Venti Anni Lunghi Due Secoli
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Francesco Jori VENTI ANNI LUNGHI DUE SECOLI 1992-2012 Hanno vent’anni di vita, e alle spalle una tradizione secolare. Eppure le Fondazioni di origine bancaria da un lato sono ancora largamente sconosciute all’opinione pubblica, e dall’altro si trovano al centro di aspre polemiche da parte degli addetti ai lavori: chi ne difende il ruolo e ne esalta le ricadute sociali, chi ne chiede una radicale modifica se non addirittura la cancellazione. L’occasione di un anniversario comunque significativo viene colto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo non come un momento puramente celebrativo, ma come l’input per cercare di fare chiarezza sulla questione. Ne esce una ricognizione ad ampio spettro, che partendo dalle radici remote arriva fino ai nostri giorni, soffermandosi sul contesto della nascita e sull’evoluzione successiva, sia in linea generale che con particolare riferimento ai territori di Padova e Rovigo. Un percorso che si avvale tra l’altro di una preziosa testimonianza diretta come quella di Giuliano Amato, ritenuto il padre della legge istitutiva delle Fondazioni, e del contributo del presidente dell’associazione che le raggruppa, Giuseppe Guzzetti. Un’ultima parte è dedicata alla difficile situazione attuale segnata da una crisi economico-finanziaria senza precedenti, e alla prevedibile evoluzione della realtà veneta nei tempi medi, per cercare di capire in quale mutato contesto e in quali termini la Fondazione di Padova e Rovigo sarà chiamata a muoversi in futuro. Francesco Jori VENTI ANNI LUNGHI DUE SECOLI 1992-2012 Pubblicazione a cura della Fondazione Cassa di Risparmio Padova e Rovigo Progetto grafico Francesco Giordano Stampa Grafiche La Press Stampato nel mese di novembre 2012 6 P R E S E N T A Z I O N E 8 C A P I T O L O I TUTTO COMINCIÒ CON UN COMPLEANNO 22 CAPITOLO II IL DIAVOLO E L’ACQUA SANTA 42 CAPITOLO III A CESARE QUEL CHE È DI CESARE 60 CAPITOLO IV AMATO: UN’ANIMA PER FRANKENSTEIN 72 C A P I T O L O V GUZZETTI: UN PILASTRO DELLA DEMOCRAZIA 84 CAPITOLO VI PADOVA, VOGLIA DI FUTURO 108 CAPITOLO VII ROVIGO, NON PIÙ CENERENTOLA 132 CAPITOLO VIII QUANDO I SOGNI SI REALIZZANO 172 CAPITOLO IX FIGLI DI UNO STESSO VENETO 186 C A P I T O L O X QUELLO CHE STIAMO DIVENTANDO 210 CAPITOLO XI C’ERA UNA VOLTA UN GIOVANE RAGIONIERE PRESENTAZIONE C he cos’è, esattamente, una Fondazione di origine bancaria? Vent’anni dopo la nascita di questo istituto, sono ancora molti a non avere le idee chiare al riguardo. Eppu- re parecchi di loro ne sono a vario titolo coinvolti come be- neficiari diretti o indiretti, magari a loro insaputa: per una visita medica effettuata con un’apparecchiatura sofisticata, per un ambiente in cui possono ritrovarsi a socializzare, per un’opera d’arte che visitano, per le ricadute sulla vita quotidiana di una ricerca scientifica, per un sostegno eco- nomico in un momento di crisi… Solo qualche esempio fra i tanti che si potrebbero elencare attingendo agli interventi che le Fondazioni di origine bancaria mettono in atto ogni anno, redistribuendo sul territorio le loro risorse. Interventi tanto più significativi in una fase come quella attuale, in cui la crisi economico-finanziaria rischia di compromettere la situazione sociale delle fasce deboli, la tutela del patrimo- nio artistico-culturale, la qualità della formazione, la cura della salute, la valorizzazione delle identità. Nelle province di Padova e Rovigo, questa presenza ha avuto e ha una ricaduta significativa, che peraltro ha alle spalle una secolare tradizione: vent’anni di vita che si rial- lacciano a quasi due secoli, considerando la matrice della Cassa di Risparmio nata nel primo scorcio dell’Ottocento: da qui il titolo del libro. Che si propone di rivisitare tale per- corso, partendo dalle origini remote per portare alla luce la 6 continuità con il presente. Chiarendo cosa sono le Fonda- zioni, anche attraverso il dibattito che le accompagna pra- ticamente fin dai primi passi. Presentando l’impatto della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo attra- verso i soggetti coinvolti e alcuni tra i principali beneficiari degli interventi. Concludendo con uno sguardo al futuro: dai vent’anni alle spalle ai venti che ci stanno di fronte, in un territorio che sta cambiando rapidamente e drasticamente i propri connotati. Non vuol essere un testo celebrativo di un anniversa- rio, ma la ricognizione del cammino fatto e di quello da fare: anche riportando le voci critiche, che non mancano, perché chi legge possa farsi una sua opinione sulla base dei fatti e della pluralità dei punti di vista. Per questo il lavoro è stato condotto attraverso una serie di testimonianze di varia na- tura, una cinquantina in tutto, con protagonisti nazionali e locali: dal “padre” della legge istitutiva delle Fondazioni Giu- liano Amato al presidente dell’associazione che le raggrup- pa, Giuseppe Guzzetti; dalle istituzioni padovane e rodigine a esponenti della scienza, della cultura, della società civile. In questo senso, sono doverosi alcuni ringraziamenti. A partire dal presidente Antonio Finotti, che con il segreta- rio generale Roberto Saro ha condiviso e appoggiato l’im- postazione di questo libro; dal consiglio di amministrazione che ha approvato il progetto, al comitato editoriale che ha fornito utilissimi suggerimenti. Il ringraziamento va esteso alle tante persone che hanno accettato di contribuire con la propria testimonianza, dedicandovi tempo e attenzione. Ultimo ma non ultimo, un grazie particolare va ad Alessandra Veronese, responsabile comunicazione della Fondazione: la sua costante e preziosa collaborazione in tutte le fasi del la- voro, data con grande disponibilità, si è rivelata fondamen- tale per l’elaborazione del libro. A maggior ragione, even- tuali errori o imprecisioni sono da addebitare totalmente ed esclusivamente all’autore. 7 TUTTO COMINCIÒ CON UN COMPLEANNO C A P I T O L O I 12 febbraio 1822. Vienna festeggia il 44mo genetlia- Le prime Casse nascono co di Francesco Giuseppe Carlo d’Asburgo-Lorena, da otto per celebrare anni imperatore d’Austria con il nome di Francesco I. Per il genetliaco di Sua Maestà. celebrare la ricorrenza, già da tempo il ministro dell’Inter- no, conte Franz von Sauran, ha pensato di trapiantare in Veneto l’esperienza nata nel 1819 nella capitale asburgica dall’iniziativa di un gruppo di cittadini riuniti nell’”Unione dei Filantropi”, che hanno dato vita ad una banca finaliz- zata a raccogliere il risparmio popolare. Il 15 ottobre 1820 von Sauran scrive una lettera in tal senso al governatore di Venezia conte Carlo d’Inzaghi, che si mette immediata- mente all’opera, scontrandosi tuttavia quasi subito con un pesante limite: le condizioni di grande e diffusa povertà della regione non consentono di riproporre quel modello, ma richiedono una diversa filosofia operativa. Suggerisce perciò di appoggiare il nascente istituto di credito ai collau- dati Monti di Pietà, esistenti da secoli, pur riconoscendogli il ruolo di “azienda affatto separata da qualunque altra am- ministrazione”. È così che proprio nel giorno del comple- anno dell’imperatore vengono attivate in Veneto le Casse di Risparmio di Padova, Rovigo, Venezia, Udine, Monselice e Castelfranco; tuttavia, solo le prime tre riusciranno ad af- fermarsi come realtà consolidate; tutte le altre avranno una vita stentata, destinata a concludersi rapidamente (quella di Udine addirittura nello stesso 1822). 9 C A P I T O L O I “Una provvida I padovani hanno appreso la novità qualche giorno pri- istituzione per i doviziosi e per ma, grazie a un manifesto affisso l’1 febbraio sui muri della i meno agiati”. città, dall’incipit decisamente altisonante: “L’Eccelso impe- rial regio presidio governativo, sempre intento a giovare in ogni guisa alla condizione dei suoi amministrati, ad esem- pio di quanto utilmente da molto tempo venne introdotto in molte parti d’Europa, ed anche nelle antiche Provincie della Monarchia Austriaca, ha saggiamente suggerito che pure in queste Provincie possa aver luogo una provvida istituzione la quale si denomina Cassa di Risparmio, e tende questa a porre in grado tanto i doviziosi quanto i meno agiati abitanti di collocare con vantaggi e con sicurezza anche i più tenui profitti derivanti dalla loro particolare economia e di ritrarre da essi un annuo corrispondente interesse…”. Di diverso e meno pomposo tenore l’analogo manifesto che appare il 9 febbraio a Rovigo: “Offre questa [la Cassa di Risparmio: ndr] a chiunque, ma in particolare alle classi meno agiate, e in- fine l’opportunità di accumular del dinaro avanzato dal frut- to dell’industria, e dei sudori, in cui la vecchiaia troverebbe sollievo nelle sue angustie, l’infermo assistenza nelle ma- lattie, e l’amoroso capo di famiglia consolazione e conforto, o vedendo egli stesso con tal mezzo il collocamento de’ pro- pri figli, o ritenendolo da non fallace certezza assicurato”. Nelle campagne: Non è escluso che la differenza dei toni tra i due ma- “E in mezo a sti do altissimi nifesti rifletta in qualche modo la diversa situazione socio- restemo economica delle province interessate (ben più infima quel- poverissimi”. la polesana), peraltro accomunate da un vistoso degrado esteso all’intera regione. Negli anni immediatamente pre- cedenti, il Veneto (che all’epoca comprende anche Udine con l’odierno Friuli) è stato attraversato per ben nove volte dagli eserciti francese, austriaco e russo: con il conseguen- te carico di requisizioni, imposte, prestiti forzosi, e con la devastante carestia che si è scatenata a cavallo tra il 1816 e il 1817. Nelle campagne, in particolare (con netta accen- 10 TUTTO COMINCIÒ CON UN COMPLEANNO tuazione nella Bassa padovana e nel Polesine), la miseria è tangibile. La gente si consola con un’eloquente filastrocca: “L’altissimo de sora / ne manda la tempesta / l’altissimo de soto / ne magna quel che resta / e in mezo a sti do altissi- mi / restemo poverissimi”.