INDICE

1 LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS) 1 1.1 Procedura di VAS: fasi, attività e integrazioni con l’iter di approvazione dei PIDP dei Parchi 1 1.2 Metodologia VAS 5 1.3 Scopo e articolazione del Rapporto preliminare (RP) 6 1.4 Modalità di costruzione del processo di partecipazione e soggetti coinvolti 6 2 L’INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO E PIANIFICATORIO: IL PIANO INTEGRATO DEI PARCHI (PIDP), LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO ED I RAPPORTI CON GLI ALTRI PIANI E PROGRAMMI 8 2.1 Quadro normativo di riferimento in materia di pianificazione ambientale e Natura 2000 (normativa comunitaria, nazionale e regionale) 8 2.2 Rapporti del PDPI con altri Piani e Programmi 9 2.2.1 Piano Territoriale Regionale (PTR) e Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico (PTCP) 9 2.2.2 Piano Di Tutela Delle Acque (PTA) 10 2.2.3 Piani di Bacino (AdB regionale, Magra, PO) 10 2.2.4 Piani Di Gestione Dei Corpi Idrici (PDG Corpi idrici – da verificare se inerente) 11 2.2.5 Piani Di Assetto Idrogeologico (PAI) 11 2.2.6 Piano regionale di risanamento e tutela della qualità dell'aria e per la riduzione dei gas serra 11 2.2.7 Piano energetico ambientale 12 2.2.8 Piano di bonifica delle aree inquinate 12 2.2.9 Piano regionale di Gestione dei Rifiuti 2013 13 2.2.10 Piano forestale regionale (PFR) 13 2.2.11 Piano territoriale di coordinamento (PTC) della Provincia di Imperia 15 2.2.12 Piano faunistico venatorio provinciale 18 2.2.13 PTC per la valorizzazione delle aree sciistiche di Monesi 19 2.2.14 Strumenti urbanistici locali 19 3 L’INQUADRAMENTO DEL CONTESTO AMBIENTALE E TERRITORIALE DI RIFERIMENTO 20 3.1 Ambito territoriale di influenza ambientale 20 3.1.1 Contesto territoriale, componenti ambientali, paesaggistiche e socio-economiche 21 Inquadramento idrologico e utilizzo idrico 21 Inquadramento geologico e litologico 24 Vegetazione e habitat 27 Flora 32 Fauna 45 Componente silvo-pastorale 67 Le componenti paesaggistiche 74 Il sistema dei vincoli paesistici 79 Le componenti socio - economiche 3.2 Stato attuale dell’ambiente 88 Vegetazione, flora e fauna 88 Dinamismo delle formazioni silvo-pastorali 90 Aria 92 Corpi idrici 92 Energia 92 Le altre componenti ambientali 93 4 LE CARATTERISTICHE DEL PDPI 95 4.1 Proposta preliminare 95 4.1.1 Filosofia e Struttura 95 4.1.2 Obiettivi e strategie 96 4.2 Azioni (in termini di linee strategiche) 97 5 LE CARATTERISTICHE E LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI 100 5.1 Metodologia di definizione degli obiettivi di sostenibilità ovvero di qualità ambientale e paesaggistica 100 5.2 Metodo di valutazione degli effetti (anche cumulativi) delle azioni del PIDP e soglie di significatività 0

Introduzione

La procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), nelle intenzioni della direttiva europea, rappresenta uno strumento di supporto alla formazione degli indirizzi e delle scelte di pianificazione. Si tratta di una modalità di aiuto alla decisione, che integra in modo sistematico le considerazioni ambientali e indirizza le scelte verso una politica sostenibile, sin dalle prime fasi di redazione dei piani o programmi. La VAS, infatti, viene condotta contestualmente alla loro fase di predisposizione e, comunque, anteriormente alla loro approvazione.

Il Rapporto preliminare (RP) è finalizzato alla fase di consultazione/scoping della procedura di VAS ed è redatto in sede di avvio del processo di elaborazione, in questo caso, del Piano Integrato del Parco (PIDP).

L’obiettivo del RP è quello di permettere la valutazione del grado di completezza e di aggiornamento delle informazioni ambientali, definire le fonti ed i mezzi per ulteriori approfondimenti, stabilire i criteri e le regole ritenute necessarie per assicurare la sostenibilità delle trasformazioni del territorio.

Questo corrisponde in particolare alla fase di restituzione degli esiti del quadro conoscitivo (QC), interpretativo (QI) e all’individuazione degli obiettivi e delle principali linee strategiche del PIDP in valutazione.

Il RP è propedeutico alla stesura del Rapporto Ambientale (RA), in conformità alle indicazioni di cui all’Allegato B della LR n° 32/2012, e costituisce il documento di attivazione della VAS. Attraverso questo documento vengono definiti e condivisi con l’ufficio competente della Regione (Settore Valutazione impatto ambientale) i contenuti ed il livello di approfondimento del successivo RA.

SEZIONE INTRODUTTIVA

1 LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS)

1.1 Procedura di VAS: fasi, attività e integrazioni con l’iter di approvazione dei PIDP dei Parchi

Ai sensi dell’art.4 comma 3, parte II, Titolo I del D. Lgs 152/2006 e ss.mm.ii, la VAS ha la finalità di assicurare che l'attività antropica, definita dalle strategie e dalle azioni di un piano o programma, sia compatibile con le condizioni necessarie ad assicurare uno sviluppo sostenibile.

In generale ai sensi dell’art. 6, comma 2, viene effettuata una valutazione per tutti i piani e programmi che:

a) “sono elaborati per la valutazione e gestione della qualità dell'aria, ambiente, per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, e che definiscono il quadro di riferimento per l'approvazione, l'autorizzazione, l'area di localizzazione o comunque la realizzazione dei progetti elencati negli allegati II, III e IV” dello stesso D.Lgs;

b) “per i quali, in considerazione dei possibili impatti sulle finalità di conservazione dei siti designati come Zone di Protezione Speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati come Siti di Importanza Comunitaria per la protezione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatica, si ritiene necessaria una Valutazione d'Incidenza ai sensi dell'articolo 51 del DPR 8 settembre 1997, n. 357 e ss. mm. ii.”.

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La procedura di VAS del PIDP in valutazione è relativa alla sua revisione decennale ai sensi dell’art. 18, comma 6 della LR 12/1995 e in coerenza con quanto definito dalla DGR n° 626/2013 (Linee guida per la revisione decennale dei Piani dei Parchi). A seguito delle nuove funzioni assegnate ai Parchi liguri con la LR n°28/2009, tale revisione contempla la contestuale redazione dei Piani di Gestione (PDG) dei SIC e/o delle ZPS in essi ricompresi o in gestione dell’Ente stesso.

Inoltre in riferimento alla DGR 864/2012 (Linee guida per la redazione dei Piani di Gestione), la Regione Liguria invita gli Enti gestori alla redazione di un PDG integrato, ovvero in grado di creare “(…) una adeguata armonizzazione con i piani esistenti o in fase di elaborazione (ad esempio, Piano del parco o della riserva, Piano di assestamento forestale, ecc.(...) ” e che, nel caso specifico di “ Siti coincidenti o sovrapposti con Parchi naturali ”, si concretizzi con “ l'integrazione del Piano del Parco previsto per legge ”.

Il Progetto regionale «Rete natura 2000 1» a cura del Settore “Progetti e programmi per la tutela e valorizzazione ambientale”, di coordinamento ed indirizzo dell’attività di aggiornamento e/o di redazione dei Piani dei Parchi e dei PDG, in corso da parte di alcuni Enti Parco/Enti gestori, ha ribadito la necessità di redigere, appunto, Piani di tipo integrati.

Nel caso specifico quindi è in valutazione il Piano Integrato del Parco delle Alpi Liguri, soggetto a procedura di VAS in quanto strumento di pianificazione territoriale di riferimento per l'approvazione, l'autorizzazione, l'area di localizzazione o la realizzazione dei progetti elencati nel D. Lgs. 152/2006 e ss. mm. ii., nonché in considerazione dei possibili impatti sui SIC e/o le ZPS in essi ricompresi o in gestione dell’Ente stesso.

La DGR n°626/2013, evidenzia inoltre l’importanza dell’aggiornamento delle conoscenze, in particolare delle componenti naturalistiche, nonché la corretta articolazione delle relative tematiche di gestione all’interno degli strumenti normativi.

In coerenza con quanto sopra esposto le scelte del PIDP dovranno dunque garantire il rispetto:

- della capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse riconosciute;

- della salvaguardia della biodiversità;

- di un'equa distribuzione dei vantaggi connessi anche all'attività economica.

In quest’ottica la presente procedura di VAS è finalizzata a “ garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente ” e a “ contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali ”, assumendo il significato della valutazione preventiva integrata degli impatti ambientali nello svolgimento delle attività di pianificazione e programmazione.

Se pur in considerazione del fatto che il PIDP, per sua natura, rappresenta uno strumento di conservazione attiva e sviluppo sostenibile dei valori ambientali, paesaggistici e socio-economici riconosciuti all’interno del suo territorio (Quadro conoscitivo), e i suoi livelli di attuazione (Quadro operativo) sono prioritariamente orientati alla tutela e alla gestione sostenibile, la procedura di VAS garantisce in modo “preventivo” e in fase di assunzione delle scelte, gli eventuali impatti delle trasformazioni previste, valutandone le ragionevoli alternative anche attraverso un processo di partecipazione e contestualmente definendo un programma di monitoraggio delle performance ambientali.

La LR n° 32/2012 rappresenta il riferimento normativo regionale della procedura di VAS. In essa vengono richiamati i procedimenti per l'elaborazione di piani e di programmi territoriali, urbanistici e

1 Redazione degli studi preliminari e altri materiali di base utili alla redazione dei piani dei parchi e dei piani di gestione dei SIC e delle ZPS terrestri. 2

di settore, in modo tale da consentirne l'integrazione con i principi della salvaguardia e della tutela ambientale. Il testo, in coerenza con il D. Lgs n.152/2006 e ss.mm.ii., acquisisce l'esperienza pregressa nell'applicazione della norma nazionale e introduce specifiche per una sua più efficace applicazione.

La VAS costituisce parte integrante del procedimento di formazione del PIDP (art.4 LR n.32/2012), si attiva contestualmente all’avvio della fase di elaborazione dello stesso e si conclude anteriormente o contestualmente alla sua approvazione.

La presente procedura viene avviata (fase di scoping) dall'autorità procedente Ente Parco delle Alpi Liguri con la comunicazione all’Autorità regionale Competente (Settore Valutazione impatto ambientale) della domanda di avvio, allegando il presente RP insieme con il documento di Linee Strategiche del PIDP approvato dal Consiglio dell’Ente Parco.

Il RP è corredato anche da un Dossier di immagini cartografiche, le prime rielaborate, le altre assunte dallo stato di avanzamento di analisi / sintesi del PTR regionale. Tale fonte è sembrata più “semplice” in questo momento, in quanto le banche dati georeferenziati su cui si sta lavorando per il PIDP sono le stesse, ma quelle su cui sta lavorando il gruppo di lavoro del Piano non sono ancor astate verificate completamente e confrontate con gli uffici regionali con Arpal.

Pertanto si è scelto di utilizzare quelle su cui lavora il PTR, precisando la fornite e che sono in corso di verifica e aggiornamento da parte del piano.

Per consentire un’attivazione univoca per tutti gli Enti gestori coinvolti nel progetto “Rete natura 2000”, il Settore “Progetti e programmi per la tutela e valorizzazione ambientale” della Regione Liguria provvederà a coordinare l’invio della documentazione relativa a ciascun Parco.

In sintesi la procedura, ai sensi della LR n°32/2012, prevede le seguenti fasi:

1. prima fase

Rapporto preliminare (scoping art.8) ,

Avvio dell’istanza di VAS finalizzata alla definizione della portata e del livello di dettaglio delle informazioni da includere nel Rapporto ambientale (RA) sulla base del Rapporto preliminare (RP), attraverso una fase di confronto (convocazione di apposita Conferenza).

La fase di consultazione si concluderà, da parte dell’autorità competente, entro 90 (novanta) giorni dal ricevimento dell’istanza stessa, con la redazione di un verbale sottoscritto dagli enti partecipanti;

2. seconda fase

Avvio della procedura di VAS e fase di consultazione pubblica (art.9 ).

La fase verrà attivata attraverso:

a. adozione del PIDP, comprensivo del Rapporto ambientale, di una Sintesi non tecnica, dello Studio di incidenza e di un Programma di monitoraggio;

b. avviso di deposito e comunicazione all'Autorità competente del PIDP adottato;

c. messa a disposizione del PIDP adottato ai soggetti competenti in materia ambientale ed ai soggetti territorialmente interessati; 3

d. pubblicazione del PIDP adottato nel Bollettino Ufficiale della Regione Liguria, con l’indicazione delle sedi ove è possibile prenderne visione.

La seconda fase si concluderà entro il termine di 60 (sessanta) giorni dalla pubblicazione, termine entro il quale chiunque può presentare osservazioni all’autorità procedente e all’autorità competente.

Entro tale termine i soggetti competenti in materia ambientale e gli enti territoriali interessati sono tenuti ad esprimere parere sulla proposta oggetto di consultazione.

3. terza fase

Valutazione ambientale strategica (art.10).

La Regione, conclusa la fase di consultazione pubblica, esaminati il PIDP adottato, comprensivo del Rapporto ambientale, di una Sintesi non tecnica, dello Studio di incidenza e di un Programma di monitoraggio, nonché le osservazioni ed i pareri acquisiti, elabora le valutazioni finalizzate all’emissione del parere regionale ed esprime il proprio motivato pronunciamento con efficacia vincolante nel termine di 90 (novanta) giorni, comprensivo della valutazione sulla adeguatezza del piano di monitoraggio, e lo trasmette all’autorità procedente.

Il provvedimento è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Liguria.

Gli adempimenti di consultazione e di pubblicità della VAS prevalgono su quelli previsti dalle rispettive discipline di settore, ove queste ultime stabiliscano tempi di durata inferiore (ai sensi dell’art.4 della LR n°32/2012).

Per quanto riguarda la procedura di approvazione del PIDP occorre far riferimento alla LR n°12/1995 e ss.mm.ii., in particolare all’art. 18 (Procedure di approvazione del Piano), nonché agli statuti dei singoli enti parco.

Il progetto di PIDP, elaborato dall’ente parco, è sottoposto al parere obbligatorio della Comunità del parco; viene quindi adottato dal Consiglio dell’Ente ed inizia da questo momento a produrre effetti in via di salvaguardia.

Il PIDP adottato è depositato presso l’ente parco per 30 (trenta) giorni in libera visione; entro i successivi 30 (trenta) giorni, i soggetti interessati possono esprimere osservazioni.

L’Ente – entro i successivi (30) trenta giorni - esprime un proprio parere sulle osservazioni pervenute e trasmette quindi il PIDP, le osservazioni e le proprie controdeduzioni alla Regione.

La Giunta regionale, entro 90 (novanta) giorni dal ricevimento degli atti del PIDP ed acquisito il parere degli organi tecnici (Comitato tecnico per il territorio), formula una proposta al Consiglio regionale.

Il procedimento si chiude con l’approvazione del PIDP da parte del Consiglio regionale e con la sua pubblicazione sul BURL, entrando in vigore da tale data.

Il procedimento di VAS e quello di approvazione del PIDP hanno quindi diversi momenti comuni o che comunque possono essere ricondotti senza particolari forzature entro un’unica sequenza logico temporale.

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A questo occorre aggiungere la presenza di una tempistica stringente per poter rispettare i termini imposti dal finanziamento comunitario, utilizzato proprio per la redazione dei PIDP.

Ciò comporterà uno sforzo istruttorio non indifferente da parte di tutti i soggetti coinvolti, anche nel senso di individuare concretamente quale debba essere il miglior percorso da seguire, in assenza di precedenti specifici, che rispetti le fasi delle due procedure, evitando duplicazioni e lacune.

1.2 Metodologia VAS

Rispetto ad altri piani e programmi soggetti a VAS il PIDP costituisce un caso particolare, in quanto le sue azioni sono finalizzate alla conservazione attiva ed al miglioramento delle componenti ambientali e paesaggistiche nonché ad un unitario sviluppo sostenibile del suo territorio, e come tali, per definizione, non dovrebbero esercitare impatti negativi.

Per la redazione del RA, ovvero per la valutazione delle relazioni causali tra stato di salute del territorio del Parco e le azioni previste dal PIDP, verrà utilizzato il modello di riferimento DPSIRm (Determinanti – Pressioni – Stato – Impatto – Risposta e monitoraggio), per la definizione di sistemi di indicatori significativi e contestualizzati, in quattro momenti sostanziali del processo di valutazione:

1. Analisi ambientale e territoriale: indicatori ritenuti significativi per la conoscenza e la caratterizzazione dello stato ambientale dell’area potenzialmente interessata dagli effetti del PIDP (Area di influenza ambientale);

2. Definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale: indicatori che rendono misurabili gli obiettivi specifici del PIDP;

3. Valutazione delle proposte di PIDP: indicatori per valutare gli effetti significativi delle azioni previste con riferimento agli obiettivi di sostenibilità ambientale;

4. Costruzione del sistema di monitoraggio: indicatori di contesto (contributo del PIDP alla trasformazione del Contesto) e prestazione (grado di attuazione del PIDP), per monitorare lo stato dell’ambiente nell’area vasta di riferimento ambientale del Parco ed i relativi effetti (positivi o negativi) significativi sulle componenti ambientali.

E’ però fondamentale l’utilizzo appropriato del modello DPSIRm.

Questo modello di riferimento fornisce infatti una logica di sistema (catena) entro la quale valutare le relazioni causali che intercorrono tra attività umane (in questo caso le previsioni del PIDP) ed il livello di trasformazione indotto sull’ambiente (lo stato attuale).

In quest’ottica l’applicazione del modello DPSIRm alla valutazione del PIDP rappresenta una modalità di organizzazione del set di indicatori di analisi, di risposta e di monitoraggio in grado di costituire uno strumento utile per la definizione di scenari e strategie sostenibili per il territorio in esame, attraverso quattro livelli di analisi (Determinanti – Pressioni – Stato – Impatto) ed un livello di risposta.

Secondo il modello DPSIRm, gli sviluppi di natura economica e sociale sono i fattori di fondo (D) che esercitano pressioni (P) sull’ambiente, le cui condizioni (S), tipo la disponibilità di risorse, il livello di biodiversità o la qualità delle acque, cambiano di conseguenza. Questo ha degli impatti (I) sulla salute umana e gli ecosistemi, per cui vengono richieste risposte da parte della società (R).

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Le azioni di risposta possono riguardare qualsiasi elemento del sistema, ovvero avere effetto direttamente sullo stato dell’ambiente o agire sugli impatti o sulle determinanti. Ulteriore passaggio è rappresentato dalla definizione degli indicatori di monitoraggio (m).

1.3 Scopo e articolazione del Rapporto preliminare (RP)

I contenuti del presente documento sono stati diversamente approfonditi e organizzati con l’obiettivo prioritario di costruire un quadro di riferimento da condividere con l’autorità competente ai fini della corretta definizione del successivo RA di VAS.

Tale quadro mette in evidenza i temi e le problematiche ambientali che saranno oggetto delle scelte del PIDP, desunti dall’aggiornamento del Quadro conoscitivo (QC) e interpretativo (QI) e redatti per l’area vasta di riferimento ambientale che inquadra il territorio sia del Parco sia dei SIC in gestione all’Ente.

Ai sensi dell’art.9, comma 2 del D. Lgs 152/2006 e ss.mm.ii., infatti, è compito del RA individuare, descrivere e valutare gli effetti significativi che l'attuazione del piano o del programma proposto potrebbe avere sull'ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che potranno adottarsi in considerazione, appunto, del suo ambito territoriale di influenza ambientale.

In particolare il RP, secondo quanto specificato nell’Allegato I dello stesso decreto, deve mettere in luce i seguenti aspetti:

 in quale misura il Piano stabilisce un quadro di riferimento per progetti ed altre attività per quanto riguarda l’ubicazione, la natura, le dimensioni e le condizioni operative o attraverso la ripartizione delle le risorse;

 in quale misura influenza altri piani o programmi, inclusi quelli gerarchicamente ordinati;

 la sua pertinenza per l'integrazione delle considerazioni ambientali, in particolare al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile;

 problemi ambientali pertinenti;

 la sua rilevanza per I' attuazione della normativa comunitaria nel settore dell’ambiente (ad es, piani e programmi connessi alla gestione dei i rifiuti o alla protezione delle acque).

1.4 Modalità di costruzione del processo di partecipazione e soggetti coinvolti

Il RP costituisce lo strumento di approfondimento finalizzato anche all’individuazione dei soggetti competenti in materia ambientale, che, per le loro specifiche competenze, esercitano funzioni amministrative correlate agli effetti sull'ambiente dovuti all'applicazione del piano o del programma, in questo caso del PIDP. Questi potranno fornire specifici contributi ed esplicitare eventuali fattori di criticità con riferimento alle materie o agli ambiti di propria competenza.

Il processo di VAS, inoltre, deve essere caratterizzato dalla condivisione delle “parti interessate”, come richiesto dalla Direttiva europea 2001/42/CE e dal Dlgs 152/2006.

In quest’ottica come previsto dalla L.R. n° 32/2012, è compito della Regione, quale autorità competente, in accordo con l’Ente Parco (autorità procedente), individuare i soggetti competenti in materia ambientale e gli enti territorialmente interessati, anche interregionali e transfrontalieri, da

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consultare in ragione dell'ambito territoriale interessato dal PIDP, delle scelte contenute nello stesso e degli impatti ambientali dovuti all'attuazione dei progetti ivi previsti.

La fase di scoping rappresenterà quindi il momento del confronto tra autorità competente e procedente per la definizione dei soggetti-parti “interessati” che verranno coinvolti nel processo di pianificazione partecipata.

In questa prima fase di procedura si possono già ricordare gli interlocutori “abituali” del Parco da coinvolgere:

• Provincia di Imperia

• Comuni del Parco: Triora, Rocchetta Nervina Cosio d’Arroscia, Mendatica, Montegrosso Pian Latte, Pigna, Rezzo

Si sottolinea la rilevanza di costruire un confronto strutturato anche con i seguenti soggetti:

• Comuni compresi nell’area vasta: Pornassio, Pieve di Teco, Molini di Triora, Apricale, Badalucco, Baiardo, Castelvittorio, Ceriana, Montalto Ligure, Airole, Dolceacqua, Isolabona

• Istituzioni ed enti pubblici confinanti in Regione Piemonte, compreso il Parco del Marguareis e il Parco delle Alpi Marittime, l’Autorità di Bacino del PO.

• Istituzioni ed enti pubblici confinanti in Francia, compreso il Parco del Mercantour.

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SEZIONE 1

Questa sezione ha l’obiettivo di verificare il quadro degli strumenti di pianificazione e settoriali all’interno dell’ambito d’influenza ambientale territoriale (coerenza esterna).

I singoli strumenti sono analizzati sintetizzando le parti rilevanti e i contenuti (descrittivo/interpretativi e normativi) utili alla definizione di strategie ed azioni del nuovo PIDP.

Dall’analisi della coerenza esterna potranno in particolare emergere temi di attenzione all’interno del territorio del Parco e/o dei SIC, utili alla predisposizione del Piano Integrato.

In particolare aree critiche/sensibili o attività possibili:

- per le quali il PIDP potrà assumere un ruolo di indirizzo e promozione di regole e interventi attivi specifici concordati anche con altri Enti/soggetti interessati coinvolti, attraverso la redazione di indirizzi normativi e schede azione di area vasta;

- per le quali il PIDP potrà assumere valore prescrittivo e regolamentare anche attraverso la redazione di eventuali schede azione/interventi specifici in quanto i diversi strumenti di pianificazione sovraordinati o locali non garantiscono un sufficiente livello di regolamentazione o tutela.

2 L’INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO E PIANIFICATORIO: IL PIANO INTEGRATO DEI PARCHI (PIDP), LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO ED I RAPPORTI CON GLI ALTRI PIANI E PROGRAMMI

2.1 Quadro normativo di riferimento in materia di pianificazione ambientale e Natura 2000 (normativa comunitaria, nazionale e regionale)

Il PIDP, con riferimento a quanto previsto dalla Legge n°394/1991 ed alle Direttive europee Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (79/409/CEE), definisce norme d'uso e criteri di intervento per l’organizzazione generale del suo territorio, nonché le misure di conservazione e la corretta gestione necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie di interesse comunitario presenti nei SIC in gestione. Per comprendere e valutare le dinamiche di trasformazione delle componenti ambientali è importante che ciò venga verificato e garantito anche per un territorio più allargato, in cui potranno verificarsi trasformazioni (in atto o previste) con effetti diretti e/o indiretti. Ciò spiega l’importanza della conoscenza dei diversi livelli di pianificazione e la verifica dei relativi strumenti normativi ed attuativi al fine di garantire la corretta convivenza tra il Parco/SIC e le comunità insediate e l’auspicabile grado di integrazione tra il sistema insediativo e il sistema ambientale - ecologico di area vasta. In coerenza con quanto sopra esposto nei paragrafi che seguono sono stati, in questa prima fase, selezionati ed elencati gli strumenti di pianificazione con i quali il PIDP dovrà relazionarsi, sia di pari livello, sia sovraordinati. I Piani e i Programmi, una volta condivisi con l’Autorità Competente, verranno analizzati come strumento di supporto alla definizione di strategie ed azioni, al fine di effettuare nel successivo RA,

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un'analisi della congruenza esterna, ovvero una verifica della coerenza degli obiettivi e delle strategie del PIDP con quelle dei piani individuati. Tale attività si svilupperà attraverso la raccolta e la lettura dei principali strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale di competenza dei diversi enti territoriali (Comunale, Provinciale, Regionale) e delle iniziative e dei progetti promossi dalle comunità locali, allo scopo di fornire un quadro dettagliato di compatibilità volto anche alla comprensione del livello di “vitalità” amministrativa e della conseguente capacità di governo e gestione delle trasformazioni sul territorio di riferimento per il Parco/SIC. Questa sezione ha l’obiettivo di analizzare in modo critico il quadro programmatico e pianificatorio dell’ambito di influenza ambientale del PIDP in esame. Il PIDP si inserisce all'interno di un contesto territoriale sul quale sono in atto gli seguenti strumenti di pianificazione e programmazione vigenti elencati nei seguenti paragrafi, il cui approfondimento si rimanda alla successiva fase di redazione del RA, dopo la condivisione con l’Autorità Competente.

2.2 Rapporti del PIDP con altri Piani e Programmi

2.2.1 Piano Territoriale Regionale (PTR) e Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico (PTCP) La Regione Liguria sta predisponendo il Piano Territoriale Regionale. Con la deliberazione n. 1579 del 22 dicembre 2011 la Giunta regionale ha approvato il Documento preliminare del progetto di PTR, avviando così il procedimento di adozione del suo più importante strumento di pianificazione, secondo una modalità di confronto “aperta e partecipata” con gli enti territoriali. Con questa modalità vengono elaborati e condivisi documenti di lavoro, sia di inquadramento territoriale, sia di proposta di assetto di piano. Le considerazioni che seguono nascono da documenti in bozza, aggiornati alla data del 12 febbraio 2014. Secondo il PTR, il Parco è compreso nell’Ambito 2 – Alpi Liguri e suddiviso in 16 sub-ambiti, perimetrati secondo i diversi sistemi vallivi. Il PTR riconosce le peculiarità del territorio caratterizzato da un patrimonio naturale di estremo pregio e dal fenomeno dello spopolamento come fattore di rischio molto elevato soprattutto per le parti montane. Nella proposta di PTR, gran parte del territorio viene compreso nella categoria “Liguria Natura”, nella quale vengono accorpate le aree che il PTCP attuale orienta, sia pure con gradazioni diverse, verso la maggior tutela (ANI CE, ANI MA, IS CE, IS MA CPA). L’inviluppo di queste aree coincide in buona parte con le aree connotate da una maggiore naturalità (boschi, praterie, aree agricole senza presenza di insediamenti residenziali) in gran parte interessate da vincoli paesistici (Galasso e Bellezze d’insieme) o ambientali (SIC, Aree Protette). Il Piano intende tutelare questo patrimonio di aree, che costituiscono parte sostanziale del capitale naturale della regione, sottraendolo a processi erosivi da parte di altri utilizzi. Il Piano, nel confermare l’articolazione prevista dall’attuale disciplina paesistica, con una attenzione specifica ai temi della tutela e della manutenzione del territorio, intende contenere la possibilità di apportare varianti in senso riduttivo, riservando tale facoltà alla iniziativa regionale. La parte intorno a Monesi viene classificata come “Pezzi Speciali” cioè l’insieme delle aree utilizzate per servizi territoriali (parchi ferroviari, aeroporti, impianti sportivi, ecc.).

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Le parti di territorio antropizzato sono classificate dal PTR come “Liguria Agricola”, “Liguria Storica” e “Liguria degli Insediamenti di Valle”, in base al prevalere delle singole caratteristiche territoriali.

2.2.2 Piano Di Tutela Delle Acque (PTA) Il Piano di Tutela delle Acque (PTA), approvato nel 2009, detta le norme per la gestione e la tutela delle risorse idriche superficiali e sotterranee. Previsto dal decreto legislativo 152/1999 e successivamente dal decreto legislativo 152/2006, è lo strumento regionale per le strategie di azione in materia di risorse idriche. L'ambito territoriale del Parco non fa parte della rete di monitoraggio della qualità ambientale definita dal PTA, che si focalizza piuttosto sulle zone di fondovalle e quelle maggiormente impattate. Viene censita dal PTA la porzione superiore della Valle Argentina, dal momento in cui sono presenti cave sotterranee di ardesia. Nel corso degli approfondimenti per la stesura del PIDP verrà condotta sul territorio una campagna di monitoraggio con l'individuazione dei siti idonei alla valutazione della qualità ambientale dei corsi d'acqua. Tali studi serviranno per censire lo stato attuale dell'ambiente idrico e poter individuare nel tempo gli effetti del PIDP sugli ecosistemi acquatici. Il PTA fornisce, all'interno dell'Allegato 5 - Quadro conoscitivo sulle pressioni, una stima degli scarichi reflui urbani con immissioni in alveo, per ogni Comune, aggiornati al 2008. Tali dati saranno attualizzati per quanto concerne i Comuni del Parco. Inoltre verrà valutato, secondo lo schema proposto dal PTA stesso, la relazione esistente tra le attività economiche ricadenti nel territorio (settore zootecnico, agricoltura, turismo, etc.) sulle risorse al fine di una corretta regolamentazione e pianificazione.

2.2.3 Piani di Bacino (AdB regionale, AdB Po) Il territorio in esame ricade in tre ambiti individuati dalla Provincia di Imperia: il Bacino del Nervia, il Bacino dell’Argentina, il Bacino dell’Arroscia. La Provincia di Imperia svolge compiti connessi alla formazione ed approvazione dei Piani di Bacino di rilievo regionale nell'ambito territoriale di competenza. Il Piano di Bacino, così come definito dalla L.183/89, è lo strumento di pianificazione in materia di difesa del suolo, con valore normativo prevalente su altri strumenti di pianificazione comunali, provinciali e regionali. In particolare il Piano definisce attraverso un quadro tecnico e normativo, l'assetto idrogeologico dei versanti e della rete idrografica, la tutela della qualità e l'uso razionale delle risorse idriche, il corretto uso del territorio. In particolare i riferimenti sono: Ambito 2 – Piano di Bacino del Nervia - Approvato con D.C.P. N. 87 del 15/10/2002 Ambito 4 – Piano di Bacino dell’Argentina - Approvato con D.C.P. N. 18 del 27/02/2003 Ambito 9 – Piano di Bacino dell’Arroscia - Approvato con D.C.P. N. 19 del 27/02/2003

Il piano del parco intende integrarsi con i Piani di Bacino e la stessa pianificazione idraulica, riconoscendo loro una estrema rilevanza, per la sicurezza del territorio, necessità confermata ancora negli ultimi mesi dagli avvenimenti catastrofici di alluvioni e dissesti. Gli elementi conoscitivi, interpretativi e regolativi dei tre Piani di Bacino sono stati analizzati e ripresi nel dettaglio nella elaborazione del Quadro Conoscitivo e del Quadro Interpretativo, per gli aspetti idraulici e geologici. 10

Verrà verificato anche il Piano di Bacino del Po per la parte relativa al Bacino del che nasce nella parte alta dell’ambito dell’Arroscia, con il nome di Tanarello .

2.2.4 Piani Di Gestione Dei Corpi Idrici (PDG Corpi idrici) Con il recepimento della Direttiva 2000/60 tramite i Dlgs 152/99 e Dlgs 152/2006 e s.m., per la gestione e la protezione delle acque il territorio nazionale è stato suddiviso in distretti idrografici, ciascuno dei quali ha l'obbligo di redigere entro il 2015 un apposito piano di gestione. Il territorio ricade prevalentemente all'interno del distretto dell'Appennino settentrionale. Solamente la porzione del versante Padano del territorio provinciale, all'interno della quale ricade in parte il SIC IT1313712 Pian Cavallo - Bric Cornia situato nel Comune di Cosio d'Arroscia, è compresa all'interno del distretto idrografico del fiume Po. I Piani di gestione dei corpi idrici hanno una scala di indagine incompatibile con il livello di approfondimento territoriale del Parco, e considerano al pari del PTA solo le zone di fondovalle e i principali corsi d'acqua regionali. Il PIDP potrà costituire dunque una fase di approfondimento territoriale dei Piani di Gestione e dello stesso PTA, per quanto concerne il censimento delle pressioni e la valutazione della qualità ambientale.

2.2.5 Piani Di Assetto Idrogeologico (PAI) Il Piano di Assetto Idrogeologico del fiume PO ( D.P.C.M. del 24 maggio 200) interessa solo la Valle Tanarello, ovvero la porzione del versante Padano del territorio provinciale, all'interno della quale ricade in parte il SIC IT1313712 Pian Cavallo - Bric Cornia. Il PAI consolida e unifica la pianificazione di bacino per l’assetto idrogeologico: esso coordina le determinazioni assunte con i precedenti stralci di piano e piani straordinari, apportando in taluni casi le precisazioni e gli adeguamenti necessari a garantire il carattere interrelato e integrato proprio del piano di bacino. Verrà verificato il PAI e integrato con i contenuti del PIDP.

2.2.6 Piano regionale di risanamento e tutela della qualità dell'aria e per la riduzione dei gas serra Il Piano regionale di risanamento e tutela della qualità dell'aria e per la riduzione dei gas serra, approvato dal Consiglio regionale con la delibera n.4 del 21 febbraio 2006, definisce le strategie per: • conseguire, per l'intero territorio regionale, il rispetto dei limiti di qualità dell'aria stabiliti dalle normative europee entro i tempi previsti • mantenere nel tempo, ovunque, una buona qualità dell'aria • perseguire un miglioramento generalizzato dell'ambiente e della qualità della vita, evitando il trasferimento dell'inquinamento tra i diversi settori ambientali • concorrere al raggiungimento degli impegni di riduzione delle emissioni sottoscritti dall'Italia in accordi internazionali, con particolare riferimento all'attuazione del protocollo di Kyoto • favorire la partecipazione e il coinvolgimento delle parti sociali e del pubblico

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Per quanto concerne l'inquinamento dell'aria, il contesto territoriale del Parco è ascritto alla zona 6 - Aree di mantenimento con bassa pressione antropica , caratterizzata da bassi livelli di antropizzazione. Lo stato della qualità dell’aria è assunto per questo motivo come buono e non sono previsti monitoraggi della qualità dell'aria. Se questa semplificazione da parte del Piano Regionale è sicuramente attinente alla realtà per quanto concerne le zone naturali esterne ai centri abitati, la situazione potrebbe essere differente al loro interno. Il piano del parco dovrà andare oltre la pianificazione regionale, prevedendo una efficace responsabilizzazione e sensibilizzazione della popolazione sulla prevenzione dell'inquinamento a livello individuale e domestico contestualizzandolo alla realtà territoriale di riferimento. Ad esempio nel corso della stagione invernale, durante la quale il riscaldamento domestico è in molte case ancora autonomo con combustione non solo del materiale legnoso ma sovente anche con l'introduzione di materiale plastico, olio, carta plastificata, etc.. La combustione di questo materiale incrementa localmente le concentrazioni di sostanze pericolose per la salute umana e per l'ambiente (diossine, PM10, etc.). Si vuole inoltre sottolineare la presenza e l'utilizzo puntiforme ma frequente, come su tutto il territorio nazionale, di manufatti contenenti amianto. Proprio a causa della estrema nocività a lungo termine di tale materiale, il PIDP potrà cogliere l'occasione per pianificare e programmare appositi interventi di censimento dei manufatti e promuovere apposite campagne di comunicazione e divulgazione sulla prevenzione del rischio.

2.2.7 Piano energetico ambientale Per quanto concerne la riduzione dei gas serra il Parco, come già avviene, dovrà farsi promotore dell'educazione e della divulgazione ambientale inerente i cambiamenti climatici e la promozione di stili di vita sostenibili e virtuosi. Le strategie di pianificazione volte a contribuire a una riduzione delle emissioni di gas serra sono in relazione con quanto contenuto nel Piano energetico ambientale della Regione (PEARL), approvato dal Consiglio regionale con la deliberazione n. 43 del 2 dicembre 2003. Tale piano definisce, nel rispetto degli obiettivi del Protocollo di Kyoto e in accordo con la pianificazione regionale in materia di inquinamento atmosferico, gli obiettivi di settore individuando le azioni necessarie per il loro raggiungimento. Il PIDP dovrà in particolar modo promuovere ma laddove necessario anche regolamentare o vietare, in base alle conoscenze relative alla qualità ambientale e agli habitat e specie prioritari, lo sviluppo delle energie rinnovabili al suo interno. Riguardo all'energia eolica il PEARL indica il territorio del Parco come non idoneo all'installazione di impianti eolici.

2.2.8 Piano di bonifica delle aree inquinate

Il Piano di bonifica delle aree inquinate è stato approvato dal Consiglio regionale della Liguria in data 1 giugno 1999, e individua le situazioni giudicate a maggior rischio sotto il profilo ambientale e qualifica i siti da bonificare. Il territorio in esame non comprende al suo interno nessuna dei 12 siti individuati come prioritari a livello regionale.

Si vuole tuttavia qui proporre un censimento, su tutto il territorio del Parco, delle eventuali discariche non autorizzate e dei siti illegali di sversamento, che costituiscono non solo una minaccia da in punto di vista paesaggistico ma che possono potenzialmente anche arrecare un danno alla salute umana e a quella degli ecosistemi.

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2.2.9 Piano regionale di Gestione dei Rifiuti 2013

La Regione Liguria con la delibera di Giunta regionale n.1801 del 27 dicembre 2013 ha adottato la proposta del nuovo Piano regionale di Gestione dei Rifiuti, come previsto dalla normativa nazionale di settore (D.Lgs.152/2006).

Il Piano regionale costituisce il documento riassuntivo delle politiche in materia di gestione dei rifiuti e ha il compito di indicare il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di trasparenza, efficacia, efficienza, economicità e autosufficienza.

Il contenuto del Piano regionale è improntato ai principi di gestione dei rifiuti definiti a livello comunitario e nazionale, che indicano i cosiddetti criteri di priorità nella gestione dei rifiuti: prevenzione o riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero, con un ruolo esclusivamente residuale per i sistemi di smaltimento in discarica.

Chiaramente non si ritiene debbano essere creati all'interno del territorio del Parco siti di smaltimento e/o trattamento dei rifiuti. Si vuole invece focalizzare la pianificazione su politiche formative ed educative basate su:

• Riduzione della produzione di rifiuti

• Riduzione degli sprechi

• Corretto smaltimento dei rifiuti pericolosi

• Corretta differenziazione

• Promozione del compostaggio domestico

Tali pratiche, che hanno come target la popolazione, le attività produttive e gli Enti pubblici, dovranno essere promosse dall'Ente Parco e dovranno essere favorite tramite campagne divulgative ed educative volte all'adozione di processi e comportamenti virtuosi che coinvolgano anche il territorio esterno al Parco.

2.2.10 Piano forestale regionale (PFR)

Con il Programma Forestale regionale (PFR, approvato con DCR n. 17/2007) la Regione Liguria ha definito gli obiettivi e le azioni prioritarie da intraprendere per la valorizzazione e lo sviluppo del patrimonio boschivo e del settore forestale, in un’ottica multifunzionale. A tal fine è individuata la necessità di sviluppare un’adeguata pianificazione forestale, organizzata su tre livelli:

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- Il primo, a livello regionale, consiste nell’attuazione del Programma forestale che indica le linee di massima della pianificazione forestale e delle attività che si devono realizzare a livello di grandi aree. Questo livello di pianificazione è il punto di partenza su cui si basano gli altri.

- Il secondo, a livello di comprensorio, offre delle indicazioni in conformità a indagini e conoscenze che evidenziano le specificità dell’area forestale. Le attività previste al secondo livello devono essere intese come un approfondimento di quelle di massima definite dal livello regionale.

- Il terzo livello, aziendale, prevede le attività di pianificazione di dettaglio che si devono attuare sul territorio forestale. Esse coincidono con gli interventi pianificatori tradizionalmente gestiti con l’assestamento forestale rivolte a proprietà singole o associale, pubbliche o private.

A questo livello le azioni forestali da intraprendere devono essere in linea con quanto stabilito nei vigenti livelli di pianificazione superiore.

La pianificazione di secondo livello costituisce una novità per la Liguria ma, dall’analisi effettuata, rappresenta uno strumento strategico per ottimizzare la raccolta di dati per coniugare gli aspetti forestali con quelli di ordine socio-economico, nonché per stimolare un processo partecipato e condiviso rispetto alla pianificazione stessa.

I piani di secondo livello, investono un’area forestale sovra comunale: la competenza della pianificazione di secondo livello è, secondo il PFR, degli Enti delegati in materia forestale. L’area di riferimento per detta pianificazione è costituita dall’insieme dei bacini idrografici che rientrano in tutto o per la parte prevalente in ciascuno degli Enti delegati; tale area rappresenta la base territoriale per la pianificazione operativa.

Una porzione del Parco, esattamente la Valle Arroscia, ricade all’interno di un progetto di cooperazione (Alcotra – Renerfor) finalizzato alla definizione di linee guida rivolte alla realizzazione di piani forestali territoriali di indirizzo (PFTI),

I Piani forestali territoriali d’indirizzo (PFTI) sono piani di settore (forestale), intermedi tra la pianificazione forestale di livello regionale (individuata dal Programma Forestale Regionale) e la pianificazione di dettaglio (Piani di assestamento).

L’Analisi della pianificazione forestale esistente evidenzia molti ni di settore esistenti, in vigore o scaduti di recente, approfondendo i contenuti e le informazioni sui popolamenti forestali e le caratteristiche dendrometriche e di composizione dendrologica.

Tra le competenze degli Enti Parco rientra quello di inserire all'interno del Piano del Parco specifiche indicazioni di indirizzo e attuative in tema di superfici boscate. Di tali indicazioni è necessario tenere conto nella redazione dei piani di assestamento nonché nella pianificazione forestale di altro livello relativa a superfici ricadenti nelle aree protette. Infine sulla base di quanto previsto dall’articolo 18 della l.r. n. 4/1999, gli Enti Parco possono gestire le foreste del patrimonio regionale ricadenti nelle aree parco (anche se il bando regionale attualmente aperto relativo alle foreste demaniali indirizza questa gestione verso la concessione a soggetti privati).

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Gli Enti Parco possono altresì attivare, nei territori di propria competenza, gli interventi diretti previsti dall’articolo 7 della l.r. n. 4/1999, previa intesa con l’Ente delegato territorialmente competente.

In merito alla “forza” che il PIDP deve avere rispetto alle altre forme di pianificazione forestale, << si rimarca che nella pianificazione forestale di secondo e terzo livello (pianificazione comprensoriale quella di secondo livello e pianificazione aziendale quella di terzo livello n.d.r.) necessita porre particolare attenzione agli obiettivi strategici, alle indicazioni e alle norme contenute nei Piani dei Parchi e/o in altri strumenti di pianificazione forestale dei Parchi, non solo per motivi di coordinamento e per le generali funzioni di indirizzo ed orientamento riconosciuti a tali strumenti, ma anche per creare le massime sinergie tra esigenze di miglioramento della qualità ambientale, di valorizzazione economica e di sostegno finanziario>>.

2.2.11 Piano territoriale di coordinamento (PTC) della Provincia di Imperia

Il PTC della Provincia di Imperia viene redatto nel 2004 rispondendo alla L.R. 36/97. Il Piano viene approvato con Deliberazione Consiglio Provinciale n. 79 del 25/11/2009. Recependo la legge regionale il Piano è articolato in tre contenuti fondamentali: - la Descrizione Fondativa (ovvero il quadro fondativo) che è in sostanza la conoscenza analitica e tematica delle peculiarità del territorio; - Documento degli Obiettivi che esplicita i fini, comunque di ambito sovracomunale, che si intendono perseguire; - la Struttura del Piano che, sulla base dei due documenti precedenti, esplicita le priorità di azioni ed i livelli di interazione. La descrizione fondativa individua diversi ambiti conoscitivi, schema che viene mantenuto anche nell’esposizione delle proposte costituenti la Struttura del Piano:

• L’AMBIENTE NATURALE • LE ATTIVITA' DELL’AGRICOLTURA • L’AMBIENTE URBANO (E IL PAESAGGIO COSTRUITO) • LA MOBILITA’ • I SERVIZI ALLA COMUNITA’ • LE ATTIVITA’ DELL’INDUSTRIA, ARTIGIANATO E COMMERCIO • IL TURISMO

La Descrizione Fondativa del PTC contiene un'approfondita analisi dell'ambiente naturale che analizza le emergenze botaniche, quelle geologiche e quelle faunistiche; il piano faunistico venatorio con la delimitazione degli Ambiti Territoriali di Caccia e delle aree protette a vario titolo, la carta ittica provinciale, le schede di censimento dei geositi. Vengono inoltre mappate le problematiche ecologiche emergenti (incendi, infiammabilità e fitopatie) del patrimonio boschivo. Il Documento degli Obiettivi, a partire dalla ricognizione delle risorse e dei problemi contenuta nella descrizione fondativa, illustra e motiva gli indirizzi che il Piano intende assumere e gli esiti attesi. Nelle politiche per il territorio, si confrontano e si intrecciano due grandi linee d'azione: - quella definita delle grandi opere, che punta a definire un insieme selezionato di interventi strategici di grande rilevanza - siano essi trafori, acquedotti, ospedali, porti, centri congressi o quant'altro - e a far dipendere da questi le prospettive di sviluppo e la soluzione dei problemi individuati; - quella definita dell'intervento diffuso, che privilegia l'azione capillare di recupero e

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manutenzione del territorio nelle sue diverse componenti - insediativa, ambientale, infrastrutturale. Il documento delle proposte del PTC provinciale include diverse Proposizioni che interessano Il PAL, in particolare quelle riguardanti il primo ambito.

Di seguito le proposizioni interessate differenziate per i diversi ambiti di intervento; non sono presenti proposizioni prescrittive che interessano il PIDP, ma solo di indirizzo e di coordinamento:

-AMBIENTE NATURALE

PROPOSIZIONE N° 1 - AREE DI PREGIO NATURALISTICO PARTICOLARE (indirizzo e coordinamento)

Il PTC individua la perimetrazione di aree ove sono presenti elevati pregi naturali geologici e botanici per i quali per una parte non risultano al momento cogenti pertinenti norme di tutela e valorizzazione e comunque a scala generale si ritiene opportuna l’evidenziazione di priorità rispetto al più ampio e articolato quadro di valori presenti sul territorio provinciale.

La perimetrazione comprende naturalmente il confine del Parco delle Alpi Liguri i SIC e gli ZPS di competenza del Parco; individua inoltre le zone di tutela idrica e aree di pregio naturalistico particolare, la rete dei sentieri e dei percorsi di Moutain Bike compresi nel sistema del verde Provinciale.

PROPOSIZIONE N° 2 - ELABORAZIONE DEL PIANO DI GESTIONE DI ALCUNE AREE SIC E DELLE ZPS PROVINCIALI (orientamento)

PROPOSIZIONE N° 3 - PARCO DELLE ALPI LIGURI (indirizzo e coordinamento)

PROPOSIZIONE N° 5 – ZONE DA PRESERVARE PER ESIGENZE PREVALENTI DI TUTELA IDRICA (indirizzo e coordinamento)

-ATTIVITA' DELL'AGRICOLTURA

PROPOSIZIONE N° 8 – PROGETTO PILOTA PER NUOVE PRODUZIONI VIVAISTICHE PER FINI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE (orientamento)

PROPOSIZIONE N° 9 – PROGETTO PILOTA PER OLIVOCOLTURA BIOLOGICA NELLA ZONA DI BAIARDO (orientamento)

PROPOSIZIONE N° 10 – INTERVENTI PER STRUTTURE PRODUTTIVE E SERVIZI DI SCALA SOVRACOMUNALE: (indirizzo e coordinamento)

10 a) Macello pubblico in comune di Pieve di Teco

10 B) Impianto di cogenerazione di calore alimentato da biomasse in Pieve di Teco

-AMBIENTE URBANO

PROPOSIZIONE N° 11 – SISTEMA DEL VERDE DI INTERESSE PROVINCIALE: (indirizzo e coordinamento)

• per la fruizione naturalistica : zone SIC e ZPS, aree naturalistiche protette istituite ex L.R. 12/95, aree di pregio naturalistico particolare di cui all’art.30 delle N.A. e proposizione N° 1 • per la fruizione attiva, ambientale – ricreativa : (si elencano le aree inerenti il PAL) aree a parco o giardino: 16

11g) nuove aree verdi attrezzate in corrispondenza di “porte” del Parco delle Alpi Liguri: 1-Triora, 2- Pigna, 3-Mendatica percorsi escursionistici: 11 q) la rete dei sentieri di interesse provinciale 11 r) la rete Mountain Bike di interesse provinciale percorsi ciclabili: 11 t) tratti ciclabili di penetrazione nelle piane del Roya, Nervia, Argentina, Prino, Impero, Evigno

PROPOSIZIONE N° 12 – INTERVENTI DI REALIZZAZIONE DI AREE VERDI DI LIVELLO PROVINCIALE PER LA FRUIZIONE ATTIVA, AMBIENTALE- RICREATIVA: (indirizzo e coordinamento) 12 d) Nuova area verde attrezzata in Triora 12 e) Nuova area verde attrezzata in Pigna 12 f) Nuova area verde attrezzata in Mendatica

PROPOSIZIONE N° 13 – MIGLIORAMENTO QUALITA’ D’IMMAGINE DEL PAESAGGIO COSTRUITO (orientamento)

PROPOSIZIONE N° 14 – CARTA DELLE POTENZIALITA' ARCHEOLOGICHE (?) (orientamento)

-MOBILITA'

PROPOSIZIONE N° 18 - ASSE MONTANO DI COLLEGAMENTO FUNZIONALE (indirizzo e coordinamento)

PROPOSIZIONE N° 19 – INTERVENTI PER LA MOBILITA' EXTRAURBANA (indirizzo e coordinamento)

(si elencano gli interventi inerenti il PAL)

19l) viabilità alternativa o interventi migliorativi per l’attraversamento del nucleo di Mendatica-SP 3

PROPOSIZIONE N° 21 – INIZIATIVE DI SVILUPPO IN TERMINI DI EFFICIENZA E DI SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE DELL’OFFERTA DI TPL IN PROVINCIA DI IMPERIA: (orientamento) 21 a) incremento dell’utilizzo di mezzi di trasporto “ecologici”; 21 b) maggior integrazione dei servizi su ferro e su gomma; 21 c) potenziamento dei servizi gommati e ferroviari transfrontalieri e loro integrazione con quelli nazionali d’interesse locale

-SERVIZI ALLA COMUNITA'

PROPOSIZIONE N° 26 – ATTUAZIONE DEL PIANO PROVINCIALE PER LA GESTIONE INTEGRATA DEI RIFIUTI (indirizzo e coordinamento)

-TURISMO PROPOSIZIONE N° 36 – SVILUPPO TURISTICO DELL’ENTROTERRA MONTANO (indirizzo e coordinamento

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2.2.12 Piano faunistico venatorio provinciale

Finalizzato alla disciplina del prelievo venatorio da parte dei cacciatori praticanti (nel 1998 gli iscritti residenti erano 5.632 - di cui 2.626 cinghialisti – e al 2001 n° 5.280 a dimostrazione del costante decremento) nell’ottica della tutela della fauna selvatica omeoterma (uccelli e mammiferi “selvatici”) prescritta dalla normativa di settore1 il vigente strumento di pianificazione delle attività di caccia in provincia di Imperia era stato approvato con D.C.P. n° 10 del 29.01.1996, successivamente modificato ed integrato con D.C.P. n° 5 del 05.02.1997 e n° 14 del 25.03.1999.

La sua strutturazione era stata organizzata in relazione alle seguenti fasi:

1. individuazione della Zona Faunistica delle Alpi, cioè il territorio di consistente presenza della tipica flora e fauna alpina;

2. delimitazione degli Ambiti Territoriali di Caccia, cioè gli altri ambiti faunisticamente omogenei in cui è sottodiviso il territorio provinciale “cacciabile”;

3. determinazione del territorio Agro Silvo Pastorale - TASP, cioè la complessiva superficie territoriale fruibile dalla fauna selvatica (sono escluse le aree urbanizzate, strade, autostrade, ferrovie …);

4. delimitazione delle aree protette a vario titolo (Oasi di protezione, Foreste demaniali, Zone di ripopolamento e cattura);

5. delimitazione delle zone previste per la produzione di fauna selvatica: Centri pubblici di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale, Zone per addestramento cani e per gare cinofile;

6. definizione dei criteri per la costituzione di Aziende Faunistico - Venatorie o Agro - Turistico - Venatorie;

7. definizione degli indirizzi gestionali per le varie specie di fauna selvatica di interesse venatorio. Sulla base degli indirizzi regionali approvati con deliberazione della Giunta 15.4.2011 n. 387, le Province stanno aggiornando i propri piani faunistico venatori.

Negli indirizzi regionali è segnalata più volte l’esigenza che le Province, nella redazione dei loro piani, tengano conto delle aree naturali protette e delle aree appartenenti alla Rete Natura 2000, ed operino di conseguenza in stretto raccordo con gli enti gestori di tali aree.

Analoga e simmetrica raccomandazione è rivolta agli Enti parco, affinché mediante tale raccordo la pianificazione provinciale e quella degli Enti parco costituiscano un sistema coerente, integrato, condiviso, a tutela di comuni valori naturali.

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2.2.13 PTC per la valorizzazione delle aree sciistiche di Monesi

Si segnala l'azione di supporto all'attività sciistica promossa dalla Regione attraverso il PTC per la valorizzazione delle aree sciistiche di Monesi (approvato con D.C.R. N. 64 del 1999).

A questo è seguito anche il finanziamento attraverso fondi Obiettivo 2, cofinanziato dalla Provincia di Imperia, per la nuova seggiovia biposto Monesi-Tre Pini ex tracciato “Del Redentore” e l'azione promossa dal Parco delle Alpi Liguri per il recupero delle aree attrezzate attorno all'anello per lo sci di fondo della Melosa in Comune di Pigna (finanziato attraverso il PSR).

2.2.14 Strumenti urbanistici locali

Relativamente al quadro della pianificazione comunale il territorio in esame è caratterizzato da una datazione dei piani alquanto differenziata: da alcuni PRG e alcuni Programmi di Fabbricazione nati tra gli anni 70/80, fino ad ai comuni che si sono dotati di PUC posteriori al 2000 o che lo stanno predisponendo.

Nei piani non vi sono particolare elementi di contrasto, rispetto al riconoscimento e alla tutela delle aree naturali e delle aree produttive agricole e forestali.

L’occasione della redazione del Piano del Parco potrebbe essere anche un’occasione di riflessione sulla pianificazione urbanistica intercomunale.

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SEZIONE 2

3 L’inquadramento del contesto territoriale e ambientale di riferimento

3.1 Ambito territoriale di influenza ambientale

L’ambito territoriale di influenza ambientale varia parzialmente in base ai tematismi di analisi. Viene comunque intesa un’area vasta, riportata nella tavola del Dossier illustrativo allegato, che inserisce il comprensorio del Parco in una ambito che comprende i sistemi vallivi alti e medi –bassi per alcuni sistemi - delle Valli Nervia Argentina e Arroscia, oltre alla Valle Tanarello, oltre il confine del piano integrato, includendo una fascia intorno ai confini veri e propri di circa 5 km. La fascia a monte (oltre il confine della Regione Liguria) è astratta, sia intesa come offset di 5 km della polilinea del confine regionale (figura di seguito) sia come squadro astratto (tavola nel Dossier). Tale astrazione intende evidenziare la difficoltà di reperimento e confrontabilità dei dati della Regione Piemonte e del territorio Francese. Per questi aspetti la procedura di scoping assume particolare rilevanza, al fine di ottenere le informazioni necessarie e potere verificare la comparabilità dei dati.

Figura 1 – Area vasta

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3.1.1 Contesto territoriale, componenti ambientali, paesaggistiche e socio- economiche

Inquadramento idrologico e utilizzo idrico

Il territorio del Parco è compreso nella porzione superiore dei bacini idrogeologici del Nervia, dell'Argentina, dell'Arroscia e del Tanaro.

Il Bacino del Nervia occupa la porzione occidentale del territorio, e interessa nel Parco i comuni di Pigna e Rocchetta Nervina. Il reticolo ha forma di ventaglio nella parte superiore e si sviluppa su coperture sedimentarie delfinesi. Il rio Barbaira ed i suoi affluenti interessano il territorio del SIC IT1315313 Gouta- Testa d'Alpe-Valle Barbaira, mentre SIC IT1315421 Monte Toraggio – Monte Pietravecchia comprende al suo interno il lago di Tenarda (bacino artificiale di 1500000 m3 costruito negli anni '60 per l'approvigionamento idropotabile delle zone di fondovalle) e le sorgenti del Nervia, che nasce dalle pendici meridionali del Monte Pietravecchia con il nome dio Rio delle Tane. Dopo la confluenza con il rio dell’Incisa e la Valle dell’Arme, che scende dal lago Tenarda a monte dell’abitato di Buggio, il corso d’acqua prende il nome di Nervia. Numerosi sono i tributari con portata idrica perenne che alimentano il Nervia: tra Buggio e Pigna confluiscono, in riva destra, il rio dei Rugli e, in riva sinistra, il rio Ubago e il rio Gordale. Quest'ultimo comprende nel suo sottobacino parte del SIC IT1315407 Monte Ceppo e il SIC 1315408 Lecceta di Langan. Gli affluenti più significativi sono i rii Gordale, Bonda, Muratone, Merdanzo e Barbaira. I torrenti sono alimentati da numerose sorgenti. Il Nervia forma a fondovalle un deposito alluvionale con lo sviluppo di una falda acquifera alimentata dallo stesso torrente e dalla circolazione ipogea. Il bacino comprende al suo interno le ZPS IT1314679 Toraggio – Gerbonte e IT1315380 Alto – Testa d'Alpe e IT 1315481 Ceppo – Tomena.

Il bacino dell'Argentina , collocato nella porzione centrale del territorio provinciale, interessa per il Parco il comune di Triora e comprende al suo interno i SIC IT1315421 Monte Toraggio – Monte Pietravecchia, 1314610 – Monte Frontè, IT1314609 – Monte Prearba e IT1315407 Monte Ceppo. Il torrente Argentina nasce alle pendici del Monte Saccarello, che essendo costituito nella porzione meridionale da terreni calcarei permeabili da luogo a una intensa infiltrazione ipogea, resa ancora più marcata dalle numerose paleofrane insistenti sulla vallata. Nella porzione alta della valle sono presenti numerosissime cave sotterranee di ardesia, calcari e conglomerati. I tributari principali del torrente Argentina sono il rio dell’Infernetto, il rio Negrè, il rio Grognardo, il rio Muneghetti, il rio Gavano, il rio Morghetta, il rio Aurighi e il torrente Oxentina sulla destra orografica; il il rio Barbone, il rio Bregalla, il torrente Capriolo e il torrente Carpasina sulla sinistra orografica. Insistenti al di fuori del territorio del Parco, gli impatti maggiori sul torrente si manifestano a fondovalle, dove si sviluppano le principali attività umane sviluppate e i maggiori centri abitati, collocati nella zona della piana alluvionale. Il bacino comprende al suo interno le ZPS IT131477 Saccarello – Garlenda, IT1314678 Sciorella, IT1314679 Toraggio – Gerbonte e IT 1315481 Ceppo – Tomena.

Il Bacino dell'Arroscia si sviluppa nella porzione orientale del territorio provinciale ed è compreso a fondovalle nella Provincia di Savona. Il Parco occupa la testata del bacino e in questa zona è interessato dai SIC 1314610 Monte Saccarello – Monte Frontè, IT1314609 Monte Monega – Monte Prearba, IT1315504 Bosco di Rezzo e IT1313712 Cima di Pian Cavallo - Bric Cornia. Comprende nel Parco i Comuni di Rezzo, Mendatica, Montegrosso Pian Latte e Cosio d'Arroscia. Il torrente Arroscia nasce dalle pendici del monte Frontè ed è alimentato a fondovalle da due torrenti principali che formano due sottobacini, l'Arogna ed il Giara di Rezzo, dei quali il secondo interessa nella porzione superiore il Comune di Rezzo ed una zona a notevole pregio naturalistico e conservazionistico. A fondovalle si sviluppa la piana di Albenga, in cui i prelievi idrici e l'inquinamento a causa dell'agricoltura sono ingenti. Il bacino comprende al suo interno le ZPS IT131477 Saccarello - Garlenda e IT1314678 Sciorella.

Il Bacino del Tanaro , di pertinenza padana, appartiene alla porzione nord-orientale della provincia. Il SIC IT1313712 Cima di Pian Cavallo - Bric Cornia è compreso nel territorio del comune di Cosio d'Arroscia. Il territorio imperiese comprende il sottobacino del torrente Tanarello, che confluisce con il Negrone dando origine al Tanaro. Solo il Tanarello ed il Tanaro fino all'abitato di Ponte di Nava sono di appartenenza ligure. Le sorgenti del Tanarello si trovano alle pendici settentrionali del Monte Saccarello. Il torrente è alimentato in sponda sinistra dai rii Bavera, Sepae, Inferno, Moneghe e Piniella, mentre da destra dai rii Scandolaro e 21

Fonda. E'compreso nel SIC anche il rio Boschetti, affluente del Tanaro. Il bacino comprende al suo interno le ZPS IT1313776 Piancavallo e IT131477 Saccarello – Garlenda.

Il clima dell’alta Val Tanaro ha carattere molto più alpino di quello delle altre vallate dell’imperiese, con inverni caratterizzati da basse temperature e notevoli innevamenti. Per il versante tirrenico invece il mare determina condizioni più mediterranee e miti. Il clima è di tipo mediterraneo temperato, con condizioni più xerotermiche procedendo verso sud e verso ovest, mentre nelle vallate interne si manifesta una notevole varietà nelle condizioni climatiche anche in relazione all'esposizione dei versanti. Le testate dei bacini sono caratterizzate da condizioni climatiche più alpine. Le precipitazioni presentano un massimo assoluto autunnale ed uno relativo primaverile, mentre durante la stagione estiva la riduzione delle precipitazioni comporta un decremento degli afflussi al reticolo idrografico, che riesce generalmente a mantenere il flusso idrico, anche se ridotto, grazie alla complessa circolazione ipogea. Il territorio in esame è dotato, grazie al substrato geologico, di numerose sorgenti che vengono utilizzate dai comuni per l'approvigionamento idrico.

Per quanto concerne gli impatti antropici è chiaro che nei differenti bacini le zone maggiormente soggette a pressione siano quelle di fondovalle, dunque esterne al territorio di competenza del Parco. Procedendo verso valle aumentano non solo i prelievi dai torrenti ma anche l'inquinamento da fonti puntiformi (reflui urbani, industrie) e di origine diffusa (agricoltura) e gli impatti fisici legati a sbarramenti trasversali (captazioni, soglie, dighe, etc.) e longitudinali (argini, pennelli, muri di contenimento, etc.) che interrompono la continuità fluviale ed impediscono la pulsazione delle piene. Non a caso la qualità ambientale dei corsi d'acqua si riduce drasticamente nelle zone di fondovalle. Per quanto riguarda invece il territorio del Parco e le zone limitrofe, non vi sono particolari pressioni insistenti sui torrenti ed è per questo motivo che la qualità ambientale è generalmente elevata. Particolare attenzione dovrà essere tuttavia dedicata, come precedentemente accennato, alla regolamentazione della collocazione di impianti idroelettrici, in quanto negli ultimi anni si è assistito ad un incremento in tutta la Provincia dei progetti e delle richieste di installazione nella porzione alta delle vallate. Dovrà essere effettuata inoltre una ricognizione accurata dei disturbi antropici incidenti sui torrenti, con una distinzione tra disturbi fisici, chimici e biologici. Si propone a tal proposito la creazione di un'apposita cartogarfia tematica, in cui inserire anche una valutazione della qualità ambientale dei corsi d'acqua e la presenza/abbondanza di specie protette (vedi sezione biodiversità) per avere un chiaro quadro di riferimento sulla situazione e poter valutare l'evoluzione nel tempo degli ecosistemi in relazione agli effetti del PDPI stesso.

Per quanto concerne l'uso ricreativo della risorsa, la pesca nei corsi d’acqua provinciali viene praticata con il supporto degli annuali ripopolamenti ittici, indispensabili in ragione dell’esigua portata estiva nella quasi totalità dei torrenti che in generale non consente la sopravvivenza di un adeguato contingente ittico. Tanto più nel tratto alto dei bacini che interessano il territorio del Parco. L'amministrazione della pesca è orientata dalle linee guida della Carta Ittica provinciale (2004), che suddivide i tratti dei corsi d'acqua in tre categorie gestionali: • Categoria A: i corsi d’acqua ritenuti di rilevante o significativo pregio ittiofaunistico, in maggioranza a popolamento troticolo; le attività di pesca devono essere esercitate nel rispetto delle preminenti finalità di tutela; pertanto non si devono svolgere attività agonistiche che comportino l’immissione di materiale ittico adulto, né istituire zone adibite a Riserve Turistiche. • Categoria B: i corsi d’acqua di minore pregio ittico rispetto ai precedenti, per motivi di carattere sia naturale (idrologia, morfologia), sia antropico (inquinamenti di lieve entità, moderata alterazione dello stato naturale dell’alveo, ecc.); in esse si esercita la maggiore pressione di pesca e, pertanto, rivestono anche funzione di richiamo turistico pescasportivo. Allo scopo di far fronte all’entità dei prelievi, in questi corsi d’acqua sono consentite immissioni di salmonidi adulti d’allevamento “ pronta cattura” ed è vietata, invece, tassativamente l’immissione per la pronta pesca di ciprinidi o altre specie ittiche diverse dai salmonidi; in questa categoria rientrano le zone permanenti per l’allenamento agonistico ed i campi gara temporanei; inoltre in tali zone possono essere individuati i tratti adibiti a Riserve Turistiche; • Categoria C: i corsi d’acqua, o tratti di essi, non idonei ad ospitare popolazioni ittiche permanenti di interesse faunistico e/o alieutico, per motivi di carattere sia naturale (regime idrologico) sia antropico (inquinamenti severi, grave alterazione dell’habitat); in essi non si devono effettuare immissioni di pesce; tuttavia, in occasione di particolari condizioni ambientali e idrologiche che permettano temporaneamente la sopravvivenza di pesci e in assenza di rischi di carattere igienico-sanitario, possono essere consentite immissioni di trote “ pronta cattura ” da parte di enti privati. 22

La grande maggioranza dei corsi d'acqua ricadenti nel territorio dei Comuni del Parco, nonché la totalità dei corsi d'acqua entro i limiti delle aree protette e nei territori di SIC e ZPS, si inserisce in Categoria A. Si inserisce in Categoria B il torrente Nervia, dalla confluenza con il rio Gordale fino a valle di Dolceacqua (immissione rio S. Gregorio) e il Merdanzo a valle dell’immissione del rio Brughea, nonché il torrente Giara di Rezzo nel tratto medio basso del territorio comunale. La pesca è regolamentata dalla Provincia, che ogni anno aggiorna il calendario e le modalità di tale pratica sportiva. La disciplina e il calendario della pesca nelle acque interne comprende: classificazione delle acque secondo le tre categorie gestionali, periodo di pesca, gare e raduni, diritti esclusivi di pesca, zone no-kill, zone a divieto di pesca, zone a pesca sportiva, modalità di pesca consentite e modalità vietate, quantità massime di cattura e taglie minime, specie soggette a divieto di pesca. Nel corso degli studi propedeutici al PDPI dovrà essere indagata la possibilità di approfondire le disposizioni della Carta Ittica Provinciale per creare zone di gestione differenti da quelle sancite dalla Provincia (es. creazione di nuove zone a divieto di pesca, obbligo di ripopolamenti di materiale autoctono, modifiche e/o spostamento delle zone di pesca e di gara, etc.) anche in relazione alla presenza di specie e habitat che il Parco ha l'obbligo di tutelare.

Sempre considerando l'uso ricreativo, si vuole richiamare l'attenzione sulla pratica del torrentismo , in espansione negli ultimi anni anche nel territorio imperiese. Tale sport, che molti Enti parco vietano esplicitamente all'interno del territorio di competenza, viene praticato anche all'interno del Parco Alpi Liguri (es Rio Barbaira nel torrente Argentina in zone a SIC). Si propone di effettuare una valutazione del valore naturalistico dei tratti soggetti a torrentismo e, in relazione anche alle frequenze e ai potenziali impatti, scegliere se e dove regolamentare/vietare tale attività. L'utilizzo dell'acqua da parte dell'uomo è censito dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (2009), dai Piani di Bacino provinciali delle valli Nervia (2002), Argentina (2003) e Arroscia (2003) nonché dal Piano Regionale di Tutela delle Acque (2009). Gli approvigionamenti idrici avvengono prevalentemente tramite captazioni da sorgenti, spesso di potenzialità estremamente limitata, che alimentano strutture acquedottistiche locali gestite dai comuni. I Piani di Bacino segnalano inoltre due importanti trasferimenti idrici interbacino, entrambi situati nel cuore del Parco. Il primo interessa i prelievi da sorgente in alta Valle di Giara (Comune di Rezzo, sorgente) con concessioni di (54,5 l/s), destinate all'adiacente Bacino dell'Impero e nello specifico al Comune di Imperia. Il secondo interessa il Lago di Tenarda in alta Valle Nervia e riguarda concessioni a scopo potabile di (45 l/s) destinate agli adiacenti bacini. Nel complesso il rifornimento idrico può ritenersi assicurato, mentre risulta estremamente carente, in genere, la manutenzione delle opere, che porta al progressivo deterioramento delle infrastrutture. Il PTC affronta anche la tematica delle perdite lungo le reti di distribuzione, la cui entità dovrebbe giustificare appropriati interventi di manutanzione, tanto più necessari per i valori che un Parco Naturale rappresenta in termini di sostenibilità ambientale e di riduzione degli sprechi di risorse naturali. Per quanto concerne la depurazione dei reflui, tutti gli scarichi domestici sono confluiti a livello comunale in impianti Ihmoff o fosse biologiche che scaricano in alveo e in pochi casi direttamente a terra. In merito alla gestione delle risorse idriche a scopo umano sarà proposito degli studi propedeutici al PDPI l'aggiornamento dei dati disponibili in materia di distribuzione (entità e localizzazione delle sorgenti, derivazioni e perdite; localizzazione e modalità di depurazione), allo scopo di compiere un indagine esaustiva sull'utilizzo dell'acqua dolce all'interno dell' area, dentro e fuori le aree protette . L'obbiettivo è quello di fornire delle linee di indirizzo per il miglioramento della gestione della risorsa.

Obbiettivi Attività Documenti previsti Valutazione del disturbo antropico Censimento degli impatti sugli ecosistemi Relazione e della sua intensità a fini acquatici: Cartografia tematica gestionali e programmatici • Prelievi e scarichi • Inquinamento puntiforme • Inquinamento diffuso • Disturbo fisico (opere di sbarramento trasversali e longitudinali) • Disturbo biologico • Turismo e canyoning • Pesca Approfondimento e aggiornamento Monitoraggio ambientale dei corsi d'acqua Relazione della Carta Ittica Provinciale e dei • Stato fisico-chimico Cartografia tematica 23

Piani di Bacino • Stato ecologico (macroinvertebrati, ittiofauna, funzionalità fluviale) Classificazione per categorie ambientali, gestionali e di protezione Piano di azione per il miglioramento ambientale dei corsi d'acqua Censimento del reticolo idrografico Aggiornamento in base alle nuove conoscenze Cartografia tematica e delle sorgenti

Inquadramento geologico e litologico

Il Parco delle Alpi liguri è situato nella parte settentrionale della provincia di Imperia, a ridosso tra Francia e Piemonte, e comprende i comuni di Rocchetta Nervina, Pigna, Triora, Montegrosso pian latte, Rezzo,Mendatica e Cosio d'Arroscia.

Geologicamente, l'estremo ponente ligure costituisce un'anello fondamentale per la conoscenza del segmento meridionale delle Alpi Marittime, in cui sono presenti sia zone dell'avampaese Europeo, sia il fronte delle Falde Alpine. Queste ultime costituiscono la parte sommitale dell'edificio Alpino, e sono rappresentate da successioni sedimentarie originariamente ubicate nell'area interposta tra placca Europea e placca Africana. Nell'area del Parco vengono a contrapporsi realtà geologiche diverse che testimoniano le ultime fasi dell'orogenesi Europa-vergente, documentate appunto sia da settori di avampaese, sia dal fronte delle falde alpine. Peculiarità della zona è il fatto che il fronte delle falde risulta costituito dalle unità più interne, di pertinenza dell'oceano Piemontese-Ligure, che risultano traslate sui domini più esterni, Piemontese e Brianzonese. Ciò determina che nell'area compaiano sia unità tettoniche riconducibili a bacini sedimentari con substrato di crosta oceanica, sia unità di crosta continentale. Queste ultime sono sia in posto che tettonicamente interposte tra avampaese e fronte delle falde. Assumendo un trasporto tettonico verso SW quindi, vengono documentate unità appartenenti ad almeno 2 domini paleogeografici, ciascuno con una propria sequenza stratigrafica e propria storia deformativa. L'estensione temporale delle coperture sedimentarie risulta variabile. Quelle legate al substrato oceanico risultano di più breve durata,non potendo essere anteriori a quest'ultimo e non posteriori agli eventi collisionali.

Fasi Deformative

Una possibile situazione paleogeografica precedente all'orogenesi Alpina vede l'oceano Piemontese-Ligure tra i due paleocontinenti Europa ed Africa: si tratta di un bacino relativamente ristretto, caratterizzato da sedimenti che si sono depositati su litosfera oceanica.

I tre domini distinti nell'Europa, dall'esterno verso l'interno, sono il Delfinese-Provenzale, il Brianzonese ed il Piemontese, quest'ultimo è corrispondente al margine continentale prospicente l'oceano. Le fasi principali dell'orogenesi Alpina si realizzarono nelle Alpi Liguri all'incirca tra 90 e 40 milioni di anni. Ciò produsse, oltre a subduzioni e riesumazioni, le deformazioni sia dei materiali oceanici interposti siadi quelli continentali più vicini alle zone di margine, e quindi la loro traslazione verso l'avampaese, venendo a formare un'edificio a falde di ricoprimento. Ciascuna di queste costituisce oggi un'unità tettonica o stratigrafico strutturale, caratterizzata da una certa successione di terreni e da una determinata posizione geometrica nell'edificio stratigrafico.

L'unità tettonica San Remo-Monte Saccarello si è deposta nell'oceano Piemontese-Ligure, in 24

prossimità Del margine Europeo. Con la chiusura dell'oceano Piemontese-Ligure viene traslata fino all'attuale posizione, cioè al di sopra del dominio Delfinese-Provenzale.

A grande scala si può notare come la parte medio-settentrionale del fronte della falda sia caratterizzata da strutture plicative orientate E-W ed ESE-WNW. Esse vanno ricollegate alla vera e propria messa in posto delle falde Alpine, mentre le strutture ad esse trasversali, sviluppatesi nella parte sud-occidentale del fronte,sono riconducibili alle fasi tardive collegate all'innalzamento del massiccio dell'Argentera-Mercantour. Questo evento determina,ad W dell'area, accavallamenti delle coperture sedimentarie verso S a cui fanno seguito ulteriori deformazioni che, utilizzando le superfici già scollate, le rimettono in movimento per effetto della gravità. E' da queste fasi che si realizza l'arco di Nizza troncato verso W dal'”accident Monaco-Sospel-Breil”, caratterizzato da fasce di trascorrenza sinistre. Nell'area di Ospedaletti e Perinaldo si manifestano strutture plicative NE-SW immergenti verso SE. Queste fasi determinano mobilitazioni non solo del fronte delle falda sui “lembi interposti”, ma anche lo scollamento e la traslazione di questi ultimi. Tali eventi sviluppano strutture trascorrenti che rigettano i fronti delle falde.

In un panorama di questo tipo si possono ipotizzare zone di transpressione e transtensione, ove il fronte della falda e il bacino di avanfossa registrano deformazioni sia fragili che duttili. Nel primo caso il movimento trascorrente può aver causato abbassamenti, innalzamenti e rotazioni di porzioni del terreno; nel secondo caso le porzioni di terreno hanno reagito plasticamente, e hanno quindi generato eventi plicativi che vanno ad interferire coi precedenti. Si ha quindi un quadro in cui le aree presenti sia sulla fascia dei flysh ad Helmintoidi sia nella zona di avampaese, risultano rimodellate dagli eventi più recenti.

Stratigrafie delle unità

1-Dominio delfinese-provenzale

Le coperture sedimentarie dei “massicci cristallini esterni” Argentera-Mercantour, sono rappresentate nell'area da marne e argille marnose attribuite al Campaniano Superiore- Maastrichtiano inferiore, sulle quali viene ad impostarsi la trasgressione oceanica. La trasgressione dell'eocene medio presenta caratteristiche differenti a seconda delle diverse situazioni paleogeografiche su cui viene ad esplicarsi. La base della trasgressione presenta differenti caratteri di facies, legate a differenti situazioni ambientali,in linea generale si possono riconoscere:

-un complesso nummulitico, caratterizzato da facies a grandi nummuliti, a molluschi, a coralli isolati, ad assiline e discocycline, datate al Luteziano superiore-Bartoniano inferiore, che nei settori settentrionali risulta sostituito eteropicamente da calcari algali.

-un complesso a componente più marnosa, definito anche “marnes a globigerines” riferibili al Luteziano Superiore-Bartoniano.

-un complesso “flyshoide” alimentato da materiale derivante dalla detrizione di complessi cristallini. Tali sequenze attribuite al Bartoniano superiore-Priaboniano inferiore sono indicate come “Flysh di Ventimiglia”, assimilabili per posizione stratigrafica al “grès d'Annot”.

Le coperture sono: Marne e calcari Marnosi di Trucco, Calcareniti di Capo Mortola, Marne siltose di Olivetta San Michele, Flysch di Ventimiglia.

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Dominio piemontese-ligure e zona dei lembi interposti

Zona dei lembi interposti

Geometricamente interposta tra i terreni delfinese-provenzali e l'unità tettonica San Remo-Monte Saccarello affiora, in una fascia ristretta, un complesso di terreni denominato”zona dei lembi interposti” o “Lambeaux de charriage”, equivalente alla zona Sub-Brianzonese mediana interna.

La presenza di questi lembi viene ad ammettere l'esistenza di una zona intermediaria instabile situata tra i domini esterni ed il dominio Brianzonese. Questa zona intermediaria subisce nel corso del Cretacico superiore e del Terziario un'evoluzione tettogenetica lenta e fragile. Sono rappresentati dall'unità del Flysch di Baiardo, caratterizzato da arenarie fini con intercalazioni siltoso-arenacee e siltoso-argillose, presentano al loro interno olistoliti di grosse dimensioni.

Dominio Piemontese-Ligure

Delle quattro unità tettoniche derivate da questo dominio paleogeografico e costituenti il complesso dei “Flysch del ponente ligure”, l'unità tettonica di maggior interesse è l'unità San Remo-Monte Saccarello, che affiora estesamente nell'area di interesse. Si tratta di successioni depositatesi nell'area oceanica neotetidea, compresa tra il paleomargine Africano (Adria) e quello Europeo.

Quest'unità, che risulta strutturalmente in posizione sommitale rispetto alle altre, è stata intensamente coinvolta nell'orogenesi alpina, tanto da aver perso non solo il substrato oceanico, ma anche buona parte della sua copertura sedimentaria. Fanno parte di questo dominio:

- Unità Sanremo-Monte Saccarello: di cui fanno parte la Formazione di San Bartolomeo (o complesso di base) e le arenarie di Bordighera.

-Il Flysch di San Remo: comprendente il membro di Capo Mele, il membro di Villa Faraldi, il membro di San Michele e il membro di San Lorenzo.

Dominio Piemontese

Nella zona affiorano principalmente 2 unità. La prima è formata da un basamento paleozoico, che mostra un'evoluzione tettonica pre-alpina con almeno 2 eventi scistogeni, sul quale riposano brecce eterogenee: è attribuita al margine Europeo in quanto substrato di una successione, affiorante poco più a sud, che riflette bene i caratteri evolutivi di un margine passivo.

La seconda unità è costituita da diversi klippen di carbonati mesotriassici di piattaforma e da una trilogia di litofacies norico-retico-liassiche. Anche altri klippen affioranti nell'area e privi di queste litofacies sono stati riferiti alla stessa unità, sia per i caratteri delle facies mesotriassiche, sia soprattutto per l'identica posizione geometrica, interposti tra l'unità di basamento e le falde brianzonesi a letto, e le unità piemontesi-liguri a tetto. Ne fanno parte:

- l'unità tettonostratigrafica di monte Sotta con i porfiroidi del Melogno, la Formazione di Pianosa, le quarziti di Ponte di Nava e i calcari di Monte Sotta.

-L'unità tettonostratigrafica da Calizzano-Savona.

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Dominio Brianzonese

Queste unità, storicamente riferite alla “falda del Gran San Bernardo”, occupano la posizione geometrica più profonda e si estendono con relativa continuità, localmente ricoperte sia da unità Piemontesi, sia da Flysh ad Elmintoidi. Le loro successioni comprendono: un basamento cristallino, una successione vulcano-sedimentaria sulla quale riposano, con contatto erosionale, coperture ceno-mesozoiche caratterizzate da un'ampia lacuna che si estende dal Carnico al liassico compreso, aumentando sino al Dogger nei settori più interni. Consistono in

- basamento paleozoico e tegumento Permiano

- coperture meso-cenozoiche.

Nell'area affiorano:

- L'unità tettonostratigrafica di Pamparato-Murialdo: con gli ortogneiss di Nucetto,la formazione di Murialdo, la formazione di Eze, le quarziti di Ponte di Nava, i calcari di Val Tanarello e la formazione di Caprauna.

- L'unità tettonostratigrafica di con gli scisti di Gorra e i porfiroidi del Melogno.

Vegetazione e habitat

L’area in cui si inseriscono il Parco Regionale Alpi Liguri ed i siti Natura 2000 (SIC e ZPS) affidati in gestione all’Ente Parco Alpi liguri, presenta una notevole varietà di habitat, dovuta principalmente a due fattori:

- la relativa vicinanza alla costa di vette che superano i 2000 metri di quota, con l’incontro tra tipologie di vegetazione mediterranee ed alpine, soprattutto laddove fattori climatici e di esposizione favoriscono la risalita in quota delle prime, e lo spingersi delle seconde all’interno dei solchi vallivi e sui pendii a nord; - la presenza di un paesaggio articolato, con aree rupestri alternate a versanti e declivi più dolci, ed un reticolo idrografico sviluppato con corsi d’acqua poco modificati. Tra gli ambienti boschivi, troviamo faggete, castagneti, lariceti, abetine, pinete a pino silvestre, orno-ostrieti, boschi misti mesofili e termofili. Le aree di crinale più dolci ospitano ambienti prativi o basso arbustivi (formazioni erbacee, erbaceo-arbustive talvolta mosaicate con aree rupestri, lande alpine a mirtilli e/o rododendri), mentre vasti settori sono caratterizzati da aree rocciose, prevalentemente calcaree (Piano Cavallo, M. Gerbonte-M. Toraggio).

Numerosi sono gli Habitat segnalati, elencati nella Direttiva 92/43/CE, dei quali si fornisce un elenco nella seguente tabella (fonte: Formulari standard Natura 2000, dati progetto “Alcotra ADM Natura 2000”).

CHECKLIST HABITAT DIRETTIVA 92/43/CE

CO Habitat Segnalati nei formulari Rete Natura 2000 Mapp

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D. (*= ati in prioritario) proge tto ADM IT1313712 IT1313712 IT1314609 IT1314610 IT1314611 IT1315313 IT1315407 IT1315421 IT1315504 IT1315481 IT1315380 IT1314679 IT1314678 IT1314677 IT1313776 322 Fiumi X X X X X X 0 alpini con vegetazion e riparia erbacea

324 Fiumi X X 0 alpini con vegetazion e riparia legnosa a Salix eleagnos

403 Lande X 0 secche europee *

406 Lande X X X X X X X X 0 alpine e boreali

513 Formazion X 0 i a Juniperus communis su lande o prati calcicoli

521 Matorral X 0 arboresce nti di Juniperus spp.

533 Arbisteti X 0 termo- mediterran ei e pre- desertici

611 Formazion X X X X X X 0 i erbose calcicole rupicole o basofile dell’ Alysso -Sedion albi *

617 Formazion X X X X X X X X X X 0 i erbose calcicole

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alpine e subalpine

621 Formazion X X X X X X X X X X X X 0 i erbose secche seminatur ali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco- Brometalia ) *stupenda fioritura di orchidee

622 Percorsi X 0 substeppic i di graminace e e piante annue dei Thero- Brachypod ietea *

623 Formazion X X 0 i erbose a Nardus , ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane

631 Dehesas X X X X X 0 con Quercus spp. semprever de

643 Bordure X X X X X X X X X 0 planiziali, montane e alpine di megaforbi e igrofile

651 Praterie X X X X X X X X X X X X X X X 0 magre da fieno a bassa altitudine 29

(Alopercus pratensis, Sanguisor ba officinalis )

652 Praterie X 0 montane da fieno

722 Sorgenti X X 0 pietrificanti con formazion e di travertino (Cratoneur ion ) *

812 Ghiaioni X 0 calcarei e scistocalca rei montani e alpini (Thlaspiet ea rotundifolii )

813 Ghiaioni X X X X X 0 del Mediterran eo occidental e e termofili

821 Pareti X X X X X X X X X X X X 0 rocciose calcaree con vegetazion e casmofitic a

823 Rocce X X X X X X X X X 0 silicee con vegetazion e pioniera del Sedo- Scleranthi on o del Sedo albi- Veronicion dillenii

831 Grotte non X X X X X X X X X X X ancora 30

0 sfruttate a livello turistico

911 Faggeti X X X X X X X X X X 0 del Luzulo - Fagetum

915 Faggeti X 0 calcicoli dell’Europ a centrale del Cephalant hero- Fagion

91 Foreste X X X X X X X X X E0 alluvionali residue di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior *

91 Boschi X X X X X X X X X X X H0 pannonici di Quercus pubescens *

926 Foreste di X X X X X X X X X X 0 Castanea sativa

934 Foreste di X X X X X 0 Quercus ilex

942 Foreste X X X X X X X 0 alpine di Larix decidua e/o Pinus cembra

954 Pinete X X X X X 0 mediterran ee di pini mesogeni endemici

Nell’elenco sono stati riportati gli Habitat ufficialmente segnalati. Nell’ambito del progetto ADM, l’Ente Parco Alpi Liguri ha acquisito una Carta degli Habitat informatizzata in scala 1:10.000: i dati relativi sono stati solo speditivamente analizzati, dato il tempo a disposizione e la necessità di rispettare i tempi per la consegna del rapporto preliminare VAS.

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Da una prima analisi risulta comunque chiaro che i dati derivanti dal progetto ADM sono parzialmente incongruenti rispetto quanto ufficialmente trasmesso con i Formulari Natura 2000 del 2013: questo mancato accordo andrà chiarito attraverso opportune indagini di approfondimento. Un altro nodo cruciale riguarda le (molte) aree che nella carta degli Habitat dell’Ente Parco sono riportate come “Aree con dominanza di…”, “Siti con presenza di…” e formazioni “riferibili all’habitat…”: sarà necessario appurare quali sono le aree che effettivamente rispondono alla descrizione del rispettivo habitat per poter dare una localizzazione ed una estensione a queste entità, con particolare riguardo agli Habitat prioritari. Similmente si dovrà procedere per le aree che nella Carta degli Habitat dell’Ente Parco sono indicate come “Misto” o “Mosaico” di habitat.

I dati a disposizione sono quindi parziali pur essendo aggiornati, e sono relativi essenzialmente all’area Parco ed alle aree della Rete Natura 2000; per i caratteri vegetazionali relativi ad una eventuale area vasta, potrà essere fatto riferimento alla Carta Forestale Regionale o a Carta della Natura anche a seconda delle indicazioni di Regione Liguria.

Flora

Grazie alla notevole varietà di habitat del comprensorio, alle varietà di condizioni climatiche, ed anche alla particolare posizione geografica che nel passato ha favorito il permanere di “isole” di presenza durante le ere glaciali ed interglaciali, la flora presenta una notevole diversità in termini sia di quantità che di qualità: sono presenti infatti numerose specie endemiche ed altre rare, oggetto anche recentemente di indagini mirate.

I dati a disposizione sulle specie vegetali sono infatti costituiti da:

- Progetto Alcotra 016 ADM Natura 2000 e Testa d’Alpe (2009-2010); - Progetto Biodivam (2013-2014, in corso); - Dati precedenti al 2009, contenuti nel Database Libioss. La quantità di dati disponibili, ad una prima analisi, è quindi soddisfacente ed aggiornata, anche se i dati sono talvolta poco sovrapponibili con quelli dei Formulari Natura 2000 del 2013. I dati sono relativi essenzialmente all’area Parco ed alle aree della Rete Natura 2000, ma sono presenti dati anche in aree limitrofe, di accesso alle aree tutelate.

Alcune specie sono note in pochissime località, come Stemmacantha heleniifolia subsp. bicknellii , Moerhingia lebrunii, Fritillaria involucrata subsp. moggridgei, lilium pomponium, Ballota frutescens, Thymelaea dioica, Phyteuma cordatum. Tra gli endemismi è presente la genziana ligure ( Gentiana ligustica , specie di interesse comunitario) e specie delle Alpi sudoccidentali come Micromeria, marginata, Teucrium lucidum, Carex tendae, Saxifraga callosa, Campanula macrorrhiza, Allium narcissiflorum. Numerose sono anche le specie protette a livello di Legge Regionale, comprendenti molte orchidee, specie pulvinate, piante con esigenze ecologiche particolari come la Pinguicula vulgaris, ed altre di particolare pregioestetico come Primula marginata e Fritillaria involucrata .

In questa fase, si ritiene sufficiente riportare la checklist delle specie segnalate, rimandandone la trattazione e la localizzazione alla redazione del Quadro Conoscitivo del PDPI. La seguente tabella riporta le specie e le sottospecie della flora vascolare che sono considerate “patrimoniali”, cioè di

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un certo interesse conservazionistico (fonte: Formulari standard Natura 2000, dati progetto “Alcotra ADM Natura 2000”); la checklist non è stata “depurata” dalle specie più mediterranee e quelle diffuse in territorio francese, presenti nell’area indagata dal progetto ADM ma al di fuori dell’area considerata per il presente PDPI. Per le specie endemiche le abbreviazioni sono le seguenti: WA= Alpi occidentali, SWA= Alpi sud-occudentali, AL= Alpi Liguri, AM= Alpi Marittime, LIG= Liguria.

CHECKLIST SPECIE PATRIMONIALI DELLA FLORA

Allegati Dir. Habitat LR Specie Dati Formulari 28/09 Endemiche ADM TAXON All.II All.IV All.V Natura 2000

Abies alba X

Aceras antropophorum X

Achillea erba-rotta All. subsp. ambigua (Heimerl) WA I.Richardson

Achillea erba-rotta All. subsp. erba-rotta WA

Acis nicaeensis (Ardoino) Lledó, A.P.Davis & X AM M.B.Crespo

Aconitum variegatum L. subsp. variegatum X

Aconitum variegatum L. subsp. paniculatum (Arcang.) X Negodi

Allium narcissiflorum Vill. X WA X X

Allium trifoliatum Cirillo

Allium victorialis L.

Alyssum ligusticum Breistr. WA X

Ampelodesmos mauritanicus (Poiret) T. Durand & Schinz

Anagallis tenella (L.) L. X

Androsace adfinis Biroli subsp. adfinis WA

Androsace adfinis Biroli subsp. brigantiaca (Jord. & WA Fourr.) Kress

Androsace adfinis Biroli subsp. puberula (Jord. & WA X Fourr.) Kress

Androsace pubescens DC.

Androsace vandellii (Turra) Chiov.

Anemone coronaria L.

Anthyllis barba-jovis L. X

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Aphyllanthes monspeliensis L. X X

Aquilegia alpina L. X X

Aquilegia atrata W.D.J.Koch X X X

Aquilegia bertolonii Schott X X X A.reuterii

Arabis allionii DC. WA

Arnica montana L. subsp. montana X X X

Artemisia glacialis L. WA

Asperula hexaphylla All. WA X X

Asperula taurina L.

Asplenium fissum Kit. ex Willd.

Asplenium petrarchae (Guérin) DC. subsp. petrarchae X

Asplenium scolopendrium L.

Aster alpinus L. alpinus X X

Aster amellus L.

Aster bellidiastrum X

Atractylis cancellata L.

Atropa belladonna X

Ballota frutescens (L.) Woods X X WA X X

Himantoglossum robertianum (Loisel.) P.Delforge

Berardia subacaulis Vill. WA

Brassica oleracea L. subsp . robertiana (Gay) Rouy et X X Fouc .

Bupleurum gerardii X

Bupleurum petraeum L. X X

Cachrys trifida Mill.

Campanula alpestris All. WA

Campanula fritschii Witasek WA X

Campanula latifolia L. X

Campanula medium X

Campanula macrorhiza J.Gay ex A. DC. WA X X

Campanula sabatia De Not. X AL AM

34

Campanula stenocodon Boiss. & Reut. WA X

Cardamine asarifolia L.

Carduus aemilii Briquet & Cavillier AL AM

Carduus litigiosus Nocca & Balb. subsp. horridissimus AL AM X (Briq. & Cavill.) Franco

Carduus nutans L. subsp. alpicola (Gillot) Chass. & WA Arènes

Carex curta Gooden.

Carex depressa Link subsp. basilaris (Jord.) Kerguélen

Carex ferruginea Scop. subsp. tendae W.Dietr. WA X C.tendae

Carex firma Host

Carex grioletii Roem.

Carex mairei Cosson & Germ.

Carex mucronata All.

Carex olbiensis Jord.

Carex ornithopoda subsp. ornithopodioides Hausm.

Carex punctata Gaudin

Carpesium cernuum L.

Centaurea alpina L.

Cephalanthera longifolia X

Cephalaria alpina (L.) Roem. & Schult. X X

Cephalaria transsylvanica (L.) Roem. & Schult.

Ceratonia siliqua L.

Chamaecytisus hirsutus subsp. pumilus (De Not.) AL AM X Kerguélen

Chamaerops humilis L.

Chamorchis alpina (L.) Rich.

Chrysosplenium alternifolium L.

Circaea alpina L.

Circaea lutetiana L.

Cirsium montanum (Waldst. & Kit. ex Willd.) Spreng.

Cirsium morisianum Rchb. f. X X X

35

Cirsium tuberosum (L.) All. X X

Cleistogenes serotina (L.) Keng

Cneorum tricoccon L.

Convolvulus siculus L. X

Corallorhiza trifida Châtel. X

Coriaria myrtifolia L. X

Coris monspeliensis L. X

Coronilla juncea L. X

Coronilla valentina L. subsp. valentina

Crepis albida Vill. albida X

Crepis nicaeensis Balb. ex Pers. X

Crocus ligusticus Mariotti X X X

Crocus versicolor Ker Gawl. X WA X

Cyclamen hederifolium Aiton X

Cystopteris montana (Lam.) Desv.

Cytisus ardoinoi E.Fourn. AM

Dactylorhiza fuchsii X

Dactylorhiza traunsteineri (Sauter ex Rchb.) Soó X

Dactyloriza incarnata (L.) Soó X X

Dactyloriza maculata (L.) Soó X X X

Dactyloriza sambucina (L.) Soó X X

Daphne alpina L. X X

Daphne mezereum L. X X

Daphne striata Tratt. X

Delphinium fissum Waldst. & Kit.

Dianthus furcatus Balb. subsp. furcatus X WA X X

Dianthus pavonius Tausch WA X

Dictamnus albus L. X

Digitalis grandiflora Mill. X X

Digitalis purpurea L. X

Doronicum austriacum Jacq. X

36

Drimia maritima (L.) Stearn

Drosera rotundifolia L. X

Dryas octopetala X

Dryopteris tyrrhena Fraser-Jenkins & Reichst.

Echinops ritro L. X X

Elyna myosuroides X

Epilobium fleischeri X

Epipactis atrorubens X

Epipactis helleborine X

Epipactis micriphylla X

Erica carnea L.

Erigeron gaudinii Brügger X

Eryngium spinalba Vill. X WA X X

Erysimum burnatii G.Vidal WA X E.rhaeticum

Erythronium dens-canis L. X X X

Euphorbia hyberna L. subsp. canutii (Parl.) Tutin X WA X

Euphorbia peplis L.

Euphorbia segetalis L. X

Euphorbia serrata L. X X

Euphorbia valliniana Belli X WA X X

Festuca cinerea X

Festuca circummediterranea Patzke X

Festuca flavescens Bellardi WA X

Festuca gracilior X

Festuca scabriculmis (Hack.) K.Richter subsp. WA scabriculmis

Festuca violacea Gaudin WA

Fritillaria involucrata All. X WA X X

Fritillaria tubiformis Gren. & Godron subsp. X AL AM X X moggridgei (Boiss. & Reut. ex Planchon) Rix

Gagea bohemica (Zauschner) Schult. & Schult. fil.

Gagea pratensis (Pers.) Dumort.

37

Gagea lutea (L.) Ker Gawl. X

Gagea villosa (M.Bieb.) Sweet

Galanthus nivalis L. X X

Galeopsis reuteri Rchb. f. WA X

Galium obliquum Vill. X X X

Galium pseudohelveticum Ehrend. WA X

Galium tendae Rchb. f. WA

Genista cinerea (Vill.) DC. X

Genista hispanica L. X X

Gentiana asclepiadea L. X

Gentiana burseri Lapeyr. subsp. actinocalyx Polidori X AL AM X

Gentiana burseri Lapeyr. subsp. villarsii (Griseb.) X WA X Rouy

Gentiana ligustica R.Vilm. & Chopinet X X X WA X X

Gentiana lutea L. X X X

Gentiana rostanii Reut. ex Verl. X WA

Gentiana schleicheri (Vacc.) Kunz X

Gentiana verna L. X X

Gentianella campestris (L.) Börner X X

Geranium macrorrhizum L. X

Globularia alypum L. X X

Globularia cordifolia X

Globularia repens Lam. X X

Goodyera repens (L.) R.Br. X X

Gymnadenia conopsea (L.) R.Br. X X

Gymnadenia odoratissima (L.) Rich. X

Halimium halimifolium (L.) Willk. subsp. halimifolium X

Hedysarum spinosissimum L. subsp. spinosissimum

Helianthemum nummularium X

Helianthemum lunulatum (All.) DC. X AL AM

Helichrysum italicum (Roth) G.Don subsp. italicum

38

Helictotrichon sempervirens (Vill.) Pilg. WA X X

Helictotrichon setaceum (Vill.) Henrard WA

Herminium monorchis (L.) R.Br. X X

Hesperis inodora L. AL AM

Heteropogon contortus (L.) Roem. & Schult.

Hieracium tomentosum X

Himantoglossum hircinum X

Holandrea schottii (Besser ex DC.) Reduron, Charpin X & Pimenov

Hugueninia tanacetifolia (L.) Rchb. subsp. WA tanacetifolia

Huperzia selago (L.) Bernh. ex Schrank & Mart. X

Hyacinthoides italica (L.) Rothm. X LIG X

Hyssopus officinalis L. X

Iberis nana All. WA

Iberis sempervirens L. X X

Imperata cylindrica (L.) Rausch.

Inula bifrons (L.) L.

Iris graminea L. X

Iris lutescens L. X

Isoetes durieui Bory X

Jovibarba allionii (Jord. & Fourr.) D.A.Webb X WA X

Juniperus phoenicea L. X X

Juniperus thurifera L. X X X

Kickxia commutata (Bernh. ex Rchb.) Fritsch

Knautia mollis Jord. X WA X X

Koeleria cenisia Reut. ex E.Rev. WA

Lactuca quercina L.

Lathraea squamaria L.

Lavatera maritima Gouan X

Leontopodium alpinum Cass. X X X

Leucanthemum atratum (Jacq.) DC. subsp. X WA X

39

coronopifolium (Vill.) Horvati ć

Leucanthemum burnatii Briq. & Cavill.

Leucanthemum ceratophylloides X

Leucanthemum discoideum X

Leucanthemum virgatum (Desr.) Clos X WA X

Leucojum vernum L. X

Leuzea conifera (L.) DC. X X X

Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Baker X X X

Lilium martagon L. X X X

Lilium pomponium L. X X WA X X

Limonium cordatum (L.) Mill. X LIG X

Linaria angustissima (Loisel.) Re X X

Linum austriacum L. subsp. collinum (Boiss.) Nyman X

Listera cordata (L.) R.Br.

Listera ovata (L.) R.Br. X

Lithospermum incrassatum Guss.

Lunaria rediviva L.

Luzula pedemontana Boiss. & Reut. WA X X

Luzula spicata (L.) DC. mutabilis Chrtek & Kriša X

Lycopodium annotinum L. subsp. annotinum X

Medicago ciliaris (L.) All.

Menyanthes trifoliata L. X

Micromeria greca (L.) Benth. ex Rchb. subsp imperica AL AM Chater

Micromeria marginata (Sm.) Chater X AL AM X X

Minuartia capillacea (All.) Graebn. X X X

Minuartia rupestris (Scop.) Schinz & Thell. subsp. X X X rupestris

Moehringia lebrunii Merxm. X AL AM X X

Moehringia sedoides (Pers.) Cumino ex. Loisel. X WA X

Molopospermum peloponnesiacum (L.) W.D.J.Koch X subsp. bauhinii I. Ullmann

40

Moricandia arvensis (L.) DC. X X

Muscari botryoides (L.) Mill. X

Myosotis scorpioides L. subsp. scorpioides X

Narcissus poeticus L. X X

Narcissus provincialis Pugsley SWA

Narcissus pseudonarcissus L. X X

Neottia nidus-avis X

Nigritella corneliana (Beauverd) Gölz & H.R.Reinhard X WA X N.nigra corn.

Nigritella rhellicani Teppner & E.Klein X X X

Odontites lanceolatus (Gaudin) Rchb. subsp. SWA provincialis Bolliger

Odontites lanceolatus (Gaudin) Rchb. subsp. WA lanceolatus

Onosma fastigiata (Braun-Blanq.) Lacaita subsp. X fastigiata

Ophioglossum vulgatum L. X

Ophrys aurelia P.Delforge, Devillers-Tersch. & X Devillers

Ophrys bombyliflora Link X

Ophrys ciliata Biv. X

Ophrys drumana P.Delforge X

Ophrys gr. bertolonii X

Ophrys holosericea X

Ophrys sphecodes X

Ophrys splendida Gölz & Reinhard X

Ophrys tenthredinifera Willd. X

Orchis coriophora L. subsp. coriophora X

Orchis coriophora L. subsp. fragrans (Pollini) K. X Richter

Orchis mascula X

Orchis militaris X

Orchis purpurea X

Orchis simia X

41

Orchis tridentata X

Orchis ustulata X

Oreochloa seslerioides (All.) K.Richt. WA

Oxytropis helvetica Scheele X WA X X

Paeonia officinalis L. subsp. huthii Soldano X X X

Papaver aurantiacum Loisel. SWA

Papaver pinnatifidum Moris

Pedicularis gyroflexa Vill. X X X

Phyteuma betonicifolium X

Phyteuma cordatum Balb. X AL AM X X

Phyteuma michelii All. WA X

Phyteuma scorzonerifolium X

Phyteuma villarsii R.Schulz AM X

Picris altissima Delile

Pinguicula reichenbachiana Schindl. X AM

Pinguicula vulgaris L. X X X

Pinus mugo Turra X

Plantago atrata Hoppe subsp. fuscescens (Jord.) Pilg. X X P.fuscescens

Platanthera bifolia X

Polygala nicaeensis W.D.J.Koch subsp. carniolica X (A.Kern.) P.Graebn.

Polygala nicaeensis W.D.J.Koch subsp. gariodiana WA X (Jord. & Fourr.) Chodat

Polygala pedemontana X

Polystichum setiferum (Forssk.) T.Moore ex Woyn. X

Potentilla fruticosa L.

Potentilla saxifraga Ardoino ex De Not. X AM

Potentilla valderia L. AL AM

Primula allionii Loisel. AL AM

Primula marginata Curtis X X X

Prunella hyssopifolia L. X

Prunus brigantina Vill. WA X

42

Pseudorchis albida X

Pteris cretica L. X

Ptilotrichum halimifolium X

Ptychotis saxifraga X

Pulsatilla alpina (L.) Delarbre millefoliata (Bertol.) X X D.M. Moser

Pyrola media Sw.

Quercus crenata Lam.

Ranunculus garganicus Ten. WA

Ranunculus gramineus L. X X

Ranunculus velutinus Ten.

Ribes uva-crispa X

Romulea columnae Sebast. & Mauri X

Rorippa amphibia (L.) Besser

Rubus saxatilis X

Salix serpyllifolia X

Saxifraga caesia L. X X X

Saxifraga callosa Sm. X X S.lingulata

Saxifraga cochlearis Rchb. X AL AM X X

Saxifraga diapensioides Bellardi WA

Saxifraga exarata Vill. X

Saxifraga florulenta Moretti AM

Saxifraga oppositifolia L. X X X

Saxifraga pedemontana All. subsp. pedemontana WA

Scabiosa candicans X

Scabiosa graminifolia X

Scabiosa mollissima Viv. WA

Scabiosa vestita Jord. WA X X

Scilla bifolia L. X X

Scilla hyacinthoides L.

Scrophularia lucida L. WA

43

Scutellaria alpina L.

Securigera securidaca (L.) Degen & Dörfl.

Sedum fragrans 't Hart X WA

Selaginella helvetica (L.) Spring

Sempervivum arachnoideum L. X X

Sempervivum calcareum Jord. X WA X X

Sempervivum tectorum L. X X

Senecio persoonii De Not. AL AM

Serapias neglecta De Not. X

Seseli annuum L. subsp. carvifolium (Bonnier & WA Layens) P.Fourn.

Sesleria argentea (Savi) Savi X

Silene acaulis subsp. cenisia X

Silene campanula Pers. X WA X X

Silene cordifolia All. AM

Silene vallesia L. WA X

Sinapis pubescens L.

Soldanella alpina L. X X

Sorbus chamaemespilus (L.) Crantz X

Spiranthes aestivalis (Poir.) Rich. X

Spiranthes spiralis X

Stachys ocymastrum (L.) Briq.

Stemmacantha heleniifolia (Godron & Gren.) Dittr. X AL AM X Rhaponticum subsp. bicknellii (Briq.) Dittr.

Stipa capensis Thunb.

Stipa offneri Breistr. X

Symphytum bulbosum K.F.Schimper

Swertia perennis X

Tamarix africana Poir.

Taxus baccata L. X X

Tephroseris balbisiana (DC.) Holub WA

Tephroseris integrifolia (L.) Holub subsp. capitata WA X

44

(Wahlenb.) B.Nord.

Teucrium lucidum L. X WA X X

Thesium bavarum Schrank X

Thymelaea dioica (Gouan) All. X X X

Tozzia alpina L.

Traunsteinera globosa X

Trichophorum cespitosum (L.) Hartm. X

Trifolium pannonicum Jacq. X

Triglochin palustre L. X X

Trollius europaeus L. X X

Tulipa sylvestris L. subsp. australis (Link) Pamp. X X T.australis

Tulipa clusiana DC. X

Tulipa raddii Reboul X

Valeriana tuberosa X

Veratrum nigrum L.

Veronica allionii Vill. X WA X X

Vicia melanops Sm.

Viola biflora L. X X

Viola calcarata L. X

Viola calcarata L. subsp. cavilleri X X

Viola calcarata L. subsp. villarsiana (Roem. & Schult.) WA X Merxm.

Viola jordanii Hanry X X

Viola valderia All. X AL AM X X

Vitex agnus-castus L.

Woodsia alpina (Bolton) Gray X

Zannichellia palustris L.

Fauna

Le informazioni pregresse riguardanti il territorio considerato sono state ricercate ed estrapolate da diverse fonti. In tutti i casi sono state ricercate fonti bibliografiche ufficiali e validate tralasciando 45

dati e/o informazioni di cui non era possibile ricavarne l’origine o informazioni certe riguardanti la localizzazione (mancanza di coordinate, fornitore del dato, ecc.) Nello specifico i dati di presenza e distribuzione delle specie faunistiche sono stati estrapolati dai seguenti archivi o documenti tecnici:

- Formulari standard Natura 2000 (Aggiornamento 2012). - Banca dati dell’Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Liguria (Doria & Salvidio, 1994). - Banca dati georefereniata LiBiOss (aggiornamento 2008). - Banca dati Ottonello D. - Banca dati georeferenziata del Progetto ALCOTRA 016 “ADM Natura 2000” (versione giugno 2010). In questo progetto sono stati inoltre approfonditi i seguenti aspetti: – Monitoraggio dei Rapaci Rupicoli in Provincia di Imperia (versione luglio 2010) – Monitoraggio sulla specie Gallo forcello - Monitoraggio di mammiferi protetti ed in particolare sulla presenza di gatto selvatico (Felis silvestris silvestris) nei siti Natura 2000 “Monte Ceppo” e “Gouta-Testa d'Alpe-Valle Barbaira” (Salvidio et al., 2010). - Progetto ALCOTRA 016 Testa d'Alpe “PDPI di gestione della Foresta del Patrimonio Regionale di Testa d’Alpe - periodo di applicazione 2012-2032) (Versione Marzo 2011). - Banca Dati georeferenziata del Progetto Regionale “Il lupo in Liguria” (versione anno 2013). - Banca Dati georeferenziata del Progetto Regionale “Monitoraggio delle colonie di chirotteri riproduttive e svernanti di particolare interesse conservazionistico note in Liguria” (versione 2014). - Relazione “Monitoraggio delle colonie di chirotteri riproduttive e svernanti di particolare interesse conservazionistico note in Liguria” (versione dicembre 2010). - Banca Dati georeferenziata del Progetto Regionale “Fauna minore” (versione 2014). - Carta Ittica della Provincia di Imperia.

Allo stato attuale è stata avanzata la richiesta di estrazione dei dati dalla Banca Dati georeferenziata Regionale del Progetto “Avifauna”. I dati saranno pertanto disponibili nelle successive fasi di redazione del PDPI.

L’estrazione dei dati di interesse è stata infine estesa anche all’Area vasta, in cui il comprensorio del Parco è inserito, con lo scopo di ottenere un quadro completo della distribuzione delle specie in tutto il territorio, oltre che per valutare l’eventuale presenza/assenza di specie di interesse non rinvenute ad oggi nel Parco o nelle aree Natura 2000.

Segue l'elenco delle 485 specie , suddivise per gruppi tassonomici, per le quali è stato possibile reperire informazioni dagli strumenti elencati in precedenza all'interno dell'area vasta.

Per quanto concerne gli invertebrat i sono riportate nella documentazione consultata 327 specie.

Invertebrati Specie Taxon Note Allolobophora schneideri Annelida Oligochaeta Solatopupa psarolena Mollusca Gasteropoda Phenacolimax blanci Mollusca Gasteropoda Endemismo Alpi Marittime Cepaea sylvatica Mollusca Gasteropoda Cochlostoma subalpinum Mollusca Gasteropoda

46

Granaria stabilei Mollusca Gasteropoda Balea perversa Mollusca Gasteropoda Cochlostoma patulum simrothi Mollusca Gasteropoda Macularia niciensis Mollusca Gasteropoda Urticicola telonensis Mollusca Gasteropoda Chondrina megacheilos caziotana Mollusca Gasteropoda Austropotamobius pallipes Crustacea Decapoda All. II e V dir. 92/43/CEE Alpioniscus feneriensis Crustacea Isopoda Buddelundiella borgensis Crustacea Isopoda Buddelundiella franciscoliana Crustacea Isopoda Pleurogeophilus mediterraneus Arthropoda Myriapoda Stigmatogaster dimidiatus Arthropoda Myriapoda Schendyla carniolensis Arthropoda Myriapoda Schendyla nemorensis Arthropoda Myriapoda Polydesmus inconstans Arthropoda Myriapoda Crossosoma parvum Arthropoda Myriapoda Crossosoma cavernicola Arthropoda Myriapoda Crossosoma falciferum uncinatum Arthropoda Myriapoda Eupolybothrus imperialis Arthropoda Myriapoda Endemismo italiano Plectogona bonzanoi Arthropoda Myriapoda Eupolybothrus imperialis Arthropoda Myriapoda Chilopoda Eupolybothrus nudicornis Arthropoda Myriapoda Chilopoda Geophilus richardi Arthropoda Myriapoda Chilopoda Eupolybothrus fasciatus Arthropoda Myriapoda Chilopoda Lithobius salicis Arthropoda Myriapoda Chilopoda Lithobius simrothi Arthropoda Myriapoda Chilopoda Endemismo Alpi Marititme Henia brevis Arthropoda Myriapoda Chilopoda Lithobius tylopus Arthropoda Myriapoda Chilopoda Lithobius lucifugus Arthropoda Myriapoda Chilopoda Lithobius macilentus Arthropoda Myriapoda Chilopoda Clinopodes flavidus Arthropoda Myriapoda Chilopoda Lithobius dentatus Arthropoda Myriapoda Chilopoda Cryptops parisi Arthropoda Myriapoda Chilopoda Geophilus insculptus Arthropoda Myriapoda Chilopoda Geophilus osquidatum Arthropoda Myriapoda Chilopoda Gonioctena quinquepunctata Arthropoda Myriapoda Chilopoda Gonioctena viminalis Arthropoda Myriapoda Chilopoda Lithobius sp. cf. alpicosiensis Arthropoda Myriapoda Chilopoda Lithobius sp. cf. tricuspis Arthropoda Myriapoda Chilopoda

47

Arthropoda Arachnida Roncus binaghii Pseudoscorpiones Octavius hervei Arthropoda Arachnida Aranea Endemismo italiano Arthropoda Arachnida Acanthocreagris myops Pseudoscorpiones Eresus niger Arthropoda Arachnida Aranea Carabodes poggii Arthropoda Arachnida Acari Louisfagea rupicola Arthropoda Arachnida Aranea Leptoneta crypticola Arthropoda Arachnida Aranea Chthonius cavicola Arthropoda Arachnida Porrhomma convexum Arthropoda Arachnida Aranea Centromerus pasquinii Arthropoda Arachnida Aranea Asida dejani ligurica Arthropoda Insecta Coleoptera Pterostichus durazzoi Arthropoda Insecta Coleoptera Endemismo Alpi Marititme Carabus monticola Arthropoda Insecta Coleoptera Endemismo Alpi occidentali Lucanus cervus Arthropoda Insecta Coleoptera All. II dir. 92/43/CEE Danacea nigritarsis ingauna Arthropoda Insecta Coleoptera Tychobythinus curtii Arthropoda Insecta Coleoptera Dienerella parilis Arthropoda Insecta Coleoptera Geostiba ligurica ligurica Arthropoda Insecta Coleoptera Endemismo Alpi Marittime Haptoderus nicaeensis Arthropoda Insecta Coleoptera Endemismo Alpi Marittime Asperogronops olmii Arthropoda Insecta Coleoptera Percus villai Arthropoda Insecta Coleoptera Cychrus angulicollis Arthropoda Insecta Coleoptera Endemismo Alpi Marittime Carabus putzeysianus germanae Arthropoda Insecta Coleoptera Endemismo Alpi Marittime Leptusa paradoxa saccarelloana Arthropoda Insecta Coleoptera Endemismo Alpi Marittime Duvalius pecoudi Arthropoda Insecta Coleoptera Endemismo Alpi Marittime Cerambyx cerdo Arthropoda Insecta Coleoptera All. II dir. 92/43/CEE Bryaxis liguricus Arthropoda Insecta Coleoptera Endemismo Alpi Marittime Vulda myops Arthropoda Insecta Coleoptera Metophthalmus solarii Arthropoda Insecta Coleoptera Bryaxis latebrosus Arthropoda Insecta Coleoptera Ocypus solarii Arthropoda Insecta Coleoptera Leptusa savonensis Arthropoda Insecta Coleoptera Endemismo italiano Aptinus alpinus Arthropoda Insecta Coleoptera Endemismo Alpi Marittime Leptusa paradoxa Arthropoda Insecta Coleoptera Platyderus ruficollis Arthropoda Insecta Coleoptera Danacea nigritarsis Arthropoda Insecta Coleoptera Curimopsis provencalis Arthropoda Insecta Coleoptera Leptotyphlus remensis Arthropoda Insecta Coleoptera

48

Mayetia italica Arthropoda Insecta Coleoptera Cymatophorima diluta Arthropoda Insecta Coleoptera Anoplotrupes stercorosus Arthropoda Insecta Coleoptera Anthaxia cichorii Arthropoda Insecta Coleoptera Anthaxia quadripunctata Arthropoda Insecta Coleoptera Anthaxia sepulchralis Arthropoda Insecta Coleoptera Anthonomus (Paranthonomus) phyllocola Arthropoda Insecta Coleoptera Arima marginata Arthropoda Insecta Coleoptera Endemismo Alpi occidentali Bryaxis picteti picteti Arthropoda Insecta Coleoptera Cantharis rustica Arthropoda Insecta Coleoptera Carabus solieri Arthropoda Insecta Coleoptera Cetonia aurata Arthropoda Insecta Coleoptera Chlorophorus sartor Arthropoda Insecta Coleoptera Chryptocephalus carinthiacus Arthropoda Insecta Coleoptera Chryptocephalus cyanipes Arthropoda Insecta Coleoptera Chryptocephalus globicollis Arthropoda Insecta Coleoptera Chryptocephalus hypochoeridis Arthropoda Insecta Coleoptera Chryptocephalus marginellus Arthropoda Insecta Coleoptera Chryptocephalus violaceus Arthropoda Insecta Coleoptera Chryptocephalus virens Arthropoda Insecta Coleoptera Corymbia hybrida Arthropoda Insecta Coleoptera Cryptocephalus hypochoeridis Arthropoda Insecta Coleoptera Deilus fugax Arthropoda Insecta Coleoptera Drymochares truquii Arthropoda Insecta Coleoptera Edemismo Alpi Marititme Esarcus baudii Arthropoda Insecta Coleoptera Exosoma lusitanicum Arthropoda Insecta Coleoptera Gastrophysa polygoni Arthropoda Insecta Coleoptera Geotrupes stercorarius Arthropoda Insecta Coleoptera Hoplia argentea Arthropoda Insecta Coleoptera Ischnomera sanguinicollis Arthropoda Insecta Coleoptera Labidostomis longimana Arthropoda Insecta Coleoptera Labidostomis lucida Arthropoda Insecta Coleoptera Lordithon lunulatus Arthropoda Insecta Coleoptera Luperus viridipennis Arthropoda Insecta Coleoptera Malachius bipustulatus Arthropoda Insecta Coleoptera Meloe proscarabaeus Arthropoda Insecta Coleoptera Necrodes littoralis Arthropoda Insecta Coleoptera Ocypus olens Arthropoda Insecta Coleoptera Oedemera crassipes Arthropoda Insecta Coleoptera 49

Oedemera femorata Arthropoda Insecta Coleoptera Oedemera flavipes Arthropoda Insecta Coleoptera Oedemera podagrariae Arthropoda Insecta Coleoptera Oedemera tristis Arthropoda Insecta Coleoptera Oreina alpestris Arthropoda Insecta Coleoptera Othius punctulatus Arthropoda Insecta Coleoptera Paederus baudii Arthropoda Insecta Coleoptera Pocadius ferrugineus Arthropoda Insecta Coleoptera All. II “prioritaria” e IV dir. Rosalia alpina Arthropoda Insecta Coleoptera 92/43/CEE Rutpela maculata Arthropoda Insecta Coleoptera Saphanus piceus Arthropoda Insecta Coleoptera Scaphidema metallicum Arthropoda Insecta Coleoptera Stenurella bifasciata Arthropoda Insecta Coleoptera Stenurella melanura Arthropoda Insecta Coleoptera Stenurella nigra Arthropoda Insecta Coleoptera Timarcha tenebricosa Arthropoda Insecta Coleoptera Trichodes apiarius Arthropoda Insecta Coleoptera Trichodes leucopsideus Arthropoda Insecta Coleoptera Trotomma pubescens Arthropoda Insecta Coleoptera Trypocopris alpinus Arthropoda Insecta Coleoptera Duvalius gentilei spagnoloi Arthropoda Insecta Coleoptera Glyphobythus vaccae Arthropoda Insecta Coleoptera Parabathyscia spagnoloi brevipilis Arthropoda Insecta Coleoptera Laemostenus obtusus Arthropoda Insecta Coleoptera Sphodropsis ghilianii ghilianii Arthropoda Insecta Coleoptera Eccoptomera ligustica Arthropoda Insecta Diptera Livilla pyrenaea Arthropoda Insecta Hemiptera Jassargus avennicus Arthropoda Insecta Hemiptera Aelia acuminata Arthropoda Insecta Hemiptera Capsodes gothicus Arthropoda Insecta Hemiptera Carpocoris pudicus Arthropoda Insecta Hemiptera Codophila varia Arthropoda Insecta Hemiptera Coreus marginatus marginatus Arthropoda Insecta Hemiptera Eurydema oleraceum Arthropoda Insecta Hemiptera Eurydema ornatum Arthropoda Insecta Hemiptera Eurygaster maura Arthropoda Insecta Hemiptera Graphosoma lineatum Arthropoda Insecta Hemiptera Legnotus picipes Arthropoda Insecta Hemiptera Odontotarsus purpureolineatus Arthropoda Insecta Hemiptera 50

Pentatoma rufipes Arthropoda Insecta Hemiptera Sciocoris macrocephalus Arthropoda Insecta Hemiptera Spilostethus saxatilis Arthropoda Insecta Hemiptera Staria lunata Arthropoda Insecta Hemiptera Paidia rica Arthropoda Insecta Hymenoptera Psithyrus rupestris Arthropoda Insecta Hymenoptera Adscita alpina Arthropoda Insecta Lepidoptera Endemismo italiano Zygaena vesubiana Arthropoda Insecta Lepidoptera Endemismo Alpi Marittime Pyrgus foulquieri Arthropoda Insecta Lepidoptera Polyommatus dolus Arthropoda Insecta Lepidoptera Melitaea varia Arthropoda Insecta Lepidoptera Euplagia quadripunctaria Arthropoda Insecta Lepidoptera All. IV dir. 92/43/CEE Euphydryas aurinia Arthropoda Insecta Lepidoptera All. II e IV dir. 92/43/CEE Heterogynis penella Arthropoda Insecta Lepidoptera Adscita albanica Arthropoda Insecta Lepidoptera Adscita chloros Arthropoda Insecta Lepidoptera Adscita geryon Arthropoda Insecta Lepidoptera Adscita notata Arthropoda Insecta Lepidoptera Adscita statices Arthropoda Insecta Lepidoptera Zygaena exulans Arthropoda Insecta Lepidoptera Zygaena fausta Arthropoda Insecta Lepidoptera Zygaena hylaris Arthropoda Insecta Lepidoptera Zygaena lavandulae Arthropoda Insecta Lepidoptera Zygaena osterodensis Arthropoda Insecta Lepidoptera Zygaena oxytropis Arthropoda Insecta Lepidoptera Endemismo italiano Zygaena rhadamanthus Arthropoda Insecta Lepidoptera Zygaena sarpedon Arthropoda Insecta Lepidoptera Malacosoma alpicolum Arthropoda Insecta Lepidoptera Endromis versicolora Arthropoda Insecta Lepidoptera Proserpinus proserpinus Arthropoda Insecta Lepidoptera All. IV dir. 92/43/CEE Pyrgus accretus Arthropoda Insecta Lepidoptera Pyrgus carlinae Arthropoda Insecta Lepidoptera Pyrgus carthami Arthropoda Insecta Lepidoptera Pyrgus cirsii Arthropoda Insecta Lepidoptera Pyrgus serratulae Arthropoda Insecta Lepidoptera Pyrgus sidae Arthropoda Insecta Lepidoptera Papilio alexanor Arthropoda Insecta Lepidoptera All. IV dir. 92/43/CEE Parnassius apollo Arthropoda Insecta Lepidoptera All. IV dir. 92/43/CEE Parnassius mnemosyne Arthropoda Insecta Lepidoptera All. IV dir. 92/43/CEE

51

Zerynthia polyxena Arthropoda Insecta Lepidoptera All. IV dir. 92/43/CEE Pieris callidice Arthropoda Insecta Lepidoptera Colias phicomone Arthropoda Insecta Lepidoptera Leptidea reali Arthropoda Insecta Lepidoptera Satyrium esculi Arthropoda Insecta Lepidoptera Glaucopsyche melanops Arthropoda Insecta Lepidoptera Maculinea rebeli Arthropoda Insecta Lepidoptera All. C L. R. 28/09 Eumedonia eumedon Arthropoda Insecta Lepidoptera Polyommatus damon Arthropoda Insecta Lepidoptera Polyommatus eros Arthropoda Insecta Lepidoptera Polyommatus ripartii Arthropoda Insecta Lepidoptera Boloria pales Arthropoda Insecta Lepidoptera Boloria titania Arthropoda Insecta Lepidoptera Melitaea deione Arthropoda Insecta Lepidoptera Melitaea parthenoides Arthropoda Insecta Lepidoptera Limenitis populi Arthropoda Insecta Lepidoptera Satyrus actaea Arthropoda Insecta Lepidoptera Arethusana arethusa Arthropoda Insecta Lepidoptera Erebia alberganus Arthropoda Insecta Lepidoptera Erebia carmenta Arthropoda Insecta Lepidoptera Erebia epiphron Arthropoda Insecta Lepidoptera Erebia euryale Arthropoda Insecta Lepidoptera Erebia meolans Arthropoda Insecta Lepidoptera Erebia montana Arthropoda Insecta Lepidoptera Erebia neoridas Arthropoda Insecta Lepidoptera Erebia triaria Arthropoda Insecta Lepidoptera Melanargia occitanica Arthropoda Insecta Lepidoptera Hyponephele lupina Arthropoda Insecta Lepidoptera Aphantopus hyperantus Arthropoda Insecta Lepidoptera Coenonympha dorus Arthropoda Insecta Lepidoptera Lasiommata petropolitana Arthropoda Insecta Lepidoptera Axia margarita Arthropoda Insecta Lepidoptera Idaea calunetaria Arthropoda Insecta Lepidoptera Scotopteryx diniensis Arthropoda Insecta Lepidoptera Colostygia laetaria Arthropoda Insecta Lepidoptera Perizoma affinitatum Arthropoda Insecta Lepidoptera Eupithecia alliaria Arthropoda Insecta Lepidoptera Eupithecia oxycedrata Arthropoda Insecta Lepidoptera Acasis viretata Arthropoda Insecta Lepidoptera

52

Petrophora convergata Arthropoda Insecta Lepidoptera Petrophora narbonea Arthropoda Insecta Lepidoptera Selidosema taeniolarium Arthropoda Insecta Lepidoptera Tephronia oranaria Arthropoda Insecta Lepidoptera Yezognophos dognini Arthropoda Insecta Lepidoptera Dyscia lentiscaria Arthropoda Insecta Lepidoptera Phalera bucephaloides Arthropoda Insecta Lepidoptera Drymonia dodonaea Arthropoda Insecta Lepidoptera Drymonia querna Arthropoda Insecta Lepidoptera Drymonia velitaris Arthropoda Insecta Lepidoptera Ptilophora plumigera Arthropoda Insecta Lepidoptera Ocnogyna parasita Arthropoda Insecta Lepidoptera Watsonarctia deserta Arthropoda Insecta Lepidoptera Parasemia plantaginis Arthropoda Insecta Lepidoptera Diaphora sordida Arthropoda Insecta Lepidoptera Rhyparia purpurata Arthropoda Insecta Lepidoptera Arctia fasciata Arthropoda Insecta Lepidoptera Nola subchlamydula Arthropoda Insecta Lepidoptera Chersotis cuprea Arthropoda Insecta Lepidoptera Aporia crataegi Arthropoda Insecta Lepidoptera Boloria euphrosyne Arthropoda Insecta Lepidoptera Brenthis daphne Arthropoda Insecta Lepidoptera Coenonympha arcania Arthropoda Insecta Lepidoptera Erebia ligea Arthropoda Insecta Lepidoptera Gonepteryx cleopatra Arthropoda Insecta Lepidoptera Lasiommata maera Arthropoda Insecta Lepidoptera Melanargia galataea Arthropoda Insecta Lepidoptera Melitaea athalia Arthropoda Insecta Lepidoptera Melitaea didyma Arthropoda Insecta Lepidoptera Ochlodes venatus Arthropoda Insecta Lepidoptera Pieris napi Arthropoda Insecta Lepidoptera Plebejus argus Arthropoda Insecta Lepidoptera Polyommatus esheri Arthropoda Insecta Lepidoptera Polyommatus icarus Arthropoda Insecta Lepidoptera Proserpinus proserpina Arthropoda Insecta Lepidoptera Pseudopanthera macularia Arthropoda Insecta Lepidoptera Satyrus ferula Arthropoda Insecta Lepidoptera Tymelicus lineolus Arthropoda Insecta Lepidoptera Melanargia galathea Arthropoda Insecta Lepidoptera

53

Chrysopa perla Arthropoda Insecta Neuroptera Chrysoperla gr. carnea Arthropoda Insecta Neuroptera Neobisium ligusticum Arthropoda Insecta Orthoptera Anonconotus alpinus alpinus Arthropoda Insecta Orthoptera Chorthippus dorsatus dorsatus Arthropoda Insecta Orthoptera Dolichopoda ligustica ligustica Arthropoda Insecta Orthoptera Euchorthippus declivus Arthropoda Insecta Orthoptera Euthystira brachyptera Arthropoda Insecta Orthoptera Leptophyes bosci Arthropoda Insecta Orthoptera Leptophyes laticauda Arthropoda Insecta Orthoptera Leptophyes punctatissima Arthropoda Insecta Orthoptera Melanoplus frigidus Arthropoda Insecta Orthoptera Nemobius sylvestris Arthropoda Insecta Orthoptera Omocestus ventralis Arthropoda Insecta Orthoptera Pachytrachis striolatus Arthropoda Insecta Orthoptera Parapleurus alliaceus Arthropoda Insecta Orthoptera Pezotettix giornai Arthropoda Insecta Orthoptera Pholidoptera aptera aptera Arthropoda Insecta Orthoptera Pholidoptera griseoaptera Arthropoda Insecta Orthoptera Platycleis albopunctata Arthropoda Insecta Orthoptera Polysarcus denticauda Arthropoda Insecta Orthoptera Rhacocleis neglecta neglecta Arthropoda Insecta Orthoptera Stethophyma grossum Arthropoda Insecta Orthoptera Yersinella raymondi Arthropoda Insecta Orthoptera Calopteryx haemorrhoidalis Arthropoda Insecta Odonata Aeshna juncea Arthropoda Insecta Odonata Aeshna cyanea Arthropoda Insecta Odonata Libellula depressa Arthropoda Insecta Odonata Libellula quadripunctaria Arthropoda Insecta Odonata Coenagrion puella Arthropoda Insecta Odonata Calopteryx virgo Arthropoda Insecta Odonata Boyeria irene Arthropoda Insecta Odonata Cordulegaster boltonii Arthropoda Insecta Odonata Platycnemis pennipes Arthropoda Insecta Odonata Pyrrhosoma nymphula Arthropoda Insecta Odonata Onychogomphus forcipatus Arthropoda Insecta Odonata Onychogomphus uncatus Arthropoda Insecta Odonata All. C L. R. 28/09 Calopteryx xanthostoma Arthropoda Insecta Odonata Anax imperator Arthropoda Insecta Odonata

54

Orthetrum albistylum Arthropoda Insecta Odonata Oxygastra curtisi Arthropoda Insecta Odonata All. II e IV dir. 92/43/CEE Orthetrum brunneum Arthropoda Insecta Odonata Raphidia ligurica Arthropoda Insecta Raphidioptera Endemismo italiano Acerella tiarnea Arthropoda Insecta Protura Acerentomon gallicum Arthropoda Insecta Protura Acerentomon maius Arthropoda Insecta Protura Eosentomon noseki Arthropoda Insecta Protura Eosentomon transitorium Arthropoda Insecta Protura Gracilentulus gracilis Arthropoda Insecta Protura Ionescuellum condei Arthropoda Insecta Protura

Per quanto riguarda l' ittiofauna sono riportate nella documentazione consultata 8 specie .

Pesci Specie Nome comune Taxon Tutela Actinopterygii Cottus gobio scazzone All. II dir. 92/43/CEE Scorpaeniformes Barbus Actinopterygii All. II e V dir. 92/43/CEE; All. D L. R. barbo canino meridionalis Cypriniformes 28/09 Actinopterygii All. II e V dir. 92/43/CEE; All. D L. R. Barbus plebejus barbo italico Cypriniformes 28/09 Actinopterygii Leuciscus souffia vairone All. II dir. 92/43/CEE; All. D L. R. 28/09 Cypriniformes Leuciscus Actinopterygii cavedano cephalus Cypriniformes Salmo trota Actinopterygii All. II dir. 92/43/CEE; All. D L. R. 28/09 marmoratus marmorata Salmoniformes Actinopterygii Salmo trutta trota europea Salmoniformes Actinopterygii Anguilla anguilla anguilla Anguilliformes

Per quanto riguarda l' erpetofauna sono riportate 19 specie , di cui 7 appartenente agli anfibi e 12 ai rettili

Anfibi Specie Nome comune Taxon Tutela Speleomantes strinatii geotritone di Strinati Urodela All. II e IV dir. 92/43/CEE Salamandra salamandra salamandra pezzata Urodela All. C L. R. 28/09 Bufo bufo rospo comune Anura All. C L. R. 28/09 raganella Hyla meridionalis mediterranea Anura All. IV dir. 92/43/CEE Rana dalmatina rana agile Anura All. IV dir. 92/43/CEE Rana temporaria rana montana Anura All. V dir. 92/43/CEE 55

rana verde dei Rana kurtmuelleri Balcani Anura Specie alloctona

Rettili Specie Nome comune Taxon Tutela Timon lepidus lucertola ocellata Squamata Sauria All. C L. R. 28/09 Podarcis muralis lucertola muraiola Squamata Sauria All. IV dir. 92/43/CEE Anguis fragilis orbettino Squamata Sauria All. C L. R. 28/09 Lacerta bilineata ramarro occidentale Squamata Sauria All. IV dir. 92/43/CEE Tarentola mauritanica geco comune Squamata Sauria All. C L. R. 28/09 Coronella austriaca colubro liscio Squamata Ophidia All. IV dir. 92/43/CEE Coronella girondica colubro di Riccioli Squamata Ophidia All. C L. R. 28/09 Zamenis longissimus saettone Squamata Ophidia All. IV dir. 92/43/CEE Natrix maura natrice viperina Squamata Ophidia All. C L. R. 28/09 Natrix natrix natrice dal collare Squamata Ophidia All. C L. R. 28/09 Hierophis viridiflavus biacco Squamata Ophidia All. IV dir. 92/43/CEE Vipera aspis Vipera comune Squamata Ophidia

Per quanto riguarda l' avifauna sono riportate 92 specie .

Avifauna Specie Nome comune Taxon Tutela Accipiter gentilis astore Accipitriformes Accipiter nisus sparviere Accipitriformes Aegithalos caudatus codibugnolo Passeriformes Aegolius funereus civetta capogrosso Strigiformes All. I dir. 147/09/CE Alauda arvensis allodola Passeriformes Alcedo atthis martin pescatore Coraciiformes All. I dir. 147/09/CE Alectoris graeca saxatilis coturnice Galliformes All. I dir. 147/09/CE Alectoris rufa pernice rossa Galliformes Anthus campestris calandro Passeriformes All. I dir. 147/09/CE Anthus spinoletta spioncello Passeriformes Anthus trivialis prispolone Passeriformes Apus apus rondone Apodiformes Apus melba rondone maggiore Apodiformes Aquila chrysaetos aquila reale Accipitriformes All. I dir. 147/09/CE Asio otus gufo comune Strigiformes Athene noctua civetta Strigiformes Bubo bubo gufo reale Strigiformes All. I dir. 147/09/CE Buteo buteo poiana Accipitriformes Caprimulgus europaeus succiacapre Caprimulgiformes All. I dir. 147/09/CE 56

Carduelis cannabina fanello Passeriformes Carduelis carduelis cardellino Passeriformes Carduelis chloris verdone Passeriformes Certhia familiaris rampichino alpestre Passeriformes Cinclus cinclus Merlo acquaiolo Passeriformes All. C L. R. 28/09 Circaetus gallicus biancone Accipitriformes All. I dir. 147/09/CE Circus cyaneus albanella reale Accipitriformes All. I dir. 147/09/CE Circus pygarus albanella minore Accipitriformes All. I dir. 147/09/CE Coccothraustes coccothraustes frosone comune Passeriformes Corvus corax corvo imperiale Passeriformes Corvus corone cornacchia Passeriformes Coturnix coturnix quaglia Galliformes Crex crex re di quaglie Gruiformes All. I dir. 147/09/CE Cuculus canorus cuculo Cuculiformes Dendrocopos major picchio rosso maggiore Piciformes Dryocopus martius picchio nero Piciformes All. I dir. 147/09/CE Emberiza cia zigolo muciatto Passeriformes Emberiza hortulana ortolano Passeriformes All. I dir. 147/09/CE Erithacus rubecula pettirosso Passeriformes Falco peregrinus falco pellegrino Falconiformes All. I dir. 147/09/CE Falco tinnunculus gheppio Falconiformes Fringilla coelebs fringuello Passeriformes Garullus glandarius ghiandaia Passeriformes Glaucidium passerinum civetta nana Strigiformes Gyps fulvus grifone Accipitriformes All. I dir. 147/09/CE Hieraaetus pennatus aquila minore Accipitriformes All. I dir. 147/09/CE Jynx torquilla torcicollo Piciformes All. C L. R. 28/09 Lanius collurio averla piccola Passeriformes All. I dir. 147/09/CE Loxia curvirostra crociere comune Passeriformes Lullula arborea tottavilla Passeriformes All. I dir. 147/09/CE Miliaria calandra strillozzo Passeriformes Monticola saxatilis codirossone Passeriformes All. C L. R. 28/09 Motacilla alba ballerina bianca Passeriformes Motacilla cinerea ballerina gialla Passeriformes Oenanthe oenanthe culbianco Passeriformes Parus ater cincia mora Passeriformes Parus caeruleus cinciarella Passeriformes Parus cristatus cincia dal ciuffo Passeriformes Parus major cinciallegra Passeriformes 57

Parus montanus cincia bigia alpestre Passeriformes Pernis apivorus falco pecchiaiolo Accipitriformes codirosso Phoenicurus ochruros spazzacamino Passeriformes Phylloscopus bonelli luì bianco Passeriformes Phylloscopus collybita luì piccolo Passeriformes Phylloscopus sibilatrix luì verde Passeriformes Picoides minor picchio rosso minore Piciformes All. C L. R. 28/09 Picus viridis picchio verde Piciformes Prunella collaris sordone Passeriformes Prunella modularis passera scopaiola Passeriformes Ptyonoprogne rupestris rondine montana Passeriformes Pyrrhocorax graculus gracchio alpino Passeriformes Pyrrhocorax pyrrhocorax gracchio corallino Passeriformes All. I dir. 147/09/CE Pyrrhula pyrrhula ciuffolotto europeo Passeriformes Regulus regulus regolo comune Passeriformes Saxicola rubetra stiaccino Passeriformes Saxicola torquata saltimpalo Passeriformes Scolopax rusticola beccaccia Charadriiformes Serinus citrinella venturone Passeriformes Sitta europaea picchio muratore Passeriformes Streptopelia turtur tortora Columbiformes Strix aluco allocco Strigiformes Sylvia atricapilla capinera Passeriformes Sylvia curruca bigiarella Passeriformes Sylvia undata magnanina Passeriformes Tetrao tetrix gallo forcello Galliformes All. I dir. 147/09/CE Tichodroma muraria picchio muraiolo Passeriformes Troglodytes troglodytes scricciolo Passeriformes Turdus merula merlo Passeriformes Turdus philomelos tordo bottaccio Passeriformes Turdus pilaris cesena Passeriformes Turdus torquatus merlo dal collare Passeriformes Turdus viscivorus tordela Passeriformes Upupa epops upupa Coraciiformes

Per quanto riguarda la mammalofauna sono riportate 39 specie.

Mammiferi Specie Nome comune Taxon Tutela

58

Barbastella barbastellus barbastello comune Chiroptera All. II e IV dir. 92/43/CEE Hypsugo savii pipistrello di Savi Chiroptera All. IV dir. 92/43/CEE Miniopterus schreibersi miniottero comune Chiroptera All. II e IV dir. 92/43/CEE Myotis alcathoe vespertillo di Alcatoe Chiroptera All. IV dir. 92/43/CEE Myotis bechsteini vespertilio di Bechstein Chiroptera All. II e IV dir. 92/43/CEE Myotis blithii vespertillo minore Chiroptera All. II e IV dir. 92/43/CEE Myotis brandti vespertilio di Brandt Chiroptera All. IV dir. 92/43/CEE Myotis emarginatus vespertilio smarginato Chiroptera All. II e IV dir. 92/43/CEE Myotis myotis vespertillo maggiore Chiroptera All. II e IV dir. 92/43/CEE Myotis mystacinus vespertilio mustacchino Chiroptera All. II e IV dir. 92/43/CEE Myotis nattereri vespertilio di Natterer Chiroptera All. IV dir. 92/43/CEE Nyctalus leisleri nottola di Leisler Chiroptera All. IV dir. 92/43/CEE Pipistrellus kuhlii pipistrello albolimbato Chiroptera All. IV dir. 92/43/CEE Pipistrellus nathusii pipistrello di Nathusius Chiroptera All. IV dir. 92/43/CEE Pipistrellus pipistrellus pipistrello nano Chiroptera All. IV dir. 92/43/CEE Pipistrellus pygmaeus pipistrello pigmeo Chiroptera All. IV dir. 92/43/CEE Plecotus auritus orecchione comune Chiroptera All. IV dir. 92/43/CEE Rhinolophus euryale ferro di cavallo euriale Chiroptera All. II e IV dir. 92/43/CEE Rhinolophus ferro di cavallo ferrumequinum maggiore Chiroptera All. II e IV dir. 92/43/CEE Rhinolophus hipposideros ferro di cavallo minore Chiroptera All. II e IV dir. 92/43/CEE Tadarida teniotis molosso di Cestoni Chiroptera All. II e IV dir. 92/43/CEE Rupicapra rupucapra camoscio Artiodactyla All. V dir. 92/43/CEE Capreolus capreolus capriolo Artiodactyla Sus scrofa cinghiale Artiodactyla All. V dir. 92/43/CEE; All. C L. R. Lepus timidus lepre variabile Lagomorpha 28/09 Myoxus glis ghiro Rodentia Marmotta marmotta marmotta Rodentia Microtus nivalis arvicola delle nevi Rodentia

Muscardinus avellanarius moscardino Rodentia All. C L. R. 28/09 Sciurus vulgaris scoiatollo rosso Rodentia Sorex minutus toporagno nano Insectivora Canis lupus lupo Carnivora All. II dir. 92/43/CEE Felis silvestris gatto selvatico Carnivora All. IV dir. 92/43/CEE Martes foina faina Carnivora All. V dir. 92/43/CEE; All. C L. R. Martes martes martora Carnivora 28/09 Meles meles tasso Carnivora Mustela erminea ermellino Carnivora

59

All. V dir. 92/43/CEE; All. C L. R. Mustela putorius puzzola Carnivora 28/09 Vulpes vulpes volpe Carnivora

Valori faunistici

Di seguito per l'area Parco e per ogni singola Area Natura 2000 è riportato l'elenco delle specie inserite negli allegati della Direttiva 92/43/CEE, della Direttiva 147/09/CE e della L. R. 28/2009. In questa fase, si è ritenuto sufficiente infatti riportare la checklist delle specie segnalate, appronfondendo la tipologia di dato solo per le specie di interesse conservazionistico. La trattazione specifica e la localizzazione recisa è rimandata alla redazione del Quadro Conoscitivo del PDPI. In particolare sono evidenziate per ciascun dato se l'informazione deriva esclusivamente dal Formulario Natura 2000 (1), da un dato Georeferenziato ( 2) o da entrambi ( 3). L'asterisco (*) indicata osservazioni interne all'area vasta ma esterne sia dalle Aree Natura 2000 sia dall'Area Parco (PNR AL). Per gli uccelli sono riportate solo le segnalazioni desunte dai Formulari Natura 2000. In questo caso i dati saranno aggiornati appena sarà disponibile la Banca Dati georeferenziata del Progetto Regionale “Avifauna”.

60

PNR SIC ZPS Specie AL IT1313712 IT1314609 IT1314610 IT1314611 IT1315504 IT1315421 IT1315313 IT1315407 IT1313776 IT1314677 IT1314678 IT1314679 IT1315380 IT1315481 Austropotamobius 3 3 pallipes Cerambyx cerdo* Rosalia alpina 1 Lucanus cervus X 3 2 Oxygastra curtisi* Onychogomphus uncatus* Euphydryas 1 1 aurinia Euplagia 1 1 1 1 1 quadripunctaria Papilio alexanor X 3 2 Parnassius apollo X 3 1 3 3 3 2 2 2 Parnassius X 1 3 2 mnemosyne Proserpinus X 2 1 2 proserpinus Zerynthia polyxena* Maculinea rebeli X 2 2 2 Cottus gobio X 3 2 Barbus meridionalis*

Barbus plebejus 1

Leuciscus souffia 1 1 1 61

Salmo marmoratus X 3 2 Speleomantes X 2 3 3 3 3 3 3 2 1 3 2 2 strinatii Salamandra X 3 3 1 1 1 3 2 2 2 2 2 2 salamandra Bufo bufo 1 1 1 1 3 2 Hyla meridionalis* Rana dalmatina 2 Rana temporaria 3 3 1 1 1 Timon lepidus X 1 2 2 Podarcis muralis X 3 3 3 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 Anguis fragilis X 3 3 1 2 2 2 2 Lacerta bilineata X 3 2 1 2 1 Tarentola 1 mauritanica Coronella X 2 austriaca Coronella 1 girondica Elaphe longissima* Natrix maura* Natrix natrix 1 Hierophis 1 1 viridiflavus Barbastella X 3 3 2 2 2 2 2 barbastellus 2 Hypsugo savii 2 2 2

62

Miniopterus 2 schreibersi Myotis alcathoe 2 2 2 2 Myotis bechsteini 2 2 2 Myotis blithii 1 Myotis brandti 2 2 2 2 Myotis 1 2 2 2 2 emarginatus Myotis myotis 1 Myotis mystacinus 3 2 1 3 2 2 2 Myotis nattereri 1 1 2 Nyctalus leisleri 1 1 1 2 2 Pipistrellus kuhlii X 1 1 3 2 2 2 2 2 Pipistrellus X 3 2 1 2 2 2 2 2 2 nathusii Pipistrellus X 1 2 3 1 3 2 2 2 2 2 2 2 pipistrellus Pipistrellus 2 2 pygmaeus Plecotus auritus 1 Rhinolophus 1 3 1 2 2 euryale Rhinolophus X 3 3 3 1 1 3 3 1 1 3 3 ferrumequinum Rhinolophus X 2 3 3 1 1 3 2 1 2 1 3 hipposideros Tadarida teniotis X 1 3 2 2 2 2 2 Rupicapra 1 1 1 1 1 1 rupicapra 63

Lepus timidus 1 1 1 1 1 1 Canis lupus X 3 3 3 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 Felis silvestris 1 1 1 1 1 1 Martes martes 1 1 1 1 1 Muscardinus 1 avellanarius Mustela putorius X 2 2 Aegolius funereus 1 1 1 1 1 Alcedo atthis 1 Alectoris graeca 1 1 1 1 1 1 1 1 1 saxatilis Anthus campestris 1 1 Aquila chrysaetos 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Bubo bubo 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Caprimulgus 1 1 1 1 1 1 1 europaeus Cinclus cinclus 1 1 1 1 1 Circaetus gallicus 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Circus cyaneus 1 1 1 1 1 1 Circus pygarus 1 1 1 1 1 1 Crex crex 1 Dryocopus martius 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Emberiza 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 hortulana Falco peregrinus 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Gyps fulvus 1 Hieraaetus 64

pennatus Jynx torquilla 1 Lanius collurio 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Lullula arborea 1 1 1 1 1 1 1 1 Monticola saxatilis 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Picoides minor 1 Pyrrhocorax 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 pyrrhocorax Tetrao tetrix 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1

65

In totale nell'area vasta sono state raccolte informazioni su 88 specie inserite negli elenchi normativi considerati. In questa fase, si è ritenuto sufficiente riportare la checklist delle specie segnalate, appronfondendo la tipologia di dato solo per le specie di interesse conservazionistico. La loro trattazione e localizzazione recisa è rimandata alla redazione del Quadro Conoscitivo del PDPI. Come si evince dalla Tabella precedente per diverse specie sono disponibili informazioni desunte dal Formulario Natura, mentre alcune (8) sebbene presenti all'interno dell'area vasta non sono segnalate all'interno delle aree protette considerate ( Cerambyx cerdo, Oxygastra curtisi, Onychogomphus uncatus, Hyla meridionalis, Zerynthia polyxena, Barbus meridionalis, Elaphe longissima, Natrix maura ). Nelal tabella seguente è riportato il numero di specie segnalate nell'area vasta e all'interno delle aree protette per ciascun riferimento normativo considerato.

Tutela N° specie Area vasta N° specie Aree protette All. II (dir. 92/43/CEE) 24 21 All. IV (dir. 92/43/CEE) 38 34 All. V (dir. 92/43/CEE) 6 5 All. I (dir. 147/09/CE) 20 20 All. C (L. R. 28/09) 18 16 All. D (L. R. 28/09) 4 3

L'elevato numero di specie per le quali è stato possibile recuperare almeno un'informazione sulla presenza rispecchia l'importanza del comprensorio alpino imperiese per la conservazione della biodiversità regionale. Diverse specie alpine, appartenenti agli elementi corologici eurosibirico e boreo-alpino, vi trovano infatti il limite sud-occidentale di distribuzione, tranne alcune che si ripresentano in Italia nell’Appennino centro- settentrionale o centrale. Tali popolazioni a limite d’areale tendono ad essere più instabili e vulnerabili. La compressione degli orizzonti altitudinali fa si che si incontrino specie tipicamente termofile (es. Timon lepidus ) con specie più spiccatamente alpine che in alcuni casi sono prossime al loro limite di distribuzione (es. Rupicapra rupicapra , Tetrao tetrix, Lepus timidus. Aegolius funereus ). Nell'area sono presenti i grandi predatori, il lupo ( Canis lupus ), l'aquila reale ( Aquila chrysaetos ) e il gufo reale ( Bubo bubo ), per i quali si dispone di un numero di dati sufficientemente rappresentativi. Al contrario per altri piccoli carnivori le informazioni sono sporadiche, una sola segnalazione di puzzola ( Mustela putorios ) derivante dalla carta della Biodiversità Regionale, mentre per la martora ( Martes martes ) e per il gatto selvatico ( Felis sylvestris ) sono stati raccolti solo i dati dei Formulari Natura 2000, sebbene per quest'ultimo nel 2010 siano stati fotografati all'interno del SIC del M. Ceppo due esemplari di gatto con caratteri morfologici ascrivibili ad esemplari ibridi silvetris x catus (Salvidio et al., 2010) . Gli ultimi dati certi per l'imperiese sono conservati presso il Museo di Storia Naturale di Genova con la pelliccia di un esemplare proveniente dal Bricco della Cornarea (1915) e di un altro esemplare proveniente da Tavole (1972). La presenza/assenza di questa specie è un aspetto che merita sicuramente ulteriori approfondimenti. Tra i rettili fatta eccezione per la lucertola ocellata ( Timon lepidus ) e il colubro liscio ( Coronella austriaca ) sono presenti specie abbastanza comuni sul territorio regionale. Per quanto riguarda i corsi d'acqua di particolare importanza la presenza del gambero di fiume (Austropotamobius pallipes ) - da segnalare la popolazione più a ponente della Liguria lungo il Rio Altomoro - e nel Tanaro e Tanarello dello scazzone ( Cottus gobio ) e della trota marmorata ( Salmo marmoratus ), quest'ultima riportata recentemente solo per il Tanarello. Particolarmente importanti sono le aree aperte - praterie, praterie arbustate, aree a vegetazione rada/rocciosa e accumuli detritici - che ospitano diverse specie di interesse (es. Alectoris graeca saxatilis , Monticola saxatilis , Lullula arborea, Lanius collurio, Caprimulgus europaeus, Tetrao tetrix) ma anche le aree 66

boscate che ospitano ad esempio il picchio nero ( Dryocopus martius ) o il cervo volante ( Lucanus cervus ) e in particolare i boschi di conifere dov'è presente la civetta capogrosso ( Aegolius funereus ). Le numerose pareti rocciose permettono la presenza di specie di particolare interesse, oltre ai già citati gufo reale e aquila reale, vanno ricordati ad esempio il falco pellegrino (Falco peregrinus ), il gracchio corallino ( Pyrrhocorax pyrrhocorax) e il gracchio alpino ( Pyrrhocorax graculus ). Particolarmente sviluppato il sistema carsico con numerose cavità che ospitano il geotritone ( Speleomantes strinatii ), diverse specie di chirotteri e numerosi invertebrati endemici o comunque rari. Il geotritone è abbondante anche nelle fortificazioni presenti lungo il confine italo- francese, con diverse osservazioni concentrate nella zona di Gouta, Margheria dei Boschi e sul sentiero degli alpini sul M. Toraggio: tutte località legate alla presenza massiccia di numerosi manufatti militari (forti, tunnel, pozzi, cisterne, ecc) che creano, seppur artificialmente, un habitat idoneo. Sono infine da segnalare il cerambice Drymochares truquii , endemico delle Alpi meridionali, e Raphidia ligurica , specie endemica italiana con pochissime popolazioni e osservata solo recentemente in quest'area. Tra i coleotteri è segnalata anche la Rosalia alpina (specie prioritaria ai sensi della dir. 92/43/CEE), la cui presenza è desunta da un solo dato riportato nel formulario Natura 2000 del SIC IT1315421. Da una prima analisi e da quanto sopra esposto emerge l'esigenza di approfondire alcuni aspetti relativi all'effettiva presenza e/o distribuzione di alcune specie, che saranno affrontati nel corso della stesura del PDPI, sia attraverso ulteriori ricerche bibliografiche, sia attraverso ricerche museali e uscite sul territorio.

Componente silvo-pastorale

L'area del Parco Regionale Alpi Liguri presenta una elevata diversità di habitat e varietà di ecosistemi forestali, che hanno potuto manifestarsi ed evolversi in funzione di molteplici fattori geografici, climatico-ambietali, ma anche storico-culturali; tra questi si ritengono prevalenti:

• la conformazione geografica, cioè l'estrema vicinanza tra mare e vette montane che superano in alcuni casi i 2000 metri di quota, porta ad un rapido avvicendamento e in alcuni casi vera e propria commistione di condizioni mediterranee e caratteristiche alpine; • le dinamiche vegetazionali conseguenti, con la vegetazione mediterranea che tende a risalita in quota, soprattutto lungo le esposizioni meridionali e le stazioni più aride e calde, mentre le specie montane e alpine tendono a scendere di quota lungo le valli, seguendo l'inversione termica e le stazioni più fresche; • la conformazione geologica di natura prevalentemente calcarea ma costituita da rocce variamente resistenti all'erosione (calcari compatti – flysch) che portano ad una morfologia a volte dolce, più spesso accidentata e dominata da impluvi e forre; • la presenza attiva, almeno fino al secondo dopoguerra, delle comunità rurali stanziate nelle valli imperiesi (Valle Arroscia, Valle Argentina, Val Nervia) e nel contesto brigasco (Realdo, Verdeggia, Briga in territorio ora francese) che hanno interagito con la vegetazione e gli habitat favorendo evidentemente le formazioni erbacee a scopo prato- pascolivo; • da ultimo, l'ubicazione in prossimità del confine di Stato ha fatto sorgere nel XX secolo necessità strategiche, che hanno in parte influenzato le scelte selvicolturali, privilegiando in alcune aree il mantenimento delle aree prative e favorendo invece la pratica del rimboschimento in altre. Allo scopo del presente rapporto, l'analisi conoscitiva preliminare sulla componente silvo-pastorale è stata condotta non solo rispetto alla superficie istituzionale del Parco Regionale Alpi Liguri, che si 67

sviluppa per circa 6.040 ha, bensì estendendo l'indagine anche ai siti Natura 2000 affidati in gestione allo stesso Ente, in particolare quelli evidenziati nella seguente tabella, per un'estensione complessiva di circa 22.640 ettari. Una superficie quindi molto più vasta e significativa, ma soprattutto in totale continuità e connessione spaziale, rappresentando interamente i versanti orientali della cresta orografica di confine, dalla Valle Tanaro a nord (Valli Negrone e Tanarello) fino alla Valle Nervia a sud, passando attraverso le Valli Arroscia e Argentina e interessando anche la cresta laterale dei Monti Frontè, Monega, Prearba fino all'abitato di Rezzo, nonché il massiccio montuoso disgiunto del Monte Ceppo

Superficie Quota minima Quota massima Nome SIC Codice (ha) (mt s.l.m.) (mt s.l.m.) Piancavallo - Cornia IT1313712 4.486 890 1.907 Monega - Prearba IT1314609 3.670 310 1.789 Saccarello - Frontè IT1314610 3.927 990 2.199 Gerbonte IT1314611 2.261 530 1.957 Testa d'Alpe - Gouta IT1315313 1.510 750 1.470 Monte Ceppo IT1315407 3.055 700 1.627 Toraggio - Pietravecchia IT1315421 2.648 371 2.038 Bosco di Rezzo IT1315504 1.083 900 1.610

Sup. totale Quota minima Quota massima ha 22.640 310 mt slm 2.199 mt slm

L'area di indagine 2, quindi, si sviluppa prevalentemente in una fascia altitudinale che può essere considerata di tipo montano, con escursioni verso il piano collinare (quota minima di 310 metri s.l.m. nel SIC Monte Monega – Monte Prearba) e più significativamente verso il piano subalpino, rappresentato dalla cresta orografica di confine, con numerose cime sopra i 2000 metri (tra cui Monte Frontè, Cima Garlenda, Monte Grai, Monte Pietravecchia) e culminante nel Monte Saccarello (quota massima di 2199 metri s.l.m.).

All'interno di questa fascia altitudinale, per altro molto ampia, il mosaico di habitat ed ecosistemi è comunque particolarmente vario e ricco di biodiversità, come evidenziato da una analisi speditiva condotta rispetto alle coperture attribuite alle aree SIC, che, sempre nell'ottica di descrivere la componente silvo-pastorale, ha restituito la seguente fotografia:

2 Non sono stati presi in considerazioni i dati di copertura relativi alle ZPS IT1313776 Piancavallo, IT1314677 Saccarello - Garlenda, IT1315380 Testa d'Alpe - Alto, IT1314679 Toraggio – Gerbonte, IT1315481 Ceppo – Tomena dal momento che per la maggior parte coincidono con i SIC sopra considerati e nella stima delle coperture vegetali avrebbero creato ridondanza.

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ToraggioPietravecchia– Incidenza Piancavallo – Cornia – Cornia Piancavallo Testa –Gouta d'Alpe Saccarello – Frontè Frontè – Saccarello Monega – Prearba Prearba Monega – percentuale Bosco di Rezzo Bosco di Rezzo

Codic Ceppo Monte superficie di IT1313712 IT1313712 IT1314609 IT1314610 IT1315313 IT1315407 IT1315421 IT1315421 IT1315504 IT1314611 e Gerbonte ogni habitat habita Descrizione habitat (D) rispetto alla t superficie totale

(*) indagata

Corsi d'acqua alpini e loro 3220 vegetazione erbacea XX X X 0,65%

Corsi d'acqua e vegetazione 3240 riparia a Salix eleagnos (X) 0,27%

4030* Lande secche (X) 0,45%

4060 Lande alpine X XX X X 5,38%

Formazioni di Juniperus 5130 communis su prati calcicoli (X) 0,19%

Formazioni erbose rupicole 6110* calcicole XX X X X X 0,99%

Formazioni erbose calcicole 6170 alpine e subalpine X XX X X X 18,52%

Formazioni erbose semi- naturali e facies arbustate su 6210* substrato calcareo X X XX X X X 2,54%

Formazioni erbose a Nardus (substrato siliceo) delle zone 6230 montare (X) 0,00%

Pascoli con specie sempreverdi del genere 6310 Quercus XX X X X 0,67%

Formazioni erbose ad alte 6430 erbe (igrofile) X XX X X X 1,81%

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Praterie magre da fieno alle 6510 basse altitudini X X XX X X X X X 4,76%

7220* Sorgenti pietrificanti XX XX 0,00%

Ghiaioni del Mediterraneo 8130 termofili X XX 0,56%

Pareti rocciose calcaree con 8210 vegetazione casmofitica X X X X X X XX 2,43%

Rocce silicee con 8230 vegetazione pioniera XX X X X X 0,62%

8310 Grotte XX XX XX X X X 0,00%

9110 Faggeti ( Luzulo-Fagetum ) XX X X X X X X 27,76%

Faggeta mesoxerofila 9150 calcifila (X) 0,01%

9260 Castagneti X X X XX X X 14,07%

Querceti sempreverdi 9340 (Quercus ilex ) X X XX 1,53%

9420 Lariceti X XX X 9,62%

9540 Pinete X XX 1,40%

Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus 91E0* excelsior XX X X X X X X X 1,38%

Querceti a roverella 91H0* (Quercus pubescens ) X X X X X XX X 4,37%

100,00%

(*) habitat prioritario;

(D) la descrizione degli habitat è stata adattata agli scopi del presente lavoro;

(X) habitat rilevato in un unico SIC;

XX maggiore estensione superficiale rispetto ai SIC indagati;

Risultano nettamente prevalenti agli habitat caratterizzati dalla presenza di Faggio (circa il 28% della superficie), seguiti dalle “Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine” (poco sotto il 20%), a cui seguono i Castagneti (con incidenza percentuale intorno al 14%) e i lariceti che si fermano 70

poso sotto il 10%; da segnalare infine le “Lande alpine”, le “Praterie magre da fieno alle basse altitudini” e i Querceti di Roverella (*habitat prioritario), ciascuno con circa il 5% di rappresentatività.

Tutte le altre tipologie di habitat elencate alla precedente tabella coprono il restante 15% dell'area e tra queste si segnalano in particolare “Formazioni erbose seminaturali a facies arbustate su substrato calcareo (*habitat prioritario), la vegetazione casmofitica sempre di ambiente calcareo, le “Formazioni erbose ad alte erbe igrofile” le formazioni forestali dominate dal Leccio, dai Pini e i boschi alluvionali si Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior , tutte con percentuale di copertura compresa tra 1 e 3 %.

Aggregando invece tutti gli habitat riconducibili a formazioni erbacee, sia naturali che derivanti dall'azione umana, si ricava un valore di copertura pari al 35%.

Considerando l'aspetto più strettamente forestale, però, le risultanze sopra ottenute non paiono completamente esaustive nel fotografare la ricchezza e la varietà degli ecosistemi boschivi; per questo motivo si è proceduto ad una integrazione di analisi valutando in maniera speditiva le tipologie forestali sicuramente presenti all'interno dell'area di studio, secondo la classificazione elaborata da Ipla Piemonte per la Regione Liguria “I tipi Forestali della Liguria”.

Vengono quindi elencati e brevemente descritti nei loro caratteri salienti i tipi forestali che caratterizzano il Parco Regionale delle Alpi Liguri e le aree protette della Rete Natura 2000 ad esso contigue, seguendo un criterio ecologico-altitudinale, non essendo possibile in questa fase preliminare una valutazione circa l'abbondanza e l'estensione delle coperture relative.

a) Lecceta mesoxerofila LE20X (codice Natura 2000: 9340 ) Presente alle quote inferiori, nelle valli Argentina e Nervia, come specie mediterranea che risale fino a 1000 metri s.l.m. nelle esposizioni soleggiate e a maggiore rocciosità, formando in parte boschi puri, più frequentemente consociandosi con carpino nero, castagno, roverella, formando varianti tipologiche specifiche.

b) Ostrieto mesoxerofilo OS30X c) Ostrieto mesofilo OS40X d) Orno-ostrieto pioniero OS10X Formazioni cedue presenti nella fascia alto collinare/basso montana, formate da carpino nero e orniello in tipica mescolanza, con eventuale presenza di roverella verso il basso e ingresso del faggio alle quote superiori. Elemento di colonizzazione secondaria degli ex coltivi ed ex pascoli alle quote intermedie.

e) Alneto di ontano nero FR40X (codice Natura 2000: 91E0 ) f) Saliceto arbustivo ripario FR10X (codice Natura 2000: 3240 ) Formazioni di elevato valore ambientale, nel primo caso habitat prioritario, sono presenti in maniera discontinua e puntiforme seguendo le aste fluviali e gli ambienti di forra (per altro numerosi all'interno dell'area di studio).

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g) Querceto di roverella acidofilo QU20X h) Querceto neutro-calcifilo di roverella QU30X Queste due formazioni, sostanzialmente vicarianti in funzione del substrato roccioso, occupano la fascia collinare e basso-montana fino a circa 900-1000 metri di quota. Anche se la loro presenza è uniformemente distribuita all'interno dell'area a Parco e dei SIC, rispetto ad altre realtà regionali, sono territorialmente poco diffuse.

i) Castagneto neutofilo CA40X (codice Natura 2000: 9260) Nell'area del Parco questa specie è più marginale, rispetto alla grande estensione che invece manifesta nel resto della regione; questa situazione è conseguenza in parte dello sviluppo delle superfici protette a quote superiori rispetto a quelle ottimali per il castagno, ma soprattutto è sfavorito dal prevalere dei substrati a matrice calcare; la maggiore presenza di castagneti si riscontra nella zona di Rezzo, del SIC Monte Monega – Monte Prearba e del Monte Ceppo, ovvero alle quote più basse, con clima più asciutto e dove il substrato roccioso porta a maggiori caratteristiche di acidità dei suoli (probabile quindi la presenza di Castagneti più acidofili CA30X.

j) Faggeta oligotrofica FA10X (codice Natura 2000: 9110) k) Faggeta mesotrofica FA20X l) Faggeta eutrofica FA30X m) Faggeta mesoxerofila calcifila FA40X (codice Natura 2000: 9150) Il faggio è sicuramente la specie forestale dominante nell'area protetta, sia perchè tipica della fascia montana, sia per le condizioni climatiche generali definibili a medio-elevata umidità caratterizzanti il comprensorio, per la formazione di nuvole orografiche stazionanti sui versanti, per la diffusa presenza di esposizioni nord.

Considerando la codifica utilizzata dalla Rete Natura 2000 (codice 9110 Faggete del Luzulo-Fagetum), cioè Faggete oligotrofiche, queste ultime sono maggiormente presenti nel comprensorio del Monte Ceppo, mentre in funzione delle caratteristiche edafiche predominanti, si ritiene prevalgano nell'area di studio tipologie più mesofile e di maggiore fertilità, rispetto alle quali, però, risulta impossibile attribuire i codici 9210 e 9220 che si riferiscono a cenosi vegetali appenniniche.

In merito alla faggeta mesoxerofila calcifila, che ha distribuzione molto puntuale, la sua presenza è segnalata per il SIC Piancavallo – Cornia, nelle valli dei torrenti Negrone e Tanarello e per l'area del Monte Ceppo. Nell'intero territorio protetto, venendo meno la pressione selvicolturale, i cedui di faggio stanno invecchiando ed evolvendo verso forme transitorie di fustaia, mentre ai limiti altimetrici superiori, la specie è in veloce espansione all'interno dei boschi in parte artificiali a dominanza di conifere.

n) Acero-tiglio-frassineto di forra LM20X (codice Natura 2000: 9180) Formazioni a distribuzione puntuale ma presenti nelle condizioni morfologiche di forra, molto ricche in biodiversità forestale e costituite da un bosco misto di Tigli, Acero montano, Acero opalo, Maggiociondolo, Frassino maggiore, Sorbo degli uccellatori. 72

o) Pineta calcifila di pino silvestre PM10X p) Pineta acidofila di pino silvestre PM20X Le formazioni pioniere su substrato carbonatico (PM10X) caratterizzano gli ex pascoli oggetto di ricolonizzazione boschiva nella fascia montana, su suoli a scarsa fertilità; in alcune circostanze il pino silvestre si mischia con latifoglie (roverella, carpino nero, orniello), ma più spesso si associa ad una fitta vegetazione erbacea a molinia e felci. Esempi di questa tipologia forestale si riscontano nel comprensorio della foresta demaniale di Testa d'Alpe.

La tipologia acidofila invece si riscontra quasi esclusivamente nel comprensorio del Monte Ceppo dove l'origine è prevalentemente artificiale; questa conifera, infatti, è stata abbondantemente adoperata a scopo di rimboschimento come si dirà poco oltre.

q) Abetina mesoneutrofila delle Alpi Liguri AB11X r) Abetina mesoneutrofila delle Alpi Liguri, var. con faggio AB11A Seppur non rappresentato tra gli habitat della Rete Natura 2000, l'abete bianco è di certo protagonista della copertura forestale caratterizzante le Alpi Liguri, tanto da meritare una classificazione tipologica specifica. La specie, peculiare della fascia montana in condizioni di medio-alta umidità, è ben rappresentata ad esempio nei comprensori di Testa d'Alpe e della Foresta demaniale di Gerbonte, dove si consocia in maniera tipica con il faggio, date le affinità ecologiche. L'abete bianco è sicuramente autoctono di quest'area, ma la sua diffusione è stata sicuramente favorita mediante rimboschimenti attuati a più riprese nel secolo scorso per contrastare l'erosione dei versanti con esposizione più fresca.

s) Lariceto pascolivo LC10X (codice Natura 2000: 9420) t) Lariceto montano LC20X (codice Natura 2000: 9420) u) Lariceto su rodoreto-vaccinieto LC30X (codice Natura 2000: 9420) Sull'intero territorio regionale, il larice è presente esclusivamente nell'area del Parco delle Alpi Liguri, più in dettaglio tra le Valli Argentina e Tanarello. Specie probabilmente autoctona anche se ai suoi limiti ecologici, è stata sicuramente favorita dall'uomo nella creazioni di estese superfici a pascolo arborato, come testimoniano gli esemplari monumentali della Foresta del Gerbonte. Protagonista di numerosi ed estesi rimboschimenti nel secolo scorso per le sue caratteristiche pionieristiche, oggi questa specie manifesta un certo regresso sotto la pressione espansiva del faggio e dell'abete bianco, mantenendosi in attiva rinnovazione solo alle quote più alte dove per altro si esplica il suo optimum climacico (fascia subalpina).

Risultano altresì presenti nell'area di indagine, alcune tipologie forestali e/o arbustive meno omogenee dal punto di vista ecologico e meno legate a specifiche fasce altitudinali:

v) Rimboschimenti collinari e montani interni RI In particolare sono presenti vaste aree rimboschite con larice, abete rosso, abete bianco, pino silvestre (Foresta del Gerbonte) e pino nero (Testa d'Alpe). 73

w) Boscaglie di invasione BS x) Arbusteti collinari, montani e subalpini AM Sono presenti in tutte quelle situazioni stazionali che non favoriscono lo sviluppo del bosco per limiti edafici, ma più spesso risultano legate a fenomeni di ricolonizzazione (successioni secondarie) di ex aree agricole e pascolive. Rispetto agli arbusteti si segnala la presenza di formazioni a Genista cinerea AM20X, in particolare nelle valli Nervia (foresta di Testa d'Alpe) e Argentina, e di Alneti a ontano verde AM70X, in Liguria presenti esclusivamente nelle alte valli Negrone, Tanarello e Arroscia.

L'eterogeneità di queste ultime tipologie descritte si accompagna ad elevati valori di biodiversità, sia vegetale che animale in quanto rappresentano molto spesso aree di rifugio e/o alimentazione per numerose specie dell'avifauna e per i piccoli e grandi mammiferi. Nondimeno sono cenosi in cui il dinamismo vegetazionale è molto elevato e rappresentano pertanto aree da considerare in maniera particolare e attenta in sede di definizione di obiettivi e strategie.

A conclusione di questo breve quadro conoscitivo occorre evidentemente citare le:

• formazioni erbacee Come detto precedentemente, queste rappresentano il 39% dell'intera superficie. In molti casi si tratta di cenosi naturali caratterizzanti la fascia subalpina, le creste ventose, le zone con ridotto sviluppo edafico, le zone a parziale copertura rocciosa; in altri casi, invece, si tratta di formazioni prato-pascolive la cui conservazione dipende interamente dal mantenimento delle attività di sfalcio e/o di pascolo e che altrimenti sono destinate a scomparire in seguito alla ricolonizzazione forestale. Nondimeno l'importanza di questi ecosistemi sotto il profilo della biodiversità vegetale e animale è peculiare e anche a queste aree occorrerà dedicare particolari attenzioni gestionali.

Le componenti paesaggistiche

Sotto il profilo paesistico, oltre alla caratteristica struttura a nuclei isolati che ha mantenuto, in considerazione delle ridotte trasformazioni intervenute, la sua leggibilità, si evidenziano:

- la presenza di evidenti segni di abbandono su estese aree del territorio;

- la particolare estensione di aree terrazzate che, testimoniando una presenza antropica molto più consistente dell'attuale;

- la grande estensione di aree boscate a che arriva a coprire gran parte del territorio.

Di seguito si riporta una lettura del sistema paesaggistico per sistemi vallivi principlai.

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Val Barbaira

Sistema vallivo torrentizio, delimitato dai crinali prevalenti, caratterizzato dall'andamento del torrente Barbaira e dalla presenza di alcune peculiarità naturali quali: il sistema idrografico, gli strapiombi e gli affioramenti rocciosi, le aree piane in quota.

Le parti più elevate del territorio sono caratterizzate dall'alternanza di due diverse situazioni in rapporto alla superficialità del substrato roccioso: da un lato, praterie arbustate e lembi di pineta, dall'altro lato, estese abetaie di abete bianco e nuclei cospicui di latifoglie montane (zona di Gouta).

L'insediamento è sostanzialmente costituito dall'aggregato a sviluppo lineare, media densità, continuo ed omogeneo di Rocchetta Nervina, posta sulla dorsale che domina l'ambito stesso.

Per quanto riguarda le emergenze storico-archeologiche sono presenti in questo ambito: insediamenti arroccati di origine medievale, spesso con castello, e con patrimonio edilizio non anteriore al XVI secolo; nuclei sparsi di alpeggio di età post-medievale.

La configurazione paesistica d'insieme, in presenza di una prevalente connotazione naturalistico- ambientale e di un sistema insediativo scarsamente incidente, si contraddistingue per la assoluta rilevanza dei valori morfologici e vegetazionali delle parti alte del territorio a monte dell'abitato di Rocchetta Nervina. La conservazione dei notevoli requisiti naturalistici del territorio è certamente da attribuirsi agli scarsi sviluppi insediativi ed al ridotto sfruttamento agricolo dei suoli, nonché alla relativa inaccessibilità veicolare delle zone più elevate.

Alta Valle Nervia

Sistema vallivo torrentizio delimitato dai crinali prevalenti, caratterizzato dall'andamento del torrente Nervia e contraddistinto da alcune peculiarità naturali di eccezionale pregio, quali: il sistema idrogeografico in quota, gli strapiombi e gli affioramenti rocciosi.

Sotto il profilo vegetazionale l'ambito presenta caratteristiche di assoluta rilevanza nelle quali si evidenzia la contiguità di situazioni ecologicamente molto diversificate. Sono presenti, da un lato, vigneti, uliveti e leccate (tra Castelvittorio e Colle di Langan) e dall'altro lato, boschi misti montani con estesi lariceti, macchie di rododendri, praterie subalpine ed una vegetazione rupestre che ospita valori scientifici di interesse internazionale.

II sistema insediativo è essenzialmente costituito da aggregati a sviluppo polarizzato, alta densità, continui ed omogenei dei quali, Pigna e Buggio, di versante, Castelvittorio di poggio.

Per quanto riguarda le emergenze storico-archeologiche sono presenti in questo ambito: insediamenti arroccati di origine medievale, spesso con castello, e con patrimonio edilizio non anteriore al XVI secolo; nuclei sparsi di alpeggio di età post-medievale.

La configurazione paesistica si contraddistingue nelle parti alte del territorio per la assoluta rilevanza dei valori morfologici e vegetazionali, mentre nelle parti più a valle risulta caratterizzata

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dalla presenza di un sistema insediativo ben definito, ed estremamente qualificato sotto il profilo storico-ambientale. La conservazione dei pregevoli valori naturalisticoambientali del territorio è certamente da attribuirsi tanto alla mancanza di recenti sviluppi insediativi e ad una utilizzazione agricola dei suoli relativa alle aree contigue agli abitati, quanto alle limitate condizioni di accessibilità veicolare delle zone più elevate

Alta Valle Argentina

Sistema vallivo torrentizio delimitato dai crinali di separazione delle valli Nervia ed Arroscia e dalle dorsali degradanti dal M. Fenaira e dal M. Ceppo, caratterizzato dalle peculiarità del sistema idrografico, da estese formazioni rocciose e come elemento singolare, da una bastionata montuosa che per estensione, quota e ripidità dei pendii è unica in Liguria.

Caratterizzano l'ambito tre diverse situazioni: nella zona occidentale prevalgono i boschi di conifere con presenza di latifoglie e significativi lembi di vegetazione rupestre; nella zona orientale prevalgono i boschi di latifoglie mesofile; nella zona a nord dominano le praterie montane e subalpine.

Il sistema insediativo, esclusivamente articolato in nuclei isolati, ha i propri punti di forza negli aggregati di Triora e di Molini di Triora: il primo di crinale, a sviluppo polarizzato, media densità, continuo ed omogeneo, il secondo di fondovalle, a sviluppo lineare, bassa densità, discontinuo ed omogeneo. Tra gli innumerevoli nuclei frazionali gravitanti sul centro di Triora si evidenziano gli aggregati di Corte ed Andagna a sviluppo lineare, bassa densità, continui ed omogenei.

Risultano invece relativamente emarginati rispetto al polo di Triora gli aggregati di Realdo, di Poggio e Verdeggia, di crinale, entrambi a sviluppo lineare, media densità, continui ed omogenei. Per quanto riguarda le emergenze storico-archeologiche risultano presenti in questo ambito: sepolture preistoriche in grotticelle e in tumuli; morfologie residuali di insediamenti arroccati o su ripiani di mezzacosta tardoantichi; insediamenti arroccati di origine tardomedievale con patrimonio edilizio non anteriore al XVI secolo; assi stradali medievali di transito con cappelle; nuclei sparsi di alpeggio medievali.

La configurazione paesistica d'insieme si contraddistingue nelle parti alte del territorio per la assoluta rilevanza dei valori morfologici e naturalistici, con particolare riguardo agli elementi vegetazionali, e nelle parti più a valle per la presenza di un sistema insediativo ricco di rilevanti valori storico-ambientali e chiaramente definito nei suoi rapporti territoriali. La conservazione degli eccezionali valori naturalistici del territorio è certamente da attribuirsi all'esiguità degli sviluppi insediativi ed alla limitata utilizzazione dei suoli, circoscritta esclusivamente agli ambiti degli abitati.

Valle Tanarello

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Sistema vallivo torrentizio delimitato a nord dal fiume Tanaro, a ponente dai confini amministrativi regionali, a sud ed a levante dal crinale di spartiacque tirreno/padano, e caratterizzato, nella parte centrale, dall'andamento del torrente Tanarello e dei suoi affluenti oltre che dalla presenza di estese pareti rocciose tra i Monti Pian Cavallo e Castelletto, e nelle parti di ponente e di levante, da estese zone a bassa acclività e piane in quota, con particolare riguardo a quella del Colle di Nava e da cavità di importanza speleologica localizzate nella valle di Upega.

Il manto vegetale, con aspetti di assoluto pregio naturalistico, è costituito da una notevole varietà di cenosi: dal bosco montano di latifoglie, a lembi di abetaie e lariceti, alle pinete di pino silvestre. I versanti più elevati ospitano estese macchie di rododendri alternati a radure prative.

Di particolare interesse naturalistico è la vegetazione rupestre.

Il sistema insediativo, di scarsa consistenza, è costituito da aggregati, con sviluppo irregolare, bassa densità, discontinui ed eterogenei, prevalentemente localizzati nella parte occidentale, quali: Monesi, Valcona Soprana, Valcola Sottana, Le Salse, Nava e Colle di Nava. Da segnalare inoltre la presenza sul versante alpino del complesso sciistico di Monesi Alta.

La configurazione paesistica d'insieme, in presenza di una prevalente connotazione naturalistico ambientale e di un sistema insediativo scarsamente incidente, si contraddistingue per la assoluta rilevanza dei valori morfologici e vegetazionali del territorio, la cui conservazione è certamente da attribuirsi alla ridotta utilizzazione agricola dei suoli, ai limitati sviluppi delle funzioni turistiche ed alla relativa inaccessibilità veicolare di vaste parti dell'ambito.

Alta Valle Arroscia

Testa di valle delimitata, a sud, dal crinale prevalente che collega i Monti Frontè e Baraccone, a nord, dal crinale spartiacque appenninico collegante i Monti Tramontina e Frontè attraverso il colle di Nava, ed a levante dalla dorsale che limita l'immagine prospettica della valle, la quale risulta caratterizzata dall'andamento del torrente Arroscia e dall'insieme molto articolato dei suoi affluenti.

Il manto vegetazionale è contrassegnato dal contrasto tra i due versanti della valle: quello esposto a mezzogiorno è interessato dalla presenza di estese colture viticole ed olivicole, mentre quello esposto a nord ospita vaste formazioni boschive di latifoglie a riposo invernale.

Il sistema insediativo, con le sole eccezioni dell'abitato di Pieve di Teco, a sviluppo prevalentemente lineare, alta densità, continuo ed omogeneo, e di Ponti di Pornassio, a sviluppo lineare, bassa densità, continuo ed omogeneo, che sono insediamenti di valle, è generalmente costituito da aggregati omogenei ed a bassa densità localizzati sui versanti meglio esposti, in sponda sinistra dell'Arroscia. Sono tali: Mendatica e Cosio d'Arroscia continui, a sviluppo lineare e media densità; Nirasca e Ottano, continui a sviluppo lineare, a bassa densità; Pornassio,

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Acquetico, Trovasta, Moano, Trastanello e Armo, discontinui ed a sviluppo irregolare; Montegrosso Pian Latte, continuo, a sviluppo radiale e media densità.

L'insediamento al valico di S. Bernardo ha invece carattere diffuso, bassa densità, non organizzato, discontinuo ed omogeneo. Per quanto riguarda le emergenze storicoarcheologiche risultano presenti in questo ambito: sepolture preistoriche in grotticelle e in tumuli; morfologie residuali di insediamenti arroccati o su ripiani di mezzacosta tardo-antichi; insediamenti arroccati di origine tardomedievale con patrimonio edilizio non anteriore al XVI secolo; assi stradali medievali di transito con cappelle; nuclei sparsi di alpeggio postmedievali.

Il fondovalle è interessato dal raddoppio della SS 28 che con la realizzazione della galleria di valico Arma-Cantarana sarà prevedibilmente interessato da flussi crescenti di traffico che potrebbero innescare, anche in questo settore della valle, episodi riconducibili alla tipologia delle strade commerciali che dovranno essere opportunamente tenuti sotto controllo nella pianificazione comunale.

La configurazione paesistica d'insieme, in un contesto vallivo relativamente aperto, risulta contrassegnata dalla presenza del sistema insediativo che ha nell'abitato di Pieve di Teco il proprio centro gravitazionale e le cui caratteristiche specifiche sono la localizzazione pressoché esclusiva sui versanti in sponda sinistra dell'Arroscia, e la distribuzione sulle aree di medio versante lungo i tracciati stradali.

In una situazione di sostanziale equilibrio tra insediamenti ed ambiente naturale, l'obiettivo prevalente risulta quello di non compromettere risorse ambientali convenientemente utilizzabili ai fini di un auspicabile sviluppo delle attività sia agricolo-produttive che di tipo turistico.

Giara di Rezzo

Sistema vallivo torrentizio delimitato dai crinali prevalenti che dal M. Frontè degradano verso la confluenza del torrente Giara di Rezzo nel torrente Arroscia, racchiudendo la valle in una forma conclusa caratterizzata da versanti articolati con accentuata acclività e vallette profondamente incise.

I versanti esposti a settentrione sono interessati da un esteso bosco di latifoglie che alle quote superiori diviene faggeta di alto fusto con esemplari di singolari dimensioni. I versanti esposti a mezzogiorno ospitano invece colture agricole generiche, praterie e formazioni arboree con dominanza di roverelle e rovere.

Il sistema insediativo è costituito da quattro aggregati a media densità ed omogenei: Rezzo, di crinale, a sviluppo prevalentemente lineare e discontinuo, Lavina, di valle, a sviluppo lineare e discontinuo, Cenova di versante, a sviluppo irregolare e continuo, San Bernardo di Conio, di valico, a sviluppo lineare, discontinuo. Per quanto riguarda le emergenze storico-archeologiche sono

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presenti in questo ambito: morfologie residuali di insediamenti arroccati preromani e medievali di tipo signorile; prevalenze di villaggi aperti di età post-medievale dopo lo sviluppo dell'olicoltura.

La configurazione paesistica d'insieme si contraddistingue per la diversità delle situazioni che caratterizzano i due versanti della valle principale: quello in sponda sinistra, esposta a mezzogiorno, interessato dagli insediamenti abitativi e dalle contigue colture agricole, quello in sponda destra interamente coperto da una estesa formazione boschiva. La relativa emarginazione della valle dovuta anche all'assenza di collegamenti viari con le zone alte delle contigue Valli Arroscia ed Argentina, ha favorito il permanere di una situazione di sostanziali equilibri ambientali.

Il sistema dei vincoli paesistici

(beni e risorse storiche archeologiche, culturali, agricolo - forestali … sensu Convenzione Europea del Paesaggio – CEP- e D.Lgs 42/2004 e ss.mm.ii.)

Vengono presi in considerazione i vincoli puntuali all'interno dei territori comunali interessati dal Parco delle Alpi liguri, le bellezze d'insieme estese ai territori interessati dalle aree SIC e ZPS.

Non sono presenti vincoli archeologici nell'area interessata dal Parco e dalle aree SIC e ZPS si segnala però che il PTC provinciale inserisce come siti archeologici vincolati nel Comune di Pigna:

Grotta del Tovetto, detta Garbo di Baraicco (neolitico ) - proprietà privata

Grotta della Giacchina - proprietà privata

Parco delle Alpi Liguri

Comuni all'interno del PAL e elenco dei vincoli :

VINCOLI PUNTUALI:

COMUNE DI TRIORA:

07/00110304 - Chiesa di S. Bernardino

07/00004726 - Castello

07/00110306 - Palazzo Capponi

07/00004725 - Oratorio di S. Dalmazio

07/00110309 - Chiesa di S. Agostino

07/00110310 - Santuario N.S. di Loreto

07/00110311 - Casa Giauni

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07/00110312 - Ruderi del Forte Madonna delle Grazie

07/00004727 - ex fortino ora Cimitero

07/00110314 - Cappella di S. Caterina

07/00110318 - Chiesa N. S. Assunta

07/00110320 - Chiesa N.S. del Carmelo

07/00110321 - ex caserma Tamagno

07/00110322 - Chiesa della Natività di Maria Vergine

07/00110323 - Chiesa di N.S. del Rosario

07/00112652 - Ospedale

07/00004721 - Oratorio di S. Giovanni Battista

07/00110319 - Palazzo Stella o dell'Inquisizione

07/00108554 - Casa con bassorilievo

In particolare da segnalare la Chiesa di S. Bernardino (XV sec.)

COMUNE DI ROCCHETTA NERVINA:

07/00111727 - Oratorio dell'Assunta

07/00111728 - Chiesa Parrocchiale di S. Stefano

07/00111729 - Cappella di S. Bartolomeo

07/00111730 - Ponte sul Nervia

COMUNE DI COSIO D'ARROSCIA:

07/00111415 - Chiesa di S. Pietro

07/00010304 - Oratorio dell'Assunta con Campanile

07/00111417 - Chiesa di S. Pietro del Fossato o della Costa

07/00208608 - Ponte Vecchio Mulino 80

COMUNE DI MENDATICA:

07/00111432 - Chiesa Parrocchiale di S. Nazario e Celso

07/00111433 - Santuario di S. Margherita

07/00111434 - Chiesa di S. Caterina

07/00209624 - Mulino del grano sul Torrente Arroscia

07/00209623 - Cappella della Madonna dei Colombi

In particolare da segnalare il Santuario di S. Margherita per gli affreschi (XV sec.)

COMUNE DI MONTEGROSSO PIAN LATTE :

07/00111431 - Chiesa Parrocchiale di S. Biagio

07/00209843 - Oratorio dell'Annunziata

COMUNE DI PIGNA :

07/00110509 - Chiesa di S. Michele Arcangelo

07/00110510 - Chiesa di S. Tommaso

07/00110511 - Chiesa di S. Bernardo

07/00110512 - locali sottostanti la Piazza

07/00110513 - Santuario di Passoscio

07/00110515 - Casa Richelmi

07/00110516 - ruderi del Castello già dei conti di Ventimiglia

07/00110517 - Ponte medioevale o delle Grazie

07/00110519 - Ponte della Giaira

07/00110514 - Casa con bifora

07/00110520 - portico della Piazza Umberto I 81

07/00110522 - Parrocchia di S. Giovanni Oratorio di S. Andrea

07/00110523 - Ponte sul Rio Carne

07/00110521 - Oratorio di S. Rocco

07/00209333 - Oratorio di S. Antonio

07/00209334 - Cappella della Vergine delle Grazie

07/00110518 - Ponte Lagopigo

07/00209722 - Ex Cappella di S. Croce

In particolare da segnalare la Chiesa di S. Michele Arcangelo (XIII sec.) con il Polittico di Giovanni Canavesio (1500), la Chiesa di S. Bernardo (1482) con gli affreschi di Giovanni Canavesio e il Santuario di Passoscio a circa un'ora di strada dal paese.

COMUNE DI REZZO :

07/00111459 - Santuario della Madonna del Sepolcro

07/00111460 - Castello dei Marchesi di Clavesana

07/00111461 - Chiesa parr. di S. Martino Vescovo

07/00111462 - Chiesa parr. di S. Antonio Abate

07/00111463 - Cappella di S. Sebastiano

07/00111464 - Chiesa parr. N.S. Assunta

07/00111465 - Casa degli Armigeri

07/00111466 - Oratorio dei S.S. Giovanni Battista ed Evangelista

07/00111467 - Ponte di Lavina

07/00111468 - Cappella di S. Bernardo

07/00209723 - Ponte napoleonico

In particolare da segnalare il Santuario della Madonna del Sepolcro (XV sec.)

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BELLEZZE D'INSIEME:

L'area del Parco è interamente interessata da vincolo paesaggistico ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, art. 136 e art. 142.

Le aree sottoposte a vincolo sono individuate nel Decreto del Ministeriale del 24 aprile 1985.

In generale i vincoli paesaggistici della zona sono motivati per le bellezze naturalistiche presenti quali le cime, i boschi, le foreste, le valli e i corsi d'acqua che fanno da sfondo all'arco costiero, unite alla presenza di antichi borghi di pregio paesaggistico-architettonico. Vengono inoltre segnalati le strade, i percorsi e i belvedere panoramici, elementi che spesso ripercorrono antichi tracciati montani e collinari e di collegamento della costa con il Piemonte e la Francia.

Di seguito l'elenco dei vincoli:

COMUNE DI PIGNA

COMUNE DI ROCCHETTA NERVINA

N° 07417 - ZONA DELLE ALTURE TRA IL NERVIA E IL CONFINE NAZIONALE FITTE DI BOSCHI CON ANTICHI ABITATI NEI COMUNI DI APRICALE CAMPOROSSO CASTELVITTORIO DOLCEACQUA ISOLABONA PERINALDO PIGNA ROCCHETTA NERVINA VENTIMIGLIA

(interessa nel confine del Parco: i Comuni di Rocchetta Nervina e Pigna con il M. alto, M. Comune, Passo Muratone, Cima Longabon, M. Toraggio) con la seguente motivazione: “ Considerato che: la zona delle altura del Nervia e degli antichi abitati di Dolceacqua, Perinaldo, Apricale,Rocchetta Nervina, Pigna e Castelvittorio, ricadente nei comuni di Ventimiglia, Camporosso, Dolceacqua, Perinaldo, Isolabona, Apricale, Rocchetta Nervina, Pigna e Castelvittorio, riveste notevole interesse perchè le alture comprese tra il confine nazionale e la valle del fiume Nervia fanno da sfondo all'arco costiero in corrispondenza del tratto di costa tra Ventimiglia e Bordighera; con le loro pendici protese nelle anse del Nervia e dei suoi affluenti, articolano le inquadrature panoramiche della valle.

Le cime svettanti, i boschi e le foreste, i corsi d'acqua costituiscono alcuni elementi fondamentali di interesse paesaggistico che integrati da elementi di natura paesistica, insiti negli abitati antichi di Dolceacqua-Pigna-Apricale-Castelvittorio- Rocchetta Nervina, Perinaldo e da elementi di carattere panoramico ed ambientale tipici degli antichi percorsi collinari e di montagna che segnano in particolare Monte Toraggio, Passo Fonte Dragorina, Cima Losambon, Passo Muratone-Madonna del Passoscio tipici altresì delle zone di belvedere e in particolarelungo la strada provinciale n. 69 Pigna- Monte Gouta, sul monte Terca, nelle zone del monte Comune e del monte Alto, lungo la strada la Colla Camporosso, in località Madonna della Virtù, sul Monte Carbone in località Madonna della Neve, sul Monte Baraccone, in località Madonna Addolorata, intorno alla torre dell'Alpicella, sulla strada per la Madonna dei Camp, conferiscono all'intero comprensorio un carattere di eccezionale bellezza naturale e panoramica.

COMUNE DI COSIO D'ARROSCIA

COMUNE DI MENDATICA

COMUNE DI MONTEGROSSO PIAN LATTE

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COMUNE DI REZZO

N° 070294 - ALTURE DELLA VALLE ARROSCIA, SFONDO ALLO ARCO COSTIERO CARATTERIZZATA DA PERCORSI COLLINARI DA ABITATI CON ARCHITETTURA TIPICA (MENDATICA COSIO D'ARROSCIA ED ALTRI)

Con la seguente motivazione: “considerato che: le alture della valle d'Arroscia e gli abitati antichi di Mendatica, Cosio d'Arroscia, Montegrosso Pian Latte, Rezzo, Pieve di Teco, Aquila d'Arroscia, Conio, Aurico, Cenova, Lavinia, Costa e Bacelega, ricadenti nei comuni di Borgomaro, Rezzo, Montegrosso Pian Latte, Mendatica, Cosio d'Arroscia, Pornassio, Armo, Pieve di Teco, Vessalico, Borghetto d'Arroscia, Ranzo, Aquila d'Arroscia, hanno notevole interesse perché compresi tra il confine nazionale con la Francia, il confine regionale col Piemonte e la valle del Torrente Arroscia, fanno da sfondo all'arco costiero imperiese; con le loro pendici protese nelle anse dell'Arroscia e dei sui affluenti articolano le inquadrature panoramiche della valle ricca di abitati antichi di interesse estetico e tradizionale.

Le cime svettanti oltre la quota 1800 metri i boschi, le foreste, i corsi d'acqua costituiscono alcuni elementi fondamentali di interesse paesaggistico che integrati da elementi da elementi di natura paesaggistica, insiti negli antichi abitati di Aurigo, Aquila d'Arroscia, Cenova, Conio, Costa Bacelega, Cosio d'Arroscia, Lavinia, Mendatica, Montegrosso Pian Latte, Pieve di Teco, Rezzo, e da elementi di carattere panoramico ed ambientali tipici degli antichi percorsi collinari e di montagna, tipici altresì dei belvederi e delle strade panoramiche che in molti casi ripercorrono gli antichi tracciatistradali di collegamento della piana d'Albenga col Piemonte e in particolare la direttrice di fondo valle, la direttrice a mezza costa sul versante rivolto a sud attraversa le pendici su cui è arroccato l'abitato di Aquila d'Arroscia, la strada “marenca” attraverso il passo di S. Bernardo di Conio e del Passo del Lupo, fino alla valle di Rezzo, e quindi verso Lavinia, Cenova e Montegrosso, conferiscono all'intero comprensorio un carattere di eccezionale bellezza naturale e panoramica.

COMUNE DI TRIORA

N° 070340 - INTERO COMPLESSO DELLE ALTURE DELLA VALLE ARGENTINA E DEGLI ANTICHI ABITATI DI TAGGIA CASTELLARO MONTALTO CARPASIO E TRIORA (interessa nel confine del Parco: il Comune di Triora con il M. Gerbonte e il M. Saccarello )

con la seguente motivazione: “ Considerato che l'intero complesso delle Altura della Valle Argentina e degli antichi abitati di Taggia, Castellaro, Montaldo, Carpasio e Triora ricadenti nei comuni di Montaldo, Carpasio, Molini di Triora, Triora, Baiardo, Taggia, Castellaro e Badalucco è di notevole interesse perchè le alture comprese tra il confine nazionale e la valle del torrente Argentina fanno da sfondo all'arco costiero in corrispondenza del tratto di costa tra Bordighera e Taggia; con le loro pendici protese nelle anse dell'Argentina e dei suoi affluenti, articolano le inquadrature panoramiche della valle.

Le cime svettanti anche oltre i 1800m di quota, i boschi e le foreste, i corsi d'acqua costituiscono alcuni elementi fondamentali di interesse paesaggistico che integrati da elementi di natura paesistica insiti negli abitati antichi di taggia, Castellano, Montaldo, Carpasio, Triora, Andagna,

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Verdeggia, Corte, Realdo e da elementi di carattere panoramico ed ambientale, tipici degli antichi percorsi collinari e di montagna, nonché delle strade di belvedere che segnano in particolare l'alta Val Verdeggia attraverso il passo di Collardente e la Rocca Borbona, il Monte Gerbonte e la valle attraverso gli abitati di Greppo, Bregalla Cetta, Triora, Corte, Andagna; segnano ancora il Monte Monega e la costa dei carmin, la valle del torrente Oxentina e, attraverso il vallone Panalta, la zona intorno a Montaldo, segnano ancora la pendice occidentale del monte Faudo oltre il passo di Vena, segnano ancora la Valle di taggia seguendo la via dei Bastioni e segnano i crinali tra il monte Saccarello , il monte Pellegrino, il monte Fronte, fino a Castellaro verso sud.

SIC E ZPS

Altri comuni interessati dalle aree SIC e ZPS e elenco degli ulteriori vincoli paesaggistici (bellezze d'insieme) presenti :

COMUNE DI PORNASSIO (SIC Cima di Pian Cavallo – Bric Cornia e M. Monega – M. Prearba)

N° 070345 - LA ZONA CONCA DI NAVA NEL COMUNE DI PORNASSIO HA NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO IN QUANTO FORMA UN QUADRO NATURALE DI SINGOLARE BELLEZZA

PIEVE DI TECO (SIC M. Monega – M. Prearba)

Nessun nuovo vincolo paesaggistico (bellezze d'insieme) presente in zona SIC

MOLINI DI TRIORA (SIC M. Monega – M. Prearba, M. Saccarello – M. Fronté, M. Ceppo, ZPS Sciorella e Ceppo – Tomena)

Nessun nuovo vincolo paesaggistico (bellezze d'insieme) presente in zona SIC eZPS

APRICALE (SIC Gouta – Testa d'Alpe – Valle Barbaira, ZPS Testa d'Alpe - Alto)

Nessun nuovo vincolo paesaggistico (bellezze d'insieme) presente in zona SIC eZPS

BADALUCCO (SIC Monte Ceppo, ZPS Ceppo – Tomena)

Nessun nuovo vincolo paesaggistico (bellezze d'insieme) presente in zona SIC eZPS

BAIARDO (SIC Monte Ceppo, ZPS Ceppo – Tomena)

N° 070407 AREA DEL E ALTURE DELLA VALLE ARMEA COMPRENDENTE GLI ABITATI ANTICHI DI CERIANA BUSSANA VECCHIA POGGIO E PIGNA DI SANREMO E SEBORGA

CASTELVITTORIO (SIC Monte Ceppo, ZPS Ceppo – Tomena)

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Nessun nuovo vincolo paesaggistico (bellezze d'insieme) presente in zona SIC eZPS

CERIANA (SIC Monte Ceppo, ZPS Ceppo – Tomena)

Nessun nuovo vincolo paesaggistico (bellezze d'insieme) presente in zona SIC eZPS

MONTALTO LIGURE (SIC Monte Ceppo, ZPS Ceppo – Tomena)

Nessun nuovo vincolo paesaggistico (bellezze d'insieme) presente in zona SIC eZPS

AIROLE (ZPS Testa d'Alpe - Alto)

N° 070342 ZONA DELLA VALLE DEL ROJA E LO ABITATO DI AIROLE IN CUI RICADONO BOSCHI E FORESTE NEI COMUNI DI AIROLE OLIVETTA SAN MICHELE E VENTIMIGLIA

DOLCEACQUA (ZPS Testa d'Alpe - Alto)

Nessun nuovo vincolo paesaggistico (bellezze d'insieme) presente in zona SIC eZPS

ISOLABONA (ZPS Testa d'Alpe - Alto)

Nessun nuovo vincolo paesaggistico (bellezze d'insieme) presente in zona SIC eZPS

Le componenti socio - economiche

In estrema sintesi i dati demografici e territoriali evidenziano in particolare: - il fenomeno dello spopolamento: la popolazione attuale è circa un terzo di quella presente al 1861 (data assunta come riferimento per l'intero lavoro, anche se il picco di popolazione si colloca in questo particolare contesto territoriale al 1871), con una densità attestata su valori inferiori ai 20 abitanti per km; - la mancanza di trasformazioni territoriali di particolare significato (con l'eccezione della recente realizzazione dell'ammodernamento della statale n. 28 del Col di Nava): il 62,71 % del patrimonio edilizio risulta anteriore al 1911. In parziale controtendenza con questo dato deve comunque essere evidenziato in alcuni Comuni della seconda fascia, più direttamente interessati dalle dinamiche costiere, il fenomeno dell'erosione delle zone agricole per la realizzazione di edilizia monofamiliare, fenomeno che ha registrato picchi particolarmente significativi a Dolceaqua. Per le aree prossime al Parco viceversa la pressione edilizia è molto bassa, caratterizzata soprattutto da ristrutturazione con ampliamente di edifici esistenti. Altri dati caratterizzano l'ambito: la presenza di una percentuale di cittadini stranieri comunitari superiore a quella di contesti analoghi e che ha portato, in particolare nei Comuni di seconda fascia, ad una diffusa azione di recupero del patrimonio abitativo storico.

I settori economici tradizionali sono l’agricoltura, la silvicoltura e la pastorizia, settori che risentono profondamente dello spopolamento, anche se mantengono livelli di decremento inferionri rispetto ad altri contesti della Liguria. L’agricoltura e l’artigianato stanno cercando di mantenere livelli costanti, inserendosi nella filiera dei prodotti tipici e del turismo. Il turismo è ancora limitato numericamente, ma ha risentito poco della crisi, soprtatuto perché il “turismo verde” proprio dell’area attrae molti turisti stranieri.

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L’indotto in tal senso è rilevato attraverso l’apertura di strutture ricettive (bed &breakfast, agriturismi, etc) e per la ristorazione.

Per la promozione generale della fruizione escursionistica, ma anche specificamente al fine di favorire l'integrazione tra fruizione culturale e naturale, ha particolare rilievo per questa porzione del territorio regionale una azione di ispessimento ed integrazione del percorso dell'Alta Via con circuiti ed itinerari locali di fruizione e con una più estesa ed organizzata capacità di accoglienza in ambiente rurale. Le prime azioni dell'Ente Parco riguardano infatti il recupero della sentieristica e della viabilità minore, l'organizzazione dell'ospitalità attraverso il recupero dei rifugi e le azioni di tutela e gestione delle aree della rete Natura 2000. Il Parco si è dedicato anche alla promozione della rete escursionistica ligure (R.E.L. istituita con L.r. n. 24 del 2009) con particolare riguardo a: miglioramento del sentiero detto “degli Alpini” in Comune di Pigna (fondi F.I.R.), realizzazione di un percorso equestre lungo la via Marenca con stazioni “di posta” nei Comuni di Pornassio e Chiusanico (fondi C.I.P.E). Una particolarità dell'ambito, sia pure in una dimensione circoscritta, è quella legata all'attività sciistica. Al riguardo si segnala l'azione promossa dalla Regione attraverso il PTC per la valorizzazione delle aree sciistiche di Monesi (approvato con D.C.R. N. 64 del 1999) e dal successivo finanziamento attraverso fondi Obiettivo 2 e cofinanziata dalla Provincia di Imperia per la nuova seggiovia biposto Monesi-Tre Pini ex tracciato “Del Redentore” e l'azione promossa dal Parco delle Alpi Liguri per il recupero delle aree attrezzate attorno all'anello per lo sci di fondo della Melosa in Comune di Pigna (finanziato attraverso il PSR). La ricettività turistica è completata da n. 14 alberghi e n. 4 locande. Di qualche rilievo l'attività agrituristica che conta oggi ben 56 aziende.

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3.2 Stato attuale dell’ambiente

Vegetazione, flora e fauna

Nel complesso le aree comprese nel Parco Regionale Alpi Liguri e nei siti Rete Natura 2000 gestiti dall’Ente Parco Alpi Liguri, risultano avere un basso livello di disturbo antropico, praticamente nullo in estesi settori grazie all’inaccessibilità delle aree rupestri. Si tratta di considerazioni generali che dovranno essere dettagliate e circostanziate in fase di redazione del Quadro conoscitivo ed interpretativo completo. L’insieme dei dati relativi alle diverse specie floristiche e faunistiche, georiferiti sul territorio, forniranno la base per la realizzazione delle seguenti carte tematiche (ed altre eventuali che si renderanno utili o necessarie), uniformemente a criteri che verranno forniti da Regione Liguria: a. Carta dei valori floristici Tra le specie elencate nella checklist del paragrafo 3.1.1.1, eventualmente integrata da altri dati che nel frattempo si renderanno disponibili, verranno selezionate le specie che effettivamente costituiscono un valore di biodiversità più alto per l’area, diversificandole in vari livelli. b. Carta dei valori faunistici Tra le specie elencate nella checklist del paragrafo 3.1.1.1, eventualmente integrata da altri dati che nel frattempo si renderanno disponibili, verranno selezionate le specie che effettivamente costituiscono un valore di biodiversità più alto per l’area, diversificandole in vari livelli. c. Carta della vulnerabilità Da realizzarsi prendendo in considerazione le esigenze ecologiche di specie selezionate dalla medesima checklist, confrontate con le possibili minacce e pressioni in atto sul territorio. Tale carta tematica potrà essere realizzata per il comparto biodiversità nel complesso (flora, vegetazione e fauna).Riguardo alle minacce e pressioni si propone di seguito una prima scrematura non definitiva, operata sull’elenco delle pressioni interno al database regionale Libioss, delle tipologie da prendersi in considerazione per il comparto botanico e faunistico:

Checklist pro vvisoria dei possibili fattori di pressione su fauna, flora e vegetazione Abbandono dei sistemi pastorali, assenza di pascolo Abbandono della gestione dei corpi d'acqua Abbandono delle coltivazioni Agricoltura Alimentazione di bestiame Allevamento di animali Allevamento di animali (senza pascolamento) Alpinismo e scalate Altre forme o forme miste di competizione floristica interspecifica Altre forme di competizione faunistica interspecifica altre forme di prelievo di animali Altre modifiche agli ecosistemi Altre modifiche causate dall'uomo alle condizioni idrauliche Altre sorgenti puntiformi di inquinamento delle acque superficiali Altri complessi per lo sport/tempo libero

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Altri sport all'aria aperta e attività ricreative Antagonismo dovuto all'introduzione di specie Assenza di allevamento di animali Attività agricole non elencate Attività forestali non elencate (es. erosione causata dal disboscamento, frammentazione) Attività minerarie ed estrattive non elencate Bracconaggio Caccia e prelievo di animali (terrestri) Caccia, pesca o attività di raccolta non elencate Calpestio eccessivo Coltivazione (incluso l'aumento di area agricola) Coltivazioni perenni non da legname (inclusi oliveti, orti e vigne) Collezione di animali (insetti, rettili, anfibi) Complessi sciistici Danni causati da selvaggina (eccessiva densità di popolazione) Danni da erbivori (incluse specie cacciabili) Disturbo antropico Disturbo sonoro, inquinamento acustico Erosione Evoluzione delle biocenosi, successione (inclusa l'avanzata del cespuglieto) Incendio (incendio intenzionale della vegetazione esistente) Inquinamento del suolo e rifiuti solidi (escluse le discariche) Inquinamento genetico (animali) intrappolamento, avvelenamento, bracconaggio Linee elettriche e telefoniche sospese Modifica delle pratiche colturali (incluso l'impianto di colture perenni non legnose) Osservazione di animali selvatici (es. bird watching) Pascolamento all'interno del bosco Pascolo intensivo Pascolo non intensivo Passeggiate,equitazione e veicoli non a motore Piccoli progetti idroelettrici, chiuse (per rifornimento di singoli edifici, mulini) Prelievo di acque superficiali Prelievo/raccolta di flora in generale Riduzione della connettività degli habitat (frammentazione) Riduzione o predita di specifiche caratteristiche di habitat Riempimento di fossi, canali, stagni, specchi d'acqua, paludi o torbiere Rimozione di alberi morti e deperienti Sivicoltura Scialpinismo, scalate, speleologia Spazzatura e rifiuti solidi Specie esotiche invasive (animali e vegetali) Specie invasive, specie problematiche Strade, autostrade (tutte le strade asfaltate) Veicoli fuoristrada c. Carta delle opportunità Incrociando i dati di distribuzione con i tematismi di tipo socio-economico che nel frattempo verranno prodotti, potrà essere redatta una carta tematica relativa alle opportunità da cogliere sul territorio, che siano conciliabili con gli obiettivi di gestione naturalistica delle aree. Tale carta potrà essere realizzata per il comparto biodiversità nel complesso (flora, vegetazione e fauna). Per quanto riguarda fauna, flora e vegetazione, si segnalano a titolo di esempio le opportunità 89

legate a: - Vocazione per il turismo verde anche grazie alla presenza, tra le specie faunistiche e floristiche, di “specie bandiera” che si prestano all’osservazione e all’interesse delle persone che visitano il territorio, purché opportunamente informate della vulnerabilità delle specie (già in passato sono state condotte diverse iniziative in merito, come quella intitolata “A caccia di fioriture sulle Alpi Liguri”). - Miglioramento di habitat: individuazione specifici habitat che possono essere oggetto di miglioramento, orientato all’aumento di biodiversità e/o al mantenimento/aumento delle caratteristiche di naturalità. - Realizzazione di casi studio in aree pascolate ad alta biodiversità floristica o di interesse faunistico, per l’individuazione di buone pratiche di pascolo, funzionali al mantenimento sia della biodiversità sia delle attività umane tradizionali sul territorio. - Realizzazione di casi studio di gestione naturalistica del bosco (es. Foreste Demaniali)

Dinamismo delle formazioni silvo-pastorali

Le cenosi vegetali presenti nell'area protetta (Parco Regionale Alpi Liguri e Rete Natura 2000 gestita dallo stesso Ente) risultano in attivo dinamismo ecologico.

Molte delle formazioni prato-pascolive un tempo meta estiva di mandrie e greggi condotte da pastori liguri e brigaschi, sono oggi completamente abbandonate e, in funzione del tempo trascorso dalle ultime monticazioni, la ricolonizzazione arbustiva e arborea si manifesta nei vari stadi di successione secondaria: cespuglieto rado e lacunoso, arbusteto denso e colmo, boscaglia di invasione, novelleto. Questo processo può essere visto positivamente sotto il profilo strettamente forestale, soprattutto alle quote più elevate in quanto segna il ritorno naturale del bosco alle quote alto-montane, con ricostituzione di formazioni arboree di elevato pregio quali la faggeta, l'abetina, il bosco misto di abete e faggio, così come la ricolonizzazione del larice nella fascia subalpina; anche dal punto di vista idrogeologico e del rischio valanghe i versanti interessati da una copertura boschiva naturale garantiscono migliori condizioni di stabilità rispetto alla semplice componente erbacea.

Per contro la scomparsa dei prato-pascoli di alta quota, così come delle radure e dei percorsi di transumanza alle quote inferiori, rappresenta sempre e a tutti i livelli una perdita di biodiversità: scomparsa di habitat, uniformazione degli habitat, regressione/scomparsa di specie vegetali di pregio (ad esempio le orchidee), regressione/scomparsa di specie animali legate alle cenosi erbacee (ad esempio lepre alpina e gallo forcello) e conseguente ripercussione sui loro predatori; impoverimento paesaggistico con massificazione delle unità di paesaggio.

I processi dinamici interessano in maniera diretta anche i boschi. Fino alla seconda metà del secolo scorso le dinamiche evolutive, ovvero il mantenimento e la stabilità di determinate condizioni strutturali, erano quasi interamente controllate dall'uomo. Secoli di trasformazioni e utilizzazioni hanno infatti modificato la composizione e la distribuzione spaziale delle specie forestali, le modalità di rinnovazione delle piante (privilegiando la propagazione agamica per ceduazione ovvero intervenendo con rimboschimenti artificiali), la struttura, la tessitura e la densità dei boschi. Esempi già citati nel presente lavoro sono rappresentati dalla espansione del larice in formazioni aperte da destinare al pascolo arborato, l'evoluzione dei boschi misti di faggio e abete

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bianco verso formazioni monospecifiche con netta prevalenza del faggio che veniva maggiormente utilizzato a scopo di riscaldamento (carbone e legna da ardere) e progressiva scomparsa della conifera.

Si può affermare, che quasi tutti questi interventi hanno agito semplificando i caratteri ecosistemici dei boschi: perdita di biodiversità genetica operando mediante la ceduazione; perdita di biodiversità specifica favorendo solo alcune piante, riduzione della mescolanza, coetanizzazione dei soprassuoli.

Al contrario, i processi evolutivi naturali che oggi si sono innescati nei boschi delle Alpi Liguri, tendono verso condizioni di maggiore variabilità e complessità specifico-strutturale, verso più efficienti situazioni di equilibrio ecologico ed ecosistemico e per questi motivi non possono che essere considerati positivamente.

a. Carta dei valori floristici

Per quanto riguarda le componenti arbustive e arboree si valuterà la presenza di popolamenti costituiti da specie e/o varietà particolarmente significative perché:

• rare in assoluto; • endemiche in assoluto all'interno dell'area protetta; • endemiche all'interno dell'area protetta rispetto al territorio regionale; Verrà evidenziata, cartografata e valorizzata la presenza di alberi monumentali, sia per quanto riguarda gli esemplari già censiti (Foresta Demaniale di Gerbonte), sia per quanto riguarda eventuali altre piante che dovessero essere individuate in sede di rilievi sul campo. Le modalità di determinazione e descrizione degli alberi monumentali saranno conformi alle disposizioni legislative in materia (Regione Liguria, art.12 Legge Regionale nr.4 del 22 gennaio 1999).

d. Carta delle opportunità

Oltre a quanto già evidenziato in merito alle componenti della flora e della fauna, verrà aggiunto:

- Vocazione per il turismo verde anche grazie alla presenza di alberi monumentali per valore ecologico e storico-culturale che possono richiamare appassionati “cercatori di alberi” o destare la curiosità e l'interesse dei visitatori del territorio.

In quest'ottica possono rientrare interventi selvicolturali mirati al mantenimento di radure e formazioni prative entro i limiti del bosco a favorire specie animali di particolare pregio come la lepre alpina e il gallo forcello.

In quest'ottica possono rientrare interventi di pascolamento turnato mediante recinti mobili con valutazione preliminare delle caratteristiche del pascolo (Valore Pastorale) e calcolo dei carichi animali ottimali al miglioramento del cotico erboso.

- Realizzazione di casi studio in aree forestali monitorando dopo interventi di taglio selvicolturale l'evoluzione della rinnovazione, in particolare nei boschi di abete bianco, di larice e nei rimboschimenti di conifere. 91

Aria

L’interpretazione proposta da parte del Piano regionale di risanamento e tutela della qualità dell'aria e per la riduzione dei gas serra , per l’area del Parco è di Aree di mantenimento con bassa pressione antropica , e pertanto con una buona qualità dell’arai. Questa lettura è sicuramente attinente alla realtà per quanto concerne le zone naturali esterne ai centri abitati, la situazione potrebbe essere differente al loro interno. Il piano del parco dovrà andare oltre la pianificazione regionale, prevedendo una efficace responsabilizzazione e sensibilizzazione della popolazione sulla prevenzione dell'inquinamento a livello individuale e domestico contestualizzandolo alla realtà territoriale di riferimento. Ad esempio nel corso della stagione invernale, durante la quale il riscaldamento domestico è in molte case ancora autonomo con combustione non solo del materiale legnoso ma sovente anche con l'introduzione di materiale plastico, olio, carta plastificata, etc.. La combustione di questo materiale incrementa localmente le concentrazioni di sostanze pericolose per la salute umana e per l'ambiente (diossine, PM10, etc.). Si vuole inoltre sottolineare la presenza e l'utilizzo puntiforme ma frequente, come su tutto il territorio nazionale, di manufatti contenenti amianto. Proprio a causa della estrema nocività a lungo termine di tale materiale, il PDPI potrà cogliere l'occasione per pianificare e programmare appositi interventi di censimento dei manufatti e promuovere apposite campagne di comunicazione e divulgazione sulla prevenzione del rischio.

Corpi idrici Per quanto concerne gli impatti antropici è chiaro che nei differenti bacini le zone maggiormente soggette a pressione siano quelle di fondovalle, dunque esterne al territorio di competenza del Parco. Procedendo verso valle aumentano non solo i prelievi dai torrenti ma anche l'inquinamento da fonti puntiformi (reflui urbani, industrie) e di origine diffusa (agricoltura) e gli impatti fisici legati a sbarramenti trasversali (captazioni, soglie, dighe, etc.) e longitudinali (argini, pennelli, muri di contenimento, etc.) che interrompono la continuità fluviale ed impediscono la pulsazione delle piene. Non a caso la qualità ambientale dei corsi d'acqua si riduce drasticamente nelle zone di fondovalle. Per quanto riguarda invece il territorio del Parco e le zone limitrofe, non vi sono particolari pressioni insistenti sui torrenti ed è per questo motivo che la qualità ambientale è generalmente elevata. Particolare attenzione dovrà essere tuttavia dedicata, come precedentemente accennato, alla regolamentazione della collocazione di impianti idroelettrici, in quanto negli ultimi anni si è assistito ad un incremento in tutta la Provincia dei progetti e delle richieste di installazione nella porzione alta delle vallate. Dovrà essere effettuata inoltre una ricognizione accurata dei disturbi antropici incidenti sui torrenti, con una distinzione tra disturbi fisici, chimici e biologici. Si propone a tal proposito la creazione di un'apposita cartogarfia tematica, in cui inserire anche una valutazione della qualità ambientale dei corsi d'acqua e la presenza/abbondanza di specie protette (vedi sezione biodiversità) per avere un chiaro quadro di riferimento sulla situazione e poter valutare l'evoluzione nel tempo degli ecosistemi in relazione agli effetti del PDPI stesso.

Energia

L'approvvigionamento energetico da idroelettrico ha subito negli ultimi anni a livello provinciale un incremento nel numero di impianti e di progetti. Tali opere, sebbene di piccole dimensioni, hanno tuttavia un impatto non trascurabile sugli ecosistemi acquatici. E' chiara dunque da parte del Parco

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la necessità pianificatoria, al fine di individuare i tratti del reticolo idrografico di competenza in cui vietare e quelli in cui vincolare lo sviluppo di tale tecnologia. L'individuazione dei tratti a divieto/vincolo avverrà in base alla verifica delle esigenze degli ecosistemi acquatici e della vegetazione riparia, tramite l'analisi degli impatti delle centraline esistenti, la valutazione della qualità biologica e della funzionalità dei corsi d'acqua del territorio e la stima dello stato quali- quantitativo di specie e habitat di interesse conservazionistico. Per quanto riguarda l’eolico, il PIDP non ritiene il territorio del Parco idoneo all’installazione di pale eoliche. Sarà attentamente da valutare la compatibilità di installazione di microeolico in particolari condizioni. Per quanto concerne il solare e fotovoltaico, gli indirizzi pianificatori dovranno impedire l'installazione degli impianti a terra che in altre parti d'Italia hanno sottratto migliaia di preziosi ettari alla campagna e alla produzione di cibo, che deve rimanere prioritaria anche rispetto alla coltivazione di piantagioni da biocombustibili. Il contributo maggiore che il Parco dovrà fornire alla riduzione dei gas serra e alla razionalizzazione dei consumi energetici saranno la promozione e l'incentivazione di attività a bassa impronta ambientale e di carbonio, che potranno inoltre assumere un ruolo chiave nella valorizzazione dell'economia locale tradizionale.

Le altre componenti ambientali La legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici (Dlgs 36/2001) è il principale riferimento normativo nazionale che detta i principi fondamentali in materia di salute dei lavoratori e della popolazione, nonché sulla tutela dell'ambiente e del paesaggio, promuovendo la ricerca scientifica, l'innovazione tecnologica e le azioni di risanamento dove necessarie. Due DCPM del 2003 hanno definitivamente consolidato la normativa in materia di elettrosmog, che in questi ultimi anni è stata arricchita da linee guida e norme tecniche. La nostra Regione è stata tra le prime a regolamentare l'installazione di impianti a radiofrequenza ed elettrodotti. Ai Comuni spettano i provvedimenti relativi all'installazione o modifica di impianti a radiofrequenza tra 100 KHz e 300 GHz e il controllo e la vigilanza sugli impianti. Sono invece di competenza delle Province le autorizzazioni per la costruzione ed esercizio di elettrodotti con tensione non superiore a 150 KV e le relative varianti, nonché il controllo e la vigilanza su tali reti. Le attività di controllo vengono esercitate dagli enti individuati tramite l'ARPAL. All'interno del territorio dei comuni del Parco sono presenti 7 impianti a radiofrequenza, tra i quali due ricadenti all'interno del SIC IT1314313 Toraggio-Pietravecchia. Il ruolo del Parco in sede pianificatoria deve essere quello dell'assunzione del principio di precauzione, sancito a livello comunitario, e porre il divieto di installazione di nuovi impianti perlomeno ad una distanza minima da un SIC o una ZPS, nonché dai centri abitati. Tale principio dovrà essere sancito anche per la costruzione di nuovi elettrodotti, tanto più per il danno da elettrocuzione che tali strutture possono arrecare all'avifauna. Il territorio è già interessato nella porzione settentrionale dall'attraversamento di un elettrodotto, che in direzione Nord-ovest taglia i comuni di Cosio d'Arroscia e Mendatica, tagliando i SIC IT1313712 Pian Cavallo – Bric Cornia e il SIC IT1314610 Monte Saccarello - Monte Frontè. Anche se non ancora regolamentato da apposite leggi, si sta assistendo negli ultimi anni ad un intenso sviluppo di trasmettitori wireless, per i quali ancora non si conoscono ancora gli impatti a lungo termine sulla salute umana. Il Piano de Parco dovrà cercare di regolamentare lo sviluppo pubblico di tale tecnologia. Un ulteriore ruolo del Parco deve essere quello divulgativo nei confronti della popolazione sulle conoscenze legate ai rischi associati all'esposizione a lungo termine delle onde elettromagnetiche, ivi comprese anche quelle degli apparecchi cellulari e degli elettrodomestici.

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Il Decreto Legislativo 19 agosto 2005 n. 194 ha recepito la direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale , riconosciuto solo negli ultimi anno come una fonte di inquinamento potenzialmente nocivo per l'uomo e l'ambiente. La legislazione vigente ha lo scopo di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi dell'esposizione al rumore ambientale e definisce le competenze e le procedure per: • l'elaborazione della mappatura acustica e delle mappe acustiche strategiche • l'elaborazione e l'adozione dei piani di azione volti ad evitare e a ridurre il rumore ambientale laddove necessario, in particolare, quando i livelli di esposizione possono avere effetti nocivi per la salute umana, nonche' ad evitare aumenti del rumore nelle zone silenziose • l'assicurare l'informazione e la partecipazione del pubblico in merito al rumore ambientale ed ai relativi effetti Nel corso piano sarà necessario analizzare la zonizzazione acustica dei comuni del Parco, al fine di determinare l'esistenza di un corretto livello di approfondimento non solo per quanto concerne la salute pubblica ma anche quella ambientale. Infatti il PDPI dovrà dotarsi di norme e divieti (fasce di rispetto, divieti nei periodi riproduttivi e/o nella zone di riproduzione, etc.) legati alle attività forestali, viarie, etc. che, proprio a causa del rumore generato, interferiscono sul benessere e soprattutto sulla riproduzione di alcune specie protette.

Dovrà inoltre essere posta una particolare attenzione all'inquinamento luminoso, in modo da vietare o regolamentare potenziali fonti antropiche dannose per le specie in direttiva all'interno dei SIC e nell'ambito territoriale ambientale.

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SEZIONE 3

Questa sezione ha l’obiettivo di descrivere la proposta preliminare del PIDP, ad oggi ancora in fase di definizione, per il quale si rimanda all’allegato “Linee strategiche per il Piano Integrato del Parco delle Alpi Liguri”.

4 LE CARATTERISTICHE DEL PIDP

4.1 Proposta preliminare

4.1.1 Filosofia e Stuttura

Il Piano deve svolgere una funzione regolativa, volta a tutelare con opportune norme di disciplina, vincoli e prescrizioni, i siti, le risorse ed i paesaggi istituzionalmente protetti, prevalendo, ove occorra, sulla disciplina posta in essere dagli altri strumenti di piano; tale funzione acquista un significato particolare nel nostro caso, ove occorre conciliare l’esigenza di una rigorosa difesa dell’unitarietà ambientale del Parco con l’esigenza di una accurata differenziazione delle forme di tutela e di valorizzazione in relazione alle specificità paesistiche, culturali, economiche e sociali delle sue diverse parti;

In secondo luogo il Piano deve svolgere un ruolo insostituibile di quadro di riferimento strategico per coordinare ed orientare le azioni ed i programmi d’intervento che competono ai diversi soggetti, pubblici e privati, a vario titolo operanti sul territorio (dentro e fuori i confini del Parco, comunque in grado di influenzare le dinamiche e la gestione del Parco stesso), valorizzando le sinergie e le complementarietà che possono derivare dalla “messa in rete” di risorse, opportunità e competenze differenziate; anche questa funzione, orientata a quella “gestione cooperativa” (co-management) che costituisce ormai l’orientamento emergente delle politiche dei parchi a livello internazionale, acquista nel nostro caso un significato particolare, in relazione alla complessità dei problemi del contesto, ed all’articolazione e numerosità delle competenze istituzionali che lo riguardano.

In terzo luogo il Piano non può evitare di svolgere una funzione di giustificazione argomentativa , nel senso di esplicitare le poste in gioco ed i valori di riferimento, le ragioni delle scelte e i loro margini di negoziabilità, le condizioni del dialogo e del confronto tra i diversi soggetti istituzionali, i diversi operatori e i diversi portatori d’interessi; tale funzione è tanto più importante quanto più ci si allontana da una concezione puramente vincolistica del Piano e quanto più si punta a stimolare la positiva interazione dei diversi soggetti istituzionali nei processi di pianificazione, rispettandone la relativa autonomia ma sollecitandone la responsabilizzazione sui problemi comuni.

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4.1.2 Obiettivi e strategie

Gli obiettivi di gestione che il Piano è tenuto a individuare, articolati con specifico riferimento alle diverse aree territoriali interessate dal Parco, devono poi essere orientati al perseguimento delle finalità stabilite, in via generale, dalla Legge quadro 394/1991 (art. 1): a) conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici; b) applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali; c) promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonchè di attività ricreative compatibili; d) difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici.

Le finalità fissate in via generale dalla Legge quadro sono state meglio specificate, con riferimento alle peculiarità delle Alpi Liguri, nella L.R. 34/2007 e nel Documento di Indirizzi ed in particolare nello Statuto dell’Ente Parco:

y) tutelare e valorizzare il patrimonio naturale, con particolare riferimento alle singolarità geologiche, vegetali ed animali, alle risorse idriche, alle risorse forestali, alle connessioni ecologiche, agli habitat, alle specie rare, endemiche e in pericolo, ovvero protette da convenzioni ed obblighi internazionali e comunitari o da leggi statali e regionali, alle identità del territorio del Parco, alla compresenza di specie appartenenti a fasce climatiche diverse;

z) tutelare e valorizzare il patrimonio antropologico, storico, culturale delle comunità locali, intese quali parti della più ampia civiltà ligure - provenzale delle Alpi Marittime;

aa) tutelare e valorizzare la minoranza linguistica brigasca e l’influenza provenzale-alpina nel patrimonio linguistico locale;

bb) tutelare e valorizzare il paesaggio quale espressione della equilibrata integrazione fra le risorse degli ambienti naturali e l’uso che la comunità locale ne ha fatto nel corso della sua storia, anche in collaborazione con Enti o organismi preposti secondo i principi enunciati dalla “Convenzione Europea del Paesaggio” (Firenze, 2000) e secondo le linee guida individuate nella categoria V dalla IUCN ( The World Conservation Union );

cc) sperimentare e promuovere nuove forme di gestione e utilizzazione delle risorse naturali che rispondano alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica del territorio, con particolare riguardo all’ impiego di fonti rinnovabili di energia e allo smaltimento dei rifiuti;

dd) tutelare, garantire e incentivare quelle attività umane sostenibili che hanno contribuito positivamente alla caratterizzazione del paesaggio quali, in primo luogo, le attività agricole, 96

l’ allevamento e la pastorizia, la silvicoltura, le attività turistiche e tutte quelle attività, anche ricreative, che hanno permesso, e permettono tuttora, il presidio attivo del territorio;

ee) promuovere lo studio, la divulgazione, la conoscenza pubblica dei valori e delle peculiarità naturali e culturali dell’area;

ff) concorrere allo sviluppo culturale, sociale ed economico delle comunità locali, valorizzando le tradizioni e l’ identità dei luoghi, e promuovendo come risorsa la qualità e la diversificazione ambientale, naturale e culturale;

gg) promuovere iniziative coordinate in campo naturalistico, forestale, agricolo, culturale, turistico, artigianale, commerciale, di riqualificazione ambientale e di miglioramento dei servizi e della viabilità, anche in collaborazione con le regioni limitrofe, italiane e francesi, appartenenti al medesimo areale alpino;

hh) promuovere la conoscenza e la fruizione a fini didattici, culturali, scientifici e ricreativi dei beni ambientali e culturali in forme compatibili con la loro tutela, al fine di contribuire a migliorare la qualità della vita delle comunità del Parco e i modelli di impiego del tempo libero improntati ad un equilibrato rapporto con l’ambiente, ivi compresa l’ attività venatoria e di pesca nei limiti delle vigenti normative.

4.2 Azioni (in termini di linee strategiche)

Alla luce del quadro conoscitivo e del quadro interpretativo che sono in fase di completamento si propongono le seguenti linee strategiche secondo tre assi principali:

1 quello concernente la conservazione della risorse naturali, la valorizzazione dell’immagine del Parco e dei caratteri di naturalità che lo contraddistinguono in ambito locale ed europeo;

2 quello concernente lo sviluppo sostenibile delle popolazioni locali, per contrastarne le dinamiche di spopolamento e migliorarne la qualità della vita;

3 quello concernente lo sviluppo sostenibile del turismo e la ‘qualità globale’ dei prodotti e dei servizi per i visitatori.

Il primo asse raccoglie le fondamentali strategie attivabili per perseguire gli scopi istituzionali primari del Parco, relativi alla conservazione delle risorse naturali e alla promozione della loro fruizione sociale.

Gli altri due rappresentano le principali direttrici d’azione che alla luce degli studi effettuati sembrano poter assumere particolare rilievo. Il secondo asse infatti è prevalentemente volto ad assicurare le condizioni di base necessarie, non solo al mantenimento del presidio del territorio, ma anche alla crescita delle comunità locali, per rafforzarne la capacità di gestire un processo endogeno di sviluppo sostenibile. Tale rafforzamento può avvenire solo se sono garantite quelle condizioni, oggi necessarie, per una qualità della vita, in termini di accesso e fruibilità dei servizi, di aggregazione sociale e di opportunità occupazionali, formative e di sviluppo.

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Il terzo asse punta al miglioramento dei prodotti e dei servizi per i visitatori e della qualità dell’accoglienza per la promozione dello sviluppo turistico sostenibile, ma chiama ovviamente in causa la qualità globale del territorio , che a sua volta comporta la riqualificazione delle attività tradizionali agro-silvo-pastorali.

Per ognuno dei tre assi sono riconoscibili alcune linee strategiche principali, a cui ricondurre le azioni, ancora da verificare, nel quadro strategico complessivo.

1 conservazione della risorse naturali, valorizzazione della immagine del Parco e dei caratteri di naturalità che lo contraddistinguono in ambito locale ed europeo

A) Conservazione delle risorse naturali: fauna, flora, patrimonio forestale e risorsa idrica , orientata al mantenimento della biodiversità attraverso azioni di protezione, recupero, sperimentazione e monitoraggio a medio-lungo termine delle dinamiche evolutive.

Essa include forme di coordinamento gestionale per le aree esterne al fine di salvaguardare la mobilità delle specie animali (corridoi ecologici) e di evitare interferenze con le dinamiche naturali interne al parco, ai SIC e alle ZPS; nonché la gestione del patrimonio forestale diversificata in funzione dell’importanza degli habitat presenti, delle condizioni e della diversità dei popolamenti, delle esigenze di tutela idrogeologica, delle esigenze economiche e della valenza paesistica e fruitiva. La conservazione implica inoltre il controllo e la gestione della risorsa idrica compatibile con la funzionalità dei sistemi idrografici e dei sistemi ambientali e con le esigenze di sicurezza della popolazione insediata. Particolare importanza deve essere data alle attività di monitoraggio, anche in funzione di incentivare la ricerca scientifica, con la formazione di strutture integrate nelle reti scientifiche e culturali internazionali.

B) Qualificazione della fruizione sociale del Parco orientata allo sviluppo di forme appropriate di fruizione sociale (ricreativa, culturale, didattica ed educativa) del Parco e delle sue risorse, attraverso la qualificazione, la specializzazione, il potenziamento e la messa in rete dei servizi, delle strutture, delle attrezzature e dei percorsi esistenti, il potenziamento ed il miglioramento dei servizi educativi ed informativi, la promozione di attività “interpretative” e formative e di attività imprenditoriali di gestione.

La promozione deve essere orientata ad evidenziare valori e specificità del Parco nel contesto dei parchi liguri, italiani ed europei, ad incrementare la visibilità delle comunità e delle risorse oggi meno conosciute, a valorizzare le differenze interne e la loro messa in rete.

2 sostegno alle popolazioni locali per migliorare la qualità della vita

A) Migliorare l’accessibilità ai beni e ai servizi e alle opportunità di vita civile da parte delle popolazioni, attraverso il miglioramento della viabilità di accesso, la dotazione dei servizi di base e la loro messa in rete, l’utilizzo di tecnologie avanzate di comunicazioni, la realizzazione di servizi di trasporto adeguati alle esigenze delle utenze, la promozione di attività e di spazi di socializzazione, il miglioramento dell’immagine e della funzionalità dei centri locali.

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B) Migliorare i fattori endogeni dello sviluppo ed in particolare il capitale umano e sociale, attraverso attività di formazione e di supporto alla sperimentazione e all’innovazione delle pratiche e delle tecniche agro-pastorali, l’orientamento delle attività artigianali ed edilizie verso il recupero del patrimonio e i servizi per il turismo, il rafforzamento delle capacità auto-organizzative delle comunità locali.

C) Favorire un’immagine unitaria del Parco, aumentando le sinergie e il raccordo tra i diversi soggetti, favorendo azioni di coinvolgimento, di consolidamento delle relazioni, permettendo sinergie tra le diverse parti.

3 realizzazione di un sistema di sviluppo basato sulla ‘qualità globale’ dei prodotti e dei servizi

A) Valorizzazione del patrimonio storico e paesistico e della cultura tradizionale, orientata alla conservazione delle identità locali col recupero dei modelli abitativi, delle tecniche costruttive,, dei caratteri tipologici originari e dei segni del paesaggio rurale (terrazzamenti, mulattiere e sentieri etc…); alla riqualificazione delle aree degradate, alla rimozione o alla mitigazione dei fattori impattanti; al mantenimento delle attività e delle tradizioni culturali, anche attraverso la valorizzazione ed il recupero dei siti della memoria collettiva.

B) Valorizzazione delle attività agro-pastorali e dell’artigianato, orientata alla promozione e riqualificazione delle attività che contribuiscono alla manutenzione del territorio e alla salvaguardia dei suoi valori naturali, paesistici e culturali, in particolare attraverso incentivi diretti allo sviluppo di produzioni di qualità, alla conservazione delle attività tradizionali, alla predisposizione dei servizi e delle infrastrutture necessarie e compatibili.

C) Qualificazione delle forme della ricettività, dell’accoglienza e delle attrezzature ad esse connesse, orientata allo sviluppo delle economie locali, all’equilibrata diffusione dei flussi di visitatori; al miglioramento delle strutture e dei servizi, alla promozione di forme articolate e innovative di ricettività, (con particolare riferimento a gruppi particolari di utenti: scuole, giovani), al recupero e alla valorizzazione del patrimonio edilizio ed urbanistico; alla promozione di attività organizzative e gestionali per lo sport e le attività ricreative e culturali, in vista dell’ampliamento della stagionalità e della diversificazione delle modalità di fruizione del Parco.

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SEZIONE 4

Questa sezione è propedeutica alla futura definizione del piano di monitoraggio del PIDP e all’identificazione di indicatori in grado di misurare il contributo del Piano, verificando in che modo la sua attuazione contribuirà alle trasformazioni dell’ambito territoriale di influenza ambientale, sia in termini positivi che negativi.

In questa sezione dovranno essere esplicitati in termini metodologici gli approcci utilizzati nella valutazione delle pressioni e/o minacce risultanti dalle previsioni del PIDP, che verranno affrontate nel successivo Rapporto Ambientale (RA).

Gli impatti dovranno infatti essere riferiti a specifici obiettivi di qualità ambientale e paesaggistica e dei target (ad es. specie ed habitat di interesse comunitario).

5 LE CARATTERISTICHE E LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI

5.1 Metodologia di definizione degli obiettivi di sostenibilità ovvero di qualità ambientale e paesaggistica

In questo paragrafo vengono descritte le modalità con cui i risultati delle valutazioni sullo stato dell’ambiente e degli indirizzi dalla normativa di riferimento del PIDP verranno tradotti in strategie/obiettivi/azioni di Piano) e dei target (quali/quantitativi per componenti ambientali).

Le specie target saranno individuate innanzitutto tra quelle che sono oggetto di norme di protezione (Allegati II, IV, V della Direttiva Habitat 92/43/CEE; Allegato I della dir. 147/09/CE e altre normative di livello regionale o nazionale, quali ad esempio la Legge Regionale 28/09). A queste potranno essere affiancate altre specie particolarmente interessanti dal punto di vista tassonomico, biogeografico ed ecologico, in primo luogo le entità endemiche sia puntiformi ed esclusive, sia con areale relativamente più ampio. Non saranno considerate specie target quelle che, pur essendo incluse negli elenchi di cui sopra, appaiono di scarsa significatività in quanto: a) sono qui osservate sporadicamente o irregolarmente; b) sono così diffuse nell’intero territorio regionale da rendere secondario il problema della loro conservazione (es. lucertola muraiola e ramarro occidentale). Una volta individuate, le specie target saranno inoltre suddivise in differenti livelli (es. primarie, secondarie) a seconda dell'importanza del sito per la conservazione della specie e a seconda del livello di conoscenza che si ha della distribuzione e delle esigenze ecologiche della specie nel territorio considerato. Per ogni specie target saranno inviduati degli attributi relativi a popolazione, aree focali, pressioni e minacce, obiettivi, misure di conservazione attuabili, priorità. Infine sarà effettuata una valutazione della coerenza degli obiettivi specifici di conservazione delle specie target con gli obiettivi generali, le strategie e le azioni individuate nel PIDP. Come esplicitato in precedenza (paragr. 4.1.2) gli obiettivi saranno direttamente connessi alle specie che verranno individuate come target.

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Sotto l'aspetto silvo-pastorale, la valutazione degli effetti generati dalle azioni definite in sede di PIDP passa attraverso il periodico aggiornamento degli strumenti di pianificazione: il nuovo Piano di Gestione forestale fotografa la realtà del bosco a distanza di 10-15 anni e valuta se gli obiettivi precedenti sono stati raggiunti, fissandone di nuovi normalmente in continuità con i precedenti, a meno che non siano profondamente cambiate le condizioni socio-economiche del territorio o non siano sopraggiunte calamità naturali particolarmente gravi (problemi fitosanitari, incendi estesi, schianti diffusi per passaggio di tempeste, ...).

I Piani di Gestione Forestale individuano già i principali parametri caratteristici del bosco, quali ad esempio: la provvigione (quantità di massa legnosa presente nel bosco espressa in metri cubi), il tasso di utilizzazione e conseguentemente la ripresa forestale (quantità di massa legnosa da prelevare nel periodo di assestamento espressa in metri cubi).

Rispetto ad area vasta, quindi, i possibili parametri di valutazione dell'attività selvicolturale potrebbero essere di tipo maggiormente descrittivo, prendendo in considerazione ad esempio:

- percentuale di superficie pianificata / superficie totale gestita dall'Ente Parco

- percentuale di superficie interessata dal taglio / superficie forestale totale (parametro valutabile anche per le singole specie legnose più significative)

- interventi effettivamente realizzati / interventi pianificati

Per quanto concerne invece l'analisi dell'evoluzione forestale sarebbe utilissimo individuare delle aree di saggio permanenti, distribuite tra le principali tipologie forestali e a diversa intensità di utilizzo, ovvero alcune da utilizzare come “testimoni” (isole di biodiversità, destinate all’invecchiamento indefinito), altre per valutare la risposta dei popolamenti ai diversi trattamenti selvicolturali adottati.

5.2 Metodo di valutazione degli effetti (anche cumulativi) delle azioni del PIDP e soglie di significatività

Per la valutazione degli effetti delle azioni previste dal PIDP saranno individuati degli indicatori che permetteranno di valutare gli effetti anche cumulativi sul breve, medio e lungo termine. Il set di indicatori sarà individuato per fornire informazioni sullo stato di conservazione di specie e habitat di specie e delle tendenze in atto, sui fattori di pressione e minaccia e sulla quantità e qualità e del successo delle azioni di gestione messe in campo.

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Con riferimento specifico agli effetti che potranno avere le azioni del PIDP, verranno prese in considerazione diverse categorie di specie:

• Specie target: eventuali effetti significativi sulla distribuzione e sulla consistenza delle popolazioni delle specie;

• Specie indicatrici di biodiversità: eventuali effetti significativi sulla distribuzione e sulla consistenza delle popolazioni delle specie;

• Specie indicatrici di stato di conservazione degli habitat: eventuali effetti significativi sulla presenza e abbondanza delle specie considerate collettivamente all’interno degli habitat considerati, con riferimento alla qualità degli habitat stessi.

Tali specie, ed i relativi parametri di popolazione/struttura/distribuzione, dovranno rispondere ad alcune caratteristiche di ordine pratico-logistico:

• rappresentatività: collegamento effettivo con gli effetti derivanti da pressioni minacce o azioni, per l’area in esame;

• sensibilità: risposta effettiva e misurabile;

• monitorabilità: possibilità effettiva di raccolta dati sia allo stato attuale sia in futuro.

Le specie selezionate potranno, da sole o in combinazione con altre specie, od anche con altri parametri ambientali, rientrare nella definizione di indicatori, che permettano di:

• seguire nel tempo i trend delle risposte agli effetti delle azioni del PIDP;

• trasmettere informazioni sugli effetti del PIDP in maniera sintetica e semplificata.

Le soglie di significatività verranno definite in base ai dati disponibili sullo stato attuale dell’ambiente (desumibili dal quadro conoscitivo completo e dal quadro interpretativo conseguente), alle possibili pressioni/minacce od agli impatti di tipo positivo, conseguenti alle azioni previste dal PIDP. In caso di azioni che possano produrre effetti sulla medesima specie target o indicatrice, verranno valutati gli effetti combinati in modo da prevedere eventuali impatti cumulativi.

Gli indicatori dello stato di conservazione delle specie potranno essere specie-specifici o utilizzati per gruppi ecologici. Questi forniscono informazioni sullo stato di conservazione delle specie target e sono desunte principalmente dalle attività di monitoraggio. Il livello di approfondimento potrà variare a seconda dell'importanza della specie o a seconda delle sue caratteristiche biologiche e ecologiche e della fattibilità economica e tecnica. Per le specie di cui si dispongono di buoni dati pregressi e di metodi di censimento attendibili e diretti saranno proposti indicatori quali il n. di

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coppie nidificanti e/o i parametri di biologia riproduttiva ricavabili dal monitoraggio, mentre per altre specie a maggiore diffusione territoriale o difficilmente contattabili saranno proposti indicatori quali densità media in aree campione o su transetti o indicatori indiretti riferiti alla qualità o estensione degli habitat di specie.

Nella tabella della pagina seguente sono inseriti alcuni degli indicatori di esempio che potranno essere selezionati (elenco provvisorio non esaustivo).

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Indicatore Parametri descrittori

Area di distribuzione - n° sottopolazioni cartografate

- superficie occupata (stima)

- n° di stazioni di presenza cartografate

- cartografia dei segni di presenza

Popolazioni - stima della consistenza delle singole sottopolazioni

- n° di coppie nidificanti

- n. colonie di svernamento

- n. colonie di nidificazione

- analisi quali-quantitativa delle popolazioni ittiche

- densità media per aree campione o lungo transetti

Habitat di specie - superficie occupata dagli habitat idonei

- analisi della qualità ambientale (es. IBE)

- caratteristiche dei siti di nidificazione e/o presenza

- caratteristiche dei siti di rifugio

- ricchezza e diversità di specie

- indici di necromassa presente

- n° alberi vetusti/ha

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