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ItInerArIo 15 a Pinacoteca di Siena ha sede nei palazzi le confraternite laiche soppresse dal grandu- LBonsignori e Brìgidi. Il primo è un edi- ca Pietro Leopoldo nel 1783. ficio costruito dopo il 1440 in forme gotiche Dopo il 1810, anno in cui Napoleone per volontà del banchiere senese Giovanni decretò la soppressione di alcuni ordini La Pinacoteca di Guccio Bichi; il secondo, invece, risale al religiosi, furono acquisiti dalla Pinacoteca Trecento. anche molti capolavori provenienti da chie- Nazionale Il nucleo primitivo delle collezioni della se e monasteri. Donazioni, depositi e altre di Siena. Pinacoteca è costituito dalla raccolta messa soppressioni (1867) hanno accresciuto nel assieme nella seconda metà del Settecen- corso degli ultimi anni il patrimonio d’arte to dall’abate Giuseppe Ciaccheri (Livorno, del museo, in specie di dipinti senesi dalle 1723-Siena, 1804), acquistando le opere del- origini (XIII secolo) al Manierismo. e primi del Cinquecento

Piante del primo, secondo e terzo piano.

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11 10 6 23 14 7 30 24 9 5 8 29 27 22 13 12 31 15 20 1 37 19 32 15 bis 4 3 Via San Pietro, 29 33 34 35 36 16 17 2 Siena

1-2. origini 12-14. Pittura senese della pittura del primo senese e Guido Quattrocento da Siena 15-19. Pittura senese 3-4. Duccio e pittori della seconda ducceschi metà del 5-6. Simone Martini Quattrocento 3° Piano Collezione Spannocchi e seguaci 26. Le sculture 7-8. Ambrogio e 20-23. Pittori del Pietro Lorenzetti Quattrocento 10. taddeo di 27-30, 37. Beccafumi Bartolo e seguaci 11. I tardo 31-32. Sodoma trecentisti 33-36. Pittura senese senesi del Seicento 15 La Pinacoteca Nazionale di Siena A71

15.1 15.1 vecchietta (ca 1412-1480) Arliquiera

Circa 1446. tempera su tavola, 273×187 cm (a sportelli chiusi) Lorenzo di Pietro di Giovan- ni di Lando, detto il Vecchiet- ta, era originario di Castiglion d’orcia, presso Siena, dove nacque intorno al 1412. Pit- tore, orafo e scultore di piglio vigoroso, anche se non inno- vativo, lavorò con Masolino a Castiglione olona e attinse con diligenza ai modelli rina- scimentali di Masaccio, Do- natello, Verrocchio e Pollaio- lo. Attivo soprattutto a Siena (dove morì nel 1480), si distin- se per la sapienza con la qua- le seppe coniugare il vigoroso plasticismo fiorentino con il perdurante gusto tardo-gotico della pittura e della 15.2 15.2 scultura senesi. francesco di giorgio arliquiéra (da arlìquia, deformazione volga- L’ re di relìquia) è un armadio atto a contenere martini delle reliquie. (1439-1502) Si tratta, nel caso specifico, di ante di legno, poste a chiusura di un vano in muratura, dotate Natività di due sportelli apribili. L’esterno e l’interno degli con San Bernardo sportelli dell’arliquiera – collocata nella Sagrestia Grande dell’ospedale di Santa Maria della Scala a e San Tommaso Siena – furono dipinti dal Vecchietta, coadiuvato d’Aquino da allievi, attorno al 1446. Se l’esterno reca la raffigurazione di santi se- Circa 1475-1476. tempera su nesi e protettori della città toscana, oltre a un’An- tavola, 203×189,5 cm nunciazione, a una Crocifissione e a una Resur- rezione, l’interno, con maggiore omogeneità Francesco di Giorgio Martini nac- narrativa, descrive scene della Passione, per lo que a Siena e lì iniziò la sua atti- più inserite entro spazi architettonici. vità come pittore e scultore, ma presto manifestò una decisa vo- La Lavanda dei piedi, in cui viene ricordato – cazione per l’architettura dive- e illustrato – il gesto di umiltà compiuto da Cri- nendo uno dei più apprezzati sto prima dell’Ultima Cena (Giovanni, 13, 1-20), ingegneri militari dei suoi tem- quando, cintesi le reni con un asciugatoio, lavò i pi. Lavorò a Urbino per Federico piedi agli Apostoli, è tra le scene più significative. da Montefeltro, su incarico del Vecchietta – fra i primi a introdurre le novità quale intervenne in Palazzo Du- rinascimentali nelle sue composizioni, pur non di- cale, e progettò la Chiesa di San mentiche del gusto ancora gotico dell’arte sene- Bernardino. A Cortona costruì la se – colloca Cristo e gli Apostoli in un ambiente Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio tare l’osservatore a compiere il suo stesso atto prospetticamente misurato. La stanza è scompar- (1484-1485). Fu a Milano per le questioni sta - di venerazione. tita tramite lesene fra le quali si aprono delle por- tiche del tiburio del Duomo e scrisse un impor- La capanna, infine, è ricavata con l’aggiun- te dalle cornici modanate. Le lesene sorreggono tante trattato di architettura [› paragrafi 15.8, ta di tronchi d’albero e di rami a una forma - una trabeazione al di sopra della quale si sviluppa 16.7 e 19.5]. zione rocciosa architettonicamente conformata una volta a botte lunettata dipinta d’azzurro e ad arco. trapunta di stelle dorate. a tavola, firmata, fu eseguita nel 1475-1476 Di fianco a questa un tempietto circolare, la Il fronte esterno del vano – visto come uno Lper il monastero senese di Monteoliveto a cui superficie esterna – completamente in mat- spaccato architettonico – presenta una trabea- Porta tufi e presenta elementi riferibili alla co- toni rossi – è scandita da semicolonne, archi, zione con un fregio a testine di putto tra festoni, eva pittura fiorentina (quella di Andrea del Ver- trabea zione e partiture marmoree, è ormai in una cornice a ovoli e un timpano che ospita una rocchio, ad esempio, come dimostrano la posa rovina. tale ambientazione conferma l’interesse grande valva di conchiglia. e l’aspetto dei due angeli di destra). dell’artista per le antichità romane delle quali nel definire una composizione che, se ancora La scena si svolge all’esterno. Il Bambino, ste- effettuò un gran numero di rilievi e i cui disegni ricca di preziosismi gotici, è in complesso equili- so a terra, è tenuto un po’ sollevato da un cu- ci sono pervenuti per buona parte. brata, alle novità architettoniche si sommano le scino. La Vergine lo adora in ginocchio e a mani La grande cura dei particolari, l’effetto di stof- attitudini delle figure. Infatti, a quelle di destra giunte, mentre Giuseppe – seduto – osserva la fa bagnata nei panneggi, il trattamento morbido – con gli Apostoli intenti ad asciugarsi – si con- giovane sposa. delle stoffe (come nei velluti delle tuniche della trappone il gruppo serrato di sinistra con Gesù La composizione è arricchita dalla presenza di Vergine e dell’angelo di destra), la resa in scor- in ginocchio, colto mentre lava i piedi di San Pie- due angeli, allacciati, e dagli adoranti San tom- cio delle mani giunte di San Bernardo fanno di tro che accetta tale condizione con il gesto delle maso d’Aquino e San Bernardo. Quest’ultimo questa una delle più alte opere di Francesco di braccia incrociate sul petto. volge la testa verso l’esterno, come a voler invi- Giorgio. A72 Itinerario 15 15 La Pinacoteca Nazionale di Siena A73

15.3 sulla cornice architettonica: le espressioni enig- matiche e la gestualità nervosa anticipano quel- la negazione dell’armonia rinascimentale che fu domenico alla base del nuovo codice linguistico del Ma- beccafumi nierismo italiano. originariamente il dipinto era (ca 1486-1551) dotato di una predella, successivamente smem- brata, con storie della vita di Santa Caterina. Pala delle stimmate

1514-1515. tempera e olio 15.4 su tavola, 212×162 cm piero di francesco Domenico di Giacomo di Pace, detto il Beccafumi dal degli orioli cognome del proprietario (1458-1496) delle terre su cui egli e la sua famiglia lavoravano, nacque Visitazione con i Santi a Montaperti (Siena). A Sie- na, dove si formò, venne a Antonio Abate, Antonio contatto con l’arte di Pietro da Padova, Giovanni Perugino, ma i suoi punti di riferimento sono romani. Battista, Nicola da Bari, , infatti, dice che l’artista si recò a roma Tommaso d’Aquino, nel momento in cui Miche- Leonardo langelo aveva concluso gli affreschi della volta della Circa 1490. tempera su tavola, 260×188 cm Cappella Sistina e raffaello lavorava alle Stanze Vatica- originario della città di Siena, solo recentemente ne. tornato presto a Siena, si è potuto ricostruire il profilo artistico diPiero di vi lavorò ininterrottamente Francesco degli Orioli. La prima opera che gli vie- – con una probabile paren- ne attribuita è la Pala della Pieve di Buonconvento. tesi di un secondo soggior- A partire dal 1480 l’artista entra in contatto con no romano attorno agli anni la produzione di Francesco di Giorgio Martini e si 15.3 Venti – fino alla morte. apre alle esperienze fiorentine; in particolare, ri- mane colpito dall’opera di Ghirlandaio e Fillippino ll’interno di uno spazio architettonico clas- Lippi. Fondamentale fu, inoltre, un suo soggiorno Asicheggiante, si attua il miracolo delle stim- ad Urbino. Al 1489 risale un suo affresco nel Batti- mate di Santa Caterina (che sarebbe avvenuto stero di Siena rappresentante la Lavanda dei piedi. 15.4 a Pisa nel 1375). La Santa, avvolta nel saio domenicano, è inginocchiata di fronte l tema della Visitazione di Maria alla cugina eli- al Crocifisso e alza i palmi della ma- Isabetta, narrato da San Luca, è un momento ni per ricevere sulla propria carne cruciale nella narrazione evangelica. esso con- le ferite inflitte a Cristo durante ferma il tema della continuità tra il nuovo e l’An- la Passione. L’apertura paesag- tico testamento e stabilisce il primo contatto tra gistica sullo sfondo esalta la Gesù e il Battista (al momento dell’incontro, eli- luminosità del dipinto, do- sabetta esclama «appena la voce del tuo saluto minato da tonalità grigio- è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato argentee e organizzato di gioia nel mio grembo»). L’artista ha trasfor- compositivamente attra- mato l’episodio mariano in un soggetto pura- verso una rigida inquadra- mente simbolico: le due donne sono circondan- tura prospettica. I due san- te da santi in adorazione in uno spazio urbano ti posti ai lati (Benedetto, a dominato sullo sfondo da un monumentale arco sinistra, e Girolamo, a de- di trionfo a un solo fornice verso il quale corre stra) in primissimo piano, il cono prospettico definito dai marmi colorati conferiscono solennità alla della pavimentazione. Due edifici gemelli posti scena, connotandola come ai lati dell’arco inquadrano la scena simmetri- immagine devozionale ed camente, accentuando il rigore spaziale della evocativa; l’affinità delle fi- composizione. Sullo sfondo, al di là del fornice sionomie dei due santi sta- dell’arco, si intravede un paesaggio marino con bilisce una corrispondenza alcune barche in attesa di salpare. Le due don- quasi speculare nella rap- ne si tengono per mano, mentre i loro busti si presentazione. Già piena- piegano in avanti in atto di abbracciarsi. In alto, mente manieristiche sono nel cielo azzurro, si libra la colomba dello Spirito le posture inquiete dei due Santo entro un’aureola sfumata a cerchi concen- angioletti adagiati in alto trici giallo-oro. A72 Itinerario 15 15 La Pinacoteca Nazionale di Siena A73

15.5 di sovrintendere al- la decorazione del- la Villa Imperiale di mariotto albertinelli Pesaro, impresa che (1474-1515) assorbirà gran parte delle sue energie fi- Santa Caterina no alla morte. d’Alessandria e Santa l tondo proviene Maria Maddalena Idall’ospedale di Santa Maria della 1512. olio su tavola; ciascuno 99,5×46 cm Scala a Siena. Su uno sfondo pae- Pittore fiorentino,Mariotto Albertinelli fu un ori- saggistico di deri- ginale interprete della maniera classica sviluppa- vazione leonarde- tasi nella città medicea a seguito del soggiorno di raffaello. Fu allievo di Cosimo rosselli ed entrò sca, si stagliano le presto a lavorare nella bottega di Fra Bartolomeo figure della Vergi- (1472-1517). Le sue prime opere risentono del- ne con il Bambino, la produzione del Ghirlandaio, della popolarissi- accompagnate da ma pittura del Perugino e dell’influenza esercitata San Giovannino e a Firenze in quegli anni dalla pittura fiamminga. da Sant’Antonio da negli anni della tarda maturità, il pittore lavorò a Padova. Il corpicino Viterbo e a roma. di Cristo si adagia su un letto di fiori di e due tavole appartenevano probabilmente garofano, simbolo La una composizione più complessa, forse un della Passione, che polittico di cui costituivano gli sportelli laterali. lo stesso redentore Su uno sfondo scuro e compatto, le Sante Ca- offre al Santo alla terina e Maria Maddalena appaiono facilmente sua destra; dal lato riconoscibili grazie ai loro tradizionali attributi: opposto, il Battista la ruota su cui Caterina posa delicatamente un trattiene tra le ma- 15.5 piede, mentre tiene nella mano destra un libro e ni un cardellino, anch’esso allusivo al sacrificio nella sinistra la palma del martirio; il vaso d’un- che attende il figlio di Dio.e vidente è il contrasto guento utilizzato da Maddalena per ungere il di espressioni che caratterizza i personaggi: alla corpo di Cristo prima della sepoltura. Avvolte spontaneità dei bambini si contrappone, infatti, la in abiti ampi e riccamente drappeggiati, le due mesta consapevolezza di Maria e di Antonio, che figure si dispongono con disinvoltura nello spa- li guardano compassionevoli. La Vergine accoglie zio limitato delle due portelle; il panneggio as- i piccoli nell’arco disegnato dalle sue braccia, in seconda la volumetria dei corpi, solidi e mor- segno di protezione; allo stesso tempo, le mani bidamente atteggiati, conferendo un’austera sembrano incoraggiarli ad affrontare il de- monumentalità alla rappresentazione. L’artista stino che li attende. Le figure, rese 15.6 dà prova qui del forte segno lasciato da raffaello con forme alquanto rigide, a Firenze; il plasticismo delle due figure deriva, non risultano del tutto infatti, dall’interpretazione dei modelli raffaelle- integrate nel delica- schi elaborata da Fra Bartolomeo, socio in affari to paesaggio che di Mariotto Albertinelli. le circonda.

15.6

girolamo genga (ca 1476-1551) Madonna col Bambino, San Giovannino e Sant’Antonio da Padova

Circa 1513. tempera su tavola, diametro 103 cm

nato a Urbino, Girolamo Genga fu architetto e pittore. Spostandosi da una regione all’altra sep- pe assimilare le novità con cui venne in contat- to, dando prova di apertura e versatilità. Molto importante, nella sua maturazione pittorica, fu il contatto diretto con Luca Signorelli, del quale fu allievo, e con Pietro Perugino, con cui poté colla- borare. Di certo l’artista si recò anche a roma do- ve fece propri alcuni dei caratteri del primo manie- rismo, trovando sfogo a quella tensione emotiva e a quella irrequietezza che è propria della sua pro- duzione. A partire dal 1523 l’artista fu incaricato A74 Itinerario 15 15 La Pinacoteca Nazionale di Siena A75

15.7 15.8

domenico di bartolo sano di pietro (notizie dal 1428 (1406-1481) al 1447) Madonna in trono Madonna col Bambino, dell’Umiltà angeli e santi

1433. tavola, 93×59,5 cm Circa 1455-1460. tavola, 115×80 cm

Domenico di Bartolo era originario di nato a Siena, Sano di Pietro fu uno dei prota- Asciano, presso Siena. Scarse sono le gonisti della pittura senese del Quattrocento; al- notizie sul suo conto e poche le opere lievo del Sassetta, maturò uno stile piacevole e riconducibili alla sua mano. Di certo il narrativo, particolarmente felice soprattutto nella pittore ebbe modo, sin dalla giovane realizzazione di opere di piccole dimensioni co- età, di conoscere e studiare da vicino me miniature e come le cosiddette «tavolette di le opere dei grandi maestri del primo biccherna», ovvero le coperte in legno utilizzate rinascimento fiorentino, primi fra tutti per proteggere i registri della Biccherna, la ma- Masaccio e Domenico Veneziano. L’ar- gistratura finanziaria della città di Siena.n ei suoi tista praticò sia l’affresco che la pittura dipinti permangono i tratti caratteristici della pit- su tavola. Lo stile dell’artista sorpren- tura gotica senese: la preziosità del fondo oro, de per la precoce assimilazione delle l’impostazione simmetrica, il prevalere della linea novità spaziali e luministiche della pit- sulla volumetria delle figure. Intorno alla metà tura fiorentina rinascimentale, che lo del secolo l’artista cominciò a lavorare sistemati- rende un caso quasi unico nel pano- camente per il Comune di Siena, ricevendo com- rama dell’arte senese del XV secolo. missioni di prestigio. La sua produzione più tarda è caratterizzata da una certa ripetitività stilistica e l dipinto è firmato e datato sul car- iconografica, tendente a replicare i modelli della Itiglio disteso ai piedi della Vergi- grande pittura senese del trecento. ne. Adagiata su un rigoglioso prato fiorito, derivazione dell’hortus con- a pala presenta ancora la sua cornice origi- clusus ❚ di tradizione medievale co- Lnaria; nella parte superiore è rappresentata, sì amato dall’iconografia del Gotico in dimensioni ridotte, la Crocifissione, affianca- Internazionale, Maria tiene in grem- ta dalle figure dell’Annunciata e dell’Arcangelo bo il Cristo bambino, circondata da Gabriele; al di sotto, la Madonna col Bambino 15.7 una corte di angeli musicanti. Il fondo oro sotto- circondata da santi. Le scelte iconografiche e 15.8 linea la sacralità dell’immagine senza affievolire i tratti stilistici della rappresentazione sembra- la potenza volumetrica delle figure che rinviano no ignorare i risultati del rinascimento fioren- all’opera di e alla Cantoria di Lu- tino, riproponendo modelli ricorrenti della pit- ca della robbia per il Duomo di Firenze. tura tardogotica senese. La Vergine è avvolta in Una grande varietà di espressioni pre- un prezioso mantello riccamente decorato che sentano i volti dei musici, di cui col- si distende sul corpo senza alcun accenno di pisce soprattutto la mobilità delle volumetria, sovrapponendosi al fondo oro co- teste, che si volgono in tante di- me una piatta stesura di colore. Al suo fianco, rezioni diverse. Il modo di collo- i santi appaiono privi di espressività: i volti si care i personaggi nello spazio, riducono a maschere uniformi, senza tratti fi- con forme dilatate e pan- sionomici che li distinguano gli uni dagli altri; neggi avvolgenti, evoca la gestualità si ripropone identica in ciascuna lo stiacciato donatelliano figura.è nella porzione superiore e soprattutto e rompe la tradiziona - nella Crocifissione di Cristo che si concentrano le simmetria della pittura gli esiti più significativi del dipinto. Qui, infatti, gotica, che voleva un’as- emerge il gusto narrativo di Sano di Pietro che soluta corrispondenza di riesce ad offrire una efficace rappresentazione atteggiamenti e di figure della tragedia in atto. tra un lato e l’altro del di- pinto; allo stesso tempo, spicca l’intensa luminosi- tà, accentuata dai colori chiari e dal fondo oro che l’amplifica come in uno specchio. ❚ Hortus conclusus Letteralmente «giardino chiuso». La rappresentazio- ne di un giardino lussureggiante, ricco di fiori e net- tamente delimitato da una recinzione, è un’icono- grafia assai ricorrente del Gotico Internazionale ed è generalmente associata alla figura della Vergine, di cui esalta la purezza (Cantico dei Cantici). esso evoca il giardino dell’eden, dal quale l’uomo è stato espulso dopo il Peccato originale. A volte la stes- sa ambientazione viene utilizzata per rappresentare l’ambito esclusivo e raffinato della corte, al quale la gente comune non poteva aver accesso. A74 Itinerario 15 15 La Pinacoteca Nazionale di Siena A75