Enrico Cavada 21

IN SUMMOLACO: CONTINUITÀ O DISCONTINUITÀ DELL’INSEDIAMENTO

Quanto segue va visto come un tentativo di messa a fuoco dell’insediamento nel territorio alto- gardesano dopo l’età classica, muovendo da quella tardoantica che, nelle linee essenziali, coincide con il declino e la fine di un sistema economico e socia- le che nella villa rustica e nella struttura sparsa ha il termine primo di riferimento 1. L’area ogget- to d’esame è il territorio pianeggiante che segna l’ultima parte della valle del fiume Sarca, vale a dire il distretto ubicato fra gli odierni abitati di Riva e Arco. Complessivamente una decina di chi- lometri quadrati, piuttosto omogenei dal punto di vista morfologico e climatico che nei documenti di età tardolongobarda e carolingia prendono la denominazione di Summolaco, saliente settentrio- nale dei fines Sermionensis 2 Le fonti utilizzate sono quelle archeologiche. Se per i reperti di età posteriore al V secolo, ancora numericamente limitati, si è forzatamente obbliga- ti a tenere conto di tutte le testimonianze, indipen- Fig. 1) Ripartizione cronologica di un campione signifi- cativo di sepolture di età romana (I-V secolo). dentemente dalla tipologia del rinvenimento, per le più numerose e diversificate evidenze di età roma- na l’attenzione si sofferma sulle necropoli voluta- dana, con crisi e recessioni avvertibili anche mente tralasciando le abitazioni, pur beneficianti nell’Altogarda. Ripartendo in un diagramma crono- di svariati nuovi apporti di scavo. Si tratta di una logico un’ottantina di tombe di diversa età rinvenute scelta di opportunità, poiché verificare ed isolare in in più punti del territorio (fig. 1) si può rilevare come, corrispondenza degli edifici dati di settore risulta dopo una flessione nel tardo II/III secolo, si registri difficile, quando non impossibile, per la secolare un sostanziale recupero demografico fino all’età teo- persistenza d’uso che dal momento d’impianto - dosiana. In percentuale, per il IV secolo, il numero negli ultimi decenni del I secolo a. C. - si protrae per della deposizioni risulta sostanzialmente identico a tutta l’età romana, senza apparenti soluzioni di quello riscontrato tra l’età flavia e l’antonina, un continuità. Nei medesimi non meno penalizzante, periodo di florido consolidamento. In termini orga- per ogni tentativo di periodizzazione di dettaglio, nizzativi i luoghi di sepoltura restano polinucleati, risulta la superficialità dei depositi, fortemente verosimilmente ubicati all’interno dei vari f u n d i , erasi dalla riconversione agraria medievale e nella continuità di un’organizzazione che intercala moderna con l’asporto sistematico dei piani oriz- costruzioni rustico/residenziali, più o meno ampie, ad zontali fin sotto le quote di fondazione degli edifici una o più aree cimiteriali poste nelle immediate vici- e, ancor più, di eventuali fenomeni di frequentazio- nanze. Un modello apparentemente univoco, almeno ne altomedievale, di per se stessi labili. per quanto attiene la parte strettamente fondovalli- Come soglia cronologica d’ingresso si assume il va decisamente vocata allo sfruttamento agrario e III secolo, un momento cruciale per l’Italia centropa- per questo oggetto di regolare parcellizzazione 3,

1 Per l’area benacense meridionale vd. BROGIOLO 1991, pp. 151; CASTAGNETTI 1983, p. 76; BROGIOLO 1989, pp. 14 ss. 143-152. 3 TOZZI 1985; MOSCA 1990. 2 Su tale corrispondenza CAPRONI 1959; PASQUALI 1978, p. 22 LA FINE DELLE VILLE

Fig. 2) Arco-S.Giorgio (strada provinciale n. 118). Necropoli di età romana: articolazione dei settori A-E (scavo 1984). anche se, nel rispetto di una tradizione consuetudi- mazioni più antiche, della metà/seconda metà del naria per il mondo romano, emerge un asse privile- III secolo, accompagnate da un cospicuo numero di giato in corrispondenza dell’odierna S. P. n. 118 di S. oggetti porta a pochi o a nessun elemento nelle più Giorgio, strada che collega i due centri di Arco e di recenti. In definitiva con il passare del tempo pare Riva d/Garda sulla mediana della piana (fig. 2). Tale di osservare come il rituale risulti soddisfatto asse- direttrice, sottoposta nel corso degli anni Ottanta a gnando a singoli beni/elementi un valore simboli- lavori di ampliamento, risultò tratteggiata da una co, con il duplice risultato di rispettare una tradi- sequenza policentrica di tombe, monumenti e recinti zione e di corrispondere ad una generalizzata ten- che, per tenore, la qualificano non solo come un’anti- denza al risparmio di risorse che, se interrate, rap- ca via cimiteriale, ma forse anche come l’asse portan- presentano pur sempre uno spreco. te dell’intera viabilità della zona. Una realtà ben visi- Confrontando le percentuali di presenza nelle bile in epoca tardoromana, sebbene la scarsa atten- tombe della prima e della tarda età imperiale (per zione per i suoi elementi caratterizzanti si evince comodità distinte in cremazioni ed inumazioni) dalla presenza di tombe non più in linea con le pree- immediato è cogliere in quest’ultime il crollo quasi sistenze e dal reimpiego di elementi di spoglio nelle verticale delle offerte strettamente rituali (fig. 3). realizzazioni più tarde. L’uso della lucerna scompare; la moneta/obolo è Nel territorio esaminato sono altresì presenti presente soltanto nel 13,7% dei corredi, contro un nuclei cimiteriali sparsi di diversa cronologia così valore di oltre il doppio del periodo precedente. come sepolcreti esclusivamente di età tardoantica Scompare anche l’uso dei balsamari, ma in questo che però - a mio parere - difficilmente riflettono un caso è forse l’inumazione stessa a non richiedere più ampliamento delle aree colonizzate, il cui picco un massiccio ricorso a profumi e ad essenze odorose. massimo va posto nel II secolo, quanto una mobilità interna di persone o di gruppi famigliari, fors’anche per fenomeni di riorganizzazione fondiaria dei quali comunque non si dispone di alcuna prova diretta. Le sepolture di età tardoantica sono ad inuma- zione, rito pienamente acquisito dalla società loca- le con il secondo terzo del III secolo. Salvo alcuni sarcofagi a cassone, non sono attestate strutture monumentali mentre differenziata resta la forma dei contenitori interrati. Perdurano le casse in muratura, realizzate con materiali di recupero (pietrame e laterizi legati da malta di calce) e non di rado dotate di nicchie parietali portaoggetti, cui si affiancano per poi diventare predominanti le fosse terragne che, con poche cappuccine, risulta- no essere in assoluto le evidenze più tarde. Le componenti dei corredi si prestano ad alcune considerazioni. Se permane l’usanza di porre Fig. 3) Corredi funebri: schema compositivo (dati in per- accanto al defunto degli oggetti, altrettanto evi- centuale). In alto presenze per classi di materiale; in dente risulta la contrazione quantitativa e qualita- basso struttura del servizio (A = recipiente da portata; B tiva dei beni impiegati; un percorso che dalle inu- = recipiente pre liquidi; C = recipiente potorio). Enrico Cavada 23

Fig. 4) Ceramica invetriata: tipologia delle olpai (scala 1:3 ca.). 1) Riva d/Garda-via Gorizia, t.ba 5; 2) Riva d/Garda- via Brione, t.ba 1; Riva d/Garda-via Maso Belli, t.ba 4A.

Fig. 5) Arco-S.Giorgio: tomba 2E (metà IV secolo d.C.). Corredo: 1) elementi di collana (denario serrato, perlina in pasta vitrea, Trilobitenperle); 2-3) olpe e boccale in ceramica grezza. Scala 1:2.

Per quanto attiene il tradizionale servizio, Sul piano qualitativo l’unica classe di pregio è rispetto ai corredi della prima età imperiale, nei rappresentata dalla ceramica invetriata, quasi quali non di rado si registra l’inserimento di grup- esclusivamente da olpi a corpo piriforme rialzato e pi complessi con la duplicazione delle forme princi- tondeggiante (fig. 4) che la distribuzione dei con- pali e la presenza di differenziate categorie funzio- fronti più stretti induce a ritenere prodotte e impor- nali (recipienti da mensa, da cucina, da conserva- tate dall’area bresciano-bergamasca. L’assenza di zione), in quelli di età tarda soltanto in due corre- altre categorie di beni, come sigillate e vetri, costi- di, su ventuno dotati di vasi, il servizio base appa- tuisce un’ulteriore conferma della stagnazione delle re completo (brocca, boccale, piatto/scodella), in attività mercantili oppure essere l’indice del volon- altri cinque sono presenti due forme mentre nella tario ripiegamento su prodotti meno impegnativi, maggioranza soltanto una. Non è pertanto solo per lo più in ceramica grezza: boccali monoansati, speculativo ritenere tale variazione un indicatore ollette, piatti e tegami integrati da qualche forma di mutati costumi che portano ad una graduale, originale. È questo il caso di un’olpe a corpo cilindri- ma decisa, semplificazione fin tanto che un solo co con doppia carenatura arrotondata decorata da manufatto diventa sinonimo di una complessità motivi incisi correnti, la cui sintassi indubbiamente della quale si è perso o non si comprende più l’ori- rientra tra i gusti ornamentali delle grezze tar- ginale significato. doantiche e altomedievali alpine (fig. 5 n.2). 24 LA FINE DELLE VILLE

Fig. 6) Bracciali tardoantichi: quadro tipologico. 1) Riva d/Garda-S.Giacomo (loc. Roncaglie); 2) Arco-S.Giovanni al Monte (da CIURLETTI-CAVADA 1981, fig. 5); 3) Riva d/Garda-via Gorizia t.ba 9; 4) Riva d/Garda-via Brione t.ba 4; 5) Arco-S.Giorgio: t.ba 8D; 6) Riva d/Garda-via Gorizia t.ba 11.

La congiuntura appare meno evidente per altre datanti 6, è una Trilobitenperle 7, una perla di categorie di reperti, indici - pur latenti - di una pasta vitrea nera colata entro stampo inserita in precoce germanizzazione dei costumi, secondo un modesto girocollo alla cui composizione concor- un’ipotesi già avanzata per un’area geografica re anche un denario serrato di C. Mamilius Lime - assai simile: quella comasca 4. t a n u s, riadattato a nuova funzione secondo una Una tendenza di gusto provinciale transalpino prassi ampiamente nota e praticata 8 (fig. 5 n.1). traspare nell’ornamento personale con l’uso di Nelle tombe femminili si osserva altresì l’inseri- bracciali in bronzo ispirati a modelli dell’oreficeria mento di pettini in osso, così come si registra in romana: a testa di serpente, a tortiglione o a verga molti contesti tardoantichi transalpini, ma appa- con chiusura a cappio, bracciali in ferro semplici o rentemente in anticipo rispetto alle datazioni da a spirale, solitamente più presenti in tombe di noi correnti. Dell’evento sono testimonianza due epoca successiva 5 (fig. 6). Prova di contatti con il distinti contesti tombali sovrapposti l’uno all’altro Norico e la Rezia mediati dalle popolazioni della in un piccolo cimitero di fondovalle la cui cronolo- valle dell’Adige, dove le presenze sono numerose e gia non dovrebbe allontanarsi di molto dai primi

4 SENA CHIESA 1993, pp. 216-217. tico (BONFANTI-DAL RI 1985, p. 30 e tav. X/5.1-2). 5 Su questo tipolo di ornamenti da ultime DE MARCHI-FOR- 7 Così definita da HAEVERNIK 1975. Corrisponde ai tipi Riha TUNATI ZUCCALA 1992. 27 (RIHA 1990, p. 91 e tav. 39 n. 1345) e Keller 2 (KELLER 6 Salorno, t.be 95 e 98 con folles di Massenzio e Costantino I per 1971, p. 87 e fig. 27 n. 5). Costantino II (NOLL 1963, pp. 138-140 e tav. 11); Mattarello 8 Ambedue i reperti provengono dalla t.ba 2E di Arco-S.Gior- con una moneta di Costante (CAMPI 1885, p. 87 nota 2; gio, un’inumazione a cui appartiene anche l’olpe in ceramica ROBERTI 1952, pp. 38-39); Bolzano-Gries in contesto tardoan- grezza sopra ricordata. Enrico Cavada 25

Fig. 8) Varone: chiesa S.Maria del Pernone. Panoramica dell’interno durante lo scavo.

bali in muratura o in laterizi (tombe a casse e tombe alla cappuccina), identiche a quelle osser- vate nei piccoli cimiteri sparsi nel territorio circo- Fig. 7) Riva d/Garda: via Filanda: scavo 1992. Tomba 13: stante, e l’edificio in cui sono collocate, che ha pettine in osso (a sinistra al momento del rinvenimento; funzione eminentemente cimiteriale, può rite- sopra dopo il restauro). Lungh. pettine cm 15,4. Restau- nersi officiato nel V secolo per la presenza, nella ro e foto C. Dal Ri. zona absidale, di un s e p u l c r e t u m a croce molto prossimo per forma a quello di età teodosiana rilevato nella trichora laterale della basilica di decenni del V secolo, stanti la struttura, l’organiz- Concordia 1 1. zazione e la posizione topografica 9 (fig. 7). Due tombe maschili di soggetti deceduti in età Altri pettini, pur di più di difficile inquadra- tardoadulta e senile rinvenute, con altre, al piede mento per il modo in cui sono pervenuti, proven- occidentale del monte Brione 12 , più una terza frut- gono da inumazioni presenti nel sottosuolo della to di vecchi rinvenimenti nella zona di S.Giacomo13 , chiesa di Santa Maria del Pernone a Varone, hanno restituito massicce fibbie di cinturoni milita- assai rovinata da ripetute trasformazioni 1 0 ( f i g . ri e loro complementi decorativi assai diffusi nelle 8). Quanto rimasto delle originali strutture tom- aree transalpine 14 e che si datano non oltre il primo

9 Riva d/Garda, via Filanda; recupero 1992. Inedito. 12 Riva d/Garda, via Brione (fondo Omezzolli), t.be 3 e 7. 10 CAVADA 1992, pp. 120-121 e fig. 19 nn. 1-5. 13 CAMPI 1901. 11 Su questo monumento vd. il più recente contributo di TAVA- 14 BÖHME 1974. NO 1989, con ampia bibliografia relativa agli studi precedenti. 26 LA FINE DELLE VILLE

Fig. 9). Mi l i t a r i a : 1-2) Riva d/Garda-via Brione: t.be 7 e 3; 3-4) Riva d/Garda-S.Giacomo (loc. Roncaglie) (da CAVADA 1992). quarto del V secolo (fig. 9). Pur nell’eventualità, teo- che possono contribuire alla ricostruzione di un ricamente non impossibile, di essere di fronte a quadro ambientale di marcata militarizzazione con complementi d’abbigliamento traslati nel costume soldati “barbari” inseriti nella fascia pedemontana civile, non si tratta di presenze “esotiche” e solo alpina e lungo le principali direttrici di attraversa- apparentemente isolate. Complementi di analogo mento, riflesso diretto del potenziamento difensivo tenore sono infatti attestati sia nella valle attuato in questa parte dell’Italia padana. In defini- dell’Adige (Servis, Laghetti di Egna, Vadena, Sette- tiva per il distretto gardense si rafforza l’ipotesi, querce) 1 5 sia nella zona meridionale del lago avanzata da Elisabetta Roffia a proposito di Sirmio- (Vobarno, Salò, Desenzano, )1 6. Serie di ne 18 , che anche il lago risulti pienamente partecipe testimonianze materiali da integrare con la distri- delle strategie difensive attuate in età stiliconiana buzione delle fibule a croce (Zw i e b e l k n o p f f i b e l n ) 17 , lungo il tractus Italiae circa Alpes 19 e che il territo-

15 Servis: fibbie e placche decorative di cinturone da contesti di guancette ornamentali con un preciso riscontro nel corredo di età teodosiana (RIGOTTI 1975, figg. 9 e 11); Laghetti di Egna: una tomba di tardo IV-inizi V secolo di Günzburg/Baviera meri- fibbia e guranizioni a pelta (DAL RI-FLORES 1985, tav. XIX dionale (KELLER 1971, p. 235 (Fundstelle 9) e tav. 13); Salò nn. 14.3 e 14.16), Vadena/Pfatten: fibbia e placca di cinturone (comunicazione Serena Massa); Sirmione e Desenzano: fibula a (CAVADA-DAL RI 1981, pp. 68-69 e tav. VII/14-15); Settequer- croce tipo Keller 6 ed elementi decorativi di cintura (BOSCHI- ce/Siebeneich: guarnizione triangolare di cinturone decorata ROFFIA 1987, p. 35; GRECO 1991, p. 330; ROFFIA 1995, p. 31; secondo il repertorio del cd. “stile militare” (tipo A di BÖHME BOLLA in questo stesso volume). 1974, p. 55 e ss. con carta 11 per la diffusione del tipo) OBER- 17 GRECO 1991. RAUCH 1978, fig. 74; GLEIRSCHER 1993, p. 31 e fig. 22/3. 18 ROFFIA 1995, p. 32. 1 6 Vobarno, via Goisis (SIMONI 1974, fig. 8/1-2): fibbia e tre 19 CLEMENTE 1968; CRACCO RUGGINI 1984. Enrico Cavada 27

Fig. 10) A sinistra punti-sito di età romana e tardoantica (I±V secolo); a destra punti-sito di età altomedievale (±VI- VIII secolo). Segno tondo = tombe; triangolo = abitazioni; tondo sormontato da croce = edifici di culto con funzione cimiteriale; segno vuoto = dato incerto (carte elaborate sulla base di CAVADA 1992, figg. 4-5 e lista pp.124-125). rio ad esso afferente abbia ospitato stanziamenti di valliva, sede preferenziale dell’impianto romano, si truppe o presidi militari. Una situazione del tutto traduce in un vuoto quasi totale di reperti di età simile a quanto si registra nella regione di Como, posteriore. Una circostanza che porta a ritenere in sede di una piccola flotta interna affidata ad un corso di rapida attuazione la mutazione dell’inse- praefectus classis 2 0, le cui necropoli di età tarda diamento verso forme diverse, accentrate, premes- hanno pure restituito manufatti di corredo a forte sa del panorama medievale e moderno. connotazione militare 2 1. Il presidio di una via I vi c i di Ar q u i n o e Pr a n t i o , da identificare nelle importante com’è quella del Garda appare oltremo- odierne Arco e Pranzo, e forse il vicus Bononius, do plausibile, tanto più che si è ritenuto e si ritiene l’attuale Bolognano secondo il Caproni 24 , si confi- che il distretto di Sirmione sia nato e sia stato orga- gurano entità nuove, prive di relazioni dirette con la nizzato quale risposta a necessità strategiche tardo- divisione catastale romana, già definite poco prima romane legate al controllo della navigazione inter- della fine del regno longobardo, allorché degli na 22 e, in seguito, strettamente mantenuto sotto il immobili posti nelle loro pertinenze sono oggetto di controllo regio, longobardo e carolingio 23 . permuta tra Anselberga, badessa di S. Salvatore, e Salvo queste specificità materiali, sulle quali in un certo Andrea, chierico abitante in Gusnago 25 . futuro varrà la pena di soffermarsi più attenta- Allo stato delle conoscenze risulta puramente mente, il V secolo coincide - nell’alto Garda - con speculativo indicare le motivazioni e le modalità di l’allentamento e il declino dell’insediamento rurale tale riorganizzazione che, svuotando la piana, romano. Evento che nella zona strettamente fondo- investe le aree marginali ed i versanti (fig. 10). Le

20 Not. Dign. Oc. XLII, 9 (SEECK 1876, p. 215). Vd. anche LURA- 22 BOGNETTI 1962, pp. 6-7. SCHI 1977 che, escludendo un impegno diretto nelle difese, asse- 23 BROGIOLO 1989, p. 16. gna alla carica e alla flotta comensi un ruolo di assistenza e di 24 supporto per le truppe dislocate nelle aree più interne della Rezia. CAPRONI 1959, p. 32. 25 21 SENA CHIESA 1993, pp. 216-217. SCHIAPARELLI 1933, n. 257, 771 settembre 25; CAPRONI 1959, pp. 36-45. 28 LA FINE DELLE VILLE

Fig. 11) Varone 1984: loc. Cimitero. Sezione con resti murari della villa rustica. fonti disponibili sono insufficienti, affidate a irre- Non molti e frammentati gli oggetti d’uso; tut- golari ritrovamenti: qualche tomba, dei reperti tavia sufficienti ad indicare un’ininterrotta frui- segnalati nella bibliografia ma privi di contesto o zione dall’età tardoromana all’altomedioevo. Quel- non più rintracciabili 26, resti scultorei conservati li più recenti sono una fibula zoomorfa e un’orec- presso alcune e variamente collocati tra la chino a cestello in argento, quest’ultimo datato al piena età longobarda e tutta l’età carolingia 27. tardo VI-inizi VII secolo 32. Coeva, ma erratica nel Pur tuttavia di alcuni di essi, strettamente terreno agrario circostante l’area di scavo, una archeologici, se ne propone una rapida carrellata. placca triangolare per cintura del pieno VII secolo, Come anticipato nel regolare tessuto dell’inse- termine ultimo dell’insediamento indicato anche diamento romano i manufatti posteriori all’età dall’analisi dendrocronologica a cui sono stati sot- teodosiana si riducono a poca cosa: due tombe ad toposti degli elementi di un secchio in legno di inumazione sono state riconosciute nei cimiteri conifera, la cui sequenza non rientra nelle curve scavati nella zona di S.Giorgio 2 8, una s p a t h a i n standard di riferimento ferme alla metà dell’VIII ferro - dispersa ma ritenuta di età longobarda 29 - secolo 33. risulta tra i recuperi effettuati nella zona di Caratteri simili ha un secondo sito, rilevato con S.Sisto, poco a Sud di Arco, sede di una necropoli scavi d’urgenza sul fianco opposto della valle, nei con molte tombe alla cappuccina e tombe terragne pressi dell’odierna Varone al piede del monte Tom- prive di corredo forse in rapporto spaziale con bio. Quanto visto è caratterizzato da un ampio cor- “...una chiesina dedicata a tale Santo...” 30. tile, delimitato da mura e affiancato, sul lato set- Nella zona di Nago, un pianoro affacciato, in tentrionale, da un’articolata costruzione, molto posizione rialzata di circa 160 m, sulla piana del probabilmente una villa rustica purtroppo distrut- Sarca quindi fuori e al margine della stessa, si ta prima di ogni possibile esame 34 (fig. 11). Come sono rilevati degli spazi aperti perimetrati da a Nago sono altresì presenti delle infrastrutture di mura conservate a livello di fondazioni cui si servizio: un pozzo e un locale interrato, forse una affiancano, sul fronte occidentale, dei piccoli cantina. Il cortile è anche sede per occasionali inu- ambienti propri di un’ala a vani coperti. L’estrema mazioni che però, mancando i piani di calpestio, superficialità dei resti e il secolare uso agricolo del non è chiaro se in fase con la frequentazione e l’uso terreno hanno impedito di accertare la reale desti- del complesso residenziale o se elementi intrusivi nazione di quanto rinvenuto, comunque a vocazio- in una situazione di degrado. Si può soltanto rile- ne rurale come conferma una copiosa e diversifica- vare che alcune tombe sono addossate alle emer- ta quantità di resti botanici recuperata sul fondo genze murarie entro fosse terragne prive di qual- di un pozzo 31. siasi struttura, salvo delle pietre costipate lungo i

26 AMANTE SIMONI 1984, p. 40. poi demolita (MATTEOTTI 1989, p. 228); indicata da ORSI 27 1883, pp. 260-263. Ricognizione topografico/catastale del ritro- Per la regione altogardesana vd. PASSAMANI 1973, p. 275; vamento archeologico in TURRINI 1995. RASMO 1976, p. 153 ss. e il più recente contributo critico dedi- 31 cato agli apparati del S. Lorenzo di Tenno da FOGLIARDI CAVADA 1992, pp. 105-108. 1992. 32 POSSENTI 1994, tipo 1c; p. 83 sch. 64 e tav. XXIII/3. 28 Arco-S.Giorgio t.be 6A e 2D. 3 3 Analisi di N.Martinelli e O. Pignatelli-Dendrodata s.a.s.- 29 ROBERTI 1954, p. 9. Verona. 34 3 0 Chiesa ricordata in documenti della metà del XVII secolo, CAVADA 1985, p. 12. Enrico Cavada 29

zione di indubbio controllo l’attracco e la via del Ponale oltre che l’approdo al porto rivano. Le scar- ne informazioni sulla scoperta ricordano anche il rinvenimento di “...alcuni aurei di Valente e di Teodosio I, di un’iscrizione legata al nome dell’imperatore e di un fermaglio ornato di uno scudetto d’argento sul quale osservansi alcune figure ornamentali...” 40. Anche una seconda località rivela caratteri del tutto simili. La zona è quella di S.Giovanni, lungo la carrareccia che in passato collegava il rivano con l’entroterra bresciano e la città capoluogo risa- Fig. 12) Varone 1990: loc. Cimitero. Il corredo della t.ba lendo le pendici del Monte Englo e attraversando 1 dopo il restauro (bracciale in bronzo, capsella in ferro, la Bocca di Trat e le valli Concei, Ledro, Chiese. anellini in bronzo e lama di coltello). VI secolo. Dal punto di vista ambientale l’area, a forte pen- denza, si presenta con un lungo crinale che dal Monte Rocchetta scende verso la forra del torrente margini. La loro attribuzione al VI/VII secolo è Albola, dominando la piana da quote oscillanti tra indicata dagli oggetti di corredo (fig. 12): tra essi i 400 ed i 500 m di altitudine (figg. 13-14). La un bracciale in bronzo ad estremità lievemente sovrasta una punta rocciosa (q.678), ottimo punto ingrossate e sfaccettate 3 5, un coltellino, una di avvistamento raggiungibile soltanto attraverso capsella in ferro con coperchietto mobile e catenel- il S. Giovanni. Sul posto, oltre ai resti di una posta- le 3 6, un acciarino e due anelli di fibbia in ferro. zione e di alcune trincee risalenti alla prima guer- Delle ricognizioni di superficie eseguite nella ra mondiale, è presente la parte inferiore di una medesima area prima degli sbancamenti hanno costruzione a pianta circolare innalzata su di un portato al recupero di non poche monetine del breve slargo pianeggiante a lato della carrareccia. pieno e tardo IV secolo, tutte usuratissime, e con Tale costruzione, più volte rimaneggiata e - dopo il esse un quarto di siliqua di Giustiniano con nome XIV secolo se non prima 41 - sicuramente adibita a di Atalarico 37. Più numerose tombe si addensano e si sovrap- pongono all’interno e attorno a due chiese, pure in posizione decentrata a ridosso del versante occi- dentale. Già si è indicata la funzione cimiteriale assunta dalla chiesa di S. Maria del Pernone. Ana- loga funzione aveva la non distante chiesa di S. Cassiano, demolita verso la metà del secolo scorso recuperando la lastra tombale di Ianuarius depo- sto in una preesistente tomba sul finire degli anni Trenta del VI secolo 3 8. Stessa provenienza e medesima datazione ha una fibula di “tipo trenti- no” a piede trapezoidale 39 . Prima del 1860 lungo i contrafforti dello Spero- ne, la ripida parete rocciosa a Ovest di Riva, “...fra rottami di muri e tegole...” vennero recuperati un frammento di ceramica sigillata, pezzi di anfore, metà di un mortaio in pietra, poi dispersi. Il luogo corrisponde alla sommità di un picco che, ampia Fig. 13) Riva d/Garda-S.Giovanni. Panoramica da poche decine di metri quadrati, sovrasta da posta- monte (foto L. Ghirotti).

3 5 Forma piuttosto frequente nelle tombe altomedievali: DE 40 Il luogo è sulla verticale della seconda (oggi terza) galleria MARCHI 1988a, pp. 42-43; LA ROCCA 1989, p. 103 sch. 159 e del Ponale, lungo la dismessa strada per la Val di Ledro. ORSI p. 112 schh. 209-211. 1882, p. 65; BARUFFALDI 1902, p. 8; ROBERTI 1954, p. 18 n. 3 6 Un puntuale riscontro nella t.ba 1962 (VI sec.) di Krefeld- 21. Sul sito, profondamento modificato e segnato nella morfolo- Gellep (PIRLING 1974, II, p. 89 e tavv. 74/13 e 114/2). gia da apprestamenti militari ottocenteschi, è murata un’epi- 3 7 grafe a memoria della scoperta (per il suo contenuto vd. Materiale in deposito presso il Museo Civico di Riva BARUFFALDI 1902, p. 14 nota 3). d/Garda. 4 1 38 A un’ecclesia S. Johannis posta su questo versante della GARZETTI 1986, n. 1084 pp. 546-547 con bibliografia pre- montagna, dipendente da Riva, fanno riferimento gli statuti cedente. cittadini del 1274 (MATTEOTTI CRETTI 1976, p. 106); 39 DAL RI-PIVA 1987, p. 284; BIERBRAUER 1992, p. 65. 30 LA FINE DELLE VILLE

Fig. 14) L’area di S.Giovanni (ril. F. Odorizzi; dis. E. Pozzatti). ¬ resti edilizi; •••• tracciati viari; ////// estensione dell’area “fortificata”. luogo di culto con l’apertura di un accesso raso tangolare posto in uno slargo terrazzato. Altri terra e l’aggiunta di una piccola abside orientata muri di analogo tenore, talvolta intonacati, si ad Est, presenta un paramento a blocchi calcarei intravvedono nell’intricato sottobosco, adattati adagiati per file orizzontali legati da buona malta anche ad affioramenti rocciosi secondo allinea- di calce (fig. 15). Taluni dettagli, come due feritoie, menti talvolta perpendicolari alla linea di pendio. impiegano elementi di spoglio, ma per essi non Frammenti di bicchieri a calice in vetro, qual- sono esattamente chiari i rapporti stratigrafici. che pezzo in pietra ollare, altri frammenti ricondu- Altri elementi lapidei di spoglio, in più abbon- cibili ad anfore orientali (LR4 dalla striscia di dante numero (lastre, soglie e pilastrate), affiora- Gaza), un tegame/coperchio in acroma grezza lavo- no senza ordine alcuno nel bosco circostante. In un rato al tornio con superfici striate provvisto di caso, lo si è appurato attraverso un saggio di scavo anse verticali a bastoncello 4 3 e - soprattutto - condotto da collaboratori del Museo Civico di alcuni complementi decorativi per cintura, due R i v a4 2,tali reperti risultano connessi a lacerti di fibule in bronzo (una conformata a colomba con ali murature che per disposizione possono essere spiegate decorate da occhi di dato e l’altra confor- ricondotte al perimetro di un edificio a pianta ret- mata ad aquila con occhio a castone prismatico 44

42 L’azione di questi volontari - primo fra tutti di Franco Bono- p. 103 sch. 16), oppure negli insediamenti di Invillino, Vidulis e mi per caparbietà - è stata determinante per l’individuazione Oderzo (CASTAGNA-SPAGNOL 1995, p. 88 e tav. IV/53 con del sito e per il recupero del materiale che più oltre si cita; rinvi bibliografici alle attestazioni di Invillino e Vidulis). materiale depositato nel Museo cittadino e attualmente in 44 Per un identico abbinamento in contesto cimiteriale: Teur- corso di studio in previsione dell’edizione. Ringrazio la dott.ssa nia-St.Peter in Holz t.ba 25/75 e t.ba 1/74 (PICCOTTINI 1976). Paola Sabato per i dati gentilmente forniti. Se la fibula conformata a colomba rientra nel vasto gruppo delle 43 Forma - anche priva di anse - presente nel non lontano inse- fibule zoomorfe di tradizione tardoantica di ampia diffusione in diamento di Molina di Ledro-Volta di Besta (DAL RI-PIVA contesti di tardo V-VII secolo (BIERBRAUER 1987, p. 144; sul 1987, figg. XX-XXI ), come nei corredi di Romans d’Isonzo tipo vd. anche LA ROCCA 1989, pp. 85-86; DE MARCHI 1988b, (AA.VV. 1989, t.ba 11 pp. 39-40) e di Sclaunicco (BUORA 1989, pp. 65-67 e nota 5 per la diffusione), la seconda - da ricondurre Enrico Cavada 31

Fig. 15) Ruderi della costruzione a pianta circolare pre- sente a S.Giovanni.

Fig. 16) Riva d/Garda-S.Giovanni. Quarto di siliqua. Giusti- niano I con nome di Teodato. D/ DN IVS[---]IANAVG; busto a d. diademato e coronato; R/ DN/THEOD/HATVS/REX Fig. 16) Riva d/Garda-S.Giovanni. V o g e l f i b e l. Bronzo. entro ghirlanda. Zecca: Roma (534-536). AR. Diam. mm 12; Altezza cm 3,3. Metà/seconda metà VI secolo. (Dis. di E. peso gr 0,66; and. conio h6. Scala 2:1. Gerola; foto di E. Munerati).

(fig. 16) e un quarto di siliqua di Giustiniano con Sperone e il monte Castello di Gaino a nord di nome di Teodato 4 5 (fig. 17), offrono un primo To s c o l a n o - M a d e r n o 47 , presumibilmente nell’ambi- inquadramento cronologico, pur da approfondire. to di un più complesso apparato la cui organizzazio- Così come da approfondire restano la provenienza ne rimonta alle difese attuate nei territori alpini degli spogli 46 e, soprattutto, il significato e la fun- almeno “dal IV secolo e perdurato ben oltre il domi- zione del sito nel complesso quadro della trasfor- nio dei Goti” 48 . mazione in atto nel territorio. Le caratteristiche di isolamento e la modesta In conclusione anche nell’alto Garda, come estensione dell’area di S.Giovanni e, per contro, la nella parte meridionale del distretto benacense, la relativa ottima qualità delle murature, per quanto ricerca archeologica comincia a mettere in luce i concedono di rilevare semplici ricognizioni di super- processi di trasformazione dell’insediamento la cui ficie, porterebbero a ritenerla partecipe di un unico origine non può essere per ora anticipata a prima sistema di controllo delle vie d’accesso al lago di dell’età augustea, a fronte di una sostanziale Garda, così come il ricordato rinvenimento sullo assenza d’interesse da parte del sostrato, o di una

alle Vogelfibeln mit Steinlage della prima metà/metà del VI 46 Più che al fondovalle penserei al monumentale complesso di secolo (THIRY 1939, pp. 33-37 e 137) ed ascrivibile al tipo Irl- Monte S.Martino, sia per vicinanza e facilità di trasporto (il sito mauth così come definito da KOCH 1968, pp. 31-35 con carta di si trova a monte del S. Giovanni, lungo la medesima carrarec- distribuzione nelle regioni transalpine a tav. 93 n.6 (lista dei cia) sia per l’assenza in esso di elementi posteriori alla prima rinvenimenti a p. 246) - costituisce, assieme all’esemplare in metà del V secolo, almeno per quanto fino ad ora noto. Su que- ferro ageminato da Castelli Calepio (CINI 1988, pp. 181-183 n. sta località CIURLETTI 1978. 42), uno dei rari rinvenimenti italiani e uno dei più meriodiona- 4 7 li, oggetto anche di imitazioni (così per una fibula figurata da BROGIOLO 1994, pp. 156-157 richiamando taluni piccoli Villandro: DAL RI-RIZZI 1994, pp. 136-137 e fig. 16). castra della Liguria (CHRISTIE 1990, pp. 26-37). 48 45 Zecca Roma (534-536). SETTIA 1993, p. 102. 32 LA FINE DELLE VILLE

sua presenza che non sembra aver lasciato sostan- riconoscerlo nei documenti medievali i due centri e ziate tracce. le signorie egemoni di Riva e di Arco spingono alla Dopo la sistematizzazione del territorio tramite riconversione agraria. Non c’è dubbio che nel terri- una regolare partizione e dopo il consolidamento in torio in esame in questo periodo risultano in via di esso del modello sparso, centrato sul sistema della definizione nuove entità vicane. Tuttavia alcuni villa rustico/produttiva, questo con il V secolo sem- nuclei residenziali/produttivi di antica fondazione bra venir meno. Più che dalle aree residenziali, sopravvivono, pur con una frequentazione appa- dove i resti risultano quantomai superficiali e rentemente parassitaria. In questa direzione si è penalizzati dalla riconversione agraria bassome- accennato all’esistenza, nella zona di Nago e di dievale e moderna, il dato emerge dalle necropoli di Varone, di due consistenti complessi rustici. Di fondovalle con le tombe più tarde che si datano essi ignoriamo molti aspetti, l’organizzazione oriz- all’età teodosiana. Queste restituiscono manufatti zontale degli spazi e la destinazione degli stessi e complementi d’abbigliamento che rimandano al per primi. Si è comunque rilevata la presenza di mondo provinciale e barbarico mentre alcune una parte costruita, dotata di ambienti artigia- tombe maschili contengono elementi propri no/produttivi, affiancata da cortili e zone scoperte dell’apparato militare. Si ritiene che esse, unita- attrezzate. La persistenza antropica nel luogo mente ad altre testimonianze presenti sulla costa e dopo l’età tardoantica è principalmente data da nell’entroterra meridionale del lago, possono esse- sepolture di età gota/longobarda che a Varone si re il riflesso materiale del passaggio e del soggiorno concentrano in massima parte all’interno della di reparti militari, soprattutto di fo e d e r a t i barbari. chiesa di S. Maria, distante poche centinaia di Lo “svuotamento” della piana propriamente metri dal sedime delle abitazioni e forse sviluppo intesa è indicato dall’eccentricità delle testimo- di una primitiva memoria voluta dal padrone nianze di età postclassica, le più antiche delle nell’ambito del proprio f u n d u s. Qualche cosa di quali risultano distribuite di preferenza lungo il simile si può ipotizzare anche per la non lontana pedemonte orientale e occidentale della valle del chiesa di S. Cassiano, nella zona di S. Giacomo, e Sarca, dove sembrano attestarsi anche alcune forse anche per il nucleo di S. Sisto, per l’esistenza postazioni strategiche a controllo delle vie in zona di un cimitero tardoantico e altomediavale d’ingresso. associato ad una chiesa 50. È fuori dubbio che voler definire un modello Come giustamente ha sottolineato Gian Pietro troppo univoco risulta per ora prematuro. Infatti a Brogiolo 5 1, qualsiasi costruzione di un modello questa contrazione di testimonianze non corri- più dettagliato, che per il periodo postclassico ha sponde l’interruzione dell’insediamento, che per nel vicus e nella gestione comunitaria del territo- quanto attiene il passaggio dal mondo antico al rio il presupposto dei successivi assetti medievale medioevo è possibile però riconoscere soltanto in e moderno, potrà venire soltanto da un più ampio modo approssimativo attraverso qualche dato e profondo recupero critico di tutte le informazioni materiale. Se la distribuzione dei reperti tardoan- archeologiche, mobili ed immobili, acquisite tichi e altomedievali indica l’arretramento dei nell’ultimo decennio e da nuovi rinvenimenti. Gli residenti verso le aree di versante a sfavore della uni e gli altri da ricondurre e da valutare non zona pianeggiante precedentemente vocata disgiuntamente dal variare del ruolo economico e all’insediamento rurale 49, il modo con cui l’incolto politico che il territorio altogardesano subì nei prende il sopravvento resta tutto da definire salvo secoli centrali e finali del primo millennio.

(Enrico Cavada)

4 9 In questa direzione si può leggere anche la colonizzazione 50 Vd. sopra nota 30. dell’area di Tenno, le cui modalità andrebbero maggiormente 51 BROGIOLO 1991, p. 161. approfondite muovendo dalle indicazioni tracciate da GRAZIO- LI 1979. Enrico Cavada 33

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