Montagne360 La rivista del Club alpino italiano aprile 2015 € 3,90

I bivacchi ieri e oggi 90 anni di emozioni in scatola

sentieri per la libertà Dove la montagna incontra la storia della Resistenza

Finalmente è primavera

del Club alpino italiano n. 31/2014. Poste Italiane Spa, sped. in abb. Post. - 45% 2 art. comma 20/b Post. - in legge 662/96 sped. Italiane abb. Filiale Spa, di Milano Poste del Club alpino italiano 31/2014. n. Escursioni a piedi e in bici a bassa quota 3,90. Rivista mensile € 3,90. Montagne360. Aprile 2015, Aprile 2015, Montagne360. Editoriale orizzonti e orientamenti

Montagne e guerre dell’acqua

Il 22 marzo scorso è stata la Giornata mondiale 40% della popolazione mondiale”. dell’Acqua, in questa occasione il CAI ha presentato I conflitti sull’accesso all’acqua – riporta il sito del numerose iniziative a favore della sensibilizzazione Pacific Institute – l’uso dell’acqua come “arma”, e e della tutela di questo bene prezioso, che avran- l’orientamento dei sistemi idrici durante le guerre no luogo nei prossimi mesi. L’acqua fu al centro sono fin troppo comuni. Si è sostenuto che le di “Acque fragili”, lo speciale di M360 del maggio risorse idriche sono raramente state l’unica fonte 2014, dove, tra gli altri aspetti, ponemmo l’accento di conflitti violenti o di guerra. Ma questo fatto ha sullo speciale rapporto tra montagne e acqua e sul portato alcuni “esperti” internazionali a ignorare le ruolo delle montagne come accumulatori e serbatoi relazioni complesse e reali tra l’acqua e la sicurezza, idrici, vere e proprie, preziose, banche dell’acqua. che resta una sfida importante. In effetti, il lavoro L’attenzione attorno al tema è da tenere sempre del Pacific Institute suggerisce che i rischi di violen- alta per diversi ragioni. Un aspetto forse meno noto za legati all’acqua e conflitti stiano crescendo, non è quello dei tanti water conflict, per il controllo diminuendo, e allo stesso tempo la popolazione, le dell’“oro blu”. Secondo il californiano Pacific Insti- risorse e le pressioni economiche e ambientali sulle tute l’ultimo di questi conflitti ha avuto per oggetto scarse risorse idriche sono in aumento. la diga di Haditha, la seconda più grande dell’Iraq. Come è gestito oggi un bene cosi prezioso, quali I militanti dell’Isis erano arrivati vicino alla diga strumenti normativi, quali accordi esistono per sul fiume Eufrate, che si trova a circa 200 km da spegnere le tante micce accese e quelle che si Baghdad e se l’avessero conquistata avrebbero avu- accenderanno in futuro? In ambito ONU è attiva la to in mano un’arma potentissima. Questo conflitto Convenzione sugli usi non navigabili dei fiumi e la è il numero 343 nella lista del Pacific Institute Convenzione sulle acque transfrontaliere dell’Une- (www.2.worldwater.org/conflict/list/). ce (The United Nations Economic Commission for Cina, Nepal, India e Bangladesh litigano intorno ai Europe). Convenzioni vincolanti unicamente per i fiumi che scendono dall’Himalaya. Basta pensare Paesi che le hanno ratificate. E a quanto pare non alla guerra infinita tra India e Pakistan per aver ac- sono molti. L’acqua dunque è sempre più fonte di cesso e controllo del grande ghiacciaio del Siachen, tensione tra Stati e tra interessi economici. E anche il più esteso del Karakorum. Come non ricordare una potentissima arma, controllare i fiumi significa i 135 morti – 124 soldati e 11 civili, tutti pakistani, disporre di un potere capace di mettere in ginoc- di stanza sul ghiacciaio del Siachen travolti da una chio paese e popolazioni. Il cambiamento climatico valanga (ne abbiamo trattato anche sul numero e l’aumentare del bisogno di risorse idriche lasciano di M360 del luglio 2012). C’è anche l’acqua tra i intravedere che le montagne, serbatoi d’acqua, ri- motivi di quella che è chiamata the War above the schiano fortemente di diventare uno dei luoghi dei Clouds, la guerra sopra nuvole: il ghiacciaio è un water conflict dove si combatterà (forse in maniera enorme serbatoio idrico per le popolazioni della esplicita) per il controllo dell’acqua. Quale destino piana dell’Indo. Per capire meglio i numeri del allora per le Terre alte e per le popolazioni di mon- fenomeno della corsa all’acqua in montagna è in- tagna? L’acqua è un bene universale, un elemento teressante citare un articolo pubblicato nell’agosto che ha un rapporto speciale con le montagne, 2013 sul Guardian che per diversi aspetti è ancora anche per questo oltre che difenderla come risorsa attuale: “Il futuro della più famosa catena montuo- dobbiamo ribadire il diritto all’accesso di tutte le sa del mondo potrebbe essere messo in pericolo da persone del mondo e usare tutta la nostra forza per un vasto progetto di costruzione di dighe: India, opporci a qualsiasi tentativo di conquista dell’oro Nepal, Bhutan e Pakistan sono impegnati in una blu, battendoci per la ratifica degli accordi di utiliz- aku.it “corsa all’acqua” sull’Himalaya… La Cina, che sta zo. Ci piace pensare di poter lasciare ai nostri figli costruendo più dighe di tutti sui maggiori fiumi che un mondo in cui come la montagna anche l’acqua O sgorgano dall’altopiano tibetano, potrebbe emerge- unisce. N P - O re come controllore ultimo dell’acqua per quasi il Luca Calzolari LINE SH aprile 2015 / Montagne360 / 1

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O N P - O LINE SH Sommario aprile 2015

della 01 Editoriale Liberazione 1945 2015 05 News 360 Ogni giorno le notizie CAI su 08 Le montagne dallo spazio Scivolo d'acqua www.loscarpone.cai.it Mario Vianelli nella Caldera de  Agua. Ci trovi anche su facebook 10 Finalmente è primavera Foto S. Tubaro twitter  e flickr  12 In bici sulle orme di Sigerico Roberto Micheli 18 La sentinella della Valsesia Paolo Zambon 24 Camminate in Aspromonte Antonino Falcomatà 30 Novant’anni di emozioni in scatola Luca Gibello 42 I colori di Sandra Tubaro e Ivo Pecile 48 I sentieri per la libertà Luca Calzolari 54 Un Trento Film Festival che 30 guarda al futuro 56 Il Landri Scur, grotta da leggenda Filippo Felici 60 Portfolio Disegna la Montagna a cura di Angela Torri 68 Lettere 70 Cronaca extraeuropea 48 72 Nuove ascensioni 74 Libri di montagna

01. Editorial; 05. News 360; 08. Mountains from space; 10. Finally, spring; 12. Biking on the paths of Sigeric the Serious; 18. The sentinel of Valsesia; 24. Walking in the Aspromonte; 30. Ninety years’s emotions in a box; 42. La Palma colours’s; 48. The trails of freedom; 54. Trento Film Festival looks forward; 56. Landri Scur, legendary cave; 60. Portfolio: draw your mountain; 68. Letters; 70. International news; 72. New ascents; 74. Books about mountain.

01. Editorial; 05. 360 News; 08. Les montagnes vues de l’espace; 10. Finalement, le printemps; 12. En vélo sur la route de Sigéric de Cantorbéry; 18. La sentinelle de la Val Sesia; 24. Randonnées dans l’Aspromonte; 30. Quatre-vingt-dix ans d’émotions dans une boite; 42. Les Couleurs de La Palma; 48. Les sentiers pour la Liberté; 54. Le Trento Film Festival regarde au future; 56. La cave légendaire de Landri Scur; 60. Portfolio: dessinez vos montagnes; 68. Lettres; 70. News international; 72. Nouvelles ascensions; 74. Livres de montagne.

01. Editorial; 05. News 360; 08. Berge vom All aus; 10. Endlich Frühling; 12. Mit Rad dem Sigerico auf der Spur; 18. Die Wache der Valsesia; 24. Wanderungen in Aspromonte; 30. Gefühle von neunzig Jahren in einer Schachtel; 42. Die Farben von La Palma; 48. Wege für die Freiheit; 54. Ein Trento Film Festival, das in die Zukunft blickt; 56. Landri Scur, legendäre Grotte; 60. Portfolio: Zeichne die Berge; 68. Leserbriefe; 70. Internationales; 72. Neue Besteigungen; 74. Bücher über Berge 56

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200x270.indd 2 06/03/15 15:17 Novant’anni di emozioni in scatola, p. 30 News 360 Bivacco Cesare Musatti alle Marmarole. Foto Mario Vianelli CAI e Scuola un binomio sempre più stretto

Gli insegnanti durante un'escursione sull'Etna in occasione del Corso Nazionale CAI per docenti di maggio 2014

Da quasi dieci anni è operativo il “Proget- Istruzione) che il Sodalizio ha messo in dell’interesse per gli argomenti proposti to Scuola”, un insieme d’iniziative mirate calendario per la primavera 2015. e della capacità di comunicare del CAI a rinsaldare il rapporto di collaborazio- “Biodiversità tra terra e mare nell’isola – continua Carrer – Dai questionari di ne tra Club alpino italiano, Ministero di Ischia”, in programma a Forio d’Ischia gradimento compilati dai docenti che dell’Istruzione e mondo della Scuola che dal 23 al 26 aprile (organizzazione a cura hanno partecipato ai nostri corsi degli individua la formazione dei docenti come del CAI Campania, della Commissione anni precedenti possiamo sapere come punto di partenza di un percorso che TAM Campania, del Comitato Scientifi- gli insegnanti hanno appreso dell’esi- apre a importanti sviluppi collaborativi co Campania e della Sottosezione “Ischia stenza del corso: ebbene, il 45-50% è sta- in aula e in ambiente. «Negli ultimi due, e Procida” del CAI di Napoli), intende to raggiunto tramite comunicazione CAI, tre anni i corsi nazionali per gli insegnan- sviluppare una metodologia di lettura il 20-30% da altri colleghi, il restante da ti organizzati dal CAI hanno iniziato a ri- completa del paesaggio fisico e culturale comunicazione della scuola. Molto utile, cevere richieste di partecipazione molto dell’Isola. quindi, è anche il passaparola tra docenti, superiori al numero di posti disponibili. L’altro progetto, dal titolo “La guerra dei soci o non soci, che, evidentemente, dif- In alcune circostanze il fenomeno si era forti”, si terrà invece a Passo Vezzena, al fondono i termini di positività dell’espe- manifestato anche in passato, come nel confine tra Veneto e Trentino, dal 7 al 10 rienza compiuta ». caso del corso sull’Etna, ma ora la consi- maggio 2015 (organizzazione a cura del Alla fine dello scorso gennaio si è tenuto stenza si sta assestando su un livello as- Comitato Scientifico del CAI, in colla- il primo incontro del nuovo Gruppo di sai elevato: a fronte di una disponibilità borazione con il CAI Veneto e la SAT) e lavoro CAI-Scuola che ha commentato di quaranta partecipanti, per i prossimi intende presentare la storia delle gran- questi risultati. «Siamo molto soddisfatti, corsi abbiamo ricevuto il doppio delle di fortezze di frontiera, impegnate nel- la qualità delle nostre proposte si è affi- richieste». Con queste parole il responsa- la prima fase della Grande Guerra e gli nata nel tempo e ha raggiunto un livello bile del progetto CAI-Scuola, Francesco avvenimenti principali che riguardano sempre più elevato, mettendo in gioco Carrer, ha commentato il numero eleva- gli altopiani veneto-trentini, da Asiago a tutto lo spessore culturale, scientifico e tissimo di richieste d’iscrizione pervenu- Folgaria. tecnico del volontariato CAI, la passione te per i due corsi nazionali per docenti «Questo aumento di richieste è indice e i valori, mobilitando gli organi tecnici delle scuole medie e superiori (entrambi della crescita della qualità dei nostri cor- centrali, i gruppi e le commissioni regio- riconosciuti dal Ministero della Pubblica si, della bontà delle proposte avanzate, nali, le sezioni di appoggio».

aprile 2015 / Montagne360 / 5 News 360

Speleologia Osservatorio ambiente a cura di CCTAM Gli Accompagnatori di Alpinismo giovanile e i bambini: “una grande storia d’amore”

Echi sotterranei Una montagna di servizi Dal blog di una mamma l’omaggio all’Alpinismo giovanile a cura di Massimo (Max) Goldoni Un inno agli Accompagnatori di Alpinismo cazione e amore, decide di alzarsi la dome- giovanile del CAI, alla loro attenzione, alla nica mattina presto, di prendere un pullman loro cura, al loro impegno e al loro amore nei per portare i bambini a toccare il cielo con un confronti dei più piccoli. È quello che ha scrit- dito. Gente che insegna ai bambini che passo to sul proprio blog Daniela Scerri, mamma di dopo passo lassù ci arriveranno se promet- Agnese e Irene, due ragazzine di 11 e 9 anni tono di non mollare e di fidarsi. Gente che co- L’incontro nazionale di che frequentano per il terzo anno il corso di nosce bene il territorio e che sceglie le mete speleologia 2015 è a Narni, in Alpinismo giovanile della Sezione CAI di Cal- mettendo i bambini al primo posto. Gente provincia di Terni co (LC). Daniela scrive che non è stato facile che insegna ai bambini e ai ragazzi che al re- L’incontro nazionale “Speleonarnia- per lei superare i timori legati al fatto di la- stare connessi sempre, al parlare al cellulare Mondi Sotterranei” si terrà a Narni sciare andare le figlie in montagna, temeva sempre, al guardare la televisione sempre,

dal 29 ottobre al 1° novembre 2015. che non riuscissero a portare zaini troppo al giocare al computer sempre, c’è SEMPRE Biella Raffaella Foto Un’opportunità per conoscere questo I servizi ecosistemici (ossia “i benefici tale: ricerca, energia, agricoltura e svi- pesanti, che si sarebbero bagnate sotto la una valida alternativa». Sono parole che, ne territorio ricco di cavità naturali e multipli che gli ecosistemi forniscono luppo rurale devono convergere sull’in- pioggia, avrebbero avuto freddo. Ma ha capi- siamo convinti, Daniela condivide con le altre Per leggere il testo completo: duepertrefa- sotterranei urbani. alla società umana”) sono ormai visti a contro di saperi e sulla conservazione di to di aver fatto la scelta giusta osservando i mamme e che ripagano ogni accompagna- cinque.blogspot.it/2015/02/le-guide-di- livello internazionale come elementi es- beni essenziali. È una grande occasione loro occhi e il loro entusiasmo al ritorno dalle tore dell’impegno sostenuto per portare i più alpinismo-giovanile-ed-i.html#more. Esplorazione al fondo del senziali dello sviluppo sostenibile. per la montagna, da sempre la princi- gite. «Ho imparato ad affidarle a chi, per vo- giovani in montagna. Lorenzo Arduini Bus della Genziana (Altipiano Il sistema degli incentivi, la programma- pale fornitrice di questi servizi, e anche del Cansiglio) zione politica e il contesto economico per chi in montagna vive e lavora: è il A fine gennaio, speleologi di diversi puntano infatti a considerare sempre più momento per riconoscere e premiare le gruppi hanno ripreso le ricerche gli impatti ambientali (positivi e negati- molte buone pratiche originate in questo Il Premio Elio Botti a Montagne360 Una mostra fotografica sul in questa storica cavità. È stata vi) delle differenti attività, favorendo le ambiente difficile e che spesso rischia- «Il numero di maggio 2014 di Montagne360 è un numero monografico che, mondo dell'invisibile individuata una nuova prosecuzione azioni virtuose volte a garantire il mante- no di scomparire. La montagna, debole approfondendo vari aspetti del legame fra acqua e territorio, sa interessare oltre la condotta semiallagata dove nimento di questi “benefit” fondamentali come produttività, ritorna fortissima se e coinvolgere i lettori, trasmettendo tutta la passione e l’entusiasmo con sinora terminava la grotta. dagli ambienti naturali garantiti. finalmente si considerano questi aspetti. cui direttore e redattori hanno trattato il tema». Inizia così la motivazione L’Unione Europea sta indirizzando in Quindi: servizi per tutti, purché ecosiste- della Menzione speciale del Premio Elio Botti, edizione 2015, assegnata Nuove scoperte a Vallonara questa direzione la sua politica ambien- mici! alla nostra rivista per il numero di maggio dello scorso anno, dedicato alle (Marostica-VI) “Acque fragili”. Il Premio è un’iniziativa che intende promuovere una cultura Nel corso del 2014, gli speleologi del dell’acqua, quale contributo alla salvaguardia, alla tutela e alla valorizzazio- Gruppo Speleologico CAI Marostica Web & Blog ne del patrimonio idrogeologico. Alla cerimonia di assegnazione dello scorso “Barbastrji” hanno scoperto ed 26 febbraio all’Università di Padova è intervenuto, in rappresentanza del CAI, esplorato numerose grotte nel www.alpinauta.com il Presidente della Sezione locale Angelo Soravia. Questo Premio rappresen-

sistema sotterraneo di Vallonara. ta una gratificazione a tutto il Sodalizio e al suo quotidiano impegno per la Zaniboni Gianpaolo Foto tutela dell’ambiente e della sua risorsa più preziosa, l’acqua. Prima spedizione invernale La fotografia è uno strumento per la raffigura- a Demänovská Dolina, in zione della Terra ma, spesso, la soglia del buio Slovacchia 13ª rassegna camuna “Montagne al Cinema” non viene superata. Da qui l’idea di un progetto L’operazione, che ha avuto luogo che mostri l’invisibile, il gioco di forme e spazi, la prima settimana di febbraio, ha «Quattro serate dedicate al confronto sempre nuovo tra l’uomo e l’ignoto, presenze ed emergenze che si celano nelle pro- coinvolto speleologi provenienti nello scenario delle montagne selvagge». Recita così lo slogan della 13ª fondità dove tutto sembra immobile ma dove da Slovacchia, Repubblica Ceca e edizione di “Montagne al cinema”, in programma il 14 maggio, il 21, il 28 e il 4 tutto scorre: aria, acqua, forme viventi. Polonia. Nella cavità, che supera i 40 giugno a Darfo Boario Terme, presso il Cinema Garden Multivision, con inizio Questa l’idea sviluppata nella mostra del km, sono state individuate numerose, sempre alle 21. L’elemento che contraddistingue la rassegna è la possibilità di fotografo e speleologo Gianpaolo Zaniboni possibili prosecuzioni. incontrare dal vivo i protagonisti dell’alpinismo e dell’avventura: quest’anno si “Il ritmo della terra vuota”, che sarà in espo- “Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine inizia con Marco Olmo nella serata d’apertura, per passare a Andy Kirkpatrick sizione a Reggio Emilia (Casino dell’Orologio, 2016, il V Congresso Europeo d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei e Ines Paper (rispettivamente nella seconda e terza serata), fino ad arrivare a presso Circolo Orologio via Massenet, 19) dal di Speleologia si terrà in monti”. Queste parole di Julius Kugy vogliono essere il motto di un blog gestito Simone Moro il 4 giugno. «Mantenere un livello di qualità elevato nel gruppo 15 al 19 maggio prossimi. L’esposizione, curata Inghilterra da una coppia friulana, Nadia e Luca, soci della Sezione CAI di Codroipo. Tutti i di ospiti presentati ogni anno agli appassionati di montagna non è impresa da Speleopolis Casola V. e G.S.P G..C. Reggio L’appuntamento, dal 13 al 20 contenuti del blog, per lo più resoconti di escursioni effettuate nelle Alpi friulane e semplice, ma anche questa volta dal palcoscenico verrà offerto al pubblico un Emilia, sarà formata da una ventina di foto agosto2016, si terrà a Ingleton, giuliane, sono imperniati da un tono quasi poetico, che vuole ricreare l'atmosfera collaudato insieme di immagini spettacolari, riflessioni e narrazioni di imprese BN e da 8 stampe backlight color, montate su Yorkshire Dales magica degli ambienti montani. Presente anche una versione in dialetto friulano del vissute in prima persona». Collabora all’organizzazione l’associazione delle pannelli led. L’inaugurazione è in programma il www.eurospeleo2016.eu sito e una simpatica sezione dedicata al cane della coppia, chiamata “Alpindog”. Sezioni CAI della Valcamonica Sebino. 16 maggio alle 11.

6 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 7 Le montagne dallo spazio a cura di Mario Vianelli Mario di a cura 8 ISS Crew/ Image Science & Analysis Laboratory, NASA Johnson Space Center / Montagne360 Brasile e Venezuela S oaio mrcn Bse Mgie si Maguire Basset americano botanico naturalisticaspedizionedal guidatauna 1954chiamatoJimé.NeleraCerro dove conosciuto nel suo versante venezuelano, nubi, ma il massiccio era sicuramente già volava la zona in un raro momento senza un di pilota dal scorso lo la prima volta attorno alla metà del seco Sidice che la Serra sia stata avvistata per gna più alta di tutto il Brasile. montalaanche è metri2994suoi i con allacima più alta: il Pico da Neblina, che nome il danno che nebbie dalle e nubi dalle e avvolta perennemente remotamisteriosa, è regione La dell’Equatore. nord a grado un di meno Venezuela, e Brasile fra confine del cavallo a situato montuoso acrocoro impervio un Imeri, do Serra la innalza si cui ambientaleda scenario lo questo è direzione: ogni pluviale in foresta di distesa Un’infinita e rr / a aprile 2015

d o I me aereo r che sor che i - - - mente il più vasto complessotutelatodi vasto più il mente sieme sono oltre 80.000 km 80.000 oltre sono sieme Parima Tapirapecó, in Venezuela: nell’in dueparchi nazionali, contigui aquello di ma regione circostante L’intero gruppo montuoso, e una vastissi la slanciata piramide del Pico da Neblina. gono una serie di pianalti su cui si innalza sosten quarzitichechearenarie dure di verticali pareti con brasiliano)versante circostante (a circa 100 metri di quota sul bassopiano dal repentinamente elevano si Serradellarilievi Roraima.MonteI il e tepuy i anche comprende che zionati fra antichissimirilievi di seriesionante un’impres Guiana, della Massiccio del trova si Imeri do Serra La metri, in territorio brasiliano. ramente,anche se per poche centinaia di posizioneanchedonelarisultò cheinte rilevanNeblina, da Picochiamato sarà alloraquelloraggiunsedachedicima la brasiliana militare spedizione una 1962 soltantonel maquota, di metri2000 ca cir a sommitali, pianori ai fino spinse , sono compresi in 2 i margini ai , probabil , ------di delPico. di cammino nella selva per giorni giungere ai pie- quattro e motore a canoa in avvicinamento lungo un necessari sono lì d’aria;da linea in 140chilometri circa a Negro Rio del rive sulle cittadina eira, Cacho- da Gabriel São da partono gne, ricchissimo ecosistema di queste monta- il studiano che ricercatori parte gran in visitatori, rari I Serra. della pianalti sui di accampamenti di presenza la segnalato hanno Neblina in anni recenti alpinisti diretti al Pico do rigid è vi l’accesso e tutelateYanomami sono lenza.Attualmente gran parte delle terre loro consueto seguito di malattie e di vio che attrasse migliaia di all’oro,corsavera una ebbe siregione la Negli anni Settanta del secolo scorso nel nostante la pressione del mondo esterno. tradizionaleno vita di stile locondurre terre a continua nellecheYanomami, popolodegli trova si Imeri do Serra La foresta pluviale equatoriale al mondo. mne eoaett; a anche ma regolamentato; amente perfino garimpeiros garimperos con il - - - In aprile spesso proseguono le imprevedibili condizioni Primavera non bussa, lei entra sicura meteorologiche di marzo: giornate ventose e spesso piovose, come il fumo lei penetra in ogni fessura Finalmente è primavera con mutamenti atmosferici repentini e improvvisi. Ma le ha le labbra di carne, i capelli di grano giornate sono già lunghe, il sole scalda e i colori primaverili che paura, che voglia che ti prenda per mano. fatti di verde intenso e di fioriture multicolori invogliano a Che paura, che voglia che porti lontano. Escursioni a bassa quota: la Francigena in bici, stare all’aperto. Se in alto aprile è un mese ideale per le più Fabrizio De André, “Un chimico” belle escursioni scialpinistiche, in collina e alle falde delle le prealpi novaresi e l’Aspromonte a piedi montagne è il periodo della rinascita vegetativa e della voglia di andare, a piedi o in bicicletta.

10 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 11 Seicento chilometri lungo la Via utte le esperienze di viaggio iniziano molto prima della partenza, nel momento in cui si comincia a individuare In bici sulle orme di Francigena alla scoperta degli T la destinazione e a immaginare come verrà pianificato. L’organizzazione di una vacanza in bicicletta di alcuni giorni in antichi percorsi dei pellegrini autonomia può includere qualche mese di preparazione, dall’il- di Roberto Micheli luminazione dell’idea a quando si è pronti per iniziare l’avven- Sigerico tura: talvolta questa fase può essere più impegnativa del viag- gio stesso. Allora si apre l’armadio delle fantasie, spalancandosi sulle idee immagazzinate nel tempo, nate da una lettura, da un incontro, dalla curiosità; e da qui nasce l’impulso creativo. Anche questa volta è accaduto così: nella ricerca della meta i viaggi di pellegrinaggio (in primis verso Santiago de Compo- stela) avevano già insinuato qualche idea, ma avrei preferito un percorso meno frequentato. Ed ecco farsi avanti l’ idea della Via Francigena. Il pellegrinaggio verso un luogo santo e lontano è stato di gran- de importanza per molte religioni. Nel Medioevo tre erano le mete principali: Gerusalemme, Santiago de Compostela, sepol- tura dell’apostolo Giacomo Maggiore, e ovviamente Roma. Ver- so la Città eterna confluivano numerose vie: quelle provenienti da nord ovest erano dette “francigene” perché arrivavano dalle terre dei “Franchi”. Gli itinerari seguiti erano diversi e non esi- steva una rete viaria stabilita; spesso erano seguite le vie conso- lari romane, ma è certo che non esistesse un itinerario preciso. Nell’anno 990 l’arcivescovo di Canterbury si recò fino a Roma: circa 1600 chilometri percorsi in un’ottantina di giorni. Sige- rico, questo il suo nome, sarebbe stato soltanto uno dei tanti pellegrini che già affollavano le strade d’Europa se durante il viaggio di ritorno non avesse avuto la felice intuizione di anno- tare in un diario tutti i luoghi in cui fece sosta, creando così una delle prime traiettorie di viaggio. In anni recenti si è cercato di ricostruire uno dei percorsi pro- babilmente più frequentati dai pellegrini, incontrando non po- che difficoltà perché molti dei tracciati antichi sono stati fago- citati dalla viabilità moderna; perciò nel recupero si è cercato di seguire carrarecce, sentieri e strade secondarie poco trafficate per permetterne un sicuro utilizzo pedonale e ciclabile. Deciso che il periodo ideale potesse essere la tarda primavera e che il tempo a disposizione fosse di 8-10 giorni, ho pensato che il tragitto più adatto e coinvolgente fosse dall’Appennino emiliano – più precisamente da Fornovo di Taro, non lontano dal passo della Cisa – fino Roma, la meta naturale. Esistono descrizioni dettagliate del percorso a piedi e mi sono rifatto a queste per cercare di avere la migliore garanzia dal punto di vista della sicurezza e dell’isolamento a discapito ovviamente della ciclabilità, che rimane comunque un fattore importante perché si sarebbe viaggiato con tutto il bagaglio sulle bici. Ho cercato poi di progettare tappe di lunghezza ragionevole, che avessero però la sosta serale in una località interessante: in to- tale circa 600 chilometri in otto tappe, con una media di 75 chilometri al giorno. Dopo esserci procurata la “credenziale del pellegrino” – una tessera dove apporre i timbri delle località attraversate per Nel verde della Montagnola Senese testimoniare l’avvenuta percorrenza – non mancava altro. Un viaggio in treno da Brescia a Fornovo Val di Taro, con la “Freccia della Versilia“ e poi è ora di salire in sella e di iniziare a pedalare.

12 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 13 PRIMA TAPPA legrini; otteniamo uno dei timbri più coreografici di Raggiunto Fornovo con il treno si parte per il passo del- tutto il viaggio presso l’Ordine del Tau. Raggiungia- Itinerari la Cisa. Abbiamo deciso, dopo approfondite indagini, mo a fatica la rocca di San Miniato, lasciamo il Val- che fosse meglio percorrere questo tratto appennini- darno per la Valdelsa: siamo entrati in provincia di 1. Mulattiera vicino co sulla vecchia statale in quanto il tracciato pedonale Siena e tra prati verdeggianti risaliamo e raggiungia- a Pontremoli 2. Guado sul fiume sarebbe stato troppo lento e difficoltoso da percorre- mo la “magica” San Giminiano. Magra re con le biciclette zavorrate dalle borse. Tra l’altro la All’arrivo i primi colori del tramonto si riflettono sul- 3. Arrivando a San statale è molto panoramica, corre sul crinale, regala le case di mattoni, tutte della stessa tonalità: una Quirico d’Orcia scorci suggestivi ed è poco trafficata tranne il sabato panacea per il corpo e per lo spirito. Alloggiamo nel e la domenica quando viene percorsa da moltissime monastero di San Girolamo gestito dall’ordine delle motociclette a velocità sostenuta, da evitare. Vallombrosane, dove ci accoglie una suora veramen- Pernottiamo all’ostello della Cisa dove i gestori ci coc- te moderna e speciale. La solita passeggiata serale colano con una cena deliziosa. acquista un valore particolare tra le torri dello splen- dido centro storico medievale. SECONDA TAPPA Dal passo della Cisa scendiamo a valle su strade se- condarie attraversando borghi interessanti, purtroppo semiabbandonati. All’ingresso di Pontremoli ci acco- glie la piccola abbazia di San Giorgio con l’abside ro- manico risalente al Mille. Dopo il paese ci inseriamo nel percorso pedonale “ufficiale”. Il crescente interes- se verso questa via ha fatto sì che le varie istituzioni (comuni, CAI, gruppi escursionistici) abbiano tracciato tutto il percorso con i caratteristici segni bianco-rossi. La traccia GPS che avevo scaricato è stata pratica- mente inutile. Spesso si incontrano anche le segnala-

zioni che riportano il simbolo della via, cioè il pellegrino 3 con il bordone e la bisaccia, accessori che tradizional- mente erano la carta d’identità del viandante. Pochi chilometri dopo Pontremoli troviamo il vecchio QUINTA TAPPA pegnativa dell’intero viaggio: 99 chilometri con quasi ponte sul fiume Magra crollato durante l’alluvione del Si riparte e dopo pochi chilometri ci voltiamo indie- 1900 metri di dislivello. Durante la notte ha piovuto e 2011 e questo ci obbliga a un simpatico guado. Attra- tro: la vista turrita di San Giminiano ci lascia ancora il mattino ci riserva un tempo molto nuvoloso. I primi versiamo Sarzana, gradevole e preziosa cittadina, ricca una volta a bocca aperta. Passiamo Colle Val d’Elsa chilometri di sterrato ricoprono le bici di un fango ros- di storia, il corso principale è affollato di persone e lo e dopo una decina di chilometri iniziamo a vedere la sastro, argilloso e molto appiccicoso. La Val d’Orcia si

percorriamo piacevolmente con le bici a mano. La fine 1 fortezza di Monteriggioni, dominante la via Cassia. apre davanti a noi e con lei appare anche il sole, che ci di questa tappa è a Marina di Massa, dove alloggiamo Arrivati alla base, ci aspetta una sterrata molto ripida accompagnerà per tutto il resto del viaggio. Bianche all’ostello dopo aver percorso un tratto del lungomare per raggiungere la porta di accesso, fatica ripagata strade sterrate con vista su crinali punteggiati di ci- tirrenico. dallla vista di quel vero gioiello che è la vasta piazza pressi e campi verdeggianti di grano ormai vicini alla centrale; vicino alla casa del pellegrino, troviamo an- maturazione rendono molto piacevole il procedere. TERZA TAPPA che un piccolo ma interessante museo sulla Via. Man- Si attraversano Buonconvento, San Quirico d’Orcia Questa giornata ci porta fino alla magnifica città di cano ormai solo una quindicina di chilometri a Siena, e Bagno Vignoni: ognuno di questi paesi meriterebbe Lucca. Passiamo per il centro di Pietrasanta con la bel- tutti attraverso l’impegnativa Montagnola Senese. una visita approfondita, ma la nostra spietata tabella la piazza arricchita da sculture colorate e dopo Cama- Boschi cedui a perdita d’occhio, colline apparente- di marcia ci impone solamente visite veloci. iore ci attende la salita per Monteggiori, vero Gran Pre- mente selvagge raramente punteggiate da qualche Già pochi chilometri dopo Siena abbiamo iniziato a mio della Montagna. Mentre proseguiamo con un su e casale. Prima di raggiungere la meta si presenta una riconoscere il cono vulcanico di Radicofani, nostra giù impegnativo il cielo si oscura minacciosamente e sorpresa: la via passa vicino all’imbocco della galle- meta odierna: ma è una visione ingannevole, i chilo- difatti dopo poco scarica un violento temporale. Gli ul- ria del Pian del Lago (o canale del Granduca). Que- metri scorrono ma la rupe rimane sempre incredibil- timi 15 chilometri sono sotto un acquazzone e l’arrivo a sta galleria, ben conservata e percorribile a piedi, fu mente distante. Questa sensazione diventerà il tema Lucca è da tregenda. Veniamo accolti gentilmente dai costruita intorno al 1770 dal granduca Leopoldo di di una delle battute ricorrenti per il resto del viaggio: proprietari del b&b e noi li ricambiamo allagandogli, Lorena per bonificare un’ampia zona paludosa che una meta che sembra a portata di mano ma che inve- nostro malgrado, le scale e le camere. creava problemi sanitari alla città. Il posizionamento ce ci sfugge inesorabilmente. degli abitati sui cocuzzoli aveva ragioni difensive e cli- Intorno alle 20 e con il contachilometri ormai prossi- QUARTA TAPPA matiche, ma al cicloturista riserva una faticosa salita mo alle tre cifre finalmente raggiungiamo la rocca di Tornato il sereno, l’uscita dalla città passa per luo- finale: e Siena non si smentisce. Ghino di Tacco. Alloggiamo in un albergo dove il pro- ghi tristi, in una zona industriale densa di capannoni. prietario, intuita la situazione, si fa in quattro per met-

Arrivati in campagna la musica cambia e Altopascio 2 SESTA TAPPA terci a nostro agio, riuscendoci perfettamente. ci accoglie con la sua lunga storia al servizio dei pel- Si parte per quella che sarà la tappa più lunga e im- Inutile dire che dopo una lauta cena niente passeg-

14 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 15 giata serale ma subito a letto. La visita del borgo è 150 ANNI DI CLUB ALPINO ITALIANO DAL PASSATO AL FUTURO solo rimandata al mattino dopo. La chiesa romani- ca di San Pietro custodisce pregevoli opere tra cui alcune terracotte invetriate della scuola di Andrea della Robbia. Ci fa da cicerone don Elia, colto e simpatico che scopriamo essere uno dei maggiori sostenitori dello sviluppo della Via Francigena.

SETTIMA TAPPA Tanto è stata faticosa l’ascesa al cono vulcani- co tanto è gradevole e agognata la discesa fino al Ponte sul Rigo dove ricominciano i saliscendi. Raggiungiamo Acquapendente e quindi il bucolico lago di Bolsena, con il capoluogo con un bel centro storico, poi Montefiascone. La discesa da questo borgo ci fa scoprire un pezzo della vecchia Cassia che non è stato fagocitato dalla modernità. Peda- lare sull’antico basolato ci fa riflettere su quante persone devono aver calcato prima di noi queste

pietre e il pensiero ci emoziona. 4 Siamo ormai in vista di Viterbo ma prima di entra- re in città passiamo dalle sorgenti termali del Ba- gnaccio, poi entriamo in città dalla porta Fiorenti- na. La città fu sede papale per 24 anni dal 1257 al 1281 e ha un bel centro storico.

OTTAVA TAPPA Ormai all’ultima tappa, usciamo dalla città tra campi coltivati e distese di noccioleti, raggiungia- mo Vetralla e da lì saliamo dolcemente sui monti Cimini, fra boschi di querce altissime e ampi pa- scoli, in un’atmosfera molto bucolica. Raggiunta Capranica mancano pochi chilometri all’etrusca Sutri, ma qui il percorso pedonale entra in un can- yon con un single track molto stretto e impegnati- vo, che ci impone a volte passaggi acrobatici con È il secondo volume ufficiale che a conclusione le biciclette a mano, guadi improvvisati e apertura 288 pagine di cui dell’anno celebrativo del 150° di fondazione viene di passaggi tra la vegetazione. 32 di illustrazioni a colori a completare l’esposizione storica de “Il Libro - CAI Giungiamo a Sutri accaldati e disidratati, ma dopo 17 x 24 cm, rilegato in brossura una sosta rigeneratrice si riparte. Nel frattempo si 150. 1863-2013” con la documentazione della realtà Prezzo di copertina 20 € è fatto tardi, perciò si decide per un taglio veloce attuale del CAI e la descrizione delle manifestazioni verso il lago di Bracciano senza seguire la via per LA MONTAGNA Prezzo Soci CAI 15 € + 1,28 € spese postali, 5 ed eventi sia nazionali che locali che hanno UNISCE Anguillara Sabazia, dove si era deciso di prende- da ordinare con il coupon re il treno per avvicinarsi a Roma. In effetti l’av- richiamato l’attenzione della comunità nazionale e vicinamento all’Urbe in bici è sconsigliato a cau- dell’avvenuto pellegrinaggio. Per ottenerlo biso- 4. Monteriggioni internazionale sulla rilevanza delle attività del CAI 5. In direzione sa del traffico caotico della periferia. Scendiamo gna dimostrare di aver compiuto almeno 140 chi- per la montagna quale patrimonio ambientale e Desidero ricevere “150 ANNI DI CLUB ALPINO ITALIANO DAL PASSATO AL FUTURO” di Radicofani alla stazione Ostiense e da lì arriviamo trionfanti lometri a piedi o 400 chilometri in bicicletta. culturale italiano ed europeo. Il libro rende anche un n° copie in piazza San Pietro. L’euforia è tale che entriamo Un tramonto perfetto fa da sfondo a questi mo- Nome e cognome fermo immagine della consistenza del Club alpino pedalando sulle nostre compagne di viaggio e ve- menti euforici e siamo tutti molto contenti. Via niamo immediatamente redarguiti dai vigili urbani Questi percorsi così importanti del nostro passa- italiano al termine dell’anno celebrativo attraverso la CAP Località perchè la piazza è soltanto per i pedoni; ma non ci to possono essere vissuti in modi molto diversi: rassegna degli uomini e delle strutture che ne hanno Codice fiscale importa, obbediamo e a piedi ci posizioniamo per religiosamente, come era in origine; oppure turi- fatto la storia nell’ultimo cinquantennio. Socio CAI - Sezione n° tessera le innumerevoli foto ricordo. sticamente, visitando uno spaccato della nostra L’emozione è veramente grande! Ci trasferiamo bellissima Italia. Ma anche come momento intro- Un volume imperdibile che viene a completare il Allego copia del versamento su c/c postale n° 15200207 poi all’ ufficio dei pellegrini dove esibiamo la no- spettivo personale, stimolato alla perfezione dalla compendio della storia del Sodalizio nei volumi Pagamento tramite bonifico bancario stra credenziale e ci viene accordato il “Testimo- lenta andatura del viaggiare. E secondo me la bici- pubblicati in occasione del cinquantenario e del IBAN IT48 W056 9601 6200 0000 0200 X27 SWIFT POSOIT22XXX nium Peregrinationis“, un certificato nominale cletta è il mezzo ideale! centenario di fondazione e ormai disponibili solo sul Il coupon va inviato via posta a: Club alpino italiano, via E. Petrella 19, 20124, Milano

16 / Montagne360 / aprile 2015 mercato antiquario. o scansionato e spedito via mail all’indirizzo: [email protected] Il trattamento dei dati personali avviene nel rispetto del D.Lgs. 196/03. Il Titolare del trattamento dei dati è Club Alpino Italiano-Sede legale La sentinella della Valsesia Nel Parco regionale del Monte Fenera fra boschi, vigneti e panorami infiniti. Tre belle escursioni per tutte le stagioni di Paolo Zambon*

Panorama dalla cima pochi chilometri da Borgomanero, carat- raggiunge quota 894 metri, è segnata dalla pre- del Monte Fenera con teristica cittadina in provincia di Novara, senza di una chiesetta risalente al Settecento e indicazione delle vette si erge possente e solitario sopra i rilievi dedicata a San Bernardo. La seconda, detta Pun- lontane A della Bassa Valsesia il Monte Fenera, che con i ta Bastia, raggiunge gli 899 metri di quota e sulla rilievi adiacenti è diventato Parco della Regione cima è stata eretta, nel 1906, una grande croce in Piemonte nel 1987. Una montagna con una strut- muratura, di recente restaurata. tura particolare per la sua posizione geografica in Dal punto di vista geologico il Monte Fenera quanto si innalza, improvvisamente, dalle vicine costituisce una singolarità delle Alpi centro- pianure novaresi e vercellesi con una sagoma ben occidentali, poiché rappresenta un residuo della riconoscibile da qualunque punto di visuale. copertura sedimentaria delle Alpi Meridionali. Nella zona sono presenti diversi itinerari ben L’area del Parco è perciò geologicamente com- tracciati: si possono percorrere oltre venti chi- plessa in quanto è composta da tre livelli ben dif- lometri con percorsi ben segnalati, panoramici e ferenziati rappresentati da rocce vulcaniche, sedi- immersi nella natura, dove si incontrano anche mentarie e metamorfiche. Grazie alla presenza di luoghi d’arte e di fede di particolare suggestione. rocce sedimentarie vi si trovano numerose grot- Il Parco del Monte Fenera, grazie alla sua posi- te, alcune delle quali sono di rilevante interesse zione prossima ai grandi centri urbani, è facil- archeologico, come il Grottone, la Grotta Chiara mente raggiungibile ed è una meta praticabile in e la Grotta della Finestra, all’interno delle quali ogni stagione. sono stati rinvenuti resti dell’orso delle caverne Torrenti, vigneti, boschi e grotte già abitate in (Ursus spelaeus, estintosi 20.000 mila anni fa). tempi remoti fanno da sfondo ai voli dei veleg- Sono anche stati ritrovati numerosi strumenti di giatori, uccelli spesso rari che fanno la felicità pietra attribuiti all’uomo di Neanderthal, vissuto degli appassionati di birdwatching come la rara in questi luoghi circa 50.000 anni fa. L’ingresso cicogna nera, il biancone, la poiana, il gheppio, il alle grotte menzionate, data la loro importanza nibbio bruno e il falco pellegrino che qui trovano archeologica, è tassativamente proibito. A parti- il loro habitat ideale. Inoltre, in queste terre di re dal Paleolitico Medio si ebbe sul Fenera una Il Fenera è una ricchezze antiche la viticultura è praticata ormai continua presenza umana con genti diverse che montagna a sé stante, da millenni e il risultato più tipico lo troviamo si sono succedute nel tempo lasciando importan- posta all’imbocco della nel Boca DOC. Durante le escursioni si possono ti tracce del loro passaggio. Dai rozzi strumenti Valsesia e con una quindi degustare vini pregiati nelle numerose di pietra dell’uomo di Neanderthal alla ceramica caratteristica forma a cantine, oppure si può sostare nelle osterie, negli del Neolitico e agli oggetti di metallo, per arriva- panettone. Ma mentre il agriturismi e nelle trattorie che propongono piat- re all’epoca Romana con monete in bronzo e in versante settentrionale ti tradizionali che ben si sposano al patrimonio argento e, nell’alto Medioevo, ai più antichi se- è costituito da un enologico locale. gni dell’industrializzazione della valle con i resti semicerchio di pareti Il Fenera è una montagna a sé stante, posta di una fucina per la lavorazione del ferro. Alcu- rocciose strapiombanti, all’imbocco della Valsesia e con una tipica forma ne grotte hanno anche un interesse speleologico quello meridionale è più a panettone; ma mentre il versante settentrionale come il Buco della Bondaccia e la Grotta delle dolce e coperto da fitti è costituito da un semicerchio di strapiombanti Arenarie, entrambe visitabili solo con autorizza- boschi che degradano pareti rocciose, il versante meridionale è più zione della direzione dell’Ente Parco. fino ai vigneti delle dolce e coperto da fitti boschi. Il monte culmina * L’autore è Accompagnatore Nazionale di pendici inferiori. con due cime di quota simile: la più bassa, che Escursionismo

aprile 2015 / Montagne360 / 19 I sentieri del Boca la piccola carrozzabile verso nord per 1 km, fino alla Un percorso ad anello alla scoperta dei suggestivi deviazione a destra che porta alla cascina Montal- sentieri fra i vigneti che producono una delle più anti- bano. Al bivio che precede la cascina, si riprende lo che Docg del Piemonte, immersi tra le verdi, fresche stradello asfaltato che sale tra i vigneti, per curvare e panoramiche colline del Parco del Fenera. poi seccamente a sinistra. Nel tratto sterrato che segue prestiamo attenzione al segnavia 778, posto a Partenza e arrivo: Cimitero di Boca (380 m) sinistra della strada, su una freccia che punta a de- Lunghezza: 11 km stra. Seguendo questa direzione, si lascia la sterrata Durata: 3 ore all’altezza di un capanno in muratura, salendo alcuni Altitudine massima: 780 m gradini (bolli di vernice gialla, rossa, blu) che ci porta Difficoltà: E sopra il capanno stesso, dove transita una carrareccia Dislivello: 560 m pianeggiante da prendere a sinistra. Raggiunta una L’inizio del percorso è posto sulla SP 32 - siepe di castagni, c’è una nuova deviazione a destra sco-Boca, la cosiddetta Traversagna, in prossimità su gradini, che attraversa un vigneto fino a un cancel- dell’abitato di Boca, circa 1 km a est del santuario del lo al limite del bosco. Si supera e si segue la traccia Crocifisso (da Grignasco 6.7 km). Dal parcheggio del che prima sale, poi prosegue in piano, infine scende cimitero di Boca, si cammina per pochi passi sulla e confluisce in una sterrata, chiusa da un secondo SP32 in direzione del santuario per poi svoltare a de- cancello. Si passa anche questo e si prosegue dritti, stra in direzione della Cascina Montalbano. Si segue verso monte, attraverso un’altra vigna. Al suo termi- ne, un terzo cancello al bosco. Dopo un breve tratto in leggera salita, si sale più ripidamente su un crinale e lo si segue verso monte prima nel bosco; la traccia si

1 fa più accidentata e la pendenza più accentuata fino a arrivare al bivio sotto La Pelosa. Tenendo a destra, si raggiunge la nuda cima rocciosa (658 m, 40 minuti) Come arrivare attraversando una vegetazione caratterizzata dal car- di questo scudo di porfidi emergenti sopra la vegeta- In auto: Autostrada A 16 Alessandria-Gravellona Toce, pino e dall’orniello, con il sottobosco, a tratti folto, di Itinerari zione. uscita Ghemme-Romagnano Sesia, dove si imbocca pungitopo. A quota 610 metri si incontra a destra la Si tratta della caldera di un vulcano attivo 380 milio- la SP 299 della Valsesia fino alla rotonda che precede deviazione per la grotta del Ciutarun, raggiungibile in ni di fa, sollevata nello scontro tra le placche conti- Grignasco (qui la SP 299 scavalca il Sesia per portarsi pochi minuti e chiusa da una cancellata. Proseguen- 1. Dai Vigneti del Boca nentali africana ed europea. Si prosegue sul sentiero a Serravalle); si prosegue sulla riva sinistra, sulla SP do invece sul percorso, dopo poche decine di metri si verso il Fenera che affronta la ripida ma breve discesa sul lato ovest 13, che poco dopo raggiunge Grignasco. incontra un canalone il cui superamento richiede at- 2. Una delle grotte del della Pelosa, al cui termine sbuchiamo su una strada Fenera tenzione per la possibile caduta di sassi e per la scivo- tagliafuoco, che prosegue in salita a cavallo di un cri- 3. Panorama della Colma La cima del Monte Fenera losità del sentiero. Alla sommità si svolta a destra per nale, e si raggiunge il bivio della croce del Teso (712 Si tratta del percorso più interessante, che somma gli raggiungere il sottoroccia del Belvedere. Una ripida, m), una sella dove convergono quattro sentieri. Su interessi botanici, geologici, archeologici e speleologi- ardita scaletta metallica conduce al rifugio del GASB strada tagliafuoco si risale la dorsale verso San Ber-

ci del monte. Il sentiero richiede attenzione perché in (Gruppo Archeologico Speleologico di Borgosesia). 2 nardo (segnavia 777). II percorso è a tratti nella ve- alcuni tratti è scivoloso, soprattutto dopo un periodo Nei pressi giunge il sentiero 780 da Ara. Ritornando si getazione, a tratti aperto e panoramico, soprattutto piovoso. costeggia la parete rocciosa e si arriva alle cavità car- dopo aver superato la punta Bucciolini, che si eleva a siche; la più importante è la Ciota Ciara visitabile solo est della sterrata. Si raggiunge la massima altitudine Partenza: Borgosesia frazione Bettole, (350 m) su prenotazione. Si prosegue in leggera discesa con dell’itinerario (780 m circa), dove la strada spiana, Arrivo: Monte Fenera (899 m) un semplice passaggio sulla parete, quindi si torna a più o meno nel punto in cui il sentiero 777 l’abban- Tempo di salita: 1 ora e 45 minuti salire fino ai 690 metri del Buco della Bondaccia. Ci dona per piegare a sinistra verso San Bernardo. Se si Dislivello: 549 metri si inoltra in una conca carsica e volgendo a destra si manca la deviazione, nessun problema: anche la ta- Difficoltà: E - EE risale il fianco boscoso fino all’incrocio con il sentiero gliafuoco dopo una breve salita e un’ altrettanto bre- Periodo consigliato: tutto l’ anno 768, che si segue a sinistra per poche decine di me- ve ma ripida discesa porta allo stesso ampio croce- Il sentiero in alcuni tratti è scivoloso, soprattutto dopo tri per poi lasciarlo, volgendo nuovamente a destra e via presidiato dall’oratorio di San Bernardo (774 m). un periodo di precipitazioni atmosferiche. proseguendo fino alla sella che divide le due punte del Si prosegue in discesa, tornando fino al punto in cui Una comoda mulattiera collega la stazione ferroviaria monte. Qui convergono anche il sentiero 768, incon- la traccia 776 confluisce nella 777, poco sotto San di Bettole con la frazione di Fenera San Giulio (414 m) trato in precedenza, e che attraverso la Cava Bianchi, Bernardo, e qui si va a destra scendendo attraverso incrociando il sentiero 764; poco oltre il paese, attra- d’arenaria, sale fino alla cima con la chiesetta di San il pendio rivolto a ovest fino alla cascina Nos Gross versando i coltivi è possibile osservare le pareti dolo- Bernardo, e il 772 in arrivo da Colma. Proseguendo a (Grande Noce), che rimane in basso, a destra, sot- mitiche del monte. Lasciato a sinistra l’itinerario 764 destra per un centinaio di metri si arriva alla grande to il sentiero. Un centinaio di metri dopo l’edificio per Colma, il sentiero raggiunge una radura e si inizia croce in pietra posta sul culmine di Cima Bastia (899 si incontra il bivio per cascina Alvearo, dove si va a a salire. Poco dopo una traccia a destra, non segna- m), meta dell’itinerario. Per la discesa si può percorre- sinistra, giungendo all’incrocio con la strada che da

lata e disagevole (ex sentiero 766), porta al monolito re l’itinerario di salita o effettuare un lungo ma piace- 23 Isella (destra) sale verso la croce del Teso (sinistra). denominato "Cappuccio di San Giulio". Si prosegue vole percorso ad anello. Si prende la sterrata a sinistra, seguendola in salita

20 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 21 per un tratto che lambisce una vigna e si porta fino a pochi passi dalla croce del Teso. Prima della sella si incrocia il segnavia 777, che si prende a destra e si arriva con esso sulla cresta di una delle molte dorsali meridionali del Fenera, su cui si eleva il Motto della Capretta (680 m), che si raggiunge in pochi minuti: da qui il panorama sui sottostanti vigneti e sul san- tuario Antonelliano di Boca è fantastico. Si riprende a scendere lungo la dorsale a valle del Motto della Capretta, fino a sbucare in 20-25 minuti sulla Traver- sagna (SP 32 Grignasco-Boca, 440 m), da prendere verso sinistra, raggiungendo il Podere Ai Valloni, vi- sitabile su richiesta. Si imbocca lo sterrato a destra, che fiancheggia la tenuta vitivinicola e prosegue fino a un cancello, oltre il quale si incontra una ciclabile, che, presa a sinistra, porta al non lontano santuario

del Crocefisso di Alessandro Antonelli, assoluta- 4 mente da visitare. Da qui si prosegue ancora sulla SP 32 fino al cimitero di Boca a meno di 1 km.

Il sentiero del Magiaiga Breve ma interessante percorso alla scoperta della gola e delle grotte del torrente Magiaiga.

Punto di partenza: Grignasco (326 m) Punto di arrivo: Ara, chiesa di San Grato (426 m) Lunghezza: 2,2 km Durata: circa 1 ora Altitudine massima: 460 m Dislivello: 150 m in salita; 50 in discesa Difficoltà: T - E L’inizio dell’itinerario è posto in via Fasola, stradina Scopri i vantaggi pedonale che sale all’oratorio di San Graziano. L’ora- torio è situato su un poggio prospiciente l’abitato di Grignasco, in bella posizione panoramica sopra i SPORTLER! tetti del borgo; lo si raggiunge per una via acciotto- 5 lata, fiancheggiata dalle cappelle di una Via Crucis settecentesca. Proseguendo oltre I’oratorio, si esce dall’abitato e si giunge a un vicino bivio dominato subito dopo a una grotta nel pendio. II tratto succes- 4. Il motto della da un grande frassino, dove si va a destra seguendo sivo, dal fondo compatto e dall’andamento sinuoso, Capretta Vantaggi riservati a tutti i membri del CAI in possesso della Carta Vantaggi: il percorso segnalato dal numero 781 e dal cartello alterna falsipiani in salita e in discesa fino a incontra- 5. In cammino “Sentieri dei veleggiatori e del Malconcio”. II sentie- re un’area pic-nic nel punto in cui, da destra, conflu- Carnet Sconti. Sconto alla cassa. ro corre in trincea ed entra nel bosco, per uscirne in isce il sentiero 779. % corrispondenza di un muro a secco che fiancheggia Subito dopo, una breve discesa porta al ponte in Sei buoni sconti fi no a un massimo Approfi tta dello sconto immediato alla cassa il sentiero da sinistra, preceduto da un bivio segnala- pietra che scavalca la profonda e stretta gola in cui del 20% su prodotti e marchi esclusivi. del 5% su tutti i prodotti del mondo montagna.* to, dove si tiene a destra. II successivo tratto piutto- scorre il torrente Magiaiga. Alla nostra destra, imme- *non valido su articoli già scontati e offerte set. sto ripido ci porta in un punto panoramico – sui tetti diatamente a monte della gola, il torrente attraversa di Grignasco e sui Sesia – a monte di un frutteto. Un l’ area carsica delle grotte di Ara, una zona recintata, traverso in piano e una leggera salita dopo una cur- ma sempre accessibile attraverso il cancelletto in va a destra conducono a un nuovo bivio segnalato, legno presso il ponte. Proseguendo oltre le grotte, dove tenendo a destra si entra nel bosco di castagni. uno viottolo porta in circa 300 metri all’abitato di Best in the Alps! Raggiungiamo così il punto di massima elevazione, a Ara. L’arrivo è preceduto dalla diramazione a destra 20 shops & 24 ore shopping online. 460 metri, in corrispondenza del quale una piccola del segnavia 771 (da trascurare) e dal passaggio di traccia di collegamento col segnavia 779 si stacca a un cancello in legno, ormai a ridosso della chiesa di destra. San Grato. Salvo che abbiate avuto la precauzione di follow us! www.sportler.com La discesa è inizialmente dolce, poi affronta un paio lasciare un’auto al parcheggio di Ara, il ritorno a Gri- di tornanti, che conducono al letto di un torrente e gnasco si svolge lungo lo stesso sentiero dell’andata.

22 / Montagne360 / aprile 2015 Vallata delle Grandi popolazione. Gli abitanti rimasti sono partico- (512 m) e le Rocche di Prastarà (290 m). Pietre, San Luca. Foto larmente amanti delle loro origini, del loro terri- L’istituzione nel 1994 del Parco Nazionale archivo Parco Nazionale torio e della loro lingua tant’è che oltre all’italia- dell’Aspromonte ha determinato un momento Camminate dell’Aspromonte no, parlano l’idioma “grecanico”. I centri abitati significativo per la protezione e la valorizzazione posti a quote elevate come Bova (915 m), Rocca- di gran parte del suo territorio che talvolta aspro, forte del Greco (970 m), San Lorenzo (787 m), colmo di sfumature addolcite dalla montagna e in Aspromonte Roghudi (519 m), consentono vedute panorami- arrotondate dal mare si presenta di grande sug- “Attraverso splendidi boschi di che su tutto il territorio sottostante e, talvolta, gestione. Vengono suggerite e quindi illustrate pini scendemmo rapidamente in anche sulla dirimpettaia Sicilia; ma l’opportu- alcune escursioni che consentono al visitatore Fra fiumare, boschi e curiose formazioni rocciose, una altro clima, in regni di un nità di godere di ampie vedute non mancano di particolarmente attento di osservare, identifica- sole dorato.” certo anche in altri luoghi, come Palizzi, Galli- re e conoscere meglio aspetti naturalistici, geo- quattro itinerari nell’estrema punta della penisola Norman Douglas, cianò, il Castello di Amendolea e i monumenti logici, idrologici e vegetazionali delle due aree “Vecchia Calabria” (1915) lapidei di Pentidattilo (454 m), Rocca di S. Lena illustrate. di Antonino Falcomatà

l massiccio aspromontano immerge i piedi nei mari Tirreno e Ionio. D’inverno, i tanti e I suggestivi luoghi posti a quote elevate sono carichi di neve, mentre d’estate le temperature raggiungono valori notevoli. Quindi, soprattutto in primavera e autunno, i sentieri che si sviluppa- no a quote basse offrono opportunità escursioni- stiche di grande interesse, spesso inimmaginabili per chi non conosce la bellezza e la varietà am- bientale dell’Aspromonte. Le maggiori possibili- tà di percorrere tranquillamente i tanti sentieri si hanno sul versante ionico, che ai primi coloni greci dovette apparire come un grande manto di vegetazione che, dalle cime più elevate, scendeva verso il mare, interrotto soltanto da una moltitu- dine di singolarità geomorfologiche e dagli ampi greti delle fiumare. Il versante ionico dovette apparire ai primi coloni greci come un grande manto di vegetazione

Quando di questo acrocoro si parlava solo in termini negativi, per via degli eventi malavitosi, alcuni soci della sezione “Aspromonte” del CAI, insieme ai giovani di San Luca e al gruppo escur- sionistico “Gente in Aspromonte”, incoraggiati dai vertici del sodalizio, cominciarono a segnare il “Sentiero Italia” in quest’area caratterizzata dai complessi rocciosi denominati Pietra Castello (943 m), un grande balcone battuto dai venti, dal quale è possibile osservare le Rocche di San Pie- tro (m 578), Pietra di Febo (870 m), Pietra Lunga (817 m) e la celeberrima Pietra Cappa (829 m). Questi monoliti, circondati da boschi di leccio e castagno, conferiscono all’ambiente circostante un’atmosfera originale. L’avvicinamento a questi luoghi con l’auto può avvenire tramite la strada provinciale per San Luca. Ancora più a sud si sviluppa l’area grecanica nella quale fattori naturali, storici ed economi- ci hanno ridotto notevolmente la presenza della

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La vallata delle Grandi Pietre monaci basiliani, si trova in cima alla rocca. Questi mo- Pietra Cappa e le Rocche di San Pietro noliti sono diventati nel tempo una frequentata meta Itinerari Punto di partenza e arrivo: casello di San Giorgio turistica. Lungo l’itinerario è possibile osservare i tipici (681 m) componenti della vegetazione mediterranea come il 1. La fiumara di Melito Tempo di percorrenza: 4 ore lentisco, il mirto, la fillirea, il corbezzolo, l’alloro, l’erica, nei pressi di Bagaladi (Wikimedia Commons) Difficoltà: facile e tanti altri. 2. La Pietra Cappa Cartografia: IGM scala 1:25000 foglio n. 603 sez IV 3. Un pino laricio San Luca. L’area grecanica 4. Le cascate di L’escursione nella vallata delle Grandi Pietre, che si Da Amendolea a Bova Maesano. Foto Franz snoda nei primi contrafforti aspromontani tra piste e Punto di partenza: Amendolea (145 m) Xaver (Wikimedia Commons) sentieri, richiama il paesaggio tipico della Cappado- Punto di arrivo: Bova (800 m) cia. Dopo aver lasciato in automobile l’abitato di San Dislivello in salita: 655 m Luca in direzione , dopo circa 8 chilometri e Tempo di percorrenza: 3 ore e 30 minuti avendo superato Pietra Lunga, si imbocca, a destra, Difficoltà: media una pista sterrata in discesa che, in poco più di 2 chi- Cartografia: IGM scala 1:25000 foglio n. 615 sez I Bova. lometri, conduce al casello forestale di San Giorgio. Da L’escursione risulta particolarmente interessante per qui si sviluppa il percorso che fiancheggia Pietra Cap- la particolarità dei luoghi e delle persone che si incon- pa, detta la regina dell’Aspromonte per la sua grande trano. Si tratta di visitare un’“isola” dove si parla anco- mole e la strana forma che ha fatto nascere numerose ra il grecanico e dove è possibile mangiare il formag- leggende. Il monolite, il cui periplo dura circa un’ora, gio pecorino e i maccheroni col sugo di capra migliori è circondato da un bosco di lecci e castagni secola- dell’Aspromonte. Una costante dell’itinerario è la pre- ri. Nei pressi si trovano anche i ruderi della chiesetta senza della fiumara Amendolea, nel cui greto abbon- bizantina di San Giorgio che non presenta copertura, dano oleandri e tamerici e lungo le cui sponde sono ma solo porzioni di muro. Poco distanti si incontrano le diffuse le coltivazioni di bergamotto, agrume tipico di Rocche di San Pietro, ritenute, per le grotte e i giacigli questa zona dalla cui essenza si ottengono i migliori scavati nella pietra, un luogo di eremitaggio per fedeli fissatori di profumi. di rito greco. La scalata alla sommità è facilitata dalla Lasciata la S.S. 106 all’altezza di Condofuri Marina ci

presenza di gradini scavati nella roccia. La caverna a si dirige verso l’abitato di Amendolea vecchia nelle cui 4 due piani intercomunicanti, abitata intorno al 1100 dai vicinanze (un’ora di cammino fra andata e ritorno) vi

26 / Montagne360 / aprile 2015 cella fino a Capo Bruzzano. Poi, affacciandosi a sud 5. La fiumara Bonamico verso la fiumara Bonamico, si possono vedere la frana 6. Una fioritura di Fassari e quella di Costantino dalla quale, a seguito primaverile dello scalzamento delle pareti della pendice del corso d'acqua sottostante, si è originato il lago Costantino.

Sentiero didattico naturale nella fiumara Bonamico Da San Luca al lago Costantino Punto di partenza e arrivo: San Luca (249 m)

5 Dislivello in salita: 151 m Tempo di percorrenza: 4 ore Difficoltà: facile sono i ruderi di un castello normanno e di due chiese Cartografia: IGM scala 1:25000 foglio n. 603 sez IV dirute in stile bizantino: quella di San Sebastiano e San Luca. quella di San Nicola. L’itinerario inizia ad Amendolea L'atmosfera tipica di un paesaggio non ancora antro- e, dopo aver superato la fiumara Cozzi e risalito rapi- pizzato rende l’escursione molto originale. Scendendo damente sentieri e piste, giunge, dapprima, in località dall’abitato di San Luca si entra nel greto della fiumara Lacco, successivamente ai piedi di Monte Brigha e, Bonamico in corrispondenza di un’apertura del muro quindi, termina a Bova. Il comune, dominato dalle ro- d’argine. L'escursione si sviluppa quasi esclusivamen- vine di un antico castello normanno, rientra, dal 2003, te nell'alveo della fiumara e solo in parte lungo sentieri nella rete dei Borghi più Belli d’Italia. Qui si possono e non vi sono problemi di orientamento. Il paesaggio è assaggiare le famose lestopitte, frittelle di farina e ac- modellato dall'erosione idrica ed eolica delle pendici e qua, da mangiare insieme a un buon vino rosso locale. evidente nella gigantesca frana che, ostruendo il corso Ogni anno, la Domenica delle Palme, i fedeli celebrano del Bonamico, ha dato origine a un lago di sbarramento un rito antico e suggestivo, che consiste nel portare in detto Costantino (400 m), dove termina l’escursione. processione delle grandi figure femminili costruite con Risalendo la fiumara si potranno osservare i caratteri foglie di ulivo dette “pupazze”. distintivi dell’idrogeomorfologia del territorio aspro- montano, dove il ciclo dell'erosione ha modellato il Da San Luca a Pietra Castello (943 m) caratteristico profilo longitudinale della vallata e la sua Punto di partenza e di arrivo: San Luca (249 m) più importante implicazione: il dissesto idrogeologico. Dislivello in salita e in discesa: 694 m Risalendo di quota, si incontrano la fase alluvionale, Tempo di percorrenza: 6 ore caratterizzata da grande quantità di materiale lapideo Difficoltà: media depositato nell’alveo, sempre più grossolano e la tipica Cartografia: IGM scala 1:25000 foglio n. 603 sez IV vegetazione riparia, nella quale prevalgono oleandri, San Luca . tamerici, pioppi neri, salici, ontani neri, ecc. Sulle pen- È una bellissima escursione che necessita di esperien- dici circostanti, invece, si sviluppano pascoli e aree ce- za solo alla fine del percorso. Si parte dalla chiesa prin- spugliate, nelle quali prevalgono arbusti sempreverdi cipale di San Luca e, dopo aver risalito i vicoli del centro di piccole dimensioni (eriche, cisti, filliree, corbezzoli, storico e attraversato dei coltivi, ci si immette su una ecc.); queste garantiscono la protezione e la copertura stradina che prima incontra la sorgente Ceramidìo e delle pendici molto scoscese e offrono un sicuro rifu- poi termina in una grande radura. Si entra quindi in un gio a numerosi animali come la volpe, la lepre, il tasso, fitto bosco di querce, come il farnetto, il leccio e la rove- la coturnice, la gazza, il gheppio, la poiana, e tanti altri. rella. Successivamente, attraverso una breve ma ripida salita, si entra nella fortificazione dove si possono os- servare importanti segni umani come i ruderi di cinte murarie, purtroppo, in precarie condizioni di conserva- zione. La parte sovrastante (943 m), di sorprendente bellezza, è caratterizzata da un'ampia fenditura dove ci si può riparare in caso di maltempo, ma dove è anche possibile consumare un buon pasto. Da questo punto di osservazione straordinario gli escursionisti possono, guardando verso nord, osservare i monoliti arenacei di origine eocenica, circondati da boschi di leccio e casta- gno come Pietra di Febo, Pietra Lunga e la celeberrima

Pietra Cappa; continuando a guardare in senso orario 6 possono riconoscere la costa dei Gelsomini da Roc-

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MONTAGNE 360° CAI_200X270_MODELLO_12811.indd 1 05/03/15 10:36 Novant’anni di emozioni in scatola Inventati dagli accademici del CAI, i bivacchi sono sentinelle dell’abitare estremo. Una sfida sempre d’avanguardia, dalle prime installazioni sul Monte Bianco nel 1925 ai nuovi progetti a cura di Cantieri d’alta quota

gnoti ai più, e spesso snobbati rispetto alle montagne non richieda o l’orografia non consenta In questa pagina: fase di strutture custodite, i bivacchi incarnano la di erigere veri e propri rifugi. Gli accademici Mario montaggio di un bivacco quintessenza del progetto dei ripari nelle Borelli, Francesco Ravelli e Adolfo Hess prefigura- tipo Ravelli e collocazione I al Frébouze (2500 m), più remote e inospitali Terre alte. Non solo per- no una «cassa stagna» foderata di zinco o lamiera in nel 1925. ché debbono bastare a se stessi ma anche perché grado di accogliere 4/5 persone, prendendo spunto Foto archivio Museo rappresentano la sfida modernista e razionalista dalle «scatole in lamiera ondulata che avevano reso Nazionale della Montagna dell’Existenzminimum, ovvero la definizione di ottimi servizi durante la prima guerra mondiale» - CAI Torino uno standard spaziale minimo per l’abitare. Inoltre, (come il cosiddetto modello Damioli, assai utiliz- A fronte: bivacco del sono un prodigio di prefabbricazione reversibile zato in quota). I vantaggi sono evidenti: struttura Dolent (2667 m), del (leggasi: smontabili senza lasciare quasi traccia), interamente prefabbricata, facilità e rapidità di tra- 1973. Foto Marco Volken mentre a livello formale sono quanto di più astratto sporto e montaggio (in situ, il lavoro si riduce alla si possa pensare per la montagna: nessun tentati- preparazione dello spiazzo), buona resistenza agli vo di mimesi con l’ambiente o di ripresa pittoresca agenti atmosferici (grazie anche all’aerodinamico dello chalet. profilo a semibotte) e, dunque, limitata manuten- al Frébouze: i manufatti provengono dall’officina Milano 1964). Se i primi rifugi alpini sorgono intorno a metà Ot- zione e generale abbattimento dei costi. dei fratelli Ravelli, specializzata nella lavorazione La realizzazione, che registrerà grande eco, viene tocento, l’ideazione – tutta italiana – dei bivacchi è Grazie a una sottoscrizione di 18.905,30 lire, il in lastra dei metalli. La nota famiglia di alpinisti perfezionata dopo la Seconda guerra mondiale, novecentesca. A Torino, durante una riunione del CAAI delibera la realizzazione e collocazione del- torinesi si occupa anche del montaggio delle strut- quando l’ingegner Giulio Apollonio (all’epoca pre- Club Alpino Accademico nel 1923, Lorenzo Bo- le prime strutture. Nel gruppo del Monte Bianco, ture, il cui costo si aggira sulle 6.000 lire, trasporto sidente della SAT) mette a punto il tipo a 8/9 posti relli propone di collocare minuscole strutture in- il 27 e il 30 agosto 1925 s’inaugurano il bivacco al compreso. «Si progettò una costruzione avente la che, pur nell’economia di spazio, migliora l’abitabi- custodite laddove la limitata frequentazione delle Col d’Estellette (dedicato ad Adolfo Hess) e quello base costituita da due solidi telai di legno, uniti fra lità e il comfort aumentando le dimensioni (2,29 di loro con bulloni passanti e ancorati al terreno, metri di altezza interna al centro, 2,10 di larghezza sui quali venivano fissate le due fiancate di legno, di interna e 2,63 di profondità, per un volume esterno I bivacchi incarnano forma semicircolare, i cui archi venivano riuniti con totale di 15,15 metri cubi) e abbandonando la semi- la quintessenza del solidi longheroni formanti l’intelaiatura del tetto, botte a favore di un parallelepipedo culminante con progetto dei ripari rinforzata con lame di ferro. Per coprire il tetto si una copertura sempre archivoltata e dotato di un nelle più remote e pensò alla perlinatura ricoperta di lamiere di zin- sistema di ventilazione (con presa d’aria praticata inospitali Terre alte. Essi co, mentre per il pavimento si proponevano delle in basso sulla porta e fuoriuscita da un comigno- debbono bastare a se tavole, coperte di cartone catramato, sul quale si lo in copertura). In assetto diurno, le reti delle sei stessi e rappresentano prevedeva l’apertura di una porta, di una finestrella cuccette disposte su tre livelli lungo i due lati lunghi la sfida modernista e di un foro per il passaggio del tubo di tiraggio del- si ribaltano, lasciando posto a piccoli tavoli piegati e razionalista nella la cucinetta ad alcool. Un parafulmine, con cavo di sotto di esse. Il montaggio è stimato in circa 360 ore definizione di uno scarico, completava la costruzione, nel cui interno lavorative, mentre il peso è di 20,66 quintali (16,64 standard spaziale l’alpinista trovava cinque pesanti coperte, il bidone di struttura e 4,02 di arredi). Brevettato (e diffuso minimo per l'abitare, per l’acqua, la pentola, la scopa, l’accetta, la pala, il dai tecnici della Fondazione Berti con alcune varia- mentre a livello mastello, la lanterna e qualche altro arnese per la zioni, come l’inserimento di uno strato isolante di formale sono quanto pulizia e per la cucina. Le dimensioni di questi pri- lana di roccia tra la lamiera e il perlinato interno), di più astratto si mi bivacchi furono di metri 2,25 in larghezza, metri il bivacco Apollonio godrà di una fortuna durata fin possa pensare per la 2 in profondità, metri 1,25 di altezza al colmo, por- quasi a oggi. montagna: nessun tata poi a metri 1,50 e a metri 1,75; il tutto smon- Non mancano, tuttavia, alcuni tentativi ancor più tentativo di mimesi con tabile in una ventina di colli del peso di 25 chilo- sperimentali. Nella seconda metà degli anni Trenta l'ambiente o di ripresa grammi ciascuno». (Silvio Saglio, Rifugi e bivacchi, la francese Charlotte Perriand, architetta di talento pittoresca dello chalet. in 1863-1963. I cento anni del Club Alpino Italiano, dalla straordinaria umanità e grande appassionata

30 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 31 Bivacco dello Stockhorn (2598 m), del 1974. di montagna, insieme all’ingegner André Tournon Foto Marco Volken mette a punto il refuge bivouac, basato su una strut- tura a telaio in tubi di alluminio leggeri e pannelli di compensato dalle dimensioni standard. La costru- zione, sollevata su «trampoli» costituiti dai tubolari direttamente conficcati nel terreno, si allestisce in quattro giorni con maestranze non specializzate: in 8 metri quadri (4x2) ospita 6 persone grazie a tavoli e brande ribaltabili. Restano invece sulla carta i pia- ni per il refuge tonneau, anticipatori delle soluzioni «futuribili» che vedranno la luce in seguito. Infatti, dalla fine degli anni Sessanta e soprattutto in Svizzera, i bivacchi paiono la più diretta mate- rializzazione di concetti, tecnologie e immaginari legati al mondo dell’aerospazio, che riproduce ar- tificialmente le condizioni di vita all’interno di mi- crocapsule o bolle-membrana. Diventa cioè quasi automatico il parallelismo che s’istituisce tra i bi- vacchi (unità minime di sopravvivenza in ambien- ti estremi) e i moduli che vorrebbero colonizzare i territori «alieni», caratteristici della coeva corsa alla è storia dei giorni nostri. A partire dal caso del Qui sopra: Charlotte conquista del cosmo. Le realizzazioni assomigliano bivacco Gervasutti, assurto a fama planetaria; al Perriand si affaccia dal così a vere e proprie navicelle spaziali, trasporta- punto da essere stato commissionato in una ver- bivacco da lei costruito sul Mont Joly (2000 m) te in loco ready made con l’elicottero: dal bivac- sione «moltiplicata» come rifugio alle falde dell’El- nel 1937 co Grassen a St. Niklaus a quello del Dolent, con brus. Oggi, dunque, il tema è quanto mai al centro Sotto: bivacco tipo scocca sperimentale in poliestere, dal bivacco dello dell’interesse, come dimostrato dai diversi concorsi Apollonio al Petit Mont Stockhorn al Ferrario in cima alla nostra Grignetta. di progettazione, anche internazionali, che hanno Blanc (3047 m) dedicato Il resto, diretta conseguenza di questi precedenti, registrato numerose partecipazioni. Luca Gibello a Gino Rainetto, del 1963. Foto Valter Ponzo

Cantieri d'alta quota

Tutto ha avuto origine dall’omonimo libro di Luca Gibello (Cantieri d’alta quota. Breve storia della co- struzione dei rifugi sulle Alpi, Biella 2011, tradotto in francese e tedesco nel 2014 a cura del Club Alpino Svizzero), considerato il primo studio sistematico sul tema. Poi è arrivato il sito web (cantieridaltaquo- ta.eu) e, da maggio 2012, l’associazione culturale, costituita per incentivare la ricerca, divulgazione e condivisione delle informazioni storiche, proget- tuali, geografiche, sociali ed economiche sui rifugi e bivacchi alpini. Nel porsi come osservatorio e piat- taforma d’interscambio per tutti coloro che ope- rano in montagna o la frequentano, l’associazione pubblica un periodico informativo free press, offre un seminario tecnico di aggiornamento per profes- sionisti e cura una mostra itinerante patrocinata dal CAI e allestita in due versioni («Rifugi alpini ieri e oggi» e «2000 metri sopra le cose umane») che ha superato le 27 tappe su tutto l’arco alpino e in alcune principali città del Nord Italia.

32 / Montagne360 / aprile 2015 Un concentrato di sperimentazione di Roberto Dini e Stefano Girodo

Proprio nell’essenzialità delle sue esigenze abitative e presta- zionali, ma soprattutto nell’intelligenza progettuale e tecno- logica richiesta, risiede lo straordinario interesse del bivacco. Oggi l’attenzione si focalizza soprattutto sulle tematiche am- bientali, e in particolare su questioni come la reversibilità, il rapporto con il suolo e il paesaggio circostante, l’elevata pre- stazione tecnologica e la sperimentazione sui materiali innova- tivi. La leggerezza della struttura ai fini di trasporto e montag- gio, le elevate performance dell’involucro, il comfort interno, sono i banchi di prova su cui si confronta questa piccola ma affascinante branca dell’edilizia attraverso l’elaborazione di tecnologie costruttive sempre più raffinate e integrate. Tra gli esempi contemporanei più significativi, la nuova capan- na Gervasutti propone una struttura modulare completamen- te prefabbricata, energeticamente autosufficiente, trasportata e assemblata completamente a secco in sito in un solo giorno di lavoro, con impianti immediatamente funzionanti secondo un sistema plug&play. Facendo largo uso di tecnologie impor- tate dalla nautica da competizione, dall’aeronautica e dall’au- tomotive, il bivacco è composto da una scocca composita ad alte prestazioni strutturali e termiche, ancorata alla roccia at- traverso zampe metalliche regolabili che garantiscono la totale rimovibilità e il minimo impatto con il suolo. Tra le realizzazioni dell’architetto sloveno Miha Kajzelj si an- noverano l’innovativo monolite a sviluppo verticale installato ready made in sito al (nei pressi di Lubiana), con il chiaro intento di spiccare nel paesaggio; o ancora il grigio pri- sma metallico al Kotovo Sedlo. Quest’ultimo, che si presenta invece mimetico rispetto al paesaggio roccioso circostante e infilato a cuneo sotto un masso strapiombante, s’inserisce nel consolidato filone tecnico-futuristico che ribadisce ancora una volta il legame tra alta quota e immaginario aerospaziale. Le diverse tecnologie impiegate, ormai all’ordine del giorno, vanno dai rivestimenti in vetroresina e materiali compositi, alla dotazione di impianti fotovoltaici, dalle apparecchiature per il monitoraggio meteorologico e ambientale al collegamento web, dal ricambio meccanizzato dell’aria ai fornelli a induzione per il riscaldamento del cibo. Ne è un esempio anche il nuovo bivacco Giannantonj all’Adamello. Altre realizzazioni, come il bivacco Vuerich al Montasio o il Chentre-Bionaz in Valpelline, vanno invece nella direzione della riscoperta di un approccio più low tech e spartano ma non per questo meno intelligente, funzionale e forse anche più econo- mico. Nonostante una storia fatta di pura sperimentazione fin dal principio, spesso però il connubio tra bivacco e tecnologia vie- ne aspramente criticato dai presunti «puristi» che non vedono di buon occhio l’accrescimento di comfort che si accompagna a quello della tecnica: come però sussiste la necessaria evolu- zione della giacca, della corda e dello scarpone che chiunque In questa pagina (prima foto in alto) e a fronte: LEAP factory, nuova capanna Gervasutti alle Grandes Jorasses (2835 m), del 2011. Foto accetta e utilizza senza porsi particolari questioni vetero-ro- Francesco Mattuzzi. mantiche, al pari esiste la necessaria innovazione nei ricoveri In questa pagina in basso: Miha Kajzelj, bivacco al Kotovo Sedlo (2000 per gli alpinisti! m), del 2005

34 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 35 I nuovi bivacchi: 7 progetti recenti in Italia

Bivacco Arrigo Giannantonj (3167 m) Dall’estate 2015 un nuovo manufatto dovrebbe sosti- tuire il modulo Apollonio installato nel 1980 al Passo Salarno in alta Valsaviore. La costruzione è l’esito di un concorso internazionale riservato a progettisti under 40 Bivacco Luca Vuerich (2531 m) e bandito nel 2012 dal Distretto culturale di Valle Ca- Realizzato nel 2012 nel gruppo del monica con il Parco regionale dell’Adamello, il Politec- Montasio (Alpi Giulie) per volontà nico di Milano e il CAI Lombardia. Tra le 191 proposte della famiglia dell’alpinista scom- pervenute, quella del gruppo LAMA+ di Roma (A. Feli- parso e del Soccorso alpino di Cave ci, A. Santamaria, R. Cammarota, D. Rossi, E. D’Amico) del Predil, su progetto dell’architetto prevede un volume geometrico dalle forme compatte Giovanni Pesamosca in collaborazio- ed ergonomiche. Dotato di 8 posti, si compone di una ne con il geometra Roberto Palmieri. struttura portante in legno lamellare, chiusa da pannelli Alla conformazione a semplici falde stratificati coibentati e rivestiti da un manto protettivo in lamiera corrisponde la massima in zinco-titanio. Gli impianti garantiscono una dota- essenzialità degli interni (9 posti). zione minima di sicurezza: i pannelli fotovoltaici sulla Gli elementi, predisposti a valle, copertura inclinata possono riscaldare una piccola pia- sono stati elitrasportati in sito ed stra da cucina (ricavando l’acqua dal vicino ghiacciaio), assemblati da tecnici specializzati e garantire un microclima interno e la ricarica di batterie. volontari in due giorni. Un mini impianto eolico integra la fornitura d’energia e alimenta una segnalazione luminosa. Costo intorno ai 30.000 euro elitrasporto escluso.

Bivacco Col Clapier (2477 m) Collocato nell’estate 2014 al valico di confine per volontà dei comuni di Bramans (Francia) e Giaglione (Val di Susa) nell’ambito del progetto transfrontaliero “Sulle tracce di Annibale”, finan- ziato con fondi europei. Sviluppata da Alprogetti e realizzata da maestranze locali, la struttura lignea (8 posti), rivestita in metallo secondo una forma prismatica, è punto tappa di un sentiero tematico volto a ripercorrere il tragitto seguito dal condottiero cartaginese nel suo celebre attra- versamento delle Alpi.

36 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 37 Bivacco Giambatta Giacomelli (2030 m) Bivacco Città di Cantù (3536 m) Nel 2012 la SAT di Caldonazzo ha Per sostituire il modulo Apollo- bandito un concorso d’idee riserva- nio del 1971 collocato nel gruppo to ai professionisti della Sezione al Ortles-Cevedale in località Giogo fine di sostituire, in occasione dei Alto (Parco dello Stelvio), nel 2013 il 50 anni (1966-2016), il bivacco esi- CAI Cantù ha bandito, con l’Ordine stente, voluto dal fondatore Giam- Ingegneri Como, un concorso locale batta Giacomelli nel gruppo della riservato agli iscritti e vinto da Ma- Vigolana. Il progetto di Riccardo ximiliano Galli. La struttura (2,8 x Giacomelli riprende l’andamento 3,2 x 3,2 m), che vorrebbe richia- della dorsale segnata dalle guglie mare le forme dei massi, è rivestita di Frate e Madonnina, inquadrate in lamiera zincata e realizzata con dall’apertura sopra la porta. La elementi paralleli calandrati in cromia dell’involucro in lamiera acciaio, mentre gli interni (10 posti) (struttura e interni in larice; 6 sono in larice trattato. L’installazio- posti) è evocativa del segnavia CAI- ne è attesa per l’estate 2015, per un SAT: bianco e rosso. Posa prevista costo stimato in 47.000 euro. nell’estate 2016, per un budget di 42.000 euro.

Bivacco tipo “Quarzo” Il progetto nasce da una collabora- zione tra la sezione di Torino e il Di- partimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino in occasio- ne del 150° anniversario del CAI. La forma è ispirata dai cristalli minerali che riconducono all’ambiente alpi- no. Il volume è costituito da lastre piane, sfaccettate e asimmetriche, che si sviluppano in verticale su pianta trapezoidale; il basamento a chiglia riduce l’accumulo nevoso e la superficie di occupazione al suolo per agevolare il posizionamento del bivacco. L’organizzazione spaziale interna (fino a 12 posti), si articola intorno a un volume centrale che ospita una bussola, il doppio accesso in altezza e una scala/scultura che funge anche da contenitore aperto per alloggiare vestiario e attrezzatu- ra. L’ottimizzazione dello spazio in- terno si articola in due zone giorno/ notte sovrapposte – al piano terra, con tavolo centrale – e una zona notte con cinque letti a cuccetta.

38 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 39 A fianco e al centro: due immagini del progetto vincitore (di studio DEMOGO); in basso a sinistra, il progetto secondo classificato (di Marco Coletti e Stefano D’Elia), e a destra il terzo classificato (di Nicola Di Pietro)

Bivacco fratelli Fanton (2661 m) Si è appena concluso il concorso europeo per un nuovo bivacco alla Forcella Marma- role, nelle Dolomiti Bellunesi, bandito dal CAI Auronzo con la Fondazione Architettu- ra Belluno Dolomiti e il patrocinio di Fonda- zione Dolomiti Unesco, Provincia di Belluno e Ordine Architetti Belluno. L’intenzione è quella di dismettere il vecchio modulo Apollonio che versa in pessime condizioni e

scala 1:25 alzato sud scala 1:500 planimetria generale che negli anni Settanta, causa meteo avverso 1 durante l’elitrasporto, venne temporane-

CONCEPT amente appoggiato in alta Val Baion in 2

FORMA posizione tutt’altro che strategica (1750 m) VENTO FRANE NEVE e mai più ricollocato nel posto stabilito alla 3

RIPARO DA Forcella. Col supporto di Aku Italia srl, del CONCEPT

4 BiM Comuni del Piave e del Comune di AURONZO VISTA Auronzo di Cadore, il CAI Auronzo intende

scala 1:25 alzato sud scala 1:500 planimetria generale realizzare una struttura da 10/12 posti con 1 scala 1:25 alzato est scala 1:25 pianta piano terra scala 1:25 pianta piano soppalcato un costo stimato intorno a 45.000 euro. Tra

CONCEPT i ben 273 gruppi partecipanti ha prevalso 2

FORMA il trevigiano Studio DEMOGO (Davide De VENTO FRANE NEVE Marchi, Alberto Mottola, Simone Gobbo, 3 RIPARO DA

CONCEPT ) con un volume parallelepipedo scatolare

4 sollevato su soli tre appoggi (dunque facil- AURONZO VISTA mente reversibile) che asseconda il declivio

01 inquadrando a cannocchiale la Val da Rin

scala 1:25 alzato est scala 1:25 pianta piano terra scala 1:25 pianta piano soppalcato e Auronzo; l’organizzazione interna è in funzione della pendenza, con i posti letto sfalsati a salire rispetto al filtro d’entrata, mentre lo spazio giorno gode del panorama attraverso una grande vetrata. Tra le più leggere del segmento con soli 870 gr di peso, Salyan è il nuovo modello da avvicinamento tecnico Seconda classificata la proposta di Marco di Asolo studiato per affrontare con il massimo grip vie ferrate, attività di guida e soccorso, trekking. Coletti e Stefano D’Elia, terzo Nicola Di La suola Vibram® assicura precisione nella fase di arrampicata, mentre la tecnologia Anti-Shock contribuisce 01 Pietro. all’assorbimento dell’impatto e al confort generale della calzatura. Con Salyan ai piedi, ti senti leggero, sicuro, comodo e hai più energie per affrontare al meglio la tua prestazione. 40 / Montagne360 / aprile 2015 I colori di La Palma Camminate fra crateri e barrancos sotto il cielo limpidissimo delle isole Canarie, dove i vulcani hanno disegnato la terra di Sandra Tubaro e Ivo Pecile

La colorata costa che una terra disegnata dai vulcani particolarmente suggestivi, e le cuevas, cavità chiude il barranco 26 ottobre 1971: per oltre venti giorni l’eruzione naturali destinate ad abitazioni. Non ebbero una Fagundo del vulcano Teneguia invase di fumo e cenere la sorte migliore degli indigeni americani, antici- punta meridionale dell’isola di La Palma. River- pandone il destino. Estinti alla fine del Quattro- sandosi nell’oceano la lava modificò la linea di cento a causa di malattie, deportazioni e scontri costa risparmiando miracolosamente le saline di con gli spagnoli, ci hanno lasciato una testimo- Fuencaliente e il vecchio faro. E fu solo l’ultimo nianza tangibile e misteriosa nei petroglifi scol- degli episodi vulcanici che, da sempre, accompa- piti su massi lisci: incisioni di difficile e discussa gnano la vita dell’isola, e gli abitanti di La Palma interpretazione raffiguranti spirali e meandri, gli vi convivono da secoli, consolandosi col fatto che stessi motivi adoperati oggi per decorare monili le eruzioni hanno il pregio di rinnovare la fertili- e souvenir delle bancarelle dell’isola. tà del suolo. D’altronde proprio all’emersione di Vista la tormentata orografia, poche sono le pos- apparati vulcanici, in tempi remoti, si deve l’ori- sibilità di pascolo e quindi niente foraggi né lat- gine stessa delle Canarie, isole poste nell’Oceano te bovino, mentre ottimi sono i locali formaggi Atlantico al largo della costa del Marocco, as- di capra. Il gofio proviene dalla tradizione ali- segnate dalla storia alla Spagna e favorite dalla mentare dei Guanci ed è ancora oggi adoperato natura che ha loro donato un clima primaverile dai locali e previsto nei menù dei ristoranti: si nell’arco di tutto l’anno. tratta di una preparazione a base di farina ot- Di forma vagamente triangolare con l’apice rivol- tenuta dall’orzo tostato o da altri cereali. Nella to a meridione, La Palma misura circa 40 chilo- parte meridionale, resa fertile dalle eruzioni, fin metri per 20 di larghezza. Il lato settentrionale è dal Cinquecento si produce un celebre malvasia sostanzialmente costituito da alte scogliere con i ottenuto da viti prostrate al suolo. Ciò che però piccoli centri abitati aggrappati a ripiani sospesi colpisce il visitatore è la grande estensione dei sopra l’oceano. Più a sud si eleva l’enorme caldera bananeti presso le coste e sui ripiani, sfruttati – spenta – del vulcano Taburiente, dal diametro fino al limite della superficie stradale. Gli spagnoli di una decina di chilometri. I suoi possenti fian- incontrarono una chi sono erosi in grandi scanalature che scendo- Tanti climi per una sola isola popolazione indigena no verso il mare: sono i barrancos, profonde gole La Palma, la isla bonita, è probabilmente la più dalla pelle chiara, spesso ricoperte da una rigogliosa vegetazione verde delle Canarie e anche in pieno inverno mo- presumibilmente di subtropicale. Scendendo ulteriormente troviamo stra la mitezza del suo clima con i mandorli fiori- origine nord africana: i un’ossatura che corre in direzione nord sud: è la ti, le stelle di Natale alte come alberi e le strelizie Guanci, che non ebbero Cumbre, la dorsale montuosa che con i suoi in- selvatiche. Qui si parla dell’esistenza di due sta- una sorte migliore degli numerevoli coni vulcanici – se ne contano circa gioni: la primavera e l’estate, e il riposo vegeta- indigeni americani, 120 – fornisce all’isola la sua specificità orografi- tivo delle piante è ridotto al minimo. Dal punto anticipandone la sorte. ca. Per la sua eccezionale ricchezza naturale l’iso- di vista meteorologico, la Cumbre costituisce una Estinti alla fine del la è dal 2002 dichiarata Riserva della Biosfera e sorta di barriera rispetto all’umidità portata dai Quattrocento a causa di le zone di eccellenza vengono tutelate dal Parco venti alisei. Per questo motivo la fascia di nuvole malattie, deportazioni Nazionale della Caldera del Taburiente. si arresta solitamente lungo la dorsale centrale, e scontri con gli Gli spagnoli nel periodo della colonizzazione favorendo una maggiore copertura ad est men- spagnoli, ci hanno incontrarono qui una popolazione indigena tre il versante occidentale gode di un clima più lasciato misteriose dalla pelle chiara, presumibilmente di origine asciutto e sereno. Anche la vegetazione svolge testimonianze nei nord africana: i Guanci. Da notizie riportate dai un ruolo determinante nel captare l’umidità petroglifi raffiguranti cronisti dell’epoca conosciamo la loro frequen- formando, nella zona nord est dell’isola, boschi spirali e linee sinuose. tazione di alcuni luoghi di culto, ancora oggi di sempreverdi. Si tratta della laurisilva, una

aprile 2015 / Montagne360 / 43 Discesa nel barranco de Las Angustias Roque de Los Muchachos: Itinerari Difficoltà: E la vetta di La Palma Lunghezza: 13,5 km Difficoltà: T Dislivello: 200 m in salita e 1000 m in discesa Lunghezza: 6,2 km 1. Sul greto del barranco de Las Angustias Tempo di percorrenza: 5 ore Dislivello: 400 m Da Los Llanos si scende con l'auto al fondo del barran- Tempo di percorrenza: 3 ore e 40 minuti co de Las Angustias dove un servizio taxi porta fino ai La lunga rotabile che percorre la cresta del Taburien- 1030 metri di Los Brecitos. Qui inizia quello che è con- te permette di partire già dalla rilevante quota della siderato uno dei percorsi più interessanti dell'isola. Un Degollada de los Franceses (2297 m). Qui ci si im- ottimo sentiero nella pineta asseconda lungamente mette sul sentiero che percorre la dorsale, arrivan- una serie di coste e rientranze, intersecando diversi do presto a una insellatura rossa segnata da filoni barrancos dai nomi quanto mai suggestivi. Oltrepas- lavici. Uno di questi muri è ancora in piedi e forma sato un mirador (belvedere) si taglia in alto il fianco di la cosiddetta Pared de Roberto dalla leggendaria una valletta per poi scendere ad attraversare il greto origine. Con qualche modesto saliscendi tra pinna- della Playa del Taburiente. Sull'altro lato della valle si coli colorati, ci si porta presso il ripiano che ospita incontra il Centro Visite del Parco e quindi una sella dal- gli osservatori astronomici. Il sentiero cala ora a una la quale ha inizio la discesa verso il barranco Almendro selletta e poi con un'ultima salita tra le ginestre rag- Amargo. Ci si trova ancora in alto, e dal successivo bel- giunge la vetta del Roque de Los Muchachos (2426 vedere si scorge la sagoma del Roque Idafe, un carat- m, centro informativo), toccata anche dalla rotabile. teristico torrione, luogo di culto per i Guanci in epoca Questa piccola delusione è ampiamente compensa- preispanica e oggi monumento nazionale. La discesa ta dal panorama e dagli accesi colori vulcanici che prosegue veloce a svolte, terminando sui ciottoli del rio circondano la vetta, dove la nitidezza del cielo è una che per un tratto coinciderà col sentiero. A Dos Aguas costante. Il ritorno avverrà tramite il medesimo iti- il greto si unisce a quello del rio Taburiente, formando nerario. Se ne avete la possibilità, durante il rientro il barranco de las Angustias. La parte finale dell'escur- fermatevi presso il Mirador de los Andenes e atten- sione è quella forse più bella e suggestiva, con il sentie- dete il tramonto, non ve ne pentirete. ro che si dipana lungo i meandri del barranco, ora su un lato ora sull'altro della gola. Grandi macigni, alte pa- Pico Bejenado: il belvedere sulla Caldera reti e pinnacoli ricoperti di euforbie rendono il percorso Difficoltà: E sempre vario e interessante tanto che, nonostante la Lunghezza: 14,5 km lunghezza del percorso, è con dispiacere che ci si ritro- Dislivello: 900 m foresta primordiale che alle Canarie trova la sua di piccoli centri non votati al turismo di massa e La Via Lattea nel cielo di va al punto dove si è lasciata l'auto. Tempo di percorrenza: 5ore e 45 minuti massima espressione al Parco Nazionale di Ga- quindi luoghi di grande tranquillità. Le spiagge La Palma rajonay nella vicina isola di . In alto, presenti nell’isola sono poche e generalmente di ben oltre i 2000 metri di quota, corre la cresta nera sabbia vulcanica, ma se vi recate a La Palma del Taburiente, caratterizzata da condizioni di non è certo per frequentarne i litorali ma per le eccezionale nitidezza del cielo, assenza di nuvole infinite possibilità di trekking, note soprattutto o foschie lungo tutto l’anno e inquinamento lu- ai turisti anglosassoni. Una rete di sentieri, ben minoso assente. Per questi motivi l’Osservatorio segnalati e costantemente mantenuti, percor- dell’Istituto di Astrofisica delle Canarie ha trova- re le creste montuose e i fianchi dei barrancos. to sui 2426 metri del Roque de los Muchachos Sentieri costieri arditi e panoramici conducono la sua collocazione ideale. Anche gli appassionati a borghi sperduti, posti su ripiani sospesi a pic- di osservazione del cielo conoscono bene le ca- co sul mare. Percorsi più semplici attraversano ratteristiche uniche del cielo di La Palma tanto nell’umida penombra la suggestiva formazione che all’isola si svolgono da tempo diverse attivi- dei lauri sempreverdi proiettandoci in quello che tà legate a questa particolare forma di turismo doveva essere un bosco mediterraneo del remo- come corsi di fotografia notturna o visite guidate to passato. Infine, lunghe passeggiate come la agli osservatori. Ruta de los Volcanes richiedono tenacia e alle- namento, ma ricompensano con paesaggi dalle Per ulteriori immagini e maggiori dettagli Escursionismo a La Palma mille sfumature di colore e dai nomi suggestivi su queste ed altre Possiamo raggiungere La Palma con l’aereo, fa- che suonano Hoyo Negro, Birigoyo, Duraznero escursioni, assieme a cendo scalo a Madrid oppure a , o via e Deseada. varie notizie e tracciati mare utilizzando i traghetti che collegano le A seguire proponiamo alcune escursioni a La gps, vi rimandiamo varie isole dell’arcipelago. Oggi l’isola ospita Palma, scelte per dare un quadro abbastanza al nostro portale SentieriNatura circa 90.000 abitanti, distribuiti tra il capoluo- completo dei vari ambienti visitabili. I tempi si all’indirizzo: go, Santa Cruz de La Palma, e le cittadine dis- riferiscono a una camminata tranquilla, soste www.sentierinatura.it/ 1 seminate in prevalenza lungo la costa. Si tratta escluse, e sono comprensivi di andata e ritorno. lapalma.

44 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 45 2. Sulla cresta del volcan Teneguia 3. Pino canario sugli appicchi settentrionali del Pico Bejenado 4. Radici contorte nel barranco de Agua

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Punto di partenza di questa escursione è la pista fo- il bordo del cratere, che deve la sua forma attuale restale che da El Barrial sale verso il Pico Bejenado alla eruzione del 1677, fino al punto più alto dove la (Calle Valencia). È questo il regno del pino canario vista spazia fino alle saline e al vecchio faro. Ritor- che qui forma un bosco puro con esemplari di grandi nati sui propri passi, si divalla a ovest attraverso i dimensioni. A un bivio si prende la pista Ferrer, la via llanos negros, fertili campi di cenere vulcanica, fino più diretta per il Pico, mentre alla deviazione succes- alla pista sottostante che si imbocca a sinistra. Dopo siva si può tenere la destra per visitare il sito dove una breve deviazione al Roque Teneguia per vedere i sono visibili i petroglifi, le incisioni rupestri a spirale petroglifi e le lucertole canarie, si punta al vicinovol - dei nativi Guanci. Su terreno più roccioso si raggiun- can Teneguia, rimontando tutta la tormentata cresta ge il bivio di El Rodeo (1585 m), posto sul bordo della che porta alla vetta. Siamo nella zona geologica- caldera. Il sentiero prosegue a sinistra con una lunga mente più giovane di La Palma poiché qui, nel 1971, diagonale che aggira alcune asperità fino a guada- è avvenuta l'ultima eruzione. Attorno a noi si stende gnare la vetta del Pico Bejenado (1854 m), fantasti- un suggestivo paesaggio primordiale dove le prime co belvedere sulla enorme caldera di dieci chilome- euforbie cercano caparbiamente di farsi strada tra le tri di diametro. Per compiere un giro circolare, da El pomici. Per il ritorno si utilizzerà lo stesso itinerario. Rodeo si può proseguire per cresta fino al belvedere di Roque de Los Cuervos. La discesa avviene sulla destra, fino a incrociare nuovamente la pista Ferrer che riporterà al punto di partenza

Teneguia e San Antonio: le eruzioni più recenti Difficoltà: E Lunghezza: 8,2 km Dislivello: 450 m Tempo di percorrenza: 3 ore e 15 minuti A Fuencaliente, presso la punta meridonale di La Palma, si può iniziare l’escursione visitando il Centro Visite a pagamento. All'uscita, un largo tracciato si dirige in quota verso il vicinissimo volcan San Anto-

nio dove si può vedere dal vivo quanto appreso nella 3 mostra permanente. Il sentiero percorre fedelmente

46 / Montagne360 / aprile 2015 4 muoia «da partigiano», di essere sep- il territorio di montagna e I flussi di ri- Gugliemo “Willy’” Jervis, Giorgio Tosi, pelliti «lassù in montagna». Insieme torno in cui la città diventava rifugio per Massimo Mila e ancora altri noti e meno I sentieri per la libertà alla montagna, però, ci sono i monta- i militanti clandestini perseguitati […]”. noti. E alpinisti e partigiani erano anche nari, molti di loro sono stati partigiani. La storia della Linea Gotica, altro luo- Riccardo Cassin e Ettore Castiglioni. Al- In ogni caso senza l’attiva o tacita col- go fondamentale della Seconda guerra cune pagine curate da Roberto Manto- Esce il 20 aprile nelle edicole italiane il volume realizzato laborazione delle genti di montagna le mondiale, è affrontata da Vito Paticchia, vani e da me raccontano brevemente il Terre alte non avrebbero potuto essere ricercatore dell’Istituto Beni Culturali loro contributo alla Resistenza. dal CAI in collaborazione con il Corriere della Sera e rifugio per gli antifascisti dichiarati, della Regione Emilia-Romagna. La Li- E poi ci sono i sentieri. Li abbiamo la- la Gazzetta dello Sport per ricordare i 70 anni della poi per i militari sbandati dopo l’8 set- nea Gotica – scrive Paticchia – non vista sciati in fondo apposta. 26 itinerari, dal- tembre 1943 e infine per i partigiani. E più solo come “opera difensiva costruita la Val d’Ossola alla Linea Gotica, dalle Liberazione. Un libro da non perdere i sentieri non sarebbero stati vie di co- dai tedeschi in Italia nel corso della se- Dolomiti Bellunesi alla Carnia, dalla municazione relativamente sicure. Sulla conda guerra mondiale” ma occorre rife- Valtellina alla Linea Gustav, da Monte di Luca Calzolari Resistenza in montagna il volume offre rirsi a essa “come evento storico e dilato Sole a Sant’Anna di Stazzema, fino alla diversi contributi: per esempio la storia nello spazio e nel tempo che ha coinvolto Liguria. Tutti descritti grazie al lavoro di “In quella guerra asimmetrica che fu non si può prescindere dal camminarne della borgata di Paraloup, che significa non soltanto eserciti belligeranti e forze Soci del CAI, di studiosi e appassionati. la Resistenza i sentieri sui monti ebbe- i sentieri. “riparo dai lupi, secondo la parlata occi- partigiane, ma anche la popolazione ci- I sentieri per la libertà spesso non incan- ro un ruolo determinante nell’esito dei Nella dialettica tra mito e realtà, il rap- tanica delle valli cuneesi, dove nel 1943 vile, le città, i villaggi, le infrastrutture e tano con panorami meravigliosi, molti combattimenti e nella sopravvivenza porto tra montagna e resistenza è stato Toccare un luogo pieno di storia può si insediò la prima banda partigiana di i territori”. Scendiamo più a sud e arri- sono nascosti nel bosco. Servivano per stessa di uomini e donne impegnati nei un rapporto speciale: “Andare in monta- accendere la curiosità e la voglia di «Giustizia e Libertà»” raccontata da viamo Linea Gustav. “Dall’8 settembre muoversi senza essere visti, con la mag- reparti e nell’organizzazione di suppor- gna – come scrive lo storico Luca Ales- conoscere. Annibale Salsa, antropologo. E ancora 1943 fino alla liberazione di Roma, dopo gior sicurezza possibile, sia raggiungere to.” Inizia così l’introduzione di Um- sandrini, Coordinatore della Direzione Anche in questo sta la bellezza e la forza Barbara Berruti, vice direttore dell’Isti- lo sfondamento, da parte delle forze al- i nascondigli in grotte o casolari sia per berto Martini, Presidente generale del dell’Istituto Parri di Bologna, nel suo drammatica dei sentieri per la libertà e tuto piemontese per la storia della Re- leate del fronte di Cassino, ossia della spostarsi verso i luoghi d’azione. CAI al volume I sentieri per la libertà contributo che introduce il tema – o il il senso di questo volume. Quelle pietre sistenza e della società contemporanea linea Gustav le popolazioni abruzzesi, La “grotta dei partigiani” tra i noccioli realizzato in occasione dei 70 anni della più letterario “prendere la via dei mon- che sono state levigate da migliaia di “Giorgio Agosti”, che ci fa conoscere il dell’alto Molise e del basso Lazio si sono del Monte Linzone è il titolo del racconto Resistenza. Per il CAI camminare signi- ti” significava entrare nella Resistenza, passi e quei luoghi sono testimonianze significato dei sentieri resistenti sulle trovate coinvolte nelle forme più brutali in prima persona di Lorenzo Cremonesi, fica conoscere, lo spiega Paolo Zambon, e farlo nel modo più diretto, più atti- importanti per conoscere la nostra storia Alpi occidentali e accenna anche al “rap- del secondo conflitto mondiale”. giornalista del Corriere della Sera. Da presidente della Commissione centrale vo, divenendo partigiani. Nella canzo- e non perdere la memoria di coloro hanno porto articolato e complesso, nel quale Stefano Pallotta, giornalista, ci raccon- bambino durante le vacanze Cremonesi escursionismo. E per conoscere meglio ne più nota della guerra di liberazione lottato per fare dell’Italia un paese libero erano evidenti flussi di andata verso le ta la storia delle genti dell’appennino camminava lungo le faggete del Monte la storia della resistenza in montagna italiana, Bella ciao, si chiede, qualora si e democratico. formazioni partigiane che controllavano centrale e della Brigata “unica Linzone e raggiungeva quella grotta del- formazione partigiana a essere stata la quale gli adulti gli avevano raccontato insignita della Medaglia d’oro al valor la storia. Di quel luogo denso di storia militare”. Cremonesi scrive: “La prima volta che Tra le tante vicende della lotta di Libe- la vidi avevo cinque o sei anni. E così razione ci sono almeno due storie nella mi piace ricordarla, con la memoria di storia, care a tutti gli appassionati di quei tempi. Quando la Seconda Guerra montagna: quella degli alpinisti parti- Mondiale era finita da poco più di un giani e quella dei rifugi. Luca Gibello, quindicennio […]. E io allora non avevo dell’Associazione Cantieri d’Alta Quota, davvero alcun pregiudizio, non sapevo racconta come “dopo l’8 settembre 1943 cosa fosse stata, ero pronto a recepire i rifugi divengono fatalmente quell’al- ed ascoltare, più curioso che in grado di trove in cui può operare, con qualche giudicare.” margine di manovra, la Resistenza. Toccare un luogo pieno di storia può «Alcuni giornali fascisti repubblicani accendere la curiosità e la voglia di co- denunziarono il CAI come complice dei noscere. In questo sta anche la bellezza partigiani»”. La seconda storia nella e la forza drammatica dei sentieri per la storia è quella degli alpinisti, famosi o libertà e in direi anche il senso di que- meno, che hanno messo a disposizione sto volume. Quelle pietre che sono sta- la loro conoscenza della montagna al te levigate da migliaia di scarpe e quei servizio della lotta di liberazione. Alcu- luoghi sono testimonianze importanti ni nomi: Tita Piaz, Atti­lio Tissi, Renato per conoscere la nostra storia e non per- Cha­bod, che fu Presidente Generale del dere la memoria di coloro hanno lottato CAI, Guido de Rege, Leopoldo­ Gaspa­ per fare dell’Italia un paese libero e de- rotto che assunse il nome di bat­ta­glia mocratico. Nelle pagine che seguono vi Rey, in omag­gio a Guido Rey. Tra i gran- proponiamo un sentiero per la libertà di sca­la­tori partigiani anche Gino Soldà, (Campigna e il crinale delle Foreste ca- componente della spe­di­zione ita­liana sentinesi), che non troverete tra quelli

Foto Mario Vianelli Mario Foto del 1954 al K2. E ancora Alfonso Vinci, ricompresi nel volume, un libro che vi

48 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 49 Dal piazzale antistante l’albergo “Lo Scoiattolo” si caratterizzano questo tratto di crinale, ben visibili ai Campigna e il crinale Rifugio C. Colorata imbocca la pista forestale che conduce alle Cullacce, Itinerari Fontanelle 1261 lati del sentiero che, passando da Poggio Lastraiolo delle Foreste casentinesi attraversando gli alberi dell’abetina ai cui rami veni- 1076 C. Mandriacce e Poggio Sodo dei Conti culmina sulla vetta di Monte Un itinerario nei luoghi in cui, con una clamorosa vano appese le opere delle prime edizioni del Premio. L’autore dell’itinerario è Falco (1657 m 50 minuti) , la cima più alta dell’Appen- Poggio S. Sofia azione, i partigiani si impadronirono delle mappe con i Al ponte-briglia sul Fosso dell’Abetìo si lascia la pista Vito Paticchia, socio CAI Piancacelli Poggio 1180 nino tosco-romagnolo. Percorrendo la cresta, battuta piani della Linea Gotica da Pesaro a La Spezia per il sentiero 247 che si arrampica in un ambiente di del direttivo della Sezione 1578 Martino sempre dai venti e libera dai faggi che lasciano spazio di Bologna. 1535 Poggio Casina suggestiva bellezza calpestando ampi tratti di un’an- a radure con mirtilli e cespugli di graminacee perenni, Si ringraziano: Mario Proli Palaio M. Falco 1233 Campigna (1077 m) – Passo La Calla (1295 m) – Prati tica mulattiera: la strada maestra per Passo La Calla (Istituto storico di Forlì- Monte 1657 le sottilissime festuche, è possibile vedere postazioni della Burraia (1453 m) – Monte Falco (1657 m) – Mon- (1295 m, 40 minuti) che collegava questa parte della Cesena), Franco Locatelli Falterona per mitraglieri, trincee, camminamenti, posti di os- 1654 Poggio te Falterona (1654 m) – Poggio Piancancelli (1485 m) Romagna ai paesi dell’aretino. (Parco nazionale delle 1077 servazioni, piazzole per mortaio che in ogni caso non Sodo dei Conti 1247 Campigna (1077 m) Tutti i passi appenninici che collegavano il nord al sud Foreste casentinesi) 1599 Villaneta furono utilizzate nei combattimenti in quanto l’attac- 1529 Campigna d’Italia, nel corso della Campagna d’Italia dall’estate Poggio co alleato si concentrò al Passo della Futa e lungo la Dislivello: 600 m in salita e in discesa del 1943 fino all’estate del Quarantaquattro furono 1. Appennino romagnolo: Lastraiolo via Emilia, costringendo i tedeschi ad abbandonare 1483 Difficoltà: E utilizzati dai tedeschi per rifornire le truppe impegna- una jeep alleata è questo crinale e ritirarsi più a valle. Sviluppo: 16,5 km circa te a contrastare l’avanzata alleata da sud. Con l’ap- trascinata da una coppia Cap. Soc. La cima di Monte Falco permette di godere di ampi, di buoi in una pista M. Gabrendo Passo della

1485 La Calla Tempi di percorrenza: 5 ore prossimarsi del fronte e dopo la caduta di Roma, essi o Calla straordinari panorami ma è anche un’area sommi-

particolarmente fangosa i 1417

c 1295 Accesso: in auto, da Bologna, direzione sud A14, usci- erano destinati a diventare capisaldi della difesa tede- c tale di eccezionale valore botanico perchè le rocce a n r ta Forlì, direzione Meldola (SP 310), Galeata, Santa sca lungo il crinale appenninico, la Linea Gotica, con la A del versante nord sono rifugio di specie floristiche o

s

Sofia, Campigna; da Firenze e Arezzo, raggiungere costruzione di bunker, osservatori, piazzole per l’ar- s relitte di epoche climatiche più fredde, come la Viola o

F Stia (SP310) seguire direzione Forlì, Passo della Calla, tiglieria, campi minati, rifugi e ricoveri per la truppa. Monte di Eugenia, l’Anemone a fiori di narciso e cinque spe-

Giogarello o 1350 i Campigna; in treno, dalla stazione di Forlì linea Bus Ma questi erano anche i luoghi ideali per il costituirsi a cie di Sassifraghe che si spingono fino ai bordi delle c s extraurbana ATR 132 : Forlì - Meldola - Santa Sofia - delle prime unità partigiane, sorte all’indomani dell’8 r a praterie di vetta. Ma senza dimenticare le ragioni di F Poggio Berci o s Stia Campigna settembre 1943 e formate da renitenti alla leva della 1041 Monte Tufone s questo nostro cammino, volgiamo lo sguardo a nord- o 1109 Carte: Carta escursionistica del Parco naziona- Repubblica Sociale Italiana e da ex-prigionieri fuggiti 1304 F est, in direzione del Passo della Braccina. Sulla linea le Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campi- dai campi di prigionia che avevano trovato nelle Terre di cresta che si alza alla sinistra idrografica della valle gna1:25.000, Selca, Firenze, 5ª Edizione alte, nelle valli e nei borghi sparsi a ridosso del crinale, del fiume Bidente delle Celle, c’è Monte Cavallo, con i Recapiti utili: per le strrutture d’appoggio consultare il luogo privilegiato per la propria attività. Nell’aprile poggio, un monumento in sasso. suoi 1013 m si dislivello. Quest’area fu individuata dal i siti parcoforestecasentinesi.it e www.campigna.it 1944 un grande rastrellamento tedesco scompaginò Superata la strada, alle spalle del rifugio La Calla, Comitato romagnolo di Resistenza come adatta sia al Per il rifugio CAI Città di Forlì, aperto tutto l’anno: le fila partigiane accanendosi contro la popolazione direzione nord-ovest, si seguono i segnavia 00 per concentramento dei primi due gruppi armati guidati Marco (+39) 335-8195234 civile con l’uccisione di donne, vecchi, bambini e l’in- Prati della Burraia e Monte Falterona che tagliano in da Enrico Ferro (savonese, ufficiale di complemento cendio di villaggi. Un grande pannello del Parco na- diagonale il versante nord-est di Monte Gabrendo. dell’esercito regio) e Francesco Donatini che si erano Una preziosa riserva di biodiversità con boschi se- zionale illustra l’operazione mentre un cippo ricorda Raggiunto il vecchio rifugio CAI della Burraia, abban- costituiti nel faentino già nell’autunno del 1943, sia colari di abete e faggio racchiusi nei 36.000 ettari a la fucilazione del partigiano Pio Campana: in alto, sul donato, si esce dalla faggeta guadagnando l’ampio alla ricezione dei primi aviolanci alleati necessari per cavallo del crinale tosco-romagnolo nelle province di spazio prativo di cresta che conduce al nuovo rifugio una incisiva attività militare. L’azione più clamorosa Forlì, Firenze e Arezzo. È il Parco nazionale delle Fore- Città di Forlì (40 minuti), poco più in basso del crina- di Ferro fu l’irruzione nell’Albergo Alta Romagna di ste casentinesi, Monte Falterona e Campigna, un ter- le, gestito con passione da Marco e Cristina e aperto Santa Sofia per impadronirsi di mappe IGM in scala ritorio di inestimabile valore che oltre alle ricchezze tutto l’anno. Di fronte al rifugio, sul versante toscano, 1:25.000 sulle quali erano indicati i piani della Linea naturalistiche conserva la memoria dei personaggi e si affaccia l’avvallamento di una postazione tedesca, Gotica da Pesaro a La Spezia, prelevate ad un ufficiale dei movimenti che nei secoli l’hanno attraversato. Dal delimitata da grandi blocchi di arenaria, panoramica tedesco del Genio che effettuava ricognizioni in zona monaco Romualdo fondatore dell’Eremo di Camal- sulla valle dell’Arno. È la prima di una serie intermi- per progettare teleferiche. Nel conflitto a fuoco, Fer- doli a Francesco d’Assisi che costruì il Santuario della nabile di quelle opere di fortificazione che costitu- ro uccise l’ufficiale e fece due prigionieri, portando in Verna, principi e cavalieri, poeti e briganti, hanno ar- ivano il dispositivo tedesco della Linea Gotica e che salvo le mappe che attraverso la rete del CLN di Mi- ricchito di fascino e di mistero questi crinali, fino alla rocambolesca fuga dei generali inglesi ex-prigionieri di guerra che i monaci protessero e i partigiani aiuta- rono a riacquistare la libertà mentre genieri tedeschi La liberazione dei Generali Inglesi la “fuga” oltre la linea del fronte. Gli insedia- brigata D. O’Connor, D. A. Stirling e M. D. Gam- in perlustrazione sul crinale con i piani operativi del- e l’ottava Brigata Garibaldi menti montani di Seghettina e Strabatenza bier Parry. Durante la permanenza, gli ufficiali la Linea Gotica cadevano nelle mani dei primi nuclei ospitarono questi ufficiali protetti dalla po- britannici collaborarono alla costituzione di partigiani. All’indomani dell’8 settembre 1943 e dell’ar- polazione civile, poveri contadini e mezzadri una unità partigiana con forti caratteristiche mistizio fra Regno d’Italia e Alleati, 25 ufficiali che a rischio della propria vita accolsero uffi- militari, quella che diventerà l’Ottava Brigata Si parte da Campigna, comune di Santa Sofia, nel inglesi, catturati sul fronte africano e interna- ciali e soldati inglesi proteggendoli dalle spie Garibaldi. Primo comandante fu Riccardo cuore del Parco nazionale delle foreste casentinesi, ti nel castello di Vincigliata nei pressi di Firen- e dai sopralluoghi di fascisti i tedeschi. Fra i Fedel, “Libero”, al quale subentrò – dopo la le grandi foreste secolari che caratterizzano il cri- ze, riuscirono a fuggire trovando una prima prigionieri, comparivano figure di primissimo partenza degli ultimi ufficiali, i rastrellamenti nale tosco-romagnolo, località che ha dato il nome ospitalità presso l’eremo di Camaldoli. I mo- rango, come il generale di Corpo d’Armata già tedeschi dell’aprile 1944 e una cruenta “resa all’omonimo Premio di pittura contemporanea isti- naci organizzarono quindi un ulteriore trasfe- comandante del fronte mediorientale Sir Phi- dei conti” interna (ancora oggi non definitiva-

tuito nel 1955 nel clima di neorealismo che caratte- 1 rimento oltre il crinale nelle ancora più isolate lip Neame, il maresciallo generale della Royal mente chiarita) – il nuovo comandante Ilario rizzava la cultura italiana del secondo dopoguerra. località romagnole, in attesa di progettare Air Force Owen Tudor Boyd e tre generali di Tabarri, “Pietro”.

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lano, furono consegnate ai servizi alleati in Svizzera. naria. Non bisogna uscire dal tracciato, sia per ragioni 2. L’alta valle del Bidente Rivolti i passi a ovest, si prosegue in direzione di Mon- di sicurezza, la pista si affaccia su burroni e canaloni, con Campigna e il te Falterona (1654 m, 30 m) dove si incrociano quat- sia per evitare di calpestare le rarissime formazioni crinale fra la Burraia e Monte Falco. tro dorsali e relativi bacini idrografici: dal versante vegetali che vi crescono. Raggiunto Passo Piancan- Foto Mario Vianelli sud-est scaturisce, come ricorda Dante Aligheri nel celli (1500 m, 50 minuti), un quadrivio dove si inter- Purgatorio, l’Arno “fiumicel che per mezza Toscana secano sentieri e la strada comunale Calla-Borbotto, si spazia”, mentre il massiccio del Falterona appariva, si prosegue a sud est su strada asfaltata in direzione agli occhi di Dino Campana, gonfiarsi “come un enor- del Passo della Calla fino al grande parcheggio di Fan- me cavallone pietrificato”. gacci dè Conti. Siamo sempre immersi nella faggeta È il fascino delle foreste casentinesi, luogo percorso che prosegue anche sulle fasce rocciose del sentiero nei secoli dalla più varia umanità, rifugio di eremiti e 251 che si stacca a sud est del piazzale e conduce al poeti che nella grandiosa e selvaggia bellezza di que- Ponticino, un altro punto di convergenza di quattro sti territori hanno trovato o cercato un angolo di pace. sentieri. Attraversato il ponte sul Fosso dell’Abetìo, si Ritornati a Monte Falco, si scende verso nord seguen- ignora il 253 che conduce alla Burraia e si costeggia do i segnavia 00 lungo il sentiero del Lupo, che si sno- la destra idrografica del Fosso tra impianti di abete da su un crinale secondario coperto di faggi e passa bianco ormai storicamente inseriti nel paesaggio fino davanti alla sorgente Sodo dè Conti, una delle più alte alla strada della Calla, a poche centinaia di metri dal del Parco, con il nome ben inciso su una lastra di are- nostro punto di partenza (1 ora e 20 minuti).

Il Passo della Calla e la Battaglia L’operazione avvenne fra il 6 e il 25 aprile Passo della Calla servì a ben poco perché partigiana 1944 e il 12 aprile prese avvio la fase più l’attacco alleato alla Linea Gotica si concen- massiccia del rastrellamento. Biserno fu trò su due punti: a est, lungo la via Emilia e L’Alta valle del Bidente e il Passo della Calla teatro di una furiosa battaglia che vide un il litorale adriatico; al centro, in direzione di furono interessati dai lavori di costruzio- gruppo di garibaldini opporre una ostinata Bologna, ai Passi della Futa e del Giogo. La ne della Linea Gotica per il controllo della resistenza per consentire alla formazione liberazione di Rimini, avvenuta il 21 settem- carrozzabile che collegava la Toscana alla partigiana di evitare l’accerchiamento e ri- bre 1944, costrinse a un mutamento nella Via Emilia. Prima di procedere con i lavori, parare nella Foresta di Campigna. Sgombe- strategia tedesca che abbandonò la difesa i tedeschi organizzarono un vasto rastrella- rato il campo, i tedeschi affidarono le opere della fascia alta dell’Appennino per spo- mento contro i nuclei della 8ª Brigata Gari- di fortificazioni all’Organizzazione Todt che starla a quella collinare e in pianura, lungo il baldi che qui si era insediata. impiegò migliaia di operai. Ma il presidio del corso dei fiumi.

52 / Montagne360 / aprile 2015 IL NOTEVOLE SALTO DI QUALITÀ DEI FILM DI ALPINISMO GRAZIE Un Trento Film Festival ALLE NUOVE TECNOLOGIE

«La commissione di selezione – ha spiegato Italo Zandonella Callegher, che guarda al futuro membro della commissione di sele- zione, già presidente del Trento Film La 63ª edizione dal prossimo 30 aprile al 10 maggio Festival, socio onorario e accademi- co del CAI – ha visionato circa 100 a Trento e Bolzano titoli legati al mondo dell’alpinismo. Siamo felici che quest’anno a farla da padrone sia l’Italia con quasi il 30% Roberto De Martin e Luana Bisesti, ri- Bistesti – è diventato sempre più un luo- ruolo di programmatore del prestigioso delle pellicole, seguita da Francia e spettivamente presidente e direttore del go dove, attraverso il racconto con i film, Festival del Film di Locarno. Ma come Inghilterra. Ma i film visionati proven- Trento Film Festival, non nascondono la i libri e le testimonianze dei protagonisti, avviene il lavoro di programmazione del gono da tutto il mondo a segnalare loro soddisfazione: l’iscrizione alla 63ª tutti possono vivere le straordinarie sen- Trento Film Festival? l’importanza del Trento Film Festival edizione del festival di 451 film, la più alta sazioni che regalano la montagna, l’esplo- «Questo lavoro – ha spiegato Sergio Fant in questo particolare settore della ci- nella sua storia, dimostra come la più an- razione, l’avventura. Il manifesto ufficiale – si svolge tra due ambiti: quello del cir- nematografia. Da evidenziare il note- tica rassegna cinematografica al mondo della 63ª edizione è realizzato dall’artista cuito internazionale dei festival specifici vole salto di qualità dovuto principal- dedicata alla montagna, all’esplorazione portoghese Bernardo Carvalho, uno degli di montagna e quello dei festival dei cine- mente all’uso delle nuove tecnologie e all’avventura goda di ottima salute, con- illustratori più interessanti ed emergenti ma tuot court, documentario in partico- che hanno permesso di realizzare fermando la visibilità e il prestigio inter- del panorama europeo – invita proprio a lare. Nel primo, il festival di Trento conti- incredibili riprese. L’utilizzo dei droni nazionale della manifestazione che già lo scoprire queste sensazioni su una monta- nua a occupare un ruolo chiave ed è tappa e di piccole telecamere applicate scorso anno ha registrato una crescita di gna immaginaria, dove il bosco e le pareti obbligata per i migliori film del settore: ai caschi hanno infatti permesso pubblico di oltre il 20%. di roccia custodiscono storie che attendo- vetrina italiana per quelli già presentati di ridurre i costi (ad esempio per D’altra parte il Trento Film Festival – che no solo di essere raccontate». nelle analoghe manifestazioni all’estero, gli elicotteri) e di inquadrare nuove quest’anno si svolgerà dal 30 aprile al 10 “Cuore” della manifestazione – che efficace momento di lancio internaziona- prospettive. L’alpinismo, cuore delle maggio – è diventato punto di riferimen- quest’anno per la sezione “Destinazio- le per i nuovi progetti che iniziano il loro proiezioni del festival, viene esplorato to per un pubblico sempre più vasto e ne…” avrà come paese ospite l’India cammino nelle rassegne specialistiche. in tutte le sue numerose derivanti: da composito, arricchitosi negli anni di spet- – saranno sempre i film, selezionati da Rispetto al secondo, il festival cerca di quelle più estreme come dry tooling, tatori che si sono avvicinati al mondo del- un’apposita commissione guidata dal gettare un ponte che dall’ambito tradi- sci estremo e arrampicata solitaria; la montagna proprio grazie alla rassegna. responsabile del programma cinemato- zionale del cinema di montagna guardi al dall’escursionismo ai percorsi in «Il Festival – ha evidenziato Luana grafico Sergio Fant, che ricopre anche il meglio della produzione internazionale che, mantenendo la montagna come Dall’alto: fotogrammi dal filmBerge im Kopf mountain bike, dalle spedizioni in tema o sfondo, sappia confrontarsi con di Matthias Affolter e Els homes que volien alta quota al sassismo di fondo valle. le tendenze più interessanti e innovative pujar una muntanya de mes del 8.000 Sul grande schermo si racconteran- metres di Pere Herms, presentati durante del cinema contemporaneo. Da questa no anche storie di vita eccezionali, la rassegna Avvicinamenti del Trento Film ricerca e selezione emerge ogni anno il dagli atleti del paraclimbing a chi ha i punti salienti del programma del festival Festival programma del festival, combinazione riscoperto il gusto della vita grazie Il prossimo 30 aprile si aprirà il sipario sul 63° Trento Film Festival, il primo e più antico festi- tanto di pellicole cercate e inseguite tra si svolge il festival: con una nuova ras- all’arrampicata». val internazionale di cinema dedicato alla montagna, all’esplorazione e all’avventura. Fino al i maggiori eventi internazionali, come di segna, partita a inizio marzo, abbiamo 63° 10 maggio la manifestazione proporrà, oltre alla programmazione cinematografica, incontri scoperte che affiorano dalle centinaia di coinvolto la città con delle proiezioni TRENTO BOLZANO alpinistici, mostre, spettacoli, la rassegna internazionale dell’editoria di montagna Monta- film iscritti e inviati al festival da tutto il pensate soprattutto per i giovani, in par- 30 APRILE - 10 MAGGIO 2015 gnaLibri, il “Parco dei mestieri” per le famiglie e i ragazzi, un ricco calendario di incontri con mondo». ticolare gli universitari. In tutta Europa gli autori e di convegni a 360 gradi sul mondo della montagna, dell’avventura e del viaggio. Quali sono le novità di quest’anno? sono queste fasce di pubblico ad affollare Tra gli appuntamenti di richiamo, l’8 maggio, andrà in scena una serata speciale con Rein- «Il festival – ha continuato Fant – negli i festival del cinema, con percentuali in hold Messner e Hervé Barmasse, con la collaborazione del giornalista Sandro Filippini, dal ultimi anni ha aggiornato costantemente crescita costante, e vogliamo che sempre titolo “150-100-50-0- Storie di alpinisti fra il Cervino e la Guerra”, pensato in occasione della la sua offerta, sia in termini di varietà del più diventi così anche a Trento, dove c'è coincidenza di alcuni anniversari che ricorrono proprio quest’anno, primo fra tutti i 150 anni programma non solo cinematografico un ampio bacino di pubblico giovane da dalla prima salita del Cervino. che di spazi e strutture, culminata nella coinvolgere. Abbiamo chiamato il pro- Il programma cinematografico di quest’anno prevede una serata di apertura e di chiusura scorsa edizione con il passaggio da tre a getto “Avvicinamenti” perché di questo con due opere da riscoprire in nuove versioni restaurate: venerdì 1 maggio, all’Auditorium quattro sale, con l’aggiunta di un nuovo si tratta: una sorta di conto alla rovescia Santa Chiara, il film mutoMaciste alpino, accompagnato dal jazzista Raffaele Casarano con grande cinema che offre fino a 500 nuovi e percorso verso la 63ª edizione, con al- il suo quartetto “Locomotive”; e sabato 9 maggio, al Supercinema Vittoria, l’anteprima del posti a sedere, con conseguente sensibi- cune anteprime insieme a una selezione restauro del filmVertigine bianca, di Giorgio Ferroni, documentario ufficiale dei Giochi olim- le incremento di pubblico. La sfida che di film premiati e applauditi al festival e pici invernali di Cortina d’Ampezzo del 1956, presentata in collaborazione con il Cio (Comi- ci siamo posti quest’anno non riguarda, anticipazioni in esclusiva dal programma

Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO

Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura tato internazionale olimpico). quindi, più solo le due settimane in cui della prossima edizione».

54 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 55 Un grande antro conosciuto da tempi immemorabili Il Landri Scur, grotta è la porta d’accesso a un vasto mondo sotterraneo. Cinquant’anni di esplorazioni hanno portato lo sviluppo da leggenda della cavità a quasi cinque chilometri: e non è finita. di Filippo Felici

Il Landri Scur (n° 127 del catasto delle grotte del Friuli Venezia Giulia) è forse la grotta più importante dell’area pordenonese. Il suo unico ingresso si trova nelle Prealpi carniche, all’inter- no del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, entro i confini amministrativi del comune di Claut (PN), in Valcellina, e si apre sul versante nord del settore centrale del massiccio del Monte Resettum-Pradut a 1113 metri di quota. Per rag- giungerne l’ingresso occorre salire lungo la stra- da, utilizzata durante il periodo invernale come pista da sci, che dalla località di Lesis sale verso il rifugio Pradut, meta di tutti gli appassionati di scialpinismo del pordenonese.

Note storiche sulle esplorazioni Le prime esplorazioni delle parti iniziali della grotta si perdono nella notte dei tempi. Il suo grande e spettacolare androne iniziale (il Landri, appunto) è da sempre conosciuto, e ha ispirato storie e leggende popolari. Tra queste citiamo quella che lo vuole come passaggio naturale tra la valle di Claut e quella di Andreis. Le prime esplorazioni moderne risalgono agli anni Sessanta e Settanta a opera dei gruppi trie- stini (Società Alpina delle Giulie/Commissione Grotte Eugenio Boegan) che, dopo aver svuotato dai riempimenti uno stretto passaggio iniziale, superato uno stretto cunicolo lungo circa 200 metri e disceso un pozzetto profondo una quin- dicina, si arrestarono di fronte a un imponente lago che impediva la progressione. Le spedizioni successive furono finalizzate al superamento di questo ostacolo il cui livello, fortunatamente, si era nel frattempo abbassato. Il lago fu superato in breve tempo con semplici canotti, ma le esplo- razioni si arrestarono poco dopo, questa volta in un grande salone. Da questa sala il passaggio per gli ambienti successivi, individuato grazie alla presenza della forte corrente d’aria, risultava ostruito da una imponente frana, apparentemen- te insuperabile. Fu poi l’Unione Speleologica Pordenonese CAI Il grande androne iniziale. Foto (USPCAI), allora divisa in Gruppo Speleologico Ivan Centazzo Idrologico Pordenonese e Commissione Speleo- Castelrotto logica Yama, a riprendere i lavori. Per prima cosa, lavorarono per rendere fruibile il passaggio ini- ziale che era oggetto di periodici riempimenti,

56 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 57 A fronte, da sinistra: la gli speleologi a rimandare il tutto alla settimana collegamento radio tra l’esterno e gli speleologi galleria del lago sifone successiva. La settimana successiva il sifone, però, che avrebbero dovuto trovarsi, ad una prestabilita in un momento di secca. venne ritrovato intransitabile a causa dell’innal- ora, all’interno della grotta nel punto più pros- Foto di Ivan Centazzo simo alla superficie. Purtroppo il collegamento Castelrotto zarsi delle temperature e il conseguente sciogli- mento della neve negli altipiani soprastanti. radio fallì e neanche quello ARTVA risultò dare Le grandi condotte. Le esplorazioni ripresero alla fine di luglio dello esito positivo. Però, in quella lunga notte gli spe- Foto Mauro Sacilotto stesso anno, quando alle esplorazioni si aggiunse leologi riuscirono ad avvicinarsi di altri 60 metri anche un amico del Gruppo Speleologico Urbino. di dislivello a “Le Vasche”, arrampicandosi lungo In questa pagina: una serie di piccole cascate e a individuare un camino risalito nel 2013. Venne risalita in quell’occasione una cascata di 25 Foto Ivan Centazzo metri e furono percorse alcune centinaia di metri nuovo dedalo di meandri fossili ventosissimi che Castelrotto lungo condotte e forre, attive e fossili, caratteriz- li spinse fin oltre l’ingresso di quest’ultima. Quella zate da un violento vento gelido e dalla presenza volta furono anche rinvenuti i resti di un ghiro, di molti resti artificiali derivanti dai lavori in cor- segno della prossimità dell’esterno. Ma l’esplora- so all’interno de “Le Vasche”. Vorrei ricordare che zione venne interrotta, anche quella volta, perché le correnti d’aria, per gli speleologi, sono indizio il materiale per progredire era terminato. di promettenti prosecuzioni. Ma anche quella vol- Purtroppo, dopo quell’ultima esplorazione con- ta gli esploratori furono costretti ad arrestarsi per dotta nel dicembre 2013, nonostante il monito- mancanza di materiale e, come se non bastasse, raggio periodico del sifone, lo stesso non è mai la settimana successiva il sifone venne di nuovo più stato trovato transitabile e i misteri di questa trovato chiuso. mitica grotta rimangono ancora tutti là, sospesi, In occasione del lungo periodo di siccità che ca- all’interno di un alone fantastico di speranze e in ratterizzò i mesi di novembre e dicembre dello attesa di venire illuminati dalle fredde luci dei led tramite la messa in opera di un tunnel per il pas- Da quel momento le attenzioni degli speleologi, stesso anno, venne organizzato un tentativo di degli speleologi. saggio degli speleologi realizzato con fusti in me- in particolare quelli dell’USPCAI, si spostarono tallo da 200 litri e privi di fondo. Successivamen- nel tentativo di forzare gli angusti passaggi de “Le te, avviarono lo scavo nel fondo del grande salone, Vasche” con l’intento di raggiungere il sottostante termine delle esplorazioni dei gruppi triestini. Landri Scur. I lavori in quest’ultima cavità prose- Un importante massiccio carsico Qui riempirono alcuni sacchi di liuta con pie- guono tutt’ora senza che la giunzione con il Lan- Il massiccio calcareo del settore Monte Reset- trisco, installandoli ai piedi della frana al fine di dri Scur sia ancora avvenuta. tum-Pradut presenta una straordinaria concen- stabilizzarla. Il lavoro di scavo proseguì ad opera trazione di fenomeni carsici superficiali che fanno dei soci USPCAI per molti mesi, ma furono poi gli Le esplorazioni recenti ben sperare di entrare nel Landri Scur anche speleologi del Gruppo Speleologico Sacile (GSS) Le esplorazioni ripresero poi agli inizi del 2012 L’autore, socio dell’ dall’alto, a prescindere dalla buona riuscita delle ad avere la fortuna di spostare l’ultima pietra. quando gli speleologi del GS Sacile decisero di Unione Speleologica ricerche a “Le Vasche”. Basti pensare che, durante Questo passaggio, negli anni a venire, prese la de- riaprire i passaggi iniziali dove, nel frattempo, le Pordenonese CAI, del gli ultimi due anni, negli altipiani del suo settore Gruppo Speleologico orientale (Col Ciavath) ad una quota compresa nominazione di “sifone di ghiaia”. Fu un momento piene succedutesi avevano divelto il tunnel instal- Sacile, del Gruppo di euforia e anche l’inizio dell’epopea delle grandi lato dai pordenonesi negli anni Ottanta. Speleologico Urbino tra i 1600 ed i 1800 metri di quota, gli speleologi esplorazioni condotte negli anni successivi. In di- Insieme ai soci dell’USP-CAI venne avviata una e della Sezione dell’USPCAI e del GSS hanno rinvenuto oltre 140 versi momenti, grazie all’installazione di un cam- campagna per la conoscenza di quanto fino ad Speleologica Città grotte. Le stesse quote del settore centrale ed oc- po base interno che permetteva permanenze di allora esplorato in quanto, nel passaggio genera- di Castello, desidera cidentale del massiccio risultano, ancora ad oggi, vivamente ringraziare pochissimo esplorate. Al fine di limitare l’area di più giorni, gli speleologi del GSS e dell’USPCAI zionale, erano andate perdute molte delle infor- chi ha partecipato alle esplorarono circa 4 km di grandi gallerie orizzon- mazioni storiche. esplorazioni recenti e ricerca di nuovi ingressi sui suddetti altipiani è tali intervallate da piccoli tratti verticali. Durante All’inizio del 2012 le ricognizioni ad opera della chi ha contribuito alla in programma la revisione del rilievo topografico questi anni furono esplorati anche diversi affluen- nuova generazione di speleologi si susseguirono e loro riuscita, tramite la dell’intera cavità. ti, con il tentativo di ricercare punti di accesso alla la cavità venne interamente rivista. Vennero effet- riapertura dei passaggi Da un punto di vista idrologico, il Landri Scur rap- ostruiti. A questi presenta una delle vecchie sorgenti del torrente cavità anche oltre la sezione allagata. Ogni ten- tuate nuove e importanti risalite ed esplorati altri lavori hanno preso tativo, però, risultò vano e l’attenzione si spostò, rami ascendenti. Ma fu nell’inverno 2013 che si parte, oltre all’autore: Cellina, oggi sostituite da sorgenti di fondovalle quindi, all’esterno, nel tentativo di ricercare altri ebbe la svolta nella ripresa delle esplorazioni. Alla Carlo Urbanet, poste più in basso. Stagionalmente – in occasione possibili ingressi posti sugli altipiani del settore metà di febbraio, alla base di una cascata posta Andrea Macauda, Ivan di intense precipitazioni, nonché durante i periodi centrale del massiccio del Monte Resettum-Pra- al limite estremo esplorato dalla vecchia genera- Centazzo Castelrotto, di disgelo – parte della grotta è attraversata da Denis Zanette, Sergio piene che immancabilmente provocano l’ostruzio- dut (laddove il disegno della pianta della grotta zione, vennero rinvenuti alcuni frammenti di filo Bortolotto, Luca sembrava evidenziare possibili sbocchi). In parti- elettrico, dello stesso tipo di quello utilizzato nei Bardovagni, Sergio ne di settori della cavità tramite la sedimentazio- colare, a quota 1465 m, fu individuata una cavi- lavori di allargamento de “Le Vasche”. La settima- Poeta, Valeriana ne di materiale. Questi eventi di piena provocano tà, denominata “Le Vasche” (n° 5112 del catasto na successiva gli esploratori risalirono due camini Mancinelli, Mauro anche l’innalzamento del livello dell’acqua di un delle grotte del Friuli Venezia Giulia), dove venne (di 25 e 15 metri), affacciandosi al cospetto di una Sacilotto, Igor Roveredo, lago sifone posto a 20 metri di profondità. Questo Moreno Dorigo, lago, che può giungere sino alla volta della cavità, gettato del polistirolo granulare (!). Poco tempo grande forra. Le prosecuzioni, evidenti, che ven- Alessandro Pierasco, dopo lo stesso venne rinvenuto all’interno del nero notate in questo ambiente erano molteplici Manuele Marchesin, rappresenta tuttora il principale ostacolo alla Landri Scur. ma l’esaurimento del materiale tecnico costrinse Fabio Giacomello. prosecuzione delle esplorazioni.

58 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 59 Portfolio Disegna la montagna La montagna filtrata dallo sguardo e dalla fantasia dei bambini. Ecco i risultati del concorso di disegno ideato e promosso da Teresa De Angelis nell’ambito della rassegna Vette in Vista di Angela Torri

Disegna la Montagna è un concorso di disegno rivolto ai bambini delle scuole elementari della città di Terni, ma è anche la realizzazione dell’idea di un’assidua spettatrice di Vette in Vista (rassegna di cinema di montagna e di esplorazione organizzata dall’Associazione Stefano Zavka con la collaborazione della sez. CAI di Terni). La signora Teresa De Angelis, socia della sez. cittadina del CAI, ha con grande entusiasmo ideato e realizzato questo concorso, con l’obiettivo di stimolare i bambini a rappresentare la loro idea di montagna. L’adesione è stata altissima grazie anche alla sensibilità e disponibilità dei dirigenti scolastici (sig.ra M. E. Mascio e sig.ra M.G. Bobbi, presidente della giuria) della scuola elementare Vittorio Veneto, direzione didattica G. Mazzini IVª A - FRANCESCO ELISEI - 1° PREMIO di Terni. Nove classi partecipanti dalla prima alla quinta, 184 i lavori pervenuti, tre i premi per ogni classe. I vivaci, policromatici disegni premiati sono stati esposti nella sala dell’orologio del CAOS, struttura che ospita la rassegna, mentre tutti gli altri sono stati proiettati durante i quattro giorni della manifestazione, che ha tra i suoi principi portanti la diffusione della cultura della montagna. E quale migliore veicolo per trasmettere conoscenza se non rivolgersi proprio ai più piccoli, futuri guardiani di madre terra? L’iniziativa articolata in due fasi si concluderà in primavera con la partecipazione dei bambini a una escursione guidata in ambiente, dove potranno concretamente avvicinarsi alle montagne che hanno così bene rappresentato. IVª A - ALESSANDRO ORSINI - 3° PREMIO IVª A - TOMMASO GIUBILEI - 2° PREMIO

60 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 61 Vª B - GIORGIA GASPERONI - 1° PREMIO Vª B - SOFIA CURTI - 3° PREMIO

Vª B - GIADA BONO - 2° PREMIO IVª B - LAVINIA BARTOLINI - 1° PREMIO Vª A - EDOARDO BARGELLINI - 1° PREMIO

IIª A - FRANCESCO RACUGNO - 1° PREMIO IVª B - FRANCESCO SIGNORI - 2° PREMIO IVª B - SIMONE RICCI - 3° PREMIO IIª B - MARIAN SANDULESKU - 3° PREMIO

IIIª A - ANNA SERANGELI - 1°PREMIO IIª B - LORENZO ROSSI - 2° PREMIO Lettere

La corda sparita nella scalata si possono veder erigere castelli, sentire sen- un po’ di fortuna riuscii ad arrivare in cima. nell’aria. La staffa invece, dirigendo le forze cozza ancorato profondamente nella neve furono confermati dai testimoni oculari e della Grande Meringa. tenze assurde o conclusioni senza un fondo Erano le 16.15 del 22 settembre 1956, stan- del peso in giù, non lasciava uscire il chiodo. solida, corsi giù per la cresta in solitaria, col derivano dal protocollo delle guide alpine di Kurt Diemberger scrive a Montagne 360 logico. “Pensaci sempre prima di parlare” do alla testimonianza oculare delle guide di Ben piantato, tiene... Certo, dipende anche mio martello corto e con l’ultimo chiodo in Solda del 18 novembre 1956). Nella storia dell’alpinismo, la presenza di una diceva vecchissimo proverbio ormai fuori Solda; ma dopo più di due ore di “fredda bat- dal tipo di ghiaccio e se fa caldo o fa freddo; mano – una pazzia, ma non c’era altra solu- Rimane una domanda: come sarebbe anda- corda in più o in meno ha – o avrebbe –cam- moda. taglia” mi era rimasto un solo chiodo, e per diciamo: non dovrebbe uscire. Asole di cor- zione – traversai in parete, recuperai la corda to a finire il tutto, senza la terza corda? Una biato più di una volta il corso degli eventi. È Cancellare una corda da una foto di un’ascen- farcela dovetti, scalando, toglierne qualcuno dino al posto di staffe? Possono funzionare, e tornai in cima, e finalmente la lasciai scivo- domanda da quiz, per gli esperti. Oppure gli quindi comprensibile che Kurt Diemberger sione è un offesa alla verità storica, tanto sotto di me. A quel punto mancavano dei ma sono dei “ruba tempo” per chi sale con i lare giù dall’orlo della meringa verso l’ultimo diamo una pennellata? Tanto, la vecchia “co- non sia stato contento quella pennellata più assurda se la foto è già stata pubblicata chiodi per chi mi avesse seguito. ramponi, e non sono adatte alla gamma dei di noi tre, che riuscì poi a pescarla con la sua rona del Re” è caduta e noi tutti appartenia- (M360 di novembre 2014), anche se l'editore in altri libri. Purtroppo non fa differenza se La mia gioia era immensa, ero felice – non mutevoli strati di una cornice, tanto diversi piccozza al secondo tentativo, quando le mo ai tempi moderni. Un “Cocktail Meringa” ha replicato che è stata del tutto involontaria la cosa è successa per errore, per imbellire avevo il minimo dubbio sulla riuscita per da una cascata gelata d’inverno. avevo attaccato anche le staffe, muovendola – con i nomi mescolati – non ha bisogno di (M360 di dicembre 2014). Diemberger, dal un’immagine o intenzionalmente. Spero sia tutti. Anche i compagni ce l’avrebbero fatta, In quella complessa situazione, dopo il mio su e giù, in qua e in là, guidato dal compagno cord». 1997 socio onorario del CAI, ci ha pensato almeno inclusa in un foglietto, o in testo di ero contento pure per loro, la matassa degli arrivo in cima, capii presto una cosa: se non al centro, perché solo lui, dal suo posto sotto sopra qualche mese e ha deciso di dire la “Errata corrige”, la riproposizione corretta ultimi giorni era dipanata! Non potevo certo fossi riuscito ad aiutare i compagni dall’alto le pance sporgenti della cornice, era in con- P.S. A onor del vero, tra gli autori della Di- sua attraverso una lettera che vi proponia- della fotografia, come pure venga sostituito immaginare le sorprese delle successive due in breve tempo, in breve tempo saremmo tatto con l’ultimo del nostro ”trio”. rettissima sulla parete nord del Gran Zebrù mo integralmente. Non vogliamo riaprire il il termine “viti da ghiaccio” (che non esiste- ore; il sole d’autunno brillava, stavo con i pie- stati in un bel pasticcio. Le mie staffe devono 5. Conclusione: aiutato, tirandolo dall’alto, (che si stacca, dopo circa un terzo del suo dibattito su queste pagine, crediamo che la vano ancora) con “chiodi da ghiaccio”, che di nella neve della mia Meringa e ricordavo arrivare giù! Ma come? Sfilare una corda che l’ultimo componente della cordata poté rag- percorso, dalla via di Hans Ertl e Hans Brehm testimonianza di Kurt chiuda definitivamen- effettivamente abbiamo usato. Albert Morocutti, con cui una settimana pri- passava nei moschettoni lungo i chiodi ri- giungere il secondo sula sua aerea postazio- del 1930), si dovrebbe inserire anche il nome te il cerchio. Apprendiamo poi da Kurt, chiac- In ogni caso, secondo me, si tratta di qualche ma avevo scoperto il segreto di questa volta masti per il secondo? No, sarebbe stata una ne, ben ancorato nel ghiaccio ancora solido. di Albert Morocutti. Non solo Albert aprì, in- chierando di quella prima ascensione sulla spiacevole errore verificatosi all’ultimo mo- azzurra – l’unico punto in cui era possibile soluzione brutale! E chissà cosa ne sarebbe Poi, dopo aver ricevuto staffe e altri chiodi, sieme a Kurt, la via già una settimana prima Grande Meringa del Gran Zebrù nel 1956, da mento all’insaputa dell’autore. Davide Chie- passare… Ormai, avendo superato il passag- uscito. Ci sarebbe voluta una terza corda… il secondo riuscì ad arrivare da me, in cima. del superamento della Meringa, ma fu anche lui definita la più pericolosa della sua vita, sa, lo so, ha fatto vaste ricerche non solo per gio chiave, la nostra sognata “Direttissima” 4. “La corda di riserva!” il pensiero mi attra- Infine, con due corde separate e impiegando coinvolto nella scoperta dell’unico passaggio che la corda in questione – uno spezzone “la complicata storia” della Meringa… Infatti, della parete nord era realtà! versò il cervello come un fulmine. Sarebbe tutte le nostre forze, in due riuscimmo a far possibile – quello percorso poi il 22 settem- di 15 o 20 metri – era solo ciò che restava di non ha disdegnato di entrare nelle polemiche Poco dopo, improvvisamente, lassù a più di stata l’unico modo per uscire da quello stato pervenire anche l’ultimo compagno alla so- bre 1956 dalla cordata Kurt Diemberger – quella usata, pochi giorni prima, per le sue che serpeggiano da anni; ha cercato persino 3800 metri, la situazione si rivelò tutt’altro d’impasse. Dovevo prenderla… Quella corda, gnata meta. Era ovviamente esausto, aveva Hannes Unterweger – Herbert Knapp. Tutti solitarie in salita e discesa, sulle pareti nord di comprendere i pensieri contrastanti di che risolta. La creazione del vento, quella lo sapevo, era appesa sulla parete sottostan- trascorso tante ore nel freddo – ed erano le quattro gli alpinisti, ognuno a modo suo, han- del Piccolo Zebrù. Il giorno della salita del chi ha avuto a che fare con quel baluardo meraviglia, cominciava a mostrare i denti. te la Meringa. Fai veloce, Kurt! Affidando ciò 18.30 di sera di quell’indimenticabile 22 set- no reso possibile questa prima ascensione. passaggio chiave della Nord del Gran Zeb- di ghiaccio, e addirittura di chi oggi crede di 1. Prima sorpresa: l’ultimo della cordata, per che mi legava alla cordata al martello-pic- tembre 1956 (l’ora, i tempi e gli altri dettagli Kurt Diemberger rù, Kurt l’aveva con sé come riserva e solo poter sentenziare sulle cose che succedeva- cause ignote, non riusciva a compiere la tra- per scaramanzia. Non poteva immaginare il no allora. A questo punto mi vedo costretto versata obliqua verso il secondo compagno ruolo che avrebbe assunto nel superamento a entrare nelle singole fasi di quella scalata senza aiuto dall’alto – ma un tale aiuto non dell’enorme cornice di ghiaccio e neve che – ed è la prima volta che lo faccio così detta- era previsto, e poi con quale mezzo? pendeva sopra la parete nord – e che allora gliato, ma lo faccio per la verità storica. 2. L’uomo al centro, il secondo della nostra costituiva la “corona del Re”, incluso l’ulti- cordata, essendo quasi alla stessa quota, mo tiro della sognata Direttissima. Nessuna La terza corda e l’uscita dallo non poteva aiutarlo a procedere – era un fat- corda poteva garantire la salvezza del ca- “scacco matto” sulla Meringa to fuori dubbio e me lo confermò urlando dal pocordata nel caso di un volo dall’alto della «Nell’improvvisato accordo a voce sotto la basso. Inoltre gli mancavano pure dei chiodi Meringa, malgrado l’assicurazione dal basso. vetta del Gran Zebrù, quello conclusivo, per per finire la scalata verso l’alto – là dove li E allora? Cosa avrebbe potuto cambiare una la scalata del suo gigantesco bastione di avevo tolti io. Se non voleva finire in un azzar- sottile corda di riserva? Eppure quella sottile ghiaccio, noi tre aspiranti ci eravamo caccia- do verticale, doveva aspettare l’arrivo dell’ul- corda di riserva si sarebbe dimostrata fon- ti, senza rendercene conto subito, in un terri- timo, con i suoi chiodi. Al momento non pote- damentale. «Fossimo stati senza» sostiene bile “impasse”. va muoversi, era letteralmente “inchiodato”. Kurt, «o non saremmo riusciti a terminare la Pensavamo di riuscire nelle manovre tec- 3. Nessuno dei miei due compagni, attaccati scalata, o quell’avventura, al limite del possi- niche di questa scalata estrema, contando al gelido pancione, disponeva di staffe, per- bile, avrebbe avuto un brutto esito». Oggi Di- sulle capacità di ciascun componente e ché le mie erano in cima con me. Disponeva- emberger ritiene che che l’impulso di portare sull’attrezzatura che avevamo: diciassette no, sì, di qualche cordino, ma stavano ancora con sé la corda sia da imputarsi a una specie chiodi da ghiaccio, tra cui alcuni miei extra- su solide cenge. Le staffe però erano indi- di sesto senso. Ma sentiamo direttamenete lunghi speciali – indispensabili per certi stra- spensabili per superare le pance della Merin- la sua opinione in merito. ti della cornice – martelli o martelli-piccozza, ga e quando si stava stai con i piedi nell’aria. benché uno di quei martelli-piccozza pareva Infatti, i chiodi da ghiaccio si comportavano rotto e in ogni caso fu dato per “kaputt”, cir- in modo completamente diverso dalle viti L’importanza della mia corda costanza più tardi negata. Infatti, applicando da ghiaccio (che allora non erano state an- di riserva tutta la mia conoscenza acquisita sul ghiac- cora inventate). I chiodi da ghiaccio – sotto «Non ho ricevuto scuse per la foto sfigurata, cio verticale, e poi, salendo proprio al limite e tiro verso l’esterno – prima o poi uscivano e non mi interessa chi l’ha fatto, ma non pos- improvvisando pure (per poco non volai sul (anzi, negli strati molli di una cornice usciva- so tacere, perché oggigiorno su una lacuna terzo pancione, quello “delle lamelle”), con no subito!) e tu volavi, ti ritrovavi proiettato

68 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 69 Cronaca extraeuropea a cura di Antonella Cicogna e Mario Manica attraversando un lungo tratto boschivo e [email protected] superando un lungo ghiacciaio crepacciato. Dopo tre giorni abbiamo trovato la prima “strada”, e qui abbiamo posto il nostro primo “ometto” della spedizione: 1300 metri di dislivello che abbiamo percorso quattro volte per portare tutto l’equipaggiamento fino all’accampamento 1. Da lì in poi abbiamo proceduto con le slitte. Mancavano più di 40 chilometri di traversata, incluso un passo inesplorato che speravamo ci avrebbe dato accesso allo Hielo vero e proprio. Il passo si è rivelato tecnicamente facile ma molto duro con le slitte. Siamo così arrivati al nostro “secondo ometto”. Poi altri tre giorni di traversata senza particolari ostacoli, solo ammirando l’immensa e isolata distesa della salita si è svolta in scarse condizioni Lonnie Dupre durante la sua solitaria dello Hielo. Al decimo giorno siamo arrivati di visibilità. Finalmente, alle diciotto del invernale in gennaio al McKinley 6194 m (Alaska). Foto L. Dupre alla base del Volcán Aguilera dal lato nord: 29 agosto, siamo arrivati in vetta». 25 ore l’ultima grande incognita, poiché nessuno lo complessive, da base a base. Avvantaggiata aveva avvicinato da questo lato. Da qui però dal bel tempo nella fase di ritorno, la squadra fortissimi ad oltre 160 km orari sono stati un potevamo vedere bene l’intera montagna e guidata da Rada ha scalato poi altre 4 cime pericolo costante, per il rischio di cadere in scegliere una possibile linea di salita». dal 2 al 6 settembre, tutte probabili prime un crepaccio o di venir spazzati via in ogni Sullo Hielo Patagonico Il team lo attaccherà per la cresta Nord. salite: due cime senza nome (poi nominate momento», ha spiegato Dupre. Nei tratti Sur verso il passo Seracchi torreggianti, crepacciate terminali, Cerro Anacoreta 2213 m e Cerro Octante iniziali della salita l’alpinista ha trascinato Spegazzini. Sullo sfondo il Mt. Julie. funghi di ghiaccio. «Una navigazione a vista 2445 m), Cima Est Cerro Spegazzini 2283 una slitta con 70 kg di scorte, per poi passare Foto Natalia Martínez complessa dopo i primi rapidi 800 metri di m, Cerro Esperanza 2502 m. allo zaino nelle sezioni più alte. Dupre aveva dislivello, superati in 4 ore nonostante due raggiunto la base del Denali (Kahiltna ampie zone di crepacci. Gli ultimi 700 metri Nord America Basecamp) il 18 dicembre, con 34 giorni di Cile parallelo, “the Uncharted project”. «Spesso storia esplorativa e geografia. Lo stesso di dislivello hanno richiesto 10 ore di salita, McKinley – Denali 6194 m (Alaska) scorte. Per 5 giorni è rimasto bloccato dalla Volcán Aguilera 2478 m – Hielo Patagónico la storia di vecchie spedizioni patagoniche è accaduto lo scorso agosto allo Hielo poiché ogni linea che ci proponevamo di L’americano Lonnie Dupre è il primo ad aver bufera a 3400 metri. Solo 16 alpinisti in tutto, Sur non coincide con la geografia, non riesci Patagonico Sur, più esattamente al cileno seguire era un susseguirsi di enormi crepacci salito il McKinley-Denali, la più alta montagna di cui quattro in solitaria, avevano raggiunto Camilo Rada legge il cielo. Studia le stelle. a localizzare esattamente dove si siano Volcán Aguilera 2478 m, l’ultimo inviolato dei e crepacciate terminali che ci costringeva a del Nord America, in solitaria in gennaio, il la cima del McKinley in inverno, mai nessuno Riconosce il profilo dei monti dei fiumi, e svolte – spiega Rada. È come dire: so tutto più importanti vulcani andini. La presenza retrocedere, a deviare. Un vero e proprio mese più freddo e più buio dell’anno, con ci aveva provato in solitaria in gennaio. sa interpretarne l’andamento. Poi raccoglie sullo sbarco di Normandia ma se guardo la di cartine poco dettagliate della regione e la labirinto. Ecco perché abbiamo chiamato soltanto sei ore di luce al giorno. Dupre ha dati, di cielo e terra, e queste conoscenze carta non capisco dove sia la Normandia. scarsa documentazione sulle vie di accesso la linea Concierto de Rimayas (Concerto di raggiunto la cima l’11 gennaio scorso per la Per le relazioni e la personale collaborazione contribuiscono alla costruzione di nuove Con il progetto “Uncharted” svolgiamo al vulcano, uniti alla bellezza della cima, crepacci terminali - nda). La parte superiore West Buttress. «La scarsa visibilità e i venti ringraziamo: Camilo Rada, Lonnie Dupre. carte, alla mappatura aggiornata di luoghi un’approfondita ricerca storica di tutte le sono stati il motore della spedizione. Con poco esplorati, poveri di documentazione. esplorazioni patagoniche realizzate in una lui Natalia Martinez (Arg), Inés Duissaillant C’è il suo zampino nella prima dettagliata specifica zona, consultiamo la letteratura, e Viviana Callahan (Cile), Evan Miles carta topografica di High Sentinel Range in rileggiamo i vecchi testi e le mappe, se (Usa). «Aguilera è a soli dieci chilometri di Prima di loro Antartico. È ancora lui ad aver sviluppato possibile contattiamo gli esploratori e accesso via oceano attraverso il Fiordo Peel. A chiamarlo Volcán Aguilera fu Alberto De Agostini nel nuove tecniche di telerilevamento, per lavoriamo con loro, o le loro famiglie, per Questo vulcano dal 1986 ha rigettato le sei 1933. L’area verrà poi visitata da Bill Tilman e il suo libro, ottenere informazioni topografiche dalle appuntarci esattamente sulla carta dove spedizioni che avevano tentato di salirlo, Mischief in Patagonia (1957), ispirerà Matthew Hickman, ombre rilevate da immagini satellitari. sono stati, le cime salite. Quindi, con una scoraggiate dalla densa vegetazione, dal primo a tentare il vulcano nel 1985. La sua spedizione Il trentacinquenne cileno – astronomo, chiara immagine di ciò che è stato esplorato, tempo instabile e dalla labirintica struttura anglo-cilena non riuscirà a realizzare la mappatura del master in Geofisica e attualmente impegnato vi andiamo noi stessi, apportiamo il nostro dei ghiacci della montagna», spiega Rada. territorio, ma stabilirà la geologia vulcanica del massiccio. in un programma di studi di Glaciologia piccolo contributo, magari con qualche «Ma noi abbiamo provato a cambiare tattica. Nel 1989 fallisce la spedizione giapponese di Eiho Otani. presso la British Columbia University – si nuova cima. E infine, con tutti i nostri mezzi, Ad avvinarci alla montagna da una via più Fallisce anche il britannico James “Skip” Novak nel muove con disinvoltura tra Ande cilene, produciamo aggiornate carte geografiche in lunga, traversando quasi 50 chilometri di 1993 a bordo della Pelagic, pur fornendo qualche nuova Patagonia, Yukon, Antartico. Unisce carte ad cui il patrimonio esplorativo patagonico non Hielo Patagonico Sur, per poi arrivare al informazione sulla montagna e sull’accesso. azione. Vera. Poiché per rilevare e studiare si perde ma si valorizza». versante nord del vulcano. Abbiamo così Il connazionale David Hillebrandt realizzerà tre tentativi ghiacci e territori inesplorati o quasi, Camilo Le indagini e spedizioni che Rada con attaccato el Volcán raggiungendolo da un (2003, 2004, 2005), preziosi per stabilire la via di accesso vuole andarci di persona. Con oltre 160 vette “Uncharted” ha condotto in Cordillera di nuovo inesplorato accesso allo Hielo, per un e una possibile linea di salita lungo la cresta Sud. Punto più raggiunte (incluse in Himalaya, Groenlandia, Darwin (2013) e Cordillera del Sarmiento terreno che conoscevamo solo da immagini alto raggiunto: 1291 metri. Sulle tracce di Hillebrandt, la Ecuador, Perù), la sua attività esplorativa (2012) hanno ognuna portato a salite satellitari e foto aeree. Il primo passo è stato spedizione cilena di Abdo Fernandez (2013) verrà fermata ultimamente si muove lungo un obiettivo significative e a importanti chiarimenti tra accedere alla testa del Glaciar Peineta, dal pessimo tempo e dal pessimo terreno. Il Volcan Aguilera 2478 m. Hielo Patagonico Sur (Cile). Foto Evan Miles

70 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 71 Nuove Ascensioni a cura di Carlo Caccia Cima dai Gjai (1916 m), parete nord, via Mazzilis-Craighero Roberto Mazzilis: un anno e 26 vie nuove La Cima dai Gjai, come scrivono Attilio De Ro- una decina di chiodi, friend e cordini attorno a vere e Mario Di Gallo nel primo volume della sassi incastrati, si sviluppa per circa 700 me- Sembra ieri ma è già passato un anno. Da cosa? guida Alpi Carniche del Cai-Tci (1988), è un tri (15 lunghezze di corda) con difficoltà di III, Niente di fondamentale per il destino del mon- «grosso e massiccio torrione posto a O della IV, V, VI e passaggi di VII. Mazzilis la descrive do: semplicemente dal “cambio di gestione” della Creta Grauzaria». Siamo quindi nel gruppo come una «via molto impegnativa su calcare rubrica che state leggendo che nell’aprile 2014 è Sèrnio-Grauzaria, a nordest di Tolmezzo, su a tratti di ottima qualità, solo in alcuni punti passata di mano da Roberto Mazzilis al sottoscrit- una cima nobilitata anche da Julius Kugy che molto friabile». Dopo lo zoccolo e un diedro- to. E sono stati dodici mesi di vie nuove con i loro nel 1898 ne firmò la prima ascensione assolu- rampa ascendente verso destra, la Mazzilis- protagonisti e le loro storie, da un estremo all’al- ta. Roberto Mazzilis e Celso Craighero vi hanno Craighero raggiunge e segue le fessure-camini tro dell’arco alpino: linee brevi o lunghissime, fa- messo le mani il 6 giugno 2014, attaccando la al centro della parete triangolare che incombe cili o estreme, plaisir o avventurose dalle Giulie parete nord a sinistra della via Stabile sulla cre- sul rifugio Grauzaria, fino alla punta battezzata alle Marittime. Un compito ingrato all’epoca di sta nordest (Renzo Stabile in solitaria, 26 set- “Pulpito del Boxer”. Da lì per un canalone (tro- Internet e del tutto in fretta, del tutto già detto tembre 1948, 500 m, III). La nuova linea, che vato innevato) alla base del compatto muro e del tutto già fatto: difficile, per la carta coi suoi ha richiesto 9 ore e mezza di scalata e l’uso di sommitale e quindi in vetta. ritmi da tartaruga, proporre qualcosa non ancora comparso in rete (magari con dovizia di imma- gini e video, diffusi in tempo reale). Difficile, sì, Cima dai Gjai (1916 m), parete nord, ma non impossibile e queste due pagine ne sono via Mazzilis-Cavallari-Craighero la dimostrazione. Merito di chi? L’abbiamo detto poco fa: di Roberto Mazzilis che da alpinista, con Bis sulla Cima dai Gjai: dopo l’avventura del ciata in due riprese, il 17 giugno e 4 luglio 2014, l’azione, ha scritto e continua a scrivere la storia 6 giugno, Roberto Mazzilis e Celso Craighero a causa del cattivo tempo che ha sorpreso la delle sue montagne. Una via nuova e poi un’altra, sono tornati sulla parete al cospetto del rifu- cordata durante il primo tentativo. L’itinera- un susseguirsi di itinerari che il fuoriclasse friu- gio Grauzaria e insieme a Stefano Cavallari vi rio, vario e interessante, arriva nei pressi del lano vuole rendere noti soltanto sulle pagine di hanno aperto una seconda via che si sviluppa “Pulpito del Boxer” con difficoltà discontinue e “Montagne360” permettendoci, una volta tanto, per circa 700 metri (15 lunghezze di corda) a supera il pilastro sommitale (tratto più impe- In alto, la Cima dai Gjai con le vie Mazzilis-Cavallari-Craighero (a sx) e di documentare scalate inedite con l’imbarazzo sinistra della precedente e a destra del Camino gnativo) all’insegna del V, VI e VI+. Oltre a quelli Mazzilis-Craighero. Qui sopra, Mazzilis della scelta. Perché Mazzilis è uno dei più devoti Feruglio (Dionisio Feruglio e Gastone Piccolo, 8 per le soste, sono stati usati circa 15 ancoraggi sulla Mazzilis-Cozzi alla Creta Grauzaria. discepoli di Mr. Mummery, che ne Le mie scala- settembre 1935, 500 m, V-). La via è stata trac- intermedi. Foto arch. Mazzilis. te nelle Alpi e nel Caucaso (1895), scrisse chiara- mente che «il vero montanaro è l’uomo che ten- ta nuove ascensioni. Non importa se vi riesce o no; egli ricava il suo piacere dalla fantasia o dal Creta Grauzaria (2065 m), pilastro nord della Creta Grauzaria (2065 m), gioco della lotta». Eccoci quindi al dunque e alle cresta nord-nordest, via Mazzilis-Cozzi pilastro Alpini della Julia, via 26 vie aperte da Roberto nel corso del 2014, con Mazzilis-Craighero preludio solitario il 18 aprile sulla Pala del Mon- Restiamo nei pressi della Cima dai parete nordest della Sfinge. La cordata, te Rest (Addio amico mio, 300 m, VI+) e finale Gjai, quindi ancora nelle selvagge Alpi spiega Mazzilis, ha seguito «una fortu- il 24 novembre sul Monte Veltri (Vera, 350 m, Carniche dove la Creta Grauzaria è un ita e ricercata successione di diedri e Durante la salita il tempo è stato discreto ma VI+) toccando, incredibile ma vero, quota 400 «massiccio roccioso assai complesso» fessure molto belli ed aerei intercalati in cima si è scatenato il finimondo. Così, al di prime ascensioni personali. In mezzo, nono- che s’innalza a est del Monte Sèrnio da tratti in parete aperta, su placche là di tutto il resto, Roberto Mazzilis e Celso stante un’estate meteorologicamente pessima e «dominando con alte e slanciate pareti di roccia generalmente ottima. Fino al Craighero non dimenticheranno facilmente la quindi subendo più volte il maltempo, altre 24 la Val Àupa». I locali la chiamano sem- vertice del pilastro nord, per circa 500 prima ascensione del pilastro Alpini della Julia linee concluse a un ritmo martellante: quattro in plicemente la Crete ossia “la roccia” metri, l’arrampicata è piuttosto soste- (toponimo proposto), incassato nel versante giugno, cinque in luglio, sei in agosto, tre in set- per antonomasia (il toponimo ufficiale, nuta con difficoltà dal IV al VI e passaggi settentrionale della Creta Grauzaria a sinistra tembre, quattro in ottobre e due in novembre. E come ci informano Attilio De Rovere e di VII-. Dalla sommità del pilastro abbia- del pilastro nord scalato dallo stesso Mazzilis il tutto sulla porta di casa, in quelle Alpi Carniche Mario Di Gallo, è stato coniato dai topo- mo seguito a grandi linee la via tracciata con Cristian Cozzi pochi giorni prima. L’avven- e Giulie dove il più classico alpinismo di ricerca, grafi nell’Ottocento) e la prima ascen- da Renzo Stabile nel 1943, effettuando tura sul pilastro Alpini della Julia è del 20 giu- con tutto ciò che comporta, respira ancora a pieni sione assoluta riuscì nel 1893 ad Arturo alcune interessanti varianti. Lo sviluppo gno 2014: un viaggio verticale in un ambiente polmoni (in barba al tutto già detto e già fatto di Ferrucci, Emilio Pico, Giovanni Filaferro complessivo dall’attacco alla cima è di severo, con difficoltà che nella parte superiore cui sopra). Così a questo punto non ci resta che e Giacomo Filaferro. Da allora la Creta circa 1100 metri e non presenta scappa- del pilastro hanno toccato il VII grado. La cima prendere in mano la gran mole di appunti, rela- Grauzaria è stata salita per diversi itine- toie: un fatto da tenere in considerazio- della Creta Grauzaria è stata raggiunta in cre- zioni, note tecniche e immagini che Mazzilis ci ha rari tra cui quello tracciato il 10 giugno ne visto che la cresta è particolarmente sta, completando un’ascensione di circa 1200 2014 da Roberto Mazzilis e Cristian esposta ai fulmini». Usati circa 10 chio- metri di sviluppo complessivo superati con 4 premurosamente fatto avere e scoprire, sia pure a In alto, Celso Craighero verso il “Pulpito del Boxer” sulla parete nord della Cima dai tavolino, una prima scelta di creazioni della sua Gjai. Qui sopra, il pilastro Alpini della Julia della Creta Grauzaria con la via Mazzilis- Cozzi sul pilastro nord della cresta nord- di, friend e cordini. chiodi, friend e cordini su mughi e spuntoni (ol- “collezione roccia 2014”. Craighero. Foto arch. Mazzilis (per maggiori informazioni: [email protected]) nordest, al cospetto della vertiginosa tre naturalmente alle soste).

72 / Montagne360 / aprile 2015 aprile 2015 / Montagne360 / 73 Libri di montagna a cura di Linda Cottino • Nico Bosa • Rossana Podestà e Paola Nessi il collezionista a cura di Leonardo Bizzaro e Riccardo Quattro passi a Shangri-La W di Walter Alpine Studio, 289 pp., 16,00 € Contrasto, dvd a colori, 14,90 € Decarli, Biblioteca della Montagna-Sat

Terminiamo il lungo ma indispensabile cam- mino tra le bibliografie con quelle più speci- fiche ma spesso più interessanti per i colle- zionisti. Oltre ai repertori che trattano singole riemersi i corpi dei due alpi- stesso tempo, lo costringo- montagne, vanno tenuti in gran conto gli elen- nisti, e in seguito al ritrova- no a scavare nei pensieri più chi di libri dedicati a zone ad alta densità mento di quello di Mallory, reconditi dell’animo umano. «A stabilire che Shangri-La si trova Poesia, emozione, volontà e deter- montana, dove spesso si trovano importanti nel 1999, Yumemakura decise Colpiscono le immagini det- nello Yunnan non è stato il suo minazione, nostalgia, struggimen- monografie poco note oltre i confini regionali. di riscrivere parzialmente l’ul- tagliate delle notti in tenda, ideatore, lo scrittore James Hilton, to. Questi gli aggettivi che danno la Lo sci è “raccontato” dal fondamentale Skiing tima scena). A questo punto la cura nel rappresentare tantomeno qualche esegeta del cifra del lavoro di Rossana Podestà literature: a bibliographical catalogue di Gary prende piede la vicenda: e se tutta l’attrezzatura necessa- suo romanzo più famoso, bensì il con la regista Paola Nessi. Un vero H. Schwartz edito nel 1995 (ma nulla finora la macchina fotografica venis- ria a una scalata (seppur con governo di uno stato che ha quasi e proprio atto d’amore di Rossana è stato pubblicato in Italia). Non vanno poi se ritrovata? E se chi ne viene qualche incongruenza qua e un miliardo e mezzo di abitanti e verso il “suo” Walter, l’uomo di cui dimenticate le bibliografie dei singoli autori, in possesso – Habu JôJi, per- là), le pareti strapiombanti e uno sviluppo economico che tiene è stata la compagna per trent’anni. un campo di ricerca enorme, che deve tenere sonaggio di incredibile forza la vista della tanto agognata in ostaggio il debito sovrano degli Ed è proprio la lente dell’amore il in considerazione soprattutto quanto è stato fisica e volontà, disposto a tut- cima; ma ancora di più ri- Stati Uniti e i mercati finanziari valore aggiunto del film, benché pubblicato sui periodici (provate a raccoglie- to pur di realizzare il suo so- mangono impressi i pensieri mondiali. Suona strano che il comi- il materiale presentato, insieme re tutti gli scritti di Messner, traduzioni com- gno – si trovasse clandestina- che spingono Habu e Fuka- tato centrale del Partito Comunista con il fil rouge del racconto della prese, e ve ne renderete conto). mente tra i ghiacci del monte machi, fotografo protagonista Cinese abbia deliberato sulla collo- Podestà, siano di per sé un docu- Fondamentali sono le bibliografie che inda- Everest e non potesse farne al pari di Habu, a compiere cazione di un luogo partorito dalla mento di eccezionale valore. Il film gano determinati periodi storici, ne citiamo parola con nessuno? E se que- queste imprese. Colpiscono fantasia di un romanziere inglese fu pronto in pochi mesi, quasi lei solo tre: il catalogo della mostra Dall’orrido sta, poi, finisse nelle mani di le loro debolezze e le paure, negli anni Trenta, ma così è; e non sentisse di non avere tempo (mo- al sublime: la visione delle Alpi, curato da un fotografo giapponese? E le irrequietezze che li induco- è stata una decisione facile, perché rirà poco dopo la “prima”), e prese Giuseppe Garimoldi nel 2002; la bibliogra- se questi, sulle orme di Habu no a sfidare continuamente il non mancavano certo altri preten- le mosse da alcuni suoi filmini dei fia ragionata di Pietro Crivellaro Le sorgenti JôJi, sentisse un bisogno irre- proprio limite. E bravissimo denti». Nico Bosa racconta del suo viaggi fatti in giro per il mondo, cui dell’alpinismo, pubblicata sul catalogo della frenabile di scalare anch’esso è Taniguchi a rendere queste viaggio, dalla provincia cinese dello si unirono vecchie pellicole for- terza Rassegna internazionale dell’editoria di J. Taniguchi - B. Yumemakura spiegava: «Ho espulso con la vetta più alta della Terra? emozioni nel momento in cui Yunnan all’altopiano tibetano, con tunosamente ritrovate di uno dei montagna di Trento; e il recente Regards sur La vetta degli Dei questo libro tutto ciò che il Avventura, colpi di scena e l’azione è ridotta al minimo: i approdo finale a Lhasa. Un libro famosi reportage per Epoca. Tutto les Alpes di Perret (Éditions du Mont-Blanc, Rizzoli Lizard, 5 volumi, mio corpo aveva immagazzi- suspence caratterizzano il ro- pensieri, la gioia immensa e la ricco di notizie e storie collaterali, materiale che la regista Paola Nes- 2011). 18 € (a volume) nato dall’età di dieci anni du- manzo, ambientato tra una paura di morire, tutto traspa- per chi voglia avventurarsi sull’anti- si ha ripulito, ordinato e integrato, Da tenere presenti le bibliografie di editori o rante le numerose escursioni caotica Kathmandu, i villaggi re dal volto dei protagonisti, ca Via del Tè e dei Cavalli, già conferendogli ritmo narrativo e gli elenchi delle collane; nel 1997 la SAT e il Sui banchi della libreria, La in montagna […]. Credo che dei portatori, la città di Tokio dalle loro espressioni, addirit- percorsa da Alexandra David-Néel. poesia. Trento Film Festival diedero alle stampe Hic vetta degli dei, edita da Riz- non potrei scrivere mai più di e, soprattutto, il silenzio delle tura dallo sguardo, elemento sunt leones, elenco ragionato di tutto il pub- zoli Lizard, cattura subito lo questo argomento: è stata la montagne. Attenzione però, caratterizzante della forza e blicato dalla Società degli Alpinisti Tridentini. sguardo: sono volumi ben prima e l’ultima volta, perché non si tratta di un mero récit determinazione di Habu JôJi. Infine i cataloghi delle librerie antiquarie, rilegati, presentano sin dalla ho scritto tutto ciò che pote- d’ascension, né di un giallo Non si tratta dunque di cin- talvolta interamente dedicati alla montagna, copertina le tavole di Jirô Ta- vo». L’antefatto è costituito da che si sviluppa a suon di col- que volumi di storia dell’al- alcuni ricercati sul mercato collezionistico niguchi – che in un colpo d’oc- uno dei grandi misteri della pi di scena e rapimenti: que- pinismo (seppur ne siano per la loro precisione e la puntigliosità critica chio rimandano a panorami storia dell’alpinismo: la scom- ste componenti vi sono tutte, presenti cenni interessanti) e delle schede, spesso ben più ampie che nelle mozzafiato – e sono tanti, ben parsa nel 1924 dei due alpini- eppure ciò che avvince non è neppure di un’apologia della bibliografie classiche. Fra i tanti, suggeriamo cinque, per un totale di più di sti George Mallory e Andy Ir- tanto la trama in sé, quanto la montagna: La vetta degli dei quelli magnifici pubblicati a Londra da Barba- 1500 pagine. La vetta degli vine a pochi metri dalla cima scoperta dei personaggi che la parla all’animo umano, è una ra Grigor-Taylor negli anni Novanta, le colle- dei, difatti, è l’adattamento dell’Everest. Sono stati loro a costituiscono e del loro animo vicenda di uomini, di passio- zioni preziose dei fratelli Mingardi di Bologna da parte di Jirô Taniguchi in conquistare per primi la vet- più profondo. Il romanzo di ni e di rinunce, e per questo e di Chessler Books a Denver, il ponderoso versione manga di un roman- ta? Che cosa è successo dietro Yumemakura e le bellissime è rivolto a tutti, anche a chi è fascicolo realizzato da Il Piacere e il Dovere di zo dello scrittore giapponese le nubi, a 8848 metri? Solo il e particolareggiate tavole di indifferente alle altezze e alle Vercelli nel 2000 (ma nel suo caso vale l’inte- Baku Yumemakura. Maturato ritrovamento della Kodak che Taniguchi guidano il lettore sfide sportive. E chissà che ra raccolta, dal 1989, giunta ormai al numero in circa vent’anni anni, scritto i due avevano con sé avrebbe in un’ascesa verso l’alto, at- non riesca ad avvicinare ai 70), i fondamentali cataloghi di Pregliasco a in quattro e pubblicato nel potuto fornire qualche rispo- traverso paesaggi incredibil- monti anche chi non ne è mai Torino del 1963, per il primo anniversario del 1997, in uno degli interventi sta (al tempo della stesura del mente realistici, cieli stellati stato attratto. CAI, e del 2006 in occasione dell’olimpiade a corredo del testo, l’autore romanzo non erano ancora e pareti spaventose che, allo Anna Girardi invernale.

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