Food Art – Food Design: Una Storia Recente Di Mostre Ed Happening
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Corso di Laurea magistrale in Storia delle arti e conservazione dei beni artistici Tesi di Laurea Food art – food design: una storia recente di mostre ed happening Relatore Ch.ma Prof.ssa Stefania Portinari Correlatore Ch.mo Prof. Nico Stringa Laureando Enrica Casalicchio Matricola 850163 Anno Accademico 2014 / 2015 Indice Introduzione ____________________________________________________ p. 4 CAPITOLO I Arte e mostre: food art versus food design 1 Il cibo nell’arte: dalle Avanguardie alle Neoavanguardie _______________ p. 9 2 Cambiamenti nel concetto di esposizione e del ruolo dello spettatore nel Novecento ______________________________________________________ p. 26 3 Rirkrit Tiravanija alla 45a Biennale di Venezia del 1993 ________________ p. 39 4 Lo chef Ferran Adrià a Documenta 12 di Kassel del 2007 _______________ p. 42 5 “Eating the Universe. Food in Art”, Kunsthalle Düsseldorf (26 novembre 2009 ‒ 28 febbraio 2010) _____________________________ p. 50 6 “Fluxdinner”, Fondazione Prada Venezia (7 settembre 2012) ____________ p. 54 CAPITOLO II Esordio e ultime tendenze delle mostre di food design 1 Il concetto di food design ________________________________________ p. 58 2 Casi di studio __________________________________________________ p. 62 2.1 La Galleria One/Off al Salone del gusto di Torino ___________________ p. 62 2.2 Milano: design e food week _____________________________________ p. 70 2.3 “Progetto Cibo, la forma del gusto”, Mart Rovereto (9 febbraio 2013 – 2 giugno 2013) ________________________________ p. 72 2.4. “Design Meets Food. Milano Meets the World – Conversazioni sulla creatività” negli showroom _____________________ p. 83 3 Triennale Design Museum e mostre al Triennale DesignCafé ____________ p. 87 3.1 Triennale Design Museum ______________________________________ p. 87 3.2 Triennale DesignCafé __________________________________________ p. 95 CAPITOLO III Storie di food design: designer e aziende 1 Il design italiano applicato al food ________________________________ p. 109 2 Casi di studio: alcuni creativi ____________________________________ p. 116 2.1 Carlo Scarpa _______________________________________________ p. 117 2.2 Cleto Munari _______________________________________________ p. 121 2.3 Alessandro Mendini _________________________________________ p. 124 2.4 Aldo Cibic _________________________________________________ p. 128 2.5 Giulio Iacchetti _____________________________________________ p. 130 3 Casi di studio: alcune aziende ___________________________________ p. 135 3.1 Alessi _____________________________________________________ p. 136 3.2 Pandora Design _____________________________________________ p. 147 II 3.3 Illy ______________________________________________________ p. 150 CAPITOLO IV Storie di food design: mostre e creativi 1 Il food design in mostre-eventi __________________________________ p. 158 2 Gruppi di artisti e designer che sperimentano col cibo in mostre-eventi ___ p. 162 2.1 Arabeschi di latte ____________________________________________ p. 162 2.2 I Cibartisti _________________________________________________ p. 172 2.3 CtrlZak Art & Design Studio ___________________________________ p. 184 CONCLUSIONI ______________________________________________ p. 192 BIBLIOGRAFIA ______________________________________________ p. 234 III Introduzione Le ricerche creative dedicate al food design, così come le esposizioni ad esso dedicate, sono divenute molto frequenti negli ultimi anni, ma esse in realtà hanno iniziato ad apparire sulla scena del design a partire dagli anni Novanta. Per meglio intendere questo fenomeno di valorizzazione della nostra tradizione progettuale ma anche di una “fantasia” – intesa nel senso in cui la nominava Bruno Munari – tutta italiana, che coinvolge in parte anche il settore del food, la ricerca intrapresa per la mia tesi di laurea si concentra in particolare sulla mappatura e l’analisi della storia recente delle mostre dedicate al food design. Il filone di studi dedicato alla storia delle mostre infatti sta sempre più acquisendo valore anche nel settore della storia dell’arte, come insegnano i recenti studi di Bruce Altshuler, Hans Ulrich Obrist e Antonello Negri1. In questo senso non s’intende semplicemente indagare l’evento in sé, ad esempio per quanto concerne l’allestimento o le opere esposte, ma si vuole comprendere meglio i “raggiungimenti” delle arti, della ricerca e della sperimentazione artistica, 1 Per un approfondimento si vedano: B. Altshuler, Salon to Biennal. Exhibition that made art history. Volume I: 1863 - 1959, Phaidon, London-New York 2008; B. Altshuler, The Avant-Garde in exhibition. New Art in the 20th Century, University California Press, Berkeley 1998; H. U. Obrist, Fare una mostra, UTET, Novara 2014; A. Negri, L'arte in mostra. Una storia delle esposizioni, Bruno Mondadori, Milano 2011. 4 dei suoi linguaggi espressivi e delle tecniche esecutive; come abbia contribuito alla cultura di una nazione o di un gruppo sociale oppure sia stata anticipatrice di modi di vedere destinati a generalizzazioni successive2. Le esposizioni significative sono sempre punti d’arrivo di qualcosa in grado di dar vita a radicali procedimenti di cambiamento nel campo delle arti e della cultura; ma anche di avviare ritorni al passato significativi dal punto di vista storico3. La storia delle esposizioni è diventata, quindi, una componente fondamentale per descrivere con fondatezza la vicenda artistica della contemporaneità. Negli ultimi due decenni infatti tra gli studiosi è cresciuto in modo esponenziale l’interesse verso la storia delle esposizioni d’arte. Chi è impegnato nello studio delle esposizioni spesso fa rivedere radicalmente la nostra comprensione dell’arte moderna e contemporanea. Le fotografie degli allestimenti ci forniscono un collegamento visivo per gli eventi storico artistici cruciali, evidenziando aspetti sottili dell’esposizione per gettare nuova luce su mostre ed istituzioni apparentemente ben noti4. Altrettanto fondamentali sono i testi contemporanei, dai cataloghi, ai giornali e riviste, i quali forniscono un contesto vitale e una visione di prima mano di artisti, organizzatori, critici e del loro seguito. Col crescente interesse della storia dell’arte verso le esposizioni, tali documenti giocano un ruolo sempre più importante nella nostra comprensione del recente passato. Anche guardare la presentazione dell’arte o del design illumina la nostra esperienza, 2 A. Negri, L’arte in mostra… op. cit., p. 1. 3 Ivi, p. 2. 4 B. Altshuler, Biennials and Beyond: exhibitions that made art history: 1962-2002, Phaidon, London-New York 2013, p. 7. 5 suggerendo una prospettiva più variegata sulle correnti pratiche artistiche e curatoriali. Allo stesso modo ho cercato di procedere con questa tesi rispetto alle mostre di food design, per capire in primis come si sia evoluto il concetto espresso con tale definizione e cosa esattamente comprenda. L’interesse verso le esposizioni ci mostra che esse sono il punto in cui tutti gli attori del mondo dell’arte o del design si intersecano, dai creativi, rivenditori (dealer), critici, curatori e collezionisti, ai funzionari culturali e pubblici. Inoltre vi è la presenza del pubblico multiforme, per cui le esposizioni sono il luogo in cui le opere d’arte incontrano il pubblico e nel caso del food design pensiamo a quanto siano state importanti le fiere del design e le manifestazioni culturali come i Giochi Olimpici invernali, ospitati a Torino nel 20065. Per quanto riguarda l’arte contemporanea, sia gli artisti che i curatori hanno avuto un ruolo importante nelle esposizioni, e anzi le esposizioni in passato erano organizzate in gran parte dagli stessi artisti, magari nel ruolo di accademici, mentre il ruolo del curatore è piuttosto recente6. Un progenitore importante di questa modalità di agire è il curatore svizzero Harald Szeemann. Con alle spalle una carriera teatrale, Szeemann divenne direttore della Kunsthalle di Berna nel 1961, e otto anni dopo ha realizzato la mostra che lo portò 5 L’amministrazione torinese ha affidato il piano esteriore della propria riqualificazione a diversi famosi architetti e ha concentrato gli interventi sulla realizzazione di infrastrutture sportive poco tempo prima dei Giochi Olimpici Invernali: il Palavela, dove furono ospitate le gare di pattinaggio sul ghiaccio e short track, porta le firme di Gae Aulenti e Arnaldo Bernardi mentre Isozaki, architetto di origine giapponese, ha firmato il Palasport Olimpico, un edificio futuristico ricoperto di acciaio inossidabile e volto a ospitare eventi culturali, mostre e manifestazioni a conclusione dei Giochi Olimpici. 6 B. Altshuler, Biennials and Beyond… op. cit., p. 11. 6 alla fama internazionale, “When Attitudes Become Form: Works, Concepts, Processes, Situation, Information”7. Questa esposizione presentò una gamma di nuove pratiche artistiche (arte concettuale, sculture post-pop e post-minimaliste americane ed europee, arte ambientale) come espressioni di un atteggiamento personale piuttosto che come produzione di oggetti. Trasformando la Kunsthalle in un gigantesco studio e centro di interazione culturale, il curatore invitò gli artisti a realizzare i propri lavori sul posto, una strategia in linea con la sua enfasi sul processo rispetto al risultato materiale8. Queste “attitudini” dell’arte contemporanea hanno portato all’ambito performativo, da cu itrae spunto anche la modalità delle mostre-performance-evento create da artisti-designer che utilizzano il cibo in un contesto di convivialità e di attenzione verso l’interazione