segreteria risponde la mattina dalle 9 alle 11 al n. chen tra i soci dell'UBI. Nella stessa occasione è stata 0524166667. accolta anche la richiesta del centro BUDDHADHAR­ MA di Alessandria. L'ingresso della Comunità Dzog-chen accresce note­ VIPASSANA SUL LAGO MAGGIORE volmente la rapp resentatività dell'UBI: questa Comu­ nità, già ben nota ai nostri lettori, fo ndata e diretta dal Un ritiro di meditazione vipassana avrà luogo a Maestro Namkhai Norbu Rimpoce, conta oltre un mi­ Barza d'Ispra (Lago Maggiore) dal 18 al 22 fe bbraio, gliaio di aderenti in varie città italiane ed è molto condotto da Corrado Pensa. Il ritiro, aperto a tutti, è

60 organizzato dal Centro Dharma di Milano - tel. Il Centro è aperto tutti i martedi, alle 21, e tutti t 021325958. giovedz: dalle 16 alle 19. In tali giorni si svolgono le meditazioni guidate e lo studio relativo al Sentiero Graduale verso l'Illuminazione (L am-Rim) e all'Adde­ COMUNITÀ DZOG-CHEN � ARCIDOSSO stramento Mentale. Tutti i lunedi, dalle 15 alle 18, il Centro è aperto per consulenze psicologiche e informa­ Il maestro Namkhai Norbu Rimpoce è impegnato in zioni sulle varie attività svolte. Alle 18 si tiene la un largo giro di insegnamenti e pratiche Dzog-chen in "meditazione di autoguarigione", pratica insegnata dal vari paesi. Dopo Canadà, Stati Uniti, Hawai, Giappone direttore spirituale Lama Zopa Rimpoce. e Australia, ha cominciato in dicembre un lungo sog­ I corsi di fine settimana comprendono: corsi di dhar­ giorno in Argentina e sarà a gennaio in Perù e a ma (sono invitati per i prossimi mesi Lama Tenzin, fe bbraio in Ve nezuela. Il ritorno in Italia è previsto per Pa nchen Yudol Rimpoce, Ghesche Ciampa Ghyatzo, marzo. Questo intanto è il programma di Merigar: Ghesce Ghendun Sampo, Gancen Rimpoce, Thamtog 30-31 gennaio: pratica di Ta ra; Rimpoce, Ghesce Sonam Cianciub), corsi su arti e 2 fe bbraio: giorno di Guru ; terapie psicofisiche (y oga, qi-qong, medicina tibetana), 3-6 fe bbraio: pratica di Lunga Vita; seminari sul!' educazione al!' universalità. 16 fe bbraio: giorno delle Dakinz;· Tutte le riunioni si te;,anno a Firenze nella sede di via Leopardi 10; per informazioni: te!. 05518075732. 19-20 fe bbraio: pratica intensiva di Nag-gon; 21-22 fe bbraio: capodanno tibetano; 27-28 fe bbraio: corso di suono ombelicale con Loria­ THICH NHAT HANH TORNA IN ITALIA no Berti. Per informazioni: tel. 0564196683 7. Il maestro Th ich Nhat Hanh, monaco vietmanita, che tanto interesse ha suscitato in Italia nella sua prima visita la sco1·sa primavera, tornerà nel nostro paese ai

A.ME.CO. · ROMA primi di maggio per una serie di insegnamenti, confe­ renze e ritiri in diverse località, il cui programma è in 23 gennaio (15-19,45): intensivo pomeridiano di vi­ corso di defin izione. In particolare segnaliamo: passana condotto da Corrado Pensa (si rich iede una - una conferenza a Roma il 9 maggio (p er infor­ qualche minima esperienza di meditazione); mazioni, te!. 06/8558901); 29-3 1 gennaio: intensivo di vipassana condotto da - la partecipazione all'Incontro per la pace nel­ Christina Feldman (il 29: conferenza alle 21, aperta a l'Abbazia di S. Miniato al Monte di Firenze l'l l tutti; zl 30 e 31: intensivo dalle 8, 45 alle 19 per maggio alle ore 21; praticanti non principianti); - a Milano una conferenza pubblica il 12 maggio 6 fe bbraio (17,30): «L 'esperienza del ritiro di tre alle ore 21 all'Auditorium S. Carlo; anni nella tradizione tibetana", con Lama Tenzin (Ga­ - un ritiro dal 13 al 16 maggio ad Albenga, loca­ briele Ottoni); lità Cereale (p er informazioni, te!. 02/90110685, Raf 20 fe bbraio (17,30): «La contemplazione del corpo e fa ella). delle sensazioni nella pratica meditativa", con Amadeo Solè-Leris; 1-7 marzo: ritiro urbano di vipassana condotto da ISTITUTO TZONG KHAPA - POMAIA Corrado Pensa (p er praticanti non principia nti); 17-3 1 gennaio: ritiro di Vajrayoghini, guidato da 2-4 aprile: intensivo di vipassana condotto da sister Yesce Losang (Franco Callea); Jotaka (p er praticanti non principianti); 1-15 fe bbraio: ritiro di Ya mantaka, guidato da Mau­ Tutte le iniziative avranno sede al circolo Orfeo, in rizio Camarda; 1. vicolo d'Orfeo Per le prenotazioni, telefonare da un 19-21 fe bbraio: Il sentiero buddhista Mahayana, con mese prima dell'iniziativa cui si è interessati al n. Losang Tarcin; 0613610123 (ore 7-8,30). 21 fe bbraio ore 7, 30: Guru Puja in occasione del Losar (capodanno tibetano); 26-28 fe bbraio: "Come ottenere comprensione e ispi­ CENTRO EWAM · FIRENZE ra zione dal Rifugio buddhista", con la bhikshuni We n­ dy Finster; Per i giorni 2 e 3 fe bbraio è in programma l'incontro con Lama Tenzin (Gabriele Ottoni), medico italiano 5-7 marzo: «Le quattro Nobili Verità", ritiro per che ha praticato il ritiro di tre anni e tre mesi nel principianti con Adalia Samten Zangmo; monastero Kagyu di Karma Ling in Francia; l'incontro, 19-28 marzo: ritiro di vipassana con Corrado Pensa al quale tutti sono invitati a partecipare, comprenderà (p er praticanti non principianti); insegnamenti e pratiche meditative. 2-4 aprile: ritiro di Ny un-ne con Tenzin Ciotso;

61 tive del Comité pour les enfants qui ont ispirato 9-12 aprile: Commentario alla pratica di purificazio­ faìm ne dei 35 Buddha con il Ghesce Giampa Ghiatso; da Th ich Nhat Ha nh. 16-18 aprile: "Riconoscere le emozioni" con Carla Gli interventi in Vietnam sono indirizzati soprattut­ Tzultrim Pemo; to alt' assistenza medica e scolastica verso i bambini che 23-25 aprile: Meditazioni zazen e insegnamenti con vivono nelle condizioni più disagiate. Taitan Maezumi Roshi. L'attività del Comitato romano vuole essere un'ap­ Per informazioni: te!. 0501685654 . plicazione del secondo precetto buddhista. Invitia mo chiunque condivida l'esigenza di un impe­ gno sociale in questa direzione a partecipare alle atti­ CENTRO MILAREPA - VAL DELLA TORRE vità del Comitato. Per qualsiasi comunica zione si ci Nei giorni 30 e 31 gennaio il centro Milarepa ospi­ può rivolgere a Roberto Ma nder, viale Gorizia 25/c - terà Lama Tenzin (Gabriele Ottoni), un medico italia­ 00198 Roma. no che ha compiuto il ritiro di tre anni e tre mesi al centro Karma Ling di Arvillard (Francia). Lama Ten­ zin tratterà il tema: mistero della mente" e dingerà PSICOLOGIA TRANSPERSONALE "Il sessioni di meditazione. Nei mesi di fe bbraio e marzo sarà assente perché L'associazione italiana di psicologia transpersonale imp egnato con insegnamenti in Belgio il Lama residen­ (A IPT) con sede a Roma, via Col/alto Sabino 21, te, ven. Cian-ciub; l'attività del centro continuerà con organizza le seguenti conferenze: riunioni di praticanti; dedicate in particolare alla me­ 5 fe bbraio: "A nima e animus nel processo di indivi­ ditazione di Scinè (calma mentale). Informazioni: te!. duazione in Jung" con lo psichiatra Claudio Maddalom;- 01119689219. 5 marzo: "Il segreto del Fiore d'Oro; riflessioni sul commento psicologico di Jung" con lo psicologo Mattei Karawatt; ISTITUTO - ROMA 2 aprile: "Corpo, mente e spirito nella tradizione ayurvedica"; con Lucia Tommasini Mattiuccz;- In collaborazione con la Fondazione Maitreya, l'Isti­ tuto Samantabhadra organizza per lu nedì 8 fe bbraio, 7 maggio: "Meditazione e compassione nella tradizio­ dalle ore 17 alle ore 20, un insegnamento con medita­ ne buddhista", con Riccardo Ve nturini dell'Università zione del Lama residente Sonam Cian-ciub sull'impor­ di Roma; tante testo "Bodhisattva-caryavatara" (l'asçesi nel 4 giugno: "Dovere, libertà e il concetto di Dharma sentiero del Risveglio) del mistico indiano Santideva. secondo il Vedanta", con PaoloParisi dell'Università di Sarà presente anche Lama Tenzin (Gabriele OttÒni), Roma. medico italiano che ha completato in Francia il ritiro di Si organizzano inoltre sessioni meditazione, ritin; di tre anni e tre mesi. Per informazioni: te!. 0615828887. corsi di psicologia transpersonale, di Thai-chi, danza­ terapia, ecc. Per informazioni: te!. 061835342.

VESAK WEEK A BOROBUDUR

Dal 1 al 7 maggio sarà celebrato un seminario presso MUSICOSOPHIA il tempio monumentale di Borobudur in Indonesia, che L'Associazione Italiana di Musicosophia di/fo nde il comprende un corso meditazione vipassana a carat­ di metodo per l'ascolto cosciente della musica, attraverso tere semi-intensivo, aperto a tutti e condotto dal mo­ seminari e corsi introduttivi di fine settimana. Il me­ naco buddhista olandese O. Ananda. La visita storico­ todo analitico e meditativo aiuta l'ascoltatore a com­ reltgiosa del grande tempio buddhista (ricostruito prendere le verità spirituali insite nel linguaggio dall'Unesco dopo secoli di abbandono) sarà guidata da musicale, ch e diventano un vero e proprio nutn"mento esperti qualificati. Ampie notizie sul grande monumen­ per la sua crescita personale. Prossimo seminario a to si possono trovare in PA RAMITA 12. Per prenota­ Roma: 30 e 31 gennaio . 1993 presso l'Accademia di zioni e informazioni; scrivere a: Toni Tack, Marmixka­ Romania, sul tema: " a sinfonia di Beethoven" (una de 106-1015 Amsterdam (Ola nda). f ZK introduzione al pensiero sinfonico del compositore ed all'atte di seguirlo e compren�erlo). PER L'INFANZIA DEL VIET-NAM Corsi introduttivi a Roma: uno al mese; non è necessaria alcuna conoscenza musicale. L'Associazione Si è costituito a Roma il "Comitato di amicizia con il è contattabile a: Roma, tel. 06144291663 - 5053229; popolo vietnamita" con lo scopo di sostenere le inizia- Va rese, tel. 03321320153; Bologna, tel. 0511380474.

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FURTI CON LO STATO? gran parte del suo tempo ad aiutare gli altri a libe­ rarsi dalla sofferenza. Per questo diversi fa, anni Plaudiamo al senso civico della Conferenza Episco­ quando iniziai la mia attività cl inica, cercai di specia­ pale Italiana (CEI), che definisce "ladro" chiunque lizzarmi in una metodica d'intervento che garantisse prenda i soldi degli altri e poco importa se nell'inte­ la massima efficacia, rinunciando (e questo richiese resse personale o per altri interessi. In tempi di un certo sforzo) a quei metodi derivati da teorizza­ tangentopoli, questo intervento era proprio necessa­ zioni, che risultavano affascinanti dal punto di vista rio, anche perché ne avevano bisogno molti politici speculativo, ma la cui validità ed efficacia non era mai eletti con appoggi episcopali e parrocchiali. Ma do­ stata dimostrata. Non mi sembrava onesto nei con­ manderei sommessamente alla CEI se non sia ora il fronti dei miei utenti lasciarmi assorbire dal fascino caso di valutare la "moralità", se non la "legittimità", dell'occulto e del mistero senza poi essere effettiva- · · del comportamento della Chiesa Cattolica Italiana mente in grado di aiutarli. che (lo ha ricordato lettore Cicala di Bari sul il Forse se Turinese avesse letto con maggior atten­ numero di "PARAMITA") incassa anche 43 1'8 'Yoo zione il libro, vi avrebbe potuto cogliere diversi punti dell'IRPEF pagata dai contribuenti che non hanno in comune con la psicologia buddhista, primo fra scelto nessuna delle caselle del modulo Io sono 4 740. tutti il fatto che volutamente non si parla di anima, fra questi ed ero convinto che quei miei soldi restas­ ma di come educare i bambini al controllo della sero allo Stato. propria mente, al superamento delle emozioni nega­ Con questa appropriazione, che considero dub­ di tive, alla non violenza. Se per conseguire questo bia moralità (tanto è vero che gli avventisti, pur obiettivo mi sono avvalso in prevalenza dell'approccio essendogli stata offerta dallo Stato, l'hanno rifiutata), cognitivo-comportamentale, è perché funziona e mi la Chiesa Cattolica avrebbe incassato nel solo 1990 aiuta a far meglio il mio lavoro. Credo che rifiutare circa MILIARDI. Con la connivenza di poco 300 un efficace strumento terapeutico solo perché non fedeli servitori dello Stato (fautori della legge del 222 troviamo intellettualmente palatabile la teoria che vi che legittima questa appropriazione), si 20-5-1985, sta dietro sarebbe un atteggiamento pericolosamente fi nisce così col violare il precetto evangelico "Date a oscurantista e bigotto. Cesare quello che è di Cesare". Ci ripenseranno alla Non so quali e quanti testi di psicologia cognitivo­ CEI o bisogna sollecitare qualche intervento della comportamentale Turinese abbia consultato per poter Corte Costituzionale? Non credo infatti che possa esprimere i suoi giudizi su tale approccio, in quanto considerarsi costituzionale che soldi di un contri­ espone delle critiche ormai superate e frutto di anti­ buente buddhista, contro la sua volontà, finiscano chi pregiudizi. Anche alcuni articoli apparsi su "PA­ nelle casse della Chiesa Cattolica Italiana. Chi deplora RAMITA" hanno evidenziato la dimensione umanisti­ i contro lo Stato non dovrebbe ammettere nean­ furti ca dell'approccio cognitivo-comportamentale e le sue che i furti con lo Stato. affinità con molti aspetti della psicologia buddhista

· (v. ad es. Raffaella Arrabbio Agostinl n. e n. Alberto Storoni Perugia 14 44; Gerard du Pré n. 6). Mi rendo conto che l'attaccamento intellettuale alle SULLA PSICOLOGIA COMPORTAMENTALE teorie e alle idee è tra i più difficili da sradicare, ma, se ci sforziamo di superarlo, forse potremo riuscire a Ringrazio Luigi Turinese per l'attenzione data al capirci e a farci capire meglio. mio libro "L'educazione razionale-emotiva" nella sua recensione su "P A Vorrei però esporre Mario Di Pietro · Ponte S. Nicolò ARAMIT 44". alcuni chiarimenti al riguardo. Credo che un pratican­ te buddhista che faccia come lavoro lo psicoterapeuta si trovi una posizione particolarmente favorevole Luigi Tu rinese risp onderà sul in prossimo "PARAMI­ per la pratica del Dharma, in quanto può dedicare TA ».

63 Luigi Cerruti: è docente di storia della chimica all'Università di Torino, dove dal 1967 ha insegnato chimica fisica. Moglie e tre figli, cattolici, lo aiutano a migliorare il suo zen.

Gianni De Martino: scrittore e saggista, collabora in giornali e riviste con studi sulle culture araba e indo-tibetana; autore del romanzo "Hotel Oasis ", è stato allievo di Ghesce Rabten.

Carlo Di Folca: bibliotecario, cofondatore e dirigente dell'A.ME.CO., pratica la meditazione vipassana; è impegnato con saggi, articoli e conferenze nel dialogo interreligioso.

Maria Angela Falà: laureata in filosofia con una tesi sul Milindapanha pubblicata da Ubaldini, traduce dal pali testi buddhisti; è nella direzione della Fondazione Maitreya.

Gianpaolo Fiorentini: torinese, ha tradotto per Ubaldini ed altri editori numerosi testi buddhisti ed è praticante di vipassana.

Masao Abe: ha insegnato fi losofia in Giappone (Università di Nara) e in alcune Università americane; impegnato nel dialogo interreligioso, è condirettore della rivista "Buddhist-Christian Studies " dell'Università delle Hawai.

Namkhai Norbu Rimpoce: tibetano, è in Italia da circa trent'anni; docente di lingua tibetana e mongola all'Istituto Orientale dell'Università di Napoli, è uno dei più qualificati detentori dell'insegnamento Dzog-chen. Fondatore della Comunità Dzog-chen, ha scritto varie opere sulla cultura tibetana ed è impegnato negli insegnamenti in molti paesi.

Giangiorgio Pasqualotto: professore associato di Storia della Filosofia all'Università di Padova, autore di testi di filosofia contemporanea e di estetica, esperto di zen, collabora a varie riviste culturali.

Corrado Pensa: insegnante di meditazione vipassana presso l'Associazione di Consapevolezza (A.Me.Co.) di Roma e l'Insight Meditation Society di Barre (USA), è stato psicoterapeuta per vari anni ed è ordinario di Religioni e Filosofie dell 'India e dell'Estremo Oriente all'Università "La Sapienza" di Roma.

Sulak Sivaraksa: thailandese, già docente a Berkeley e in altre Università americane, è tra fondatori dell'International Network of Engaged Buddhist.

Tenzin Ghiatso: è il XIV Dalai Lama, premio Nobel per la Pace.

Thich Nhat Hanh: monaco zen vietnamita, scrittore e p0eta, si è impegnato per la pace uscendo dall'isola­ mento monastico durante la guerra nel suo paese; vive in Francia, dove dirige una comunità di pacifisti e promuove l'azione per i profughi.

Luigi Turinese: medico omeopatico, è impegnato in centri di yoga e di meditazione nella diffusione di una concezione globale della salute, comprensiva degli aspetti spirituali.

Francisco Varela: direttore del "Centre Nationale de Recherche Scientifique" di Parigi, insegna Scienze Cognitive ed Epistemologia al Politecnico di Parigi; autore di varie opere, frequenta centri buddhisti di diverse tradizioni.

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