Regioni & Città - , “Coraggio Italia”, il nuovo doge di Venezia ha tutti i numeri per succedere a Berlusconi

Roma - 05 giu 2021 (Prima Pagina News) “Brugnareide”, è una sorta di saga, una storia bellissima, che è quella di Luigi Brugnaro, l’uomo che oggi viene indicato come il possibile successore di .

Mattarella e Brugnaro hanno fatto lo stesso discorso in occasione dei 75 anni della Repubblica, ricordando quel lontano 1946 con le donne finalmente protagoniste. La differenza è che il Presidente fa il Presidente degli italiani e il sindaco di Venezia sta leggermente allargando il suo orizzonte politico. Brugnaro ha scelto due quotidiani “poco allineati”, Libero e Il Foglio, per rilasciare le prime, scoppiettanti, interviste da leader politico nazionale. Mentre il “Fatto Quotidiano” di Marco Travaglio gli riserva una articolessa e lo accusa di farsi consigliare, nientepopodimeno che, da Denis Verdini, oggi ai domiciliari nella sua villa fiorentina, ma pronto a fare opera di apostolato e di reclutamento pro Coraggio Italia, per aggiungere nuovi parlamentari, oggi già vicini a 40 transfughi. Il rancore giornalistico del Fatto fa capire che la coppia est-ovest, Veneto-, ovvero Toti e Brugnaro, è temuta assai. Toti oggi siede sul tavolo nazionale per le candidature a sindaco nelle grandi città per il centro-destra, e Brugnaro furoreggia su tutti i quotidiani nazionali con etichette più o meno benevoli (..” è un mini-Berlusconi che parla un veneziano italianizzato..”), oppure: “Sono rattristato, è una manovra di palazzo, non vanno da nessuna parte, come altri che hanno lasciato la casa madre”, si sbilancia nella sua prima intervista post-covid, da casa, nel senso di Arcore, un Silvio Berlusconi deluso. Qualcuno ha già accennato ai parallelismi tra i due capi: industriali di successo partiti dal nulla, grandi comunicatori, cinque figli con due matrimoni, la passione per le grandi barche, la maturità dei 59 anni alla partenza, ecc. Ma con le due interviste nazionali “Gigio” è partito alla grande: una piccola replica a “l’Italia è il paese che amo”, ormai datata 1994. “È da tre anni che dicevo a Berlusconi che va cambiata. Noi di Coraggio Italia avevamo la necessità di un nostro gruppo parlamentare per fare politica sul serio a livello nazionale”. Traduzione, ovvero feedback comunicativo: adesso non ci sono politici seri. Continua l’intervistato che solo due giorni prima aveva deciso di non concedere interviste a chicchessia: “Avevo scritto una lettera da far girare, per spiegarlo meglio agli italiani (italiani!!!, ndr). Ma ho scoperto che erano già scritte le stesse cose che Berlusconi promise al Paese nel 1994 quando scese in campo. Il guaio è che poi non le realizzò.” (Feedback: ghe pensi mi). “Io ho i piedi ben piantati in laguna...”. (Ma è notorio che in laguna c’è una melma più pericolosa delle sabbie mobili.). “Io non sono un accentratore - continua Brugnaro, mentre i veneziani che lo conoscono si sbellicano dalle risate - in tutte le mie aziende (23, ndr) ho sempre saputo scegliere e delegare, e non si dimentichi che so costruire, perché ho fatto l’architetto, e so organizzare, perché vengo dalle risorse umane”. E qui Berlusconi è spiazzato, non è mai stato architetto e non si è inventato il lavoro interinale. Il ragionamento, un po’ megalomane di Luigi Brugnaro, non fa però una grinza. Il suo forte sono i numeri. Obiettivo da raggiungere il 31% dei voti nel 2023. Nel 2008, ricorda con la memoria di un Pico della Mirandola, il PDL, fece il 44%, il Pd nel 2014 il 40, M5S nel 2018 il 33, la Lega nel 2019 il 34. Chi li voterà? Abbiamo due anni di tempo, replica Brugnaro. Ci sono praterie di scontenti e di non rappresentati. Per il momento siamo il partito di Draghi. Poi punteremo alle competenze, ai curriculum, al coraggio, allo spirito giusto. Gli obiettivi sono le riforme mai fatte, giustizia, burocrazia, meno tasse, mondo del lavoro più libero, il Sud che non va guidato ma liberato...noi veneti siamo gente seria... Giusto per amore di dati storici, l’ultimo (e unico) presidente del Consiglio veneziano, si chiamava Gigio, nel senso di Luigi Luzzatti, capo del governo tra il 1910-11. Fece tempo a inventarsi le leggi per le case popolari, degli appartamenti a riscatto, fondatore delle prime banche popolari. Era figlio di industriali della lana. Brugnaro viene dal basso, suo padre Ferruccio, operaio-poeta al Petrolchimico di Porto Marghera, con libri tradotti in diverse lingue. Sua madre Maria, maestra vecchio stampo, cattolica di sinistra, dizione perfetta. Quando le dicono, per celia, Maria, ma come hai fatto a fare un figlio così, con eloquio veneziano un po’ volgarotto? Lei risponde con un sorrisone: ma el xé tanto bon! Alle medie per racimolare i soldi per le vacanze, girava per le case dei vicini, per aggiudicarsi lavori di manutenzione e dipintura dei cancelli. All’università, lavorava come cameriere a percentuale, davanti alla stazione di Venezia. Ovvero più clienti, più mance. A 25 anni faceva il rappresentante e poi si mette a preparare curriculum per gli addetti al commercio, i casting (“Se Berlusconi avesse fatto i miei casting, Mediaset avrebbe avuto più successo”, disse nel 2015). A Porto Marghera nel momento d’oro lavoravano 40 mila operai. Il giovane Brugnaro, assieme ad un collega Italo-americano cominciò con il lavoro interinale, all’epoca proibito dalle leggi nazionali. Lo salvò il “Pacchetto” del ministro al Lavoro, Tiziano Treu nel 1997. L’anno dell’unto del Signore. Ora il sindaco (assente da Venezia il mercoledì e il giovedì, per impegni nazionali), si muove meglio con un aereo privato, ma ha creato dissapori a livello locale. Non ha informato il suo amico Luca Zaia della sua iniziativa politica nazionale e nemmeno i suoi colleghi di giunta in Comune di Venezia (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia). Qualcuno gli recrimina di non aver parlato nemmeno con i suoi più stretti collaboratori. Dopo tre scudetti di basket vinti, una coppa europea e una coppa Italia, Brugnaro i campioni, se li costruisce in casa, con casting e curricula fai da te. ( Maury Clau )

(Prima Pagina News) Sabato 05 Giugno 2021

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