EVIDENZE ARCHEOLOGICHE E l’emiciclo murario era stata invece interessata dallo scavo ARCHEOBOTANICHE DI FUNZIONI RITUALI di una trincea, che raggiungeva la risega interna di fonda- NELLA CRIPTA PROTOROMANICA DI zione, probabilmente destinata ad una verifica delle mura- ture e ricolmata con terreni contenenti abbondante “cera- S. EUSEBIO DI PERTI (, SV) mica a taches-noires” e terraglia di produzione albisolese. di Dei depositi originari sottostanti alle pavimentazioni della cripta residuava un terreno leggermente argilloso, di- DANIELE AROBBA, ROSSANA CARAMIELLO, rettamente depositato sul piano roccioso ed all’interno di CARLO FALCETTI, GIOVANNI MURIALDO una fessura naturale. Da esso provenivano frammenti di ceramica grezza ed alcune monete romane di età repubbli- cana (denari e monete in bronzo databili tra la metà del II La chiesa di S. Eusebio di Perti (Finale Ligure – SV) fu ed il I sec. a.C.). costruita nell’XI sec. su un crinale dell’entroterra finalese Una sezione di scavo in approfondimento aveva chiari- (LAMBOGLIA 1970, pp. 127-129; MURIALDO 1996b, pp. 91- to la stratigrafia all’interno della cripta. Sotto al riempimento 97; ID. 1998), in un’area caratterizzata da una fitta sequen- sette-ottocentesco era presente uno strato di terreno sab- za insediativa dal Paleolitico medio ad oggi (Perti 1996; bioso sterile, frammisto a schegge di lavorazione della “Pie- S. Antonino 2001). Per essa è stata ipotizzata una iniziale tra di Finale” usata per la costruzione delle murature. Que- fase tardoantica-altomedievale, basata sulla presenza di al- sto livello di cantiere copriva uno strato di terra argillosa, cuni sarcofagi in “Pietra di Finale” a doppio spiovente con rossastra, derivante dal disfacimento del substrato roccioso acroteri angolari. A questa ipotetica prima fase fece seguito di base. un edificio protoromanico dotato di cripta absidale, al qua- Solo la parte centrale della cripta risultava non intacca- le è riconducibile anche un tratto di muratura in conci squa- ta dagli scassi successivi, con una stratigrafia costituita da drati messo in luce sul lato meridionale. un livello superficiale di malta con frammenti di laterizi, La cripta è costituita da un ambiente semicircolare, re- direttamente sovrapposto ad un terreno di riempimento con alizzato tagliando il banco di roccia, sul quale fu fondato pietre e terra leggermente argillosa. l’edificio. Essa comunicava con la chiesa mediante una scala Nonostante le limitate informazioni fornite dall’inda- ricavata nella roccia sul lato destro. Le volte della cripta gine archeologica, gli interventi condotti da don Scarrone sono sorrette da quattro pilastri centrali a pianta quadrata hanno portato all’evidenza di alcune pratiche rituali, ogget- smussati. Fa eccezione la colonna nord-ovest, per la quale to di questo contributo. il riutilizzo di un’arula romana di I-II sec. d.C. ha condizio- nato la forma e rifinitura del fusto. Le volte a sesto forte- mente ribassato sono rimarcate da sottarchi in conci squa- 1. I FOLLES ANONIMI BIZANTINI drati, che definiscono la crociera centrale e legano i pilastri portanti con le emicolonne su lesena addossate all’emiciclo Nel giugno 1966, don Scarrone aveva rinvenuto alla perimetrale, scandito all’interno da archetti binati ciechi, base del pilastro nord-est della cripta una moneta bizantina secondo un modello che nella zona trova confronti in edifi- direttamente inglobata nella malta di fondo della pavimen- ci datati tra XI e XII sec. (chiesa castrense di S. Antonino, tazione medievale. Una seconda moneta simile alla prece- abside della Pieve del Finale, S. Paragorio di ). Tre dente fu recuperata alcuni mesi dopo vicino alla base del monofore a doppia strombatura si aprono nell’emiciclo ab- pilastro sud-est (MURIALDO, SCARRONE 1983, p. 5, n. 15; sidale, anche in questo caso ripercorrendo un motivo fre- fig. 9; MURIALDO 1996a, p. 66, fig. 5.19, n. 6). quente nell’architettura romanica ligure (MURIALDO 1996b, Si tratta di due folles anonimi della classe A2, o A3 se- pp. 91-93; CAGNANA 2001). condo Metcalf (1970), al tipo: D/ +MMANOVHA, bu- Tra la fine del XIV ed il XV sec., nell’ambito della ri- sto di fronte del Cristo, con nimbo crucifero, pallio e colo- costruzione tardogotica della parte absidale della chiesa, bio, che sorregge il libro dei Vangeli con entrambe le mani; l’accesso alla cripta fu tamponato impiegando due sarcofa- ai lati IC-XC; R/ +IhSS/XRISTS/BASIL/BASIL, gi tardoantichi, attualmente conservati in loco; l’ambiente su quattro linee con marchi di emissione sopra e sotto. fu successivamente trasformato in ossario. Infine, nel 1648, 1) Zecca di Costantinopoli, Follis anonimo. AE, gr 9,99, quando fu ricostruito il frantoio da olio annesso alla chiesa, mm 29,2, cdc 180° (Tav. 1, n. 1) la cripta decadde dalle sue funzioni di culto e fu parzial- D/ […], Busto di fronte del Cristo; ai lati IC–[..] mente sepimentata e trasformata in cantina. R/ +IhSS/XRIST/BASIL/BASIL, su quattro linee; Gli interventi condotti nel complesso parrocchiale a sopra e sotto marchio di emissione n. 39. partire dal 1949 da don Mario Scarrone (1919-1984), signi- 2) Zecca di Costantinopoli, Follis anonimo. AE, gr 12,89, ficativa figura di parroco archeologo, portarono al recupe- mm 31, cdc 165° (Tav. 1, n. 2) ro degli spazi originali della cripta. Da quella data, don D/ [..], Idem; ai lati [.-.] Scarrone attuò a più riprese una serie di scavi nella cripta e R/ +IhSS/XRIST[.]S/[.]ASIL’/[….]L’, su quattro nella chiesa, inizialmente seguiti da Nino Lamboglia e con- linee; sopra marchio di emissione n. 4 o 5. cordati con la Soprintendenza Archeologica della . DOC III.2 1973, pp. 649-675, nn. A2.1.1-52.6; MORRISSON Tra l’aprile del 1977 ed il settembre 1979 fu condotto uno 1970, II, pp. 596-598; tav. LXXX, nn. 41/Cp/Ae/31-65; scavo più sistematico della cripta, preliminare al rifacimento GRIERSON 1982, pp. 204-210; pl. 56, nn. 981-983; per i mar- della pavimentazione in lastre litiche ad integrazione della chi di emissione: p. 208, tav. 14. parte residua originaria, rimasta in sito nella campata occi- dentale. La relativa documentazione è conservata presso La coniazione di folles anonimi, esordita con la classe l’Archivio Diocesano di ed in copia presso il Mu- A1 sotto Giovanni I Zimisces (969-976), si inquadra nel- seo Archeologico del Finale, dove nel 1984 sono confluiti i l’incremento della monetazione bronzea registratosi tra la reperti raccolti da don Scarrone. seconda metà del X e l’XI sec. In particolare, per i folles Lo scavo aveva dimostrato il quasi completo sovverti- anonimi di classe A2 è stata ipotizzata una attribuzione ai mento del deposito archeologico della cripta, avvenuto tra regni di Basilio II (976-1025) e Costantino VIII (1025-1028) XVII e XIX sec. La campata centrale risultava in parte oc- con una possibile prosecuzione sotto Romano III (1028- cupata da due grandi fosse emisferiche, destinate all’in- 1034). Queste monete bronzee di grande modulo, soprat- terramento di giare olearie. Una terza buca, contenente fram- tutto diffuse nella parte orientale dell’Impero e nei Balcani, menti di calici in vetro di età moderna, era sigillata da uno sono presenti in elevate percentuali nell’Italia meridionale strato di malta e pietre. La parte di deposito aderente al- ed in discreta quantità nell’area adriatica, nell’Italia nord-

705 orientale ed a Milano, raggiungendo anche l’Europa conti- ed anteriore alla ripulitura della moneta, inizialmente letta nentale e la Scandinavia (CALLEGHER 1994). Esse risultano come quartaro del I tipo, emesso anteriormente al 1339. piuttosto rare nell’area alto-tirrenica. I due esemplari di Perti La scodella della cripta di Perti, recante un motivo aral- (MURIALDO 1992, pp. 287-288; CALLEGHER 1994, p. 294, n. dico graffito stilizzato, probabilmente da ricondurre ad una 6), accanto a quelli provenienti da Finalmarina (SV) e con- famiglia locale, presenta una decorazione in giallo ramina fluiti nel Museo Archeologico del Finale, al momento co- e verde manganese con una resa cromatica alterata da una stituiscono gli unici esempi noti o finora editi nell’Italia stesura e cottura imprecisa ed affrettata, con addensamenti nord-occidentale (cfr. MURIALDO, in questi stessi atti). di colore e viraggio del giallo al bruno scuro-nerastro. Per La presenza nella cripta di Perti di queste due monete, la tipologia e la resa decorativa essa deve essere inquadrata inglobate nella malta con la usurata raffigurazione del Cri- nell’ambito della produzione di “graffita policroma savo- sto verso l’alto, depone per un loro uso a scopi rituali. Si nese” di XV sec., che, differenziandosi dalla precedente tratta peraltro di una eccezione nel panorama della diffu- “graffita arcaica tirrenica” tra la fine del XIV sec. ed i primi sione di questi tipi monetali, riesaminata da Callegher, che decenni del successivo, ne costituisce la naturale evoluzio- rileva la loro rarità in contesti religiosi e nega un loro fre- ne senza che si possano definire nette demarcazioni tra le quente impiego a fini rituali, giustamente riconducendo la due produzioni, con impasti, forme e motivi decorativi più maggior parte degli esemplari rinvenuti alla circolazione di o meno degenerati, che si mantennero sostanzialmente inal- mercato (CALLEGHER 1994, p. 300). terati (VARALDO 1993; RAMAGLI 2001). Il semplice bicchiere troncoconico apodo a pareti lisce 2. LA DEPOSIZIONE RITUALE DELLA METÀ DEL e sottili, inquadrabile nella forma Foy C1 (FOY 2001, pp. 221-225), e – nel caso in oggetto – ben databile sulla XV SECOLO base delle associazioni, costituisce la forma potoria mag- Un secondo esempio di archeologia della ritualità emer- giormente attestata a partire dalla metà del XIV, rientrando so nella cripta di S. Eusebio è costituito da un nucleo di soprattutto nelle produzioni di XV sec. (STIAFFINI 1991, reperti in ceramica e vetro, associati ad una moneta di pp. 254-259, tav. IX, n. 1; MONTINARI 1998, p. 284; VENTU- XV sec. (Tav. 1, nn. 3-6), rinvenuti interrati nella parte cen- RA 2001, pp. 410; 415-416). Questa forma costituisce l’evo- trale della campata absidale dell’edificio, sotto a livelli con luzione di bicchieri più alti e di minore diametro, attestati malta che sostituirono l’originaria pavimentazione. Questi dalla metà del XIII sec., verso oggetti più larghi e di mag- oggetti ed il terreno circostante erano ricoperti da una lente giore capacità. L’esemplare proveniente da un contesto di costituita da un sottile velo di cenere contenente alcuni re- XIV sec. del castello di Montaldo di Mondovì sembra co- sti di tessuto combusto, sottoposti ad analisi archeometri- stituire uno dei primi esempi di questa evoluzione che (v. infra). (CORTELAZZO 1991, pp. 183-188, Fig. 103, n. 3). Bicchieri di forma troncoconica erano prodotti anche nella vetreria 1) Scodella in “graffita policroma savonese” con tesa incli- di Monte Lecco (GE), attiva tra la fine del XIV ed i primi nata e fondo ad anello, decorata da stemma araldico cuori- decenni del XV sec. (FOSSATI, MANNONI 1975, pp. 64-65). forme con ricciolo di sospensione superiore, sbarrato e cam- Nella variante a pareti lisce, costituiscono i recipienti poto- pito da due stelle costituite da tre linee intersecantesi, graf- ri maggiormente attestati nelle iconografie liguri di XV sec., fito sul fondo; quattro fasci di linee oblique graffite sulla a conferma dei dati derivanti dalle stratigrafie savonesi (VEN- tesa. Decorazione in verde ramina e giallo-bruno ferraccia TURA 2001, pp. 410, 415-416). a pennellate sfumate debordanti dalla delimitazione graffi- C.F., G.M. ta. Impasto duro, depurato, colore bruno molto pallido (Munsell 10YR 7/3), coperto da vetrina semibrillante, spessa, giallo chiara, limitata all’esterno alla parte sottostante al 3. STUDIO ARCHEOBOTANICO bordo, stesa su ingobbio bianco-rosato (Munsell 5YR 8/2) con una colatura esterna obliqua (Tav. 1, n. 3). Le indagini sono state condotte sui materiali organici 2) Bicchiere apodo troncoconico in vetro trasparente, sotti- associati ai reperti archeologici riconducibili alla deposi- le e fortemente ossidato, ad orlo semplice e fondo a conoi- zione rituale rinvenuta nella cripta, in particolare sui sedi- de rientrante con profilo poco pronunciato, pareti lisce pri- menti presenti su frammenti del balsamario in vetro e su ve di decorazione, realizzato mediante soffiatura libera. parti di tessuto combusto ad esso collegabile. Quasi integralmente ricostruito da numerosi frammenti con Trattandosi di un contesto archeologico omogeneo e ben avanzati fenomeni di devetrificazione. Dimensioni: h. 66 datato alla metà del XV sec., lo studio di tali resti può forni- mm, diam. orlo 66 mm, diam. base 52 mm (Tav. 1, n. 4). re utili elementi per caratterizzare un episodio di tipo ritua- le. 3) Balsamario o fiala fusiforme in vetro trasparente, ossi- dato e devetrificato, con orlo estroverso tagliato, collo ci- Analisi palinologiche lindrico e corpo biconico con fondo arrotondato; tracce di annerimento delle superfici. Dimensioni: h. 94 mm; Lo studio pollinico è stato effettuato su tre campioni diam. max. 35 mm (Tav. 1, n. 5). prelevati in corrispondenza di frammenti del balsamario ri- 4) Repubblica di Genova, periodo dei dogi a vita; Raffaele feribili alla zona interna del collo (CP1), alla parte mediana Adorno, doge XXII (1443-1447). Minuto; Mx, gr 0,55, mm (CP2) e al fondo (CP3); un quarto campione è costituito da 12,5, cdc 300° (Tav. 1, n. 6). materiale aderente alle superfici esterne della parte basale D/ R:A:DU-X [IAN], Porta turrita che taglia c. perlinato e (CP4), probabilmente anch’esso attinente al contenuto fuo- legenda in basso; riuscito a causa di fessurazioni del recipiente. R/ CO-[NR]-AD-E rosetta, Croce intersecante la legenda. I primi tre campioni sono costituiti da limi sabbiosi di colore bruno chiaro (Munsell 10YR 7/3), mentre CP4 pre- CNI III, p. 128, nn. 10-11; LUNARDI 1975, n. 84, p. 109; senta le stesse caratteristiche tessiturali ma colore grigio PESCE, FELLONI 1975, p. 47. chiaro (Munsell 10YR 7/2). La presenza di un minuto genovese coniato tra il 1443 Da questi materiali sono stati estratti i granuli pollinici ed il 1447, associato alla scodella in “graffita policroma” ed secondo una tecnica standard di arricchimento, che ha pre- ai vetri, induce ad una datazione della deposizione da collo- visto modificazioni a causa dell’esigua quantità di sedimento carsi intorno alla metà del XV sec. Occorre quindi rivedere disponibile, risultato piuttosto povero in palinomorfi l’attribuzione alla metà del XIV- primi XV sec. precedente- (NAKAGAWA et al. 1998). La frequenza pollinica assoluta era mente proposta (MURIALDO 1996b, p. 93; tav. 5.2A C), basa- compresa tra 1956 e 3865 granuli/grammo. Sono stati rico- ta su un’errata indicazione riportata nel giornale di scavo nosciuti granuli appartenenti a 58 diversi taxa. In Fig. 1 706 Tav. 1 – Reperti della cripta di S. Eusebio di Perti riconducibili a pratiche rituali: 1-2. Folles anonimi (fine X-XI sec.); 3. Scodella in “graffita policroma savonese”; 4-5. Bicchiere e balsamario in vetro; 6. Denaro minuto di Genova (1443-1447). N. 1, 2, 6: scala 1:1 – N. 3-5: scala 1:2 (Dis. L. Parodi).

vengono riportati gli istogrammi pollinici percentuali dei indifferenziate, insieme a Cupressaceae, Ericales e Quercus quattro campioni. t. ilex/coccifera, Pinus (cfr. P. halepensis) indicatori di cli- L’elenco dei taxa arboreo-arbustivi (AP) sembra rap- ma mediterraneo. Quercus t. caducifoglia, Carpinus, Corylus presentare in modo abbastanza fedele la composizione flo- e Ulmus sono essenze del bosco mesofilo (Querceto misto), ristica di un ambiente costiero del Mediterraneo nord-occi- mentre Castanea, Juglans e Vitis possono evidenziare l’im- dentale nel basso Medioevo, quale doveva essere quello di patto antropico con colture produttive. In ultimo, tracce di Perti, nucleo rurale di antica origine localizzato sulle prime Alnus e Salix richiamano la presenza di zone umide di fon- pendici dell’entroterra di Finale Ligure (QUAINI 1973). Sono dovalle. Ad una bassa percentuale di Olea europaea, specie presenti, infatti, pollini di Olea, Phillyrea e di altre Oleaceae che produce grande quantità di polline aerodisperso, si con-

707 Figg. 1-3 – 1) Istogrammi palinologici dei quattro campioni prelevati dal balsamario; 2) Composizione percentuale delle categorie floristico-vegetazionali nei quattro campioni considerati e in alcune loro associazioni scelte in relazione alle zone di provenienza rispet- to alle diverse parti del balsamario; 3) Fibra di Linum usitatissimum L. a. apice affusolato; b. dislocazione; c. striature trasversali semplici e oblique (segmento =10 micron); d. frammento di tessuto; e. particolare dell’armatura.

708 trappone una maggiore concentrazione di granuli di Vitis Quando viene esaminato un frammento di tessuto in cui vinifera, specie a bassa produzione di polline scarsamente non sono presenti bordi, cimose o frange, che costituiscono aerodisperso. Questa situazione fa propendere per una si- la chiusura del manufatto, viene arbitrariamente indicato tuazione agraria in cui la coltura dell’olivo non si è ancora come ordito quello costituito dal filo più sottile e ritorto, affermata, al contrario di quella della vite. Il dato sembra mentre per trama si considera quella formata da fili più spes- confermare quanto già segnalato in studi su sedimenti indi- si, talvolta privi di torsione. sturbati prelevati presso la foce sommersa del Fiume Centa, Nel caso in esame il tessuto presentava un’armatura sem- dove la coltura dell’olivo si afferma tardivamente, proba- plice a tela. Il filo dell’ordito mostrava generalmente una tor- bilmente dopo il XIII sec. (PICCAZZO et al. 1994). Un’altra sione a “Z” con angolo di 20-30°; quello della trama era co- interpretazione possibile per spiegare la percentuale relati- stituito da fibre più o meno parallele o con angolo di torsione vamente alta di polline di Vitis, può essere cercata nel con- di circa 10°. Nell’ordito il diametro medio del filo era di 0,31 tenuto stesso dell’ampolla, che poteva essere costituito da mm (da 0,20 a 0,44; dev. st. + 0,05), nella trama era di 0,38 vino o da una soluzione vinosa di “medicamenti”. Infatti, la mm (da 0,25 a 0,57; dev. st. +0,07). Il numero dei fili per cm presenza di polline di vite nel vino potrebbe essere legata lineare era di 21,4 nell’ordito e di 15,2 nella trama. alla sua permanenza sui grappoli durante la raccolta e sugli Sono stati calcolati gli indici di copertura parziali e to- ROBBA attrezzi usati per la lavorazione (A et al. 1999). tale (IPC) secondo Bazzanella e Mayr (1999): IPCordito = 0,65; La componente pollinica erbacea (il valore di NAP varia IPCtrama = 0,58; IPCtotale = 0,86. Valori di IPC parziali bassi da 74,7 a 89,5%) è costituita da un elevato numero di entità indicano trame o orditi grossolani, mentre al contrario va- riferibili alla flora locale; spiccano per la loro elevata per- lori alti sono propri di armature verticali o orizzontali mol- centuale Poaceae selvatiche e vari cereali, tra cui in partico- to fitte. Quelli dell’IPC totale forniscono un’informazione lare il tipo Hordeum. Una presenza molto significativa e inu- complessiva sul grado di copertura del tessuto: valori bassi suale nei diagrammi palinologici di suoli archeologici è co- caratterizzano tessuti poco coprenti e valori alti quelli mol- stituita da Brassicaceae, famiglia con generi e specie a bassa to coprenti. I frammenti esaminati appartengono ad una tela produzione di polline non aerodisperso. Modeste quantità, fitta molto coprente (Fig. 3d-e). comunque superiori a quanto si ritrova in generale, sono co- D.A., R.C. stituite anche da Liliaceae (cfr. Lilium sp.) e da Iris sp. Raggruppando le percentuali polliniche secondo varie categorie floristico-vegetazionali e in base alla provenien- 4. CONCLUSIONI za dei campioni, si osserva una significativa prevalenza di quelle del Querceto misto, delle arboree coltivate, dei cere- In assenza di evidenze archeologiche di una possibile ali, delle idro-igrofite totali e degli indicatori di antropizza- correlazione con una situazione funeraria, il gruppo di og- zione (IA) nel campione esterno ed in quello raccolto sul getti rinvenuto nella cripta di Perti può essere inquadrato collo del recipiente, dove possono essersi verificati più fa- nell’ambito di una funzione rituale. Nella scodella e nel bic- cilmente inquinamenti. Percentuali sostanzialmente analo- chiere vitreo possono essere riconosciuti elementi simboli- ghe si riscontrano per le erbacee steppiche, le entità del prato ci riconducibili al rito eucaristico, mentre per la fiala è ve- pascolo e le erbacee ruderali. Significativamente maggiore rosimile un uso quale contenitore di un balsamo piuttosto è la percentuale delle erbacee “aromatico-officinali” nei che di olio o acqua santa, come comunemente riportato per campioni interni, dove sono anche presenti massule di pol- tali rinvenimenti in contesti religiosi. line della stessa specie (cf. Brassicaceae). Questo fatto fa Ampolle e fiale in vetro medievali rinvenute in ambienti propendere per la presenza nel balsamario di una prepara- ecclesiali erano verosimilmente destinate alla celebrazione zione ottenuta con l’impiego di componenti vegetali (Fig. 2). della messa e conservazione dell’olio santo, pur non poten- Si possono avanzare alcune ipotesi: il contenuto potreb- dosi escludere un loro impiego quali balsamari o contenito- be essere stato un miele eteroflora con abbondanti pollini ri di profumi e sostanze medicamentose (STIAFFINI 1993, di Brassicaceae (RICCIARDELLI D’ALBORE, PERSANO pp. 249-251). ODDO 1978) oppure una preparazione in cui semi triturati Un ricco ed articolato repertorio di oggetti in vetro (am- di specie appartenenti a questa famiglia e contenenti prin- polle a corpo globulare con beccuccio, bottiglie, bicchieri), cipi rubefacenti (cf. Sinapis alba L., Brassica nigra (L.) contenuti in un bacino in maiolica del XV sec., è stato rin- Koch, Armoracia rusticana Gaertner, Meyer et Scherb.) en- venuto all’interno del vano di scarico della vasca battesi- travano a far parte di una preparazione ad uso topico. male della chiesa dei SS. Giovanni e Reparata a Lucca (STIAFFINI 1993). Analisi della fibra e del tessuto Balsamari vitrei con impressione sul corpo, simili a quello della cripta di Perti, provengono dalle fasi tardo- Il tessuto combusto ritrovato insieme agli altri oggetti medievali del battistero di S. Giovanni di Incino (Erba-CO) del contesto rituale risultava estremamente fragile e di su- (NOBILE DE AGOSTINI 2001, pp. 170-180, ed in particolare perficie compresa tra 8 e 10 cm2. Tipo III, pp. 179-180, fig. 116, n. 1). Per questi casi è stata Per l’identificazione della fibra tessile è stato prelevato supposta una funzione direttamente correlata al rito battesi- un sub-campione da sottoporre a clorinazione al fine di ot- male o alla celebrazione rituale. Altri esempi di ampolle o tenere la diafanizzazione del materiale (BARGHOORN 1948). fiale in vetro provengono da contesti sepolcrali francesi di L’osservazione in microscopia ottica a luce trasmessa a 600× XII-XIV sec. (FOY 1989, pp. 18-22; FOY, DÉMIANS D’AR- ha permesso di assegnare la fibra a Linum usitatissimum L. CHIMBAUD 1996, pp. 229, 234). piuttosto che a Cannabis sativa L., due specie talvolta non Ceramiche e vetri interpretati come deposizioni rituali facilmente distinguibili sulla base della morfologia delle connesse a ristrutturazioni o a riufficiature di edifici religiosi fibre liberiane carbonizzate (CATLING, GRAYSON 1982; sono inoltre noti nell’Italia settentrionale tra XV e XVI sec. KÖRBER GROHNE 1985; CASTELLETTI et al. 1996). Prevaleva- Oltre al caso del battistero di Incino, altri esempi provengo- no fibre con apici sottili e affusolati, privi di terminazioni no dalla navata della chiesa di S. Pietro di Albese (CO), da biforcate; il diametro medio della fibra, misurato su 50 ele- quella di S. Vigilio a Molveno (TN) e dalla pieve di S. Maria menti, era di 9,63 micron (da 6,48 a 14,58; dev. st. + 2,47); di Gorto (UD) (NOBILE DE AGOSTINI 2001, p. 172). quello medio del lume di 2,60 micron (da 0,90 a 4,10), men- Rimane incerta la data di ricostruzione dell’abside po- tre lo spessore medio delle pareti di 2,3 micron (da 1,60 a ligonale tardo-gotica della chiesa di S. Eusebio, da collo- 2,80). Erano frequenti le dislocazioni e le striature trasver- carsi tra la fine del XIV ed il XV sec., impostata diretta- sali oblique semplici; molto rare le striature a forma di cro- mente sulla muratura della sottostante cripta romanica ce (Fig. 3a-c). (MURIALDO 1996b, pp. 94-97) e sormontata da un campani-

709 le a vela con culmine a spioventi, decorato da una croce METCALF D.M. 1970, Interpretation of the Byzantine Rex composta da laggioni policromi “a cuenca” spagnoli e da Regnantium folles of Class A, «Numismatic Chronicle», scodelle in blu cobalto e lustro di produzione valenzana con pp. 199-219. motivo a foglie di brionia e IHS gotico nel cavetto MONTINARI G. 1998, La suppellettile vitrea bassomedievale nel Savonese: alcuni dati preliminari, «Rivista di Studi Liguri», (BLAKE 1982; MURIALDO 1996b, pp. 94-97, tav. 5.1). LXII (1996), pp. 281-300. In riferimento alla possibile costruzione di campanili a MORRISSON C. 1970, Catalogue des monnaies byzantines de la vela nel Finale in una data molto prossima a quella del con- Bibliothèque Nationale, vol. 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