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EVIDENZE ARCHEOLOGICHE E l’emiciclo murario era stata invece interessata dallo scavo ARCHEOBOTANICHE DI FUNZIONI RITUALI di una trincea, che raggiungeva la risega interna di fonda- NELLA CRIPTA PROTOROMANICA DI zione, probabilmente destinata ad una verifica delle mura- ture e ricolmata con terreni contenenti abbondante “cera- S. EUSEBIO DI PERTI (FINALE LIGURE, SV) mica a taches-noires” e terraglia di produzione albisolese. di Dei depositi originari sottostanti alle pavimentazioni della cripta residuava un terreno leggermente argilloso, di- DANIELE AROBBA, ROSSANA CARAMIELLO, rettamente depositato sul piano roccioso ed all’interno di CARLO FALCETTI, GIOVANNI MURIALDO una fessura naturale. Da esso provenivano frammenti di ceramica grezza ed alcune monete romane di età repubbli- cana (denari e monete in bronzo databili tra la metà del II La chiesa di S. Eusebio di Perti (Finale Ligure – SV) fu ed il I sec. a.C.). costruita nell’XI sec. su un crinale dell’entroterra finalese Una sezione di scavo in approfondimento aveva chiari- (LAMBOGLIA 1970, pp. 127-129; MURIALDO 1996b, pp. 91- to la stratigrafia all’interno della cripta. Sotto al riempimento 97; ID. 1998), in un’area caratterizzata da una fitta sequen- sette-ottocentesco era presente uno strato di terreno sab- za insediativa dal Paleolitico medio ad oggi (Perti 1996; bioso sterile, frammisto a schegge di lavorazione della “Pie- S. Antonino 2001). Per essa è stata ipotizzata una iniziale tra di Finale” usata per la costruzione delle murature. Que- fase tardoantica-altomedievale, basata sulla presenza di al- sto livello di cantiere copriva uno strato di terra argillosa, cuni sarcofagi in “Pietra di Finale” a doppio spiovente con rossastra, derivante dal disfacimento del substrato roccioso acroteri angolari. A questa ipotetica prima fase fece seguito di base. un edificio protoromanico dotato di cripta absidale, al qua- Solo la parte centrale della cripta risultava non intacca- le è riconducibile anche un tratto di muratura in conci squa- ta dagli scassi successivi, con una stratigrafia costituita da drati messo in luce sul lato meridionale. un livello superficiale di malta con frammenti di laterizi, La cripta è costituita da un ambiente semicircolare, re- direttamente sovrapposto ad un terreno di riempimento con alizzato tagliando il banco di roccia, sul quale fu fondato pietre e terra leggermente argillosa. l’edificio. Essa comunicava con la chiesa mediante una scala Nonostante le limitate informazioni fornite dall’inda- ricavata nella roccia sul lato destro. Le volte della cripta gine archeologica, gli interventi condotti da don Scarrone sono sorrette da quattro pilastri centrali a pianta quadrata hanno portato all’evidenza di alcune pratiche rituali, ogget- smussati. Fa eccezione la colonna nord-ovest, per la quale to di questo contributo. il riutilizzo di un’arula romana di I-II sec. d.C. ha condizio- nato la forma e rifinitura del fusto. Le volte a sesto forte- mente ribassato sono rimarcate da sottarchi in conci squa- 1. I FOLLES ANONIMI BIZANTINI drati, che definiscono la crociera centrale e legano i pilastri portanti con le emicolonne su lesena addossate all’emiciclo Nel giugno 1966, don Scarrone aveva rinvenuto alla perimetrale, scandito all’interno da archetti binati ciechi, base del pilastro nord-est della cripta una moneta bizantina secondo un modello che nella zona trova confronti in edifi- direttamente inglobata nella malta di fondo della pavimen- ci datati tra XI e XII sec. (chiesa castrense di S. Antonino, tazione medievale. Una seconda moneta simile alla prece- abside della Pieve del Finale, S. Paragorio di Noli). Tre dente fu recuperata alcuni mesi dopo vicino alla base del monofore a doppia strombatura si aprono nell’emiciclo ab- pilastro sud-est (MURIALDO, SCARRONE 1983, p. 5, n. 15; sidale, anche in questo caso ripercorrendo un motivo fre- fig. 9; MURIALDO 1996a, p. 66, fig. 5.19, n. 6). quente nell’architettura romanica ligure (MURIALDO 1996b, Si tratta di due folles anonimi della classe A2, o A3 se- pp. 91-93; CAGNANA 2001). condo Metcalf (1970), al tipo: D/ +MMANOVHA, bu- Tra la fine del XIV ed il XV sec., nell’ambito della ri- sto di fronte del Cristo, con nimbo crucifero, pallio e colo- costruzione tardogotica della parte absidale della chiesa, bio, che sorregge il libro dei Vangeli con entrambe le mani; l’accesso alla cripta fu tamponato impiegando due sarcofa- ai lati IC-XC; R/ +IhSS/XRISTS/BASIL/BASIL, gi tardoantichi, attualmente conservati in loco; l’ambiente su quattro linee con marchi di emissione sopra e sotto. fu successivamente trasformato in ossario. Infine, nel 1648, 1) Zecca di Costantinopoli, Follis anonimo. AE, gr 9,99, quando fu ricostruito il frantoio da olio annesso alla chiesa, mm 29,2, cdc 180° (Tav. 1, n. 1) la cripta decadde dalle sue funzioni di culto e fu parzial- D/ […], Busto di fronte del Cristo; ai lati IC–[..] mente sepimentata e trasformata in cantina. R/ +IhSS/XRIST/BASIL/BASIL, su quattro linee; Gli interventi condotti nel complesso parrocchiale a sopra e sotto marchio di emissione n. 39. partire dal 1949 da don Mario Scarrone (1919-1984), signi- 2) Zecca di Costantinopoli, Follis anonimo. AE, gr 12,89, ficativa figura di parroco archeologo, portarono al recupe- mm 31, cdc 165° (Tav. 1, n. 2) ro degli spazi originali della cripta. Da quella data, don D/ [..], Idem; ai lati [.-.] Scarrone attuò a più riprese una serie di scavi nella cripta e R/ +IhSS/XRIST[.]S/[.]ASIL’/[….]L’, su quattro nella chiesa, inizialmente seguiti da Nino Lamboglia e con- linee; sopra marchio di emissione n. 4 o 5. cordati con la Soprintendenza Archeologica della Liguria. DOC III.2 1973, pp. 649-675, nn. A2.1.1-52.6; MORRISSON Tra l’aprile del 1977 ed il settembre 1979 fu condotto uno 1970, II, pp. 596-598; tav. LXXX, nn. 41/Cp/Ae/31-65; scavo più sistematico della cripta, preliminare al rifacimento GRIERSON 1982, pp. 204-210; pl. 56, nn. 981-983; per i mar- della pavimentazione in lastre litiche ad integrazione della chi di emissione: p. 208, tav. 14. parte residua originaria, rimasta in sito nella campata occi- dentale. La relativa documentazione è conservata presso La coniazione di folles anonimi, esordita con la classe l’Archivio Diocesano di Savona ed in copia presso il Mu- A1 sotto Giovanni I Zimisces (969-976), si inquadra nel- seo Archeologico del Finale, dove nel 1984 sono confluiti i l’incremento della monetazione bronzea registratosi tra la reperti raccolti da don Scarrone. seconda metà del X e l’XI sec. In particolare, per i folles Lo scavo aveva dimostrato il quasi completo sovverti- anonimi di classe A2 è stata ipotizzata una attribuzione ai mento del deposito archeologico della cripta, avvenuto tra regni di Basilio II (976-1025) e Costantino VIII (1025-1028) XVII e XIX sec. La campata centrale risultava in parte oc- con una possibile prosecuzione sotto Romano III (1028- cupata da due grandi fosse emisferiche, destinate all’in- 1034). Queste monete bronzee di grande modulo, soprat- terramento di giare olearie. Una terza buca, contenente fram- tutto diffuse nella parte orientale dell’Impero e nei Balcani, menti di calici in vetro di età moderna, era sigillata da uno sono presenti in elevate percentuali nell’Italia meridionale strato di malta e pietre. La parte di deposito aderente al- ed in discreta quantità nell’area adriatica, nell’Italia nord- 705 orientale ed a Milano, raggiungendo anche l’Europa conti- ed anteriore alla ripulitura della moneta, inizialmente letta nentale e la Scandinavia (CALLEGHER 1994). Esse risultano come quartaro del I tipo, emesso anteriormente al 1339. piuttosto rare nell’area alto-tirrenica. I due esemplari di Perti La scodella della cripta di Perti, recante un motivo aral- (MURIALDO 1992, pp. 287-288; CALLEGHER 1994, p. 294, n. dico graffito stilizzato, probabilmente da ricondurre ad una 6), accanto a quelli provenienti da Finalmarina (SV) e con- famiglia locale, presenta una decorazione in giallo ramina fluiti nel Museo Archeologico del Finale, al momento co- e verde manganese con una resa cromatica alterata da una stituiscono gli unici esempi noti o finora editi nell’Italia stesura e cottura imprecisa ed affrettata, con addensamenti nord-occidentale (cfr. MURIALDO, in questi stessi atti). di colore e viraggio del giallo al bruno scuro-nerastro. Per La presenza nella cripta di Perti di queste due monete, la tipologia e la resa decorativa essa deve essere inquadrata inglobate nella malta con la usurata raffigurazione del Cri- nell’ambito della produzione di “graffita policroma savo- sto verso l’alto, depone per un loro uso a scopi rituali. Si nese” di XV sec., che, differenziandosi dalla precedente tratta peraltro di una eccezione nel panorama della diffu- “graffita arcaica tirrenica” tra la fine del XIV sec. ed i primi sione di questi tipi monetali, riesaminata da Callegher, che decenni del successivo, ne costituisce la naturale evoluzio- rileva la loro rarità in contesti religiosi e nega un loro fre- ne senza che si possano definire nette demarcazioni tra le quente impiego a fini rituali, giustamente riconducendo la due produzioni, con impasti, forme e motivi decorativi più maggior parte degli esemplari rinvenuti alla circolazione di o meno degenerati, che si mantennero sostanzialmente inal- mercato (CALLEGHER 1994, p. 300). terati (VARALDO 1993; RAMAGLI 2001). Il semplice bicchiere troncoconico apodo a pareti lisce 2. LA DEPOSIZIONE RITUALE DELLA METÀ DEL e sottili, inquadrabile nella forma Foy C1 (FOY 2001, pp. 221-225), e – nel caso in oggetto – ben databile sulla XV SECOLO base delle associazioni, costituisce la forma potoria mag- Un secondo esempio di archeologia della ritualità emer- giormente attestata a partire dalla metà del XIV, rientrando so nella cripta di S. Eusebio è costituito da un nucleo di soprattutto nelle produzioni di XV sec. (STIAFFINI 1991, reperti in ceramica e vetro, associati ad una moneta di pp. 254-259, tav.