RIVISTA EUROPEA REVUE EUROPÉENNE EUROPEAN REVIEW EUROPÄISCHE ZEITSCHRIFT SUDREVISTA EUROPEA 7.

4ESTI ! 3,00 Pietro Andrisani Piero Berengo Gardin Marek Bienczyk Sylvano Bussotti Alberto Casiraghy Ennio Cavalli Biagio Cepollaro Augusto Cesareo Aldo Clementi Luis de Miranda Luigi Esposito Francesco Forlani Pietro Gargano Jack Hirshman Ettore Lombardi Francesco Marotta Roberto Masotti Giuliano Mesa Philippe Muray Ivana Musiani Anna Maria Ortese Adriano Padua Marco Palasciano Pasquale Panella Lakis Proguidis Patrizio Prunas Renata Prunas Margherita Remotti Massimo Rizzante Roger Salloch Lucio Saviani Gianni Scognamiglio Wu-Ming

)MMAGINI Luca Anzani Bruno Bressolin Sylvano Bussotti Archivio Catenacci Luca Dalisi Marco De Luca Dario Di Trapani Luigi Esposito Roberto Masotti Vittorio Pandolfi Archivio Prunas Gianni Scognamiglio Vedovamazzei

4RADUZIONI Chris Altan Paola De Luca Francesco Forlani Raffaella Marzano Martina Mazzacurati Francesca Spinelli

periodico di cultura arte e letteratura

,IBRERIA$ANTE$ESCARTES 2 sud 7.

BREVE STORIA DEL TRAVESTIMENTO Marek Bienczyk traduzione di Paola De Luca

Il 25° anniversario della nasci- za non è più negoziabile», scri- Ma la carriera più folgorante Si era sicuri che l’intervento comunista), mi sono domandato All’improvviso, passeggiando ta del movimento Solidarnosc è ve Thierry Libaert nel suo libro è quella fatta nei discorsi di ciò sovietico fosse imminente e che quale dettaglio d’abbigliamento per le strade delle nostre città, ci stato celebrato con una cerimo- Transparence en trompe-l’œil che si chiama qui «la lustrazio- il caso Bydgoszcz servisse da potrebbe oggi attirare uno scrit- si rende conto che la gente è ve- nia ufficiale grandiosa, trasmessa (2003). «La trasparenza – dicono ne», ovvero il processo di veri- pretesto, ma non si poteva non tore che volesse rendere la real- stita bene. Ciò si nota ancor più in diretta dalla TV. Gli scioperan- F. Aubenas e M. Benassayg che fica del passato delle personalità reagire. Lo sciopero sarebbe co- tà postcomunista attraverso un nelle campagne. Per la verità, ve- ti di allora, venuti a celebrare il egli cita –, s’afferma come la sola pubbliche. minciato l’indomani; ho prepa- concreto esistenziale. Ho finito dere contadini con magliette di proprio coraggioso passato, oltre ideologia che non si può più tra- Nel numero 42 dell’Atelier du rato uno zaino e sono andato al- per scegliere i vestiti compra- marca Klein o giacche dal logo che ai discorsi delle autorità e dei dire». Roman, ho parlato della «lista di l’università; essendo uno dei capi ti nei negozi chiamati «second Boss, dà l’impressione di parte- vari segretari di Stato america- Ho fatto una minuziosa ricer- Wildestein», lista dei nomi di tut- della “gioventù Solidarnosc” del- hand shop» e che noi in Polonia cipare a uno spettacolo di Kantor. ni, hanno potuto assistere al con- ca su Internet, volendo verifica- te le persone (agenti, confidenti la mia facoltà, volevo essere sul chiamiamo szmatex (straccio) o La gente è ben vestita, ma nello certo di Jean-Michel Jarre, la cui re quante volte il termine è stato e vittime senza distinzione) che posto di buon’ora. Il cielo era az- lumpex (barbone) con il suffisso stesso tempo sembrano tutti ma- presenza ha suscitato vivo inte- usato negli ultimi quindici gior- figuravano negli archivi dei ser- zurro e limpido, l’università an- ex che allude ironicamente al fa- scherati; a volte mi pare d’assi- resse in Polonia; ricevuto, tra gli ni sulla stampa francese. Il pro- vizi segreti comunisti. Rivelata cora vuota e improvvisamente ho moso Pewex, magazzino statale stere a un carnevale quotidiano, altri, da Lech Walesa, l’artista ha gramma ha rifiutato di visualiz- recentemente, tale lista ha scon- sentito come un’ondata di felici- di lusso in cui, al tempo del co- incessante, in cui niente appartie- rilasciato delle interviste e le sue zare i risultati, poiché le referen- volto la vita politica polacca. In tà: per la prima – e forse l’ulti- munismo, si poteva comprare in ne a nessuno, eppure tutti hanno foto hanno tappezzato la stampa ze erano troppo numerose – mi- seguito, le cose si sono evolute. ma – volta della mia vita, la pau- dollari (o franchi, o altra divisa) l’aria di star bene. «people». gliaia. Nella nostra realtà post- Alcuni politici di primo piano, ra era completamente scomparsa, della merce inaccessibile nei nor- Un uomo nuovo è nato, l’uomo Dopo aver illustrato altri gran- comunista, questa parola è stata leaders o membri di direzione dei mi sentivo pronto a tutto e nello mali negozi. Da qualche anno, la con qualità. Questa qualità este- di avvenimenti storici, centena- a lungo misconosciuta. Poteva partiti (derivati spiritualmente stesso tempo spensierato. L’im- carriera di questa formula d’ac- riore, questa eleganza ugualitaria ri, bicentenari, liberazioni, ri- funzionare solo nel linguaggio dal movimento Solidarnosc) che magine di quei momenti, che quisto è folgorante. A tal punto sembra lo stadio ultimo, estetico, voluzioni, restituzioni eccetera, poetico o concreto: un tessuto hanno vinto le precedenti elezio- ho conservato per anni, è quella che un recente progetto mirante del processo d’uniformazione e passando da Parigi a Mosca, da trasparente, un vetro trasparente. ni, avevano affermato il postula- della trasparenza. Un’immagine a limitarne l’espansione è sta- d’indifferenziazione iniziato in Mosca a Pechino, e in molte altre Poi, all’improvviso, da un anno, to di una trasparenza totale: do- quasi kantiana: avevo in me una to reso caduco grazie allo sfor- Europa più di un secolo fa. città sublimate dalla Storia, Jean- ha invaso tutti i discorsi ufficia- vrebbero essere rivelati pubbli- falda d’aria trasparente che respi- zo congiunto della lobby lumpex Le mutande Klein avrebbe- Michel Jarre, molto in forma, ha li; prima delle elezioni legislative camente e essere accessibili su ravo con gioia, e il cielo limpido (che ha investito importanti som- ro dato più forza al povero Ja- dispiegato i suoi suoni e echi nel- di settembre è diventata una delle Internet non soltanto i nomi i cui al di sopra, anche lui trasparente. me di denaro) e del pubblico, che romil, avrebbero aggiunto del la scenografia del cantiere nava- parole-chiave di tutti i candidati, dossiers si trovano negli archivi Mi è sempre piaciuta la tra- si diletta nel far compere allo sz- plusvalore ai suoi svaghi amo- le di Danzica. Così la cerimonia, da sinistra a destra. dei servizi segreti comunisti, ma sparenza, non so perché: i qua- matex tutti i giorni (gli psicologi rosi; oggi, non lo aiuterebbero portata dalla musica trascenden- All’inizio, qui esisteva solo anche tutti i documenti relativi, dri di Hopper, le grandi vetrate parlano addirittura di una nuova per niente. Gli oggetti, nel mon- te, emozionante, si è trasformata nella sua forma «internazionale»: comprese le registrazioni segre- nei ristoranti, le biglie di vetro, droga, la szmatomania). do postcomunista, cominciano in una festa universale, come se si usava il termine transparentny te delle loro conversazioni pri- le case di vetro; forse perché il La densità dell’insediamento a perdere il loro potere magico; ne erano viste a Parigi, a Mosca, per il contesto politico; per stof- vate di venti o trent’anni fa; ciò mio primo ricordo d’infanzia è degli szmatex ha dell’incredibile. dobbiamo riconoscere in ciò a Pechino. fe, vetri, cristalli e metafore poe- col nobile scopo di evitare mani- felice e legato a una sensazione Nella zona dove abito io, un quar- un’altra desacralizzazione del Gli scioperanti che prima di al- tiche si preferiva il polacco: pr- polazioni future. D’ora in poi, di- di trasparenza. Due anni fa, ho tiere centrale, ce ne sono quattro mondo. Perché vivere sotto il lora non avevano mostrato alcun zejrzysty o przezroczyst. Attual- cevano, non si potrà più accusa- cominciato a scrivere un saggio in duecento metri quadri, giusto comunismo voleva anche dire interesse alla musica di Jean-Mi- mente, la versione internazionale re nessuno innocentemente (non sulla trasparenza, ingenuamen- accanto ai palazzi dei ministeri. amare gli oggetti. Non soltan- chel Jarre, hanno potuto sentirsi sta scomparendo e la parola loca- capisco l’uso del termine, io pro- te, sulla trasparenza che amo, Ogni settimana c’è un nuovo ar- to desiderarli (ce ne erano così essi stessi trascendenti e univer- le assume tutte le funzioni. porrei: impunemente, ma occorre che mi assilla; mi risulta diffici- rivo di merce, di gente (poveri e pochi), ma amarli. Conferirgli sali. chiedere all’autore… N.d.T.); dal le finirlo, perché la parola è sta- ricchi senza distinzione) che arri- un supplemento d’essere, cre- Tuttavia, alcuni di loro hanno La «trasparenza», uno dei 63 voca- momento in cui tutto sarà traspa- ta talmente stravolta che non cor- va una mezz’ora prima dell’aper- dere a una loro esistenza intrin- compreso che gli avevano rubato boli del «dizionario» di Kundera, è rente, la stessa vita politica sarà risponde più a niente di reale. tura e poi si accalca all’interno. seca, quale prodotto interme- la cerimonia, travestita in festino divenuto un cliché inevitabile, base più chiara, non ci saranno più ri- I prezzi sono bassissimi, ma la diario tra l’uomo e il mondo. I universale, in festa democratica di ogni promessa elettorale. Impor- catti, menzogne, sottintesi, mi- Negli ultimi tempi, sfogliando merce è veramente dignitosa. romanzi di quel tempo riserva- astratta e eterna, e hanno rinun- tato (assieme a alcuni importanti nacce, ecc. La vie est ailleurs per trovare il Si possono trovare camicie di vano molto spazio agli ogget- ciato a partecipare. casi di corruzione) dall’Occiden- Confessione personale: nel mar- frammento che preferisco, quel- gran marca, come Boss e Dior ti. Oggi, gli oggetti spariscono Come dice Jarry (e Jarre): te, nella fattispecie dalla Francia, zo 1981, in pieno periodo Soli- lo in cui Jaromil ha paura di spo- (quella di Boss che porto men- lentamente, surrettiziamente «L’azione si svolge in Polonia, leader mondiale del vocabolo, nel darnosc, ci fu una provocazione gliarsi per fare l’amore con una tre scrivo, l’ho pagata ottanta dalla nostra letteratura. Certo, cioè in nessun luogo». giro d’un anno si è intrecciato a ti- in una città di provincia di nome ragazza a causa di certe mutan- centesimi d’euro) e non si trat- ci sono ancora, ma in quanto toli di giornali, a nomi di comita- Bydgoszcz: dei capi locali del de cinesi particolarmente brutte ta mai di roba deteriorata: cami- gadgets, aggiunte, senza alcu- L’agonia e la morte di papa ti – come, per esempio, «la Polonia sindacato furono malmenati dalle (è da dettagli di questo genere cie, pantaloni, giacche, sono per na essenza propria. Dietro, c’è Giovanni Paolo II, come si sa, trasparente» – azione civica di con- milizie. I capi di Solidarnosc pro- che si rivelava, meglio di qual- lo più d’origine europea, france- il vuoto, un vuoto mascherato avevano suscitato nel mondo in- trollo delle istituzioni pubbliche. clamarono lo sciopero generale. siasi discorso politico, la realtà se, tedesca, italiana, scandinava. da bella materia e bella forma. tero, e nella fattispecie in Polo- nia, reazioni emozionali profon- dissime. Tra cui, occorre notare, un repentino desiderio di ricon- foto di Luca Anzani ciliazione e di perdono. In piaz- za San Pietro, a Roma, durante la cerimonia funebre, i due mor- tali nemici, Lech Walesa e Alek- sander Kwasniewsky, Presidente della Polonia, si sono stretti la mano per la prima volta dopo la sconfitta di Walesa alle elezioni presidenziali del 1995; l’infor- mazione era sulle prime pagine dei giornali. A ciò si preferisce la riconciliazione dei tifosi delle due squadre nemiche di Cracovia (l’esempio è stato seguito da altri tifosi in tutto il Paese). Insieme, sono andati davanti alla finestra da dove il papa suoleva rivolger- si ai giovani durante i soggiorni in codesta città, hanno annodato le rispettive sciarpe e hanno pre- gato fianco a fianco. I commen- tatori hanno parlato di rinnova- mento morale, di rivoluzione eti- ca, di bontà naturale dell’uomo, di una nuova e migliore vita che si apre nel nostro paese, guidato dall’esempio del papa. La stampa settimanale ha pubblicato intervi- ste a filosofi specialisti dell’etica e a sociologi che hanno discetta- to su tale rinascita morale della nazione. Una settimana dopo, le risse e i disordini di fine partita hanno ripreso gagliardamente, ci sono stati addirittura dei morti, i lupi travestiti momentaneamente da agnelli hanno ritrovato coltelli e identità.

Non c’è parola che ricorra di più della parola «trasparenza» nei discorsi politici, economici, etici e sociologici. «La trasparen- RIVISTA EUROPEA REVUE EUROPÉENNE EUROPEAN REVIEW EUROPÄISCHE ZEITSCHRIFT REVISTA EUROPEA sud 3

EDITORIALE Francesco Forlani

Sud ritorna da Sud con una par- Bisogna cambiare musica. Solo avuto solo te / e non ti perderò, / corretta, è indispensabile “svi- titura nuova. Sedici pagine e allora potremo trovare le parole non ti lascerò / per cercare nuo- luppo”, e tutti zitti e mosca. quattro numeri all’anno, assicu- per dire cose nuove. ve avventure...” E io mi com- Marx e Engels scrissero che randosi questa volta, grazie al muovo, il cuore mi batte forte, andava superata la distinzione lavoro svolto in questi mesi, una Oltre alle riviste gemelle, la dico sul serio, perché io adoro fra città e campagna, ma questo distribuzione all’altezza. franco canadese Atelier du Ro- le canzoni di Endrigo. Maggie non significa per forza divora- man, di Lakis Proguidis e News fa qualche errore di pronuncia re quest’ultima e annichilire le Scale, fughe, contrappunti, ru- from the Republic of Letters di ma l’interpretazione è accorata, forme di vita che la popolano. mori, note di fondo e sessions Keith Botsford, Cythère Critique scatta l’applauso, e io mi dico: Si può superare la dicotomia accompagneranno riflessioni, di Philippe Pogam, Sud accoglie “Per ringraziare questa donna, lasciando nella città spazi “in- azioni, immagini di una realtà voci dai blog letterari come Na- le restituirò un pezzo di vita e compiuti”, squarci di campa- che sembra impermeabile alle zione Indiana. Fare rete oggi ci di memoria”. gna nel territorio urbano, come nostre esperienze grazie anche appare una strada percorribile L’esibizione sta per termi- quei campi di mais a Bologna alla dittatura di un pensiero uni- per rendere possibile una auten- nare, corro a casa, prendo una (già condannati a morte, temo) co incapace perfino di ridere di tica comunità. Con la creazione delle mie raccolte di successi tra via Scandellara, il Pilastro se stesso. Sinistra destra e so- di un capitale comune, sia esso di Endrigo, mi riprecipito al e l’Ipermercato Leclerc, o quei pra e sotto. A quando una seria di memoria e tradizione, o di ri- Lumière, vado in petto al pal- casolari con galline razzolanti riflessione sul potere? Al tema cerca e sperimentazione, cui tutti co, allungo il cd alla cantan- e canti dei galli all’alba ai pie- della musica di cui trattiamo nel possano attingere. Esatto contra- te dicendole: “A gift for you, di delle Mura di Ferrara, prati- numero sette, si affianca il tema rio del “sistema” dispositivo, de- Maggie. This is the guy who camente in centro. Io ci sento dei resti, che seguirà nel nume- nunciato da Roberto Saviano nel wrote the song”. Le dico il ti- tutto questo, nella canzone di ro otto. suo Gomorra, e che per le sue tolo e le indico la traccia. Lei Endrigo. caratteristiche di chiusura e di rimane a bocca aperta, si com- Caduto nel dimenticatoio per Viviamo un’epoca in cui il mi- esclusione, si può applicare con muove, mi ringrazia profusa- qualche tempo, tranne per noi raggio del villaggio globale è facilità tanto a un clan camor- mente. “Ho fatto serata”, come che amiamo il vintage cool seriamente messo in causa dal- ristico quanto alle varie realtà suol dirsi. (“fresco di vendemmia”?!?!?), la paura. Non quella apocalitti- societarie e politiche del nostro Endrigo ha una reputazio- negli ultimi anni Endrigo sta co nucleare da guerra fredda di paese. Rete come Utopia e dun- ne di cantautore triste del tutto godendo di una riscoperta len- cui si ha quasi nostalgia e tanto que non il motto “un altro mondo immeritata. Nell’album Pompa ta ma costante, iniziata con meno l’altra, da assedio al ca- è possibile”. Noi vogliamo che (1977), gli Squallor lo nomina- l’inclusione di due sue canzo- stello, sindrome per ricchi pre- questo mondo lo sia, possibile. vano in una ballata d’amore per ni (Aria di neve e Te lo leggo si d’assalto dalla gente povera. una piattola triste, insieme ad negli occhi) nell’album Fleurs Più terribile ancora della paura E non vorremmo partecipa- altri presunti tetri figuri del can- di Battiato (1999), proseguito di invecchiare e di morire, ai no- re ai balletti di moda nel nostro tautorato (Guccini, Branduardi, con un omaggio in grande stile stri giorni è quella di annoiar- paese con tanto di veline e vol- De Andrè etc.). Probabilmen- del Club Tenco e con la recen- si. “Mi annoio” dice la moglie al tagabbana, revisionisti e maghi te pesa l’incipit del pezzo con te e ben promossa riedizione marito, lo studente al professore, delle parole. Giù le mani dalla cui Endrigo vinse Sanremo nel del suo unico romanzo, uscito il figlio alla madre, in una sor- resistenza! Oggi non basta vi- 1968, Canzone per te: “La festa qualche anno fa e passato inos- ta di Club Med, villaggio turisti- vere, bisogna esistere. E come appena cominciata / è già finita servato (me ne avevano parlato co dell’esistenza in cui l’antica scrisse Majakovskij: “Bisogna / Il cielo non è più con noi / La i rivenditori Einaudi di Milano figura del proletario è stata so- dapprima trasformare la vita e solitudine che tu mi hai regala- - Magda, Beppe, Aimo - duran- stituita da quella dell’animatore. trasformata si potrà esaltarla”. to / io la coltivo come un fior”. te la tournéè di Q). Si intitola Quanto mi dai se mi sparo?, l’ho letto d’un fiato, in un solo pomeriggio. Il cantante Joe Birillo, “vec- chia gloria” degli anni Sessanta e trasparente alter ego dell’au- tore, ci conduce e si conduce - Virgilio di se stesso - nella “cit- tà dolente” di indefiniti anni Ottanta (gli Eighties non sono un decennio, sono uno stato P R O V E mentale, il peggiore). Attraver- siamo con lui lo squallore di una provincia devastata, di una INNO ALLA PERIFERIA mezza età vissuta come pelle- DI SERGIO ENDRIGO grinaggio al cimitero degli ele- Wu-Ming fanti, di balere che sono sina- goghe del cattivo gusto, di una vita familiare atroce, sequela di In una sera dell’estate 2003, en- rimpiango di non aver portato In realtà Endrigo, anche non fitte all’anima. Agenti, disco- tro in un cortile dell’ex-Macello la fionda e le biglie d’acciaio, tenendo in considerazione le grafici, manager e giornalisti comunale, via Azzogardino, Bo- era proprio l’occasione di incri- sue canzoni per bambini, non che sono personificazioni del- logna. L’area dell’ex-Macello, nare qualche costola. è soltanto struggimenti d’amo- lo schifo. “Joe aveva resistito a ristrutturata e assegnata all’uni- A un certo punto Maggie fa re e malinconia, ha anche mo- lungo, era ora di lasciar libero versità e alla Cineteca comuna- una pausa e, incredibilmente, menti distesi come La perife- il passaggio. Il mondo è vostro, le, si accinge a ospitare le due se ne esce con parole antiche, ria, beffardi come Maddalena, accomodatevi. Mi raccomando, nuove sale del cinema Lumière, dalle profondità della storia: sarcastici come Via Broletto. pulite tutto prima di andarve- aule, laboratori etc. Mi trovo lì “Avaaaaan-ti popolooooooo, Sono particolarmente legato ne. A Porta Portese aveva visto per vedere un concerto, anzi, al-la riscooooosssaaa, bandie- a La periferia: “Io amo la pe- dei quarantacinque giri degli una lunga improvvisazione a ca- rarossaaaaaa, bandie-raros- riferia / da quando ho incon- anni Sessanta ammucchiati alla pella di Maggie Nichols, vocali- saaaaa”. Che uno sia o meno trato te / Mi piace aspettare la rinfusa su una bancarella. Non sta scozzese, esponente del jazz comunista, è un momento ma- sera seguendo le strade / che aveva avuto il coraggio di chie- d’avanguardia nel Regno Uni- gico, tanto più che termina con portan lontano / dalla città / Le dere il prezzo: quanto costa un to, già nel Feminist Improvising sacrosante variazioni: “evviva case in periferia / Risuonan di Birillo d’annata, un Pavo- Group e in vari altri progetti e il socialismo, il comunismo, grida e di canzoni / E mille e ne, un Morandi (rivalutato), un collettivi. l’anarchismo, il femminismo, e mille panni colorati / Si muo- Michele? Mille lire, non sono Sul palco, Maggie (ex-balleri- la li-bertàààààà”. Quelli sul bal- vono al vento, / bandiere di fe- mica dei Van Gogh, cazzo! Sic na, tra l’altro) esegue un tip-tap cone rimangono basiti e alfine sta / solo per noi”. Endrigo de- transit gloria mundi.” Birillo - patafisico e comincia a offri- si ricacciano la lingua in culo. scriveva una periferia che era proprio come Endrigo - conti- re strilli, gargarismi, borbottii, Applauso, Maggie riprende coi ancora spazio di transizione nua a incidere dischi con nuo- lunghi sospiri raschiati. Sulla vocalizzi, il bello deve ancora (paesaggistica e culturale) fra ve canzoni, ma nessuno glieli sinistra di chi assiste, il cortile venire. città e campagna, non ancora fa uscire. A un certo punto ha è sovrastato da un palazzo. In Tre quarti di performance: storpiata da speculazioni edili- un’idea, e la fortuna di propor- quello che è probabilmente un Maggie si rivolge a noi in un zie giganteschi parallelepipedi la alla persona giusta. Di più appartamento di studenti fuo- italiano stentato ma passabile. di cemento centri commerciali non vi racconterò. risede, al terzo o quarto piano, Ci dice che all’inizio degli anni uno in fila all’altro svincoli au- In America i Dick Contino è in corso una cena, o una fe- Settanta, giovanissima, ha lavo- tostradali, assordata dal traffico trovano i loro Ellroy, i Dean sta. Sul balcone campeggia una rato in Italia. Faceva la balleri- e dalle strida degli spettri degli Martin trovano i loro Tosches. bandiera della pace, e a dire il na di fila nello show di Jee-naw alberi abbattuti. Nella città in Qui da noi, chi prenderà En- vero campeggiano pure alcuni Bra-mee-ayry, e se questa non è cui vivo l’edilizia è assurta allo drigo, chi si ispirerà a lui per stronzi, che iniziano a disturba- una sorpresa... Di quel periodo status di malattia mentale di scrivere pagine memorabili, re e prendere per i fondelli, fan- ricorda una canzone molto bel- massa, con periferie che ti vie- chi ne sbalzerà la figura sulle no il verso a Maggie, ululano, la, le è passato di mente chi la ne da urlare d’angoscia quando lastre d’oro del mito? Lo fa- gettano in basso pernacchie. La cantasse, ma le parole non le ha le attraversi, per il rumore, il rei io, se avessi il tempo. Ma signora è una vera signora, non mai scordate. A quel punto at- tanfo catramoso, il calore con- non ce l’ho. Questo è un appel- si cruccia, sorride, prosegue, tacca Io che amo solo te di Ser- tundente assorbito e rilasciato lo ai colleghi narratori che mi addirittura li saluta con la ma- gio Endrigo: “C’è gente che ha dall’asfalto. Ma siccome la de- leggono: occupatevi di Sergio nina. Proseguono anche loro. avuto mille cose, / tutto il bene, turpazione la fanno le coope- Endrigo. Il suo sito ufficiale è: Il pubblico è incazzato nero, io tutto il male del mondo / Io ho rative “rosse”, è politicamente http://www.sergioendrigo.it/ immagine di Dario Di Trapani 4 sud 7.

LA LETTERATURA DA DORMIRE IN PIEDI Philippe Muray traduzione di Francesco Forlani

A che pro meditare sullo sta- Questo depennamento delle Shakespeare o Baudelaire sono È una località da visitare se Insorgeremo contro i padroni re di chi scrive, poco importa: to attuale del romanzo se non si ultime differenze (confusione cose che non devono avere più non si ha meglio da fare. che hanno lo stesso spessore torpore sempre di chi approva. ha nella testa l’universo preciso, dei sessi, delle generazioni, del- senso se non alla sola condizio- Questione inutile, ovviamen- dei rettangolini plastificati nel- Nelle loro crociate contro gli il mondo concreto, la situazione la realtà e dell’immaginario, del- ne di essere distribuite, lottizza- te, quella di insistere sul NO le nostre carte di credito elettro- individui, i poteri d’un tem- generale di cui è contempora- l’originale e della copia). Que- te e offerte a tutti). Questo rias- essenziale che più o meno, abil- niche? po (la chiesa, il partito, la fa- neo? Se non si ha all’orecchio, sto angelismo filosofico. Questa sorbimento paziente, minuzioso, mente camuffato, è alla base di Avanti allora, con le belle miglia, l’esercito, la scuola) tanto per cominciare, il rumore proliferazione di leggi ridicole del benché minimo residuo di nove su dieci delle grandi opere storie del tempo andato, le con- dovettero respingere mille at- di fondo del gran vento ammor- e vessatorie. Questa incitazione negatività (disobbedienza, so- del passato. Del resto l’abbiamo fessioni lacrimose, i racconti tacchi, rivolte, proteste. Ma la bidente che soffia su di noi, un all’assopimento nella gioia ras- vranità, disaccordo, non solida- dimenticato quel NO, non pos- storici, le denunce delle vittime benevolente macchina di con- vento carico di bontà, di favori, segnata. Questo scorrere fango- rietà). Questo annegamento di siamo nemmeno più capirlo, non ideali, i dolci viennesi, i feuil- dizionamento d’oggi non atti- di carità caramellosa e d’umani- so di vita quotidiana asfissiata ogni dissenso e disarmonia nel ne troveremo l’equivalente nella leton intellettuali, le conside- ra, lei, che elogi (o almeno si- tà, un tornado perpetuo d’inco- da festività. pathos, nell’enfasi, nell’ampol- nostra lingua, noi l’abbiamo ri- razioni distinte, il mito, l’insi- lenzi). Mai si erano visti gli in- raggiamento alla compassione Questa propaganda a favore losità, nell’emozione ostentata, tradotto in un vibrante SÌ. pidezza generale, i cenni cultu- dividui collaborare alla propria bene in mostra, al semplicismo, della comunicazione fiabesca e nella gran pompa inconsistente Al di là di quel SÌ, quale sal- rali interminabili scambiati da perdita (alla liquidazione della all’infantilismo, alla solidarietà delle trans-frontiere per riavvi- e bigotta. Questo riordino tetro vezza? Nessuna. Gli scrittori di personaggi incaricati di corsi in loro negatività vitale) con così di superficie, ai propositi vuoti e cinare i popoli e diffondere la del territorio. Questa occupa- oggi del resto, lo sanno bene. qualche università, affrancati tanto entusiasmo. devoti? democrazia su tutto il pianeta. zione senza fine, da parte delle Meglio allora fare quadrato. dunque da ogni preoccupazio- Che cos’è questa fine secolo, Come pensare al romanzo, a Questo zelo purificatore «degli immagini, del tempo libero, del- D’accordo. «Per generare una ne materiale come del resto da sul piano del discorso multiplo quest’arte della circospezione, ultimi uomini», come li chia- la cultura, delle feste, della libi- stella danzante», come ancora si ogni necessità romanzesca. che la avvolge e protegge? La della diffidenza, del dubbio, della mava Nietzsche (sono dieci anni dine ormai senza impiego delle esprimeva Nietzsche, «bisogna Avanti allora, con l’accompa- storia del ritorno del mondo libertà, della critica in atto e del- che si riscrivono le vite degli masse. avere un caos dentro di sé». Ma gnare, aiutare, assecondare la alla poesia, e non parlo qui del- la rivelazione dei retroscena del artisti o degli scrittori nell’otti- Per migliorare il quadro, ag- noi, abbiamo ancora bisogno di grande della società così la grande forma poetica d’un tutto, senza avere in mente, come ca del proprio giudizio o della giungiamo che mai la letteratu- stelle che danzano? No di certo. come ha deciso di cantarsela. tempo, ma di questo nuvoloso una collezione di marionette più o loro decontaminazione: Picasso, ra, regione tra le altre del laz- Allora possiamo senza alcun ri- Il mondo era fatto, credeva abbellimento pubblicitario e li- meno spaventose, buffe, terroriz- Miller, Heidegger, Hemingway, zaretto turistico chiamato cul- morso cancellare gli ultimi caos, Mallarmé, per finire in un li- vellante, di questo movimento zanti tutte le figure moderne della sono già stati passati al martel- tura, è stata così incoraggia- neutralizzare i conflitti e decre- bro; i libri, ormai, sono pubbli- di fondo, indispensabile per ri- vigilanza risentita, dell’etica fur- lo pneumatico, gli altri segui- ta, accarezzata in tutti i suoi tare l’armonia (o almeno lavo- cati per finire nel torpore: tor- vestire la nuova animalità do- betta e accigliata, della buona co- ranno, li si sbarcherà tutti senza aspetti, come una specie in via rarci). Chi criticare del resto? Di pore critico (i pietosi critici di minante, a cui si potrebbe sen- scienza senza frontiere, della cul- miasmi, senza peccati retroat- d’estinzione quale giustamen- chi ridere? Contro chi battersi o professione si sono riconverti- za esagerare dare il nome del tura canonizzata, dell’effusione, tivi, senza cattivi pensieri mal te essa è. È qualcosa di cari- almeno esercitare la propria li- ti come tutti al turismo, i loro poetically correct. dell’indignazione di paccottiglie riposti, al gran banchetto degli no, inoffensivo, decorativo, bertà di spirito e d’immagina- articoli sono dépliant da tour- Cosa fa il romanzo? Imita e della denuncia senza alcun ri- spettri dell’anno 2000.) Queste la letteratura… Non fa male zione? Contro i nostri benefatto- operator con indicazione delle questo allineamento. Imita que- schio? Senza sapere in cosa stia zaffate deliranti (Telethon, Sida- a nessuno. Non è che un co- ri? I nostri migliori amici? I nani località da vedere ignorando le sto ritorno, questo ripiegamen- bollendo la nostra epoca? Tutte thon, ecc.) divenute unico me- lore in mezzo a tanti altri sul- da giardino del pianeta informa- altre). Torpore contemplativo. to, questa lenta caduta che ci queste lacrime di coccodrillo. Tut- todo di governo. Questa sparti- la ricca tavolozza dell’appro- tico? I robottini elettrodomesti- Torpore acquirente, non acqui- si sforzerà di presentare come ta questa estinzione organizzata zione euforica delle rovine che vazione del mondo così come ci usciti dall’Ena (Ecole Natio- rente, sempre meno acquiren- una nuova tappa esaltante del- dei benché minimi antagonismi. chiamano patrimonio (Matisse, lo si vede mentre si formatta. nale d’Administration, n.d.t.)? te. Torpore di chi legge, torpo- la storia continuata o rinnovata.

DA RECITARE NEI GIORNI DI FESTA Giuliano Mesa 1996

I III KRVI ITIKVIII A

Dopo che l’afa prosciugò la gioia Le artiglierie sparavano I due uomini hanno scavato una tana. A-ièren ‘na squèdra. Qualche minuto e poi le donne all’hóte dé r’ eniautòs éen, perì d’ e i bambini tacevano, assopiti sull’erba. e noi correvamo verso casa Il mingherlino raccoglie rami A-ghiven da scaver al fósi per i mort. urlano, étrapon hórai mnenôn phthinón- Il cane la tovaglia le racchette. nella tormenta di neve. secchi. A-i fèven tóti bein squadredi. piangono i bambini, e allora, ecco, ton, perì d’ émata póll’ etelésthe Passato via, il tempo, di qualcuno. Le strade erano gelate. Quello grande rattoppa una camicia. L’era dvintê sparano i lacrimogeni, e quei dieci, ma quando un anno fu, e si volta- Le carezze. E i ceri che non ardono. Interminabili convogli. Poi è buio nero. Squittiscono dei Propria un bel simitèri. quelli che non mangiano da cin- rono le stagioni Dai carri topi. quanta giorni, dei mesi svanenti, e molti giorni Fuoco, davvero, tutto in fiamme. cadevano bambini morti. I aparecc i gniven sò sempre fermi lì (j’ai essayé, c’est terminarono Il bosco e il prato, le racchette. e i mitraglieven. pas la peine). all’hóte dé r’ eniautòs éen... oh! (und schön und schnell kam auch V (A gh’era di persunêr Dopo, in trecento, tutti a Vincennes se tu fossi mio fratello, Chi aveva portato melagrane, ihr Tod) ch’i-s mitiv’n in cò un giurnel, (ça me rappelait les convois de la allattato dallo stesso seno, chi limoni, e poi delle focacce, A Parigi César era povero. a-t capirê!) guerre). io ti potrei baciare il vino nuovo. Ritornati in città, quelli ancora vivi, Così scese giù in strada Per i maschi adulti sono pronti i trovandoti per via. Però quel caldo, d’autunno, sentivano il bosco bruciare. con la bottiglia di vino A partiv’n a la matèina, charter. Ti prenderei per mano, chi se lo aspettava? Tutto crepitava, nelle strade, che gli era rimasta a scavéven al fósi. Il giorno dopo, verso sera, da ti porterei nella casa di mia madre. nel caffè dove c’erano soltanto per venderla ai passanti. Dop, inséma, agh-mitìven ‘na craus. Evreux ne parte uno, Di te potresti raccontarmi, (Ein schöner Feiertag tre avventori Poi cambiò idea, il cholo, per Bamako (on s’est pas fait d’adieux, bevendo una coppa di vino während das Feuer brannte) (un gobbo che rideva, e rientrò, a bere il vino A stéven lè. c’est pas la peine). aromatico, un ubriaco vecchissimo, una insieme con Georgette. A sembréva Le donne e i bambini, un centi- berresti il succo II bambina scalza) – Me moriré en Paris con aguacero. d’es’r a la fin dal mond. naio in tutto, delle mie melagrane... ogni loro gesto E così accadde. Scrisse anche li lasciano per strada, alcuni an- Mé pêder l’ê gnu a tórom mandava fumo e odore di bruciato. Niños del mundo, che nel bosco. Mo l’ê ’rivê ’l dé dop. si cae España, VII Qualche bambino ha la bronchi- I tedesch i m’ìven bèle purtê via. If the hoar frost grip thy tent te, qualcuno la diarrea. Thou wilt give thanks when night e cadde, Spagna, e dopo Boulevard Sébastopol, le sette e Qualche donna, rimasta sola, 23 – 24 agosto 1996 “Caro Giacomo, is spent i suoi nemici trenta, vaga per la città ai sans papiers ti mando questa lettera strinsero un patto, e gli altri, le camionette della polizia (elle ne voulait plus mourir, ja- per farti sapere (und schön altri nemici, li guardavano, (la guerre, la guerre ne passait mais – elle che mi trovo bene. und schnell) sperando che finisse tutto lì pas). n’y croyait plus à sa mort). $/-%.)#/2%! Non mi parli dei fratelli (Varsavia a uno, all’altro qual- Più di mille, a sirene spiegate, A rue Pajol, il deposito ferroviario, 0ENSIERIDELLANOTTE e o paura che se trovano cos’altro). fucili caschi manganelli la polizia l’ha sùbito murato, con PREFAZIONEDI*OHN"UTCHER sotto alearmi IV (ils remontaient comme moi dans dentro .APOLI ,IBRERIA$ANTE$ESCARTESPP e che vi trovate in brutte condi- I vsë na svete naisnanku, la ville, i bagagli di quelli là, 8)))  €  zioni Il sogno è quello del cerbiatto, scriveva Osip a Voronež, au boulot sans doute, le nez en bas). che stavano dentro Saint-Bernard con la guerra. quello che bruca, gli occhi sorridenti. e voleva studiare lo spagnolo, Alle sette e cinquanta la chiesa è (plus de vie au monde pour per- Se il signore mi lasia la salute, Però ha il ventre troppo gonfio nel dicembre del 1936. circondata, sonne qu’un petit peu pour elle i-A SI VEDE CHE ESISTE UN 3AN 'EN presto ritornerò, e da uno zoccolo esce un liquido scuro, Invece gli insegnarono a tacere, dopo venti minuti sono dentro et tout presque fini). NARO DEGLI SCRITTORI PARTENOPEI PERCHÏ e se potete a fiotti. Dietro di lui giusto due anni dopo, (i portoni li hanno aperti con CONTRO OGNI LOGICA IN BARBA A OGNI risparmiatemi un po di uva, un uomo grande, incappucciato, in una baracca di legno grandi pinze rosse, Elle ne voulait plus mourir, SCETTICISMO E IMPOSSIBILITÌ QUESTI che per natale sono a casa.” e un altro, mingherlino, fra la neve, je l’ai remarqué). jamais 0ENSIERI RIBOLLONO DI INNOVAZIONI E TE che si gratta le ascelle. vicino a Vladivostok. Le donne cantano, Coindé – il NEREZZE DIRONICA GRAZIA DI ESTROSO Fullen, Stalag Vic 23, Il sole, alto nel cielo – prete – prega HUMOR DI PAZIENTE SAGGEZZA DI CA 23 settembre 1944 il cielo è azzurro – César, sotto la pioggia d’aprile, (question de temps, seulement: LORE GENEROSITÌ SENSUALITÌ NAPOLE all’improvviso non c’è più. era già morto. souricière TANA DISPERAZIONE E NAPOLETANA IN Dai rami cadono fiocchi di neve, ¡Cuidate au fond des boues tenaces et des DOMABILE NONCURANZA 5N MIRACOLOw dolci, zuccherati. del futuro! banlieues insoumises). Il cerbiatto si sdraia su un fianco, #ARLO&RUTTERO apre la bocca &RANCO,UCENTINI e mangia la neve che cade. RIVISTA EUROPEA REVUE EUROPÉENNE EUROPEAN REVIEW EUROPÄISCHE ZEITSCHRIFT REVISTA EUROPEA sud 5 LO SMANTELLAMENTO 35 COSE CHE MI Luis de Miranda RIPORTANO A TE traduzione di (a Paola) Martina Mazzacurati Ennio Cavalli

Seppi di essermi appena sveglia- La chiave restava attaccata al Gridai, e l’eco della mia voce La sera in cui il pastorello muto puntini da riempire con cautela... La forsennata regalia dei giorni to tastando con la mano destra il mio collo, oscillando nel vuoto. mi lacerò i neuroni. Ma era restò abbagliato da un cambio ho ancora bisogno di tutto. ci fa pretendere il futuro. miscelatore termostatico che mi Mi ero davvero comportato da ri- troppo tardi: sentii la lama pe- d’abito, avevano fissato sul cranio. Sen- belle? Non lo ricordavo più. Sen- netrarmi la carne e fu come una senza farti pregare fosti la Ma- Le tessere di cuoio rilasciate agli Si alzano transenne di paura tivo un prurito al braccio destro; tii di nuovo la voce nell’altopar- frustata, un risveglio, un ribal- donna di Fatima. abitanti del viale se penso al bambino che ero, per- la mia mano sinistra era scom- lante: «Lei ha osato mettere in tamento, il freddo, il bruciore, dal martirio delle magnolie, so al di là del fiume. parsa. Avevano messo in atto le causa la veridicità del Darwini- la notte. Persi conoscenza in Quel lembo di Plaza de Toros ri- se è martirio perdere le foglie. Un grido della mamma prosciu- loro minacce, avevano applicato smo». Era questo, dunque. un bagno di sangue. masto in due posti, gò le acque, alla lettera le loro metafore mala- Avevano preso sul serio la mia a Madrid e sullo sfondo di una Certi pensieri chiusi in una sca- gettò una passerella di sassi. te. Al momento non riuscivo più osservazione sul gambero blu. *** foto in cucina. tola di latta a pensare, non sapevo nemmeno Avevo trovato le mie fonti sul Al centro le tue mani e il fiocco nella quale soffocherebbe Il vano sposalizio del sole con le cosa volesse dire pensare. Il mio Journal of Physical Chemistry Ritrovai la mia biancheria da radioso del garofano, anche l’intelligenza di Einstein pagode in Cina. corpo era indolenzito. Non mi dell’università del Connecticut. ospedale. Le lenzuola erano omaggio di una ragazza in nero, (nella scatola che ho in mente trovavo languidamente disteso. Secondo il dottor Harry A. Fran- pulite. Ero un tronco. Non mi forse la Morte Giovane o la fi- stringono i denti le mollette per Da un’altra parte il tramonto Ero un relitto amputato e sbattu- ck, un gambero su un milione sentivo poi così male. danzata delusa i panni). scendeva a patti con una mura- to in fondo a un letto. Nudo. aveva il carapace blu a causa di C’era sempre quella chiave di un torero codardo glia di corvi. Solo una chiave mi pendeva dal una mutazione genetica. Que- attorno al mio collo. L’atmo- gonfiato di botte la notte prima. Tuo figlio, frutto della parteno- collo da un filo di lana verde. Era st’ultima trovava una spiegazio- sfera clinica che mi circondava genesi, Lo sguardo capace di cogliere in una chiave minuscola, di quelle ne nell’irregolarità della moleco- mi faceva uscire dalla letargia La crema che ti davi sulle gambe, stessi occhi senza fondo. un frutto esotico che aprono le valigette. Allora un la di astaxantina. Il risultato era molliccia che corrode gli esse- cospirazione di ombre, A diciott’anni avrà in prova l’ar- quasi dei lamenti. altoparlante sputò una voce mo- una migliore mimetizzazione con ri troppo sani. «Questa sera, le poi lo scatto nutriente gento vivo nocorde e sintetica: «Buongior- il mare e un aspetto meno com- resterà solo la testa, e capirà», per raggiungermi nel bozzolo della mia fuoriserie, La cicatrice dei nostri viaggi è ri- no. Stiamo per avviare il proces- mestibile. Da qui la mia doman- disse la voce nell’altoparlante. delle lenzuola. gliel’ho promesso strada facen- coperta di terra e di aeroplani. so di discesa». da, inviata una settimana fa sul Ero d’accordo. Ero felice. do. La camera dove mi trovavo mio blog: se la mutazione blu Immobile. Darwin aveva ragio- Il brivido che provai tempo dopo Dei viaggi non fatti restano aveva un’apparenza bambine- dei gamberi permette di fonder- ne. Il gambero blu, come la mia nel massaggiare con lo sguardo Quando parlavamo di Dio in un lo strafalcione di un’omelia sca. Qualcuno aveva incollato si meglio con l’Oceano, se que- testa, era un lusso della natura, le gambe dissepolte della cantan- carcere di nebbia, e altri dispettosi abbozzi. al muro dei fiocchi di cotone, in sta concede un vantaggio compe- e come ogni lusso, un residuo te argentina sembrava fosse lì, ricordi? modo da disegnare un mandala. titivo per la sopravvivenza della inutile, una protuberanza scan- (avevano preso un ritmo sospet- Di quale meridiana è figlia la tua Al soffitto, avevano fatto dipin- specie, come spiegare il fatto che dalosa indegna del corpo labo- to, che ti somigliava). Quando mettevamo al rogo i ombra? gere un pappagallo dotato di un con il tempo, seguendo sempre la rioso. Dovevano smantellarmi coyote su pire di ironia, E la lucciola affiliata che la in- gozzo immenso. Faceva caldo. teoria di Darwin, tutti i gamberi completamente, separare il cor- Il palco d’aria sul quale le tue ci sentivamo puri. ghiotte? Nonostante tutto, non cercai di non fossero diventati blu? po dalla testa, risolvere il mind- forme dicevano poesie. scappare. Mi mancava la voglia Era una domanda da neofiti. Ci body problem, non per scrupo- Quando parlavamo di anime al Se la tua ombra non fosse ostag- e mi vergognavo della mia mano si sono imbattuti lo stesso e han- lo di elevazione, ma per far ca- Mia mamma che parla di lavo- mare di Djerba gio monca. Mi ero comportato come no deciso di punirmi, probabil- pire quanto il mio cervello era ri all’uncinetto con sua sorella o sulla punta disabitata del lago, del Velo Dorato, un individuo improduttivo; non mente per dare esempio. inutile, improduttivo e quanto Lina. parlavamo di noi. saresti questa lama negli occhi? era quindi logico che mi sman- Affermavo da quando ave- la mia testa piena di dubbi era Il loro storico dialetto è un centri- tellassero? vo vent’anni di voler essere un un’oscena appendice. no di cotone. La mia solitudine è a schegge, Se il Velo Dorato non ti soffocas- Quando, dieci secondi più tar- uomo libero. Non volevo chia- Scoppiai a ridere. «Taglia- è la zampa fratturata di un caval- se ogni mattina, di, gli infermieri fecero la loro vi intorno al mio collo – vole- te!», gridai euforico, con le Le frasi che sottolineavi a matita lo, che piega prenderebbe il nuovo apparizione per legarmi le ca- vo restare lo studioso della mia lacrime agli occhi. «Tagliate nei libri, ogni pezzo non sa dell’altro. millennio? viglie, lasciai fare, girando la propria libertà, per poterla circo- la mia testa dialettica e chiac- quel dedalo di cristallo è una rete testa. Poco dopo, il pavimen- scrivere sotto ogni angolo. Io… chierona! Tagliate la testa di da pesca. E i boschi sottovetro nei laghi Se il prezioso vassoio non recas- to cedette e mi ritrovai sospeso d’improvviso vidi avvicinarsi al polvere di stelle con la sua finlandesi, se in dono per le gambe. Non restava che mio corpo un’enorme lama cir- chiave senza porta all’estre- Le orecchie che facevi alle pagi- l’olio docile delle barche a remi? un cuore di tenebra, aprire il miscelatore e le rappre- colare che roteava. mità del filo di lana verde! Ta- ne, cosa vedrei oltre lo scherzo? sentazioni scorsero via, i giudi- «Perché scrive, per raggiun- gliate la mia testa idealista, ogni triangolo deciso dal tuo dito Quel senso di pieno e di vuoto, zi freddi mischiati al serraglio gere questa libertà ?», doman- sognatrice, riempita di gam- svetta nella Valle dei Templi. per poco che duri, Penultima spina. dei fenomeni mentali associati. dò la voce dell’altoparlante. beri blu e di cieli marini…» è un film che parte da una semi- L’assorbente dimenticato in ba- na. O da una sentenza. Il formicolio che sento in una gno, gamba femmina la distrazione, Ventesima tacca. è l’onda d’urto di ciò che resiste. IPOTESI DI VOLO un disincanto che sanguina. Francesco Marotta I libri che leggevi erano il mio Questi versi hanno la coscienza Le lacrime che scendono per di- segnalibro. sporca spetto Quando me ne parlavi, sapevo di eppure vorrebbero irrompere la voce pietrificata del presente uccide il seme parlami dei paesaggi e nessuno ne è più padrone. raggiungere un altrove. come una sparatoria che dove i tuoi figli sbagliano lo sguardo nel Far West dell’Aldilà l’immobilità tu che hai il profumo di chi rimane E sono dieci voci. Non vorrei più Le tue poesie sono assegni circo- e farsi giustizia da sé. nutre di luci smesse segnali d’implosione vuoti d’aria dopo aver perso labbra di domanda vedere certe cose… lari, nelle dimore del senso cenere non vorrei più sentire certe chi le incasserà? nel profondo – cose… aggrumate tra gli afrori dell’urna parlami della colpa di chi attraversa valichi di vite terre di risacca senza impregnarsi del respiro dell’incontro un degrado a dimensione dell’opacità dell’altro di ciò che assente agli anni strappa alle sabbie e mille oasi di futuro) spine che negano al silenzio la compiutezza senza bagliori dell’alfabeto increato dei giorni libertà è amarti a sommo d’inquietudini la breve eternità di una speranza annodarsi di spasimi in fili di sutura immergersi (e svanire) nel sangue che gocciola parole libertà dalle piume di chi ha ripreso è tutta in questo addio senza un saluto una mano che si rifiuta a primavere di macerie l’angelo che si allontana A K. (ROVESCI D’AMORE ferito trascinando le sue ali oltre la frana AI TEMPI DELLA QUARTA G.M.) Adriano Padua oltre il rimpianto che s’imbevera di sogni di miraggi il volo

Il nostro più che amore è un suo rovescio da trascinarsi insieme ai tempi della (anche oggi la mia donna offre le sue vesti quarta guerra mondiale per la quale di sposa si legge l’escalation nucleare alla sera – nei volti dei potenti che contenti tra le sue dita frequentano gli altari e se ne vantano la carità di una falena che avverte già le nevi bisbigliano sgranandoli i rosari la solitudine senza domani di un lume – e intanto localizzano scenari possibili di strage ed io vorrei parlarti d’altro mentre tremi e pare denaturalizzato e surreale durare e non tradursi il tuo silenzio che termina il suo senso e lo travalica contratto ed insolubile nel proprio esporsi a noi formandosi in perfetto estetico rigore e l’esistenza immagine di Luca Dalisi qui intorno delle cose e delle storie MENTE rimane una questione di parole 6 sud 7.

MICHELE ENRICO Pietro Andrisani

Michele Enrico Francesco Vin- Nel 1808 il giovane Carafa Accettò subito quella dell’im- parte ancora la Colbran, il Noz- il contralto, cioè la [Santina] Fer- I critici furono concordi nel cenzo Aloiso Paolo Carafa nasce sposa Antonietta di Aubertan e presario del teatro napoletano zari ed il Benedetti. Grandi ova- lotti […]. Quanto all’agilità e vo- giudicare l’opera come un semo- a Napoli, nel palazzo Alvito di fa ritorno a Napoli ove ripren- ‘San Giovanni dei Fiorentini’ che zioni di pubblico e critica favo- lubilità del suo canto – continua vente affresco di suoni evocante via Monte di Dio, il 17 novembre de a frequentare, questa volta in gli chiedeva una nuova comme- revole accolsero, ancora, compo- il poeta recanatese – le mie rozze un’atmosfera magica e suggesti- del 1787. Suo padre Giovanni, compagnia della consorte, i sa- dia in musica per l’inaugurazio- sitore ed interpreti. Nell’autunno orecchie non ci trovano niente di va, tutta riboccante di fantasia e secondogenito di Michele, VIII lotti che contano e, nel medesi- ne della stagione di carnevale dello stesso anno, per di straordinario. Ma, comunque sia, di fresca inventiva melodica, di Principe di Colubrano, morì la- mo tempo, riprende le lezioni di del 1815. Il librettista era ancora Milano, curò la messinscena del- la più bella voce applicata a una piacevoli sfumature psicologi- sciando il figliolo orfano in gio- canto, di pianoforte e di contrap- il Tottola che intitolò l’opera La l’Adele di Lusignano (libretto di melodia che non significa niente, che, di palpitanti slanci lirici e di vane età; sua madre, contessa punto da Fedele Fenaroli e Fran- gelosia corretta ovvero Mariti, Felice Romani) e, di ritorno a non può far grande effetto». vibranti e coinvolgenti passi co- Teresa Lembo, divenuta vedo- cesco Ruggi. aprite gli occhi! Napoli, l’anno dopo fece rappre- Quella melodia non significa- rali. va, convolò a seconde nozze col Frequenta anche il circolo dei Il felicissimo risultato ottenuto sentare, sempre al San Carlo, La va niente per il sommo poeta ma Con libretto di Mélesville Mer- Principe d’Aquino di Caramani- liberi muratori ove Gran Mae- da questo lavoro incoraggiò Mi- Berenice in Siria (l. A. L. Tottola) per gli imprenditori teatrali della ville tratto da una novella di co, figlio del Viceré di Sicilia e stro è Gioacchino Murat, Gran chele Enrico a sfidare la sorte del lavori dominati da una sapiente Città eterna volle dire arte, me- Frédéric Soulié Gran Maestro dei Liberi Murato- Maestro aggiunto Giuseppe Zur- dramma eroico. Compose per il vena creativa, dall’eloquenza di stiere ed affari di cassetta perché Il Carafa fu anche autore di ri del Grande Oriente di Napoli. lo, Ministro dell’Interno; Gran San Carlo Gabriella di Vergy che una valida architettura sonora. l’Eufemio di Messina del Carafa, belle musiche per pianoforte, ro- Così il fanciullo Michele Enri- Consigliere d’Officina, Giuseppe andò in scena il 3 luglio del 1816 I successi ottenuti finora dalle tre anni dopo, venne riproposto a manze, cantate, di eccellente mu- co, dopo le seconde nozze di sua Parisi, Comandante dell’Accade- al teatro del Fondo, in quanto il opere elencate e da altri titoli di Roma ed accolto da un entusia- sica da camera e religiosa che madre, dovette cambiare dimora mia Militare Nunziatella e Gran massimo napoletano era andato lavori musicali omessi per bre- stico pubblico e da un successo di meriterebbero una rivisitazione, ed andare a vivere in via Medina, Custode dei Sigilli, un cugino di distrutto dal fuoco. La Gabriel- vità, tutti rappresentati a Napoli, critica e di borsa. Evidentemente segnatamente una Messa, un Re- n° 61, nell’imponente palazzo Michele Enrico, Giovanni Cara- la di Vergy riportò un successo Venezia e Milano, avevano elar- quegli impresari erano certi che quiem, uno Stabat Mater e l’Ave del suo patrigno, fatto ricostruire, fa, duca di Noja. quasi di fanatismo pari a quello gito al Carafa lucrosi guadagni e il tiepido esito conseguito dal- Verum, eseguito anche ai suoi fu- due decenni prima, su progetto Qui si discutono e si elabora- che raggiunsero, in quella sta- meritata celebrità. Quella noto- l’Eufemio di Messina visto da nerali. dell’architetto Ferdinando Fuga. no argomenti tesi a demolire le gione allo stesso teatro, l’ rietà che ora attendeva di essere Giacomo Leopardi, «era dovuto Né va trascurata la musica per Michele Enrico visse la sua gio- ingombranti barriere dell’igno- e Le nozze di Teti e di Peleo di consolidata dal suffragio del se- alle deficienze dell’allestimento fiati o per complessi d’armonia, vinezza in una Napoli pervasa di ranza per raggiungere le delizie Gioacchino Rossini. Emilia Za- vero pubblico parigino. e alle preferenze che quel pubbli- come veniva chiamata allora rigurgiti della Rivoluzione Fran- che reca la libertà di pensiero, si netti scrisse che la Gabriella di Sicuro del proprio talento e co accordava a Donizetti» (Ric- nel repertorio bandistico, famo- cese che aveva provocato scon- commentano i disagi provocati Vergy del Colobrano venne «ac- dell’appoggio che poteva conta- cardo Allorto). sa è la Marcia funebre compo- volgenti sviluppi politici e cul- dalle guerre fratricide che incom- colta entusiasticamente e replica- re sugli autorevoli parenti e ami- Per dieci anni ancora il Maestro sta, nel 1846, per la traslazio- turali, molti dei quali sono stati bono nei confini del Regno del- ta nelle stagioni successive; […] ci filarmonici residenti a Parigi, principe di Colobraro lavorò as- ne della salma di Napoleone I ricordati ed analizzati in tutto il le Due Sicilie e Michele Enrico, e che diversi pezzi di quest’opera nel 1821 Michele Enrico Carafa siduamente ai suoi nuovi drammi a Parigi. Assai interessante è il Mezzogiorno durante le ultime preso da un rinnovato idealismo furono a lungo popolari a Napoli, varcò di nuovo le Alpi per stabi- per musica da mettere in scena Gran Settimino di Beethoven celebrazioni per il Bicentenario e seguendo l’innato istinto mili- tra cui un Duetto per tenori che lirsi nella città della Senna ove nei teatri italiani e francesi, con- rielaborato dal Carafa per stru- della Repubblica Napoletana. taresco dei Carafa, decise di ser- né Mercadante, né Donizetti riu- sulle scene del teatro Feydeau seguendo successi alterni. menti a fiato. Conflitti che, spesso, misero i vire la Patria da soldato. scirono a far dimenticare, quando propose una Jeanne d’Arc, ope- Nel 1834 Michele Enrico Ca- Né vanno sottovalutate le Va- membri della stessa famiglia l’un Si distinse combattendo nelle rimusicarono quel soggetto». Sul ra in tre atti «ricca di belle me- rafa decise di diventare cittadino riazioni per pianoforte operate contro l’altro armato. (È quanto campagne di Puglia e di Calabria frontespizio del libretto si legge: lodie, di una elegante orchestra- parigino a tutti gli effetti. Per ac- dal celebre pianista e composito- avvenne anche tra i vari rami dei con i gradi di Luogotenente Us- «azione tragica di Andrea Leone zione e piena di belli effetti» (F. climatarsi sulle rive della Senna re Hennry Hertz (, 1803- Carafa, Principi di Colubrano). saro della Guardia. A Campote- Tottola posta in musica da un di- Florimo). inizialmente compose musica da Parigi, 1888) su alcuni brani de Nel 1800, all’età di quattordici nese fu fatto prigioniero e, dopo lettante di distinzione […]». La Ma non ebbe il tempo di assa- camera e religiosa, ma, soprattut- La Violetta ou Gèrard de Ne- anni, Michele Enrico aveva già essere stato liberato, Gioacchi- messinscena della Gabriella ri- porare il successo parigino della to, riprese a frequentare i salotti vers, un melodramma che Mi- acquisita una buona preparazione no Murat lo nominò Scudiere chiese la collaborazione artistica Jeanne d’Arc che già era in cam- ove più ferveva la mondanità e chele Enrico fece rappresentare musicale e composta un’operina del Re. Col grado di Capitano dei noti costumisti Filippo Giovi- mino verso l’Italia per rappresen- dove incontrava volentieri i Mae- a Parigi, nel 1828 (7 ottobre). intitolata Il fantasma (libretto partecipò, successivamente, alla netti e Tommaso Novi, del gran- tare, al teatro Apollo di Roma, un stri Rossini (Pesaro, 1792 / Pari- Se nella drammaturgia canta- dell’avvocato e musicologo Giu- spedizione in Sicilia ove anco- de scenografo Francesco Torto- melodramma giocoso, La ca- gi, 1868), Cherubini (Firenze, ta del Carafa la ritualità di anti- seppe Sigismondi?), fatta rappre- ra una volta venne segnalato per li e delle voci più celebri che vi pricciosa ed il soldato ossia Un 1760 / Parigi, 1860), Daniel Au- che religioni, il simbolismo, le sentare in un teatro di dilettanti. acuto senso della strategia mili- erano sulla piazza: i tenori Gio- momento di lezione. Il librettista ber (Caen, 1782 / Parigi, 1871), concettose allegorie fanno solo Francesco Florimo sostiene che tare, valore e coraggio meritando vanni David e , il questa volta era il romano Jacopo Ferdinando Päer (Parma, 1771 / capolino, in quella coreografata nello stesso anno i suoi familia- il grado di Ufficiale d’Ordinanza basso ed il ce- Ferretti (nome d’àrcade Leocrito Parigi, 1739), Jacques François ne sono un punto fermo come ri lo collocarono nell’Accademia del Sovrano e l’ambito titolo di lebrato contralto spagnolo, Isabel Erminiano), amico e con-suocero Halevy (Parigi, 1799 / Nizza, nei due lavori intitolati Arsene Militare della Nunziatella per Cavaliere dell’Ordine delle Due Colbran che interpretò con stile di Gioacchino Belli. 1862), Auguste-Mattieu Panse- e Sesostri, nel ballo storico Il essere avviato allo studio delle Sicilie. Durante la campagna di elevato il ruolo della protagoni- Fece subito ritorno a Parigi per ron (Parigi, 1796 / 1859) ed il sacrificio indiano ossia La ve- scienze e dell’arte militari, come Russia, nella cruenta battaglia di sta. un contratto che lo legava al tea- giovane , «il suo dova del Malabar (1819), tutti si conveniva per i giovani di tale Ostrowno, Michele Enrico Ca- Il successo della Gabriella di tro Charles Favart ove il 17 ago- angelico Bellini» che egli defini- rappresentati a Napoli, e L’Or- blasone. rafa «diede splendide pruove di Vergy ebbe immediatamente una sto venne messa in scena una sua va «il vero rappresentante della gie, balletto in tre atti dell’italo Tra il 1802 ed il 1803 Miche- valore» guadagnandosi La Cro- vasta risonanza: i vari brani del- nuova opera, Le Solitarie, che ot- melodia italiana». francese Jean Coralli cui spetta le Enrico compose due Cantate ce della Légion d’honneur, ap- l’opera furono stampati e ristam- tenne un brillante successo po- Purtroppo il suo angelico Belli- un posto rilevante nella storia epitalamiche, Il Natale di Giove puntata sul petto dall’Imperato- pati da editori che ne avevano polare mentre la critica giorna- ni il 24 settembre del 1835, ces- del balletto romantico, per aver ed Achille e Deidamia, entrambe re Napoleone in persona; mentre avuto il consenso dall’Autore listica gli addebitò una partitura sava di vivere a Passy, lascian- composto, fra l’altro, la Perì e eseguite nella casa del suo patri- Gioacchino Murat, con Regio de- ottenendo lucrosi guadagni; noti «con qualche toppa ed alcune ne- do nel più profondo cordoglio il la Giselle, con musiche, rispet- gno. Scrisse un suo biografo che creto del 1813, lo nominò Barone pianisti-compositori coevi (Fran- gligenze nella strumentazione». mondo musicale. Michele Enri- tivamente, di Friedrich J. Franz in queste Cantate già «si vedeva del Regno delle Due Sicilie. cesco Lanza, Giulio Sarmiento) (La gatta per la fretta fece i figli co Carafa, unitamente ai grandi Burgmüller e Adolphe Adam. […] la scintilla del vero genio». Nonostante avesse accumulato ne elaborarono brillanti parafra- ciechi). nomi di quel mondo, convenne Compositore non sempre di Nel 1806 [?], dopo gli studi al- una notevole messe di titoli ono- si. Due anni dopo il celebre co- Michele Enrico accusò il colpo che si dovevano organizzare so- primissimo ordine, il Carafa ci l’Accademia Militare Nunziatel- rifici, il forte richiamo della mu- reografo Gaetano Gioia della ma non ne fece tesoro perché nel- lenni funerali per il più autore- ha lasciato, tuttavia, partiture la, il diciannovenne Michele En- sica non aveva mai abbandonato Gabriella ne fece un Ballo-Pan- le opere composte subito dopo vole padre della melodia italiana. elegantemente ordite con for- rico dovette seguire la madre ed Michele Enrico; così, agli inizi tomimico utilizzando anche mu- per i teatri del triangolo Roma, La cerimonia funebre venne ce- bita orchestrazione ricche di il patrigno a Parigi dove il princi- del 1814, su invito dell’impre- siche di Gioacchino Rossini e di Parigi Vienna si avvertono anco- lebrata nella chiesa degli Invalidi un tessuto melodico e di un su- pe di Caramanico era stato nomi- sario teatrale , Giacomo Meyerbeer. Nel 1826, ra alcune trascuratezze dovute, di Parigi. Il due ottobre, fin dal- bstrato armonico facili e coin- nato Ministro plenipotenziario. compone per la stagione di pri- l’eco del successo della Gabriel- naturalmente, alla urgenza volu- le prime ore del mattino la chiesa volgenti riecheggianti, a vol- Qui il ragazzo ebbe agevoli occa- mavera al teatro del Fondo di Na- la del Carafa non si era ancora ta dagli incalzanti impegni di la- era già visitata « dai più illustri te, i Mosca, i Coccia, i Palma sioni per conoscere il gran mon- poli Il Vascello d’Occidente. Le spento allorché Gaetano Donizet- voro. personaggi che abitavano Parigi, di scuola napoletana e lo stesso do musicale parigino ove l’artista cronache dell’epoca dicono che ti volle musicare lo stesso libret- Per la stagione di carnevale del commossi da profonda mestizia. Rossini. Una valutazione sul- di razza vi giunge per ricevere il grande successo dell’opera fu to. Nel ’28 anche Saverio Mer- 1823 al teatro di Torre Argentina I lembi della coltre erano tenuti la musica teatrale del Carafa la consacrazione, ma solo dopo dovuto innanzitutto al musicista cadante si cimentò nell’impresa di Roma presentò il melodramma dai quattro sommi Italiani: [Lui- espressa da Gioacchino Rossini aver percorso le faticose tappe ma anche ad Andrea Leone Tot- riportando grandi successi. Fran- eroico Eufemio di Messina (libr. gi] Cherubini, [Gioacchino] Ros- e raccolta da Francesco Florimo del successo. Appena giunto a tola, il librettista e al I° violino cesco Florimo che aveva assisti- J. Ferretti). Alla prima ebbe uno sini, [Ferdinando] Päer e [Miche- recita nel seguente modo: Parigi, il diciannovenne Miche- e direttore d’orchestra Giuseppe to alle rappresentazioni delle Ga- spettatore d’eccezione: Giacomo le Enrico] Carafa». «Il nostro don Michele (così le Enrico Carafa, prima ancora Festa. Il successo de Il Vascello brielle dei tre Maestri, affermava Leopardi il quale non sembra sia Il 16 novembre, a quarantacin- lo chiamava il Grande Pesare- di aver percorso le sudate tappe d’Occidente e la poca fiducia che che a parer suo meritava il pri- rimasto affascinato da quel lavoro que giorni dai funerali dell’au- se) ha avuto un bell’ingegno del successo, ebbe la possibilità cominciava a nutrire sul nuovo mato l’opera carafesca. «Né pre- perché in una lettera diretta a suo tore della Norma e della Son- dalla natura, che io stimo ed di rappresentare una sua opera, ordine politico e militare espo- tendiamo di far confronti fra tre padre diceva che «L’opera nuova nambula, il Carafa col pensie- apprezzo davvero, perché sono ma in un teatro privato. Si trat- se Michele Enrico di fronte ad grandi Maestri, diceva quel ve- del Maestro Caraffa […] non mi ro rivolto al silenzioso Cigno pregi della sua musica la spon- tava del dramma giocoso in un un bivio tanto arduo da indurlo a gliardo, ma solo vogliamo rivela- pare gran cosa, benchè avesse un di Catania, presenta all’Opéra- taneità e facilità delle melodie, atto: La Musicomania. Il libret- riunire il consiglio di famiglia cui re che Carafa era un bell’ingegno incontro sufficiente». Ed in una comique La Grande Duches- la finezza di gusto nelle forme, to del veronese Gaetano Rossi, partecipò, probabilmente, il cugi- e meritevole di quella fama che sua seconda lettera spedita sem- se, melodramma in quattro atti ed un’orchestrazione, che se musicato otto anni prima da Si- no ricordato più sopra, Giovanni seppe acquistarsi in appresso». pre da Roma ancora a suo padre, pervaso di soavi melodie dallo qualche volta si mostra povera mone Mayr, è una garbata satira Carafa, duca di Noia che allora Nella primavera del 1817, per rincarava la dose: egli, commen- squisito sapore melodico belli- e negletta, sa rialzarsi con be- sulla pletora di musicofobi della ricopriva la carica di sovrinten- la stagione lirica del ricostruito tando gli interpreti di quella ese- niano che commossero e dilet- gli effetti. nobiltà e dell’alta borghesia che, dente dei Reali Teatri San Carlo teatro San Carlo, Michele Carafa cuzione affermava che «Tutte le tarono il pubblico il quale non Però, e non lo dico per vanità, in quell’epoca, affollava i teatri, e del Fondo di Separazione. compose, su un libretto adespo- voci [erano] mediocri; eccetto il avvertì minimamente la stan- ma perché è così, egli ebbe il torto i Caffè e le Accademie filarmo- Risultato: si decise che il M° ta, Ifigenia in Tauride cui presero tenore, cioè [Giovanni] David, e chezza del lungo spettacolo. di nascere mio contemporaneo». niche della nobiltà napoletana. Carafa doveva abbandonare il A Parigi, il principino prese le- servizio militare che pur tanti zioni di pianoforte e di compo- onori gli aveva riservato, per de- sizione da due nomi già artisti- dicarsi interamente alla propria camente divinizzati dal succes- casa ed alla composizione musi- so, vale a dire il tedesco Friedri- cale. ch Wilelm Michael Kalkbren- E le committenze, da par- ner (1785-1849) ed il fiorentino te degli imprenditori teatra- Luigi Cherubini (1760-1842). li non si fecero attendere. F U O R I RIVISTA EUROPEA REVUE EUROPÉENNE EUROPEAN REVIEW EUROPÄISCHE ZEITSCHRIFT REVISTA EUROPEA sud 7

Gioacchino Rossini, tuttavia, trascurò di aggiungere che Don Michele, qualche volta ebbe an- che il torto di non saper sceglie- re i librettisti, errori che furono concause di alcuni insuccessi del teatro musicale carafesco. Infat- ti, la scomparsa dai cartelloni dei teatri del Masaniello dopo la prima de La Muette de Porti- ci di Auber, opera che svolge lo stesso argomento, non è dovuto alla musica ma alla messinsce- na suggerita dalla insipida dram- maturgia: all’insulso libretto del Masaniello di Moreau e Lafor- telle, rispondeva la prodigio- sa abilità creativa nell’intreccio scenico de La Muette de Porti- ci del drammaturgo-librettista Eugène Scribe. Eppure il Masa- niello, non dimentichiamolo, era ed è ritenuto da tutti gli storici del ramo il capolavoro musicale del M° Carafa. L’autore del Barbiere di Sivi- glia, da consumato uomo di tea- tro musicale doveva essere ben consapevole di questo stato di cose, ma evidentemente non lo palesava per tema di sminuire i meriti della sua superiorità arti- stica e della fama che il mondo teatrale gli tributava. «Tuttavia egli fu sempre uno degli amici ed estimatori più spontanei del Carafa e lo di- mostrò anche quando nel 1860, per l’edizione della sua Semira- mide al Grand Opera, gli affidò la versione ritmica nell’idioma francese chiedendogli, inoltre, di comporre la musica per i reci- tativi ed i ballabili da introdurvi in quell’opera, come richiedeva la prassi di quel teatro». Per detto incomodo Rossini cedeva al settantatreenne Cara- fa i cinquecento franchi di diritti d’autore ottenuti da ogni recita. Nel 1868, anno della morte di Rossini, Michele Enrico ebbe un attacco di paralisi che lo costrin- se a restare in casa, ove fu sem- pre amorevolmente assistito dal- la adorata moglie e da amici fino al 26 luglio del 1872, giorno in cui esalò l’ultimo respiro. Ai solenni funerali furono ese- guiti la Marcia funebre che egli aveva composto per la traslazio- ne della salma di Napoleone Bo- foto di Marco De Luca naparte a Parigi ed una sua com- FRAMMENTO DA posizione di musica religiosa: ),#/.#%24/ l’Ave Verum. $%,')5"),%/ Durante il lungo soggiorno Marco Palasciano francese Michele Enrico Ca- rafa guadagnò onorevoli titoli accademici e cariche in Istitu- Siamo all’interno del Vescovado. E là il maestro del coro – il Mae- na di rosa, di queste voci di rosa certo Verg non intendeva produrre ministri e delle autorità militari mal- ti prestigiosi. Nel 1847 ebbe la Attorno a una grande tavola ova- stro Nikilev – sorride trismatico, recisa, trasportato fin dove l’uni- un effetto simile, un simile affronto grado le dita infilatevi dentro con nomina di Ufficiale della Le- le siedono, immobili come mani- con un elastico inchino da corvo verso d’ipocrisia della sua anima profetico, una simile irriguardosa tutti gli involontari fili di ragnatela gion d’Onore; precedentemen- chini di cera, gli oscuri ministri di che dia una furace beccata al pa- esce dai propri confini e si stempe- e sottile centuria d’apocalisse, in e sulla tavola le zampette dei ragni te aveva ricevuto la Medaglia Sua Eccellenza e alcune autorità vimento; un inchino che, poiché il ra nell’ipocrisia generale del vuoto fondo nessuno pare avervi mai fat- si raggricciano e alla fine dopo che i di Sant’Elena, in ricordo delle militari. Sua Eccellenza presiede pavimento è un immenso specchio, senz’anima del potere, sí, Nikilev to caso. corvi hanno strappato tutt’e due gli Campagne del Primo Impero. l’assemblea dal suo trono a rotelle pare faccia a se stesso. si sente dolcemente contaminato I ragnetti continuano a zampettare occhi a Nikilev si calmano e pren- Nel 1837 ottenne, con unanimi- simile a un astrolabio; e nel greve Nikilev solleva la bacchetta e a dall’aura d’onnipotenza di questo sulle mani di cera dei ministri e del- dono a lisciarsi le penne insangui- tà di voti, una carica nell’Isti- silenzio l’unico rumore è dato dai questo punto dobbiamo soffermar- palazzo tumorale, e gloria gloria le autorità militari, il canto continua nate del suo sangue mentre i due tuto Francese di Belle Arti; nel brevi soffi d’aria compressa del ci sui fanciulli del coro. cantano i fanciulli che non sono a spandersi dal coro come profumo vincitori dei globi spenti si godo- 1838 venne eletto direttore del suo meccanismo motorio, assimi- Le gole che si aprono per lasciar fanciulli, si sente contaminato dal di rose da un candido insectarium. no il bocconcino e Sua Eccellenza Ginnasio della Musica Milita- labili a sommesse flatulenze. fluire, alpestre e metafisico, il canto potere della gloria e dalla gloria del E dagli alti finestroni a ogiva, sezio- solleva, tenendolo orizzontalmen- re e nel 1840 divenne titolare Sulle mani che i manichini di scelto dal Kapellmeister, non sono potere, come tutto qui ne è conta- nati in toppe di colore che la luce te, il proprio indice di morto e con della cattedra di contrappunto cera hanno abbandonato sulla ta- propriamente gole di fanciulli. minato, tutto tranne loro, restano del sole incendia di empiree riso- grazia leggera uno dei corvi viene nel conservatorio di Parigi ove vola zampettano, indisturbati, pic- Questi coristi hanno un’età media immuni perché la patina del dolo- nanze, risuona a un tratto un fosco a posarvisi e Sua Eccellenza prende diplomò allievi che si sono di- coli ragni. Valicano quelle colline, di vent’anni. Sono tutti castrati, al- re è un’indissolubile tela di ragno strepito di ventilatore nascosto che il rotolino fissato a una zampetta del stinti nel campo musicale tra i attraversano le arature bianche dei trimenti non si spiegherebbe la dia- capace di intrappolare ogni farfalla cresce in un attimo nel quadrimoto- corvo e lo srotola e c’è il messaggio quali vorremmo ricordare l’ar- fogli grafati da tremende minuzie fana purezza del loro timbro. Ma della suggestione e spremerne via re impazzito di una farfalla gigante, del Governatore, i pesci mostri se pista Prumier, e i compositori burocratiche, costeggiano il bara- c’è di piú. Non hanno né braccia la bellezza e lasciarne solo l’invo- e ecco che i colori di farfalla delle ne sono andati, eccetera, e Sua Ec- Commettant e Vaucorbeil. tro del bordo, tornano a zampetta- né gambe. E i moncherini si pro- lucro secco e senza ali appeso per vetrate esplodono in uno spruzzo cellenza con un delicato movimen- Nel 1869 il Maestro Carafa re sulle colline delle dita. tendono nel vuoto: le schiene sono un filo momentaneo alla coscienza, di diamanti e un fiotto nero di cor- to dell’indice di morto su cui reg- donò all’archivio del conser- Sua Eccellenza dice a un tratto: fissate, per mezzo di viti e bulloni, e il Maestro Nikilev sorride, mar- vi irrompe nell’aria paralizzata del- geva il corvo lo manda via e quel- vatorio San Pietro a Maiella di «Aspettate. Vorremmo un po’ di sotto- ad altrettanti supporti metallici che cando il tempo con ampi gesti di la sala e prima ancora che l’ultima lo ritorna dai compagni che l’han- Napoli partiture manoscritte di fondo musicale». E con una aggraziata spuntano dai gradi del coro. commiato pontificale, sorride, qua- scheggia dell’arcobaleno infranto no accompagnato in questo lungo ventisette melodrammi, oltre a pressione sul joystick del bracciolo fa Gli arti sono stati amputati per le commovente paradiso! e che im- aggiunga il suo tintinno alla casca- viaggio, ritorna fra gli altri corvi dieci di musica per fiati di cui compiere un giro di 180° al trono a ro- rendere le voci piú ricche di pathos. porta se Sua Eccellenza non capi- ta di vetrame sul pavimento ecco lo che gironzolano attorno al corpo oggi se ne trovano di meno. telle, volgendosi al coro sullo sfondo. E funziona. Quale commovente sce niente di musica? spettacolo sanguinoso e vorticoso e di Nikilev svenuto dal dolore e nel- paradiso canoro! quale limpida tes- Dalla sabbia ai chips, dalla sab- svolazzante e urlante di Nikilev le l’aria devitalizzata della sala conti- situra di pennellate lattee! bia ai chips, cantano ora, ed è un cui urla altissime coprono le cento- nuano a riecheggiare senza piú una E Nikilev sorride, marcando il passaggio fugato, cosicché le paro- sessantanove voci del coro che con- guida e tuttavia belle come non mai tempo con ampi gesti di commia- le si accavallano con tale mirabile tinua a cantare come in un incubo le voci dei fanciulli castrati e muti- to pontificale, sorride, trasportato tempestività che in certi momenti e trivellano l’aria giú dai pavimenti lati e Sua Eccellenza graziosamen- dall’infernale contrappunto dog- – per la continuità apparente di due di specchio infamati dalle immagi- te rigirandosi come un robot verso i mafonico di queste voci d’angelo linee vocali – pare che il verso can- ni rotolanti del supplizio su fino al manichini di pietra dice loro con la agonizzante, di queste voci d’usi- tato sia Dai chips alla sabbia, dai soffitto sepolcrale della sala e rim- sua dolcissima voce di nonnina: TEMA gnolo dal petto trafitto da una spi- chips alla sabbia, ma è un caso, balzano trivellando le orecchie dei – È ora di mandare una nave. 8 sudOSSIER 7.

Roberto Masotti, Lo scarto del liutaio, © Lelli e Masotti courtesy Cremona Violins Katharina Abbuehl

COMMENTI ALLA AFORISMI SENZA TITOLO PROPRIA MUSICA Alberto Casiraghy Roberto Masotti Aldo Clementi

Da vari anni la mia convinzio- L’aspetto più caratteristico dei Nei momenti un fotogramma scartato perché Scarto temporaneo, non definitivo dare spazio ai suoni, evocandoli ne è che la Musica (e l’Arte in compositori di quegli anni (di un di grande intimità sfocato o scontato e, se tale, è il castigo è finito, lo scarto, io per parte mia, non scarto generale) debba avere sempli- vasto settore della Nuova Musi- è bello lavare perché è banale, oppure frontale, come lo schiavo, viene liberato, granché, tengo tutto, troppo de- cemente l’umile compito di de- ca, ’53-61 circa) è l’oggettivazio- un violoncello! non obliquo né laterale, né sfasa- viene accettato, se la foto è pre- cisamente. Viene da buttare ogni scrivere la propria fine o, per ne dei materiali e dei sistemi ado- to; sfornato come standardizzato, miata, altre sono state eliminate, considerazione sullo scarto e la- lo meno, il suo lento estinguer- perati: il compositore fa nascere i Quando è il caso omologato si registrano vincita, vittoria, er- sciare franare le immagini una si. Come logico corollario di propri lavori in modo automatico tagliare a pezzi scartato perché consolatorio o rore, gioia, frustrazione sull’altra ciò, ogni lavoro è una semplice determinandone coi soli germo- un violino piacevolmente sentimentale o, di fronte alla eliminazione, lasciarle ammucchiare sul pa- scheggia dell’intera produzione, gli il loro destino: quasi si diver- fa bene all’opposto, perché trasgressivo, scartare la foto di un atleta scar- vimento, ché basti un colpo di almeno di quella nata con questa te masochisticamente – godendo radicale, da manuale (fa male, fa tato cosa è, sportiva o canora, di scopa per... farne dimenticare mentalità: in più, la produzione di un fatto innaturale e autolesio- male...) scrittura come di scultura, dise- una rapida bellezza. Mostrare la non è a sua volta che un detta- nistico – a non essere l’autore. Il ragazzo mio, il tuo provino è gno, pittura. differenza tra immagini glio ingrandito. modo “diretto” di procedere, fon- tutto uno scarto, ti sei dato da se fotografo indumenti lascia- ascolto una musica fatta di Esaltazione e depressione damentale in tutta la Musica an- fare ma è tutto da buttare a mare, ti a terra, talvolta appena celati, scarti, raccogliticcia, frammenta- sono capitoli chiusi: comunque tecedente, gli ripugna. un lavoro sprecato, tempo butta- sciupati, sporchi, scartati, sosti- ta, piena di oggetti, paccottiglia, camuffati, sono modesti simboli La ferocia che scaturisce dal to tuiti con altri, destinati all’abban- suono fesso, voce chioccia, una di una dialettica già estinta. Un non previsto lo affascina: egli lo scarto del tempo dirà la sua dono anch’essi... meraviglia rumoristica forte seguito da un piano, una sa, non solo artigianalmente, che ragione, liberando gli scatti dal- un amico parla di sporco, sug- scarta il suono-rumore, orrore, nota acuta seguita da una grave, se metterà (per caso o per delle la loro prigione di fotogramma gerisco Herzesberger e il suo scarta il suono aggricciante, scar- un timbro dolce da uno aspro: leggi create lì per lì, arbitrarie barrato, senza numero lasciato, trattato, poi scivolo su... che par- ta la musica peggiore, non con- ciò è di per sé dialettica, cellu- ma complicate e sottili) A ac- impotente e frustrato la di cose simili, o diverse, diver- fonderla con la migliore (non sai la sonatistica di una più grande canto a B, sovrapposto a C, sfal- lo scarto dell’occhio dirà la samente da altri di cosa io parli?) Forma-Sonata. Come si può evi- sato con D, allontanatesi da E e sua, dirà come fare; se quell’im- sono ad un passo dall’elimina- scarta la stampa grigia, la stam- tare tutto ciò?! massacrato da F ne verrà in tut- magine abbandonata in un lim- re, dal fare diventare scarto tutto, pa sporca, quella mal lavata e in- Questa domanda mi cominciò ti i casi un eccitante sconosciu- bo (senza ragione?) possa volare già la fotografia che convive con giallita, non propriamente fissata, a ossessionare alla fine del ’61 to e diabolico mostro. Molta di verso una destinazione la musica è stata scartata tempo quella mal tagliata, con la scritta (al colmo della crisi, travesten- quella musica, se vista in parti- allora, quella fotografia fin qui fa, le è stato negato... sbavata, scarta il formato inusua- domi ben volentieri da scola- tura, simula un’ipocrita rettitu- non espressa, si fa valere, si fa vo- non c’è visibilità, crescita, ac- le, la procedura non ortodossa, ro, avevo seguito in quell’esta- dine, una levigata giustezza, ma lere, mettendo in luce, sì, la propria cesso, non è dato al “genere” di l’immagine mossa, dove il ge- te un corso di Stockhausen). essa è angelica solo per gli occhi! esistenza, il diritto a essere scelta. crescere, di allargare il campo, sto è di scarto, e pure lo sguardo CONTEMPORANEA RIVISTA EUROPEA REVUE EUROPÉENNE EUROPEAN REVIEW EUROPÄISCHE ZEITSCHRIFT REVISTA EUROPEA sudOSSIER 9 AZIONE PERFORMATICA/SORPRENDENTE DEL $)6)./%3%#54/2% RAPPRESENTAZIONE DEL VISIBILE per due voci gemelle dai caratteri diversi Luigi Esposito per i settantacinque anni di Sylvano Bussotti Laute ed antiche le mani che modellano, come sorte di quieto sortire, al nascere un nuovo divenire, Tutto in tutt’ordine ancora cesellano.

SE IMMAGINASSIMO UN’OPERA, ARTIFICIO SINESTETICO, DAL CUI FERTILE GIOCO SI LIBERASSE LA COSCIENZA DELLE EMOZIONI COME CONOSCENZA DELL’ANIMO, QUALE BRACCIO PIEGHEREBBE L’ARATRO SOLCANDO IN ESSA LUNGHI CAMMINI?

Girovago prigioniero, nel muto sproloquio, sincero sincero, prende per mano quel docile riscatto, e lo conduce, quatto quatto, al video vetturino.

Colui ch’alcun dubbio mai s’accende. E dico mai! Che a perdita d’occhio, DI PUNTO IN BIANCO, d’odito, d’equilibrio, rievoca nuovo messaggero. Ricrea l’azione (IPOTESI ASSURDA), ma l’azione è già stata in lui. ANTE TEMPO?

La musica è una roba incredibile, pericoloso sarebbe privarsene: visione di corpi scalpitanti che movendosi in delizioso spiazzo danzano allegri.

INVENTIAMO UNA SCENA Inventare... che sarà mai questa parola!? Come improvvisare, tutto d’un tratto, d’improvviso? Facendo sberleffi al mondo incredulo o fin troppo stanco di raccontare.

ASCOLTARE IL QUOTIDIANO Noi stessi, lo stesso vissuto, la stessa natura che ci guarda, e da sempre vive, nel persempre, e diventa bell’ombra mutevole quando si ascolta, anche col solo sguardo. Ingannevole incanto. Incauto, disumano.

MASCHERA DEL TREMENDO! T’invoco creatura alata per un viaggio non più nel tremendo!

Sylvano Bussotti, Foglio grigio, da Silvano Sylvano autografo (originale in quadricromia, cm. 20x26)

S S AFORISMI PER UN Sylvano Bussotti QUARTETTO Alberto Casiraghy

Studia empre;S una mia vecchis- sima storia Primo violino infantile che, ora subito, non rac- conterò. Il concetto I primi sono primi è di quelli che si comprendono anche se aspettano immediatamente i secondi senza necessità di commenti; nessun genere di commenti. La seconda iniziale Secondo violino rovesciata si spiega facilmente a chi voglia ri- Non esistono flettere, cercando secondi un colpevole, sopratutto nel mon- se hanno talento do degli strumenti musicali. E poi anche questo non appare come Viola Sempre più faticoso risulta, tuttavia, pensare all’esecuzione di un’opera come momento staccato dalla sua creazione. indispensabile - se arrovesciare il L’interprete, ancor prima di esprimere il suo gesto, è già in veste di indovino. segno sinuoso, L’intimità Così è l’artefice quando le sue mani incontrano inchiostro, colore vivo o altra generosa materia. serpentino, sensualissimo, sibi- di un quartetto lante, sensibile (e è tutta QUALE ORIGINE FA SCAGLIAR ENIGMI? L’enigma che si nasconde in tutto ciò che vedi! simile) dell’iniziale che il fortu- della viola nato nome di Siamo ostacolati dal mistero! Noi stessi siamo un mistero, e lo siamo per noi stessi! UN INSONDABILE MISTERO? battesimo donatomi contiene; l’essenziale metafora; Violoncello Il mistero induce a compilare artifici, a partorire opere. SOGNO D’UNA VERITÀ, SOGNO DI ARRIVARE A VERITÀ. [s= esse] - quanto l’imperativo: E subito dopo, appena dopo l’ennesima creazione (L’ATTIMO È FIN TROPPO LARGO?!) siamo di nuovo avvolti dal mistero. STUDIA. Se vuole un Affascinati, catturati. Beffati. Ed ecco che rinasce una nuova organicità, per un nuovo ordine. dal catalogo del BOB violoncello Ma in questo mondo assurdamente tecnico qual è lo spazio del sogno? di Genazzano è tutta l’orchestra 26 agosto, 9 settembre 1984 DIREMO CHE IL DIVINO ESECUTORE HA IL COMPITO DI SVELARE I MISTERI, DI RENDERLI TRASPARICI?

Tutto è lasciato alla rapidità dell’immaginazione, alla rapidità della successione dei fatti, e alla leggerezza della rapidità e dell’immaginazione.

Compilo questa affermazione: Non è mica vero che la musica ci appartiene!

ECCO LA STATURA DEL DIVINO ESECUTORE!

Fine ultimo.

STESURA, IMPRONTA, GRAFFIO LIBERO, INUTILMENTE, GRAVEMENTE BELLO. É UNA RIPETIZIONE DI MOVIMENTO E QUANDO ACCADE ANCHE IL CORPO SCRIVE. CONDIZIONE DISUMANA DI UNA MENTE UMANA CHE RIFIUTA IL DISARMANTE E APOCALITTICO CONFINE TRA LE COSE. Luigi Esposito, What is the real one? (Variazione III) per il divino esecutore Semmai noi apparteniamo ad essa: autografo (originale in quadricromia) La Musica. 10 sud 7.

L’ANELLO MAGICO, MOZART A NAPOLI 14 Maggio – 25 Giugno 1770 Patrizio Prunas

“Ho il cuore incantato dalla gran il suo solito umorismo alla so- dere un’opera “buffa”, purtroppo Al concerto assisterà anche Napoli d’altronde vive già da Comico e tragico, nobiltà e mi- contentezza, perché questo viag- rella Nannerl. E per un momen- non sappiamo quale. Tutto dun- l’abate Galiani che nonostante la tempo una stagione musicale seria vivono in città gomito a go- gio è proprio divertente, perché nella vettura è ben caldo e perché to, mentre dalla carrozza osser- que sembra andare per il meglio. sua vasta cultura con scarso in- particolarmente felice soprattutto mito. il nostro cocchiere è un ragaz- va il sole che tramonta, ripensa tuito scriverà a madame d’Epi- nel versante dell’opera “buffa”. E a Napoli sono subito “teatro”. zo in gamba, che, non appena la agli incontri, alle tante occasioni D’altronde Napoli, pur soffren- nay: “Il piccolo Mosar (!) si tro- Cimarosa e Paisiello, per fare Di questo spirito forse il giova- strada lo permette, guida di gran che ha avuto per fare ed ascoltare do delle sue “eterne” contraddi- va qui a Napoli ed è meno pro- due nomi su tutti, porteranno a ne Mozart farà tesoro negli anni corsa”. Così il giovane Mozart musica. E gli ritornano in mente zioni è una città culturalmente digioso del solito, per quanto sia maturazione questo genere musi- della maturità, quando porterà a scrive alla madre durante il viag- alcuni brani di quella musica sa- assai vivace e cosmopolita ed an- lo stesso prodigio. Ma il piccolo cale nato proprio a Napoli all’ini- compimento in una sintesi stili- gio che lo condurrà per la prima cra udita durante quella cerimo- che una delle più popolose d’Eu- non sarà altro che un prodigio, zio del secolo (e che raggiungerà sticamente insuperata, i suoi ca- volta in Italia. nia. Poi come a volte gli capita, ropa (con circa un milione d’abi- tutto qui”. con lo stesso Mozart negli anni polavori futuri come le Nozze di Leopold Mozart e suo figlio di colpo s’addormenta. tanti). In compenso il giorno dopo il della maturità esiti definitivi). Figaro e Don Giovanni. Leporel- Wolfgang sono partiti da Sa- Quando arrivano a Napoli è E uno strano rapporto sta in- concerto, il 29 maggio i Mozart Da Napoli e a Napoli vanno e lo e il Commendatore già vivono lisburgo il 13 dicembre 1769. quasi notte. La carrozza si ferma staurandosi tra i Mozart e la cit- saranno ricevuti dalla princi- fanno ritorno i maestri napoletani a Napoli. Hanno attraversato la penisola dinnanzi ad un convento. tà. pessa Francavilla che donerà ad in giro per il mondo. E la musica fermandosi in varie città: Rove- Il padre apre lo sportello e lo “Napoli è bella – scrive Ame- Amedeo “un regalo bellissimo” invade quotidianamente la città. Qualche giorno dopo la prima reto, Verona, Mantova, Cremo- solleva di peso tra le braccia. deo – ma è affollata come Vien- come ci informa soddisfatto lui Teatri, consevatori, accademie, dell’ i Mozart si recano na, Parma, Bologna, Firenze per Amedeo ha da poco compiuto na, Londra, Parigi; poi in fatto stesso. chiese, salotti dell’aristocrazia. a casa di Jommelli dove incon- citare solo le tappe più signifi- 14 anni. d’impertinenza non so se superi Ovunque si fa musica e i mu- trano l’impresario Amadori che, cative. Ovunque sono stati ac- Londra, perché qui il popolo – i L’aristocrazia e l’alta borghe- sicisti di strada sono un po’ dap- “dopo aver udito Wolfgang”, gli colti con calore ed interesse ed laceroni – (lazzaroni) hanno un sia napoletana sembrano dun- pertutto con tanto di zampogna, propone di scrivere un’opera per in molti casi con entusiasmo per Il 18 maggio, qualche giorno loro superiore o capo in testa, che que averli accolti con simpatia mandolino e colascione (una sor- il San Carlo. Purtroppo non se le straordinarie doti mostrate dal dopo il loro arrivo, Leopold e riceve dal re ogni mese 25 duca- ed interesse. Nonostante le im- ta di liuto), spesso ravvisabile farà nulla per degli impegni già giovane Mozart. Amedeo si recano a Portici dal ti d’argento solo per tenere quie- pietose analisi di Leopold sul nelle maschere della commedia presi a Milano, (dove il 26 di- D’altronde Leopold sapeva che marchese Tanucci. Hanno indos- ti i laceroni”. Non è un caso se popolo napoletano, egli sembra dell’arte. cembre Mozart dirigerà la sua per un musicista del 18° secolo sato due bei vestiti estivi. Come Ferdinando IV di Borbone verrà muoversi a suo agio fra la nobil- opera Mitridate Re di Ponto.) alla ricerca di gloria e considera- ci informa Leopold in una lettera: poi soprannominato il re “lazza- tà e quelli “che contano” in cit- Un giorno poi, Amedeo ascol- zione l’Italia rappresentava una “Quello di Wolfgang è di moiré rone”. tà e con fiuto infallibile riesce a Il 30 maggio 1770 si respira in ta in una chiesa una “musica tappa obbligata. color rosa ma di una tinta specia- Anche il padre Leopold sem- stabilire i giusti contatti con le città una particolare eccitazione. bellissima” che, come ci infor- Dopo un mese trascorso a le che in Italia si dice colore di bra nutrire sentimenti contraddi- persone che potranno rivelarsi in Per l’onomastico del re Ferdi- ma egli stesso in una lettera: “fu Roma, l’8 maggio 1770 decidono fuoco, ha pizzi d’argento e fode- tori e con il suo occhio sempre qualche modo utili per la carrie- nando verrà rappresentata l’ope- del sign. cicio demajo… lui poi di recarsi a Napoli, la tappa più a ra celeste chiaro”. Il suo “è color vigile scrive: “La fertilità esu- ra del giovane figlio. Ma c’è una ra seria Armida abbandonata di ci parlò e fu molto computo e la sud del loro tour italiano. cannella di piqué fiorentino e fo- berante di queste terre piene di nota dolente. La corte borboni- Nicolò Jommelli ”maestro cele- deamicis cantò a meraviglio”. Charles Burney, anche lui a derato di seta verde mela”. vita e di cose rare mi renderan- ca s’è mostrata infatti alquanto berrimo, su cui gli italiani fan- La bellissima musica sacra è Napoli, qualche mese dopo l’ar- Tanucci è un ministro molto no penosa la partenza. Ma il su- fredda nei loro confronti. Non no un chiasso indiavolato” scri- quella del maestro napoletano rivo dei Mozart, scriverà nel suo importante. È lui che ha avvia- diciume, le frotte di mendican- sono stati ricevuti dal re, né il verà Leopold. Il maestro che ha “Ciccio” De Majo che in seguito Viaggio musicale in Italia: “Arri- to gli scavi di Ercolano e Pom- ti, tutta questa orribile gente, la giovane Mozart ha potuto esi- 56 anni è di nuovo a Napoli dopo la critica riconoscerà aver avuto vato in questa città ero preparato pei (un motivo d’attrazione in cattiva educazione dei bimbi, birsi a corte. un lungo soggiorno a Stoccarda. una qualche influenza sull’opera all’idea di trovarvi la musica al più per i raffinati viaggiatori del l’incredibile chiassosità, perfi- Leopold ce lo conferma in una Il ruolo di Armida è affidato al di Mozart. più alto grado della perfezione… Grand Tour). no nelle chiese… Quanto alla lettera: “Se abbiamo suonato dal soprano Anna De Amicis, quello La cantante è la celebre so- Solo Napoli, pensavo, poteva of- “Il vero re di Napoli” dirà Leo- superstizione!... È tanto radicata re? Niente affatto. La cosa si è di Rinaldo a Giuseppe Aprile. prano napoletana Anna de Ami- frirmi tutto quello che la musica pold. Sarà certamente molto utile quaggiù, che si può dire che si fermata ai complimenti che la Amedeo assiste con il padre cis, già ammirata nell’opera di può offrire in Italia, quanto alla per la loro permanenza in città. sia qui introdotta una vera ere- regina ci ha rivolto ovunque ci alle prove dell’opera. Jommelli e futura interprete del- qualità e alla raffinatezza. Del Il re, quello vero, è però il gio- sia, considerata con occhio in- abbia incontrati”. Interessante il suo giudizio in l’opera Lucio Silla di Mozart,che resto – continua Burney – qua- vane Ferdinando IV di Borbone differente. Anche le persone di E Amedeo poi rincara la dose: una lettera del 5 giugno: “Bella sarà rappresentata a Milano nel le persona amante della musica che ha sposato Carolina d’Asbur- rango sono superstiziose!”. E un “Il re è educato grossolanamen- ma troppo seria, e troppo all’an- 1772. Leopold dirà di lei “canta potrebbe giungere nella città dei go figlia dell’imperatrice Maria episodio assai divertente sembra te alla napoletana; all’opera sie- tica per il teatro. La de Amicis e recita come un angelo”. due Scarlatti, Vinci, Leo, Pergo- Teresa d’Austria. confermare queste ultime paro- de sempre su un panchetto per canta impareggiabilmente bene, lesi, Porpora, Farinelli, Jommel- Ma la giornata non è anco- le di Leopold. Al conservatorio sembrare un poco più alto della come pure l’Aprile… Le danze “Oggi il Vesuvio fuma forte li, Piccini, Traetta, Sacchini e ra conclusa. In serata li attende della Pietà dei Turchini mentre regina”. Il re è così sistemato! sono miserevolmente pompose. perbacco e non ci posso anda- tanti altri compositori, sia vocali Lord Hamilton conosciuto sei Amedeo sta suonando meravi- D’altronde le vicende dei Mo- Il teatro è bello”. re!” scrive Amedeo con disap- che strumentali, senza provare la anni prima a Londra. L’amba- gliosamente, il pubblico rumo- zart a corte sono sempre state un punto alla sorella. Al giovane più viva attesa?”. sciatore inglese che vivrà a Na- reggia. Le sue piccole mani vo- po’ complicate anche in passato. Troppo seria e all’antica dun- Mozart Napoli piace. E con il La decisione di Leopold di re- poli più di 30 anni, è un uomo lano sulla tastiera del cembalo. E Maria Teresa d’Austria ar- que. Forse il maestro Jommelli padre di tanto in tanto si conce- carsi a Napoli a contatto con una colto ed un abile collezionista. Soprattutto l’agilità della sini- riverà a definirli in una lette- ha soggiornato troppo in Germa- dono delle pause. realtà così ricca di stimoli per la Abita a villa “Angelica” alle fal- stra, dove porta un anello, sem- ra a suo figlio l’arciduca Ferdi- nia. Una colazione sulla collina formazione musicale del figlio de del Vesuvio con la sua prima bra impressionare il pubblico. nando, governatore di Milano, Qui a Napoli circola aria nuo- di San Martino presso i certo- appare del tutto giustificata. moglie Catherine che è una va- Ecco il motivo di tanta abilità: “gens inutilis”. va. Il giovane Mozart lo perce- sini, dove ammirano il bel pa- lente clavicembalista.“Tremava ha un anello magico al dito! Il pisce. Al ragazzo del nord l’on- norama. quando dovette sonare davanti a giovane Mozart che comprende Ottimi invece sono i rapporti da della melodia popolare na- Un ballo dal console francese Il 14 maggio 1770, dopo sei Wolfgang” scriverà con malce- divertito il motivo di tanto bac- che i Mozart hanno con l’am- poletana sembra procurare già D’Astier, per festeggiare il fi- giorni di carrozza, i Mozart giun- lato orgoglio Leopold e poi ag- cano lentamente si sfila l’anello biente musicale napoletano. qualche effetto e il canto medi- danzamento del futuro re Luigi gono a Napoli. giunge: “ha un prezioso piano e poi continua a suonare. Il pub- Frequenti i loro contatti con i terraneo far breccia nel suo gio- XVI con Maria Antonietta. Ed Il viaggio è stato lungo e non a coda inglese, del sign.Tschu- blico ammutolisce. Non è certo musicisti. Conosceranno per- vane cuore. hanno pure il tempo di anda- senza qualche apprensione. Leo- di, con due manuali e un pedale l’anello ad essere magico. sonalmente i maestri Pasqua- L’opera “buffa” già da tem- re dal sarto. “Ieri abbiamo in- pold infatti aveva saputo che le per tirare i registri”. Tra gli ospiti le Cafaro, Niccolò Jommelli, po sta imponendo il suo gusto dossato per la prima volta i no- strade per Napoli erano “molto rivedono anche due altre cono- Ma un’altra occasione sem- Giuseppe De Majo e suo figlio nel mondo. Un nuovo pubblico stri abiti nuovi; eravamo belli malsicure”. Si parlava di scon- scenze inglesi Mr. Beckfort e Mr. bra essere attesa da Leopold con Gian Francesco detto “Cic- popolare e borghese preme alle come angeli” scrive soddisfatto tri “tra guardie sanguinarie del Weis. trepidazione: il concerto orga- cio”, Giovanni Paisiello, Gen- porte dei teatri napoletani come Amedeo a Nannerl. papa” e certi briganti che infesta- In un quadro di Pietro Fabris nizzato il 28 maggio dall’ari- naro Manna, il violinista Bar- il Fiorentini e il Teatro Nuovo. La sera con i vestiti “dai bei vano la via di Capua. C’erano sta- del 1770 ca. appaiono Lord Ha- stocrazia in onore del giovane bella, e Doll che è “un com- Allo stesso teatro regio San ricami” si concedono delle pas- ti pure dei morti. Avevano dovu- milton il giovane Mozart e suo Mozart. positore tedesco e un brav’uo- Carlo (dove si rappresentano seggiate al tramonto lungo il to attendere che la via Appia fos- padre Leopold durante un con- Ce lo riferisce lui stesso in una mo” come ci informa lo stesso solo opere serie) si è aggiun- Molo illuminato da fiaccole e se sgombra e proseguire poi, per certo in una casa privata a Na- lettera: “Lunedì vi sarà un’Ac- Amedeo in una lettera. Ed an- to il nuovo San Carlino per le percorso da innumerevoli car- maggior sicurezza, con altre car- poli. Lord Hamilton suona il vio- cademia organizzata dalla mo- che i cantanti Giuseppe Aprile commedie popolari e burle- rozze. “La regina è bella e cor- rozze insieme a dei monaci ago- lino. Sullo sfondo Mozart siede glie dell’ambasciatore impe- e le sorelle Anna e Lucia De sche. Come dirà il viaggiatore tese – dirà – perché sul Molo stiniani. Durante il tragitto sosta- dinanzi ad una piccola spinetta e riale contessa von Kaunitz, da Amicis assai apprezzate dal Angelo Goudar (famose le sue (che è una passeggiata) mi ha no in vari monasteri. A Marino, suo padre Leopold suona il cla- Lady Hamilton, dalla principes- giovane Mozart, che ha avu- feste a Mergellina con la mo- salutato molto amichevolmente dove fanno una breve colazione vicembalo. sa di Belmonte, dalla principes- to modo di ascoltarle a Napo- glie Sara) nelle sue Mémoires almeno per sei volte”. sul lago di Albano, poi a Sessa. Il 21 maggio i Mozart passeg- sa Francavilla e dalla duches- li più volte. Con Paisiello che sur l’Italie (pubblicate a Lon- Il 12 maggio prendono alloggio a giando per le vie di Napoli in- sa Calabritta… Probabilmente (sebbene nato a Taranto) è “il dra nel 1765) la commedia na- ”Adesso siamo indaffarati per Capua in una casa presso un con- contrano l’olandese Donker e il ci frutterà 150 zecchini”. Cosa più napoletano” dei maestri poletana gli appare “un mélan- vedere tutto” scrive Leopold il vento, dove una donna di nobile mercante di Lione Meurikofer che sembra rendere Leopold italiani Mozart manterrà in se- ge de tragique et de comique 16 giugno nella sua ultima let- famiglia sta per prendere il velo. insieme ai quali si recano a ve- particolarmente soddisfatto. guito sempre cordiali rapporti. dans le gout de Lope De Vega”. tera da Napoli. E con la guida Invitati da un monaco assistono Keyssler alla mano visitano gli alla vestizione. È una cerimonia incantevoli dintorni della città. di “grande magnificenza”. Una gita a Baia dove vedo- Gli orchestrali suonano brevi no i bagni di Nerone, le grotte sinfonie con tanto di Salve Re- sotterranee della Sibilla cuma- gina. na, il lago d’Averno, la grotta Da Capua proseguono final- di Pozzuoli “che ci mettem- mente alla volta di Napoli. mo otto minuti per percorrerla Durante il tragitto “Amedeo De in carrozza”, la tomba di Vir- Mozartini” (così a volte si firma gilio lì accanto. E poi il Ve- nelle lettere dall’Italia) ripensa ai suvio, Ercolano e Pompei “le giorni italiani fin lì trascorsi. “Da due città che si stanno scavan- zoticone germanico ora sono uno do”, dove ammirano “le cose zoticone italiano” scriverà con H A R D straordinarie già ritrovate.” RIVISTA EUROPEA REVUE EUROPÉENNE EUROPEAN REVIEW EUROPÄISCHE ZEITSCHRIFT REVISTA EUROPEA sud 11 I Mozart non torneranno più a Del tutto diverse da Mendels- dito della moglie, la famosa Lady Napoli. Ma Amedeo avrà sempre sohn le sue impressioni musicali. Hamilton poi amante di Nelson, nostalgìa dell’Italia e della città Al San Carlo “per la prima volta come provetta clavicembalista e del “Vesuvio fumante.” dal mio arrivo in Italia, sentii del- ottima conoscitrice di musica. Scriverà al padre qualche anno la musica. L’orchestra, a parago- Tchaikovsky fu spesso in Italia, più tardi: “Ho un’indescrivibile ne di quelle che avevo osservato soprattutto a Firenze e a Roma. A brama di scrivere ancora una vol- fino ad allora, mi parve eccellen- Napoli capitò nel 1881, per sottrar- ta un’opera e quando avrò scrit- te”. Anche lui però trova da ridi- si ai troppi inviti mondani della ca- to l’opera per Napoli, mi si ricer- re sulla bacchetta rumorosa del pitale. “Qui – scriveva – non fac- cherà ovunque”. E poi conclude maestro di cappella e sui cori. cio quasi niente e non mi vergogno “con un’ opera a Napoli ci si fa Positive le sue frequentazioni del della mia inoperosità. Napoli non più onore e credito che non dan- Teatro del Fondo, dove “non si offre la possibilità di lavorare, di- do cento concerti in Germania”. mette che in scena l’opera buf- stoglie la mente dal lavoro con il Un critico dirà che consideran- fa, con una vivacità, un fuoco, suo rumore, la sua bellezza e i suoi do le composizioni scritte in que- un brio, che gli assicurano una colori luminosi. Per questo motivo st’epoca “non esiste un periodo superiorità incontestabile sulla non accetterei mai di vivere qui a più puramente italiano e dove maggioranza dei teatri d’opéra- lungo, dato che un ozio prolungato la natura tedesca del giovane sia comique. Durante il mio soggior- è insopportabile per me. Ma chiun- stata più visibilmente subordina- no vi si rappresentava una farsa que venga qui per alcuni giorni ta al gusto d’un altro popolo”. divertente di Donizetti, Le con- deve abbandonare ogni idea di la- In una lettera del 1777, as- venienze ed inconvenienze tea- voro, se questo richiede uno sforzo sai significativa per intendere trali”. Berlioz fu a Napoli intor- mentale”. Più di tutto gli davano i complessi rapporti col padre no al 1831-32, trovandosi a Villa fastidio gli organetti che suonava- Amedeo, scrive: “A lei carissi- Medici quale Prix de Rome. Fu no ininterrottamente sotto le sue fi- mo papà, rivolgo la preghiera di però soprattutto dalle sue scorri- nestre, anche se non è improbabile impegnarsi nel frattempo, che bande in Abruzzo che trasse ispi- che da uno di questi abbia ascolta- mi sia concesso di vedere presto razione per la sinfonia in quat- to la tarantella denominata Ciccuz- l’Italia. Affinché io possa allora tro tempi (con viola, in omag- za, che trascrisse nell’ultimo movi- rinascere mi doni, la prego, que- gio a Paganini) Aroldo in Italia. mento del suo Capriccio Italiano. sta gioia!”. Anche Bizet, da pensionnaire Non potendo lavorare, compì nu- Ma il padre ha per lui in quel di Villa Medici, non si sottrasse merose escursioni, salendo anche momento altri progetti. E con a una visita a Napoli. Vi arrivò ai sulla funicolare. una fredda argomentazione gli primi d’agosto del 1860, per trat- Richard Strauss, invece, arrivan- risponderà:… “Si tratta che tu ti tenersi sino ad ottobre. Si entu- do a Napoli nel 1886, scambiò la ponga il problema. Dove ho più siasmò del golfo e di Pompei, ma canzone di Denza allora sulla boc- speranza di mettermi in vista? la città lo deluse. A migliorarne ca di tutti, Funiculì funiculà, per un In Italia, dove soltanto a Napoli l’umore non contribuì la salute: motivo popolare, inserendolo nella vivono certamente 300 maestri, nonostante la giovane età, soffri- sua fantasia sinfonica Aus Italien. oppure a Parigi, dove non sono va già di quegli attacchi di angi- La magnifica orchestrazione che che due o tre a scrivere per il na e reumatismi che lo portarono ne diede lo riscattò ampiamente teatro e dove gli altri composi- precocemente alla tomba. A Na- dalla gaffe involontaria. La com- tori si contano sulla punta delle W. A. Mozart in un ritratto di Saverio Dalla Rosa poli doveva presentarsi a Merca- posizione, il cui quarto movimento dita?”. del 1770 commissionato da Pietro Lugiati. dante con una lettera rilasciatagli è intitolato Vita di popolo a Napoli, La logica imprenditoriale del Mozart ha al dito l’anello di diamante, da un altro musicista napoletano impose all’attenzione del pubblico padre appare disarmante anche dono di Maria Teresa. residente nella capitale france- e della critica il ventiduenne musi- se Amedeo parla con il cuore. se, Carafa. La lettera non fu mai cista. consegnata. Tornato a Parigi, Bi- Già intorno alla sessantina, Giu- Ma ora il tempo della loro per- zet se ne ricordò, l’aprì, vi lesse seppe Verdi trascorse diversi mesi manenza a Napoli sta per termi- iniziali parole d’elogio, con ri- a Napoli, tra il novembre 1872 e nare davvero. baltone finale: “Secondo il mio l’aprile dell’anno successivo, per La mattina del 27 giugno 1770 modesto parere non sarà mai un curare la messa in scena al San i Mozart preparano alla svelta i compositore drammatico, per- Carlo di Don Carlos (a suo giudi- loro bagagli leggeri. ché non ha un briciolo d’entu- zio “massacrato” in una preceden- Prima di salire in carrozza siasmo”. Il futuro autore di Car- te edizione) e della “novità” Aida, Amedeo si volta un’ultima vol- men, quando al rientro Carafa trovando anche il tempo di scrivere ta a guardare il Vesuvio. gli chiese se aveva fatto uso della un Quartetto e di posare per Vin- Ora non fuma più. Il cielo è sua lettera, si vendicò dicendo- cenzo Gemito per un busto desti- limpido. L’aria è tersa. L’inten- gli: “Monsieur Carafa, quando nato a diventare una delle miglio- sa luce azzurra sembra avvolge- si ha la fortuna di possedere un ri testimonianze della scultura ita- re ogni cosa. Quella luce sembra autografo di un uomo come lei, liana dell’Ottocento. Non gode di emettere un suono, quasi canta- R I N G lo si conserva”. Durante il suo pari fama il busto della Peppina, bile.Uno schiocco di frusta. La soggiorno italiano, Bizet aveva ma Gemito vi lavorò di malavoglia carrozza inizia il suo viaggio di MAGICAL TOUR Si vola attraverso la pianura; i gloria di essere chiamata ‘il pae- in mente “una sinfonia che vor- perché trovava “brutta” la moglie ritorno verso Roma. Ivana Musiani postiglioni per una piccola man- se della musica’, di fatto l’ha già rei intitolare Rome, Venice, Flo- del compositore. I Mozart sono stati a Napoli cia corrono come pazzi e questo perduta, e ciò accadrà presto an- rence and Naples. È studiata alla A differenza di Tchaikovsky, non sei settimane, nel primo dei loro nelle paludi è assai conveniente. che nell’opinione della gente”. perfezione: Venezia sarà l’andan- sono pochi i musicisti che, chiama- tre viaggi in Italia. Napoli era l’ultima tappa del Se si vogliono vedere i dintorni, La Sinfonia italiana, di cui l’ul- te, Roma il primo tempo, Firenze ti a Napoli, riuscirono non solo a Alla luce del sud Amedeo ha Grand Tour, il viaggio intrapreso, basta rifiutare la mancia e si va timo tempo è un travolgente Sal- lo scherzo e Napoli il finale”. La lavorare intensamente, ma a pro- consumato una delle tante espe- a partire dal Diciottesimo secolo, subito adagio”. A Napoli Men- tarello, fu completata nel 1833. Il sinfonia vedrà la luce dopo una durre capolavori, come ad esem- rienze vissute in Italia. Una fase da artisti, scrittori, studenti, gio- delssohn è travolto dalla natura: suo autore la definì “il lavoro più lunga gestazione, ma verrà chia- pio Rossini. Questi personaggi, tra della sua vita sta per concluder- vani di buona famiglia dell’Eu- cielo, sole, mare, palme, aranci gaio che abbia mai composto”. mata soltanto Roma o anche Sin- cui Bellini e Donizetti, erano così si. Tante ancora ne rimangono ropa continentale, allo scopo di e, nella seconda lettera che por- Traboccano entusiasmo anche fonia in do. impegnati a portare a termine le da vivere e sappiamo con quan- perfezionare la loro educazione a ta la data d’una settimana dopo il le prime impressioni napoletane Del tutto scientifico il soggior- partiture richieste, da non trovare ta intensità e creatività seppur contatto con le antichità romane, suo arrivo, si dichiara incapace del giovane Berlioz riportate nel- no di tre settimane a Napoli del- il tempo di elaborare poetiche de- nell’arco d’una breve esistenza. le quadrerie, le sculture, i monu- di “descrivere ciò che è indescri- le sue celebri Mémoires: “Napo- l’inglese Charles Burney, pioniere scrizioni delle meraviglie che li cir- (Ma crediamo che questa, in una menti, il paesaggio, le recenti sco- vibile”. Scorrazza per la città di li!!! cielo limpido e puro! sole di della storiografia musicale, autore condavano. Rossini da Napoli let- fase così decisiva per la sua for- perte di Ercolano e Pompei. Tutto giorno e di notte, compie escur- festa! terra ricca! In molti hanno dei quattro volumi della General teralmente fuggì, ma si trattò d’una mazione, sia stata importante.) ciò era ritenuto fonte d’ispirazio- sioni nei dintorni, si fa traghetta- descritto, assai meglio di quan- History of Music from the Earliest fuga d’amore (con la Colbran), di All’amico compositore boe- ne anche per i musicisti: Roma re a Nisida, visita Pompei e Pae- to io non possa fare, questo me- Age to the Present Period. Era Bellini è stata smentita la scrittura mo Myslivecek, che gli aveva per la polifonia nelle chiese, Na- stum. Le note dolenti, oltre che raviglioso giardino. Qual è infat- partito da Londra nel 1769 con dell’unica melodia che poteva le- consigliato di tornare in Ita- poli per la concentrazione di teatri dallo spettacolo di miseria che ti il viaggiatore che non sia rima- l’intenzione di scoprire quanto di garlo a Napoli, la struggente Fene- lia, Amedeo risponde: “Egli ha d’opera (il San Carlo, il Teatro del vede nelle strade, arrivano anche sto colpito dal suo splendore! Chi musica si faceva in Italia, compre- sta che lucive, risultata un’antica perfettamente ragione; se ben Fondo, Il Nuovo, il San Ferdinan- dalla musica. Intanto, trova i tea- non ha ammirato, a mezzogiorno, so il luogo dove si “fabbricavano” canzone siciliana divenuta famosa ci penso in verità credo che io do, la Fenice, il Partenope e, occa- tri chiusi perché “il sangue di San il mare appisolato, le molli pieghe i castrati, ma la sua curiosità a que- nella versione napoletana di Gu- non ho mai avuto tanti onori, sionalmente, la Grande Arena e le Gennaro deve liquefarsi”. Quan- del suo abito azzurro e il rumore sto proposito era destinata a rima- glielmo Cottrau, su un motivo di non sono mai stato così stima- Fosse del Grano), per non dire dei do le attività musicali riprendo- seducente con il quale esso l’agi- nere insoddisfatta: è quanto rivela Luigi Ricci. Al contrario, nessuno to come in Italia, specialmente più famosi compositori dell’epo- no, scopre che “orchestre e cori ta dolcemente! Chi, nel trovarsi lui stesso nel suo prezioso Viaggio ha ancora attribuito diversa pater- a Napoli”. ca presenti lì in gran numero. sono come quelli d’una seconda- a mezzanotte disperso nel crate- musicale in Italia, frutto di attentis- nità all’altra notissima canzone, Te Napoli ringrazia per quel “spe- Pochi si spingevano fino in Si- ria città di provincia da noi, e an- re del Vesuvio, non ha sentito un sime osservazioni. Ma proprio da voglio bene assaie, di cui fa fede cialmente”. cilia, ritenuta poco sicura per il cor più rozzi e insicuri. Il primo vago senso di spavento ai sordi Napoli si aspettava il più e il me- il catalogo donizettiano: il berga- Dirà : “Il periodo più turista. Il ventiduenne Mendels- violino durante tutta l’opera bat- rantolii del suo tuono interiore, glio: “Le mie visite nelle altre città masco, durante il suo ingaggio al straordinario della vita di Mo- sohn riteneva indispensabile la te i quattro tempi su una lucerna alle grida di furore che sfuggono potevano rappresentare un dovere San Carlo, scrisse molte canzoni zart è la sua infanzia”. sua conoscenza per completa- di latta, tanto che lo si sente più dalla sua bocca, a quelle esplosio- professionale, per adempiere un in dialetto o aventi Napoli come Nel 250° anniversario del- re la Sinfonia italiana che aveva delle voci… e ciò nonostante or- ni, alle miriadi di rocce incande- compito che mi ero imposto; qui, soggetto e, anche quando se ne era la sua nascita Napoli, felice di mente, ma da Lipsia il padre glie- chestra e voci non stanno mai in- scenti, dirette contro il cielo come invece, ero venuto animato dalla allontanato, scriveva album intito- averlo ospitato in una fase così lo impedì categoricamente. Lui, sieme. Da ogni piccolo solo stru- brucianti bestemmie…”, ecc. ecc. speranza del piacere”. A Napoli lati Rêveries Napolitaines. Sareb- delicata della sua formazione da bravo figliolo, obbedì. La pri- mentale vengono fuori abbelli- La sua benevolenza si estende a Burney visita diligentemente tutti bero ancora tanti da enumerare i culturale, come tutto il resto ma lettera inviata da Napoli alla menti vecchio stile, e soprattutto tutto e a tutti: “Chi non ha ac- i conservatori, ascolta con atten- musicisti folgorati da Napoli, da del mondo non si dimenticherà famiglia risale al 13 aprile 1831. una pessima intonazione. Il tutto, cordato un poco d’indulgenza zione persino i suonatori di stra- Liszt che la nomina nelle sue An- più di lui. Vi era giunto da Roma, dopo un poi, è senz’anima, senza fuoco e ai costumi dei lazzaroni, quel- da, trascorre le sue serate a teatro, nées de pélerinage, allo Strawin- Ma siamo poi sicuri che i napo- soggiorno di oltre quattro mesi. senza vita”. Dopo aver bacchet- l’affascinante popolo di ragaz- senza trascurare le escursioni nei sky del Pulcinella, a Poulenc che, letani abbiano veramente credu- “La strada da Roma a Napoli è la tato anche i cantanti (“i peggio- zini, così gaio, così ladro, così dintorni. Frequenta con assiduità tornando da un viaggio compiu- to che l’anello del giovane Mo- più bella che io conosca e il modo ri che abbia sentito”), conclude: spiritualmente burlone, e talvol- l’ambasciatore del suo paese, Mr. to con Milhaud, scrisse la suite zart non fosse davvero magico? di viaggiare è assai confortevole. “L’Italia non può conservare la ta così ingenuamente buono?”. Hamilton, lasciando un ritratto ine- Napoli per pianoforte, ecc. ecc. 12 sud 7.

CANONE E io vorrei sgualcire me... con te, Lucio Saviani non con un sogno... politico. Avrei fatto morire il mondo perché re- stasse, vivo e mio, solo il tuo cor- Il dialogo di oggi seguirà del- po. La tua bellezza che per me è il le modalità, dei tempi, diversi sole (ovviamente: il sole), che mi da quelli che l’hanno precedu- fa fare le ombre, sapessi, con te, to. Questo, probabilmente per la eccetera, le forme... in variazio- natura stessa del tema che ha per ni... i tuoi occhi, sweet lady... in- oggetto. Ed è una natura doppia. somma: gli occhi eccetera eccete- È un dialogo doppio. Doppio ra... gli occhi... gli infiniti due oc- è anche l’ospite, doppia l’altra NOTE chi tuoi... Ma cosa sarà mai, alla voce di questo dialogo. fine, questa tragedia? Sono stato Il dialogo è con Pasquale Pa- io a far fuori Enrico Sesto? nella, che fa parlare Riccardo III. Come dice Panella, è un Ric- No, non sono stato io... Sì, sono cardo III da Shakespeare e da stato io, come dire?, didascalica- se stesso; in uno strano dialogo, mente, non so... E se dicessi che oggi, come può accadere in certi non sono stato io? Va bene, va lavori di Beckett. bene, va bene, si può anche dire Pasquale Panella: una delle che sono stato io. Va bene... E voci più eversive della poesia ita- che sarà!... Ma, insomma, lascia- liana contemporanea. Panella fa mo perdere questi intellettuali- brillare le parole, ma come fa un smi, queste finezze del pensiero, artificiere; le parole le fa brillare questa filosofia... mi fa male la nella loro miniera. testa a furia di essere così cere- Alcuni anni fa, a proposito dei brale. Le premature morti di que- suoi testi per canzoni, si scris- sti Plantageneti, degli Enrichi, se che ormai era chiaro: era in degli Edoardi, questa prassi tra- atto un lucido disegno eversivo gica, insomma è l’uso, è la pro- nei confronti della forma canzo- cedura corrente, cosa devo dire? ne. Fatto sta che poco dopo uscì Che mi fa piacere? Anche le be- un album dal titolo irriguardoso, stie, anche le più feroci, provano per la canzone, Hegel. Scritto per pietà. Allora la faremo provare a uno dei più geniali compositori e un animale la compassione, per- interpreti della recente storia mu- ché io non provo nulla. A volte sicale italiana. si ha soltanto bisogno di un cane Nei giorni scorsi, io e Pasquale che soffra da cane... ma perché? Panella, parlando del dialogo di I cani come soffrono?... Allora oggi, parlavamo di un atto dop- liberatevi di questo peso, mette- pio. telo giù... set down, set down, set Proprio perché qui si parlerà di it down... mettetelo giù questo versi, e in versi, lo pensavamo teatro, che è un morto... mettete come una doppia con-versazione. giù la salma del re... un applau- In cui si cerca di non rispondere so alla bara... Non è meraviglio- per le rime, o di non fare il verso, so che io sia un assatanato che come accade in tanti dibattiti. dice la verità? Così come tu sei Insomma: qui si parla del rap- un angelo, un angelo rabbioso, porto, del dialogo tra filosofia e divina perfezione di una donna? poesia, e in particolare del rap- Non è meraviglioso? Ma sì, sì, porto tra le parole, i nomi, e le ma sì, non ho mai pianto per un cose. E qui, come vedremo, c’è regicidio, però butto fuori tutte un Riccardo III ossessionato dal- le mie lacrime che sa strapparmi la potenza dei nomi e delle paro- questa tua bellezza, tutte le mie le. Ma questa è un’antica osses- lacrime a parole, che è più che sione, che sta proprio sulla soglia piangere. Io non metto davanti tra filosofia e poesia. al mio pianto il limite degli oc- È una soglia instabile, acciden- foto di Vittorio Pandolfi chi... Le mie lacrime, se tu sbat- tata. Ripassando certi versi di tessi come ciglia, mi uscirebbe- Panella: è come “bussare su una ro da te... Adesso sì che posso porta che non c’è per niente, la dirlo: uccidimi. Come quando, spingi che era aperta”. sali, il flatus vocis, Roscellino, RICCARDO IN SÉ na, pareggia, si appiattisce e sci- gue, della sua bellezza ai miei pen- abbracciandoci, ci diremo: ucci- È una soglia che invita. Invita Tommaso, Sant’Anselmo, ante vola in una cloaca con sottofondo sieri... Non posso essere simmetri- dimi, mi stai uccidendo, amore. a “fare testo”, a rendere testimo- rem, post rem, in re ipsa; le res, le RICCARDO TERZO di scoli cordialmente musicali... co, ossia fare qualcosa per ottene- Più forte uccidimi... nianza, a dare una versione dei cose del panta rei, dello scorrere DA SHAKESPEARE E DA Ma io non mi diverto, non sono re, stupidamente, qualcosa. E se Uccidimi e non fermarti... Uc- fatti. Ma una versione avventu- come scorre un reuma, il dolore SE STESSO (estratto) fatto per questo... Perché?... come devo essere tragico, voglio esser- cidermi da vivo vuol dire conti- rosa, se i fatti da riportare sono sopportabile del corso delle cose Pasquale Panella son fatto?... Posso chiederlo a uno lo così: dicendoti subito ‘Anna, nuare a uccidermi... vuol dire: parole, sono versi. Sono fatti di da chiudere in un dis-corso. specchio? No, non posso, non vo- fai di me’... E tu vorrai... vorrai non fermarti.... Sono stato io, di- parole. “Nessuna cosa è dove la parola TRAGICO AMOROSO glio... non sarebbe tenero con me fare di me... e disfare, piegando- strattamente, a far cadere qual- Come dice Beckett: “Quello manca”, così dice il poeta Stefan Non ci si ama che in scena, quan- uno specchio, né io stesso. Io ven- mi il braccio perché ti fa piacere, che soprammobile regale per che accade, sono delle parole”. George. Ascoltando la sua paro- do il pubblico crede di vede- go fuori da un progetto grezzo, chiedendomi “e tu?...”. Anch’io, raggiungerti? Può essere. Ho La nominazione: la vocazione la, Martin Heidegger scrive: “pa- re qualcosa: un inizio, una fine, scomposto, storto, storpio, vacil- sì... anch’io t’abbraccio, anch’io fatto traballare un mobile pom- della poesia all’eversione; il ca- rola e lingua non sono come dei una storia. Ma non succede nien- lante... di che sto parlando? Della ti deformo... Allora sì che l’inver- poso, solenne, con la corona in rattere eversivo della parola poe- cartocci che servono unicamente te, chiacchiere, eventi inventati. copula che agitando, mescolando, no, o quel che sia, diventerà estate cima? Cos’è? S’è sfasciato un tica: quando si dice “averci il ad avvolgere le cose per il com- In realtà, tra equivoci, frainten- torcendo e contorcendo, mi formò o le tue cosce... quell’annaspare... re, un centrotavola da cerimo- verso”, “essere versato”. mercio del parlare e dello scri- dimenti, confessioni, civetterie a sua immagine... se io sono così la nostra scompostezza, quasi che nia? Allora uccidimi, continua, Una soglia instabile, insomma. vere. È solo nelle parole e nella e lamenti, noi facciamo davvero è perché voi sognate, ossia vi rigi- noi zoppichiamo distesi, oppu- come quando ci diciamo ecce- Instabile, accidentato, è Riccardo lingua che le cose divengono e l’amore. Oppure siamo soli, come rate nel sonno... io no, io mi rigiro re no, poi sì, secondo slogamenti tera eccetera... uccidimi e con- III. Lui l’instabilità la nomina: sono”. Riccardo terzo, scena prima, atto da sveglio... la stortura che vedete d’anche e di giunture travagliate tinua, non ti fermare... A provo- “Io sono l’instabile”. Lui oscil- La poesia è “oltraggio”, come primo, Londra, una strada, en- in me è stortura di un corpo, sot- meravigliosamente... sarà quel- care il mio inferno fu il tuo pa- la come il suo braccio, come un diceva Dante. Va oltre, oltrepas- tra Richard, duca di Gloucester, to, sopra, accanto a un altro cor- la l’estate?... sì sarà... ma non ci radiso, questa bella faccia... Se pendolo, ancheggia, è come quel- sa i significati istituzionali delle solo: Adesso sì che l’inverno del po che al mio si attorciglia, e io a importerà che sia l’estate. Adesso non lo farai tu, lo farò io... è così le figurine che girano di una pun- parole. mio dispiacere... Cosa devo dire? quello... e io a lei... Così sembro passo il tempo guardando la mia che si dice... ma devi dirmelo ta di spillo. Ma qui, il suo punto L’instabilità e il terreno della Ah sì! Adesso sì che la malinco- sciancato... Nessuno è più instabi- ombra fatta dal sole, modificando- tu, adesso, dolcemente. Dimmi fermo è l’attrazione della fine, la poesia, la sua terra sotto i piedi. nia, noia, non so, scontentezza, le di me, che dondolo per una zop- la secondo varianti e mutazioni... quello che vuoi. stabilità della fine. La poesia si accanisce sulla pa- malumore, irritazione, disgusto, pia che sarà un giorno considerata come se anche lei eccetera eccete- Vorrai che tutti gli uomini ossia La “guerra in sé”, di cui parla- rola, mai contenta, mai soddisfat- anzi inquietudine, turbolenza, in- romantica quindi ancor di più an- ra... Farò l’innamorato, ossia per io... che io viva così... così come no Panella e Riccardo III, è que- ta. Il suo terreno è un campo fle- stabilità eccetera eccetera... Ades- cheggiante... e nella mia schiena ammazzare anch’io, per ammaz- un mio teorico anello stringerà sta: non una guerra-noumeno, ma greo, ribollente, mobile, friabile. so sì che il gelo della nostra nul- pare che l’onda di una gobba non zare il tempo... e allora farò per in- il tuo dito: così tu, sei già tu il proprio in sé, dentro di sé, stabile. Se ne avvertono eruzioni, smot- lità s’è sciolto al caldo del nostro stia mai ferma e si muova come tanto il cattivo, odiando i ridicoli mio anello... e io non sono che E intanto Riccardo III sembra ri- tamenti, scosse, faglie, infiltra- sole. Adesso sì che l’inverno... un’onda del mare... ovviamente: divertimenti del mio tempo. Ma a un dito... adunco... cordarsi di Benjamin e della per- zioni, emergenze, falde, voragini quale inverno?... Adesso sì che la del mare... lei io voglio dire a te: angelo mio, No, non piangere, non pian- cezione distratta, e invece ricorda improvvise... nostra fronte... ma quale inverno mio angelo rabbioso, tu sei un an- gere tu... che pianga chi si com- distrattamente, indifferentemen- La poesia comincia ad essere diventa estate, una bella estate?... E, sotto la bella schiena di lei, gelo. Hai una lingua bellissima, muove... Regalami un addio, che te, una canzone napoletana: pen- prima, quando ancora le cose non quale inverno?... quali nuvole dal- alle volte, un mio braccio, una mia tanto bella come tutta intera tu sei, è più di quanto merito... regala- sami distrattamente. E intanto fa ci sono. A volte diciamo che per la mia fronte sono adesso spro- mano muore, diventa insensibile ma tanto tu lo sei, bella, che nem- mi un addio ma non a lungo... ri- tante cose, cioè fa tanti nomi. Per alcune cose ci mancano le parole. fondate nell’oceàno? Adesso che come fango secco con dentro un meno la tua lingua saprebbe dire torna presto, subito... Adesso sì, noi e per Riccardo III il tragico Il carattere eversivo della poesia i nostri armamentari sono appesi formicaio, che corre nei nervi e quanto... così come tu non riusci- adesso sì, l’estate... le nostre bel- nasce dal fatto che ci sia una no- ci costringe a dire che spesso per in immobili composizioni, le no- nelle vene... quel mio braccio che rai mai a leccarti tutta... Io invece, le mosse disossate, le belle lussa- minazione (le storie di Edipo, di le nostre parole mancano ancora stre attrezzature, i nostri strumenti poi oscilla come un pendolo, o un fuori di te, son tragico, finché non zioni dell’amore. Uno specchio, Prometeo...) le cose. E allora, come si dice?, critici tutti ammaccati... e i nostri ruscello afflitto da una moria dei entro in te, ne l’amoroso. La tua uno specchio, uno specchio! Che Ed eccoci al punto, finalmente. “non c’è verso”. Non c’è nulla da rigorosi allarmismi si liquefano pesciolini della sensibilità... d’ar- bellezza fu la causa di quell’effetto io possa vedere la mia ombra In filosofia, il rapporto tra la fare. Allora bisogna tacere, dice in risibili meetings, focus, new- gento, ovviamente... ma io sento atroce, la tua bellezza mi tormen- così... come io passo così. Così parola e la cosa viene da lontano: la filosofia. E allora: la parola a sgroup, newsletter, blog... e la no- l’assedio delle mie costole ai miei tava e mi sgualciva la veglia an- tragico nell’amoroso... Storpia- Protagora il sofista, gli univer- Pasquale Panella e a Riccardo III. stra combattività si leviga, si spia- polmoni, dei miei muscoli al san- che quando doveva essere sonno. to dalle mosse di un amplesso... RIVISTA EUROPEA REVUE EUROPÉENNE EUROPEAN REVIEW EUROPÄISCHE ZEITSCHRIFT REVISTA EUROPEA sud 13 L’AUTORITRATTO: UN’INDAGINE AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Piero Berengo Gardin e Renata Prunas

Un ritrovamento d’archivio. luce spaventa. Dove sono […] Un volto disegnato a matita. le profonde acque azzurre, Alla tua morte il tuo padre onni- Una dedica autografa: Gianni ad i cieli colore di rosa, potente Anna, 23 ottobre ’47. le spiagge dove si affacciava? Volle far tremare nel buio Una coincidenza: l’ultimo nu- Dove corrono i venti Ogni cosa della nostra terra mero di “Sud”, settembre 1947. che prima la consolavano? Come non desiderammo la luce! Un sospetto: il Racconto a Mai più. […] E se tuo padre ha fatto questo di due voci, a pagina 27. La storia dell’anima è finita. noi […] Quando ci indusse in tentazione Una prova: le ‘voci’ di Anna la prima volta Maria Ortese e Gianni Scogna- E ancora, così conclude Her- Prese te dal verminaio dei sepolti miglio. mann Bahr: nel sottofondo «Di questo si tratta: se mai un Per beffarci ancora di più? L’autoritratto di Gianni Sco- miracolo possa resuscitare l’uo- Per offrirci una nuova tentazio- gnamiglio, inedito e unico, ma mo privato della sua anima, an- ne? soprattutto la dedica, così espli- nichilito, sepolto […]. Ed ecco Per infliggerci una nuova con- cita e personale, ad Anna Maria urlare la disperazione: l’uomo danna? Ortese, possono, a prima vista, chiede urlando la sua anima, un trarre in inganno: un omaggio grido d’angoscia sale dal nostro […] particolarmente ‘privato’ al- tempo. Anche l’arte urla nelle te- Quando il sole avrà disseccato il l’amica scrittrice. nebre, chiama al soccorso, invoca fiume del sangue È invece vero il contrario: la lo spirito: è l’espressionismo». E il diluvio del fuoco avrà com- relazione sicuramente esiste piuto il suo lavacro ma è sostanzialmente mentale Allora tu comparirai nel tuo e poetica. Entrambi, anime in- aspetto più mite quiete e tormentate, sembrano IO SONO PER MORIRE A chiedere l’ultima pietà per tuo tendere, infatti, alla ricerca spa- Anna Maria Ortese padre smodica di un qualcosa che ne Ed io potrò finalmente ucciderti unifichi e definisca le recipro- Io sono per morire, e nessuno e ridere di te per l’ultima volta. che identità. si cura di me. Qualcuno li ha capiti ben al di Non la Vergine Maria, sopra delle parti e decide di met- non il suo Figliuolo, Cosa aggiungere ancora a terli insieme, a confronto, in un non i loro amici, gli Angeli san- questa convergenza di prove? contesto editoriale, così come si ti: C’è una lettera, per esempio, configura nella pagina di quel- nessuno assolutamente di Anna Maria Ortese, scritta l’ultimo numero di “Sud”, in si cura di me. da Pesaro il 20 maggio 1947 e cui la gabbia grafica, disegnata Scorrono le mie lacrime scintil- quindi contemporanea al perio- a spaziature ortogonali, mette lanti do di preparazione dell’ultimo in grande risalto i due ‘assolo’ come dagli occhi di un bambino, numero di “Sud”, in cui la Orte- poetici di Scognamiglio e della e i miei piedi vacillano e le mie se chiede pervicacemente a Pa- Ortese – il Racconto a due voci, mani squale Prunas un ennesimo fa- appunto. tremano, mentre guardo vore: «Infòrmati (domanda an- Non basta. La pagina è inol- in fondo al mio letto che a tuo padre) se c’è a Napoli tre molto articolata e complessa ardere di bellissimi colori un tale Pappacena che si occu- nella sua polifonia. A sinistra ci il pavimento dell’Inferno. pa di studi steineriani. E, se c’è, disegno di Gianni Scognamiglio sono due corsivi redazionali (di No, non c’è grazia per me. fammi avere a Pesaro il suo in- Prunas? dello stesso Scognami- […] dirizzo. Te ne sarò grata infini- glio? ); a destra due note sostan- tamente». Segue una lista di se- ziose di Hermann Bahr, scrittore Ecco, il fuoco della Casa s’è dici titoli che riguardano scien- e saggista di estrazione mitteleu- spento, ze occulte, il mondo dei sensi e «un mistico, un uomo», in cui ropea, uno degli studiosi più noti ecco le Mura sono crollate; dello spirito, fisiologia occulta, «spirito e materia sono da con- CONVEGNO DI STUDI dei movimenti d’avanguardia del ecco, quest’azzurro è il cielo, Haechel e il mondo della teoso- siderarsi come entità separa- primo Novecento. Entrambi gli e questa musica tenerissima il fia, Karma e reincarnazione. te da raggiungersi nell’unità». interventi, a sostegno delle due vento A questo punto, Ortese e Sco- $/-%.)#/2%!  liriche, possono chiarire molte di marzo, che corre in giro sui gnamiglio, non c’è dubbio, ACURADI cose. Se non altro, la posizione prati stanno bene insieme, almeno di alcune ‘voci’, all’interno del- fiatando in canne d’argento. in pagina, perché sembrano ef- [Brani e note liberamente trat- *OHN"UTCHER lo stesso gruppo “Sud”, nei con- […] fin quando sulla collina fettivamente condividere, in un ti da: Racconto a due voci, La 2AIMONDO$I-AIO fronti di particolari teorie. tenerissimo suoni il vento. particolare momento della loro storia dell’anima è finita, Io &RANCESCO'&ORTE «È l’espressionismo», conclu- vita letteraria, un interesse mol- sono per morire di Anna Maria de infatti trionfalmente la nota di to vivo anche per il darwinismo, Ortese; Sinfonia con cori 1939-  NOVEMBRE Hermann Bahr anche a sostegno Fa da eco, a questo punto, la teoria scientifica ereditata dalla 1945 di Gianni Scognamiglio. .OCERA)NFERIORE3A di alcune riproduzioni di Emil partitura poetica di Gianni Sco- filosofia della natura di Goethe, (“Sud”, anno II- n. 5/7, pag. 27, Nolde, pittore tedesco assai caro gnamiglio, ispirata a forme che aveva fornito, tra l’altro, ad sett. 1947)]. #ASTELLO,ONGOBARDO a molti intellettuali del tempo, espressive musicali di avanguar- un acuto analista tedesco come nonché efficace supporto figura- dia che lui stesso, in quegli anni, Ernst Haechel, anch’egli citato 0ERLAPRIMAVOLTAUNCONVEGNOnIDEATODA/ÏDIPUS tivo ai temi e agli stessi titoli del- coltiva e predilige, nonché pun- in quella pagina, gli strumenti EDITOREnDEDICATOINTERAMENTEALLAFIGURAEALLASCRIT le liriche raccontate ‘a due voci’. to e contrappunto, a tutta pagina, speculativi per un’emancipazio- TURA DI $OMENICO 2EA UNA DELLE VOCI PIá FORTI DELLA «Ridotto a puro mezzo», so- con la voce della Ortese. ne politica e religiosa dell’uo- LETTERATURANAPOLETANAENONSOLO DEL.OVECENTO stiene ancora lo scrittore austria- Circolano a tratti, comuni ad mo. Lo stesso vale per Rudolf co nella nota, «l’uomo è diventa- ambedue gli interlocutori, toni Steiner, anch’egli di estrazione )LCONVEGNOVANTALAPRESENZADIITALIANISTIPROVENIENTI to strumento della sua stessa ope- e contenuti, più o meno sottin- germanica, a cui la scuola natu- DALLEPIáIMPORTANTI5NIVERSITÌITALIANEESTRANIERE ra; non ha più sensi da quando si tesi, di un repertorio implorante ralistica offre la chiave filosofi- 4RA I RELATORI 2ENATO "ARILLI 7ALTER 0EDULLÌ #RISTIANA è messo a servizio della macchi- e giaculatorio, a volte blasfemo. ca per aprire, nell’uomo, le por- !NNA !DDESSO ,UCIA /NORATI !NTONIO 3ACCONE na. È questa che gli ha rubato te dell’immanenza di principi #ORRADO0IANCASTELLI #ATERINA$E#APRIO !LFREDO,UZI l’anima. Ed ora egli vuole riaver- trascendenti il suo destino. -ATTEO 0ALUMBO *OHN "UTCHER &RANCESCO $URANTE la. Non abbiamo più libertà,… Esisteva, allora, o c’era stato 0ASQUALE 3ABBATINO 3EBASTIANO -ARTELLI 4OMMASO l’uomo è privato dell’anima, SINFONIA CON CORI davvero, un legame tra Gianni 0OMILIO 4ONI)ERMANO 2AFFAELE#ROVI #LAUDIO-ARABINI la natura è privata dell’uomo». (1939-1945) e Anna Maria tale da giustifica- 'IUSEPPE"ONURA Gianni Scognamiglio re l’ipotesi indiscreta di un ab- bandono affettivo? Un rappor- Se le nostre bocche sono mute to ideale sicuramente sì, for- !LCONVEGNOÒCORRELATALAMOSTRABIO BIBLIOGRAFICA LA STORIA Le parole di tutti i tempi se addirittura mistico, mediato )LNARRATOREDI.OFI DEDICATAA$OMENICO2EA Trascorsero nel vento dell’eterno da pulsioni esistenziali, esta- DELL’ANIMA È FINITA )L CONVEGNO METTE A DISPOSIZIONE DI GIOVANI STUDIOSI Anna Maria Ortese Non ebbero forse altro suono. tici tormenti e angelici dolo- Siamo stanchi di ripeterle senza ri, vissuto traumaticamente da CINQUEBORSEDISTUDIO destino entrambi tra spirito e materia, […] Ci basta il soffio che langue fisicità e reincarnazione. Ciò )NFO$ANTE#O Non la vedremo, non la sentire- Nell’instancabile motore delle che, in conclusione di indagi- DANTE CO LIBEROIT mo mani ne, potrebbe anche spiegare la cantare i suoi semplici Nel passo senza fine delle cavi- chiusura del corsivo redaziona- canti mai più. Riposa glie. le di quel Racconto a due voci, in una fossa sotto il sole, Il nostro canto non vive più. chiaramente espressionista, in in una città abbandonata Una musica di segni uguali quello storico, ultimo numero dagli uomini, sotto il sole, Resiste all’aria delle notti di “Sud”, che chiama in cau- fra le lucertole, accarezzata Le labbra chiudono il segreto sa persino Zarathustra defi- da magri fiori che la forte della bestemmia. nito, un po’ sommariamente, CON TESTO 14 7.

vedovamazzei 2006 from 1992 I feel more sorrow for the wound on the little finger of her left hand than six million men killed in battle dim. 191x98 cm tecnica: tratto pen su masonite Courtesy vedovamazzei, magazzino d’arte moderna

RESTI? Margherita Remotti

Alle volte dai resti può venire eterna, ha ridato dignità ai resti, fuori il meglio. È difficile dirlo trasformandoli in una presenza davanti ai resti di una casa, alle che persiste nel tempo, al di là di macerie di un paese, di un popo- tutto. «Ragioniamo», dice Stella, lo, davanti alla ditruzione e alla «i resti, in fondo, sono ciò che ri- disperazione portate dalla guerra mane di qualcosa che in parte si piuttosto che dal maremoto, dalle è distrutto. Sono frammenti, par- catastrofi provocate dagli uomini ti che restano a memoria di al- e dalla natura. Altre volte, il resto tro. Sono come dei ripensamenti. è semplicemente ciò che resta. Come quando strappi una lette- Ciò che rimane, nonostate tutto, ra, senza averla mai letta e dopo come la volontà di ricostruire. cerchi di raccogliere e mettere Nonostante tutti. Nonostrante le insieme quei tasselli a mo’ di un tragedie e nonostante la superfi- puzzle. Poi ci pensi ancora e ti cialità. Nonostante oggi del pen- accorgi che non ne vale la pena. siero è facile notare che ci siano Oppure una foto che hai quasi di- rimasti solo i resti, alcuni di noi, strattamente stracciato, che per infatti, hanno ancora voglia di se- un sentimento di tenerezza cer- minare. E forse presto si racco- chi poi di rincollare alla meglio glierà di nuovo. I resti del pensie- con del nastro adesivo, che lasce- ro, delle speranze e degli ideali, rà quella traccia collosa e gialli- restano a memoria per il futuro. na che peggiorerà la superficie Una memoria che molti decido- della fotografia... E poi ancora no di conseravare silenziosamen- come stratificazione di materia, te, senza tanti clamori e cronache che quando è strappata lascia che mondane, mentre tutti scrivono e si intravveda la sua composizio- tutti parlano, mentre tutti voglio- ne, visibile solo a tratti». Ma il no raccontare la loro storia, unica resto è solo un ripensamento, un e irripetibile. Da poveri a ricchi, cimelio? «Il ripensamento è di- a Ricucci. E consorte. Resta? No, ventato poi quello che continui non resta niente di tutto ciò, se a cercare attraverso ciò che ti non una pallida e confusa nebbia rimane e che è ancora più dolo- maleodorante, che si trascina via roso, straziante. Cerchi di ricor- i pettegolezzi scaduti con la rapi- dare attraverso quel frammento, dità con cui gli effluvi della peste quasi una reliquia da conservare portavano via con sé nei tempi sotto teca (infatti ad alcuni di essi passati uomini, donne e bambini hanno fatto mettere il plexiglass, di tutte le età e classi sociali. n.d.r.), magari con qualche rife- Un giorno, pochi mesi fa – era rimento, un documento accanto, una domenica sera della metà una data, che serve per non di- di marzo – avevo questi pensie- menticare. Nel frattempo, l’altro ri. Come quasi sempre faccio la frammento, la parte che non c’è domenica sera, sono andata a tro- più, è ricostruibile soltanto attra- vare la mia amica Stella Scala, verso il perimetro dello strappo che insieme a Simeone Crispi- ad esso complementare. Sicura- no forma Vedovamazzei, il duo mente avrà le stesse dimensioni e di artisti napoletani, emigrati a colori, ma non ha più importanza: Milano da molti anni. Simeone subito dopo dimentichi che esi- ama Milano e la sua mondanità, ste. La cosa veramente importan- l’efficienza, la moda e le amiche. te è ciò che sta lì a testimoniare Stella ama Milano e la sua indi- l’altro, oppure ha ormai impor- pendenza, l’efficienza, la moda tanza soltanto perché resta», dice e le amiche. Io amo Milano per- Stella. Dopo aver cenato, abbia- ché è un po’ la mia città e per- mo visto il film che avevo por- ché c’è un po’ di sud anche qua. tato io: Vanilla Sky. «Mi ha fatto Nel loro studio, il primo piano impressione quella maschera che della casa di Stella nel centro di porta il protagonista (Tom Crui- Milano, vedo i loro resti. Quadri se, n.d.r.), senza ricordarsi più di a metà, letteralmente dimezzati; se stesso», dice Stella. «Però il fi- opere a matita, acquarello e tec- nale è molto forte; qualdo lui si niche diverse su carta, perfetta- butta giù, si suicida!» Aggiunge... mente incorniciate e poi taglia- C’è stato un attimo di silenzio, te, non con una recisione netta quel silenzio pieno di cose, denso e pensata, ma con uno strappo, di pensieri, e di persone, e poi di qualcosa di molto simile al gesto nuovo, bianco, puro, e poi lucido che facciamo quando stracciamo quando di nuovo la realtà prende i fogli vecchi o che non ci inte- le sue forme: «È che ognuno di ressano. È un gesto che riprodu- noi ha una parte che decide di sui- ce il risultato di un qualunque re- cidare ad un certo punto», dico io. sto di un tutto che normalmente «Quello che conta è ciò che resta. andrebbe buttato. Vedovamazzei, Come hai detto tu». che nella sua carriera lunga qua- Ciò che resta non è detto che si vent’anni ha trasformato tutto sia sempre il meglio, ma in fon- ciò che trovava sul suo cammi- do, c’è quacosa di buono nei re- no in qualcos’altro – a partire dal sti. Alle volte, c’è di buono che le fortunato incontro con un necro- cose succedono e tu resti in pien- logio per le strade di Napoli che di. E alle volte chi resta è un po’ da allora è diventato un’indentità anche chi resiste. Resti e resisti. indipendente e operante con una Solo un sì a separarli. Alle vol- sua volontà propria – e ancora te, chi resiste, resta fino alla fine nel suo contrario, sradicando le della storia: “Lei lo guadra neglio convizioni e gli schemi dell’arte occhi, lui ricambia. Il loro sguar- così come ogni tanto la si vuole, do è profondo e sincero. Lui con il gusto di restituirle la di- guarda un po’ per la prima volta gnità del nome che porta, per poi e decide questa volta di vincere ancora una volta tornare a nuovi le sue paure. Lei gli chiede «Che canoni di una bellezza antica ed fai, resti?» «Sì, resto». Dice lui”. RIVISTA EUROPEA REVUE EUROPÉENNE EUROPEAN REVIEW EUROPÄISCHE ZEITSCHRIFT REVISTA EUROPEA sud 15 OOPS!

MIRACOLO! LAVORO DA FARE Lakis Proguidis (2002-2005) traduzione di Chris Altan V Biagio Cepollaro Ah, quel cartellone pubblicita- ragion d’essere della pubblicità: rio alla fermata dell’autobus… una marca di cosmetici. Descri- e dovremmo noi ricordarci ora ho rischiato di esser vittima vo tutti questi particolari a po- e domani di un arresto cerebrale. Inven- steriori, perché da stamane ho che non fummo magnanimi to questo termine medico per rivisto quel cartellone un cen- col tempo chiarire che nel mondo attuale tinaio di volte. Altrimenti non che non solo perdemmo il cervello può essere soggetto potrei descrivere un bel niente. - non pensandoci - le albe a trombosi letali. Ma sì, da un Quel ME triclonato è stato la viste dall’aereo momento all’altro la centrale causa di quell’ineffabile espe- sul pacifico (e lo notava del pensiero può, come il cuore, rienza che chiamo, in mancanza contrito via e-mail Taro Okamoto rifiutarsi di funzionare. In que- di meglio, arresto cerebrale. Era tornando a casa) sti casi il corpo continua a vi- come se una macchina misterio- ma anche perdemmo - indurendo vere normalmente: sente, beve, sa mi avesse strappato a un mon- troppo inghiotte, digerisce, scoreggia, do familiare per proiettarmi in spesso la faccia - fa l’amore impeccabilmente, si un altro mondo del tutto nuovo. l’occasione per sentirci agli altri stanca e dorme. Ma il razioci- E per giunta del vecchio mondo, uguali nio va in tilt. Bloccato. Non si del mondo che era stato il mio tratta di follia, e nemmeno di fino all’istante in cui il me au- un delirio. È peggio. È come se togenerato si è imposto ai miei è vero ci premeva ansia d’improvviso uno spesso sipa- occhi, non restò alcuna traccia. di non farcela ogni mattina rio ci calasse dentro il cranio, Che altro dire? Mi sembra im- allo specchio separandoci dalle nostre facol- possibile spiegare un’esperien- aggiustandoci i capelli ancora tà critiche. Tremendo. L’unica za che nessun altro, suppongo, arruffati dal sonno cosa che sappiamo con certezza ha mai vissuto. In ogni caso ciò dovevamo presto darci contegno è che la nostra capacità di riflet- che accadeva concretamente era ripeterci come mantra tere è rimasta dall’altra parte del questo: in quel nuovo mondo del all’incontrario sipario e questo “sapere” è l’ul- me, ero in possesso di tutte le di esser abbastanza forti timo. Ai fini dell’arricchimento mie facoltà, salvo il pensiero. per non soccombere degli annali clinici, aggiungerò Non chiedetemi com’è il mon- e portare a casa parte che questa condizione perdura do privo di pensiero. È. Posso che sembrava giusta fintanto che l’intelligenza rima- a buon diritto testimoniare del- (a torto o a ragione) ne in coma. Coma da cui, peral- la sua esistenza. Ma apparente- di tutto il becchime tro, non si esce, come nel mio mente, quando si torna al mondo caso, che per miracolo. in cui il pensiero funziona anco- Ma andiamo per ordine. An- ra, si perde la capacità di imma- e dovremmo ricordarci ora dando a prendere l’autobus, ginare ciò che è il suo contrario e domani quel mattino memorabile, mi assoluto: il mondo del non-pen- di chi più vecchio ci accolse perdevo in divagazioni riflet- siero. So però ormai come en- e ci dette ascolto tendo su ciò che mi preoccupa- trarci, in determinate condizio- mentre noi già pensavamo va da qualche giorno. Si trat- ni, s’intende. Dalla porta della di essere strumenti troppo tava di capire se nella nostra pubblicità. Quanto all’uscita, la- docili epoca iperpostmoderna restasse sciate da parte ogni speranza. ancora qualcosa dell’antica arte In realtà, oggi sono incapace di del romanzo. Dove sono andati dire quanto tempo sono rimasto e per troppo tempo dialogammo a finire, mi chiedevo, tutti quei in quell’altro mondo. Non riesco solo con noi stessi credendo bei Don Chisciotte, papà Go- neanche a capire cosa abbia pro- ragioni riot, Tristam Shandy, Wilhelm vocato il mio ritorno nel mondo due o tre ossessioni Meister, Stavrogin, Emma Bo- che è il mio. La sola cosa che vary, Bloom e chi più ne ha più rammento precisamente è la fra- (quelli che per strada ne metta? Passavo in rivista i zione di secondo in cui è avve- parlano da soli romanzi più recenti che ave- nuto quel ritorno. per protesi e auricolari vo letto senza riuscire a tro- Ricordo che mi passò per la fanno ad alta voce vare dei soggetti paragonabili mente la parola “niente”, che, ciò che comunque faremmo agli eroi dei romanzi di un tem- angosciato, ho ripetuto più volte: per impulso della mente) po. Perché? Che è successo? Il niente, niente, niente… Ho ca- nostro mondo ha smesso di es- pito allora in un lampo che ero disegno di Bruno Bressolin sere divertente, inquietante e di ritorno nel mondo “norma- mente satura ed esplosiva indecifrabile insieme, come i le”. Come? Semplice: attraverso stanza che scoppia mondi in cui hanno vissuto gli quel “niente” avevo appena ri- e che nessun trasloco eroi succitati? Siamo forse in- preso il filo del mio dialogo inte- potrà prosciugare degni dei grandi personaggi di riore interrotto per accidente dal che resta palude e pantano una volta? Sono definitivamen- me inflazionato, onnipresente e che resta fetida te scomparsi dal nostro imma- onnivorace del cartellone pub- nella mente LA CASA DEL TRAMONTO ginario? Sono stati sterilizza- blicitario. In effetti, quel “nien- l’aria Jack Hirshman ti? Non avranno mai più degli te” rispondeva all’interrogativo traduzione di Raffaella Marzano epigoni?… Magari, mi dicevo che mi ponevo prima del trasfe- con scetticismo, di tutte quelle rimento nell’universo del me: diremo. A noi ci parve “ridiventa straccio e ‘round midnight tutte le spe- sempre una pioggia di disastro meraviglie oggi non resta più “resta qualcosa del romanzo, nel di scegliere e decidere e il più povero ti sventoli” ranze sono saccheggiate. che scorre niente. mondo attuale?”. ma fu lo stato Pier Paolo Pasolini, E all’improvviso, il cartello- Niente? Ecco, niente. Niente? della nostra mente Bandiera rossa Nessuno verrà fuori pulito da lungo i vetri dei nostri occhi in- ne. Mi fermo di colpo sul testo Ma insomma,… niente? Non si e le sue macchie Katrina franti. stampato a caratteri cubitali: dovrebbe fare qualche distin- a vedere o a non vedere Poggio la mia bocca sulla tua a New Orleans in questa Ora i nostri stracci sono i più PER ME, ME E ME. Quel che zione? No e poi no! La risposta miseria, New Orleans, Casa del Tramonto che sta af- laceri, c’è intorno è solo per un riempi- giusta non conta. È stato grazie inondata e inzuppata di morte. fondando. il nostro jazz il più triste, i nostri tivo. La trovata messa in avan- a quel “niente” che sono guari- noi dicemmo esiste solo purezza Qui giace: enormi mucchi di bu- poveri i più poveri ti è quel me ipertrofico. Certo, to. Niente? Confermo e insisto. della mente gie sulla guerra, questa prigione Corpi così neri e così blu perché in generale l’immagine ha un Ormai so che il pensiero può che ancora così chiamiamo mi- hanno amato che si possano portare al merca- ruolo essenziale nella pubbli- sfuggirmi da un momento all’al- stero cimitero galleggiante grida di chi non gli avrebbe sputato sulle to delle pulci dell’anima. cità, ma in questo caso specifi- tro. Meglio quindi dire un’as- di queste galassie che procedono rabbia scarpe se avessero avuto Ora che tutto è perduto e c’è sol- co passa in secondo piano. C’è surdità qualsiasi che rischiare lente al respiro finale. Qui, all’ultimo bisogno di una lucidata. Figuria- tanto il nulla il busto di una donna conforte- di ritrovarsi di nuovo al di là del delta, moci qualche spicciolo. da perdere... “Viva il coraggio volmente bella. Ha uno sguardo sipario. Del resto da stamane, Desiderio disteso sul fianco, è O acqua. da assistente sociale quaranta- da quando sono uscito di casa a fare spazio derubato, e girato e il dolore e l’innocenza dei po- duenne, con due bambini e un e fino al mio rientro, di fronte inventando cosa America, sei sempre stata terra veri!” ex. E un sorriso da Gioconda. a ogni cartellone pronuncio la nel niente sottosopra dal suo stesso gover- bruciata La vera bandiera è a brandelli. In un punto qualsiasi è evoca- formula magica: niente, niente, inventando insieme cosa no, e soffocato. nelle nostre bocche, sempre un Cominciamo a sventolarla. ta in caratteri troppo piccoli la niente. E funziona benissimo. e niente L’estate è finita e la vita è morta, battesimo di merda, 16 sud 7.

NOTTURNO LETTERA APERTA Roger Salloch Massimo Rizzante traduzione di Francesca Spinelli

Le parole angosciavano il pittore. Mia studentessa cubista, che mi dedicherete, tu e quei raf- Gli sembravano uno spreco di tem- nessuno meglio di te sa che la finati idioti della tua specie, po. Quando era costretto a leggere, mela è una mela autoflagellandovi come ostriche le parole diventavano immagini. A senza perle, differenza delle parole, dati invaria- Dopo tutto, da tempo la lotta con bili rappresi nella formula di un si- la forma radunerò tutti i paria vissuti alle gnificato, la sostanza pittorica delle ha preso la forma di un epitaffio intemperie, immagini cambiava. Un giorno, per quegli innocenti la cui ansia di esempio, l’immagine per “paro- Ah, professor Ulisse! Il tuo com- perfezione le” poteva essere un tavolo, il gior- mento mi accompagnerà fino alla no seguente una sedia. E quella per tomba, vi faceva ridere a crepapelle, “immagini” un corpo addormenta- immenso, travolgente al grido di quegli «scheletrici to, e poi il naso di un ubriacone. I «Athanatos, Athanatos» propagatori di tenerezza» (come significati cambiavano e il tempo li battezzavate nei couloirs), schiudeva le sue mani, rivelando Da morto anch’io riceverò una grappoli di stelle azzurre. Avrete si- laurea ad honorem, e li farò inginocchiare davan- curamente capito. Il pittore aveva le mie unghie cresceranno più ti alle vulve liberali delle vostre paura della morte. Molti suoi amici avide del tuo rancore consorti erano scrittori, ma i loro libri fini- perché la lingua del povero dia- vano sparsi sul pavimento del suo adolescenti dalle natiche tatuate volo benché priva di pointes studio, intonsi. Erano come tombe scenderanno nell’Ade recanti degli epigrammi ai posteri: accerchiandomi con instancabili sa dilatarsi fino a esplorare il la- “Per G: ti amo, hai sempre ragione mulinelli di parole birinto dell’amore e sarai sempre il migliore, Valeria”. («Asílah, Asílah!») e nell’oscurità dell’ignoran- oppure; “Per G: Non dimenticare: za sfiorare il mistero delle Cose la vita è quello che succede quando Ma dalle rovine del mio presente, Grandi stai programmando qualcos’altro. e dal profondo del mio non essere R.”. “Amore” era una foglia, ros- sa, venata, come quelle di un ace- ho deciso di farti una promessa: ro d’autunno. “Vita” era la punta di prima del minuto di raccogli- una freccia. Proprio mentre stava mento guardando le dediche di quelle due donne che scrivevano libri, lo ango- sciavano e non sapevano nulla l’una dell’altra, le immagini si scambia- rono significati. “Vita” diventò una foglia, rossa, venata, come quelle di un acero d’autunno. Si staccò. Ac- ETTORE LOMBARDI, UN canto, per terra, c’era la punta di POETA GENTILUOMO foto di Vittorio Pandolfi una freccia. Pietro Gargano Si addormentò. Nel sogno era cieco. Una vecchia si avvicinava Ettore Lombardi è morto a Roma, letana” – Savatore Palomba, Um- Parlò alla radio dei poeti napo- SUSPIRANNO: per leggergli qualcosa. Leggeva dal dopo aver combattuto contro una berto Boselli, Rodolfo Mattozzi, letani. Con il compianto fratello MON AMOUR libro che aveva con sé e dalla faccia rara forma di tumore. Era un mu- Mario Pagano – le “due giornate” Guido, scomparso dieci anni pri- Cesareo - Lombardi del pittore, con la stessa disinvoltu- sicista e un poeta, un cantautore e della canzone, prova di resisten- ma, vestì di note poesie ancora ra. Leggeva dalla sua faccia toccan- un pianista raffinato. La sua scia za contro i dittatori della canzo- poco conosciute di Salvatore Di dogli le guance – che erano, diceva, è fatta di belle canzoni e di rim- netta. Venne Mina e cantò la sua Giacomo – tra l’altro il poemet- Bella, tu si’ venuta a stu paese Ma chesta vócca ca mme dice: “mani” – e le ginocchia, che inve- pianto. Era nato a Napoli il 12 ‘O ffuoco (scritta con Palomba). to Nuttata ’e Natale – e versi di da ‘a Francia, che è paese fura- “Mon cherie...”, ce erano “tombe”. Nel libro sco- agosto 1933. Venne Paola Orlandi e cantò la altri grandi poeti napoletani senza stiero... si ‘e me se scorda, mme farrá prì anche “il bastone da passeggio Suo padre Umberto, tenente co- sua Dint’o scuro (con Boselli). modificarne una virgola. Tolse la ‘Ncopp’a sti scene nun pareva murí... di un uomo ricco”, “la pressa di un lonnello dei bersaglieri, fu truci- Nello stesso anno Peppino Di ruggine alle cose antiche cercan- overo, commerciante di vini” e “la criniera dato dai nazisti in Irpinia dopo l’8 Capri gli lanciò A pianta ’e stelle do vie autonome a quell’espres- napulitano, ‘e te sentí cantá. Stu “toi et moi” s’è fatto ‘ntus- di un cavallo”. Le chiese di descri- settembre 1943. Sua madre Luisa (con Plaomba). Fu bello, ma la sività totale – parole, musica, ge- secuso vergli il bastone dell’uomo ricco. D’Aquino si dedicò ai cinque fi- battaglia finì presto: troppo for- sto, contesto – che ebbe in Vivia- Tu t’avvicine suspiranno: “Mon e ce ‘nzurfammo da ‘a matina â Era coronato da un pomo d’argen- gli e trovò il tempo di scrivere ti si rivelarono gli interessi eco- ni un pioniere di valore europeo. amour!” sera... to, nodoso come la protuberanza di versi levigati. Appena uscito dal- nomici. Nei primi anni Sessan- Nel 2000 lanciò a Pesaro La dan- e se ‘ncatena stu core mio. dice ca mme vuó’ bene e si’ sin- un albero e probabilmente molto la Nunziatella, Ettore compose ta Lombardi lasciò l’impiego di za di Rossini in versione napole- E po’ mme dice chianu chiano: cera... pesante, dato che non c’era nessun due canzoni su versi di Augusto funzionario dell’Azienda del Tu- tana; scrisse per Iva Zanicchi Un “Je vous aime...” ma è pe’ sti scene ca tu mm’hê punto del bastone che permettesse Cesareo. La prima fu Positanella rismo per dedicarsi solo alla mu- uomo senza tempo, dedicata al E po’, tremmanno, te faje vasá... ‘a lassá... di reggerlo in equilibrio sul dito: si (1954); la seconda Suspiranno: sica. Partecipò come autore a tre poeta Ungaretti; incise per la Bi- piegava subito dalla parte del pomo mon amour (1955): lanciata da Festival di Napoli: 1963, Preghie- deri un album di classici, La mia E quanno parle tu, pecché mme Tu t’avvicine suspiranno: “Mon decorato. Questo fatto lo incuriosì e Nilla Pizzi, vinse il Premio Ca- ra napulitana, scritta con Palom- Napoli. Luciano Bideri lo defi- ‘ncante amour!” chiese alla donna di descrivergli le pri e venne tradotta in otto lin- ba; 1965, Scordame con Boselli; nì “tra i più attenti e aristocratici cu stu ffrancese, ammore mio? altre parole. “La pressa di un com- gue, egiziana e russa comprese. 1967, E facimmoce ‘a croce con interpreti della canzone napole- Cu ‘e ‘mmane ‘mmano tu mme merciante di vini” era pesante, alta Roberto Murolo scrisse che quel Nisa, di cui fu anche interprete. tana d’arte”. Salvatore Palomba dice: “Je t’adore!” immagine di copertina quasi un metro e larga sessanta cen- motivo aveva contribuito all’af- Vinse i Festival di Ischia, di Saint lo saluta come “un signore fuo- no, nun è suonno ca só’ felice... di Dario Di Trapani timetri, leggermente sformata dalla fermazione della canzone napo- Vincent e il Premio Canzoni per ri da questo mondo, un poeta”. resistenza di secoli di uva e dall’in- letana all’estero al pari di Anema l’Europa. A partire dal ’65 inci- cessante moto in senso orario e an- e core e Luna rossa. Autodidat- se per la Voce del Padrone. Nel tiorario del suo antico meccanismo. ta di talento, nel 1958 Lombardi prosieguo della carriera continuò indirizzi redazioni: “La criniera di un cavallo” era bian- musicò la commedia Lilion. Nel la resistenza alla cattiva musica, info e uffi cio stampa sud Dante & Co. - via Mezzocannone, 75 ca, folta e selvaggia, a prima vista 1960, al teatro Mediterraneo, or- in minima compagnia, spesso in tel. +39.081.19360036 80134 Napoli inseparabile da una tempesta d’in- ganizzò con alcuni amici fonda- esilio da Napoli, usando canzoni PERIODICODICULTURAARTEELETTERATURA [email protected] - 42/bis, Rue Sedaine verno che la scuoteva mentre il ca- tori della “nouvelle vague napo- sue e della tradizione più nobile. NUOVASERIEN  [email protected] 75011 Paris vallerizzo sfrecciava lungo il crina- SPEDIZIONEINABBONAMENTOPOSTALE - Nunziatella: le di una collina bassa; ma poi, se grafi ca e impaginazione via Generale Parisi, 16 osservata da lontano, disse la don- [email protected] 80132 Napoli na leggendo ad alta voce, e anche se la tempesta non si era placata, gli stessi fiocchi apparivano silenziosi presidente onorario redazione Milano redazione Nunziatella Giuseppe Catenacci Biagio Cepollaro Mario Bernardi e sospesi nella notte, come fiocchi direttore responsabile Margherita Remotti Giuseppe Catenacci caduti nella tempesta di una stagio- Eleonora Puntillo Domenico Grifoni ne trascorsa. direttore artistico redazione New York L’uomo si svegliò. Rimase a Francesco Forlani Francesca Cadel collaboratori lungo steso sul letto. Si guardò le direzione e amministrazione Chris Altan mani e le vide solo come “mani”. Libreria Dante & Descartes redazione Boston Paola De Luca Provò a leggere il libro di “R”, Keith Botsford Roberta Della Volpe redazione Piero Berengo Gardin ma dopo aver letto tutta la prima Luca Anzani redazione Parigi Antonio Ghirelli pagina, non riuscì a vedervi nul- Antonella Cristiani Andrea Inglese Stefania Nardini la. Si chiese se per caso non fosse Raimondo Di Maio Nicola Iodice Matteo Palumbo davvero diventato cieco. Ma poi Luigi Esposito Philippe Pogam Felice Piemontese gli venne in mente che “morte” Claudio Franchi Lakis Proguidis Domenico Scarpa era l’unica parola rimasta fino ad Marco Giovenale Philippe Schlienger Francesca Spinelli allora senza immagine, e mentre Paolo Graziano François Taillandier Maria Laura Vanorio fissava la “pagina bianca, così Martina Mazzacurati Laura Toppan Domenico Pinto impianti e stampa bianca”, lentamente, molto len- Renata Prunas redazione Trento StaGraMe tamente, la girò, e poi ancora, e Paolo Trama Silvia Bertolotti Casavatore-Na alla fine, in un certo senso, qua- Monica Zunica Maurizio Nardon si suo malgrado, pensò che non Massimo Rizzante progetto grafi co c’era più nulla di cui aver paura. Ettore Lombardi con il Fratello Stefano Zangrando Marco De Luca