Torino Orchestra e Coro Auditorium del Giovanni Agnelli Gianandrea Noseda direttore Lingotto Claudio Fenoglio maestro del coro

Domenica 07.IX.08 ore 21 Puccini La bohème

Giacomo Puccini (1858-1924) La bohème

Opera in quattro quadri Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica da Scènes de la vie de bohème di Henri Murger

Esecuzione in forma di concerto

Mimì Irina Lungu, soprano Rodolfo Tomislav Muzˇek, tenore Musetta Serena Gamberoni, soprano Marcello Fabio Capitanucci, baritono Schaunard Massimiliano Gagliardo, baritono Colline Nicola Ulivieri, basso Benoît / Alcindoro Matteo Peirone, basso Parpignol Sabino Gaita, tenore Il sergente dei doganieri Vladimir Jurlin, basso Un doganiere Alessandro Inzillo, basso

Gianandrea Noseda, direttore Claudio Fenoglio, maestro del coro e maestro del coro di voci bianche

Orchestra e Coro del Teatro Regio Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino

In collaborazione con Settimane Musicali di Stresa e del Lago Maggiore Fondazione Teatro Regio

Videoimpaginazione e stampa • la fotocomposizione - Torino Luci e ombre...

L’ della gioventù che si apre alla vita, con le sue prime responsabilità e con i suoi primi dolori. La bohème rappresenta la fine di un periodo della vita fatto di goliardia e di spen- sieratezza e l’inizio di quello della maturità. In qualche modo chiude l’Ottocento (è stata scritta nel 1895) e si apre al Novecento, con le sue speranze, le sue domande e le sue novità. La bohème ci racconta che Mimì muore di tubercolosi tra le braccia di Rodolfo e dei suoi amici, ma che fine faranno Rodolfo, Marcello, Schaunard, Colline e Muset- ta? Ventitre anni più tardi, nel 1918, il secolo già segnato da una sanguinosa guer- ra mondiale, rivelerà che quelle speranze, quelle aspettative erano state deluse. Puc- cini, nel 1918, presenta quel capolavoro che è Il trittico. Nel Tabarro, la prima delle tre opere, l’azione si svolge a Parigi come nella Bohè- me, sulle rive della Senna, e un coro di ragazze cita proprio la canzone di Mimì. Che i personaggi del Tabarro siano gli stessi invecchiati e disillusi della Bohème? Forse è così: in questo caso la “stagion dei fior” vagheggiata da Rodolfo e Mimì nel quartetto del III atto della Bohème non ha mantenuto le promesse, lasciando il posto all’umidità maleodorante e malsana del barcone del Tabarro sulla Senna.

Gianandrea Noseda

“Nuvole di melodia” per raccontare La vie de bohème

Il mondo spirituale di Puccini coincide con i sentimenti e le aspirazioni della bor- ghesia italiana dell’epoca, che attribuisce all’amore non il vigoroso e positivo valo- re verdiano, ma fragilità, rimpianto, struggimento e redenzione. Nella Bohème il musicista si rivela una delle voci più autentiche della nuova società; forse in que- st’opera s’insinua la nostalgia per il suo tempo di bohème, quello vissuto da stu- dente a Milano, e per questo probabilmente il tema che apre l’opera e vi circola come motivo dei quattro amici bohémiens è tratto dal Capriccio sinfonico che aveva composto allora come saggio finale al Conservatorio. Ma al di là di questo, Bohème non è certo autobiografia. Puccini non precursore, ma scegliendo il romanzo di Murger, protagonista di un momento squisitamente novecentesco. La condotta dell’azione ha una vivacità giornalistica: casi e ritratti appaiono e scompaiono senza successione temporale, spesso indipendenti fra loro; le situazioni sono in continua mutazione, così da col- pire lo spettatore, più che seguire uno sviluppo. L’ottica teatrale nervosa, dispersi- va, curiosa del dettaglio è espressa perfettamente nel quartetto alla barriera d’En- fer: due duetti sovrapposti drammaticamente e musicalmente, senza rapporti fra loro. Proprio da ciò nasce l’efficacia della pagina. Puccini in Bohème rivela con grande sicurezza i caratteri del suo mondo poetico, e sceglie senza errori i mezzi di cui servirsi; episodi, personaggi, parole hanno poco in comune con ciò che propongono o hanno proposto finora i soggetti operistici, e Massimo Mila afferma che questa musica somiglia ben poco a ciò che si è ascolta- to fin qui, mentre ogni tanto somiglia ad altre musiche di là da venire. Bohème merita un approccio e una fruizione non contemplativi e museali, ma – ancor più di altre opere – richiede un accostamento che tenga conto che per l’au- tore e i suoi contemporanei è parte di un’esperienza di arte e di vita. Spesso la tra- dizionale prassi interpretativa carica di atteggiamenti veristi l’arte pucciniana, che al contrario respinge concezione – e linguaggio – di quella corrente a favore di una decadente, lirica e patetica, che si concentra sul sentimentalismo borghese quoti- diano e lo rappresenta ricorrendo anche alla durata brevissima dei quattro quadri, alla presenza dell’elemento comico e da operetta, ma soprattutto alla corrispon- denza della musica allo svolgersi dell’azione. Nell’orchestrazione non c’è ampio svi- luppo tematico: la musica non ha tempo di attendere che ciò avvenga; deve inse- guire l’azione e tenere il passo con il dialogo, intensificarne il significato, assecon- dare un’espressione vocale staccata e irregolare che rappresenta la dimensione antieroica, dopo aver abolito ogni forma autonoma tradizionale, passando da momenti ampiamente cantabili a una declamazione spedita; una vocalità frantu- mata sensibile alle inflessioni verbali con un percorso spesso su linee discendenti, che se talvolta svetta verso l’acuto, emerge all’improvviso da un semplice parlato al quale ben presto ritorna; ma questo “parlato” o “quasi parlato” è un’intonazione saldamente ancorata a valori melodici precisi (infatti sono indicate le altezze delle note) estranea alla recitazione naturalistica.

Monica Rosolen

Il concerto del Sabina International Ensemble alla Venaria Reale, previsto per gio- vedì 11 settembre, è stato posticipato a venerdì 12 settembre, sempre alle ore 19 La bohème

QUADRO I

Nella loro soffitta il pittore Marcello, il poeta Rodolfo e il filosofo Colline scherzano sulla propria condizione di intellettuali squattrinati. Li raggiunge il musicista Schaunard, seguito da garzoni carichi di provviste. Schaunard propone di spendere quanto resta del denaro, che ha insperatamente guadagnato, festeggiando la vigilia di Natale al Quartiere Latino, quando qualcuno bussa alla porta. È Benoît – il padro- ne di casa – che viene a riscuotere il pagamento dell’affitto. I quattro riescono a liberarsene minacciandolo di rivelare alla moglie una sua scappatella. Rodolfo tuttavia deve terminare di scrivere un articolo, perciò non segue gli amici al Cafè Momus. Si accinge al lavoro, quando una giovane bussa alla porta. Gli si presenta come una vicina di casa, venuta a chiedergli di riaccenderle il lume, ma si sente male e sviene. Rodolfo, incantato dalla sua fragile bellezza, la rianima con un po’ di vino. La ragazza sta per congedarsi, ma uno spiffero torna a spegnerle la can- dela. Rodolfo furtivamente spegne anche la propria per poterla trattenere più a lungo, e con la scusa di aiutarla a cercare a tentoni la chiave caduta sul pavimen- to, le si avvicina e la prende per mano: le parla della propria vita, povera di mezzi, ma ricca di aspirazioni, e le fa capire di essersi innamorato di lei. A sua volta Mimì – così la chiamano gli amici, anche se il suo nome è Lucia – descrive la propria vita di ricamatrice: umile, ma serena perché appagata dalle piccole gioie quotidiane. I tre amici, dalla strada, gridano sollecitando Rodolfo a interrompere il lavoro. Rodolfo e Mimì, riconoscendosi innamorati l’uno dell’altra, escono abbracciati per raggiungerli.

QUADRO II

Una folla eccitata dal clima festivo anima le vie del Quartiere Latino. Rodolfo ha regalato a Mimì una cuffietta rosa, Schaunard acquista un corno da un rigattiere, Marcello scherza con le ragazze; i più piccoli si affollano intorno al carretto del gio- cattolaio Parpignol. Rodolfo presenta Mimì agli amici e con loro prende posto da Momus. A un tratto appare Musetta: l’ex amante di Marcello, riccamente abbiglia- ta, è accompagnata da Alcindoro, un attempato gentiluomo, che la segue carico di pacchetti. Vedendo Marcello, la ragazza fa di tutto per risuscitare in lui l’antica fiamma: si libera di Alcindoro mandandolo a comprarle un paio di scarpe nuove perché – dice – quelle che indossa le fanno male, e infine si getta tra le braccia del pittore. Quando arriva il conto, i bohémiens si accorgono di aver finito i soldi. Approfittando della confusione creata dal passaggio di una banda militare si confondono tra la folla, e Musetta fa in modo che, al suo ritorno, Alcindoro debba saldare anche il loro conto.

QUADRO III

Alla barriera d’Enfer, all’alba, i contadini varcano la cinta daziaria per venire in città a vendere i propri prodotti. Musetta e Marcello si sono stabiliti in un’osteria lì vicino: il pittore affresca le pareti del locale e la ragazza intrattiene gli avventori con il canto. Mimì è venuta per chiedere aiuto a Marcello. Quando il pittore la raggiun- ge fuori dall’osteria, gli parla disperata dei continui litigi con Rodolfo. Marcello le confida che Rodolfo si è rifugiato lì da lui, ma la invita a rincasare, anche perché Rodolfo si è appena svegliato e sta per raggiungerlo. Ma Mimì si ferma e, di nasco- sto, ascolta il dialogo tra i due. Rodolfo dapprima finge di essere geloso di Mimì, poi confessa la sua vera preoccupazione: la malattia della ragazza, di cui si sente col- pevole per le misere condizioni in cui è costretto a farla vivere. La tosse di Mimì rivela la sua presenza. Rimasta sola con Rodolfo, gli dà l’addio, ma infine i due deci- dono di restare ancora insieme: non si può restare soli d’inverno – si lasceranno a primavera. Intanto Marcello, che è rientrato nell’osteria perché ha sentito Musetta ridere, si abbandona a una scenata di gelosia. I due giovani si separano scambian- dosi improperi.

QUADRO IV

Di nuovo soli nella loro soffitta, Rodolfo e Marcello pensano nostalgicamente a Mimì e Musetta. Al ritorno di Colline e Schaunard, consumano un misero pasto e improvvisano una buffonesca festa da ballo. Ma ecco che si presenta, trafelata e sconvolta, Musetta. Con lei c’è Mimì, che, stremata dalla malattia, è svenuta sulle scale. Gli amici soccorrono la ragazza; Musetta consegna a Marcello i propri orec- chini: vendendoli, si potrà pagare un medico e comprare un manicotto – l’ultimo desiderio espresso da Mimì morente. Colline, da parte sua, decide di dare in pegno l’amata zimarra, e invita Schaunard a lasciar soli i due innamorati. Rimasta sola con Rodolfo, Mimì rievoca i troppo brevi momenti della loro felicità. Rientrano gli amici: Mimì, commossa per il manicotto che le viene donato, sembra addormen- tarsi serenamente. Rodolfo è l’ultimo a capire: solo di fronte al costernato imba- razzo degli amici si rende conto che Mimì è morta, e si abbandona a un pianto disperato.

Prima rappresentazione assoluta: Torino, Teatro Regio, 1° febbraio 1896

Se desiderate commentare questo concerto, potete collegarvi al calendario presente sul sito www.mitosettembremusica.it dove è attivo uno spazio destinato ai commenti degli spettatori L’Orchestra del Teatro Regio è l’erede del complesso fondato alla fine dell’Otto- cento da Arturo Toscanini, che ne fu direttore stabile e artistico. Dal 1967 è l’Or- chestra stabile della Fondazione lirica torinese, impegnata in tutta la Stagione d’o- pera e di balletto. Tra gli spettacoli di gran successo dei quali è stata protagonista ricordiamo La damnation de di Berlioz nell’allestimento di Luca Ronconi, insignito nel 1992 del premio “Franco Abbiati” dell’Associazione nazionale dei cri- tici musicali italiani, La bohème realizzata nel 1996 in occasione del centenario della prima rappresentazione con Luciano Pavarotti e Mirella Freni (trasmessa anche in diretta televisiva). Nelle ultime stagioni l’Orchestra del Teatro Regio è stata partner di grandi compa- gnie di balletto, tra le quali indimenticabili rimangono quella del Teatro Bol’sˇoj di Mosca e il Balletto Kirov del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Protagonista di registrazioni radiotelevisive e di incisioni discografiche (da segnalare l’integrale delle sinfonie di Cˇajkovskij con Vladimir Delman), è stata ospite di vari festival e teatri stranieri. Nell’ottobre 2000 ha rappresentato a Nizza Sly con José Carreras all’Acropolis e Zazà con Leo Nucci all’Opéra, mentre nell’anno successivo ha tenu- to una tournée sinfonica in Francia con esecuzioni a Parigi, Tolosa, Tolone e Lione. Nel 2000 ha inoltre ricevuto il Premio Internazionale “Viotti d’Oro” conferito dalla Società del Quartetto di Vercelli. Nel 1997 la Hardy Classic ha pubblicato il video (oggi disponibile anche in dvd) della rossiniana Elisabetta, regina d’Inghilterra – direttore Gabriele Ferro, protago- nisti Lella Cuberli, Daniela Dessì e Rockwell Blake – e, nel 2003, il dvd della stori- ca rappresentazione della di diretta da Giuseppe Patanè al Théâtre Antique d’Orange del luglio 1974 – con Montserrat Caballé, Jon Vickers e Josephine Veasey. Sotto la guida di John Mauceri l’Orchestra ha inoltre inciso un disco di arie d’opera con Angela Gheorghiu per la Decca e ha registrato per la Nuova Era Il barbiere di Siviglia di Rossini e il di Donizetti con Bruno Cam- panella.

Il Coro del Teatro Regio è stato ricostituito nel 1945 dopo che l’incendio del Tea- tro nel 1936 e il secondo conflitto mondiale ne avevano interrotto l’attività, diven- tando quindi, nel 1967, Coro stabile dell’Ente lirico torinese. Vanta un organico di circa settantacinque elementi ed è regolarmente impegnato nelle produzioni della Stagione d’Opera, oltre che in un’intensa attività nel circuito regionale per concer- ti lirico-sinfonici e a cappella e in collaborazioni con altre istituzioni musicali, quali l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e l’Unione Musicale di Torino. Dal 1994 al 2002 è stato diretto da Bruno Casoni, con il quale ha raggiunto una per- fezione stilistica ormai riconosciuta dalla critica nazionale e internazionale, tanto da essere considerato uno dei migliori d’Europa: a dimostrarlo vale l’esecuzione al Teatro Regio nel maggio 2002 della Messa in si minore di Bach sotto la direzione di Semyon Bychkov, che nel 2007 ha rinnovato la sua stima nei confronti del Coro invitandolo a Colonia per la registrazione della Messa da requiem di Verdi. L’eredità di Casoni è stata raccolta nel 2002 da Claudio Marino Moretti, poi sostituito da Roberto Gabbiani, nominato nel luglio 2008 direttore del Coro. Nel 2004 i componenti dei complessi artistici del Teatro Regio hanno dato vita a due organismi autonomi, l’Orchestra Filarmonica ’900 e il Coro Filarmonico del Teatro Regio, entrambi attivi in ambito sinfonico-corale.

Il Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino è nato alla fine del 1997 dalla collaborazione delle due istitu- zioni torinesi ed è stato diretto sin dalla fondazione da Claudio Marino Moretti, avvicendatosi nel luglio 2008 con Claudio Fenoglio. Si è esibito per la prima volta al Regio nel Concerto di Natale del 1997 e poi, nell’anno successivo, nella con la regia di Zhang Yimou e nello Schiaccianoci di Maurice Béjart, per l’inaugu- razione della XI edizione di Torinodanza. Dal 1999 si esibisce come formazione autonoma in numerosi concerti realizzati in Regione per conto di associazioni con- certistiche e di volontariato. Nel 2000 ha preso parte al concerto per il Children’s Day al World Summit di Ginevra, presenti i Capi di Stato e i delegati ONU, nel- l’ambito del programma delle Nazioni Unite per l’eliminazione del lavoro minori- le. Dal 2000 collabora con le principali istituzioni concertistiche cittadine, tra cui l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Torino Settembre Musica e l’Unione Musicale. Nell’ottobre 2005 ha inoltre preso parte al Festival Internazionale di Voci Bianche svoltosi a Torino nella Chiesa di Santa Pelagia. Nell’ambito delle Stagioni d’Opera del Teatro Regio partecipa ad almeno una produzione lirica all’anno, così come intensa è la sua partecipazione alle attività della Scuola all’Opera e del Pic- colo Regio Laboratorio.

Gianandrea Noseda ha assunto la carica di direttore musicale del Teatro Regio di Torino a partire dal settembre 2007, suggellando così una relazione artistica di grande successo iniziata con Il matrimonio al convento di Prokof’ev nel 2004 e pro- seguita con nel 2005 e con Rusalka di Dvorˇák nel 2007. Nel 1997 è diventato il primo direttore ospite principale straniero nella storia del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo; tra gli incarichi assunti in questi anni ricordiamo quello di direttore principale dell’Orquesta de Cadaqués dal 1998, di direttore ospi- te principale della Rotterdam Philharmonic tra il 1999 e il 2003 e di primo diret- tore ospite dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dal 2003 al 2006. Dal 2001 è inoltre direttore artistico delle Settimane Musicali di Stresa e del Lago Maggiore, al cui rilancio ha dato un contributo essenziale. Nel luglio 2006 ha ricevuto l’ono- rificenza di Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana in riconoscimen- to della sua instancabile attività nel mondo. Nato a Milano, dove ha compiuto gli studi musicali di pianoforte, composizione e direzione d’orchestra, Noseda ha diretto le maggiori orchestre del mondo: New York Philharmonic, Orchestre Sinfoniche di Pittsburgh, Boston, Toronto e Mon- treal, City of Birmingham Symphony Orchestra, Chamber Orchestra of Europe, Swedish e Finnish Radio Symphony Orchestra, Oslo Philarmonic, Orchestre Natio- nal de France, Tokyo Symphony e NHK Symphony. Nel maggio 2008 ha diretto per la prima volta la London Symphony Orchestra al Barbican Center. Intensa la collaborazione con il Metropolitan di New York, dove ha debuttato nel 2002 dirigendo Guerra e pace di Prokof’ev, per tornare nel 2006 con e nel 2007 con , cui seguiranno due nuove produzioni del Trovatore nel 2009 e di Traviata nel 2010. Nel maggio 2011 sarà accanto a James Levine come unico direttore ospite per la tournée che il Met realizzerà in Giappone. Nel luglio 2007 ha debuttato inoltre al Festival Internazionale di Oran- ge, in Francia, con trasmesso in diretta dalla televisione francese. Come direttore principale della BBC Philharmonic, Gianandrea Noseda registra a Manchester per BBC Radio 3, dirige alla Bridgewater Hall, si presenta ogni anno ai Proms di Londra e guida l’Orchestra in un’intensa attività all’estero. Il ciclo com- pleto delle Sinfonie di Beethoven trasmesse in diretta radiofonica dalla BBC nel giu- gno 2005 ha registrato quasi un milione e mezzo di utenti che le hanno scaricate dalla rete, una cifra che nemmeno i Beatles hanno mai raggiunto. Quest’anno è stata la volta delle Sinfonie di Cˇajkovskij e Schumann, disponibili on line sul sito della BBC. Claudio Fenoglio, nato nel 1976, si è diplomato con il massimo dei voti e la lode in pianoforte, musica corale e direzione di coro, laureandosi recentemente in com- posizione. Ha frequentato numerosi corsi di perfezionamento pianistici, fra i quali quello di Franco Scala all’Accademia Pianistica di Imola. Parallelamente agli studi accademici ha iniziato l’attività in ambito operistico come maestro sostituto per poi specializzarsi nella direzione di coro. È stato aiuto maestro del coro presso il di Palermo, assumendo in seguito l’incarico di altro maestro del coro e maestro del Coro di voci bianche al Teatro Regio di Torino. Nella stagione 2007/ 2008 ha curato la preparazione del Coro di voci bianche nelle opere per ragazzi Anna e Cenerentola, allestite in prima rappresentazione al Piccolo Regio. A partire dal 2007 ha avuto l’incarico di maestro del coro nelle produzioni di Tristan und Isolde di Wagner, Edgar e La bohème di Puccini, oltre che nei Carmina Burana di Orff. Collabora inoltre con il Coro Filarmonico del Teatro Regio di Torino, con il quale ha recentemente curato la preparazione della Terza Sinfonia di Mahler. In ambito concertistico ricopre il ruolo di pianista e direttore di gruppi vocali da came- ra nell’ambito delle manifestazioni del Regio itinerante.

Irina Lungu è nata in Moldavia nel 1980 e ha studiato pianoforte e direzione cora- le, proseguendo poi gli studi di canto presso il Conservatorio di Stato di Voronezh (Russia). In questa città ha debuttato nei ruoli di Leïla (Les pêcheurs de perles), Marfa (La fidanzata dello zar), Desdemona (Otello). Dal 2003 frequenta l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano sotto la guida di . Ha vinto i concorsi “Bella Voce” di Mosca, “Competizione dell’Opera” di Dresda, “” di San Pietroburgo, “Cˇajkovskij” di Mosca, “Maria Callas” di Atene, “Montserrat Caballè” di Andorra, “Belvedere” di Vienna, “Voci Verdiane” di Busseto e “” di Los Angeles. Ha svolto e svolge un’intensa attività concertistica in Russia, Germania, Croazia, Svizzera e Italia e in numerosi festival internazionali. Tra i suoi ultimi impegni segnaliamo il ruolo del titolo nella Parisina di Donizetti al Teatro Donizetti di Bergamo, Bianca in Ugo, conte di Parigi di Donizetti al Teatro Bel- lini di Catania, Anais nel Moïse et Pharaon di Rossini diretta da con la regia di Luca Ronconi al Teatro alla Scala di Milano (dove è ritornata prima come Oksana negli Stivaletti di Cˇajkovskij e poi con Sancta Susanna di Hindemith), Il dilu- vio universale di Donizetti al Drury Lane di Londra, Jolanta di Cˇajkovskij a Lisbona, al Festival di Lugano e al Teatro Filarmonico di Verona diretta da Vladimir Fedoseyev, Così fan tutte con la regia di Martone diretta da Donato Renzetti al Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona, il debutto in Francia con Turandot all’Opéra de Toulon, La traviata al Teatro dell’Opera di Roma con la regia di Franco Zeffirelli diretta da Gian- luigi Gelmetti, al Teatro alla Scala di Milano diretta da con la regia di Liliana Cavani, al Teatro Regio di Parma con la regia di Karl-Ernst e Ursel Herrmann, a Seul con la regia di Pier Luigi Pizzi, Luisa Miller al Teatro Regio di Par- ma, al Teatro alla Scala di Milano.

Tomislav Muzˇek è nato nel 1976 a Siegen (Germania) da genitori croati. Ha stu- diato all’Università di Vienna con Helene Karusso laureandosi nel 1999. Si è anche perfezionato in Lied e Oratorio con Robert Stoll e ha seguito dei corsi con Marian- ne Spiecker-Henke, Ernesto Palacio e William Jones. Ha vinto il primo premio al Concorso “Ferruccio Tagliavini” in Austria nel 1999. Nella stagione 1999/2000 è stato scritturato come membro stabile della Staatsoper di Vienna; nella stagione seguente è stato scritturato come membro stabile del Tea- tro di Brema. Nel novembre 2002 ha ottenuto un particolare successo alla Bayerische Staatsoper di Monaco come Don Ottavio nel Don Giovanni: ha poi cantato lo Stabat Mater di Rossini a Città del Messico e il Saul di Händel alla RuhrTriennale (Dortmund, Bochum, Wuppertal), L’olandese volante al Festival di Bayreuth, Il flauto magico a Berlino. Al Teatro alla Scala ha debuttato in Moïse et Pharaon, opera inaugurale della stagione 2003/2004 diretta da Riccardo Muti. In seguito è stato ad Amburgo per Don Giovanni, a Toulouse per la Messa di Gloria di Puccini, a Vienna per La tra- viata, a Berlino per Il flauto magico e a Firenze per Così fan tutte. Ha successivamente cantato La bohème a Monaco di Baviera, Così fan tutte al Tea- tro Carlo Felice di Genova, a Spalato, Rinaldo di Händel al Teatro alla Scala, Il flauto magico a Budapest, Berlino, Zurigo e al Festival Mozart di La Coruña, L’olandese volante a Bayreuth, L’oro del Reno a Monaco di Baviera, Così fan tutte a Ginevra, L’elisir d’amore, Salomé e Il cavaliere della rosa all’Opéra di Parigi, la Missa solemnis di Beethoven a Berlino e al Festival di Pasqua di Sali- sburgo, Stabat Mater di Rossini a Firenze, la Nona Sinfonia di Beethoven a Liver- pool, Don Giovanni e Lucia di Lammermoor a Dresda, Faust a Spalato. È stato ospi- te delle Settimane Musicali di Stresa nel 2000, 2004 e 2006.

Dopo aver conseguito l’esame di violino sotto la guida di Zoran Milenkovic, Sere- na Gamberoni ha iniziato gli studi di canto nel 1996 al Conservatorio di Trento. Nel 1999 si è diplomata sotto la guida di Paola Fornasari: ha seguito inoltre vari corsi di perfezionamento con Franca Mattiucci, Luigi Alva, Renato Bruson, Piero Cappuccilli, Maria Chiara, Ghena Dimitrova e Gabriella Tucci. Attualmente studia con Alida Ferrarini. Nel 2000 ha tenuto il suo primo concerto da solista con orchestra a Este e ha debut- tato nel Don Giovanni (Zerlina) a Galliera Veneta, ripreso poi a Ivrea e al Teatro Cari- gnano di Torino: ha quindi partecipato al a Tortona e a numerosi concer- ti dell’Accademia della Voce a Torino presso il Circolo Ufficiali e il Circolo della Stampa. Nell’aprile 2002 è risultata vincitrice di diverse borse di studio in vari concorsi ita- liani. Nel gennaio 2004 ha vinto l’As.Li.Co. per i ruoli di Adina in Elisir d’amore e Sophie in Werther. Ha poi debuttato come Gilda nel Rigoletto a Caracas, a fianco di Aquiles Machado, e in Lobgesang di Mendelssohn con l’Orchestra della Fondazione Toscanini nel Duomo di Parma. Al Teatro Carlo Felice di Genova ha debuttato nei ruoli di Giannetta nell’Elisir d’amore, Susanna nelle Nozze di Figaro, Oscar nel Ballo in maschera e Norina nel Don Pasquale. È stata Nannetta in per l’i- naugurazione della Stagione 2006/2007 del Teatro San Carlo di Napoli, diretta da Jeffrey Tate. Ha successivamente debuttato al Regio di Torino con Elisir d’amore e a Bologna in una nuova produzione di Orphée et Eurydice a fianco di Roberto Ala- gna. Ha quindi debuttato a Parma in Così fan tutte.

Fabio Capitanucci nel 1998, a soli 23 anni, ha vinto il Concorso del Teatro Liri- co Sperimentale di Spoleto. Subito dopo ha superato le selezioni per l’Accademia di Perfezionamento del Teatro alla Scala, che ha frequentato dal 1999 al 2001. Nel 2002 è stato insignito del Premio “Renato Bruson” alla sua prima edizione. Dal 1999 a oggi è stato regolarmente ospite nelle stagioni del Teatro alla Scala di Milano, dove ha debuttato come Marcello nella Bohème, Cavalier Belfiore in Un giorno di regno, Sharpless in , Lescaut nella di Massenet, Guglielmo in Così fan tutte. Contestualmente ha debuttato in molti altri teatri italiani, europei e americani: Eli- sir d’amore (Belcore) a Francoforte, (Don Alvaro) a Genova, La bohème a Genova, Dresda, Madrid, Verona e Atlanta, Le nozze di Figaro (il Conte) a Torino, Dresda e Palermo, Madama Butterfly (Sharpless) a Dresda, Candide (Maximilian) a Genova, Roberto Devereux a Pamplona, Così fan tutte (Guglielmo) ad Amburgo e Genova, Falstaff (Ford) e Cenerentola (Dandini) a Dresda, Lucia di Lam- mermoor (Enrico) a Marsiglia, Don Pasquale (Malatesta) al Florida Grand Opera di Miami e a Genova, La Cenerentola a Barcellona. Dal 2005 è ospite al Rossini Opera Festival di Pesaro, dove ha debuttato in Arri- ghetto (Corrado) di Carlo Coccia, La cambiale di matrimonio (Slook) ed Edipo a Colono di Rossini. Nell’ambito del repertorio sacro e sinfonico ha cantato l’oratorio La cena del Signo- re di Lorenzo Perosi e i Carmina Burana di Carl Orff. Ha inciso Gina di Cilea, La bohème in dvd, La cambiale di matrimonio di Rossini, I Medici di Leoncavallo e Fedora di Giordano.

Massimiliano Gagliardo è nato a Savona e ha debuttato giovanissimo all’Opera di Spalato nel ruolo di Enrico in Lucia di Lammermoor. Da allora ha iniziato una brillante carriera che l’ha portato a esibirsi rapidamente al Regio di Parma, alla Scala di Milano (Armide e Don Giovanni diretti da Riccardo Muti, Il barbiere di Sivi- glia diretto da Riccardo Chailly, Adriana Lecouvreur, Matrimonio di Musorgskij), al Carlo Felice di Genova, al Comunale di Firenze (Schaunard nella Bohème con la regia di Jonathan Miller), al Comunale di Bologna (Dom Sebastien di Donizetti diret- to da Daniele Gatti, la prima assoluta della Cantata della Vita composta e diretta da Gianluigi Gelmetti, Arlecchino di Busoni), all’Opera di Roma (Michonnet in Adria- na Lecouvreur diretta da Daniel Oren, Leporello in Don Giovanni, Silvio nei Pagliac- ci, Papageno nel Flauto magico, Boniface in Le jongleur de Notre Dame di Masse- net, la prima mondiale di Marie Victoire di Respighi, Figaro nel Barbiere di Siviglia e Guglielmo in Così fan tutte, sempre diretto da Gianluigi Gelmetti), al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi (Figaro nel Barbiere di Siviglia). È stato inoltre ospite di importanti festival quali il Rossini Opera Festival di Pesaro (Isabella di Azio Corghi), il Wexford Festival Opera (Rusalka di Dargomyzskij, Sapho di Massenet, Arlecchino di Busoni) e di prestigiose sale da concerto come l’Accademia di Santa Cecilia (la prima europea della Misa Tango di Luis Bacalov diretta da Chung), la Konzerthaus di Vienna (Una cosa rara di Martín y Soler) e il Concertgebouw di Amsterdam (Gianni Schicchi diretto da Riccardo Chailly). Ha cantato sotto la direzione di Bonynge, Chailly, Chung, Gatti, Gelmetti, Muti, Savall, Scimone, e ha lavorato con registi come Pizzi, Strehler e Zeffirelli.

Nato ad Arco (Trento), Nicola Ulivieri si è diplomato al Conservatorio di Bolzano sotto la guida di Vito Maria Brunetti. Nel 1993 ha debuttato con I quatro rusteghi all’As.Li.Co di Milano, nel 1995 ha vinto il concorso “Adriano Belli” di Spoleto, nel 1996 il “Premio Musica Riva” e nel 1997 il concorso televisivo “Vincerò”. In Italia ha cantato in sale prestigiose come Teatro alla Scala di Milano, Teatro Comunale di Firenze, Teatro Massimo di Palermo, Teatro La Fenice di Venezia, Ros- sini Opera Festival di Pesaro, Teatro Comunale di Bologna, Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro Lirico di Cagliari, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Regio di Tori- no, Teatro Verdi di Trieste, Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Olimpico di Vicen- za e Accademia di Santa Cecilia; all’estero si è esibito in sale e festival rinomati come Festival di Salisburgo, di Barcellona, Festival di Dresda, Welsh National Opera, Philharmonie di Monaco di Baviera, Festival di Edimburgo, Festival di Stra- sburgo, Festival de Canarias, Festival di Primavera di Lugano, Festival di Wexford, Konzerthaus di Vienna, Theater an der Wien, Festival di Aix-en-Provence, Festival di Radio France, Teatri di Montpellier, Lione, Tokyo, Bruxelles, Klagenfurt, Oporto, Las Palmas, Tenerife, Madrid. È stato diretto da Claudio Abbado, Nikolaus Harnoncourt, Lu Jia, Daniele Gatti, Jesús López Cobos, Andras Schiff, Daniel Harding, Gianluigi Gelmetti, Carlo Rizzi, Rinaldo Alessandrini, Corrado Rovaris, Victor Pablo Perez, Alain Lombard, Jordi Savall, Alberto Zedda, Bruno Campanella, Fabio Luisi, Marcello Viotti, Michele Mariotti. Nel 2006 ha ottenuto il Premio Abbiati, prestigioso riconoscimento della critica ita- liana per le sue interpretazioni mozartiane. È stato ospite delle Settimane Musicali di Stresa dal 2003 al 2006.

Matteo Peirone si è laureato con il massimo dei voti e la lode in Lettere classiche con una tesi in Letteratura greca (sulla musica degli antichi greci) con Umberto Albini. Ha studiato canto con Franca Mattiucci, Paolo Montarsolo, Renata Scotto. Ha vinto numerosi Concorsi Lirici (As.Li.Co di Milano, “Giuseppe Verdi” di Parma, “Ismaele Voltolini” di Mantova) Ha già cantato nei più importanti teatri lirici italiani e stra- nieri, evidenziandosi come interprete dei principali ruoli di basso buffo o brillante e in altri ruoli di carattere. Costantemente invitato dal Teatro alla Scala di Milano (L’elisir d’amore come Dul- camara, La bohème, Tosca, Gianni Schicchi, I racconti di Hoffmann) ha cantato sotto la direzione di Riccardo Muti nelle Nozze di Figaro a Milano e a Ravenna con i Wiener Philharmoniker. Ha inoltre cantato al Teatro Carlo Felice di Genova (Don Magnifico), all’Opera di Roma (Don Bartolo), al Maggio Musicale Fiorentino, al Tea- tro Regio di Torino (Dulcamara), al Teatro Verdi di Trieste (Don Bartolo), al Teatro Lirico di Cagliari. Intensa la sua attività all’estero: Barbican Hall di Londra, Théâtre des Champs- Élysées di Parigi, Opéra du Rhin di Strasburgo, Teatri di Montpellier, Siviglia, Palma di Maiorca, Tenerife, Burgos, Saragoza, Toledo, Dresda, Francoforte, Colonia, Bonn. Ha inciso di recente il ruolo del Sacrestano nella Tosca diretta da Zubin Mehta. È la Mamma Agata dell’ultima produzione di Viva la Mamma di Donizetti della Sem- peroper di Dresda. Di ritorno dal Teatro della Maestranza di Siviglia (Tosca con regia di Ronconi) è stato a Torino per Il campanello di Donizetti. I suoi successi più recenti sono Geron- te a Cagliari nella Manon Lescaut e Dulcamara a Tel Aviv nell’Elisir d’amore.