2 Bavazzano Arata.Qxd
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www.accademiaurbense.it 1 Ubaldo Arata, operatore cinematografico, Ovada 1895 - Roma 1947. di Paolo Bavazzano. Da “Cabiria” a “Roma Città aper- che affascinato dagli spettacoli e incu- A Torino Arata si fece assumere ta”, un ovadese nel mondo del cinema, riosito dalle attrezzature esposte finì dall'Itala Film. Lui stesso in un artico- in Urbs, silva et flumen, numero col farsi così suggestionare da quell'at- lo autobiografico pubblicato negli unico, Gennaio 1987, pp. 12 - 13; e Da mosfera particolare da decidere di Anni Trenta su «Cinema fasti di Cinecittà alla nascita del neo- abbandonare gli studi liceali per entra- Illustrazione» sotto il titolo di «Quelli realismo; un ovadese nel mondo del re senza ripensamenti nel mondo del di cui il pubblico si accorge di meno» cinema in Urbs, silva et flumen, nume- cinema. ricorda che negli studi cinematografici ro unico, Aprile 1987, pp. 22 – 24. Ubaldo Arata, figlio di Marco e di torinesi si impratichì dietro la macchi- Sebbene di volta in volta ricorrano Concetta Aprile, era nato in Ovada il na da presa e nell’illuminazione delle voci di crisi il cinema continua ad 23 marzo 1895. I genitori, camerieri scene come allievo e collaboratore di essere uno dei divertimenti preferiti, del ministro guardasigilli Giacomo Roberto Roberti Leone, padre del noto eppure, nonostante la sua attualità i Costa, dovettero affrontare non pochi regista di film western Sergio Leone. suoi esordi sembrano ormai relegati in sacrifici per mantenerlo agli studi. Dalla sua entrata nel mondo del un passato mitico. A questo passato Ubaldo, come abbiamo visto aspirava cinema trascorrono circa tre anni ed quasi leggendario appartiene anche un invece a diventare operatore cinemato- ecco che l'apprendista operatore viene ovadese: Ubaldo Arata. grafico e ci riuscì grazie a Roberto messo alla prova. Filma con grande Agli inizi del secolo Torino, quasi a Roberti Leone che lo mise subito alla emozione la diva del momento Italia rivalsa di essere stata solo per un bre- prova dietro la macchina da presa. Per Almirante Manzini ne «Il Matrimonio vissimo periodo capitale d'Italia, era il Nostro fu l'inizio di una lunga di Olimpia» diretto da Gero Zambuto. un ribollire di iniziative in campo eco- avventura che lo avrebbe portato a Possiamo ripercorrere l'attività nomico che il clima giolittiano favori- partecipare alle tappe più significative svolta dall'operatore avvalendoci di va. Nel 1902 funzionavano in città una del cinema nazionale, dall'epoca del testimonianze pressoché sconosciute e decina di cinematografi e le pellicole muto alla «rinascita sonora», fino agli segnatamente della citata autobiogra- importate dalla Francia non bastavano esordi del neorealismo che doveva fia apparsa nel 1934 su «Cinema illu- più a tenere aggiornati i cartelloni e a riportare all'attenzione internazionale strazione». A quei tempi il cinema ita- far fronte alle richieste che le nuove liano era monopolio del regime e la disponibilità economiche rendevano via del successo passava spesso, per possibili. Questa congiuntura fece si le stelline, dall'alcova di qualche che nascesse e si potesse sviluppare gerarca. Arata era considerato uno una produzione sul posto e nel volgere dei migliori tecnici di cui l'industria di pochi anni Torino divenne la capita- cinematografica romana potesse dis- le europea del cinema, mentre centi- porre ma il ricordo degli esordi tori- naia di pellicole varcavano i confini nesi era per lui indelebile. raggiungendo anche i lontani mercati Ecco come rievoca, adottando americani e orientali. uno stile alla Guido da Verona, quel- Ma nuovi traguardi erano possibili le prime esperienze: e il destro veniva fornito dalla gran- «Dopo diciotto e più anni che fac- diosa Esposizione Internazionale tori- cio l'operatore, al passo più difficile nese del 1911. Ad essa la nascente giungo proprio adesso costringendo- industria cinematografica si volle pre- mi a queste confessioni. sentare in forza sfoderando tutto il Che ho potuto fare giacché sono fascino del nuovo mezzo con una sorta operatore cinematografico se non di festival cinematografico a cui inter- la cinematografia italiana del dopo- inquadrare, selezionare, illuminare verrà anche uno dei padri fondatori guerra. Girò oltre centocinquanta scene e figure? dell'effimero mondo della celluloide: films di cui almeno sessanta in veste di Il mio ruolo è modesto per quanto Louis Lumière. operatore primario o direttore della utile e di grande importanza è la mia Mescolato tra la folla vagante di fotografia, mansioni che nel cinema funzione. padiglione in padiglione ci pare di delle origini erano affidate alla stessa Finora ho girato cento film o giù di scorgere Ubaldo, giovane studente, persona. lì. www.accademiaurbense.it 2 M e c h e r i venne girato alla FERT di Enrico Fiori collaborai presso la quale lavorai anche con con Gero Righelli ne «Il richiamo» (1919) e con Zambuto al Mario Almirante negli «Zingari» primo suo (1920) interpreti Amleto Novelli e film «Il Italia Almirante Manzini, attori che io m a t r i - inquadrai ancora nell'«Arzigogolo» monio di (1924) e nel «Fornaretto di Venezia» O l i m p i a » (1923)». prima attri- Ma il Nostro dimentica di citare ce la stella dello stesso periodo: «Il romanzo nero di allora dal e rosa» (1921); «La statua di carne» n o m e (1921); «I Foscari» (1922); «La picco- sonante a la parrocchia» (1923); «L'ombra dagli atteg- 1924»; «La grande passione» (1924); g i a m e n t i tutte pellicole dirette da Mario venusti e Almirante, regista «tipico di quella f l o r e a l i : vecchia guardia del muto» che non I t a l i a volle adeguarsi alla nuova era sonora e Almirante fascistizzante. Manzini. Nel 1925 la F.E.R.T., la società per Ma a la quale l'operatore lavorava, abbando- completare nata dai finanziatori stava naufragan- il mio curri- do. Entra in ballo la Stefano Pittaluga, colo profes- alla quale Arata si lega contrattual- s i o n a l e mente per circa quattro anni. Si trova Di questi, diciotto almeno alla dovrei tirare in ballo nomi più illustri così impegnato nelle riprese di nuova Cines, circa un quarto del mio della nostra cinematografia, da «Maciste all'inferno» (1925), diretto lavoro totale si è così svolto nella Pastrone a Genina e Ghione». da Guido Brignone e interpretato da lavorazione sonora. Nel profilo biografico dedicato ad Bartolomeo Pagano il popolare camal- Ma la maggior tenerezza produce Arata da Mario Quargnolo, lo genovese dalla forza smisurata, in me il ricordo dei primi passi, in una («Filmlexicon delle Opere e degli capostipite di una numerosa progenie piccola casa cinematografica tori- Autori» a cura della rivista «Bianco e di forzuti ercoli e macisti le cui epiche nese che nascondeva la sua reale Nero» - Roma 1958), si legge che imprese ebbero un revival all'inizio modestia sotto la pomposa insegna divenne operatore effettivo nel 1915 degli Anni Sessanta e che ancora oggi dell'Aquila Film. ma prima collaborò alla realizzazione deliziano i pomeriggi televisivi dei In quegli stabilimenti di Via di un numero imprecisato di pellicole nostri ragazzi. Tiziano, Roberto Roberti mi avviò a nelle quali il suo nome non figura. Successivamente Arata si trasferì quest'arte che incominciò subito a pro- Come lui stesso afferma lavorò anche in Germania. Di quel tempo ricorda: curarmi emozioni grandissime, In quel con Giovanni Pastrone, mostro sacro «Non era certo facile lavorare allora primo film, infatti la drammaticità del cinema piemontese, ideatore del con i mezzi tecnici di cui si poteva dis- d'una scena che dovevo riprendere mi mitico capolavoro «Cabiria» (1914) la porre. Si dovevano compiere dei veri e emozionò tanto che non riuscii a finir- cui gloria condivise con Gabriele propri salti mortali. Figurarsi il mio la. Dannunzio che ne dettò le didascalie. ammirato stupore quando a Berlino Ma lentamente si andò maturando La confessione di Arata continua: con Righelli per girare il in me quello spirito di fredda penetra- «Con Genina» il grande Genina «Transatlantico». La ricchezza e la zione che occorre possedere ad ogni «eccomi alla macchina per quell' modernità degli impianti, delle mac- costo per non abbandonarsi neppure «Orizzontale», (1919) che considero chine, dei congegni che le case tede- nei momenti più patetici alla deriva uno dei migliori film dell'epoca, e che sche possedevano mi diedero la verti- dei sentimenti. Nell'Itala Film del www.accademiaurbense.it 3 gine da principio, ma poi mi misero la Venezia» (1927) e nuovamente con investito non solo il mondo del cine- febbre addosso accrescendo in me la Negroni ne «Il vetturale del ma. Fu in quel periodo che molte mae- fiducia dell'avvenire della cinemato- Moncenisio» (1928) e «Giuditta e stranze, registi, tecnici, furono costret- grafia». Oloferne» (1928). gli ultimi due film te ad emigrare all'estero dove, oltre a Negli studi tedeschi Arata arricchì vennero interpretati da Bartolomeo trovare lavoro, conobbero innovazioni la propria esperienza professionale. Pagano, il Maciste nazionale, l'unico tecnologiche che stavano affermando- Ritornato in patria il suo campo d'a- ancora capace di attirare pubblico si. zione doveva spostarsi dagli artificiosi nelle sale cinematografiche sempre Mentre all'estero veniva largamen- teatri di posa agli esterni per riprende- meno frequentate a causa del prean- te sperimentata la tecnica del sonoro, re incomparabili panorami: nunciarsi di una crisi che avrebbe in Italia, il regime, che fino ad allora si «Dagli stabilimenti berlinesi di Grunewald e di Johannistal eccomi inviato dalla Pittaluga, nei mari e nelle terre del vicino Oriente. Percorsi per un documentario l'Egitto, la nostra Africa settentriona- le, la Palestina, il Bosforo e le isole dell'Egeo. Fu in questa crociera che ebbi la prima avventura marina. Quasi per dovere di ospitalità (ospitalità attiva) pensai di prendere l'intera sagoma del «Conte Verde» in navigazione calandomi in mare con una scialuppa.