Rapporto-Pendolaria-2013.Pdf
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Sono tempi difficili per quei cittadini italiani che ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare o a studiare. Una condizione di disagio che nelle grandi città dipende dal “successo” di frequentazione dei treni, sempre più stracolmi, mentre sulle altre linee frequentate dai pendolari la situazione è di disperazione per la riduzione dei collegamenti avvenuta negli ultimi anni. Dei problemi di questi cittadini, sono quasi tre milioni, non si occupa nessuno. Persino di fronte a tagli clamorosi di risorse come quelli avvenuti negli ultimi anni, una questione che è evidentemente di interesse generale non riesce a trovare spazio. Nel dibattito pubblico e nell'attenzione politica questi problemi compaiono per alcune settimane all'anno, quando i problemi sono tali da catturare l'attenzione per via di proteste o incidenti. Eppure guardare ai problemi dei pendolari è oggi una chiave imprescindibile per capire non solo la domanda di mobilità delle persone, ma più in generale il Paese, soprattutto in un momento così difficile per le famiglie, il lavoro, l’economia. Per cominciare a occuparsi della questione pendolari occorre guardare con attenzione a quanto sta accadendo sulla rete ferroviaria italiana e ad alcuni cambiamenti recenti. Il primo cambiamento avvenuto nel 2013 riguarda il numero totale dei passeggeri sulle linee regionali, che ha avuto una leggera riduzione dell’1,4%. E’ la prima volta che succede da dieci anni e la ragione sta nel “crollo” del numero dei viaggiatori in alcune Regioni. Ossia quelle dove in questi anni sono stati effettuati i maggiori tagli al servizio. In Campania sono stati effettuate riduzione complessive del servizio pari al 19% dal 2010 ad oggi con punte di -50% dei treni in circolazione su alcune linee. La conseguenza è che si sono ridotti i passeggeri da 467.000 del 2011, a 395mila lo scorso anno, fino ai 310mila. Mentre in Piemonte i tagli al servizio sono stari del 9,75% e soprattutto sono state cancellate ben 13 linee con la conseguenza che i viaggiatori sono passati da 236mila al giorno dello scorso anno ai 209mila del 2013. Solo in queste due regioni oltre 110mila passeggeri in un anno in meno a causa dei tagli, a dimostrazione di quanto la quantità e la qualità del servizio incida sul determinare o meno quante persone si muovono su mezzi privati o sui treni. Complessivamente sono oltre 2milioni e 861mila i passeggeri sul servizio ferroviario regionale, dal 2007 ad oggi l’aumento è stato di oltre il 20% e di circa il 7% dal 2010. A conferma di quanto politiche lungimiranti e investimenti producano risultati sono i numeri di crescita dei pendolari in Lombardia e in Alto Adige, in Toscana e in Emilia-Romagna. Il secondo cambiamento è il grande successo dei treni che tra Salerno e Torino oggi si muovono sulla linea ad alta velocità, con sempre più persone ogni giorno sui Frecciarossa e sugli Italo. Risultati positivi si riscontrano anche per i treni Frecciargento e Freccebianche al centro-nord dove sono stati fatti investimenti sul materiale rotabile e ridotti i tempi di percorrenza a dimostrare, ancora una volta, quanto una diversa politica dell’offerta ferroviaria sia premiata dai cittadini. Stessi numeri non si trovano, purtroppo, sui treni intercity o per i collegamenti nelle altre direttrici nazionali (Adriatica, Tirrenica, Napoli-Bari, Jonica, ecc.) dove sembra essere rimasti fermi agli anni Ottanta come tempi di percorrenza. Non è colpa dei Frecciarossa se la situazione sia così difficile per i pendolari come per chi si muove sulle direttrici nazionali "secondarie". Però e' vero che quel successo e' figlio di investimenti e attenzioni (oltre che di riduzione delle alternative più economiche come gli intercity sulle stesse linee), che oggi si devono spostare nelle aree urbane per dare risposta a 3 milioni di cittadini e ai tanti che vorrebbero lasciare a casa ogni giorno l'automobile per prendere un treno. Altrimenti il rischio è che aumenteranno le differenze tra una parte e l’altra del Paese, tra treni di serie A e treni di serie B. La campagna Pendolaria di Legambiente vuole dare visibilità e forza a una battaglia di civiltà come quella di avere nelle città italiane treni nuovi, più numerosi e puntuali per chi viaggia, carrozze pulite e non sovraffollate, servizi migliori nelle stazioni, maggiori informazioni ai viaggiatori, collegamenti e tariffe che migliorino gli spostamenti quotidiani riducendo il bisogno del mezzo privato. Perché quella dei pendolari è una questione nazionale, è un tema ancor prima che ambientale di dignità, di diritto alla mobilità delle persone. Lo fanno ben capire i numeri: sono 670mila i pendolari lombardi, 560mila quelli del Lazio, e su alcune linee è come se ogni mattina si spostassero tutti gli abitanti di città come Arezzo o Ancona. Il Rapporto Pendolaria è uno degli strumenti che offriamo alla discussione pubblica, un contributo che accompagna i monitoraggi della qualità del servizio, le iniziative per mettere in luce i punti in maggiore 1 sofferenza della rete, le assemblee promosse insieme ai comitati pendolari. Proprio in un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando bisogna occuparsi di un fenomeno sociale di queste dimensioni, perché questi dati si spiegano anche con la crisi economica che ha obbligato tante persone a spostarsi sui mezzi pubblici per risparmiare. Inoltre i numeri di chi viaggia sui treni regionali sono sempre sottostimati – perché molti viaggiano senza biglietto, anche per l’assenza di controlli – e soprattutto sono solo una parte di coloro che tra auto e treno ogni mattina sono pendolari (14milioni secondo una stima del Censis). La ragione è nel cambiamento avvenuto nelle principali aree metropolitane italiane, con il trasferimento di centinaia di migliaia di famiglie in Comuni di seconda o terza fascia. Pochi fenomeni in effetti sono più rappresentativi di quanto avvenuto nel territorio e nella società italiana negli ultimi venti anni, quando è avvenuta una autentica “esplosione” delle periferie delle principali città italiane arrivate a inglobare i Comuni limitrofi dove si sono trasferite migliaia di persone che continuano a lavorare nel capoluogo, mentre si sono distribuite nel territorio attività e funzioni con uno spaventoso consumo di suolo. I pendolari in Italia 2007-2013 (in milioni di viaggiatori al giorno sulla rete regionale) Legambiente 2013 Tagli di treni e linee, mentre aumenta il prezzo dei biglietti: cosa succede sulle linee ferroviarie? I numeri lo raccontano meglio di tante parole. Dal 2009 ad oggi, mentre i passeggeri aumentavano del 17% le risorse statali per il trasporto regionale su gomma e ferro si sono ridotte del 25%. Sta qui la ragione della situazione di degrado e incertezza del trasporto ferroviario in Italia. Quello che i pendolari stanno vivendo dipende da una situazione di irresponsabile incertezza sul futuro del trasporto pubblico, su quello delle aziende, sulla sopravvivenza delle linee, per non parlare delle gare annunciate e mai fatte o di un’Autorità per i trasporti promessa da anni e che finalmente ha cominciato le proprie attività solo da settembre 2013. 2 Tabella dei tagli ed aumenti tariffari dal 2011 al 2013 Regioni 2011-2013 Totale dei tagli ai servizi Totale aumenti tariffe Abruzzo -21% +25,4% Calabria -16,3% Campania -19% +23,75% Emilia-Romagna -5,9% +14,4% Friuli Venezia Giulia +14,9% Lazio -3,7% +15% Liguria -20,8% +41,24% Lombardia +23,4% Marche -14,3% Piemonte -9,75% +47,3% Puglia -15% +11,3% Sicilia -10% Toscana -6,2% +21,8% Umbria -3% +25% Veneto -3,35 +15% Legambiente 2013 *Solamente per i treni sovraregionali Come viene spesso ripetuto, il prezzo del biglietto in Italia è in media molto più basso che negli altri Paesi europei, secondo varie stime è di circa la metà sui treni regionali. Vero, ma la differenza più forte con Madrid, Lione o Berlino è nella qualità del servizio, e in questi anni a fronte di aumenti di biglietti e abbonamenti realizzati in quasi tutte le Regioni il servizio non è in alcun modo migliorato. Nel corso del 2013 l’aumento più consistente ha riguardato il Piemonte con un +19%, mentre aumenti meno consistenti si sono registrati in Friuli Venezia Giulia, Puglia ed Emilia-Romagna. In Liguria gli aumenti del 7% hanno toccato i soli treni extraregionali, comunque molto frequentati vista anche la geografia della Regione. Ma il costo dei biglietti nei recenti anni ha visto aumenti in Abruzzo del 20% come in Toscana (con tariffe scontate per i redditi bassi) nel Lazio del 15% ma con un servizio sempre peggiore, ed in Liguria del 10% per il biglietto semplice e del 5% per gli abbonamenti mentre è prevista un’ulteriore maggiorazione del 3% per il 2013. Aumenti che si vanno a sommare ulteriormente a quelli del 2011, avvenuti in Campania, Emilia- Romagna, Liguria, Piemonte, Veneto e in Lombardia dove le tariffe erano state incrementate del 23,4%. Considerando l’insieme delle Regioni l’aumento medio è stato superiore al 10%. Gli ultimi tre anni sono stati il periodo più nero della storia dei trasporti ferroviari locali e per la vita dei pendolari. Anche nel 2013 sono molte le Regioni che hanno deciso di tagliare i servizi (meno corse e meno treni) e di aumentare il costo di biglietti ed abbonamenti. Quest’anno i tagli ai servizi hanno visto esempi drammatici come in Sicilia, Regione con un servizio già fortemente deficitario, dove hanno raggiunto il 10% dei treni, ed in Calabria con un taglio del 7% ed una situazione altrettanto difficile. Non vanno dimenticati i tagli dello scorso anno: del 15% in Puglia e del 10% in Abruzzo, Calabria, Campania e Liguria. Addirittura nel 2012 sono state chiuse 12 linee in tutto il Piemonte, ma anche in Abruzzo e in Molise i tagli hanno provocato chiusure importanti, arrivando a vedere definitivamente soppressi i treni della linea Pescara-Napoli.