Una Difficile Partita a Carte in Gioventù Avevo Conosciu- to Giorgio Bassani Nella Sua Cit- Tà

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Una Difficile Partita a Carte in Gioventù Avevo Conosciu- to Giorgio Bassani Nella Sua Cit- Tà Nel ’56, il Premio Veillon a Giorgio Bassani te e l’inesausta attività culturale di Giorgio Bassani1). Una difficile partita a carte In gioventù avevo conosciu- to Giorgio Bassani nella sua cit- tà. Quella delle Storie. Quella che Avvicinandosi il centenario del- che resi nella forma più confacen- nel 1991, nel corso di un’intervista la nascita di Giorgio Bassani (Bo- te al mio sentire: L’Amministrazio- con la studiosa tedesca Heidema- logna, 4 marzo 1916), nonché il ne Comunale di Ferrara partecipa rie Stücher, volle definire la mia sessantesimo dell’assegnazione del commossa al lutto della Famiglia città, aggiungendo: Ferrara non è Premio Charles Veillon a Gli ulti- per la scomparsa di Giorgio Bas- una città qualunque, è la mia vera- mi anni di Clelia Trotti (Lugano, sani. Il celebrato autore de Il giar- mente; allora ho messo anche le da- 13 maggio 1956), consegno a “Il dino dei Finzi-Contini, de L’airone te, che sono la prova dell’impegno Cantonetto” il ricordo personale di e di altri noti capolavori, legando morale e anche politico, serio, se una conoscenza “trasversale” del- il suo nome a Ferrara per le den- vuole, di dare credibilità alle storie lo scrittore. Come sempre avviene se evocazioni letterarie che ha sa- che io racconto. Era il lontano 1974 quando ci misuriamo con la quo- puto generosamente dispensare, la- e avevo letto da tempo i suoi rac- tidianità dei grandi, la lettura e scia nelle ultime e nelle future gene- conti e romanzi. Ne avevo apprez- rilettura delle sue opere ha forte- razioni un grande vuoto. Conforta zato l’eloquio durante un Incontro mente influenzato queste pagine in queste ore solo la certezza che la con lo scrittore nell’aula magna del- modeste. raffinata pagina dello scrittore por- la locale Università, dove con vo- terà nel mondo il persuasivo affet- ce fascinosa aveva declamato i ver- Ho ancora nella mente l’incipit to per la città di un intellettuale del si delle sue ultime liriche, raccolte del laconico necrologio apparso il nostro secolo a cui si ascrivono alti in Epitaffio2). Ora mi si presentava 15 aprile del 2000 nella cronaca lo- meriti. Per l’impegno profuso nella l’occasione di conoscerlo perso- cale. L’Ufficio Stampa dell’Ammi- letteratura, nella poesia, in ambito nalmente grazie ad un amico co- nistrazione Comunale di Ferra- civile e nella salvaguardia del pa- mune, l’ingegner Filiberto Lodi di ra il giorno prima mi aveva com- trimonio nazionale, Ferrara si rac- San Remo, con cui lo scrittore ave- missionato con urgenza il testo, coglie oggi per onorare l’uomo, l’ar- va appuntamento. Il luogo dell’in- 34 contro era la hall dell’hotel Astra, comodo salotto della città dove si davano convegno uomini e donne dello spettacolo, giornalisti, atto- ri più o meno famosi, politici e in- calliti flâneurs. Bassani arrivò pun- tuale. Per discrezione mi allontanai di qualche metro lasciando all’ami- co comune il piacere di andargli incontro e di stringergli con calo- re la mano. Pochi minuti dopo fui presentato allo scrittore, cordiale e sorridente ma con un’evidente pre- occupazione stampata in volto. “E Mario?”, domandò guardandosi in- torno. Il Mario che Bassani cerca- va era Mario Soldati, di passaggio a Ferrara per una manifestazione ga- stronomica. Lo attendeva con im- pazienza, come se mancasse qual- cuno di cui non si poteva assolu- tamente fare a meno. Presto mi fu chiara la ragione di tanta appren- sione. Si sarebbe disputata in un salotto dell’hotel una partita a car- te, di cui i tre erano appassionati. Io sarei stato il quarto. L’imbaraz- zo si fece subito strada perché ciò che mi si chiedeva era superiore al- le mie forze. Si trattava di un gioco molto simile al Tressette, ma diffe- riva per alcune varianti che logica- mente mettevano in ansia chi, co- me me, non le conosceva affatto. Aveva un nome mutuato dal dialet- to locale, qualcosa come Litighino o Litighina, e preludeva a una ser- rata sfida fra due coppie in aper- ta competizione. Nella hall echeg- giò la voce stridula di Mario Solda- Giorgio Bassani colto dall’obiettivo del fotografo Vicenzo Vicari il 13 maggio 1956, in ti, che entrò con un largo sorriso occasione del conferimento del Premio Veillon 1955 nel salone del Kursaal a Lugano (la foto, come le altre qui pubblicate, si conserva nel fondo Vicari presso l’Archivio Sto- sulle labbra e abbracciò i due ami- rico della Città di Lugano, che si ringrazia per la gentile concessione). Bassani era nato a 3) ci con entusiasmo . Io, il più gio- Bologna il 4 marzo 1916 da una famiglia israelita, ma trascorse la giovinezza a Ferrara. vane del gruppo, studente univer- Con la città felsinea mantenne i contatti nel periodo universitario, iscrivendosi nel 1934 sitario e autentica nullità di fronte alla Facoltà di Lettere dell’Ateneo bolognese, per poi laurearsi nel 1939. Furono anni contrassegnati da significative influenze culturali, esercitate in primis da Roberto Lon- al sapere dei due scrittori e dell’a- ghi, di cui diviene allievo e amico, da Giorgio Morandi, da Francesco Arcangeli e dal con- mico comune (già all’epoca uo- cittadino Lanfranco Caretti, che più tardi farà parte della Giuria del Premio Veillon, sosti- mo di mezza età), fui subito mes- tuendo Egidio Reale. Nel 1956, quando a Lugano si affermò con Gli ultimi anni di Cle- so in coppia con Mario Soldati. Di lia Trotti, Bassani aveva al suo attivo esperienze letterarie iniziate dalle colonne del “Cor- fianco a me, avversario dichiara- riere Padano”, fondato nel 1925 da Italo Balbo, oltre a una raccolta di racconti intitolata Una città di pianura, uscita dai torchi della Ceschina di Milano e pubblicata nel 1940 con to, c’era l’autore de Gli ultimi an- lo pseudonimo di Cesare Marchi, per non incorrere nelle sanzioni previste dalle inique ni di Clelia Trotti in veste di gioca- Leggi razziali del 1938; immediatamente dopo la guerra aveva inoltre pubblicato Sto- tore accanito, concentrato in azio- rie di poveri amanti, Roma, Astrolabio, 1945, le raccolte poetiche Te lucis ante, Roma, ni che esulavano dal ruolo di intel- Ubaldini, 1947, e Un’altra libertà, Milano, Mondadori, 1951. Due anni prima del riscon- tro luganese, aveva dato alle stampe La passeggiata prima di cena, Firenze, Sansoni, lettuale e scrittore militante. Con 1953, poi confluita con Gli ultimi anni di Clelia Trotti, Una notte del ’43, Lida Mantovani improvvisa fulminazione associai e Una lapide in Via Mazzini nella raccolta delle Cinque storie ferraresi, con cui vinse il quella sua inusuale tensione nel Premio Strega nello stesso 1956. Dopo Gli ultimi anni di Clelia Trotti, lo scrittore pub- gioco all’immagine in bianco e ne- blicò per Einaudi Il giardino dei Finzi-Contini nel 1962 e Dietro la porta nel 1964, a cui seguì L’airone nel 1968 in edizione mondadoriana. Il costante lavoro di “riscrittura” con- ro che lo ritraeva durante la ce- dotto a partire dal 1974 sui racconti delle Storie, sui romanzi e su altri felici testi letterari, rimonia del Premio Veillon 1955, approdò nel 1980 all’edizione definitiva dell’opera Il romanzo di Ferrara. Giorgio Bassani assegnato a Lugano il 13 maggio si spense a Roma il 13 aprile 2000. 35 1956, quando si aggiudicò il primo posto con Gli ultimi anni di Clelia Trotti4). L’immagine era nota: figu- rava in qualche risvolto di coper- tina dei suoi romanzi, o nelle rivi- ste specializzate che circolavano nelle biblioteche di Ferrara, a te- stimonianza del meritato succes- so letterario conseguito all’estero da un concittadino diventato illu- stre. Sorridente, fiero e soddisfat- to, in abito chiaro elegantemente portato, nell’istantanea Bassani è colto dal fotografo nel momento in cui riceve nel Salone d’onore del Kursaal le congratulazioni di Reto Roedel, Presidente della Commis- sione giudicatrice del Premio. Con quell’immagine in testa, mentre Mario Soldati mischiava le carte, alla prima mano mi giustifi- cai dicendo che la mia conoscen- za delle regole era scarsa, che co- noscevo il Tressette ma che avevo bisogno di un po’ di tempo per… “Fa niente”, m’interruppe Solda- ti d’imperio, spegnendo il mozzi- cone del suo toscano sulla scritta Campari al centro di un posacene- re di vetro. Perdemmo rovinosa- mente tre partite, e mancò il tem- po per la rivincita. Una qualche re- sponsabilità sull’infausto esito era da imputare al sottoscritto, prin- cipiante e inesperto. Ma a dispet- to del nome di quel gioco, non liti- gammo. Parlammo invece di preli- batezze culinarie, del modo diver- so con cui, a seconda delle zone, si cucinavano i tortelli di zucca e dei miasmi che i vicini zuccheri- fici e le fabbriche del Polo chimi- co riversavano sulla città estense. Emerse qualche lecita nostalgia quando, salutandoci, io mi misi in sella ad un vecchio Mosquito a rul- La copertina illustrata da Mino Maccari del romanzo Gli ultimi anni di Clelia Trotti, Pisa, Lischi-Nistri, 1955, con cui Giorgio Bassani si aggiudicò il Premio Charles Veillon 1955, lo di marca Legnano, già allora un conferito a Lugano nel maggio 1956. L’esemplare qui riprodotto, dotato di fascetta vero cimelio. editoriale con indicazione Premio Internazionale Veillon (Lugano 1956), è conservato Negli anni a seguire rividi Gior- presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara (segnatura W.19.7.14). Un altro esemplare dell’o- gio Bassani in altre circostanze. pera, ancora in quella biblioteca, si conserva nel fondo del filologo e italianista Lanfranco Caretti (segnatura Caretti Rari B 0208), con dedica manoscritta dell’Autore. Lo stesso Almeno due volte nel corso del Caretti, sarebbe stato chiamato qualche anno più tardi, nel 1960, quale membro della 1993.
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