I Beni Degli Esuli. I Sequestri Austriaci in Veneto Tra Controllo Politico E Prassi Burocratica (1848-1861)
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Dipartimento di Studi storici Corso di Dottorato Storia, cultura e teorie della società e delle istituzioni – XXXI ciclo I beni degli esuli. I sequestri austriaci in Veneto tra controllo politico e prassi burocratica (1848-1861) DOTTORANDO Giacomo GIRARDI TUTOR Prof.ssa Catherine BRICE (Université Paris-Est Créteil) Prof. Antonino DE FRANCESCO (Università degli Studi di Milano) COORDINATRICE DEL DOTTORATO Prof.ssa Daniela SARESELLA A. A. 2017/2018 2 Indice INTRODUZIONE 8 1. L’esilio tra fuga e opportunità: una riflessione storiografica e alcuni spunti di ricerca 8 1.1. Un “Risorgimento internazionale” 9 1.2. 1848-1849: un nuovo esilio 13 2. Nuovi percorsi post-quarantotteschi: il binomio esilio-innovazione e la geografia dell’emigrazione 14 2.1. Esilio e innovazione 15 2.2. La geografia dell’esilio 16 3. Vivere l’esilio. Confische e sequestri, il perché di una ricerca 21 3.1. Le conseguenze dell’esilio 21 3.2. L’impatto del sequestro dei beni sui patrioti lombardo-veneti 25 3.3. Esilio, confische e sequestri nel Veneto ottocentesco 27 CAPITOLO I 34 SEQUESTRI E CONFISCHE NEL REGNO LOMBARDO-VENETO: ORIGINI, PERCORSI E PROFILI STORICO-NORMATIVI 34 1. Le confische dalle origini al Settecento: pratiche e lineamenti 37 2. La confisca nella tradizione giuridica lombarda e veneta tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo 42 2.1. Le confische nella Milano austriaca (XVIII sec.) 43 2.2. Confische e illuminismo 44 2.3. Il diritto veneto 48 3. Le confische nella Venezia democratica (1797) 52 3.1. La Commissione alle confische ed indennizzazioni 53 3 3.2. L’eredità francese: contro emigrati e nemici della democrazia 56 3.3. Strategie familiari per la salvaguardia dei beni 61 3.4. La fine dei lavori della Commissione 62 4. Le confische nell’Italia napoleonica 64 4.1. La confisca a tutela del sovrano 66 4.2. La confisca tra prevenzione e punizione 68 5. Dalla confisca al sequestro 70 CAPITOLO II 76 SEQUESTRI E CONFISCHE NEL REGNO LOMBARDO-VENETO: IL CONTESTO NAZIONALE E INTERNAZIONALE 76 1. 1848-1849: la stagione rivoluzionaria 76 1.1. L’opposizione politica nel Veneto prequarantottesco 77 1.2. Lo spettro dell’emigrazione 81 1.3. 1848-49: esuli e sequestri tra rivoluzione e controrivoluzione 87 1.4. 1850-53: il difficile percorso verso l’attuazione dei sequestri dei beni 99 2. 1853-1857: il punto di svolta e l’inizio della repressione 103 2.1. I tentativi rivoluzionari e la reazione austriaca 103 2.2. I sequestri austriaci di metà Ottocento 110 2.2. Radetzky e la politica repressiva asburgica 114 3. 1860-1866: l’ultima stagione dei sequestri in Veneto 119 3.1. Il quadro storiografico 119 3.2. Nuova emigrazione, nuovi sequestri 123 3.3. Una pagina del dibattito parlamentare subalpino sui sequestri austriaci nel Veneto 128 4. La polemica internazionale sui sequestri austriaci tra Torino e Parigi 1848-1866 132 4.1. Andrea Meneghini, Valentino Pasini e i sequestri austriaci 132 4.2. L’opinione pubblica piemontese e gli esuli lombardo-veneti 140 4.3. Aurelio Bianchi Giovini e gli esuli tra Torino e Parigi 142 5. Venezia e l’esperienza dell’esilio 148 4 5.1. Figure di rivoluzionari e patrioti 148 5.2. Il fallimento della rivoluzione e la partenza: verso Corfù 150 5.3. Partenze e arrivi: Corfù negli itinerari degli esuli veneti fra patrioti, spie e traditori 152 5.4. Altre mete mediterranee 157 CAPITOLO III 160 IL SEQUESTRANTE: LA MACCHINA BUROCRATICA NEL VENETO ASBURGICO 160 1. Il censimento dei beni 160 1.1. L’avvio del sequestro 160 1.2. L’istituzione delle commissioni miste 166 1.3. I sequestratari 171 1.4. L’esecuzione degli ordini nelle province venete 175 2. La liquidazione degli aventi diritto 184 2.1. La Commissione liquidatrice delle pretese sopra le sostanze sequestrate 184 2.2. Creditori e debitori 188 2.3. La forza della consuetudine: le istanze ecclesiastiche 190 3. La gestione del patrimonio 193 3.1. L’amministrazione austriaca e i beni degli esuli 193 3.2. Valorizzare il patrimonio sequestrato 203 CAPITOLO IV 210 IL SEQUESTRATO: GLI EMIGRATI VENETI E LA REPRESSIONE AUSTRIACA 210 1. Gli emigrati del 1853-1854 210 1.1. Una nuova generazione di esuli: esiliati, emigrati, assenti illegali 210 1.2. I sequestrati 217 2. Strategie per la salvaguardia dei beni 220 2.1. Esuli e famiglie dinnanzi al sequestro 220 5 2.2. I tentativi di salvaguardia tra successi e fallimenti: i casi di Benvenuti e Mainardi 226 3. La famiglia 231 3.1. Il mantenimento dei figli 231 3.2. Madri, mogli, sorelle 241 4. Amnistie e richieste di proscioglimento: il rientro e la restituzione dei beni 248 4.1. Il rientro degli esuli politici in Veneto 253 4.2. Il rientro anzitempo dei proscritti del 1849: Michele Caffi 255 4.4. «Rimesso nel godimento de’ suoi diritti»: la restituzione dei beni nel 1857 262 CONCLUSIONI 268 1. La fine della repressione 268 2. Un bilancio finale 270 3. Riflessioni su una fonte 279 APPARATI 284 Tabella n. 1 284 Tabella n. 2 285 Tabella n. 3 287 Tabella n. 4 289 Tabella n. 5 292 Tabella n. 6 293 Tabella n. 7 294 Tabella n. 8 295 Tabella n. 9 297 Tabella n. 10 297 6 Tabella n. 11 299 Tabella n. 12 302 Tabella n. 13 307 Tabella n. 14 310 FONTI D’ARCHIVIO 318 BIBLIOGRAFIA 321 7 Introduzione 1. L’esilio tra fuga e opportunità: una riflessione storiografica e alcuni spunti di ricerca Nel 1954, in un articolo destinato a rappresentare un punto di partenza fondamentale per i successivi studi sull’esulato risorgimentale, Alessandro Galante Garrone sottolineava il ruolo centrale dell’esilio e della sua lunga tradizione nella costruzione dell’unità nazionale, segnalando agli storici la necessità di impegnarsi in uno studio esaustivo sul tema1. Nel panorama storiografico, sino a quel momento, non erano certo mancati lavori rilevanti sul fenomeno delle migrazioni nel lungo Ottocento, a partire, per esempio, dai contributi di Ersilio Michel, lo studioso che privilegiò l’analisi delle mete d’arrivo e delle reti costruite dagli esuli soprattutto nel mondo mediterraneo2, ma ciò che lamentava Galante Garrone era l’assenza di «una visione d’insieme di questo che è pure un ben individuato problema storiografico e che consiste essenzialmente, come diceva Franco Valsecchi di recente, nello studiare “l’azione esercitata dalla Italia sull’Europa e dall’Europa sull’Italia attraverso la diaspora degli esuli, e la reciproca fecondazione che ne deriva”»3. Proprio lo storico 1 Alessandro Galante Garrone, L’emigrazione politica italiana del Risorgimento, in “Rassegna storica del Risorgimento”, XLI 1-2 (1954), pp. 223-242. 2 I lavori di Ersilio Michel rappresentano ancora oggi un punto di partenza per gli studi sull’esulato italiano risorgimentale nel Mediterraneo. Si rimanda qui in particolare a: Esuli e cospiratori italiani in Corsica. 1830-1840, Milano, Tyrrhenia, 1925; Esuli italiani in Algeria (1815-1861), Bologna, Cappelli, 1935; Esuli italiani in Corsica (1815-1861), prefazione di Gioacchino Volpe, Bologna, Cappelli, 1938; Esuli italiani in Albania (1821-1859), in “Rivista d’Albania”, 1/4. (1940), pp. 345- 353; Esuli politici italiani in Portogallo (1815-1861), in Relazioni storiche fra l'Italia e il Portogallo. Memorie e documenti, Roma, Reale Accademia d'Italia, 1940, pp. 444-468; Esuli italiani in Tunisia 1815-1861, Milano, Istituto per gli studi di politica internazionale, 1941; Esuli italiani a Malta nel 1848, in “Nuova Rivista Storica” 4-6/32 (1948), pp. 232-262; Esuli italiani nelle isole Ionie (1849), in “Rassegna storica del Risorgimento” 1-4/37 (1950), pp. 324-352; Esuli italiani in Egitto 1815- 1861, Pisa, Domus Mazziniana, 1958. 3 Galante Garrone, L’emigrazione politica italiana del Risorgimento cit., p. 224. 8 piemontese, tirando le fila del discorso sull’esulato, indicava poi alcuni punti fondamentali, sui quali auspicava si potessero inaugurare nuove piste di ricerca. Soprattutto insisteva sulla necessità di estendere il campo d’indagine, tanto dal punto di vista geografico, quanto da quello cronologico. A questo proposito Galante Garrone immaginava un superamento in termini storiografici del limite segnato dalla stagione quarantottesca, tracciando in questa maniera linee di ricerca che in larga parte attendono ancora oggi di essere indagate e che rappresentano alcuni tra gli spunti della presente ricerca. 1.1. Un “Risorgimento internazionale” All’interno della costruzione del “mito del Risorgimento” il tema dell’esulato, oggi inquadrato nel più vasto ambito dell’internazionalizzazione del movimento unitario4, sempre più spesso interpretato come un fenomeno di respiro e di rilevanza europea, ha giocato un ruolo di primo piano. La figura del patriota esule, sin dalle origini elemento cardine nella narrazione dell’epopea nazionale italiana, molto spesso ammantata di significati simbolici e mitici, in perfetta continuità con la cultura romantica che alimentò il Risorgimento, è stata pubblicamente riconosciuta ed esaltata come uno dei fulcri della lotta contro lo straniero in vista del conseguimento dell’unità nazionale5. L’esilio e l’emigrazione hanno goduto di un successo 4 Sul tema si vedano almeno le testimonianze raccolte in Nel nome dell’Italia. Il Risorgimento nelle testimonianze, nei documenti e nelle immagini, a cura di Alberto Mario Banti, con la collaborazione di Pietro Finelli, Gian Luca Fruci, Alessio Petrizzo, Angelica Zazzeri, Roma-Bari, Laterza, 2010, soprattutto le pp. 257-328 dedicate al periodo 1850-1858, cui si può aggiungere Gilles Pécout, Pour une lecture méditerranéenne et transnationale du Risorgimento, in “Revue d’histoire du XIXe siècle”, vol. 44, 1 (2012), pp. 29-47. 5 Per una prima introduzione al tema il riferimento è alla voce Esilio di Maurizio Isabella all’interno dell’Atlante culturale del Risorgimento. Lessico del linguaggio politico dal Settecento all’Unità, a cura di Alberto Mario Banti, Antonio Chiavistelli, Luca Mannori, Marco Meriggi, Roma-Bari, Laterza, 2011, pp.