DIPARTIMENTO OPERE PUBBLICHE, GOVERNO DEL TERRITORIO E POLITICHE AMBIENTALI

SERVIZIO GENIO CIVILE TERAMO

Intervento per la riduzione del rischio idraulico sul fiume Mavone in localita’ Torretta nel comune di Isola del Gran Sasso ‐ progetto definitivo

RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA

Ing. Mauro Falini PROGETTO DEFINITIVO RELAZIONE TECNICA ILLUSTRATIVA

Sommario

1. PREMESSA ...... 2 2. INQUADRAMENTO ...... 2 3. CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA ...... 8 4. INQUADRAMENTO AMBIENTALE ...... 10 5. ANALISI DELLO STATO DI FATTO ...... 14 6. INTERVENTI ...... 17 7. ANALISI ECONOMICA ...... 20 8. CONCLUSIONI ...... 20

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Intervento per la riduzione del rischio idraulico sul Fiume Regione ‐ Dipartimento Opere Pubbliche, Governo del Mavone in Località Torretta ne Comune di Isola del Gran Sasso. Territorio e Politiche Ambientali ‐ Servizio Genio Civile Teramo

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1. PREMESSA La presente relazione illustra progetto definitivo relativo all’intervento per la riduzione del rischio idraulico sul fiume Mavone, in località Torretta nel Comune di Isola del Gran Sasso, redatto dallo scrivente a seguito del conferimento di incarico da parte della Regione Abruzzo, Dipartimento Opere Pubbliche, Governo del Territorio e Politiche Ambientali ‐ Servizio Genio Civile Teramo (Prot. RA n. 85243/18 del 22/03/2018). Lo scrivente ha prodotto uno studio di prefattibilità tecnica‐economica in cui venivano individuate le criticità e le possibili soluzioni. Con comunicazione Prot. RA n° 121390/18, è stata comunicata allo scrivente l’approvazione del suddetto progetto di fattibilità ed ha chiesto la rimodulazione parziale dell’intervento nei soli lavori in alveo (ipotesi presa già in considerazione nel progetto di prefattibilità) stralciando l’opera di messa in sicurezza della scarpata in destra idrografica.

Lo scopo della relazione è illustrare le cause dei fenomeni di erosione fluviale e sviluppare gli interventi di mitigazione del rischio idraulico.

Il presente studio punta a rilevare le criticità dal punto di vista idrologico ed idraulico e stabilire la migliore soluzione, sotto il profilo tecnico‐economico, tra le soluzioni possibili in grado di ridurre il rischio nell’area in oggetto, limitando l’impatto sul contesto ambientale circostante.

2. INQUADRAMENTO Il fiume Mavone risulta compreso nel bacino del Vomano, essendo il suo principale affluente.

Bacino idrografico fiume Vomano evidenziato in rosso

Tale bacino idrografico si estende per una superficie di 791,5 kmq con un perimetro di 179 Km ed è suddiviso in alto, medio e basso corso.

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Dal punto di vista amministrativo insiste su due provincie, Teramo e L’Aquila, e 30 Comuni. Nello specifico, la sezione di Alto corso ha uno sviluppo di 322,3 Kmq; la sezione di Medio corso ha uno sviluppo di 335,51 Kmq; la sezione di Basso corso ha uno sviluppo di 133,31 Kmq.

Dal punto di vista idrologico, il bacino del Vomano è suddiviso in sottobacini

Il sito oggetto dell’intervento è localizzato nel Comune di Isola del Gran Sasso, Provincia di Teramo, quindi nella zona di Medio Corso. Il bacino del Vomano oltre alla suddivisione precedentemente riportata in alto, medio e basso corso, è composto dal sottobacino del Mavone, dal sottobacino del Leomogna e dal bacino del Cerrano. Nella di seguito sono riportati i dati relativi al sottobacino del Mavone e la localizzazione rispetto al bacino del Vomano.

*la superficie è compresa quella del sottobacino del Leomagna, che è di 24,52 Kmq 3

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Bacino idrografico fiume Vomano e sottobacini

Il sottobacino del Mavone, con i suoi 145,53 Kmq, rappresenta il 18,4% della superficie dell’intero bacino del Vomano. Il Mavone nasce sul Gran Sasso ad una quota di 2912 m ed ha una lunghezza di di 23 Km. Il suo principale affluente è il fiume Ruzzo. Come si evince dalla cartografia, il fiume Mavone è uno dei principali affluenti del fiume Vomano e si innesta alla destra idrografica di esso nella zona di medio corso e specificatamente nel comune di .

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Il punto in cui vi sono le criticità oggetto della presente relazione sono individuati in Località Torretta, nell’immediata vicinanza del centro storico di Isola del Gran Sasso e riguardano la destra idrografica del fiume Mavone.

Inquadramento territoriale in zona di intervento cerchiata in rosso Briglia 4

Briglia 3

Dettaglio localizzazione delle due briglie oggetto di intervento

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Analizzando la carta dei vincoli del Piano Regionale Paesistico, si rileva che il sito è tra le aree vincolate per legge dal D.Lgs. n. 42/2004 e ssmmii (Art. 142. Aree tutelate per legge lettera c)). Ricade, in oltre in zona sottoposta a trasformazione Condizionata.

Piano Regionale Paesistico Regione Abruzzo – Carta dei Vincoli

Il sito in oggetto risulta, in oltre, essere all’interno di un Sito di Interesse Comunitario: SIC Mavone (codice IT7120022) che insiste su parte dei comuni ci Isola de Gran Sasso e Colledara per una superficie totale di 1,025 Kmq.

Aree protette e Siti di Interesse Comunitario

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Il PAI, come si evince dagli stralci delle tavole riportate di seguito, indica una pericolosità da scarpata nella Carta delle pericolosità, mentre non è tra le aree a rischio sulla carta dei rischi.

Carta delle pericolosità da frana Carta del rischio

Per quanto concerne la pianificazione di livello provinciale e comunale, il sito ricade in area di interesse bio‐ ecologico per quanto concerne il PTP e parco naturalistico fluviale per quanto concerne il PRG.

PTP Provincia di Teramo

PRG Comune di Isola del Gran Sasso d’Italia 7

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3. CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA Come esposto in precedenza, la zona di intervento, ricade nel medio corso del bacino idrografico del fiume Vomano e, nello specifico, nel sottobacino idrografico del fiume Mavone. Nel Piano di Tutela delle acque ‐ D.Lgs. 3 Aprile 2006, n. 152 e s.m.i. si riporta una descrizione delle principali caratteristiche geologiche all’interno della scheda monografica del bacino Vomano – Sez. 02 bacino idrografico torrente Mavone:

Il bacino idrografico del Fiume Mavone presenta la seguente successione litostratigrafica:

 argille marnose grigio–azzurre, del Pliocene inferiore;  alternanza pelitico–arenacea del Messiniano – Pliocene inferiore;  alternanza pelitico–arenacea del Messiniano (Miocene superiore);  marne argillose, marne e marne calcaree emipelagiche del Miocene inferiore – Miocene superiore p.p.;  successione calcareo–clastica in facies di scarpata – bacino prossimale, del Lias medio – Oligocene. Nella parte alta del bacino idrografico si osserva un imponente sovrascorrimento, con vergenza a Nord‐Est, che produce il contatto tra le argille marnose grigio–azzurre, del Pliocene inferiore, e la successione calcareo– clastica in facies di scarpata – bacino prossimale, del Lias medio – Oligocene. Al tetto della successione calcareo–clastica si rinvengono le marne argillose, marne e marne calcaree emipelagiche del Miocene inferiore – Miocene superiore p.p.. Queste sovrascorrono sia sull’alternanza pelitico‐arenacea del Messiniano – Pliocene inferiore, sia, più a Est, sull’alternanza pelitico‐arenacea del Messiniano. Nel resto dell’area imbrifera si osserva un sovrascorrimento, con vergenza a Est, di questi ultimi sedimenti sull’alternanza pelitico arenacea piegata a sinclinale. Lembi di depositi alluvionali terrazzati, del Pleistocene medio superiore – Olocene, e terreni alluvionali recenti e attuali sono variamente distribuiti lungo l’intero corso del Mavone.

Nel punto oggetto di analisi si rilevano, osservando la carta litologica allegata al Pano di Tutela delle Acque, depositi alluvionali terrazzati e ass. pelitica e pelitico‐arenacea.

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Da sopralluogo effettuato, si è rilevato che al piede della sponda in destra idrografica, in frana, vi è un substrato roccioso di tipo calcareo, che affiora dai 3 ai 5 metri rispetto all’alveo del fiume. Di seguito si riportano delle immagini in cui la presenza di detto substrato risulta evidente. Substrato roccioso

Versante in destra idrografica a valle della briglia

Substrato roccioso

Versante in destra idrografica con briglia in primo piano 9

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Dalla relazione geologica: Substrato geologico: è rappresentato dalla formazione geologica miocenica marnoso‐arenacea della Laga con consistenza molto elevata, generalmente con caratteristica di roccia lapidea. I parametri geotecnici derivano da una interpretazione dei dati complessivi provenienti dalla bibliografia, da prove in sito e prove di laboratorio eseguite su litologie similari e sono così riassmibili e assunti come parametri caratteristici:

4. INQUADRAMENTO AMBIENTALE Come precedentemente illustrato, il fiume nasce e scorre per buona parte all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e e inoltre, fa parte dell’area SIC “Fiume Mavone”. Come riportato nel Piano di tutela delle acque, presenta un’alta qualità biologica delle acque e con habitat di sorgente che rappresentano zone di rifugio per popolazioni di specie animali e vegetali stenoterme fredde. In generale è presente una ricca biodiversità di invertebrati acquatici ed un elevato valore paesaggistico.

Nello specifico, il punto oggetto dell’intervento è ricompreso nel SIC ed è a ridosso del centro abitato di Isola del Gran Sasso. Il territorio circostante è totalmente antropizzato. Come si nota dalla carta di uso del suolo, riportata in seguito, sulla sinistra idrografica vi sono campi coltivati e sulla destra idrografica zone urbanizzate con manufatti edilizi di tipo abitativo, commerciale e artigianale.

Carta di uso del suolo – nel cerchio rosso l’area in oggetto

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Carta di uso del suolo – legenda

Per quanto riguarda lo stato qualitativo delle acque, possiamo fare riferimento ai dati relativi alla stazione R1304MA15 situata ad Isola del Gran Sasso Località San Giovanni ad Insulam, ad 11 Km dalla foce e a poche centinaia di metri più a valle rispetto al sito oggetto dell’intervento.

I monitoraggi sono stati effettuati in due fasi: nella fase conoscitiva (biennio 2000‐2002) e nella fase a regime (I, II e III anno, rispettivamente 2003‐2004, 2004‐2005 e 2006). Vengono riportati i dati relativi a due tipi di valori qualitativi: lo Stato Ecologico (SECA) e lo Stato Ambientale (SACA)

Si evince che la concentrazione degli inquinanti chimici monitorati risulta inferiore ai valori soglia, non si rilevano, quindi, criticità nelle stazioni monitorate. Nello stesso tratto, si evidenzia altresì la non conformità alla vita dei pesci, come riportato dalla tabella sottostante 11

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Ulteriori dati sono relativi ai successivi monitoraggi, svoltisi nel 2009 dall’ARPA per la Regione Abruzzo, per i quali la qualità dell’acqua risulta confermata come “buona”. Si riportano i dettagli (estrapolati dalla relazione sullo STATO DI QUALITA’ DEI CORPI IDRICI SIGNIFICATIVI) nelle tabelle seguenti.

Dall’analisi delle pressioni antropiche, in cui lo studio analizza i carichi generati dagli agglomerati urbani, gli impianti di depurazione che hanno come recettore il fiume Mavone e in generale tutti i carichi antropici sullo stato qualitativo delle acque, sia potenziali che effettivi, di origine civile, industriale, zootecnica e agricola, è seguita un’analisi che ha portato a stabilire lo stato di qualità ambientale all’intero corso d’acqua, passando

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Ing. Mauro Falini PROGETTO DEFINITIVO RELAZIONE TECNICA ILLUSTRATIVA così da una classificazione puntuale, in corrispondenza di ciascuna stazione di monitoraggio, ad una classificazione per tratti. Il sottobacino del torrente Mavone risulta soggetto a carichi effettivi per unità di superficie (t/anno/kmq) di azoto di origine civile, industriale ed agricolo inferiori alla media regionale. Le stesse considerazioni valgono anche per il fosforo stimato di origine civile. Nella relazione del Piano di tutela delle acque, si legge: Il tratto compreso tra la sorgente del Torrente Mavone e la prima stazione di monitoraggio (R1304MA15) ricade nel comune di Isola del Gran Sasso. I carichi stimati di azoto e fosforo di origine zootecnica e agricola afferenti al tratto in esame presentano un’incidenza inferiore al 30% dei carichi totali insistenti sull’intero bacino. L’agglomerato di Isola del Gran Sasso è l’unico superiore ai 2000 a.e. i cui reflui recapitano nel tratto considerato. Sono stati censiti inoltre circa 18 impianti minori di depurazione di acque reflue urbane (capacità di progetto e carico d’ingresso inferiore ai 2000 a.e.), la maggior parte dei quali costituiti da fosse imhoff recapitanti in corpi idrici superficiali. E’ stato attualmente censito un sito potenziale fonte di sostanze pericolose costituito dai Laboratori INFN del Gran Sasso. Dai dati relativi al monitoraggio delle acque superficiali dell’anno 2006, viene registrata, per la stazione R1304MA15, posta a valle della porzione di bacino considerata, una condizione di “Buona” qualità ambientale. Si ritiene di poter estendere il giudizio di qualità “Buona” anche a monte della stazione.

Carta dello stato ambientale del torrente Mavone – in rosso il tratto oggetto di intervento

Analizzando la relativa carta, risulta, difatti che il punto oggetto dell’intervento è situato nel tratto a monte della stazione R1304MA15, tratto in cui il Mavone conserva uno Stato Ambientale BUONO. 13

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Poiché l’intervento ricade all’interno dell’area SIC IT7120022 Fiume Mavone, in ottemperanza alla normativa comunitaria ed italiana vigente sulla conservazione dei siti della rete Natura 2000 (“direttiva Habitat” Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, e “direttiva Uccelli” Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, concernente la conservazione degli uccelli selvatici e s.m.i.) dovrà essere sottoposto a verifica di assoggettabilità a VINCA. Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della direttiva "Habitat" con lo scopo di salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale. Per un’analisi più approfondita si rimanda all’allegata relazione ambientale.

5. ANALISI DELLO STATO DI FATTO L’area interessata dalla presente analisi riguarda una particolare porzione dell’asta fluviale del torrente Mavone, ed in particolare l’alveo fluviale a della confluenza tra il Torrente Mavone e il Torrente Ruzzo.

A seguito di diversi sopralluoghi e delle analisi svolte in fase di redazione dello studio di prefattibilità tecnico economica, lo scrivente ha potuto constatare, per l’area interessata dal presente studio, la presenza di una criticità di natura idraulica sul tratto in esame che è causa anche di rischio idrogeologico. Briglia 3

Briglia 2

Briglia 4 Briglia 1

Immagine aerea del sistema di briglie (cerchiate in rosso)

Il tratto in esame è caratterizzato da un andamento torrentizio e per contrastare fenomeni di erosione spondale ed in alveo è vi è la presenza di una serie di briglie (quattro) che si susseguono ad una distanza di circa 100 m l’una dall’altra.

Attraverso questo sistema di briglie si ottiene una sistemazione a gradinata, ottenuta riducendo la pendenza del tratto interessato dall'intervento mediante un numero sufficiente di opere briglie, ciascuna delle quali separata dalla successiva da un salto di fondo. Si realizzano così altrettanti tratti di pendenza inferiore alla pendenza originale. Tale risultato è ottenuto dal fatto che a monte di ciascuna di esse si produce il fenomeno dell'interramento. 14

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Nel caso in esame, si è constatata la perdita di funzionalità di alcune delle briglie (le briglie n. 1, 3, 4), data dalla loro rottura e questo ha rimesso in atto i fenomeni erosivi in alveo e sulle sponde, dato che la pendenza è tornata ad aumentare e di conseguenza è tornata ad aumentare la velocità dell’acqua.

Nell’area di interesse del torrente (compresa tra la briglia n. 3 e la briglia n. 4), dunque, le briglie non svolgono più il loro compito, in quanto la presenza dello sbarramento in corretta attività dovrebbe garantire l’accumulo di acqua a monte dell’opera d’arte, con conseguente stramazzo dell’acqua in corrispondenza della superficie superiore delle briglie medesime, generando un rallentamento generale delle velocità del corso d’acqua, ed una migliore protezione delle sponde e delle arginature, in termini di limitazione dei fenomeni di erosione dell’alveo fluviale e delle sponde medesime.

Immagine della briglia n. 4 – scatto dalla sinistra idrografica

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Immagine della briglia n. 3 – scatto dalla sinistra idrografica

I cedimenti delle briglie sono stati causati, molto probabilmente da fenomeni di sifonamento che si verifica quando c’è una certa differenza di pressione tra la parte a monte e quella a valle di un’opera di sostegno. La perdita di funzionalità delle briglie, ha comportato il dilavamento dell’interramento a monte delle briglie stesse con conseguente ritorno ad una pendenza maggiore e quindi ai fenomeni erosivi in alveo e sulle sponde. Sul punto inoltre, si chiarisce che la problematica idrogeologica riguardante lo smottamento di parte dell’argine e della sponda fluviale in destra idrografica trova nell’erosione al piede dell’argine stesso una delle concause. Il ripristino funzionale delle briglie n. 3 e n. 4 comporterebbe alla riduzione del rischio idraulico in quel tratto di torrente e contribuirebbe anche alla riduzione del rischio idrogeologico innescatosi sul versante in destra idrografica.

Si riscontrano, altresì, fenomeni di depositi e sedimenti in alveo.

Schema tipo di briglia a gravità, in cls non armato, con gaveta centrale e ali laterali 16

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6. INTERVENTI Gli interventi necessari al ripristino dell’intero sistema di briglie sono molteplici e riguarderebbero la manutenzione di tutte le briglie e dell’alveo dell’intero tratto. Tra di essi, in sede di analisi svolta attraverso lo studio di prefattibilità tecnico‐economica sono stati individuati gli interventi prioritari, compatibilmente con le risorse a disposizione, necessari per ridurre il rischio idraulico in modo considerevole nel tratto più critico comprendente il tronco a valle della briglia n. 2. Sarà quindi ripristinato il funzionamento della briglia n. 3 e della briglia n. 4 e saranno effettuati gli interventi di manutenzione e riprofilatua dell’alveo nel tratto indicato.

Nel dettaglio si procederà alla riparazione delle due briglie attraverso:

 Ripristino delle porzioni che hanno ceduto attraverso getto in cls;  Ancoraggio di tali porzioni al corpo della briglia attraverso inghisaggio di barre in acciaio per dare continuità ed evitare fratture a seguito di assestamenti;  Realizzazione di diaframmi in cls armato a valle delle due briglie in modo da evitare il ripetersi di fenomeni di sifonamento per filtrazione;  Completo rifacimento delle superfici di coronamento delle gavete delle due briglie attraverso la demolizione delle parti ammalorate e il getto di un nuovo cordolo in C.A. adeguatamente ancorato al corpo della briglia attraverso inghisaggio di barre di acciaio;  Posa di platea in massi nell’area tra briglia e diaframma per impedire fenomeni erosivi in alveo generati dallo stramazzo.

Stralcio di elaborati di progetto sugli interventi di ripristino funzionale della briglia n. 3 17

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I lavori prevedono, in oltre, alcune migliorie alla geometria delle briglie. Attraverso una riprofilatura delle stesse si intende creare una zona ribassata della gaveta, con dimensioni pari a 40 cm di altezza per una larghezza di circa 15 m, capaci di contenere la portata ordinaria. Tale intervento è utile per consentire un deflusso nella zona centrale dell’alveo e ridurre l’erosione spondale.

Per il getto delle opere in calcestruzzo è previsto l’utilizzo di calcestruzzo per fondazioni con classe di resistenza 28/35 e classe di esposizione CX1. E’ in oltre previsto l’utilizzo di additivi fluidificanti con effetto incrementale delle resistenze a brevi stagionature attraverso la riduzione del rapporto A/C.

Per le opere in C.A. è previsto l’utilizzo di acciaio ad alta duttilità di classe B450C.

Sono poi previsti lavori di riprofilatura dell’alveo in quanto i cedimenti delle briglie hanno portato alla parziale deviazione del flusso d’acqua nonché erosione spondale e in alveo che ha scalzato la fondazione delle briglie.

I diaframmi a valle delle due briglie avranno un’altezza di 3 m e saranno infissi nel terreno per 2 m in modo da ridurre il salto. Il profilo superiore dei diaframmi avrà lo stesso abbassamento nella zona centrale della gaveta. La distanza dei diaframmi rispetto alle briglie è di circa 1.8m ed è stata calcolata in modo tale che esse fungano anche da controbrlgile in maniera tale da favorire la formazione di un cuscino d’acqua avente la funzione di attutire l’energia cinetica della lama stramazzante, assicurando la stabilità delle fondazioni. Nell’area tra briglia e diaframma è prevista la posa di massi, con la funzione di ridurre il rischio di erosione in alveo.

Nella relazione idrologica e idraulica e nella relazione di calcolo sono riportate le verifiche sulle briglie esistenti (verifica della gaveta, verifica dello spessore di coronamento, verifica della distanza del diaframma) e le verifiche di sicurezza del diaframma (verifiche di resistenza e verifiche a filtrazione).

Un secondo intervento riguarda la pulizia e riprofilatura delle sezioni di alveo del tratto interessato con l’asportazione di detriti e lo spostamento di materiale di accumulo e dei grandi massi a monte delle briglie per evitare che, trasportati da ondate di piene prima che si ricrei il riempimento a monte delle briglie stesse, possano creare danni alle opere idrauliche.

Propedeutici ai lavori fin qui elencati, vi sono quelli atti a predisporre e smobilizzare il cantiere stesso, che sono così riassumibili:  Sistemazione dell’accesso al cantiere dalla strada provinciale 491 attraverso aree private;  Decespugliamento selettivo delle aree di cantiere;  Creazione delle rampe di accesso (2) alle aree di lavoro;  Sbancamenti e creazione di argini provvisori in alveo con la funzione di deviare momentaneamente il flusso e poter lavorare in sicurezza e all’asciutto;  Smobilizzo del cantiere e ripristino dello stato dei luoghi.

Considerando l’elevato pregio ambientale e paesaggistico (analizzato nel dettaglio nella relazione ambientale) è necessario svolgere tutti i lavori in asciutto. Sono state predisposte, quindi 4 fasi di cantiere in modo da perseguire questo obiettivo: FASE I: deviazione del flusso in corrispondenza della briglia n. 3 e creazione di argini provvisori per lavorare in sicurezza sulla porzione est della briglia n.3 e sulla porzione ovest della briglia n.4; FASE II: deviazione del flusso in corrispondenza della briglia n.3 e creazione di argini e canalizzazioni provvisorie per lavorare in sicurezza sulla porzione ovest della briglia n. 3 e concludere gli interventi necessari al suo ripristino funzionale;

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FASE III: riprofilatura in alveo nella porzione prospicente alla briglia n.3 con la rimozione delle opere provvisorie e il ripristino del deflusso come da progetto. Deviazione del flusso in corrispondenza della briglia n. 4 e creazione di argini e canalizzazioni provvisorie per lavorare in sicurezza sulla porzione est e concludere gli interventi necessari al suo ripristino funzionale; FASE IV: conclusione dei lavori con la riprofilatura dell’alveo nel tratto prospicente alla briglia n.4 con la rimozione delle opere provvisorie e il ripristino del normale deflusso come da progetto e smobilizzo cantiere.

Rilievo planimetrico con indicazione delle sezioni

Per la determinazione dei volumi di sterro e riporto necessari alla realizzazione degli argini provvisori per le fasi di cantiere e per la riprofilatura in alveo, sono stati effettuati dei rilievi planoaltimetrici e sono state calcolate le relative aree di sterro e riporto su 8 sezioni per ognuna delle 4 fasi (si rimanda agli elaborati grafici per un maggiore approfondimento).

Nelle tabelle seguenti si riportano i valori dei volumi di sterro e riporto per gli scavi e i rilevati in alveo.

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Operazioni propedeutiche, che pure vanno considerate, sono la cantierizzazione, l’occupazione temporanea di aree private per l’accesso al cantiere e la redazione di VINCA.

Considerando che i lavori dovranno svolgersi in alveo è necessario che essi si svolgano nel periodo compreso tra i mesi di agosto‐settembre‐ottobre in quanto, come rilevato dai dati idrologici, la portata del fiume è inferiore. Il tempo stimato, per i lavori, è di 60 giorni.

7. ANALISI ECONOMICA Sulla base delle lavorazioni previste è stato redatto in base al prezziario regionale della Regione Abruzzo 2018 il computo metrico estimativo (allegato) dal quale è stato stabilito un importo per i lavori, comprensivo degli oneri per la sicurezza, pari ad € 79.556,18. Il calcolo delle somme a disposizione è il totale delle spese tecniche, IVA sulle spese tecniche e sui lavori, fondo di incentivazione al RUP e spese per occupazione temporanea suoli privati per un totale di €20.443,82.

L’ammontare complessivo dell’importo lavori e somme a disposizione dell’amministrazione risulta essere pari ad € 100.000,00.

Per quanto riguarda l’occupazione temporanea di aree private si è fatto riferimento al testo unico per gli espropri, che regola la materia negli artt. 49 e 50. Considerata l’area necessaria per la cantierizzazione e gli accessi pari a mq 5.351,04 e valutato il valore di mercato dei terreni agricoli in un prezzo di 4,00 € /mq si è applicata l’indennità di occupazione stabilita dall’art. 50 che recita “Nel caso di occupazione di un’area, è dovuta al proprietario una indennità per ogni anno pari ad un dodicesimo di quanto sarebbe dovuto nel caso di esproprio dell’area e, per ogni mese o frazione di mese, una indennità pari ad un dodicesimo di quella annua”. Calcolato quindi l’indennità di occupazione mensile pari ad € 148,64 e prevista una durata dei pavori pari a 2 mesi, si è determinata un’indennità totale pari ad € 297,28.

8. CONCLUSIONI A conclusione della presente relazione si può asserire che i lavori in oggetto consentiranno di ottenere il ripristino funzionale delle due briglie e la conseguente riduzione del rischio idraulico in quanto gli sbarramenti genereranno il fenomeno dell'interramento a monte di essi e quindi una riduzione della pendenza e della velocità di deflusso. Per evitare il ripetersi del fenomeno di sifonamento per filtrazione saranno realizzati dei diaframmi a valle delle briglie stesse.

A seguito dei lavori sarà, quindi, ridotta l’azione erosiva in alveo e in sponda.

Gli interventi in progetto verranno realizzati nel rispetto dell’ecosistema, utilizzando materiali e lavorazioni adeguati, come prescritto dagli elaborati. Il progetto è stato redatto in conformità con la DELIB.G.R. ABRUZZO 30/03/2000, N. 494 “Atto di indirizzi, criteri e metodi per la realizzazione di interventi sui corsi d'acqua della Regione Abruzzo”.

Giulianova, lì 02/07/2018

IL TECNICO Ing. Mauro Falini

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Intervento per la riduzione del rischio idraulico sul Fiume Regione Abruzzo‐ Dipartimento Opere Pubbliche, Governo del Mavone in Località Torretta ne Comune di Isola del Gran Sasso. Territorio e Politiche Ambientali ‐ Servizio Genio Civile Teramo