Cabile, L'uo- Mo Onesto E Buono

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Cabile, L'uo- Mo Onesto E Buono ANNO ACCADEMICO CLXXII DELL'ATENEO BREBGRA PER L'ANNO 1973 ATTI DELLA FONDAZIONE P "UGO DA COMO,, 1973 COMMENTAR1 DELL'ATENEO DI BRESCIA Direttore responsabile : Ugo Vaglia Autorizzazione del Tribunale di Brescia N. 64 in data 21 gennaio 1951 Tipo-Lito Fratelli Geroldi - Brescia - I974 SOLENNE ADUNANZA SOLENNE ADUNANZA 25 maggio 1974 PROLUSIONE DEL PRESIDENTE AVV. E'RCOLIANO BAZOLI Poiché è di moda parlare di «confessioni pubbliche», con- sentite che anch'io pubblicamente confessi la mia incapacità a svolgere - secondo il classico tradizionale rigore accademico - la «prolusione» a questa ((solenne adunanza» che, a termini di statuto segna l'apertura dell'anno accademico e la consegna solenne dei premi aggiudicati dal19Ateneo a chi si è distinto nel campo degli studi scolastici, della filantropia, della edu- cazione. Gli è che nel prendere la parola in questo augusto ambien- te, di fronte a così qualificato uditorio, non posso distogliere il pensiero dal tragico e spaventoso spettacolo del mondo che vive un momento di follia tragica, sanguinosa distruttrice: che sconvolge ed incombe su tutti con violenza e delitti di inaudita ferocia, di esecranda crudeltà. E mi turba e sgomenta dover constatare che, di fronte a tanta spietata e tenebrosa criminalità, non piccola parte del- l'umanità si chiude in una cinica ed egoistica indifferenza, cer- cando di rovesciare su altri le proprie responsabilità. Tanto che avverto venire a me un severo ammonimento : di raccogliere, cioè, il significato più vivo ed attuale di questa adunanza, nella quale l'Atene0 tributa il suo autorevole rico- noscimento a chi ha bene meritato negli studi scolastici, nella solidarietà sociale, nella provvida missione di educazione: e rivolgere una parola ai giovani, umile, sincera, profondamente convinta. 8 SOLENNE ADUNANZA [ 2 Per ricordare loro che la mia generazione di anziani - che se avessero maggior coraggio si chiamerebbero vecchi - la mia generazione che passò gli anni della giovinezza fra i tor- bidi del penoso primo dopo guerra; e la maturità nella tor- menta della guerra vissuta e combattuta; e quindi impegnata e provata nelle dure e generose fatiche del secondo risorgi- mento: se cadde certamente in errori e debolezze, in grossi er- rori ed in numerose debolezze, ha subito però una così pesan- te e lunga e tormentata esperienza, che può offrire ai giovani una valida e credibile parola. Attraverso una tale esperienza, infatti, alla mia generazio- ne si sono imposte sino all'evidenza alcune verità semplici, dal- l'apparenza persino banale: ma di importanza tale da rappre- sentare l'essenza stessa di ogni pacifica convivenza; la premes- sa indispensabile di ogni civile progresso. Questo ha rivelato ed insegnato, a noi anziani la lunga e sofferta esperienza, e questo perciò abbiamo il dovere di testimoniare: che l'odio genera inesorabilmente violenza; e che ogni violenza, comun- que motivata, porta al delitto. Così che la responsabilità lontana - anche se inavvertita ed inconsapevole - dei delitti nefandi, inauditi, esecrandi che insanguinano e sgomentano il nostro tempo, risale ai semina- tori e predicatori dell'odio e però anche della violenza. A noi anziani - per non tradire gli ideali di libertà e di giustizia nei quali abbiamo creduto, ed ai quali, per continua- re a vivere, intendiamo dedicare le nostre migliori residue energie; per tener fede alla memoria di tanti amici che per gli stessi ideali si sono sacrificati - a noi anziani tocca gridare alto: che la libertà e la giustizia vanno difese giorno per gior- no, fuori e dentro di noi - contro ogni istinto di violenza; e contro ogni arrogante intolleranza: corruzione il primo, ne- gazione la seconda - l'uno e l'altra nemici mortali della de- mocrazia. Onde non soltanto vano, ma estremamente pericoloso, è incentrare ogni sforzo nel prefigurare e progettare la muova città a misura dell'uomon, senza preoccuparsi ed impegnarsi prima di formare ed aiutare il «cittadino» a raggiungere la sua «giusta misura)) di uomo responsabilmente ((libero e forte». Onde gravissima è la responsabilità di chi, con la pretesa o il pretesto di eliminare ogni forma di «autoritarismo», pre- dica e fomenta la ribellione contro l'autorità legittima, per i1 3 1 Prolusione del Presidente 9 solo fatto che è autorità operante; e di chi per demagogia, più o meno cosciente, lascia, o peggio fà, credere che le conquiste del progresso civile, siano a portata di mano, facili e sicure senza costo di fatiche e di sacrifici. E non importa se questa nostra onesta e doverosa testirno- nianza, verrà scambiata per querula petulanza di vecchi su- perati, fuori ormai dal tempo. fiori importa: perché la coscienza ci assicura che abbiamo obbedito ad un nostro preciso ed indeclinabile dovere. Giovani e valorosi amici che mi ascoltate: prima di rifiu- tare la nestra testimonianza con un giudizio indiscriminato e totalmente negativo sulle passate e sulla mia generazione? vo- gliate informarvi a fondo delle condizioni di tempo e di am- biente nelle quali, le passate generazioni e la mia, sono state costrette a vivere. Soltanto così potrete serenamente affermare di conoscerle, e di poterle ¶uindi serenamente giudicare. Quando da questo mio posto di responsabilità vedo e con- sidero - testimone e non partecipe - il lavoro attento, fati- coso, scrupoloso di tanti soci ed amici dell'Ateneo, intenti a documentarsi a fondo, su gli avvenimenti passati: mi prende un sentimento di ammirazione e di patitudine: sì anche di gratitudine. Perché sono convinto che non è affatto vero - come è sta- to affermato con brillante e disinvolta leggerezza giornalistica - che «la storia non ha mai insegnato nulla a nessuno)). Al contrario: la storia è stata, e rimane, ~magistravitae)) purché, ovviamente, sia vera, autentica: frutto di lunghe meditate e controllate ricerche. Tal che a nessuno - per quanto ricco di intelligenza e di fantasia .- può essere lecito di improvvisarsi e dichiararsi «storico» credibile. 10 SOLENNE L4DU~~hZA [ 4 Nel nostro Ateneo: quante alte, nobilissime generose intel- ligenze si sono impegnate nella ricerca scrupolosa della veri- tà nella scienza, nell'arte, nella letteratura, nella storia, so- prattutto. Ve ne è la documentazione più sicura nella raccolta dei ((Coninientari dell'Ateneo), ininterrottamente edita dal 1808 ad oggi. Xon spaventatevi! Non ho la minima intenzione di adden- trarmi in così sterminato campo. Ne lio fatto il fugace cenno soltanto per agganciarvi la con- c:liisione del mio dire, ed assolvere meglio l'incarico tanto gra- dito affidatomi dal Consiglio di Presidenza dell'Ateneo. Pur continuando il responsabile e denso impegno, di inse- gnante, di pubblico amministratore, di studioso, di pubblici- sta, di letterato e di storico: da venticinque anni e più, dedica appassionata operosità, con esemplare disinteresse, alla nostra Accademia, il Prof. Ugo Vaglia, segretario dell'Ateneo. L'Atene0 che sotto la scorza del carattere valsabbino - ne conosce e riconosce l'affettuosa dedizione, gli offre e gli dedica una semplice medaglia, espressione simbolica di viva e cor- diale gratitudine. -4 me sembra particolarmente significativo che la consegna avvenga in questa adunanza solenne, nella quale si riconosco- no e simbolicamente si premiano, quanti si sono distinti negli studi scolastici, nella solidarietà sociale, nella missione di edu- catori: ché al riconoscimento della lunga, operosa e beneme- rita fedeltà di Ugo Vaglia all'Ateneo; non potevano trovarsi, a mio avviso, sede ed occasione più degne. La consegna della medaglia E accompagnata dal plauso e dall'affettuoso augurio di tutti noi. RICORDO DI CARLO PASERO I membri del Consiglio del nostro Ateneo hanno ritenuto che a me, legato a Carlo Pasero da lunga e affettuosa amici- zia, spettasse di ricordare in questa seduta annuale, la più so- lenne, lo studioso intelligente, il lavoratore infaticabile, l'uo- mo onesto e buono. Sono loro assai grato, anche se per il par- ticolare stato d'animo in cui mi trovo nel rievocare l'amico fraterno, il compito mi è apparso superiore alle mie forze. Tra gli studiosi che frequentavano un tempo la nostra Biblioteca fu quello con il quale mi sono incontrato più di frequente e per oltre quarant'anni il comune amore per gli studi brescia- ni ha saldamente unito noi e, più tardi, le nostre famiglie, in un vincolo di amicizia che non ha conosciuto né pause, né incrinature. I Soci del nostro Ateneo e quanti ebbero la fortuna di co- noscerlo e di essergli amici ne conoscevano la rettitudine, la onestà, il senso del dovere e la serietà dei propositi, che pur non gli impedivano la giovialità, la celia nel corso della con- versazione. Negli studi era nemico delle facilonerie, aborriva dall'improvvisazione e nulla ha scritto che non fosse frutto di ricerche originali, oltre che di uno scrupoloso controllo delle affermazioni altrui. Si dedicò dapprima con competenza e passione alla storia del libro bresciano, specialmente di quello illustrato. I1 primo volume ((Le xilografie dei libri bresciani dal 1483 alla seconda metà del secolo XVI» fu pubblicato nel 1928 con il concorso del nostro Ateneo. Seguirono numerosi articoli sulla «Leo- nardo» di Firenze e nelle riviste bresciane del tempo per il- lustrare l'attività dei tipografi e degli incisori bresciani più antichi. Questi studi lo resero particolarmente caro al sen. Ugo Da Como. Apparteneva a una famiglia di docenti: molti certo ancora ricordano il padre, che qui in Brescia tenne la direzione del collegio Tito Speri e di quello che da lui prese il nome. Ancor giovanissimo, Carlo era stato direttore della scuola media co- munale di Vimercate, la cittadina dove era nato nel 1904. Pas- sato nelle scuole statali quale vincitore di concorso nazionale, tenne per qualche anno la cattedra di lettere italiane e latine nel liceo classico di Camerino e in quella città pubblicò, tra l'altro, il Catalogo degli incunabuli e delle edizioni cinque- centesche della Biblioteca Valentiniana. Da Camerino, dove scelse la fedele e cara compagna della sua vita, passò a Brescia e qui, amato e stimato, per quasi due decenni tenne nel nostro liceo «Arnaldo» una delle cattedre di lettere italiane e latine prima di passare preside in Sarde- gna.
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