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rivista anarchica n 412 dicembre 2016 / gennaio 2017

mensile €• 4,00 • dicembre 2016 / gennaio 2017 • anno 46 • n. 9 • Poste Italiane Spa - Sp. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano rivista anarchica rivista 412 • inostrifondineriMilano/librerialgbtefemminista“A”/abbonarsi perché teatro/Leo De Berardinis •ricordandoAgostino Perrini DeBerardinis • • teatro/Leo migrazioni: Grecia/progettoKhora,antropologia/fl migranti orifugiati•Firenze/mammeNoInceneritoreanarchie futuribili archiviazione • giochi diguerra•lotteinbiciChiapas femminismo Lisbona/fi • icontidelgiubileoAnarchik •Inghilterra/unconvegnosull’anarco- stampa/Tomaso Serra perseguitate rete/quegli anarco-capitalistidiWikiLeaks•Iran/donneoppressee rugby esocietà•musica:CesareBasile,Onachair festival,folk• eradellibroanarchico • • grafi Germaniaest1973/servizi segreti• • NewYork/lettera sulmilitarismo• ca/segno libero • Massenzatico/le cucinedell’amore • guidaapac ricordando Luca Boneschi •labuona • ricordandoLucaBoneschi • ecoteologia•educazione he 8recensioni• • carceri/Asinara ePianosa ussi migratori,clima/ tv/reazioniacatena lapostadeilettori conclusal’an- “A” 80 80 • “A” senza • Milano

Abbonarsi A.A.A.Diffusore anche il compito di verifi care nel corso dei “A” è una rivista mensile pubblicata rego- cercAsi mesi che la rivista arrivi effettivamente (e con larmente dal febbraio 1971. Siamo alla costante ricerca di nuovi diffusori. quale eventuale ritardo) al punto-vendita; di Esce nove volte l’anno (esclusi gennaio, Basta comunicarci il quantitativo di copie che comunicarci tempestivamente eventuali varia- Una libreria LGBT agosto e settembre). si desidera ricevere e l’indirizzo a cui dobbia- zioni nel quantitativo di copie da spedire; di Una copia € 4,00 / arretrato € 5,00 / ab- mo farle pervenire. L’invio avviene per posta, ritirare (secondo gli accordi che prenderete) bonamento annuo € 40,00 / sostenitore in abbonamento postale, con consegna diret- le copie invendute ed il ricavato del vendu- da € 100,00 / ai detenuti che ne facciano tamente all’indirizzo segnalatoci. Il rapporto to, versandolo poi sul nostro conto corrente richiesta, “A” viene inviata gratis. con i diffusori è basato sulla fi ducia. Noi postale. e femminista Prezzi per l’estero: una copia € 5,00 / chiediamo che ci vengano pagate (ogni due/ un arretrato € 6,00 / abbonamento annuo tre mesi) solo le copie vendute, ad un prezzo LeAnnaterilegate Il progetto della libreria Antigone ha come obiettivi la diffusione della € 50,00. scontato (2/3 del prezzo di copertina a noi, Sono disponibili tutte le annate ri- 1/3 al diffusore). Non chiediamo che ci ven- legate della rivista. I prezzi: volume tri- cultura e delle sottoculture lgbit*q e femministe, con particolare IpAgamenti gano rispedite le copie invendute e suggeria- plo 1971/72/73, € 200,00; volumi doppi interesse per la produzione di testi, riviste, saggi e romanzi concernenti I pagamenti si possono effettuare tramite: mo ai diffusori di venderle sottocosto o di re- 1974/75 e 1976/77, € 60,00 l’uno; volumi galarle. Spediamo anche, dietro richiesta, dei singoli dal 1978 al 2013, € 35,00 l’uno. Per il la sessualità, il genere e le relazioni tra i generi, la storia e la produzione A. Pagamento con PayPal / Carta di bollettini di conto corrente già intestati per 2012, 2013, 2014 e 2015 è stato necessario teorica dei movimenti femministi e lgbit*q, l'educazione e la lotta alle credito facilitare il pagamento delle copie vendute. (a causa del numero di pagine) suddividere I pagamenti a mezzo carta di credito l’annata in due tomi, per cui il costo è discriminazioni, le sessualità, le relazioni affettive, sentimentali e si possono effettuare esclusivamente di € 70,00 complessivi per ciascuna sessuali e le produzioni accademiche dei gender and queer studies. dal nostro sito. delle tre annate (2012, 2013, 2014 e 2015). Sono disponibili anche i soli B. Bonifi co sul conto bancario editrice A raccoglitori, cioé le copertine delle an- “I muri ribaltati diventano ponti” Banca Popolare Etica - Filiale di Milano cas. post. 17120 - Mi 67 nate rilegate (cartone rigido telato nero, (Angela Davis) IBAN: con incisi in rosso sul dorso il titolo della IT10H0501801600000000107397 20128 Milano Mi rivista e l’anno, con relativo numero pro- BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A gressivo) al prezzo di € 20,00 l’uno (per i intestato a: Editrice A tel. 02 28 96 627 soli 2012, 2013, 2014 e 2015 € 40,00 fax 02 28 00 12 71 perché costituito da 2 tomi). I prezzi sono C. Versamento sul nostro conto comprensivi delle spese di spedizione corrente postale N.12552204 e-mail [email protected] postale per l’Italia; per l’estero aggiun- IBAN: gere € 15,00 qualunque sia l’importo IT63M0760101600000012552204 sito arivista.org della richiesta. CODICE BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX twitter @A_rivista_anarc intestato a: Editrice A Archivioonline Andando sul sito arivista.org si può D. 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Libreria Antigone € postali di 5,00 qualunque sia l’importo Voi contattate il punto-vendita, concordate il via Kramer 20 - 20129 Milano dell’acquisto. quantitativo di copie da piazzare inizialmente, SeAnontiarriva... Per spedizioni voluminose c’è la possibilità ci segnalate tempestivamente nominativo ed Il n. 411 (novembre 2016) è stato spedito in Tel. 022043655 della spedizione con corriere senza nessu- indirizzo esatto del posto (cosicché, tra l’altro, data 25 ottobre 2016 dal Centro Meccano- na aggiunta di spese rispetto alla spedizio- noi lo si possa subito inserire nell’elenco che grafi co Postale (CMP) di Milano Roserio. Chi lunedì/venerdì 10:30 – 20:00 ne postale. Contattate la redazione. compare sul sito). Lo sconto è del 50% sul entro il 20 del mese di copertina non ha martedì 15:00 – 20:00 prezzo di copertina. Per noi l’importante ancora ricevuto la copia o il pacchetto di rivi- sabato 10:30 – 13:00 / 15:00 – 20:00 CopiAomaggio è che la rete di vendita di A si allarghi ste, può comunicarcelo e noi provvederemo A chiunque ne faccia richiesta inviamo una sempre più. Fateci poi sapere se sarete a effettuare una nuova spedizione. [email protected] copia-saggio della rivista. voi a rifornire il punto-vendita oppure se lo www.libreriantigone.com dovremo fare direttamente noi. A voi spetta facebook: Libreria Antigone Milano instagram: libreria_antigone_milano twitter: BooksAntigone 412 dicembre 2016 gennaio 2017 sommario

7 * * * ALLE LETTRICI, AI LETTORI/Questo numero

MIGRAZIONI 8 Daniela Lardieri e Giulio D’Errico GRECIA/Socialità e aiuto senza confi ni 11 Andrea Staid ANTROPOLOGIA E PENSIERO LIBERTARIO/ Flussi migratori. Una panoramica globale tra mito e realtà 12 Nicholas Tomeo CAMBIAMENTO CLIMATICO/ Migranti o rifugiati?

LOTTE SOCIALI 15 Mamme No Inceneritore FIRENZE/Una storia di donne e anarchia 18 Mamme No Inceneritore Prima fu San Donnino, poi...

21 Andrea Papi PROSPETTIVE/Anarchie futuribili 23 Maria Matteo DRONI E…/Giochi di guerra 25 Cosimo Scarinzi RIDER E FERROVIERI/ Nuovo capitalismo e vecchia guerra di classe

sommario 3 FATTI&MISFATTI 27 Orsetta Bellani Chiapas/Una proposta che fa discutere: un’indigena alla presidenza del Messico 28 Gerry Ferrara La terra è di chi la canta/ Cesare Basile, Catania, il teatro Coppola 30 Silvia Papi Ecoteologia/Il gioco e la gioia 31 Eletta Pedrazzini Vaiano (Po)/Un’altra educazione è possibile 33 Mário Rui Pinto Lisbona/ Libri, musica e dibattiti alla fi era anarchica del libro 34 Paolo Finzi Ricordando Luca Boneschi/ Da 47 anni, il “nostro” avvocato

35 Marco Giusfredi LA BUONA STAMPA/ “L’anarchico di Barrali”, biografi a di Tomaso Serra

ALIMENTAZIONE, AMORE, ANARCHIA 36 Joe Scaltriti INCONTRI/Le cucine dell’amore 45 Massimo Ortalli Per l’anarchia, cioè per se stessi 47 Paolo Finzi Ma l’anarchia senza amore, no

48 * * * 37 ANNI FA/“A” 80 49 Giuseppe Ciarallo RUGBY E SOCIETÀ/Quell’oblunga palla di cuoio 56 * * * TAMTAM/I comunicati 57 Marco Pandin MUSICA & IDEE/Quella sedia sui Colli Euganei. On a Chair Festival 2016 62 Alessio Lega ...E COMPAGNIA CANTANTE/ Ciò che resta della musica folk 65 Ippolita SENZA RETE/Quegli anarco-capitalisti di WikiLeaks 67 Virginia Pishbin e Julka Fusco IRAN/“O il velo o un colpo in testa”

LETTERA DA NEW YORK 71 Santo Barezini Sensi di colpa

4 sommario 72 Howard Zinn Da militare ad antimilitarista

77 Felice Accame À NOUS LA LIBERTÉ/Reazioni a catena

CONTROSSERVATORIO GIUBILEO 79 Francesca Palazzi Arduini I conti del Giubileo 81 * * * Francesca vs Francesco

82 Roberto Ambrosoli ANARCHIK/Rivoluzione e...

CONFERENZA INTERNAZIONALE SULL’ANARCO-FEMMINISMO 83 Luca Lapolla Appunti sull’anarchismo moderno 86 Carlotta Pedrazzini Anarchismo/Tante domande, alcune rifl essioni

88 Federica Addis DOCUMENTI/A-Rivista Anarchica e Umanità Nova negli archivi della STASI 90 Paolo Pasi LETTERE DAL FUTURO/Il selfi e dell’anima 91 Carmelo Musumeci 9999 FINE PENA: MAI/Asinara e Pianosa, due magnifi che isole di concentramento

RASSEGNA LIBERTARIA 93 Marco Sommariva TV/Il vice-questore anarchico? Sarà Giallini, ma fa arrossire 93 Mimmo Mastrangelo Operaio, cinese, 24 anni, poeta/Suicida 94 Franco Bertolucci Un anarchico a Cutigliano (Pisa)/ Giuseppe, il papà di Gianna 96 Claudia Piccinelli Tante donne/Storie uniche 97 Daniela Mallardi Roberto Bolaño/Quando la poesia salva la prosa 98 Letizia Giarratana Quella piccola grande donna di Ragusa/ Maria Occhipinti, femminista e antimilitarista 99 Daniele Barbieri La chiesa e il nazi-fascismo/Storia di un sodalizio

sommario 5 100 * * * Una bella storia (durata 15 anni)

101 GRAFICA/Segno Libero 102 Ferro Piludu Attrezzi per la mente 104 Ferro Piludu Estratto da “Segno Libero”

122 Nicoletta Vallorani LA GUIDA APACHE/Vedere i morti 123 Domenico Sabino RICORDANDO LEO DE BERARDINIS/ Per un teatro irregolare contaminato estremo 126 Paolo Finzi RICORDANDO AGOSTINO PERRINI/ Anarchia, arte, famiglia e...

CAS.POST.17120 127 Federazione Anarchica Siciliana Repressione No Muos/ Appello per una sottoscrizione 127 Enrico Torriano Carcere/Non tacere sui trattamenti iniqui 128 Angelo Pagliaro Cosenza/ Inaugurato l’infopoint dell’editrice Coessenza 128 Enrico Bonadei Botta.../Terziario avanzato. Ma davvero vogliamo indignarci per quei lavoratori? 129 Giorgio Fontana ...e risposta/Terziario avanzato. Non sono tutti bullshit jobs e bisogna combattere 130 Vito Albano L’anarchismo? Per me molto condivisibile

130 * * * I NOSTRI FONDI NERI/ Sottoscrizioni e abbonamenti sostenitori 131 * * * MILANO/Una libreria LGBT e femminista 132 * * * CAMPAGNA ABBONAMENTI 2017

Direttrice responsabile Stampa e legatoria Carta ecologica PEFC In copertina: Fausta Bizzozzero Ingraf Industria Grafi ca - Milano Grafi ca e impaginazione Confezione e spedizione grafi ca di Grafi ca Roveda - Bollate (Mi) Con.plast - Cormano (Mi) Questa rivista è Cristina Francese Registrazione al tribunale di Milano aderente all’USPI in data 24.2.1971 al n. 72 (Unione Stampa Periodica Italiana)

6 sommario alle lettrici, ai lettori Questo numero

Aprono il numero tre scritti sui migranti, con ta- che ci fanno rifl ettere sulla “banalità del potere”. glio diverso. Segue la bella storia fi orentina dell’un La Rassegna libertaria consta di sette recensio- vi si fa fare, la lunga lotta contro la realizzazione di ni, come sempre tra loro molto diverse. Il nostro un maxi-inceneritore, raccontata su “A” dalle più Paolo Pasi, che si divide tra il Tg3 e “A” (e i libri che scatenate animatrici della protesta, le Mamme No- sforna) aggiunge numero dopo numero una sua let- inceneritore (da noi ribattezzate, dopo gli scambi di tera dal futuro, sornione e critico. Una ricercatrice mail per realizzare il servizio, le Mamme Inceneri- storica, scartabellando negli archivi della Stasi, la trici). Andrea Papi e Maria Matteo ci offrono le loro polizia segreta della fu Repubblica Democratica di rifl essioni sull’attualità. Cosimo Scarinzi analizza Germania (la “Germania Comunista”, 1945/1989) le lotte dei fattorini/rider di Foodora e, da vecchio ha trovato un documento che interessa la stampa sindacalista (alternativo) qual è, torna alle lotte del anarchica italiana: lo riproduciamo. sindacato ferrovieri nello scorso millennio. Una ventina di pagine sono dedicate alla ripub- La candidatura di una zapatista alle prossime blicazione, da parte di Elèuthera, di un bel librone elezioni presidenziali in Messico, le canzoni di Ce- di grafi ca militante di oltre trent’anni fa. È un’occa- sare Basile, un convegno di ecoteologia e uno di sione per ricordarne l’autore, il mitico Ferro Piludu, pedagogia alternativa, la fi era del libro anarchico che ha messo il suo cuore e le sue mani anche in a Lisbona e il ricordo del “nostro” avvocato Luca questa rivista. Boneschi costituiscono i Fatti&Misfatti. Due rubriche ormai “storiche” sono quelle rispet- Marco Giusfredi dedica la sua tavola a un librone tivamente della prof. universitaria Nicoletta Vallorani su Tomaso Serra, piccolo grande militante anarchi- e dell’ergastolano Carmelo Musumeci (che in carcere co sardo. Una dozzina di pagine sono dedicate a ha comunque trovato volontà e impegno per laure- un resoconto (e due scritti) e tante foto delle Cu- arsi fi nora tre volte): in realtà questa volta Carmelo cine dell’Amore, tenutesi a Massenzatico (Re) all’i- cede il suo spazio a Francesca De Carolis per un suo nizio dell’autunno. Proseguendo nell’attenzione allo scritto sull’Asinara e Pianosa. Due isole meraviglio- sport, Giuseppe Ciarallo scrive sul rugby. Marco se, qui presentate nella loro funzione carceraria. Iso- Pandin e Alessio Lega fi rmano le rispettive rubriche le di concentramento, appunto. di musica, immancabili. Quelli di Ippolita iniziano Una fi gura signifi cativa del recente teatro italia- su questo numero una nuova rubrica (“Senza rete”) no, Leo De Berardinis, è ricordato (e non è la prima dove affrontano le nuove tecnologie in relazione al volta) sulla rivista. Sei lettere si occupano della re- mondo che cambia. La prima puntata è chiarissi- pressione contro il movimento No Muos in Sicilia, ma. Le prossime... pure (ce l’hanno promesso). dei trattamenti differenziali ad alcuni detenuti, di Vivace il reportage di Luca Lapolla dal convegno un infopoint a Cosenza, di un botta e risposta sui internazionale sull’anarco-femminismo svoltosi in lavoratori del terziario avanzato e di complimenti Gran Bretagna lo scorso settembre. Con il contri- ad “A” con una domanda per ora senza risposta: buto della nostra Carlotta Pedrazzini, che al conve- perché non siamo su Facebook? gno internazionale si è occupata di Emma Goldman E poi il consueto elenco dei “fondi neri” (la più (pubblicheremo la sua relazione). Santo Barezini, prosaica, ma assolutamente la più importante delle nella sua consueta lettera da New York, si occupa nostre rubriche), la pubblicità a una libreria Lgbt e dell’esercito USA, del vasto consenso di cui gode in femminista (a Milano) e un appello all’abbonamento patria, del suo nefasto ruolo nello scacchiere mon- 2017 in quarta di copertina. diale. E di chi, come Howard Zinn, ha fatto pubbli- Buona lettura. E se qualcosa non vi sconfi nfera, ca autocritica del suo passato militare e militarista. invece di mugugnare, mandateci una mail o una let- Felice Accame, tra il guardare una trasmissione te- tera. Il dibattito è il nostro pane. Metteteci alla prova. levisiva e il riportare a casa il nipotino da scuola, ci offre una delle sue consuete e originali rifl essioni, ■

alle lettrici, ai lettori 7 migrazioni Socialità e aiuto senza confi ni

di Daniela Lardieri e Giulio D’Errico

Ad Atene è nato il progetto Khora, punto di riferimento diurno per decine di migliaia di migranti, rifugiati e richiedenti asilo che risiedono o transitano per Atene. Una storia di migranti e attivisti nell’autunno europeo raccontata da chi vi prende parte.

hora, o in questo caso Khora, dalla Grecia classica, passando per Platone e molti secoli Cdopo per Heidegger, Derrida e molti altri, è un termine che è stato al centro di numerose rifl essioni. Per il nostro discorso, la descrizione più calzante è quella di un’alterità radicale che dà spazio all’essere. Dal 3 ottobre 2016 al centro di Atene, nel quartiere anarchico di Exarchia, Khora è il nome di uno spa- zio sociale autogestito, reinterpretato come “place- less place”, un posto senza posto, “uno spazio in cui i confi ni cessano di esistere e in cui tutte le persone sono quindi libere”1. Khora é nata dall’esperienza di un gruppo di atti- visti e volontari internazionali che si sono conosciuti sull’isola di Lesbo durante lo scorso inverno. Pro- venienti da tutta Europa e oltre, tra di loro vi sono Atene (Grecia) - “Benvenuti rifugiati” studenti, tecnici informatici, architetti, lavoratori del sociale, scrittori, infondendo al gruppo e al nuovo spazio una grande varietà di competenze e poten- lico, tutta la ristrutturazione dello spazio è stata ese- zialità. In ognuno degli 8 piani della ex-stamperia in guita dagli stessi volontari, per lo più con materiali cui Khora ha sede, hanno preso vita uno o più pro- donati e recuperati. Si lavora il legno e si costruisco- getti: reception, spazi educativi e di gioco dedicati ai no giochi per lo spazio bimbi; con i bancali abbando- bambini, spazi educativi per gli adulti, un’area riser- nati si reinventano sedie, tavoli, panche e divani; la vata alle donne, cucina, caffetteria e sala da pranzo cucina è stata messa a norma e tutti gli spazi rimes- comune, grandi sale destinate a incontri, a ospitare si a nuovo fi no al giorno prima dell’apertura. momenti di socialità e offrire computer, supporto le- Khora è una cooperativa sociale. Si propone di of- gale e un ambulatorio medico. Il sottoterra ospita frire un punto di riferimento diurno per le decine il magazzino e laboratorio, centro dell’attività di ri- di migliaia di migranti, rifugiati e richiedenti asilo strutturazione e manutenzione degli ultimi tre mesi. residenti e transitanti per Atene e di facilitare l’uti- A parte alcuni lavori all’impianto elettrico e idrau- lizzo e la responsabilità collettiva dello spazio. Nata

8 migrazioni uffi cialmente all’inizio dell’estate, Khora agisce da degli spazi occupati e portare solidarietà in caso di collegamento tra associazioni sparse su tutto il ter- sgomberi o attacchi fascisti; dal partecipare all’orga- ritorio Europeo, ONG, gruppi di attivisti, volontari, nizzazione di manifestazioni in sostegno dei rifugiati enti istituzionali e le comunità migranti. Avendo a e di protesta per le loro condizioni di vita, all’ospitare disposizione i fondi necessari, la scelta è stata quella assemblee di comitati e collettivi. Il circuito di squat di affi ttare la futura sede. Scelta non scontata, che si e centri sociali greci ha affrontato nell’ultimo anno accompagna da un lato alla volontà di dare sicurez- una profonda trasformazione, in quanto diversi nuo- za e stabilità al progetto e dall’altro a continui con- vi edifi ci sono stati occupati da attivisti e migranti fronti e discussioni sulle modalità di fi nanziamen- insieme e gli spazi già esistenti si sono riorganizza- to e sull’importanza di mantenere un’indipendenza ti per offrire svariate forme di supporto. Ad oggi la progettuale. grande maggioranza della popolazione migrante nel- Il gruppo che gestisce lo spazio varia a seconda la città di Atene vive in edifi ci occupati e si sono svi- dei momenti. Ad un nucleo più stabile si affi ancano luppati esperimenti di scuole e mense autogestite. continuamente nuove e diverse forze: volontari che In particolare si è creata una rete di supporto che arrivano ad Atene dalle diverse parti del mondo, atti- lavora in stretto contatto con il campo rifugiati di visti che trovano in Khora una sana attitudine liber- Elliniko, in quello che è stato il villaggio olimpico taria e la volontà a non chiudersi nella dimensione costruito per i giochi del 2004 e – neanche a dirlo di servizio, migranti che per diverse ragioni hanno – rimasto in disuso per anni fi n da allora. Il cam- deciso di (o sono costretti a) rimanere in Grecia per po ospita circa 3500 persone, per un totale di oltre un lungo periodo. 700 famiglie, principalmente di origine afgana. È un Le decisioni sono prese in maniera orizzontale hub di smistamento di esseri umani come tanti altri da tutti i partecipanti al progetto, durante lunghe all’interno del territorio greco ed europeo, considera- e multi-lingue assemblee settimanali, con una cura to uno tra quelli con le peggiori condizioni sanitarie e particolare verso il coinvolgimento di quante più di sicurezza. Chi vive ad Elleniko é isolato dalla città. persone possibili, tramite facilitatori e traduttori che Situato all’estrema periferia meridionale, è privo di cambiano il più frequentemente possibile. servizi e i mezzi di trasporto con Atene sono scarsi e L’ambiente è rilassato e amichevole, ma si lavora spesso troppo costosi per i residenti del campo. sodo. Il cuore di Khora è la cucina che offre quotidia- Il contesto circostante è cambiato rispetto allo namente tre pasti gratuiti. I turni di lavoro (volonta- scorso inverno. L’emergenzialità dei continui arrivi rio) iniziano verso le 9.00 del mattino, dopo un’am- dalla Turchia ha permesso la costruzione di una se- pia colazione in comune, e fi niscono verso le 7.00 o rie di centri e campi di accoglienza e di meno noti le 8.00 di sera, con la chiusura dello spazio. centri di reclusione su tutto il territorio dell’Unione e in particolare alle frontiere della Fortezza Europa. Superare l’emergenzialità Sin dall’inizio dell’anno invece i numeri degli arrivi in Grecia sono stati in costante diminuzione. Que- Già da prima dell’estate il gruppo che poi avreb- sto dato, sbandierato come positiva conseguenza be dato vita a Khora ha iniziato a intessere relazio- dell’accordo sui respingimenti tra UE e Turchia del ni umane e politiche con le realtà locali presenti ad marzo 20162, ha dato il la ad altri accordi, su diver- Exarchia e ad Atene che lavorano con i rifugiati: si livelli. L’Italia ne ha stretti con Egitto e Sudan, il squat e centri sociali, scuole autogestite e non, asso- secondo a livello di forze di polizia e non di governo, ciazioni, comitati e organizzazioni non governative. per il fermo e il rimpatrio diretto e forzato dei mi- Relazioni che si sono declinate in diverse forme: dal granti, spesso senza alcun controllo delle motivazio- fornire aiuto concreto alle più disparate situazioni di ni alla base della loro richiesta d’asilo. Il sistema di “emergenza”, al dare quotidiano supporto all’attività smistamento e ricollocamento dei rifugiati tra i di- versi paesi dell’Unione lavora precisamente sull’an- nullamento dell’autodeterminazione delle persone. Al momento dell’accoglimento della domanda, i ri- chiedenti vengono assegnati ad un paese a caso, in- dipendentemente dalle loro volontà o dai legami che li connettono ad altri luoghi. Lo svilimento di qual- siasi possibilità decisionale dei migranti è alla base dell’intero discorso pubblico istituzionale sviluppato in questi ultimi anni, che sia moderato, progressista o reazionario, intrinsecamente connesso al concetto di integrazione. Una riduzione ad esseri umani di serie B – fi gu- rarsi cittadini – che diventa ancora più atroce nelle pratiche delle forze dell’ordine. A voler e saper ascol- tare, le notizie sono quotidiane: arresti arbitrari, Atene (Grecia), spazio sociale autogestito Khora - In questa pestaggi, violenze, separazioni forzate di famiglie. e nelle altre foto, attività tenute all’interno del centro Khora Arriva proprio tramite Khora la notizia delle sevizie

migrazioni 9 clamato. Si fallisce quotidianamente nel rispettare i bisogni minimi delle persone, nel ridurre le violenze, nell’essere trasparenti sulle proprie attività. Ripren- dendo le parole di anonimi cooperanti, apparse in una serie di articoli che raccolgono denunce interne sul mondo della cooperazione e pubblicate sul sito del quotidiano britannico The Guardian, i rappre- sentanti delle ONG e dell’UNHCR sono costantemen- te impegnati in interminabili riunioni di coordina- mento su qualsiasi problema dove, sorseggiando i loro cappuccini, prendono furiosamente appunti, pur di non prendere alcuna decisione signifi cativa4. Incompetenza e disinteresse, o forse entrambe, ormai senza più scuse, sono ancora più evidenti se comparate a chi con molto meno ottiene decisamen- te di più: le diverse manifestazioni di solidarietà dal basso che nascono sui vari territori o esperienze di Le forniture per la doccia incontro tra il mondo dell’attivismo e quello del vo- lontariato come Khora. usate dalla polizia di Atene verso un gruppo di bam- bini e ragazzi siriani, tra i 9 e i 14 anni, che lì si re- È possibile contattare Khora tramite email o face- cavano per mettere in scena uno spettacolo teatrale book, per organizzare un periodo di lavoro volontario sulla loro vita prima dell’arrivo in Europa. Colpevoli ad Atene, fare donazioni o semplicemente chiedere di avere con sé divise e pistole giocattolo (materia- più informazioni. le di scena per lo spettacolo), i bambini e gli adulti Khora che li accompagnavano, sono stati fermati, portati in Tsimiki 21, Atene, Grecia questura e interrogati per diverse ore. Oltre alla stu- www.khora-athens.org pidità della motivazione iniziale, i bambini sono stati www.facebook.com/KhoraAthens separati dagli adulti e un gruppo di agenti li ha fatti [email protected] forzatamente spogliare e mostrare ogni angolo del proprio corpo, li ha perquisiti, minacciati e picchiati, Daniela Lardieri impedendo ovviamente a legali e genitori di vederli e Giulio D’Errico sabotando qualsiasi immediato tentativo di fermare gli interrogatori o di sporgere denuncia.3 Se da un 1 Dalla pagina facebook di Khora. lato le brutalità della polizia non sono una novità, 2 Particolarmente interessante è la verifi ca dei fatti pubblicata l’aumento dei casi riportati e la piatta accettazione in italiano da Melting Pot Europa: http://www.meltingpot.org/ di queste notizie è un segnale pericoloso. Verifi ca-dei-fatti-l-Accordo-UE-Turchia-ha-diminuito-il.html#. WADFDbUvCk2 Le grandi organizzazioni 3 La notizia è stata ripresa in seguito su diverse testate gior- nalistiche, purtroppo non in Italia: http://www.independent. non sono innocenti co.uk/news/world/europe/syrian-refugee-children-arrested- Il mondo dell’accoglienza umanitaria e delle gros- toy-gun-greece-detained-beaten-strip-naked-amnesty-interna- se organizzazioni non governative non è al contempo tional-a7341206.html privo di colpe e contraddizioni. Lo spostamento, per 4 https://www.theguardian.com/global-development-professio- la prima volta in anni, dell’emergenzialità sul suolo nals-network/series/secret-aid-worker Europeo ha reso evidente il fallimento delle inizia- tive di sostegno umanitario. Se prima era possibile fare appello a una lista della spesa di scuse, grazie alla quale sentirci felicemente esentati da ogni col- pa: guerre e confl itti continui, governi corrotti, dit- tature, povere infrastrutture, scarsi fi nanziamenti, mancanza di supporto locale e divergenze valoriali attribuibili qui e là a tutto il Sud del mondo, ora que- ste giustifi cazioni mancano. Ora siamo in Europa. Rispetto ad altri contesti, la situazione odierna in Grecia è tutt’altro che emergenziale. La popolazione migrante presente nel paese è di circa 60000 perso- ne, i fondi stanziati sono molto più alti di qualsiasi altra situazione in cui le stesse organizzazioni abbia- no mai lavorato, il contesto di sicurezza e stabilità è decisamente migliore, eppure il fallimento è con- Lezioni di inglese al porto

10 migrazioni Antropologia e pensiero libertario di Andrea Staid

Flussi migratori. Una panoramica globale tra mito e realtà

Troppo spesso si parla di flussi migratori con dati falsi o non aggiornati, ma soprattutto è diffi cile parlarne con uno sguardo globale che non riguardi solamente i numeri dei migranti in arrivo in Europa. Se ascoltiamo radio e televisione o i discorsi della maggior parte dei politici europei sembrerebbe che negli ultimi anni il “nostro” continente abbia vissuto una vera e propria invasione. Un semplice dato comparativo ci fa capire quanto sarebbe semplice smontare questa falsa certezza: secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), più di 1,8 milioni di migranti sono arri- i primi otto paesi con più profughi pro capite non ce vati via mare in Europa dal 2008 al settembre del n’è neanche uno europeo. L’Italia accoglie circa un 2016; soltanto in Libano, uno stato molto piccolo se profugo ogni mille persone, ben al di sotto di Svezia confrontato all’unione degli stati europei, vengono (14,7 ogni mille) e Germania (3,10 ogni mille). In accolti 1,1 milione di rifugiati. Medio Oriente, il Libano accoglie circa 1,1 milioni di Questo dato aggiornato ci mette davanti a una profughi, pari a un quarto della popolazione del pa- grande verità, anche se queste persone arrivate negli ese, e la Giordania 664mila profughi, 90 ogni mille ultimi 8 anni fossero ancora tutte in Europa, rap- abitanti. presenterebbero solamente lo 0,36 per cento della Ma non sono importanti solo i numeri di chi ar- popolazione europea. Se per assurdo tutti gli abitan- riva e dove; bisogna sempre ricordare gli interessi ti della Siria e dell’Eritrea si trasferissero in Europa, dell’immigrazione clandestina, un vero e proprio bu- sarebbero circa il 5 per cento della popolazione. Dal siness del mercato criminale che gestisce una tratta mio punto di vista al di fuori delle speculazioni poli- con costi di viaggio per i migranti che mediamente tiche, la gestione dell’accoglienza di queste donne e si attestano su i 4500 euro per arrivare in Europa. uomini sarebbe più che possibile. Sappiamo con certezza anche se è bene continuare È interessante notare come facendo una pano- a ricordarlo che le politiche della fortezza Europa ramica degli stati che ospitano più rifugiati, quelli stanno condannando da anni migliaia di persone europei non siano tra questi. Secondo l’UNHCR, tra alla miseria e alla clandestinità e che tanti, troppi sono i morti sul fondo del mare, le vittime di un viag- gio che prende forme assurde e che costringe miglia- ia di uomini e donne a rischiare la propria vita. Soltanto nel 2015, 3.763 morti in mare, non possiamo rimanere a guardare tutto questo in si- lenzio.

Andrea Staid

antropologia 11 migrazioni Migranti o rifugiati?

di Nicholas Tomeo

Il cambiamento climatico e le guerre non si fermano e il numero di chi è costretto ad abbandonare la propria terra continua a crescere. Mentre le sterili discussioni sulla loro defi nizione uffi ciale continuano, le tutele e le responsabilità restano assenti.

ome sostenuto da molte ONG a difesa dei di- Gli effetti del ritti umani, entro il 2050 si conteranno oltre cambiamento climatico C250 milioni di cosiddetti migranti ambientali. Ma a dire il vero, nonostante le ricerche e gli studi Chi sono i migranti ambientali? Il primo a par- sull’argomento, risulta impossibile fare una stima lare di migranti ambientali1 è stato lo statunitense esatta di quanti e quali saranno gli effetti dei cam- Lester Brown, fondatore del Worldwatch Institute, biamenti ambientali e climatici sulla vita delle popo- il quale nel 1976, pur non fornendo una defi nizio- lazioni sulla Terra. E a essere onesti, neanche risulta ne precisa, studiando i disastrosi effetti dei cam- interessante fornire dei numeri precisi in termini di bianti ambientali in termini di migrazioni forza- vite umane, così da evitare qualsiasi strumentalizza- te, ha identifi cato i migranti ambientali in coloro zione sull’importanza e l’urgenza di un cambiamento che sono costretti ad abbandonare le abitazioni a di rotta riguardo al rapporto ecosistemico tra l’uma- causa dei cambiamenti ambientali e climatici che no e gli altri, vegetali e altri animali. Anzi, più che di mettono in pericolo le loro vite2. Lester Brown ha importanza, bisognerebbe parlare della necessità di dato una prima idea di migranti ambientali fornen- una sterzata, o meglio di un’inversione di marcia che do così una defi nizione “uffi ciosa” (va precisato sin porti a una radicale riconsiderazione sulla posizione d’ora che non esiste una defi nizione uffi ciale di mi- dell’umano all’interno dei sistemi biologici, così da grante ambientale), ma da allora sono state forni- reinserirlo in una linea orizzontale di assoluta parità te varie defi nizioni di migranti ambientali, così ad con tutti gli altri abitanti del pianeta che ci ospita. oggi possiamo dire che i migranti ambientali sono Fatto sta che uno dei prodotti più drammatici quelle persone che a causa di cambiamenti am- dell’etica sviluppista è quello delle migrazioni uma- bientali e/o climatici che mettono in pericolo le loro ne forzate, i cui soggetti coinvolti, laddove i loro spo- vite, e non trovando più sostentamento adatto per stamenti siano dovuti ai cambiamenti sostanziali soddisfare le loro esigenze vitali, sono costrette ad dei loro territori, sono conosciuti come migranti am- abbandonare le loro terre, decidendo di stabilirsi, bientali. Nonostante le diverse defi nizioni che sono temporaneamente o permanentemente, in altri luo- state fi no ad oggi fornite, come rifugiati ambientali, ghi sia all’interno dei confi ni statali o oltrepassan- rifugiati climatici, eco-rifugiati, migranti forzati am- do gli stessi. Quella appena data è una defi nizione bientali etc., nel corso dell’articolo parlerò di migran- che cerca di sintetizzare tutte quelle che nel corso ti ambientali e non di rifugiati per i motivi che di se- degli anni hanno avuto una diffusa considerazione guito spiegherò. da un punto di vista accademico e/o scientifi co e

12 migrazioni che hanno infl uenzato il dibattito globalmente. Va e in continua crescita. Questo, innegabilmente, è chiarito che non si vuole a prescindere dare appro- il frutto di scelte ponderatamente politiche, spinte vazione alle varie defi nizioni che sono state prese da esigenze poste a tutela degli interessi economi- in considerazione, ma per una maggiore compren- co-fi nanziari delle istituzioni legislative e governa- sione della tematica risulta importante menzionare, tive. Infatti, nonostante la retorica sulla necessità oltre all’importante contributo di Lester Brown, la di trovare una terminologia idonea a identifi care il defi nizione diffusa nel 1985 dallo studioso egiziano migrante ambientale secondo un’accezione istitu- El-Hinnawi della United Nation Environment Pro- zionalmente accettata a livello internazionale, rico- gramme, quella fornita da Norman Myers nel 1998, noscere l’esistenza delle migrazioni forzate a causa e quella diffusa nel 2007 dalla International Organi- di disastri ambientali, signifi cherebbe, per gli Stati, zation for Migration secondo cui è consigliabile par- gettare la maschera e dichiarare le proprie respon- lare di migranti e non di rifugiati in quanto i motivi sabilità pubblicamente, dovendo inevitabilmente ambientali e/o climatici delle migrazioni, non sono mettere in discussione tutte le loro politiche legi- contemplati come fondanti la concessione dello sta- slative, industriali ed economiche. Infatti, come di- tus di rifugiato secondo la casistica stabilita dalla mostrato anche da un recente studio pubblicato su Convenzione di Ginevra del 1951. Nature, il riscaldamento climatico globale ha subito un precoce aumento a partire dalla prima metà del I mutamenti ambientali? 1800 tanto da essere cresciuto al di sopra della na- turale variabilità precedente all’era industriale3. La Non riconosciuti scienza è ormai concorde su un punto: la principale Attualmente manca un riconoscimento giuridico causa del cambiamento climatico, e quindi dell’am- a livello internazionale su cui poggiare una qualche biente, è dovuto all’utilizzo di combustibili fossili forma di protezione in capo ai migranti ambientali. e, dunque, per cause antropogeniche4. Di questo Infatti, stando a quanto stabilito dalla Convenzione i governi e gli Stati ne sono più che consapevoli, di Ginevra del 1951, e dal Protocollo addizionale di come tra l’altro dimostra il 5° rapporto dell’Inter- New York del 1967, rifugiato è chiunque “nel giusti- governmental Panel on Climate Change secondo il fi cato timore d’essere perseguitato per la sua razza, quale il 95% del riscaldamento climatico globale è la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appar- causato dalle attività umane5. tenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui Diritto alla migrazione possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato” e alla dimora (Art. 1(2)A della Convenzione di Ginevra, 1951). Per- Come già accennato, sembra che l’assenza di tanto un rifugiato, per essere considerato tale, deve protezione in favore dei migranti ambientali, sia do- tassativamente richiedere la protezione per uno dei vuto più alla mancanza di una terminologia identi- cinque motivi inscritti nella Convenzione, deve tro- fi cativa, da tutti accettata, relativamente alle cau- varsi fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza se e ai soggetti vittime dei cambiamenti climatici (se apolide dello Stato di abituale dimora) e inoltre e ambientali. Almeno questo è quello che gli attori deve dimostrare che il suo Stato non può garantirgli istituzionali vogliono far passare. Ma è chiaro che detta protezione. Dunque secondo la Convenzione, questa rappresenta solo un’ottima tattica politica la quale rappresenta lo strumento giuridico inter- per fuorviare la risoluzione del problema evitando nazionale di riferimento per la tutela dei rifugiati, i così di riconoscersi come responsabili dei disastri cambiamenti ambientali e/o climatici non apparten- ambientali. Infatti, nonostante la normativa inter- gono alla sfera che integrano le condizioni per il rico- nazionale preveda tassativamente le cause per cui è noscimento dello status di rifugiato, anche laddove possibile riconoscere lo status di rifugiato, e queste la migrazione è forzata e il soggetto non riesce più a escludono le cause ambientali e/o climatiche - e soddisfare neppure le basilari esigenze vitali. Così, quindi, da un punto vista meramente normativo, la possibilità di un’estensione della protezione in fa- sarebbe corretto non parlare di rifugiati ambientali vore di tali soggetti è relegata alle politiche interne ma di profughi o migranti ambientali - è pur vero degli Stati, i quali diffi cilmente decideranno autono- che la storia stessa della Convenzione ha già fatto mamente di estendere una forma di accoglienza nei esperienza di una sostanziale modifi ca che ha allar- confronti di chi scappa da cambiamenti ambientali gato il raggio d’azione dando così la possibilità, per e/o climatici. molti soggetti altrimenti esclusi, di benefi ciare della Come abbiamo già detto manca a livello interna- protezione prevista6. zionale uno strumento giuridico che dia ai migran- A questo punto, ferma restando la necessità di ri- ti ambientali una protezione, ma a ben guardare, vendicare il diritto alla migrazione e alla dimora per questa privazione equivale non solo a non dare le- chiunque, la direttrice da seguire è quella che va a gittimità istituzionale alle istanze di quanti fuggo- dare un’accezione totalizzante di ambiente. Infatti, no dalla distruzione dei loro habitat, ma evidenzia tralasciando l’imprescindibile bisogno di un’estensio- come gli Stati si rifi utino di riconoscere questi sog- ne della protezione nei confronti di tutti i migranti for- getti come una drammatica realtà attuale, futura zati, una nuova idea di ambiente è ciò che porterebbe

migrazioni 13 non solo al raggiungimento di una protezione nei con- siderare l’idea di ambiente, e non la causa specifi ca fronti di tutti, ma è anche il vero fulcro della discus- della distruzione di questo. Pertanto è del tutto li- sione riguardo ai migranti ambientali. Una concezio- mitante accostare esclusivamente l’idea di migran- ne di ambiente che non coinvolga esclusivamente ciò te ambientale con quella di cambiamento climatico: che è presente in natura, ma che comprenda il luogo questo infatti, è solo uno dei fattori della distruzione in cui si vive, si abita, si perseguono interessi perso- degli ambienti, ma non il solo. nali e sociali. In questo senso, la distruzione dell’ha- bitat e il deperimento delle risorse per il sostenta- Nicholas Tomeo mento vitale, non includerebbe solo il cambiamento climatico che porta conseguentemente alla modifi ca 1 Lester Brown parlava di rifugiati climatici. ambientale, ma anche le guerre. Infatti, non a caso, 2 L. Brown, P. L. McGrath, B. Stokes, Twenty-Two Dimension of manca come causa per la concessione dello status di the Population Problem, Worldwatch Paper 5, marzo 1976. rifugiato la fuga dalla guerra. La Convenzione non la 3 Cfr. Nerlie J. Abram et. al., “Early Onset of Industrial-era War- prevede. Così, se è vero che si diventa migrante am- ming Across the Oceans and Continets”, Nature, vol. n. 536, bientale in quanto l’ambiente è stato distrutto da una 25 agosto 2016. catastrofe naturale, è altrettanto vero che non si di- 4 Cfr. J. Imbers, A. Lopez, C. Huntingford, M. Allen, “Sensitivity venta migrante ambientale per la catastrofe in sé, ma of Climate Change Detection and Attribution to the Characte- per la perdita di ciò che è l’ambiente necessario alla rization of Internal Climate Variability”, Journal of Climate, vol. soddisfazione delle istanze vitali. In questa direzione n. 27, maggio 2014. ambiente diventa anche l’abitazione, il quartiere, la 5 IPCC Working Group I Report, “Climate Change 2013: The Physi- scuola, l’ospedale, la città e tutto ciò che è necessario cal Science Basis”, 2013. alla vita e anche la guerra diventa causa delle migra- 6 Con l’approvazione del Protocollo addizionale di New York del zioni per cause ambientali. 1967 gli Stati hanno deciso di eliminare tutte le restrizioni tem- Si capisce dunque, come la discussione che do- porali e geografi che che con la prima stesura della Convenzione vrebbe condurre al riconoscimento della protezione avevano invece previsto. Per una maggiore comprensione si nei confronti dei migranti ambientali, dovrebbe con- rimanda alla ricca documentazione reperibile online.

Paolo Poce

14 migrazioni Firenze

Firenze, 14 maggio 2016 - Coro gospel in prima fi la al “corteo dei 20.000” Michele Mariani Una storia di donne e anarchia

delle Mamme No Inceneritore

A Firenze e dintorni è in corso una lotta che dura da 40 anni, quella contro la realizzazione di un maxi-inceneritore. Negli ultimi anni sono aumentate le pressioni delle autorità cittadine per realizzarlo, ma tanta gente si è mobilitata e continua a farlo. Decisiva l’attività svolta dalle Mamme No Inceneritore, che in queste pagine raccontano come è andata fi nora e come secondo loro fi nirà, il tutto riassunto nel motto (in fi orentino) che caratterizza questa mobilitazione popolare: un vi si fa fare. L’inceneritore, s’intende.

Firenze 15 Polvere di stelle nelle periferie indirizzare le proprie caratteristiche e propensioni, per poi dare coordinamento al tutto nell’assemblea Tutto comincia con il progetto di un ecomostro. generale. I sottogruppi vanno dalle cuoche ai gruppi L’ennesimo. Nella periferia estrema di Firenze, dove volantinaggio, dal gruppo legal agli indiani metropoli- da sempre, per tutti, il quartiere popolare di Brozzi tani, dal social e stampa a parole incenerite (progetto ha fatto rima con Bronx, alcune mamme scoprono libro), da mamme on the rock al progetto centraline, l’appalto di un nuovo inceneritore, il secondo. da luci sulla città (proiezioni sui monumenti di Firen- Ancora, passeggiando per strada, incombe, maca- ze), al gruppo striscioni. E così via. Ciascuna secondo bra, l’effi ge del primo, chiuso per emergenza sanitaria le proprie capacità. Le bandiere vengono cucite dalle nel 1986, mai smantellato, che ancora punta le sue Nonne No Inceneritore e tappezzano i quartieri. ciminiere contro il cielo come una pistola a doppia Un lavoro immane e creativo invade i quartieri canna, a monito per le future generazioni. dormitorio, Schioda le famiglie dai divani, crea nuo- Le riunioni informative cominciano in maniera fre- va socialità, e, in breve, rende questo piccolo grande netica e, in breve, l’onda informativa si allarga a mac- movimento qualcosa di più che un comitato No Ince- chia d’olio in tutta la città. Il metodo è autogestito in neritore. tutto e per tutto. Le mamme non vogliono nessuno Il lavoro vede momenti culminanti in due manife- dietro, nessuno davanti, solo gente accanto disposta a stazioni, organizzate insieme agli altri comitati. Nell’a- dividersi i compiti. L’autofi nanziamento è la via mae- prile 2015 circa 5.000 persone. Il 14 maggio 2016 si stra. E così le Cuoche No Inceneritore diventano il mo- rasenta la cifra dei ventimila. Ma la cifra non si spiega tore e la benzina che consentono, tramite pranzi, cene senza considerare le decine di fl ash mob, le centinaia e iniziative di trasportare interi vagoni di idee e proget- di iniziative, la presenza permanente in tutte le istan- ti che si sviluppano in maniera libera ed indipendente. ze locali e nazionali. Nascono una miriade di sottogruppi. I social, ma- Il fenomeno Mamme No Inceneritore, infatti, fi n teria largamente discussa, in questo caso vengono dal principio si caratterizza per essere quanto mai di- incontro e consentono a ciascuna di sviluppare ed stante dal concetto di Nimby (Not in my back yard,

Michele Mariani

Firenze, 11 aprile 2015 -Primo corteo insieme agli altri Comitati

16 Firenze “non nel mio giardino”). “Il giardino dietro casa nostra” è il mondo. Ed è A come ambiente questo che va salvaguardato. Per questo le mamme Molte madri nell’ultimo periodo storico si stanno di Firenze partecipano, danno vita ed alimentano alzando in piedi a difendere questo povero piccolo tutte le manifestazioni contro gli inceneritori in giro pianeta. Ci sarà un perché. Per noi le madri non sono per l’Italia. coloro che necessariamente hanno avuto un fi glio o Ma soprattutto promuovono la cultura e la realiz- più fi gli. zazione di un’alternativa possibile e diffusa. Madri, antropologicamente e storicamente, sono coloro che mantengono un cordone ombelicale con la Alternative vita. Sono coloro, donne, o persino uomini, che svi- luppano una grande capacità di immedesimazione Esistono delle alternative all’incenerimento. Le nell’altro, perché lo devono accudire e crescere, dargli mamme da subito si sono affi ancate alla strategia un futuro, capirne le sofferenze, e alleviarle. Provare a Rifi uti Zero. Una strategia legata al concetto di Eco- sentire. Poi capire e poi agire. Madre è una categoria nomia Circolare praticata in Italia e nel mondo, da dell’anima, certo spesso molto diffusa tra chi a fare San Francisco a Capannori, da Treviso a Lubiana, in la mamma ci si è trovata. Ma all’interno del Comitato centinaia di città da almeno 10 anni con ottimi ri- Mamme No Inceneritore è stata assunta da tutti. Al sultati. Una strategia che vede nel riciclo e nel riuso punto che è del tutto normale usare il femminile nei il suo epicentro organizzativo e impone alle imprese dialoghi collettivi e nel rappresentarsi come genere e alle istituzioni locali, dal basso, una produzione e prevalente. una progettazione di imballaggio intelligente, con un Al punto che gli uomini, non sempre Babbi o non- sistema premiante e punitivo. Tutti noi sappiamo che ni, hanno imparato da subito a fare un passo indietro una bottiglietta buttata nel cestino indifferenziato di fronte alla rappresentazione esterna e alle luci del- prima o poi passerà dalle nostre narici. la ribalta, ai ruoli di coordinamento e di assunzione Dal 1789 l’umanità sa, grazie al principio di La- di responsabilità. Ma sono uomini eccezionali ed in- voisier, che “Nulla si crea e nulla si distrugge. Tutto dispensabili. Che hanno imparato ad imparare dalle si trasforma”. Un processo di combustione può far donne. scomparire allo sguardo la massa del materiale bru- Il legame con l’ambiente per le mamme è un lega- ciato, ma la massa totale delle sostanze ottenute dal- me di vita, di istinto primordiale e magico, ma anche la reazione chimica sarà esattamente uguale, seppur di studio. Quello che ha portato a scavare sotto la trasformata. superfi cie e a scoprire che molte delle informazioni Eppure nell’ultimo secolo stiamo continuando a più inquietanti non possono essere nascoste neppure trattare il nostro pianeta come un enorme posacene- da chi questi impianti li vuole costruire. re, incenerendo la nostra sovrapproduzione. Quanta ricchezza abbiamo accumulato nelle nostre discari- che negli ultimi decenni? Quanta parte poteva esse- N come no re recuperata, riutilizzata, trasformata? L’85%, forse Il no non va più di moda. Chissà perché. Il potere anche di più. Quanti metalli, plastica, sostanze orga- ha bisogno di una società consensuale. E ha creato niche ci stiamo condannando a respirare? E perché? un’ideologia per cui un messaggio, per passare, nel- È possibile una soluzione consapevole. la società dell’immagine, ha bisogno di essere positi- E chi, dal basso, nelle proprie case, ogni giorno vo e quindi abolire ogni negatività. La negatività va prova a separare gli scarti, certamente lo sa molto solo respirata, subita, accettata nella repressione e meglio degli amministratori locali e nazionali. L’Eco- nell’oppressione quotidiana. nomia Circolare è la più valida alternativa al sistema Scegliere il no all’interno del nome è stato un gesto degli Assegni Circolari su cui si regge questa società. di coraggio. Una scelta importante. Un pugno alzato E, chissà, potrebbe essere l’incipit ad una più diffusa in una selva di teste chine, che però ha portato i suoi trasformazione sociale e rovesciamento dei rapporti frutti ed ha fatto alzare altre teste e altri pugni. di forza, tra il potere centralizzato e il potere diffuso.

A come amore Una storia di anarchia L’amore è una componente fondamentale in una Proviamo a svolgere a nostro modo l’acronimo di lotta. Amore è guardarsi in uno specchio reciproco e anarchia. aiutarsi a vedere la propria parte migliore. A come ambiente La lotta contro l’inceneritore a Firenze ha svilup- N come no pato la parte migliore di una fetta di popolazione che A come amore viveva nell’ombra e sarebbe morta all’ombra di due R come rivoluzione ciminiere alte 70 metri. Si sarebbe opacizzata sotto C come cambiamento le grigie polveri degli scarti cittadini e provenienti da H come habitat altre regioni, grazie allo Sblocca Italia. E invece l’amo- I come indipendenza re prodotto da questa lotta ha fatto emergere i mille A come arrendersi mai colori, la voglia di vivere, la meglio società, la polvere

Firenze 17 di stelle. Sul Consiglio Comunale e sulle elezioni di Sesto La polvere di stelle è stata musica. Con un concer- Fiorentino, il territorio su cui l’ecomostro dovrebbe to partecipato da 10.000 persone e 12 gruppi musi- sorgere, sicuramente le mamme No Inceneritore han- cali nel prato più inquinato di Firenze. La polvere di no avuto una grossa infl uenza, determinando, con la stelle è stata letteratura, con parole incenerite, una propria campagna informativa, l’affermazione al Co- raccolta di racconti realizzata da 19 autori e dal cen- mune di una giunta “anti-inceneritorista”. Ma, tra le tro sociale di periferia e Edizioni Piagge e la sua co- mille lacerazioni, sono uscite a testa alta, mantenen- munità di base. Fantastica esperienza che con amore do un profi lo autonomo ed indipendente, capace di ha affi ancato il Comitato. guardare la controparte negli occhi e di sviluppare una trattativa alla pari.

R come rivoluzione La rivoluzione è fatta dalla gente. È fatica. Ma A come arrendersi mai anche gioia. È uscire dalle case. È rinunciare a un Quello che le mamme hanno ottenuto in termini di comodo divano e sorbirsi un incontro informativo il libertà e d’indipendenza, di gioia e di protagonismo, lunedì piovoso e freddo con i bambini che dormono di amore e di lotta, di socialità e di vita è talmente sulle sedie. È il non dover arrendersi alla logica di importante, che non le vedrà facilmente tornare in- “ormai hanno deciso”. È quello che porterà davanti dietro. Comunque fi nisca questa lotta, queste donne a un cantiere semmai lo apriranno. È lo scriversi un e questi uomini e i loro bambini hanno imparato a lieto fi ne e la consapevolezza di doverselo costruire camminare a testa alta. E che questo è possibile sol- da soli. Cioè insieme. tanto facendolo insieme. La lotta paga sempre. Anche quando l’epilogo è sco- nosciuto. Perché aver vinto signifi ca aver fatto questo C come cambiamento percorso insieme. E comunque un vi si fa fare!!! Il cambiamento parte dei singoli, ma necessaria- mente dai collettivi. È il concepire la società come un Mamme No Inceneritore laboratorio, fatto di piccoli e grandi gesti. È coordina- re gli sforzi. È il rispetto tra le realtà di lotta, tra tutte le componenti e nei confronti di tutte le caratteristi- che umane. È riaccendere l’energia umana. La più pulita che c’è. Prima fu H come habitat È quel luogo che permette ad una data specie di vivere, svilupparsi, riprodursi, garantendo qualità San Donnino, della vita. Tutto ciò è negato anche dagli inceneritori. Lo è nella verde Danimarca, tra i paesi più incenerito- poi... risti in Europa, che in Europa ha il più alto tasso di tumori. E nel centro di Vienna dove il “mitico” delle Mamme No Inceneritore inceneritore ha la stessa età di quello che a Firen- ze ha chiuso nel 1986. L’habitat di questo pianeta è messo in pericolo da chi, in nome del profi tto, Un po’ di storia prima dell’attuale tratta come cavie gli abitanti, sapendo già che un inceneritore fi orentino impianto farà male e poi sviluppa una ricerca su quanto l’impianto ha già fatto male, monitorando (che tanto un vi si fa fare) incidenza dei tumori, delle malformazioni infantili, degli aborti. E guarda caso, lo fa quasi sempre nei Dell’inceneritore della Piana si comincia a par- quartieri popolari. lare nel 2000. In realtà si comincia prima, perché l’originario inceneritore della Piana fu quello di San Donnino, inaugurato nel 1973 ma deliberato dal I come indipendenza Comune di Firenze fi n dal lontano 1967 (a ripro- L’indipendenza è il bene più prezioso del Comi- va del fatto che realizzare impianti di questo tipo tato. Ed è anche quel bene che più spesso è stato non è semplice, e che se quando si vogliono attuare messo a repentaglio ed ha creato forti lacerazioni decisioni in assenza di consenso civico, poi gli iter interne. Sono i partiti politici, delle opposizioni e diventano per forza lunghi e tortuosi… ma si sa che non solo, ma anche realtà già organizzate ad ave- la storia non insegna nulla a chi si gira dall’altra re tentazioni egemoniche su un contesto così vivo. parte). Le lotte dei cittadini contro il pericolosissi- Tentazioni sempre respinte con orgoglio di appar- mo impianto cominciarono più o meno subito, ma tenenza. ci vollero ben 13 anni e l’intervento dell’Istituto Su-

18 Firenze Firenze, piazza Repubblica, 14 maggio 2016 - Concerto di fi ne corteo periore della Sanità, che rilevò un grave inquina- mento da diossina nei terreni circostanti. Questo Mariani Michele dette il colpo fi nale a chi parlava, come l’Ammini- strazione di Firenze, di adeguamento dell’impianto; nel 1986 l’inceneritore veniva chiuso di corsa. Dopo il disastro di San Donnino, talmente grave che i sottoprodotti dell’impianto toccò interrarli nel- le ex cave di rena, tanto erano pericolosi, si comin- cia a parlare di emergenza rifi uti; ma di proporre un altro inceneritore non è neppure il caso, tan- to è fresca la memoria del disastro sandonninese. Comincia l’affannosa ricerca di discariche per tutto il decennio successivo, quando, nel 1997, entra in vigore il decreto Ronchi, il quale recepisce le nor- mative europee che prescrivono che ogni ambito territoriale sia autosuffi ciente per quanto riguarda lo smaltimento dei propri rifi uti.Si arriva al 2005, per il progettato impianto alle porte di Firenze viene elaborata la Valutazione di Impatto Sanitario e nel Firenze, vecchio inceneritore - “Proiezione sui monumenti”. frattempo si alza la confl ittualità tra amministra- Il Monumento alla Morte zioni (tutte gestite da precursori del Partito Demo- cratico) e cittadinanza. per lo svolgimento di un referendum civico a Cam- pi, forti anche di un pronunciamento di 173 medici Solo la mobilitazione paga della Piana che a novembre 2007 hanno scritto una lettera aperta contro l’impianto denunciandone i ri- La grande manifestazione di settembre 2005 schi per la salute. La scelta spacca un po’ il fronte vede circa ottomila partecipanti. I comitati premono dei comitati della Piana (non tutti sono favorevoli)

Firenze 19 Stefano Mattii e anche l’Amministrazione è un po’ ondivaga. Alla fi ne però il referendum si fa a fi ne 2007, vanno a votare più di 13.000 cittadini (oltre il 30% degli aventi diritto) e l’84% si dichiara contrario all’in- ceneritore. L’Amministrazione si era schierata a favore dell’impianto con il solito argomento dell’e- mergenza rifi uti. A questo punto, Provincia e Regio- ne disconoscono il risultato del referendum vista la scarsa affl uenza. L’iter dell’inceneritore va avanti: dopo aver commissionato un progetto all’università di Firenze per l’inserimento paesaggistico dell’im- pianto (al costo di 80.000 euro), Quadrifoglio ha già scelto il socio privato destinato a partecipare alla realizzazione e alla gestione dell’impianto (è il con- sorzio Hera); e nel frattempo è già stato approvato il nuovo Piano provinciale dei rifi uti. Il Piano verrà adottato e sarà legge. Le vaghe verifi che promesse non sono mai state effettuate. Firenze, 2015 - Al concerto di Piero Pelù Nessuna delle buone pratiche promesse al Consi- glio comunale è stata messa in atto con coerenza e convinzione. fare credere ai cittadini che ci sta muovendo e che si Il protocollo per la riduzione alla fonte degli imbal- ha a cuore l’ambiente e la salute. laggi da realizzare con le aziende distributrici è rima- sto lettera morta; persino sulla raccolta differenziata Mamme No Inceneritore è stato fatto poco o niente. L’unica cosa che si muove, dunque, è l’incenerito- Testo liberamente tratto da un lavoro re. Tutto il resto o non interessa, o interessa solo per del collettivo “Mente locale della Piana”

Firenze, agosto 2016. La Conferenza dei Sevizi approva il progetto Michele Mariani

20 Firenze prospettive Anarchie futuribili

di Andrea Papi

Nessuna vittoria militare o guerrigliera. Solo un lungo lavoro nel sociale potrebbe assicurare un avvicinarsi alla realizzazione del grande progetto anarchico, per cancellare alla base ogni sfruttamento o discriminazione. Con l’anarchismo come punto di riferimento. E stella polare di tanti diversi momenti di autogestione.

l mondo è molto cambiato da quando, più di due sione fi nanziaria, diventata perno e cardine del ma- secoli fa, si cominciò a pensare in modo anar- nagement complessivo che sovrasta il mondo e lo I chico cercando conseguentemente di agire con soggioga. coerenza. Da allora ci sono state diverse esperienze rivolu- Non una trasformazione zionarie, tra cui importantissime la di Pa- rigi, la rivoluzione russa e quella culturale maoista. qualsiasi Purtroppo, o perché represse nel sangue, o perché Consapevoli che la radicale mutazione in atto dopo aver preso il potere sono degenerate, non sono dell’andamento dell’esistente sia multifattoriale, in riuscite a dare avvio all’auspicato “sol dell’avvenire”, sintesi ci sentiamo di sostenere che lo sviluppo del come gli stessi rivoluzionari desideravano e propa- divenire ruota sostanzialmente attorno ai tre fattori gandavano. Per una ragione o per un’altra, hanno fondamentali sopra detti, capaci come sono di rias- dato origine a situazioni sociali non certo ripropo- sumere il nocciolo fondamentale della variazione ge- nibili per chi ha ancora a cuore spinte tendenti ad netica del sistema. Non possiamo continuare ad es- un’emancipazione vera. ser ciechi, negando che sia indispensabile una sag- Nel frattempo è anche grandemente cambiata la gia revisione dei criteri e dei paradigmi di riferimen- qualità del potere, inteso come forme e prerogati- to. Sta diventando impellente riuscire a identifi care ve di esercitare il dominio. Abbiamo scoperto, per percorsi percorribili, capaci di avviarci verso strade esempio, che non è riferibile solo a chi comanda, dove diventi possibile una trasformazione radicale mentre è diffuso ovunque all’interno delle relazioni dell’esistente. Non una trasformazione qualsiasi, ma sociali, come spiega bene Foucault. Ci stiamo pure una che sia capace di riproporre, al passo coi tem- accorgendo che lo stato nazionale, in origine pen- pi, la realizzazione della giustizia, dell’eguaglianza e sato e vissuto come massima espressione del domi- della libertà, immutati cardini delle proposte liberta- nio, non è più l’acme del potere. A livelli sovrastatali rie e anarchiche. e sovranazionali si determinano, infatti, condizioni L’anarchismo nel suo insieme dovrebbe prender obbliganti, dalle quali non riusciamo a prescindere, atto che siamo all’interno di un’irreversibile muta- in grado di condizionarci l’esistenza. zione generale, la quale sta ulteriormente allonta- Soprattutto è in atto una trasformazione strut- nando le possibilità di realizzazioni libertarie. Oggi, turale dell’egemonia economica. Il livello produtti- veramente, non c’è nulla di scontato. Accompagnati vo, capace in origine di infl uenzare pesantemente il dalla consapevole certezza che i valori e i principi potere politico, non è più centro e fulcro del potere che ci fanno sentire anarchici restano validi, trovan- economico. Il momento egemone e dominante ha do paradossalmente ulteriore conferma, proprio ai cambiato riferimento, spostandosi verso la dimen- fi ni del cambiamento radicale cui auspichiamo biso-

prospettive 21 gnerebbe trovar la forza di rimettere in discussione riuscendo al contempo ad autogestirsi. In pratica ipotesi prospettiche e metodologie di approccio. un esercizio di autoeducazione per la futura alter- Gli anarchici dovrebbero rifl ettere molto e seria- nativa possibile. Andrebbero inoltre attivati, ove se mente, cercando di sviscerare a fondo i problemi ne presenti l’opportunità, luoghi e spazi di speri- esistenti con le problematiche connesse, sapen- mentazione libertaria e anarchica, dove l’elemento do che metodi, percorsi e tendenze hanno bisogno fondamentale dovrebbe essere la sperimentazione di di un deciso aggiornamento. Soprattutto sorretti alternative volute e dichiarate, sottoposte continua- dall’intelligenza di rispettare e lasciare intatti nella mente a vaglio e critica per potersi auto/correggere loro portata quei principi e quei valori ispiratori che e perfezionare. Come sta succedendo con l’esperien- continuano a dar signifi cato e stimolo di adesione ai za zapatista nel Chiapas messicano o a Rojava, nel presupposti fondanti. Kurdistan siriano, dove sulla spinta del Pkk di Oca- Per prima cosa dovremmo pensare seriamente a lan si sta realizzando una specie di comunalismo li- come fare per provare a sganciarsi dalla sottomis- bertario di ispirazione bookchiniana, che si autode- sione fi nanziaria. Sganciarsi vuol dire riuscire a fi nisce Confederalismo Democratico. creare situazioni di difesa, individuale e collettiva, Ormai dovrebbe esser chiaro che la liberazione e che riescano a farci subire il meno possibile la cap- la conseguente realizzazione di società fondate su pa onni/obbligante che ci stanno vestendo addosso. presupposti di libertà e giustizia sociale diffi cilmen- Una ricerca concreta e sperimentale per raggiungere te saranno la conseguenza palingenetica di vittorie una maggiore autonomia possibile, sia economica, insurrezionali, com’è stato nelle ingenue aspirazioni sia politica, sia esistenziale, per riuscire ad essere per più di un secolo e mezzo di lotte e tensioni ideali. sempre meno sottoposti alle condizioni vincolanti e Vivere anarchicamente e libertariamente non è affat- costrittive. to facile, né spontaneo, né automatico o immediato. Tutta una serie di comportamenti omertosi, corrotti, Reti di collegamento maschilisti e avidamente egoistici, propinatici con dovizia dalle cronache quotidiane, ci suggeriscono e solidarietà che proprio il potere e la ricchezza che ci sforziamo Bisognerebbe riprendere la vecchia idea proudho- di combattere sono nei sogni e nei desideri più re- niana delle banche di mutuo soccorso, aggiornan- conditi di gran parte di ognuno di noi. dola teoricamente e operativamente. In sostanza dovremmo approntare casse di cooperazione e so- Lavoro lungo e impietoso lidarietà, gestite direttamente dai soci cooperatori, senza partecipare al mercato speculativo. Invece Purtroppo l’immaginario di una parte consistente di perseguire profi tti e rendite, attraverso fondi vo- di esseri umani tende a desiderare di essere come lontari si fi nanzierebbero progetti che abbiano un coloro che consideriamo nemici, perché i sistemi di senso eco/sociale e si aiuterebbe in caso di biso- dominio vigenti sono riusciti egregiamente a far inte- gno, a condizioni di non strozzinaggio accettabili e riorizzare il surplus di appetiti e di avidità che danno concordate. senso e stimolo al mondo com’è ora. Il sistema ci Qualsiasi ipotesi di strumenti di scambio che educa inculcando subliminalmente i disvalori di cui non vogliano esser fagocitati dalla speculazione fi - è portatore, fi no a rendere i propri schiavi suoi fer- nanziaria, come monete locali, buoni scambio, ecc., venti sostenitori. potrebbe servire per creare mercati di cooperazione Qualsiasi società che cercasse di diventare anar- alternativi e paralleli all’esistente. Contemporane- chica da un giorno all’altro non potrebbe che crolla- amente si dovrebbe riuscire ad organizzare reti di re in pochissimo tempo. Al suo interno quasi sicura- collegamento e solidarietà che sperimentino meto- mente si riprodurrebbero comportamenti e desideri di di autodeterminazione, di autofi nanziamento, di che ne negherebbero il senso fi no ad affossarla. Ac- produzione di prodotti di largo consumo, di scambio canto alle pratiche con metodologie di condivisione e e distribuzione, gestiti direttamente da produttori e solidarietà sociale, diventa perciò necessario attivare consumatori fuori dalle grandi distribuzioni. subito esperienze di autoeducazione libertaria. Anche se realizzazioni di questo tipo già in par- Con la consapevolezza che il lavoro sarà lungo te esistono, sono però frammentarie, quasi sempre e impietoso, aiuteranno ad auto/costruire contesti episodiche, non suffi cientemente supportate da fon- socio/psicologici in cui si relazioneranno individui damenti teorico/pratici che ne sviluppino a fondo il consapevoli e desiderosi di vivere insieme. In ten- senso con coerenza. Il compito degli anarchici do- denza una specie di koino/crazia non autoritaria, vrebbe essere quello di tendere a farne un’azione dove libertà, condivisione e solidarietà sociali si svi- sistematica di realtà che si coordinano e confron- lupperanno nel pieno rispetto delle differenze indivi- tano, tendendo ad estendersi per creare un sistema duali. Sarebbe una tensione anarchica in cammino, di sovversione antitetico alle produzioni e ai mercati concreta alternativa all’esistente, al di là di ogni illu- capitalistico/fi nanziari dominanti. soria vittoria militare o guerrigliera. Logiche soprattutto difensive, non in sé suffi cien- ti, per riuscire a sottrarsi all’opprimente condizio- Andrea Papi namento esistenziale che ovunque sta avanzando, www.libertandreapapi.it

22 prospettive droni e... Giochi di guerra

di Maria Matteo

Sangue, profughi e videogame. Tra reale e virtuale: quando si combatte dalla consolle.

attlefi eld 1, uno dei più noti videogame della In Iraq battaglioni d’élite dell’esercito tricolore DICE, per la prima volta ha un’ambientazio- partecipano all’assedio di Mosul, per cacciare i jiha- Bne italiana. Il monte Grappa, la prima guerra disti dello Stato Islamico. Sono in Iraq da mesi per mondiale. difendere gli interessi della Trevi, la ditta italiana È il classico gioco virtuale con tanti morti ammaz- che si è aggiudicata i lavori alla diga di Mosul, uno zati e l’eroe che spara e uccide più e meglio di tutti. snodo strategico per chi intende fare buoni affari nel Il nuovo gioco pare sia stato ben accolto dagli ap- paese. passionati, ma ha suscitato le proteste indignate di Ogni anno il 4 novembre celebrano la festa delle Sebastiano Favero, il presidente dell’ANA, l’Associa- forze armate, nel giorno della “vittoria” nella prima zione Nazionale Alpini, del presidente della regione guerra mondiale, un immane massacro per spostare Veneto, il leghista Luca Zaia, noto per aver aderito un confi ne. La divisa e la ragion di stato trasformano al plebiscito virtuale per l’indipendenza del Veneto. chi uccide, occupa, bombarda, in eroe. Il gioco virtuale ambientato sul Grappa spezza la Nelle celebrazioni della Grande Guerra come nel “sacralità” del luogo, trasformandolo in scenario per videogioco si tace delle migliaia di soldati, che, a ri- una partita dopo cena. schio della vita, disertarono, perché sapevano che le Per politici e militari il sangue versato sui monti frontiere tra gli Stati demarcano il territorio di chi veneti è il suggello della buona causa per cui si com- governa, ma non hanno nessun signifi cato per chi batteva su quel fronte, uno dei tasselli fondamentali abita uno o l’altro versante di una montagna, l’una o di una narrazione mai sopita, che oggi trova nuovo l’altra riva di un fi ume, dove nuotano gli stessi pesci, slancio, nuova forza per giustifi care muri, fi lo spina- dove crescono le stesse piante, dove vivono uomini e to, barricate contro l’invasore. donne che si riconoscono uguali di fronte ai padroni che si fanno ricchi sul loro lavoro. Retorica di ieri, guerre di oggi Il garrire di bandiere e le parate militari nascon- dono i massacri, i pescecani che si arricchivano, le Trasformare la guerra in un gioco come tanti, “decimazioni”, gli stupri di massa. Nessuno parla dove, a seconda dei gusti si cambia scenario e fron- delle rivolte, delle “tregue spontanee”, dell’odio per te, indigna chi sul patriottismo giustifi ca la guerra ai gli uffi ciali. Ne resta traccia nelle canzoni, che tena- migranti, ai profughi, il mantenimento di leggi che cemente sono passate di bocca in bocca e riecheg- impediscono di entrare legalmente in Italia ai lavo- giano nelle labbra di chi oggi lotta contro eserciti, ratori stranieri. In questi anni lungo i confi ni d’Italia guerre, stati e frontiere. Le guerre di ieri si trasfor- si sta combattendo una guerra feroce contro la gente mano in giochi, dove l’adrenalina corre sul dito che in viaggio, contro chi fugge dai confl itti dove le trup- schiaccia, sui morti che non puzzano, sul fango che pe italiane sono in prima fi la. non impasta i piedi e le coscienze.

droni e... 23 Fuori dal videogame chiunque. I soldi non puzzano di sangue e il made in va alla grande. Nella Grande Guerra la gran parte dei morti in- I profughi perdono identità ed umanità quando dossava una divisa. Carne da cannone sempre rin- sono tenuti lontani, rinchiusi in stereotipi razzisti, novabile, di scarso valore. narrati collettivamente, senza interesse né attenzio- Fu l’ultima volta. ne alle storie individuali, alle scelte di ciascuno, ai Dalla seconda guerra mondiale nei confl itti arma- desideri di chi per necessità o per scelta si mette in ti muoiono sempre più civili e sempre meno militari. viaggio. La distanza, la deportazione sono necessarie Oggi i soldati sono professionisti super addestrati, a chi ha fondato le proprie fortune sulla propagan- strumenti costosi e preziosi da preservare, mentre da dell’odio. Ma non solo. Il fatto è che i profughi le persone senza divisa diventano obiettivi bellici di rendono reale la guerra, la fanno schizzare fuori dal primaria importanza in guerre che giocano la carta videogame, ce la buttano in faccia. del terrore, per piegare la resistenza delle popola- Le barricate erette a Gorino contro 12 donne e 8 zioni che serve sottomettere, per realizzare i propri bambini, per impedire che venissero ospitati nell’o- obiettivi di dominio. La propaganda della guerra stello del paese, hanno suscitato indignazione, ma all’Isis marchia come terroristi i militari della jihad, hanno avuto un merito. Giornali e TV si sono affret- ma usa gli stessi mezzi. Solo la narrazione è diversa. tati a cercare le profughe, che hanno raccontato le Torture, rapimenti extragiudiziali, detenzioni senza loro storie, una diversa dall’altra. Così all’improvviso processo, sono normali ovunque. L’Isis ama di più lo queste donne sono diventate qualcuno, dei volti, del- spettacolo e lo usa per dimostrare la propria forza e le persone. attrarre a se nuovi adepti. Al di là del palcoscenico la macelleria di Abu Ghraib, di Guantánamo, della Droni, armi low cost School of Americas è la medesima esibita a Raqqa, Ninive, Senjal. La guerra dei droni modifi ca la guerra in modo Al riparo delle loro basi, a dieci minuti di auto radicale, come nel 1914 i gas e i blindati, negli anni dalle loro case, i piloti dei droni, osservano in uno Trenta i bombardamenti aerei, negli anni Quaranta schermo le possibili vittime, le puntano e le colpisco- la bomba atomica. I droni aumentano l’asimmetria no come in un videogioco. La guerra virtuale è reale, tra chi colpisce e chi viene colpito senza possibilità ma accresce la distante onnipotenza di chi dispensa di difesa o di signifi cativo contrattacco. Questi gio- morte da un aeroporto lontano migliaia di chilometri cattoli letali costano molto meno di un bombardiere. dal sangue, dalle feci, dagli arti straziati, dall’ine- Un Predator armato costa 4 milioni di dollari contro narrabile dolore di chi vede morire i propri fi gli, ami- i 137 di un F35. ci, genitori. Una guerra senza passione, un “lavoro” I droni sono l’arma low cost per eccellenza: si ri- come un altro, che si pretende chirurgico, ma non lo sparmia sui mezzi, si risparmia sul personale, si ri- è, e, probabilmente, nemmeno vuole esserlo. Tra il sparmiano i costi dell’assistenza ai reduci trauma- sibilo che annuncia il missile lanciato dal drone e la tizzati dalle violenze viste, fatte, subite. morte passa un battito di ciglia. L’Italia è in guerra da decenni ma la chiama pace. Chi gioca alla guerra da una consolle può gusta- Lo Stato italiano investe ogni ora due milioni e re tutta l’adrenalina del gioco, senza correre i rischi mezzo di euro in spese militari, di cui mezzo milio- mortali del campo di battaglia. Chi fa la guerra vera ne solo per comprare nuove bombe e missili, cac- da una consolle uccide senza stress: le vittime sono ciabombardieri, navi da guerra e carri armati. Gli meno materiali di una pedina sulla scacchiera. La altri servono per le missioni militari all’estero, per il guerra diventa gioco, i giochi diventano guerra. Tut- mantenimento dei militari e delle strutture. La base to si irrealizza: ieri ed oggi, passato e presente. siciliana di Sigonella è diventata il maggiore centro I corpi concreti di chi sbarca sulle nostre coste di- logistico per la guerra dei droni. ventano inquietanti, nella loro materialità, nella loro La vocazione umanitaria delle forze armate italia- concretezza, nell’essere memoria viva delle guerre, ne ha fame di nuovi costosissimi giocattoli. dove sparano armi costruite a due passi dalle nostre La guerra virtuale alimenta l’illusione che mas- case, dove truppe tricolori difendono gli interessi sacri e distruzioni siano distanti dalle nostre case. delle ditte italiane, dei fabbricanti d’armi che gesti- Ogni tanto un kamikaze imbottito di tritolo mette in scono un business che non va in crisi. crisi questa narrazione, ma tenace resta la convin- L’Europa ha pagato miliardi al governo turco per- zione di poter tenere lontana la guerra. Così lontana ché trattenesse i profughi che lo scorso anno preme- da sembrare un videogame, dove ciascuno sceglie vano alle sue frontiere. Li ha allontanati dalla vista epoca e scenario. e se ne è lavata le mani: nelle cerimonie uffi ciali il Il Monte Grappa, l’Afghanistan, le guerre napoleo- ministro di turno spende retorica su chi muore in niche. Tutto rigorosamente in costume d’epoca. Tut- mare o in fondo a un tir. La verità cruda ma banale to rigorosamente asettico. Come le consolle dei “pi- è che in Siria, in Iraq, in Afganistan, in Libia si com- loti” dei droni. Finito il turno, una birretta al bar e batte con armi che spesso sono costruite a due passi poi a casa. dalle nostre case. L’industria di guerra è un buon business. L’industria bellica italiana fa affari con Maria Matteo

24 droni e... lotte sociali Nuovo capitalismo e vecchia guerra di classe

di Cosimo Scarinzi

Le recenti lotte dei rider/fattorini di Foodora, “liberi professionisti” a 5 euro l’ora. In bicicletta nel centro traffi cato della metropoli. E il ricordo delle storiche lotte dei ferrovieri, lo scorso secolo. Rifl essioni sulle nuove forme di sfruttamento. E di rivolta.

n occasione di un convegno sindacale svoltosi libertario nelle ferrovie dall’inizio del secolo scorso recentemente a Firenze lo stesso Ezio Gallori, alla metà del secolo, presidente onorario del Sinda- Istorico esponente del sindacalismo radicale nelle cato Ferrovieri Italiani, accompagnata dalla frase ferrovie, mi ha fatto dono di un suo libro “Sindacati “Augusto Castrucci. Un esempio di vita e dell’impe- in ferrovia: nascita vita e morte di un sindacato al- gno sindacale nelle lotte dei macchinisti e dei ferro- ternativo, il COMU”, dove COMU sta per Coordina- vieri (1872/1952). mento Macchinisti Uniti, un’organizzazione sindaca- Un’occasione dunque per riprendere il fi lo della le, appunto, dei macchinisti che, in particolare negli memoria e dell’identità di classe, nella consapevo- anni ‘80 dello scorso secolo, ha giocato un ruolo im- lezza che l’azione sindacale libertaria non è solo que- portante nelle vicende sindacali in Italia. stione di tecnica sindacale e di azione immediata, è Un libro di memorie più che, in senso proprio, di anche questo ovviamente, ma si nutre di identità, storia come ci ricorda opportunamente nella prefa- narrazione, per certi versi mito a cui è funzionale la zione, Giorgio Sacchetti, utilissimo se vogliamo che memoria dei militanti, delle lotte, delle vittorie e delle l’esperienza proletaria nella sua molteplice varietà sconfi tte passati. di manifestazioni non vada persa. D’altro canto, in Nello stesso convegno, nello stesso tempo, la ri- forme diverse quell’esperienza ha lasciato traccia, si fl essione si appuntava su di una lotta di oggi, su è evoluta in quella di CUB RAIL, giornale dei mac- di una piccola lotta dallo straordinario interesse, chinisti della CUB che, nel titolo, si richiamano ai quella dei rider, meglio sarebbe dire dei fattorini per Wobbly e che nella loro bandiera riprendono il rosso- smontare la narrazione apologetica dell’azienda, di nero del sindacalismo libertario e rivoluzionario. Foodora a Torino e (sta prendendo le mosse mentre Se, tornando al COMU, guardiamo la sua tesse- scrivo queste righe) a Milano. ra, scopriamo che riporta l’immagine di Augusto Ca- Da una parte una comunità operaia stabile nel strucci, un importante esponente del sindacalismo tempo, che ha costruito e consolidato cultura, iden-

lotte sociali 25 tità, organizzazione, dall’altra dei “non lavoratori”, vorative analoghe a quelle dei braccianti, italiani o con un contratto da liberi professionisti, viste le re- immigrati, nelle campagne dalla Sicilia al Piemonte. tribuzioni una defi nizione oltre i limiti del ridicolo, presentati come ragazzi che, nel tempo libero, visto Rovesciamento di prospettiva che amano andare in bicicletta fanno consegne a do- micilio di pizze, cibo, ecc. in cambio di una retribu- Quindi la forza della lotta sta nel costruire orgo- zione di cinque, sì cinque, euro all’ora e che l’azienda glio e identità, nel comunicare bene e rapidamente, vuole portare a 2,70 euro a consegna. nel rovesciare la narrazione aziendale e tutto in tem- Sulla lotta di Foodora mi permetto di citare un pi brevissimi. Da una parte, i ferrovieri, dunque sto- mio articolo sul numero del 16 ottobre scorso del ria, memoria, organizzazione e dall’altra, i fattorini, settimanale Umanità Nova “Foodora et labora” innovazione, scoperta, spontaneità? (http://www.umanitanova.org/2016/10/16/foodo- Credo sarebbe questa una lettura riduttiva e par- ra-et-labora/) che ne tenta una prima, parziale rico- ziale, accanto alle ovvie differenze vi sono elementi struzione. Peraltro basta usare un motore di ricerca comuni, sia nel senso che nella metropoli iperindu- per trovare una massa imponente di informazioni su striale dove il lavoro invade tutto il tempo di vita al questa lotta. punto da pretendersi non lavoro, il confl itto si dà Vorrei, nelle righe che seguono, provare a svilup- come nella fase di sviluppo del capitalismo sia in pare una rifl essione più generale, se vogliamo più quello che centrale è il rovesciamento del discorso astratta, su questo tipo di lotte e sulla relazione con dominante e la costruzione di una narrazione che la memoria e l’identità. susciti entusiasmo in chi lotta e solidarietà con chi entra in relazione con la lotta. Un’ondata Fatte ancora una volta le debite differenze, pos- siamo pensare alla massicce lotte dei lavoratori della di solidarietà logistica, ai processi di autoattivazione che hanno de- Per certi versi lo sciopero dei rider/fattorini di Fo- terminato, al rovesciamento di prospettiva per il qua- odora è una lotta “chimicamente pura” al punto da le l’anello debole della classe operaia, gli immigrati, fungere senza troppi sforzi da modello per un para- sono divenuti una vera e propria avanguardia sociale. digma. Come si è detto, i fattorini, nella narrazione Nel caso dei fattorini di Foodora vi è, in più, la diffusa dall’azienda, non sono lavoratori, sono liberi sorpresa, una volta tanto una sorpresa positiva, per professionisti pagati mediante voucher; è esclusa in la costituzione in soggetto confl ittuale di una fi gura partenza ogni possibilità di azione, di contrattazio- sociale ritenuta sia dai padroni che dall’opposizione ne nemmeno a parlarne, collettiva. Ognuno di loro sociale “debole”. viene convocato per le consegne mediante messaggi, Un altro elemento che va considerato è il fatto che opera con un mezzo proprio, a rigore non ha alcu- questa lotta non è affatto priva di contenuti politici na relazione con gli altri che svolgono la medesima che vadano al di là dell’immediata rivendicazione di attività. un reddito decente e il rifi uto del cottimo, è evidente Per soprammercato, la loro attività viene presen- il riferirsi a pratiche di autorganizzazione, il rifi uto tata come un modo per occupare gradevolmente il della burocratizzazione sia della vita quotidiana che proprio tempo libero, poco ci manca che debbano della lotta stessa, la tensione alla generalizzazione pagare per la possibilità che dà loro l’azienda di in- sia verso altre città come Milano, che verso altre ca- trattenersi gradevolmente per le strade della bella tegorie di lavoratori1. Torino. I fattorini, inoltre, non vendono solo un ser- Interessante, infi ne, è il fatto che diversi ristoranti vizio, vendono anche il logo dell’azienda mediante clienti di Foodora si sono schierati a favore dei fat- un abbigliamento vagamente ridicolo costituito da torini denunciando, fra l’altro, il fatto che Foodora una giacchetta viola visibilissima. impone loro condizioni capestro, un sostegno alla A un certo punto, di fronte alla pretesa di imporre lotta magari non centrale ma utile. Si tratta, credo, un pagamento a cottimo che li immiserirebbe ulte- di studiare con attenzione quanto avviene e, natu- riormente, i fattorini entrano in lotta e rovesciano la ralmente visto che lo studio migliore delle lotte si situazione. fa partecipandovi o almeno sostenendole, operando Usano massicciamente la rete suscitando un’on- alla diffusione del confl itto. data di solidarietà, inventano il drappo, dello stesso colore dell’abbigliamento aziendale, col il motto “Fo- Cosimo Scarinzi odora et labora”, circolano per la città comunicando la loro rivolta, denunciano le loro reali condizioni di 1 Per fare solo un caso, il 14 settembre la riunione volta ad al- lavoro. largare a Milano la mobilitazione si è tenuta presso il Cox18 Insomma, il re è nudo, non un’azienda che offre che si defi nisce “uno spazio sociale, occupato e autogestito dal occasioni di reddito a giovanotti e giovanotte spen- 1976”. I collettivi che ne fanno parte rifi utano le ideologie do- sierati ma un’impresa capitalistica multinazionale minanti o che vogliono dominare, rifi utano la delega, scelgono che, secondo il più classico degli schemi, leva la pel- la forma assembleare per prendere decisioni ed esistere, cer- le sino a quando può ai suoi dipendenti usando la cano relazioni personali non strumentali, perseguono l’autoge- “modernità” tecnologica per imporre condizioni la- stione generalizzata, creano aggregazioni e reti di solidarietà.

26 lotte sociali Fatti & misfatti

Chiapas/ come loro braccio armato la criminalità co della destra. Oggi piovono le stesse organizzata protetta dalle autorità. accuse sulla proposta dell’EZLN e del Una proposta Una situazione che negli ultimi anni CNI di presentare una candidata alle che fa discutere: non ha fatto che peggiorare; secondo prossime presidenziali. gli zapatisti, quello che sta arrivando è La popolare giornalista Sanjuana un’indigena alla una “tormenta”. Scrivono: “L’offensiva Martínez, in un articolo sul portale pro- presidenza del contro i popoli non cesserà, vogliono gressista sinembargo.mx, ha affermato incrementarla fi no a quando avranno che il CNI ha deciso di candidarsi alle Messico spazzato l’ultima impronta di quello che elezioni proprio allo scopo di favorire siamo come popoli della campagna e l’ultraconservatore Partido de la Revo- “Ci dichiariamo in assemblea perma- della città”. lución Institucional (PRI), ricordando nente e verifi cheremo in ognuna delle La proposta di presentare una candi- come nelle sue fi le militi la presunta so- nostre geografi e, territori e direzioni data alle presidenziali del 2018 rappre- rella del Subcomandante Marcos (oggi l’accordo di questo quinto Congreso senta un giro di timone per l’EZLN che Subcomandante Galeano). Nacional Indígena (CNI), per nominare nel 2016, in piena campagna elettorale, La possibile candidatura di una don- un consiglio indigeno di governo la cui attraversò il paese con la Otra Cam- na del CNI alle elezioni è stata criticata parola venga incarnata da una donna paña, un’iniziativa che aveva lo scopo anche da persone vicine al movimento indigena, delegata del CNI come can- di riunire le organizzazioni anticapitaliste zapatista, che pensano sia incoerente didata indipendente che partecipi a del paese per promuovere la creazione rispetto a quanto l’EZLN ha sempre di- nome del CNI e dell’Esercito Zapatista di un piano nazionale di lotta. A quel chiarato, soprattutto a partire dalla Otra di Liberazione Nazionale (EZLN) nel tempo, il candidato socialdemocratico Campaña del 2006. processo elettorale dell’anno 2018 per Andrés Manuel López Obrador criticò A ben vedere, la Otra Campaña criti- la presidenza di questo paese”. Sono le fortemente la Otra Campaña, accusan- cò fortemente i tre principali partiti politici parole con cui l’EZLN e il CNI, uno spa- dola di dividere la sinistra facendo il gio- del paese e invitò il popolo ad organiz- zio organizzativo che riunisce i popoli Orsetta Bellani indigeni messicani in resistenza, hanno concluso il congresso che si è tenuto tra il 9 e il 14 ottobre a San Cristóbal de Las Casas (Chiapas). Una settimana di assemblee in cui si sono dibattuti i pro e i contro della possibilità di creare un Consiglio In- digeno di Governo, composto da una donna e un uomo di ogni popolo nati- vo messicano, che guidino l’operato di una candidata presidenziale. Una donna che dovrebbe, in pratica, “comandare ubbidendo”, come dicono gli zapati- sti. In questo momento, nelle comunità indigene messicane si sta svolgendo una “consulta” sulla proposta, e a fi ne dicembre si terrà una nuova riunione a San Cristóbal de Las Casas per pren- dere una decisione. Non si tratta di una proposta politica rivolta solo ai popoli indigeni, ma a tutta quella parte della società messicana preoccupata per le politiche di repressione e depredazione che stanno colpendo il paese, spesso Caracol della realidad (Chiapas) - Zapatisti in occasione dell’omaggio a Galeano, messe in atto da imprese che utilizzano assassinato nel maggio 2014

cronache 27 zarsi e lottare, ma non ha mai invocato sidenziali messicane sembra uno dei ta? Non è casuale comunque che esplicitamente all’astensionismo. In un tanti non sense che gli zapatisti hanno il gruppo che ti affi anca di recente editoriale sul quotidiano La Jornada, il creato nei loro 22 anni di vita pubblica. nei concerti si chiami “Caminanti”... direttore Luis Hernández Navarro ricorda Occorrerà aspettare, dare loro tempo Ho sempre pensato che la stanziali- che, poco dopo la Otra Campaña, il Sub- di dimostrare che quest’iniziativa non tà determini tutta una serie di gerarchie comandante Marcos disse: “chi vuole vo- fi nirà “corrompendo” il movimento, ma funzionali al mantenimento di strutture tare, voti”. E più recentemente, nell’aprile promuovendo la resistenza del popolo oppressive, rigide, sistemi di difesa di 2015, dal palco del Caracol di Oventic messicano. piccoli e grandi privilegi. La stanzialità, il Subcomandante Moisés affermò: “In fi sica o psichica che sia, produce au- questi giorni, come ogni volta in cui c’è Orsetta Bellani tocompiacimento, identità esclusiva, questa cosa che chiamano “processo sfruttamento e paura dell’altro. Il vaga- elettorale”, ascoltiamo e vediamo che bondare, altrimenti, ci determina come qualcuno esce fuori dicendo che l’EZLN La terra è individui in viaggio, in trasformazione promuove l’astensionismo, ossia che di chi la canta/ continua, disposti all’incontro con tutte dice che non bisogna votare. Questa ed le unicità che attraversano le strade del altre stupidaggini dicono. Come zapatisti Cesare Basile, mondo. non convochiamo a non votare ma nean- che a votare. Come zapatisti ogni volta Catania, il Puoi essere vagabondo che possiamo diciamo alla gente che si teatro Coppola anche in un cortile organizzi per resistere, per lottare, per Dal tuo passato incline al folk avere quello di cui ha bisogno”. Ovvero: Gerry - Ci sono degli artisti che, americano all’attuale “consape- che votiate o meno, organizzatevi. fortunatamente, sfuggono alle volezza territoriale” e di conse- Ad ogni modo, è importante sottoli- classifi cazioni, alle biografi e, alle guenza all’utilizzo della tua lingua neare che la proposta zapatista è quella “etichette” (anche quelle disco- madre, il catanese, nei tuoi ultimi di presentare una candidata alle elezioni grafi che…) e dei quali puoi carpir- lavori. Una sorta di transumanza presidenziali, e non di creare un partito ne l’essenza solo attraverso un at- della tua espressività, della tua ed eleggere deputati, senatori o sinda- tento ascolto, una diversa lettura, coscienza critica, prima ancora ci (il Messico ha un sistema elettorale del loro stato d’animo, prima an- che artistica, che ti ha portato a presidenziale e i cittadini sono chiamati cora dei testi che scrivono. Cesare sperimentare linguaggi ed espe- ad eleggere direttamente il Presidente Basile è uno di questi, di lui puoi rienze in diversi luoghi per poi tor- della Repubblica). respirare l’umore e sentire il pas- nare nella tua terra (se ancora ha Da quanto si può immaginare leg- so, decifrare la portata della sua un senso defi nire così la terra di gendo le loro parole, con ogni probabi- narrazione, avvertire la presenza provenienza) e provare a cantarla. lità prima delle elezioni l’EZLN e il CNI del suo canto sciamanico che di- Ho semplicemente realizzato che faranno un tour per il paese con l’inten- venta un atto liberatorio, un poten- cantare la mia terra, cioè il luogo che zione di rendere visibili le resistenze e te gesto d’amore. Cesare Basile è mi ha dato il primo abecedario, era il rafforzarle, tracciando un solco nel futu- una sorta di viandante che puoi in- modo migliore di cantare il mondo. Mi ro del Messico attraverso la fi gura meno contrare sul tuo cammino, magari sono dannato per anni girando intorno considerata dalla classe politica: una “dietro l’angolo”, se sei disposto a al blues del grande fi ume fi no a quando donna indigena. “La nostra lotta non è rallentare e soprattutto a guardare il grande fi ume mi ha riportato a casa. Mi per il potere, non lo cerchiamo; chia- da un altro punto di vista. sono ricordato di un cantastorie come meremo i popoli originari e la società Cesare, c’è bisogno di cammi- Ciccio Busacca ascoltando il dolore di civile ad organizzarsi per fermare que- nare leggeri per poter raccontare Blind Willie Johnson e sono dovuto pas- sta distruzione, rafforzarci nelle nostre bellezza e far affi orare le storie sare per le litanie di Diamanda Galas resistenze e ribellioni, ovvero nella di- delle genti, attraverso l’utilizzo del per capire quelle di Rosa Balistreri. Puoi fesa della vita di ogni persona, famiglia, canto e della narrazione, che la essere vagabondo anche in un cortile. collettivo, comunità o quartiere. Di co- cecità e l’ottusità contemporanea struire la pace e la giustizia ricucendoci non permettono di vedere. Ti fa piacere essere descritto dal basso, da dove siamo quello che Cesare - Direi che c’è bisogno di come una sorta di odierno can- siamo”. Secondo Eugenia Legorreta guardarsi intorno, stare in ascolto, pre- tastorie? Quanto i cantastorie, o Maldonado dell’Universidad Iberoameri- stare orecchio alle oralità delle storie i cuntastorie, hanno infl uito nella cana, lo scopo dell’EZLN non è vincere e della storia non scritta. La narrazione tua scelta di utilizzare il dialetto? le elezioni, ma dare uno scossone alla contemporanea non necessita di fonti Pensi sia più facile, più effi cace, classe politica del paese. o le crea artifi cialmente, è narrazione raccontare i soprusi, le ingiustizie, Può una candidata presentarsi alle indotta. Io provo ad ascoltare e trovare l’umanità dolente, ai margini, uti- elezioni senza la volontà di prendere il le fonti del mio narrare aggirandomi per lizzando la propria lingua? potere? Può un esercito combattere af- il piccolo mondo delle strade di ieri e di Il cantastorie aveva bisogno di una fi nché non ci siano eserciti? Ci si può oggi. piazza, di un incrocio senza macchine, mettere un passamontagna per essere di uno slargo in cui raccontare senza fi nalmente visti? Il tuo nomadismo artistico è la permessi di polizia. La società contem- La candidatura indigena alle pre- cifra della tua natura o è una scel- poranea non è luogo per cantastorie.

28 cronache Non sono un cantastorie, non ne ho né la forza né la provenienza sociale, ma ho ascoltato le loro voci da piccolo e le lascio girare nella mia testa da grande. Maddalena Ferrara Tanti di loro erano analfabeti e venivano dal lavoro nei campi, io sono un bor- ghese a cui hanno insegnato a leggere e scrivere; attraverso la lingua dei can- tastorie, attraverso la poesia della terra sudata, provo a dimenticare quello che ho studiato. Non c’è una lingua adatta a raccontare i soprusi, ma serve attenzio- ne per accorgersi dei soprusi.

Sei stato tra i promotori dell’Ar- senale (Federazione Siciliana delle Arti e della Musica) con la quale hai dato vita all’occupazione del Cesare Basile Teatro Coppola di Catania. Rac- contaci questa lotta e che cos’è oggi il Teatro Coppola, Teatro dei scaturisce “Libertà mi fa schifo, si rabilmente a mietere vittime. Sei cittadini. alleva miseria”. Due (dei tanti) epi- d’accordo? L’Arsenale è stato il frutto di un bi- sodi di cronaca dal basso che sve- Simone Weil scriveva che spetta agli sogno di condivisione, il racconto di lano tutto il piano di appiattimento uomini vigilare affi nché non sia fatto del un momento in cui tanti artisti siciliani e annientamento delle coscienze male agli uomini. hanno sentito l’urgenza di costruire in- messe in atto dallo stato governa- sieme una rete che si muovesse al di tivo mafi oso in cui viviamo. Peppi- A proposito di diritti, sei stato fuori delle regole istituzionali, il tentativo no Impastato ci ha insegnato che fra i pochi che in modo chiaro, net- di dare vita a un mutuo appoggio che ci le lotte si conducono con la rabbia, to e determinato, forse anche gra- tirasse fuori dall’assistenzialismo ricatta- il coraggio, la consapevolezza, zie proprio all’esperienza dell’oc- torio dei fondi per la cultura. A Catania l’intelligenza e l’ironia. Fabrizio De cupazione del teatro Coppola, ha quell’esperienza è confl uita nell’occupa- Andrè cantava “voi avevate voci fatto luce sul discutibile (uso evi- zione del Coppola che da cinque anni è, potenti adatte per il vaffanculo”. dentemente un eufemismo) atteg- di fatto, un esperimento libertario, labo- Per te Cesare, quale è la spinta, giamento dell’enclave SIAE sulla ratorio di relazioni e luogo di sottrazione l’antidoto, per evitare di farsi deru- questione atavica ed annosa (oltre alla falsa dicotomia legalità/illegalità. bare anche il sogno, l’amore? che dannosa) del diritto d’autore. La spinta è sempre non lasciare che In un paese come il nostro, peral- Peppino Impastato altri sognino o amino al posto tuo. Nes- tro, dove di diritto a suonare si par- ci ha insegnato che… suno può farlo per te, nessuno può es- la pochissimo. E il tuo ultimo disco Per raccontare la tua città hai sere la tua libertà. “Tu prenditi l’amore che vuoi e non anche scritto un romanzo, “Nero chiederlo più” non è depositato Immobile”, accompagnato dalla Credo che parlare oggi di Cul- nello scrigno prezioso del diritto colonna sona dei Calibro35. Che tura Libera, per non rischiare di d’autore… tipo di esperienza è stata per te? restare intrappolati dalla facile Ho fatto luce su qualcosa che co- Più che un romanzo era un racconto demagogia che porta alla misti- noscono tutti, sul segreto di Pulcinella lungo, un esercizio di stile nato dal mio fi cazione, alla mitizzazione e alla che a tutti torna comodo. La SIAE si amore per Giorgio Scerbanenco e dal- sterile idealizzazione, debba es- garantisce connivenze dividendo un po’ la voglia di raccontare una sconfi tta. Io sere l’espressione di un anelito di soldi qua e là. Alcuni ne prendono, scrivo canzoni e lo trovo già abbastanza forte, di una motivazione urgen- tanti, altri di meno, in pochi gestiscono complicato per cimentarmi pure con la te, anche per coniugare tutti quei la spartizione e ne intascano la fetta più prosa letteraria, però avevo questa sto- temi che inevitabilmente hanno a grossa, tutti con la coscienza a posto, ria e l’ho condivisa con i Calibro, così che fare con il concetto stesso di al riparo dietro la grande menzogna del ne abbiamo fatto un reading musicato cultura: il lavoro, il sapere, il diritto diritto d’autore, questa estensione per- e l’abbiamo portato in scena un po’ di allo studio, alla casa, il rispetto dei versa di quell’altra mostruosità che chia- volte. Da quelle esperienze live è nata diritti civili, dei diritti dei migranti, miamo proprietà privata. l’idea di realizzare un cd con allegato il gli spazi di autogestione e produ- testo completo del racconto. zione dal basso, le precarietà, la Uno sloveno indomito, sanità che crea malattie e ti as- un giullare Dalla “militanza” al Coppola na- soggetta al nuovo controllo socia- Ironia della sorte, con il disco, di sce l’impulso del tuo lavoro omo- le mediante farmaci, le carceri e i cui sopra, hai rivinto la targa Ten- nimo e dal tuo attivismo No Muos manicomi che continuano ineso- co nel 2015. Ricordiamo che avevi

cronache 29 già vinto in precedenza, nel 2013, una sorta di autore di tradizione, diamo sul signifi cato dei termini e anche con l’album omonimo. Un premio, è la testimonianza inequivocabile se a ognuno di noi quello stesso signifi - quest’ultimo, archiviato e passato della forza dirompente del dialet- cato sia davvero chiaro. agli annali per la tua decisione di to, l’unica lingua che in qualche Ragionare sul linguaggio e come lo non ritirarlo per le note vicende modo può ridare un senso all’uti- si usa è cosa di non poco conto, visto SIAE, relativamente agli attacchi lizzo della parola e quindi alla di- che è proprio il linguaggio a dar forma dell’allora presidente Gino Paoli gnità, alla giustizia, all’affrancarsi alla nostra personalità ed è grazie a (successivamente indagato per dagli imbonitori di regime. È un esso che ci intendiamo o scontriamo, evasione fi scale, altra ironia della atto di libertà in quanto è la risul- quindi, se si vuole discutere in termini di sorte!) al Teatro Valle occupato tante del proprio stato d’animo e cambiamento, non si può fare a meno di di Roma e alle altre esperienze non dell’imbuto dal quale ci hanno prenderlo in considerazione seriamente, di autogestione simili e alle con- ingozzato di concetti preconfezio- disponibili a che le nostre certezze più seguenti polemiche con il club nati. care possano venir scardinate e a dare Tenco stesso che aveva annullato Come dicevo prima non esiste una valore alla domanda continua, al dubbio. il concerto, da loro organizzato, lingua che meglio di un’altra si presta Frequento con eguale interesse am- “Situazioni di contrabbando”, al alla libertà, io uso il Siciliano perché, al bienti di stampo libertario e altri che a quale avresti dovuto partecipare, momento, nel Siciliano ho trovato il mio questo sommano la ricerca di una re- per evitare “dissidi fra le due par- modo di cantare la libertà, di farmi la li- ligiosità fuori dalle chiese e mi fa star ti”. Insomma, l’ironia è pregnante. bertà. bene, arrivata a compiere sessant’anni, E ironia della sorte nell’edizione sentire di essere senza luogo di appar- di quest’anno in qualche modo sei C’è un tema ricorrente nei tuoi tenenza e non aver bisogno di sposa- presente con la produzione del di- pensieri, nelle tue rifl essioni, che re nessun dogma politico nè religioso. sco di Roberta Gulisano, autrice e non sei ancora riuscito a traslare Forse è per queste ragioni che apprez- cantante siciliana di indiscutibile in canzone? Di cosa vorrebbe can- zo la parola inglese queer - da poco in talento. Raccontaci, alla manie- tare Cesare Basile? auge alle nostre latitudini e adoperata ra di “Presentazione e sfi da”, se Vorrei cantare la paura con cui siamo inappropriatamente per dire del mondo nel frattempo è cambiato qualco- costretti a convivere fi n dalla nascita, ci gay/lesbico - che va a defi nire tutto ciò sa, ma soprattutto, raccontaci di sto provando. che non vuol stare in nessuna categoria, Roberta e di questo lavoro Piena che procede in maniera trasversale, che di(s)grazia. Nel caso ci ricapitasse di imba- è “storto”, quindi lontano da certezze. Mi piace l’ironia, difatti la seconda stire una conversazione in forma Ultimamente mi è capitato di incrociar- volta il premio l’ho ritirato. Roberta ha d’intervista, di cosa vorrebbe par- la più volte, di recente a un incontro al scritto delle buone canzoni, si è messa lare Cesare Basile? quale ho collaborato e partecipato du- in discussione, ha virato improvvisamen- Di come si forgiano i bastoni nel fuoco. rante l’estate (Distruzione o cambia- te una direzione musicale che, secondo mento? Ecoteologia per il XXI secolo, me, la teneva in trappola, si è lasciata Per contatti, facebook: Cesare Basile tenutosi nei pressi di Firenze ai primi di tentare dalla libertà e tutto questo l’ha luglio), dove, in estrema sintesi, attraver- trasformato in un gran disco. Gerry Ferrara so rifl essioni diverse è stato detto come sia fondamentale dar “corpo sociale” Parlaci della tua partecipazione a tutta quella realtà non duale - quella alle riprese e alla colonna sonora che cerca di non separare tra buono/ del fi lm-documentario della regi- Ecoteologia/ cattivo, bianco/nero, etc. - che si sta for- sta slovena Petra Seliskar su Fra- mando sperimentalmente lungo i bordi ne Milenski Jezek. Chi era costui e Il gioco e la della nostra società e nelle situazioni cosa ti ha colpito della sua vita? gioia più differenti. Una realtà molteplice di Uno sloveno indomito, un giullare, “senza nome”, di luoghi dove si provano uno che scriveva fi abe per bambini, a costruire pensieri e pratiche di vita in canzoni per i pazzi e gli alcolizzati, per Durante l’estate appena passata mi maniera cosiddetta libertaria - ossia in le puttane e per le madri, uno che de- son trovata ad ascoltare molte cose in- ricerca dell’esperienza che dà corpo alla clamava poesie negli ospedali, una teressanti e diverse tra loro per ambiti parola libertà - cercando di non essere maschera sbattuta in faccia al potere e di provenienza e contenuti. Da questo afferrati e strumentalizzati con etichette dal poter perseguitato. Mi sembra abba- sono nate constatazioni e anche neces- da quel neoliberismo che tutto ingloba e stanza per esserne colpiti. sità, tra cui la più importante è senz’altro cataloga a suo uso e consumo. quella di rifl ettere sulle parole che usia- Samuele Grassi - autore del volume “Nunzio che ha un cuore di latta mo e di cui ci riempiamo la bocca. Una Anarchismo queer già presentato su e lo batte a grancassa...” e al po- fra tutte la parola libertà. Defi nizione queste pagine - in quel contesto ha in- tere che lo soggioga e lo opprime strausata, e con grande superfi cialità, serito un pensiero importante riguardo con il miserabile ricatto della li- insieme ad altre quali amore, giustizia, al tempo: la necessità di ribaltare il rap- bertà, lui urla forte “sugnu Nunzio, bellezza… che infarciscono i nostri dia- porto con il futuro a favore di un presen- Maistà, ju ma fi ci la a libertà”. Que- loghi tanto che alla fi ne uno si domanda te vissuto come unico tempo possibile sto tuo brano, come altri in cui sei di che cosa si stia parlando, se ci inten- nel quale stare per provare a conoscere

30 cronache la propria diversità e costruire la propria va, come già accadde in altre epoche di autonomia. grande trasformazione. Tornando al signifi cato che attri- Cedere al lato oscuro, sottolineare buiamo alle parole io, ad esempio, ho solamente la distruzione in atto, oltre a sempre dato al termine futuro un gran- farci male, credo faccia semplicemente de valore, riempiendolo di speranza e il gioco dei distruttori. C’è sempre sta- possibilità, e ho pensato i nostri giorni ta e c’è, in tutte/i e in ognuna/o, quella come quelli nefasti, senza la speranza possibilità creativa che trasforma la re- del futuro (“non c’è più il futuro di una altà, che dal basso inventa, crea, disfa volta!”). Ecco, comprendere il presente e ri/costruisce. In tempi di diffi coltà è bia”, una rassegna di esperienze, idee da un altro punto di vista, cioè come un importante non perdere di vista questo e progetti che, seppur con molte diffe- tempo denso di potenzialità, l’adesso in aspetto, ripensare le parole e l’uso che renze, sono accomunati dalla volontà di cui fare le cose, l’oggi come realtà non ne facciamo. promuovere un cambiamento nel modo illusoria ma base possibile per qualsiasi Credo, invece, che la cultura del no- di concepire la scuola e, più in generale, costruzione, mi sta facendo intuire che, stro tempo in buona parte sia fatta di l’educazione. legata all’idea di futuro, ci può essere omissioni e dimenticanze, della parola Nel corso delle due giornate si sono una trappola, uno spostare sempre sul delle donne ad esempio, ma anche di susseguiti numerosi interventi di pre- domani che verrà ciò che è indispen- quella di tutte le minoranze - soprattutto sentazione delle diverse esperienze sabile oggi. Mi son chiesta quanta sia se con cultura orale, ma comunque non educative attive in Italia, tra cui il pro- la gente che accetta la meschinità del solo - ridotte al silenzio di cui sono pieni getto di “non-scuola” Artademia di Mila- presente sperando nel futuro; allora mi i tempi anche recenti della nostra storia. no, che si rivolge a ragazzi a partire dai sembra di poter dire che la parola “fu- Fino ad arrivare all’assoluta cancellazio- tredici anni di età proponendo percorsi turo” abbia almeno due facce e forse ne della voce di chi non ha parola come di formazione alternativi; le scuole de- quel che il nostro tempo offre ai giovani gli animali non umani. mocratiche, che consentono a bambini “senza futuro” è proprio la possibilità di Concludo questa mia – spero non e ragazzi di vivere esperienze educative interrogarsi su questo concetto e, ovvia- inutile – digressione mettendo insieme non autoritarie e di contribuire attiva- mente, modifi care il rapporto con esso. due ricordi che vogliono essere il miglio- mente all’organizzazione della scuola A me, che di certo rimane ancora un re augurio per tutte/i noi ricercatrici e stessa, confrontandosi con gli adulti e tempo molto più corto da vivere, raffor- ricercatori sui sentieri non tracciati della avendo diritto di voto su ogni regola; la zare il presente pensando che il meglio libertà. Trascorrendo del tempo insieme metodologia “Bimbisvegli” della scuola che posso fare lo devo fare adesso, al- ai piccoli bambini di una neonata scuo- primaria “Rio Crosio” di Asti che si ispira leggerisce il futuro facendolo diventare la libertaria, osservavo la loro curiosità, il a diversi metodi ed esperienze educati- solo la logica conseguenza. gioco e la gioia che li caratterizza e pen- ve – il metodo Montessori, la scuola di Allo stesso modo anche la ricerca per savo a come quella condizione d’inizio Summerhill di Alexander S. Neill e più dare concretezza alla parola libertà può sia proprio la nostra dotazione, il bene in generale all’educazione libertaria; il portare nuove visioni. Siamo tutti esseri potenziale che alimenterà il proseguire progetto “Senza Zaino” che propone umani, determinati dalla volontà di essere della vita di ognuno se non verrà troppo percorsi scolastici innovativi all’interno liberi, ma la libertà è quanto di più pro- inibito e condizionato ma avrà modo, in- degli istituti statali. blematico possa esistere. Siamo certi vece, di svilupparsi nelle infi nite diversi- Sono stati organizzati anche undici che la libertà degli uomini sia la stessa tà che possiamo diventare. Allo stesso seminari di approfondimento di alcune di quella delle donne, ad esempio, e che modo a una conferenza animalista ho rifl essioni teoriche o di particolari me- per un uomo di colore sia lo stesso dire sentito dire che caratteristica degli ani- todi e pratiche – tra cui l’educazione libertà che per un bianco, e tra le donne mali (certamente di tutti i mammiferi) che parentale, i percorsi di homeschooling, di quale libertà può parlare una donna vivono liberi è appunto il gioco e la gioia i progetti di agrinidi e asili nel bosco – bianca europea rispetto alle latinoame- e che questo vale per tutti, noi compresi. e si sono tenute infi ne due conferenze ricane e alle donne nere? Via di questo su specifi ci temi, durante le quali è stato passo è facile capire come il concetto Silvia Papi possibile un confronto e un dibattito con subisca infi nite varianti, fi no ad arrivare a i numerosi partecipanti. dire che non si può parlare di libertà pre- scindendo dalla condizione di vita libera La visione controeducativa di cui tutto ciò che esiste deve godere. Vaiano (Po)/ Una delle rifl essioni teoriche presen- Se non sono liberi di vivere e prosperare tate durante l’evento è stata la controe- secondo la loro natura il mondo vegetale Un’altra ducazione: si tratta di un termine utiliz- e gli animali non umani con che diritto e educazione è zato da Paolo Mottana (docente dell’U- di quale libertà stiamo parlando? niversità degli Studi di Milano-Bicocca) Bisogna poter scavare, cercare, viag- possibile per indicare un modo di intendere e fare giare, annusare gli anfratti e le crepe educazione diverso rispetto ai modelli dove si annidano i mille volti dello stesso Sabato 10 e domenica 11 settembre dominanti e comunemente accettati. Se signifi cato. E poi forse ancora non ba- si è tenuta a Vaiano (Po) la seconda edi- è vero che ogni modello educativo con- sta, ma questo è il dinamismo del nostro zione dell’evento “Tutta un’altra scuola. tribuisce a generare un particolare indi- tempo, l’opportunità creativa e sovversi- Festa-convegno della scuola che cam- viduo, la visione controeducativa intende

cronache 31 prendere le distanze dalla conformazio- bilità, sessualità, desideri e rendendo rio partire dalla scuola statale, in modo ne della maggior parte delle istituzioni infi ne il piacere, il coinvolgimento e la da raggiungere il maggior numero di educativo-scolastiche attuali: esse infatti passione parti integranti dei processi persone possibili e dare vita a percorsi si fondano su un rigido impianto norma- educativi stessi. scolastici innovativi che siano però pub- tivo e morale, allontanano drasticamente La concretizzazione di una tale visio- blici e alla portata di tutti, altri sottoline- l’esperienza educativa dalla vita dei bam- ne presuppone un superamento dell’isti- ano come all’interno del sistema statale bini e ragazzi ai quali si rivolgono, separa- tuzione scolastica come sede educativa non sia possibile una reale e completa no il sapere dalla realtà e lo parcellizzano per eccellenza e teorizza la nascita di una concretizzazione di alcuni dei principi eccessivamente, riconducendolo a parti- “scuola diffusa”, ossia di esperienze edu- presentati; una delle critiche sollevate colari discipline che sembrano procede- cative che trovano spazio direttamente riguarda i grandi numeri di bambini e ra- re indipendenti le une dalle altre. Il loro nella realtà che le circonda: ecco allora gazzi nelle scuole statali che impedireb- impianto poi sembra ruotare intorno a un che il parco, la piazza, la bottega, il porto, bero ai progetti alternativi di mantenere rigido sistema di valutazione e a ricorren- il museo, la biblioteca o il bosco possono le proprie specifi cità, conservabili solo ti premi o castighi, sulla base dei quali diventare luoghi in cui fare esperienze, a se applicate a piccoli gruppi. bambini e ragazzi vengono continuamen- partire dalle quali bambini e ragazzi, ac- Un altro tema in merito al quale emer- te inseriti in scale di merito. compagnati da adulti-mèntori ben diversi gono posizioni differenti riguarda il ruolo Un sistema di questo tipo non solo dal classico insegnante detentore del e la tipologia dell’esperienza educati- tende ad annullare l’interesse per il sa- sapere, possano elaborare successivi va: tutti i progetti presentati sembrano pere e la motivazione allo studio, ma ri- approfondimenti e rifl essioni, in un luogo accomunati dalla convinzione che sia schia anche di generare futuri adulti più più raccolto, la cui conformazione rimane proprio a partire da quest’ultima che docili, obbedienti, competitivi, dotati di però molto lontana da quella dell’attuale possano nascere percorsi di approfon- scarso pensiero critico e facilmente in- classe scolastica. dimento più teorici, ma in merito alle sue seribili in gerarchie e rigidi ruoli sociali. caratteristiche sembrano procedere in La controeducazione auspica dun- Tanti progetti, diverse direzioni; alcuni concentrano que un cambio di prospettiva e la na- molte differenze l’attenzione sull’esperienza in mezzo alla scita di una nuova cultura educativa; l’o- La visione controeducativa si presen- natura, ad esempio nel bosco, mentre biettivo è riportare realmente i bambini ta dunque come una rifl essione teorica altri pensano anche a spazi diversi o, più e gli adolescenti al centro dei processi molto radicale tra le teorie e le pratiche in generale, all’intera città come luogo in educativi, consentendo loro di vivere presentate durante l’evento di Vaiano, esperienze più vere, integre e stretta- che nelle sue due giornate ha consenti- mente intrecciate alla loro vita quotidia- to di conoscere e approfondire numero- na, sviluppando inoltre un rapporto più si modi di apportare un cambiamento al autentico e profondo con il sapere. Se- sistema educativo-scolastico attuale, in condo questa visione educativa sareb- parte però molto diversi tra loro. be inoltre necessario riconoscere im- Su alcuni temi infatti sono emerse portanza al corpo, normalmente posto posizioni piuttosto differenti: se alcu- in secondo piano rispetto alla mente, ni sostengono che per dare vita a un dando così spazio ad emozioni, sensi- cambiamento signifi cativo sia necessa-

Vaiano (Po) - Due momenti dell’evento “Tutta un’altra scuola”

32 cronache cui vivere esperienze educative. Alcuni poi sottolineano l’importanza dell’inci- dentalità, quindi dell’incontro “casuale”, come motore di nuove scoperte e della costruzione di sapere, mentre per altri l’esperienza dovrebbe avvenire in de- terminati setting allestiti dall’adulto, che pensa e organizza spazi e materiali da proporre a bambini e ragazzi, lascian- do loro libertà di scegliere all’interno di contesti più strutturati. Alcuni progetti educativi presentati durante l’evento sembrano dare spa- zio e attenzione alla crescita spirituale come parte integrante della più gene- rale crescita personale di bambini e ra- gazzi ai quali si rivolgono, mentre in altri progetti questo aspetto non riveste un ruolo centrale. Si può in generale affermare che le rifl essioni teoriche e i progetti educati- vi presentati durante l’evento appaiono piuttosto lontani tra loro in merito ad al- cuni temi e non sembrano seguire una comune direzione, elaborando quindi soluzioni differenti al generale problema di come trasformare il modo di intende- re e fare educazione. Nonostante ciò, “Tutta un’altra scuola” resta un interes- sante evento per continuare a parlare di educazione e un’annuale occasione per incontrare e confrontarsi con tutti co- Lisbona (Portogallo) , settembre 2016 - Fiera anarchica del libro loro che credono che un cambiamento sia necessario e che si impegnano per tito sui media critici e alternativi si sono cui hanno preso parte giornali alterna- renderlo possibile. tenuti nel giardino durante le ore di luce, tivi e critici – CQFD (Francia), El Topo avvantaggiati da un’estate tardiva che (Spagna) e Mapa (Portogallo) – che ha Eletta Pedrazzini ancora perdurava a Lisbona; durante le avuto come tema centrale la loro attività ore serali, all’interno del centro sociale, e le loro diffi coltà, l’ambiente sociale e si sono tenuti i tradizionali pasti vegani, le politico e il contrasto o la complementa- performance di musica e le presentazioni rietà dell’informazione digitale e di quel- Lisbona/ di documentari seguiti da dibattiti. Inoltre la cartacea. all’interno del centro sociale, per tutto il Come al solito le presentazioni di Libri, musica periodo della fi era, è stata allestita una libri hanno avuto un folto pubblico: O e dibattiti alla mostra permanente sulla storia delle fan- Irresponsável di Pedro Garcia Olivo, zine anarchiche in Venezuela, Spagna e presentato dal suo traduttore ed editore fi era anarchica Portogallo organizzata da compagni ve- portoghese; Manifestos do Surrealismo del libro nezuelani residenti in Portogallo. di André Breton, presentato dall’editore Quest’anno la Vetrina ha ospitato Letra Livre e A un latido de distancia, solo banchetti di editori, librerie e orga- libro uscito in Spagna su storie di pri- Ancora una volta a Lisbona i libri nizzazioni portoghesi, spagnoli e belgi, gioni femminili, presentato dall’autrice anarchici sono stati esposti al pubblico. ma ha visto la presenza di molti compa- Adelaida Artigado. Quest’anno però l’evento si è chiama- gni esteri residenti o di passaggio a Li- Per quanto riguarda i due documen- to Feira Anarquista do Livro de Lisboa sbona. Anche molte persone esterne ai tari: se il primo, Que trabaje Federica di (Fiera anarchica del libro di Lisbona) e gruppi anarchici hanno fatto la loro ap- Carlos Plusvalìas – basato sul libro di ha avuto luogo – dal 23 al 25 settembre parizione alla fi era insieme, come avvie- Michael Seidman Workers against the – in un piccolo giardino vicino al centro ne solitamente, a compagni e amici che work – non ha attirato molte persone, sociale animato da un anno a questa non si vedono spesso per via dell’età o il secondo, Kurdistan. A war of girls di parte dalla libreria BOESG e dal collet- perché vivono fuori Lisbona. Mylène Sauloy presentato insieme al li- tivo anarco-punk Disgraça. Alcune delle iniziative meritano di bro A revolução ignorada. Feminismo, Banchetti di libri, attività per bambini, essere menzionate. Uno dei dibattiti più democracia directa e pluralism radical presentazioni di nuovi volumi e un dibat- partecipati è stato la tavola rotonda a no Médio Oriente edito dalla casa edi-

cronache 33 trice Descontrol di Barcellona ha fatto il questura milanese nella notte tra il 12 e pienone e creato un vivo dibattito. il 13 dicembre 1969. Era allora un radi- Alla fi ne, la festa. Buon cibo vegano, cale ai miei occhi “anomalo”, anche se a buona musica – che andava dalle can- quell’epoca con i radicali organizzammo zoni anarchiche al tango all’anarco-punk a Milano – per esempio – la manifesta- – e incontri fraterni hanno riempito le tie- zione dell’11 febbraio da Porta Venezia pide notti di un’altra edizione della Fiera contro i Patti Lateranensi e l’ingerenza del libro di Lisbona. clericale in Italia, la marcia antimilitarista Arrivederci al prossimo anno. Milano-Vicenza (e Luca era in piazza Sire Raul alla partenza). Nella foto che pubbli- Mário Rui Pinto chiamo, Luca è nel 1969 con l’anarchico traduzione di Carlotta Pedrazzini siciliano Michele Camiolo, residente a Milano e impegnato in un lungo sciopero della fame davanti al palazzo di giustizia per protesta contro gli arresti del 25 Ricordando aprile (vennero poi assolti oltre due anni Luca Boneschi/ dopo, dopo due anni di carcere per loro). Milano, Palazzo di Giustizia, I rapporti umani non si interruppero 1969 - L’avvocato Luca Boneschi (a mai. Luca è di nuovo al nostro fi anco, sin.) con Michele Camiolo, anarchico, Da 47 anni, ai tempi dello sciopero della fame di il “nostro” disponibile, professionale, alto, dinoc- quest’ultimo contro la repressione colato, sorridente, quando come rivista anti-anarchica avvocato ci troviamo a muoverci in campo legale – e siamo ormai in questo nuovo millen- trice Ponte alle Grazie e il giornalista Il 13 ottobre scorso è morto a Mila- nio, qualche decennio dopo. La Rizzoli Paolo Cucchiarelli, autore del volume no, dopo qualche mese di malattia, Luca cambia il titolo di Annabella in A, noi le Il segreto di piazza Fontana (che costi- Boneschi, avvocato, interista, motocicli- contestiamo che A siamo noi dal 1971, tuì la base del fi lm Rai Romanzo di una sta, da giovane co-segretario nazionale l’uffi cio legale Rizzoli ci risponde spie- strage) pubblicassero una netta e chia- con Marco Pannella del partito radicale, gando che in realtà loro possono farlo ai ra rettifi ca su Corriere della sera e su da anni un principe del foro, da sempre sensi di questo e quell’altro, poi contat- La Stampa. Cucchiarelli si è rimangiato difensore dei giornalisti. tano Luca e nelle nostre casse entrano pubblicamente (e chiedendomene scu- Nel 1969, prima della strage di piaz- ventimila euro. In bianco, sia chiaro. Con sa) le illazioni su di me quale vigliacco za Fontana, fu difensore degli anarchici tanto di accordo scritto. Una piccola (non avrei confermato un mio incontro ingiustamente imputati per le due bom- soddisfazione, anche per Luca – impe- con Pinelli, nel pomeriggio del 12 di- be milanesi del 25 aprile alla stazione gnato dalla parte dei “piccoli editori”. cembre, indebolendo il suo alibi rispetto Analoga soluzione extra-giudiziaria all’attentato di piazza Fontana) e anche con la Rai, da sempre poco attenta ai come potenziale possibile autore, io piccolissimi e abituata a utilizzare loro fi l- stesso, della strage. mati anche amatoriali senza tanto badare “Ma sei scemo a rivolgerti a Luca ai diritti – che invece vengono logica- Boneschi, è bravo ma è carissimo” mi mente pagati fi no all’ultimo euro ai “gran- diceva qualcuno. Non sapendo che di”. Ma con “A” cade male. Utilizzano più tra di noi il legame di quelle lontane e volte brani dal nostro Dvd sullo sterminio appassionanti vicende era solido. E la nazista dei Rom, una volta addirittura 8 battaglia per verità e giustizia che ci minuti in coda a un Tg. Non ci chiedono animava in quegli anni (giovanili per en- L’avvocato Luca Boneschi la liberatoria, pensano forse di risparmia- trambi) Luca aveva sempre continuato re. Luca si muove con decisione e i cin- a sentirla sua. centrale e alla fi era campionaria, che quecento euro al minuto che vengono in È questo il Luca che mi piace ricor- non provocarono vittime e furono l’inizio genere riconosciuti ci vengono saldati. E dare, con quel suo bel sorriso sotto i della campagna anti-anarchica che ebbe siccome siamo dei “signori”, rinunciamo baffi che sapeva tanto di ‘68. E di ironia, un crescendo fi no al 12 dicembre, con a chiederli alla trasmissione “Alle falde di intelligenza, di pulizia morale. la strage di piazza Fontana a Milano e del Kilimangiaro” perché la conduttrice Certo, quando in redazione avremo altri piccoli attentati a Roma. Luca era Licia Colò sua sponte cita il nostro lavoro un problema di tipo legale (come è me- l’avvocato difensore di Pietro Valpreda con simpatia e correttezza. glio scrivere questa notizia? Che cosa e fu poi nel primo pool di avvocati che Era bello lavorare con Luca, valutar rischiamo se pubblichiamo in questi ter- si occuparono di quelle vicende: ne con lui le vie migliori da percorrere, no- mini questa critica a una multinazionale? uscì quando gli equilibri interni al pool si tare dietro la sua “scienza” compassata ecc. ecc.), qualcuno troveremo. Gente spostarono dalla parte del PCI. Fu lui a la passione di battaglie civili (e mi piace disposta a darci una mano ne abbiamo “mandarmi” dal giudice istruttore Paolillo qui ricordare il suo associato Andrea trovata tanta in 46 anni. Ma non sarà più (poi estromesso dal “caso Pinelli”) per Ottolini). Luca. testimoniare del mio incontro con Pino Ultima azione legale (vinta, come nei fumosi locali al quarto piano della sempre). Aver ottenuto che la casa edi- Paolo Finzi

34 cronache la buona stampa di Marco Giusfredi

la buona stampa 35 Locandina dell’evento. Grafi ca Cristina Francese

36 incontri incontri

Massenzatico (Reggio Emilia) 30 settembre - 1/2 ottobre 2016 Circolo ARCI “Le cucine del popolo” Le cucine dell’am re

di Joe Scaltriti / foto di Fabio Dolci

Tre giorni di amore, anarchia, gnocco, esodati, relazioni, bambine e bambini, musica, la Cuoca Rosso-Nera, libri, poesia, svizzeri, fraternità, amicizia, Malatesta, il barone rosso della Lunigiana, poster, dibattiti, viagra e altre cento cose.

incontri 37 Riuscita e partecipata la settima gastronomo bergamasco non si tirò edizione delle Cucine del Popolo, in indietro davanti alle sfi de imposte quel di Massenzatico dedicata, come dai tempi, anzi. Hanno portato i loro già sapranno i lettori di A, al non saluti Federico Amico, presidente re- scontato argomento delle Cucine gionale dell’ARCI e Daniele Catellani, dell’Amore. presidente provinciale, ribadendo il Avevamo discusso nei due anni pre- forte sostegno dell’associazione al la- cedenti sul tema e alla fi ne del con- voro delle Cucine. fronto, grazie anche all’importante Dopodiché è avvenuta la vera e contributo di Alberto Capatti, studio- propria apertura del Convegno, con so della gastronomia, abbiamo scelto il brillante intervento di Carla Che- questo tema dedicato su tre direzio- lo, giornalista, che ha parlato del ni: erotico, affettivo e solidale. rapporto tra fame, gastronomia e Tanto per favorire pensieri e pance cambiamenti sociali dal dopoguerra venerdì 30 settembre si sono aperti i a oggi. Per concludere in bellezza la lavori con una felice combinazione a giornata si è proceduto con l’imman- base di aperitivo con prodotti locali, cabile cena curata dal Barone Ros- un vero e proprio rinfresco propizia- so della Lunigiana: pasta al pesto e torio, con gli ospiti internazionali e frittata campagnola; con l’intervento la relazione di Pietro Bevilacqua, stu- di Pietro Braglia, del Coordinamento dioso di storia enogastronomica, su Lavoratori Esodati di Reggio Emilia, Veronelli negli anni ‘50. La relazione perché le Cucine del Popolo sono pri- ha esplorato il rapporto tra l’opera del mariamente un evento dal profondo Veronelli e quel periodo di profonda valore mutualistico; infi ne si è chiuso mutazione delle abitudini alimentari, con le note di Fabio Bonvicini e Fran- legato al diverso modo di produzio- cesco Benozzo che hanno proposto il ne oramai pienamente agricolo-indu- loro concerto “Gli amori diffi cili”: un striale e di distribuzione con i primi Locandine. supermercati, dimostrando come il Grafi ca Cristina Francese

38 incontri incontri 39 percorso etnomusicale che parte da canti e sonate rinascimentali per an- dare fi no al milleottocento, con il un fi lo conduttore costituito da canzo- ni d’amore che non sono canzonette, bensì espressioni politiche e sociali dei loro tempi. E arriviamo al sabato. Per iniziare: colazione a base di “zabaione del- la mamma”, nuova trovata della Cuoca Rosso-Nera, che stimola i sensi al pari delle madeleines di Proust. A seguire un parteci- pato incontro con Paolo Pasi, giornalista e scrittore, che ha presentato il suo libro Cupi- dix e ci ha parlato e cantato del rapporto tra contem- poraneità e amore. Nella sezione inven- zioni, esperimenti e la- boratori ci sono stati vari assaggi di ottimo olio sicilano e una fumata collettiva di guseder. E poi il

In questa pagina: performance degli Spavaldi dell’affetto.

40 incontri pranzo: pasta al cinghiale e pasta ve- Per l’occasione le cuoche di Massen- getariana, arrosti, insalate e melan- zatico hanno preparato 70 kg di cap- zane al forno. pelletti fatti a mano. Nel pomeriggio si entra nel vivo del Come consuetidine per la rubrica convegno di studi storici per appro- “Avvisi & Ricordi” abbiamo ricorda- fondire le tematiche del convegno to Gino Veronelli, Libereso Gugliel- con le seguenti le relazioni: mi, Edoardo Sanguineti e avvisato i La cucina dell’amore, tenuta da Sil- convenuti che il prossimo convegno, via Fabbi; Cucina Afrodisiaca e via- nel 2018, sarà dedicato alle cucine gra, di Alberto Capatti; Emigrazione, Banchetto di produzioni naturali Amore e Gastronomia di Isabelle Fe- lici; Una cucchiaiata e un passo indietro di Alfredo Gonzales. E poi siamo passa- ti direttamente al Ve- glione Rosso, che con il suo menù socialista del 1906 è stato uno de- gli eventi centrali della tre giorni, con duecen- tocinquanta commensali riuniti nel Teatro Artigia- no: antipasti, cappelletti in brodo, bolliti e salse di campagna, zuppa inglese e la solita alternativa vegana, il tutto condito da abbon- dante Lambrusco rosso vivo.

incontri 41 dei popoli con cuochi internazionali per alcuni e da degustare per altri: e piatti da tutto il mondo. di nuovo zabaione della mamma con A seguire l’esilarante perfomance marsala e laboratori: di nuovo olio e di Stefano Enea Virgilio Raspini con guseder, ma anche aceto balsamico, lo “Sputnik del sentimento”: rilettu- liquori proletari e, bicchiere forte, ra ironica della sovietica corsa allo acqua d’orcio: antica e tradizionale spazio (con protagonisti emiliani in- bevanda reggiana a base di liquirizia namorati del PCI). di cui, per la prima volta dopo oltre Poi: recital d’amore per soprano e trent’anni, riproponiamo la ricetta chitarra classica con Hernan Diego originale. Sempre in mattinata in- contro con Stefano Scansani, diret- Acqua d’orcio tore della Gazzetta di Reggio, che ha parlato a lungo di amori e disamori del mangiare reggiano, evidenziando le caratteristiche enogastronomiche della nostra terra. Pranzo internazionale: cucina gi- tana, emiliana e falafel. Grande spa- zio hanno avuto le cuoche sinti che hanno proposto tagliatelle e riso alla gallina, carne alla griglia con verdure e altri piatti tipici gitani. Poi interes- sante incontro con Maurizio Maggia- ni sugli amori degli anarchici. Loza e Daniela Veronesi. Alle ore diciotto l’atteso incontro Per chiudere la serata degustazione sul tema “Amore e dintorni” con i del tonifi cante latte d’amore, antica giornalisti Armando Torno, Carlo ricetta indiana. Gallo e con il fi losofo Gianni Vatti- Domenica, giorno da santifi care mo: si è pervenuti alla conclusione

42 incontri Performance Fluxus di Philip Corner

che sull’amore non si può pervenire a con- clusione. A seguire spettaco- lo Fluxus con Brindisi Alessio Lega (voce, chitarra), Guido della Libertà – Contem- Baldoni (fi sarmonica), Rocco Marchi (percussioni), Francesca Baccolini porary Folklore e performance (contrabbasso) PH2 con Philip Corner, stori- co esponente del movimento artistico, e Phoebe Neville, grande coreografa e balleri- na, che ha coinvolto il nu- meroso pubblico. Per chiudere: gnoccata sociale con salumi genui- ni e grana di vacca rossa e bel concerto di Alessio Lega, Rocco Concerto di Francesco Benozzo Marchi, Francesca Baccolini e Guido e Fabio Bonvicini

incontri 43 Baldoni. Repertorio anar- chico e sociale, canzoni di Alessio Lega e, infi ne, canto dell’Internaziona- le, come la tradizione delle Cucine vuole. Erano presenti il Ba- rone Rosso della Lunigiana, il grup- La Cuoca Rosso-Nera in azione po di pedagogia libertaria, il Mago Nux, la Cuoca Rosso-Nera, gli Svizze- compagni e compagne che vogliamo ri e l’immancabile Cecio con la sua ringraziare e abbracciare per la loro fantastica assistente Veruska che straordinaria partecipazione. con la sua tenuta osè ha incantato Joe Scaltriti grandi e piccini. E sopratutto tanti

Il pubblico durante i Dialoghi sull’amore

44 incontri Anarchia e Am re

testi di Massimo Ortalli e Paolo Finzi

In vista della tre giorni sulle Cucine dell’amore, lo scorso ottobre a Massenzatico (Reggio Emilia), gli organizzatori hanno chiesto a Massimo Ortalli (Archivio storico della Federazione anarchica italiana) e a Paolo Finzi (redattore di “A”), un testo sulla relazione tra Anarchia e Amore. Uno scritto essenziale e soprattutto urgente (tempi di consegna: quasi subito). Gli organizzatori ne hanno poi tratto uno scritto di presentazione, unico. Noi pubblichiamo i due scritti originari.

Per l’anarchia, cioè per se stessi di Massimo Ortalli

All’amore tuo fanciulla Amor ritiene unti gli affetti naturali Ben altro amore io preferia e non domanda riti né lacci coniugali È un’idea l’amante mia noi dai profan mercati distor vogliam gli amori A cui diedi braccio e cuor e sindaci e curati ci chiamano malfattori Se tu vuoi fanciulla cara Noi laggiù combatteremo Or son vent’anni rinchiuso in questa cella E nel dì che vinceremo dimenticato da colei che io amo ancor Braccia e cuore a te darò se ci ripenso io perdo la favella oh nel pensare a quel mio soave amor

Ecco, è nei versi di questi tre differenti canti, che antepone alla personale gioia di una feli- che gli anarchici parlano di amore. O meglio, cità corrisposta l’amore profondo e universale di amori, perché pur essendo lo stesso il sen- per l’idea; c’è l’amore sbattuto in faccia agli timento che si evoca in questi versi, sono ben obblighi sociali, indifferente alle convenzioni differenti le modalità, le espressioni, l’inten- e alle leggi e proprio per questo amore vero e sità con le quali l’emozione dell’amore viene a naturale; e c’è l’amore perduto, abbandonato, prendere corpo: c’è l’amore eroico e sconfi nato disperso nell’esilio e nel carcere, là dove la re- incontri 455 pressione e la violenza del potere hanno con- fi nato chi ancora vorrebbe amare. Sono questi rapporti solidali, duraturi, reciproci, intensi, gli amori anarchici, capaci di contenere nelle mantenutisi fermi e forti anche nelle dure loro intensità espressive, apparentemente così avversità che hanno segnato tanti destini. distanti ma in effetti identiche, tanto di quel- Quanto affetto e quanto amore, dati e ricevuti lo spirito interiore con il quale si manifesta la con identica partecipazione, possiamo trova- singolarità dell’idea. O meglio, dell’ideale. re nelle biografi e del nostro movimento. Non starò qui a ricordare alcuni fra i tanti esem- Tra cuore e cervello pi che possono venirci in mente, perché non tra sensi e pensiero solo sarebbe fare torto a chi potrebbe sfuggire dai nostri ricordi, ma soprattutto sarebbe far Ben altro amore io preferia dice il poeta, ed torto alla spontanea naturalezza con la quale appare evidente che, se così effettivamente è, questi rapporti sono nati, cresciuti, rafforzati così, altrettanto effettivamente non è. E non nell’uguaglianza e nella solidarietà e che pro- può essere, perché l’amore per l’umanità op- prio per questo non hanno mai vacillato nem- pressa e conculcata, che spinge l’anarchico a meno di fronte alle prove più dure. E chi se ne dare braccia e cuor è anche l’amore per la vita, importa, allora, dei lacci coniugali, e chi se ne l’amore per la felicità che deve concretizzarsi importa, dunque, se ci chiamano malfattori! tanto nell’affl ato sociale e nella lotta per l’e- mancipazione e la libertà, quanto nel traspor- to affettivo per l’amata. E infatti, nell’attesa Un amore che non del gran giorno, nell’attesa del dì che vincere- si può spegnere mo, c’è anche l’attesa – e la fondata speranza Oh nel pensare a quel mio soave amor. Pare – di un amore carnale, reale, che solo allora un amore disperato, questo, disperato perché potrà fi nalmente realizzarsi. La realizzazione consapevole che non potrà più diventare un nello stesso momento, con la stessa intensa rapporto vero, materiale, un rapporto fatto di aspettativa, di un intreccio fra cuore e cer- baci, di carezze, di corpi che si incontrano, di vello, fra sensi e pensiero, fra la dimensione una condivisione assoluta. Il carcere, l’esilio, materiale della lotta sociale e quella spirituale il confi no, tutto concorre a rendere impossi- del trasporto emotivo: un vero e proprio inno bile il sogno, tutto concorre a far scoppiare quello racchiuso in questi versi forse ingenui, l’infi nito rimpianto di chi tutto ha perduto. un inno alla bellezza dell’essere completo. È un amore affranto, che pare non lasciare Amor ritiene uniti gli affetti naturali, è un scampo a chi deve soffrirne, e infatti il canto grido di libertà, uno schiaffo alle convenzioni prosegue lasciando presagire un esito tragi- e alle convenienze, un’affermazione apoditti- co: vorrei morir per non sentir più niente so- ca che non lascia spazio a tentennamenti o spira il recluso, abbattuto dalla pena corpo- retromarcia. Il nostro amore è talmente for- rale della carcerazione e dal dolore spirituale te che non ha bisogno di null’altro che di se di un amore sconfi nato che sa non poter più stesso per esprimersi. Perché è un amore che essere corrisposto. E invece ma poi mi pento, si basa su un aspetto fondamentale dell’esse- dico sarebbe una viltà, continua, ritrovando re anarchico: il rispetto, il rispetto reciproco, nella realtà del carcere o dell’esilio la forza di un rispetto che porta ad apprezzare fi quelle idee e di quelle azioni che ve lo hanno no in fondo le qualità dell’altro e la sua capacità di portato. donarti quello che tu gli doni, un rispetto che L’amore dei sensi è fi nito, anche se sicura- inizia e termina al proprio interno. Il rispetto mente non rinnegato, l’amore per la libertà, che nasce dal fondamentale concetto di ugua- per la lotta, per la costruzione di quel mondo glianza, quel concetto che è alla base stessa nuovo che è nei nostri cuori è invece ancora del nostro anarchismo, che ci vuole tutti sul- tutto lì, presente e palpitante come il cuore di lo stesso piano, perché piani differenti pre- un innamorato. È un amore che non si può suppongono scale di valori, e scale di valori spegnere, infatti, perché l’amore per l’anarchia presuppongono l’autorità. Quante belle cop- è, soprattutto, l’amore per se stessi. pie, nella nostra storia, abbiamo visto, quanti Massimo Ortalli

46 incontri Ma l’anarchia senza amore, no di Paolo Finzi

Pietro Gori – la terza persona che mi viene in Mi vengono in mente tre persone, così, d’ac- mente – che, tra le sue poesie/canzoni, scrisse chitto, se metto accanto queste due parole: versi come questo “Al tuo amor fanciulla mia, ben anarchia e amore. altro amor io preferia, è un’idea l’amante mia, a La prima è, scontata per chi mi conosca, Er- cui detti braccia e cor”. Malatesta non scrisse mai rico Malatesta. Per una precisa ragione, che ho cose simili, Goldman scrisse l’opposto. colto appieno solo recentemente, dopo qualche decennio di frequentazione con la lettura dei suoi Piacere, danzare scritti. E cioè che nessuna/o, tra le madri e i pa- dri dell’anarchismo (almeno quello di lingua ita- sensualità, sessualità Nella sua rivendicazione pubblica del piacere, liana), ha più di lui utilizzato le due parole, acco- del danzare, della sensualità e della sessualità standole. Credo si possa dire che per Malatesta come patrimonio e fi nalità come individuo prima (e non solo per lui) l’anarchia non sia che la rea- ancora che come anarchica, Goldman per decen- lizzazione progressiva di un ordine sociale basato ni fu vista con circospezione e anche con profon- sull’amore. Persona pudica della propria vita pri- do dissenso da quegli anarchici che ritenevano vata, com’era in parte nella sensibilità dell’epoca, che fosse a dir poco sconveniente teorizzare ma Malatesta resta sempre sulle generali, non fa ri- soprattutto raccontare con chi era andata a let- ferimenti personali. Ma utilizza il termine “amo- ciale” era to, magari mentre il suo compagno “uffi re” nella sua piena accezione, si comprende che in galera. E non pochi negli ambienti libertari la lo fa volentieri, affi dando alle ragioni del cuore, consideravano una puttana. del sentimento, della sensibilità una fondatezza Anarchia e amore. Se non si prestasse a stu- e un’importanza che non stanno mai al di sotto - pide malevole criminalizzazioni, direi che ci tro- della sua concezione logica e vorrei dire “scientifi viamo davanti e dentro a due parole esplosive. ca”, o per lo meno rigorosamente laica, della vita Io credo che possa benissimo esistere l’amore, associata e quindi dell’anarchia che ne è, a suo e sia sempre esistito, anche senza anarchia. Ci avviso, la migliore forma realizzabile. La seconda persona è Emma Goldman, la mi- mancherebbe. Ma l’anarchia senza l’amore, no. Anche ci fos- litante anarchica lituana, vissuta a cavallo degli se, non può essere l’anarchia “nostra”. E credo scorsi due secoli, eccezionale fi gura di donna, davvero che la lunga, complessa, anche contrad- con una concezione dell’anarchia abbastanza dittoria storia dell’anarchismo sia anche leggibi- simile – nei suoi valori etici di fondo – a quella le come una lunga, complessa, anche contrad- malatestiana. Ma, come già si evince dalla lettu- dittoria storia d’amore. Una storia d’amore per ra dei suoi scritti e in particolare della sua densa la libertà. autobiografi a, con una estensione stravolgente Amore con la “A” maiuscola, dalla parte degli dell’amore da mero sentimento “generale” a con- sfruttati, degli oppressi, degli emarginati., ecc. creta, quotidiana, anche squassante modalità ecc.. E anche con la “a” minuscola, con l’amore di relazione, compresa la “parte” (se così si può sico. quotidiano, concreto, solidale, anche fi connotarla) specifi camente relazionale e sessua- E se è vero che il mezzo è il fi ne, che il seme le, “Non è proprio necessario che le donne ten- prefi gura la pianta che sarà, allora è proprio gano sempre la bocca chiusa e la vagina aper- vero che per noi amore e anarchia tendono a so- ta”. Diffi cile pensare queste parole nei pur validi vrapporsi. Sono quasi sinonimi. scritti del rivoluzionario campano. Così come è impossibile pensare a Goldman Paolo Finzi con in bocca le parole di un altro cultore dell’a- more come ambiente naturale dell’anarchia, quel

incontri 47 Trentasette anni fa a cura della redazione

Il numero che apre gli anni Ottanta è il numero 80 Una dettagliata analisi della situazione politica nelle di “A”: data “febbraio 1980”. La scritta “verso il 1984” carceri e una drastica presa di distanza dai detenuti è incisa in rosso in una bella fotografi a (che continua marxisti-leninisti, a partire dalle Brigate Rosse, è svi- sul retro) e dà conto del freddo squallore di un grande luppata dall’ergastolano Gianfranco Bertoli. Il quadro edifi cio protetto, all’esterno, da poliziotti. Un’imma- politico internazionale è esaminato da Roberto Am- gine cupa ed evocativa della disumanità del mondo brosoli. Un operaio delle Offi cine Reggiane parla dello orwelliano che al contempo si stava avvicinando e si sciopero vigilato. Dieci pagine, con varie interviste, sono sentiva nell’aria. dedicate al congresso della Confederacion Nacional del Una copia, 44 pagine, costa da questo numero mille Trabajo, cui ha presenziato un redattore di “A”. Altre lire. Ne costava 200, di lire, 9 anni prima, quando nel dieci pagine sono dedicate a donne, bambini, parto, febbraio del 1971 era uscito il n. 1. educazione libertaria: intervengono varie donne. Un Il sommario dà l’idea del contenuto/tipo di un nu- bel servizio curato da Rosanna Ambrogetti, “la com- mero della rivista in quel periodo. Della copertina (e pagna Rosanna Ambrogetti di Forlì” come si scriveva del retro) abbiamo detto. allora. La quale Rosanna - ami- Il primo interno di copertina ca nostra fi n dalla metà degli pubblicizza la rivista anarchica anni ‘70 - aveva partorito da un Volontà, che esce da 34 anni, paio d’anni Alice, fi glia anche di quando Giovanna Caleffi (ve- Franco Melandri. “Da due anni dova di Camillo Berneri) e altri ho una fi glia e tanta voglia di l’avevano fondata all’indomani parlarne” il titolo del suo scrit- della fi ne della guerra. Il nu- to. Un altro anarchico, Pippo mero pubblicizzato qui è l’inizio Tadolini, ginecologo, racconta di una nuova esperienza reda- della propria esperienza uma- zionale affi data a un gruppetto na e professionale, Laura che di giovani trevigiani, la reda- lavora in un asilo-nido parla di zione è a Valdobbiadene, una genitori, bambini, ecc. delle capitali del vino italiano. Armonia, in esperanto, si Tra i redattori di questa rivi- dice Harmonio e questo è il sta trimestrale (ma prima era nome di un progetto per una stata mensile e poi bimestrale) colonia estiva per bambini: ne troviamo Francesco Codello, riferisce una delle promotrici. ai nostri giorni “guru” della E chiude il piccolo ma interes- pedagogia libertaria non solo sante dossier il testo del discor- italiana. Per un periodo Volon- so a un bambino del pediatra tà farà parte della cooperativa Marcello Bernardi - intervistato Editrice A, che ora pubblica in precedenza su “A” quale più solo la nostra rivista, ma nel corso dei decenni ha noto pediatra italiano e grande spirito libertario. Come avuto, ciascuna in una sezione indipendente, la casa questo suo discorso conferma. editrice Antistato, la casa editrice Eleuthera, appunto Stefania Orio ed Enzo Ferraro, sotto il titolo di la rivista Volontà, ecc.. “Autogestione e salute”, presentano un’approfondita Luciano Lanza si occupa del Medioevo prossimo ven- relazione sulla situazione sanitaria italiana (altre 8 pa- turo, Paolo Finzi intervista l’avvocato anarchico Gabriele gine), proprio agli inizi della riforma sanitaria nazionale. Fuga sulla sua attività professional/militante contro Altri comunicati, i soliti “fondi neri”, i nuovi punti- la repressione. Un box redazionale particolarmente vendita chiudono le pagine di qusto numero. E al Centro duro contesta all’avv. Marcello Gentili la difesa di un Studi Libertari “Giuseppe Pinelli” di Milano è dedicata “pentito” e lo invita a non collegare la propria attività la terza di copertina. In quarta, come abbiamo detto, al nome di Pinelli, di cui lo stesso Gentili aveva difeso la foto fredda e angosciante delle forze dell’ordine. Il i famigliari e la memoria. “È una questione di onestà” 1984 si avvicina davvero. sotolineava la redazione. ■

48 trentasette anni fa rugby e società

Quell’oblunga palla di cuoio

di Giuseppe Ciarallo

Così veniva defi nita durante il Fascismo la palla ovale. È vero che il rugby è uno sport “macho”, violento e di destra? Assolutamente no, risponde qui il nostro collaboratore Giuseppe, orgoglioso del suo passato di rugbista. E spiega invece che il rugby...

rugby e società 49 Il rugby è come l´amore: nente, di Sandrone, ex giocatore e aiuto coach, il ti fa ridere, gioire, sacrifi care, quale mi guarda con aria di sfi da, non cattiva, ma soffrire, piangere, lottare, vivere: pronto a rimettermi al mio posto qualora la situa- e perciò non ne puoi fare a meno! zione lo richieda. “Ho sentito che fi schiavi Bandiera (Sergio Parisse Senior) rossa” gli dico. “E allora?” mi risponde lui in tono poco amichevole. “Sono un compagno” spiego. Allora Andate a parlare di sacrifi ci Sandrone si rilassa e mi sorride. “Lo faccio appo- a chi scende in miniera sta” mi dice. “Quegli stronzetti dei tuoi compagni di o a chi tutte le mattine si alza dal letto squadra sono tutti fascisti. Fischio Bandiera rossa, pensando che fuori dalla porta e l’Internazionale, aspettando che qualcuno mi dica lo attende la catena di montaggio. qualcosa, pronto a distribuire un po’ di calci nel culo Io sono fortunato, io gioco, ben assestati. Finora nessuno ha mai avuto il corag- non mi sacrifi co. gio di dirmi qualcosa”. (Jason Leonard) Per esempio, a mia passione per il rugby ha radici molto profonde nel tempo. il Che L Alla fi ne degli anni sessanta, durante il mio Dopo questa mia prima esperienza personale ho primo anno alle scuole medie, con classi ancora ri- potuto constatare in più di un’occasione come per gorosamente divise tra maschili e femminili, l’inse- lungo tempo il rugby nell’immaginario collettivo sia gnante di Educazione fi sica, tale professor Rossi, stato considerato uno “sport di destra” (oggi per for- ebbe l’ottima idea di iniziarci non ai classici sport tuna non è più così, forse anche per il fatto che sia la da palestra scolastica, pallavolo e basket, ma alla sinistra che la destra hanno smarrito la connotazio- pratica della palla ovale. Non ricordo la reazione dei ne chiara e forte che le caratterizzava fi no a qualche miei compagni di classe, ma io mi entusiasmai da decennio fa, e che faceva nascere passioni politiche subito, e non poco, alla possibilità che intravvedevo e senso di appartenenza). Comunque, non sono mai – dopo la necessaria acquisizione dei primi rudimen- riuscito a trovare una risposta alla domanda che da ti del gioco, delle regole, dei fondamentali tecnici – di sempre assilla il mio cuore di militante rugbista di poter placcare, scontrarmi fi sicamente con l’avver- sinistra: com’è possibile che in Italia una disciplina sario e, non ultimo, rotolarmi nel fango, attività che così aperta, collettivista, operaia nella sua essenza (è inspiegabilmente ha da sempre un certo fascino per vero che lo sport è nato in un college ad opera di uno i ragazzi e non solo. studente fi glio della borghesia britannica, ma è al- L’anno successivo il professor Rossi riuscì persino trettanto inoppugnabile che si sia poi sviluppato con a mettere insieme un paio di squadre per partecipa- particolare rigoglio tra i minatori e gli operai gallesi, re a una sorta di Giochi della gioventù del rugby, un scozzesi, irlandesi e inglesi), sia stato considerato torneo che si svolse presso il mitico campo Giuriati (vecchio) di Milano, peraltro luogo sacro dell’antifa- scismo per essere stato lo scenario, tra il 14 gennaio e il 2 febbraio del 1945, di due spietate rappresa- D.R./Photo X glie da parte dei repubblichini, nelle quali persero la vita, fucilati, nove giovanissimi ragazzi poco più che ventenni, appartenenti al Fronte della Gioventù, e cinque valorosi gappisti. Qualche tempo dopo, nei primi anni settanta, giocai dapprima nei Chicken - una simpatica e ro- mantica squadra in cui i giovani potevano imparare l’etica del rugby ancor prima che il gioco in sé, e che fungeva da nave scuola e da vivaio per le franchigie milanesi più quotate - per poi indossare la gloriosa maglia a righe orizzontali bianche e nere del CUS Milano. Di quel periodo, c’è un ricordo indelebile nella mia memoria. Sono negli spogliatoi con i miei compagni, dopo una partita. Dalle docce arrivano le note di una canzone, fi schiettata forte, quasi con rabbia. Sono le note di Bandiera rossa. I miei compagni di squadra si irrigidiscono, poi scuotendo la testa infastiditi ri- cominciano a riempire il borsone di scarpe, calzetto- ni, maglie e calzoncini infangati. Incuriosito faccio la posta al fi schiator scortese, fi nché vedo uscire dalla Buenos Aires (Argentina), 1948 - A sinistra Ernesto “Che” doccia il corpo massiccio e possente, ventre promi- Guevara, ventenne, giocatore del club Atalaya

50 rugby e società nel passato uno sport tipicamente “fascista”? asserire che il rugby possa avere perfi no infl uenzato Molto probabilmente il tutto prende spunto dalle il pensiero del giovane Ernesto, affermando che “su parole che Achille Starace, segretario nazionale del un altro piano, la fi losofi a rigidamente collettivista del Partito Fascista e presidente del Comitato Olimpico Na- rugby richiama alcune delle categorie che informano zionale Italiano dal 1933 la dottrina socialista”. al 1939, pronunciò con la solita, retorica enfasi Il rispetto per l’avversario, a proposito di quello che all’epoca veniva defi nito la solidarietà di gruppo lo sport della oblunga pal- Forse ho un’idea ancora romantica del rugby, for- la di cuoio: “Il giuoco del se negli ultimi anni le cose sono cambiate anche in rugby, sport da combatti- questo ambito, perché dove arrivano tanti soldi, e mento, deve essere prati- il professionismo esasperato, prima o poi le cose si cato e largamente diffuso trasformano, e mai in meglio, ma le ragioni per cui tra la gioventù fascista!”. amo questo sport restano intatte. Innanzitutto per- Starace, evidentemente, ché il rugby è uno sport strano. Strano e paradossa- ben guardandosi dal pra- le, a cominciare dalla sua regola fondamentale che ticare personalmente uno impone ai giocatori di avanzare sul terreno di gioco sport così duro e impe- passando la palla… rigorosamente all’indietro! Sport gnativo, si era limitato a per gente paziente il rugby, con mentalità operaia, estrapolare dall’insieme complesso di caratteristiche razza che conosce la fatica indispensabile per con- di cui il rugby è composto, quel machismo da quat- quistare ogni centimetro di campo, poco per volta, tro soldi che il fascismo non perdeva occasione di in una estenuante guerra di logoramento, proprio e esibire e ostentare a ogni pié sospinto. Mi piacerebbe dell’avversario. Mica come il calcio o, peggio, il più vedere oggi la faccia del gerarca, nell’apprendere che sbrigativo football americano (che qualche profano il calendario fotografi co realizzato ogni anno molto confonde - orrore! - con il rugby), sport “mentalmen- spiritosamente dai giocatori del campionato francese, te capitalisti”, per persone che hanno fretta, che non che vi compaiono in costume adamitico, è diventato hanno tempo da perdere, discipline nelle quali il oggetto di culto e indiscussa icona tra le comunità passaggio in avanti è consentito e può risolvere sbri- gay internazionali, senza che la cosa abbia per nulla gativamente e in un’u- turbato o causato risentimento negli stessi giocatori. nica soluzione il gioco Senza contare i coming-out, per nulla accompagnati d’attacco e la segnatu- da sensazionalismo di alcun genere, di Gareth Tho- ra, avendo “solo”, si fa mas, colonna della nazionale gallese fi no al 2010, e per dire, cura di evitare di Nigel Owens, la cui dichiarata omosessualità non l’aggressiva violenza dei ha minimamente intaccato la sua fama di miglior difensori. arbitro internazionale in attività. Un bello schiaffo, Ma sono tante le affa- questo, all’omofobia che regna sovrana in altri sport. scinanti chiavi di lettu- Dunque, sfatiamo il mito. Il rugby non è affatto ra che si possono dare uno sport di destra, anzi… se proprio vogliamo dirla alla regola numero uno tutta, se Starace si è limitato a blaterare di coraggio, del rugby. Una potrebbe di cameratismo, di gioco maschio e virile, un perso- essere quella secondo la naggio di tutt’altra caratura, qualche anno dopo cal- quale il futuro (la linea cherà i campi fangosi d’Argentina forgiando il proprio di meta, che è di fronte carattere e, secondo molti, gettando le basi per una a noi) può essere con- visione del mondo e della società che condizionerà quistata solo volgendosi ineluttabilmente la sua vita futura. Sto parlando di all’indietro (cioè verso Ernesto “Che” Guevara. le proprie radici, verso Ecco cosa ne pensa Gerardo Enet, suo vecchio il passato dal quale do- compagno di squadra: “Salvando le logiche distanze, vremmo sempre attin- vedo un rapporto tra lo sport che praticavamo e la gere per non ripetere gli vita successiva di Ernesto. Il rugby è una lotta che errori). Un’altra interpretazione potrebbe riguardare implica un costante contatto fi sico. Per praticarlo ci una sorta di disposizione all’umiltà, come a dire “vai vuole un gran temperamento e uno spirito molto spe- pure avanti, ma ricordati di fare sempre un passo ciale”. Secondo Sergio Giuntini, poi, autore del saggio indietro per non passare da arrogante”. Il Che e lo sport, è del tutto legittimo immaginare che Altre e più importanti componenti, però, fanno il Che abbia fatto tesoro di quel patrimonio di rude del rugby una disciplina oltre che spettacolare, al- e spartana vita rugbistica accumulato in gioventù, tamente edifi cante. Tanto per cominciare il rugby per utilizzarlo durante le successive privazioni della è senza alcun dubbio lo sport più democratico che guerriglia sulla Sierra Maestra e nelle fatali giornate ci sia. Non c’è preclusione per alcun tipo di fi sico. boliviane. L’autore del saggio si spinge oltre, fi no ad Basta guardare la composizione delle squadre. C’è

rugby e società 51 quello basso e traccagnotto, adatto alla prima linea, ca ricaduta su chi assiste alla partita sugli spalti. c’è quello piccolo e veloce per sgusciare tra le maglie Nel rugby non esistono gli ultrà, i tifosi di opposto della difesa avversaria, c’è quello alto e muscoloso, schieramento assistono all’incontro fi anco a fi anco, buono per gli sfondamenti, insomma che uno sia scambiandosi commenti, facendosi vicendevoli com- piccolino, alto, robusto, grasso, mingherlino, non ha plimenti sulla squadra, il tutto magari bevendo una alcuna importanza, essenziale per giocare a rugby bella pinta di birra o sorseggiando da una fi aschetta è la voglia e la capacità di versare sangue, sudore e di whisky, senza che mai si sia verifi cato il benché lacrime (anche se non sempre, solo metaforicamen- minimo incidente (negli annali è riportato il quasi te). A conferma di questa mia tesi, ponendo l’accento mitologico episodio di un tifoso un po’ esagitato che anche sull’aspetto caratteriale dei giocatori, giungo- dopo aver scagliato una bottiglia di plastica in cam- no le parole del giornalista e scrittore francese Jean po, è stato immediatamente individuato e “invitato” Girardoux, il quale afferma: “Otto giocatori forti e a lasciare lo stadio dopo essere stato insultato dal attivi (quelli del pacchetto di mischia, nda), due leg- resto della curva). Piccolo ricordo personale: Italia - geri e scaltri, quattro veloci e un ultimo, modello di Nuova Zelanda, Stadio di San Siro prestato per un fl emma e sangue freddo… una squadra di rugby è la pomeriggio al rugby, spalti gemiti da ottantamila proporzione ideale fra gli uomini”. persone, metà delle quali, probabilmente provenien- Inoltre, nel rugby sono regole imprescindibili il ti dal tifo calcistico, erano state attirate dal grande rispetto per l’avversario, la solidarietà di gruppo, il evento mediatico e che subito dopo la haka, la danza ridimensionamento dell’individualismo a favore di maori eseguita prima di ogni partita dai mitici All una visione collettivistica del gioco, l’educazione alla Blacks, avevano già esaurito tutto l’interesse per il pazienza, l’educazione al rispetto delle regole e so- match essendo completamente a digiuno delle rego- prattutto dell’arbitro, l’educazione alla fatica, al su- le della palla ovale. Ebbene, lo speaker dell’incontro dore, alla dovuta considerazione per il lavoro proprio dovette ripetere per tutta la durata della partita che e degli altri, la fi ducia nei propri mezzi che non deve il fi schiare gli avversari è un gesto estraneo alla fi lo- mai sfociare in spocchia. Ora, se pensiamo al triste sofi a del rugby. periodo storico che ci è toccato in sorte, nel quale il successo arride a pupazzi senza arte né parte, a 120 a 0. squallidi individui che hanno diffuso la peste del di- simpegno, della scorciatoia, del risultato senza fati- Nessuna pietà. ca, una disciplina che in totale controtendenza pre- Il tifoso di rugby ama la sua squadra, ma soprat- dica la dedizione, l’elogio del sacrifi cio, il rispetto per tutto il bel gioco. Sa sempre riconoscere l’eventua- l’altro, la riuscita collettiva contrapposta al successo le superiorità della squadra avversaria e incita la individuale, è un tonico massaggio cerebrale e un propria fi no all’ultimo secondo di partita. Faccio un balsamo rigenerante per i cuori avviliti dei tanti che esempio: se durante una partita di calcio alla fi ne non hanno voluto piegarsi alla logica perversa della del primo tempo la propria squadra stesse perdendo, società dello spettacolo (indegno). Per non parlare di chessò, 10 a 0 (o nel basket 70 a 10), alla ripresa del un concetto del tutto sconosciuto ai più, oggi, quale gioco lo stadio (o il palazzetto) sarebbe mezzo vuoto è quello del rispetto delle regole e soprattutto di chi e i tifosi ancora presenti starebbero lì appositamen- quelle regole è tenuto a far adempiere. te per fi schiare e insultare impietosamente i propri Su un campo di rugby non si vedrà mai un giocato- giocatori. Nel rugby, invece, se a un minuto dalla re inveire contro l’arbitro o contestarne le decisioni, fi ne la propria squadra fosse sotto, pur con un pun- anche quando quelle decisioni sono dubbie o quan- teggio esagerato, ma stesse spingendo per fare una tomeno non condivise. La buona fede dell’arbitro e la meta, il tifo sarebbe comunque alle stelle, e in caso sua imparzialità, nel rugby sono fuori discussione. di esito positivo, meta segnata, il tifoso esulterebbe Non v’è dubbio che gli altri sport, in primis il calcio, come se la propria squadra quella partita l’avesse sono più in linea con l’attuale posizione politico/go- vinta, e non malamente persa. È come se il tifoso di vernativa e quindi con il conseguente comportamen- rugby fosse capace di spezzettare la partita in ogni to di un intero popolo: indifferenza nei confronti del- singolo episodio, isolandolo dal contesto complessi- le leggi, per aggirare le vo e dandogli la giusta importanza. E al termine di quali ogni mezzo o mez- ogni match la squadra sconfi tta si schiera in due ali zuccio è buono, critica per far passare, tra gli applausi, i vincitori, i quali feroce verso chi impone ricambiano schierandosi a loro volta e applaudendo il rispetto della legalità gli avversari sconfi tti. Il tutto prima del cosiddetto (i giudici nella vita del- “terzo tempo”, momento di convivialità dove spes- la nazione, l’arbitro nel so capita, davanti a una generosa pinta di birra, di gioco). vedere discorrere amabilmente due energumeni che È conseguentemen- fi no a un’ora prima, sul campo, se le stavano suo- te naturale che la rigi- nando di santa ragione. da disciplina osservata Può anche capitare che un eccesso di rispet- dai giocatori in campo, to possa essere letto, da un profano, come inutile abbia poi una benefi - crudeltà. Ci sono partite, tra squadre fortissime e

52 rugby e società formazioni che in altri sport verrebbero defi nite formazioni materasso, che terminano con pun- teggi esagerati (ci sono stati dei 120 a zero). Di fronte a tanta spropor- Leggere zione il non rugbista si chiede perché il più forte il rugby non lasci almeno l’onore delle armi allo sconfi tto, a un certo punto smet- tendo d’infi erire. La lo- Mauro e Mirco Bergamasco con gica del rugby conduce Matteo Rampin, Andare avanti in direzione diametral- guardando indietro, Ponte alle Gra- mente opposta. Io, più forte, giocherò per tutti zie, 2011; gli ottanta minuti con il massimo dell’impegno, proprio perché il giocare con suffi cienza, il ri- AA.VV., Che Guevara, il rugby e altri sparmio di energie rappresenterebbe per te, scritti sulla palla ovale, Sedizioni, 2011; mio avversario, il massimo dell’umiliazione. Questione di mentalità. Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Pal- Troppe persone, e non solo in ambito la lunga e pedalare, Baldini & Castoldi, sportivo, confondono il rispetto con la pietà. 1992; È per tutte queste ragioni che, se fossi ministro della Pubblica Istruzione, e quin- Dominique Manotti, Il sentiero della spe- di una fi gura istituzionale deputata alla ranza, Marco Tropea Editore, 2002; salvaguardia della cultura di una nazione, ma soprattutto a una sua crescita etica e Henri Garcia, I racconti del rugby, Possibilia morale, renderei obbligatorio nelle scuole Editore, 2010; l’insegnamento del rugby, fondendo l’ora di ginnastica con la riesumata lezione di edu- Franco Paludetto, Oltre la linea bianca, Li- cazione civica di antica memoria. breria dello Sport, 2004; Ma siccome io mi occupo principalmen- te di letteratura, mi sono chiesto quanti Antonio Falda, Novelle Ovali, La Rifl essione scrittori, una disciplina così complessa, af- Editore, 2009; fascinante e ricca di possibili risvolti nar- rativi, possa avere ispirato. Uno dei primi Andrea Pelliccia, Up & Under, Absolutely grandi nomi a citare, seppure alla sua ma- Free Editore, 2011; niera, il gioco del rugby fu Oscar Wilde, che con la sua tagliente ironia, inimitabile cifra John Carlin, Ama il tuo nemico, Sperling della sua scrittura, sentenziò che “il rugby è & Kupfer, 2010; una buona occasione per tener lontani trenta energumeni dal centro della città”. E Pelham Claudio Fava, Mar del Plata, Add Edito- Grenwille Wodehouse, padre letterario di Jee- re, 2013 ves aggiunse: “Segnare una meta richiede una serie di azioni che in qualunque altro contesto David Storey, Il campione, Feltrinelli, procurerebbe ai protagonisti una condanna a 1962; quindici anni di galera”. I giocatori e i tifosi, gente spiritosa e capace di Lloyd Jones, Il libro della gloria, autoironia, ancora ci ridono a queste sottili battute. Einaudi, 2009; Marco Paolini, Gli album Vol. Rugby 1, Einaudi, 2005. e letteratura Più recentemente, la scrittrice francese Domini- que Manotti ha sfi orato l’argomento: il suo commis- sario Daquin, protagonista di alcuni romanzi, è bello e sofi sticato, è omosessuale e ama il jazz e soprat- tutto il rugby, sport che peraltro pratica tra un’in- dagine e l’altra. In italiano non sono molte le opere letterarie che

rugby e società 53 parlano di rugby. Al di là i denti con tale violenza di alcune raccolte di no- che mi s’abbuiò tutto velle (I racconti del rugby intorno”. Comincia con di Henri Garcia, Oltre la queste parole, nel bel linea bianca di Franco mezzo di una mischia, Paludetto, Novelle ova- quella che è forse l’o- li di Antonio Falda, Up pera più importante & Under di Andrea Pel- che abbia come sfondo liccia) merita una men- il mondo del rugby. Il zione particolare il bel campione, del britanni- romanzo Mar del Plata, co David Storey, la cui di Claudio Fava - fi glio prima edizione inglese è del giornalista Giuseppe datata 1960, è stato de- Fava ucciso dalla mafi a fi nito “il miglior roman- nel 1984 - parlamenta- zo sportivo che sia mai re di Sinistra Italiana. In stato scritto”. Ambienta- questo libro Fava racconta la storia di una squadra di to in un desolato distret- rugby nell’Argentina di Videla, quella dei 30mila de- to minerario del nord dell’Inghilterra, il libro narra saparecidos, la storia di diciassette ragazzi, militanti delle vicende di Arthur Machin, onesto lavoratore e di varie galassie della sinistra politica argentina degli idolo di piccole folle paesane, costretto a combattere, anni ’70, brutalmente trucidati dal regime. sui campi come nella vita, per sfuggire al destino di Di storia (con la esse maiuscola) e sport parla un’esistenza stentata e senza orizzonti, che la minie- anche una delle realizzazioni editoriali di maggior ra offre. Particolare curioso, nel disegno di copertina successo - per avere ispirato il fi lm Invictus, regia di della prima edizione italiana, un acquerello di Heiri Clint Eastwood e l’attore Morgan Freeman nei panni Steiner, compaiono giocatori inequivocabilmente in di Nelson Mandela – e cioè il romanzo Ama il tuo ne- tenuta da… football americano! mico (titolo originale Playing the Enemy) dell’inglese Ma un vero e proprio capolavoro, secondo il mio John Carlin. L’autore racconta come l’intuizione po- modesto parere, non poteva che essere scritto da litica del presidente sudafricano sia riuscita a inven- un neozelandese. Il libro della gloria, di Lloyd Jones, tare la più audace e im- frutto di un colossale lavoro di scrupolosa ricerca probabile delle imprese: tra giornali, riviste e documenti vecchi di oltre un usare il rugby (sport di secolo, racconta la leggendaria prima tournée inter- esclusivo appannaggio nazionale degli All Blacks, nel 1905, con i ventisette della minoranza bianca ragazzoni di nero vestiti, a calcare i campi e le strade afrikaner) e il campiona- d’Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda, Francia e poi to del mondo di questo Stati Uniti, senza mai perdere l’ingenuità e lo stupo- sport, che si tenne nel re per essere loro malgrado oggetto d’attenzione per 1995 proprio nel pae- intere nazioni. Seppure il ritmo del romanzo è ine- se impegnato a supe- vitabilmente scandito dalle partite che vengono gio- rare defi nitivamente le cate in un incalzante susseguirsi, sono i pensieri dei fratture sociali causate giocatori, le impressioni, i sentimenti a delineare la dall’apartheid, per uni- storia, i ricordi… “La richiesta di un piccolo parali- re una volta per tutte i tico a George Smith, di fargli la fi rma sugli arti atro- sudafricani di ogni etnia fi zzati […] A Blackfriar, la piccola fi ammiferaia che e colore. In effetti può corse ad accendere la pipa di Jimmy Duncan […] I sembrare una favoletta francesi, pazzi di gioia, celebrarono la loro meta con a lieto fi ne, ma nel complesso le cose andarono pro- capriole, verticali, ruo- prio così: gli Springboks, i giocatori sudafricani, so- te e salti mortali […] Le stenuti anche dalla popolazione nera che fi no a quel due anziane contadine momento aveva riversato verso quello sport “bianco” che, riconosciutili, rega- tutta la propria avversione e il proprio livore, scon- larono a Gillett e Harper fi ssero sul campo gli avversari neozelandesi in una un cestino di uova sode fi nale mitica, e Mandela, presente sugli spalti, venne […] Tutte le miniere di unanimemente acclamato dal popolo della sua na- carbone della zona di zione. Forest Green chiuse nel giorno della partita con “Stavo con la testa contro il sedere di Mellor, il Gloucester […] Scrive- aspettando che la palla gli arrivasse tra le gambe. re false lettere d’amore Lui fu lento. Già mi spostavo, quando il cuoio mi a quelli di noi che non rimbalzò tra le mani e, prima che riuscissi a passa- ne ricevevano”. Gentile, re, una spalla mi colpì alla mascella. Mi fece sbattere delicato, pulito, questi

54 rugby e società i tre aggettivi che paradossalmente mi vengono in mente per connotare un libro chiamato a parlare di uno sport violento, rude e in cui inevitabilmente ci si sporca.

Calcio e rugby, discipline così diverse E per concludere, Nel Belpaese, però, la palma di cantore della palla ovale va indubbiamente assegnato a Marco Paoli- una carrellata ni, che ha scritto e portato in scena le esilaranti e commoventi avventure di una squadra di ragaz- di massime sul rugby zi, ex contadini riconvertitisi in idraulici, me- natubi, impiantisti, elettricisti nel laborioso e mitizzato nordest. Raccontate da Paolini, le Un vero rugbista disprezza la violenza. rigogliose lande delle province venete non Paolo Vaccari sono poi così dissimili dai claustrofobici ba- cini minerari gallesi. L’autore ci spiega, con Vincere con modestia e perdere con leggerezza: rara capacità di cantastorie, del perché il questo è il marchio di un grande sportivo. rugby abbia così tanto attecchito nel suo Gareth Edwards Veneto, rispetto al resto della penisola. “Classe operaia e sapienza contadina Il rugby è trenta uomini che inseguono fanno una miscela micidiale. Se hai la un sacco di vento. terra nel cognome giochi bene: Visen- Willie John Mc Bride tin, Trevisin, Furlan, Mestriner… Più terra c’è nel cognome meglio giocano, Il rugby: una voce del verbo dare. A ogni è fi siologico”. Ma un’altra rifl essione allenamento, a ogni partita, a ogni placcaggio, a di Paolini, degna di nota, riguarda il ogni sostegno, dai un po’ di te stesso. Prima o poi confronto tra il rugby e il calcio, di- qualcosa ti tornerà indietro. scipline così diverse, che vengono Marco Pastonesi paragonate rispettivamente, sempre per rimanere in ambito di metafore Nel rugby ci sono quelli che suonano il piano e bellicistiche, alla prima e alla secon- quelli che lo spostano. da guerra mondiale. Col rugby che Pierre Danos ricorda la logorante conquista, pal- mo per palmo, della trincea nemica, e È sporco il rugby? Solo quando è fatto bene. il calcio più simile alle battaglie aeree Fabio Treves nelle quali si può vincere senza nem- meno sporcarsi le mani. E tra i tanti aforismi sulla palla ovale ce n’è anche Ma ciò che meglio defi nisce la bel- uno che si attaglia perfettamente all’anarchia, lezza di uno sport, metafora della vita, anzi, che traccia un parallelo tra il rugby e che insegna ad affrontare con impegno l’anarchia, perlomeno per come entrambi vengono ma anche con leggerezza i colpi che l’esi- erroneamente considerati da chi non ha la minima stenza inevitabilmente riserva all’uomo, idea di cosa sia l’uno e di cosa l’altra rappresenti: sono le parole dei fratelli Bergamasco, “Il rugby è l’assoluto ordine nell’apparente Mauro e Mirco, ex colonne della nazionale disordine.” italiana, che di terra nel loro cognome ne Sandro Cepparulo hanno eccome: “Forse la radice dell’atteggia- mento scanzonato che si coglie nel nostro am- Ma comunque, a mio avviso la più bella defi nizione biente deriva dall’enorme sproporzione tra gli del rugby resta quella del celebre attore gallese sforzi messi in atto da atleti dal fi sico imponente Richard Burton: e lo scopo del tutto futile per cui questi sforzi sono “Uno spettacolo magnifi co: balletto, opera e dispiegati con tanta dedizione. Questa sproporzio- all’improvviso il sangue di un delitto”. ne sembra quasi caricaturale: anche se l’ambiente è ricco di riferimenti bellici e marziali, non stiamo G. C. andando in guerra, anche se ci comportiamo come se dovessimo entrare nell’arena davanti a Cesare, non siamo gladiatori… stiamo solo correndo dietro a un pallone!”

Giuseppe Ciarallo

rugby e società 55 TAM TAM Comunicati

l'infoshop La Talpa promuo- (Milano, 2016, pp. 136, € tra gli altri, Luigi Galleani, Appuntamenti ve per sabato 28 gennaio 12,00). Nel 1923 fa la sua Vittorio Pini, Amleto Fabbri, 2017, alle ore 17, l'iniziativa comparsa la rivista "Sport e Torquato Gobbi e Maria Lui- Genova. Ogni prima do- "Tra Porrajmos e Pogrom", Proletariato". I suoi obiettivi sa Berneri. menica del mese si svolgono presso la sede di via Ostu- sono ambiziosi: contrastare La terza sezione chiude i banchi autogestiti. Un mo- ni 9 (sotto il portico), zona lo strapotere della "Gazzetta il libro ponendo l’attenzione mento di ritrovo alternativo al Quarticciolo. Proiezione di della Sport" e promuovere lo sulla dimensione territoria- supermercato, che cerca di spezzoni del Dvd "A forza spirito popolare e socialista. le, in particolare bolognese, mettere in e all'usato e non di essere vento", a seguire e sulle lotte per il lavoro in solo. Piena libertà e continuo dibattito con Paolo Finzi (di Ugo Mursia Editore un’ottica libertaria. Scopria- cambiamento rendono que- "A"), rom, operatori sociali, www.mursia.com mo, o riscopriamo, così nomi sto appuntamento un'inco- compagni dell'Usi. Ore 20, [email protected] come quelli di Clodoveo Bo- gnita piacevole da scoprire cena e musiche zingare. nazzi, Pietro Comastri, Sigi- di volta in volta. Banchi au- Storia dell'anarchi- smondo Campagnoli, Attilio togestiti secondo le nostre www.talpalab.blogspot.com smo. Nel volume L'altra Diolaiti e Libero Dall’Olio. idee di eguaglianza tra per- rivoluzione. Tre percorsi Completano il volume ricche sone e di rifi uto della gerar- di storia dell'anarchismo appendici bibliografiche e chia. Si svolgono all'interno Avvisi (BraDypUS Books, Bo- una sezione fotografi ca con dello Spazio Libero Utopia logna, 2016, pp. 230, € diversi inediti. via Ronchi 59, a Genova Roma. Aprono l’Anarchi- 30,00) sono contenuti una Multedo, dalle 10 fi no a che vio Biblioteca “Errico Malate- ventina di studi, tra cui alcuni BraDypUs Editore la luce ci fa compagnia. C'è sta” e la Biblioteca anarchica inediti, compiuti da Antonio books.bradypus.net la possibilità di pranzare in- e libertaria Sabot. Il giorno Senta negli ultimi dieci anni [email protected] sieme. Il 4 dicembre si par- 3 luglio 2016 a Roma in sulla storia dell’anarchismo te e si punta a rendere fi sso via Ostuni 7 C nel quartiere tra la fi ne dell’Ottocento e il Organizzazione socia- questo appuntamento! Quarticciolo è stato inaugu- Novecento, ordinati secon- le. Le edizioni La Baronata rato uno spazio condiviso da do tre ambiti ideali. Nella pri- pubblicano un progetto di Spazio Libero Utopia due realtà anarchiche: l’anar- ma parte le carte d’archivio James Guillaume, militante [email protected] chivio biblioteca “E. Malate- raccontano le speranze e i della Federazione del Giu- utopiagenova.noblogs.org sta” e la biblioteca anarchica drammi del Novecento attra- ra, uscito nel 1876 dal tito- e libertaria Sabot. Questo verso vite vissute pericolo- lo Idee sull'organizzazione Pedagogia. Venerdì 16 spazio è aperto tutti i martedi samente: Ugo Fedeli, Pietro sociale (Lugano, 2016, pp. dicembre, alle 20.30, a Ca- dalle 15 alle 20 circa. Bruzzi, Francesco Ghezzi, 75, € 10,00). Con il testo, stel Bolognese (Ra), presso il Clelia Premoli, Charles Hotz l'autore intende dimostrare la Teatrino del Vecchio Mercato Anarchivio Biblioteca e di molti altri protagonisti possibilità del funzionamento (via Rondanini 19), a conclu- “Errico Malatesta” del movimento anarchico di una società egualitaria e sione del ciclo "Vaso, creta Biblioteca anarchica e libertaria prima, durante e dopo il re- libera, basata su un'organiz- o fi ore?", conferenza pubbli- Sabot gime fascista. zazione decentrata, senza ca con dibattito di Stefano via Ostuni 7 C, 00171 Roma La seconda parte si sno- gerarchie e dominazione. De- d'Errico e Luciano Nicolini sul [email protected] da attorno alle dimensioni scrive una struttura federa- tema "Il sindacalismo liberta- [email protected] della repressione e dell’esi- tiva, organizzata su due assi rio in lotta contro l'autoritari- lio; dalle leggi antianarchi- o due forze distinte: da una smo scolastico istituzionale". che del 1894 allo scontro parte i produttori associati, Editoria armato con il primo fasci- cioè i sindacati, detentori dei Andrea Papi 0543 60404 smo, dal regime del confi no mezzi di produzione, dall'altra [email protected] Sport. La casa editri- al precipizio in cui è caduta la comunità, cioè il Comune. http://bibliotecaborghi.org ce Ugo Mursia ha recente- l’Europa a inizio degli anni mente pubblicato il nuovo Quaranta e che vedono par- Edizioni La Baronata Rom. In occasione del- libro di Alberto "Abo" Di tecipi militanti la cui attività è www.anarca-bolo.ch/baronata la giornata della memoria, Monte Sport e proletariato tratteggiata con precisione: [email protected]

56 comunicati Musica & idee di Marco Pandin foto di Chiara Grossi

forma che ha preso. Quest’anno la direzione artistica Quella sedia pare essersi indirizzata verso la canzone d’autore meno identifi cabile come tale - molte virgolette tutt’intorno sui Colli Euganei a queste due parole, canzone d’autore. Ho potuto ascoltare dei cantautori che non si sentono tali, che On a Chair Festival 2016 non fanno i cantautori per mestiere, o che per lo meno sono determinati a non farlo in maniera tradizionale e convenzionale. Le loro proposte sono derivate da scelte “Tre accordi sono abbastanza / con quattro hai detto radicali e consapevoli di campo, non tanto in senso tutto quanto c’è da dire / inutile al confronto ogni mo- ideologico o di schieramento quanto muovendosi in zartiana altezza / curvo sul problema / abbracciandolo un più ampio contesto culturale, se non facendone fi no in fondo / diventandolo quasi / in ogni fi bra / cele- addirittura una questione di stile di vita. Mentre il brandolo / torcibudella e chiese fumose / notti umide / Fest accade e facendo un po’ il punto a Fest fi nito, e la disperazione che diventa gioia mentre le dita vanno mi colpisce in senso positivo il fatto che scarseggi sulle corde imprigionate in melodie senza sbarre / colli oppure manchi del tutto l’impulso a cercare sostegno di bottiglia e dita sanguinanti / voi / laggiù / lontani nelle strutture organizzate, e si punti preferibilmente nel tempo e nello spazio / voi santi inconsapevoli / voi sull’autogestione e l’autoproduzione, di quanto sia maghi sapienti / del vivere / del morire…” fondamentale il rapporto orizzontale e diretto con chi ascolta - briciole dell’eredità anarcopunk, mi sento di Alessandro Spinazzi “Inermi saggezze” azzardare. (a Charlie Patton, ai santi del Delta) tratta dalla rivista Lato Selvatico n. 49, Al Fest si entra e basta, non c’è un biglietto, c’è un equinozio d’autunno 2016, curata da Giuseppe Moretti, po’ di giro di dischi e cd offerti a bassoprezzo, una www.sentierobioregionale.org manciata di banchetti variamente alternativi, chio- schetto con birra panini vino buono. Il palco è una Il secondo OAC Fest si è tenuto verso metà settem- pedana bassa, e le canzoni volano via, lente, alte: non bre in una vecchia corte benedettina sui colli Euganei, sembrano affatto confezionate per essere poste in solo a pochi chilometri da casa mia. La cosa è stata vendita - probabilmente dico io non ce n’era neanche messa in piedi da Umami, un’associazione di ragazze lontanamente l’intenzione eppure ciascuna viene e ragazzi piuttosto attivi in zona: l’intenzione è offrire offerta al meglio, ben suonata e cantatata cconon un’occasione ed uno spazio a musicisti che operano amore. Molta gente intorno,no, peperr essereessere in solitudine, strumentisti e cantanti soli soletti sulla un fi nesettimanana didi beltempobeltemp a fi ne pedana, e preferibilmente ma non necessariamente seduti su una sedia (ecco chiarito l’on a chair).) L’anno scorso la manifestazionene era stata organiz- zata ad Abano Terme occupandoupaando e riarrangiando uno spiazzo malutilizzato a ridossodossso del centro città: erano stati chiamati a parteciparere --tra gli altri- alcuni chitarristi non allineati comee EEgleg Sommacal, Maurizio Abate, Laboule e Stefanoteffanoa Pilia ed una sorprendente Elli De Mon.on.

Per molti versi il Fest 20166 è stata una sostanziale conferma dellee bbuone intenzioni che motivano lo sbattimentoimmento e degli organizzatori e dei musicisti,stii, per altri si è rivelata una sorpresa, comeco una specie di regalo collettivo, ramifimifi ca- to, multidirezionale ed inaspettato nnella

nonsolomusicanonsolomusicolomusica 5757 estate, tutti venuti apposta e molto presi ad ascoltare, to che gronda lacrime e tristezza e così vero e toccante direi - un bel misto diffuso di curiosità ed attenzione. che senz’altro sorprende risuoni dentro in bocca a un Altra cosa che secondo me va detta: c’era un ottimo ventenne padovano. A me, che ne ho quasi il triplo, impianto di amplifi cazione, sappiamo tutti bene quanto sembra inaccettabile che vent’anni siano abbastanza sia importante. per poter cantare il blues, ma mi sbaglio, me ne accorgo e cerco di disfarmi del mio zaino di pregiudizi: se chiudi Per ciascuna delle tre serate si è ripetuto un cam- gli occhi e ti lasci portare via, ecco che ti assale lo spa- biamento d’atmosfera che potrebbe essere rivelatorio. esamento di Richie Havens a Woodstock - ogni tanto All’inizio di ciascun set le canzoni assomigliavano a mi sembra di essere un bambino orfano e lontano da quelle cantate agli angoli delle strade senza curarsi casa, quello lì. Spaesamento in tutti i sensi, perché ai dell’attenzione della gente intorno. Le strofe come tempi duri, alle porte chiuse in faccia e alla precarietà messaggi in bottiglia precari e lanciati comunque, non ci si fa mai l’abitudine; ecco trovata una continuità ben sapendo di questa precarietà: quelli che passano con quello che accadeva quando avevo vent’anni io e sono e rimangono pur sempre degli estranei anche se dal telegiornale arrivavano sempre e solo cattive noti- lasciano nel cappello due spiccioli del loro tempo fi n- zie dal futuro per me e per i miei sogni. Ulisse usa il gendo attenzione. Molto presto però ci si è accorti tutti suo blues come uno specchio, io mi ci guardo dentro che parole e musiche non erano affatto semi gettati a e cazzo non sono affatto contento di come va, né di casaccio al vento (c’è poco posto per la speranza e lo com’è andata, e neanche di come andrà. spreco, in questi anni di penombra) ma erano lanciati Non mi soffermerò sull’abilità tecnica ed esecutiva verso un obiettivo preciso: in direzione del cuore, il sua e degli altri musicisti, piuttosto sono convinto vada posto più adatto per germogliare. Il bello del Fest è riconosciuta indistintamente a tutti una disponibilità stato anche questo abbraccio, queste mani strette, totale a raccontarsi all’altezza dello sguardo, guar- questo cercarsi, questo trovarsi. dando ciascuno fi sso negli occhi, diretti e immediati e senzafi ltro sì ma con fi ducia, senza farsi né fare Radici, strada, viaggio: ecco alcune parole ricor- male (il discorso non vale per Giorgio Canali, ma ne renti. L’effetto complessivo dopo tre giorni è davvero parlerò dopo). E anche questo è stato il bello del Fest: straniante: a momenti sembrava proprio di ritrovarsi non c’erano artisti-sul-palco in mostra e pubblico spostati in una qualche America immaginaria ricostru- messo laggiù a distanza, ciclo di io-suono-e-canto poi ita seguendo lo skyline delle colline intorno, c’entra voi-applaudite, ma una piacevole corrente tepida ed senz’altro il fatto di essersi nutriti di certa letteratura orizzontale di relazioni, vicinanze e intrecci. e musica (e televisione, aggiungo non senza un pizzico d’amarezza). Tutt’altro che un invito alla fuga nono- “Mi infi lo i pantaloni e le scarpe / e non ho niente stante la suggestione, quelli sulla pedana e noialtri giù da perdere perché non c’è nulla da vincere / ma ora per terra ad ascoltare, tutti, siamo rimasti attaccati ai indosso le mie ali e volerò di corsa da te / e volerò nostri problemi, al nostro orizzonte, al nostro oggi, al sopra il confi ne (che dimentico) / in cielo non ci sono nostro senso di casa e appartenenza. Forse il Fest ha confi ni (e neanche nella mia mente) / così posso volare funzionato perché ci ha fatto sentire tutti più vicini. volare e volare / volare fi n dove ci sei tu / dove adesso fa buio / e ti porterò il mio cuore e questa dolce breve Vado per ordine. Prima sera: apre (proprio come era buonanotte…” successo lo scorso anno) Simone “Ulisse” Schiavo, dalle sue dita esce blues lacerato e sofferente, un lamen- Bob Corn a.k.a. Tiziano “Tizio” Sgarbi è in giro per le strade da vent’anni e passa, poeta ed attivista: Simone “Ulisse” Schiavoè uno che ha impastato con le sue dita, la sua voce e la sua fatica la scena indipendente nazionale, dovreste conoscerlo, ve lo dico col cuore tra le mani. Le sue sono le canzoni degli amici che se ne vanno via, dei treni che si allontanano, della nostalgia del sole che abita i primi giorni freddi dopo l’estate. Canzoni fatte accatastando

58 nonsolomusica invivibile irrespirabile e allora via, via a vedere cosa c’è dall’altra parte del mare, a trovare lavori strani e conoscere gente e poi a imparare e scambiare canzoni. Che bella storia la sua, e che storie strane BOB CORN racconta - storie che non fi niscono sem- le parole, soprattutto quelle non dette pre tutte bene ma che ci restano dentro, quando bisognava, quelle rimaste incastrate tra la polverose come la prima luce del mattino testa e la gola e che non si sono dette per mille motivi, che si sparge a mezz’aria, imperscrutabili come segni per uno solo, per nessuno, e restano lì a rimbalzare, a nel cielo. fare eco, riverberare. Lui ti guarda un attimo soltanto poi gli viene in mente qualcosa e sorride, si gratta in “L’amore è in tutto, nei posti dove vado, negli amici, testa, guarda per terra e comincia a raccontarti qualcosa nella gente che incontro, l’amore c’è sempre… tutti i ma poi smette cambia idea e ti guarda ancora e capisci giorni. (…) Casa è il mondo, è il pianeta. Il provenire che non ha paura di niente, neanche del precipizio, da un posto è importante, è bello anche tornare in un neanche del buio. Il suo è stato chiamato “sad punk”, posto che è casa, però il mio posto è dove vado, le per- punk triste, ma a me è un’etichetta che proprio non sone che conosco, dove c’è gente che ascolta e apprezza piace. Dovessi raccontare le sue canzoni direi che sono la mia musica, quello è il mio posto. (…) Dove suono canzoni in movimento. Roba che cammina, che cammina c’è sempre molta gente ubriaca, ecco, quello è uguale piano, pioggia o sole che sia non importa, con quella dappertutto, la gente beve per sentire meno dolore...”1 - regolarità di passo che hanno i vecchi che girano in è lo zingaro, il senzacasa, il giramondo a parlare, negli montagna da una vita e che amano ogni singolo albero occhi una tranquillità grande come il mare, e che del e fi ore, ogni nuvola, e ne conoscono nomi e profumo. mare ha anche la profondità e la malinconia. Canzoni che seguono gli itinerari del graal, i percorsi Lui lo dice come può, come sa fare, il messaggio ar- non scritti sulle mappe che si vendono nei baracchini, riva un po’ dalla voce e un altro po’ dallo sguardo, da le strade per arrivare le sanno solo lui e forse i lupi, come muove le mani. Il terremoto ha lasciato il segno, forse - sentieri che il Tizio ha ben chiari tracciati dentro è diffi cile racimolare frantumi di intimità fra le pietre in testa e che rivela solo in frammenti, poi sta a noi leggere, valutare, interpretare, metterci del nostro per trovare il nord. Il terremoto dell’Emilia che gli ha squassato la casa e l’esistenza è stato una Gypsy RuF Ina pagina con sopra una macchia brutta, ma ognuno ha il libro che ha, e le pagine del libro che lo vogliamo o no ci tocca girarle. Lui al libro che gli è toccato ci danza intorno, muove i piedi e le gambe come uno che è abituato al volo in alta quota anche da seduto, senza vergognarsi di niente e di nessuno.

La stessa pagina con la stessa brutta macchia è toccata anche a Gypsy Rufi na, cioè Emiliano Liberali, uno che gira il mondo con tanti nomi addosso, si fa anche chiamare zingaro e home- less/senzacasa ma ha le radici che affondano nella campagna vicino a Rieti. Nel suo libro c’è dentro un ragazzo in fuga dal paese che gli sta abbottonato troppo stretto addosso, punk in una Roma che però a un certo punto si fa insostenibile

nonsolomusica 59 e la polvere sapendo che lì sotto sono rimasti degli su attraversando il soffi tto, dopo l’ultimo piano, dritti affetti, e raccogliersi in un angolo soli con sé stessi ed verso il cielo. Un po’ ragionamento, un po’ gioco, un po’ una chitarra o un’armonica o un banjo tra le mani e sortilegio: meraviglioso è come lei imbraccia la chitarra, lasciar scorrere malessere rabbia e lacrime attraverso i come la trasforma in arma, come fa galleggiare la voce versi. Sotto quelle pietre è rimasta schiacciata la voglia sopra il ribollire dei suoni. Quando smette spegne tutto di cantare, eppure anche lui ce l’ha fatta, e come Tizio e se ne va mi sento come se improvvisamente mi fosse non si fa sopraffare dal silenzio e dal dolore, e decide di stato portato via qualcosa di mio. raccontare, di portarci una manciata di rovine che sono i suoi pensieri e ragionamenti e i groppi in gola come “…Bastò meno di un minuto / alla ricerca del tempo pane e vino da condividere lì, sull’angolo di un tavolo. perduto / per rendersi conto che era stato / solo tempo Hanno perso salute, hanno perso amici e pezzi grossi di sprecato / gli anni della ricostruzione / mai più guer- sé stessi: amo questi compagni che non si arrendono, re / e un nuovo mondo possibile / leggero resistente e scavano e pestano e martellano e picconano, e strin- inconfondibile / (…) restano le scorie del sogno di un gono i denti e continuano a cantare. Cicale con l’estate attimo / e del sogno di pace di un’epoca intera / solo che dura un anno intero, mi fanno sentire meno solo. sette colori su una bandiera / ma che fi ne hanno fat- to gli altri colori / che fi ne hanno fatto i fi gli dei fi ori Strade, ancora strade. Per arrivarti accanto Dagger / restano tra schegge di uranio e qualche svastica / Moth sceglie strade differenti da tutti quelli che hanno solo i fi gli dei fi ori di plastica / ma si può sapere dov’è suonato prima di lei al Fest (e anche dopo): si avvicina e questo paradiso di pace e amore / seguivamo tutti ti avvolge con un abbraccio di complicità, la meraviglia la stella del nord / invece era un satellite militare...” degli strati di suono, i silenzi che fanno rumore, il ru- more che ti tocca dappertutto. La guardi, vestito rosso, La terza giornata, quella conclusiva, è servita a ri- e sembra acqua fresca da bere, lei. Ti accorgi solo dopo/ portarci a casa dopo tanta strada, come dire, è servita tardi che nasconde dell’altro dentro sé, dietro al sorriso ad aiutarci a rimettere i piedi per terra dopo tanto magnetico: enigmi, trasparenze, veleno forse. Di nome volare. Fateci caso: è l’unico che si è presentato col vero lei fa Sara Ardizzoni, ferrarese, si è de/scritta “chi- suo nome vero. Giorgio Canali è con ogni probabilità tarrista (per scelta) e cantante (per caso)”. Da distante il più conosciuto degli intervenuti all’OAC Fest, ma la sua musica sembra nascere dalle stesse strategie con altrettanta probabilità è il più diffi cile da amare. conosciute come Frippertronics ma è solo un’impressio- Non per un motivo preciso, quanto per tutto un gru- ne che svanisce in fretta perché la musica che Sara fa mo di scuse - è diffi cile, è scomodo, dice cose troppo succedere è una saetta imprevista e del tuono che segue dirette, cose così, pretesti per prendere una certa non si sa proprio cosa dire di preciso perché schiaccia distanza, mettersi in salvo. Eppure serve un amico tutto, silenzio, rumori, l’aria, i pensieri. È davvero un così per ritrovare l’equilibrio, come dopo una bevuta po’ poco chiamarle sovrapposizioni sonore: sono tutte eccessiva, serve un amico vicino ed intimo che ti riac- musiche messe una sopra l’altra e una dentro l’altra, compagni a casa. Così vicino e intimo che proprio in disposte in circolo a spirale in doppia elica a vertigine. virtù di vicinanza e intimità sarà l’unico a prenderti Ogni canzone è un ascensore in corsa con fermate a a calci nel culo quando avrai sbagliato, a insultarti sorpresa tra un piano e l’altro oppure si va su su con una sberla per svegliarti fuori dalle paranoie, calci e sberle che ricorderai per il resto della vita DAGGER MOTH e per cui gli sarai silenziosamente grato. A volte le sue canzoni hanno la miccia corta, gli prendono improvvisamente fuoco in mano e lui cosa fa - te le tira addosso. Canzoni come pappagalli verdi dall’apparenza innocua ma che custodiscono ciascuna una verità spietata, diffi cili da guardare come una luce forte puntata in faccia come negli interrogatori dei fi lm noir d’una volta, verità rac- contata senza girarci attorno in orbita alla cazzo come una falena: ogni verso uno scossone, una

60 nonsolomusica “I nostri capi e il cancro sono la stessa cosa / sono il nostro nemico e il nostro dolore / la bestia che dob- GIORGIO CANALI biamo affrontare / la disgrazia della bastonata, un colpo in testa che riporta al razza umana / saranno anche parole centro delle cose. dure, ditemelo voi se sbaglio / ma non Altro che rime baciate e sorrisi, queste sono televisioni sopporto il modo in cui viviamo / scambiamo le nostre che friggono e scoppiano, pezzi di vetro incandescenti vite con qualcosa che non ci serve / e questo qualcosa in volo radente, pericolo in forma di parole accese che uccide / non è diffi cile capire che siamo tutti uguali ululano come sirene d’ambulanza. Per quello che so e / donne e uomini / potremmo essere ricchi e sani e che ho ascoltato in questi anni, non conosco nessuno felici, ma siamo ancora poveri e malati / non fosse che sappia trasformare le canzoni in armi improprie per tutti questi se / possiamo cambiare, io ci credo / come fa Giorgio, lui che queste sue armi le usa, e lo fa ciascuno la nostra vita / se tutti facciamo un passo / con una naturalezza che confi na col malessere senza cammineremo sulla strada della libertà…” terre di nessuno in mezzo, senza erba morta, senza reti- colati - prima di puntarti addosso una canzone ti guarda Anche Phill Reynolds è un nome fi nto, forse è in faccia e non sorride, non sorride affatto, non serve meglio così perché a un certo punto si capisce che che prenda la mira. È buio, intorno, improvvisamente. è necessaria una diga per tenersi al riparo da tutto. Lui si chiama Silva Cantele, dice che viene da sopra Vicenza ma lo si direbbe imparentato con Tom Waits PHILL REYNOLDS per l’atmosfera fumosa che gli si raggruma tutt’in- torno quando apre bocca per cantare, o magari fi glio di Nick Drake per l’incanto della sua scrittura mani piccole, oppure fratello di Scott Matthew per la fragi- lità trasparente delle melodie. Proprio mentre scrivo quest’ultima frase e questi nomi mi accorgo che forse non è vero niente, è che per non annegare tra queste onde alte mi aggrappo a qualche salvagente. Anche Phill racconta di strade e ancora strade, viaggi per- sonali, incontri, partenze, delusioni, illuminazioni. Strade fatte a piedi, per camminare, percorrerle, non necessariamente per arrivare. Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare - ma questa è una frase rubata, quasi quasi la tolgo. Mi sono ritrovato a desiderare che certe sue canzoni non fi nissero, che continuassero ad accadere, a vivermi intorno. Alla fi ne del set davanti alla pedana c’era un pubblico di astronauti sperduti, teletrasportati da altrove ciascuno davanti alla porta di casa. Ognuno con una valigia in mano che non ci si decideva a poggiare a terra, un adesivo in più appiccicato sulla custodia della chitarra, lo sguardo umido e perso e il cuore chissà dove.

Marco Pandin [email protected]

1 Ritagli da un’intervista a cura di Isy Marcucci, recuperata su un blog interrotto.

nonsolomusica 61 ...e compagnia cantante di Alessio Lega

dei casi lo scherno, nel peggiore la persecuzione. Ciò che resta della Dopo la rottura nel Nuovo Canzoniere Italiano era rimasta al fi anco del marito, fondando su sua sol- musica folk lecitazione l’Almanacco Popolare assieme a Bruno Pianta e Cristina Pederiva. Fine settembre, inizio ottobre 2016, un bollettino Questo gruppo accostava a un chiaro intento di- di guerra e una folla di assenze viene a bussare alla dascalico (leggendarie le lezioni cantate sull’origine porta del primo freddo che ci ha morso il naso in di Bella Ciao o sulle ballate narrative del Nigra) la questo anticipo d’autunno. Ancora sul numero scor- novità, sperimentale per il periodo, dell’introduzio- so non si era asciugato l’inchiostro servito per salu- ne nell’accompagnamento dei canti di strumenti di tare Bruno Pianta, il grande etnomusicologo morto respiro popolare quali la concertina, l’organetto, la in un incidente di pesca, che ci giungeva la notizia piva, la ghironda. Poi un po’ di attività di didatti- contemporanea della morte di Sandra Mantovani e di Mimmo Boninelli. Oggi quella della morte di Dario Fo, appena compensata dal bel riconoscimento del Premio Nobel dato a Bob Dylan.

Il “ricalco stilistico” Sandra Mantovani (1928-2016) era giunta adulta al canto, i suoi esordi – pressocché contemporanei nei primi Dischi del Sole e nello spettacolo “Milanin Milanon” (al fi anco di un altro esordiente assoluto come Enzo Jannacci e di Tino Carraro, Milly, Anna Nogara ed altri personaggi della Milano del dopo- guerra) – furono nella prima metà degli anni ’60. Era dunque la prima di tutti noi, la più nobile, e si era sempre trincerata con umiltà e coscienza dietro lo studio e la rielaborazione della canzone popolare, ar- rivando a teorizzare il “ricalco stilistico” come forma di estremo rispetto per la vita e la storia di chi quelle canzoni ce le aveva serbate per secoli. Eppure al timbro nobile della sua voce è legata la memoria delle prima o comunque delle più note al centro Sandra Mantovani esecuzioni storiche di quei canti che fanno il cuo- re degli “standard” del folk italiano: “O Gorizia tu sei maledetta”, “Sebben che siamo donne”, “Pove- ca della comunicazione e un signorile e progressi- re fi landere”, “Mia mama vuol ch’j fi la”, e le “no- vo uscire di scena – dovuto anche all’acuirsi di una stre” “Sante Caserio” di Gori o “Il feroce monarchico certa perdita dell’udito – senza proclami, proprio di Bava”. Nel 1964 quando il sipario si alzò sul Bella tutta una vita vissuta nel segno del rigore gentile di Ciao di Spoleto, lei era lì, al centro della scena. San- una vera grande protagonista del canto. dra, senza mai eclissarsi dietro l’ingombrante fi gura Chiedevamo timidamente notizie di lei al fi glio Sil- del compagno di una vita Roberto Leydi, giganteg- vio Leydi, e saperla viva e vigile, anche se nel suo giava silenziosamente come una madre, come una buen retiro sul lago d’Orta, ci rassicurava, ci faceva musa, guardata e ricordata col rispetto che si deve ancora sentire come dei vecchi allievi dei più grandi ai pionieri, a chi con coraggio ha cantato queste e coraggiosi maestri possibili. canzoni nell’epoca in cui si rischiava nel migliore

62 percorsi di vita Con grazia e delicatezza come propugnatori della solidarietà militante, infi ne come anarchici che sanno perfettamente cosa ha vo- A così stretta distanza è venuto a mancare an- luto dire una commedia come “Morte accidentale di che un ricercatore che apparteneva alla generazio- un anarchico” (per di più ribadita nelle intenzioni da ne successiva molto timido e schivo, che però aveva “Marino è libero, Marino è innocente” di molti anni avuto un ruolo importante nella riscoperta e nella dopo) nell’Italia travolta dalla strategia della tensio- ne, dalla bomba di Piazza Fontana e dall’assassinio del nostro compagno Pinelli... per tutto questo ci pareva importante avere questo monumento all’arte impegnata del ‘900 ancora e per molti anni presente. Sebbene non si condividessero affatto molti dei suoi entusiasmi lontani e anche più vicini per que- sta o quella formazione politica (partito marxista o movimento grillino che fosse), beh... insomma ci avremmo litigato ancora e volentieri a lungo con Da- rio nostro, con il genio che aveva riportato all’oralità pura dei suoi indescrivibili (fuor di metafora) grame- lot la seriosità delle accademie drammatiche. Una parte fondamentale del suo lavoro era dedica- ta alla musica, come autore di canzoni Fo ha scritto alcune perle sin dalla fi ne degli anni ‘50, chi ha vi- sto qualche mio concerto sa che la riproposizione di “Hanno ammazzato il Mario in bicicletta” è un palli- no fi sso. I canti di scena, che occupavano un ruolo centrale nella sua drammaturgia, aspettano ancora di essere ordinati e analizzati in una trattazione plau- sibile, o anche semplicemente ripubblicati e messi a disposizione per il pubblico, che così potrebbe anche Mimmo Boninelli apprezzare il talento dei suoi due principali collabora- tori musicali Fiorenzo Carpi e Paolo Ciarchi. valorizzazione del patrimonio del suo territorio ber- Quasi fosse scritta in copione, come un’uscita tea- gamasco: Mimmo Boninelli (1951-2016). Mimmo ci trale perfetta, nel giorno in cui se ne andava un Pre- aveva in qualche modo abituati alla sua fragilità, che mio Nobel molto eretico, non tanto per le sue scelte però era in equilibrio con la grazia delicata della sua politiche – perché il Nobel ama gli artisti di opposi- voce e dei suoi modi da vero signore, quasi facesse zione – quanto per il fatto che fosse un autore-attore parte del suo stile, quasi fosse una scelta di vita e molto carismatico e legato a una forza mimica, che non la dolorosa necessità di una salute fragile, qua- contaminava il suo teatro di monologhi improvvisati, si preferisse anche un po’ eclissarsi dietro la fi gura canti, strofe e ritornelli, che richiamavano il Varietà, di interprete portata avanti dall’infaticabile sorella dal quale peraltro proveniva, proprio in quello stes- Sandra, nostra carissima e stimata amica. Così se so giorno il Nobel fi nalmente e dopo anni che se ne n’è andato anche Mimmo, senza fare rumore, la- sciandoci il patrimonio della sua cultura, della sua saggezza, dei suoi studi e dell’idea che la canzone popolare può essere grazia e delicatezza.

Due eretici premi Nobel Dario Fo (1926-2016). Siamo folgorati, attoni- ti, spaesati... non tanto dalla morte: rispettando e amando la vita come unica irripetibile e senza pro- roghe, conosciamo le regole di questo gioco sospeso sin dalla nascita a un termine ultimo. Tutto somma- to morire a novant’anni suonati, avendoli peraltro festeggiati pochi mesi fa sul palco recitando a memo- ria una lunga pièce, ci pare un bel traguardo, ci met- teremmo la fi rma più che volentieri... Siamo folgorati attoniti spaesati dal vuoto che lascia un personag- gio, centrale in molte questioni che ci riguardano da vicino, come lettori, come spettatori, come musicisti, come appassionati di canzone d’autore, di ricerca sul mondo popolare, come militanti rivoluzionari, Dario Fo

percorsi di vita 63 parlava si decideva a concedere il massimo ricono- scimento letterario a Bob Dylan. Ci limitiamo qui a segnalare la straordinarietà della cosa, pur nell’assoluta pertinenza: non abbia- mo mai avuto dubbi che Bob Dylan, oltre a tante al- tre cose, sia una delle più indiscutibili voci poetiche del ‘900. Quei pochi letterati – soprattutto nostra- ni – che si alzano in una grottesca difesa del valore letterario assoluto, legato solo alla pagina scritta, alla pesantezza tipografi ca, rischiano di dover es- sere rimandati a lezioni dal vecchio Omero e dalla sua Cetra. Noi ci rallegriamo perché anche nel più elettrico e acido disco di Bob ritroviamo non tanto il mito della protest song americana (che lui solo per un breve iniziale periodo incarnò) quanto la follia e l’illuminazione della canzone popolare e di tutti que- gli omeri che si chiamavano Robert Johnson, Blind Lemmon Jefferson, Leadbelly o Woody Guthrie, una bella compagnia cantante alla quale alziamo il bic- chiere per questo premio che rende un po’ d’onore alla loro eccelsa musica e alle loro vite diffi cili. velo naturale che via via commuove, indigna, strazia, Canusìa e la musica popolare irride. Non so se sia “popolare” l’uso che ne fanno, so che è qualcosa di profondamente ancorato nel senso Non volevamo però trasformare questa rubrica in di ciò che dicono e che ha un lustro e una risonanza una raccolta di epitaffi e così per concludere voglio che sembra venire di lontano e ci parla di oggi. anche segnalarvi un notevolissimo disco che rinnova Così le scelte musicali che hanno fatto per questo l’incanto del folk italiano: “Fiore di Cardo” dei Canusìa. loro primo disco acquistano particolare pregnanza: Facciamo un passo indietro, prima dell’inizio: tappeti di arpeggi sospendono le melodie in una di- cosa sarà mai questa “musica popolare”? In passa- mensione fi abesca, incursioni bandistiche scandi- to fu ragione di riappropriazione di storie mai rac- scono il ritmo della vita e della morte. Si suonavano contate di lavoro, di emigrazione, di guerra, di lot- così queste canzoni nei “bei tempi andati”? Certo che te… poi divenne riappropriazione di una lingua (o no, ma nella personale traduzione all’oggi di questi di molte lingue in una) che non era quell’italiano canti si avverte la rabbia senza tempo, il dolore di brutto della televisione… poi ancora rivisitazione di coloro che furono lasciati fuori dalla Storia, il ritmo un erotismo lunare, femminile, circolo mai chiuso sensuale del ballo, la paura di partire in terre lon- di nascita-morte-rinascita, paganesimo contadino, tane, la festa del vino e del cibo, sogno di pienezza. maggio di fi oritura… e poi “altra musica”, grazia di Balcanica, indoeuropea, mediterranea, provenza- voci fuori da ogni intonazione, strumenti apparente- le, questa musica è una sintesi, un progetto intel- mente limitati o del tutto pre-tonali ma con una loro lettuale che arriva dritto al cuore. Il repertorio rara- precisa disciplina (organetti, launeddas, zampogne, mente può attingere direttamente ai portatori anoni- ghironde). Quando tutto questo incontrò i grandi mi: troppi anni di radio e televisione hanno spento palchi del rock e del pop, dovendo ricollocarsi in una la cultura orale. I Canusìa rendono omaggio (più o dimensione professionale, nacque la “world music”, meno consapevolmente) ai mostri sacri, agli eroici che trovò un’energia tale da riportare alla dimensio- pionieri: Giovanna Marini, Lucilla Galeazzi, Sandro ne originaria questo percorso. Portelli, Valentino Paparelli e soprattutto alla trop- Oggi i Canusìa rappresentano una delle possibi- po dimenticata Graziella di Prospero. Saltando però li migliori sintesi della musica popolare in Italia. Il una generazione e consci della distanza che il tem- duo situato nel profondo Lazio – una terra parados- po scava, fanno un lavoro di base davvero popolare: salmente lontana e sconosciuta perché fagocitata e cantano nei centri sociali, a difesa delle occupazioni messa in ombra dall’immensità della capitale romana della case, nelle feste di piazza, rigorosamente e sen- – ha debuttato agli inizi degli anni duemila e da lì ha za presunzioni accademiche. intrapreso una profonda ricerca che andava nelle due “Rifunzionalizzazione” era una parola ricorrente direzioni: censire quest’archivio di voci umane arri- negli studi etnologici, ebbene questo è quello che vateci per tradizione ed esplorare e portare avanti la fanno i Canusìa con grazie, con rigore, con la giusta riproposta. Questa ricerca è fi nalmente approdata a violenza. Riportare a casa, dopo tanto studio, la nave un primo disco “Fiore di cardo” (2015). Anna Maria che partiva con gli emigranti per l’America e dove si Giorgi e Mauro D’Addia hanno splendide voci, dicia- cantava partendo, si cantava arrivando, si cantava molo subito, e le intrecciano in un modo del tutto sor- affondando, si cantava lavorando e lottando. Canta- prendente, il loro modo di cantare rivolta le zolle, si vamo, cantiamo, canteremo ancora. pianta nel profondo del cuore con una vibrazione e un Alessio Lega

64 percorsi di vita Senza rete di Ippolita

Questa rubrica. Una tecnologia non è nistra”? La domanda può apparire un esercizio di un “prodotto” ineluttabile del Progresso, ma emer- stile, ma è utile per cercare di comprendere discorsi ge da un contesto fatto di processi, tensioni tra e pratiche che costituiscono l’immaginario sociale attori differenti, fi nalità e interessi specifi ci. Con mobilitato da WikiLeaks. questa rubrica cercheremo di rompere l’effetto di Il gruppo nasce nel 2006 come portale per la di- naturalizzazione creato dalle retoriche dominan- vulgazione di materiale protetto da segreto, confi - ti: l’obiettivo è quello di restituire un piano pro- denziale. Il sistema permette, solo da alcuni anni, spettico alle analisi sui dispositivi digitali. di effettuare l’invio di documenti in maniera cifrata L’assunto di base è che esiste una reciproca anche se questo non sempre garantisce l’anonima- infl uenza tra mondo reale e mondi digitali. Tut- to delle fonti. Prima di essere divulgato, il materia- tavia non sono lo specchio l’uno dell’altro. Il loro le viene vagliato da uno staff. Al contrario di altri intreccio, che diventa ogni giorno più denso, crea gruppi rivolti a questo tipo di attività, WikiLeaks è oggetti ibridi, propaggini cyborg che afferiscono organizzata gerarchicamente, tendenza amplifi cata tanto al mondo del corpo fi sico tradizionalmente dall’arrivo del suo volto più noto, Julian Assange. inteso, quanto a quello del così detto corpo virtua- Ed è proprio attraverso la mediatizzazione della sua le. Il nostro agire inconsapevolmente all’interno di fi gura – dal 2010 rifugiato presso l’ambasciata ecua- questi mondi, produce degli effetti su noi stessi e doriana a Londra per sfuggire all’estradizione in Sve- sulla realtà sociale in cui siamo inseriti. zia, dov’è accusato di violenza sessuale nei confronti Crediamo che interrogarsi non solo sui pro- di due donne – che emerge il discorso di WikiLeaks. cessi che attraversano le tecnologie su un piano A differenza dei tanti attivisti, militanti e sostenitori generale, ma anche sulle pratiche quotidiane, ci dei più vari orientamenti politici, anche di sinistra, consenta di rompere con l’immediatismo indotto: che hanno contribuito alla costruzione del gruppo, la quel meccanismo per il quale agiamo in maniera posizione libertariana di Assange è nota. “automatica” – cioè irrifl essa, come se il gesto che In una lunga intervista del 2010 rilasciata a Andy compiamo fosse “naturale”, “scontato” – infl uen- Greenberg su Forbes l’hacker australiano chiariva zati dalla “facilità” di utilizzo di alcuni dispositivi. l’obiettivo delle rivelazioni di WikiLeaks nel quadro Il rapporto con questi ultimi deve essere dunque del mercato capitalista: “perché ci sia un mercato, “mediato” da noi stessi, solo in questo modo può ci vuole informazione. Un mercato perfetto necessita essere autoderminato, consapevole, conscio. un’informazione perfetta”. In questo modo le persone Cogliere, restituire, le dimensioni di cui si com- sono libere di giudicare su quale prodotto orientarsi. pongono i fenomeni sociali che coinvolgono le tec- Si dichiarava “libertariano” in economia: “WikiLeaks nologie e il digitale ci aiuta a riconoscerne la com- – aggiungeva – è concepito per rendere il capitalismo plessità e – siamo convinti – è il primo passo per più libero ed etico”. costruire un piano di rifl essione e azione collettivo. Ma cosa signifi ca essere hacker “libertariani”? La I. cultura politica che Assange ha infuso in WikiLeaks ha origine da un gruppo a cui egli stesso ha parteci- pato per molti anni: i Cypherpunks (cypher sta per Quegli “cifra”, nel senso di cifratura) attivi a partire dal- la fi ne degli anni Ottanta. Strenui sostenitori della crittografi a (quando ancora era reato penale negli anarco-capitalisti Usa), gli affi liati ritenevano che la questione politica centrale nell’era di Internet riguardasse la sorve- di WikiLeaks glianza da parte dello Stato e la guerra per difendere la privacy. Nei loro manifesti esaltavano l’avvento di Sono ormai dieci anni che si sente parlare di Wi- individui autonomi in grado di minare e persino di- kiLeaks in un crescendo parossistico di rivelazioni e struggere lo Stato, grazie all’uso di armi elettroniche. scandali, corroborati da una mole sempre consisten- Sprezzanti nei confronti di qualsiasi visione sociale, te di dati. Ma all’interno di quale cornice politica? si dichiaravano “anarco-capitalisti”. Un’ideologia che Qual è il suo posizionamento nell’asse “destra” - “si- nella Silicon Valley è ben radicata, e ha trovato uno

senza rete 65 dei suoi campioni nel venture capitalist Peter Thiel, mentono e imbrogliano, a volte sono in combutta con creatore di PayPal, primo fi nanziatore di Facebook e affaristi corrotti. sostenitore di Trump. Dopo un decennio passato a gettare senza fi ltro A noi europei sembra un ossimoro, perché faccia- nella pubblica arena milioni di documenti segreti è mo discendere la parola anarchia dalla tradizione legittimo chiedersi se qualcosa è cambiato, e come. socialista: non è così negli Stati Uniti dove invece si Forse si è globalmente accentuato un voyeurismo di può essere left libertarian o right libertarian (libertari massa che genera insensibilità di massa. Gli scan- di sinistra o libertari di destra). Per questo traduciamo dali si succedono con una rapidità tale che sembra con “libertariani” e non “libertari” quando vogliamo impossibile costruire una narrazione condivisa. La indicare i right libertarian. Quando ci chiediamo se verità tutta insieme – quella della montagna di docu- WikiLeaks sia di destra o di sinistra, dunque non menti che la tecnologia di WikiLeaks ci offre – non facciamo una domanda naive. Accantonare le più può renderci in alcun modo più liberi. Il dato, in sé, semplici categorie della fi losofi a politica non signifi ca non spiega, non è autoevidente. Agitare il feticcio del- emanciparsi dall’ideologia, ma perdere la cognizione la trasparenza, sotto il pretesto della verità innanzi- dei fl ussi di potere, di discorsi e pratiche, che informa- tutto, senza alcuna rifl essione sui meccanismi tecnici no e articolano le tecnologie. Signifi ca spesso confon- che formano i contesti sociali non ci porta molto in dere la tecnocrazia con la democrazia, non scorgere il là. Nella conclusione di Internet è il nemico scritta proscenio sul quale gli attori si esibiscono. Abbando- da Assange, si afferma che nel futuro a venire «sarà narsi alla retorica del neo-darwinismo sociale che am- libera soltanto un’elite di ribelli hi-tech, gli astuti topi manta qualsiasi prodotto di consumo che sia digitale, che scorrazzeranno dentro il teatro dell’opera»: una promuovere il novismo tecno-entusiasta e il senso di visione elitista e suprematista, solo un’altra faccia ineluttabilità della tecnica, ci permette di assolverci e delle tecnologie del dominio. mistifi care la nostra profonda ignoranza informatica. Come abbiamo visto un fenomeno come WikiLeaks, I metodi e le fi nalità di WikiLeaks sono prossime che viene generalmente collocato all’interno di un ai social network commerciali. Gli attivisti del gruppo frame binario “trasparenza-positivo, opacità-negati- applicano su scala governativa un progetto di traspa- vo” mostra la sua complessità e ambivalenza proprio renza radicale e i risultati infatti sono più vicini alla quando se ne va a osservare la sua dimensione tec- condivisione in formato Facebook che a un ideale nologica e l’ideologia che la informa. Il suo disvela- di giustizia: svelano le malefatte dei governi cattivi, mento mostra come la tecnologia non sia neutra né spiano il lato sporco dei potenti come sui social mo- “liberatrice” in sé e come, per comprendere appieno nitoriamo e spiamo quello dei nostri “amici”, men- la portata di questi fenomeni, sia necessario rifug- tre l’infrastruttura panottica del servizio ci sorveglia gire da una visione lineare e monodimensionale ri- tutti. Inoltre, al di là dei dettagli, le rivelazioni sono costruendo tensioni e processi che stanno alla base piuttosto banali: le guerre non si fanno per esporta- della loro formazione e sviluppo. re la democrazia, ma per il controllo delle risorse e l’ansia di dominazione. I militari in guerra tendono a Ippolita uccidere altri militari, e spesso anche civili. I politici www.ippolita.net

Ippolita e Ippolita è un gruppo di ricerca conviviale, una comunità scrivente, un collettivo di studio composto da hacker, pedagogisti, antropologi, fi losofi , sociologi, non solo sparsi in giro per l’Italia, ma anche per il mondo. Ippolita conduce una rifl essione ad ampio raggio sulle ‘tecnologie del dominio’ e i loro effetti sociali. Pratica scritture collettive in testi a circolazione trasversale, dal sottobosco delle comunità hacker alle aule universitarie. Tra i saggi pubblicati: Anime Elettriche (Jaca Book 2016); La Rete è li- bera e democratica. FALSO! (Laterza 2014, tradotto in spagnolo e francese), Nell’acquario di Facebook (Ledizioni 2013, tradotto in francese, spagnolo e inglese), Luci e ombre di Google (Feltrinelli 2007, tradotto in francese, spagnolo e inglese). Open non è free. Comunità digitali tra etica hacker e mercato globale (Elèuthera 2005). I.

66 senza rete Iran “O il velo o un colpo in testa”

di Virginia Pishbin e Julka Fusco

La condizione legale e quotidiana delle donne in Iran è peggiorata subito dopo l’avvento al potere dell’ayatollah Khomeini nel 1979. Alla repressione del potere teocratico e maschilista in tutti i campi della vita individuale e sociale, le donne resistono per quanto possono. Anche ricordando il loro ruolo storico nelle rivoluzioni della storia persiana.

e donne hanno avuto ruoli signifi cativi nei vari che avrebbero espresso le varie posizioni del po- movimenti di rivoluzione in Iran, per almeno polo. Tutti fedeli alla stessa religione, ma pronti a 150 anni: nella rivoluzione costituzionale del far parte di un gioco democratico che avrebbe mo- L1 1906 , nel Movimento nazionale del Dr. Mossadeq dernizzato il paese tenuto fi no ad allora nell’impo- nel 19532 e nella rivoluzione anti-monarchica del 1979, e sono state indubbiamente le pioniere nella lotta contro il fondamentalismo islamico. Per queste e altre ragioni, quando, mandato via lo Shah, con un colpo di mano, i mullah hanno instau- rato la cosiddetta “Repubblica” islamica, la costru- zione del “nuovo” stato si è basata, oltre che sulla sistematica eliminazione fi sica degli oppositori al re- gime, su una puntuale e precisa legalizzazione della misoginia più sfrenata. Quando, durante la rivoluzione del 1979, le fol- le scendono in strada per protestare contro la mo- narchia, migliaia di giovani inneggiano alle libertà. In quel momento Khomeini sembrava il grande li- beratore del paese, prometteva benessere e libertà, d’altra parte i Mojahedin del popolo, un gruppo di sinistra, auspicava una maggiore partecipazione del popolo alla politica nazionale, l’abbattimento delle severe regole riguardanti le donne e un accesso più ampio agli spazi della democrazia. Tuttavia, i diversi obiettivi tra Khomeini e i Mojahedin del popolo, uniti nel comune obiettivo di rovesciare lo Shah, non spaventavano; infatti, ci sarebbe stato un Parlamento con vari partiti,

Iran 67 tenza. Così non fu. Appena Khomeini prende il po- sone. Gli aguzzini non hanno perso tempo per sape- tere, si rimangia la promessa della formazione di re i loro nomi e identifi carli, le foto dei piccoli mar- un’Assemblea Costituente, e crea l’assemblea dei tiri venivano pubblicate sui giornali governativi con Khobregan (in lingua farsi: esperti), che riscriverà l’invito ai familiari di andare a riprendere la salma la Costituzione di uno stato teocratico e tiranno. del loro caro, ma solo dopo aver pagato il costo dei La seconda mossa sarà un intervento sulle elezio- proiettili. ni, che impedirà agli oppositori ogni espressione. Nel frattempo cambia il nome al Parlamento chia- Le carceri, mandolo islamico, quindi a forte impronta religiosa. Coloro che venivano indicati come nemici, cioè tutti piene a dismisura i partiti politici, ma soprattutto i Mojahedin del po- Il regime integralista non voleva solo eliminare i polo, andavano annientati per legge. corpi degli oppositori, ma ogni sogno di libertà in A partire dalla prima grande manifestazione del ogni angolo della società. Le carceri iraniane, da al- 20 giugno del 1981, a cui hanno partecipato paci- lora, si sono riempite a dismisura. Il numero delle fi camente migliaia di iraniani, per festeggiare la li- vittime del regime dal 1979 a oggi, si aggira intorno berazione nazionale e chiedere un vero confronto a 120000. Un dato certo, date anche le rivelazione democratico, i pasdaran, ovvero il corpo militare-po- di Montazeri, la seconda autorità più alta dell’epoca liziesco formato subito dopo la presa di potere con lo dopo Kohmeini, e le testimonianze dei sopravvissuti, scopo di reprimere gli oppositori, hanno sparato sul- è che nell’estate del 1988 nelle carceri iraniane, in la folla. In quella occasione rimangono uccisi molti cui si trovavano detenuti gli oppositori del regime, giovani che stavano in prima fi la. Segue un rastrel- sono state giustiziate, senza processo, ben 30000 lamento di massa, in cui ragazzi e ragazze, anche di persone, con il preciso intento di sterminare una ge- 14, 15 anni, vengono issati sui cellulari e portati al nerazione. famigerato carcere di Evin e nei comithe, che di fatto L’ordine del massacro proveniva da un editto re- sostituiscono le questure. Lì vengono torturati e fu- ligioso di Khomeini (fatwa) che chiedeva l’esecuzio- cilati senza processo. ne di tutti coloro che sarebbero rimasti fermi nel Dal 21 giugno del 1981 l’imperativo categorico del confermare la loro adesione alla resistenza, rappre- regime è stato: estirpare la dissidenza, e così sono sentata in larga misura dai Mojahedin del popolo. Il iniziate le fucilazioni, ogni notte, di centinaia di per- lavoro fu affi dato ad una commissione, i prigionieri

68 Iran “Le autorità iraniane hanno intensifi cato la repressione contro le attiviste per i diritti delle donne: equiparando all’attività criminale la campagna in favore dell’equa partecipazione delle donne in parlamento; trattando come “nemiche dello stato” le attiviste per i diritti delle donne; sottoponendole a duri interrogatori; chiudendo forzatamente i siti e le pubblicazioni sui diritti delle donne. Iran: sostenere l’eguaglianza delle donne non è un reato.” venivano impiccati in gruppi, a volte di 10-15 per- bliche. Teppisti armati di mazze inviati dal governo sone per volta, e poi trasportati fuori dalla prigio- si riversarono nelle strade gridando il famoso grido ne con autocarri dai cassoni ribaltabili, e sepolti “o il velo o un colpo in testa”, per umiliare e terroriz- in fosse comuni senza nome. Lo sterminio non ha zare le donne, e la società in generale, ed aprire la risparmiato donne incinte, bambini in carcere a se- strada all’applicazione delle norme sull’abbigliamen- guito delle mamme, ragazzi e ragazze giovanissimi. to femminile. Molti parenti hanno ricevuto tra gli effetti personali dei giustiziati anche la corda con cui è stato impic- Vessate, discriminate, cato il proprio caro. A partire dal 2008 Amnesty International ha por- frustate, offese tato avanti la richiesta che i responsabili di questo Nella primavera del ‘79, un tribunale civile spe- massacro venissero incriminati per crimini contro ciale sostituì i Tribunali per la protezione della l’umanità, ma niente è stato fatto. Dall’agosto di famiglia, in cui un giudice religioso si occupa del quest’anno, in seguito all’emersione di altre prove diritto del divorzio. Sempre in questo periodo, fu sui fatti dell’88, è partita l’iniziativa Calling for Ju- approvata una legge in base alla quale le donne stice, promossa dalla Resistenza Iraniana volta alla vennero private del diritto di ricoprire la carica di persecuzione, a livello internazionale per crimini giudice e tutte le donne giudici furono licenziate. contro l’umanità in Iran, di tutti i responsabili del Nel 1982 l’età legale che consentiva alle ragazze di massacro del 1988, che sono ancora al potere e ri- sposarsi fu uffi cialmente ridotta da 18 a 9 anni, in coprono importanti incarichi di responsabilità go- base a questa legge fu inoltre stabilito un divieto vernativa: Khamenei, Rafsanjani, Rouhani, Mosta- per le donne sposate di frequentare la scuola senza fa Pour-Mohammadi, Hossein-Ali Nayyeri, Morteza il consenso del marito o del padre. Sempre nel 1979 Eshraqi, Ebrahim Raeesi. i mullah hanno redatto una costituzione nella cui La sottomissione, l’esclusione e l’umiliazione delle introduzione leggiamo: “Le donne si sono riguada- donne, ispirate ad una degenerata ed erronea inter- gnate il loro cruciale e inestimabile dovere alla ma- pretazione dell’Islam, sono le basi del fascismo teo- ternità e alla crescita fi sica e ideologica degli esseri cratico che governa l’Iran da quasi 40 anni. umani, mentre esse stesse sono le compagne degli L’eco delle rivendicazioni delle donne durante la uomini in ogni ambito attivo della vita”. Inoltre, il rivoluzione anti-shah poteva ancora essere udita, principio 21 intitolato “Sui diritti delle donne”, sot- quando, alla vigilia della Giornata Internazionale tolinea l’osservanza degli standard islamici e ribadi- della donna del 1979, Khomeini, fece il primo passo sce che: “La custodia dei fi gli è concessa alle madri nella repressione dichiarando che indossare l’hijab qualifi cate per proteggere gli interessi dei bambini (il velo) era obbligatorio per tutte le impiegate pub- in assenza di un tutore designato dai religiosi”. In

Iran 69 altre parole, i custodi del bambino sono il padre, il (no tacchi), le calze sono sempre obbligatorie, gioielli nonno e in assenza di essi, solo se la madre è qua- e accessori ammessi sono solo anelli nuziali e oro- lifi cata secondo i criteri dei mullah, può diventare logi. Non è permesso usare profumi troppo forti. La custode di suo fi glio. lunghezza delle unghie deve essere adeguata, non Passando al diritto privato, vediamo che secondo è ammesso lo smalto. È vietato l’uso di cappelli al l’art. 942 del Codice civile iraniano, gli uomini pos- posto del velo, di pantaloni stretti, corti o tagliati e di sono avere diverse mogli, sia permanenti che tem- mantelli senza bottoni. poranee. Altre norme stabiliscono che la sposa deve vivere ovunque voglia il marito. Secondo l’art. 1105 il Il coraggio capo famiglia è il marito e la donna non può uscire di casa senza il suo permesso; l’art. 1117 dispone che di ribellarsi il marito può impedire alla moglie di esercitare qua- Nelle università anche i ragazzi hanno limitazio- lunque professione o mestiere contrario agli interes- ni, è proibito: usare cravatte o farfallini, pantaloni si della famiglia, o ai suoi propri, o alla dignità della stretti o tagliati, magliette senza maniche, camicie a moglie. Se una donna (art. 1108) si rifi uta di adem- maniche corte; indossare collane, catene o bracciali; piere ai suoi doveri di moglie, senza alcuna scusa portare i capelli lunghi o di colore o tagli oltraggio- legittima, non avrà diritto agli alimenti e anche in si. Spesso gli studenti universitari vengono sospesi materia ereditaria la discriminazione determina che per diversi semestri perché hanno ballato e le donne moglie e fi glia acquistino la metà di quella spettante vengono sistematicamente frustate per aver parte- al marito e al fi glio. Una donna che intende divor- cipato a feste miste. Tutte le università in Iran han- ziare deve provare che sta subendo “diffi coltà insop- no un organo di controllo nel campus, i cui membri portabili” mentre l’uomo può divorziare senza dover sono approvati da funzionari del regime dei mullah fornire una giustifi cazione. per garantire che le norme reazionarie del regime Il Codice penale, infi ne, è ispirato totalmente a non vengano violate. questa visione della donna come essere umano di Risale al 16 settembre 2016 il decreto religioso di seconda classe: ad esempio, la testimonianza di Ali Khamenei, leader supremo dei mullah, con cui si due donne equivale alla testimonianza di un uomo, vieta alle donne di andare in bicicletta in pubblico e non viene presa in considerazione se non è suf- e di fronte ad estranei: “Andare in bicicletta spesso fragata da un testimone uomo. Il prezzo del sangue attrae l’attenzione degli uomini ed espone la società di una donna, nel caso di omicidio, punito secondo alla corruzione, perciò viola la castità delle donne ed il principio della “retribuzione”, vale metà di quello è una pratica che deve essere abbandonata”. dell’uomo. L’età minima per la responsabilità pena- Nonostante questa oppressione dal carattere me- le è di poco meno di nove anni per le donne, di poco dievale, le donne iraniane credono ancora in un fu- meno di 15 anni per gli uomini. Lo stupro coniu- turo di libertà, sfi dano il regime, protestano e ma- gale e la violenza domestica non sono considerati nifestano, molte lottano nelle fi la della Resistenza, reati penali. Le relazioni tra lesbiche sono punite sono consapevoli che la sola fonte da cui arriverà con 100 frustate e, in caso di quarta recidiva, con la sconfi tta dei “demagoghi che fanno della violenza la pena di morte. Il codice penale punisce con una sulle donne la loro virtù”5 sarà il loro coraggio. multa e col carcere le donne, e persino le bambine dai nove anni in su, che non si coprono i capelli Virginia Pishbin e Julka Fusco col velo e non seguono i codici di abbigliamento. Questa legislazione viene regolarmente usata dalla 1 Contro il regime dispotico degli ultimi Shah Qajar. polizia morale per vessare le donne nei luoghi pub- 2 Movimento volto a instaurare una monarchia costituzionale. blici, spesso la scusa è quella di indossare il velo in 3 Recentemente c’è stata un’ondata di aggressioni con l’acido modo inappropriato3. contro le donne “mal-velate”. In alcune università, a seguito dell’introduzione di 4 Naturalmente i numeri sono più alti, dato che questi sono i dati quote per sovvertire il numero e la proporzione delle uffi ciali del regime. Gli arresti arbitrari continuano sistemati- studentesse rispetto agli studenti, alle donne è vieta- camente, nelle prigioni le donne subiscono abusi, violenze e to frequentare determinati corsi. Ulteriori restrizio- torture. Sono state create delle sezioni speciali per le prigioniere ni sono in vigore per quanto riguarda la presenza a politiche, in cui l’igiene è a livelli infi mi e le condizioni di vita eventi sportivi negli stadi. La situazione è destinata insopportabili. Le malattie proliferano, anche a causa della a peggiorare, infatti, il “moderato Rhoani”, dall’inse- scarsità di cibo e alle detenute non è concessa nessuna cura. diamento del quale, nell’agosto del 2013, si è avuta 5 Maryam Rajavi, presidentessa del Consiglio Nazionale della notizia di almeno 2300 esecuzioni4, ha ordinato un Resistenza Iraniana, in esilio. piano repressivo destinato a funzionare nelle uni- versità, dal titolo “La castità e il velo”. Oltre a delle norme di condotta generali come evitare di riunirsi o di ritrovarsi nel campus dell’università, per l’abbi- gliamento delle donne è stabilito che dovrà essere: semplice, lontano da mode oltraggiose, di colori non troppo accesi. Le calzature devono essere semplici

70 Iran Lettera 12 da New York testo e foto di Santo Barezini

Bombardamenti chirurgici Sensi di colpa e danni collaterali L’Italia entrava in guerra senza nemmeno dichia- “Il principio è: se qualcuno attacca noi o i nostri al- rarla: questo pensiero non mi lasciò in pace per mol- leati, si tratta di terrorismo. Se invece siamo noi o i ti mesi a venire. Per settimane, ossessivamente, non nostri alleati a eseguire atti spesso molto peggiori di potei fare altro che marciare, protestare e discutere quelli che hanno colpito noi, allora si tratta di contro- animatamente. Molti sembravano invece aver meta- terrorismo o di guerra giusta”. bolizzato rapidamente gli eventi e avevano deciso di (Noam Chomsky, Power and Terror, post 9/11 credere alle fandonie dell’armamentario propagan- talks, Seven Stories press, New York, 2003) distico esibito in quei giorni, dai bombardamenti chi- rurgici ai danni collaterali. Credo che la vita di ognuno di noi venga segnata, Le proteste cominciarono a scemare non appena più o meno consapevolmente, da certi avvenimenti si capì che l’Italia non avrebbe subito conseguenze storici che hanno incrociato la nostra personale vi- pratiche sul suo territorio, che i giovani non sarebbe- cenda umana. Per i miei nonni fu la maledetta grande ro stati reclutati per andare a combattere nel deser- guerra, per i genitori il fascismo, la seconda guerra to, che le merci non sarebbero state razionate e che, mondiale, la resistenza. E io? Sono tante le vicende insomma, la vita sarebbe proseguita normalmente, storiche che si sono intrecciate con la mia vita ma anche se i nostri aerei lanciavano missili su un paese una che mi ha segnato profondamente è stata la che non ci aveva fatto nulla e che la maggior parte di guerra che, nel 1991, incendiò il Golfo Persico. Ricor- noi faceva fatica a individuare sulla carta geografi ca. do il senso di smarrimento che mi pervase di fronte Si smise di marciare e si preferì accendere la TV per agli avvenimenti che correvano veloci, amari e inar- guardare, affascinati, le immagini delle prime bombe restabili. Per poche settimane è stato un sentimento che cadevano su Baghdad, i servizi senza storia della condiviso con decine di migliaia di altri concittadini CNN e le facce ributtanti dei generali americani che che vedevano, per la prima volta dal dopoguerra, l’Ita- sciorinavano i loro press release. La maggioranza si lia direttamente coinvolta in un confl itto armato. tranquillizzò, anzi, s’inorgoglì: anche l’Italia dava il Chi c’era ricorderà: momenti di isteria collettiva, suo contributo alla causa e due piccoli eroi tricolore folle che invasero i supermercati per fare scorte ali- erano tornati miracolosamente vivi dal disastro del mentari e tante marce per la pace con le quali, in loro bombardiere abbattuto.1 Nessuno sembrava più molti, consumammo voce, scarpe e selciati, nella vana speranza di far rifl ettere i politici che corre- vano verso il baratro. Prima di allora avevo nutri- to l’ingenua convinzione che la guerra guerreggiata fosse, per l’Italia, un ricordo del passato. In quei giorni, però, tornò con forza nell’orizzonte del pos- sibile, col suo carico di crudeltà e stupidi eroismi. I Tornado italiani cominciarono a sfrecciare sui cie- li dell’Iraq, sganciando il loro carico di morte e mi fu subito chiaro che qualcosa di irreparabile stava accadendo. In quei giorni, assieme a mia moglie e ad alcuni amici, fui anche “identifi cato” dalla poli- zia per aver appeso, alla fi nestra dell’associazione di volontariato per cui operavamo, uno striscione su cui era scritto L’Italia ripudia la guerra. Il dissenso non era gradito, nemmeno quello espresso con le parole della Costituzione: ancora non erano scop- piate le ostilità e già ci trattavano come traditori New York (USA) - Centro di reclutamento delle forze armate della patria. a Times Square

New York 71 preoccuparsi dei morti e ben pochi alzarono la voce vere e quando le atrocità vennero a galla non impor- anche dopo, contro lo sterminio silenzioso e terribi- tava più niente a nessuno. le che fece seguito a quel confl itto, con le sanzioni La vergogna di quei giorni non mi ha più lasciato. crudeli che colpirono per anni il popolo iracheno. La Da allora l’Italia ha mutato il proprio modello di di- conta dei nemici caduti non la fecero mai2 anche se, fesa e i nostri militari partecipano a missioni cosid- dopo, gli episodi raccapriccianti sono venuti fuori, dette umanitarie, mascherati da agenti di pace. Non come il bombardamento inutile e senza pietà di una più difesa dei confi ni, ma degli interessi nazionali e, colonna nemica in rotta o le trincee nel deserto rico- violando la Costituzione, le guerre le facciamo, sen- perte di sabbia per seppellire vivi i soldati iracheni. za nominarle. Aveva ragione Quasimodo: sei ancora Episodi utili a ricordarci che una guerra pulita non quello della pietra e della fi onda, uomo del mio tempo. esiste. Ma in TV non si era visto nemmeno un cada- Non siamo riusciti ad impedire questo dramma e io

Da militare ad antimilitarista La presa di coscienza dello storico e militante Howard Zinn, raccontata da lui stesso.

Da bambino leggevo libri d’avventura sulla pri- sulle città europee. Quando sganci bombe da otto ma guerra mondiale, storie di eroismo e camerati- chilometri di altezza non vedi quello che acca- smo che presentavano una guerra pulita e glorio- de sotto, non senti le urla, non vedi il sangue, i sa, senza morte e sofferenze. bambini fatti a pezzi. Compresi come, in tempo di Quella nozione romantica fu sradicata a di- guerra, le atrocità vengano commesse da persone ciott’anni dalla lettura di Johnny Got His Gun3, il ordinarie che non vedono le loro vittime come es- romanzo forse più sconvolgente che sia mai stato seri umani ma come nemici, anche se sono bam- scritto contro la guerra. bini di cinque anni. Eppure, a vent’anni, all’inizio del 1943, mi ar- ruolai volontario nell’aviazione: volevo dare il mio Quelle bombe al napalm contributo alla sconfi tta del fascismo. Avevo impa- rato a odiare la guerra ma ritenevo che quella non Mi tornò alla mente un raid, portato a termine fosse un guerra per il profi tto o per l’impero ma poco prima che fi nisse la guerra, vicino a Royan, una guerra del popolo contro la brutalità fascista. una cittadina francese sulla costa atlantica. Lì era- Ho sganciato bombe su Berlino e su altre città no accampati dei soldati tedeschi che non faceva- tedesche, ungheresi, cecoslovacche e persino su no nulla, aspettavano semplicemente la fi ne delle una piccola città francese della costa atlantica. ostilità. Fummo avvisati che questa volta avremmo Ero fi ero di me stesso e non mi facevo domande: il usato un nuovo tipo di bomba chiamata “Jelled fascismo doveva essere sconfi tto. Gasoline”4: era il napalm. La città di Royan fu di- Finita la guerra in Europa tornai a casa in li- strutta e migliaia di persone, fra soldati tedeschi e cenza, con la prospettiva di ripartire per nuove civili francesi, morirono, ma dal cielo non vidi gli missioni, stavolta contro i giapponesi. Ma il 7 esseri umani, i bambini bruciati vivi dal napalm. agosto del 1945, mentre andavo verso la stazio- È un episodio al quale non ripensai fi no a ne, mi cadde l’occhio sui grandi titoli dei giornali: quando non lessi delle vittime di Hiroshima e Na- “Lanciata bomba atomica su Hiroshima, città di- gasaki. Vent’anni dopo andai a visitare Royan, feci strutta”. Non avevo idea di cosa fosse una bomba delle ricerche e capii che quella gente era morta atomica ma provai un senso di sollievo: la guerra senza motivo, era morta perché qualcuno in alto sarebbe fi nita presto e non sarei dovuto partire loco voleva più medaglie e voleva verifi care gli ef- per il Pacifi co. fetti del napalm sulla carne umana. Subito dopo la fi ne della guerra, però, lessi il Capii allora gli effetti dei bombardamenti alleati resoconto di un giornalista che era andato a Hiro- sulle popolazioni civili. Eravamo rimasti inorriditi shima poco dopo il bombardamento e aveva par- quando, anni prima, gli italiani avevano bombar- lato coi sopravvissuti. Potete immaginare l’aspetto dato Addis Abeba o quando i tedeschi avevano di quella gente: qualcuno senza una gamba, altri colpito Coventry, Londra e Rotterdam. Ma poi gli senza un braccio, altri ancora resi ciechi o con la alleati scelsero di mettere in atto bombardamen- pelle così bruciata che non si riusciva a guardar- ti massicci per minare il morale del civili tedeschi li. Lessi quelle storie e per la prima volta mi resi e Churchill, con l’approvazione dell’alto comando conto delle conseguenze dei bombardamenti sulla americano, decise di colpire i quartieri abitati dai popolazione. Capii che non avevo idea di quel che lavoratori tedeschi. Cominciarono così i bombarda- facevo agli esseri umani quando lanciavo bombe menti a tappeto su Francoforte, Colonia, Amburgo,

72 New York me ne sento personalmente responsabile. necessità di ribellarsi? Si può vivere nell’indifferenza? Sono pensieri che mi arrovellano da anni e me li Lasciamo da parte per un momento i massacri del sono ritrovati addosso, assieme a domande nuove, da passato, dalla conquista del west, alla morte nucleare quando vivo negli Stati Uniti. Sì, perché mi chiedo: se sul Giappone: le generazioni del dopoguerra in fondo io mi sento responsabile per le nostre piccole avven- non sono colpevoli di quella storia. Ma i sette decenni ture militari, come fanno gli americani, che amano che ci separano dalla fi ne del secondo confl itto mon- la libertà e credono nella democrazia, a sopportare il diale hanno visto l’America distruggere, bombardare, peso di tutte le loro guerre, che sono costate al mondo tramare, scatenare guerre sanguinose e brutali, spe- milioni di morti e indicibili sofferenze? Come è pos- rimentare armi nuove sempre più orribili, fi nanziare sibile vivere con questo peso addosso, trascinare la signori della guerra e regimi crudeli, fomentare disor- propria vita da un giorno all’altro senza mai sentire la dini e colpi di stato, sostenere guerriglie reazionarie,

col massacro di decine di migliaia di persone: era- altà, sono le vittime stesse della sua tirannia. no bombardamenti terroristici. Nel febbraio 1945 Nelle guerre del ventesimo secolo il 90% Dresda fu bombardata per un giorno e una notte e, delle vittime sono civili: la guerra è uccisione in- a causa dell’intenso calore generato dalle esplosio- discriminata di esseri umani ed è sempre, fonda- ni, un gigantesco incendio divorò la città, all’epoca mentalmente, contro i bambini. E allora, anche piena di rifugiati. Nessuno sa esattamente quante quando una causa giusta ci viene presentata, vera persone morirono, forse centomila. o inventata che sia, quando ci dicono che dobbia- Studiai anche le circostanze che avevano porta- mo combattere per la libertà, o per la democrazia, to al bombardamento atomico sulle città giappo- o per sconfi ggere la tirannia, dobbiamo sempre ri- nesi e conclusi, come altri studiosi, che le motiva- gettare la guerra come soluzione. zioni uffi ciali di quell’orrore erano false: quei bom- Albert Einstein era a Ginevra quando i delegati bardamenti non erano necessari perché i giappo- di sessanta nazioni si incontrarono per stabilire le nesi stavano comunque per arrendersi. Quelle regole di condotta della guerra. Ne fu così inorridi- bombe erano il primo atto della guerra fredda fra to che decise di convocare una conferenza stam- Stati Uniti e Unione Sovietica, con centinaia di pa per dichiarare che la guerra non poteva essere migliaia di ignari giapponesi utilizzati come cavie. umanizzata, poteva solo essere abolita. Nella primavera del 1945 venne anche portato a L’idea di guerra giusta, inoltre, si disintegra termine un attacco notturno su Tokyo: non ci fu quando l’analisi storica viene estesa oltre le con- alcun tentativo di colpire obiettivi specifi ci e forse seguenze immediate di un confl itto. Ho un ricordo centomila uomini, donne e bambini ne morirono. vivido delle celebrazioni seguite alla sconfi tta delle potenze dell’asse e avevamo ben ragione a festeg- Ma quale guerra giusta? giare. Ma se guardiamo al mondo dopo la fi ne della seconda guerra mondiale possiamo forse dire che Giunsi a concludere che ogni guerra, anche il fascismo, il totalitarismo, il razzismo, il militari- quella che avevamo chiamato buona e giusta per smo furono davvero sconfi tti? No, ci siamo ritrovati sconfi ggere il fascismo, corrompe tutti coloro che invece con due superpotenze armate con migliaia vi partecipano, avvelena la mente e l’anima della di testate nucleari che, se fossero state utilizzate, gente su entrambi i fronti. Compresi che la guerra avrebbero fatto impallidire l’olocausto di Hitler. E mette in atto un processo per cui io e tutti gli altri dopo i cinquanta milioni di morti del secondo con- eravamo diventati inconsapevoli assassini di inno- fl itto mondiale le guerre sono forse fi nite? No, sono centi. Perché all’inizio del confl itto decidi che la tua continuate nei decenni successivi lasciando altre parte è quella giusta e che gli altri sono i cattivi e decine di milioni di vittime sul terreno. una volta presa questa decisione smetti di pensare e qualunque cosa tu faccia, anche la più terribile, Howard Zinn diviene accettabile. L’idea di guerra giusta si basa un salto logico traduzione di Santo Barezini perché una causa può effettivamente essere giu- sta ma questo non signifi ca che l’uso della guer- Quanto precede sono frammenti di un discorso ra, come rimedio a quella ingiustizia, sia giusto. È tenuto a Roma il 23 giugno 2005 da Howard Zinn tempo di prendere in considerazione un’idea che nell’ambito di un evento organizzato da Emergency. non fa parte del pensiero convenzionale in materia Il testo completo dell’intervento è stato pubblicato di relazioni internazionali: laddove accadono ingiu- negli USA in varie raccolte. Il testo qui riprodotto stizie nel mondo è necessario cercare un rimedio è stato tradotto da “Just War”, pubblicato nel di- che non sia la guerra. cembre 2005 dall’editore Charta. Il testo completo Se muoviamo guerra contro una nazione gover- in italiano è reperibile all’indirizzo it.peacereporter. nata da un tiranno le persone che uccidiamo, in re- net/articolo/3038/La+guerra+giusta

New York 73 scalzare governi democratici, fi no all’ultimo ritrovato: i droni che piombano su villaggi lontani e sperduti terrorizzando intere popolazioni. Come accettano gli americani tutto questo? Con docilità, con indifferen- za. È una terra libera e libero è il pensiero, ma la maggioranza è addomesticata, preferisce non appro- fondire, non sapere che questo modello di vita lo si paga col sangue di milioni di esseri umani. Molti anni fa provai a discuterne con una turista americana incontrata sul treno. Domanda ingenua e diretta: “perché lo fate”? La ragazza mi guardò sor- presa. Risposta ingenua e diretta: to help, per aiu- tare. Secondo lei l’America invadeva e bombardava spinta da genuino altruismo. Non ci fu modo di scal- fi re quella convinzione anzi, la sua meraviglia era grande: come potevo non capire?

Vivere con questo peso addosso Recentemente ho provato a parlarne con Barba- ra, una donna mite del Colorado, terra di importanti basi militari. Ha lavorato a lungo per l’esercito come esperta informatica. Quando le ho detto che non avrei mai potuto farlo, perché per me sarebbe come prender parte alla carnefi cina, non mi ha capito. “It was a great job”5, è stata la risposta. Non posso domandare a tutti gli americani che in- contro cosa ne pensano delle loro guerre, ma in uno studio molto serio del 2002 ho trovato questo pas- saggio illuminante: “Gli americani non sono consa- pevoli di quale sia l’impatto della loro cultura e delle scelte dei loro governi sul resto del mondo. La vasta

74 New York A sinistra: Boston (USA) - Le piastrine di riconoscimento dei soldati caduti in guerra al Boston Memorial Garden Sopra: Boston (USA), Boston Memorial Day, 30 maggio 2016 - Un mare di bandiere, una per ogni soldato del Massachussets caduto in guerra maggioranza non crede che l’America abbia fatto o loso, ossessivo lavoro di ricerca che possiamo meglio possa fare qualcosa di male”.6 L’America resta, per comprendere l’atteggiamento della maggioranza. la maggior parte dei suoi cittadini, un’eccezione sto- Chomsky sostiene che l’istruzione pubblica qui è rica, che non ha ragione di essere criticata.7 sotto attacco da quarant’anni perché, per la classe dirigente, rappresenta il vero pericolo, l’ostacolo alla Perché l’attacco formazione del consenso. È nei campus universitari che, negli anni sessanta, sono nate le lotte per i diritti all’istruzione pubblica civili, il femminismo, il movimento contro la guerra e È una follia. Ma posso davvero essere critico? per questo, da allora, l’impegno del potere per trasfor- Quanto ci abbiamo messo noi italiani ad abituarci mare le scuole pubbliche in centri di indottrinamento alla guerra tornata nella nostra quotidianità? È ba- non è mai cessato. Secondo Chomsky due sono stati stato poco per farci accettare le nostre nuove missio- gli strumenti utilizzati per impedire che scuole e uni- ni: Iraq, Afghanistan, Kosovo... anche noi facciamo versità continuassero ad essere fucine di pensiero e le guerre per aiutare. Rassicurati dalla propaganda di protesta: da una parte il taglio del fi nanziamento e addormentati dal benessere facciamo fi nta di cre- pubblico e la contestuale apertura a quello privato, derci o ci crediamo davvero. Come gli americani. con la conseguenza di piegare le università alle neces- C’è chi resiste, si batte, denuncia. Uno dei più noti sità delle aziende che le sponsorizzano; dall’altra l’au- a livello internazionale è Noam Chomsky che, già alla mento vertiginoso delle tasse, che ha spostato il costo fi ne del confl itto in Indocina, commentò con rabbiosa dell’istruzione universitaria quasi interamente sugli ironia: “abbiamo realizzato la nostra missione di por- studenti, costringendo le famiglie a indebitarsi per far tare stabilità e libertà distruggendo tre paesi e lascian- studiare i fi gli. I giovani devono lavorare duramente do sul terreno milioni di cadaveri”. È dal suo scrupo- per ripagare il debito accumulato durante gli studi e

New York 75 di tempo per protestare non ne è rimasto. Ma le cose possono cambiare: arrivano quei mo- menti della storia che si intrecciano con la propria vicenda personale, riempiono di indignazione e ti co- stringono a pensare, ad agire. Nel febbraio 2003 mi- lioni di persone in tutto il mondo hanno protestato contro l’imminente guerra in Iraq: centinaia di mi- gliaia anche qui, negli USA. Non accadeva dai tempi del Vietnam. Nel 2011 Occupy Wall Street ha fatto tremare il mondo della fi nanza: una ribellione senza precedenti nel cuore dell’impero che ha impressio- nato il mondo, un virus che prima di placarsi, si è propagato rapidamente da New York a Boston, Phi- ladelphia, Chicago. Era la fi amma illusoria di una candela che si è consumata fi no in fondo? O è fuoco che cova sotto la cenere? Diffi cile dirlo. “Non abbia- mo capito cosa volevano” dice la gente qui, mentre se ne va per la sua strada. Quella folla multicolore che per due mesi ha occupato lo Zuccotti Park, nel cuore del distretto fi nanziario di New York, proclamando: “siamo il 99%” è già un ricordo sbiadito. Ma le moti- vazioni che hanno ispirato quella lotta sono ancora valide e chissà che il novantanove percento non tor- New York (USA), Museum of The City - Il manifesto pro ni un giorno, con nuove idee, a occupare le piazze. guerra in Vietnam fi rmato dai Giovani americani per la liber- Per prendere coscienza della realtà qui la gente do- tà recita “Ditelo ad Hanoi” vrebbe leggersi la storia degli USA scritta da Howard Zinn8, grande intellettuale e attivista che ha dedicato potranno impedire al loro governo di continuare la tutta la vita a smascherare l’imperialismo guerrafon- sua guerra infi nita. daio. Nel 1943 Zinn si arruolò volontario nell’aviazio- ne per combattere il nazifascismo e scaricò a lungo la Santo Barezini morte dal cielo volando sull’Europa. Dalle successive, dolorose rifl essioni su quell’esperienza nacque il suo 1 Chi non ricorda Bellini e Cocciolone, i due piloti del Tornado instancabile impegno contro ogni guerra.9 abbattuto dalla contraerea irachena durante il primo raid? Il paese intero era in ansia per la sorte dei due aviatori italiani Defezioni tra le fi la dell’esercito che contavano di più di tutte le vittime dei loro missili. Quei piccoli eroi furono presto restituiti. Oggi Cocciolone è colonnello “Dobbiamo tutti impegnarci a diffondere la veri- dell’aviazione militare. Di Bellini, congedatosi da generale di cor- tà”, disse Zinn nel 2005 in una conversazione or- po d’armata, si dice gestisca un ristorante italiano in Virginia, ganizzata a Roma da Emergency. “Dobbiamo sma- dove non andrò mai a mangiare. scherare le vere motivazioni dei politici, mostrare 2 Ai giornalisti che lo interrogavano sul numero delle vittime le connessioni col potere aziendale, mostrare come irachene, il generale Colin Powell rispose che la questione non dalla morte e dalla sofferenza vengano enormi pro- lo interessava. fi tti. L’Iraq non è stato invaso solo dai nostri soldati 3 Di un soggettista di Hollywood, Donald Trumbo, che fi nì anche ma anche dalle grandi corporazioni, da Halliburton in carcere durante il maccartismo per aver rifi utato di rivelare le e Betchel10 a cui sono stati dati milioni di dollari per proprie affi liazioni politiche a una commissione parlamentare. sostenere l’occupazione del paese”. 4 Benzina gelatinosa Quando Zinn, quasi novantenne ma ancora in- 5 “Era un lavoro fantastico”. stancabile, ci ha lasciati, nel gennaio 2010, il potere 6 Z. Sardar e M. W. Davies: “Why Do People Hate America?”, ed. ha tirato un sospiro di sollievo: “Questo terribile stu- Disinformation, 2002. dioso antiamericano fi nalmente è morto”, scrisse in 7 Tornerò in futuro sullo stupefacente e radicato mito dell’ecce- un posting l’allora governatore dell’Indiana. zionalismo americano. Oggi assistiamo a molte defezioni fra le fi le dell’e- 8 A People’s History of the , 1980: una storia degli sercito americano. Disertori forse inconsapevolmen- USA rigorosa ma letta dal punto di vista dei perdenti, del per- te sulle orme di Zinn. I reduci sono in prima fi la nelle seguitati, delle minoranze. Zinn (1922 – 2007) è stato docente proteste contro la guerra e non possiamo perdere la di storia, intellettuale del dissenso e instancabile attivista dei speranza che si possa diffondere una nuova consa- movimenti di base. pevolezza, che gli americani, chiusi al fresco delle 9 Vedi pagina 72. loro casette, imbambolati davanti alla TV, possano 10 Betchel è la più grande società edilizia degli Usa, Hulliburton davvero cambiare, smettere di credere che missili, una multinazionale del petrolio con sede in Texas. Entrambe bombe e droni siano il loro modo di portare al mondo hanno avuto contratti d’oro in Iraq anche attraverso USAID, democrazia e libertà. Solo i cittadini di questo paese l’agenzia USA di cooperazione allo sviluppo.

76 New York à nous la liberté di Felice Accame

mai una mia classe ha partecipato in alcun modo ad Reazioni a catena una gita scolastica. Primo: a scuola ci sono già fi n troppi motivi di discriminazione fra gli allievi – classe sociale, esibi- zione di merci con il potere conseguente, linguaggio, 1. etc. – e meno ce ne aggiungo e meglio è. A qualcuno C’è una tipologia di sapere dal quale mi tengo alla il costo della gita non fa nemmeno il solletico, ad al- larga ed è quella che assegna ad un singolo indi- tri può risultare insopportabilmente pesante; dire di viduo la priorità nei confronti di una scoperta o di no è arduo, rifi utarsi può mettere in imbarazzo – si un’invenzione. In linea di massima, mi dico, tutti noi va incontro al volere della presunta maggioranza per apparteniamo per forza di cose ad un collettivo di buona pace propria e per salvaguardare le relazioni pensiero, se facciamo il qualcosina che riusciamo a sociali dei fi gli. Secondo: le mete di queste gite sono fare lo facciamo perché assisi – come avrebbe detto ammantate più di una fi nzione che di una funzione Newton – sulle spalle di giganti, ovvero di chi ci ha didattica. Perlopiù si riducono ad una serie di rituali: preceduto mettendoci nelle condizioni ideali perché l’affollatissimo viaggio, la fi la, una disattenta compo- noi ci si aggiunga quel qualcosa in più che può – a stezza, il pranzo, la ricerca dei bagni, qualche gioco volte, nei casi più fortunati e che si possano dire con- sotto controllo, qualche gioco fuori controllo, l’attesa chiusi – far parlare di progresso. Nessuno né pensa, dell’ora del ritorno, qualche compitino di rendiconto né parla, né agisce – né può farlo – potendosi dire del nei giorni successivi. Terzo: detesto il consumo cul- tutto estraneo al collettivo di pensiero all’interno del turale coatto per gli adulti fi guriamoci quello per i quale quel suo pensiero, quella sua parola o quella bambini – e so bene come ogni sapere da costrizione sua azione sono scaturiti. Se mi si dice che il Tale si trasformi prima o poi nella detestazione di quel- è stato ˝il primo a˝, sospetto subito sia di chi me lo lo stesso sapere (quanti sono stati i bei libri che ho dice e sia di ciò che mi sta dicendo. È per questo – è dovuto scoprire da adulto soltanto perché, prima – a anche per questo – che nelle istituzioni scolastiche scuola – mi avevano obbligato a leggerli?). ci stavo strettino e molto poco – ed è per questo che ne sono stato cacciato a pedate. Ed è per questo che non potrei mai partecipare ad un quiz televisivo. 3. In Reazione a catena, una trasmissione di gio- chini preserali della Rai, il 31 agosto dell’anno in 2. corso è accaduto un fatterello che merita qualche Ho fatto il maestro elementare e, dunque, so che rifl essione. Fra le tante domande a raffi ca del con- ho dovuto arrangiarmi. So che alcune cose, ai miei duttore al partecipante, ad un dato momento è stato allievi, ho dovuto mettergliele giù forse in modo più il turno di ˝Chi è l’inventore del telescopio?˝ ed io ho complicato: parlando del Tale, sì, ma anche di chi subito pensato che, con il mio modo di pensare, non l’aveva preceduto su quella strada, di chi era già ar- avrei saputo rispondere. Il gioviale concorrente, tut- rivato vicino a quella meta senza averla raggiunta, tavia, di problemi se ne è posti pochi e, sicuro come del contesto in cui ha operato, dei valori che, consa- una lippa, ha risposto ˝Galileo Galilei˝. Vabbé ho pevolmente o meno, ha diffuso e dei valori cui, con- pensato io: si dimentica tutto il lavoro degli olandesi sapevolmente o meno, si è opposto. Per quanto mi è sulle lenti, si dimentica che di questi strumenti si è stato possibile, ho cercato di non smerciare sapere trovata traccia chiara nella cultura ellenistica (più mistifi cato e mistifi cante. Ovvio che abbian tentato o meno: terzo secolo prima di Cristo), ma, vabbé, in – anche qui – di cacciarmi a pedate, ma non ce l’han un quiz televisivo ci sta. Ma – e qui arriva la sorpresa fatta – non per merito mio ma per contraddizioni – il volto del prode conduttore alla risposta si imper- loro, come al solito. Tra l’incudine dell’istituzione e plessa, s’intristisce in una smorfi etta di dolore mi- il martello del suo sapere, comunque, ho cercato di metico fi no al canonico scuotimento di testa: ˝no, mi fare del mio meglio e ciò che ritenevo il meglio per dispiace˝, la risposta corretta non è ˝Galileo Galilei˝, chi, più e meno obtorto collo, doveva sottostare alla ma ˝Galileo˝. Tornare indietro nel tempo – o chiedere mia autorità. Ed è dall’alto di questa autorità che accesso agli archivi della Rai – per credere. Ovvia-

attenzione sociale 77 mente, il concorrente incassa e il gioco va avanti. idea sempre più legittimata. Tanto è vero che, quando Capire perché la risposta sia sbagliata non è faci- più tardi lo riconsegno a sua madre è immediato e lissimo. Mi ci son provato e mi son detto che, escluso tassativo: a scuola hanno organizzato una gita di tre che venisse negata l’identità di ˝Galileo˝ con ˝Galileo giorni, ma io me ne guardo bene dall’andarci. E sua Galilei˝, qui mi trovavo di fronte ad una contraffa- madre si guarda bene dal contraddirlo – se ne dice zione ideologica estremamente raffi nata. A Galileo felice e gli dice che ha perfettamente ragione. Galilei è toccato un processo di depersonalizzazione, ovvero una personaggizzazione, del tipo di quella toc- cata a ˝Dante˝ che, da un certo momento in poi della 5. nostra storia, ha perso l’˝Alighieri˝ per strada. L’ha Per diventare “non corretta”, la risposta “Gali- così perso, questo cognome, che recuperarlo alla me- leo Galilei” ci ha messo un bel po’ di anni. Di certo, moria collettiva va considerato un errore. È proprio nei primi anni della televisione italiana – diciamo ai un caso di quella tipologia di sapere che ho sempre tempi di Lascia o raddoppia? – sarebbe stata una cercato di evitare. Per notorietà, dunque, Galileo Ga- risposta corretta – presumibilmente, l’unica risposta lilei è diventato Galileo e, una volta diventatolo, se ne corretta o, magari, in coabitazione con ˝Galileo˝. In- deve difendere l’irreversibilità – l’ignoranza, la cattiva vece, per far sì che mio nipotino cambiasse parere, memoria, la stupidità, l’obbedienza, la sottomissione, sono state suffi cienti 24 ore. Il giorno dopo, saputo la viltà sociale, la massifi cazione lo esigono. che l’amico Arturo aveva deciso di aderire all’inizia- tiva tutte le sue perplessità – e le belle ed edifi canti narrazioni traumatizzanti del nonno – si erano sciol- 4. te come neve al sole. Ha fatto fi rmare la mamma- Quando mio nipotino Leonardo è uscito da scuola ostaggio-del-regime – che, ovviamente, non poteva – ha appena iniziato la seconda elementare – mi ha far altro che fi rmare – e si è messo in trepida attesa subito comunicato la novità. Pensa – parola più pa- del Grande Evento. Ci si può – ci si deve – interroga- rola meno, mi ha detto –, ci vogliono portare in gita, re sull’accaduto: come sul tapino concorrente di Re- guarda, devo portare questo volantino alla mamma azione a catena – un nome di programma politico, e deve fi rmarlo. Una gita di tre giorni – e mi guarda a questo punto – è stato suffi ciente il peso dell’auto- con qualche preoccupazione –, ma io tre giorni senza rità per fargli digerire un errore che non aveva com- mamma e papà, dormire fuori, io non ci vado – e re- messo, sul mio amato nipotino è stato suffi ciente il spira di sollievo, perché nel mio sguardo trova subito peso dell’autorità del compagno di scuola amico per tutta l’affettuosa comprensione del caso. Con calma, trasformare il timore in gioia, l’oscuro in nitido, il strada facendo, calco la mano condizionamento rifi utato in una scelta deliberata. e gli racconto di tutte le di- Si tratta – in tutti i casi – di forme dell’impartizione sgrazie, di tutti i morti, di e della coercizione del sapere, che – al di là della tutti i dispersi, di tutte le consapevolezza di quanto sia arduo opporsi loro – ci traversie che hanno con- defi niscono i termini del gregariato nonché l’ineso- trassegnato le più ne- rabilità dei suoi meccanismi. faste gite scolastiche della nostra vita. Più P.S.: Giorni fa arriva una notizia che avrei cate- che alla cronaca ri- gorizzato come ˝notizia-bomba˝ e che, invece – al- corro alla fantasia, meno apparentemente – ˝bomba˝ non è. Arturo alla ma lui ci si diverte gita non ci va – ha cambiato parere. Ansiosi, chie- come un matto e, diamo allora all’interessato che cosa ha intenzione di al contempo, si fare. Che farà Leonardo? Se ne sta a casa anche lui? fortifi ca nella sua Niente affatto: lui alla gita ci va e non capisce pro- prio perché Arturo non voglia venirci. L’infezione virale, una volta raggiunto il bersaglio, non sparisce di certo a causa della morte del portato- re. Però, però: alla gita ci va l’amico Riccardo – che, evidentemente, ha svolto la funzione del co-untore. E se dovesse defl ettere anche costui? La data fatidica si avvici- na, ma la partita è anco- ra aperta.

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78 attenzione sociale controsservatorio Giubileo I conti del Giubileo

di Francesca Palazzi Arduini

Anche sui numeri il Vaticano bara. Il turismo religioso in questi ultimi anni “tira”, ma l’invasione di fedeli prevista per l’anno giubilare non c’è stata. Nonostante tutti i soldi regalati dallo stato italiano.

l Giubileo straordinario di Bergoglio si è chiuso il 20 Un enorme novembre. Ha ottenuto quell’alta affl uenza che si parco religioso Iprevedeva? Al momento in cui andiamo in stampa non possiamo saperlo. Possiamo fare però alcune con- Il bluff sui dati giubilari è quindi creato dalla con- siderazioni su cosa si aspettavano gli esercenti romani fusione nel conteggiare le presenze, cioè il numero di da questo evento, sulla sua reale portata economica giorni di permanenza di ciascun turista o del pellegrino e sulla politica religioso-istituzionale che lo sottende. “24 ore”, come fossero arrivi, cioè il numero di turisti A due mesi dalla chiusura, il sito dell’Anno santo giunti nelle strutture ricettive. La cifra reale dell’au- contava “oltre 15 milioni” di “partecipanti al Giubileo dience per la Chiesa la fa invece il fedele presente alle di Roma” registrati per il passaggio presso la Porta cerimonie. Nel 2000, ad esempio, le cerimonie wojtylia- “santa” e gli eventi giubilari. Ma anche ora mentre ne raccolsero un totale di 8 milioni e mezzo di fedeli, scrivo non pare che questo Giubileo Diffuso abbia comprensivi della Giornata mondiale della Gioventù,3 raggiunto le aspettative di folla né superato la capienza per la quale invece Bergoglio ha giocato fuoricasa pre- dell’ultimo Giubileo wojtyliano. ferendo puntare sui Santi, Padre Pio e Madre Teresa. La propaganda di partenza del costoso evento scom- metteva (e sperava) su un’affl uenza di 33 milioni di persone, ed un incasso per gli esercenti di circa 8 miliardi di euro. Oltre a Censis e Confcommercio, an- che la Coldiretti1, interessata al consumo di pecorino della “bisaccia del pellegrino”, era decollata con studio apposito per dimostrare l’essenziale contributo del turismo religioso all’economia romana dell’Anno santo. Ma i lanci mediatici vanno giudicati sulla base dei dati dei professionisti del Turismo, che affermano che nel 2000 il turismo, italiano e non, a Roma registrò in tutto 13 milioni di persone, mentre per il 2016 per la Capitale sono previsti in tutto 18 milioni e mezzo di turisti, giubilari o no2. Il dato certo cambia se si parla di giornate: per il 2014 il rapporto Ente Bilate- rale Turismo Lazio dichiarava un totale di 30 milioni di “presenze” calcolate, delle quali un 70 per cento di origine extranazionale. depositphotos.com

controsservatorio Giubileo 79 Resta quindi da vedere quali dati sfornerà stavolta Già si scriveva a proposito del giubileo 2000: “Oc- per Bergoglio la Casa Pontifi cia conteggiando udien- corre notare che nell’esercizio 2000 il settore immo- ze generali, speciali, cerimonie ed angelus, mentre biliare del Vaticano ha avuto costi complessivi di è chiaro che le sparate circa l’invasione di turisti a 51.862 milioni di lire e ricavi pari a 81.749 milioni Roma per il Giubileo di Bergoglio si rivelano assolu- di lire, chiudendo pertanto con un avanzo di 29.887 tamente sovradimensionate, pure se presentate da milioni di lire, superiore di circa 11 miliardi di lire a fonti mainstream: “33 milioni i turisti e pellegrini quello del 1999 (anche a causa delle minori spese di che arriveranno a Roma nel corso dell’Anno Santo” riparazioni e manutenzioni effettuate prima dell’anno pubblicava il Censis nella sua apposita ricerca, “Si giubilare)”, il Vaticano quindi capitalizza negli anni stimano 40 milioni di arrivi” titolava sul Giubileo grazie alla spesa pubblica. anche Il Sole 24 ore nel novembre 2015. In cambio il Giubileo porta turisti negli alberghi e Forse il Sole era galvanizzato dalla prima Borsa del nei ristoranti… con che ricavi rispetto al costo del- turismo religioso tenutasi a Padova nell’ottobre 2015, la manifestazione per le tasche capitoline? C’è chi con “220 sellers” e “66 buyers accreditati”. lancia anche i dati sull’aumento dell’occupazione in E sul turismo religioso, il fattore che a detta di al- occasione dei Giubilei, con tanto di grafi co che mo- cuni miracola l’economia romana, occorre fare varie stra “la caduta di 0.25 punti tra il 2015 e il 2017 [...] considerazioni. e il successivo ritorno al punto di partenza” cioè ad In questi anni il turismo religioso è sempre stato oltre l’undici per cento! Ma sottolinea poi che: “Nello in crescita, in Italia e nel mondo. Parchi religiosi a scenario medio, la variazione, rispetto al trend sto- tema sono un fenomeno conosciuto nel mondo4 ed il rico dei fl ussi turistici di tipo non religioso, è fi ssata rischio è che anche il nostro Paese sia considerato al 5%, con una ripartizione temporale uniforme a un enorme parco religioso, e che gli investimenti di partire dal dicembre 2015. A fronte di queste ipotesi, stato e regioni vengano sempre pilotati verso progetti lo shock di domanda (ossia di esportazione di beni e che dietro il discorso della fruizione del patrimonio servizi) risulta pari a 427,5 milioni di euro. Lo shock artistico-religioso celano il sostegno a iniziative di della spesa pubblica è invece uguale a 588 milioni di carattere confessionale. euro (ripartiti in 388 milioni di euro nel 2015 e 200 “Regione Lombardia investe 1,6 milioni per svilup- milioni nel 2016)5, con una spesa indirizzata per il pare il turismo religioso, defi nito un “diamante grezzo 30% a investimenti in infrastrutture pubbliche e per il dell’offerta lombarda”. È il primo grande progetto per rimanente 70% ad acquisti pubblici di beni e servizi.” consolidare i fl ussi dopo l’Expo” titolava nel giugno Questo scenario, studio commissionato dalla Camera 2015 un sito per operatori del turismo, citando il di Commercio romana all’Università La Sapienza6, comunicato di Regione Lombardia che metteva al non è dei più pessimisti. primo posto l’investimento sugli itinerari religiosi, e Il bilancio quindi, ipotizzando uno scenario medio al secondo quella “food and wine experience”... evi- che pare anzi molto ottimistico, cioè il 5% di turismo dentemente corollario della celebrazione eucaristica. in più a Roma grazie al Giubileo, è in rosso. Un colore che certo a Bergoglio non piace nelle sue casse ma Un Giubileo in rosso che certo sopporterà nelle nostre. (tanto paghiamo noi) Francesca Palazzi Arduini Il turismo religioso è certo aumentato sia per effetto papale (a Roma si registra un più 182 per cento di 1 Censis, “Roma verso il Giubileo”, censis.it. Coldiretti, Giubileo: turisti argentini negli ultimi sei anni) che per i grandi “2 mln di italiani rinunciano a Roma per paura”, testo su Col- investimenti nelle strutture ricettive cattoliche lanciati diretti.it. “Giubileo 2015. Le attese delle imprese del terziario di da nuove fi gure sacerdotali, manager del turismo, che Roma Capitale”, rapporto di ricerca dell’aprile 2015, Confcom- gestiscono in tutto ben 2410 strutture di proprietà. mercio Roma / Format Research. Ma se si magnifi cano le sorti di questo tipo di turismo 2 “Considerando solo il fenomeno turistico (quindi chi dorme a è perché la Chiesa è sempre avidamente interessata a Roma e provincia) ed escludendo l’escursionismo (chi va Roma drenare soldi per le sue ristrutturazioni di immobili, in giornata), nel 2000 a Roma ci sono stati circa 7 milioni di consacrati e non, infrastrutture incluse. turisti stranieri (contro i 6,1 stimati nel 1999 e nel 2001) e poco In occasione dell’Anno Santo occorre sempre e più di 6 milioni di turisti italiani (contro i circa 5 milioni stimati comunque mettere in moto la macchina mediatica, nel 1999 e nel 2011). Riteniamo che nel 2016 diffi cilmente ci in appoggio a quella istituzionale, per giustifi care le saranno più di 12,5 milioni di turisti stranieri (1 milione in spese statali, comunali, regionali, cioè i soldi pubblici più rispetto a quelli stimati nel 2015), mentre i turisti italiani spesi per permettere lo svolgimento della kermesse, saranno circa 6 milioni, come nel 2000.” Questa l’opinione degli o “kermisse” che dir si voglia. operatori del turismo di turismo.it. Se quindi l’andamento del fl usso di turisti a Roma 3 I dati sono resi noti dal Bollettino della Sala Stampa della Santa pare, razionalmente, seguire quello dei tassi di cambio Sede del 30 dicembre 2000. della moneta, anche questo trend viene coinvolto nel 4 Come quello evangelico sull’Arca di Noè ad Hong Kong (ingres- la valutazione degli effetti positivi per il turismo dei so adulti 40 dollari, bambini 28) o quello chiamato “Creation Giubilei. Valutazione molto utile a giustifi care l’enorme Museum” in Kentucky (comprensivo di “Ararat Ridge Zoo). A spesa pubblica a servizio degli eventi. Roma si tenta un investimento in percorsi religiosi con “Le vie

80 controsservatorio Giubileo del Giubileo: venti percorsi culturali a Roma per venti secoli di Religiosa Islamica Italiana. storia, arte e religioni”, iniziativa promossa dal Ministero dei 5 Da notare che per ricavare il denaro è stata prevista la cessione Beni culturali assieme a Fondo Edifi ci di Culto del Ministero a Invimit di cento milioni di patrimonio immobiliare comunale. dell’Interno, Roma Capitale, Pontifi cio Consiglio della Cultu- 6 “ L’indotto del Giubileo Straordinario della Misericordia. Analisi ra, Pontifi cio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, Opera di impatto economico”. Roma, 13 luglio 2015, Facoltà di Eco- Romana Pellegrinaggi, Comunità Ebraica di Roma, Comunità nomia dell’Università La Sapienza.

Francesca vs Francesco

Con questo scritto si chiude la rubrica “Controsser- radicali, ecc.. Oggi, grazie anche al mito di Francesco vatorio Giubileo”, curata dalla nostra (anti)vaticanista (così tutti chiamano l’attuale papa), ci tocca vedere – per Francesca Palazzi Arduini. Abbiamo cercato di seguire esempio – gli eredi (presunti) di Ernesto Rossi sfi lare a alcuni aspetti di questo grosso fenomeno mediatico, Roma “in nome di Bergoglio e di Pannella”. Ma in quale con lo spirito critico che caratterizza la nostra rivista. ripostiglio hanno messo le “Pagine Anticlericali” in cui Siamo stati forse gli unici a leggere tutta la tan- il buon Ernesto Rossi se la prendeva con i manuali del to declamata enciclica “ecologiasta” Laudato si’ e a catechismo, l’insegnamento della religione nelle scuole farne un’accurata analisi critica. Un’idea buona non pubbliche e i danni psicologici che quella concezione perché vogliamo essere “anti” a tutti i costi, ma perché dell’amore e della sessualità provocava sulle studen- siamo capaci di non accodarci al “giubileo” mediatico tesse e gli studenti? del papa gesuita. Oltre a quello sull’enciclica e all’al- Ci sono davvero in giro tanti “pensieri unici” fi lo- tro sulla mummifi cazione dei papi e l’immagine dei Chiesa, chi vorrebbe un papa più schierato contro il santi – una prospettiva antropologica cara ai meeting fantomatico “gender” e si accontenta dei moniti sul anticlericali – certo una puntata “storica” è quella con “mondo in guerra contro il matrimonio”, chi vorrebbe la lunga intervista al giornalista Federico Tulli sui più chiarezza contro gli anticoncezionali” (che vuol rapporti tra la Chiesa (e numerosi suoi vescovi, preti, dire un bel sì all’Aids e un attacco all’autonomia delle ecc.) e la pedofi lia. donne), ecc. e chi vorrebbe un papa “rivoluzionario” La rubrica (iniziata nel febbraio 2016) si chiude qui che facesse ciò che dice per la giustizia sociale, in- ma non termina la nostra attenzione sul clericalismo, somma fosse molto più coerente di tanti. Oggi in Italia, che è sempre presente, in mille forme, nel mondo e so- grazie alla legge clericale sull’obiezione di coscienza prattutto in Italia, dove la presenza del Vaticano pesa concessa ai medici solo sull’aborto, per molte donne è molto di più di quanto si veda a prima vista. quasi impossibile abortire nella struttura pubblica. Chi Il nostro anticlericalismo – lo ha dimostrato anche dobbiamo ringraziare? Contro chi dobbiamo batterci? questa rubrica – rigetta atteggiamenti folkloristici, esa- Evidentemente contro la Chiesa e i suoi bracci armati. sperati, a tratti volgari che appartennero alla polemica Noi non abbiamo alcun timore a batterci contro il anti-Vaticano, da Porta Pia (settembre 1870) in poi. Ma clericalismo prevaricatore. E, per noi, non c’è nessun non ha perso la volontà di denunciare i privilegi di cui Francesco né Franceschiello da omaggiare. ancora oggi gode la Chiesa, a danno della laicità e della Al gesuita Francesco opponiamo la nostra collabora- società civile: a partire dall’insegnamento della religione trice Francesca. Meno nota, ma non meno combattiva. nella scuola pubblica a mille altre forme di privilegio. Lui in difesa dei privilegi della Chiesa, lei (e noi) contro. Una volta eravamo in compagnia di repubblicani, Come canta Mina, questione di feeling. liberali, cattolici alla Buonaiuti, liberi pensatori, setto- ri del movimento socialista, qualche raro comunista, La redazione di “A”

appuntamento al prossimo giubileo

controsservatorio Giubileo 81 Rivoluzione e...

di Roberto Ambrosoli

82 Anarchik dibattito Appunti sull’anarchismo moderno

di Luca Lapolla

Alla quarta conferenza organizzata all’Università di Loughborough (Gran Bretagna) dalla Rete degli Studi sull’Anarchismo (ASN – Anarchist Studies Network) si sono affrontati diversi temi. L’anarco-femminismo, ma anche la relazione tra teoria e pratica, come cambiano le azioni di protesta, l’educazione libertaria, l’anarchismo quotidiano, l’etica, le regole...

Dialogo ed esprimere punti di vista su decine di argomenti tra teoria e azione diversi. Perché essere anarchici è anche non cre- Che ruolo ha la pratica per un anarchico? E quale dere di avere risposte defi nitive, ma anzi ascoltare funzione ha la teoria? A settembre c’è stata la quar- nuovi punti di vista, confrontare le proprie idee ed ta edizione dell’Anarchist Studies Network (ASN – esperienze, lasciarsi ispirare e contaminare. E tutto Rete degli Studi sull’Anarchismo) che per tre giorni questo riesce meglio di persona che da dietro ad uno ha riunito accademici, appassionati di anarchismo schermo. Ancora meglio se intervallato da qualche e attivisti nella cittadina inglese di Loughborough. boccone e innaffi ato con della buona birra. Durante un laboratorio si è iniziato a parlare del In alcuni casi le rifl essioni sono partite da azioni ruolo di pratica e teoria per gli anarchici. Bisogna e pratiche concrete, come nel caso di un laborato- partire dall’azione e poi rifl ettere sui suoi effetti? O è rio tenuto da una compagna svizzera del collettivo meglio agire in base ad una “dottrina”? Dopo qual- Black Pigeons. Lei ha condiviso le sue esperienze di che minuto di vivace dibattito, ci siamo trovati tutti supporto ai compagni carcerati attraverso l’invio di d’accordo sulla necessità di un dialogo costante tra lettere. E ci ha concretamente insegnato a scrivere azione e teoria. Prima e dopo l’azione bisogna rifl et- una lettera. (Lo so, chi non sa scrivere una lettera tere sull’azione stessa, ma far seguire alla rifl essione oggigiorno, giusto? Beh, diciamo che alcuni consi- una nuova azione! gli possono risultare parecchio utili in questo caso). Forse il merito principale della conferenza ASN, L’azione successiva? Approfi ttare dell’alta concen- a mio parere, è stato proprio fornire un’occasione trazione di compagne e compagni – preventivamente di rifl essione per libertarie e libertari provenienti da sensibilizzati – per fi rmare una serie di cartoline di tutto il mondo – o quasi. Circa un centinaio di per- solidarietà e scattare una foto collettiva col cartello sone che hanno vissuto per tre giorni nel verde cam- “Free all prisoners”. Non servirà all’abbattimento del pus universitario e hanno avuto modo di ascoltare sistema carcerario, ma sono sicuro che i destinatari

dibattito 83 delle lettere apprezzeranno – e magari questo li aiu- – però gratis. E a differenza degli istituti universitari terà a resistere. riconosciuti, gli esami sono su base volontaria e non rilascia certifi cati di laurea. Al momento diversi ac- Occupazioni 2.0 cademici sono coinvolti nell’insegnamento dei corsi, ma l’obiettivo è di riuscire a coinvolgere gli studen- Un altro momento di rifl essione è stato il semina- ti che hanno terminato un corso nell’insegnamento rio sull’educazione libertaria. Immancabile in ogni dello stesso agli iscritti dell’anno successivo. conferenza o fi era anarchica del libro. Questa volta Tutto molto bello ed entusiasmante. Ma come si fa l’incontro si divideva in due parti: dibattito sul mo- per far uscire questo tipo di iniziative dal cantuccio vimento studentesco e presentazione della Brighton inoffensivo in cui sono nate? Certo, fi nché saranno Free University. La prima parte ha visto uno studen- così piccole e limitate non ci sarà mai una reazione te universitario inglese parlare inorgoglito dell’occu- istituzionale proprio perché non sono pericolose per pazione della sua università durata qualche giorno. lo status quo. Ma allo stesso tempo non saranno mai Durante l’occupazione avevano organizzato dei corsi realmente incisive fi nché non usciranno dal loro “sta- autogestiti dagli studenti ma, come prevedibile, dot- to di minorità”. E affi nché questo avvenga, bisogna torandi e docenti ne hanno preso subito le distanze a anche parlare di un argomento considerato spesso seguito delle minacce dei propri dipartimenti. E così tabù tra gli anarchici: pagare per beni e servizi. gli studenti sono stati presto sgomberati. Nel momento in cui delle persone si offrono per Mentre i presenti accoglievano con entusiasmo tenere dei corsi (il che richiede presumibilmente una il racconto, io ed un altro compagno italiano – en- qualche attività di studio e preparazione a monte), trambi residenti in Regno Unito – ci siamo scomposti o queste persone lo fanno come volontariato, oppu- molto poco. Sebbene certi episodi siano certamente re vanno retribuite. Nel caso della Free University poco frequenti nel panorama britannico, abbiamo Brighton, diversi “insegnanti” sono dei veri e propri fatto presente che il movimento studentesco italiano professori e ricercatori universitari, con tanto di sti- è impegnato in attività simili da decenni. Ho prova- pendio. E se qualche disoccupato volesse offrire le to a far presente che le occupazioni, seppur utili a proprie competenze tecniche o teoriche per tenere far sviluppare una coscienza politica agli studenti e un corso? Aiutare gli altri è fantastico, ma chi pa- per far crescere un movimento di opposizione socia- gherà le sue bollette o il suo affi tto o la sua spesa al le, causano ben pochi disagi alle istituzioni. Ben al- mercato? E allora si potrebbe pensare di far pagare tro discorso sarebbe, ad esempio, uno sciopero delle una sorta di retta agli studenti, come avviene in mol- tasse universitarie da parte degli studenti (£9.000 te scuole libertarie. Ma è giusto pagare per ricevere annui, circa €11.000). un’istruzione? Se sì, quanto? Ed è giusto far calare Al solo sentir parlare di sciopero delle tasse uni- la qualità dell’educazione puntando sulla quantità versitarie, una docente universitaria è insorta. Se- degli studenti paganti? condo lei, questo penalizzerebbe esclusivamente gli studenti, che non potrebbero più dare gli esami. Be’, L’anarchia vissuta nel quotidiano uno sciopero indolore non credo l’abbiano ancora in- ventato... Ma un terzo compagno – un docente pre- Il bello delle conferenze è che gli scambi d’idee cario per un’università telematica – è poi intervenuto continuano anche dopo i seminari e i laboratori. Ed con un’osservazione molto interessante. Viviamo in è proprio nelle pause, durante i pranzi vegani sul un periodo in cui le università (specialmente quelle prato, o alla sera nei pub, che si possono approfon- anglosassoni) si comportano come aziende private, dire tanti argomenti. Ma anche conversare di cose e le guerre tra potenze si combattono tra eserciti di (apparentemente) più “leggere”, perché una società hacker. E se qualcuno, ha supposto il compagno in- anarchica non si fonda soltanto su un diverso siste- segnante, dovesse hackerare il sito dell’università in ma educativo o su un diverso contratto sociale. Ov- questione? In un sistema come quello inglese, in cui viamente scuole libertarie e sistemi alternativi alle la digitalizzazione la fa da padrona, questo tipo di carceri sono imprescindibili in una eventuale società azione avrebbe molteplici potenziali ricadute e cau- anarchica. Tuttavia, chiunque abbia condiviso uno serebbe non pochi problemi. spazio abitativo o lavorativo sa benissimo come sia- no proprio le piccolezze quotidiane ad esser fonte di Educazione libertaria. screzi. E sarebbe davvero un peccato riuscire nella Rivoluzione Sociale per poi vedere le comuni disfarsi Sì, ma chi paga? perché qualcuno lascia tazze sporche in giro e qual- Nella seconda parte, invece, una compagna – an- cun altro le cicche di sigaretta per terra. che lei accademica – ha presentato una lodevole ini- Infatti proprio di tazze sporche e mozziconi di siga- ziativa: la Free University Brighton (FUB). Si trat- rette parlava un foglio circolato l’ultimo giorno della ta di una sorta di università fondata nella città di conferenza. Una denuncia da parte degli organizza- Brighton, ma gratuita e aperta a tutti. A differenza tori dell’evento, su pressione del dipartimento che ci di altre esperienze simili, la FUB non punta ad or- ospitava, affi nché gli “sporcaccioni” – ma anche sem- ganizzare solo corsi “alternativi” tipo “scrittura cre- plici volontari – si rimboccassero le maniche per evi- ativa”, ma anche corsi di tipo e livello accademico tare di sovraccaricare di lavoro gli addetti alle pulizie

84 dibattito del dipartimento. Lo dicevano le femministe già negli no, prima dell’inizio della conferenza avevano fatto anni Settanta: “il personale è politico!”, riferendosi circolare delle linee guida in cui i coordinatori dei alla pratica diffusa tra i militanti maschi di sinistra vari gruppi e laboratori erano invitati a chiedere ai di predicare bene nel pubblico e razzolare male nel relatori se preferissero per sè il pronome he (lui), she privato. L’abitudine di parlare e lottare in favore di (lei) o they (loro, ma usato sempre più come prono- una società più equa ed egalitaria, per poi riprendere me singolare da chi non si riconosce nella tradizio- nella loro vita quotidiana quei comportamenti sessisti nale interpretazione sessuale binaria). che riproducevano le tanto disprezzate disuguaglian- Ciò che invece, guardando la bozza della policy, più ze. Oggi, a distanza di oltre quarant’anni, possiamo turbava una compagna toscana era il punto in cui davvero dirci anarchici se pubblicamente esprimia- si invitava i partecipanti della prossima conferenza a mo solidarietà ai lavoratori non indossare simboli o capi sfruttati e sottopagati, ma pri- d’abbigliamento originari di vatamente aggraviamo il loro altre culture e popoli. Ma al- lavoro rendendolo una caccia lora, obiettava lei, i capelli coi al tesoro per trovare le tazze di rasta?! Chi stabilisce cosa ap- caffè mancanti? Siamo davve- partiene a quale cultura? E se ro libertari se rispettiamo gli una cultura ha re-interpretato altri, gli spazi e i beni comuni un capo d’abbigliamento pro- solo per timore della repres- veniente da un’altra cultura o sione sotto forma di richiamo se una persona vuole omag- o multa? giare un popolo indossandone Personalmente considero un simbolo tipico? Dobbiamo il rispetto verso il prossimo istituire un tribunale che in- come pilastro fondante dell’a- terroghi e giudichi l’abbiglia- narchismo. Molti italiani cre- mento di ognuno? È iniziata sciuti a pane e catechismo così una vivace discussione potrebbero associare queste tra di noi, in attesa dell’assem- parole ad alcune massime blea plenaria di fi ne conferen- cristiane, ma questo era un za in cui si sarebbe approvata principio diffuso già secoli – o respinta – la policy. prima nella Grecia antica così Durante l’assemblea, però, come in India e Cina. In real- la maggioranza dei presenti tà, però, più che di rispetto, La locandina della conferenza internazionale non sembrava avere nessun sarebbe il caso di parlare di problema con quel punto. etica della reciprocità – ovve- Anzi, altre compagne hanno ro, di trattare gli altri come si vorrebbe essere tratta- anche chiesto, per la prossima conferenza, di inclu- ti. Ma anche di trattare gli altri come si viene trattati! dere nuovi punti per garantire il rispetto di tutti. Ad Perché è vero che bisognerebbe educare all’empatia esempio, consigliare ai partecipanti di non iniziare invece che all’egoismo e alla competitività, ma è an- una conversazione dando per scontata la provenien- che vero che non si può perdere tempo con appro- za dell’interlocutore, perchè questo potrebbe essere fi ttatori e “furbetti” recidivi. Insomma, vivere l’anar- causa di stress emotivo. O ancora: distribuire delle chia nel quotidiano, ma senza farsi fregare da chi specie di spillette che, in base al colore, indichino se vede l’essere rispettosi come una debolezza. il partecipante abbia voglia di interagire verbalmente o non si senta pronto. Sempre perché essere rivol- Gli “Spazi sicuri” ti la parola da un estraneo può essere un’esperienza traumatizzante, no? E, dulcis in fundo, queste e altre e il proliferare di “norme” proposte venivano accolte con gesti presi dalla lingua Sempre durante l’ultimo giorno di conferenza ho dei segni, come ad esempio scuotere le mani aperte in trovato delle compagne italiane che discutevano segno di approvazione – invece di applaudire. Questa animatamente indicando un foglio. Un foglio diver- pratica s’è diffusa in molti spazi libertari a partire dal- so dalla denuncia anti-sporcaccioni: una bozza per le esperienze di Occupy e, a quanto pare, ha l’obietti- una safer space policy da approvare in vista della vo di rispettare chi ha la parola evitando di coprire la prossima conferenza. Una safer space policy (“norme sua voce con altri suoni. per uno spazio più sicuro”) è grosso modo un rego- lamento interno o delle linee guida che sempre più La polizia del spazi libertari stanno adottando per limitare compor- tamenti irrispettosi o dominanti. Chiaramente ogni politicamente corretto spazio stabilisce, discute e approva la propria policy Va bene, io ci ho provato veramente ad empatizza- – solitamente in maniera consensuale piuttosto che re con chi ha problemi emotivi, con chi viene inter- mettendola ai voti. Ancora una volta, la parola chiave rotto bruscamente, con chi ha avuto la sua cultura è “rispetto”. Infatti, proprio per non offendere nessu- razziata e commercializzata. E certamente non saprò

dibattito 85 mai cosa vuol dire veramente aver vissuto o vivere al- – si seguono per non incorrere in sanzioni (sociali) cune di certe esperienze. Ma so quello che spesso ho da parte dell’invisibile ma onnipresente “polizia del provato io (e non sono il solo) in questi safer spaces: politicamente corretto”. Inoltre, seguire tutte queste paura di offendere qualcuno usando per esempio un “linee guida” può avere la spiacevole conseguenza di pronome sbagliato. Vero, le parole sono importanti, ostacolare o appesantire la comunicazione. e le azioni ancora di più. Ed è fondamentale fare un E questo timore si estende anche al parlato e allo costante lavoro su se stessi per non ricadere nella scritto in altri contesti libertari, come la scrittura di riproduzione delle relazioni di potere che dominano questo articolo, visto che – come affermava il lingui- la società. Eppure, il mio timore è che certe pratiche sta Roland Barthes – “la lingua è fascista”. La lin- – ideate per far sentire sicuro ciascuno all’interno gua non è mai neutra ma veicola sempre signifi cati, di un determinato spazio – fi niscano per creare un sia espliciti che impliciti. Per questo articolo avrei ambiente artifi ciale. Un ambiente in cui certe norme potuto adottare varie scelte politico-linguistiche per – come nel caso delle tazze sporche e delle sigarette le generalizzazioni e i plurali: usare la doppia desi-

Anarchismo/ generale, la composizione del movimento anarchico. “La conferenza dovrà tenersi in un’altra città del con- Tante domande, tinente europeo. Berlino, per esempio, agevolerà l’af- alcune rifl essioni fl uenza di compagni dall’est dell’Europa, solitamente non presenti a questi appuntamenti” è stato afferma- to da un professore universitario berlinese durante il La conferenza di tre giorni organizzata a metà set- dibattito conclusivo. Può darsi che un cambiamento tembre dall’Anarchist Studies Network (ASN – Rete di questo tipo possa essere positivo dal punto di vi- per gli studi sull’anarchismo) tenutasi a Loughbo- sta della partecipazione, mi sono detta, ma non sono rough (Gran Bretagna), tra Leicester e Nottingham, convinta si tratti solo di distanze. nel campus universitario, è stata un’ottima occasio- In quali paesi sono maggiormente presenti dei ne – la quarta da quando l’ASN ha iniziato ad orga- gruppi anarchici? E come sono composti? Esiste nizzare questo appuntamento internazionale – per una pluralità etnica e culturale al loro interno? Il ascoltare relazioni e ricerche svolte sul tema dell’a- mancato pluralismo culturale e di etnie alla confe- narchismo da ricercatori, militanti, professori uni- renza rispecchia una generale debolezza dal punto versitari provenienti da diversi paesi. di vista dell’eterogeneità dei singoli gruppi? Se sì, da Un incontro positivo che ha fornito molti spunti cosa è causato? per interrogarsi sul signifi cato dell’anarchismo; lo Quella della pluralità interna dei gruppi anarchici ha fatto attraverso le ricerche presentate, ma an- (da un punto di vista di genere ed etnico) mi è sem- che grazie a degli accadimenti extra-programma che brato un importante input per una rifl essione. Come hanno dato vita a discussioni e confronti tra i par- può il movimento essere più inclusivo? Sarà inte- tecipanti nei momenti di convivialità e condivisione. ressante vedere come si evolverà la questione della A partire dal primo giorno dei lavori, i numero- partecipazione nei prossimi appuntamenti. Il tema si interventi (84 in programma) si sono susseguiti dell’anarco-femminismo ha incentivato la presenza in modo serrato. Moltissimi sono stati gli argomen- femminile, chissà se l’argomento (già annunciato) ti trattati, tutti con perno centrale l’anarco-femmi- della prossima conferenza – la decolonizzazione – ri- nismo. A detta degli organizzatori, il tema avrebbe uscirà ad avere esiti positivi riguardo all’eterogeneità favorito la presenza delle donne che è stata infatti dei partecipanti. sensibilmente più alta (questa volta erano quasi la metà) rispetto agli appuntamenti precedenti. Ma la L’anarchismo e le regole conquista di un’equa partecipazione durerà o si è trattato di un fenomeno estemporaneo e legato allo Le rifl essioni non si sono fermate solo alla compo- specifi co argomento? sizione del gruppo dei partecipanti. Durante il dibattito generale di apertura, guar- Per il primo giorno, il programma prevedeva un dandomi intorno, ho constatato che le donne non incontro di apertura. Insieme ad alcuni compagni erano le uniche ad essere sottorappresentate. Il ho camminato per il campus alla ricerca del giusto gruppo dei partecipanti risultava molto omogeneo: edifi cio; una volta dentro abbiamo incontrato gli si trattava di uomini e donne bianchi, provenienti organizzatori e utilizzato subito un termine critico: principalmente da paesi occidentali. “Cosa signifi ca compulsory (obbligatorio). L’ho usato io, in risposta questo dato?” mi sono chiesta. Certo, sarebbe inge- alla sorpresa degli organizzatori nel veder arrivare, nuo pensare che tutti i gruppi anarchici del mondo un po’ di corsa e tutto in una volta, un folto gruppo abbiano i mezzi/il tempo/la volontà di affrontare un di ragazzi nella stanza viola, purple lounge, dove si lungo viaggio verso la Gran Bretagna per parteci- sarebbe tenuta la conferenza d’apertura. “Cosa fate pare ad una conferenza internazionale, ma forse la qui tutti insieme? Perché tanta fretta?”, ci chiedono. questione non è solo geografi ca e riguarda, più in “Credevamo di essere in ritardo! Abbiamo letto sul

86 dibattito nenza (i/le compagni/e), l’asterisco (compagn*), o pesantire molto il discorso. Se con questo ho offeso direttamente la forma femminile come si propone le lettrici me ne scuso. Però, se la lingua è fascista, di fare la comune Urupia (le compagne, includendo la polizia – seppur del politicamente corretto – non anche i soggetti di sesso maschile). Tutte validissi- è certo progressista. E allora mi chiedo: non sa- me soluzioni. Io ho deciso di usare, come ci hanno rebbe meglio rendere gli spazi più sicuri affrontan- insegnato a scuola, la forma maschile e – quando do direttamente i problemi (in primis il “privilegio” possibile – la doppia forma per esteso (le compagne del maschio-bianco-eterosessuale-borghese) invece e i compagni). Perché? Perché ritengo che le prime che attaccando e normando le loro manifestazioni due soluzioni appesantiscano stilisticamente il te- sotto forma di frasi e azioni? Magari si potrebbe or- sto, e che la terza vada chiaramente spiegata ogni ganizzare una conferenza di studi anarchici in Ita- volta per evitare confusione. Nella lingua parlata, lia per parlarne, no? poi, i primi due metodi sono chiaramente inutiliz- zabili. E ripetere ogni volta la doppia forma può ap- Luca Lapolla

programma l’orario del dibattito, pensavamo fosse far scaturire il tutto, in riferimento ad un gruppo di obbligatorio arrivare prima dell’inizio!”. Niente è ob- artisti della controcultura spagnola degli anni Set- bligatorio ad una conferenza anarchica è stata la ri- tanta; a conclusione delle presentazioni, per rispon- sposta. dere a chi chiedeva se quegli artisti fossero anar- L’ultimo giorno, sui tavoli di tutto il dipartimento chici, una delle relatrici ha affermato che “erano è stato lasciato un volantino in cui si sottolineava la eccentrici e quindi erano anarchici”. Ha avuto così scorrettezza di alcuni comportamenti tenuti dai par- inizio – anche se per poco, a causa dei limiti di tempo tecipanti alla conferenza (nell’elenco: tazze, bicchieri – una discussione. Cosa vuol dire essere anarchici? e piatti sporchi lasciati in giro per tutto il diparti- Basta essere eccentrici? Chi può dirsi anarchico? È mento, mozziconi di sigarette disseminati per il cor- possibile giudicare il grado di anarchismo di qualcu- tile, un debito di alcune centinaia di sterline causato no? Se sì, in base a cosa? Sono le pratiche quotidia- da chi non ha pagato la cena della sera precedente, ne, il modo di agire nel mondo e di relazionarci con e altro); ho così ripensato alla frase sentita il pri- gli altri a defi nirci. Sì, ma quali pratiche? Potrebbe mo giorno. Niente è obbligatorio ad una conferenza rispondere un interlocutore. La questione, va da sé, anarchica. Qualcuno deve averla presa alla lettera non è stata risolta quel giorno e il dibattito, lungi dal e pensato che non fosse obbligatorio fare attenzione rimanere dentro quella stanza, resta aperto. ai propri comportamenti, che non fosse necessario comportarsi in modo rispettoso nei confronti degli addetti alle pulizie o degli altri membri del diparti- Veganismo e anarchia mento. Ma anarchismo non vuol dire licenza o as- L’organizzazione logistica della tre giorni è sta- senza di responsabilità e anomia (assenza di regole) ta davvero lodevole. Gli organizzatori hanno sapu- non è sinonimo di anarchia. Qualcosa di obbligatorio to tener conto delle esigenze di tutti e facilitato al quindi c’è: si tratta dell’etica e del rispetto dell’altro. massimo la partecipazione. Persino durante i pasti. I Alla questione delle regole è stato dedicato un pranzi infatti erano stati programmati tenendo conto workshop durante la conferenza. All’esterno del sia della presenza di vegani, sia delle allergie di più movimento si protrae il pregiudizio che anarchismo di un centinaio di persone. Immagino non sia stato signifi chi assenza totale di regole, caos, incertezza. semplice. La scelta vegana (unica possibile) è stata Una distopia caotica e distruttiva. Al contrario, an- molto apprezzata e messa in discussione da nessu- che le organizzazioni anarchiche hanno delle regole, no. Ci si è fatto comunque un pensiero, mangiando poiché è la vita sociale a presupporle! Ciò che le ca- tutti insieme al sole sull’erba quello che era stato ratterizza “anarchicamente” e in modo libertario è la preparato per noi. Ecco il cuore della rifl essione: per loro defi nizione, che avviene in modo condiviso tra- alcuni il veganismo sarebbe scelta imprescindibile mite la partecipazione attiva, il dibattito e il consen- per un anarchico e un’anarchica che si ritengano so e che si aggiunge al fatto che si possano cambiare tali. Eppure esistono molti vegani non anarchici, potenzialmente ogni volta che lo si ritiene necessa- e molti anarchici non vegani. Allora, ci si chiede, è rio. Il workshop “ Rules” parlava proprio di davvero una condizione sine qua non? Se sì, perché? questo. “Anche gli anarchici rispettano delle regole, Per questo, come per tutti gli altri argomenti, la que- a volte senza rendersene conto!” è stata la frase di stione resta aperta. apertura dell’incontro. Isn’t it ironic? canterebbe Ala- Sono sicura che non esista una risposta univoca a nis Morissettes. tutti gli interrogativi sollevati durante la conferenza di Loughborough, che sono rimasti tali anche a con- clusione dei lavori. Sarebbe interessante promuove- Chi sono gli anarchici? re un incontro per discuterne. Organizziamo? Durante la prima presentazione seguita, si è aper- to un interessante dibattito. È stato un commento a Carlotta Pedrazzini

dibattito 87 A-Rivista Anarchica negli archivi

L’informativa 898/73 del 7 settembre del 1973 venne redatta dal Ministero per la Sicurezza Statale della Repubblica Democratica Tedesca (meglio conosciuto come STASI) al fi ne di schedare i vari “politisch-extrem Ausländergruppen”, i gruppi politicamente estremisti di origini straniere, attivi in Germania Occidentale nel 1972. Negli archivi della STASI si possono rintracciare svariate informative analoghe: esse evidenziano un generale interesse del Ministero per il monitoraggio della vita politica, anche extra-parlamentare, nell’“altra Germania”. Un’attenzione particolare era rivolta alle idee diffuse tra i Gastarbeiter, i lavoratori stranieri residenti nella Repubblica Federale, considerati potenziali bersagli della propaganda conservatrice ed anti-comunista tedesco-occidentale, oltre che di tendenze estremiste di varia natura. Questo interesse è confermato dal documento qui presentato: nell’allegato 3 all’informativa 898/72, infatti, la STASI registrò la presenza e la diffusione di organi di stampa di gruppi estremisti stranieri nella Repubblica Federale e a Berlino Ovest. Ci si accorge immediatamente del numero elevato di pubblicazioni italiane che, paragonabile a quello di testi turchi, greci e jugoslavi, rendeva conto di comunità insediatesi in maniera sostanziale nella Germania Occidentale di quegli anni, principalmente per scopi lavorativi. Tra le pubblicazioni estremiste italiane compare anche A-Rivista Anarchica, sinteticamente catalogata come la “rivista del gruppo anarchico italiano del Ponte della Ghisolfa” (e anche Umanità Nova, settimanale della Federazione Anarchica Italiana). Da notare come la rivista, così come le altre pubblicazioni di analogo orientamento politico- ideologico, fosse ulteriormente marcata con una A di Anarchistisch scritta a mano. Federica Addis

88 documenti e Umanità Nova della STASI 9 . 18 p

90, X 9 ZM A X MFS M U U, BStU,BSt BS MFS ZMA XX 990, p. 189

documentiddocumenti 8989 Lettere dal futuro di Paolo Pasi

che siamo per noi stessi. Potremo vedere a fondo Il selfi e dell’anima come siamo fatti veramente, e decidere di conse- guenza. Se tenerci le nostre sbavature, i nostri gru- mi irrisolti, il tenue colore dei nostri sogni guasti, Sono lieto di annunciarvi che, dopo lunghi col- oppure cambiare. Ridarci una possibilità. laudi, test e controtest, sta per arrivare sul merca- Sto parlando, questa volta, di restyling dell’ani- to un congegno formidabile che cambierà le nostre ma. Non intendo i banali e chirurgici psicanalisti vite. Come valutare altrimenti il microchip intelli- che da sempre succhiano soldi per nutrire anima e gente di ultra generazione che fotografa i sentimen- corpo dei loro desideri. Restyling è predisporre l’a- ti e arriva fi no all’inconscio? Sto parlando di selfi e nima a una posa perfetta, senza imporre forzature dell’anima: un ritratto introspettivo affi dato a noi né atteggiamenti innaturali. Bastano pochi ritoc- stessi. Puntate la microcamera all’altezza del cuo- chi. Non lo sapete ancora, ma esiste una tecnica re, e il cuore vi restituirà in un autoscatto tutte le del selfi e dell’anima. Potrete impadronirvene per sfumature dell’aura che si annida nell’intimo: si- impressionare al meglio la fotografi a e i conoscenti. lente, appartata, ma determinante per i nostri com- Dando un tono di colore alla vostra parte romanti- portamenti. ca, per esempio, metterete in risalto l’animo sensi- Il senso di tutto questo? Beh, cominciamo dal bile lasciando in ombra l’aspetto lagnoso e ripetiti- tema esistenziale per eccellenza, ovvero il mistero vo della vostra condizione. Gli animi defi niti contor- ti, invece, potranno rivelarsi nella loro accattivante semplicità. Sarà suffi ciente mettersi di tre quarti rispetto al micro-obiettivo e seguire alcuni accor- gimenti che sono il nostro core business: bugie e meschinità resteranno alle vostre spalle, in un punto molto lontano dell’inquadratura. In pri- mo piano ci sarà la vostra aura più bella che non sfi gurerà di fi an- co a un amico, una donna o un personaggio pubblico, ma porterà anzi la gente a dire con una punta di invidia: Che cosa state aspettan- do, dunque? Siete ancora lì a rimuginare sulle mie parole? Alzatevi e agite. Il mercato è ricco di opportunità e di pro- fessionisti del restyling. Ap- profi ttatene, anche perché non siamo di fronte all’en- nesima, bizzarra trovata per spennare il cittadino declas- sato a consumatore. Il decreto di liberalizzazione delle anime è in fase di approvazione. Per vendere la vostra al migliore of- ferente dovrete avere presenza di spirito. E un selfi e all’altezza.

Paolo Pasi

90 racconti 9999 fi ne pena mai di Carmelo Musumeci

specialissime carceri furono allestite. Sembra basti Asinara e Pianosa, questo per giustifi care un’alzata di spalle. La pa- rola “mafi oso” sembra essere diventata una parola due magnifi che isole “magica” che a tutto ci autorizza, in termini di re- pressione e violenza nei confronti degli individui. Ci autorizza ad aprire pericolose aree di sospensione di concentramento del diritto. Dimenticando che la negazione dei prin- cipi dello stato di diritto nei confronti del peggiore Questa volta Carmelo Musumeci dà spazio a di noi, non può che aprire gravissime falle nella Francesca De Carolis, in particolare alla sua post- democrazia ed è cosa che prima o poi tutti può fazione al libro curato da Pasquale De Feo Le Ca- toccare… Le leggi emergenziali, che tutto sembrano yenne italiane. Pianosa e Asinara: il regime di giustifi care, diventano buchi neri nei quali tutto tortura del 41 bis (Sensibili alle foglie, Roma 2016, può precipitare. A cominciare dalla nostra “civiltà”. pp. 112, € 13,00). ■ Non solo “mele marce”

Ho avuto fra le mani le bozze di questo libro nei Basta guardarsi appena alle spalle. C’è un fi lo ros- giorni degli attentati di Parigi. E di tutto quel che ne so che lega quel che accadde a Pianosa e all’Asinara è seguito, a proposito di allarmi, emergenze, invo- ai fatti di Genova. Abbiamo dimenticato le inaudite cazioni e promesse di misure “speciali”, annunci di violenze della caserma Bolzaneto trasformata in un modifi che di pezzi di Costituzioni… Diffi cile in questi vero e proprio lager dagli agenti del Gruppo operativo momenti non farsi sovrastare dalla commozione, mobile della polizia penitenziaria? Il Gom… che in non farsi annebbiare la mente da paure, anche irra- realtà raccolse l’eredità di un altro reparto, lo “Scopp” zionali. Ma ancora una volta ho tremato al pensiero (Coordinamento delle attività operative di polizia pe- di reazioni e provvedimenti che vanno nel senso di nitenziaria), istituito nei primi anni ‘90 [...]. Dun- sospensioni del diritto, che spianano la via a vio- que non parliamo delle “mele marce” con cui si giu- lenze e orrori, da infl iggere ad stifi cano, per quel che si può, “altri”. Nemici di turno, senza singoli atti di violenza che qua andare troppo per il sottile. e là pure saltano fuori nell’or- E le testimonianze raccolte dinaria vita del carcere. Ma di in queste pagine sono qui a ri- corpi di polizia che hanno agito cordarci quello che di inimma- su disposizioni precise. Come ginabile può accadere, come accadde anche nella scuola è accaduto, sull’onda dell’e- Diaz. E vittime furono uomini e mergenza, nel nostro passato donne, giovani e vecchi. Di ogni prossimo. Cose, si sottolinea, nazionalità e lavoro. Studenti, che nessuno conosce. Cose operai, qualche professioni- che se pure se ne è sentita l’e- sta. Lì dentro poteva esserci co, forse si preferisce cercare chiunque di noi. Nell’aprile di di non sapere… quest’anno per quei fatti la Cor- Inviate a Pianosa e all’Asi- te Europea ha condannato l’I- nara, negli anni ’90, persone talia: fu tortura. Peccato che il appartenenti, o presunte tali, nostro ordinamento non preve- ad associazioni di stampo ma- da il reato. E il parlamento non fi oso, presero, dopo un breve trovi tempo e modo di colmare intermezzo, il posto lasciato questo buco nero. da persone che avevano par- Pianosa e l’Asinara… le tecipato alle bande del nostro violenze, le vessazioni, le in- terrorismo, per le quali quelle decenze… E sappiamo che ci

carcere 91 furono morti, “pentimenti”, suicidi. za oggettiva” con i nemici di allora. Le sue parole: Credo ci sia voluto un gran coraggio a ricordare e “sono stanco di essere accusato di alleanze oggetti- raccontare di quel tempo. Perché il timore è anche ve con questo o con quello… queste alleanze, mosse di non essere creduti (come accadde a molti dopo in accusa a chi difende certi diritti civili che si vo- Auschwitz). Perché quello che scatta è anche la gliono dimenticare, o a chi discorda da opinioni che vergogna profonda per aver subito vessazioni che si vogliono totalitarie, è uno dei ricatti che più pesa tendono ad annullare l’individuo (come può acca- nella vita italiana”. dere a chi ha subito la contenzione negli ospedali Chiedendomi se questa convinzione avrebbe te- psichiatrici, ad esempio). nuto ferma anche nei confronti di mafi osi, presunti e non, Sciascia che in maniera così profonda ha Il dolore della memoria indagato e raccontato la Mafi a e le sue violenze. La mia intima convinzione è che sì, restando sempre Da alcuni anni scambio lettere con Pasquale De fedele all’uso della ragione, in nessun caso avrebbe Feo, che questo libro ha voluto e curato. Dal carce- acconsentito alla rinuncia dei principi dello stato re di Catanzaro prima, dalla Sardegna, Massama, di diritto. adesso, dove De Feo è stato lo scorso anno trasferi- to, e dove ancora si trova mentre andiamo in stam- Licenza di tortura pa. Cattivissimo “per sempre”. E c’è da chiedersi se c’è da ragionare sull’irragionevolezza della carce- Cosa che invece, purtroppo, nelle nostre carceri, razione, se più di trentatré anni non sono bastati sempre sull’onda dell’emergenza esplosa un quarto a “migliorare” un uomo. Eppure, questo “cattivis- di secolo fa, ancora accade. Penso ancora al regime simo” che le leggi emergenziali, diventate come si del 41 bis, regime che perdura, e se non ci sono sa ordinarie, vogliono inchiodato al momento del più sistematici pestaggi (ce lo auguriamo), conti- reato, molto mi ha insegnato. Tutt’altro che cattivo nua la violazione di elementari diritti della persona. maestro. Perché È di questi giorni Pasquale è perso- un’importante re- na che in carcere Questo “cattivissimo” che le lazione della Com- molto ha letto e missione Diritti studiato. E leggen- leggi emergenziali, diventate Umani del Senato, do, e studiando, e come si sa ordinarie, vogliono presieduta da Lui- approfondendo, gi Manconi, che al ha cercato e cer- inchiodato al momento del termine di quasi ca nelle vie della due anni di inda- Storia le ragioni reato, molto mi ha insegnato. gine conoscitiva anche della sua sull’applicazione storia individuale. Tutt’altro che cattivo maestro. del 41 bis, chiede Mi manda spesso, interventi che ri- Pasquale, libri sulla storia d’Italia e del Meridione, pristino il rispetto delle garanzie previste da norme facendomi anche vergognare di mie ignoranze in nazionali e internazionali, e chiaramente parla di proposito, io che pure sono nata a sud del Gariglia- un “surplus di affl izioni, privazioni e restrizioni che no, e lì mi è rimasto il cuore. non sembra avere ragion d’essere nella logica, prima E molto mi ha insegnato, e insegna a tutti noi ancora che nella legge”. con questo libro, sul dovere della memoria. Ho conosciuto persone che il carcere “duro” Non dobbiamo permettere, ci dice, che le cose l’hanno subito per più di dieci anni, ho letto scritti terribili commesse all’Asinara e a Pianosa scivolino di persone a cui il regime è stato rinnovato dopo il nell’oblio. Perché ciò che non si ricorda non si cor- quindicesimo anno… sorvolando sulle condizioni fi - regge e si ripete. E l’abbiamo visto. siche e psichiche con le quali si esce, se si esce, e se Ma siamo sempre in tempo a conoscere e scanda- si esce vivi, da tale condizione, faccio mio il dubbio lizzarci per gli episodi, della nostra storia che è ap- espresso dai penalisti della Camera penale di Roma pena ieri, che ancora non ci fanno scandalo. Serve, in una pubblicazione in cui si denuncia il 41 bis e le e questo è il punto, per cercare di stare bene attenti, sue lunghe proroghe: “visto che si tratta di misura almeno oggi, a non accettare cose di cui potremmo giustifi cata con la necessità di recidere i legami del scandalizzarci e vergognarci in futuro, accecati da detenuto con l’associazione di appartenenza, se i questa parola, “emergenza”, che tutto (e quindi nien- lunghi anni non sarebbero bastati a recidere quei te) sembra signifi care ma tutto vuole giustifi care. legami, vuol dire che o il sistema è ineffi cace, o si Da quando mi è capitato di leggerne, sempre ri- vuole ottenere altro”. cordo un memorabile intervento dai banchi dell’au- E per ottenere questo “altro” in Italia, ancora, c’è la del Parlamento, dove sedeva fra le fi la dei Radi- una non dichiarata licenza di tortura… che altra cali, di Leonardo Sciascia. In tempo di terrorismo, defi nizione non trovo. intervenuto per invitare a non abdicare ai principi dello stato di diritto, era stato accusato di “allean- Francesca de Carolis

92 carcere Rassegna libertaria

TV/ Il vice-questore di un western. Un cowboy senza pistola al blocco e mi risiedo: e se il buon Errico anarchico? più infernale di un bandito e giudice su- avesse toppato? premo delle ingiustizie umane.” Inizia la puntata. Sarà Giallini, E così, mercoledì 9 – roso dall’invidia Chissà quante cose interessanti tra- ma fa arrossire per non esser mai stato capace d’in- scriverò… non vedo l’ora. ventare per i miei romanzi di poca cosa Finisce la puntata. un personaggio così alternativo come il Osservo block notes e punta della È lunedì 7 novembre quando, sul sito vicequestore Schiavone, segno indiscu- matita intonsi; dalla copertina del libro, di Repubblica, leggo Rocco Schiavone, tibile di una scrittura libera e obiettiva – noto che l’autore mi osserva con sguar- il vicequestore anarchico, è Giallini; mi accomodo davanti alla TV in attesa do un fi lo stanco, ma benevolo e sod- il titolo fa riferimento alla serie Rocco che inizi la fi ction, certo che block notes disfatto. Schiavone, in onda da mercoledì 9 no- nuovo e lapis accuratamente appuntito Mentre un nuovo carosello di pub- vembre su RaiDue. posati sul tavolino accanto a me, do- blicità scorre via, mi frulla per la testa Silvia Fumarola che fi rma il pezzo, vranno fare gli straordinari: chissà quan- un’immagine: il vicequestore Schiavone scrive che il vicequestore della Polizia – te cose interessanti trascriverò… non colto da malore attivo che vola da una l’eroe dei libri di Antonio Manzini editi da vedo l’ora. fi nestra del quarto piano della questura Sellerio – è Anarchico, intelligente…; Mentre la pubblicità scorre via, mi di Aosta; non ci fosse, potrebbe andar nello stesso articolo le dà manforte il frulla per la testa la mail ricevuta l’altrieri bene anche un piano più basso. Non protagonista della fi ction, Marco Gialli- dalla casa editrice Sellerio, soprattutto vedo l’ora. ni, che dice: “Schiavone è a suo modo il passaggio “Un vicequestore nato e un anarchico…”. cresciuto a Trastevere, che (…) viene Marco Sommariva Da sempre osservo e ascolto molto trasferito ad Aosta. Rocco Schiavone volentieri tutto quel che ha a che fare ha combinato qualcosa di grosso per con l’anarchia, e un’occasione così meritare un esilio come questo. È un ghiotta, oltretutto servita a domicilio, poliziotto corrotto, ama la bella vita. È Operaio, cinese, 24 metto in conto di non perderla; è an- violento (…) saccente, infedele, male- che vero che diffi cilmente si resiste alla ducato con le donne, cinico con tutto e anni, poeta/ rivoluzionaria novità di un antieroe che chiunque (…)” e visto che la pubblicità Suicida indaga, cinico, spesso sgradevole, con continua, mi alzo, sfi lo dalla libreria la una sete di giustizia che non combacia mia vecchia copia sottolineata e piena Un tempo era un villaggio di pescatori, con la legge, e che – come dice il regi- di appunti de “L’anarchia. Il nostro pro- ma Shenzhen, nella provincia meridionale sta Michele Soavi – “… è protagonista gramma” di Malatesta, la poso accanto del Guangdong, è diventata da oltre un ventennio la roccaforte del rampan- te capitalismo cinese. Nelle tantissime fabbriche caserme della città, (quindici milioni di abitanti), la vita umana vale meno che niente. Una volta risucchiati in quest’inferno, gli operai vengono trattati alla stregua di larve, considerati carne da macello, da sfruttare e spolpare fi no all’osso. Un’umanità la loro, che viene annebbiata da uno stordimento preco- ce, costretta a seppellire sentimenti, dignità. E sogni. “La fabbrica cattura le loro lacrime/ prima che abbiano la pos- sibilità di cadere...” dicono dei versi del poeta Xu Lizhi, il quale prima di suicidarsi nel 2014 a soli ventiquattro anni, era operaio a Shenzhen nello stabilimento Il cast della serie. Al centro, Marco Giallini della Foxconn, multinazionale che im-

cultura 93 piega migliaia di maestranze e produce forto di una tragedia che è personale e, Nel 1884 viene denunciato per aver componentistica elettronica per i grandi al contempo, collettiva, urlo di esistenze espresso, in un manifesto pubblico, la marchi del settore. dimenticate, di “gioventù chinata sulle propria solidarietà a Errico Malatesta e a Qualche anno fa la realtà-lager della macchine” su cui il dolore “fa gli straordi- Francesco Saverio Merlino, condannati Foxconn venne portata dalla stampa nari giorno e notte” e spinge a tranciare come malfattori dal Tribunale di Roma, all’attenzione dell’opinione pubblica anzitempo il legame con la vita. e il 23 agosto 1884, è condannato a mondiale per numerosi casi di suicidi Il canto di Xu Lizhi è quello di un uomo dieci mesi di carcere e 1500 lire di multa tra i lavoratori. Xu Lizhi alla Foxconn di in disperata solitudine, purtroppo la po- “per reato di manifestazione di voto e proprietà di Terry Gou (“l’imperatore esia non lenisce né cura questo stato di minaccia di distruzione dell’ordine mo- dell’outsourcing”) ci lavorava da quattro oscurità e sofferenza, ma può farlo solo narchico costituzionale” e a 4 mesi di anni ma era come se ci avesse passato conoscere agli altri uomini. reclusione e 400 lire di multa “per offese dentro già una vita intera, tant’é che cor- Per questo è vero quello che sot- al rispetto dovuto alla legge dello Stato; po e psiche non hanno resistito ai ritmi tolinea ancora Annamaria Lavecchia: reati commessi a mezzo stampa”. Il 30 forsennati e bestiali della produzione (“... dopo la lettura (scossa) dei versi di Xu giugno 1885 è nuovamente condannato, tutte le ossa del mio corpo non collabo- Lizhi potremmo anche scegliere di non in contumacia, ad altri 23 mesi di carce- reranno/ posso solo rimanere steso/ in guardare, di spostare lo sguardo dall’al- re e a 1400 lire di multa dalla Corte di questa oscurità, inviando un silenzioso tra parta, ma non possiamo far fi nta di Assise di Firenze in quanto “colpevole di segnale di pericolo/ ancora e ancora non sapere che la vita degli operai alla reato a mezzo stampa”. Amnistiato il 10 solo per sentire/ ancora e ancora l’eco Foxconn di Shenzhen vale nulla. È solo giugno 1887, è assegnato, il 20 dicembre della disperazione”). mangime per le macchine. 1894, al domicilio coatto per cinque anni La poesia era per Xu Lizhi l’unica pausa dalla Commissione provinciale di Firenze, Mimmo Mastrangelo in base alle leggi eccezionali da poco varate dal governo di Francesco Crispi, e tradotto a Porto Ercole il 22 gennaio 1895. Prosciolto sotto condizione il 29 Un anarchico luglio 1895, è sottoposto a una stretta a Cutigliano (Pisa)/ vigilanza speciale. Unitosi con Leoni- da Mazzoncini, l’anno seguente nasce Giuseppe, il Gianna, che diventerà da adulta una nota scrittrice. Autrice della Sparviera papà di Gianna (Premio Viareggio, 1956) e dello strug- gente e affettuoso Ritratto in piedi, in Il 27 agosto 2016 a Cutigliano, tra le cui ripercorrerà la vicenda di suo padre. montagne del pistoiese vicino al confi ne Nei decenni successivi Manzini con- tra la provincia di Pistoia e quella di tinua coerentemente la sua militanza Modena, si è svolta in una piazza del politica divenendo un punto di riferimento centro del paese la presentazione del per tutto l’anarchismo, non solo pistoiese volume, scritto a sei mani da Alberto ma di gran parte dell’Italia centrale. A Mori con la collaborazione di Ermanno causa di contrasti con la famiglia della Baldassarri e Alessandro Bernardini, moglie per il suo impegno politico è Giuseppe Manzini (Pistoia 1853 - costretto a una dolorosa separazione giornaliera per raccogliere e consegnare Cutigliano 1925). Storia e scritti di al vento i suoi pensieri, per gridare il pro- un anarchico pistoiese (Gruppo di prio malessere e distanziarsi dallo stato studi Alta Val di Lima, Cutigliano - Pt, di totale sottomissione a cui lo relegava 2016, pp. 128). la fabbrica. Grondanti delle ferite interne Giuseppe Manzini (1853-1925) è e della rabbia di chi vorrebbe ribellarsi stato un militante libertario della prima ma non può, ad un certo punto hanno generazione, per intenderci quella di cominciato a girare in rete i suoi versi Errico Malatesta. Meccanico, orafo e che sono un pugno sono stati raccolti in orologiaio, giovanissimo ha lasciato il Mangime per le macchine (Edizioni liceo senza conseguire la licenza, abbrac- Istituto Onorato Damen, Catanzaro, 2016, ciando le idee mazziniane e frequentando pp. 53, € 5,00) per la curatela di Renato i repubblicani, prima di avvicinarsi agli Marvaso e della traduttrice Anna Lavec- internazionalisti antiautoritari. Collabo- chia la quale nella prefazione commenta: ratore assiduo dei giornali «La Favilla», “Per Xu Lizhi la carta e gli ideogrammi il «Sempre Avanti» e «La lotta di classe», scolpiti sono il luogo della sua protesta, è tra i curatori nel 1883 del periodico l’unico luogo permesso ed inviolabile, l’«Ilota» di Pistoia. Per la sua incessante dove non è necessario smussare le parole attività di propagandista viene arresta- e la ribellione prende forma”. to più volte e sottoposto a una stretta La parola di Xu Lizhi si fa così scon- vigilanza.

94 cultura che lo allontana dagli affetti familiari e in particolare dall’amata fi glia Gianna. Durante la Guerra civile scatenata dai fascisti e dalle autorità nel biennio nero 1921-1922, le autorità costrin- gono Manzini a una residenza coerci- tiva a Cutigliano, dove continuano a sorvegliarlo attentamente. Alla fi ne del settembre 1925 mentre rientra a casa a piedi nei pressi del ponte che attraversa il torrente Lima all’ingresso della strada che porta al paese è fatto segno di un agguato da parte dei fascisti locali che vogliono colpirlo in quanto intransigente antifascista. Rientrato a casa, il 29 set- tembre 1925, due giorni dal tentativo di aggressione, viene colpito da infarto e muore all’istante. La memoria di questo anarchico si deve soprattutto, come ricordato, al bril- lante romanzo Ritratto in piedi scritto Le copertine del romanzo di Gianna Manzini su suo padre Giuseppe. dalla fi glia, opera che nel 1971, anno A sinistra la prima edizione uscita per Arnaldo Mondadori Editore (1971), d’uscita del volume per i tipi della Mon- a destra l’ultima edizione, curata da Ortica Editrice (Aprilia, 2011, pp. 208, € 15,00) dadori, ottenne il primo posto al premio letterario Campiello. L’opera ha avuto E la memoria in questo caso del terri- e anarchici che si erano ritrovati solidali diverse edizioni e ancora oggi si trova torio e della comunità è il cuore di questa accanto al feretro dell’amico Manzini. in libreria. nuova pubblicazione dedicata a Giuseppe Un piccolo gruppo di lavoratori che in Il libro è un atto d’amore della fi glia Manzini. I curatori hanno avuto il merito quegli anni avevano movimentato la vita verso il padre che attraverso le pagine del recupero della memorialistica legata politica e sociale del paese portandovi gli del romanzo ripercorre anche la propria al contesto del territorio e della comunità. ideali di fratellanza, uguaglianza e solida- vita e quelle dell’anarchico coerente che Hanno di fatto ritrovato un diario collet- rietà del socialismo libertario. Scorrono non si piega di fronte alle angherie del tivo che stava perdendosi nelle nebbie i nomi di Pietro Tonarelli, Angelo Corsini potere. Al centro dell’opera vi è la memo- dell’oblio. Infatti, nel volume, non tanto detto Bimbino, Oscar Bugelli detto Sta- ria, quello spazio temporale immaginario dal punto di vista storiografi co, ma so- gnino, Tito Baldaccini, Odoardo Antonio nel quale la fi glia, attraverso un sofferto prattutto cronachistico vengono ricostruiti Lenzini detto Tonio, Cino Micheli, Zeno e percorso recupera il dialogo con il proprio attraverso documenti familiari e letture di Edilio Ferrari, Virgilio Baldaccini, Leonetto padre, confronto che si era bruscamente giornali dell’epoca i profi li biografi ci della Monteleoni e Ermenegildo Reggiannini, interrotto al momento della separazione. piccola comunità di sovversivi, socialisti artigiani e operai di cui si ricostruiscono le vite e la storia del movimento operaio locale. Insieme alle loro fotografi e e altri documenti gli autori del libro scattano un’istantanea della comunità tra Otto e Novecento di cui si era persa l’immagine e di cui gli ultimi brandelli di testimonianze venivano conservati gelosamente dagli eredi di queste famiglie che orgoglio- samente il giorno della presentazione del volume hanno voluto attestare con la loro presenza il forte attaccamento a questa memoria. Storie che come un fi ume carsico sono riemerse come quella appunto dell’anarchico Manzini di cui l’ammini- strazione comunale volle immortalare nel trentennale della Liberazione in una lapide dedicata alle vittime civili di un ec- cidio nazi-fascista dell’ottobre del 1944 e che ancora oggi si può ammirare in un lato di un edifi cio all’ingresso del paese nei pressi del ponte sulla Lima, uno degli ultimi suoi pensieri: “Non basta averlo un

cultura 95 ideale: bisogna esserne degni, capaci, Martine di Bertereau, la prima rabdomante Idea Vilariño, insieme a quelle di Syria cioè di sacrifi cargli qualsiasi cosa, a donna, capace di sentire nel suo corpo Poletti di Pieve di Cadore, classe 1917. cominciare da noi stessi”. l’intero corpo della terra. Accusata di Emigrata in Argentina con la famiglia, essere indemoniata per aver fornito prove rimonterà la propria esistenza sotto un’al- Franco Bertolucci sulla trasmutazione dei metalli, sarà re- tra lingua, “con quel suo trasmettere la clusa nel 1642 per ordine del cardinale passione del sentirsi a casa in ogni luogo Richelieu, colpevole di voler sovvertire e un po’ stranieri in qualunque casa”. E l’ordine naturale del mondo. prima di far perdere le sue tracce, scrive Tante donne/ Fragile e forte l’immagine di Pina un suo libro anche Carolina de Jesus, Bausch, la coreografa tedesca amata e semianalfabeta. Da una favela di Canindè, Storie uniche detestata, forse perché incompresa nell’in- in “Quarto de despejo”, La stanza dei novazione del suo teatro-danza. Intensa rifi uti, denuncia le condizioni di miseria Il libro Donne. Pazze, sognatrici, e struggente la voce di Violeta Parra. La umana degli abitanti delle bidonville bra- rivoluzionarie (di Milton Fernández, passione, il recupero della musica popo- siliane, mentre scavano nelle montagne Rayuela Edizioni, Milano, 2015, pp. 260, lare cilena. E il congedo dalla sua fragilità, di spazzatura. € 15,00) prende vita ad Aiguà, un pae- suicida nel 1967 a cinquant’anni. Le note Salda nei suoi princìpi, a Archham, nel sello sperduto nella nebbia a sud-ovest della sua “Gracia a la vida” continuano a nord-ovest del Nepal, Maheshwari Bista, dell’Uruguay, in una casa malandata risuonare nel mondo. farà costruire una stanza nel cortile di vicino una discarica. Parte da sé, Milton C’è anche la vita ai margini di Silvie casa sua, per accogliere donne durante Fernández, dal mistero tenuto nascosto Koffi , la ragazza dall’aria spavalda, il sor- il ciclo. In attesa che la legge emanata dal per anni. Di quella sorella capitata un governo nel 1995 e mai applicata, non giorno in casa senza preavviso, senza porrà fi ne alla segregazione, lontano dal sapere da dove. Una ferita di dolore, poi villaggio, delle donne durante quei giorni. stemperata nella riconciliazione di una Come vuole la norma non scritta delle madre e una fi glia, dopo cinquant’an- più dure tradizioni induiste: la “chaupadi”. ni. Un universo ancora tutto da esplo- La rassegnazione invece pervade le rare, per Fernández, quello femminile, donne di Codroipo, un paesello friulano. insondato nelle sue pieghe complicate Si vedono rasate a zero e venduti i bei e nascoste. Un mondo tuttora debitore capelli: “si fa perché si deve fare”. Rifi utate di una storia scritta con mano e occhi come cameriere dai ricchi signori, perché maschili. E le donne, se compaiono, lo “non se la sentivano di assumere una sono come categoria sociale, raramente donna in quelle condizioni”. soggetti autonomi. Determinata e commovente la resi- L’autore agisce per sottrazione. Toglie stenza di Azucena Villafl or, argentina, la il velo e fa uscire dall’ombra biografi e mamma di Plaza de Mayo col nome di un ritratte nella loro dignità sofferta. Am- fi ore, sequestrata nel 1977 e poi sparita, pio l’arco cronologico, dalla Francia di mentre insieme alle altre madri, con il Richelieu ai nostri giorni, alle vaste aree fazzoletto bianco in testa, cercava i fi gli geografi che tra i continenti nelle terre più desaparecidos. E ancora, la risolutezza remote. Narrazioni brevi per un racconto disperata di Reza Gul, di Farah, piccolo della storia da un’angolatura dal basso, villaggio del nord-ovest dell’Afghanistan, per ampliare la prospettiva che si fa riso gentile e la voce scura, morta di che rivendica con le armi il fi glio crivellato più acuta, sottile. Vite di singole donne freddo di stenti e di alcool a Milano sotto dalle raffi che dei talebani. Nella sua lotta, o vicende di storie collettive di intere i portici, in piazza XXIV maggio. E quella perdura anche la novantenne Kim Bok- comunità. Conosciute oppure anonime, di Rose Mapendo, di etnia Tutsi, delit- Dong, da vent’anni nel Consiglio coreano raccolte in trentadue ritratti delineati con to imperdonabile nel Congo del 1998. di donne reclutate dal Giappone come cura, dalla scrittura sciolta e misurata, Scampata all’eccidio, fonderà negli Stati schiave sessuali. Raccoglie informazioni capace di emozionare e restituire testimo- Uniti la Mapendo International, per l’aiuto per rendere giustizia a se stessa e alle nianze vive che pulsano e si dischiudono ai rifugiati provenienti dalle sanguinarie 400.00 Halmoni, le nonne, così le chiama- a chi le vuole accogliere. guerre intestine africane. Hadijatou Mani no in Corea. Per il Giappone, invece, sono Un’istantanea fi ssa lo sguardo veggen- è ancora in attesa del risarcimento dei donne di conforto. Segregate, sottoposte te di María Sabína. Nel Messico meridiona- danni subiti. Venduta nel Niger a 12 anni alle più inaudite violenze nelle catene di le è la “buffona sacra”. Conosciuta come al suo padrone-marito come si vende una postriboli su tutto l’impero del Sol Levante, “Mujer espiritu”, la curandera sciamana, capra, nel 1966 verrà condannata da un dalla Micronesia alla Birmania durante canta in mazateco, mangia i funghi della tribunale superiore nel rispetto del “diritto la seconda guerra, fi no alle bombe di saggezza e compie miracolose guarigioni. della tradizione”, per aver avuto un fi glio Hiroshima e Nagasaki. Lo studioso Gordon Wasson, grazie a da un altro uomo. Toccante l’energica ribellione di lei, riuscirà a isolare il principio attivo di L’irruenza della colonnella Clara de la Sojourner Truth, nata schiava in una quei funghi, utilizzati dieci anni dopo nella Rocha, a 19 anni tra le truppe della rivo- piantagione olandese dell’America nella medicina psichiatrica. luzione messicana, fa da contrasto alle cittadina di Esopus, vicino New York, Lontano, ma eloquente il ritratto di parole felpate e silenziose della poetessa prima donna nera a vincere la causa con-

96 cultura tro uno schiavista bianco. E poi il caso in un determinato ordine per lasciare di Jineth Bedoya. Insignita nel 2012 a un’eredità ai due fi gli) non vennero poi NewYork del premio internazionale per eseguite. Nel 2004, anno successivo le donne di coraggio, ora sotto scorta. alla scomparsa di Bolaño, il libro venne Dopo pestaggi e violenza, subisce una di fatto editato assemblato. condanna a morte per aver portato avanti L’invito che 2666 offre al lettore è un giornalismo d’inchiesta a Bogotà, sul quello di essere funamboli tra le pagine, in traffi co d’armi, coinvolti organi paramilitari bilico tra l’ipotesi di cadere rovinosamente e polizia della Colombia. e la nausea dell’osservare dall’alto pae- Ma le biografi e di Fernández si spingo- saggi, spazi, soggetti. Visionare questo no oltre. Chiamano in causa, trasversale a pentagono intrecciato con i suoi spigoli tutte le culture, la cultura della tradizione, nudi, ora concavi ora convessi, lascerebbe presunta custode della verità assoluta. supporre che non abbia “struttura” se Leggende, fi abe, miti fondativi e quelli per struttura si fa riferimento al concetto delle origini dei popoli spesso diventano di linea classica della narrativa a tre atti portatori e disseminatori di stereotipi, mo- (inizio, sviluppo e fi ne). Ecco invece che delli di violenza e di stupri di massa. Tutto Bolaño sovverte questa tripartizione, la fa legittimato da una ragione di stato, come implodere senza possibilità di recupero nel caso del mito dell’origine del popolo rilanciandone sullo scarto l’innovazione di romano, il ratto delle Sabine, uno stupro un pensiero libertario e selvaggio. collettivo. E se anche la scuola tace, si Scrittore incendiario, scavalca il recinto insiste a replicare in modo a-critico la tracciato dai suoi contemporanei latino- concetto della fuga: si fugge ovunque e si visione maschile con cui è scritta la storia. americani - si pensi a Garcia Marquez o fugge per ricerca. È probabile che fosse lo Vargas Llosa - ma anche nordamericani stesso Bolaño a fuggire dalla morte che di Claudia Piccinelli come Wallace e Franzen e si rivela in lì a breve lo avrebbe defi nitivamente preso qualità di riapritore di giochi, come lo ha e di cui lui era consapevole (si portava defi nito Nicola Lagioia. da anni una pancreatite trascurata) - “si 2666 fa cardine ai concetti della scrit- muore e fi nisce tutto, fanculo” - ed è quindi Roberto Bolaño/ tura così come sintetizzati da Calvino in innegabile che 2666 sia un componimento Lezioni americane (testo - anche questo, concepito in una fi liera di montaggio, con Quando la come quello in questione - pubblicato legami che attraversano tutti i brani, al di poesia salva postumo): leggerezza, rapidità, esattezza, là di ogni altalena stilistica che li separa. visibilità, molteplicità e consistenza. 2666 Porosa, argillosa, talvolta marmorea, la la prosa difatti sfoltisce le astrazioni pesanti, non scrittura di Bolaño si impiglia tra investiga- si cementifi ca, pulsa come un organismo tori tenaci, puttane assassinate, scrittori “Vivere è un miracolo irripetibile e scri- mostruoso, coltiva l’immaginario e si af- confusi. In più di un’occasione fu lui stesso vere, invece, è abbastanza una merda. Se faccia coraggioso - quasi spietato - verso ad affermare che avrebbe preferito essere uno scrittore scrive prosa, che è la cosa l’imponderabile. un investigatore di omicidi ancor prima più noiosa della scrittura, lo fa per i soldi. Appare immediato il riferimento al che scrittore aggiungendo inoltre che non Tanto più che la cosa meravigliosa della surrealismo argentino di cui Bolaño non c’era niente di più vicino alla prostituzione letteratura è essere lettore”. fece mai mistero - dire che ho un debito del mestiere della letteratura. Questi tre perpetuo con Borges e Cortázar è un’ov- mestieri (l’investigazione poliziesca, la L’ infanzia in Cile, l’adolescenza a Città vietà senza mai tradursi in un’iperbole dei prostituzione e la scrittura) sono quelli che del Messico con la fondazione del movi- suoi mentori, ne conservò però i lacci riscattano i personaggi in 2666. mento infrarealista, il ritorno in Cile poco che riguardavano la relazione tra forma La platea del libro viene così ad essere prima del golpe di Pinochet, la lotta armata breve e forma estesa. In 2666 appare popolata da colti, scellerati, assassini, in Perù e in Bolivia e il trasferimento in chiaro che un conto è fare narrazione e un pazzi, disperati - e chi più ne ha più ne Spagna, Roberto Bolaño rovescia la sua conto è fare prosa - che non è la stessa metta. Nulla è lasciato fuori e c’è così storia nella geografia latinoamericana operazione - dato che per scrivere romanzi tanto da sembrare assurdo che invece diventandone inventore e narratore: “in bisogna prima di tutto sbarazzarsi della Bolaño lavora per logica sottrattiva e non grande misura tutto quello che ho scritto rispettabilità che sembra coprire più che aggiunge nulla, anzi sottrae il giudizio e la è una lettera d’amore o una lettera d’addio svelare. E infatti: “Si scrive al di fuori della morale ed espone il dramma delle cose alla mia generazione”. legge. Sempre. Si scrive contro la legge, accadute assolutamente a caso. Tutto è 2666 (Adelphi, Milano, 2007, pp. non dalla parte della legge”. presente così come avviene e forse al 433, € 20,00), ultima sua opera, anzi- 2666 si compone, quindi, di sezioni lettore può sembrare un’insolenza ma ché atto di chiusura si presenta come che, seppur autonome, si trovano bilan- non è propriamente così. Bolaño scriveva sfi da all’enigma, “romanzo che apre, non ciate l’una all’altra sull’asse della crono- con lo stomaco e i suoi valori estetici non sappiamo cosa”, le cui precise istruzio- logia - siamo alla fi ne degli anni 1990 - e includevano lo “scrivere bene”, oltre i limiti ni sulla pubblicazione (le cinque parti del luogo - la vicenda ruota attorno alla del buongusto narrava della vita che si che lo compongono dovevano uscire cittadina messicana Santa Teresa - ma trova anche nei rigurgiti di rabbia, di pus, di separatamente con cadenza annuale c’è qualcosa in più che le percorre ed è il vomito, di sangue, di sperma, cioè di tutte

cultura 97 quelle rotture mutevoli che nel loro aspetto fragile e nella loro determinazione sono radicali e necessarie. Il superamento di 2666 non è quello di esporre la narrativa all’orrore della vita, ma prendere dalla vita stessa quell’orrore per tradurlo in narrativa senza nessuna obiezione. Bolaño sposta così la letteratura in urgenza. Quasi allucinatorio da sfi orare la psicosi, 2666 fi no alla sua 963esima pagina, è struggente e maledettamente poetico. Un memorandum per il privilegio di essere lettori, ma soprattutto per il pri- vilegio di pensarsi scrittori, almeno solo per una volta, e narrare di qualche sacra storia lasciata chissà dove.

Daniela Mallardi

Quella piccola grande donna di Ragusa/ Femminista e Roma, capodanno 1980 - Maria Occhipinti protesta davanti al Quirinale naio del 1945, a segnare per sempre la a casa. Tutti, tranne due: Franco Leggio antimilitarista vita di questa donna del profondissimo e Maria Occipiti, trattenuti per i loro Sud e, in un certo senso, anche la storia atteggiamenti intransigenti durante la Maria Occhipinti è stata un’anarchica della comunità ragusana. Aveva 23 anni, carcerazione. Rimarrà schedata e bollata e scrittrice italiana. Femminista, era già sposata e incinta per la seconda a vita come sovversiva. fu leader del movimento antimilitarista volta (la prima bimba le era morta appena Il ritorno a Ragusa, a 25 anni, la porta Non si parte! di Ragusa” nata a causa degli stenti e della fame del a riconsiderare le sue posizioni politiche, (Wikipedia, voce: Maria Occhipinti). periodo bellico), quando si stese davanti e, se prima della rivolta era iscritta alla alle ruote del camion con cui l’esercito Camera del Lavoro e al Partito Comuni- A quasi 60 anni dalla sua prima pub- stava rastrellando i giovani ragusani, sta, scandalizzando ill padre, il marito e gli blicazione per i tipi di Luciano Landi dopo il fallimento del richiamo alle armi uomini del vicinato per la sua attività con editore di Firenze, esce ora, nella col- per ricostruire un esercito che avrebbe le donne del quartiere contro il carovita lana Storia/interventi di Sicilia Punto L, dovuto schierarsi a fi anco degli “Alleati e il mancato pagamento dei sussidi alle l’autobiografi a di Maria Occhipinti Una americani” per liberare il Centro e il Nord famiglie con uomini sotto le armi, adesso donna di Ragusa (Ragusa, 2016, pp. dai tedeschi. non poteva restare in un partito che aveva 168, € 10,00). I soldati reagirono a quel gesto spa- tacciato l’insurrezione come un “rigurgito È stato un gesto, compiuto il 6 gen- rando sulla folla; ci fu un primo morto. Chi fascista e separatista”. assistette alla scena andò a manifestare Tra l’altro, i suoi concittadini, per la la propria gratitudine a Maria, che, senza grettezza e la chiusura mentale del perio- saperlo, era stata la scintilla di una in- do, non riusciranno ad accettare questa surrezione contro la guerra passata alla donna coraggiosa, troppo lontana dai storia come rivolta del “Non si parte”. canoni della fi gura femminile subordinata Centinaia di cittadini protagonisti di al maschio. questi moti popolari spontanei estesi Entra, quindi, a far parte del gruppo in tutta l’isola e in parecchie località anarchico, abbracciando un ideale che dell’Italia “liberata”, fi niranno in carcere manterrà e sosterrà per tutta la vita. Gli e al confi no; anche Maria sarà depor- anarchici, che hanno sempre rivendicato tata all’isola di Ustica, dove nascerà la le sommosse del “Non si parte” - di cui sua bambina che chiamerà - da ferven- sono stati diretti protagonisti - ricono- te comunista qual era - Maria Lenina. sceranno in lei l’eroina dei moti del 6 Trasferita successivamente al carcere gennaio 1945. femminile delle Benedettine di , Il libro, 60 anni dopo la sua prima verrà liberata solo alla fi ne del 1946, pubblicazione, risulta ancora di enorme dopo quasi due anni dall’arresto e a sei interesse; è un documento storico sulla mesi dall’amnistia di Togliatti, che aveva condizione delle donne nella Ragusa permesso a quasi tutti i ribelli di tornare degli anni venti-trenta e quaranta, e,

98 cultura più in generale, su quella delle classi lanciata alla conquista del proprio io e Nel libro di Deschner si ricorda che subalterne; Maria riesce a rappresentare della propria storia, esempio fulgido da l’appoggio del papa di turno al fascismo la fame di giustizia e di uguaglianza che seguire per l’affermazione dell’autode- italiano è già chiaro il 22 ottobre 1922, attanagliava gli animi del popolo e in terminazione della donna, più che mai dunque 6 giorni prima della marcia su particolare delle donne. La sua forza di necessaria in questi tempi bui. Roma: il Vaticano esorta le gerarchie a volontà la porterà a scrivere la sua storia non identifi carsi con il Partito cattolico, nei primi anni cinquanta. Letizia Giarratana che è avverso al fascismo, ma di mante- “Angarano non volle scrivere il mio nersi neutrali. Un bel favore a Mussolini. libro, però mi capì, mi rivelò a me stes- Poi verranno gli infami Patti Lateranensi sa e mi incitò a scrivere, sicuro che il e un mare di soldi al Vaticano per i “ri- mio raccontare spontaneo, di popolana La chiesa sarcimenti”. schietta, sarebbe stato più interessante. e il nazi-fascismo/ Quanto al nazismo, Hitler è in sella Ascoltai il su consiglio: mi misi al lavoro”. da pochi mesi ma il 20 luglio 1933 può Così una pagina di storia che rischiava Storia di un fi rmare un Concordato con la Chiesa di rimanere sconosciuta o mal compresa cattolica. Non un accordo fra i tanti ma la nella sua essenza, è potuta rivivere e ha sodalizio “proclamazione” di una religione di Stato, fatto fi orire interessi, studi e ricerche un patto fra due poteri. grazie a cui oggi quegli avvenimenti sono È nel 1558 che Paolo IV crea l’«Indice Si vorrebbe giustifi care quel Concor- visti da tutt’altra ottica che non quella dei libri proibiti» perfezionato da Pio V nel dato dicendo che allora il Vaticano non tramandataci dalla storiografi a comunista. 1571. Nonostante il nome che si scelsero, sapeva dei crimini già commessi dai na- Nel libro descrive la sua infanzia e la quei due papi non erano persone «pie»: zisti. È una bugia, anche perché Eugenio sua adolescenza come periodi vissuti l’Inquisizione è roba loro. Erano brutti tem- Pacelli, non ancora Pio XII ma Segretario senza amore, senza cultura, senza ca- pi: certi cristiani volevano persino leggere di Stato in Vaticano – come un ministro rezze e senza musica e poesia; grazie da soli Vecchio e Nuovo Testamento, certo degli Esteri – è stato a lungo in Germania. alla sua curiosità e alla sua passione il Vaticano non poteva permetterlo; così si Hitler gli piace e lo favorisce in tutti i modi riuscirà, invece, a dare uno sbocco alla bruciarono libri e persone. Dell’aggiorna- da cardinale e poi da papa. sua fame di conoscenza infi nita, che la mento di quell’Indice si occuparono poi Anche per il fascismo spagnolo – rac- porterà a girare il mondo e a coglierne due papa detti Clemente – altro nome conta Deschner in un capitolo documen- tutti gli aspetti esistenti. A questo periodo sbagliato – con un Alessandro, un Be- tatissimo – è subito chiaro da che parte dedica un altro importante testo autobio- nedetto e un Gregorio, un Leone e poi sta la Chiesa di Roma. Sono le gerarchie grafi co: “Una donna libera” (Sellerio), tre “Pii”: il 9, l’11 e il 12. cattoliche ad aprire l’ostilità contro la continuazione del primo. L’Indice fu soppresso il 14 giugno Repubblica, ad aizzare le rivolte prima, Chi ha conosciuto Maria sa che la sua 1966. In teoria. Silenziosamente funzio- il sabotaggio economico poi e infi ne ad ricerca è durata tutta la vita; e che quelli nante ancora nei Paesi cattodiretti, per appoggiare “la rivolta” dei militari. Prima, sono stati per lei “anni di incessante logo- esempio quello a forma di stivale dove durante e dopo la lunga guerra dei golpisti- rio” (come si è voluta intitolare la raccolta sto scrivendo. Certi libri scomodi, anche fascisti in Spagna, Francisco Franco viene dei suoi pensieri poetici, edita nel marzo dopo il 1966, si riuscì dunque a non farli esaltato dal Vaticano. scorso sempre da Sicilia Punto L). pubblicare. Come questo Mit Gott und Il quinto capitolo del libro di Deschner è Maria Occhipinti è stata, è e sarà den Faschisten – ovvero Con Dio e con dedicato alla Croazia. Già alla vigilia della sempre il simbolo di un’epopea femminile i fascisti, sottotitolo «Il Vaticano con seconda guerra mondiale tutti sanno che Mussolini, Franco, Hitler e Pavelic» – di Pavelic fi ancheggia Hitler e infatti quando il Karlheinz Deschner (Massari Editore, 6 aprile 1941 i nazisti invadono la Jugoslavia, Bolsena – Vt, 2016, pp. 208, € 20,00) con loro ci sono gli Ustascia, un movimento che uscì in Germania nel 1965 ma che in fascista cattolico, molto amato in Vaticano. Italia possiamo leggere soltanto adesso Nei massacri contro i serbi del neo-Stato grazie all’editore Roberto Massari al quale croato sono in prima fi la i francescani. Un già dovevamo la traduzione, nel 1998, solo vescovo croato (Alois Misic) condanna di un altro volumone – 540 pagine fi tte «gli eccessi». Invece l’arcivescovo Alojzije fi tte – di Deschner ovvero Il gallo cantò Viktor Stepinac fa parte del governo croato ancora: storia critica della Chiesa. e appoggia gli Ustascia in tutto, orrori com- Quando si capirono le dimensioni dello presi. Dopo la guerra Pavelic si nasconde in sterminio nazista, molti credenti – di ogni Vaticano prima di fuggire in Argentina per tipo – si interrogarono su «dove fosse dio» morire infi ne tranquillo in Spagna, con tanto in quei giorni. Non ho notizie al riguardo, di benedizione papale a mo’ di “estrema ma grazie ai documenti che Deschner e unzione”. E Stepinac sarà beatifi cato da altri ci hanno fatto leggere, posso rispon- Wojtyla, una vergogna che però i grandi dere dov’era l’ultimo dei papi di nome Pio: media nascondono. Qualche furbo intanto fu dall’inizio alla fi ne al fi anco dei nazisti ha consigliato al Vaticano di bloccare la e dei fascisti, contribuendo anche – a “santifi cazione” di Pacelli, potrebbe essere guerra perduta – a fare fuggire molti dei la goccia che fa traboccare il vaso anche Maria Occhipinti nel 1975 loro capi, grazie ai canali del Vaticano. fra molti cattolici.

cultura 99 Nell’edizione italiana di Con Dio e con i le gerarchie cattoliche, con il sostegno o fascisti sono state aggiunte due appendici il silenzio di quasi tutti i fedeli: e sarebbe importanti, scritte rispettivamente da Dirk stato sorprendente il contrario vista la Verhofstadt e da Peter Gorenfl os, sull’al- secolare campagna d’odio condotta dai leanza fra Chiesa cattolica e nazifascisti papi contro gli ebrei “deicidi”. in Ungheria – il Paese dove la “pratica Il 21 settembre, quasi anniversario ebrea” fu sbrigata meglio, come si felicitò di Porta Pia, il libro di Deschner è stato Adolf Eichmann – e in Slovacchia. presentato a Roma, in una sala sorpren- È importante leggere oggi questo li- dentemente piena nel convegno intitolato bro, nonostante i 51 anni trascorsi, per “Il Vaticano e il fascismo”. Ad arricchire la ricchezza della documentazione ma il quadro disegnato dall’autore tedesco anche perché nel frattempo molti si sono ci sono state relazioni importanti. Fra le “convinti” – grazie alla disinformazione altre quella di Maria Mantello (intitolata regnante – che la Chiesa cattolica si Stereotipi sessisti, dal mito mariano al oppose… almeno al nazismo e cercò di fascismo), della svizzera Simone Mosch salvare, ovunque possibile, gli ebrei. È su Mass neurosis religion e di Alessandro vero il contrario. Portelli su Il papa e le Fosse Ardeatine. Sin dall’inizio il Vaticano appoggiò Hitler Proprio per l’importanza di questi con- e lo sostenne sino in fondo, salvo poi voltar tributi l’editore sta realizzando un nuovo gabbana nel 1945. E raccontar subito Del resto fra tutte le menzogne storiche libro con gli atti del convegno. Nel frattem- balle. Fra tutte le bugie, la più vergognosa è dei giorni nostri, forse la più incredibile po consiglio alle persone non conformiste appunto di essersi opposta ai nazisti, riap- è il martellamento degli ultimi papi su un di leggere il bel lavoro di Deschner: per propriandosi indegnamente della memoria Occidente «giudaico-cristiano». Tacendo sfogliarlo potete usare l’indice, scritto di quei pochissimi cattolici che davvero si ovviamente che l’Olocausto, organizzato minuscolo. opposero, anche pagando con la vita, e che dai nazisti, ebbe ora la collaborazione aper- allora vennero lasciati soli dalle gerarchie. ta e ora una silente copertura di quasi tutte Daniele Barbieri

Una bella storia (durata 15 anni)

Eccola (la storia), iniziata 15 anni fa. E fi nita lo scorso mese di ottobre. Siamo nel 2001, Massimo Torsello viene a trovarci, si propone di darci una mano facendo qual- cosa da casa. Se ne parla con Alex Steiner, il nostro webmaster, e salta fuori la possibilità che qualcuno cominci a lavorare all’archiviazione on-line della rivista. Max e Nadia iniziano, numero dopo numero, a inviare ad Alex il frutto del loro lavoro e un po’ alla volta l’An-archivio cresce. Ogni tanto pubblichiamo su “A” un appello per rintracciare qualcuno che voglia dare una mano. E in effetti qualcuno si fa vivo, Max lo “istruisce” ma per una ragione o per l’altra tutti/e dopo poco rinunciano. Finchè nel 2011 spunta il Sossi, nostro amico dagli anni ‘70, ormai in pensione, che inizia a venire due volta alla settimana, per mezza giornata, in redazione, affi ancandosi così a Max (che invece opera a casa sua). Risultato fi nale: nello scorso mese di ottobre il lavoro è fi nito. Rispettivamente dopo 15 anni per Max e dopo 5 anni per Sossi. Si è trattato di un lavoro ciclopico, in tutto venti anni di impegno continuativo, part-time, gra- tuito. “La mia militanza” ha glissato con modestia Max, venerdì 28 ottobre, durante la cena nella trattoria qui vicino – presenti, oltre ai nostri due “eroi” – la redazione e l’amministrazione di “A” e i fotocompositori. Mentre Sossi, al solito taciturno, non ha rilasciato dichiarazioni. C’era anche Ce- sare, coltivatore diretto nel Pavese, senza trattore ma con Carlotta: la sua prima volta in redazione. Una bella pagina di costanza e volontariato, che permette a chiunque nel mondo di avere dispo- nibile, grazie al nostro An-archivio, tutti i (412) numeri fi nora usciti di “A”. Da un po’ di tempo questo loro lavoro non è più necessario, visto che quasi automaticamente con la produzione del numero cartaceo risulta disponibile anche la versione per l’An-archivio. Qua- si, perchè c’è sempre qualcosa da predisporre. se ne occupano: Cinzia Piantoni in fotocomposizio- ne, poi Cati Schintu, che da anni e anni impegna tempo e dedizione per predisporre i fi le di “A” per l’archiviazione elettronica, infi ne il solito Alex Steiner, che effettua la messa on-line. E a chi è legittimamente attento (come noi) alle questioni e alle parità di genere, segnaliamo come “A” abbia sia una web-mistress (Cati) sia un web-master (Alex). Mica è da tutti. Fine (per ora) della bella storia. ■

100 cultura grafi ca Segno Libero

Le edizioni Elèuthera ristampano, 35 anni dopo la prima edizione (con le Edizioni Antistato), un libro di grafi ca (militante, si diceva allora), Segno Libero, realizzato da Ferruccio “Ferro” Piludu. Ferro è stato un grande grafi co, da molti è considerato un maestro. Nella seconda metà degli anni ‘70 studiò per “A” una nuova veste grafi ca, che durò un decennio e che lui stesso venne a realizzare con noi nella tipografi a anarchica a Carrara. Lavorò anche per i periodici Umanità Nova, Volontà Libertaria nonché per vari editori anarchici (tra cui appunto Antistato ed Elèuthera), molti poster, la comunicazione di vari Convegni di studi, ecc. Coltivando al contempo la sua passione per l’aliante. Morì a 80 anni schiantandosi a terra con uno di quegli strumenti di volo e di libertà lui che aveva migliaia di chilometri sulle spalle. Ci eravamo incontrati poco prima di quel tragico volo e propose di vederci e parlare di “A” e della sua impaginazione. Ci aveva Ferro Piludu pensato su e qualche idea in testa per rinnovarla l’aveva. Ripubblichiamo in questo dossier le sue premesse alla due edizioni anni ‘80 di Segno Libero e 18 pagine, che danno informazioni specifi che (i riferimenti a pagine precedenti non trovano riscontro nelle pagine ripubblicate) e al contempo aiutano a capire come la pensasse e come si esprimeva questo milanese di orgini sarde e di vita romana. Una persona professionalmente capace, un compagno esterno al movimento anarchico militante, un compagno di strada in empatia con i valori di fondo del nostro impegno. Anche con questa rivista, che sentiva giustamente anche come sua. ■

grafi ca 101 grafi ca Attrezzi per la mente

di Ferro Piludu

Prima dell’attuale ristampa Elèuthera, Segno Libero aveva conosciuto due edizioni (1981 e 1986), per le Edizioni Antistato. Per ciascuna delle due Ferro Piludu aveva scritto una breve presentazione, con dentro tanto di sé e dei tempi. Rileggerle oggi, a 35 e 30 anni di distanza, ne conferma l’interesse e la profondità.

nismi del conoscere (per cercare di imparare più in fretta e meglio) il passo è stato breve. Ho dovuto, è Avevamo evidente, mettermi a smontare una serie di convin- zioni ben radicate che avevo dentro. In primo luogo che conoscere e imparare è diffi - incominciato cile e che, per conoscere e imparare, bisogna essere intelligenti. In secondo luogo che intelligenti e bravi, con le a lavorare in attitudini insomma, ci si nasce, come si nasce veri signori, navigatori, santi e poeti. È stata una batta- glia dura. Ho letto tutti i libri che mi sono capitati a tanti tiro e ho parlato con tanta gente. Ho cambiato idee, amici, donne e lavoro. A trent’anni suonati ho smes- Non mi ricordo bene quando ho smesso di avere so di fare il perito tecnico industriale specializzato paura. È accaduto certamente piano piano, un po’ in impianti petroliferi e mi sono messo a lavorare alla volta. Una volta perché ho scoperto che il buio con immagini, segni, messaggi e con faccende come è, di fatto, l’altra faccia della luce e ha dentro, di l’informazione e la comunicazione. Siccome la lezio- terribile, soltanto quello che noi vogliamo metterci. ne l’avevo imparata, mi sono preoccupato, per prima Un’altra volta perché mi sono reso conto che l’ac- cosa, di avere bene nelle mani il mestiere. qua tiene benissimo a galla se fai tanto di avere un Ci ho messo buoni quindici anni – e ancora sto im- po’ di fi ducia e ti lasci semplicemente andare (enun- parando – a dimostrazione che un po’ tardo lo sono ciato non usuale, ma altrettanto scientifi co, del prin- davvero e che, a lavorare soli, i tempi sono lunghi. cipio di Archimede). Poi è venuto il ‘68, che dio lo benedica. Un’altra volta ancora, forse la più importante, Ho fatto appena a tempo (avevo già una certa perché mi sono accorto che sbagliare non è sicura- età) a entrare uffi cialmente nella scuola e a farmi mente colpa (né peccato) ma, piuttosto, la maniera altrettanto uffi cialmente cacciare via quattro anni più rapida per conoscere e scoprire e che solo una dopo. Ma intanto molte cose erano successe. Ave- divinità cieca e idiota e i suoi rappresentanti terreni vamo incominciato a lavorare in tanti, i ragazzi ed (preti, maestri, vecchie signore) possono condannare io, e tutte le cose che avevo pensato e imparato le chi sbaglia. abbiamo prese, riguardate, smontate e rimesse as- Così, un po’ alla volta, sono riuscito a capire che sieme. Ho fatto anche il salto. Dalla professione, il contrario di paura è conoscenza e che conoscenza dal mestiere sicuro, sono passato dall’altra parte è una grossa parte di quella cosa che chiamiamo li- tra quelli che volevano, per davvero, cambiare. Ho bertà. Da qui all’impegnarmi ad analizzare i mecca- incontrato gente scombinata e meravigliosa: Anna

102 grafi ca e Aldo, Dino e Alfonso, quei pazzi dell’Antistato. Il Insomma un sacco di gente aveva proprie storie passaggio da ambienti come gli art director’s clubs da raccontare e aveva voglia ed urgenza di provare a scuole di campagna, cantine, vecchi magazzini a raccontarle. Poi i tempi – come è giusto che av- (sempre senza fi nestre o con i vetri rotti, chissà venga – sono cambiati. Le storie da raccontare – le perché) non è stato poi così duro. Perché dalla par- idee – sono diminuite di numero e di spessore. In te giusta ci si sta sicuramen- un rifi uto puntiglioso e testardo dell’impegnato, del te meglio: intanto più allegri e sociale e del politico – tra- poi con più voglia di fare, di volti dalla disco-music e cercare, di scoprire. Questo li- dall’umorismo demenziale bro è un po’ la storia di tutta – i messaggi si sono intri- questa faccenda. È, credo, un cati e stemperati nel per- libro politico (ma non inten- sonale e nell’intimo delle zionalmente politico) in tem- centoventisei puntate degli pi in cui la politica non è più sceneggiati e delle telenove- di moda. È anche probabile las. che, come libro, sia un disa- Le immagini sull’onda stro: è pieno di approssima- dell’emergente moda futu- zioni, imprecisioni e anche ristico-fascista si sono fatte di errori. acide, spigolose e puntute. A veder bene, non è ne- Gli eroi – guarda caso – met- anche un libro. Ma, per tono in mostra torsi nudi, metterlo assieme, ci ho grandi muscoli e teste piccole. messo – ci abbiamo mes- Intanto «Segno libero» – pen- so – quasi due anni. Per- sato come uno strumento auto- ché, se si vive in una cer- nomo per la libera elaborazione ta maniera, il tempo non di messaggi – infl uenzava – più c’è mai e il denaro poche o meno marginalmente – la for- volte. Comunque, eccolo mazione di gruppi impegnati in qui. Provate a prenderlo come un cac- diverse avventure comunicative ciavite o, meglio, come un pennello. ed editoriali. Ma trovava e trova Se – come libro, cacciavite o pennello – potrà in anche impieghi in quella certa e rinnovata ricerca di qualche modo aiutarvi a raccontare una storia, vo- «professionalità» che è un po’ la bandiera dei giovani stra o di gente in cui credete, sarà certamente ser- del 1985. È stato e viene utilizzato come testo «basic» vito a qualcosa. di progettazione e di grafi ca in scuole di grafi ca e di Ferro Piludu comunicazione visiva. È impiegato, sempre come te- Roma, febbraio 1981 sto basico e di riferimento, in corsi e seminari di «ag- giornamento professionale» per insegnanti di scuole elementari e materne impegnati nei nuovi programmi di «educazione alla visione». Riguardandolo abbiamo trovato pagine e cose che oggi non vorremmo più scrivere così e pagine Aspettando e cose che non scriveremmo affatto. Può sembrare – se volete – ingenuo e umile come tanti strumen- ti di lavoro: cacciavite, tenaglie, scalpelli, matite, un treno che pennini, pennelli, caratteri mobili. O «datato» come le canzoni dei Beatles, di Bob Dylan o di Lucio Dalla. Ma ci è sembrato quasi un «dovere» lasciare parta davvero tutto come stava. Siamo convinti che il «privato», il «rifl usso» e l’«effi mero» comincino – era ora! – a Quando, negli anni tra il 1979 e il 1981, abbia- manifestare crepe, rughe e segni di stanchezza e mo messo insieme «Segno libero», si incominciava pensiamo che c’è ancora un mucchio di persone appena a parlare di faccende come il «rifl usso» e il che – proprio adesso – hanno proprie cose da dire e «privato». C’erano centinaia di radio libere e un buon storie da raccontare. numero di emittenti televisive non ancora travolte Questa seconda edizione è dedicata a loro e in dagli scontri tra mamma RAI e Berlusconi. Si pensa- generale a chi – come noi e il Lucio di cui sopra – sta va a quotidiani di quartiere, a settimanali di cultura aspettando, con suffi ciente pazienza, «un treno che e di opinione. Anche se, a dire il vero, segni e fi gura- parta davvero». zioni tendevano già ad una giapponese e nibelungica Ferro Piludu cattiveria, i muri delle città inviavano i loro messaggi e il Gruppo Artigiano colorati certo di consumo e consenso, ma anche di Ricerche Visive idee, fantasia e denuncia. Roma, settembre 1986

grafi ca 103 104 grafi ca Il discorso sulle tecniche di esecuzione, di realizzazione e di stampa è così più o meno concluso. O, meglio, più o meno iniziato. Tutto il libro vorrebbe essere infatti più un inizio di tante cose che non una noiosa serie di verità e conclusioni.

Le cose che abbiamo detto non sono altro che una specie di raccolta di esperienze di lavoro. Potete con libertà rifiutarle 127 o, se credete, utilizzarle per provare anche voi a raccontare, con segni e immagini, le storie in cui credete.

Così, per finire, non resta altro che guardare assieme qualche esempio di «messaggio visivo». Gli esempi sono raccolti insieme in fondo al libro per ragioni di economia. Le note rimandano a quanto detto nelle pagine precedenti.

grafi ca 105 Un ideogramma, del 1959, di Dieter Roth. È una dimostrazione delle possibilità combinatorie ordinate e logiche, (vedi discorso di pag. 28) tra quattro lettere minuscole dell’alfabeto: b, d, p, q, che sono poi un solo segno. Dieter Roth è solito lavorare con segni semplicissimi che tutti sono in grado di fare: punti, linee tipografiche, schemi elementari ripetuti e variamente combinati. Ha realizzato un libro («Bok h») utilizzando solamente dei tagli regolari con inclinazioni e spessori diversi su ogni pagina.

128

106 grafi ca Per le ragioni economiche precedentemente accennate (necessità di raggruppare tutte le riproduzioni a colori nelle ultime 16 pagine) iniziamo con il riprodurre gli esempi e gli schemi di pagina 65

la parola «fuoco» è rafforzata nei suoi significati di caldo, bruciante, pericolo dal colore rosso

129 la stessa parola scritta in verde perde forza, significato e provoca «disturbo» in lettura

il colore azzurro rafforza i significati della parola «acqua» (fresco, liquido, profondo)

tutti i colori scuri rafforzano concetti di pesantezza e hanno nella parte bassa dello spazio visivo la loro disposizione logica

grafi ca 107 In questa pagina sono riprodotti gli schemi, questa volta a colori, di pagina 66

tutti i colori chiari rafforzano, per contro, concetti di leggerezza e la loro disposizione logica è verso l’alto

un colore come il rosso può rappresentare valori simbolici di pericolo, fermata (stop), vietato, ecc.

130 il colore può assumere e rafforzare addirittura valori ideologici (nel caso del rosso: socialismo, comunismo)

in questa immagine, la stessa di pag. 66, i colori, abituali, rendono «facile» la lettura: l’albero è verde e marrone, l’erba verde, la casa ha il tetto rosso, ecc. Si avvertono sensi di equilibrio, di normalità

la stessa immagine con colori distribuiti e attribuiti non logicamente: l’albero è rosso e viola, l’erba è turchese, la casa ha il tetto blu, l’uomo ha colori stravaganti. Si avverte un senso di disturbo, di squilibrio. L’immagine assume toni drammatici

108 grafi ca Esempi di grafica popolare: compensano largamente tre ex-voto. le relative carenze tecniche Gli ex-voto (discorso a pag. 43). sono rappresentazioni fedeli Gli artigiani di fatti accaduti, (o «artisti di maniera», veri e propri racconti visivi. come li definisce Il disegno è la critica ufficiale) semplice e immediato. che eseguivano, L’impiego del colore su commissione, gli ex-voto e le soluzioni grafiche venivano chiamati libere e non ortodosse «madonnari».

131

grafi ca 109 Un divertente (e drammatico) collage di Bob Pike e John Mc Biker che utilizza una sola fotografia stampata in diversi formati, dal più grande al più piccolo. Il centro del collage è leggermente sfalsato verso l’alto per assicurare una migliore lettura dei particolari e rafforzare le «fughe» lungo le diagonali. Questo lavoro è tecnicamente di facilissima esecuzione: basta disporre delle stampe fotografiche nel numero e nelle dimensioni richieste. Vedi inoltre quanto detto da pagina 88 a 92 per il collage, da pagina 47 a 51 per le tensioni visive, a pagina 56 per le progressioni.

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110 grafi ca Due dettagli del murale realizzato nell’estate 1976 a Tor di Nona, un quartiere del centro storico di Roma. Il lavoro, eseguito collettivamente dagli abitanti del quartiere, si è sviluppato nel tempo sulla base delle proposte figurative che venivano via via avanzate. Anche in questo esempio di grafica popolare il disegno è semplice ed essenziale, i tratti sono forti e ben definiti, i colori impiegati con libertà e allegria. Di particolare interesse è lo sfruttamento e l’inserimento degli elementi architettonici 133 esistenti (cornicioni, riquadri di porte e finestre, trame di mattoni, ecc.). I «messaggi» contenuti (che esprimono esigenze, stimoli, analisi critiche attuali o si riferiscono ad eventi storici, sociali o ambientali del passato) sono chiaramente leggibili e comprensibili. Destinato purtroppo a scomparire con il risanamento in atto dei fabbricati, il murale di Tor di Nona per oltre 12 anni ha costituito un notevole esempio della possibilità della pittura popolare ed è stato «letto» da centinaia di migliaia di persone (vedi discorso a pag. 94-96).

grafi ca 111 Due manifesti realizzati con la tecnica delle sagome ritagliate (vedi pag. 97-101). Il primo annuncia una rassegna di film di animazione organizzata da un comitato di lotta per la casa. Notare il testo inclinato che inserisce tensioni dinamiche (il cinema è movimento) e, nel cerchio bianco, l’immagine che richiama una tecnica tipica dell’animazione cinematografica: 134 il «pupazzo» ritagliato. Il secondo è un manifesto che chiede, tanto per cambiare, libertà per alcuni compagni. Il lavoro è di grande semplicità: la parola «libertà» è, nel rispetto del significato, posta in alto (vedi pag. 62-63). I concetti di prigionia e libertà sono rappresentati, rispettivamente, da una grata di quadrati neri e da una stella rossa. La progettazione (collettiva) di questi lavori è stata attuata con le metodologie di cui abbiamo parlato da pagina 31 a pagina 41.

112 grafi ca Un collettivo di «inesperti» ha progettato nel 1977 questo manifesto «standard» per annunciare, utilizzando la stessa base, una serie di concerti. Il lavoro è stato realizzato con maschere e bombolette spray (vedi discorso a pag. 100-104). Notate gli spazi sopra e sotto la parola «concerto» che permettono l’inserimento, con stampe successive, delle date e dei nomi dei musicisti. Ma osservate soprattutto l’elevatissima qualità del lavoro ottenuta con mezzi veramente elementari.

«No alla repressione» è un altro lavoro che conferma il livello professionale raggiunto, in tempi brevissimi, dallo stesso collettivo. La qualità di stampa ottenuta (ancora con l’impiego di maschere e, questa volta, con pennelli preparati, anziché con bombolette spray) è paragonabile a quella di una buona serigrafia. In questo lavoro, oltre ad una estrema chiarezza comunicativa, emergono insospettate capacità fantastiche e inventive sia nella elaborazione delle immagini che nella loro disposizione 135 nello spazio.

grafi ca 113 Questi due esempi di messaggio visivo chiariscono meglio il discorso sull’impiego di forme semplici ed elementari che tutti sono in grado di realizzare (vedi il discorso a pag. 43). Il primo lavoro è di Michele Spera. Spera, che da anni lavora per il partito repubblicano, è uno dei più noti grafici «politici» italiani e internazionali. Nei suoi lavori, inizialmente basati su armoniche elaborazioni geometriche (cubi, triangoli, piegature, strutture elementari spesso di lettura ambigua), utilizza sempre più spesso semplicissimi elementi figurativi: firme, lampadine, pennini, fermagli, frecce e aeroplanini di carta o, come in questo caso, un normale tappo di aranciata o coca-cola. Sul bordo dei tratti o delle forme Michele riporta, molte volte, fasce di colori (in questo caso: viola carico-rosa), quasi sempre una coppia cromatica vera o falsa (vedi quanto detto, sul colore, a pagina 61).

136 Il secondo esempio è un noto manifesto sudamericano. Anche qui le tre forme impiegate — il Sud America, la mano, il fucile — sono assolutamente elementari, realizzate nella forma più semplice possibile, facili da leggere e da riprodurre. Notare, anche in questo caso, l’impiego del colore: il Sud America che diventa mano è rosso-viola (falsa coppia cromatica) e arancio-blu (vera coppia cromatica), il fucile è verde-giallo (falsa coppia cromatica).

114 grafi ca Due lavori che utilizzano figurazioni relativamente più complesse. Il primo è un dettaglio di un manifesto cileno. La maniera di elaborare la figura umana è, in tutta la grafica cilena, molto semplice, di matrice chiaramente popolare.

Il secondo lavoro è, invece, 137 un ritratto di John Lennon, eseguito da Richard Avedon, uno dei più noti fotografi americani. Ottenere immagini simili a questa, di straordinaria efficacia, è, in realtà, meno complesso di quanto si potrebbe pensare. Avedon ha probabilmente utilizzato una fotografia «solarizzata» (il negativo o la stampa sono state esposte alla luce in fase di sviluppo). Separando i toni e utilizzando filtri ha poi applicato colori in falsa coppia cromatica (rosso-viola e rosso-giallo arancio) e in vera coppia cromatica (giallo-viola). Ha anche inserito, negli occhiali di Lennon, un elementare gioco ottico che ha aggiunto al tutto una notevole carica di attrazione visiva. Lo stesso processo, con risultati simili, è realizzabile graficamente con le tecniche illustrate alle pagine da 91 a 97.

grafi ca 115 In questa pagina sono inseriti due lavori in cui il rapporto tra contenuto del messaggio e immagine (vedi quanto detto da pagina 22 a pagina 25) è particolarmente evidente. Il primo è il manifesto di Dietrich Shade e Jürgen Stock il cui contenuto è tanto evidente da non avere bisogno di alcun testo o titolo. L’esecuzione è elementare e realizzabile da chiunque sia capace di tenere una matita in mano.

138

Il secondo è il dettaglio di un notissimo manifesto cubano. Il titolo è «Canzoni di protesta», ma il messaggio mantiene la sua chiarezza anche senza testo. La tecnica grafica, come nel lavoro precedente, è molto semplice e garantisce facilità di esecuzione e buoni risultati in stampa.

116 grafi ca A proposito delle capacità e delle tecniche di esecuzione, a cui accenniamo nelle pagine 42-44 e da pag. 80 in avanti, ecco una serie di lavori. Il primo è un’opera realizzata nel 1924 da Henryk Berlewi, un amico di El Lissitskij. È una «mechano-faktura» (riproduzione meccanica) ottenuta utilizzando con fantasia la cassa tipografica e cioè: caratteri, punti, linee, forme tipografiche, che allora erano, in gran parte, di legno. Per realizzare lavori di questo tipo è sufficiente avere accesso ad una tipografia e poter contare, per i primi tentativi, sulla collaborazione di un amico tipografo. È anche possibile adattare progetti analoghi alla stampa con elementi ritagliati o con mascherine (vedi discorso alle pagine 97-104).

Il secondo lavoro è un manifesto polacco realizzato nel 1972 da Tomasz Jura. L’inserimento di un fiore (o di uccelli, stelle, bandiere) in una forma semplice ed usuale 139 (in questo caso un microfono) è un accorgimento usato molto spesso per accrescere ed accentuare contenuti di allegria, libertà, fantasia, speranza. La tecnica grafica di Jura è, in questo caso, molto semplice, ma richiede comunque, per essere adottata, una certa esperienza e abilità. Lavori di questo tipo sono realizzabili, con ottimi risultati, in serigrafia.

grafi ca 117 Per rendere un po’ più completo il discorso iniziato nella pagina precedente, ecco due lavori di Heinz Edelmann. Edelmann (che ha disegnato «Yellow Submarine», il bellissimo film dei Beatles) è uno straordinario illustratore e un impaginatore tanto rigoroso quanto folle e fantastico. I livelli tecnici di Edelmann (come quelli di Costantini, Hugo Pratt, Paolo Uccello o chiunque sia 140 il vostro «elaboratore» preferito) non devono preoccuparvi o farvi sentire incapaci. Se studiati con umiltà e guardati con attenzione, i lavori dei «maestri» possono costituire una continua fonte di dati, di elementi e di riferimenti che potrete utilizzare liberamente senza soggezione e con fantasia. Notate, nei due esempi, il papavero che si chiude a pugno (nel programma di trasmissioni televisive destinato a ragazzi) e la fantastica piramide di topi (in una favola spaziale per i più piccini).

118 grafi ca Come esempio della stampa a due colori di composizione e impaginazione (sovrapposizioni, (vedi discorso a pag. 122-125), incroci di tratteggiature e così via). quattro pagine di un libro di poesie Le mie pagine stanno alle poesie di Majakovskij in rapporto analogo realizzate a Berlino, nel 1922, a quello del pianoforte da El Lissitskij. che accompagna il violino». Le prime due sono per la poesia Dice ancora «La nostra marcia», (forse per invitarvi a riguardare le altre per le pagine da 45 a 51): «L’internazionale». «La configurazione Dice El Lissitskij: dello spazio del libro «Per risparmiare al lettore per mezzo del materiale compositivo la ricerca delle singole poesie, secondo le leggi ho fatto uso della rubrica. della meccanica tipografica Questo libro è formato solo deve corrispondere col materiale della cassa dei caratteri. alle tensioni di trazione e di pressione Sfruttate le possibilità del contenuto».

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grafi ca 119 Negli anni ’60, In questi esempi (del 1969) la grafica di avanguardia e alternativa è evidente l’attenta rilettura ha dato uno scossone di tutto il periodo rivoluzionario al decrepito baraccone che va dal 1910 al 1930 della «comunicazione» e dell’«arte» (futurismo, dadaismo, costruttivismo, ecc.), dotte e ufficiali. ma soprattutto una decisa spinta libertaria. Come esempio, quattro pagine di «Marca Tre», Notate l’impiego di riferimenti grafici mensile pubblicato tra Roma e Milano tratti da fumetti «underground» dal 1963 al 1970. (allora molto di moda), Impostato graficamente l’impiego del manoscritto da Giulio Confalonieri, al posto della composizione tipografica è stato poi trasformato e la stampa in colore dagli interventi della redazione (rosso per un numero e viola per un altro) e di Magdalo Mussio in particolare. al posto del sempiterno nero.

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120 grafi ca Con riferimento a quanto detto da pagina 109 a pagina 114, ecco due esempi di serigrafia. Il primo è un’opera di Flavio Costantini (un «professionista» di cui parliamo a pag. 74-75). Anche in questo lavoro il «racconto» è estremamente chiaro. È nuovamente rilevabile il paziente e puntiglioso lavoro di ricerca attuato per meglio definire ogni elemento del messaggio: l’ambiente, l’azione e il personaggio sono rappresentati con il consueto rigore e nel rispetto della tradizione figurativa popolare. Notare l’impiego di false fughe prospettiche.

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A proposito di elaborazione di immagine (vedi pagine da 81 a 87) e per concludere, un lavoro del nostro gruppo. È un «ritratto» di Errico Malatesta, ricavato da una vecchia fotografia, particolarmente mal ridotta. Alla «base» sono stati apportati solo piccoli cambiamenti: sono stati semplificati alcuni dettagli e la prospettiva ha subito una lieve trasformazione. Prima di ottenere la soluzione finale sono stati sperimentati otto diversi schemi di applicazione del tratteggio.

grafi ca 121 La guida apache di Nicoletta Vallorani

abbia addirittura, a un certo punto, rimosse. Vedere i morti 30 giorni circa dopo Aylan Kurdi, in uno degli innumerevoli bombardamenti di Aleppo, muore Mi- reille Hindoyan, nuotatrice promettente che aveva Ce lo ricordiamo bene Aylan Kurdi, il bambino deciso di continuare a gareggiare anche dopo l’i- nato a Kobane e morto sulle spiagge di Bodrum, il 2 nizio della guerra. Muore per sbaglio, perché ha settembre 2015. Ci ricordiamo l’immagine del corpo deciso di modifi care la sua routine e non andare a sulla spiaggia, così poco assimilabile a un cadavere nuotare. Perciò quel mattino alle 11.00 è con i suoi eppure senza respiro. Ci ricordiamo che ci ha com- genitori quando lei e il fratello vengono centrati in mosso e che abbiamo fatto tutti rimbalzare la foto pieno da una bomba. Anche Mireille sembra “poco sul web, pensando che quella forma di resistenza, fotogenica”, come i 150 profughi di cui sopra. Forse almeno, era possibile. Attraverso la foto di Nilufer è morta nella parte sbagliata di Aleppo, o forse non Demir, si è celebrato una specie di rituale funebre era ancora abbastanza famosa. Forse la querel- sul quale, personalmente, ho moltissime riserve, e le giornalistica che ha seguito il bombardamento, che tuttavia ha sicuramente raggiunto almeno a un quella in cui si cercava inutilmente di decidere se obiettivo: farci “vedere” Aylan, nella sua soggettività, le bombe erano governative o dei “ribelli”, ha fi nito prima di trasformarlo, banalmente, in un’icona. per cancellare il nome, e con quello l’identità di una Quest’icona ha la meglio, per esempio, sui 150 diciannovenne che aveva ancora tutto il suo tempo profughi, tra siriani e palestinesi, che annegano il da vivere. 28 agosto dello stesso anno a largo della Libia. Ni- Ora, il mio punto è: perché certe vittime diventano cholas Mirzoeff – esperto di media e, come lui stesso famose e perché altre no? Per quale motivo la foto di si defi nisce, “visual activist in an uncertain world” Aylan Kurdi è rimasta nei nostri occhi ed è stata infi - (attivista visuale in un mondo incerto) - ricorda i fatti nitamente lavorata e rilavorata da artisti famosi come di quest’ultimo naufragio in un post dell’1 settem- da cantastorie popolari? Lo spiega bene, in un arti- bre, sul suo seguitissimo blog How to see the world colo su Artribune, Giulio Dalvit. Anche lui imbrigliato (wp.nyu.edu/howtoseetheworld). Tra le altre cose, si dall’enorme fama della foto di Demir, il giovanissimo chiede come mai le foto di quel tragico viaggio – gli storico dell’arte scrive che quel ritratto non può non stessi corpi bambini, la stessa inaccettabile violenza diventare indimenticabile. in un mare sempre più chiuso e pavimentato di vite Incorniciato dalla spiaggia di un Mediterraneo perdute – siano passate inosservate, e facebook le che amiamo e che è “Mare Nostrum”, con abiti oc- cidentali e con la pelle chiarissima, il bambino pare www.fl ickr.com/photos/gaia_d/ addormentato. Potrebbe essere nostro fi glio, ed es- sere morto per una tragica fatalità (e non per una chiara responsabilità politica, in buona parte anche nostra). Inoltre, la posizione di Aylan evoca un’ico- nografi a religiosa sacrifi cale automaticamente pre- sente nella nostra mente di occidentali. Nel suo farsi “agnus dei”, Aylan Kurdi diventa automaticamente una morte necessaria, che richiama il nostro catto- licissimo senso di colpa, permettendoci l’espiazione (attraverso il pentimento) e la rapida rimozione del problema. Che appunto resta, perché, come scrive Paul Gilroy, queste sono solo pseudo-solidarietà d’accatto, che – aggiungo io – non ci portano in alcun modo più vicini alla risoluzione del problema: per la verità non riusciamo neanche, davvero, a vederlo.

Nicoletta Vallorani

122 insegnamenti Ricordando Leo de Berardinis Per un teatro irregolare contaminato estremo

di Domenico Sabino

Leo de Berardinis è stato una delle fi gure di punta del panorama teatrale italiano degli ultimi decenni. Con una provocatoria sensibilità libertaria.

Vita e morte le pronuncio Leo è stato drammaturgo, attore, regista, pedago- con una nota in calce, go tra i più signifi cativi nel panorama del teatro di con un asterisco. ricerca italiano del secondo Novecento. Una polise- Marina vetaeva mica poetica teatrale – potrei defi nirla – che realizza un’unicità scaturita come necessità e passaggio. Una teatri vanno chiusi (pubblici e privati). Il tea- dialettica tanto regolare quanto eversiva e dissidente, tro in Italia è un autogrill dove trovi di tutto che plasma gli opposti e i contrari; dialettica spinta “I dalla cravatta al caffè, ma è dall’urgenza di rottura con la scena tutto scadente. E allora chiudiamo i teatrale convenzionale e borghese. teatri alle merci […] e via i mercanti Nel suo teatro coesistono perfetta- dal tempio. C’è bisogno di un teatro mente commedia dell’arte e sceneg- che formi un pubblico nuovo […], giata napoletana, con una cognizione con artisti che si rivolgano alla col- e una visione sperimentali e di ricer- lettività […] che si riunisce in sala, ca che includono modelli espressivi e per capire insieme qualche cosa […] culturali dissimili. È una polisemica e non per fare carriera o avere un fa- poetica teatrale vissuta come speri- cile consenso”. mentazione assoluta, ovvero profon- Oggi più che mai attuali risuona- da, lacerante, estrema; un teatro in- no le parole di Leo de Berardinis - teso come parte integrante della vita, Gioi (SA) 3 gennaio 1940/Roma 18 della ricerca scenica, delle relazioni, settembre 2008 -, scritte e urlate della malattia, della memoria, dell’e- vent’anni fa per denunciare lo sca- sistenza: necessità. Parola-chiave dimento, lo scandalo, la decadenza usata da Leo: “Necessità! […] La rela- culturale e gestionale dei teatri. Leo de Berardinis zione è necessità primaria dell’uomo.

Ricordando Leo de Berardinis 123 […] Il teatro, come arte della relazione, è anche contro gliano ci sarà un’ondata di cultura e rivoluzione con- le barriere politiche ed economiche di un’ignoranza, traddistinte da improvvisazioni teatrali provocatorie. come dire, imposta. […] Se molta gente è ignorante La cultura popolare dialoga, si con-fonde, si com- mica è per colpa sua… è perché c’è un meccanismo mistiona e si scontra con l’opera di Shakespeare.’O che impone l’ignoranza”. Zappatore (’72), King lacreme Lear napulitane (’73), Nel ’62 debutta col “Teatro Studio” di Carlo Quar- Sudd (’74), Rusp Spears (’76), Avita murì (’78) sono tucci in Finale di partita e Aspettando Godot di Be- alcuni spettacoli teatrali realizzati che hanno coin- ckett. Tradizione e innovazione caratterizzano sin volto un pubblico spesso diffi cile e ostile. dagli esordi la sua personalità irrequieta e ribelle. Per Leo è importante coinvolgere la cultura sotto- Nel ’65, sempre con Quartucci, allestisce Zip Lap proletaria in un processo dialettico violento e dolo- Lip Vap Mam Crep Scap Plip Trip Scrap & la grande roso, senza nessun margine per le facili pacifi cazio- Mam di Giuliano Scabia, presentato al Festival della ni. Elementi dissimili e infl uenze antiche e moderne Biennale di Venezia; l’anno successivo, invece, con fungono da substrato alla ricerca attiva e dinamica La Fantesca di G. B. Della Porta, si conclude la loro che accosta tragedia e sceneggiata. Colto e popolare collaborazione. si fondono in operazioni drammaturgiche drastiche Leo, infatti, ha già in mente d’intraprendere una e rivoluzionarie dove domina la contaminazione e il propria strada, forte anche dell’incontro con Perla pastiche. Immagini e verbi dissonanti che coesistono Peragallo (Roma 1943/2007), con cui instaura un in perfetta armonia. In questo periodo Leo realizza (e lungo sodalizio d’arte e di vita. Il suo è un teatro di ne è anche protagonista) due fi lm: A Charlie Parker rivolta. La sua è una scrittura frammentata, appa- (’70) e Compromesso storico a Marigliano (’71). Chian- rente, de-strutturata, illogica, sconnessa, disconti- to ’e risate e risate ’e chianto (’74) è l’emblematica nua, spiegata da lui stesso così: “[…] Per me il teatro fi ne del Teatro di Marigliano: la messinscena rappre- è sempre una tensione poetica, […] che non appar- senta la riduzione al grado zero della drammaturgia. tiene soltanto alla logica discorsiva. […] Per questo Basti ricordare l’asserzione pragmatica di Leo: “Il te- il mio […] teatro può cominciare da una scena qual- atro è essere, non in senso romantico, ma politico. siasi. […] Attraverso proprio questa frantumazione In questo modo, diventa una forza rivoluzionaria, cerco di far nascere un organismo che comprenda perché si sgancia dalla cultura di potere”. il più possibile l’essere umano. Perché per me uno Dopo l’esperienza di Marigliano, Leo ritorna a spettacolo è come un essere vivente”. Roma, realizzando messinscene altrettanto interes- Egli non rinuncia alla ricerca della coscienza e del- santi e indimenticabili. Si ricordano: Udunda Indina la verità attraverso la rivolta. La verità nasce dalla (’80) – scritto in un sanscrito inventato da Leo e sic- molteplicità e dal confl itto delle opinioni. Ciò porta ché lo spettatore dispone di un piccolo dizionario –, all’essenza del teatro, al rapporto tra scena e spet- XXXIII Canto del Paradiso da Dante (’80), Annabel tatore: “Si ha bisogno di un luogo della serenità, Lee da Poe (’81) con cui si conclude il sodalizio con dell’igiene mentale, dove il rispetto reciproco delle in- Perla. Nella capitale dà vita a lavori teatrali che se- dividualità diventi un organismo che dialoga con se gneranno il passaggio dal “teatro del non-fi nito” al stesso: un luogo di rifl essione, di specchiamento”. La “teatro dell’improvvisazione”. Crea le proprie opere recitazione è per lui un’improvvisazione jazz che non partendo dal testo per poi lacerarlo in scena e se- si può ripetere senza variazioni e che i media possono guire l’ispirazione dell’istante; una totale libertà che riprodurre soltanto infedelmente. Vive il teatro come deve appartenere all’artista, altrimenti trasforma la pensiero sensibile, indissolubile dal corpo, esprimi- propria creazione in merce feticizzandola. bile solo attraverso la fi sicità della voce e del corpo. Agli inizi degli anni Ottanta si trasferisce a Bolo- gna e inizia la collaborazione artistica con la “Coo- Da Marigliano al Teatro di Leo perativa Nuova Scena”. Il suo periodo di ‘regista sti- pendiato’ può essere letto come un consapevole sot- Nel ’67, con Perla Peragallo si afferma nel fervido toporsi alla fatica della disciplina, un rimettere piede clima delle cantine romane; inizia, dunque, allo stes- a terra, un depurarsi dagli istinti di autodistruzione. so modo di Carmelo Bene, con cui nel ’68 mette in Il tutto non senza una sfumatura di autodenuncia scena Don Chisciotte. Sarà tuttavia una breve colla- come quando, per il primo spettacolo The connection borazione, visto che presto i due artisti arriveranno di Jack Gelber (’83), si presenta in scena avvolto in a un’insanabile rottura. bende di gesso. In tal contesto continua gli studi su Leo e Perla, abbandonata Roma, scelgono Mari- Shakespeare realizzando altre messinscene, tra cui: gliano (hinterland napoletano) e fondano il “Teatro Amleto (’84), King Lear (’85), La tempesta (’86). di Marigliano” per sperimentare e far inter/agire, Nell’87, lasciata la “Cooperativa Nuova Scena”, creando un corto circuito, la cultura alta con quella fonda il “Teatro di Leo” divenendone direttore artisti- bassa. È una sorta di autoemarginazione, senza sno- co e organizzativo. Il teatro, all’interno della chiesa bismo e senza vittimismo, alla ricerca di altri spazi, sconsacrata di San Leonardo, è una realtà produtti- altri interlocutori e, forse, un altro teatro; alla ricer- va autonoma, contraddistinta non solo da spettacoli ca di una Lingua accessibile anche al pubblico sot- teatrali, ma anche da laboratori, giornate di studio, toproletario. Protagonisti assoluti sono emarginati e convegni e rassegne teatrali. Tra le opere realizza- non-attori, defi niti da Leo “attori geopolitici”. A Mari- te in quell’anno vanno ricordate: Delirio, L’uomo ca-

124 Ricordando Leo de Berardinis povolto, Novecento e Mille. Quest’ultima è un’opera complessa che racchiude studi sperimentali sul te- Per saperne di più atro e su autori come Kafka, Eliot, Beckett, Thomas Mann, Borges, Pasolini, Majakovskij, Artaud, Piran- Antonin Artaud, Il teatro e il suo doppio, dello, Ginsberg, Gershwin, Schönberg, Charlot. Torino, Einaudi, 1968 L’anno successivo è la volta de Il fi ore del deserto Leo de Berardinis, Per un Teatro Nazionale da Leopardi. Ha da passà ’a nuttata, dell’89, scrit- di Ricerca, in “Culture Teatrali”, n.1, autunno ta nel segno di un’utopica resistenza alla smemoriz- 1999 zazione dei tempi e tratta dall’opera di Eduardo De Leo de Berardinis, Scritti d’intervento, in Filippo, debutta al XXXII Festival dei Due Mondi di “Culture Teatrali”, n.2/3, primavera-autunno Spoleto vincendo nello stesso anno il Premio UBU 2000 come miglior spettacolo teatrale e il Premio IDI per Leo de Berardinis, Dialogo sull’attore, Arci- l’interpretazione di Leo. Totò principe di Danimarca dosso (GR), Effi gi, 2012 (’90) è un omaggio alla ‘poesia comica’ del grande at- Jack Gelber, La Connection, Milano, Ubu- tore napoletano; qui Leo unisce con effetto armonico libri, 1983 i vertici della tragicità e della comicità, ovvero Amleto Gianni Manzella, La bellezza amara. Il tea- e Totò. Lo spazio della memoria (’91), realizzato con tro di Leo de Berardinis, Parma, Pratiche Edi- Steve Lacy, riafferma il rapporto privilegiato col jazz e trice, 1993 pone palesemente al centro della ricerca la memoria Claudio Meldolesi (a cura di), La terza vita come rapporto con la tradizione, come spazio inte- di Leo, Corazzano (PI), Titivillus, 2010 riore del teatro, come luogo dell’incontro con l’altro, Franco Quadri, L’avanguardia teatrale in come spazio di dialogo. E poi si ricordano I giganti Italia (materiali 1960-1976), 2 voll., Torino, della montagna (’93) e King Lear n.1 (’96). Sono tutti Einaudi, 1977 lavori teatrali maturati con attori formatisi intorno a Leo; tra i tanti vanno menzionati Elena Bucci, Marco Sgrosso, Marco Manchisi, Vincenza Modica, France- teatro sono: l’arte dell’attore, le prove come processo sca Mazza, Antonio Neiwiller (1948/1993). creativo e di formazione. L’indipendenza come svi- luppo di una propria idea di teatro, il confronto con Il linguaggio teatrale, linguaggi e contesti differenti (ad esempio la lirica, la televisione, il cinema, il jazz, la danza) la riuni- privo di fi ltri o falsifi cazioni fi cazione delle arti sceniche il collettivo come stru- Così Leo guarda all’attore: “Il Teatro è l’attore mento non effi mero per creare (possiamo pensare perché è appunto quest’ultimo che racchiude in sé alla formazione di una compagnia teatrale pubblica) tutte le possibilità creative. È il ‘poeta fi siologico’, il laboratorio come modello di formazione e incon- che porta a compimento tutte le proprie potenzialità tro permanente, il confronto con il pubblico, inteso per essere pronto al Silenzio. Ma per essere pronto non come soggetto-oggetto indifferenziato, ma come l’individuo ha bisogno di luoghi fi sici, di una ‘Scho- spettatori consapevoli e critici, la concezione degli la nel senso antico del termine’, di strutture, in cui spazi teatrali come luoghi dell’incontro e della rela- si applichi questa rifondazione pedagogica dell’arte zione, con annessi locali di consultazione visiva e di scenica, intesa ovviamente come arte attorica prima lettura. […]Un teatro vivo che solleciti, negli attori e di tutto”. Nel ’92 riceve il Premio UBU Speciale «per nel pubblico, almeno un vago desiderio di trasfor- la coerenza e la necessità del suo teatro». Esemplare, mazione positiva, anche se minima”. in primis, per non aver mai ceduto al compromesso Il 4 maggio 2001 l’Università di Bologna gli conferi- commerciale. Dal ’94 al ’97, è direttore artistico del sce la laurea ad honorem, con la motivazione «Leo de Festival di Santarcangelo di Romagna (RN). Dal ’99 Berardinis ‘uomo-teatro’ radicatosi a Bologna da qua- si dedica a un nuovo progetto: la costituzione nazio- si vent’anni essendo ormai internazionalmente rico- nale e stabile di un Teatro Nazionale di Ricerca. nosciuto: questo attore capace di sapienti variazioni L’idea cardine è lo stretto rapporto tra la cultu- drammaturgiche, regista e scenografo dei suoi spet- ra popolare e l’identità complessiva che il teatro è tacoli nonché straordinario pedagogo […]. Da artista chiamato a rappresentare, basandosi sulla forza del dei contrasti ha così creato un distintivo immaginario linguaggio teatrale, privo di fi ltri o falsifi cazioni: “[…] poetico e di rottura, fi no a rivelare gli squilibri interio- Teatro popolare signifi ca elevare e non abbassare la ri dell’Italia che si pretendeva di riformare a parole». forza e l’emozione poetica. Popolare è il Teatro gre- Il suo ultimo lavoro è past Eve and Adam’s (’99). co. Popolari sono Shakespeare e Mozart. Il pubblico Quasi una premonizione. Una vertigine poetica - deve ritrovarvi la bellezza, averne nostalgia quando versi e musica disarmonici senza senso cronologico ne esce, e così rivendicarla nella vita, nella società. - in cui riecheggiano, rincorrendosi e sovrapponen- […] Un grande laboratorio permanente per la forma- dosi, opere tra le più alte della letteratura. Un assolo zione di attori, tecnici, organizzatori e amministra- teatrale che prende il titolo da un passaggio ellittico tori, e fi nalizzato alla creazione di opere originali, dal Finnegans Wake di James Joyce. Una ciclicità, dove il concetto di attore-autore si concretizza diret- un’onda-pensiero che bisogna immaginare come tamente sulla scena. Gli elementi fondanti di questo cerchio metaforico che si chiude come una spirale.

Ricordando Leo de Berardinis 125 Un’opera che vuole rivivere, tenere a mente, reinven- teatro/spettacolo Lobbyzzato et Lottizzato! Perché il tare, al di là delle tragedie umane, l’altra faccia del palcoscenico non consente di mentire né di essere dolore: la bellezza. Il resto è silenzio. diversi da quel che si è. Questa era (è) l’utopia del Teatro di Marigliano, del Teatro dei Mutamenti. Sta Per realizzare il suo a noi continuare, essere i “guastatori”. Una nuova PROSPETTIVA SUDD. Gramsci dice che bisogna Teatro Nazionale di Ricerca saper conciliare l’ottimismo della volontà col pes- Il 16 giugno 2001, sottopostosi a un banale in- simismo della ragione dal momento che viviamo in tervento chirurgico, Leo entra in coma per un errore un’epoca governata da quelle che Spinoza chiama dell’anestesista. Per supportarlo economicamente le “passioni tristi”: incapacità e disgregazione. Leo circolano appelli e raccolte di fondi da parte dei te- va rimeditato, riletto, divulgato. È un atto politico- atranti italiani e dal luglio 2008 gli viene concesso culturale affi nché si realizzi il suo Teatro Naziona- il vitalizio della legge Bacchelli. L’assenza, quell’es- le di Ricerca e si asserisca ad libitum che “Il Teatro serci senza esserci, al limite del Tutto, l’ho sempre deve tornare a essere una cosa preziosa. […] Per la decifrata metaforicamente, come grido muto contro prefi gurazione di nuovi mondi possibili”. la débâcle culturale che ahimè viviamo. Basti ve- dere cos’è diventato oggi il teatro italiano, sempre Domenico Sabino più affare di rappresentanza di bassa politica ma- nageriale, sempre più estraneo alle motivazioni cul- Altri due articoli su Leo de Berardinis sono stati turali del Teatro. Proseguendo sulla traccia di Leo, pubblicati in questi anni sulla rivista: L’urlo di Leo di è tempo di proporre una progettualità teatrale con Cristina Valenti (“A” 187, dicembre 1991 – gennaio un Manifesto/Comunità De-Artistico contrapposto 1992) e L’uomo e l’artista di Mimmo Mastrangelo (“A” alla PSEUDOCULTURATEATRALE e in confl itto col 213, novembre 1994).

Ricordando Agostino Perrini/ permanenza a Venezia, dove ha frequentato l’Acca- demia, entrando in contatto con i compagni veneti.” Anarchia, arte, famiglia e... Il nostro collaboratore Franco Bun uga, bresciano (di origine croata), anarchico, architetto, ricorda: In un sabato pomeriggio assolato ci siamo ritrovati “Io l’ho conosciuto negli anni ‘70 quando avevamo in centinaia e centinaia di persone al crematorio del fondato il Gruppo Anarchico Bresciano (G.A.B.) il cimitero di Brescia per l’ultimo saluto ad Ago, Ago- gruppo dei giovani un po’ in contrapposizione al stino Perrini, militante del circolo anarchico Ettore Bonometti di Ivan Guerrini, allora il più attivo dei Bonometti. Testimonianze della sua bella umanità, “vecchi” anarchici bresciani. Insieme abbiamo poi studenti ed ex-studenti della scuola media (dove vissuto l’occupazione del Centro Sociale di via Mar- insegnava educazione artistica) e dell’Accademia gheriti e poi la fondazione del Gabinetto di lettura di belle arti Santagiulia (dove insegnava tecniche Oscar Panizza, nei locali che ci aveva concesso il pittoriche), artisti come lui, amici e gli anarchici, compianto Franco Lombardi Mantovani. Insieme della città e della provincia, abbiamo anche redatto per alcuni che non si vedeva- un periodo il Seme Anarchico no da tempo, e qualcuno di cui io ero direttore. E tanto da più lontano. E, alla fi ne, altro. Il Circolo Bonometti è una specie di organetto e stata l’ultima esperienza a qualche canzone anarchica. cui Ago ha partecipato.” Ago stava per compiere Per noi di “A”, una presen- 60 anni (era nato a Sale Ma- za costante al nostro fi anco, rasino, sul lago d’Iseo, il 2 discreta e solida, un riferi- novembre 1955) e da oltre mento sicuro nelle comuni una quarantina era attivo rifl essioni e nei rapporti con tra gli anarchici bresciani, i compagni. Scherzando, gli quelli che si erano formati avevamo detto di conside- negli ‘70. rarsi “il nostro proconsole a “Ago – ci ricorda la sua Brescia”. Una mente vivace, compagna Silene - ha inizia- un carattere equilibrato e to ad avvicinarsi al movimen- allegro, un compagno che to anarchico bresciano nei ci mancherà. primi anni del liceo artistico, ha continuato a mantenere p.f. i rapporti anche durante la Agostino Perrini

126 Ricordando Leo de Berardinis Casella Postale 17120

Repressione attivisti rinviati a giudizio per invasio- 17000 001025557768 Intestato ad ne della base e per altri reati collegati Associazione Culturale Sicilia Punto L No Muos/ Appello per (danneggiamento, violenza, istigazione, - Ragusa. una sottoscrizione ecc.); altri 50 verranno processati il 26 In entrambi i casi indicare come cau- gennaio per avere partecipato ad un sale: per spese legali. Appello alle compagne e ai compa- picnic dentro la base USA, violandone gni, ai gruppi, alle federazioni, a tutte le le reti; altre decine sono inquisiti per Federazione Anarchica Siciliana realtà anarchiche per una sottoscrizione avere dato vita a momenti di resistenza, ww.fasiciliana.noblogs.org contro la repressione del movimento No presidi, barricate, sit-in, blocchi strada- Muos: li, scalate e occupazioni delle antenne. Contemporaneamente si vanno colpen- Carcere/ Negli ultimi 5 anni il Movimento NO do singoli compagni per “reati” assurdi: Non tacere sui Muos ha rappresentato un’autentica Marino di Niscemi, per avere organizzato trattamenti iniqui spina nel fi anco ai progetti militaristi e un rave al presidio NO Muos, quando imperialisti del governo degli Stati Uniti proprio lo stesso, come altri compagni, e dei loro alleati e/o complici. ne aveva preso le distanze; Massimo di Le profonde divisioni esistenti all’in- Uno dei primi risultati è stato l’essere Ragusa, perché trovato in possesso, terno del movimento anarchico e lo sde- riusciti a bloccare e a ritardare l’attiva- mentre si trovava nei pressi della base gno provocato dalle gesta dei cosiddet- zione dell’impianto di comunicazione mi- USA, di CD masterizzati in auto (multa ti “informali” non dovrebbero indurre al litare satellitare di Niscemi, impedendo da 2888 euro); Pippo di Ragusa per ave- silenzio a proposito delle condizioni in l’entrata in funzione di tutto il sistema re mostrato il sedere a un poliziotto della cui si trovano detenuti coloro che sono planetario Muos. Questo risultato è stato scientifi ca che riprendeva con telecame- stati arrestati con l’accusa di far parte di ottenuto grazie ad una incalzante mobili- ra i partecipanti ad un trekking (multa da questa fantomatica organizzazione. Due tazione popolare dal forte carattere anti- 5 a 10.000 euro più denuncia per oltrag- articoli del quotidiano “Il Dubbio” segna- militarista, che ha avuto il suo culmine nel gio aggravato a pubblico uffi ciale) e tanti lano che il regime in cui si trovano queste 2013 e nel 2014, quando in più occa- altri casi che ormai quotidianamente si persone è praticamente assimilabile ad sioni la base militare della Marina USA è aggiungono al già lunghissimo elenco. un art. 41 bis: totale isolamento, spazi stata invasa da migliaia di manifestanti e Anni e anni di carcere, decine di ristretti, abbondanza di fi lo spinato, limi- oggetto di varie incursioni e azioni. migliaia di euro di multe minacciano di tazioni dell’ora d’aria. C’è voluta una forzatura sfacciata e colpire la resistenza al Muos; e fra poco La cosa più grave è che queste restri- arrogante del governo, dietro forte pres- cominceranno i maxi processi; una volta zioni non sembrano conseguenza di un sione americana, a provocare, la scorsa in Sicilia erano i mafi osi a subirli, ades- ordine della magistratura. Secondo gli primavera, una sentenza del Consiglio so la lotta alla mafi a va meno di moda avvocati difensori, infatti, la Procura ha di- di Giustizia Amministrativo siciliano che (specie in quel di Gela), e alla sbarra si sposto nei loro confronti soltanto il divieto dichiarava la non esistenza di rischi per la portano attivisti e cittadini che difendono di incontro tra coimputati. Si tratta dun- salute e per l’ambiente a Niscemi, come la loro terra dalla militarizzazione, dalla que di un regime imposto dalle autorità invece provato da precedenti sentenze guerra e dalle loro nefaste conseguenze. carcerarie del tutto illegittimamente, pare del TAR di Palermo; e lo scorso mese Per questi motivi facciamo appello con la giustifi cazione che queste persone di agosto il dissequestro dell’impianto a tutto il movimento anarchico perché potrebbero tentare di fomentare rivolte o Muos deliberato dal Tribunale del Riesa- contribuisca ad una sottoscrizione per comunque di indurre altri detenuti a con- me di Catania, che cancellava le prece- far fronte alle spese legali e alla cam- testare il regolamento carcerario. denti sentenze, confermate dalla Cassa- pagna contro la repressione che si sta Personalmente, io non ho nulla da zione, secondo le quali la costruzione del mettendo in atto. Il denaro raccolto dal- spartire con chi vigliaccamente invia Muos aveva violato i vincoli paesaggistici la FAS verrà riversato nelle casse del buste incendiarie o gioca a fare la lotta e si trattava, pertanto, di opera abusiva. Coordinamento dei Comitati NO Muos. armata. Ritengo però che, dopo la giu- In seguito a queste “vittorie” si è sca- I versamenti vanno effettuati tramite sta presa di distanza pubblicata su “A” tenata sugli attivisti una pesante cam- cc postale sul conto n. 1025557768 372, sia altrettanto giusto non tacere sul pagna repressiva, per adesso limitata a intestato ad Associazione Culturale Si- trattamento che stanno ricevendo queste episodi di lotta svoltisi tra la primavera cilia Punto L - Ragusa, oppure facendo persone che, peraltro, non sono mai state del 2013 e la primavera del 2014. 129 un bonifi co sul conto: IT 90 O 07601 processate e sono dunque, fi no alla con-

lettere 127 danna defi nitiva, da ritenersi innocenti. Parlando di Chiapas Enrico Torriano Bologna (magari con Orsetta)

Cosenza/ Dal n. 391 (estate 2014) al n. 403 Inaugurato l’infopoint (dicembre 2015/gennaio 2016), con dell’editrice Coessenza la sola eccezione del n. 402 (novem- bre 2015) la nostra rivista ha ospita- In un momento di grave crisi dell’edi- to una serie di “lettere dal Chiapas”, toria calabrese, e quindi in controtenden- con testi e foto di Orsetta Bellani. za, venerdì 14 ottobre 2016 a Cosenza, in corso Telesio 90, nella piazzetta an- Queste corrispondenze costituisco- tistante l’ingresso principale della Casa no la base di un volume edito dal- delle Culture è stata inaugurata la nuova la casa editrice anarchica siciliana sede dell’editrice dal basso Coessenza. La Fiaccola, con il titolo Indios Sono passati dieci anni da quando senza re. Conversazioni con alcuni giovani del Centro sociale auto- gestito ex Villaggio del fanciullo deci- gli zapatisti su autonomia e sero che era arrivato il momento di of- resistenza (Ragusa, 2016, pp. frire alle comunità un luogo di incontro 120, € 13,00). Oltre alle sue e condivisione della conoscenza, per “lettere”, ci sono altri materiali inediti. Il libro si può richie- sperimentare pratiche di formazione e comunicazione autonome, estranee alle dere a [email protected]. A dicembre Orsetta è a Bergamo il 15, logiche di profi tto basato sullo sfrutta- a Milano il 16, a Novara il 18, in Val Susa il 19, e a Torino il 20. mento degli autori. In uno dei centri Per ulteriori info su queste presentazioni e per concordarne altre in storici più affascinanti d’Italia, oggi in gennaio scrivere sempre a [email protected] stato di preoccupante abbandono, la nuova sede di Coessenza costituisce uno spazio aperto alle molteplici realtà del quartiere, una piccola coronaria che il taglio del nastro, ad opera della piccola di analisi e presa di posizione che meri- spera di irrorare un po’ di sangue per Maya, e per un gradito rinfresco. tano di defi nirsi radicali: per questo mi ridare vivacità ai luoghi dove, nel 356 va di ringraziarvi. a.C., nacque “Consentia”. Angelo Pagliaro L’altra cosa bella per me è l’accosta- Mentre l’amministrazione comunale Paola (Cs) mento, sul numero di ottobre, dei due ar- del sindaco Occhiuto continua a diffonde- [email protected] ticoli per molti versi divergenti di Andrea re la suggestiva ipotesi di iniziare gli scavi Papi (“Come cambia il potere”) e Giorgio archeologici, nel punto di confl uenza tra i Fontana (“Dalla parte dei lavoratori del fi umi Crati e Busento, fi nalizzati al ritrova- Botta.../ terziario avanzato”): in queste settimane mento del tesoro del Re dei Goti Alarico Terziario avanzato. di vacuo dibattito mediatico tra le odiose (del quale farebbe parte anche il cande- Ma davvero vogliamo ragioni del Sì e le insulse ragioni del No labro ebraico a sette bracci, la grande indignarci per quei al prossimo referendum farsa, fa piacere Menorah del Tempio di Gerusalemme) il leggere le argomentazioni contrastanti di Comitato Piazza Piccola (Cosenza vec- lavoratori? due modi diversi di guardare a problemi chia 89 e Comitato Prendocasa) ricorda di fondo della società. che esiste un vero tesoro a Cosenza che Cari Amici, Ammetto che, sulle ragioni del differi- è sotto gli occhi di tutti nonostante sia torno a scrivervi per farvi un po’ dei re – la fondatezza o meno di un allarme stato dimenticato: “che vive nei vicoli, miei umili ed euforici complimenti per due intorno alla “terziarizzazione globale del nelle case, fra la gente sicuramente non ragioni in particolare, poi per dire la mia lavoro” – non possiedo argomenti deci- alla confl uenza tra due fi umi”. su una certa faccenda. sivi. Istintivamente propendo più per l’a- Nel corso della serata sono stati pre- Complimenti innanzitutto per il limpido nalisi di Papi: ritengo che una tendenza sentati, presso la Sala Gullo della Casa editoriale al numero di novembre, “Né sì, alla robotizzazione sia effettivamente in delle culture, tre libri editati da Coessenza: né no”: sono e spero di rimanere a lungo corso nel mondo del lavoro e che essa “La Banda dello zoppo”, “Ai confi ni della in quella fase di infatuazione neofi ta per non abbia come risultato di alleviare le pubertà” e “Hunderground. Sociologia il pensiero anarchico in cui si adorano le fatiche di braccianti e manovali, quanto della contestazione giovanile”. Per chiu- forti rivendicazioni di principio, profonde di sottrarre agli operatori specializzati dere l’evento in allegria, insieme ai giovani a tal punto da trasformarsi quasi in riven- certe mansioni considerate un tempo di Radio Ciroma, dei centri sociali e di una dicazioni identitarie (i “Sono anarchico loro prerogativa, per affi darle a mac- rappresentanza degli ultras del Cosenza perché...”, per intenderci). La pagina vibra chine e computer che non costano per calcio ci si è recati nella nuova sede per tutta fortissimamente in quelle profondità forza di meno, ma sono più controllabili,

128 lettere malleabili, trasferibili, sfruttabili ed even- operatori del sociale, agguerritissimi le condizioni contrattuali e le possibili tualmente spegnibili di qualsiasi massa professori in istituti tecnici di periferia, gratifi cazioni personali sono degradate salariale – e ciò, il più delle volte, a di- apprendisti panettieri (questo sono io). come mai in precedenza, negli altri settori scapito della qualità del risultato fi nale. Senza dimenticare tutti quelli che, titoli (agricoltura, artigianato, piccolo commer- Penso, ad esempio, all’uso dilagante dei di studio a parte, ogni giorno fanno scel- cio) c’è molto da fare, per il proprio bene traduttori automatici nell’editoria o, nella te diffi cili in nome della propria integrità e nel segno di una militanza più ampia e mia esperienza personale, alla tendenza a morale, invece di accettare qualsiasi lungimirante. È questo il modo per tra- delegare a costosi programmi informatici compromesso pur di “fare il lavoro per il sformare la crisi economica e strutturale una buona parte dell’attività gestionale quale si è studiato”, non vedere “il sogno in un’imperdibile opportunità di trasfor- di un piccolo negozio come di qualsiasi dei padri crollare miseramente a terra” mazione individuale e sociale. altra attività, sacrifi cando l’esperienza e (frasi prese dall’articolo). Ritengo poi che si debba rivedere la creatività del lavoratore, il quale viene Rivendico il valore personale del per- in modo più intransigente il senso delle di fatto derubato della parte intelligente corso di chi ha deciso, potendo entrare parole formazione e apprendistato, per e varia del suo mestiere – la sua vera in questo squallido terziario avanzato quei mestieri che, defi nendosi intellettua- professionalità –, per trovarsi a svolgere (avanzato in che?), di dedicarsi a lavori li, hanno a che vedere con la compren- solo quella più fi sica e ripetitiva, pagata cosiddetti umili, adattandosi a situazioni sione, la divulgazione e l’affermazione di sempre meno in quanto sempre meno di prolungata precarietà, integrandosi senso. Non esiste, per il sedicente intel- specialistica. [...] in ambienti sociali diversi dal proprio e lettuale, nessuna forma di professionismo Mi va di reagire più ampiamente all’ar- spesso semi-sconosciuti, a volte affron- che lo esima dalla responsabilità morale ticolo di Giorgio Fontana (Dalla parte dei tando non facili percorsi di apprendistato di quanto pubblica: se scrive bullshit è lavoratori del terziario avanzato, “A” 410, in età avanzata, sempre aggredendo di bullshit egli stesso, ed è bullshit anche ottobre 2016), a partire dal titolo e da petto l’incomprensione quando non la il suo percorso di apprendistato. Il vero numerosi passaggi, come ad esempio il netta disapprovazione di uno sguardo modo per non vedere “vanifi cata l’idea seguente: “‘Riempiamo la rete di rumore sociale pavido e conformista; rimetten- stessa di formazione” è non applicare le bianco’ mi disse un amico che da anni do in discussione “il sogno dei padri” competenze acquisite al servizio di con- scriveva contenuti per portali generalisti. (sennò che anarchici saremmo?), fi no a tenuti e direttive spregevoli. Sappiamo che quanto facciamo contribu- riconoscere che il percorso di formazione Per fi nire, escludiamo dal dibattito la isce a reggere un sistema ingiusto; ma è conseguito comprendeva una gran parte strategia di difesa sindacalista di que- quanto ci viene offerto.” di lavaggio del cervello, teso ad asservire, sti bullshit workers: vogliamo sul serio Stento a trattenere un moto di irrita- avvilire, alienare. indignarci e lottare perché gli operatori zione di fronte alla facile autocommisera- Ma rivendico soprattutto il valore della disinformazione non sono pagati zione che mi sembra emanare dalla frase politico ed epocale di tali scelte, fatte abbastanza, e per di più si sbranano tra sottolineata. Faccio parte di una catego- nel segno della rivolta, della decrescita, di loro come bestie in gabbia? ria minoritaria ma a mio avviso crescente, dell’ecologia; dell’abolizione della distin- Concludo quindi scrivendo a chia- in numero se non in visibilità, di persone zione classista tra lavoratori intellettuali re lettere che no, non mi va proprio di che hanno conseguito i titoli di studio che e lavoratori manuali; dell’appropriazione schierarmi “dalla parte dei lavoratori del danno accesso alla categoria professio- e della difesa di tanti mestieri minacciati terziario avanzato”, quanto meno non di nale in questione, ed hanno tuttavia deci- di estinzione da un capitalismo tecno- quelli descritti da Fontana. so di NON aderire ad un settore che, nel logico e fi nanziario sempre più vorace, Allego i miei più sinceri complimenti migliore dei casi, impegna i propri addetti tossico e capillare. Scelte operate, a tutta la redazione, insieme ad un rin- nella produzione di stronzate (così tradu- oltretutto, nell’ambito che, in quanto graziamento grande a Giorgio Fontana, co bullshit) frastornanti e dispersive, al anarchici, dobbiamo considerare emi- per avermi fatto venir voglia di scrivervi. servizio della disinformazione capitalista nentemente politico: quello del lavoro, In bocca al lupo per la campagna abbo- – il tutto inoltre in condizioni contrattuali della realtà individuale più pragmatica e namenti. da fame e in un’atmosfera di competizio- quotidiana, in cui si realizzano le scelte ne tra lacchè! morali più personali, impegnative, fertili Enrico Bonadei di conseguenze. Parigi (Francia) Per i lavori cosiddetti umili Questi percorsi ritengo esemplari di Ho conosciuto e frequento ingegneri un reale “ritorno all’intransigenza”, per che hanno scelto di riparare biciclette parafrasare ancora il Fontana. In essi mi ...e risposta/ o imparare la falegnameria pur di non sembra di riconoscere il vero NO sbat- Terziario avanzato. lavorare al servizio della grande industria tuto in faccia al sistema. Non sono tutti e dei suoi interessi; esperti di comuni- Voglio ora provare a rispondere alla bullshit jobs cazione che rifi utano gli stipendi stellari domanda posta in chiusura di artico- della pubblicità per lavorare nell’umani- lo – “Che fare, dunque?” – con alcune e bisogna combattere tario; ricercatori, storici, consulenti e re- proposte. sponsabili di grandi aziende convertitisi Grazie mille a Enrico Bonadei per la all’agricoltura (biologica, ovviamente!); Non perdiamo l’occasione sua lettera. Le sue osservazioni mi con- dottorandi brillantemente addottorati Innanzitutto consiglio agli addetti ai sentono di mettere a fuoco meglio alcuni fuggiti dalle accademie in cerca di sen- lavori di prendere almeno in considera- punti che temo di non avere espresso so, fi niti per scoprirsi calzolai (giuro!), zione il fatto che, se nel settore terziario con suffi ciente chiarezza.

lettere 129 Comincio col dire che il pezzo non possibilità delle lotte — proprio come nel L’anarchismo? voleva essere descrittivo, ma anzi deci- lavoro manuale, del resto. Anche per que- samente critico: stante una situazione sto la fa meno bene di quanto potrebbe. Per me molto problematica (analfabetismo delle lotte, condivisibile individualismo spinto, l’autocommisera- Mi sembra una resa zione che ben notava Bonadei, eccetera) Se una persona ha studiato a lungo Un saluto a tutti coloro che collaborano volevo proporre alcuni spunti per riedu- per tradurre, programmare, fare giornali- alla realizzazione di questa interessante, care questo settore del lavoro anziché smo e così via — e lo vuole fare bene, non utile (e mi fermo qui) rivista. È la prima abbandonarlo a se stesso. come “operatore della disinformazione” volta che via scrivo, leggo “A” già da un po’ Ciò detto, sono totalmente d’accordo — perché dovrebbe per forza cambiare di tempo, questo perché mi è gentilmente con l’idea della responsabilità personale mestiere solo alla luce del fatto che le offerta da un vostro abbonato, mio carissi- legata a quanto si produce, che si tratti di condizioni sono diseguali? mo amico, che puntualmente me la regala. parole od oggetti: e mi scuso se ho dato Mi sembra una resa: anche perché Devo dire che leggendo ho scoperto l’impressione di giustifi care la produzione così facendo probabilmente a occuparsi i lati anarchici del mio pensiero, e molte di contenuti indegni, o di inneggiare alla di tali professioni resteranno solo quelli cose che non immaginavo del mondo che deresponsabilizzazione. Questo è contro che possono permettersi di farlo come mi/ci circonda. tutto ciò in cui credo. E allo stesso modo, hobby. Generando ulteriore disegua- L’anarchismo è molto condivisibile per ritengo che un approccio più severo alla glianza, e spesso risultati ancora peggio- me, anche se alcuni aspetti mi sono an- proliferazione dei bullshit jobs sia altret- ri. Poi magari un domani queste profes- cora oscuri, ancora troppo ignorante su tanto importante: questo è uno degli sioni non esisteranno più, o saranno per certe tematiche;nel frattempo cerco di aspetti che mancano nel mio articolo. Con intero su base gratuita: è possibile. Ma colmare le mie lacune , e vi scrivo proprio il senno di poi, l’idea di una diserzione at- fi nché esistono, penso sia giusto com- per ringraziarvi della opportunità che ho tiva andava senz’altro valorizzata di più. battere affi nché le loro condizioni siano avuto , grazie al vostro impegno divulga- Però non credo affatto che le profes- migliori — e insieme combattere affi nché tivo, di poter vedere le cosa da un altro sioni del “terziario avanzato” (giusto per migliorino la coscienza e la responsabilità punto di vista. dargli un’etichetta, criticabilissima) sia- del singolo lavoratore. Ora vi seguo anche su Twitter, e mi è no tutte bullshit jobs, per cui il settore Credo che fra “applicare le compe- sorta una curiosità: come mai non siete “nel migliore dei casi, impegna i propri tenze acquisite al servizio di contenuti anche su Facebook? Ho l’impressione addetti nella produzione di stronzate”. e direttive spregevoli” e cambiare com- che Facebook (con tutti i suoi limiti e lati Per questo la soluzione proposta da Bo- pletamente professione ci sia una via di anche negativi), sia più visibile di Twitter. nadei del “fare altro” mi sembra riduttiva: mezzo, che è quanto propongo. Saluti. c’è gente che ama quanto fa e cerca di farlo bene, ma è ridotta a condizioni di Giorgio Fontana Vito Albano lavoro ingiuste o manca di fede nelle Milano Locorotondo (Ba) I nostri fondi neri

Sottoscrizioni. Filippo Nizzoli (San Secondo Parmense – Pr) 10,00; Tony Gei (Piovene Rochette – Vi) 20,00; Daniele Camilli (Viterbo) 10,00; Alberto Ciampi (San Casciano Val di Pesa – Fi) 10,00; Massimo Torsello (Miano) 20,00; Pietro Ghidoni (Borzano – Re) per PDF, 10,00; Rolando Frediani (Livorno) 20,00; Giuseppe Anello (Roma) 10,00; Daniele De Paoli (No- vate Milanese – Mi) 50,00; a/m Graziano Gamba (Rezzato – Bs) gli anarchici bresciani ricordando Ettorina “Etti” Amati, 250,00; Marco Pandin (Montegrotto Terme – Pd) 30,00; Antonino Pennisi (Aci- reale – Ct) 20,00; Associazione Urupia (San Marzano di San Giuseppe – Ta) 300,00; Vito Mario Portone (Roma) 60,00; Vincenzo D’Andrea (Trento) per versione PDF della rivista, 5,00; Gianni Pasqualotto (Crespano sul Grappa – Tv) 200,00; Aurora e Paolo (Milano) ricordando Alfonso Failla a 31 anni dalla scomparsa, 500,00; Carlotta e Cesare (Gambolò – Pv) 20,00; raccolte durante un incontro in trattoria dopo i funerali di Agostino Perrini (Brescia) 40,00; Antonio Ciano (Gaeta – Lt) 20,00; Rino Quartieri (Zorlesco – Lo) 50,00; Roberto Palladini (Nettuno – Rm) 10,00; Renzo Sabatini (Roma) 300,00. Totale € 1.945,00. Ricordiamo che tra le sottoscrizioni registriamo anche le quote eccedenti il normale costo dell’abbonamento. Per esempio, chi ci manda € 50,00 per un abbonamento normale in Italia (che costa € 40,00) vede registrata tra le sottoscrizioni la somma di € 10,00. Abbonamenti sostenitori (quando non altrimenti specifi cato, si tratta dell’importo di cento euro). Marco Galliari (Milano); Daniele Del Freo (Carrara – Ms) 150,00; Claudio Paderni (Bornato – Bs); a/m Federico Denitto, Paola Maz- zaroli (Trieste); famiglia Tecchio (Vicenza) 200,00; Benedetto De Paola (Prato Perillo – Sa) 200,00; Gianni Pasqua- lotto (Crespano sul Grappa – Tv); Marcella De Negri (Milano); Loriano Zorzella (Verona); Giovanni Baccaro (Vittorio Veneto – Tv); Jean-Pierre Nuenlist (Riva San Vitale – Svizzera) 200,00. Totale € 1.650,00.

130 lettere Milano

Abbonarsi A.A.A.Diffusore anche il compito di verifi care nel corso dei “A” è una rivista mensile pubblicata rego- cercAsi mesi che la rivista arrivi effettivamente (e con larmente dal febbraio 1971. Siamo alla costante ricerca di nuovi diffusori. quale eventuale ritardo) al punto-vendita; di Esce nove volte l’anno (esclusi gennaio, Basta comunicarci il quantitativo di copie che comunicarci tempestivamente eventuali varia- Una libreria LGBT agosto e settembre). si desidera ricevere e l’indirizzo a cui dobbia- zioni nel quantitativo di copie da spedire; di Una copia € 4,00 / arretrato € 5,00 / ab- mo farle pervenire. L’invio avviene per posta, ritirare (secondo gli accordi che prenderete) bonamento annuo € 40,00 / sostenitore in abbonamento postale, con consegna diret- le copie invendute ed il ricavato del vendu- da € 100,00 / ai detenuti che ne facciano tamente all’indirizzo segnalatoci. Il rapporto to, versandolo poi sul nostro conto corrente richiesta, “A” viene inviata gratis. con i diffusori è basato sulla fi ducia. Noi postale. e femminista Prezzi per l’estero: una copia € 5,00 / chiediamo che ci vengano pagate (ogni due/ un arretrato € 6,00 / abbonamento annuo tre mesi) solo le copie vendute, ad un prezzo LeAnnaterilegate Il progetto della libreria Antigone ha come obiettivi la diffusione della € 50,00. scontato (2/3 del prezzo di copertina a noi, Sono disponibili tutte le annate ri- 1/3 al diffusore). Non chiediamo che ci ven- legate della rivista. I prezzi: volume tri- cultura e delle sottoculture lgbit*q e femministe, con particolare IpAgamenti gano rispedite le copie invendute e suggeria- plo 1971/72/73, € 200,00; volumi doppi interesse per la produzione di testi, riviste, saggi e romanzi concernenti I pagamenti si possono effettuare tramite: mo ai diffusori di venderle sottocosto o di re- 1974/75 e 1976/77, € 60,00 l’uno; volumi galarle. Spediamo anche, dietro richiesta, dei singoli dal 1978 al 2013, € 35,00 l’uno. Per il la sessualità, il genere e le relazioni tra i generi, la storia e la produzione A. Pagamento con PayPal / Carta di bollettini di conto corrente già intestati per 2012, 2013, 2014 e 2015 è stato necessario teorica dei movimenti femministi e lgbit*q, l'educazione e la lotta alle credito facilitare il pagamento delle copie vendute. (a causa del numero di pagine) suddividere I pagamenti a mezzo carta di credito l’annata in due tomi, per cui il costo è discriminazioni, le sessualità, le relazioni affettive, sentimentali e si possono effettuare esclusivamente di € 70,00 complessivi per ciascuna sessuali e le produzioni accademiche dei gender and queer studies. dal nostro sito. delle tre annate (2012, 2013, 2014 e 2015). Sono disponibili anche i soli B. Bonifi co sul conto bancario editrice A raccoglitori, cioé le copertine delle an- “I muri ribaltati diventano ponti” Banca Popolare Etica - Filiale di Milano cas. post. 17120 - Mi 67 nate rilegate (cartone rigido telato nero, (Angela Davis) IBAN: con incisi in rosso sul dorso il titolo della IT10H0501801600000000107397 20128 Milano Mi rivista e l’anno, con relativo numero pro- BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A gressivo) al prezzo di € 20,00 l’uno (per i intestato a: Editrice A tel. 02 28 96 627 soli 2012, 2013, 2014 e 2015 € 40,00 fax 02 28 00 12 71 perché costituito da 2 tomi). I prezzi sono C. Versamento sul nostro conto comprensivi delle spese di spedizione corrente postale N.12552204 e-mail [email protected] postale per l’Italia; per l’estero aggiun- IBAN: gere € 15,00 qualunque sia l’importo IT63M0760101600000012552204 sito arivista.org della richiesta. CODICE BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX twitter @A_rivista_anarc intestato a: Editrice A Archivioonline Andando sul sito arivista.org si può D. Mediante assegno bancario o accedere all’archivio online della rivi- postale PiazziamolA sta, dove sono consultabili gratuitamen- intestato a: Editrice A soc. coop Oltre che con la diffusione diretta, potete dar- te tutti i numeri dal n. 1 (febbraio 1971) (spedire a CAS. POST. 17120-MI 67 - ci una mano per piazzare la rivista in edicole, all’ultimo uscito. L’archivio viene aggiornato 20128 Milano MI, Italia) librerie, centri sociali, associazioni e qualsiasi mensilmente. L’ultimo numero è consultabile altra struttura disposta a tenere in vista “A” entro la fi ne del mese di copertina. Tutti i nu- E. Contrassegno ed a pagare ogni tanto le copie vendute a meri a partire dal n. 383 (ottobre 2013) sono Verrà aggiunto un contributo di spese voi direttamente oppure a noi. Come fare? anche scaricabili gratuitamente in pdf. Libreria Antigone € postali di 5,00 qualunque sia l’importo Voi contattate il punto-vendita, concordate il via Kramer 20 - 20129 Milano dell’acquisto. quantitativo di copie da piazzare inizialmente, SeAnontiarriva... Per spedizioni voluminose c’è la possibilità ci segnalate tempestivamente nominativo ed Il n. 411 (novembre 2016) è stato spedito in Tel. 022043655 della spedizione con corriere senza nessu- indirizzo esatto del posto (cosicché, tra l’altro, data 25 ottobre 2016 dal Centro Meccano- na aggiunta di spese rispetto alla spedizio- noi lo si possa subito inserire nell’elenco che grafi co Postale (CMP) di Milano Roserio. Chi lunedì/venerdì 10:30 – 20:00 ne postale. Contattate la redazione. compare sul sito). Lo sconto è del 50% sul entro il 20 del mese di copertina non ha martedì 15:00 – 20:00 prezzo di copertina. Per noi l’importante ancora ricevuto la copia o il pacchetto di rivi- sabato 10:30 – 13:00 / 15:00 – 20:00 CopiAomaggio è che la rete di vendita di A si allarghi ste, può comunicarcelo e noi provvederemo A chiunque ne faccia richiesta inviamo una sempre più. Fateci poi sapere se sarete a effettuare una nuova spedizione. [email protected] copia-saggio della rivista. voi a rifornire il punto-vendita oppure se lo www.libreriantigone.com dovremo fare direttamente noi. A voi spetta facebook: Libreria Antigone Milano instagram: libreria_antigone_milano twitter: BooksAntigone Mittente: EDITRICE A • cas. post. 17120 - Mi 67 • 20128 MILANO Mi • In caso di mancato recapito si restituisca al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa.

rivista anarchica n 412 dicembre 2016 / gennaio 2017

mensile €• 4,00 • dicembre 2016 / gennaio 2017 • anno 46 • n. 9 • Poste Italiane Spa - Sp. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano rivista anarchica rivista 412 • inostrifondineriMilano/librerialgbtefemminista“A”/abbonarsi perché teatro/Leo De Berardinis •ricordandoAgostino Perrini DeBerardinis • • teatro/Leo migrazioni: Grecia/progettoKhora,antropologia/fl migranti orifugiati•Firenze/mammeNoInceneritoreanarchie futuribili archiviazione • giochi diguerra•lotteinbiciChiapas femminismo Lisbona/fi • icontidelgiubileoAnarchik •Inghilterra/unconvegnosull’anarco- stampa/Tomaso Serra perseguitate rete/quegli anarco-capitalistidiWikiLeaks•Iran/donneoppressee rugby esocietà•musica:CesareBasile,Onachair festival,folk• eradellibroanarchico • • grafi Germaniaest1973/servizi segreti• • NewYork/lettera sulmilitarismo• ca/segno libero • Massenzatico/le cucinedell’amore • guidaapac ricordando Luca Boneschi •labuona • ricordandoLucaBoneschi • ecoteologia•educazione he 8recensioni• • carceri/Asinara ePianosa ussi migratori,clima/ tv/reazioniacatena lapostadeilettori conclusal’an- “A” 80 80 • “A” senza •