Saussure Esperantista
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di Laurea in Civiltà letterarie e Storia delle civiltà RELAZIONE FINALE SAUSSURE ESPERANTISTA Relatore: Chiar.mo Prof. Davide Astori Correlatore: Char.ma Prof.ssa Fabienne Winkler Laureanda: Stefania Rinaldi Matricola n.175562 ANNO ACCADEMICO 2009/2010 1 INDICE Introduzione............................................................................................3 1 Breve storia della nascita dell'esperanto..............................................5 2 René de Saussure...................................................................................15 2.1. Notizie biografiche, inserimento e movimenti all'interno dell'ambiente esperantista.................................................15 2.2. Le origini della Nuova Lingua: Il Nov-Esperanto, o Esperanto II.........................................................................20 2.3. La moneta unica per un'unica Nazione: Lo Spesmilo.....29 2.4. Il ricordo di René de Saussure...........................................32 3 René, Ferdinand e l'Esperanto.................................................................37 4 Bibliografia analitica della vita di René de Saussure..........................43 5 Conclusioni....................................................................................................55 6 Appendice......................................................................................................57 7 Bibliografia....................................................................................................63 8 Ringraziamenti......................................................................................67 2 3 Introduzione René de Saussure, matematico ed esperantista ginevrino, fu il fratello di Ferdinand de Saussure, padre della linguistica moderna. Nonostante tale importante legame di parentela, la sua figura, per quando fondamentale nello sviluppo della lingua esperanto e della comunità esperantista, è passata in secondo piano: risulta davvero difficile, ad oggi, trovare notizie su René che esulino dalla biografia schematica ed essenziale che potrebbe esserci fornita da una qualsiasi Wikipedia, al di là di alcuni limitati cenni all'interno di manuali di storia del movimento esperantista, a rari articoli per lo più in esperanto o francese, a qualche fortuito ritrovamento in qualche rivista dell'epoca in cui visse o di poco successiva, e nelle sue pubblicazioni, che restano comunque di difficile reperibilità. Scopo della presente tesi è di raccogliere una parte, seppur piccola, del materiale esistente su René de Saussure dando una forma piuttosto organica, evidenziando i punti principali della sua evoluzione all'interno dell'ambiente esperantista e, dall'altro lato, dell'evoluzione dello stesso ambiente sottoposto al suo passaggio: ci si chiede quali siano effettivamente le tracce lasciate dai lavori di René sull'esperanto e nei lavori e negli studi del più noto fratello Ferdinand. Tralasciando in gran parte il primo periodo, ovvero quello degli studi prettamente scientifici, la struttura della tesi si dividerà in una rapida presentazione della nascita e della prima evoluzione del movimento esperantista, per poi scendere nel 4 dettaglio della vita di René, delle sue opere nel campo dell'interlinguistica e dei progetti ad esse paralleli (come, ad esempio, la moneta unica). 5 Capitolo 1 Breve storia della nascita dell'Esperanto (ovvero una seconda introduzione) La maggior parte delle lingue artificiali nasce, in Europa, nel corso dell' 800, in un contesto socio-culturale in continuo fermento: concluso il secolo dei Lumi, l'Ottocento si presenta come una fusione tra il romanticismo e l'illuminismo, per cui la passione è mediata dalla ragione e viceversa. L'Ottocento è il secolo del telegrafo, della macchina da scrivere e dei nuovi mezzi di comunicazione: la stampa perde il suo monopolio, e la possibilità di conoscere si allarga anche ai ceti più bassi e agli individui analfabeti attraverso il cinematografo, il grammofono e il fumetto. La cultura resta riservata ad un ambito socialmente privilegiato, mentre iniziano ad aprirsi nuove porte, e prende vita “il lento processo di alfabetizzazione universale”1 che porterà, nei secoli successivi, all'estensione su grande scala dell'istruzione e, di conseguenza, della conoscenza. Il concetto di Nazione, sviluppatosi già da dopo la fine della rivoluzione francese e in epoca napoleonica, si trasforma in modo quasi radicale: la 1 Ortoleva, Peppino, Mediastoria - comunicazione e cambiamento sociale nel mondo contemporaneo, Pratiche, Parma 1995, pag.40 6 Nazione non è più considerata come il bene supremo per cui tutto è concesso. In questo contesto si sviluppano quelle lingue che cercano di farsi internazionali, ovvero le lingue ausiliarie: il concetto di lingua ausiliaria è imprescindibile da quello di lingua nazionale. Lo scopo di una lingua ausiliaria è quello di affiancarsi a una lingua nazionale e creare uno strato di internazionalità comune a tutti i paesi, con le prerogative di essere facile da scrivere, pronunciare e soprattutto imparare. Usando parole di altri, in una lingua ausiliaria “l’identità nazionale non viene dimenticata, ma viene sublimata in favore di un’identità di tipo nuovo. Se la lingua inventata inizia ad avere una rilevanza sociolinguistica, si forma una comunità su base etica e non etnica.”2 Gli elementi comuni a tutte le lingue ausiliarie possono quindi riassumersi in: – Invenzione, il «puro gioco creativo verbigerante»3; – Una considerazione religiosa per cui la diversità delle lingue è origine di tutti i mali4; – La considerazione della lingua come strumento di comunicazione di massa; – La nascita di “un’identità sovrannazionale in conflitto potenziale con quella nazionale”5; Il fondatore dell'esperanto, Lejzer Ludwik Zamenhof nacque, primo di nove 2 Gobbo, Federico, “Il dilemma dell'Esperanto”, Università di Torino, 1995 pag.84 3 Bausani, Alessandro, Le lingue inventate - Linguaggi artificiali, linguaggi segreti, linguaggi universali, Trauben, Roma, 1974, pag. 8 4 Naturalmente questa caratterizzazione religiosa si rifà a miti antichi, in particolar modo alla biblica Torre di Babele, dalla quale, secondo il mito, deriverebbe la diversità delle lingue, inflitta all'uomo come punizione per aver cercato di eguagliare Dio. 5 Gobbo, Federico, opera cit. pag. 84 7 fratelli, nel 1859 a Białystok, un piccolo centro nel nord-est della Polonia. In famiglia imparò il russo e lo yiddish, frequentò abitualmente la sinagoga con il padre, più per convenzione che per fede reale, unendo nella propria formazione l'elemento ebraico con quello laico illuminista. Frequentò il liceo a Varsavia, e durante gli studi imparò tedesco, latino e greco. Più tardi imparò anche l'inglese, da autodidatta. In età adulta Zamenhof parlava correntemente russo, polacco, inglese, tedesco, yiddish e francese e nel 1878 elaborò il suo primo progetto linguistico, che chiamò Lingwe Universala. Durante il suo diciannovesimo compleanno lui e sei compagni di classe cantarono un inno nel nuovo idioma, di cui ci resta il seguente frammento6: Malamikete de las nacjes, Inimicizia delle nazioni, Kadó, kadó, jam temp’ está! Cadi, cadi, è tempo ormai! La tot’ homoze en familje Tutta l’umanità in una famiglia Konunigare so debá. Unificare si deve. La Lingwe Universala può essere considerata come una sorta di progenitore dell'esperanto, poiché molti dei suoi principi linguistici e lessicali furono poi riutilizzati per la formazione di quest'ultimo: ad esempio la scelta dell’alfabeto e delle radici latine; la traduzione di poesie come strumento per dare alla lingua un bel suono; la scelta di insegnare la lingua agli amici. La frase jam temp’ está, inoltre, non di rado viene usata in pubblicazioni 6 Forster, Peter G., The Esperanto Movement, Mouton, The Hague-Paris-New York 1982, pag. 52 8 esperantiste, citata come proverbio. Nel 1885 Zamenhof terminò gli studi, ed iniziò ad allargare il proprio progetto di una nuova lingua con lo scopo di unire ebrei e goim7. Due anni dopo sposò Klara Zilbernik, riuscì a procurarsi tramite suo padre un visto della censura, tramite il padre di lei le necessarie risorse finanziare, e nel 1887 pubblicò il “Primo Libro” (Unua Libro) con lo pseudonimo di Doktoro Esperanto (colui che spera). Nell'Unua Libro, Zamenhof illustrò i principi della nuova lingua, e sebbene dichiarò la propria incertezza e la possibilità di cambiamento, quei principi restarono quasi del tutto identici durante l'evoluzione dell'esperanto, portando a datare in quell'anno l'effettiva nascita della lingua. Nella prefazione Zamenhof illustrò ciò che restava da fare con la nuova lingua. I punti più salienti per quanto riguardava le volontà di sviluppo della lingua erano: . Che la lingua sia straordinariamente facile, cosicché possa essere imparata a fondo giocando. Che tutti coloro i quali hanno imparato a fondo questa lingua possano usarla subito per capirsi con persone di nazioni diverse, non importa se questa lingua verrà accettata dal mondo e troverà molti adepti oppure no – cioè che la lingua già dal suo inizio e grazie alla propria struttura (konstruo) possa servire come rimedio effettivo per comunicare internazionalmente. Trovare rimedi per vincere l’indifferenza del mondo e far sì che il più presto possibile si cominci ad usare continuativamente a livello di massa (amase 7 Ovvero tutti coloro non facenti parte della comunità ebraica. 9 komenci uzadi) la lingua proposta come lingua viva – senza avere in mano la chiave e non solo in casi di estremo