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TAVOLA III parti del Cantone»; e invece con Uri si sa­ Il governo ticinese non era preso alla sprov­ rebbe dato tutto l'opposto, sicché i suoi fi­ vista, ché pìu segnali ormai l'avevano già gli sarebbero stati «liberi, contenti, e in precedenza avvertito: e già nello stesso La questione della Leventina felici». giorno 26 inviava una circolare a tutti i Co­ Quello stesso giorno illandamano d'Uri muni del Distretto, perché non si pronun­ 111814 doveva esser per il Canton un Besler comunicava la decisione al governo ciassero al riguardo, quindi non rispondes­ anno travagliato non soltanto per via della ticinese. La lettera si rifaceva alla storia, ai sero a quelle pericolose sirene. Una settima­ Costituzione; si delineò in quel mezzo, e as­ trattati del 1467 e 1479, ai «tristi avveni­ na dopo, il 3 marzo rispondeva direttamen­ sunse forme e dimensioni preoccupantissi­ menti del 1798 che avevano portato all'in­ te, per protestare contro quello che era rite­ me, anche la questione della Leventina, naturale separazione». Non era peraltro nuto un attentato alla sovranità e integrità: perduta da Uri con l'avvento della Repub­ priva di abilità dialettica. Uri si dichiarava ed era risposta lunga e vibratissima. Il pro­ blica Elvetica, e da Uri reclamata con vari «sinceramente» disposta a rinunciare alla clama degli urani ai leventinesi, «fatto dis­ tentativi, resultati inani, del 1798 e degli an­ sua pretesa, se questo lo avesse richiesto «il seminare a profusione», costituiva «un'isti­ ni seguenti. Due fiduciari urani (o uraniesi, bene della comune patria», e se di conse­ gazione a sedizione», e non era in linea con come allora si scriveva), percorsa la Valle guenza ne fossero stati indeboliti i cari la affermata «lealtà». Circa il 1798. che sul principio del 1814, avevan riferito ad Confederati ticinesi: ma qui non era il caso, aveva portato alla riunione della Leventina Altdorf che non vi mancavano gli spiriti fa­ ché «al contrario egli 'era' evidente che il al cantone di , si osservava che vorevoli all'annessione, e che quindi il mo­ Canton Ticino, anche senza la Leventina, un tal fatto era stato accolto dalla Leventi­ mento era buono per un tentativo nuovo, 'restava' un ragguardevole membro della na stessa «di buon grado», perché a esso in forma aperta e massiccia. Cosi, il 19 feb­ Confederazione, che 'sorpassava' di gran spingevano «le sue tendenze naturali, la sua braio il Landamano e il consiglio generale lunga ne' suoi veri confini, tanto in gran­ posizione geografica, la conformità della del Cantone di Urania inviavano ai «cari dezza come in popolazione e risorse, il Can­ lingua e delle abitudini, e la più frequente vallerani di Levantina» un proclama a ton d'Uri ripristinato colla Levantina». Né reciprocità di interessi e di commercio». Né stampa, che doveva apparire, come noterà si poteva dimenticare che Uri aveva rinun­ c'era poi stata rivendicazione al tempo del­ il padre Angelico Cattaneo, storico appas­ ciato «a tutte le pretese di sovranità che pu­ la Mediazione, nel 1802-3. Il tono si faceva sionato di quei fatti, «più che mai seducen­ re aveva in tutte le partb>; né poteva il Tici­ perentorio: «Posti questi fatti incontrasta­ te per chi si fermi alla corteccia», e destina­ no dimenticare di dover «la sua fortuna di bili, agli atti pubblici risultando che il Can­ to a trovare un'eco nel cuore di molti, or­ far parte del libero Stato Svizzero princi­ tone d'Uri non ha il benché minimo diritto mai certi ch'era venuto il momento buono palmente agli sforzi costanti, al sangue ap­ territoriale sul Distretto di Leventina, è evi­ «per riscuotere il duro giogo del Ticino». punto di quegli uomini, i di cui posteri 're­ dente che la vostra pretesa, cari e Fedeli Nel proclama si richiamava appunto il clamavano' un territorio stato loro rapito, Confederati, è senza fondamento, che il vo­ 1798, quando la «Rivoluzione francese, al una proprietà sacra, e incontrastabile» ... stro Proclama è un attentato contro la so- pari di un torrente devastatore, aveva inem­ dato rapidamente pur ancora la nostra cara patria, rovesciando così pure la nostra cara quiete»: perché per sciagurata conseguenza i leventinesi erano stati «rapiti dal 'loro' fraterno seno, e separati dal grembo della 'loro' amorosa patria, colla quale, per mol­ I 01 1..\:"\'1>.\:\1. ~O ''': .CO~"SIGUO GEi\"ERALE ti secoli non interrotti, 'erano' immediata­ mente uniti». (Si noti: «immediatamente», ilEI. t \ '1TOSIt DI \'11 .\:-1 • cioè in modo «non mediato», direttamen­ " ."".'"' J. .. n ",.IU ulJ \UU'I:\"a DI Il\~n",\. tl'\ft'tJln,7'1 , '\lI n

te). Ormai la decisione era presa: «Dichia­ • I riamo colla presente nostra la Valle e Paese di Levantina, con tutte le sue circonferenze, e appartenenze, territorio riunito col nostro Cantone di Urania». Si prospettava tutta­ via qualcosa di nuovo rispetto alla status quo ante: non come sudditi sarebbero stati n. .PI~LO COXSIGr.TO Da C.o\~';TO.iE nCISO riuniti a Uri i leventinesi, che molto aveva­ no meritato col loro «non ambiguo 4C I "" ...TI DU. ""1<1"'ITO .,1 I.t.V!XTI~"" amore», ma come «uomini liberi e indipen­ denti». La promessa di un'autonomia si estrinsecava con precise concessioni, sia pur paternalisticamente accordate: veniva data garanzia, per esempio, che i leventine­ si avrebbero eletto i lor «beneficiati alle cu­ re d'anime, e Cappellanie», i loro «magi­ strati, e consiglieri, per il centrale del nostro Cantone». E ancora veniva detto, che do­ veva andar dritto al segno: «Voi ammini­ strerete non solo i vostri beni comunali, bo­ schi, e selve, ma altresì ancora tutte le vo­ stre finanze, polizia interna, ed amministra­ zione giuridica liberamente da voi stessi. E li vincoli, e le relazioni coll' antico territorio del Cantone dovranno quanto prima essere fissati, e stipulati sovra li fondamenti più li­ berali...». Che poi stessero in guardia i buoni leventinesi contro coloro che poteva­ no «disconsigliare questa avvantaggiosa riunione con Urania: persone certamente male informate, o guidate solo da loro inte­ resse particolare». Si facevano considera­ , " zioni non prive di fascino sottile: col Tici­ no, la Leventina avrebbe formato «una parte poco considerevole d'un Cantone composto di vari Paesi», e non avrebbe ­ tuto avere che una «assai piccola parte nel governo»; le leggi e gli ordinamenti sareb­ ber resultati «poco confacenti» al suo sta­ to, e «più adatte invece ad altre più grandi , ,.. 5 vranità del Cantone Ticino, e contro l'inte­ allo stato politico nel quale si trova, e a seppe Antonio Cattaneo. Davanti all'ulti­ grità del suo territorio; che un tale passo quella forma di governo, di cui concorre a matum veniva espresso «il più alto stupo­ sovverte le relazioni federali, che stringono far parte?» Il Piccolo Consiglio si mostrava re». Il tono era insolitamente fiero: «Crede insieme i due stati, e getta nella Svizzera ottimista, nonostante tutto: «Inutilmente il Urania di dettare nuova legge? Crede attri­ nuovi-segni di-discordia. .. »~ -Si- -poteva-am~ -govemo-d'-UTania-tenta -di far-credere; -che buirsi-diritti-sovrani?-S1-inganna. -La-Eeven­ mettere che Uri aveva espresso la sua riser­ la maggior parte di Voi brami di essere ag­ tina si conosce libera, e sovrana quanto è va nell'accettare la convenzione del 29 di­ gregata a questo Cantone. Noi siamo inve­ Urania ... Cosi procede Urania con Leventi­ cembre 1813, stipulata da dieci Cantoni ce persuasi del contrario, e crediamo anzi na, e prova ne sia ben solenne il detto Atto uniti in Assemblea federale, e che tra l'al­ che, seppur ve ne sono, soltanto pochi insi­ che con isdegno disapprova e rifiuta il con­ tro, considerando non più sussistente «la gnificanti individui son quelli, che cerche­ generale di Leventina». Non si trat­ Costituzione presente», affermavan la ne­ rebbero di traviarvi...». Pia illusione: il tava di rigettare il principio dell'unione, ma cessità del mantenimento e del rafforza­ proclama rimase inascoltato, quasi tutti i base della stessa doveva rimanere il «con­ mento dell' «antico vincolo federale» ed membri del «congresso», per riferir col pa­ cordato», che il parlamento di Uri avrebbe escudeva nella Svizzera nuova «paesi sog­ dre Angelico, «erano infetti di male tede­ dovuto ratificare e ritornare, legalizzato, getti, incompatibili coi diritti di un popolo sco», e non rappresentavano che un'ecce­ entro il 25 aprile: «Se entro il detto giorno libero»; ma si era allora data la pronta pro­ zione Giuseppe Antonio Cattaneo (dei non si riceverà nelle valide forme, sarà con­ testa della Delegazione ticinese, con quella «Cattaneo di sotto», fratello dello stesso siderato come un positivo rifiuto da parte di altri cantoni: e l'assemblea federale ave­ padre Angelico) e Giacomo Bertino di Fai­ di Urania, e padrona la Leventina di segui­ va accettato riserva e protesta, lasciando do, oltre al curato Sala di , i qua­ re il suo corso» ... «aperto il protocollo: sicché l'attuale pas­ li, per il fatto stesso di incuorar alla mode­ Potevano adesso pensar di rialzare il capo so urano non aveva «alcun legittimo ap­ razione, si vedevan tacciati di traditori. Si gli aderenti al partito dei «filoticinesi»: tra poggio». nominò una commissione di cinque mem­ essi, nomi già fatti, come quel Giuseppe Intanto però ci si doveva render conto che bri, che si recasse ad Altdorf a trattar le Antonio Cattaneo e quel Giacomo Bertino l'agitazione in Leventina non era più del condizioni dell' annessione: in essa il nome di , e quel curato Sala di Chironico; e tutto latente: si erano delineati due partiti, di maggiore spicco era quello del curato altri che si posson fare, Giacomo Gianelli, entrambi ostentanti, per dire col padre An­ Giuseppe Calgari di Faido. In quello stesso detto il segretario, di Faido, il curato di An­ gelico, «il puro fine del ben generale del giorno il Governo ticinese, rompendo gl'in­ zonico Lorenzo Calgari, il curato di Paese». Più forte appariva quello filoura­ dugi, decretava «nulla e come non avvenu­ Antonio Lombardi, e suo fratello Floriano; no, e frammezzo si dava una sorta di «palu­ ta qualunque misura, o risoluzione già pre­ e inoltre Agostino Dazzoni di Chironico, de» che, sempre per dir con l'appassionato sa, o che si prendesse in avvenire da Assem­ uno degli spiriti più liberali della Valle, cappuccino, «volendo stare con tutti, par­ blee comunali, Vicinanze, o qualunque al­ amico del Dalberti. Si trattava di uomini lava in pubblico a un modo, ed operava in tro corpo, sotto qualsiasi denominazione in fervorosi, cui soltanto la prudenza, neces­ segreto per Urania». La situazione era Leventina, la quale fosse tendente alla riu­ saria nei giorni e mesi di quel clima di frene­ tutt' altro che lieta. I separatisti sosteneva­ nione di quel Distretto al Cantone d'Uri»: tica esaltazione popolaresca, poteva metter no che, essendo andato ormai in pezzi l'At­ ma non ne sortiva esito veruno, anche per­ la sordina: se vociavan meno degli avversi, to di Mediazione, erano da ritenersi sciolte ché il Ticino vedeva indebolita la sua posi­ tuttavia non eran uomini da decampar dal­ le costituzioni cantonali che derivavan da zione, pel fatto stesso che la sua nuova co­ la lotta, e tutto anzi mettevano in atto quel esso: un ragionamento che aveva presa su stituzione non era accolta con favore né che era in loro potere, per stroncare, o al­ «una moltitudine poco istrutta, altrettanto dalla Dieta né dagli Alleati». meno imbrigliare, le separatistiche mene. alti era, e fissa nelle sue idee». I più fanatici La Commissione leventinese intanto era Da tempo si eran rivolti per lettera al Consi­ e impazienti spingevano perché si mettesse­ giunta ad Altdorf, portando con sé una gliere di Stato Rusconi, come a colui cui so­ ro in opera delle «assemblee», che poi «proposta», invero rivendicante una vasta prattutto si potevan raccomandare le spe­ avrebber portato alle «opportune e giuste autonomia": ma non tardò a convincersi che ranze, con informazioni, denunce, consigli, misure». 113 marzo venne convocata la «vi­ le cose non eran così semplici come crede­ e anche insomma invocazioni; e si rivolge­ cinanza generale di Faido»: dalla quale, va. Si vide consegnare un progetto di Con­ vano e si rivolgeranno. Così, per esempio, il congiungendo le viste dei faidesi «ultras» stituzione già bell' e pronto, che conferiva a curato Lorenzo Calgari aveva scritto il 3 con quelle d'una assemblea della vicinia eli Uri quasi tutti i diritti, poco concedendone aprile: «Siamo andati sotto fataI crisi, e mi Quinto, già riunitasi alla fine di febbraio, si ai leventinesi. Tornò in valle poco dopo, trovo in situazione sì triste che son émmi le­ arrivò alla convocazione di un «congres­ con l'intento di far circolare quel testo, per cito compiangere la misera sorte che sovra­ so», fissato per il 9, poi aggiornato per cau­ veder se si potesse «migliorare». Gli effetti sta alla mia Valle e ch'essa con barbaro in­ se varie al 14, e nettamente orientato alla furono contrastanti: i filoticinesi ne appari­ gegno si sforza procurarsi»; che se c'eran trattativa con Uri. Stava tuttavia riunito ron contenti, come di acqua portata al lor intieri comuni e «moltissimi» cittadini e le quel «congresso», che giungeva un decreto mulino; gli altri si videro divisi, tra i mode­ persone più notabili della Valle che deplo­ d'Uri, datato 4 marzo, in termini che non rati che raffreddarono il loro entusiasmo, e ravano il distacco dal Ticino, non tutti osa­ ammettevano equivoci: «Noi, Landamano i fanatici, che, sentendo la pericolosità di van parlare, spauriti dal «furore plebajco»; e Consiglio del Cantone d'Uri, dopo d'aver quel testo, si adoperaron per tenerlo celato e si dava per necessaria una energica assi­ Noi, dietro i nostri più cari diritti, in data o per gabellarlo come un testo apocrifo. Il stenza da parte del Governo, che mandasse 19 febbraio, solennemente dichiarata la riu­ 26 marzo si riuni nuovamente il «congres­ «in fumo le brighe dei malefici genj morta­ nione del paese di Levantina col nostro so». Il Governo ticinese vi aveva mandato li»; a evitare alla «disgraziata Leventina» Cantone, e dopo avere ciò palesato ai suoi due suoi membri, il Rusconi e il Sacchi; fu­ uno stato di «schiavitù sotto l'aspetto di un abitanti, mediante una pubblicazione, la ron lasciati, contro ogni attesa, parlare, ma ridente avvenire». Venti giorni dopo ecco quale, come noi sentiamo, fu da essa accol­ fu come se «non avessero parlato». Si ancora il curato di , comunicar ta con generale giubilo ed applauso, ci tro­ ascoltò invece la commissione: la sua rela­ che si trovava a Faido per concerti con gli viamo in obbligo, di additare, a questi nuo­ zione pI'ovocò delusione; ci fu qualche ten­ amici a favore «della Patria pericolante»; vamente riuniti compatrioti, li mezzi di pas­ tennamento; alla fme, il giorno 28, si arrivò ma nel contempo si lamentava del contegno sare allo stabilimento di una adatta nuova a una sorta di compromesso, pur nella linea del Governo, incerto e debole, con parole Costituzione ed intavolare le loro relazioni filourana. Fu stesa una lista di ventisette ar­ che tradivano «l'afflizione e lo sconcerto». con Noi ... ». E «li mezzi» erano questi: ogni ticoli, che equivaleva a un «pacchetto» di Misure immediate da parte del Governo ti­ vicinia scegliesse nel suo seno «due sogget­ nuove proposte; e si rimandò su quella base cinese reclamava, da Faido ancora, il IO ti» per formare una «provvisoria commis­ la commissione ad Altdorf, che riprendesse maggio, il dottor Giuseppe Lombardi. E il sione governativa», al fine di dar luogo, a trattare. Ma «trattare» si vide tosto che giorno appresso Giuseppe Antonio Catta­ «congregata in Faido», ad un progetto di era una parola; i ventisette articoli vennero neo suggeriva di invitare il La Harpe, per­ costituzione «analogo»; in tempi brevi, messi da parte, si imposero anzi alla delega­ ché intercedesse «la quiete della Leventina pai, si sarebbe arrivati «ad una comune de­ zione, che cominciava a tentennare nel suo appresso l'Alto Alessandro, imponendo si­ liberazione». Quasi si desse una gara di ve­ fervore urano, nuovi gravami. Di più: la lenzio ad Urania» ... locità (ma il Ticino venne giudicato anche delegazione si vide consegnare un nuovo qui in ritardo) giungeva in Leventina un progetto, detto «Ultimatum d'Urania», in­ Ora quegli invocanti potevano ritener che proclama del Piccolo Consiglio, pure data­ sieme con la lettera di congedo, iliO aprile. la posizione del partito urano fosse com­ to 4 marzo. Il tono era patetico: a chi mai Il nuovo «congresso», il 14 aprile, mostrò promessa. Ma non fu così: il partito urano doveva la Leventina i suoi progressi (di spiriti cangiati: come mostrerà in una lette­ mostrò di non decampare, sparse la voce strade utili al commercio, di provvide leggi, ra redatta quattro giorni dopo, in cui eran che la risposta leventinese non era l'espres­ 6 di amministrazione e di giustizia) «se non da vedersi soprattutto i sentimenti di Giu- sione della maggioranza, ma di uno solo, evidentemente il Cattaneo, che agiva per circolo pronosticando liete novelle»: e di­ tra sordi. Alla fine la Dieta decise di tentare suoi interessi. Venne provocata la riunione fatto, da un diploma tratto fuori dal Consi­ una composizione «bonale». Ma i deputati della vicinanza di Faido, che dichiarò di ac­ gliere di Stato e Deputato alla Dieta, ornato ticinesi non vollero sentir parlare di acco­ cettare l'ultimatum, pur con qualche modi­ degli splendidi stemmi dei ministri delle Al­ modamento; protestarono che, se mai, era ficazione, e «surrogò» quattro dei delegati, te Potenze (Austria, Russia, Prussia), si ve­ nel punto competente il Governo; e confi­ ritenuti troppo moderati e però indegni del­ niva a sapere che non solo quei Plenipoten­ davano intanto nel Capodistria (che però in la causa, tra cui lo stesso curato Giuseppe ziari non avevan dato alcun assenso all'or­ quel momento non era a Zurigo), siccome Calgari, ché «volevansi uomini ardenti, e mai apparecchiato Parlamento, ma che essi lo Zar non aveva voluto sentir ragioni circa spicci, che non guardasser per il sottile, e volevano «far conoscere senza dilazioni la analoghe pretese bernesi su Argovia. E se­ che conchiudessero». Il 26 venne fissato un loro alta disapprovazione d'una impresa sì gni intanto di insolita energia dava il Picco­ nuovo «congresso», che però, pur tra voci­ illegale e sediziosa», ché non apparteneva lo Consiglio, che reiterava i suoi decreti, di­ feramenti, ratificò la lettera inviata ad Alt­ ad alcun distretto di turbare l'ordine pub­ chiarava nulle le risoluzioni separatistiche, dorf. Ma fu successo effimero. I separatisti blico, pronunciando sopra questioni riser­ e il 2 giugno addirittura istituiva un «tribu­ (o unionisti, per Uri) riuscirono a fissare bate ad una decisione superiore». Venne nale speciale» contro gli eventuali sediziosi. per il 3 maggio la convocazione del «Parla­ naturalmente dal partito «ticinese» data la Ancora: vennero denunciati al Vicario ge­ mento», cioè l'assemblea generale della val­ maggior pubblicità possibile a quello scrit­ nerale della Diocesi di Milano quegli eccle­ le: dove sarebbe stato facile eccitare «il bas­ to, e ci si fece a sparpagliame copie per tut­ siastici che si erano distinti per so Popolo», come scriveva Agostino Daz­ to; i filourani replicavan per tutto che quel le mene antiticinesi; tre di essi furono so­ zoni, in favore dell'unione a Uri. Uri non documento era un'«invenzione», che da spesi «a divinis». Uri naturalmente reagì: aspettava di meglio, e però si affrettò a scri­ Altdorf eran giunte garanzie, che al Parla­ parlò di «persecuzioni dietro false accuse»; vere, non per rispondere alla lettera del 18, mento si poteva venire senza tema alcuna. querelò il Ticino alla Dieta per infrazione che anzi non era degna di alcuna risposta, La conseguenza fu che, a que' contrastanti dello «status quo»; minacciò di occupare la come si trattava soltanto della «fabbrica­ annunci, i moderati restaron ne' villaggi, e Valle. Alla Dieta altra reazione dei deputati zione d'una persona nemica della vera feli­ gli irriflessivi filourani si misero egualmente ticinesi: alle minacce urane risposero affer­ cità e convenienza del popolo della Valle in marcia: sicché se il Parlamento si fosse mando la volontà di difesa, anche a costo Leventina», ma anzi per significar ai con­ tenuto sarebbe resultato più che mai unani­ di usare la forza. La Dieta dié torto al Tici­ gregati in Parlamento la lettera stessa, me­ me. no, ingiungendogli di ritirare il decreto del diante una copia legale, non dubitando che Il Parlamento si tenne adunque quel 3 mag­ 2 giugno. Il Piccolo Consiglio si sentì di ri­ sarebbe stata «col più vivo rincrescimento» gio, sul «piano della Croce»: l' «ultima­ spondere in termini decisissimi; il Gran disapprovata. Nel frattempo Uri invitava tum» urano, manco a dirlo, non non solo Consiglio fu d'accordo col governo nella nuovamente la Leventina a scuotersi dal venne accolto, ma fu addirittura «acclama­ sostanza, ma si espresse per un' attenuazio­ «giogo ticinese, per unirsi ai figli di Gugliel­ to»; una lettera venuta in quel mezzo da ne della forma; e la risposta venne spedita il mo Tel!», e con «la più possibile premura», Altdorf, che benevolmente lasciava traspa­ 30 giugno. Ma intanto la «commissione di­ dato che i lavori della Dieta stavan per con­ rir la possibilità di una «miglior reda­ plomatica» aveva apparecchiato la soluzio­ chiudersi, e non vi era «più tempo da per­ zione», non fece che rafforzar l'entusia­ ne «bonale», per cui il confine doveva esse­ dere». E certo non è che quella prosa urana smo: si avanzò qualche proposta di modifi­ re disposto nella zona tra la Biaschina e il non trovasse un'eco ancora in molti; ma c'è cazione, da portar innanzi nel capoluogo Piottino. Qui il rifiuto ticinese fu netto; Uri da dir che la spaccatura che già s'era avver­ urano da una commissione di tre commis­ restava naturalmente di tutt'altro avviso. tita nel fronte «filourano» continuava, se sari, che si sarebber poi dovuti trasferire a Pareva di essere a un punto morto. non si faceva più forte. Il conflitto tra «in­ Zurigo. Ma i tre, tutti «zelanti della causa», strutti» e «incu1ti», e forse anche tra poveri se ebber buona accoglienza ad Altdorf, E pure la situazione evolveva. In Leventina e benestanti, prendeva corpo sempre mag­ un'accoglienza assai diversa ebbero sulle ri­ le radunanze pubbliche erano cessate; qual­ giore ... Segni di ripresa ticinesi si manife­ ve della Limmat: freddo si mostrò il landa­ che disordine qua e là non era poi più stavano: il Governo dava istruzioni alla sua mano Reinhard, che si limitò a far deposi­ preoccupante di altri, che in quel mentre si deputazione a Zurigo perché intervenisse tare le richieste iscritte; il ministro d'Au­ davano in altre parti del Cantone per via presso i ministri e facesse sapere alla Dieta stria non tacque la sua disapprovazione; della questione costituzionale. Dal canto che non era disposto a sacrifici di territorio; quello di Russia (ch'era il Capodistria) non loro le autorità ticinesi cercarono di metter­ e nel frattempo si rivolgeva il 27 aprile con mancò di catechizzare i suoi ospiti secondo si al passo con quelle dei Cantoni, che pur un altro proclama ai leventinesi, dove, se i princìpi del nuovo corso europeo, per cui si vedevano minacciati da pretese territoria­ da un lato si cercavano, anche nellinguag­ spettava ai Governi e non ai popoli dare li. Cercarono anche (quasi raccogliendo a gio, «le vie della dolcezza e della persuasio­ una nuova forma civile ai cantoni. Quanto suo tempo il suggerimento dell'ammirevole ne», e ci si diceva pronti ad accettare o di­ al ministro di Prussia, era indisposto: e for­ Giuseppe Antonio Cattaneo) di mettersi in scutere tutte le ragionevoli «dimande», se ai tre deputati leventinesi, dopo quel po' contatto con Frédéric-César de la Harpe, dall'altro lato si prospettava anche la ma­ di esperienza, parve buona ventura che fos­ provato amico del Ticino, e come vodese niera forte: ché il Governo «a compimento se cosi. nelle migliori condizioni per comprendere, del dover suo non 'poteva' a meno, benché Non certo poteva dirsi la questione ormai che molto poteva sull' animo dello zar Ales­ con suo rincrescimento, di proibire di bel risolta a favore del Ticino: l'esasperazione sandro I, di cui era stato precettore; e dopo nuovo la radunanza di Assemblee, Vicinan­ del partito filourano poteva portare all'esa­ qualche disguido, riusciron a stabilire un ze, Parlamenti. .. per trattare in quelle della sperazione in valle, dove l'ordine pubblico contatto. Lo zurighese Paul Usteri racco­ pretesa unione del Distretto di Leventina al pareva minacciato; una compagnia di sol­ mandava all' amico Dalberti di chiedere al Cantone di Urania»: e alla proibizione se­ dati, inviata con altre tre dalla Dieta nel Ti­ Capodistria, ministro di Russia, l'appoggio guiva l'enunciato di congruamente severe cino per parar a certi disordini verificatisi che già accordava al , ad Argovia, a sanzioni. nel Mendrisiotto, venne trattenuta parte ad San Gallo. In un primo momento i Ministri Ma era evidente che questo proclama dove­ Airolo parte a Faido; e non sgombrò poi alleati parvero inclinare piuttosto per la so­ va cadere nel vuoto. Ormai suonava alto il che per ordine del Landamano, cui il Go­ luzione prospettata dalla «commissione di­ grido «Parlamento ed unione con «Alt­ verno urano, non senza ragione, si era ri­ plomatica», poi si fecero del parere che la dorf» , lanciato da Faido; otto comuni si volto, protestando che quelli non erano sta­ questione dovesse comporsi con un risarci­ erano espressi in favore (Airolo, Quinto, ti gli scopi della levata di truppe. mento in denaro. Peraltro c'era sempre di , , con Campel­ Ma ormai si poteva capire che la spinosa mezzo la Dieta, che insisteva sull' arbitrato lo, Faido, , Chironico), otto questione poteva risolversi solo sur uno federale. Né si era ancora chiuso col pro­ contro (, , , An­ scacchiere più grande, e ciò poteva essere blema del patto federale, ch' era il problema zonico, Calonico, Rossura, Osco, Bedret­ elemento a bene sperare. Il 20 maggio una politico più grosso. to), e quattro si erano taciuti: ma poi si era nota dei Ministri delle potenze alleate invi­ Ma ormai era chiaro che la decisione si sa­ fatto funzionare il comodo detto «chi tace tava la Dieta a dichiarare il territorio e le rebbe data al Congresso di Vienna: dove le consente». Il 3 maggio l'apparecchiato frontiere cantonali come intangibili fin che cose finiron favorevoli alla tesi ticinese, ché «Parlamento», il cui esito era scontato, si il nuovo Patto federale fosse giunto a com­ là, pur nella visuale della «restaurazione», sarebbe dovuto riunire. Sennonché, mentre pimento. La Dieta ordinò che si mantenesse tutto sommato si ragionava e decideva in «erano le menti invase da questi sogni dora­ per il momento lo «status quo». La sua termini europei. Nella Dichiarazione iscrit- ti», ecco comparir sulla piazza di Faido il «commissione diplomatica», all'uopo co­ ta al Protocollo del Congresso riunito nella consigliere di Stato Caglioni, proveniente stituita, si occupò nei giorni seguenti della seduta del 20 maggio 1815 si leggerà: «L'in­ da Zurigo: «I ben pensanti, unitamente agli questione leventinese, chiamando i rappre­ tégrité des XIX Cantons, tels qu'ils exi­ impiegati, accorrono, e gli fanno onorifico sentanti delle due parti; ma fu un dialogo staient en corps politique à l'époque de la 7 Convention du 29 Décembre 1813, est re­ TAVOLE IV, V, VI e VII to riuscendo a presentarsi alla barra, cioè connue pour base du système helvétique»: e alla tribuna, dei consigli dell'Elvetica a Lu­ questa sarà la premessa al «salvataggio». cerna, ottenendo la piena amnistia per sé e Peraltro gl'interessi del Ticino a Vienna fu­ Il regime dei Landamani per il suo gruppo, con scorno dei conserva­ rono patrocinati da Frédéric-César de la tori luganesi. Poi, per qualche anno, scom­ Harpe e dall'argoviese Albrecht Rengger, Quando Ugo Foscolo, fuggito da Milano, parve dal paese, militando nell' esercito già ministro dell'interno dell'Elvetica, en­ giunse a nell'aprile del 1815 trovò francese in Italia; e riapparve nel 1802 a ca­ trambi incaricati di patrocinare pure i «can­ ad aiutarlo, più di tutti, i due fratelli Anto­ peggiare a Pian Povrò la rivolta contro il toni nuovi» minacciati di amputazioni ter­ nio e Giovan Battista Quadri, che il Gover­ centralismo della Repubblica unitaria, e su­ ritoriali, San Gallo, Argovia e Vaud; in no austriaco di Milano poneva tra i bona­ bito partì per Parigi con una sua proposta particolare dal La Harpe, che riceveva un partisti, dunque non austriacanti. Può sor­ di costituzione cantonale, di tendenza auto­ preciso mandato dal Piccolo Consiglio il 7 prendere se si pensa allandamano Quadri, ritaria, che per ragioni varie non riuscì a far novembre e poi, il 17 novembre, una pres­ rigido esecutore del sistema della Santa Al­ giungere sul tavolo della Consulta. Ma così sante lettera, perché non abbandonasse, co- leanza, ma meno sorprende se si pensa era cresciuto in popolarità, tanto vero che • me si temeva da certe voci correnti, il tavo­ all' ammirazione immutata e inalterata pochi mesi dopo, nelle elezioni del '3, rac­ lo dei lavori. Il Ticino avrebbe poi rimerita­ ch'egli votò all'Imperatore, come a model­ coglieva sul suo nome, caso unico, il con­ to i due con la cittadinanza «ad honorem», lo di quel principio di autorità che gli era senso di 15 circoli ed entrava nel primo Go­ acclamato dal Gran Consiglio il 20 maggio connaturata. r verno ticinese dove però la sua presenza fu 1816. Il La Harpe visitò fuggevolmente, nel Infatti. scomoda e dovette uscirne nel '7: e pareva 1824, Bellinzona e Lugano, e modestamen­ Appena ventenne (era nato a Lugano nel tagliato fuori per sempre dalla politica. Per te si schermì dalla festa che il popolo gli vo­ 1777) il Quadri si mìse a capo del movimen­ due anni si ridusse alla più modesta funzio­ leva fare, «penetrato dai sentimenti di am­ to liberatorio dei baliaggi meridionali, nel ne di commissario del distretto di Lugano, mirazione e dalla più viva riconoscenza per 1798, con esito cisalpino. Il disegno fallì, poi fu dimesso o si dimise, e fino al ' 14 ben le virtù che distinguono un sì nobile e caro ma ruppe la crosta dell'inerzia e degli inte­ poco si sa di lui, restasse in paese o ne uscis­ concittadino e pel bene ch'egli operò ne' ressi coalizzati, animò gli altri amici della li­ se e per quanto è ancora un punto alquanto tempi difficili in favore della patria comu­ bertà, con soluzione svizzera, e libertà fu oscuro. Nel' 14 riemerge inattesamente dal ne»; il «Corriere svizzero» inneggiò alla fine per tutto il Ticino. Dovette poi, silenzio in un momento in cui la crisi politi­ «all'emulo di Franklin, all'Immortale Ve­ questo era scontato, rifugiarsi a Milano con ca era al sommo, e collocandosi fra la rivo­ gliardo che perorò e vinse la sacra causa gli altri patrioti luganesi; ma rientrato alla luzione liberale soffocata dalle baionette e della nostra indipendenza». Ancora: del La fine di quell'anno così essenziale, mostrò un Governo tentennante e scaduto nel di­ Harpe, alla sua morte, il Gran Consiglio fa­ subito la sua natura di politico spregiudica- scredito generale, si apri la strada al potere. rà eseguire la copia di un ritratto (del pitto­ re Ernst Gotthilf Bosse), da mettere nella sala delle riunioni.

P. Angelico, I Leponti ossia Memorie storiche leventi­ nesi, compilate per cura del dottore Rodolfo Cattaneo, voI. II, Lugano 1874. Angelo Baroffio, Storia del Cantone Ticino dal princi­ pio di sua autonomia ossia dal 1803 al 23 giugno 1830, Lugano 1882. Giuseppe Martinola, Le sorti della Leventina nel 1814, Le appassionate in vocazioni dei patrioti leventinesi, Bel­ Iinzona 1966. idem, La missione ticinese a Vienna di F. C. de La Har­ pe, Bellinzona 1949. Raffaello Ceschi, Il Cantone Ticino nella crisi del 1814, in «Archivio Storico Ticinese» 1973/5. Epistolario Dalberti-Usteri, 1807-1831, a cura di Giu­ seppe Martinola, Bellinzona 1975.

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