ARTE SICILIA CONTEMPORANEA. Francesco Messina. Suggestioni ed echi dall’antica Naxos Taormina. Palazzo Ciampoli. 15 aprile – 15 giugno 2019

Biografia Francesco Messina [Linguaglossa (Ct) 1900 – Milano 1995]

Siciliano d’origine, trapiantato a Genova e milanese d’adozione, Francesco Messina domina la scena artistica del Novecento da un’angolazione precisa, con un’attenzione specifica ai problemi del proprio tempo e un’acuta sensibilità verso l’arte del passato. Nasce nel 1900 a Linguaglossa, paesino siciliano alle pendici dell’Etna che Messina abbandonerà presto insieme ai genitori nell’intento di emigrare in America. Agli inizi dell’anno seguente la famiglia si imbarca alla volta di Genova, ma a causa delle precarie condizioni economiche è costretta a stabilirsi nella città ligure che diverrà la culla della formazione artistica dello scultore.

«Avevo circa otto anni quando sentii nascere il desiderio di affondare le mani nella mota, tentare il marmo con scalpelli, scarabocchiare carte con matite, per trarne le forme più disparate, inconsce. Una specie di puerile espressionismo»

Con queste parole Messina racconta nell’autobiografia “Poveri giorni”, come la vocazione alla manualità e all’espressione artistica si manifestò in lui sin da bambino. È il 1907, infatti, quando egli si ritrova ad operare tra marmi e manovali presso le botteghe degli scultori genovesi Callegari e Rigacci. La perfezione classica che contraddistingue l’opera di Messina si fonda sul solido mestiere appreso dall'anziano maestro Giovanni Scanzi, attivissimo scultore del Cimitero Monumentale di Staglieno, a Genova. Presso la sua bottega Messina acquisisce la tecnica scultorea iniziando a sviluppare un linguaggio personale, in apparenza accademico, ma di magistrale abilità tecnica. La sua ricerca a partire dagli anni Venti si svolge nell'ambito figurativo, orientata verso un costante recupero della tradizione, in particolare quella della scultura plastica ellenistica, della ritrattistica romana e della scultura toscana quattrocentesca: un interesse condiviso da molti artisti in quel periodo e apprezzato dal gusto corrente. «Ho succhiato dai Greci, dai Latini e dagli Egizi», dichiara l’artista siciliano. Forse è proprio in virtù di questa mescolanza che, nelle sue opere, risiede una totale armonia con la natura e con la terra, in particolare la sua terra natia, popolata da stratificazioni culturali e trame antiche. La formazione culturale di Messina non si esaurisce all’interno delle botteghe d’artisti, ma si avvale soprattutto della amichevole conoscenza degli intellettuali presenti nel capoluogo ligure. Nel 1918 egli si inserisce, infatti, con il suo promettente profilo d'artista negli ambienti letterari locali, animati dalla presenza di personalità di spicco come Camillo Sbarbaro, e Adriano Grande.

Gli anni Venti sono decisivi per Messina che matura una maggiore consapevolezza delle proprie capacità tecniche ed espressive, rivelandosi alla critica come artista promettente e dotato. Dopo aver partecipato ad alcune mostre regionali, come quella del 1916 presso la Società Promotrice delle Belle Arti di Genova, l’artista è invitato nel 1921 alla I Biennale di Napoli dove espone due opere scultoree raffiguranti danzatrici, soggetto più volte trattato nel corso della sua carriera artistica. «La danza divinizza la donna» dichiara l’artista, spiegando come la figura della danzatrice rappresenti per lui un esempio di sublime bellezza femminile. L’anno seguente l’artista partecipa alla XII Biennale di Venezia con la scultura bronzea del Cristo morto, manifestando così il precoce interesse verso soggetti di arte sacra interpretati in varie declinazioni espressive dallo scultore.

Il 1925 è l’anno in cui Messina espone alla III Biennale di Roma e a Parigi durante l’Exposition des Arts Décoratifs et Industriels Modernes dove avrà l’occasione di approfondire la conoscenza dell’opera di maestri come Auguste Rodin e Émile Antoine Bourdelle. La sua attività subisce un significativo cambiamento nel 1926 quando, durante la prima mostra milanese del , incontra . Il rapporto di amicizia tra i due scultori contribuirà a rafforzare in Francesco Messina il mito della statuaria primitivista e classicista. Lo scultore focalizza la sua attenzione su pochi temi sui quali lavora incessantemente. Immagini realistiche e forme di palpitante modellazione che, sempre nel solco della tradizione mediterranea, manifestano la fisicità, il dinamismo e l'intensità psicologica dei suoi personaggi.

Francesco Messina è già uno scultore affermato ed un accademico di merito presso l'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova quando, nel 1932, decide di trasferirsi a Milano, dove già nel 1929 aveva esordito con la sua prima mostra personale. Durante il periodo milanese stringe importanti amicizie con numerose personalità del mondo letterario, artistico e culturale, tra cui , Alfonso Gatto, Sergio Solmi, Carlo Carrà e Piero Marussig. Nel 1934 vince la cattedra di scultura all'Accademia di Belle Arti di Brera, che gli offre in seguito l’opportunità di ricoprire il ruolo di Direttore dal 1936 al 1944.

ARTE SICILIA CONTEMPORANEA. Francesco Messina. Suggestioni ed echi dall’antica Naxos Taormina. Palazzo Ciampoli. 15 aprile – 15 giugno 2019

Milano diventa così il fulcro dell’attività artistica dello scultore, la città nella quale rimarrà stabilmente fino alla fine dei suoi anni, senza mai spegnere il suo spirito cosmopolita.

Nel 1942 lo scultore siciliano si aggiudica il Gran Premio per la Scultura alla XXIII Biennale di Venezia. Superato il difficile periodo bellico, trascorso a Dolo nella Valle del Brenta, rientra a Milano e inizia un’intensa attività artistica che lo porterà a realizzare numerose opere e gruppi scultorei che presenta in varie mostre personali. Nel 1964 il Direttore Generale della Rai Bernardi, commissiona la realizzazione di una delle più celebri sculture di Messina, il Cavallo morente, che viene realizzata sotto la guida del Maestro dalla fonderia Battaglia di Milano, mediante l’utilizzo della tecnica a cera persa. Nel 1969 lo scultore, in concomitanza con il suo pensionamento dall’insegnamento, ottiene dal Comune di Milano il permesso di restaurare l’antica chiesa sconsacrata di San Sisto al Carrobbio che, grazie al suo intervento, oggi è sede del Civico Museo-Studio Francesco Messina, il quale ospita circa settanta opere dell’artista. Il contributo artistico e culturale che Messina ha offerto alla città di Milano e la riqualifica di San Sisto lo porterà nel 1975 ad essere nominato cittadino onorario.