ISTITVTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI

L’UNIFICAZIONE ITALIANA

Volume pubblicato con il contributo di ASPEN INSTITUTE ITALIA

Capitoli scelti per il sito di Aspen Institute Italia

SEZIONE III

LE ISTITUZIONI E LA CLASSE DIRIGENTE

Capitolo “Governo e Parlamento” di Paolo Pombeni Capitolo “L’Amministrazione centrale” di Guido Melis Capitolo “Partiti e movimenti” di Fulvio Cammarano

© riproduzione vietata. Tutti i diritti riservati. icinel Lincei eAsmledlRisorgimento intitolata del parlamentari, Assemblee fonti Le di collezione una pubblicare nel d’Italia di Regno dell’Unità, cinquantenario del deputati dei nel Camera dalla presa decisione la cli- fu detto, dal condizionato s’è cui meno «rivoluzione di non ma della ma vedremo, scientifici, più come intenti anno, con intervento anche Un parlamentare». ma mitizzato), personaggio Giussano da to intitolata significativamente opera ampia 1876 più una di sua nella parte Carducci Giosue far di – notissimo caso un citare per nazional-rivoluzionarie – aspirazioni risorgimentali, propria alle medioevo del municipali ni organizzazio- l’assimilazione delle esempio, ad anche come, discutibili: sfuggì storicamente mitizzazioni non a che letteratura, vasta una da rivendicata venne napoleonica conquista napoleonica.della conquista della seguito a subìto aveva paese nostro il che trasformazioni dibat- alle un trova- di si diffusione cui la Tuttavia in precedenti, asburgico). dei sistema avuto imperiali avendo risaliva politico, Impero prevalentemente riforma del pur sulla sistemi tito (Spagna, inseriti i volta con a territori volta dei a rapporti vano i causa in chiamavano dimen- che e locali sioni dimensioni partecipazione a di dall’intersecarsi resistere di Italia vollero forme in complicate proprie certo che rappresentanza, avevano politici di regime e sistemi antico di i sistemi costretti i furono Anche cui invasione. quella a reazione napoleoni- conseguente baionette la sulle francesi e rivoluzionari che principi dei ne l’esportazione che canonizzazione questione Europa ovviamente la in dopo era rappresentato fece avrebbe costituzionalismo non dirigenti il che organi ciò dagli a prese ristretta venivano che decisioni delle ne politi- in che conquista- costituzionalismo. modernità era non della il si ideologia costituzionale», era che autentica ca «modello spazio quella dallo un italiana riflessione, su pubblica nostra nell’opinione nella retto ta partire, penisola di nel della meno Sardegna, a Stato nel fare di piccola l’unico possiamo non Regno fatto parte del in di risiedesse meglio essere nazionale o unificazione suo di Piemonte, processo del del perno attrattiva come forza porsi la che accettiamo Se es u ictr uqat eeprez h isseurn neànploia(prima napoleonica età in susseguirono si che esperienze le il quanto tra su discutere può si Se apeez iuataiin i«atcpzoea oen»nl’niorgm prima regime nell’antico governo» al «partecipazione di tradizione una di presenza La legittimazio- nella e pubblica cosa della gestione nella rappresentanza della problema Il niesros el aoabtalatai abrsael ealmad cnAlber- (con lombarda Lega la e Barbarossa il tra battaglia famosa della sì anniversario , 1796 1913 il e lpraetrsoi tlapiadell’Unità prima Italia in parlamentarismo Il o ool ioqit rneeces belan eune fossero seguente) l’anno ebbe si che francese riconquista la dopo poi 1799, , tidleAsmlecsiuinl tlaedlmdov al medioevo dal italiane costituzionali Assemblee delle Atti oen Parlamento e Governo u eu nel seguì cui , al Pombeni Paolo 253 1917 arcot,poos elAcdmadei dell’Accademia promossa raccolta, la azn iLegnano di Canzone lParlamento Il 1831 ,cmot nel composta ), . cedoveva (che 1911 , Documento di sola lettura. Riproduzione vietata el bs iuoSauofnaetl e saiieninsr tt ncmit sistema compiuto un Stati nostri nei Il istabilire rappresentativo». per governo fondamentale Statuto di preannuncian- uno proclama di un emetteva «basi Alberto le Carlo te colo- febbraio di 8 pressioni successivo il alle il da e gennaio Carta, concessione Statuto nel la dello resistenza chiedevano iniziale concessione costitu- una che la tipo dopo ro fu di Alberto: Carlo passaggio politico re questo regime del di un parte di fulcro Italia Il in del rappresentativo. passaggio all’instaurazione zionale il premessa capire difficile vera risulta la discussione), costituì in messa essere ben può rica ogni contro monarchico sistema del rivoluzionario. per stabilità conato garanzie e ma popolo pericoloso convivere del Francia, sembravano partecipazione cui libertà, della di in sull’esempio diritti modello i moderni vero Bretagna, costituzionali intellettua- Gran dibattito sistemi al della avere fine soprattutto mise di non necessità conosciu- però aveva moti sulla pure dei le che pratico fallimento politico Il riformismo Settecento. dal nel distacco to di che percorso asburgico, dell’Impero lento l’opposizione suo per il anche iniziava l’occasione, cogliere di potere al torità iniziativa. bon- quella la confermato di avrebbe francese tà Carta la limitatamente solo rivedeva che monarchico Costituzione costituzionale del quella modello di del giornata riproposizione la (la con rappresentativo qui anche parigini, menti furent Monferrato. ou sont del y sabaudo qui costituzionale pays governo des et Piemont, du Savoie, annexes la de Nationales Assemblées anciennes les dooi ottzoai iim,sl iood smi,i ouet del delle volumetto costruzione il sulla esempio, di impatto titolo forte a un solo di avere Citiamo, esperienze costituzionali. ad brevissime ideologie in destinate sfociarono seguito biennio che il in riformatrice, fu natura parlamentarismo, primo mostrarono di Il moti momenti italiani idee. Due Stati queste e convivenza. negli di monarchico felice forza sistema la una dove presto in ben britannica fascino uniti al all’esperienza vedevano parte rinvio si in il parlamentarismo Constant, più Benjamin del sempre di moderata esercitava pensiero versione che una al chiamare parte potrebbe in si ispirata che costituzionalismo, quella su storiografia) dalla valutato prerivoluzionaria. fase alla ritorno semplice nel un Il francesi consultiva». ai «monarchia concesso definire aveva nuo- suole il si sostenevano che che dalla rappresentato plasticamente modello intellettuali era compromesso quel gli promosso e avevano stesso rappre- Metternich corso von base vo Klemens pote- a e non modo bastare «illuminato», qualche più quanto in per va politici dell’assolutismo, sistemi riproposizione semplice dei la legittimazione sentativa: una di favore in svolta moderno. senso in parlamentarismo del e costituzionalismo del del all’istituzione liberali puntava che politica moti dinamica Restaurazione, una della i fase prima con la è dopo cese, anno), stesso quello in approvata dice iin e oel rnee(h o r i i ulodlarvlzoe aqel più quello ma rivoluzione, nel nel- della Sicilia (specialmente all’impo- quello della inglese l’esperienza mitico, accanto più anch’esso all’epoca già modello, il già era circolasse quanto non dell’Impero) autoritario (che e francese costituzionale, modello sistema del un sizione di foriere meno o più ez eeecnodlafrad usomt oiio(aciaeez larat sto- realtà alla aderenza cui (la positivo mito questo di forza della conto tenere Senza au- nelle politica l’intelligenza né forza la né furono vi non Italia in casi i entrambi In nel scatenò si riformatori moti di ondata seconda Una ’tlaf icneunaitrsaad usodbtioitletae(aoasotto- (talora intellettuale dibattito questo da interessata conseguenza di fu L’Italia nuova la tutto del contraddire non di Europa in cercato aveva Restaurazione la Già e aoeFriad a oz,ceeasaomnsr elItronlbreve nel dell’Interno ministro stato era che Pozzo, Dal Ferdinando barone del Charte AT SECONDA PARTE .L ucsiarvlzoe(ieae eg del belga (liberale) rivoluzione successiva La 1814). ocsai ul’cain o uceuareaoain ag- rielaborazione una che fu non quell’occasione in concessa 1812-13 ospvl iqat aeb tt impresentabile stato sarebbe quanto di consapevole 1814, 3 4 ebaoi Cnilod ofrna ioinaaprla per orientava si Conferenza» di «Consiglio il febbraio az ltsoeaeftiaet aaoecneeala conteneva e varato effettivamente era testo il marzo nlezt nh al ottzoesanl iCa- di spagnola Costituzione dalla anche influenzata , ul nih almnid imne aoae Savoia Piemonte, di Parlamenti antichi sugli 1821, eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le 254 Charte unos verificarono si quando 1820-21, h lrsart eLiiXVIII Luigi re restaurato il che ul cadgiavveni- degli scia sulla 1830, 1820-21 h nIai iriac- si Italia in che 1831 1829 o asua la con che 1848, sa sur Essai

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata lPraet os tt cot iltotevle oeicsiut ceadvn oltre andavano (che costituiti ottenere, vita poteri a costituzionalismo, fino di i sul puntare circa volte, a anno continuato tre avevano sovrano) primo rieletto giovane solo nel e il nonostante sciolto stato retto: fosse aveva Parlamento ma il difficoltà, senza mise- non costituiti» naufragati strada «poteri erano fatto del dall’altro loro restaurazione e i la Romana), con con Repubblica ramente contrapposizione della quello nella di rivoluzionari all’estremo più (fino assai erano lato un di- l’abdi- di e storica sconfitta decisione la alla nonostante Alberto. mantenuto monarchia Carlo fu di ebbe la che esso cazione condurre e che nel asburgico fu all’Impero politico anni guerra quegli ruolo chiarare in Il certo tentati politico. un esperimenti respiro altri subito da di da differenziò e lo sociali che non, ciò basi e lamento: di funzionale privo risultando esperimento legittimò un si 1848 casi, esso altri che in presente tenuto come va nazionale, Stato vo margini ampi permetteva dall’alto). turno manipolazione doppio e il intervento temperato: di ben fosse semplice, «re- previsto maggioritario avrebbe va- invece occuparsi il che con inglese», di «modello Francia al in l’ossequio grado come impostosi dimostrava in standard si- (e peripezie allo con rie fosse rispondeva uninominale riteneva turno collegio doppio sul si a a basarsi maggioritario istruzione, solo di stema scelta di consentita La grado fosse pubblici. affari alto partecipazione degli per sponsabilmente» la o territorio, sostanza censo sul in dunque per presenti che e chi, fisici radicali stupore soggetti pensatori particolare di i suscita minoranza tutti esigua non da estremamente una costituito solo fosse aderiva nazione all’epoca della corpo il che ltoae rgtaad ngup inv set h,atsioinad unofosse quanto di testimonianza a che, il esperti pubblicò nove faccenda, di la gruppo complessa un da nominalmente progettata solo elettorale, erano che princìpi di ma un’evoluzione radicale, di origini. non anche delle trattato quelli talora era si trasformazione, realtà in una co- quando presentato di traditi, erroneamente princìpi dopo, venne di che sviluppo quel lo di me luce alla origini le interpretarne prio el om h soses idv qii rnii i aaeeail era banale più principio nazione il della (qui corpo dava del si controllo stesso representation al esso partecipazione che della forme principio sistema nelle controllo, il il e di insieme referente) metteva sistema questo legitti- Questo del la elezioni. del che inglese attraverso «rappresentativa» scelto postrivoluzionario riconoscimento «parlamento» il nell’origine un pubblico; a tenden- risiedeva affidato potere fissazione potere del alla del accanto funzionamento cittadini, mazione di dei modi doveri dei e ziale diritti Car- inquadrasse la che diventato damentale sarebbe che Statuto unita. suo dell’Italia il Regno per nuovo e del sabaudo costituzionale Piemonte ta Que- il legislativa. per decisione che anche qualche tempo, in vale nel fatte realizzavano sto bell’e si imposte che istituzionali politiche modellistiche trasformazioni a a costituzionali- non più del dovuta e l’evoluzione graduale Europa, fu in smo par- dei che Ovunque, comparata Maranini «pseudoparlamentarismo»). storia di definizione di della famosa lava conoscenza la (inclusa scarsa dell’Ottocento una europei da politici sistemi dominate tutte sono formula questa aoafae get oevdeod nepeain iegni l tt et aun da retto è Stato «lo (art. divergenti, rappresentativo» interpretazioni monarchico di governo vedremo come oggetto frase, famosa usoarbedsit lPraet aad aatieprmnidl’pc,ceda che dell’epoca, esperimenti altri da sabaudo Parlamento il distinto avrebbe Questo nuo- dal adottato poi quello adattamento, qualche con divenne, sistema questo Poiché e a iaa itm apeettv,i imnes iesbt aoaualegge una a mano subito mise si Piemonte in rappresentativo, sistema al vita dar Per impro- è ed qui tutta stava moderna rivoluzione la chiamare potremmo che Quella lsseapgiv nzamnes u utli acnusad n ttiin fon- statuizione una di conquista la puntelli: due su inizialmente poggiava sistema Il di portata reale sulla dopoguerra secondo nel specie susseguitesi polemiche molte Le itneoeftiaet eeein ’ agos in apiassin e Par- del sessione prima la riunì si maggio l’8 e elezioni le effettivamente tennero si ). .POMBENI P. igi Parliament in King e en iSren lpraetrsos era si parlamentarismo il Sardegna di Regno Nel 1849. 1° marzo oen Parlamento e Governo 255 2). 1848 n eg iben di legge una i ennptv eiee«cot»da «sciolto» decidere poteva non re (il 115 otxto without taxation no rioi All’idea articoli. 27 aprile

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata encsai e eitmr asaain icr enmrs eitneceincontrava. che resistenze numerose le vincere fos- e azione ciò sua quanto tutta la di legittimare di conto per centrale necessario rendeva se si perno perché il pure manipolato), sia divenne opportunamente anche, che (magari era tarismo ma però II), Cavour Emanuele politica. Vittorio vita la con contrasti suoi i per afgr e rsdnedlCnilodlaproaiàd aor h et o oéan- (nel poté monarca non dal certo dipendenza che sua Cavour, di la personalità tutto dalla del Consiglio nullare del presidente del figura la legge). di disegni dei ne usoptr vsoceptv al oses trvroiso iiti ool eg del legge la solo e ministri, suoi i attraverso stesso lo farlo mini- 14 poteva primo che un (art. (visto di potere Camere questo alle né partecipazione una assieme menzione anche apparteneva legislativo re alcuna al potere senza teoria al In re», Consiglio. del presidente del un «ministri di né di stro, ma «gabinetto», (art. di del re margini gover- va il i del completa: albertino governo era Statuto il in monarchica dello era centralità all’epoca letterale no La vista avevano ristretti. di istituzioni essere punto anche queste puro potevano che Dal manovra fatti. sviluppo i di svolsero grado si se del cui anche contesto importante, nel ruolo leggere un giocarono da Parlamento e governo italiana Nell’unificazione del Moncalieri di proclama col h ul«itm apeettv»cesmrv n aoapiad contenuto. intrinse- di potenzialità priva dalle parola creda, una si sembrava che non rappresentativo» che «sistema quel quel di ma a pasticciata, più modo che assai suo stravolta, a soluzione stata una sarebbe anch’essa che sabaudo: sistema nel Penisola stato della era ne questo tutto A Meridione politica). nel unificazione mazziniana» parentesi. sua «repubblica tra una una messo contemplava di sot- pericolo non di di- originaria del asburgico l’idea potuto fronte che controllo sarebbe dimentichi al si dimensione (non l’Italia ragionevole sé trarre a sua italiano la la polo per per come che interessante e territorio ventare potuto Mediterraneo un avrebbe Sicilie, nel che Due posizione delle «mazziniano» Regno sua versante si del sul garibaldina quando sfida conquista più una dalla tanto originarsi un di fondamentale, a l’ipotesi elemento era fronteggiare che un di costituzione era trattò una – «pro- moderata di esempio capacità e disporre le grande «rappresentativa» perso Il il tempo avere moderni. era sembravano trend ne ora nei Cina ma all’inserimento la passato, gressive») – nel immobili» grandissime «società state erano delle che all’epoca, sottovalutiamo vivo (non assai dall’arretratezza mito, guidarla e il italiana turbolenza della carico prendersi politiche. an- formule che Regno vecchie corso (il in di potere storica superamento un’evoluzione al il di gruppi verso all’interno dei dava pontificio), e Stato (il sovrani lo ridotte Sicilie, dei dimensioni Due insipienza delle per per vuoi vuoi collocazio- asburgico), Toscana), per Sardegna di all’Impero vuoi di Granducato inserirsi, soggetti Regno potevano territori del non (i che «modernità» par- geo-politica paese la sede ne un coglieva di pubblica, si componenti che opinione altre qui tra alle Era sponda rispetto corte. di di gioco circoli complesso e non un lamentare se spregiudicatezza su sua contare la esercitare potuto potuto avesse avrebbe difficilmente ben Cavour di litica vita. in bene manteneva lo però che derata, novembre aqet r altea e rsomsai eod in e ulceriguardava che quel per piano secondo in messa presto ben lettera, la era questa Ma aslzoef,cm apao ’nfczoeiain e ez dell’incorporazio- mezzo per italiana l’unificazione sappiamo, come fu, soluzione La per credibile soggetto come riconoscere farsi a legittimato fu sabaudo Stato lo Così po- la seguente: decennio nel ravvisò si importante e vivace fosse vita questa Quanto almnoegvroa oet dell’unificazione: momento al governo e Parlamento 1901 r oel nls oel francese modello e inglese modello tra eeobiaoi n rvadlbr e aiet e apresentazio- la per gabinetto del delibera previa una obbligatoria rese AT SECONDA PARTE a esl pateei oeeeeuio)enns parla- si non e esecutivo») potere il appartiene solo Re «al 3: 20 novembre eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le 256 nsgel ei lasavrin mo- versione sua alla regio suggello un 1849, ,aces ietmnenneect mai esercitò non direttamente se anche 6), nfuoedlparlamen- del fautore un salis, grano cum 1855 nel e 1859 oet dimettersi dovette

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata emn,m itot e es ottzoaemdrt.L iotauasafms ri- famosa sua una dimostra Lo il moderato. data costituzionale sposta senso nel piuttosto ma termine, aet ot iied rnosGio lPraet rneeil ragio- francese un Parlamento intenzionalmente, al se Guizot sappiamo François non di simile riprendeva, molto inciso, namento per detto sia (che, brea dalle approvare facendo l’11-12 parlamentare, annessione sanzione di decreti sua favore a i una plebisciti Camere ma (i rappresentativa Piemonte), base il nuova col governo sulla del dell’unione confederazio- politica capo un’azione una a solo di non tornato creazione subito Cavour, la se IX. e Pio deposti solu- sotto sovrani cervellotica italiana dei una ne reintegro prevedeva il nuovi, una tempi con da i restaurativa negoziata colto zione Zurigo, aveva di non pace che La asburgica legittimazione. diplomazia della centrale luogo il era Parlamento 11 ed oaeil votare A cendo Garibaldi). aumen- Giuseppe parlamentare, con rappresentanza da scontro collegi della pesante i allargamento tando un un a subito portò promosse lo fine che questo del- (cosa e Nizza Francia di alla cessione Savoia la come la spinose, questioni qua- di nel anche moderata discutendo rivoluzione Parlamento, sua del la dro condurre di premurò si Cavour quest’ottica in Proprio u ueopsòda passò numero fu monarchia.cui alla Cattaneo giuramento Carlo prestare dover anche plebisciti: non per dei carica risultato la puro accettò del non ma là allaeletto, di territori nuovi al dei corso, partecipazione la in dimostrare trasformazione di era L’intento periodo). del l’Europa il solo uzoesgiiaaasril elotc e uv itm oiio oìvnefsaoil giorni fissato nei venne territorio così nuovo l’intero politico: si- per sistema la elettorale nuovo stabilizzare turno del Tuttavia, trasforma- nell’ottica mazziniana. della rivoluzione assorbirla timone della significava il rischio tuazione poco prendere al di di consegnava Piemonte non si «moderno» internazionale ci al questione zione consentiva una si anche non apriva se ma conto: ordine, nuovo al penisola tera (maggio-ottobre infatti Mille dei L’impresa Cavour. torneremo). to ttet e acr anvt e en ’tla aCsiuneeau’cn e passaggio del un’icona era Costituente La d’Italia. Regno del novità la sancire per stituente sinistra. di della poli- parlamentare circa l’arcipelago termini geografia ebbero In nell’incerta si definizioni legale». queste paese Ottocento, valere «il metà possono chiamato che avrebbero che quel quello sinistra per era di sopra, tici, e visto destra abbiamo quanto di secondo oppositori contare, gli a ma (57%), limitata fu torale a collegi i tando novembre osait imneenneau otntr e almnonlsnordcl del radicale senso nel Parlamento del sostenitore un era non piemontese statista Lo ur h lvr ooo eaeennlgl,l prv ct in (cit. approva in- la per legale, argomento non la e è che legale nazione, popolo, dire della vero il deputati il abbia immenso dei politica che errore questa maggioranza durre un Che nella rappresentata. sarebbe appoggio elettorale, fedelmente che finora sistema qui credo sia trovato nostro non io al nazione d’Europa, mente della liberali pongo Non opinione più vera Camera. se popolo questa dei verità, in per uno in trovi è Menabrea rappresentazioni; si che altre l’on. popolo siano del intende rappresentazione ci cosa sola se sapere non la so popolo di che il credo lieto sarà popolo, Io vero sarei politica legale. il vostra Io non popolo, questa politica. il disse: ma un’altra nazione, ci ha della parole, legale colta sue più parte le dalla interpretato accettata bene forse ho se Menabrea, L’on. (12 Villafranca di all’armistizio seguita fase Nella otmoaemneamnaaoaceisntr,ceeaod oiarga il regia, nomina di erano che senatori, i anche aumentavano Contemporaneamente lpeiiaeiats el vnifvr asrtga«ottzoa-almnae di «costituzional-parlamentare» strategia la favorì eventi degli inatteso precipitare Il u iar n el usin ifno amnaacnoain iu’sebe co- un’assemblea di convocazione mancata la fondo: di questioni delle una aprì si Qui 53,5% el vnidrto asas atcpzoeeattai nml neionel- endemico male un tuttavia era partecipazione scarsa la diritto: aventi degli 21 ,Cvu,ces r ies a oen,cp h noauavlail volta una ancora che capì governo, dal dimesso era si che Cavour, 1859), 25 443 aprile 204 marzo uoogni (uno 93 a 387 1858 a 1860 e riaed ìannmloa molto non a lì di arrivare per 161, eapinoel iesoe da dimensione: la ampliandone (e .POMBENI P. n nergzoedlcnevtr ug eeioMena- Federico Luigi conservatore del interrogazione una a e nPraet lagt prcnuapreiain di partecipazione una con (pur allargato Parlamento un per 50.000 300 euai«oentv»eu etni trbiiial- attribuibili centinaio un e «governativi» deputati ltoi.Aceqet ot apreiain elet- partecipazione la volta questa Anche elettori). marzo oen Parlamento e Governo 257 1860. 1860 ulo o lapc iZrg ( Zurigo di pace alla poi e luglio) 27 o oocnenv us l’in- quasi consegnava solo non ) eni e gennaio p. 1994, Pombeni 25.000 212 20 m u ul e Sena- del ruolo sul (ma gennaio a 18 3 30.000 febbraio agosto promos- 1860, btni fa- e abitanti) 438). 1842): 1861 por- 10-

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata unoeaitreuoafvr iLmadaeVnt nel Alberto Veneto Carlo e Lombardia da promessa di favore stata a era intervenuto essa era Tuttavia, quando europei. governi esat- i era tra non questo popolare per tamente proprio ma francese, rivoluzione la insegnato aveva come regime, di oBnh:«acsiuneèuaprl ieprdr iouin»( rivoluzione» dire per mite parola una è costituente «La procla- Bonghi: penisola ro nel la dopo, tutta anno di qualche deputati bene i in to cui (cit. d’Italia» in re giorno Emanuele il Vittorio meranno non se «L’Italia costituita Farini: legalmente Carlo Luigi sarà a non scrisse come parlamentare, legittimazione la attraverso però o niaaoaoinas es oel h esr pzoa uooi locali. autonomie certo ad spazio che dessero estrazione) che varia modelli di verso rivoltosi orientarsi da a controllata invitavano quasi non settimana una settembre per (nel legittimisti fu fermenti Palermo e meridionale brigantaggio col difficile, contesto aei ocn nel Toscana in e ma balpino, aet tlao lqaepr otnaaacnael u eiltr atr aquella da partire a legislature sue le contare a continuava del però sabauda quale il italiano, lamento eiet ieu otgodel sostegno un prov- vide i vedimenti riguarda che quel dal Per partire generale. a indirizzo al di fino più legislativi lo vedimenti per la e XII) particolare momento (la che storica Destra della il legislatura che al intorno all’ultima lavo- aggirava Fino ai si parlamentari media scarsa. dei partecipazione molto partecipazione la era inganno: dell’Aula in trarre ri devono non numeri I trario. il poiché italiana, luzione uiiain aoe,prh nrat,luiiain irdc ot nuiocdc si codice unico un legge sotto la giuridica con l’unificazione solo realtà, ebbe in perché vapore», a «unificazione sto- lo «liberal-autoritaria». che come scelta etichettato dall’alto, giustamente imposta ha parte Ruffilli in Roberto rivoluzione rico una ovvia- controllare francese, a tradizione adatto della più nazionale, centralista-amministrativo mente Società modello della al presidente favorevole Farina, era La che Giuseppe siciliano il Il fu favorevole. parlamentare inizialmente zione fosse pare il che presentate Cavour decentramento stesso sul dallo legge di con balenare di e fece proposte diverso Minghetti allo molto sue Marco seguito che segno le in «all’inglese» di soluzione abbandonata municipali la poi Così tradizioni fu efficienza. aveva scarsa Toscana, che ben alla Sud fino del Centro conquista coin- del della erano e shock poiché Nord percorribile, del facilmente realtà paese. più le il quella volte formavano sembrava che all’inizio comunità che varie via, il delle Questa tale: autogoverno riteneva di si capacità che unificare. quella delle da almeno conoscimento facile o davvero inglese, via era la non era che ma proble- paese il un pose a si rapporto risorgimentale in dirigente fare cosa classe presun- di la un ma sotto realtà paese In del piemontese. all’omologazione quanto protesi colonialismo federaliste, erano to tutti definiscono cui si all’inizio in improprio, che quadro linguaggio un sostenere dipingere con tanto che, inesatto forze È decise paese. esistessero del l’unificazione per legislazione cessaria h nzal uvmned ao osdrnoceel r il era il egli anzi- Parlamento che II) dal considerando Emanuele proclamare capo, (Vittorio fece da sabauda nuovamente numerazione la iniziarla continuò ché re il Similmente slatura. Il lPraet vv eòsseuocmatmnel ouin iatc el rivo- della dinastica soluzione la compattamente sostenuto però aveva Parlamento Il ouqefse o e ut stal eiiin iCtae h al iuna di parla che Cattaneo di definizione la esatta tutto del è non fosse, Comunque pri- La lungo. a continuò dibattito il quali sulle vie, due davanti avevano si astratto In ne- la promuovere nel importante ruolo un ebbe Parlamento il questo, di dispetto A nprleo eò o ieaogad atgi oiih,aeczoed qual- di eccezione a politiche, battaglie grandi erano vi non però, parallelo, In 19%. 18 11 febbraio luglio 1874-75 icéqel dal quella sicché 1848, 1848 1861 1859 usouaiim iiciòfreet alr ool’ solo (allora fortemente incrinò si unanimismo questo AT SECONDA PARTE 20 n. , iruia(ot apeiez iUbn atzi lpioPar- primo il Rattazzi) Urbano di presidenza la (sotto riuniva si aordcs neepruaslzoe«otnit» ottenuta «continuista», soluzione una per invece decise Cavour . marzo 14 747 1870 az ’vv prvt con approvata l’aveva marzo asmlecsiuni ieaotnt oea Par- a Modena, a tenute erano si costituenti» «assemblee e ) 1879 90% n. 1865, e l’80% ben 17 18 ainmnid loa llbrlmdrt Ruggie- liberal-moderato il allora, di ragionamenti i , e votanti). dei marzo eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le febbraio npoeiet h isiupv nun in sviluppava si che procedimento un 2248: 258 30% ies asrn o il con passarono essi di 1861. rni-uz1985 Arangio-Ruiz 1861 e ebi aeaarvt ocr an- toccare a arrivata era ma membri, dei al 7 13 settembre 294 self-government 1848 marzo ese machina ex deus oiafvr esncon- nessun e favore a voti primo lgedlPraet su- Parlamento del (legge 1861 ogi1933 Bonghi p. , 90% 1865 edIai,cm si come d’Italia, re 25 ulsit cadere lasciata fu , e osni solo consensi; dei .Epes mol- Espresse ). ièu lori- alto un cioè , ul IIlegi- VIII la fu 11% dell’opposi- p. , e prov- dei 195 1866 ).

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata 600.000 iitr aMroa(ioal (fino Marmora La ministero l’improvvisa che dopo rapidamente il abbastanza Cavour succedevano di si morte peraltro che governi, dei inconcludente). retorica tecni- una discussioni in per preparati divagare poco invece legislativa erano amavano parlamentari produzione e dei una che parte di di- gran raggiungimento grandi la il favorire poiché complicato a spedita, obiettivo puntato avrebbe un tutto discussioni considerarsi regolamento e da un battiti poi che era intendere nota- non lasciava come opinioni (si resto, di interessante Del scambi notabili. e nel dibattiti grandi parlamentare vivaci regolamento alcuni del promuovere ad modifiche più alle lo relatore per il va lasciato fu politico quello che clodlr,nnapir e otnr nporocniao,sad nsseaelettora- del sistema fu un partecipazione da di sia tasso candidato), 59,6% (il proprio Consiglio un partecipazione del sostenere bassa per con presidente priori le al a attorno non re, semmai dal formavano scelto si generale. co- (queste politico che contesto parlamentari e del gioranze messaggi) conto e tenere piut- dovuto opinioni politica più scambiarsi classe sempre la per avrebbe con re occasioni non mediati il molte sovrano e munque personali il aveva legami av- che che (i ciò senso ristretta, indiretta che nel via senso tosto nel per non ma più re»: dell’esecutivo, lo del attività per nelle governo veniva inserirsi «il di possibilità fosse e governo potere il avesse che inclusa. finzione Bretagna Gran la europei, sta, paesi alcuni di sembra- prassi come esecutivo, nella quello radicando e che andasse legislativo preoccupata si potere molto va il era tra Mosca), personag- confusioni Gaetano a manifestassero tardi, la riferiamo si più che ci non o, (e ricordato Palma Italia va Luigi in Qui Minghetti, percepita governo. come era gi del come controllo così almeno sul le- classica, dire lavoro liberale non sul teoria per dominò proprio, notabili, grandi senso ai in ristretta gislativo quanto per politica, squisitamente più ca ut ivsalaqiiin iRm e ai,cecrocm iiv iblc r in- minore. era assai simbolico un’importanza questo rilievo rivestiva come Da certo precedenti, Stato. che conquiste nuovo Lazio, le il del con e per comparabile Roma dirigente di classe an- l’acquisizione di ma vista confinanti), di serbatoio universi punto importante di due un terre i era con erano perché complessi Trieste assai che signi- e rapporti ultimo Trento avuto da dall’Italia: avevano non che asburgici quella (e confine degli perché simbolico espunzione sia vista definitiva di italiana, la all’Impero punto politica ficava guerra dal della importante unitaria nella storicamente stagione Prussia era vera la regione la con aprì si all’alleanza (1866), grazie asburgico Veneto del l’acquisizione Con fn al (fino lpùrlvnei unoeasaomnsr el isii o aor Adria- Cavour, con Giustizia della ministro (1865-67). stato Cassinis Mari era Battista dei no quanto Giovanni in eccelsa (1862-63), rilevante non Tecchio più statura il Sebastiano la (1863-65), fase: sta questa liberali) di notabili presidenti grandi suoi dei l’azione ovviamente è questione al (fino Farini ministero (12 Ricasoli ro nqet ae uqe ltmn oiioeamnsrtv uputsonlemani nelle piuttosto fu amministrativo e politico timone il dunque, fase, questa In an- e legislativo ruolo rilevante un esercitare a riuscì non Parlamento il fase questa In auamnei oac r aiiaonlsogoodlamnaz i isld mag- solide di sia mancanza dalla gioco suo nel facilitato era monarca il Naturalmente vi- di punti vari da indebolendo, più sempre stava si che proposito questo a dire da È lproocev dal va che periodo Il etmnaz e ul o rpi rlat el aeacm siuin (altra istituzione come Camera della brillante proprio non ruolo del testimonianza A nel 20 esn)seleai air rtcmnecmat nntbl oaeo più o, locale notabile un compatta praticamente maniera in sceglieva persone) anel ma 1880, giugno giugno 1866). 6 giugno lPraet eleàdlaDestra della nell’età Parlamento Il 1861-3 1870 4 1866 marzo .POMBENI P. 1861 r cs al sceso era marzo al 31 1870 ;mnseoMnhti(ioal (fino Minghetti ministero 1863); vv raou nvtbl ut idrzoe ministe- direzione: di vuoto inevitabile un creato aveva dicembre ;mnseoRtaz fn all’8 (fino Rattazzi ministero 1862); uacr iavodlssea nes adialetti- la esso in e sistema, del avvio di ancora fu oen Parlamento e Governo ,dv neetrt sa itet (circa ristretto assai elettorato un dove 45,3%), 259 ,sgiod nsoscnoministero secondo suo un da seguito 1865), 57,1% al Boncompagni, Carlo 1863, nel 28 agus il raggiunse 1861; settembre dicembre 1864); 1862);

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata esaoi rpodivnt o ug uzti o u lr soet isic che spicco di esponenti altri due con e Luzzatti, Luigi con veneti sareb- lo dei come così gruppo Venosta, il Visconti Emilio stato ed era be Jacini significativo Stefano Assai con lombardi, importante. dei ruolo gruppo un il giocavano «con- famoso Depretis al Agostino Cavour e con sorgimentale, di vita dato sorta aveva una Finan- che delle cioè Rattazzi, ministro nubio», anche come ruolo Ma cui breve). (del a Sella d’Azeglio, parleremo Quintino Massimo ze in da rilevante più discendeva uomo degli che suo élites piemontesi, il nelle dei aveva comunque storico o gruppo amministrazioni Il nelle preunitari. servizio Stati di Cesare passato e un Mordini con risorgimen- Antonio spesso stagione della tale, di protagonisti gruppo di trattava il Si Consorteria» per dall’opposizione). staccatosi «la partito» Correnti piemontese, terzo gruppo «il il toscano-emiliano, per quello Permanente» per («la giornalistico dibattito impo- spesso dal proprie, denominazioni ste delle assumessero volte prevista. a legalmente sebbene informali quella vamente mai pe- nel fu che, non pensare legislature basti delle governo: durata al la problemi porre consideriamo, per che mezzi riodo i politico, peso anni. reale dieci un quasi no di rinviata stata sarebbe Ricasoli questione che la dopo decreto: più, quel di nell’ottobre mente per marzo, al e del fatte nel elezioni consenso manifestazioni le trovava governo nelle perse non e dal parlamento però, presi il impostazione, impegni con Questa degli relazioni paese». sue l’adempimento nelle cura Corona, ammi- e della e ministeri, politico discorso indirizzo i di tutti l’unità di mantiene gabinetto, nistrativo il «rappresenta figura questa che ot,sloceitreis n pcfc ood fdcas npovdmnorilevan- provvedimento un su sfiducia al di fino che voto Aggiungiamo specifico te. uno presup- della sostanza intervenisse trasposizione in che era la salvo governo Era posta, al fiducia Parlamento. la esperimento»): del «sincero fiducia come approssimativa, la avesse del che britannica scontato teoria per dava si ché Novecento, inizio non a perché solo soprattutto introdotta ma venne giolittiana). potere, (che età co- del preventiva» in tendeva leve «fiducia le complesso della mano prassi suo in la nel aveva esisteva «politicizzato» chi su poco appiattirsi ridimensionato, assai ad va Parlamento munque Parlamento, un del perché fiducia la solo ricevere non di grado in maggiormente siderato dire decreto. di regio spesso con mancava dell’incarico all’assegnazione non procedette sovrano I il Umberto quale che (sulla nel aves- ministri solo l’incaricato Fu dei di cui sua). lista più in la la anche momento agire re nel ad al solo invitare interveniva sottoposto poteva nomina se re di operazio- il decreto le contesto Il iniziare questo persona). a (in una personalità governo certa un una costituire invitava per autografa» pri- ni «lettera atto con un inizialmente che era re Esso del ambiguo. sostanzialmente vato atto un tempo lungo per mase parlamentari. dinamiche avreb- che nelle collocazione alla assunto riguardo be alcun senza nazionale, spicco di figura una raramente, edlCnilo etn iaoi o ndceodel decreto un con Ricasoli, Bettino Consiglio: assoluta. del maggioranza te a eletti deputati cinque da e Camera della te od lu iatt,m ood n epierpiafraed igaimno prima ringraziamento, di formale replica semplice dal segui- poi, essere una giovane, di da più deputato prevedeva solo al non ma affidata governo», dibattito, «suo alcun del da indirizzi to gli esponeva formale che l’intervento ovvero monarca Corona», della del «discorso stesso lo governo: di programmi dei do nuapiafs oiaei almnofrn iftoigup einl,relati- regionali, gruppi i fatto di furono Parlamento il dominare a fase prima aveva- una che In loro di tra quelli a meglio o deputati, ai mancassero che significa non Ciò o ldceod naioi oen nrv uionlapeez e uiptr poi- poteri suoi dei pienezza nella subito entrava governo il incarico di decreto il Con con- veniva che colui incaricare a tendesse consultazioni, di seguito a re, il che fatto Il ri- governo il formare di politica personalità una a dell’incarico procedura stessa La if,snd n aeiiil,i ettv idr otnaal oiin e presiden- del posizione alla sostanza dare di tentativo il iniziale, fase una da sin fu, Ci o afrain e eod iitr iAtnod Rudinì, di Antonio di ministero secondo del formazione la con 1896, arexperiment fair AT SECONDA PARTE no sacrée union 1892 o if epr ’btdn ictr nqacemo- qualche in discutere a l’abitudine neppure fu vi non taot e otitsiguiii nmneau po’ un maniera in giuridici, testi nostri nei (tradotto e almnosblioi it elavnuari- dell’avventura vista in subalpino Parlamento nel eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le 1867 1863 260 n omsin opsadlpresiden- dal composta commissione una a , lnoogvroMnbe boòformal- abrogò Menabrea governo nuovo il 28 marzo ecv istabilire di cercava 1867,

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata he oeiocessiòmloscalpore: pam- molto un suscitò in ampliandola, che poi, polemico sostenne phlet mo- che tesi la la Una sosterremo antichi». e monarchici e dei unisce monarchici meglio ci siamo narchia innanzitutto monarchia unitari la Noi «che dividerebbe. Parlamento ci in repubblica sostenuto al- aveva rifarsi Sinistra, di sempre della affermava tradizione che la Mille, dei spedizione della politica gestione della l’uomo Il risorgimentale. rivoluzione dalla raggiunto risultato del difesa Crispi. Francesco Nicotera, Giovanni Mancini, Stanislao Pasquale il pe- venta, (che dopo Bonghi napoletano, come essendo notevoli uomini pur con raltro, meridionali Ubal- dei gruppo e Cambray-Digny il Guglielmo Nutrito Ricasoli, Peruzzi. con dino con toscani emiliani i gli Baccarini, c’erano Alfredo Poi Rossi. e Alessandro Minghetti e Lampertico Fedele Senato, al stavano però eel «as u aiao)piapiaad aba-in.Qet,etaai vigore in entrata dei Questa, lavorazione Cambray-Digny. sulla gennaio tassa da primo una applicata il con poi fiscale macinato») strumento sul fosse allo «mi- («tassa governativa, affidò famoso cereali politica il si Sella, la che di minoranze, lesina», politica di rigorosa della più posizione fi- nistro assai di Parlamento la prese il o ecclesiastico, caso di dell’asse liquidazione questo là la in di Anche al unitario. sostenere, Stato per dello nì dall’avvio e guerre delle costi re- proclamazioni per me- esercizio divergenti. un venir strategie di dal reali più possibile di trattò resa che si Vaticano, vicenda, toriche al della francese quel conclusione copertura di Roma alla chiara della conquistare meno fino no è di apparire: forza) modo fatta di un’azione sul viene con che dissidio andaro- oppure pontefice, termini presunto col i il accordo che un cioè (attraverso significati Novecento), nuovi nel dai assumendo distinguerle no per «storiche» definite seguito (in ooaid aeeplna e u o iv et lapplrt el uv lsepo- classe nuova al della fino popolarità lungo, alla a certo mantenuta giovò fu tassa non la cui (peraltro per litica polenta, e pane di popolari ua(o idmnih h i Xrdseal tt acl lfaeceaeasommini- aveva giugno che frate nel il morente laicale Cavour stato a allo simpatetico sacramenti ridusse molto estremi IX stato Pio gli che mai strato del legittimazione dimentichi era fatti la si non i (non interessò dopo del Vaticano sura ma che sede Il italiana, quello la causa per rappresentativo. con la non con senso rapporti se in complicati qui Stato i affrontata dello cioè essere romana», può non «questione papato, La unitario. Stato dello eeein,m ul’ fu ma famosa elezioni, la enunciato le aveva Penitenzieria Sacra del la formula pontificia) ancora era Roma quando que ocnr apreiain atlc leeein il e urne. alle elezioni il andare alle che precisava cattolica Uffizio Santo partecipazione la contro so aqel tlaoacei as oenneitv lcnltoSaoCis,esoprattut- del e l’attenuazione Stato-Chiesa, del che conflitto più prove il sono ben esisteva lontano ci non molto erano non dove era perché paesi non livello to voto in al anche qualche partecipazione italiano a di quello europeo da trend praticanti il cat- i perché ai indirizzata ma perché vaticana astensionisti, prescrizione solo dalla non dipendesse sere- che elet- dubbio tolici: esame L’astensionismo è un direzione. ma verità, questa forte, In in era attribuirono. condurre torale le sembrerebbe non fronte, situazione sull’altro della e no sull’uno parte, di polemisti i ufai,m lrtrodictoiial urne. alle cattolici del all’allargamento dei attribuibile ritorno non al votanti di ma massa suffragio, di incremento un registrare fatto bia iftoi almnof nmt ug auosiiouiai us ofrit a conformista quasi e unitario spirito uno da lungo a animato fu Parlamento il fatto Di aqetoed od r lrsnmnod iac ubiigaeet rvt dai provati gravemente pubblici bilanci di risanamento il era fondo di questione La Sinistra la e Destra la tra distinzione la imperniata spesso è si quale sulla vicenda La acnusad oaips nutm asgi iaeumnodlastruttura della adeguamento di passaggio ultimo un impose Roma di conquista La is orbecidr eqet cnr bedveogieftidlgtiat che delegittimanti effetti gli davvero ebbe scontro questo se chiedere potrebbe si Ci o expedit non 1869 11 uasiefcc,m lpez iuacmrsin e consumi dei compressione una di prezzo al ma efficace, assai fu , ottobre nncnin)apooiodlapreiain e atlc al- cattolici dei partecipazione della proposito a conviene) (non .POMBENI P. 1874 o expedit non h i Xs rnni fiilet nu discor- un in ufficialmente pronunciò si IX Pio che 1848 1848-49 oen Parlamento e Governo eubiaeMnrha etr Mazzini a Lettera Monarchia. e Repubblica opraauavr rpi riiin di proibizione propria e vera una comportava 261 vv epeoeaoa od,Sli Spa- Silvio Nord), al operato sempre aveva if es ies n otnil chiu- sostanziale una essa di verso fu ci o expedit non 1° gennaio 30 luglio 1861 18 e rm oeet ab- Novecento primo nel 1884). 1876 ) i nel Già !). novembre n iclr del circolare una 40-49% 1864 1868 Crispi, (dun- degli .

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata inlMzoiro lcefcv el Snsr»u att agmnemeridionale. largamente partito un «Sinistra» della faceva che il Mezzogiorno, nel ben ti che è Interessante composita). (piuttosto l’opposizione avuti appartenenze sti- sarebbero le attribuire Secondo si di difficoltà percepibile. politiche) la per ben cautela qualche diveniva con prendere opposizione (da dell’epoca e me governativa maggioranza tra suc- sibile Nelle politica. classe della (8-15 rinnovamento elezioni il segnando cessive volta prima la per Parlamento in aéiedrgne océl huuadlRsriet h ieaauacnl oqit di politico. conquista consenso la del con distribuzione avuta nella era quel- cambiamento si di un che l’egemonia Risorgimento anche indebolisse del segnava si chiusura Roma che la senza poiché dirigente, avvenne élite non la però Questo an- paese. Minghetti del come pareggio, strativa in marzo bilancio nel il Camera portare alla a nunciò parlamentari, leader suoi i e massoneria). governo ai col- alla presenti del legati parroci parlamentari i i con tra anche accadeva vista menzionati non in trovar ovviamente più raro di (questo liberali o legio movimento affatto governativi un è candidati auto- di Non dei organizzandosi presenza elettorali efficace. banchetti in andava maniera pur che in Nord, Vaticano, e al dal nomamente anche controllato legittimi- ma tradizione fortemente carica, una cattolica» in aveva clero «azione potere il del anche dove favore possibile, Sud, quanto a al per solo sta (e, avvenne pastorale non servizio questo in vescovi): clero coi col specie rapporti buoni tenere ul avct ez let»cesdvn nPraet mlimmr el Camera della membri (molti il il già Parlamento erano raggiunsero in popolari forense: professione battute sedevano la dalle nominalmente che almeno stereotipo: esercitavano clienti» persino senza e «avvocati comune opinione sugli divenne poi che per lamentare mezzo il e garanzia la era «parlamentari» sociale. ruolo era posizione quel si a certa quanto connetteva una si in mantenere conti- che notabili» di politico «diventava potere diritto si del il l’esercizio contrario e e al precedente accre- sociale ma «parlamentari», posizione esercitarla, poi la a al- e parlamentare nuare accostarsi «notabili» a di prima nomina modo la era un con si dei inaugurò ditando Non struttura si diverso. tradizionale classe relativamente nuova alla politica questa anziché classe la con professioni nuova perché alle una sia e di Parla- possidenti), urbane all’avvento ceti sul élites assistette incentrata alle si «rivoluzione» (legata perché di sia politica forma luogo, qualche effettivamente liberale una ebbe politico realtà mento il In mai etichetta. come fortunata chiedersi la però bisogna nel (che vero, Marselli è Nicola affermato appena quanto Se ’naaa oeedlaSnsr o veb at eitaensu aiaecapovolgi- radicale nessun registrare politico. fatto sistema avrebbe nel mentre equilibri non italiano, di Sinistra moderatismo mento del della all’interno potere fazioni al di scontro l’andata uno realtà in era mentare» completamente). statalizzarla que- o alla dare privata da all’iniziativa soluzione lasciarla sulla (se Minghetti con ferroviaria contrasto stione in Correnti, di Centro di sconfit- gruppo la ( per governo Determinante del ideologico. conflitto ta un non che parlamentare un’imboscata utva a aeei oen iget el euadel seduta nella Minghetti governo il cadere far a Tuttavia, i leeein del elezioni alle Già di uomini suoi i tra combinata un’azione con riuscì, storica Destra la modo, ogni In di cercarono Parlamento del membri molti quanto governo il tanto poi, generale, In o ncs h rpi eleàdlaSnsr oicas ulaciiaantipar- critica quella cominciasse Sinistra della nell’età proprio che caso un è Non t iftoceqel h en opsmnedfnt oe«iouin parla- «rivoluzione come definita pomposamente venne che quella che fatto di Sta nel 40,1% 242 lPraet eleàdlaSinistra della nell’età Parlamento Il oicontro voti AT SECONDA PARTE novembre 1892 20-27 ,amlalteauapùomn ei eis.I questo In seriosa. o seria meno o più letteratura molta a 1882), 276 aeb tt at eaoe ifsesit netr quel- inventare a spinto fosse si senatore) fatto stato sarebbe osldr lpoes eluiiain ammini- dell’unificazione processo il consolidare a e 1876, novembre afsooi iuaCmr iiai air sen- maniera in divisa Camera una di fisionomia la 1874) 181 euai«iitrai contro «ministeriali» deputati uluct a lcogvraioditsaiedel e toscani dei governativo blocco dal l’uscita fu ) eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le su 1870, 262 508 euaieet ben eletti deputati 147 232 iqet iutvn elet- risultavano questi di 18 h patnvn al- appartenevano che 32,8% marzo 184 nel 1876 entravano 1861, upiù fu ma

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata rdiin o uso o ldceodel decreto il Con questo. p. con con- 1982, traddizione un (Mosca parte, ministero» sua del la sostegno per in ognuno devoti portino, amici che gruppo di capi tingente dei parlamentari, vecchi dei ti, di- seguito in opere in tali, zione presunti la o popolari, come, e «scientifici», celebri democratiche connotati venute idealità assunto delle poi tradimento postrisor- il avrebbe quell’Italia consumato critica di era si dell’affarismo cui e in meschinità gimentale, della esempio ed nel malessere Toscana generale della dittatore (il nel Guerrazzi postumo Domenico Francesco un di ne parlamentare galleria nel stica già cominciato aveva campo oea h r n e edrdlaSnsr eiinl,nns eesrpl usare a scrupolo fece si non meridionale, Sinistra della leader dei uno era che lea- cotera, altri dagli anche ribadito stato era progressisti», «partito». che di del riforme ministero der di un ben programma signori, ampio maggioranza o un una siamo, presentando ottobre avere «noi dell’8 di affermato: Stradella tentativo di orgogliosamente nel discorso anti- avrebbe urne, nel scioglimento difatti, delle lo E verifica chiedere politicamente. la «si- a connotata e la Zanardelli Camera stata Giuseppe della Era e marzo elettorale. Cairoli cipato del legittimazione Benedetto parlamentare una di mano di pura» di ricerca nistra colpo alla il nell’autunno che andare fatto dovette nel vide si diverso, parzialmente europei. al parlamentari «governava sistemi si cui nei per diffuso dinamiche largamente quelle modello succes- a un fasi rispondeva secondo delle ciò e centro» che tempo dire del esatto ideologiche polemiche più di sarebbe debitore sive: an- troppo «trasformismo», è sbaglia al vocabolo porteranno Non che il dinamiche appoggiavano. se quelle che lo di con- premessa che delle una parlamentari e questo ai in governo vede offrire del chi composizione poteva della governo mezzo il forma- per che si ma tropartite governo, che al politica, maggioranza attorno solo della costruzione non di va perno il decisamente diventò glio sovraordinare il nomine. non formalmente nelle anche per re mantenere sia del per Re», intrusione alcuni, di secondo del e, potere «ministro l’illu- Consiglio lasciare un del per presidente essere sia il del a vi- troppo propone», del presidente continuasse egli e il «che ciascuno presidente l’inciso che che del cancellò così sione anche si (e Rimase ma ministri monarca. Senato), dei del del nomina cepresidente potere di edulcorandone decreti col ma i urto controfirmava Ricasoli, in Consiglio di entravano decreto che decaduto parti del le linee le riprendendo all’istituto, ma tratta- giovanile sue suo le nel scriveva con Mosca biunivoca fatto, del relazione questo to stretta registrando caso, in con- a più essa, in Non sempre con è diventava dinamiche. questo connesso non perché Ciò intrinsecamente governo, incisivo. del governo più potere un politico del crescita peso parallela un la Ca- e con la potere trasto storica maggior Sinistra sempre della un potere al acquisì l’avvento mera con periodo), del dell’Italia dato». esclusivo han meno le essi Bisanzio / Roma nel domandava versi ripropo- Italia in sostanzialmente «impronta messo desi: che aveva Carducci e che più repubblicana, cliché nella quella quel rozzi neva in più toni o raggiungere cattolica anche poteva polemistica che disinvolta diffusa, pubblicistica una di noti più parlamentare governo e governi dei rica nh lprleocnoias e ul e rsdnedlCnilonneai con- in era non Consiglio del presidente del ruolo del consolidarsi parallelo il Anche anvt iipsain r eatorltv,pih lmnsr elItro Ni- dell’Interno, ministro il poiché relativa, peraltro era impostazione di novità La tipo di parlamentarismo un di se anche parlamentarismo, del centralità rinnovata La Consi- del presidente il avanti in allora da che fatto il fu determinante risultò che Ciò feno- un è non (che parlamentare dell’esperienza svalutazione questa di dispetto A iMnhti(1881), Minghetti di 1884 or iaoceimnsr oeaoesr ortut didptt influen- deputati «dei soprattutto essere dovevano ministri i che citato sopra 1875 lscl h muore che secolo Il att oiiiel neez oonlagutzaenell’amministra- e giustizia nella loro ingerenza la e politici partiti I oen oent nItalia in governati e Governo es u aiel delusio- la capire può si Se Carignano. Palazzo del moribondi I .POMBENI P. 1862 oes alv e almnocm n padel spia una come Parlamento del parlava si dove , e ivn oc (1884 Mosca giovane del ednnoPtuclidlaGtiacnl sarca- la con Gattina della Petruccelli Ferdinando oen Parlamento e Governo 263 25 agosto 1876 1871 iPsul uilo(1882), Turiello Pasquale di ertsdeeuapiafor- prima una diede Depretis nmmrad icnoCal- Vincenzo di memoria in .Nnsn h l esempi gli che sono Non ). 491). iciuscì cui di 1848) Depretis 1876, 1876 Teo-

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata r u ieacloaopresnoelaapùrdcl icsiu oegup autono- gruppo come costituì si e radicale l’«Estrema». più en- come l’ala Sinistra etichettato essendone la subito pur con mo, ruppe collocato Cavallotti era Felice si e maggio cui Bertani tro nel Agostino di Parlamento: gruppo in il stava zucchero, sullo che politico mondo sul te sfera la motivi. essendo noti sociale, i nel per presenza inibita loro politica la per cattoliche organizzazioni delle ordinatore ra 508 atoeet o n agoaz o rpi slat (232 pe- esaltante Crispi, proprio rilievo, non di l’elezione politico maggioranza compresa un una mondo, ora con andava che nuovo eletto quale opportunismi un raltro alla erano rivelava carica Camera, quali tutto della delle ma presidente poche vincitore; del non del posizioni, carro di sul coacervo salivano un a ma compatta, ben ebbe Sinistra cri- la aspre risultato: attirandosi opinione ottimo un all’eccesso pubblica spinse alla raccogliendo Ger- la anche spiegarsi e Nicotera ma di Francia causa), tiche, in diritto propria anche aveva è alla applicata governo Se conquistarla era il per elettorale. resto che del risultato l’argomento (e il con preesistente condizionare mania, era per prassi statale questa che l’apparato vero e prefetti i pesantemente adlesceàpplr el oan.Smr nqelan ieacsiut Rimini a anar- costituita nel ispirazione era di cui lavoratori si da dei chico-socialista, quell’anno internazionale associazione in della Sempre italiana Romagne. Federazione or- la delle fenomeno popolari il società anche nel delle sistema: crescendo na al stava varie di esterne ma a dotato forze Sinistra, capo delle liberale della facevano ganizzativo che mondo che Destra nel presenti, della fermento comunque sia certo ma personalità un strutturate, c’era molto solo non Non organizzazioni movimento. in civile sto riforma. della concreto sull’impianto accordo largo legi- di forma della poi qualche superamento riuscisse in non il tradursi paese, caso nuovo a sottoli- questo il rappresentare per in a inadeguata obiettivo, solo così richiamata un vigente, elettorale viene su slazione qui generico accordo che vicenda, un questa come come neare dettaglio in avanti più mo i usopioiprat putmnorslaaoassenti risultavano appuntamento importante primo questo a già tblt e oen.D usopnod it ’smi i aoof ulodlariforma nel della iter quello suo fu il famoso iniziò più che l’esempio elettorale vista legge in- della relativa di punto della questo e Da parlamentare governi. discussione dei della stabilità meandri pro- altre nei ebbero impantanarono si si mobile, ricchezza che sulla legge poste una di passaggio del fronte maniera a moltissimo: in se quanto per Camera alla passò che progetto clero, ( brillante del non abusi gli contrastare a vol- Mancini, Giustizia to della ministro è dal presentato legge contesto di quest’ultimo disegno il In anche inquadrarsi Sinistra). da della radical-massonica sensibilità nella Set- senz’altro rientra- fine va che a «ideologica» già più iniziati (norma religiosa dell’istruzione erano l’abolizione contesti anche altri ma in tecento), che «incivilimento» di sforzi degli giugno tipica Coppino(norma il Michele ministro e dal marzo approvare il fatta dell’istruzione Tipicatra riforma «programmatiche». definire la potremmo fu oggi senso questo che in leggi arrivavano fiscale), quella ferroviaria questione alla a pensi si o importanti: molto materie su (pur gestione potrem- di che chiamare per- leggi legislativa, mo dell’iniziativa a accanto anche Infatti, «riformare». ma dire avanti), voler a in cominciava legiferare Cavour adesso ché da (co- stato politica dell’iniziativa sempre solo era non fondo motore in il me essere a avviava si che governo, del l’attivismo Nel Romagna. di amici miei Ai aDsr iìsbaragliata. finì Destra la e ) usocnet irfetv nmd iiao annprqet e ut irrilevan- tutto del questo per non ma limitato, modo in rifletteva si contesto Questo auamneinmr an nepeai o im ifot n maggioranza una a fronte di siamo non e interpretati, vanno numeri i Naturalmente ion nh eeepeet h acas oiiadvv aeicnicnu conte- un con conti i fare doveva politica classe la che presente tenere anche Bisogna ’nzaiarfrarc ui usipiian itot iae nh ennconclu- non se anche vivace, piuttosto anni primi questi in fu riformatrice L’iniziativa passato, in che più scontò, Parlamento il storica Sinistra della dell’età fase prima Nella 150 aoecontro favore a AT SECONDA PARTE 1877 1879 h rvdv o oou blg clsiofn ai fino scolastico obbligo un solo non prevedeva che , isrbesact nraCsacnl u aoalette- famosa sua la con Costa Andrea staccato sarebbe si 1874 100 otai,m h o ueòpileaedlSenato. del l’esame poi superò non che ma contrari), eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le r tt odt ’pr e oges,nce co- nucleo Congressi, dei l’Opera fondata stata era 264 1876-77 1872 r aal oscain repubblica- Consociazione la nata era af prvt oonel solo approvata fu ma oad otol tassa la contro votando 1877, oisu voti 134 374 deputati). 414 oat:dunque votanti: 1882 euai(su deputati Vedre- . 9 anni

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata ogmnoediso aoi aqet ut ivsal ucsin iCioiaDepretis a Cairoli di successione la vista Ri- di del erede punto del vera questo marzo la Da nel essere valori. a suoi impegnata sentiva dei si atteggiar- e di sorgimento che modo storica, certo Sinistra un della di cultura spia della la si sempre pur costituiva ma avvenuto, quanto di tificiale es gr o in iet niednaaRm,msrnocs,asoprr,l forza la parere, suo a così, Guarentigie. mostrando delle Roma, po- a legge conclave indipendenza della con- il e che libertà a predisposto piena riuscito con aveva essendo agire Crispi tesse non funerali, i pur durante Risorgimento, turbolenza del al qualche novità tenere avverso scom- la alla fieramente atteneva riconosciuta pontefice invece quanto del visto Per parsa sabaudo. meno Stato qual- quanto precedente una al avrebbero rispetto di qui: d’Italia assenza costituente, Regno (di in evento rifiutato che, di quelli aveva di genitore sorta all’integrazione suo accet- che aprire il ad doveva re che che ri- nuovo gesto logica che I), il quella Umberto convinto quel dinastica avere Per numerazione di fronti. la si sostenne per i egli dell’Interno, tare entrambi Corona, su ministro alla momento successione all’epoca del la Crispi, guardava l’importanza Soprattutto compreso aver tornante. di quel vantò di prova la rapido. così mente stato sarebbe non nuova veramente fase una a passagio oiprl avzadlr a unl elatnaoe oaaceaqet parole queste a che notava dell’attentatore, pugnale dal re Vittorio del Cai- di salvezza a precettore raccomandata la futuro era per si il regina roli diario la che suo ricordando Osio: un Egidio colonnello in il scrisse III, Emanuele quanto esempio, Ci- un facendo. stava dare si per quanto sospetto tiamo, con vedevano e ottusi piuttosto Gli erano sovversione. corte po- la di ambienti la contro energica verso poco allarme ritenuta in Zanardelli, immediatamente dell’Interno ministro mise del però litica che sventato) (peraltro re al elettorale. attentato riforma un della rebus del capo a venire au- a preventivi decisa interventi sospetti, senza su liberale, basati realmente toritari prospettiva una pub- l’ordine da che gestito convinta abolirla), andasse ad blico riuscire senza ma- poco sul tassa un modificò alla peraltro ostile meridionale: (che quella cinato da diversa assai Sud), dal nel proveniva Sanctis governo nello De sollevazione suo Francesco una (solo settentrionale suscitare spedizione Sinistra di la nella rappresentava Mentana anche ma a pontificio), Garibaldi tentativo stato sfortunato con nello poi persino stato e era Mille (protago- Milano, eroico dei periodo di quel Giornate di Cinque vivente incarnazione delle di nista specie una era Consiglio del dente ad neoa oes aeb it mlmtcmnecnl cmas iVittorio di scomparsa la tramon- con stava che emblematicamente era visto il fatto II Il sarebbe Emanuele piacimento. si suo del come a presidente controllare un’epoca, di il tando grado che in politico-parlamentare, era non gioco Consiglio del peso dell’accresciuto stimonianza is o n on h vv ra atmoabnoao iearsoaocnun’al- con risposato era si reli- del abbandonato, rito gennaio tempo con nel da civile sposatosi ormai rito che, con aveva Crispi tra che di donna «bigamia» una sulla con Parlamen- scandalo al gioso bizzarro ministero affronto il del un aggiunta, considerata decreto in venne per nel- to; che telegrafico l’abolizione commercio, segreto intollerabile; e il industria violare l’epoca spregiudi- dell’Agricoltura, a per uso giunto suo fatto era del che corrispondenza, e dell’Interno, la Nicotera ministro di di discredito poteri il dei diversi: cato fattori sommava fiducia della ta fine ipòdsuees unoqet os n razionalizzazione una fosse questa quanto su discutere può Si brillante- superare a riuscita essere di ritenne potere al politica classe la verità la Per asot ieaed arl o eol,acepri eiias e novembre nel verificarsi il per anche decollò, non Cairoli di liberale svolta La nh lscnogvroDpei ubee(26 breve fu Depretis governo secondo il Anche edr avrt h lCioioeas o aaee h rdse oecnga leggerezza gran con come of- tradisse, che senza o dire malafede, Zanardel- potrebbe con operasse dello non Cairoli storia quella il La che ammo- con rovina. verità di politica, la della fendere sull’orlo anzi cui monarchia consiglio, la la di ministri, portar dei fatidico sembrava li, Consiglio quasi del significato Presidente un al proprio, nimento senso un oltreché dato fu a cadde governo il infatti e facile era non governo del vita la genere del clima un In ootneDpei il Depretis nonostante 1877, 1878 9 gennaio ebaai ooaet iqet miin.Nnsl oses presi- stesso lo solo Non ambizioni. queste di coronamento il sembrava 1878 .POMBENI P. iPoI il IX Pio di e 26 1877. iebefnseprsceeeas tso aperdi- La stesso. se a succedere per finisse dicembre oen Parlamento e Governo 265 7 ebaod uloses no nh eil se anche anno, stesso quello di febbraio dicembre 1877-24 xpost ex nh np’ar- po’ un anche e marzo te- a 1878) 1878 di

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata e almnaim tlao apeez e Senato. del presenza la italiano: parlamentarismo del del gio fondativa. fase della leadership non sociali della forze controllo di campo il in una sotto l’entrata di riconducibili con condizionamenti mutando dalla rapidamente dai piedi andava questione che in politica in messa scena messa costituzionale essere con- costruzione potesse cioè la risorgimentale che rivoluzione conservatore, impedire tecnicamente a senso il interessato segnato in cordemente avrebbe italiano sto- suffragio vessillo liberalismo del il l’allargamento del innalzare realtà ricompattamento a nella ritornava liberale, si progressismo la Zanardelli, del intendere di rico lasciava Giustizia come della elettorale, ministero il riforma al governo alla chiamata dato al l’impulso Depretis con di apparentemente, Se ritorno Il Dome- moderato. da il liberalismo maggio sconfitto dove del Camera, fu candidato della scolastica, presidente Farini, riforma del nico della l’elezione l’uomo fu Coppino, spia la governativo, volta candidato una Ancora segnato. era no affermazione. buona una avuto aveva l’Estrema anche lMrdoedv r us cmas qis asv da passava si (qui scomparsa quasi era dove Meridione al (da settentrionale nell’Italia raddoppiando ia,mnr aDsr oocv ncaooorcpr,psad da passando recupero, clamoroso un conosceva Destra la mentre rica), ee eod luiosraoi peidct oiet.L ivd o haez nel- chiarezza con vide solo si del Lo gran- elettorale movimento. in tornata era spregiudicato la che osservatori, Camera alcuni politiche alla secondo forze situazione e, delle la de controllare consolidarsi di il cercare circa per corte, sia la extraparlamentari, fuori e dentro italiano, politica conservatorismo stabilità periodo. della questo chiavi in le alla governo riposte succeduto del fossero sarebbe potere dove gli del capire morte e per sua sequenza la questa dopo Basta caso no. a luglio non nel che governo del Crispi, guida a carica la cedette dicembre te, dal poltrona delicata la el iaeaeceeasaoipraodlaGa rtga e avrt,pcisapevano pochi verità, la Per Bretagna. Gran dalla importato mo- stato al corrispondeva era e che albertino bicamerale Statuto dallo dello prevista era alta» «Camera una di presenza La a andò o l’Interno Cairoli cui in di Cairoli, guida governo a secondo fossero del intervallo ( che Villa deli- breve Tommaso seguenti, il quella ministeri eccettua in si nei piemontese Se leader anche sua. del costante presenza fu questa posizione prudente- anzi, che cata l’Interno: Depretis, sé il ministero per Così un illuminati. tenne da si- propriamente sostituito mente cosa non dicembre, di orientamenti nel suoi dimostrazione cadde i Cairoli una visti ministero essere corte, anche della e peso clima il un gnificava illustrare ben può citazione Questa enns in ot iqet otsoèdfiieitneecs infc lpassag- il significò cosa intendere difficile è contesto questo di conto tiene si non Se desti- suo il che evidente era momentaneamente, sopravvivere poté Cairoli se Anche neftii iitr elItroeal haesaprtnr rnuliitmr del timori i tranquilli tenere per sia chiave la era dell’Interno ministero il effetti In nugnacennptv isiea lr,s o feaeadrtuacivlv pertur- voleva una chi per addirittura anzi sfrenare a principio, Osio , non in (Bondioli se paese moderarli altro, il o facili- ad bare contrariarli anzi riuscire non poteva doveva di non sovversivi, sistema che Zanar- moti indulgenza lo il i e per spengere egli di incoraggiarli nonché che All’indole e quale, certo parlato. tarli la è già politica Ma abbiamo insidioso. una od quale seguivano subdolo del delli atto repubblica” ogni la repugnava verso Cairoli “ponte Benedetto costruzio- alla celebre materiali quel nuovi di portando stessa ne monarchia la alcuni, affermavano acredine od 218 aprfrocmitmneèncsai ofras uu lr aspetto altro un su soffermarsi necessario è compiutamente farlo per ma 1882-83, 1881 eg d cui (di seggi hueai ncrosnoi il el iitasoiaporaet detta. propriamente storica Sinistra della ciclo il senso certo un in chiudeva 14 luglio- AT SECONDA PARTE 120 16-23 rn osdrt oofvrvl lgvroceeasaoi ca- in stato era che governo al favorevoli poco considerati erano 25 lSnt ei vitalizio e regio Senato Il lrtat o aotnnoii iitr dell’Inter- ministero il tenendosi caso a non altrettanto 1887, novembre maggio p. 1998, 1878 eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le unol agoaz oentv ottenne governativa maggioranza la quando 1880, 35). all’aprile 1879 266 31 ,Dpei eet nnertaet uquel- su ininterrottamente sedette Depretis ), a 61 uno ra iaonlasalu- nella minato ormai quando, 1887, eg) aspattoricostituendosi soprattutto ma seggi), 4 a 24 eg) iagug che aggiunga Si seggi). 100 a 171 seggi, 29

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata easdseléiedlpee(l antichi (gli paese del l’élite sedesse mera iead acmoiin e eaofn al fino Senato del problemi. composizione sollevassero la civili si siderando anche che solennità senza delle possibile, parte stato come fosse Vaticano, religiose ciò col cerimonie che conflitto Stato, volta le dal ogni usassero di sminuita si religione era fatto cattolica prescrizione di religione questa sebbene la di proclamava della l’efficacia diritto Statuto ovviamente di in- lo membri ma modello erano Anche il Stato, Lord. di con Chiesa catto- dei similitudine anglicana, Chiesa Camera Chiesa per della della introdotta capo vescovi i dal probabilmente dove disapprovato stata face- glese, consesso era Stato, un allo categoria in lealismo La sedere suo di lica. poter il proposta ribadendo non la pur di rifiutò cui, presente re, in va del imbarazzata precettore L’arci- lettera stato sabaudo. una era Piemonte con che nel nomina Charvaz, apertosi Andrea già Genova Stato-Chiesa, di conflitto vescovo industria». del loro tre vicenda della la pagano o per anni beni bri, tre loro da dei che ragione persone in «le diretta da imposizione costituita di ventunesima lire mila ar- la avevano eminenti gli e meriti e patria», o servizi la vescovi con illustrato i che «coloro comprendeva contemplava che che ventesima, prima, la civescovi, la rispettivamente erano amministrative: che Delle morale. stessa almeno forza sua no una La di alta. espressiva Camera renderla della da rilievo 21 tale il sottoposte era mutilava prima non questo essere poi, già dovessero composizione, e Stato deputati, dello dei conti Camera e alla bilanci tributi, riguardavano nor- la che Secondo gi sistema. di equilibri del negli inglese debole ma componente una sempre risultò personale). Senato strettamente merito tipo per di ma un’investitura vita», di «a (nomina trattato trasmissibile sarebbe non nazione si e alla ma personale resi dell’investitura), servizi (tradizione per compromesso: Corona «eccellenti» di ritenuti alla soluzione membri e da una formato era di stato scelta si sarebbe alla più Senato pro- portò il in era Ciò ereditaria e discussione. via nobiltà; semplice in per di messa competenze filiere particolari fondamente di diverse l’attribuzione quindi cui in e tempi storia in diversa un’ag- con già comprendeva territori che Sardegna di di Regno gregazione del quello come contesto un nazione. in semplice della era storico gra- e in opi- profondo fosse stabile sentimento riteneva si più al personale corpo e eccellenza dar ed diversa formazione di che una per do ciò chi da da di anche quella solo era ma non che formata elezioni, nione, era le garan- che a attraverso paese monarchia esprimeva del la realtà l’«opinione» con della «rappresentativo» rappresentanze in- governo genericamente due il «popolo» queste tire al di forma l’interazione e stata vita Sarebbe dava teso. che rappresentanza una nell’altra greco), identi- università, le e contee le coloro borghi, come lato (i ficati un autonoma i da amministrazione Signori, potere: esercitavano (i che di feudatari i li centri i anziché i erano considerazione, chiamare volta appartene- in potremmo una non invece che semplificare che prendeva per quelli inglese che (cioè ripartizione quelli stato» La ceti, «terzo due). e primi secon- clero ai divisa nobiltà, vano classicamente stati), francese, conti- degli tripartizione (o modello la ceti il dei do che Camera intendere dire un’unica di su può fondato modo si era diverso molto, nentale Semplificando un «eccellen- pre-moderna. semplicemente ed corporata più popolare società ma rappresentanza la vagheggiava, tra si dicotomia come una personale» stava za non esso di all’origine che aeoi rvsedloSauod u eeinr eaoi(h oeaoaeealme- avere dovevano (che senatori i selezionare cui da Statuto dallo previste categorie 40 usadsizoesoias r es aprein h iaeaeacei n Ca- una in che era aveva si che percezione la e persa era si storica distinzione Questa lnmr e eaoinmnt r h vv lutaol araf ot iot:con- ridotto: molto fu patria la illustrato aveva chi fra nominati senatori dei numero Il mem- scelti furono non prima Dalla categorie. tre queste su soffermarsi interessante È il coscienti, pienamente neppure era si non cui di compromesso, questo Nonostante non «nobiltà» alla semplicemente alta Camera la riservare di soluzione tradizionale La nicmit) ootennrgadvn esnl oiioolgt dat cari- alte ad legato o politico personale riguardavano non tre solo compiuti), anni Commons, oSauodsoea(art. disponeva Statuto lo representation, without taxation no Comuni). .POMBENI P. oen Parlamento e Governo eirse aoe terrae maiores et meliores 267 ,dl’lr erat oprt territoria- corporate realtà le dall’altro Lord), itat peadell’1% appena trattò si 1913, in (àristoi, migliori i ), h eleg- le che 10) e membri. dei

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata oipùnt iqet aeoi osn seecnieaiAesnr azn,no- Manzoni, Alessandro considerati essere possono categoria nel questa già minato di noti più nomi I et e adsusoedlelgi etel usl nlvloputsomdso Il modesto. piuttosto livello un Sta- dello a dell’allargamento solo ritmo compe- nel il fu unitario: sede seguì lo to Senato una del mentre Senato composizione leggi, nella il sviluppo delle rendere grande discussione potuto avrebbe la che per la il tente anche amministrative, e cariche alte finanza, le della e affari degli inten- dell’industria, si civile» terriera. borghesia «società proprietà l’alta per grande altro che attesta che alto più così percentuale deva dato Questo consesso. del al sino bri periodo il volta una ancora considerando categoria: nota. di nel nominato di, p. 1968, (Jacini politica» quali ai della ministeri, l’indirizzo nel i determina dopo, e anni leggi che le molti e disfa Non e esecutivo, 58). fa potere che il elettiva Camera affidato costituzio- la diritto è «È di parole: studiosi di giri gli senza quanto rando stessi, senatori i tanto Nel conto nale. resero ne se stu- e degli mitata cerchia ristretta della fuori di parlamentari. al istituzioni notorietà delle hanno diosi non che nomi sono (1876-84) ( at e etodivennero Centro del parte epel agoaz unidtan erslzoi édvnia ooocennl co- li spostarne non possono che che popolo e al nominati, davanti in hanno né risoluzioni, li (cit. Es- le che nosce» Costituzione. dettarne ministri quindi della ai e invalidi o maggioranza gli re la sono al sempre davanti senatori] forza [i han ma non Stato, si dello corpo primo il suo chiara nel scriveva istituzioni, delle critico cale ( Torrearsa di Fardella Vincenzo rilievo: scolastica. riforma de della promotore e Piemonte posto del in lombardi il dell’Istruzione eventi ministro lasciando dirit- degli anche anno, protagonista di ma (1865-70), studioso un Casati anch’egli neppure Gabrio (1864-65), e dopo Manno costituzionale, dimise Giuseppe to notevoli: si personaggi e due Chiesa altri la la ad titolo con pieno conflitti a poi di assunse presenza che Salerano, di resse ispi- nel Sclopis degli non presidenza uno Paolo salute, (e Federico di costituzionalista Statuto) il condizioni vicepresidente, dello cattive suo ratori in al liberale, lasciandola e funzione, costituzionalismo Malta sua del la a mai campione esule peraltro, siciliano testimonia- che un per Settimo, chiamato, nazionale, Ruggiero stato dimensione (1855- era succedergli nuova unificazione A di delle la Sostegno. quadro fase re di nel della Alfieri Cesare lavori storico stato dei presidente era indirizzo Il 61) di parlamentari. capacità vicende sue generali delle as- più dovuto anche avrebbe conseguenza prescelta di personalità la e che sumere politica valenza della conto tenne gnazione (febbraio unitaria legislatura ma u nh anraiaslSnt veb ouoesr abaa nrat rpi la proprio realtà In cambiata. essere per legge, potuto altra avrebbe qualsiasi Senato come sul parlamentare normativa maggioranza la emenda- una cioè anche flessibile, da cui moderni, votate Sta- termini lo riforme in che da direbbe l’illusione si fu bile come possibile renderlo Costituzione, A una unitario. fosse Stato tuto dello origini dalle quasi sin te 1874-76 utva lmgirnmr isntr eiaai at al oiia npredal- parte in politica, dalla parte in derivava senatori di numero maggior il Tuttavia, ventunesima dalla provenienti membri di presenza la invece risulta rilevante Assai arlvnad ulacedvv seel aeadimgir usmr ot li- molto sempre fu migliori dei Camera la essere doveva che quella di rilevanza La ool u rsdna eò lSnt o oob i lvrieproag igran- di personaggi vertice al più conobbe non Senato il però, presidenza, sua la Dopo desi- quella presto ben ma re, al spettava dell’Assemblea presidente del nomina La rpi e usergoii iatt ul eest irfraei eaof costan- fu Senato il riformare di necessità sulla dibattito il ragioni queste per Proprio ,Guep aoii( Pasolini Giuseppe ), 1870 p. 1992, Antonetti 1860, aii peanmnt eaoe auaaiso ltoid en dichia- Terni di elettori suoi i salutava senatore, nominato appena Jacini, aqet,ceeau atlc oeao o isnìd etr in restare di sentì si non moderato, cattolico un era che questi, Ma 1863. 1860 h neennpr bi sriaouaqacefnin degna funzione qualche una esercitato abbia pare non invece che 1874, eaoieaosolo erano senatori i h atcp nh ulh euasgiiaia ispeVer- Giuseppe e significativa, seduta qualche a anche partecipò che AT SECONDA PARTE e agugr o i poi raggiungere per 161, lcsiuinlsaPla h o r et nradi- un certo era non che Palma, costituzionalista il 1877, 1876 1861). ix). oìi uloses no eataoTecchio Sebastiano e anno) stesso quello in morì ; eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le agàsbt o acnusadlNr di e Nord del conquista la con subito già ma 93, 268 os idrtocostituzionale diritto di Corso 1870-74 ,LiiDsAbosd Nevâche de Ambrois Des Luigi ), 212 1913 lmmnodlvr el pri- della varo del momento al itat del trattò si , algel di- li legge La « : 37% e mem- dei 1848,

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata coleeprh is oea«nhnr lavlnàdlanzoe,al ies riòal arrivò si su fine cui alla in nazione», seduta della una ad favorevoli, volontà in invitava Saracco alla approvazione Giuseppe «inchinare di vicepresidente doveva voto stesso Sena- si il suo ci che il perché modifica ora accogliere macinato, che sul ma legge avversato, controversa aveva della maggio-luglio to modifica nel della quando, questione che la ricordiamo spie- esempio, tò Per un all’organo. conservatori con interna vita cosa dei della la cittadella andamento gare reale la sul taceva rappresentare Gran ma potesse elezioni, in alle come Parlamento sconfitti che, del sperava ramo perché Camera, quel la Bretagna, bilanciare a attivamente intervenisse politico. non ruolo to un’onorifi- un come come Roma) che dell’antica più senatori symbol dei status toga uno la e indicava cenza che ancora maggio- latino indicata gran era termine senatoriale della dignità il rappresentati- parte (la «laticlavio» con legittimazione da il intendeva politica di che battaglia membri difetti una suoi da in dei ranza impegnarsi o di legali volontà vincoli scarsa da dalla va, che più Parlamento. dipendeva, del parte radi- ramo na che secondo tutt’altro il membri autorevole suoi più di rendere in opera di partoriti a solo quelli fasci- Senato preoccupati neppure epoca alta, cali, del in Camera stesso più della neppure dall’interno assai riforma mai, riprese di era riuscì diverse progetto Statuto si nessun lo non passare che ammettesse, far fatto toccare a non del dovevano sta, dottrina testimonianza si la riforma A quanto cui sovrano. di la del «rigido» per posizione Senato, la del e del- caso potere portanti so- nel strutture il detto stato su veramente come sarebbe incidere storiche, come di ragioni Statuto, casi questi ovvie lo considerata in per trattava era parte si cattolica da non religione Tuttavia, lasciato pra. la poi che aspetto sabauda tricolore; Stato, azzurra al di coccarda generale, religione la plauso nazionale nel bandiera poi, come passare origine per in prevedeva Statuto realizzarsi. lo da che in difficile Ciò molto princìpi. invece grandi era scritta quei Costituzione di una tempi, un’in- di ai cioè presenza commisurata Costituzione», inemenda- sulla attuazione, erano «legge dava ma tali che Gran «Costituzione», quanto era terpretazione in in non alcu- che resto che ad e il mitico, Costituzione tutto era meno la mentre bili, o erano considerazione più che rinvio, generali in muta- principi un grandi ma preso il ni scritta, per non Costituzione anche una sovranità particolare esisteva piena non Il Bretagna la aveva Costituzione. cioè della contemporaneamen- costituente, era mento potere Parlamento sem- e il riferiva cui costituito si per potere teoria cui te della a validità inglese la modello implicare Il però politica. carta brava rappresentanza una di di sistema trattava del si intervento che ragione semplice la pure inappropriato. ragionare, fosse di dell’epoca, modo giuristi questo i quanto tra mostra anche Senato presente del riforma mancata della vicenda h iftoqel aeaeadmnt,cm eucònel denunciò come dominata, era Camera quella fatto di che evdeosbt,acei usocs ifn nu ioocieco. vicolo un in finì nel si finale ri- caso fase la questo sua con in nella anche concomitanza entrò subito, che in Camera vedremo ebbe la me si per elettorale bicameralismo legge il della avere forma potuto avrebbe che equilibrio al (risalente nep- dell’assemblea cambiò nel regolamento non del be situazione ritocco La modesto un lavori. Senato»), con ai «piccolo pure costantemente cosiddetto e (il politica attivamente della partecipavano professionisti che di gruppo ristretto un da neri, aoial eueeadel era sedute alle natori ogi soet el eta oealmnas eleàdlaSnsr h lSena- il che Sinistra della nell’età lamentarsi poteva Destra, della esponente Bonghi, buo- in che senatori, dei l’impotenza sottolineare nel esagerare peraltro bisogna Non esempio, per ricordavano, giuristi I fatto. stato era senso questo in qualcosa Certo, per revisione, sua della modalità sulle norme conteneva non Statuto lo Ovviamente o itatv et iu’cein.Nlperiodo Nel un’eccezione. di certo trattava si Non aqet ut ivsal eamnaaocsoepru iesmnodlroodi ruolo del ripensamento un per occasione mancata vera la vista di punto questo Da 1883 11 ooualnagestazione. lunga una dopo contrari, 1 26% astenuto). .POMBENI P. e oae cs al scesa totale, del oen Parlamento e Governo 269 355 iècnes a orn senza sovrano dal concessa cioè octroyée, 21% ebieaopresenti erano membri e periodo nel 1861-74 1886 lsntr nraGuar- Andrea senatore il apeez ei ise- di media presenza la lrslaoera risultato Il 1874-86. iripresen- si 1880, h ieb- si che 1861) 77 Co- 1881-82. eaoi(65 senatori

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata oqe iutt:l ipsaf h adt aeb rsmblet ouaesr il essere dovuta presumibilmente sarebbe data raggiun- la sarebbe che si fu anno risposta quale la in risultato: pronosticare furono quel statistica per to di calcoli uffici specifici gli che effettuare ricorderemo curiosità dispie- di di avesse incaricati titolo obbligatoria A effetti. l’istruzione all’in- suoi che conflittuale i appieno volta non gato una e universale, ob- progressiva suffragio istruzione maniera del di in sistema troduzione arrivare del di l’introduzione consentito proprio avrebbe che bligatoria ottimisti più i sostenevano prestato Anzi, frequenza servizio con un di anni o due istruzione di reggimentali). di militare scuole grado servizio (misurato delle certo il personale un (compreso ricchezza di an- di pubblica possesso livello pubblica nell’amministrazione certo nel cosa un della quanto di gestione censo), possesso nella sul nel responsabili tanto e non attivi ricercato essere dava di «capacità» della terio et ipraasl ieetrt aciecnmgir t oaabsaada abbassata (ora età Natural- maggiore vivace. con piuttosto maschile elettorato e di ampio solo fu parlava politica cittadinanza si nella mente entrare per requisito di tà ez iu ulh mdaoe h eaes tiae usonnptv seeceil che essere poteva non questo e attivate, avesse pre- le in solo che candi- avveniva «mediatore» sulle voto qualche di informati diritto un essere del di occorreva l’esercizio Stato; senza marginali di classi procurasi le scheda bisognava per c’era Dunque non raggiungimento; dature). perché agevole del scheda, di comprensione la sempre qualche sé una erano da richiedeva non e seggi sacrificio (i un meccanismo comportava voto al andare stra: culturale. livello limitatissimo un par- avessero di che rischio persone il di limitato abbastanza parte rendeva ovvia- da disagiate, interessava «autonoma» più tecipazione che classi astensionismo, le l’ampio battuta pratica prima nella in che mente anni, fatto sette del conto a tener scuola sogna la abbandonato a avesse essere chi poteva difficilmente perché ben ele- evidente, scuola della era anni forzatura due primi La i mentare. con come concludeva questo considerava si che a un’interpretazione che passare quello Ma fece obbligatorio elementare si elementare. ciclo mano, istruzione riconosceva di colpo di che certo accordo ciclo un un con del punto, a completamento giunse il si accettabile istruzione di soglia mariti, livello (padri, come dipendevano il riguarda cui che da quel coloro Per di tutori). semplice- scelte avrebbero le cui distorsivi, effetti per «indipendente», con opinione replicato, una mente esprimere donne le di quale grado il secondo in italiano, erano solo non era non che dell’epoca, pregiudizio al ossequio in ni), att oiioegupblcsioerpo aCmr prv arfrail riforma la grande di- approvò di nel Camera circolavano sfoggio La che 1882 europeo. fecero tesi giuspubblicistico che le e discutendo Senato, personaggi politico e al due battito straniere furono Lampertico legislazioni legge e le di del richiamando Camera disegno dottrina, all’esercizio alla del ammettere relatori Zanardelli per animato: spicco, criteri e di dei lungo quello fu era dibattito problema Il (621.896 voto. il basso noto, troppo evidentemente è diritto Come aventi soggetti). degli numero il essendo suffragio, del proporzionali. sistemi di favore a non tentativi per primi universale, dei nel suffragio che del parlare Sonnino l’introduzione Sidney conservatrice, pro- giovane funzione le del in erano radicale invocato, tempo quella aveva da persino e inclusa molte senso, ma tal riforma, in del la poste Stradella per di solennemente la discorso impegnato incanalare suo era nel si per Già Depretis Sardegna tempo. da di evidente Regno era dal popolare partecipazione ereditato elettorale sistema del L’inadeguatezza ebaasott h avr aaiàfsecmnu aadllvlod istruzione. di livello dal data comunque fosse capacità vera la che scontato Sembrava cri- il quale al base in principio del nell’introduzione consistette rivoluzione vera La ldbtioslemdlt oceei aeal ul ioocr l’srzoel digni- la all’istruzione riconoscere quali alle base in concrete modalità sulle dibattito Il nh nqet ao e aiebsgaclrii n elàmlodvradlano- dalla diversa molto realtà una in calarsi bisogna capire per caso, questo in Anche amdfc ihet naai u iein.L rm iuraal’allargamento riguardava prima La direzioni. due in andava richiesta modifica La (202 oiafavore, a voti arfraeetrl del elettorale riforma La AT SECONDA PARTE 116 lnoooiznepolitico orizzonte nuovo il e otai,i eaol eeil fece lo Senato il contrari), 21 uload ies au nlaead ion,m bi- ma ritorno, di analfabeta un da diverso di qualcosa eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le 270 ltrasformismo il 1882, 7 agod uloses anno. stesso quello di maggio 22 25 a gennaio 21 1950! 1876 1870 an- , Documento di sola lettura. Riproduzione vietata csin a emniscaiceivtvn luicnr iptr nevnr spiaz- intervenire a potere di- di in centri messe alcuni essere parlamentarismo. potessero invitavano il conquiste che zando sue diri- sociali le classe fermenti che tradizionale evitare dai della per scussione volontà blocco una fare di c’era liberale invece gente che intuì Minghetti ma medi» estremismi. azzardato, virili due partiti dei vittoria «i la definiva evitare Bluntschli per che passata centro fosse quelli al schieramenti per due allearsi dei doveroso radi- leadership diventava la i invece estreme, controllo Se sotto alle reazionari. tenessero i liberali conservatori i i con- che mo- e e implicava cali primo progressisti ciò tra Il contrapposizione che ma reazionari). una naturale moderati, i aveva liberali lui si e servatori cui per conservatori per i essendo «inglese» classico liberali, modi, quello i due era radicali, do in (i ottenere partiti poteva l’equi- quattro si avessero che si politico sostenuto Kaspar sistema aveva Johann un successo, dell’epoca. di grande politica librio di scienza costituzionalismo miglior avan- la del più riteneva teorico soluzione si Bluntschli, la che ciò sembrava elet- da all’epoca corpo proposta del che zata, cospicuo quella in- così prospettato alla allargamento aveva un divisioni, fronte Minghetti dopo vecchie di torale, uscire le Ora, poteva obsolete che subalpino. risultato reso Parlamento del avevano dal cognita cambiati ereditate risorgimen- tempi teoriche, derivazione i abbastanza di che storici peraltro partiti motivazione i la «trasformare» con di tale, necessità tem- della Da discuteva Camera. alla si maggioranze delle po formazione di modo del rimodulazione larga una mosse una di candidato come peraltro radicali Ravenna, genericamente a del forze Costa elezioni di Andrea nelle alleanza solo, socialisti, uno ai eletto quanto e venne candidati ne presentare «ne- non a dei continuavano e cali «rossi» extraparlamentari. dei momento presenza quel la a all’orizzonte sino sembrava profilava partiti questo dei si Anche cioè cui minoranze. ri», in alle momento spazio uno nel lasciare rischio, da un di modo totale in un limitato per voto con dimensioni, delle seconda a candidati i o olgouioiaeadpi un,m o nclei lrnmnl (da plurinominale collegio un con ma turno, doppio a uninominale collegio col più 621.896 uei tlas eiias ulocei rnBean ’l i nrniet iconser- del di riforma intransigente della più tempo l’ala al Bretagna bollato Gran aveva in liberali che e quello vatori verificasse si Italia in pure promos- riforma una da sterile resa nel fatto Crispi di da venne sa norma per la attendibili elettorato, dati nuovo del abbiamo art. mazione contestato non (il Sebbene accet- clausola se- questa alfabetismo. ad effettivamente pochi di disposti quanto (non capire prova compiacenti casi come notai alcuni cosa trovare in qualsiasi a a e tare anche scrittura continuavano conservatrice) di cattolici propaganda corsi i la organizzare (mentre condo a forma- repubblicani di misero e via si sot- in socialisti partecipare), politica partiti inclusi non classe nuovi estreme, dei la ali organizzazione ma che Le di elettori, pensava e zione. degli si mobilitazione numero caso di sul capacità questo molto la capacità in tovalutò inciso la Anche avrebbe notaio liste. un non alle a faccenda ammissione davanti la di dimostrare diplo- domanda pratica: di una l’esibizione prova compilare con una di solo con non anche alfabetismo ma di scolastici, livello mi proprio del ricchez- dimostrazione loro la dalla tiva o Stato) pubbli- dello apparati dipendenti dagli ai o voto appoggiati di notabili za. dell’estensione i ragione più la lo (ecco per ci disponevano cui di meccanismo otnr h nIai ifseu eiood gmnadgieteit r alquanto era estremisti degli egemonia di pericolo un fosse ci Italia in che Sostenere pro- elettorale riforma la parlamentare vista di punto dal che è interessa ci qui che Ciò cleri- I fase. prima una in almeno fondata, rivelò si paure quelle di nessuna realtà In opiael oes gineacel oiiadlssead oo o ivotava si non voto: di sistema del modifica la anche aggiunse si cose le complicare A da passò che dell’elettorato massiccio incremento un realizzò riforma la definitiva, In rbblet nh e usecnieain as nutroenraceconsen- che norma un’ulteriore passò considerazioni queste per anche Probabilmente a 2.017.829 h rvdv arvsoedlelsedgielettori. degli liste delle revisione la prevedeva che 1891, iaet iit,i h nh asl r ufcet a eeeche temere far a sufficiente era solo da anche che il diritto, aventi di .POMBENI P. oen Parlamento e Governo 271 135 1867 olg) o ntrouioe unico turno un con collegi), 100 oei slonlbuio». nel «salto il come vseics el for- nella inciso avesse ) 1882 2 a 5

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata aocefsefnmn e rsneaceasipiadlarfradel riforma della pec- prima vera, assai che anche si più presente potere era ben al parte fenomeno mantenersi in fosse che di che (cosa pur cato ideologica «trasfor- che coerenza come voltagabbana qualsiasi Crispi), di di da opportunismo disinteressavano partire un (a del- posizione come leader loro dai cioè la cioè mismo», minacciata avversari, dagli vedevano etichettata che invece Sinistra venne la obiettivo), vero parlamentar-costitu- costituzionale» suo rivoluzione «partito il della zionale talora, stabilizzazione la o, era monarchiche», perché appropriato, liberali (termine «Unioni come battezzata mente .Martucci, R. Colombo, P. Zappetti V. Piretti, M.S. Cammarano, F. .Cammarano F. Cammarano F. .Antonetti, N. aDsr iat ur e trasformismo) del fuori rimasta Destra la Sinistra della dissidenti i Bibliografia aggre- paese. di al dinamica proponeva stessa si la che attorno ma «moderato» perno parlamentare, senso il in maggioranza Consiglio politica la del gazione solo presidente non il politica: organizzare più dinamica cui sempre della go- a stato reale il sarebbe motore compenso trasformismo come In il potere Camera. un con suo acquistare alla il da rispetto ulteriormente maniera dialettico incrementò in rendesse verno elettorale, sfrut- lo riforma – che fare della rappresentativo di esiti peso tentato gli avrebbe per Lampertico gli preoccupazioni pure non del le come poiché stagione tando – rilevanza, riformarsi nuova ulteriormente di una consentito perse stato inaugurare Senato era da il essa tale In fu italiano. ma parlamentarismo precedente, quinquennio nel fermatisi .Mattone, A. Lacché L. Manca, A.G. Brauneder W. Manca, A.G. Lanciotti M.E. Jacini S. Ghisalberti, C. Colombo, P. .Bonghi R. Osio Bondioli M. Ballini P.L. Arangio-Ruiz, V. .Mzat Pepe, Mazzanti F. lMln,Bologna Mulino, il 1922), lMln,Bologna Mulino, il Napoli Cuen, Melis, G. tradIai.Annali, d’Italia. Storia ’lenatal etad iget aSnsr iDpei,cef significativa- fu che Depretis, di Sinistra la e Minghetti di Destra la tra L’alleanza ’st el lzoidell’ottobre elezioni delle L’esito 2002. Bologna Mulino, il Annali, d’Italia. Milano Roma Storico, Archivio Deputati, dei Camera o mot ieaecees o utl asrvleenlarat l qiir af- equilibri gli realtà nella stravolgere da tale fu non esso che rilevare importa noi A .Voat,Enui Torino Einaudi, Violante, L. aoc,Roma Carocci, 1849-1922, , uad .Tailo oclin,Brescia Morcelliana, Traniello, F. di cura a regionale, problema il e Stato dello riforma La , uad .Gnie eMnir Firenze Monnier, Le Gentile, G. di cura a partiti, e politici Programmi 1998. in statutaria, governo di forma nella ministri e Parlamento Corona, inazione»: calcolata «ben La aez,Roma-Bari Laterza, italiana, monarchia della costituzionale Storia acr di), cura (a in italiano, parlamentarismo del fondatori miti I aoc,Roma Carocci, (1848-2002), Repubblica alla albertino Statuto Dallo italiana. costituzionale Storia , , l naiidlacsiuin.I eaodlRegno. del Senato Il costituzione. della invalidi Gli , trapltc elIai liberale. dell’Italia politica Storia rfsinsii almno rfsin oaiaonlPraet ieae( liberale Parlamento nel notabilato e Professioni Parlamento. in professionisti I tracsiuinl d’Italia costituzionale Storia arfraipsiie de icsin rgtislamdfc e eaorgoevtlzo( vitalizio e regio Senato del modifica sulla progetti e discussioni Idee, impossibile. riforma La oee Napoli Jovene, d’Italia, Regno del Costituzionale Storia acr di), cura (a rfl siuinl el tt tlao oel tair pcfct ainl eleàliberale, nell’età nazionali specificità e stranieri Modelli italiano. stato dello istituzionale Profilo 17, 2000. 2003. aqetoeeetrl el tradIai.D ertsaGoit (1876-1892), Giolitti a Depretis Da d’Italia. storia nella elettorale questione La uad .Voat,Enui Torino Einaudi, Violante, L. di cura a Parlamento, Il AT SECONDA PARTE acr di), cura (a 10, pp. 2003, acr di), cura (a Simonelli, Osio, dell’archivio documenti nei III Emanuele Vittorio di giovinezza La ulidla«poiin ottzoae i uv oedel- nome nuovo (il costituzionale» «opposizione della quelli 19, 1993. uad .Mltsa iad,Torino Einaudi, Malatesta, M. di cura a Professionisti, I 2004. pp. 2001, almnoecsiuin e itm ottzoaierpiottocenteschi europei costituzionali sistemi nei costituzione e Parlamento 53-70. ’siuin almnaenlXXscl.Uapoptiacomparata prospettiva Una secolo. XIX nel parlamentare L’istituzione 5-37. aez,Roma-Bari Laterza, 1848-1994, , 1882 deputati I eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le aez,Roma-Bari Laterza, 1861-1901, 2003. ulidla«Estrema» della quelli 144, 272 o usovlet:imnseil erano ministeriali i sconvolgente: fu non in , tradIai.Annali, d’Italia. Storia eéie el tradl’tlaUnita dell’Italia storia nella élites Le aez,Roma-Bari Laterza, 1848-1924, 1985. 2002. pp. 2001, 2001. 1999. 1933. 17, 42. uadi cura a Parlamento, Il pp. 1996, 67-90. 1882). 1861-1914 1992. 523-548. 1968. uadi cura a , 2 Storia 1848- 289, voll., ) in , , , Documento di sola lettura. Riproduzione vietata ..Piretti, M.S. Mosca G. .Pombeni, P. Pombeni P. ..Vidari G.S. .Violante L. .Rogari, S. .Rossi F. Romanelli R. pp. iL ilne iad,Torino Einaudi, Violante, L. di Mannelli Soveria Rubbettino, iL ilne iad,Torino Einaudi, Violante, L. di , 183-518. agoslsseapltc elIai ieae rcdr iuireesseadipriifaOt Novecento e Otto fra partiti dei sistema e fiduciarie Procedure liberale. dell’Italia politico sistema sul Saggio , in parlamentare, governo e governi dei Teorica in Crispi, a Depretis da Parlamento: in Sinistra La acr di), cura (a , lMln,Bologna Mulino, il (1830-1968), contemporanea storia nella politici sistemi e Partiti acr di), cura (a in subalpino, Parlamento e preunitari Parlamenti eeein oiih nIai dal Italia in politiche elezioni Le acr di), cura (a lMln,Bologna Mulino, il costituzionali, riforme e costituente Potere tradIai.Annali, d’Italia. Storia ozli Roma Donzelli, oggi, ad dall’Unità italiano Stato dello Storia .POMBENI P. 2001. pp. 2001, pp. 2001, 1848 39-65. 125-161. 17, oen Parlamento e Governo lParlamento Il oggi a 273 Id., aez,Roma-Bari Laterza, , uad .Sl,Ue,Torino Utet, Sola, G. di cura a politici, Scritti tradIai.Annali, d’Italia. Storia tradIai.Annali, d’Italia. Storia iad,Torino Einaudi, , 1996. 2001. 1992. 17, 17, 1995. lParlamento Il lParlamento Il 1994. cura a , cura a , 1982, , Documento di sola lettura. Riproduzione vietata oat,icleh niis sii avt leat,isma e icl uort in del burocrate ar- piccolo nalistiche del superiori i insomma, alienante, autoritari, vita regolamenti la eventi. i ostili, degli e ottocenteschi: balìa invidiosi umilian- uffici realtà pic- colleghi degli la i dramma squallida scena roganti, Un in po’ commercio. Stato magistralmente un di piccolo mette e del dall’impiego Bersezio te sfondo stesso attività cui egli nuova convinzioni; sul le licenziarsi nella intime colo-borghese, tutte più finale, consuocero sue con catarsi il nelle di dunque seguire umiliato specie per opporrà e una si sconfitto in del Travet cedere, addirittura, padre famiglia fine, e sociale, una il alla con prestigio sarà Salvo, di imparenterebbe forze. sventura, lo sue priva di che ma colmo matrimonio, agiata per quel de- città comunque A «bottegaio», reddito nella di figliola. appunto strada livelli della E fa i si pretendente superare Stato. e che di raggiungere arricchiti impiegati specialmente di prime di Ma ascesa, gli leva sua alle secondarie. nella nuova e avvocati minacciando, questa primarie giovani borghese «bottegai», scuole i i delle disprezza magistratura, par- insegnanti Travet né gli «bassa» senz’arte diventano tirocinio, della illet- privati ne del ceti e «impiegatucci» squattrinati prove quei borghese gli esponenti città con artigiani, nascente gli gli specie della te, protagonisti: inferiori, platea i ceti la modo i anni qualche pen- con quegli può in in non mescolarsi assegnata, invadono di è che attimo gli terati che un privilegiata per funzione neanche della sociali sare virtù l’affitto amicizie in proprio coltivare puntualmente Stato, borghese, dello pagare inderogabili salotto serva, qualche necessità la le frequentare le mo- con (mantenere garantire anni coincide quegli pubblica in dell’appartamento, l’apparire proprio assi- sociale; attraversa rappresentazione ad che dinamismo bastevole della società svolge meno una intenso si in sempre di vita companatico, statale, menti il sua dello e la pane stipendio Tutta il L’es- magro dell’apparire. curare decoro. dal ambizioni il le rappresentato e mantenere è dell’essere deve miserie sere le quale appartamen- tra del un contraddizione stridente Torino accasare, nella da di nubile centro figlia nel una to pretenziosa, moglie una Ha sorgimentale. commisera- malcelata con chiamerà, si innanzi travetto. d’ora il che zione, quello Stato, del- dello piccolo-borghese, tipicamente l’impiegato Si anzi borghese, sé. l’avventura di litteram, parlare ante farà sociologismo che testo un È Bersezio. intitola Vittorio di piemontese dialetto in commedia Torino, os rvtèu mzeaih»qauqe nu iitr el oiori- Torino della ministero un in qualunque, «mezzemaniche» un è Travet Monsù giipeaitrns cos nga ueoalAfei–dcn ecoah gior- cronache le dicono – all’Alfieri numero gran in accorsi torinesi impiegati Agli acna o rd elsoennsnau oc di tocco un senza non e realismo crudo con Racconta, Travet. Monsù di miserie Le 4 aprile ’miitain centrale L’amministrazione 1863 lcnrlsiotar lir ai cn e apiavlauna volta prima la per scena in va Alfieri teatro centralissimo Al 1863. acmei eònnpaqe lpblc idmsr freddo, dimostrò si pubblico Il piacque. non però commedia la – toilettes ud Melis Guido lamd el inr oìd osnil di consentirle da così signora della moda alla 291 apage la à .I servitore Il ).

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata iorgm;l u eoefnat rn in’lr h apoeuin el antichi degli prosecuzione la che marzo nient’altro nel nell’an- come Quando, erano re, anco- militare. fondanti al era derivazione personale regole statutaria) di fedeltà epoca codici sue di in le prestazione anno, quale regime; qualche militava da casta. tico vi una già, chi fosse costituire da si di percepito ancora (sebbene ra sentiva Stato di burocrazia la servizio realtà, Il in preunitario, Piemonte Nel sociale. identità in di forse crisi Avvertì inconfessata fine. propria alla della scontento simbolo palesemente il apparve Travet salienti, passaggi ai mormorò apblc pnoe.Ga dacmanricndned aafr.Ipnaieuna ( filogovernativi Impensabile rigorosamente elet- malaffare. Comportamenti s’intende, disdicevoli. spettacoli di torali, a donne teatro nel- a con scandalo assistere comunque accompagnarsi Proibito irregolare. dare ad famiglia di Guai gioco, opinione). da case pubblica frequentare la di bere, di dell’uffi- assoluto fuori divieto privata cio, attività (abbigliamento nessuna esemplare vigilatissime, irreprensibile, extralavoro condotta frequentazioni vi- canonico, tenere alla occorreva continuità quale di ai nella soluzione sottomissione privata, senza all’autorità; ta estese assoluta d’ufficio obbedienza mansioni miseria); remissione; coin- senza in severissime che superiori caduta tronco, punizioni in la di licenziamento con catalogo al spesso stipendio, proprio cideva lo- sullo e incideva i che vero puliti semplice, tenere un richiamo di da (dal impiegati sanzionata gli ferrea, per disciplina obbligo l’arretrato; cali; smaltire per domenicale, e presenza l’ufficio di aperto obbligatori con- turni tenere da dell’ufficio; talvolta chiuso nel pranzo gavetta» del «alla l’interruzione orari sumarsi con inderogabili: pomeriggio e e moltissimi, mattina doveri, indefettibili, nessuno; d’ufficio appunto, Diritti, statali. del impiegati Baste- personaggio. degli Cavour suo regolamento nel il Bersezio leggere vo- da non tratteggiata rebbe stessa figura essa grottesca quanto del alla di ammettere, e più lesse simile, realisticamente stesso stesso se tempo al di era dell’Ottocento percezione anacronistica, del- ormai concezione del- forse medesima fondante analoga, dalla ruolo. nucleo una animato proprio il da essere e d’Italia, ad Regno istituzioni continuato nuovo le aveva al Stato continuità di di l’impiego soluzione senza luogo to tr uooivch aaz arz idtaial elemgi,oicnet religiosi conventi i o meglio, bell’e alla riadattati patrizi mini- dei palazzi sedi vecchi spesso, stu- più i una successe furono e secondo oppure, steri simmetricamente, spazi); distribuite degli cellulare impiegati frammentazione degli diata stermi- stanze via altissime, le volte di perduti, quadrilatero scantinati, passi nel nati dei Roma, Finanze corridoi delle a ospitarvi monumentali, mole scalinate per Anche l’imponente Settembre: ca- apposta governo). per XX ex costruiti capitò di città furono (come palazzi le ministeri edifici nei nuovi tutte solenni i capitale, insediata di della tipica fu di trasferimento fu Prefettura scelta il che la una dopo regime genere secondo vecchio in granducale, del (dove sedi città pitali le vecchia con della in San fisica centro ministeri piazza anche dei in il continuità trasferimento istruzione; occupò del Pubblica interludio Stato Ca- la breve lo il Po nel dell’Arcivescovado di Toscana, Firenze, A Contrada via pubblici. a in Lavori l’Interno, Marina; Finanze; i la Esteri, le Carlo Posta gli giustizia, della Cari- dall’altro, e via Palazzo l’uno Grazia ideali in di distanza di tasto; di e di ministero Reale sistema passi il Palazzo pochi un Guerra, di a la come moli Castello, poi, alle piazza intorno in convergendo potere, gnano: del Castello, protezione al centro- a il attorno casematte, occupavano addensavano sabauda Torino si Nella archi- città, simbolico. foggia specialmente nella senso e urbanistica un collocazione tettonica, loro nella ebbero, l’unità dopo ministrazione pue ulapcoabrcai imneenlaTrn e rm niSessanta anni primi dei Torino nella piemontese burocrazia piccola quella Eppure, nh ugi l minid aoodvvn dgas lcih.Iplzidell’am- palazzi I cliché. al adeguarsi dovevano lavoro di ambienti gli luoghi, i Anche AT SECONDA PARTE SrioidloStato» dello «Servitori eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le 1853 292 apiacradidvr nndidiritti) dei (non doveri dei carta prima la , ei 2004 Melis 1861 lRgod adgaaeada- aveva Sardegna di Regno il , pp. , 15 - 76 ).

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata iom etnt etr,cm at lr ot,slacarta: sulla radicali volte, proponendo altre Binda, tante concludeva come parole restare, forme queste a delle destinate Con culto riforme conformismo. esasperante, stesse, pignoleria esecuzio- se accadeva, di volte a regolarità delle fini e più routine il bene, come andava Altrimenti, Se amministrative. ne. prassi uniformità por- di gerarchica, a e all’obbedienza capoluoghi, linguaggio e vari di nei disciplina anni alla due-tre attitudine siste- di burocratico, un periodi ordine per secondo spediti tarvi – venivano che – i impiegati voga centrali, degli in ministeri subito parte ma dei gran impiegati piemontesi provinciali; gli uffici prefetti, degli i «buro- capi divisione, Ma difetti di ufficio. i direttori tutti ogni i di in Piemontesi quintessenza abbondantemente cratici». «piemontesi», «scoraggiamen- diffusi dei lo «rilasciatezza» incontrastato leve; dominio la il giovani e soprattutto le zelo» com- ghettizzando di che mediocri, «mancanza dell’anzianità», la i per- «tirannia to», premiava la un e proprio; per merito in sicurezza sbagliare il di di primeva uscita routine timoroso regolamenti, alla passo ai ogni esasperata a assoluta tendenza sonale e la cieca evidenza: l’obbedienza in burocrazia giovane e posti della quotidiana severamente antichi erano mali i Stato tutti nuovo gabinetto, del del Nel- atti giudizio. agli di messa autonomia relazione rara densa di del- dotato la ministero fiducia, assoluta del sua divisione di capo funzionario Binda, un Antonio l’Interno, cavalier nuova al della affidò vertice Ricasoli, Bettino il scano, tutto quasi nel quasi provenne testimoniò così Torino Lo (fu da amministrazione. piemontese come restò dell’Ottocento), dunque fine fondante alla nucleo sino Il più sabauda, strutturata. burocrazia inade- meglio nella manifesta modesti e per che moderna o più professionali regimi bagagli vecchi con ai inserirsi fedeltà a guatezza per o In mestiere, preunitari. cambiare Stati preferito degli avevano burocrazie precedenti delle selezione nello una realtà di all’anno parte) riferisce di in si più solo ministeri, (ma furono soli te non fuori-organico, italiani dei impiegati netto un al gli ancora dato, l’Unità costituiva Stato dopo di Subito impiegato privilegio. essere costruzione, ambìto in quell’Italia in ciò, tutto Con acquisto. risparmia- nuovo di un pur torinese, di sede spesa precedente la della re pareti dalle staccate quelle e risistemate tempo ra dal nel stufe consunte Firenze, tappezzerie improvvisati, A posticci, paraventi dall’uso. poggiapiedi squallida: direb- improbabili, po’ (si tramezzi modestia un fortuna, una piccolo-borghese di spartana, miseria) Stato quasi dello una arredi palazzi meglio di i be sobrietà esteriore, una nell’aspetto all’interno Fastosi spesso preordinati locali. cande- secondo celavano i e le puliti prestabiliti pri- o tenere orari Nel lampade domenicali, in dell’ambiente. le impiegati, turni organica per agli componente l’olio toccava d’ufficio una spese, regolamenti divenire proprie mi è obbli- a a sino Destra, si casa, moltissima, della da lo Polvere tempi portarsi Luce, le. ai a umani. bilancio impiegati effluvi suoi del di i custode qualità, pol- gava l’occhiuto di cattiva Sella, pulizia, di Quintino scarsa te- lampade poca: di le da detto, misto dicono petrolio un – ministeri: di dappertutto dei d’archivio, tipico C’era angusti vere stagnante, malsana, luminosi. odore era poco un genere talvolta – in corridoi stimonianze interni, su ambienti affacciati negli uffici, l’aria, gli d’onore, scalinate e anditi ti degli divisione sistematica «pra- alla sulle minuto interminate». perfettamente lavoro tiche del calzava esasperata frammentazione frati alla d’ufficio, dei lavoro nel e impiegati monache delle celle che il dopo espropriati frettolosamente ncnrsocnl anlqez el acae o apeezoasaist icer- di spaziosità pretenziosa la con facciate, delle magniloquenza la con contrasto In screening ucsioa lbsiimlidivch uort el nih Stati antichi degli burocrati vecchi dei molti plebisciti ai successivo n uorzaprl uv Italia nuova la per burocrazia Una e uv aaz e osgi iSaofrn addirittu- furono Stato di Consiglio del palazzo nuovo nel 1865, .MELIS G. 20 1866 ’miitain centrale L’amministrazione etmr:eqil ipszoeioaadleanti- delle isolata disposizione la qui e settembre: ’nhet h npeiet e osgi to- Consiglio del presidente un che l’inchiesta 293 1876 ,rsdoi par- in residuo ), 11.000 (il

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata atv l’ rantiva del- base la che costituisse stessa. convinzione copiando») formazione («imparare nella la pratiche addestramento, delle di stile va- forma e e prima contenuti la conteggiate memorizzare costituiva tassativamente at- ufficio) giornaliere degli capi quantità copia dai secondo La immedia- lutate carriera. calligrafia, gradino la bella iniziare al né in di promossi (stesi posto possibilità essere ti nella del di così piedi stabilità immessi attesa Ai senza e in classi). superiore aspiranti mestiere tamente per giovani il divisi meno imparavano (anch’essi o fisso, applicati giovani stipendio agli volontari, sezio- sino i capo classi, al gradinata quindi varie divisione, della raccordo); capo delle al di segretari generale, compiti politico, ai direttore con dal (un ne, ministro, digradante generale del gerarchia, fiducia segretario della di il scala funzionario lui, la alto quasi di un (ma sotto spesso re poi, più al Parlamento); o davanti al amministrativo davanti dell’agire ministro, anche responsabile il subito unico vertice cosa, al ogni piramide: di un’ec- della premo di geometrica più figura presto intervenuta la sarebbe ricalcava ma rigidamente, cezione), molto anche teoria (in Cavour to nei merito. e, per anzianità all’altro per grado di promozioni un misti: patrioti, da interni avanzamenti ex percorsi governo). salienti, presunti da del passaggi volta amici o di sua veri nazionale, a causa di seguita della allora Cooptazione volontari di riempirono regimi, si antichi dagli ministeri perseguitati i politiche: aderenze per o e vrsseuou ocro aprl opain alat dp il (dopo dall’alto cooptazione la per ma concorso, un sostenuto aver per non p. (ivi, Puoti» «insegnamenti del agli indomabile fedeltà sua la per motivi anche forse «per politici», ma dall’impiego, – scritto dimesso avrebbe quindi – trasferimento impostogli sarebbe un contro protesta si ufficialmente per Giannelli sottoprefetto, poi prefettura, di sigliere cnr h el tintrl el egoieoh el etrtr tlaa,ii p. ivi, italiana», letteratura della epoche peggiori delle notarili atti negli che ri-scontro aveva non meridionali i appo che burocra- frasario frasario amministrazione dell’antica («quel documento un piemontese, tico certo un redigere quale da nel stile – sullo vertenza sembra accesa una – causato duello, un in tragicamente, addirittura alquanto sfociato, sarebbe pini subal- colleghi suoi i e Giannelli tra contrasto il politico, che ancora culturale, prima Conflitto libro-testimonianza: nel suo tardi, il più amarezza trent’anni con pamphlet solo concludere vivace però del edito sua» italiana, domo strazione pro in- «Joseph con di Sicilie, eccepito donimo Due avrebbe delle quanto il Regno È dopo del passato legge. funzionario ma della già e napoletano, diritto Giannelli, del Giuseppe or- dignazione che degli piuttosto ministeriali, solidarietà, circolari servizio delle di di regolamenti, vincoli dini dei fortissimi profonda da piemon- conoscenza loro anch’essi una tra da ministri uniti sorretti da Lanza), protetti Giovanni inamovibili, Rattazzi, (Urbano rivelati tesi sarebbero si piemontesi i Ma esnttl isui tnomn alue,iiilet elta otnv ga- e sosteneva negletta) inizialmente laurea, la meno (tanto studio di titolo Nessun regolamen- dal origine in disegnata stata com’era uniforme ministeri, dei struttura La migt el tt,i ulapiaamnsrzoe os ietv comunque diventava si lo amministrazione, prima quella in Stato, dello Impiegato om ipicp eoaoidldrtoeces ieiaqaismr giodn oiiidell’anti- politici ordini agli sempre con- quasi sempre riferiva non si parere giurisprudenza che (p. mio e una Piemonte il diritto ad co del fondava ciecamente regolatori io ubbidivano non principi mentre essi che ai affari, ragione, colleghi, forme degli sulla miei trattazione e i nella legge e che, me sulla importava fra benigni, amministrativa erano ed mi giuridica politica, educazione differente La Regione una da allevati loro quelli di fare fra potevano ancora non Stato, sono quanto dello parte di centrale in costumi, (Archivio che per sola corrispon- e Regno, indole saputo del per avrebbero Province diverse diverse meglio ben delle Regioni esigenze le svariate tutte alle da dere abbondanza pari con forniti Funzionari escalation 47). 1860 uortc,putsol oicnncedlbo migt zl e (zelo impiegato buon del canoniche doti le piuttosto burocratica, AT SECONDA PARTE o nuisoptitioasrielIai,atr ot opseu- lo sotto autore l’Italia, servire a patriottico entusiasmo con at Ricasoli Carte eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le 294 b. , fasc. 3, trad nproodell’ammini- periodo un di Storia giarbesrtonel scritto avrebbe Egli 1891. f B). sf. 18, dominus 1861 48 .Con- ). molto 49 su- ).

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata aiet ed rtsiamnsrtv»aeaiftipraoCvu e iatt parla- dibattito nel Cavour parlato infatti aveva macchi- amministrativi» propria, del volontà «rotismi mentare senza di ministro (e il l’am- sotto inerte Parlamento, operare al na doveva rispondere dalla volta statutario, alcuno, sua regime residuo a in senza ministrazione doveva, dipendente, ministro interamente il acefalo, Poiché apparato politica. un dunque del era costituzionale ne Belgio del dall’esperienza filtrato napoleonico contenuto. che il senza conoscere personale mai fascicolo potesse sistema nel ne il conservate l’interessato attraverso gelosamente gerarchici segrete, superiori note immediati delle giudi- dagli dell’apparire), temutissimo appello e di vivere possibilità del senza decoro capi, cate dei rispetto riservatezza, ordine, operosità, el tt snal u im l tiipiat ps o oeaoesr mnt) ma emanati), essere potevano non spesa implicanti atti gli firma cui la nel (senza del cui Stato triplici legge dello conti, alla e dei dell’età base Corte «Duplici funzionari in dalla migliori inasprito. all’epoca, to dei vigeva ulteriormente uno già Petrocchi, giacché sarebbe Carlo giolittiana, si di del- controlli l’espressione generale dei secondo Ragioneria controlli», della sistema vaglio» il «l’occhiuto Stato, e lo Stato di inefficien- controlli contabilità allora di nel sulla già e che apparire bray-Digny più ad formali Tanto sino adempimenti diseconomica. naturalmente) di e risultato, te di parossistica, che osta- quasi forma fosse di serie, (più dell’amministrazione una minuti l’attività da come ritardata rivelava e eseguì, dipendente colata lo standard: all’epoca che puntigliosamen- pratica Napoli, annotato funzionario una di dell’esperimento, dal di Carlo finale te costi) risultato San Il i teatro dell’Interno. (e il ministero tempi per dal piemontesizza- sui poltrone sulla Nel- indagine alcune Binda anche. preziosa acquistare di complessiva, una come relazione visione anche la la trova conservano e si che generale zione, stesse senso quelle il Ricasoli, perdere carte potesse frammentan- le Che ne se dell’Ottocento. Sessanta affari anni gli primi do nei chiaro subito anno- risultare dovette scrupolosamente sfug- in- essere sarebbe quelli dovuto nulla e quale avrebbe uscita, nel passaggio registri. in rete sui e a insignificante tato sistema più entrata un in ogni secondo e atti dai uffici, la- gito gli vari annotazioni di per dei minuziose tempi ministero, in particolari (contenuti, del terni, regolato tutto generale circuito) Il del «spedizio- quello vertice). stadi alla protocolli: al vari e segmenti ai posti ministeriale vari trasmissione uffici firma dei vorazione, appositi della contributo che finale provvedevano del (cui all’atto applicati finale ne» sino agli prodotto burocratica, presie- e fascicolo, l’alto, piramide sezioni verso del della basso varie dal riunificazione gerar- alle inverso, alla schema processo deva partizioni lo Il a secondo «lavorata». ulteriori volta poi, concretamente per loro cui l’avrebbero a da «discendeva» divisioni, procedevano essa varie rilievo queste nelle dire- suo generali; chico, alla un distribuirla direzioni a acquisì competenza più e per presto a dall’alto frammentarla o (ben trasmessa impostata interessata, vertice veniva pratica, di generale politico), La uffici zione dell’uomo suoi uffici. personale dei degli segreteria e la all’interno ministro lavoro) del responsabi- eccezio- del iniziativa In delle sue per anche divisione le burocratica. quindi esasperata poi discrezionalità della (e introdusse qualsivoglia lità un’accentuazione prassi a venne la (almeno ne anche che concreti ma rinuncia caso termini sulla sin protagonismo, questo fondato tradotto, qualunque in tipico, infatti a anche sarebbe ni) funzionamento vedrà si di si vizio: modello suo apparenza: un il in in e anni, contraddizione primi sua la dai sé in celava nistrativa amministrativa. decisione che la garantiva assumere interna, potesse procedura politico qualunque potere di il finale solo atto ministeriale, firma La politica. e oel rgnroiet aCvu asavlamtaodloshm francese- schema dallo mutuato volta sua (a Cavour da ideato originario modello Nel h nsml itm oes a ug iad orpoiin icompetenze di sovrapposizioni a e ritardi a luogo dar potesse sistema simile un Che ammi- neutralità della mito il ottocentesco, costituzionalismo al consono Principio 1852-53 eiaal uaeeuin mcaia e oad matt dalla impartito comando del «meccanica» esecuzione pura alla dedita ) .MELIS G. 1869 1869 ’miitain centrale L’amministrazione iagus o ooqel e aineegenerale ragioniere del quello solo non aggiunse si nevnnoi usoqar algeCam- legge la quadro questo in intervenendo , 295 1862 ,l’amministrazio- 1831), lcnrloesercita- controllo il ,

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata es r oegadr leporesal,putsocedvnias) ai compenso tut- in fondanti, Ma Valori dell’apparato. decisioni. sé). stesso nelle a dell’agire uniformità davanti ti, continuità, che certo della piuttosto (in senso tempi spalle, certezza, dei proprie radicava progredire alle col guardare passo come al era stare senso di dell’amministrazione alternative, capacità soluzioni stessa delle la l’originalità legittimazione l’innovazione, stessa scoraggiando sua burocratico, torismo della forza di (ed punti dei costituiva cittadini. che uno dei ciò così) occhi prevedibilità, esattamente agli condi- stessa verità riflesso sua la per della per quasi garanzia era ricorrere la individuava, cui com- inconsapevole, Italia dei e originaria nuova ripetitività zionato nella della l’accumulazione amministrativo, come l’amministrazione dell’agire imponeva portamenti continuità ragionare Nella si di vec- sbagliare. passato pretesa dal non sulla il per copiava aggio testa; nuovo linguag- faceva Il il propria precedente scrittura. del la ragionare, di culto di stile il modo dunque; stereotipato il doveva chio, lo soluzio- imitandone giuridici, burocratico, analoghi predecessori, casi studi tipicamente suoi a gio inutili dai po- applicando suoi pratiche: burocrate sperimentate i antiche a già apprendista dalle lì, praticati) ni giovane esempio era aveva ed il collega: li ispirazione che benevolo pure trarre faldoni, anziano, (se antichi qualche dimenticati nel- degli di stunitario, scorta polvere me- invariabilmente la la la consisteva con con tutta giuramento, magari in contatto il archivio, evince e in si ufficio visita lo in la dopo regolamenti, presentazione assunto, coesio- della primi appena di nei rituale dell’impiegato fattore il legge l’iniziazione potente si un un ottocentesca) (lo in fu) burocratica sto- caso misura che, morialistica a dalla larga il Non in geografia, circostanza: (e nazionale. dalla e apparire ne profondamente luogo dovette diviso tempo, dall’economia, la e unificare, ogni ria da specialmente in ripeter- largamente che identiche suo ancora il ciò cadenze paese e Ma amministrativo, forme dell’agire d’ufficio. certezza secondo responsabili- la si operazioni era una della le garantiva attribuzione come di organizzazione velocizzato riforma nuova costituzionali piuttosto sua esigenze avrebbe la co- fondamentali tà) a corrispondere, a considerava detto, evin- (oltre è Cavour che si si me Come amministrativa, parlamentari, dell’attività dell’Ottocento. atti modernizzazione decenni necessaria ultimi dagli degli facilmente negativo ce significato il assunto cora rledrvrn lr emn e eoaet aor iioil tipico Cavour: regolamento del termini altri derivarono tralpe seinecef iianlsocmlsod ulapiacas iiet nazionale, un dirigente di dell’Ottocento, classe e prima decennio estrazione quella penultimo di di al circolarità complesso e sino suo unità almeno nel agra- industriali sostanziale garantì, tipica e la primi fu terrieri cioè dei che proprietari culturale, privata, esperienze grandi e alla dei finanza sociale postrisorgimentale, della capitalistica, L’osmosi ri. impresa dell’élite pionieri nascente dei nell’ambito Sta- della di diritto politici, protagonisti diri- statistica buon uomini della a classe degli direttori casi ambascia- una civile, stregua molti generali, di Genio in direttori anni, del figurano (prefetti, primi ingegneri to) spicco dai studi, di agli sin esponenti provveditori giovarsi, suoi tori, I poté prim’ordine. Italia di nuova gente della burocrazia La cifra». della «burocrazia pervasiva quanto nel influente solo una stato ta, re- sarebbe in come loro gerarchicamente, tra ancora tutte 1923 non ministero, (sebbene ogni assoggettate presso e istituite lazione centrali, ragionerie delle quello anche auamnettocòs iovv nuasrad psoetlot tuoconserva- ottuso talvolta e spesso di sorta una in risolveva si ciò tutto Naturalmente utvanel Tuttavia laRgoei eeae acv nat,gai lerfred iean Sessan- anni fine di riforme alle grazie intanto, Nasceva generale. Ragioneria alla ) l oii(ecienoi dell’amministrazione nuovi) e (vecchi uomini gli 1853 AT SECONDA PARTE aprl brcai»(eiaadlfacs,cm a as d’Ol- paese dal come francese, dal (derivata «burocrazia» parola la irtii ninterno: un in Ritratti eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le 296 dossier dmsentire idem o vv an- aveva non ) xnovo ex assoluto, con

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata e ot ubii rgnraet agnl,l rfsinlt e aineis sarebbe si ragionieri il dei dopo professionalità soprattutto la affermata marginale, Originariamente pubblici. conti nei di – cavallereschi quelli innanzitutto non – se europea. codici (anche grande dei lauree alla con- assoluta più; relazioni appartenenza padronanza lo altolocati; matrimoni per status; francese; spalle, allo il alle sone lingua classici prima uffi- giurisprudenza; Studi alti in di terra. sempre) magistrati, la loro di con nei diplomatici, familiare Frequente di legame corte. o di genere statali in dignitari spada; funzionari e di di ciali quella figli a non spesso che agiati, servizio» molto di «nobiltà cosiddetta alla appartenenti tosto e nitari» an- nel ma autore l’altro), senatore, tra e capitale, O deputato Roma l’Italia. pubblici, di per Lavori giro prefetto dei in primo ministro carriera (il che movimentata prefetto sua Gadda, della Giuseppe corso come nel compilate statistiche di na- Cefalù, sa Collegano, di (siciliano prefetto inestima- nel sue anch’egli quella to nelle Scelsi, di traccia Giacinto che come lasciato O e avrebbe prefetto. d’Italia; reale» un dell’Italia regione «scoperta ogni di in esperienza situate bile diverse sedi sedici in il sferimenti fu nel Come nato nel politico. prefettizia parmense, amministrativo, carriera Rocca, che Nasalli ancora personalità prima Amedeo alcune spessore, conte unitario, grande regime di del indi- anni funzionari di primi ricca di nei galleria mi- distinsero, una del Si composero partecipi prestigiose. Stato appassionatamente vidualità dello giuridici), dirigenti che (anche i letterari colti patriottico-risorgimentale, più mediamente to studi modernità), di della nutriti ottocentesca spesso tipicamente se idea certa che una borghese a que egemonia della e Stato nuovo del fondanti caratterizzava. valori lo ai adesione comune una n isogr n oiiaetr uetcmneerpa efcr parte fecero Ne europea. Sarde- autenticamente di estera di Regno politica diplomatico» piccolo una al «capolavoro svolgere consentito del di avevano anni gna internazionali negli rapporti europee i cancellerie quando nelle Cavour, formatisi già più virtù. lo medesime le Stato giovane al sempre quasi garantirono nistrazioni per utilizzato regio. dell’assolutismo rappresentanti dorato aristocratici predecessori, trono se- sul suoi Normanni, – dai costituzionale dei decenni e Palazzo borghese di Stato viceregia dello funzionario sala lui, fastosa – nella duto palazzo a udienza tenere bor- di pratica reintrodusse la bonica Torelli, Luigi patriota il Destra, della ministro anche nel fu Palermo, che A lebre affidate. da loro locali però società interpretando delle altri, bisogni e dagli istanze vicino uni adotta- gli e diversificati profondamente linguaggi parlarono spesso chiamati, politiche anche «gran-rono i stati penisola), della sono estremi punti come dell’unificazione» naziona- ai direttive prefetti dire le (per di Calabria con Reggio sintonia a scarsa Venezia, in a Bologna, spesso A e li. amministrativo distante periferia e una politico e centro isolato un e tra lontano rapporto problematico interpretando inerzia, il intelligenza loro autono- alla e impulso supplendo duttilità caso, un con affidate del loro se province e, delle locali istituzioni vita le alla sollecitando volte mo, delle più il imprimere ca- di rilievo, paci di risorgimentale. Personalità patriottismo del file dalle quasi, o tutti, tratti zione, italiano. burocratico fenomeno del analisi acute prime, le Italia in rocrazia el miitain iazai auòleprez iu uv eod specialisti di ceto nuovo un di l’esperienza maturò finanziarie amministrazioni Nelle dun- (e urbana civiltà della vita di modi ai legati aristocratico-borghesi), (o Borghesi giEtr iafròsbt oolUiàuapiagnrzoed ilmtc,per diplomatici, di generazione prima una l’Unità dopo subito ammi- affermò altre si delle Esteri vertice Agli al posti funzionari i parte, d’altra prefetti, dai dissimili Non genera- prima della prefetti i elencando specialmente lungo, a continuare potrebbe Si ,atr,prsiiod evzoeprdltoitletae iuasreprezio- serie una di intellettuale, diletto per e servizio di spirito per autore, 1825), 76 eltt rpi e eenocvuin,i rvlnanbl,aces piut- se anche nobili, prevalenza in cavouriano, decennio nel proprio reclutati ubiaonla«uv nooi» h veb apeett n del- una rappresentato avrebbe che Antologia», «Nuova nella pubblicato , earbepros ut rdn,ataes ucsiitra- successivi attraverso gradini, i tutti percorso avrebbe ne 1874, koinè .MELIS G. 1869 ornzoaerprsnaaaleoadall’aristocrazia all’epoca rappresentata sovranazionale an el i ezoaalgeCmryDgy per Cambray-Digny) legge menzionata già della (anno ’miitain centrale L’amministrazione 297 curricula 1852 aqaiiad psiet» ot il forte «possidente», di qualifica la h,etaoprcnos nella concorso per entrato che, , 1866 1866 e saggio del npeet ce- prefetto un , eoi di Memorie 125 abu- La «preu-

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata siu el ttsiad tt.Ittianel Istituita Stato. di statistica della assidua «costru- della stagione della disegni pionieristica Italia». di frutto alla nuova atti connessi articoli rigorosamente della tecnici in zione corredati problemi circolari, affinare, principali ministero, i rappre- quale del progetti, decreti, nel e personale avrebbe del laboratorio Pubblici», (leggi, assidua ot- il Lavori abbiano collaborazione quarant’anni dei che «ufficiale» oltre pareri Superiore per e una Consiglio studi sentato, del «memorie, parti, alle l’approvazione due dedicata al- tenuto l’altra fun- in giornalistica (un genere), esperienza in Gaetani qualche Strutturato De amministrativi con Aronne genovese, spalle). da Sardegna, diretto le di inizialmente Dal Regno Civile», espandersi. dell’ex per Genio zionario fertile del terreno cultura «Giornale nuova ministero il Una nel va valenza. trovò eccezionale pubbliche di opere professionali l’affinamen- competenze delle e di dell’amministrazione interno, suo dell’intervento an- al Stato potenziamento to, derivarono, il allo Ne caso, del- latifondista. attribuì questo supplenza proprietà in legge la che grande con della provvida rimediando all’assenteismo nuova, categoria, pubblica prima una l’azione di ivi anno bonifiche pubbliche, delle opere stesso diretta delle Nello l’esecuzione materia ferrovie. l’intera ingegneri le provetti comprese suoi Nel dei l’egida tecnici. sotto corpi cando grandi dei francese modello aeb tt lpicpl aaedlaseacvl el tt,u iitotcio Al- ministro-tecnico, un Stato, dello dal civile impresse spesa della Baccarini, canale fredo principale il stato sarebbe generazioni. nuove dell’ammini- delle decisiva sapere dell’educazione parte specifico campo propri costituirono uno nel e – di veri strazione pedagogica postunitario, istituti, – e ventennio relazioni di didattica primo cui proposta nel le di dell’accumularsi, noto, funzionamento anche più ma il il analisi, solo di filoso- citare saggi controllando il per come Labriola, uomini bilanci, Antonio sistema): napoletano del fo esaminando patologie frequenti fondo, sulle drasticamente propri a intervenendo e cam- cima (veri sul scolastici da maturata ispettori esperienza lia degli preziosa corpo spes- una esperti, il più corrente e scuola nell’attività po) di trasfondere uomini due di gli in capaci sedettero (ove specialmente so superiore concentrata del- Consiglio Settanta nazionale il e chiave: un’élite Sessanta settori anni di gli scuola) l’affermazione della videro tecnici i l’Ottocento ebbero vi che influenza fortissima la espli- rappresentazioni. di caricaturali talvolta di oggetto volte impopolare, altre presto polemiche, ben divenuta cite sarebbe ragioniere del dell’amministrazione. figura spesa la della – dall’esterno – astrat- giudice forme, benevolo delle assiduo mai cultore pignoleria, e la to rasentare scru- a e potere sino diligente ordinato burocrate divenu- nel piccolo e il preciso presto anni Stato: poloso, sarebbe dello quegli ragioniere (e in del stereotipo allora tradusse lo Nacque proverbiale) sapere si to amministrazioni. (quel che delle specialistico numeri) all’interno plafond dei ragionieri quel gestione dei rafforzato alla avrebbe legato stesso, iniziatico amministra- tempo pubbliche quasi ral- delle al a l’attività che, concorso generale avrebbe ma in molto e zioni che finanziamento di pubblici operazioni conti le dei lentare tenuta di sistema complicato grafia, al sino pub- mantenne nel alle che divenuto applicata e lui, doppia partita personalità Fu della amministrazioni. la cultore bliche nel dell’unificazione, massimo nato e anni esperto toscano, do- negli granducale, funzionari Cerboni, molto, burocrazia di Giuseppe Contò parte di da specifici. personale apparati titoli degli l’impronta e conquista piena studi una di a tati secolo fine a giungere poi lrtat motnef,stou rfl siiaie ’pr i i i niiae incisiva più via via l’opera assimilabile, profilo un sotto fu, importante Altrettanto e iitr e aoipblc,ceapriedgian tat dell’Ottocento Ottanta anni dagli partire a che pubblici, Lavori dei ministero Nel per altri, dagli diverso conservò si lungo a che ministero (un istruzione Pubblica Alla correnti) attività nelle impegnati direttamente quelli in (specie ministeri altri Negli AT SECONDA PARTE ,aipreal otblt iSaoi eoodlalogismo- della metodo il Stato di contabilità alla imporre a 1891), 1878 n ot pnaal pcaizzoe siads al ispirandosi specializzazione, alla spinta forte una eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le 298 1876 1861 1882 aineegnrl el tt (carica Stato dello generale ragioniere rsoi iitr dell’Agricoltura, ministero il presso lrc vagantes clerici urodnt lGnocvl,unifi- civile, Genio il riordinato fu 1827 i ncrir nella carriera in già , h ecreol’Ita- percorsero che 1863 usci-

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata ug oi i eofnaoedlasaitc nIai) apcoacluaoiiai di- originaria cellula piccola la (nel Italia), generale in direzione statistica una tempo della col fondatore venne (dal vero poi (il Maestri, Pietro Bodio da pen- Luigi dapprima centri commissio- Diretta dei o amministrazione. uno rapidamente giunte nuova divenne della alle prefetture, santi e le presso statistica province di divisione nelle poste centrale la locali giunta dell’Ottocento), ni Ottanta alla avreb- anni collegata che dagli generale, partire ma statistica a di dimensioni, sviluppo ridottissime altro di ben all’epoca conosciuto apparato be (un commercio e industria aftgai h ord lsofsiooproae ltpc oodlRsriet.Al- Risorgimento. del uomo del tipico campagne le il merito personale, suo fascicolo a suo vantava il l’epoca correda che fotografia la ilcl.L oocecmeganlsopoptoborfc l ceadlfunzionario del scheda (la biografico prospetto suo nel campeggia reazio- che vivaci autoritari foto e La sbrigativi metodi locali. sua suoi ni la i per compiuto suscitando avrebbe province, varie all’azione, in incline carriera certamente egocentrico, repubblicaneggianti). spiriti anche insofferenti forse congrega di Volitivo, (catino una Cesena» all’impotenza di «ridotto circondario aver nel facinorosi per di – funzionario giovanissimo – segnalato tutto atenei negli istituite statistica occu- di a cattedre l’altro prestigiose ( prime tra italiani le destinata decenni nella funzionari-ricercatori del successivi felice giovani nei burocratiche Un’isola di pare esigenze contabilità. pattuglia supreme di una delle legge maturò là della quale di lavorare condizionamento al di dell’assillante regolamenti, smarrì) e e dei si organizzarsi servizio pastoie di dell’esperienza delle capace fuori l’eccezionalità di pubblica e fine al alla un’amministrazione «normalizzata» sino di fu almeno virtuoso statistica rappresentarono l’esempio la Ro- Ruffino, Perozzo, (poi di Luigi Vittorio secolo Bosco Aschieri, Alberto del Miraglia, Alessandro tardi Nicola Marchi, più De Benini, Ellena, impieghi Luigi dolfo degli Vittorio Negri, cliché lavo- De al Ferraris, eminente di Carlo non Francesco stesso che Stringher, consuetudini accademica Carlo ritmi, tempo prassi su al Bodio, alla fondato fu simili pubblici. allievi, che più suoi (Bodio) intellettuali i burocra- scambi direttore per non ro, un premuroso criteri con da maestro gestito e sicura e modello studioso mano formato il con specialisti, ester- irripetibile: di guidato scala di apparato nella tici, qualcosa coeso ma ma allora Italia, piccolo Nacque in un solo internazionali. di non statistici operativa, studi intelligenza degli e na perizia per imporsi, di ci 1885 in auià ’lr nqel el rm omzoe nrmecmnu tiei quel in attive comunque postunitario. della entrambe decennio formazione; anni primo prima negli della l’una quelli raf- successiva; in l’altra immediatamente generazio- semplice maturità, leva alla piena il della (appartenne l’altra s’intende) matura Risorgimento), più esempi, del anagraficamente possibili ne l’una tanti personalità, dei due tra (uno fronto calzante più l’esempio tuisce attesta- di elargitore sociali. di diritti, e produttore di economiche Stato relazioni certificatore dello delle finanziamenti, garante insomma di ti, sacerdoti e i i stipendi archivisti, di registri, im- gli erogatore dei di atti, regolamenti, e migliaia dei protocolli le esecutori dei Tesoro), custodi scrupolosi del gelosi e (poi con compilatori Finanze tutelare i delle a dell’Interno, ragionieri amministrative, piegati i prestazioni bilancio: delle pubblico l’uniformità de- il e controllo, rigore certezza del del la periferia funzionari del- garantire in dei storici edificazione a tipologia nella gli diti la impegnati antichità, fu- dall’altra, scolastici ma le dell’istruzione); ispettori parlato, nazionale per gli ancora sistema generale e è Arti direzione ne pro- Belle se della delle delle non archeologi fronte l’arte – gli sul anche impegnati – e sul prefetti statistici, attivissimi attività gli i rono nelle capitale; ferrovie; esperti dalla e lontane degli ponti più tecnici, strade, vince dei di eterodossa, costruttori più (i quella, campo parte una Da stunitari. oanl,nel Romagnolo, costi- Ne culture. due persino forse amministrare, di diversi modi due funzioni, Due po- anni primi quei in profilandosi andavano insomma, funzionari, di tipologie Due ,csiunoicm n tariai qied ivn uzoaisuis capa- funzionari-studiosi giovani di équipe straordinaria una come costituendosi ), auc 1996 Marucco 1860 ). oopùcetetne lpeet cil epeiapr,nel- appare, Serpieri Achille prefetto il trentenne, che più poco .MELIS G. ’miitain centrale L’amministrazione 299 1870 1848 al eaepnin ieb ooil dopo ebbe si espansione vera la ma , - 49 uladel quella e 1859 as r soprat- era si ma , da 1872)

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata ecit lftr rftoPer etrlinel Bertarelli Pietro prefetto futuro il descritto Fasci- Ger- dell’Interno, Onorato Ministero personali, (Acs, prefettura coli dell’unificazione» di «prefetti funzionario cosiddetti giovane dei del uno simpati- caratteristiche monio, snello, note alto, nelle imperfezione, legge nessuna si «sano, co», pubblico, emblematica: ammi- funzionario quasi dell’«ordinaria del immagine piemontese antropologia sua specifica modello una una il corrisposta versi, senso sarebbe molti istituzioni, cui per nistrazione», nelle Era, fedeltà tradizione. incrollabile della pubblico, parsimonia saldo denaro personale, del onestà degli nell’uso indiscussa cliché osservanza maniacale d’ufficio, al quasi segreto scrupolosa rispetto del riservatezza, sacerdotale opposto regolarità, custodia all’estremo orari, ordine, collocato Serpieri: del- sarebbe da scala si nella rappresentato che postunitaria provinciali, civile tipicamente solo retorica sommesse non virtù nemico la impersonato, di modi, avrebbe mondo e nei un e Giolitti brusco funzionario, timido Giovanni quasi da nero, chiamava e Si di taciturno mondanità. vestito montanaro, della squadrato, da giurato alto, andatura valere: sua molto nella fatto impacciato sarebbe si che vestire. volontario» loro te del sobrie più Dopo con- fogge Serpieri. anche, nelle esprimeva Achille uomini, si di amministrativa degli – prosa nell’attitudine corrisposto anacronistico della dizionandole, più stagione alquanto la avrebbe all’epoca Risorgimento, non già del decennio, ma l’epica successivo «eroico» il – verso ritratto Sessanta al anni degli volgere rivoluzionario al da quasi nero, fiocco il – paradosso pp. un , 2000 – (Melis collo romagnolo Al baf- importante. mossa, pizzo e folti, fluente ot- fi ma patriota brizzolata del capigliatura romantico all’orizzonte, cliché perduto il sguardo secondo tocentesco: raffigura lo personale) fascicolo nel conservata aa e omnaoe u aod iepiiii,uacmcaaet u et villo- petto sul «da aperta l’abbigliamento camicia per una ( raccapriccio ‘inesprimibili’, pantofole» di di e Bin- paio moto so «un divisione l’istintivo capo commendatore: futuro spec- frenare del suo «gli casa» potuto del in – veniva borghese» che avrebbe cavalleria che salottino e né di lui borioso decaduta, ufficiale da; del – quanto un fronzoli disgusto per e certamente ninnoli lieve parmense, stato chi, nobiltà sarebbe qualche nel piccola fortunate con Rocca, di più notare famiglia Nasalli circostanze di una piccolo-borghese Amedeo meno da gusto prefetto a sempre mediocre futuro pur fare il potuto giovanissimo volte avrebbe il delle non uffici: più degli il capi le rifletteva dei però) d’occasione, Novecento, spesso predel- del to, salva-natiche, inizi ciambelle con agli arretrate, seggiole poggiapiedi, (solo lini scrivere, pratiche tardi da da macchine più ingom- invase monumentali timbri; scaffali perennemente prime tutt’intorno scrivanie assorbenti, scena: carte, tamponi di di in calamai, mestiere messa straripanti del alla faldoni di concorre inequivocabile po’ bri contesto simbolo un il e cal- maniche, la Anche modesto mezze spesse, burocrate. fatidiche l’abbigliamento lenti dalle appesantito), da dalle completato corretta precocemente l’attitudine liso miopia anni: fisico la il quegli ingobbita, di incipiente, postura pubblico vizie (la deforma- dipendente scrittoio certe del dello invece pri- professionali forzato la appaiono dire sono ministeriale) così non politica per burocrate stampa cer- base zioni sulla del in di (e umoristiche disponibile tipologia vignette Caratteristiche «fotografia» le La Giolitti. ma caricaturali: Stato. giovanissimo più nuovo anche del senso del borghese to quella costituente da periodo troppo primo differiva il dopo inva- senziali, carattere si suo essere, pel (ibid.). dovuto volta ciarliero» mai qualche troppo avrebbe perché richiamarlo e non dovuto dente l’impiegato è che «si quel puntigliosamente: contrasto annota per delineare a terno, Nel già essa, Italia, nuova della pubblico dell’impiegato fisiognomica una però esisteva Se ’maiefsc e uort iSaoeagàfsaa leoniso rties- tratti suoi nei almeno fissata, già era Stato di burocrate del fisica L’immagine oio nrv e iitr iGai isii ngoae«aspiran- giovane un giustizia e Grazia di ministero nel entrava Torino, a 1862, ;«ivn ’nim eci isno icnen,d at» è tatto», di contegno, di senno, di vecchio ma d’anni «giovane nomen); ad aal oc 1946 Rocca Nasalli étagères AT SECONDA PARTE imdsaftua cliiesuepiodai L’arredamen- primordiali. stufe e scaldini fattura, modesta di 7-8). p. , eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le 1 300 ). 1879 ) iu otsgeai all’In- sottosegretario un di e (ibid.); 1874 , Documento di sola lettura. Riproduzione vietata lpioognc nevnoi aoedlecoeaied impiegati. di nel cooperative solo delle (ma favore luogo in dar co- a intervento modo della sino organico tema in ministeri, primo il dei gravava al seriamente dipendenti porsi pigione 1907) i a per la secolo «popolari» concetto) fine alloggi di di di dirigenti struzione funzionario classi le un indurre di da incisivo gramo così meno quello in burocrazia. bassa anche la e l’alta tra esistenti retributivi squilibri gravi ai palliativo esile mo, (aprile un’apposita formare commissione urgenti, inducendo a più quelli di ridurre), uno divenne a sa oalacecuocsodlavt.Al iedgian etnai eadi«iei,co de- cioè del «miseri», legge dei l’apposita neppure tema che il zoccolo Settanta (uno bassi anni troppo degli stipendi fine gli Alla vita. della rispet- nella costo stipendio all’accresciuto affitto dello to l’inadeguatezza in crescente preoccupazione case con delle pagina misurato traversie sede, in le nuova affrontato mettendo e domestiche), d’ufficio satirici, masserizie carte improbabili di vignettisti faldoni più servette, i pargoli, le mogli, mesi di quei carichi impiegati in di comitive tra- sbizzarrirono comiche del si trauma cui il cen- vissuto (su nuovo: avevano tutto Firenze sferimento del da capitolo provenienti «burocratiche», un famiglie aperto di aveva tinaia amministrativi uffici degli Regno del pitale sociale. questione nel vasta Roma, più di conquista della La parte come anche impiegati degli questione della proporsi Parlamento. del ramo dell’altro nel uffici terzo nel negli un Sarebbero progetto decaduto; approvato. nuovo poi un essere e tentativi: nato senza sfortunati decaduto altri sarebbe poi me- seguiti parlamentare, al chiu- base sessione la in sopraggiunta della però, selezione che sura avanzamenti, legge) nella e intac- prefissate rigorosamente anzianità senza disciplinari pure su pene sia rito, certe categorie ministri norme le dei responsabilità, tra all’azione le in- (distinzione limiti separate, carne garantista derivato, idoneità formalmente poi di stampo sarebbe prove di se impiegati, Ne di legge adottare, impiegati». di di degli progetto promesso «stato un e sullo fatti, Stato legge migliora- di specifica del burocrazia favore una della in vittorioso, impegno economiche del preso condizioni prammatico espressamente delle discorso infatti celebre mento aveva nel Sinistra Stradella, della A leader pubblici. il uffici degli mondo al se ri- dalla evidente del più resa elettorale riferimento, forma di elettorato suo del piccolo-boghese composizione liberale. garantismo di elemento de- semplice autoritario nell’universo primo, sui introdurre qualche di regole uffici scopo delle allo gli corpo anche il impiegati, di- degli rafforzare organici, doveri di ruoli e e diritti ai dei costituente, ordine più decennio dare nel Depretis, di cresciuti Agostino l’esigenza sordinatamente sebbene intuito avesse pubblici, predecessori, Sinistra apparati immediati della sugli suoi parlamentare» immediati «rivoluzione riflessi cosiddetta nell’ultimo ebbe La intensificandosi non Destra. dell’Ottocento, difficoltà della Sessanta la governo anni tentativi di stessi primi periodo quegli quei da sus- da si partire riforme amministrativa) sin a questione di la profilava seguì organicamente serie affrontare si di Una riforme: tipica giolittiana. rimasta tentate sarebbe dell’età di che esordi sarebbe dire gli meglio che con per vittoriana) tardi, (o sull’epoca più inglese molto storiografia solo dalla intervenuto coniata terminologia ammi- una «decollo do quel da lontani ancora sebbene (la nistrativo» rilevanti, mutamenti di serie una il conobbe tra (all’incirca «unitario» ventennio Nel e o iepidltm elaiain:nlblni iu icl migt (ma impiegato piccolo un di bilancio nel dell’abitazione: tema del poi dire non Per ’mreecmnu e eadlosaoguiioeasgiiaiod nobiettivo un di significativo era giuridico stato dello tema del comunque L’emergere la cose: delle nell’ordine era impiegati degli preoccupasse si Sinistra la che resto, Del 1878 al ul aeb ctrt algedel legge la scaturita sarebbe quale dalla ) diitaiervlto ngovernment in revolution administrative nueaDpei uisdl uraecnnoointeres- nuovo con guardare a sodali suoi i e Depretis induceva 1882, ’miitain llavoro al L’amministrazione 1870 .MELIS G. ’moet przoedltafrmnonlanoaca- nuova nella trasferimento del operazione l’imponente e , uetastt el aeaat,m iat poi rimasto ma alta, camera nella transitato pure 1883, ’miitain centrale L’amministrazione 1861 301 rm niOtna l’amministrazione Ottanta) anni primi i e oeèsaaacedfnt mutuan- definita anche stata è come , 24 dicembre prvt a ooSe- solo dal approvato 1881, 1880 7 luglio ul raii pri- organici, sugli 1876 r val- era 1876,

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata in el aizoi unoputsol ot opnnitcih e iitr,in ministero, del tecniche componenti l’ado- forti per spingere le a piuttosto politica differen- la quanto A tanto specifici. era variazioni, non moduli delle qui di però, zione particolari, all’Interno, di così accadeva specie servizi quanto per di funzioni, za model- l’adozione, delle del e specificità assoluta ministeri uniformità La per diver- dalla lo gestionale. modo l’allontanamento in dei autonomia dunque entrambi, suggeriva di amministrazione dotati tecniche, una grado civile quelle su elevato Genio e del un poste) corpo di un delle gene- so, e strade, direzioni Stato e tre dello pub- acque su elettrici divisioni, delle Lavori telegrafi due ferrate, dei di strade ministero forte (delle generale del rali segretariato l’organizzazione un fu su imperniata Cavour) blici, regolamento stesso lo cesso otn aqel h veb ouoesr tnoal eci eg del ben legge ministero, vecchia del alla stando nell’ambito – stante, essere sé dovuto a pubblica avrebbe potere della che di quelle quello sorta da nonché lontano Una continentale, residue. sanità altre, e e pie sicurezza opere il or- delle co- dopo un e dell’amministrazione quale generale di provinciale direzione al luce munale, vecchia generale, alla della competenze segretariato funzione le del pianta la attribuite cruciale furono giustificasse la ruolo ne subito il se quasi complessivo, che alterandone dinamento senza e successivi, ma travolse anni allora, parziali negli Emerse decreti uffici originaria. di gli pioggia tregua una senza interna), modificò organizzazione polizia, nel carceri, aveva Ricasoli civile, ordinamento provvido un dove 1861 dell’Interno, l’amministrazio- ministero attraversare Al dovette centrale. che ne interno dinamismo dell’intenso insieme d’occhio un colpo di sperimentazione nella e Cavour dell’ordinamento unifor- variazioni. tipico e di unitario stato era esasperatamente che quell’impianto di me nell’attenuarsi consistette e primo, itr el faietr,dv l’nevnod iaoidell’ottobre Ricasoli mi- di nel all’intervento anche senza dove considerare, esteri, trasmettendogli ben a Affari l’apparato, accadeva, degli direttamente che nistero Ciò gestire ministro. di del l’ispirazione politica mediazioni della volontà la meva generali. direzioni delle coordinato lo noauavla icnetaaliiitv el politica). della protagonismo, l’iniziativa cui concentrava (nel si gabinetto volta, e una generale eviden- ancora segreteria dialettica tra una di conflittuale) segno persino nel (talvolta riorganizzazioni, te tre ben biennio successivo nel seguito raii iiapraienlsnod n otpiain e ot,uiavaduct per d’uscita via unica posti, degli dei allargamento moltiplicazione di una imme- di richiesta gerarchica senso l’ nel continua scala agire della una promozione per gradino (nessuna come finiva il chiusi» organici, esprimeva liberava «ruoli si si di non superiore), regime prima in diatamente se che, stipendio coloro di di aumento basso né dal spinta La steri. prece- settori e campi in assumendo andava Stato preclusi. dell’attività lo dentemente complicarsi che del ruolo inequivocabile nuovo segno del amministrativa, documenti: det- dei nel classificazione più articolavano la pratiche, taglio di categorie nuove mol- dell’amministrazione aprivano stessi registrazioni, archivi le gli tiplicavano protocolli, ine- I certificazione, sociale. regolazione di sempre obblighi di compiti nuovi con diti Stato, un complicandosi, dello struttura in andava alla automaticamente stessa affidati quasi adempimenti legislazione nuovi traduceva La si uffici. che degli il maggiore Stato: all’attivitàimpegno inesplorati dello campi regolazione apriva e lésina, della promozione politica di dalla e pun- bilancio del tenevano pareggio al amministrazioni dal successiva sta varie legislazione le nuova che La correnti aggiornate. pratiche tualmente sulle statistiche molte le no escalation es uraal ap e iitr e u een otnfczoec iavd a avvede si ci postunificazione decenni due nei ministeri dei mappa alla guarda si Se auamnettocònnacdv e ao e ertraodl’nen iespri- si dell’Interno segretariato Nel caso. per accadeva non ciò tutto Naturalmente gamnedsat a oel aoio(aqiqacesat ’vv i con- già l’aveva scarto qualche qui (ma canonico modello dal distante Ugualmente ’fet rniaedlanoafs uletnin el ineogncedimini- dei organiche piante delle l’estensione fu fase nuova della principale L’effetto segnalava- Lo burocratico. lavoro il ritmo e quantità in crescendo frattanto Andava itnocnlmiagoeraistoifnaetl elatvt (amministrazione dell’attività fondamentali settori i geometria limpida con distinto ncrir.M if nh neftoscnai,cleaosrtaet al strettamente collegato secondario, effetto un anche fu vi Ma carriera. in AT SECONDA PARTE eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le 302 ueaal tet impo- stretta la superata 1876, 1866 1853 vvn fatto avevano lruo- il – 1868

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata aoi ut ’miitain almiagorfadlesrtuedsgaanel disegnata strutture delle inqui- geografia aveva limpida pubbliche, la politiche l’amministrazione delle tutta crescita in oggettiva nato della volta sua a frutto nizzativo, di del- accademico pratica e in scientifico compiti mondo con del – personalità la quale eminenti l’epoca. del- nel più costituirono e le superiore, ne scuole agirono Consiglio – delle che del co-governo rete centralità fattori grande la due (la e su periferia università) della specialmente le protagonismo resse il si e l’ampiezza ministero peculiarità: il che al restando sino mo furono Buo- Girolamo provveditorati e arti- due Barberis l’istruzione Giuseppe i per esperienza, per nazia, grande provveditorato l’altro di terzo funzionari secondaria, due un da l’istruzione da Guidati affiancati stica. per poi l’uno popolare, e centrali, femmi- primaria provveditorati educazione quella due popolare, e sotto elementare naziona- ecc.) istruzione convitti nile magistrale, tecnica, e e materie classica normale delle secondaria istruzione parte (istruzione li, maggior scuola della della del l’accorpamento governo apparente il però riduzione inerenti alla corrispose dell’ispettorato) cui ufficio divisioni), corposo sole un (tre ad e paese). ministro del del produttivi to ceti dei riferimento ne- di consolidamento ministero e crescita come alla Ottanta (sino anni rilevanti più gli via nel via subìta poi liberista, successivo), ri- l’anno furore molto tuzione per dapprima nel mutevoli, soppressione, funzioni l’aggiunta alla a (sino con tempo dotte nel commercio) corrispose statistica, industria, di (agricoltura, direzione interno, della divisioni L’ordinamento l’espansione. tre contenerne) su di e spesso, strutturato più industria (o, l’Agricoltura, definirne economico, di l’intento ministero piccolo del Dal quello commercio. Ottanta) anni agli autonoma. no organizzazione progres- di sviluppò modello si pubblico, un debito secondo del e del direzione forma legge una in trovava una sivamente si con ove istituita città Firen- prestiti, delle a e e ciascuna sede tabacchi con depositi i finanziario Cassa per contenzioso La del ragio- ispettorato ze. direzione delle un una rete anche – della Nacquero provvisoriamente conti, seppure ministeri. – dei vari nei coordinamento esistenti il centrali attraverso nerie fatto, di nel direzione strutturandosi la autonomo, nel finanziario mendo rilievo visto prelievo è un nessun si del presto come in istituita ben politica Ragioneria, l’eguale assunse la La ebbe storica. che Destra non della centralità governi che vigi- nei della funzionari) assumeva di evidente di commissione sintomo (e una uffici ministero, e di altro divisioni proliferazione (cinque commis- una pubblico una Era ragioneria, debito lanza). una del divisioni, quel- (tre ragioneria), quella ragioneria), misure di centrale), e una una pesi sione quali e e delle catasto divisioni divisioni, dirette, (sette sette imposte affari delle personale, la sugli del tasse e ufficio demanio un quel- del speciale), gabinetto, ragioneria quella una (un e divisioni gabelle (sei dipenden- tesoro delle tassa, i del la generale numero omonima direzione in la alla crebbero materie mentre in (preposto e Destra), macinato ti della fiscale del politica ufficio nella cruciale autonomo punto un accan- corpo complessità: prese nel maggiore divisioni) ri- (che una le subito segretariato e quasi dell’Ottocento al imposero Sessanta to Stato anni di degli teso- finanziaria contabilità del politica gabelle, nella la delle forme pubblico), tasse, debito e cinque del demanio e dalle del ro fiancheggiato dirette, contribuzioni generale delle segretariato generali (un direzioni agile relativamente di ancora modelli montese a legate volta attuare. loro da a interventi peculiari agli funzioni consoni di più organizzazione e specialistiche competenze di nome nom,gàal iedlpiodcni otntro nitnodnmsoorga- dinamismo intenso un postunitario, decennio primo del fine alla già Insomma, del struttura Dalla istruzione. Pubblica la Infine si- (almeno evanescente fu quanto finanziario l’apparato mastodontico divenne Tanto sardo-pie- matrice di struttura una confermata era si l’unità dopo dove Finanze, Alle 1860 al 1870 1871 .MELIS G. icnetaoos usoognsoben organismo questo su concentrarono si isrtuaai nufcodgiafr eeaiei tre in e generali affari degli ufficio un in strutturava si ’miitain centrale L’amministrazione 1878 303 iatidl’raizzoecnrl;fer- centrale; dell’organizzazione pilastri i 1860 sidvsoi lr lgabinet- al oltre divisioni, (sei 1863 1871 acnpot ricosti- pronta con ma 1877, nzamnecnsd in sedi con inizialmente nqatoufc assu- e uffici quattro in 18 ert,nel- decreti, 1853 1869 1867 1871 per , Documento di sola lettura. Riproduzione vietata a eoaet,dgiodn isrii al iclr:eteapnult el orari negli puntualità estrema circolari: testimoniato dalle fedelmente e contenuto servizio un di e (normalmente ritmo ordini un dagli assunse regolamenti, uffici) dai degli scri- chiuso alla se- svolta nel Nel quella vania, pragmatico). (cioè burocratica piuttosto prettamente (o l’attività pratico larghe postunitario sapere decennio un con condo tem- di ma al priva ma necessariamente certo, teorica, non conoscenza stesso giuridico, sulla po formata prettamente prestigio; riconosciuto impianto di dotate di tecniche aree burocrazia: quella di culturali sta- esaminatori, graduatorie. propri le e formulando programmi propri criteri, con scolasti- i prove o bilendo le universitario l’am- governando titolo e dall’inizio, dal espletando sin attestata solo ma Italia, qualità non co, quadri, della In propri soltanto paesi. i mai selezionare altri accontentandosi di in non diritto-dovere accadesse il forza non con quanto rivendicò di ministrazione più con- forse istanza Quest’ultima molto, partecipa- bando. tò sensibile del la promotrice e dell’amministrazione universitari giudizio esigenze professori del alle lo soprattutto zione l’equità (per insieme tardi garantirono «laici» più giuridiche) politico, membri discipline ceto di e del ministeriali esponenti dirigenti inizialmente anziani più commissioni Nelle impieghi. un blici Ottanta, anni ultimi degli potenza di politica alla rafforzamento. connesse ulteriore crite- necessità Francesco di di nuove l’avvento con le precisazioni poi, conobbe e graduali che migliori Crispi punto, i selezionare di a storico-diplo- politica volontà messe una nell’Archivio e puntigliose conservati ri re- oggi richiese le concorsi, ministero) dimostrano quei del (come di degli matico documenti sistema valutazione i del la e L’applicazione per finali punteggi. lazioni defini- tassative dei laurea, regole l’attribuzione della di e requisito introduzione esami del nel programmi, riconoscimento specialmente dei chiaro fu puntuale con introdotto ma zione consolidò, stato Statuto), si fosse modello dello (sebbene il all’indomani Sessanta che ec- già anni (con Piemonte degli affermò si in metà pubblico seconda formalmente concorso dalla del partire principio a il esteri cezioni) Affari degli ministero spedizione Al dio. e conservazione dal che registrazione, tra ne, e distinzione ragioneria con nel di categorie, atti; tre degli operazioni in concetto, dell’Interno di ministero nel del affari impiegati italiana: gli il nell’amministrazione dividere dell’Ottocento anni anche per degli Settanta largo fine anni farsi alla serpeg- primi a Tuttavia, prassi i ciò diretta. dalla con chiamata lungo) specialmente per a e e molto Sessanta sacco» (e «fuori spesso assunzioni (de- contraddetto delle ministri più), giante singoli lo dei atti per attraverso ministeriali, generale, creti legislazione una di assenza in dualmente, rsoh iutnos cl europea: scala su simultaneo pressoché srsadicnos,co aslzoimrtcaih ett ietmnedivriimi- predisposti vertici studio dai di direttamente programmi gestite su meritocratiche nisteriali selezioni da cioè concorsi, dai espressa spe- uffici, degli organizzazione di campo. nuove sul forme successo) rimentate pro- con prime trovava Po- sue spesso alle alle (e burocrazia cercava accadde una ve (come Ovunque, Talvolta funzioni. le direzioni. sostanzialmente canoniche modificarono delle si del là e interne di riforme varie, le al più dopo specia- e le ste uffici sopra competenze ispettorati, di segretariati, scheletro con al casi lo e agivano molti forme li come In strutture. sotto allora altre ma da concepite esistevano, fiancheggiate generali, ministeri, spesso direzioni i tutti Le di Sardegna. portante di Regno piccolo il i system rit naaiiacesmai e rgam ocrul osned eiieiprofili i definire di consente concorsuali programmi dei sommaria anche Un’analisi pub- ai accedere per normale via la comunque divenne concorso il Progressivamente opaaiiilet icein e oeepltc,qel uorzaf presto fu burocrazia quella politico, potere del discrezione a inizialmente Cooptata cm iècneuod eiil,rgoad ulh nof u u avvento suo sul fa anno qualche ragionando definirlo, di convenuto è si (come 1874 1873 o as e lpaz,epoi e pranzo, il per pausa con 8-12, iheea addt e rpicnos etfczoedlttl istu- di titolo del certificazione concorsi propri dei candidati ai richiese nlg rveiet sus lmnseodlaPblc istruzio- Pubblica della ministero il assunse provvedimento analogo AT SECONDA PARTE 1869 del e eittzoiel lsedirigente classe la e istituzioni Le Cassese et lnm idrzoegnrl,ma generale, direzione di nome il restò 1870-75) 304 dhoc ad , elw1987 Pellew acnmlevrat) minore varianti), molte con ma 15-18, al igl miitain.Il amministrazioni. singole dalle 1871 ,s fem nIai gra- Italia in affermò si ), upblct ndecreto un pubblicato fu ei system merit comin- 1869 me-

Documento di sola lettura. Riproduzione vietata G.MELIS L’amministrazione centrale controllo sulla intensità della giornata lavorativa. Amedeo Nasalli Rocca, prefetto di spic- co nell’età della Destra, ha lasciato nelle sue memorie un quadro eloquente del suo ap- prendistato di giovane funzionario appena assunto nel ministero dell’Interno: Ogni giorno s’accumulavano nuove pratiche in arrivo e in partenza sul tavolo del capo divisione; quando i monti erano divenuti troppo alti, egli si decideva a dare il via agli incarti partenti e a di- stribuire quelli in arrivo fra noi subalterni, che li sbrigavamo in un momento, passando la mag- gior parte del tempo a fumare la pipa, a raccontare barzellette e a dormire. Vi era chi teneva due cappelli; uno da mettere bene in vista, per far credere ad una momentanea assenza dall’ufficio, e l’altro da adoperare per andare a giocare a bigliardo in un caffè di piazza Navona (Nasalli Roc- ca 1946, p. 7). Non era forse sempre così. Gaspare Finali (figura tipica, per essere stato – nel corso del- la lunga carriera di civil servant – prefetto, deputato, segretario generale in più ministeri, presidente della Corte dei conti) ha viceversa consegnato alle sue memorie il ricordo di un’amministrazione senza orari («erano tutte le ore del giorno e della notte, meno quelle date al ristoro del sonno e del cibo»), fatta di pochi impiegati operosi, dove all’assenza del- l’incentivo economico si suppliva con quello morale, magari rappresentato dalla croce di cavaliere (ai livelli alti) o dal semplice encomio scritto (ai più bassi) (Finali 1995). Del re- sto basterebbero pochi dati: nel 1866, dunque tre anni prima che la riforma contabile del 1869 rendesse ancor più complesse le operazioni, i mandati di pagamento «lavorati» nel solo ministero dell’Interno furono 15.292; l’anno successivo, 19.153; e nel 1868 furono 24.203, per un valore pari ad oltre 36 milioni di lire: «e a questo numero di atti che im- portano parecchie operazioni – segnalava una relazione al ministro del gennaio 1870 – de- ve aggiungersi il lavoro non piccolo del pagamento delle spese fisse», all’incirca nell’ordi- ne di 10.000 all’anno. A dieci anni dall’unificazione nazionale, gli atti di contabilità trattati dalla sola amministrazione dell’Interno erano circa 50.000 all’anno, su un organico di 38 impiegati. Per i lavori di segreteria nello stesso ministero si registravano 372 affari gior- nalieri, su un organico di 143 impiegati. In archivio e nel servizio del protocollo 28 dipen- denti realizzavano 720 registrazioni al giorno di documenti in arrivo e in partenza. Nei la- vori di copia, 33 copisti producevano all’incirca 700 pagine al giorno.

Alla periferia del sistema: l’Italia dei comuni e dei prefetti

Il centralismo «all’italiana» fu organizzato, almeno in superficie, secondo il modello fran- cese. La legge comunale e provinciale del 1865, che a sua volta riprodusse largamente lo schema della precedente sardo-piemontese del 1859 (la legge Rattazzi) suddivideva il nuo- vo Regno in una sequenza discendente di livelli amministrativi, concepiti secondo una scala sostanzialmente gerarchica: le province, i circondari, i mandamenti, i comuni. I va- ri livelli della filiera furono organizzati ognuno secondo moduli rigorosamente uniformi, assolutamente impermeabili rispetto alla diversità di condizioni che invece li caratteriz- zava (diversità geografica, di dimensione territoriale e demografica, di esperienze stori- che). Tutti i comuni (7.700, prima dell’annessione del Veneto nel 1866) ebbero un con- siglio comunale, eletto proporzionalmente alla dimensione dai cittadini almeno ventunenni in pieno possesso dei diritti civili e paganti le «contribuzioni dirette» nel comune. Tutti ebbero a capo un sindaco, non elettivo ma nominato per decreto regio (quindi dal gover- no) fra i consiglieri comunali, insieme «capo dell’amministrazione e uffiziale del Gover- no». Tutti ebbero una solo relativa autonomia finanziaria e godettero in proprio dell’au- tonomia impositiva. I bilanci comunali, però, accanto alle spese dette «facoltative» dovettero includere la lista preponderante di quelle «obbligatorie». Un severo sistema di controlli, facente capo al prefetto e alla deputazione provinciale, limitò sin dall’inizio fortemente l’autonomia comunale.

305 PARTESECONDA Le istituzioni e la classe dirigente

Anche la provincia (che la legge definiva «corpo morale») si articolava nel medesimo schema a cerchi concentrici: uno più largo (il consiglio provinciale, elettivo secondo cri- teri di censo), uno più ristretto (la deputazione provinciale, presieduta dal prefetto e com- posta di membri eletti dal consiglio provinciale a maggioranza assoluta di voti). Centrale – nel sistema così disegnato – risultava il ruolo del prefetto, che rappresen- tava il potere esecutivo nella provincia, vigilava sulle pubbliche amministrazioni, sovrin- tendeva alla sicurezza (con diritto di disporre della forza pubblica e di richiedere l’inter- vento della forza armata), presiedeva, come si è appena detto, la deputazione e controllava di conseguenza i comuni. L’autonomia comunale e provinciale (si sarebbe poi piuttosto utilizzata in dottrina la parola «autarchia», a significare la derivazione dal potere soprastante dello Stato) era dun- que teoricamente garantita, ma al tempo stesso limitata da una serie di controlli, oltreché dalla non elettività delle due figure centrali del sistema, il sindaco e il presidente della de- putazione. L’assetto della finanza locale, inoltre, e lo stretto controllo sul potere di borsa esercitato dallo Stato, lasciava intravedere il forte condizionamento che il centro eserci- tava comunque sull’intero sistema periferico. Per altro, la geometrica simmetria di questo schema apparirebbe subito meno strin- gente quando ci si addentrasse, attraverso l’analisi del funzionamento concreto delle isti- tuzioni, nella dinamica concreta della vita comunale e provinciale postunitaria. La stessa mappa variegata degli enti locali, così diversi tra di loro a seconda della dimensione e del- la latitudine; la diversa distanza dal centro; la capacità maggiore o minore delle classi diri- genti locali di farsi sentire a Torino (e poi a Firenze e infine a Roma); il modo talvolta mol- to personale con il quale i singoli prefetti interpretarono la missione loro affidata di mediazione tra centro e periferia; tutto ciò agì, sin dall’inizio, come un potente diversificatore, deter- minando un sistema di relazioni non necessariamente uniforme. Lo testimoniarono, tra l’altro, le stesse circolari del ministero dell’Interno, preoccupate di assicurare per lo meno i livelli minimi di osservanza della legge, nella tacita ammissione che un certo grado di di- sapplicazione delle norme doveva darsi per scontato. Ma ancor più lo documentarono le politiche locali, agli antipodi talvolta le une dalle altre: fortemente consapevoli e inclini al protagonismo istituzionale quelle messe in campo dagli enti locali nel Nord e nel Centro del paese; passive e sostanzialmente immobilistiche quelle sperimentate nel Sud e nelle iso- le. Accadde, sin dall’inizio, che i rapporti tra le province e il centro, lungi dall’incanalarsi (come avveniva, ad esempio, nella Francia di Napoleone III e poi in quella della Terza Re- pubblica) nella filiera istituzionale comune-prefetto-ministero dell’Interno, si avvalsero della scorciatoia rappresentata dai deputati locali, ai quali la periferia spesso affidò le pro- prie istanze perché le rappresentassero al governo, senza più la mediazione del prefetto (se- condo la sequenza personale sindaco-deputato-ministro). Sicché, un circuito improprio (nel senso di essere fondamentalmente estraneo a quello disegnato nella legge comunale e provinciale) si attivò quasi subito parallelamente a quello prescritto dalle norme. E in quel circuito, propriamente politico più che amministrativo, transitarono interessi, alleanze tra il ristretto ceto dirigente nazionale e gli esponenti locali del notabilato, e persino (di fron- te ai provvedimenti più determinati del nuovo Stato) una certa inclinazione a temperare l’effetto più rigoroso delle nuove leggi all’atto della loro applicazione in provincia, così da modularne l’efficacia a seconda delle regioni, dei contesti economici-sociali, delle istanze dei gruppi di potere locali. Insomma, la vocazione astrattamente centralistica dell’ordina- mento contrastava con le condizioni di fatto, con le ragioni impellenti della geografia, di un mercato economico non ancora unificato, con i condizionamenti dell’embrionale siste- ma delle comunicazioni, con il persistere di forti divaricazioni culturali a loro volta radica- te nella lunga durata delle divisioni della penisola. L’ipotesi razionalistica dell’uniformità (il grande mito borghese derivato in Europa dalla stagione napoleonica) si scontrava con l’insopprimibile emergere della diversità.

306 G.MELIS L’amministrazione centrale

Era una contraddizione che avrebbe a lungo condizionato il faticoso processo della formazione della nazione. Dal punto di vista politico produceva il primo e più vistoso paradosso per cui una classe dirigente di idee e di cultura autenticamente liberali, e dun- que autonomista e antistatalista, doveva poi scegliere giocoforza il modello di uno Sta- to tendenzialmente centralista se voleva (come voleva) risolvere le molte contraddizio- ni interne del paese. Al tempo stesso, però, quel «comando» dall’alto, che si voleva fortissimamente realizzare, si dimostrava – per utilizzare qui l’espressione sintetica di Raffaele Romanelli (1988) – concretamente «impossibile», dando luogo a una ambigui- tà di fondo tipica del centralismo «all’italiana». Ciò che emergeva, alla fine, e si affer- mava come il reale stato del rapporto centro-periferia, era la circolazione degli interes- si, il compromesso tra bisogni della nazione in fieri e antiche rivendicazioni dei tanti mondi locali, la contrattazione continua tra la capitale e la provincia. A uno sguardo che oltrepassasse il livello strettamente politico-amministrativo del- lo Stato e degli enti locali, poi, la vita provinciale appariva, sin dal primo decennio po- stunitario, popolata (e talvolta anche animata) di soggetti variegati, talvolta avamposti dello Stato in periferia (tutta la serie degli uffici ministeriali sul territorio, certo gerar- chicamente subordinati al centro ma non per questo privi di una loro propria iniziativa locale), talvolta snodi della sequenza degli uffici giudiziari. Soggetti pubblici in senso stretto, ma anche (come capitò quasi subito, quasi a segnare l’inizio di un percorso che avrebbe conosciuto svolgimenti significativi nel seguito degli anni) soggetti nati dall’ini- ziativa dei privati grazie all’appoggio o alla tutela della mano pubblica. Nei capoluoghi di provincia, dunque, sotto l’egida delle prefetture, si annoveravano in quei primi anni i distretti militari in tutte le loro articolazioni, i tribunali, nei centri maggiori le corti d’appello e d’assise, più in basso le preture (un reticolo cruciale che qui può solo essere accennato fu quello delle circoscrizioni giudiziarie, per lo più modellate, però, secondo la geografia non sempre coerentemente uniforme delle antiche province), le sedi provin- ciali degli uffici finanziari dello Stato (dal 1869 le intendenze di finanza), quelle della Pubblica istruzione (dal 1867 i provveditorati agli studi), le università, le camere di com- mercio (queste ultime tipiche, nel loro ermafroditismo istituzionale, di un certo modo di concepire le rappresentanze economiche, come centri di imputazione degli interessi lo- cali ma al tempo stesso delegati dallo Stato a svolgere funzioni pubbliche). Le quattro corti di Cassazione disposte secondo una collocazione su scala territoriale che riprodu- ceva le capitali degli Stati preunitari (a Torino, Firenze, Napoli e Palermo, poi dal 1875 anche a Roma) sarebbero state tardivamente unificate (ma solo per la materia penale) nel 1888, mentre per la Cassazione civile si sarebbe dovuto attendere il 1923. E sino alla leg- ge Giolitti del 1894 (istituzione della Banca d’Italia) il sistema bancario nazionale si sa- rebbe articolato in ben sei istituti di emissione del tutto autonomi (Banca nazionale del Regno d’Italia, Banca nazionale toscana, Banca toscana di credito, Banca romana, Ban- co di Napoli, Banco di Sicilia), a dispetto dell’originario disegno cavouriano di unificar- li in un’unica banca nazionale.

L’amministrazione si complica: burocrazia e interessi

Con i primi anni Ottanta dell’Ottocento la burocrazia del nuovo Stato cominciò a cam- biar pelle. Tre furono le dinamiche essenziali del mutamento. In primo luogo i numeri: si innescò al volgere del decennio Settanta-Ottanta una crescita progressiva degli organi- ci che avrebbe portato, intorno alla fine del secolo e dopo l’intensa parentesi segnata dai governi di Crispi, a raggiungere e superare i 90.000 impiegati. In secondo luogo, causa prima dell’aumento numerico, l’ampliamento delle funzioni: lo Stato, sotto la guida di Depretis prima, poi dello stesso Crispi, andò gradualmente occupandosi di materie nuove,

307 PARTESECONDA Le istituzioni e la classe dirigente in ragione di una legislazione via via più attenta alla regolazione sociale, più vicina agli in- teressi economici, meno timida nei confronti dei pur sempre rispettatissimi diritti dei pri- vati. In terzo luogo le competenze: si richiesero adesso al personale statale nuove culture, più specifici talenti legati alle funzioni. E si irrobustirono specialmente i corpi tecnici, a cominciare da quelli organizzati nel ministero dei Lavori pubblici (ma in generale i tec- nici crebbero ovunque). La nuova legislazione degli anni Ottanta, sempre più distante dal modello originario della legge universale e astratta, diede uno spazio inedito al ruolo del- le burocrazie di settore. Accadde, per i Lavori pubblici, con alcune leggi cruciali di quei primi anni del decennio. La legge Baccarini sulla derivazione delle acque (legge 10 ago- sto 1884, n. 2644), ad esempio, primo decisivo intervento in un campo strategico per la futura produzione di energia elettrica, con la quale la pubblica amministrazione si vide attribuire il delicatissimo compito di identificare e classificare le acque pubbliche. La leg- ge infatti, nel rendere più facile la concessione, decentrava ai prefetti la competenza sul- le piccole derivazioni (da sole l’80% del totale), investiva gli uffici del ministero del com- pito di compilare e tenere aggiornati gli elenchi (una sorta di ambizioso progetto, a ragione definito «catasto delle acque»), ma soprattutto faceva dell’amministrazione il giudice ul- timo – con propri atti, quali le circolari interpretative – dell’applicazione in concreto del- le norme. Era come se, di fronte all’emergere di nuovi interessi (grandi e piccoli, distri- buiti per lo più sul territorio), l’amministrazione venisse chiamata, in virtù delle proprie competenze tecniche, a un ruolo arbitrale. Il regolamento attuativo della Baccarini (ap- provato nel 1910) avrebbe posto in chiaro che, in concorrenza di più domande di conces- sione, si sarebbe potuto disapplicare il criterio della priorità temporale in nome delle «ra- gioni di prevalente interesse pubblico»; e che queste ragioni sarebbero state identificate grazie all’expertise della pubblica amministrazione di settore. Più in generale le nuove leggi (successe nel campo delle bonifiche idrauliche, un set- tore strettamente collegato alle derivazioni di acque) previdero più complessi e articola- ti processi di interazione tra più soggetti amministrativi (prefetture, corpi tecnici dello Stato, amministrazioni locali), delineando quella che a buon diritto potrebbe chiamarsi una procedimentalizzazione delle decisioni amministrative. Si articolava, spesso nelle norme della legge, o in quelle del regolamento attuativo (fu questa un’altra novità del pe- riodo: la moltiplicazione delle fonti regolamentari, in genere molto corpose per numero di articoli e altrettanto dettagliate per prescrizioni agli uffici), un percorso attuativo del- la legge lungo e cadenzato per tappe: quasi che la nuova responsabilità dell’amministra- zione dovesse suddividersi in più livelli e gradi di partecipazione di uffici diversi alla de- cisione finale. Preoccupazione, quest’ultima, forse anche di natura garantistica, volta a dividere il nuovo potere delle burocrazie: se non fosse che poi, in quella inedita trama di passaggi in sequenza (di autorizzazioni, controlli, ispezioni, pareri tecnici), ebbero spa- zio di inserirsi gli interessi privati, via via insediati nei consigli e corpi consultivi che – anch’essi – crebbero in molti ministeri come prodotto di un nuovo rapporto tra pubbli- co e privato. Tipico fu il caso della nuova legislazione per il Mezzogiorno, primo embrione di un indirizzo che sarebbe poi culminato, con i primi del Novecento, in un coerente interven- to a favore di quell’area depressa. Si succedettero, tra il 1880 e il 1887 (data nella quale, con il primo governo Crispi, l’intera politica italiana cambiò decisamente di passo) prov- vedimenti dedicati alle regioni e ai problemi del Sud: la legge n. 198 del 1881 sull’unifi- cazione e conversione dei debiti redimibili del comune di Napoli; la legge n. 869 del 1882 sulle bonifiche dei terreni paludosi (intervento di taglio generale ma che trovò in alcune regioni del Centro-Sud le sue più cospicue ricadute); la n. 872 del 1882 sul porto di Ba- ri; la n. 1353 del 1883 sulla Cassa di soccorso per le opere pubbliche in Sicilia; la n. 1791 del 1883 sulla sistemazione e costruzione della piazza del municipio di Napoli; la n. 1985 del 1884 a favore dei danneggiati dal terremoto dell’Isola d’Ischia; soprattutto la legge n.

308 G.MELIS L’amministrazione centrale

2892 del 15 gennaio 1885, per il risanamento della città di Napoli, cui fecero seguito – an- cora – il decreto n. 3618 del 1886 sull’ampliamento e risanamento e la fognatura napole- tana, la legge n. 3958 del 1886 a favore dei danneggiati dall’eruzione dell’Etna e il decre- to n. 4041 del 1886 sulla concessione della costruzione e dell’esercizio delle strade ferrate secondarie in Sardegna. Di tutti questi provvedimenti, ognuno dei quali inserito in una sua particolare visua- le (mancava ancora un approccio sovraregionale alla questione meridionale), non è tutta- via difficile ravvisare alcuni tratti in comune, particolarmente in risalto nel provvedimen- to per il risanamento di Napoli del 1885. Qui, già all’art. 1, si dichiaravano di pubblica utilità tutte le opere necessarie allo scopo del risanamento, identificate secondo un piano del municipio approvato dal governo; si prevedeva inoltre di coprire la spesa dell’inter- vento con l’emissione di titoli speciali di rendita ammortizzabili, garantiti ed emessi dal- lo Stato; si introducevano particolari esenzioni d’imposta; si autorizzavano gli istituti di credito fondiario a concedere prestiti a particolari condizioni; si delegavano al sindaco di Napoli poteri a dir poco eccezionali; si istituiva una speciale giunta di sanità. Nel complesso, insomma, venivano in evidenza nella legge alcuni caratteri tipici del nuovo corso: poteri speciali circoscritti all’intervento, forte alleanza tra autorità statale e amministrazioni locali (chiamate in prima linea a esercitare un ruolo di amministrazione concreta dell’intervento), uso della leva fiscale (nella forma dell’esenzione d’imposta), uti- lizzazione degli strumenti del credito (con anticipazione di quello che poi sarebbe divenu- to il credito speciale per il Sud). Naturalmente tutto ciò corredato, seppure la legge non lo prevedesse ancora esplicitamente, da una specializzazione degli uffici. L’amministrazione fronteggiò la nuova fase dotandosi di un complesso di regole interne, spesso di dettaglio, volte a predefinire con sempre maggior precisione la gamma dei comportamenti degli uf- fici e dei dipendenti, e soprattutto a prevederne gli esiti pratici, a dettare tassativamente modalità e tempi del lavoro burocratico, a rafforzare poteri ispettivi e verifiche formali. Il fascicolo divenne il luogo ove depositare, attraverso la successione dei carteggi tra uffici, i visti, l’acquisizione delle certificazioni, la citazione dei precedenti. L’archivio – luogo sem- pre più centrale – fu il deposito della memoria recente, al quale attingere per orientarsi nel- l’esaudire la nuova pratica. Corrispose a questa ulteriore burocratizzazione la crescita del- la normativa minore (si moltiplicarono i regolamenti interni), come al ministero dell’Interno, ad esempio, ove nel solo primo triennio degli anni Ottanta si succedette una impressionan- te sequenza di regolamenti: per il corpo delle guardie di sicurezza a piedi (628 articoli), per la polizia stradale, per gli ispettori di circolo dell’amministrazione carceraria, per le guar- die di pubblica sicurezza a cavallo, per l’esecuzione della legge sulla pesca, per le guardie di sicurezza a piedi e a cavallo (806 articoli). Vennero anche introdotti nuovi strumenti pratici di comunicazione tra uffici. La di- rezione generale delle gabelle, nel giugno 1886, istituì il cosiddetto «Foglio d’ordine», spe- dito ogni giorno alle intendenze di finanza, alle direzioni del lotto e delle saline, alle ma- nifatture tabacchi, alle agenzie per la coltivazione indigena dei tabacchi: «un metodo – si leggeva nella circolare illustrativa – o una forma di corrispondenza speciale diretta ad evi- tare all’Amministrazione centrale la necessità di un vasto lavoro di redazione e copiatura di lettere». Nel ministero di Grazia e giustizia, i tagli di organico furono compensati da un programma serrato di recupero della produttività individuale degli impiegati, con nuo- vi orari e diverse modalità di assegnazione alle funzioni. Alla Pubblica istruzione si diede luogo a vasti programmi di revisione e ristrutturazione degli archivi. Tipico il caso della divisione dell’istruzione superiore, dove un dinamico dirigente, Giovanni Ferrando – poi destinato a divenire prefetto con Crispi –, avviò nel 1883 un vasto progetto di ristruttu- razione, riordinando le materie, ridistribuendo e specializzando il personale, accrescendo i ritmi di produttività col ricorso massiccio al lavoro straordinario, uniformando metodi di lavoro e comportamenti burocratici.

309 PARTESECONDA Le istituzioni e la classe dirigente

Vennero anche in evidenza – e furono i primi sintomi di una vera e propria «rivolu- zione culturale» destinata a manifestarsi con più incisività nel decennio di Giolitti – i li- miti di quella formazione sul campo che aveva caratterizzato la burocrazia postunitaria. Da più parti (e talvolta anche in sedi autorevoli) si invocò una formazione degli impie- gati, specie di quelli di vertice, più mirata e razionale, non meramente affidata all’evol- versi naturale della carriera e all’esperienza acquisita sul lavoro. Con l’avvento di Crispi in almeno due ministeri chiave, l’Interno e gli Esteri, la cultura degli operatori dell’am- ministrazione sarebbe apparsa invecchiata, giustificando (in modi diversi) ambiziosi pro- getti di riforma. E in effetti, esauritasi o quasi la generazione dei prefetti dell’unificazio- ne amministrativa, gli epigoni entrati in carriera negli anni Sessanta apparivano obiettivamente meno dotati di quello spirito individuale e della consapevolezza alta dei propri compiti che aveva spesso consentito ai predecessori di supplire con le proprie vir- tù personali alle lacune della guida amministrativa. Quanto ai diplomatici, poi, la tradi- zione sabauda, per quanto prestigiosa essa ancora apparisse, non sempre poteva offrire le chiavi per interpretare al meglio la missione di ambasciatori e consoli di un giovane Stato alla ricerca di una sua politica estera in un quadro europeo segnato da profondi, recenti mutamenti. L’osmosi profonda che aveva sino ad allora caratterizzato i rapporti tra vertici amministrativi ed élite politica alla guida del paese (un’osmosi, come si è vi- sto, che affondava le sue radici nel Risorgimento) andava via via scomparendo. Inconsa- pevolmente forse, confusamente, l’amministrazione sentiva di non far più parte dell’iden- tico continuum con la politica che aveva retto unitariamente le sorti dell’Italia immediatamente postrisorgimentale. Alla metà degli anni Ottanta dell’Ottocento, dunque, era come se la burocrazia pro- tagonista sino ad allora della costruzione del paese sentisse d’avere esaurito il suo compi- to storico. Altrettanto avvertiva la politica più conscia dei tempi nuovi. Una nuova epo- ca, quella delle grandi trasformazioni economiche del primo Novecento e del futuro «decollo amministrativo» che le avrebbe accompagnate, era infatti alle porte.

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311 Fulvio Cammarano Partiti e movimenti

I grandi eventi politici e militari che condussero all’unificazione italiana furono il ri- sultato dell’azione di una parte ristretta ma via via sempre più estesa delle popolazioni degli Stati preunitari. Tale azione raramente fu una conseguenza di moti spontanei e incontrollati mentre molto spesso apparve come esito di iniziative organizzate da grup- pi, comitati, partiti, associazioni, circoli il cui intento politico era variamente e irrego- larmente orientato da ideali, culture, interessi materiali e religiosi. Benché labili dal punto di vista della stabilità organizzativa, le realtà associative che in questi anni ope- rarono in Italia con l’intento di favorire, se non imporre, una visione politico-ideale, anche quando fallirono, furono determinanti nel permettere la sperimentazione di quel meccanismo psicologico, prima ancora che politico, con cui si definisce il rapporto di comando/obbedienza sempre presente, per quanto debole o poco vincolante, all’inter- no delle organizzazioni politiche. Anche negli anni successivi al 1861, quando ai vinci- tori la strumentalità dell’organizzazione apparve superflua in un sistema di libertà, il divario crescente tra Stato e società impose nuovamente – all’interno della sfera pub- blica – il problema dell’organizzazione politica di parte. Il partito, come strumento che andava al di là delle naturali divisioni all’interno del- la «classe che governa», sembrò a lungo, ai successori di Cavour, un residuo destinato a estinguersi con la trasformazione in senso liberale della società. In realtà, terminata l’emergenza dei primi anni postunitari, si cominciò ben presto ad avvertire l’effetto del- la contaminazione del modello delle pur esecrate formazioni antisistema con la loro ca- pacità di imporre quella peculiare forza vincolante dell’obbligazione, indispensabile per confrontarsi sul terreno della lotta politica anche in funzione della conquista del con- senso elettorale. Già negli anni del Risorgimento, insomma, il partito era percepito come un crocevia indispensabile, indipendentemente dalla sua forma organizzativa, per presentarsi in modo credibile sull’arena politica. Come disse Agostino Bertani nel 1863, sfidando persino il mi- to dell’azione diretta con cui Garibaldi aveva sino ad allora cercato di operare: «non vi ha uomo per quanto potente di braccio, […] per quanto amato e seguito da popolo, che possa riuscire in un’impresa quando prima non se la intenda col proprio partito» (La Salvia 1999).

Alla vigilia del 1848

La presenza nella penisola italiana, sin dagli anni della Restaurazione, di forze politico- ideali in qualche modo riconoscibili pubblicamente era più o meno direttamente influen- zata dal punto di vista ideale soprattutto dall’esigenza di sostenere o respingere i princìpi

365 PARTE SECONDA Le istituzioni e la classe dirigente della rivoluzione francese. Decisamente ostili al retaggio delle nuove idee esportate dalle truppe napoleoniche furono i controrivoluzionari che si richiamavano alla dottrina catto- lica e che, dopo il 1815, moltiplicarono in diverse parti della penisola attività e iniziative editoriali e associative – ridotte sia dal punto di vista della partecipazione sia da quello del- la diffusione – con cui s’intendeva non solo appoggiare la restaurazione al trono dei sovra- ni scalzati da Napoleone, ma soprattutto impedire la diffusione dell’ateismo e del raziona- lismo come precipitato culturale della rivoluzione. Nel 1817, dalle ceneri dell’antica Amicizia Cristiana nacque a Torino Amicizia cattolica che raccolse consensi in una parte dell’aristo- crazia e della cultura controrivoluzionaria piemontese. Egualmente ridotto dal punto di vista numerico, ma in decisa crescita dopo la me- tà degli anni Trenta, apparve l’associazionismo politico e intellettuale riguardante la cultura liberale, che in diversa misura guardava invece a un programma di allargamen- to delle libertà. Da questo punto di vista è importante registrare in questi anni la nasci- ta di un fitto reticolo associativo a scopo sociale, economico e culturale che costituì, per i notabili liberali destinati a formare le future classi dirigenti, un prezioso strumento per conoscersi, stringere relazioni, discutere dei problemi della comunità locale e na- zionale. In questi ambiti prepolitici, infatti, si fuoriusciva dalla vecchia logica dei cir- coli ricreativi, puntando a ricavare un utile sociale per l’intera comunità. Erano asso- ciazioni agrarie, casse di risparmio, società per la costruzione di teatri, società storiche, circoli di lettura, in grado di elaborare e diffondere «opinione pubblica», promuovendo spesso un dibattito di tipo assembleare che, come ricorderà Marco Minghetti, costitui- rà una palestra di indubbio valore per chi sarà chiamato di lì a breve a confrontarsi con la politica attiva. Quei ristretti ambiti associativi scopertamente politici erano costretti a mantenere le caratteristiche di elitaria segretezza e (in alcune componenti) di settari- smo, tratti già presenti nel periodo napoleonico e destinati ad accentuarsi negli anni suc- cessivi al Congresso di Vienna, visto che nessun regime restaurato prevedeva alcuna li- bertà d’associazione. Le due grandi componenti del liberalismo, che semplificando si possono definire mo- derata e rivoluzionaria, avevano nel complesso un’aspirazione comune che in estrema sin- tesi mirava a un progetto di indipendenza dall’influenza straniera nella penisola e a quel- lo, connesso, di una più o meno accentuata estensione delle pubbliche libertà e della partecipazione dei cittadini al funzionamento del sistema politico. Comune era anche l’ap- prezzamento per i principali motivi ispiratori della rivoluzione francese del 1789. Sino al- la vigilia del 1848, però, non sempre si sarebbe potuto tracciare un confine netto tra le due anime del liberalismo, visto che non pochi dei liberali che alimentavano il fenomeno del- le crescenti iniziative editoriali e dell’associazionismo economico e culturale erano anche protagonisti dell’attività cospirativa. In Piemonte, tuttavia, il movimento liberale seppe sfruttare l’ambizione espansionistica di Carlo Alberto, trovando un momento di sintesi nella comune avversione all’influenza austriaca in Italia. Il ruolo attivo della monarchia, per quanto inizialmente avversa a concessioni di stampo liberale, favorì l’emersione di una giovane generazione che si allontanò dalle suggestioni del liberalismo settario e del maz- zinianesimo per approdare a una collaborazione con il sovrano. In generale, comunque, un po’ in tutta la penisola, gli anni Quaranta favorirono, nella disarticolata galassia di personalità, giornali, sette, opinioni che definiamo libera- li, processi di distinzione soprattutto sui tempi e sugli strumenti d’azione. La compo- nente più moderata preferiva insistere sulla necessità della formazione di una nuova classe dirigente, della diffusione dei programmi oltre che sull’importanza della persua- sione morale e della crescita di un’opinione pubblica favorevole alla trasformazione po- litica e costituzionale degli Stati italiani. In questo contesto ideale si collocarono le ope- re di , Cesare Balbo, , Massimo d’Azeglio. Questi scritti fornirono le basi politiche e propagandistiche ideali per la definitiva distinzione

366 F. CAMMARANO Partiti e movimenti tra liberalismo moderato e rivoluzionario. Dal punto di vista organizzativo, infatti, i libe- rali più attenti al rispetto della legalità e inclini a guardare all’indipendenza nazionale co- me al prodotto della graduale diffusione di una maggiore libertà sottolineavano la neces- sità di operare per via informale facendo leva sull’influenza intellettuale e su un’attività pubblicistica e giornalistica, politicamente impegnata. La grande eco di tali lavori presso l’opinione pubblica fu determinante per dare impulso a una nuova prospettiva di unifi- cazione nazionale che, ripudiando il metodo insurrezionale, si orientava verso l’ipotesi fe- deralista e, indipendentemente da chi avrebbe presieduto la federazione italiana, verso un politicamente proficuo incontro tra cultura cattolica e cultura liberale. Se tale illusione, e in particolare il progetto del neoguelfismo giobertiano, era destinata a tramontare in se- guito alla fuga di Pio IX a Gaeta, non altrettanto avvenne per la visione di una nazione da costruire attraverso un paziente intreccio di risorse istituzionali. La componente rivoluzionaria, erede diretta della tradizione giacobina, poneva inve- ce l’accento sulla necessità di un’azione concreta e più diretta, in grado, anche con inizia- tive extralegali e violente, di liberare la penisola da influenze straniere e mettere fine ai regimi assolutisti. L’organizzazione più rilevante in questo ambito, incontrastata sino agli anni Trenta, fu la carboneria, la cui ispirazione patriottica e liberale si era forgiata sull’ostilità al regi- me di occupazione napoleonico. Diffusa anche in altri paesi europei e fortemente influen- zata dalla massoneria, la carboneria, le cui origini rimangono incerte, operava come so- cietà segreta con l’obiettivo di abbattere l’assolutismo e favorire l’indipendenza nazionale in una cornice istituzionale repubblicana, anche se su questo punto le posizioni non era- no del tutto omogenee. La struttura organizzativa era basata su singole e autonome asso- ciazioni con programmi locali, inquadrate su nove livelli gerarchici che culminavano nel- l’Alta e Potentissima Assemblea. Provvista di un complesso rituale d’iniziazione, che prevedeva tra l’altro un giuramento e la condanna a morte per i traditori, la carboneria, che vide passare tra le sue file, in modo più o meno fugace, numerosi protagonisti del Ri- sorgimento, non riuscì a liberarsi del carattere esoterico tipico della setta segreta. Lin- guaggio e complessi rituali unitamente a un programma conosciuto solo dai vertici ne im- pedirono la diffusione e la resero più debole di fronte ai primi insuccessi operativi. Fu tuttavia la Giovine Italia a occupare quasi completamente lo spazio politico della corrente del liberalismo rivoluzionario. Giuseppe Mazzini ne fece uno strumento per giun- gere all’unificazione nazionale attraverso un nuovo modo di concepire il ruolo del popo- lo e dell’organizzazione politica. Non volle comunque rompere i legami con le altre real- tà cospirative, in particolare con Filippo Buonarroti che in quegli anni aveva dato vita ai Veri italiani, una setta venata fortemente di ideali socialistici. La Giovine Italia viene con- siderata la prima formazione politica moderna perché, pur mantenendo le caratteristiche di un’associazione clandestina, si era dotata di un programma pubblico, e perché si per- cepiva come strumento di educazione politica e morale. Mazzini dichiarò esplicitamente nella Istruzione generale per gli affratellati nella Giovine Italia che mezzi e scopo dell’as- sociazione dovevano essere l’educazione e l’insurrezione. Inoltre l’Associazione, che po- teva contare su un proprio periodico e sulla saltuaria pubblicazione di opuscoli e giorna- li, si auto-finanziava mediante la riscossione delle quote degli aderenti. Il numero degli affiliati crebbe rapidamente anche grazie al proselitismo pubblico favorito dalla presenza di un programma noto a tutti e di una buona rete di collegamenti interni garantita dai co- siddetti «viaggiatori». Il loro ruolo era quello di facilitare l’omogeneizzazione politica e la forma unitaria dell’azione cospirativa delle «congreghe» provinciali (nominate da quella centrale) sparse per tutta la penisola e che nel 1833 raccoglievano circa 12.000 affiliati (al- cune fonti ritengono 50.000). Per Mazzini, tutti i popoli erano chiamati a dedicare le proprie energie alla libera- zione dall’oppressione dello straniero e dei tiranni e non a caso nel 1834 egli fondò la

367 PARTE SECONDA Le istituzioni e la classe dirigente

Giovine Europa, definita un «patto di alleanza tra i popoli d’Europa». L’attenzione ver- so il sociale, come momento decisivo di educazione alla politica consapevole, invece si declinò, dal punto di vista organizzativo, nella creazione a Londra, dove viveva in esi- lio, nel 1841, di una branca della Giovane Italia: l’Unione degli operai italiani dotata di un proprio periodico, «L’Apostolato Popolare». La Giovine Italia raccolse maggiori adesioni nello Stato pontificio, nel Regno delle Due Sicilie e nel Regno di Sardegna, Stati in cui la carboneria fu protagonista – rispetti- vamente nel 1817, 1820 e 1821 – di moti falliti che causarono la crisi dell’organizzazione. Mazzini, un affiliato testimone di quella crisi, proprio nei limiti organizzativi e del pro- gramma carbonaro seppe cogliere l’occasione per rompere con il settarismo e rilanciare nel 1831, con la Giovine Italia, il progetto di lotta ai regimi assoluti e di unificazione na- zionale. Vicini alle posizioni della carboneria ma favorevoli a un sistema di monarchia co- stituzionale furono i «federati», cioè coloro che aderirono alla Federazione Italiana, sorta su spinta della sede centrale parigina della carboneria, con l’intento di cercare consensi tra i patrioti più moderati del Piemonte e della Lombardia. La Giovine Italia, con la sua capacità d’influenza su migliaia di giovani di ogni ceto sociale (a esclusione del mondo contadino), e nonostante i numerosi insuccessi militari, i fallimenti delle azioni cospirative e le parziali eclissi operative, impresse nelle generazio- ni che si apprestavano a vivere l’ondata rivoluzionaria del 1848 un nuovo modo di conce- pire e organizzare la lotta politica come impegno etico totalizzante, strumento militante di trasformazione della sfera pubblica: si trattava, per Mazzini, di un «piccolo» Stato de- stinato a entrare a far parte dello Stato vero e proprio e a trasformarlo.

Alla vigilia dell’unificazione (1848-60)

Il profondo rivolgimento politico causato dai moti del 1848 ebbe, tra le tante conse- guenze, quella di mettere in moto un’intensificazione dell’attività politica anche dal pun- to di vista organizzativo. Le costituzioni concesse sotto l’incalzare degli eventi, indipen- dentemente dalla loro più o meno effimera durata, garantivano ai cittadini, quantomeno implicitamente, il diritto di associarsi politicamente facendo così emergere il fenomeno sommerso dell’intensa attività politica degli anni che precedettero il biennio rivoluzio- nario. Infatti, a partire dal 1846, quando l’elezione del nuovo pontefice Pio IX sembrò confermare le aspettative del progetto nazionale neoguelfo, si formarono nuovi centri di dibattito politico-intellettuale e si accrebbero le spinte per accordi tra gli Stati della penisola. In realtà, il fallimento delle numerose speranze e delle diverse ipotesi corri- spondenti ad altrettante fasi del periodo 1846-49 (il neoguelfismo, il cauto riformismo, l’insurrezionalismo, l’ambigua guerra di Carlo Alberto giocata sia sul versante annes- sionistico sia su quello federativo, la fase democratica degli esperimenti «repubblicani» a Roma e Venezia) sembrò dimostrare con i fatti la debolezza sia della prospettiva neo- guelfa sia di quella mazziniana, ispiratrice del breve esperimento della Repubblica ro- mana. Gli eventi del 1848-49, al di là della capacità di recupero dell’esercito asburgico, avevano messo in luce il crescente divario all’interno della galassia liberale tra la com- ponente moderata e quella democratica. L’obiettivo comune dell’indipendenza non ave- va eliminato le apprensioni dei gruppi dirigenti moderati nei confronti dei possibili ec- cessi democratici dei processi costituenti. Tra le macerie della rivoluzione era tuttavia rimasto ancora integro lo Statuto alber- tino con tutto ciò che comportava in termini di speranza di ripresa delle aspirazioni risor- gimentali e di rafforzamento delle libertà politiche. Di fatto, dalla sconfitta del 1848-49 emerse una sorta di nuovo e ibrido progetto politico incentrato sul recupero della cultu- ra moderata attraverso una nuova leva operativa, il governo costituzionale del Regno di

368 F. CAMMARANO Partiti e movimenti

Sardegna che, sotto la guida di Cavour, acquisì un profilo parlamentare trasformandosi in una vera e propria centrale organizzativa del progetto annessionistico-unitario della monarchia sabauda. Fu proprio per integrarsi nel mosaico di forze che in tutta la penisola guardavano al Piemonte come motore di una possibile unificazione che Mazzini, la cui azione con- tinuava a essere, anche in Piemonte, fuori legge, sciolse la Giovine Italia per dar vita al- l’Associazione nazionale italiana, nella convinzione che il problema della guerra per l’in- dipendenza fosse prioritario rispetto a quello della democrazia, sebbene nei suoi appelli venne sempre ribadita la necessità che la rivoluzione fosse anche sociale. Con l’Asso- ciazione nazionale Mazzini intendeva far nascere un movimento politico non clandesti- no che, interagendo con le forze moderate, potesse influenzare direttamente gli auspi- cati processi di unificazione in corso, indirizzandoli verso una successiva fase costituente. Contemporaneamente diede vita a un Comitato centrale democratico europeo (1850) per collegare i diversi esponenti delle cause nazionali del Centro-Europa e dei Balcani. L’Associazione nazionale si fece promotrice della raccolta di fondi per la liberazione del paese, mostrandosi particolarmente attiva in Liguria, in Piemonte e in Lombardia, do- ve vi furono, tra il luglio 1851 e la fine del 1852, circa un centinaio di arresti che si con- clusero con l’impiccagione a Belfiore, alle porte di Mantova, di dieci patrioti. Il falli- mento di un moto scoppiato a Milano nel febbraio 1853, sulla cui opportunità si erano divisi gli stessi mazziniani, inferse un duro colpo al progetto di Mazzini che sperava an- cora di mettere l’insurrezione popolare al centro dell’iniziativa politica unitaria. Dopo quel fallimento egli fondò il Partito d’azione, con cui intendeva dare un profilo più mi- litante e operativo alla sua attività cospirativa. Nel 1857, organizzò a Genova un tenta- tivo di impadronirsi di armi che fallì come peraltro la concomitante spedizione di Car- lo Pisacane a Sapri, promossa peraltro con l’intento di affrontare il problema dell’indipendenza sulla base delle contraddizioni poste dalla questione sociale e dal con- flitto di classe ignorato da Mazzini. Le continue sconfitte delle iniziative mazziniane spinsero molti esponenti dell’intel- lighenzia democratica (tra cui, decisivo, Bertani) a pensare a una alternativa operativa o ad avvicinarsi al pragmatismo del progetto piemontese, rinunciando alla tradizionale pre- giudiziale antimonarchica. In particolare Daniele Manin, protagonista della resistenza della Repubblica veneziana nel 1849, si allontanò definitivamente da Mazzini, fondando nel 1857 la Società nazionale a cui, tra gli altri, aderì anche Giuseppe Garibaldi. La nuo- va organizzazione si poneva l’obiettivo di recuperare al progetto unitario l’intera galassia dei democratici, disillusi circa la credibilità della sterile strategia mazziniana. Dopo la morte di Manin, la Società fu rivitalizzata dall’avvocato siciliano, esule in Piemonte, Giu- seppe La Farina che la utilizzò per coordinare e incanalare le nuove forme di organizza- zione sorte a livello locale tra il 1859 e il 1860, favorendo la strategia cavouriana per il ra- dicamento dell’egemonia sabauda. La forza di penetrazione della Società nazionale che, non dimentichiamo, agiva alla luce del sole nel Regno di Sardegna e clandestinamente al- trove, consisteva nel mettere in secondo piano il problema della forma politica statale a cui venivano sempre anteposte l’indipendenza e l’unificazione italiana. In virtù di queste premesse la Società seppe conquistare la fiducia di una cospicua componente del movimento democratico più moderato che, nel giro di pochi anni, grazie anche ai successi delle campagne del 1859-60, si trovò a orbitare stabilmente attorno alla prospettiva monarchica. Si trattò di una sfida che mirava a estendere le basi del movimen- to unitario e che, raccolta dai democratici, si presentò come primo grande momento di sintesi del movimento liberale in cui venivano riconosciuti ruolo e importanza delle com- ponenti popolari nel perseguire il processo di unificazione nazionale. La Società, che ave- va come proprio organo di stampa il settimanale «Il Piccolo Corriere d’Italia», era orga- nizzata in un comitato centrale e in comitati provinciali e municipali (se ne contavano 94

369 PARTE SECONDA Le istituzioni e la classe dirigente alla fine del 1859), per aderire ai quali era sufficiente fare domanda scritta e accettarne il programma che nel 1860 era ormai sintetizzato dalle parole indipendenza, unificazione e casa Savoia. Più in generale, comunque, dal punto di vista delle organizzazioni politiche, il pe- riodo che va dal 1859 al 1861 mise in mostra significativi fermenti associativi in stretta relazione con la tumultuosa e rapida evoluzione della «questione italiana». Ovunque nel- la penisola, di fronte al collasso degli antichi regimi, si moltiplicavano, spesso a partire da esigenze operative, forme di aggregazione politica, riflesso degli avvenimenti in cor- so e dell’intenso dibattito sui caratteri, i tempi e i modi dell’unificazione. Il fenomeno appariva decisamente vivace nelle regioni centro-settentrionali e in particolare a Mila- no, Bologna, Livorno e nelle Marche, contribuendo a ridisegnare la nuova dislocazio- ne delle forze liberali. Al progetto cavouriano sostenuto dalla Società nazionale si af- fiancò per un breve periodo quello di alcuni settori democratici in polemica con le cautele del costituzionalismo parlamentare che, sostenuti informalmente dagli ambienti pie- montesi ostili a Cavour, a partire dallo stesso sovrano, convinsero Garibaldi ad abban- donare la presidenza onoraria della Società nazionale per assumere quella della Nazio- ne armata, evoluzione di un’altra associazione, i Liberi comizi con cui , verso la fine del 1859, aveva voluto sfidare Cavour anche sul piano organizzativo. La Nazione armata aveva per obiettivo l’unificazione sotto l’egida dei Savoia, ma il suo ca- rattere ambiguo, monarchico e popolare allo stesso tempo, incontrò le ostilità degli am- bienti liberali delle regioni centrali e di quelli dell’influente diplomazia britannica, de- terminandone una rapida fine. Nel complesso Cavour, attraverso l’azione aggregante della Società nazionale, tendeva a ridurre l’autonomia dell’azione di Garibaldi, pur fa- vorendolo negli obiettivi, come in occasione della campagna per «il milione di fucili», avviata dal condottiero nizzardo e sostenuta da un fondo controllato di fatto da La Fa- rina. Per sfuggire al controllo governativo, Bertani diede vita a una Cassa centrale di soccorso a Garibaldi e ai Comitati di soccorso che, pur nell’unità degli scopi pratici, in- tendevano porre le basi per dare – come ebbe a dire Bertani – «forza e partito» al pro- gramma e al prestigio militare di Garibaldi. Su queste basi presero forma, in molte lo- calità, i Comitati di provvedimento, strumenti attraverso cui, raggiunta l’unificazione, il generale intendeva proseguire l’azione politico-militare per conquistare all’Italia Ro- ma e Venezia.

I partiti parlamentari in Piemonte (1848-59)

La Camera dei deputati del Regno di Sardegna (eletta per la prima volta nell’aprile del 1848) rappresentò un’importante palestra istituzionale per l’organizzazione parlamenta- re di alcune grandi correnti politiche. Da quel momento, sull’esempio della tradizione francese, cominciarono a essere utilizzati i termini di destra e sinistra relativamente alla collocazione dei seggi rispetto al presidente della Camera. Nei banchi dell’estrema de- stra sedeva, guidato dal conte Clemente Solaro della Margarita, il gruppo dell’antilibe- ralismo legittimista, sostenitore di una politica filo-austriaca e sensibile alle richieste del cattolicesimo più tradizionalista. Esisteva poi il centro-destra, a cui aderì Cavour appe- na eletto nel 1849. Tale gruppo di deputati, spesso assecondati da quelli della destra cle- ricale, costituiva il principale nucleo di sostegno al governo. A queste formazioni si con- trapponevano una sinistra moderata, che faceva capo a Rattazzi, favorevole all’annessione della Lombardia e fautore nel 1849 dello sfortunato tentativo di riprendere la guerra con- tro l’Austria, e una sinistra democratica che, guidata da Lorenzo Valerio, Antonio Mor- dini, Agostino Depretis e Angelo Brofferio, aveva rinunciato alla pregiudiziale repub- blicana accettando l’ambito parlamentare per battersi a favore di una trasformazione in

370 F. CAMMARANO Partiti e movimenti senso progressista del sistema. Tali gruppi si identificavano con le personalità politiche che li guidavano e avevano nei loro organi di stampa il principale strumento di riferi- mento organizzativo e di comunicazione pubblica, secondo una modalità che si appre- stava a diventare una tradizione della vita politica ottocentesca. Nel corso dei primi an- ni di vita parlamentare, infatti, le redazioni dei più importanti giornali surrogavano spesso la mancata formalizzazione di gruppi e correnti parlamentari, ricoprendo un ruolo di in- dirizzo e di proposta che ebbe un rilievo notevole nel dibattito politico. « Il Risorgimen- to» era l’organo del gruppo moderato cavouriano, spesso in polemica con «La Concor- dia» prima, «L’Opinione» e «Il Diritto» poi, espressioni del centro-sinistra; agli estremi si registrava la battagliera presenza dell’organo dei cattolici «L’Armonia» e dell’intransi- gente alfiere della sinistra radicale «Il Progresso». La dislocazione politica e topografica dei partiti parlamentari piemontesi venne scon- volta già nel 1850 dalla presa di posizione di Cavour a favore della libertà di stampa e del- le leggi Siccardi, con cui, avviando la laicizzazione del Regno, di fatto confermava in am- bito istituzionale la prospettiva modernizzatrice che aveva già caratterizzato la sua azione in campo economico. Da allora Cavour avviò il distacco del suo gruppo dalla destra cle- ricale avvicinandosi al centro-sinistra di Rattazzi, operazione che culminò nel 1852 con il cosiddetto «connubio», cioè l’esplicita enunciazione di un’alleanza parlamentare destina- ta a fornire la base della maggioranza dei suoi futuri governi e a ridurre la forza dell’ala democratica del Parlamento. Tale maggioranza permise il consolidamento in senso libe- rale e costituzionale del sistema restringendo il raggio d’azione della destra e limitando le tentazioni antiparlamentari di Vittorio Emanuele II.

Dopo l’unificazione

All’indomani dell’unificazione del paese, il Parlamento subalpino divenne nazionale man- tenendo, a livello politico, l’identificazione con la variegata galassia del liberalismo italia- no. La sua composizione riproduceva, a grandi linee, la divisione politica che aveva ac- compagnato le vicende risorgimentali: da un lato la componente moderata e governativa che si riconosceva nella politica cavouriana, dall’altro, all’opposizione, la componente de- mocratica che, pur avendo abbandonato le pregiudiziali repubblicane e antisistemiche, af- fondava le proprie radici politiche nell’azionismo garibaldino e nella cultura mazziniana. Due realtà che, negli anni successivi, sotto l’etichetta di Destra e Sinistra, finirono per at- tirare a sé raggruppamenti di parlamentari piuttosto eterogenei, spesso aggregati sulla ba- se di appartenenze regionali o dell’influenza di singole personalità politiche. Per limitar- ci ad alcuni esempi, la Destra «toscana», la Sinistra «meridionale» e la Consorteria «emiliana» erano espressione di un multiforme universo liberale che non si fondava né sull’organiz- zazione, né tantomeno sul partito extraparlamentare, per strutturare la sfera di una «po- litica» che si esauriva nell’incessante attività di dibattito e mediazione parlamentare a so- stegno o meno del governo e degli interessi regionali. Anche la classe dirigente italiana, sulla scorta del pensiero liberale europeo, giudica- va estremamente pericolosa qualsiasi ipotesi di partito organizzato al di fuori del Parla- mento. Per il moderato Bonghi «i partiti politici sono essenzialmente partiti che dividono la classe che governa» (Bonghi 1933, p. 19). Nonostante l’assenza di appartenenze politi- che rigide e l’avvio di un processo di omogeneizzazione della classe politica, all’indomani dell’Unità i parlamentari di Destra e di Sinistra continuarono a rappresentare, sull’onda delle divisioni emerse nel processo di unificazione nazionale, due raggruppamenti effetti- vamente contrapposti e alternativi. La percezione di un’identità e di una appartenenza po- litica forgiata sul terreno del conflitto risorgimentale, e come tale non facilmente riassor- bibile, restò viva nei parlamentari quantomeno sino alla fine degli anni Settanta.

371 PARTE SECONDA Le istituzioni e la classe dirigente

La Destra storica rappresentava indubbiamente l’espressione più matura e consape- vole della classe dirigente. Essa era composta, per lo più, da ristrette élites dell’Italia cen- tro-settentrionale, i cui legami erano stati ulteriormente rafforzati dalla convinta adesio- ne al progetto dinastico dei Savoia e dalla fedeltà alla vicenda risorgimentale cavouriana. Una prospettiva che, per cultura e contingenza storica, rifiutava di considerare nel pro- prio programma qualsiasi tematica riconducibile alle questioni della democrazia e dell’in- serimento delle masse nello Stato: «Il più delle volte sono gruppi di uomini che gli studi, le consuetudini, e spesso anche le cospirazioni e gli esigli accostarono tra loro assai prima che fossero riuniti nella stessa aula parlamentare» (A. Guerrieri Gonzaga, cit. in Salve- strini 1965, p. 80). L’eterogeneità in termini di cultura, tradizioni e interessi di queste élite non era ri- dimensionata dalla convinta adesione a un progetto politico unitario e dall’aristocratica convinzione delle finalità «etiche» del «fare gli italiani». Secondo il senatore lombardo Ste- fano Jacini «la Destra storica era stata un aggregato di uomini, per temperamento, per an- tecedenti e per convinzioni, disparatissimi, messi insieme dalle esigenze di un elevato e patriottico opportunismo, negli anni della lotta per l’esistenza nazionale; concordi solo ri- guardo al modo con cui siffatta lotta si doveva combattere» (Jacini 1889, p. 225). Complici le difficoltà dell’azione di governo, le divisioni interne al gruppo della De- stra emersero in maniera piuttosto evidente negli anni successivi all’unificazione. Emble- matica, a questo proposito, la frattura tra la componente piemontese e quella tosco-emi- liana (definita dagli avversari «consorteria»), che si delegittimavano reciprocamente con l’accusa di ambizioni egemoniche nella gestione dell’amministrazione pubblica. La stes- sa «consorteria», peraltro, era composta da due correnti, che si confrontavano sulla que- stione dell’impianto amministrativo del paese, e che riflettevano le due anime del mode- ratismo: al progetto dell’emiliano Minghetti, favorevole al decentramento, si contrappose l’azione del toscano Bettino Ricasoli, successore di Cavour, volta a ribadire la necessità dell’accentramento. Queste divisioni, tuttavia, non mettevano in discussione i rapporti di forza parla- mentari alla Camera. Non deve sorprendere, quindi, che nel momento stesso in cui si assisteva a una proliferazione dei raggruppamenti politici – tanto che «con pochissimo sforzo potremmo trovare almeno una dozzina di Destre e una mezza dozzina di Sini- stre, senza contare i Centri [...]» («La Nazione», 8 novembre 1872, cit. in Cammarano 1999, p. 30) – si avviasse quel processo di allentamento delle frontiere ideologiche tra i due schieramenti tradizionali in conseguenza del quale «gli uomini più eminenti di De- stra e di Sinistra, della maggioranza e dell’opposizione si trovano ora in condizioni tali che davvero sarebbe poco agevole il definire il confine che separa gli uni dagli altri in fatto di princìpi» («L’Opinione», 9 dicembre 1871, ibid.). Francesco De Sanctis era convinto che questa confusione per cui «non sappiamo più cosa è Destra e cosa è Sinistra, e cosa vogliamo e dove andiamo» dipendesse dalla man- canza di «fibra» e di «coltura in tutti gli strati, o almeno negli strati più elevati»; ciò che mancava era «una classe politica che [avesse] fede in certe idee, e le soste[nesse] virilmen- te e se ne fac[esse] propagatrice» (De Sanctis 1998, pp. 57-58). Anche la Sinistra non bril- lava per coesione interna. L’impressione era che «se l’opposizione fosse stata compatta, l’indomani della pubblicazione della legge delle guarentigie, avrebbe potuto aspirare al governo, ma essendo essa divisa quanto, se non più, della maggioranza, questa poté du- rare al potere qualche anno ancora» (Zanichelli 1898, p. 86). Per gli uomini provenienti dalle varie tradizioni del liberalismo democratico e re- pubblicano, una volta acquisita – dopo la sconfitta di Mentana – la consapevolezza del- l’impossibilità di azione sul terreno militare e del confinamento al ruolo di minoranza parlamentare, si profilò un «rompete le righe» rispetto alle culture politiche di provenien- za. La Sinistra, divisa al proprio interno, si orientò verso un lungo periodo di opposizione

372 F. CAMMARANO Partiti e movimenti al governo degli eredi di Cavour. Le sue componenti principali erano costituite dalla Si- nistra del Parlamento subalpino, capeggiata da Depretis, e dai democratici di derivazio- ne mazziniana e garibaldina, le cui personalità più autorevoli erano , Giovanni Nicotera, e Agostino Bertani. A queste due anime si colle- gò una parte consistente della deputazione meridionale, benché tale adesione fosse de- terminata più da un’avversione alla politica della Destra che non da una reale contigui- tà ideologica. La generica prospettiva di un liberalismo progressista non poteva essere sufficiente per definire la fisionomia politica di una Sinistra che, fino alla prima metà de- gli anni Sessanta, rimase in gran parte legata al mito della partecipazione popolare al completamento dell’unificazione territoriale del paese. Una nuova fase, per l’opposizione, si aprì invece dopo il 1867, all’indomani del falli- mento del progetto garibaldino di occupare Roma. «Finito il garibaldinismo – scrisse Ber- tani a Crispi – ognuno deve agire secondo le proprie convinzioni» (Crispi 1912, p. 330). E le convinzioni erano davvero molteplici se si considera che nell’ottobre 1867, a contrap- porsi al governo della Destra, presieduto da Menabrea, vi era una composita opposizio- ne parlamentare in cui si distinguevano il Centro-Sinistra di Rattazzi, il Terzo partito di Mordini, Nino Bixio e Depretis, la Sinistra di Crispi e la Permanente, un raggruppamen- to di parlamentari piemontesi guidato da Gustavo Ponza di San Martino. Se nei cinque anni successivi all’Unità le generiche esigenze di rinnovamento e di apertura verso le istan- ze popolari si erano tradotte nell’opposizione al progetto di accentramento amministrati- vo e alla forte pressione fiscale, una volta esaurita la fase propulsiva delle vicende risorgi- mentali esse furono progressivamente invocate da numerosi settori della società esclusi o insoddisfatti della politica della Destra. Alcuni settori della Sinistra, consapevoli della propria subalternità all’interno del si- stema politico, nel tentativo di modificare gli equilibri politici, optarono per un cauto ri- formismo amministrativo e tributario che, pur sacrificando qualsiasi ambizione in termi- ni di progettualità politica, si riteneva potesse scardinare l’egemonia parlamentare della Destra. Questo era l’obiettivo della Sinistra meridionale che, nel 1867, iniziò a raccoglier- si in Parlamento attorno a De Sanctis, mentre, con l’ingresso italiano a Roma, Rattazzi e lo stesso De Sanctis divennero gli ispiratori di una Sinistra «giovane» che prendeva le di- stanze da quella «storica» proprio per l’abbandono della pregiudiziale delle grandi rifor- me politiche. Questo tipo di opposizione trovava il proprio bacino di provenienza principale nel Mezzogiorno, riuscendo a coinvolgere ampie fasce dei ceti medi e della borghesia agra- ria che scorsero nella Sinistra non tanto lo strumento che avrebbe permesso una demo- cratizzazione del sistema politico, quanto piuttosto un utile canale attraverso cui ride- finire i rapporti di forza tra le varie componenti regionali presenti in Parlamento. Nel breve periodo l’obiettivo era quello allentare i drastici vincoli di bilancio imposti dalla Destra, ritenuti ingiustamente punitivi da gran parte della realtà meridionale. Così a fronte di un’Italia centro-settentrionale in cui l’originaria matrice azionista della Sini- stra stava progressivamente traducendosi in una concezione di liberalismo più avanza- to e aperto alle istanze di cauto progresso sociale, nel Mezzogiorno la fisionomia della Sinistra appariva decisamente più complessa. Divisa tra il risentimento conservatore del notabilato escluso dal potere e il volontarismo dei garibaldini, la Sinistra meridio- nale tradusse in maniera emblematica la rinuncia dell’opposizione costituzionale a in- dividuare una propria identità politica anche al di fuori del negoziato parlamentare e sulla base di un programma alternativo a quello della Destra. «Signori – disse nel 1874 De Sanctis alla Camera – che un’opposizione principalmente politica metta ogni volta il sì ed il no, sia pure; ma io credo che in questione di riforme e di finanze non si possa e non si debba stare sempre in sul no, unicamente perché le proposte vengono da av- versari politici» (De Sanctis 1970, p. 43).

373 PARTE SECONDA Le istituzioni e la classe dirigente

Destra e Sinistra di fronte al problema dell’organizzazione

Dal punto di vista sociale sia Destra che Sinistra rappresentavano gli interessi della bor- ghesia nazionale. La Sinistra disponeva di vasto sostegno tra la piccola e media borghesia, oltre che tra la borghesia agraria del Sud, mentre la Destra – che era caratterizzata da una forte omogeneità sociale e culturale tra rappresentanti e rappresentati – trovava i propri consensi in ampi settori di borghesia agraria del Centro-Nord. Una identificazione tra élite politica e detentori del potere nella società civile che traduceva una concezione aristo- cratica della politica come «arte di governo», riservata a chi aveva i mezzi per esercitarla: La classe politica – disse Ruggiero Bonghi – è bene che non sia campata in aria; voglio dire, è bene che abbia per ogni modo radice ed eserciti azione nel paese. Chi si vuole occupare di politica, non ne deve campare. L’uomo politico deve essere un signore, che è sempre il migliore mestiere, o un professore o un avvocato, o un medico, o un commerciante, o uno scienziato, o un uomo di lettere; e quella classe politica è migliore, che più si trova fornita da ciascuna di queste posizioni sociali in quelle proporzioni d’influenza che ciascheduna ha nel paese. [...] Il pericolo maggiore, che sia possibile correre, è in ciò: che dalla vita politica s’allontanino con nausea tutti quelli che hanno e che sanno (cit. in Salvestrini 1965, p. 75).

Sotto il profilo elettorale, la ristrettezza del suffragio favoriva il contatto diretto tra can- didato ed elettori, alimentando un contesto notabilare in cui potevano emergere esclusi- vamente personalità in grado di far valere la propria autorità sociale nei ristretti ambiti dei collegi uninominali, rendendo superflua la dimensione organizzativa e in gran parte anche quella politico-ideologica. Una svolta maturò all’indomani della «rivoluzione par- lamentare» del 1876, quando la caduta del governo Minghetti e l’avvio del primo gover- no guidato dalla Sinistra determinarono – soprattutto a destra – un’intensificazione delle spinte organizzative, anche in vista dell’attesa riforma elettorale che però si realizzerà so- lo nel 1882. Dopo un iniziale disorientamento, la Destra avviò la creazione di una rete or- ganizzativa che, accanto al raggruppamento parlamentare guidato da Quintino Sella, pre- vedeva la diffusione di associazioni costituzionali a livello locale. Nella primavera del 1876 fu così fondata l’Associazione costituzionale centrale, con sede a Roma, che avrebbe do- vuto incentivare la nascita e coordinare l’attività delle associazioni periferiche, sulla fal- sariga dei modelli preesistenti come l’Associazione costituzionale di Milano e l’Associa- zione unitaria meridionale di Napoli. L’esito di questa operazione fu coronato da un certo successo e in diverse città videro la luce associazioni costituzionali. La loro struttura organizzativa e statutaria era piuttosto elementare: a grandi linee ogni associazione era formata da soci la cui iscrizione, mediante versamento di una quota, era subordinata alla condizione che avessero titoli per essere elettori. L’assemblea dei soci avrebbe poi provveduto a eleggere sia il presidente sia il consiglio direttivo e, ogni anno, era incaricata di approvare il bilancio dell’associazione presentato da revisori appositamen- te nominati. In prossimità di una scadenza elettorale, solitamente, il consiglio direttivo po- teva cooptare soci per formare un comitato elettorale, cui era affidata non soltanto la ge- stione della propaganda pubblica (svolta quasi integralmente a mezzo stampa), ma anche la definizione della lista dei candidati nel collegio locale e quella degli elettori «favorevoli». Tali liste venivano poi ratificate dall’assemblea che, anche in una realtà particolarmente fa- vorevole come quella di Reggio Emilia, non superava i 70-100 partecipanti. A partire dal 1876 anche la Sinistra avviò una più intensa attività extraparlamentare, organizzata su Associazioni progressiste, anch’esse coordinate da una struttura centrale. Sia le «Progressiste» che le «Costituzionali» assumevano in realtà i connotati del comitato elettorale, attivandosi soprattutto in prossimità delle elezioni. La principale struttura propagandistico-organizzativa, tanto per la Destra quanto per la Sinistra, rimaneva indubbiamente l’organo di stampa. Nel 1873 in Italia risultavano

374 F. CAMMARANO Partiti e movimenti presenti 387 periodici politici (di cui 273 nell’Italia centro-settentrionale, Sardegna com- presa) e 132 quotidiani (105 al Centro-Nord). La loro funzione superava di gran lunga la stretta dimensione comunicativa: era attorno ai giornali, infatti, che le forze politiche pren- devano forma, che si stipulavano nuove alleanze o si consumavano rotture tra eminenti personalità dell’universo liberale: «Tu sai – scriveva un deputato della Sinistra a Giusep- pe Zanardelli nel 1876 – quale importanza abbia sull’andamento del partito l’avere un or- gano stimato e autorevole e non ignori le premure che il Depretis ed altri amici si sono date per ampliare e migliorare la redazione del ‘Diritto’» (cit. in Ullrich 1980, p. 411). Il giornale rappresentava uno strumento di condizionamento dell’opinione pubblica indispensabile, soprattutto in un contesto di sostanziale fragilità organizzativa: La stampa venduta – scrisse il costituzionalista Vincenzo Arangio-Ruiz – è stata, in maggio- ri o minori proporzioni, una piaga costante, iniziata, dopo alcuni anni dalla costituzione del regno d’Italia [...]. La condizione non florida della stampa periodica in Italia [...] contribui- sce ad allargare la piaga, ed a confonderne il significato di ‘giornale ufficioso’ con quello di ‘giornale pagato’. Anche in ciò la sinistra ha volte in peggio e rese poi deplorevoli certe tro- vate, che già la Destra inaugurava. Con questa, l’ufficiosità era collettiva del ministero; con la sinistra era diventata singolare: c’erano, difatti, l’organo del Depretis e l’organo del Nico- tera [...]. La vera precipua ragione di tale mercimonio è la mancanza della organizzazione dei partiti nella società, il difetto di forze sociali, legate pel trionfo di un’idea, a cui si consa- crino danari, e per cui si fondino giornali. Questi, o sorgono per speculazioni private, o più raramente, hanno il compito di rappresentare le idee di un uomo politico notevole. Nell’un caso o nell’altro, il sussidio governativo è una conseguenza logica, inevitabile. Gli organi per guidare la pubblica opinione sono indispensabili ai ministri (Arangio-Ruiz 1985, p. 303) La non formalizzazione di una struttura politica nazionale da parte degli ambienti mode- rati e progressisti non era tuttavia imputabile alla mancata comprensione da parte delle classi dirigenti dell’utilità del partito organizzato, quanto piuttosto alla convinzione che la natura di «macchina» di queste organizzazioni avrebbe prodotto un deterioramento del- le istituzioni liberali. Per Bonghi era «felice lo Stato libero in cui i partiti non si organiz- zano, e possono, senza pericolo di essere sopraffatti, cansare di organizzarsi ad associazio- ni, infelice e dimentico di sé quello che lascia organizzare nel suo seno associazioni intese a dirittura a distruggerlo!» (Bonghi 1933, p. 144). La consapevolezza di avere attuato il massimo sforzo riformista conciliabile con gli interessi della borghesia, senza tuttavia essere riusciti ad avvicinare le masse al progetto liberale, contribuì a mettere in moto uno spontaneo processo di convergenza «fra i parti- ti che si professano devoti alla monarchia liberale [...] poiché le condizioni del paese in cui si agitano e minacciano le fazioni estra legali consiglia la riunione e la compattezza» («L’Ita- lia Centrale», 20 ottobre 1882, cit. in Cammarano 1999, p. 166). Proprio muovendo da queste premesse avrebbe preso forma, a partire dalle prime elezioni a suffragio allargato del 1882, la prospettiva del trasformismo.

Gli esclusi dalla legittimazione costituzionale

All’esterno delle aule parlamentari, il principale ispiratore della politica della Sinistra italiana nel periodo immediatamente successivo all’unificazione fu Mazzini. Rientrato sul finire del 1860 dall’esilio londinese, fu promotore di un’intensa attività organizzati- va e propagandistica volta a politicizzare l’associazionismo operaio e a illustrare alle clas- si popolari un percorso di emancipazione economica e morale. Grazie alle tolleranti di- sposizioni statutarie, nel corso degli anni Cinquanta dell’Ottocento le società operaie avevano avuto una notevole diffusione nel Regno di Sardegna. Composte prevalente- mente da artigiani e operai, ma dirette nella maggior parte dei casi da esponenti della

375 PARTE SECONDA Le istituzioni e la classe dirigente borghesia, queste società – che rappresentarono le prime esperienze organizzate di inter- vento politico delle classi subalterne – si dedicavano essenzialmente all’attività di mutuo soccorso ripudiando qualsiasi prospettiva di lotta di classe. Con l’unificazione queste società conobbero un ulteriore impulso. In occasione del- l’VIII congresso delle società operaie, tenutosi a Milano nell’ottobre 1860, i delegati delle nuove associazioni d’ispirazione democratica si fecero portavoce di temi, quali l’introduzio- ne del suffragio universale, che esulavano dai tradizionali problemi della beneficenza e del mutuo soccorso tra soci. L’anno successivo, in occasione del congresso di Firenze, emerse una netta frattura tra lo schieramento democratico-mazziniano e quello moderato, preva- lentemente piemontese, sulla questione della legittimità dell’impegno politico per le socie- tà operaie. L’abbandono del congresso da parte della componente moderata, legata agli sche- mi tradizionali dell’associazionismo operaio, consentì ai mazziniani di mutare il congresso in una piattaforma sociale e politica. Sul primo fronte, pur condannando lo sciopero – con- siderato da Mazzini immorale – venne avanzata la richiesta dell’abolizione degli articoli del codice penale contrari all’associazionismo sindacale. Ma il dato più significativo fu l’appro- vazione di vere e proprie mozioni «politiche» sull’unificazione delle società operaie, sulla ne- cessità del suffragio universale e dell’istruzione gratuita e obbligatoria. Lo sviluppo di que- sto movimento organizzativo – affiancato progressivamente dalla realtà della cooperazione di consumo e produzione – è testimoniato dalle statistiche che, alla fine del 1862, registra- vano la presenza di 445 società operaie (di cui, tuttavia, solo 30 nel Mezzogiorno), con oltre 130.000 soci. Numeri che, oltretutto, sarebbero raddoppiati nel giro di un decennio. A partire dalla metà degli anni Sessanta, tuttavia, si registrò un progressivo declino del- l’influenza di Mazzini sul nascente movimento operaio. Esso si spiega con la crescente in- conciliabilità tra la sua fiducia in un percorso di politicizzazione aconflittuale delle masse (emblematico a questo proposito il cosiddetto «Atto di fratellanza» approvato in occasione dell’XI congresso delle società operaie tenutosi a Napoli nel 1864, imperniato sul rifiuto del conflitto di classe) e l’emergere di un disagio sociale in aumento. All’indomani di Mentana, inoltre, anche il tema unificante del patriottismo aveva cominciato a perdere parte della pro- pria attrattiva per le classi subalterne: per queste ultime la «pedagogia» esercitata dal contat- to con le istituzioni era oscurata dalla coercizione imposta dalle rigide disposizioni in mate- ria di ordine pubblico e tributario. Le violente e spesso spontanee manifestazioni di protesta seguite nel 1869 all’introduzione della tassa sul macinato, decisa dal governo Menabrea per sanare il disavanzo di bilancio, palesarono il disorientamento della struttura organizzativa mazziniana del movimento operaio. I moti, che provocarono oltre 250 morti, un migliaio di feriti e poco meno di 4.000 arresti, per quanto poco connotati ideologicamente, fecero emer- gere l’esistenza di un diffuso malessere sociale la cui pericolosità, per la classe dirigente li- berale, era da ricondurre non tanto al processo di scollamento tra ceti popolari e istituzioni, quanto alle potenzialità politiche eversive che questo avrebbe potuto comportare. Il rifiuto da parte del pensiero mazziniano di forme di resistenza organizzata da par- te delle classi subalterne contribuì a dischiudere un ampio margine di manovra alle pro- spettive di emancipazione sociale e solidarietà operaia promosse dalla fondazione a Lon- dra, nel 1864, dell’Associazione internazionale dei lavoratori, i cui princìpi, ispirati da Marx, si rivelarono apertamente in contrasto con quelli mazziniani. Nel giro di pochi an- ni, soprattutto all’indomani delle traumatiche vicende della Comune di Parigi, l’Interna- zionale divenne il polo d’attrazione delle giovani generazioni di rivoluzionari. Piuttosto indifferenti allo spiritualismo mazziniano, queste si avvicinarono rapidamente alla cultu- ra materialista del socialismo europeo, formandosi ideologicamente negli appassionati di- battiti che attraversavano l’Internazionale, a partire dal contrasto tra l’istanza del collet- tivismo marxista, teso a privilegiare i criteri dell’organizzazione e della centralizzazione delle forze operaie al fine di conquistare il potere politico e di eliminare le divisioni di classe, e l’ipotesi proudhoniana ispirata al federalismo e al mutualismo.

376 F. CAMMARANO Partiti e movimenti

All’interno di questo confronto mosse i primi passi l’attività cospirativa in Italia del russo Michail Bakunin che, benché in contatto con Marx, che sperava di utilizzarlo per contrastare l’influenza mazziniana sul movimento operaio italiano, sul finire degli anni Sessanta aveva formulato una personale dottrina di un comunismo libertario basato sul- l’autodeterminazione delle singole comunità. Le sue idee nel Meridione venivano diffu- se principalmente dal periodico «Il Popolo d’Italia», attorno a cui gravitava anche il prin- cipale circolo dell’estremismo mazziniano «Libertà e Giustizia». Sperando di conquistare posizioni all’interno della Prima Internazionale, Bakunin diede vita ad alcune società segrete, l’Alleanza delle democrazie socialiste o Fratellan- za e poi l’Alleanza internazionale della democrazia socialista, che avevano per obiettivo «la propaganda pubblica, l’organizzazione segreta della società e la sollevazione effetti- va a mano armata» (Nettlau 1928, p. 59). L’arretratezza politica del mondo contadi- no, verso cui erano destinate le attenzioni di Bakunin, associata a una concezione «ro- mantica» del momento rivoluzionario – che secondo l’anarchico russo avrebbe necessariamente risvegliato «l’istinto profondamente socialista che è sopito nel cuore di ogni contadino italiano» (Rosselli 1927, p. 165) – contribuivano a rendere fragile e po- co strutturata questa rete operativa. Il rifiuto dell’azione politica e del partito, insieme all’individuazione del soggetto rivoluzionario nel sottoproletariato e nei diseredati del- le campagne, rendevano il progetto bakuniniano estremamente affascinante agli occhi della scarsamente politicizzata e cospirativa cultura rivoluzionaria italiana, che si rifa- ceva al modello del «colpo di mano» risorgimentale, in cui fortuna e audacia contavano più della dottrina e della preparazione. Per queste ragioni Bakunin rappresentò, a partire dal 1871, il principale punto di ri- ferimento in Italia delle sezioni dell’Internazionale, che da Napoli iniziarono a diffonder- si nel resto del paese. Garibaldi, che non esitò ad aderirvi in virtù dei suoi princìpi di so- lidarismo umanitario, definì l’Internazionale «il sole dell’avvenire». Nello stesso frangente, invece, era destinata ad approfondirsi la frattura tra Bakunin e Mazzini, complice la sco- munica mazziniana degli avvenimenti della Comune di Parigi, che il patriota genovese considerava incompatibili con i princìpi del proprio credo. Gli stessi, d’altronde, che l’ave- vano rapidamente convinto a prendere le distanze dall’Internazionale a cui pure inizial- mente aveva aderito. Nonostante incontrasse un’opposizione ideologica sempre più consistente, il mazzi- nianesimo continuò tuttavia ad accrescere la propria struttura organizzativa anche dopo la morte di Mazzini, avvenuta nel marzo 1872. Questi, con il suo ultimo atto politico, il XII congresso delle società operaie tenuto a Roma nel novembre 1871, si propose di su- perare le divisioni interne al proprio movimento ribadendo, in polemica con l’Internazio- nale, la validità sostanziale del suo pensiero sociale, sintetizzato nell’Atto di fratellanza del 1864 (già respinto da Marx come possibile statuto dell’Internazionale). In occasione del XII congresso di Roma si riunirono 100 delegati quasi tutti mazziniani, in rappresentan- za di 153 società. Tre anni dopo le società «affratellate» erano il doppio. A livello organiz- zativo il fulcro dei repubblicani era costituito dalla struttura militarizzata dell’Alleanza repubblicana universale, composta da piccoli e autofinanziati comitati locali dotati di un vertice centrale segreto. Per capacità organizzative, chiarezza di programma e forza pro- pagandistica essa presentava numerose caratteristiche che in seguito saranno tipiche del- le organizzazioni partitiche novecentesche. Il congresso di Roma sancì di fatto la definitiva presa di distanza dagli internaziona- listi, che si radicarono soprattutto in Romagna e nelle Marche per arrivare, secondo la po- lizia, al numero di 155 circoli e sezioni con oltre 32.000 iscritti, anche se, in realtà, questi numeri nascondono la galassia di un associazionismo operaio i cui princìpi, il più delle volte, avevano solo lontani riferimenti con il pensiero di Bakunin. Relativamente all’op- zione tra i due grandi ideali che dividevano l’Internazionale, non esistevano dubbi. La

377 PARTE SECONDA Le istituzioni e la classe dirigente grande maggioranza dei rappresentanti delle 21 sezioni internazionaliste italiane, interve- nuta a Rimini nell’agosto 1872 al I congresso della Federazione italiana dell’Internazio- nale, confermò l’adesione al comunismo anarchico e federalista, senza però confrontarsi sull’analisi concreta della questione sociale. Sebbene il movimento socialista conoscesse una fase di espansione, l’assenza di ri- flessioni politiche più articolate di quelle della messianica «liquidazione sociale», permet- teva al mazzinianesimo di rappresentare ancora la risposta politica più matura ai proble- mi dei ceti subalterni in Italia. Il tema della politicizzazione della classe operaia e quello dell’organizzazione non potevano d’altronde essere tenuti distinti e, in tal senso, il socia- lismo «evoluzionista» di stampo marxista, appariva decisamente inadeguato. Lo stesso Friedrich Engels doveva riconoscere che in Italia «la maledetta difficoltà è soltanto di riu- scire a mettersi in contatto diretto con gli operai. Questi maledetti dottrinari bakunisti, avvocati, dottori, ecc., si sono interposti dappertutto e si comportano come se fossero i rappresentanti nati dei lavoratori» (cit. in Zangheri 1993, p. 353). I repubblicani mantenevano una indubbia superiorità sul fronte organizzativo. Nei primi anni Settanta la realtà semiclandestina dell’Alleanza repubblicana universale fu af- fiancata da una struttura organizzativa legale di carattere regionale. Modello e guida per le nascenti consociazioni repubblicane fu la Consociazione romagnola, che funzionava co- me punto d’incontro tra la galassia di circoli e di società operaie repubblicane attive nel territorio e la direzione regionale. La modalità organizzativa ricalcava i tradizionali orga- nismi mazziniani: si trattava di gruppi composti da 10 membri che si autofinanziavano con quote mensili. Ciascun gruppo eleggeva 3 membri destinati a prendere parte ai co- mitati circondariali incaricati, tra l’altro, del controllo amministrativo e finanziario delle singole società. I membri dei comitati circondariali davano vita a un comitato generale dal quale erano eletti, a maggioranza assoluta, i 7 membri della direzione regionale responsa- bili della guida politica della Consociazione. Gli internazionalisti si trovavano in una situazione interlocutoria. Il II congresso del- la Federazione italiana, svoltosi a Bologna nel marzo 1873, vide la partecipazione di 60 rappresentanti di 11 federazioni e 23 sezioni e, accanto alla parola d’ordine dell’ateismo, ribadì, sul piano dei princìpi, la condanna di ogni tipo di Stato in quanto ostacolo alla «li- bera e spontanea associazione dal basso all’alto» e alla proprietà collettiva dei mezzi di pro- duzione e del capitale. L’unico vincolo imposto sul piano dell’azione concreta era quello della solidarietà nella lotta economica, mentre per l’ennesima volta fu rigettato un pro- getto politico unitario, lasciando «a ciascuna federazione, sezione, nucleo od individuo la piena libertà di seguire il programma politico che ritiene migliore e di organizzarsi pub- blicamente o segretamente all’attuazione del medesimo» (cit. in Zangheri 1993, p. 383). Un particolare accento fu posto sul tema della propaganda nelle campagne e a tal fine si istituiva una commissione di «propaganda stabile» e una di «propaganda militante» da af- fiancare alla commissione statistica, per la raccolta dei dati sulla questione sociale, e a quel- la di corrispondenza, per i contatti tra internazionalisti. Nessun rilievo particolare fu dato all’attività sindacale e di resistenza, considerata ininfluente per le sorti del proletariato e utile solo al fine di rafforzare la coesione tra i lavoratori e aumentare l’impatto propagan- distico degli ideali internazionalisti. Il Congresso fu interrotto anzitempo dall’intervento della polizia che trasse in arresto alcuni dei principali esponenti dell’Internazionale italia- na, tra cui Carlo Cafiero, Errico Malatesta, Andrea Costa, Lodovico Nabruzzi. Una svolta parve determinarsi nel corso del biennio 1873-74 quando, sull’onda emo- tiva degli avvenimenti della Comune e di un’impennata degli scioperi (103 nel solo 1873 di fronte ai 13, di media, del decennio precedente), gli internazionalisti italiani si convin- sero dell’esistenza di concrete prospettive insurrezionali. Secondo l’ideale settario di Ba- kunin, si trattava di dar vita a una decisa ondata di azioni esemplari che avrebbero risve- gliato la coscienza annebbiata delle masse diseredate, trascinandole verso la rivoluzione.

378 F. CAMMARANO Partiti e movimenti

L’esito del progetto, tuttavia, fu fallimentare: le forze dell’ordine, scoperti i piani dei ri- voltosi, fermarono sul nascere il movimento, coinvolgendo nella repressione anche i ca- pi repubblicani (tra cui Aurelio Saffi, leader indiscusso dopo la morte di Mazzini, Ales- sandro Fortis, Eugenio Valzania, Federico e Alfredo Comandini) riuniti nell’agosto 1874 a Villa Ruffi, presso Rimini, per dare una risposta, quasi certamente negativa, alle ri- chieste di collaborazione operativa provenienti dagli internazionalisti. Bakunin tentò in maniera maldestra di portare avanti il piano insurrezionale, che aveva come obiettivo l’occupazione di Bologna, anche dopo l’arresto di Andrea Costa, vero ideatore del pro- getto, ma fallì miseramente causando l’arresto di quasi tutti i congiurati. Obbligato alla fuga, Bakunin, qualche tempo dopo, ammise con una certa dose di amarezza: «l’ora del- la rivoluzione è passata, non in causa degli spaventosi disastri di cui siamo stati i testi- moni e delle terribili disfatte di cui siamo state le vittime più o meno colpevoli; ma per- ché, con mio grande rincrescimento, ho constatato e constato ogni giorno di nuovo che il pensiero, l’esperienza e la passione rivoluzionaria non si trovano assolutamente nelle masse» (cit. in Zangheri 1993, p. 432). Se le prospettive internazionaliste parevano compromesse dopo il fallimento dei ten- tativi insurrezionali del 1874, due anni dopo la situazione parve mutare di segno in se- guito agli esiti sostanzialmente favorevoli dei processi contro gli internazionalisti e alle speranze di una politica meno repressiva da parte della Sinistra, ora al governo. In un clima di rinnovata fiducia – nonostante le difficoltà – si tenne a Tosi, presso Pontassie- ve, il III congresso della Federazione italiana dell’Internazionale, che ribadì il credo nel- la rivoluzione come unico strumento per la risoluzione della questione sociale. L’appro- vazione della piattaforma finale, tuttavia, non poteva celare l’emergere di una corrente «evoluzionista», ostile alle tradizionali attitudini cospirativo-insurrezionalistiche dell’In- ternazionale italiana, che faceva capo al giornale «La Plebe» fondato nel 1868 da Enrico Bignami. Passata dall’iniziale orientamento democratico-radicale a un’impostazione so- cialista, «La Plebe» fu, con «Il Povero» di Palermo, uno dei pochi organi di stampa inter- nazionalisti che non ruppe i contatti con il marxismo, ospitando a più riprese articoli di Engels. Questa corrente segnalava l’emergere di una nuova cultura socialista, incline a uno sperimentalismo gradualista ed evoluzionista che – ispirandosi agli ideali del comu- nardo francese Benoît Malon, esule a Palermo, e del pensiero positivista – non rifiutava la lotta politica ed elettorale per il raggiungimento dei propri fini. Fu proprio su inizia- tiva di Bignami e di Osvaldo Gnocchi Viani che una quindicina di sezioni internaziona- liste lombarde, piemontesi e venete formarono, nel 1876, la Federazione dell’Alta Italia dell’Associazione internazionale. Il declino del bakuninismo conobbe un’accelerazione a partire dall’aprile dello stes- so anno, quando Cafiero e Malatesta, sulla falsariga del tradizionale modello insurrezio- nale, tentarono di promuovere un’ondata rivoluzionaria occupando alcuni villaggi del Ma- tese, in Campania. Il fallimento della rivolta e la conseguente repressione, che oltre ad autorevoli esponenti del socialismo colpì molte testate giornalistiche e circoli, segnarono l’inizio del declino dell’anarchismo italiano, spingendo l’intero movimento socialista ita- liano a una fase di crisi e di ripensamento. Le difficoltà conosciute dal movimento inter- nazionalista italiano rispecchiavano il più generale travaglio vissuto da tutte le correnti del movimento operaio internazionale: se nel 1876 a Filadelfia era stato sancito lo scioglimen- to della Prima Internazionale, l’anno successivo a Gand si ebbe di fatto la dissoluzione dell’Internazionale anarchica. Il declino della prospettiva anarco-insurrezionale per il so- cialismo italiano significava la fine di ogni illusione di emancipare il proletariato preser- vandolo dal contatto con la politica. Testimonianza emblematica della trasformazione conosciuta dal socialismo italiano è la lettera di Costa, pubblicata su «La Plebe» il 3 agosto 1879 con il titolo Ai miei amici di Romagna. Il rivoluzionario imolese vi esponeva il travaglio politico di chi, pur senza

379 PARTE SECONDA Le istituzioni e la classe dirigente abbandonare la fede negli obiettivi del comunismo anarchico, s’interrogava sulla com- plessità del progetto rivoluzionario, che richiedeva necessariamente una maggiore dut- tilità nell’individuazione degli strumenti da utilizzare e una più acuta sensibilità «per gli affari di ogni giorno». Il ripensamento di Costa, che ebbe una vasta eco negli ambienti socialisti italiani, era originato dalla constatazione del crescente successo della lotta po- litica organizzata condotta da numerose realtà del socialismo evoluzionista europeo e che in Italia, invece, era appannaggio della democrazia radicale e mazziniana. «L’orrore per la politica – scrisse pochi mesi più tardi – non deve farci dimenticare che noi viviamo in un mondo politico: noi non possiamo e non dobbiamo rimanere indifferenti a quello che avviene ogni giorno» (cit. in Manacorda 1971, p. 153). Muovendo da tali premesse, Co- sta era giunto a considerare inevitabile, in contrasto con l’ipotesi anarchica, la costitu- zione di un partito che fosse una federazione di tutte le componenti socialiste. Nonostan- te le numerose parentesi in carcere, iniziò così per l’internazionalista imolese una stagione di febbrile attività che condusse, nell’aprile del 1881, alla nascita del settimanale «Avan- ti!» e, nell’agosto dello stesso anno, alla convocazione di un congresso clandestino a Ri- mini, cui partecipò una quarantina di delegati romagnoli, in cui venne approvata a gran- de maggioranza la costituzione del Partito socialista rivoluzionario di Romagna, in attesa di dar vita a un partito nazionale. Il programma e il regolamento, pubblicati a qualche giorno di distanza su «La Plebe», insistevano sul ruolo fondamentale del partito, conce- pito come federazione, ma dotato di una forza normativa e unitaria sconosciute alla pre- cedente federazione dei circoli anarchici. Strumenti di lotta sino a quel momento consi- derati insostituibili, quali il ribellismo e l’insurrezione «sono da lasciarsi alla iniziativa individuale, non possono né debbono essere levati a principio generale per tutti, non pos- sono né debbono essere la condotta sistematica di un grande partito, che deve poter di- sporre di mezzi d’azione maggiori assai e poter muoversi alla luce del sole». La rivolu- zione, benché necessaria ed inevitabile, «deve aver per organo un partito fortemente ordinato, capace di provocarla, quando esistano le condizioni necessarie alla sua buona riuscita, e d’inspirarla ed anche di dirigerla quando sia scoppiata» (cit. ivi, p. 166). Di grande importanza anche il riconoscimento dell’utilità – in vista dell’irrinuncia- bile rivoluzione – della lotta politica quotidiana, della propaganda e delle riforme, era la testimonianza di una significativa evoluzione del movimento socialista, che proiettava le multiformi aspirazioni di Costa sul terreno del conflitto politico concreto. Ulteriore con- ferma fu offerta dalla decisione di accettare la partecipazione di candidati socialisti alle elezioni amministrative e politiche, lasciando alle singole associazioni provinciali la scel- ta di considerare le candidature esclusivamente a fini propagandistici e agitatori, o di ren- derla effettiva. Tale direttiva, approvata in occasione di un congresso straordinario tenu- tosi nel febbraio 1882, consentì a Costa, eletto nella circoscrizione di Ravenna, di accettare l’incarico, divenendo il primo deputato socialista nella storia del Parlamento italiano. Nel frattempo, a Milano, il gruppo che faceva capo a «La Plebe» e alla Federazione dell’Alta Italia dell’Internazionale (poi Federazione socialista dell’Alta Italia), era giunto alle stes- se conclusioni circa l’opportunità di partecipare alla prova elettorale. Il buon esito dell’operazione era tuttavia reso problematico dalla crescente influenza esercitata sul movimento operaio lombardo dal Partito radicale di Felice Cavallotti, gior- nalista e letterato dal forte temperamento e dalla grande capacità oratoria. Forti di un pre- stigioso organo di stampa, «Il Secolo», e di un agguerrito e vivace drappello di deputati, i radicali si presentavano come i legittimi eredi della tradizione democratica risorgimenta- le. Assieme ai repubblicani, nell’aprile del 1879 avevano creato la Lega della democrazia il cui programma prevedeva, tra l’altro, la revisione in senso democratico dello Statuto, l’introduzione del suffragio universale, la nascita di milizie popolari e la riforma fiscale. Alla vigilia della riforma elettorale, l’ambizione principale dei radicali era quella di esten- dere la propria influenza nel vasto e organizzato tessuto operaio cittadino. Questo tentativo,

380 F. CAMMARANO Partiti e movimenti lungi dall’essere coronato da successo, si tradusse in una vera e propria crisi di rigetto che ispirò la nascita, all’interno del Consolato operaio di Milano (originariamente una federazione di società di arti e mestieri a sfondo mutualistico), di una vera e propria cul- tura operaistica profondamente diffidente nei confronti della tradizionale dirigenza bor- ghese del movimento operaio e decisamente più interessata alle tematiche salariali e al- le rivendicazioni di classe. Emblema di questa svolta operaistica fu la presentazione, da parte del Circolo operaio milanese, aderente al Consolato e guidato dal guantaio Giu- seppe Croce e dal tipografo Augusto Dante, di una candidatura autonoma in vista del- le elezioni, sotto l’etichetta di un costituendo Partito operaio composto interamente da lavoratori manuali.

I cattolici

All’indomani dell’Unità, la tradizione cattolico-liberale disponeva ancora in Italia di buo- ne radici. In occasione del congresso internazionale di Malines, nell’agosto 1863, l’invo- cazione di Charles de Montalembert a seguire le «due grandi idee», e cioè «l’unità religio- sa della Chiesa cattolica, la libertà politica nelle odierne forme di governo», aveva trovato particolarmente ricettivi i partecipanti italiani che mostrarono la volontà di muoversi sia sul terreno religioso (con la creazione nel 1865, da parte del bolognese Giambattista Ca- soni, dell’Associazione cattolica italiana per la difesa della libertà della Chiesa in Italia) sia su quello eminentemente politico (nel corso dello stesso 1863 il genovese Francesco Montebruno aveva fondato a Genova gli «Annali cattolici», possibilisti in tema di dialogo col liberalismo). Questo fervore aveva lasciato presagire la possibilità di una presenza cat- tolica organizzata alle elezioni del 1865 (si era perfino parlato di un «partito cattolico»), ma l’ipotesi era naufragata immediatamente sotto l’attacco concentrico dei liberali governa- tivi, poco disponibili a cedere posizioni ai cattolici, e della rivista dei gesuiti, «Civiltà Cat- tolica», che nel numero del 1° marzo 1866 aveva giudicato «chimerica» qualsiasi possibi- lità di conciliazione fra Stato e Chiesa. Il movimento cattolico liberale tuttavia non vide frenato il proprio dinamismo, com- plice anche il prestigio dei suoi referenti internazionali, a partire dalle teorie di Dupan- loup, diffuse in Italia da Alfonso Capecelatro. Vi era, oltretutto, qualche esponente del- l’episcopato favorevole all’esperimento: il vescovo di Genova Andrea Charvaz, ad esempio, aveva sostenuto il gruppo degli «Annali», anche quando questo si era trasferito a Firenze nel 1866 e aveva fondato un nuovo periodico, la «Rivista Universale», che aveva lanciato un’altra formula destinata a divenire famosa, «cattolici col papa, liberali con lo Statuto». Sul fronte ufficiale l’ambiguità era ancora notevole. La prima pronunzia vaticana cir- ca il divieto per i cattolici di partecipare alle elezioni (non expedit) arrivò il 30 gennaio 1868, attraverso una formulazione piuttosto equivoca, che non si comprendeva se conte- nesse un semplice suggerimento di opportunità o qualcosa di più. Benché riconfermata solennemente dalla Sacra Penitenzieria il 10 settembre 1874, l’ambiguità sarebbe stata su- perata in maniera definitiva soltanto il 30 luglio 1886, quando il Sant’Uffizio statuì uffi- cialmente che «non expedit prohibitionem importat». Alla vigilia del non expedit, il risveglio delle organizzazioni laicali cattoliche era stato testimoniato dalla creazione, nel 1867, da parte di due aristocratici bolognesi – i conti Ma- rio Fani e Giovanni Acquaderni – della Società della gioventù cattolica italiana, un’orga- nizzazione prevalentemente religiosa che voleva reagire alla grave crisi di costumi e di di- namismo che colpiva la pratica sacramentale, per rispondere così alla crescente sfida culturale portata dalle grandi correnti del protestantesimo europeo. La presa di Roma cambiò profondamente il quadro d’azione: l’irrigidimento della questione politica faceva sì che il Vaticano trovasse molto più utile rispetto al passato disporre di un «movimento

381 PARTE SECONDA Le istituzioni e la classe dirigente cattolico». Non è certo casuale che nell’aprile del 1871 la «Civiltà Cattolica» inaugurasse una rubrica intitolata «movimento cattolico» volta a dare voce alle iniziative internaziona- li del «movimento cattolico per la causa del papa», ma che rappresentava inevitabilmente anche un invito alla mobilitazione dei cattolici italiani. Questa si caratterizzò anzitutto come una controffensiva dell’intransigentismo. Do- po le iniziative bolognesi del 1867, era sorta a Firenze nel 1869 una Società promotrice cattolica, mentre a Roma sorse alla fine del 1870 la Società romana per gli interessi catto- lici che si dotò di un suo giornale, «La Voce della Verità», raccogliendo nel giro di un an- no 1.100 iscritti e migliaia di simpatizzanti. Ne nacquero molte altre con intenti filantro- pici e sociali latamente politici, tanto che nel 1872 si riunirono in una Federazione detta Piana (dal nome del pontefice Pio IX). L’invito rivolto dal papa ai giovani di opporsi «di fronte alla virulenta empietà» non era caduto nel vuoto. Già nel corso delle celebrazioni del terzo centenario della battaglia di Lepanto, tenutesi a Venezia nell’ottobre del 1871, era stato letto un ordine del giorno a nome della gioventù cattolica per promuovere il pri- mo congresso dei cattolici italiani che si svolse nel giugno del 1874 a Venezia, con una mo- desta partecipazione di sacerdoti, ma con una nutrita presenza di esponenti dell’emergen- te movimento laicale cattolico. Il discorso di apertura, incentrato sul culto del Pontefice «Vicario di Gesù Cristo, dottore infallibile della fede e della morale», fu letto dal barone siciliano Vito D’Ondes Reggio, cospiratore risorgimentale, poi deputato al Parlamento subalpino e italiano, dimessosi dopo la presa di Roma. Si trattava di un’evoluzione significativa: richiamandosi al pontefice come a una sor- ta di autorità suprema, ma inevitabilmente lontana, i laici si affrancavano dalla tutela di un episcopato assai meno barricadiero di loro. Il rinvio a una dimensione totalizzante del- la dottrina cattolica apriva la strada a nuovi settori di intervento nei quali esistevano mar- gini di autonomia, dal momento che la strumentazione della Chiesa in ambito sociale era piuttosto modesta. Il primo intervento di rilievo in questa direzione fu rappresentato dalla creazione, du- rante il congresso di Firenze del 1875, di un’Opera dei congressi, alla cui guida fu chia- mato Acquaderni, che doveva articolarsi su base parrocchiale con «comitati» al fine di «so- stenere le opere della estirpazione della bestemmia, dell’insegnamento della dottrina cristiana, dell’accompagnamento del viatico, del denaro di S. Pietro». Evidentemente l’im- postazione era di marca più religiosa che politica, ma è indubbiamente significativo il fat- to che nel programma di azione si indicava come i cattolici dovessero «prendere parte al- le elezioni provinciali e comunali, battersi per ottenere la libertà di insegnamento e creare scuole cattoliche, diffondere la buona stampa» (cit. in Tramontin 1981, p. 337). Negli anni della presidenza Acquaderni (1875-78), l’Opera – che poteva contare su 3 comitati regionali, 16 comitati diocesani e 533 comitati parrocchiali – restò prevalente- mente confinata al contesto lombardo-veneto. Basata prevalentemente sulla realtà setten- trionale della parrocchia, specie di area rurale e nelle piccole e medie città, l’Opera non ebbe, nella prima fase, una vita agevole e sotto la presidenza di Scipione Salviati (1878- 84) – complice il cambio di pontificato – conobbe una prima fase di crisi. L’espansione a livello organizzativo (negli anni Ottanta si avevano 12 comitati regionali, 109 comitati dio- cesani e circa 1.300 comitati parrocchiali) e il successo dei congressi nazionali non pote- rono nascondere la perdita di slancio dell’anima «religiosa» del movimento, piuttosto scet- tica nei confronti della forte ideologizzazione dell’Opera. Nel 1881, insieme al cambio di nome in Opera dei congressi e dei comitati cattolici in Italia, veniva approvata una serie di statuti in cui si affermava l’esigenza della «difesa degli interessi religiosi e sociali degli italiani», senza tuttavia venire meno alla tensione dei tempi. In realtà, con la morte di Pio IX (7 febbraio 1878) e l’ascesa al soglio pontificio di Leone XIII, il quadro di riferimento era mutato. In particolare ci si attendeva che il nuo- vo pontefice, non essendo direttamente coinvolto nella lotta del periodo risorgimentale,

382 F. CAMMARANO Partiti e movimenti potesse essere meno rigido in materia di conciliazione e potesse incarnare il papa riforma- tore che ancora si attendeva. L’incertezza degli equilibri parlamentari, oltretutto, sollecitava le élites cattoliche in- tegrate a un intervento diretto sul terreno politico. La dissoluzione della Destra storica aveva lasciato un vuoto prontamente percepito da questi settori, che faticavano a trovare un’intesa con la Sinistra massonica e, almeno a parole, più «radicale». La situazione, insomma, era in fermento: nel 1878 il giurista e storico torinese lanciò la proposta di un «partito conservatore nazionale». Don Giacomo Margot- ti, il 29 ottobre dello stesso anno, scriveva un articolo sull’«Unità Cattolica» in cui, rifor- mulando le sue posizioni del 1861, metteva apertamente in dubbio l’utilità dell’astensio- nismo, venendo prontamente redarguito dal campione dell’intransigentismo, don Davide Albertario, che il 16 novembre lanciò sul proprio giornale la formula della «preparazione nell’astensione». Nel febbraio del 1879 a Roma, nella casa del conte Paolo di Campello, fu organizzato un incontro per parlare della possibile fondazione di un partito di «conser- vatori nazionali», a forte partecipazione cattolica. Il modello, evidentemente, era quello del conservatorismo britannico, proprio in quegli anni promosso in Italia da Roberto Stuart, che nel 1878 aveva addirittura fondato un periodico dal titolo «Il Conservatore», per sostenere la necessità storica dell’incontro fra cattolicesimo e liberalismo moderato. Ben più importante del velleitario tentativo di casa Campello fu la fondazione a Firenze in quello stesso anno della «Rassegna Nazionale», un periodico diretto da Manfredi da Pas- sano che si proponeva di proseguire la tradizione dei «cattolici col papa e liberali con lo statuto» e che per lungo tempo (sino alla chiusura, nel 1915) rappresentò un autorevole punto di riferimento culturale, sostenuto soprattutto dalla vivace e colta élite veneta (tra i finanziatori vi era l’industriale Alessandro Rossi, mentre tra i collaboratori stabili figu- rava il celebre costituzionalista Attilio Brunialti). L’attesa apertura da parte del Pontefice fu solo parziale. Con l’enciclica Quod aposto- lici muneris (28 dicembre 1878), in cui veniva ribadita la condanna del socialismo, Leone XIII aveva cercato di depotenziare la delicata questione dell’impegno politico, invitando i cattolici a concentrarsi sull’azione sociale (il che peraltro non era semplice se si conside- ra che molte misure amministrative di portata «sociale», implicavano evidenti conseguen- ze politiche, come dimostrò per esempio la partecipazione cattolica alle elezioni ammini- strative di Roma del 1881). Il governo delle divisioni all’interno del movimento cattolico non era facilmente ge- stibile. Emblematico, a questo proposito, il caso di don Albertario, «l’atleta del giornali- smo cattolico». Divenuto direttore de «L’Osservatore Cattolico», aveva immediatamente incarnato il modello di un giornalismo popolare antiliberale, polemico e aggressivo nei to- ni. Albertario aveva introdotto una componente per così dire «di classe», sino ad allora estranea allo stesso movimento cattolico intransigente, che aveva il suo bersaglio privile- giato nei cattolici delle élites lombardo-venete, perfettamente integrate all’interno del nuo- vo sistema politico e caratterizzate da una cultura modernizzante e disponibile al dialogo e al confronto internazionale. Il 1882, ben più del 1876, rappresentò la fine dell’originario spirito fondativo che aveva presieduto alla nascita dello Stato italiano. Si concludeva l’epoca del liberalismo classico, con il suo riferimento al modello britannico e si apriva una nuova fase in cui il problema del governo della trasformazione sociale diventava prioritario rispetto all’ori- ginaria esigenza di consolidamento della fragile unificazione, con profondi riflessi anche a livello di politica estera. Le elezioni a suffragio allargato, il successo dell’appello al tra- sformismo e la nascita di nuove organizzazioni socialiste, del movimento operaio e di quel- lo cattolico, accelerarono l’evoluzione dei due grandi modelli lasciati in eredità dal Risor- gimento: il partito setta e il partito d’opinione. Mentre i liberali scelsero, non senza conflitti al loro interno, di abbandonare ogni prospettiva di organizzazione di parte, vale a dire di

383 PARTE SECONDA Le istituzioni e la classe dirigente battaglia ideale, e di blindare il governo utilizzandolo come forma generale di organizza- zione politica dell’Italia legale, le forze escluse dalla legittimazione costituzionale videro invece nell’organizzazione la modalità più coerente e funzionale per contestare il sistema. Il Partito operaio italiano e quello socialista rivoluzionario, il primo deputato socialista in Parlamento, l’intransigentismo cattolico il cui antiliberalismo era sempre più politico-so- ciale e sempre meno temporalista, furono segnali inequivocabili, per quanto confusi, che l’opposizione antisistema stava iniziando a concepire l’organizzazione non più come stru- mento eversivo separato dal contesto politico di riferimento, bensì come imprescindibile percorso per la conquista del consenso.

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